1
Anno 113 • N. 51-52
23 dicembre 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
(Mie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO DI NATALE - L’UMANITA’ DI GESÙ’ - 4
L’uomo di Nazareth
Nelle pagine di un filosofo ateo diventato cristiano, Roger Garaudy,
un esempio rallegrante di cosa significhi diventare uomini con Gesù
« All’incirca sotto il regno di
Tiberio, non si sa esattamente
dove né quando, un personaggio del quale si ignora il norne
ha aperto una breccia nell’orizzonte delTumanità ». Così comincia una pagina giustamente
famosa di Roger Garaudy, una
delle più belle e più vere che
siano state scritte in questo ultimo decennio intorno a Gesù.
Garaudy, com’è noto, è un filosofo marxista e un militante comunista francese che nelTultima sua opera. Parola d’uomo,
che è anche un po’ un’autobiografia, si dichiara apertamente
cristiano.
Dicevamo nell’articolo precedente che diventare cristiani è
diventare uomini con Gesù.
Qualcosa del genere dev’esser
successo a Garaudy. L’uomo è
per lui un compito da realizzare. Realizzando il suo compito
d’uomo ha trovato o ritrovato
T« uomo di Nazareth ». Diventando uomo è diventato cristiano. Certo quello che egli dice
dell’« uomo di Nazareth » non
lo ha imparato a catechismo,
per questo vale. Accade spesso
che il Dio del catechismo e quello della vita siano diversi. Quel
che Garaudy dice di Gesù lo ha
imparato vivendo, son parole
scritte nella realtà prima che
nei libri. (Anche Gesù, del resto,
non ha scritto nulla sulla carta
ma tutto nella realtà).
Che cosa dice Garaudy delT« uomo di Nazareth »?
una breccia aperta
Dice che « ha aperto una breccia nell’orizzonte dell’umanità ».
L’orizzonte non è chiuso, la storia non è bloccata o stregata,
l’umanità non è condannata a
restare sempre la stessa, a ripetere alTinfinito i suoi errori,
cose nuove possono accadere sia
nel mondo che nella vita di ciascuno. Il mondo e l’uomo possono cambiare perché in Gesù sono cambiati. Con lui, una breccia è stata aperta nel muro della morte e attraverso essa si dischiude un orizzonte di vita abbondante. Una breccia è stata
aperta nel muro dell’odio e attraverso essa si dischiude un
orizzonte di fraternità. Una breccia è stata aperta nel muro della rassegnazione e attraverso essa si dischiude un orizzonte di
fede. Una breccia è stata aperta
nel muro delle divisioni e attra
verso essa si dischiude un oriz
zonte di comunione e solidarietà
Con Gesù « tutto è-diventato pos
sibile ». Diventare uomini con Gesù significa diventare uomini che
credono che tutto è diventato
possibile perché in lui è già diventato reale, e quindi combattono perché ciò che è reale in
lui diventi reale per tutti.
amore militante
Ma con Gesù è accaduta un’altra cosa: « un incendio è stato
acceso ». Anche Gesù l’aveva
detto: « Son venuto a gett.are un
fuoco sulla terra » (Luca 12: 49).
Un’altra sua parola, apocrifa,
dice: « Chi mi è vicino, è vicino
al fuoco». Il fuoco è immagine
di molte cose: il giudizio divino,
lo Snirito Santo, la persecuzione, l’amore, che, secondo la Bibbia, è « la cosa maggiore ». Garaudy scrive nel suo ultimo libro: « Senza amore un uomo o
una società possono funzionare
ma non esistere ». Gesù ha acceso nella storia umana il fuoco
dell’amore: « amore militante,
sovversivo^ altrimenti non sarebbe stato, lui per primo, crocifìsso ». Questa è la nostra massima contraddizione: di nulla
abbiamo così bisogno come di
amore e nulla ci riesce più difficile che accettare l’amore e vivere in esso. Ciò di cui non possiamo fare a meno è anche ciò
che abbiamo di meno. La nostra
massima necessità è anche il no*
stro massimo deficit. Eppure
.sappiamo che senza amore non
si umanizza l’uomo, non si umanizza il mondo. Gesù ci vuole
infondere, malgrado tutto, il coraggio di amare. Diventare uomini con lui significa diventare
uomini che amano.
risveglio di libertà
Una terza cosa è accaduta
con Gesù: il « grande risveglio
della libertà ». Prima di lui la
libertà era come addormentata,
t3 soflocata. In "un mondo dominato dalla Legge (del Destino,
della Natura, della Tradizione,
del Tempio, dei Romani oppres
sori), Gesù non ha detto a nessuno: « Tu devi », ma a ciascuno ha detto: « Tu puoi ». In un
mondo di sudditi ha gettato il
seme della libertà. In lui è avvenuto il passaggio dal regno
della necessità al regno della libertà. Chi ha paura della libertà — degli altri e della propria
— è lontano da Gesù. E chi non
ode il grido per la libertà che
oggi percorre tutta la terra, difficilmente potrà comprendere e
partecipare al grande risveglio
della libertà suscitato da lui. Libertà e responsabilità sono sorelle. crescono insieme. Non si
diventa responsabili se non nella libertà; non si diventa liberi
se non nella responsabilità. Diventare uomini con Gesù significa diventare uomini liberi e
quindi responsabili.
una nuova preghiera
Un’ultima cosa è accaduta con
Gesù: egli ha chiamato gli uomini a sé e ,ha insegnato loto
Paolo Ricca
(continua a pag. A)
A Torre Penice si è svolta una sessione della CEvAA Da sinistra nella foto: F. Treutmann, S. Akle segretario CEvAA, L.
Vischer direttore di "Fede e Costituzione , C. Gay.
A pag. 3 relazione sui lavori.
MESSAGGIO DEL MODERATORE
O paese, ascolta
Quale messaggio Dio rivolge al
suo popolo in questo tempo di
Natale? La domanda che ci poniamo è espressione della nostra
comune ansietà come pastori
impegnati nella predicazione e
come membri delle nostre comunità turbati dagli avvenimenti
del nostro paese e del mondo.
VISITA ALL’ASINARA, «CARCERE SPECIALE»
Ho visto l'inferno dei vivi
La vìsita di Vinay e di altri tre Senatori sabotata per nascondere un sistema di terrore che contravviene alla legislazione carceraria
Dopo un viaggio con molte
peripezie, arrivo in anticipo, con
altri tre senatori, a Stintine
dove il motoscafo deU’Amministrazione Carceraria, in tempo
avvertita, deve portarci nell’isola. Alle nove, ora convenuta, arriva il motoscafo, ma i due dell’equipaggio ci pregano di aspettare fino alle dieci avendo essi
diverse cose da fare. Un’ora
perduta. Pazienza. Alle dieci si
parte. Mi colpisce la splendida
bellezza della costa, del mare
turchino intenso, e poi dell’isola che farebbe la fortuna dell’industria turistica. Ma è fuori
luogo rammentarla ; quell’isola
non è, come sembrerebbe, un
angolo di paradiso terrestre, ma
l’inferno dei vivi. L’ora di ritardo faceva parte, probabilmente,
di un programma preparato per
nasconderci la realtà.
OBIETTIVO CHIARO:
IMPEDIRE LA VISITA
Sbarcati, il vice-direttore ed il
maresciallo ci ricevono scusando
il direttore che per ragioni di lavoro aveva « dovuto » recarsi a
Sassari.
Ci fanno vedere i nuovi lavori.
Il parlatorio, dove un vetro a
prova di proiettile dovrà separare i familiari dai detenuti. La
sposa, dunque, non potrà dare
un bacio al marito, né il bimbo
recarezzare il padre. Poi r* mostrano le nuove celle... Alla fine
noi diciamo « non ci importano i
lavori, vogliamo vedere i detenuti e parlar con loro! ». La risposta è sbalorditiva : « Una circo
lare del Ministro della Giustizia
proibisce ogni visita ai detenuti, anche ai parlamentari » ! « Fateci vedere la circolare », diciamo, ma il vice-direttore ci assicura che è chiusa nel cassetto
del direttore I È incredibile :
poiché i parlamentari hanno il
diritto-dovere di controllare le
istituzioni e nessuno e nulla può
loro impedirlo. Naturalmente
nessuno di noi crede a quanto
detto tanto più che l’attuale Ministro della Giustizia è stato, oltre tutto. Presidente della Corte
Costituzionale. Non ci resta
che telefonare al Ministero.
Dove siamo sbarcati è la sezione «Fornelli», la più rigida dove vi sono in gran parte carcerati politici. Non è collegata col
centro che per telefoni interni.
Per telefonare a Roma occorre
andare alla Centrale, a 25 chilo-,
metri, all’altro capo dell’isola.
Ci facciamo portare là in jeep:
con la strada dissestata e piena di fossi, impieghiamo un’ora.
Il sen. Melis telefona al Ministero. Stupore. L’alto funzionario dice che controllerà il fatto
e ritelefonerà subito. Passa un
po’ di tempo, poi l’addetto al
telefono chiude la stanza e se
ne va. Per fortuna me ne accorgo e gli dico di rimanere li,, con
la porta aperta. Dopo un quarto d’ora, la telefonata. Dalla
porta chiusa sento solo rispondere ossequiente ; « sì, sì, sì ».
Poi il vice-direttore esce e ci
dice « andiamo a visitare i carcerati » ma subito aggiunge
« però è tardi, venite prima a
pranzare ». Tutti rispondiamo di
no : « non ce ne importa, torniamo a Fornelli ». Quando siamo a
« Fornelli » sono già, le due, cioè
molto tardi perché dobbiamo
essere in serata ad Olbia, alla
costa opposta, dove il Sen.. Galante Garrone deve registrare
il suo intervento a «tribuna politica » la mattina seguente.
Ormai è chiaro il piano del
direttore di impedirci la visita
contro ogni legalità e di lasciare nei guai il suo « vice » il
quale non sa più che ragionamenti farci e, man mano che il
tempo passa, diventa sempre
più penoso e ridicolo al tempo
stesso.
CON I DETENUTI
La visita ci ha confermato i
molti fatti, di cui eravamo a
conoscenza, che contravvengono
alla legislazione carceraria. Tutto quanto ci era stato detto dal
« vice » e dal maresciallo è stato smentito dai carcerati, da
tutti, in loro presenza. NOn tre
ore d’aria ma una e mezza.
« Però in due turni» esclama il
«vice»; due turni, s); ma non
della stessa cella. E poi, che significa «aria»? La cella è di
circa 3x4 m. per tre persone o
quattro. L’aria è presa in una
cella doppia fra quattro alti muri senza tetto dai quali non si
può veder nulla. Si passa cioè da
una cella con soffitto ad una
maggiore senza I Osservo che
se è questione di sicurezza personalmente preferirei uscire am
Tullio Vinay
(continua a pag. 3)
In questi ultimi anni abbiamo
affermato che la nostra generazione stava vivendo l'esperienza
dell’« esodo ». Abbiamo così accettato di « uscire » —anche con
sofferenza — da situazioni che riconoscevamo di immobilismo e
di compromesso. Non possiamo
però attestarci unicamente su
posizioni di critica; è venuto il
momento di rispondere anche all’altra esigenza della vocazione
ricevuta che è quella di « edificare e piantare », dopo avere « demolito ed abbattuto » (Geremia 1: 10).
Orbene,’ perché possa attuarsi
nella storia del nostro tempo il
pensiero di Dio che rimane dt
« giudizio », ma fa anche rinascere alla «speranza», occorre che
rivolgiamo con franchezza, coraggio ed « autorità » al nostro
popolo, l’appello accorato che il
profeta Geremia proclamava al
popolo d’Israele:
«O paese, o paese, o paese,
ascolta la parola deirEterno! >>
(Geremia 22; '29)
Anche il tempo in cui viveva
Geremia, era tempo caratterizzato da radicali mutamenti storici.
Le grandi potenze nella loro ri' cerca di spazi di dominio coinvolgevano nelle loro guerre anche il popolo d’Israele. Era u
tempo delle deportazioni e degli
intrighi diplomatici; discordanti
le voci che si levavano per risolvere la situazione che si faceva
sempre più drammatica. Giunto
era il momento di ascoltare finalmente altra parola, sì la parola
di giudizio e di grazia dell’Eterno.
La Parola che va ascoltata nel
nostro tempo di sconvolgirnenti
in tutte le sfere delta vita sia individuale come collettiva, non è
vaga, non è una evasione dalla
realtà della storia, è Parola che
si è incarnata nella stona: « ha
Parola è stata fatta carne ». Gru
sto il Signore, Lui va ascoltato,
Lui che è la critica perrnanente
di tutte le nostre istituzioni, la
« crisi » di ogni ideologia anche
la più generosa. Lui che ci Ubera
dai « sogni » del progresso e della tecnica e, proprio mentre ci
sradica dalle nostre illusioni, pone in noi il fond.amento saldo
della speranza, Dio non ha abbandonato l’umanità alla propna
follia; Egli vuole intervenire di
nuovo nella nostra stona, perciò
Egli affida a noi tutti una chiara
vocazione: proclamare con ogni
franchezza, oggi, in mezzo al nostro popolo, il messaggio piu vero e sconvolgente « O paese, o
passe, o paese, ascolta la parola
dell’Eterno ». ^
Aldo Sbafli
2
.« A . ■< <#
23 dicembre 1977
fpresenza Protestante in Italia
POZZUOLI
Pozzuoli: Tavola rotonda nella Sala Consiliare per il
56"° anniversario della Comunità evangelica. De sinistra: B. Ulianich, G. Gönnet, U. delle Donne, D. Maselli. Tema: Intolleranza religiosa durante il ventennio fascista.
SCHEDA
La storia travagliata
La Comunità Evangelica battista, di
Pozzuoli, è stata fondata nel 1921 dal
past. Pasquale Russo, proveniente da
Maddalonì, laureato in teologia nel
1909 alla Colgate Rochester Divinity
School, coUaboratore della Chiesa Metodista Episcopale fino al 1927.
La composizione sociale dei membri
dalla Comunità era in prevalenza, di
pescatori, operai, artigiani, ma non
mancavano professionisti e studenti.
Il primo locale di culto fu aperto in
via S. Procolo, ma, dopo qualche tempo, fu sfasciato da una folla di persone aizzate dai preti, la comunità fu costretta a riunirsi nelle campagne, fino
a che non si acquistò il suolo dove si
costruì un locale, lo stessp dove attualmente la comunità si riunisce.
Ecco una serie di fatti avvenuti in
questi anni difficili :
1925 - 28 ottobre: aggressione bestiale di squadristi fascisti, produce la
morte del piccolo Nicolino Russo di
mesi 6. Le autorità invece di individuare e colpire gli energumeni, invitano il Russo a non continuare la predicazione dell’evangelo.
1926 : Pastorale di mons. Giuseppe
Petrone, vescovo di Pozzuoli, incitante
alla crociata contro « gli eretici » produce per la seconda volta la distruzione della sala evangelica, con aggressioni, pestaggi violenze. Tali cose con
tinueranno, per circa venti anni, e si
concluderanno nel 1939, con la condanna del Past. Russo a 4 anni di confino alle isole Tremiti, secondo la richiesta del tribunale speciale.
1942 : Alcune famiglie della Comunità, private degli uomini, mandati al
fronte dal fascismo, si riuniscono in
una vera e propria comunità di vita,
tale da destare l’ammirazione di tutti.
1943 : Il past. Russo viene liberato
dal confino e riprende il suo ministero.
1967-70 : La Comunità si rinnova, il
past. Russo ormai anziano si ritira dal
ministero attivo e viene sostituito dal
past. Umberto Delle Doime.
1971-77 : La Comunità si impegna
oltre che nella testimonianza, in un
lavoro di intervento sociale, istituendo
una scuola popolare, in iniziative di
quartiere, si inserisce nella realtà sociale deUa città.
