1
-anno lxxvii
Torre Pellice, 25 Luglio 194I-X1X
N. 30
«loEÌ«ij 4Clni«»sa
(Isaia LI, 1)
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Nulla sìa più forte della vostra fede!
Qianavello)
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ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 - Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 —
Estero..........................» » 25 —
7
15
Direttore : Proti CIÑO (OSTABEL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - J'orbk Pellice
R E D A ZIO N E : Via Arnaud, 27 - Torre Pellice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
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Iñ FflQmfl DELLA QIOVENTCI VALDESE
Jn tema di progresso
l ...affinchè il tuo progresso
sia manifesto a tutti.
(1 Tim. 4 : 15)
Col dare questo titolo ad un messag-'
gio biblico rivolto alla gioventù Valdese, non intendo in alcun modo intervenire nella discussione sollevata ultimamente dal nostro giornale sul problema specifico del progresso delle nostre
Valli e sui modi diversi in cui lo si può
concepire. Non considero neppure il problema, ancor più grave e più complesso,
delle relazioni che intercorrono tra i
progressi realizzati nei vari campi del
pensiero e delFattìvità umani e la
civiltà contemporanea.
« Il progresso è cosa delicatissima e
concetto ambiguo » scrisse un filosofo
moderno nel corso di un’acuta diagnosi
delle cause che determinarono la crisi
deU’attuale civiltà. La barbarie, infatti,
può associarsi ad un’alta perfezione
tecnica ; talché, pur riconoscendo gli
enormi sviluppi che si sono attuati nel campo della vita economica e sociale, dell’attività meccanica e
scientifica, non è affatto paradossale
affermare che una civiltà, con un progresso realissimo e innegabile, potrebbe
però giungere alla sua rovina.
Tutto dipende dal valore di un tale
progresso e dalla direzione verso cui esso tende.
Infine, non mi domando, come taluno,
se la salvezza di questa nostra umanità, oggi terribilmente sconvolta, verrà dal progresso. Troppo abbiamo progredito nell’arte di pervertire il mondo
e la nostra società, per sperare di salvarla con l’opera delle nostre mani.
Lo svolgersi della scienza e della tecnica, per quanto indispensabile e talora edificante, non porterà la salvezza
della civiltà.
• ' E’ necessario, per questo, un altro
progresso, di un altro ordine, di un altro
valore : un progresso innanzi tutto interiore, spirituale, personale; un pro-^
gresso che incida veramente sulla nostra complessa personalità di uomini e
di cristiani e che sia, in definitiva, l’effetto d’una reale conversione a Dio.
L’apostolo Paolo, il quale, quando rivolgeva delle esortazioni ai suoi fratelli in fede, non si preocupava tanto
di far della retorica quanto di adoperare un linguaggio chiaro, conciso, esatto
e penetrante, cosi scriveva al suo gioiVane compagno d’opera Timoteo ; « Nessuno sprezzi la tua giovinezza ; ma sii
d’esempio ai credenti, nel parlare, nella
condotta, nell’amore, nella fede, nella
castità. Attendi alla lettura, all’insegnamento, all’esortazione. Cura queste
cose e ad esse datti interamente : affinchè il tuo progresso sia manifesto a
tutti ».
4i *
C’è un progresso, Io sapete, giovani.
Valdesi, anche nel male. Un pensiero
malvagio, uno sguardo impuro, un atto
I disonesto e tante altre azioni in appa
renza di poco conto sono stati in realtà,
per molte persone, la causa dì mali assai più gravi, quando non le hanno condotte ad una completa rovina morale.
Trattandosi di giovani, so che c’e
spesso qualcosa che vorrebbe impedirli
di compiere il primo passo sulla via
del male e della disubbidienza alla volontà dì Dio. C’è un certo timore dell’Eterno, purtroppo poco pi-ofondo, c’è
la paura dell’opinione pubblica, c’è il
pensiero delle conseguenze che il male,
una volta compiuto, inevitabilmente
produce, c’è una certa inesperienza che
rende timidi ed indecisi. Ma una volta fatto il primo passo, come si scivola
facilmente lungo la china, come ci si
libera volentieri da qualsiasi senso di
timore e dì ripugnanza, per correre sulla via larga e piana ove il mondo gusta i piaceri del peccato e ne porta anche le tremende conseguenze ! Quanti
giovani e quante giovanette, dopo aver
compiuto una prima volta il male, noti
10 hanno più abbandonato, anzi hanno
compiuto in esso dei progressi, e ciò
senza scrupoli, senza pudore, senza vergogna, senza più poter resistere da soli
alla potenza del peccato ! Quanti progressi, purtroppo, nella frivolità dei
costumi, nella corruzione del cuore, nella raffinatezza con cui si cerca il piacere, nell’egoismo, nella menzogna, nella disonestà !
* ^ '-r
Ma c’è pure un progresso da compiere nel bene, cioè nell’osservanza della
volontà di Dio.
Anzi questo è l’unico progresso che
dev’essere realizzato dai giovani cristiani. E’ questo il progresso di cui l’umanità ha bisogno, per elevarsi dalla
barbarie o quasi ad un livello di vera,
cristiana civiltà. E’ questo il progresso che salverà le nostre famiglie dalla
materialità che le minaccia. E’ questo
11 progresso che, attuandosi nella vita
di ogni giovane Valdese, non soltanto
conferirà alla nostra gioventù un carattere moralmente sano e religiosamente forte, ma preparerà per la nostra
Chiesa dei giorni migliori : i giorni in
cui alla testimonianza della fede s’unirà sempre la testimonianza della vita
cristiana.
Nel compimento del bene, cioè della
volontà di Dio, è necessario, giovani
Valdesi, progredire ! Non siamo sempre all’altezza del. nostro nome e della
nostra vocazione, molti di noi si accontentano di una pietosa mediocrità, altri
sono dispersi nella retroguardia.
Bisogna progredire ed essere in prima linea nel combattimento della fede
e della vita cristiana !
E’ vero che, anche il bene, non lo
si compie tutto d’un tratto e in una volta sola. Bisogna talvolta lottare per
compiere il primo passo, la prima azione buona, pura, edificante ; e una volta avviati, non è detto che non si debba
più compiere alcun sforzo. S. Paolo,
parlando della sua vita protesa verso
l’ideale, diceva : « Io mi esercito ad avere del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini ».
Questo però è sicuro : che una volta compiuto onestamente il primo passo
verso il bene, i progressi seguiranno.
Chi ha fatto l’esperienza della grazia di
Dio che sovviene alla nostra debolezza,
non potrà non più invocarla in vista
dei sufcessivi progressi della vita cristiana. Il giovane e la giovanetta i quali hanno posto onestamente la loro vita
sotto lo sguardo di Dio per fare la sua
volontà, non potranno non realizzare dei
progressi, come diceva l’apostolo, nel
parlare, nella condotta, nell’amore, nella castità, nella fede, nella lettura del
Vangelo, nelle buone opere, insomma
in tutto ciò che concorre alla edificazione ed alla santificazione del credente.
Chi ha pregato, pregherà con maggior perseveranza ; chi ha perdonato,
perdonerà con carità più benigna e più
paziente ; chi s’è abituato a lottare contro i piccoli difetti, lotterà contro i vizi
più gravi ; chi è stsrto fedele nei piccoli
doveri, lo sarà, con l’aiuto di Dio, nei
grandi.
Questo progresso, coll’arricchirsi di
una più matura esperienza cristiana, vi
renderà più adatti, giovani valdesi, a
servire il Signore.
Vi guadagnerà la stima e l’affetto di
chi veramente vi ama. Vi renderà migliori e v’aiuterà a fare il bene, non come un dovere che Iddio esige, ma come
un’offerta fatta a Colui che vi ha amati
il primo.
E’ triste vedere un giovane o una gìovanetta perdersi nelle vie del mondo e
del peccato! Ma è bello, è meraviglioso
osservare un giovane o una giovanetta
cristiani intenti a lottare per compiere
dei progressi a Dio graditi, per .uscire
dal disordine morale in cui giace la società, per meglio servire il Signore Gesù!
Che il tuo progresso, giovane valdese,
sia tale, per la gloria di Dio e per la testimonianza che sei chiamato a rendere
dinanzi agli uomini. E. Rostan.
ST
A sostituzione dei Campi, in questa
seconda estate di guerra sono offerti
alla nostra gioventù valdese tre grandi
Convegni. Date le attuali circostanze
l’organizzazione di un Campo non sarebbe stato impossibile ma avrebbe presentato tali difficoltà da scoraggiare i
più entusiasti. Per quest’anno niente
Campi adunque ! Ma il principio dei
Campi sia sempre tenuto in onore perchè essi sono insostituibili. Nessun Convegno potrà mai dare i risultati di affiatamento fraterno, di elevazione spirituale, di sana gioia di un Campo. Appena le circostanze lo permetteranno
organizzeremo, a Dio piacendo, due
Campi estivi uno ai 1.500 metri per i
giovani alpinisti ed uno agli 800 metri
per tutti.
In attesa di quei bei giorni, esclamiamo : Viva i Convegni !
Dobbiamo essere grati a Dio per la libertà che ci vien concessa nella nostra
amata Patria di chiamare a raccolta
la gioventù delle nostre chiese in raduni di carattere religioso.
Sappiamo dunque approfittare di que' sto privilegio, sentiamone tutta la
grandezza e, da partè degli organizzatori e da parte di tutti i giovani, si cerchi di rendere viventi, utili, buoni i
-Convegni.
Quando un Convegno può dirsi buono ?
1° Quando il tempo è buono. Ho
il ricordo di certi Convegni aU’aperto,
nella nebbia, sotto la pioggerella, colla
pelle d’oca alle braccia e certi brividi
pel filo della schiena... come si può m
quelle condizioni seguire con attenzione e con profitto i sermoni e degli studi, anche i più persuasivi ed interessanti ?
I Comitati non hanno il potere di comandare il tempo ed è gran peccato,
perchè l’anima stessa oltre che il corpo
gode della gioia della natura illuminata dallo sfolgorante sole. In mancanza
di questi poteri è bene che per ogni
Convegno all’aperto sia sempre indicata la località dove ci si possa ritrovare
al riparo in caso d’intemperie.
2° Quando l’argomento degli studi
è buono e quando le discussioni son
condotte in modo da agitare a salute
Tintelletto e il cuore dei giovani, si’ da
condurli a conclusioni e a decisioni giovevoli alla loro vita morale e spirituale.
E’ tanto vivo l’amore per ì giovani
nella nostra Chiesa che nei Convegni
gli oratori sanno sempre parlare ai giovani in un linguaggio ch’essi comprendono perfettamente.
Nei nostri Convegni é sempre data a
tutti la facoltà di prendere la parola
per esprimere le proprie idee. Non sempre i giovani ne approfittano ; e non
me ne dolgo. Il tempo limitato di cui si
dispone - nei Campi la discussione fraterna e il libero scambio d’opinioni
trovano il loro terreno adatto - non
permette di parlare ad altri fuor che
a quelli che si sono preparati in precedenza e che hanno meditato con calma
su soggetti proposti.
3° Quando il raccoglimento è buono. Chi ha attivamente preso parte alla
vita della gioventù della nostra chiesa
in questi ultimi vent’anni avrà notato
il progresso veramente notevole che
s’è compiuto sotto quest’aspetto. Oggi
è possibile assistere ad adunate di centinaia di giovani nelle quali regna il
più grande raccoglimento. Ma non è escluso che nei Convegni all’aperto vi
siano degli elementi estranei alle Unioni, i quali non hanno perciò l’educazione
e il senso delle cose spirituali dei giovani assidui alle attività unionistiche,
che vanno ad un Convegno coll’idea di
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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fare una scampagaata, M, vedere gente,
d’incontrajpsi cott aBfeici, &irse aitehe p»r
avere la scuià-diùha se«|>pàdena e magari chiacchierano duraste gli studi o
partono sul |)iù hello; turbando quelTatmosfera di serietà e di giocondità
lìnionistiéa (le due cose stanno insieme)
che deve regnare incontrastata nei nostri convegni e che è prodotta dalla
somma dell’atteggiaraentQ morale e dei
^ntimenti dei singoli presenti.^
4:° Quando la partecipazione delle
Unioni è buona. Cóme numero, ma anoche in un altro senso. Dei più lontani
Convegni non ho vivo; il ricordo dt tutto ciò che si è fatto e detto, ma' delle
gite per recarmi ai Convegni insieme
con gli altri giovani deH’Unione, si’. Non
esagero dicendo che più importante del
Convegno stes®) è l’andata e il ritorno.
Un ottimo Convegno può essere, per
dei giovani completamente rovinato da
un cattivo ritorno.
Partire tutti insieme i membri dell’Unione, giovani e signorine, stare insieme tutta una giornata nella quale vi
sono ir momenti per il canto, e le vivaci
discussioni, poter godere della compagnia del Pastore e della conversazione
con luì, tutti insieme i giovanissimi e
quelli della veccha guardia, è un immenso btìaefìcio. Ci si abitua a stare in
compagnia senza cadere nelle grossolanità, a. fere una sudata senza andare a
rinfrescare l’ugola ad ogni osteria che
s’incontra sul cammino, a partire tutti
insieme e a tornare tutti insieme, arricchiti da quanto Si è Udito e visto al
Convegno, dalle parole scambiate eoi
compagni di gita, da nuove amicizie.
E’ per questi motivi ch’io son d’avviso che ai Cónvegni le Unioni devono
recaÉsi in blocco, non a gruppetti o ciascuno per conto suo.
