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Eibliot^c-a Valiese
(Torino)
TQnnS .PELL1C3
DELLE VALLI VALDESI
Quindicinale
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Ann. LXXXV - Num. M
Una copia L«
ABBONAMENTI
\Eco: L. 700 per rintemo I Eco e i^i Luce: L. IJOO per l’iiitemo ] Spediz. abb. portale U Gmppo I TORRE PELLICE 9 settembre 19M
I L. 1200 per l’estero | L- 1-800 per l’estero | Cambio d’indirizzo Lire 40,— | Ammin. Clandiana Torre Pellice • C.C J. 2-17557
I LMORI DEL SMODO VALDESE 1953
Una missione mondiaie
el sermone inaugurale del Sinodo
Valdese 1955, pronunziato dal pastore Guido Mathieu, pubblicato integralmente nell’ultimo numero de La
Luce, diamo qui la conclusione dell’esordio e la seconda parte.
... NeU’Evangelo di S. Matteo al cap.
5 vv. 14 e 15, Gesù, rivolgendosi ai
discepoli che circondandolo lo ascoltavano, dice : « Voi siete la luce del
mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non
si accende una lampada per metterla
sotto il moggio, anzi la si mette sul
candeliere ed essa fa lume a tutti quelli che sono in casa ».
Una situazione di privilegio e una
posizione di responsabilità sono gli elementi che queste
parole di Gesù mettono in particolare
evidenza.
...Dopo aver illustrato. nella prima ——
parte del suo sermone questa « situazione d: privilegio », l’oratore analizza. nella seconda parte, « la posizione
di responsabilità ».
Queste responsabilità Gesù le mette in evidenza nel nostro testo con le
due immagini particolarmente suggestive della città posta sopra un monte
la quale non può rimanere nascosta
e della lampada che non si accende
p¿^r sotlo il moggio r pcf
metterla sul candeliere afflncnè faccia
lume a tutti quelli che sono in casa.
— La prima immagine deve essere
stata suggerita a Gesù e deve essere
apparsa ai discepoli particolarmente
appropriata dalla visione dei villaggi
valestinesi, e della stessa città di Ge''ioiplemme, costruiti sulle alture e che
da Ix^fitano si offrivano alla vista del
viandinqe. Come quei villaggi i discepoli di Cristo e con essi e per
essi la Chièsa^ di Gesù Cristo, posti
in evidenza dcùhqluce che in essi si
riflette non possono'sottrarsi alla vista
del mondo. « Voi siete kQuce del mondo e come tale, sembra affermare Gesù, voi non potete rimanere nascosti ».
C’è invero una tentazione alla quale anche il discepolo di Gesù Cristo è
talvolta indotto a cedere e che consiste nel persuadersi che le proprie azioni, le proprie parole, i propri atteggiamenti possono passare inosservati e
lasciare indifferente il mondo che lo
circonda. Di qui forse le facili sue incoerenze o i dannosi suoi compromessi.
Ma ben diversa è la realtà! Quel
mondo che sembra così preso dal vortice di incalzanti avvenimenti, quel
mondo apparentemente così distratto,
così indifferente, così scanzonato, così
scettico, quel mondo guarda ai disce
poli del Cristo e vede e giudica, e dalla maggiore o minore quantità di luce
che vi scorge ne trae motivo o di ammirazione o di scandalo.
C’è pertanto per coloro che sono
stati illuminati dalla grazia del Signore, per coloro che sono stati arricchiti
dai tesori della sua sapienza, per coloro che sono stati rinnovati dalla potenza del suo spirito; c’è per la Chiesa di Gesù Cristo collocata agli avamposti della testimonianza cristiana, c’è
un impegno, un impegno al quale non
è possibile sottrarsi, a Una città posta
sopra un monte non può rimanere nascosta ».
— La seconda immagine mette in
particolare evidenza lo scopo per il
Due immagini
quale la lampada è stata accesa: non
per essere messa sotto il moggio ma
per essere messa sul candeliere a fin di
fare lume a quelli che sono in casa.
« Voi siete la luce del mondo, e come
tale, sembra affermare Gesù, voi non
dovete rimanere nascosti ».
Un cristianesimo che non si manifesta, un cristianesimo tutto sentimento fatto unicamente di interiori emozioni, un cristianesimo che non sia al
tèmpo'stésso una chiara ed aperta testimonianza è un cristianesimo incompleto che non risponde al suo scopo.
Dio ci ha fatti partecipi della sùa grazia e ci ha fatti essere luce nel Signore non perchè ci compiacessimo in siffatto privilegio, ma perchè comunicassimo ad altri la nostra luce in vista
della glorificazione del suo nome.
Abbiamo noi sempre saputo rispondere a questa esigenza della grazia
del Signore? Vi hanno sempre saputo
rispondere i discepoli del Cristo? Vi
ha sempre saputo rispondere la Chiesa di Gesù Cristo?
Certo, a rispondervi vi sono dei rischi e dei pericoli in un mondo che
ha sempre ’’amato le tenebre più che
la lupe”; rischi e pericoli che vale però
la pena di affrontare per non venire
meno alla propria responsabilità.
Tacere, rinchiudersi in se stessi, adagiarsi in un facile conformismo, mancare di mordente, esaurirsi in strutture organizzative in un mondo che
’’langue in terra arida ed asciutti’, e
brancola ”in tenebre di morte” vorrebbe dire per i discepoli e per la
Chiesa di Gesù Cristo avere perso il
senso della propria vocazione, venire
meno alla propria funzione profetica,
rendere vana la propria presenza nel
mondo, in una parola mettere la lam
pada sotto il moggio per rinunziare
ignominiosamente ad ¡essere "la luce
del mondo”, lasciando l’iniziativa ad
altri le cui ideologie sono in contrasto
o quanto meno indipendenti dai principa fondamentali delia fede cristiana, e per meritare l’altra affermazione di Gesù: ”Se la luce che è in
voi è tenebra quanto grandi esse tenebre saranno!”.
In quanto alla noàra Chiesa essa
ha un magnifico stemina: una luce posta sopra il candeliere con il motto:
la luce risplende nelle ¡tenebre.
Io dico che tutto questo è oltremodo impegnativo perchè mentre da una
parte è l’affermazione di un sommo
privilegio, dall’altra è la proclamazione di una grave
responsabilità che
coinvolge la sua
stessa ragione di esistenza; di quel
medesimo privilegio e di quella medesima responsabilità che Gesù ha messo in evidenza nelle parole del nostro testo'. « Voi siete
la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampea per
metterla sotto il moggio, anzi ^ la si
mette sul candeliere ed essa fa lume a
tutti quelli che sono in casa ».
Essere apportatori di luce per le
menti affaticate e eotfuse, per le coscienze ottenebrate e turbate, per le
anime timorose ed affrante, per i cuori ansiosi e smarriti; illuminare altri
con la propria parola, con la propria
condotta, con la propria vita per indurli ad avere l’animo alle cose di sopra ed a glorificare il Signore; in una
parola essere ”la luce del mondo” alla
sola cpndizione di rimanere costantemente e intimamente uniti alla sorgente della vera Luce che illumina ogni
uomo, quale nobile e sacra missione per i discepoli e per la Chiesa di
Gesù Cristo!
A questa missione come singoli credenti e come Chiesa noi intendiamo
riconsacrarci in questa solenne occasione rispondendo con sacro entusiasmo alla superna vocazione che ci è
stata rivolta.
A questa missione intendete in momo particolare consacrarvi voi, giovani fratelli e candidati, ripetendo il
vostro ”si” alla chiamata del Signore;
quel ”si” che sarà accolto con viva
gioia dalla Chiesa e che rimarrà come
il suggello del vostro inestimabile privilegio e del vostro sacro impegno.
Accolga il Signore il nostro e vostro
proposito e nella sua grazia lo trasformi in un quotidiano e fedele servizio
alla sola gloria del suo nome.
Amen.
NOMINE ED INOARICHI VARI
La Tavola è stata riconfermata nelle persone dei pastori: Achille Deodato. Moderatore; Roberto Nisbet,
Vice-Moderatore; Neri Giampiccoli,
Alberto Ricca, Guido Mathieu, sovrintendenti; ing. V. Ravazzini, doti.
Gustavo Ribet, membri laici.
Il cordiale prolungato applauso
che ha accolto questa rielezione e
le parole del Moderatore sono state
la manifestazione esteriore più calorosa della fiducia e della simpatia
con cui la Chiesa circonda i membri della Tavola neU’adempimento
di un compito sempre più gravoso.
