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ECO
DELLE YALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PEL LI CE
Settimana
della Chiesa Valdese
.ABBONAMENTI Ì Eco: L. 2.500 per I’interno Spedizione in abbonamento postale . 1 Gruppo bis 1 rOKKE EELLICE — 1 Dicembre 1967
L. 3.500 per Testerò Cambio di indirizzo Lire •'>0 1 .\mmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Anno XCVIJ-N. 47
Una copia lire 50
La libertà religiosa controluce
Perchè il cristianesimo parla ¿iberamente e più nessuno sembra
trovarci a ridire? Eppure l’’Evangelo non è mai un dato scontato
Alcuni della folla dicevano di Gesù : "Ecco costui parla liberamente e non gli
dicono nulla. Avrebbero mai i capi riconosciuto per davvero che egli è il Cristo? Eppure costui sappiamo donde sia ; ma quando il Cristo verrà, nessuno
saprà donde egli sia". Gesù dunque, insegnando nel tempio, esclamò : "Voi
e mi conoscete e sapete di dove sono; però io non son venuto da me, ma Colui che mi ha mandato è verità, e voi non lo conoscete, lo lo conosco perchè
vengo da lui, ed è Lui che mi ha mandato". Cercavano perciò di pigliarlo, ma
nessuno gli mise le mani addosso, perchè l'ora sua non era ancora venuta. Ma
molti delia folla credettero in lui.
X('Jì 'iaiiio (jui * spiegare questo te-: ■ o\ angelico in tutti i suoi
eleniei,. ^..is-iaiiio soltanto fissare la
no.sti ( ì :en/.ione su alcuni punti.
1) r> ‘.<'si! la gente di Gerusalem
me ffi'i . pnrla liberamente e non
gli di’. . iiiilla lì. Se si volesse attuali//'.Desia parola, incastonata di-i'. ' 'Ili."lista in un momento
del e. !">■.' di Gesù in cui la situa/i-' -IO-' precipita ancora verso i s si [)otrebbe porre rin
terro.-.i -'C la libertà religiosa,
che . - f -iisiderata un elemento
indi ■ ‘'ile di una convivenza cibile. . -i.i uno dei segni della secoli . -'oi;c della Chiesa, il segno
di i;- ■ si iii"sinio che è stato rico
no-i ■ t . . capi » come il fattore
reh- ■■■ ' ■i“m)nante da due millenni L ' là o<-cidentale, che è ormai • n. nel mondo, che sem
bra I- io-!iinire più per il mondo
un U'-'d-Icma e un pericolo, che non
niirui.-r-io più l'ordine pubblico, che
è ai, ..unto in tutte le sue Confe— ■ . -oddisfare lealmente le riclnc . ici poteri responsabili, che
non . uno essere disturbati, quelli di ' iid nella preservazione conser\ ' della civiltà costituita,
quelli di sinistra nella edificazione
rivolu/iitiiaria della civiltà da costituire, S s- jiarole cristiane sono considerate delle parole innocue, che
non disiiirbano nessuno, che non risolvono i problemi, ma che neppure ne p'ingono. Perchè il Cristianesimo « parla liberamente » nel mondo e « non gli dicono nulla »? Perchè la gente dice:
2) « Sappiamo donde sia ». Dopo
secoli ih ecclesiasticismi, si pensa di
sapere iiiUo sul Cristianesimo, sulla
sua origine e sulla sua evoluzione,
il Cristianesimo è entrato a far parte della coscienza comune della cultura, delle abitudini mentali e morali dei jiopoli, ha attraversato le
sue prove, ha avuto i suoi successi
e i suoi insuccessi. Si pensa che ormai non ci sia più niente di nuovo
da aspettarsi dal Cristianesimo, lo si
considera come qualche cosa di
scontato, un fenomeno degno di rispetto e ancora valido per tipi sensibili al tradizionale, ma che alla
resa dei conti non è riuscito a modificare in radice la situazione umana e sociale e che ora si è alquanto
logorato, ha perso da un pezzo il
suo fascino di novità e la sua carica
«li conquista. Si è un po’ stufi di
Cristianesimo e si annusa Paria cercando altrove la novità, oltre Cristo
e il suo Cvangelo, oppure si pensa
che non ci possono più essere novità, non si cer«'a affatto, non si ha
più il senso dell’attesa e il respiro
* Questa predicazione è stata radiotrasmes.
sa domenica 20 novembre.
Milano: la Claudiana
alla Mostra del libro
Si è aperta a Milano, nelle sale del Palazzo Reale, l'edizione 1968 della Mostra del
Libro curata dall’Associazione Italiana Editori. Anche quest'anno la Claudiana partecipa con un suo stand all'esposizione.
( Giovanni 7 : 26-31
della speranza, come i delusi e come i vecchi.
3) Gesù risponde: «.Voi e mi conoscete e sapete di dove sono; però
io non sono venuto da me, ma Colui che mi ha mandato è verità e voi
non lo conoscete ». Se riteniamo di
sapere già tutto sul Cristianesimo,
se lo consideriamo un fenomeno noto e scontato, che è entrato ormai a
far parte della nostra storia, è segno
che dobbiamo ancora cominciare a
conoscere quello che sta dietro al
Cristianesimo come fenomeno religioso, culturale e sociale. Colui che
sta dietro, dietro al Cristianesimo,
alla Chiesa e alla sua storia e alle
sue strutture, ai nostri discorsi evangelici, a queste stesse pagine che ci
raccontano la vicenda di Gesù, non
può mai essere scambiato con un
elemento conosciuto, le cui manifestazioni seguono determinate leggi,
nei cui confronti non sono possibili
sorprese: se lo è, è segno che l’ora
della scoperta non è ancora venuta
per noi, vuol dire che la conoscenza
che crediamo di avere del Cristianesimo è il frutto di un pesante
equivoco. Se consideriamo il Cristianesimo come un fenomeno raggiunto, giudicato e superato vuol
dire non che siamo passati oltre, al
di là del Cristianesimo, ma che siamo rimasti ancora al di qua, che viviamo non dopo Cristo, in un mondo post-cristiano, come si usa dire
oggi, ma prima di Cristo, in un universo spirituale pre-cristiano. Se però rillusione di conoscere il Cristianesimo comincia a vacillare e noi
cominciamo a porci seriamente davanti al suo nascosto mistero e questo mistero comincia a inquietarci
con i suoi interrogativi, Tandamento della nostra esistenza individuale,
la mentalità con cui consideriamo
le cose della vita come le strutture
del sistema in cui viviamo, non ne
risultano certo sanzionati, ma entrano in crisi e vengono mesài aHo scoperto davanti a Colui che è il vero.
Allora può darsi che recalcitriamo
e tentiamo di sbarazzarci dell’esigenza troppo radicale che ci è posta, screditandola e cercando di conservare e salvare la nostra vita con i
suoi sistemi e i suoi interessi, come
quegli uomini di Gerusalemme posti
davanti a Gesù « cercavano di pigliarlo ».
4) Ma può anche accadere un’altr.a possibilità. La nostra funzione
di predicatori non è forse quella di
essere strumenti perchè si produca
la sorpres.a della scoperta di ciò, di
Colui che sta dietro a questo vecchio
fenomeno che chiamiamo Cristianesimo, in cui si pensa di non aver
])iù niente da scoprire, che la coscienza culturale e sociale della nostra epoi^a considera in via di esaurimento e senza possibilità di ricupero? E perchè possiamo essere in
«rado di esercitare questa funzione,
non dobbiamo incorrere noi stessi in
questa sorpresa e fare noi stessi questa scoperta? Non è facile, non è
ovvio, proprio e soprattutto fra gente religiosa ed ecclesiastica. Il testo
evangelico nota : « Ma molti della
folla credettero in lui ». Anche se si
parla di molti, la fede è sempre decisione di una piccola minoranza di
fronte alla massa. Allora credere era
andare contro l’ordine stabilito. Oggi solo apparentemente la situazione è diversa. Perchè credere significa rompere con lo spirito mondanizzato che ispira gli ambienti non
ecclesiastici altrettanto quanto con
lo spirito cosidetto religioso che vige negli ambienti ecclesiastici come
era in vigore in Israele quando cominciò a risuonare la predicazione
di Gesù e poi nella Chier-». primitiva
quando la predicazione di Paolo
venne a scuotere gli spiriti propensi a confondere l’Evangelo con le
leggi e le tradizioni religiose.
L’ora di Cristo sta sempre non
dietro ma davanti a noi, al di là
delle ore che sca.adiscono le nostre
giornate e dove e quando a Dio pare buono e necessario può irrompere nel tempo della nostra vita e del
nostro secolo con potenza sconosciuta.
Vittorio Subilia
Wittenberg, oggi; in fondo, la torre della Schlosskirche.
(foto UPD)
IL PASTORE BLAKE
E LE CELEBRAZIONI
DI WITTENBERG
Berlino (soepi) — II pastore Blake ha dichiarato ai giornalisti che le celebrazioni
del 450“ anniversario della Riforma segnavano (( una data nella storia delle tensioni
fra la Chiesa e lo Stato e fra il Partito e la
Chiesa nei paesi deU’Europa orientale ».
Ha inoltre qualificato i noti rifiuti ai visti
di entrata della R.D.T. come « funesti per
la di esa e poco giudiziosi da parte delle
autorità governative ».
Tuttavia, il segretario generale del CEC
ha precisato che le sue impressioni, dopo le
celebrazioni, erano, nell’insieme, positive. In
effetti, era la prima volta, dopo il « Kirchentag » di Lipsia, svoltosi nel 1954, che una
assemblea ecclesiastica di così grande importanza si riuniva nella R.D.T. « Per questo
motivo ho ritenuto giusto il ringraziare le
autorità governative di averla resa possibile ».
MEDITAZIONI D’AVVENTO
Chi ~ 0
“Alcuni dei Farisei dicevano: Quest’uomo non è da Dio, perchè non
osserva il sabato. Ma altri dicevano: Come può un uomo peccatore far
tali miracoli? E v’era disaccordo fra loro,, (Giovanni 9,16)
QUEST'UOMO NON E' DA DIO
Gesù ha appena guarito un cieco nato, ridandogli la
vista, i Farisei lo han dovuto constatare, ciò nondimeno
alcuni di essi dicono: «Quest'uomo non è da Dio». Si
avvera così quel che Gesù aveva previsto, e cioè che
molti Farisei, e tanti altri con loro, « vedendo, non vedono » (Matteo 13; 13). La luce di Gesù, anziché illuminarli, li acceca.
Perchè, vedendo, non vedono? E' veramente la luce
di Gesù che li acceca? No, quei Farisei sono accecati non
da Gesù, ma dal sabato. Siccome Gesù, secondo loro, infrange il sabato, non può essere da Dio. Gesù non rientra nei loro schemi religiosi e morali, perciò lo respingono. Questo accade sempre quando ci si avvicina a Gesù
con idee precostituite, quando ci pare di sapere già tutto, quando, in presenza sua, vogliamo essere noi i maestri e lui il discepolo. Accade allora che se Gesù non corrisponde alle nostre idee, non lo accettiamo. Ma certo che
Gesù non corrisponde alle nostre idee! Certo che egli
non rientra nei nostri schemi ! Egli è venuto per dirci
cose nuove, non per ripeterci cose che già sapevamo. Ma
chi, come questi Farisei, pensa che Gesù si deve adattare alle sue idee, chi non accetta che Gesù glie le cambi, chi vuole sempre aver ragione davanti a Gesù e non
vuole che gli insegni nulla di nuovo — quell'uomo dovrà necessariamente dire di Gesù: «Costui non è da
Dio ».
