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ECO
DELLE muí VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 45
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TORRE PELLICE, 13 novembre 1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Non ci sono piùi“Missioni„
ma la Missione continua
Una svolta storica nella vita e nell*opera della Società delle Missioni Evangeliche d! Parigi caratterizza PAssemblea Generale 1964
La Conferenza Generale della
Società delle Missioni di Parigi del
i964 (3 e 4 novembre) rimarrà certamente una pietra miliare nella
storia delle Missioni Evangeliche.
Infatti il 3 e 4 Novembre la Conferenza Generale, riunita a Parigi,
ha preso atto della chiusura definitiva di una pagina della sua storia,
iìiiziata nel 1822, e dell’inizio di
un’epoca <lel tutto nuova.
E’ toccato infatti alla conferenza
ipu I inno di proclamare la cliiui de_li ultimi due « campi di
loiK n che ancora le rimaneva( on e tali e che hanno raggiunto,
! ipiest anno, la loro autonomia
't li tica, diventando Chiese inI ■ pendenti.
ì I [trocesso che ha portato i « camI ' (il missione » a raggiungere la lor maturità ecclesiastica, e quindi la
[uro autonomia, e che per molti
¡I tesi africani ha precorso l’affernia:one delle autonomie nazionali, inxminciò nel 1957 quando, per la
; rima volta, la Conferenza della
■ ' ( ietà Missionaria fu chiamata a
f lilicare 1’« autonomia » delle Chie' del Camerún. Negli ultimi sette
inni, la storia della Società delle
Missioni è stata un susseguirsi di avvenimenti consimili. Hanno raggiun' o e proclamato la loro autonomia ;
tei 1958 le Chiese del Madagascar,
ctd 1959 quelle del Togo, nel 1960
ielle della Nuova Caledonia, nel
, 061 quelle del Gabon. Nel 1963 era
i volta dell’Oceania con la proclatiiazione dell’autonomia delle Chie- (li Tahiti, e poi, nuovamente nel! serie delle indipendenze africane,
I- Chiese del Lessoiito nell’Aprile
di’! 1964 e, pochi mesi dopo, settembre, quelle dello Zambesi, nel reti ¡itissimo Stato della Zambia.
Olla Società delle Missioni di Parid, nella quale hanno lavorato e
ii'Ji'ora lavorano, generazioni di
missionari valdesi, non rimane ormai più alcun « campo di missione ». (( Siamo dunque giunti (ha
(letto nel suo rapporto il Direttore
della Società Pastore Bonzon) al termine di quel periodo di attività
missionaria di cui rum si potrebbe
sottolineare abbastanza il significato ed il valore per razione apostolica del protestantesimo di lingua
francese ».
La Società delle Missioni ha donato alle nuove Chiese, ormai divenute autonome sotto ogni aspetto,
tutto quanto possedeva nelle singole
zone : terreni, case, chiese, ospedali, scuole, mezzi di locomozione ecc.
I più di 300 missionari della Società sono stati richiesti di rimanere ai
loro posti a disposizione delle nuove Chiese, per continuare, sotto la
direzione degli organismi ectlesiastici recentemente costituiti, la loro
insostituibile opera finché (juesta sarà necessaria, ossia per quanti anni
saranno indispensabili perchè le
nuove Chiese formino i loro a qua
AL PROSSIMO NUMERO
Continua la rievocazione
di Giovanni Caivino
a cura di
GIORGIO TOURN
dri » e producano dalle loro comunità tutti quegli uomini e quelle
donne la cui opera è condizione di
vita per le varie attività. Ecco infatti come si esprime il rapporto della
Direzione della Società: «Quando
la ’’missione” sparisce nelle sue forme tradizionali, perchè la Chiesa
normalmente costituita è ormai matura per assumere la direzione della
propria vita, si potrebbe pensare
che lo scopo di una Società coinè la
ìuistra, e delle Chiese che la sostengono è ormai raggiunto... Ma, d’altra parte, come pensare che qui si
esaurisca la missione delle nostre
Chiese, il loro dovere di testimonianza al Signore fino ’’alle estremità della terra”? Sarebbe forse
possibile ammettere che il dovere
missionario possa avere un termine? ».
« Il fatto è che stiamo entrando
in una nuova epoca del nostro lavoro missionario, iniziamo una nuova
NOTIZIE E DATI RECENTI
La Società delle Missioni
di Parigi
La Società delle Missioni Evangeliche di
Parigi, è il massimo ente evangelico missionario dei popoli di lingua francese. E’ una
organizzazione inlerdenominazionale alla quale collaborano le più importanti Chiese Evangeliche di lingua francese (Riformati, Luterani, Battisti ecc.).
Per 3/.5 l'opera è francese, per gli altri
2/.5 partecipano la Svizzera Francese e la
Cliiesa Valdese e Chiese di iingua francese
in altre nazioni.
La Soc. Miss, intrattiene rapporti della
massima cordialità e di reciproca collaborazione con tutte le altre Società Missionarie
Evangeliche del mondo.
Le zone ed i paesi dove la Società esplica
la sua attività missionaria sono principalmente: Senegal, Togo, Camerún, Gabon,
Zambia (fino a ieri conosciuta come Rodesia
del Nord) Basutoland, Madagascar, Nuova
Caledonia, Tahiti.
Le Chiese fondate dall’opera della Società
Missionaria e da essa dirette contano un rotale di 1.200.000 fedeli. Le sue scuole istruiscono 170.000 alunni, di cui 12.000 in collegi di istruzione superiore.
La Società è diretta da un Comitato, nel
quale sono rappresentati tutti i maggiori
enti ecelesiaslici che collaborano all opera
missionaria, presieduto dal Pastore Marc Boe
gner. Presidente ' onorario della Federazione
delle Chiese Prolcstairti di Francia e CoPresidente del Consiglio Ecumenico.
La direzione della Società è affidala ad un
Comitato esecutivo di cui è attualmente Direttore il Pastore Charles Bonzon.
La sede della Società è a Parigi (Boulevard .4rago 102) dove, oltre agli uffici di
direzione, c'è anche una speciale Scuola per
la preparazione dei Missionari.
Vari Comitati regionali assicurano la presenza della Società nelle varie regioni della
Francia, della Svizzera e recentemente anche nelle Valli Valdesi.
La rappresentanza della Società nei vari
paesi è affidata agli « Agents » che ne curano gli interessi locali. Per lltalia, da oltre
L5 anni, la Società è rappresentata dal Pastore Ernesto Ayassot.
La Società ha ricevuto, fin dagli inizi,
il contributo di uomini e di mezzi che la
Chiesa Valdese ha potuto esprimere dal suo
seno per l’opera delle missioni fra i pagani.
1 nomi di alcune famiglie valdesi hanno dato
più di una generazione alla missione come
i Jalla e i Coisson. Recentemente sono partiti per le missioni il Pastore Valdese Giovanni Conte e la Sig.na Laura Nisbet.
Quest’anno il Pastore Ayassot ha partecipato alla Assemblea Generale anche come
inviato deda Chiesa Valdese, sostituendo in
questa rappresentanza il Moderatore impossibilitato di aderire personalmente per altri
impegni. o. t.
tappa della nostia opera ». La Società (Ielle Missioni non può considerarsi liberata dagli obblighi che
assunse, creandole, verso le giovani
Chiese. Anche se queste hanno raggiunto la loro autonomia, se sono
cresciute, numericamente e spiritualmente, in modo tale da poter
■affermare la loro autonomia di vita
ecclesiastica, gli impegni della Società delle Missioni rimangono; si
fanno anzi più gravi e tanto più delicati e difficili. Il rapido sviluppo
del sistema scolastico nei nuovi paesi africani con la creazione di sempre nuove scuole secondarie avrà
bisogno per molti anni di insegnanti che suppliscano alle carenze quantitative e, spesso anche qualitative,
del corpo insegnante indigeno. Le
opere sociali, particolarmente gli
ospedali, dipendono e dipenderanno
ancora per anni dagli aiuti in uomini e denaro delle Chiese più anziane e solide, l’insegnamento teologico nelle varie nuove scuole per la
preparazione di pastori indigeni non
può certo aspettare che si formi una
generazione di teologi africani...
tutto ciò senza contare che molte comunità, e diaspore soprattutto, non
avrebbero ancora, 'tè i mezzi nè gli
uomini per continuare da sole l’evangelizzazione dei paese.
C’è quindi dinnanzi alla Società
delle Missioni tutto un periodo, che
potrà essere di molti anni, nel quale la fraterna collaborazione, il suo
« servizio » di uomini e di mezzi sarà ancora indispensabile per condurre a termine l’opera, iniziata con
l’invio dei primi missionari verso la
metà del secolo scorso. Un’opera
die ha dato abbondanti frutti, tra
i quali il più evidente e promettente è proprio questo assurgere ad una
coscienza e ad uno stato di autonomia di quelle che erano fino a pochi anni fa semplici missioni di
bianchi fra gli indigeni di colore.
Tutto ciò senza contare che dinnanzi all’orizzonte della Società delle Missioni si vanno aprendo nuove
possibilità, nuovi campi dove la
missione non aveva potuto giungere
sino ad oggi con la predicazione dell’evangelo, con le scuole, con l’opera medica e ospedaliera.
La relazione del Direttore della
Società presentava alla Conferenza
almeno tre regioni dove la sua opera sarebbe richiesta: nel Senegai,
nelle Isole Comore e nell’estrema
nord-ovest della Zambia.
Avrà la Società Missionaria le for
ze, gli uomini ed i mezzi di affron
tare questi nuovi compiti senza ab
bandonare o indebolire il suo sfor
zo di solidarietà verso le giovani
Chiese? Ecco Tinterrogativo che è
stato posto dinnanzi alla conferen
za, che ha reso pensosi e ha impe
guato i partecipanti.
Evidentemente un mero calcolo
umano lascerebbe molto perplessi,
seppure non immediatamente negativi.
Ma la missione non è fatta di calcoli umani, nel passato come nel
jtresente, rientra nel calcolo quelTimponderabile che spesso tutti i
calcoli umani sconvolge: la potenza
dello Spirito Santo.
E l’opera delle missioni più che
opera di comitati e congressi è opera
che Dio decide chiamando individui
e comunità alla ubbidienza di Colui
che ha detto « voi mi sarete testimoni fin(} alle estremità della terra ».
E- Ayassot
Al Concilio Vaticano II e a Montreal 1963
SCRITTURA
E TRADIZIONE
I termini della vecchia polemica fra
protestanti e cattolici erano i seguenti. I protestanti affermavano sin dall'epoca della Riforma che la sola Scrittura ci attesta la rivelazione divina.