I giovani si organizzano e aderiscono aUa F.G.E.I. facendosi promotori
di molte iniziative, convegni e altre
attività, rafforzando il contatto della
Comunità con queUe forze locali che
operano per il progresso sociale del
paese.
— Composizione attuale della Comunità : operai, studenti, età media
dei membri 25 anni.
anziani superiori ai 30 anni n. 15;
giovani n. 30.
ASSEMBLEA DEL XIII CIRCUITO - CAMPANIA
I temi dell incontro
Il 12 novembre si è riunita a
Salerno l'Assemblea di circuito
delle Chiese valdesi e metodiste
della Campania.
L’ordine del giorno era molto
vasto, ma le condizioni logistiche dei delegati hanno permesso solo poche ore di discussione.
Dopo un breve culto presieduto dal Sovrintendente past.
Gaetano Janni, il Consiglio di
circuito uscente ha indicato i temi da discutere secondo le riso- *
lozioni del Sinodo valdese e della Conferenza metodista.
Le chiese sono state esortate
a studiare il progetto di regola,
mentazione dei ministeri (art. N
del Sinodo congiunto) ed è stata
proposta una sessione delTAssemblea per far pervenire le conclusioni alla Commissione discipline in tempo giusto. Altri argomenti proposti all’attenzione delle chiese sono la conciliarità (art.
Q), le « considerazioni conclusive » del convegno di Ecumene sulla predicazione tenutosi
dal 19 al 25.9.77, l’educazione
cristiana in vista della fede. A
questo proposito ci si augura
che il materiale (di cui alla circolare n. 1 del Moderatore)
giunga in tempo utile, sia sufficientemente elaborata e possa
ottenerne un’approfondita riflessione.
Si è anche esaminato il problema della Scuola domenicale
connesso all’adozione del nuovo materiale. Il Sovrintendente
ha comunicato i contatti avuti
con alcuni membri del Consiglio
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel,
Dino Gardiol, Luigi Marchetti, Silvana Marchetti, Ettore
Panascia, Bruno Rostagno,
Cipriano Tourn, Giorgio
Tourn.
Una testimonianza di fede
in mezzo secolo
di persecuzione e di lotte
J
nazionale delle S. D. e il proposito di organizzare un convegno
di monitori con la partecipazione del dr. Franco Girardet.
In quanto alla diffusione del
giornale « La Luce » l’assemblea
è stata particolarmente interessata. Si è notato l’operato della
chiesa di Salerno che è di stimolo per l’iniziativa di altri responsabili. È stato anche proposto di curare la distribuzione del giornale presso le edicole e delle « Edizioni della
Claudiana » presso le librerie.
Durante l’anno continueranno
ad aversi i Collettivi teologici e
si tenterà di organizzare pubblici dibattiti sul Concordato
servendosi dei mass-media. Si
cercherà altresì di inserirsi nelle radio-TV locali per testimoniare la nostra fede evangelica.
Terminate le discussioni si è
proceduto alla elezione del Consiglio di circuito che ha visto
confermato Sovrintendente il
past. Gaetano Ianni; sono stati
eletti consiglieri la sig.ra Rosanna Nitti, il dott. Marco Tullio Fiorio, il prof. Mario Storino
ed il past. Salvatore Carcò.
In margine all’assemblea sono state evidenziate delle situazioni incomprensibili. Si è per
esempio notato, che il presidente
del Consiglio di chiesa, il quale
è membro di diritto alla Conferenza distrettuale ed è responsabile del lavoro dei capi gruppo, non è membro di diritto
dell’Assemblea di circuito mentre, i capi gruppo, dipendenti dal
Consiglio di chiesa, sono membri di diritto deH’Assemblea di
circuito.
L’assemblea ha dato incarico
al Consiglio di circuito di chiedere delucidazioni alla Commissione per l’Integrazione sia per
questo caso come per altri.
Antonio M. Stameli
Su questo tema si sono svolti
gli incontri indetti dalla Comunità di Pozzuoli, in occasione del
suo 56"° anniversario. Il risultato delle manifestazioni è andato
oltre le aspettative, sia per la
partecipazione di un folto pubblico, che per il tono del dibattito, vivo, stimolante, coinvolgente
a tutti i livelli. Gli incontri si sono articolati in modo scorrevole,
e ordinato. Giovedì 27 ottobre, è
stato dedicato alla presentazione
del libro del past. Umberto Delle
Donne, sulla vicenda della Comtmità di Pozzuoli, che fin dal
lontano 1921 fu perseguitata da
un clero ostile ed arretrato e successivamente dalle autorità fasciste, decise a soffocare una testimonianza stimolatrice di una ricerca di confronto evangelico e
con esso, di valori di libertà e di
giustizia.
Relatore e presentatore è stato
il prof. Emilio Nitti, della Chiesa
valdese del Vomero, che ha esposto in modo penetrante la difficile situazione della Comunità negli anni bui della dittatura. Seguendo con acutezza i fatti descritti il prof. Nitti, ha dato atto
all’autore, che l’awersione e l’insofferenza verso gli evangelici,
non era esclusivamente religiosa,
ma trovava origine anche in motivazioni politiche, dovute alla
collocazione di essi su posizioni
chiaramente antifasciste, e di militanza nella resistenza al regime.
Ne è scaturita una discussione
interessante, che si è arricchita
per il contributo della prof.ssa
Anna Nitti, che ha dato una serie
di dati e di notizie preziose sulla
evangelizzazione di Pozzuoli, addirittura antecedenti alla venuta
del past. Pietro Taglialatela. E’
stata una scoperta interessante,
apprendere l’esistenza di una tradizione, che ha visto gli evangelici puteolani, collocati sempre
con i miseri e i poveri, e partecipi delle lotte del proletariato.
Venerdì 28 ottobre, vi è stato
un incontro dibattito sulla « Condizione Giovanile » gestito dal
locale gruppo FGEI.
La relazione introduttiva è stata data da Enzo Di Spiezio, segretario regionale della FGEICampana, che ha impostato il
discorso sulla condizione generale del mondo giovanile, partendo dalla situazione locale di Pozzuoli, che secondo il suo dire è
il microcosmo di un entroterra
più vasto, che riflette la situazione del mezzogiorno e più in generale il dramma deH’intero Paese.
Gli aspetti più salienti della relazione, sono quelli che hanno
posto in luce le ragioni che stanno alla bage della crisi del mondo giovanile dovuta al protrarsi
a tempi lunghi, del mutamento
della società italiana.
Il giorno 29, è stato il punto
culminante delle manifestazioni.
Infatti nelle sala Consiliare, gentilmente concessa daU’amministrazione comunale, si è svolta
una tavola rotonda sul tema:
Intolleranza religiosa durante il
ventennio fascista, presieduta dal
past. Umberto Delle Donne. Sono
intervenuti: il prof. Boris Ulianich, ordinario di Storia del cri
SÄMPIERDARENA
Assemblea e Consiglio. - In
ottobre si è tenuto il Consiglio
allargato e si è prospettato il
piano di lavoro per l’anno in corso tenendo conto delle decisioni del Sinodo e della Conferenza.
Visite. - Il prof. Giovanni Gönnet e il fratello Pietro Grua sono venuti anche quest’anno in
mezzo a noi; li ringraziamo per
i messaggi che ci hanno dato
nelle due chiese e per la gioia
di aver passato un po’ di tempo insieme.
Collettivo teologico. - Un gruppo di Sestri e Sampierdarena
ha preso parte al primo collettivo teologico dell’anno a Savona. Il tema prescelto; La Risurrezione, introdotto dal pastore
M. Romeo e seguito da viva discussione.
stianesimo airUniversità di Napoli; il prof. Giovanni Gönnet, incaricato di Stcaria medioevale all’Università di Bari; il prof. Domenico Maselli, incaricato di Storia del Cristianesimo aH’Università di Firenze.
Le relazioni si sono caratterizzate per una analisi accurata del
periodo fascista, sottolineando le
responsabilità della chiesa ufficiale negli episodi frequenti di
intolleranza verso le minoranze
non cattoliche; specie in conseguenza del concordato, la tracotanza cattolica si accentuava,
coadiuvata nell’azione repressiva
dal potere temporale mentre il
connubio Chiesa-Stato fascista
apriva nuove strade all’influenza della Chiesa nelle scelte politiche del Paese.
L’opposizione a questa politica, ha detto il prof. Ulianich, ha
trovato concordi molti cattolici,
ohe prendendo pubblicamente le
distanze dalle scelte della gerarchia, hanno dovuto subire le conseguenze della persecuzione e
delFemarginazione.
Il prof. Gönnet, a sua volta ha
Tatto rilevare, come l’accentuarsi della intolleranza, contro gli
evangelici, sia derivata dal concordato, e come ancora oggi seppur in un diverso contesto storico, i Patti Lateranensi sono garanti del privilegio di una confessione religiosa sulle altre, il che
rappresenta un anacronismo storico che relega i cittadini italiani
non cattolici al ruolo di cittadini
di seconda classe. Da qui la necessità di agire al fine -di abrogare il Concordato, instaurando
un rapporto diverso ed egualitario per tutte le confessioni cristiane e non nei confronti dello Stato.
Il prof. Maselli, riprendendo il
filo tracciato da Ulianich, ha ricordato le persecuzioni subite
dalle assemblee dei fratelli, dei
pentecostali e l’esercito della salvezza, sottolineando che i metodi del fascismo erano diretti a
reprimere delle componenti cristiane, che collegate a una tradizione culturale di libertà e democrazia, rappresentavano, seppur a livello religioso, uno stimolo alla presa di una coscienza
nuova, ostile a ogni forma di
sopraffazione.
Nel vivace dibattito numerosi
sono stati gli interventi dei convenuti.
Domenica 30, alle ore 11 ha
avuto luogo un culto gestito dai
giovani della FGEI. La partecipazione è stata sentita e oltremodo
positiva e matura, si sono alternati interventi e testimonianze
incalzanti entusiastiche, che dimostrano come l’impegno neiproblemi concreti, contribuisca
a rafforzare l’amore e la fede nella speranza evangelica. La Comunità è stata fortemente edificata,
dal contributo dei giovani, che
hanno saputo parlare del Cristo,
in modo nuovo, ma vibrante di
zelo e di calore.
È seguita un’agape fraterna,
che ha allietato tutti i presenti, i
fratelli e i compagni intervenuti.
Il culto pomeridiano intercomunitario è stato edificante per
il contributo entusiasta dei fratelli intervenuti, nel messaggio
il past. Umberto Delle Donne ha
detto, che una testimonianza dell’Evangelo, per essere fedele e autentica deve partire dai bisogni
concreti dell’ uomo del nostro
tempo. Deve caratterizzarsi nella
coraggiosa denuncia delle forme
empie dell’ oppressione, dando
un contributo per la liberazione
dell’uomo.
Il messaggio di Cristo, ha sostenuto il pasit. Delle Donne, redime in senso totale e restituisce
all’uomo il senso di una rinata
dignità.
Roberto Afflnito
CATANIA
S. Giambarresi
parte per VUruguay
« È un avvenimento più unico che raro che un Pastore siciliano lasci la sua terra e la
sua Comunità dopo 24 anni di
impegnato e fedele servizio nel
seno della Chiesa Valdese per
raggiungere una zona "calda”
dell’America Latina e si butti a
capofitto (alla vigilia del compimento dei suoi 50 anni) a studiare una lingua straniera sconosciuta (lo spagnolo) per essere in grado nel giro di qualche
mese di predicare l’evangelo
della grazia e della liberazione
nella stessa lingua parlata dagli
uruguayani. Tale è il caso del
pastore Samuele Giambarresi
che domenica 27 novembre ha
predicato l’ultimo sermone nel
Tempio di Via Naumachia ad
un’affollatissima assemblea in
mezzo alla quale non mancavano i rappresentanti delle altre
Chiese Evangeliche della Città e
molti simpatizzanti.
Nella Circolare del 20 ottobre
il Pastore S. Giambarresi aveva
dato l’annuncio ufficiale alla Comunità asserendo che entro il
mese di novembre avrebbe raggiunto la Comunità Valdese di
Miguelete in Uruguay portando con sè la sua fede, la sua
Bibbia, i suoi libri di Teologia
e qualche indumento personale;
pareva di leggervi le esortazioni
di Gesù ai discepoli contenute in
Luca 10: 34 « Ben è la messe
grande, ma gli operai sono pochi. pregate dunque il Signore
della messe che spinga degli operai nella sua messe. Andate!
Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa. né sacca, né calzari».
In occasione del culto di domenica 27 ha fermato l’attenzio
ne dell’uditorio sul testo di Matteo 17: 14-20 e mettendo vigorosamente in luce l’aspetto fondamentale della vita del cristiano
nell’epoca in cui viviamo : la nostra fede — fede modesta, paragonabile al granel di senape —
è in grado di « smuovere le montagne » perché nulla è impossibile a chi crede. È la fede che ha
consentito al fratello Giambarresi — dopo nove anni di fedele
ministerio a Catania e di 15 nelle altre comunità della Sicilia
— di superare le contingenti difficoltà e di raggiungere con piena disponibilità una zona del
globo dove spesso la sofferenza e
l’oppressione non sono disgiunte
dai rischi e dai pericoli. Giambarresi è stato salutato dai colleghi del XVI Circuito in occasione del Convegno pastorale del
22 novembre svoltosi a Catania
nei locali dell’IMCA, presente il
Sovrintendente, Past. Mario Berutti nuovo conduttore della
Chiesa di Catania, nonché il fratello Aldo Varese predicatore
laico.
Nella stessa giornata di domenica 27 nei locali sociali di Via
Cantarella la Comunità ha avuto la gioia di stare ancora una
volta vicino al suo conduttore
per esprimergli la sua gratitudine e la sua riconoscenza in
uno agli auguri di un fecondo
ministerio nella nuova sede.
La Comunità di Catania l’accompagna con la sua preghiera
e fa propria l’esortazione contenuta nel cap. 13 dell’Epistola agli Ebrei : « Ricordatevi dei vostri conduttori i quali vi hanno
annunziato la Parola di Dio ; imitate la loro fede ».
E. P.
3
23 dicembre 1977
SESSIONE INTERNAZIONALE DELLA CEvAA
Un modo nuovo
di vivere lo missione
A sei anni dalla nascita la CEvAA ha organizzato, per la prima volta
in Italia, un incontro di studio e animazione
Dal 28 nov. al 7 die. si è tenuta
alla Foresteria Valdese di Torre
Penice la sessione europea di formazione alla testimonianza ed al
servizio cristiano organizzato
dalla CEvAA. Lo scopo principale di tale sessione era che cristiani della base potessero incontrarsi per scambiarsi le loro esperienze.
L’introduzione ai lavori è stata
riassunta nello scambio di esperienze tra il past. Tullio Vinay
ed r partecipanti alla sessione,
tutti vivamente interessati alla
sua scelta di far parte del Senato. Il corso dei lavori è quindi
proseguito sulla linea dello
scambio fraterno delle proprie
esperienze di vita aH’interno come anche all’esterno delTambito
ecclesiastico. Ciò ha permesso e
facilitato rincontro di gente diversa, di condizioni e culture diverse. I partecipanti svizzeri, italiani e francesi con rappresentanti del Belgio e di paesi africani hanno, in seguito, tratto da
questo scambio di esperienze un
gran numero di argomenti: dal
rapnorto con gli emigrati aU’enorme problema concernente la
Chiesa e le comunità, divisibile
in vari punti: coloro che ne sono
usciti - gioventù con un certo interesse per Timpegno politico relazione pastori e laici - ministeri speciali - la donna nella
Chiesa - consacrazione al ministero femminile - ricerche sul
piano catechetico - responsabilità e decisione comunitaria o di
équipe in campi diversi - impegno politico del cristiano con
maggior interesse sulla militanza politica e partitica dei pastori - rapporti con i cattolici - linguaggio intellettuale e linguaggio
di « base » - ambienti sociali. Infine i rapporti con i non-cristiani e ricerca di una visione ecumenica della Chiesa universale.
