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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANCELICHE BATOSTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 3 FEBBRAIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 5
CALCIO E VIOLENZA
SPORT
0 IDOLATRIA?
ERMINIO PODESTÀ*
Sono sempre stato uno
sportivo e anche un tifoso
«scatenato», come mi ha definito qualcuno. Ho anche praticato il calcio; dal 1952 al
1954 sono stato portiere della
Vogherese, che allora militava nel campionato semiprofessionistico. Allora il calcio
non era strumento di guada-.
gno come oggi e il gioco era
puramente dilettantistico e
privo di interessi; a stento venivano rimborsate le spese di
trasferta; a volte venivano
elargiti piccoli premi partita,
c’era tanta passione e entusiasmo. La violenza era ignorata, al limite volava qualche
cazzotto e nulla più.
Da parecchi anni non vado
più allo stadio perché ho capito che il calcio è inquinato da
situazioni deviami. Domenica
scorsa, mentre ascoltavo le
partile di serie A in «Novantesimo minuto», su Radio Uno,
mi è giunta la notizia che,
fuori dallo stadio di Marassi,
in occasione della parlila Genoa-Milan, avevano accoltellato un tifoso genoano che,
dopo essere stalo trasportato
all’ospedale c morto: inoltre
c’erano alcuni lenti. In seguito il commentatore ha annunciato che la partita era stata
sospesa per lutto, con raccordo delle due squadre, c che
iniziava una violenta guerra
urbana. I tifosi del Milan si
/trovavano asserragliati nella
zona riservata ai tifosi ospiti; i
genoani tentavano con bastoni
, di rompere Tattrezzatura divisoria, fortunatamente senza
riuscirvi: piantonavano lo stadio in attesa dell’uscita dei
tifosi «nemici», perché ormai
si trattava di nemici. Verso le
23 i milanisti venivano caricati sui pullman e trasportati direttamente a Milano.
Che dire? Intanto suonano
condanna per tutti le parole
pronunciate a caldo dal padre
deH’accoltellato Vincenzo
Spagnolo; «Non si può morire (I 25 anni per una partita
di calcio». Come uomo della
strada potrei associarmi a tutti i commenti che ho ascoltato
il mattino dopo dalla gente:
era tutto premeditato; è un
fatto politico; sono delitti imperdonabili; questi energumeni andrebbero messi tutti in
prigione; bisognerebbe ammazzarli tutti. Come sportivo
mi associo alla dichiarazione
rilasciata da Gianluca Vialli,
giocatore della Juventus che
ha trascorso anni felici giocando con la Sampdoria; «E
giusto smettere; è giusto fermarsi quando si arriva a simili livelli di violenza. Però
.sarebbe sbagliato fare soltanto della retorica, .servono fatti. E noi calciatori possiamo
fare ben poco».
Come credente sostengo
che queste cose si verificano
perché attorno al calcio stanno ruotando troppi interessi e
perché i giocatori vengono
trasformati in idoli e tutto il
calcio viene assorbito da un
fanatismo esagerato a tal punto che non è più controllato: e
quando una cosa, come può
essere il calcio, si trasforma
in «idolatria», semina morte.
Alla radice della violenza c’è
un atteggiamento idolatra nella misura in cui l’uomo che la
esercita si arroga un dominio
e una signoria sull’altro che
competono solo a Dio. Si
tratta pertanto di una pretesa
e di un diritto usurpati all’unico Signore dell’uomo. A
ogni vittima della violenza
corrisponde un suo adoratore,
più o meno dichiarato, e la
violenza si esercita sempre
all’interno di un rapporto di
inimicizia, in questo caso del
milanista contro il genoano.
Domenica sera intorno alle
23, mente accompagnavo a
casa una ragazza al termine di
una riunione, nei pressi dello
stadio ho visto i tifosi del Milan ancora asserragliati e isolati, e io sono stato fermato
più volte dalla polizia che mi
ha perquisito per vedere se
avevo armi o bastoni: ho rivissuto per un momento il periodo dell’ultima guerra mondiale, dei bombardamenti e
del coprifuoco, e mi sono
chiesto: ma questo è spoil?
Diamo allo sport quello che
è dello sport e a Dio quel che
è di Dio. Altrimenti, fra qualche mese, passalo lo choc di
questo fatto di sangue e di
questa guerriglia, saremo costretti a scrivere altre cose su
altri fatti di sangue per colpa
del calcio «idolatrato». E il
Signore ci scampi da questo
futuro.
* pastore battista a Genova
Chi costruisce l'unità dei cristiani: noi o lo Spirito Santo di Dio?
Gesù fondamento della nostra comunione
PAOLO SPANU
«Se uno non dimora in me, è gettato
via come il tralcio, e si secca; cotesti
tralci si raccolgono, si gettano ne! fuoco
e si bruciano. Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quel
che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio; che portiate molto
frutto, c co.sì sarete miei discepoli»
(Giovanni 15,6-8)
Come il cielo si oscura all’orizzonte,
il vento a folate spezza i rami secchi, fa volteggiare le foglie morte e annuncia da lontano i primi rantoli del tuono, così quella sera nella parola del Signore riecheggiavano gli accenti del giudizio. Disse che i tralci infruttiferi non
potevano essere risparmiati, dovevano
essere recisi e bruciati col seccume.
«Ma, Signore - veniva voglia di chiedergli - qualche fruito noi l’abbiamo
portato! Non abbiamo osservato i co
mandamenti di Mosè? Non abbiamo eliminato l’idolatria dei nostri padri dalla
comunità giudaica? Non abbiamo sofferto persecuzioni e stragi sin dai tempi
di Antioco Epifane? Dunque, perché ci
parli così duramente? Forse non comprendiamo».
Ma il frutto per eccellenza che egli si
aspetta da noi non consiste in progressi o
in conquiste di spiritualità. O, meglio, le
conquiste di spiritualità non hanno senso
se non nascono e non si realizzano nella
comunione concreta, continua e duratura
con lui. Un tralcio strappato dalla vite vive ancora qualche giorno; gli acini dei
grappoli non cadono subito ma l’uva rimane acerba; presto si raggrinza e il suo
sapore rimane aspro, sgradevole, rivoltante. Perciò è gettato nel fuoco non solo
il tralcio infruttifero, ma anche quello
che pur avendo frutti è reciso dalla vite.
Così capimmo che il giudizio di Dio
non è quello futuro del giorno della sua
venuta, né si esercita nelle catastrofi del
la storia o nei tracolli della vita. No, il
giudizio di Dio è già insito nella separazione da Gesù. Perché la separazione impedisce alla sua parola di riprenderci, di
purificarci, di radicarsi nella nostra vita e
di portare il frutto della vita.
Per questo la comunione che gli apostoli, nostri fratelli maggiori, realizzarono con Gesù quella sera a tavola, mentre
egli parlava, offriva loro il pane e il vino,
mentre faceva la benedizione e lavava
loro i piedi come fa uno schiavo domestico non era, né doveva es.sere, un’esperienza mistica temporanea e puramente
individuale ma una comunione duratura,
continua; una realtà diuturna. E così capimmo che il frutto che noi possiamo
portare non è altro che quello che egli ci
dona di volta in volta; non quello che
produciamo, ma quello che possiamo
soltanto domandargli in preghiera.
In verità, il frutto che noi portiamo è
dono della sua Grazia, la sostanza del
nostro discepolato.
André Dumas
«Giusto
delle nazioni»
Il noto teologo francese
André Dumas ha ricevuto la
medaglia dei «Giusti delle
nazioni», onorificenza conferita dallo stato di Israele a europei non ebrei che durante
l’ultima guerra hanno salvato
degli ebrei. Anni fa, anche il
pastore Tullio Vinay era stato
designato «giusto» per la sua
azione a favore degli ebrei a
Firenze.
Lucien Lazare, ebreo israeliano, membro della Commissione per la designazione dei
«giusti», è colui che ha istruito il dossier del pastore Dumas. Si erano conosciuti nel
1953, all’università di Strasburgo dove ambedue erano
cappellani. Dalle sue ricerche,
Lazare scoprì che Dumas era
stato giovane pastore presso il
campo di Rivesaltes, vicino a
Perpignan, molto impegnato
nell’azione della Cimade a favore degli ebrei. Lazare era
convinto che Dumas avesse
corso dei rischi per aiutare gli
ebrei; mancava però, come
vuole la legge israeliana, la
testimonianza diretta di un ’
ebreo salvato. Finché, di recente, si è presentata all’Istituto di Yad 'Vashem (l’organismo incaricato di studiare i
dossier) la sorella di un ebreo
salvato nel 1942 grazie all’intervento di Dumas.
Yitzak Kramer, 69 anni, è
oggi un israeliano di Kyriat
Ata, vicino ad Haifa. Allora
era un ebreo tedesco deportato nel campo di Gurs, nel Sud
della Francia. Trasferito al
campo di Rivesaltes, incontrò
Dumas che lo aiutò a creare
un piccolo gruppo scout. Non
essendo ancora diciottenne,
venne poi trasferito in un cantiere rurale vicino a Moissac.
Riuscì a fuggire insieme ad
altri due compagni. Dopo varie peripezie, i tre riuscirono
a passare in Svizzera, ma
vennero fermati dalla polizia
elvetica nei pressi di Ginevra.
Fu poi liberato grazie alla
testimonianza favorevole di
André Dumas.
Ecumene
Gli ortodossi
e la Cecenia
pagina 2
All’ascolto
Del,la Paìrola
La preghiera
di lode a Gesù
pagina 6
Cultura
L’ultimo libro
di Giorgio Bouchard
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
Intervista a due inviati del Défap, di ritorno da un giro di visite nel Rio de la Piata
Visita alla chiesa evangelica degli indios Toba
ITALO PONS
All’inizio di dicembre i
pastori Philippe Verseils
(responsabile del servizio envoyés del Défap) e Rédouane
Es Sbanti (responsabile del
settore animazione), hanno
compiuto un giro di visite nel
Rio de la Piata nell’ambito
dei rapporti tra le chiese vaidesi sudamericane e la Cevaa.
Abbiamo parlato con loro al
ritorno dal viaggio.
«Le chiese francesi - dice
Philippe Verseils - nell’ambito della Cevaa hanno inviato
due coppie. I coniugi Brandt,
svizzeri, stanno per rientrare
dopo sette anni passati in
Uruguay. Christophe Zenses
invece insegna teologia pratica alla facoltà Isedet di Buenos Aires, in una cattedra che
era stata vacante. Attualmente ogni singola chiesa che
usufruisce dell’Isedet ha esigenze specifiche. Intanto la
Facoltà cerca di lavorare anche per ottenere un riconoscimento accademico da parte dello stato e per avere un
maggiore rapporto con la base: in quest’ultimo settore si
inserisce il lavoro con gli indios Toba».
- Che impressione vi ha
fatto incontrare la Chiesa valdese nel Rio de la Piata?
«Indubbiamente positiva,
anche se ci sono dei problemi.
C’è una certa difficoltà a capire che cosa veramente sia
la Cevaa: perciò saranno necessari altri incontri e contatti, perché nell’ecumene della
Cevaa la chiesa del Rio de la
Piata può portare un contributo fondamentale, sìa per i
rapporti Nord-Sud sia soprattutto per quelli Sud-Sud».
- Avete parlato anche di
possibili progetti futuri?
«E presto per poterne parlare. La chiesa del Rio de la
Piata e la Cevaa li studieran
Studio biblico presso gli indios Toba dell'Argentina
no e valuteranno; sarebbe
importante realizzare degli
scambi fra chiese del Sud: significherebbe sviluppare una
ricchezza di riflessione che
avrebbe maggiori affinità di
contesto e anche teologiche».
- Quali sono stati i vostri
contatti con gli indios?
«Abbiamo incontrato la loro chiesa - dice il pastore Es
Sbanti nella regione del
Chacp, tramite la Chiesa valdese, il nostro Zenses si occupa di un lavoro di formazione
per predicatori Toba. La loro
storia è molto interessante:
gli indios dell’America Latina, contrariamente alle altre
etnie, sono per la maggior
parte protestanti di tendenza
pentecostale: la loro spiritualità è vivissima anche se necessita di formazione teologica. Conosciamo la storia dei
massacri di indiani nel Nord
America, ma nel Sud anche il
governo argentino cercò di
fingere che non esistessero
gli indios; in realtà i Toba
sono quasi 5.000: l’ultimo
massacro, nella serie dei tentativi di sterminarli, risale al
1924. I Toba hanno sofferto
più in questi ultimi anni che
non all’epoca della conquista
spagnola: vivono nella precarietà e ne ir emarginazione,
nella miseria materiale. Non
hanno più terra e non possono d’altra parte essere un popolo nomade com’erano da
sempre: per questo vivono
prestando manodopera nella
raccolta del cotone, e il loro
problema quotidiano è la sopravvivenza. Il 10% della popolazione infantile muore
ogni anno in un paese che
avrebbe i mezzi per impedirlo. Oggi, se non altro, dopo
lunghe lotte, la Costituzione
argentina riconosce la proprietà collettiva e questo è un
grande passo avanti».
- Quali problemi si incon
trano nel campo della formazione biblica?
«Quasi tutto il Nuovo Testamento è stato tradotto nella loro lingua, e l’Antico è a
metà. Tuttavia l’85% dei
bambini non termina le scuole
primarie e solo l’fi2% arriva
agli studi superiori. Il sistema
scolastico argentino inserisce
il bambino nella scuola a 5
anni, mentre la loro tradizione prevede che l’apprendimento cominci sui 7-8 anni:
prima il bambino è troppo
piccolo. Poi nella scuola c’è
l’handicap della lingua: i
bambini Toba non sanno lo
spagnolo, e la scuola inizia in
marzo, quando c ’è la raccolta
del cotone e i bambini devono
aiutare i parenti. L’Isedet lavora in tre direzioni: formazione musicale, biblica e teologica, ma la situazione di
frammentazione delle chiese
Toba rende difficile il loro
pieno coinvolgimento».
Lo conferma un membro del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa russa
Cecenia: la Chiesa ortodossa è preoccupata
Mentre il presidente russo
Boris Eltsin ha annunciato la
fine dei bombardamenti sulla capitale della Cecenia,
Grozny, il Patriarcato della
Chiesa ortodossa russa parla
dell’opposizione crescente,
aH’interno della chiesa, nei
confronti della campagna militare condotta in Cecenia.
Secondo un portavoce della
Chiesa ortodossa i responsabili di chiesa sono «profondamente preoccupati» perché
temono che le differenze religiose tra le parti in conflitto
nella Repubblica ribelle vengano strumentalizzate per attizzare i conflitti interconfessionali in altre regioni della
Federazione russa. «All’interno del Patriarcato, nessuno
ha tentato di giustificare questa guerra» ha dichiarato il
sacerdote Vsevolod Chaplin,
del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa
russa. «Naturalmente, riconosciamo che è necessario mantenere l’integrità dello stato
russo, e porre fine al disordine e alla criminalità che esistono in Cecenia e che hanno
po.sto problemi al resto della
Russia - ha detto Chaplin -.
Ma, con ogni evidenza, le soluzioni proposte in questo caso non sono adeguate, soprattutto se si tiene conto del
numero molto elevato di
morti e di feriti fra i civili».
Chaplin ha affermato che la
sua chiesa avrebbe fatto «tutto il possibile» per portare
Madri cecene piangono i loro morti
aiuto ai feriti e a coloro che
hanno avuto le case distrutte
durante i combattimenti, senza distinzione di nazionalità
o di religione. Ha precisato
però che gli sforzi umanitari
della chiesa vengono rallentati dalla mancanza di strutture in loco. I locali deH’unica
parrocchia ortodossa nella
capitale cecena assediata sono stati occupati dai rifugiati
quando i carri armati russi
hanno invaso la città all’inizio dell’anno.
Vsevolod Chaplin ha dichiarato che i responsabili di
chiesa si preoccupano della
sorte dei soldati russi, giovani
e inesperti: centinaia di loro
sarebbero già stati uccisi durante gli attacchi successivi
lanciati contro Grozny. An
che se non c’è un cappellano
ortodosso nel Caucaso, la
chiesa ha promesso di inviare
preti per fare i funerali e
confortare le famiglie in lutto.
Interrogato sulle implicazioni
del conflitto circa i rapporti
tra ortodossi e musulmani,
Chaplin ha risposto che molti
aH’intemo della chiesa temono che alcuni gruppi religiosi
diano una dimensione religiosa al conflitto. «Attualmente
vi sono pochi rischi'immediati - ha detto - ma alcuni ritengono che occorrerebbe
che cristiani e musulmani
collahorassero per impedire
che la religione venga strumentalizzata in vista di aggravare i conflitti in quella
regione e altrove».
I russi, che per lo più sono
membri della Chiesa ortodossa, compongono circa un
quarto della popolazione cecena, che conta 800.000 abitanti. Da qualche anno, fra la
maggioranza musulmana sannita, si rileva un ritorno alle
pratiche religiose; rrientre i
responsabili ceceni respingono i commenti della stampa
che parlano di un moltiplicarsi di attività fra gli integralisti
islamici, molti combattenti
ceceni ostentano distintivi
islamici durante i combattimenti. Gli stati della Lega
araba si sono pronunciati a
favore dell’autonomia della
Cecenia.
Un noto sacerdote della
Chiesa cattolica romana di
Russia, Aleksander Khmielnitsky, ha dichiarato che altri
gruppi religiosi temono che la
catastrofe cecena porti a «una
concatenazione di avvenimenti ancora più tragica»,
incitando altre popolazioni
minoritarie a manifestare la
loro ostilità nei confronti di
Mosca. «La campagna attuale è stata mal condotta, per
cui è prematuro parlare di
una nuova repressione dei diritti e delle libertà - ha specificato il sacerdote -. Ma questo ci ricorda anche che i cristiani di tutti i paesi dovrebbero pronunciarsi per la soluzione pacifica dei conflitti,
e contro le azioni violente di
un governo che terrorizzano
le popolazioni civili».
(Eni)
Dal Mondo Cristiano
Caso Gaillot: la Federazione
di Francia reagisce
PARIGI — La notizia della destituzione di mons. Jacques
Gaillot è giunta in Francia mentre erano in corso i lavori
dell’Assemblea generale della Federazione protestante di
Francia. La Federazione ha immediatamente rilasciato la seguente dichiarazione: «La Santa Sede ha appena deciso la destituzione del vescovo di Evreux, mons. Gaillot. La Federazione protestante di Francia, riunita il 14 e 15 gennaio 1995 a Parigi, desidera esprimersi all’indomani di questa decisione che
considera anzitutto come molto doloro.sa per Jacques Gaillot,
molti dei cui gesti e parole manifestavano segni dell’Evangelo.
La Federazione protestante di Francia, senza volere immischiarsi nel funzionamento interno della Chiesa cattolica romana, tiene tuttavia a ricordare: 1) che il cristianesimo non si
limita al cattolicesimo romano e al suo sistema di organizzazione, e che esistono altri funzionamenti di chiesa non fondati
su un sistema di autorità gerarchico; 2) che il radicamento in
una fede comune non esclude né le divergenze né le opposizioni. Proprio perché è attaccata alla libertà che dà il Vangelo
e ai valori che ne conseguono, come il dialogo e la tolleranza,
la Federazione protestante di Francia ha la convinzione che
esistano altre soluzioni per un dibattito, per quanto difficile
possa essere, che non siano l’esclusione o l’imposizione del silenzio. La Federazione auspica vivamente che di fronte a questo tipo di decisione fortemente mediatizzate, l’opinione francese non, sia tentata, una volta di più, di confondere la po.sizione di una chiesa cristiana maggioritaria in Francia con quella
delle altre chiese cristiane; 3) che, soprattutto alla vigilia della
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la Federazióne
rimane impegnata nel dialogo ecumenico». (Bip)
Jacques Delors ha incontrato
l'Europa delle religioni
BRUXELLES — Per il sub ultimo impegno ufficiale in
quanto presidente della Commissione europea, Jacques Delors
ha incontrato 12 rappresentanti delle principali tradizioni filosofiche e religiose d’Europa, il 20 dicembre scorso a Bruxelles.
Parlando della sua esperienza della costruzione europea, Jacques Delors ha sottolineato il declino della democrazia e l’aumento dell’intolleranza, del razzismo e del populismo: «La costruzione europea riuscirà solo mantenendo vive le radici delle
sue tradizioni filosofiche, religiose e intellettuali», ha affermato. «Se non vi sarà un contributo più forte dell’Europa delle tradizioni religiose e filosofiche - ha aggiunto - l’Europa continuerà ad esistere senza ragione. Il 70% della popolazione sarà
coinvolto nel movimento e il 30% ne sarà escluso. Sarebbe un
fallimento catastrofico. Tutte le mie speranze sarebbero tradite». Il pastore Jacques Stewart, presidente della Federazione
protestante di Francia, si è rammaricato che «a differenza dei
responsabili economici europei che si concertano fra di loro, i
responsabili religiosi non hanno promosso il dialogo tra religioni e movimenti filosofici in Europa. Eppure il nostro comune
compito è di destare le coscienze». La signora Pioni Robbers
van Berkel, presidente della Commissione ecumenica europea
per chiesa e società (Eeccs), ha ricordato l’importanza degli incontri avuti nel ’91 tra i rappresentanti religiosi e il presidente
Delors, incontri che hanno permesso di avviare un dialogo di
sei mesi tra l'Eeccs e la Commissione europea. (Bip)
Parigi: oltre 100.000 persone
al raduno europeo dei giovani
PARIGI — Rispondendo all’appello della Comunità di
Taizé, oltre 100.000 giovani si sono ritrovati alla «Porte de
Versailles», a Parigi, provenienti da tutti i paesi europei e da altri continenti. Moltissimi i giovani provenienti dall'Europa
dell’Est, soprattutto dalla Polonia ma anche dalla Romania,
l’Ungheria, l’Ucraina, la Russia, i Paesi baltici, ecc. Circa
8.000 giovani tedeschi, 6.000 italiani e 10.000 francesi hanno
partecipato all’incontro, dal 28 dicembre al 1° gennaio. Metà
dei giovani è stata ospitata presso membri di chiesa di ogni
confessione. Durante i cinque giorni, ogni mattina vi è stata
una preghiera nelle varie chie.se della capitale, seguita da un incontro a piccoli gruppi. Dopo una preghiera comune a metà
giornata, i partecipanti venivano invitati ad incontri, per paesi o
per temi. In un’intervista rilasciata al quotidiano Le Figaro,.
fière Roger, priore della Comunità di Taizé, ha spiegato la sua
volontà di andare contro i sentimenti di sfiducia e di insicurezza che dominano attualmente in Europa: «Ci siamo detti: in una
vita di comunione in Dio, i cristiani non possono essere “maestri dell’inquietudine’’, bensì servitori della fiducia». 11 presidente e il segretario generale della Federazione protestante di
Francia hanno partecipato all'uffizio serale del 30 dicembre, in
compagnia di fière Rogef. (Bip)
Cecenia: Cec e Kek solidali
con il patriarca Alessio II
GINEVRA — l segretari generali del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Konrad Raiser, e della Conferenza delle
chiese europee (Kek), Jean Fischer, si sono associati all'appello
lanciato nel dicembre scorso dal patriarca ortodosso russo Alessio Il e dal muftì della Cecenia. «È con ragione che Lei ha posto
l’accento sulle preoccupazioni e le .sofferenze comuni dei cristiani e dei musulmani, e ha categoricamente respinto l'idea .secondo la quale il conflitto potrebbe diventare un conflitto tra
cristiani e musulmani», ha scritto Fischer al patriarca Alessio
11. In un’altra lettera allo stesso patriarca, Raiser ha scritto: «C’è
stato troppo spargimento di sangue in quella regione e in altre
regioni dell’ex Unione Sovietica. Dio faccia sì che il Suo appello venga ascoltato e che si smetta di utilizzare la religione per
giustificare la guerra o attizzare l’inimicizia tra i popoli». (Eni)
3
^ il;
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i; venerdì 3 FEBBRAIO 1995
PAG. 3 RIFORMA
Le chiese cristiane possono fare informazione senza rinunciare alla loro identità?
Informazione e trasmissione dell'Evangelo
' «Media e società» era il tema del campo invernale del Centro
yptetodista (M Ecumene. Il campo, strutturato in 4 giorni di lavori, prevedeva relazioni sui temi «Dalla galassia Gutenberg alla
galassia Marconi», «Media e democrazia», «Media e religiotie», «Media e costume», «Media e legislazione» e una tavola
rotonda dal titolo «Media e società italiana»; i partecipanti sonò stati una quarantina, provenienti da varie regioni italiane.
Nel numero scorso (pag. 3) abbiamo riferito del dibattito sul
tema generale dei mezzi di comunicazioni di massa: in questo
numero concludiamo «Vapprofondimento» affrontando il tema
del rapporto tra i media e le chiese. Possono le chiese fare
informazione senza rinunciare al suo particolare punto di vista? Non c’è informazione senza un taglio molto particolare,
senza caratterizzarsi^ in base alla propria peculiarità religiosa,
politica o sociale? È possibile fare informazione senza rinunciare alla propria identità? Siamo capaci noi, mondo evangelico, di fare informazione?
Le relazioni di mons. André Joos e del past. Giorgio Girardet hanno spostato la sfera dell’analisi dei mass media sul terreno ecclesiastico.
I
André Joss: «Chiesa cattolica e media»
Sei scommesse perse
Mons. André Joos ha individuato in sei le fasi in cui la
.Chiesa cattolica «ha perso la
scommessa di entrare nel fattore comunicativo». Con
l’avvento della libera editoria
Lutero rende la Bibbia alla
portata di tutti, e la Chiesa
.cattolica perde il controllo
mentale della documentazione.'«Un trauma - ha aggiunto
mons. Joos - tuttora presente
nella mente di molte persone
della mia chiesa». Il successivo consolidarsi della stampa
di attualità, mediante la pubblicazione di «foglietti», crea
il suo primo impatto operativo convincente all’epoca della Rivoluzione francese, provocando la rottura fra il trono
e l’altare poiché la stampa di
attualità implica la capacità di
cogliere un’iniziativa a distanza e di orientare la gente
verso una propria iniziativa.
Il terzo momento c contraddistinto daH'audio. che diventa protagonista fra le due
Suerre con la nascita dell'altoparlante e del disco. «L’audio è l’effetto di una deliberata emotività - ha commentato
loos - è la tribalizzazione di
parole che non sono più qualcosa di logico, bensì di trascinante, sono un suono». (Mussolini, Hitler e Roosevelt hanno potuto verificare la risonanza che deriva dalla capacità di amplificare la propria
Voce). Negli anni ’50 il primo
papa che non parla più di male assoluto di questi mezzi è
Pio Xll, che ha definito la
tecnologia dell'audio e del video come un’invenzione
dell’uomo rispettabilissima e
nn dono di Dio. «La furbizia
di Pio XII - ha suggerito Joos
- è stata l’aver staccato la tecnica dal contenuto. Cioè ha
sottinteso: “Al contenuto ci
pensiamo noi’’».
