1
LA BUONA NOVELLA
1..
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seirupndo U vft'iU no)
Kfki.U
Si distribuisce ogni \ eiierdi. — Per cadun Numero ceutesimi iO.
Coiitlizioui d’A««*ociazione s
Per caduna linea d’inserzione ceulesimi 2(1.
PcrTORi.NO — Un Anno L. S. — A domicilio L. « . — PaovisciE L, S «o.
Sci mesi .3. — • 3 SO _ . a
Tre mesi . t. _ . » *j
Per Francia e Svizerà franco a destinazione, e per l’Inghilterra franco al con8ne lire » SO
per un anno, e lire * per sei mesi.
Le Anoclaiionl si ricevoim : in Tom-.» ulI'tnUlo airi «;lorniil«*, viale del
_ A Genova, alla ^
N.II,. Iiri>viiicie, priiso tutli «li ¡mtali [.er meiin.U r,i£,(cn,che dovranno essere
41|-,«icro ai senuenti indirmi: LoNnr.*, dai bi««. NimIk-U e (. lilirai. Si 1 .•inerf-st?Wfr
n .1. ^n’.lilireriaC. Mi'vriici», me Troucliet,'i; >iiii:'S dal mg. Pcjrrot-Tinel lil'raio; LiK.te;
"'O diM:v.-.»,U»l sig. K. m-.oud libralo
Lo»A» *;, dal sig. Uelaroiiuiinc libraio.
ISoiiiiiiario.
Orgoglio prelatesco. — Esame istorico-critico
sul viaggio di S. Pietro a Roma. — Preteso ritorno del duca di Norfolk alla cbiesa di Roma.
— Notizie; Acqui - Genova - San Pier d’Arena - Inghilterra - Austria - .Madrid - Tiircliia - Canada Messico.
ORGOGLIO PRELATESCO
Con questo titolo di Orgoglio prelatesco, non
intendiamo già dimostrare una verilà chiaramente dimostrata, e non tanto con ragionamenti,
quanto con fatti innumerevoli antichi e moderni
dell’alta clerocrazia: solo ai molti conosciuti,
vogliamo aggiungerne alcuno di dola recente,
comprovante che non pecca niente affatto di esagerazione il titolo surriferito.
In proposito di ordini episcopali odierni, l’arcivescovo d’Aix occupasi in modo particolare
intorno ai libri proibiti dalla censura romana,
€ fra le altre cose egli dice: « L’/ndiceè fallo per
« la Francia non altrimenti che per le allre na« zioni: e in vero che significherebbero queste
« parole del Salvatore al principe degli apostoli
« e a’ suoi successori ; Pasci i miei agnelli, pasci
<le mie pecore, se il pastore universale non
< avesse il diritto di allontanare tulta la sua
« greggia dalla cattiva pastura!... E l’obbliga
< zione d’ascoltare i ministri di Gesù Cristo come
« Gesù Cristo medesimo, non sarebb’ella illu
< soria, se ogni paese potesse invocare un pri« vilegio contro il capo supremo della Chiesa,
€ allorquando egli condanna un libro opposto
« alla sana dottrina o ai buoni costumi ».
Ora, fra i libri proibiti annoverasi, come è
noto, anche la Bibbia in lingua volgare; nella
menle dell’arcivescovo ella è dunque contraria
alla sana dollrina e ai buoni coslumi: e ciò è vero
in questo senso che è contraria alla dottrina e
ai costumi che sono buoni per la politica della
romana curia, che si attribuisce un’autorità ben
superiore alla Bibbia medesima. L’arcivescovo
d’Aix chiama Pietro principe degli aposloli, perchè poi da Pietro abbiano a discendere gli altri
principi, ossia i papi, e pone i ministri di Gesù
€rislo a livello di Gesù Cristo medesimo, onde
far risalire a Lui niente meno che l’inquisizione.
In pari tempo il vescovo di Rennes sviluppa
chiaramente la teoria suddetta della glorificazione del prete: « 11 prete, egli dice, non è sol« tanto l’ambasciatore di Gesù Cristo, il dispen« salore de’ suoi misteri, egli è Gesù Crislo me« desiino.....Quale sublime, anzi meravigliosa
« dignità essere innalzali a livello di Dio stesso,
« fino al punto di diventar uno col suo divin
« figlio ! Laonde i libri santi non temono di dare
« n’ preti della nuova alleanza il titolo di Dei».
L’argomenlazione di coteslo vescovo lo porla
quindi, com’è naturale, a porre il prete al disopra della Sanla Yergihe .stessa, « la cui potenza
«f (sono parole sue), per quanto eminenle sia,
< pure sottosta a quella del prete ».
Voi dunque, o cattolici romani, non dovele più
credere al dogma dell’Unità e Trinità di Dio, ma
in vece aH’L'nità e Politeismo ; non dovete più
credere ai primi padri della Chiesa, ma agli attuali dottori del sinedrio romano; non, a cagion
d’esempio, a Giovanni Crisostomo die diceva ai
preti del suo tempo, come osserva il SiècU:
( Che se dodici uomini convertirono le nazioni
« le più barbare, conviea dire che la nostra mac lizia e bassezza sieao ben grandi per non poter
< convertire i nostri domestici nè una piccola
€ parrocchia, benché il numero de’ predicatori
( sia cosi grande che servirebbe per la conver« sione di 10,000 mondi. Forse direte voi che
( gli aposloli facevano de’ miracoli (< preli d'oggi
« dicono pur di farne essi medesimi^, il più grande
(di tutli i miracoli è la semplicità, l’umiltà,
«l’abnegazione, la pazienza, l'innocenza della
evita». Roma, al contrario, è miracolosa per
l’orgoglio.