Scopo del dibattito seguito alla
formulazione dei vari punti non
era una sintesi ma la ricerca di
linee da discutere e da portare
nelle diverse comunità per una
continuazione del dibattito a livello locale. Spunti interessanti
sono venuti da un’esperienza di
animazione di gruppo, ancora poco conosciuta da noi a livello di
scuola domenicale e catechismo
ma che potrebbe essere utile approfondire. Altro elemento fondamentale e ben presente duran
te tutto il corso dei lavori è stato lo studio biblico sull’Epistola
ai Filippesi esaminata dapprima
da gruppi ristretti (italiani-svizzeri-francesi-africani) presentata
poi dai diversi paesi tenendo conto dei vari modi di esprimere la
comprensione di un passo biblico (cartelloni - drammatizzazione ecc.). Da questo studio sono
nate le predicazioni tenute dai
membri della sessione la domenica 4 dicembre nelle varie comunità delle valli. Anche la conclusione dell’incontro si è svolta
sotto il segno della libertà di espressione dei gruppi che hanno
preparato il culto di chiusura. Si
è in questo modo constatata la
possibilità di inventare nuove
forme di liturgia, sintesi di diversi modi di vivere la fede sia nei
vari paesi sia nelle diverse confessioni religiose. Abbinino spesso considerato la missione da
farsi nei paesi lontani, occorre
ora prendere coscienza della missione anche a livello, locale, ci
deve essere una preoccupazione
della Chiesa per la sua missione
anche interna in modo da aprire
gli occhi sulle situaziO'nì lontane. •
La missione della Chiesa acquista così il suo significato proprio: locale ed universale e mi
sembra che questa sessione
CEvAA abbia raggiunto lo scopo
di renderci coscienti, di lasciarci
interpellare dalla situazione con. temporanea, testimoni oggi in
Chiese e paesi diversi alla luce
di uno stesso Vangelo.
Valter Michelin Salomon
Un’ottantina di delegati e pastori si ritrovano per il
sinodo regionale della regione Provenza, Costa Azzurra,
Corsica, nella chiesa di Provence-Marseille : volti ormai noti,
dopo alcuni anni di rodaggio
sinodale e di stretti legami con
le chiese delle Valli; rivedo con
gioia il prof. Jacques Pons, originario dei Chiotti inferiore, la
famiglia Long di Martigues, originaria di Pomaretto, il signor
Farjon, cittadino onorario del
Clot Boulard di Pomaretto ed
altri ancora.
Riforma degli studi teologici.
Uno dei temi di fondo discussi dall’assemblea si riferisce alla riforma,, degli.. studi-t.exilQgici.,i.
questo problema è stato affrontato nel passato con vari progetti; il Sinodo nazionale del
1872 ha deliberato la realizzazione d’un progetto che prevedeva di rendere più concreta la
pluralità dei ministeri e la formazione dei credenti nella prospettiva d’una testimonianza
più efficace nel mondo dei non
credenti, con l’annunzio dell’E
Chiesa Riformata di Francia ■ Sinodo regionale della Provenza
Ministeri: unità e
vangelo ed uno stile di vita
nuovo.
Dopo cinque anni di esperienze i sinodi regionali hanno
dovuto pronunziarsi dopo aver
ascoltato la relazione d’una commissione « ad hoc ». In linea di
massima si è proposto di proseguire nella via progettata sia come preparazione teologica sia
come preparazione pratica per
le varie specializzazioni pastorali,
_iermQ_re&tando.J’umtà del ministero della chiesa. Mi pare
utile ricordare quanto mi sussurrava in sede di gruppo
di studio un delegato: è molto
interessante l’azione dell’Istituto teologico ma non bisogna illudersi che pastori o laici possano specializzarsi su tutti i
problemi che sorgono nel corso
del tempo; si rischia di mettere da parte l’annunzio e l’azio
ne determinante dello Spirito
Santo.
L’ecumenismo.
Il clima dei rapporti ecumenici è mólto diverso che da noi:
odo parlare d’una campagna (U
evangelizzazione a Nizza tra Riformati, Cattolici, ortodossi e
salutisti, effettuata sotto la tenda è con l’approvazione del vescovo della città. La commission
ne ecupienica parla di battesimi
con la partecipazione di preti e
pastori nei casi di figli di matrimoni misti; in alcune parrocchie si fanno esperienze di catechesi ecumeniche, di gruppi di
monitori e monitrici delle due
confessioni preparati ora dal prete ora dal pastore. Sono piuttost disorientato e voglio conoscey
re le impressioni del delegato di
una chiesa che ha fatto questa
Sono pronto a dimettermi...
Germania Occ.: presa di posizione del teologo luterano Kàsemann
« Io mi rifiuto di sottomettermi alla pietà delle sette, come
ima volta non ho voluto sottomettermi al terrore nazista ». A
71 anni, uno dei più brillanti e
autorevoli studiosi del Nuovo Testamento, il tedesco Ernst Kaesemann, ha annunciato che darà le
proprie dimissioni dalla chiesa
luterana del Baden-Württemberg
di cui è membro. Il motivo della
singolare protesta risiede nella
decisione, presa a colpi di maggioranza, dal Sinodo del Württemberg di non più finanziare la
« Comunità Evangelica Studentesca » (ESG) perché non « avrebbe preso le dovute distanze dall’ideologia marxista-leninista del
suo gruppo di lavoro Cristiani
per il Socialismo ». Autóre di un
famoso saggio sul problema del
Gesù storico e di altre opere che
hanno gettato una ventata di novità in campo esegetico ( « Appello alla libertà », « L’enigma del
quarto Evangelo », « Prospettive
paoline »: tutte tradotte in italiano), animatore teologico all’ultimo Kirchentag di Berlino, Kaesemann — dopo che sua figlia, nell’aprile scorso, è stata assassinata dal servizio segreto argentino
— ha messo a nudo, attraverso
una serie di articoli, le connivenze tra la Germania Occ. e i regimi dittatoriali latino-americani.
Condannando l’attuale nuova ondata repressiva che attraversa la
Germania e che inevitabilmente
trova un consenso all’interno della chiesa, Kaesemann ha difeso
l’autonomia della « Comunità Ev.
.Studentesca ». L’appannaggio che
il Sinodo versava alla locale
«ESG» ammontava a circa 10.000
marchi su di un bilancio di oltre
300 milioni di marchi; un taglio,
quindi, che per la sua esiguità
poteva anche passare inosservato se insieme non si fosse chiaramente espressa la volontà di
condannare (con un voto sinodale sul filo della maggioranza) la
tendenza radicale di sinistra presente in alcuni giovani della
« ESG ». A questo proposito Kaesemann, nel primo punto della
sua dichiarazione, afferma: « I
giovani hanno il diritto e il dovere di seguire la loro strada, assumendosi gli inevitabili rischi.
Chi pensa che si debba tagliare
loro i viveri se non si sottomettono agli ordini, li costringe a
una mancanza di carattere, oppure alla rivoluzione ». E più in
là, sulla questione del marxismo,
Kaesemann aggiunge: « E’ assolutamente necessario che in tutte le confessioni ci si occupi del
marxismo, che oggi, domina il
mondo più del cristianesimo, se
esse non vogliono perdere il contatto con la realtà (...) ». Infine,
sulla misura repressiva votata
dal Sinodo, Kaesemann conclude: « Da qùando Goebbels suscitava il terrore con una ’’riduzione organizzativa", ritengo sia un
fatto vergognoso ohe le organizzazioni ecclesiastiche perseguano i loro fini con gli stessi metodi che non sono cristiani (...) ».
Dopo 56 anni di attiva militanza cristiana (quindici anni pastoré, venticinque professore di
Nuovo Testamento) Kaesemann
potrebbe compiere un gèsto destinato a far seriamente riflette
re la cristianità europea. « Non
perdo la fraternità cristiana —
aggiunge per coloro che forse
hanno voluto vedere nella sua dichiarazione un atto di professione marxista — se volto le spalle
ad una conventicola che fa passare come legittimazione teologica la maggioranza ottenuta in un
Sinodo regionale, mettendosi in
questo modo contro il movimento ecumenico, in un atteggiamento di diffidenza e di rifiuto, sminuendo così il valore della comunione tra le chiese ev. tedesche
per integrare tutti quelli che non
sono conformisti e dissidenti ».
Ma la lettera Ufficiale di dimissioni Kaesemann non l’ha ancora
presentata. Nel frattempo, con le
ultime votazioni del 4 dicem., le
posizioni all’interno del Sinodo
del Württemberg sono mutate.
La componente pietista^onservatrice « Comunità vivente » è passata da 49 seggi a 43 (su un totale
di 90) rinforzando così la corrente progressista « Chiesa aperta »
ohe, al momento, detiene la maggioranza assoluta. Un giornalista
del « Sueddeutsche Zeitung » (uno
dei più grandi quotidiani tedeschi) ha chiesto al teologo luterano se dopo il cambiamento di
forze all’interno del Sinodo regionale è disposto a recedere dalla sua preannunciata decisione.
Kaesemann ha risposto di cogliere, nel nuovo equilibrio espresso
dall’assemblea sinodale, un segno
di rinnovamento della Chiesa.
Quanto alle dimissioni desidera
ancora rifletterci sopra alla luce
dei nuovi avvenimenti.
G. Platone
esperienza. « Il nostro pastore
— dichiara il fratello laico' —
, ha iniziato un lavoro tra i giovani ed ha anche avviato una
preparazione delle monitrici e
monitori cattolici e protestanti
per una scuola domenicale e catechesi ecumenica ; su questo
punto la comunità era divisa
anche perché alcune delle giovani evangeliche erano messe da parte; si era delineata
una certa confusione sul piano
teologico ; il risultato è stato
deludente, il gruppo ecumenico
si è dissolto ed i giovani evangelici sono scomparsi dalla vita della chiesa».
Il cappellano del Sinodo.
Ogni sinodo regionale delega
un pastore per i culti di ogni
giornata ; quest’anno il « cappellano », così lo si chiama, ha saputo cogliere i problemi, i momenti del sinodo con proiezioni
di diapositive opportunamente
illustrate e con felici riferimenti alla Parola di Dio; il canto e
il clima della preghiera hanno
contribuito molto all’arricchimento spirituale per misurarci
con problemi piuttosto impegnativi.
« li’Unlon vaudoise »
di Marsiglia.
Sono ospite della famiglia di
Henri e Aimée Poét, per più di
vent’anni responsabili dell’Unione valdese. Quest’anno hanno
lasciato l’incarico ed un nuovo
seggio è stato nominato.
' Ho letto con interesse lo statuto dell’Unione che contempla
sin dagli inizi un aiuto fraterno
per gli emigrati valdesi nella
città di Marsiglia, un profondo
legame con la chiesa valdese,
con particolare riferimento ai
valori spirituali e sociali; si ricorda inoltre l’impegno a inserirsi concretamente nelle comunità della chiesa riformata.
Sono certo che col cambio
della guardia i legami spirituali
è fraterni continueranno specialmente con le Valli, memori sempre che il nome « valdese » è
carico di impegno e di testimonianza per chi lo porta -, 1’« union vaudoise » deve perciò continuare ad essere non solo un
luogo di simpatico incontro ma
di riflessione dell’EvangelO e di
preghiera per rendere spiritualmente fruttuosa la collaborazione dei Valdesi nelle varie
chiese riformate della città.
Con l’augurio al nuovo seggio, saluto e ringrazio la famiglia Poét per quanto ha fatto,
specialmente nei collègamenti
con la chiesa di Pomaretto e la
sua affettuosa ospitalità; ringrazio il Presidente della Regione Gérard Merminaud e il pastore Emile Bastide per l’accoglienza al Sinodo.
Gustavo Bouchard
L'inferno dei vivi
(Segue da pag. 1)
manettato ma all’aria aperta,
per vedere il paesaggio, il mare
azzurro, la natura magnifica. Vi
sono spiagge bellissime ma sempre «per sicurezza » nessun detenuto può fare il bagno ; e sì; che
per mezzo miglio tutt’attorno nessuno può avvicinare risola.
La posta non arriva mai. Un
detenuto' ci parla di una ventina di lettere non arrivate e di
sette telegrammi con lo stesso
esito. Sì le Poste italiane non
funzionano, ma fino a questo
punto...! L’acqua se la devon
comprare perché quella passata dall’amministrazione è imbevìbile. In una cella c’erano delle polpette non/ mangiate: ho
voluto assaggiarle... veramente
immangiabili! Eppure per ogni
detenuto lo Stato passa 1300 lire
al giorno per il cibo, il che non
è poco per una cucina in comune. In Comunità noi spendiamo
molto meno! Secondo legge si
- deve estrarre a sorte i nomi dei
detenuti incaricati del controllo
della cucina... la sorte cade sempre su gli stessi, i « crumiri ».
Ogni detenuto, al di là del crìmine per il quale sconta la pena
(e qui quasi tutti hanno addosso
crimini ben gravi) ha diritto alla
visita dei familiari, rna non solo
l’isola è distante, ma assai spesso i familiari, malgrado il permesso in regola, arrivano al
punto di imbarco a Porto Torres e son rimandati indietro,
dopo inutili disagi e spése.
E si potrebbe continuare. Abbiamo visitato diverse celle :
dappertutto ripetute le stesse
cose. Ad ogni cella si domandava ai carcerati se accettavano
di essere interrogati. Eccettp il
rifiuto di una cella, nelle altre
siamo entrati. Un carcerato dopo essersi sfogato ha detto: «ho
parlato, ma quel che mi succederà poi, potete immaginarlo».
Mentre gli altri tre senatori
parlavano ai detenuti, mi ero
appoggiato al castello su cui
giaceva un giovane magro, tristissimo. Non voleva parlare,
per quanto cercassi di fargli
comprendere che eravamo lì
per verificare se la nuova legislazione carceraria era applicata; finalmente esclamò con violenza: «voi tutti sapete chi è
il nostro direttore»! Sii lo sapevo, perché documentazione
non me ne mancava. Uno che
vuol annientare la persona umana, lo sapevo, e me ne son
reso contò. Del resto il «vice»
ci diceva che i «bunker» (celle
strette e senza luce) non erano
più usati da tempo, mentre proprio senza saperlo un carcerato
ci disse : « ero nei bunker fino a
ieri sera, ma certo vi ritornerò
di nuovo ».
A COLLOQUIO
COL MINISTRO
La Scrittura ci annunzia la
« giustizia giustificante », come
dissi in seguito al Ministro; ma
qui di tale giustizia non ve n’è
neppure l’ombra. Vi fosse almeno applicata la giustizia italiana che è intesa a riabilitare
il colpevole per restituirlo quale
uomo diverso.
Col tempo che abbiamo perduto, non per colpa nostra, la
visita è stata solo parziale. Ritornerò all’Asinara. Mi pesa
troppo la corresponsabilità in
simili cose e, soprattutto, non è
sopportabile che delle creature
di Dio, per quanto colpevoli,
vengano sadicamente distrutte.
Una simile vita è peggiore che la
condanna a morte che nessuno di noi si sognerebbe mai di
sostenere. Al Ministro dicevo
anche : « Le leggi sono una cosa, chi le applica un’altra». Occorre aver degli uomini adatti
per leggi più umane. In uri altro carcere speciale, quello dell’Isola di Favignana, al largo di
Trapani, carcere del 1080, con
celle a cinque metri sotterra,
scavate nel tufo, i detenuti dicevano ad un collega senatore
che li visitava che non vorrebbero essere trasferiti perché i
carcerieri sono molto umani con
loro. Ma qui all’Asinara anche
i carcerieri hanno una vita assolutamente grama, sia per cibo che per orario di lavoro, che
per licenze. Il direttore — scrivono essi — adotta « tutti i sistemi per mculcare il terrore
che attanaglia la nostra vita».
Son questi i fatti che devon
esser eliminati se non si vuole
che si parli di «repressione»
in Italia.