Dunque, perchè un Convegno sia buono occorre che tutta la giornata sia buona. Perchè un Convegno sia per noi
giovani una benedizione occorre che
dall’alba al tramonto ci poniamo sotto
la guida del Signore e ricerchiamo ciò
che è buono e ciò che è santo, insieme con gli altri giovani della nostra cara Unione. Germanus
XV
Le tradizionali riunioni all’aperto soson state fissate a Roccia Maneud per il
Val Peliice ed a Perlà per il Val Perosa.
Con ulteriore avviso si daranno i particolari del programma ; il pubblico è
intanto pregato di prendere nota che,
al culto della mattina, verrano cantati
i,seguenti Inni : N. 13, 40, 136, 180, 191,
217, 241 dell’Innario.
La Commissione Distrettuale.
Gtoniata delta GiOYentù ai Ghiotti
Doniftiiica 2 afloat p,v.
Come già è stato annunziato la domenica 3 agosto p, v. avrà luogo ai Chiotti
di Riclaretto la seconda Giornata della
Gioventù.
Il mattino nel tempio alle ore 10,30
il culto sarà tenuto in comunione con i
fratelli e le sorelle della Parrocchia ospitante, e nel pomeriggio alle ore 15,
sotto i castagni, a 10 minuti dal Centro
avrà luogo il raduno di tutta la gioventù.
L’argoménto che sarà trattato concernerà: « la lettura dell’Antico Testamento » presentato dai Pastori Ccerlo Gay
(« Come gli apostoli leggevano VA. T. »)
e Neri Giampiccoli (« Come dobbiamo
leggere VA. T. »).
Sarà una giornata di vero ristoro spirituale e di gioioso svago; un dovere ed
al tempo stesso un privilegio il parteciparvi.
N. B. A chi viene dai piano comunichiamo cha i tram in partenza da PineTok) alle ore 7i52^ e 13A0> faimo comeidenza coti le.corriere che< arrivano ai
Ghiotti rispettivamente alle ore 9,30 e
14y30oirca.
Jl pranzo dovrà essere fatto al sacco.
Si prega, di portare l’Innario Cristiano
_ e la raccolta dei canti giovanili.
ANGROGNA (CapoluogQ). Dopo !«:<•
tchiBsura delle ordhiarie con un»-,
accurata relazione delle segretarie delle tre seaioni, l’Umone Giovanile ha"^
ancora dato al Martel una serata in onore dei nostri baldi combattenti tornati dalle campagne d’Albania, di Grecii
per un breve perìodo di licenza. La gioia del ritrovarsi insieme è stata profon-t
da e profonda la riconoscenza a Dio; ■'
che ha misericordiosamente custodito l
nostri cari giovani.
Gli unionisti delle tre sezioni sono „■
infine intervenuti assai numerosi all’adunata delle Bariole del 15 giugno scorso.
TORINO. Unione Cristiana Valdese'.
L’Unione non ha interrotto le sue sedute per il periodo estivo. Molti giovani
rimangono in città per lavoro o per altri motivi. Essi godono dell’attività fraterna che si svolge nell’ambiente dell’Unione in un’atmosfera di cristiana
simpatia; la stagione estiva non deve
esercitare una influenza negativa sopra
Tattività dei giovani che deve essere
considerata essenziale per la vita della
chiesa. L’argomento del nostro studio è
la prima epistola di San Paolo ai Corinzi. Svolgiamo lo studio un capitolo
per volta, studiando i problemi della
chiesa primitiva per comprendere i problemi della chiesa di oggi. H martedì
sera saranno benvenuti fra noi anche i
giovani valdesi di altre chiese che fossero di passaggio per Torino. Inoltre il
giovedì sera la sala continua a rimanere
aperta per i soldati dì stanza a Torino
0 di passaggio.
In seguito al desiderio manifestato da
vari giovani i quali trascorrono il periodo estivo a Torre Peliice o nei diritorni, e per la fraterna comprensione
dimostrata dalla chiesa di Torre Peliice, l’Unione dì Torino organizzerà delle riunioni settimanali Uei locali del
Convitto Valdese ogni martedì sera. A
queste riunioni sono invitati tutti gli Unionisti valdesi che vogliono fraternizzare intorno alla Parola di Dio. Questa
attività avrà inizio a Dio piacendo,
martedì 5 agosto e sarà proseguita fino
oltre il Sinodo.
r- u. V.
mìtifa n
Una delle cose che più facilmente e
più profondamente rimangono impresse
nella vita militare è la solidarietà. Solidarietà modesta umile dì giovani che- si
stringono l’uno all’altro nella disciplina
nella fatica nel pericolo. La forza di un
reparto, addirittura l’efficienza di un
esercito, dipende dalla forza che lo spirito di solidarietà ha nel cuore dei soldati ohe lo compongono. Quando un soldato è matematicamente certo che il
suo vicino di destra e quello di sinistra
e quelli che vengono dietro, fanno tutti
il loro dovere come lo fà lui, rende cento
volte di più. Il segreto sta nella parola
DOVERE. Là dove i soldati Valdesi
hanno combattuto, si è visto che per loro la parola dovere non è una legge
esteriore a cui ci si piega per forza, ma
una legge itttima cui si obbedisce con
gioia, n dovere per ogni valdese ha il
suo punto di partenza nella coscienza.
L’onestà la generosità lo spirito di sacrificio sono flutti di una legge morale.
Ora la morale non è altro che la religione messa in pratica nella vita di ogni,
giorno, n vagliò di una religione non stà
nelle' parolé ma nei fatti. Ecco perchè i
valdesi son uomini di dovere.
Ora'qualche volta compiere il proprio
dovere è facile ; quando tutti lo compiono. Diventa molto difficile invece, quando altri non lo compiono. Quando per
esempio il vicino di destra e quello di
sinistra tìon fanno il lóro dovére e la
sciano che' tu li getti in avanti e con;a il
maggio^ pericolo ; e jniagari tra sfè e sè
ti ^chiemiano sfolto (m gergo militare la
parola è un’altra... ma non si può dire).
Questo è il momento in cui il soldatcT
valdese deve trovare in fondo al cuoi e
«n ripostiglio segreto in cui la parola
dovere è scritta non a lettere minuscole ma a lettere maiuscole ; cioè non in
funzione di quello che fanno gli altri,
ma in funzione della propria fede. La
quale fede esiste e vive non secondo
la bontà assai relativa degli uomini ma
per la bontà assoluta dì Dio. Nessun atto
di obbedienza alla legge del dovere
compiuto con questo spirito va mai perduto. E di Essi si nutre e vive la fede
dei nostri soldati. Roberto Comba
INERZIA
In una conca alpina sul tardo pomeriggio di un’afosa giornata di agosto. La
chiostra dei giganti circostanti allunga
già sulla valle le sue ombre poderose.
A ridosso di una sporgenza rocciosa un
gregge di pecore riposa prolungando
pigramente ed indebitamente la sua
siesta pomeridiana. Strette l’una accanto aH’altra in un gruppo serrato, gli
occhi chiusi 0 socchiusi, in una immobilità interrotta solo dal loro sonnacchioso
ruminare e dal lènto ansimare dei loro
velli lanosi, quelle buone e pacifiche
creature sembrano sprofondate in una
specie di beato nirvana. Un torpore magico, irresistibile pare aver invaso le
loro membra ed esser penetrato fin
nelle midolla delle loro ossa. Non vi è
dubbio che tutte quante, laggiù in fondo
allo stomaca, sentano già gli stimoli
della fame, e vedano passare davanti
ài loro occhi voluttuosamente socchiusi
rimmagine maliosa della fresca erbetta
e dei fiori profumati; ma si sta così
bene sdraiate, così tutte raccolte nella
dolce e intima comunione dei gregge,
e poi, il mantello di lana, in quest’afà
estiva, grava così pesantemente le
membra! Che bella cosa se si potesse rimanere così sempre! Potesse la vita prolungarsi così-indefinitamente, senza alcun sforzo, in un’esistenza di assoluta
passività! Ruminare! Solo ruminare!
Che delizia! Non avere, nemmeno la briga di pascolare, di alzarsi, di muoversi,
di brucare, ma sentire semplicemente
il flusso del cibo, reso più delizioso ancora da una incipiente fermentazione,
risalire alla bocca, presentarsi da solo
sotto i denti e lasciarsi lentamente assaporare con un pigro, mezzo assonnato dimenare di mascelle!
Ma ecco che l’incanto viene rotto all’improvviso da un fischio acutissimo.
Dal fondo della valle dove vigila il pastore, si stacca ad un tratto un punto
nero che, rapido come una saetta, risale
il pendio verso di noi, scompare un
istante in una piega del terreno e riappare poco dopo più vicino. S’odono dei
latrati: è il cane che sopraggiunge. Addio pace nirvanica! Il gregge non ha il
temjio di fiutare il pericolo imminente
che già il mastino è balzato sulle pecore
più vicihe intronando loro ,le orecchie
e addentandole. Le poverine balzano in
piedi esterrefatte e si disperdono in fuga pazza. Alcune, però, più ritrose, s’indugiano un istEinte ancora quasi per
protestare dignitosamente contro il brusco intervento dell’intruso: oh! bella!
perchè dovrebbe tutto un gregge rispettabile di pecore che non fanno male
a nessuno lasciarsi dettar la lègge da
un lurido ci^naccio? Ma un’energica
zannata fa loro alzar le berze. Il panico
è ora diventato generale e in un batter
d’occhio tutto il gregge è disperso. Come per incanto le pecore hanno scosso
il lóro torpore e, dopo il richiamo del
cane, riprendono a brucàre l’erbetta come se mila fosse accaduto.
E’ una parabola. Il gregge siamo noi;
il cane è tutto ciò che ci scuote dal no
■ë
del j
stro torpore: la fame, la miseria, le con*.;
■filsirietil^denai vife, le malattie, ì luttii''
le rivoluzioni,de guerre, le persecuzioni;,'
II' pastoie è .Dio, il buon pastore, buono
semfffe «nche quando manda i Suoi ma-j
stini' ad'^addentarci gli stinchi. Noi sia*^
*mo come un gregge. Un torpore invin-:
cibile, prodotto in noi dal pesante mantello della nostra carnalità, grava le
nostre membra e c’inchioda al terreno
in una inerte immobilità. Lasciati a noi:,
stessi non ci muoveremmo mai, eviteremmo ogni sforzo. Come ebbe a dire
un grande filosofo tedesco, il Fichte,
l’unico peccato dell’uomo, quello che7|
comprende in sè tutti gli altri, il vero f
peccato originario, è l’inerzia. L’ideale ^
deH’umanità è il riposo, il paradiso da.
essa vagheggiato è la beatitudine
cessato sforzo, della contemplazione s-,
statica e passiva. Se fosse abbandonata:
alla sua natura, se non fosse incalzata i
da un Dinamismo che la fruga e la sti-\
mola, Tumanità si affloscierebbe inerte
come un corpo morto. L’uomo non lavorerebbe se non lo pungesse la fame, non
farebbe un passo se necessità di ogni"
genere non lo facessero balzare in piedi :
e camminare. Se dei rivolgimenti socia-j
li, delle guerre, delle calamità non fossero venute ogni tanto a « rompergli ||
l’alto sonno nella testa », non si sarebbe.j
mai mosso dalla sua originaria barbarie.’
Se delle persecuzioni non fossero venute ad avvivare, affinare e purificare
il sentimento religioso nel crogiuolo
della sofferenza, molto probabilmente;
la società umana professerebbe ancora
il feticismo primitivo. Perchè anche
sulle comunità religiose grava la stessa
legge dell’inerzia. Come chiesa l’ideale.
nostro sarebbe di starcene inerti a ru
■4
%
ì
minare II nostro passato, a ripassare be-r
atamente nella nostra memoria le sof-‘
ferenze dei nostri martiri, facendo quasi,
di quelle sofferenze un merito nostro^
personale, a rimasticare i principii a cui?
essi si sono ispirati, ad adottare passiva-,
mente il loro credo, le loro formule,^
invece di cibarci da soli brucando l’erba '
che Dio ha fatto crescere per loro ma;„
che fa crescere anche per noi. J
•il
Di fronte però all’inerzia individuale'^
e collettiva dell’Umanità c’è l’attività;
incessante di Dio; di fronte al nostro,.
peccato originario c’è la Sua salvezza.;
Soccorrendo alla nostra inerzia con l’intervento attivo della Sua grazia, stimo-f
landoci con le prove di ogni genere che
Egli amorevolmente ci dispensa e che-noi, nella nostra cecità, chiamiamo il
male, Dio, l’Insonne, il Vigile, l’Instaiicabile, urge continuamente e continua^
mente assilla la Sua creazione in un’a-t
scesa che non ha sosta, in un progresso
indefinito e infinito.
La parola progresso mi riconduce al
mio amico Giovanni Miegge e ad un'
suo recente articolo. In quésto articolo' '
vieìie propugnata una teOÌogia dove,
sembra estranea l’idea di un mondo ili-;,
calzato irresistibilmente daU’esigertza.
del progrèsso. Il mio distinto contrad-‘¡.
ditole, trincerandosi dietro una distinzione alquanto sottile tra Progresso e
progressi prende, non v’è dubbio, di
fronte al Progresso (con la maiuscola) un atte^iamento di agnostico e scettico
indifferentìsriio. Che questo indifferentismo debba ^rò prendersi come unanegazione non lo criedo perchè, a mio ■
crederò, sàrèbbé troppo graVe. Son
certo che egli sentirà il bisogno di ritornare sulla questione. Frattanto, aspettàndo che egli riveli quel che per-,
sistè a tenere nascosto nelle pieghe del
suo ragitìnaiftènto, crédo opportuno di
dilucidare «déùni punti cfee mi paiono partieolarnieritè importànti, e pérciè,
fidando nella cortese ospitalità del nòstro Direttore e nella pa-^iente benevolenza dei lettori, rimando il sé- s
güito della discussione ad un prossimo
numero. S. Tron.
i'i
CifMràhi ! Cùttabbrtftè'fitla' Pàgina
diéltà (Hèvêtttû. Ê' fif vdsfi-á pttgiñr.