Prendiamo, ad esempio, proprio la questione del sabato, che è stata una pietra d'intoppo per i Farisei. Volendo cavillare e anche falsificando il senso del 4° comandamento, si può dire — come appunto sostenevano i Farisei — che Gesù non osserva il sabato. D'accordo, Gesù
non osserva il sabato. Gesù osserva l'uomo disperato e
ignorato, osserva la miseria del cieco nato, la sua infelicità, la sua muta attesa di luce, di vita, di amore. Questo
osserva Gesù ! I Farisei invece osservano il sabato. Ma
che cosa dev'esser salvato: il sabato o l'uomo? Che cosa
è più prezioso agli occhi di Dio: il sabato o l'uomo? Dio
ha tanto amato il mondo, non il sabato! E' qui che i Farisei devono cambiare i loro schemi mentali, è qui che
devono imparare da Gesù: dovrebbero imparare che
Dio vuol salvare l'uomo, non il sabato. Ma se non vogliono imparare nulla da Gesù, se vogliono solo insegnare
a Gesù, se non vogliono cambiare ma anzi vogliono che
Gesù cambi, in modo che rientri nei loro schemi, allora
è inevitabile che giungano alla conclusione: «Quest'uomo non è da Dio ».
COME PUÒ' UN UOMO PECCATORE
FAR TALI MIRACOLI?
Ci sono però anche fra i Farisei alcuni che non vedono solo il sabato, vedono anche l'uomo guarito e felice,
vedono gioia dove prima c'era sofferenza, luce dove prima c'era ombra: vedono il miracolo. Colui che viene,
non viene solo con parole, ma anche con opere potenti.
Tanto che Gesù cita anzitutto i suoi miracoli, non la sua
predicazione, per rispondere alla domanda del Battista :
« Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un
altro? » (cfr. Matteo 11 : 3-5). Sì, Gesù non ha solo parlato, ha anche agito. La salvezza non è solo un discorso,
è anche un fatto. Le parole le si possono confutare e contraddire, le opere è già più diffìcile; esse sono lì, nessuno le può negare. Esse parlano anche a chi non vuol
sentire. Gesù stesso, un giorno, lo ha detto: « Anche se
non credete a me, credete alle opere, affinchè sappiate e
riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre » (Giov. 10 : 38 ).
Così quei Farisei, avendo visto il miracolo, cominciano a riflettere. Dobbiamo tutti riflettere sui miracoli di
Gesù, che vogliono rivelarci chi è Colui che viene. Solo
che succede oggi quello che già successe allora, e cioè
che i miracoli di Gesù non ci bastano. Ne vorremmo ancora degli altri. Chiediamo a Gesù nuovi miracoli perchè
non ci accontentiamo di quelli che egli ha già fatto. Ogni
generazione ragiona in questo modo, anche la nostra.
Molti chiedono; Perchè non ci sono più miracoli? Se ne
vedessimo qualcuno, forse crederemmo. Ma gli unici miracoli che ancora vediamo son quelli della scienza ! ». Così ragioniamo spesso e volentieri. La nostra generazione
chiede a Gesù nuovi miracoli.
Ma così ragionava anche la generazione di Gesù. Anche a lei non bastavano i miracoli che Gesù aveva fatto,
ne chiedeva ancora altri. L'incredulità non è mai sazia.
Dopo tutti i segni che Gesù aveva dato, vennero a lui
e glie ne chiesero ancora un altro. Ma Gesù « dopo aver
sospirato nel suo spirito, disse: Perchè questa generazione chiede ella un segno? In verità vi dico; Non sarà dato alcun segno a questa generazione» (Marco 8; 12).
Gesù rifiuta di fare i miracoli supplementari che noi chiediamo. Quelli che ha fatto, bastano a rivelarlo.
Non c'è dunque da chiedere nuovi segni, Gesù ne ha
già dati a sufficienza. Se non ci bastano quelli che Gesù
ha già dato, nessun altro basterebbe.
E' molto meglio fare come quei Farisei che, davanti
ai miracoli di Gesù, non ne chiedono altri ma si fermano
e cominciano a riflettere dicendo; « Come può un uomo
peccatore far tali miracoli? » Questa è una buona domanda per cominciare a capire chi è Colui che viene.
Paolo Ricca
2
pt., ?
N. 47 — 1 dicembre 1967
Credo la vita eterna
I
Ricordando il Pastore
Quando diciamo : « Credo la vita
eterna » noi confessiamo la nostra
fede secondo l’Evangelo di Gesù Cristo e la testimonianza apostolica.
Tuttavia non si è fedeli aU’insegnamento neo-testamentario se si
considera la « vita eterna » unicamente come un « al di là », che si
attende con più o meno chiara fiducia. La speranza cristiana si protende verso il futuro, illuminato dalla luce della risurrezione di Gesù
Cristo « il primogenito dei morti » e
non possiamo fare a meno di colti
vare quella speranza, evitando di
confonderla con una delle tante in
tuizioni o divagazioni umane sul
Fai di là, assai più vicine al paga
nesimo greco che non alla inoonfon
dibile e rassicurante dichiarazione
di Gesù Cristo: « Chi crede in me,
anche se muoia, vivrà ».
La vita eterna non è soltanto un
« al di là », un futuro che appartiene a Dio; è anche un « al di qua »,
promesso da Dio e vissuto nella fede in Gesù Cristo. L’apostolo Paolo
dichiara che « siamo stati salvati in
speranza »; ma Gesù sottolinea il
fatto che la « vita eterna » è una vita nella fede in Lui, giorno dopo
giorno, in attesa della risurrezione
finale: « Chi ascolta la mia parola e
crede a Colui che mi ha mandato,
ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla
vita ». E nella preghiera sacerdotale Gesù si esprime semplicemente
cosi: « Questa è la vita eterna: che
conoscano Te, il solo vero Dio, e co
lui che tu hai mandato, Gesù Cri
sto ». Gesù Cristo non illumina sol
tanto le tenebre della morte, ma ri
schiara fin da ora la nostra vita. C
sarà certamente un giorno in cui
« Vultimo nemico », cioè la morte,
« sarà distrutto », veramente e definitivamente debellato, talché, come
dice l’Apocalisse, « la morte non sarà più ». Ma, grazie a Dio ed all’opera dello Spirito Santo, c’è già fin
d’ora in noi una vita « che si rinnova di giorno in giorno », pure in
mezzo alle fatiche ed alle frustrazioni del tempo presente; ed è questa vita, afferrata da Cristo e rinnovata dallo Spirito, che l’Evangelo
chiama anche « vita eterna », in attesa del giorno in cui il Signore Gesù Cristo « trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo
conforme al corpo della sua gloria ».
^ ^
Quando si medita su questi grandi temi della Sacra Scrittura, bisogna guardarsi dal pericolo di dire
troppe cose e di dirle come se conoscessimo ogni cosa. In realtà non
possiamo conoscere nulla all’infuori
della rivelazione di Dio in Gesìi Cristo.
Dobbiamo tuttavia fare alcune
precisazioni particolarmente sul tema della « vita eterna ».
1) Non diremo mai abbastanza
che la vita eterna è una vita vissuta
nella fede. Camminiamo per fede,
non per visione. Siamo sempre tentati di investigare il futuro e corriamo dietro a falsi profeti i quali ci
nutrono di speranze e di delusioni.
« Chi crede ha vita eterna ». Non
siamo dei virtuosi o dei santi, non
apparteniamo al gruppo dei grandi
iniziati. Siamo o vogliamo essere
prima di tutto dei credenti i quali
sanno che a il salario del peccato è
la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù ».
2) La vita che fin da ora viviamo nella fede non è mai totalmente
visibile quaggiù; è una vita « nascosta con Cristo in Dio ». Un giorno,
« quando Cristo sarà manifestato »,
anch’essa diverrà pienamente visibile.
Una vita vissuta nella fede reca
indubbiamente il suggello della fede. Ma chi è capace di esprimere
veramente ciò che egli è in quella
sua intima e personale comunione
con Gesù Cristo che sfugge ad una
esatta valutazione umana? Abbiamo
un tesoro, come dice Paolo, ma lo
portiamo « in vasi di terra » ben
fragili ed è soltanto per la grazia il
Dio che possiamo dire: « Siamo tri
bolati in ogni maniera, ma non ri
dotti alVestremo ». Quante incom
prensioni esistono anche fra creden
ti e quante separazioni dividono co
loro che pur dovrebbero essere uni
ti in Cristo! Anche i migliori ed
più forti debbono riconoscere le lo
ro debolezze e le loro colpe. Ogn
cristiano vive xina vita « nascosta
con Cristo », per cui ogni valutazione umana deve far posto al giudizio di Dio. Un giorno quella vita
apparirà e benediremo Iddio per
aver potuto conservare quel buon
deposito, malgrado i nostri sbandamenti e in mezzo alle più gravi
burrasche della vita.
3) Infine, la « vita eterna » promessa da Dio è oggetto di viva speranza; poiché « questa è la promessa che Egli ci ha fatta: cioè la vita
eterna ».
Sulla soglia della morte nessun’altra promessa ci può confortare. Non
è possibile dire di più, ma non per
questo dobbiamo mancar di fiducia
in Colui che ha dato la sua vita per
noi. « Raffigurarci la vita eterna »,
scriveva Giovanni Miegge, « soltanto come una permanenza oggettiva
nella memoria di Dio, non sarebbe
conforme alle visioni evangeliche.
La speranza cristiana della vita eterna non raffigura l’Eterno come un
venerabile vegliardo, occupato a
sfogliare l’albo di fotografie delle
sue creature d’un tempo, eternate
nella sua memoria indistruttibile.
Dio, dice Gesù, non è un Dio di
morti, ma di viventi ».
Di fronte alle semplici e vere dichiarazioni di Gesù Cristo, le intuizioni e le speculazioni umane sono
ben poca cosa. Il « quando » e il
« come » della risurrezione finale
sono nelle mani di Dio. Il tempo e
l’impegno della fede, invece, ci riguardano da vicino; perchè « questa è la vita eterna: che conoscano
Te, il solo vero Dio e colui che tu
hai mandato, Gesù Cristo ».
Ermanno Rostan
di Barbiaiia
¡ersero eravamo ano ventina, riuniti per
discutere su « Lettera a una professoressa ».
Eravamo tutti persone oneste e « impegnate », in grande maggioranza occupate nella
scuola.
Un insegnante, che alla sua vocazione ha
sacrificato la carriera e la possibilità di stipendi più alti, ha osservato con dolore che
nel libro i maestri sono trattati peggio di
quanto meritino: non siamo poi tutti criminali nazisti.
D’altra parte si è affermato che le ingiustizie denunciate dal libro sono solo il
risultato di una società classista e che non
si può cambiare la scuola senza prima cambiare la società.
A bbiamo detto tante altre belle cose, di
cui eravamo convinti, ma ci siamo dimostrati ancora una volta dei Pierini del dottore, ciechi di fronte ai Gianni muti, dei
bianchi che discutono teoricamente sul problema dei negri.