Tullio Vinay
4
23 dicembre 1977
VIVERE OGGI IL MESSAGGIO DEL NATALE
La parola è stata fatta carne
Tanto il concetto di « incarnazione » usato da Giovanni nel suo prologo, quanto l’emarginazione sottolineata da Luca
nel suo racconto della natività, esprimono la completa umanità di Gesù con una punta polemica che non dobbiamo
smussare nell’abitudine ecclesiastica ma vivere nelle contraddizioni del nostro tempo
« La parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo
fra noi» (Giov. 1: 14), o, come
traduce la versione interconfessionale : « Colui che è ’La Parola’ è diventato un uomo e ha
vissuto in mezzo a noi uomini ».
È il vangelo di Giovanni ad
utilizzare questo concetto di ’incarnazione’ per annunciare la
venuta di Gesù nel móndo. Strano modo di dire le cose. Cosa
voleva dunque esprimere con
questo concetto di ’incarnazione’? Quale teologia, quale affermazione polemica sta dietro a
questa parola?
Quando parliamo di incarnazione dobbiamo ricordarci che
parliamo di un dogma, cioè di
una verità che, in questo caso,
la chiesa cristiana dei primi secoli ha definito una volta per
tutte per combattere ogni eresia che negava il Gesù uomo.
E come tutti i dogmi, anche
questo ha carattere polemico,
di denuncia, una denuncia che
già era necessario fare nel II
secolo.
Nella prima lettera di Giovanni confessare Gesù vero uomo (e non uno spirito) è l’elemento costitutivo della fede cristiana : « Da questo conoscete lo
Spirito di Dio : ogni spirito che
confessa Gesù Cristo venuto in
carne, è da Dio; e ogni spirito
che non confessa Gesù non è
da Dio» (4:2; II Giov. 7).
Più tardi, per combattere questa tendenza che negava l’umanità di/Gesù vi sarà chi prenderà la penna'per premettere ai
vangeli di Matteo e di Luca i
racconti della nascita di Gesù
(mentre innumerevoli scritti che
non sono stati inseriti nel Nuovo Testamento abbondano di
particolari sulla vita e miracoli
di Gesù fanciullo).
polemiche attuali
Qualcuno dirà: polemica d’altri tempi. Il nostro confronto
teologico oggi è di altra natura.
Non è COSÌ! evidente. È vero che
oggi non abbondano i gruppi
cristiani che annunciano un Gesù puro spirito. Porse il pericolo più grosso per noi è quello
di sottolineare l’umanità di Gesù e poi vivere una fede spiritualizzata, la cui tendenza è
quella di sottovalutare l’umanità della nostra testimonianza.
In ogni caso nel nostro tempo neppure i non credenti mettono in dubbio resistenza storica di Gesù, la sua umanità: le
dispute sulla natura divina e
umana di Gesù sono considerate delle questioni secondarie,
che possono interessare qualche teologo ma non il comune
credente. Come esempi dello
spostamento avvenuto ■ all’interno di questa problematica potremo ricordare qui la teologia
negra della liberazione, nella
sua paradossale polemica contro l’imperialismo bianco (anche teologico): Gesù è un negro. o la protesta di alcune
frange femministe contemporanee nella loro lotta contro il
maschio: Gesù è una donna.
Altre battaglie, altri paradossi,
ugualmente incomprensibili, per
molti cristiani.
aspetti essenziali
Cerchiamo ora di sintetizzare
brevemente gli aspetti essenziali
del messaggio evangelico contenuto nel dogma dell’incarnazione.
1 - Incarnazione significa innanzitutto: comparsa nella storia umana di Gesù di Nazareth :
in Gesù Dio ha assunto natura
umana, carne e sangue come
ogni creatura. Ma incarnazione,
non si limita a dire: Gesù è un
uomo ma afferma allo stesso
tempo: Gesù è rinviato del Padre. In altri termini : Gesù, nella
sua persona, rappresenta l’ultima
parola che Dio ha da dire agli
uomini. Cioè Dio utilizza la sua
parola per farsi conoscere agli
uomini, come nell’Antico Testamento; è la stessa parola che
ha spinto Abramo verso la terra promessa, che ha chiamato
dei profeti. Nel Nuovo Testamento però Dio non è soltanto
colui che parla al suo popolo
ma in Gesù è ITImmanuele, il
Dio ’con noi’, un Dio solidale
con la nostra umanità, che stabilisce un nuovo patto destinato a durare per sempre (cfr. la
speranza profetica di Ger. 31: 31.
segg.).
2 - Nell’umanità di Gesù è
Dio che si fa conoscere. Non
solo Dio si rivela agh uomini,
ma nella sua rivelazione ( Gesù) Dio non compromette la
sua divinità, la rivela. Per questo il Nuovo Testamento afferma che Gesù è Dio; non esiste
concorrenza tra il Padre e il Figlio, ma come dice Giovanni
« Io e il Padre siamo uno »
( 10: 30) ; « Chi ha veduto me ha
veduto anche il Padre» (14:9),
o, come si esprime l’autore dell’epistola alla comunità di Colosso : « In lui abita corporalmente tutta la pienezza della
Deità» (2:9).
Con Gesù siamo con Dio e
Dio è con noi, senza Gesù siamo atei, senza Dio. In Gesù
ascoltiamo l’unica parola di verità e di vita, lontano da lui
molte voci ma non la sua. La
parola di Dio sta o cade con il
nome di Gesù.
3 - Incarnazione è anche solidarietà. Nella sua vita (jtesù è
stato l’uomo solidale con l’umanità. Una solidarietà umana che
deve diventare anche la nostra,
quella di discepoli, ma al tempo stesso una solidarietà che
egli solo poteva portare; la solidarietà dell’innocente coi peccatori, la solidarietà che lo condurrà alla croce in vece nostra.
(P Cor. 5: 21; Gal. 3:13).
4 - L’incarnato è il crocifisso.
Il natale non è senza il Golgota.
Per Paolo soprattutto, al centro del messaggio del Nuovo
Testamento c’è la croce di Gesù. Se al tempo di Giovanni ciò
che crea scandalo è l’umanità
di Gesù, al tempo di Paolo è la
L’uomo di Nazareth
(segue da pag. 1)
a dire « Padre ». Ha detto: « Chi
vede me, vede il Padre » e anche « il Padre è maggiore di
me ». Ha incarnato Dio fra gli
uomini e allo stesso tempo lo
ha pregato. Fino alla fine, fin
sulla croce, ha detto: « Padre ».
Cosi gli uomini hanno imparato
due cose: la prima è che diventare uomini non significa smettere di pregare, la seconda è che
diventare uomini significa imparare una nuova preghiera. Garaudy dice nel suo ultimo libro;
« Pregare non è né ritiro dal
mondo né dipendenza nei riguardi di un Dio legislatore e
giudice concepito sull’immagine
antiquata di un re ». Giusto. Gesù, appunto, non. ci ha rivelato
un Re ma un Padre. A molti, oggi, pregare sembra una cosa infantile. Forse lo é, ma solo nel
...la parola è stata fatta carne
ed ha abitato
per un tempo fra noi...
(Giov. 1: 14)
croce, scandalo per i Giudei e
pazzia per i greci. Per la predicazione di Paolo il ’centro’ è la
croce e non il fatto dell’incarnazione. Per l’apostolo ’incarnazione’ non è soltanto ’diventare
uomo’ ma sottomettersi al giudizio e alla collera di Dio (Rom.
8:3). Per Paolo, come per tutto l’Antico Testamento, ’carne’
non significa soltanto forma ed
apparenza umana, esistenza passeggera, ma innanzitutto l’essenza dell’esistenza umana segnata
dal peccato che attira l’ira di
Dio (cfr. l’epistola ai Romani,
il salmo 90).
5 - Incarnazione non significa
divinizzazione dell’uomo. In ciò
il cristianesimo si è distinto dai
miti e dai riti misterici dei primi secoli che promettevano all’uomo uno ’stato’ di divinità.
La vocazione evangelica al discepolato non è un ’anticipo’ alla futura partecipazione alla divinità di Gesù ma la risposta
umana della nostra testimonianza al dono di Dio, il dono
di una vita nuova per la nostra
esistenza terrena. AH’abbassamento del Figlio di Dio (Fil. 2;
5 seg.) non corrisponde l’innalzamento dell’uomo al divino. Se
Giovanni ha scritto : « La parola è stata fatta carne » non ha
lasciato alcuna possibilità di
poter scambiare i termini parola e carne: Giovanni annuncia
un avvenimento che si realizza
in un’unica direzione. Avvenimento unico, che non può avere ripetizioni né prolungamenti
nella storia.
Ermanno Genre
MESSAGGIO DI NATALE DEL SEGRETARIO DEL CEC
Non c’è posto per loro
senso di quella parola di Gesù:
« Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non
entrerete nel regno dei cieli ».
Ascoltate bene le preghiere dei
bambini: di solito non sono affatto infantili. Sono invece infantili molte preghiere dei grandi. Diventare uomini con Gesù,
imparare la preghiera nuova- e
definitiva dell’umanità, che comincia e finisce dicendo « Padre ».
Garaudy termina la sua pagina sull’« uomo di Nazareth »
con un appello ai cristiani. « Voi,
ricettatori della grande speranza che Costantino ci ha rubato,
voi gente di chiesa, restituiteceLo! » L’uomo di Nazareth è stato sequestrato dagli uomini di
chiesa. Garaudy, che non è uomo di chiesa, chiede che gli sia
restituito. In realtà è lui che ce
lo ha restituito a noi, uomini di
chiesa.
Paolo Ricca
« Non v’era posto per loro
nell’albergo ». (Luca 2: 7). È per
mezzo di queste parole semplici
e distaccate che apprendiamo il
perché della nascita del Cristo
in una stalla. Un costante paradosso vuole che a Natale noi
insistiamo sempre sulla prodigalità generosa e sull’ospitalità
senza limiti. E tuttavia la nascita del nostro Salvatore, Cristo il Signore, è lontana dall’aver
suscitato la generosità o l’ospitalità degli uomini. In effetti
essa illustra Ta sorte di milioni
di uomini nel mondo di oggi.
Non c’è posto nel nostro mondo per i più poveri dei paesi
poveri, questo 40% di ignorati
che lasciamo deperire e morire.
Non c’è posto, in diversi luoghi,
per quelli che sono neri o gialli,
o lavoratori migranti, o donne.
Non c’è posto per quelli che rifiutano di essere nella linea di
una comunità immobile, dominata dall’egoismo. Non c’è posto per coloro che, obbedendo
alla loro coscienza, contestano
l’intransigenza oppressivai e le
strutture non democratiche della loro società. Non c’è posto
per milioni di rifugiati senza
patria dappertutto nel mpndo.
Non c’è posto per gli isolati, gli
afflitti, quelli che hanno conosciuto la sconfitta, gli handicappati e i vecchi. Non c’è posto
per quelli che sono scoraggiati,
che hanno fame di cibo spirituale.
Sarebbe facile enumerare altre manifestazioni di questa
tendenza evidente ad emarginare la gente, a spingerla o a mantenerla fuori della casa, a lasciarla nella stalla. Ma la stalla
di Betlemme era relativamente
ospitale in confronto alle nostre stalle moderne. I pastori,
gli angeli e i magi venuti da
lontano si sono tutti sentiti a
loro agio con Maria, Giuseppe
e il bambino. Una stalla moderna invece può essere una terra
inaridita, desertica o inondata;
una bidonville o la strada solitaria della droga; una clinica
psichiatrica, un campo di concentramento o una camera di
tortura; la perdita di un impiego e della considerazione sociale o la ripulsa delle nostre convinzioni da parte dell’altro; può
essere la sofferenza di quelli
che sono sempre le prime vittime delle guerre odiose del nostro tempo.
A tutti quelli che si trovano
in queste stalle, il messaggio di
Natale annuncia che il Cristo è
venuto a identificarsi con loro
nella forma di un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia. Paolo, chiamando i Corinzi ad aiutare i poveri dice loro^ « Voi conoscete la carità
del Signor nostro Gesù Cristo il
quale, essendo ricco, si è fatto
povero per amor vostro, onde,
mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi » (2 Cor.
8: 9).
Luca dipinge un quadro generale della situazione nel suo
racconto della nascita del Cristo. Parla del censimento ordinato da Augusto all’epoca in cui
Quirino era governatore della
Siria e specifica che quel censimento riguardava il mondo intero, Vecumene. È uno dei rari
testi in cui questa paro’a è usata. La nascita di Cristo è di conseguenza un evento importante
nella storia di tutta la terra abitata, anche se Luca, come gli
ellenisti del suo tempo, limita
l’ecumene all’Impero romano.
La nascita del (tristo in una
stalla, in una piccola città di
una provincia conquistata dal
l’Impero, illustra in modo ancor più forte il disegno di Dio
di portare a compimento la sua
opera di liberazione e di riconciliazione ai margini dell’ecumene presso coloro che sono emarginati. Ma ciò che Dio ha fatto
nella stalla di Betlemme e -più
tardi sulla collina del Golgota
mette in evidenza che il suo
disegno è per tutta l’ecumene.
Betlemme, la « casa del pane », non ha tuttavia dato questa ospitalità al Cristo. Eppure
è lui che ci dice: « Il pane che
darò è la mia carne, che darò
per la vita del mondo » (Giov.
6: 51). È questo amore fatto di
abnegazione, questa grazia del
nostro Signore Gesù Cristo, che
ci sono offerti in questo periodo
di Natale e che fanno di ogni
stalla, di ogni esistenza emarginata, una « casa del pane » in
cui, come veri compagni, -dividiamo lo stesso pane della vita.
E nello stesso tempo un appello ci è rivolto affinché, più che
mai, continuiamo il ministero
liberatorio di Dio in Cristo in
nome di tutti quelli che sono
emarginati e hanno bisogno di
un messaggio di speranza, in
parole e in atti: appello ad offrire agli emarginati l’amore generoso del Cristo, la sua pace,
la sua pienezza, il benessere integrale per tutti.
Possa questo periodo di Natale chiamarci di nuovo ad abbracciare la causa gloriosa di
Dio al servizio della liberazione
e della pace, nella giustizia e
nella comunione con tutti quelli che sono nella stalla, con tutti quelli che sono ai margini
della nostra ecumene. Possa il
nostro mondo diventare veramente una casa in cui si spartisce il pane della vita.
Philip Potter
5
1’
23 dicembre 1977
1
...egli mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato a bandir liberazione ai prigionieri,
ed ai ciechi ricupero della vista;
a rimettere in libertà gli oppressi... (Luca 4: 18)
LA RAGION D’ESSERE DELLA CHIESA
Evangelizzazione
Alla parola fatta carne in un tempo e in uno spazio
determinato deve fare eco l’annuncio di questo Evangelo
in ogni tempo e per ogni dove.
Ma cosa è oggi l'evangelizzazione?
Il teologo tedesco Paul Löffler ce ne dà un’interpretazione
viva e attuale in questo studio
che riassume cinquantanni di esperienza ecumenica.
L’articolo — che in una stesura più ampia
è servito come materiale preparatorio
per l’ultima riunione del Comitato centrale del CEC —
è apparso sulla rivista ecumenica One World.
L’evangelizzazione è esattamente ciò di
cui si occupa il movimento ecumenico e
la ragione dell’esistenza del Consiglio
Ecumenico delle Chiese. « La predicazione dell’evangelo è il tema ecumenico per
eccellenza », disse Visser’t Hooft già nel
lontano 1949. E da allora in poi a tutte
le conferenze, da Evanston ad Accra,
l’evangelizzazione è stata al centro del
dibattito. Segretariati speciali l’hanno gestita, indagini speciali l’hanno studiata,
intere assemblee ne hanno affermato
l’importanza. Ma cosa significa?