Il processo della comunicazione si è fatto veramente incisivo quando è diventato di
massa: il video a colori, in
particolare, assume la sua rilevanza negli anni ’70, quando entra in tutti i focolari, ma
si trascina dietro una forte
critica alla passività di chi,
affascinato dalla visualità, si
scioglie davanti allo schermo.
Il computer e la cibernetica
provocano lo scioglimento
della struttura mentale previa,
a priori. Lo schema logico,
articolato, in quanto il computer permette di spostare
blocchi di testo da destra a sinistra, dall’alto in basso e viceversa. Infine la virtualità,
legata ai giochi video e alla
simulazione e interazione,
causa un distacco emotivo
dall’esperienza diretta della
realtà, dal modo di reagire, di
sentire normale. «Nella Chie,sa cattolica vi è una strana insistenza - ha asserito Joos sulla normalità radicata e incambiabile della realtà data.
Non sarà facile da superare, il
trauma della virtualità».
Lr
Giorgio Cirardet: «Protestanti e media»
L^oro e la paglia
La comunicazione ci sfugge
dalle mani, è incontrollabile,
può portarci ovunque. Il 70%
della nostra giornata passa at,traverso la comunieazione indiretta; potremo entrare in una
valorizzazione dell’indiretto
senza demonizzarlo? E che
cosa diventa la grande scommessa cristiana?
«Non possiamo disinteressarci alla presenza pubblica,
nei mass media - ha sostenuto
Giorgio Girardet - delle chiese e del Vangelo. Cristo non è
stato crocifisso soltanto per la
cerchia ristretta dei suoi discepoli, il suo è un gesto cosmico, è una predicazione che
riguarda tutti, che investe anche una responsabilità politica. E la responsabilità che tutti noi abbiamo ora, uomini e
donne, come cittadini, riguarda l’uso e l’abuso deimedia».
D’altra parte la fede in Cristo ha una dimensione privata, se non addirittura segreta.
E proprio da questa dimensione intima, personale, privata e
individuale della cristianità
bisogna partire. «Di fronte al
teatro umano rappresentato
dalla storia - ha proseguito
Girardet - vediamo la mano
di Dio che scuote le cime de
MEDIA E SOCIETÀ
Il campo invernale di Ecumene è stato dedicato quest’anno
alla riflessione sul tema dei mezzi di comunicazione di massa e
dei rapporti con i vari aspetti della vita sociale e religiosa. Un
tema centrale sul quale è aperto un vivace dibattito non solo tra
gli addetti ai lavori.
Una pubblicazione raccoglierà di Atti del campo; può essere
richiesta a Ecumene, Omelia Sbaffi, via Firenze 38, 00184 Roma, tei. 06-4743695.
gli alberi». E questa visione
individuale dobbiamo conservarla anche nell’attività pubblicistica. Non tutto può essere messo in piazza, ma si deve
trovare un linguaggio che non
può essere confuso con altri
linguaggi, un criterio nella gestione degli spazi nei mass
media.
Come protestanti, ha concluso Girardet, abbiamo un
nostro, piccolo spazio: lo dovremmo gestire meglio. Dobbiamo concepire la nostra presenza come un servizio reso
al paese, non a noi stessi.
Dobbiamo parlare di cose di
cui gli altri non parlano, oppure parlare in maniera diversa di cose che gli altri non dicono; cercare di dare una voce diversa, una voce di pluralismo, poiché la stessa difesa
della nostra libertà è imprescindibile dalla difesa della libertà degli altri. Dobbiamo
svolgere il nostro compito
profetico di credenti; che sia
davanti a una telecamera, un
microfono o un computer, bisogna capire i segni dei tempi
e la visione assiale dell’evento Cristo: non c’è nulla che
possa modificare questa centralità della storia. E un punto
di ancoraggio solido che ci
permette di non annegare nel
sensazionale ma di distinguere l’oro di ciò che resta dalla
paglia di ciò che passa e che
dura un giorno. Allora riemerge tutto il tessuto dell’individualità. Rimane una verifica
nel cuore e nell’anima di uomini e donne posti di fronte ai
temi essenziali dell’esistenza:
se non capiamo questo l’interes.se per i mass media rischia
di sommergerci.
Intervista al pastore Michel Bertrand
Non bisogna obbedire
alla logica dei media
Le chiese, specie se di minoranza, si lamentano della scarsa
«visibilità» che i media danno alla testimonianza cristiana. Di qui
l’esigenza di migliorare la «comunicazione cristiana». Réforme
del 29 gennaio ’94 ha raccolto
l'opinione di Michel Bertrand,
presidente del Consiglio della
Chiesa riformata di Francia.
________MICHEL LEPLAY________
La parola cristiana è rara
nell’epoca dei media; un
certo silenzio da parte dei
protestanti si è instaurato tra
i grandi testi e le grandi figurazioni della Chiesa cattolica. Come si può analizzare
questa situazione ?
«Penso che esistano diversi
elementi per rispondere. Intanto bisogna riconoscere che
questa constatazione non è
falsa: il protestantesimo è effettivamente “discreto” nei
media, ma ci sono delle buone ragioni, ehe non bisogna
ignorare quando cerchiamo di
correggere la nostra inadeguatezza di coniunicazione.
La nostra ricerca di visibilità
mediática non potrebbe compiersi a detrimento delle nostre scelte teologiche e ecclesiologiche. La fedeltà della
chiesa non si misura con
l’Audimat [equivalente francese dell’Audi tei, ndr]».
- Allora quali sono queste
buone ragioni?
«Molti testi biblici ci dicono che Dio si rivela a noi abbassandosi, nella debolezza
nella fragilità e non nelle dimostrazioni di potenza, e che
spesso la vita di fronte a Dio
prende forma di un segreto.
Per i protestanti la chiesa è innanzitutto una realtà invisibile
e quindi nessuno può legittimamente esprimersi in nome
di questo popolo il cui censimento appartiene solo a Dio.
Inoltre i nostri meccanismi
ecclesiastici rispondono male
alle moderne esigenze dei
mezzi comunicativi. Questi
ultimi si aspettano normalmente delle reazioni immediate agli avvenimenti, dei
messaggi semplici, addirittura
semplicistici, espressi da
un’autorità personalizzata e
in ogni caso ben identificabile: noi, per forza di cose, non
possiamo offrire questo, legati come siamo alla concertazione,. al dibattito, alla collegialità, al rispetto delle differenze. A meno che non tradiamo ciò in cui crediamo e
ciò che siamo, non possiamo
dunque colmare questo “deficit di magistero”».
— Non ci sono anche delle
ragioni meno valide di fronte
a questo silenzio?
«Certamente. Intanto per
comunicare occorre avere un
messaggio chiaro: troppe volte noi ci impuntiamo sul “come” trasmettere, mentre occorrerebbe dapprima intendersi su “che cosa” trasmettere. Potremo comunicare solo
se la nostra fede sarà approfondita, nutrita, fortificata.
C’è d’altra parte la nostra poca conoscenza del mondo
della comunicazione, dei suoi
obblighi, della sua logica e in
particolare di quella dell’immagine. Certo, è difficile essere una chiesa della Parola
in una civiltà dell’immagine.
Régis Debray ha ben chiarito
come il protestantesimo possa
patire oggi la “Controriforma
catodica” ma se ciò è difficile
non per questo bisogna rinunciare troppo presto. L’immagine è un linguaggio che possiamo imparare a leggere e a
utilizzare in maniera critica;
dobbiamo essere contenti di
tutti gli sforzi che vengono
fatti in questo senso dalle
chiese protestanti, perché
r Evangelo deve passare anche di là.
Infine c’è il pudore protestante che ci rende così discreti sulla nostra stessa fede.
Esso ha sicuramente delle radici nell’estrema interiorizzazione del rapporto faccia a
faccia con Dio, forse anche
nel ricordo doloroso dell’intolleranza che scuote le coscienze, o anche in una certa
malintesa teologia dell’abbassamento. In ogni caso il risultato è che non facciamo udire
la nostra parola, neanche la
Parola, mentre essa è invece
attesa. Invece di missione
facciamo una dimissione».
- Allora quali potrebbero
essere le. modalità di una parola protestante nei media e
nello spazio pubblico?
«Innanzitutto i protestanti
sono più uniti di quel che non
si pensi sull’essenziale. Rimanendo alla Chiesa riformata di Franeia, le nostre posizioni in materia teologica, ecclesiologica, etica sono regolarmente formulate nei nostri
Sinodi dopo la consultazione
dei Consigli parrocchiali. In
molti campi è quindi possibile dire rapidamente, senza
procedure troppo lunghe, ciò
che pensano i riformati, presentando semplicemente,
esplicitamente se necessario,
le decisioni sinodali. Mi capita di farlo spesso, di fronte ai
media, in caso di tavole rotonde o di dibattiti pubblici.
Non dobbiamo sottostimare
tutte le convinzioni che ci siamo costruiti e che poi abbiamo espresso insieme.
Il problema è più complesso quando si tratta di dichiarazioni sull’attualità, per le
quali occorre reagire in fretta,
casi in cui non è possibile una
consultazione preliminare, o
in cui le differenze sono rilevanti. Esistono delle procedure (per esempio le mozioni
dei Sinodi) che permettono di
esprimersi in questo campo e
non bisogna rinunciare a questo diritto fondamentale. Penso tuttavia che ogni parola
pubblica della nostra chiesa
dovrebbe essere per quanto
possibile preparata preventivamente con una riflessione e
un dibattito interno di fondo.
D’altra parte essere presenti
nei media non significa necessariamente obbedire alla
loro logica. Non dobbiamo
vendere l’anima per rispondere alle loro esigenze. La nostra comunicazione può anche rimanere originale ed essere, al tempo stesso, un’indicazione di ciò che siamo. Perché costringerci a dire tutti la
stessa cosa e a ridimensionare
la nostra diversità in un messaggio univoco, falsamente
magisterial? La ricehezza e
l’originalità del protestantesimo è di poter dire insieme
delle cose eventualmente diverse, di poter testimoniare
delle convinzioni condivise e
confrontate fra noi e di partecipare in questo modo a un
dibattito pubblico.
La nostra ricchezza è la
parola impegnata, rischiata,
provvisoria del testimone. La
parola del protestantesimo
passa anche, se non in primo
luogo, per la testimonianza
che i protestanti rendono. Anche se l’accesso ai circuiti
mediatici resta difficile per le
nostre chiese, l’Evangelo passerà sempre energicamente
per dei sentieri discreti: qui
sono attese le nostre parole e
le nostre azioni».
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
Settimana per l'unità dei cristiani
Incontri ecumenici
CALTANISSETTA — Giovedì 19, nella chiesa di S. Giuseppe si è tenuta una riunione ecumenica e domenica 22, nella
chiesa di S. Agata si è tenuta la liturgia conclusiva, presente il vicario generale della diocesi che ha tenuto un’omelia
sul testo di Giovanni 15, 1-17. Il locale gruppo valdese ha
partecipato all’iniziativa e il pastore Stephan Miihlich ha
predicato sul medesimo testo. I due incontri sono stati
coordinati da don Milazzo, incaricato dell’ecumenismo per
la provincia nissena.
AGRIGENTO — Domenica 22, nella centrale chiesa della
Provvidenza, si è svolta la liturgia prevista con due messaggi biblici dar parte del vescovo e del pastore Giuseppe
Platone. All’incontro hanno preso parte una decina di persone della locale Chiesa valdesè, come già era successo
negli anni scorsi. Come anche a Caltanissetta, esistono
episodici rapporti ecumenici che si ravvivano soprattutto
in gennaio in occasione-delia «Settimana». Erano assenti a
queste iniziative le altre chiese evangeliche (Fratelli, avventisti, pentecostali): la loro presenza avrebbe arricchito
il confronto e il dialogo ma evidentemente non a tutti interessa confrontarsi.
RAPALLO — La sera di sabato 21 la parrocchia cattolica di
Sant’Anna e la locale Chiesa evangelica hanno organizzato
un £ulto ecumenico presso l’ex chiesa luterana di via Macera, ora sede di una comunità cattohca. Hanno assistito oltre 150 persone provenienti da tutto il Tigullio, con una
buona rappresentanza della Chiesa battista di Chiavari.
Erano previsti due gesti simbolici molto toccanti: all’inizio,
a cominciare dal fondo della sala, sono stati fatti passare di
mano in mano, fino a convergere al leggio su cui era stata
posta la Bibbia, diversi nastri colorati, simbolo della diversa provenienza e cultura dei cristiani del mondo. Non sono
i differenti «colori» che ci differenziano, ma conta la comune unione di ciascuno di noi alla parola di Dio. In chiusura a ciascuno è stata distribuita una candela; i pastori delle tre comunità (cattolica, ortodossa e protestante) hanno
acceso la loro al cero centrale, simbolo della presenza di
Dio nel mondo, e sono poi scesi nella platea per accendere
tutte le candele della sala. Questo secondo gesto stava a significare che tutti devono essere «accesi» dalla fiamma
dell’amore del comune Signore. Nella parte centrale
dell’incontro sono state portate tre meditazioni su Giovanni
17, 20-23 dal sacerdote cattohco di Santa Margherita Pino
Carpi, dal lettore ortodosso Giorgio Caralis e dal pastore
battista di Chiavari, Franco Scaramuccia,
SAN MARZANO — Dopo la positiva esperienza dell’anno
scorso, si sono svolte due iniziative anche quest’anno.
Giovedì 19, nel tempio metodista, si è tenuto un culto ecumenico a cui hanno assistito almeno 250 persone (non tutti
hanno potuto entrare), che ha visto la liturgia condotta dal
pastore Giaccone e dal parroco di San Marzano, mentre la
predicazione è stata tenuta dal vescovo di Acqui, Livio
Maritano. Il coro della chiesa cattolica locale ha cantato
imparando per l’occasione anche alcuni nostri inni; erano
presenti anche diversi preti e il pastore avventista di Asti.
Sabato 21 invece il pastore Giaccone ha predicato nel duomo di Acqui, con liturgia del locale vescovo e con la partecipazione di diversi cattolici e metodisti di San Marzano.
In conseguenza di queste due giornate sono giunti al pastore diversi inviti per interventi in parrocchie e scuole
della zona.
LIVORNO —.Intensa l’attività ecumenica della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, organizzata dalla Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, dalla
Chiesa valdese, dalla Chiesa battista di villa Corridi e dal
Sae livornese. La settimana è stata preceduta da un paio di
iniziative collegate al tema dei rapporti fra ebrei e cristiani
e ha visto molte occasioni di scambio ecumenico: il 18
nella parrocchia di S.Jacopo, il 21 con il vespro ortodosso,
il 23 a Rosignano Solvay. 1 due momenti più significativi
sono stati comunque in ambito protestante: il giovedì 19
presso la Chiesa battista di via Corridi dove, oltre al pastore battista Mauro Del Nista e alla pastora valdese Ursel
Koenigsmann era presente mons. Alberto Abiondi, vescovo di Livorno, e la domenica 22 con il culto evangelico
presso la Chiesa valdese presieduto dalla pastora Koenigsmann con la partecipazione del vescovo ausiliare mons.
Vincenzo Savio.
BIELLA — Per la prima volta si è tenuto nella cattedrale rincontro di preghiera ecumenico nel quadro della «Settimana». Erano presenti Gheorghe Vasilescu, dèlia Chiesa ortodossa romena, il sacerdote don Moro, presidente della
Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, e il
diacono Franco Taglierò della locale chiesa valdese, a cui è
stata affidata la predicazione. La comunità ortodossa ha
cantato alcuni cori liturgici. Sempre nel quadro della «Settimana» Franco Taglierò è stato invitato dalla comunità degli obiettori della Caritas diocesana e dalla parrocchia di
Castellengo (Cos.sato). Da febbraio inizierà un ciclo di studi biblici interconfessionale a cadenza mensile, tenuto da
don Perini; biblista, e dal pastore valdese. Gli incontri si
terranno alternativamente presso il Seminario e presso i locali della chiesa valdese.
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Evangelici e cattolici a Bologna
Camminare insieme
GIOVANNI ANZIANI
Una tappa nel cammino
ecumenico a Bologna:
lunedì^23 gennaio, nell’ambito del programma della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, la chiesa metodista ha accolto un folto
gruppo di evangelici e di cattolici della città per una celebrazione ecumenica. È stato
presente anche il vescovo ausiliare di Bologna, Claudio
Stagni, che ha rivolto un
messaggio dj "saluto, e c’era
una nutrita presenza di membri delle chiese avventiste, libere, della missione «Navigatori»: la serata è iniziata
con momenti di canto, preghiera e letture bibliche.
Al centro della celebrazione sono state due meditazioni
bibliche fondate sul testo di
Giovanni 15, 1-17 tenute dal
past. Anziani e da don Paolo
Serra Zanetti. Sono stati due
messaggi molto significativi,
soprattutto perché hanno cercato di sottolineare l’importanza del «comando» di Gesù
a proposito dell’amore degli
uni verso gli altri. È su questa via che occorre produrre i
frutti della fede, è stato sottohneato, perché la comunione
del Signore con i discepoli
(come vite ai tralci) rende responsabili i tralci nel fare
frutti di amore e di costruzione della pace nella verità.
Una tappa, dunque, importante: ma in quale cammino?
Per andare dove? In questi
ultimi'^tempi a Bologna si è
riflettuto profondamente
nell’ambito di incontri interconfessionali tra la nostra
chiesa e gruppi cattohci.
11 «cammino» ecumenico è
soprattutto fatto di incontro
tra persone sempre in ricerca
del Signore, sempre in tensione verso la conoscenza della
verità. Così intendiamo, per
esempio, gli incontri quindicinali nella chiesa metodista
del Gruppo interconfessionale di studio biblico. Così intendiamo i momenti di preghiera comune sia durante la
«Settimana» che in altri momenti particolari. Questo
cammino è allora indirizzato
verso il rinnovamento della
nostra vita di credenti, di
gfuppo e di chiesa; meta di
riforma, potremmo dire, perché consapevole che lo Spirito del Signore agisce.
E pur vero che questo cammino è fatto in mezzo a tante
contraddizioni e difficoltà.
Alcuni fratelli della Chiesa
metodista si sono interrogati,
per esempio, sull’utilità degli
studi biblici interconfessionali, visto che alla loro conclusione tutto appare stabile e
senza "alcun mutamento né di
conoscenze né di posizioni.
Altri hanno l’impressione di
un cammino fatto da intellettuali, cioè di persone già in
parte preparate a confrontarsi
e a discutere, ma per poi continuare a rimanere fermi nei
propri steccati.
In sostanza un cammino
che di ecumenico sembra
avere ben poco perché a volte
la capacità di conoscere solo
il Cristo dell’Evangelo viene
messa in crisi da fattori umani. Eppure nonostante queste
contraddizioni possiamo dire
che l’ecumenismo non è fatto
di certezze quanto, appunto,
di contraddizioni. Questo
cammino stesso è ostacolo,
perché non presenta sicurezze
o risposte assolute; soprattutto è un territorio inesplorato.
Dobbiamo allora pensare di
aver bisogno non di certezze
nei risultati o di sicurezze nel
cammino, ma-di una guida.
Possiamo forse vedere o intendere questa guida in queste tre affermazioni:
- unica guida è l’amore fraterno riscoperto nell’amore
del Signore Gesù;
- unica guida è l’umiltà:
dobbiamo sapere di non poter
o dover difendere noi stessi
quanto imparare a conoscere
ii Signore Gesù;
- unica guida è la sottomissione all’unica autorità che è
la parola di Dio quale potenza
di vita e di speranza, perché è
la parola della croce del Signore Gesù.
Dunque un’altra tappa è
stata fatta nel nostro cammino ecumenico a Bologna, in
una città che è segnata ogni
giorno da una forte presenza
di cultura «clericale», ed è
ricca di movimenti e di azioni
alla ricerca della purezza
deir Evangelo.
L'Esercito della Salvezza a Napoli
Sui marciapiedi della
stazione centrale
LUISA NITTI
Alla stazione di Napoli
centrale ci vado di solito
quando sono in partenza, e allora l’attraverso da viaggiatrice distratta fino al binario da
cui partirà il mio treno; oppure quando sono di ritorno da
un viaggio, e in quei casi sono
spesso così stanca che penso
solo a casa e al mio letto. Fa
uno strano effetto trovarsi lì,
proprio alla stazione, per motivi del tutto diversi dal solito.
La stazione cambia improvvisamente aspetto e si notano
cose e persone che normalmente passano inosservate,
come se non esistessero.
Da alcune settimane l’Esercito della Salvezza di Napoli
organizza quello che viene
definito il «soccorso invernale», un programma di assistenza per le numerose persone che non hanno casa e vivono alla stazione. Sono moltissimi; è una piccola città
nella città. Si intuisce che sono giunti a questa situazione
di povertà estrema attraverso
storie diverse, che spesso parlano di droga, disoccupazione
e altre volte sembrano precise
scelte di vita. Certo si tratta di
una fetta di umanità spaventosamente ai margini di tutto.
Durante la settimana, dal lunedì al sabato, numerose associazioni, sia cattoliche che
laiche, offrono sostegno a
queste persone: portano loro
del cibo e a volte anche vestiti. La domenica no: come se
la domenica i «barboni» non
avessero fame. Così all’Esercito delia Salvezza hanno
scelto proprio questo giorno
per portare il loro piccolo aiuto: un piatto di riso e un bicchiere di latte caldo.
E forse l’unico pasto caldo
della settimana: ogni domenica alle 19 il capitano Massimo Tursi si ritrova con alcune
volontarie e volontari (sia
dell'E,sercito che della Chiesa
battista) per preparare il cibo
e portarlo alla stazione. Si ha
l’impressione che arrivino da
ogni angolo; dopo un attimogià una quindicina di persone
Un'iniziativa ecumenica con origini protestanti
Breve storia della «Settimana»
La prima idea di una settimana comune di preghiera
dei cristiani è quella lanciata
dall’Alleanza evangelica nella sua prima assemblea che
ebbe luogo a Londra nell'
agosto del 1846. Essa stabiliva all’inizio di ogni anno, dopo la prima domenica di gennaio, una settimana di preghiera che facesse sì che dei
cristiani di chiese diverse in
ogni parte della terra sentissero di essere una .sola cosa in
Cristo. Si trattava di cristiani
appartenenti a chiese evangeliche, e questa usanza fu .seguita per molto tempo, fino ni
primi anni dopo la seconda
guerra mondiale, dalle chiese
evangeliche italiane che si
riunivano in una delle chiese
evangeliche della città per
pregare insieme.
Nel 1908 Paul James Wattson, ministro della chiesa episcopale protestante (anglicana) degli Stati Uniti, che più
tardi entrò nella Chiesa cattolica, propose di istituire annualmente un’ottava di preghiera per l'unità dei cristiani, che andasse dal giorno in
cui si commemorava la cattedra di Pietro (18 gennaio) a
quello in cui si ricordava la
conversione di san Paolo (25
gennaio). Fine dell’ottava era
l’unità delle chiese da attuarsi
intorno al pontefice romano.
Nel dicembre 1909 l’iniziativa ebbe l’approvazione ufficiale di Pio X e più tardi di.
Benedetto XV, che estese la
pratica dell’ottava a tutta la
Chiesa cattolica. Anche se
l’iniziativa fu accolta da alcune chiese anglicane e ortodosse, il nesso che veniva posto tra l’ottava e l’unità dei
cristiani attorno al papa romano fu un ostacolo insormontabile per la partecipazione della maggior parte delle
chiese non cattoliche.
All’inizio degli anni ’30
l’abate Paul Couturier, impegnato nella causa ecumenica,
per superare questo ostacolo
propose una formula di preghiera che, richiamandosi alla
preghiera sacerdotale di Gesù, auspicava «l’unità che
Cristo vuole, come vuole,
quando vuole». Anche il movimento «Fede e Costituzio
ne», poi confluito nel 1948
nel Consiglio ecumenico delle chiese, aveva deciso nel
1920 di promuovere una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani da concludere nel giorno di Pentecoste.
Più tardi, nel 1941, adottò
l’ottava di gennaio.
Il gruppo misto di lavoro
tra il Consiglio ecumenico
delle chiese e il Segretariato
vaticano per l’unità dei cristiani, costituito 25 anni fa.
promuove ogni anno una liturgia comune per la settimana di preghiera che va dal 18
al 25 gennaio.
In Italia, da parte protestante, non vi sono iniziative a carattere nazionale, ma a livello
locale si svolgono numerosi
incontri di preghiera e di riflessione con cattolici ed ortodossi. Per la settimana di
preghiera del 1995, per la prima volta, la traduzione italiana del materiale liturgico è
stata preparata da un comitato
composto da un rappre.sentante cattolico, uno ortodosso e
uno della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia. '
premono per avere il loro
piatto, ma non è così facile
come potrebbe sembrare: dei
poliziotti, a poca distanza,
osservano; pare che non vedano di buon occhio questa
distribuzione, forse perché
crea confusione, forse perché
intralcia il lavoro dei ferrovieri o forse solo perché tutta
quella calca di persone infastidisce i passanti. Così, fra
la gente che guarda incuriosita, i due carrelli con le pentole di riso devono migrare da
un posto all’altro della stazione; prima al binario 17,
dove sembra esserci una sorta
di appuntamento sottinteso,
poi all’entrata della stazione,
poi ancora non lontano dalla
sala d’attesa di seconda classe. In un’ora si distribuiscono
circa cento piatti di riso. C’è
un giovane con i capelli lunghi e biondi che tutti chiamano «o’ lione», il leone, che fa
un po’ da mediatore: conosce
bene tutti i posti «caldi» della
stazione e indirizza con grande partecipazione il piccolo
gruppo di volontari.
Tutto questo, è evidente,
non risolve per niente i problemi di chi non ha casa né lavoro. Si ha la .sensazione frustrante che si possa fare davvero poco, quasi nulla. Si è
impreparati rispetto alle richieste disperate di queste
persone. Alcuni si avvicinano
per avere il piatto di riso ma
hanno bisogno di molto altro,
e lo chiedono: un posto qualsiasi per dormire («anche in
chiesa, sotto una panca» dice
un ragazzo), un posto per farsi
una doccia. «Sono contento
perché a Natale quelli della
Caritas mi hanno dato queste
scarpe nuove e i pantaloni dice un ragazzo tossicodipendente - ma il mio problema è
un altro...»; con amarezza ci si
ricorda di non avere da offrire
altro che un piatto di riso.
Eppure l’iniziativa dell’Esercito della Salvezza ha
molto senso, perché è un'occasione di incontro. Oltre al
piccolo aiuto materiale, si
possono incontrare delle persone, si può provare ad ascoltare le loro storie e condividere i loro drammi. Attorno a
questo tipo di iniziative si
scopre un mondo sorprendente, anche inquietante. Un uomo, un pentecostale, segue
per tutto il tragitto i volontari
e li aiuta nella distribuzione
del cibo. Ha una Bibbia in
mano, dice di venire lì tutte
le sere per parlare ai «barboni» di Gesù Cristo. È proprio
l’ultimo posto dove ci si
aspetterebbe di incontrare
una persona che ti parla con
entusiasmo di Gesù Cristo
ma a suo modo anche
quell’uomo sta cercando di
incontrare gli altri. È inevitabile: la prossima volta che
partirò la stazione per me non
sarà più la stessa.
