1
la luce
8 gennaio 1993
spedizione in abb. postale
gruppo ii A/70
In caso di mancato recapito si
prega restituire a via Pio V n. 15
10125 Torino
<1
ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 8 GENNAIO 1993
ANNO I - NUMERO 1
EX CECOSLOVACCHIA
SEPARAZIONE
IN GUANTI
DI VELLUTO?
EVA MIKULECKA *
Da pochi giorni la Cecoslovacchia non esiste
più: non esiste più ufficialmente sulla carta. In realtà la
Repubblica federale ceca e
slovacca non esiste da molto
tempo perché uno dei due
partner - la Slovacchia - ha
costantemente rifiutato le regole dello stato federale.
L’uomo della strada, non
avendo sufficienti informazioni, fa fatica a capire pienamente le richieste politiche
ed economiche della Slovacchia, ma lo shock emotivo e
la diffidenza nei confronti
dei politici slovacchi, che
erano già presenti, sono diventati sempre più forti.
In genere, la gente della
parte ceca e morava non ha
capito perché i politici della
Slovacchia hanno voluto disonorare il nostro comune
presidente Vàclav Havel. Per
noi e per me personalmente
egli è una persona eccezionale, che era in grado di guidare l’intera nazione, e forse
anche altri, verso un’umanità
migliore.
Certo, ogni nazione ha il
diritto di essere indipendente. Per i cechi e gli slovacchi,
la Federazione cecoslovacca
era il miglior modo di vivere
insieme; (non menziono qui
altre nazioni che vivono sul
territorio della Cecoslovacchia, i moravi e gli slesiani,
per non complicare ulteriormente le cose: lo stesso vale
per tutte le minoranze che vivono nel paese). Questo fatto
non è stato sottolineato dagli
attuali uomini politici; molti
cechi e slovacchi hanno lottato per creare questo comune paese e vi sono riusciti
nel 1918.
Questa è la mia eredità e
questa prima repubblica
(1918-1938) è stata il più
grande avvenimento della
mia nazione. Ma noi cechi
(moravi e slesiani) abbiamo
dimenticato una cosa: che gli
slovacchi non sentono allo
stesso modo la nostra comune storia. Per molti slovacchi questa prima Repubblica cecoslovacca non era
qualcosa di cui andare fieri
ma piuttosto un passo per la
loro propria indipendenza.
Siamo a questo punto. Non
ci rallegriamo della separazione ma accettiamo ciò che
la Slovacchia ci chiede. Non
siamo più corresponsabili del
nostro comune paese; questo
per fortuna permette ai nostri
politici di concentrarsi su altri problemi.
Non mi rallegro della
separazione ma vedo cose
più importanti da fare che
piangere per la divisione. Mi
rallegro invece del fatto che
questa decisione della Slovacchia di separarsi da noi
non abbia provocato violenza.
Mi hanno raccontato ciò
che è successo quando la
Slovacchia diventò uno stato
fascista durante la seconda
guerra mondiale e ora vedo
ciò che sta succedendo
nell’ex Jugoslavia; abbiamo
meno informazioni sulla ex
Unione Sovietica ma anche
là la violenza sta esplodendo.
Ora vogliamo lavorare per
la Repubblica ceca che avrà
una base civica e non nazionalistica.
Vogliamo lavorare per una
società umana migliore e vogliamo far prova di saggezza
e di pazienza. Vogliamo restare amici con gli slovacchi
malgrado tutte le divisioni
che verranno instaurate tra
noi.
* pastora della Chiesa cecoslovacca hussita a Praga, presidente del Consiglio ecumenico
della gioventù in Europa
■■ ...
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La liturgia di inizio dell'anno delle chiese metodiste in tutto il mondo
Il sentiero del patto tra Dio e gli uomini
PAOLO SBAFFI
La storia della salvezza è
la storia del rapporto che
Dio ha voluto avere con
l’umanità, con il mondo, con
«la terra», attraverso un patto,
un’alleanza per la vita
dell’umanità e dell’intero
creato. In effetti la storia del
popolo dei credenti e la storia
del patto che Dio stabilisce,
conferma o rinnova, coincidono. Le tappe della storia
della salvezza sono infatti
delle riproposizioni del patto
in ogni momento fondamentale di questa storia, prospettata dal Pentateuco e predicata dai profeti.
Dal patto con Noè al patto
con Abramo (che da quel momento si chiamerà «Ahrahamo, padre di una moltitudine» (Gen. 17, 5), al patto
del Sinai, al patto di Sichem,
al patto con Davide, fino al
«nuovo patto» in Gesù Cristo,
la storia della salvezza comprende promesse e appelli, fedeltà ribadite e fedeltà richieste, interventi di liberazione e
richiami severi.
Il patto è anche un patto di
grazia, per la quale Dio si lega volontariamente al suo popolo. Esso consiste nel fatto
che Dio si è liberato un popolo («Sono io, il Signore Dio
tuo, che ti ho tratto fuori dal
paese d’Egitto, dalla casa di
servitù», Es. 20, 2) e lo chiama a vivere questa libertà, a
riempirla di contenuti di giustizia e di pace.
Quando Dio libera da qualche oppressione, egli libera
simultaneamente il suo popolo ed i singoli credenti da se
stessi e dai propri idoli.
Quando libera dalla schiavitù,
egli impone di non asservire
gli altri. L’osservanza del patto è un progetto di vita, «un
avvenire e una speranza»
(Ger. 29, 11), un’apertura
verso il nuovo, in cui vengono a cadere la petulanza e le
pretese di chi si sente la
«controparte», il secondo
contraente di un accordo.
Il segno del patto fu, per
Noè, l’arcobaleno: «nessuno
sarà più sterminato..., la terra non sarà distrutta» (Gen.
9, 11-13). L’osservanza del
patto permette di percorrere i
«sentieri del Signore che sono benignità e verità» (Salmo
25, 10), di avere stabilità (II
Sam. 1, 16). Del patto non
fanno parte né la guerra né la
fame (specie se legittimate da
alibi religiosi), né la progressiva distruzione del creato, né
le logiche folli dello sfruttamento sconsiderato e delle
cosiddette leggi del profitto,
per le quali si «rompono i
patti» con la natura, con i diritti umani, con le leggi dello
stato, con le leggi intemazio
nali e, per i credenti, con Dio
e con se stessi. Il «non stare
ai patti» tra gli uomini è sempre segno di una sottovalutazione del patto di Dio.
L’avvento di Gesù, il Cristo, è l’avvento del nuovo
patto tramite il quale Dio
continua a «stare ai patti» con
un mondo e un’umanità in
cui, invece, la regola persistente nella storia è proprio il
contrario, il «non stare ai patti»: quelli con la Carta costituzionale del proprio paese,
quelli con i propri elettori,
quelli tra i partiti al governo,
quelli internazionali, quelli
del vivere civile, quelli con la
verità e l’onestà.
Con la venuta di Gesù Cristo, Dio è «stato al patto» una
volta per tutte, ha mostrato la
sua fedeltà oltre ogni limite,
anche quello della morte, la
propria. Ma il senso del nuovo patto, quello del dono di
Dio in Gesù Cristo, è inseparabile dal suo perdono, come
già predicava il profeta Geremia:
«Ecco, i giorni vengono,
dice il Signore, che io farò un
nuovo patto con la casa
d’Israele...: io metterò la mia
legge nell’intimo loro, la
scriverò sul loro cuore, e io
sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo...Tutti mi conosceranno, dal più piccolo
al più grande...Poiché io per
donerò la loro iniquità, e non
mi ricorderò più del loro peccato» (Ger. 31,31-34).
La ripresa di questo annuncio da parte di Matteo, di Luca e di Paolo quando parlano
della Cena del Signore e del
«sangue del patto versato per
molti» (Mt. 26, 28), chiama al
ravvedimento e smantella
ogni possibile giustificazione
dell’antisemitismo, del razzismo e di ogni discriminazione: alla mensa di Cristo
non viene celebrata soltanto
la riconciliazione di singoli
individui con Dio, ma anche
la riconciliazione di tutti i popoli con Dio e dell’uno verso
l’altro. Dio ha voluto e creato
una pace universale mediante
il mistero e la morte dell’
ebreo Gesù Cristo, figlio di
Davide, unificatore di entrambi i contraenti del patto,
risuscitato per essere «il primogenito fra molti fratelli»
(Rom. 8, 29).
La liturgia metodista del
Rinnovamento del patto dice:
«Tu che mantieni il Patto e la
misericordia verso i tuoi figli
che camminano in tua presenza, concedici di essere degni della tua fedeltà. Fa che
di questo Patto noi sappiamo
dare una testimonianza veritiera. E che la riconsacrazione al tuo Patto sia ancora una volta, oggi, confermata da te. Amen».
APPELLO
FERMIAMO
I CRIMINI
DI GUERRA
GENEVIEVE JACQUES
E terribile. Lo stupro è diventato una delle armi
della sporca guerra civile che
si sta combattendo nella ex Jugoslavia, uno dei mezzi per
realizzare la politica di «pulizia etnica» che è uno degli
obiettivi dichiarati della guerra. Moltissime testimonianze
convergono e dimostrano che
lo stupro è una pratica troppo
massiva e sistematica per poter essere «semplicemente»
classificata come un comportamento brutale della soldatesca in tempi di guerra.
A livelli diversi di brutalità
a seconda dei luoghi, lo stesso metodo è applicato dappertutto dai militari serbi in
Bosnia: si attaccano i villaggi, si chiede agli abitanti di
consegnare le armi con la
promessa che i civili saranno
risparmiati, si separano gli
uomini dalle donne, i vecchi
dai bambini. E poi cominciano i massacri e le torture.
I primi ad essere uccisi sono i responsabili politici, gli
intellettuali, i dirigenti sindacali, i professionisti. L’obiettivo è quello di sopprimere
l’élite non serba.
Dopo, gli stupri pubblici e
sistematici di tutte le donne.
Lo scopo è quello di «distruggere l’animo», l’integrità
sociale, religiosa, morale della popolazione. Con un corollario in più: quello di generare un odio che impedisce di
pensare alla possibilità stessa
di una coabitazione pacifica
tra le vittime e quei serbi.
Di fronte all’umiliazione
programmata della popolazione non serba in Bosnia Erzegovina, e realizzata con
la pratica dello stupro delle
donne, si impongono alcune
misure urgenti per le quali
chiediamo a tutti di mobilitarsi:
1) La denuncia penale e
personale dei criminali che la
SEGUE A PAGINA 7
Delle Chiese
Essere chiesa
per,,.
pagina 3
All’Ascolto
Della Parola
La «nuova Legge»
pagina 6
Cultura
/ rapporti
fra Ltalia
e Somalia
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
Eletta presidente della Conferenza metodista britannica nello scorso giugno
Kathleen Richardson^ per la prima volta
una donna sulla «poltrona di Wesley»
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993
_______FLOBAWCE VINTI_______
Se il 1992 ha visto la Chiesa d’Inghilterra votare
«sì» al ministero delle donne,
è stato un anno significativo
anche per le donne metodiste
britanniche. Infatti quest’anno la Conferenza metodista,
riunita a Newcastle alla fine
di giugno, ha scelto per la
prima volta di far sedere una
donna sulla «poltrona di Wesley» («Mr. Wesley’s
Chair»), cioè ha votato, per la
prima volta nella storia del
metodismo, una donna come
presidente della Conferenza
britannica.
Sono passati solo due decenni da quando la British
Methodist Church diede il via
alla consacrazione delle donne pastore dopo anni di discussioni in merito. In quegli
anni Kathleen Richardson era
una giovane mamma di tre figlie, laica impegnata nella
Chiesa metodista locale, anche se era stata per un breve
periodo diacona a tempo pieno.
Nata nel 1938 a Cafow, vicino a Chesterfield, Kathleen
Fountain studiò alla St. Helena High School e poi al Teacher Training College a
Bromley, nel Kent.
Nel 1961 decise di lasciare
il suo posto di insegnante e i
suoi impegni come prédicatrice locale per diventare diacona nella Chiesa metodista.
Fu durante un periodo a Rochdale che incontrò lan Richardson, ingegnere metodista, impegnato attivamente
nel lavoro giovanile della
chiesa. L’ordine delle diacene in Gran Bretagna è impe
gnato attivamente nell’attività
pastorale ma, a quell’epoca,
richiedeva il celibato e Kathleen, sposandosi, dovette lasciare l’attività a pieno tempo
e tornò a dedicarsi all’insegnamento.
Il suo desiderio di lavorare
in un ministero a tempo pieno, tuttavia, era troppo forte e
nel 1973 entrò a far parte di
un «team ministry» nel nord
di Londra e, quattro anni dopo, diventò la prima donna
sposata con figli ad essere accettata come candidata al ministero pastorale. Dopo lo studio al Wesley College di
Cambridge, fu inviata alla sua
prima comunità nel circuito
del West Yorkshire.
Questa donna, che «possiede una incredibile capacità di
affrontare e trovare soluzioni
per problemi che altri non sono capaci di affrontare» come
dice il suo collega pastore
John Taylor, sembra possedere vari primati. Presto diventò, ed è tuttora, l’unica
donna presidente di un distretto, ha 32 colleghi maschi.
Il suo territorio comprende
una vasta area rurale con tre
agglomerati urbani: Bradford,
Halifax e Huddersfield, una
zona che riflette quasi tutti i
problemi e le sfide che le
chiese in Gran Bretagna si
trovano di fronte oggi:
trasformazioni drammatiche
nell’agricoltura, declino delle
imprese industriali e crescita
delle nuove tecnologie, comunità multiculturali.
La pastora Kathleen Richardson si interessa in modo
particolare del lavoro della
«comunità delle donne e degli
uomini nella chiesa» e del mi
Kathleen Richardson, presidente deila Conferenza metodista britannica
nistero in mezzo alle persone
al di fuori della chiesa.
La pastora Kathleen M. Richardson, presidente della
Conferenza metodista britannica per il 1992-1993, ha
compiuto la scorsa settimana
una visita in Italia. Ha incontrato a Roma i membri dell’
Opcemi.
I rapporti bilaterali fra
rOpcemi e la Chiesa metodi^
sta britannica sono mantenuti
tramite 1’«Overseas Division»
di Londra. Il responsabile di
questo dipartimento, pastore
Leslie Anderson, ha compiuto
recentemente una visita in Italia; accompagnato dal presidente deirOpcemi, Claudio
H. Martelli, ha visitato diverse opere e chiese a Palermo,
Napoli, Roma e Milano. Alla
fine del suo viaggio italiano il
pastore Anderson ha tenuto la
predicazione nella Chiesa metodista di Trieste e si è recato
a Pola, in Croazia, dove la
Chiesa metodista di Trieste è
impegnata a sostenere un
Centro di accoglienza per i
bambini orfani.
Società bibliche
GRECIA — Dopo circa 15
anni di trattative si è costituita
ufficialmente, il 10 ottobre
1992, la Società biblica in
Grecia. Ne hanno sottoscritto
la nascita ad Atene 33 delegati della Chiesa ortodossa greca, della Chiesa cattolica romana e delle chiese evangeliche in una assemblea tenuta
presso l’hôtel Titania di Atene, sotto la presidenza del metropolita ortodosso Agathagellos di Nuova Smime.
ECUADOR — La Società
biblica dell’Ecuador è riuscita
a realizzare un progetto a cui
lavorava da circa due anni: la
pubblicazione, per la prima
volta, della Bibbia direttamente in Ecuador. Il progetto, realizzato con l’aiuto del Régional Service Center di Miami e
delle Società bibliche del Brasile e della Colombia, prevede
una prima edizione di 36.000
copie che verranno immesse
sul mercato ad un prezzo più
basso rispetto alle Bibbie in
lingua spagnola provenienti
dall’estero.
CROAZIA — È prossima
la costituzione della Società
biblica anche nel nuovo stato
della Croazia. Nell’ottobre
scorso Gunnleik Seierstad, segretario della SB per l’Europa
e il Medio Oriente, si è incontrato a Zagabria con rappresentanti cattolici, battisti e
pentecostali per concordare
l’avvio del progetto.Uno dei
primi compiti della Società biblica sarà quello di tradurre la
Bibbia in una lingua comune
ai croati, pubblicandola in una
edizione accettata da tutte le
confessioni e denominazioni
cristiane.
Dal 18 al 25 gennaio, sul tema «Il frutto dello Spirito»
I cristiani pregano per Tunità
EMMANUELE PASCHETTO
Da parecchi anni, anche in
Italia, nei giorni che vanno dal 18 al 25 gennaio si
svolge la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
(Spuc). In quell’occasione
vengono proposti alla meditazione dei cristiani delle diverse confessioni alcuni testi biblici appositamente scelti da
un gruppo intemazionale ecumenico.
La Settimana di preghiera,
che in diversi paesi riscuote
da anni un notevole consenso, va radicandosi lentamente
anche negli ambienti cattolici, evangelici ed ortodossi
della nostra penisola.
Non mancano critiche e
dissensi provenienti da diverse parti, specie in un momen
Caléhdario della Settimana di preghiera
• Lunedi 18 gennaio; Dio, donaci uno spirito di gioia e di
libertà (Isda 52: 7-10; Salmo 106; 4-5; 2 Corinzi 3: 17-18;
Luca 6:20-23). > |
• Martedì 19 gennaio: Signore, donaci uno spirito di fede
e di conoscenza (Isaia 11: 1-2; Salmo 139; 1-2; 1 Corinzi
12; 7-11; Giovanni 14:24-29).
• Mercoledì 20 gennaio: Signore, donaci uno spirito di
temperanza e di santificazione (Isaia 6: 1-7; Salmo 141: 34; Apocalisse 7:13-15; Giovanni 17:14-19).".
• Giovedì 21 gennaio: Signore, donaci uno spirito di
bontà e di generosità (Isaia 61; 1-2; Salmo 86: 15-17; Tito
3:4-7; Matteo 7; 7-11).
• Venerdì 22 gennaio: Signore, donaci uno spirito d’amore e di forza (Ezechiele 36: 26-27; Salmo 23: 1-6; 2 Timo
'^teó 1: 5-7: Luca 8:40-42,49-56). '
• Sabato 23 gennaio: Signore, donaci uno spirito di pa
zienza e. di’amore (Esodo 34: 4-10; Salmo 130; 5-8; Ebrei
10; 23-25; Matteo 24: 3-8,13-14). ’ ,r
• Domenica 24 gennaio: Signore, donaci uno. spirito di
pace e di giustizia (Isaia 32:16-18; Salmo 82: 2-4; Romemi
yI4: l7-19;Matteto5:940). *'*
• Ltaiedì 25 gennaio: Signore, donaci uno spirito di amore e di unità (Deuteronomio 30: 1-4; Salmo 136: 1-3; 1
Giovanni4:11-13; Giovanni 13; 12-17).
vM ì
to come quello che stiamo attraversando in cui l’ecumenismo segna un po’ il passo,
ma l’ossatura degli incontri
della Spuc - letture e riflessioni bibliche, canto, preghiera - e il clima di fraternità e
rispetto che generalmente li
caratterizza possono essere
visti senz’altro come elementi positivi anche da chi non si
sente in sintonia con l’iniziativa.
Il tema proposto quest’anno è «// frutto dello Spirito
per l’unità dei cristiani» e si
basa sul testo di Calati 5: 2223: «Lo Spirito produce amore, gioia, pace, comprensione,
cordialità, bontà, fedeltà,
mansuetudine, dominio di sé»
(traduzione in lingua corrente). Ogni anno vengono affidati ad un gruppo diverso di
cristiani di varie confessioni
sia la scelta del tema sia la
preparazione dell’introduzione all’argomento: quest’anno
è toccato allo Zaire dove ortodossi, kimbanguisti, cattolici, battisti e metodisti hanno
lavorato insieme lasciando il
segno della loro particolare
attenzione all’opera dello
Spirito Santo e della loro
esperienza di rinnovamento
carismatico che li caratterizza. Il tutto è poi stato rielaborato da un gruppo intemazionale formato da rappresentanti del Consiglio ecumenico
delle chiese e dal pontificio
Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani.
Dal Mondo Cristiano
Delegazione del Cec ad Haiti
GINEVRA — Invitata dai responsabili di chiesa di Haiti,
una delegazione mandata dal Consiglio ecumenico delle chiese
e dalla Conferenza delle chiese dei Caraibi ha compiuto una visita di sei giorni nel paese, dove ha incontrato tutti i membri
della Conferenza dei vescovi cattolici romani e i responsabili
della Federazione protestante ecumenica di Haiti.
I membri della delegazione hanno appreso che 3.000 persone
sono state sommariamente giustiziate dopo il golpe militare,
4.500 sono state illegalmente o arbitrariamente detenute e
2.000 sono state ferite.
Dopo il golpe 400.000 persone hanno abbandonato la capitale, Port-au-Prince, per rifugiarsi in campagna. L’embargo imposto dall’Organizzazione degli stati americani si è rivelato
inefficace e avvantaggia la ricca borghesia in seguito all’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità.
Le persone incontrate dalla delegazione hanno sottolineato le
speranze suscitate dai risultati delle elezioni di novembre negli
Stati Uniti.
Esse sperano che Bill Clinton porrà fine alla politica di rinvio
dei profughi haitiani. Il numero di «boat-people» fuggiti negli
ultimi 14 mesi viene stimato in 40.000 persone, di cui almeno
2.000 sono morti in mare.
Conflitti religiosi nel mondo
GINEVRA — L’ufficio del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese, riunito a Ginevra il 7 e 8 dicembre, ha
rilasciato la seguente dichiarazione:
«I membri dell’ufficio del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese, profondamente sconvolti dai conflitti
che scoppiano per motivi di origine religiosa in numerose regioni del mondo, elevano le loro voci e le loro preghiere per
chiamare tutte le chiese e le organizzazioni religiose del mondo
a investire i loro sforzi nella ricerca della pace e della riconciliazione, e ad affermare con vigore i valori della coesistenza,
del dialogo e della promozione del benessere di tutta l’umanità.
In particolare, proviamo una grande tristezza di fronte agli
avvenimenti verificatisi in India, che hanno conseguenze sulle
relazioni interreligiose nel mondo intero. Siamo anche vivamente preoccupati dal modo in cui i sentimenti religiosi vengono sfruttati nel conflitto della Bosnia-Erzegovina.
Con tutte le nostre forze rigettiamo ogni tentativo di utilizzo
dei pregiudizi religiosi in vista di promuovere una causa politica o etnica.
I cristiani e i musulmani vivono insieme in pace, fianco a
fianco, da secoli. Noi affermiamo che questa coesistenza è possibile e continuerà ad essere una realtà non solo in queste regioni, ma nel mondo intero.
