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Spedizione in a. p. comma 26
art, 2 legge 549/95 nr. 15/97
In caso di mancato recapito
SI prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP
Bibbia e attualità
LA PACE POSSIBILE
«Beati i costruttori di pace, perché
essi saranno chiamati figli di Dio»
Matteo 5,9
Lf INSORGERE di guerre locali e
conflitti un po’ ovunque continua
ad accompagnarci come un incubo tenace. Per questo è sempre urgente la rivendicazione della cultura della pace e
delle sue vie fino a quando la pace diventerà un valore umano assoluto e
universale capace di guidare tutte le
scelte dei popoli. È utopia? Recentemente rUnesco ha indicato come suo
programma la costruzione di una «cultura della pace» («peacebuilding»). I
cardini di questo programma sono
due: la cultura della pace come antidoto e prevenzione della guerra, e come
volontà e modo di essere che renda impossibile la guerra come risoluzione
dei conflitti. Da parte sua l'Onu ha dato lo stesso rango ai due tipi di mandati per i caschi blu: gli interventi per stabilire la pace («peacemaking») e per la
sua conservazione («peacekeeping»).
PER i cristiani la cultura della pace
significa la difesa della pace ovunque. In questo contesto deve situarsi
l’intervento di una forza di pace in Albania. È nostra responsabilità, per
motivi geografici e umanitari, intervenire nella tragedia albanese con uno
spirito di interazione e scambio e non
di dominio. La decisione del nostro
Parlamento è quindi importante e fa
cambiare il volto del nostro esercito
che, come in Bosnia, sarà coinvolto in
un’operazione umanitaria tesa alla
costruzione della pace. Mentre l’utopia
della pace universale cristiana è un futuro senza eserciti e senza armi, e in
questa prospettiva si inseriscono le nostre azioni, preghiere e riflessioni teologiche, oggi si rende necessario riflettere e costruire ciò che è possibile. I
paesi europei, nel castello tedesco di
Petersberg, hanno raggiunto tempo fa
un accordo storico passato quasi inosservato. In quella sede si è deciso di distinguere fra le operazioni militari di
difesa, che con ti imeni uno sotto il controllo Nato, e le operazioni di costruzione della pace, come (juella che auspichiamo sarà svolta in Albania, in
cui, in vista della ricostruzione del
paese, si collaborerà alla gestione del
conflitto, anche con il sostegno delle
organizzazioni umanitarie e, sotto
l’egida deU’Onu e in coordinamento
con l’Unione europea, si proteggerà la
distribuzione degli aiuti umanitari per
evitare che finiscano nelle mani dei
predoni e delle bande armate.
Mancano ancora molti elementi
per la costruzione di una «cultura della pace». Per esempio non è stata
ancora definita la sua dimensione etica
che abbia una forza vincolante per i
governi. Basti menzionare due esempi:
in molti Parlamenti europei è in discussione il divieto di fabbricare mine
antipersona mentre in paesi come il
nostro continua la produzione o lo
smercio, usando triangolazioni o trucchi doganali, di queste mine che rendono insicuro il mondo e tengono in
ostaggio milioni di persone in tutti i
continenti. Il secondo esempio: i paesi
europei continuano a fabbricare strumenti sofisticati di tortura. Per costruire la pace oggi occorre finirla con il
mercato delle armi, istituire un vero
tribunale internazionale con giurisdizione su tutti i paesi per perseguire efficacemente i crimini contro l’umanità.
La cultura della pace può e deve sconfiggere la cultura del dominio, della
violenza, del militarismo e della guerra. La nostra vocazione pacifista deve
essere rivolta alla costruzione di quello
che è possibile oggi e mettere le basi per
rendere possibile domani tutto quello
che non può ancora essere una realtà.
Martin Ibarra
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Forti reazioni dei magistrati alla proposta del «Comitato ristretto» della Bicamerale
Una magistratura «normalizzata»
Il dramma della giustizia italiana non sta nelle grandi inchieste o nel protagonismo di qualche
magistrato, ma nell'assenza di una cultura diffusa della legalità e del controllo preventivo
MARCO BOUCHARD
SOLO la crisi della maggioranza
che sostiene il governo e l’incendio nel Duomo di Torino hanno
potuto mettere la sordina alle reazioni sulle prime proposte emerse
dai lavori della cosiddetta Bicamerale, meglio definita come Commissione parlamentare per le riforme costituzionali. Per la cronaca va
chiarito che questa commissione è
suddivisa in diversi comitati e che
le indicazioni per un significativo
mutamento nell’assetto della magistratura, nel suo interno e nei rapporti con gli altri poteri dello stato,
sono state formulate dal Comitato
ristretto sul sistema delle garanzie.
Per quanto i giochi siano tutt’altro che fatti è certamente impressionante che l’esigenza, da tutti
condivisa, di una incisiva riforma
dello stato sia coincisa con la
preoccupazione dei nostri parlamentari ad individuare le patologie
più allarmanti del sistema istituzionale proprio nel corpo della magistratura e nei suoi processi di funzionamento. Ed è ancora più sorprendente che le proposte di riforma, anche quelle più radicali, siano
salutate da tutte le parti politiche
come positive ipotesi di lavoro.
1 piatti forti, come è noto, sono
tre. 11 relatore del comitato, on.
Marco Boato, ha concentrato innanzitutto la sua attenzione sulla
scelta costituzionale di riservare solo ai magistrati giudicanti il privilegio di non dipendere se non dalla
legge. Questo principio, l’unico a
garantire l’autonomia da qualsiasi
condizionamento, nella Costituzione a venire non dovrebbe valere per
i pubblici ministeri che verrebbero
così chiamati a rispondere del loro
operato ai capi del loro ufficio, ai
Procuratori generali e, eventualmente, allo stesso governo. Per capire la portata della questione potremmo legittimamente chiederci
quale sarebbe stato l’esito delle indagini, con un pubblico ministero
così configurato, sul Banco Ambrosiano, sull’omicidio Ambrosoli, sul
rapimento di Sindona o sulle di
chiarazioni di Mario Chiesa. A dire
il vero i lavori del comitato si sono
però concentrati soprattutto sul
ruolo del Consiglio Superiore della
Magistratura.
Per quanto nel panorama internazionale esso rappresenti un modello di democrazia compiuta e di
autogoverno, a nessuno dei membri
del comitato piace così com’è costituito e come oggi funziona. C’è chi
lo vorrebbe elefantiaco e diviso in
sezioni (tante quante sono le magistrature, ordinaria, contabile, amministrativa); c’è chi ne vorrebbe
due (uno per i giudici e l’altro per i
pubblici ministeri); c’è chi lo vorrebbe limitato a pure funzioni notarili e dominato dalla figura del Capo
dello stato. Uno dei paradossi più
vistosi, tra le varie proposte di modifica, sta nel voler rimediare all’eccesso di politicizzazione della magistratura proprio aumentando il pe
so all’interno del Csm della componente politica (i membri di nomina
parlamentare).
Più sullo sfondo è invece rimasta
la discussione sull’obbligatorietà
dell’azione penale. Poiché è sotto
gli occhi di tutti l’impossibilità per
la giustizia penale di svolgere soddisfacenti indagini per tutti i reati
denunciati e di processare in tempi
ragionevoli gli imputati è stata
avanzata la proposta di stabilire
dei criteri di priorità di politica criminale. Questi criteri dovrebbero
essere fissati dal Parlamento ma,
per chi vuole un pubblico ministero sottomesso oltreché alla legge
anche all’esecutivo, è inevitabile riconoscere al ministro di Grazia e
Giustizia un ruolo di primo piano
nel fissare i ritmi e le modalità di
esercizio dell’azione penale. Non è
un caso che in questa direzione
Fon. Marco Boato abbia contem
plato, tra le Ipotesi da prendere in
considerazione, la presenza nel
Consiglio Superiore della Magistratura del guardasigilli ancorché senza diritto di voto.
L’andamento dei lavori del comitato e il tono, per quanto pacato,
degli interventi rivelano però la
convinzione diffusa tra i parlamentari (tranne in un caso) che la magistratura abbia volutamente ricercato negli ultimi anni un ruolo di
supplenza e di protagonismo; rivelano anche la paura costante che la
magistratura rappresenti un potere
troppo pericoloso più per il politico che per il cittadino. È palpabile
l’ansia di ottenere un rigoroso
rientro nei ranghi. Non si avverte la
consapevolezza che il dramma della giustizia italiana sta nell’assenza
di una cultura della legalità e del
controllo preventivo, soprattutto di
quello politico e amministrativo:
non sono le grandi inchieste che di
per sé bloccano il funzionamento
del sistema ma è il sistema che è
bloccato dalla quotidiana illegalità
e da un eccesso di fiducia nel controllo penale della vita.
Molti anni fa Ernesto Rossi, recita il testo di un appello di questi
giorni dei magistrati torinesi, scriveva che sarebbe bastata «qualche
decina di buoni giudici» in Italia
per «avere fiducia nell’avvenire».
Ma aggiungeva sconsolato che più
in alto si saliva nel corpo giudiziario più egli vedeva abbondare «i
conformisti e pusillanimi». Erano
tempi, quelli, in cui i più limpidi
spiriti liberali lamentavano dunque una magistratura troppo «normalizzata» ed estranea ai principi
della Costituzione. Oggi, al contrario, si chiede spesso ai magistrati di
tornare negli alvei tradizionali, a
una concezione dell’intervento
giudiziario che appartiene a quei
tempi passati: questo e non altro
sembra la troppo invocata richiesta di tornare alla «normalità». Forse sarebbe invece auspicabile una
magistratura in cui i buoni giudici
invocati da Ernesto Rossi non fossero «qualche decina» ma rappresentassero la normalità.
A Rimini dal 24 al 27 aprile
Il prossimo Sinodo della
Chiesa luterana in Italia
Si svolgerà a Rimini
dal 24 al 27 aprile il Sinodo annuale della Chiesa
evangelica luterana in
Italia (Celi), presieduto
da Manna Brunow-Farnzoi, a cui aderiscono da
Bolzano a Catania 7.000
credenti riuniti in undici
comunità; la più antica è
a Venezia ed esiste dai
tempi di Martin Lutero,
cioè dal ’500. Quest’anno è all’ordine del giorno la firma della nuova
convenzione con la
chiesa evangelica tedesca (Ekd) e un dibattito
sulla struttura e il lavoro
futuro delle comunità
della Celi «È diventato
ormai necessario - ha
dichiarato il decano della Celi, pastore Hartmut
Diekmann di Napoli pensare a una ripianificazione della vita ecclesiastica e comunitaria in
Italia per i prossimi cinque anni. Alcune comunità si sono ampliate, altre hanno avuto un calo
dei membri. Bisognerà
unificare qualche comunità, ampliare le strutture di altre e in alcune regioni come il Piemonte e
la Lombardia, dove non
c’è una presenza luterana organizzata, crearne
delle nuove. Nella sola
Torino, ad esempio, ci
sono ben 1.000 famiglie
luterane». (Nev)
Grave incendio a Torino
Solidarietà degli
evangelici torinesi
L’incendio che tra venerdì e sabato scorso ha
gravemente danneggiato
una parte del Palazzo
reale e della cattedrale
cattolica di Torino ha
destato una vasta emozione sui mezzi di comunicazione. La Commissione evangelica per
l’ecumenismo di Torino
(a cui aderiscono valdesi, battisti e altre chiese
evangeliche della città)
ha inviato un messaggio
di solidarietà alla Commissione diocesana per
l’ecumenismo e il dialogo del capoluogo piemontese. «Nella triste
circostanza - è scritto
nel messaggio - la Com
missione rinnova la propria fraterna disponibilità per un dialogo ecumenico sui luoghi e sui
modi del sacrificio spirituale che i credenti sono
chiamati a offrire all’
Unico Eterno Iddio nel
nome del Signore Gesù
Cristo e in comunione
con lo Spirito Santo».
Nell’incendio, di cui non
sono ancora note le cause, è andata distrutta la
bella cappella del Guarini mentre la Sindone è
stata salvata all’ultimo
momento dai vigili del
fuoco. L’ostensione della
Sindone, prevista per
l’anno prossimo, è stata
dunque confermata.
«NON FARTI SCULTURA NÈ IMMAGINE
ALCUNA». Prosegue la riflessione sul
decalogo. Il secondo comandamento
vuole salvaguardare la radicale alterità di Dio, ma non impedisce l'uso di
immagini verbali e letterarie per parlare di Dio e del suo agire. (pag. 3)
L'IPOTECA CONFESSIONALE NELLA
SCUOLA ITALIANA. Dalle materne
alle superiori sono infiniti gli episodi
piccoli e grandi di discriminazione e
invadenza religiosa. (pag. 6)
IL LAVORO IN EUROPA: SARÀ LOTTA
FRA GENERAZIONI. L'occupazione
sarà il problema chiave di tutta l'Europa nel prossimo quarto di secolo e
sarà caratterizzato non dalla lotta di
classe bensì dalla lotta fra le generazioni. (pag. 10)
L'ACCOGLIENZA DEGLI ALBANESI NEL
CAMPO DI CASSANO MURGE (BARI). Il pastore avventista di Bari, Franco Evangelisti, racconta l'esperienza di
accoglienza da parte degli evangelici
pugliesi a circa 600 profughi albanesi:
«Nelle contraddizioni del mio tempo
ho visto una chiesa che sa essere una
chiesa vera, autentica». (pag. 12)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 18 APRILE ^
«Il vostro cuore
non sia turbato;
abbiate fede in
Dio, e abbiate
fede anche in me!
Nella casa del
Padre mio ci sono
molte dimore; se
no, vi avrei detto
forse che io vado
a preparavi un
luogo? Quando
sarò andato e vi
avrò preparato un
luogo, tornerò e vi
accoglierò presso
di me, affinché
dove sono io siate
anche voi; e del
luogo dove io
vado, sapete
anche la via.
Tommaso gli
disse: “Signore,
non sappiamo
dove vai; come
possiamo sapere
la via?”. Gesù gli
disse: “Io sono la
via, la verità e la
vita; nessuno
viene al Padre se
non per mezzo di
me. Se mi aveste
conosciuto avreste
conosciuto anche
mio Padre;
e fin da ora lo
conoscete,
e l’avete visto”.
Filippo gli disse:
“Signore, mostraci
il Padre e ci
basta”. Gesù gli
disse: “Da tanto
tempo sono con
voi e tu non mi
hai conosciuto
Filippo? Chi ha
visto me, ha visto
il Padre; come
mai tu dici:
Mostraci il Padre?
Non credi tu che
io sono nel Padre
e che il Padre è in
me? Le parole che
10 vi dico, non le
dico di mio; ma il
Padre che dimora
in me, fa le opere
sue. Credetemi: io
sono nel Padre e
11 Padre è in me;
se no, credete a
causa di quelle
opere stesse. In
verità, in verità vi
dico che chi crede
in me farà
anch’egli le opere
che faccio io; e ne
farà di maggiori,
perché io me ne
vado al Padre;
e quello che
chiederete nel mio
nome, lo farò;
affinché il Padre
sia glorificato
nel Figlio”»
(Giovanni 14, 1-13)
EGLI VERRÀ DI NUOVO
La seconda venuta di Gesù Cristo non dovrà trovare la chiesa comodamente
seduta sulle sue pseudo certezze né sulle sue legittimazioni legali o storiche
GIUSEPPE MARRAZZO
.f I ’ ORNERÒ e vi accoglierò
J. presso di me»: sono le ultime parole del maestro prima
della sua condanna a morte. I
discepoli erano tristi e turbati;
gli eventi prossimi venturi, già
più volte preannunciati da Cristo stesso, li avrebbero gettati
nella prostrazione. Gesù coglie
l’occasione per infondere loro
speranza e fiducia. «Nella casa
del Padre mio ci sono molte dimore», Fimmagine è tratta dai
vasti palazzi orientali nei quali si
trovavano l’appartamento del
sovrano, quello dell’erede e
quelli di tutti i suoi figli. Il bisogno di un luogo stabile, per una
cultura nomade, o semplicemente la sicurezza e il riparo offerti da una situazione di accoglienza calorosa e da un ambiente non ostile (in questo caso
il cielo non indicherebbe un luogo geografico ma un modo di vivere) costituisce anche per noi
oggi il compimento di una speranza senza illusioni, senza utopia. «L’uomo spera finché egli
vive e viceversa egli è vivo nella
specifica forma umana soltanto
finché spera» (1. Moltmann, Chi
è Vuomo? p. 59).
Lo studio degli eventi «ultimi»
o «penultimi», tanto caro ai movimenti di risveglio di fine Ottocento, oggi non occupa più un
posto centrale nell’esperienza
cristiana. I messianismi, politici
e spirituali, hanno lasciato
l’amaro in bocca e spesso, per
non lasciarsi tentare dalla nostalgia del tempo che fu e per
non cadere nelle braccia della
chimera del domani non ancora
realizzato, le comunità cristiane
si sono preoccupate prevalentemente di dare il loro contributo,
attivo e generoso, nella costruzione di un mondo a misura
d’uomo, oggi e adesso, hic et
nunc. Questa visione dell’impegno del credente in parte può
essere intesa come una sorta di
tradimento o di un’eccessiva timidezza dinanzi alla promessa
di Gesù: «Io ritornerò». La speranza diventa appannaggio dei
deboli e disfattisti. In questo
brano delI’Evangelo di Giovanni
la speranza è fondata su Gesù
Cristo, cioè su Dio che si è rivelato nella storia e che è diventato
per il credente la via per giungere alla verità e alla vita.
Speranza fondata
su Gesù Cristo
Preghiamo
Signore e Padre nostro, aiutaci a comprendere che
non ti possediamo in modo da non doverti più aspettare e che non possiamo aspettare te se non sapessimo
che tu già da tempo ci aspetti.
Dietrich Bonhoeffer
\ BBIATE fede in Dio, in me
S'xXpure abbiate fede». La disperazione e la presunzione
dell’uomo non avranno il sopravvento. L’uomo non sarà prigioniero di se stesso per sempre,
ma è aperto verso il futuro, è
proiettato in avanti. La storia
dell’umanità diventa, in questo
modo, la storia dell’uomo che ha
voluto emanciparsi dalla figura
del Padre, che ha creduto di essere finalmente più libero invece
ha sperimentato un più grande
asservimento: da questa tremenda alienazione solo Gesù Cristo
ha potuto redimerlo e in lui l’uomo è stato chiamato a partecipare alla vita nuova, nella piena riconciliazione con il Padre (v. 3).
È una storia di una umanità
orientata verso il futuro, il punto
culminante, il fine verso cui tende diventa anche la fine della
storia perché essa si sarà definitivamente consumata.
La fede produce la fiducia in
Dio ma può altresì produrre la
superstizione, la fiducia negli
idoli. Gli idoli diffusi e potenti di
fine secolo non sono diversi da
quelli di inizio secolo, si presentano in modo differente ma detengono lo stesso potere ipnotico: denaro, potere, gloria ecc. «A
confronto con quelli che corrono
dietro ai cosiddetti idoli, i cristiani diventano poveri. Ma in paragone con la loro schiavitù e la loro infatuazione, essi diventano
liberi». (J. Moltmann, Ihid. p. 58).
Questa libertà dall’asservimento
della superstizione e della paura
produce la speranza e non l’utopia. Se per molti versi la speranza viene associata all’idea di debolezza psichica 0 alle illusioni
infantili, oggi viene intesa in modo diverso: un posto di lavoro
che garantisce un reddito sicuro,
salute florida per continuare ad
essere produttivo, relazione affettiva appagante. La speranza
cristiana non è collegata al sogno
liberale borghese ma alla «debo
lezza» di Gesù. Le umane speranze trovano sempre dei contrabbandieri e dei seduttori. I
truffatori dello spirito sanno
vendere speranze, sogni di potere, desideri di sicurezza. La speranza del credente, fondata su
Gesù Cristo, non rende l’uomo
indifferente e freddo, ma sensibile alla sofferenza e alla gioia e
in questo modo il credente può
amare e addolorarsi, può gioire e
piangere, costruire e demolire, in
modo vero e autentico.
di Gesù non ha firmato una polizza che copre tutti i rischi.
Gesù è la vita
Gesù è la via
PIETRO voleva seguire subito
il maestro, ma Gesù lo ha
messo in guardia, Tommaso voleva conoscere la via, visto che,
fino a quel punto, almeno per
lui, il tutto sembrava perdersi
nel vuoto. Gesù dichiara di essere «la via» che conduce al Padre.
L’affermazione è assoluta e categorica; in un mondo in cui si
esaltano le posizioni intermedie,
i facili sincretismi, il pluralismo
ipertollerante, questa pretesa di
Gesù diventa esclusiva e non inclusiva. Gesù è il mezzo per arrivare a Dio perché egli è verità, è
vita. Verità perché in Gesù Cristo Dio ha mostrato il suo volto
paterno e vita perché in Gesù
Dio vuole comunicare la forza e
l’energia. I verbi di moto collegati a Gesù in quanto cammino
(andare, andare via, venire, salire al cielo ecc.) mettono in evidenza la distanza tra Dio e l’uomo, tra cielo e mondo, distanza
che solo in Cristo sarà possibile
superare. Solo per mezzo di lui
si arriva alla comunione con
Dio; in lui il presente e il futuro
si abbracciano. I due atteggiamenti opposti fra loro: evasione
dalla storia e accettazione incondizionata della storia, si annullano in Cristo, perché il Regno di Dio da un lato si realizza
già qui e ora e dall’altro lato viene superato dall’evento finale: il
ritorno glorioso del Signore.
L’avvenire migliore viene garantito alla fine dei tempi, quando
ogni cosa viene fatta nuova: in
cielo e sulla terra (Apocalisse
21,1-5). Il progresso mondano è
provvisorio e transitorio. Il credente manterrà un atteggiamento di critica anche nei confronti dell’avvenire storico.
Gesù disse: «Io sono la via, la
verità e la vita». Gesù Cristo non
risolve tutti i problemi della nostra vita; chi si è arreso all’amore
IL cristiano si confronta ogni
giorno con la sofferenza e il
dolore. Infatti al di fuori di Gesù
il significato della mia vita non
avrebbe la sua piena realizzazione sul piano sociale e soprattutto su quello spirituale. La via che
Gesù indica è la comunione di
vita con Dio, ciò comporta la soluzione al dramma della morte.
La morte pone alla vita dei limiti
invalicabili. Non è cristiano voler superare la morte, come gli
entusiasti di Corinto, o sognare
un’anima immortale secondo
l’ideale greco. La forza della vita,
ricevuta in dono da Gesù, non
consiste nell’ignorare la morte,
ma nel suo trionfo sulla morte. I
cristiani perciò sperano nella risurrezione dei morti e nella vittoria dell’ultimo nemico, la
morte. Solo allora la vita troverà
da Dio la piena realizzazione.
La seconda venuta di Gesù
Cristo in gloria, evento atteso e
straordinario, realizzazione di
tutte le promesse, compimento
di tutte le preghiere («venga il
tuo regno», «di là ha da venire»)
e di ogni profezia non dovrà trovare la Chiesa comodamente
seduta sulle sue pseudocertezze, né sulle sue legittimazioni
legali o storiche, né tanto meno
deve essere una chiesa ben stabilita su un potere e una gloria
mondana. La seconda venuta di
Gesù non è una semplice manifestazione di potenza perché ha
come oggetto la trasformazione
radicale del mondo e infine perché mette l’accetto sull’essenziale: Gesù Cristo. «Per quanto
possa sembrare strano, la speranza del credente non è fondata sulla Bibbia, ma su colui al
quale essa rende testimonianza.
Il credente non si appoggia
neanche sulla chiesa, ma su colui che l’ha fondata. L’essenziale non è una dottrina, ma colui
che è il centro della dottrina.
Non crediamo a un sistema, ma
a una persona: Gesù Cristo. Tutto dipende da lui; in Gesù, il cristianesimo e la nostra speranza
trovano la loro consistenza;
senza di lui ogni cosa vacilla»
(Winfried Noack, Espérance
sans illusions, Ed. SdT, Dammarie lesLys, 1981 p. 95).
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
La dipartita dei maestr,
non avrebbe dovuto gj(
tare neiia prostrazione;
discepoii, ma riempirli
speranza. La fiducia dev(
essere principalmente i)
Dio che dirige questa ope
ra e che non lascia morire
il loro maestro per impo.
tenza e in Gesù che ese.
gue l'opera da parte sua.
Il termine pollai, molte
non implica una diversitj
tra queste dimore (qua¡¡
come se Gesù volesse allu,
dere ai diversi gradi della
felicità celeste), ma unicamente al numero: le dimore sono tanto numerose
quanti sono i credenti. La
dimora celeste è prima di
tutto l'emblema di uno
stato spirituale: la comunione con il Padre. Questo
stato si realizzerà in un
luogo determinato e quello in cui Dio manifesterà la
sua presenza e la sua gloria, il cielo.
Oti = Che o perché. «Vi
avrei detto che me ne vado» o «perché me ne vado». La prima soluzione è
incompatibile con il versetto 3, dove Gesù dice che se
ne va ma per preparare,
Qualcuno collega oti alle
molte dimore e il discorso
diventerebbe una sorta di
parentesi: «Ci sono molte
dimore---, - se no, l'avrei
detto, - visto che me ne
vado per preparare un posto». Altri invece prendo- .
no oti con un senso Ínter- ìj
rogativo: «Vi avrei io detti ?
che vado a preparavi un c
luogo?». La loro fedeinf
Dio deve far comprendere
che la casa del Padre èva-|
sta. Ma è necessario anchef
che l'accesso sia per loros
aperto e che l'abitazione'
sia sicura per loro. In questo caso interviene la fede
in Gesù che è il «pródromos», precursore nel cielo
(Ebrei 6,20).
Una volta pronto//Azogo bisognerà farvi pewe- f'
nire i discepoli, «lo ritornerò» (letteralmente «io
ritorno»). Il presente indicherebbe l'imminenza..
Molti commentatori vedo-,
no il ritorno inteso come|
la venuta finale e gloriosa
del Signore. Senza dubbio
questa promessa è rivolta
ai credenti in generale, ma
è rivolta anche ai discepoli
personalmente, Gesù vuole consolarli e fortificarli
nello scoraggiamento.
«Vi accoglierò presso di
me» indica un altro fatto
che sarà il risultato della
preparazione spirituale.
«Kai» ha il senso di «in seguito», «per conseguenza», come viene indicato
dal contrasto tra il presen-,
te (io vengo) e il futuro (vii
accoglierò). «Pros emauton», «presso di me» (12,
32), Gesù stringe sul suo
cuore ogni fedele. C'é una
tenerezza infinita su que
ste due ultime parole. Pro
va una grande gioia a(
pensiero di quel giorno ia
cui ogni separazione sarà
abolita. «Affinché dove sono io, siate anche voi» (cfr
17, 24). La comunione del
luogo (dove) implica quella dello stato. La casa del
Padre, la preparazione
della dimora, la venute
per cercare e infine prendere con sé, è un linguaggio familiare e quasi infantile, assomiglia a una dolce
musica tramite la quale
Gesù cerca di portare la serenità negli apostoli esposti, prossimamente all'angoscia della separazione.
«lo sono la via la verità
e la vita». Giovanni identifica la verità con Gesù,
questo inconfondibile contenuto di aletheia è tipico
del concetto giovanneoL'evento Gesù Cristo è n
carattere della verità.
Per
approfondire
- V. Subilia, Il Regno o'
Dio, Claudiana, Torino
1993. ..
- J. Moltmann, Ctn
l'uomo?, Queriniana, Bro
scia.
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Fede e Spiritualità
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ì I dieci comandamenti: il credente nel suo rapporto con la Bibbia
«Non farti scultura né immagine alcuna...
Il secondo comandamento vuole salvaguardare la radicale alterità di Dio, ma non
impedisce l'uso di immagini verbali e letterarie per parlare di Dio e del suo agire
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DANIELE GARRONE
Esodo 20, 4 «Non farti scultura né immagine alcuna delle
cose che sono lassù nel cielo o
quaggiù sulla terra o nelle acque
sotto la terra».
Viviamo nella civiltà deir
immagine: avvicinare con
rinunagine ciò che è distante,
addirittura irraggiungibile (televisione) è uno dei grandi risultati della nostra civiltà. Immagine non è solo apparenza,
ma appunto è anche presenza
nonostante la distanza. Le
rappresentazioni e immagine
dell’arte, anche di soggetto religioso, ci offrono con il loro
linguaggio, prospettive sulla
vita, ma spesso anche sulla
Bibbia e sulla fede, che altrimenti non avremmo. Se avessimo solo le parole, ma non le
raffigurazioni artistiche, saremmo anche spiritualmente
plà poveri. Nelle varie confessioni cristiane, vi sono atteggiamenti diversi nei confronti
delle immagini. La famiglia
riformata ha mantenuto una
rigorosa assenza di immagini;
le croci airinterno delle chiese luterane recano il corpo di
Gesù crocifisso; la spiritualità
ortodossa dà grande valore alle icone; il caitolicesimo romano ammette la venerazione di immagini... Sullo sfondo
di queste associazioni attuali
con il termine «immagine»,
vogliamo riflettere sul secondo comandamento, concentrandoci innanzitutto sul suo
significato letterale.
Quali immagini sono -vietate? Si tratta di raffigurazioni
plastici;-"', prevalentemente
di legno lavorato eventualmente ricoperte di metallo, o
di pietra scolpita usate nel
culto. Il primo comandamento ha affermato l’esclusività
del culto al Signore; il secondo si preoccupa per così dire
delle sue modalità. Esso deve
avvenire senza l’impiego di
immagini, di sculture, quelle
sculture che erano invece
elemento essenziale della religione nel mondo in cui
Israele viveva. Qual era il valore delle immagini in questo
mondo? Non si trattava tanto
di una crassa idenlinciiZione
tra l'immagine e la divinità
l’immagine era pimiuslo il
tramite della sua presenza e
della sua azione benefica, il
mezzo che permetteva di avvicinarla. Questo tramite viene precluso a Israele.
Di chi è vietato farsi una
raffigurazione cultuale? Si
tratta degli dèi, come ad esempio in Esodo 20, 23: «Non
fatevi altri dèi accanto a me;
non vi fate dèi di argento, né
dèi d’oro?» Se così fosse il secondo comandamento sarebbe una ripetizione del primo:
in un certo senso è ovvio che,
se non è lecito servire e adorare altri dèi, tanto meno si
può disporre di loro raffigurazioni. Il secondo comandaniento vuole vietare non solo
le immagini di altre divinità,
ma anche sculture ed immagini dell’unico Dio, del Dio
d’Israele. Abbiamo qui a che
fare con una delle più evidenti peculiarità della fede di
Israele. In un mondo in cui
l’immagine era essenziale per
il culto, Dio prescrive un culto
senza immagini. L’incontro
con il Dio vivente e vero deve
avvenire senza il tramite delle
raffigurazioni.