Essa sola è norma di fede e di vita
I Riformatori dicendo «sola Scriptura » non escludevano però la tradizione ecclesiastica. Basta leggere le loro
opere per notare quanto spesso si richiamassero ai padri della chiesa, tanto greci che latini, come pure non di
rado ai teologi della scolastica medievale. Il « sola Scriptura » non significava per essi abolizione della tradizione, come il « sola fide » non doveva
portare al lassismo e alla negligenza
delle opere buone. Ma la Scrittura, e
la Scrittura soltanto, era eretta a cri
terio per provare la verità di ogni tradizione. La Chiesa oattolico-romana
contrappose a questa tesi l’affermazione che la verità evangelica è trasmes
sa non soltanto dalla S. Scrittura, ma
anche dalla tradizione orale; quindi
il Concilio di Trento dichiarò che la
S. Scrittura e la tradizione vanno accettate e venerate con eguale affetto
c reverenza («pari pietatis affectu ac
reverentia »).
Nei secoli successivi le due tesi op
poste divennero ancora più radicali.
Nel protestantesimo, specialmente per
influenza del Pietismo e del Risvc
glio, il « sola Scriptura » fu spesso in
teso non più come criterio per giudicare della verità della tradizione, ma
in opposizione alla tradizione stessa,
salvo poi il formarsi di particolari tradizioni denominazionali che, in pratica se non in teoria, facilmente si identificarono con la verità biblica (per
es. la povertà liturgica di molte chiese
riformate, la riduzione di tutti i mi
nisteri neotestamentari al solo pastorato o quasi, la celebrazione della S.
Cena a due o quattro volte l’anno).
Nel cattolicesimo non ci si attenne
più alle affermazioni del Concilio di
Trento che il 'Vangelo annunziato da
Cristo e dagli apostoli è « la fonte di
ogni verità salutare» (Sessione IV), e
la teologia postridentina insegò che
vi sono due fonti della rivelazione: la
Scrittura e la tradizione. V. Vinay
(continua a pag. 21
A proposito di Agape
Un dialogo necessario
e possibile
Il discorso sull’unità della chiesa,
cosi frequente in tempi ecumenici, deve essere affrontato oggi serenamente
anche per quello che riguarda il nostro piccolo mondo valdese ed evangelico italiano. Un esame attento ci permette di affermare fin dal principio
che le discussioni degli ultimi tempi,
che spesso hanno preso Agape come
punto di riferimento, non sono di natura tale da mettere in difficoltà l’unità deila chiesa e la piena collaborazione di tutti i suoi membri.
Indubbiamente è più facile l’incon
tro con i lontani ohe con i vicini : quelli, appunto perchè lontani ci chiedono poco e spesso ce la caviamo con un
po’ di .simpatia generica; i vicini ci
demandano decisioni conformi alle nostre parole, ci chiedono in qualche mode di uscire da noi stessi e di cambiare; e siccome è più facile comunicare
con quelli che la pensano come noi,
nasce facilmente la tendenza a fre
quentare quelli soltanto. Sarebbe errato pensare qui a gruppi organizzati
che si propongono di esercitare una
pressione in un dato senso. Ritengo
tuttavia che resistenza di questi « gruppi di pensiero » debba essere oggetto
della nostra riflessione critica.
Il problema non è nostro soltanto.
Esiste oggi in tutte le chiese una tensione fra posizioni diverse: essa si
manifesta a Nyborg, ma anche nei
lapporti fra accademie evangeliche in
Germania e chiese stabilite; si manifesta fra chiese e « opere » in Francia,
si manifesta al .nostro Si.'.odo, e persmo al Concilio Vaticano.
Dobbiamo perciò inquadrare il nostro problema in una visuale più ampia. Ma arizltutto riconosciamo un
primo fatto abbastanza coiisclante : almeno per quanto riguarda il campo
protestante, che è quello che qui ci
interessa, non si tratta_di una tensione di carattere teologico, che tocchi
cioè il fondo stesso della fedeltà a Cristo. Nessun’altra autorità, nessun altro Signore viene introdotto, nessun
nuovo dio proposto all’adorazione ;
non è sorta alcuna nuova teologia che
si costruisca al di fuori della testimonianza della chiesa apostolica e anche
più specificamente al di fuori del richiamo alla Riforma. Il problema che
si pone è soltanto: che cosa vuole dire oggi « riformare » la Chiesa, che
cosa vuole dire oggi essere un discepolo di Gesù Cristo. Credo che su questo punto debbiamo essere assolutamente chiari od espliciti: non è sorta
nessuna nuova forma di cristianesimo, nessuna predicazione che faccia
astrazione dai fa'tto unico di Cristo
annunziato al mondo al tempo di Paolo o al tempo di Calvino. E poiché è
della chiesa che si tratta, mi sembra
che questa constatazione sia essenziale e anche abbastanza consolante. Vuoi
dire che là dove dissenso vi fosse, non
è un dissenso che debba necessaria
La tensione - non è una nuova
teologia - ascoltare là dove
siamo - una pattuglia perde il
contatto con la realtà ■ lo zatterone rilormato - disfunzioni
del nostro mondo evangelico
mente portare ad una separazione, perchè esso non pone dinanzi ad un « no »
ultimo; non siamo di fronte a «teologie diverse », ad un altro « Cristo »,
che, come avvertiva Subilia al campo
interdenominazionale di quest’estate,
debbano necessariamente portare ad
una scelta e ad un rifiuto.
Le differenze di cui abbiamo accennato indubbiamente esistono; esse però non dipendono dal modo con cui
ascoltiamo la Parola di Dio e cl sottomettiamo alla sua autorità, ma piuttosto direi dal luogo in cui ci poniamo nella nostra riflessione e nel nostro ascolto. Ovvero dipendono dal
modo con cui consideriamo la società
umana del nostro tempo, con i suoi
problemi. Possiamo anche tralasciare
la discussione se il nostro tempo presenti o no delle caratteristiche e problemi nuovi, senza precedenti; anche
Se filosofi come K. Jaspers sono di
quest’avviso, anche se G. Crespy ci ricordava l’anno scorso ad Agape che
l’uomo, che voleva farsi dio, oggi si è
latto realmente dio e dispone del futuro della vita sulla terra, della possibilità o necessità di limitare la popolazione, del dominio chimico e psicologico sulle coscienze, con problemi
etici dei quali i nostri avi non avevano neppure sentore... possiamo lasciare in sospeso questo punto e dire che
come in ogni tempo la parola di Dio
è stata ascoltata e ha chiesto di essere obbedita nel concreto della situazioni storiche di quei tempi, altrettanto è chiesto a noi. Il dissenso dunque
può sorgere dal modo con cui noi vediamo il nostro tempo e i suoi problemi, il compito dei cristiani, la situazione della chiesa. Non diciamo con
questo che non si può sbagliare nel
valutare i tempi e la necessaria obbedienza del cristiano, perchè in tutti i
tempi i cristiani hanno sbagliato e
qualche volta hanno saputo essere fedeli... ma diciamo che sbaglia irremissibilmente colui che dice che non ci
sia nulla da conoscere e da valutare nè
da scegliere. Che piaccia o no, lo sconvolgimento che l’uomo artefice ha causato ne! mondo dell’uomo ci ha tutti
presi, ci trascina tutti, pone a tutti
problemi nuovi... e dire che un proble
ma non si pone significa semplicemente lasciarsi trasportare dalla corrente, come tutti, salvandoci per qualche generazione ancora sopra uno zat
terone di spiritualità riformata. Quell(j dunque che ci può differenziare è
(continua a pag. 2 )
2
pag. 2
N. 45 — 13 novembre 1964
Al Concilio Vaticano II e a Montreal 1963
Scrittura g tradizione
libri
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
La ^‘battaglia
in Vaticano
In questo senso fu formulato il primo scnema sulla rivelazione, presenru10 al concilio Vaticano il : « De duplici fonte revelationis », cne nel no
vemore iat>2 suscitò una violenta rea2iione dei padri conciliari, rivelando
d'un tratto la mutata situazione in se
uo alia cniesa romana. Si parlo allora di una « oattagiia delia Bibbia »
in Concino, fi' noto ode Giovanni
aXiìi interveiiiie per salvare la liberta dei concilio nane pressioni di una
minoranza, capeggiata dal card. Ottaviani, cne voleva imporre questo schema. l'iena loresente sessione è staro
presentato e discusso, alla ime di setlemore e nei primi giorni di ottobre,
un terzo progetto di costituzione Ui
secondo preparato i>er la, sessione pre
cedente era piuttosto insignifìoante e
non ru mai discusso i ii cm titolo « De
divina revelatione» era già di per se
una correzione del pruno, no schema
accentua sin oa principio la piena rivelazione in Cristo : «... per mezzo m
questa rivelazione, la profonda venta intorno a Dio e alla salvezza deil uomo risplende a noi in cristo, che
non e soltanto mediatore, ma anche
la pienezza oi tutta la rivelazione»,
uopo questo inizio cnstocentrico v e
un accenno alla rivelazione naturale
secondo Rom. i : 19, 20 e Atti 14: 15-11
e con un riferimento al vaticano i
t^uanto alla trasmissione della rivelazione ai generazione m generazione,
essa avviene per mezzo della S. tìcrittura e ueiia tradizione. I mezzi di tra
snnssione sono due, ma la fonte delti
iiveiazione e una. infatti acrittura e
tradizione hanno un’unica divina scaturigme, per cui vanno ricevute, come
dice il concilio di Trento, con eguale
sentimento di pietà e di venerazione
il magistero ecclesiastico na il compito di interpretare la parola di Dio
tanto scritta che trasmessa dalla tracuzione, il magistero pero non e sup-.,riore aita Parola, ma serve ad essa
t... « IViagisterium non supra Vertaum
irei est, sed eidem miniscrat... »1. uu
esegeti devono col loro studio contribuire alia maturazione del giudizi
della cniesa, al quale giudizio vanno
sottoposte le vane interpretazioni.
Come SI vede la tradizione ecclesiastica sembra conservare, in questa prima parte delio schema, tutta la sua
lonaamentale importanza, anche se
non viene considerata fonte, ma soltanto mezzo per trasmettere la rivelazione. Ma nei capitoli iV-VI quasi pm
non compare. fc>i parla deil Antico e
dei Nuovo iestamento, che vengono
interpretati nel senso della stona della salvezza, e poi, nel capitolo vi,
;< Della fc). Scrittura nella vita della
cniesa ». v^ui la tradizione sembra quasi dimenucàta e si afferma che « ogni
predicazione ecclesiastica e la stessa
religione cristiana devono riguardare
alla Scrittura come alla norma e alla
automa, aaiie quali vengono curette
e giudicate... tanta forza e virtù e neila parola di dio, come sostegno e vigore delia cniesa, ed essa è invero per
1 ngii della chiesa forza, cibo dell’anima, fonte di vita spirituale ». La A.
tìcnttura dev'essere tradotta in volgare, anche in collaborazione con studiosi non cattolici, e costituire il ionaamento deila teologia («lo studio
delle S. Pagine sia come l amma del
la teologia... »1, della liturgia, delia
predicazione, della catecnesi, della vita devozionale comunitaria e privata.
i.a lettura della Bibbia viene vivamente raccomandata ai sacerdoti e ai laici.