Voi non conoscete la Bibbia, cioè la vera parola di Dio, 0 cattolici romani; ma per conoscere
l’orgoglio gigantesco de’clericali, avete forse
bisogno di consultare il libro santo? la sola ragione non vi dic’ella che il superbo non può essere il ministro del vero Dio? Se poi apriste il
Vangelo trovereste, fra molte e molte sentenze
che condannano e l’arcivescovo d’Aix e il vescovo di Rennes e tutta la romana prelatura,
anche queste: « Un solo è il vostro Rettore, cioè
Cristo, e voi tutti siete fratelli » (M.ìt., XXIII); tse
alcuno vuole essere il primo, sarà l’ultimo di
tutti ed il servitor di tutti» (Mar., IX, 35) ecc.
Gesù Crislo disse benissimo a Pietro, ;»aaci i miei
agnelli, pasci le mie pecore; ma riflettete in quale
circostanza: fu per reintegrarlo nel suo ministero, imperciocché si era reso colpevole coll’aver rinnegalo per Ire volte Gesù : riflettete
ancora che il divino Maestro parla di pecore che
sono sue, non di Pietro (Giov., XXI); e Pieiro
medeshno lo attesta nella sua prima epistola
(11, 25), confermando le parole d’altra volta di
Gesù Cristo, che si chiama il buon Pastoree profetizza che vi sarà una sola greggia e un sol pastore (Gio., X, 11,16); anche san Paolo appella
Gesù Crislo «il Gran Pastore delle pecore», ecc.
I vescovi di Francia, per uscir fuori con si
mili slanci di superbia incredibile, forsecredonr>
(li trovarsi nella stessa posizione dei vescovi dell'impero austriaco: pensino pure a loro talento;
noi intanlo ci rallegri-iino nel vedere che Napoleone III ha pubblicato un decreto, ii gennaio
scorso, col (|uale crea cinque nuove sedi pastorali nelle chiese concistoriali riforniate di Dii;
(Drome), d’Anduze (Gard), di Nancy [Mcurthe)»
di Lezay (Deux-Sèvres), Ji Negrepclisse (Tarnel-Garonne): noi ci rallegriamo allresi polendo
registrare trenta nuovi membri usciti dall»
Chiesa papale e ricevuti nella Chiesa libera
evangelica di Lione, durante l’anno 1855.
Viceversa ci rallrisla grandemente l'aspello
dell’Auglria ; cotesta potenza puntellala dalle baionette, senlendosi tuttavia mal sicura, ha cercalo un sostegno nell’allra potenza che si sosotiene colla corruttela delle coscienze: veggasi
a qual punto sieno giante a quest’ora le conseguenze del Concordalo. Soltanto riguardo alla
censura dei libri, gli articoli complementari del
Concordato medesimo, pubblicati dall'arcivegcoto Sì fTénnf, e6tfítni¿)no quanto segue:
« La Chiesa e lo Sialo hanno eguale interesse
( a vietare i libri nocivi alla religione (del papa)
«e ai coslumi (de' cardinali). S. .M. non rispartmierà alcuna cura onde purgare da quelli il
«suo impero; veglierà affinché le leggi siena
« severamente eseguile, ecc., ecc. ».
Ora ecco glielTeltidel Concordato stesso presso
Tarmata austriaca; neU’ordine del giorno del
comandante generale si legge:
«l generali e gli ufficiali superiori dello stat(»
« maggiore avranno ad astenersi dalle carni i
« venerdi e i tre ultimi giorni della settimana
< santa.
< Tulli, senza eccezione, son tenuti nei giorni
« di digiuno ordinali dalla Chiesa, a praticare
« l'astinenza che la Chiesa comanda, e che conc siste a non fare un paslo completo cbe unu
« volta al giorno, ecc.
« La confessione pasquale comincierà la prima
« domenica di quaresima, e si chiuderà il lu~
«ned! dopo la Pentecoste ».
Si dice, in oltre, che in seguilo s’introdurrà
nell’armala l’uso de’ biglietti di confessione, e
che ogni uffiziale dovrà offrir prova al capo del
reggimento, che si è confessalo ogni sei setlimane; e cosi dev’essere affinchè lo spionaggi»
politico risulti perfetto.
Or noi avendo piena fede, piena certezza che
le potenze infernali non prevarranno mai contro la Chiesa dell’unico Gran Pastore, di Gesù
Crislo, non paventiamo le ultime conseguenze
che devono risultare dal trattato difensivo ed
offensivo, cosi dello Concordalo, slabilito fra il
dispotismo religioso della nuova Babilonia, e il
2
Jispotismo politico dell’imperatore d’Austria :
anzi come Iddio sa trarre il bene dal male, ii
Concordato austro-papale, mostrando a lutti che
la religione romana è in sostanza una faccenda
politica, è forse destinalo a scuotere i popoli,
per via indiretta, daU’apatia religiosa in cui sono
immersi: e sotto cotesto aspelto, anziché dolerci
del patto diplomatico di cui discorriamo, si può
dedurre la fondala speranza di un più sollecito
trionfo della verilà e della giustizia.