Chiediamo a tutte le chiese di pregare e di operare per la pace
in India e nell’ex Jugoslavia, e di moltiplicare i loro sforzi in
vista di aiutare le vittime che soffrono, qualunque sia la loro religione.
Oltretutto chiediamo loro di operare e di pregare perché tutti,
uomini e donne di fede, vivano insieme in armonia».
Teologia protestante in Russia
MOSCA — Per la prima volta dal 1917 una università statale russa istituisce un «dipartimento di teologia protestante». La
nuova cattedra di Mosca provvederà alla formazione dei pastori
delle comunità evangeliche che fino ad ora avevano compiuto
corsi per corrispondenza. Sono iscritti ai corsi 150 studenti e la
nuova cattedra è stata affidata al pastore battista Vitali Kulikov.
Premio per la pace
SANSEPOLCRO — La sorella Hedy Vaccaro, membro della Chiesa valdese di Roma, esponente del Movimento intemazionale della riconciliazione (Mir), ha ricevuto il Premio cultura della pace patrocinato dal Comune di Sansepolcro. Il premio
è stato attribuito «in memoria» anche a Ernesto Balducci.
La Bibbia copiata a mano
MAGONZA — Per 8 mesi un gruppo di 820 cattolici e protestanti ha copiato a mano tutta la Bibbia.
La singolare iniziativa, che si è svolta nella città tedesca di
Magonza, patria dell’inventore della stampa, rappresenta un
contributo all’«anno ecumenico della Bibbia 1992» ed un invito alla lettura dei fondamenti comuni delle fede cristiana.
Le 1.339 pagine, copiate da scrivani di età tra gli 8 e i 90 anni, sono state rilegate in un volume che sarà conservato ad anni
alterni in una chiesa cattolica ed in una protestante del quartiere
di Hectesheim dove è avvenuta la copiatura.
L'ora di religione
BOLZANO — Nella provincia di Bolzano è ancora in vigore la vecchia normativa sull’insegnamento della religione cattolica.
Il mancato adeguamento ha provocato un’interrogazione parlamentare .secondo la quale mantenere l’obbligo di frequenza,
in assenza di una esplicita richiesta di esonero, impedi.sce
l’esercizio della libera scelta, «principio fondamentale per la
laicità dello stato».
Deceduto Ken Baker
FRANCIA — Ken Baker, ex membro dello staff del Consiglio ecumenico delle chiese, è deceduto a St. Hilaire d’Ozilhan
il 16 novembre all’età di 69 anni.
Americano, membro della Chiesa unita del Cristo, Ken Baker
aveva lavorato al Cec in tre occasioni: dal 1983 al 1988 aveva
lavorato all’Ufficio migranti del Cec a Roma.
3
venerdì 8 GENNAIO 1993
¡Vita Delle Chiese,
PAG. 3 RIFORMA
L'attività della Commissione stato-chiese della Federazione evangelica apulo-lucana
Ora di religione^ obiezione di coscienza^
otto per mille: temi di riflessione per l'anno
NICOU PANTALEO
La commissione sui rapporti fra stato e chiesa
della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e
Lucania nella sua composizione allargata - battisti, vaidesi, Chiesa di Cristo, rappresentanti di Scuola e Costituzione e della Cgil-scuola si è incontrata per fare il
punto sul proprio lavoro e rilanciare l’attività per il 1993.
I terreni di intervento sono
ancora quelli individuati alla
nascita di questo gruppo di
lavoro: l’ora di religione,
l’obiezione di coscienza militare e fiscale, l’otto per mille e, più in generale, la materia concordataria.
Ora di religione
Sulla prima questione vi è
da registrare la recente emanazione di una circolare ministeriale ambigua e pericolosa (la n. 13377 del 13-2’92) che autorizza atti di culto cattolico nella scuola pubblica, sia pure in orario extrascolastico.
In effetti il Tar dell’Emilia-Romagna, chiamato in
causa da alcuni ricorsi avverso le delibere di due circoli
didattici intese a ripristinare
celebrazioni pasquali e inaugurali dell’anno scolastico, si
è nettamente pronunciato con
due ordinanze (nn. 470 e 471
dell’l-8-’92), annullando sia
i provvedimenti delle due direzioni scolastiche sia la cir
colare ministeriale che ne costituiva la premessa giustificativa.
Una decisione importante e
coraggiosa che ha naturalmente effetto su tutto il territorio nazionale e che può essere invocata in circostanze
analoghe.
Un’altra situazione assolutamente intollerabile è determinata dalla surrettizia conversione delle due ore settimanali destinate all’informazione religiosa in vero e proprio insegnamento catechistico cattolico che, oltretutto,
sottrae spazio all’applicazione di nuovi programmi e
tempo didattico ai docenti.
Un nodo di crescente conflittualità sindacale è, per altro, costituito dalla prerogativa conferita dal nuovo Concordato alla curia di nominare a proprio arbitrio gli insegnanti di religione; a questo
proposito la Cgil di Bari ha
inoltrato un esposto alla procura, ravvisando nella mancata designazione di docenti
interni non graditi alla curia
gli estremi di una violazione
alla legislazione sul contenimento della spesa pubblica.
Le minoranze religiose dovrebbero essere in prima fila
in questa a altre battaglie sulla laicità della scuola pubblica e a tal fine si rendono necessarie un’adeguata informazione e una mobilitazione
capillare che neutralizzino
l’attuale calo di tensione
sull’ Ire.
Diaspora metodista nel Casertano
Il culto di famiglia:
momento significativo
Nella provincia di Caserta
vivono delle piccole comunità metodiste, raggruppate
nella diaspora casertana che
comprende i gruppi di Santa
Maria Capua Vetere, Alvignano e Dragoni. Qui abitano
circa 15 famiglie disperse in
un’area geografica molto vasta, che sono curate dal pastore di Salerno.
Le attività di queste comunità sono concentrate nell’incontro quindicinale per il culto familiare.
Appuntamenti significativi
e importanti per una realtà
evangelica di dispersione
geografica. Al culto sono presenti fratelli e sorelle della
comunità, ma anche amici e
conoscenti che formano in tal
modo una particolare «comunità domestica» a volte simile
a quella descritta nel libro degli Atti.
A un osservatore distratto
questa comunità di diaspora
può apparire segnata da soli
fattori negativi: pochi i membri di chiesa, assenza di significativi impegni evangelistici.
Ma se ci si ferma a osservare
con più attenzione (e direi
con più amore) la vita di questi nostri gruppi metodisti allora emergono elementi interessanti.
Il primo elemento risulta
evidente quando il pastore
compie le visite pastorali nella diaspora soprattutto durante il periodo natalizio: in
ogni famiglia visitata si in
contrano amici e conoscenti
interessati alla predicazione
evangelica.
In quegli incontri avviene
una evangelizzazione, una seminagione «a caldo», senza
una precisa organizzazione,
ma i fmtti si potranno riscontrare nel tempo.
Da questi colloqui familiari
a volte nascono domande e
interrogativi su temi importanti nella ricerca di una speranza e del senso della vita.
Poi le persone coinvolte si ritrovano nelle riunioni di culto
e un cammino evangelistico
prosegue pur nelle debolezze
delle nostre azioni umane.
Il secondo elemento interessante della diaspora è la
sua capacità di «resistenza».
Vivere la propria fede
evangelistica maturata in un
ambiente ostile o indifferente
alla Bibbia non è facile e possono sorgere la stanchezza,
l’apatia e il conformismo con
le abitudini del paese.
Riuscire a essere sempre
una «luce», e riuscire a dare
«sapore» alla propria vita, è
una battaglia condotta ogni
giorno perché quotidianamente occorre «resistere» per
testimoniare la signoria di
Gesù.
Saper resistere e mantenere
contemporaneamente aperta
la propria casa per accogliere
chiunque voglia udire la Parola di Dio, è certamente un
elemento importante per queste nostre comunità.
Ci si è pertanto orientati a
riformulare, con aggiornamenti e integrazioni, il «vademecum» sull’insegnamento religioso cattolico che,
modellato su un agile fascicoletto del Comitato bolognese Scuola e Costituzione,
è stato diffuso a cura delle
Federazione apulo-lucana tra
le chiese federate e non.
Si è progettata inoltre una
serie di incontri di zona che
vedranno coinvolti alunni,
famiglie e monitori delle
scuole domenicali, oltre a
militanti di organizzazioni
laiche.
Sarà anche disegnata una
mappa regionale dei punti di
forza attivabili (persone,
gruppi, movimenti) che al
momento appaiono isolati e
disarticolati, con l’obiettivo
di gettare le basi per una più
forte presa di coscienza individuale e collettiva.
Otto per mille
Nel rispetto del libero
orientamento di ciascuno e
nell’imminenza della decisione che anche le chiese
battiste italiane stanno per
assumere in una loro Assemblea straordinaria circa la
partecipazione a quell’opportunità di autofinanziamento,
la Commissione ha discusso
la questione con la pmdenza
che la delicatezza e la problematicità di questo tema
consigliano.
È emersa tuttavia con nettezza una valutazione sostanzialmente negativa che per
un verso si rifà al fondamento costituzionale della separazione dell’ambito statale da
quello religioso, principio
che nessun espediente tecnico-economicistico può sovvertire nella coscienza di un
evangelico e, per altro verso,
giudica rischioso ed illusorio
ancorare ad un meccanismo
fiscale la rivitalizzazione della testimonianza cristiana.
La Commissione ha comunque in animo di sviluppare un’analisi della effettiva
utilizzazione dei fondi da
parte delle chiese che hanno
già fmito dell’otto per mille,
allo scopo di fornire ulteriori
elementi di valutazione alle
comunità della regione.
ACCOGLIERE LO STRANIERO
ESSERE CHIESA
PER...
GIOVANNI ANZIANI
L9 incontro tra le nostre
comunitià evangeliche
e le diverse realtà dell’immigrazione extracomunitaria ha
permesso in questi ultimi anni il sorgere di nuovi impegni in diversi campi.
Alcune comunità si occupano maggiormente dell’accoglienza, offrendo fatti concreti di fratellanza; altre si
organizzano per un’azione
più strutturata e con interventi in tempi lunghi, dando
vita a nuove forme di diaconia; altre, infine (ma gli
esempi potrebbero continuare), manifestano la loro accoglienza offrendo un culto rinnovato e trasformato, per una
migliore integrazione tra persone di diversa estrazione
evangelica.
Condivido appieno quanto
ha scritto il fratello past.
Paolo Sbaffi, e ritengo che vi
sia un punto convergente rispetto a tante e diverse esperienze di accoglienza dello
straniero che è tra noi. Tale
punto può essere racchiuso
nel motto «Essere chiesa
per...».
Che cosa vuol dire «Essere
chiesa per..»? Innanzitutto significa porsi, proprio perché
comunità nata dalla predicazione evangelica, al servizio
di coloro che vivono tra noi
come minimi.
Avere così una nuova sensibilità per i fatti e le contraddizioni della vita della
città in cui si vive; sensibilità
che tante volte manca e che
occorre costruire. Non sempre vi è l’impegno per manifestare pubblicamente la propria solidarietà con i minimi,
preferendo ripetere: «Tanto
nessuno ci ascolta».
In secondo luogo significa
dare priorità alla Parola di
Dio, dato che tante volte è
come rinchiusa ed incatenata
in luoghi e tempi particolari
(il culto e lo studio).
Fare in modo che tale Parola «governi» con lo Spirito
Santo, certo il culto e la preghiera, ma anche i momenti
del progettare e dell’agire
nella realtà; non accontentarsi di una spiritualità personale e comunitaria, quanto
diffondere il governo della
parola di Dio nella nostra vita.
In terzo luogo significa vivere il proprio rinnovamento
di chiesa non perché vi è da
accogliere gli immigrati,
quanto per offrire a loro e alla città i segni credibili del
regno di Dio.
Parlare di rinnovamento
della chiesa come momento
primo per accogliere lo straniero significa costruire dei
malintesi e delle idee equivocabili.
Ci si rinnova perché il Signore chiama nuovamente
noi a dare segnali forti della
vittoria del suo Regno sui regni di questo mondo; dare
segnali ovviamente provvisori e umani, ma portatori
nel presente della salvezza e
della liberazione del Signore
Gesù Cristo.
Dunque non solo aggiornarsi ai tempi e quindi avere
anche noi luoghi di accoglienza per gli stranieri, ma
riformarci perché si è riascoltata la Parola di Dio, indipendentemente se nella nostra comunità vi siano o no
immigrati, nostri fratelli.
Ritengo, allora, che le nostre comunità, sia quelle già
impegnate e sia quelle non
ancora impegnate nell’accoglienza di fratelli extracomunitari, abbiano necessità di
divenire «chiesa per...
- offrire se stessi come il
Signore si è offerto a
noi;
- ascoltare la Parola di
Dio e il grido dell’oppresso;
- amare il forestiero che
vive tra noi». •
Essere chiesa diviene così
l’occasione di giustizia e di
liberazione per tutti coloro i
quali, stranieri, bussano alla
nostra porta perché spinti
dalla fame, ma anche dallo
Spirito del Signore.
n
Buon successo del corso biblico nella Chiesa battista di via Foria a Napoli
Il dipartimento di teologia dell'Ucebi:
un servizio di formazione per le chiese
ROSSANA COCCA
Dal 6 novembre al 20 dicembre, nei locali della
chiesa battista di via Foria a
Napoli, il pastore Salvatore
Rapisarda, segretario del dipartimento di teologia dell’
Unione delle chiese battiste
(Ucebi), ha tenuto uno studio
di introduzione all’Antico e
al Nuovo Testamento.
Il corso in origine era stato
progettato e programmato per
i pastori locali di Napoli e
provincia, per venire incontro
alle difficoltà che essi hanno
nello svolgere una normale
attività lavorativa e dovendosi dedicare a uno studio più o
meno continuo per preparare
culti e studi biblici.
Ma il programma si è modificato per la massiccia partecipazione di fratelli, pastori
locali e no, provenienti da
esperienze diverse e accomu
nati dallo stesso obiettivo:
aumentare il proprio bagaglio
di conoscenze sull’insegnamento biblico.
Così, per 5 ore la settimana, ogni venerdì e sabato, Rapisarda ci ha dato delle chiavi
di lettura e di interpretazione
per introdurci allo studio dei
testi biblici, tra i libri del
Pentateuco e i Sinottici,
l’opera deuteronomistica e le
epistole di Paolo, i profeti,
Giobbe, i Salmi, Giovanni e
l’Apocalisse.
Il corso, ovviamente, è stato integrato da lezioni di omiletica e esegesi del testo con
momenti di verifica per tutti.
A conclusione del ciclo di
lezioni, domenica 20 dicembre, sempre in via Foria, tutti
i partecipanti hanno preparato un culto nell’ambito
del quale il pastore Rapisarda
ha offerto loro un attestato di
frequenza a ricordo della par
tecipazione. Il successo dell’
iniziativa è andato decisamente oltre le aspettative; i
dubbi che avevamo su come
creare l’amalgama fra i partecipanti e come proseguire di
pari passo hanno lasciato il
posto a una partecipazione
fluida, e quegli ostacoli si sono dissolti.
Si sono stabilite un’amicizia e una comunione tra fratelli e sorelle di diverse comunità, che solo superficialmente si conoscevano, e che
ora desideriamo non vadano
perse.
Ma il merito maggiore del
corso è di aver dato ai partecipanti la possibilità di acquisire una base biblica comune e un’impostazione di
studio uniforme, premessa
fondamentale per un futuro
senza barriere che separino le
nostre chiese.
Grazie quindi al diparti
mento, e alla chiesa valdese
di via dei Cimbri che ha ospitato il past. Rapisarda nella
sua periodica permanenza
partenopea, e grazie a lui per
la disponibilità e simpatia
mostrateci.
Ci auguriamo che tale
esperienza sia solo la prima:
nell’ambito Bmv si potrebbero organizzare corsi con la
partecipazione di altri docenti, coinvolgendo i fratelli di
diverse denominazioni, allo
scopo di acquisire una maggior conoscenza e di vivere
un più corretto rapporto con
Dio e con i nostri fratelli.
Sarebbe bello che veri e
propri corsi di aggiornamento
per il cristiano si svolgessero
non solo nei diversi villaggi
evangelici ma anche nelle
nostre chiese, così da stuzzicare sempre di più il desiderio di comunione con Gesù
Cristo.
4
PAG. 4 RIFORMA
¡Vita Delle Chiese
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993
VERSO L'ASSEMBLEA STRAORDINARIA BATTISTA
CAMBIAMO II SISTEMA
DI DELEGAZIONE DELLE CHIESE
GIOELE FULIGNO
Noi battisti abbiamo ricevuto la convocazione per un’Assemblea generale straordinaria nei giorni 13 e 14
febbraio 1993.
Uno dei punti all’ordine del giorno è
V otto per mille e la defiscalizzazione
delle liberalità, il grosso problema che
ha coinvolto nel passato tutte le nostre
chiese, e non solo quelle battiste.
Con questa lettera non intendo entrare nel merito dell’otto per mille; lo farò
eventualmente una prossima volta. Voglio invece sottolineare un problema diventato serio e fondamentale proprio in
questa occasione: la democrazia nelle
nostre chiese.
Già da tempo mi preoccupa la stonatura esistente tra la dichiarazione dei
principi congregazionalisti delle chiese
battiste in Italia e la struttura regolamentare delle stesse.
Si dice, insomma, che siamo una struttura esemplare di vera democrazia, nel
momento stesso in cui la struttura regolamentare tende verso l’episcopalismo.
L’esempio lampante di questo mutamento è dato dalle schede inviate alla chiesa dove io servo come pastore.
Le chiese locali sono invitate ad esprimere il proprio parere, così come il pastore. La chiesa, che nel mio caso particolare conta settanta membri battezzati,
ha un voto. Il pastore, da solo, esprime
ugualmente un voto!
Certamente, mi verrà detto, non possiamo farci niente: è il regolamento!
Ma, allora, il grande principio della democrazia dov’è? Il bello è che di principi ne abbiamo da vendere: da quello
dell’autonomia dallo stato, a quello della negazione dei «verticismi».
Su una questione così seria (e sono
convinto che dovrebbe essere così sempre) ognuno deve avere esattamente la
stessa possibilità di voto e lo stesso potere.
1 pastori non possono dare alle proprie scelte e convinzioni un peso maggiore rispetto a quello dei membri di
chiesa. Essi devono uniformarsi alla
maggioranza della chiesa locale, perché
di fatto sono membri di chiesa e della
stessa chiesa nella quale svolgono il loro ministerio. Lo conferma il fatto che
un pastore, che momentaneamente non
abbia cura di una chiesa, non può (secondo il regolamento) partecipare
all’Assemblea generale.
Sostengo che già dalla prossima Assemblea generale straordinaria si debba
adottare un sistema di votazione che
permetta la trasmissione della volontà
reale delle chiese, sia che venga espresso il no sia che venga espresso il sì per
le due proposte di accesso alla legge
dello stato.
Sarebbe l’inizio di una seria posizione
democratica espressa compiutamente
nel comportamento di tutta l’organizzazione dei battisti italiani.
L’imbarazzo che io provo, rispetto ai
membri della chiesa di S. Angelo in Villa, spero che venga avvertito da altri
colleghi e che possiamo tutti concorrere
con uguale dignità e diritto alla formulazione delle nostre scelte di carattere
ecclesiologico ed etico.
Si tratta di derogare, e un’assemblea
può benissimo proporsi di farlo, a delle
regole che sovvertono l’idea fondamentale delle nostre chiese: il sacerdozio
dei credenti tutti e l’ugual potere di tutti
i membri.
In vista dell’Assemblea straordinaria deirUcebi il nostro settimanale
apre uno spazio di dibattito. Chi
vuole intervenire inwi alla redazione di Torino il suo sintetico contributo.
Convegno giovanile della Pro Civitate Christiana
Vivere, se questo basta
ENRICA BODRATO
«R
eligione, eterna utopia?» è la domanda a
cui il teologo ortodosso Zelinskij, il teologo cattolico
Laurita e Anna Maffei, pastora battista, hanno tentato una
risposta di fronte a una platea
di oltre 1200 giovani di estrazione e cultura diverse, giunti
in Assisi da tutta Italia per
interrogarsi sulla gioia e la
fatica di vivere. Questo, infatti, era il tema del quarantasettesimo Convegno giovanile
organizzato dalla Pro Civitate
Christiana, dal titolo Vivere,
se questo basta.
Con spirito ecumenico,
consapevoli delle differenze
perché queste, come ha detto
Laurita, «lungi dall’ impedire
la comunione interconfessionale alimentano la possibilità
di comunione», i tre relatori
hanno sottolineato l’importanza di una fede vissuta nel
quotidiano.
Significativo in questo senso l’intervento di Anna Maffei. Ispirandosi a un articolo
di Pietro Citati, «La sinistra
follia nella storia d’Italia»,
apparso su La Repubblica del
27-28 dicembre, la pastora
Maffei si è interrogata sul
senso della storia e sul ruolo
che vi può giocare la fede.
«Tra le molte illusioni degli
uomini moderni, la più diffusa è che la storia abbia un
senso. Ma il cammino della
storia non è, diceva Musil,
quello di una palla di biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria. Essa somiglia al cammino di
una nuvola (...)».
La fine delle ideologie, il
crollo degli imperi e la conseguente precarietà dell’esistere hanno portato una crisi
del concetto stesso di storia;
alcuni - ha sostenuto la Maffei - scelgono, così, di porre
nel presente l’esclusivo fondamento del proprio agire, altri ripropongono un ritorno al
passato, altri ancora si im
DI NUOVO. PERCHÉ?
confirxìd
Il periodico italiano dove dialogano cattolici,
protestanti, laici, ebrei e musulmani
Un laboratorio del pluralismo
tra le fedi e le culture
ABBONAME^I^ anno (11 numeri) lire 50.000 - sostenitore lire 100.000 • una copia lire 5 000 Abbonamento
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Com Nuovi Tempi, via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06 / 48.20.503 - Fax 06 / 48.27.901
mergono in una spiritualità e
ritualità senza tempo, spingendosi sempre più al di là
dell’esistente.
Ma pur nella sua tortuosità
la storia non è palla da biliardo né nuvola vagante,
bensì il luogo contraddittorio
della rivelazione di Dio. Ecco
allora che anche la fede più
che nella geografia dei luoghi
sacri deve inserirsi nel corso
storico.
Attenzione però a non cadere oggi nella tentazione di
voler riempire i vuoti al fine
di riproporre un impero cristiano. «Non si tratta infatti
di ridare un’anima cristiana
a un’Europa seni’anima, ma
di operare per un mondo più
giusto senza pretendere di
conoscere tutte le tappe intermedie del cammino».