Lo schema, e probabilmente anche
la costituzione che verrà approvata dai
Gonciiio, non mostra una chiara so
luzione del problema del rapporto fra
b. Scrittura e tradizione. Le tesi vecchie stanno accanto alle nuove, senza cne neppure si cerchi un compromesso o una armonizzazione nelle
tendenze opposte. Lo schema deve soddisfare almeno due terzi dei padri per
essere approvato, ed è in realtà co
strmto in modo oa soddisfare in qualcne misura tanto quelli cne accentuano la iraclizione e la pongono sullo
stesso piano della Bibbia quanto i progressisti desiderosi di dare la preminenza assoluta alla S. Scrittura i primi vedono ripetute le loimule olassicne del Uonciiio Tridentino e del Vaticano I, gli altri possono notare cfie
It vecchie formule sono soltanto ripetute senza approfondimento teologico, senza nuove implicazioni, senza
i necessari sviluppi; mentre ciò che è
messo in rilievo ed è oggetto di attenta considerazione e riceve tm peso ec
cezionaìe in tutti gli aspetti della vita della chiesa, è la S. Scrittura.
Questa nuova importanza data alia
Bibbia dall’episcopato cattolico romano si avverte, piu ancora che nello
schema, nei dibattiti conciliari. Il vescovo Jan van Dodewaard di Haarlem
credette di poter constatare che « la
Bibbia... comincia di nuovo a occupare un posto centrale nella vita della
chiesa ». In nome della conferenza
episcopale olandese sostenne che si deve accentuare l’unicità della chiesa
degli apostoli per cui essa è superiore
alla chiesa postapostolica. Perciò tutta la chiesa dovrebbe essere sottoposta alla tradizione degli apostoli e degli uomini apostolici. I vescovi sono
deiia Bibbia,,
successori degli apostoli, ma non partecipano ai privilegi di questi. La chie
sa rimane costantemente edificata sul
fondamento dei profeti e degli apostoli. — Ohe cosa significa tutto ciò se
non che la chiesa è fondata sulla verità della parola di Dio, attestata nel
la S. Scrittura, e ad essa rimane .‘■ottoposta?
Il vescovo Pierre Boillon di Verdum
commentò l’asserzione dello schema
che lo studio della parola di Dio deve
es.sere l’anima di tutta la teologia, dicendo : « Le definizioni e dichiarazioni
del Magistero devono sempre essere
riferite alla S. Scrittura, non soltanto
a questo o a quel passo, ma a tutta la
tradizione biblica nel tuo insieme. I.e
decisioni del Magistero devono venire studiate sempre alla luce della S.
Scrittura. Anche rinfallibilità del Papa non V aintesa in senso astratto e
assoluto, quasi fosse una nuova rivelazione e visione dall’alto. Essa è piut
tosto un segno della chiesa peregrinante che vede soltanto come in uno
specchio e conosce in parte. Ciò vaie
anche per ie dichiarazioni conciliari... ».
Particolarmente importante fu i'intervento dei card. Léger di Montreal
in favore « dell’assoluta prevalenza e
trascendenza della rivelazione divina,
del verbum divinum in senso proprio »
di fronte alla tradizione. Le dichiarazioni del Concilio dovrebbero contri
buire a « rinnovare e approfondire la
coscienza di questa assoluta trascendenza nella cniesa ». « La tradizione
e tutte le affermazioni del Magistero,
anche quelle più solenni, vanno sottoposte alla parola di Dio».
Si potrebbero ricordare gli interventi ancora di altri padri di questa tendenza evangelica, come pure le reazioni dei conservatori che vorrebbero per
pctuare la teologia della Controriforma. Non si può dire in quale misura
la teologia caUolico-romana si rinnoverà domani con un approfondito studio della parola di Dio, si può soltanto constatare che essa è oggi in fermento e in processo di trasformazione in senso evangelico.
Funzione ecumenica
deiie scienze bibiiehe
Il problema del rapporto fra S. Scrittura e tradizione e stato affrontateanche dalle chiese del Movimento Ecu
menico alla Conferenza Mondiale di
Fede e Costituzione a Montreal nel
1963.
La Conferenza ha innanzi tutto precisato il senso del termine « tradizione», che significa: 1) il Vangelo stesse trasmesso di generazione in generazione nella e mediante la chiesa,
cioè Cristo stesso presente nella vita
deila chiesa; 2) il processo di trasmissione del messaggio evangelico: 3) la
diversità di forma e di espressione del.
le varie confessioni cristiane (luterana, riformata, ortodossa, romana ecc.).
Non v’è alcuna chiesa cristiana che
viva aU’infuori di qualsiasi tradizione
e che EWDssa attingere la verità direttamente dal Vangelo senza passare per
una qualche tradizione. Noi esistiamo
come cristiani perchè ci => stat-i trasmesso il messaggio evangelico nella
chiesa e mediante la chiesa per la potenza dello Spirito Santo. « Intesa in
questo senso la tradizione è attualizzata nella predicazione della Parola,
nella amministrazione dei sacramenti, nel culto, neirinsegnamento cristi-ino, nella teologia, nella missione e nella testimonianza resa a Cristo mediante la vita dei membri di chiesa. Ciò
che viene trasmesso dalla tradizione
è la fede cristiana, non soltanto come
un insieme di dottrine, ma come una
realtà vivente, comunicata meaiame
I opera dello Spirito Santo ».
fiin qui tutte le confessioni sono
concomí. Il contras'co comincia quanQC SI constata cne il messaggio evangelico assume forme e anche coiitenuLi chversi nelle varie tradizioni ecclesiascicne. Allora sorgono molti probieim. Come distinguere la tradizione genuina Che ci trasmette il Vangeio, sia
pure con espressioni diverse, aalie trauizioni puramente umanev Dove possiamo trovare ia traaizione autentica
e aove abbiamo soit^-nto una tradizione impoverita e aeformata.' do ve trovare un oriteriu valido per alstingueic n vero dal falso, ciò cne e genuino
uia CIO cne va respmto perche spurio.'
i jrtiformato'n, come aboiamo visto,
avevano assunto quale criterio' di verità fa S. bcritmxa. fi' n criterio cne
viene fatto valere ancora oggi dai protestanti e che trova nella Chiesa di
Roma un sempre maggiore riconosc.mento. Qui pero sorge il problema del
1 iiiierpretazioiiie aena BioDia. come la
SI può leggere, se non alla luce della
propria interpretazione e confessione
ui reae.-' n.a teologia esegetica si preoccupa oggi ai staorlire un principio
ermeneutico, cioè interpretativo, cno
sia 11 più possibile inaipendente aa
quesie rnnueiize religiose soggettive e
tradizionali. Perciò lo studio scientifi
co moderno della Bibbia contribuisce
notevolmente a ravvicinare le chiese
le une alle altre, nonostante le tradizioni divelle, conduoendole verso il
centro della Scrifiura. Gli esegeti pirotestanti e quelli cattolici sono stati
fra i primi a lavorare insieme nelle
ricerche bibliche e a pubblicare i loro
articoli e studi nelle medesime riviste
a carattere del tutto interconfessiona
le o aconfessionale. Forse questo è sta
io li lavoro ecumenico più genuino e
più profondo. Non dovremmo meravigliarci, se in un prossimo futuro vedessimo sorgere istituti ecumenici per
lo studio delle S. Scritture (Paolo VI
ha accennato due volte a tale possibilità nei suoi discorsi agli Osservatori),
poiché già nello schema « De divina
revelatione » si esoroa a ncercaae la
collaborazione di studiosi non cattolici romani per la prepaiazione ui buone versioni della Bibbia. Come esser
vava il prof. Josef Neimer S. J., « peritus » del Concilio, questo lavoro comune per la piarola di Dio creerà una
nuova coscienza cristiana. Non si può
studiare insieme per lungo tempo la
S. Scrittura senza sentire profonda
mente la propria apparteneriza a una
medesima chiesa di Cristo.
Che cosa significa tutto ciò? Ohe le
legioni della Riforma non sono invecchiate in quattro secoli di storia,
ma sono divenute più che mai attuali
i,el dialogo interconfessionale, e riscuotono oggi un certo riconoscimeli
io anche da parte di coloro che ieri
le combai'tevano. Naturalmente la Riforma non va confusa con un superficiale biblicismo. Essa fu una vera riscoperta del Vangelo nella sua profondità di messaggio di redenzione di tutta la vita deH’uomo. Se il Co-ncilio Valicano II avesse fatto una tale scoperta il suo dialogo COI mondo moderno
sarebbe ben più vivo e convincente e
pieno di forza conquistatrice di quei
che non sia lo scialbo schema che
tratta di questa materia. Quanto a
noi, non possi-amo vantarci dell nostro
passato. Il Vangelo va riscoperto da
ogni generazione, affinchè sia « dimostrazione di Spirito e di potenza». Anche la migliore tradizione evangelica
non è sufficiente e non P'UÒ sostituire
questo perenne clone della grazia per
cui il Vangelo diviene nuovo per noi,
diviene potenza di Dio come ai giorni di Gesù Cristo.
Comunque nei rapporti interconfessionali dobbiamo renderci conto di una
situazione ohe va rapidamente mutando, per non attardarci su vecchie posizioni superate. La polemica di ipi si
deve trasformare in dialogo (così dalÌ’una e daH’albra parte si ascolterà di
più e meglio) per trasmettere e chiari;
re la stessa verità del Vangelo, oggi
più che mai necessaria per evitare
ogni confusione di pensiero e per rinnovare la Chiesa di Roma e le cihiese
protestanti. Valdo Vinay
Lutero
A PROPOSITO DI AGAPE
Un riioloda necessario e possibile
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
il modo in cui siamo sensibili al mulamento e lo valutiamo.