ESA.ME ISTORICO CRITICO
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO A ROMA.
VI.
(Vedi i 5 numeri antecedentij.
«
Il quarto testimonio da esaminare ò Sast’IRENEO, vescovo di Lione, che fiori circa Tanno 167, ed era discepolo di Policarpo.
Ei scrive: « Siccomo sarebbe tedioso d’enu« merare in queslo volume lo successioni di
* tulle le Chiese, confonderemo 1 nostri avver« sari col riferirci a quella Chiesa che è la più
« eminente, la più venerabile ed anche la più
« universalmente conosciuta. Quella Chiesa fon« data e stabilita da’ due più gloriosi apostoli
« Pietro e Paolo, la qualo ha conservato le tra« dizioni degli aposloli, annunziato la fede agli
« uomini, e mantenuto la successione episco
« pale.....Perchè con questa Chiesa per motivo
« della sua più antica origine (1) [potentioreìn
« principalitatem) conviene che ogni altra chie■« sa, cioè i fedeli che sono d’ogn’intorno [undi« que non ubique), sia d’accordo ». Ancora:
« San Matteo scrisse il suo Vangelo tra i Giu
< dei nella lingua ebraica , essendo Pietro e
« Paolo occupati nel medesimo tempo all’evan« gelizzareinRoma, e a fondarvi una Chiesa».
Tou IltTpou xat llau^ou £v Poiìt) EvavYeXtioiAEvojv xai
6EfA£XtouvT(,)v Tr,v ExxXifiiTtav (Iren. , adv. hceres,
lib. Ili, c. 6).
In questi passi è ripetuta due volte l’asserzione che Pietro e Paolo evangelizzavano in
Roma e vi fondavano la Chiesa; vna ciò non
prova in nessun conto il fatto della presenza
<li san Pietro in Roma. Che san Paolo vi è sialo,
si sa per testimonianza infallibile; ma le nostre
antecedenti pagine han mostrato l'inverisimiglianza che san Pieiro avesse giammai visitalo
rilalia;ledora spiegheremo in qual senso si potrebbero intendere le parole d'ireneo, senza
supporre cosa che egli veramente non afferma,
la visita cioè di san Pietro a Roma.
Gli antichi scrittori han l’uso di pariare di
una Chiesa come fondata da un apostolo od
evangelista, in qualche luogo ove costui non
sia mai stato personalmente. Raronio confessa
ijuesto fatto, allorché dice: « Che vuol dire l’as« serzione cho san Pieiro avesse fondato la
* Chiesa di Antiochia? Han torto affatto coloro
« ehe pensano ch'egli per questo fosse andato
« ad Antiochia »; e ancora : « Siccome la sede
« di san Pietro in Alessandria (nella qualo citlà
(1) A prova che questa è la giusta traduzione
potentiorem principalitatem vedi Irenbo, lib. I,
31, e II, I, 2, e V, li.
« non si può provare ch’egli fosse mai stato)
« venne fondala da quell’aposlolo, 6 eviden« tissimo che la sua presenza non era neces« saria neanche per fondare una sede patriar« cale » (Baronio, Annali, A. D. 39, | 16).
Tillemont pure argomenta allo stesso modo.
« Essi sostengono che Pieiro fondò la sede di
« Alessandria, e che lo fece per mezzo di san
« Marco » (Tillemont, Storia Eccles.]. Gildas
dice che san Pietro fondò una Chiesa in Inghilterra, ma nessuno pretende che queU’aposlolo avesse visitato quell’isola. E Innocente I
dice: « Le Cliieibd’Italia, di Francia, di Spagna,
« d’Africa, di Sicilia e delle isole furono fon« date da Pietro o dai suoi allievi o successori »
(Innocente I, Epist. ad Decent.). Ed Ireneo
dice: « Ogni altra Chiesa è stata fondala da
« quella di Gerusalemme » (Lib. Ili, c. 12).
Il caso adunque è chiarissimo, che se san
Pietro poteva predicare il Vangelo c fondare
chiese in Alessandria, Brettagna, Spagna e Sicilia, ove non si pretende che fosse mai andato
personalmente, e cho poteva far tutte queste
cose per mezzo di Marco od altri ; cosi ancora
poleva fare a Roma , senza recarsi personalmente in quella cillà. Spesse volte vien detto
che U710 ha fatto certe cose, che in realtà ei
non fa che per mezzo altrui. Vogliamo dire
che forse ciò sarà stalo tutto quel ch’Ireneo intendeva di dire, siccome indubitatamente è tutto
quel che le parole piuttosto vanitose d’innocente possono significare. V’ha però un allro o
più giusto e letterale senso in cui si potrebbe
dire cho san Pietro avesse fondato la Chiesa
di Roma. Al giorno della Pentecoste ei predicava il Vangelo agli < stranieri di Roma »,
come ai Parti, Medi ed Elamiti; e lo stesso
giorno furono aggiunte alla Chiesa tremila persone {Atti, II, il). Senza dubbio molto di esse
ritornarono a Roma già fedeli cristiani, forse alcuno anche ordinale al ministerio, e in tal modo
avranno formato il nucleo di quella Chiesa che
fu poscia diretta da san Paolo in ordine regolare. Pietro adunque prima trovò le pietre per
una Chiesa, e queste furono ridotte a forma ed
ordine da Paolo quando egli visitò quella città.