Un’indagine preparata per l’Assemblea
di Evanston del 1954 parlava di una
« quasi caotica confusione a proposito
del significato e dello scopo dell’evangelizzazione ». Adesso c’è qualche consenso: gli accordi ecumenici hanno cominciato con il mettere in chiaro ciò che
non è :
L’evangelizzazione non è una forma
di propaganda ecclesiastica. Lo scopo
non può essere quello di aumentare
il numero dei membri di una certa
chiesa 0 di promuovere una x:erta dottrina. La missione è di Dio, non nostra.
L’evangelizzazione non è proselitismo. Non deve essere connessa con
alcuna forma di « furto di pecore »,
diretto o indiretto. Quando si usano
lusinghe, ricatti, indebite pressioni o
intimidazioni, la testimonianza è corrotta.
L’evangelizzazione non è una attività specializzata o separata o periodica, ma piuttosto una dimensione
dell’attività totale della Chiesa.
Se questo è ciò che l’evangelizzazione
non è, allora che cosa è? Non c’è un’unica semplice formula, ma l’Assemblea di
Evanston ha detto che il nocciolo della
questione è « un incontro personale con
Cristo ». Più recentemente, un’affermazione ortodossa ha aggiunto che la testimonianza volta all’evangelizzazione è
l’appello ad un rapporto ristabilito sia
tra Dio e il suo popolo, sia degli uomini tra loro.
Ma ogni modo di intendere l’evangelizzazione dipende dagli stretti legami
che essa ha con altre dimensioni della
vita cristiana.
Prendiamo in esame il rapporto tra
questi termini : evangelizzazione, missione, conversione, dialogo.
Testimonianza
e dialogo
L’evangelizzazione rappresenta il centro della missione cristiana nel mondo.
Lotte per la liberazione, servizio tra i poveri, identificazione con gli oppressi, tutti fanno perno sulla testimonianza a
Cristo.
Seguire Cristo significa riorientare la
propria vita come persone e come gruppo. Tradizionalmente conosciuta come
conversione e nuova nascita, questa chiamata è una parte integrante dell’eyangelizzazione. Una tale conversione è un
processo che dura tutta la vita. E ciò
che più conta è che conversione a Dio
in Gesù Cristo significa, nello stesso tempo, e nello 'stesso atto, essere convertiti
al proprio prossimo.
Quindi la testimonianza e l’evangelizzazione sono inseparabili dall’unione con
altri in una comunità. E nel rendere testimonianza di solito è richiesto uno spirito aperto al dialogo (con altre credenze e ideologie). Testimonianza e dialogo
non sono cose contrapposte.
Servizio e
giustizia sociale
Il contesto di ogni chiamata alla conversione è il Regno di Dio. Le caratteristiche di questo Regno sono specificate
nei termini di guarigione, liberazione,
giustizia e pace. Biblicamente, quindi, la
evangelizzazione è connessa con la giustizia sociale e il servizio al prossimo.
Emilio Castro dice, basandosi sulla propria esperienza di evangelizzazione nell’America Latina ;
L’evangelizzazione genuina dipende
« daH’esistenza di comunità cristiane
che diventino esempi viventi dell’Evangelo del Dio che vive per altri.
L’evangelizzazione esiste solo là dove
esiste preoccupazione sociale. Senza
questo, può esserci propaganda, proselitismo, ma diffìcilmente Buona Novella ».
Rinnovamento
e unità
Fin dall’inizio, il movimento ecumenico ha imparato che rendere testimonianza con un’unica voce dà maggior impulso all’unità. « Unità nella testimonianza e testimonianza nell’unità» è diventata la parola d’ordine. Philip Potter descrive l’evangelizzazione come il « terreno di prova della nostra vocazione ecumenica ».
« La crisi attraverso cui passiamo
oggi non è tanto una crisi della fede
quanto una crisi della fedeltà di tutto il popolo di Dio ».
A partire da questi vasti sviluppi del
modo di intendere l’evangelizzazione, si
è verificata una notevole convergenza
teologica su questa parola. Tale convergenza è riassunta da una frase della
conferenza di Losanna che considera la
evangelizzazione come qualcosa che coinvolge l’intera comunità cristiana, il mondo intero e l’intero evangelo.
Passando sopra alle linee di demarcazione tra nazioni e denominazioni, l’evangelizzazione sta emergendo con nuova
forza nelle chiese. Si fanno nuovi sforzi
e nascono nuovi modi di comprensione.
Si riscopre l’evangelizzazione da-uomo-auomo, nell’interpretazione che uomini e
donne laici danno della loro fede nel contesto della vita di tutti i giorni. Sono
sorte un gran numero di comunità di
base, spesso non molto considerate dalle chiese istituzionali. Queste piccole comunità offrono assistenza agli emarginati sociali, ai malati fisici e mentali, e un
contesto comunitario agli abitanti dei
centri urbani rinchiusi nell’isolamento e
nella solitudine.
Le « dimensioni sociali » dell’evangelizzazione sono di nuovo esplorate. Centinaia di gruppi laici in sei continenti sono
impegnati in una « missione urbana e industriale ». Prendiamo, per esempio, il
« Comitato di evangelizzazione industriale » di Hong Kong. Il gruppo si è dedicato all’educazione al lavoro, alla pressione per una migliore legislazione, a dare consulenze nelle dispute industriali, a
fiancheggiare i lavoratori sfruttati nella
loro lotta per un giusto salario. Il comitato ha scoperto che, in risposta ai loro
sforzi, dei lavoratori si sono interessati
alla comunità cristiana e allo studio della Bibbia.
Il ruolo della cultura nell’evangelizzazione è stato messo in luce dal congresso di Losanna del 1974. Molti gruppi han
no sviluppato questo aspetto immergendosi nel linguaggio dei giovani o misurandosi con la moderna letteratura africana che affronta il problema dell’identità culturale. Altri sono alla ricerca di
uno stile di vita per il cristiano Ashram,
che rifletta i valori di una tradizione indiana e indù, o di un’autentica espressione per l’arte cristiana asiatica.
Si sono già stabilite le priorità, e si
sono già scoperti i modi di penetrazione : ora devono essere applicati, con
maggior vigore e determinazione. (Questo
ci pone a confronto con:
Il bisogno di
comunità rinnovate
O le comunità cristiane sentono l’evangelizzazione come il proprio compito primario, o altrimenti possono anche chiudere bottega. Quindi il problema principale dell’evangelizzazione è il rinnovamento della vita e della testimonianza
delle chiese locali. Il problema è la crisi
di fedeltà di ogni comunità.
Ma che tipo di comunità dobbiamo costruire? Vi sono infatti strutture che
ostacolano le comunità nel loro sfo’’zo
di impegnarsi nell’evangelizzazione? Per
esempio, le strutture parrocchiali rappresentano più l’espressione di una giurisdizione territoriale che un aiuto a vivere comunitariamente. Comunità con
una mentalità associazionistica diventano gruppi che tendono a chiudersi e che
sono. dominati dalle persone di un gruppo sociale o razziale.
Tenendo conto di questi ostacoli, i laici devono essere preparati a vivere ed
ad agire da cristiani nel loro lavoro di
tutti i giorni, nei servizi di pubblica utilità e negli impegni sociali. Perché è lii
che essi esprimono la loro totale dedizione alla missione, e non principalmente attraverso il servizio all’interno delle
strutture della chiesa.
Il problema che si pone di fronte alla chiesa è quindi quello di sviluppare
una più vasta comprensione di ciò che
significa l’essere discepoli, e di farne il
fondamento di tutti gli sforzi di evangelizzazione. Un approccio riduttivo all’evangelizzazione, che riguardi unicamente un momento e si concentri su un
individuo, isolato dal suo ambiente, deve
essere superato. C’è la necessità, piuttosto, di fare dell’evangelizzazione uno stile di vita, come hanno scoperto i Battisti americani.
Situare
l’evangelizzazione
in un contesto
La gente non viene messa a confronto
con l’evangelizzazione nel vuoto, ma nel
contesto della propria società, cultura,
politica, relazioni. Per esempio, il vescovo Manas Buthelezi situa l’evangelizzazione nel contesto sudafricano e dice:
« Il futuro della fede cristiana in questo
paese dipenderà largamente da come
l’Evangelo si mostrerà attinente ai problemi esistenziali dei Negri... I Bianchi
hanno sabotato e eroso il potere dell’amore cristiano... Hanno rifiutato i Negri come esseri con cui non possono avere contatti personali, né nella vita di tutti i giorni, né nelle normali relazioni che
si hanno aH’interno della chiesa... Il futuro dell’evangelizzazione nel Sud Africa
è legato alla ricerca di una teologia che
nasca dall’esperienza negra... ».
Questa è la sfida che l’evangelizzazione ci pone. Che cosa fa da ostacolo?
Gruppi cristiani che sono legati ad interessi politici e sociali, che stanno zitti
di fronte a palesi ingiustizie, le cui azioni contraddicono il messaggio che proclamano, impediscono il lavoro dell’evangelizzazione. E quando ciò succede, non
bastano affermazioni equilibrate. I problemi essenziali devono essere affrontati ;
Prendere posizione
L’evangelizzazione non può essere neutrale. Non può limitarsi ad un messaggio religioso che sia applicabile alla vita
nella società solo come un’aggiunta opzionale. Non può parlare di conversione
a Dio senza riferirsi specificatamente ai
rapporti che tutti abbiamo col nostro rispettivo prossimo. Per questa ragione
l’evangelizzazione deve prendere posizione.
«L’evangelo non è neutrale. Per il
suo contenuto, la sua essenza e_ i suoi
fini, l’evangelizzazione è conflittuale.
Genera conflitti neU’ascoltatore, nel
testimone e nella società. Nell’ann^Giare la Parola di Dio e nel proiettar
re la sua luce sulla storia dell’uomo,
essa ha inevitabilmente delle ripercussioni politiche. Anche se la chiesa
non vuol essere coinvolta nella politica, la politica coinvolgerà la chiesa.
Gesù non è forse stato falsamente
accusato, perseguitato, portato in giudizio, punito,’condannato e giustiziato da autorità politiche e sulla base
di accuse politiche? Sarà il servo più
intelligente del suo padrone?»
Tendere a una
nuova vitch
La scelta tra crescita numerica o qualitativa non è un aut-aut. Ma vi è chiaramente una questione di priorità, espressa lucidamente in queste due affermazioni :
«Numeri e crescita sono importanti neU’aritmetica di Dio; non necessariamente numeri grandi ed in aumento, ma numeri rappresentativi e crescita nella grazia. I pochi rappresentativi stanno per tutti. La loro missione non consiste nella propaganda,
• di modo che i molti possano essere
indotti a divenire come i pochi. Piuttosto, consiste nell’essere la parte per
il tutto... La domanda fondamentale
non è come le chiese possano crescere numericamente, ma come possano
crescere in grazia e quindi diventare
il numero rappresentativo di Dio. Il
Nuovo Testamento risponde chiaramente a questa domanda. La qualifica di «facente parte del numero rappresentativo » si guadagna con raa
vita in Cristo, pagando il prezzo dell’essere discepoli...» (Hans-Ruedi Weber). ^ ^
« La conversione non e in primo
luogo salvare la propria anima o unirsi ad un gruppo. Se una di queste
due cose diventa il centro^ dell’attenzione, ne segue una distorsione. Intesa
biblicamente, conversione significa essere presi e rigirati in modo da aver
la faccia rivoita verso ’la ricapitolazione di ogni cosa in Cristo” che è
stata promessa, e di cui la resurrezione di Gesù è U segno e la primizia ».
(Lessiie Newbigin).
'Paul Löffler
{tradotto da One World; n. 29, sett. ’77,
da Danielle Jouverv^l)
6
23 dicembre 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Fare festa
Perché?
Una giovane professoressa valdese, insegnante in una scuola
media delle Valli, ha tenuto lezione rS dicembre ai pochissimi allievi che si sono presentati, intendendo così protestare, come
già aveva fatto Vanno precedente, contro una festività di puro
stampo cattolico, rimasta nel
calendario anche dopo l’abolizione di ricorrenze ben più significative.
Questo fatto, che forse l’anno
prossimo sarà imitato in altre
scuole o che rimarrà come il caso singolo di una presa di posizione tenace e convinta, ripropone anche nel nostro ambiente
valdese la questione delle feste.
Anche noi osserviamo le feste
di tutta la cristianità e in più
abbiamo una ricorrenza tutta nostra particolare, ma siamo anche
legati ai giorni di vacanza stabiliti dal governo per tutti gli italiani. Non è quindi senza ragione
che a volte dovremmo domandarci: che senso hanno i giorni
di festa? Quelli di tutti e anche i
nostri?
Prima di tutto le feste servono... a far festa, cioè a rompere
il ritmo monotono delle attività
quotidiane, a ritrovarsi con gli
altri, a sentirsi per un giorno almeno diversi, a sfogarsi, a lasciarsi andare. Nel nostro ambiente italiano sono tipiche le feste in onore dei santi patroni,
grandi fiere paesane e cittadine,"
dove si sprecano, secondo la nostra ottica protestante, milioni,
ma che sono l’unico momento in
cui i semplici fedeli, che non
hanno nella loro chiesa alcun potere di decisione, sentono di essere ancora qualcosa, magari
contendendosi l’onore di portare
in processione la statua del santo.
Ma le feste servono anche a
ricordare: un avvenimento, ma
anche il potere che autorizza ad
abbandonare il lavoro per partecipare alle cerimonie. Ogni regime politico impone le sue festività e la Chiesa si serve appunto
del potere civile per chiudere le
fabbriche e le scuole quando
vuole mettere in risalto le proprie celebrazioni. Così l’8 dicembre è vacanza e a Roma il sindaco Argan va a rendere omaggio
(sempre secondo il nostro punto
di vista protestante) non tanto
ad una statua su di una colonna,
ma al vero padrone della città,
che non è stato votato democraticamente come lui dai cittadini
romani.
È per noi valdesi, le feste hanno ancora un significato, e quale? Qppure manteniamo delle
tradizioni perché ci manca il coraggio di abolirle? Certo noi non
possiamo rivolgerci allo Stato
per far riconoscere le nostre ricorrenze, anche se a molti questo darebbe una grande soddisfazione. Non cadiamo neanche negli eccessi delle grosse festività
popolari. Tuttavia la massiccia
partecipazione ai culti di Natale,
Pasqua e 17 febbraio ci allinea
con la mentalità cattolica comune. Ma è possibile che in una
chiesa riformata, le decisioni e
le responsabilità non siano un
dovere e un diritto di tutti i suoi
membri? Se c’è uno scarto tra la
vita normale della chiesa, anche
nei suoi momenti meno esaltanti
e l’euforia passeggera delle feste, ce ne rammarichiamo, come
di un grave danno per il nostro
modo di vivere la fede.
In alcune comunità delle Valli
si cerca un nuovo modo di vivere insieme un giorno di festa:
pranzi in comune, discussione su
argomenti che interessino tutti;
inviti a gruppi di ospiti delle nostre case di riposo per divertirsi
in compagnia. Si può dare libero
campo alla fantasia ma due condizioni mi sembrano essenziali
in queste proposte: non un momento di evasione, ma il naturale proseguimento della riflessione di ogni giorno; non il sia pur
caritatevole tentativo di ripagare in qualche modo chi si sente
escluso dalla vita della chiesa,
ma la consapevolezza che la festa è veramente festa solo quando chi era lontano si avvicina,
chi era indifferente si interessa,
chi si sentiva emarginato riconosce di avere ancora dei fratelli.
Liliana Viglielmo
ELEMENTARI A POMARETTO
Tempo pieno: muore sotto
i colpi di una circolare?
In base ad una circolare di recente pervenuta, le insegnanti soprannumerarie non hanno diritto ad essere supplite nelle ipotesi di Tempo Pieno.
Questo significa che in una
classe dove entrambe le insegnanti rivestono lo stesso ruolo e
svolgono lo stesso lavoro, solo
per la titolare (cioè colei che era
tale prima delTistituzione della
sperimentazione, è prevista la sostituzione in caso di malattia o
di maternità.