Su questo punto è necessario il dia
logo; e su questo punto il dialogo e
mancato. Vi sono state probabilmente delle cause psicologiche, alle quali
bisognerà accennare; ma resta il facto spiacevole ohe nella nostra chiesa
un aialogo e una ricerca sono mancar
ti. Porse è stara reciproca impazienza,
e per quei che riguarda Agape impazienza c’è .stata; il pericolo e sempre
presente che Agape costituisca una
f aituglia di puma che si spinge inranzl, perdenno il contatto con il po
polo delle nostre comunità... anche ss
tentativi di mantenere il contat'i-o,
d; mediare e trasmettere i nostri pensieri sono stati più frequenti e inten,i ai quanto generalmente non si pensi. Il pericolo esiste che ci isoliamo
dalle comunità, o meglio che lo stuch'j
che qui si compie sulla vita della chiesa nel mondo finisca per essere sganciato dalla realtà immediata delle nostre chiese. Questo non vuol dire - credo — che il lavoro che qui si svolge non sia valido, ma cne la sua valiaità non trova applicazione, per la
mancanza di una piattaforma più am
pia di ricerca, di scambio, di aziono.
E’ necessario invece che questo scam
bio si .stabilisca, in misura più ampia,
perchè non vi sono opposizioni teologiche « di fondo » ; e un dialogo è ben
necessario. Ma la possibilità concreta
del dialogo esiste soltanto quando si
discute sui fatti e sulle idee e si cerca
di evitare le impressioni superficiali,
i risentimenti e magari i sospetti.
Quando lo scambio non avviene si
corre sempre il pericolo di una sepa
razione di fatto (anche se questa re
mane coperta da una certa unità di
forme), un impoverimento delle du'í
parti che non si riconoscono e accettano. E’ forse necessario qui fare un pa&so avanti e cercare di analizzare più
ha vicino la nostra situazione. Talvolta le tensioni dipendono da fatti
piccoli, poco importanti e forse fácil
mente evitabili. Per esempio al rriomento attuale vi è nella nostra chie
sa una situazione ambientale sfavore
vele al dialogo; esso diviene a volte
cifficile anche sul piano puramente
tecnico. 1 luoghi di incontro normali
ael nostro' mondo evangelico non risponaono alla loro funzione.
Il primo fatto da rilevare è la ca^
renza della nostra stampa. Non è questa una critica da fare m moao particolare ali’Eco-Luce, per quanto esso
p'artecìpd. alla carenza generale ; ma li
latto e che manca per il nostro monac evangelico un luogo m cui lo scambio possa avvenire naturalmente, un
luogo di tutti, cne tutti conoscano e
Qove i problemi vengano consa'pevoimente aifrontati con contriouti di
parte diversa, discussioni, questioni
portate al livello dell opinione pubblica. Da un anno all’altro i nostri sinodi si rimandano degli argomenti spe.sEo import'iintissimi, sef*za che essi trovino espiressioni nelle pagme stampale durante tutto un anno, nei nostri
diversi periodici. Poi improvvisameiue
può saltare fuòri il fuoco di arimele
d’ una lettera al direttore, cui rispondono razzi di colore diverso, o giran
dote muiticoiori... ma ii panorama de)
la vita della nostra cniesa non ne viene illuminato che a frammenti spesso
arbitrari. Argomenti come il congresso evangelico, l'unione con i metodisti, la situazione delle Valli, la costituzione della nostra chiesa, 1 nostri
rapporti con il movimento ecumenico,
la reaita del movimento pentecostale
e tanti altri non sono stati mai vera
mente aitrontati dalia nostra stampa
in un dibattito ampio cne fosse la ta
vola rotonda di tutta la chiesa. Spesso manca addirittura riniormazione.
A questo bisogna aggiungere (ed è
Per la « Pro Valli »
Per la Gianavella abbiamo ricevuto: Prof.
Eugenio Jahier (l'orino) L. 5.000 — il Concisioro Valdese di Rorà ha deliberato un
contributo di L. 50.000.
Si rettifica: il versamento della Sig.na
Gay Lisetta è di L. 3.000 (e non 5.000 come
risulta da precedente comunicalo).
M. LUTERO : Scritti religiosi (Sulle indulgenze - Sui sacramenti - Delle buone opere - Il Magnificat - Esortazione a guardar
si dalle rivolte - Prediche sui Vangeli - Il
piccolo catechismo). A cura di Valdo Vinay. Laterza, Bari 1958, pagg. 468. Lire
3.600.
M. LUTERO : Scritti politici (Del papato Alla nobiltà tedesca - La cattività babilonese della Chiesa - La libertà del cristiano - L’autorità secolare - Sulla guerra dei
contadini - Se anche le genti di guerra
possano giungere alla beatitudine). A cura
di Luigi Firpo. « Classici politici » LTET.
Torino 1959^, pagg. 600, L. 3.000.
M. LUTERO: Il Padre nostro spiegato ai
semplici laici. Claudiana, Torre Peliic*
1957, pagg. 81, L. 500.
Le edizioni Labor et Fides, di Ginevra,
parallelamente alle opere di Calvino pub
Idicano una scelta di quelle di Lutero:
Oeuvres: sono useiji finora questo volumi ;
I - Sette trattati, fra cui ¡1 cemmento ai
sette salmi peiiienziali e « Sulle buone
opere ». Pagg. 308, L. 2.530.
Ili - Le Maignififiil — Sur les voeux mona.s
lique.5 — De ¡a vie coniugale — Préfac s
au iSouveau 'reslaanent et aux Psaunies.
.Pa-gg. 286, L. 3.400.
l'V ■ De Tautorilé temporelle; una serie di
brevi liraitati, fra cui di particolare inti resse quello «u « ‘Coanjinercio e usura » .
alcuni rela'tivi alla guerra dei contadi:-.;.
Pagg. 272, L. 2.650-.
V - Il «Servo arbi.rio » — Se si può fu'r
gire davanti a.li:a moine. Pagg. 268, I
2.650.
VII - Sette trattati, l'rp cui il Piccolo e ;ì
Grande Catecbismo e gli Articoli lO
Smalcalkla. Pagg. 326, L. 3.200.
Vili - Ricca raccolta di lettere. Pagg. 218
L 2.300.
IX - Ricca ra'colia di sermoni. Pagg. :?7'.
L. 3.800.
G. MIEGGE: Lutero. Claudiana, Toiiire Pc’lice 1946, pagg. 558, esaurito. Una nuo\ ;
edizione, so lo il titolo: Lutero giouiui
S'ia per iiiscirt- piresso {’editore Kcllrincil .
R. BAINTON : Lutero. Einaudi, Torino J9(c;
pagg. 380, !.. 3.000.
G. C.XSALIS: Luther et l’EgUse conjessun
te. p,il. du Seuil, Paris 1962, pagg. PM
L. 8.50.
V' VINAY: L'uomo nel pensiero di L‘
tero. C.E.C., Roma 1949, pagg. 10, i
200.
V. VliN.VY: 7 due Regni nella leolosìu
Lutero. C.E.C., Roma 19,50, pagg, I
L. 200,
S. H. ESNAULT: Luther et le monadi'
ine aujourd'hiU. Labor et Fides, i.ec ve 1964, itagg. 230, L. 3.875.
Zwingli
IL ZWINGLI : Breve instruction chréUe ■
ne. Labor et Fides, Genève 1953, pag
52, L. 320.
J RILLIET: Zwingle, le troisième homi?
de la Réforme. A. Fayard, Paris 19,5.
-pagg, 318, L. 3.300.
Calvino
in parte conseguenza, in parte causa
di quanto precede) cne vi e una tendenza alla formazione ai piccoli mona; cniusi, li CUI lavoro e generalmente Ignorato dagli altri e talvolta circonaato da inuinerenza o da sospetto.
(.^ue'Sto non avviene soltanto per Agape, ma ainche per la facoltà di ieoiC'gia, per gli Istituii ospitalieri, per ii
lavoro deli'Utacio negale, per le cniese del sud, per Kiesi, per la EU V, per
la Casa delie Diaconesse... Allora i io
giii specializzati di aiouni di questi
gruppi (Diafonia, Gioventù fvaiigciica, informazioni di Agape e ai Riesi) assumono un'a granae importanza
per gli interessati diretti, a scapito delio scamoio più generale. In essi si trovano spesso gli elementi del dialogo,
rinfomiazione, la ricerca, ma il dialogo poi non avviene in un luogo aperto a tutti, sulla stampa o in occasione dei nostri convegni e smodi; i discorsi cominciati non vengono continuati, le «lettere al direttore» cne
meritiano una risposta restano senza.
BOI c'è la carenza dei nostri sinodi
e conferenze distrettuali, che di rad j
affrontano — con adeguata preparazione — un tema di tondo, in riferimento all'mteresse, la ricerca e il lavoro di tutta la chiesa; au essa fa de'
lesto riscontro la scarsa volontà di
studio, ricerca e applicazione di tanti
di noi pastori, cne ci lasciamo prenaere dai compito immediato e urgerte e non vediamo invece quanto sarebbero utili la rinesslone e una certa
«distanza» aainmmediato.
cosi, la chiesa assume una fisionomia a compartimenti senza che nessuno in particolare lo voglia; e i aia
icgni SI fanno difficili.
A questo punto è necessario vedere
piu da vicino quello cne riguarda Ag-ape. Negli ultimi mesi alcune critlcne
sono state iormuiate, in parte riprese
da tempi più lontani. Credo sia bene
affrontare con franchezza questo argomento, esponendo il nostro ptmto
ui vista e attendendomi che quelli che
risponderanno lo facciano con altrettanta franchezza. E’ quello che mi
propongo di fare nel prossimo numero. Giorgio Girardet
J. CALVIN : Iitslilulion de la religion dire,
tienne, 4 vni!., Labor et Fides, L. 13.9ÍÍ :.
I. CALVIN; .umenlaìre à la Genèse. I.;
bor eij FiiU'i, L. 7.950.^
.1. C.XLVIN : Commentaire à l’Epître an?
Romains. Labor -jt Fides, L. 4.500.
j . C,4LVIN : La vraie façon de réforme?
rEglke. Labor et Fides, L. 1.000.
.1. C-4LVIN: Brève instruction chrétienne
Les Bergers et les Mage®, L. 500.
J. C.4LVIN: Petit traité de la Sainte Cèin
Les Bergers et leis Mages, L. 600.
,i. CADIER: Calvino, l’uomo domato ila
Dio. Clauidia.na, Torino 1964, pagg. 200.
L. 1.250.
L . WENDEL; Calvin ■ Sources et évolution
de sa pensée religieuse. Presses Universi
taires de France, Pa.ris, L. 1.320.
) RILLIET: Calvin. Fayaird, Paris 1963.
L. 2.970.
(• BIELER: La p:ns?te économique et so
dale de Calvin. G'sorg, Genève 1961, Lire 4.250.
A BIELER: L’untun.simo sociale di Cai
vino. Olaudiana, Torino 1964, L. 600.
A. BIELER: L'homme et ta femme dans la
morale calviniste. Labor et Fides, Genè
ve 1963, L. 2.100.