La Commissione d’esame dell’operato della Tavola è stata così eletta: pastore Alberto Ribet, presidente; pastore E. Rostan, dott. V.
Zeni, prof. Giorgio Peyronel, membri.
Commissione d’esame della Ciov:
pastore Giov. Peyrot, presidente;
pastore Aldo Coniba, dott. Guido
Bonnet, sig. Mario Corsani, membri.
Ad integrare il Consiglio della Facoltà di Teologia sono stati eletti i
signori : pastore Roberto Comba,
ing. Giorgio Girardet.
Ad integrare la Ciov sono stati
eletti il prof. Leo Bellion ed il geom
Giulio Gönnet.
La Commissione incaricata di studiare le possibilità di attuare l’esigenza « di alleggerire i lavori delT.Assemblea sinodale, concentrandone gli interessi » e di « concedere
inoltre al Corpo pastorale maggior
tempo disponibile per trattare i problemi di sua competenza » è nominata nelle persone dei signori: prof.
Vittorio Subilia, presidente; pasto
ri: Alberto Ribet, Gustavo Bertin,
prof. Bruno Revel, dott. Giorgio
Peyrot, membri.
La Commissione incaricata dello
studio della modifica dell’art. 1 della costituzione valdese è nominata
nelle persone dei signori: pastore
Ermanno Rostan, presidente; pastore E. Aime, dott. Leopoldo Bertolè,
dott. Aldo Ribet, prof. M. A. Rollier.
La Commissione incaricata di riferire al prossimo Sinodo « circa il
.significato e Papplicabilità dei concetti insiti nella decima, onde ridare alle contribuzioni dei credenti il
senso dell’ offerta » è nominata nelle persone dei signori: pastore Oreste Peyronel, presidente; past. Pier
Valdo Parutscia, dott. Giuseppe Vingiallo, dott. Ugo Zeni, Oreste Dotto.
Dopo r emancipazione dell’ anno
1848 il generale Beckwith disse ai Vaidesi : « n vostro compito, da ora innanzi, è di annunziare l’Evangelo in
tutta la penisola italiana. O sarete missionari o non sarete nulla ». Queste
parole del nostro grande benefattore
furono considerate come un comandamento divino. La Chiesa Valdese,
infatti, ha iniziato nella grande patria,
da un secolo, la sua missionq di penetrazione evangelica. Questa penetrazione che va continuata, approfondita
e allargata, più che a tutte le missioni
straniere incombe al Popolo Valdese
erede di una lunga e gloriosa tradizione che è espressione genuina della
più pura religiosità italiana.
Adesso l’orizzonte si è ampliato. La
nostra Chiesa non si muove più sopra un piano nazionale, ma sopra un
piano mondiale, sicché al motto di
Beckwith possiamo aggiungere quello
di Giovanni Wesley : « La mia parrocchia è il mondo ».
Ma per conquistare gli altri bisogna
prima conquistare sé stessi. Prima di
mettere ordine in casa altrui bisogna
mettere ordine nella propria casa. E’
questa una verità elementare. E’ la
nostra casa in ordine? Possiamo noi
come Valdesi offrirci come modello
di fronte agli altri? Perchè la gente,
più smaliziata di quel che pensiamo,
guarda a quello che facciamo, non a
quello che diciamo.
Fissiamo dunque, anzitutto, la nostra attenzione sul popolo Valdese, erede diretto del gran patrimonio di
fede e di vita che gli è stato trasmesso attraverso il fuoco di mille persecuzioni.
Che cosa osserviamo?
I.
Il popolo valdese, che deve la sua
origine e ragion d’essere alia religione, è attualmente diviso in quello che
ha sempre costituito l’unica sorgente
della sua forza.
Da una parte c’è la Chiesa Valdese, organizzata da quattro secoli, dall’altra ci sono i Valdesi che vivono
ai margini di essa e costituiscono un
mondo a parte che si va stendendo
sempre più.
In questo mondo ci sono i nostri
fratelli che, per ragioni economiche,
sono stati strappati alle nostre Valli
e scaraventati ai quattro angoli del
mondo, in Europa e specialmente di
là dagli oceani, nell’Argentina, nell’Uruguay, negli Stati Uniti, nel Canadá. Questi figli della nostra terra, sangue del nostro sangue, sciami dell’alveare alpino, corrono un grande rischio, il rischio di essere completamente assimilati dall’ambiente e di dimenticare « la roccia donde sono stati tagliati ».
Ci sono poi i Valdesi che per varie
ragioni hanno abbandonato la casa avita in cerca di lavoro. Molti si sono
stabiliti nelle città e sono venuti in
contatto con le nuove idee sociali, economiche e politiche che li hanno a
poco a poco allontanati dalla Chiesa.
Ci sono d’altra parte i contadini rimasti soli e >disorientati nei villaggi
remoti delle parrocchie di montagna,
villaggi che si vanno spopolando in
modo allarmante.
Ci sono poi i Valdesi che, pur vivendo presso le Chiese, sono indifferenti, agnostici, talvolta ostili alla
Chiesa. Non la frequentano più, non
ne accettano i donuni, anche i dommi
che per noi sono essenziali, ma desiderano ed anche pretendono essere
valdesi, non staccarsi dalla comunità
etnica valdese. E fanno onore al po
polo valdese con la loro attività, con
le loro iniziative di ordine economico,
sociale, politico e culturale.
Compito della Chiesa che porta il
nome di Valdese è di occuparsi anzitutto di questi correligionari in nome
della religione di cui è la rappresentante ufficiale, in nome dell’amore cristiano, essenza stessa della religione,
principio che deve spingerla a consacrarsi a tutti i correligionari dentro e
fuori della Chiesa e specialmente a
quelli di fuori perchè hanno più bisogno di amare. Il monito biblico è
chiaro : « Se alcuno non provvede ai
suoi e principalmente a que’ di casa
sua egli ha rinnegato la fede ed è
peggiore che un infedele » (I Tim.
5: 8).
Ma come compiere questa missione?
Il pastore Ernesto Giampiccoli, in
una controrelazione al Sinodo, anni
fa, formulò questa parola d’ordine:
« Usciamo dalle Chiese! ».
Questa raccomandazione così decisa non ha perso la sua attualità. Non
vuole significare che le Chiese hanno
oramai fatto il loro tempo e che conviene abolirle, ma che è necessario
andare verso quelli che non vengono
nei nostri templi; andare ai disseminati, agli isolati per dimostrar loro la
nostra simpatia, comprendere la loro
posizione, rispondere alle loro aspirazioni. Dobbiamo avvicinarci a quelli
che vivono al margine della Chiesa.
Non li scomunichiamo se sono tiepidi
o addirittura freddi nei riguardi della
Chiesa; non diamo loro l’ostracismo
ma ascoltiamoli, apriamo loro le colonne dei nostri giornali, incoraggiamoli nelle loro iniziative. Siccome, pur
salvaguardando il loro particolare modo di vivere, vogliono esserci fratelli,
perchè respingerli?
Quante cose utili la nostìra Chiesa
imparerebbe da questi scambi di idee
fatti sopra un piano di cristiana tolleranza! Si vedrebbe senza dubbio obbligata a fermarsi ad esaminare sinceramente e umilmente la sua situazione morale e spirituale. Si dovrebbe
forse convincere di essersi irrigidita
in forme e sistemi che hanno fatto il
loro tempo e che è giunta l’ora di abbandonare pur mantenendo l’essenza
del Vangelo.
Questi scambi di idee sono tempre
possibili tra Valdesi perchèK chiunque
essi siano e qualunque sia la loro filosofia particolare, sono tutti discendenti degli stessi eroi della fede. C’è pertanto un punto di contatto sicuro, una
base comune di discussione franca e
cordiale come si addice a fratelli.
Infatti, malgrado la loro enorme dispersione, i Valdesi si sentono in fondo sempre uniti dalla loro comune tradizione.