Perché questo divieto? Non
si tratta semplicemente delja
contrapposizione tra culto
spirituale e culto materiale.
L’è di più che l’intento di evitare una oggettivazione della
presenza di Dio. Si tratta piuttosto di salvaguardare, da un
Iato, la coscienza della diffe
Presenza delle icone neU’ortodossia
renza e della distanza tra Dio
e il mondo, tra il creatore e le
realtà create e, dall’altro, del
fatto che Dio si manifesta attraverso la sua parola. È questa l’interpretazione del secondo comandamento presentata esplicitamente nel capitolo 4 del Deuteronomio
(vedi testo a fianco).
Nel momento fondante della sua identità di popolo di
Dio, al monte Sinai, Israele
non vide alcuna figura, ma
udì una voce. La voce fu il tramite della rivelazione di Dio.
Nessuna figura o rappresentazione può perciò essere il
tramite del rapporto tra lui e il
suo popolo. Nel «luogo santissimo», del tabernacolo prima
e del tempio poi, almeno fino
alla distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi, vi
erano l’arca dell’Alleanza e i
cherubini, ma essi non erano
immagini di Dio. Non è certo
un caso che, dovendo parlare
della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e nel suo
santuario, la Bibbia ricorra ad
espressioni come «il Nome» e
«la Gloria»; un nome così santo da non essere alla fine pronunciabile e una gloria così
eccelsa da non essere raffigurabile. L’immagine cultuale
era accessibile, famigliare, vicina, «fruibile». Il luogo santissimo rimane inaccessibile,
salvo che per il rituale dell’espiazione (Levitico 16); una
volta all’anno il sommo sacerdote vi si introduce, ma frapponendo una cortina di fumo
tra sé e l’arca. Dio è sì presente in mezzo al suo popolo
(Esodo 29,45), ma questa presenza non è raffigurabile. I romani che violeranno il Santissimo nel Tempio distrutto si
stupiranno di trovarlo vuoto.
Proprio quel vuoto era divenuto per Israele il simbolo più
eloquente della presenza di
colui che è santo.
Il secondo comandamento
non solo non vieta l’uso di
immagini verbali e letterarie
per parlare di Dio, ma in un
certo senso lo promuove. Il
lettore della Bibbia conosce
l’arditezza e il carattere «antropomorfo» di molte delle
più pregnanti immagini verbali con cui si testimonia
dell’azione di Dio. In fondo,
l’immagine visiva, l’oggetto
cultuale, non riesce a mantenere ciò che apparentemente
promette, cioè di essere un
tramite verso colui che è al
tempo stesso al di là e nel
cuore della nostra realtà. In
questo senso, il secondo comandamento può essere un
vero e proprio criterio per
ogni forma di discorso su
Dio. I nostri discorsi non raffigurano né «fotografano»
Dio, ma esprimono per immagini ciò che egli ci dà a conoscere di sé.
In Cristo, il Nuovo Testamento riconosce «l’immagine
dell’invisible Iddio» (Colossesi
1, 15; cfr. 2 Corinzi 4, 4). Gesù
dice «chi vede me, vede colui
che mi ha mandato» (Giovanni 12, 45). La questione, controversa ad esempio tra cattolici e riformati, è se la realtà
delTincarnazione sia tale da
creare una prospettiva nuova,
per cui la venerazione di immagini non sarebbe in contraddizione con il comandamento, come afferma la tradizione cattolica a partire dal
concilio di Nicea del 787 che
rigettò le posizioni degli iconoclasti. Certo nessuno propone l’adorazione delle immagini, ma la distinzione tra
venerazione e adorazione è
sufficiente a salvaguardare
l’osservazione del comandamento? È possibile tracciare
una linea tra uso morale e didattico delle immagini e il loro abuso cultuale? Ogni iconografia che raffiguri il Cristo
è da respingere o non si può
invece ammettere la raffigurazione dell’umanità di Gesù?
Qual è il legittimo uso cristiano dell’iconografia? Nessuno
tra noi nega la possibilità di
usare illustrazioni della vita di
Gesù, ad esempio, nel materiale didattico delle scuole domenicali. Nessuno nega il valore, artistico, ma talora anche spirituale, di determinate
rappresentazioni pittoriche di
scene del ministero e della
passione di Gesù e di episodi
della Bibbia. Ciò che però, dal
punto di vista evangelico, rimane fondamentale è l’esclusione di ogni forma di culto
delle immagini.
Il risorto, dopo essere apparso, viene sottratto agli
sguardi dei discepoli (Atti 1,
9). «E come essi avevano gli
occhi fissi al cielo, mentre egli
se ne andava, due uomini in
vesti bianche si presentarono
a loro e dissero: “Uomini di
Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è
stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera
in cui l’avete visto andare in
cielo’’». Tra l’ascensione e il
suo ritorno. Cristo «immagine
dell’invisibile Iddio» viene a
noi nelTEvangelo, tramite lo
Spirito che «prende del suo e
ce lo annuncia» (Giovanni 16,
14s). Egli è con noi fino alla fine dell’età presente, senza
che noi abbiamo altra immagine di lui che quella con cui
l’Evangelo ce lo ritrae.
L’Evangelo può essere illustrato, significato e talora
un’immagine, ad esempio artistica, parla di più di un discorso. Ma, appunto di illustrazione dell’Evangelo si
tratta; nulla di meno, ma anche nulla di più. L’esigenza
espressa dal secondo comandamento deve essere rispettata anche tra il primo e il secondo avvento. L’immagine
non ci dà TEvangelo, anzi
nella misura in cui è oggetto
di culto, di venerazione attira
attenzione e attese su di sé,
anziché indirizzare oltre. Un
amico cattolico conversando
con me sulla diversa lettura
delle immagini nelle nostre
chiese, mi paragonò l’immagine di Gesù alla fotografia di
un nostro caro che portiamo
con noi e che, in assenza della persona amata, certo non
la rende presente né la può
sostituire, ma la ricorda e guida i pensieri verso di essa.
Proprio questo paragone,
però, mi sembra un argomento per mantenere l’esclusione delle immagini. La
grande differenza tra la foto
di mio figlio e l’immagine di
Cristo sta nel diverso rapporto che esse hanno con il loro
soggetto: mio figlio l’ho visto
e lo vedo, l’ho toccato e lo
tocco, e la foto è ricordo; il
volto di Cristo non Tho veduto come ho veduto quello di
mio figlio, e allora l’immagine
non è memoria ma immaginazione, non parte dal suo
soggetto, ma da me. Nell’immagine proietto. Cristo mi è
ritratto nelTEvangelo e reso
presente dallo Spirito.
Le differenze tra lingua parlata e realtà plastica
Le immagini verbali non sono proibite
Nella sua monografia sul decalogo recentemente tradotta
anche in italiano (I dieci comandamenti e l’etica veterotestamentaria, Studi biblici 114,
Paidela, Brescia 1996) l’esegeta
evangelico tedesco W. H. Schmidt propone la seguente riflessione sulle «immagini verbali»
(pp 106-107)
«Le immagini verbali non
cadono sotto la proibizione.
L’Antico Testamento consente al sentire ciò che vieta al
vedere. I profeti e i poeti dei
salmi usano i paragoni più
scabrosi per parlare di Dio.
“Io sono come la tignola, come il tarlo, come un leone” fa
dire Osea a Dio [Osea 5, 1214]. Alla parola viene conces
so ciò che si rifiuta alla presentazione plastica. Le immagini verbali, che non sono mai
usate in modo acritico, non
descrivono alcuna proprietà o
dato di fatto, ma rappresentano un avvenimento, annunciano Dio che interviene nel
destino umano, minacciando
e promettendo. La lingua si
apre così molto di più di
quanto non possa fare l’immagine al futuro di Dio. L’immagine verbale corre molto
meno dell’immagine plastica
il pericolo di restringere la
concezione di Dio, di fissarla
in modo inopportuno; la metafora conserva infatti espressamente e volutamente il carattere del paragone delle
concezioni umane di Dio, per
cui preserva la libertà di Dio
di fronte alle raffigurazioni
umane: “Come un padre ha
pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono” (Salmo 103,13). Molto
più di qualsiasi immagine, la
lingua può esprimere l’unità
problematica di lontananza e
vicinanza, grandezza e dedizione di Dio, di cui l’Antico
Testamento testimonia in abbondanza: “Così parla l’Alto e
l’Eccelso...: in luogo eccelso
santo io dimoro e (sono) con
gli oppressi e gli umiliati, per
ravvivare lo spirito degli umili... e rianimare il cuore degli
oppressi”» [Isaia 57, 15: cfr.
66, Is; Salmo 113,5cc].
Le immagini attraverso i secoli
Un complesso rapporto
Siccome non vedeste nessuna figura il giorno che il Signore vi parlò in Oreb dal fuoco, badate bene a voi stessi,
affinché non vi corrompiate e non vi facciate qualche
scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un
uomo o di una donna,
" la figura di uno degli animali della terra, la figura di un
uccello che vola nei cieli,
la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di
un pesce che vive nelle acque sotto la terra;
e anche affinché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito celeste, tu non ti senta attratto a prostrarti davanti a quelle cose e a offrire loro un culto, perché quelle sono le cose che il Signore, il tuo Dio, ha lasciato per tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli.
Quanto a voi il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dalla
fornace di ferro, daH’Egitto, per farvi diventare il popolo che
gli appartiene, come oggi difatti siete.
(Deuteronomio 4)
L'articolata posizione di Lutero
Questo brano, della voce «Immagini, Venerazione delle immagini» de/Zo Evangelisches Kirchenlexikon, Gòttingen, 1986, voi. 1,
coll. 507-508 sintetizza la posizione delle chiese protestanti.
«La posizione di Lutero (1483-1546) riguardo alle immagini è oltremodo articolata e variamente condizionata dalle situazioni. Egli può, con la stessa asprezza, rivolgersi sia
contro il vandalico assalto alle immagini della cosiddetta
ala sinistra della Riforma (Carlostadio); egli può, pur rifiutando per principio le immagini, giustificarne tuttavia
l’uso pedagogico; di conseguenza non si può, con Lutero,
fondare univocamente né il rifiuto delle immagini né il loro uso. Più coerenti e radicali sono i riformatori svizzeri
Zwingli (1484-1531) e Calvino (1509-1564). L’assolutezza
del loro concetto di Dio non consente la raffigurazione di
Cristo. Essi proibiscono persino l’utilizzo didattico delle
immagini, perché le immagini istigano sempre alTidolatria. Soltanto la chiesa riformata si è dunque professata per
un culto senza immagini, mentre nella chiesa luterana le
immagini hanno innanzitutto goduto di una alta valutazione; nell’epoca barocca ciò ha condotto a decorare con
molte immagini anche le chiese evangeliche. Soltanto
nell’epoca delTilluminismo tendenze razionalistiche e
aspirazioni alla demarcazione confessionale hanno portato ad un protestantesimo senza immagini».
La «confutazione» di Calvino
Nel cap. XI del primo libro della sua «Istituzione della religione cristiana» Calvino presenta, sotto il titolo: Non è lecito attribuire a Dio un aspetto visibile: chi costruisce immagini si ribella al vero Dio, la sua confutazione dell'uso delle immagini nel
culto cristiano. Nel cap. VII del libro secondo (Torino, 1971, voi.
1, p. 503), così Calvino espone il secondo comandamento.
«L’intenzione del comandamento è mostrare che Dio vuole che il legittimo onore dovutogli non sia profanato da pratiche superstiziose. Vuole insomma trattenerci e preservarci
da prassi carnali che la nostra mente inventa, quando concepisce Dio secondo la propria ignoranza, e di conseguenza ci
educa al culto legittimo che gli è dovuto, vale a dire al culto
spirituale da lui istituito. Denuncia Terrore più evidente in
questo campo; l’idolatria esteriore [...] tutte le forme visibili
di Dio che l’uomo costruisce, sono in radicale contraddizione con la sua natura; di sorta che non appena si propone un
idolo, la vera religione è corrotta e imbastardita».
Il Catechismo della Chiesa cattolica
La posizione cattolico-romana è espressa nel Catechismo
della Chiesa cattolica, da cui sono tratti i brani che seguono.
2129: L’ingiunzione divina (di Esodo 20, 4 dg) comportava
il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo [...].
2130: Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato
0 permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato; così il serpente di rame [Numeri 21, 4-9], l’arca dell’Alleanza e i cherubini
[IRe 6, 23-28; 7, 23-26].
2131: Fondandosi sul ministero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato,
contro gli iconoclasti, il culto delle icone; quelle di Cristo, ma
anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi.
Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova «economia» delle immagini.
2132: Il culto cristiano delle immagini non è contrario al
primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti,
«l’onore reso ad un’immagine appartiene a chi vi è rappresentato», e «chi venera l’immagine, venera la realtà di chi vi è
riprodotto». L’onore tributato alle sacre immagini è una «venerazione rispettosa», non un’adorazione che conviene solo
a Dio. [...]
La dogmatica di Barth
Nella Dogmatica ecclesiastica di Karl Barth leggiamo questa
acuta osservazione suU'impossibilità, di rappresentare Cristo,
ad esempio nella pittura, riuscendo a raffigurarlo fedelmente.
Dopo aver ricordato che il volto di Cristo «parla al tempo
stesso della sofferenza umana del vero Dio e della gloria
divina del vero uomo», Barth prosegue: «Sta in questo la
croce di ogni tentativo di rappresentare questo volto, il segreto che spiega perché la storia della raffigurazione di
Cristo sia stata e non possa che essere una storia penosa.
Nessuna arte umana dovrebbe voler riprodurre proprio il
Dio sofferente e l’uomo trionfante (entrambi, nella loro
unità!) la bellezza dì Dio, che è la bellezza di Gesù Cristo.
L’unica, ma pressante richiesta, che noi vorremmo rivolgere qui a tutti gli artisti cristiani per quanto ben intenzionati, dotati e geniali è quella di volere finalmente rinunciare a questa sciagurata impresa, e di farlo proprio a causa
della bellezza di Dio. L’immagine di Cristo, immagine autentica (autentica in rapporto al suo oggetto e autentica
nel modo in cui lo riproduce) non può essere riprodotta
perché parla da sé, anche nella sua bellezza».
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RIFORMA
VENERDÌ 18 APRILE 1997
Quale
Svizzera: lanciata a Berna una vasta Consultazione ecumenica
sarà il futuro sociale ed economico?
L'iniziativa, che durerà fino al 1999, è posta sotto l'egida della Conferenza
episcopale svizzera e del Consiglio della Federazione delle chiese protestanti
Il 14 marzo scorso è stata
lanciata a Berna una vasta
Consultazione ecumenica sul
futuro sociale ed economico
della Svizzera, sotto l’egida
della Conferenza episcopale
svizzera e del Consiglio della
Federazione delle chiese protestanti della Svizzera (Feps).
La seduta di apertura della
Consultazione, che dovrebbe
svolgersi dal 1997 al 1999 in
tutto il paese, ha riunito più di
un centinaio di partecipanti.
A nome della Feps Monika
Waller ha sottolineato che le
chiese, alle quali viene a volte
rimproverato di essere lontane dalle preoccupazioni della
gente, devono interrogarsi
sull’evoluzione delia società.
I due iniziatori della consultazione, Jean-Claude Huot,
della commissione cattolica
Giustizia e pace, e Hans-Balz
Peter, dell’istimto di etica sociale della Feps, hanno presentato i problemi aperti e il
metodo proposto. La questione centrale per loro è:
«Quali sono i valori che fondano la nostra società?».
Questo è l’interrogativo preliminare che dovrebbe permettere di determinare se
esiste ancora, nella società
elvetica, una base comune
che consenta di prendere decisioni che tengano conto del
bene comune. «La solidarietà
non è soltanto una questione
morale, ma anche una questione politica, ha dichiarato
Huot. Ad essere in gioco è il
senso stesso del patto federale, attorno alla domanda:
“Come ritrovare la nozione di
comunità?’’».
Dopo la redazione di un
«testo di base» che verrà proposto alla discussione fin dal
1998, le reazioni e le prese di
posizione dovrebbero giungere agli organizzatori nel
1999, in modo che un messaggio finale possa essere redatto per l’inizio dell’anno
2000, Questo messaggio do
Kirchentag delle chiese evangeliche della Svizzera tedesca a Zurigo nel 1989
vrebbe costituire una specie
di «lettera delle chiese» al popolo e alle autorità elvetiche.
Ma per evitare di dare l’impressione che i responsabili
ecclesiastici hanno già «le risposte», diversi partecipanti
alla seduta di apertura hanno
chiesto che la base venga
ampiamente coinvolta nell’operazione. Occorrerà di
conseguenza trovare altre
forme di espressione oltre al
testo scritto e all’analisi intellettuale, ad esempio le videocassette o il teatro. Per ora,
molte domande rimangono
in sospeso, in particolare; «La
società e il mondo politico si
aspettano un contributo dalle chiese e, se sì, quale?».
Prima di lanciare la riflessione, gli organizzatori hanno chiesto al direttore della
cellula di ricerca della Caritas, Carlo Knopfel, un contributo circa la domanda: «Vi è
ancora un consenso sociale
in Svizzera?». Il relatore ha
presentato un ampio panora
ma della crisi che sta attraversando il paese, sottolineando i tre argomenti che
finora sembrano avere favorito la prosperità elvetica: «La
qualità della mano d’opera,
la capacità di adattamento
delle imprese, la stabilità sociale e politica». Per Knopfel
non c’è alcun dubbio che la
stabilità sociale contribuisce
alla crescita economica.
Alla base delle attuali tensioni tra economia e politica,
Knopfel individua tre tipi di
conflitti di interessi: quello
che oppone il lavoro al capitale, la divergenza tra economia orientata verso il mercato mondiale e quella orientata verso il mercato interno, la
rivalità tra Confederazione,
cantoni e comuni. A questi
tre conflitti rispondono tre tipi di rapporto che hanno dato luogo al consenso nazionale, sorta di «Costituzione
implicita» che è stata alla base del «vecchio contratto sociale». Ma, ha lamentato
Knopfel, si sta instaurando
un nuovo contratto sociale
implicito, fondato sulle esigenze della concorrenza. È
possibile opporsi a questa
evoluzione? «Posso soltanto
constatare che la stabilità sociale e politica si farà sempre
più rara» ha affermato.
Anche il principio di sussidiarietà, che sta alla base dei
rapporti tra Confederazione,
cantoni e comuni, dovrebbe
essere riformato, valorizzando la nozione di regione, ritiene Knopfel che ha concluso la sua relazione con alcune considerazioni europee
che confermano che il dibattito non può rimanere circoscritto agli interessi nazionali; «A voler far gruppo a parte,
la Svizzera rischia di diventare il giocattolo degli interessi
economici mondiali». È tuttavia necessario che la ridefinizione del rapporto tra economia e politica produca
«una società dei cittadini del
mondo». (spp)
W Riunione del Comitato esecutivo
Verso il prossimo Consiglio
della Cevaa in Costa d'Avorio
FRANCO TAGLIERÒ
Accolto dalia chiesa
metodista del Bénin a fine marzo, il Comitato esecutivo della Cevaa ha dedicato
buona parte dei suoi lavori
alla preparazione del prossimo Consiglio della Comunità
che si terrà in Costa d’Avorio
presso la Chiesa protestante
metodista dal 23 giugno al 4
luglio. Sarà un Consiglio dedicato soprattutto alla discussione delle proposte
operative del Gruppo di lavoro che ha studiato a fondo le
implicazioni delle decisioni
della scorsa Assemblea di
Torre Pellice. Oggetto delle
proposte sono il funzionamento della Comunità e il
coordinamento delle sue
strutture istituzionali. Particolarmente interessante è
quella di convocare ogni tre
anni un Consiglio «allargato»
in modo da dare voce non
solo ai delegati ufficiali delle
chiese ma anche, come è
successo per l’Assemblea di
Torre Pellice, ai membri di
chiesa, giovani e donne soprattutto. Il progetto si scontra con evidenti problemi di
natura finanziaria, superabili
ampliando la cadenza delle
riunioni delle Commissioni
di lavoro di cui si avvale il Segretariato parigino. Il Consi
glio dovrà anche eleggere il
nuovo Segretario generale
per un primo mandato di
quattro anni. La ricerca fatta
nel corso dell’inverno ha portato buoni fmtti e la rosa dei
candidati, non ancora resa
pubblica, pare autorevole e
degna di fiducia.
Il Comitato ha poi nominato a metà tempo la sorella
Yvette Rabemilla al posto di
«incaricata di missione» per
lo scambio di persone. Questa sorella appartiene alla
Fjmc (Chiesa di Gesù Cristo
in Madagascar) ed è professore di Nuovo Testamento alla Facoltà teologica del Madagascar. Ha lavorato per otto anni a Londra nel Cwm
(Council for Word Missioni,
di cui è stata presidente, ed è
attualmente vicepresidente
della sua chiesa. L’incarico
affidatole riguarda soprattutto l’analisi dei problemi relativi allo scambio «Sud-Sud»
dei giovani e delle donne, e
mira alla creazione di un dipartimento missionario nella
regione africana. Il Comitato
esecutivo con l’occasione
della riunione in Africa ha anche fatto visita alle due chiese
togolesi (Chiesa metodista in
Togo e Chiesa evangelica presbiteriana del Togo) ed è stato ricevuto dal presidente
della Repubblica del Bénin.
Chiesa luterana dei Paesi Bassi
«Non andremo in Zimbabwe
all'Assemblea del Cec»
La campagna lanciata contro gli omosessuali da parte
del presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha
provocato la decisione di una
chiesa olandese di non partecipare alla prossima Assemblea del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), che avrà
luogo ad Harare (Zimbabwe),
ne) settembre 1998.
«La ragione principale [di
questa decisione] è che nello
Zimbabwe, a parer nostro, vi
è violazione dei diritti della
persona» ha dichiarato alla
agenzia Eni René van den
Berg, un portavoce della
Chiesa evangelica luterana
del Regno dei Paesi Bassi
(Elk). La decisione della chiesa, presa dalla commissione
sinodale nel marzo scorso,
faceva seguito a uno scambio
di corrispondenza e a discussioni con il Cec, di cui l’Elk è
membro. In un comunicato
stampa l’Elk, che conta circa
20.000 membri, sottolinea
che «la commissione sinodale vuole, con questa decisione, esprimere un messaggio
di protesta contro la situazione nello Zimbabwe».
Consapevole di questa situazione, il Cec ha negoziato
un «memorandum di accordo» con il governo dello Zimbabwe che garantisce che
l’Assemblea del Cec potrà
svolgersi senza interferenza.
René van den Berg ha precisato che questa questione
veniva dibattuta da oltre un
anno alTinterno dell’Elk, del
Consiglio delle chiese dei
Paesi Bassi e delle altre due
chiese protestanti olandesi
con le quali l’Elk ha intenzione di associarsi, la Chiesa
riformata neerlandese e le
Chiese riformate dei Paesi
Bassi. Queste due ultime
chiese, da parte loro, hanno
deciso di inviare delegati ad
Harare che «parleranno a favore» dei diritti degli omosessuali.
Un portavoce del Cec ha
dichiarato: «Quando una
chiesa decide di non partecipare ad un’Assemblea del
Cec, è sempre un motivo di
rammarico; soprattutto nel
caso della Vili Assemblea che
dovrà prendere decisioni importanti circa la concezione
comune dell’ecumenismo e
la visione delle chiese sul futuro del Cec». Riguardo alle
preoccupazioni dell’Elk sulla
«violazione dei diritti della
persona», ha detto: «Di solito
lo svolgimento di un qualsiasi
incontro del Cec in un determinato luogo non dovrebbe
essere considerato come una
presa di posizione sulla politica seguita dal governo del
paese in cui si svolge», (eni)
Mondo Cristiano
Sinodo della Chiesa luterana in Italia
L'is
ROMA — Il Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italìj
(Celi), si terrà dal 24 al 27 aprile a Rimini. Tra i più importanti
argomenti all’ordine del giorno vi saranno: 1) la firma del nuo.
vo accordo con la Chiesa evangelica tedesca (Ekd), che regolai
rapporti fra le due chiese e il sostegno finanziario; 2) la presentazione di una normativa relativamente agli stipendi pastorali
3) la struttura della Celi e le sue comunità nel futuro. Alla Celi
appartengono attualmente 11 comunità, da Bolzano alla Sici- . m
Ha, da Sanremo a Trieste. I membri sono circa 7.000 in tutta \ de
Italia, per lo più di lingua tedesca. La comunità più antica è 'del
quella di Venezia, che risulta già esistente nel ’500 ai tempi di
Martin Lutero. Il massimo organo della Celi è il Sinodo costituito dai rappresentanti eletti dalle singole comunità e dai loro
pastori. Il Sinodo elegge il suo presidente, che è attualmente la
signora Hanna Brunow-Franzoi, di Venezia. L’organo esecutivo della Celi è il Concistoro, presieduto dal Decano, attualmente il pastore di Napoli Hartmut Diekmann. (Elki-Celi)
Oscar Cullmann ha compiuto 95 anni
BASILEA — Il teologo protestante Oscar Cullmann, nato a
Strasburgo e vissuto per lo più a Basilea, ha compiuto 95 anni
il 25 febbraio scorso. Cullmann, grande esperto di Nuovo Testamento, di storia del cristianesimo dei primi secoli e di ecumenismo è stato professore di Storia della chiesa antica
all’Università di Basilea dal 1938 al 1972. Contemporaneamente, dal 1948 al 1972, è stato ordinario della cattedra di Cristianesimo antico presso la Facoltà protestante di Parigi. Sin dagli
anni ’20 Cullman si è impegnato nei colloqui con rappresentanti della Chiesa cattolica e delle chiese ortodosse. Dal 1962 al
1965 fu invitato come osservatore al Concilio Vaticano 11. Cullmann ha illustrato in molte sue opere la sua visione dell’Ecumene come «Comunione di chiese autonome». (epd]
Stati Uniti: pene severe per gli incendiari
delle chiese afroamericane
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CHARLESTON — Il tribunale di Charleston ha riconosciuto
la colpevolezza di Gary Cox e Tim Welch nell’incendio di due
chiese afroamericane nell’estate del 1995, a Greleyvillee o il Cor
Bloomville (Carolina del Sud). Cox è stato condannato a 19 an- 6 per m
ni e sei mesi di reclusione, Welch a 18 anni. Entrambi erano ^to pei
membri del Ku-Klux-Klan, organizzazione razzistica rii estre- /minci
ma destra. Il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha docu-1 -Ü
mentato che dal gennaio 1995 al gennaio 1997 sono state in-1 renza
condiate nel paese 138 chiese nere. Per un terzo di questi in- «Diet
cendi la polizia è riuscita a individuare gli autori, nella maggior denti
parte dei casi mossi da odio razziale. fepd) «È
Israele: condannato un ebreo per
mancanza di rispetto verso la croce
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GERUSALEMME — Un ebreo ortodosso di Israeie è stato
condannato a due mesi di reclusione e ad una multa pecuniaria per un gesto di spregio nei confronti del simbolo cristiano
della croce. La condanna, inflitta da una corte di minor grado,
è stata confermata dal tribunale circondariale di Gerusalemme. Durante una processione di sacerdoti armeni che portavano una grossa croce, l’imputato aveva sputato per terra ed era
stato denunciato. Davanti alla corte l’imputato si era appellato
al diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni ma il
tribunale ha sentenziato che ogni azione volutamente provocatoria effettuata durante l’esercizio di un culto religioso deve
essere considerata una forma di vilipendio. (elk]
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Israele: souvenirs religiosi
GERUSALEMME — A Gerusalemme, davanti alla porta di
Giaffa, alcuni archeologi hanno riportato alla luce un negozio
di souvenirs del III-IV secolo d.C. Secondo le notizie date dalla
televisione israeliana nella bottega si vendevano reliquie, croci
e ricordini d’ogni genere ai visitatori cristiani della città. Trai
vari pezzi ritrovati negli scavi si trova anche una scheggia di legno che sarebbe stata venerata dai pellegrini come un pezzo
della croce di Cristo. (Reformierte Presse]
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Georgia: inaugurata nuova chiesa battista
TBILISI — I battisti della Georgia (Repubblica dell’ex-Unione Sovietica) hanno inaugurato recentemente una nuova sede
per una loro comunità nel quartiere di Nadtlugi, alla periferia
di Tbilisi. La notizia può sembrare di scarsa importanza, ma
c’è un motivo per cui riteniamo sia interessante segnalarla. Por
decenni le quattro congregazioni battiste di Tbilisi (rispettivamente di lingua georgiana, russa, armena e ossezia) hanno
condiviso lo stesso locale di culto, perché nonostante le ripO'
tute richieste le autorità non concedevano l’apertura di altro
sedi. Poi finalmente è giuntoli permesso di costruire un nuovo
edificio e di ristrutturare quello già esistente. La foto qui sotto
mostra alcuni membri della comunità davanti al nuovo locale
di culto. Inaugurato domenica 16 febbraio.
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La nuova chiesa battista inaugurata nel quartiere di Nadtlugi a TbiH*'
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PAG. 5 RIFORMA
Intervista al cantautore gospel Albino Montisci
La musica per vivere la fede
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TULLIO RAPONE
Albino Montisci, membro
della comunità evangelica delle Vallette a Torino è
uno degli esponenti di punta
della musica Gospel in Italia.
Anche se poco noto da noi,
all’estero è molto conosciuto I suoi recital di canzoni,
anche se diretti a un pubblico prevalentemente evangelico, vedono spesso la presenza di migliaia di persone.
Sposato con Cinzia Pagano,
che sovente scrive i testi delle sue canzoni, ha tre figli e
vive a Venaria, un piccolo
centro della prima cintura di
Torino: gli abbiamo posto alcune domande.
-Quando è avvenuta la tua
scelta di fede (dato che so che
sei di provenienza cattolica)?
«A 19 anni ho conosciuto
degli amici con cui mi trovavo bene e ho deciso di seguirli quando ho scoperto il loro
modo di vivere la fede. È stata la fase finale di una ricerca
individuale che per me era
cominciata già da tempo».
-Haistudiato musica?
«Ho fatto cinque anni di
chitarra al Consen/atorio. Poi
il Conservatorio è diventato
19 an- ' per me un abito troppo stretto per la sua rigidità e ho cominciato a fare il cantautore».
- Ho trovato molta differenza tra il tuo ultimo lavoro
«Dietro l'anima» e i precedenti.
«È vero. L’ispirazione cristiana è rimasta, ma voglio
rivolgermi anche agli altri,
non solo alle comunità evangeliche».
-JVon trovi che talvolta
nella musini Gospel ci sia
tanta retorica se non addirittura opportunismo? Talvolta
jr grado, - ho l'impressione che in tanti
rusalem- testi in cui si ripete in continuazione il nome di Gesù ci
sia poca sincerità e mancanza di idee.