Quindi, la sperimentazione può
essere cancellata da un momento all’altro per causa di malattia
della insegnante soprannumeraria.
Immediata la reazione di genitori e insegnanti che si sono
recati, sia alla sede della Direzione Didattica di Perosa, sia in
Provveditorato.
Il problema non è ancora risolto. La direzione didattica, molto
sollecita nel comunicare all’insegnante supplente che il lavoro
sin qui svolto dall’inizio deU’anno scolastico era fuori legge, ha
cosi messo in evidenza una delle
più grosse incongruenze delle direttive ministeriali.
I genitori si chiedono con quale assurdo criterio, prima si concede la sperimentazione di tempo pieno e poi non si riconosce
alle insegnanti il diritto di essere supplite.
Lo stesso Provveditorato sta attendendo dal Ministero tma risposta che ci si augura' giunga
urgentemente e comimque prima
della ripresa scolàstica dopo la
pausa natalizia.
Altrimenti c’è il rischio che
molte classi di tempo pieno della
nostra provincia siano messe neliimpossibilità di continuare.
Vista la situazione i genitori hanno immediatamente sottoscritto
delle petizioni coinvolgendo tutti gli organismi e gli enti che con
la scuola hanno a che fare. Hanno invitato tutta la popolazione
a prendere coscienza dei rischi
che si corrono se queste manovre, messe in atto contro una
scuola diversa e più democratica, colpissero nel segno.
Gli stessi genitori invitano
quindi tutte le scuole a tempo
pieno a volersi documentare
molto in fretta presso le compe
tenti direzioni didattiche e a loro volta prendere posizione contro la circolare ministeriale.
La risposta dei genitori di Pomaretto è stata ampia e cosciente. Se la situazione non si sbloccherà essi sono intenzionati ad
entrare nella scuola per coprire
il posto vacante: questo perché i
bambini hanno diritto alla con
tinuazione di un’espierienza che
si è rivelata positiva. Naturalmente non mancheranno i problemi ma si vuole con questo ribadire che la scuola interessa in
principal modo chi la frequenta
e come un’esperienza di tempo
pieno può e deve coinvolgere l’intera comunità.
Carla Longo
S. GERMANO
FRALI
Il pastore Alberto Ribet e la
Signora si sono stabiliti a S. Germano da qualche tempo, ormai.
Cogliamo quest’occasione per dir
loro quanto siamo riconoscenti
di averli in mezzo a noi. Il pastore Ribet ha già presieduto due
culti, permettendo tra l’altro al
pastore locale di partecipare in
modo seguito alla sessione di
formazione CEvAA a Torre Pellice.
• L’assemblea di Chiesa ha deciso di accogliere l’invito ad aumentare le contribuzioni del 15
per cento per l’anno prossimo.
Chiediamo fraternamente anche
a chi non c'era di tenerne conto!
PRAMOLLO
• L’Assemblea di Chiesa riunitasi il 18 dicembre per decidere
il preventivo dei versamenti alla cassa centrale per Tanno ’78,
tenendo conto della decisione
'sinodale, ha stabilito che ogni
membro di chiesa dovrà versare
come minimo L. 12.000 di contribuzione annua; se ci saranno
versamenti maggiori potremo
raggiungere la cifra richiestaci
dalla Tavola che è di L. 3.850.000.
• Si è discusso pure sulla celebrazione del 17 febbraio e la
maggioranza si è detta favorevole a continuare come gli anni
scorsi, tenendo cioè ferma la
data del 17, indipendentemente
dal giorno in cui cade..
• Ci rallegriamo con Guido
Peyronel che ha accettato di entrare a far parte del Concistoro, in qualità di anziano del
quartiere Tournim.
ANGROGNA: DIBATTITO IN CONSIGLIO
Quale violenza?
IL CONSIGLIO COMUNALE,
dopo aver discusso il documento della regione Piemonte sulla violenza politica e il terrorismo,
LO APPROVA ALL’UNANIMITÀ’
respingendo la violenza criminale come
mezzo di lotta per risolvere le contraddizioni che esistono nella nostra società. Non si deve tuttavia dimenticare
che purtroppo la violenza è quasi sempre una risposta ad un’altra violenza,
spesso meno evidente, ma ancor più
pericolosa.
— Sono VIOLENZA, per lo più legalizzata, gli omicidi bianchi e ogni
altro attentato alla salute di milioni di lavoratori (IPCA di Ciriè, Seveso, Montedison, eco.).
— Sono VIOLENZA gli scandali di
governo, le ruberie (Sindona, Lockheed, SIR, ecc:) e le fughe di
capitali all’estero, che hanno portato il paese alla crisi economica
e alla disoccupazione per migliaia
di lavoratori.
La VIOLENZA, specie quella politica, finisce inoltre con Tessere quasi
sempre un’arma nelle mani del Potere
per creare confusione e disorientamento nel paese.
Tutti sappiamo che le bombe di
Piazza Fontana, nel 1969, erano state
messe dai fascisti, con la copertura di
alcuni corpi dello Stato (SID) tuttora
sotto processo a Catanzaro, a Trento,
a Brescia e a Roma.
Il terrorismo, allora, serviva a
creare ostacoli al movimento dei lavoratori che stava ritrovando in quegli anni la sua forza e la sua unità.
Oggi i terroristi si camuffano da comunisti e prendono a prestito alcuni
elementi del marxismo per teorizzare
la lotta armata allo Stato e alle Istituzioni. Ma chi c’è in realtà dietro ai
NAP, a Prima Linea, ad Azione Rivoluzionaria? Chi finanzia questi gruppi,
quali sono gli scopi di queste imprese
banditesche?
I colpi alle gambe e gli attentati di
questi giorni sono serviti unicamente
a far invocare dal Governo e da una
parte dell’opinione pubblica squadre
speciali e leggi speciali.
Ma le istituzioni democratiche non
si difendono con leggi speciali.
Le conquiste ottenute dalla Resistenza si difendono applicando fino in
fondo la Costituzione repubblicana.
IL CONSIGLIO COMUNALE pertanto, nel ribadire il suo impegno di
portare nei quartieri la discussione sulla violenza politica e sul terrorismo,
chiede
al Parlamento, ai partiti democratici,
alle organizzazàoni dei lavoratori di impegnarsi a loro volta per la realizzazione di :
— una maggiore partecipazione della
base (enti locali, consigli di fabbrica e di quartiere) alla gestione di
quella « sovranità » che per dettato costituzionale appartiene « al popolo »;
-— una vigorosa pratica antifascista, a
cominciare dalla scuola, dove sovente il discorso sulla democrazia
e sulla Resistenza è ancora ignorato, quando non è presentato o vissuto in maniera distorta;
— una immediata chiusura dei covi
fascisti e la messa fuorilegge del
M.S.I., secondo quanto disposto
dalla Carta Costituzionale (art. XII
delle disposizioni transitorie).
Ringraziamo il pastore Lamy
Coïsson, che ha accettato di
presiedere il culto del 30 ottobre ed è così, tornato a predicare nella comunità dove tutti
lo ricordano. Luigi Marchetti ha
presieduto il culto del 20 novembre, e anche a lui va il nostro
ringraziamento.
Il 4 dicembre la comunità ha
ascoltato l’originale sermone del
pastore Christian Latouzey, di
Hayange (Francia), e l’informazione di Denise Pigeat, di Ginevra, sull’attività della CEvAA.
• Due nascite e due matrimoni hanno allietato la comunità
rielle ultime settimane. Il 23 ottobre è nato Patrick, di Ugo e
Jole Peyrot, e il 29 novembre è
nata Silvia, di Claudio Fus e
Orietta Rostan.
Il 15 ottobre si sono sposati
Graziella Pascal e Nino Bounous, e il 3 dicembre Renato
Richard e Marinella Guglielmet.
POMARETTO
Domenica 18 abbiamo avuto
nel Tempio di Pomaretto la Festa di Natale delle Scuole Domenicali. Dopo una breve meditazione sul problema della fame
nel mondo preparata dal gruppo
giovanile, i bambini hanno presentato diverse scene sul programma svolto in questi primi
mesi, centrato sulla figura di
Abramo. I ragazzi del precatechismo hanno compiuto il collegamento tra questi testi e il nostro
tempo. Una recita del gruppo di
Perosa ed alcuni canti hanno
completato il programma. Partendo dal messaggio dei giovani
sul problema della fame nel
mondo i bambini sono stati invitati a portare un’offerta per i
bambini delTEritrea.
• Sabato pomeriggio 24 dicembre, Franco Calvetti presenterà
una serie di diapositive sulTEtiopia al Teatro al Convitto. Tutti
sono invitati.
• Nel periodo delle vacanze di
Natale sono programmate le seguenti « giornate dei catecumeni »: il 28 dicembre; III anno ad
Agape; il 29.dicembre; il II anno
a Maniglia; il 3 gennaio: il I anno ai Cerisieri.
Per mancanza di spazio siamo costretti a rinviare ai prossimo numero,
che uscirà con la data del 6 gennaio,
diversi articoli pervenutici. Fra questi
segnaliamo una riflessione di C.
Tron sulle recenti consultazioni scolastiche, di B. Peyrot sul « mondo dei
vinti » e una bella rievocazione del
"calzolaio di Prati". Ci scusiamo, con
i lettori, del forzato rinvio al primo
numero del nuovo anno.
SAN GERMANO
L'opinione
dei pastore
e i bisogni
delia comunità
Sono un membro della Chiesa
di S. Germano Chisone e mi sembra giusto intervenire sul problema sollevato dall’articolo del
signor Marchetti, circa la non
adesione della mia comunità alla diffusione della lettera circolare unita all’Eco, perché non
sono d’accordo con quanto
scritto dal Pastore Conte nell’articolo apparso sul n. 49 dell’Eco.
Vorrei fare le seguenti precisazioni :
a) l’assemblea di Chiesa del
25/9/77 citata dal Pastore Conte, non era numericamente valida; questa non è però una novità in quanto sono anni che le
nostre assemblee sono poco
frequentate. Credo perciò' che i
pareri espressi Un quella sede
da alcuni membri della comunità, sul problema della ' Circolare-Eco, dovevano essere tenuti in considerazione (e penso lo
siano stati) dal concistoro, come del resto è avvenuto finora
per altri argomenti trattati e
votati in molte altre assemblee
numericamente non valide.
Nell’assemblea del 25/9 alcuni
membri di chiesa sono intervenuti sul problema esprimendo
un parere favorevole alla distribuzione dell’Eco sia per la positività dell’iniziativa sia perché
la Chiesa di S. Germano non
deve isolarsi, come invece succederebbe nori aderendo ad una
decisione che coinvolge tutte le
chiese del nostro distretto. È
stata inoltre evidenziata la possibilità di superare gli ostacoli di costo e di distribuzione sottolineati dal Pastore che anche
in quella sede ha esposto chiaramente il proprio parere sfavorevole.
Per quanto riguarda la decisione del Concistoro di non ade, rire al 1” numero della circolare,
un anziano ha fatto notare all’assemblea come non fosse una decisione vincolante in quanto era stata presa dopo un culto
domenicale da un « mini-concistoro ». Senza voler fare polemica, la mia impressione a
questo riguardo è che in tale
decisione affrettata abbia avuto
un peso notevole il parere così
duramente contrario del Pastore.
b) sono rimasta sconcertata dalTaffermazione fatta dal Pastore Conte, là dove egli si augura che molti rifiutino l’Eco ;
un tale rifiuto significherebbe
infatti, come minimo, un non
accettare il dialogo, il confronto.
Sono comunque certa che nella comunità di S. Germano saranno molte le persone che riceveranno con interesse i 4 numeri delTEco, per cui credo che
il Pastore Conte dovrebbe considerare « anche » queste esigenze, senza confondere le proprie opinioni e i propri giudizi
personali con i bisogni e gli interessi reali della comunità.
Silvana Tron
mi Possiamo percorre■ re il nuovo anno insieme? Noi ci contiamo!
Auguri a tutti i lettori e collaboratori.
Le votazioni per il Consiglio di Ciroolo
Perosa Argentina Villar Perosa
Nel circolo di Perosa Argentina
(scuole elementari e materne) la situazione rispetto ai genitori è identica
a 3 anni fa. Sono state presentate tre
liste di carattere campanilistico; una
a rinasca, una a Perosa, una in alta
vai Chisone e la lista « Unità dei lavoratori », che comprendeva rappresentanti di Perosa, Pomaretto, Pinasca.
Sono stati eletti 2 genitori per ogni
tipo di lista. Per gli insegnanti c’erano
tre liste; sono risultati eletti due insegnanti nella lista « Alta vai Chisone », tre per la lista « per una partecipazione responsabile della comunità »
e uno per la lista « unità dei lavoratori ».
Nel Circolo di Villar Perosa (scuole elementari e materne) la lista « Unità dei lavoratori » ha mantenuto le
posizioni registrate nella precedente
consultazione, ma con una variazione
significativa; sono aumentati i voti agli
insegnanti che hanno tolto un posto alla lista cattolica; in cambio i genitori
ne hanno ceduto due. I risultati sono
dunque i seguenti : lista « Unità dei
lavoratori » : 7 insegnanti e 3 genitori;
lista « Per una partecipazione responsabile »; 1 insegnante e 5 genitori. E’
da notare che, contrariamente a quanto è successo altrove, i candidati vaidesi erano presenti soltanto nella prima lista.
7
23 dicembre 1977
RON AC A DELLE VALLI
Lettera aperta della Scuola Domenicale di Villar Perosa TORRE PELLICE
ANGROGNA
. I
Gesù è vivo! Cosa vuol dire?
Noi sdamo un gruppo di ragazzi e ragazze della Scuola Domenicale di Villar Perosa. L’anno
scorso avevamo studiato che Gesù era stato ucciso e sepolto in
una tomba nella roccia, con una
grande pietra davanti.
Quest’anno invece abbiamo studiato che alcune persone dicono
che Gesù è vivo. Queste persone
non le conosciamo, però le cose
che esse raccontavano sono scritte sulla Bibbia; sono le donne
che amavano Gesù, alcuni discepoli e l’Apostolo Paolo. Noi pensiamo che sia tutto vero quello
che dicono su questo argomento.
Anche voi ci credete?
Che cosa vuol dire per voi?
Perché è importante credere
che Gesù è vivo?
Ci sembra strano anche il fatto che Gesù potesse risuscitare i
suoi amici e se stesso, mentre
non può farlo per altre persone.
Poi non abbiamo capito che
cosa vuol dire la frase « Va’ e di’
ai miei fratelli che io torno al
Padre mio e vostro, al Dio mio e
vostro ».
Vuol dire andare in Paradiso?
Il Paradiso è il cielo sopra di
noi?
Un’altra cosa vogliamo chiedere, ed è questa: come fa Gesù
ad essere vivo con il corpo, ad
essere in mezzo a noi e nello
stesso momento, magari in Africa?
Dal momento che nessuno del
nostro gruppo è riuscito a dare
una risposta a queste domande,
ci rivolgiamo a voi, a tutta la comunità dei credenti, per sapere
chi sono i testimoni viventi di
questa risurrezione.
Speriamo che ci risponderete
in molti, attraverso il giornale,
oppure indirizzando direttamente alla Scuola Domenicale di Villar Perosa, presso la Chiesa Valdese.
Richiardone Daniela, Barai
Lorena, Gilles Bruno, Lantelme Giorgio, Sandro Bocchiardo, Massel Fabrizio,
Poet Nicoletta, Rivoiro Silvano, Serre Guido, Gardiol
Ida, Griot Antonella.
Se noi possiamo dire di aver
conosciuto Gesù nella testimonianza degli apostoli è perche
Gesù si è fatto conoscere a noi:
questo dice Vevangelo di Natale.
Forse l' interrogativo più^ inquietante che voi ponete è l’ultimo: chi sono i testimoni viventi
della resurrezione di Gesù? Si
dovrebbe poter rispondere: siamo tutti noi, cioè tutti coloro che
si dichiarano credenti. Ma è proprio così? Sappiamo tutti che
non è così... Come mai?