La prassi - è stata la conclusione di Anna Maffei
-dovrebbe essere quella di
cercare spazi di sperimentazione e progettualità in cui
davvero trovino posto contributi di provenienze diverse.
La sfida sarà così quella di
passare dall’intuizione profetica alla concretezza della
proposta profetica. Un esempio recente di iniziativa profetica è stata la marcia dei
500 pacifisti verso Sarajevo.
■"
Nella Chiesa battista di Gravina
Canta l'Africa
«Canta l’Africa» è un programma di canti, poesie e
preghiere, ideato e eseguito
dalla corale del gruppo Egei
della Chiesa evangelica battista di Gravina (Ba). I canti
nei diversi dialetti africani,
tradotti anche in inglese, rispecchiano la situazione di
lotta per la liberazione dei
popoli neri dell’Africa.
Libertà e speranza sono le
parole chiave: la libertà come
dono di Dio, che mantiene viva la speranza e la volontà di
lottare. «Non rinunceremo alla lotta: abbiamo appena cominciato», dicono le parole di
un canto.
Ma perché cantare? Tutto
ha avuto inizio in occasione
dell’ultima Assemblea generale delle chiese battiste. In
uno dei pochi momenti di relax la corale della chiesa di
Civitavecchia, ormai rinomata in ambienti evangelici, aveva offerto un programma di canti, inni, spiritual e testimonianze.
Colpite da quel bellissimo
concerto e dal messaggio che
ne scaturiva, le due delegate
di Gravina e la pastora erano
tornate con la volontà di fare
qualcosa di simile, benché
più modesto. L’idea veniva
accolta con entusiasmo dai
giovani che, settimana dopo
settimana, si sono riuniti per
preparare il programma, avvalendosi della capacità e
dell’entusiasmo di Maria Lorusso, che ha assunto la direzione dell’iniziativa.
Le parole dei canti africani,
noti per i loro ritmi, sono state rapidamente imparate, ma
la corale voleva dare una
chiara impronta al concerto,
per rendere accessibile a tutti
il messaggio di speranza cantato. Così, tra un canto e l’altro, le diverse voci hanno letto poesie e preghiere che richiamavano i temi della giustizia, della speranza e
dell’amore di Dio.
«Cantare TAfrica - ha
spiegato Maria Lorusso
nell’introduzione - è un modo per non dimenticare le lotte e le sofferenze di un continente. E un modo per ri
cordare, anche quando vengono dimenticate dai mass
media, le lotte per la liberazione dal razzismo e dal colonialismo. E un modo per
sentirci vicini non solo
all’Africa lontana, ma anche
a queir Africa che è in mezzo
a noi e vigilare così sul nostro razzismo nelle forme diverse in cui esso si manifesta.
Ma cantare l’Africa è anche
un modo di testimoniare Cristo».
Non a ca.so il programma si
chiudeva con l’invito a assumere uno stile di vita ispirato al motto «Essere testimoni». Il concerto, eseguito
finora nelle chiese battiste di
Gravina, Altamura, Matera,
vuole essere anche un modo
per avvicinarsi allo spirito
della XII Assemblea nazionale dei giovani battisti, che
avrà luogo nel prossimo ago■sto a Harare (Zimbabwe), sul
tema Rischiare ogni cosa per
Cristo.
Ci pare un gesto coraggioso e profetico il fatto che giovani battisti, nati in un contesto culturale tanto diverso,
abbiano scelto questo paese
dell’Africa (in cui i bianchi
sono un’esigua minoranza e i
cristiani poco più della metà
della popolazione) per tenere
la loro assemblea. Parteciparvi per noi sarà impossibile:
abbiamo però voluto, attraverso questi canti, sentirci vicini.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 10 GENNAIO
ore 23,30 circa - RAIDUE
replica
LUNEDI'18 GENNAI03
^ ore 9 circa - RAiDUE
dìo a AIUTERÀ
PROTESTANTESIMO
POPOLARE IN MESSICO
5
g.ERDl 8 GENNAIO 1993 .... CHIESE
te chiese evangeliche italiane vivono nella preghiera la realtà dell'ecumenisnx)
Il nuovo «Prayer Book» delle chiese
facenti parte del Consiglio ecumenico
PAG. 5 RIFORMA
CARLO GAY
Il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) esprime
la realtà dei due grandi movimenti dai quali trasse le sue
origini: un movimento legato
ai problemi della dottrina e
un movimento legato alla vita della chiesa. Questa è la
via dei congressi, delle assemblee.
Le assemblee ecumeniche
(Amsterdam, Evanston, New
Dehli, ecc...) hanno indicato
alle chiese dei «grandi temi»:
L’ordine dell’uomo e il piano
di Dio; Gesù Cristo, speranza
del mondo; Gesù Cristo, luce
del mondo... Grandi temi che
videro ricchi confronti fra
pastori e laici, docenti e uditori, fra cultura e cultura, fede e religioni.
Grandi temi che non potevano non essere presenti, selezionati, discussi in un contesto esistenziale espresso
nella formula: noi non sappiamo parlare di Dio - noi
non possiamo non annunziare Dio. Grandi temi che non
potevano non esprimersi nei
grandi contrasti inerenti a un
mondo «disumano», di guerre e di conflitti regionali.
La chiesa che ha la pretesa,
il dovere, il diritto di parlare
al mondo, non può rinchiudere il proprio linguaggio in
una sola lingua.
Se la chiesa è missionaria
(non per nulla l’ecumenismo
è collegato in modo impressionante al movimento delle
missioni!) non può chiudersi
in un monologo più o meno
incomprensibile. Se la chiesa
è «apostolica» non può dimenticare di essere portatrice
di un messaggio, che non sia
soltanto «confessionale» ma
sia annunzio della rivelazione della Parola fatta carne
(come cantiamo in tutte le
nostre chiese a Natale).
Ma la chiesa non può solo
pensare, riflettere, discutere,
confrontare: deve confrontar
Un momento dell’ultima assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese a Canberra in Australia
si con le altre chiese, deve
pensare, creare, confrontarsi
in termini di confessioni, denominazioni, assemblee; e
dopo il confronto opporsi a
tutti quei processi che avvelenano e distruggono l’umanità. La chiesa non può tacere di fronte al razzismo,
all’antisemitismo, alla disoccupazione, alla fame, ecc...
E nemmeno può limitarsi a
pensare, ad agire, ma deve
pregare, invocare, domandare, gridare a Dio.
In questo settore, nonostante le loro grandi tradizioni, le chiese (ortodosse, cattolico-romane, evangeliche)
hanno spesso dimenticato la
realtà, la quotidianità della
preghiera, nonostante i libri
di messaggi biblici e le liturgie.
La Chiesa ortodossa ha in
sistito, più delle altre, sul
senso della liturgia come legame unificante, creatore di
comunione umana e divina,
comunicazione fra il «popolo
di Dio» e il mondo creato dagli uomini creati da Dio. La
Chiesa romana ha sottolineato l’organizzazione della preghiera in veglie, ore, tempi.
Le chiese evangeliche hanno
insistito sulla purezza della
preghiera e hanno scelto i corali, la preghiera collettiva e
corale.
Non poteva dunque mancare, fra i temi discussi a Canberra ’90, la preghiera stessa:
Vieni, Spirito Santo, con tutta la varietà, la spontaneità,
l’irruenza delle preghiere di
adorazione, intercessione,
contemplazione delle comunità del Terzo Mondo.
Il segretario uscente del
Cec, Emilio Castro, figlio di
una chiesa del mondo latinoamericano, ha per questo
molto insistito sul senso della
recente pubblicazione di questo «Prayer Book»*.
Il libro è diviso in 52 settimane, con l’indicazione degli
spazi dedicati ai popoli e alle
chiese che sono vissute in
ambienti politici e culturali
diversi, in situazioni spesso
contrastanti.
Né il mondo né la chiesa
possono oggi vivere separati,
divisi dall’odio: siamo di
fronte a un nuovo bivio fra
vita e morte, e da questo bivio sorge e risorge la domanda della venuta dello Spirito
Santo fra noi e in noi.
(*) With all God’s People. The
new ecumenical Prayer
Cycle. Ginevra, Cec, 1992.
' r • **
I
Dalle chiese battiste del Verbano
Solidarietà con i
profughi della Bosnia
Le chiese metodiste di
Omegna, Intra e Luino hanno
realizzato un’interessante
esperienza di solidarietà con
le popolazioni dell’ex Jugoslavia colpite dalla guerra in
corso.
Nei giorni scorsi due furgoni carichi di vestiario e giocattoli hanno raggiunto Fola,
dove Nevio ed Èva gestiscono un istituto per bambini a
rischio ora diventato un ostello per 90 bambini, orfani della guerra.
^ «Abbiamo potuto visitare
l’ostello - scrivono al nostro
settimanale Egidio, Giuseppe,
Vincenzo e Nicola, i membri
delle comunità metodiste che
hanno portato il carico di solidarietà a Fola - e ci siamo
commossi di fronte agli ocehi tristi di quei bambini, di
fronte ad ogni loro sorriso.
Accanto all'ostello c'è un
ospizio per disabili dove le
(condizioni .sono quasi dispe’’ote. Mancano persino le taz
per bere».
Egidio, Giuseppe, Vincen
zo e Nicola sono decisi a tornare a Fola con altri carichi di
solidarietà, frutti di altre raccolte che le chiese metodiste
del Verbano vogliono fare.
«La gente del Verbano ha
fiducia negli evangelici italiani - proseguono - e per
questo ci ha dato molta roba
in buono stato, anche nuova.
Abbiamo trovato collaborazione nelle parrocchie cattoliche, nelle associazioni pacifiste, in quelle femminili, nelle scuole.
La gente ha .saputo del nostro coinvolgimento (attraverso le chiese di Trieste) e si
è fidata di noi, del nostro canale diretto per fare arrivare
realmente i soccorsi alla gente che ne ha bisogno».
Le chiese metodiste pensano ora di utilizzare questa
esperienza per continuare
nell’opera di soccorso e di
collegamento tra le varie comunità e associazioni della
zona per un impegno concreto di pace e di fraternità.
Un'esperienza significativa a Bari
Il gruppo ecumenico
compie venti anni
Il Gruppo ecumenico di
Bari, sorto circa 20 anni fa su
iniziativa del pastore valdese
Enrico Corsani e di alcuni ecclesiastici cattolici di base, è
un’associazione interconfessionale alla quale partecipano pastori e membri delle
chiese cattolica, valdese, battista, avventista, ortodossa e
della Chiesa di Cristo.
Finalità principali sono la
reciproca conoscenza, la preghiera, la testimonianza nella
società moderna, un dialogo
fraterno e fattivo in spirito di
carità, nella comune fede in
Gesù Cristo Signore e salvatore.
Fresidente prò tempore è la
dottoressa Anna Fortoghese,
cattolica, e suo vice è il pastore emerito Isaia Saliani.
La sera del 21 dicembre ha
avuto luogo il tradizionale incontro presso la comunità
cattolica di Santa Scolastica
al Forto, che si ripete da diversi anni con preghiere, lettura della Farola, riflessioni
bibliche.
Cronaca
La pastora valdese Gianna
Sciclone ha tenuto una meditazione centrata sulla genealogia di Gesù Cristo e sul valore della sua presenza nella
storia.
La corale ecumenica, diretta dalla maestra Anna Sinigaglia, battista, ha allietato la
serata con canti e motivi natalizi.
Al termine è seguita un’
agape fraterna e gioiosa con
lo scambio di auguri nell’imminenza del Natale: è stata
un’ulteriore conferma di
quello che il salmista ha detto: «Quanto è buono e piacevole che fratelli dimorino insieme».
Il Gruppo ecumenico, d’intesa con altre associazioni religiose e culturali della città,
ha organizzato per il pomeriggio del 17 gennaio un
incontro ebraico-cristiano nel
salone della Basilica si S. Nicola. Farlerà il prof. Bruno Di
Porto, ebreo, che insegna
Storia contemporanea presso
l’Università di Fisa.
MANTOVA — I coristi della Chiesa cattolica di San Fio X
hanno partecipato alla festa di Natale della Chiesa valdese
di via Isabella d’Este. Il coro cattolico ha eseguito magistralmente alcuni inni riformati a cui è seguito uno scambio
di auguri (mp).
TORINO — Secondo la consuetudine, la Chiesa battista di
Torino via Fassalacqua ha organizzato, la domenica precedente il Natale un «culto internazionale» presieduto dai battisti stranieri membri della comunità locale.
Romeni, brasiliani, peruviani, zairesi dopo aver dato notizia
sulla situazione delle chiese battiste nei loro paesi di origine, hanno «edificato» la chiesa riunita con una predicazione, con canti, preghiere e letture varie nelle loro lingue. La
predicazione sul testo di Atti 2: 42-47 è stata tenuta da Mario Lodi, un brasiliano nipote di una battista della nostra comunità emigrata in quel paese latinoamericano.
Al termine del culto la comunità battista di via Fassalacqua,
che ha sempre apprezzato la testimonianza degli «stranieri», ha ringraziato il Signore per l’esperienza di rigenerazione spirituale avvenuta grazie alla «trasfusione» operata con
tanto amore e consacrazione da parte di questi fratelli e di
queste sorelle (ac).
VILLAR PELLICE — Domenica 13 dicembre ha avuto luogo nel nostro tempio una serata prenatalizia di canti ed esecuzioni musicali a cui hanno partecipato le corali delle chiese valdesi di Bobbio e Villar, il Gruppo flauti vai Fellice, il
coretto di Torre Fellice. Le offerte raccolte sono state devolute alla Chiesa di Gesù Cristo del Madagascar.
Domenica 20 dicembre si è tenuta la «festa » di Natale delle
scuole domenicali in cui, dopo il messaggio introduttivo del
pastore, i bambini hanno presentato il significato del Natale
attraverso poesie, dialoghi e canti.
Nel periodo prenatalizio inoltre l’Unione femminile ha visitato le persone anziane sole e quelle ammalate portando loro un piccolo dono.
Anche gli ospiti della casa «Miramonti» hanno trascorso
momenti di fraternità in occasione del Natale ricevendo tra
l’altro la visita del Coro alpino vai Fellice, delle Adi di
Torre Fellice e di parenti e amici (tp).
CATANIA — Fresso la Libreria scientifica dell’editore A.
Marino di Catania è stata presentata il 19 dicembre l’opera
di Bruno Ciccarelli Le donne della Bibbia.
L’incontro è stato introdotto dal pastore Raffaele Volpe,
che ha fra l’altro evidenziato come Ciccarelli abbia tentato
di rendere visibile il ruolo della donna, trasferendola dallo
«sfondo» alla ribalta nei racconti biblici. Interessante anche
«l’indagine psicoanalitica dell’animo e dell’inconscio femminile» condotta dall’autore. L’incontro è stato animato da
molte domande poste all’autore, alle quali egli di buon grado ha dato esaurienti risposte.
MONTEFORTE — Sabato 9 gennaio, alle 10.30, presso il
Villaggio evangelico (via Rivarano 18), verrà inaugurato il
«Centro studi per l’evangelismo meridionale»; il pastore
Giorgio Bouchard terrà una conferenza sul tema La strage
di Guardia Piemontese del 1561.
ALBANELLA — In provincia di Salerno, nel Cilento, vive da
quasi un secolo una comunità metodista nella cittadina di
Albanella. Qui, all’inizio del nostro secolo, i predicatori
metodisti della Missione episcopale costituirono un primo
nucleo di credenti che col tempo raggiunse una consistenza
significativa: circa 200 membri di chiesa.
Oggi la comunità di Albanella è segnata con durezza dal
tempo: emigrazione e matrimoni interconfessionali hanno
ridotto la chiesa a poche decine di membri. Ma quest’anno,
con il restauro del tempio,costruito nel 1902, lesionato dal
terremoto del 1980, sono ripresi segnali interessanti: una
persona del paese, da tempo simpatizzante, ha chiesto di essere riconosciuta come membro comunicante e un anziano
fratello, da anni isolato in un paese lontano da Albanella, ha
ripreso i contatti con la comunità.
Deboli segnali, certo, troppo deboli per partire verso nuove
mete evangelistiche e di sviluppo, ma indicatori di un importante fatto: la luce dell’Evangelo accesa a Albanella tanto tempo fa è ancora forte, non si è ridotta a un lucignolo
fumante (ga).
TORRE PELLICE — È tradizione, nella domenica che precede il Natale, dedicare il culto ai bambini della scuola domenicale e ai ragazzi del catechismo. Si tratta di una circostanza che richiama molte persone, soprattutto i genitori interessati a vedere i loro figli direttamente partecipi allo
svolgimento dell’assemblea.
In questi culti si verifica una positiva interazione tra i bambini e gli adulti e si stabilisce un clima tangibile di serenità
nell’ascolto. Questo clima si è particolarmente avvertito nel
nostro tempio, dove la predicazione del pastore Claudio Fasquet, nonostante il linguaggio necessariamente semplificato, è stata stimolante per tutti.
È emersa fra l’altro la constatazione che nell’ambiente valdese sta prendendo piede, sia pure limitatamente, l’abitudine al presepe.
La cosa non riveste forse particolare importanza, ma qualche interrogativo al riguardo dovremmo porcelo. Imitazione
della tradizione cattolica? Fenomeno conseguente al consumismo? Adesione alle mode correnti?
Infine, grazie a questi culti, un maggior coinvolgimento
nella vita della chiesa può partire dai bambini verso i genitori anziché andare nella direzione opposta come generalmente si pensa (e come in realtà non sempre avviene) (mb).
* Con cristiana simpatia la comunità è vicina alle famiglie
di Giulia Persico Michelin-Salomon, Elsa Gamba ved.
Cesan e Davide GardioI che ci hanno lasciato.
PRAROSTINO — La comunità esprime la propria cristiana
simpatia ai familiari di Clelia Gay ved. Fomerone e di Lutero Gay, che ci hanno lasciato.
6
PAG. 6 RIFORMA
LA «NUOVA
LEGGE»
All’Ascolto Della Parola ¡
VENERDÌ 8 GENNAIO I993
GHEGOBIO PLESCAN
Il racconto della fuga in
Egitto e della «strage degli innocenti» porta il lettore del Nuovo Testamento
dal clima poetico del Natale
(il sogno di Giuseppe, i re
magi) alla realtà drammatica e violenta della vita quotidiana vissuta anche da Gesù: il mondo in cui il Salvatore è nato era difficile e
crudele, attraversato da momenti di reale truculenza.
Come spesso capita nei
testi che riferiscono di fatti
antichi e molto lontani nei
secoli, anche una prima lettura di questo racconto rischia di lasciarci solo delle
impressioni superficiali;
qui, probabilmente, solamente quella molto forte
della terribile crudeltà di re
Erode. Invece possiamo
scoprire che questo racconto
può essere letto in maniera
più ampia perché ha una
funzione «programmatica»
nella visione che Matteo dà
di Gesù.
Il testo che analizzeremo
questa settimana può essere
diviso in due parti; la prima
comprende i vv. 13-15, la
seconda i vv. 16-18.
La «mosaicità»
di Gesù
La fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù
pone immediatamente due
questioni; l’Egitto e l’immagine di Gesù che traspare
dall’Evangelo di Matteo.
Innanzitutto l’Egitto: gli
ebrei avevano un rapporto
abbastanza complicato con
questo paese; nella memoria
collettiva era il paese della
schiavitù e della sofferenza,
ma era anche stato per secoli
un polo d’attrazione per la
leadership ebrea - come
dimostrano le varie alleanze
militari (generalmente stigmatizzate dai profeti) che
avevano coinvolto molti re.
Per molte generazioni di
ebrei l’Egitto era stato il
tradizionale paese di rifugio,
nel caso di carestie e di
persecuzioni. All’epoca di
Gesù, poi, moltissimi ebrei
abitavano la città di Alessandria, e qui era stata tradotta la Bibbia in greco, detta dei Settanta.
L’episodio della permanenza di Gesù in Egitto ci
porta anche a riflettere sul
rapporto fra Gesù e Mosè:
già questi primi episodi della vita di Gesù sembrano
avere dei collegamenti con
la vita del liberatore dell’
Esodo (anche Mosè sfugge a
un re che lo vuole uccidere;
anche lui è costretto all’esilio in terra straniera); inoltre
alcune caratteristiche del
contenuto dell’Evangelo di
Matteo (ad esempio il fatto
che questo evangelista faccia iniziare l’albero genealogie di Gesù da Abramo (1,
1)‘; il fatto che dimostri un
particolare interesse per la
Legge dell’Antico Testamento {«Non pensate che io
sia venuto ad abolire la legge e i profeti...», Mt. 5, 17);
l’insistenza a limitare la
missione cristiana al popolo
d’Israele [«Non andate tra i
pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani,
ma andate ... verso le pecore
«Quando [i magi] furono partiti, ecco
un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe dicendo: “Alzati, prendi con
te il bimbo e sua madre e fuggi in Egitto
e rimani là, fino a quando te lo dico: infatti Erode cercherà il bambino per metterlo a morte”.
Dunque egli, alzatosi, prese il bambino e sua madre di notte e partì per
l’Egitto.
E là rimase fino alla morte di Erode,
affinché fosse compiuto ciò che fu detto
dal Signore tramite il profeta:
’’Chiamerai mio figlio fuori dall’Egitto”. (Os. 11,1)
Allora Erode, vedendosi beffato dai
magi, si adirò moltissimo, e mandò a
uccidere tutti i maschi di Betlemme e
delle vicinanze dall’età di due anni in
giù, secondo il tempo del quale si era
informato dai magi.
Allora si adempì quello che disse il
profeta Geremia:
“Un grido è stato udito in Rama; un
pianto ed un lamento grande: Rachele
piange i suoi figliuoli e rifiuta di essere
consolata perché non sono più” (Ger.
31,15).»
(Matteo 2, 13-18)
Fabio Picasso: «Guernica». Gesù è nato in questo mondo di violenza e di tragedie per portarvi una «nuova legge»
perdute d’Israele» (Mt. 10,
5—6) fanno pensare che questo Evangelo sia stato scritto per dei lettori ebrei
diventati cristiani, che
vivevano in un ambiente legato all’Egitto stesso, forse
nella città di Alessandria.
Questa sottolineatura del
legame fra Gesù e
l’Antico Testamento fa pensare che Matteo presenti il
Cristo come il «nuovo
Mosè», e la sua fuga in
Egitto si inserisce molto bene nella visione generale,
anche se il Messia è costretto a fare il cammino opposto di Mosè.
Dunque possiamo spiegare facilmente così il fatto
che l’episodio che stiamo
commentando si trovi solamente nell’Evangelo di
Matteo.
