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ECO
DELLE VAUI VALDESI
Sig. PEYROT Arturo
ai Marauda
30062 LÜSERWA S.GIOV.UJNl
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - N um. 48
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AVVENTO - 1
I cristiani e la grande avventura
La legge del mutamento
Ogni anno, puntualmente, all’arrivo del Tempo di Avvento, si riaccende la di-,
sputa sul Natale dei Cristiani. Molti credenti impegnati si ribellano
al grottesco sfruttamento commercial-pubblicitario del tema del
Natale, e, per reazione, pongono
in questione la festa del Natale
tradizionale, abolendo l'albero, i
regali, gli auguri, in qualche caso
anche i culti.
I più radicali affrontano criticamente anche la liturgia del Natale
come una grossa novità, forse
ignorando che, da generazioni, le
chiese dei Fratelli, dei Pentecostali, ed altre hanno abolito le liturgie del tempo d'avvento e la celebrazione del Natale.
I nostri innovatori sostengono
che Natale è una convenzione inutile. Ovvero rincarnazione, la resurrezione e lo spirito operano
tutti i giorni del Signore e tutti i
giorni del credente, o sono degli
inganni che non servono a nulla.
Ciò è esatto in linea puramente
teorica. Ma non possiamo constatare che i credenti o le chiese che
hanno fatto questa scelta siano
perciò divenute chiese dell’ Incarnazione o della Resurrezione o
dello Spirito più delle altre, anche
quando lo affermano. Le chiese restano tutte egualmente deficitarie davanti al modello proposto
dall’Evangelo.
Ecco perché il valore pedagogico, di una pedagogia umile e attenta, si ripropone e trova anche
una sua sicura validità. La memoria è corta, la pigrizia è grande, la
stanchezza è facile. Il richiamo di
un tempo, sia pure fissato con criteri estremamente discutibili, ma
accettato consensualmente nella
chiesa, è un aiuto alla catechesi,
alla esortazione, anche alla proclamazione evangelica e alla comunicazione della fede da una generazione all’altra.
La critica radicale di oggi in
effetti va ben oltre alla liquidazione in blocco delle
convenzioni e tradizioni cristiane.
Essa coinvolge tutto il modo di
essere e di manifestarsi della presenza e dell’azione cristiana. Il tema stesso del mutamento cessa di
essere strumento e diventa legge.
L’accresciuto ritmo del cambiamento di tutte le cose nel mondo
intorno a noi, induce a pensare
che anche nella chiesa tutto debba cambiare, non più con un
blando ritmo riformistico, ma con
andatura rivoluzionaria.
Via dunque tutto il vecchio bagaglio di strutture istituzionali, di
responsabilità assistenziali, di forme di pensiero e di insegnamento
ecclesiastico e anche teologico, e
adattamento invece alla legge del
mutamento.
Oggi non si tratta più di affrontare revisioni di regolamenti in
una mezza dozzina di Sinodi, rifacimento degli ordinamenti ecclesiastici in una decina di anni, piocedure di unioni di Chiese in una
generazione, di affrontare una revisione della Confessione di Fede
per cui una o due generazioni sono poca cosa. Oggi molti sono
giunti alla conclusione che è il modo di essere « in sé » dell essere
cristiani, che deve lasciare la sua
matrice millenaria e affrontare un
cammino nuovo, e diventare qualcosa di interamente diverso. Si
prospetta un cristianesimo nuovo,
non inquadrato nell’ottica biblica
dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma in una ottica che parte dell’uomo nuovo e dal suo cammino
in un mondo nuovo. In questo
nuovo cammino le vecchie leggi e
le vecchie regole non valgono più.
La forma della chiesa e la legge
della chiesa saranno fatte strada
facendo, giorno per giorno.
Q
uesta tensione al rinnovamento totale, che si fa
strada nelle chiese cristiane nella nostra generazione, non
va sottovalutata. Non è una ventata giacobina, anche se a qualcuno
piace per questo richiamo. Non è
una patologia di imitazione rivoluzionaria, anche se questa ebbrezza
e questo rischio piacciono ai più
giovani.
Il fatto è che il messaggio cristiano è in se veramente l’annunzio del cambiamento di tutte le cose, più rivoluzionario e radicale
che immaginar si possa. Perciò i
temi della forza che cambia il fondo del cuore dell’uomo non vanno
mediati dai temi della rivoluzione
nella storia dell’uomo, nè dall’uomo che fabbrica la sua storia e il
suo destino, ma solo da un approfondimento della buona eterna parola che ci è stata data.
Perciò, mentre è giusto che ciascuno cerchi a modo suo la comprensione della storia e il cammino deH’avvenire, la chiesa deve
porsi sempre di nuòvo il problema
del suo cammino. Lo farà il mondo ecumenico mobilitando gli spiriti più attenti e le intelligenze più
competenti per studiare la chiesa che cambia, il mondo che cambia, qualcuno dice paradossalmen
te il Dio che cambia. È più che giusto che l’ecumene si ponga il problema di comprendere come la fede cristiana divenuta storia millenaria possa conservare la sua forza profonda di annunzio del Regno di Dio. Più che mai necessario
che si ponga il problema del sentirs’ straniera al mondo esistente
percné appartiene al mondo delle
cose nuove.
Nei giorni 20 e 21 novembre si tiene a Rouen, in Francia, « l’Assemblea
dei Cristiani nella lotta di classe », organizzata da vari gruppi e movimenti
cristiani, cattolici e protestanti. È un
incontro che segue quello tenutosi a
Parigi nel 1968 sul tema: « Cristianesimo e Rivoluzione », al quale parteciparono 450 persone e i cui atti vennero pubblicati in volume. I nuovi colloqui, che si svolgeranno quest’anno
in una città di provincia, si baseranno sul comune riconoscimento che
Chiesa e Società sono inseparabili e
P
lerò diciamo anche che, al di
là o al di qua di questi grandi problemi, il credente che
si alimenta quotidianamente nella parola del Signore non può non
riscontrare che dopo il loro incontro con il Cristo, per i discepoli
la storia della nazione giudaica e
la sua oppressione da parte dello
impero di Roma perdono gradualmente ogni interesse, nella prospettiva dell’avvento del Regno.
Quanto all’Apostolo Paolo, lo interessa solo la storia della persona
umana nel suo incontro col Cristo.
Perciò è missionario, è evangelista, e non ha nessuna vergogna di
fare proseliti.
Ed è perché la comunità primitiva è autenticamente escatologica
che raccoglie e racconta le testimonianze sulla nascita del Salvatore. Ed è nella ^essa linea che si
può aiicoict, a ù^Avaiiza di secoli,
ascoltare i testimoni della nascita
di Gesù. Lo faremo insieme nelle
prossime settimane accettando il
suggerimento ed il richiamo dello
ordine liturgico tradizionale con
umiltà, come un dono fatto alla
nostra debolezza, dai fratelli nella fede che ci hanno preceduti.
Berkeley
per i disertori
Berkeley, USA - Il consìglio municipale di Berkeley ha offerto rifugio
ai militari disertori e ai renitenti alla
leva in cerca di asilo per evitare di
essere inviati in Vietnam. Con sei voti
favorevoli, uno contrario e una astensione, il Consiglio municipale ha approvato la decisione di « fornire asilo
a qualsiasi persona che non vuole partecipare ad una operazione militare ».
Il consigliere Kallegren ha precisato che non si tratta di una sfida al
potere federale ma che si vuole con
ciò « dare grande rilievo alla nostra
opposizione a questa guerra e alla nostra certezza che la guerra provoca una
diretta reazione in tutte le città del
Paese ». Ha soggiunto che il Consiglio
intende mettere a disposizione delle
locali Chiese tutti gli edifici pubblici
perché vengano usati come rifugi.
Un gruppo di dieci Chiese di Berkeley aveva annunciato nei giorni scorsi di aver deciso di dare asilo a coloro
che non volevano essere inviati in
Vietnam.
runa e l'altra sono il campo della lotta di classe; l'azione rivoluzionaria ’e
concerne tutte e due.
Rivoluzione, lotta di classe, sono termini che faranno certamente arricciare il naso a molti ben pensanti, che
scandalizzeranno molti cristiani i quali pensano che lo spirito pacifico del
cristianesmo è inconciliabile con una
azione rivoluzionaria che comporta
violenza e con una lotta di classe che
divide servi e padroni in giusti e reprobi. Senza poi dire che rivoluzione
e, sopra tutto, lotta di classe sono
Roberto Comba
i llllllllllllllIIIIIIIIMMinillllllllMIIIMIIIIIIilllllllllllllllllllllMIIillllllllllItlllllMllllIMinilllllllllllMlirillllllllllllMIIMIIIIIIIlllllllllllllllllIIIIIIMIMIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIII
Gli "ambulanti" si incontrano
A Centocelle di Roma, ospite della Chiesa battista, un gruppo di colportori
incontrato per discutere il problema della diffusione della Scrittura
SI e
Un anno a Pietralata, Non tacere, sono i libri che vi parlano dei ragazzi
cresciuti nelle baracche o per la strada nelle zone abbastanza simili di Pietralata, Tor Pignatara, Quadrare, Acquedotto Felice, Centocelle, alla periferia di Roma. Qualcuno s’è mosso in
questi anni, s’è occupato di loro nel
clima dell’ostilità degli organi responsabili.
Anche a Centocelle la situazione non
è brillante: tanti ragazzi per le strade, negli spazi senza verde, senza possibilità di gioire della natura. Dove alloggiano ci sono anche molti adolescenti, figli di situazioni difficili, figli della povertà. Un Pastore battista
d’America ha scoperto questo posto;
lo ha acquistato; qui c’è spazio e c’è
verde; alcune costruzioni, separate da
viali, orti, giardini, ospitano dei bambini e degli anziani. Una responsabile
mi dice: riceviamo tutti, e spesso sono creature affamate d’affetto. Sono
accolti i cattolici e gli evangelici: i genitori lasciano aH’istituto la cura spirituale; difatti hanno il culto giornaliero tenuto dai ragazzi, che frequentano la Scuola domenicale ed i più
grandi il culto.
Anche per questi ragazzi non è facile trovare il personale: ci sono dei
giovani studenti che spendono parte
del loro tempo per seguirli; si avverte che l’impegno è notevole e che le
possibilità umane non sempre possono far fronte a tutte le esigenze di una
adolescenza difficile e perciò impegnativa.
Incontriamo sul sagrato della chiesa delle sorelle anziane: sono contente
di essere a Centocelle perché vicine alla loro città; ci sono elementi di ogni
denominazione. La presenza di queste
opere in una zona depressa, sotto molti profili è una vera benedizione. La
Parola di Dio viene così incarnata nella sua globalità per up mondo che
aspetta oltre l’annunzio anche le opere della fede.
I colportori raccontano
Nella saletta assegnataci, con la pattuglia dei colportori c’è la famiglia del
pastore Bertalot al completo. Marito
e moglie lavorano intensamente per
il rilancio della Bibbia in Italia mentre i loro figliuoli collaborano per la
parte tecnica; l’ultimo, ancor piccino
reca sotto il braccio volantini e porzioni per diffonderle all’uscita del
culto domenicale. Lo spirito evangelistico ha « contaminato » felicemente
tutto il casato. Con noi ci sono anche
i due impiegati della « Biblica ».
Ed eccovi una panoramica del lavoro compiuto nel corso dell’anno. Il delegato di Milano è un commercialista
in contatto frequente con l’ambiente
dei professionisti; nella sua borsa ci
sono sempre alcune Bibbie e Nuovi
Testamenti; nei suoi incontri il discorso cade spesso sul tema della fede e
l’interlocutore chiede lui stesso di possedere una Bibbia. — Un giorno, racconta il fratello R., una sorella di chiesa lo ferma e gli dice: si ricorda di
me? — Il colportore fa un cenno negativo; e la donna: — lei è venuto un
giorno a casa mia, ha bussato alla
mia porta e mi ha venduto una Bibbia; da allora non me ne sono più
staccata ed ho poi trovato questa chiesa evangelica, che frequento con molta gioia.
Negato il permesso di vender Bibbie
Qualche mese fa il nostro colportore di Milano ha fatto domanda al Comune per la vendita delle Bibbie: la
risposta della Commissione per il
commercio è stata negativa; successivamente il nostro fratello ha fatto reclamo alla prefettura ma il Prefetto
ha confermato il no della Commissione. Il nostro delegato racconta poi la
opera svolta presso le chiese per suscitare un maggiore interesse per la
diffusione della Parola.
Da Venaria Reale il « mereiaio » reca le notizie del suo lavoro presso la
comunità battista e pentecostale: è
interessante ricordare l’interesse dei
giovani, alcuni dei quali hanno fatto
domanda per una licenza di « ambulante ». Recentemente l’incontro giovanile ha dato risultati incoraggianti.
Da Firenze il responsabile riferisce
concetti che appartengono ad una
particolare ideologia politica. La quale, oltre tutto, per voler essere totalitaria finisce per essere parziale.
Certo, viste le cose sotto questo
aspetto, non si sa dar troppo torto a
questi bravi cristiani, così solleciti che
il mondo non subisca brusche scosse,
così preoccupati di un equilibrio che
concili la propria coscienza con gli
interessi personali. Ma il loro atteggiamento non annulla la realtà del
mondo, la quale non è quella che essi
vorrebbero che fosse, e tanto meno
giova far come gli struzzi che nascondono il capo per non vedere.
« Cité Nouvelle », il giornale del Movimento del « Cristianesimo Sociale »,
pubblica nel suo ultimo numero alcune note introduttive ai colloqui di
Rouen, nelle quali si afferma che la
lotta di classe è sempre più evidente
(il proletariato, tra l’altro, costituisce
i djje terzi dell’umanità), ma la lotta
di classe non è oggi più riconducibile
alla lotta del popolo operaio contro il
patronato. La lotta di classe è talmente evidente che si impone oggi da se
stessa all’interno della società più
conservatrice e tradizionalmente più
complice del potere, cioè la società religiosa.
Si può essere d’accordo o meno su
queste proposizioni, ma, analizzando
bene i movimenti che li esprimono,
non si può disconoscere che essi perseguono una grande ricerca di chiarezza e di coerenza. Si tratta di movimenti a carattere indubbiamente religioso, i cui membri sono membri di
Chiese costituite e a volte anche di
partiti poliùci, ma senza far confusione tra le une e gli altri. L’interesse di
questi movimenti si precisa sempre
più, s allarga in prospettive che sono
di completa giustizia sociale e di libertà, realizzando un ecumenismo non
equivoco. Così essi vanno oltre i rigidi e ristretti schemi di un partito,
non perdendo di vista il messaggio biblico, il solo messaggio universale. Si
potrebbe anzi dire che questi movimenti si richiamino sempre più alla
Bibbia. Significativo è a tal proposito che il Movimento del « Cristianesimo Sociale » (uno dei principali promotori dei colloqui del 1968 e degli
attuali di Rouen) ha deciso di dare alla propria rivista il titolo di « Parole
et Société », mettendo così in primo
piano la Parola rispetto alla società
ed unendo entrambe.
Indipendenti dalle Chiese, alle quali
non chiedono alcun contributo finanziario neppure per le loro pubblicazioni, questi movimenti non si ergono a
giudici delle Chiese, alle quali del resto i loro stessi membri appartengono, ben sapendo che signore e quindi
giudice della Chiesa è solo Iddio e che
Io Spirito Santo soffia su lei come e
quando vuole.
Sarebbe del resto un grave errore
portare nell’interno di una Chiesa proprie convinzioni personali, per giuste
che si considerino, sopra tutto se improntate a particolari ideologie politiche. Non si deve dimenticare che la
Chiesa è e deve rimanere il luogo ove
tutti possono incontrarsi e riconoscersi come fratelli, l’industriale e l’operaio, il fascista e il comunista, l’intellettuale e l’incolto, tutti dovendo riconoscere, di fronte a Dio, le proprie
manchevolezze e le proprie colpe. La
Chiesa è il luogo di raccolta dei figli
di Dio. Vi fu un tempo in cui l’assassino che si rifugiava in un tempio non
poteva essere dato alla gustizia degli
uomini. Era certo una interpretazione
materiale, ma che partiva da un riconoscimento del significato della Chiesa.
La Chiesa tuttavia non può essere
agnostica, non può né deve rimanere
indifferente alle ingiustizie del mondo, alle sofferenze, alle miserie. La
Eros Vicari
(continua a pag. 3)
Gustavo Bouchard
(continua a pag. 6)
...............................
L'appello di un cattolico del dissenso
Caro direttore,
rumore che ho per le comunità evangeliche mi spinge a rivolgermi al Suo setttmmtale per denunciare la situazione della comunità
di Oregina (Genova). Lordine francescano ha espulso, su spinta del
card. Sin, il ministro di questa comunità, P. Agostino Zerhinati per la
sua coerenza evangelica e si parla di espulsione, eresie, scomuniche
Le vorrei chiedere di far conoscere la nostra paura che l’ecumenismo ufficiale diventi sempre più copertura della repressione ecclesiastica romana.
Questo sta denunciato, e non si partecipi ad attività comuni con
vescovi e cattolici che mostrano tanta durezza o tanta diplomazia in
questo rifiuto dell Evangelo.
Lo chiedo per gli evangelici di Genova e per altri che cominciano
a circolare nelle corti episcopali con eccessiva tranquillità di ossequio.
Peppino Orlando
2
pag. ¿
N. 48 — 26 novembre 1971
/ LETTORI CI (E SI) SCRIVONO
Persecuzioni e politica
Risposta ad un membro di chiesa sconcertato dalla propaganda
di alcuni pastori contro l'impegno politico del cristiano.