5
venerdì 3 FEBBRAIO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
TAVOLA VALDESE
Colletta del
XVII Febbraio
Le chiese valdesi del Rio de La Piata terranno dal 19 al
23 febbraio prossimo nel Parque del XVII Febrero l’annuade Sinodo, che discuterà delle nuove relazioni con la Chiesa
formata e della linea di impegno ecumenico e sociale.
[ Le chiese sono invitate a fornire informazioni sulla
lealtà delle chiese valdesi rioplatensi, a pregare per la loro
.Òpera di testimonianza e per lo svolgimento del Sinodo ed
^che ad aiutare concretamente il loro lavoro.
La situazione finanziaria di quelle chiese continua ad esijsere difficile, pertanto la Tavola chiede alle chiese valdesi
: di destinare la colletta del XVII Febbraio al loro sostegno,
particolare per:
i-Lv.il lavoro pastorale con gli studenti universitari;
fé- contributi speciali per l’assistenza ai pastori (per cure
'^^ediche e manutenzione delle case).
■^Ì£ somme raccolte vanno sollecitamente comunicate e
alla Tavola.
•
Chiesa metodista di Intra
Contìnua llmpegno
ti- GIUSEPPE ANZIANI_______
Nella piccola ma attiva
chiesa metodista di Intra
nata oltre un secolo fa e situatala iìva al lago Maggiore (o
Viibano), è da tempo tradisoprattutto in partico^lari circostanze, far seguire
alla celebrazione del culto la
cosiddetta agape, o pranzo
C(»nunitario. E una tradizione
praticata anche nelle altre
chiese della diaspora, come
.Omegna e Luino. Così è avvenuto dopo il culto di NataiK tutti insieme per il pranzo
ospizio, a prendere «il cibo
con gioia e semplicità di cuore». (Atti 2, 46).
Ancora a Intra, domenica
22 gennaio, ci siamo trovati
tutti insieme quasi tutto il
giorno: la mattina, nella bella
chiesa per il culto condotto
dalla pastora Francesca Cozzi
e poi nella sala riunioni per il
pranzo in comune. Tali agapi
non hanno solo lo scopo di
mangiare insieme, ma vengono completate con la presentazione e la conversazione su
importanti argomenti.
in questo caso l'intero pomeriggio è stato dedicato alla
visione di un eccezionale filmato riguardante l'opera
umanitaria per la quale è impegnata la nostra chiesa di
Omegna. Il filmato, che è anche commovente, è stato seguito con viva attenzione da
tutti i presenti, profondamente interessati all’opera dei nostri fratelli di Omegna in soccorso alla popolazione della
ex Jugoslavia.
Così si sono visti questi volontari caricare grossi pacchi
e scatoloni sui loro furgoni
pronti a compiere lunghi, faticosi e a volte pericolosi viaggi verso Fola e dintorni; poi
scaricare e distribuire non solo le cose necessarie al bisogno materiale, ma anche segni
di sincero amore e di aiuto
morale e spirituale verso povera gente vittima dell'odio e
della guerra: una giornata, insomma, davvero edificante e
certamente preziosa per l’annuncio dell’Evangelo reso
evidente negli atti di concreto
amore cristiano.
Possiamo concludere che,
unitamente alle altre chiese di
questa diaspora, la chiesa di
Intra in questo nostro tempo
di oscurità spirituale e di confusione morale e sociale, prosegue con coraggio e con immutata fede a far risplendcre
la luce dell’Evangelo di Cristo Gesù. Il compito richiede
vera fede, viva .speranza e tanto amore, che speriamo di trovare con l’aiuto del Signore.
dicembre 1994
anno XLIV
gbventù evangelica
SOMMARIO n. 149/150
Editoriale: Una nuova GE - lettera ai lettori della rivista (Comitato
di Redazione)
Studio biblico: «Visto da lui, visto da lei» (gruppo Fgei di Torino)
Teologia: Crisi e vocazione nel ministerio pastorale (Ermanno
Genre):
Protestantesimo e ritualità (Francesca Spano):
Una domanda su Gesù Cristo (Campo teoiogico di Agape)
Politica: Una nuova idea per la scuola;
Documento sulla scuola: no grazie (Franco Caivetti):
Documento sulla scuola: perché sì (Paolo Naso):
Il Cairo e dintorni (Paola Schellenbaum):
La salute di tutte e di tutti (Grò Harlem Brundtiand)
®onne: Etica e relazione (Daniela Di Carlo):
Donne di fronte alla passione (Marina Valcarenghi)
SOTTOSCRIZIONE 1995
normale............................L. 40.000
sostenitore........................... 50.000
estero.................................45.000
a 5 copie............................ 160.000
a 10 copie............................320.000
cumulativo GE/Confronti................85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
Santeramo
I bambini
raccontano
il Natale
CARLA LUPI
Il 6 gennaio a Santeramo
(Ba) nella chiesa battista si
è svolta la festa di Natale per
i bambini, con la presenza
(anche se un po’ in ritardo) di
Babbo Natale, che ha distribuito ai piccoli partecipanti la
tipica «calza» piena di dolcetti e cioccolatini. Abbiamo assistito a una recita: «La storia
di Beniamino», messa in scena dall’infaticabile Michele
Mattone, coadiuvato dalla
moglie Eufemia. Gli attori,
tutti bambini dai 3 ai 12 anni,
sono stati graziosissimi e certo c’è voluta tutta la pazienza
dei Mattone per raggiungere
il risultato ottenuto.
Il testo, breve e significativo, narra la notte di Natale,
quando Giuseppe e Maria
cercano a Betlemme una camera per passare la notte. I
proprietari della locanda (padre, madre e tre bambini di
cui il maggiore chiamato Beniamino) non hanno più posto
però inteneriti dal fatto che
Maria è incinta offrono loro
la grotta dove tengono gli
animali. «Là starete al calduccio» dice il padrone della
locanda e manda Beniamino
ad accompagnarli e a far luce.
(Quella notte nasce Gesù e
si accende una luce sopra la
grotta e i pastori si avviano
verso la luce e anche Beniamino, svegliato, corre a vedere che cosa è accaduto e
quando apprende che è nato il
Messia è felice perché Gesù è
nato nella sua grotta. Bravissimo Beniamino e bravissimo
il regista.
La chiesa era stracolma di
gente venuta anche dai paesi
vicini. C’era gioia e commozione e con entusiasmo sono
stati cantati numerosi inni al
Signore e i piccoli hanno recitato le poesie di Natale. Era
presente anche il fratello Nuzzolese, della comunità di Altamura, che ci ha guidato nella preghiera. È stata veramente una giornata diversa per lodare e ringraziare il Signore.
Mortola
Scuola
domenicale
in festa
VIRGINIA MARIANÌ^
Venerdì 6 gennaio ha avuto luogo nei locali della
chiesa battista di Mottola l’attesissima festa della scuola
domenicale. Da qualche anno
i monitori-organizzatori, avvertendo la necessità di unire
al messaggio evangelico una
buona dose di umorismo e allegria, presentano una serata
variegata per momenti e contenuti: così pure quest’anno.
La prima parte della serata,
completamente dedicata a
canti, inni e spiritual, in cui si
sono alternati coro e soliste, è
stata interrotta simpaticamente da un’«immancabile» parentesi pubblicitaria in cui gli
spot più trasmessi sono stati
debitamente rivisti e corretti;
di seguito era il momento regalato dai monitori, e cioè la
piccola commedia in dialetto
con personaggi tratti dalla
quotidianità più spassosa; a
conclusione, poi, le bimbe e i
bimbi hanno augurato a tutti
un buon anno, con il balletto
sulla famosa melodia di John
Lennon Imagine. La miscela
così studiata è stata garanzia
di successo e soprattutto di
grande entusiasmo da parte di
quanti, divertendosi nell’essere protagonisti di una sera,
hanno pure trasmesso la gioia
e l’impegno di lavorare insieme per il nostro Signore.
Donienica 15 la festa è continuata: la mattinata è stata
dedicata alla Missione battista europea (Mbe), ricordata
per il quarantennio dalla sua
fondazione attraverso filmati
e adesivi commemorativi; il
pomeriggio, dopo un’agape
piuttosto movimentata, il divertimento è proseguito con
numerosi giochi a premi.
A fine giornata, anche se
stanchi per la giocosa esuberanza che è di tutti i bambini,
e per questo con appena un
filo di voce, ne abbiamo avuto ancora tanta per ringraziare
il Signore e per pregarlo di
seguirci in quest’altro anno di
gioiosa condivisione.
Cronache
Una testimone dell'Evangelo
Ada Landì
ELENA GIROLAMI
La sorella Ada Landi della Chiesa battista di Roma, in via del Teatro Valle,
alla bella età di 96 anni, «sazia di giorni» e spiritualmente pronta al suo incontro con
il Signore, come lei spesso si
dichiarava, ci ha preceduti
nella casa del Padre il 24 dicembre scorso.
Ada Landi è stata una delle
pioniere del Movimento femminile missionario battista,
sorto in maniera ufficiale nel
1947. Dopo la seconda guerra
mondiale, insieme alla sorella
Miriam Rosa, segretaria nazionale del Movimento, ora
anche lei con il Signore, ripre,se i contatti che furono interrotti nel periodo bellico con i
gruppi femminili sparsi in Italia, anche con quelli più sperduti nel Sud. Nelle loro visite,
svolte con molte difficoltà per
le disagevoli comunicazioni,
predicavano l’Evangelo e
infondevano nelle donne nuovo coraggio e nuova speranza.
Da allora, fino all’età di 80
anni, Ada è stata .sempre attiva nel Movimento femminile,
svolgendo l’incarico di teso
riera. Intorno agli anni '60, in
collaborazione con Anna Veneziano, figlia del pastore
battista Vincenzo Veneziano,
curò le attività ricreative e di
istruzione biblica e missionaria per i ragazzi delle nostre
chiese presso il Centro evangelico di Rocca di Papa, costituito allora da due casette
in legno pitturate di verde,
con una piccola balconata di
gerani da lei curati. Sempre
attiva, vivace e premurosa,
ebbe la cura di amministrare i
campeggi estivi. Molti adulti
di oggi, che frequentarono
quei campi, uniscono il ricordo dei bei giorni trascorsi della loro fanciullezza all’affettuoso ricordo di lei. Insieme
all’impegno religioso, Ada
Landi svolse anche un lavoro
sociale molto importante e
delicato, l’assistenza ai carcerati. Dopo molte difficoltà
riuscì a ottenere il permesso
di entrare nelle carceri come
assistente sociale e visitò e si
prese cura di molti carcerati
in varie regioni d’Italia.
Tutti questi ricordi non vogliono essere una commemorazione di morte, ma piuttosto
una lezione di vita.
GENOVA — È perfettamente riuscito il concerto presentato
domenica 15 gennaio dal coro voci bianche del Convitto
nazionale «Cristoforo Colombo» nella chiesa battista di
Sampierdarena alla presenza di molti fratelli e sorelle delle
varie chiese evangeliche genovesi e di alcuni cattolici. Il
coro, diretto dal maestro Paolo Vigo e accompagnato
dall’arpista Karen Parisi e dalle flautiste Maria Bruzzone e
Francesca Rapetti, nuova formazione corale nata lo scorso
anno sfruttando le potenzialità offerte dal Convitto per proporre agli alunni un impegno e un interesse diversi, ha eseguito una rassegna di canti natalizi delle diverse nazioni europee, dalla Germania alla Spagna e all’Ungheria. Particolarmente applauditi sono stati i canti Campana sobre campana (Spagna) e Dlin, senti Dlin, Dlin (Germania). Il soprano Laura Peccenini Vigo ha cantato brillantemente due pezzi, uno di Schubert e l’altro tratto dal Messia di Händel. Il
soprano e il coro hanno offerto fuori programma, al termine
del concerto, un canto della Riforma dal titolo Ninna nanna
del 1623. Un fatto molto significativo è stato rincontro di
ragazzi e ragazze non evangelici con la realtà protestante
genovese, anticipazione della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, (er.po.)
TRAPANI — A Natale la chiesa si è stretta con gioia attorno
al fratello Ermanno Aulizio, che in un giorno così significativo ha chiesto di essere battezzato e ammesso nella comunità dei credenti. La comunità, che ha partecipato con
gioia e riconoscenza al Signore per questo momento, gli
esprime tutta la sua simpatia e amore fraterno. Al culto natalizio, che ha visto anche la partecipazione della scuola domenicale con dei canti, è seguito un piccolo buffet per
scambiarsi gli auguri.
• È nato Matteo Ficara: le comunità di Trapani e Marsala
si rallegrano con il pastore Giuseppe Ficara e la moglie Anna Maria ed augurano al piccolo di crescere serenamente
nelle vie del Signore e in intelligenza e sapienza.
MOTTOLA — Domenica 18 dicembre ha fatto visita alla comunità battista la presidente della Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania, Vera Velluto, per illustrare
le finalità della petizione da inviare alla Conferenza mondiale deirOnu sui diritti delle donne. Dopo il culto a due voci,
con liturgia di Pinuccia Mariani e predicazione di Vera Velluto, sono state raccolte le firme dei numerosi presenti.
• Giovedì 29 dicembre un gmppo di giovani della comunità
ha fatto visita alle sorelle e ai fratelli di Peschici; la permanenza, benché breve, è stata motivo di piacevole condivisione e conoscenza reciproca.
• Sabato 31 dicembre la comunità si è riunita nell’occasione
di un’agape di fine anno organizzata a puntino dai coniugi
D’Elia e dai loro preziosi aiutanti, ai quali va il più sentito
ringraziamento per la loro instancabile disponibilità nel
creare questi momenti di festosa aggregazione.
SAN GERMANO — Hanno pronunziato il loro «sì» Luciana Grill e Paolo Pons, che hanno voluto che il loro matrimonio fosse celebrato durante il culto di domenica 22 gennaio alla presenza di tutta la comunità che esprime agli
sposi il proprio affetto con l’augurio fraterno di tanta serenità durante tutta una vita vissuta sotto il segno della grazia del Signore.
• Il pastore Daniele Bouchard ha annunciato l’Evangelo
della resurrezione in occasione del funerale del fratello Eugenio Comba, deceduto in Svezia all’età di 88 anni. Ci ha
lasciati anche Marco Avondet, del quartiere di Porte,
all’età di 79 anni. Alle famiglie che piangono i loro cari
scoparsi la comunità vuol far giungere l’espressione della
sua simpatia fraterna additando il Signore come il solo vero
consolatore.
BOBBIO PELLICE — L’Evangelo della vita e della resurrezione è stato annunciato in occasione della morte di Susanna Gras Geymonat. Ai familiari tutti rinnoviamo la nostra
simpatia cristiana e la comunione di fede in Cristo il Risorto.
MARSALA — Durante il periodo delle festività la comunità
ha ricevuto un lieto messaggio natalizio portato dai ragazzi
e ragazze della scuola domenicale é del catechismo ed è riconoscente al Signore per la presenza costante di questi giovanissimi nella comunità e augura loro una vita impegnata
nell’opera del Signore che è il solo che permette di dare un
senso alla nostra esistenza.
VENEZIA — Moltissime persone erano presenti al tempio di
ponte Cavagnis, mercoledì 18 gennaio, per i funerali di Guido Colonna Romano; diverse persone hanno dovuto assistere dal piazzaletto antistante alla predicazione tenuta dal
pastore Agostino Garufi (che era pastore a Venezia anni addietro). Dopo di lui hanno preso la parola l’attuale pastora.
Laura Leone, e il delegato diocesano per l’ecumenismo don
Giuseppe Visentin che ha ricordato, fra l’altro, un incontro
informale tra il patriarca Cè e Guido Colonna Romano, al
quale è stato dedicato anche un articolo dal settimanale della
diocesi del patriarcato di Venezia, «Gente veneta».
VILLAR PELLICE — La comunità si rallegra con Alma
Rambaud e Ubaldino Cappellozza per la nascita di Luca,
con Monia Vigna per la nascita di Giulia e con Nadia Geymonat e Gianfranco Barolin per la nascita di Michel.
SAN SECONDO — Domenica 28 gennaio, giornata della
Missione contro la lebbra, il culto è stato presieduto dal segretario della missione stessa, past. Archimede Bertolino,
che ringraziamo.
• La comunità rinnova la sua simpatia cristiana alla famiglia
di Vieri Odino, deceduto nei giorni scorsi.
PALERMO — Un nuovo Centro evangelico di cultura, costituito in associazione, inizia la sua attività Promotrici le
chiese valdese e metodista, il Cec ha avuto la sua assemblea
costitutiva il 26 gennaio, durante la quale sono stati eletti il
presidente. Franco Giampiccoli, e i membri del Consiglio
direttivo: Gianna Mazzarella, Camillo Pantaleone e Renato
Salvaggio della chiesa di via Spezio; Marco Jourdan,
Alfonso Manocchio e Massimo Marottoli della chiesa della
Noce. Il Centro sta organizzando una tavola rotonda sul tema «Etica e lavoro nella società tecnologica».
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PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
LA PREGHIERA
DI LODE DI GESÙ
NINFA RAGGI QUARTINO
Gesù ha mandato i settanta discepoli ad annunciare il suo Evangelo. Ora li
accoglie al ritorno, ne condivide l’entusiasmo per l’opera
compiuta e leva a Dio una
preghiera di lode. Che Gesù
pregasse è detto molte volte
nei Vangeli; si ritirava nel silenzio, dopo una giornata intensa di insegnamenti e guarigioni o in preparazione di
un’altra giornata ma le parole
del suo continuo colloquio
col Padre non ci sono riportate quasi mai. Ne conosciamo
ben poche.
Le preghiere di Gesù
Abbiamo il «Padre nostro», quando i discepoli
gli chiedono: «Insegnaci a
pregare». Abbiamo la grande
preghiera dell’ultima cena, in
cui Gesù prega per gli amici
che sta per lasciare affidandoli a Dio Padre, e conclude:
«Io non prego soltanto per
questi miei discepoli, ma anche per altri, per quelli che
crederanno in me dopo aver
ascoltato la loro parola»
(Giovanni 17,20), volgendo
il suo sguardo sino a noi. Infine abbiamo le ultime preghiere dell’angoscia, al Getsemani e sulla croce.
Ogni preghiera rispecchia
momenti diversi, nasce da
esigenze diverse, ma tutte sono un colloquio intimo con
Dio Padre, persino quando
Gesù gli grida, con le parole
del salmo 22: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbando
nato?». Anche la preghiera
su cui vogliamo fermarci a
riflettere ci dice come è immediata e continua la comunicazione tra il Figlio e il Padre. Luca sottolinea la dimensione trinitaria di questa
comunicazione ricordandoci
che Gesù parlava «mosso
dallo Spirito Santo».
La comunione
tra Figlio e Padre
Il colloquio tra il Figlio e il
Padre è certamente unico,
inimitabile; eppure è proprio
questo che permette anche a
noi di parlare, come Gesù, al
Padre nostro che è nei cieli; è
questo colloquio che include
anche noi in quella comunione. La breve preghiera di Gesù, che nella sua semplicità
ha un’autorità straordinaria,
esalta la giustizia di Dio. In
questa preghiera di lode Gesù
esprime la sua totale adesione
all’opera meravigliosa del Padre che si rivela non ai sapienti ma a quelli che non
sanno nulla come i bambini, a
quelli che non hanno nessun
mezzo per conoscerlo al di
fuori della sua grazia.
I «piccoU» di cui Gesù parla sono appunto i suoi discepoli; quetìi che lui ha mandato di paese in paese ad annunciare l’Evangelo della liberazione e a operare guarigioni;
quelli che sono tornati a lui
pieni di gioioso stupore, quasi
increduli del lavoro compiuto, perché consapevoli di non
«Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demoni ci sono
sottoposti nel tuo nome”. Ed egli disse loro:
“Io vedevo Satana cadere dal cielo come
folgore. Ecco io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta
la potenza del nemico; nulla potrà farvi del
male. Tuttavia non vi rallegrate perché gli
spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi
perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo
Spirito Santo, esultò e disse: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti
e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e
nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre;
né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al
quale il Figlio voglia rivelarlo”. E rivolgendosi ai discepoli disse loro privatamente:
“Beati gli occhi che vedono quello che voi
vedete. Perché vi dico che molti profeti e re
hanno desiderato vedere quello che voi vedete, e non Vhanno visto; e udire quello che
voi udite, e non Vhanno udito»
(Luca 10, 17-24)
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P.XOSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
□ E. E. Green, Indirizzi di cristologia femminista □ E. Tomassone, Gesù-Sophia □ A. Cassano, L'etica politica delle prime comunità anabattiste □ Studi critici: C. C. De Micheiis, La Bibbia
dei Patriarcato di Mosca □ P. Comba, Scienza e religione □
Rassegne: E. Cenre, Il culto riformato □ Recensioni
avere nessuna qualità d’intelligenza e sapienza per confidare in se stessi. Gesù ha confermato il loro stato d’animo.
Non rallegratevi, ha detto, per
i miracoli compiuti, «ma rallegratevi perché i vostri nomi
sono scritti nei cieli»; perché
voi, che come i bambini non
avete nulla da vantare, siete
stati scelti da Dio per poterlo
conoscere, come lui conosce
voi, ciascuno col suo nome.
E possibile per un essere
umano conoscere Dio? In
ogni tempo, molti teologi
hanno tentato di definirne
l’essenza, ma nessuno è riuscito a dare una definizione
convincente per tutti. E la
Bibbia continua a dirci che il
nome di Dio è inconoscibile.
Cristo è la via
Eppure Gesù ci dice che
questa conoscenza è possibile; non attraverso sapienza umana, ma solo attraverso
lui stesso, il Cristo. Il suo
rapporto col Padre è unico:
solo dal Padre egli può essere
compreso: non da alcun essere umano, per sapiente che
sia, e soltanto lui, fra tutti gli
umani, comprende veramente
Dio Padre. Eppure Gesù ci
promette il miracolo più
grande della stessa creazione:
il miracolo di farci conoscere
Dio,come lui lo conosce. Le
sue parole sono precise e incisive. Rileggiamole: «Ogni
cosa mi è stata data in mano
dal Padre mio; e nessuno sa
chi è il Figlio se non il Padre,
né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
voglia rivelarlo».
Solo attraverso Gesù noi
conosciamo Dio, dunque: non
possiamo tacere questo, in
qualunque dialogo ecumenico
con credenti di fedi diverse
dalla nostra; altrimenti non
saremmo più credenti nell’
Evangelo di Cristo e, davanti
alla loro fede, noi non ne
avremmo nessuna. Insipidi
come il sale che non sala più
e si butta via, saremmo inutili
per ogni dialogo, poiché non
si dialoga se non si ha niente
da dire Quella fede in Gesù,
che ci ha messo in comunicazione con Dio, non ci separa
dagli altri, ma ci permette di
comunicare anche con loro,
con tutti gli esseri umani, poiché lui è venuto per tutti.
Gesù ci rivela il Padre
Quando dice ai discepoli e
a noi; «Beati voi che mi
avete visto e udito. Molti
l’hanno desiderato, ma non
mi hanno visto, non mi hanno udito, non vuole affatto
farci sentire superiori a quelli
che non lo conoscono» vuole
che li rispettiamo nella loro
identità umana e spirituale, e
insieme li riconosciamo fratelli, figli di uno stesso Padre, verso i quali noi siamo
debitori, come dice l’apostolo Paolo, di un’eredità preziosa. Per questo Gesù manda i dodici, i settanta, tutti i
suoi discepoli, compresi noi,
a dire per quale grazia meravigliosa il Figlio ha voluto rivelarci il Padre.
Dobbiamo dunque vincere
la tentazione di tacere quello
che sappiamo e che dobbiamo dire ma le parole di Gesù
ci mettono in guardia anche
contro un’altra tentazione,
non meno frequente tra noi
cristiani: potremmo chiamarla quella del parlare troppo.
Gesù dice: «Nessuno .sa chi è
il Figlio se non il Padre».
Israele (Galilea): il lago di Tiberiade
Chi è Cristo?
Quante volte abbiamo
avuto la presunzione di
«saperlo» e quante volte, nella storia della chiesa, abbiamo tentato di rinchiudere il
Cristo nelle nostre definizioni teologiche, che spesso lo
rendevano incomprensibile
ad altri.
Certo è inevitabile chiederci: chi è il Cristo? Gesù stesso vuole da noi una risposta,
come l’aveva voluta dai suoi
discepoli; «Chi dice la gente
che io sia?. E voi chi dite che
io sia?» (Marco 8, 27; 29)
Tutti dobbiamo rispondere;
se crediamo in lui dobbiamo
necessariamente dire chi è lui
per noi. Ma quando ascoltiamo le nostre testimonianze da quelle dei discepoli che
scrissero le pagine del Nuovo
Testamento a quelle dei primi
padri della chiesa, a quelle
dei riformatori sino a quelle
dei teologi dei nostri giorni quando ascoltiamo queste testimonianze di fede su Gesù,
ci rendiamo conto che nessuno sa veramente dire chi egli
è. Perché «nessuno sa chi è il
Figlio se non il Padre», quel
padre che fa udire la sua voce
nel momento del battesimo e
in quello della trasfigurazione
di Gesù: «Questo è il mio Figlio diletto. Ascoltatelo». Sì,
noi dobbiamo ascoltare ciò
che lui ci dice ma se pretendiamo di sapere chi egli è, di
definirne l’essere, vogliamo
sostituirci a Dio stesso:, ripetiamo lo stesso peccato di
Èva e Adamo, quando nel
giardino dell’Eden tentarono
di possedere la stessa conoscenza di Dio.
Sì, noi dobbiamo ascoltare
Gesù e rispondergli, dire chi
è lui per noi, ma questo ci è
possibile solo se viviamo in
comunione con lui: ascoltarlo
e seguirlo è il solo modo per
conoscere Gesù. Allora sapremo dire a tutti come egli
parla a noi, come agisce per
noi, comunicandoci la parola
creatrice del Padre.
Allo stesso modo gli antichi credenti della Bibbia non
sapevano il nome di Dio ma
conoscevano, di una conoscenza intima e vitale, la sua
parola e la sua opera di salvezza.
Noi sappiamo che questa
manifestazione di Dio è Gesù Cristo, uomo e Dio. Lo
sappiamo non per la nostra
sapienza ma per la sua grazia, che non si rivela ai sapienti ma ai piccoli bambini.
Chiediamo a Dio di renderci
sempre più simili a questi
bambini che tante volte Gesù
ci pone davanti, come modelli da imitare: chiediamogli
di spogliarci di ogni orgoglio, di ogni pretesa di sufficienza.
Solo così, ripetendo la preghiera di Gesù, mossi dallo
Spirito, renderemo veramente
lode al Padre, Signore del
cielo e della terra.
Preghiera
Dio, Tu ci hai chiamati per primo!
Ahimè, noi ne parliamo come di un semplice
fatto storieo, come se una volta soltanto Tu ci
avessi amati per primo.
E tuttavia Hi lo fai sempre.