Possiamo dunque affermare che la fuga in Egitto è
importante perché dà subito
l’immagine del «chi è» il
Gesù secondo Matteo, e
contemporaneamente dà ai
lettori alcune informazioni
che legano questa persona
alla tradizione più profonda
e più sentita del popolo.
Anche il fatto che qui si
citi una particolare profezia
di Osea^ fa pensare che
l’evangelista non desse particolare rilevanza all’episodio del viaggio in Egitto di
per sé, né tanto per i rapporti fra Gesù e la sua famiglia
con questo paese, ma piuttosto per i ricordi che questo
posto evocava agli ebrei.
Non dimentichiamo poi che
per il profeta Osea l’esperienza dell’Esodo^ era particolarmente significativa, in
quanto formativa del popolo
nuovo che era entrato nella
terra di Canaan.
La strage
degli innocenti
11 racconto della «strage
degli innocenti» si collega all’atmosfera di riconoscimento della regalità di
Gesù iniziata nei versetti
precedenti: i re magi che si
recano da re Erode" domandandogli «Dov’è il re dei
giudei che è nato?».
È difficile dire se questa
uccisione di massa dei bambini maschi di Betlemme e
dintorni si avvenuta realmente; sicuramente, però, si
basa sulla reale malvagità
del re Erode: questo re fu
effettivamente una persona
estremamente crudele; abile
politico, riuscì a porre termine alle guerre che si erano susseguite in Palestina.
Ciò non di meno eliminò
senza troppi scrupoli
qualunque tipo di opposizione al suo potere, perché
fece uccidere tutti coloro
che gli erano contrari, compresa sua moglie Mariamne
e i due figli che aveva avuto
da lei.
Dunque, al di là della veridicità dell’episodio raccontato da Matteo, indubbiamente Erode era il tipo di
persona che avrebbe potuto
fare una cosa simile, soprattutto tenendo presente il suq
attaccamento al potere e al
fatto che potesse vedere in
Gesù — nel misterioso «re
appena nato»- un potenziale
oppositore.
E interessante l’uso che fa
Matteo della profezia di
Geremia^ perché parla di
«Rama» (che si trovava a
nord di Gerusalemme), riferendo poi la profezia a Betlemme, che si trovava invece a sud della capitale?
Vi sono due spiegazioni a
questo fatto, che non si contraddicono necessariamente
tra di loro:
1) il fatto che la tomba di
Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, si trovava secondo la tradizione - a
Betlemme (vedi Genesi 35:
19);
2) il fatto che si pensava
che la venuta del Messia dovesse essere preceduta da
fatti altamente drammatici.
Che conclusioni
trarre?
A differenza di quanto
siamo abituati a pensare, la nascita di Gesù non è
una sorta di «parentesi
gioiosa» né nella vita dei
suoi contemporanei, né nella nostra vita.
Gesù nasce in un mondo
dove non si fanno tregue
natalizie, ma in un momento
di morte e di distruzione.
Allo stesso modo difficilmente possiamo aspettarci
che il mondo si fermi per festeggiare il Natale, per poi
riprendere le sue guerre
quotidiane. Anche se i programmi natalizi ci hanno
fatto vedere i soliti «Natali
nel mondo», in realtà tutti
sappiamo che la pace che
vediamo sui teleschermi
non è vera, non è mai stata
vera, perché poco tempo dopo la nascita di Gesù c’è
stata la «strage degli innocenti».
Eppure Gesù è nato proprio in questo mondo, anzi,
proprio per questo mondo.
Di fronte a un nuovo anno,
in cui tutti speriamo che
succeda qualcosa di bello
ma tutti temiamo che le cose peggioreranno o al massimo rimarranno uguali, la
venuta di Gesù ha significato proprio per queste ragioni, proprio perché viene in
questo mondo, non così diverso da quello in cui lui
stesso è nato. Allo stesso
modo possiamo vedere la
fuga in Egitto: secondo
Matteo il Signore appena
nato è costretto a un’esistenza da profugo, non da sovrano che sta per essere incoronato.
Possiamo immaginare che
l’unico «bagaglio reale» che
la sacra famiglia si sia portata in esilio fosse quattro
cose di valore e la speranza
di ritornare indietro quando
il persecutore fosse scomparso.
Dunque questi racconti
ci dicono molto su Gesù, sul «nuovo Mosè» apparso all’ orizzonte: secondo Matteo una persona
che avrebbe offerto una
nuova legge all’umanità, sì,
ma basandola non su ordini
perentori, ma sull’esperienza della necessità dell’amore vissuto in prima persona,
fin da piccolo.
Altre parole di Gesù, che
verranno, spiegheranno meglio quali siano i contenuti
di questa «nuova legge»;
per l’anno che inizia Gesù
ci propone di guardare al
mondo così com’è, e proprio perché questo mondo è
pieno di violenza e di tragedie, avere la forza di seguire
e di raccontare agli altri
questa «nuova Legge».
Note:
(1) Mentre Luca lo fa originare
da Adamo, vedi Le 3: 38.
(2) «Quando Israele era un ragazzo io l'ho amato e l’ho
chiamato a uscire fuori
dall’Egitto perché era mio figlio», citazione tratta dalla
traduzione in lingua corrente.
(3) In Os. 2: 16, leggiamo ad
esempio «Un giorno io, il Signore, la riconquisterò
[Israele, descritta come moglie infedele]. La porterò nel
deserto e le dirò parole
d’amore».
(4) Per evitare confusione di nomi, dobbiamo premettere che
il re di cui si parla non è
quell’Erode che fa uccidere
Giovanni il Battista e che
ritroveremo nella passione di
Gesù - che era chiamato Erode Antipa - ma il padre, chiamato Erode il grande.
(5) Che nella traduzione interconfessionale suona così: «Il
Signore dice: Una voce si è
sentita nella regione di Rama,
un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più». Questi
versetti, nel libro di Geremia,
sono in un contesto positivo,
perché Geremia continua scrivendo che «Ma ora, basta
con i lamenti e il pianto,
asciuga le lacrime dagli occhi perché io [il Signore] ti
ricompenserò dei tuoi affanni: i tuoi figli ritorneranno
dal paese nemico».
Ascolta il grido!
Asciuga, Signor Gesù,
le lacrime che scendono
sulle guance dell’umanità.
Consola, Signor Gesù,
il dolore che ha segnato
i secoli della vita
di tutti gli uomini e tutte le donne.
Ascolta il grido
degli schiavi d’Egitto,
dei profughi di Babilonia,
dei bambini di Betlemme.
Presta orecchio ai lamenti
che salgono a te da Auschwitz,
da Soweto
e da Sarajevo.
Volgi il tuo sguardo verso
tutti i bambini la cui infanzia è rovinata
dalle guerre e dalla fame,
dalle ingiustizie e dalla violenza.
Accogli come un padre amorevole
e come una madre dolce
tutti coloro che hanno visto finire,
appena iniziati,
la vita e il sorriso.
Perdona noi,
che non notiamo nel piccolo profugo
il tuo volto,
che non ci fermiamo a pensare
cosa c’è nel suo bagaglio,
che non aspettiamo a braccia aperte
chi fugge dalle sue stragi
nel nostro Egitto.
Amen
7
Spedizione in abb. post. Gr li A/70
in caso di mancato recapito rispedire a:
CASELLA POSTALE 10066
TORRE PELUCE
Fondato nel 1848
E
Delle Va ¡ j i
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993 ANNO 129 - N. 1 LIRE 1200
Quanti sono e come vivono, alle Valli, i nostri padri e nonni ormai vicini ai «cento» Prospettive di sviluppo per il Pinerolese
Pianeta anziani: dagli ultranovantenni
possiamo imparare nuove esperienze di vita
CARMELINA MAURIZIO
Le statistiche nazionali ci
informano che le prospettive di vita per gli uomini e le
donne italiani si sono allungate notevolmente nel corso degli ultimi decenni. Di pari passo è cambiato nella cultura e
nella mentalità comune il concetto di vecchiaia.
E così scontato pensare che
grazie alle cure mediche, alla
prevenzione e ad un certo tipo
di vita si possa tranquillamente arrivare alla soglia degli 80 anni e superarli
anche in buone condizioni.
Accade così anche nelle nostre valli? Dove sono e dove
vivono quelli che più di tutti
possono considerarsi i veri
vecchi dei nostri tempi, gli ultranovantenni?
Ci troviamo di fronte ad un
piccolo ma nutrito esercito di
piemontesi nati prima del
1902: sono infatti oltre 250
complessivamente coloro che
si stanno avvicinando al secolo
di vita. Si tratta di circa lo
0,6% della popolazione residente nei comuni delle valli
Pellice, Chisone e Germanasca:
dunque 6 persone su 1.000
hanno più di 90 anni.Nel 90%
dei casi si tratta di donne; sarebbe anche interessante verificare quanto su questa percentuale estremamente sfavorevole
per gli uomini abbia inciso il
primo conflitto mondiale e le
sue numerose vittime arrivate
anche da queste valli.
A conferma di una maggiore longevità e resistenza del
sesso femminile, anche nelle
nostre valli le varie Luigia,
Maria, Caterina, Margherita erano probabilmente questi i
nomi più in voga quasi cento
anni fa - vivono più a lungo
dei vari Giacomo, Ernesto e
Davide. Altro dato interessante è quello fornito dai luoghi
di residenza di questi campioni di vecchiaia. La maggioranza di loro si trova concentrata
tra i Comuni di Torre Pellice,
Lusema San Giovanni e San
Germano Chisone, che non a
caso posseggono delle strutture ricettive per anziani.
Altrove, per esempio nei
Comuni più piccoli come Angrogna o Rorà, gli ultranovantenni si contano sulle dita di
una mano. I dati in nostro possesso ci informano che al momento sono quattro, neanche
a dirlo tutte donne, le persone
che nel corso di quest’anno
compiranno un secolo di vita.
Alcuni dei Comuni hanno
poi fornito dei dati interessanti e forse curiosi per conoscere più da vicino i valligiani
piu anziani; cosi sappiamo
che in maggioranza, almeno
secondo le informazioni ricevute da Luserna, Perosa e S.
Germano, si tratta di uomini e
donne che si sono sposati e
sono ormai quasi tutti vedovi
o vedove. Sappiamo poi che,
ad esempio a Perosa Argentina, il livello medio di istruzione per chi nasceva alla fine
del secolo scorso o agli inizi
del 900 non era molto elevato;
infatti tra i 17 ultranovantenni
di Perosa, solo uno risulta essere in possesso di diploma e
tre hanno conseguito la licenza elementare, mentre quasi
tutti gli altri sono andati a
scuola fino alla terza o quarta.
Naturalmente trarre delle
conclusioni o formulare ipotesi in base ai dati fin qui esposti non è facile, soprattutto su
un campione abbastanza esi
guo come il nostro, e tuttavia
delle riflessioni possono scaturire.Viene da chiedersi ad
esempio quante, di queste 250
persone, siano quelle sole in
casa, quelle in istituto o quante in famiglia, quali sono le loro condizioni di salute fisica o
mentale. La nostra indagine si
ferma per ora ai numeri.
Ci si potrebbe anche interrogare sul cosa si potrebbe fare
per rendere loro più ricco sul
piano umano il periodo che li
separa dal raggiungere il secolo di vita; come sia possibile
coinvolgerli, magari udendo le
loro stesse voci ed esperienze
o forse il problema è trovare
semplicemente chi li ascolti.
Perché è chiaro che in ognuno
di loro sarà possibile trovare
«qualcosa di speciale», ricevere qualcosa di vissuto per quasi cento anni.
Trasferimento ai Comuni e alle UssI delle competenze
Il futuro dei servizi: autonomia,
risparmio o impoverimento?
Con l’inizio di gennaio si
sta attuando il trasferimento
dalla Provincia ai Comuni e
alle Ussl delle funzioni socioassistenziali, senza che per altro vi sia certezza circa le effettive disponibilità finanziarie.
Delle modalità di gestione
dei servizi hanno discusso negli ultimi giorni dell’anno sia
il Consiglio della Comunità
montana vai Pellice, sia i singoli Comuni.
Da una parte la Comunità
montana ha deciso, sia pure
con le incertezze del caso, di
assumere le funzioni già e.sercitate dalla Provincia di Torino nel settore socio-assistenziale, dall’altra i Comuni
(eccetto Bricherasio e Bobbio
Pellice) hanno deliberato di
delegare alla Comunità montana le funzioni trasferite ai
Comuni. La Comunità montana trasferisce aH’Ussl 43, fino
a quando verrà mantenuto
l’attuale assetto istituzionale,
le citate competenze. Ad ogni
Comune toccherà una spesa
per questi servizi di 35.500 lire per abitante. In totale per la
valle si tratterà di una spesa di
circa 800 milioni.
Per il futuro Bricherasio ha
scelto la via dell’autonomia,
ricorrendo alle prestazioni
della cooperativa il Quadrifoglio, mentre Bobbio deve ancora individuare i. canali di intervento.
Un duro colpo, comunque
non inaspettato, ad una gestione comune di una rete di
servizi cresciuta negli anni,
sulle prime esperienze nate
già ai tempi del Consiglio di
valle e successivamente costruita negli ormai vent’anni
di vita della Comunità montana.
Quali saranno le possibili
conseguenze?
Un impoverimento dei servizi e dunque una penalizzazione
delle persone già maggiormente in difficoltà, secondo la
maggioranza della Comunità
montana; un risparmio di costi,
secondo gli amministratori di
Bricherasio e Bobbio. Ma su
tutta la partita vanno tenuti in
conto almeno altri due elementi: la necessità di gestire tutta
una serie di servizi, non solo
nel campo sociale, in consorzio fra più Comuni, per contenere i costi ed offrire comunque risposte alla gente, e nel
contempo le incerte prospettive di tutto il settore socio-sanitario alla luce della riforma
della riforma sanitaria voluta
dall’attuale governo nazionale.
Alpini del Susa
Missione
di pace
in Mozambico
Anche alcuni alpini di leva
del battaglione Susa partiranno nei prossimi giorni per il
Mozambico, chiamati ad una
missione di pace come forza
di interposizione tra le parti
in conflitto e per garantire il
rispetto degli accordi di pace.
In Mozambico dovranno
svolgere il delicato compito
di realizzare il disarmo dei
vari movimenti politici, garantire lo svolgimento delle
elezioni democratiche e assicurare che tutta la popolazione riceva gli aiuti internazionali.
Ufficialmente coloro che
partiranno sono «volontari»
ma le loro madri hanno denunciato il fatto che la decisione sia stata ottenuta grazie
ad incentivi di carattere pecuniario e dalla promessa di un
congedo un po’ anticipato.
Integrare il turismo
con le altre attività
PIERVALDO ROSTAN
Ogni sei abitanti delle Valli sullo stesso territorio si
trova un posto-tavola; questo
dicono i dati raccolti in queste
settimane dai nostri collaboratori; siamo infatti poco lontani
dagli 8.000 posti per meno di
45.000 abitanti. Se a questi
aggiungessimo anche le pizzerie ed i posti all’aperto che nel
periodo estivo vengono aggiunti si va intorno ai 10.000.
Per contro molto più contenuta è l’offerta di posti letto
che supera appena i 700 sul
territorio che va da Frali a
Bobbio Pellice, passando per
San Secondo e Prarostino.
Continuando nelle riflessioni che possono scaturire dallo
studio presentato in dicembre
sulle prospettive di sviluppo
del Pinerolese ci siamo chiesti
se, come da più parti si dice, il
turismo possa essere una strada da battere con più convinzione e soprattutto se al 'momento le valli sarebbero attrezzate per una gestione più
ampia del fenomeno, a partire
dalle strutture ricettive e dai
punti di somministrazione di
pasti. Lo studio citato, a proposito di turismo, si limita a
parlare di necessità di «riqualificazione» integrandolo ad
altre risorse esistenti (artigianato, commercio, servizi in
genere).
Di riqualificare per la verità
parla chiunque, e a proposito
di qualunque cosa; il problema è in che senso, con quali
strumenti e, nel caso del turismo, anche nei confronti di
quale potenziale utenza.
Le recenti notizie del non
interesse dei francesi per un
collegamento viario con traforo in alta vai Pellice, solo per
qualcuno una effettiva novità,
sgombrano però il campo da
equivoci: sarà dall’interno che
potremmo aspettarci turismo
oltre che dai tradizionali gruppi esteri che da anni arrivano
alle valli alla «scoperta» del
mondo valdese. Occorrerà organizzare le visite, l’accoglienza, fare delle proposte
per il tempo libero che puntino soprattutto sulle risorse locali, pubblicizzare adeguatamente ciò che si vorrà vendere.
Per far questo occorrerà anche una reale formazione di
operatori; come, non è chiaro.
Al momento il settore che può
maggiormente contare su supporti concreti è proprio quello
alberghiero. La presenza a Pinerolo di un istituto specifico
che raggiunge ormai le 200
iscrizioni l’anno è un elemento essenziale; i casi di ragazzi
che effettuano un vero e proprio tirocinio presso ristoranti
ed alberghi della zona sono
ormai moltissimi. Tranne rare
eccezioni però la dimensione
delle aziende continua ad essere quasi esclusivamente familiare.
Sono anche pochi i casi di
iniziative di promozione organizzate insieme da albergatori e ristoratori. 11 periodo
dell’utilizzazione di alberghi
resta così assai contenuto, limitato al periodo estivo (con
l’ovvia eccezione di casi come
quello di Frali). Abbiamo anche piccole realtà, come possono essere quelle di Massello
o Rodoretto, dove le strutture
sono aperte soltanto l’estate, o
al massimo nei fine settimana.
Se non germogliano proposte parallele l’attività è dunque limitata; se da un lato nascono alcune interessanti
esperienze, anche col cappello
dell’agriturismo, ci sono anche i casi di chiusure e trasformazione di ex alberghi in alloggi posti sul mercato immobiliare.
Ma occorre anche fare i
conti con i costi; la zona passa
per essere una delle più care,
anche in questo settore. Se c’è
in tutte le valli solo una struttura a quattro stelle (il Gilly di
Torre Pellice) è anche vero
che molto raramente si trova
una pensione completa con
meno di 50.000 lire (cosa che
invece accade in zone turisticamente più note come l’Alto
Adige, per altro Regione autonoma). Negli alberghi di Torre Pellice non si trovano addirittura possibilità al di sotto
delle 80.000 lire. Dunque per
un turismo di tipo famigliare è
difficile muoversi.
Per un turismo diverso ci
sono, per la verità, due diverse, ulteriori risposte: i Rifugi alpini e le Case per ferie
della Chiesa valdese. Le utenze sono particolari, ma sotto il
profilo economico non certo
indifferenti. I Rifugi del Cai
presenti nelle valli possono arrivare ad offrire oltre 200 posti letto e si rivolgono a persone in cerca di «valore ambiente», tranquillità, ma anche
escursionismo di un certo impegno. Le foresterie e case per
ferie offrono in alcuni casi vitto e alloggio, in altri sono
impostate per l’autogestione
da parte di gruppi. In ogni caso una buona parte dei fruitori
è costituita da gruppi stranieri.
Nessuna riqualificazione del
turismo alle valli potrà comunque prescindere da questa
variegata realtà esistente.
LA RECETTIVITÀ INCIFFÌE
CfìMLlMls POETI POSTI
TAVOLA LETTO
Frali 550 108
Salza 60 12
Perrero 25
Pratnollo 200 35
S. Germano 435
Villar Perosa 620 80
Pomaretto 550 6
Perosa Arg. 340 50
Pinasca 60 •'
Inv. Pinasca 720 75
Prarostino 270 4
San Secondo 710 34
Angrogna 225
Bitslana 250 20
Bobbio P. 470 ,37
Bricherasio 460 ->,•14
Luserna S.G. 775 44
: Lusernetta -ib Ì€'150 Rorà 150 Torre Pellice 580 200
Villar Pellice 180 TOTAU 7,830 718
8
PAG. Il
E Eco Delle Aàlli Aàldesi
VENERDÌ 8 GENNAIO I993
Un'indagine nel panorama dei nostri istituti e delle convenzioni con le UssI
Case di riposo nel Pinerolese: i costi,
le strutture, i rapporti con il pubblico
ROBERTO PEYROT
________MARCO ROSTAN_________
Dopo la riflessione di
Claudio Pasquet pubblicata
sullo scorso numero del giornale sulle prospettive della
nostra diaconia e la fotografia del «pianeta anziani» oggi nelle valli presentata in
prima pagina da Carmelina
Maurizio, presentiamo qui
alcune risposte «istituzionali»; le opere della chiesa valdese e quelle di altri enti.
Le risposte alla questione
anziani sono anche altre, meno onerose (per esempio i
foyer o l’assistenza domiciliare) e su questi temi ritorneremo.
Gli istituti valdesi
ASILO VALDESE - Luserna San Giovanni; 95
ospiti, di cui 18 non evangelici; 57 dipendenti, di cui 11
non evangelici.
Retta globale mensile per
autosufficienti 1.322.000
(43.474 giornaliere). Per parzialmente autosufficienti:
1.802.000 (59.267 giornaliere). Per non autosufficienti
2.283.000 (75.060 giornaliere).
La convenzione con PUssl
è prevista per 55 persone e
per esse viene corrisposta una
quota sanitaria di lire 960.741
(31.586 giornaliere).
Ci sono 400 persone in lista di attesa. (Le cifre sono
quelle previste per il 1993).
RIFUGIO RE CARLO
ALBERTO - Luserna san
giovanni: 70 ospiti, di cui il
51% non evangelici; 40 dipendenti, di cui 19 non evangelici.
Retta globale mensile per
autosufficienti o parzialmente
autosufficienti; 1.490.000
(49.000 giornaliere). Per non
autosufficienti 2.433.000
(80.000 giornaliere).
Le convenzioni con le Ussl
sono previste per 44 persone,
per le quali vengono corrisposte 1.020.000 mensili
(34.000 giornaliere); a carico
La casa «Maggiorino Turina» a San Secondo di Pinerolo
di un ospite non autosufficiente restano 1.380.000 lire
al mese e per quello parzialmente autosufficiente
1.470.000 mensili.
La lista di attesa è composta attualmente di circa 30 domande.
ASILO DEI VECCHI San Germano Chisone; 100
ospiti, di cui 60 non autosufficienti, 35 autosufficienti e 5
parzialmente autosufficienti.
La convenzione con l’Ussl è
prevista per 52 persone.
La casa ha 44 dipendenti, di
cui 30 evangelici più 12 dipendenti di una ditta appaltatrice, di cui 7 evangelici.
La retta per gli autosufficienti, totalmente a carico
dell’ospite, è di 1.250.000
mensili (41.700 giornaliere).