- *
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■’^^7 »
L’ECO DE JJE V ILLI VALDESI
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-Í- .y
Crii aitimi antti di Miehele Morel
Le minacce del P-, come s’è visfo, furono un duro colpo per il Morel, fjadre di 5 figli ancora in tenera età, lontano dalla patria, di salute cagionevolé
é contrariato dalle grandi difficoltà
incontrate r ma egli non trdvò altra via
d’uscita e dovette, « bori gré mal gré »,
■adottare quella iinpopolare itassa ee-i
clesiastica che fuj dopo tre movimentate riunionlj accettata dai due terzi dèlie
fami^iè c'iflònìohe.
Intanto un’kltrà grave iattura mihaè’ciava ilM.: il P. si era recato alle Valli ed
. aveva gettato il discredito più completo
sull’opera del nostro pastore. Còlla speranza di farlo richiamare in patria per
poter guidare la Colonia in modo suó.
Questa fu per il M. una inaspettata e
dolorosa sorprèsa; ma fidando in Dio
e nella sua buona coscienza, non si lasciò abbattere e raddoppiò di zelo.
Nell’arduo compito che gl’ìncombeva,
•come capo spirituale della Colonia, cercò con ogni mezzo di smentire le interessate accuse del P. che continuava
a soffiare nel fuoco della discordia che
egli stesso avevà suscitata e che alimeli^
tava con una regolare corrispondenza ai
dissidenti della Colonia ed agli avversari più accaniti del M. Sicché la quistione della decima ne veniva intralciata e ostacolata, rendendo la posizione del M. sempre più precaria e difficile.
Era intanto sorta una nuova qùevstione : la costruzione del tempio e dèlia scuola che gli uni volevano a La
Paz e gli altri altrove, e che suscitò
nuove decisioni in séno agl’irrequieti
■coloni, nuove lotte, nuove inimicizie.
La tempesta scoppiò improvvisa riei
primi mesi del 1865, ed il pastore ne
fu violentemente colpito ; gli animi si
erano a tal punto esacerbati che il Concistoro stesso si ribellò al M. convocando un’assemblea che manifestò qua:si alla unanimità la sua sfiducia al pastore.
Dinnanzi alla nuova terribile situazione, il M. cercò di reagire. Scrisse alla Tavola in sua difesa. Continuò il
naini.stero pastorale per quei che ne
lo richiesero. Cercò di rimettersi a galla, di scongiurare il nascente proposito
di fondare in Colonia una chiesa dissidente, di ridar la pace all’agitata popolazione. Ma non ci riuscì ed alla fine
fu completamente sommerso e non vide altra strada che quella dì ritirarsi,
dando le sue dimissioni da pastore della Colonia.
Terribili furono per il M. gli anni
1865-67 ; in lotta coi suoi parrócchiani,
. con le autorità della Colonia, senza onorario, censurato poi trascurato dalla Tavola stessa che altri informava tendefiziosamente, solo con sé stesso e con
l’intima persuasione di non essersi meritata quelTostilità e qùéirincomprem
-sione.
Intanto l’unità dèlia Colonia si stava
indebolendo ogni giórno pù : si erano
costituiti tre gruppi : uno capeggiato
dall’antico Concistoro ; un altro costituito dai più accaniti avversari del pastore ; un terzo di darbisti. Ognùno dì
essi aveva le sue pretese e tutti osteggiavano il pastore, che visse due anni
pieni di amarezze, di ansie e di tormento. Solo alla fine del ’66 e durante i
primi mesi del ’67 l’orizzonte cominciò
a rischiararsi: tòrnarónó alcùrti còloxii
a chiedergli dì ripieWdèfé le sùè funzioni pastorali, poi altri si aggìunseró;
fu possibile ricostituire unà*' Chiesà,
rieleggere un Concistoro, riprendere
l’istruzione rèlfgfosa règolàfè, riméttere sul tappetò’ la’ efùefefiòhe della co^
stfuzione dèi tèmpio.
Disgraziatàmente, nell’agósto di qùèll’anno tornò in Colonia il P. con Tintenzione'di far costruire, mediante la sòmitìà ràòèólià « ad fiòé' ifi ftòhiè della
Colonia,, un tempio, senza tener còhto
.'aiiéfifify dèi pi'ogètffi pt-ècetìenlièmèfite e
SjióàÌo dalia S^ociétà còIonìii2iatricé è dé!
permesso già da essa ottenuto di cqstruMó a La Paz, La venuta del P. rinfocolò
le antiche discordie, che per fortuna
vennero presto troncate dalla sconfitta
coinpleta del P. che si decise ad abbandonare per sempre il Posarlo e a ripartire per l’Europa da dove continuerà
la sua opèjra di còlonizzatóre, rfià fi'volgèndosi provvidènzialriìGhte versò altri
orizzonti ; pur dopo aver tentato ancora, da lontano e senza pericoli, ma
anche senza successo, di ingerirsi nelle
cose della Colonia.
E fórse la sua persona, indiréttamèhtè, non era stata e&“tranea ad un tentàtivò che sì verificò l’anno successivo per
far perdere alla Colonia là sua indipendenza, col far dipendere la nomina dèi
pastore dall’autof-ità civile della Colonia stessa. Anche in questa cìrcostartia
il M. lottò intrèpidamente e vittòriosà-.
ménte, seguito dalla tótalità dei colorii,
per scongiurare il grave, forse mortale,
pericolo. È vi riuscì.
Ma passato il pericolo, Tuniorie stretta del coloni si allentò e quando il M.
fècè irtiziànè la costruzione del tèmpio
a La Paz, rinacquero le diffidenze, i
contrasti, le lotte; e la costruzione del
tempio incominciata con entusiasmo ed
ardore ammireivoli dovette, poco dopo,
essere sospesa per mancanza di mezzi,
quando già il Moderatore Lantaret era
in viaggio per rAirierica, ove si recava
per rendersi conto « de visu » della situazione e cercare di sistemarla.
La rapida visita del Moderatore fu
utile: si decise infatti non solo di continuare la costruzione del tempio dì La
Paz, ma di iniziare presto l’erezione dì
un nuovo tempio nel centro della Colonia, con scuole e presbiterio. Il Moderatore inoltre, conscio delle cattive condizióni di sàlulè dèi pastore e del suo assoluto bisogno di riposo, gli suggerì di
chiedere la sua emeritazione che egli,
appena giunto in Italia, avrebbe caldàmente appoggiato. Così il M., dal Sinodo del 1870, venne emeritato e sostituito col pastore G. P. Salomon.
Ma nel frattempo si erano riacutizzati gli antichi contrasti e ne erano
malauguratamente sorti dei nuovi che
non mancarono di addolorare il M. che
in quei mesi aveva perduto, un dopo
l’altro, tre dei suoi figliuoli. D’altrà
parte, le difficoltà incontrate nella Colonia dal nuovo pastore vennero gratuitamente' attribuite all’opera del hi.
che ne dovette subire le ingiuste consè*^
gtienze, con la privazione della concessa
emeritazione e relativa pensione. Il dolore d.él M. a questo nuovo colpo fi
grande ed intensó. Sì chiuse in sè confidàiìdo in Dio e dà Luì solo aspettandòi
cori pièna fiducià, il giudizio sull’operà
sua.
E la sua fiducia non andò delusa:
quando nel 18'?7 arrivò nelTUrùguai il
nuovo pastore, sig.. Daniele Armand
: Ugon, a sostituire il Salomon che nel
I frattempo aveva dato le sue dimissioni
j e si era trasferito nell’Ahièricà dei
Nord, una nuova vita cominciò finalmente per la Colonia valdéSe, e véhne
anèhe per il sìg. Morel l’óra della completa riabilitazione; La sua pensione gli
fu riconfermata ed egli venne, in riconoscimento dei suoi passati servigi, noiriiriiatò anziano onórario della Chiesa
di Colonià Vaidense.
Questo riébnoSciméntO' gli ridiede
l’afriòrè alla vita ed uri' po’ di pace nei
suoi ultimi anni; ma le sue energie
erano esauste ed il 6 febbraio 1882 la
sua forte fibra , stanca della lunga e
còritràstatà lotta, cedette ed egli si
spfertSé a 63 anni; serizà potuto rivedere le sue ama tè VàSfil
La sua fu una vita movimentata, pier
na di lotte, di contrasti, di opposizioni:
egli dovette quasi sempre navigare
contro corrente e lottare* con tutti, maìgrado il suo desiderio di vita tranquilla
ed' il suo pfècafiò sfatò di salùté che
faceva già dire, sin dal 1855, al pastore
5Í. Moèì ili visàta allè Valli : « je régrette
de voir que Tétat de sà sanfé entràVé
fi^èrciéé de sòn ministèfè ».
Pér diversi motivi il Morel, è stato
teanuto un po’ nell’ombra, durante la
sua vita e dopo; per il suo stesso carattere, chiuso ed aùSfrto; per aver egli
àÉ\Hifo, durante gli arinì delle drammatiche discussioni sulla emigrazione, degli avversari di grido ed i capi stessi
della Chiesa; per la sua inevitabile opposizione col Pendleton ; per alcuni errori evidenti da lui commessi nei momenti di lotta più acuta coi suoi parrocchiani.
Ma i' suoi errori soho ampiamente
òorrifièrisati dàlie sue innegabili heridrSè'fiiìzé di pionière dèlia noètra emigfsèfòne, di valido artefice della fondazione ed organizzazione delle nostre
floride cÒlmiìe d‘ditfeb'^ariò e dì geloso
difensore dei diritti religiosi e civili dei
riostri colorii iri tèfria sti^riidra.
Egli merita quindi il nostro affettuoso ricordo e là riconosòénza' pereìrìnè
delle nostre genti alpine che egli amò
intensamente ed aiutò a trovare un terreno meno ingrato che permettesse loro
di dar del pane ai propri figlioli.
Onoriamone dun^e là mèmOrià,
ravvivandone il ricordo della sua dura
\fifa di pionière incoiripreso ed osteggiato. T. P.
< :vVHl >
Dftfii ricevuti dal Cassiere
Tavola Yaldesu pi IslitMioii mw
Ñ. N., Prestito Red. 3,50, per
Evangelizzazione - L. 10000,—
Lumachi, per Diaconésse » 10,—
Arionirrio, Roma, per Orfariòtrofio di Pomaretto » 50,—
G.' S., Per Emeritazione » 150,—
Sorelle Lena, La Maddalena,
per Asilo di Vittoria » 25,—
Id., per Asilo S. Germano » 25,—
Id., per Istituto di Firenze » 25,—
Id., per Artigianelli Valdési » 25,—
Balmà pirof. Ausctaià,' in mémOria G. Bàhria, peí Collegio » 100,—
M. Carnevali, Roma, per Or
fàtiiotrbfÌG di Pomaretto » 20,^—
Id., per Istituto dì Firenze » 20,-^
Gustavo e Ketty Comba,
per Orfanotrofio Poiriaretto » 100,—
Id., per Rifugio Re Carlo Alberto » 100,—
Id., per Orfanotròfio di Torre
Péllice » 2Ó0,—
Fariiiglia Federico Schenone,
per Asilo di S. Germano » 20,—
Fratelli Tràvers,' in mèriaoria
di' ineS ’TraverÉ, per Asilo
di San Gerriiario » 100,—
Ih memoria del caro figlio e
nipote Glàn Ctàcìtìì Theée^èrs,
per Asilo di' Sàn Oèrmaitó :
Adfèlins Tivàèts RoSSó i> ■'
Carlo Travers » -s.
Dina e Laffiy TràVers » 50,;—
ifàna Maraudà Cangia » 23,--*
Clüra Bèrisftti Ros^ » M,—
Corinna Rosso » 25,—
Màrib è Alda RbsSó » 25,—
Ines e Lidia Balrnas Ange-;
Uhi » 25,—
Clementina Maggiore, per
Emeritazione » 25,—
Raoul Montrone, Tripolitania,
pèr Asilo dì Vittoria » Ifi,—
G. M., in memoria,
per Asilo di Vittòria ^ 300,—
In memòria di Roberto Leali,
uh àmico (fi Bèrna, pér
Istitutò eh Firenze » 22,—
Id. id., per Asilo di S. Gerriiàtto » 22,—
Mario E.' Cofsani; p. Asilo di
Viiteaià » 30j—
L. H-., pér Colico » S©,—
LÜSRRNA SAlf GIÒV"Ar?NI. Venerdì 18 luglio ha avuto luogo, presie<ittto
dal pastore sig. E. Geymèt, il funerale
di Ferdinando Donna, (fi anni 9, della
Bórdela, decèduto aìrOspedale Miauriziano di Luséma.
— Sàbato Iff lùglio ha avuto luogo il
funerale della sì^rà Clémeiritiriit Frdche
ved. Gay, decèduta ai Curt, in età di
aririi 87.
Alle famiglie piovàfè da quésti lùttì
inviamo l’espressione della nostra profonda simpatia.
— Dorhéhicà 20 il culto del mattino
è stato presieduto dal sig. Alfredo Rostàiri cand. théOl., che ririgraziàiiiò per
il suo rriessaggìo.^^^
__I culti nel 'Tempio del Ciabas sono
stati ripresi dal principio dei mese e saràfriiO celèbratr re^làririéritè ogni doriienicà alle 4 p. m. firió alia fine di
settembre.