Oltracciò, Ireneo ci dice che san Matteo scrisse
il suo Vangelo allorché san Pietro e san Paolo
statano occupati a fondare la Chiesa di Roma!
e menziona pure l’anno il come quello in cui
scrisse il suo Vangelo. Ora sappiamo per certo
che san Paolo, che in vero visitò Roma due
volto, non era in quella città nel 41 , nè per
molti anni ancora. Sappiamo poi che san Pietro
era in Giudea a quell’epoca, perchè Baronio
mette la visita di quell’aposlolo a Cesarea ed
a loppe nel 40 e 41. Come adunque è possibile che Ireneo abbia voluto dire che entrambi
quegli aposloli stavano personalmente a Roma
in quel tempo? Il vero è, che non si può in
nessuna maniera dar retta allo date d’Ireneo.
Egli fa che il nostro Signore avesse cinquant’un anno quando fu crocifisso! Dietro ad uno
sbaglio tanlo enorme, come possiamo’ piìi fidarci delle sue date, benché sia probabilissimo
cho la sua opera sia stata falsificata, e specialmente perchò ne abbiamo in gran parte soltanto
la] traduzione latina? Ed or possiamo restar
persuasi che le parole contradittorie d’Ireneo
non danno nessun appoggio all’idea che saa
Pieiro fosse mai»stato nella capitalo dell’Occidente.
Il quinto testimonio di cui si vantano i cattolici romani è Dionisio di CoftiSTo, che viveva nel secondo secolo. La citazione è stala
conservala da Eusebio (lib. II, 23), ed è presa
da una lettera di Dionisio ai Romani. « Con la
« vostra recente esortazione avete unito insieme,
« si può dire, le due piante de’ Romani e dei
« Corinti, le quali sono stato poste da Pietro e
« Paolo; poiché fino a tanlo che ambedue que« sii apostoli non ci ebbero edificati in questa
« nostra Corinto, come voi in Italia, con indi« rizzar entrambi le loro istruzioni alle mede« sime cillà, essi sono stati messi a morte per
« la fede». In questo passo Dionisio apertamente contraddice sanPaolo (1* Cor., Ili, 6-10;
IV, lo; TX, 1,2); e il fatto che san Pieiro lavorava a Corinto non è menzionato da niun altro scrittore antico. Perchò dunque si deve credere all’asserzione ch'ei avesse visitato l’Italia?
La prova che adducono ò proprio di nessun valore, essendone almeno la metà evidentemente
falsa; a meno cho nou limitiamo il senso delle
parole alla predica di san Pietro nel giorno della
Pentecoste. Però è probabilissimo che il pass»
sia interpolalo, come sappiamo da Eusebio che
Dionisio si lagnava che « 1 ministri del demot nio avevano tolto alcune cose da’ suoi scritti
« ed aggiuntovi delle altre anche durante la
& sua vila ». Questo passo di Dionisio non può
esser ammesso come di veruna importanza;
esso non prova nulla sulla presenza di san Pietro a Roma; e nemmeno l’asserisce.
Il sesto testimonio è Egisippo, il quale fiori
circa l’anno 170; ed è stato citalo da molti cattolici romani per provare la presenza di san
Pieiro a Roma ; ma il vero ò ch’egli non ne
dice nemmeno una sillaba. I pochi brani degli
scritti suoi conservali da Eusebio non ne parlano. L’opera che ha per titolo De Excidio
Uierosohjma, nella quale è menzionato, non
fu scrino da Egisippo, ma fu fabbricato nel
quarto secato sull’autorità dialcuni scritti apocrifi sotto i nomi di Lino e Marcello. In quell’opera c’ò la favola della fuga di san Pietro da
Roma, e l’incontro del Signore fuori della porta
nel sito dove ora sta la cappella Domine quo
tadis. Il tutto non è allro che una mera invenzione; come confessano già Baronio e Labbé.
II settimo testimonio è Caio, presbitero romano, il quale, secondo Eusebio, fece una soddisfacente testimonianza della presenza in Roma
di *an Pietro e san Paolo entrambi. Ecco le parole di Eusebio: « Si possono dimostrare, dice
« Caio, i trofei posli in memoria degli apostoli
« di nostro Signore, perchè se vai al monte Va« licano, oppure alla strada che conduce alla
« Porta d’Ostia, troverai i trofei di coloro che
« fondarono questa Chiesa ».
Basterebbe forse notare che Caio non fa menzione di nessuno in particolare, nè nomina Pietro, nò Paolo; non dice una parola di prova che
egli era d’opinione che san Pietro avesse visitato Roma 0 vi fosse martirizzato. Asserisce
solamente che certi monumenti fossero stati
elevali in due dilTeronli siti della città, o nelle
vicinanze di essa, come trofei degli apostoli ;
ma con ciò non vuol diro che gli apostoli così
commemorati erano morti e sepolti a Roma.