Quella per i parzialmente autosufficienti è di 1.800.000
mensili (60.000 giornaliere).
Per i non autosufficienti il costo è di 2.465.000 mensili
(82.300 giornaliere) di cui
l’Ussl paga 1.000.000 (33.340
al giorno).
All’ospite (o alla famiglia)
restano le altre 1.465.000 lire
mensili (48.830 giornaliere).
Se l’ospite non può pagare
russi interviene ulteriormente con un conto assistenziale alberghiero per i residenti in San Germano; per i
non residenti, non autosufficienti, la quota globale è di
2.600.000 mensili (87.000
giornaliere).
CASA VALDESE PER
ANZIANI MIRAMONTI Villar Pellice : La casa è autorizzata solo per autosufficienti. Ci sono 26 ospiti,
(90% evangelici).
La retta globale in camera
doppia è di 950.000 mensili
(31.666 giornaliere); in camera singola 1.100.000 mensili
(36.666 giornaliere).
Ci sono 8 dipendenti e 2
volontari di cui uno solo non
evangelico. In lista di attesa
ci sono 50 domande e molte
richieste urgenti non hanno
potuto essere accolte.
Le altre case
CASA DI RIPOSO PREALPI — Prarostino: Si tratta di un istituto privato, presidio socio-assistenziale non
convenzionato con l’Ussl. La
capienza è di 50 posti; attualmente gli ospiti sono per circa il 30% valdesi. Nella casa
lavorano 13 persone di cui il
60% è valdese.
La retta mensile varia da £
1.500.000 per gli autosufficienti a 1.600.000 per i parzialmente autosufficienti e
1.700.000 per i casi più gravi.
Non vi sono liste di attesa
in quanto non vengono accettate prenotazioni.
CASA MAGGIORINO
TURINA — San Secondo:
La casa, parrocchiale, ha attualmente 102 ospiti. La convenzione con rUssl riguarda
solo il servizio infermieristico.
Le rette non sono definite:
vengono vagliati i singoli casi
a seconda delle disponibilità
economiche.
Nell’opera lavorano 19 persone, di cui quattro sono suore. La lista di attesa attualmente è di una decina di persone. Sia tra il personale che
fra gli ospiti vi sono valdesi.
PRO SENECTUTE —
Luserna San Giovanni: Si
tratta di un’associazione di
diritto privato, senza fini di
lucro. Oltre ad ospitare persone nella quasi totalità non autosufficienti, svolge attività
ambulatoriali ed altri servizi.
Gli ospiti sono 110, di cui
60 convenzionati con l’Ussl
43, più altri 10 con la Città di
Torino. La retta è di
2.160.000 al mese, 72.000 al
giorno, comprensive della
quota sanitaria di 32.283 a
carico dell’Ussl per gli aventi
diritto.
Nell’opera lavora una cinquantina di persone, di cui 34
esclusivamente addette agli
ospiti, più altre 10-12 esterne.
La lista di attesa attualmente
è calcolabile in 150 persone.
Vi sono valdesi sia tra il personale (circa il 40%) che tra
gli ospiti.
CASA PARROCCHIALE SAN GIUSEPPE —
Torre Pellice: Gli ospiti attuali sono 60, al massimo della capienza e quasi tutti non
autosufficienti.
Non c’è convenzione con
rUssl; terminati gli attuali lavori di ristrutturazione è probabile la sottoscrizione di una
convenzione. Le rette sono
molto differenziate in quanto
parecchie sono «sociali»; si
può raggiungere un tetto massimo di due milioni di lire.
Nell’opera lavorano 20 persone. La lista di attesa attualmente consta di una cinquantina di persone, ma il dato varia continuamente. Sia fra gli
ospiti che fra il personale vi è
una percentuale di valdesi.
Pinerolo ricorda gli scioperi
La memoria del '43
Il Comune di Pinerolo (assessorato alla Cultura) e il
Comune di Villar Perosa, in
previsione del 50° anniversario degli scioperi del 1943,
hanno deciso di farsi promotori di iniziative volte a
rinnovare e conservare la memoria storica di questi fatti ed
a stimolare nel Pinerolese
una ricerca che coinvolga coloro che hanno vissuto quegli
eventi, le società storiche locali, le amministrazioni, gli
organi di informazione, le organizzazioni sindacali.
Una prima riunione si è tenuta presso il Comune di Pinerolo a metà dicembre dello
scorso anno.
Nel corso di quell’incontro
è stata sottolineata la necessità di coinvolgere particolarmente quelli che nel 1943
furono coinvolti dagli scioperi e dalla successiva repressione.
Si è pertanto deciso di contattare tutti i protagonisti degli scioperi oggi viventi. Tutti
coloro che hanno notizie circa
quei fatti e delle persone
coinvolte sono invitati a mettersi in contatto con l’assessorato alla Cultura del Comune
di Pinerolo.
Una successiva riunione si
terrà, sempre presso il municipio di Pinerolo, giovedì
21 gennaio alle ore 17.
La commissione circoscrizionale
Il problema impiego
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tei. 0121-32.36.38
La commissione circoscrizionale per l’impiego è l’organo collegiale di gestione
dell’incontro domanda-offerta relativo al mercato del
lavoro di una data area territoriale. L’area della circoscrizione di Pinerolo comprende
47 comuni (le tre Ussl più
None). Negli ultimi anni la
normativa di regolamentazione delle procedure di avviamento al lavoro e di iscrizione alle liste di collocamento
ha subito una serie di importanti trasformazioni. Oggi i
rapporti di lavoro vengono
instaurati in base ad una pressoché totale discrezionalità
da parte della ditta che assume; questo fatto potrebbe far
pensare che l’attività di collocamento della manodopera
dovrà progressivamente ridursi ad una funzione formale, senza cioè poter influire in
modo propositivo o incentivante. Eppure la legge 56 del
1987 ha introdotto, rispetto
alle funzioni che una commissione circoscrizionale può
esercitare, il concetto di «po
litica attiva dell’impiego».
Essa comporta nuovi atteggiamenti col mondo del lavoro, come ad esempio maggiore flessibilità delle strutture pubbliche, maggiore conoscenza dell’evoluzione socio-economica del territorio,
coordinamento delle iniziative, possibilità di orientare la
popolazione aH’intemo delle
necessità produttive del territorio. Nel difficile contesto
occupazionale che il Pinerolese, come il resto del paese,
sta vivendo, la commissione
per l’impiego di Pinerolo intende giocare il suo ruolo,
con interesse e disponibilità.
La commissione, che al suo
interno può contare sull’apporto dei rappresentanti di
sindacati, indu.striali, associazioni di commercianti e artigiani e che ha sede in via Bignone 1 a Pinerolo, vuole oggi ribadire Timportanza di un
ambito di confronto fra tutti
gli operatori e fra quanti debbano o intendano occuparsi
nell’area pinerolese del mercato del lavoro.
INIZIO D’ANNO SOTTO IL GHIACCIO — Temperature
ampiamente sotto lo zero (-10 nei fondo valle, -15 in quote) ma scarse precipitazioni sono state il frutto del vento da
Est che ha portato solo alcuni centimetri di neve. Le stazioni invernali hanno comunque registrato il pienone, come
non accadeva da anni.
Problemi alla circolazione stradale si sono verificati nell’ui.
timo fine settimana quando la neve asciutta e farinosa ha
creato un insidioso strato di ghiaccio. Diverse le sbandate e
gli incidenti lievi; uno, più grave, si è verificato a Torre Pellice dove un’autovettura con quattro persone a bordo ha
compiuto un volo di una ventina di metri in località Tagliaretto nella notte di sabato scorso. Tutti gli occupanti della
vettura sono stati ricoverati con fratture all’ospedale di Pinerolo. Anche i soccorsi sono stati messi in difficoltà dalle
strade gelate: sono dovuti intervenire sia i volontari della
Croce Rossa con diversi mezzi, sia i vigili del fuoco.
SI DIMETTONO I CONSIGLI COMUNALI? — La protesta di alcuni sindaci del Pinerolese (Prarostino, Pramollo,
Salza) che insieme ad altri cinquanta colleghi della provincia lamentano livelli catastali per i propri Comuni esageratamente alti il che incide profondamente sulle tasche dei cittadini al momento di pagare le tasse sugli immobili (prima
Isi, poi 1 lei), potrebbe portare alle dimissioni in massa. Se
non verranno ascoltati dal governo centrale, dicono i sindaci, sono pronti a dimettersi con i rispettivi Consigli comunali.
E possibile una retromarcia a livello romano, tale da evitare
un assurda penalizzazione di alcuni Comuni che si sono venuti a trovare in fasce «di lusso» al contrario di Comuni del
tutto sirnili e magari anche confinanti; pochi paiono comunque per il momento credere ad effettive dimissioni.
PIU’ CARI I SERVIZI CIMITERIALI — Con il Consiglio
comunale di fine anno gli abitanti di Luserna San Giovanni
hanno ricevuto la cattiva notizia delFaumento di tutti i servizi cimiteriali. Il trasporto funebre non sarà invece più in
regime di appalto ad una ditta specifica ma è stata liberalizzato. Aumenti sono stati apportati anche ai diritti di escavazione con l’estensione del pagamento anche ai blocchi di
scogliera. Per quanto riguarda la gestione della piscina, è
stata approvata la convenzione che sostituisce nei fatti il
vecchio consorzio ma con le stesse ripartizioni delle quote
di partecipazione (65% al Comune, 25% alla Provincia di
Tonno, 10% alla Comunità montana); in futuro l’amministrazione punta per altro ad una ridefinizione anche di questi rapporti.
QUATTRO GRUPPI CONSILIARI — Nel corso dell’ultimo
Consiglio comunale di Torre Pellice la maggioranza eletta
formalizzato, ai sensi della legge
142/90, 1 individuazione al suo interno di tre gruppi consigliari (indipendenti di sinistra, capogruppo Piervaldo Rostan; Psi, capogruppo Mirella Antonione Casale; Pds, con
capogruppo Danilo Rivoira); la Lega Nord aveva invece già
da tempo individuato in Sergio Hertel il suo capogruppo.
Ora questi rappresentanti dei gruppi lavoreranno alla formulazione dei numerosi regolamenti che lo stesso Statuto
comunale prevede^ Durante lo steso Consiglio comunale è
stata all unanimità assunta una deliberazione a sostegno
della richiesta dell istituto tecnico Capetti per una nuova
specializzazione in grado anche di aumentare il numero degli allievi oggi assai ridotto tanto da far temere una chiusura
della scuola.
A PINEROLO SI PARLA DI FERROVIA — Si incontro
ranno (è il caso di dire finalmente!) venerdì 8 gennaio i rappresentanti della città di Pinerolo, degli altri Comuni interessati dalla linea ferroviaria Torino-Torre Pellice e del servizio trasporto locale del compartimento di Torino delle FS;
fra i^ problemi sul tappeto, oltre ad una valutazione generale
dell andamento del servizio, verrà con tutta probabilità affrontato il tema dell arretramento della stazione di Pinerolo
rendendola passante cosa che, attesa da anni, renderebbe
più veloci i tempi di percorrenza e potrebbe agevolare notevolrnente gli studenti che dalla vai Pellice scendono
quotidianamente per raggiungere l’area delle scuole superiori di fatto adiacente la stazione.
ASSEMBLEA ACEA - L’assemblea dell’Acea ha approvato
il bilancio di previsione per l’esercizio 1993 ed il programma di intervento per il triennio 93-95.
Le tre voci (gestione energia, acqua e settore ambiente) raggiungeranno già nel 93 i 54 miliardi per superare i 60 nel
1995. La parte del leone la fa il settore energia, che da solo
impegna l’azienda per più della metà del suo bilancio.
L azienda, secondo la relazione del consiglio di amministrazione, è destinata a coprire con i suoi servizi circa
1 80% del possibile mercato dell’ex comprensorio pinero
Per il momento, stante alcune incertezze normative, non si
procederà ad incremento delle tariffe per l’acqua, la depurazione, le fognature e lo smaltimento.
Sarà dunque - dice ancora la relazione del consiglio di amrninistrazione - un bilancio “austero”, con la speranza che
ciò contribuisca a migliorare l’efficenza aziendale, base indispensabile per i futuri sviluppi.
Ma 1 ultima assemblea dell’Acea ha segnato anche un ennesima divisione politica trasversale, fra i rappresentanti della
città di Pinerolo e quelli degli altri comuni, al di là dell’appartenenza agli stessi partiti.
Lo statuto approvato poche settimane or sono attribuisce un
certo “peso” ad ogni comune membro del consorzio in modo da non consentire a Pinerolo di prendere in sostanza da
sola eventuali decisioni; il Coreco ha formulato un parere
negativo su questo aspetto, ma, dopo riunioni di componente (da un lato i pinerolesi, dall’altro gli altri comuni) è stato
deciso di mantenere la formulazione iniziale a tutela maggiore dei comuni piccoli.
9
venerdì 8 GENNAIO 1993
E Eco Delle AAlli Aàldesi ¡
La storia del paese, l'epoca delle persecuzioni e la vita degli abitanti che vi abitano
Usseaux: queir«atmosfera particolare»
per guardare alla montagna con ottimismo
_______MILENA MABTINAT______
Quiete: questa può essere
la parola per descrivere
Usseaux.
Quando pensiamo alle borgate di montagna ci viene in
mente lo spopolamento, la
difficoltà per i pochi bambini
ad andare a scuola, la non
possibilità di trovare lavoro,
la tristezza delle case disabitate. Questo in parte è vero
ma, se guardiamo queste borgate con occhio gioioso, un
po’ più ottimista e curioso,
possiamo scoprire cose
interessanti.
Usseaux conta una cinquantina di residenti ed è adagiato fra i prati a metà strada
fra Fenestrelle e Pragelato. Le
case addossate le une alle altre hanno mantenuto il loro
aspetto caratteristico e con le
piccole strade acciottolate
danno al paese un’atmosfera
di mistero, come misteriose
sono le sue origini.
Nessuno sa quale popolo
lo fondò né a che razza
appartenesse. I valdesi hanno una parte di storia legata
ad Usseaux: agli inizi del
XIII secolo giunsero in alta
vai Chisone spinti da una
violenta persecuzione, vi si
stabilirono e crearono diver•se comunità poi colpite an
7ÍÍ,.i'3í‘'v'¿
Una veduta generale di Usseaux. Nella foto in basso la locale chiesa cattolica
cora da persecuzioni nel secolo successivo. Dopo il Sinodo del Laux del 1526 i
protestanti divennero la
maggioranza e presero il sopravvento: la chiesa cattolica
fu trasformata in tempio,
successivamente distrutto. In
breve Usseaux divenne completamente riformato e per
diversi anni non vide più
neppure l’ombra di un cattolico.
Con la revoca dell ’editto di
Nantes del 1685, l’ordine di
distruzione dei templi e
l’educazione dei bambini alla
fede cattolica iniziò l’esodo
dei valdesi verso i paesi protestanti tedeschi ma nel 1689
tornarono per poi andarsene,
nel 1713, dopo il trattato di
Utrecht, e non più tornare.
Che cosa è rimasto di quei
secoli in cui il paese era protestante? Poco, molto poco.I
resti di un antico cimitero
valdese senza indicazioni, in
apparenza un prato mal cura
to dentro il quale sono cresciuti dei bei larici e degli
abeti. «Ma quasi in ogni casa
c’è qualcosa di “valdese” mi dice una conoscente del
luogo - il tempio era stato
costruito con le pietre più
belle che, quando fu distrutto,
vennero raccolte ed usate come pietre angolari per le
nuove case...»
Camminando per le viuzze
si possono vedere numerosi
murales: una donna che cuce
alla finestra, il fornaio, il vecchietto con il quartino, nidi di
rondine...
«L’idea di disegnare i muri
delle case - mi dice Anna che
con il marito gestisce il locale
gite d’étape ed un laboratorio
di falegnameria - ci è venuta
dal volere fare qualcosa di
diverso e di tipico per il paese. Abbiamo organizzato dei
corsi sotto la direzione del
pittore Figus, i risultati sono
buoni e il paese appare più
allegro».
Ma non si deve pensare che
ad Usseaux sia possibile vivere solo «d’aria pulita e
d’amore». L’età media degli
abitanti supera la cinquantina:
dieci anni fa vi era solo più
un bambino, ora ve ne sono 5
che hanno fra i tre e i sei anni
ma, ormai, la scuola del Comune è stata chiusa.
«Siamo nati qui e siamo felici di rimanere ma è duro. —
dice una donna del luogo Abbiamo cinquanta mucche, il
lavoro non manca ma la vita
degli allevatori di montagna è
resa ancor più difficile della
burocrazia e spesso c’è la tentazione di lasciare tutto».
E i turisti? «La gente che
viene qui ha comprato la casa quindici, venti anni fa dice il maestro Canton - e
fanno fanno ormai parte della borgata. Anche i nuovi arrivati che hanno acquistato
da poco si trovano bene perché cercano soprattutto la
quiete».
Iniziativa del parco deH'Orsiera-Rocciavré
Natale sotto l'albero
L’iniziativa «Natale sotto
l’albero» organizzata dal parco naturale Orsiera-Rocciavrè
e Chianocco, in collaborazione con la cooperativa
Antichi passi e destinata agli
scolari delle ultime tre classi
delle elementari dei Comuni
interessati all’area protetta ha
fatto registrare un successo
superiore ad ogni previsione.
Oltre 450 bambini ed i loro
insegnanti hanno accolto l’invito del parco realizzando e
consegnando i lavori richiesti: a tutti era stata infatti consegnata una scheda «mirata»
contenente un questionario e
spazi per disegno o rappresentazioni.
Lo scopo era anzitutto
quello di percepire l’idea di
parco diffusa fra i bambini residenti nelle zone interessate,
operando un primo scambio
di esperienze fra gli scolari di
tre valli differenti (Susa, Sansone e Chisone) su un parco
che li accomuna.
L’iniziativa che, ovviamente, è propedeutica ad un più
idoneo intervento nelle classi
(che parta cioè dalla conoscenza e dalle esperienze esistenti) è stata di fatto orga
nizzata, per incarico dell’ente
parco, dagli animatori della
cooperativa aviglianese Antichi passi.
Completati i lavori in classe, e riconsegnati al parco,
sono diventati oggetto di mostre ed esposizione nel periodo di fine anno nelle valli,
da Fenestrelle nei primi giorni dell’anno a Roure, presso
il centro sociale di Castel del
bosco il 7 e l’8 gennaio, e
successivamente a Coazze (910 gennaio) e Chianocco.
Per ognuna delle esposizioni sono stati coinvolti i genitori e sono stati esposti anche
i lavori dei bambini delle valli circostanti.
Una raccolta di poesie di una pinerolese
La vetta più alta
è quella dentro di noi
_______SANDRO KOVACS_______
V
E uscita da pochi giorni
«La vetta più alta», raccolta di poesie di Giustina
Viarengo, giovane di Villar
Perosa. Nata nel 1966 scrive
poesia dall’età di sette anni;
ha ricevuto riconoscimenti
partecipando a numerosi concorsi letterari e di poesia. Da
alcuni anni lavora ad un’ampia raccolta di versi.
Perché un libro di poesie?
«Questa raccolta - dice
l’autrice - nasce dall’esigenza di comunicare al lettore
“movimenti” vissuti e sentiti
nel profondo con la speranza
di soddisfare chiunque stia
“cercando...”.
La poesia infatti non è solo
espressione “concreta” del
lavoro di un poeta ma è un
modo di interpretare la realtà; una realtà che non si
ferma ai confini dell’apparenza e della materialità, ma va
oltre, “corre lungo strade rosa corallo” lascia spazio alle
più vivide fantasie; ai sogni
più grandi, ai voli astrali che
alimentano ognuno di noi.»
«Un consiglio molto sentito
è quello di cercare di andare
oltre le parole non limitandosi a leggere pensare ma a
sentire».
Allora come interpretare?
«Il lettore ha facoltà di interpretare le poesie liberamente a prescindere da ciò
che il poeta ha provato scrivendole; quello che conta è
riuscire a risvegliare la consapevolezza, la libertà, Vimportanza dei sentimenti e delle emozioni che ci animano.
Da questo libro che è breve
espressione di un tratto di
strada che ognuno di noi è
destinato a percorrere, lascio
partire un augurio per tutti
coloro che lo “sentiranno” :
buon viaggiai»
Giustina Viarengo: La vetta
più alta, dicembre 1992, pag.
67, £ 7.000
(in vendita presso le librerie
Claudiana di Torre Pellice e Gianoglio di Pinerolo).
_________PAG. Ili
Il programma regionale per l'agricoltura
Un piano integrato
per tutte le colture
FEDERICA TOURN
Ad alcuni anni dall’avvio
di un programma regionale di difesa integrata delle
colture, finanziato e coordinato in Piemonte essenzialmente dall’Esap, l’ente per lo
sviluppo agricolo, l’Associazione dei produttori ortofrutticoli associati ha voluto fare
il punto organizzando un incontro-dibattito dal titolo «Il
pomo della concordia».
Il piano regionale vuole ridurre i trattamenti chimici
sulle piante coltivate, con lo
scopo di riequilibrare l’ambiente e rendere i prodotti più
compatibili con le esigenze
dei consumatori. Alla grande
quantità di fitofarmaci adottati fino ad oggi per debellare
funghi e batteri, nemici delle
piante, verrebbero sostituiti
mezzi genetici (già utilizzati
in piccola parte) agronomici e
biologici. Inoltre verrebbero
preferite le colture in serra in
cui il riscaldamento può essere ben dosato, la concimazione ulteriormente ridotta e
Firrigazione localizzata.
In Piemonte questi nuovi
metodi sono stati sperimentati
in 19 aziende campione
nell’alto Canavese, dove da
diversi anni si pratica la lotta
integrata. I fungicidi dati alle
piante sono diminuiti del
43%, gli acaricidi del 98% e
sono stati eliminati i prodotti
dannosi per l’ambiente e sospettati di favorire il cancro; è
stato inoltre usato un nuovo
tipo di insetticidi biologici
con una tossicità molto bassa
o addirittura nulla. Complessivamente nelle 19 aziende
sono stati utilizzati ben 1.584
kg di fitofarmaci in meno: i
residui chimici risultati nulli
o, al massimo, pari ad un
quinto del limite massimo
permesso dalla legge. Non secondaria è la riduzione degli
agenti dannosi, cosa che porta
ad una diminuzione dei trattamenti necessari negli anni seguenti.