S. GÈRMAliO CHlSiÒrÌÈ. Domenica
13 lugli(3 è stata battezzata Ciarrier Oíga Martà di Giulio e dì Gffll Cesarina,
dì Villa. Che Dio* gùìdi pél sehtiérì dèi
bene e dèllà cristiana fèlicità- qùiésta piccola fanciulla!
— Il 16 luglio'ha avuto luogo nel tempio il servizio funebre di Bétto: Maddalena ved BèHal&f madre dèlTà sigriória
Jenny Jourdari. Alla fàrriiglia afflitta
rinnoviamo l’espressionè dèlia nòstra
Simpatia, e su di essa invochiamo le
consolacioni dello Spirito San'to.
__Il Conctìtorò ringrazia vivamente
la spettabile Direziórie dèlie Offiióirie
RIV dì Villar PeròSd pèr’il" dòtfò iri denaro a favore del nostfó berieniefitò
Asilo Infantile Valdese. _
CiilfllWÉCJisTO UFÌ^ICi;^LE
Jì i^r||0' PM'Stiiratte’ è con'^ùcàf& ih' Oi^ineitìà
la mattina di Jaiereéleài 13 Jìgosfo />. v., ctlié áre 3.ÉÓ,
ríel!*JÍüíd Sirióddiè d'éììa Gasa Vdfdese di ^arr’e ^eifice.
ÓRDIÑE DEL GIÓRNO t
7 - Gsanie di fède di lin Gandidatù al'Sapfo mistèro.
2 - Jìfomina delle Qomnrissioni CsaWndtriéi dell*operàio àetfa
diavola, del Consiglio della facoltà di tileologin e> della
Gommissione degli Jétifuti òàpffàìferi Vàl^eHi:
3 - Go'mtídfcdtiofti' "imfie.
J òelègdti laidi muniti di règola rè rnàndàfò per il
pr’os'^titìti Slinòdb pòà'sòNò pdtteèip&re alla eternane d-elle Cam*
missioni dPsame^''
Torre'Peince; 15 Lafelio 1941-XIJC.
Iti MOlMBRTrrOTÌie :
lÉrnesto Comba.
rrfmiÉMiah
4
.’S#'
L ICO BæXLB VAÎJU VAUHBSI
TORRE PELLICE. 11 culto di domenica prossima nel Tempio Nuovo (ore
10,30) sarà presieduto dal pastore Guido
Comba.
VILLAR PELLICE. Battesimo. ' Al
culto del 29 giugno abbiamo presentato al Signore, nel rito del battesimo
la piccola Lidia Giacomina Janavel di
Giacomo e Anna Michelin del Sabbione. Iddio benedica questo tenero agnello del suo gregge e coloro ai quali Egli
Tha affidato.
Visita. Domenica 20 corr., in occasione del Convegno Giovanile organizzato dal Segretario Generale della
F. U. V., il culto nel nostro tempio è
stato presieduto dal pastore R. Comba
di Torino che ha introdotto in modo
pratico ed efficace l’argomenlìo della
giornata « la Signoria di Cristo suUa
Chiesa », presentando la figura di un
antico, forte araldo dei diritti di Dio
in mezzo ad un popolo idolatra.
Ancora molte grazie al caro visitatore.
Dipartenza. Il 21 corr., dopo lunghi
mesi di sofferenze è stata richiamata
da Dio la nostra sorella Maria Geymet
ved, Cough di Roccia roussa (Ciarmis),
in età di 65 anni.
Alle esequie che hanno avuto luogo
martedì pomeriggio era presente pure
l’Anziano .Evangelista sig. D. Gaydou,
che ha rivolto ai presenti un fervido
messaggio.
Iddio sia il Consolatore degli afflitti e faccia concorre la prova al loro vero
bene.
Invochiamo sulle famiglie afflitte le
consolazioni di Colui che vuol far concorrere sempre la prova al nostro vero
terno bene. j
Le famiglie Jourdan e Bertalot ringraziano la Signora Luisa Bonetto, il
pastore Signor Bertin e tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore
per la dipartita della mamma
BEUX MADDALENA
VEDOVA BERTALOT
chiamata dal Signore, il 15 corr. a S.
Germano Chisone, in età di 78 anni.
. Si C!ull«» dS f^aani^liai
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedi Lettura Stdmo 145.
88 Luglio « jifon spegnete lo Spirito :
non disprezzate le profezie ; esaminate
ogni cosa e ritenete il bene : astenetevi da ogni specie di male ».
1 Tess. 5; 19-21
Possiamo spegnere lo Spirito chiudendo gli occhi e lasciandoci trasportare dalla vanità di questo mondo o da
quello del nostro pensiero, ovvero volendo ragionare secondo la carne dopo esser stati ammaestrati dallo Spirito, ovvero ancora lasciandoci guidare e determinare da altri spiriti e da altri idoli che nulla hanno a che fare con lo
Spirito, con Dio. Spegnere lo Spirito significa diventare ciechi e respingere
Gesù Cristo Signore.
Non disprezzare le profezie : Profezia significa ; esposizione della volontà
di Dio contenuta nelle Scritture. Questa volontà di Dio contenuta nella
Scrittura e rivelata, ravvivata, attualizzata dallo Spirito che ce la fa comprendere nel nostro tempo è la guida,
la sola che dà alla nostra vita il suo sapore e il suo senso. Chi dunque crede
la Bibbia non sufficiente e disprezza le
profezie s’illude di sapere più di Dio
perchè disprezza ciò che Egli ha stabilito secondo la Sua volontà.
Esamirtate ogni cosa e ritenete il bene : astenetevi da ogni specie di male.
Cioè ; non respingete o non accettate ogni cosa « per principio : ma esaminate, considerate, saggiate ogni cosa ». Non lasciatevi trasportare da ogni
vento di dottrina : provate gli spiriti
per sapere se sono da Dio » : accettate
e ritenete ciò che è bene : cioè : « conforme alla volontà di Dio » : respingete
tutto ciò che ha apparenza di male ■
cioè tutto ciò che è contrario alla volontà di Dio.
La misura è una .sola e ci è data da
Dio : è la Sua Parola contenuta nella
JBibbia (le profezie) illuminate per voi
dallo Spirito,
f
Martedì f Lettura: 1 Cor. 7: 10-17.
29 Luglio ...il Signor nostro Gesù Cristo che ha dato sè stesso per i nostri peccati affin di strapparci al presente secolo malvagio secondo la volontà di Dio
Padre.». Calati 1:4.
Noi siamo dei peccatori che vivono
che vivono in un « secolo malvagio » in
un mondo di peccato. Finché siamo
lasciati a noi stessi, il peccato regna in
noi e noi viviamo per il mondo e per
noi stessi. Ma vi è qualcosa di nuovo
che è accaduto sotto il sole : la croce.
Gesù Cristo è morto. Morto per noi,
per i nostri peccati. Morto proprio per
me, per il mio peccato. Lui,il Santo, il
Giusto che non ha conosciuto peccato
« è stato fatto peccato » per me : Lui
che aveva tutti i diritti di distruggere
me ed il mio peccato, ha dato Sè stesso
sulla croce per distruggere il mio peccato e per lasciare in vita me : Lui ha
avuto pietà di me, povero schiavo incatenato e mi ha liberato da quella catena:
ma il prezzo è stato tale che nessun uomo mai potrà valutarlo appieno : la vita
del Figliuolo di Dio.
Mi dice : Tu sei mio !
Mercoledì Lettura : 1 Cor. 7: 20-24;
30 Luglio Vi esortiamo... che vi studiate di vivere in quiete, di fare i fatti vostri, di lavorare con le vostre mani...
1 Tess. 4 : 11.
Sembra che qui l’Evangelo non riveli
nulla di nuovo. Sembra che questa frase avrebbe potuto essere pronunciato
da un qualsiasi maestro di morale. Non
è cosi. L’apostolo intende dire che l’Evangelo non vuole sovvertire nulla nella
nostra vita di ogni giorno: vuole che noi
vivianio e ci comportiamo nella condizione in cui esso ci ha trovati e che noi
viviamo accompagnati costantemente
dal senso della nostra vocazione. La vocazione non riguarda solameiite i pastori: ma tutti. Chi lavora onestamente
con le proprie mani, chi f-i i fatti suoi
in quiete ed in pace ricordandosi del suo
prossimo . non per truffarlo o per criticarlo, o coprirlo colle sue calunnie e
maldicenze, ma solo * per amarlo » adempie la vocazione alla quale è stato
chiamato.
Giovedì
29-31 ; 39-40.
E se invocate come Padre
Colui che giudica senza riguardi personali secondo l’opera di ciascuno, conservatevi con timore durante il tempo
dèi vostro pellegrinaggio.
. 1 Pie. 1 : 17.
^ Dio è il Padre: ma questo non vuol
dire che Egli debba essere trattato da
noi quasi famigliarmente e non sia più
l’Eterno; è vano pensare che ce la caveremo facilmente davanti a Lui un giorno come siamo abituati a cayarcela
quaggiù. Egli non si lascia ingannare.
Egli è l’Iddio che scruta il cuore e le
reni, dinanzi al quale i nostri mezzucci
umani sono vani del tutto. Per Lui non
valgono nè raccomandazioni nè benemerenze: quando saremo ,un giorno al
suo cospetto Egli non ci domanderà che
cosa hanno pensato di noi gli altri o
quale nome avevamo tra gli uomini: ci
domanderà: che abbiamo fatto per Lui
e per la Sua gloria, che abbiam fatto
per il prossimo, per il fratello. Egli
vorrà vedere quello che abbiam fatto. E
se noi gli diremo che abbiamo creduto
in Cristo Egli ci dirà: Sta bene: tu af- ,
fermi di essere un albero buono: ma
dove sono i tuoi frutti buoni? Perchè è
chiaro che « un albero buono non può
far frutti cattivi; nè un albero cattivo
cattivo può far frutti buoni.
Venerdì Lettura: 1 Cor. 8: 1-6.
1 Agosto Or la pietà, con contentamento d’animo, è gran guadagno.
1 Tim. 6:6.
La pietà di cui parla l’apostolo è l’atteggiamento di chi, nella vita pratica di
ogni giorno si attiene scrupolosamente
alle sane parole del Signor Gesù Cristo.
E’ l’atteggiamento di' colui che non si
pasce di miraggi lontani nè si consuma
nel tentativo dì raggiungere l’irraggiungibile, nè si esaurisce in uño sterile pessimismo, ma ha imparato a esser contento del proprio stato,, senza tuttavia che questa contentezza diventi per
lui 'un comodo cuscino di pigrizia al
quale egli pigramente « si adatti » lasciandosi vivere.
Questa « pietà » è un gran guadagno
perchè « il cielo e la terra passeranno,
ma le mie parole non passeranno ». E
questo, anche se non lo pensiamo, dobbiamo crederlo perchè lo dice Gesù
Cristo.
Jliltio Lettura: 1 Cor. 8: 7-13.
I Aifosio II qual mistero, nelle altre età, non. fu dato a. conoscere ai figliuoli degli uomini nel mondo che ora,
per mezzo dello Spirito, è stato rivelata ai santi apostoli e profeti di Lui,
vale a dire che i Gentili sono eredi con
noi d’un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante l’Evangelo. Ef. 3 : 5-6.
Cadono dunque con questo « mistero » le barriere create dagli uomini tra
gli uomini: è l’annunzio che tutti sono
« uno » in Cristo, per grazia mediante la
fede in Lui. Esattamente come oggi il
fatto di esser Valdesi nati alle Valli non
significa avere, dato particolari ragioni
per esser preferiti da Dio, perchè Dio
può adottarsi i Suoi figli dove Egli crede. Il nome di Valdesi, caso mai implica
un motivo di gratitudine e quindi una
responsabilità di più rispetto a coloro
che non conoscono il vero Dio sin dall’infanzia.
Questo mistero per cui Gentili e non
Gentili sono eredi della medesima promessa è stato rivelato « in modo diver
so » dice l’àpostolo ai santi, apostoli e
profeti di- Dio.
Dobbiamp dunque ammettere una.
differenza tra la rivelazione che i profeti deir Antico Patto hanno avuto della universalità della grazia e quella che
ne hanno avuto gli apostoli del Nuovo ?'
si certo. Ma precisiamo in che cosa sta»
questa differenza. Sta nel fatto che i
profeti antichi annunziavano la grazia a tutti i popoli senza conoscere ancora il tempo in cui questo loro ammaestramento si sarebbe adempiuto. Sapevano che la grazia verrebbe elargita a
tutti, anche ai pagani, ma non sapevanoquando. Era per loro la certezza dell’annunzio ed il mistero del « come » edel « quando ».
Questo mistero è stato rivelato nella pienezza dei tempi per l’opera dello
Spirito Santo agli apostoli che non lo
avevano ancora compreso neanche al
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1
o.
La Verità centrale
I
« Iddio ha tanto amato il
mondo che ha dato il Suoi
Unigenito Figliuolo, affinchè
chiunque crede in Lui abbia
vita eterna ». Giov. 3 : 16.
Questo versetto - è stato detto - è
il cuore della Bibbia - la grande verità
n centrale della Rivelazione di Dio all’uomo - tutta la Scrittura si compendia in
questa breve sentenza : « Dio ha amato
; il mondo ». Vi è tutta la lunghezza, la
larghezza, la profondità e l’altezza del
proponimento di Dio a favore dell’uomo, di modo che quando si crede di aver
detto l’ultima parola sul senso profondo
^ di questo proponimento, si è coscienti di aver appena sfiorato il soggetto.