3
Sant’Agostino dice che il diacono san Lorenzo
avea un trofeo monumenfale a Ravenna, ove
nullameno non mori, nò fu seppellito ; ed Eusebio descrive i monumenti degli apostoli fabbricati da Costantino, come esistenti in Costantinopoli. Crisostomo pure mostra che grandi
moltitudini di pellegrini si affollavano a Costantinopoli , come al luogo ove si trovava il
trofeo 0 monumento di san Pietro. E’ dice che
una volta durante una tempesta tutta la città
« prese rifugio laddove erano gli apostoli, col
« santo Pietro, e col suo benedetto fratello
« Andrea ». Oltracciò il titolo di apostolo era
dato a molti altri ancora che ai dodici apostoli
per la Circoncisione, e a Barnaba e Paolo. Tilo,
Timoteo, Sila, Clemente di Roma, ecc., erano
più volte chiamati apostoli dai primi scrittori
ecclesiastici (Cle.ment. Alexand., Stromata,
IV, 17); e potrebbe darsi cbe Ja forma plurale
delle parole di Caio « coloro che fondarono
« la Chiesa » indicasse solamente san Paolo e
i suoi collaboratori, di cui Caio parla spesse
volte. Dippiù, le parole d’Eusebio sono molto
sospette. Dico di addurre queste cose « aiTmchò
« la storia della morte di san Pietro a Roma
« possa essere piìi accreditata ». Come accreditata!! Se l’intera narrazione dolla morte, martirio, sepoltura, luogo di sepoltura e supremazia di san Pietro fosse stata credenza universale e notoria della Chiesa per tre secoli, qual
bisogno di accreditarla? E impossibile che tali
fatti venissero posti in dubbio od obliati, sicchò
in duecento anni la Chiesa avesse bisogno di
ridurseli a memoria per mezfo di tali ricordanze come quello ch’Eusebio menziona. Le
stesse parole di costui provano che sino a’ suoi
dì il luogo della morte e sepoltura dell’apostolo
foste stato materia di dubbio e d’inrertezsa,
anzi di disputa ; il che sarebbe ben probabile
se (come crediamo) san Pietro fosse sfato messo
a morte e sepolto in Rabilonia de’ Parti, nel
tempo della persecuzione che ardeva contro i
Giudei nell’imperio romano agli ultimi anni di
Nerone; ma quasi impossibile se all’incontro
ei fosse stato crocifisso a Roma, e avesse lasciato un suo successore nel supremo governo
della Chiesa universale. Il cardinale Raronio
ammette che, in quanto alla storia degli apostoli dopo la loro dispersione, « siamo total« mente al buio» (Baron., Ann,, A. D.44, 49).
Il padre Harduin, dice: « Noi consideriamo in
< dubitatamente che in ogni caso la testa di
« san Pietro fu portata da’ cristiani da Gerusa« lemme a Roma dopo l’assedio ; e che debbe
« essere tenuta in venerazione ; ma non per
« questo è di necessità il credere, che Pietro
« medesimo sia mai venuto in Roma! » Agostino fa menzione della cosa come dubbia. « Gli
« uomini, dico, parlatw siccome le reliquie di
« san Pietro fossero a Roma». E Antoine Godeau, vescovo di Venezia, nella prefazione alla
sua Storia Ecclesiastica na confessato che « dai
« tempi degli apostoli sino ai giorni di Plinio
« il minore tutto era oscuro ed intenebralo
« nelle fatale ». Gli scritti pubblicati sotto i nomi di Lino, Marcello, Dionisio l’Areopagita, ecc.,
erano largamente diffusi, ed ingannavano rpolti
dei piìi venerabili Padri; per esempio, Papia narra che le quattro figlie di Filippo evangelista vi
vevano ancora a’ suoi di, e quella favola venne
ripetuta da Clemente d’Alessandria e da Policrate d’Efeso.
Possiamo adunque conchiudere, che la testimonianza di Caio non prova nulla riguardo al
fatto della visita di san Pietro a Roma. Si dicevano esistere trofei degli apostoli in allri luoghi ove per certo non sono stati nè morti nè
sepolti, in Costantinopoli, per esempio ; e in
quanto alle reliquie che si dicevano esservi deposte, la storia medesima delle reliquie ò così
ben conosciuta, che non si può fare che sorridere della credulità che può dar orecchio a tante
fantasie.
Nel prossimo articolo esamineremo Tertulliano ed altri testimoni sullo stesso soggetto.
F.
PRETESO RITORNO DEL DL’C.\ DI XORFOLCK
alla Chiesa papale.