E quali sono i costi relativi
alla lotta integrata applicata
alle colture? In generale si
dovrebbe notare un risparmio
globale nel passaggio da un
sistema di coltivazione tradizionale ad uno integrato. Si
risparmia infatti nella riduzione dei fungicidi, dei carburanti e dei lubrificanti e sul
minore impiego della manodopera, senza contare il minor numero di trattamenti necessari sul lungo periodo e
l’enorme risparmio sociale
della diminuzione di tumori
provocate dalle sostanze chimiche sugli operatori agricoli. In realtà l’elevato costo
dei nuovi prodotti ecologici
utilizzati e soprattutto l’assistenza tecnica necessaria a
questo tipo di coltivazione
non riescono ad essere totalmente coperti dal risparmio
ottenuto con le nuove tecniche. Di fatto, solo in rari casi
- ad esempio nella coltivazione del melo, per altro molto diffusa nel Pinerolese l’imprenditore agricolo riesce
a riportare un guadagno effettivo dall’applicazione della
lotta integrata. Un maggiore
intervento dell’ente pubblico,
che si faccia carico di gran
parte dei costi di assistenza
tecnica, rappresenterebbe
un’auspicabile soluzione. Si è
espresso in questo senso anche il direttore dell’Esap, Alberto Ugolini, motivando la
necessità di questo appoggio
con il fine ecologico e di difesa della salute del consumatore legati al successo della
lotta integrata.
Un altro sistema per elevare i ricavi delle vendite di
frutta e verdura «protette» e
quindi compensare i costi, è
quello di alzare i prezzi, valorizzando nel contempo i prodotti stessi con un’accurata
campagna informativa, in
modo da renderli appetibili al
consumatore.
Senza dimenticare la necessità di coinvolgere la grande
distribuzione, togliendo a
questi prodotti l’etichetta di
«mercato di élite». Non ultima si presenta la necessità
sempre più urgente di una regolamentazione a livello regionale che definisca e tuteli
la lotta integrata con norme,
controlli e sanzioni per la sicurezza di produttori e consumatori.
Nelle Chiese ¥).ldesi
SAN SECONDO - Domenica 10 gennaio, alle ore 15, nei locali della chiesa valdese, si svolge l’assemblea delle corali.
RpRA — Sabato 16 gennaio si svolge una serata prò tempio
con cena; le prenotazioni si ricevono entro il 10. Durante la
serata sarà approfondita l’illustrazione del progetto redatto
dall’arch. Bounous e già in parte discusso dall’assemblea di
chiesa.
VILLAR PELLICE - Mercoledì 13 gennaio, alle 20,30, nella
sala del teatro, i giovani che da Pomaretto la scorsa estate
hanno compiuto un viaggio in Madagascar, incontrando
una comunità della Chiesa di Gesù Cristo, animeranno una
serata con diapositive.
ANGROGNA - Quando si parla di cattolicesimo e di protestantesimo, una delle prime cose che viene sottolineata è la
differenza circa il numero dei sacramenti: i cattolici ne hanno sette, e noi soltanto due (battesimo e Cena del Signore).
La questione del sacramento oggi sarà il tema delle prossime riunioni quartierali; le prossime si svolgeranno lunedì
11 al capoluogo, martedì 12 al Martel, sabato 16 agli Odin
Bertot, lunedì 18 al Serre, martedì 19 a Buonanotte: tutte le
riunioni inizieranno alle ore 20.
Domenica 17, alle ore 10,30 nella scuola grande, culto con discussione sul tema: Israele; popolo maledetto o crocifisso?
TORRE PELLICE - Mercoledì 13 gennaio, alle ore 20,30,
nei locali della comunità alloggio di via Angrogna, studio
biblico a cura del pastore Marchetti sul tema «Diluvio universale secondo la tradizione sacerdotale».
PRALI - Nel corso del me.se di gennaio le riunioni quartierali avranno il seguente calendario: Villa, 12; Indiritti-Cugno,
13; Pomieri-Giordano, 19; Orgere, 20; Malzat, 21; Ghigol
27. L’argomento delle riunioni sarà La commissione per
l’evangelizzazione; che cosa va a fare il pastore a Roma
ogni tanto?
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli Aàldki
venerdì 8 GENNAIO 1993
Sopra: una pista di sci di fondo a Praii
Qui sotto: ii nuovo impianto di pattinaggio di Pinerolo
TORRE PELLICE - Il cinema Trento ha in programma: giovedì 7 e venerdì 8, ore 21.15, Americani con Al Pacino e
Jack Lemmon; sabato ore 20 e 22,10; domenica ore 16, 18,
20 e 22,10; lunedì ore 21,15, Sognando la California con
Nino Frassica, Massimo Boldi, Maurizio Ferrini, Antonello
Fassari.
BARGE - Il cinema Comunale ha in programma: giovedì 7,
ore 21, Avventure dì un uomo invisibile; venerdì 8, ore
21, Tassisti dì notte; sabato 9, ore 21, Mariti e mogli; da
domenica (ore 15, 17, 19, 21) a giovedì 14 (feriali ore 21)
Sognando la California.
Venerdì 8 gennaio - BOBBIO PELLICE: Presso la sala polivalente di via Sibaud, alle ore 21, si svolge un concerto di
musica irlandese col gruppo Whisky Trail.
Venerdì 8 gennaio - TORRE PELLICE: Alle ore 17,30,
presso la sede di via Repubblica 3, si svolge la riunione
quindicinale del gruppo di Amnesty International della vai
Pellice.
Venerdì 8 gennaio - LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle ore
20,45, nella sala conferenze di via Deportati ed Internati 20,
per l’organizzazione del gruppo di studio Val Lucerna e del
Comune, si svolge una serata con la partecipazione di Guido Gentile, soprintendente agli archivi del Piemonte e della
Valle d’Aosta, che parlerà sul tema: «Il patrimonio culturale degli archivi comunali».
Domenica 10 gennaio - POMARETTO: Alle ore 20,30, nel
tempio valdese si esibisce in concerto il coro A. Gabrieli.
Domenica 10 gennaio - LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
ore 10, in seconda convocazione, nei locali di via Roma 41,
si svolge l’assemblea annuale dell’Aldo (associazione italiana donatori di organi).
Lunedì li gennaio - TORRE PELLICE: A cura dell’Università della terza età, alle ore 15.30, nel salone delle scuole
Mauriziane di via al Forte, Carlo Lo Presti (chitarra) e Stefano Cioffi (flauto) proporranno musiche di Molino, Rossino, Poulenc, Piazzolla.
Mercoledì 13 gennaio - PINEROLO: Alle ore 20,45, presso
il centro sociale di via Lequio, l’Associazione pace vai Pellice, Chisone e Germanasca, Pinerolo organizza un incontro
in vista del terzo congresso nazionale che si svolgerà a Bologna dal 12 al 14 febbraio.
Alla riunione parteciperà Beppe Reburdo, coordinatore regionale e membro del Consiglio nazionale che presenterà il
documento preparatorio per una riflessione sui nuovi compiti del pacifismo.
Alla serata sono invitate anche le associazioni e gli organismi che nel Pinerolese si occupano di solidarietà, volontariato, impegno per la pace.
Giovedì 14 gennaio - TORRE PELLICE: Alle ore 21,15,
nella sala polivalente Trento, verrà presentato lo spettacolo
teatrale in lingua francese La valise di e con Agnes Dumouchel.
Venerdì 15 gennaio - TORRE PELLICE: Alle 20,30, presso
la sede di via Roma 7, si svolgerà l’assemblea della Cooperativa operaia di consumo per il rinnovo delle cariche sociali.
Radio Beckwith Evangelica (fm 91.200 e 102.350), essendo
venuta meno l’attività del movimento di Testimonianza
evangelica valdese, trasmette ogni sabato alle 19,30, in sostituzione del programma autogestito dalla Tev, la replica
della trasmissione Protestanti perché.
Soprattutto bambini e ragazzi si dedicano a questa attività
Per i pralini lo sci di fondo
è una vera e propria tradizione
MILENA MARTINAT
Aprali lo sci di fondo è
una tradizione che si
tramanda di generazione in
generazione. Per i bambini è
il gioco preferito in inverno:
arrivano da scuola, fanno
pranzo e poi, prima di fare i
compiti, partono con i loro
sci per divertirsi un po’.
Non vi è alcun pericolo, la
maggior parte di loro ha la
pista che passa nel cortile di
casa o poco lontano.
Il puro gioco di sciare diventa per i bambini man mano più impegnativo, si aggiungono regole e anche
obiettivi. Iniziano così i loro
primi allenamenti infrasettimanali e le gare nei
fine settimana.
«Con i ragazzi più grandi
(13-17 anni) iniziamo con
degli allenamenti a secco in
estate-autunno facendo fare
loro corse, balzi, prove ripetute - dice Cristiano Rostan
che, da quest’anno, si occupa della preparazione dei
giovani fondisti in compa
Una nuova pista
Finalmente
si pattina
a Pinerolo
Con più di un mese di ritardo da quel 15 novembre in
cui si sarebbe dovuta aprire
la pista di pattinaggio su
ghiaccio artificiale voluta
dalla società sportiva ghiaccio sport Pinerolo, la sera
della vigilia di Natale è stata
aperta al pubblico la pista
adiacente il Palasport.
Fin dai giorni intorno al
Natale sono stati numerosi i
giovani che si sono avvicinati, alcuni per la prima volta,
al pattinaggio su ghiaccio.
La società ha dovuto sopportare numerose spese aggiuntive, per poter rendere
utilizzabile la pista che misura 30 metri per 60.
Sono naturalmente a disposizione anche i pattini per gli
sportivi che ne siano sprovvisti.
Queste le tariffe per l’im
pianto di Pinerolo:
Stagionale 180.000
Stagionale ridotto 150.000
Giornal. festivo 7.000
Festivo ridotto 5.000
Giornal. feriale 6.000
Feriale ridotto 4.000
Affitto pattini 5.000
Per i necrologi
telefonare al numero
0121-32.36.38
entro le ore 9
del lunedì mattina
gnia di Giuliano Pascal
-.Con i più piccoli la preparazione inizia in autunno.
Adesso che c’è neve ci alleniamo tre pomeriggi alla
settimana per circa due ore.
Lo sci club Frali ha un pulmino, molto utile: mentre
salgo da Pinerolo porto anche i bambini ed i ragazzi
che abitano in valle così, anche loro, hanno la possibilità di allenarsi».
Quanti sono i giovani che
pratico lo sci di fondo?
«Sono una ventina, fra i 9
e i 17 anni. Soprattutto i
pralini hanno fin da piccoli
una buona dimestichezza
con i materiali, con la neve,
ed un grande senso
dell’ equilibrio.
Penso che praticare uno
sport come lo sci di fondo
aiuti i bambini a crescere aggiunge Cristiano -, imparano a contare sulle proprie
forze. Non penso sia vero
che chi fa sport debba necessariamente trascurare la
scuola: si può andare forte
sugli sci ed essere bravi a
scuola. Nel nostro gruppo vi
sono molti esempi di questo
tipo».
In questi giorni sono iniziate le prime gare. Lara
Peyrot, la diciassettenne pralina da quest’anno in Nazionale A, già da molti mesi si
sta preparando ed è sicuramente un buon esempio di
determinazione per i più giovani.
«Abbiamo un buon rapporto con i bambini e con i
ragazzi - continua Cristiano
- sia io che Giuliano abbiamo poco più di 20 anni, e da
poco abbiamo smesso di
praticare lo sci agonistico;
abbiamo molta voglia di lavorare con loro in modo anche divertente».
A Praii, con il locale Sci
Club fondato nel 1953 dalla
guida alpina Alberto Mercol,
la buona scuola del fondismo continua con giovani
atleti e giovani allenatori che
hanno sempre un occhio attento al lavoro svolto dai loro padri e l’altro verso il futuro.
Uno sport molto diffuso in Val Pellice
Tennis da tavolo:
una lunga storia
ENRICO GAY
Fra gli sport ben praticati
in vai Pellice c’è anche il
ping-pong; ma quando si è
diffusa tale pratica in valle?
Dove e con quali mezzi si
giocava, con quali tavoli,
quali racchette?
C’erano sicuramente alcuni
luoghi dove il ping-pong si
diffuse, fin dagli anni ’20: il
priorato, l’U.S. Valpellice, il
Cai, l’Acdg valdese.
La sede di quest’ultima
era un salone delle ex scuole
Villa (l’attuale Foresteria
valdese). Il tavolo era molto
rudimentale, lungo e stretto
e le racchette anche peggio,
semplici assicelle segate di
una forma approssimativa;
così racconta Aldo Ugon
che nel 1925 vinse a quindici anni il primo torneo con
girone all’italiana.
Ad introdurre il ping-pong
in valle fu Franco Falchi di
Milano; fra quanti si distinsero allora c’erano anche
Mario Jouve, Valdo Bleynat, Adolfo Rivoira; così si
andò avanti fin verso gli anni ’30 quando questi giovani
ventenni partirono per il servizio militare.
La storia, da quei pionieristici inizi alle attuali formazioni impegnate in campionato, è ricca di episodi; ne scopriremo altri sui prossimi numeri del giornale.
Oggi tre squadre militano
rispettivamente in serie C
maschile, C femminile e D2.
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
BERTOTTULLIO
Uffficio: c.so Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
tel.0337211111
Abitazione: via G. Modena, 8 - tei. (0121 - 932153
«Il decoro, Vassistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirveli è nostro dovere».
Più che lusinghieri i risultati
fin qui ottenuti.
Nell’ultimo turno le tre formazioni si sono tutte imposte
in trasferta: la squadra C maschile a Ventimiglia 5-4
(Rosso 2, Gay 2, Malano 1)
con un ultimo punto ottenuto
da Gay al termine di tre set
molto combattuti. Nel torneo
di C femminile brave Rotunno e Bruscagnin, uscite vittoriose per 3-2 dalla trasferta di
La Spezia.
In D2 successo a Grugliasco per 5-1. Un duro colpo
per questa formazione deriverà probabilmente dall’
infortunio in cui è occorso
Sergio Ghiri che dovrà essere
operato alla caviglia; a lui comunque vanno gli auguri di
tutti gli sportivi.
Dopo una breve sosta i
campionati di C riprenderanno sabato 16 gennaio con la
formazione femminile in trasferta a Sassari e quella maschile impegnata a Torre Pellice con il Soms Imperia; riposerà la D2.
Le classifiche fanno comunque onore all’impegno
dei valligiani.
Serie C maschile: Sanremo
10, Valpellice, Possano, Imperia 8, Genova, Ventimiglia e
Verzuolo 2, CRDC Torino 0.
Serie C femminile: Sassari
e Rosignano 6, Valpellice e
Modena 4, La Spezia 0.
Serie D2: Valpellice 9,
Moncalieri 8, Villar Perosa 7.
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qualsiasi destinazione
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Telefono 011/62.70,463
L'annuafe raccolta
Valligiani
fra gli ulivi
Nelle scorse settimane un
gruppetto di valligiani e non
ha trascorso un periodo di
piacevole lavoro a raccogliere olive presso il Servizio cristiano di Riesi.
Stese le reti ai piedi delle
piante, da terra oppure seduti
sui rami o ancora con l’aiuto
di scale, si fanno cadere le
olive staccandole con le mani
o con un piccolo rastrello.
«Raccogliere le olive sugli
alberi, anziché aspettare che
cadano, migliora la qualità
dell’olio prodotto - spiega
Sergio Borroni che in due anni di servizio è diventato un
esperto in materi — in quanto
le olive, una volta cadute in
terra, subiscono dei processi
degenerativi cbe possono influire sulla qualità dell’olio.»
Le olive raccolte e pulite
vengono portate al frantoio
sociale; tutto è meccanizzato:
lavate, pressate, centrifugate,
alla fine l’olio è pronto per
essere messo nei contenitori.
L’impegno della raccolta
non ha impedito ai volontari
di conoscere la realtà locale,
le tradizioni, la musica, la
piccola ma attiva comunità
valdese.
Naturalmente l’olio riesino
è a disposizione di quanti fossero interessati; è sufficiente
mettersi in contatto con Sergio Borroni (telefono
0934/928139).
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154,
DOMENICA 10 GENNAIO
Rinasca: Farmacia Bertorello - via Nazionale, 22 - tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
ySSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 GENNAIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44’PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
L’Eco Delle Vali.i Valde.si
Via Pio V, 15- 1012S Torino
Tel, 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Re.sp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. po.st.
Gr 2A/70
11
venerdì 8 GENNAIO 1993
i Attualità’
PAG. 7 RIFORMA
LA LEGGE SUI NAZISKIN
AVERE
DEI MOSTRI
RITA GAY <
Se si potessero elencare
tutte le definizioni che in
questi ultimi tempi i mass
media italiani hanno dato dei
naziskin, ci si troverebbe di
fronte a un campionario incredibilmente variegato, pur
nella condivislone del giudizio negativo. Un campionario
i cui estremi sono rappresentati dal tentativo di smitizzazione attraverso il ridicolo
(vedi le definizioni di «crapepelade», di «burini», di semianalfabeti, ed altre simili)
e della demonizzazione integrale (criminale, mostri, pazzi
furiosi).
Beninteso ciascuno di questi appellativi può trovare la
sua giustificazione in elementi di realtà. Infatti la demonizzazione poggia ovviamente
sugli intenti dichiarati di alcuni gruppi e di alcuni individui.
Anche la diffusione di
un’immagine di naziskin innocua, svuotata di violenza e
addirittura vittima di emarginazione è risultata plausibile
dopo le recenti interviste fatte
ai gruppi che hanno partecipato alle messe domenicali
nelle chiese cattoliche milanesi.
Come ben sappiamo, ormai
niente e nessuno può sottrarsi
al meccanismo della moltiplicazione delle sfaccettature
che è tipico non solo del
«blob» televisivo ma del vivere stesso. In un circolo vizioso l’uomo appare dominato dal medesimo meccanismo, è diventato imitatore del
modello a cui ha dato vita,
con effetti ora comici ora tragici, sempre tali comunque da
rendere difficile il raggiungimento di una visione nitida e
certa.
Credo però che un tipo di
nitidezza sia raggiungibile là
dove si ammetta, per questo
come per altri fenomeni del
nostro tempo, il loro radicarsi
in un malessere profondo, il
loro esprimersi come segni
indicatori di un disagio globale, il loro potenziale di protesta e provocazione al sistema vigente, la loro ricerca di
risposte diverse da quelle puramente repressive e coercitive.
Così mi pare accettabile la
definizione che Saverio Vertone ha dato del fenomeno
dei naziskin come di «un’eruzione cutanea che denuncia
un male profondo, non limitato alla sola Germania», ma
mi appare folle la sua conclusione che (per curare l’eruzione cutanea, non certo il male
profondo) siano necessari
comportamento politici e polizieschi che impartiscano
«una severa e definitiva lezione» ai naziskin e forniscano ai mass media «i contromodelli positivi, capaci di annientare i modelli negativi»
(su Sette, Corriere della sera
n. 47/1992).
Chi la pensa così, chi cioè
crede che il male profondo
possa essere annientato eliminandone le manifestazioni
eruttive - come succede con
il cortisone, potente silenziatóre dei sintomi quando non
si riesce a guarire il malato non potrà che approvare il demagogico disegno di legge licenziato di recente dal Consiglio dei ministri e destinato
all’esame delle Camere, e riporre in esso grandi speranze.
Certo una legge non può
andare oltre i propri limiti,
specie se varata in momenti
giudicati critici per l’ordine
pubblico. Essa però - specie
se fa appello, come in questo
caso, esplicitamente alla buona causa del rifiuto dell’«odio
razziale» e della «discriminazione etnica» - rischia di incrementare proprio quella
violenza che vorrebbe espellere dal sistema, facendo sentire buoni e giusti coloro che
reprimono e condannano. Ed
ecco allora che i «contromodelli positivi» capaci di annientare i modelli negativi
non possono essere che il giustiziere della notte, Rambo, e
tutto il drappello degli eroi
sanguinari che difendono
l’ordine pubblico sugli schermi televisivi.
E questa la migliore cura
del male profondo? E la miglior tutela dei «diversi», dei
deboli, passa attraverso
all’inasprimento delle pene e
dei provvedimenti polizieschi?
La gente ha bisogno soltanto di essere difesa, violenza
contro violenza, per andare
avanti come prima o peggio
di prima? O non ha forse il
bisogno più profondo, più radicale di vedersi aprire spazi
di riflessione su questa malattia mortale che ci divora, e
che, dopo l’ipotetica eliminazione dei naziskin, produrrà
inevitabilmente altri «mostri»?
*psicologa
Intervista a Umberto Santino del Centro «Giuseppe Impastato» di Palermo
«La mafia è ancora forte. Non c'è una
strategia. Grave è l'assenza sul territorio»
GIUSEPPE PLATOHE
Le stanze sono stracolme
di libri. Una ragazza con
dei grandi occhi neri ritaglia
articoli da alcuni quotidiani.
E una liceale che lavora alcune ore al giorno, come volontaria, nell’archivio. Un’altra
ragazza sta leggendo un volume in francese sulla mafia.
Viene da Berlino e sta scrivendo un saggio sulla Sicilia
mafiosa.
Non è grande, il Centro siciliano di documentazione
«Giuseppe Impastato» di Palermo. Ma in compenso è
molto conosciuto per la sua
attività pubblicistica e di stimolo sui problemi della mafìa.Umberto Santino, 53 anni,
leader storico del Centro, è
appena tornato da Parigi dove
ha preso parte, unico italiano
accreditato, ad un seminario
internazionale sui problemi
della droga.
A giorni il Centro pubblicherà un nuovo volume: Dietro la droga, un’analisi aggiornata dell’intreccio fra criminalità organizzata e narcotraffici. Santino non è uomo
da show culturali; odia i blablà delle varie conferenze
sulla mafia che si sono moltiplicate dopo le uccisioni di
Falcone e Borsellino.
Ormai l’ondata emotiva sta
calando e chi conduce ricerche in profondità sui fenome
' i ■* ...
Battisti americani: niente
ambasciatore in Vaticano
Il direttore della Christian Life Commission (la commissione
che si occupa di questioni etiche) della Convenzione battista
del Sud (Southern Baptist Convention, Sbc), pastore Richard
Land, ha inviato il 2 dicembre una lettera al presidente eletto
degli Stati Uniti, Bill Clinton, chiedendogli di interrompere i
rapporti diplomatici con il Vaticano.
«Le chiedo di riparare a un errore commesso dal presidente
Reagan nel 1984, quando egli nominò un ambasciatore presso
il Vaticano», ha scritto Land a Clinton, che appartiene alla stessa denominazione protestante. «Come battista del Sud, Lei conosce bene il forte impegno dei battisti in generale, e dei battisti del Sud in particolare, nei confronti dei principi di libertà
religiosa e di separazione delle istituzioni della chiesa e dello
stato. La Santa Sede della Chiesa cattolica romana non è uno
stato vero e proprio, ma un ente ecclesiastico. E perfettamente
corretto - prosegue la lettera - che il governo abbia contatti e
interazione con una organizzazione religiosa, ma nominare un
ambasciatore è troppo. Ciò abbatte praticamente il muro di separazione tra il governo e questa particolare denominazione, e
costituisce una discriminazione nei confronti degli altri enti religiosi».