\. M. SCHMIDT; Calvin et la tradition
calvinienne. Ed. du Seuil, Paris, L. 85'l
'). HOURT’IQ: Calvin, mon ami (Risto
re de la Réforme racontée aux jeunes).
Labor et Fides, Genève 1964, L. 650.
Riforma
e Protestantesimo
P,. BAINTON: La Riforma protestante. Einaudi, Torino 1958, pagg. 387, L. 800.
R. DE PURY ; Che cosa è il Protestantesimo? Claudiana, Torino 1964, pagg. 124,
L. 1.000.
,1. de SENARCLENS: Héritiers de la Ré
formation. 1 ; Le point de départ de la
foi. II: Le centre de la foi. Labor et Fides, (Jenève 1956-59, pagg 196 + 284^
L. 1.920 -t- 2.680.
de SENARCLENS: La Réforme, hier et
aujourd’hui. Labor et Fides, Genève,
1963, pagg. 78, L. 720.
v'ari : La Réforme, servante de l’unité. Les
Bergers et les Mages, Paris 1960, pagig.
110, L. 800.
.VI. FUBRST-WULLE: Cimli della Ritorma. C.E.C., R-jrna 1951, pagg. 110, L.
400.
G. RITTER; La Riforma e la sua aziono
motidtaie. VaKecclii, Firenze 1%3, itagg.
216, L. 1.800.
3
13 novembre 1964 — N. 45
pag. 3
Commemorazione
di Giovanni Calvino
RIMINI E DIASPORA
ADRIATICA
Amici lettori, ringraziamo anàtutto
tutti coloro che, rispondendo al nostro appello, hanno già inviato il loro abbonamento per il 1965, spesso accompagnandolo con un’oflerta; pubblichiamo qui di seguito i nomi di coloro, fra questi nuovi abbonati, che
nel sorteggio annunciato hanno vinto le dieci pubblicazioni della Claudiana messe in palio:
i Signori Dario Varese (Torino),
Remo Ribet (Torino), Aldina Ricca
(Lus. S. Giovanni), Adelina Dalmas
(Lus. S. Giovanni), Giuseppina Porta
(Genova) hanno vinto ognuno una
copia di R. DE PURY : « Cbe cosa è il
Protestantesimo? » ;
i Signori Enrico Adorno (Milano),
Felice Canal (U.S.A.), Ottavio Prochet (Roma), Paolo Charbonnier (Uruguay), Dino Bleynat (Torino), hanno vinto ognuno una copia di V. VINAY : « il Concilio Vaticano II in una
visuale protestante ».
1 libri vengono loro inviati immediatamente con un cordiale rallegramento.
A questo numero del giornale è allegato un modulo di conto corrente
postale : si avvicina ormai il mese di
dici bre, c anche quest'anno invitiamo it( mámente i lettori che lo potrai o 1 versarci subito la loro quota (1 abbonamento per il 1965, in modo
icilitare al nostro personale, mol>u guato in questo periodo, il ia■;ii registrazione, rendendolo granel corso delle prossime settiDel resto, più ci si avvicina al
• o festivo di fine d’anno, più lun.000 le code davanti agli sporlogli uffici postali!
■e già comunicato, il canone di
«amento al nostro settimanale è
mantenuto invariato, quest’an,tato un atto di fiducia nei noi ifori — che lo scorso anno ci
! iargamente sostenuti con la lountanea solidarietà — in quanto
l edono con quasi certezza, con
ssinio gennaio, aumenti considedei costi di stampa, mentre le
¡ « nerali di gestione sono in leni! costante aumento. In parole
■- il nostro bilancio non potra
in pareggio con il versamento
e semplice della quota di I.. 2.0W
800 per l’estero). Tuttavia, ab
hi voluto mantenerci a questo livello «medio», in modo da non mettere in difficoltà i meno abbienti fra
1 nostri lettori, ma confidando nel
I aiuto generoso degli altri. Ogni offerta, ancbe modesta, ci è di aiuto e di
incoraggiamento, e permette di offrire ad altri fratelli il settimanale ad
un prezzo non troppo alto per le loro
fcj Grazie fin' d’ora!
L'amministrazione.
BARI
Una estate attiva
Meta immediata: la Cappella
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hia.n.
In occasione della Festa della Riforma, la
sera di domenica 1 Novembre il nostro Pastore Enrico Corsani ha commemorato il
quattrocentesimo anniversario della morte di
Giovanni Calvino con una conferenza pubblica sul tema: Il contributo di Giovanni Cab
vino alla formazione del mondo moderno.
Come Tanno passato, sempre nella ricorrenza della Festa della Riforma, avevamo in
vista due obiettivi : uno ecumenico (o più
modestamente « interdenominazionale ») al
fine di stringere rapporti sempre più stretti
con talune delle più importanti Chiese Evangeliche di Bari, ed uno informativo, per rivolgerci al più vasto ambiente cattolico e
laico della città. Crediamo che tale duplice
obiettivo sia stato in parte raggiunto. Alla
riuscita della manifestazione hanno infatti
particolarmente contribuito la comunità delle Assemblee di Dio che ci l*a gentilmente
concessa ospitalità nel suo vasto ed accogliente locale (un a grazie » a questi nostri
cari fratelli) e che è stata presente con i
suoi Anziani ed una rappresentanza di membri, e la Chiesa Battista che con noi si è molto adoperata per la organizzazione e la diilusione dei biglietti d'invito (un migliaio). Erano presenti i Pastori Avventisti della zona.
Anche il secondo obiettivo è stato raggiunto in modo soddisfacente, perchè la cittadinanza è stata informala della maniteslazione, oltre che dai biglietti d’invito personali, da un ceniinaio di manifesti e da una
coniunicazionc pubblicata sui giornale locale
« La Gazzetta del Mezzogiorno». La sala era
piena, ed abbiamo notato professionisti, personalità del mondo culturale e politico barese, docenti universitari, professori e studenti delle scuole superiori. Ad attirare questo pubblico inconsueto in genere alle nostre manifestazioni, ha forse contribuito la
felice scelta delTargomento. La conferenza
non ha trattato di Calvino il pensiero teologico, ma il modo con cui egli ha saputo anticipare alcune soluzioni moderne a problemi
quali quelli del rapporto tra il cittadino e
lo Stato, dei limiti dell'obbedienza allo Stato
da palle del cristiano, della responsabilità
delTindividuo nel proprio lavoro inteso come servizio alla società, della nuova visione
economica di Calvino in contrasto con quella tipica di una società in trasformazione ma
ancora sostanzialmente legata alla visione
teologica propria dei medioevo, del valore
del denaro e della sua circolazione al fine
di stabilire nuovi rapporti tra gli uomini.
Forse per molti un Calvino così presentato
è stato una vera scoperta, così come forse è
stata una scoperta il constatare quale debito
di riconoscenza gii si debba per avere preparato direttamente con alcune sue indicazioni, indirettamente con i germi che il suo
pensiero ha gettato in particolare nelle Nazioni che furono maggiormente influenzale
dal suo pensiero, la democrazia come oggi
sempre meglio è intesa : servizio e partecipazione cosciente di ciascuno alia creazione
del bene di lutti. Vittorio Laurora
AD IVREA
Giovedì 5 Ottobre abbiamo avuto il piacere di ospitare nella nostra città il Pastore
dr. Giorgio Tourn con la gentile con.-orte.
Il nostro Consiglio di Chiesa io aveva invitato a venire a trattare in pubblico Targornenlo sul quale egli si è particolarnieme
preparato ed appassionalo, quello delia vita
c dell’opera del grande riformatore Giovanni
Calvino.
La conferenza, predisposta con cura dal
nostro pastore dr. Giorgio Boueiiard c da
alcuni suoi collaboratori, con pubblici e mollo appariscenti manifesti in città e con alcune centinaia di invili personali, ha avuto
^¿ogo nel ridotto del Teatro a Giuseppe Gia- cosa )), genlilnunle concesso dall Autorità
Comunale : d titolo preciso era w Attiudità
della Hijornui di Lai vino n nel quarto centenario della sua morte.
.Pubblico eterogeneo, costituito da evangelici, indiflercnli, cattolici (fra i quali anche
due .sacerdoti regolarmente invitali) in totale
un centinaio di persone, altamente qualificate.
Il dr. Toum ha svolto Targoineiito, che
egli ha recentemente trattato pure a Torino
ed a Genova, e di cui è assolutamente padro
ue, in modo veramente brillante.
Liti sua esposizione ha avuto il grande pregio della semplicità nel dire, in modo assai
ilultu ma ad un tempo alla portata di tutti,
vivificata da taluni episodi interessanti.
E la vita del grande riformatore e la sua
luminosa, gigantesca figura di fiero e tenace testimone della fede, ne è riuscita particolarmente viva e palpitante. L’oratore, che
ha parlalo per circa uiTora con esposizione
diretta, ha riscosso al termine vivi e generali applausi.
Successivamenle .si è aperta una libera discussione nella quale vi furono parecchi interessanti interventi, compreso quello di un
sacerdote; a lutti ha risposto in modo assai
efficace, piano e persuasivo l’oratore.
Ultima serata, perciò, ciie sarà certo suscettibile di ulteriori incontri e sviluppi: ne
fanno fede i numerosi quesiti che varie persone hanno formulato sulla nostra Chiesa e
sui nostro culto!
Rinnoviamo al dr. Tourn il più vivo ringraziamento della nostra piccola ma fervente Comunità che ha certamente beneficiato
della sua personale fatica e del suo così efficace intervento. D. J.
Col 30 settembre si è chiusa ufficialmente
nella nostra zona, la stagione estiva e Taltivìtà della nostra chiesa si è fatta meno
febbrile ed incalzante. Finito Tincrociarsi
di telefonate da lutti gli alberghi ed agenzie di viaggi per avere precisazioni sull'orario dei Culti e Tubicazione dei locali, o per
interpellare un Pastore per ospiti ammalati,
per matrimoni c per decessi. Finito 1 andirivieni di macchine con targhe di ogni parte
d’Europa nella stretta Via Lepidia e finita
anche, per quest'anno, la simpatica esperienza ecumenica d’incontrare fratelli di
ogni paese, di ogni lingua c di ogni denominazione, tutti tesi nel medesimo servizio. Ora
Via Lepidia è una silenziosa stradina di periferia, anche troppo silenziosa e morta : si
rianima solo la domenica nell’ora del nostro
Culto.