«Non è detto che sia così, in
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Albino Montisci sullo sfondo del Borgo medievale di Torino
quanto ritengo che se un cantante che fa rock duro si converte o se lo fa un musicista
country è giusto che essi continuino a lodare il Signore
con il loro genere di musica».
- È giusto quello che tu dici,
ma spesso si ha l'impressione
che il livello artistico non sia
dei più alti, e nello stesso gospel italiano c'è forse ancora
una certa immaturità...
«Non è detto. Come ogni
corrente artistica, i risultati
sono diversi. La canzone “Oh
happy days”, per esempio,
che a Natale ormai viene suonata un po’ ovunque, è nata
in ambiente evangelico. Il
chitarrista Phil Keaggy è di
statura mondiale. Il Gospel
italiano è solo agli inizi; pochi
sono professionisti come
all’estero e da noi l’educazione musicale è molto carente».
- Che tipo di musica ascolti
di più e quali sono gli artisti a
cui ti sei ispirato nei vari momenti della tua carriera?
«Ascolto veramente di tutto, anche se ritengo per la
mia formazione di essere debitore a personaggi come
Sting, Branduardi o Peter Gabriel. Poi c’è una cantante
che a me è sempre piaciuta,
Laurena McKennit».
- Puoi dedicare ai nostri lettori un versetto della Bibbia a
te particolarmente caro?
«Volentieri. “Il Cielo e la
terra passeranno ma le mie
parole non passeranno” {Luca 21,33)».
La commedia di Aristofane dopo 2.000 anni
Difetti umani e repubblica degli uccelli
PAOLO FABBiti
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DOPO circa 2.500 anni
«Uccelli» di Aristofane
presenta ancora molte diffitroltà di interpretazione e
®®g^ormente complessa ne
risultala lettura tramite l’elaoorazione di Gabriele Vacis,
con la traduzione e Tadattafflento dello stesso Vacis e
Antonia Spaliviero, gli attori
^’lichele Di Mauro, Eugenio
^legri, Aringa & Verdurìni,
Simona Barbero, Sandra
Zoccolan e la scintillante
Banda Osiris, presentata al
teatro Carcano dal Laboratorio Teatro Settimo.
11 testo greco è stato attualizzato dal regista con un'iniarpretazione che fatica a
trasparire, sommersa dai
•continui e travolgenti interagenti della band. La trama
>àuove da due cittadini greci
®e, esasperati dalla discor'na, daH’accidia, dalla litigiosità della loro città, decidono
di andarsene alla ricerca di
"ioghi più puri, esenti dalle
"leschinità quotidiane a cui
sono ormai abituati, nella fiderà attualizzazione; la loro
*eittà» è Tltalia, con i suoi
processi infiniti, i suoi barborii' le sue prostitute sulle
riade, le sue tangenti, ecc.
-Nel loro girovagare i due,
isetero e Evelpide, si imbatririo nella repubblica degli
Ocelli, che vivono felici in
cielo, sfamandosi dei prodotti della natura, senza costruirsi città, fare commerci,
battere moneta. Colpiti dalla
felicità che regna tranquilla
in questo luogo a metà strada fra gli uomini e gli dei, Pisetero e Evelpide decidono
di fermarvisi e proporre agli
uccelli di estendere agli uomini la loro repubblica, rendendoli così partecipi della
stessa felicità. I volatili, dopo
un’iniziale diffidenza, accettano con entusiasmo la proposta e riescono a dotarli di
ali. Simbolicamente si tratta
di ali a fisarmonica, a richiamare il motto che regge la vita di lassù: cantare è esistere.
Come inizio dell’operazione viene decisa la costruzione di una città, che inizia con
lena sotto la guida di Evelpide, ma Pisetero se ne sta a
guardare e comincia a manifestare gli stessi difetti da cui
era fuggito: pigrizia, piacere
di comandare gli altri, ecc.
L’edificazione di Cucculandia (questo è il nome prescelto) diventa metafora di
ogni attività umana organizzata, con tutti gli elementi
che la caratterizzano: entusiasmo da parte di molti, lassismo da parte di alcuni, divisione in categorie che tendono a diventare caste. Terminata la città Pisetero è ormai capo indiscusso degli
uccelli e propone di costrin
gere gli dei a restituire agli
uccelli il potere che avevano
loro sottratto. Intercettando
a mezz’aria i fumi dei sacrifici degli uomini agli dei, questi sono costretti a capitolare.
Tutto il potere è nelle mani
di Pisetero, che si rende conto di esser diventato come i
concittadini che aveva lasciato e decide di lasciare lo
scettro per danzare e volare.
Tutta la rappresentazione
è sostenuta dalla musica della Banda Osiris, che vuole
esprimere il linguaggio degli
uccelli e lo fa al punto che il
dialogo va riducendosi fino a
diventare minimo nel secondo tempo, quando gli strumenti rendono lo spettacolo
ancor più gradevole per la
buona esecuzione. Le frequenti esplosioni musicali,
quasi contrapposte ai dialoghi, fanno pensare alla dialettica tra «homo ludens» e
«homo faber», con l’affermazione finale dell’«homo ludens». Meglio volare, cantare, sognare appartati che costruire città aiate inseguendo
utopie ingannevolmente innovatrici. Emerge il conservatorismo di Aristofane. Lo
spettacolo è piacevole, ma la
problematica dell’autore greco resta troppo nell’ombra e
di faticosa individuazione.
Milano - Teatro Carcano,
fino al 13 aprile
SCHEDA
Le chiese
e il gospel
Il termine musica gospel
evoca immediatamente la
musica dei neri d'America.
Oggi il termine viene però
usato in un'accezione molto
più vasta; per musica gospel
si intende infatti ogni tipo di
musica con testi che riportano alla tradizione biblica oppure, più semplicemente, di
forte ispirazione cristiana.
Molto diffusi in ambito evangelico, in particolare nel
mondo anglosassone dove
rappresentano una fetta
tutt'altro che trascurabile del
mercato, i nuovi gospel stentano invece a suscitare in Italia consensi di massa. Cè una
certa riluttanza da parte delle Chiese evangeliche storiche, che nel culto privilegiano ancora i vecchi inni dell'epoca della Riforma, mentre
un notevole interesse esiste
all'interno delle correnti di
tendenza fondamentalista
dove, soprattutto fra i giovani, l'interesse è grandissimo.
Tanto più che questo tipo di
canto è di notevole aiuto per
l'evangelizzazione.
I giudizi sul gospel attuale
sono molto diversi. Da una
parte non si vedono di buon
occhio musiche così radicalmente diverse dalla propria
cultura, si sottolinea la retorica e la banalità di molti testi,
si rileva la discutibile scelta di
mettere testi religiosi alle musiche più disparate: dalla canzonetta tipo festival di Sanremo al rock più duro, dal blues
al country passando per la
musica celtica. Dall'altra invece viene messo in evidenza la
comunicatività che il messaggio evangelico viene a assumere e si replica anche all'accusa di scarsa creatività citando artisti che negli Usa hanno
scalato le classifiche di vendita senza copiare nessuno.
Nelle comunità evangeliche
i vecchi inni del tempo di Lutero e Calvino non vengono
messi in soffitta, ma accanto
ad essi si fanno strada forme
musicali religiose nuove alla
cui realizzazione, e questo è
un aspetto della musica gospel oggi sottovalutato, partecipano musicisti di grande
fama che, pur non essendo
particolarmente interessati alla divulgazione del messaggio
cristiano, testimoniano l'importanza che questo tipo di
musica sta avendo. (t.r.)
.-.1 Nello scaffale dei dischi
Diverse proposte estetiche
Albino Montisci, Live, Kit
records.
In questo lavoro, inciso dal
vivo, è riassunta tutta la musica d’autore italiana rivisitata alla luce dell’Evangelo e
con quella coralità caratteristica della musica gospel.
Albino Montisci, Dietro
l'anima, Profile/Pila music.
È l’ultimo lavoro di Montisci. Con lui hanno lavorato
musicisti tra i migliori del panorama musicale italiano.
Basti citare per tutti Giampaolo Pettini, batterista di
Adriano Celentano e Anna
Oxa. Un lavoro nato non soltanto per le comunità evangeliche ma anche per un
pubblico più vasto.
Trace Ballin, Glory roads.
Spark records.
Incredibile la voce di questa cantante, che utilizza la
musica country-rock per lodare il Signore. Incisione impeccabile e musicisti di primissimo piano tra i quali
spunta un vero e proprio
maestro della chitarra elettrica: Pat Buchanan. Solo i suoi
assoli meriterebbero l’acquisto di questo disco.
Glenn Kaiser, Spontanous
combustion, Rex Music.
Dal country-rock ci spostiamo al blues elettrico. Quella
che è stata definita la «musica
del diavolo» perché esprime
la rabbia dei neri, viene utilizzata per lodare Dio. Un’operazione tanto discutibile artisticamente quanto gradevole
nel risultato, considerando
che questo bluesman bianco
è anche un eccellente chitarrista. Perfetta l’incisione.
Aa.Vv, The blues night.
Spark records.
Come sopra, ma in una dimensione prevalentemente
acustica e dal vivo. È stato registrato in Olanda e è la dimostrazione della partecipazione e del feeling che si crea
con il pubblico durante i
concerti gospel.
Iona, The very best Freasures, World music.
Stavolta il messaggio evangelico è applicato alla musica
folk delle isole britanniche,
ma questo è un genere difficilmente etichettabile, con
atmosfere che ricordano i
vecchi Genesis e Pink Floyd.
Un disco formidabile per chi
ama la musica classica e vuole accostarsi al rock e viceversa. Il risultato è notevole e
nulla da eccepire sulla sincerità del gruppo. Se la cantante avesse fatto scelte più secolari, oggi sarebbe ai primi
posti delle classifiche.
Dick Damron, Wings upon
the wind, Ati.
Country acustico con la
chitarra in primo piano per
questo cantante che ci riporta ad atmosfere Old time. Voce profonda, tecnica chitarristica ineccepibile e naturalmente molta fede.
Qualora non riusciste a reperirli, tutti i dischi segnalati
in questa scheda possono essere richiesti al distributore
italiano Morning star music,
via Falcone e Borsellino 128,
50053 Empoli; telefono 0571590856. Il prezzo di ogni Cd è
di 32.000 lire (20.000 per la
versione in cassetta).
Con la «Studio Band '96»
Due mostre torinesi di Filippo e Egle Scroppo
Padre e figlia accomunati dalla pittura
PIERA ECIDI
CHI di noi può dimenticare Filippo Scroppo? Il
vecchio patriarca dal sorriso
luminoso, dalla calda accoglienza siciliana, dalla forte
interiorità di credente, negli
ultimi anni affaticato sui bastoni, trascinandosi con forte
volontà sulle sue gambe malate, indomite, per ogni iniziativa di preghiera o di cultura, a Torre Pellice? Dobbiamo tutti molto, a Filippo
Scroppo, e i valdesi in particolare, per la sua testimonianza di uomo di fede e di
artista. Tutti i critici d’arte, in
ogni tappa della sua carriera
pittorica, hanno sottolineato
il nesso tra la ricerca di spiritualità e le forme della sua
pittura, l’anelito al superamento della materia, l’espressività sempre più sottile dei
suoi colori luminosi: rosa pallidi e intensi, bianchi, azzurri,
verdolini, violetti, nelle volute
della pittura con l’aerografo
che sfumava nelle trasparenze, nell’indefinito. «Nell’astratto anch’io ho trovato
spazio per le tensioni extraestetiche dell’inconscio - scriveva di sé e della sua arte - e
la possibilità di vivere l’enigma esistenziale che ci circonda, ci deprime e ci esalta...».
Molti di noi conoscono anche Egle, la giovane figlia minore, pittrice anch’essa sulle
orme del padre. «L’astratto
mi limitava», dice Egle, partita negli esordi (1973) dall’astrazione geometrica e approdata oggi, in varie tappe, a
una narratività di figure: animaletti, uccelli, ali e becchi
esotici su uno sfondo di tasselli a mosaico, a tarsie, in
colori che via via dal pastello
si fanno beffardi e sanguigni,
violenti.
Un padre e una figlia accomunati da un singolare percorso artistico. Un padre e
una figlia appartenenti a una
stessa famiglia di credenti.
Cosa rara, forse unica nella
storia della pittura, che vede
nei secoli invece solo il tragico binomio di Artemisia Gentileschi e di suo padre, binomio riscoperto e indagato in
tempi recenti dalle studiose
femministe. Cosa rara, due
mostre quasi «in contemporanea» di un padre e di una
figlia, nella stessa città. Due
iniziative significative e distinte. Filippo Scroppo, innanzitutto, nella prima esposizione antologica postuma a
quattro anni dalla morte,
presso la Galleria Area, all’interno di un’importante iniziativa «istituzionale» promossa da metà gennaio dall’Associazione piemontese
delle gallerie d’arte moderna,
con il patrocinio della Regione Piemonte e intitolato «I
docenti dell’Accademia Al
bertina». Presenza multipla
di dodici mostre in altrettante gallerie della città, e nomi come Galvano, Saroni,
Mastroianni, Paulucci, Manzù, tanto per citare i più noti
al grande pubblico. Filippo
Scroppo, infatti, fu nel 1948
chiamato da Felice Casorati
all’Accademia Albertina di
Torino, come assistente alla
cattedra di pittura di cui era
titolare. Nello stesso anno,
Scroppo espose alla Biennale
di Venezia, dove sarà più volte, e dall’anno successivo,
poi, fonderà la «Mostra d’arte
contemporanea» di Torre
Pellice, importante appuntamento che curerà fino alla fine dei suoi giorni. Nel ’52 firmerà il manifesto del Mac
(Movimento arte concreta) di
Torino, insieme a Bilgione,
Galvano, Parisot. Nell’85 la
Regione Piemonte gli dedicò
un’importante antologica. I
suoi quadri furono esposti in
Europa, Australia, Sud Africa.
Egle Scroppo, invece, ha
esposto i suoi «Labirinti onirici» con giovanile libertà nella cave del Café Procope, davanti al palcoscenico dove si
recitavano poesie e cantavano canzoni, intorno ai tavolini folti di gruppi di amici.
La sua arte è contraddistinta
da una ricerca tuttora in corso, aperta verso proiezioni
future, piena di richiami ma
aperta a una grande libertà.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 18 APRILE IQ»
Dalle materne alle superiori sono infiniti gli episodi piccoli e grandi di discriminazione e invadenza religiosa
«fatto religioso» nella scuola tra confessionalismo e laicismo
Una scuola europea avrebbe bisogno di un'adeguata informazione sui fatti religiosi, svolta da docenti appositamente
preparati e senza preferenze confessionali; la scuola italiana, invece, continua a essere religiosamente condizionata
Spe
aititi c
al IT
L'Ec
storie di quotidiane ingerenze nelle aule scolastiche
MARCO ROSTAN
COME abbiamo segnalato
altre volte, in occasione
delle iscrizioni scolastiche e
della scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento religioso cattolico (Ire), il messaggio
lanciato da varie diocesi è che
scegliere di non frequentare
Tire è una forma di «disirnpegno scolastico». Così si ésprime aimhe un opuscolo segnalatoci dal pastore Giovanni^
Anziani, diffuso a Bologna,"
nel quale si fa cadere l’aggettivo «cattolica» e si sottolinea
.che «l’insegnamento della religione favorisce la formazione globale degli studenti e arricchisce la scuola di valori e
di contenuti».
Naturalmente poi questo
Ire si guarda bene dall’osservare quanto è previsto dalle
leggi (Intesa fra governo e Gel
del 1990), di limitarsi a insegnare la religione cattolica,
ma si presenta come «spirito
di ricerca e di interesse, come
storia del cristianesimo e delle grandi religioni, e come
presentazione degli argomenti di cultura religiosa per
comprendere le radici e le
manifestazioni della nostra
civiltà europea». Il che significa, ovviamente, che il protestantesimo verrà insegnato
durante l’Irc da docenti che
hanno il placet del vescovo.
Gli evangelici, tramite il
Consiglio della Fcei, si stanno
adoperando anche nei confi'onti del ministro Berlinguer
su questi temi. Ma, mentre
da un lato una scuola europea avrebbe bisogno di una
adeguata informazione sui
fatti religiosi, svolta da docenti appositamente preparati e senza preferenze confessionali, occorre al tempo
stesso continuare la vigilanza
contro le continue invadenze
e discriminazioni. Ce ne vengono segnalate molte, soprattutto nei confronti dei
Testimoni di Geova. In una
lettera di Alberto Bertone,
dopo aver criticato l’atteggiamento del ministro della
Pubblica istruzione sulla
questione dei presepi, che in
alcune scuole del Veneto
gruppi di genitori e insegnanti avevano proposto di
abolire, si afferma che «le minoranze religiose risentono
pesantemente di questo inestirpabile retaggio clericale
presente nella scuola della
Repubblica».
A Lipari per esempio un
insegnante di religione cattolica fa svolgere in classe un
dettato intitolato: «I falsari di
Dio: i Testimoni di Geova». A
Documentazione
Dai nuovi programmi
Dai «Nuovi programmi della scuola elementare», 1985: «Il
fanciullo, quando inizia la sua esperienza scolastica, ha già
accumulato un patrimonio di valori e di esperienze relative
a comportamenti familiari, civici, religiosi, morali e sociali».
«La scuola elementare, nell’accogliere tutti i contenuti di
esperienze di cui l’alunno è portatore, contribuisce alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto anche in materia di credo religioso! La scuola statale
non ha un proprio credo da proporre né un agnosticismo da
■privilegiare. Essa riconosce il valore della realtà religiosa come un atto storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale di cui il fanciullo ha esperienza e,
in quanto tale, la scuola ne fa oggetto di attenzione nel complesso della sua attività educativa, avendo riguardo per
l’esperienza religiosa che il fanciullo vive nel proprio ambito
farriiliare in modo da maturare sentimenti e comportamenti
di rispetto delle diverse posizioni in materia di religione».
«L’oggetto di queste discipline» [storia, geografia e studi
sociali] «è lo studio degli uomini e delle società umane (...)
e riguarda tutte le loro diverse dimensioni: civile, economica, sociale, politica, religiosa».
Dai «Nuovi orientamenti della scuola materna», 1991:
«Spettano alle bambine e ai bambini i diritti (...) al rispetto
dell’identità individuale, etnica, linguistica, culturale e religiosa».
(Il sé e l’altro) «...una quarta articolazione riguarda lo sviluppo di un corretto atteggiamento nei confronti della religiosità e delle religioni e delle scelte dei non credenti».
Bitonto una bambina, figlia
di Testimoni di Geova, viene
obbligata a partecipare a una
processione e il direttore, rispondendo alle proteste dei
genitori, scrive che lo scopo
era quello di «far osservare
agli alunni una espressione
di religiosità popolare», così
come giustifica allo stesso
modo la distribuzione di immagini dell’Addolorata. Una
insegnante di scuola materna di Roma subisce pesanti
pressioni perché non ha partecipato ai cori natalizi, pur
consentendo ai suoi alunni
di farlo liberamente. Un’altra, di Brunice, ha ricevuto
minaccia di licenziamento
perché non aveva sufficientemente collaborato all’organizzazione delle feste di San
Nicolò, Natale, Pasqua e
Giornata della mamma. Tanti piccoli e grandi episodi
dell’infinita battaglia che è
ancora oggi necessario condurre perché il dettato costituzionale di considerare tutti
i cittadini con pari dignità e
libertà, senza distinzioni di
religione, venga applicato.
Quanto all’atteggiamento
della Gei e alla sua costante
pretesa di presentare l’insegnamento del cattolicesimo
come necessario asse morale
e educativo, sarebbe opportuno che i protestanti sottolineassero la sua inaccettabilità nelle numerose occasioni
di incontro ecumenico che si
presentano e che richiedono
piena disponibilità al dialogo
e nel medesimo tempo franca discussione di ciò che non
possiamo accettare.
Non dimenticare i bambini
PAOLA ROSTAN
ITALIA JRuwma ABBONAMENT11997 ESTERO
- ordinario £ 105.000 - ordinario £ 145.000
- ridotto £ 85.000 - via aerea £ 190.000
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore £ 250.000
■ semestraie £ 55.000 - semestrale £ 75.000
- cumuiativo Riforma Confronti £ 145.000 {solo Itaiia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 infestato a Edizioni Pro-
testanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
HO partecipato alla giornata di riflessione sulla
presenza del «fatto religioso»
all’interno dei programmi
scolastici. Vorrei aggiungere
qualche considerazione riferita in particolare alla scuola
dell’infanzia e elementare.
Intanto occorre cercare di
far buon uso di quello che è
esplicitato nei programmi attuali. I bambini arrivano a
scuola con un patrimonio di
valori e di esperienze relative
a comportamenti familiari,
civici, religiosi ecc. che non
possiamo ignorare, come è
specificato nella premessa
dei programmi stessi. Non
mancano ampi spunti per
approfondire le conoscenze
«religiose» degli alunni e dare
loro uno spazio maggiore
nella ricerca storico-sociale.
L’insegnamento della storia,
viene detto nei programmi,
richiede «il puntuale e continuo riferimento alla concreta
realtà nella quale il fanciullo
è inserito». Qual è la realtà di
oggi? Evidentemente multietnica e multireligiosa.
Facciamo un esempio che
traggo dal libro «Raccontami
una festa» (Ed. Comune di
Nonantola, 1994). Un bambino musulmano giustifica la
sua assenza da scuola dicendo semplicemente: «C’era la
pecora». Fa riferimento alla
festa musulmana del sacrificio di Isacco. Quale migliore
occasione perché gli alunni
si interessino alla festa alla
quale ha partecipato il loro
compagno? Si può partire da
questo spunto per arrivare
alla conoscenza del Corano,
alla storia dei popoli musulmani e così via. Si possono
intrecciare man mano i fenomeni religiosi con quelli sociali, economici ecc. delle diverse civiltà. E questo si può
e si deve fare non nelle ore
dell’insegnamento della religione cattolica.
In attesa di un progetto di
riforma organica della scuola sono favorevole, per la
scuola elementare, all’inserimento di unità didattiche relative alla dimensione religiosa dell’uomo nell’ambito
delle altre discipline e non
alla costituzione di una materia autonoma. I «Nuovi
orientamenti dell’attività
educativa nelle scuole materne statali» (1991) hanno
tra i loro obiettivi «lo sviluppo di un corretto atteggiamento nei confronti della religiosità e delle religioni e
delle scelte dei non credenti». Ce n’è abbastanza per
formare il cittadino del 2000
con una crescente spinta
all’interazione multiculturale e multiconfessionale.
Non si può non ribadire
che l’insegnamento religioso
cattolico in orario scolastico
deve sparire dalla scuola materna. 60 ore di religione cattolica per bambini di 3-4 anni: tante sono le ore previste
da un corso universitario!
Un'occasione mancata
MARVI REVELLI
Torino, 24 marzo: salone
poco affollato, pochissimi i giovani, comunicazioni
di rito per il convegno su «La
scuola della Repubblica: decentramento, autonomia, parità nel quadro dei principi
costituzionali». Salta una delle relazioni, dal titolo invitante («Gli insegnanti nella trasformazione della scuola»):
Alba Sasso, presidente del Cidi, è impossibilitata a partecipare. Domenico Chiesa, vicepresidente, la sostituisce
introducendo a grandi linee
le tematiche del convegno.
Corrado Mauceri presenta
la sua riflessione su «Autonomia, parità. Costituzione»:
affronta l’esame dell’art. 21
della legge 59, che definisce
pessima, poiché contiene, a
suo parere, un concetto di
autonomia vago e polivalente, e dissente sul potere dato
ai presidi. Angelo Semeraro
dell’Università di Lecce («Autonomia e riforma della
scuola») disegna per citazioni il cammino delle riforme
scolastiche dall’Unità d’Italia
a oggi, tempo caratterizzato,
ahimè, dalla globalizzazione
e dal libero mercato. Carlo
Ottino richiama nella sua relazione («Pubblico e privato,
una questione controversa»)
gli articoli 3 e 33 della Costituzione e insiste sul concetto di laicità. Interviene poi
Chiara Acciarini (Pds), firmataria della legge che invita a
individuare nel nuovo progetto un concetto del sistema
scuola molto complesso per
realizzare il quale c’è bisogno del contributo costruttivo di tutti.
Pomeriggio: dopo alcuni
interventi. Lidia De Federicis
imposta la tavola rotonda dedicata ai rappresentanti dei
partiti politici di maggioranza su tre questioni: progetto
di riordino dei cicli scolastici,
caratteristiche della legge
sull’autonomia e proposte
per la legge sulla parità tra
pubblico e privato, formulazione di una legge sulla parità che non implichi oneri
economici per lo stato nei
confronti dei privati. Interviene Paola Pozzi (Pds) che
riflette sui concetti di pluralismo e di laicità come mo
menti del superamento de|
schematismi ideologici c||
non permettono di affrontai
in modo concreto i probleij
posti dalle situazioni reali (i
veda la legge regionale ti
guardante la scuola matet
na). Laura Marchetti (Verdj
nega con veemenza (e paree
chie inesattezze nelle citazia
ni) qualsiasi validità al prj,
getto del governo, che, sa
condo lei, parte solo dai pra
blemi storici reali e non ij.
troduce il potenziamento d(j
«valori» (quali non dice) deli
persona umana. Dello stessi
tenore, con una maggiori
puntualità nelle osservazioni,
il discorso di Bergonzi (Prej
Dopo alcuni altri intervenf
Cesare Pianciola conclude li
proponendo il concetto din
ruolo autonomo della scuola
attraverso l’unitarietà deli
formazione, lo sviluppo dell
libertà contro il centralisnn
la destinazione di tutte le ri
sorse alla scuola pubblica. ,
A chiunque abbia letto con
attenzione e senza pregiudizi
la premessa alla proposta dell
ministero della Pubblica
istruzione appare chiaralafi-|
losofia, in un certo senso rivoluzionaria, di una cultuti
della scuola fortemente radi-l
cata nella realtà storica concreta e in continuo rapido
cambiamento. Una niioval
cultura, quindi, quella detta
scuola del fare, che dovrebbe
permettere ai giovani di confrontarsi con i problemi che
superano ormai i confìni rfel
nostro paese e della stessa*'
Europa.
Perché il convegno è stata ,
un’occasione mancata? Peti i
ché né la filosofia su cui è bai
sata la proposta del ministe«
ro, né i suoi singoli aspetip
sono stati esaminati e valutati nella loro reale sostanza,
senza pregiudizi ideologici
Ancora una volta la «laicitài
continuamente invocata ei
cui significato è stato persino
chiarito ai poveri sprovvedili
attraverso l’inserimento nell
cartellina dei documentii
due pagine dell’appendice 91
del Dizionario Enciclopedici
Utet, è stata messa da parte
perché chiunque parla ase
stesso senza ascoltare glial;
tri, pur dicendosi laico, p»
risultare più chiuso del
giore degli integralisti.
0:
N
e
m
Nella collana «Studi storici» è uscito il volume
Aldo Landi
Concilio e papato
nel Rinascimento
(1449- 1516)
Un problema irrisolto
pp. 472, 70 ill.ni f.t. e 32 n.t., L. 62.000
Il Concilio di Costanza (1414-18) consacrò la teoria dei
liarismo» (la supremazia del concilio
sul papa) ma il papato non accettò alcuna diminuzione delia sua autorità e
ne nacque un conflitto con alterne vicende. Questo libro è la prima accurata ricerca che ne ricostruisce le tappe
fino al Concilio Lateranense V. Subito
dopo si abbatte nel 1517 il ciclone
della Riforma, il libro solleva II problema deH’autorità nella chiesa e il suo
modo di esercizio, sempre attuale nelle speranze ecumeniche, evocato recentemente dal papa stesso. Un problema davvero irrisolto.
»conci
m mmetifùrce ^
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 207801C‘‘
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
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Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 iegge 549/95 - nr. 15/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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II 9 ¡íiile è stato effettuato
0 è stata |jun nuovo espianto multiplo di
Ita? Pei; organi presso il presidio ospe
Si rinnova, domenica 20 aprile, il tradizionale appuntamento con la Festa di canto delle corali; il canto corale è
momento centrale nella vita comunitaria e nel culto in particolare. Abitualmente l’avvenimento si svolgeva un anno in
una località delle Valli e uno fuori; quest’anno, per permettere anche alle comunità meno grandi di ospitare la «festa»,
è stato deciso di dividerla in due sedi diverse; Frali e Bobbio
Pellice. Così in vai Germanasca arriveranno le corali della
vai Pellice, di Genova, di San Secondo e di Prarostino, mentre a Bobbio andranno le corali delle valli Chisone e Germanasca e di Pinerolo. Al mattino i cori saranno parte attiva
dei culti, mentre alle 15 avranno inizio i concerti. Il tema di
quest’anno è «l'anno liturgico» per cui si potranno ascoltare
inni relativi a tutte le occasioni del culto.
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A
VENERDÌ 18 APRILE 1997 ANNO 133 - N. 15 LIRE 2000
Nel corso delle settimane
passate, mi sono recato
più volte al reparto rianimazione dell’ospedale della mia
città perché il figlio di un mio
amico era ricoverato lì, in coma dopo un incidente stradale.
L’ultima volta che ci sono stato, arrivando ho notato all’ingresso un’auto blu col nome
di un ospedale torinese scritto
sulla fiancata. All’interno, ho
notato un giovane biondo,
dall’aria triste, che si muoveva con sicurezza in quei locali. Quando vedo giungere il
mio amico gli vado incontro,
lo abbraccio e gli chiedo notizie: sono positive. A misura
che il mio amico parla, la tensione pare sciogliersi in me. È
terribile stare accanto a una
persona in coma: si vive un
TRAPIANTI DI ORGANI
DALL'ALTRA PARTE
PAOLO RIBET
misto di disperazione e di speranza che pesa sul cuore.
Stiamo ancora parlando,
quando si avvicina il giovane
biondo che avevo notato prima e chiede anche lui notizie
e poi, richiesto a sua volta, ci
dice che dopo le ultime analisi, i medici, vedendo che non
vi erano segnali di ripresa,
avevano staccato le macchine
e ora stavano espiantando gli
organi. Ci lascia subito, dicen
do che vuole andare a vedere
come va la situazione. Il mio
amico mi racconta allora che
la fidanzata di questo giovane
aveva avuto un grave problema cerebrale mentre guidava
la sua auto, ne era seguito un
incidente e da subito i medici
avevano disperato di salvarla.
Per una settimana, dunque, era
vissuto sospeso tra l’attesa di
un risveglio e la diagnosi pessimista dei medici e ora dove
va cedere le armi. Pochi minuti dopo questo incontro lascio
l’ospedale per tornare a casa.
All’ingresso vedo ancora la
macchina blu. Ora capisco; è
in attesa di ricevere gli organi
di quella ragazza per correre
verso un’altra sala operatoria,
dove qualcuno sta aspettando
con ansia, per veder nascere
una nuova speranza.