C’era fra noi un Gianni, un ragazzo che
è andato a lavorare senza avere i suoi 8/8
di uguaglianza. Era quello seduto vicino
alla porta ed è stato il primo ad uscire.
il libro ci chiedeva di parlare con lui
una lingua che capisse, dì esporre non opinioni, ma testimonianze concrete.
Per me il libro dei ragazzi di Barhiana è
la traduzione sul piano della scuola di quel
messaggio biblico che va dalla domanda
della Genesi a Caino su Abele alle parole
sul giudizio finale: « avevo fame e non mi
deste da mangiare ».
È bene che questa traduzione sia stata
fatta: troppo spesso il linguaggio biblico
non c itocca più, perchè pesiamo che non
abbiamo ammazzato nessuno, che oggi in
Italia e nel mondo la fame si combatte
collettivamente.
Oggi questa responsabilità ci è stata bruscamente ricordata.
Non rispondiamo ancora una volta: « Sono io forse il guardiano di mio fratello? »
e non esauriamo neppure la risposta in
chiacchiere da bianchi sui negri.
(O forse sono soltanto io stufa di chiacchierare e lo dimostro scrivendo un articolo). M. G.
ALBERTO FUHRMANN
Molti ricorderanno certo con riconoscenza l’opera fedele e devota
del pastore Alberto Fuhrmann, de
ceduto a Mendrisio (Cantón Ticino)
il 14 Novembre. Il suo ministerio è
stato caratterizzato da un vivo senso pastorale del servizio cui era
chiamato e in diverse situazioni, dalle Valli, a Pisa, a Zurigo, egli ha
saputo dare con utilità e con fermezza una fedele testimonianza della fede che lo ha sorretto fino all’ultimo.
Durante il suo funerale i pastori
Ruhoff e Eynard hanno giustamente
rilevato l’importanza dell’opera da
lui svolta nel ricostituire le chiese
di lingua italiana di Zurigo e Basilea e nel dar loro quell’impronta
iiiiimiiiiMiiiiiimiimiiiliii '
iiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
libri
Roma si è convertita?
Il titolo di questo libro (1) nella penna
di un cattolico, quale è l’autore Henri Fesquet. giornalista francese, inviato de « Le
Monde » a Roma per seguire il Concilio
Vaticano II, è per lo meno nuovo: sembra
ammettere implicitamente la necessità di
una conversione della chiesa di Roma. E
la risposta che ne dà il Fesquet è altrettanto nuova : sì, Roma si è convertita, o meglio. si sta convertendo.
Il lettore protestante s’inoltra nella lettura con un certo stupore per il coraggio
la franchezza l’apertura, tipicamente francese, dell’autore. Sia nelle prime che nelle ultime pagine, si possono leggere dichiarazioni come queste: « Roma si drappeggiava
nella sua immobilità, troneggiava, inaccessibile e farisaica, confondendo assoluto con
assolutismo, fermezza con sclerosi, certezza
con pregiudizio... La chiesa era diventata
terribilmente noiosa goffa ampollosa, falsamente solenne. L’ubbidienza passiva stava per diventare virtù cardinale e l’ignoranza non era scandalo ».
Ma poi Giovanni XXlll ha aperto il Concilio e allora tutto questo quadro d'immobilismo e di sclerosi è mutato; per la chiesa di Roma si è iniziata un’epoca di dinamismo. dice l’autore, che la condurrà molto innanzi. Tra l’altro: « « è udito il Papa
chiedere perdono ai fratelli separati per le
colpe della chiesa», anche se: « molte anime sono state turbate, scandalizzate all’idea
che la chiesa romana potesse nutrire nei riguardi del protestantesimo sentimenti che
non fossero di ripulsa, e modificare il giudizio meschino e polemico che essa ne
dava ».
Alcune affermazioni del Fesquet destano
immediatamente un’eco favorevole nel nostro cuore: « U Cristo è il solo riferimento
valido e necessario per un credente; nè una
filosofia, nè una teologia, nè un canone, nè
una nazione, nè una razza, nè una classe
sono ideali cui si debba piegare le g'nocchia: essi sono solo strumenti provvisori, la
cui ragion d’essere è di aiutarci a servire meglio Gesù Cristo, solo Signore. Dal momento in cui questi mezzi si rivelano inadai.':. in cui ci sono di ostacolo, è necessario abbandonarli per fedeltà verso Cristo».
Altre ci lasciano assai perplessi e costituiscono un intoppo: si parla di aggiornamento della chiesa. « aggiornamento, parola liberatrice di così grande successo, alla
quale era annessa tutta la speranza della
chiesa conciliare ».
Aggiornamento, evoluzione del pensiero
e del dogma... Sfogliando la Bibbia non
troviamo queste parole; troviamo, sì, conversione — ma quella a Cristo il Signore,
non al progresso, al modernismo ecc, '
troviamo ravvedimer.'io. pentimento, nuova
nascita. Aggiornamento, evoluzione non è
linguaggio biblico, e per questa ragione
non ha risonanza nell'animo nostro. Si continua così, pagina dopo pagina, ad andare
su e giù. da una speranza ad un consenso,
da una d.'ssonanza ad una perplessità, ad
un dissenso.
Leggiamo insieme alcuni periodi d intonazione assai diversa l’uno dalla.tro: «Si
deve fare tutto il possibile perchè Roma appaia umile, delicata, .scrupolosamente fedele alla Bibbia, svincolata dalle sue tradizioni c(}nte.stahili; Roma ha talmente complicato la religionel » — «Proclamando Maria madre della chiesa Paolo V! ha ceduto
a suppliche insistenti e ha voluto calmare
CON POCO (siamo noi che sottolineamo)
(1) Henri Fesquet, Roma si è convertita?,
Paideia. Brescia 1967, pp. 185. Lire 1.000.
quelli che erano preoccupati per l’indirizzo
generale preso dal Vaticano II». — «Cristo è l'unico mediatore, e nessuna creatura
può mai essere messa allo stesso livello
con il Verbo incarnato ». Poi subito dopo:
« Evidentemente non si poteva pensare che
il papa ritrattasse alcunché delle definizioni
dogmatiche precedenti, nè che raccomandasse ai fedeli di non pregare la Vergine. Quelli che l’auspicavano, ignorano l’autentica
dottrina della chiesa e la parte migliore
della sua tradizione». Vi sono sprazzi di
luce improvvisa : « La chiesa non può avere
altre ambizioni che rimanere fedele al messaggio evangelico... ». che purtroppo tosto
si a'.'.enuano e si spengono: «Ma questo
tesoro biblico sta nelle mani della chiesa
per essere continuamente sfruttato, approfondito, interpretato, adattato ai bisogni dei
nostri giorni: questa è la funzione specifica
del magistero e della tradizione; certamente
non un solo iota del dogma cattolico può
essere respinto ».
L'autore parla inoltre a lungo delle ricchezze delle varie chiese: ricchezze della
chiesa ortodossa, della chiesa riformata,
ricchezza della chiesa madre di Roma, apporto delle une verso le altre, scambio di
valori... Ma noi vogliamo unicamente udire. ancora e ancora, della sola vera ricchezza del credente : la ricchezza di Cristo, quella che si ha in Lui. nella sua Grazia. Tutte
le ricchezze delle chiese sono vanità.
Si potrebbe cor.'tinuare in questo senso,
sottolineando e postillando le coraggiose ed
appassionate dichiarazioni del Fesquet, non
per spirito di polemica, ma perchè non si
può fare a meno di dialogare con questo
laico cattolico convinto, che sa esprimere
una sincera testimonianza. Bisogna però
accennare brevemente ad altri argomenti
per dare un’;dea più completa di questo
libro assai vivo, forse uno dei più liberi
che siano stati scritti sul Concilio.
Il grande organismo della chiesa di Roma si riscuote da un letargo secolare, e
sembra voler sciogliere a poco a poco i
molteplici legami da cui è impacciato. L’autore prevede che la figura del sacerdote avrà presto una nuova fisionomia, sarà più
a contatto con il mondo laico, con le scienze umane, maggiormente inserito nella società, eserciterà probabilmente un mest;ere
— la chiesa di Roma ha riammesso i preU
operai —; gli si potrà persino concedere il
matrimonio, come ai sacerdoti orientali, e
ad ogni modo sarà assistito da diaconi eventualmente sposati.
Ridestatasi, la chiesa romana si è accorta
che da molti anni, lei assente, le altre ch.ese cristiane cercavano d'incontrarsi e di conoscersi. ed ha infine accettato M dialogo.
Peccato che il discorso di Henri Fesquet
suU’Ecumenismo termini con una frase che
annulla molte affermazioni positive precedenti. e diminuisce alquanto la nostra speranza : « noi crediamo senza riserve nell avvenire della chiesa romana: duramente mutilata dalle .separazioni questa chiesa saprà
fare di 'atto per accogliere in se tutti i
(ìistiani ili buona volontà ».
Un altro legame da cui la chiesa di Roma. secondo il Fesquet. saprà svincolarsi è
il lusso: « io sono prigioniero del lusso, dichiarò un giorno il Papa ». Pare che un
gruppo di vescovi detto « delle catacombe »,
perchè durante il Concilio si recava cola
a pregare, si sia impegnato in privato ad un
certo numero di rinunce: rinuncia alla pro
prietà, alla ricca mobilia, ai conti in banca
e ad altri privilegi.
L'autore, nella sua qualità di giornalista,
si rallegra che siano migliorati i rapporti
tra la stampa e gli uomini di chiesa, durante il Concilio, e non condivide l’idea di un
Monsignore che notava amaramente « quanto la chiesa possa essere influenzata dall’opinione pubblica, questo magistero dei tempi modernil ».
11 ca'i'lolicesimo comprende anche che dovrà liberarsi dal vincolo che lo unisce strettamente con l’occidente: l’Africa e l’Asia
erano presenti al 'Vaticano li. ma non si
sentivano veramente a casa loro. Di qui la
necessità per il cattolicesimo di arrivare a
« molteplici sintesi, ad inserimenti progressivi e reciproci di varie teologie, ad un pluralismo di temi spirituali e di pensiero... ».
Quando l’autore dice alla fine di questo
paragrafo, che « il Concilio è stato il catalizzatore e l'acceleratore di questa evoluzione, che sta per modificare profondamente
il volto del cristianesimo », a noi non resta
altro da dire con tristezza che: sì. infatti!
Il Concilio ha cercato infine di sciogliersi da altri due lacci, veri tabù secolari del
cattolicesimo: il pregiudizio anti-femminista, e la paura del progressismo nella chiesa. Le donne non avevano diritto d: partecipare alla Messa del Concilio, neppure la
cognata del papa; alle donne giornaliste sono sti.'.i rifiutati i biglietti d'entrata in S.
Pietro. Tuttavia il papa ha ammesso alcune
donne nell'au'a conciliare, ed anche in determinate commissioni.
Per quanto la marcia in avanti del progressismo sia stata rallentata da molti, pure
l’immobilismo della chiesa è stato scosso,
secondo l’autore, in modo irreversibile.
Alla fine del libro vi è ancora un capitolo sulla conversione di Roma, defin.ta dal
Fesquet : « questa rivoluzione pacifica che è
avvenuta nel metodo e nel rispetto fondamentale delle strutture e degli uomini. La
chiesa durante questo Concilio ha dato una
meravigliosa lezione di saggezza. Essa ha
congiunto mantenere e progredire... ».