Quest’anno si sono avvicendati nella predicazione, oltre ai Pastori luterani tedeschi,
ospiti come sempre della nostra casa pastorale, parecchi Pastori di lingua inglese i
quali, trovandosi in villeggiatura nei vari
periodi estivi, hanno spontaneamente offerto la loro collaborazione. Ciò si deve in particolare al solerte interessamento del fratello
Egidio Revel sempre pronto al servizio nella sua Chiesa con tutti i mezzi a sua disposizione. Abbiamo così potuto ascoltare tre
Pastori presbiteriani, uno della Chiesa Pentecostale di Dublino e due Anglicani. Per i
Culti in italiano, a causa della prolungata
assenza del Pastore Zotta (impegnato per
oltre 8 mesi presso la Comunità di Trieste),
abbiamo avuto in luglio il pastore Hardmeier
di Pralteln (che ha provveduto ai Culti nelle
tre lingue) e dal 15 agosto al 15 settembre
il candidato in Teologia Mario Berutti. Tutte le altre domeniche il Culto è stato tenuto
da membri della Comunità che si sono avvicendati facendo del loro meglio. Il 7 luglio
il Culto italiano è stato presieduto dal Pastore Spanu di Ferrara, invitato da noi, a
cui siamo particolarmente grati. A quanti
hanno collaborato per il regolare svolgimento
di tutte le attività estive (comprese le visite
e la propaganda) un sincero grazie della
Comunità.
11 3 ottobre ò finalmente rientrato il nostro Pastore cd abbiamo potuto riprendere
Torario invernale dei Culli e delle consuete
attività. Sono riprese le visite regolari in
tutta la vasta diaspora cd i corsi di catechismo e scuola domenicale. Ci è data una
nuova opportunità a Riccione per la scuola
domenicale.
li problema dei locali si va facendo sempre più grave e pressante dati i ricatti a cui
siamo continuamente sottoposti da parte della proprietaria della casa. Speriamo di poter
risolvere presto e bene questo problema che
sembra avere un carattere di particolare importanza in una zona di piena evangelizzazione come la nostra : un locale di culto
adatto è, infatti, qui uno dei primi strumenti (se così può dirsi) per un’efficace campagna di evangelizzazione. Dicendo adatto intendiamo per lo meno una sala un po’ più
vasta (la nostra contiene 30 sedie pigiate), di
più facile accesso e non nella casa pastorale,
come l’attuale stanza, e possibilmente un po'
più in vista.
I doni degli amici ci hanno permesso di
aumentare ancora il nostro « Fondo per la
Cappella » che abbiamo, come al solito, rimesso alla Tavola. Siamo però ancora molto lontani dalla meta!
Diamo qui di seguito il secondo elenco
dei donatori a cui speriamo se ne vogliano
aggiungere presto tanti.
A tutti diciamo; grazie! A tutti gli amici
della nostra opera diciamo: ricordateci nelle
vostre preghiere!
Fondo costruzione coppella
in Riuiiui (secondo elenco)
Riporto elenco precedente L. 500.406; Colletta ai Culti tedeschi in Rimìni (maggio
1964 - Fast. E. Kamieth), 15.460; Past.
Roberto Coisson e Sig.ra 2.000; Sig. Giuseppe Guerrinì (Firenze) 1.000; Opera Evangelica per Tltalia (Pralteln) 42.705; Evangelische Kornelius Gemeinde (Berlin 65 - Past.
Karl Kalb) 20.000; Egidio Revel (Miramare di Rimini) 100.000; Marchetto Emilia
(Torino) 1.000; Pfarrer E. Ocbsner (KlotenC.H.) Colletta 35.000; Scatainacchia Irene
(Velletri) 2.000; Evangelische Kirchengemeinde (Berlin - Hermsdorf - Past. Paasch)
35.300; Famìglia Haug (collclta Comunità
Metodista di Sissah-Basilea) 86.020. Totale
L. 840.891.
N. B. - Offerte per la Cappella possono
essere inviate alla Cassiera della Comunità,
prof. Ada D’Ari c.c.p. 8/18136, o direttamente alla Tavola Valdese, Via IV Novembre Roma - c.c.p. 1/27855.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 15 NOVEMBRE
Pastore Bruno Saocomani
DOMENICA 22 NOVEMBRE
Pastore Bruno Saccomani
I LETYORI CI SCRIVONO
Ï matrimoni misti
Un lettore^ da Alessio :
Nei riguardi delTarticolo di Paolo
Ricf'is (Cronaca del Concilio), pubblicato -ni n. 42 delTEco-Luce, e speciiicaiaiuenLe sui matrimoni misti, osservo :
Due sono i principali problemi teorico-pratici SUI quali le concezioni
calloiiehe divergono da quelle protestanti : cerimonia del matrimonio ed
ambiente nel quale essa si svolge;
educazione dei figli. Su ambedue le
questioni la Chiesa cattolica è intransigente, almeno in teoria; non è chiaro invece che cosa chieda Paolo Ricca
jjei arrivare ad un accordo.
Un matrimonio misto può avere
fondate speranze di buona riuscita se
i due coniugi, oltre ad amarsi profondamente, sono ben saldi nella rispettiva fede ed onestamente decisi a
rispettare le opinioni religiose deU’alIro coniuge; mancando o difettando
queste condizioni, è meglio che il matrimonio non si faccia, perchè destinalo a sicuro insuccesso. Non considero evidenleinenle il caso in cui uno
dei due coniugi sia pronto ad aderire
alla confessione delTaltro.
Noi dobbiamo quindi considerare
due persone, ambedue cristiane ma,
diciamo così, di opinioni diverse in
fatto di religione, aliene però da qualsiasi intervento m merito (se non richiesto da questo) verso Taltro coniuge. In questo caso Tambiente nel quale sì svolge la cerimonia matrimoniale e la procedura della cerimonia stessa non hanno per essi rilevante importanza, a condizione tuttavia che non
vengano a contravvenire a qualche
precisa norma della loro religione. La
Chiesa cattolica, che pone come condizione assoluta la celebrazione della
cerimonia cattolica in ambiente consacralo, non però in chiesa, ma in
cappella e quindi in ambiente si può
dire privato, dovrebbe ammettere che
alla cerimonia cattolica facesse seguito (o la precedesse) una semplice cerimonia privata protestante, il che mi
sembra essere per noi più facile, dato
che le nostre chiese non sono consacrate. Del resto, il Ricca stesso ammette che molte volte le autorità religiose cattoliche chiudono un occhio
su tale argomento; si tratta quindi
eli codificare quanto già in pratica
frequentemente avviene.
Keligione dei figli: chi li educa?
evidentemente la madre e non il padre, normalmente occupalo fuori casa
da mattina a sera; nè si può chiedere
alla madre di dare ai tigli una educazione religiosa che non e la sua. Lineri poi naturalmente i tìgli, giunti
atl eta delta ragione, di scegliere la
religione ciie sentono più rispondente
alla loro anima; e questo nessuno io
può ne prevedere ne proibire. Pensino ambedue i genitori a dare ai figli
un esempio di vita veramente onesta
e cristiana ed i figli sapranno scegliere. Quindi anche su tale questione
occorre chiedere alla Chiesa cattolica
parità di' diritti, nel senso che i figli
vengono sempre educati dalla madre
nella sua religione. E non mi si dica
che fra le due religioni, o meglio fra
le due diramazioni della stessa religione cristiana essi possono divenire
atei; questo significherebbe soltanto
che i loro genitori non sono veramente e proiondamente cristiani, anche
se sembrano esserlo in superficie.
Aderirebbe la Chiesa cattolica alle
richieste sopra indicate.'' Credo di no;
comunque si ¡lotrebbe tentare, dato
che mi sembrano ragionevoli.
Luigi Jalla
Non sarei così oUimista nel pensare che l’optimum per la riuscita di
un matrimonw misto è la ferma fe
de (diversa) dei coniugi; direi piuttosto che un matrimonio ”di mista
religione' ha umanamenle più probabilità di riuscita quando l’uno e Va'Ito O entrambi i coniugi danno poca imporUmza alla propria jede, altrimenti i contrasti non possono non
sorgere. La lede è per sua natura
esclusiva (non intollerante, che è cosa diversa, nè irrispettosa); se è ve
ra fede, vissuta e maturata, coinvolge tutti gli aspetti della vita, impU
ca una concezione e impostazione par
ticolare della vita; tali diversità e
contrasti, forse fecondi nella vita associata, possono diventare dolorosi
nella quotidiana convivenza coniugale
Il problema si presenta poi con
acuità nei confronti dei figli. Credo
difficile che un jmdre, convinto dello
propria fede, e che ami i figli, I
"abbandoni” all’educazione religiosa, diversa s forse opposta, della mo
glie, par amata e rispettata. Mi pare,
poi che sia un’abdicazione troppo
facile, di comodo, dire: liberi i. figli, giunti all’età della ragione, di
scegliere la religione più nsponden
le all’anima loro. Succede infatti co
si, in alcuni casi, ma in quanti altri
questa teorica libertà si riduce a una
effettiva e pesante determinazione al
nulla (il che vale del resto anche in
casi di matrimoni non misti)! Credo
che in ogni campo, e in questo in
modo tutto speciale, sia più formatore un genitore magari fanatico ma
appassionato, che non un genitore
tiepido o indifferente.
Giuridicamente, poi, mi chiedo se
il Codice di diritto canonico possa
essere riveduto su questo punto; già
li sono in pratica abbondanti riserve dispense, eoe., ma come codifi
care la ’’chiusura di un occhio”?
l'incile la dottrina cattolica considererà fi matrimonio un sacramento
non potrà considerare alla ¡tari ogni
altra celebrazione, religiosa o laica. a potrà alterniere c auspicare un
minore imperialismo romano nei
confronti della prole nata da un matrimonio misto celebrato in chiesa
cattolica (il solo che ponga condizioni vincolanti); mn non sarei troppo
ottimista, non è cosa attendibile da
parte di una chiesa certa di possedere istituzionalmente, sacramentedmente la verità; anzi se, restando ferma
la dottrina, pi si adattasse ’ ai tempi” con certe riserve pratiche, sarebbe lecito il sospetto di tatticismo ecclesiastico. Trovo giusto che un matrimonio misto (e in modo tutto particolare quello celebralo in chiesa
cattolica) conservi, nella rudezza dei
.‘ermiìiif il suo caraííere itititìunneiit&
prolleninlico. La fede non è elemento indifferente della vita, è bene non
dimenticarlo neppure nella lieta euforia di un innamoramento e. di un
idanzamenlo; non è una parola moiidislica, questa, ma una constatazione di fatto.
Non credo poi accettabile una dop
pia celebrazione religiosa, chiamando
Dio a testimone compiacente di un
compromesso di comodo. red
fede e medaglie
Caro direttore,
mentre Ella, giustamente in tuttuiire laccenae attaccendato, segue
con OCCHIO vigile i amattiti conciliari
per inlormare i suoi lettori sullo svolgimento dei dibatiiti stessi, mantenenao la sua intormazione su un piano
di serietà e obbiettività degne dei piu
allo elogio, conceda aa un profano di
esprimere la sua perplessità di Ironie a certe maniiestazioni di coreograna religiosa connesse con il Lonciiio stesso, e che iniiuiscono sulla pietà stessa delle masse.