E’ bello, bellissimo, lo spettacolo di
Valdesi che s’incontrano per la prima
volta nel vasto mondo e che si stringono la mano con effusione come se
fossero vecchie conoscenze. Spariscono allora le differenze tra pastori e
laici, uomini di Chiesa e uomini che
vivono al margine di essa, professori
e contadini, padroni e operai. I cuori
vibrano all’unissono, toccati da un u
nico stimolo: la fratellanza valdese
E’ come se si risvegliasse, ad un trat
to, il sentimento di famiglia, della
grande famiglia valdese. E quando la
via del cuore si apre, è facile vincere
gli ostacoli creati dall’intelligenza,
dall’abitudine e dai pregiudìzi tradizionali. Ernesto Tron
{contìnua)
2
I —
L'ECO DELLE VALDESI
Le trattative con la Chiesa MMsta
La relazione della Tavola, su questo argomento, riferisce obiettivamente lo svolgimento delle trattative stesse nel decorso anno; ricorda il Convegno pastorale di Studio a Torre Pellice ed Agape (Agosto 1954), due incontri della Tavola Valdese col Comitato Permanente Metodista, l’attività
della Commissione Valdese di studio
incaricata di « esaminare problemi
giuridici relativi all’Ente amministrativo e rappresentativo » ed i suoi incontri con la analoga commissione
metodista, per stendere una relazione
« sul profilo ecclesiologico risultante
dell’unione s.
La relazione della Tavola riproduce poi in extenso due o. d. g. votati
dal Sinodo Metodista (aprile 1955).
Nel primo si conferma il proprio mandato al Presidente Sovrintendente generale e al Comitato Permanente di
proseguire col Moderatore e la Venerabile Tavola Valdese le trattative in
corso, auspicando il felice risultato,
poiché sf rileva che non esistono ostacoli insormontabili di carattere giuridico per l’attuazione del piano di
unione tra le due Chiese.
Nel secondo si esprime il desiderio
che le suddette Commissioni (Liturgia
e Catechismo) delle due Chiese trovino il modo di incontrarsi e di concludere insieme il lavoro di revisione dei
vecchi testi fin qui condotto separatamente, considerando i vantaggi che
deriverebbero alle comunità Metodiste e Valdesi dall’uso del medesimo
testo liturgico e catechetico, anche in
vista dell’auspicata unione ecclesiastica.
In un irwontro del 14 giugno, sulla
base di due relazioni, una del pastore
Metodista Giovanni Ferreri, l’altra
del pastore Valdese Neri Giampiccoli, è stata approfondita l’indagine « sul
profilo ecclesiologico dell’organismo
che dovrebbe risultare dall’unione ».
Dalla relazione della Tavola si ricava l’impressione che, seppur lentamente, le trattative procedono verso
la meta dal due Enti auspicata, anche
se rimangono tuttora grossi problemi
insoluti, per esempio : « le difficoltà di
un cambiamento di nome inerenti alla
particolare natura della Tavola Valdese », difficoltà che non sembrano
incontrare la dovuta comprensione da
parte metodista.
La relazione della Comm. d’esame
rifà la storia delle trattative, risalendo
al 1953, in modo da dare un quadro
preciso della situazione; poi fa il punto della situazione: da un lato l’affermazione della persuasione profonda e
sentita del valore intimo della fedeltà
al nome Valdese, per il suo contenuto
ecumenico, d’altro lato la precisazione del valore del termine metodista,
in quanto espressione di un particolare valore nel campo evangelistico
italiano. La contro-relazione pone poi
in rilievo l’ombra funesta che grava
su queste trattative: il timore di un
assorbimento da parte della Chiesa
Valdese. Poiché, allo stato attuale delle cose, appare che il vero ed unico
ostacolo é costituito dalla impossibilità della parte valdese di deflettere
dalla conservazione del nome di valdese, la controrelazione propone che,
salvi ed integri permanendo i due attuali organismi (Ch. Valdese e Ch.
Metodista) con i loro nomi, venga costituita una unione ecclesiastica.
La controrelazione avverte che non
intende presentare un progetto concreto, ma solo indicazioni (si dovrebbe avere un Sinodo Unito ed a sezioni
separate)-, si parla di « problematica ».
Su queste basi, si inizia la discussione
con due ponderosi e ponderati interventi del pastore A. Ribet e del prof.
M. A. Rollier che pongono in evidenza alcuni temi che verranno successivamente ripresi, sviluppati, approfonditi, o corretti e contraddetti da numerosi oratori che si succederanno per
tutta la giornata di mercoledì (ma la
giornata non basterà). Ricordiamo fra
i tanti: il Moderatore, i pastori: N.
Giampiccoli, G. Girardet, A. Sbaffi,
C. Gay, R. Comba, prof. B. Fevel,
dott. G. Peyrot, pastori: E. Rostan,
E. Geymet, prof. V. SubUia.
Il Sinodo ascolta così un oratore
fare una interessante lezione di storia
dell’evangelismo italiano, intesa a
chiarire la posizione storica del Metodìsmo di oggi, erede della tradizione wesleiana, episcopale e della Chiesa Libera; ode parlare del mito della
Chiesa nuova, caratteristica del meto
dismo, che viene analizzato e presentato come la sopravvivenza di un mito ohe é stato il fallimento di un sogno risorgimentale. Da un altro oratore ode una penetrante analisi del
senso di malessere che il protrarsi di
queste trattative diffonde nell’ambiente sinodale ed ecclesiastico in senso
lato: analisi che permette al Sinodo di
rendersi meglio conto del modo in cui
sono state condotte le trattative e della reale consistenza degli ostacoli che
sono sorti sul loro cammitto.
Alla Tavola viene rivolto il rimprovero di aver adottato una tattica
che può apparire dilazionatrice, anteponendo la discussione su , vari problemi all’affermazione della permanente validità del nome valdese. Ma
poteva, osserva il Moderatore, insistere preliminarmente su questo nome,
quando ciò avrebbe praticamente significato chiudere le trattative prima
di iniziarle?
Ed il Sinodo sente che queste schermaglie procedurali e giuridiche che
vengono ora evocate non sono solo
schermaglie di sottili ed esperti in diritto più o meno ecclesiastico, ma sono una via, forse l’unica che si poteva
trovare, per cercare di giungere in
qualche modo alla meta, o per lo meno per mantenere in vita le trattative
stesse.
Il Sinodo, nella sua- maggioranza,
non intende rimettere in discussione la
eventualità di dare un nuovo nome
all’organismo risultante dalla fusione
delle Chiese Metodista e Valdese: esso dovrà continuare a chiamarsi Valdese. Alcuni oratori sottolineano ancora, ad abundantiam,. i motivi che
spingono alla fedeltà al nome: non di
natura giuridica o nazionale, ma ecumenica.
D’altra parte il Sinodo avverte, ed
é fatto avvertito da vari interventi,
che proprio la rinunzia a questo nome
potrebbe costituire la sola garanzia di
cui i Metodisti sarebbero disposti ad
ammettere la validità, contro ogni pericolo di assorbimento. Si é parlato
spesso infatti di una fobia dell’assorbimento che travaglierebbe i metodisti. Una acuta disquisizione di un oratore ne caratterizza la genesi e gli sviluppi: le trattative sono state inficiate
da un equivoco e da incomprensioni:
i metodisti (e non solo loro) avrebbero un certo reverenziale timore per la
nostra « corporalità » ecclesiastica,
troppo istituzionale, troppo pesante
(cinquanfanni fa si sarebbe detto:
troppo piemontese!; leggere a questo
proposito il libro del pastore Santini
su Gavazzi!): questa solidità valdese
che disdegna Vevangelizzazione popolare, la distribuzione dell’opuscolo o
volantino per le vie, é, o appare, pesante.
Date queste premesse era difficile
creare il clima adatto ad un felice esito di trattative, nonostante la migliore buona volontà, per reciproca incomprensione, non tanto fra le singole comunità, quanto nella unità denominazionale.
In questo clima di sospetto e incomprensione reciproci, anche le garanzie offerte dalla parte valdese possono venire considerate con sospetto
appunto perché i metodisti avvertono
spontaneamente quello che anche in
questo Sinodo qualche oratore ha sottolineato: la inevitabile maggioranza
valdese in qualsiasi organismo risultante dalla fusione delle due Chiese.
Per continuare o impostare su nuove
basi eventuali nuove trattative, osserva un oratore, bisogna porsi sul piano
psicologico e comprendere la fobia
della presenza della Chiesa Valdese
« denominazionalmente intesa », altrimenti si continuerà come finora a lavorare sulla sabbia; bisogna rendersi
conto del come nasca naturalmente il
desiderio in una minqranza di annullare il suo stato di inferiorità di fronte ad una maggioranza (reale o presunta) creando un organismo nuovo
(inesatto quindi parlare di mito): l’unica garanzia di questa « novità » consisterebbe nella rinunzia al nome antico (Valdese).