Il pastore Land, che all’inizio dell’anno è stato ricevuto a Roma dal papa Giovanni Paolo II, ha precisato che la sua richiesta
non è dettata da «intransigenza anticattolica». La Sbc, con oltre 13 milioni di membri, è la più grande denominazione protestante degli Stati Uniti.
Più formazione professionale
Si è svolto a Roma, l’8 dicembre, un incontro della coordinatrice del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei), Anne Marie Dupré, con il
ministro del Lavoro delle Filippine, Nieves Roldan Confesor,
in Italia per raccogliere informazioni sulla condizione degli immigrati filippini nel nostro paese. Sono state esaminate anche la
puntualizzazione di un accordo bilaterale per garantire i diritti
alla prevenzione sociale ai lavoratori migranti anche nel caso di
un ritorno al paese di origine, e l’atipicità dell’immigrazione filippina nel nostro paese, che è a carattere prevalentemente femminile.
Particolare attenzione è stata prestata all’immigrazione irregolare e alla possibilità di gestire il preoccupante fenomeno: la
ratifica della Convenzione dell’Onu sui diritti dei lavoratori migranti dell’8 dicembre 1990 potrebbe essere uno degli strumenti adeguati per affrontare la questione.
Il ministro ha riferito sull’intenzione del governo filippino di
migliorare la qualificazione professionale di quanti si apprestano a emigrare, possibilità che dovrebbe essere concessa anche
dal governo italiano e che sarebbe di notevole utilità per lo sviluppo delle Filippine in caso di rientro in patria dei lavoratori
emigrati. A questo proposito il ministro ha riferito che il suo
governo intende chiedere al governo italiano un apporto finanziario per programmi di formazione professionale e per borse
di studio per studenti universitari filippini.
Scena di vita quotidiana in Sicilia. L’assenza di iniziative statali nel sociale favorisce lo svipuppo della mafia
ni criminali finirà per trovarsi
di nuovo in compagnia di pochi. Santino ha una sua definizione di mafia che è sintesi
di diversi aspetti: da quello
criminale all’economico sino
al politico e al culturale. La
mafia non è un’emergenza e
neppure l’antistato ma è un
fenomeno strutturale, dentro
10 stato, alimentato quotidianamente da infiniti appoggi e
connivenze; nella sua analisi
del fenomeno mafioso Santino distingue, storicamente,
quattro stadi: la fase dell’incubazione che presenta un
ricco florilegio di episodi paramafiosi nell’epoca di passaggio dal feudalesimo al capitalismo; il secondo stadio è
quello agrario che va dall’
Unità d’Italia agli anni ’50, in
cui la mafia si integra nel
blocco di potere dominante; il
terzo momento della mafia è
di tipo urbano-imprenditoriale e datato sino agli anni ’60.
Questi ultimi sono gli anni
dello scempio edilizio, del
dominio degli appalti e il
controllo dei finanziamenti
pubblici. Prende intanto vita
l’inserimento nel traffico intemazionale delle sigarette e
più tardi in quello della droga
L’ultima fase, che è quella
attuale e che ha poco più di
vent’anni, è quella della mafia finanziaria, ovvero l’accumulazione di grandi masse di
capitale di cui buona parte è
investita in attività pulite.
La linfa è rappresentata dal
traffico di armi e di droga e
dalla capacità di moltiplicare
i capitali depositati in banche
diverse grazie a giochi finanziari protetti dal segreto bancario. Tangentopoli è indice
del fatto che la cultura mafiosa va al di là di Cosa nostra.
Tra i tratti distintivi della
cultura mafiosa c’è quello
deH’omertà, valore che ultimamente è stato messo fortemente in crisi dalle confessioni-fiume di vari pentiti.
«L’attività del traffico di
droga - precisa Santino - richiede la partecipazione anche di soggetti non mafiosi
che non hanno necessariamente la cultura dell’omertà e
quindi, messi alle strette, parlano.
Invece per i mafiosi pentiti
11 comportamento è spesso indotto dalla brutalità della dittatura di Cosa nostra. Molti
pentiti sono persone che si
sono viste in pericolo, hanno
visto annientare i loro alleati
e quindi decidono di ricorrere
allo stato perché non hanno
altro modo di rispondere ai
loro avversari». Santino non
si lascia impressionare dalle
proteste di massa seguite alle
stragi in cui persero la vita,
fra gli altri. Falcone e Borsellino.
E non ha torto se si pensa
che alle manifestazioni antimafia parteciparono mediamente ventimila persone in
una città come Palermo, di
750 mila abitanti; non è un
granché. La cultura della sudditanza è più forte di quella
della protesta. I militanti impegnati nel lavoro quotidiano
in organizzazioni antimafia o
in altre attività sociali sono
un centinaio. Insomma, il
consenso nei confronti della
mafia è ancora forte. Che cosa fare allora per rilanciare la
lotta per la democrazia, unico
vero antidoto alla mafia? Secondo Santino non servono
né leggi occasionali né l’esercito di Andò.
Occorrerebbe una unità di
tutte le forze democratiche
realmente schierate contro la
mafia. Ma è un’unità lontana
e minata da troppi protagonismi, divisioni e chiacchiere
superficiali. «Ci sono tanti
piccoli fuochi, ma non c’è
una strategia. Noi militanti
eravamo e rimaniamo in pochi - conclude Santino -; la
•cosa più grave è l’assenza sul
territorio».
Per contrastare il dominio
che la mafia ha sul territorio
occorrerebbe aumentare gli
interventi sociali nel tentativo
di strappare le giovani generazioni dalle grinfie del potere criminale.
A Palermo è molto attivo in
questo senso il Centro sociale
«San Francesco Saverio», all’
Albergheria che lavora, in
collegamento con il Centro
«Impastato», con i ragazzi
con pendenze penali, promuove seminari di formazione e aggiornamento sui problemi sociali più urgenti, si
occupa di assistenza agli anziani, sviluppa una «teologia
del risanamento» e quasi tutto
è fatto con lavoro volontario.
Mentre esco dal Centro di
documentazione mi chiedo se
la magistratura si serve del lavoro meticoloso e aggiornato
di Santino; è una miniera.
Penso anche che sarebbe importante designare al più presto una mappa siciliana di tutti i luoghi dove si lavora nel
sociale, in mezzo alla gente,
per l’affermazione della democrazia.
C’è infatti una Sicilia sconosciuta ai più, scollegata,
che spende infinite risorse per
uscire dal dominio mafioso
che, fino a prova contraria,
controlla interamente l’isola.
Ma i nuovi soggetti che lavorano per il cambiamento
viaggiano ciascuno per conto
proprio. Ed è proprio quello
che vuole la mafia.
DALLA PRIMA PAGINA
FERMIAMO I CRIMINI
DI GUERRA
praticano e di coloro che ne
sono complici.
2) La denuncia pubblica
dello stupro come crimine
parte integrante del processo
di « epurazione etnica».
La commissione per i diritti
umani delle Nazioni Unite, il
tribunale internazionale sui
crimini di guerra devono dedicare a questo problema tutta l’attenzione necessaria affinché possano ritrovare collettivamente la loro dignità.
3) Devono essere organizzati programmi specifici a li
vello internazionale a sostegno di queste donne profondamente traumatizzate a livello psichico e fisico.
I programmi di aiuto devono riguardare ovviamente i
loro vicini più prossimi: mariti, bambini, parenti.
Alcune iniziative in questo
senso sono già state iniziate
nei campi dei rifugiati in
Croazia. Bisogna sostenerle e
moltiplicarle.
* segretaria generale della
Cimade
12
PAG. 8 RIFORMA
i Cultura,
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993
ßlüi eli tonte la iöaiatu efcriptnre.
Ut laqncUe Tot» amtau»/le Bica íCtñmeiit
t le Wonoean/tranflate;
en ^rancors.
ZcBiettjocíLctnita:
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kbmiÍr»,
Men en toot.
Jfaiab.l.
4M»ttt9 cienijt/et toe terre ptete laarcilet
carXctetMiiiaric;
Un commento al Salmo 51 : Miserere
L^uomo ín preghiera
SERGIO N. TUBTUUCI
C9 è un dialogo tra le religioni che è necessario e deve essere vissuto senza chiusure ma anche senza
confusioni ireniche.
Su questa strada si muove
l’editore Marietti con la collana «Le voci della preghiera», che raccoglie preghiere
universali delle tradizioni
ebraica, cristiana e islamica.
Daniele Garrone ha curato
un agile commento di una preghiera della Bibbia ebraica, un
testo tra i più densi di tensione
spirituale: il Salmo 51, che dal
primo versetto della versione
latina della Vulgata prende il
nome di Miserere*. Salmo penitenziale, supplica tanto drammatica quanto gioiosa, confessione di peccato e espressione
di fiducia e di forza. 11 salmista, che viene dall’esperienza
dell’esilio, della predicazione
profetica, che esprime la pietà
e la fede nell’intimo della
scuola deuteronomistica, vi
effonde la consapevolezza che
c’è una gran distanza tra Dio e
l’uomo incline al male.
Ma vi è anche la consapevolezza che Dio si piega
amorevole sull’uomo che riconoscendo il proprio peccato si presenta a lui a mani
vuote, lo lava della colpa, gli
crea un cuore puro e uno spirito saldo, la gioia di una vita
nuova che si comunica, anche
a quanti si chiamano fuori dal
convito di grazia.
Garrone presenta le tre versioni del testo, l’ebraica masoretica, la greca dei Settanta,
la latina e le traduce in italiano, ne rivela nel commento
esegetico la ricchezza e la
profondità di significato, le
valenze che potremmo dire
ecumeniche.
L’universalità del Salmo 51
viene fuori con nettezza dalla
nota storico-liturgica che Garrone fa seguire alle versioni
della preghiera. Il Miserere è
supplica che coinvolge nell’atmosfera spirituale e di riesame
della propria vita che caratterizza, nelle liturgie della sinagoga,
lo Yom Kippur, il giorno dedicato alla riflessione della colpa
e all’invocazione di perdono; è
un recitativo che scandisce vari
riti di penitenza e di lode nella
tradizione liturgica della chiesa
romana; è meditazione sulla
realtà della condizione umana
radicalmente perversa e sulla
giustizia di Dio che prefigura la
prospettiva luterana della grazia
di Dio che perdona.
Prima di Paolo, prima di
Lutero, la teologia sottesa al
Miserere è in singolare sintonia con la sensibilità protestante della grazia che giustifica. E Garrone infatti riporta
un’ultima versione del Salmo,
quella francese molto bella
del Salterio ugonotto, traducendo anch’essa in italiano.
(*) Daniele Garrone; Il «Miserere». Genova, Marietti, 1992,
pp. 105, £ 15.000.
Mercoledì 13 gennaio — GENOVA: Alle ore 17,30, nella sala convegni della Banca di Genova e di S. Giorgio, per l’organizzazione del Sae, il prof. K. Fouad Allam parla sul tema; Il problema del male nell’IsIam.
Giovedì 14 gennaio — MILANO: Alle ore 21, nella sala di
via Sforza, il prof. Martin Cunz parla sul tema: La presenza ebraica nel cristianesimo.
Venerdì 15 gennaio — PADOVA: Alle ore 17,30, pres.so il
centro «M. Salizzato» (via S. Francesco 116), G. Brusegan
parla sul tema: Le grandi tappe del movimento ecumenico: storia e idee.
Venerdì 15 gennaio — ASTI: Alle ore 21, presso la Scuola
biblica ecumenica (corso Ferraris 81), Piero Capelli parla
sul tema: I detti di Gesù.
Giovedì 21 gennaio — NAPOLI: Alle ore 18, presso il Centro
culturale dehoniano (via Depretis 60), per l’organizzazione
del Centro studi sulla civiltà e le religioni del Mediterraneo,
si svolge una tavola rotonda sul tema: Sincretismo o ecumenismo?
Un documento svizzero sui vari metodi di lettura e di interpretazione della Scrittura
La Bibbia: un «pomo della discordia»
che interpella i credenti e le chiese di oggi
______________________JEAN ANDEBFUHBEW________________________
La casa editrice Labor et Fieles ha appena pubblicato un libro in grado di rispondere a domande che molte persone interessate alla predicazione dell’Evangelo si pongono: perché i
teologi, benché tutti ben intenzionati, interpretano la Bibbia in
modi spesso divergenti? Il libro ha un titolo significativo: «La
Bibbia, un pomo della discordia». È un titolo pertinente?
Nell’ attesa di leggerlo, pubblichiamo il riassunto che ne ha fatto Jean Anderfuhren per il settimanale svizzero «Le Protestant» (ottobre 1992).
Uno dei principi fondamentali che ha animato
la Riforma del XVI secolo è
quello del «sola Scriptura».
Unica autorità in materia di
fede e di comportamento, la
Bibbia è chiara in sé; i suoi
passi e le sue nozioni, che si
rispondono e si illuminano a
vicenda, non hanno bisogno
di un’autorità esterna per determinare il loro significato
ovvio, che si impone con evidenza.
Lo Spirito Santo guida il
lettore che comprende da sé il
testo che sta decifrando. La
Scrittura è interprete di se
stessa. Con questa convinzione forte e semplice, i riformatori hanno intrapreso il
compito di riportare la chiesa
nella retta via dell’ubbidienza
della fede.
Cosa rimane oggi di questa
bella convinzione? Da due
secoli, comunque, il lavoro
minuzioso degli esegeti ha
mostrato che non c’era, nella
Bibbia, un’unica teologia che
si esprime in modi diversi
bensì diverse teologie difficilmente unificabili.
Alla diversità delle sistematizzazioni intellettuali
corrisponde anche una diversità di letture. Non esiste
infatti lettore che non mescoli alla sua analisi i propri
interessi particolari, i propri
schemi intellettuali, le proprie preferenze sociali, politiche, dogmatiche, di cui ha
difficoltà a prendere chiara
coscienza.
Conseguenza: mentre i
riformatori erano convinti
che bastasse sottomettersi
alla testimonianza ovvia
della Bibbia per mantenere
l’unità della chiesa, il teologo moderno prende atto che
vi è una pluralità di letture,
una pluralità di metodi esegetici, una pluralità di sistematizzazioni dogmatiche; insomma, la Bibbia divide anziché unire. Donde il
moltiplicarsi delle cappelle,
delle tendenze, delle liturgie, delle pratiche, delle
chiese.
La Federazione delle chiese
protestanti della Svizzera
(Feps) è consapevole di questa realtà. Ha tentato di valutarla esattamente chiedendo a
sei esegeti appartenenti a
«scuole» differenti di spiegare i loro metodi e di illustrarli
applicandoli ad una stessa pericope biblica, quella che la
tradizione chiama «la moltiplicazione dei pani» (Marco
6: 30-44).
Metodi «scientifici»
L’approccio storico-critico
del testo è un’eredità del secolo scorso; esso cerca di
precisare ciò che il testo
significa nella sua intenzione
originale; si sforza di dire chi
sono l’autore, i destinatari, il
contesto, le circostanze e
l’epoca della redazione. Il
metodo storico-critico, vigente nelle facoltà universitarie, è identico a quello che
applica lo studioso che si occupa di storia profana; esso è
critico in quanto intende prescindere dai pregiudizi
dell’ideologia pia, teologica,
ecclesiastica e politica.
Una sua lacuna, difficile da
nascondere, è la sua pretesa
di non dire ciò che il testo significa oggi. Ora si predica
questa Bibbia perché si è
convinti che essa è Parola di
Dio, «hic et nunc», per l’uomo e la donna di oggi.
L’approccio femminista
sottolinea il fatto che l’epoca
biblica - che è molto lunga appartiene interamente ad
una civiltà patriarcale che lascia le donne nel silenzio. Esso evidenzia i silenzi eloquenti e li fa parlare. Ma è
del tutto rispettoso dell’intenzione dei redattori biblici che
probabilmente scorgevano
nella rivelazione altri aspetti
fondamentali?
Il nostro tempo è segnato
dalla scoperta del ruolo capitale che ha l’inconscio nella
nostra vita. La psicologia del
profondo rivela tratti comuni
a tutte le religioni; questi si
ritrovano nella Bibbia. Ma
rende sufficientemente conto
della specificità della persona
di Gesù? Qui sta la sua debolezza.
Il maggio ’68 ha visto sorgere l’approccio materialista
della Bibbia: dietro il testo e
gli eventi di cui parla, c’è una
società con i suoi oppressori
e i suoi oppressi, le sue tensioni politiche e sociali. Bisogna tenerne conto per capire
quali impegni la fede richiede
oggi. La domanda che si può
porre a questo approccio della Bibbia è abbastanza dura,
ma bisogna porla: questa
proiezione del marxismo nel
testo biblico ne rispetta l’intenzione?
Occorre fare una precisazione: le esegesi femminista,
materialista e della psicologia
del profondo dipendono largamente dal metodo storicocritico. Si può dire che esse
ne sono figlie. Ma ognuno sa
che i figli credono spesso di
saperne di più dei propri genitori.
Altri approcci
Tale dipendenza non si riscontra nell’esegesi fondamentalista per la quale il testo è intoccabile non solo nel
suo messaggio ma anche nella sua lettera. Il miracolo del
la moltiplicazione dei pani
serve meno a nutrire la folla
affamata che non a provare la
potenza di Dio il quale è
perfettamente capace di sospendere una delle leggi della
natura che egli stesso ha stabilito.
Sarebbe disonesto non rilevare che l’ortodossia confessionale protestante ha fatto
ampio uso di una lettura letteralista-fondamentalista del testo biblico. Ma non siamo più
nel Seicento.
L’approccio più difficile
da caratterizzare è quello che
si dichiara evangelico (di
fatto «evangelical»).
Anch’esso deve molto al
metodo storico-critico; ma
ha, fino all’ossessione, la
preoccupazione dell’attualità della Bibbia, della sua
testimonianza per l’uomo e
la donna di oggi. Non fa come l’esegesi fondamentalista - una lettura letteralista; distingue vari livelli di
pertinenza, ma si esprime
poco sul metodo da applicare per fare tali distinzioni.
Essa è probabilmente la lettura ordinaria del cristiano
medio e pio, il quale cerca
nella Bibbia ciò che gli è
utile per vivere bene e morire bene; il che non è poco;
ma è metodologicamente
soddisfacente?
I sei esegeti e il presentatore mobilitati dalla Feps Daniel Marguerat, Denise
Jomod, Rolf Kaufmann, Kuno Fiissel, Ernst Lerle,
Wolfgang Bittner e Ulrich
Luz - hanno avuto l’onestà
e l’audacia di intitolare la
loro opera La Bibbia, un pomo della discordia, senza
aggiungere un punto interrogativo. Vuol dire che sono
totalmente divisi?
Essi hanno rilevato e riconosciuto in ognuno degli altri un identico attaccamento
alla Bibbia di cui salutano
l’autorità, pur comprendendola diversamente.
La fede ha cento modi di
esprimersi, anche se il suo
oggetto è unico.
L'ultimo libro di Ermanno Bencivenga, filosofo italiano che lavora negli Stati Uniti
La tolleranza è Tunica via percorribile
per un mondo che viva senza più conflitti
PAOLO T. ANGELERI
Che cos’è la tolleranza?
Esiste un modo differente, ulteriore, di intendere la
convivenza fra gli uomini, in
grado cioè di andare oltre
l’accettazione del puro rispetto per l’altro inteso come io,
soggetto inviolabile chiuso a
riccio, con l’unico limite
dell’identica libertà lasciata
al prossimo?
E’ chiaro che Ermanno
Bencivenga - docente di filosofia negli Usa - nel suo ultimo libro* non vuole proporre
un ritorno; non intende di sicuro sostituire alla tolleranza
illuministica l’arcaica e superata intolleranza di un unico
punto di vista imposto a tutti.
Il suo scopo è invece quello
di introdurre l’idea di un pluralismo, che non resti esterno
e estraneo all’io, al soggetto,
ma si faccia parte integrante
della sua stessa struttura e natura.
L’io deve divenire teatro,
palcoscenico, su cui svolgere
in continuazione lo stesso
dialogo che fuori di noi - in
una società pluralista, multireligiosa e multietnica come
quella in cui ci troviamo, volenti o nolenti - ha già luogo,
e (proprio per la sua estraneità all’io, al soggetto) produce equivoci, contestazioni,
prepotenze e rigidi esclusivismi.
Far introitare al nostro io
l’inclusività, la pluralità, la
differenza per togliere spazio
all’aggressività contro ogni
diversità e ogni diverso: questa è la funzione nuova e dirompente che dovrà essere affidata all’educazione scolastica del futuro.
Altrimenti finiremo con il
perire in una devastante guerra di esclusioni e distruzioni
guerre, tutte e soltanto dirette
a distruggere l’unica e autentica fonte di arricchimento
spirituale: la diversità.
L’incontro tra civiltà diverse fu spesso sinonimo di violenza
reciproche: come sta avvenendo nell’ex Jugoslavia.
Una scuola, dunque, rinnovata e veramente pluralista,
per la quale valga la pena di
spendere almeno le stesse risorse che l’umanità ha dissipato per preparare inutili
(*) Ermanno Bencivenga;
Oltre la tolleranza. Per una
proposta politica esigente. Milano, Feltrinelli, pp. 142, £
22.000.
13
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993
Cultura
Escono le prime traduzioni in italiano per il vincitore del Nobel per la letteratura
Alla ricerca di un punto d^osservazione
per «vedere» le poesie di Derek Walcott
PAG. 9 RIFORMA
_______ALBERTO CORSANI_______
Solitamente di fronte ai dipinti dei pittori celebri abbiamo bisogno di un certo
tempo per capire come collocarci: quale debba essere la
giusta distanza per apprezzare
il quadro in tutti i suoi particolari, senza però rinunciare
alla visione d’insieme che
sintetizza l’espressione dell’
artista.
Qualcosa di analogo, un
esercizio di messa a fuoco, la
ricerca di un giusto rapporto,
ci viene richiesta dalla lettura
delle poesie di Derek Walcott, il poeta caraibico che
all’inizio di ottobre è stato insignito del premio Nobel per
la letteratura.
Per la verità si tratta di un
assaggio: l’editrice Adelphia
aveva in programma la pubblicazione di una vasta scelta di opere di Walcott e probabilmente l’assegnazione
del Nobel l’ha costretta a
anticipare i tempi e a proporre al lettore italiano un
volumetto antologico di piccole dimensioni (*), che rappresenta la prima traduzione
nella nostra lingua di questo
autore.