Caro fratello Travers,
non faccio parte del numero di chi
sostiene che il « buon cristiano » non
deve immischiarsi di politica; la mia
risposta nemmeno vuole tentare di convincerla che il « buon cristiano » deve
fare della polìtica. E non ho questa
protesta perché la mia risposta è indirizzata a lei personalmente e so bene
che per lei questo problema non è un
tabù. Conosco il suo impegno serio durante la Resistenza e so che questo impegno non si è esaurito ma è continuato con una linea coerente in base ad
una scelta responsabile che nessuno ha
il diritto di rinfacciarle. In altre parole, ciò che lei vuole sottolineare nella
sua lettera non è il fatto se sia lecito
o meno che il cristiano si occupi di politica, problema ere lei ha risolto in
senso positivo ed il suo impegno ne è
la prova, quanto piuttosto chiedersi
come sia ancora possibile che dei pastori si sentano autorizzati a far propaganda contro un impegno politico del
cristiano. Ora mi sembra chiaro che
una tale pretesa che non ha alcun fondamento biblico né nel Nuovo Testamento né tanto meno neirAntico non
può pesare in alcun modo sul comportamento del cristiano.
La situazione della sua comunità che
conosco perché è stata anche la mìa,
è in sé una contraddizione concreta
della pretesa che il cristiano non debba immischiarsi di politica; quando sì
cerca Tappoggio e si cantano lodi ad
una fabbrica ed ai loro padroni per ottenere in cambio delle facilitazioni materiali come di fatto è avvenuto ed avviene non significa forse fare della politica? Certamente una politica particolare, mascherata di religione e per
questo tanto più pericolosa. È ciò che
s’intende quando si parla di costantinianesimo della chiesa. Quando si rinuncia a prendere sul serio il principio
riformato della riforma della chiesa e
si scende sul piano del folklore con la
partecipazione di autorità comunali,
delegazione ecumenica della diocesi di
Pinerolo, interventi personali da parte
valdese, rievocazioni storiche di persecuzioni che hanno stroncato la popolazione di un’intera valle e ci si illude
che ciò possa essere barattato per una
commemorazione della Riforma (la ri
forma non la si celebra, la sì fà!) ed
una manifestazione ecumenica, significa aver perso l’orientamento dì fede
dei nostri padri che non si è più capaci di comprendere ma solo più di
commemorare, e dato che conviene a
valdesi e cattolici lo si fa insieme.
I Al limite questo significa ridicoliz
I zare la fede e le sofferenze dei nostri
padri senza sapere e volere prendere
sul serio l’insegnamento che la storia
passata ci rivolge oggi.
Ora lei fa presente che le persecuzioni religiose ebbero la loro origine e le
loro motivazioni nella politica : sarebbe
un po’ diffìcile e richiederebbe una
notevole capacità di acrobazìe poter dimostrare il contrario. Ed è pacifico
che sìa così perché la chiesa ha sempre fatto politica; ha sempre fatto politica perché non poteva non farla, in
quanto la chiesa vive nel mondo, non
nella stratosfera, deve dare la sua
testimonianza nel mondo e non nella
sacrestia. La politica è una possibilità
fra le altre di testimoniare la propria
fede.
Il problema deve quindi essere impostato in una nuova prospettiva : non
più dunque discutere « se » il cristiano debba o non debba occuparsi di politica ma chiederci seriamente « se »
possa ancora essere possibile per un cristiano fare della politica senza una
responsabilità critica (questo problema
è stato magistralmente trattato dal pastore F. Oiampiccoli in : Chiesa e tabù
politico, Claudiana, 1971, L. 700, che
deve essere raccomandato alle nostre
comunità ed a cui rinviamo). E mi
pare che, in altre parole, sia ciò che
lei prospetta neH’ultima parte della
sua lettera. Non aggiungo altro per
ora, anche perché si tratta di una lettera che ha colto l’invito dell’altra parte, cioè da chi non dà « da intendere
ai membri delle rispettive chiese, come
il (buon) cristiano non debba immischiarsi di politica », come lei ha
scritto. Ho voluto però risponderle perché in genere a questo tipo di lettere
non si dà mai risposta nonostante sollevino dei grossi ed attuali problemi.
Ma ora lasciamo spazio ai diretti interessati!
Con fraterni saluti.
Ermanno Genre
DEFORMARE LA RE ALTA?
(a proposito di un “Invito aH’agricoltura” apparso su “L’amico dei fanciulli”)
II
vero ecumenismo
(si ricordi il Messaggio del Sinodo Valdese)
Un gruppo di lettori da Torre
Pellice
Caro direttore.
I rimane, secondo noi, la riforma delle
' Chiese.
E c’è un altro pericolo : che, accontentandoci di rievocazioni storiche, tra
, ... ! scuriamo gli innumerevoli problemi
pur non avendo partecipato di perso- i j n .. •»' in • »'
^ X r r I nostre comunità e della società
in generale (matrimoni misti, disoccupazione, sfruttamento, ecc.) che dovremmo affrontare insieme alla luce
dell’Evangelo.
Con un fraterno saluto
na alla manifestazione « ecumenica »
del 31 ottobre a Villar Perosa, ne abbiamo letto il resoconto sull’« Eco del
Chìsone » del 4 novembre e sull’« EcoLuce » del 12 novembre.
Innanzitutto vogliamo precisare che
non intendiamo inserirci in una polemica già in atto né sollevarne una nuova,
ma speriamo di rendere un servìzio ai
fratelli delle comunità valdesi e cattoliche del Pinerolese, contribuendo a
chiarire alcune idee intorno all ecumenismo.
Il « Messaggio del Sinodo Valdese
sul problema ecumenico » dà — a nostro avviso — una precisa definizione
dell'ecumenismo, che condividiamo e
sulla quale ci sembra sìa bene riflettere: « ...l’ecuraenismo deve significare
confronto delle comunità con l'Evangelo per una più reale e credibile presenza e predicazione cristiana nella società attuale ».
Ci pare dunque che ci possano essere due modi — ugualmente validi —
di « fare dell’ecumenismo » : si può lavorare aH’interno delle rispettive comunità affinché si rinnovino nella direzione della fedeltà all’Evangelo (infatti
l’unità non potrà realizzarsi se non fra
Chiese diverse da quelle attuali, che
abbiano compiuto una piena conver
sione al Cristo); si può lavorare insie
me, e cioè leggere e meditare in comu
ne la Parola di Dio e, partendo da po
sizioni diverse che non possono né de
vono essere ignorate, trovare come i
singoli credenti e le comunità possano
svolgere in modo autentico e credibile,
nella realtà del nostro tempo, il loro
compito di testimonianza a Cristo.
Non crediamo invece che manifestazioni come quella di Villar Perosa possano essere definite « ecumeniche » nel
senso che abbiamo tentato di precisare: si tratta di incontri fraterni, che
possono costituire una novità nella zona e che non hanno in sè niente di criticabile. ma che stanno ancora al di
qua di un vero impegno ecumenico. Sono manifestazioni generalmente accettate con favore da ambo le parti perché
in esse non vengono messe in discussione le strutture e gli atteggiamenti delle rispettive Chiese.
Ma ce il pericolo che ci si fermi a
questo tipo di manifestazioni, considerandole « ecumenismo » e perdendo
quindi di vista il vero traguardo che
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
non seguo abitualmente L'amico dei
¡anciulli, per mancanza di tempo; ma
lo scambio di battute che hai pubblicato nel n. 45-46 dell’Eco-Luce tra il
past. Valdo Benecchi, il dott. Baldoni
e la sig.a Berta Subilia, sotto il titolo
« Deformare la realtà », mi ha indotto
a leggere anche l’invito all’agricoltura
che, appunto dalle pagine deìVAmico
e con la compiacenza della direttrice,
c stato rivolto dal Baldoni ai ragazz,
evangelici.
Si da il caso che l’appello rivolto a
Benecchi da Baldoni : « venga a Maccarese » — sottinteso : e così conoscerà la verità — nel mio caso sia superfluo. Frequento infatti l’azienda
Maccarese da parecchi mesi, pur non
lavorandoci; questo fa sì che non abbia bisogno di attingere le solite notizie « faziose e travisate de LUnità. il
quotidiano — sempre secondo Baldoni — più falso del nostro paese », dato
che ho rinvidiabile opportunità di farmi descrivere la realtà di Maccarese e
le sue magnificenze direttamente da
quelli che a Maccarese ci lavorano (ì
braccianti) e che poi sarebbero i dipendenti del signor Baldoni. Ora, non
foss'altro che per ragioni oggettive, è
probabile che ì braccianti di Maccarese abbiano una visione più esatta di
quello che succede nell’azienda, visto
che ci lavorano di giorno e ci dormono di notte (turni a parte), di quella
fornitaci dal Baldoni sulle pagine dell’Amico. Il Baldoni infatti ha poco
tempo per Maccarese; perché pur essendo presidente di questa società
(azienda di oltre 3.000 ha con circa
900 dipendenti) è molto occupato con
la sua cattedra universitaria di Bologna.
Il Baldoni si presenta, nella lettera
a Benecchi, come agronomo e come
tecnico: si presuppone quindi che, parlando del suo campo, Tagricoltura, debba dire cose vere e sensate. Questa convinzione è talmente radicata anche
nelle persone che agiscono in buona
fede, che l’articolo del Baldoni sulVAmico ha addirittura il suggello della Bibbia. La signora Subilia infatti,
nella sua ingenuità, non solo ha creduto che la persona più qualificata a
parlar di agricoltura fosse un agrario,
ma, nella premessa, ha addirittura richiamato l’antico invito rivolto da Dio
alLuomo perché si nutra dei frutti della terra e ne coltivi gli alberi, quasi a
significare che — come allora — oggi
questo invito divino sì ripeta per i fanciulli dalla dotta bocca del professorone bolognese.
Di cose vere e sensate invece, nel
suo artìcolo e nella sua lettera, non ce
ne sono. Tanto per cominciare, il Baidoni inizia col dire che l agricoltura è
in disuso, quasi che nella società ci
fossero tanti uomini e tante attività
possibili, ma stranamente oggi il lavoro nei campi venisse trascuralo da
tutti. Secondo Baldoni. dunque, se i
ragazzi fossero un po’ più istruiti (e
magari leggessero i suoi artìcoli) anziché buttarsi sulle città alla ricerca
dei « divertimenti » che queste offrono,
si renderebbero conto dei vantaggi di
una vita salubre nei campi e opterebbero per Tagricoltura. Non mancano in
Baldoni istinti altamente umanitari :
egli ritiene infatti che per risolvere i
problemi della fame nel mondo, i giovani dovrebbero dedicarsi alla agricoltura che li renderebbe « produttori di
beni essenziali alla vita ». Saremo molto conformisti, ma non possiamo fare
agricolo, ma è un problema di potere,
cioè dipende da che classe comanda.
Quando comanda la classe che il Baldoni rappresenta — i capitalisti agrari — si può essere certi che ci sarà il
problema della fame, anche se tutti
studiassero agronomia. Ci sarà la fame, come ci sarà la disoccupazione e
lo sfruttamento degli occupati. Ma lasciamo questa propaganda. Torniamo
ai fatti.
Si è mai chiesto il Baldoni perché
Lagricoltura è in disuso? Si è mai
chiesto il perché della strana dipartita
di molti contadini verso la città, o
verso l’estero, o verso la disoccupazione, contadini che provengono non
soltanto, signora Subilia, dalle zone
sottosviluppate, ma da zone fertilissime,
a contatto con le grandi e meravigliose
attuare le loro decisioni. Oggi questo
potere ce l’hanno solo alcuni. E sono
appunto i signori che hanno aziende
come quella del prof. Baldoni.
Ma al Baldoni, oltre che l’agronomia,
piace molto anche la tecnica. Sicuramente Lama di più del suo prossimo.
Facciamo qualche esempio.
Nella sua azienda, nel 1953, c’era 1
trattore ogni 100 ha, nel ’60 1 ogni 55
ha, oggi c’è n’è 1 ogni 35-40 ha; nel
1960 c’erano 1740 vacche da latte, che
oggi sono scese ad un migliaio, mentre vi è stato un forte aumento di bestie da carne (oggi 3.000 capi circa)
che dovrebbero ulteriormente svilupparsi. Tutto questo ha comportato una
completa meccanizzazione nelle stalle,
dalla alimentazione che avviene su nastri, alla pulizia. Indubbiamente una
Gli interventi, pubblicati due settimane fa, di V. Benecchi,
R. Baldoni e B. Subilia in merito a un « Invito all’agricoltura »
pubblicato su « L’amico dei fanciulli », ci hanno fruttato una
fitta corrispondenza. Non ci è possibile pubblicare subito tutte
queste lettere. Ne pubblichiamo alcune, altre seguiranno.
red.
Mirella Bein, Claudio Bertolotto, Jolanda Bertone, Ezio Borgarello. Gustavo Comba. Ketty
Comba, Fiorentine Eynard, Roberto Eynard, Lea Falchi, Anna
Maria Gay, Riccardo Gay, Ermanno Genre, Franco Girardet,
Graziella Jalla. Sergio Pasetto,
Angelo Polastro, Mario Polastro,
Olga Sibille, Alfredo Sonelli,
Laura Trossarelli, del gruppo
interconfessionale di Torre Pel-\a meno di ricordare al Baldoni che la
lice. fame nel mondo non è un problema
aziende descritte dal Baldoni? Si è mai
chiesto cosa fanno i braccianti o i contadini del Viterbese, di Tolfa e delle
stesse zone intorno a Maccarese? Eppure lo dovrebbe sapere, visto che parla con disinvoltura di prodigiose « macchine agricole che aggrediscono i campi ». di stalle modello, di nastri alimentatori a funzionamento elettronico.
Lo sa, signor Baldoni, che i contadini produttori di latte, assegnatari dell’Ente di sviluppo (ex-Maremma) che
stanno a due passi da Maccarese ricevono continue multe dalla Centrale
del Latte perché non offrono sufficienti garanzie igieniche, sono quindi costretti a sborsare quattrini per metter’
sì in regola e quando lo hanno fatto,
^nno la piacevole prospettiva di andare a fare l’edile o di partire perché
tanto, nel giro di qualche anno, tra
Maccarese e Torre in Pietra (l’altra
grossa azienda capitalistica della zona)
si saran mangiato tutto?
Il signor Baldoni vorrebbe farci intendere che l’agricoltura è un problema tecnico. Si tratta di saper coltivare, si tratta di scegliere bene i prodotti^
si tratta di fare dei buoni incroci e di
usare buoni concimi. Ma non ci dice
r^ome mai a Maccarese ha deciso di lasciar cadere in buona parte le bestie da
latte per puntare su quelle da carne,
non ci dice come mai ha ridotto gli ettari coltivati in serra ed ha aumentato
il mais. Non crediamo dipenda dalla
armonia dei colori nel paesaggio. Dipende dal mercato, dal MEC, dalla politica economica.
Ora la Maccarese è non solo una
azienda IRI, ma nelle sue partecipazioni entra anche la SME, che come si sa
è legata ai supermercati. Questo significa tre cose: 1) che il signor Baldoni
sa in anticipo cosa conviene produrre;
2) che può facilmente cambiare una
produzione in un’altra, sostituire macchine o trasformare stalle; 3) che può
direttamente convogliare i suoi prodotti sul mercato, con ottimi profitti.
Per poter fare queste tre cose essenziali, ci vogliono non degli agronomi,
ma della terra e dei capitali. Questi, il
Baldoni, li ha. Invece i contadini no.
Per questo, per loro, l'agricoltura è in
disuso, poveretti. Ecco quindi una prima cosa vera, che poteva benissimo
star scritta suirAmico. visto che è talmente semplice che la capiscono anche
i bambini : perché tutti possano lavorare nei campi, se lo gradiscono, è necessario che tutti abbiano lo stesso potere di decidere c gli stessi mezzi per
meraviglia della tecnica. Passiamo agli
uomini. La mano d'opera occupata a
Maccarese era composta, nel 1953, da
circa 800 mezzadri e oltre 1300 braccianti. Oggi i mezzadri sono quasi tutti
spariti (rimangono per la verità 150 famiglie di mezzadri, ma, guarda caso,
sono situati proprio nella zona che dovrà essere espropriata per la costruzione delle nuove piste dell’aeroporto di
Fiumicino; tra parentesi VAlitalia è
una società IRI, come la Maccarese). I
braccianti sono scesi a 900, di cui 600
fissi e 300 avventizi. Gli avventizi, per
per chi non lo sapesse, sono quelli che
lavorano a giornata, le donne soprattutto, le quali, a Maccaresé, lavorano 250300 giornate l’anno, quindi di fatto sono fissi, ma continuano ad esser trattati da avventizi, perché in tal modo il
padrone risparmia sul salario e sulle
previdenze. Ora sì può dare atto al signor Baldoni che nella sua azienda,
in effetti, la diminuzione di occupati è stata meno forte che in altre vicine : ma questo non perché i padroni
di Maccarese siano migliori degli altri,
ma per il semplice fatto che a Maccarese gli operai sono al 90% iscritti alla CGIL, e quindi il sindacato nonostante tutti i suoi limiti, riesce a far
pesare una forza considerevole e a rifiutare ulteriori riduzioni dì mano d’opera. Che il Baldoni invece vedrebbe
di buon occhio, visto che si entusiasma
per il fatto che I solo uomo manda
avanti una stalla di 2.000 bovini. Intanto, se questo fosse vero, il Baldoni
sarebbe subito da denunciare perché
non ri.spetta gli accordi del contratto
provinciale, i quali prevedono un carico di bestie a testa assai inferiore. In
realtà noi crediamo di sapere perché
il Baldoni vorrebbe nella sua azienda
tutte macchine luccicanti, elettroniche.
Si potrebbe continuare a lungo e la
verità verrebbe fuori pian piano, come
sta venendo. Verrebbe fuori anche che
una vera alternativa a questo stato di
cose viene solo dall’eliminazione della
legge del profitto, il che significa eliminare i padroni. Solo in questo caso
la tecnica potrebbe essere qualcosa di
diverso da un perfezionamento del sistema di accumulazione e di sfruttamento.