Voglio prescmaere dai viaggio, pardon, aal pellegriuuggio papaie in lerrasanta; gli obbieiuvi ui politica religiosa sono cosi evioenti die la giustiiicano, come giustincano la spedizione nella miseria aei bassitonai di
Bombay, come giustmcberebbero, domani, un incursione paoiina in certi
quartieri della diocesi del Cardinal
iiuiiini, a Palermo.
Quello che mi lascia, come dicevo,
perplesso, è Tondala di Mariologia
die ricomincia a rifluire, coilegata
ane deambulazioni ai sacre reliquie.
i\on capisco perone « amabilissimi
e ornatissimi » padri conciliari, eminentissimi cardinali progressisti debbano accompagnare delle ossa del fu
Santo Andrea in lerra di Grecia. Anche in questo caso la politica religiosa del V aticano può spiegare molte
cose.
Ma cosa può spiegare l’incredibile
ripresa della diffusione della « Medaglia Miracolosa » che la Madonna fece coniare da S. Caterina Labouré, nel
corso delie sue apparizioni in Rue
du Bac a Parigi, nel 1830?
« Fa’ coniare una medaglia di questo modello. Le persone che la porteranno benedetta, riceveranno grandi
grazie, soprattutto portandola al collo.
Le grazie saranno abbondanti per le
persone che avranno fiducia ».
Sono parole della Vergine Santissima neU'apparizione del 27-XI-1830 a
Caterina Labouré
Nel 1832 si coniavano le prime Medaglie; nello stesso anno si registra
^ il primo miracolo della Medaglia : un
vescovo scismatico rientra aU'ovile.
Poi... le Medaglie non si contano più,
e i miracoli neppure. Nel 1896 la
Chiesa riconosce Taulenticità delle
apparizioni e concede la festa « Manifestazione della Medaglia miracolosa »
da celebrarsi il 27 novembre.
Nel 1933 Pio XI dichiara beata
suor Caterina Labouré, che viene proclamata santa da Pio Xll nel 1947.
E per ora basta.
Per ora.
Infatti, Giovanni XXIII esclamava
il 20-VIII-1959 queste profetiche parole : « I nostri tempi sono per indubbi segni, tempi mariani e Maria
appare di giorno in giorno sempre più
per noi peccatori la via del ritorno a
Dio ».
Prevedo l’obbiezione : sono manifestazioni di pietà popolare, che non
vanno sopravvalutate nei grande confronto ecumenico. Sarà. Per conto mio
penso che im bel passo avanti sarebbe fatto se si dichiarasse formalmente
che sono manifestazioni di una religiosità inferiore; che la Mariologia è
una scienza, e la Mariolatria una tentazione. L. A. Vaimal.
Posizioni chiare
Diversi lettori mi hanno espresso
il Loro consenso con ¡’articolo ’’Riformismo e Riforma”, e li ringrazio, pubblicando qui una di queste
lettere, di un lettore bergamasco.
g.
Caro Direttore,
Ho letto e riletto i( suo articolo
(EcO-LUCE del 30-lOj « Rifonnisnio
c Riforma » e non posso che approvare pienamente iI suo comenuto.
Ora che il Concilio Vaticano ha
ormai espresso ¡1 suo pensiero è necessario da -parte nostra una posizione chiara e decisiva, le mezze misure non servono die ad annacquare la
limpidezza dell’Evanigelo.
¡Non sito a ribadire ciò che Lei ha
cosi bene analizzato. E’ ora che il
prateislantesimo dia la prova della
sua fermezza su posizioni da cui non
I si può indietreggiare, perchè sono
! posizioni basate sulle Sacre Scrittu! re e non possiamo essere dei pusil
' lanimi o dei deboli. Non joossiamo
! tradire la nostra Fede, anche se ciò
cosittlrà sacrifici. Piando quindi a
quanto Lei ha scritto augurandomi
sia indicativo per tutte le nostre Co
munita Valdesi; di incitamento a
fratelli consapevoli delle proprie re
sponsabilità di fronte a Dio e di ri
chiamo ai fratelli che troppo fácil
mente si lasciano lusingare dalle bra :
eia aperte del Vaticano. Non pretendiamo di essere dei nari, vogliamo
solo essere fedeli alla Parola.
Il dialogo col cattolicesimo è stato ai>erto e siamo grati allo Spirito
(he soffia e opera dove e quando vuole ed un nuovo e leale rispetto redp-ro-co è scaturito dall’incontro, ma
siamo vigilanti e come dice PApi)stolo Paolo : « Non vi conformate a
questo secolo, ma siate trasl'ormati
mediante ¡1 rinnovamento della vo.-ira mente, affinchè conosciate per
esperienza qual sia 1® volontà di Dio,
la buona, accettevole e perfetta vo;ontà >1 ( Romani 3: 12) ed ancora
« Tutti quelli che vogliono vivere
pienamente in Cristo saranno pcrscgnilati » (li Timoteo 3: 12).
Salutandola fraternamente
G. Ernesto Pini
Abbiamo
ricevuto
Pro Claudiana: Luciana Ribet (Torino), in memoria di Giuseppe Pagliano, L. 1.000; Saverio Santoliqui
do (S. Pietro Vernotico) 450; N. N.
(Torre Pcllice), in memoria di Giuseppe Pagliano, 1.000.
Pro opera evangelica a Marsala
(tramite Salvatore Garzia): tre famiglie svizzere, L. 7.180; Giovanni
Cambellotti CTorino) 300; Mario
Brandali (Firenze) 1.000.
Pro restauri tempio Ciabas: Ottavio Prochet (Roma) L. 5.000.
Pro GiavaneUa: Ottavio Prochcl
(Romaj L. 5.000.
Pro opera in memoria di Ferruvi
da Menotti Long: GrazieUa Jalla
(Torre Pellice) L. 1.000.
4
pag
N. 45 — 13 novembre 196t
A Napoli, un anno nuovo
Scuola Evaugelica
di Cappella Vecchia
Mattino dell’8 ottobre. La scuola ci accoglie
con un volto rinnovato e sorridente. Dalle
finestre spalancate entra la luce calda deU’autunno napoletano che fa risaltare ancor più
il nitido candore delle auh e, per contrasto,
le foglie color oro scuro e i bruni ricci di
castagna -coi quali direttrice e maestre hanno decoralo le pareti deU’Asilo dove avrà luogo tra poco Finaugurazìone ulficiale del nuovo anno scolastico.
Il salone si va rapidamente colmando di
bambini e di mamme. Le mamme hanno una
espressione cordiale e fiduciosa. I bambini
conservano lo sguardo un pò serio e interrogativo di chi è stato appena sottratto a una
vacanza e si appresta ad una impresa importante; si muovono con cautela nei grembiuli
bianchì e azzurri, nuovi o impeccabilmente
stirati. I membri del Comitato della scuola
con il presidente, signor Michele Andreozzi,
e il pastore della Chiesa Valdese, signor Davide Cielo, hanno già preso posto dietro il
lungo tavolo anche esso rinnovato da una
generosa applicazione di vernice bianca. Le
maestre e la direttrice signorina Pariante
vanno intorno ad accogliere gli ultimi arrivati, a sistemare ciascuno al suo posto e a consolare i più piccini al primo distacco dalla
mamma. Esse pure hanno ancora sul viso
il riflesso della vacanza e del sole estivo, ma
nel volgere di pochi momenti la loro espressione si è modificata; sono sempre le graziose e simpatiche ragazze che conosciamo, ma
adesso fanno pensare ad api indaiTarate che
nulla può distrarre dal loro compito.
Sono anni che ogni principio di autunno
ha luogo in questo salone il piccolo rito
delFinaugurazione dell'anno scolastico; anni
che rivediamo questa scena e assistiamo al
ripetersi di gesti press’a poco identici. Ma
per chi ha seguito e segue da vicino le viceqde della Scuola Evangelica di Cappello
Vecchia ogni elemento del quadro che ora ci
sta davanti ha un valore particolare che lo
rende significativo di tutta la storia della
scuola stessa.
Le pareti candide, ad esempio, esemplificano l’interesse che la Scuola è riuscita a
suscitare intorno a se e testimoniano la generosa solidarietà dei suoi amici; nel caso
in questione, sono stati alcuni simpatici marinai della nave statunitense Yellowstone
che, con il loro cappellano mr. Dean Venltman hanno regalato parecchie ore di lavoro
per rifare in parte Fattintatura dei locali.
Per dovere di cronaca aggiungeremo che il
presidente del Comitato si è assunto il non
piccolo onere della rifinitura delle pareti e
che nè tavoli, nè panchetti o armadi hanno
resistito al suo pennello intriso di vernice
bianca.
Ancora : l’espressione fiduciosa che abbiamo osservato sui volti delle mamme ci appare come la risposta più evidente all’impegno della scuola e alla dedizione e capacità
delle insegnanti. Le mamme hanno scelto
per i loro bambini « questa » scuola perchè
Anche offrire un mazzo di fiori è un\irta
che si impara...
sanno che in essa sono ben curati dal punto
di vista intellettuale e morale, nonché avvantaggiati da una refezione sana e abbondante.
I bambini, infine : i bambini che abbiamo visto crescere e quelli che per la prima
volta ci guardano ora con i loro grandi occhi
attenti, sono in effetti Fanima stessa della
scuola, lo specchio del suo essere perennemente giovane, e rappresentano insieme il
senso vivo di tanti anni di fatiche e di
preoccupazioni spesi da quanti per la scuola
hanno lavorato e in vari modi Fhanno aiutata a crescere e a durare.
Oggi si ripete un rito che per la « Scuola
Evangelica di Cappella Vecchia » ha più di
cento anni; ma nella ininterrotta corrente
di vita che è una scuola il tempo si annulla, si cancella. Resta il puro valore di una
solidarietà umana, di una testimonianza di
amore che oggi fa vivi e presenti tra noi
lutti coloro che nel tempo hanno dato alla
scuola un po’ di loro stessi.
L’anno scolastico viene dichiarato aperto
dal presidente del comitato, il quale con parole semplici e art'etluose dà il benvenuto al
bambini e ai loro genitori e ricordando brevemente le finalità della scuola e dell’educazione augura agli alunni e alle loro famiglie
un anno di lavoro proficuo e sereno.