Noi tutti conosciamo il grande entusiasmo di Paolo come missionario, predicatore, maestro e teologo, perchè
, questa grande Verità venisse proclamata da Gerusalemme ai paesi vicini fino
in Illiria e di là ai confini della terra ;
la sua missione si svolse fra combattimenti, lotte, perigli di ogni sorta, dimentico di sè e del suo benessere pur
di « manifestare al mondo intero - se
gli fosse stato possibile - quale sia il
■ piano di Dio riguardo al mistero che era
~ statoT' fin. dalle più remote età nascosto
in Dio ».
E questo mistero ci è svelato nella
- dichiarazione biblica : « Dio ha tanto
!' amato il mondo » - non c’è distinzione
di individui - poiché « Dio ha rinchiusi
tutti gli uomini nella disubbidienza per
far misericordia’ a tutti ». Iddio ! - io mi
ss domando, nelle attuali circostanze in
f: cui si vive, che cosa conosciamo noi di
Lui ? qual’è il nostro concetto e come
y-. ne parliamo noi ? Chiunque parla di Dio
di un problema da risolvere, un
fii; enigma da indovinare, un’idea originale
da scoprire, non sa nulla di Lui ; quat"’ lunque sia il ralgionamento e la deduzio|j- ne che se ne trae ; tutto finisce sempre
in un gran « forse ».
E noi credenti, siamo obbligati di confe- fessare che conosciamo pochissimo di
Lui - e se parliamo del Suo amore non
1 abbiamo ancora approfondito nulla di
questa Verità, perchè - strano a dirsi
- l’interpretazione dell’amore di Dio è
la più difficile ad accettare.
^ L’apostolo Giovanni - così intimamen^ te legato al suo Signore - non realizzò
mai che Dio è amore. Nella comunione
- giornaliera col loro Maestro, nè luì nè
^ gli altri apostoli immaginarono mai che
con loro era l’amore di Dio manifestato
nella sua pienezza. Fu soltanto dopo la
tragedia del Calvario, dopo le tenebre
sorte nelle loro menti per le perdute
speranze sepolte nella tomba del loro
■f. Signore , che la visione dell’amore spuntò e videro nel Getsemane e nella Cro‘f ce l’amore di Dio sorgere dal Sacrificio
I immane e ne parlarono colla certezza di
|. chi sa in chi ha creduto
« Se non ho amore, dice S. Paolo, nuli^f la mi giova » e con riverenza, noi possiamo dire che sènza l’amore, Dìo sareb^he nulla per noi. La Sua saggezza, la
j^Sua potenza noi la riponosciamo e temiamo, ma soltanto il suo amore ci atJV tira e rincora ; se ne dubitiamo, ci priJ; viamo della speranza d’un avvenire asr sicurato, perchè è cosi facile, essere as
6
saliti da dubbi, si da farci riguardare
la Rivelazione dell’amore di Dio, quasi miracolosa.
Che Iddio ci aiuti a sormontare le difficoltà che incontriamo ogni giorno nel
confessare la nostra fede e la nostra at
tesa con chi, non soltanto nutre dubbi,
ma nega apertamente l’amore di Dio
^ manifestato un giorn;0, lontano per noi,
ma sempre presente, e che avrà a suo
tempo, un risultato meraviglioso agli
occhi del mondo intero. X.
C’è in giro un’aria di festa. Il cielo è
azzurro' come nelle solennità, il sole
smagliante, le campirne sonano a distesa,
le rondini passano e ripassano velocissime in mezzo ad un cicaleccio assordante.
Le porte del tempio si aprono e l’assemblea sfolla pian piano e si riversa
per le vie del paese.
— Che bella predica oggi, sento dire
da qualcuno che mi passa vicino, queste
sì che son prediche che fa piacere sentire!
— Che voce, che voce !, esclama un
altro, pareva un organo che riempisse
di sè tutta la chiesa.
— Chi è che ha predicato ? Quasi quasi mi ha interessato, e sai che per interessare rne, non ci vuol poco !...
Un collega del Pastore titolare, di passaggio, è stato invitato a tenere il pulpito e, siccome è un predicatore dì un
certo valore, ■ ancor poco conosciuto
in paese, ha fatto molta impressione e
tutti lodano la bella predica che hanno
udita.
Vuoi tu, amico lettore, che ci uniamo per qualche minuto a quella gente per conversare un poco anche noi ?
Ti confesserò subito, che tutte queste
lodi della predica udita, mi persuadono
poco e mi ricordano certe parole del
mio venerando Professore di teologia
pastorale : « Quando scendo dal pulpito e qualche fratello si accosta a me per
lodare la mia bella predica, ne provo
una stretta al cuore, perchè capisco subito che la mia parola non è giunta
alla sua coscienza ed al suo cuore :
quando un’anima è stata veramente tocca dalla Parola di Dio, non è più capace
di fermarsi a considerare lo strumento
umano che glie l’ha trasmessa ; l’uomo
passa assolutamente in seconda linea ed
essa sente solo più il bisogno di rifugiarsi nella preghiera, o di dire ciò che
Dio le ha fatto. Quando tutti loderanno
il vostro sermone - soggiungeva il Professore - siate pur certi che esso, allora,
aveva^ bén poco valore ». (1)
Evicientemente il mio Professore aveva ragione, ma io voglio considerare la
(1 Naturalmente vi sono anche delle
lodi opportune e buone. Quando un credente si accosta al Pastore che scende
dal pulpito e gli stringe forte la mano
e gli dice con accento commosso : « Mi
avete fatto del bene... » o quando un
giovane, timidamente, gli dice : « Da ora
in poi voglio provarmi a fare come avete detto... » fanno ottima cosa. I Pastori considerano queste parole come le
gioie e le benedizioni maggiori del loro
ministero. Ma esse, purtroppo, sono
sempre tanto rare !
Non sono queste sacre confidenze che
vogliamo criticare, ma il vezzo troppo
diffuso di parlare della predica come
di una manifestazione mondana qualsiasi.. . .
cosa anche dal punto di vista degli uditoci che lodano la predica :
Cos’è che lodano ?
^Qualche volta - non troppo spesso la sapienza e la dottrina contenute in
essa, o altri suoi pregi intrinseci, ma,
novantanove volte su cento, l’arte oratoria con cui venne prommziata : la
forza dell’argomentazione, la ricchezza del sentimento, l’abilità nel tenere desta l’attenzione, dell’assemblea, nel
commuovere, neH’entusiasmare... E molti elementi fisici contribuiscono all’effetto : il timbro e la bellezza della voce,
la statura della persona, la presenza più
o meno imponente, la solennità dell’atteggiamento... Parecchi, ìnsomma, degli elementi che assicurano il successo
nel teatro, nel cinématografo o in .una
gara sportiva. E guai se essi mancano 1
La stessa identica predica, se è letta -invece che esposta, se il predicatore quel
giorno è insarito o ha mal di capo, se
è detta da uno invece che da un altro,
diventa noiosa e, cessa di essere « una
bella predica ».
Fuori strada
Io credo che quando ci mettiamo a lodare una bella predica, siamo compietamente fuori strada e dimostriamo di aver perso la giusta nozione dì ciò che
debba essere una predica. Il bello, qui,
c’entra ben poco. La chiesa e il pulpito
son fatti per insegnare il vero e porgere un messaggio da parte di Dio e
non per far godere il bello. 11 ragazzo
dice: « Che bello ! » quando va giuocare in palestra, ma quando assiste ad
una lezione di algebra o di latino esclama : « Ho capito, oppure, non ho capito ! » Nello stesso modo io dirò : « Che
hello !» al concerto od allo spettacolo ma in chiesa dirò : «. E’ vero, oppure,
non è vero : Sono convinto, oppure, non
sono convinto. Ho ricevuto un messaggio della Parola di Dio per l’anima mia, oppure, oggi, purtroppo, non
mi sembra di aver ricevuto alcun messaggio da parte del Signore per me... »
Poco importa
Allora con questo criterio, il predicatore che c’è in pulpito ed il suo talento oratorio.. Se ciascuno pone dinanzi a sè questa premessa : Oggi, il Signore, per mezzo delle parole che udrò,
vuole dirmi qualcosa di particolare e
di importante per l’anima mia, allora,
predichi anche il meno dotato dei servitori del Signore, predichi anche un
bimbo, egli saprà ricevere qualcosa che
lo concerne,
E questo è l’importante ! Quando
comparirò un giorno dinnanzi a Dio,
poco mi gioverà di poter dire : « Ho
(ascoltato molte belle prediche », ma
sarò fortunato invece se potrò dire :
« Ho sempre prestato l’orecchio a ciò
che mi mandasti a dire per mezzo dei
tuoi messaggeri, anche quando furono
molto umili e disadorni nella loro parola... ».
Questo criterio, scelse Gesù, nell’inviare al mondo i primi predicatori dell’Evangelo che, tutti furono tacciati
spesso e volentieri dì ignoranza. Altro
che belle prediche allora !
E la storia ci mostra spesso nei movimenti congregazionalisti, che davano
meno importanza alla bellezza delle
prediche e più, alla sostanza del loro
messaggio, la ^sorgente di miovimenti
rinnòvatori e di risveglio.
E allora, per concludere, dovranno
forse i nostri Pastori gettare a mare
ogni preoccupazione di preparare belle prediche per le Joro chiese ?
Tutt’altro ! Questo, non lo farebbero
per nulla al mondo. Più che mai, invece, cercheranno di darsi interamente
all’Opera del Signore e di far sempre
meglio ogni cosa, comprese le prediche,
pur di non lasciare nulla di intentato
per condurre le anime a Cristo.
Ma ecco :
Essi rinunzieranno ben volentieri a
quelle piccole lodi che per essere franchi - tornavano pur gradite, se i loro uditori vorranno preoccuparsi sempre più
di ricercare, nelle loro predicazioni, il
messaggio che viene da Dio e che solo
ha importanza, bellezza e valore.
ENRICO GEYMET.
II» GIORNATA DELLA GIOYENTU’
Domenica 3 Agosto
Ricordiamo ancora una volta la gior
nata della Gioventù di Domenica prossima 3 agosto ai Chiotti di Riclaretto,
col seguente programma :
Ore 10,30 Culto solenne nel tempio dei
Chiotti presieduto dal pastore Tullio Vinay.
Pranzo al sacco.
Ore 14,30 adunata generale della gioventù sotto i castagni a 10
minuti dal Centro. Parleranno i pastori Carlo Gay e Francesco Lo Bue sull’argorhento :
« La lettura deH’Antico Testamento ».
Disponiamoci a parteciparvi numerosi e con spirito di preghiera.
N. B. Contrariamente a quanto è stato annunziato in precedenza la corriera non effettua da Perosa la corsa delle
13.30.
Portare l’Innario e i canti giovanili.
PERSONALIA
I aibsfri migliori auguri al piccolo
Marco che è venuto a rallegrare la famiglia del nostro cappellano militare pastore E. Rosten. .
ROCCIAMANEOD. Per .salire a Rocciamaneod si possono prendere diverse vie : 1° dai Peyrots per la Barma ;
2° dai Stalliats per la Ruà e la Bassa ;
3° dai Stalliats ■ per i Roussengs ed i
Ricca ; 4° dal Ciabas, per i Jourdans,
il Ciabot ed i Malans inf. ; 5° dai Giovo per le Briere, i Gonins, il Piantò,
i Malàns. inf.
Quest’ùltima non è la via più breve,
ma è la i»iù comoda e meno faticosa.
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L’ECO delle valli valdesi
Nulla di nuovo
Delle visite ' |»as#oi*£ili
Tempo fa un nostro amico ci faceva
notare come tutte le cose nuove che noi
ci illudiamo di scrivere, non siano in
realtà molto nuove, ma altro non siano che formulazioni più o meno originali di problemi o di concetti che sono
i problemi ed i concetti che in tutti i
tempi hanno travagliato lo spirito degli,
uomini in senso lato, e dei collaboratori
dell’Eco in particolare. Ed egli si domandava se, in ultima analisi,, non sarebbe meglio ristampare cose vecchie
anziché affannarsi a cercar una veste
nuova. Non vogliamo ora affrontare la
quistione, e domandarci se questo pessimismo sia un frutto di filosofica meditazidhe, o non sia per avventura una
innata tendenza di molta brava gente
di rifiutarsi di affrontare i problemi eterni trincerandosi dietro il comodo
guanciale pseudo-filosofico: Nulla di
nuovo.
Una cosa però è certa. Ed è che nel
1931 il bollettino parrocchiale di Chailly-Vennes ha pubblicato alcune interessanti considerazioni sul problema
sempre attuale delle, visite pastorali. E
noi ci permettiamo di tradurlo, ad uso
e consumo dei nostri lettori, invitandoli
a notare che esso è del 1931, ed ha
quindi, evidentemente, un valore puramente retrospettivo!
della decadenza delle visite in quistione; si rallegra quindi di poter affermare
che questa teologia ha fatto il suo tempo, poiché tutti sono oramai d’accordo
con Wagner quando scrive: « Il segreto
della vita di una parrocchia consiste
nelle visite pastorali ». Ci rallegriamo
anche noi di questa teologica unanimità,
e lasciamo la parola al Bollettino per
chiarire un equivoco.