Molte volte, ogni volta, durante tutta la vita.
Tu ci ami per primo.
Quando ci svegliamo al mattino e a Te
volgiamo il nostro pensiero. Tu sei il primo.
Tu ci hai amati per primo.
E se mi alzo all’alba e nello stesso secondo a
Te volgo in adorazione l’animo mio. Tu mi hai
già preceduto e amato per primo.
Quando da una dissipazione io raccolgo
l’animo mio e penso a Te, Tu sei stato il primo.
E eosì sempre - e poi noi ingrati parliamo
come se una volta sola Tu ci avessi amati così
per primo.
S.A. Kierkegaard
(da S. A. Kierkegaard, Preghiere, Morcelliana, p. 71)
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' ■ Spedizione in abb, postale/50 - Torino
iC- In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
' il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Nel mese di gennaio quattro assemblee di chiesa hanno
provveduto a dare alla Tavola valdese indicazioni circa il
futuro pastorale. La «vacanza» era stata proclamata per
quattro chiese delle Valli; Angrogna, Pinerolo, Frali e Prarostino. L’assemblea di chiesa di Prarostino ha eletto quale
suo conduttore dal prossimo autunno il pastore Ruben
Vinti; la chiesa di Angrogna ha deciso di rimettersi alla
Tavola esprimendo nel contempo il desiderio di avere come pastore Franco Taglierò. Domenica 29 gennaio si sono
svolte le assemblee di chiesa a Frali e Pinerolo; a Frali è
stato deciso di rimettersi alla Tavola indicando nel contempo in Mauro Pons il possibile nuovo pastore, mentre a
Pinerolo è stato votato il pastore Paolo Ribet che prenderà
servizio soltanto nell’autunno del 1996.
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995 ANNO 131 - N. 5 LIRE 2000
Cinquant’anni fa veniva
liberato il campo di Auschwitz: mettendo a fronte il
cinico, pignolo meccanismo
di morte di tutto il procedimento contro gli ebrei, dal
«trattamento speciale» alla
«soluzione finale», e la salvezza offerta loro individualmente, spontaneamente e a
proprio rischio da ignoti che
spesso sono rimasti tali, ci
viene da considerare a quali
estremi, nel male e nel bene,
possa giungere l’uomo.
Mentre scorrono davanti ai
nostri occhi le agghiaccianti
immagini di Auschwitz rileggo una frase scrittami pochi
anni fa dal prof. Mario Sacerdote, già preside della
scuola ebraica di Torino: «...
le mie peripezie di trentenne
A 50 ANNI DA AUSCHWITZ
EROI ANONIMI
ELENA RAVAZZINI
fuggiasco nel 1943, salvato
poi dai suoi correligionari...»: E allora mi viene da
pensare a quei valdesi di tutta Italia, che pur sapendo di
mettere a repentaglio la propria vita, hanno scelto di correre questo rischio per non
tradire un amico, per salvare
uno sconosciuto, per non
condividere un’imposizione
del regime, nel rifiuto delle
aberranti leggi razziali.
Forse tale solidarietà è frutto di antiche sofferenze subite, è la solidarietà di una minoranza passata attraverso
persecuzioni di vario genere,
è coscienza di valori profondi
e inviolabili. Pensiamo' a questi nostri «correligionari» che
alle Valli e in varie città italiane, in istituti, ospedali e case private tesero una mano a
chi stava per soccombere,
fornirono di documenti falsi
coloro la cui denuncia avrebbe fruttato «un chilo di sale»,
tanto valeva un ebreo allora
(un sopravvissuto, costretto a
fare l’aguzzino, testimoniava
in tv: «Eravamo automi e facevamo quel lavoro per mezzo mestolo di brodo di rape
in più»), ma la cui protezione
offertagli veniva ripagata con
la sanzione più grave da parte
dell’autorità.
Pensiamo a questi eroi silenziosi e anonimi, certamente pochissimi di fronte ai milioni di vittime ma perciò tanto più grandi nel loro gesto di
fraternità. Quello stesso superstite terminava: «Andate a
vedere i campi, sarete più
buoni e vi adoprerete per la
pace». E tanto basta per ammonirci a non dimenticare.
èan Germano
^coperta
^una necropoli
^in zona liirina
In borgata Turina, nel Conune di San Gerrn^no Chiso;.ne, durante lavori di ampliato del piazzale antistante
, ,1’ex municipio consistenti
' nello sbancamento di una
. parte del poggio terrazzato,
sul taglio verticale del terrapieno, sono venute alla luce
. delle antiche sepolture a una
notevole profondità dall’attuale piano di campagna. Un
primo sopralluogo, effettuato
da Dario Seghe e Mauro Cin. quetti del Museo di antropologia e preistoria di Pinerolo,
ha consentito di stabilire
l’importanza del sito. L’interesse archeologico è stato
confermato da una successiva
visita disposta dalla soprintendente archeologica del
• Piemonte Liliana Mercando.
Su un fronte attuale di circa
30 metri appare una fascia di
sepolture che giacciono su di
una pavimentazione di lose
associate a copiosi laterizi ad
embrice. Al momento non è
ancora possibile stabilire a
quale epoca risalga la necropoli che. data la presenza di
embrici, potrebbe essere del
periodo romano, sebbene non
si possa escludere un reimptego successivo. La dott.
Egle Micheletto, ispettrice
della Soprintendenza, in seguito al sopralluogo effettuato, ha deciso di attuare un
pronto intervento archeologico in collaborazione con il
Museo e il Comune di San
Germano. E previsto, visto il
grande interesse del rinvenimento. l’apertura di un cantiere archeologico a partire
dalla settimana in corso con
ricerche scientifiche coordinate dall’archeologo dott.
Mario Cavalletto che ha già
partecipato ad altri interventi
in vai Chisone e segnatamente a Roc del Col a Usseaux,
importantissimo sito preistorico delle Alpi risalente alla
Media età del bronzo, circa
3.500 anni fa.
Italia e Svizzera non si sono ancora pronunciate sulla proposta di limitazione
Ridimensionare il traffico sulla catena alpina
PIERVALDO ROSTAN
La catena alpina è spesso
vista come barriera fra
uomini che hanno maturato
civiltà, esperienze e culture
simili ed è altresì luogo e meta di grandi flussi turistici; attraverso di essa si snodano
inoltre alcuni dei più importanti passaggi sugli assi di
comunicazione Nord-Sud e
Est-Ovest dell’Europa: strade
e ferrovie .sembrano non bastare mai in un mondo che
vive sempre più di mobilità.
Basti pensare che attualmente, oltre ai collegamenti esistenti, esistono progetti o ipotesi per il solo Piemonte sudoccidentale sulla tratta SusaSt. Michel per l’alta velocità
ferroviaria, per il potenziamento del valico del Tenda,
per il traforo del Mercantour,
per la galleria del Colle della
Scala, per la galleria sotto il
Monginevro.
Ogni ipotesi di progetto ha
i suoi sponsor politici e talvolta anche le sue ragioni
economiche. La commissione
internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) ha
recentemente presentato la
complessa situazione dei trasporti nell’arco alpino, su cui
La conca del Pra
gravano gli effetti del transito
di merci, di persone ma anche del turismo.
Sulle strade dell’arco alpino pesa annualmente, secondo uno studio della Cipra, un
carico di traffico pari a più di
100 miliardi di chilometri; di
questi il 70% è dovuto alle
popolazioni alpine, il 20% al
traffico verso località turistiche e solo il 10% al transito. Il traffico pesante riguarda poco più del 5% dell’intero flusso ma questa ridotta
percentuale non deve trarre
in inganno; esso si concentra
infatti solo su alcune direttrici principali e il peso delle
merci trasportate attraverso le
Alpi è salito ormai a 105 milioni di tonnellate; per contro
la quota trasportata su rotaia
si è abbassata progressivamente, soprattutto a causa
della politica dei trasporti
francese e italiana, ed è attualmente pari al 35%.
Se i pesanti Tir attraversano ogni giorno a migliaia la
catena alpina, non da meno
sono le auto: 120 milioni di
turisti, compresi quelli del fine settimana, si recano ogni
anno sulle Alpi e di loro i 3/4
usano l’auto; del resto la rete
di strade ha ormai raggiunto i
26.000 km per le strade principali, gli 80.000 per le secondarie e addirittura oltre
300.000 km le piste forestali.
A questo carico andrebbero
aggiunti ancora le 12.000 funivie, i 300 aeroporti, il milione di voli annui con l’elicottero, i 2-3 milioni di voli a
media e bassa quota.
Fin dal J 991 1 rappresentanti dei governi dei paesi alpini e dell’Unione europea
firmarono a Salisburgo la
«Convenzione delle Alpi». Il
documento prevede fra i suoi
obiettivi la «riduzione degli
effetti negativi e dei rischi
derivanti dal traffico interalpino e transalpino a un livello che sia tollerabile per
l’uomo, la fauna e la flora»;
per le emissioni atmosferiche
la convenzione si spinge oltre prevedendo la riduzione
«ad un livello che non sia
nocivo». La Convenzione è
stata fin qui approvata da
Austria, Liechtenstein e Germania ed entrerà in vigore a
febbraio; Francia e' Slovenia
hanno in corso le pratiche di
ratifica; silenzio da Italia e
Svizzera.
Siamo nei primi decenni successivi a
Chanforan. in un opuscolo .scritto per il 17
febbraio de! 1943. dedicato da Teodoro Salma alle «dispute religiose alle Valli fra ministri valdesi e missionari cattolici», si racconta l’episodio singolare che riportiamo
qui di seguito.
Francesco Garino da Dronero, pastore a San Germano, era salito una domenica dal suo presbiterio dei Bahnas
fino alla Ruà di Pramollo, abitata da cattolici. Egli vi giunse quando i pramollini
erano in chiesa a sentir la messa, officiata dal curato don Sincero Bigliore, dei
signori di Luserna. Anche il Garino entrò in chiesa.
Finita la messa, il ministro disse al curato: - Monsignore, avete detto messa?
- Messer sì, rispose il curato. - Quid est
mis.sa? chiese allora il ministro, in latino. Il curato non ri.spose parola. Allora
Francesco Garino gli domandò in volga
ILFILO DEI GIORNI
LA MESSA
A PRAMOLLO
TEOPORO RAIMA
re; - Monsignore, la messa che avete
cantato è buona?
Nemmeno allora il malcapitato prete
seppe rispondere. Allora il pastore salì
sul pulpito e cominciò a predicare contro la messa e contro il papa e fra le altre
cose diceva: - O povera gente, vedete
che avete qua un uomo che non sa quello che si faccia? Ogni giorno dice messa
e non sa che cosa sia la messa! Fa una
cosa che né voi né lui intendete. Vedete
qua la Bibbia, sentite la Parola di Dio...
E dopo avere succintamente esposto le
principali verità evangeliche, concluse
invitando il curato a prepararsi per la settimana successiva, perché egli avrebbe
sostenuto contro di lui - Parola di Dio
alla mano - che lo stesso messale di cui i
preti si servivano era pieno di errori.
Venuta la domenica, Francesco Garino risalì a Pramollo, ma don Bigliore
era scomparso. 11 ministro predicò ai
pramollini che erano accorsi in massa, e
li invitò a scendere ai Balmas, dove
avrebbero ricevuto una istruzione religiosa più completa. Tutti aderirono,
tranne due. Un contemporaneo conclude
in proposito: «Seppe dire tante chiacchiere che pervertì tutta quella terra; e al
presente non vi è più né curato né messa». (anno 1573)
Computer
È sempre più proficuo e
quasi «naturale» un rapporto di prossimità tra i
ragazzi più giovani e il
computer: anche nelle aule scolastiche le tecniche
informatiche vengono utilizzate a fini didattici.
Della materia si è occupata una ricerca del Comune
di Pinerolo.
Pagina II
Idroelehrico
La scelta idroelettrica è
veramente premessa per
un risparmio energetico o
è semplicemente un fenomeno da «economia protetta», con il sostegno degli incentivi statali? Se ne
è discusso a Torino, in un
convegno che ha tentato di
cercare il punto di equilibrio tra questione ambientale e necessità della produzione industriale.
Pagina III
RESISTENZA
Il 5 febbraio Bobbio Pellice ricorda la Resistenza.
La data è relativa alla
«presa della caserma» mediante un’azione dei partigiani, avvenuta in quei
giorni di cinquantuno anni
fa. Nell’occasione però
verranno ricordati anche
quanti da Bobbio Pellice si
trovarono a combattere,
morire o essere catturati in
Francia, Jugoslavia e Russia nell’ultima guerra.
Pagina III
Serali a rischio?
C'è una spada di Damocle sui corsi serali per ragionieri del «Buniva» di
Pinerolo: il provvedimento
che anticipa l’iscrizione
effettiva al 28 febbraio è
difficilmente attuabile dagli studenti-lavoratori. Così il corso si trova in serio
pericolo.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle Vai.i.i moESi
venerdì 3 FEBBRAIO 1995
VILLAR PEROSA PERDE IL SUO ALBERGO? — È stata
presentata, da parte della proprietà, la richiesta al Comune
di Villar Perosa per trasformare il «Grande albergo» in edilizia residenziale. La struttura non pare rispondere più alle
esigenze attuali né sarebbe facilmente riadattabile come albergo; da qui la richiesta al Comune. La decisione ha causato una certa preoccupazione in valle poiché, se è vero che
alcuni vorrebbero riproporre una struttura alberghiera altrove (si fa l’ipotesi dell’area del bacino) magari puntando sui
finanziamenti dei Mondiali di sci al Sestriere, al momento
resta la perdita di una casa che ha una sua storia e che è stata recentemente abbandonata anche dalla Juventus che a
lungo l’ha utilizzata per i suoi ritiri.
FURTI IN APPARTAMENTO — Ignoti ladri hanno visitato
nello scorso fine settimana due appartamenti di Torre Penice. A subire le conseguenze dei furti (sono stati asportati
denaro e oggetti personali), sono state le abitazioni di JeanLouis Sappé, senza apparente scasso e in pieno giorno, e di
Mariella Taglierò, nella serata di giovedì 26 in seguito ad
effrazione di una vetrata.
GLI AGRICOLTORI E LA RIFORMA PREVIDENZIALE — Si svolgerà sabato 4 febbraio, a partire dalle 10,
presso la Foresteria valdese di Torre Pellice, una riunione
organizzata dall’associazione provinciale dei pensionati
della Confederazione italiana agricoltori; tema dell’incontro, aperto a tutti, la riforma previdenziale. È prevista anche
l’elezione del nuovo direttivo e, dopo il pranzo, la visita ad
un’azienda agriéola della valle.
LA LEG AMBIENTE E LE STRADE — Il circolo Legambiente della vai Pellice ha preso posizione sui problemi di
viabilità della valle: «Contraria a grandi interventi sul territorio che possono causare impatti ambientali irreversibili,
preoccupata per il crescente numero di incidenti sull’asse
stradale Pinerolo-Torre Pellice, venuta a conoscenza
dell’accantonamento di un progetto finanziato relativo alla
costruzione di una rotatoria in località Ponte nuovo all’incrocio con la strada Bibiana-Barge, Legambiente esprime
rammarico e sdegno e invita amministrazioni e uffici competenti affinché venga rivista la possibilità di realizzare un
tale progetto ritenendo tale soluzione la migliore per decongestionare il flusso veicolare». Nel frattempo anche dalla
Legambiente di Barge viene un intervento sul tema; un documento inviato in questi giorni ad alcune amministrazioni
comunali della vai Pellice toma sul progetto di pista ciclabile sul sedime dell’ex ferrovia Bricherasio-Barge su cui altri
vorrebbero far sorgere una nuova strada per decongestionare il centro di Bibiana. I promotori della pista ciclabile propongono che per la viabilità venga studiato un intervento
che non crei nuove strade ma potenzi quelle esistenti, attraverso una circonvallazione per Bibiana e la rotatoria di
svincolo dalla provinciale 161 della vai Pellice.
DECRETO SESTRIERE: IN DISCUSSIONE GLI EMENDAMENTI MALAN E BONANSEA — Nel corso della
settimana dovrebbero andare in di.scussione al Senato gli
emendamenti proposti dai parlamentari della zona Bonansea, Malan e Benetto sul decreto per i Mondiali di sci del
Sestriere, che vorrebbero ampliare gli interventi sulla viabilità, oltre che sulle strutture nella zona gare. Malan ha poi
chiesto di includere il completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo nella semplificazione delle procedure prevista
per gli altri interventi. Il deputato di «Federalismo e libertà», mentre chiarisce che nessun contatto è in atto con
l’ex consigliere provinciale Francesco Camusso, preannuncia per sabato prossimo, in un cinema romano, la presentazione del programma per la Riforma liberale che prevede
tra l’altro l’elezione diretta del capo del governo, l’abolizione della quota proporzionale dalle elezioni, federalismo e
regole di mercato, pari opportunità per tutti.
L’ALTERNATIVA PREPARA UN LIBRO BIANCO —
Un libro bianco sui lavori e sull’andamento del Consiglio
comunale di Pinerolo; questa è l’ultima iniziativa assunta
dal gmppo per T Alternativa in vista delle più o meno imminenti elezioni comunali. «Dimostreremo tra l’altro, dati alla
mano - dicono i consiglieri dell’Alternativa - che a dispetto
di quanto affermato dalla giunta, senza l’apporto determinante delle minoranze molte deliberazioni consiliari non
avrebbero potuto essere assunte per il semplice fatto che la
maggioranza non era in grado di garantirsi il numero legale
dei consiglieri».
INSEGNANTI IN ASSEMBLEA SINDACALE — Gli insegnanti delle scuole medie ed elementari della vai Pellice si
stanno mobilitando in questi giorni per promuovere alcune
azioni di protesta e di lotta contro un recente decreto ministeriale che priva i docenti di turno durante l’orario della
mensa del diritto alla gratuità del pasto, cosi come sin qui
avveniva in tutte le scuole dell’obbligo. L’assemblea sindacale vuole essere anche un momento per ritrovarsi e confrontarsi anche su altre questioni e tra queste lo stato di degrado dei materiali in dotazione alle scuole (banchi, sedie,
laboratori, locali e attrezz.ature).
Intervista a Rinaldo Planchon, della brigata Garibaldi, che fu internato a Mauthausen
Cinquantanni che sembrano non passare mai
PIERVALDO ROSTAN
La scrìtta «Il lavoro rende
liberi» sull’ingresso dei
lager è stata riscoperta in
queste settimane in cui si ricorda la liberazione dai campi di concentramento della
Germania nazista ed è un
motto che spesso viene associato ad altri tipo «Mai più
reticolati» o «Per non dimenticare» che l’Italia democratica ha posto in luoghi e spazi
simboli della libertà riconquistata e della democrazia.
Se è vero che nelle Valli si
organizzò molto della Resistenza, altrettanto è vero che
le nostre zone hanno pagato
un pesante prezzo di sangue e
di dolore anche con i deportati e gli internati. Abbiamo
cercato di ricordare quel periodo con due testimoni, il
sig. Rinaldo Planchon, deportato a Mauthausen, di cui
pubblichiamo il racconto, e
l’avv. Giorgio Cotta Morandini, internato nei campi nazisti, che incontreremo la
prossima settimana. Sono due
testimonianze rese a cinquant’anni dai fatti ma il ricordo, in loro, è vivo come si
trattasse di stretta attualità;
l’augurio che aiutino altri a
conoscere e capire.
«Ero partigiano nelle brigate Garibaldi e fui arrestato a
Bagnolo Piemonte il 18 novembre del ’44; da lì fui portato a Cavour dove subii un
primo pestaggio, poi in carcere a Saluzzo; di lì alle Nuove
di Torino e poi a Bolzano:
venni inserito subito nel blocco dei “pericolossissimi”. Da
Bolzano l’8 gennaio fummo
spediti a Mauthausen dove
arrivammo l’il: furono tre
giorni di viaggio allucinante
nei carri bestiame, senza cibo
né acqua. Appena arrivati al
campo fummo svestiti e completamente rasati, perquisiti
in modo disumano; ricordo
che avevamo tutti una sete incredibile: provammo a bere
l’acqua delle docce ma era
piena di disinfettante. Ci diedero da mangiare una brodaglia di acqua e rape: non
riuscivo nemmeno a mandarla giù... Poi ci vestirono
sommariamente; venni portato al «blocco 18» per una
specie di quarantena. Accanto
al nostro blocco vi erano il 19
e il 20, due blocchi di eliminazione, gente destinata a essere mandata alla morte: come cibo veniva loro gettata
per terra una pentolata di minestra che veniva conquistata
fra di loro secondo la legge
del più forte. Un giorno, persi
per persi, provarono a scappare dopo aver gettato sui fili
elettrici che circondavano il
Esposto alla Procura della Repubblica
Un «monopolio»
della Tarta volante?
C’è una cooperativa «pigliatutto» in vai Pellice? A
vedere l’esposto presentato
alla Procura della Repubblica
di Pinerolo dal deputato Lucio Malan sembrerebbe che
la Cooperativa «Tarta volante» goda di un trattamento di
favore da parte della Comunità montana vai Pellice. Il
deputato, passato dalla Lega
Nord a «Federalismo e Libertà», denuncia «un'egemonia quasi monopolistica, intrecci fra membri di giunta
della Comunità montana con
consulenti è cooperativa,
conferimenti di incarichi poco o nulla motivati, verbali
lacunosi; si creano le basi per
la perpetuazione del dominio
della cooperativa con un’incessante concentrazione del
“social-assistenzial-culturale” e quant’altro nelle sue
mani. E si tratta di centinaia
di milioni».
L’esposto di Malan prosegue puntando sul Piano di
ecosviluppo redatto da alcuni
esperti su indicazione della
Comunità montana: «Uno dei
consulenti (Giovanni Borgarello, ndr) è anche consigliere
della cooperativa e figlio di
un assessore che ha partecipato alle votazioni relative
agli incarichi affidati alla
Tarta volante». La Procura
indagherà ma intanto registriamo le prime reazioni che
dimostrano la scarsa fondatezza delle pesanti dichiarazioni dell’on. Malan. «Non
ho mai partecipato alle votazioni nelle giunte in cui si deliberava qualche provvedimento a favore di mio figlio o
della cooperativa La Tarta
volante - commenta sdegnato
l’assessore ai Servizi sociali,
Ezio Borgarello - e di questo
ci sono ampie prove; non
posso certo impedire a una
persona che è competente in
un settore di candidarsi a
svolgere un lavoro».
C’è amarezza anche nella
cooperativa. «Dà oltre dieci
anni lavoriamo per alcuni enti
pubblici della vai Pellice - dice il presidente, Gaetano
Adelfio - e con la Comunità
montana siamo riusciti ad
avere sempre e soltanto incarichi per un operatore con delibere trimestrali o al massimo semestrali. Annualmente
otteniamo dall’ente meno di
50 milioni per le prestazioni
dei nostri operatori mentre la
Comunità montana gestisce
servizi per somme grandemente superiori. In tutti questi anni non un solo operatore
della cooperativa è stato assunto dalla Comunità montana. Per quanto riguarda la posizione di Giovanni Borgarello tengo a precisare che
dall’aprile '94 non è più consigliere e da agosto nemmeno
nostro socio. Noi stessi abbiamo chiesto che su progetti di
maggiore impatto economico
si andasse a gare pubbliche
evitando ogni tipo di possibili
polemiche».
campotutto quello che avevano trovato nelle baracche; fu
una carneficina: qualcuno riuscì ad uscire ma venne ripreso e impiccato il giorno dopo.
Fu una giornata che non dimenticherò mai».
- Eravate considerati carne
da lavoro...
«All’inizio avevo ancora
sufficienti forze; nel campo ci
facevano lavorare a turni, 12
ore di giorno e 12 di notte.
Appena arrivato fui messo alla colonna trasporti: travi pesantissimi sempre a spalle.
Ebbi la fortuna di fare da interprete in francese ad un capo; così riuscivo ogni tanto
ad evitare un viaggio. Poi fui
mandato a lavorare al taglio
delle sbarre dì ferro e forse
grazie a questo sono tornato
vivo a casa. Gli italiani erano
pochi; con me c’erano gli
spagnoli, i primi ad essere deportati, poi francesi, polacchi;
ma ho avuto anche la ventura
di essere l’ultimo italiano a
incontrare Jacopo Lombardini. Lo conoscevo dai tempi
dell’Unióne giovanile e andai
a trovarlo; stava male e mi
disse che in quanto invalido
sarebbe stato rimpatriato presto: in realtà quando una persona non era in grado di lavorare veniva eliminata».
- Avevate quàlche contatto
con l’esterno, possibilità di
sapere quanto stava succedendo in Europa?
«Assolutamente nessun
contatto; si lavorava e viveva
solo nel campo circondato dai
cani. Il controllo spesso era
affidato ad altri deportati politici come noi; in quanto italiani eràvamo i peggiori; per i
tedeschi eravamo i banditi,
per. gli altri eravamo i fascisti.
Siamo stati liberati il 5
maggio con l’arrivo degli
americani; ero come inebetito,
pesavo 33 kg- Sono ritornato
in Italia con un caro amico
che, guarda caso, era con me
a Saluzzo, poi fu portato con
me a Bolzano e da lì a Mauthausen: là eravamo in due
campi diversi e ci siamo ritrovati sullo stesso vagone del
treno. Arrivato a Torre Pellice
non andai subito a casa ma da
un’amica di mia madre in modo che la preavvisasse delle
mie condizioni...».
Viale Dante, 58
10066 TORRE PELLICE (To)
Tel. 0121 91367 -91624
Scuola e informatizzazione
Giovani e computer
_________DAVIDE ROSSO________
LJ informatizzazione nella
nostra società ormai è
molto diffusa e tutti noi siamo
venuti, in un modo o in un altro, direttamente o indirettamente in contatto con un
computer. Per molti è importante oggi avere un po’ di familiarità con questo strumento che fino a qualche anno fa
era visto dai più come un
«mostro sacro» da guardare
con sospetto e di cui diffidare.
Questo per quel che riguarda noi adulti ma qual è il rapporto che i ragazzi hanno con
il computer, ne hanno una
qualche familiarità? Dalle risposte che sono emerse da
una recente ricerca (che aveva come temi oltre al computer anche la lettura e la tv),
svolta a Pinerolo dall’as.sessorato alla Cultura nelle
scuole elementari e medie,
pare proprio di sì. Dal questionario preparato per la ricerca emerge che quasi la
metà dei ragazzi ha in casa
un computer e che fra quelli
che non lo hanno circa l’80%
lo vorrebbe; tra questi, sebbene sia alta la percentuale di
quanti lo vorrebbero soprattutto per giocare, vi è anche
chi, e sono parecchi, dimostra interes.se per altre funzioni a cui lo strumento può essere indirizzato (fare i compiti, studiare, scrivere testi, gestione dati, disegnare, ecc.).
L’uso del computer a scuola
riguarda la maggioranza dei
ragazzi delle medie mentre è
molto ridotta la percentuale
di quanti possono usarlo alle
elementari. La scuola ha poi
neH’apprendimento dell’uso
del computer una discreta
importanza alle medie mentre
ha scarsa importanza alle elementari.