Nei giorni successivi ho
letto sui giornali che si è trattato del primo espianto eseguito nell’ospedale della mia
città e che si è trattato di un
beH’esempio di efficienza. In
altre occasioni avrei gioito
per questo, pensando che
qualcuno rinasceva alla vita;
ma oggi non ci riesco, perché
oggi ho vissuto il fatto «dall’altra parte».
Ospedale «Agnelli;
Nuovo
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daliero Agnelli di Pinerolo.
Sono stati prelevati il fegato e
le cornee da un paziente di 72
anni, deceduto a seguito di
una grave patologia neurologica, già ricoverato d’urgenza
presso il reparto di rianimazione dell’ospedale stesso.
Le condizioni cliniche del
paziente, apparse subito molto
gravi, sono ulteriormente peggiorate e la morte è stata constatata alle 12 da parte della
commissione medie,! costituita dal rianimuloiv S rgio Levi, dalla neuro!'ig,À Paola Cavalla e dal vicedirettore sanitario Franco Ripa. I familiari,
con spiccato senso di solidarietà, non si sono opposti. Il
prelievo è stato effettuato dalTflculista dott. Belcastro della
divisione Oculistica del presidio, dal dott. Gennari, dell’équipe dei trapianti di fegato
diretta dal prof. Salizzoni delle Molinetle di Torino, dal
dott. Campi della divisione
Chirurgia di Pinerolo e dai
dott. Pastorelli e Cloni del
servizio di Anestesia e rianimazione di Pinerolo.
«Si traila di un secondo
complesso espianto multiplo
nell’arco di soli 10 giorni - ha
dichiarato il dott. Massa, direttore dell'Ausl 10 -; l’intervento testimonia il raggiungimento di un notevole livello
di sinergia fra le varie divisioni coinvolte, facilitata dalla
notevole professionalità e disponibilità più volte auspicata. Siamo di fronte a risultati
visibili, che depongono a favore del livello raggiunto dal
nostro ospedale e che compensano largamente le carenze, talvolta lamentate, di sistemazione “alberghiera” dei pazienti, per superare le quali la
direzione è tuttora impegnata
nel reperimento delle risorse
necessarie, al momento non
disponibili».
A colloquio con Elvio Passone, senatore del Collegio di Pinerolo e per molti anni magistrato
La rapidità è la vera riforma per la giustizia in Italia
PIERVALDO ROSTAN
Il palazzo di giustizia a Pinerolo
La partita in gioco all’interno della Bicamerale
sul tema della giustizia è alta;
nelle ultime settimane, di
fronte a ciò che si sta delineando, i magistrati hanno deciso di far sentire in modo
forte la loro voce. È davvero a
rischio l’autonomia della magistratura? È in atto, nelle
stanze della politica, un’azione per condizionarne l’operato? Ne abbiamo parlato col
senatore Elvio Passone, membro della commissione Giustizia ma sopratutto persona con
grande esperienza proprio
nella magistratura.
«Devo dire che si sta formando un consenso diffuso
sull’affermazione dell’indipendenza della magistratura
tutta. Le divergenze cominciano su alcuni nodi: il tema
dell’obbligatorietà dell’azione
penale che le forze moderate
vogliono attenuare, il tema
della composizione del Csm,
con forti pressioni per ridurre
il numero dei togati a vantaggio dei politici, le competenze
del Csm, lo statuto del pubblico ministero per il quale si
sollecita la separazione delle
carriere in termini più o meno
radicali».
- In che senso la proposta
di separazione delle carriere
può costituire elemento di
preoccupazione ?
«Questa proposta risponde
a una preoccupazione che ha
una sua fondatezza; si dice
che il pubblico ministero è un
soggetto troppo forte nel processo mentre il giudice rischia
di omologarsi alle richieste
del Pm. L’eventuale separazione ridurrebbe la sudditanza
psicologica. Ritengo che ciò
sia vero solo in parte. Il problema vero è l’elefantiasi del
processo: oggi ci si mette sette o otto anni per arrivare alla
decisione definitiva. Bisogna
riscrivere il modello processuale in modo che il giudice
recuperi la sua centralità essendo messo nelle condizioni
di dare presto il suo responso:
questa è la vera riforma».
- L’ipotesi di aumentare la
presenza di «laici» nel Csm e
quella di sottoporre al Parlamento annualmente la scelta
dei settori su cui maggiormente dedicarsi, fanno parte
di un medesimo disegno di
controllo dei politici sui magistrati?
..^^he cosa mi succederà dopo la
\\\^ mia conversione? Quali risorse
troverò per vivere presso i cattolici, dopo che mi sarò privato, a causa della
mia abiura, di quello che finora ho trovato presso i valdesi?». Ecco le domande
che il vescovo Charvaz di Pinerolo attribuisce ipoteticamente ai valdesi che vogliono entrare nella Chiesa cattolica. Egli
infatti è convinto che le ragioni che ostacolano tali conversioni sono sostanzialmente tre: la certezza di perdere i benefici e i mezzi di sussistenza attualmente ricevuti dai loro correligionari, in secondo
luogo l’incertezza di trovare presso i cattolici le stesse possibilità di sopravvivenza e infine il timore di essere oggetto di
disprezzo e beffe da parte degli ex fratelli. Osserva ancora il vescovo: «Grazie
alla costruzione del Priorato dì Torre
Pellice avremo la possibilità di stabilire
rapporti più diretti e più efficaci con i
valdesi, illuminarli circa i loro errori e
IL FILO DEI GIORNI
L'OSPIZIO
_____________ALBERTO TACCIA_____________
attirarli da noi. Il recente ristabilimento
di un Ospizio per catecumeni fornisce
già la casa per il noviziato e il catecumenato destinata a ricevere i neoconvertiti.
Ma è evidente che manca ancora una casa destinata a coloro che, uscendo dall’Ospizio dei catecumeni, hanno necessità di imparare un mestiere». Il Charvaz, conscio di questa situazione, intende
provvedervi con determinazione suggerendo al re Carlo Alberto l’erezione di un
istituto che possa raccogliere i valdesi
dando loro ogni garanzia di sussistenza
materiale oltre alla possibilità di imparare
un mestiere. Se è uomo può aspirare a diventare calzolaio, sarto, cappellaio, tessitore 0 tornitore, se è donna sarta, guardarobiera, parrucchiera, ecc. A chi invece,
per ragioni di età o salute, non può provvedere a se stesso, viene assicurata un’assistenza permanente. L’istituto dovrebbe
disporre di una cinquantina di posti. Al
vescovo verrà riservata l’istruzione e l’insegnamento degli esercizi e dei doveri
della religione nonché la nomina del direttore spirituale, alle suore giuseppine la
conduzione generale della casa, mentre
l’amministrazione sarà in comune con
l’Ospizio dei catecumeni.
Malgrado la convinzione con cui il vescovo propugna il progetto, che viene allegato in modo dettagliato alla lettera al
re Carlo Alberto dell’ottobre del 1840,
non risulta che sia mai stato eseguito.
Forse i tempi cominciavano a essere maturi per avviare alle Valli, nei rapporti tra
le chiese, un cammino diverso.
«Sono due problemi diversi; una composizione del Csm
con più politici finirebbe per
condizionare l’indipendenza
della magistratura. Sulla obbligatorietà dell’azione penale ci possono essere vari gradi; in Francia vige la discrezionalità dell’azione con potere di intervento da parte dei
politici; la forma più attenuata è quella di una potestà di
indirizzo in capo al Parlamento; occorre riconoscere
che il quadro è mutato rispetto a quando venne scritta la
Costituzione: allora il giudice
non aveva altro potere che
quello di applicare la legge.
Oggi non è più così: il fatto
stesso che la mediazione politica sia diventata evanescente
ha portato il giudice ad essere
il soggetto compensatorio, risolvendo caso per caso tensioni sociali che la norma
astratta non può risolvere; oggi, ad esempio, è il pretore
che gradua gli sfratti. Non solo, ma in una domanda generalizzata di giustizia, il giudiziario fatalmente sceglie dove
allocare le sue risorse; ad
esempio il fatto che a Torino
ci sia Guarinlello ha fatto sì
che si presti particolare attenzione al mondo dell’industria.
Questa è una scelta di politica
giudiziaria: giusto che queste
scelte siano politicamente responsabili».
- Quale livello di mediazione è dunque possibile, sapendo che il «pacchetto» giustizia è .solo una parte del lavoro della Bicamerale?
«Si può accettare la separazione delle carriere ma tenendo ben fermo lo statuto di indipendenza del singolo magistrato; sulla composizione del
Csm si può aumentare il numero dei laici ma devono essere eletti dai magistrati. Sono persuaso che nel “palazzo” ci sia una forte ostilità
verso la magistratura, ma
fuori no; se la voce fuori del
palazzo riuscirà ad influenzarla, spero che la contrattazione in atto finirà con danni
non gravissimi».
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PAG. Il
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venerdì 18 APRII F
i^^VENER
Il villaggio Riva a Villar Porosa
ANCHE DA PINEROLO PER L’INCENDIO AL DUOMO DI TORINO — Anche i vigili del fuoco di Pinerolo
sono stati mobilitati in occasione dell’incendio del duomo
di Torino; sono infatti intervenuti due uomini con un’autoscala, mentre i gruppi di Torre Pellice e Luserna sono stati
allertati. Sabato scorso, nel tardo pomeriggio, i vigili del
fuoco di Pinerolo sono stati chiamati ad intervenire per il
recupero del corpo di una donna di 66 anni. Agostina Bocce, residente a Pinerolo e trovata morta nel torrente Lemina. Sono in corso le indagini per appurarne le cause.
PROVINCIA: COLOMBA INTERROGA — Due interrogazioni sono state presentate dal consigliere provinciale di
Luserna San Giovanni Danilo Colomba, del Ccd; la prima
solleva la questione dell’«oneroso balzello» dell’autocertificazione sugli impianti di riscaldamento che è stata recentemente prorogata al 31 luglio. La seconda chiede al presidente se «non abbia preso in considerazione la possibilità
di finanziare e promuovere nuovi progetti di rivalutazione,
rinnovo e valorizzazione degli impianti di risalita a Prali e
per il miglioramento e la messa in sicurezza della strada
provinciale di accesso» della vai Germanasca, stante le ipotesi di intervento di Comune e società Seggiovie 13 laghi
per il rinnovo degli impianti e delle piste.
MOSTRA SULL’INTERCULTURA — Dal 24 aprile fino al
16 maggio l’Expo Fenulli di Pinerolo ospiterà una mostra
dal titolo «Gli altri siamo noi, giochi, strumenti, idee per
una società interculturale». Si tratta di una proposta per
bambini e ragazzi dai 9 ai 14 anni, nata dalla collaborazione
tra sei associazioni di sei paesi europei: Olanda, Belgio,
Spagna, Italia, Germania e Francia, curata per la traduzione
italiana dall’associazione di Milano «Pace e dintorni» e dal
Cisv (Comunità impegno servizio volontariato). Non si tratta di una mostra nel senso tradizionale, ma piuttosto di un
percorso di giochi educativi che stimolano i bambini a riflettere sulle proprie reazioni e risposte di fronte a otto temi
a proposito di pregiudizi e capro espiatorio. La mostra avrà
il seguente orario; dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15,30 alle 18,30, sabato e domenica dalle 10,30 alle 12 e
dalle 15,30 alle 18,30. Per informazioni e prenotazioni di
visite da parte delle scuole tei. 0121-36273.
SOPPRESSIONE SCUOLE MEDIE — In merito alle recenti
decisioni dei Provveditorati delle Province piemontesi che
comportano in prospettiva pesanti razionalizzazioni di scuole, consiglieri regionali rappresentanti di tutte le forze politiche hanno sottoscritto una proposta di ordine del giorno che
sottolinea le ripercussioni negative del provvedimento per i
ragazzi, chiedendone nel contempo la revoca. La proposta di
ordine del giorno ricorda, fra l’altro, i casi di Fenestrelle
(che serve anche Pragelato, Usseaux, Roreto) e Perrero (che
serve anche Prali, Salza e Massello) «per cui la sperimentazione di pluriclassi non risponde ad alcuna logica didattica».
INTERROGAZIONE SUL PIANO DI RIORGANIZZAZIONE DELLE POSTE — I consiglieri regionali del
gruppo del Pds Luciano Marengo e Marco Bellion, considerato che l’ente Poste ha avviato un profondo processo di
riorganizzazione del servizio postale, attualmente all’esame
del Parlamento, che interessa in particolare il Piemonte
coinvolgendo ben 362 uffici locali, hanno fatto un’interrogazione urgente al presidente della giunta regionale per conoscere l’opinione della Regione sul piano di riorganizzazione dell’ente Poste e le iniziative che la Regione intende
prendere per potenziare il sistema delle comunicazioni in
Piemonte a partire dalle cosiddette aree marginali.
INTERROGAZIONE SU DUE PROGRAMMI DI INIZIATIVA comunitaria — La Commissione europea, con
decisione del 22/12/94 e 18/5/95, ha approvato i programmi
operativi delle iniziative comunitarie «Occupazione e valorizzazione delle risorse umane» e «Adapt»: la Regione è
chiamata a partecipare direttamente a tali programmi redigendo la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento,
visto anche il finanziamento statale di circa 80 miliardi per il
periodo ’97-99. Considerato che la scadenza per la presentazione dei progetti è prossima, i consiglieri regionali Luciano
Marengo e Marco Bellion hanno interrogato il presidente
della giunta per conoscere i risultati conseguenti all’attuazione dei progetti sia del periodo ’94-96 sia quelli prevedibili per il periodo ’97-99, e fammontare degli eventuali cofinanziamenti regionali, oltre alle aspettative che la Regione
si propone in particolare con l’attuazione dei progetti che si
riferiscono alle iniziative «Integra» e «Adapt-bis».
LABORATORIO DI GIOCATTOLI A TORRE PELLICE
— Dal 14 aprile, ogni lunedì alla Caserma Ribet sarà in funzione «la giostra», un progetto laboratorio per la costruzione
di giocattoli animati in legno. Il laboratorio è gratuito ed è rivolto ai ragazzi dai 15 ai 18 anni; tutti i giocattoli prodotti
saranno esposti e e venduti nelle fiere locali. La durata e gli
orari del laboratorio, gestito da Michele Fiocca Matarese, saranno concordati con i partecipanti: per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla Comunità montana vai Pellice, Spazio
giovani (tei. 953131) o a Informagiovani (tei. 900245).
Alla comunità «Cascina nuova» di Roletto
Festa contro ^alcolismo
MASSIMO GNONE
C? era tanta gente domenica scorsa a Roletto;
L’automobile bisognava lasciarla lontano, lungo la strada, tra i campi di grano e
mais e i frutteti. La «Cascina
nuova», sede della comunità
gestita dall’Associazione Aliseo è là; speriamo di trovarci
la festa: quella che, leggendo
il volantino, dovrebbe tirare
avanti «dalle 14 fino a sera»,
la «3“ festa di primavera» con
«musiche, danze, spettacoli
di clown, bazar...». Superiamo l’immancabile arco in
mattoni, tipico dei cascinali
piemontesi; l’atmosfera è
delle migliori: sul palco i
«Lou Magnaut», gruppo ben
noto a chiunque si interessi di
musica occitana; intorno, ai
margine dell’aia animata dalle risate dei ballerini, la folla
intorno agli stand gestiti dalle
associazioni locali: c’è chi ci
ricorda, tra l’altro, che proprio questa domenica è la
giornata mondiale per l’abolizione delle mine antiuomo:
non bisogna mai dimenticare
che l’Italia ne è tra i maggiori
produttori e questi aggeggi
sono disseminati un po’
ovunque nel mondo...
Incontriamo Filippo Bellavia, psicologo, responsabile
della comunità. «Questo centro - spiega - era gestito da
frati; nel ’92 la comunità è
stata affidata al gruppo Abele
di Torino, da allora la “Cascina” si occupa di persone con
problemi di alcoldipendenza e
di politossicodipendenza, dove comunque l’alcol è la sostanza primaria. Noi lavoriamo per l’associazione Aliseo;
una branca del gruppo Abele
che si occupa specificatamente di alcolismo». L’Aliseo gestisce un centro di accoglienza e una comunità semiresidenziale a Torino e la «Cascina nuova» di Roletto. Chiediamo quali siano gli obiettivi
per il futuro; «Aiutare le per
sone che fanno fatica a uscire
dalla dipendenza, creare una
rete di relazioni con il territorio e con le associazioni di
volontariato, ma soprattutto
mettere in risalto il problema
dell’alcol, un problema spesso sottovalutato, se si pensa
che i morti per alcol in Italia,
ogni anno, sono trentamila, a
fronte di tremila per eroina e
droghe pesanti». Scopriamo
che nella comunità, riconosciuta come «ente ausiliario»,
vivono, oltre a una équipe di
sei educatori, tredici ospiti: la
comunità è cioè residenziale,
ma dopo un anno, un anno e
mezzo al massimo, occorre
preparare il percorso di uscita,
facendo sì che le persone non
dipendano più dal Centro, ma
si inseriscano nuovamente
nella società. Le attività lavorative della comunità sono
l’allevamento e la macellazione di vitelli di razza piemontese e la produzione di formaggi e uova, con l’aiuto di
un tecnico agricolo; le attività
terapeutiche consistono nelle
riunioni quotidiane e settimanali in gruppi e nei colloqui
individuali.
Alla domanda; «Quali sono
i successi che ricorda con
maggiore soddisfazione?», il
dott. Bellavia sorride: «Quando si riesce a mantenere un
lavoro e avere delle relazioni
stabili con le persone con cui
e per cui si lavora, questo
può essere già considerato un
successo. Il nostro scopo, come educatori, è di far acquistare consapevolezza dei limiti di ognuno; la scelta di
continuare a fare uso di determinate sostanze rimane a
carico dei singoli». Ritorniamo nel cortile; il sole è caldo.
Non possiamo fare a meno di
tentare di immaginare la vita
quotidiana nella comunità, i
problemi, le difficoltà; tutto
sembra quasi dissolto nei colori e nella musica della festa.
Ci piacerebbe, una volta, tornarci, qui a Roletto, alla «Cascina nuova»; tornarci a conoscere la gente che, ogni
giorno, ci vive e ci lavora.
Intanto il pomeriggio continua e, tra una fetta di torta e
un bicchiere di aranciata, arriva il momento dello spettacolo dei clown: ci fanno sedere per terra, sulla ghiaia un
po’ dura. Si ride molto; questi «artisti di strada» sono veramente bravi; presto, troppo
presto, ma sono le cinque
passate, arriva il momento
della partenza: a malincuore
varchiamo il cancello e ci avviamo all’auto, sempre troppo calda quando la si lascia
qualche ora al sole. «Festa
della primavera»? Mah...
Sembra che la primavera,
quella umida e fresca, l’abbiamo lasciata da un pezzo.
Il progetto coinvolge Comunità montana e Parco del Queyras
I progetti per Interreg 2
Con l’accensione di un ulteriore mutuo con il Credito
sportivo per un importo di
140 milioni per opere al palaghiaccio di Torre Pellice si è
aperto la scorsa settimana il
Consiglio della Comunità
montana vai Pellice; la Regione contribuirà a far passare il
tasso dal 5,5 al 2,5%: con
questo intervento si chiuderà
la struttura sul lato Pellice in
modo da creare un riparo
dall’aria per il pubblico che
sale sugli spalti. I consiglieri
hanno poi approvato il testo
della convenzione con la Lega
nazionale per la difesa del cane per la gestione dei cani abbandonati.
Gli enti locali non dispongono né di personale adatto
né di strutture per cui la scelta
è caduta sulla convenzione
dopo che i singoli Comuni
avevano delegato l’ente di
valle alla stipula. Cattura, custodia e ricovero dei cani verranno affidati alla Lega che
utilizzerà le strutture di Bibiana; ogni Comune verserà in
cambio all’associazione 500
lire per abitante. In chiusura
del breve Consiglio, il vicepresidente Pons e il consigliere incaricato delle Politiche
comunitarie Bellion hanno illustrato le iniziative Interreg
appena avviate. Per quanto riguarda il progetto di cremagliera con la Francia, entro
settembre dovrebbe essere disponibile lo studio sul tracciato e sulle ricadute ambientali
e socio-economiche.
Nell’ambito di Interreg 2
sono invece stati presentati
dei progetti in collegamento
con quelli già realizzati con
Interreg 1. L’intero progetto
si articola in tre moduli: cartografia tematica delle biodlversità vegetali, biomonitoraggio della qualità dell’aria
mediante utilizzo dei licheni,
continuazione e ampliamento
delle ricerche sulla salamandra Lanzai. Gli obiettivi che i
157 TENDE
Tel. 0121-59.690 BRICHERASIO via Torre Pellice, 57
due versanti si sono posti al
momento della redazione del
progetto sono sintetizzabili in
alcuni punti: creazione di uno
strumento tecnico-cartografico di supporto alle decisioni
di gestione territoriale e alla
definizione di politiche ambientali comuni, creazione di
un database utile alla redazione di un piano di sviluppo dei
due territori transfrontalieri,
mantenimento e potenziamento del settore agricolo,
aumento di circa il 5% delle
presenze turistiche, valorizzazione e conservazione del
materiale vegetale potenzialmente destinabile ai settori
agroalimentare, farmaceutico
e bioningegneristico, valorizzazione dei posti di lavoro
esistenti e creazione di nuovi.
Il progetto riguarderà dunque
una superficie di 30.00 ettari
sul versante italiano e 65.000
su quello francese, con popolazione invertita: 2.300 francesi e 23.000 italiani.
Villar Perosa
Costruire
con rispetto
MILENA MARTINAT
Costruire edifici in ar%
nia con l’ambiente, u, E
concetto non osservato pj'-----
anni, per decenni; nell’epoq» TQjn
del boom economico nonjV sioi
badava all’estetica ma sempl^duzion
cernente a costruire e basta.}" oggi
ora ci lamentiamo. Abbiami’gW'
una valle stravolta dal punti "„terveni
di vista urbanistico, cominci» ,jve dell
mo a capire come nelle borg» Lg loca
te le ristrutturazioni andrebb» munto C
ro fatte in legno e pietra e noi «La Ro
con serramenti in metallo)¿gl 25 n
balconi di cemento armato «Consul
Cominciamo a capire che ij quale d(
un ambiente più curato, coi ^lutazi
un’estetica degli edifici meni àone si
casuale ci può far star meglio, del govi
Ma sentire che un Comuni ]a sinist
come Villar Perosa spendi affermai
400 milioni per opere di sists, ora che i
mazione dell’arredo urbano) prendar
qualcuno fa rizzare i capelli; Lsa pii
perché? Perché si pensa dii smo e c
l’arredo urbano non rendi mercato:
quindi che siano soldi spreca- fl cen
ti. Molti hanno capito Pini, gad con;
portanza di ciò che ci circón perilla'
da, hanno capito il degraà bilitàffl
che lo accompagna e il valon «incenti’
dell’arredo urbano, e allora staiiceti
400 milioni appaiono pochi. ^ grado di
Fra la prima e la secondai e tempo:
guerra mondiale il Comune di razionai
Villar Perosa subì una ptofon- u di pii
da trasformazione urbanisfca. e le im
Furono completati insedia- uro bili
menti residenziali importanti ntendo
come quello detto deU’Alpino lano ri
(compresa la chiesa di Sanf juesta f
Aniceto), delle case operaieflavoro
(case ora purtroppo demolite:delle ir
e sostituite con un’uniforme «che c
area di parcheggio) e del vii- peraltro
laggio Agnelli oltre, naturai- ti dei L
mente, l’ampliamento e il struttura
completo ridisegno arcA/tefto-góro dei
nico dello stabilimentoRìn,; tento lat
compresa l’annessa scuolif gionequ
professionale. Furono aneli! daijuanc
realizzati complessi edilia'cfctto Ti
particolari quali la scuola ma meno 1(
tema, la stazione tranviaria, IOO.(K)0
bagni pubblici, l’albergo. At al mese ]
tualmente si registra una ca ntà ques
duta di stile più che un vero! lerebbei
proprio degrado edilizio. Il iosti (ci
progetto preliminare di siste- usconi r
mazione di arredo urbano si Per qi
propone di migliorare la qua- 'emo «I
lità ambientale di un luogo si lese, fr
gnificativo dal punto di visi iaria di
urbanistico; la facciata prind- tOOO n
pale del municipio si apre si) l’area, |
piazza della Libertà, mentre I )ltre la r
viale Giovanni Agnelli costi-fiecon h
tuisce il principale asse di collegamento fra gli insediamenti lungo via Nazionale eli
principali attrezzature pubbli' ®ento df
che (municipio, scuole). Ù '^®eind
proposta relativa alla piaz» roassimo
della Libertà comprende la ii| ^spetto
definizione dei suoi confi! '^partic'
cercandone unitarietà ridissi offre
ste ricet
alla
k ma no
gnando le carreggiate, proli®
gondola fino a comprende®
lo spazio coperto dell’ala w
mercato liberata dai parape#
formati dalle arcate, dissuasi
re di velocità in pietra, rifad';
mento della pavimentazioni^
inserimento di pali per gonfr
Ioni per mitigare l’effetto tb*'
sonante del fabbricato pos® sem
sul lato sud-est della piazz*- J"iltina2
illuminazione e tinteggiaWtJ: niel
Si prevedono anche opere f nnza. (
manutenzione straordinn®’ oltre n
dell’ala del mercato. La sist®' ®tglior
mazione di viale Agnelli coiH' ^®Prim
prende il rifacimento del ma® ® le cc
!®possib
risultati
scono la
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ILE 19(
18 APRILE 1997
^LLI mOESI
PAG. Ili
DIBATTITO
Lavoro: ripartire
dalla politica
eMBICO LANZA*
in arttij
lente, m
rvato pd—"
leirepon^T orrei fare alcune riflesco noni y sioni sul problema della
la sempli|.jJuzione degli orari di lavoe basta, ijo oggi al centro di dibattito.
Abbiami pretto di iniziative sindacali,
punti interventi del governo, iniziacominci} (¡ye delle forze politiche, anfle borgj j.j,e locali e per farlo prendo
andrebbe spunto da un articolo di Rosetra e noi suna Rossanda sul Manifesto
metallo (jel 25 marzo, il cui titolo era
1 armati «Consultare la bussola», nel
ne che ij quale dopo aver fatto alcune
n ato, COI valutazioni sulla manifestafici mera zione sindacale, il pacchetto
ir meglii del governo, come si muove
Comura la sinistra, l’autrice conclude
a spendi affermando testualmente: «È
e di siste, ora che società e politica si riurbano j prendano l’economia che è
i capeli; cosa più seria del monetari>ensa citi gmo e del puro e semplice
nn rendi mercato».
di spreca. Il centro-sinistra e i sindanto Tini, cali confederali riconfermano
ci circoj per il lavoro la ricetta «flessidegraà bilità massima del lavoro» e
; il valon «incentivi alle imprese». Que. e allora sta ricetta, che però è solo in
1 pochi. ( grado di dare risposte limitate
secondai e temporanee sul fronte occu
omune di
la piofonbanisfca.
insedia-!
nportanti,
dEAlpino
di Santi
azionale, in realtà serve moldi più a rendere competiti'e le imprese e ad arricchire i
irò bilanci; con questo non
tendo dire che non si produano risultati, ma di certo
[uesta formula più che creare
operaieflavoro incrementa i profitti
demolite;delle imprese (specie quelle
uniforme «che contano»), mettendo
e del vii- peraltro in discussione i dirit, naturai- ti dei lavoratori e rendendo
;nto e il stwttmlmente precario il larcMeffo-^oro dei giovani, fino al remtoRlrv, cetile lavoro in affitto. Ha raa scuola gione quindi Rossana Rossan10 anche da^uando alienila che il pac.i edilia chettoTreu non assicura nemuola raimeno 100.000 posti e a altri
nviaria, HOO.OOO elargi.sce 800.000 lire
ergo. AtiMmese per un anno, e per ca1 una a rità questo va bene, ma occorm veroi 'crebbero altri 2 milioni di
ilizio. Il osti (ci andrebbero due Berdi siste- (usconi messi assieme...),
u bano si Per questo risultato il goe la qua- remo «ha allungato alle imiuogosi tese, fra rottamazione finan> di visti iaria di auto e motocicli e i
ta princi- 5.000 miliardi dei contratti
i apre sa l’area, più gli sgravi fiscali,
mentre! altre la metà di quel che chie•lli costi- leçon la manovrina...». Quese di col- ste ricette infatti rispondono
ediamen- solo alla competizione globalale e Ifftema non al drastico rallenta? pubbli- mento della crescita economiiole), h 6 industriale. Servono al
a piazS ®assiino a non perdere quote
ide la 5| Rispetto ai paesi concorrenti,
1 confili particolare i paesi del Sud
à ridisi che offrono condizioni per noi
¡ropossibili e ingiuste; sovente
rtsultati di tali scelte inaspriscono la guerra fra lavoratori
Ç sindacati dei paesi industriauzzati, pronti a fare subito
ana nuova concessione, nuovi
®centivi alle imprese (pagate
. prolut
prendeti
ll’ala dii
parape#
fissuasoa, rifad
itaziouii
rdinari*
La sist«'
«Ili co®'
del tnaJ'
zione, I*
de.
rve»
RE su 2*
gonfi dalla collettività), e questo
tetto dii ®eccanismo finisce per favolo posi* '"'0 sempre di più le grandi
1 piazzi Multinazionali, che possono
ggiaturt 'osi mettere tutti in concoropered enza. Questi meccanismi
®oltre non creano condizioni
JUgliori ai paesi poveri e
'Uniprimono in modo strutture le condizioni salariali, so"Uli, riducono i diritti dei lauratori dei paesi industrializzi’, chiamati in conclusione a
^euaffuontare
^ IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
T* Roma 41 (secondo piano)
^USERNA S. GIOVANNI
Jnttìi giorni dalle 17 alle 19
H«. 953017-909528-954158
identificarsi più con le loro
imprese che non con le loro
classi per difendere le loro
condizioni e i diritti di tutti i
lavoratori.
Dobbiamo invece essere in
grado di rispondere alle conseguenze drammatiche di una
crescita lentissima, legata alla
povertà dei paesi del Sud e
dell’Est, che per questo non
sono in grado di partecipare ai
benefici della loro competitività, sia per i limiti ambientali
noti a tutti. Allora, vanno bene tutte le iniziative che creano anche un solo posto di lavoro e sostengano i giovani
disoccupati, però non possiamo più sottrarci al problema
che il lavoro in futuro sarà
sempre meno, non crescerà ai
ritmi passati, mentre l’innovazione tecnologica continuerà
a incrementare la produttività,
trasformando in strutturale
l’aumento della disoccupazione, e questo sicuramente ingigantirà i flussi migratori dai
paesi poveri verso quelli più
ricchi. Se questo è lo scenario, ha ragione Rossana Rossanda: è ora che la politica riprenda l’egemonia sul mercato, sulla finanza e non viceversa. Una politica che superi
le questioni locali, nazionali,
elettorali e che riprenda a
pensare a quale futuro prospettare per le donne e gli uomini, giovani e anziani, quale
modello di vita, quale economia, quale produzione, quali
modelli di consumi, quale
scala di valori. Nella fase storica in cui il capitalismo non
sembra avere alternative, le
sue conseguenze sulla vita
delle persone impongono di
pensare a strade nuove che offrano una speranza a donne e
uomini di non essere solo delle variabili dipendenti del
mercato, delle multinazionali,
delle monete. Ma quanti oggi
nella sinistra e nel sindacato
pensano a queste strade?