E così, se si chiariscono in modo
adeguato i dati del problema, non lo
si risolve ancora; ci si rende solo conto, in modo più crudo, di essere giunti ad un impasse. Si tratta ora di uscirne; a trovare questa via d’uscita il Sinodo passa lunghe ore di appassionata ricerca; o. d. g. vengono presentati;
una commissione viene nominata (com
posta dal prof. V. Subilia, presidente;
membri: pastore A- Sbaffi, E. Rot
stan, C. Gay, prof. M. A. Rollier) per
redigere un o. d. g. che riassuma il
senso della discussione; emendamenti vengono presentati, e l’o. d. g. deve
essere rifuso.
Prima di giungere alla conclusione,
varie soluzioni vengono prospettate.
Al termine di una analisi delle differenze che corrono tra la Costituzione
Valdese e l’ordinamento metodista,
un oratore ritiene che nella Costituzione e nell’Ordinam&pto giuridico
valdese, si potrebbe trovare una vìa:
presbiteriano in lìnea dì massima, il
nostro ordinamento é ricco di venature congregazionaliste: un ritorno alle
origini, quando si parlava « des Eglises Vaudoises », appare particolarmente suggestivo,^ in quanto permetterebbe di aprire 'delle trattative su
basì concrete.
La discussione si sposta quindi sul
piano giuridico: si'propone da un oratore di modificare l’articolo primo della nostra costituzione, in modo da
dare ai metodisti la sensazione che le.
loro comunità potrebbero conservare
le loro caratteristiche specifiche (come nel caso dì Cdtanzaro e di Bergamo).
Queste varie proposte, seppur non
conclusive, hanno il merito di orientare il Sinodo verso quella che risulterà la via buona: creare un clima di
recìproca comprensione, nel riconoscimento della validità della fedeltà
al proprio nome; in questo clima lavorare insieme.
Poiché la soluzione di una Unione
ecclesiastica prospettata dalla Commissione d’esame lascia perplesso il
Sinodo per là complessità dei problemi ch’esso coinvolge, il Sinodo stesso
si orienta in un primo tempo verso
« un patto » proposto dalla Comm.
incaricata dal Seggio di preparare un
o. d. g. conclusivo. Il prof. V. Subilia
illustra il significato, la portata ed ì
precedenti storici di questo termine:
patto (covenant): con esso i congregazionalisti e presbiteriani hanno potuto superare il punto morto a cui
erano giunte le loro trattative: é un
sacro impegno a camminare e lavorare insieme sotto lo sguardo di Dio,
non un passo indietro o una scappatoia, anche se non si specifica per ragioni di opportunità questo lavoro in
comune (come taluno desidererebbe).
Sennonché anche questo concetto
dì <1 patto » viene abbandonato, in sede dì discussione del proposto o. d. g.,
dal Sinodo che si trasforma, per adoperare un’espressione del vice presidente del Sinodo, in un’appassionata
commissione di redazione dello, d. g.
stesso; più che una discussione, una
conversazione: in cui proposte e suggerimenti sì succedono e si accavallano in modo che il nuovo o. d. g. anche materialmente é lespressione della volontà del Sinodo.
11 Sinodo Valdese,
considerando la sostanziale unità
esistente con la Ch. Ev. Met. d’Italia,
unità che si palesa nel vivo desiderio
di una comune presenza evangelica,
nella rivalutazione del sacerdozio universale, nella concorde volontà di una
piena indipendenza dallo Stato, e, in
caso di unione organica, nella accettazione della Confessione di fede del
1655 integrata dall’atto dichiarativo
del 1894;
corifessa di non poter rinunciare ai
valori vocazionali ed ecumenici contenuti nel nome di Chiesa Evangelica
Valdese e nei valori giuridici di cui
1 Ente Tavola Valdese è espressione
nei confronti della Chiesa e dello Stato;
riconosce la vocazione specifica della Ch. Metodista ed i suoi doni spirituali come pure il desiderio di conservare l’uno e gli altri in una nuova
organizzazione ecclesiastica;
da mandato alla Tavola di proseguire la ricerca e lo studio di un piano d’unione, fondato sui concetti di
unione di chiese e d’autonomia ecclesiastica;
invita intanto le due Chiese ad impegnarsi più concretamente a camminare insieme nelle vie del servizio cristiano e della testimonianza evangelica, attuando una vita ecclesiastica comune, nella convinzione che il Signore suggerirà Egli stesso i mezzi ed i
modi per superare gli ostacoli, onde
pervenire alla manifestazione di una
più completa unità.
O. d. g. così chiaro nella sua sincerità, da esprimere Veffettiva volontà
del Sinodo, per cui viene approvato
dai 140 membri del Sinodo, con soli
3 no e 4 astenuti.
LA SITUAZIONE FINANZIARIA
Come è noto il sinodo scorso riprendendo un deliberato del Sinodo
19,53 aveva invitato tutte le Chiese a
versare una contribuzione annua che
permettesse alla Tavola di far fronte alle esigenze del bilancio ordinario (pagamento degli assegni degli o]>erai della Cliie.sa) senza costringere
la 7 avola stessa a integrare per le
spese ordinarie i contributi insufficienti della Chiese mediante proventi degli stabili di recente costruzione,
proventi che aVr^bero dovuto esser
destinati a ridurrà lo scoperto del bilancio straordinario, in base al piano di ammortamento predisposto dalla Tavolati.
Si tratta insomma di mi circolo vizioso: mancano, per colpa delle
Chiese, i mezzi per far fronte alle esigeiize del bilancio ordinario; si deve quindi ricorrere ai proventi che
dovrebbero permettere di far fronte
alle esigenze del bilancio straordinario. E poiché, purtroppo, la cassa
è unica, la tecnica distinzione in bilancio ordinario e straordinario si ri ■
vela illusoria: quello che è reaje è il
deficit. Deficit che oltre ad essere
■spiacevole in sè c per se, lo è particolarmente nel nostro caso perchè
esso impone dolorose limitazioni all’attività della Chiesa stessa. Prescindendo infatti dalle molteplici possibilità di intensificare l’opera evangelistica a cui la Tavola non può far
fronte, per ragioni economiche, lo
stesso mantenimento dello statu quo
appare sottoposto a dolorose limitazioni che pregiudicano gravemente
il normale sviluppo della vita delle
singole comunità. La Chiesa di Bari
attende la soluzione del problema del
.suo locale di culto da anni; lo sviluppo dell’opera a Colleferro ed a Camj>obasso è condizionato dall’acquisto
di un locale di culto; così pure ad
Agrigento, mentre a Pisa ed a Livorno si impongono improrogabili lavol'i di re.stauro.
Anche qui siamo in presenza di
un circolo vizioso: si reclama un più
razionale sfruttamento dei nostri stabili (che sarebbe possibile), ma mancano i mezzi per rendere possibile
questo sfruttamento!
Nonostante queste molteplici difficoltà che la relazione della Tavola
pi-ospefta crudamente, la Tavola
stessa pone in evidenza alcune note
che inducono ad un certo cauto ottimismo. Per quanto le singole Chiese
non abbiano raggiunto il richiesto
aumento di 15 milioni nelle loro contribuzioni, è rallegrante il fatto che
asse si siano avvicinate alla mèta;
più rallegrante il fatto che alcune comunità abbiano fatto un reale sforzo, dimostrando di sentire il significato spirituale di un impegno in
qne.«to campo.
La Tavóla ha però l’impressione
( che non sembra del tutto infondata)
che nel « seno di parecchie delle nostre Comunità ci siano ancora molte
persone che i Consigli di Chiesa dovrebbero rendere sensibili alla loro
dirotta responsabilità nei riguardi
•teliaspetto economico della vita della Cdiiesa ». Senza proporre l’ado
zinne di metodi specifici, la Tavola
ritiene che possa essere opportunamente meditato Po. d. g. votato dalla Conferenza del II distretto e che
suona così : « Ltì Conferenza dei II
distretto chiede al Sinodo di invitare i membri delle comunità ad assumere in coscienza l’impegno di offrire alla Chiesa una percentuale fissa,
liberamente decisa dei loro introiti ».
La Tavola si rallegra pure della
generosità di quei fratelli ed amici
che ha permesso la costituzione di
un fondo speciale che ha permesso
d’assicurare alla Amministrazione la
possibilità « di provvedere alle necessità dei mesi estivi ed autunnali »
c di sbloccare alcune difficili situazioni, createsi nel passato, in rela
psicologico alcuni oratori, fra cui il
l»astore E. Rostan si domandano se
non sarebbe controproducente votare un o.d.g. che cliiede un nuovo
aumento quando troppe parrocchie
non hanno ancora raggiunto la quota fissata dai precedenti sinodi.