Vediamo ora qual è il rapporto che i ragazzi hanno con
il computer: di fronte alla difficoltà nel suo uso i più piccoli chiedono aiuto a persone
che ne sanno di più ma i più
grandi, e soprattutto i maschi,
preferiscono insistere da soli
e sono comunque complessivamente pochi (il 10%) quelli che si arrendono c spengono. Alla domanda «perché mi
piace il computer?» fra i maschi prevale il senso di sfida
mentre le femmine lo vedono
di più come un passatempo.
Per quel che riguarda poi il
«modo di considerare» il
computer fra i maschi delle
elementari c’è una tendenza a
sentirlo come un «avversario». prevale in loro un senso
di agonismo nei confronti
dello strumento arrivando a
volte a valutarlo con un certo
grado di «umanizzazione»
per le ragazze il computer è
sostanzialmente un «cervellone che sa tutto», c’è quasi
un senso di onnipotenza tecnica del computer. Alle medie la tendenza è pressoché la
stessa ma comincia ad emergere in modo consistente anche il sentire il computer come una «macchina». In ogni
caso una grossa maggioranza
dei ragazzi (più i maschi delle femmine), il 70% alle elementari e l’80% alle medie,
pensa che sia utile saper usare il computer.
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
BERTOT TULLIO
corso Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
tei. 0121 - 953395 — 0337 - 211111
AUTONOLEGGIO
9
V/ENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
E Eco Delle Yalu moEsi
PAG.
Ili
L'anticipo dei tempi rende problematiche le iscrizioni
A rischio i corsi serali del Buniva
■ I recenti provvedimenti in
¡dateria scolastica, oltre all’
jJjolizione degli esami di ripaiazione, hanno innovato anche la disciplina delle iscrizioni: abolizione delle preir^rizioni e anticipazione del
lénnine per l’iscrizione effettiva al 28 febbraio, con consciente scelta definitiva della
^ola frequentata. La finalità
del provvedimento era di mi‘èKorare l’attività di program.^zione nella formazione di
■p^i e nella distribuzione degii insegnanti per favorire un
■Idizio più celere e organizzato
Udranno scolastico.
- /purtroppo l’applicazione
discriminata del prcwvedi' tnènto stesso rischia di avere
pesanti ripercussioni nelle
scuole serali dove mal si concilia con le esigenze degli
■^jdenti-lavoratori che hanno
Notevoli difficoltà a programdiare a così lunga scadenza i
propri impegni. 11 risultalo è
itato quindi, fino a questo
momento, un decremento delle iscrizioni con il rischio della mancata attivazione di alcune classi e forse anche della scomparsa dei corsi. Una
proposta di richiesta correttiva in materia è stata avanzata
da un’assemblea degli operatori dei corsi serali, che comprendono almeno 2.000 studenti, tenutasi a Torino.
Anche il corso serale per ragionieri dell’istituto tecnico
«Buniva» di Pinerolo, l’unico
della zona attivato da una
scuola pubblica, sta subendo
questi effetti negativi e vede
messa in pericolo la propria
sopravvivenza. Il corso serale
del «Buniva», che compie ora
20 anni, ha diplomato finora
300 ragionieri e 94 geometri
(per questi ultimi il corso è interrotto dal 1984) e negli ultimi anni si è attestato su una
media di circa 120 iscritti, la
gran parte dei quali affluiva
però nel mese di settembre.
La tipologia degli studenti
che accedono a questo servizio. vede, insieme alla presenza di elementi provenienti dal
corso diurno, una larga rappresentanza di persone già inserite nel mondo del lavoro.
Per queste ultime soprattutto,
l’obiettivo di una maggiore
scolarizzazione è quasi sempre visto non solo come necessità di ottenere un titolo di
studio ma anche come acquisizione di una maggiore formazione culturale.
Sarebbe dunque un vero
peccato che la sua sopravvivenza venisse pregiudicata,
anziché da un fisiologico aumento del livello di scolarità,
da una applicazione meccanicistica di un provvedimento
di carattere generale. Il bacino di utenza è infatti ancora
molto grande, circa 150.000
persone, e al momento il ruolo dei corsi serali non appare
superato o sostituito da altre
offerte educative rivolte alle
stesse fasce di utenti.
Saranno ricordati anche i caduti sui vari fronti di guerra
Bobbio Pellice e la Resistenza
Val Chisone: il settore tessile al centro di un incontro culturale
l'epoca dell'industria romantica
LILIANA VIGLIELMO
La storia dell’industrializzazione nelle valli Chisone ^ GermanaSca, che coni;|)rènde un secolo e mezzo,
rientra nella migliore tradiitione romantica: ricche e nobili famiglie, ascesa e caduta
di grandi complessi industriali, 5 mito del «buon padrone»
e il lavoro elevato a filosofia
della vita. Dalla parte opposta
Lpccupazione pagata a duro
prezzo, la necessità del guadagno per poter mantenere la
fiimiglia, lo spettro della diiloccupaz.ione quando le fabbriche chiudono.
Questi due aspetti sono statf ìnessi in luce con grande
eompetenza nel primo incontro culturale del 1995 organizzalo dalla Comunità mon; tana e dal Centro culturale
vAldese a Porosa Argentina.
Clara Bounous ha rievocato
le.yicende del cotonificio Wiriemann di San Germano e
Valter Bruno la complessa sittiazione del setificio c del co
tonificio di Perosa Argentina,
ancora attivi, a differenza di
quello di San Germano che
fallì nel 1978.
Purtroppo la chiusura del
cotonificio Widemann segnò
anche la dispersione del patrimonio di dati e di materiale
documentario che vi erano
contenuti. Clara Bounous ha
cercato per anni di ricuperare
questi elementi che fanno parte della storia locale. Una .sezione dedicata al lavoro in
fabbrica è situata nel museo
di San Germano, fotografie e
disegni sono raccolti in una
mostra che è stata esposta anche a Torre Pellice, la rievocazione storica è contenuta
nel libro Quando la sirena
suonava, in cui sono contenute anche le testimonianze dirette delle persone che vissero
l’esperienza della condizione
operaia in un mondo ancora
in massima parte agricolo.
Le fabbriche di Perosa Argentina .sono anche oggetto di
una ricerca da parte di Valter
Bruno e di altri suoi amici.
con lo scopo di non lasciar cadere nell’oblio quella che fu,
nel bene e nel male, una componente essenziale della vita
nelle nostre valli. Nella discussione è stata messa in rilievo la difficoltà di trovare
altre occasioni di impiego in
una zona dominata dalle industrie tessili e meccaniche; si è
anche proposto di allestire un
museo del tessile a Perosa e di
promuovere la conoscenza del
mondo della fabbrica con visite guidate per le scuole.
Al cotonificio Widemann
A
Il traforo
Caro Direttore,
leggo sul tuo quasi omonimo giornale di Pinerolo
«L’Eco del Chisone» il titolo
«la festa dei valdesi per la decisione sul traforo». Ne rimango un po' stupito. Non
che venisse impastoiato in beghe polemiche un ariomento che mi pare troppo
Importante per non affrontarlo con la serietà necessaria. Si
batta di quella via alla testata
<lella vai Pellice che deve riaprire le nostre valli verso il
li^eyras, evitando però che
l'opera porti a una servitù
soffocante. Sta a noi di non
Isolarci asservire.
Non rimandiamo sempre
perché non tutti possiamo
Spostarci con l’elicottero e
^rché si è presa coscienza
“Olio sviluppo sostenibile. E
il discorso finirebbe qui se
non sorgesse una domanda:
che parte avranno nelle trattanye del 17 febbraio ed altre
sii enti locali che ci rappresentano e rappresentano solo
noi: i Comuni e le Comunità
montane? Con i miei saluti
♦ Gustavo Malan
Torre Pellice
Precisazione
Caro direttore,
la presente per chiedere una
precisazione all’articolo
«Una fase nuova per la Comunità alloggio» comparso
sul n. 2 del 13 gennaio. Nella
parte in cui vengono citate le
mie parole è scritto che:
«...inoltre non abbiamo ancora un direttore, uncbe.se molti sono i nomi disponibili, e
anche la nostra attuale presidente di comitato, chiamata a
svolgere un altro incarico
molto impegnativo, sta per
lasciarci».
A onor del vero, ma soprattutto per chiarezza nei confronti di quanti sono impegnati nel lavoro della Comunità
alloggio, voglio precisare che
nella chiacchierata telefonica
avuta con la firmataria dell’
articolo sono stata fraintesa.
Il 5 febbraio Bobbio Pellice
ricorderà il periodo della Resistenza nel suo territorio. La
data prescelta coincide con la
presa della caserma (l°-6 febbraio 1944), significativa
azione partigiana sostenuta
da tutti i gruppi partigiani
della valle. La presa della caserma è solo un episodio del
contributo dato da Bobbio alla Resistenza. La lotta partigiana a Bobbio fu caratterizzata da alcuni elementi particolari e tra questi va ricordato
che la formazione iniziale era
costituita quasi esclusivamente da giovani locali, a cui
solo più tardi si unirono partigiani saliti dalla città e dalla
pianura quando si giungerà
ad avere la presenza di almeno 800 partigiani. Inoltre, data la posizione del paese, i
partigiani locali assunsero
sostanzialmente il ruolo di
collegamento tra gli alleati
dislocati in Francia.
Per lungo tempo poi Bob
bio visse momenti di relativa
tranquillità, almeno fino
aH’agosn? 1944, quando vi si
stabilì il comando della quinta divisione GL. La predominanza di partigiani locali ridus.se, almeno in parte, i disagi della popolazione dovuti a
rappresaglie dei nazifascisti.
Ciò nonostante Bobbio subì
alcuni rastrellamenti (febbraio, marzo, agosto 1944);
numerose furono le case bruciate e particolarmente grave
fu il danno per il patrimonio
zootecnico. Va infine ricordato il contributo di vite umane
pagato dalla comunità locale
che fu di quattro partigiani caduti e di sette civili.
La manifestazione del 5
febbraio dovrà inoltre essere
un momento di riflessione sul
contributo generale che Bobbio diede all’infausta seconda
guerra mondiale con numerosi caduti sui vari fronti di
Francia, Jugoslavia e Russia.
Oltre ai soldati che combatte
rono nella lotta partigiana in
Jugoslavia e che rientrati in
Italia si unirono poi alle truppe alleate che risalivano la
penisola, vanno ricordati i casi degli alpini dislocati all’8
settembre in Corsica, che entreranno a far parte del primo
contingente organica dell’esercito italiano al Sud, combattendo al fianco degli alleati e di un fante della divisione
Acqui, che fu tra i pochissimi
scampati al massacro della
divisione.
Il programma della manifestazione del 5 febbraio prevede, oltre alla deposizione
di corone ai monumenti ai
caduti e ai partigiani, l’orazione ufficiale di Lorenzo Tibaldo su «Valòfi della Resistenza oggi: scuola e cultura
a fondamento della società
democratica» che si terrà al
termine della mattinata, alla
quale prenderà parte tra l’altro la banda municipale di
Torre Pellice.
Produzione e ambiente alla ricerca di un vero equilibrio
Pregi e difetti dell'idroelettrico
MARCO BALTIERI
Parlando del futuro della
struttura, del suo assetto organizzativo, ecc., alla domanda
se il Comitato pensava a una
nuova figura con funzioni di
direzione e alla rilevazione
che è sempre più difficile reperire delle persone che abbiano voglia di impegnarsi in
ruoli di responsabilità all’interno della chiesa, ho risposto
che la composizione del futuro organico è allo studio del
Comitato e pertanto oggi non
posso sapere se da tale studio
emergerà l’esigenza di un/a
direttore/a: può darsi di sì,
può darsi di no e non sono
così pessimista rispetto al reperimento delle persone, in
quanto ce n’è un buon numero che si è messo a disposizione della chiesa in tal. senso. Lo stesso discorso vale
per la presidente del Comitato: a domanda specifica non
ho escluso la possibilità che
chieda di essere sollevata da
tale incàrico, in tempi ragionevoli per permettere la
sua sostituzione.
Anita Tron - Torre Pellice
T 9 idroelettrico è davxvX-i vero un amico del
territorio e dell’ambiente?»
si è chiesto l’ingegnere idràulico Cannata, nel suo intervento al convegno svoltosi
a Torino sul tema «Idroelettrico; la difficile convivenza
tra produzione e ambiente».
Un interrogativo che sappiamo di grande attualità anche
per le nostre valli; dominanti,
almeno in questo incontro, i
dubbi, le incertezze, le aperte
critiche a un rilancio dell’idroelettrico che pare essere
più un fenomeno da «economia protetta», un buon affare
sostenuto da incentivi statali,
che non un reale contributo
al risparmio energetico.
Si è parlato soprattutto degli impianti di media potenza,
ad acqua fluente, ormai ben
noti anche in vai Pellice: proprio alcune leggi del 1991
hanno stimolato, con la concessione di forti contributi
statali, la proliferazione delle
domande; si è aperta così una
vera e propria corsa all’occupazione degli ultimi corsi
d’acqua disponibili e, come
ha osservato il professor
Gambino del Politecnico di
Torino, gli strumenti della
normale gestione del territorio si sono rivelati compietamente inadeguati ad affrontare questo problema.
Le procedure attualmente
in uso valutano infatti le
caratteristiche di un solo impianto per volta, senza badare
agli effetti cumulativi derivanti dalla presenza di più installazioni. Si pensi solo, per
la vai Pellice, all’esempio
della Comba dei Carbonieri
con un impianto in attività,
uno in costruzione e altri
quattro in fase istruttoria.
Questa vera e propria cancellazione dei torrenti d’acqua
alpini è d’altra parte ormai
una triste realtà, come ha efficacemente mostrato il dottor
Perosino, con una serie di allucinanti diapositive sui corsi
d’acqua in provincia di Tori
no, ridotti a pietraie e stagni
maleodoranti per i prelievi
idroelettrici e irrigui.
Molti dei relatori hanno sottolineato che una delle poche
possibilità che abbiamo di arrivare a una gestione più corretta dei corsi d’acqua è quejla di una rapida redazione dei
piani di bacino; la Regione
Piemonte ha proposto, ma
non ancora approvato, un regolamento più restrittivo per
la realizzazione di nuovi impianti idroelettrici, come intervento tampone in una situazione in. cui ormai sono centinaia le domande presentate
agli organi competenti. Immediate naturalmente le proteste
degli imprenditori idroelettrici
presenti, ai quali qualunque
intervento restrittivo sembra
ingiustificato e che rivendicaT
no una correttezza e un rispetto dell’ambiente nella realizzazione dei loro impianti anche se, purtroppo, sono spesso
smentiti dagli esempi concreti
che abbiamo sotto gli occhi,
come la citata Comba.
Campiglione Fenile: 50 anni fa veniva ucciso Renato Geymet
Un ricordo che è anche eredità
LIONELLO GAYDOU
Molti partigiani si sono
riuniti a Campiglione
Fenile (To) il 15 gennaio davanti alla lapide che ricorda
la fucilazione del partigiano
Renato Geymet, per porre il
saluto riconoscente a un amico e compagno che fu un valoroso combattente nella 5°
brigata Giustizia e libertà
nella vai Pellice a fianco, anche topograficamente, alla
vai Luserna, dove eravamo
noi della 105“ Garibaldi.
Geymet fu fucilato dai fascisti; noi partigiani raramente fucilavamo, dopo regolare
processo, i nostri prigionieri.
Molti di essi dopo qualche
giorno che erano prigionieri
ci aiutavano a portare l’acqua, spaccare la legna, lavare
i recipienti della cucina; a
volte non si arrivava a nessun
processo e alcuni venivano
addirittura considerati nostri
compagni.
Forse questa generosità
Sindaci e gonfaloni per ricordare Renato Geymet
qualche volta ci costò parecchio, ma noi combattevamo
per amore dell’Italia e non di
un dittatore. Questo è stato
ricordalo a chiare lettere dal
sindaco e dall’avv. Negro,
presidente provinciale deli’Anpi.
Quello che onoriamo, davanti a questa lapide, è la vita
spesa in nome della pace.
della giustizia e della libertà
in Italia e nel mondo. Noi
compagni e eredi diciamo a
Renato Geymet che il nostro
pensiero riconoscente lo seguirà sempre, e benché alcuni
vogliano far dimenticare o alterare la storia, noi davanti a
questa lapide che lo ricorda,
promettiamo di essere fedeli
ai suoi e ai nostri ideali.
10
PAG. IV
E Eco Delle \ÀLLi ^ldesi
venerdì 3 FEBBRAIO 1995
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI DEL II CIRCUITO — L’Apocalisse è un libro difficile e misterioso, che spesso scoraggia chi decide di intraprenderne la lettura, è anche però un poderoso
stimolo alla nostra fede. Vengono proposti otto incontri,
un percorso di gruppo, un viaggio guidato da parte di
credenti alla ricerca della testimonianza di altri credenti.
Gli incontri avranno luogo a Pinerolo il lunedì alle ore
15 e alle ore 20,30 a partire dal 30 gennaio; a Prarostifto il lunedì alle ore 20,30 a partire dal 30 gennaio; a
San Germano il martedì alle ore 20,30 a partire dal 31
gennaio, a San Secondo il mercoledì alle ore 20,30 a
partire dall’8 febbraio; a Villar Perosa ogni due settimane a partire da lunedì 6 febbraio alle ore 20,30.
ANGROGNA — Riunioni quartierali giovedì 9 febbraio
alle 20,30 al Prassuit Vernò e lunedì 13 al Serre, sempre
alla stessa ora, a cura dei giovani dell’Unione.
BOBBIO PELLICE — Domenica 5 febbraio, durante il
culto, avrà luogo l’assemblea di chiesa^per esaminare il
rendiconto finanziario ’94 e il preventivo per il 1995.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 9 febbraio riunione quartierale al Fondo San Giovanni alle 20,30.
PERRERO MANIGLIA — Riunioni quartierali martedì 7
alle Grangette e mercoledì 8al Bessé, alle ore 15.
PINEROLO — Domenica 5 febbraio banco di vendita
dolci a favore del restauro dell’organo.
POMARETTO — Ogni lunedì sera del mese di febbraio
all’eicolo grando alle 20,30 ciclo di film sul razzismo a
cominciare dal 6 febbraio con «Fa’ la cosa giusta».
• Riunioni quartierali: lunedì 6 febbraio alle ore 20 a
Masselli e mercoledì 8 alle 20,30 alla Lausa.
• L’Unione femminile si ritrova l’8 febbraio; le riunioni al Centro anziani ci saranno venerdì 3 e sabato 18.
PRALI — Riunioni quartierali martedì 7 alle 19,30 a Villa
e mercoledì 8 alla stessa Ora a Malzat.
RORA — Venerdì 3 febbraio studio biblico alla sala Morel e giovedì 9 riunione alle Fucine, alle ore 15 .
TORRE PELLICE — Sabato 11 alle ore 20,45 nel tempio
il coretto presenta «L’anima della libertà», il cammino
dell’uomo nero dalla schiavitù all’emancipazione attraverso la musica.
VILLAR PELLICE — Domenica 12 febbraio, dopo il
culto, è convocata l’assemblea di chiesa: all’ordine del
giorno l’impegno nei confronti della cassa centrale per
il 1995 e l’organizzazione di un viaggio comunitario
nel Mezzogiorno d’Italia. Riunioni quartierali lunedì 6
in borgata Teynaud e martedì 7 ai Garin.
VILLASECCA — Riunioni quartierali lunedì 6 alle ore 20
a Villasecca, martedì 7 ai Trossieri alle 14,30, mercoledì 8 alle 20 a Serre Marco/Morasso.
• L’Unione femminile si incontra giovedì 9 alle 14,30.
Un prestigioso gruppo degli Usa
li blues a Pinerolo
La musica blues è di scena
a Pinerolo con Skeeter Brandon Calvin, proveniente dal
North Carolina dove, a Goldsboro, ancora adolescente,
aveva fondato il suo primo
gruppo con molto successo
tanto da essere invitato a
suonare le tastiere nell’orchestra del noto Clarence
Carter. Fa fortuna a Bangkok, in Canada, in Europa e
in tutta l’America. Nel 1975,
a ventisei anni, registra il suo
primo disco con il gruppo dei
Chi-Lites e dopo una lunga
serie rii tournée, pesanti per
lui anche a causa riella cecità, riecide di ritornare al
suo paese natale per ricominciare a suonare e cantare
gospel, il suo primo genere
musicale e la vera passione
della sua vita.
In questo periodo, sempre
a Goldsboro, organizza le attività musicali della locale
chiesa battista e da vita a un
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. posl./50
Pii>bHcazioi>e unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Ti^junale di Pinerolo n. 175/60
Resp, Franco Gian^iccoli
Stampa: La GHi^eriana Mcnìdovi
Una copia L, 2.000
gruppo gospel con il quale
gira tutto il mondo durante le
festività natalizie e pasquali.
In questo modo Brandon
ritorna con entusiasmo a girare con la sua musica che
per lui, come ama dire, «è
parte di me, preferisco suonare che mangiare e mi piace
suonare in pubblico, metto
tutto me stesso ogni sera nelle mie interpretazioni». Con
il gruppo degli Highway 61,
presenti con lui a Pinerolo
durante la serata di blues al
Teatro-incontro di via Caprini il 10 febbraio, Skeeter
Brandon Calvin presenterà
un repertorio assai affascinante con musiche e testi tra
gli altri di Stevie Wonder,
James Brown, Jim Hendrix e
_ Aretha Franklin. **
Il gruppo con il quale si
presenta, che prende il nome
dalla celebre strada che collega il Tennessee e la Louisiana attraversando il delta
del Mississippi, la patria del
blues, ritorna in Italia dopo
circa tre anni e oltre alla novità di avere Brandon come
cantante pianista presenta
agli appassionati l’ultimo lavoro discografico realizzato
negli States un anno fa. L’
appuntamento con il blues e i
suoi rappresentanti in tournée è alle 21,30 in via Caprini 31 ; il prezzo del biglietto è di lire 15.000, la prevendita presso Rogirò.
BRUTTA SCONFITTA PER LA PALLAMANO LUSER
NA — Mentre la formazione maschile di serie D ha riposato, la
squadra femminile hanno disputato un brutto incontro offrendo
poco gioco e apparendo in crisi psicologica. Con la Rescaldinese le ragazze di Goss avrebbero anche potuto vincere, e in effetti hanno a lungo condotto il punteggio, ma a un certo punto si è
come spenta la luce e dal black out è emersa la sconfitta per 18
a 31 ; nel grigiore generale le uniche note positive sono venute
dalla discreta prestazione di Miriam Bellion e dalla prima rete
in campionato della quattordicenne Federica Bertin.
Nei campionati studenteschi di pallamano, dopo la prima settimana di gare e con una giornata di anticipo, l’Itis Porro ha
conquistato l’accesso alle semifinali provinciali in programma
a febbraio a Torino; per il secondo posto ancora a disposizione
lo scontro è fra Alberghiero e Liceo Porporato. In campo femminile i due posti spettano di diritto all’Istituto alberghiero e al
Liceo Porporato, le uniche scuole partecipanti. Il loro incontro,
ininfluente ai fini della qualificazione, si è concluso sul 4 a 4.
TENNIS TAVOLO — La squad^ della Valpellice che milita in serie D2 provinciale è stata sconfitta per 5 a 2, come
all’andata, dalla capolista Stampalia Torino. I due punti sono
stati realizzati da Peracchione (troppo nervoso però a tratti) e
da Battaglia; a zero, malgrado la buona prestazione. Pallavicini. Sabato 4 febbraio la squadra di CI nazionale sarà in trasferta a Vallecfosia con il Tt Cinque torri mentre la C2 regionale
sarà in trasferta a Moncalieri con il Gasp.
BENE LE PINEROLESI DI PALLAVOLO — Prosegue
bene la marcia delle due formazioni di Pinerolo in CI di pallavolo: la squadra femminile ha superato in casa, per 3 a 1, il
Vallescrivia confermandosi al secondo posto in classifica mentre i ragazzi hanno vinto, sempre per 3 a 1, a Novi Ligure.
In seconda divisione il 3S Lusema ha superato per 3 a 2 la
capolista Ars volley Strambino-dopo una partita impeccabile;
tutte brave le ragazze di Andrea Ricca, autrici di una bella prestazione corale. Due sconfitte invece per il 3S nella categoria
ragazze (0 a 3 a Pinerolo) e negli allievi (2 a 1 a Vinovo).
CALCIO: DUE SCONFITTE — Due sconfitte hanno contraddistinto l’ultima giornata dei campionati di calcio nel Pinerolese. Il Pinerolo nel campionato Dilettanti ha perso per 0 a 1
ad opera del Borgosesia che si conferma al secondo posto.
L’incontro non è stato esaltante ma, proprio mentre sembrava
acquisito il pareggio a reti inviolate, è arrivata la rete di Scienza all’86’. A quel punto non c’era nemmeno il tempo di rimediare; sabato prossimo i biancoblù saranno in trasferta sul
difficile campo di Valenza. In Promozione il Lusema è stato
nettamente battuto dal Carmagnola per 3 a 1, reahzzando l’unica rete proprio allo scadere con Bordonale; domenica prossima
a Lusema arriverà il fanalino di coda Mondovì.
L'associazione musicale «Divertimento)
La musica momento
di aggregazione
______JACOPO RUOGIERO______
La vai Pellice potrà godere
prossimamente di una
stagione concertistica di grande rilievo artistico per la novità delle proposte e per la
statura dei musicisti impegnati, tutti di consolidata esperienza artistica. Le manifestazioni si svolgono nei comuni
di Lusema San Giovanni (sala Albarin), Torre Pellice,
Bobbio Pellice e Villar Pellice, nei rispettivi templi.
Il programma è una proposta dell’Associazione musicale «Divertimento» (da tre anni
operante nella valle con una
scuola di musica) che, impegnata sul piano didattico a
diffondere un’idea di fruizione musicale come momento
di aggregazione e confronto
creativo il più possibile aperto
ai vari aspetti di cui si compone l’universo musicale, offre
otto incontri assai diversificati, dove i musicisti sono presenti prevalentemente in formazioni di due o più soggetti.
Il 4 febbraio a Lusema si
esibirà un duo per violino e
pianoforte (brani di Mozart,
Stravinskij e Franck); l’11
febbraio a Lusema San Giovanni un quartetto vocalestrumentale con pianoforte,
contrabbasso e batteria (brani
di Aaron Bell, John Lennon,
Elton John, Tracy Chapman,
Luigi Tenco, ecc.); il 18 febbraio a Bobbio un quintetto
vocale-stmmentale con flauti,
armonica, chitarre, Glockenspiel e percussioni (musiche
di Bob Dylan, Joni Mitchell,
Neil Young, ecc., nonché di
due autori del gmppo. Bonetto e Battaglino); il 25 feb
braio a Villar si terrà invece
un concerto solistico per organo (lo stmmento è nuovo e
verrà inaugurato per l’occasione, con musiche di autori
inglesi, tedeschi e italiani del
Seicento e Settecento); il 4
marzo, ancora a Villar, sarà
la volta di un duetto di sassofono e chitarra jazz (improvvisazioni su frammenti
musicali tratti da brani di stili
e epoche differenti; il 18
marzo a Torre Pellice si esibirà un duo per pianoforte a
quattro mani (brani di Schubert, Milhaud e Rachmaninov); il 25 marzo a Torre
Pellice un duo per voce e pianoforte (Mozart, Rossini, Donizetti, Copland e Gershwin);
infine il 1° aprile a Lusema
San Giovanni chiuderà un
trio di chitarre con musiche
della fine del ’700 e dell’800.