Ma da tutto il discorso che abbiamo
fatto emerge anche un’altra cosa, che
già si sapeva, ma è bene ripetere. Baidoni (e con lui molti cari membri di
chiesa) credono che ci siano due tipi
di discorsi. Uno è quello tecnico, obiettivo, apolitico che fa il Baldoni su lo
Amico; l’altro è quello fazioso, politico,
estremista, ideologico che fa Nuovi
Tempi e la sua cricca. Basta poco a dimostrare che questo è falso; basta - come abbiamo fatto nel caso dell’agricoltura - portare qualche dato vero, far
parlare le persone interessate e subito
ci si accorge che il discorso tecnico,
obiettivo non esiste. Che in ogni discorso esiste sempre un preciso punto
di vista politico, e che si tratta di scegliere quello più vicino alla verità.
Alcuni, come il Baldoni, sembrano
invece preferire, alla verità, Vautorilà
di chi parla, la competenza, l’ordine.
o il coraggio. 11 coraggio di magistrati
metodisti che pongono fine alle gazzarre studentesche all’università, piace
mollo al Baldoni. Per la verità, questa
del coraggio, l’avevamo già letta da
qualche parte. Diceva « Per la vostra
salvezza, il nostro coraggio ». Solo che
non era un versetto biblico : era lo slogan elettorale del MSI. Un partilo, questo, certo amante deH’agricoltura; se
è vero - come alcuni ricorderanno - che
il buon Benito amava farsi fotografare
a torso nudo mentre falciava il grano.
E del resto, come dimenticare che è
stato proprio lui a bonificare le paludi dove ora sorge l’azienda Maccarese?
Altri tempi, altri eroi.
Quanto alla signora Subilia, che si
compiace sull’jEco-Luce perché questo
anno ben tre professori universitari si
son degnati di scrivere suW’Amico, le
consigliamo - per amor dei nostri ragazzi - dì lasciar perdere. Devono già
sorbirsi i testi delle elementari, che
son tutti come l’articolo di Baldoni, se
non peggio. E se proprio si voleva parlar di agricoltura, perché non rivolgersi ad un fratello della chiesa dì Forano o di Ferentino, che avrebbe detto
cose molto più semplici e vere? Con
simpatia.
Marco Rostan
Caro direttore,
ho letto con attenzione la lettera dell’Arch. Prof. Rostan che non credo sia
il caso di commentare perché tedierebbe ì lettori dell’« Eco-Luce » e non ho
che da congratularmi con luì per la
automatiche e pochissimi uomini. Per- i sua conoscenza delle cose agricole e sinché le macchine non leggono Nuovi , dacali. per il suo coraggio a favore delTempi, non vanno alla scuola dome- la nostra salvezza e per lo spirito col
L’Evangelo, Billy Graham
e gli evangelici
romani
Una lettrice, da Roma:
Caro direttore,
ho letto con stupore l'arlicolo « Billy
Graham a Roma » apparso sul n. 45-46
di questo giornale, perché non avrei
immaginato che il pastore Scuderi
avrebbe dato una presentazione sostanzialmente positiva deH'incontro che il
noto evangelista americano ha avuto
con gli evangelici romani il 23 ottobre
scorso. Nel suo artìcolo (in cui è evidente lo sforzo fatto — e direi anche
le acrobazie... — per non urlare nessuno) ci sono è vero parole di riserva
sui « modi » e sul « contenuto », .sulle ^
« accentuazioni particolari » della pre- ; uomini, 1 abdicazione alla propria
dicazione di Billy Graham: ma si trai- sponsabìlità?
la di ri.serve genericamente espresse. Ricordando le sue reazioni su quenon precisale c dì cui si tende poi t-jg jxagine quando Billy Graham visitò
minimizzare la portala quando si gp evangelici di Torino nel 1967. pen
che lei possa comprendere perché
amici (non con quelli « reprobi » che
godono cattiva fama, ma con altri, molto più accettali per la loro moderazione) ho sentito che esternavano le stesse mie perplessità.
Che una parte deH’evangelismo romano desideri la « crociata » di Billy
Graham a Roma è comprensibile, ma
non riesco ad afferrare perché noi dovremmo — quasi nostro malgrado, come non sì potesse evitare — affiancare
un’azione nella quale per troppi motivi
(teologici, politici, metodologici) non
ci riconosciamo. Il rispetto per il fratello e per la sua libertà di credente
implica davvero la rinunzia ad essere
se stessi davanti a Dio e davanti agli
afferma che. dopo aver udito il messaggio di Billy Graham, esse sono in
parte cadute c che « rimanevano più
sul “moilo" di presentare ed applicare
il messaggio che sul contenuto del messaggio stesso ».
Io confesso che sono uscita dalla sala dell incontro molto più perplessa di
quando ci sono entrata e proprio sul
« contenuto » della predicazione oltre
che sulla forma: e parlando con alcuni
molli evangelici romani temono che
Leventuale crociata di Billy Graham
presenti ai nostri concittadini un evangelo falsato e politicamente compromesso in un contesto Irionfalistìco e
pubblicitario, che Roma ben conosce,
ma che dovrebbe essere del tulio estraneo alla predicazione della croce.
Troppe cose ci sarebbero da dire sul
come è stato organizzato e come si è
svolto quest’incontro. Mi limito a fare
alcune domande:
1) chi sono i responsabili delle
numerose chiese e missioni residenti
in Roma che hanno invitato Billy
Graham?
2) quali sono « i dati raccolti fino
ad ora » in base a cui dovranno esprimersi le chiese federate circa l’aderire
o meno alla campagna evangelistica di
Billy Graham?
3) in che modo e in che sede si
può esprimere il dissenso a Billy Graham affinché esso non sia interpretato
come un basso boicottaggio ad un’azione che dei fratelli preparano con fede
e « in buona fede », ma come un fermo c preciso desiderio di fedeltà all'evangelo, così come noi Tabbìamo ricevuto?
Spero che su queste colonne altri entrino nel vivo della discussione, aiutando noi romani a chiarirci le idee su
nicale dei pastori metodisti comunisti,
e per conseguenza sono ubbidienti, produttive e non scioperano mai.
Il Baldoni è in buona fede, spero;
perché dice cose che dovrebbero farlo
sprofondare di vergogna. A proposito
della solita stalla con 2000 bovini e I
solo addetto, il Baldoni aggiunge che
in quel posto si producono 10 bistecche al minuto; calcolando che una bistecca si vende a non meno di 300 lire, si può dire che in quella stalla si
producono 180.000 lire all’ora. Come
mai, allora, il vaccaro non arriva alle
600 lire l’ora? Togliamoci pure tutte
le spese sostenute dal padrone per impiantare la stalla, comprare i bovini,
ecc. ecc. Ci sembra che ne dovrebbero comunque restare assai di più per
il vaccaro. E il vaccaro è già uno che
guadagna molto; perché tra le varie
cose che sarebbe stato bene illustrare
ai bambini, c’era anche da dire che,
con tutte queste macchine, i contadini sono diventati degli operai specializzati e come tali dovrebbero essere
pagati; invece, di fronte al vaccaro
specializzato, o al trattorista con stipendi di 100-120 mila lire, c’è la massa dei contadini qualificali, con uno
stipendio dì neanche 70 mila al mese;
e se si passa agli avventizi, le catego■ sono addirittura 3 : specializzati
529 lire l’ora, qualificali con 478
e comuni con 418 (sono le quote dello
ultimo contratto provinciale H- accordo aggiuntivo).
Stipendi bassi, ma vita salubre, lontana dallo smog, senza bisogno del medico. penserà il Baldoni. E invece no.
Perché le case di Maccarese sono cadenli, lauto che i lavoratori le vogliono tulle nuove, i servizi igienici fanno schifo, l'acqua da bere non c’e (e i
lavoratori spendono decine di migliaia
^ dì lire ranno per l’acqua minerale), le
strade asfaltate .sono pochissime, quindi ijuando piove diventano pantani e
quale espone le sue idee, spirito che
in me fa difetto.
A scopo puramente statistico debbo
solo rivelare di avere sottolineato nella sua lettera 37 errori tecnici, certo
involontari, contro 13 verità, verità
che terrò in gran conto nell’avvenire
non tanto come « padrone » di una
impresa dello Stato italiano, ma come
servitore del medesimo Stato.
Però, signor direttore, come è difficile scrivere per i bambini e per i pastori!
Mi saluti il Prof. Rostan, che ho conosciuto alcuni anni addietro quando
egli aveva appena sei mesi, e voglia
Lei gradire le mìe più vive cordialità.
Remigio Baldoni
ne
con
dei problemi die non sono .solo nostri, co] i5Qle polverone, i trasporti interni
ma riguardano tutta la chiesa. In definitiva si tratta di cercare di capire
(( chi » siamo, « perché » siamo e « co» facciamo.
La saluto cordialmente
Lilia Sommam
non esislono o sono a carico dei dipendenti. le scuole non bastano, gli altri
servìzi sociali sono inesistenti. Qui la
tecnica si è fermata a jirima della rivoluzione industriale. Come mai. signor
Baldoni. questa disparità di traltamenlo fra uomini e bestie?
Caro direttore,
dalle righe che abbiamo letto sul
numero 45-46 de « La Luce ». sotto il
titolo : Deformare la realtà, .sembra che
la Scuola Domenicale della chiesa evangelica metodista di Bologna, appartenga al pastore. Come monitori e come
credenti, pienamente responsabili di
ciò che fanno, vorremmo chiarire questo punto, per evitare fraintendimenti
da parte dei lettori, anche perché non
altbiamo mai sentito fare propaganda
all’« Unità » dal pulpito né da altre
sedi. Alla base della Scuola Domenicale di questa comunità, non c’è un
¡iroblcma d’appartenenza e non crediamo che possa esserci in un futuro più
o meno lontano.
In uno spìrito di comune ricerca c
poniamo, insieme ai bambini, di fron
te alla Parola: riteniamo che il mes'
saggio deirEvangelo, anche .se non si
identifica in nessun tipo di .società, sì
incarni nella storia concreta dciruomo
Ed è questa la prospettiva che tenia
mo sempre pre.sente nel nostro lavoro
con i ragazzi.
/ monitori della scuola domenicale. della chiesa metodista
di Bologna
3
26 novembre 1971 — N. 48
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Le^^era aperla del Consiglio dei pas^o^¡ di Roma al pas>ore Giorgio Girardef
le scelte delle IGEI e la lare preseetazlaee
Gerhard Von Rad
rinnovatore degli stadi snII'Antico Testamento
Caro collega Girardet,
permettici innanzi tutto di chiamarti e di considerarti « fratello », non
per pura formalità, che non avrebbe
alcun senso, ma perché, anche se questa lettera aperta vuole esprimerti il
nostro radicale dissenso su alcune tue
affermazioni, siamo profondamente
convinti « che le persone a cui ci rivolgiamo in- ogni situazione non sono
in primo luogo degli oggetti da giudicare, da selezionare, da organizzare,
da respingere, ma sono prima di tutto dei fratelli da amare » (^).
Abbiamo letto la relazione da te stilata e firmata sul 2° Congresso dei giovani evangelici, apparsa sul quotidiano « Paese Sera » di mercoledì 3 novembre 1971 (p. 3), e vi abbiamo trovato almeno tre affermazioni il cui significato reputiamo meriti particolare attenzione in quanto presenta la
mozione finale di quel Congresso con
termini che la « mozione » stessa non
contiene, e ne interpreta il significato secondo uno spirito che non crediamo sia oggettivo né tanto rispondente
alla realtà.
Tu scrivi che il documento « mette
in evidenza e rende pubblica la conpersione dei giovani protestanti italiani: essi hanno ormai abbandonato la
casa liheral-borghese che aveva dato
e dà ancora rifugio ed indirizzo politico alla generazione dei padri: quel
li delle “chiese ufficiali” per intendersi ». Non ci sentiamo di condividere
la tua interpretazione personale della
realtà del protestantesimo giovanile
italiano. Sarebbe ben grave se quanto tu affermi circa i « giovani protestanti italiani » fosse vero; perché allora ciò equivarrebbe a dire che ormai è stata maturata una rottura definitiva della comunione fraterna tra
« tutti » i giovani protestanti italiani
da una parte, e i membri adulti delle
loro comunità dall’altra. Se così fosse,
ogni giovane evangelico che si avvicinasse ancora alla Santa Cena nella sua
Chiesa, o commetterebbe un falso
dinnanzi a Dio ed al Corpo di Cristo,
stando alla tua generalizzazione, ovvero rappresenterebbe una smentita a
questo «abbandono » dato da te ormai come realtà di fatto.
Quanto alle « Chiese ufficiali » qualificate come: « casa liberal-borghese
che aveva dato e dà ancora rifugio e
indirizzo politico alla generazione dei
padri » il minimo che ci sentiamo di
fare è ricordarti che non è serio spa- rare epiteti ed etichettare il prossimo.
Inoltre la tua sicurezza nel giudicare le « Chiese evangeliche » è sintomo
ben preoccupante di un assolutismo
non conforme allo spirito dell’Evangjlo. E poi, chi sei tu da squalificare
le « Chiese evangeliche » italiane in
blocco, e cioè tutte quelle comunità di
tuoi fratelli che vivono la loro fede
soffrendo per la loro infedeltà e sapendo che dovranno rispondere solo
a Dio?
Tu afferrai inoltre che a Santa Severa «è stata ravvisata la necessità,
per coerenza, di condurre una lotta
nell’interno stesso delle Chiese protestanti, che appaiono anch’esse inquadrate e soddisfatte del sistema capitalistico ». Ci auguriamo che tu abbia
interpretato in modo inesatto il pensiero di quei giovani presenti al convegno, od ai quali attribuisci la volontà di voler essere nelle chiese delle
punte avanzate di un attivismo politico di estrema sinistra, avente lo scopo di agire aH’interno delle Chiese con
criteri marxisti di lotta di classe. Ma
nelle Chiese alle quali apparteniamo,
c che amiamo pur riconoscendone le
infedeltà, il criterio unico per una radicale conversione"^ e rimane soltanto la Parola di Dio. Essa è la « norma
normans » posta al di fuori di ogni
chiesa, l’unica autorità che può richiamare le Chiese al ravvedimento, non
l’analisi marxista alla quale però non
neghiamo il valore di strumento filosofico ed umano per una indagine socio-economica.
In terzo luogo tu parli della necessità di una « vigilanza nei confronti
della repressione all'interno delle Chiese Evangeliche ». Nessuno di noi nega che nelle nostre Chiese evangeliche siano sorti ed operino oggi dei
gruppi di potere composti da pochi,
ma attivi c capaci elementi; ma sai bene che per la maggioranza dei membri
delle nostre Chiese il problema si pone proprio in termini diametralment '
opposti. Prova ne sia il dissenso verso l’impostazione del giornale « Nuovi Tempi », la perplessità di molte comunità nei confronti della Federazione delle Chiese Evangeliche, e verso la
F.G.E.I.. E non credi che le tue affermazioni contribuiscano a creare altre
incomprensioni?
Inoltre, a quale «repressione» ti
riferisci? Non ti sembra di esagerare
e di uscire dalla realtà usando un termine che sa più di politica dittatoriale che di Evangelo, nei confronti delle Chiese protestanti italiane alle quali tutto puoi rimproverare, ma non di
essere repressive?
Scusami, ma a nessuno di noi è lecito parlare a nome degli altri. Come
noi, pastori delle varie Chiese e Comunità evangeliche di Roma, non abbia
' Dalla « mozione finale » del 2° Congresso
F.G.E.I. - Santa Severa 1971.
mo il diritto di identificarci con la totalità dei membri delle nostre comunità, così neppure i delegati di quelle
unioni giovanili evangeliche che hanno aderito alla F.G.E.I. hanno il diritto di parlare a nome di « tutti » i giovani protestanti italiani; perciò tanto
meno tu hai il diritto di presentare il
pensiero di un gruppo di nostri giovani fratelli in Cristo come la scelta
ufficiale dei « giovani protestanti italiani », e per di più su di un quotidiano quale « Paese Sera » che è
letto da -moltissimi non evangelici i
quali, non conoscendo né la nostra
fede, né la situazione interna delle nostre Chiese evangeliche, né i termini esatti del problema, rischiano
di prestar fede alla informazione,
di identificare protestantesimo e marxismo, e credere la parte giovanile delle Chiese Battiste, Metodiste, Valdesi,
delle Assemblee di Dio, delle Comunità Pentecostali, della Chiesa dei Fratelli, della Chiesa di Cristo, della Chiesa Evangelica Internazionale e delle
dipendenti, si sia convertita in massa
molte altre comunità evangeliche in
al marxismo facendo una precisa scelta ideologica, opponendosi a tutta la
parte « meno giovane » del protestantesimo italiano ed uscendo dalle sue
fila.
Ti pi'eghiamo, amico Girardet, di
avere un maggior senso di misura
quando parli dei tuoi fratelli in fede,
a meno che, coerentemente con le tue
convinzioni ideologiche personali, tu
non voglia abbandonare quella Chiesa nella quale sei « diacono », e quel
«corpo pastorale » di cui sino ad oggi
fai parte proprio grazie al voto favorevole di quei tuoi fratelli che tu hai
definito «liberal-borghesi » e « capitalisti », per ergerti a giudice di tutto e
di tutti.
Non è stato facile, nè motivo di gioia scriverti queste cose, ma abbiamo
creduto nostro dovere esprimerti il
il nostro pensiero sinceramente, proprio perché ti reputiamo ancora nostro fratello in Cristo.
per il Consiglio
dei Pastori di Roma,
il segretario Pastore
N. Camellini
La risposta del pastore Giorgio Girardet
Una gentile usanza dei tempi antichi voleva che il messaggero di cattive notizie fosse messo a morte, come
per distruggere simbolicamente il male. Nei tempi moderni le notizie le
portano i giornalisti e il rito si compie — in forme tutto sommato meno
drastiche — nei loro confronti.
In effetti la maggior parte degli addebiti che mi vengono mossi riguardano i giovani della EGEI dei quali su
« Paese Sera » come su « Nuovi Tempi » riferivo le decisioni. Una lettura
non prevenuta della mozione e degli
ordini del giorno di Santa Severa dovrebbe mostrare la sostanziale corr spondenza di quanto ho scritto con la
realtà dei fatti. Non tocca perciò a me
spiegare la posizione della EGEI. Si
può al massimo esprimere il rincrescimento che i firmatari della lettera
aperta non abbiano assistito al congresso EGEI: qualche equivoco avrebbe potuto essere evitato.