Prende quindi la parola la segretaria del
comitato la quale sollecita i bambini ad affrontare le fatiche del nuovo anno con buona volontà e letizia nella certezza di fare,
studiando, una cosa buona per sè e per gli
Una numerosa e bella famiglia.
altri. Essa raccomanda ancora l'osservanza
di alcune norme fondamentali per il buon
funzionamento della scuola : ordine, puntualità negli orari e regolari incontri delle famiglie con le insegnanti.
Infine prende la parola il Pastore della
Chiesa Valdese, il quale svolge il suo discorso sul tema di Gesù fanciullo, il quale
c( cresceva in statura, in sapienza e in grazia ». In modo piano ma efficacissimo, spiegando ed esemplificando ogni concetto in
termini vivaci e familiari ai piccoli ascoltatori, il signor Cielo traccia il profilo di un
fanciullo che cresce compiutamente nel corpo, nell’intelletto e nello spirito e in questa
immagine pur cosi tenue e trepida di piccola creatura umana egli riesce a far presentire la figura del Cristo fatto adulto. E’, attraverso le parole del pastore, come un arco
di luce che si allarga immensa all’altro polo
dell’orizzonte, ma che ha la sua sorgente
qui, nel bambino di Nazareth, sì che sembra
facile e bello e necessario accogliere questo
bambino come un modello da proporsi e da
seguire. Questo suggeriscono le parole del
pastore e questo sembrano dire in risposta
gli occhi neri, azzurri, castani, attenti al meraviglioso racconto.
Dopo le parole del signor Cielo, un ragazzo della quarta classe è chiamato a recitare il Padre Nostro. La voce del ragazzo è
bassissima e piena di emozione : pur nel silenzio assoluto la si ode appena. E ci pare
bello che sia così : come un simbolo, come
una promessa. Possa questa voce di bimbo
farsi sempre più forte e sicura nelle parole
che invocano amore e fratellanza tra gli
uomini, e così possa l’insegnamento della
scuola tradursi sempre più in opere feconde
di pace e di giustizia. G. H.
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Per il l'iiiDovaDieDto dell’ospedale
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In memoria del sig. Fernando Pellegrini,
Guido Botturi L. 1.000.000 — I Pellegrini
del Sud America L. 100.000 — In memoria
del figlio Enrico, Clotilde Gay L. 100.000 —
N. N. di Pomaretto L. 5.000 — N. N. di
Pomàretto, per ascensore, L. 5.000.
La Commissione degli Istituti Ospitalieri
ringrazia, sentitamente, per le generose contribuzioni destinate ai lavori di restauro c
ampliamento dell’Ospedale di Pomaretto.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILLASECCA
Lutti. — La comunità è stata nuovamente
visitata in questi ultimi mesi da tre gravi
lutti : il 6 Settembre rispondeva alla suprema chiamata il nostro fratello Clot Ernesto
Federico, nella piccola alpestre borgata del
Barneo, all’età di 53 anni; pochi giorni dopo
il Signore richiamava a Sè la nostra sorella
Troll Maddalena Alessandrina, al Morasso,
alla bella età di 93 anni; e ultimamente, il
2 Novembre ci lasciava il nostro fratello Peyrouel Eli del Marco di Riclaretto, all’età di
anni 55, Alle famiglie così dolorosamente
colpite nei loro affetti più cari, rinnoviamo
la nostra simpatia cristiana : Iddio consoli i
loro cuori.
Visite. — Il giorno 13 Settembre la nostra comunità ha avuto la gioia di ricevere la
visita dei nostri cari fratelli Valdesi del Sud
America. In tale occasione abbiamo avuto
un incontro con la comunità nel tempio di
Chiotti e abbiamo ascoltato con vera edificazione il messaggio del Pastore Silvio Long
che guidava la comitiva, e i bei canti che i
nostri fratelli americani ci hanno cantato.
Il 17 Settembre abbiamo avuto la visita
di un numeroso gruppo di fratelli della Germania. Per l’occasione la comunità si è raccolta nuovamente nel tempio di Chiotti per
fraternizzare con loro e per ascoltare il concerto di trombe diretto dal maestro E. Stöber. Ai cari visitatori vada il nostro sentito
ringraziamento.
Ripresa delle attività. — Il nuovo anno di
attività è stato inaugurato domenica 18 Ottobre con un culto dedicato soprattutto alla
istruzione religiosa. Erano presenti gli alunni della Scuola Domenicale ed i catecumeni
con i loro genitori. Il Pastore, ispirandosi al
salmo 1, ha rivolto alla comunità un messaggio in cui ha sottolineato la gioia del
credente che cc medita giorno e notte » la
legge del Signore.
L’Unione delle Madri inizierà le sue sedute domenica 15 Novembre alle ore 14,30;
nella seconda metà di Novembre inizieranno
pure le riunioni quartierali e la corale. Rivolgiamo un caldo appello a quanti hanno
vivo il desiderio di servire il Signore ad of
rire la loro preziosa collaborazione.
Ringraziamo i nostri fratelli Claudio Tron
e Dino Gardiol per aver presieduti rispettivamente i culti del 4 Ottobre e delF8 Novembre in assenza del Pastore. ^ j,
TORINO
Il centenario dell’lstitnte
degli Ärtidianelli Valdesi
Il centenario deiristituto degli Ar
tigianelli VaWesi di Torino è stato ce-)
lebrato il 4 novemibre, nellTstituto stes-l
so, festosamente decorato da bandie]
re La cerimonia, alla quale parteci i
pava un foltissimo pubblico di mem-|
bri di Chiesa, di parenti ed amici de l
gli Artigianelli, si è svolta sotto il se I
gno delja riconoscenza: riconoscenza|
a Dio che ha ispirato il generoso do
l'.atcre russo cento anni or sono; riconoscenza alle varie persone che ne
hanno assunto la direzione ed in modo particolare ai Signori Girardi, at
tuali direttori dellTstituto ; ricono
rcenza infine, per i membri del comitato ed in modo particoilare per il suo
amministratore, Dr. Botturi.
Il pastore Ayassot, parafrasando il
versetto : « oggi, non indurite i vostri
cuori », ci ha messo di fronte alla nostra responsabilità di membri di Chiesa, tenuti ad impegnarsi, non solo a
.sostenere l’Istituto con le nostre offerre, ma anche a circondare il suo Direttore ed i ragazzi che vi sono ospi
tati con le nostre preghiere ed il nostro interessamento affettuoso.
Il signor Bajardi, vicepresidente del
la commissione del nost:to distretto,
venuto appositamente da Genova, ci
ha portato im messaggio da parte della sua comunità, chiedendo a Dio di
benedire quest’opera.
Il Direttore deU’Istituto ha ringraziato tutti i partecipanti per la loro
dimostrazione di simpatia ed infine i
ragaziii sono stati presentati alTacsemblea. Il culto, che era stato aperto dal pastore Giampiccoli, è stato a',
lietato da diversi canti e cantici, ben
eseguiti dalla corale di Corso Vitto
— A pochi giorni di distanza tutta la no
S'ira Ccniunità ha manifestato ancora una
volta la solidarietà cristiana partecipando
ai funerali di Giara Salvagiot ved. Tour.,
mancata iniiprovviisamente. Il Signore l’ha
rivoùita presso di Sè nella sua gloria; a
noi il monito a considerare la nostra vita
come un sommo dono da cuslodire gelosa
mente in tutta la sua purezza ed in tutto
il suo valore. A tulli i familiari rinnoviamo
i nostri sentimenti di profonda simpatia cristiana.
— Grazie all’apprezzatissima offerta di collaborazione della sig.ra .\driana Tonni e.d
al vivo senso d¡ respcnisabilità di Rinaldo
Tourn che ha preso la direzione della Scuoia domenicale alle Fucine, abbiamo ipotut.o
assicurare per quest’anno il servizio Monitori al completo. Una parola di vivo apprezzamento vada alla terza Monitrice Cle
lia Tourn.
— Martedì 17 corr. avrà luogo, com.i
preannunciato, la riunione quartierale ai
Rumer alle ore 20.
Ricordiamo a lutti che domenica 29 novembre avrà luogo raissemblea di cbie_a
col seguente ordine del giorno: a) discussione della Relazione annua; b) elezion-c
dei delegati candidati al Congresso Evangelico; c) imi orniTzìoni sull’ultimo sinodo; d)
varie.
Fiori io memoria di Maria (¡ranata Meille
V. M. di Milano ha offerto L. 25.000 all’O. P. « Rifugio Re Carlo Alberto » di Luserna San Giovanni. Il totale delle offerte
ammonta a L. 1.291.000.
MMii V f
Í BISUlKMHf'li'..............
» « « »(»«« li
timi»' -.-it 4;
rio, alla quale s’erano uniti diversi ar
tigianelli delle varie leve.
Pestosamente il pubblico ha potuto visitare l’Istituto, completamense
rim.esso a nuovo grazie anche al lavoro dei ragazzi, ed ammirare con quale competenza la signora Girardi ha
saputo- fare di questo Istituto im ve
ro « focolare » per i ragazzi che ne sene gli ospiti. L. R.
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La famiglia Rostagno ringrazia sentitamente tutte le persone che in qual
che modo hanno partecipato al suo
dolore, in occasione della dipartita della cara congiunta
Susanna Celina Tron
ved. Rostagno
Desidera esprimere un ringraziameru
to particolare alla premurosa Suor Aioangela, al personale tutto delTOspe
dale Valdese di Pomaretto ed a quanti si sono prodigati durante la lunga
degenza.
« lo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se
muoia, vivrà» (Giov. 11: 25)
Pomaretto, li 4 novembre 1964
Ne! suo 94» anno, dopo luminosa vi
ta di testimonianza e di lede, il Si
gnore ha richiamato a sè
Giovanni Pons
Ne danno l’annuncio, nella certezza
della risurrezione, i figli
Vittorio e ocnsorte Tiily Schnyder de
Wartensee coi figli Giangiorgio,
Piena e Marco, a Bruxelles;
Carlo e consorte Bianca Giannoni col
figli Marcella e Giampiero, a Genova ;
i cognati, i nipoti, i cugini ed i pareati tutti.
« Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anch< se
muoia, vivrà» (Giov. 11: 25)
Ortonovo, 30 ottobre 1964
I familiari del compianto
Federico Gardiol
pie-fondamento commossi per le t .-ntimonianze di simpatia e di affetto inbulate loro in occasione della sr -mp-avsa dei loro Caro, ringraziano ' vitti
coloro che hanno preso parte al ioro
dolore, in particolare i Pastori A, Ribet, P. Robeaud, N. Giampiccoli. E.
Ayassot, A. Deodato, A. Genie il
Dott. E. Gay.
« Io sono la risurrezione , la
vita» (Giovanni 11 25)
Milano. 27-10 ’64
Direttore reap.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8--7-1960
tip. Subalpina a.p.a. - Torre Pelliee
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