La conversione. nell’Evangelo. non è tratienere a tutti i costi questo e quest’altro.
ma è abbandono di ogni cosa ai piedi della
croce — vendi tutto quello che hai; non è
progredire, ma morire e nascere di nuovo —
quello che importa è essere una nuova creatura.
Il grande sforzo umano di una chiesa per
evolversi, per aggiornarsi, per assimilare
tante correnti di pensiero può essere una
cosa notevole, ma è Evangelo'.’ La Grazia
del Signore è un dono, lo sforzo umano
non ia raggiunge.
Dice il Fesquet che gli eretici osservatori
al Concilio « non credevano alle loro orecchie di fronte al monolito cattolico che si
scioglieva come iceberg al sole ».
Il Concilio Vaticano II è soprattutto una
ottima occasione per noi Riformati di ripensare seriamente alla nostra fede, vagliando bene ogni cosa, al fine di riformarci veramente di nuovo. Noi ci accorgiamo ora
della nostra superficialità, quando, attratti
da spettacolari avvenimenti, siamo tentati
di prendere per oro tutto quello che riluce.
Crediamo pure alle nostre orecchie, ma non
accontentiamoci di questo; bensì andiamo
nel profondo, domandando umilmente a
Dio di poter discernere gli spiriti e l’azione
dello Spirito, e di essere salvati dalla grande
confusione degli u.'.imi tempi.
Edina Ribet
per cui esse hanno prosperato per
grazia di Dio. Ma altrettanto potrebbe dirsi per tutto il suo ministero, fin da quando era cappellano militare (1917-19) e durante gli anni
del suo servizio a Rodoretto, Rorà e
Frali.
Di questa fede limpida e profonda
egli ci ha lasciato una testimonianza negli ultimi giorni della sua vita
quando tormentato da un male che
non gli dava requie, trovava la forza
di pregare per l’Assemblea costituente della Federazione, in quei
giorni riunita a Milano, e per i problemi più presenti della nostra Cbies,a. Si è avviato così con rara lucidità di coscienza e di fede, verso la
conclusione del suo ministero terreno. Il suo ricordo rimane in benedizione per quanti l’hanno conosciti lo
e da lui hanno ricevuto una così autentica testimonianza deirevangcio
della risurrezione.
N. G.
Cdi'biiiziuiie dflL'i Kifimiu
in Val Pellice
Domenica 3 dicembre, alle 15, nel temp o
di Torre Pellice, sarà celebrato il 450^ anniversar.o della Riforma. II gruppo lundrammatico della Val Pellice presenlí’ui
« Lutero ». presentazione scenica di Giotì-’o
Tourn, che sarà inframmezzato da |v.-vi
musicali eseguiti dai trombeKieri valdesi- furetti da! F. Rivoir, da corali ese''' ’ li
datla Corale Valdese di Torre Pellice
ta dal Mo F. Corsani, e naturalmente dal
canto di tutta la comunità raccolta. Fr:o.Mno invà.o a tutti, in Val Pedice e oltre.
— Domenica 3 dicembre al culto del U'
tino il Missionario R. Coisson recherà ir
ressanti notizie sulle Missioni, e nel poi
riggio incontrerà la Commissione mis.siu
ria.
---Giovedì 7 si terranno alle 20.30 le ;
riunioni seguenti: Masselli e Pomaretto:
ranno presiedute dai giovani e le offerte
dranno a beneficio di un'opera sociale.
— Domenica 10^ alle 14.30, la doti. Fr
Malan terrà a tutte le sorelle una conferei
sul tema « Una madre accanto ai suoi h
durante la loro vita )).
..li,
le
ida
:\za
gli
-■J
IREN
•]
luvito agli (‘x-gniililiiii
Cari amici,
già tante volte se ne è parlato, adesso finalmente è giunto il momento di inconlrarci, di nuovo tutti insieme, nel vecchio palazzo fiorentino, a rivivere per alcuni momenti i "tempi antichi” e riprendere, riaiiucciare o rinnovare vecchie amicizie e co;wscenze.
Augurandoci di aver sceito il momento
più adatto per godere della partecipazione
di tutti, pensiamo di fare cosa gradila nel
formulare il seguente programma:
CONVEGNO EX-GOULD1NI
Tutti gli ex-alunni e collaboratori sono
invitati nei locali del « GOULD » il 9 ed
il 10 dicembe c. a.
Sabato: arrivo dei partecipanti. Pomeriggio:
saluto ai convenuti da parte dei Pastori
Santini e Sommanj - rinfresco e fraternizzazione - conversazione.
Cena in comune con gli attuali alunni discussione libera.
Domenica: Vis.'.a della città.
Oe II culto con Santa Cena con la comunità valdese di Firenze - Pranzo di
arrivederci.
L’invito comprende il pernottamento tra
.sabato e domenica, la cena del sabato, la
prima colazione ed il pranzo della domenica.
Chi desiderasse anticipare il suo arrivo è
pregato di comunicarlo prendendo contatto
con gli organizzatori.
Indirizzare le adesioni aU'es-gouldino
Mario Sorgi, presso Istituto Gould, Via Serragli 49 - 50124 Firenze.
Cordiali saluti e... arrivederci a presto
Gli Organizzatori
P.S. Nell'eventualità che ci fosse sfugg'.o
l'indirizzo di qualche vostro vecchio compagno, siate voi gli ambasciatori di questa
promettente iniziativa.
Culto radio
domenica 3 dicembre
Past. EMIDIO SANTILLI
Genova
domenica 10 dicembre
Past. MARIO MARZIALE
Cagliari
3
1 dicembre 1967 — N. 47
pag. S
Al cuoce (li unii vasta (lias|iiica ; . : lombardia, (¡ri|ioni, Ticino RgQUiBfll P6F Ìl pPOtCStdOtCSilIlO?
Il Centro
evangelico di
S. Fedele Intelvi
Circa 250 persone sono intervenute il 29 ottobre a San
fedele Intelvi, paesetto a circa 28 km. da Como, per l’inaueurazione del Centro Evangelico Pietro Andreetti. Provenivano dalle vicine comunità
di Como, M lano, Bergamo,
Brescia, dalle Valli svizzere
dei Grigicni, e da Lugano.
La mattina, all’inizio del
Culto presieduto dal pastore
Aldo Sbaffi d Milano, è stata nuovamente posta nella
chiesetta restaurata la vecch a Bibbia
appartenente alla comunità di San Fedele, già posta nel 1881 nella chiesa
allora appena terminata.
La vecchia casa pastorale è stata restaurata ed ampliata, mediante campi
di lavoro volontario, cosi che ora si
compone di " comode stanze più due
locali di r unione e cucina, per un totale di 30 posti letto. A questi tavoli hanno la’-aamente partecipato gli
evangelici delia zona provenienti da
diverse denom nazioni e località mediante il loro lavoro, doni in natura
ed offerte in denaro.
11 Centro 0 aXimato nella sua struttura
muraria. Coiinncia adesso l’opera che ne
ha motivata la costruzione. Siamo persuasi
tuttavia che ' fondamento di quest'opera
■sia già stato posto in questi tre anni di lavori e che non si tratta di porlo a nuovo
•soltar.ro ader.ro. Inlatti, da questi tre anni
di lavoro c^aonne e di fatiche, emergono
alcuni punti n-'r.-ni cne stanno a fondamento
della vita si:-;« del nostro Centro:
p - Il ' fiiro- pur essendo costruito
utilizzando iin vetusto edificio di proprietà
della Tavola Valdese, e sorto fin daH’inizio
come opera ;-nterdenominazionale a carattere regioiia - n particolare per la Lombardia e I > anioni Gngioni e Ticino.
Il Cet .'a .r fu non è sorto come opera patrocinalo lia una singo.a denominazione c(in to'.'.o ina le. ma fin dal principio
l’iniziativa e siaia piesa da un gruppo di
Evangelici ocrla zona appartenenti a Comunità oorEuminazione e nazionalità
varie.
È gius' iwM che i’Ente proprietario
del Cepo'. - -I l garantito affidandone la
gestione ai •- oncisloro della Comunità di
Como. c"'.o I ne continuerà a fare anche
in futur.o 1; altra parte il ConcisCoro di
•Como si . ".-.ancato di questo «servizio»
con spiri'a "IO nso. come una delle Comunità cel a 70 I.:. non come organismo denominaz'O'ia c.
Riteniamo perciò che questa caratteristica irt tc i 'O' ’11 f'oli nazionale vada mantenuta
fino infondo come essenza stessa del centro e poVio l'a mediante un’Assemblea di
« Amici ' ice di assumersi delle precise
responsa b: in 1 pei il funzionamento dellOpera,
11 nosti" Í entro vuol essere un modesto
segno serro mgenza e 1 importanza dell’opera imoi de lom.nazionale delle Chiese
Evangel'chc ne .o Sonito del Signore sul
fondamemo dena Paio.a di Dio.
2. - ■'J.nie nostre comunità, molti più
di quanii nnssiamo va.uiare a prima vista,
vanno "r r.'.i'n u inipcnni concreti da assumersi nei'" ‘ l’fsM. ma le Chicsc difficilmcnie riescono .an uftme degli impegni che offrano al 1 la certezza fondamentale di 1 nell’opera del Signore,
nel Suo piali').
11 Centro ha offerto questa occasione
d’impegno e servizio concreti che ha rich.e-sto un gioioso sacrificio a un numero di
persone che supera il centinaio. Il Centro
vivrà solo se l'impegno e il servizio di tutti questi 'cd aitri fratelli continuerà a manifey.arsi.
3. - 1 lavori di questi tre anni hanno
dimostrato che quando un gruppo di credenti si accorda per rivolgere al Signore
una richiesta determinata e s’impegna con
tutte le sue forze per attuarla, il Signore
risponde in modo sorprendente ed inatteso.
E quando questo spirito di preghiera e di
servizio scr.'.uriscono da un'attenta meditazione ed ascolto della Parola di Dio, ecco
che della gente qualsiasi, nel suo peccato,
che forma la nostra comunità e che ha
formato i nostri campi di lavoro, scopre il
dono più grande: di essere stata chiamata
a formare la Chiesa di Gesù Cristo, la
comunità degli eletti per servire e testimoniare d ¡Cristo in questo mondo. Tuta la
nostra vita acauista allora, in questa scoperta. uno scopo nuovo.
RitCìiiamo che questi tre elementi siano
le direttrici fondamentali delle attività del
nostro C'c '.ro a servizio delle Chiese della
nostra zona.
UN PO’ DI STOHIA
1848 - He Carlo .Alberto concedre ai Valdesi i diritti civili. Da quel momento, le antiche
Chiese Riformate del Piemonte, diventano un
dinamico movimenti di evangelizzazione per
tutta ITtalia.
1862 - Il gruppo Riformato di S. Fedele Intelvi. aderisce alla Chiesa Valdese. Il giovane Pietro Andreetti è mandato dal gruppo, a
prepararsi al paslorato. a Torino, Torre Pellice. Firenze, Scozia, rial 1862 al 1876.
1876- 1878 - Pietro Andreetti torna a S. Fedele, suo paese natale, come Pastore. Si occupa della scuola elementare evangelica e organizza la costnizione del Tempio.
1877- 1879 - Il Tempio viene costruito in
buona parte mediante manodopera volontaria
degli Evangelici del luogo, su disegno di un
architetto Evangelico di San Fedele.