A me sembrano questi i
motivi che impediscono oggi
nelle iniziative sul lavoro di
rimettere al centro la sua redistribuzione con la riduzione
dell’orario, perché questo è
già un pezzo di politica alternativa in controtendenza al
pensiero unico oggi dominante. In conclusione penso sia
arrivato il momento per noi di
contribuire a ridare centralità
alla politica, ricostruire un’
area politica e sindacale che
sappia in questa fase complicata e contraddittoria dare prime risposte che non soccombano sempre e comunque alle
compatibilità mercantili e finanziarie. Riprendiamo quindi la battaglia per il lavoro a
partire dalla riduzione degli
orari impegnandoci per le leggi di iniziativa popolare, dialogando con i lavoratori e costruendo alleanze con tutti
quelli disponibili a questi
obiettivi, superando i confini
pur importanti del nostro territorio e lavorando a livello
nazionale: dobbiamo avere la
capacità di inserirci nelle iniziative europee, in particolare
penso alla marcia per il lavoro
che si concluderà a Amsterdam nel mese di giugno. Questo appuntamento per noi dovrà avere al centro oltre alla
difesa dei diritti di tutti i lavoratori, l’obiettivo della riduzione generalizzata e consistente degli orari: due importanti temi che devono diventare i primi elementi di unificazione della lotta per il lavoro,
ma anche delle future scelte
politiche alternative.
* Associazione lavoratori
pinerolesi
Incontro pubblico sul futuro di Pinerolo
Il «polo integrato»
DAVIDE ROSSO
Per molte persone il polo
integrato di sviluppo (Pis)
che dovrebbe nascere a Pinerolo potrebbe essere un occasione per il rilancio dell’economia e dell’occupazione pinerolese ma sulla sua realizzazione pesa la scadenza del
30 giugno, data entro la quale
dovranno essere iniziati i lavori per non perdere il consistente finanziamento europeo,
scadenza però che è molto vicina e che incute non pochi timori anche alla luce dei problemi che sono sorti relativamente sia al reperimento degli
altri fondi necessari sia ai problemi puramente tecnici dovuti al recente cambio di amministrazione.
In un incontro pubblico tenutosi martedì 8 aprile a Pinerolo, l’assessore al Lavoro del
Comune di Pinerolo, Antonio
Bruno, il suo predecessore Elvio Rostagno, Franco Agliodo, della Cisl, e Mauro Zangola, dell’Unione industriale,
si sono confrontati e hanno
fatto il punto sul costruendo
Polo integrato e sulle sue prospettive future. «L’amministrazione e i funzionari comunali - ha detto l’assessore
Bruno - stanno lavorando con
tempi strettissimi per poter
iniziare i lavori entro la fine
di giugno, per questo che deve diventare un polo attrattivo
anche per le aziende straniere». Bruno ha spiegato poi come la parte del progetto relativa all’urbanistica sia già relativamente a buon punto ma
come le difficoltà si presenti
no soprattutto sul lato finanziario essendo venute meno le
assicurazioni date da parte
della Soprim, la finanziaria
pubblica a cui è stata affidata
la gestione dell’area; tuttavia
pare che il Comune di Pinerolo riesca ad ottenere un mutuo
per cinque miliardi con cui far
fronte a una parte dei finanziamenti mancanti.
«L’area industriale - dice
Elvio Rostagno - è un progetto ambizioso per la città che
per le sue dimensioni ha bisogno di essere dotata di servizi.
Ma non ha senso pensare solo
alla creazione di infrastrutture
per il Pis bisogna che si creino convenienze per chi deve
insediarvisi. Il consorzio Intech può essere ad esempio di
supporto al Pis con funzione
anche di animatore economico oltre che di innovazione
tecnologica ma anche altri
progetti legati al Cilo di Pinerolo dovrebbero lavorare in
questo senso». Per Franco
Agliodo il rischio è però che
il contenitore Pis rimanga
vuoto in un territorio in fase
di deindustrializzazione dal
punto di vista culturale: il
problema è definire la vocazione dell’area, occorre un tavolo concertato a cui partecipi
anche il sindacato in cui discutere le strategie, la progettualità a monte, in cui definire
le figure professionali. Secondo Mauro Zangola invece la
prima esigenza è quella di
riempire l’area più che dare
una vocazione ad essa, e questo anche riducendo i tempi di
insediamento sveltendo le
pratiche burocratiche.
;ta
La scuola di
Angrogna
Siamo venuti a conoscenza
del fatto che nell’anno scolastico ’97-98, funzionando con
due classi a modulo, la scuola
elementare di Angrogna avrà
un insegnante in meno. Vorremmo esprimere le nostre
preoccupazioni e i nostri non
pochi dubbi.
Nell’anno in corso, avendo
mantenuto invariati sia l’orario che il numero degli insegnanti, non ci siamo posti alcun problema, anche perché
la maggior parte dei genitori
non sapeva che la scuola aveva subito una trasformazione
da tempo pieno a modulo, e
tanto meno sapeva che cosa
può comportare questa trasformazione. Immaginiamo
che, se anche fossero garantite le 40 ore, questo significherebbe che in determinati momenti, presumibilmente numerosi, i bambini farebbero
attività in un’unica pluriclasse: una pluriclasse di 22 bambini dalla U alla 5“ elementare, con un insegnante solo!
Siamo seriamente preoccupati
per la qualità della nostra
scuola e di conseguenza per il
suo futuro; una piccola scuola
di montagna per sopravvivere
deve essere attiva, propositiva, deve offrire servizi educativi di qualità. I genitori hanno il dovere di scegliere ciò
che è qualitativamente meglio
per i propri figli.
Fino ad ora la scuola di Angrogna ha avuto un numero di
insegnanti che di norma ha
garantito che i bambini fossero seguiti in modo adeguato a
seconda delle loro età. Ha
avuto un servizio di trasporto
efficientissimo, non solo per
le scuole ma per tutto il territorio, che non essendo scuolabus ma autobus di linea è
anche un importante momento di incontro fra generazioni.
Inoltre un ottimo servizio
mensa, che è anche un importante momento formativo per
i bambini. Richiediamo pertanto alle autorità scolastiche
di restituire il tempo pieno,
assegnando quattro insegnanti alle due future classi, e
all’amministrazione di questo
Comune di farsi portavoce
delle esigenze di noi genitori,
pensando al futuro di questo
territorio, già più disagiato di
altri, nella sua globalità.
Crediamo che queste nostre
preoccupazioni siano motivate, e pensiamo che sia giusto
e doveroso fare il possibile
perché i nostri figli abbiano
opportunità educative e formative al pari di altri, affinché l’abitare in montagna non
diventi una punizione per i
pochi che hanno scelto di rimanervi.
/ rappresentanti dei genitori
Serena Tourn, Lilian
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Chiese Valdesi
I CIRCUITO — Proposta di gita per i giovani dai 14 anni in poi dal 24 al 27 aprile alle Cinque Terre; costo della gita lire 150.000 comprensive di una polizza assicurativa contro gli infortuni. E necessario essere forniti di tenda (ogni
due o tre persone), sacco a pelo, materassino o stuoino, lampada da campeggio, scarpe da trekking, kit da campeggio.
Sistemazione presso il camping «Pian di Picche». Per informazioni: Massimo Long tei. 0121-953107 entro il 19 aprile.
Ili CIRCUITO — Proposta di gita a Lipsia e dintorni dal
13 al 23 giugno «Sulle orme di Lutero». Chi è interessato
può rivolgersi alla chiesa di Pramollo (tei. 0121-58020).
PRE CAMPO STUDI EGEI — Il 19 e il 20 aprile si
svolgerà alla Rocciaglia di Pradeltomo (Angrogna) un precampo studi Egei per il Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria
sulla testimonianza. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi
allo 0121-598194. Inizio alle 16,30 del sabato.
INCONTRI A AGAPE — Dal 24 al 27 aprile week-end
sul tema «Senza corpo», riflessione sulla bioetica. Dal 24 al
27 aprile campo week-end formazione adulti su «La plenaria: spontaneità o gestione?» per migliorare il lavoro di conduzione delle assemblee.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
lunedì 21 aprile a Bricherasio, martedì 22 ai Gonin, giovedì
24 agli Aitali, martedì 29 alle Vigne. Assemblea di chiesa
domenica 20 aprile sulle finanze. Studio biblico: mercoledì
23 aprile, all’Asilo del Sacro Cuore, alle 20,45, il pastore
Berutti condurrà uno studio sul Salmo 37, 1-11.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione quartierale alle
Grangette alle 15 di martedì 22 aprile.
POMARETTO — Le prossime riunioni quartierali saranno venerdì 25 aprile a Perosa e mercoledì 30 ai Maurin,
entrambe alle 20,30. Incontro del gruppo visitatori mercoledì 23 alle 15. L’Unione femminile si incontra all’Inverso
Clot venerdì 18 aprile.
PRALI — L’Unione femminile si incontra giovedì 17 alle 14,30 al presbiterio per lo studio biblico sul libro di Daniele. Riunione quartierale a Ghigo giovedì 17 alle 19,30.
Domenica 27 aprile culto di fine attività.
PRAROSTINO — La prossima riunione quartierale sarà
giovedì 17 aprile alle 15 ai Gay. Gita comunitaria mercoledì 23 aprile organizzata dall’Unione femminile: meta
Pacquario di Genova. Tutti coloro che intendono partecipare sono invitati; la spesa complessiva (pullman e ingresso
all’acquario) sarà di circa 30.000 lire.
RORÀ — Riunione di quartiere alle Fucine giovedì 17,
aprile alle 21. Studio biblico: sala Morel, giovedì 24, ore 21.
SAN SECONDO — Domenica 20 aprile culto alle 10
con la presenza della corale di Genova.
TORRE PELLICE — Riunione quartierale venerdì 18
alle 20,30 agli Appiotti. Studio biblico condotto da Massimo Marottoli, lunedì 21 aprile alle 20,45, al presbiterio su:
Giovanni 2, 13-22 «Purificazione del Tempio. Gesù e il
nuovo Tempio».
VILLAR PELLICE — Sabato 19 e domenica 20 aprile,
nella sala, alle 20,45, la filodrammatica presenta la commedia «L’importanza di chiamarsi Ernesto» di Oscar Wilde.
Dal 24 al 27 aprile gita in Germania con visita alle chiese
del Palatinato.
VILLAR PEROSA — Alle 10 culto presieduto dal pastore Franco Taglierò; partecipa la corale di Angrogna.
VILLASECCA — L’Unione femminile organizza per T8
maggio un incontro, con agape fraterna, con gli ospiti
dell’Asilo di San Germano. Prenotazioni entro il 1° maggio
presso Clodina Balma o Milena Grill. Si cercano vecchie fotografie di Combagarino e Villasecca per poterne esporre le
fotocopie nei locali restaurati delle due zone; chi ne avesse e
fosse disponibile, è pregato di contattare il pastore.
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10
PAG. IV
E Eco Delle Iàlli Iàldesi
■I*
VENERDÌ 18 APRILE igg^
\/ENER
Verso il XXV Aprile
Ricordo di Gramsci
e della Resistenza
»PORT
Molte le iniziative organizzate dai Comuni delle Valli e
da Pinerolo, in collaborazione
con l’Anpi, per festeggiare il
52° anniversario della Liberazione. Il 25 aprile vedrà anche quest’anno i cortei attraversare i paesi e deporre le
corone sulle lapidi dei caduti,
i messaggi commemorativi e
i pranzi in comune, ma anche
la settimana precedente riserva interessanti proposte. Sfogliando fra le iniziative, vediamo in particolare qualche
appuntamento, a partire da
Pinerolo; il 25 aprile alle ore
10,15, inaugurazione della lapide di Antonio Gramsci in
via Gramsci, nel 60° anniversario della morte; alle ore
10,45, un corteo partirà dal
municipio per deporre le corone aìla lapide «Farri», al
monumento dei Caduti e a
quello degli ex Internati in
piazza Marconi, alla stele dei
Caduti per la Libertà in via
Cesare Battisti: seguiranno i
discorsi commemorativi del
presidente del Comitato per
la difesa dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione e del presidente
dell’Anpi, Eugenio Morero;
alle ore 13 pranzo presso la
trattoria La Sosta in via Vigono (£ 28.000 a persona; per
prenotazioni tei. 74145).
A Luserna San Giovanni
è prevista per giovedì 24 aprile una serata podistica della
Liberazione, alla sua ottava
edizione; alle ore 19 staffetta
podistica dal capoluogo a Castelluzzo e ritorno, con partenza e arrivo in via Roma
davanti al municipio; alle ore
20,15 circuito podistico per le
vie del capoluogo, riservato
alle categorie giovanili, sempre con partenza davanti al
municipio; alle ore 21 fiaccolata della Liberazione con
partenza da piazza Partigiani
e arrivo al monumento ai Caduti della II guerra mondiale.
Tra gli appuntamenti del
giorno seguente, sempre a
Luserna, segnaliamo il ritrovo alle ore 9,45 in piazza Partigiani per il corteo diretto al
monumento ai Caduti; alle
ore 10,30 ancora in piazza
Partigiani, saluto delle auto
rità e discorso di Bruna Peyrot, assessore alla Cultura della Comunità montana vai Pellice. Il pranzo si terrà al ristorante Fonte Blancio a 35.000
lire a persona (per prenotazioni tei. entro il 23 aprile al
901340 oppure 932491).
A Angrogna, nella sala
valdese del capoluogo, alle
ore 21 di venerdì 18 aprile, si
svolge uno spettacolo a ingresso libero del Gruppo teatro Angrogna dal titolo «Bella ciao»; nell’intervallo Giorgio Rochat, professore di Storia contemporanea all’Università di Torino, presenta il
libro di Pierfrancesco Gili La
guerra di Bastian. A Perosa
Argentina, invece, sabato 19
aprile nella sala della Comunità montana alle ore 16,30
Miriam Bein parlerà dei libri
di testo e della didattica nella
scuola elementare durante il
fascismo e Pierfrancesco Gili
presenterà il suo libro La
guerra di Bastian. Giovedì 24
aprile a Inverso Pinasca appuntamento alle ore 20 in
piazza Libertà davanti al municipio per la partenza del
corteo accompagnato dalla
banda; alle ore 20,30 commemorazione dell’incendio del
Clot, alle 20,45 fiaccolata dal
Clot alla Pro Loco, con un’allocuzione del presidente della
Comunità montana, e alle
21.45 spettacolo delle scuole
elementari di Pinasca e Inverso Pinasca dal titolo 1944...
per non dimenticare; alle
22.45 sempre alla Pro Loco
ancora interventi, presentazione della mostra «La guerra
di Bastian» che sarà aperta
dal 25 aprile al 1 maggio (festivi dalle ore 17 alle 21, feriali dalle ore 19 alle 21,30).
Per quanto riguarda la consueta manifestazione del 25
aprile organizzata dai Comuni di Bobbio, Villar e Torre
Pellice in collaborazione con
TAnpi, alle 8,45 appuntamento a Bobbio, alle 9,45 a Villar
e alle 11 infine il corteo arriverà nella piazza del municipio di Torre Pellice dove il
prof. Enrico Fumerò terrà
l’orazione ufficiale; alla giornata sarà presente una delegazione di Guillestre.
Luserna S. Giovanni
Nazionalismo
e totalitarismo
Cantavalli
Folk delle
La Comunità montana vai
Pellice, il Collegio valdese di
Torre Pellice e la Scuola media statale «E. De Amicis» di
Luserna organizzano un corso
di aggiornamento per insegnanti sul tema «Nazionalismo, totalitarismo, razzismo
nell’Europa del ’900». Giovedì 17 aprile Enrico Fumerò
parlerà su «La concezione totalitaria dello stato ieri e oggi»; mercoledì 23 aprile Alberto Gabella parlerà su «Alle
radici del razzismo e del nazionalismo tedesco»; giovedì
8 maggio conferenza di Joseph Joffo su «Una famiglia
ebrea in fuga dalla Russia degli zar alla Francia di Vichy»;
mercoledì 14 maggio Sergio
Coalova parla su «Un partigiano a Mathausen» e giovedì
22 maggio il corso si concluderà con una riflessione su documenti storici, «La Resistenza morale». Gli incontri si
svolgeranno alla scuola media
«E. De Amicis» in via Marconi 1 dalle ore 17 alle 19.
Alpi francesi
Cantavalli approda questa
settimana a Inverso Pinasca,
agli impianti della Pro Loco,
per ospitare i francesi del
«Passe montagne». Il trio di
musicisti, della zona di Sisteron, presenta al pubblico pinerolese due artisti già noti;
Polo Burguière, violinista dei
French Alligators e Bruno Sabalat fisarmonicista del Rigodon Sauvage. Con loro Olivier Milchberg musicista capace di suonare chitarra e
flauto, ma anche percussioni.
Passe montagne riprende il repertorio tipico delle Alpi francesi, «aubades» (serenate notturne), canzoni da osteria, rigodons dal ritmo .serrato. Ma
è nel bai folk che il gruppo
eccelle, con capacità di estendere il repertorio alla musica
della Francia centrale e delle
aree francofone in genere.
Non potrà quindi mancare il
coinvolgimento finale dei numerosi ballerini che frequentano da anni il Cantavalli. Si
inizia alle 21,15.
HOCKEY PRATO: VILLAR TORNA A VINCERE
— Bella partita del Villar Perosa domenica opposto al Cus
Genova, insidioso anche se inferiore tecnicamente. Il primo
tempo vede numerose occasioni dei valligiani che però non
riescono ad andare a rete fin al
20’ quando su corner corto il
giovane Robert Degano è bravo a deviare in rete un passaggio di Gastaut. Intorno al 20’
della ripresa il secondo gol, ancora su corner corto; questa
volta è Marco Frecci a deviare
una difficile palla. La partita a
questo punto è finita; il Genova
non ha più carte da giocare.
Nella giornata il Liguria ha
battuto il Villafranca per 5-2,
Mori e Team 89 pareggiano 11, il Bra ha battuto la Moncalvese per 2-1 e il Torino ha vinto a Padova 3-2. In virtù di
questi risultati il Torino si conferma al comando mentre il
Villar è secondo, alla pari con
il Bra. Domenica prossima sfida di alto livello a Villar Perosa, ore 15, con i trentini del
Mori.
TENNIS TAVOLO —
Franco Picchi della Valpellice,
in copia con Molinari del Fiat,
ha ottenuto il secondo posto al
torneo di Villadossola; domenica 20, a Torino, si disputa il
memorial Barotti.
BENE IL VOLLEY PINEROLO — Giornata positiva
per il volley pinerolese; il
Body Cisco in B2 ha vinto 3-1
sul Vittorio Veneto a Milano
allontanando la zona retrocessione mentre il Magic Traco in
B1 femminile ha superato per
3-2 il titolato Trecate. Perde
invece in B2 il Gold Gallery a
Cologno per 0-3. Fra gli Allievi il 3S vince il primo incontro
dei play off 3-0 sul Parella; i
Ragazzi hanno vinto col Casale a Cuneo nel concentramento
regionale perdendo in seguito
con l’Alpitour; le Ragazze
hanno vinto con il Villar Perosa per 3-0.
GINNASTICA — 358 mi
niatlete si sono riunite a Luserna per la seconda prova interprovinciale di ginnastica; grande partecipazione anche di
pubblico che ha seguito le gare
fino a sera. Su tutte ha vinto
nel 1° grado Allieve la formazione del Cumiana.
PALLAMANO — Il 3S in
serie B femminile chiude il
campionato vincendo a Vigevano per 15-11 ; il quinto posto
finale dice di un miglioramento della squadra sia sul piano
tecnico che di temperamento.
Nell’under 18 il Rivalta ha
vinto per 29 a 12 a Biella mentre nelTunder 15 il 3S ha perso
col Città Giardino per 12-22.
Le finali dei Giovanili provinciali giocate a Pinasca domenica .scorsa hanno visto il successo del Candiolo davanti a Città
Giardino, Rivalta e Pinasca.
CALCIO: PERDE IL PINEROLO — Il Pinerolo perde a Sanremo per 0-2 ma non
demerita. Domenica al Barbieri arriverà lo Chatillon. In U
categoria Luserna-Cumiana 01, Perosa-Rivalta 1-2, S.Secondo-Trofarello 0-1.
17 aprile, giovedì — PEROSA ARGENTINA: Presso la sede della Comunità montana, alle
20,30, incontro con il perito agrario Bosco sul tema «Lezioni sulla
qualità della carne Doc».
17 aprile, giovedì — TORRE
PELLICE: Alla biblioteca della
Casa valdese, alle 17, per l’aggiornamento di storia e cultura
locale Marco Bellion parlerà sul
tema «Attività economiche, artigianato, industria, servizi».
18 aprile, venerdì — PINEROLO: Alle ore 21 nel tempio il
quintetto «Gli architorti» tiene un
concerto presentando il nuovo repertorio. Ingresso lire 10.000.
18 aprile, venerdì — PINEROLO: Al Teatro-incontro, alle
20,45, ultimo spettacolo per la
rassegna «Stagione teatrale pinerolese di prosa» con «Don Giovanni e il suo servo» di Rocco
Familiari, con Gabriele Ferzetti e
Corrado Pani, regia di A. Zucchi.
18 aprile, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 21 presso la
Bottega del possibile presentazione del «Progetto Asili» a cura
di Ada Lonni di Salaam ragazzi
dell’olivo Comitato di Pinerolo.
18 aprile, venerdì — ANGROGNA: Alle 21, nella sala
valdese per la serie di incontri
«La vija dar venre a noech» incontro con Pierfrancesco Gili autore di «La guerra di Bastian»
presentato da Giorgio Rochat,
docente di Storia contemporanea
all’Università di Torino. Il Gruppo teatro Angrogna propone lo
spettacolo «Bella ciao».
18 aprile, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 20,45 nella sala
consiliare della Comunità montana, per il Gruppo di studi Val Lucerna Luca Patria parla sul tema
«Riforma e cattolicesimo in vai
di Susa nel XVI e XVII secolo».
18 aprile, venerdì — TORRE
PELLICE: Presso la sede della
locale Fidas prelievo collettivo
sangue dalle 8,30 alle 11,30.
18 aprile, venerdì — BOBBIO PELLICE; Alle 21, nella
sala polivalente, concerto del coretto valdese di Pinerolo; ingresso libero.
18-19 aprile — TORRE
PELLICE: Presso la Bottega del
possibile seminario su «La struttura residenziale per anziani a
servizio della domiciliarità: esperienze concrete». Pe informazioni
telefax 0121-953377.
19 aprile, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 20, presso il
Ciao di via Volta, serata etnica
sul Kenia, con musica, sapori e
suoni.
19 aprile, sabato — SALUZ
ZO: Alle 21, al centro polivalente in vicolo del Follone, il Gruppo teatro Angrogna propone lo
spettacolo «Bella ciao».
19 aprile, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30,
presso la sede della Comunità
montana in via Roma, Miriam
Bein parla di «I libri di testo e didattica nella scuola elementare
durante il fascismo». Pierfrancesco Gili presenterà il libro «La
guerra di Bastian», partigiani, civili, tedeschi e repubblicani dal
Pinerolese a Torino (’43-45).
19 aprile, sabato — TORRE
PELLICE: La Società pescatori
sportivi valle del Pellice organizza il primo corso di pesca e conoscenza delPambiente fluviale per
quattro incontri che si svolgeranno di sabato fino al 17 maggio.
Per i minori di 14 anni è gratuito,
LARE
Sabato 19 aprile 1997 ore 17,30
Presentazione del libro di Giulia Florin
«NON M'IMPORTA SE NON
HAI TROVATO L'UVA
FRAGOLA»
Sarà presente l’autrice
ingresso libero
PINEROLO, C.SO TORINO 44,
PER ULTERIORI INFORMAZIONI TEL. 0121- 393960
dai 14 anni in poi verrà richiesta
un’integrazione di lire 25.000.
Informazioni; «Top Pesca» tei
0121-932309.
19 aprile, sabato — SAN SECONDO: Presso il Centro polivalente, alle 17,30, inaugurazione
della mostra fotografica di Domenico Doglio, aperta fino al 4
maggio dalle 15 alle 19.
19 aprile, sabato — TORRE
PELLICE: Nella sala dell’Esercito della Salvezza, dalle 15, bazar con vendita di prodotti nuovi
e di seconda mano, pesca, lotteria, servizio di te e buffet.
19 aprile, sabato — PINEROLO: Presso la chiesa di San
Domenico alle 21 concerto di
«Quartetto d’archi» con musiche
di Haydn, Weber e Dvorak.
20 aprile, domenica — ANGROGNA: La Commissione
sport-turismo-tempo libero e la
Sportiva invitano a una passeggiata alla scoperta della valle. Per
informazioni e prenotazioni giovedì 17 alle 21 nella sala consiliare e venerdì 18 dopo le 21 tei.
alla Sportiva 0121 -944133.
20 aprile, domenica — BAGNOLO PIEMONTE: Al teatro
Silvio Pellico, alle 16, la compagnia «Bosio» presenta «My Fair
Lady». Ingresso lire 8.000, ridotto lire 5.000.
20 aprile, domenica — SESTRIERE: Alle 9,30 ciclosciatoria del Centro sci Torino con gara
di bici Cesana-Setriere e, alle 14,
slalom gigante.
21 aprile, lunedì — PINEROLO; Presso il seminario vescovile, via Trieste 44, per i «Lunedì scienza» incontro dedicato
al cielo sul tema «I meteoriti:
quando il cielo ci cade in testa»
con Rino Maletto, operatore del
Centro nucleare Sorin.
22 aprile, martedì — PINEROLO: All’auditorium di corso
Piave spettacolo «La fureur du
pitre (Il furore del buffone)», storia senza parole con Philippe
Naud, regia di Paul André Sagel.
Ingresso lire 12.000.
23 aprile, mercoledì — LUSERNA SAN GIOVANNI;
Presso la scuola media De Amicis, per il corso di aggiornamento
per insegnanti su «Nazionalismo,
totalitarismo, razzismo nell’Europa del Novecento» Antonio
Gabella parlerà sul tema «Alle radici del razzismo e del nazionalismo tedesco».
23 aprile, mercoledì — SAN
SECONDO: Alle 21 alla biblioteca comunale Victoria Norma
Berti presenta «Testimonianze e
memorie della dittatura argentina
(1976-1983)». Interviene Graziella Bonansea, con la collaborazione delle classi terze della
scuola media statale «Puccini».
24 aprile, giovedì — PEROSA ARGENTINA; Presso la sede della Comunità montana alle
20,30 ultimo incontro del corso
per operatori agricoli con il perito agrario Bosco sul tema «Lezioni di floricoltura e piante ornamentali».
24 aprile, giovedì — PINEROLO; Alle 17,30 nella sala di
rappresentanza del municipio incontro sul tema «Costituzione ieri, oggi, domani» con Elvio Passone e Nadia Spano.
24 aprile, giovedì — TORRE
PELLICE: Alle ore 17, nella Sala Paschetto del Centro culturale
valdese, inaugurazione della mostra a cura della Comunità montana vai Pellice con esposizione
delle fotografie del concorso indetto in occasione delle manifestazioni «Dai mondiali alle valli
valdesi».
24 aprile, giovedì — TORRE
PELLICE: Alla biblioteca della
Casa valdese, alle 15,30, per
rUnitrè, concerto di pianoforte a
quattro mani con Monica Natali e
Luisella Germano; musiche di
Schubert e Brahms.
24-27 aprile — TORRE
PELLICE: Stage di danze irlandesi e svedesi e stage di musica
irlandese organizzati da «J.
O Leary» e «Mouzico e dansa
d’oc». Per informazioni tei.
0121-91875 oppure 011 -883229.
25-27 aprile — TORRE PELLICE; L’Associazione «Chiaroscuro» con la Siac organizza un
incontro di analisi corporea della
relazione, condotto da Ugo Bertot, analista. Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-91452.
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18, ore 21,15, Due sulla strada di Stephen Frears; sabato
19, ore 21,15, domenica 20,
ore 15, 18, 21,15, lunedì 21 e
martedì 22, ore 21,15, Il paziente inglese.
BARGE — Il cinemn Comunale ha in programma, venerdì 18 alle ore 21,15, Kansas City; sabato 19 aprile,
ore 21,15, Lerry Flynt, oltre
lo scandalo; da domenica 20
(15,15, 17,15, 19,15 e 2U5)
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Materiali di riflessione in vista del convegno dei musicisti evangelici
Come canteranno gli evangelici?
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Il materiale innologico prevederà la coesistenza di tradizioni diverse
ma richiederà una disponibilità concreta ad aprirsi alle novità
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Dal 25 al 27 aprile avrà
luogo a Ecumene il secondo convegno dei musicisti evangelici italiani, organizzato dalla commissione
per il canto della Fcei (Gruine) che segue a tre anni di
distónza il convegno che ebbe luogo sotto la spinta appassionata di Giorgio Bouchard (allora presidente Fcei)
e che ebbe un successo insperato, sia per la partecipazione che per i risultati, dal
quale uscì la prima raccolta
di canti nuovi (e di recuperi)
pubblicato dalla Fcei e presto
esaurita. In vista del convegno vorrei fare delle considerazioni personali. In genere
ogni discussione sulla musica
«ecclesiastica» presenta vari
aspetti, tra loro anche contrastanti, e coinvolge le persone interessate in modi
molto vari. Ricordo, in tempi
passati, di aver spesso sentito
la fiase: «Gli evangelici sono
quelli che cantano». Questo
era un tratto caratteristico
dei culti e delle attività evanplistiche all’aperto, e lo è
iittora. Solo qualcosa è camiato: non siamo più gli unici
:he cantano, anche le chiese
;attoliche hanno scoperto la
’orza trascinante, coinvol;ente, attraente del canto in
icomune e l’hanno scoperta
come cosa nuova, fresca, nei
cui confronti non si hanno
ancora timori reverenziali, di
forme o testi o strumenti da
rispettare o da respingere.
Così in questi anni vi è state una gran produzione e ri^^erta di canti nuovi e anjpii, che spesso si sono sparsi con notevole rapidità anche in ambienti dove non
ieiavamo pronti a trovarli.