É noto a tutti il passaggio che fece, anni sono,
dalla Chiesa papale alla evangelica, il duca di Norfolk, primo fra i duchi inglesi dopo i principi del
sangue. Da quell’epoca in poi il duca non ha mai
datoachicchessiamotivo di sospettaresullasincerità della sua conversione, o, sia detto ad onor del
vero, i giornali clericali essi stessi non vi si sono
mai provati. Ma ecco che per divina dispensazione
il nobile duca muore nel suo castello di Arundell
inseguito ad un assalto apoplettico, senza poter
quindi rendere»in quel supremo istante, pubblica
testimonianza della sua fede ; e subito i giornali
clericali si pongono all’ opera per architettare
una pretesa ritrattazione del moribondo. Primo
a diffondere questa favola fu la Gazzetta di Cork,
foglio clericale irlandese , da dove la notizia
passò come un lampo in tutti i giornali di sacrestia cosi dell’Inghilterra come del continente,
compresavi, ciò s’intende, la nostra Armonia,
ma con una goffaggine, per parte di quest’ultima, che non ci saremmo aspettata da un giornale più che da altro conosciuto per la sua scaltrezza. Infatti di due articoli, uno di corrispon
denza, l’altro proprio , consecrati dairArroonia
a questa gran notizia, il primo nega positivamente ciò che il secondo asserisce, mentre tutti
e due devono concorrere a stabilire il medesimo
fatto. L’articolo proprio, citando giornali inglesi,
cosi s^esprime: « I funerali del duca di Norfolk
« ebbero luogo ieri nel castello di Arundell. Il
* reverendo Thurnej, ecclesiastico cattolico ro« mano, ha uffiziato, essendo il nobile duca rien« trato nel seno della Chiesa cattolica qualche
« ora prima (si noti che morì d'apoplessia !) di
« rendere la sua anima aDio». La corrispondenza,
dopo la descrizione di una sacra unzione che se
fosse stata amministrata lo sarebbe stato sopra
un semi cadavere, dice in un poscritto ; « Ho
« letto dopo la presente, ladescrizione dei funerali
« del duca di Norfolk, eseguiti il 26 corrente (il
« duca eramorto il 18p. p.). La salma fu recata alla
« Chiesa protestante, e per questo i giornali pre« tendono essere falsa la notizia della riconcili liazione del defunto colla Chiesa cattolica ». E
ci pare che i giornali che ciò pretendono non
abbiano tutti i torti, anzi ogni sorta di ragione.
Poiché, come è da supporsi, se realmente il duca
avesse fatto prima di morire ritorno alla chiesa papale, che la sua famiglia, il suo figlio primogenito specialmente, proclamato dal corrispondente
.stesso dell’Armoma « un ottimo e zelante catto
« lico, dal quale la Chiosa si prometto del bcoe« assai», come è da supporsi, io dico , che tntli
costoroi quali, stanto il rango che occupano, noD
hanno da prendersi suggezione di chicchesia,
abbiano consentito che il loro genitore e parentefosse sepolto secondo i riti di una comunione che ■
essi considerano come eretica? E ancora, come
va, se veramente il duca di Norfolk è morto cattolico-romano, che a confondere coloro che ciò
negano, non sia intervenuti, una dichiarazione
qualunque per parte del suo primogenito o di
qualsiasi altro membro della famiglia, confermando il fatto? Disgraziati clericali, chenon
hanno ancora potuto infondere in lord Arundell,
quantunque « ottimo cattolico », lasaniamassima
che il fine giustifica i mezzi? Nel caso attuale il
fine non è nascosto con tant’arte che non si scopra facilmente. Si trattava di aggiungere un nuovo
esempio « ai tanti », come dicono quei signori,
comprovanti chc in fuori della Chiesa papale non
si può rendere l’anima in pace; ed il duca di Norfolck, già cattolico e morto di apoplessia, faceva *
ottimamente al caso. La favola, egli è vero, ètroppo visibilmente favola; ma quei che bevono'
grosso sono molti, e non v’ha hugia di cui non'
rimanga qualche vestigio, sempre profittevole
alle cause che di bugie vivono anzi tutto.
Acqui. — Anche il Consiglio comunale di que^
sta città, ha tolto le scuole comunali dalla man»
de’ fratelli della dottrina cristiana, volgarmente
detti Ignorantelli.
Genova. — Concorrenza dei CATTOLICI ai
Valdesi. — Sotto questo titolo leggiamo nella
Gazzetta del Popolo:
« Nello scorso anno la comunione valdese, desiderosa di stabilire in Genova un tempio decentee capace, fece delle pratiche per fare acquisto
della soppressa chiesa della Madre di Dio in via
de'Servi, ch’era stata ridotta da moltissimi anni
parte in una fabbrica di biacca, e parte a ricettodi giumenti.
« Avuto di ciòsentoremonsignorCharvazgridò
alla profanazione, e si adoprò si, che non solo
mandò a vuoto le pratiche dei valdesi, ma trovò
i mezzi onde restaurare la chiesa suddetta, e restituirla al culto cattolico. Fallito in tal modo il
tentativo, i valdesi decisero di fare acquisto di
un’area nella nuo»a via Assarotti per erigervi un
tempio.
« I cattolici, compresi d'orrore e pieni di stizza
di veder ergere uu tempio valdese in uno dei più
bei punti della città, pensarono di edificarne unoai loro culto quasi in faccia al suddetto, che ia
sontuosità non lascerà nulla a desiderare. Il progetto è stato affidato al signor architetto Domenico Cervelto, e credesi che al principio della
prossima estate si metterà mano alle fondamenta.
Assicurasi che uno dei ricchi proprietari di Genova, il signor P..... G...., contribuisce per la
ingente somma di 150,000 lire ».
— Rifiuto del Municipio di approvare i piani
del Tempio Valdese. — Con più rammarico che
meraviglia abbiamo ricevuto la notizia che il Municipio di questa città, nella sua seduta delli
undici, si è rifiutato di approvare i piani del
Tempio Valdese già stati approvati dal Governo.
Il rifiuto, da quanto ci vien scritto, sarebbe basato sopra considerazioni meramente architettoniche; ma, come osserva molto bene il nostro
corrispondente, il vero motivo è ben altro ; •-
4
■c se fosse in forza di alcuni di detto Consiglio,
< trattandosi di approvare i disegni del Tempio,
< ne rimanderebbero quanti ne contiene il Pallatc dio ». —La stessa tattica l'adopró auni sono il
Municipio di Torino; e con quale prò’ tutti lo
sanno. Speriamo in Dio che uno smacco simile
sia per toccare ai clericali di Genova, mediante
l’energia che saprà spiegare la V. Tavola Valdese e Io spirito di giustizia di cui il Governo è
animato.