1879 - In .settembre moriva Pietro Andreetti; tra il rimpianto di tutto il paese, mentre
serviva neH'ospedale di Brescia i colpiti dal
t epidemia di colera (vedi il monumento funebre all’ingresso del Tempio).
j881 - In settembre viene dedicato al Culto
|)uuniico il Temnio Evangelico.
1906-19].') - Il Tempio viene compietamente trasfo.-mato all’interno e riadattato a
colonia estiva per bambini.
1915-1919 - Il Tempio è requisito dall’Esercito ed adibito a deposito viveri.
1920 - Restauro del Tempio nella sua forma originale. Lento declina del gruppo evangelico di S. Fedele, ridotto attualmente — per
decessi e partenze — a poche persone.
1961 - La casa pastorale, affittata da anni a
fitto bloccato, si libera. Si presenta con urgenza la necessità di restaurare la casa e la
chiesa. Si oiTre alle Chiese e specie ai giovani lombai-di, ticinesi e grigionesi, l’opportunità di trasformare ed ampliare Tedificio, utilizzandolo come « Centro Evangelico di preparazione al servìzio cristiano », intitolato a
Pietro Andreetti.
1961-1964 - Studio di un progetto e di
un’idea concreti da poter realizzare. Restauro
e rifacimento dei tetti.
1965-1967 - 16 settimane di campi di lavoro volontario estivi per ricostruire, restaurare, ampliare ed adattare gli edifici.
29 ottobre 1967 ; Inaugurazione del Centro.
CAMPI DI LAVORO
I lavori, di notevole entità, sono stati diretti ed eseguiti in buona parte da volontari,
tra cui un notevole numero di tecnici, provenienti dalle Chiese Evangeliche della zona lombarda, ticinese e grigionese e da altre località.
E’ stato un servizio duro e gioioso allo
stesso tempo, compiuto nei campi estivi ed
in quelli di fine settimana, durante tre anni.
II campo, diretto nei tre anni dal Pastore
di Como e da sua moglie, è stato un esperimento gioioso e stimolante di vita comunitaria cristiana, fondata sulla Parola di Dio.
Ogni sera dopo cena il gruppo dei volontari
si raccoglieva attorno aUa meditazione di un
testo della Sacra Scrittura che potesse dare
un messaggio preciso riguardante la giornata trascorsa assieme.
Riteniamo l’esperienza del campo di lavoro volontario talmente interessante, che
abbiamo deciso di continuare in futuro i
campi di lavoro volontario per rendere even
tualmente un servizio in situazioni particolari della vallata.
CHI LO FREQUENTA
E COME FUNZIONA?
— Il Centro è frequentato da gruppi vari di
studio e di meditazione.
— Ogni gruppo può essere autonomo, preparandosi da solo da mangiare nella cucina pienamente attrezzata, o recandosi
in ristorante per uno o più pasti. Si può
anche richiedere l’opera di un « gruppo
di servizio ». all ufficio dì Como.
— I locali rinnovati ed ampliati sono comp03ti oltre che dal Tempio restaurato, da
due sale di riunione, da sette comode
stanze, con .30 posti letto, servizi con
docce e riscaldamento centrale (la Chiesa per ora non ha ancora un riscaldamento fisso che però è previsto assieme
al rifacimento del pavimento).
— Ogni gruppo che intenda servirsi del
Centro, può scrivere per informazioni o
prenotazioni airUfficio, presso: Pastore
Thomas Soggin, via T. Grossi 17 . 22100
Como - tei. (031)273.440. Indirizzo del
Centro P. Andreetti: Via Provinciale 17,
San Fedele Intelvi (Co) - tei. (031)83.418.
Convegno monitori S. D.
Tema : ‘*Le feste
di Natale
99
In questi giorni stiamo preparando le nostre Scuole Domenicali al Natale e alla festa corrispondente. Come lo facciamo? Che
materiale usiamo? In che modo presentiamo il Natale del Signore? A questa e ad altre
domande cercheremo di dare una risposta, in
questo Convegno monitori, al Centro Pietro
Andreetti di San Fedele Intelvi.
PROGRAMMA
II Centro è aperto dalle ore 18 di sabato
9 dicembre. La cena è prevista alle ore 19,30.
Inizio del programma serale ore 21 :
a) presentazione delle nostre Scuole domenicali mediante le risposte alle domande
di un questionario;
b) materiale usato per la festa di Natale con discussione del medesimo e presentazione di alcuni materiali moderni tipici
(a cura del maestro Franco Calvetti).
Domenica ore 9 : esegesi del testo di Luca 2 a cura del past. T. Soggin e suggerimenti didattici per presentare il messaggio
ai bambini a cura del maestro F. Calvetti
di Torino; ore 12,30 ; pranzo; nel pomeriggio seguirà la discussione.
L’ora di partenza verrà stabilita insieme
all’inizio del Convegno.
Il prezzo tutto compreso (cena, colazione,
pranzo e pernottamento) è di L. 1.300. Il
Comitato delle Scuole Domenicali ha a disposizione alcune borse per pagare tutta o in
parte la quota delle giornate).
Si prega di iscriversi entro il 4 dicembre
scrivendo a T. Soggin, Via T. Grossi 17,
Como.
Le osservazioni del fratello Ardito
fanno un poco pensare agli assalti di
quel cavaliere spagnolo che vedeva giganti sorgere dalla terra, mentre si
trattava di innocui strumenti del lavoro umano.
L’articolo a cui egli si riferisce ( « Riforma e società») era un articolo, diciamo così, di rievocazione storica. Le
affermazioni in esso contenute erano
tuttavia, per quanto possibile, critiche.
Infatti con quella storia dobbiamo fare i conti ancora oggi. Non erano
comunque affermazioni normative :
quando l’autore diceva « tu devi ! » non
era una esortazione rivolta da Mario
Miegge ai lettori dell’« Eco-Luce » (ci
mancherebbe altro ! ), ma un tentativo,
forse mal riuscito, di rendere con immediatezza taluni caratteri dell’etica
protestante dei secoli passati.
Il protestantesimo è un fenomeno
storico; dunque, poiché la storia, per
ora, continua, esso è anche transeunte.
Personalmente ritengo anzi che il protestantesimo sia pressoché tramontato. Certo, esistono ancora delle chiese
protestanti. Ma esse non costituiscono
più un fenomeno storico degno di rilievo (e qui non discuto se ciò sia un
bene o un male ; da un punto di vista
crisfano é probabilmente un bene che
le chiese non rappresentino più qualcosa di importante nella storia! Il male é, caso mai, che le chiese non si
accorgono di non essere importanti, e
quando se ne accorgono trovano la
cosa affliggente).
In secondo luogo, i nostri teologi
sogUono dire che quanto é nella storia
é segnato dal peccato. In quanto dunque é un fatto storico, il protestantesimo non si sottrae al peccato. Ma per
ben valutare il peccato (o meglio, per
ben valutare la giustificazione!) bisogna prima di tutto apprezzare la grandezza e la bellezza di ciò che vive nella
storia. Ciò é alquanto scomodo. Sarebbe più comodo che il peccato fosse incarnato solamente nelle aberrazioni
dell’ ascetismo medioevale, nelle crociate, nella santa inquisizione e nei
compromessi mondani della Chiesa di
Roma. 'Viceversa il « rovescio della medaglia» del protestantesimo (quel rovescio a cui ho latto cenni, forse troppo rapidi, alla fine dell’articolo) è solidale con la sua « grandezza » : con
la trasparenza della pittura olandese,
con la sobrietà del Ciabas e delle chiesette di legno della Nuova Inghilterra,
con il rigore spirituale dei volti dei
nostri bisnonni delle Valli. Dunque
la « carità protestante » ha la sua
grandezza storica ; essa è indubbiamente un progresso rispetto alla « carità cattolica » del Medioevo. E tuttavia
il « 'Welfare State » realizzato nei paesi protestanti é solidale dèlTordine sociale borghese, e non costituisce affatto un modello valido per i popoli che
sono in lotta contro l’imperialismo occidentale. I problemi dell’etica cristiana vanno affrontati oggi in un contesto diverso da quello dei secoli XVI e
XVII, nel quale le indicazioni della
Riforma non sono necessariamente
valide.
Non credo che la Riforma costitusca una sorta di deposito immutabile
di verità teologiche e di norme morali. In effetti dire « sola ffde, sola
scriptura » negli anni intorno al 1520,
significava dire qualcosa di molto preciso, che veniva immediatamente compreso dalla gente comune: della Riforma si discuteva anche nelle osterie.
Perché? Porse perché il 1520 é stato
un anno particolarmente « profetico »
nella storia d’Europa? Più probabilmente anche perché in quel momento
« sola fide, sola scriptura » significava
la fine di un mondo: la fine della cristianità medioevale.
Oggigiorno la ripetizione del « sola
fide, sola scriptura » non significa affatto la fine di un mondo. Si tratta di
CERCANDO DI RILANCIARE
IL DIALOGO TENTATO
E MANCATO AL CIABAS
una affermazione che può essere compresa solo da una piccolissima minoranza di persone religiosamente colte
(che non vuol dire affatto una minoranza di «laureati»). Con questo non
dico che « sola fide, sola scriptura »
sia una affermazione priva di senso,
ma soltanto che dal 1517 a oggi il significato di quelle parole e la loro area
di risonanza sono cambiati.
Perciò sarebbe forse meglio che invece di ripetere le parole del passato
noi cercassimo delle parole nuove. Ma,
ovviamente, non si tratta soltanto
di una questione di parole. Al momento della Riforma la « confessione di fede » assumeva un ben preciso contenuto storico. La Riforma
non ebbe infatti paura di compromettersi nel «mondo», anche se ciò produsse una serie di tragiche fratture
(Lutero contro il Papa, Tommaso
Münzer contro Lutero). Compromettendosi nel « mondo » la Riforma ha
vissuto l’affermazione di Lutero : « simul peccator et iustus»! Oggigiorno
sembra a molti che la confessione di
fede cristiana non abbia più un contenuto storico. In effetti i cristiani
hanno paura di peccare, cioè paura di
compromettere la Fede in posizioni
« mondane » (e questo soprattutto
quando si tratta non già di aderire
alla realtà esistente e consacrarla ma,
all’opposto, di impegnarsi a cambiar,
la!). Ma forse chi non pecca (cioè chi
non si compromette nel mondo) non
è neanche « giustificato » : semplicemente, non esiste, com-'è il caso per il
Protestantesimo mondiale nel 450° anniversario della Riforma.
Ma con questo la risposta al fratello Ardito si é trasformata in nuove domande, che son rivolte ovviamente
anche all’équipe redazionale dell’« EcoLuce ».
Mi sia consentito, terminando con
un fatto personale, di ringraziare il
fratello Ardito perché egli continua a
considerarmi « giovane », mentre, purtroppo, sono sicuramente giunto alla
metà del cammin di nostra vita.
Mario Miegge
...............................................................»....
miiiiiiiiiiiMiiiMiiiMmiiniiiiiii'iiiii'ii'i'iiimmiimiiimimiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiminiiiimimiimiMni' •m
iiiiiinimiiiiiMimiiiiiiMiitiiimmiiiMMiimiiiii
ii'iimimmmiiiMiiimnmiimiiliiiiiii
CBLEBWIQIll
DEI.I.A KIFORma
AD AHSTA
Francamente la celebrazione della Riforma non poteva mancare di avere luogo in
questa città, che ancor oggi ricorda, con un
monumento (una croce?!) la cosi detta « fuga di Calvino ».