Secondo il pastore E. Ro.stan quello che importa non è votare o.d.g.,
che troppo spesso lasciano il tempo
che trovano, ma impegnarsi a fondo
ifi 'm odera che ailoiida l.B^ue. radici nei tterre/io spirituale. Il Moderatore sottolinea alcuni aspetti del j)roblema; pur prendendo atto dei progressi fatti, vi è ancora posto per altri sviluppi di un’attività che se ha
un aspetto organizzativo che non va
trascuralo, ha pure il suo a.spetto
luminoso e fondamentale nell’impc
gno personale (una decima volo’-'-^'
ria, come projmne la Conferep-à del
li Distretto).
Attività die per esser de
ve potersi svolgere i~ fu clima di
fiducia e di comp>^ùsione; senza di
esso, osserva il dott. Gustavo Ribet,
membro del^f Tavola, si lede il pre
Lna innovazione, dal punto di vista contabile, è quest’anno costituita
dal fatto che il capitolo Istruzione
secondaria non fa più parte della
Cassa Culto; praticamente ciò non
costituisce alcuna differenza, poiché
il deficit c’era prima e rimane anche
ora: ma lo si vuol porre in evidenza, per far comprendere, a quanti
amano (a parole) Collegio e Scuola
Latina che .solo con il danaro si può
aiutare praticamente questi istituti.
Dopo l’ampia relazione dèi pastore Guido Comba che tocca le varie
voci del bilancio consuntivo e preventivo, il dottor Isenburg della
Commissione d’Esame imposta il
problema dell’adeguamento delle
contribuzioni alle nuove necessità
della Chiesa. Come risulta dall’esposizione finanziaria, le parrocchie
pur avendo progredito sulla via della generosità, non hanno ancora raggiunto la mèta che risulta oggi inadeguata, per cui si impone un ulteriore aurhento; ma dal puntò di vista
lizzati (anche nelle Valli Valdesi),
ma i sacrifici veri e propri non sono ancora numerosi (neanche nelle
Valli Valdesi); se molti membri di
Chiesa facessero una proporzione fra
quanto hanno in questi ultimi mesi, ricevuto sid solo piano materiale, e la loro colletta, l’oratore ha
l’impressione che rimarrebbe ancora libero un certo margine, prima
di arrivare al sacrifizio!
La discussione si conclude con la
approvazione del seguente o.d.g. :
Il Sinodo, conscio delle esigenze
economiche della Chie.sa specie nelV attuale momento ed in relazione
all’aumentato numero degli operai,
ricorda ai distretti il dovere di raggiungere le mète precedentemente
indicate.
Ringrazia le Comunità per l’aumento realizzato nel 1954-55, ma deve fare affidamento sui .singoli membri per mi ulteriore adeguamento
delle contribuzioni del 1955-56 alle
esigenze odierne.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
la sìtnazìone dell’opera
W
La relazione della Tavola al Sinodo ricordata « /« severa e scrupolosa
nutocrìtica » del Sinodo passato, da
cui l- nato il richiamo del « ritorno
alla Bibbia », tenta di formulare un
bilancio dell’anno ecclesiastico 195455.
Il senso di delusione che si è manifestato in alcuni vien fatto risalire
dalla relazione della Tavola al fatto
che taluno aveva potuto credere che
ci, si sarebbe trovati in presenza di
una « campagna clamorosa di Risveglio », il che non è stato « perchè
non era intenzione nè della Tavola
nè del Sinodo ». La Tavola precisa
a questo proposito, il suo intento:
tt che ognuno, e quindi tutta la Chiesa, mediante una disciplina perseverante, volontariamente accettata, sia
portato all’ubbidienza della Parola ».
La 'l’avola ritiene quindi che non si
possa trarre ora « valutazione di qualsiasi genere »; si tratta j)iuttosto di
saggiare la bontà degli strumenti
mes.si a disposizione delle comunità
e di intensificare ulteriormente l’impegno dei Concistori in questo campo
La Tavola è convinta che un apj>rofondiniento di meditazione in questo
senso non potrà non portare benefici frutti anche per quanto si riferisce all’attuale impostazione del nostro lavoro, in cui .“i accentuano le
caratteristiche parrocchiali, statiche
e si jterde il dinamismo del movimento. La relazione sottolinea a questo j>roj)osito il fatto che « ogni piccolo gruppo che si forma vuole il
suo pastore » e tende a cristallizzare
la sua attività nel l’organamento parrocchiale; pone in evidenza come
questo icnonieno limiti gravemente
hi pos.sibilità di penetrazione e di
esjiaiisione della nostra Chiesa, sia
j)erclu'' il numero dei pastori non è
sufiìcienle. -sia perchè rivela la mancanza (li (|uadri locali capaci di j)rovvedi r<* M al mantenimento e allo svila pjio della vita della comunità ».
Per ovviare, almeno parzialmente,
agii inconvenienti connessi con questo stato di co.se la Tavola « ha studiato acivirafarnénie la póSsìbitttà di
un ministero itinerante in determinale zone ».
Ouest’ullimo paragrafo è il primo
a venire alla ribalta delle discussioni sinodali, in seguito ad un intervento del pastore U. Beri il quale ril*ya (’he la sistemazione del campo
<li \yoro avviene ancora in base a
‘^riterv tradizionalisti, non adeguati
alle nee»^ità. pel flusso migratorio
nelle \aìu, esempio, non si può
ignorare che hi parrocchie di alta
montagna si vrivm spopolando, a
tutto vantaggio del ìb^o Valli; eppure la dislocazione pa>KyaIe
ne immutata. ^
Dopo un intervento del Vice-Moderatore, che fa os.servare come il
problema si possa anche esaminare
da un altro punto di vista: cioè tenendo presente le caratteristiche della nostra opera, che è missione evangelistica, e che quindi j)uò perfettamente giustificare la presenza di un
pastore anche dove non ci sia neppure un evangelico, (e questo a prescindere dalle situazione topografiche locali), la discussione verte sulle
caratteristiche della nostra opera e
sulla istituzione del pastorato itinerante.
Si mette così in rilievo come la nostra opera di evangelizzazione, in
questo momento, sia prevalentemente o])era di diaspora, strumento prezio.so per sfruttare le situazioni che
la grazia di Dio offre alla Chiesa.
Che cosa s’abbia da intendere con
(juesta espressione « ministero itinerante » non appare chiaramente dalla relazione della Tavola, e si ripercuote sull’andamento della discussione,. Il Moderatore domanda al Sinodo di esprimere il suo parere in
merito, in modo da dare gli elementi sufficienti alla Tavola. Ma se non
])ochi sono gli interventi, non numerosi sembrano gli elementi pratici.
Vi è cosi un elegante dibattito su alcune quistioni di principio: concentrare l’attività nelle parrocchie già
regolarmente costituite e viventi, in
modo che esse diventino centro di
jiropulsione evangelizzatrice, o le
comunità in formazione devono esse
essere centri di propulsione e irradiazione? Si deve parlare di minisiero itinerante o di ministeri, itineranti? Secondo una immagine del
prof. Gioii. Miegge si tratta di avere
dei barba motorizzati che vadano
pellegrinando di luogo in luogo, fermandovisi il tempo necessario per
una campagna di annunzio, con ritorno alla base dopo un anno, oppure di équipes di pastori aventi sede
in un determinato centro e di li irradianti in una determinata circo.crizione territoriale?
Il pastore Neri Giampiccoli chiarisce il pensiero della Tavola, che non
intende proporre soluzioni miracoli.stielle, ma atlcontare soluzioni particolari, in determinate zone, dove si
trovano piccoli gruppi che non possono costituire diaspora, per la mancanza di un centro su cui gravitare,
o per difficoltà di comunicazioni
A conclusione del dibattito il Sinodo approva un o. d. g. con cui si
invita la 'favola a proseguire nello
studio della istituzione di ministeri
itineranti dove lo ritenga opportuno.
In merito alla cosidelta campagna
per un ritorno alla Bibbia, la Comnj.
d’Esaire riprende e sviluppa le considerazioni contenute nella relazione
della Tavola: si tratta di eliminare
gli equivoci sorti e chiarire se si intende parlare di un movimento revivalistico o di un processo di lenta
maturazione del messaggio biblico
nella coscienza degli individui. Anqui
che qui la discussione che tarda ad
accendersi, tocca vari punti secondari prima di trovare il motivo centra
le.