Vedete che anche noi abbiamo
delle domande, degli interrogativi. mentre le risposte dobbiamo
ricercarle insieme, con gli altri
gruppi di scuole domenicali, oon
i grandi della vostra comunità,
perché nasca o continui una ricerca vera, che non si accontenti
di risposte libresche o diplomatiche, sempre facili.
Perciò noi vi ringraziamo per
la vostra lettera e estendiamo la
vostra proposta a tutti i lettori,
in modo particolare ai gruppi di
scuole domenicali che come voi
hanno tante domande. Proviamo
a rispondere insieme? E’ ciò che
ci auguriamo. Il giornale è fatto
anche per questo: utilizziamolo!
Red.
COLLEGIO E SCUOLA LATINA
Per una scuola confessante
4
i
Cari amici,
con la lettera che ci avete inviato e che pubblichiamo in questo numero che precede il Natale, voi invitate tutta la chiesa a
riflettere sulle cose essenziali della fede. E' un contributo ricco il
vostro: gli interrogativi che voi
ponete sono tali che non si può
dare delle spiegazioni che non
siano al tempo stesso confessione della propria fede in Gesù Cristo. Ma confessare la propria fede in Gesù, nel Gesù crocifìsso e
sepolto e nel Gesù risorto e vivente che voi state imparando a
conoscere, significa riconoscere
che l'amore di Gesù è più grande delle nostre spiegazioni, delle
nostre risposte, della nostra intelligenza. Perché i testimoni del
vangelo, l’apostolo Paolo soprattutto, ci insegnano che credere a
quanto voi vi chiedete e ci chiedete, è puro dono della grazia di
Gesù. Non è la nostra intelligenza a farci riconoscere la verità
su Gesù: non è come a scuola
dove il più bravo è il più intelligente. Gesù ha voluto e vuole
farsi conoscere a tutti senza distinzioni: e noi siamo chiamati
ad essere testimoni del suo amore e della sua giustizia che non
ha dei meriti e delle graduatorie
perché ci è data gratis.
SAN SECONDO
Giuliana e Tullio Long (Cavoretto) hanno adottato il piccolo Stefano che ha 3 mesi; lo
accogliamo con gioia in mezzo
a noi. Ci rallegriamo con le famiglie Long e Bouchard per
questa loro decisione e chiediamo al Signore di concedere loro ciò che è necessario per il
compito che essi hanno scelto.
• L’assem.blea di chiesa del 18
c. m. si è impegnata per il 1978
a raggiungere la quota richiesta
dalla Còmmissione Distrettuale.
• È nato Daniele Bertin di
Claudio e Enrica Gardiol (Brusiti-Villar Perosa).
La comunità tutta formula i
più fervidi auguri.
In un articolo di cronaca apparso sul n. 48 del 2 dicembre
dell’Eco delle Valli Valdesi, avente per titolo « Qual è la funzione della Scuola Latina », riemerge indirettamente l’annoso
problema della contestazione
degli Istituti di istruzione secondaria delle Valli, con il chiaro intento di riproporre la tesi
della loro abolizione attraverso
una loro squalifica.
In Sinodo una voce autorevole, anche se non favorevole al
Collegio e pertanto anche alla
Scuola Latina, ha chiaramente
affermato che il problema della
chiusura non si pone più perché
il Sinodo del 1969 ha accettato
un patto che deve essere lealmente rispettato. La T.E.V. quindi deve, nel caso dell’articolo in
questione, fermamente protestare per l’inipostazione data al
problema e per il tentativo di
influenzare l’opinione pubblica
in senso negativo verso le nostre scuole. Certo ad esse possono venire fatte critiche, possono essere proposte modifiche
ed i responsabili hanno il dovere di esaminarle e di tenerle
nella debita considerazione. È
tuttavia spiacente che la rinnovata campagna contro le scuole
valdesi sia assunta da gentili Signore che, ex allieve della Scuola Latina, hanno ampiamente
approfittato dell’apporto morale e religioso, oltre che culturale che tale scuola ha loro dato.
La T.E.V. desidera, non per
amore di polemica, far presente ai lettori alcune osservazioni
su tre argomenti che emergono
dal testo in esame.
Il primo è quello di voler considerare le Scuole Valdesi come
surroga alle scuole statali. Questo concetto snatura l’impostazione data attraverso i secoli
dalle Comunità valdesi ai loro
istituti. Fin dal 13° secolo le Comunità Valdesi hanno istituito e
potenziato le loro scuole non a
Ani meramente culturali, ma
per dare la possibilità ai credenti di accedere alla Scrittura
in modo diretto ed autonomo.
Il primo sinodo dopo il Rimpatrio si è preoccupato in modo
prioritario della ricostruzione
delle scuole, cioè prima di quella dei templi e delle stesse abitazioni. Dal' punto di vista culturale le scuole valdesi avevano
totalmente debellato l’analfabetismo, quando ancora verso la
metà dell’ ’800^ l’illuminata Francia lamentava altissime percentuali di analfabeti. Quindi non
surroga, ma imperativo vocazionale.
Le gentili autrici dello scritto dell’Eco delle Valli avanzano
le ipotesi che quando lo Stato
interverrà per la sistemazione
delle scuole (quando?) «le uniche possibilità di sopravvivenza saranno o l’alternativa d’avanguardia o il ripiegamento su
se stessi diventando cosi, una
scuola confessionale ».
Non concordiamo su queste
ipotesi. Intanto cosa si intende
per avanguardia in questo campo? La parola avanguardia — e
non è certamente nelle intenzioni delle gentili autrici — richiama stranamente la parola avanguardista di un non tanto lontano passato. Questa avanguardia
non porterà dunque l’etichetta
della prima, ma forse, con mutata etichetta, avrà lo scopo —
uguale — di portare all’ammasso i cervelli per i fini del regime del momento.
Per la seconda ipotesi, quella
della scuola confessionale, pensiamo che l’aggettivo sia mal
scelto : non confessionale, ma
confessante. Noi crediamo che
le nostre scuole debbano essere
inserite nella Chiesa confessante, in una Chiesa risvegliata che
confessi francamente il centro e
l’essenziale, cioè il Signore rivelato nelle Scritture.
È questa la linea che, con difficoltà e anche con infedeltà, ha
cercato e cerca di perseguire il
Comitato per il Collegio e la
Scuola Latina. È questa la linea
che è stata chiaramente affermata nella Relazione al Sinodo
di pochi anni fa.
Speriamo che le gentili autrici vorranno riflettere sulle succinte considerazioni di cui sopra. Per parte nostra ci permetteremo di inviare loro in omaggio copia della pubblicazione
edita dal Collegio sugli Istituti
di istruzione nelle Valli, ove, attraverso una rigorosa documentazione storica, emergono i concetti in modo troppo breve ora
esposti.
per
Testimonianza Evang. Valdese
G. Baret, Giov. Cbnte,
A. Donini, E. Peyrot,
G. Ribet.
Due famiglie della nostra comunità sono state in questa settimana colpite dal lutto, a cui
rinnoviamo la nostra solidarietà fraterna e la nostra simpatia : la famiglia Bertin per la
morte a Torino della piccola
Denise all’età di sette anni, e la
signora Giazzi per l’improwisa
morte del marito anziano del
quartiere dei Simound.
Il signor Giazzi, avvicinatosi
da pochi anni alla storia valdese, ne era diventato un appassionato ed un competente. La
sua attività per gli ospiti stranieri, particolarmente tedeschi,
in Torre Pellice, al museo e nelle Valli, era stata negli ultimi
anni così intensa che la sua salute ne ha forse risentito anche
se restava pieno di spirito giovanile e di impegno; non meno
intensa è stata però la sua attività nel quartiere che ha visitato instancabilmente.
• Particolarmente numerosi sono stati i partecipanti ai due
incontri di sabato e domenica.
Al concerto di sabato un folto
pubblico, tra cui molti giovani, hanno seguito con partecipe
attenzione il concerto vocale e
di organo offertoci dalle corali
di S. Germano e Torre Pellice
sotto la direzione dei rispettivi maestri, della sig.na Tiirck
per i cori d’insieme e del maestro Corsani all’organo. L’introito è stato offerto agli amici di S. Germano per le riparazioni del loro organo.
• Domenica ha avuto luogo
la giornata delle scuole domenicali, con partecipazione al
culto mattutino, pomerìggio di
canti e recite offerte dal Coretto e dal gruppo Cadetti, il tutto
concluso all’Asilo con una merenda ottimamente riuscita malgrado il numero dei bambini e
la difficoltà di sistemazione. Un
grazie alla Foresteria per l’accoglienza ed alle monitrici che
hanno curato la giornata.
• Si ricorda il culto di sabato
24 alle 21 ai Coppieri con Santa
Cena.
PRAROSTINO
La nostra comunità è stata recentemente colpita da due gravi
lutti: all’Ospedale civile di Pinerolo è deceduto dopo breve malattia il nostro fratello Giovanni
Severino Avondetto, il 3 dicembre. I funerali hanno avuto luogo
nel tempio di San Bartolomeo
lunedì 5 dicembre. Martedì 7 dicembre è deceduto, dopo lunghe
sofferenze, all’ospedale di Pomaretto il nostro fratello Griglio
Stefano. I funerali hanno avuto
luogo giovedì 9 dicembre, nel
tempio di San Bartolomeo e al
cimitero di Roccapiatta.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo l’espresisone della nostra fraterna simpatia.
Doni per l’Asilo
di Lusema S. Giovanni
Doni «Pro Deficity> pervenuti a ottobre
Albarin Maria e Luigi L. 12.000; Albarin Adriana 4.000; Albarin-Toselli
Ada 4.000; Malan Emma 10.000; Cayrus Lidia, in mem. della Sig.na Tamone Cecilia 2.000; Cangioli Margherita
6.000; Gaydou Emina ved. Costantino
6.000.
Famiglia Geymet-Cesano L. 15.000;
Mourglia Vittorio e Pavarin 10.000;
Bouchard Samuele (To) 20.000; Grill
Paimira ved. Gaydou 4.000; Benech
Caterina 10.000; Signoretti Mina 14
mila; Bouissa Giovanni 2.000; Michelin Salomon Davide 12.000.
Rostagno L. 10.000 Fenouil Arturo
e Paulette 15.000; Iolanda Rivoiro-Pellegrini in mem. della mia cara mamma (To) 100.000; Buffa Enrico 100
mila; Lapisa Cesare e Liliana 14.000;
Ada Caffarel-Sandri 2.000; Mirabile
Renato e Elena 2.000; Bonnet Franco
e Lea 5.000; Prof. Gino Costabel 20
mila.
Circuito
CORSO PER MONITORI
Nei giorni 7-8 gennaio
1978 avrà luogo al Convitto di Pomaretto il corso
monitori in preparazione
alla sequènza « Gesù vive ».
Il testo base sarà costituito dallo studio del Prof.
Bruno Corsani, La testimonianza dei vangeli sulla risurrezione di Gesù,
pubblicato nel n. 3/1977 di
DIAKONIA.
L’orario del corso sarà
il seguente:
sabato 7: dalle ore 16 alle
21, con cena al sacco;
domenica 8: dalle ore 14.30
alle 19.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• La Corale di Luserna S. Giovanni è stata invitata a partecipare al concerto prenatalizio
anche quest’anno organizzato
dalla Corale di Villar PelliceBobbio, sabato 10 dicembre. 01->
tre alle Corali hanno partecipato il gruppo dei trombettieri
valdesi e un insieme di flauti.
La numerosa partecipazione del
pubblico ha sottolineato l’apprezzamento per questa bella
iniziativa. Il Concerto sarà ripetuto sabato 7 gennaio nel Tempio di San Giovanni alle ore
20,30.
• Nel cimitero dei dalla, gioved’i scorso, sono state tumulate le ceneri del fratello Arturo
Meillé, già ospite della Casa delle diaconesse e deceduto all’Ospedale di Torre Pellice.
Il dott. Enrico Peyrot ha ricordato con commoventi parole la figura del Melile e del suo
costante impegno evangelico
espresso durante tutta la sua
esistenza.
È questo . il miglior ricordo
che questo fratello lascia in tutti noi.
AVVISI ECONOMICI
TRENTENNE corrisponderebbe con
giovane evangelica. Scrivere a R. B.
c/o chiesa valdese, via Pio V 15,
Torino.
• Il Concistoro ha accettato la
proposta dei monitori delle
scuole domenicali per il culto
di Natale con S. Cena al Capoluogo (ore 10) e che vedrà la
partecipazione dei catecumeni
e delle scuole domenicali.
Divisi dalle distanze, dalle diverse esigenze vogliamo essere
tutti insieme almeno im giorno
all’anno, piccoli e grandi, per
aver un grande momento comunitario. A Pradeltorno, tuttavia,
data l’eccessiva distanza, il giorno di Natale si terrà il culto alle ore 10,30 con S. Cena.
• Prossima riunione (straordinaria: chiusura dei conti) del
Concistoro, martedì 27 ore 20.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della piccola
Denis Sabina Bertin
di anni 7
riconoscenti ringraziano quanti, con la
presenza, fiori e scritti, hanno preso
parte al loro grande dolore. In modo
particolare ringraziano i medici e il
personale deR’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, l’A.V.I.S.
di Torino, le famiglie Sannazzaro di
Torino ed i Pastori Gay, Micol e Adamo.
« Io sono la risurrezione e la
vita; chi crede in me anche
se muore vivrà, e chiunque
vive e crede in me non morrà mai » (Giovanni 11: 25).
Torre Pellice, 15 dicembre 1977
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del Dottor
Carlo Varese
riconoscente per la commossa simpatia
dimostratale, ringrazia tutti coloro che
le sono stati vicini in questo doloroso
momento.
Torino, 23 dicembre 1977
A nome deUe figlie Helena' e GabrieUa e deUe rispettive famiglie si annunzia con profondo rimpianto che il
25 novembre u.s. in Bernal (Buenos
Aires), a tre anni di distanza dal marito, è deceduta
Carla Codino v. Szaler
di anni 60
cc II mondo non mi vedrà più^
ma voi mi vedrete, perché Io
vivo e voi vivrete »
(Giovanni 14: 19)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giovanni Avondetto
ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore; un particolare ringraziamento al
Pastore Cipriano Tourn, alle Associazioni Alpini, Combattenti e Reduci, e
ai dottori e al personale del reparto
Neuro dell’Ospedale Civile di Pinerolo.
«In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché Tu solo,
o Eterno, mi fai abitare in sicurtà » (Salmo 4: 8).
RINGRAZIAMENTO
Venerdì 16 dicembre 1977 si è serenamente addormentato nel Signore
Camillo Giazzi
di anni 79
Anziano della Chiesa Valdese
di Torre Pellice
Maggiore degli Alpini
Cavaliere di Vittorio Veneto
Ex. Partigiano
La moglie, nell’impossibilità di raggiungere con lo scritto tutti coloro che
hanno espresso la loro simpatia in occasione del lutto che l’ha colpita, riconoscente, vivamente ringrazia.
In modo particolare ringrazia il Pastore Tourn, il Concistoro Valdese di
Torre Pellice, i medici ed il personale
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
il dott. Enrico Gardiol e Signora, il
Presidente deUa Sez. A.N.A. di Pinerolo e Capo Sezione U.N.U.C.I. Colonnello Alpini Comm. Bruno, la Sezione
A.N.A. di Torre Pellice, l’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci, gli
ex Partigiani, il Comandante la stazione dei Carabinieri di Torre Pellice.
« Sii fedele fino alla morte e io
ti darò la corona della vita.»
(Apoc. 2: 10)
Torre Pellice, 18 dicembre 1977_
RINGRAZIAMENTO
« Sii fedele fino alla morte e io
ti darò la corona della vita »
(Apoc. 2: 10)
Dopo lunghe sofferenze è mancato
all’affetto dei suoi cari
Enrico Grill
(calzolaio)
Nel darne l’annunzio, i famigliari
ringraziano i Medici e il Personale
dell’Ospedale di, Pomaretto per le cure prodigate, il Dott. Vivalda, il Past.