« Toh! Chi si vede! E’ molto tempo
che non vi vedevamo, signor Pastore;
temevamo di essere dimenticati, o di
avervi offeso. » Questa esclamazione, le
cui sfumature possono variare, sempre
cordiale nella sua formulazione, male
nasconde per altro un implicito senso
di rimprovero; vi é una duplice constatazione, una piacevole, l’altra spiacevole: si desidera la visita del Pastore,
ma si ha Timpressione che le sue visite
siano molto rare, con il pericolo di gettare un’ombra su un ministero per altri
lati fedele. »
« Ci rimane un malinteso da dissipare,
Vi é infatti chi sembra credere che le
visite pastorali sono riservate esclusivamente ai malati od a quanti sono colpiti
dal lutto. Si dice che il pastore deve
piangere con chi piange, ed é giusto. Ma
da questo esclusivismo é nato uno strano preconcetto, profondamente nefasto
e radicato: la visita del pastore é un
cattivo augurio; in un certo senso e fino
ad un certo'punto il pastore sembra appartenere allo stesso genere dì certi uccellacci temuti dagli antichi navigatori,
ai quali, erano soliti apparire,, annunzìatori di qualche burrasca. E così accade spesso di udire frasi come queste:
Ripassate più tardi; quando l’ammalato
starà meglio, sarà lieto di vedervi.
(Sottinteso: ora come ora, la tua visita,
caro pastore, agiterebbe l’invalido che,
non avendoti mai ricevuto a casa, vedrebbe in te l’annunzio di una fine imminente!) »
venga lui battere alla vostra porta, sedersi al vostro focolare, creare quell’atmosfera in cui i cuori si aprono ed
ascoltano,... in cui il pastore non é più
il presidente dei .Concistoro, quasi un
funzionario, perché rimane invece l’amico, colui che si desiderava senza confessarlo, venuto nel nome di Gesù ».
Venite dal pastore....; la porta del presbiterio vi é aperta....; imparate a cono■'^scere la via del presbiterio....; al presbiterio troverete un amico...! E giusto ed
é bene, però, da un certo punto di vista
ha anche ragione il nostro bollettino
quando scrive:
«EGLI (IL PASTORE) VIENE;... come un agente di collegamento fra tutti
quei disseminati che sempre più numerosi crea la nostra febbrile attività;...
come un uomo di fiducia che ascolta- i
lamenti, e sa le amarezze della vita;...
come un amico che consola e soffre e
- X gioisce con chi soffre e con chi gioisce. »
Il bollettino di Chailly-Vennes, sottolìnea a questo punto l’eccezionale importanza del problema delle visite pastorali, osservando che la teologia, o meglio una certa teologia, accentuando eccessivamente la predicazione ha la colpa
Quando si comincia con i malintesi, il
campo delle indagini si allarga, ed il
nostro vecchio bollettino si ’;rova di
fronte ad un altro problema: « Inoltre
a chi attribuiremo la qualifica: malato?
A quelli soltanto il cui organismo é colpito? No certamente! A quelli che, scoraggiati, chiedono aiuto? Certo; ma
generalmente l’uomo é portato a chiudersi in sé stesso, quando giu ige l’ora
della crisi; egli sopporta il suo peso da
solo, vive forse nell’angoscia mortale,
ed aspira ad una parola di pace, di conforto, detta neH’intimità, da un cuore
che parli ad un cuore...... Chiamare il
pastore.... Ma se lo si conosce appena,
^ da lontano, e lui non ci conosce che poco, da lontano, dal pulpito o da qualche
incontro? Ecco, ci vuole il pastore, che
Ma, c’é un ma! Le nostre parrocchie
evangeliche sono generalmente troppo
popolose; o i membri sono troppo disseminati nello spazio e conseguentemente le distanze rendono difficile
un’attività pastorale proficua.
Il nostro bollettino non se lo nasconde
ed osserva:
....« Ciò nonostante è chiaro che nessun pastore si rassegna a cuor leggero a
ignorare un numero più o meno grande
dei .suoi parrocchiani, semplicemente
perchè essi lo ignorano, ^e sfuggono all’azione del suo ministero. Vi è talora la
tentazione: riconoscere l’impossibilità
delle visite pastorali, accettare la disfatta. E’ l’ora grigia dello sconforto nel
ministero; la ricerca di spiegazioni umane, di attenuanti, di palliativi: Se vogliono vedermi, c’è il Tempio e il Culto
ogni domenica; ci sono le riunioni; c’è
la stampa....Difficoltà, delusioni; ma il
ministero pastorale è per tutti; ciò nonostante quindi egli andrà da tutti; ridurrà il numero delle visite, ridurrà la
durata delle visite, rinunzierà ai futili
preamboli, ma andrà. »
Egli andrà per aiutare, e troverà un
terreno preparato, sg saprà da chi egli
va, se chi accoglie il pastore per ricevere si ricorderà che, nella sua stessa
povertà, egli può dare qualcosa di più
infinitamente prezioso che i consigli, le
critiche, le esortazioni, le dissertazioni:
una preghiera.
Cl.
JACOPO LOMBAROINi OOOICESIMA puntata!
11 forzato per la fede
Kaccossto Storico
CRONACA VflLbESE
ANGROGNA (Capoluogo) In queste
ultime settimane, parte al culto della
màttina e parte alle riunioni pomeridiane, sono stati battezzati : Carla Ricca dì Alberto e di Bertin Olga, di Prasuit ; Bertin Graziella di Carlo e di Chiavia Eufrosina, dei Bonneton ; Bonnet
Rita di Enrico e di Ricca Maddalena
dèlia Sea ; Rìvoira Ernesto di Giov. Roberto e di Gaydou Ida, di Malpasset ;
Bertin Ernesto di Davide e di Pons
Meri, delle Sonagliette ; Bertin L.aura
Michelina di Margherita, delle Sonagliette ; Long Giovanni, Lina e Luigi
di Giovanni e di Arnoul Margherita,
della Ponsa, Voglia il Signore benedire
questi teneri agnellini della sua greggia.
— Visita agli alpeggi. Nella settimana testé terminata il pastore Arnaldo
Comba ha fatto il tradizionale giro di
\fisite alle « miande » ’intrattenendosi
con gli alpigiani e le loro famiglie, facendo in ogni località (Crevlira, Souiran, Coulet d’I’Alp, Infernet, Sparvira,
Sella veja, e Sella) il culto di famiglia,
al quale partecipavano tutti i presenti.
Nella solitudine dei monti non tutto
è poesia ed elevazione ; nel duro, monotono quotidiano lavoro Tanima si sente talvolta oppresa dalla materia. Con
quanta gioia è accolto il messaggero
della Buona Novella ; con un nuovo
slancio ranima si fa incontro « all’Eterno che, ti proteggerà da ogni male ;
che proteggerà l’anima tua ».
'è
■'É
ANGROGNA (Serre). Domenica 20
luglio abbiamo posto il segno del Patto
sul bambino Long Delio di Giacomo e
Ida. Benedica il Signore il bimbo ed ì
suoi genitori.
— Culto all’aperto : domenica 3 agosto : ore 10.30, tempio Serre - ore 15,
Raymond. ■—Domenica 10 agosto : ore
11, Roux ; ore 15 tempio Serre. — Domenica 17 agosto: ore 10.30, tempio
Pra del Torno - Ore 15, Coutaroun.
LUSERNA SAN GIOVANNI. Il culto di domenica prossima, 3 agosto, nel
Tempio di San Giovanni, sarà presieduto dal pastore sig. Giulio Tron, e
quello pomeridiano nel Tempio del
Ciabas dal pastore sig. Arnaldo Comba.
POMARETTO. Domenica prossima,,
3 agosto, a Dio piacendo, sarà tenuto
alle ore 8,30 un culto nella Cappella
del Clot deU’Inverso Pinasca. Ne prendano buona nota i fratelli e sorelle di
quella parte della nostra Parrocchiai
i
Eppure, per quanto Maria pensasse ai '
dolori e alle prove di Giovanni, la sua
immaginazione restava lontana dalla
realtà: ciò era bene, perchè la giovane,
non avrebbe, forse, potuto resistere alla
conoscenza della realtà.
Così ella non seppe che proprio quando egli 1© scrisse la lettera eroica con la
quale le rendeva la sua libertà, il povero Giovanni era appena uscito da una
bastonatura. La bastonatura : uno dei
mezzi con i quali si cercava di fiaccare
la resistenza dei protestanti a mantenersi nella loro Fede e si tentava di spingerli all abiura.
L’inquisizione oculata e feroce su ogni
contatto esterno, per impedire che ai
galeotti per la Fede giungesse ogni conforto ed aiuto dalle chiese; la riduzione, ad ogni pretesto, del vitto già scarso e nauseabondo - un tozzo di pane
verminoso ed una specie di brodaglia
di legumi senza la traccia di grassi ;
l’invito insidioso, continuo, mellifluo,
quando il corpo fosse fiaccato, ja far cessare il tormento, e ad ottenere la libe
razione, e i favori reali, pronunciando
la parola attesa : - Abiuro ! - erano i
mezzi comuni. Quando tutto ciò non
bastava, la bastonata doveva essere l’ultima ragione, o, almeno, la punizione
all’ostinato.
Giovanni aveva corso il rischio molte
volte di essere sottoposto : l’aveva sempre salvato Jussùf, lo schiavo arabo,
l’unico tra i compagni di banco che,
rqostrasse al iprotestante lun poco di
pietà e di comprensione.
Jussùf, come mussulmano, aveva visto
tacitamente riconoscersi il diritto di
poter rivolgere, il mattino e la sera,
il viso verso oriente, l’ideale direzione
della Mecca, per dire mentalmente le
sue preghiere.
Poteva anche, quando il cappellano,
in cima alla corsia intonava le preghiere cattoliche, che tutti i galeotti dovevano seguire a capo scoperto, rispondendo alle parole latine, concentrarsi in
se stesso e distrarsi da quelle, forme di
culto bhe kion lo riguardavano : egli
non era cristiano e l’essere al bagno
sembrava a tutti, cappellano compreso,
già abbastanza .grave punizione.
Il protestante no : egli era colui contro il quale si accanivano gli ordini del
Re, deciso a salvarsi l’anima con ogni
mezzo, o almeno a fiaccarne la volontà.
Giovanni non aveva il diritto di pregare ; ma quando più sentiva il bisogno
di chiudere gli occhi per elevare la sua
mente a Dio e riceverne forza e conforto, Jussùf, il g;aleotto arabo, cercava
di distrarre i vicini, perchè non se ne
accorgessero.
Aveva' fatto di più : una volta che
l’assassino vicirio di destra, accortosi
della preghiera di Giovanni, l’aveva deriso non solo, ma aveva accennato a
che cosa sarebbe avvenuto se egli l’avesse denunciato. Lo (schiavo l’aveva
guardato con i nerissimi occhi lampeggianti di collera e aveva teso verso lui
le mani adunche come artigli e fortissime :
— Provati a parlare e vedrai se subito dopo non ti strozzo ! — gli aveva
sibilato.
L’altro aveva finto di ridere alla minaccia, (ma aveva tacciuto, accontentandosi di mormorare :
— Oh per me,, che preghi o bestemmi, è lo stesso ! chi si contenta... —
Ma anche gli altri avevano udito la
minaccia, e nessuna denuncia partì dai
galeotti a carico di Giovanni.
Ma quell’eretico che, con la sua pa
zienza serena sembrava sfidare ed irridere ogni suo tentativo di conversione, meritava un castigo, e l’avrebbe
avuto.
Un giorno appare in capo alla corsia
vestito dei paramenti sacri e tenendo
Ad un cenno del capo-ciurma i gafra le mani una imagine di legno,
leotti si alzarono e si disposero lungo i
banchi.
Il cappellano incominciò a percorrere
la corsia, tendendo ai galeotti l’imagine
a baciare.
IX.
Durante rinverno le galere venivano
disarmate e i prigionieri, sciolti dal
banco dove per lunghi mesi erano stati
incatenati e dal quale non si erano mai
mossi, perchè anche per dormire dovevano accucciarsi alla meglio sul loro sedile, senza che potessero mai nè stendersi del tutto, venivano fatti scendere a
terra.
Quéi mesi erano i meno maledetti : i
disgraziati potevano fare un po’ di movimento, e, quantunque l’orribile catena
che li avvinghiava quasi penetrasse nelle carni, camminavano e lavoravano, A
terra poi Giovanni poteva incontrare altri, che, come lui erano condannati per
la Fede.
Quale conforto erano per essi le po- J
che parole che riuscivano a scambiarsi,
le notizie che riuscivano a comunicarsi
sulle chiese, sui fratelli, sull’Evangelo ! ^
(Continua).
7
L’ECO DELLE VALLÍ VALDESI
onde vi partecipino còme sempre fin
qui numerosi.
— Sono stati presentati al S. Battesimo : Pastre Ugo Emilio di Filiberto e
di Peyrot Filippa (Rey) e Rihet Elena
di Fernando e di Peyrot Olga (Paure).
' Il Signore continui a benedire questi
fanciulli ed ì loro genitori.
— Abbiamo vivamente simpatizzato
-^con la famiglia Giaiero Ernesto di Penosa Argentina profondamente addolorata dalla perdita della piccola Mirella
deceduta dopo breve malattia, all’età di
: :21 mesi.
Consoli il Signore i desolati genitori
■e li sostenga nella dura prova ispiran-do loro sottomissione, e fiducia.
PRAMOLLO La famiglia Long delle
Case Nuove dei Ciotti e -indirettamen-.
te - tutta quanta la Parrocchia, è stata
duramente provata dal lutto. Il pa-'
dre di famiglia, Enrico Michele, già sofferente da qualche m,ese, era stato ricoverato airOspédale S. Luigi di Torino, quando, poco tempo dopo, il figlio Eli, soldato del III° Reggimento
Alpini, fu portato d’urgenza all’Ospedale Militare di Torino perchè colpito
da meningite. Dopo qualche giorno di
acuta sofferenza, il Signore richiamava
entrambi a poche ore di distanza l’uno
daU’altro. I funerali furono presieduti
dal pastore sig. Roberto Comba che ringraziamo.