In un jirimo tempo la discussione
indugia ad esaminare i risultati della campagna e la bontà degli strumenti di cui le parrocchie hanno potuto disporre nello scorso anno, dopo che, in via preliminare, il ViceModeratore ha fatto notare che quand’anche si fosse solo ottenuto una
maggiore conoscenza materiale della
Bibbia, questo si potrebbe già considerare come un notevole successo. Il
pastore A. Ribet osserva che si può
jiarlare di risultati positivi, come lo
dimostrano gli o. d. g. delle Confelenze de! II e III distretto.
Tutti concordano sull’opportunità
di continuare la « campagna », di
jieriezionare gli strumenti, di estendere ai predicatori laici le « note omUeiiche » che raccolgono il plauso
iienerale. Poiché, come osserva il
Moderatore, si ha l’impressione che
non vi sia stato un impegno totale
nelle Chiese tutte, forse perchè mancava l’elemento s])ettacolare di una
(( canijiagiia » revivalistica, e non si
è da tutti comjireso l’importanza della concordia nell’azione umile dell’impegno, sembra opportuno di ritiiiamare le Chiese al senso della serietà di questo impegno. Il pastore
C. Gay allora, per centrare il problema nel senso indicato dal Moderatore, propone l’invio di un messaggio alle Chiese. SuU’opportunità di
inviare questo messaggio si discute,
ora, in quanto alcuni lo ritengono
superfluo e troppo solenne, mentre
altri lo ritiene utile per richiamare
le Chiese alla serietà dell’impegno
ricliiesto. Dopo un appassionato intervento del pastore C. Lupo, si decide che un messaggio verrà mandato
alle Chiese e distribuito a tutti.
La sede della Facoltà Valdese di Teologia
La Facoltà Valdese di Teologia
Come la nostra stampa ha ampiamente riferito, si è compiuto quest’anno il primo secolo dì vita della nostra
Facoltà; è stato un anno pieno dì fervida attività.
Anno accademico, il prof. Ed. Rochedieu dell'Università di Ginevra ha
letto in lingua italiana un corso di
psicologia religiosa. Conferenze su argomenti vari sono state tenute da studiosi dt altre Facoltà. Particolare rilievo ha avuto, il 24 aprile, il ricevimento nell’Aula Magna della nostra Facoltà di « cinquanta teologi evangelici,
di varie nazioni europee, convenuti a
Roma in occasione deH’VIII Congresso internazionale di Storia delle Religioni. Dopo il saluto del decano e del
prof. Giovanni Miegge, rivolsero cordiali messaggi alla nostra Facoltà il
prof. Federico Heiler (Marburgo), il
prof. Bic (Praga), il prof. Porteous (Edimburgo), il prof. Fichtner (BethelBielefeld); quest’ultimo offriva una
borsa di studio presso quella Facoltà
a uno studente valdese ». Numerose
altre visite di teologi stranieri hanno
permesso di stringere vincoli con Facoltà sorelle e stanno a testimoniare
della stima e della considerazione in
cui è tenuta la nostra Facoltà.
Il prof. Giovanni Miegge, a sua volta, ha tenuto un corso su Calvino e
Karl Barth all’Istituto ecumenico di
Bossey e all’università dì Ginevra.
Studenti ed esami. Anno di attività
normale, con quattro studenti interni
iscrìtti ad ognuno dei primi tre anni.
Il corpo insegnante non ha subito variazioni; si è potuto contare, anche
quest’anno, sull’apprezzata collaborazione di alcuni professori incaricati.
La biblioteca continua ad essere lo
oggetto delle amorose cure del decano e ad arricchirsi dì scaffali e libri,
grazie ai contributi di Facoltà sorelle
e dì amici.
Il convitto è stato una simpatica palestra di vita comunitaria, accogliendo
studenti e studentesse di altre Facoltà
universitarie e Accademie, di varie
nazioni.
Le finanze pur segnando un passivo
dovuto alla necessità di andar incontro alle necessità degli studenti in condizioni economiche disagiate, possono
essere considerate con un moderato ottimismo.
La domenica della Facoltà concepita come « proclamazione evangelica...
feconda di vocazioni al ministero pastorale » ha segnato un progresso sugli anni scorsi, essendo stata celebrata
in quasi tutte le chiese valdesi.
La rivista Protestantesimo ha dovuto lottare con la « limitatezza dei mezzi e degli uomini su cui può fare affidamento ».
IL NUOVO REGOLAMENTO
Come forse qualche lettore ricorda,
10 scorso Sinodo si era trovato in presenza di un progetto di nuovo regolamento, proposto dal Consiglio di Facoltà. Sennonché il Sinodo stesso aveva manifestato la sua perplessità per
11 fatto che questo progetto non era
accompagnato da una relazione illustrativa dei criteri ispiratori della nuova redazione; sì era espresso il desiderio di poter procedere ad un esame
approfondito, avendo sotfocchi il testo antico, e quello nuovo. A conclu.fione di un animato dibattito si era
giunti alla conclusione di demandare
ad una commissione nominata dal
Seggio del Sinodo di esaminare il progetto del Consiglio di Facoltà e di riferirne al Sinodo successivo. La Commissione di studio fu nominata dal
Seggio nelle persone dei signori: Neri Giampiccoli, pastore, presidente,
Carlo Gay, pastore; prof. Giorgio Peyronel, dott. Giorgio Peyrot, dott. Aldo Ribet.
Questa commissione, dopo un accurato Studio, ha presentato al Sinodo
le sue conclusioni: una relazione e
proposte di modifiche a vari articoli
del progetto presentato dal Consiglio
di Facoltà al precedente Sinodo. In
conclusione il Sinodo 1955 si trova in
presenza dell’antico testo, dì un testo
proposto dal Consiglio di Facoltà 1954
e un testo proposto dalla Commissione di studio incaricata di riferire al Sinodo 1955, sul quale il Consiglio della Facoltà, presieduto dal Moderatore
riferisce, nella relazione, di aver formulato alcune riserve.
Ecco ora brevemente alcuni dei
punti più importanti su cui il Sinodo
1955 è chiamato a pronunziarsi:
a) Ordinamento degli studi; programma e distribuzione dell’insegnamento. La Commissione è favorevole
alla distribuzione in cinque cattedre
ed alla nomina di un quarto professore; attufflmente gli Ordinari sono tre:
prof. Valdo Vinay {decano - cattedre
di Storia della Chiesa e Teologia pratica), prof. Giovanni Miegge {cattedre
di teologìa esegetica dell’A. Testamento e del N. Testamento), prof. Vittorio
Subilia {cattedra di teologia sistematica). La Commissione non si nasconde
che esistono alcune difficoltà pratiche
che ostacolano la nomina di un quarto professore: « la scarsità del personale a disposizione della Chiesa e lo
aggravio finanziario che comportereb
be per la Facoltà stessa l’assunzione
di un nuovo docente ».
La Commissione, pertanto, presenta un o. d. g. in cui si invita il Sinodo
a riconoscere la necessità della nomina di un quarto professore per la cattedra di teologia esegetica dell’Antico
Testamento e si « invita il Consiglio
della Facoltà di Teologia a ricercare
nel modo migliore e più spedito l’attuazione dei presupposti economici
necessari perchè il Sinodo possa procedere a detta nomina ».
In merito ai corsi suppletivi {o Lettorati) la commissione presenta un o.
d. g. in cui Tavola e Consiglio di Facoltà vengono invitati ad avvalersi dell’opera di pastori o altre persone particolarmente qualificate allo scopo di
offrire agli studenti un quadro vivo
ed un contatto fecondo con le Chiese,
le situazioni locali e i temi di particolare importanza nella vita del paese,
ecc.
In stretta connessione con questo
paragrafo è l’attività della biblioteca,
in fase di rigoglioso sviluppo. La Commissione se ne compiace, ed esprime
il desiderio che in qualche modo il
Consiglio di Facoltà possa assicurare
« il servizio di prestito domiciliare ed
eventualmente un servizio di fotodocumentazione a favore del corpo pastorale e di quelle persone che offrano suflScienti garanzie ».
b) Esami e titoli.