Mi limito perciò a rispondere sui
punti che mi riguardano più direttamente.
La « casa liberal-borghese ». Non si
capisce perché sia stata presa come
un termine offensivo. È una constatazione storica e neppure originale, per
quel che riguarda i rapporti fra capitalismo e protestantesimo mondiale:
sarebbe strano che questo non fosse
vero anche per il protestantesimo italiano. È vero che fra noi vi sono alcuni che si orientano sul socialismo
e il comuni'-no- m:, c' i attualmente
dà il tono, gli ideali, lo stile di vita
e la leadership è l’elemento borghese.
Si pensi alla composizione dei consigli di chiesa e delle assemblee sinodali, al tipo di cultura e di predicazione, al grado di integrazione nella
società capitalistica, alle reazioni negative verso ciò che il ceto medio rifiuta, come l’obiezione di coscienza
(fino a qualche anno fa), la solidarietà per il Vietnam, la partecipazione
alle lotte operaie ecc. Se poi si parla
— come si è fatto — delTinterclassismo delle chiese protestanti, ci si dà
la zappa sui piedi, perché è proprio
l’idea delTinterclassismo (che esistano cioè delle « zone di rispetto » esenti dalla lotta di classe) ad essere uno
dei punti forti della concezione borghese. In Italia l’Interclassismo è patrocinato dalla chiesa cattolica e dalla DC: dobbiamo pensare che anche
i protestanti siano su quelle posizioni?
1 giovani che non c'erano. È evidente che un congresso rappresenta i suoi
delegati. Ma con questo? Da Nixon a
Paolo VI tutti si appellano alla maggioranza silenziosa. Quando i silenziosi avranno parlato o avranno fatto,
sapremo cosa sono e dove vanno. Ma
fino a quel momento si deve contestare a chiunque il diritto di parlare in
nome di quelli che tacciono. L’unica
cosa che si può constatare è che fra
i giovani (e i non giovani) esistono
gradi diversi di maturazione, senza
che sia apparsa finora nessuna proposta alternativa.
Parlare in pubblico delle nostre cose. La chiesa fedele è una lampada po
..........
Aiuto al Terzo Mondo
(soepi) Luterani in India e in Brasile hanno lanciato appelli di soccorsi in favore dell’Asia, deH’Afrìca e dell’America Latina. La Federazione delle Chiese evangeliche luterane in India chiede alle sue nove Chiese membro di offrire 1.000 dollari per la provincia di Gojam, in Etiopia, colpita
dalla carestia. Per parte sua la Chiesa
evangelica di confessione luterana in
Brasile ha fatto appello alla generosità delle sue mille comunità in favore dei rifugiati pakistani in India,
mentre i luterani brasiliani sono pregati con urgenza di non allentare i
loro sforzi in aiuto degli abitanti del
Nord-Est brasiliano.
sta sul candeliere. Perché dovremmo
allora vergognarci che i nostri problemi siano noti agli altri, siano discussi e partecipati? Del resto « fuori » ci si stupisce meno di quello che
immaginiamo per la nostra situazione, perché è quella stessa di tutti. Anzi interessa vedere in che modo affrontiamo i problemi di tutti e cioè
in che modo la parola di Dio è la norma della vita delle nostre chiese. Q
preferiamo mettere la lampada sotto
il moggio?
Repressione e scomunica. Reprimere significa adoperare il proprio potere per bloccare l’avversario, usando
tutti i mezzi disponibili. In passato
anche la scomunica è stata usata come arma di repressione, denunciando
unilateralmente un rapporto di comunione fra cristiani. Perciò l’aspetto
più preoccupante della « lettera aperta » mi sembra essere l’accenno ripetuto ad un’impossibilità di comunione nella Santa Cena o nel corpo dei
pastori. Sarebbe bene che i firmatari
della lettera chiarissero il loro pensiero su questo punto. Fra i pastori
esistono oggi come al tempo della mia
consacrazione tendenze diverse, anche
politicamente. La « lettera aperta »
vuole dire che per essere e restare pastori occorre sottoscrivere un giuramento antimarxista? Q che chi è marxista è « ipso facto » escluso dalla comunione dei fratelli e dalla Santa Cena? È un discorso che ci sembra di
avere già sentito da qualche parte. Resta comunque da vedere, in questo
caso, chi è che fa della politica una
discriminante per l’appartenenza alla
chiesa cristiana.
Giorgio Girardet
Il 31 ottobre si spegneva a Heidelberg Gerhard von Rad, appena settantenne. Poche persone hanno esercitato
un’influenza così forte sugli studi dell’Antico Testamento e specialmente
sulla teologia biblica. Nato nel 1901,
esordì nel 1929 con un’opera sul « popolo di Dio nel Deuteronomio »; in essa
metteva in luce un concètto delT.Antico
Testamento che fino ad ora ha avuto
un’importanza senza precedenti ed al
quale si richiamano, coscientemente o
inconsciamente, teologi e laici, ortodopi e dissenzienti, protestanti e cattolici, nella ricerca in atto sul carattere
e delle funzioni della Chiesa. Due opere, rispettivamente sulle Cronache e
sul « codice sacerdotale » del Pentateuco, mettevano poco dopo in luce la storiografia di due scuole sorte in Israele
in epoca postesilica. D’importanza particolare è un lavoro del 1938, più largamente conosciuto soltanto nel dopoguerra, dal titolo dimesso, ma dal contenuto esplosivo; si chiama — Il problema morfologico deU’Esateuco - cioè
del Pentateuco più il libro di Giosuè)
ed in esso l’Autore mostrava che alla
base delle narrazioni del Pentateuco e
del libro di Giosuè sta un’antica confessione di fede, datante in epoca sicuramente anteriore alla monarchia davidica. accettata dalla lega sacra delle 12
Tribù d’Israele, ed i cui resti ci sono
conservati in un contesto relativamente tardivo: Deut. 26: 5 sgg.: « Un Arameo errante era mio padre, scese in
Egitto... »; vi ritrovava tutti gli elementi fondamentali che costituiscono la
storia d’Israele dall’epoca dei Patriarchi fino alla conquista della Palestina,
cfr. ancora Deut. 6: 21 sgg. e Giosuè
24: 1 sgg. Da allora egli si dedicò sempre più alle ricerche intorno alle più
antiche istituzioni sacrali in Israele, facendo già presagire il tema centrale
della sua 'Teologia dell’Antico Testamento. La sua opera venne interrotta
dalla guerra (nel 1942 fu richiamato)
e resa difficile durante gli anni del nazismo dai suoi stretti rapporti con la
Chiesa confessante.
Tra le molte opere pubblicate specialmente dopo la guerra (una sul Deuteronomio, un’altra sulla « guerra sant.a », ambedue classici sull’argomento),
primeggia certamente la sua Teologia
dell’Antico Testamento pubblicata in
due volumi rispettivamente nel 1957 e
nel 1960 e frattanto tradotta in inglese
ed in francese; una traduzione italiana
è in corso di preparazione. Il principio
informatore dell’opera manifesta una
cosciente rottura con le tradizioni in
materia: abbandonato sia Formai classico principio della divisione secondo
i temi della dogmatica, ma anche quello della scelta di un concetto chiave,
che servisse da filo conduttore per sistematizzare la materia (per es. il concetto di Patto, adottato da Q. Procksch
e W. Eichrodt), il von Rad sostiene che
è necessario applicare non già un criterio preso dall’esterno, per valido che
possa essere, ma l’unico criterio possibile, perché preso dall’interno: far parlare i testimoni degli atti e delle parole di Dio, tali come FA. Testamento ce
li presenta. E poiché i testimoni sono
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiii;imiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiMiiiiiiiiiimi!iiiiiiiiiimmimiiiiiimmiMimiiiiiiiiiiii
I cristiani e la grande avventura
(segue da pag. 1)
Chiesa, come istituzione, è posta nel
mondo e non deve soltanto tener la
porta aperta perché si entri in essa,
ma deve tener anche la finestra aper
ta per poter guardare ciò che nel
mondo avviene.
Nella piccola Chiesa Metodista di
La Piata, in Argentina, prima del culto un fratello laico commenta brevemente, sforzandosi di farlo alla luce
delFEvangelo, i fatti più salienti occorsi durante la settimana (politici,
economici o di semplice cronaca), in
una rubrica parlata detta per l’appunto: « Ventana sobre cl mundo »
Cfinestra sul mondo). Così i membri
di quella Chiesa, la domenica, prima
di intraprendere il loro colloquio con
Dio, rivolgono il pensiero a quanto accade nel mondo. È di questi giorni la
notizia che la Chiesa Evangelica Metodista dell’Argentina ha reclamato la
line dello stato d’assedio tuttora in
vigore nel Paese, l’abolizjone della pena di morte, la cessazione degli arresti per motivi politici, e ha aspramente criticato la politica economica del
Governo che non favorisce lo sviluppo e il benessere sociale.
Certamente .non è facile definire i
confini di questa azione delle Chiese
che potremmo chiamare politica in
mancanza di un termine più preciso.
Ma dovrebbe essere cornunque chiaro che l’interesse dei cristiani per le
cose del mondo non li autorizza a costituirsi, in quanto cristiani, in un
partito politico. André Philip, che fu
uno dei membri più autorevoli del
Movimento del Cristianesimo Sociale,
che fu altresì uomo politico, ministro
c deputato socialista, ha sempre negato la costituzione di un partito politico da denominarsi cri.stiano. Ciò
che deve distinguere i cristiani, anche se militanti politici come André
Philip e Hromadka, è l’indipendenza
del loro spirilo. Il cristiano non può
vedere le ingiustizie da una parte e
chiudere gli occhi sulle ingiustizie
che si commettono su un altro fronte. Né il cristiano potrà mai rinunciare a uno dei cardini del messaggio
biblico: la libertà. Rifiutare la libertà
è negare la ragione della nostra esistenza di fronte a Dio nostro Creatore.
L’articolo di « Cité Nouvelle » che
abbiamo citato all’inizio si richiama a
quella che considera la grande avventura rivoluzionaria che è l’avventura
mosaica, e cioè la liberazione del popolo ebraico dal giogo egiziano. E l’articolo prosegue; « Ma come una conquista non è mai completa finché il
cuore dell’uomo non è cambiato, l’avventura di Israele non sarà una avventura realmente politica se non si
intendesse anche come il segno e la
promessa di una liberazione ancora
più profonda... come la promessa della ’defataiizzazione’ radicale, come la
promessa che un giorno l’ultimo nemico dell’uomo, la morte ste: sa, sarà
vinto ».
L’avventura mosaica .o-timia con
noi cristiani, perché è una avventura
di liberazione. Di fronte ai fanoni di
tutti i tempi e luoghi, il cristiano deve puntare il suo dito c ingiungere:
« Lascia andare il popolo di D o ». L berazione dal dominio dei despoti della terra, liberazione dalla miseria materiale e morale, liberazione dai tabù
e dalle superstizioni, liberazione dai
preconcetti razziali e di classe.
Nell’attuale difficile contingen'a, in
questa epoca nella quale gli uomini
hanno preso improvvisamente coscienza di tutti i problemi che travagliano
l’umanità, due cose sono necessarie:
un punto fermo e chiarezza di idee.
Il punto fermo lo ha dato Iddio con
la sua Parola, la chiarezza di idee
debbono cercarla i credenti.
Eros Vicari
diversi, dalle fonti del Pentateuco, attraverso Profeti, Storiografi e Salmisti
fino agli antichi saggi di Israele, non
deve stupire una diversità di accentuazione dei problemi e, perché no, un divario tra i vari testimoni anche sul
piano teologico. Un’impiostazione del
genere non poteva non essere oggetto
di un vivacissimo dibattito (basti segnalare che solo nel mio schedario le
recensioni dell’opera riempiono due
schede e mezza!) e sarebbe di troppo
darne qui anche solo un breve riassunto. Un solo appunto credo necessario precisare; è stato rimproverato al
von Rad da molti che così facendo parlavano gli uomini e non Dio e l’Antico
Testamento veniva ridotto a testimonianza umana, invece di essere Scrittura. L’accusa non regge, evidentemente:
anche nel Nuovo Testamento abbiamo
1.1 testimonianza di uomini ispirati resa alla Parola divenuta uomo, e qualcosa di molto simile abbiamo nell’Antico Testamento. Gli si è anche rivolto
l’appunto di essere il Bultmann dell’Antico Testamento, ma a parte la genericità di fondo ed il carattere sempre impreciso, talvolta sbagliato di confronti personali del genere, va detto
che il von Rad accettava, sia pure con
forti riserve, il concetto di storia della
salvezza, i cui sommari egli trova appunto nella citata confessione di fede.
Un campo particolare della ricerca
del von Rad negli ultimi anni è stato
quello della Sapienza israelitica, un tema spesso trascurato dalla teologia biblica. Abbiamo su questo tema una serie di articoli, culminanti in un importante volume uscito nel 1970. E certamente stato il von Rad a dare lo
spunto per una ripresa di questi studi,
tutti tendenti a inquadrare la sapienza
nel proprio contesto ed a « riabilitare »
(se così si può dire) la sapienza anche
nel campo teologico.
La sua scomparsa prematura lascia
certamente un vuoto notevole, anche
s.i probabilmente, date le sue precarie
condizioni di salute, non avrebbe più
potuto produrre come prima. Ma restano diecine di discepoli, specialmente
in Germania, negli Stati Uniti, nella
Spagna ed in Italia che potranno condurre avanti il discorso da lui iniziato.
J. A. SOGGIN
iimiimniiiiiiiiiiiiimiMiuimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimii
Il sinodo anglicano
di Città del Capo
contro la tortura
Città del Capo (soepi) — Il sinodo
della diocesi anglicana di Città del
Capo ha richiesto un’inchiesta ufficiale relativa alle accuse rivolte al Sudafrica sul fatto che le attuali leggi non
impediscono né la tortura né la morte dei detenuti.
Una risoluzione adottata a schiacciante maggioranza in occasione del
sinodo del 18 ottobre, richiede che r
detenuti siano visitati una volta alla
settimana dà un magistrato, che ricevano tutte le cure mediche necessarie
e abbiano la possibilità di ricevere la
visita settimanale di un ministro della
loro religione.
« Il sinodo è profondamente turbalo — prosegue la risoluzione — dalle
testimonianze fatte sotto giuramento
e corroborate a prove, di torture inflitte a dei detenuti, torture che sono
giunte perfino a comportare la morte
dei medesimi ».
Questa risoluzione è stata votata
nd momento in cui un prete anglica¡V) di Città del Capo iniziava la sessantunesima giornata di digiuno conilo la morte in prigionia (e di due al
tre in precedenza) di un capo mussulmano di Città del Capo, Iman Abdullah Harón.
Il prete anglicano richiede che venga aperta un’inchiesta giudi 'iaria sul
le cause reali della morte di quelFuo
mo, mentre il governo afferma che essa è dovuta a seguito di una caduta
dalle scale.
iiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
L’Unione delle
Chiese Battiste
in Cecoslovacchia
Praga (Relazioni Religiose) - I battisti hanno avuto un’importante attività missionaria,
sotto l’impero austro-ungarico, nella Boemia,
Moravia eri Ungheria. Alla vigìlia della prima
guerra mondiale i battisti avevano fondato nelle tre regioni 21 parrocchie, 46 luoghi di culto e 14 cappelle. Sì contavano allora 2.157
membri e 1.690 bambini che frequentavano la
scuola di catechismo. Dopo la seconda guerra
mondiale hanno ingrossato le file anche i battisti cechi della Polonia e dcirUkraina. menIrc nella Slovacchia giungevano a far parte
della Chiesa anche i battisti delfUngheria.
Romania e Jugoslavia. Nel 1971, secondo le
statistiche battiste, TUnione Battista conta
4.500 membri, 23 predicatori. 32 parrocchie
e 122 predicatori laici. La formazione dei predicatori viene eiTetluata alla facoltà Comenìus
di Praga e alla facoltà luterana di Bratislava.
Questa Chiesa è di tipo congregazionalìsta, le
comunità, indipendenti Puna dalPalfra, si riuniscono in « unioni », una per i paesi cechi e
un’altra per quelli slovacchi. L’organo più elevalo c la (( Conferenza » e Porgano esecutivo
c( il Consiglio Centrale degli Anziani ».
4
P'iR. 4
N. 48 — 26 novembre 1971
Cronaca delle Valli
['inquinamento neiia Val Germanasca
II problema
vicino a strade turistiche, a sorgenti, piazzali
erbosi e boschetti, questo tipo di inquinamento
ha raggiunto una rivoltante saturazione che
non è più possibile tollerare. Superfluo dire
che in questi luoghi esiste costantemente un
serio pericolo sia dal punto di vista igienico,
sia da quello deirincolumità, soprattutto per
gli animali al pascolo ed i bambini.
Inquinamento dell’acqua
La situazione non è molto migliore per quel
che riguarda Finquinamento del terreno e delle acque, anche se l’effetto nocivo non è di
percezione cosi immediata come nel caso
dell inquinamento dei rifiuti solidi. Sono ben
lontani i tempi in cui le nostre donne andavano a risciacquare i panni nei ruscelli e nei
limpidi torrenti! Ormai i nostri corsi d’acqua
sono delle vere e proprie fogne a cielo aperto dove vengono scaricate direttamente buona
parte delle fognature esistenti nella valle, senza che si sia operata prima una decantazione
nelle fosse biologiche in modo da restituire
i rifiuti liquidi domestici dopo che sono stati
decantati da tutte le impurità che possono in
qualche modo inquinare le acque.
L’inquinamento provocato dall’immissione
diretta o indiretta di sostanze nocive nell’atmosfera, nell’acqua e attraverso il terreno rischia di instaurare un processo irreversibile
di modificazione dell’equilibrio ambientale che
con il passare del tempo, può compromettere
Id stessa vita umana. Questo, in sintesi, il risultato cui sono giunti gli studiosi di ecologia
di tutto il mondo.