2on commozione ho sentito
:ecentemente, in tutt’altro
'ambiente, le parole inventate
Pa un gruppo di monitori
della scuola domenicale dotante una gita a Villa Pamphili (Roma) 25 anni fa per
uno dei semplici canti che allora cantavamo con i bambiBi. La conclusione che devo
trarre è che attualmente le
chiese evangeliche «tradizionali» si trovano in retroguardia rispetto a altre realià.
Un confronto fatto tra vari
innari degli ultimi 150 anni
ha mostrato un fatto secondo
me significativo: mentre annota all’inizio del secolo gli
inni pubblicati (e cantati)
ermo per il 70-80% di autori
(di musica, parole o ambedue) viventi all’epoca della
pubblicazione, questa percentuale è scesa, con l’ultimo
Innario, a meno del 15%. Il
nostro patrimonio innologico
c il nostro repertorio cantato
c invecchiato, non si è più
innovato, è tradizionale e
iradizionalista, non può e
non vuole più tener conto dei
Ptsti che cambiano, del pubnlico e delle esigenze nuove o
solo più attente alla vita di
?8gi. Insomma, guarda più
mdietro che avanti.
Certamente nella scelta de
, inni che cantiamo e preferiamo gioca un ruolo assai
importante una valutazione
niente affatto musicale, ma al
i^ntrario profondamente innmistica, legata com’è ai caldi ricordi d’infanzia o in gelare a momenti belli della
nostra vita o di testimonian*n- Tutto ciò è valido ma ritarda noi personalmente e
non è proiettabile all’esterno,
non è automaticamente un
*®gno riconoscibile da altri,
non è necessariamente una
nstimonianza. Se riandiamo
ndietro nei secoli vediamo
oiue la vita delle comunità
Protestanti sia stata accom
A confronto con inni e canti di diverse cuiture
pagnata assai spesso da una
vivace creatività musicale.
Penso al momento della Riforma luterana: c’era da creare ex novo un patrimonio innologico nuovo e nacquero
migliaia di inni, spesso su
melodie popolari (inventare
un bel salmo su melodia dei
Beatles!), con testi in una lingua comprensibilissima, popolare e parlata.
Certo oggi sono restati nel
nostro patrimonio i begli inni
di quell’epoca, il tempo ha
fatto la cernita e solo i prodotti buoni sono sopravvissuti; penso ai salmi ugonotti,
ai canti del Risveglio, agli spiritual delle chiese batteste
americane, alla produzione
che accompagnò l’evangelizzazione al tempo dell’Unità
d’Italia, al vasto repertorio
dell’Esercito della Salvezza. E
oggi? Preferiamo affidarci a
quanto hanno scritto i nostri
padri o nonni, e quasi religiosamente non osiamo toccarne le parole. La produzione
sia di melodie nuove sia di
nuove armonizzazioni (non
necessariamente a quattro
voci) è oggi assai scarsa e non
molto stimolata nel mondo
evangelico, a differenza di
quanto accade all’estero. È
raro sentire su qualche bella
notissima melodia del nostro
innario delle parole totalmente nuove e un testo che
tratti tutt’altra cosa, diversa
da ciò che ci è consueto. Per
noi testo e musica sono diventati un tutt’uno inscindibile. Da questo dobbiamo
staccarci se vogliamo rimettere in moto la nostra fantasia e la nostra vita musicale.
Una buona parte delle nostre chiese è diventata molto
tradizionalista; si canta un
numero limitato di inni,
spesso nemmeno i più belli,
forse solo perché si conoscono. È come se, in un campo
ignoto, solo ciò che è noto
desse sicurezza. Per quasi
tutti noi la musica rappresenta un linguaggio per iniziati
che è inutile affrontare e
molto difficile assimilare: imparare un canto nuovo è possibile solo con fatica e a memoria, e quindi non Io si fa
volentieri. A questo atteggiamento sostanzialmente «negativo» si accompagna la
grande facilità di giudizio in
materia musicale: all’ascolto
di un canto nuovo la maggior
parte delle persone, con
grande sicurezza, dichiara
che il canto è brutto e non
piace; il giudizio su canti o
inni noti è invece generalmente positivo. A mio parere
non si tratta più di giudizio
estetico ma sembra che ciò
che è noto sia anche bello.
Eppure se razionalmente cerchiamo di capire quali sono i
vari elementi che concorrono
a rendere non dico bello ma
almeno gradevole un canto
(melodia, cantabilità, ritmo,
adattabilità della metrica alla
musica, comprensibilità del
testo, ricchezza armonica,
ecc.) ci accorgiamo di essere
in grado assai spesso di valutare se un canto è bello o no.
Certo, dobbiamo staccarci
da molti pregiudizi, imparare
a ascoltare anche con l’orecchio degli altri, accostarci in
modo più umile a ciò che
sentiamo. E dobbiamo imparare che non sempre il giudizio estetico («è bello») coincide conciò che «piace». Mentre i criteri che ho nominato
prima e altri ancora permettono di valutare se un canto è
scritto «a regola d’arte», il suo
impatto sulla singola persona
è per forza un fatto molto
personale e che non possiamo, credo, sottoporre a giudizio. Da ciò deriva secondo
me la necessità di accettare la
coesistenza di stili e forme e
testi e ritmi e sensibilità assai
diverse tra loro, tanto più oggi; in Italia per ogni due evangelici «autoctoni» c’è già
una sorella o un fratello eyangelici extracomunitari.
È certamente un dato di fatto
su cui dobbiamo meditare, e
anche rapidamente, per non
restare ancora più indietro.
L'azione delle chiese evangeliche a Fiume
Il «miracolo» degli aiuti umanitari
ENRICO BRADASCHIA
Non è la prima volta che
si ripete il miracolo della
moltiplicazione dei pani e dei
pesci. Sono ormai anni che
ogni mese presso la sala del
culto della comunità luterana
di Fiume, in Croazia, vengono distribuiti dei pacchi-famiglia di aiuti umanitari. La
guerra nell’ex Jugoslavia ha
impoverito la gente, ha creato i profughi e i biso’gnosi.
Anche in Italia ci sono i profughi e i poveri: i mezzi di
informazione ci dicono quasi
quotidianamente dell’«invasione» dei profughi extracomunitari (ora c’è l’emergenza
albanesi) e dell’aumento della disoccupazione che crea
nuova povertà.
Questa volta ci sono anch'
io a assistere al «miracolo» a
Fiume. Al mio arrivo Masa
stava ultimando i preparativi:
aveva creato dello spazio nella sala e stava stendendo della carta bianca sul pavimento. Era come se stendesse la
tovaglia bianca sulla tavola
quando la famiglia si riunisce
per il desinare. Accuratamente disponeva i pacchi sulla
«tovaglia» per distribuirli ai
commensali che sarebbero
arrivati in breve. I pacchi erano composti da farina, olio,
zucchero e detersivo, il tutto
per un quantitativo di 15 kg.
Arriva il primo «commensale» e Masa lascia per un
istante il suo lavoro di «moltiplicare di pani e pesci». È una
donna profuga dalla Bosnia,
che consegna una tesserina
e, dopo la registrazione,
prende il quantitativo assegnatole, lo mette nella borsa
e se ne va. La medesima sce
na si ripete per ogni nuovo
arrivato. È strano il silenzio di
queste donne, difficile da interpretare, imbarazzante per
me. Sono io la causa di tutto
questo, in quanto «controllore» imprevisto?
Il flusso delle persone non
è regolare, per cui ho modo
di chiedere a Masa qualche
informazione. Mi racconta
che al mattino sono stati
chiamati i profughi: 48 famiglie di fuggiaschi dalla Bosnia, sia croati sia musulmani. Al pomeriggio sarebbero
venuti i «poveri»; con questo
appellativo burocratico lo
stato croato classifica le famiglie con basso reddito, per
lo più pensionati e bisognosi
di cure mediche e famiglie
con componenti socialmente
difficili quali portatori di
handicap fisici o psichici, famiglie insomma che hanno
necessità di un aiuto dello
stato per riuscire a sbarcare il
lunario.
Tutti hanno la tessera. Certamente i più anziani tra gli
italiani ricorderanno la tessera annonaria che durante la
guerra consentiva di andare
in negozio a comperare dei
generi alimentari. Il dopoguerra, con il suo sviluppo
economico, ci ha affrancato
dalle necessità primarie, cosicché riavere la tessera per
ottenere i generi alimentari
necessari a sfamarsi ha perlomeno il significato di un ri
torno a un passato difficile.
Non è progresso né umano
né civile. È umiliante, per chi
è vissuto del proprio lavoro,
presentare ogni mese una
tessera per i generi di prima
necessità, è diverso dal ricevere un sussidio per poter
comperare ciò che si può
scegliere. La tessera comunque è importante perché
consente l’equa distribuzione a chi ne ha bisogno; nessuno deve essere più povero
di un altro o ricevere due volte da altri centri assistenziali,
come Croce Rossa, Caritas,
enti comunali.
La comunità luterana di
Fiume è in costante collegamento con le autorità cittadine e collabora con esse negli
aiuti alle famiglie; il numero è
comunque limitato rispetto al
fabbisogno ed è rimasto invariato negli anni. Ecco che il
«miracolo» si stava avverando
anche questa volta. Masa
continuava a disporre in modo ordinato «i pochi pani e i
pochi pesci». Lentamente il
numero cresceva: le lattine di
olio aumentavano, e così i
pacchi di pasta, di zucchero,
ecc. Tutto ben ordinato sopra
la tovaglia bianca. Con Io
stesso ritmo lento arrivavano
le persone a prelevare quanto
loro assegnato per poi allontanarsi in silenzio.
Anche questa volta il «miracolo» si è ripetuto. La provvidenza (per mano del Servizio rifugiati e migranti della
Fcei) ha potuto sfamare, si fa
per dire, una moltitudine di
146 famiglie.
Dibattito al gruppo Sae di Ancona
L'Agape di Dio nell'opera
e nella vita di Tullio Vinay
BRUNO COSTABEL
IL gruppo Sae di Ancona ha
organizzato il 15 marzo
una conferenza del prof.
Paolo Ricca sul tema «Agape
e tenerezza come rivoluzione di Dio nel pensiero e nella
politica di Tullio Vinay». È
stata un’occasione particolarmente buona e bene accolta, non soltanto dai membri del Sae di Ancona e dintorni ma anche dalla diaspora valdese. Nel salone messo
a disposizione dalla Provincia un buon numero di persone ha seguito con attenzione la conferenza del professor Ricca che parlando
dell’Agape di Dio che edifica
gli individui, e i luoghi per
accoglierli e unirli fra loro in
relazioni fraterne, ha trovato
in Tullio Vinay un vero testimone di questa realtà rivelataci in Cristo.
Vinay ha reso costantemente la sua testimonianza
attraverso le tre fasi della sua
vita: come pastore a Firenze
nel difficile periodo della seconda guerra mondiale, lottando per la salvezza di numerosi ebrei; poi, a guerra finita, con la costruzione di
Agape, riuscendo a far lavorare insieme ex nemici in uno
spirito di riconciliazione e di
perdono, donando poi simbolicamente la costruzione al
Consiglio ecumenico delle
chiese perché continuasse
nel futuro l’opera di dialogo e
il dibattito di idee in Italia e
con il mondo intero.
Nella terza fase Vinay ha
scelto di trasferirsi in Sicilia
per proseguire in circostanze
diverse la sua testimonianza
e creare tra i siciliani e con i
siciliani una mentalità diversa libera dall’omertà, dal
clientelarismo, dall’attesa
passiva: questo fece costruendo strutture di lavoro e di
collaborazione per una società che vive nella responsabilità e nella solidarietà non
soltanto a livello sociale ma
ripensando globalmente Tessere toccati dall’agape.
Questa attività di testimone della Parola è continuata
anche dopo Agape e Riesi: le
conoscenze fatte da Vinay in
campo nazionale e internazionale lo hanno spinto a occuparsi di emarginazione e
oppressione non solo nell’
Europa ma anche fuori. Si è
ricordata la sua opera in favore dei desaparecidos e la
sua capacità di farsi sentire
daUe autorità per informarle
delle situazioni tragiche dei
cittadini perorandone la
causa non solo dall’esterno.
Così si è ricordato il viaggio
in Vietnam e il libro che ne è
seguito. Non poteva mancare un accenno al Vinay senatore, e al libro che riporta
molti dei suoi discorsi parlamentari, sempre pronto a difendere gli umili e lottare per
la loro dignità e libertà, anche a costo di trovarsi solo in
tutto il Senato, come in una
votazione sugli armamenti.
«Anche in politica ci vuole
l’agape»: più di una volta ripetè questa frase.
A Ancona tuttavia non sono stati fatti panegirici: si è
piuttosto parlato delTopera
dell’agape secondo la Scrittura e dell’esigenza di metterla in pratica. Vinay, come
Martin Luther Bfing, Niemoller, Bonhoeffer è stato un
credente che ha parlato e testimoniato dell’agape che
non è sogno irrealizzabile ma
una realtà non ancora compiutamente realizzata, per la
quale ogni credente è spinto
da Dio a testimoniare.
Al prof. Ricca hanno fatto
seguito alcuni interventi. Abbiamo così ascoltato la figlia
di Vinay, Paola, che ha raccontato della grande eredità
spirituale ricevuta, e ha molto opportunamente parlato
della madre Fernanda. Un ex
jugoslavo, costretto alla fuga
dalla sua terra, ha raccontato
come Vinay lo avesse aiutato
e soccorso a distanza e come
questa azione durasse nel
tempo. Il dottor Theo Keller,
di origine zurighese, figlio di
pastore, ha argutamente ricordato il suo arrivo al villaggio ecumenico di Frali e la
presenza di tantissime persone di nazionalità differente, tutte animate da un solo
spirito, quello della conciliazione e della costruzione di
un nuovo modo di vivere: lo
spirito dell’agape non Tha
più abbandonato.
Un video, tratto dalla rubrica «Protestantesimo» di
qualche anno fa, ha permesso di concludere la serata, a
cui erano presenti alcuni
ebrei della comunità di Ancona e don Paolo Paolucci,
rappresentante del vescovo.
San Marzano 01 ¡veto
Celebrazioni
per il centenario del tempio
La Chiesa metodista di San
Marzano Olivato si appresta
a festeggiare il centenario
della propria chiesa con una
serie di manifestazioni. Il 27
aprile (ore 17) si terrà il concerto dell’Accademia musicale albese diretta da Paolo Paglia, mentre la celebrazione
ufficiale avverrà domenica 4
maggio alle 16 con il culto
presieduto dal presidente
delTOpcemi, Valdo Benecchi,
con partecipazione della corale valdese di Villar Perosa.
Le manifestazioni proseguiranno il 9 maggio (Foresteria Bosca a Canelli) con
una tavola rotonda sul tema;
«Riconciliazione: dono di
Dio e sfida per la società» a
cui parteciperanno il prof.
Paolo De Benedetti, don Giovanni Pavin, il pastore Bruno
Giaccone e il prof. Domenico
Borgata. Seguirà l’inaugurazione della mostra «Parola
antica-Parola vivente: tremila anni di Bibbia», con antiche edizioni del testo biblico
e immagini di Eugenio Guglielminetti.
Il week-end successivo vedrà la partecipazione del pastore Claudio H. Martelli, che
il sabato (ore 21, alTAuditorium del Centro giovani ad
Asti) parlerà sul tema: «Da
Wesley a Nelson Mandela:
l’attualità del metodismo» e
l’indomani terrà il culto alle
11 nella chiesa di S. Marzano.
Seguiranno altri concerti nel
mese di maggio, fra cui spicca
quello di Pentecoste (sabato
17) con la corale polifonica
diretta da Sergio Ivaldi.
Regala
un abbonamento
12
PAG. 8 RIFORMA
CHIES]
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VENERDÌ 18 APRILE loo,
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Viaggio del Centro di formazione diaconale
Uscita oltre i confini
/4 confronto con le collaudate strutture delle chiese
tedesche per approfondire il concetto di diaconia
A un anno di distanza dalla
visita che la comunità luterana di Langgöns (piccolo villaggio a 60 km. da Francoforte nella regione dell’Assia) ha
effettuato a Firenze, il Centro
di formazione diaconale ha
risposto all’invito della comunità con un viaggio di una
settimana in Germania. Durante questo soggiorno (2331 marzo) il Cfd ha avuto modo di constatare la diversità
dei meccanismi, della formazione e dell’organizzazione
che a livello socio-sanitario è
presente nel mondo protestante europeo. Tali aspetti
hanno suscitato interesse negli studenti considerata la
preparazione che ad essi è offerta dal Cfd. Il soggiorno ha
permesso di approfondire i
rapporti con la comunità, fino al punto di ipotizzare un
terzo incontro in Italia.
L’esito positivo di questa
esperienza è da ricercarsi nella perfetta organizzazione e
neUa squisita accoglienza che
le famiglie degli ospiti hanno
riservato agli studenti. I primi
quattro giorni sono stati dedicati alla visita delle strutture
della chiesa luterana, attraverso le quali la stessa esprime in maniera esaustiva il
concetto di diaconia. Ciò che
infatti è emerso maggiormente da questi incontri è la forte
spinta diaconale espressa da
ogni operatore nei diversi servizi visitati. Molte volte gli
studenti del Cfd si sono chiesti che cosa voglia dire effettivamente «fare teologia con le
mani». Sicuramente la vasta
panoramica che è stata presentata ha permesso di allargare gli orizzonti sulla diaconia europea, una diaconia
che si esplica, grazie anche al
«ricco» contesto in cui è inserita, attraverso un’intensa e
Il gruppo di fronte al Centro diaconale di Langgöns con Ingo Stermann, il pastore Eberhard Klein e alcuni giovani deiia comunità
creativa operatività. Una diaconia che si inserisce perfettamente nei tessuto sociale e
che diventa parte di essa cercando di ridare dignità a ogni
essere umano.
Nel corso di tali visite è stato possibile colloquiare con i
responsabili, per apprendere
metodi e finalità delle varie
strutture. A tal proposito ricordiamo l’efficacia e l’efficienza del Kindergarten di
Langgöns, il centro di assistenza domiciliare di Giessen,
il centro occupazionale (servizio di formazione e inserimento lavorativo per giovani
disoccupati), la carismatica
figura del curatore di anime
che opera all’interno dell’ospedale evangelico di Giessen
e il locale adibito al commercio equo-solidale «Un mondo
solo». Il complesso di tali
esperienze, seppure prevedeva ritmi serrati, non ha mai
assunto un carattere rigido,
mostrandosi suscettibile a
eventuali variazioni che esprimessero un desiderio del
gruppo. Gli ultimi due giorni
della settimana hanno avuto
SAN GIOVANNI LIPIONI — Nel quadro di una serie di riunioni
di studio della parola di Dio, con la partecipazione della
Missione popolare, il parroco don Vladimiro Porfirio ha invitato la locale Chiesa valdese a prendervi parte. Con il
consenso dei membri del Consiglio il pastore Enos Mannelli vi ha partecipato due volte da solo, causa l’orario serale e il freddo, e l’impressione riportata è stata ottima. C’è
da sperare che con l’arrivo della bella stagione, possano essere presenti anche fratelli e sorelle valdesi; il parroco ha
espresso il desiderio di organizzare delle riunioni congiunte, anche in preparazione della II Assemblea ecumenica
europea di Graz. Al più presto il pastore farà pervenire a
don Vladimiro delle proposte in tal senso. Ci rallegriamo
nel Signore per queste possibilità di dialogo fraterno.
L’Asilo dei vecchi di San Germano
Ricerca
persona con idoneo titolo di studio da inserire nel
Servizio di animazione
Si prega di far pervenire dettagliato curriculum vitae
non oltre il 31 maggio 1997 al seguente indirizzo:
Asilo dei vecchi, via c. A. Tron, 13
10065 San Germano Chisone (To) tel. 0121-58855
TRAMONTI DI SOPRA
Giovedì 1° maggio nel Centro ecumenico «L. Menegon» la
Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est, in collaborazione con la comunità di Tramonti invita calorosamente all’annuale Raduno degli evangelici del Triveneto. In
questa occasione verrà festeggiato il 100“ anniversario della
comunità valdese di Tramonti. La fedele testimonianza del
Vangelo lungo il corso di un secolo è motivo di riflessione e
di grande gioia. Per poter condividere con tutti gli evangelici questo evento è previsto un folto programma di festeggiamenti, arricchito dal complesso di trombe di Treffen
(Austria). Per informazioni dettagliate rivolgersi al pastore
Renato Coisson (Trieste), tei. 040-632770.
un carattere tra il ludico e il
turistico, lasciando spazio rispettivamente a una escursione in montagna e al tipico
shopping cittadino per godere degli ultimi sapori teutonici. L’ultimo giorno, iniziato
molto presto con il culto pasquale, tenutosi alle ore 5,30 e
che ha visto la partecipazione
canora degli studenti, si è
concluso con un’agape mattutina in cui ha trovato spazio
addirittura un caffè espresso
all’italiana. Una notevole valenza emotiva è stata conferita aUe ultime ore del soggiorno, dall’amore e dalla cura
con i quali il gruppo di Langgöns ha salutato gli studenti
organizzando per loro la tipica caccia al tesoro, solitamente riservata ai bambini
nel giorno di Pasqua. Questa
avventura si concludeva sui
binari di un treno diretto a Firenze, tra qualche lacrima,
una canzone e la promessa di
rivedersi presto.
(Debora Anziani, Giovanna
Cianfanelli, Mariano De Mattia, Vito Di Mauro, Marilena
Macchia, Laura Salvaggio)
1 ° maggio a Tramonti di Sopra
Cento anni di predicazione
MANLIO SOSSI
01 predichiamo Cristo crocifisso, che per
i Giudei è scandalo e per i
Gentili pazzia»: queste le parole della Scrittura che il pastore Chauvie commentò nel
suo sermone durante il culto
per l’inaugurazione della
chiesetta di Tramonti, nel
lontano 1897. Sono cent’anni
che in quel paesino delle
Prealpi carniche si svolgono
regolarmente culti evangelici,
testimonianza tenace di una
fede ben radicata. Giobatta
Facchin Paronello fu il precursore che portò la fede
evangelica fra le montagne
della vai Tramontina. Da
quella scintilla si sviluppò la
fiamma dell’evangelismo che
arde tuttora pur attraverso
difficoltà di ogni genere.
Per ricordare l’evento la
comunità di Tramonti, in collaborazione con la Fcene (Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est), ha organizzato un raduno per la
giornata del 1“ maggio, per
celebrare degnamente il centenario della costruzione della chiesetta. La manifestazione si aprirà con un culto alle
ore 11, tenuto dal pastore Renato Coisson; seguirà un rinfresco al quale interverranno
autorità locali, rappresentanti della Tavola valdese, rappresentanti della comunità. Il
pranzo comunitario sarà
l’occasione d’incontro fraterno per gli evangelici del Triveneto. Durante tutta la manifestazione si potrà visitare
la mostra fotografica che testimonia in parte l’attività
della comunità.
Un notevole sforzo finanziario dei fratelli tramontini
ha permesso la pubblicazione di un volumetto molto interessante che raccoglie testimonianze e documenti forniti da Manlio Facchin e presentati da Alessio Christian
Pradolin. Ho avuto la possibilità di leggere copie degli
antichi documenti di proprietà di Emanuele Facchin,
padre di Manlio, e sono rimasto colpito dall’incrollabile
fede, dalla determinazione,
dall’amore fraterno che traspira da ogni riga di quei documenti. Oggi noi ci preoccupiamo del problema dell’evangelizzazione; organizziamo convegni, tavole rotonde, raduni sull’argomento: credo che leggendo attentamente quegli antichi documenti troveremo certamente
la risposta. Sono venute meno la determinazione, la disponibilità, l’amore, la dedizione che caratterizzavano gli
evangelici di un tempo.
Il 1“ maggio sarà un’occasione di incontro e di confronto anche su questi problemi che riguardano, volenti
e nolenti, tutte le nostre comunità. Nella stessa giornata
verrà celebrato anche il 50“
anniversario di fondazione
della Colonia alpina evangelica «Luciano Menegon», ora
Centro evangelico ecumenico «Luciano Menegon», unica struttura di questo genere
disponibile nella regione
Friuli-Venezia Giulia. Verrà
illustrato il piano di ammodernamento, già in parte finanziato dalla Regione, e
sarà tracciato il programma
delle attività future. Si prospetta insomma una giornata
densa di attività che trascorreremo in fraterna letizia.
La chiesa valdese di Tramonti
Conferenza al l'ospedale evangelico «Villa Betania>
Eutanasia e cure palliative del malato
MARTA D’AURIA
.■p UTANASIA e cure palliative» è stato il tema
della conferenza che sabato 8
marzo si è tenuta presso
l’ospedale evangelico «Villa
Betania» a Ponticelli (Napoli). Si è trattato del secondo
incontro che la cappellania
ha organizzato per gli studenti del corso di teologia
pratica della Facoltà valdese
a Roma, ma che ha richiamato partecipanti anche dalle
chiese di Napoli. Durante la
mattinata si sono alternati gli
interventi di Giuseppe Barberis, oncologo presso l’ospedale stesso, Alberto Russo,
cappellano cattolico presso il
reparto di malattie infettive
dell’Università «Federico II»
di Napoli, e Ermanno Genre,
professore di teologia pratica
alla Facoltà valdese. Ha animato l’incontro non la pretesa di voler dire l’ultima parola su un argomento così vasto
e complesso, quanto la volontà di comprendere meglio
il dibattito esistente a riguardo nel contesto italiano e internazionale.
Mentre in Olanda e in alcuni stati australiani l’eutanasia
è legalizzata, in Italia è consentita, ma non sempre praticata, la sospensione dei
trattamenti terapeutici per
l’allungamento della vita, cosa che dovrebbe essere concordata con il paziente o, il
più delle volte, con la famiglia. Attualmente c’è il pericolo, secondo Barberis, che il
dibattito sull’eutanasia sia
fortemente influenzato da
motivi finanziari. Infatti le
nuove modalità di pagamento che regolano da qualche
anno le aziende ospedaliere
mettono sempre più in relazione le probabilità di sopravvivenza di un malato con
i costi della terapia, e gli ammalati terminali possono venir considerati come «pesi»
che gravano sui bilanci dello
stato o delle famiglie. Pur
partendo da diversi punti di
vista, i relatori hanno concordemente affermato che nello
scenario in cui la medicina
scientifico-tecnologica rischia di perdere di vista
l’aspetto umano dell’ammalato e fossilizzarsi in forme di
accanimento terapeutico,
una corretta gestione delle
cure palliative, che hanno
l’obiettivo di alleviare il dolore, rappresenta una possibile
alternativa all’eutanasia.
La medicina palliativa, non
avendo alcun potere di intervento sulla «quantità» della
vita, cerca di dare «qualità»
alla vita che resta. A questo
riguardo i paesi anglosassoni,
negli ultimi vent’anni, forniscono modelli interessanti.
Centrale è il concetto di «care» inteso come il prendersi
cura dell’ammalato nella sua
globalità psico-fisica e spirituale, idea che si concretizza
nei progetti di centri specializzati, chiamati «hospices», o
di assistenza domiciliare.
Inoltre per rispondere alle
esigenze di completa informazione al paziente e di rispetto delle sue volontà, Er
manno Genre ha presentato
la «Carta di autodeterminazione» proposta in questi ultimi mesi dalla Consulta di
bioetica riunitasi a Milano,
consistente in un’articolato
questionario che dovrebbe
essere distribuito dall’ospedale e compilato dal paziente
prima o durante il ricovero,
in cui ciascun ricoverato, in
pieno possesso delle proprie
facoltà mentali, dà alla famiglia, ai medici e a tutti coloro
che sono coinvolti nella sua
assistenza delle precise disposizioni in merito alle decisioni da assumere qualora
sopraggiungesse una malattia inguaribile.
Dinanzi alla paura, alle ansie, all’emarginazione e alla
sofferenza che quasi sempre
accompagnano le malattie
terminali, i conflitti etici sono forti, spesso drammatici.
Il cristiano non ha a disposizione un «manuale delle
buone istruzioni», piuttosto
ha ricevuto in dono da Dio la
responsabilità della scelta.
Frutto di una profonda ricerca esistenziale e spirituale, la
scelta diviene l’atto responsabile che il credente compie
confidando unicamente nel
sostegno che viene dalla grazia di Dio.
Alessandria
Studi biblici
ecumenici
GIANLUCA NIGRO
UN buon successo di
blico ha salutato ii
m
list
Lete
condo ciclo di conferenze of
ganizzato nel mese di marj, «Oggi
dal Centro culturale prot$epet ora i
stante di Alessandria, in cdta
laborazione con l’Ufficio raattesifflO’
lazioni ecumeniche della diouò essere (
cesi. Il ciclo è stato incentrato di
sui cosiddetti salmi penitea;imo non si
ziali, in particolare i salmi 3j)o, ma in '
51 e 130. Nel primo inconttpattesimo s
il pastore Ferrarlo, prendeaifficialeiHi
do spunto dal Salmo 38, hai! Signore: i;
lustrato le caratteristiche sali forza odi
lienti del Salterio e di connanto fede,
sia stato interpretato nelljapiro. ma
storia della chiesa; ha inoltrangrazietai
fornito interessanti indicap ha decise
zioni su quale approccio stita sarai a
può utilizzare per awicinarlnapotresti
a questi testi, spesso di diffilino-esse
Cile interpretazione. Padrecomunit
Elia, che ha svolto la secondènno con t
relazione, ha illustrato il Saliere felice, t
mo 51 (Misererei fornendàaimiglior
un esempio di come si possgente migli
utilizzare la Scrittura priore; Ti a
comprendere la Scrittura. Lamatoma è
relazioni da lui messe in luati che avrai
tra i versetti del Salmo e altjrelleedeifr'
parti della Bibbia sono stai Contiuesi
illuminanti per tutti i preseiiscrilta e leti
ti. Particolarmente interesÉtósimo
santi le considerazioni etifcclusa de
mologiche su alcuni dei ter
mini più importanti chi
compaiono nel testo.
Il vescovo Charrier ha sol
tolineato come il cosiddei
De Profundis non sia un ci
to di morte ma al contrarii
un grido alla vita (Dio) dì
parte dell’essere umano peicsti due
legrino; nella sua esege|che un
Charrier ha valorizzato iiPPPO so
particolare la traduzione intesta chit
terconfessionale in linguioto il fim
corrente, sottolineando comiodre, mor
essa offra prospettive di let&sì don
tura particolarmente efficaci
Il concorso di pubblico e|
partecipazione ai dibattiti |
nali hanno segnate il suca
so di questa iniziativa, che
curamente verrà ripetuta.