Rostagno e quanti con scritti e parole hanno preso parte al loro dolore.
Prali, 15 dicembre 1977. _____
8
8
2S dicembre I977
IMPRESSIONI DI UN BREVE SOGGIORNO
Israele: un futuro dì pace?
La clamorosa ’’offensiva di pace” di Sadat ha avuto per scopo l’arresto dell’involuzione politica di Israele - L’aumento della popolazione araba desta crescenti preoccupazioni in Israele
La visita a Gerusalemme del
Presidente egiziano Answar Sadat del novembre scorso ha colto di sorpresa tutti, l’opinione
pubblica israeliana non meno
che gli altri Stati arabi. Nelle ore immediatamente successive
all’annuncio, incredulità e diffidenza serpeggiavano negli ambienti diplomatici di Tel Aviv:
in quei giorni, infatti, i servizi
segreti israeliani avevano accreditato la possibilità di un nuovo
attacco militare arabo. Ben presto, però, all’incertezza è succeduta l’euforia, un vero e proprio
entusiasmo per « l’offensiva di
pace » condotta da Sadat.
Aspettando gli sviluppi di questa nuova fase della politica del
M.O., si può intanto analizzare
l’attuale quadro politico israeliano, le sue possibilità di evoluzione in vista delle trattative sui
territori occupati, il ruolo dell’alleanza con gli Stati Uniti.,
un aiuto a Begin
L’iniziativa del leader egiziano,
innanzitutto, ha dato im insperato, prezioso aiuto al premier
Begin: il suo governo, infatti, si
stava dibattendo in una crisi
sempre più profonda, da cui appariva difficile uscire in tempi
brevi, se non indicendo nuove elezioni. A sei mesi dalla schiacciante vittoria elettorale, il Likud (il partito conservatore) non
era riuscito ancora a trovare una linea di condotta adeguata alla precarietà della situazione interncizionale. Aveva rotto o !i>ericolosamente compromesso in poche settimane equilibri ed alleanze che erano costate anni di
attento lavoro diplomatico.
Non va dimenticato, per esempio, ohe la dichiarazione congiunta U.S.A.-U.R.S.S. sulla rappresentanza palestinese a Ginevra, fu
redatta dopo il fallimentare viaggio di Begin a Washington. Ci
volle poi tutta la consumata abilità di Dayan per sfumare i toni del comunicato. Begin stesso,
dopo aver gridato al tradimento
degli Stati Uniti, fu costretto a
riconoscere la validità del documento, senza peraltro ottenere
garanzie e contropartite efficaci.
Come ise la situazione non fosse già abbastanza tesa, proprio
in quei giorni il Ministro dell’Agricoltura Sharon diede il via a
nuovi insediamenti ebraici in
Cisgiordania e nel Golàn. La reazione negativa degli Stati arabi e
dell’opinione pubblica intemazionale, fu immediata: si stava passando da territori occupati a territori annessi senza consultare
gli organismi qualificati e violando apertamente le risoluzioni 242
e 338 deirO.N.U.
Ci fu poi nel mese di novembre il raid aereo appoggiato dalrartiglieria contro le postazioni
militari palestinesi del Libano
meridionale. Un centinaio di
morti, molti dei quali civili, furono il tragico bilancio di quella
spedizione. Non bisogna del re
sto dimenticare che Tappoggio
fornito da Israele alle truppe maronite venne intensificato e reso
pubblico dopo la vittoria del Likud alle elezioni.
Anche a livello interno, tuttavia, la situazione si presentava
critica: il Dash di Yadin dava al
Governo un appoggio saltuario,
ed i partiti nazional-religiosi costituivano in tal modo l’ago della
bilancia, essendo inr grado di far
cadere Begin col ritiro della fiducia. La modesta percentuale di
voti non ha finora impedito loro
di assumere una posizione rigida e oltranzista su molte questioni di rilievo. La coalizione di minoranza Maarach aveva così
buon gioco nell’organizzare una
opposizione crescente alle iniziative del Governo. La politica di
riprivatizzazione delle industrie
e di contenimento dei salari, provocò del resto nel mese di ottobre scioperi ripetuti ed imponenti manifestazioni di piazza. Il bilancio politico appariva dunque
fallimentare.
A questo punto si colloca il
viaggio di Sadat.
Molti si sono chiesti il perché
di questa apertura ad Israele,
ma resta soprattutto da chiedersi perché l’Egitto non abbia aspettato la caduta di Begin, perché si sia paradossalmente rivolto al Governo più rigido e conservatore — almeno sulla carta
— degli ultimi trent’anni.
È difficile rispondere. Sembra
comunque da escludersi che il
premier arabo sia stato spinto a
questa decisione dagli Stati Uniti: se è vero infatti che, dopo il
viaggio a Gerusalemme, Washington ha assunto la funzione di mediatrice nelle ' trattative, relegando l’Unione Sovietica ad un ruolo di sterile opposizione, è altrettanto vero che pagherà questo successo in termini di distensione internazionale, e vedrà,
inoltre rafforzata Tinfluenza russa in altri paesi-chiave, quali
Siria, Iraq, Libia.
un freno per Israele
Più probabile l’ipotesi che Sadat abbia voluto arrestare e ribaltare addirittura la progressiva involuzione politica di Israele, mediante una iniziativa clamorosa. In tal modo, riavvioinando nelTimminenza della sua visita Governo ed opposizione, ha
rimesso sul tavolo delle trattative un futuro di pace che sembrava irrimediabilmente allontanarsi. Né è la prima volta, nella recente storia, che un governo conservatore venga costretto dalla
situazione ¡stessa a fare ampie
concessioni, impensabili a priori.
« Tutto è negoziabile, ma lontano dalle Telecamere »: questa
frase rilasciata da Begin in una
conferenza-stampa a conclusione
dell’incontro con il Segretario di
Stato americano Vance, lascia
ben sperare per il futuro.
Il leader del Likud sembra infatti essere ultimamente appro
dato a posizioni di realismo politico in lui insolite. Lascia ai
partiti nazional-religiosi le tesi
dell’imperialismo sionista, lascia
ai partiti della sinistra non moderata la difesa aperta dei palestinesi. Se cederà in qualche modo Sinai, Cisgiordania e Golan,
non lo farà comunque per aver
riconosciuto i diritti aH’autodeterminazione delle popolazioni
locali, ma solo per aver ricevuto
adeguate garanzie e contro-partite in termini di sicurezza nazionale.
Le zone occupate, del resto,
creano attualmente allo Stato di
Israele numerosi problemi. E’
assai diffuso, per esempio, il timore che i palestinesi, grazie al
loro superiore incremento demografico, eguaglino entro il 1990
la popolazione ebraica; avendo
acquisito dal 1972 pieni diritti
civili e politici, potrebbero in tal
caso governare autonomamente
il paese e — al limte — deciderne l’annessione a qualche
Stato arabo. Si teme inoltre una
loro graduale penetrazione negli
apparati dello Stato (pubblici uf.
fici, magistratura, polizia), pro.
cesso già in atto, del resto, come
la contestazione studentesca portata avanti dagli studenti arabi
nelle università di Tel Aviv,
Haifa, Gerusalemme e BeerSheva.
Da Stato occupante, dunque, a
Stato occupato, nel volgere di pochi decenni. Tale prospettiva,
che mancava nel 1967 ed era ancora in ombra nel 1973, sta evidenziandosi in tutta la sua problematicità. Quotidiani di pre.
stigio come la «Yerusalem Post»
ed il « Journal d’Israel » hanno
dedicato numerosi servizi a questo tema, evitando gli allarmismi, ma mostrandosi seriamente
preoccupati per il futuro del Paese. Anche i dati e le statistiche,
dunque, premono per la pace e
la cessione dei territori palestinesi. Sadat ha fatto il resto.
Mai come oggi, forse, la pace è
vicina; mai come oggi — se i negoziati fallissero — le conseguenze potrebbero essere drammatiche. Enrico Benedetto
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola I
Yasser
difende
■jk È interessante seguire il
presidente egiziano Sadat nel
suo iter diplomatico, sulla cui
validità e significato profondo è
ancora troppo presto per esprimere giudizi.
Si dice che, « dopo il suo viaggio in Israele, Sadat abbia inviato a Yasser Arafat (il ben noto
presidente dell’OLP, Organizzazione per la Liberazione della
Palestina) tre messaggi scritti.
Secondo fonti palestinesi, Arafat avrebbe risposto verbalmente. Sembra che lo Stato Egiziano
non voglia rompere tutti i ponti
con la resistenza palestinese, tan
t'è vero che l’ufficio delVOLP al
Cairo non è stato chiuso, ben diversamente dalle ambasciate dei
quattro Stati arabi firmatari della dichiarazione del vertice di
Tripoli (v. il nostro art. nel n.
preced. di questo settimanale)!
Certo Arafat è oggi meno che
mai padrone del movimento palestinese, nell’ambito della resistenza. Che egli abbia accettato
di mantenere rapporti corretti,
se pure limitati, col presidente
egiziano, è cosa che attende conferma, ma è certo che altri dirigenti, così come il presidente libico Gheddafi, insistono perché
Sadat sia ’’liquidato”.
Eppure Arafat non è il solo a
pensare che la resistenza non ha
interesse a rompere interamente
ì suoi rapporti con l’Egitto (qua
lunque sia la politica di questo),
né a trovarsi isolata, faccia a faccia, di fronte al proprio alleato
siriano. Essa inversamente non
ha neppure interesse a isolare
l’Egitto, cosa che potrebbe esporre questo paese alla tentazione,
già forte, di concludere una pace separata. Presentatosi al vertice di Tripoli, Arafat ha ammonito: "Non è VEgiìto che si tratta d’isolare, bensì Israele”.
Sadat si tiene inforniato del
Arafat
il suo popolo
comportamento di quei palestinesi che gli sono meno ostili. (...)
Così è venuto a sapere che Ara
fat aveva portato dei ritocchi al
comunicato del Comitato Centrale dell’OLP, moderandone il tono. Sembra infatti che il testo
originario di quel comunicato
fosse più duro di quello poi reso pubblico.
In ogni caso Arafat avrebbe
vietato la diffusione di quel testo
originario, tramite la stazione
’’Voce della Palestina” emettente
dal Cairo. I responsabili avrebbero invece respinto le istruzioni
del loro capo, e questa sarebbe
stata la causa della soppressione
della stazione stessa ».
Per il resto, Tintero M. Oriente è in movimento, senza che se
ne riesca ancora a intravedere
delle direttive determinate nel
loro insieme. Molto incerto e,
quasi diremmo, equivoco è, ad
es., il comportamento della Siria,
uno dei quattro Stati del vertice
di Tripoli. « La Siria tenta anche
essa di non estraniarsi dal quadro d’un regolamento negoziato.
Il presidente Assad ha ricevuto,
mercoledì 7 c., il re Hussein di
Giordania, benché questo abbia
pubblicamente approvato l’iniziaUva di Sadat. Lo stesso Assad si
reca, giovedì 15 c., a Ryad, la capitale saudita, presso il re Khaled che ha fatto smentire le informazioni secondo cui egli avrebbe cessato d’aiutare finanziariamente l’Egitto (...)
Assad vuol dunque mantenere
il dialogo, e non rifiuta le mediazioni. Ma egli intende anche restar fedele alla strategia araba
cosiddetta ’’del negoziato globale”, secondo la definizione che di
questo negoziato venne data nelle clausole segrete del ’’vertice”
di Rabat (1974), clausole il cui
testo è stato divulgato per l’appunto da Damasco. L’obiettivo di
Assad è quello di convincere i
sovrani della Giordania e dell’Arabia Saudita, che il tentativo di
Sadat è destinato a produrre lo
sbriciolarnento delle posizioni arabe, e che una pace separata,
israelo-egiziana danneggia Ryad
ed Amman (la capitale della
Giordania), non meno che .Damasco. Recentemente Assad ha confidato, ai suoi interlocutori palestinesi, le proprie preoccupazioni sia per i propri rapporti con
la Giordania, sia per il fronte del
Libano del sud ».
(Notizie tratte da « Le Monde »
del 9.12.’77).
Comitato di Redazione : Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffì,
Liliana Viglielmo.
Direttore; FRANCO GIAMPICCOLl
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: « L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 •
1 0066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annue
lO.OÒO . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà: c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
R«eg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
Nel numero 18 del 6 maggio 77 abbiamo pubblicato un quadro completo degli abbonamenti Eco e Luce insieme all’ordine del giorno della Tavola e del Comitato Permanente che
invitava ogni circuito a «sostenere il
nostro periodico ed a diffonderlo, ponendosi obiettivi precisi circa il numero delle copie da proporre all’Assemblea di circuito e raccomandando alle singole comunità di sostenere
la diffusione ».
Ad agosto il Sinodo invitava le chiese ad « appoggiare la diffusione e a
sostenere la campagna abbonamenti
per il 1978 ».
FACCIAMO IL PUNTO
A più di mezzo anno dall’inizio di
questa campagna a che punto sono
gli abbonamenti?
Pubblichiamo un aggiornamento della situazione al 15 dicembre circuito
per circuito (un quadro più dettagliato è stato spedito a tutte le chiese). Questo quadro rispecchia essenzialmente lo sforzo degli abbonamenti semestrali per la seconda metà del
ABBONAMENTI 1978
Finora, aumento modesto
’77; non sembra invece comprendere
l’azione riguardante i nuovi abbonamenti per il ’78. L’aumento piuttosto
esiguo ci fa sperare che questa azione
sia solo agli inizi e non nella fase conclusiva! È quindi difficile dare una valutazione; e tuttavia vorremmo notare alcune cose.
1. Di fronte all’invito di Tavola e
Comitatp Permanente, pochi circuiti
sembrano aver trovato la via di una
risposta sul piano del circuito e non
solo della chiesa locale, concordando
mète, suggerendo e coordinando iniziative, esercitando uno stimolo reciproco.
Un impegno di questo genere, connesso con l’evangelizzazione, non sa
rebbe una delle competenze specifiche
del circuito?
2. Poche chiese hanno finora utilizzato due strumenti essenziali per la
diffusione tramite nuovi abbonamenti :
Presentare il giornale, mediante un
contatto personale, a persone non
abbonate, mandando all’ amministrazione la lista delle persone contattate per l’invio gratuito di 3 copie di saggio seguite da una proposta di abbonamento.
( NB : una segnalazione «anonima » e
cioè senza un contatto personale
che illustri il giornale in genere ha
scarsissimo effetto).
— Abbonare con lo sconto riservato
alle chiese — un certo numero di
persone — aH’interno e all’esterno
della comunità, per esempio per un
simestre, invitandole poi a rinnovare direttamente l’abbonamento.
Spesso ci lamentiamo per la mancanza di strumenti per l’evangelizzazione. L’Eco-Luce, pur con tutti i suoi
limiti, vuol essere uno strumento settimanale a disposizione di singoli e
di chiese che intendono usarlo come
mezzo di presentazione e di predicazione delle nostre chiese.
SITUAZIONE ATTUALE
Ecco il quadro attuale degli abbonamenti per circuito. Tra parentesi il
numero di abbonati all’inizio di maggio.
I. Val Pellice (456) 469; II. Val Chisone (564)
568; III. Val Germanasca (262) 278; IV. Piemonfe (384) 513; V. Liguria (203) 209; VI.
Lombardia (328) 337; VIL Veneto (106) 117;
Vili. Emilia (87) 112; IX. Svizzera (62) 78;
X. Toscana (134) 144; XI. Lazio (156) 162;
XII. Abruzzo Molise (46) 102; XIII. Campania
(45) 60; XIV. Puglie (57) 57; XV. Calabria
(25) 30; XVI. Sicilia (53) 61.