Questo problema è stato portato sabato 23
ottobre sul tavolo della Giunta di Valle allorquando i sindaci delle valli Chisone e Germanasca hanno discusso il problema della raccolta e della distruzione dei rifiuti solidi domestici, stradali ed industriali. Il problema non
è certo di facile soluzione sia sotto l’aspetto
economico, sia per la notevole organizzazione
che richiede. D'altra parte non si può procrastinare più a lungo la soluzione di questo
problema, se non vogliamo correre il rischio
di veder trasfromare anche le nostre valli, come già è successo in altre più conosciute e
frequentate, in immensi inimondizzai.
Nella ricerca della soluzione migliore, il
Consiglio delle Valli Chisone e Germanasca.
di concerto con la Provincia di Torino, preparerà uno studio completo ed approfondito
su tutta la materia : raccolta, trasporto, incenerimento. Quindi, per parte nostra, senza voler anticipare soluzioni affrettate, ci limiteremo a presentare a grandi linee la situazione
nella valle Germanasca, contenti se la nostra
fatica porterà un anche minimo contributo allo studio ed alla soluzione del problema.
La situazione
Nella nostra valle non si può ancora parlare di inquinamento atmosferico vero e proprio, anche se molti impianti di riscaldamento non sono stati modificati in ossequio alla
legge anti-smog, per cui vi accenneremo solo di sfuggita. Ben diversa è invece la situazione per quel che riguarda Tinquinamento
da rifiuti liquidi e solidi. Infatti da quando i
contenitori di plastica, di vetro e di latta sono
entrati nell’uso comune di tutte le famigilie,
non vi è villaggio grande o piccolo che sia,
che non abbia la sua discarica di immondizie (sempre abusiva!).
Ogni giorno è dato di vedere nelle immediate vicinanze dei nostri bei villaggi di montagna, anche quelli che avanzano delle pretese
turistiche, delle grandi discariche che aumentano di giorno in giorno. E la scelta indiscriminata del luogo in cui abbandonare i rifiuti ha ormai contaminato tutta la zona abitata dell’intera valle. Non vi è ciglio di strada
o di torrente, ponte, ruscello, roggia, vicinanza di cimitero, gruppo di cespugli, ecc. che
non possa vantare il suo bel mucchio di rifiuti. A questo scempio estetico della nostra
valle concorrono indistintamente tutti gli abitanti sia i locali, sia i villeggianti, con il tacito consenso dei comuni. I comuni stessi sono partecipi di questo disordine in quanto,
non possedendo inceneritori, scaricano anche
loro le immondizie nei luoghi più disparati. E
vero che spesso le immondizie vengono bruciate, ma questa è una soluzione solo parziale,
in quanto solo una parte dei rifiuti brucia, e
tra Taltro contribuisce notevolmente ad inquinare l’atmosfera! Infatti l’incenerimento a
cielo aperto produce esalazione di gas putridi,
fumo, ossido di carbonio ed anidride solforosa,
in grande quantità.
Turisti incoscienti
A questo grave inquinamento, dovuto alle
discariche disseminate in tutta la valle, si aggiunge poi l'altro, non meno grave e preoccupante. dovuto alla abitudine ormai comune a
tutti i turisti domenicali, di abbandonare
nei luoghi più disparati gli avanzi dei loro
pic-nic: bottiglie vuote, cartacce, stoviglie e
contenitori in plastica, ecc... In certe zone,
miimMimimmiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiMiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimimiiiiiimiiiiMiiiiiiimii
Rispunta ad un N. N. di Angrngna
i rimedi
Se vogliamo evitare che questa situazione
perduri (quindi peggiori!) dobbiamo correre
subito ai ripari. Non possiamo neanche aspettare che il Consiglio di 'inaile o altri prendano
provvedimenti atti a migliorare la situazione;
provvedimenti che saranno senz’altro ottimi,
ma che giungeranno sempre troppo tardi. Ci
vuole il concorso e la buona volontà di tutti,
e subito!
Per prima cosa bisogna ripulire dai rifiuti
tutti i luoghi solitamente frequentati dai turisti con un lavoro di risanamento che dovreb
be essere portato avanti dalle Pro Loco di con
certo con i Comuni. A questo lavoro potrebbe
ro partecipare con molto successo anche i ra
gazzi delle scuole (l’esperimento di Torre Pel
lice insegni!). Negli stessi luoghi bisogna po
predisporre dei recipienti per la raccolta de
rifiuti; istituire una severa sorveglianza, ginn
gendo anche ad appioppare multe a coloro che
non ne fanno diligentemente uso. Poi è ne
cessario che in tutti i villaggi dove non osi
ste ancora la raccolta dei rifiuti da parte de
comuni, i capi famiglia si accordino nel re
perire un’area, facilmente accessibile a tut
ti pur essendo un po’ fuori mano, e vi co
struiscano una vasca di cemento, o una buca
nel terreno, per depositarvi i rifiuti solidi
che dovranno essere poi bruciati. Si avrà poi
cura di allontanare o seppellire le scorie che
si formeranno dopo la completa bruciatura.
Per quel che riguarda l’inquinamento delle
acque, è auspicabile che lo Stato, che per
ora si è limitato a far compilare statistiche,
intervenga con massicci investimenti che permettano di dotare gradatamente tutti i villaggi di fognature e di depuratori efficienti. In
attesa che questo avvenga, anche i privati possono fare molto dotando i loro impianti igienici di fosse biologiche : sia per gli scarichi
delle acque nere (gabinetti), sia per quelli
delle acque grigie (lavandini, bagni, lavatrici), che dovranno essere diligentemente tenuti
separati onde evitare che i detersivi ed i saponi vari, che solitamente non sono biodegradanti, uccidano la flora esistente nei pozzi neri. Solo dopo questo primo decantamento le
acque di uso domestico potranno essere restituite al terreno o ai corsi d’acqua senza pericolo di inquinamento.
Ci rendiamo conto che tutto ciò può richiedere dei notevoli sacrifici anche economici, ma non vediamo altre soluzioni atte a
risolvere il grave problema. Solo con la collaborazione di tutti, e di ognuno, potremo riavere una valle linda ed accogliente, qualità indispensabili se vogliamo portare avanti responsabilmente un discorso turistico.
Caro amico,
al seguito della sana tradizione dei nostri
avi dovrebbe sapere che le lettere anonime
non meritano risposta. Non è solo una cattiva abitudine quella di scrivere lettere anonime. Il fatto denota una mentalità ed un modo di intervento che da un punto di vista
evangelico devono essere ripresi; fraternamente, ma dichiaratamente. D’altra parte lei ritiene che la risposta alla sua lettera inviata al
nostro indirizzo debba venire pubblicata sull’Eco delle Valli. Certamente il nostro settimanale è pieno di difetti e for.se pubblica tanti articoli che non meritano pubblicità, ma
non può certamente trasformarsi in una palestra di risposta ai Signori N. N., le pare?
Il problema che lei .solleva nella sua lettera
è però reale c ci sta a cucrc; ed è per questo
che rispondiamo alla sua lettera seppure con
le riserve .sopra indicate.
Il succo della sua lettera è questo: lei è
convinto che i pastori valdesi ed i loro « Capi»
come li definisce (?) abbiano nelle loro mani
un certo potere ed tina certa influenza da csefeitare su altri e ritiene quindi che se si interessano veramente « ai vivi », come dice,
la .soluzione al problema che tanto le sta a
cuore potrebbe essere trovata.
L'idea che lei ha circa l’organizzazione della nostra chiesa corrisponde ben poco alla realtà e ci chiediamo come sia possibile che un
membro delle nostre comunità coltivi certe
convinzioni gerarcriche del pastorato che sono
assolutamente irreali.
Il suo desiderio è che noi ci interessiamo
perché i bambini del Serre non siano più costretti a farsi due ore di marcia giornaliere
pre frequentare la scuola al Capoluogo dato
che la scuola al Serre è stata chiusa. Purtroppo non è questa l'unica difficoltà per i bambini e le famiglie di Angrogna; come avrà ap
preso dall’Eco delle Valli della .scorsa settimana. anche il doposcuola tanto desiderato difficilmente potrà essere realizzato, creando gravi difficoltà per tutte le famiglie che dovranno
fare a meno di un utile strumento per la formazione dei loro figli. Sappiamo che esiste un
pullmino che fa servizio per i ragazzi della scuola media che dal Capoluogo si recano a Torre; non è possibile che lo stesso pullmino assicuri il .servizio anche per i bambini della scuola elementare che dal Serre e oltre scendono
ogni giorno al Capoluogo?
Sappiamo anche che vi è stata tempo fa
un'assemblea dei genitori ed insegnanti i qua
li dopo aver discusso la questione hanno invia
to una lettera al Comune di Angrogna c un’al
tra alla Direzione didattica. Ci sembra quin
di che gli enti competenti siano nella situazio
ne di potere e dovere cercare una soluzione
Tra l’altro esiste anche un Consiglio di Valle
di cui il sindaco di Angrogna è membro e
che potrebbe occuparsi di questo caso, cosi
come ha potuto occuparsi della situazione fallimentare della Marini che minaccia di Tasciare .senza lavoro 450 operai. Se poi gli aiuti
non vengono non è certo per nostra cattiva
volontà; piuttosto c il frutto di una certa
politica che spende milioni di lire per tracciare o asfaltare strade che non servono alla
popolazione senza che la stessa venga interpellata sulle necessità più urgenti come quella da lei segnalata.
È anche vero però, che se i nostri bravi valligiani, invece di scrivere lettere anonime per
lamentarsi su situazioni come questa, si occupassero una buona volta seriamente dei problemi riguardanti la vita politica dei loro comuni, certi problemi troverebbero più facilmente la loro soluzione.
Con fraterni saluti.
E. Genre
Gineiornm Val Pellice
Mercoledì 17 XI al Cine Trento di T,
Pellice vi è stata la serata inaugurale
delia stagione 1971-72, con la proiezione del film: « Tom Jones », Il Cineforum Val Pellice, costituitosi solo
recentemente quale sezione autonoma,
inizia la sua attività con un nutrito
programma di pellicole le quali, per
la loro qualità artistica ed il loro contenuto ricco di problemi umani e sociali, offriranno ai soci ampia materia di riflessione e discussione.
Programma delle proiezioni per l'anno 1971-72;
Dicembre 1971 . ven. 3: « Quiema
da » - Gillo Pontecorvo; ven. 10; « Cuore di mamma » - Salvatore Samperi;
ven. 17: « L’harem » - Marco Ferreri.
Gennaio 1972 . ven. 14: « Il Conformista » . Bernardo Bertolucci; ven. 21;
« L’uomo del banco dei pegni » - Sidney Lumet; ven. 28; « Gangster Story » . Arthur Penn.
Febbraio '72 . ven. 4: « L’impossibilità di essere normale» - Richard
Rush; ven. 11; « Non si uccidono così
anche i cavalli? » - Sidney Pollack;
ven. 18: « L’uomo dal braccio d’oro » Otto Preminger; ven. 25: « Ottobre »
(ripresa) - Eisenstein.
Marzo ’72 . ven. 3; « I sovversivi » fratelli Paviani; ven. 10: « La confessione » - Costa Gavras; ven. 24: « L’incidente » - Joseph Losey.
Aprile '72: ven. 7: « West and Soda » - Mauro Bozzetto.
Questa pagina è stata curata da Ermanno Genre e da Raimondo Genre.
Corso per predicatori e catechisti
Il corso per laici che anche quest’anno si svolgerà nel presbiterio della Val Pellice si propone un programma più ampio e a
più lunga scadenza. Non si tratterà dunque di un corso monografico che cerchi di esaurire un problema particolare nel contesto generale di una informazione e preparazione biblica, bensì
di una serie di lezioni che offrano una visione globale dell’Antico
e Nuovo Testamento e della Storia della Chiesa. Accanto a questo programma di lezioni teoriche vi sarànno una serie di esercitazioni pratiche di esegesi, omiletica e catechetica, in modo da
offrire una applicazione diretta della materia che man mano
verrà trattata.
È chiaro che questo tipo di programma ha lo scopo preciso
di offrire, ai fratelli che nelle nostre comunità svolgono un apprezzato ministero di predicazione e di catechetica, una preparazione adeguata perché il loro servizio nella comunità possa essere più efficace e, in prospettiva, riconosciuto nell’ambito della
nostra chiesa o comunque nel nostro Distretto.
Facciamo pertanto affidamento alla responsabilità di questi
fratelli affinché queste lezioni siano frequentate con impegno e
con costanza, nei limiti del possibile, facendo presente che l’idea
di questo lavoro che impegnerà non poco alcuni di noi, è stata
da loro sollecitata.
Il primo ciclo di lezioni sarà svolto dal pastore Giorgio
Tourn sulla storia d’Israele fino alla monarchia con un inquadramento storico dei documenti biblici ed i relativi problemi di
teologia biblica e di introduzione. L’inizio di questo corso, dopo
varie consultazioni, è stato fissato per mercoledì 1 dicembre alle
ore 20,45 presso la Casa Unionista di Torre Pellice. Ciascun interessato che non riceva in settimana il programma è pregato di
segnalare la sua adesione a questo corso a E. Genre, Via W. Jervis 5, 10066 Torre Pellice.
i¡iiiinii;iiii:iimi!iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiimi[inimiiiiiiiiimmiiimtiiiinimiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Minoranze linguistiche e minoranze religiose
Molti sindaci delle nostre Vaili, ma
pare non tutti, come molti sindaci
delle Valli della Provincia di Cuneo,
hanno ricevuto una circolare dal Servizio Studi Legislazione e Inchieste
Parlamentari della Camera dei Deputati relativa a una indagine sulle minoranze linguistiche in Italia.
« Poiché dagli elementi finora in nostro possesso risulterebbe che nel Suo
Comune esistono nuclei di popolazione alloglotta che fanno uso totale o
parziale di altra lingua. Le sarei estremamente grato se volesse cortesemente segnalare la effettiva presenza e
consistenza di tali eventuali nuclei, il
loro eventuale riferimento ad una medesima confessione o rito ed ogni altro elemento, inclusa la semplice segnalazione di articoli, scritti e pubblicazioni esistenti al riguardo, che ci
permetta di avere maggiore e più aggiornata conoscenza su questo fenomeno ».
Malgrado la Costituzione che dice
all’art. 6 « La Repubblica tutela con
apposite norme le minoranze linguistiche », era dai tempi della Costituente, anzi degli studi preliminari
per la Costituente predisposti dal ministro Nenni, che un organismo centrale dello stato non si occupava più
così di proposito delle minoranze etniche e linguistiche. Che a distanza di
decenni la Costituzione finalmente si
attui? C’è da sperare che tutti gli interpellati rispondano in maniera adeguata.
Da noi nelle Valli si parlano, come
è noto, almeno tre lingue: l’italiano,
il francese e il provenzale o occitano
nella sua variante alpina, nei suoi numerosi patois, oltre al piemontese, e
non si deve dimenticare che le nostre
popolazioni hanno dimestichezza anche con altre - lingue, ed ospitano un
nucleo di russi. La presenza dei patois indica che la lingua indigena è
Toccitana, e l’italiana, anche se in
questo momento forse prevalente nell’insieme del nostro territorio, è la
lingua irriportata. Quindi popolazione
alloglotta o che fa uso di altra lingua
rispetto a quale? Chi è alloglotto? A
parte il fatto che esprimersi in modo,
usare una terminologia che può apparire discriminante è delicato e può
risultare assai antipatico. Lo stesso
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIII
La scuola materna
di Pomaretto
Siamo grati a Paola Revel - Ribei
ed a Rita Previati per l'interessante
conversazione sui libri di Mario Lodi,
tenutasi per i genitori della comunità
la domenica 7 Novembre. Pubblico
scarso, purtroppo, segno dello scarso
vero amore pei i propri figli, ai quali
varrebbe la pena di dare un’educazione preparata e non improvvisata dalla
voluta ignoranza in quel campo. Insistiamo; la Scuola Materna non è « di
comodo » per le famiglie, ma è uno
strumento prezioso per i figli nella
misura in cui le famiglie vengono a
discutere i temi che li riguardano più
da vicino. L’argomento riguarda i giovani e anche i nonni cui sono spesso
affidati i nipotini.
Ricordiamo le attività prossime:
Riunioni: mercoledì I dicembre ai
Masselli, ore 20,30; giovedì 2 dicembre ai Maurini.
Ricordiamo il culto aWInverso P.
Domenica 28, ore 10,30.
concetto di minoranza va usato con
cautela. Parte dalla constatazione realistica di una situazione che può richiedere difesa, ma non deve implicare la con&anna a una inferiorità, a un
permanere in una determinata condizione.
Ricordiamo: minoranza rispetto a
chi? Si può essere minoranza linguistica in Italia e maggioranza a Perrero. In qualche comune delle nostre
Valli ci può essere una minoranza di
origine sarda o veneta, o piemontese,
che in una pur generale buona armonia scopra di aver bisogno di essere
tutelata in qualcosa, magari a scuola,
e non solo nel campo linguistico.
I pericoli della discriminazione, di
un approccio più negativo che positivo — anche se si deve constatare che
delle minoranze esistono e a volte
hanno bisogno di essere difese e magari tutelate (non semplicemente messe in museo o tenute in vita con un
certo anacronismo in definitiva reazionario, ma qui comincia tutto un di
scorso...) — i pericoli della discriminazione si vedono di più quando si
collega la minoranza linguistica alla
minoranza religiosa.
Non si vogliono certo negare legami, influenze, storici ed attuali. Ma
nelle Valli della Provincia di Cuneo,
dove la gran maggioranza della popolazione è considerata cattolica, si parlano patois come da noi. NeH’Alta Val
di Susa o in Val d’Aosta si parla
francese come da noi. Quel francese
che non mi pare sia da noi lingua importata più di quanto lo sia l’italiano.
Quando in mezzo a famiglie di contadini « valdesi » che parlano patois
ci sono famiglie « cattoliche » che parlano piemontese questo è dovuto alla
immigrazione di queste ultime piuttosto che alla confessione religiosa.