Mentre rimane viva nel nostro cuore l’immagine di Enrico Michele Long,
e del caro Unionista Eli, domandiamo a
Dio di accordare le Sue preziose consolazioni a tutta la famiglia affiitta, aiutandola a sopportare qesta prova con
fede, e rassegnazione cristiana.
PRAROSTINO. Il pomeriggio del 27
luglio abbiamo tenuto, in comune con
la Parrocchia di Angrogna (S. Lorenzo)
una riunione aU’aria aperta, ai Piani.
Numerosi gli intervenuti e benefica
l’adunanza.
I Pastori A. Comba e U. Bert parlarono delle nostre montagne ed a proposito dello spopolamento della parte
alta delle nostre parrocchie - ove il lavoro è duro e la terra ingrata - fecero
vedere che il rimanere affezionati a
quei luoghi che videro l’eroismo della
fede, non deve essere concepito solamente come un dovere derivante da ragioni sentimentali, ma dal fatto che la
Chiesa ha bisogno che le nostre Parroc' chie restino compatte, forti dal punto
di vista numerico e sopratutto viventi
spiritualmente. Un dovere dunque che
deve essere come una vocazione onde
impedire che la sana tradizione Evangelica venga meno fra quei monti così
cari al nostro cuore.
TORRE PELLICE. Il culto di domenica prossima nel Tempio di Villa (ore
ilO.30) sarà presieduto dal pastore R.
Nisbet.
— Iddio ha richiamato da questo
mondo il signor Malan Stefano, dopo
vari giorni di malattia. Egli aveva 68
anni. Invochiamo ancora sulla famiglia
le consolazioni divine.
— Domenica 3 agosto, nel pomeriggio, per cura della Società di Studi Vaidesi, avrà luogo una visita storica ai
monumenti e ricordi valdesi del borgo
di Luserna, con la guida del prof. Attilio Jalla. L’adunata è fissata alle ore
17 sulla piazza Generale della Rocca
■<Canavero) a Luserna. Il pubblico valdese vi è cordialmente invitato.
— Un’Esposizione-vendita di oggetti
prodotti da artigiani valligiani e di lavori femminili, promossa dal Comitato
Piccole Industrie Alpine, si inizia questo venerdì 3 agosto alle ore 10 nel locale di Piazza Vittorio Emanuele, e rimarrà aperto per alcune, settimane,
tutti i giorni feriali .dalle 16 alle 19 ed
il venerdì dalle 10 alle 12. E’ nota l’opera di questo benemerito Comitato,
che promuove e raccoglie le produzioni
in legno, in vimini ecc. e lavori femmi
nili, di valligiani locali, compiendo un
lavoro veramente utile. Il pubblico '
Vorrà senza dubbio sostenerla col suo
pratico interessamento.
RORA’. La nostra parrocchia che i
lavori estivi avevan reso deserta e silenziosa si è ad un tratto ripopolata e
rianimata per l’arrivo di numerosi vii- leggiantì. Non sono mai giunti così presto e non sono mai stati così numerosi.
Sono, naturalmente, nostri fratelli dell’Evangelizzazione e ci portano dalle
nostre chiese lontane l’ardore della loro
fede e la dolcezza del loro amore fraterno. Incominciamo realmente, questa
volta, a parlare di una villeggiatura evangelica e valdese: è rappresentata un
po’ tutta Italia: Messina, Roma, Firenze, Genova, Torino, Milano, Ivrea, Felonica-Po, Fiume e varie altre località.
Vari nuovi arrivi sono imminenti. La
gioventù studentesca è degnamente
rappresentata e porta dovunque il suo
brio giovanile. Varie gite sono già state
organizzate ed altre sono in progetto.
Tutte le sere, nella piccola sala del presbiterio ha luogo un breve culto famigliare seguito spesso da lunghe e fraterne conversazioni... Molti di coloro
che vi partecipano non s’eran mai visti
prima d’ora: nel giro di pochi giorni si
sono strette cordiali e salde amicizie:
Tutto ciò nel nome di Cristo! Il nostro
cuore esulta.
SAN GERMANO CHISONE. Asilo
per vecchi. Con vivissima gratitudine
sono stati ricevuti, dal 1° gennaio al
30 giugno corr. anno, i seguenti doni in
denaro :
Società Talco e Grafite^Val Chisone,
L. 300 - Genicoud Teresa, S. Germano,
25 - Baret Celina, S. Germano, « per
riconoscenza » 20 - Pedrini-Hess Clara, Villino, 5 - Dal Compianto sig. Furhman Giuseppe, Torino, « secondo le
Sue ultime volontà », 500 - Comune di
Praly, 40 - Comune di Massello, 40 Comune di Perrero, 84 - Famiglia Bonetto-Bouchard, S. Germ., 30 - Pastre
Augusto, Pomaretto, 10 - Coniugi Boldrini-Gay, Torino, 10 - Anonima, 150 Fam. Revel, Villa di S. Germano, 25
- Tessore Bario e Renata, Perrero,
« in mem. della madre Tessore Poét
Ester », 50 - Elisa Ferrerò Bonnet, Torino, 100 - Pastore Em. A. Comba, Torre Pellice, 25 - Burton-Bruss Alvina
in mem. sig.ra Romano », 5 - N. N.,
100 - Famigha Minetti, Torino, prest.
red. capitale nominale, 200 - Bouchard
Soulie Mad., S. G., in mem. del caro
Enrico Garavagno », Cannes, 20 - Rivoiro-Pellegrini Cléanthe, Torino, 150 Comune di S. Germano, 155 - Soulier
Francesco, S. G., 10 - Celestina ved.
Bouchard : la sorella e i bambini Enrico e Elisa in mem. di Avondet Lamy,
20 - Chiesa di Brescia, 100 - Paolina
e Margherita Geymoniat, (Villar Pellice) N. York, 80 - Fiori in mem. del cognato Ezio Avondet Lamy : la cognata Avondet Allesandrina, 10 - Avondet
Luigi, 10 - Avondet Paolina, 10 - Comba Ilda, 10 - N. N. 21.25 - Dreher Angela E. e fam., Malnate, 200 - Fam. Gustavo Bert « in mem. del caro Dipartito», 200 - Comune di Perrero : contributo per l’anno 1939, 200 - Coniugi
Hertel Mario e Giuseppina, Torino, 150
- N. N., 21.75 - Genicaud Teresa, S.
Germano, « in mem. tenente Giov. Bosio », 20 - In njem. di Martinat Susanna,
Asilo, N. N. 100 - N. N. 400 - A. S’
Asilo, 70 - Fam. Beux e Bounnous, S.
G., « ricordando il caro babbo », 20 Giustetto Emilio, Inv. Pinasca, 8 - N.
N. 200 - N. N. 21.75 - Grill Amedeo e
Elvira, « In mem. cognato Mausuino Arturo », 50 - Gril Arturo «In mem del
padrino Mausuino Arturo », 50 - Mausuino Silvia, « in mem. del padrino Baimas Bartolomeo », 30 - Grill Amedeo
e Elvira,. « In mem. dello zio Balmas
Bartolomeo », 30 - Prof. Davide Bosìo, Roma, 25 - Comune di Massello,
« pel 1941 », 45 - Comune di Praly,
« idem », 42 - Comune di Perrero,
«Idem», 100 - Fam. Lantelme, S. G.,
«in mem. del caro Emilio » 15 - Crumiére Luigia, Villar Pellice, 25 -> Chiesa di Piazza Cavour, Roma, 300 - Anonimo, Bergamo, 300 - Tron Clotilde ved.
Gay, « in mem. dello zio Vinçon Stefano », 100 - Chiesa di Villasecca, « pel
1941 », 100 - Massel Giacomo ins. emerito, Faetto, 15 - Jahier A. insegnante,
Torre Pellice, « in memoria dei cugini
Enrico e Nino Bqsio », 50 - Anglois
ing. Luigi, Esattore-Tesoriere del Comune di S. Germano ; a mezzo podestà dì S. Germano di S. Germano, 100
- Chiesa di Massello offerta 1941, 50 Micol Enrico, Porte di Massello, 5 Ida Bessone-Tron, Pinerolo, « fiori in
mem. dello zio Vinçon Stefano » 50 Stringat-Rostan Livietta « in mem. del
suo caro Pietro » 25 - Chièsa di S. Germano Chisone « per Tanno 1941 », 200
- Alliaud Emilio, « ricordando la mamma Luigia Alliaud-Revel », 25 - Alliaud Emma e Elisa « id. » 20 -Peyran cav. Augusto e Adele « id. », 25 Balme prof. Ausonia' iPinerolo, 25 Berton maestra Elvina, id., 20 -, Bessone-Tron Ida, id., « in mem. genitori »,
50 - Coucourde Giulio fam., id., 15 Long ing. Arturo, 100 - Long.-Rivoire Fanny, id., 20 - Peyrot-Long Elisa,
id., « in memoria genitori » 25 - Scartazzini-Trepp fam., id., 30 - Schreiber
A. R., id., 30 - Serafino ing. Luigi fam.
id, 50.
Il Direttore : B. SOULIER
il di
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
quella partiolare missione, che, anche
nella prova. Egli ci affida.
Paolo riceve la forza dall’alto e può
proclamare con serenità e con fermezza il Vangelo davanti a coloro che istruiscono il suo processo. E per la grazia di
Dio - non già per la benevolenza degli
uomini - è strappato dalle fauci del
leone ! .
Signore assistici e fortificaci Tu, nelle nostre prove, quando scarno soli;!
Rendici atti a proclamare con la nostra vita, nelle ore oscure come nelle
ore serene, la potenza redentrice del tuo
Vangelo ! E insegnaci a confidarci vieppiù in Te ! Rinnova per noi la tua promessa : « Invocami' nel dì della distretta ; io ti libererò e tu mi glorificherai ! »
Lunedi Lettura: Salmo 146.
4 Agosto Dio mostra la grandezza
delVamor suo per noi, in quanto che,
mentre eravamo ancora peccatori. Cristo è morto per noi. Tanto più dunque,
essendo ora giutificati per il suo sangue, sarem per mezzo di lui salvati
dall’ira ». Rom. 5 : 8-9.
Il Signor Gesù ha rivelato la grandezza del suo amore per noi, dando la
sua vita per noi peccatori, che Egli chiama suoi amici. (Giov. 15 : 13).
L’amor di Cristo è la manifestazione
delTeterno amore di Dio per noi : Dio
si è curvato sulla nostra miseria e sul
nostro peccato - intessuti di egoismo e
di orgoglio - perchè ci ha amati prima .
della fondazione del mondo.
E la prova incancellabile del grande amore dì Dio è la croce di Cristo. Il
sangue di Gesù Cristo ci purifica di
ogni peccato, se, per fede, accogliamo
il sacrificio di Cristo: Dio ci dona e noi,
grati, accogliamo la candida veste della giustizia di Cristo. Uniti a Luì, viventi in Lui, operanti in Lui siamo da
Dio contemplati in Lui : siamo perdonati in Lui, giustificati per l’opera sua.
Se Dio ha iniziata la grande opera
del Suo amore in noi. Egli compirà
l’opera sua : ci fortificherà, ci santificherà, porterà la nostra vita, pur tra
svariate prove, alla metà suprema :
saremo stati coisì salvati dal giudizio e
la nostra fronte sarà cinta dalla corona della vita.
Martedì Lettura: 1 Cor. 9: 11-18.
5 Agosto « Giunta la pienezza dei
tempi, Dio mandò il suo Figliuolo, nato da donna, nato sotto la legge per
riscattare quelli che erano sotto la legge, .onde noi potessimo godere dei privilegi dei figliuoli ». Gal. 4 : 4-5.
Se pur non possiamo appieno comprendere l’arcano significato della « pienezza dei tempi » scorgiamo nella storia delTumanità e nella storia d’Israele, i segni deU’opera di Dio in vista
della sua piena rivelazione in Cristo.
Dio regna nell’Universo, regna sulla
storia degli uomini, ha i suoi tempi e le
sue ore. Così, nell’ora da Dio voluta e .
preparata, venne il suo Figliuolo, sottoposto alla legge della nascita umana e a tutte le esigenze della legge dì
Mosè.
Fattosi simile a noi, nella solidarietà
dell’umana natura, ha liberato quanti
erano sottoposti al duro servizio della legge, impotente a salvare.
E può - col suo insegnamento, col
suo esempio e col suo sacrificio, - liberare noi dalla dura legge del peccato,
per renderci partecipi di tutti i privilegi dei figliuoli di Dio.
Hai tu avuto parte a questi privilegi ?
Il Signore è venuto per chiamare anche te dalla morte alla vita ?
Mercoledì Lettura : 1 Cor. 9 : 19-23.
6 Agosto « Nella mia prima difesa,
nessuno s’è trovato al mio fianco ; tutti
mi hanno abbandonato ; non sia loro
imputato ! Ma il Signore è stato meco
e mi ha fortificato, affinchè il Vangelo
fosse per mezzo mio pienamente proclamato e tutti i Gentili l’udissero ; e
sono stato liberato dalla gola del leone. » 2 Tim. 4 : 16-17.
S. Paolo ha sperimentato, ai pari
di altri innumerevoli credenti, la realtà della promessa del Signore : « Io
sono con voi, tutti i giorni fino alla fine».
Gli uomini, perfino i fratelli nella fede, ci possono abbandonare nell’ora
oscura : ma il Signore è fedele, rimane
con noi, ci fortica, acciochè compiamo
Giovedì Lettura : 1 Cor. 9 : 24-27.
7 Agosto « In Cristo Gesù nè la circoncisione' nè l’incirconcmone hanno
valore alcuno ; quel che vale è la fede
operante per mezzo dell’amore ».
Gal. 5 : 6.
Le Chiese apostoliche furono travagliate da una tenace lotta dottrinale.