Ma Aosta non è soltanto la città della
Controriforma, geograficamente più vicina a
Ginevra : essa ha una lunga e gloriosa storia. Questa antica città romana (Augusta
Pra'Ctoria, fondata nel 24 a. C.) è oggi capitale di una Regione Autonoma di cultura
mista franco-italiana, posta, fin dalle antiche età, sulla grande via delle Gallie che,
attraverso le Alpi, unisce la nostra Penisola
al Centro c Nord Europa, favorendo il passaggio degli uomini e Io scambio delle culture e delle civiltà (tanto più ora con l’apertura del trafori del Monte Bianco e del Gran
S. Bernardo e la costruzione dell’autostrada
Torlno-Aosta)...
Qui la fede cristiana deve essere giunta
molto presto (probabilmente già nella seconda metà del secondo secolo, intorno al 170180 d. C., quando sorgevano le prime comunità cristiane della Gallia, soprattutto nella
Valle del Rodano, a Vienna e Lione) posta
com’era la città sulla grande « via romana »
transalpina.
Nulla di strano quindi che, col sorgere
della Riforma in Europa nel XVI sec., la
Valle, e soprattutto Aosta, abbiano conosciuto fin dal primo momento dei caldi e vivaci partigiani della Riforma, come provano varie fonti del tempo. Accanto a tanti
monumenti dell'antichità romana e medioeva’e c’è in Aosta un monumento sormontalo da una croce: una iscrizione sul basamento fa allusione alla partenza di Calv.no
dalla città e porta la data del 1541. Calvino
avrebbe dunque soggiornato m Aosta. G.o
che è sicuro è che il Riformatore, nella primavera del 1536, si recò in compagnia^ di
Du Tillet alla corte di Ferrara, centro dmcontro dei migliori « spiriti » italiani del
Rinascimento. Renala di Francia figlia di
Luigi XII, aveva sposalo Ercole d Este. Numerosi letterati francesi erano venuti a Ferrara; il cuore di Renata batte in favore della Riforma; il poeta Clcment Marot. il futuro compositore dei salmi ugonotti, raggiunge Ferrara; Calvino viene per confermare nella fede evangelica la Duchessa. Ma.
ahimè! l’inquisizione vigila. Dopo alcune
settimane, la persecuzione si scatena contro
i „ francesi ». Calvino torse è arrestalo.'’
Calvino, cacciato daiia finestra, è ritornato...
Gettato in prigione? Ciò è più che verosimile. In ogni caso ciò che è certo è che egli
riesce a evadere, con l’aiuto della Duchessa
Renata e a ritornare verso la Francia.
In questa pericolosa avventura, quale via
Calvino ha egli scelto per attraversare le
Alpi? La tradizione menziona Aosta, la Valtellina, la Valle di Bagne... Ma perchè non
la Valle di Aosta? Se le prove mancano, se
Calvino stesso non ha mai fatto allusioni
alle circostanze del suo ritorno (senza dubbio per non nuocere alla Duchessa Renata,
fatta arrestare da suo marito per causa di
religione), le pietre colmano, a modo loro,
le lacune della storia; sul colle che il Riformatore avrebbe attraversato, si parla della
« finestra di Calvino »... un certo piccolo
ponte porta il suo nome... la stessa cosa per
una casa di campagna sulle pendici che dominano la strada del Gran S. Bernardo... come pure una vecchia casa in rue croix de
Ville in Aosta... senza parlare della « croce »
stessa innalzata nella città per ricordare la
fuga di Calvino, cioè la disfatta dell’eresia...
Aosta, nel 1536, cioè agli inizi della Riforma. contava già numerosi simpatizzanti
della Riforma: dei predicatori da Ginevra
vi sono passati. Nel novembre del 1535,
Jean-François Naegeli, il futuro conquistatore del cantone di Vaud, allora ambasciatore della città di Berna, venne ad Aosta con
un numeroso seguito; venne per negoziare
coi Savoia (dai quali dipendeva la Valle in
qualità di « protettori »); con lui c’erano dei
pastori.
In un simile contesto storico, Calvino, se
era passato di lì, non poteva mancare di intervenire con tutta la sua autorità. Tuttavia, quando egli vi si trova, il gioco ormai
è stato fatto ; jl 28 febbraio 1536 gli Sfati
Generali della Valle hanno deciso di « vivere e morire nella fede cattolica e nella
obbedienza al duca di Savoia ». Per lungo
tempo la « Valle » sarà una regione antiprotestanle e antiginevrina per eccellenza (ciò
che allora era, la stessa cosa!).
Oggi, di fronte alla croce della fuga di
Calvino, la Chiesa Valdese apre le sue porle al pubblico: per un paradosso stupefacente e quasi beffardo della storia, là dove si
è voluto ricordare la sua partenza e felicitarsene, Calvino è ritornalo, la Parola dì Dio
risuòna, se pure non per le piazze c per le
vie. per lo meno in questa Casa.
E con Calvino, oggi è venuto anche Lu
tero! Vogliamo dire che il gesto compiuto
dal grande Riformatore tedesco è stato ricordato, nel 450” anniversario (oltre che con
un culto, come annualmente si fa) con una
pubblica Conferenza, tenuta dal nostro Pastore, Sig. Giovanni Peyrot, venerdì 3 novembre, in una Sala, gentilmente concessa
dalla Civica Amministrazione, che ringraziamo.
La Conferenza era stata prea.nnunciata da
varie decine di manifesti e da centinaia di
biglietti di invito personale, nonché da la
« voix de la Vallèe », il gazzettino quotidiano della Valle d’Aosta. Il testo del manifesto
era il seguente:
450” ANNIVERSARIO
DELLA RIFORMA
Ricorrendo il 450” Anniversario della Riforma Protestante (31 ottobre 1517), allo scopo di illustrare alla generazione del nostro
tempo il significato e il valore dell’importante avvenimento, che tanta parte ha avuto
nella formazione del mondo moderno, il Pastore Giovanni Peyrot. della Chiesa Evangelica Valdese di Aosta, terrà una pubblica
conferenza storico-culturale sul tema
RIFORMA E MONDO MODERNO
venerdì 3 novembre alle ore 20.30 nella Sala
Comunale di via Festaz, 21.
La cittadinanza è cordialmente invitata ad
intervenire.
¡1 Consiglio di Chiesa
La sera del 3 novembre, dinanzi ad un
buon uditorio (costituito in parte da evangelici e simpatizzanti e in parte da cattolici,
tra cui alcuni sacerdoti) il Pastore Peyrot
esponeva la sua conferenza. Egli esordiva,
ricordando il gesto di Lutero della affissione
delle 95 Tesi, che fu come l'atto di nascita
o il « manifesto n della Riforma. Notava,
poi. come le Chiese Evangeliche non siano
inclini a celebrare il loro passato; esse debbono celebrare soltanto Dio e le Sue opere,
evitando di trasformare la celebrazione odier.
na in una derisione dei Riformatori. Se. tuttavia, noi Evangelici ritorniamo con insistenza e con amore alla Riforma è perchè
dietro la voce di Lutero, di Calvino, di
Zwingli (come quella più antica di Pietro
Valdo) e di altri ancora, udiamo il timbro
inconfondibile della voce di Dio. che parla
alla Chiesa e al mondo.
Abbiamo quindi il dovere di prendere
Riformatori per quello che essi furono, e
non per queUo che farebbe piacere a noi che
fossero stati. Essi furono dei « profeti » di
Dio nell’età moderna, banditori di un messaggio del più alto significato, l’EvangeJo
nel senso pieno del termine.
Dopo aver messo in evidenza alcuni aspetti fondamentali del messaggio evangelico,
che i Riformatori ritennero dover sottolineare per i propri contemporanei (salvezza
per grazia, autorità della Sacra Scrittura, sacerdozio universale di tutti i credenti) 1 oratore faceva notare come la Riforma Protestante, oltre che avere dato vita ad una rivo,
luzione teologica e ecclesiologica del massimo livello, al tempo stesso dette Favvìo ad
una serie di t< rivoluzioni » o evoluzioni nel
campo della cultura, della politica e persino
dell’economia. (Non sono delle cose nuove
che si dicono oggi, perchè molti studiosi, storici, sociologi, economisti hanno detto le
stesse cose con maggiore e più acuta competenza!). I Paesi, che hanno conosciuto il
soffio della Riforma, hanno anche conosciuto, più marcatamente di quelli cattolici e
ortodossi, i benefici cambiamenti avvenuti
dal sec. XVII in poi tra la concezione culturale, politica e economica medioevale
(concezione ancorata ai rigidi schemi della
scolastica. dcH’assolutismo papale e principesco, del classismo feudale).
La civiltà della Riforma, pur nelle sue
varie e multiformi esperienze, ha innegabilmente fecondato la società, tanto religiosa
che sociale ed economica, producendo in
tempo utile evoluzioni e progressi, le cui
tracce rimangono profonde ancora oggi. Là
dove invece ha continuato a dominare la
concezione cattolica (o ortodossa, che le è
sorella), ivi la società religiosa e civile si è
« fossilizzata ivi il conservatorismo ha
preparato (ed ancor oggi prepara) in maniera
sicura e drammatica, l’esplosione delle rivoluzioni più sanguinose (Rivoluzione francese. rivoluzione russa... ed ora sud-americana).
E' evidente (non si può mancare di ricordarlo oggi) che i Paesi Protestanti hanno
superalo più facilmente i gravi scogli siieeessivi (dalla industrializzazione alle riforme
sociali moderne) che non i Paesi cattolici e
ortodossi, meno preparali, questi, ad affrontare con successo, senza bagni di sangue, i
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
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N. 47 — 1 dicembre 1967
Notiziario La Conferenza
ecumomco
a cura di Roberto Peyrot
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Direttore: F. Chauvie
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delle Chiese europee
LE CHIESE PROTESTANTI
DEL NORD MADAGASCAR
SI UNISCONO
Tananarive (bip) — Le tre Chiese protestanti del Nord Madagascar hanno deciso di
formare una Chiesa Unita ehe verrà ufficialmente inaugurata nell’estate 1968, e che
comprenderà ca. 800.000 fedeli.
Si tratta della Chiesa Evangelica (Società
delle Missioni evangeliche di Parigi), della
Chiesa di Cristo (Società delle Missioni di
Londra) e della Chiesa degli Amici (Missione quacchera). Oltre 90 delegati di queste
tre Chiese, riuniti in Assemblea Costituente
dal 17 al 26 Ottobre scorso hanno votato il
testo della Costituzione della nuova Chiesa,
che assumerà in nome di « Chiesa Unita del
Madagascar ». Detta Chiesa sarà membro del
Consiglio Ecumenico (come lo erano le tre
precedenti).
Le tre Chiese, divise in tre settori geografici, vivevano praticamente in stato di simbiosi e collaboravano in vari campi. Per contro esse rappresentavano tre tradizioni protestanti diverse ; certi punti dottrinali ed
organizzativi le differenziavano notevolmente. Di conseguenza sono occorse lunghe e pazienti conversazioni per mettere a punto una
formula alla quale potessero aderire tutte.