Questo, scritto in italiano da chi
apprezza molti valori della lingua italiana e si rallegra che finalmente a
Roqja ripiglino coscienza dell’esistenza di minoranze.
Gustavo Malan
iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiiiiiiiMiiiiminiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Ricordo di Frodvoo Raimas
« Seppe essere, per 78 mesi di lotta
partigiana, un volon ario esemplare
(...); svolse con fede ed entusiasmo
non comuni gli incarichi ricevuti, anche i più umili (...). Nel gennaio '45,
ntentre più gravi si annuncirvano le
difficoltà e le responsabilità, mentre il
nemico moltiplicava la furia ed il terrore per spezzare la Resistenza nel
periodo più critico della lotta, ven'va
nominato, per unanime volontà dei
compagni. Commissario di Guerra
della più numerosa ed agguerrita Brigata della V Divisione "Giustizia e L’hertà", la I Brigata "Val Pellice" (...).
La sua adamantina figura di uomo si
impose all’affetto dei suoi volontari
e al rispetto delle popolaz.ioni del Pellice e della Germanasca (...). Partecipò a numerosi combattimenti: a Bobbio Pellice il 2 dicembre ’43, a Prali il
2 gennaio ’44, a Perosa Argentina il 17
febbraio, a San Germano Chisone il 2
marzo ed ancora a Perosa il 18 marzo
1944. Si distinse per tenacia e valore
nel duro rastrellamento in Val Germanasca dal 22 al 26 marzo, in Val Pellice, al Bagnau il 18 maggio, nella bassa Val d’Angrogna ancora il 18 giugno
e poi nel grande rastrellamento dal
4 al 16 agosto (...).
La sua esuberante attività, i disagi
sempre sopportati con commovente
adattamento, i postumi di passate sofferenze, minarono seriamente la sua
fdyra resistente ma tanto giovane. Per
oltre due mesi gravemente malato, trasportato volta a volta da una 'baita ad
una grotta, dai propri compagni, per
sottrarlo alla cattura, ancora convalescente volle riprendere il suo posto di
combattimento e colla caparbia volontà di lotta per la libertà della sua
terra indicò quale deve essere la via,
piuttosto del sacrificio, ma sempre dell'onestà e della dignità verso la propria coscienza... ». (Dalla zona della V»
« G.L. » - 8 sett. 1943 - 25 aprile 1945).
Rileggendo queste righe di 26 anni
fa, riviviamo tutta la vita di Predino,
in quei giorni così carichi c struggenti. Lo rivediamo col suo sorriso aperto
e franco, nella esuberanza della sua
giovinezza già così matura, nella sua
già spiccata determinatezza. Era in
buona compagnia; Lo Bue, Lombardini, Jervis, Toya, Regis, Dino Buffa,
Pierino Boulard, Paul Mourglia, Gayot,
Renatino Peyrot... Li accomuniamo nel
ricordo che ogni anno ce li rende più
vicini e più cari: il « gruppo » del
« Bagnau », la matrice consapevole
della V’'! Quanti ragazzi son passati
per quella via, e quanti han pagato
per quella lotta, per questa libertà!
E di tutti ci rimane un esempio di fedeltà alla propria coscienza, fino alla
fine, senza esitazioni, nell’impegno che
non può conoscere congedo.
Per noi tutti che li abbiamo amati,
essi continuano ad esserci vicini, in
noi rivivono le loro speranze più concrete, il loro esempio più genuino. Per
noi vale una considerazione sola: li
accomuniamo tutti, da Predino a Lo
Bue, con quanti caddero allora, massacrati, torturati, gasati per raffermarsi della dignità umana; fan parte tutti, senza retorica, di quel « terriccio
buono, frutto di quelle buone foglie,
che cadendo da un albero sano, preparano l’avvenire ad un seme nuovo »,
più vicino alle speranze dell’uomo, che
lotta contro la parte peggiore di sé, la
bestia che è in ognuno di noi, la frode,
l’orgoglio, l’arbitrio, la viltà.
Abbiamo avuto un privilegio, quello di vivere con loro i momenti più
veri di una vita. La morte dei nostri
amici era terribile, ma quanta forza
e quanta serenità ce ne derivava allora. La scomparsa repentina di ognuno ci impegnava a non tradire mai la
loro speranza, cementava una grande
famiglia. Così è di Predino. Il suo ricordo cancella l’angoscia per la sua scomparsa, cambia in canti di ricono.scenza il lamento della separazione.
Paolo Favout
Sul frontespizio della Bibbia da lui
ricevuta il giorno della sua confermazione è scritto il testo di Paolo: « La
mia grazia ti basta, poiché la mia potenza si mostra perfetta nella debolezza ». Certamente Fredyno Balmas
lascia a moltissimi, dalla giovinezza alla piena maturità, il ricordo di una
energia profonda, indicatrice. Ma la
sua testimonianza più intensa l’ha data quando la sua forza si è fatta de
bolezza tragica e in essa si è riflessa
più nitida e possente la forza di un
Altro, terribile e pur consolatrice. È
stata questa la sua misura d’uomo.
5
26 novembre 1971 — N. 48
t»S- 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Prali
Diamo il bentornata a Prali a Luciana Peyrot, residente per parecchi anni a Torino e che
si è unita in matrimonio con Armando Peyrot
del quartiere di Cugno. Il matrimonio è stato
celebrato il 18 settembre dal Pastore Paolo
Ricca.
Durante il culto di domenica 14 novembre
Pierino Grill (originario del quartiere di Ribba) e Sandra Rizzi (Pomaretto) hanno dichiaralo alla Comunità la loro volontà di vivere
come credenti il matrimonio che avevano appena contratto in municipio.
Alle due coppie di sposi giunga ancora il nostro pensiero affettuoso e l’augurio sincero nel
Signore.
Domenica 7 novembre è stato amministrato
il battesimo a Monique Peyronel di Arnaldo
e di Wanda Peyronel. Ancre a questa famiglia
che si è stabilita a Villa proveniente dalla comunità di Rodorelto, giunga il nostro benvenuto ed il nostro saluto fraterno.
L*8 novembre è nato alla maternità delrOspedale Civile di Pinerolo Fausto Sammartino di Nello e di Èva Grill. Benedica il Signore questa creatura che viene ad allietare la
famiglia.
Le attività « invernali » sono iniziate in tutti i vari settori con due riunioni del Concistoro ed una assemblea di chiesa nel corso della
quale, oltre alla discussione delle attività invernali, il delegato al Sinodo Eraldo Tron ha
esposto le sue osservazioni di giovane partecipante. La stessa assemblea ha discusso la questione del resto passivo (1.200.000 lire) della
costruzione del tempio e della sala. Questa
somma non è a rigore un debito della comunità di Prali in quanto essa ha versato a suo
tempo Finterà somma che era stata concordata. ma la differenza fra il costo della costruzione e quanto ha potuto essere complessivamente raccolto dalla Tavola e da Prali. L’Assemblea ha deciso dì lanciare una sottoscrizione fra tutte le famiglie, sulla base indicativa
di L. 10.000 per famiglia, per raccogliere la
somma necessaria alla estinzione dì questo passivo. La sottoscrizione è in corso.
Ricordiamo anche che come tutti gli anni,
a novembre sono aperte le liste dei membri
elettori. Chi vuole entrare in esse è pregato di
segnalarlo ad un anziano od al pastore.
Rorà
Sotto lo sguardo del Signore l’anno scolastico in corso è stato cominciato a suo tempo.
Riunita la scolaresca, abbiamo chiesto a Dio
di benedire l’Insegnante nella sua attività,
missione e gli alunni. Quella di Capoluogo,
cinque classi, è l’unica Scuola di Rorà che rimane aperta. Maestra la sig.na W. Peyrot di
Luserna San Giovanni. Per mancanza di scolari, una solo avrebbe frequentato le lezioni,
la scuola delle Fucine ha chiuso i battenti
naturalmente con dolore degli abitanti dì quel
quartiere; ma è la conseguenza logica del progressivo spopolamento del Comune.
Dal Pastore sig. Cipriano Tourn, zìo della
sposa, è stato celebrato, implorando la benedizione divina, il matrimonio di Rivoira Adol
ti di vedere partire gli sposi che fissano la loro residenza in un’altra Comunità delle Valli, rinnoviamo loro i fervidi auguri di ogni
Bene.
Malgrado la stagione e la giornata fredda,
il bazar di fine ottobre alla Frazione Fucine
ha avuto un buon esito : ringraziamo tutti coloro che vi hanno concorso.
Visite pastorali
ad Ivrea
L'attività ecclesiastica ha avuto la sua ripresa in tutti i settori ed è stata segnata dalla
gradita visita di due Pastori, venuti da Riclaretto e da Milano.
Il Past. Cipriano Tourn e la Signora Tourn
sono stati in mezzo a noi e molti fratelli in
fede si sono rallegrati di rivedere il loro Pastore di parecchi anni or sono. Sabato sera, 2
ottobre, il Pastore Tourn, con la proiezione di
un pregevole film, ci ha trasportati nei villaggi di Riclaretto, vicino alle vecchie case ed ai
ripidi campi, facendo rivivere dinanzi a noi
la vita semplice, faticosa eppur serena, dei nostri padri, quando ancora la « civiltà dei consumi » era sconosciuta e non aveva contaminato il costume morale.
Domenica mattina, il piccolo gruppo di Carema ha salutato con gioia il Past. Tourn, e
10 stesso è avvenuto ad Ivrea dove il nostro
ospite ha presieduto il culto ed ha coadiuvato
11 Pastore locale nella celebrazione della Santa Cena. Una ventina di persone si sono quindi riunite insieme per partecipare ad un pranzo di saluto e di augurio ai coniugi Tourn, prima del loro ritorno a Riclaretto.
La seconda visita, più recente, è quella del
Pastore Thomas Soggin, da Milano, redattore
della rivista (c La scuola domenicale ». Egli e
stato con noi sabato seralS novembre, ed ha
parlato di alcuni problemi riguardanti la Scuola domenicale e la testimonianza dei genitori
cristiani. Sì è rivolto in modo speciale alle monitrici, attorno alle quali si erano riunite alcune altre persone interessate. Domenica mattina, 14 corr., il Pastore Soggin ha presieduto
il culto, predicando sulla famiglia cristiana e
la Parola di Dio. Queste due visite sono state
apprezzate dalla comunità; essa ringrazia i due
Pastori per la loro presenza ed il loro messaggio
La riapertura della Scuola Domenicale è
avvenuta il 10 ottobre. Il gruppo assai numeroso di bambini, insieme con le monitrìci, ha
partecipato al culto, nel corso del quale è
stata battezzata Luisa Schellenbaum, di Franco e Anna Rostan. La nostra preghiera è che
il Signore sia con la piccola Luisa e benedica
il seme della Parola gettato nel cuore dei bambini.
Il tempio si è riempito di gente domenica,
24 ottobre, per il matrimonio di Giovanni Gagliano e Antonietta Angius. Il matrimonio è
stato celebrato durante il culto, alla presenza
di molti non evangelici i quali, per la prima
volta, varcavano la soglia di un tempio valdese.
In occasione del culto di domenica 17 ot
tobre. la nostra delegata al Sinodo, Bianca Michelini, ha letto la sua relazione. Vari argomenti sono stali portati in discussione nel corso deU’assemblea di chiesa che si è svolta nel
pomeriggio.
Due predicazioni sono state dedicate alla fine di ottobre al tema della « realtà della morte nella prospettiva della fede cristiana ». Ogni
predicazione domenicale viene ora annunziata al pubblico mediante un apposito cartello
esposto nell’ingresso del tempio, verso la strada provinciale.
Catanzaro
NOZZE
La mattina di Domenica 12 settembre u.s.
nei locali della nostra chiesa adornata con
molto gusto di foglie di edera e di garofani
bianchi, realizzavano il loro sogno di amore
il fratello Giuseppe Olivo figlio del fratello
Vitaliano (anziano della nostra comunità) e la
Signorina Coscarella Gina, convertita da poco all’Evangelo. Venivano sposati dal nostro
Pastore Piero Santoro tanto col rito civile
che con quello religioso.
La Chiesa era gremita di invitati e parenti dello sposo e della sposa. Il messaggio
del Pastore è stato molto gradito ed apprezzato; l'Evangelo è la Buona Novella che rallegra il cuore e converte nelle vie del Signore.
Uno sposalizio evangelico attira grande curiosità, dato che ne avvengono di rado; ma la parola di Dio, oltre ad essere un monito ed un
impegno di fedeltà per gli sposi, è una testimonianza evangelica al mondo di fuori che
per la prima volta ascolta una cosa mai sentita. Dopo la cerimonia ed il canto di due inni appropriati, tutti gli invitati hanno partecipato al pranzo offerto dagli sposi nell’Hotel Motel di Catanzaro. È una grande gioia
stare insieme col popolo di Dio, con la fratellanza, con gli invitati al banchetto nuziale,
che prefigura l’alto convito che nell’ultimo
tempo Cristo prepara a tutti i credenti.
Da queste colonne diremo agli sposi: Fratello, sorella, oggi, questa nuova casa che voi
costruite, cercate di costruirla sulla roccia dei
secoli che è Cristo, sotto lo sguardo benigno
del Signore e con la sua presenza d’ogni giorno voi sarete veramente felici e non temerete
nessuna avversità. Voglia il Signore benedire
questa nuova coppia che si aggiunge al popolo eletto affinché voglia continuare a servire l’Eterno. (
DECESSO
La sera del 20 settembre u.s. veniva chiamato alla casa del Padre Celeste il fratello Pasquale Magro all’età di 78 anni, nell’Osp^ale
Civile di questa città, ricoverato tre giorni
prima per un infarto cardiaco. Lascia la moglie ammalata di cuore, sorella Maria Schicchinato, che lui da più di un decennio curava
con vero affetto cristiano; lascia anche i suoi
cari figli che tanto amava, tutti sposati :
Francesco, Antonio, tranne Salvatore che ancora si trova sotto le armi, e la figlia sorella
Rosetta, sposata col fratello Gino Chiodo coi
suoi tre bambini: Salvatore, Lucia e Sergio,
alunni della nostra S. D. Lascia anche la sua
Chiesa che tanto amava e dalla quale tanto
f 3 (Centro) e Tourn Vanda (Bosc.). SpiaceniiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiMi iiMiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiniiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimii
PAGINE DI STORIA VALDESE
11 novembre 1571: Secondo patto d'unione delle chiese valdesi
Le comunità valdesi delle Valli, passata di poco la metà del ’500, avvertirono immediatamente che la loro caratterizzazione religiosa e la loro
struttura confessionale conferivano loro una particolare fìsionornia. Era
stato appena varato il principio del
« cuius regio et eius religio» (1555),
con cui i principi d’Europa stabilivano in sostanza la religione di stato e
l’obbligo per tutti i sudditi di seguire
la religione del sovrano: per i Valdesi, piccola minoranza protestante in
uno stato cattolico, il problema era
grave, tanto più che il Duca di Savoia
si diede subito di buona lena all’unificazione confessionale dello stato, iniziando il periodo delle guerre di religione e delle repressioni.
Ne conseguì per i Valdesi l’unica linea d’azione possibile: da un lato il
protestarsi continuanjente sudditi fedeli del loro sovrano, fino al limite
consentito dalla coscienza religiosa, e
dall’altro, l’appoggiarsi diplomaticamente sulle amicizie e sui principi
protestanti, specie su quella Ginevra
che già tanto amareggiava i Savoia
per averla perduta.
Ma intanto che diventavano così
doppiamente ribelli, al loro Sovrano
ed alla Chiesa, essi prendevano coscienza della loro entità in una visione sopranazionale: non erano i confini degli stati quelli della nazione evangelica, ma appunto quelli della fratellanza protestante. Proprio nei tempi in cui si andavano consolidando per
l’Europa le lince di politica nazionale,
i Valdesi come tutti i protestanti avvertirono come non potesse esistere
la « patria » se essa non garantiva la
prima delle libertà, quella di coscienza; e pur sradicati e .sballottati da un
luogo ad un altro, ricostruivano la loro « patria » là dove tale libertà fosse
garantita. Ne avrebbero dato un valido esempio i Puritani del principio
del '600, andando a fondare le loro
colonie in America.
Tornando al nostro piccolo mondo
valdese, vediamo che fin da] 1561 (21
gennaio), nel pieno della repressione
militare iniziata dal Conte della Trinità, i Valdesi si erano ritrovati a
Bobbio Penice, in borgata Puy, ed
avevano giurato perpetua unione tra
le comunità delle Valli, del Delfinato
e del Saluzzese, appartenenti quindi
al Piemonte ed alla Francia: « ...persevereremo tutti fino alla fine nella
nostra vera e antica religione secondo la parola di Dio, e per la sua difesa ognuno si adoprerà secondo le
sue possibilità, e sarà sempre pronto
a soccorrere i suoi fratelli, che per tale motivo ne avessero bisogno ».
Come esistevano sul piano amministrativo locale dei comuni in cui sindaci e consiglieri erano al tempo stesso anziani della comunità, fornendo
l’esempio di una piccola « repubblica » calvinista, così su un piano più
vasto il patto d’unione delle Chiese
Valdesi « di qua e di là dei monti »
allargava le premesse per la formazione di un’entità politica dissidente
in funzione del suo credo religioso.
Era il pericolo di uno stato nello stato, o addirittura contro lo stato, come
andava succedendo per gli Ugonotti
di Francia: nulla da stupire se ci furono in Europa le guerre dette di religione, nelle quali la religione veniva confusa o inserita nel più vasto
problema politico.
La consapevolezza di essere un corpo religioso-politico diverso durò a
lungo nel popolo-chiesa delle Valli:
non ardiremmo nemmeno dire che sia
del tutto svanita al giorno d’oggi!
Nel 1571, ni novembre, una seconda volta i Valdesi si ritrovavano per
confermare il loro « patto d’unione »:
non c’erano in quel momento pericoli
particolari, se si eccettua il regime oppressivo del governatore Castrocaro.
Ma proprio perché costui se l’era presa in particolare con la comunità di
Bobbio, ecco che ci fu una riunione
dei delegati di tutte le comunità (non
risulta in qual luogo), la stesura di un
documento ed il solenne giuramento
di osservarlo.