L’incasso di due dei concerti (18 febbraio e 18 marzo) sarà devoluto all’Associazione per la pace e al Comitato di accoglienza per una
famiglia bosniaca in valle; il
resto servirà a finanziare la
scuola musicale Divertimento, che in pochi anni di attività si è rivelata un autentico
servizio per la collettività riuscendo a realizzare un valido
punto di riferimento culturale
per giovani e meno giovani
di tutta la valle.
Il prezzo dei concerti è ragionevole: £ 8.000 (5.(X)0 fino
ai 18 anni) il biglietto singolo
e 50.000 l’abbonamento agli
otto concerti. Prevendita abbonamenti alla Pro Loco di
Lusema (ore 9-11,30 e 15-18
escluso mercoledì) e Pro Loco
di Torre Pellice (da martedì e
sabato ore 9-12 e 16-18,30).
Appuntamenti
2 febbraio, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, all’auditorium di corso Piave, nell’ambito
della «Settimana della Croce
Verde», si svolgerà un incontrodibattito sul «Volontariato e solidarietà» con la partecipazione di
Luciano Dematteis, presidente
nazionale Anpa, Giovanni Garis,
presidente Avass di Pinerolo e
Camillo Losana, presidente del
tribunale dei minori di Torino.
3 febbraio, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, avrà luogo
una serata di canti popolari con
la corale «Prompicai» presso la
chiesa Madonna di Fatima.
3 febbraio, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 20 presso
il Grande albergo, nell’ambito
della rassegna Classici venerdì,
concerto di musica americana
degli anni ’50 «Il be-bop» con il
sassofono di Nika Peirani.
3 febbraio, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, al Centro
sociale di via Podgora, serata su
«La costituzione italiana: 19461948: perché fu scritta così?
1995: il suo valore oggi». Interverranno i magistrati Passone e
Pedrini e Nadia Spano, deputata
all’assemblea costituente.
4 febbraio, sabato — PINEROLO: È di scena la Spagna al
Teatro-incontro di via Caprilli,
dove alle 21 cantanti, attori, ballerini e musicisti porteranno in
scena una parte dei suoni, dei ritmi e della poesia spagnoli,
nell’ambito della rassegna «Risonanze europee».
4 febbraio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nell’ambito di «Piemonte in
Musica», alle 21 presso la sala
Albarin, concerto per pianoforte
e violino con musiche di Mozart,
Stravinskij e Franck. Prevendita
e abbonamenti presso le Pro Loco di Lusema San Giovanni e
Torre Pellice; ingresso lire 8.000.
4 febbraio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17, presso
il Centro culturale valdese, si
apre «Una finestra .su: immagini
di vita quotidiana ad Angrogna».
L'esposizione resterà aperta fino
al 28 febbraio.
4 febbraio, sabato — ANGROGNA: Presso la sala unionista replica di «Café Liberté»
del Gruppo teatro Angrogna. Lo
spettacolo è alle 21,15, con prevendita presso la libreria Claudiana di Torre Pellice.
5 febbraio, domenica — PINEROLO: Alle 10 presso la sede della Croce Verde avrà luogo
l'inaugurazione delle nuove ambulanze.
5 febbraio, domenica — PINEROLO: Presso la collezione
civica d'arte di palazzo Vittone,
in piazza Vittorio Veneto, si conclude la mostra di fotografie di
Domenico Doglio «Pinerolo dalla strada».
5 febbraio, domenica — POMARETTO: Presso la chiesa
valde.se Kalman Balogh e la Gipsy Ensemble presentano alle 21
il cimbalon e la musica dei gitani
d'Ungheria.
6 febbraio, lunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
20,30 presso l'Auditorium di viS
ex Deportati e Internati 26 si
svolgerà la prima lezione del
corso sulla Costituzione. Interverrà il professor Gianni Oliva
su «Alle radici storiche della Costituzione».
7 febbraio, martedì — PINEROLO: Alle 20,45 presso il Teatro-incontro andrà in scena «1 care», produzione della cooperativa
teatrale «Il fiume», sull'esperienza e la vita di don Milani.
7 febbraio, martedì — TORRE PELLICE: Inizia, alle
19,30, un corso di ginnastica organizzato dal Cai-Uget nella palestra del Collegio: per informazioni rivolgersi direttamente in
palestra il martedì e il giovedì o
tei. al 0121-59315, ore serali.
10 febbraio, venerdì —TORRE PELLICE: Alle 20,45, presso la sede della Comunità montana vai Pellice, il gmppo di studio
Val Lucerna organizza una serata
con Gian Paolo Romagnani che
parlerà sul tema: «Eugenio di .Savoia e il Piemonte».
10 febbraio, venerdì VILLAR PEROSA: Presso la sala
della Biblioteca di Villar Perosa,
sarà inaugurata la mostra «Archeologia industriale in vai Chisone», aperta fino al 23 febbraio
(10-12 e 17-19). Contemporaneamente saranno presentati anche i libri «Val Chisone e Sestriere» «Valli pinerolesi, 70 itinerari di sci alpinismo» e
«Escursionismo tra arte e storia
dalla vai Sangone».
10 febbraio, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 20, presso
il Grande albergo, concerto per
flauto e pianoforte con il duo
Astolfi e Carraro nell’ambito di
Classici venerdì.
10 febbraio, venerdì — PINEROLO: Al Centro sociale di
via Podgora, alle 20,45, 2° incontro sulla Bibbia; parlerà Bruno
Corsani su «La testimonianza biblica nelle diverse epoche».
11 febbraio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Renato e
Davide Scagliola presenteranno
il loro libro «Osterie d'Oriente»
alle 16,30 presso la sala consiliare della Comunità montana.
■/^VAULr
CHISONE • 6ERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 5 FEBBRAIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
tf. J s
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 5 FEBBRAIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza: Croce Verde, Pinerolo, tei. 22664
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21,15, Pulp fiction;
sabato, ore 20 e 22.10. domenica
ore 16. 18, 20 e 22.10 e lunedì,
ore 21,15, Intervista col vampiro (viet. m. 14).
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì.
Padre Daens; sabato. Alla ricerca dello stregone; da domenica (ore 14.30 16,40, 18.50 e
21) a giovedì. Intervista col
vampiro (viet. m. 14). Nei giorni
feriali l’inizio è alle 21, mercoledì chiuso.
'ONOMIC!
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vecchi-antichi e oggetti vari: tei
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11
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I VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
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PAG. 7 RIFORMA
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Settimana della liberta 1995
K M M MJi
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Nel nostro paese
lA
Soprattutto nel Mezzogiorno
migliaia di giowani, yomini e donne,
lìanna pr^cMssìme- speranze
di trovare un lavoro stabile
ed adeiwato alle proprie capacità.
Come evangelici crediamo
che la disoccupazione
sia una scandalo che mortifica
la dignità della persona umana; .
il lavoro, invece, è una benedizione;
10 strumento che Dio
ha offerto aH’uomo e alla donna
per costruire il bene comune
e rendere un servizio alla società.
Nella Bibbia infatti si legge
che Pio creò ¡’uomo e la donna
e li pose nel giardino di Eden
perché io lavorassero
e lo custodissero.
11 lavoro è quincii un bene essenziale
che una società democratica
deve promuovere e garantire
in uno spirito di ricerca,
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
fi
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
«La festa» (1925), di Marc Chagall
Una conferenza del rabbino Momigliano
La famiglia nella
tradizione ebraica
N. SERGIO TURTUUGI
Nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si afferma la
tradizione di una giornata dedicata all’approfondimento
del dialogo ebraico-cristiano.
Cresce la consapevolezza tra
i cristiani che gli ebrei sono i
fratelli maggiori, che unico è
il ceppo d’origine e che le ragioni della fede si alimentano
alla Bibbia ebraica per loro
come per noi. Così il 12 gennaio il Sinodo diocesano di
Pinerolo ha promosso un’assemblea di credenti con il
rabbino di Genova, Giuseppe
Momigliano, sul tema della
«Famiglia nell’ebraismo».
Mentre da oriente ci giungono segnali di integralismo
gli uomini di fede, ha avvertito Momigliano, devono dare
testimonianza di un cammino
insieme, di un dialogo interreligioso. La religione di
Israele, il «Io sono il Signore
Dio tuo, il Signore Uno», la
teologia della promessa e del
patto si radicano nella vita di
coppia e nella nascita dei figli, nella famiglia patriarcale,
neH’ambito parentale e del
clan. È una delle novità del
monoteismo israelitico nel
mondo antico. È alla coppia
Abramo e Sara che Dio promette la discendenza di nazioni di credenti, è nell’ambito della famiglia che, da Isacco a Giacobbe agli altri si tramandano, con la benedizione
patema, lo status di capostipite e di continuatore della storia di fede, il patto di alleanza
con Dio, il dono della terra.
Ma la famiglia è anche il
luogo del peccato, della divisione che il piano di Dio tramuta in dialettica creatrice, in
pluralismo di fedi e culture
che prendono vie diverse ma
poi si ritrovano per tratti di
strada in comune. 11 libro dei
Numeri racconta il censimento degli israeliti, le famiglie si
raggruppano per tribù e si dispongono attorno al santuario, la «tenda del convegno».
L’accampamento è il territorio sacro in cui Dio stesso
«dimora». Ma già la famiglia
è un piccolo santuario che accoglie la ’shektnah, la presenza dello Spirito di Dio, la sua
forza vitale. L’ospitalità di
Abramo che accoglie e intrattiene nella sua casa gli angeli
del Signore, le relazioni di
aiuto, di condivisione nascono qui, nell’ambito vivificante della famiglia ideale.
Anche nel giudaismo della
diaspora si alimenta questa
forza dell’istituzione familiare, luogo della spiritualità
ebraica, centro di relazioni interpersonali interne e sociali,
ha spiegato il rabbino di Genova. A un pubblico numeroso e attento ha tratteggiato
quindi una panoramica della
vita di tutti i giorni di una famiglia ebraica osservante della Torah e delle tradizioni
culturali, delle ricorrenze periodiche del culto, il sabato e
le feste solenni.
E singolare come la dimensione della festa, della
gioia, dello stare insieme per
gioire della festa sia importante nell’ebraismo, una fede
che spesso, per ignoranza e
stereotipi diffusi, siamo usi
pensare rigida e austera. La
mensa, la scelta dei piatti e
delle bevande, la preparazione dei pasti e della tavola
della festa sono importanti in
occasione della Pesah (la Pasqua ebraica) e delle altre solennità di fede, legate ai momenti di preghiera della famiglia e del culto. Menù e
cenoni li abbiamo anche noi
cristiani a Pasqua e a Natale,
ma li abbiamo, purtroppo,
alienati dalla fede, dal culto e
anche dalla gioia.
Per i vostri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evangelici
Librerie CLAUDiANA
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I problemi in Italia nell'ultima raccolta di saggi di Giorgio Bouchard
La fede^ la testimonianza e l'impegno sociale
________NICOLA PAGANO__________
Credo di non far torto a
Giorgio Bouchard nel dire che la qualità più spiccata
dei suoi scritti è giornalistica.
Il suo ultimo libro* ce ne offre piena conferma. La cifra
stilistica dei suoi scritti è infatti il saggio breve, l’articolo
(e specularmente il sermone),
in cui egli può concentrare
l’estratto delle sue meditazioni, la sintesi dell’universo di
idee e valori che gli urge dentro. Inoltre, a dare plasticità e
spessore alle sue pagine e a
conferire loro quello stile vivace, conciso e «nerboruto»
(Vinay), v’è neH’autore l’intento e, a volte, lo slancio del
militante e del pastore che
sente irresistibile il bisogno di
parlare, , di comunicare a altri
ia sua fede: «Ho creduto, perciò ho parlato» (II Cor. 4, 13).
Naturalmente non tutto ciò
che Bouchard scrive è condivisibile: taluni giudizi appaiono un po’ schematici e
assoluti e come piegati alle
tesi care all’autore. È il caso,
per esempio, dei cenni fatti a
Kierkegaard, a Freud, a Nietzsche e Marcuse; oppure al
razionalismo, alla modernità
e al ’68, sui quali andrebbe
fatta una più approfondita riflessione. Ciononostante Una
minoranza significativa è un
libro ricco di suggestione e di
spunti, che fa riflettere e discutere e che per la ricchezza
dei temi si presta a vari livelli
di lettura.
Un primo livello emerge
dall’intervista all’autore che
fa da cerniera tra gli scritti di
ieri e i nuovi e diversi problemi di oggi. Bouchard, stimolato da Umberto Branda, allarga l’orizzonte dei suoi interventi, attualizza i giudizi,
rivela le sue simpatie e antipatie verso autori e eventi,
mostra un’inclinazione verso
una concezione sempre più
spirituale della realtà (S.
Agostino, S. Anseimo, Pascal, gli evangelicali) e, quel
che più conta, opera una franca revisione di certi suoi giudizi giovanili e di alcune posizioni valdesi e protestanti
maturate nella temperie culturale e politica degli anni ’60.
«Quando eravamo giovani scrive Bouchard - la storia
sembrava chiara, determina
ta: fascismo contro antifascismo, poi gli americani contro
i sovietici, poi il Pei contro la
De (...). Questa storia determinata è finita e non torna
più, il “nuovo ordine” non
c’è e non ci sarà mai» (p.
39). E via di questo passo,
con una conclusione che non
lascia dubbi: è finito il tempo
in cui si aveva «Panzieri nella mano sinistra, Karl Barth
nella destra (...) il terreno è
ridiventato sterile, è tutto da
dissodare. Noi dobbiamo elaborare nuove ipotesi di lettura della realtà...» (p. 42).
Un secondo livello di lettura e un’atmosfera diversa si
evidenziano nella raccolta di
saggi che compongono il volume, costituita da articoli e
comunicazioni edite e inedite
apparsi sulla stampa protestante dagli anni ’60 ai giorni
nostri. Bouchard getta scandagli nella storia religiosa e civile, prossima e remota, attraverso un percorso particolare:
i suoi interventi nella vita del
Glovannl Mlegge
le comunità valdesi e protestanti e, di riflesso, sui temi
più vivi dell’attualità politica.
Quello che ne risulta è un
quadro sintetico ma ricco e
abbastanza verosimile di
quella «tribù» particolare che
è il popolo valdese e anche
protestante: teologicamente
riformato, calvinista e barthiano e politicamente (in generale) di sinistra, con tutti i suoi
limiti, gli slanci, le polemiche, le fedeltà e le speranze.
I tasti su cui batte e ribatte
il discorso di Bouchard sono
la fede; innanzitutto, e l’impegno civile, la testimonianza
e la militanza politica, la
chie.sa e la società. 11 tutto vi
sto in una dimensione della
storia sentita non solo come
metodologia scolastica, ma
come autentica passione religiosa e civile; una storia tuttavia non più lineare, progressiva, ma «spezzata» e
mossa dalla presenza di forze
etiche, religiose e spirituali.
Si vedano a tale proposito i
vari saggi di argomento storico e i rapidi e efficaci schizzi
dei numerosi testimoni di fede; ma si veda soprattutto il
saggio «Barth nel protestantesimo italiano», fondamentale nell’economia del libro
in quanto delinea un percorso
vocazionale, una traccia di
storia culturale, teologica e
politica del valdismo e del
protestantesimo italiano.
Attraverso un criterio ermeneutico formato da teologia,
storia e politica, Bouchard è
proteso, dunque, a rintraccia-re nella diaspora evangelica,
nella cultura e nelle vicende
storiche e politiche i segni, le
voci e i fatti simbolo della
presenza protestante. Ecco allora il vivo ritratto di Jacopo
Lombardini, pensoso predicatore dell’Evangelo e partigiano dal tragico destino; quello
del filosofo Giuseppe Gangale, che aderisce alla Riforma
svolgendo un’opera di geniale divulgazione in Italia di
Calvino, che cerca di conciliare con Hegel. Ma ecco ancora' la generazione della
barthiana «teologia dialettica», raccolta intorno a Giovanni Miegge e a «Gioventù
cristiana» e, simbolicamente,
al piccolo tempio del Ciabàs.
Ecco il «napoletano» Scipione Lentolo, discepolo e divulgatore di Calvino e primo
grande storico della Riforma;
ecco nella Napoli del ’500 la
nobile figura di Galeazzo Caracciolo, marchese di Vico
esule a Ginevra a causa della
sua adesione al calvinismo;
ecco i martiri della Porta del
Sangue di Guardia Piemontese; ecco infine gli avamposti
della testimonianza evangelica nel Mezzogiorno: Portici,
Ponticelli, Riesi, Palermo,
Monteforte, con le loro figure
carismatiche (la famiglia Santi, Vinay, Panascia ecc.).
Sul versante del recupero
della memoria storica è notevole il contributo sul «Mezzogiorno evangelico» e su
«Napoli capitale evangelica».
Bouchard, sulla base di una
felice riscoperta della straordinaria ricchezza culturale e
della difesa dell’identità del
Sud, delinea un possibile ruolo degli evangelici meridionali in una strategia di resistenza ai poteri dominanti e di
partecipazione come «componente significativa» al processo di rinnovamento democratico del Sud.
Le pagine strettamente politiche sono quelle meno felici:
vi si avverte un non so che di
forzato, un nodo teorico che si
Jacopo Lombardini
risolve in formule astratte che
non riscaldano il cuore. Il riferimento va al contributo di
Gabriele De Cecco (pp 74-80)
che ripercorre in sintesi la posizione teorica di Giovanni
Mottura e del cosiddetto valdo-leninismo: vale a dire il
tentativo, generoso ma utopico, di gruppi della sinistra
protestante di coniugare la testimonianza evangelica con la
militanza politica rivoluzionaria sulla base dell’insegnamento di Panzieri e di una lettura senza dubbio parziale di
Karl Barth. Una posizione che
in quegli anni fervidi e difficili ha suscitato con.sensi, critiche aspre e divisioni ira noi:
un’esperienza che per fortuna
è alle nostre spalle anche se,
nel bene e nel male, fa parte
della nostra storia.
(*) Giorgio Bouchard, Una
minoranza significativa. Le
prospetlive del prolesianlesimo
italiano. Con un’intervista a cura
di Umberto Brancia c un intervento di Sergio Aquilanie. Prefazione di Tullio Vinay. Roma,
edizioni Com nuovi tempi, ri)94,
pp 239, £ 23.000.
I ricordi del pastore Chiarelli sul periodo di lavoro trascorso in Camerún
II «mal d'Afrìca» dei missionari evangelici
ADRIANA GAVINA
Sono passati molti anni ma
i ricordi sono vivi come
se Mokolo, la scuola, le capanne, Haman, i Bororo e i
Matakam fossero qui e Angelo e Maria Chiarelli ancora
insegnassero nella piccola
scuola media della missione.
II libro è fresco di stampa, nato dopo una lunga gestazione
nel corso della quale le vicende e i personaggi hanno continuato a popolare il mondo
di Angelo Chiarelli assumendo quel colore tutto particolare che solo chi conosce «il
mal d’Africa» .sa capire. È un
male che ha preso anche me
dopo i molti mesi passati sul
continente africano e leggendo il libro mi sono sentita subito in sintonia con il racconto. Sono gli .spazi aperti che
prevalgono e che legano per
sempre, insieme alla moltitudine variopinta dei mercati
africani e delle persone che li
affollano.
Il pastore Chiarelli, sua mo
glie Maria con i figli Giovanna e Paolo, al tempo piccolissimi, hanno passato quattro
anni nel Camerún, dal 1964
al 1%8, inviati dalla Missione battista europea come insegnanti della scuola media
presso la missione di Mokolo,
piccolo centro nel nord del
paese. Il libro si .snoda in una
serie di episodi, quasi fosse
un grande quadro di Brueghel, fatto di tanti personaggi
e di tante piccole e piccolissime vicende colorate dai diversi caratteri e dai diversi
costumi delle molteplici tribù
del luogo. Pagani, cristiani e
musulmani, missionari e nativi, notabili e poveretti, uomini e donne, una folla di bambini vocianti, danze, grida,
formano una specie di canto
corale dove le voci si assommano in una confusione divertente e coloratissima.
Chiarelli scrive bene e il libro si legge con grande facilità e interesse. A volte viene
fatto di chiedersi quanto il ricordo abbia nel tempo smus
sato i lati difficili, oscuri, taglienti, e quanto lo sguardo
chiaramente innamorato dell’autore abbia arricchito i caratteri dei personaggi del luogo: ma forse non importa. Si
tratta di una testimonianza e
come tale racchiude il valore
del libro. E Resistenza vissuta
a prevalere e il racconto si
snoda nella sequenza dei
giorni e dei sentimenti di Angelo e di Maria, segnato dal
loro stupore al confronto con
una civiltà di ambiente molto
diverso ma di grado elevato
che dà dignità alle persone
pur nell'estrema povertà e
nelle difficilissime condizioni
climatiche di vita.
Negli ultimi capitoli il libro
cambia tono e improvvi.so appare il contrasto interno alla
missione, le difficoltà di relazione con gli abitanti, l’ambiguità stessa del lavoro missionario che da un lato porta
profondo beneficio ma dall'altro rischia anche di contribuire a seppellire per .sempre
la diversità delle culture. Av
verto un certo squilibrio
nell’economia generale del
racconto, come una tempesta
che nasce improvvisa in un
placido pomeriggio d'estate,
ma forse il ricordo lontano ha
ancora prevalso sulla mano
dell’autore: le piogge tropicali africane vengono così, ad
un tratto, e la loro violenza
travolge tutto. Co.sì il racconto finisce bruscamente con la
partenza della famiglia Chiarelli. Chi voleva un lieto fine,
rimane forse deluso ma il
paesaggio africano, dopo la
tempesta, riprende il suo colore verde e la vita torna a
scorrere lenta. 1 Matakam e i
Bororo rimangono sullo sfondo e ci ricordano che il nostro
impegno, il nostro interesse
per una missione che sia di
vero aiuto su base di reciprocità e di fraternità è ancora
davanti a noi, in fase di costruzione neppure molto avanzata. Arrivederci Africa!
Anohlo Chiareui: Grazie,
Africa, Editrice missionaria italiana, 1944, £20.000.
13
' ; venerdì 3 FEBBRAIO 1995
PAG. 9 RIFORMA
Partirono alla volta dei luoghi della Bibbia e trovarono un'altra città
Il mito di una felicità che in realtà non esiste
MARCO FRATINI
^na mattina d’inverno
senza vento, il 4 gen0iio 1761, un gruppo di cinque persone in abito da viaggio lascia in barca a remi la
Dogana per la rada del porto
di Copenaghen...». Ha inizio
in questo modo il viaggio avjienturoso della prima grande
.^edizione scientifica danese,
voluta dal sovrano, diretta in
Oriente: la meta è lo Yemen.
•Un filologo, un botanico,
un astronomo, un medico e
. un pittore partono per terre
■^litiche e sconosciute per
.'portàre il loro contributo alla
ííéienza umana e per far luce
■ ’sugli eventi storici della Bibbia. Partono per scoprire e
per conoscere, ma in realtà
.ipercano di rispondere a un
runico interrogativo fondaìaentale: perché l’Arabia felice (antico nome con cui si era
,toiti designare lo Yemen) è
a^amata «felice»? L’autore
libro*, giornalista e ari^eologo danese, ricostruisce
Mila base di una cospicua do^mentazione archivistica
(istituita soprattutto da cor(tìspondenze e diari di viaggio) la storia del viaggio vo
■ luto da Federico V: una lunga
ifldissea che parte da Copenaghen e che nel corso di quasi
,u^tte lunghi anni passa per
l'^ostantinopoli, Alessandria,
Egitto
Il Cairo, il monte Sinai, il
Mar Rosso, fino allo Yemen.
Quella raccontata qui è in
realtà la storia di ogni esperienza umana, un viaggio di
andata (e forse di non ritorno)
di cui sono disseminati i miti
e le fiabe. Si parte alla ricerca
della felicità e si finiscono
per trovare fatiche, sofferenze, gioie, conquiste e spesso
anche la morte. Uno solo dei
viaggiatori infatti farà ritorno: è Carsten Niebhur, il più
umile, colui che era convinto
di non essere all’altezza dei
suoi compagni di viaggio. Ma
ciò che lo salva è la sua capacità di aprirsi alle esperienze,
di adattarsi a costumi completamente diversi dai propri,
di rinunciare alle abitudini
europee.
Carsten conduce una vita
essenziale, ai limiti della sopravvivenza; trascorre le sue
giornate insieme ai poveri
contadini del deserto: «Sembra uno di loro, è vestito come loro, parla la loro lingua,
divide con loro il pane di
durra, le pelli sulla panca di
.....tÌ, 'Í.
terra, l’acre odore del sudore
(...), ascolta le loro storie,
guarda i loro occhi seri che
pendono dalle labbra del
narratore...». Impara che
«chi vuole vedere deve farsi
quasi invisibile; chi vuole ricordare deve vivere inosservato e dimenticato». Arriva
perfino a fare propria la lezione del deserto: «Non avere
niente, non essere niente».
La felicità pare non essere
in nessun luogo, poiché neppure nell’Arabia Felix gli uomini della spedizione riescono a trovarla. Il nome stesso
Arabia Felix risulterà, molto
tempo più tardi, essere soltanto un equivoco, un errore di
traduzione. Un’illusione: «Se
la felicità si trovasse anche
solo nel paese più lontano e il
viaggio per raggiungerlo
comportasse i più grandi rischi e potesse essere intrapreso solo a prezzo dei peggiori sacrifici, partiremmo
comunque subito poiché sarebbe in ogni caso più facile
raggiungerla là che non
nell’unico posto dove si trova
davvero, il posto che è più vicino del paese più vicinò eppure è più lontano del paese
più lontano, perché questo
postò non si trova fuori, ma
dentro di noi».
(*) Thorkild Hansen, Arabia
Felix. Milano, Iperborea, 1993
(2), pp 433.
ii^Dal pellegrino al giovane di buona famiglia: un vero e proprio genere letterario
Il viaggio come antidoto contro il pregiudizio
«L’italiano, nel comportamento educato e gentile, per
natura socievole e allegro,
non sopporta nessun tipo di
fimore malinconico, perciò è
^amante del ballo, delle maschere, degli strumenti musicali, dei bei giardini, delle
belle pitture e delle dame affascinanti»; così scriveva
Stephen Powle, inglese, allorché compì un viaggio in Italia
nel 1587 (p. 420). I preconcetti e i luoghi comuni non
muoiono mai. e infatti ancora
oggi il binomio «spaghetti e
mandolino» è la definizione
che, nonostante il trascorrere
del tempo e la maggiore facilità di comunicazioni, ci portiamo addosso per gran parte
del pianeta.