Fin dal 1950, infatti, un primo Comitato
di Unità aveva iniziato un’inchiesta esplorativa. L’anno scorso, le tre Chiese avevano
già fuso i loro Collegi teologici, premessa sicura alla successiva, completa unione.
La Chiesa luterana del Sud Madagascar
non ha preso parte alle suddette trattative.
La Costituzione della Chiesa Unita è di
tipo riformato classico : ogni parrocchia è
diretta dal pastore e da un collegio di laici;
vi sono Sinodi e Comitati esecutivi (eletti dai
Sinodi) a livello regionale e nazionale. La
massima autorità è rappresentata dal Sinodo
Nazionale. Peraltro la personalità e la responsabilità di ogni comunità locale vengono
fortemente sottolineate. Il primo Sinodo Nazionale, che si riunirà cetramente nell’agosto
p. V., designerà il Consiglio Nazionale': solo
allora si conosceranno i nomi dei dirigenti
della Chiesa Unita.
IL GOVERNO INDONESIANO
CONDANNA LE MANIFESTAZIONI
ANTICRISTIANE
Giacarta (soepi) — Il governo centrale di
Giacarta, tramite portavoci ufficiali, si è pronunciato sulle recenti manifestazioni organizzate in Indonesia da certi gruppi maomet.
tani contro i cristiani, affermando che non
si poteva assolutamente tollerare la cosa, sot.
to alcun punto di vista.
Contemporaneamente, il Consiglio delle
Chiese d'Indonesia, unitamente ad alcuni
giornalisti maomettani hanno lanciato un appello per la riconciliazione fra maomettani
e cristiani.
Durante le dimostrazioni anticristiane che
ebbero luogo ai primi di ottobre nella città
di Makassar (isola di Celebes), vennero gravemente danneggiate 15 chiese protestanti e
cattoliche, come pure numerose altre Istituzioni cristiane. Gli incidenti di Makassar
città di 600.000 abitanti, fra cui 100.000 cristiani — avevano suscitato molto scalpore in
Indonesia: vennero infatti considerati come
un attentato ai diritti fondamentali della
Repubblica, ed in modo particolare alla libertà religiosa ed alla tolleranza.
LA RUSSIA
E L'ANTICO TESTAMENTO
New York (soepi) — Un critico letterario
comunista, il sig. A. Kashdan, che scrive sovente sul giornale sovietico ateo « Scienza e
religione » ha qualificato una versione polacca dell’A. T. recentemente tradotta in
russo come « un maestoso monumento letterario paragonabile all’Iliade ed all’Odissea ». Ha inoltre dichiarato che la Bibbia si
fonda sulla « verità storica » e fa l’elogio del.
la versione russa intitolata « Storie bibliche ».
Questo lavoro fu dappritn.a pubblicato in
Polonia, nel 1963. La versione russa, edita
in 100.000 esemplari, ha avuto l’anno scorso un grande sucoesso.
Kashdan sottolinea dunque il valore dell'.\. T. sia come opera letteraria che come
opera storica, meritevole di una particolare
stima « in ragione delle sue qualità d opera
letteraria e del suo studio della psicologia
umana ».
CREAZIONE DI UNA COMMISSIONE
MEDICA MISSIONARIA SVIZZERA
Berna (soepi) — Il Consiglio Svizzero delle Missioni Evangeliche (CSME), durante la
sua sessione autunnale tenutasi recentemente a Berna, ha deciso di creare una commissione medica missionaria che coordinerà Tazione delle Chiese, delle missioni e del CEC
in favore della salute nel terzo mondo.
Il CSME ha ammesso inoltre una nuova
Società, portando cosi ad undici il numero
dei suoi membri : s) tratta della Missione
evangelica nel Kwango (Congo-Kinshasa), la
cui sede è a Birsfelden, presso Basilea.
(B./.P.). La quinta assemblea della Conferenza delle Chiese europee, riunita a
Pörtschach (Austria) dal 29 settembre al 5
ottobre, ha votato all’unanimità un messaggio che dice particolarmente;
« ...La missione delle Chiese europee dovrebbe essere oggi contraddistinta dalle parole servizio e riconciliazione... Esse sono
chiamate a partecipare ed a proseguire
l’opera di Gesù Cristo. Egli si è identificato
coll’uomo ed ha anche portato al mondo
una nuova speranza ; la riconciliazione degli uomini con Dio, con il loro prossimo,
con tutta la creazione.
« Durante la nostra assemblea, abbiamo
cercato di applicare queste verità ai compiti che attendono oggi le nostre Chiese. Abbiamo prestato una particolare attenzione
agli ostacoli che ci fermano... Pensiamo che
occorre ascoltare coloro che non conoscono
il messaggio di Cristo, allo scopo di capire
più chiaramente quali sono i loro bisogni
più profondi, bisogni che sono anche i
nostri. Per comprenderli, dobbiamo coraggiosamente accettare di rinnovarsi e di lavorare in modestia con tuiti coloro che si
dedicano alla pace ed alla giustizia...
« Il mondo cambia continuamente, sotto
la pressione del progresso tecnologico, delle
trasformazioni economiche, sociali e politiche. Le Chiese sono perciò costrette nel
adattare continuamente alle nuove situazioni le loro organizzazioni e la preparazione di chi lavora al loro servizio. Occorre
essere sufficientemente duttili per incontrare l’uomo in una società pluralista... Occorre trasformare la vita delle nostre Chiese
per renderle dinamiche, sempre pronte a
servire e riconciliare...
« La tecnologia è un dono che viene da
Dio. Essa può venire utilizzata sia per il
bene che per il male. Noi siamo divisi da
una tensione fra il messaggio di speranza
che proclamiamo e la povertà e la morte in
cui viviamo. Questa tensione non diverrà
creatrice se non quando l’Europa utilizzerà
le sue ricchezze tecnològiche per servire tutta l’umanità.
« ...Le nostre Chiese dovrebbero cooperare coi loro Governi per lo sviluppo del commercio internazionale e la moltiplicazione
dei contatti personali (nei campi della cultura, della religione, della scienza, della
gioventù). Siamo profondamente preoccupati per la situazione politica in Europa, e
dal pericolo di un possibile deterioramento
di questa situazione. Noi richiediamo caldamente un patto di non aggressione fra le
due Europe. Questo patto potrebbe essere
una prima tappa verso rabolizione della
NATO e del Patto di Varsavia. Dobbiamo
lavorare alla soppressione delle armi nucleari (non proliferazione e disarmo)...
a La sicurezza europea resta una questione-chiave per la pace mondiale. Lo status
quo europeo dovrebbe essere accettatq; noi
respingiamo l’uso o la minaccia della forza
come sistema per cambiare la situazione attuale. Respingiamo parimenti la forza quando essa viene usata all’interno di un paese
per privare la popolazione dei suoi diritti
democratici, e ci preoccupiamo delle sofferenze che ne derivano.
<1 L’Europa ha anche una responsabilità
comune per quanto riguarda le situazioni
del 'Vietnam e del Medio Oriente. Non si
può acceifiare l’impiego delle armi come soluzione delle divergenze politiche. Le risorse dell’Europa dovrebbero essere utilizzate per promuovere in Medio Oriente la
giustizia sociale ed economica. La questiodel Vietnam dovrebbe essere risolta sulla
base degli accordi di Ginevra del 1954.
« La coesistenza pacifica non basta. Noi
dobbiamo andare verso la cooperazione
internazionale ed il servizio reciproco a beneficio di tutti i popoli, qualunque sia il
loro sistema politica o sociale. Noi chiediamo ai cristiani europei di dedicarsi senza riserve al servizio ed alla riconcilia
Echi della settiniana
a cura di Tullio Viola
LA SITUAZIONE
NEL MEDIO ORIENTE
« Il Consiglio di sicurezza ha finalmente adottalo all'unanimità (la sera di
mercoledì 22 c.) la risoluzione inglese d’inviare in M. O. un rappresentante personale
di U-Thant, il quale definisce i principi che
dovrebbero ispirare un regolamento dei problemi in quella travagliata parte del mondo. L’U.R.S.S. ha rinunciato a difendere
il progetto di risoluzione da lei stessa precedentemente consegnato. Il suo rappresentante s’è limitato a dare un’interpretazione
sui generis del testo votato, interpretazione
che non coincide esattamente con quella
degli estensori, ed ovviamente neppure con
quella d’Israele ».
Noi non siamo tanto ingenui da credere
che rO.N.U.. e tan'lo meno il suo segretario o un inviato di questo, siano in grado
di risolvere i grandi problemi politici che
travagliano il mondo. Ma come abbiamo
avuto già occasione di osservare, non siamo di quelli che ostentano disprezzo per
rO.N,U. Malgrado lo scadimento gravissimo che quest’istituzione ha subito negli
ultimi tempi, soprattutto a causa della guerra del Vietnam (dunque essenzialmente per
colpa degli U.S.A.), non rinunciamo facilmente a credere che essa possiede ancora
una forte azione frenante su quei processi
storici che tendono a trasformare le guerre fredde in calde. Epperò facciamo nostro
il commento de « Le Monde » (del 24-ll-’67,
da cui è tratta la notizia), nel suo articolo
di fondo;
« Il fatto è tanto più notevole, in quanto
la decisione (di cui sopra) è stata presa all’unanimità. Si consideri che TU.R.S.S., al
concludersi della guerra dei sei giorni, piuttosto che prestarsi ad un’azione comune del
Consiglio, aveva preferito provocare, come
tutti ricordano, la convocazione d’una sessione straordinaria dell’Assemblea generale.
Ma questa, contrariamente alle aspettative
di Mosca e malgrado l’approvazione data
dalla Francia ad un testo iugoslavo che
riaffermava, sotto una forma molto più moderata, certe tesi sovietiche, non era riuscita, in fin dei conti, a risolvere il problema.
Il fatto che il Cremlino, piuttosto di rilanciare davanti all Assemblea generale una
discussione in cui, secondo ogni previsione,
si sarebbe scontrato con l’opposizione di
Damasco e d’Algeri, abbia preferito cercare nel Consiglio le vie della conciliazione
e del compromesso, è un segno dei tempi.
Se il Cremlino avesse agito in tal modo nel
mese di maggio, e se allora avesse preso, in
favore della libertà di navigazione dei passaggi marittimi internazionali, quella posizione .senza equivoci che oggi ha finalmente adottato, senza dubbio la guerra avrebbe
potuto essere evitata e, con essa, anche
l'umiliante disfatta dei suoi amici arabi ».
Già: l’opposizione di Damasco! £ molto
significativo che il delegato della Siria sia
stato l’unico a prendere nettamente posizione contro la risoluzione inglese. E già
venerdì 17 c. il quotidiano siriaco Al Baas,
organo ufficiale della classe dirigente, aveva pubblicalo un’editoriale che, sotto il
titolo «Il nuovo pericolo», affermava: « La
risoluzione inglese è il risultato d’una cospirazione fra la reazione araba e gli’imperialisti. Il popolo arabo si trova ora davanti ad un nuovo pericolo che nasce dalla
cospirazione tramata nel Consiglio di sicurezza con l’adozione all'unanimità del
progetto inglese. Questo significa consacrare l’aggressione, significa sottomettersi al
fatto compiuto. Questo è ciò che desiderava la reazione araba che ha voluto demo
lire i regimi progressisti allo scopo di liquidare le forze rivoluzionarie ».
Strane aperture sulle discordie intestine
arabe!