I cristiani giudaizzanti esaltavano U valore della legge mosaica fino a considerare il rito della circoncisione necessario alla salvezza, fino a imporlo nella Chiesa di Cristo. S. Paolo, araldo della salvezza per grazia mediante la fede,
lotta contro tale tendenza e pone in luce, con una definizione concisa, quella
che è l’essenza della vita cristiana : la
fede operante per mezzo dell’amore.
Fede, nella pienezza del suo significato : non fede astratta, contemplativa,
intermittente ; ma fede attiva, dinami- ca, tesa a manifestarsi nelle opere dell’amore.
Fede che non può chiùdersi nelTintoileranza, nè degenerare in superstizione, perchè sempre opera, ispirata,
animata, sorretta dall’amore.
Quel che vale, oggi come allora, nella
Chiesa, nella famiglia, nel mondo è una
fede che operi nell’amore : le nostre
tradizioni ed i nostri riti, la nostra vita ecclesiastica e la nostra vita spirituale perdono ogni valore, ogni significato se manca in noi la fede operante
per mezzo dell’amore.
Signore, accresci in noi la fede, e ci
anima del tuo amore !
Venerdì Lettura: 1 Cor. 10: 1-13.
8 Agosto « L’ira di Dio si rivela dal
cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la verità
con l’ingiustizia ». Rom. 1 : 18.
La storia, e l’esperienza quotidiana
ci conducono a questa irrefutabile constatazione : gli uomini soffocano la verità nella trama malvagia ed astuta della loro innata e acquisita ingiustizia.
Chiaman male il bene che Dio vuole, e, compiuto il male che essi vogliono, lo esaltano, gloriandosene, cornei un
bene. Irretiscono la verità con la menzogna e nel dedalo delle lor coscienze turbate e falsate perdono la nozione
di ciò che è bene e di ciò che è male,
s’offusca la santità stessa di Dio.
Seminano a piene mani il male nei
solchi del mondo; ma quando giunge
l’ora della mietitura, rivelano la fondamentale aberrazione della loro mente:
dall’empia seminagione vogliono raccogliere benessere, pace, felicità!
La legge di Dio, operante nella vita
e nella storia, non permette che sì raccolgan frutti saporiti dalle spine e dai
triboli; e sui piccoli uomini superbi divampa Tira, giusta © santa di Dio. I
peccatori, pur sferzati, ancor si illudono, e proclamano, disorientati, che Dio
non esiste...
8
j«- if' ;
íi L’ECO delle ŸALLI VALDESI"
Il credente,' invece,^ sa che la santità
di Dio deve manifestarsi nella sanzione
iriesorabile su ogni empietà e su ogni
ingiustizia degli dòmini; sa che l’uomo
miete, nella sua millenaria storia e
nella'*;: sua effimera vita, ciò che ha seminato.
•, Ma sa ancora che dalla ferrea legge,
Dio salva gli eletti, sa che Cristo trasforma con la sua potenza, redentrice i
figliuoli d’ira in figliuoli perdonati e
amati. Perciò egli benedice il suo Signore, che lo ha tratto dalle tenebrò
alla luce, dalla morte alla vita!
Sabato Lettura: 1 Cor. 10: 14-22.
9 Agosto _E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora il Figlio stesso sarà
sottoposto anch’egli a Colui che gli ha
sottoposto ogni cosa, affinchè Dio sia
tutto in tutti. .1 Cor. XV, 28.
Solleviamo lo sguardo dalla vita presente, dominata da tanti errori e da
tanti mali, e contempliamo il compimento dì tutte le cose.
Una consolazione ed un incoraggiamento: è una esigenza inflessibile della
volontà di Dio che Cristo regni. Oggi
ancora Egli è vilipeso e umiliato dagli
uomini, che urlano il loro « crocifiggi »
e non vogliono che Egli regni su di loro.
Ma tutte le potenze — persino la morte
— saranno infrante; tutti i suoi nemici
cadranno ai suóì piedi; Cristo è il trionfatore, nei, secoli. E quando l’opera
della redenzione sarà compiuta, Dio
vivrà nella, sua pienezza in tutti i redenti.
Non ci è possibile, ora, viandanti
stanchi ^ sulle vie polverose del mondo,
di comprendere appieno quale è la
mèta della nostra superna, vocazione
in Cristo. « Non è ancor reso manifesto
quel che saremo. Sappiamo che quando
Cristo sarà manifestato, saremo simili
a Lui, perchè lo vedremo com’egli è. E
chiunque ha questa speranza in lui, si
purifica, com’esso è puro. » (1 Giov. 3:
2-3).
Cristo regnerà. Dio sarà tutto in tutti. Saremo simili a luì. E’ la nostra beata speranza.
Ma, non dimentichiamo: per chi è
partecipe di questa speranza, le cose
vecchie son passate, son fatte tutte
nuove: rigenerato dallo Spirito Santo,
egli si purifica, tenendo lo sguardo fisso in Gesù, l’esempio perfetto della purezza e della santità. Elio Eynard.
Domenica 10 Agosto
Leggere la meditazione in prima pagina.
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il Catalogo 1941
Angrogna ^ Pastore : Arnaldo Coniba.
Angrogna (Serre) — Cand. Theol.
Edoardo Aime.
Bobbio Pellice .— Pastore : Alberto
Riera.
hÙèernci San Giovamyi — Pastore : Lofénzo Rivoira.
MàSséllo ‘— Pastore : Enrico Tron.
Ferrerò — Pastore : Oreste Peyronel.
Ptnerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu.
Frali — Pastore : Arnaldo Genre (incaricato).
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Umberto Bert.
Riclaretto — Pastore : Alfredo Janavel.
Rodorétto — Pastore : Arnaldo Genre.
Rorà — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tron.
'Villar Pellice — Pastore : Roberto Ja
.. hier.
Abbazia — « Chiesa di Cristo » Culto
ore 16 — Pastore : Carlo Gay, da
Fiume.
Aosta — Chiesa: Via XXIII Marzo, 1
— Pastore Vittorio Subilia - Via 23
Marzo, 1.
Barga — Chiesa Valdese (da Pisa).
Bari — Chiesa Valdese —- Pastore : A.
Miscia - Via Tanzi, 33.
Bergamo — Chiesa : Viale Vittorio
Emanuele, 4 — Pastore ; Mariano
Moreschini - Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella — Chiesa : Piazza Funicolare Culto la 1*’, 3“, 5® Domenica del mese
(da Ivrea).
Bordighera — Chiesa ai Piani di Vallecrosia — Pastore : Davide Pons Piani di Vallecrosia (Imperia).
Borrello — Chiesa Valdese (da Carunchio).
Brescia — Chiesa : Via dei Mille, 4 —
, Pastore : Davide Forneron, ivi.
Brindisi — Chiesa Valdese : Via Congregazione (da Taranto).
Caltanissetta — Chiesa : Via B. Gaetani, 50 (da Rìesi).
Campobasso — Chiesa Valdese - Past.
P. V. Panasela - Via Gianleonardo Palombo, 8.
Carema — (da Ivrea) - 2“ Domenica.
CaruncHio — Chiesa Valdese — Pastore:
Liborio Naso.
Castélevenere — Chiesa Valdese (dà
Napoli).
Catania — Chiesa : Via Naumachia, 26
— Pastore : Teodoro Balma, ivi.
Cerignola — Chiesa Valdese (da Or
sara).
Como — Chiesa : Via Rusconi, 9 — Pastore : Carlo Lupo - Via T. Grossi, 17.
Coazze — Chiesa Valdese — Pastore :
Francesco Lo Bue.
Corato — Chiesa Valdese : Corso Mazzini, 27 (da Bari).
Cormatore — Chiesa Valdese — Pastore : Vittorio Subilia.
F clonica Po — Chiesa Valdese — Pastore Lami Coisson.
Firenze — Chiesa : Via dei Serragli, 49
— Pastore : Emilio Corsani, ivi —
Chiesa : Via Manzoni, 21 - Pastore :
Tullio Vinay, ivi.
Fiume — Chiesa : Via Pascoli, 6 e 8
(Culto ore 10) — Pastore : Carlo Gay,
Salita F. Colombo, 8.
Forano Sabino (Rieti) — Chiesa Valdese — Pastore : Enrico Pascal.
Genova — Chiesa : Via Assarotti —
— Pastore : Francesco Peyronel Via Curtatone, 2.
Grottaglie — Chiesa Vàldese (da Taranto).
Grotte (Agrigento) — Chiesa Valdese
(da Riesi).
Ivrea — Chiesa : Corso Botta, 5 — Pastore : Arturo Vinay - Casa Bavera Via Cascinette.
La Maddalena — Chiesa Valdese (da
Roma).
Latianp — Chiesa Valdese (da Taranto).
Livorno — Chiesa : Via G. Verdi, 3 —
Pastore : Alberto Ribet; ivi.
Lucca — Chiesa : Via G. Tassi, 18 (da
Pisa).
Mantova — Chiesa : Via Bacchio, 5 (da
Felonica).
Messina — Chiesa : Via Laudarne, 18
— Pastore : Seiffredo Coluccì - Via
Laudarne, 16.
Milano — Chiesa : Piazza Missori, 3 —
Pastore : Enrico Tron - Via Euripide, 9.
Napoli — Chiesa : Via Duomo, 275 —
Pastore : Achille Deodato - Via Cimbri, 8.
Orsara di Puglia — Chiesa Valdese —
Cand. Theol. Gustavo Bouchard.
Pachino^;— Chiesa Valdese.
Palermo Chiesa Valdese : Via Spezio, 43 — Pastore : Neri Giampiccoli,.
ivi. ‘
Pescolenciano— Chiesa Valdese (da
Carunchio.
Piani di Vallecrosig. — Pastore : Davide
Pons - Istituto Femminile Valdese.
Piazza Armerina — Chiesa Valdese (dar j
Catania).
Piedicavallo — Chiesa : Via Carlo Alberto 2“ Domenica del mese (da
Ivrea).
Piombino — Chiesa Valdese (da Livorno).
Pisa — Chiesa : Via Derna, 15 — Pastore : Attilio Arias - Viale Giovanni
Pisano, 33.
Reggio Calabria — Chiesa Rione San
Marco : Via Possidonia, 4 (da Messina).
Riesi — Chiesa Valdese : Via Paraci, 5
— Pastore : Enrico Corsani.
Rio Marina .— Chiesa Valdese (da Livorno).
Rocchenere — Chiesa Valdese (da Messina).
Roma — Chiesa di Via IV Novembre,,
107 - Pastore : Virgilio Sommani, ivi
— Chiesa di Piazza- Cavour - Pastore : Paolo Bosio - Via MariannaDionigi, 57. '
Sulle — Chiesa Valdese (da San Giacomo).
Sampierdarena — Chiesa : Via A. Cantore, 16 — Pastore : Alfonso Alessio Via Milano, 8-F - Genova.
San Giacomo degli Schiavoni — Chiesa.
Valdese - Past. P. V. Panasela (ivi).
Sanremo — Chiesa : Via Roma, 8 —
Pastore : Giovanni Bonnet, ivi.
Santa Lucia di Quistello — Chiesa Valdese (da Felonica).
Santa Maria di Licodia — Chiesa Valdese (da Catania).
Schiavi d’Abruzzo ^ Chiesa Valdese —(da Carunchio).
Siena — Chiesa : Viale S. Domenico, 5 (da Firenze).
Susa — Chiesa : Via Umberto I, 14 (da.
Torino).
Taranto — Chiesa : Via Pupino, 16-20 j
(angolo Via Di Palma) — Pastore :
Giuseppe Castiglione - Via F. Crispí, 28.
Torino — Chiesa : Corso Vittorio Emanuele II (angolo Via Principe Tommaso) - Cappella : Corso Principe Oddone, 73 — Pastori : Elio Eynard Via Pio Quinto, 15 — Roberto Comba.
' V - Via Berthollet, 34.
Torrazzo Piemonte — Chiesa Valdese(da Ivrea) — 2® Domenica.
Tramonti di Sopra — Chiesa Valdese(da Venezia).
Trieste — Chiesa : Via S. M. Maggiore— Pastore : Guglielmo Del Pesco Piazza Libertà, 6.
Venezia — Chiesa : Palazzo Cavagnis;
(S. M. Formosa) — Pastore : Ernesto
Ayassot, ivi.
Verona — Chiesa : Via Duomo (angoloVia Pigna) — da Brescia.
Viering — Chiesa Valdese (da Aosta)..
Vittoria — Chiesa Valdese — Pastore :■
Arturo Mingardì - Va Garibaldi, 60. ■
Cappellano Militare Valdese — TenenteErmarmo Rostan - Quartiere Generaie- Divisione Alpina Taurinense - Posta Militare 200.
Zurigo — Chiesa Evangelica di lingua
italiana (Waldenserwerk) — Bethaus
Wiedikon (Schlossgasse) — Pastore :
Alberto Fuhrmann - Steinstrasse 28..
Ufficio di Presidenza della Tavola Valdese — Prof. Ernesto Comba, Moderatore - Pastore Guido Comba, Cassiere — Via IV Novembre, 107 Roma (101).
Facoltà di Teologia — Via Pietro Cossa,.
42 - Roma (126) — Professori : Ernesto Comba, Davide Bosio, Valdo Vinay.
Liceo-Ginnasio Pareggiato - Torre Pellice — Preside : Prof. Adolfo Tron.
Libreria, Editrice Claudiana - Torre
'Pellice — Direttore : Pastore Paolo
Coisson.
Commissione Pubblicazioni : ProL Ernesto Comba, Moderatore - Prof. Giovanni Miegge - Pastore Paolo Coisson.
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