Viaggiare aiuta spesso (non
Sempre, come si è visto) a
spogliarci di questi luoghi comuni e,, se possibile, fare lo
stesso con coloro che possiamo incontrare. Già Montaigne. nei suoi Essais scritti sul
finire cfel ’500, oltre a considerare il viaggiare «un esercizio giovevole», ne ammetteva
il valore «educativo»; «L’anima vi si esercita continuamente a notare cose scono.sciute e nuove; e non conosco
.scuola migliore, come ho detto spesso, per formare la vita
che di metterle continuamente avanti la diversità di tante
altre vite, idee e usanz.e, e di
farle gustare una cosi perpetua varietà di forme della nostra natura» (p. 409). In questo caso il filosofo era in grado, misurandosi con varie situazioni, di avvicinarsi a
quelle osservazioni che nel
•-A'*
■■
ma
’700 permetteranno a Condillac di creare la teoria meccanicistica della dipendenza
della psiche umana dalle condizioni dell’ambiente fisico.
Ma il viaggiatore oggetto di
questo libro* ora in edizione
economica dello storico polacco Antoni Ma9zak non è
soltanto il filosofo.
Vi sono tanto l’artista
quanto lo storico, il geografo
e il pellegrino sulla via delle
reliquie, il giovane di buona
famiglia che viaggia per la
propria educazione e il mercante. Lo studio prende l’avvio dalle osservazioni sui
mezzi di spostamento (strade,
viaggi in mare, in carrozza o
a piedi, le mappe e le guide),
il soggiorno e l’ospitalità, i
costi del viaggio e le loro modalità di registrazione nei diari, l’igiene (i «viaggi di salute»), i controlli doganali e i
documenti, il viaggiare da soli oppure in gruppo o ancora
«le turiste», i pericoli, le
istruzioni dei manuali a proposito di ciò che è lecito o
meno (paragrafi su «Parole
consentite» e «Esotismo femminile»).
Dell’epoca presa in esame,
il Cinque-Seicento, possiamo
trarre un’enomie mole di notizie e curiosità. 11 periodo è
particolarmente interessante
perché se «il viaggio non .solo
induce alla riflessione, ma in
ambiente estraneo l'uomo osserva anche con più attenzione ed è più incline a trasferire sulla carta le proprie osservazioni» (p. X), possiamo
notare come molti autori di
qucH’epoca abbiano iniziato a
scrivere soltanto sotto l’inllusso delle proprie impressioni di viaggio.
Dal ’700 in poi scrivere e
pubblicare memorie diventerà
un fatto di moda e questo genere di letteratura sarà quasi
un fenomeno di massa, perdendo perciò gran parte della
sua originalità. Saranno d’ora
in poi sempre più numerosi
gli autori che «sanno che cosa cercare, che cosa conviene
vedere e come bisógna descrivere tutto ciò». Proliferano non solo le relazioni di
viaggio, ma anche le guide, i
haedeker. Tuttavia se la parola stampata aiuta a prepararsi
a capire i paesi lontani, contemporaneamente essa finisce
per privare un diario «di questa freschezza, trasformandolo in ostentazione di arida
erudizione» (p. 427).
Leggere queste pagine è
per noi oggi un tentativo di
seguire la curiosità e l’ingenuità umana, un tentativo di
osservare il comportamento
dell’uomo in un ambiente per
lui nuovo. Ma se trasferiamo
il discorso al giorno d’oggi
quanti di noi, fra migliaia di
turisti impreparati, sarebbero
in grado di trasferire sulla
carta le proprie impressioni di
viaggio in modo espressivo e
originale? E quanto è cambiato, nonostante si possa viaggiare in condizioni molto più
confortevoli, del nostro modo
di viaggiare e di vedere realtà
diverse, uomini e paesaggi?
Eppure non tutti sono capaci di seguire le indicazioni di
Montaigne e soprattutto l’insegnamento che negli anni
’20 deirSOO ci viene da William Haziitt: «La norma per
compiere un viaggio all’estero è prendere con sé il proprio buon senso e lasciare i
pregiudizi. Scopo del viaggiare è vedere e imparare,
ma tale è l’impazienza della
nostra ignoranza e tale la gelosia del nostro amor proprio
che generalmente ci creiamo
in partenza un certo preconcetto (per autodife.sa oppure
come barriera contro le lezioni dell'esperienza) e ci
stupiamo e combattiamo contro tutto ciò che non sia
conforme ad esso» (p. 4.32).
(*) Antoni Ma^zak, Viaggi c
viaggiatori nell’Europa moderna. Bari, Laterza. 1994, pp
XIIU517.E 15.000.
Il regista Edgar Reitz
Cinema
La patria interiore
Ha riunito gli «aficionados» nei cinema italiani (dopo quelli
tedeschi e, naturalmente, parigini) per tredici giorni, corrispondenti a circa ventisei ore di proiezione; ha coinvolto giovani
d’oggi e giovani che erano tali negli anni ’60; ha riscosso più
successo della prima serie, dedicata ai primi anni del dopoguerra; ha convinto talmente che sono in lavorazione altre due serie. La portata di Heimat 2 («Die zweite Heimat») è tale da affiancarsi solo a Berlin Alexanderplatz, lo sceneggiato che il
precocemente scomparso Fassbinder trasse dal romanzo di Alfred Dòblin. Il regista di questa serie di film, Edgar Reitz, ha
motivo di essere più che soddisfatto. Le vicende di Hermann
Simon, il giovane musicista che nel 1960 giunge a Monaco per
studiare al Conservatorio e per aprirsi alla vita stanno appassionando cinefili e germanisti che ora, in casa propria, possono
leggere l’immane sceneggiatura* e addirittura vedersi le relative 13 videocassette, per una volta, finalmente, in versione originale sottotitolata. Heimat 2 (letteralmente significa patria,
terra natia) racconta l’affacciarsi all’autonomia di un gruppo di
giovani artisti: musicisti soprattutto, ma anche cineasti e intellettuali in genere, che negli anni della guerra fredda cercano
nella grande città una stanza «da studenti», si adattano a lavoretti per pagarsi quest’ultima e anche gli studi, cercano (trovano e dissipano) i rispettivi amori, cercano soprattutto di eman- •
ciparsi dalla condizione adolescenziale, compito arduo per chi
vive della sensibilità artistica. Il pericolo era grande: pochi terreni sono scivolosi come l’apprendistato degli artisti, pochi argomenti rischiano di apparire tanto scontati e stucchevoli. Invece Reitz dosa bene forze e tempi; nella dilatazione di una sceneggiatura a cui non si saprebbe togliere una sola sequenza,
che costringe lo spettatore a un grande lavoro (e chi ha detto
che bisogna solo riposarsi?), attraverso i percorsi individuali,
delinea una serie di contraddizioni fondamentali per conoscere
la Germania degli anni ’60: non solo, fra il passato e la ricostruzione, fra la tradizione e il jazz, fra Brahms e le sperimentazioni dell’avanguardia, non solo le generazieni che faticano a parlarsi, ma soprattutto fra la città e una provincia che i giovani ritengono irrespirabile, fra la ricerca di un utilizzo consapevole
del linguaggio e la pacchianeria da operetta dei personaggi tutti
fatti di esteriorità. Heimat 2 segue a una prima serie (trasmessa
anni fa anche dalla Rai) dedicata a un paese della Germania
della ricostruzione.
(*) ÈDGAR Reitz: Heimat 2. Milano, Bompiani, 1994, pp 950, £
95.000. Le 13 videocassette di Heimat 2 sono pubblicate dalla Mikado-Mondadori video (£ 29.900 ciascuna).
Teatro
Lutero in scena a Trieste
La recente scomparsa di John Osborne ha richiamato l’attenzione sul suo dramma Lutero (1065-67), che andò in scena a
Trieste, in forma di lettura, nel 1967. Ora Claudio H. Martelli,
scrittore, autore e regista di spettacoli radiofonici e teatrali, ha
scritto un dramma in due atti e otto scene dal titolo Come una
roccia nella tempesta - Martin Lutero. L’idea del lavoro è nata a partire da una rilettura del testo di Osborne sulla base del
quale, attraverso l’utilizzazione di una serie di scritti dello stesso Lutero e di autori e pensatori come Erasmo, Ebeling, Herz,
Diwald, Hintzenstern, Vinay, Miegge, Bainton, Heine, Marx,
Kierkegaard, e con la stesura di un testo teatrale autonomo e
originale dal tagli essenziale e moderno ma ricco di poesia, la
figura del riformatore tedesco viene riproposta all’attenzione
del pubblico avendo per base i valori e i contenuti che Lutero
seppe incarnare e che resistono al passare del tempo. Lo spettacolo, previsto al teatro Micia di Trieste i giorni 3, 4 e 5 febbraio (repliche per le scuole nelle mattinate del 3 e del 4), vede
in scena Luciano Volpi nel ruolo di Lutero, Dino Castelli (Tetzel). Pino Botta (Eck) e Bruno Cappelletti (Staupitz), con scenografie di Pino Callea, costumi di Novella Castelli, musiche
originali del maestro Silvio Donati e regia dell’autore stesso.
La prevendita dei biglietti avrà luogo in Galleria Protti 2; prenotazioni per le scuole tei. 040-630892.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
Agenda
FIRENZE — L’Associazione musicale
«Sound» e la Casa di riposo «Il Gignoro»
organizzano un laboratorio musicale sul
tema «canti e suoni per tradizioni». Il primo incontro è dedicato a «Cantare, suonare, ballare, da chi, per chi e quando». Introducono Giacomo Downie e Marco Magistrali: alle ore
16, preso la Casa di riposo «Il Gignoro»; informazioni
055-608002 o 055-672709.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro
culturale protestante di Milano sul tema «Protestantesimo
e sette» il past. Giorgio Toum parla sul tema «La chiesa
e la setta»: alle ore 17, presso la sala attigua alla libreria
Claudiana in via Francesco Sforza 12/a. Informazioni tei.
02-76021518.
TORINO — Si tiene il dibattito su «Radici e destino
della democrazia europea». Intervengono Giulio Giorello, Mario Miegge, Massimo Salvadori. Introduce Elena
Bein Ricco: alle ore 15,15, nel salone valdese di corso
Vittorio Emanuele II, 24; organizza il Centro evangelico
di cultura, tel.Ol 1-6692838.
PAVIA — Nel quadro del corso «I valdesi
da movimento pauperistico medioevale a
chiesa riformata di frontiera» dell’Unitré il
past. Antonio Adamo tiene la lezione su «I
valdesi dal ghetto alpino all’emancipazione»: alle ore 17,30, presso la Camera di
commercio in via Mentana 27.
ASTI — Nel quadro della «scuola biblica
ecumenica» il pastore Holger Banse tiene la
lezione su «Osea»: ore 21, all’Auditorium
del Centro giovani in via Goltieri 3/A.
SONDRIO — Al Centro evangelico di cultura Claudia Di Filippo parla sul tema
«Carlo Borromeo e le Leghe grigie in Valtellina»: ore 21,
nella sala di via Malta 16; informazioni tei. 0342-213050.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro culmrale protestante di
Milano sul tema «Protestantesimo e sette»
il prof. Sergio Rostagno parla sul tema
«Aspetti distintivi della setta ieri e oggi»:
alle ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana in via Francesco Sforza 12/a; per ulteriori
informazioni tei. 02-76021518.
MODENA — Viene inaugurato con la
partecipazione del pastore Claudio H.
Martelli, presidente dell’Opcemi, il nuovo
locale di culto della chiesa metodista: ore
10, in via Gherardi 25.
SONDRIO — Al Centro evangelico di cultura il prof. Paolo Ricca parla sul tema «Un
testimone e martire della fede cristiana:
Dietrich Bonhoeffer a cinquant’anni dalla
morte»: ore 21, nella sala di via Malta 16;
informazioni tei. 0342-213050.
FIRENZE — L’Associazione musicale
«Sound» e la Casa di riposo «Il Gignoro»
organizzano un laboratorio musicale sul tema «canti e suoni per tradizioni». Il secondo incontro è dedicato a «La ballata e la
storia»: introducono Giacomo Downie e
Marco Magistrali: ore 16, preso la casa di riposo «Il Gignoro»; informazioni 055-^8002 o 055-672709.
GARBAGNATE MILANESE — Organizzata dal Centro studi sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo si tiene la conferenza del prof. Giancarlo Rinaldi sul tema «Le
civiltà e le culture del Mediterraneo: aspetti di storia e di
attualità»: ore 18, presso i locali comunali «Centro il Cardellino» di via Villoresi.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro
culturale protestante di Milano sul tema «Protestantesimo
e sette» la prof. Fiorella Demichelis Pintacuda parla sul tema «Riforma protestante e sette: rottura e dialettica»: ore
17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana in via
Francesco Sforza 12/a; informazioni tei. 02-76021518.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 5, 12, 19 e
26 febbraio predicazione del pastore Gioele Fuligno, della Chiesa battista di
Sant’Angelo in Villa, in provincia di Fresinone: inoltre notizie dal mondo evangelico italiano ed
estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche álteme da Raidue alle 23,30 circa e,
in replica, il lunedì della settimana seguente alle 8,30. Domenica 12 febbraio: trasmissione dedicata all’attualità evangelica con un servizio sul tema «Lavoro e dignità umana» e informazioni
sullo spettacolo teatrale «Fuochi».
SETTIMANA DELLA LIBERTÀ: In ricordo del 17
febbraio 1848 e dell’«emancipazione» concessa ai valdesi dal re Carlo Alberto, e per stimolare la riflessione di
tutti gli italiani sui temi della libertà, le chiese evangeliche organizzano in tutta Italia una serie di manifestazioni
sul tema, suggerito dalla Federazione delle chiese evangeliche, «Lavoro e dignità umana». Informazioni, poster
e materiali sul tema possono essere richiesti a Confronti
tei. 06-4820503.
INTERVISTA
Luetica cristiana
di fronte alla creazione
Due anni fa si è svolta la Conferenza di Rio sull’ambiente e lo
sviluppo. In quell’occasione 179
paesi si sono impegnati a costruire una «società sostenibile»!
dando attuazione alla cosiddetta
«Agenda 21» che prevede una
vasta serie di azioni a livello nazionale, regionale e locale per
limitare drasticamente l’inquinamento e lo sviluppo distruttivo
delle risorse. I vari paesi dovrebbero spendere ogni anno almeno 600 miliardi di dollari per
applicarla. Finora non si è fatto
molto, soprattutto in Italia. Che
cosa possono fare i cristiani di
fronte a questo problema, che riguarda da una parte gli affamati
del mondo e dall’altra il destino
delle future generazioni? La rivista del Dipartimento missionario protestante svizzero. Terre
Nouvelle, lo ha chiesto a Denis
Mailer, professore di etica e decano della Facoltà di teologia
dell’Università di Losanna.
- Può definire l’etica della
responsabilità umana di fronte alla creazione?
«La responsabilità è la capacità di rispondere di... Come genitori e come cittadini
siamo chiamati a rispondere
del nostro ambiente, a vegliare sul futuro dei nostri figli e
nipoti, e anche su quello delle
generazioni future, ma individualmente non siamo responsabili di tutto; a volerci caricare del peso di responsabilità mondiali e non circoscritte nel tempo, una certa visione della “morale ecologica”
produce rassegnazione e scoramento».
- Il comandamento «Crescete e moltiplicatevi» (Genesi 1, 28) è sempre valido?
«Tutto dipende da come si
interpreta questa celebre prescrizione. L’era industriale e
tecnologica moderna ne ha
dedotto il “dominio della terra” nel senso di uno sfruttamento illimitato e privo di
scrupoli delle risorse naturali
e ha permesso di giustificare i
più irresponsabili discorsi natalisti. Secondo me la fede
cristiana comprende Tessere
umano, creato a immagine di
Dio, come “luogotenente”
della creazione (Genesi 1, 2628), come amministratore responsabile di fronte a Dio
della gestione dei beni che gli
sono affidati. L’uomo riconosce di dover rendere conto al
Creatore; d’altra parte è chiamato a prendersi le proprie
responsabilità, e quindi deve
prendere delle decisioni libere e sagge».
- Che fare dunque per il futuro?
«Occorre continuare a promuovere il controllo delle nascite e una corrispondente
educazione, senza per questo
cadere nel dirigismo statale.
Su “come” questo si possa fare, non ho una risposta: il problema è tecnicamente molto
complesso e ideologicamente
sovraccarico; si è ben visto alla Conferenza del Cairo.
E importante che si proponga un nuovo spirito e che si
affrontino insieme le nuove
responsabilità che ci aspettano sulla soglia del terzo millennio. Queste responsabilità
sono iimanzitutto una migliore sensibilizzazione rispetto
alla realtà demografica e, dal
punto di vista ecologico, delle
misure concrete per un nuovo
stile di vita: più semplicità,
una condivisione più autentica, una nuova valorizzazione
delle comunità locali.
Due testi a questo proposito
mi sembrano particolarmente
utili: il Progetto per un’etica
mondiale di Hans Kiing (ed.
italiana Rizzoli) e VEthique
économique di Arthur Rich
(Ginevra, Labor et fides,
1994): quest’ultimo libro dimostra molto bene i rapporti
fra la responsabilità economica e politica e le sue dimensioni ecologiche».
In Olanda si sperimentano costruzioni rispettose dell'ecologia
Ecoionia: nuovo modo di abitare
Dal 1989 il governo olandese ha assunto come uno degli
obiettivi del Piano nazionale
di politica ambientale (Nmp)
la riconversione in chiave
ecologica del settore edilizio
seguendo dei criteri ben definiti: riduzione dell’uso di risorse esauribili, aumento del
riciclo dei materiali edili derivati dalle demolizioni, eliminazione dei materiali inquinanti, riduzione del consumo
energetico del 25 per cento,
costruzione di edifici salubri.
La diretta conseguenza è stata
che dalTNmp e dall’agenzia
Novem (simmetrica alla nostra Enea) è nata Ecoionia: si
tratta di un insediamento residenziale di 100 alloggi, messi
in vendita sul mercato edile
convenzionale, realizzati da
Alphen ann den Rijn, nei
pressi di Amsterdam, dove
una parte degli edifici sono
stati progettati seguendo tre
tematiche generali, ciascuna
delle quali è a sua volta divisa
in tre filoni:
1) attenzione al risparmio
energetico (miglioramento
dell’isolamento terijiico,
sfruttamento dell’energia solare, riduzione dei consumi
energetici nella costruzione e
nella gestione);
2) gestione integrata dei cicli delle risorse (limitazione
del consumo idrico e riciclo
dei materiali edili derivanti
da demolizioni, uso dei materiali che garantiscano lunga
durata e scarsa manutenzione
e attenzione all’architettura
organica, tecnologie edili
flessibili);
3) miglioramento della qualità ambientale (attenzione
all’isolamento acustico e al
contenimento dei rumori,
priorità alla salubrità e alla sicurezza, attenzione all’edilizia biologica).
Ecoionia è un progetto dimostrativo e la realizzazione
degli edifici ecologici è stata
costantemente seguita da
esperti universitari e da istituti
di ricerche. Il piano di espansione urbana è stato ideato
dall’urbanista belga Lucien
Kroll; l’idea che sta alla base
del progetto è quella della
crescita spontanea attorno a
spazi pubblici collegati da una
rete viaria pedonale e da una
rete per i veicoli congegnata
in modo tale da evitare il traffico di transito. Nell’impianto
urbano pensato da Kroll l’acqua assume una funzione rilevante: il lago-canale posto
nella piazza centrale non costituisce un semplice aspetto
piacevole ma svolge anche
funzione di fitodepurazione e
regola i sistemi idraulici. Al
tra funzione importante, prevalentemente sociale, è attribuita agli spazi aperti: gli edifici sono posizionati nn modo
da creare piazze e strade sulle
quali si affacciano direttamente o con la mediazione di
giardini. Anche la posa degli
alberi è stata pensata e disposta con il preciso obiettivo di
ridurre l’insolazione estiva e
aumentare quella invernale.
L’obiettivo di avere degli edifici eterogenei nell’aspetto ha
portato Kroll a stimolare la
creatività dei progettisti tramite elementi caratteristici
(una torre, l’acqua, ecc.) che
ne catturasse l’attenzione.
La progettazione dei singoli edifìci è stata quindi affidata a nove architetti, a ciascuno dei quali è stato chiesto di
sviluppare un tema particolare, tenendo sempre presente
comunque il risparmio energetico, l’impatto ambientale
e anche i costi di costruzione.
Sul lago centrale si affaccia il
Centro per le tecnologie costruttive ambientalmente
consapevoli (101 duurzame
woningen in Alphen aan den
Rijn - tei 0031-1720-91199,
apertura dalle 10 alle 17)
aperto a tutti, cittadini e operatori edili, che fornisce
informazioni su materiali,
tecniche e impianti.
r
La Riforma e l'Europa
Il valore della tolleranza è
uno dei contributi più specifici apportati dalla Riforma
alla civiltà europea dall’età
moderna; non nel senso che i
primi protestanti abbiano saputo esser maestri di riconoscimento o di rispetto per
l’uomo di diversa origine o
confessione, ma nel senso
che con la loro presenza e
con la rivendicazione del loro diritto di esistere e di
comprendere a modo loro il
loro rapporto con Dio e con
la Scrittura, hanno obbligato
la società e lo stato a orientarsi in un’ottica, oggi diremmo, pluralista.
Altri valori e altre realtà
sono nati nel movimento dialettico tra protestantesimo e
società moderna: l’esperienza della Riforma ha portato
nuovi modi di vedere il lavoro, il guadagno, l’impegno
personale, il rapporto con
l’autorità ecclesiastica e statale... Per questi e per altri
motivi può essere utile conoscere le vicende storiche e
religiose della Riforma, più
approfonditamente di quanto
non sia possibile nelle brevi
lezioni scolastiche abituali.
Negli ultimi tempi numerosi insegnanti di varia origine
e collocazione e diverso ordine di scuola hanno chiesto di
poter arricchire le loro conoscenze in materia: anche in
risposta a questa esigenza è
stato organizzato il corso di
aggiornamento dal titolo La
Riforma protestante nella nascita dell’Europa moderna,
che si tiene nell’Aula magna
del Liceo classico «Gioberti», via S. Ottavio, Torino fra
il 2 e il 23 marzo. Il corso ha
ricevuto il decreto di approvazio- ne (numero 12784 del
18/10/1994) del Provveditorato agli studi di Torino e il
patrocinio delTIrrsae Piemonte.
Il programma prevede lezioni di Susanna Peyronel
(«Origini e cause della Riforma in Europa»), Emidio
Campi («La Riforma e le
città: origini e sviluppi del
protestantesimo ri formato»),
Mario Miegge («Etica e politica: il pensiero protestante
europeo e gli ideali di tolleranza»), Fiorella De Michelis
(«Dalla Libertà del cristiano
al Servo arbitrio di Lutero: la
teologia luterana e il suo confronto con l’umanesimo»).
Le iscrizioni si chiudono il 25
febbraio; per informazioni
tei. 011-6692838.
■ - §
Supplenze a scuola
Gli aspiranti insegnati hanno tempo fino al 28 febbraio
per presentare ai provveditorati le domande di inserimento nelle graduatorie provinciali per l’insegnamento in
tutti i tipi di scuola nel triennio ’95-98. Chi risulta già
iscritto nelle liste può aggiornare la propria situazione se
ha aumentato il punteggio.
Le regole per l’accesso Sono fissate nell'ordinanza n.
371 del 29 dicembre scorso.
La normativa è particolarmente complessa ( 100 pagine
di testo e 350 di allegati) per
cui consigliamo di rivolgersi
oltre che alle segreterie delle
scuole, ai sindacati c alle associazioni professionali per le
necessarie delucidazioni.
Tra le novità previste vi è
quella dell’aumento da 25 a
30 del numero delle scuole
secondarie a cui può essere
presentata la domanda di supplenza. Gli aspiranti insegnanti, se riusciranno a insegnare, avranno uno stipendio
mensile di 1.550.000 lire per
la scuola materna e elementare e di 1.670.000 lire per la
scuola media o superiore.
15
•’VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
1^«
Posta
Bisogna
ricordare
'Gon immenso piacere alcune settimane fa hó letto sul
oestro giornale, «Riforma»,
unl^colo firmato dal caris8Ìmn Lionello Gaydou dal titolo «Testamento di un par• tóiano». Io non sono per
l’^altazione della memoria e
■jjeanche per esaltare l’eroisinò di tanti cari compagni
che hanno dato la loro vita per
im’Italia libera senza più nesràjna dittatura. Però è necessario che oggi, noi che abbiamo
'Operato i 70 anni, ricordiamo
¿raccontiamo alle nuove geàèrazioni le lotte che sono
state fatte da questi cari amici
entelli per ottenere la libertà
diìarola e difendere una CoÌipzione repubblicana che è
frale migliori d'Europa.
Per non dimenticare, noi
Settantenni siamo nel dovere
¿‘¡testimoniare le cose e i periodi brutti che abbiamo passato, dato che stiamo vivendo
un'periodo dissacrante dove
tutto quello che è vecchio si
butta via; noi che siamo la
«^moria» dobbiamo dire
del nostro vissuto, delle nostre lotte; anche se qualche
p?Uo scrive indignato accu.iadoil nostro giornale di fare politica.
^¿go e canto molto spesso
dai nostro innario Tinno 102
«Véglia al mattin». È il proponimento di sempre; tutto
;guello che abbiamo fatto è
stato fatto con coerenza re^nsabile, umana e cristiana,
ft^ostro «vecchio» è bello
p%>rio perché è così diverso:
è Piinità nella diversità e dovesi respira aria di libertà.
Felice Ferrara - Torino
Indignato
;i -Bidignato è l'unico termine
che riesco a trovare per esprimere il mio stato d'animo nel
Vedere la prima pagina (Riforma del 2 dicembre 1994)
in cui campeggia una foto
con la scritta «Sopravvivere a
Bihac». Il mio vecchio professore di filosofia del liceo
definiva tali atteggiamenti come «capaci di far commuovere anche gli elefanti»!
Dal 1993 mi occupo di aiuti
umanitari, prima come coordinatore del gruppo nato
all’interno della Chiesa valdese di Milano, da quattro
mesi come presidente della
Società per gli aiuti umanitari
«Il ponte», gruppo apartitico
e interconfessionale.
Indignato perché a tanto
sforzo «emotivo» poi corrisponde ben poco su Riforma
in termini di articoli su quanto
sta avvenendo alle porte del
nostro paese, sulle iniziative e
le esperienze di quanti (pochi,
così pochi) donano tempo,
energie, soldi, fantasia per alleviare anche solo di poco le
condizioni dei nostri fratelli
croati, bosniaci, serbi.
Basta forse qualche striminzita e accorciata relazioncina di viaggio o una intervista a un pacifista, Langer, per
informare di tutte le iniziative
che nascono nelle chiese, per
raccordarle, per sostenerle?
Arriveremo anche per la ex
Jugoslavia a chiedere scusa
(magari con un bel capitoletto
nella relazione di qualche Sinodo, come è avvenuto per
Tangentopoli) per avere fatto
così poco, perché non ce ne
eravamo accorti o perché non
abbiamo avuto il coraggio di
gridare?