Tutta una serie di problemi tecnici sono affrontati e risolti dalla Commissione, in relazione a quello che costituisce il tema fondamentale: la qualifica del titolo abilitante all’esercizio
del ministero pastorale. La Commissione ritiene « che il titolo in possesso
dei nostri pastori debba esser valutato allo stesso grado di un titolo universitario italiano; anche se non ufficialmente riconosciuto »; pertanto
chiede la rivalutazione della tesi finale, a conclusione del ciclo di studi,
{contro la sua riduz.ione a una semplice esercitazione).
In considerazione « della serietà accademica della nostra Facoltà » e per
ragioni di opportunità e di prestìgio,
la Commissione è favorevole all’articolo del progetto del Consiglio di Facoltà in cui si contempla la possibilità
di « conferire il dottorato in teologia
per titoli e per esami od honoris causa ».
c) Amministrazione.
Come è noto, in origine « la Facoltà ebbe completa responsabilità amministrativa {autonomia): dopo il 1915
rimase al Consiglio della Facoltà solo
più la responsabilità accademica, del
Convitto, della biblioteca e degli affari
ordinari. Ora Consiglio di Facoltà e
Commissione chiedono praticamente
che si ritorni all’antico.
« Logicamente — osserva la Commissione — una soluzione radicale
dovrebbe prospettarsi », cioè la creazione « di un apposito organo amministrativo » che abbia nel suo seno la
distinzione di un Consiglio accademico e di un Consiglio di amministrazione. La Commissione è però d’avviso
che la « modesta entí¿ dell’amministrazione in parola non suggerisca la
creazione di quest’organisnio », che
può opportunamente ancora esser procrastinata; un ritorno all’antico è sufficiente a salvaguardare le esigenze di
autonomia della Facoltà e quelle di
azione tutoria della Tavola, presente
nel Consiglio con la presidenza del
Moderatore e, in sua assenza, del Vice-Moderatore, come ora si propone.
^ ^ ^
Il pastore C. Gay dà lettura della
relazione della Commissione d’esame
per l’operato del Consiglio della Facoltà di Teologia. Non solleva particolari problemi, poiché in riferimento
alla formulazione di un nuovo regolamento riferisce la commissione ad
hoc. La relazione esamina l’operato
del Consìglio e l’attività dei docenti
nel quadro del primo centenario per
trarne conclusioni ottimiste sugli sviluppi della nostra Facoltà. Rivolge un
cordiale saluto al pastore M. Moreschini ed al dott. G. Peyrot per la loro feconda collaborazione col Consìglio, cui devono rinunziare per compiuto settennio. Il relatore presenta, a
conclusione, un o. d. g. in cui si esprime la riconoscenza del Sinodo e della
Chiesa sui docenti, amici e studenti,
invocando sulla Facoltà le benedizioni
dell’Eterno. Il Sinodo dimostra di sentire tutta l’intima gravità di ispirazione che dà vita alle parole dello, d. g.
che viene approvato dai membri del
Sinodo, sorti in piedi, con prolungata
acclamazione.
Un vìvo applauso saluta pure le parole con le quali il relatore illustra
lo. d. g. evocante la funzione della
Facoltà nei passati cent’anni per guardare con fiduciosa certezza allavvenire. Il decano, vivamente applaudito,
ringrazia la Commissione ed il Sinodo per lo. d. g.; dichiara d’interpretare questa prova di fiducia come un
senso di impegno da parte del Sinodo e della Chiesa a sostenere la Facoltà che sente tutta la grandezza della sua missione e tutta la debolezza
delle sue forze.
* 4: 4^
L’esame del progetto di regolamento della Facoltà di Teologia, che avviene sulla base della relazione della
Commissione nominata dal Sinodo
1954, {relazione stampata, come già
detto) nasce purtroppo sotto una cattiva stella. Il Sinodo 1954 aveva raccomandato che esso potesse svolgersi re-
4
« —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
golarmente entro lìmiti dì tempo sufficienti per affrontare i vari e complessi problemi sollevati.
Sennonché gli sviluppi imprevisti
della discussione sulle trattative con i
metodisti hanno relegato Vesame del
progetto ad una seduta serale: quella
del giovedì, con prolungamento eventuale alla seduta del venerdì mattina.
Ed è così accaduto che si iniziasse regolarmente la seduta, il giovedì sera,
alle ore 21, con un’ampia esposizione
del relatore pastore Neri Gìampiccoli;
poi, si passò aH’esame dell’art. 120 dei
R. O. di cui si chiede, da parte della
Commissione, la modifica, nel senso
di attribuire al Consilio della Facoltà di teologia l’amministrazione della
Facoltà {dal 1915 attribuita alla Tavola). La discussione, dopo che il decano prof. V. Vinay ha chiarito trattarsi più dì un decentramento amministrativo che di un’autonomia vera e
propria, verte sull’opportunità di avere un Consiglio Accademico ed un
Consiglio amministrativo, non tutti
essendo persuasi che dei buoni docenti siano necessariamente buoni amministratori. Il decano, in linea di massima, si dichiara non sfavorevole a
questa soluzione, che ritiene però, in
considerazione della pìccola mole dell’amministrazione non necessaria in
questo momento.
Al momento di mettere ai voti la
approvazione di questo articolo, si deve constatare con amarezza, che il numero legale non è raggiunto; più della metà dei membri del Sinodo è assente. Non rimane quindi che sospendere la seduta. La discussione riprenderà il giorno seguente.
Il venerdì mattina riprende l’esame; rimangono solo più due ore disponibili, e pur con la massima buona
volontà, si approvano solo 23 articoli
dei 49 costituenti il progetto del nuovo regolamento. Il tempo inesorabile
blocca una vivace discussione sulla
valutazione del titolo rilasciato dalla
Facoltà: tutti dottori in teologia i nostri pastori? tutti laureati o solo licenziati? C’è solo più il tempo di respingere l’art. 24 ed orientarsi verso
il mantenimento dello stato attuale
delle cose: senza titolo accadefnico.
Se ne riparlerà al prossimo Sinodo.
_ !
Scuola Valdese di
e di Economie
Agricoltura
Domestica
Il 1® Novembre p. v .avrà inizio il
VI anno scolastico per giovani e giovanotte dai 12 ai 16 anni.
La Scuola si propone di dare una
educazione morale ed un’istruzione
teorica e pratica ai giovani, al fine
di formare bravi agricoltori e buone
donne di casa. Raccomandiamo vivamente ai genitori che intendono
avviare i loro figli al lavoro agricolo,
di iscriverli a questa Scuola per permettere loro di avere un’istruzione
adatta per il loro lavoro.
Oggigiorno non è più possibile divenire dei buoni agricoltori senza
un’adeguata istruzione che renda possibile la coltivazione razionale dei
campi e l’allevamento del bestiame
sufficientemente redditizia per il coltivatore. Molti progressi sono stati
fatti finora in pianura e sulla bassa
collina, mentre sull’alta collina ed
in montagna si continuano a seguire,
quasi ovunque in queste Valli, criteri che oltre a richiedere una mole
ingente di lavoro non permettono di
raggiungere produzioni quantitativa
mente e qualitativamente redditizie.
Occorre meccanizzare il lavoro il
più possibile, completare la concimazione letamica con concimi chimici adoperati a tempo e luogo debito,
applicare tutti i trattamenti antiparassitari che la moderna tecnica consiglia, servirsi di sementi elette.
Purtroppo le conoscenze di questi
sistemi fra gli agricoltori sono scarsissime per non dire nulle. Pochissimi, specie nelle alti Valli sanno
adoperare i concimi come dovrebbero, pochi fanno i trattamenti contro
le malattie a dovere per mancanza
di conoscenze. E’ necessario che i genitori si convincano che se mandano
i loro figli a scuola per farne dei buoni meccanici, tornitori, montatori,
falegnami ed in genere operai specializzati, devono anche farli studiare se vogliono continuare nel libero
lavoro dei campi.
Le iscrizioni si ricevono presso la
Direzione della Scuola dal 1 settembre al 31 ottobre. Per le modalità di
iscrizione gli interessati possono chie
Fête du Col des Fontaines
On s’était imaginé que cette année
la rencontre serait réduite, qu’on ne
serait pas monté au Col parce que la
nuit avait été grondeuse, que l’orage
avait fait rage et que le matin le
temps était peu engageant. Aux pessimistes, la jeunesse a montré que un
peu de hardiesse en ces circonstances
était récompensée. En effet à partir
de midi la montagne qui boudait
dans ses brouillards, s’étira soudain,
des fenêtres se firent dans le ciel et
un bon soleil paru. La petite bourgade des Fontaines en sa conque si
pudiquement cachée, était déjà animée par les premiers véhicules à moteur, quand dans la demeure de l’ancien, le conseil d’organisation prenait les dernières décisions. Déjà les
groupes multicolores grimpaient le
sentier rocailleux la tçte levée vers
le col, où déjà la jeunesse attendait.