¡turgia b
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Chi
Nord-Est
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afro-italiane
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ria e la
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Inizia venerdì 25 aprile
10,30 a Sottomarina (Ve)
convegno afro-italiano del
chiese del Nord-Est d’itali
organizzato in collaborazif''S0 inco
ne con il Sevizio rifugiatF^sisvolp
migranti della Fcei e il Drf^^i’ingi
timento per l’evangelizz^fc® ®®Jrio i
ne deirUcebi. Il convegff°" "Ì6tro
che si svolge presso pe
Reai (via Veniero 10, tei. Oi battisti
492621), ha per tema: «Ri '“et catto
giungi i lontani» e si artici *P®ra di e
in relazioni dedicate alle sti Mno,
tegie di evangelizzazione ri|biblic
cura di Ahii Bonsra. TolaWi **hfrateri
cura di Abu Bonsra, lolani
Marsiglia, Alfred Mensah, Ei la sor
nato Malocchi, Bruno Troi Wernen
momenti di culto e di canW bat
Nella giornata di domenjt odo di t
27, dopo il culto di adorazH 3 deme
ne tenuto dal pastore j ' , di
Il ‘Sistema
Amponsah, il convegno
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manifestazione pubblicai
evangelizzazione.
La partecipazione a tutto
convegno costa £ 130.000
persona. I bambini al di sot or
dei due anni non pagano ej Mass
no ai 12 anni pagano 90.f
lire. Informazioni presso
pastore Carmine Biand
(0532-904308).
Per la pubblicità
su
tel. 011-655278, fax 011-657542
13
V
118 APRILE 1997
■« Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
IO
o di
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lisi.
Venezia: una battesimo coinvolgente per tutti
La fede e la comunità
Un segno che sottolinea il legame con il Signore
le responsabilità dei credenti nei confronti del bambino
di mat^«Oggiun bambino, anche
le protLperora inconsapevole, si
a, inc&andoaDio grazie al
fficiolttesinio, un rito che non
iella dirauò essere confuso con un riicentiatiodiini®®^*°”®' * batte
peniteBimonoPSientrainungrup
salmi3ho, maio una comunità. Il
incontmattesimo serve per rendere
arenderafflciale il legame che c e con
38, hai! Signore: non servono prove
aiche sali forza o di coraggio, ma soldi comtanto fede. Tu ora non puoi
ito nelliapite, ma quando crescerai
la inoltidngrazierai tuo padre che ogi indicali ha deciso per te. Nella tua
roccioiritasarai allegro, appagato,
Adcinariaa'potresti anche - speliamo
) di diffia no-essere triste, solo; ma
e. Padda comunità e il Signore sasecond^nno con te. Ti auguro di esito il Saliere felice, ti auguro di essere
ornendàaimigliori anche se non c’è
I si possente migliore o gente pegtura pegiote. Ti auguro di essere
ittura. LaiBafòma è ormai inutile dirle in luoti che avrai sempre delle solo e aldirellee dei fratelli»,
ino stai Con guesta bella preghiera,
ipreseilicriiiaeletta da Davide, giointeresipissimo catecumeno, si è
:lusa domenica 23 marzo
iturgia battesimale prepaper Niko. La Chiesa vale metodista di Venezia
;olma, non solo di persoanta era infatti la com;ione, tanta la simpatia,
to l’affetto verso questo
bino che nel corso di
ioni eli'
i dei terinti eh
r ha soli
ìsiddeti
1 unca
;ontrari
(Dio) di
lano pelpsti due mesi è diventato
esegesfehe un poco nostro. PurzzatoiPPPO solo un anno fa in
rione intesta chiesa avevamo celeri lingufnto il funerale di Anna, sua
do comiudre, morta di parto,
re di let&sì domenica dopo do! efficacip%a Giorgio Rampazzo,
dico e Ép se ci ha conosciuti in
battiti ipfeone di un grande dolo1 succaVì
a, chei
M Val Pel lice
Un recital
per il tempo
di Pasqua
BRUNO ROSTAGNO
Palazzo Cavagnis, sede della Chiesa valdese e metodista di Venezia
re, appena il lavoro glielo
permette, ci porta il suo piccolo e tutti noi diventiamo
«zii e zie» di Niko, figlio di
Giorgio e di Anna (questa almeno era la traduzione del
suo nome cinese). Durante il
sermone la pastora ha affermato: «Noi non conosciamo
il disegno dell’Eterno, però
sicuramente in questo disegno il Signore aveva progettato che da un paese lontano
una piccola donna arrivasse
fino a Venezia per incontrare
Giorgio e nonostante lei non
sia fisicamente più tra noi la
sua fede, la sua certezza nell’amore del Salvatore hanno
convinto Giorgio a presentare
questo piccolo a Gesù affinché venga battezzato».
Laura Leone ha poi ricordato a tutti la responsabilità
che ciascun credente si assume di fronte al battesimo: segno sul quale non esercitiamo alcuna proprietà ma che
rinnova e vivifica il nostro
impegno. In chiesa erano evidenti le diverse specificità
che caratterizzavano i presenti: alcuni membri della
comunità cinese che si riunisce a Mestre, molti parenti e
amici cattolici, la famiglia di
Giorgio e infine noi, che siamo il risultato di due chiese
protestanti storiche... eppure
di fronte a questo bambino,
di fronte al segno del battesimo, siamo stati «comunità
insieme». Benvenuto, quindi,
e grazie, al piccolo Niko.
DI solito è a Natale, festa
dell’albero, che vengono
messe in scena recite imperniate sul racconto della nascita del Salvatore. A Pasqua
il coinvolgimento dei ragazzi
è molto minore: c’è il rischio
che per loro i fatti centrali
dell’Evangelo, la morte e resurrezione di Gesù, abbiano
meno importanza; si sono
posti il problema le monitrici
e i monitori della vai Pellice e
ne è nata l’idea di preparare
insieme uno spettacolo. Ogni
scuola domenicale ha messo
in scena una parte del racconto evangelico della passione e della resurrezione,
sulla base di una sceneggiatura elaborata in comune.
Il risultato di questo lavoro
è ottimo. Alcune parti, come
la meditazione sulla morte di
Giuda, sarebbero forse state
più adatte a uno spettacolo di
adulti, ma erano comunque
di grande intensità e in fondo
non risultavano fuori luogo.
In altri momenti, come l’ingresso a Gerusalemme, il processo, il dialogo fra le donne e
i discepoli dopo la resurrezione, i ragazzi erano pienamente a loro agio, e ne sono risultate scene molto vivaci.
Non deve essere stato facile manovrare duecento ragazze e ragazzi nel tempio di
Torre Pellice, tra scene d’insieme, dialoghi e canti ma lo
spettacolo si è sviluppato fino alla fine senza intoppi. La
rappresentazione ha avuto
luogo la sera del 22 marzo
davanti a un pubblico numeroso, che alla fine ha calorosamente applaudito i piccoli
attori e attrici.
tuta.
Chiesa battista di Ariccia
Ispitalità nel corso
illa ristrutturazione
BRUNO COLOMBU
A circa un decennio, il
mattino della Domenica
p file al^ Palme, tra la parrocchia
a (Ve)Panta Maria Assunta di
ino ® locale Chiesa bat
d’Itaii^avviene un breve ma Inborazifasa incontro ecumenico
fugiati*® si svolge nell’atrio antiil DipÌ^®^l’ingresso del tempio,
ilizzié® ®'-Wso anno il parroco,
mvegir’’I*i®ho Masseto, chiese
3 per le persecuzioni
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Iti domenicali delT«Horaim» di via Silvia.
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Biaiicl
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l'abbonamento
ne del vescovo Dante Bernini, ma domenica ci è giunta
la conferma pubblica, cosa
che dà valore e rilevanza a
un sano rapporto ecumenico
che si protrae ormai da molti
anni. L’Horatorium è conosciutissimo nella zona dei
Colli romani: con una periodicità quasi bimestrale in
questo locale, posto al centro
dell’antichissimo centro storico di Ariccia, si svolgono
incontri di vario genere, da
quelli culturali a quelli politici, ma anche molti incontri
ecumenici e dibattiti. Questa
disponibilità, come quella
analoga in atto già a Verona e
Lodi, va letta nell’ottica del
nuovo dialogo che intercorre
tra la chiese evangeliche e le
parrocchie cattoliche a livello locale. La Chiesa battista
di Ariccia ha già sentitamente ringraziato tutta la parrocchia di Santa Maria Assunta
e presto scriverà una lettera
al vescovo esprimendo i più
sentiti ringraziamenti. Questo dono ci permette di superare una serie di ostacoli di
non poco conto: primo fra
tutti, ci solleva dalle spese
per l’affitto di un nuovo locale di culto di una capienza
tale da poter accogliere tutti i
numerosi fratelli e sorelle
della comunità che in questi
ultimi mesi partecipano al
culto. Inoltre questa offerta
ci dà" la possibilità di restare
al centro del paese consentendoci di proseguire la nostra opera di testimonianza e
solidarietà verso la cittadinanza in cui a pieno titolo
siamo inseriti.
Incontro del 15° circuito
I catecumeni si interrogano
sul concetto di Regno
STEFANO PARROTTA
DOPO gli incontri di Catanzaro (l“-3 novembre
1996) e Messina (18-19 gennaio 1997) si è svolto a Dipignano l’8 e il 9 marzo scorso
il terzo incontro di catechismo per i ragazzi e le ragazze
del 15° circuito delle chiese
valdesi e metodiste (Calabria
e Messina). L’argomento
«Venga il tuo Regno», a proposito del Regno e dei tempi
di Dio, aveva come base della
discussione il terzo capitolo
del libro di Qoelet o Ecclesiaste. Le attività e le animazioni
sono state proposte e guidate
dal candidato al ministero
pastorale Andreas Kohn, in
servizio presso le chiese di
Dipignano e Cosenza, e dal
sovrintendente di circuito
Franco Viapiana.
Sin dalla prima animazione (un «puzzle umano» che
aveva come scopo la ricostruzione del testo di Qoelet
3) l’argomento si è prestato,
con la sua complessità e vastità, a un acceso dibattito. I
catecumeni divisi in gruppi
hanno poi cercato di «definire» il regno di Dio, compito
complesso che anche questa
volta ha portato al confronto
fra diverse opinioni, dando
espressione alle aspettative
di un regno di pace e serenità a cui anche l’essere umano partecipi prendendo
coscienza di sé e della grandezza di Dio. Infine si è tentato di definire temporalmente il tempo di Dio fra
passato, presente e futuro.
Riferendosi alla dichiarazio
ne di Bangkok del 1972 tutti i
gruppi hanno sottoscritto
l’affermazione ivi contenuta:
«Il Cristo è venuto perché
vuole me come sono e vuole
te come sei per fare di noi ciò
che dovremmo essere».
I catecumeni e le catecùmene hanno partecipato con
la comunità di Dipignano al
culto domenicale organizzato e presieduto dal gruppo
giovanile di Reggio Calabria:
un culto emozionante, arricchito da una danza liturgica
che ha simpaticamente coinvolto l’assemblea. A sentire le
valutazioni finali anche questa volta la formula del catechismo circuitale ha avuto il
successo già ottenuto negli
incontri precedenti. Le tecniche usate hanno il pregio di
non annoiare i catecumeni,
che vi sono già abituati per la
frequentazione di Centri come Bethel, nella Sila Piccola.
Inoltre, nonostante il tema
non fosse semplice, è emersa
anche la volontà da parte di
molti partecipanti di approfondirlo e magari di dedicare più tempo a incontri di
questo genere. Infatti la critica più frequente è proprio
quella che riguarda la durata
troppo breve di questi «minicampi» di catechismo, ma
questa critica sembra indicare che tale formula è vincente
e soprattutto convincente. Il
prossimo incontro avrà luogo
il 25-27 aprile prossimo a
Reggio Calabria. A conclusione dell’anno catechetico è in
programma per fine maggio
una visita al centro diaconale
La Noce di Palermo.
Agenda
CARRARA — In occasione del ciclo di conferenze sul metodismo proposto dalla Chiesa
evangelica metodista di Carrara, alle ore 21
nei locali della chiesa in via Rosselli 49, il pa
_____ store e vicemoderatore della Tavola valdese
Franco Becchino parlerà su «Il metodismo:
teologia e società». Per informazioni tei. 0585-788429.
NAPOLI — Per gli «Incontri del martedì» all’Oasi di via
Bausan 30, l’associazione Partenia propone alle ore 18,30
la discussione conclusiva sul tema «Secolarizzazione nel
mondo d’oggi», condotta dal teologo Paolo Gajewski. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 081-668846.
MILANO — L’Associazione regionale battista
e il Consiglio del 6° circuito, in occasione
delle giornate di studio per l’approfondimento dell’Antico Testamento, propongono
presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28, a partire dalle ore 9,30, una
giornata di studio sul tema «Il decalogo: Esodo 20, 1-17; il
contesto, l’attualità». Per informazioni tel.02-6886612.
TORINO — «Attraversare le frontiere. Riéordo di Mario Cuminetti» è il titolo dell’incontro che il Centro evangelico di
cultura «Arturo Pascal», le comunità cristiane di base, il
corso per animatori biblici, il gruppo donne credenti,
«Tempi di fraternità», la redazione de «Il Foglio», il Sae e
TYwca organizzano nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, alle ore 15,30. Intervengono il sociologo e
critico letterario Goffredo Fofi, il direttore de «Il Foglio»
Enrico Peyretti e il pastore Giorgio Bouchard.
FIRENZE — «Lo Spirito Santo e la chiesa» è il titolo della
seconda conferenza promossa dal Centro culturale protestante «Vermigli» che si svolge alle ore 17 presso i locali di
via Manzoni, relatore il pastore Piero Bensì.
SONDRIO — Presso il Centro evangelico di
cultura in via Malta 16, alle ore 18 il prof.
Gian Primo Falappi presenta il libro dello
storico e già deputato al Parlamento svizzero
Martin Bundi, I primi rapporti tra i Grigioni
e Venezia nel secolo XV e XVI.
PAVIA — Nell’aula magna della Camera di Commercio, alle
ore 15,30, per il ciclo «Momenti essenziali della storia delle
chiese riformate» proposto dall’Unitre, il pastore Fulvio
Ferrario parlerà su «L’ecumenismo cattolico e la Riforma».
MONTAGNANA VAL DI PESA — 3° convegno
«Arte e servizio» organizzato dal Centro evangelico di Poggio Libertini; l’incontro verterà
sul tema «Arte e cristianesimo confessante:
una relazione legittima?», con interventi
dell’artista Roberto Montanari, mostre e seminari. La partecipazione costa 80.000 lire; per prenotare
rivolgersi a Gianni e Marcella Rigamonti (tei. 0575-905849).
TRIESTE — Il Centro culturale «Albert
Schweitzer» propone alle ore 18,30 nella basilica di San Silvestro, in piazzetta San Silvestro 1, un concerto della corale valdese di
Villar-Bobbio Pellice. Per ulteriori informazioni telefonare allo 040-632770.
TRIESTE — Il Centro culturale «Albert
Schweitzer» propone alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro, una conferenza del
pastore Teodoro Fanlo y Cortès dal titolo «Il
contributo teologico di Juan de Valdès nel
movimento della Riforma nell’Italia del ’500.
Dialogo e apertura ecumenica». Tel. 040-632770.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa: conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore
17,30 nella chiesa valdese di via Spezio 43, la
pastora e direttrice del Servizio cristiano di
Riesi Erika Tomassone parlerà su «Ruoli sociali ed emancipazione femminile». Per informazioni tei. 091-580153.
PERUGIA — La Chiesa evangelica valdese e
il Centro ecumenico San Martino, in preparazione delTAssemblea ecumenica di Graz,
propongono alle ore 17 nella sala del Consiglio provinciale una tavola rotonda sul tema
«Riconciliazione: dono di Dio e sorgente di
vita nuova». Partecipano mons. Giuseppe Chiaretti, i pastori Domenico Tomasetto e Gianna Sciclone, mons. Elio
Bromuri; modera la prof Maria Teresa Di Stefano, presidente dell’associazione San Martino.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Per il ciclo di incontri organizzati dalla Chiesa evangelica battista sul tema «La riconciliazione è fedeltà alla Parola di Dio», alle ore 20,45 nel
tempio battista di via Torino angolo via Vaie il pastore Giuseppe Marrazzo parlerà su «Vivere la Parola». Per informazioni tei. 011-9840621.
TRIESTE — Il Centro culturale «Albert Schweitzer», in collaborazione con la Chiesa metodista di Trieste, presenta il
libro del pastore Giovanni Carrari «Il lungo cammino del
popolo di Dio». Per informazioni tei. 040-632770.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica 20 aprile (replica lunedì 28 aprile): I
cristiani nel Burkina Paso; il buon Samaritano: l’impegno
sociale delle Assemblee di Dio in Italia; rubrica biblica.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
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PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 18
aprile J,
RlTOEMA
I giovani e il lavoro
Paolo Fabbri
NeU’articolo del 4 aprile («L’Europa del non lavoro», p.
6) ho affermato che l’occupazione seu'à il problema chiave
del prossimo quarto di secolo. Aggiungo ora che lo stesso
periodo non sarà più caratterizzato dalla lotta di classe
bensì dalla lotta fra le generazioni. Ho già fatto notare che
molti giovani trovano lavoro con contratti al di fuori del
lavoro dipendente. Oltre a questi parecchi altri, specialmente nel Sud, trovano occupazione nella vasta area di
attività sommersa che si è sviluppata fuori degli schemi
che attualmente regolano il lavoro, sia per quanto riguarda i contratti nazionali e lo statuto dei lavoratori, sia relativamente ai rapporti con gli enti previdenziali e con il fisco. Entrambe le situazioni hanno in comune due punti
molto importanti: la provvisorietà e la mancanza di una
base contributiva su cui costruire una pensione. La provvisorietà comporta necessariamente una forte dose di
flessibilità, di capacità di adattamento a mansioni diverse,
di spirito di iniziativa per cercarsi nuove opportunità di
lavoro avvalendosi della professionalità acquisita oppure
riciclandosi in mansioni anche completamente diverse.
Chi non ha questa flessibilità rischia fortemente di essere
emarginato dal sistema lavoro.
Uno del problemi da risolvere per garantire il massimo
di occupazione è quello di assistere i lavoratori nell’acquisizione di questa capacità di adattamento. E non si potrà
certo utilizzare lo strumento dei corsi di riqualificazione
attualmente previsti nei casi di mobilità, che servono solo
a giustificare il pagamento di contributi a una sostanziale
disoccupazione. Il problema andrà affrontato sul serio,
perché le aziende assumeranno con molta oculatezza e
solo personale adatto alle specifiche esigenze. La mancanza di una base contributiva è un problema ancor più grave. Le retribuzioni iniziali dei giovani sono solitamente
troppo basse per consentire coperture assicurative private, per cui passano diversi anni prima che sia possibile per
un giovane iniziare a versare le rate di un contratto che gli
garantisca una pensione, oppure accedere a un tipo di
rapporto di lavoro che preveda contributi previdenziali.
Partendo da queste premesse i motivi di contrasto fra le
generazioni sono parecchi, ma due particolarmente rilevanti. Le imprese, di fironte a giovani flessibili, adattabili,
proiettati nella moderna tecnologia multimediale, saranno più propense ad avvalersi della loro opera che non di
quella fornita da lavoratori formati sulla mentalità del posto sicuro e più portati a «tirare i remi in barca». La mancanza di una base contributiva per tanti giovani che tra alcuni anni si troverarmo a pagare, con i propri contributi, le
pensioni dei più anziani, favoriti da un criterio di calcolo
che prevedeva matematicamente una crescita demografica, a coprire il deficit pauroso creato dal ricorso indiscriminato a gli ammortizzatori sociali e dal saccheggio dei
fondi previdenziali a favore di categorie che erano prive di
precedenti versamenti, cominceranno a chiedersi perché
devono sottoporsi a tali sacrifici. Il conflitto sarà inevitabile, anche perché tutti i giovani si troveranno inevitabilmente svantaggiati dalla futura riforma pensionistica.
Da anni stiamo rinviando alle giovani generazioni le
conseguenze di una gestione sconsiderata della cosa pubblica in generale e della previdenza in particolare. Più tardi adonteremo il problema dell’occupazione e dello stato
sociale e più aspri saraimo i confiitti futuri tra le generazioni, con rischi anche maggiori per i meno giovani. Partendo dal presupposto che la globalizzazione dei mercati
fa dell’Italia una provincia del mondo, che provvisoriamente si trova a avere un reddito interno fra i maggiori del
mondo, ma che non può costruirsi un sistema chiuso, bisogna elaborare una strategia diversa dal modello americano, ma realistica. In caso contrario non è escluso che, fra
qualche anno, siano gli italiani ad attraversare l’Adriatico
per cercare clandestinamente di entrare nell’ex Jugoslavia.
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
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Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1- gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 14 dell’ll aprile 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 9 aprile 1997.
La situazione delle chiese evangeliche in Italia
La fede e ¡1 successo del «sacro»
In tempi di «marmellate» religiose, va mantenuto integro
il pensiero critico della minoranza evangelica italiana
FILIPPO GENTILONI
Le riflessioni proposte da
professor Giorgio Girardet su Riforma stimolano anche chi guarda le chiese
evangeliche in Italia «dal di
fuori»: si può fare uso di questa espressione un po’ inesatta, se è vero che tutte le chiese cristiane si trovano «nella
stessa barca» in questa difficile fine di secolo e se è anche vero che parecchi cattolici, come il sottoscritto, seguono con particolare interesse, amicizia, coinvolgimento affettuoso quello che
si pensa, si fa e si dice nelle
chiese evangeliche. Con la
speranza di imparare.
Questa fine del secolo XX,
specialmente nel nostro paese, è caratterizzata da una
forte ripresa di «religiosità»,
con tutte le ambiguità, le
confusioni, le incertezze che
questo termine comporta.
Più religiosità che religione,
dunque. Un bel volume di
Franco Garelli (Il mulino) si
intitola proprio Forza della
religione, dolcezza della fede.
Una crisi della secolarizzazione, che pure continua tortuosamente il suo cammino.
Un ritorno alla grande di tutto ciò che comporta il mito,
l’aldilà, in una parola, il «sacro». I mass media, per vari
motM che qui non si posso
no analizzare (fra l’altro, la
crisi del pensiero laico),
«sbattono» in prima pagina le
madonne che piangono, come i viaggi del papa, come
tutte le forme di «new age».
Una vera orgia di sacralità
pseudoreligiosa, dalla quale
non è estranea buona parte
del cattolicesimo (non tutto)
e che è ben lontana da quel
sano ecumenismo che, invece, si va dimostrando ogni
giorno più difficile.
Su questo sfondo mi sembra più che mai essenziale il
contributo del pensiero e delle chiese evangeliche. Quella
grande lezione che, se non
mi sbaglio, è partita dalla
Riforma per arrivare ai nostri
giorni. Per molti cattolici
«critici» il protestantesimo di
questi decenni è stato 'visto
all’ombra di Barth e di Bonhoeffer (so bene che le due
ombre non si identificano):
una lezione che non appare
assolutamente né superata
né assimilata. La fede si distingue dalla sacralità. Cristo
è l’unico sacerdote, la morale
si vive nella responsabilità
personale. Questi e altri capisaldi del pensiero cristiano
non sono rimasti chiusi
nell’ambito della minoranza
evangelica. Penso che si possa dire con serietà che sono
stati in parte accettati in vasti
settori del multiforme cattoli
cesimo italiano. In molti
gruppi, movimenti e associazioni, ben al di là del ristretto
mondo delle comunità cristiane di base (e del movimento «Noi siamo chiesa»
che, non a caso, l’autorità
cattolica accusa di «protestantesimo»).
Penso che le chiese evangeliche possano essere liete
della diffusione del loro pensiero anche in ambito cattolico ma, e questo è il punto,
una grande struttura come
quella cattolica italiana,
quella che una volta escludeva e oggi assimila ma assorbendo rischia di modificare,
moderare, appiattire, «cattolicizzare». Così è sempre accaduto nella storia. Perciò mi
sembra più che mai essenziale che la lezione che le
chiese evangeliche offrono a
tutti sia integra, rigida, anche
se impopolare e anche se il
suo successo non è quantificabile. Il mondo dei mass
media, anche nel campo delle chiese, se rende inattuali le
esclusioni, rende invece più
che mai attuali le «marmellate» religiose, spacciate per
ecumeniche e assolutamente mutili.
Anche il cattolicesimo, noto
per il suo «et, et», ha bisogno
di quell’«aut aut» che, a ragione o a torto, si suole attribuire
al pensiero evangelico.
Riflessioni teologiche sull'etica e la bioetica
La maternità e la paternità responsabile
RENZO BERTALOT
SENZA volerne riassumere
la trattazione questo intervento ha lo scopo di aggiungere una postilla alla riflessione teologica che il nostro
gruppo di lavoro ha svolto intorno al problema che si pone
oggi con urgenza alla nostra
attenzione e non solo alla nostra, ma in generale a quella
di tutta l’umanità.
1) Non sembri banale rifarsi
immediatamente alle indicazioni che ci provengono dal
mondo agricolo. Il contadino
infatti ci ricorda che per avere
un pulcino non basta l’uovo
tradizionale e non basta neppure che quell’uovo sia fecondato ma occorrono l’intervento della chioccia e un periodo
naturale di cova. In altre parole, uscendo dalla metafora,
la vita è una correlazione di
tre elementi: l’ovulo, lo spermatozoo e la maternità. La
scienza può assistere nelle
eventuali carenze o difetti fisiologici, ma rimane accertato
che non c’è vita in assenza di
uno dei tre elementi. Il seme
pur fecondo deve cadere nella
buona terra (Marco 4, 8). In
natura non tutti i progetti
vengono attualizzati. Costituiscono pertanto un momento
di attesa e di destinazione.
2) L’argomento che con insistenza la scienza pone alla
nostra attenzione assume
perciò soluzioni diverse a seconda dei punti di partenza. I
dialoghi tra cattolici e anglicani sono gli unici che hanno
affrontato teologicamente il
problema su scala interconfessionale. Per il mondo cattolico r«unione» e la «procreazione» devono coincidere: sono inscindibili Luna
dall’altra, formano un tutt’
uno. Partendo da questo presupposto è possibile inoltrarsi nella riflessione giuridica e
invocare uno statuto giuridico per l’embrione. Nella prospettiva anglicana il consenso
sull’argomento tiene conto
del contributo laico ed è particolarmente attento alla «situazione», alla «persona in
comunità». Stando così le
premesse, la via è aperta
all’uso dei contraccettivi. È
chiaro che i punti di partenza
di questi due settori del cristianesimo (e non parliamo
di quello che si pensa nell’area secolarizzata) si contrappongono e invitano a un
approfondimento degli studi
in vista di un «giusto equilibrio» tra legge e situazione.
La questione del diritto non
può più essere accantonata
infatti, nell’incontro delle
confessioni cristiane d’Europa, occorrerà essere attenti
alla filosofia dei diritto che ha
radici diverse e comprende
alternative vere e proprie.
3) La teologia della creazione ci ricorda due aspetti del
rapporto uomo-donna: una
vittoria sulla solitudine (Genesi 2, 18) e l’esortazione (o
imperativo) alla fecondità
(Genesi 1, 28). Bisogna considerarli indipendenti oppure
complementari? Sono due
modi diversi del rapporto:
ognuno ha il suo tempo ben
segnato in natura ed entrambi
hanno caratteri diversi rispetto alla permanenza e estemporaneità. Il perdurare del
primo non comporta il perdurare del secondo e non lo garantisce. In natura vi sono fattori interni e esterni rispetto
ai quali dobbiamo prendere
delle decisioni. Tra questi deve farci riflettere l’uso delle
vaccinazioni, degli antibiotici,
degli antidepressvi, degli antipiretici... Nel contesto l’intervento umano e soprattutto la
«volontà» giocano un ruolo
importante (Giovanni 1, 13)
ed è su quest’ultima che la ricerca teologica dovrà soffermarsi e confrontarsi.
4) Infine la discussione teologica offre il fianco per appellarsi a un paradosso che
viene dal passato, in cui era
consueta la contrapposizione
e mancava lo spazio necessa
rio al dialogo. Nell’ambito
cattolico preconciliare e anche neU’ambito ortodosso attuale era evidente che la volontà di Maria, il suo «fiat»,
all’annuncio dell’angelo, era
vista come un frutto della
semplice libertà sulla scia che
richiamava il semi-pelagianesimo e la disputa sul libero
arbitrio tra Erasmo e Lutero.
Il «sì» di Maria, che avrebbe
potuto dire di no, assumeva
perciò la dimensione del merito e spingeva quindi verso
la collaborazione, intesa come mediazione, e addirittura
verso la corredenzione. Nell’ambito riformato Maria, che
aveva trovato grazia presso
Dio (Luca 1,30), non poteva
che dire di sì.
Ora, tornando al nostro argomento [in inferioribus, come diceva Valdo Vinay, oppure coram mando, come diceva
Lutero, questa volta in sintonia con Erasmo), si pone appunto il problema della «volontà» e quindi della possibilità di un rifiuto della maternità, della procreazione. Facendo riferimento alla nostra
particolare situazione vuol
anche dire rifiuto dell’«unione»? La teologia dovrà pertanto impegnarsi nella riflessione
sulle tre componenti della vita, sul loro vicendevole condizionamento, sulla loro correlazione e sul tempo di attesa.
Rimane il fatto che senza maternità non c’è vita.
La meditazione si pone al
centro della discussione sulla
maternità o paternità responsabile e è impegnativa
perché solleva altri problemi
paralleli. Il rifiuto dell’«unione» non potrebbe già tingersi
come un rifiuto della vita, come un rifiuto della «co-umanità», cioè come disubbidienza (così direbbe Karl Barth)?
Che cosa significa esprimere
la nostra volontà davanti a
Dio? Come valutare il nostro
tempo d’attesa nel contesto
genesiaco della solitudine e
della procreazione?