Nei miei ormai tanti viaggi
e soggiorni ho visto campi di
lavoro di ragazzi protestanti
provenienti da tutta Europa
(dalla Finlandia allá Francia),
dagli Stati Uniti e dal Canada,
che facevano dai muratori agli
animatori nei campi profughi,
dagli imbianchini agli elettricisti, ma mai ho visto ragazzi
italiani: è pos.sibile che in tutto il 1994 non ci sia stato un
solo campo della Egei dedicato alla situazione in Bosnia? È
mai possibile che a nessuno
della Egei sia venuto in mente
anche solo di chiedere cosa
altri stanno facendo?
Chi della Federazione delle
chiese si è alzato dalla sedia
(o dalla poltrona) per salire su
un camion con noi e andare a
Pola, a Fiume, a Karlovac, a
Osijek anche solo per vedere,
parlare, cercare di capire?
È possibile che la burocra
R][F0EMA
ViaPioV, 15-10125Torino-te(<.011/655278-fax011/657542
Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Penice-tei. e fax 0121/932166
WRETTORE: Giorgio GardioI
. VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetfo
EEOATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Luciano
Cirica, Alberto Coreani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmeiina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan,
Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
WWINISTR AZIONE: Ester Castangia
' ABBONAMENTI: Daniela Actis
'FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovì - tei. 0174/551919
^AMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis - 10125 Torino
________itaua^
■ordinario f
•rtdotto f
■»bstenitore £
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ABBONAMENT11995
- ordinario
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£ 170.000
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abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Pro*Nfanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
^PutóHeazIone settimanale unitaria con L’Eco delle velli valdesi:
§; non pud essere venda» separatamente
inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
"U^ipazionì: millimetro/colonna £ 1.800
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è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
■"1* gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modiliche sono state registrate
"PI ordinanza in data 5 marzo 1993.
®ftmiero 4 del 27 gennaio 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 25 gennaio 1995.
UNA PROPOSTA
Incontri tra protestanti europei
Fra europei, fra gli abitanti dell’Unione europea gli
incontri tra protestasti ci sono: ma che genere di incontri? Si tratta per lo più di incontri al livello dei diversi
Consigli delle chiese e le
persone che si ritrovano sono quasi sempre i rappresentanti di queste chiese, cioè i
pastori e i laici più o meno
specializzati negli affari ecclesiastici. La gente comune,
i fedeli delle diverse comunità non si vedono mai. Perché non si incontrano? Non
vogliono? Al contrario. Non
possono? Penso di sì.
L’occasione di vedere i
fratelli protestanti negli altri
paesi si riduce generalmente
alle vacanze. Purtroppo i vacanzieri, anche protestanti,
durante il periodo annuale di
riposo non pensano alla
chiesa, sia per pigrizia sia a
causa delle lingua. Quest’ultimo punto è importante: gli
olandesi, i tedeschi che parlano più o meno correttamente l’italiano sono rarissimi, allora non vale la pena
cercare il tempio; poi in Italia le chiese protestanti non
si trovano facilmente. Questo per l’Italia, ma questa
storia vale per quasi tutti i
paesi europei; eppure sarebbe una buona cosa se i protestanti in Europa si conoscessero un po’ di più, un po’
meglio. Incontrarsi, parlarsi,
conoscere i problemi degli
altri, sapere come vivono la
loro fede: queste cose possono creare un senso più
profondo di fraternità e anche rinvigorire là nostra fede.
Ecco perché un gruppo di
protestanti olandesi ha avuto
l’idea di créaTC un’associazione con la meta di promuovere i contatti europei
alla base. Questa associazione ha”soelto il nome di
«Cep», cioè «Contatti europei fra protestanti» col pensiero che «cep» è anche il
vocabolo francese che significa ceppo della vite, simbolo biblico della fede. Che cosa propone Cep? Desidera
sviluppare i contatti d’ordine
spirituale fra i protestanti
nell’Europa unita o almeno
in un Europa che si avvia in
questo senso. In che modo la
Cep pensa raggiungere i suoi
scopi? Perché i contatti possano realizzarsi bisogna trovare luoghi che li favoriscano, cioè alberghi, centri di
vacanze e luoghi di qualsiasi
genere che permettano di ef
fettuare gli incontri desiderati. Si può anche pensare alla creazione di posti di incontro specialmente adatti ai
contatti suddetti.
Un altro modo di favorire
_ gli incontri protestanti è l’organizzazione di viaggi di
studio: si tratta insomma di
fare tutto quello che possa
favorire i contatti personali
fra protestanti e la comprensione reciproca tra loro. Finora la Cep è una associazione olandese che ha stabilito i suoi primi contatti in
Francia. Però i contatti non
possono farsi unicamente
dal lato olandese; bisogna
che si creano comitati simili
negli altri paesi europei.
Ecco perché noi abbiamo
scritto questa lettera: vorremmo sapere se, fra i protestanti italiani, c’è gente che
si interessa a fare una cosa
simile, creare un’associazione che ha lo scopo di stabilire contatti fraterni tra protestanti europei. Se desiderate
saperne di più o se avete
proposte da fare, vi chiedo
di scrivere o telefonare a
Henri Van Kraaikamp, Dr.
Hustinxlaan 30, 6416 Gw
Heerlen, Olanda. Telefono
0031-45424270.
zia, la gerarchia diffidente e
miope, l’incapacità organizzativa di alcuni «responsabili», la paura dell’ecumenismo
dei fatti e non solo delle parole abbiano spinto tanti, a Pinerolo come a Milano, a dimettersi dai gruppi nati nelle
chiese, per fondarne altri slegati da qualsiasi «cappello»
ecclesiastico?
Su quali basi qualcuno si è
arrogato il diritto di scoraggiare le iniziative volte a, .sostenere le attività della Società umanitaria Ihthus di Pola, membro di Agape, struttura di aiuti umanitari della Federazione delle chiese evangeliche croate? Forse perché
Ihthus è nata da un gruppo di
pentecostali? Ma almeno quel
qualcuno ha mai letto lo statuto di Ihthus o sa che esiste
un comitato di controllo finanziario di cui fanno parte
anche evangelici italiani?
E quel qualcuno ha mai visitato l'orfanotrofio «Gaza»
di Rovigno (13 bambini da 1
a 3 anni) o la Casa di riposo
cristiana per anziani di Fola
(40 anziani profughi), strutture create e gestite interamente
da Ihthus e totalmente sorrette
dagli aiuti finanziari e in viveri provenienti dall’estero?
E quali indicazioni alternative la Federazione delle
chiese ha dato: forse di aiutare i gruppi di cristiani fondamentalisti di Zagabria (soprannominati in Croazia
«Bibbia e moschetto»)?
Spero solo che questo grido
di aiuto disperato per i nostri
fratelli non passi sotto silenzio e che riesca a smuovere
anche solo una coscienza:
sarà sufficiente!
Manlio Lefigieri - Monza
Qualche
consiglio
Nel rinnovare a parte l’abbonamento per l’anno 1995,
comunico qualche mio parere
su Riforma. Apprezzo la funzione informativa del periodico, e soprattutto ritengo molto utile pubblicare le ricerche
degli studiosi sulla presenza e
sull’azione dei riformati nella
storia del nostro paese. Lo
stesso apprezzamento vale
per lo spazio che viene assegnato alle notizie attuali, non
solo delle nostre chiese, ma
anche della più vasta ecumene cristiana.
Trovo negativi i commenti
politici, quando essi risultano
unilaterali e impropri. Penso
che il settimanale dovrebbe
essere espressione di chiese
che intendono testimoniare il
Cristo con la fede, la verità e
la carità. Di conseguenza si
dovrebbe conservare il rispet-,
to anche verso coloro che sono ritenuti nemici, pure nella
critica veritiera e motivata.
Per quanto riguarda i problemi sociali, credo importante
insistere su quelli dei nostri
giovani (e degli anziani) che
non trovano un lavoro.
Tutti avvertiamo che il flagello della disoccupazione è
distruttivo sul piano morale
oltre che civile. In alcune
chiese evangeliche americane esiste una diaconia che
studia come aiutare sia coloro hanno bisogno immediato
di trovare lavoro, sia quelli
che devono ancora orientarsi
verso un’attività produttiva.
Anche da noi, come abbiamo
appreso dalle pagine del set
II clic di prima pagina
Ultras non è teppista
Ancora un morto per il calcio. Questa volta è successo a Genova. La violenza che c’è nel tifo calcistico va assolutamente fennata. Anni fa ci hanno
provato le società con cartelli come
quello della foto. I risultati sono stati
deludenti. Occorrono perciò misure
diverse e, soprattutto, che cessi il giro
di miliardi attorno a un gioco, che deve rimanere tale. E se si costruissero
campi di calcio liberi nei quartieri?
timanale, ci sono tentativi
nella stessa direzione, che
meritano interessamento e
collaborazione.
Un dubbio: è proprio necessario inviare il periodico
Fgei a tutti gli abbonati indistintamente? Non si potrebbe
risparmiare la tiratura quando
lo stesso non è richiesto? Infine: gli utili inserti di documentazione si potrebbero
stampare in formato quaderno
(la metà del formato attuale),
per consentirne una più agevole conservazione negli
scaffali di una normale libreria domestica?
Michele Sgorbini - Pavia
Protesto
Protesto. Circa la visita a
Roma del vescovo luterano
Klaus Engelhardt, presidente
della Ekd, lo scorso dicembre. Ne avevano dato notizia
certi quotidiani, poi il Nev (n.
21 del 21 dicembre), ora
Riforma (n. 3 del 20 gennaio,
pag. 4), riprendendo dall’agenzia Epd, servizio stampa
protestante tedesco.
Protesto. Un po’ con la redazione di Riforma, che attribuisce a Engelhardt il titolo
di «mons.» del tutto scorretto
anche per un vescovo luterano, e che titola «Nessun accordo sulla teologia morale»
(il che del resto è contraddetto in parte dal testo dell’articolo), lasciando intendere
che, invece, sulla teologia
dogmatica, sulla fede insomma, l’accordo c’è. Mentre si
tratta della profferta unilaterale di (quali? quanti? in base
alla decisione di quale Sinodo?) luterani tedeschi, che il
Vaticano ha ricevuto ma senza risposta.
Protesto. Vivacemente, con
i luterani tedeschi (quali? vedi sopra). Andate in Vaticano
quanto volete; ma vogliate
fraternamente ricordarvi della
Concordia di Leuenberg che
abbiamo firmato insieme, luterani e riformati. Un gesto,
parole come quelle di Klaus
Engelhardt incrinano quella
fraternità, mettono in questione quel reciproco pieno riconoscimento. E vorrei che i responsabili del nostro esecutivo avessero detto, e il prossimo Sinodo dicesse chiaramente questa protesta.
È possibile (non solo a un
gruppo di studio, ma a una
"chiesa o a una federazione di
chiese qtiale è Ekd) firmare
al tempo stesso onestamente
la Concordia e accordi come
quello di Malta (1971: Paolo
Ricca l’aveva a suo tempo
presentato criticàmente, con
ampiezza, su La luce) o i suoi
ulteriori aggiornamenti ad
opera della commissione mista di studio cattolico-romana/luterana? Chiedere alla
Chiesa cattolica «una maggior ospitalità eucaristica» è
compatibile con il mutuo riconoscimento luterano/riformato alla Cena del Signore?
Che ne pensano i luterani italiani, i fratelli e le sorelle a
noi più vicini?
Che cos’è che obnubila a
questo punto? Era, ieri, il
«pericolo rosso»? È, oggi, la
secolarizzazione della società
cui fare fronte comune? Ma...
con più «ospitalità eucaristica»? Di una cosa sono certo;
Lutero non apprezzerebbe affatto che, stando le cose come
stanno (e il divario teologico
non si è attenuato ma aggravato, rispetto al XVI secolo:
oggi abbiamo, in più e in peggio, l’infallibilità papale,
l’immacolata concezione e
l’assunzione della vergine, lo
sviluppo abnorme dell’ecclesiologia e della mariologia) i
suoi eredi proponessero che
gli fosse tolta la scomunica: il
cattolicesimo potrebbe toglierla solo a un Lutero edulcorato, a un protestantesimo
snaturato, degenM'e.
Cattolicesimo e protestantesimo restano eretici l’uno
per l’altro. Un protestante
verace non potrà mai partecipare all’eucaristia cattolica
(che Lutero definiva una vermaledeyte Abgötterei,, una
dannata idolatria), né lo desidera affatto.
Gino Conte — Firenze
Errata
In nota aH’editoriale del n.
4 del 27 gennaio scorso abbiamo scritto erroneamente
che l’autore, Carlo Ottino, sarebbe un’«ex deportato a Auschwitz». Si tratta di una errata informazione poiché il
prof. Ottino è noto come studioso della deportazione e
della Resistenza ed è impegnato da molto tempo a far
conoscere la memoria di quei
fatti soprattutto tra i giovani
con i quali ha compiuto numerosi viaggi di studio nei lager nazisti ad Auschwitz 1,
Auschwitz 2 e a Birkenau.
Ci scusiamo con l’autore e
con i lettori.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia, il genero e le
nipoti del caro
Marco Avondet
ringraziano di cuore tutti coloro
che sono stati loro vicini nelle maniere più diverse, prima e dopo
questa dolorosa circostanza.
Inverso Porte, 16 gennaio 1995
RINGRAZIAMENTO
«Sii fedele fino alla morte
e io ti darò la corona della vita»
Apoc. 2, 10
I figli e I familiari tutti della cara
Ivonne Benech
ved. Benech
di anni 81
esprimono riconoscenza a tutti
coloro che in qualsiasi modo si
sono uniti affettuosamente al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
alla cara Tiziana, al doti. Bevacqua, al pastore Claudio Pasquet
e al personale infermieristico dell’
Unità sanitaria.
Luserna San Giovanni
3 febbraio 1995
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 3 FEBBRAIO 1995
Intervista a Corinne Lanoir che per tre anni ha insegnato teologia a Managua
Nicaragua: studiare la Bibbia per scoprire
la propria dignità e trasformare la realtà
La pastora francese Corinne
Lanoir è stata inviata in Nicaragua dal Défap (Dipartimento
francese di azione apostolica).
Per tre anni ha gestito programmi di studi biblici nel Centro interecclesiale di studi teologici e
sociali (Cieets) di Managua.
L’intervista che segue, a cura di
Rémy Hebding, è stata pubblicata sul numero del 7 gennaio
1995 di Réforme.
- Quali sono le origini degli insediamenti delle missioni protestanti in Nicaragua?
«Ci furono più ondate. La
prima fu la Chiesa morava
che giunse nel ’700, soprattutto sulla costa atlantica, e
che evangelizzò quasi tutti gli
indios Misquitos. Successivamente, all’inizio del ’900,
giunsero chiese battiste e anglicane. Poco tempo dopo avvenne un’evangelizzazione di
chiese pentecostali, che produsse moltissime chiese locali, autoctone. Attualmente, vi
sono oltre un centinaio di
chiese diverse, di cui circa il
70% è pentecostale ma con
propri pastori e una tradizione autoctona che risale agli
armi ’30 e ’50. Questo conferisce loro un’autonomia importante rispetto alle missioni
giunte essenzialmente dagli
Stati Uniti. C’è anche una tradizione di inni; insomma c’è
tutta una cultura propria».
Un paese poverissimo
— Qual era il suo compito
alla Facoltà di teologia di
Managua? Dava lezioni tra
' dizionali o doveva tenere
conto allo stesso tempo della
realtà sociale?
«Non è pensabile dare lezioni tradizionali perché gli
studenti stessi non sono molto tradizionali. Essi vengono
in Facoltà per trovare strumenti e un minimo di educazione alla quale, diversamente, non avrebbero accesso.
L’analfabetismo esiste tuttora
in Nicaragua: molti studenti
hanno un livello di formazione bassissimo. Quando il
Cieets è stato creato, nel
1985, la maggior parte dei
5.000 pastori (l’80%) non
aveva neanche il livello della
quinta elementare.
1 pastori vengono eletti dalla loro comunità senza avere
alcuna formazione teologica.
Pur lavorando nella loro chiesa, e spesso fuori di essa per
poter sopravvivere, essi desiderano studiare. Intraprendono studi malgrado una situazione che difficilmente riusciamo a immaginare qui in
Europa: molti miei studenti
non avevano la corrente elettrica in casa e studiavano 1’
ebraico di sera, al lume di
candela. Quando facevamo
gruppi o seminari di studio in
montagna, la gente veniva a
cavallo. Altra caratteristica:
la metà dei pastori che hanno
responsabilità di una chiesa è
composta da donne. Ritroviamo la stessa proporzione fra i
600 studenti della Facoltà».
Una metodologia
originale
- Di fronte a una realtà co.sì diversa dalla nostra, è neves.sario creare, innovare...
«In Facoltà ero incaricata
di un certo numero di corsi,
fra cui l’ebraico: a volte mi
chiedevo in che cosa quell’insegnamenlo potesse essere
utile a persone che spesso
non sapevano se avrebbero
avuto qualcosa da mettersi
sotto i denti l'indomani ma
molto spesso ho notato che le
persone pronte a battersi per
Nel 1990 è avvenuto il primo rimpatrio di nicaraguesi rifugiati in Honduras
l’essenziale (la lotta per il pane, le iniziative di sviluppo
sociale, di produzione alimentare o di organizzazione
della salute o dell’istruzione
al livello di quartiere) sono le
stesse che sono in cerca di
idee, di formazione e di arricchimento spirituale e teologico. Esiste un legame fortissimo tra le due necessità.
Davo lezioni di esegesi, di
metodo di studi biblici; organizzavamo anche gruppi di
formazione per laici: in questi
ultimi anni due programmi
sono stati avviati, di cui uno
di educazione biblica proposto a gruppi pronti a studiare
la Bibbia nelle comunità. La
■domanda di lavoro sui testi è
molto forte. Noi proponiamo
di formare gruppi di una ventina di persone, di decidere
dove e quando essi intendono
ritrovarsi, per tre ore alla settimana, e chiediamo loro di
impegnarsi per due anni il
che, in Nicaragua, è un periodo molto lungo. Quindi forniamo quaderni di studi, preparati dalla Facoltà durante
un processo parallelo alla formazione dei gruppi.
Si tratta di una metodologia
originale, diversa da quella
che viene seguita nelle chiese
metodiste da cui proviene la
maggioranza delle persone
coinvolte: in quelle chiese,
infatti, è il pastore che dirige
lo studio biblico: il suo commento è più simile a un sermone di stampo moralizzatore e individualista, a una lettura alquanto fondamentalista
dei testi. Noi invece proponiamo una scoperta del testo
nel suo contesto: qual è la situazione in cui si sono prodotte le Scritture, dell’Antico
e del Nuovo Testamento. Proponiamo inoltre una parte di
attualizzazione con una serie
di domande su ciò che pensa
la gente su tale o talaltro ar
gomento, senza che ci sia la
risposta indicata sotto. Non è
necessario trovare la buona
risposta alla domanda; si tratta di uno strumento per discutere insieme e per condividere con coloro che sono riuniti
intorno al testo. Infine, in
quel programma di formazione biblica, cinque degli otto
quaderni studiano l’Antico
Testamento, il che è inconsueto nelle chiese pentecostali dove si legge soprattutto
Paolo, e non sempre le cose
migliori scritte da lui, un poco i Vangeli e molto raramente l’Antico Testamento».
Alfabetizzazione
biblica
- Simili metodi pongono il
lettore di fronte alle proprie
responsabilità. Si tratta della
«coscientizzazione»...
«La chiamiamo anche “alfabetizzazione biblica’’. L'iniziativa della creazione del
Cieets nacque dalla grande
campagna di alfabetizzazione
del 1981, avviata dal governo
sandinista. Una delle principali preoccupazioni del governo era che la maggioranza
della popolazione potesse
avere accesso alla lettura e
alla scrittura. Molti protestanti hanno partecipato a
quella campagna, recandosi
in ogni villaggio del paese
per insegnare a leggere e a
.scrivere. Poi le chiese protestanti hanno pensato: anche
noi dobbiamo darci da fare
per alfabetizzare il popolo
protestante, per creare chiese
in cui i membri siano responsabili delle loro letture, per
dare loro una dignità grazie
alla quale possano dire essi
stessi ciò che pensano, ciò
che credono».
- Non vi è contraddizione
con rinsegnamento delle
chiese revivaliste che insi.sto
L'inno di lotta dei neri deil'Africa australe
«Nkosi sìkelel'i Afrìka»
Dìo benedica l'Africa
D. BITODI
Una lezione di lettura biblica aiia Facoltà di teoiogia di Managua
no più sull’emozione che non
sulla responsabilità personale? Inoltre, questo metodo
non è contrario ai metodi dei
televangelisti che all’emozione aggiungono l’aspetto spettacolare ?
«In Francia pensiamo che
le chiese pentecostali pensino
soltanto al cielo e all’anima:
non è così in Nicaragua. Fin
dagli anni '50, esse si contraddistinguono per il loro radicamento nella società, con
programmi sociali di educazione, di salute; malgrado una
lettura fondamentalista della
Bibbia, sono aperte a interrogativi riguardanti la società.
Questè chiese leggono moltissimo l’Apocalisse, è uno
dei loro libri di base per la riflessione e l’azione. Due letture sono possibili: dato che
Cristo sta per tornare, è inutile intraprendere checchessia.
Se Cristo torna, non vale la
pena ripiantare alberi. Ma altri dicono, al contrario, anche
se Cristo torna domani bisogna piantare alberi perché
questo mondo è il nostro
mondo. 1 dibattiti vertono su
questo tipo di questioni.
L’altro tema è il posto delle
donne: in molte chiese pentecostali le donne non hanno il
diritto di predicare, di vestirsi
come vogliono, ecc. ma sono
sempre più numerose quelle
che assumono responsabilità
nelle loro comunità e rivendicano un cambiamento rispetto
a questa situazione. In alcune
chiese, i testi paolinici che
raccomandano alle donne di
tacere nelle assemblee e di
portare il velo vengono applicati alla lettera. Lavorare su
questi testi vuol dire porre
delle sfide estremamente concrete e immediate nella vita
delle comunità.
Più complessa è la comparsa di una serie di chiese televangeliste o chiese elettroniche: esse organizzano grandi
spettacoli trasmessi dalla televisione, con promessa di guarigione al semplice contatto
con il televisore. Questa gente
viene dagli U.sa o dal Brasile,
con immensi mezzi e una predicazione per uditori-oggetti.
In questo caso non esiste né la
responsabilizzazione né la
presa d’atto della realtà sociale. Il vedersi offrire libri, vestiti, cibo e possibilità di educazione rappresenta una tentazione fortissima per persone
sprovviste di tutto. La nostra
idea è appunto di poter lavorare alla base affinché la gente sia in grado di reagire a
messaggi così alienanti».
'XJkosi sikelel’i Afrika
Maluphakanysw’
uphondo Iwayo
Yizua imithandazo yethu
Nkosi sikelela, nkosi sikelela
Woza moya, woza moya,
woza moya, oyingcwele
nkosi sikelela, thina lusapho Iwoyo».
Composto nel 1897, Nkosi
sikelel’i Afrika* venne cantato per la prima volta, di fronte
ad un vasto pubblico, nel
1899. Ben presto l’inno si diffuse in tutte le scuole cosiddette «nere». Ci capita a volte
di chiederci se l’autore di
questo inno, Enoch Maukayi
Sotonga, nel comporre la musica e le parole si rendesse
conto di creare un capolavoro
chiamato a segnare un intero
continente, e in particolare
l’Africa australe.
Poco tempo dopo la creazione deU’African National
Congress (Anc), i dirigenti di
quell’organizzazione lo adottarono nel 1925 come inno
conclusivo delle loro riunioni. Molto presto quell’abitudine si diffuse in tutte le organizzazioni «bantu» in tutte
le province. Così le popolazioni «nere» dell’Unione sudafricana (e dei suoi protettorati dell’epoca) l’adottarono tacitamente come il «loro» inno, cantandolo di fronte alle autorità durante le
grandi occasioni. Fino a poco
tempo fa, Nkosi sikelel’i
Afrika era considerato come
un canto di mobilitazione
contro l’apartheid, e veniva
spesso cantato durante le manifestazioni di protesta, di
solidarietà, durante le conferenze e soprattutto i funerali
delle vittime della violenza
razziale in Sud Africa.
Oggi Nkosi sikelel’i Afrika
è non solo l’inno nazionale
del Sud Africa ma anche
quello di altri paesi dell’Africa australe: Tanzania, Zambia, Zimbabwe, Namibia,
ecc. Cantato in quasi tutte le
chiese evangeliche dell’Africa a Sud del Sahara, Nkosi
sikelel’i Afrika è soprattutto,
e prima di tutto, un cantico
che esprime una preghiera
semplice ma commovente:
Considerando la situazione
molto critica che sta attraversando oggi il continente africano, chi potrebbe predire il
futuro di quella parte del pianeta? In queste condizioni,
Nkosi sikelel’-i Afrika, anche
se centenario, diventa una
preghièra che si inserisce in
un presente proiettato verso
un futuro affidato alla benedizione del divino Creatore.
(*) Traduzione Ubera.:«Signore
benedici l’Africa/che le sue primizie possano sbocciare e prosperare/ Esaudisci, oh Signore,
la nostra preghiera/ e spandi sopra noi le tue benedizioni/ Scendi, oh Spirito Santo, scendi/ Signore, spandi sopra noi le tue
benedizioni». (Tratto dal bollettino Echo du Tabernacle, della comunità protestante di lingua france.se di Roma. D. Bitodi è membro della corale di quella chiesa.
L’articolo è stato ripreso da Info
Cevaa News di dicembre 1994).
Nelson Mandela e Oliver Tambo durante una conferenza dell'Anc nel
dicembre 1990
Sarebbero già emigrati a centinaia
I bianchì sudafricani
scelgono l'esodo?
L’agenzia di stampa Aps
(All Africa Press Service) di
Nairobi rivela nel suo numero del 28 novembre 1994 che,
secondo il giornale sudafricano Sunday Times, centinaia di
coloni, per la maggior parte
Afrikaners, starebbero lasciando il Sud Africa per andare a sistemarsi più a Nord
in altri paesi africani (Zambia, Zimbabwe e perfino Gabon e Gambia). Quest’esodo
sarebbe organizzato dai sindacati agricoli del Transvaal
e dallo stato libero di Orange,
in collaborazione con un’organizzazione denominata
Savdeco (Compagnia per lo
sviluppo dell’Africa australe).
L’esodo sembra essere iniziato fin daH’inizio del 1994,
poco prima delle elezioni
multirazziali in Sud Artica.
Circa duecento coloni sarebbero emigrati in Zambia per
sfuggire alle incertezze provocate dalla prospettiva di un
governo dominato dai neri.
Secondo un rappresentante
della Savdeco, questi coloni
avrebbero l’appoggio delle
autorità dei paesi di accoglienza, in particolare della
Gambia e del Gabon.
(Info Cevaa News)