Non possiamo qui citarlo in extenso, secondo il testo che lo storico Gilles ci ha conservato, ma vale la pena
di riportarne alcuni brani: « Tutti giurano di voler continuare inviolabilmente nell’antica unione tramandata
da padre in figlio tra tutti i fedeli della religione riformata nelle Valli...; di
esseVe fedeli ed obbedienti a S. A. Sei-enissima, cd ai magistrati, in tutto
ciò a cui saranno tenuti secondo le
leggi divine ed umane in base alla parola di Dio...; di impegnarsi ognuno
secondo le sue possibilità per mantenere tutte le chiese insieme ed ognuna
in particolare nel godimento delle
concessioni fatte da S. A....; di rispondere tutte le chiese insieme alle domande che potranno essere fatte... e
che nessuna comunità risponderà per
conto suo senza aver preso tempo di
comunicare con le altre; decidendo
come di cosa comune...; e rispondere
ed agire di comune proposito, con
tutta la modestia, il candore, la sincerità che si convengono ai buoni cristiani, in buona coscienza ed edificazione ».
Poco più di un anno dopo, al principio del 1573, aveva luogo la verifica
della portata del patto d’unione: la
Val Perosa, cioè la riva sinistra del
Chisone, divenuta francese nel 1562,
era sentita dai Valdesi come parte
della loro chiesa, e quando quei fratelli cominciarono a subire vessazioni
dai loro governanti, eccoli accorrere in
loro aiuto « armata manu ». Alla lettera di diffida di Emanuele Filiberto,
essi rispondevano coraggiosamente:
« ...la parola di Dio ci comanda di aiutare e soccorrere gli oppressi, ed
esporre la vita per i nostri fratelli;
noi sudditi di V. A. non possiamo vedere tormentare i nostri fratelli senza offendere Dio ed agire contro coscienza; in particolare noi abbiamo
questo obbligo verso i nostri fratelli
della Val Perosa, e per molti motivi... »
Per allora il Duca di Savoia lasciò
perdere: ma è chiaro come la visione
politica dei Valdesi, dettata da esigenze religiose, non potesse assolutamente essere, non diciamo condivisa, ma
neppure compresa dai regnanti. Si
trattava di due visioni diverse e contrapposte dei rapporti del cittadino
con lo stato, della funzione dei governanti, dei concetti di potere e di democrazia.
Ci sarebbero voluti dei secoli, ma le
idee del gruppetto di Valdesi e della
gente della Riforma sarebbero un po’
alla volta diventate patrimonio della
società civile, in una lenta faticosa
conquista.
Augusto Arm.4ND-Hugon
era riamato per la sua bontà di animo e per
il suo impegno verso Cristo che lo aveva salvalo venti anni fa. Si era convertito insieme
alla sua compagna in seguito alla testimonianza di un vecchio fratello della Comunità Evangelica dì Vincolìse, e da allora fece parte
della nostra Chiesa, sempre presente ai culti
e sempre affezionato alFOpera Valdese.
Dopo che la sua compagna cadde ammalata egli non si stancò e mentre la curava con
vero e sincero affetto, non mancava mai di
partecipare ai culti e cibarsi del pane della
vita.
Il pomeriggio del 22 settembre nella nostra
Chiesa il nostro Pastore presiedette il servizio religioso innanzi ad un pubblico dì credenti, non credenti e di parenti predicando
la parola della vita su P Tessalonicesi Cap.
IV, V. 13-18 (« Ora, fratelli noi non vogliamo che siate in ignoranza intorno a quelli
che dormono, perché non siete contristati, come gli altri che non hanno speranza »), ricordando la vita del fratello Magro che lascia un esempio a tutti noi per la squisita bontà e semplicità di animo : tutta la sua speranza era posta in Cristo G^ù e nel suo Vangelo che tanto confessava agli altri. Ora il
fratello Pasquale non è più con noi, dorme il
sonno dei giusti e dei semplici. Perché era
uno di quelli per i quali Gesù ringraziava il
Padre dicendo: « Ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli (ai semplici di cuore), perché così, o Padre
ti è piaciuto ».
Nel culto Domenicale del 24 ottobre u.s.,
il Pastore Santoro ricordò alla fratellanza catanzarese con molto rimpianto di tutti la
perdita in un breve periodo di tre mesi di
tre fratelli, i più assidui ed impegnati della
nostra comunità, (il 12 luglio) Giovanni Fotino, Cesare Maida (il 27 luglio), Pasquale
Magro (il 20 settembre).
Voglia il Signore benedire e consolare le famiglie che sono state provate dalla perdita
dei capì famiglia e provvedere agli orfani e
alle vedove con la sua presenza e la sua provvidenza. Per la sorella Maria Magro, ammalata, vogliamo pregare il Signore che prenda
cura della sua persona, migliorando la sua
salute e consolarla per la perdita del suo amato compagno. Alla sorella Rosetta sua figlia
con il marito, ed ai suoi fratelli, a tutti inviamo le nostre condoglianze cristiane, esortandoli a continuare l’opera del padre, partecipando ai culti e camminando nelle vie del
Signore come il loro genitore.
Voglia il Signore che altri giovani serrino
le file dei combattenti in Cristo Gesù perché
la nostra guerra è fatta con armi spirituali e
non con armi materiali. Vestiamo l’armatura
di Dio per resistere nel momento della prova,
e per vincere con Cristo. « Fatevi animo, io
ho vinto il mondo » Amen.
INVESTIMENTO
Il 1 ottobre u.s. la nostra sorella Prof.ssa
Luisa Citriniti Olivo, dopo avere insegnato
nel suo primo giorno di scuola nella Scuola
Media Statale di Montepaone, ritornava a casa con una sua collega, Anna Maria
Terra su una 500 guidata da questa.
Nei pressi della Roccelletta venivano investite violentemente da una Ford Capri guidata
da un incosciente; dato il tempo cattivo - pioveva a dirotto - e la velocità di 140 Km. orari,
perduto il controllo della macchina uccise la
guidatrice, morta dopo due giorni di sofferenze aO’età solo di 24 anni neH’Ospedale Civile di Catanzaro. La sorella Luisa Olivo ricoverata anch’essa all Ospedale con molte ferite e coi tendini di una gamba tagliati, è
stata curata ed ingessata. Dopo un mese di
affettuose cure da parte dei medici e dei £amìgliari, grazie al Signore è quasi guarita.
Nel ringraziare e glorificare il Signore per
questa liberazione, vogliamo fare i nostri fraterni auguri alla sorella Luisa Olivo, al marito fratello Rosario Olivo, membro della nostra comunità e segretario della Federazione
del Partito Socialista di Catanzaro e alla piccola Debora auguriamo di cuore che cresca
come la poetessa e Profetessa di Israele servendo il Signore nel suo popolo eletto.
E. Scorza
Luserna
San Giovanni
Ricordo di Fredyno Balmas
Unanime, profondo rimpianto, ha suscitato
la notizia della dipartita di Fredyno Balmas,
diffusasi domenica mattina. Il suo decesso per
quanto purtroppo atteso ha vivamento rattristato quanti lo conoscevano. Da parecchi mesi era costretto ad una vita ritirata a causa
di una grave malattia che le terapie più moderne di cui la scienza dispone, non hanno
potuto guarire e ridargli salute e vita.
Era nel suo 47mo anno di età. Le prezio.se
qualità dell’Estinto non han bisogno di essere
rese note, né il vuoto ch'egli lascia, perché la
bontà, il carattere, la modestia ch'egli possedeva sono note a tutti. Una prova in questo
sen.so hanno avuto i suoi familiari ai funerali
svolti nel pomeriggio di lunedi sia nel Tempio Valdese di Torino, sia nel nostro cimitero,
per le numerose persone intervenute a testimoniare di quanta simpatia fosse circondato.
Numerose le rappresentanze intervenute:
quella della RIV-SKF di cui egli era segretario generale e da molli anni valente cd apprezzalo collaboratore; quella dell'ANPI e della 5”
Divisione G.L. di cui fu stimato comandante
nel periodo bellico: quella dell'Associazione
Sportiva di Villar Perosa. Legato da vincoli di
parentela col caro estinto, depongo stilla sua
tomba, che già racchiude indimenticabili personali affetti, il fiore deirimperituro ricordo
e del più vivo rimpianto per la dolorosa e irre|iarahile perdita.
.'Vttu.io Boumoii.s
Convegno pastorale
delle Valli Valdesi
Il convegno pastorale del I Distretto è convocato per il giorno martedì
7 dicembre a Pinerolo alle ore 9,30
con il seguente O.d.g. :
Mattina, ore 10-12; problemi amministrativi con eventuale partecipazione del past. Roberto Comba.
Pomeriggio, ore 13,30-16: prosecuzione del dibattito sul tema dei matrimoni misti.
/iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiii
libri
per i nostri ragazzi
Oltre ì 12 anni
Pierre Pelot - Il colore di Dio - Ed.
Giunti (Bemporad Marzocco), Collana « I premiati del mondo », L. 1.500.
In questo anno che l’Unesco ha dedicato al problema razziale, trova il
suo posto di attualità questo libro dell’alsaziano Pierre Pélot. È la storia di
un piccolo negro americano, Lincoln
Sodom, che i bianchi di una cittadina del sud non vogliono vedere a
scuola con i loro bambini. È questa
la ragione che fa scoppiare una rivolta violenta, guidata dal meticcio Dylan Stark i cui genitori erano stati
uccisi pure per odio di razza e nel
nel cuore del quale è una immensa
sete di giustizia. Bellissimo libro, ambientato tra colori di fuoco e notti
profonde che si alternano sulla collina calcarea, intorno a una vicenda
tanto umana, dove il sentimento più
forte è quello della speranza in un
avvenire più giusto.
Franz Braumann - Oltre l’ultima frontiera - Ed. Giunti (Bemporad Marzocco) - Collana « I premiati del
« mondo », L. 1.500.
È un libro che racconta di una famiglia canadese di pionieri che tenta,
con grande coraggio, la sua fortuna
nell’estremo nord del Canada: quivi
incontra difficoltà enormi, in una natura stupenda, quasi irreale, fatta di
milioni di Km. quadrati di boschi impenetrabili, delimitati da laghi e paludi, dove vivono orsi e mandrie di
alci e regna solitudine e silenzio, specialmente quando l’inverno tocca i 50«
sotto zero. È una storia bella e considero il libro molto utile, perché oggi i ragazzi hanno bisogno di sentir
parlare di pionieri, di fatica, di sforzo, e di ritrovare quella natura non
addomesticata, di cui si è perso il
ritmo.
Tone Seliskar - Il gabbiano azzurro Ed. Giunti (Bemporad Marzocco) Collana « Capolavori stranieri per
la gioventù », L. 1.600.
Tone Seliskar è un poeta sloveno
noto da noi per questo racconto per
ragazzi che la TV ha messo in onda
in primavera. Il gabbiano azzurro è
un veliero sul quale dei ragazzi, il cui
villaggio è ambientato in un isolotto
dell’Adriatico, vivono la loro favolosa
avventura, solcando un mare rude e
forte. La cosa più interessante è la
tesi del libro: la bella e fresca tesi
della fraternità degli uomini, che Seliskar propone ai ragazzi come ideale
di vita. Egli diluisce in un racconto
avvincente i motivi di solidarietà,
uguaglianza, giustizia cari al suo cuore e che vede realizzabili in un lavoro, in uno sforzo e in una gioia comune, mentre sorge nel suo libro la
prima cooperativa di pescatori dell’Adriatico.
Berta Subilia
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuimiiiiimi*ii
Per il pulmino
dell’Uliveto
Abbiamo ricevuto: Maria e Livia Vay, L.
10.000. Grazie.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
ERRATA-CORRIGE
Nell'articolo « Assistenza Evangelica ai Carcerati » (n. 47 dell’Eco-Luce) nelle offerte anonime leggere: BET, Torino, L. 500 (e non
5.000).
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché l’Eterno t’ha
colmata di beni. Poiché tu hai
liberata l’anima mia dalla
morte» (Salmo 116, 7).
All’alba del 14 novembre 1971 il Signore ha richiamato a sé
Alfretdo Giocoli
Ispettore Compartimentale
Tasse II. II. a r.
Cav. di Vittorio Veneto
Con dolore, ma con la speranza e la
fede in Cristo ne danno il triste annunzio: la moglie Maria Castagnoli,
il fratello Ottavio con la moglie Giuseppina, la sorella Clara col marito
Alessandro Vetta.
6
pag. é
N. 48 — 26 novembre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Un incontro significativo
Per la prima volta, dalla fine della
seconda guerra mondiale, si è tenuto
a Roma, nel palazzo dei congressi dell’EUR, il convegno degli ex combattenti d’Europa, colla partecipazione di
oltre trecento delegati di 80 associazioni combattentistiche, partigiane, di
mutilati, di perseguitati politici, di ex
deportati di tutti i paesi europei, eccezion fatta per Spagna, Portogallo e
Grecia.
Nell’ottobre 1970 il comitato promotore, riunito a Belgrado, lanciò un appello allo scopo di indire questa riunione, nella profonda convinzione - come ebbe a dire il rappresentante jugoslavo - della massima utilità e necessità di un riavvicinamento di tutte
le forze ex-combattenti dell’Europa
intera perché dessero il massimo apporto alla causa della pace, alla cooperazione internazionale, alla sicurezza europea.
Fatti positivi hanno preceduto quest’incontro, quali gli accordi tedescosovietici, quelli tedesco-polacchi e
fra le quattro potenze per la questione di Berlino, nonché gli ulteriori sviluppi delle relaziohi economiche.
I convenuti hanno approvato un appello a tutti i governi e popoli d’Europa per una sollecita convocazione
della conferenza europea per la sicurezza e perché vengano moltiplicate
le iniziative di pace, di distensione e
di collaborazione.
Quest’appello all’Europa intera ci
pare molto positivo. Per parecchie persone infatti, quando si parla di Europa, si intende quella occidentale, quella del Mec e della Nato. La cosa ovviamente si presta a un grosso equivoco
ed accentua la partecipazione di questa parte del nostro continente ad un
blocco politico-economico-militare. Se
infatti si vuole parlare di Europa, si
parli di tutta l’Europa, di quella occidentale come di quella orientale.
È quanto ha posto in rilievo uno
dei delegati italiani. Fon. Boldrini, sottolineando che è solo attraverso rincontro di tutti gli stati europei che si
deve giungere a un superamento dei
blocchi militari e al disarmo generale,
alla riaffermazione dei principi di sovranità delle singole nazioni, alla non
ingerenza negli affari degli altri stati,
alla condanna di ogni forma di razzismo o di odio fra i popoli, all’estensione della cooperazione in tutti i settori.
Ci rallegriamo di quest’incontro, durante il quale è stata affermata questa volontà di pace e di cooperazione
proprio da parte di chi ha più duramente combattuto e sofferto. Ci viene
spontaneo raffrontarlo alle varie parate con tanto di armi, alle celebrazioni più o meno meccaniche di glorie militari vere o presunte, per di più strumentalizzate da coloro che sono interessati ad alimentare malintesi prestigi e nazionalismi pericolosi.
I cinesi d’America
Parecchi lettori rimarranno stupiti
nell’apprendere che negli Stati Uniti
vivono oltre 400.000 cinesi. Da quando
- 22 anni fa - Washington e Pekino ruppero le relazioni diplomatiche, essi sono rimasti separati dai loro parenti,
dalle famiglie ed ora si rallegrano più
di qualunque altro delle nuove prospettive che si aprono per loro in vista di una ripresa delle relazioni fra
i due regimi.
Il prof. H. S. Ciao, insegnante di letteratura cinese presso l’università di
Yale, in un articolo di Le Monde si fa
portavoce di questi voti, di queste speranze.
L’articolista divide in quattro categorie i cinesi di oltremare. La prima è
composta da cinesi giunti negli USA
in età adulta: si tratta di gente che
aveva quasi perso la speranza di poter passare la vecchiaia nel paese natale. L’attuale cambiamento politico
certamente facilita loro la cosa e costituisce per essi un motivo di allegrezza.
La seconda categoria è composta
dagli intellettuali, venuti negli Stati
Uniti con borse di studio. Durante i
burrascosi cambiamenti politici del
loro paese, una minoranza rientrò in
patria mentre altri, piuttosto che andare a Formosa preferirono restare in
America.
Una terza categoria è quella degli
emigrati giunti tramite Hong Kong.
Vissuti finora nel chiuso mondo della
colonia cinese, avranno certo ora possibilità di nuovi contatti.
Infine, la quarta categoria è costituita da cinesi nati in America con
cittadinanza statunitense. Sono però
cittadini che si sentono di « seconda
classe » simili a quelli della precedente categoria, a causa della situazione
razziale, pur sentendosi eredi della
lunga storia e della profonda cultura
cinese. Non a caso parecchi di loro,
sotto l’esempio delle Pantere Nere,
hanno fondato analoghi movimenti;
quali quello dei Boxers e delle Guardie Rosse. Il primo ottobre dello scorso anno hanno celebrato nei quartieri cinesi di S. Francisco e di New York
la festa della repubblica popolare.
L’articolista conclude (con cognizione di causa) che se la Cina non li
sospetterà troppo come contro rivoluzionari c se la politica americana lo
consentirà, questi 400 mila cinesi di
America potranno giocare un ruolo assai importante per lo sviluppo del loro paese d’origine e affrettare nello
stesso tempo il rafforzamento delle relazioni fra le due nazioni.
Un mito distrutto
Nei giorni scorsi la televisione della
Germania occidentale ha trasmesso
un documentario dal titolo significativo: «Il mito di Rommel », la famosa « volpe del deserto », implacabile
avversario di Alexander e di Montgomery in Africa settentrionale. Nel
corso della trasmissione il generale
tedesco è stato fra l’altro definito come un « ingenuo » in politica e come
un militare '« mediocre ».