Il faisait doux sur la hauteur malgré la pluie récente, l’amphitheâtre
naturel, dans la verdure des mélèzes, se remplissait tout seul. On parlait par groupe; déjà la communion
fraternelle, si bien sentie sur la montagne, nous enlaçait. On était prêt à
écouter la parole de Dieu, comme au
temps des persécutions: sur la mon
>|i Si
On chante le psaume 138, la forêt
fait silence, la louange du créateur
monte jusqu’aux cimes. Déjà la voix
chaude et décisive du pasteur Giorgio Bouchard temporairement à Frali commente le passage de Ephésien
5: 15-20 : « Soyez remplis du St. Esprit. .. Esprit de sagesse et de joie » :
sagesse conduisant le peuple vaudois
à préciser sa vocation, joie qui s’exprime d’abord dans le culte, dans le
fait d’être ensemble.
Les furtifs regards du pasteur Ni
cod indiquent que l’on attend l’orateur principal qui n’est pas encore
arrivé. C’est le pasteur Aldo Comba
de l’Lruguay. Celui-ci venant du
Perrier doit avoir eu une panne de
motocyclette. Que faut-il faire? Les
paroissiens de Rodoretto supporteront-ils encore un discours de leur
berger? Oui, parce-que on ne voit,
comme dit le conte, sur la route lointaine : « que le soleil qui foudroie et
l’herbe qui verdoie ». Parlant alors
de l’évangélisation de masse, Mr. Nicod évoque la réimion de Billy Graham à Genève. Celle du 17 juillet
qui coincidait avec l’ouverture de la
conférence des quatre grands; il parle de la manière dont le message est
apporté en dé telles occasions, disant que rien ne l’avait frappé comme « nouveau » dans la manière dont
le message était donné, mais il déclare son émotion à la vue du nombre
de ceux qui se sont levés pour s’engager ou se réengager. Il dit ensuite
comment cette vaste campagne a pu
être un succès. D’abord participation des membres d’eglise à un travail direct, chorale, conseiller, groupes de prière, librairie. Ensuite Billy Graham n’est pas seul, U se présente avec son équipe. Le message
prononcé avec beaucoup d’autorité
dans un langage accessible à l’hpmme moderne permet à l’Esprit défaire le reste. Certes, conclut l’orateur, il ne faut pas être trop enthousiaste..., mais tout de même du bon
travail se fait.
Entre temps, l’homme tant attendu était arrivé; après qu’il eut repris son souffle, il commença dans
un français des plus correct à nous
parler d’une page toute récente de
l’histoire vaudoise à Montévideo:
celle de la fondation d’uné commu
nauté dans la capitale uruguayenne.
Aldo Comba nous fait remarquer
que, dans l’étape créative de cette
Eglise, il y a d’une part l’oeuvre du
pasteur Jean Tron qui s’est donné
tout entier pour cela et d’autre part
l’esprit de sacrifice des laïcs qui ont
pris une part active à l’évangélisation. La communauté constituée présente le phénomène mixte de membres dont les noms ont les consonnances de ceux de nos vallées et ceux
qui ont les consoùnances solennelles
des familles créoles d’origine espagnole. i
Comme les enfants remuent, il est
temps de conclure. Un vétéran, le
pasteur Henri Pascal termine par
l’action de grâce et le Notre Père.
* * Î!
Il fait si bon sur l’Alpe que personne ne fait signe de partir. Le jeunes sous la conduite du dynamique
Mario Miegge jouent déjà à grands
renforts de rire et de cri. L’âge mûr
regarde intéressé et attendri jusqu’au
moment où tout doucement chacun
reprend le chemin du retour. La
journée a été belle et tous sont contents. Aconit.
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e gambe — ARTICOLI SANITARI in genere
Sabato 20 agosto, nel Tempio del
Ciabas, abbiamo invocato la benedizione del Signore sul matrimonio
di Bertot Giulio (Malans) e Monnet
Giovanna (Giovo). La grazia e la
benedizione di Dio circondino ed
accompagnino sempre questo nuovo
focolare.
Ringraziamo ancora il sig. Italo
Odin e la équipe per l’ottimo trattenimento familiare che ci hanno
dato al Capoluogo,* nella nostra saia
unionista, domenica sera 21 agosto.
Direzione e Redazione
Prof. Girto Costabel
Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunaie di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. o. A.
Torre Pellice (Torino)
dere direttamente tutte le informazioni necessarie che verranno date
con l’invio di un opuscolo illustrato.
Gli allievi che non possono seguire i
corsi regolari potranno seguire corsi
più brevi nel periodo invernale. I
posti sono limitati e verranno assegnati in ordine di precedenza delle
domande.
La Chiesa di Coazze comunica la dipartita di
I nostri centenari
Delfina Giacone
in Ruffino
La voce dei nostri Centenari di
c:ui è ricco quest’anno 1955 è ascoltata con riconoscenza da ogni buon
Valdese. Essi ci parleranno tutti insieme nell’adunanza che avrà luogo
D. V. nel Tempio del Ciabas, Domenica 11 Settembre all.e ore 15 (tre
pom.).
deceduta quasi novantenne alla Ruadamonte il 3 agosto. Era nata Vi dicembre 1866
e fu membro fedele della comunità che
esprime ai suoi familiari i sensi della sua
profonda simpatia cristiana.
« Beati i morti che muoiono nel
Signore, essendo che si riposano
delle loro fatiche, poiché le loro
opere li seguono » (Apoc. 14: 13).
La nostra Facoltà Teologica
Prof. V. Vinay, Decano deUa Facoltà.
La famille de
Philippe Rostan
/ nostri templi del 1555
e le Petsque Piemontesi
Prof. A. Armand Hugon, Presidente della Società Studi Valdesi.
annonce qu’il a plu à Dieu de rappeler à
Lui, le 14 août 1955, à Marseille, leur cher
époux, père et frère, à l’âge de 62 ans. Elle
remercie M. le pasteur Meyer pour le message de consolation qu’il a adressé dans
cette douloureuse circonstance.
a Dieu est amour ».
La nostra Libreria Claudiana
Past. Roberto Nisbet, Direttore
Libreria Editrice Claudiana.
l figli, la sorella, i nipoti e parenti tutti,
commossi dalle dimostrazioni di affetto tributate al loro caro
Cori eseguiti dalla Corale di Luserna San Giovanni.
Giovanni Staiiè
AVVISI
'AMIGLIA diplomatico trasferendosi Lisbona cerca urgenza governante seria per
quattro bambini. Rivolgersi Egidi, Via
Giordanoni 5, Torre Pellice.
nell’impossibilità di farlo individualmente,
esprimono la loro gratitudine a quanti furon vicini e presero parte al loro grande
dolore.
Un particolare ringraziamento al Dottor
Pellizzaro, ai pastori Sigg. Bertinatti e Jaliier, ed a tutte le persone amiche che durante la lunga malattia lo hanno amorevolmente assistito.
Marauda ■ Luserna S. Giovanni, li 18-8-55,
FAMIGLIA ingegnere Torino cerca tuttofare volonterosa. Egidi, Via Giordanoni 5,
Torre Pellice.
GASCINOTTA da vendere, collina di Prarostino oltre 10 giornate, vigna, prati e
boéchi borgata Màsaera. Rivolgerai a Giov.
Vicino, S. Secondo.
Matilde Benech profondamente commossa per le dimostrazioni di .simpatia e. di
affetto avute nell’improvvisa separazione
terrena dalla cara Mamma
Dafarina Bellfòn
CAUSA ETÀ’ cedesi negozio mercerie e
sarto. Rivolgersi Rochon Carlo, Inverso
Rinasca.
SIGNORA ospita pensionanti abitazione
Viale Dante. Dirig gersi giornale.
CONIUGI due bimbi cercano tutto fare ca.
pace per Torino. Referenze. Beiforte,
Coppieri, Torre Pellice.
esprime un particolare ringraziamento ai vicini di casa per il pronto aiuto, ai sigg.
pastori Bertinatti e Jahier per il conforto
spirituale.
Un sentito grazie a quanti La circondarono nella dolorosa prova e le furono vicini di presenza o con scritti.
Luserna S. Giov. (Saret), 30 agosto J®'’'
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