S. Pisa d’Arena. — Mariolatria. — « Gli evangelici lamentano, che la Chiesa di Roma abbia
potuto introdurre neH’Antico Testamento alcuni
libri dagli Ebrei, depositarii degli oracoli di Dio
e dalla Cbiesa di Cristo, fino a noi riconosciuti
per apocrifi; io invece non sarei punto sorpreso
se domani la cosi detta Santa Sede , appoggiata
al suo sacro deposito delle orali tradizioni, dagli
scaffali del Vaticano traesse un volume scritto
non più da uomini ispirati e con stile di uomo,
%na dalla mano divinizzata di Maria e dallo stesso
Cristo, e a’ suoi fedeli lo proponesse come più
autorevole e più divino della medesima Bibbia.
A questo riguardo non le mancherebbero i materiali per farne una buona raccolta. Due di questi
preziosi documenti si trovano autenticati nel solo
circondario di Genova.
■c In Santa Margherita di Rapallo, nella parrocchia di S. Giacomo, havvi una miracolosa scultura, a cui ogni anno si dedicano alcuni giorni
di strepitosa solennità. Essa ha per titolo la Ma<lonna della lettera. Su ciò interrogati alcuni sacerdoti di quel santuario, mi si rispose essere
quella la vera effigie della vergine, da Messina
giunta prodigiosamente a quelle spiaggie con una
lettera, che Maria ancora vivente sulla terra scrisse
ai Messinesi. — Domandai invano se potea aversi
copia deU’aiigusia lettera , allegandomi quei reverendi che l’originale da secoli trovasi nelle
mani del papa, il quale in contraccambio concesse
a quella popolazione di venerarne la immagine
sotto il titolo di N. S. della Lettera con abbondanza d’indulgenze più o meno plenarie, di solennizzarne la festa con officio e messa propria, con
rito doppio maggiore di prima e seconda classe,
€ altri privilegi e spirituali vantaggi che più non
ricordo , sicché Roma col pubblico culto e coi
suoi riti sanziona cbe esiste una lettera autografa
di Maria scritta ai Messinesi.
« In S. Pier d’Arena poi un nostro fratello, anjcora neofito, essendo introdotto in una famiglia
•cattolico-romana, con tutta prudenza 1« parlava
del Santo Vangelo. Ella udendo che il divin Testamento era scritto dagli Apostoli, si rise, e volea
persuaderlo di conservare una lettera di maggior
efficacia e più autorevole della Bibbia, statale
ximessa pochi mesi or sono da un santo religioso
ehe andava questuando nelle case. Essa è intitolata: « Lettera miracolosa ritrovala nel luogo
« che si chiama Dasit, lontano tre leghe dalla
* Malia, scritta a caratteri d’oro e della propria
« mano di Nostro Signor Gesù Crislo, e portata
< al detto luogo di Dasit da un fanciullo di sette
» anni, alli 2 gennaio 1799.
• Si insinua che Gesù in essa prescriva di santificare la domenica, e fin qui sta bene; ma aggiungendo poi di osservare i comandamenti della
Chiesa, cioè di santificare auche le feste comandate dal papa, l’autore mette Gesù in contraddizione con Dio suo Padre, il quale comanda « la« vora sei giorni, e fa in essi ogni opera tua ».
lEsod. XX, 9). 11 finale è sanzionato col seguente
ienore, che trascrivo testualmente: « Quelli che
« diranno che non è scritta di mia mano (dice la
« lettera) e che la terranno nascosta saranno con
« fusi e maledetti da me nel giorno del giudizio ;
« quelli che la pubblicheranno e diranno che io
« scrissi questa lettera di mia propria mano, quan« tunque avessero commesso tanti peccati quante
<1 sono le stelle del cielo, loro sarà concesso un
« vero dolore de’ peccati, con il quale sa« ranno perdonati. E chi la conserverà in casa
« propria nè da spirito maligno, nè da tuoni, ful« mini e fuoco , nè da tempesta saranno offesi
« Le donne saranno benedette nei loro parti, e
« partoriranno felicemente; ma vi raccomando di
« ben osservare i miei comandamenti e quelli
« della Santa Chiesa x.
«Chiadunque desiderasse ottenere remissione
de’peccati, evitare un giorno funesto nel giudizio finale, e l’inferno, dovrebbe, secondo questo
scritto, pubblicare tale lettera, e diffenderla come
scritta dalla propria mano di Cristo ; e chi bramasse preservare la casa dai fulmini, le campagne
dalle tempeste, Ja moglie dalla morte di parto, e
la famiglia dallo spirito maligno, basterebbe far
acquisto di questo documento. Quando con cosi
poco si può avere il cielo, e tanta difesa sulla
terra, non è meraviglia chela bottega faccia gran
smercio.Ma sono da compiangersi! concorrenti,
ed un cuore cristiano nou può a meno di dire :
Obbrobrio a coloro che inventano, autorizzano,
insinuano e diffondono simili schifosità nei popoli, ai quali comandano poscia di bruciare il
libro di Dio ». {Nostra corrisp,)
Inghilterra. — La mozione Walrnsley, chiedendo l’apertura in giorno di domenica della
Galleria nazionale del Museo Britannico è stata,
nella seduta del 21 p. p., dai Comuni respinta da
376 voti contro 48. La stessa mozione, già presentata nel 1855, non era stata **gettata che da
235 votanti. Fra i 48 voti faVorevoli alla mozione, 26 appartengono all’Inghilterra propria,
22 airirlanda, nessuno alla Scozia !