Effettivamente Rommel fa parte
(speriamo d'ora innanzi di poter dire « faceva parte ») dei miti della nostra epoca: coraggio sfortunato, guerra cavalleresca ed altre simili frasi
fatte. D’altra parte in questo egli è
stato aiutato anche dagli stessi ex
nemici inglesi, che lo hanno mitizzato
anche per conto loro. Non è da escludere che in questo vi sia stato un forte interesse britannico a esaltare al
massimo la figura di un « grande » militare avversario, da loro sconfitto.
Viene spontanea la domanda di come mai i tedeschi si siano decisi a riproporre la figura di quest’uomo ai
loro concittadini, stroncandola e addirittura opponendola a quanto era
stato costruito attorno ad essa in precedenza.
Ci pare che la risposta possa venir
data dalla stessa politica generale at
tuale della Germania federale, politica
tesa alla riconciliazione e collaborazione, colla rinuncia totale ad un passato che essa in ogni modo cerca di superare e far dimenticare.
La stampa, che per la verità non ha
dato molto rilievo alla trasmissione in
oggetto, ha però sottolineato che si è
trattato di un servizio che ho fornito
un giudizio storico del tutto obbiettivo e distaccato, ben lungi quindi da
quelle forme agiografiche e « di regime ».
Per quanto riguarda le reazioni del
pubblico. Se ne sono avute di tre specie. Anzitutto, quella degli ex commilitoni e degli oltranzisti, naturalmente
del tutto negativa e offesa, in quanto per loro il mito del Rommel del
terzo Reich è intramontabile.
In secondo luogo, quella degli adulti-anziani, i quali hanno espresso qualche amarezza di fronte al ridimensionamento della figura del generale, ma
che nel contempo hanno capito quanto sia pericoloso adagiarsi passivamente in situazioni e uomini « prefabbricati ».
Infine, quella dei giovani, che è stata totalmente positiva, in quanto non
condizionata da passioni ed inoltre
per fortuna priva di interesse nei riguardi del concetto di « eroe ».
Questa iniziativa televisiva ci pare
sia stata quanto mai opportuna: quando ci sarà dato di vedere qualcosa di
simile anche alla nostra televisione
(non alludiamo certo a Rommel) relativamente a certe figure di eroi nostrani, tipo Graziani o Badoglio - per non
citare che i primi a venirci in mente?
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
LA SPAGNA È CRISTIANA?
ir « “Siamo in molti, in Spagna, a
porci una tale questione", scrive Enrique Miret Magdalena nel settimanale
“Triunfo”, che ha ripreso in questo
mese le pubblicazoni dopo quattro mesi dì sospensione imposta.
Il Magdalena cita due esperienze
personali, che l'hanno obbligato a dubitare di quanto sembrava essere un
luogo comune.
“Una donna rimpatriata dall’URSS
(era partita dalla Spagna all'età di
quattro anni, all’epoca della guerra civile) mi ha confessato d'esser rimasta molto delusa in seguito al suo ritorno". Quella donna, che era stata
allevata nell’idea che il sentimento religioso è un fatto estraneo alla scienza e superato, sperava tuttavia di trovare dei fatti positivi come conseguenze di certi valori ai quali essa stessa
non credeva. In sostanza, “essa credeva che in una persona religiosa si
dovesse riconoscere il dono disinteressato di sé stessa a un ideale, e che
tale ideale (fosse vero o no) dovesse
essere ampio, aperto e senza meschinerie; e ciò in considerazione del fatto che il cattolicesimo si proclama
(come dice il nome stesso) universale".
La donna è invece rimasta delusa,
portato, ha tuttavia avuto anche dei
meriti, e fra questi vorremmo segnalare quello di aver costretto, con forza irresistibile, un gran numero di
persone intelligenti e riflessive a chiedersi se i popoli cosiddetti cristiani,
credevano di esserlo e non lo erano:
nel secolo scorso,, e forse anche prima.
Ed è un progresso.
FIDEL CASTRO HA DETTO...
avendo constatato che, “là dove la religione era piik apparente, s’incontra
vano generalmente delle regole morali superficiali, la paura di pensare con
la propria testa sui problemi spirituali, e la ripetizione di riti semi-magici
che avvicinano la nostra religiosità a
quella dei popoli primitivi pagani”.
Un’altra volta un professore cecoslovacco, alla fine d’un soggiorno in
Spagna, faceva al Magdalena la seguente confessione: “Può darsi che la
Spagna sia un paese di costumi esteriormente cattolici, ma non m’è sembrato, contrariamente alle mie attese,
un paese cristiano".
Ed ecco l’analisi del Magdalena:
“Alcuni secoli d'inquisizione, di libri
all’indice, di tribunali ecclesiastici autonomi (o quasi) hanno progressivamente impoverito la nostra mentalità
religiosa. In quattro secoli di cosían
te decadenza religiosa, noi siamo passati da ciò ch’è vitale a ciò ch’è formale, da ciò ch’è spirituale a ciò ch’è
giuridico, da una fede di convinzione
e di dono di sé ad una fede di formule superate".
E il Magdalena aggiunge: “Questa
è la causa della svalutazione religio.sa
(per cosi dire) che tutti sentiamo nel
nostro paese; perché una cosa è certa, che i libri religiosi si vendono sempre meno, che i confessionali non sono più frequentati dalla numerosa
clientela d’un tempo, che i seminari
si svuotano e che l’autorità religiosa
non sa più come imporre le sue norme” ».
(Riportato da « Le Monde » del
14-15.11.’71).
La questione di cui sopra ha una
portata universale. Non molti decenni fa, era pacifico che i popoli cattolici considerassero generalmente non
cristiani i popoli non cattolici, e che
i popoli protestanti considerassero
non cristiani quelli non protestanti.
Era un doppio tabù, cd oggi è caduto. La storia del XX secolo, fra tanti
orrori, fra tanta decadenza che ha
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pincrolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice ^ Torino)
Gii ^ambulanti’ s’iincontrano
(Segue da pag. 1)
sui contatti con le chiese e Pastori;
scarsi i risultati, a motivo d’un certo
spirito di diffidenza per la diffusione
della Parola. Eppure il delegato sente
di compiere una missione da parte
del Padre e le risposte, anche se non
vengono dalle chiese, giungono da singoli, da creature della strada che si
rallegrano di aver scoperto la perla
di gran valore. Sembra che per tanti
evangelici la Bibbia abbia la lebbra,
aggiunge il colportore; difatti la Bibbia « lebbrosa », d’una lebbra speciale che guarisce chi la riceve con il
cuore.
L’esplosivo nella banca
tA- ...affermazioni varie, durante la
sua recentissima visita nel Cile, che
sembrano denotare un nuovo orientamento nelle sue opinioni.
« Egli era atteso, mercoledì 17 c.,
nella regione di Concepeion, nel Sud
del Cile, per incontrare i militanti del
MIR (sinistra rivoluzionaria), fortemente impiantati nell’università di
quella città, e la cui opposizione al
“riformismo" di Allende tende sempre
più ad aumentare. Prima di lasciare le
province del Nord, dove si è lungamente intrattenuto coi minatori del
rame e del nitrato di potassio » (...),
Fidel ha incitato i rivoluzionari cileni a non disprezzare (sic!) i tecnici
convertiti alle loro idee. « Dovete concentrare tutti i vostri sforzi (ha detto)
per convincerli ed integrarli al processo rivoluzionario, perché essi compiono un ufficio fondamentale per lo
sviluppo economico. (...) Non commettete l’errore, che noi abbiamo
commesso, di rompere i vostri rapporti coi tecnici, anche quando hanno
idee diverse dalle vostre. Fate loro
comprendere il senso della rivoluzione, affinché non abbandonino il vostro paese.
Per essere all’avanguardia della rivoluzione e la sua coscienza, gli operai non devono respingere nessuno. Al
contrario, essi devono scoprire i valori umani nelle persone disposte a
contribuire al lavoro ed alla produzione nella misura che loro compete ».
Sul metodo per fare una rivoluzione, Fidel ha detto: « "La lotta armata
è giustificata soltanto in quei casi in
cui non v’è altra scelta, in quelli cioè
nei quali tutte le vie legali sono chiuse. Io dico agl’impazienti che molte
rivoluzioni sono fallite a causa della
impazienza, sintomo di mancanza- di
coscienza rivoluzionaria. Non tutto,
nella rivoluzione, è di color rosa. Non
si può pretendere che noi non commettiamo degli errori, né si possono
nascondere le nostre difficoltà, le nostre deficienze, le nostre povertà: sarebbe come il voler nascondere la causa stessa della rivoluzione”.
Qualcuno gli ha chiesto a che punto sia la "vietnamizzazione” del continente (allusione alla famosa frase
del “Che” Guevara: “bisogna creare,
in Anterica latina, uno, due, tre Vietnam”). Fide! ha risposto che tale vietnamizzazione sta sempre più realizdosi e progredendo, perché “le crepe
dell’imperialismo hanno aperto nuove
possibilità" ».
Da «Le Monde» del 18 e del 20.11.
1971).
Il delegato di Vallecrosia parla degli
incontri coi gruppi, italiani ed esteri,
con proiezioni di diapositive bibliche,
di diffusione di varie copie della Bibbia. Le prospettive sono buone anche
se la comunità, priva di elementi giovanili, non può dare la collaborazione
necessaria per questa missione importante. Non si dimentichi - egli dichiara
- la difficoltà di azione nell’arduo terreno ligure.
Nella Puglia c’è stato un lavoro interessante a Manduria — racconta il
colportore di Taranto dove si sono
vendute parecchie decine di copie della Bibbia. Qui lavora attivamente il
fratello Baldari; si è creato un comitato nella zona e si spera di investire
del problema la F.G.E.I.
Quest’anno è venuto anche un fratello della Spezia che ha espresso la
sua gioia di poter collaborare in quest’opera nel suo tempo libero.
A Pomaretto c’è stata, l’autunno
scorso, la giornata della diffusione
della Bibbia, con un’azione a tappeto
di colportaggio in tutta la zona vicina
conclusa con una serata al cinema dove erano presenti alcune centinaia di
persone. Fratelli di Rivoli, Venaria,
Torre Pellice, Pomarettp, delle comunità pentecostali, battiste, salutiste,
valdesi hanno dato il loro contributo
con messaggi, canti, corali e la proiezione d’un film per mezzo del Bibliteck
dei colleghi Perres e Cantarella.
Il delegato di Palermo ci parla del
colportaggio in Grecia, compiuto con
gioia e con coraggio nonostante le
comprensibili difficoltà del momento.
Per Palermo si prospetta una campagna di evangelizzazione con conseguente diffusione della Parola di Dio. Anche se l’esperienza passata non è stata consolante.
Corso biblico per corrispondenza
Il colportore di Forano parla dei
tentativi fatti e delle prospettive di
lavoro futuro nella zona del Lazio:
per questo occorrono gli strumenti,
tra i quali menziona soprattutto il corso per corrispondenza, affidato ai pastori e teologi romani.
Il corso è ancora di là la venire; nel
frattempo i neofiti fruiscono del lavoro fatto dal Pastore Torio i cui corsi
raggiungono migliaia di persone, ansiose di conoscere meglio la Scrittura.
Eccone un esempio: una sera in una
trattoria di Centocelle si conversa col
padrone e il discorso cade sul problema della diffusione della Bibbia; l’oste
ci guarda e poi ci dice: « Ma voi siete evangelici?» e aggiunge: «mio figlio ha .seguito un corso per corrispondenza e ha ricevuto un diplomino. In
quel momento il figlio arriva e ci saluta con visibile commozione.
Il relatore di Catania parla della
giornata della Bibbia a Siracusa, della prospettiva del regalo natalizio di
una Bibbia da parte dei membri delle chiese ai loro amici; ci parla d’un
fratello convertito che raduna le famiglie vicine del condominio per parlar loro dell’Evangelo; prospetta poi
l’idea della diffusione della Bibbia tra
gli studenti di lingue moderne. Anche
per questo lavoratore del Signore non
mancano le difficoltà, il clima d'indifferenza, avvertito in certi ambienti.
Un seminarista e i colportorì
Una sera ci troviamo in una sala
della comunità cattolica di Centocelle: quivi si tengono ogni giovedì incontri biblici tra cattolici, pentecostali e battisti. La linea biblica è quindi alla base degli incontri. Si discute
insieme col seminarista e con il Pastore Chiarelli sulle prospettive future
del colportaggio nella zona; poi al
gruppo di colportori viene posta la
domanda precisa; che cosa ci consigliate per svolgere un’azione di diffusione della Bibbia nei nostri quartieri? Il discorso è importante: si trai
li colportore di Torre Pellice parla
dell’opera svolta nelle case, nei negozi, negli uffici con uno smercio di varie centinaia di Bibbie e porzioni. La
estate scorsa col proprio figliolo ha
« battuto » un lungo tratto di spiaggia in riviera anche in collaborazione
con una famiglia pentecostale. Messaggi, Nuovi Testamenti e Bibbie sono così finite nelle mani dei bagnanti
che hanno potuto conoscere Gesù Cristo nel tempo delle ferie. Il nostro
racconta poi la visita ad una banca:
—Signore, desidera? — domanda l’impiegato. — Vorrei parlare col Direttore per una questione importante — dichiara l’ambulante. Subito, signore,
s’accomodi. — Il Direttore osserva il
cliente, la sua borsa; forse c’è la speranza d’un buon affare, di molti milioni! La mano del nostro affonda nella borsa: in quegli attimi il direttore
può pensare a mille cose, fors’anche a
qualche esplosivo, non si sa mai, coi
tempi che corrono per le banche... e
infatti esce come un miracolo l’esplo
sivo per eccellenza, la Bibbia che il
signor Direttore aspettava da tanto
tempo. — Non ho mai posseduto una
Bibbia — dichiara al nostro. E il mereiaio di rimando — Penso che anche
i suoi dipendenti saranno nella stessa
attesa... e sette Bibbie sono vendute
in quella banca dove l’affare valeva
più dei milioni, valeva la vita, la vera
vita donata da Cristo mediante la Sua
Parola.
A proposito
di una celebrazione
Gli ufEciali in servizio permanente
attivo nell’esercito italiano, compresi i
1063 generali, sono 26.488, i sottufficiali 105.941. Si raggiunge quindi un totale di oltre 132 mila ufficiali e sottufficiali contro un totale di 184 mila graduati e truppa. Questi dati sono forniti
dalla ragioneria generale dello Stato in
occasione della sua ultima statistica,
con cui si provvede a censire periodicamente i dipendenti statali.
Un gruppo di giovani antimilitaristi,
in occasione delle celebrazioni del 4 novembre a Torino, ha distribuito dei volantini contro l’esercito, contro ciò che
esso rappresenta. Fra l’altro era anche
scritto che esso è una « struttura parassitaria », proprio in « virtù » dei dati
sopra esposti.
Gruppi inferociti di fascisti e di ex
combattenti, con tanto di cappelli militari in testa e di medaglie al petto
(che coraggio!) hanno brutalmente aggredito e malmenato i dimostranti sotto gli occhi della forza pubblica. La
quale è poi intervenuta ed ha arrestato... quattro antimilitaristi, sotto l’accusa di vilipendio all’esercito, alla bandiera e di istigazione di militari alla disubbidienza. Fra gli arrestati sono un
operaio, uno studente, un assistente
universitario ed un insegnante.
ta di quartieri di immigrati, che hanno ormai abbandonato ogni tipo di
fede; si tratta di famiglie che hanno
lottato per avere un posto, una casa,
una baracca; donde la reazione spontanea verso tutto il mondo religioso
che in un certo qual modo è stato oppressivo nel loro paese d’origine; infatti solo il 10% frequenta la messa
domenicale. Più o meno come alle Valli, dove però il problema economico
è ben diverso. Il seminarista ritiene
che la diffusione della Parola, in un
contesto difficile, deve comportare
uno studio, una preparazione per riceverla. Altri invece ritiene che una
Bibbia, anche in un ambiente così difficile può raggiungere uno scopo per
l’intervento dello Spirito di Dio. Quello che importa è di scoprire qui l’interesse profondo per la Parola di Dio in
vista della sua diffusione.
Domani, cosa si farà?
Si prospettano campagne di colportaggio nella Valle d’Aosta, nella provincia cuneese; si prospetta per le Valli Valdesi degli incontri nelle comunità più grandi o in occasioni speciali
con la proiezione di film estremamente validi per il tempo d’oggi, con conseguente vendita di Bibbie. Infatti abbiamo apprezzato filmine, diapositive
proiettateci in quei giorni e adatte per
l’uomo del nostro tempo. Si progetta
di avere uno stand, in occasione della
esposizione dei fiori nella Riviera ligure; si parla di lanciare l’associazione « amici della Bibbia » con un distintivo che consenta una presa di
contatto con gli estranei. Si ricorda lo
impegno delle chiese di mettere le
Bibbie nei banchi per seguire la lettura della Parola ai culti. Quanti lo
hanno fatto? Qgni occasione sia messa a frutto per la diffusione della Parola nella linea della più bella tradizione evangelica medioevale.
Con la famiglia del Pastore Bertalot
c’erano i seguenti delegati: Ceccarelli,
Roux, Abate, Bonnes, Nuzi, Perres,
S. Nisbet, Bertolino, Marziale, il delegato della Spezia, G. Bouchard. Ringraziamo il Pastore Chiarelli e il gruppo
dell’orfanatrofio per l’ospitalità- dataci a Centocelle. L’incontro è stato prezioso per tutti. Domandiamo a Dio di
guidare ora le decisioni prese per una
azione fruttuosa alla sua sola gloria
del Signore.
Gustavo Bouchard
Doni Eco-Luce
Montnicchio-Grìset, Torino L. 500; Fam.
Romano. Vercelli 1,500; Elisa Benech, Luserna S. Giovanni 500; Carlo Alberto Bouchard,
S. Germano Chisone 500; Eli Bouchard, id.
200; Arturo Meytre, id. 500; Samuele Serre,
Villar Perosa 500; Fam. Eynard, Bergamo
500; Meta Stoffel, Alassio 500; Maria Luisa
Villani, Firenze 500: Alberto Giovanni Ghigo,..
Ferrerò 500.
Grazie! {continua)
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