TORTURE Al DETENUTI
POLITICI GRECI
Testimonianze attendibili e precisamente circostanziate, in merito, sono state
fornite al giornale inglese « Guardian »
dall’avv. Cedric Thornberry, da poco rientrato dalla Grecia. Vengono dati i nomi
dei torturati e dei torturatori. Per es. « una
donna detenuta è stata mantenuta diversi
giorni, in isolamento completo e senza nutrimento, in una cella alta soltanto m. 1,50
e tanto stretta che l’infelice non aveva la
possibilità di coricarsi. La cella era immersa nell'oscurità e il pavimento coperto di
fango. / guardiani si divertivano ad accrescere l’umidità della prigione, versandovi
regolarmente dei secchi d’acqua. Ad un’altra giovane studentessa, i carnefici strapparono tutti i vestiti prima di batterla, finche
le sue braccia e le sue gambe diventarono
nere dai lividi. Persistendo essa nel rifiuto
di dire ciò che i carnefici volevano, essa fu
sottoposta a indicibili torture, degne del sadismo più bestiale ». Non si sa quale delle
carceri di Atene (via Bubulinas), o di Salonicco, o di Patrasso, o del Pireo, sia la
peggiore.
Il tavolo del seggio della Conferenza delle Chiese europee, a Pörtschach (Austria); al centro
il doti. Williams, nuovo presidente. Alla conferenza partecipavano, quali delegati italiiini. i
past. N. Giamp.ccoli, M. Ronchi, M. Sbafi.. (cliché « Il Messaggero Evange
c.)
IVielle Chiese Metodiste
Prendiamo Io spunto dalla precisazione
del Dr. G. Peyrot pubblicata su « Nuovi
Tempi » (N. 32) sulla figura del Moderatore
Valdese per precisare a nortra volta quale
la posizione del Presidente nella Chiesa
Metodista.
Come il Moderatore non è il « Moderatore della Chiesa 'Valdese », ma — come fa osservare il Dr. Peyrot — il « Moderatore della Tavola della Chiesa Valdese »,
altrettanto si deve dire del Presidente Metodista. Egli non è — come spesso si dice •—
il Presidente della Chiesa Metodista bensì
il « Presidente della Conferenza Metodisla ».
Anche noi. col Dr. Peyrot, ripetiamo che
questa osservazione non vuole essere una
vana pignoleria, ma una necessaria precisazione al fine di a\ere una esatta conoscenza
dello spirito e della prassi che caratterizzano la Chiesa Metodista, e che sono
tan'to vicini allo spirito ed alla prassi deda
Chiesa "Valdese.
— 11 450° anniversario della « Riforma »
è stato ricordato presso diverse Comunità
Metodiste d’Italia. Fra le varie celebrazioni ricordiamo le molto apprezzate conferenze tenute dal Prof. Ulrico Cassano ad
Alessandria il 29 ottobre ed a Genova Sestri la sera del 9 novembre.
— Nuovi luoghi di Culto. Con una simpatica cerimonia, condotta dai pastori dei
Circuito : Bellacchini, Bufano, Benecchi, e
con la presenza del Vice-Presidente fratello
Marcello Rizzi, Io scorso 8 ottobre è stata
dedicata al culto una graziosa Cappella
nella città di Modena,
La presenza metodista in questa città risale al 1884 in cui fioriva una attiva Comunità andata poi assottigliandosi soprattutto
a causa delle emigrazioni. Ora, con l’impegno delle varie Comunità del Circuito,
l’opera evangelistica in Modena è in piena
ripresa e la nuova Cappella ne è un segno concreto.
Domenica 29 ottobre, con un culto spe
TORRE PELLICE
Le Società Missionarie di Torre Pellice avranno .1 loro BAZAR ANNUALE
il giorno 8 dicembre alle ore 15 nella
Sala delle Attività. Vi sarà come sempre una PESCA per i bambini, ma il
biglietto costerà L. 100 invece di L. 50.
Tutti sono cordialmente invitati.
(Da «Le Monde» del 25-11-1967).
LA GUERRIGLIA IN BOLIVIA
Di ritorno dalla Bolivia, Luigi Ghersi pubblica su « L’Astrolabio » del 26 c.
tutte le notizie che gli è stato possibile raccogliere su quella guerriglia, sulla morte
del « Che » Guevara e sul processo del rivoluzionario francese Regis Debray. A un
certp punto, egli dice;
« Una volta in Bolivia, ho cominciato a
guardare la vicenda della guerriglia nella
prospettiva giusta, cioè come un fatto politico, non come un romanzo giallo. E prima di domandarmi quali fossero state le
trame della C.I.A. (organizzazione statale
americana di spionaggio) mi son chiesto se
le condizioni sociali del paese erano davvero mature per un tentativo rivoluzionario. Ebbene, se devo essere sincero fino in
fondo, credo che non lo fossero affatto.
C’era un proletariato politicamente maturo,
quello delle miniere, ma non era numeroso
ed era facilmente isolabile. E infatti fu isolato e battuto duramente quando tentò di
porsi concretamente come secondo polo rivoluzionario dopo la guerriglia. La borghesia intellettuale era inerte, delusa dalla rivoluzione del '52 e riluttante ad assumere un
proprio ruolo nazionale. Anche la classe
studentesca, in seno alla quale le simpatie
per la sinistra sono più nette e diffuse, è
rimasta a guardare: il gauchismo rimase
uno .stato d’animo indefinito, non riu.scì a
shoccare nell’azione politica. Restavano i
contadini indios, poverissimi, analfabeti, imbevuti di un cattolicesimo elementare più
superstizioso che religioso. Per giunta nella
zona della guerriglia non cerano neppure
grosse comunità indigene come quelle delTaltipiano, che possono più facilmente muoversi sulla spinta d’una presa di coscienza
collettiva per reagire alla loro antica condizione di popolo frustrato. La scelta rivoluzionaria avrebbe dovuto nascere ogni
volta, in certo modo, da un moto individuale di coscienza difficilmente immaginabile in quelle condizioni. Quale meraviglia
se la guerra si definì prestissimo come un
nucleo isolato, ".straniero”, come si compiace di ripetere il generale Barrientes? ».
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
rivolgimenti economici, scientifici e sociali,
che hanno così profondamente modificalo la
società da 150 anni a questa parte.
II Pastore Peyrot ha tracciato, a questo
punto, un quadro della situazione religiosa
e civile del nostro Paese, l’Italia, facendo notare come la mancanza di una Riforma in
Italia abbia prodotto molti dei mali che da
secoli ci affliggono, nel campo della cultura,
della politica e della economia (il nostro
Paese vive sempre oscillante sull’orlo delle
dittature totalitarie, non importa quale... e
tanto stenta, in ogni momento, ad adeguarsi al ritmo della vita moderna).
Vi sono evidentemente due ottiche diametralmente opposte, tra la concezione cattolica e quella riformala, nel considerare i rapporti tra fede e vita, tra chiesa e società!
Le generazioni cristiane, che meglio hanno
inteso e predicato l’Evangelo di Cristo come
salvezza « totale » dell’uomo (come si esprime il Prof. V. Vinay) cioè la cristianità antica e quella della Riforma, hanno creato
delle nuove civiltà : naturalmente sono state
civiltà provvisorie, civiltà di popoli peregrinanti verso la città di Dio... ma sono state,
in modo chiaro, un segno della potenza dell’Evangelo.
Un caloro.so applauso ha salutato la fine
della conferenza, seguila con appassionata
attenzione dal pubblico.
Nella sala era stato approntato un banco
di libri sulla Riforma, sull’opera dei Riformatori e sulla fede evangelica di oggi. Diversi furono prenotati dai presenti.
Data l’ora tarda, non ci fu dibattito. Esso
ebbe luogo mercoledì 8 novembre nella sala
del nostro « circolo ». Vi hanno partecipato,
oltre a numerosi membri della nostra chiesa, alcuni cattolici Ira cui un giovane sacerdote.
L’eco della conferenza è stato notevole nella città, anche se non vi è .stala una partecipazione oceanica. Ci auguriamo che questa eco possa smuovere, in senso positivo e
buono, le acque anche troppo quiete della
Dora Baltea. Il cronista
c'ale condotto dal Presidente pasiore Mario Sballi, è stato inaugurato ad AUichiero
(Padova) un nuovo locale di culto e locali
annessi.
11 gruppo evangelico di Altichicio, da
tempo assistito dal pastore metodista di Padova, si era mantenuto au'lonomo fino a
poco tempo fa. Raggiunta una elevala maturità spirituale e costruitosi coi propri mezzi il locale di culto, ha chiesto ed ottenutocon gioia unanime di far parte della Chiesa Metodica d'Italia.
Dopo parecchi anni di assenza ficl pastore in loco, le Comunità di Verceli e di
Vicenza — in- conformità alle deliber.izioni
della Conferenza del maggio scorso ora
hanno un pastore titolare residente Nel
mese di ottobre, infatti, sono stati insediati:
il pastore Vezio Incelli a Vercelli, ed il
pastore Dr. Angelo Incelli a Vicenza Entrambi i pastori — secondo la prassi metodista — oltre la cura della Comunità locale,,
debbono provvedere ad altri gruppi Comunità che costituiscono la diaspora.
RIN GRAZI AMENTO
Costantino Tron ed i figli Re indo
G Bruno, a nome anche dei parei- t, riconoscenti e commossi per le '-imostrazioni di simpatia ricevute in iccasione della dipartita della loro r.ietta
Eugenia Tron nata Pe’/ran
ringraziano di cuore quanti hanno voluto essere presenti con loro in o testa
dolorosa c'rcostanza e quanti ìvmno
voluto esser vicini all’estinta dinante
la sua lunga infermità. Essi rive trono
un ringraziamento particolare al Dottor E. Quattrini per le sapienti • ij assidue cure, al Dott. A. Eynard ed al
Personale dell’Ospedale Valdese fh Torino.
Miniera Gianna, 20 novembre 19f'fi
RINGRAZIAMENTO
I figli Pons e la famiglia GaP.ianoringraziano vivamente quanti hanno
voluto dar loro una testimonianza disimpatia cos'-, preziosa in occasione
della dipartita della loro cara
Silvia Micol ved. Pons
richiamata dal Signore all’età di 77
anni.
Bessè di Perrero - Rivoira di Pinasca,.
21 novembre 1967
ringraziamento
Emma Gaydo.u vedova Costantinonngraz a quanti presero parte al suo
dolore, sia di persona o con scritti, perla scomparsa del marito
Enrico Costantino
Miradolo, San Secondo di Pinerolo,
8 novembre 1967
Provate il GENUINO OLIO DI OLI
VA di ONEGLIA che ha un’antica tradizione e che la nostra Casa desidera
conservare fornendolo direttamente ai
consumatori dai luoghi di produzione.
Siamo al fianco di ogni massaia per
dare un sapore all’antica a tutti i cibi, non fatevi confondere dalla martellante pubblicità di altri olii e grassi,
solo il VERO OLIO DI OLIVA insie
me ai saEjpìI da vitamine e minerali
nella forma più sana, naturale e più
adatta al corpo umano.
SI PRATICANO SCONTI ALLE FAMIGLIE EVANGELICHE, per informazioni scrivere a SCEVOLA PAOLO
- Casella Postale n. 426 - 18100 IMPERIA ONEGLIA.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (ToV