Austria. — Statistica de’ culti non cattoliciromani. —Al presente che per l’effetto del nuovo
Concordato la posizione de’ sudditi non cattoliciromani dell’impero d'Austria è gravemente minacciata , giova conoscere qual sia il numero
loro. Dietro dati ufficiali del ministero de’ culti,
le due comunioni evangeliche contano in Austria 3,450,000 aderenti, di cui 2,216,558 si trovano in Ungheria. Di cotesti protestanti due
terzi all’incirca son riformati; i rimanenti luterani. I Greci sono un po’ meno numerosi; sommano a 3,162,000, ai quali fa d’uopo aggiungere
50,000 Greci uniti. In totale, i non cattolici-romani formano il sesto della popolazione dell’impero. [Protestantische Kirchenzeintung].
Madrid. — La Passione del N. S. C. C., mistero
in 6 atti. — Domenica, 10 febbraio, una grande
moltitudine riempiva il teatro della Principessa,
a Madrid. Vi si riproduceva uno spettacolo del
medio evo, cioè un mistero intitolato La Passione
del N. S. G. C., in 6 atti. Questa rappresentazione
fu così bene gradita al pubblico, che le direzioni
di vari teatri di Madrid si proposero di porre in
iscena soggetti dello stesso genere durante la
quaresima. {Journal des Débats).
Turchia. — Firmano imperiale deliSfeb. 1856.
— Ecco di quel jnemorabiie documento gli articoli che più specialmente riferisconsi alla libertà
religiosa: •
« Ogni cullo, nelle località dove non trovansi
altre confessioni religiose, potrà esercitarsi liberamente senza restrizioni di sorta.
assicurare ad ogni culto, qualunque sia il numero
de’ suoi aderenti, la piena libertà del suo esercizio.
« Ogni distinzione o denominazione tendente
a rendere una classe qualunque dei sudditi del
mio impero inferiore ad un'altra classe è per
sempre sbandita dal protocollo amministrativo.
Le leggi puniranno ogni qualificazione ingiuriosa proveniente sia da’ particolari e sia da parte delle stesse autorità.
« Atteso che tutti i culti sono e saranno liberamente praticati negli Stati ottomani , nessun
suddito del mio impero sarà molestato nell’esercizio della religione ohe professa. Nessuno potrà essere costretto di cangiare religione.
« La nomina e la scelta di lutti i funzionari e
altri impiegati del mio impero essendo intieramente dipendente dalla mia sovrana volontà, tutti
i sudditi del mio impero, senza :-stinzione di nazionalità, saranno ammessibili agli impieghi pubblici ed atti ad occuparli, secondo le loro capa
cita ed i loro meriti, e conforme alle regole di
generale applicazione.
« Tutti i sudditi del mio impero saranno indistintamente ricevuti nelle scuole civili e militari
del governo che esistono oggi o che saranno
create nell’avvenire, 'conformandosi, ben inteso,
ai regolamenti organici dì dette scuole. Inoltre
ogni comunità è autorizzata a stabilire scuole
pubbliche di scienze, d’arti e d’industria. Soltanto
i metodi d’insegnamento e la scelta dei professori nelle scuole di questa categoria saranno sotto il controllo d’un consiglio misto d’istruzione
pubblica, i di cui mem'bri saranno da me nominati ».
Canada’ — La libertà religiosa è la morte del
romanismo. — Una donna di Montréal ricevette
in certo giorno una bibbia dall'agente della Società Biblica britannica. Un prete, avendolo saputo,, le fece visita colla speranza di privarla di
cotesto dono prezioso. Le offerse 5 dollal-i, se
voleva consegnarglielo; ella rifiutò: gliene offerse 10, poi 15, 8 rifiutò sempre. Il giorno dopo
ritornò alia carica ed esibì alla povera donna 25
dollari (110 fr.J in cambio della Bibbia. Questa
volta ella accettò l’offerta del prete, e coi 25 dollari comperò 25 Bibbie eie distribuì a’ suoi vicini
poveri, a condizione che il prete non le abbia.
Mbssico. — Nuovo acquisto di libertà. — Il
ministro di giustizia al Messico, signor Juares,
ha decretato l’abolizione dei tribunali ecclesiastici.
ttroHHo Uomenico gerente.
.L’AMI DE LA JEUNESSE
Journal meuguel
publié
sous la direction de M. A. VULLIET.
Prezzo per gli Stati sardi, fr. 4
Ai genitori ed ai a^estri cristiani bramosi di
offerire ai figli ed agn allievi un ottimo pascolo
cosi religioso come morale, intellettuale ed anche artistico, non possiamo raccomandare abbastanza questa pubblicazione, che aggiunge alla
bontà intrinseca il pregio di una stupenda esecuzione materiale.
Le Associazioni si ricevono in Torino al Deposito dei Libri religiosi, Viale del Re, num. 31.