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ALBERTO CORSAMI
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piano, essendo stata deli yo di e:
rer la cineasta «ufficiale^ „53 di u
lei che realizzò con II »aggessorai
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dal punto di vista polid{¡sione è st
concentra sul contestogjentoche
contorno. Mi spiego. jgspon
pacità tecniche, espressjgyni partiti
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se: i suoi film, sopratdQiàesaniel
Olympia dedicalo alle(|statgdecisi
piadi berlinesi, sono tHdoeiHWitc
oggetto di studio e di akjnche le al
per quanto riguarda l’utfee Sicilia
deU’immagine e del mofe cosci
gio, che alla funzione pnfarp la p:
gandistica affiancava "
dità estetica delle avan^
die artistiche degli Anni
Ma era proprio necessari
vitare lei a parlare legittii
done in qualche modo la
grafia? Tullio Kezich, ci
cinematografico ma ai
persona dotata di senso
storia, si chiedeva sul
riere della sera» se il sininrre alla
Rutelli non avesse riteronne che
opportuno condurre Paiano Tabe
na signora a visitare le Eìàpossib:
Ardeatine. E ancoia: Il trp^oven
della volontà arriva nelleSnsab
di tutti con «L’Espre.ssoJfoa in i
po la serie dei film «propite deli:
soft-core deli’erotismo Itica fle
starci anche Hitler. Niei Jegli abe
male in sé, ma è curioso ¡tante d
costamento, il fa tto che erruzio
(sesso, avventura, nazi sidi put
stia sullo stesso piano e e gli obi
stessa considei azioni no stati
gadget come un jltro. Eie alla
Dispiace che si trai dei con
un’altra operaziuoe, foB Ssessora
produttiva, che ■ onsisti »ione Si
be nel partire dall’int ireto, a’
dell’opera stess-r. Si so [ámente
rebbe che in Olympia stazioni
smesso da «Arte - un ani gato ri e
in occasione dei gioc 0.000 lii
Atlanta) c’è sì la celebra 6 si rivol
di Hitler e della Germaiw familia
zista, i cui atleti sono STOpe con
vincenti a Berlino. M#Hano a (
ché la regista di regimtel della
quanto ricca di talent/"'ttere h
anche una «che dovevi f
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nevano di alternare ¡
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lì 18 APRILE 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Chiesa metodista di Scicli
nello in difesa
I consultorio
DINO MAGRI
1979 la Chiesa metoì|\ dista di Scicli si era ima non é¿¿iata per far sì che la citta’^Svenisse dotata di un seriprile di|T jg ¿i utilità sociale rivolto
he sulla^^jjjo¿o particolare alle don‘Oma at g gjazie anche al suo imLenir ’era sorto il primo conregista/del paese. A distanza
te, anni il lavoro svolto è
'arattety^fQ notevole e positivo, tutn’accoli|gvia gli sforzi e l’impegno
e in secLjgfusi finora corrono il ritata del|gyo di essere vanificati a
ifflcialenggnja di una decisione del:on II tìjtgssessorato alla Sanità della
il rnass^ggione Sicilia che non inemadi^gnde rinnovare il decreto
uropaojef l’esenzione dal ticket scaduto il 31 dicembre 1996. Per
Protestare contro questa dea politii^jjjoneè stato stilato il docuontesto,àentoche allego, sottoscritto
nego. Lyjiresponsabili locali di alespress^nnipartiti e movimenti. Tra
istichedjfimiatari c’è anche il presiono indis¿ente del Consiglio deila
sopratdchiéMt’tnetodista di Scicli. È
io alleo stato detìso di inviare questo
sono ti^docutfento a Riforma perché
’ e di atjnrte le altre chiese evangeirda l’utMe siciliane possano prendel moifee coscienza e facciano
ire la propria voce di pro[a contro una decisione
luò portare a un annul¡nto di quei risultati posiin qui raggiunti, grazie al
irò e impegno delle équionsultoriali.
'La legge 194/78 ha regolantato l’interruzione voltaria della gravidanza preiva sul «Igendosi diversi scopi: sorse il sintarre alla clandestinità le
sse riteibnne che comunque pratilurre l’alano l’aborto, contenere il
tare le Pii possibile questa pratica
ovendo una maternità
usabile, sostenere la
la in una scelta sicura:e delicata e difficile. La
ìtica flessione del mercalegli aborti clandestini e la
tonte diminuzione delle
irruzioni praticate nei
iidi pubblici, dimostrano
gli obiettivi della legge
0 stati raggiunti, anche
ie alla funzione educatiei consultori familiari,
isessorato alla Sanità della
¡ione Sicilia, con proprio
¡reto, aveva esentato dal
[amento del ticket (per le
itazioni diagnostiche ob¡atorie occorrono oltre
.000 lire) quelle donne
si rivolgevano ai consulfamiliari; d’altra parte le
lipe consultoriali non si liitano a certificare la vo
zione pi
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®ntà della donna ad intarla gravidanza, ma
tentano di verificare se possono essere rimosse le cause
che hanno portato la donna a
richiederla.
Il decreto dell’assessorato
per l’esenzione dal ticket è
scaduto il 31 dicembre 1996 e
l’attuale assessore, Alessandro Pagano, non lo ha voluto
rinnovare. Il risultato della
decisione dell’assessore sarà
quello di distogliere le donne,
e specialmente le giovani, dal
rivolgersi ai consultori familiari per richiedere l’interruzione di gravidanza, per consegnarle a chi, con compiacente frettolosità certificherà
quanto richiesto. Da qui, a
tornare alla clandestinità il
passo sarà breve, visto che
praticoni e medici compiacenti non chiedono analisi
cliniche e strumentali, ma
solo il loro compenso. Noi
crediamo che il mantenimento dell’esenzione dal
ticket sia una battaglia di civiltà, che dovrà vedere in prima linea tutti i cittadini, impegnati nel richiedere all’assessore regionale on. Pagano
il rinnovo del decreto per
l’esenzione dal ticket, necessario per garantire la corretta
applicazione della legge nazionale».
(Seguono firme)
Cristianesimo sociale
Convegno di Mezzano
sul socialismo possibile
Il Servizio cristiano di Riesi nel libro di memorie di Roberto Malan
L'amore e non la presunzione all'origine dell'opera
6IUSEPPE PLATONE
HO letto d’un fiato il libro di memorie di Roberto Malan raccolte con
cura da Erberto Lo Bue, fine studioso
orientalista. Per chi come me ha frequentato la scuola ebraica intitolata a
Artom e il Collegio valdese e via via sino
al pastorato ad Angrogna con l’avventura, negli anni ’80, della costruzione
della Cà d’ia pais al Bagnòou, vecchia
sede partigiana bombardata dai nazisti,
il libro è ricco di riferimenti. Siamo comunque al «déjà vu», di veramente
nuovo non c’è nulla. La parte più riuscita è quella dedicata alla Resistenza.
Malan è stato un vero protagonista e dirigente di quella drammatica stagione.
Dalle sue memorie emerge la tempra di
un uomo autonomo che non va a rimorchio di nessun potentato, figura di
protestante «self-made» che ama esprimere giudizi e valutazioni spesso taglienti, e ovviamente c’è anche qualche
luogo comune.
Cresciuto in una famiglia pastorale
fortemente impegnata nel proprio lavoro e promotrice di dialogo e tolleranza,
Malan ebbe inoltre come maestri intellettuali e teologi del calibro di Francesco Lo Bue e Jacopo Lombardini. L’autore è cresciuto e vissuto portandosi
dentro i valori della serietà protestante
classica, dal rigore morale alla profonda
onestà sul lavoro e con gli amici. Leggendo queste pagine ho provato spesso
disappunto ma sempre ammirazione.
Non condivido per esempio quella battuta sul clericalismo valdese che franca
mente non vedo, quasi un alibi per
prenderne le distanze dall’impegno che
la chiesa richiede.
Ma la cosa che proprio non mi è andata giù è stata la pagina su Riesi. Malan giudica in buona sostanza l’opera
di Vinay del Servizio cristiano a Riesi
una «imposizione culturale pagata con
i soldi dei tedeschi»: «(...) partire con i
soldi raccolti in Germania, elemosinare di qua e di là, andare in un paese e
insegnare a quelli del posto come devono vivere, mostra il microbo della
presunzione e ripropone l’opera missionaria secondo l’antica concezione».
Ma questa, caro Malan, è la vecchia tesi dei denigratori di Vinay (gente che
spesso parla senza aver mai neppure
visitato il Servizio cristiano) che non
hanno capito l’opera di agape di Vinay.
Anche la mafia ha denigrato l’opera di
Vinay che ha comunque spezzato, più
di una volta, la «pax maliosa» che avviluppa, come il recente tragico episodio
della negoziante di Niscemi insegna,
Fentroterra nisseno. Eppure lo stesso
Malan dice: «(...) io sono cristiano e di
Dio evidenzio Famore». Ma Famore,
biblicamente parlando, viene spesso
da fuori come la parabola del buon samaritano ci ricorda.
Quella di Vinay non è stata un opera
di colonizzazione ma semmai una provocazione, una sfida lanciata nel nome
delFEvangelo nei confronti di un paese
dimenticato da tutti meno che dalla
mafia. Una sfida tuttora aperta. Nel
frattempo il Servizio cristiano per quasi
40 anni ha rappresentato, per tante fa
miglie di Riesi, un posto di lavoro. Ha
portato l’Europa nel cuore della Sicilia
più povera e deprivata: non solo ma
molta gente siciliana è entrata in questa
vigna aperta sul monte degli ulivi di
Riesi per coltivarla, curarla e ampliarla.
Ridurre quest’opera ad un operetta di
colonizzazione sarebbe come dire che
la Resistenza è stata l’occasione buona
per regolare i conti con gli avversari a
colpi di pistola.
Ovviamente ogni esperienza può essere giudicata negativamente ma occorrerebbe conoscere bene le situazioni
prima di emettere sentenze. È come se
10 giudicassi tutta la vita così ben illustrata di Malan dal suo epilogo ovvero
quando, nel 1984, nel pieno del successo professionale (la «Malan viaggi» è
una delle più note e avviate agenzie turistiche di Torino) Roberto Malan, disgustato dal nostro paese («il nostro
Paese sta disgregandosi anche moralmente», p. 230) decide di trasferirsi in
Svizzera. E da quel dorato esilio volontario continua a dirci che cosa bisogna
fare per risollevare le sorti di questo
paese papalino e opportunista. In Svizzera un protestante sta decisamente
meglio che in Italia. Ma il nostro posto è
qui, anche in questa Chiesa valdese povera di mezzi e di persone ma speriamo
ricca in cultura e risorse spirituali come
la vita stessa di .Malan testimonia. Evidentemente il ruolo della chiesa è spesso quello di trampolino, formare la gente per lanciarla fuori. Ma speriamo che
11 lancio si fermi prima di Chiasso, salvo
eccezioni. Comunque, un bel libro.
11 Centro studi per il cristianesimo sociale organizza il
consueto «Convegno di Mezzano» nel fine settimana del
3-4 maggio sul tema «Un socialismo possibile».
AI mattino e nel primo pomeriggio del sabato avrà luogo la tavola rotonda (moderatore, pastore Sergio Aquilante), con la partecipazione
di: Leslie Griffiths (pastore
metodista, membro del Labour Party, già presidente
della Conferenza metodista
di Gran Bretagna e vicepresidente del Movimento per il
socialismo cristiano): Par
SANTA SEVERA
30 aprile - 4 maggio
Campo studi Egei sul tema
della testimonianza.
Per informazioni
tei. 0766-570055
APRILE 1997
Dirlo con un velo?
Islam
Perché sempre più donne musulmane
indossano il chador?
Primo Levi
Un’intervista a dieci anni dalla morte
Ebraismo
Pesach, festa della liberazione
Ecumenismo
Vescovi pellegrini in una chiesa valdese
Ponfronti- una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
»taestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Ronia.
j 11 ’flilir’ vna copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
dell j| (indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)
Axel Sahlberg (pastore metodista, deputato socialdemocratico al Parlamento svedese); pastore Giorgio Bouchard; on. Luciano Guerzoni
(sottosegretario alla Pubblica
istruzione, dei Cristiano sociali): on. Domenico Maselli
(segretario Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, dei Cristiano sociali); Fabrizio Matteucci (membro della direzione nazionale e segretario
per l’Emilia Romagna del
Pds); on. Valdo Spini (presidente Commissione difesa
della Camera dei deputati,
dei Laburisti); sen. Fausto Vigevani (sottosegretario alle
Finanze, dell’area socialista).
Seguirà il dibattito. Nella
mattinata di domenica vi saranno le conclusioni del convegno e il culto.
I partecipanti saranno
ospitati presso le famiglie
della comunità o in albergo.
La quota rimborso spese per
chi partecipa all’intero convegno è di L. 25.000. Le adesioni dovranno pervenire entro il 24 aprile a: Massimo
Aquilante, Borgo Riccio 13,
43100 Parma, telefono 0521238551. Chi intende iscriversi
al Centro studi per il cristianesimo sociale potrà farlo
durante il convegno.
;ta
Ora di religione
Sul numero 5 di «Riforma»
ho appreso che il pastore Domenico Tomasetto, in qualità
di presidente della Fcei, ha
scritto all’on. Berlinguer, ministro della Pubblica istruzione, per denunciare l’interferenza della Cei sull’ora di religione nella scuola pubblica.
Mi stupisce il fatto che i vescovi non abbiano ancora capito cos’è Fora di religione,
dopo tantissimi anni di insegnamento. Non basta per loro sentire alla radio e alla televisione che a Roma, città
santa, solo il 10% va in chiesa
e che viene distribuito gratis
il Vangelo di Marco per evangelizzare? Sono questi i risultati dell’ora di religione?
Risaliamo al passato per
non dimenticare la storia,
maestra di vita. L’il febbraio
1929 fu stipulato il trattato lateranense fra la Santa Sede e
il governo fascista. Al pontefice venne riconosciuta sovranità piena e assoluta nella sua
missione spirituale e potestà
sovrana sulla Città del Vaticano. Non solo. L’Italia dovette
cedere 1/2 km quadrato del
suo territorio; le questioni finanziarie furono risolte mediante il versamento di 750
milioni e di un miliardo di
consolidato fatto alla Santa
Sede. Riconoscente, Pio IX
definì Mussolini «l’uomo della divina provvidenza».
Caduto il fascismo nacque
Missione
evangelica
contro la lebbra
La Missione evangelica contro la lebbra convoca l’assemblea
dei soci per giovedì 1- maggio 1997 alle ore 9,30.
Seconda convocazione ore 10.
Presso la chiesa metodista, via Rismondo 10/a - Terni.
Ordine del giorno:
- Culto iniziale (past. Elia Landi)
- Approvazione bilancio consuntivo e preventivo (art. 11
dello Statuto)
- Relazione de! Segretario e discussione
- Elezione del Segretario (art. 8 dello Statuto)
- Varie ed eventuali.
Per informazioni: past. A. Bertolino, telefono e fax 0744425914, abitazione 0744-811218.
la Repubblica e, con il voto
comunista, venne inserito
nella Costituzione l’articolo
7, il quale consente l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica,
esattamente come sotto il fascismo. Nel 1933 io frequentavo la I ginnasio; l’insegnante di religione era un monsignore. Durante la sua ora,
nessuno lo ascoltava: chi ripassava la storia o altra materia, chi faceva esercizi, chi
chiacchierava... perché si sapeva che, alla fine, saremmo
stati mtti promossi. In II ginnasio e negli anni successivi,
non comprai il libro di religione, perché mi resi conto
che non ne valeva la pena.
Allora, come oggi, era un’ora
di nulla.
Nel 1947, entrai per la prima volta nella Chiesa valdese.
Non sapevo che cos’era. Lì
conobbi il pastore Panasela,
trovai dei libri e comprai la
Bibbia, perché ero un fervente mazziniano: Mazzini, nel
suo peregrinare, in esilio, trovava forza e coraggio leggendo la Sacra Scrittura. La fede
nasce quando la parola di Dio
tocca il cuore!
Perché la Cei non vuole
prendere atto di questa realtà? Stupisce il fatto che vescovi e ministri della Pubblica
istruzione, in questi 68 anni,
non abbiano ancora capito
che l’insegnanento della religione non dà risultati. Intanto, Fora di religione costa allo
stato 900 miliardi Fanno. Ne
vale la pena? Non è uno spreco di denaro? Se la cultura
auspicata dalla Costituente è
Presso l'Università di Torino,
facoltà di Scienze della formazione, il 7 marzo 1977 Sonia Padovan si è laureata in lingue straniere discutendo la tesi «EI Baladro
del Sablo Merlin»; relatore II prof.
Marco Piccat.
Impegno notevole per la materia trattata, per l’evoluzione letteraria attraverso idiomi antichi,
bretone, portoghese, castigliano,
per la trascrizione in «chiaro» delrincunambolo di Burgos, l’analisi
linguistica e l’esame delle varie
edizioni.
Tanto lavoro è stato premiato
con la lusinghiera votazione di
108/110.
A Sonia, con affetto, la Chiesa
battista di via Elvo rinnova sincere
congratulazioni e fervidi auguri di
un futuro comio di soddisfazioni.
laica, perché il ministro non
denuncia questo sperpero?
Inoltre, dato che gli insegnanti sono scelti dai vescovi, perché non affidare questa materia alle singole parrocchie e
pagarli con l’8%o ?
Queste domande le rivolgo
anche ai nostri parlamentari.
Francesco Amato - Firenze
Pastori e laici
nella vita
delle chiese
A chiusura del dibattito sul
caso dei «pastori a Linea verde», la redazione di Riforma
ha molto opportunamente
lasciato aperta «la riflessione
sul ruolo dei laici e dei pastori nella vita e nella testimonianza della chiesa». A questa
riflessione vorrei dare un mio
contributo.
Sono rimasto sconcertato
proprio dall’ampiezza del dibattito scatenato dalla lettrice di Angrogna. Capita spesso di osservare una mancanza di reazioni da parte dei lettori del nostro settimanale su
temi pure di rilevante importanza teologica e ecclesiologica. È bastato invece che
qualcuno, in modo certo a
mio parere completamente
errato nella forma e nella sostanza, «toccasse» dei pastori, ed ecco si è scatenata una
vera e propria bagarre.
Non è questo un segno della profonda «clericalizzazione» delle nostre chiese?
Ruggero Marchetti - Aosta
RINGRAZIAMENTO
«Quand’anche
camminassi
neiia vaile dell'ombra
della morte,
io non temerei
male alcuno
perché tu sei con me»
Salmo 23, 4
La moglie e i familiari del caro
Emilio Peyret
di anni 62
riconoscenti, ringraziano di cuore
il medico curante dott. Rol, il dott.
Maina e tutto il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto,
il pastore Ribet e tutti coloro che,
in vario modo, hanno preso parte
al loro dolore.
Pomaretto, 8 aprile 1997
16
r
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 18 APRILE
L'esperienza del campo di accoglienza agli albanesi a Cassano Murge
La cometa della fratellanza e della solidarietà
«Ho visto una chiesa che sa essere una chiesa autentica». Gli avventisti e le altre
chiese evangeliche pugliesi hanno garantito l'accoglienza di circa 600 albanesi
FRANCO EVANGELISTI
Mentre ì1 treno sfreccia
lungo i binari, lasciando
dietro a sé case, paesi, campagne, seduto nella poltroncina del mio scompartimento, ritorno nei miei ricordi a
venerdì 14 marzo. Mi trovo in
ufficio. Come succede molto
spesso, sono al telefono. Dall’altra parte del filo ci sono
dei funzionari della Prefettura di Bari. Sto dando la nostra
disponibilità, come membri
avventisti volontari, a collaborare con le istituzioni pubbliche per affrontare l'emergenza Albania.
Mi trovo a Bari, ultimo
avamposto industriale del
Sud, città vivace, cielo sereno,
meta millenaria di pellegrini.
In città, come nella regione
Puglia, serpeggia lo spettro
dei profughi, vissuto tragicamente nel '91 quando migliaia di albanesi riversarono
in Italia in seguito alla caduta
del regime militare che aveva
tenuto isolata l’Albania dal
resto del mondo per decenni.
II sabato, in chiesa, durante
gli annunci di «chiesa viva», ci
tengo ad avvertire che potremmo improvvisamente vivere, come comunità, l’emergenza Albania. Anche il pomeriggio, mentre si conclude
la settimana di preghiera a
Cassano, faccio appello per
un possibile intervento dei
giovani per tale emergenza.
Nel volto dei presenti si legge
perplessità, forse attesa, mol
ta frenesia. Domenica mi trovo a casa, nel mio ufficio,
pensieroso per ciò che potrebbe accadere, o meglio
non accadere. È raro che un’
istituzione pubblica, qual è la
Prefettura, possa avvalersi
dell’ausilio di volontari di una
comunità evangelica, forse
nemmeno conosciuta.
«Ma via. Franco», mi dico,
«non penserai certo di ricevere una chiamata di intervento
da parte dello stato? Supponiamo, per esempio, che questa arrivi, pensi davvero che
la tua comunità sia in grado
di rispondere ad un’emergenza così drammatica?». Le ore
scivolano via portandosi dietro ansie e attese. All’improvviso, una telefonata rompe il
silenzio. «Pronto? pastore
Evangelisti? sono il dott. Nunziante della Prefettura. Tenetevi pronti per questa sera. Vi
manderemo circa 600 profughi. Dovrete occuparvi dell’
accoglienza e del coordinamento del campo che dovrete
allestire al Camping Orsa
Maggiore di Cassano». Lascio
cadere la cornetta del telefono. Non so da dove iniziare.
Mi chiedo che cosa ne sarebbe stato delle conferenze
bibliche che sarebbero dovute iniziare la sera successiva.
Mi chiedo quale sarà la risposta della chiesa a quest’emergenza. Grazie alla collaborazione dell’Unione nella persona del responsabile Adra,
Daniele Benini, si prepara un
programma di pronto inter
vento. Alle 18, nei locali dì via
Pizzoli, si riunisce un gruppo
di volontari della nostra comunità e delle chiese evangeliche. Alle 20 un primo gruppo di 22 giovani è già sul posto. Ha avuto inizio così l’esperienza Adra nel giorno più
lungo della nostra vita: 36 ore
senza chiudere occhio! Alle 5
del lunedì mattina arrivava il
primo gruppo di persone (circa 180) seguito, alle 9, da altre
250 e da un terzo gruppo di
albanesi di circa 200 persone.
Dei circa 600 profughi, 200
erano bambini di un’età
compresa fra uno e 12 anni.
Molti erano i nuclei familiari.
C’è stanchezza nel loro volto.
I visi sono tirati. Hanno viaggiato in gornmoni e vecchi
pescherecci. È stato drammatico! Molti di loro sono stati
ripescati in mare. Meglio morire tentando una via d’uscita
piuttosto che assistere al tracollo di un paese che non esiste più: TAlbania. Ora eccoli
qui, con noi, diventati parte
della nostra vita.
La mattinata li accoglie con
temperature rigide, proprio
come le guardie e gli autisti
dei pullman nei quali sono
stati caricati, premuniti di
mascherine e di bende «per
evitare il contagio». Si iniziano a smontare le tende, a organizzare il campo. Tutti viviamo ore di intenso lavoro.
C’è poco tempo per parlare.
Ognuno ha un compito da
svolgere. A poco a poco organizziamo la distribuzione dei
pasti e quella degli indumenti. I volontari, che si alternano
ogni giorno al campo, sono
circa 20. Un gruppo rimane
fisso per la sorveglianza del
campo (circa 8-10)
Encomiabile l’apporto dei
vari Daniele, Stefano, Emiliano e Fausto da Roma; Rocco
di Benevento: dei pastori delle chiese awentiste pugliesi.
Pino Albanese, Mariano Coni,
Daniele Calà, Angela Buratta
e dei volontari provenienti
dalle chiese del distretto di
Bari (Cassano, Gravina, Altamura, Conversano). Uno
splendido gruppo di Esploratori, Compagnon, Giovani
(circa 40) ha dato prova di
abilità nei vari momenti di vita del campo. Le chiese della
Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania si sono distinte nella raccolta di indumenti e alimenti,
nell’ospitalità presso la Casetta valdese di Bari di una famiglia, per le relazioni pubbliche sviluppatesi nel contesto
nazionale.
Il gruppo della terza età di
Bari si è specializzato nella
raccolta e nella distribuzione
del vestiario, sia presso i locali di via Pizzoli, sia al campo; i
coniugi Stragapede nel settore delTinfermeria e nel coordinamento delle attività del
campo; i giovani della corale
Maranatha per il concerto
pro Albania, organizzato il sabato di Pasqua.
Nelle contraddizioni del
mio tempo ho visto una chie
È stata fondata dai pastore metodista Soi Jacob a Pieterimaritzburg
«Merryland Playcentre», una scuola interraziale in Sud Africa
ISOBEL JACOB*
..A/TERRYLAND» è una
scuola interrazziale e
interreligiosa. L’anno scolastico comincia ai primi di
febbraio e termina con le vacanze di Nataie. All’inizio
dell’anno la scuola, che apre
alle 7 del mattino e chiude alle 6 di sera, ha accolto ben
102 iscritti: 37 maschietti e 65
bimbe, che sono poi diventati 107.1 bimbi sono suddivisi
in classi per età: 3, 4 e 5 anni,
mentre il personale è composto da una direttrice amministrativa, 3 maestre, 2 assistenti per i più piccoli, una
cuoca e un ragazzo tuttofare.
La scuola è sotto il controllo
dell’Assessorato municipale
per la salute e della Previdenza sociale che provvedono
anche a dare una corretta
informazione ai bambini. Ad
esempio quest’anno ci sono
state lezioni sulla salute degli
occhi e dei denti, sull’igiene
della persona e dell’ambiente, su come difendersi dal
contagio dell’Aids e sull’abuso sessuale.
Inoltre ufficiali psicologi
della polizia di stato hanno il
lustrato come avere comportamenti anticrimine e l’assessorato al traffico ha provveduto a esercitazioni per la sicurezza stradale. Una grossa
compagnia che tratta la conservazione della frutta, Unifruitco, ha mandato un suo
rappresentante per parlare
della nutrizione e ha poi donato un’abbondante fornitura di mele e altra frutta. Le infermiere della scuola del vicino ospedale, Northdale hospital, sono sempre interessate alla salute e alla crescita dei
bimbi e vengono in visite frequenti: in maggio tutti i bambini sono stati vaccinati. In
settembre la scuola si è aperta ai genitori per una giornata, perché potessero vedere i
progressi dei loro figli e discutere liberamente con gli
insegnanti. Nel mese di giugno invece c’è stato un atteso
evento sportivo, preparato
con entusiasmo da genitori e
insegnanti, con giochi con la
palla e gare di salto e di equilibrio. In dicembre, alla conclusione dell’anno scolastico,
i bimbi e le loro famiglie hanno festeggiato il Natale con
canti, poesie e recite. Questa
L’esterno della scuola
è stata anche l’occasione per
consegnare un piccolo diploma a 51 alunni che lasciano
Merryland per andare alle
scuole pubbliche.
Al termine dell’anno scolastico 1997, Merryland festeggerà i suoi 20 anni di vita. Già
quest’anno la scuola ha visto
fra i suoi alunni i figli dei primi bambini agli inizi della
scuola che spesso, nel corso
degli anni, sono stati accompagnati nel curriculum di
studi e nelle vicende personali; nel 1997 altri di questi
piccoli di seconda generazione si sono aggiunti. Le richieste di iscrizione, purtroppo,
vanno molto al di là delle
possibilità della scuola. I
bambini che approdano alla
scuola provengono da situazioni molto difficili: bambini
con un solo genitore, generalmente la madre, famiglie
dove il padre è disoccupato e
la madre è l’unico sostegno,
famiglie dove l’unico introito
è la pensione della nonna.
Inoltre circa il 20% dei bambini ha ambedue i genitori
disoccupati e alcolisti, alcuni
sono traumatizzati e ipersensibili: altri hanno grosse difficoltà a passare dalla situazione scolastica a quella familiare e viceversa. Qualche bambino è stato anche strappato
a pratiche di magia nera. Tuttavia i progressi sono, di mese in mese, evidenti e rassicuranti. Inoltre Merryland ha
sempre avuto come obiettivo
primario l’elevazione del livello di preparazione delle
maestre.
Quest’anno tutto il personale ha frequentato corsi per
il pronto soccorso e le maestre hanno seguito un corso
per l’assistenza ai malati di
Aids. La maestra Veronica
Naidoo ha ottenuto un attestato in teoria e pratica di Pedagogia infantile moderna
* Isobel Jacob, direttrice amministrativa del Merryland
Playcentre, è moglie di Sol Jacob, attualmente pastore metodista nel circuito di Boshoff,
una zona bianca a Pieterimaritzburg, fondatore della City
Mission, un’opera per la cura e
l’assistenza dei più poveri in
quell’area. Sol Jacob è stato
per molti anni responsabile
dei servizio ai dislocati e ai rifugiati del Consiglio delle
chiese sudafricane.
Sbarco di una famiglia albanese a Brindisi
sa che sa essere una chiesa
vera, autentica. Nei turbamenti della nostra società ho
visto all’opera una gioventù
che ha veramente qualcosa
da dare a un mondo privo di
valori. Nei vuoti esistenziali e
nei silenzi del mio tempo ho
visto le lacrime di chi sa ancora piangere davanti alle disgrazie altrui. Nella carestia
d’affetto del tempo che scorre
fugace, ho contemplato il sorriso che ti comunicava 0 «grazie» perché sei qui con me.
I giorni sono scivolati via
fra frammenti di vita quotidiana. Dai pasti alle risse per
gli indumenti; dal minitorneo
di Ccdcetto all’animazione dei
bambini; dalla pioggia battente alle ansie e paure ogni
qualvolta veniva la forza
pubblica per prelevare ricercati: da un ospedale all’altro
per assistere bambini e mamme ricoverate.
Sarà difficile dimenticare!
volto di tutte le 600 persoti
che hanno varcato il canceli
del Camping Orsa Maggiore
Ormai sono diventati pam
della nostra vita, come lo èdi
ventato lo 0368-3226846, sul.
la carta di proprietà deli
Raffaele Diana delia corau
nità di Bari, nel cuore l’unia
punto di contatto fra i profu
ghi e il loro passato, la lori
storia: TAlbania. Il suono d»
telefono ha rappresentato pel
molti di loro l’accesso alla
speranza.
Così anche nelle notti fredde e stellate di Cassano è apparsa la cometa della fratellanza e della solidarietà irai
popoli ad annunciare lana
scita del Principe del cielif
nella stessa mangiatoia
duemila anni fa. Ancora un:
volta per lui, nelle sembianzi
d’un bambino albanese, noi
c’era stato posto nell ’albergo,
dalla vicina Università, e nel
1997 Cynthia Parsine seguirà
il medesimo corso. Le maestre hanno anche iniziato un
programma speciale per
bambini parzialmente ciechi
che vengono loro inviati
dall’Istituto per ciechi di Pieterimaritzburg, con buoni risultati. Con fede e speranza,
quanti lavorano al Merryland
Playcentre hanno preso la difficile decisione di aprire una
prima e una seconda classe
elementare. Difficile decisione perché è necessario un
grosso sforzo finanziario,
quasi un salto nel buio. Tuttavia, appariva ormai un passo inderogabile. Le espressioni della più profonda gratitudine vanno al fondo «Chiese unite» |un gruppo di comunità locali sudafricane
protestanti e cattoliche, ndt]
che permette l’uso delTedificio scolastico e ne fa la manutenzione, al Comitato dei ministri della «Chiesa unita metodista» (Usa) che ha provveduto alla ristrutturazione, al
comitato di insegnanti e responsabili della comunità civile locale che sempre ci incoraggia ad andare avanti. Un
ringraziamento particolare va
a tutti gli amici sparsi in Italia
che, tramite Febe Rossi, per
quasi vent’anni ci hanno dato
quel sostegno finanziario
senza il quale non avremmo
potuto operare.
FEBE ROSS!
CLASSROOi