E tuttavia non è certo, questa Mappa del nuovo mondo,
una cosa da poco: l’impressione è folgorante, la forza
della poesia di questo sessantenne nero, discendente da
una famiglia di schiavi, «ibrido» quant’altri mai per formazione culturale e linguistica è tale da renderci subito
«...Come una caldaia, straripano i fiumi»
desiderosi di veder comparire
in libreria una silloge di più
compiute dimensioni.
Alla base del patrimonio
espressivo di Walcott c’è
l’inglese in cui «ufficialmente» si esprime, ma c’è anche
tutta una serie di sostrati:
creolo, francese, reminiscenze dell’olandese, elementi
dalle infinite varietà locali
delle due lingue maggiori...
Il tutto concorre a delineare
sulla carta immagini, racconti, descrizioni, atmosfere,
visioni, così che veramente il
lettore si trova nell’incertezza
fra il soffermarsi sulla parola
singola o lasciarsi trasportare
dalla corrente impetuosa di
questo testimone di naufragi,
piogge, piene...
Uno scatenarsi di elementi
naturali a cui corrispondono
tempeste interiori non scontate e non banali, ridondanti
Un importante volume antologico
Gli apocrifi:
quei testi nascosti
GIANCARLO RINALDI
Il termine «apocrifo», tra
noi protestanti in generale,
non gode di buona fama; viene infatti spesso inteso come
allusivo a una fonte di errori
dottrinali dalla quale è opportuno stare alla larga in ogni
caso.
Il vocabolo (che in greco
significa letteralmente «nascosto») stava in origine a indicare un testo che, per i
profondi contenuti spirituali
che gli si riconoscevano, non
era proponibile alla massa ma
costituiva l’appannaggio di
ristrette cerehie di eletti.
In ogni caso tutti abbiamo
molte cose da imparare dalla
lettura degli scritti apocrifi.
Questi scritti, che vengono
genericamente raggruppati in
apocrifi dell’Antico e del
Nuovo Testamento a seconda
dell’epoca di composizione e
degli orientamenti dottrinali
degli autori, ricalcano gli
stessi generi letterari delle
composizioni bibliche: profezie, vangeli, epistole, rivelazioni, ecc... Gli autori intesero porre sotto l’autorità di famosi personaggi del passato
(Adamo, Enoch, Mosè, Isaia,
i patriarchi) i loro messaggi;
ecco perché tali scritti sono
considerati pseudoepigrafi.
La loro diffusione fu superiore a quel che si immagina
comunemente: basti pensare
che le convinzioni religiose
diffuse tra gli ebrei all’epoca
di Gesù (e testimoniate nelle
pagine dei quattro Vangeli
canonici) sono proprio quelle
che pervadono gran parte della letteratura apocrifa veterotestamentaria che, appunto,
vide la luce nell’epoca tra i
due Testamenti.
A differenza dei ben più
noti scritti patristici, che propongono le convinzioni
deU’«intellettualità» della
chiesa antica, questi apocrifi
ci attestano ancora oggi le
convinzioni diffuse tra ampi
strati, i più umili, della popolazione cristiana, specialmente nelle regioni dell’antico vicino Oriente. Maometto ebbe
tra le mani alcuni vangeli
apocrifi dai quali trasse quelle conoscenze su Gesù che figurano nel Corano.
Anche oggi tradizioni popolari, come i nomi dei re
magi, e il bue, e l’asinelio
nella grotta della natività,
affondano le loro radici in
questo tipo di letteratura. Se
in certi casi gli apocrifi servirono a esprimere astrusi sistemi teologici posti ai margini
o all’esterno della cristianità
(i testi gnostici), in molti altri
casi le loro pagine costituiscono limpidi capolavori di
poesia e d’arte.
La pittura di ispirazione religiosa del Medioevo e del
Rinascimento troverà numerosissimi motivi di ispirazio-,
ne proprio nella letteratura
apocrifa: basti pensare alle sibille raffigurate da Michelan
senza essere pleonastiche, visionarie senza produrre barocchismi di maniera.
Si veda, per esempio. Un
canto di marinai, in cui l’immagine che sembra essere
narrativa e descrittiva si sposta su un altro piano e si fa
simbolica, per poi ritornare
all’altra funzione: «Nomi
iscritti, in questo giorno di festa,! Nel registro della capitaneria;! I loro nomi di battesimo,! Le liquide lettere del
mare (...)».
E ancora: «Chiglie incrostate di cirripedi,! Stive appestate da grandi tartarughe,! I
cui mozzi hanno visto! L’ansimare blu del Leviatano,!
Gente di mare,! Cristiana e
intrepida».
O si veda come in Cupo
agosto il poeta ci crea delle
false piste e ci tiene in sospeso senza svelarci se il para
gone della luce solare con la
propria sorella sia simbolico
0 reale: «... i monti fumano!
come una caldaia, straripano
1 fiumi;! eppure lei non vuole
alzarsi e spegnere la pioggia».
Derek Walcott è un credente, è metodista, e nella descrizione dell’universo solitario, di naufrago, di esiliato
che propone in molte di queste sue liriche (un mondo che
parte da una realtà locale
molto precisa, quella di una
regione un tempo colonia, ma
che si allarga a valore universale, come è stato detto
nella motivazione dell’attribuzione del Nobel) porta con
sé la Bibbia {«Il cuore di
Bethel e Canaan! Giace aperto come un salmo...») che alimenta e fortifica la sua lotta
giornaliera per l’esistenza.
Una lotta testimoniata dalle parole, che superano ideologie e autori. Dice losif
Brodskij (Nobel a sua volta
nel 1987) in un denso articolo
che apre il volume: «Walcott
parte dalla convinzione (...)
che il linguaggio è qualcosa
che supera in grandezza i
propri padroni e i propri
servitori»-, è vero, e Walcott
lo dice direttamente, nella
poesia che dà il titolo al libro:
«Alla fine di questa frase,
comincerà la pioggia».
(*) Derek Walcott: Mappa
del Nuovo Mondo. Milano,
Adelphi, 1992, ed. con testo a
fronte, con un saggio di I. Brodskij, pp. 167, £ 16.000.
La Sibilla delfica dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina
gelo nella Cappella Sistina.
In Italia questi testi, fino a
pochi decenni or sono riservati ai soli specialisti, hanno
iniziato a esser conosciuti
grazie alle recenti traduzioni
di Craveri, Erbetta, Moraldi,
Sacchi e altri. Un recentissimo volume della Flemme* ci
offre oggi un’ampia scelta di
questi testi in un italiano
scorrevole. Si tratta della traduzione di un lavoro uscito in
tedesco a cura di E. Weidinger, ora proposto ai lettori italiani dal prof. Elio Juòci.
Tra i 36 testi proposti alcuni sono in versione integrale,
altri (come La caverna del tesoro) sono per la prima volta
presentati nella nostra lingua.
Le introduzioni, nella loro
scarna essenzialità, riescono
comunque utili a orientare il
lettore in questa lussureggiante vegetazione di immagini,
oracoli, leggende, apocalissi,
dottrine e tradizioni le più varie.
Si tratta in realtà di un libro
che si propone un’opera di divulgazione a buon livello e
che senz’altro riesce nel suo
intento offrendo, con le sue
734 pagine, ampio pascolo sia
allo studioso di storia delle religioni sia, più semplicemente,
al lettore della Bibbia.
Da segnalare le pagg. 711724, di H. M. Linsbauer, che
trattano degli apocrifi nell’arte e nella letteratura.
(*) E. Weidinger - E. Jucci:
Gli apocrifi. L’altra Bibbia che
non fu scritta da Dio, Casale
Monferrato, Piemme, 1992, pp
736, £ 59.000.
Musica
Un'America per cinque ottoni
Un quintetto di ottoni tedesco interpreta musiche americane.
Sono queste le American Images proposte dal Quintetto di
Ludwigsburg in un recente compact disc *.
Si tratta di un’antologia che affronta diversi aspetti della cultura musicale americana, da Summertime di George Gershwin
ai tradizionali «spiritual» dei neri d’America {The Baule of Jericho-, Nobody knows-. Swing Low), a un paio di suite costruite
con brani celebri del repertorio musical (c’è anche Cantando
sotto la pioggia).
L’interesse maggiore deriva dagli arrangiamenti, seri senza
essere «seriosi», che salvano la base ritmica del jazz e del
blues, ma la fondono nelle sonorità di trombe, corno, trombone
e tuba.
Il brano più convincente, tuttavia, è in origine «serio», per
quel poco che può valere la distinzione in generi: è il celebre
Adagio di Samuel Barber, ingiustamente sfruttato dai telegiornali per funerali o altri eventi luttuosi, come l’Ana sulla quarta
corda di Bach, o l’adagietto dalla Quinta sinfonia di Mahler;
l’impressione è che non ci siano solo i cinque ottoni a suonare,
tanto il suono è avvolgente e la timbrica è ricca.
Un disco raffinato, perché raffinata è l’operazione degli arrangiamenti e degli impasti sonori, ma leggibile a molti livelli,
data la notorietà dei brani e della tradizione a cui rimandano.
(*) Ludwigsburger Blechblaeserquintett: American Images,
CD Tacet 19.
LIBRI
Tutti i suoni della parola
Tutti sanno quanto sia importante la parola per chi fa teatro;
così non stupisce che il senatore degli attori italiani, Vittorio
Gassman, pubblichi una raccolta di racconti(*) tutti basati
sull’esplorazione del mondo della parola, sulle sue difficoltà.
Vivere quotidiano, circostanze straordinarie e drammatiche
si alternano nel libro: c’è un prigioniero che sopraffà il proprio
carceriere a suon di anagrammi, c’è il dialogo squallido e ridicolo di un avvocato con due amici estrapolato dal rumore e dal
chiacchiericcio di un locale, scritto in tre colonne tipografiche
parallele: banalità, ovvietà, esagerazioni. Ma ci sono anche le
parole meccanizzate della macchina per scrivere {Stenodattilo)
e del silenzioso computer, che «non emette più rumore, capace
di ingabbiare nel suo regolamento non solo le parole ma addirittura i disegni del mondo», (p. 124).
Probabilmente l’uomo vive in un eccesso di parole; è quindi
giusto prendersi il lusso di giocarci; forse per Fattore-autore
Gassman vale l’equivalenza di alcune lingue europee (non
l’italiano), per le quali «giocare» e «recitare» si fondono nello
stesso verbo.
(*) Vittorio Gassman: Mal di parola, Milano, Longanesi, 1992,
pp. 141, £24.000.
Nell'anno di Comenio
L’anno di Comenio volge al termine; del grande uomo di cultura del XVII secolo (nato nel 1592, muore nel 1670) si sono
sottolineati in molti congressi e convegni le doti di letterato,
uomo di studio, la dimensione europea del pensiero, le eccezionali doti pedagogiche ma molto poco, o nulla, si è detto
sull’ispirazione evangelica del suo pensiero.
E invece fu e volle essere prima di tutto teologo; cresciuto
nella spiritualità profondamente biblica di quella comunità
molto particolare che fu l’«Unità dei Fratelli» di Moravia, Comenio è essenzialmente preoccupato di condurre i credenti a
scoprire la realtà e la presenza di Dio nel mondo.
Questo aspetto essenziale della sua figura, senza il quale tutto
il suo pensiero e la sua attività di pastore restano incomprensibili, fa l’oggetto della pubblicazione di Lochman (*); una cinquantina di pagine con gli elementi essenziali per comprendere
ed amare questo singolare personaggio dalla vita errabonda e
dall’animo in ricerca.
(*) Jan Milic Lochman, Comenius, Galilée de l’éducation, citoyen du monde, Les Bergers et les Mages, 1992.
La poesia della coscienza
Molte delle opere di Lalla Romano sono autobiografiche, e in
particolare racconti di viaggio (Le lune di Hvar , Diario di Grecia). Un ca.so di coscienza (*) è invece il resoconto di un’esperienza nel mondo della scuola: una collega, seguace del movimento dei «Testimoni di Cristo», viene indagata dalla giustizia
e daH’autorità scolastica perché ha rifiutato di sottoporre uno
dei propri figli a trasfusione.
La professoressa, un tempo sposata con un valdese da cui ha
divorziato, rischia di vedersi sottrarre d’imperio i bambini.
Il caso di coscienza non riguarda tanto la «mancata cura»; il
problema è un altro: che all’azione giudiziaria relativa a un atto
perseguibile debba accompagnarsi un’indagine scolastica di tipo moralistico (e infatti si «indaga» sugli incontri che la donna
avrebbe ancora con l’ex marito...). Lalla Romano prende le difese della collega proprio di fronte a questa grettezza e alle
maldicenze. Il tutto è espresso con linearità e adesione di simpatia, come sa fare una scrittrice che da pagine di vita vissuta
ricava vera poesia.
(*) Lalla Romano: Un caso di coscienza, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, pp. 61, £ 10.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 8 GENNAIO 1993
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Al termine di una lezione
sul colonialismo italiano al Liceo «Einstein» di Torino il professor Angelo Del
Boca, insigne studioso del
problema, autore di numerosi
volumi, ha cortesemente risposto ad alcune domande
sulle cause della tragedia somala.
- Siad Barre, che dal 1969
al 1991 ha retto le sorti del
paese, è senz’altro responsabile della situazione somala.
Vi sono anche responsabilità
dell’Italia?
«Schematicamente possiamo dire che noi italiani abbiamo tre colpe: quella «coloniale» classica, quella di
non essere riusciti nel nostro
«esame di riparazione» quando fra il ’50 e il ’60 l’Onu ci
affidò l’amministrazione fiduciaria della Somalia per
portarla all’indipendenza, e
quella, gravissima, di aver
usato male lo strumento della
cooperazione, cioè gli «aiuti» allo sviluppo».
-Che bilancio si può trarre dalla presenza coloniale
italiana in Somalia dalla fine
del secolo scorso fino al
1941?
«Nel 1941, quando gli
eserciti inglesi cacciano gli
italiani dalla Somalia, il bilancio è terrificante: non c’è
un solo somalo che sia stato
laureato in Italia. Il tasso di
analfabetismo raggiunge il
99,64%; c’è un medico ogni
20.000 abitanti; un letto
d’ospedale ogni 990. Soltanto 20.000 somali vivono in
case in muratura; gli altri in
capanne di terra o di paglia».
- Quale fu, dopo il 1945, la
posizione dei partiti antifascisti nei confronti delle
aspirazioni dei somali all’indipendenza?
«Tutti, da Nenni, socialista,
a De Gasperi, democristiano,
da Einaudi, liberale, a Togliatti, comunista, chiedono
airOnu che siano restituite
all’Italia almeno le colonie
prefasciste: Libia, Somalia
ed Eritrea. Ciò dipende dal
fatto che avevamo circa
3.400.000 italiani esuli dalle
colonie, tutti elettori che costituivano una lobby coloniale che influiva su tutti i
partiti indistintamente».
- Quando l’Onu, alla fine
degli anni ’40, assegna
all’Italia la Somalia, l’ex colonia più povera, il nostro
governo come assolve al
mandato di condurre il paese, entro 10 anni, all’indipendenza?
«Si ricomincia con un errore: ci si presenta in armi con
5.714 soldati, navi, aerei,
carri armati, cannoni e 1.717
tonnellate di munizioni. Il secondo errore fu di organizzare l’amministrazione di questo nuovo paese con gli stessi
funzionari coloniali del pe
MAURIZIO GIROLAMI
riodo fascista. Ciò impedì,
almeno per i primi 5 anni,
Tintesa con i somali. Nei rimanenti 5 anni cercammo di
dare alla Somalia tutte le istituzioni di uno stato moderno,
di addestrarne i soldati e gli
amministratori. Qui fu commesso un terzo errore: il tentativo di trasferire di sana
pianta dall’Italia alla Somalia
istituti e strutture amministrative di tipo europeo, inadeguati a una società prevalentemente pastorale, la cui
cellula fondamentale è il
clan».
- Perché, dopo 9 anni, Siad
Barre potè conquistare il potere?
«In nove anni la Somalia
era diventata una parodia di
stato; alle elezioni si presentarono ben 114 partiti. Tutti i
clan e i sottoclan si erano organizzati in partiti; la struttura era dunque ancora quella
tribale. Il generale Siad Barre, formato in Italia dai carabinieri, approfittando di questa fragilità, nell’agosto
1969, prima delle elezioni, fà
un colpo di stato di tipo militare, quasi indolore perché
gli unici strumenti efficienti
del paese erano l’esercito e la
polizia. Al di là delle promesse di fare un’autentica rivoluzione fu subito chiaro
che a Siad Barre interessava
solo il potere.
- Quale fu l’atteggiamento
delle principali forze politiche italiane nei confronti del
leader somalo?
« Verso la Somalia di Siad
Barre anche il Pc italiano e il
Pc francese ebbero un atteggiamento di solidarietà e di
sostegno che durò fino al
1977, quando Barre invade
rOgaden etiopico. Ma all’
epoca del bipolarismo l’Urss,
già sua amica, rovesciando le
alleanze si schiera con l’Etiopia e con un gigantesco ponte
aereo la rifornisce di armi
modernissime. Si aggiungono 20.000 cubani, viene effettuata una controffensiva,
gli invasori vengono rapidamente ricacciati in Somalia. È questo tracollo che fa
cambiare opinione ai comunisti italiani.
Da questo momento il partner italiano di Siad Barre diventa la De che per qualche
anno, con i fondi della “Cooperazione allo sviluppo’’ dà
un sostegno politico, economico e militare al regime somalo. Intorno all’80 ai politici De subentrano quelli socialisti, che daranno il maggior sostegno a Barre. In questi anni abbiamo dato alla
Somalia circa 2.000 miliardi,
ma questa cifra invece di servire ad alleviare le sofferenze
delle popolazioni e a creare
le infrastrutture necessarie,
viene usata per le “cattedrali
nel deserto’’ come la fabbrica
chimica di Mogadiscio che
produceva fertilizzanti a un
prezzo triplo di quello di
mercato, o come la strada
Garoa-Bosaso (450 miliardi)
che cominciava nel nulla e finiva nel nulla.
Parte dei soldi finiva nelle
tasche di Siad Barre e in armamenti con cui egli cercava
di liberarsi dei propri avversari. Infatti nell’81 inizia la
guerra civile che durerà dieci
anni. Nel ’91 la guerra ha ormai portato lo stato somalo al
dissolvimento; Siad Barre
fugge ma la guerra da lui innescata continua poiché dopo
21 anni di dittatura e 10 di
guerra civile tutto ciò che te
neva insieme la Somalia si è
sciolto e da questo caos
emergono i “signori della
guerra” tesi solo al loro personale potere».
- Perché VItalia, nel novembre 1991, abbandona la
Somalia?
«Per ripicca: aveva tentato
di mediare tra le fazioni in
lotta ma aveva fallito, per
l’incapacità dei mediatori
che non avevano studiato la
realtà di questo paese. L’Italia così resta assente mentre
il paese si spezza, e incomincia la grande fame che porta
all’ecatombe di cui conosciamo le proporzioni. In conclusione si può dire che non tutte le responsabilità dell’attuale sfacelo della Somalia
siano dell’Italia, ma una buona percentuale sì».
- Qual è il senso dell’intervento dell’Onu, degli Usa e
dell’Italia nella situazione
somala?
«C’erano due strade: lasciare che la Somalia si
estinguesse oppure “turarsi il
naso” e accettare che gli Usa
intervenissero. Io non credo
che gli Usa vadano nel Corno d’Africa soltanto per motivi umanitari, Bush vuole
chiudere “in bellezza”, lasciando a Clinton la patata
bollente. Ma credo che vi
siano anche ragioni di altra
natura: il Corno d’Africa è
sempre stato una regione
strategicamente importante.
C’è una tensione tra Boutros
Ghali, che vorrebbe il disarmo delle fazioni militari, e
Bush che, invece, assegna
all’intervento il solo scopo di
scortare i convogli degli aiuti. Vedremo se l’Onu saprà
esercitare un ruolo di guida
nella situazione.
Noi italiani dovevamo andare, perché siamo responsabili di quelle tre colpe, ma
non con strumenti di guerra
bensì con strumenti di cooperazione e con la massima
discrezione dato che, come
testimoniano gli episodi di
questi giorni, gli italiani non
sono ben visti».
- E vero che in Somalia c’ è
petrolio?
«Pare che si sia trovato petrolio vicino al confine etiopico (l’Eni l’aveva cercato
precedentemente). Non si
può escludere che fra i motivi della presenza americana
vi sia anche questo».
- Che cosa si dovrebbe fare oggi in Somalia?
«Non basta dar da mangiare alle popolazioni e tenere a
freno i “signori della guerra”; bisogna riorganizzare lo
stato, meglio che in passato.
Il primo appuntamento è per
il 5 gennaio, alla Conferenza
intemazionale di Addis Abeba».
- Come valuta il fatto che
per il recente passato docenti
di scuola media anche di diverse opinioni politiche, andassero in Somalia per un
anno ad insegnare italiano
all’ Università nazionale somala, guadagnando 5-6 milioni al mese oltre lo stipendio?
«Un professore d’università italiano in Somalia guadagnava 12 milioni esentasse, versati a Zurigo, a cui si
aggiungeva lo stipendio ordinario. Per di più facevano
comparse fugaci di 10 o 20
giorni e poi sparivano. Alcuni portavano laggiù la loro
vecchia utilitaria dalla cui
vendita ricavavano quattrini.
Tutto ciò è immorale. Credo
che l’università somala, se rinascerà, dovrà sorgere su basi diverse e con tutt’altre regole».
- In una recente intervista
lei ha espresso un sentimento
di fiducia nei confronti del
volontariato giovanile. Augurerebbe a dei giovani un
periodo di lavoro in Somalia
per la ricostruzione del paese?
«I volontari italiani possono fare moltissimo. Ce ne sono già più di 50. A Merka ci
sono un uomo e una donna
italiani che danno da mangiare a 3.000 bambini e curano 1.500 feriti. Poiché nei loro magazzini c’è cibo, i predoni li guardano con avidità
ed essi rischiano la vita.
Willy Huber, altoatesino,
dell’organizzazione “Save
thè children” è stato l’unico
chimrgo in assoluto che operasse durante i bombardamenti di Mogadiscio nella
guerra tra Mahdi e Aidid.
Sono queste persone che
hanno salvato la faccia al nostro paese».
15
W'
venerdì 8 GENNAIO 1993
La Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
POSTA
.
Caro
direttore,
complimenti
Sono particolarmente interessanti gli ultimi due numeri di Riforma e de L’eco
delle valli valdesi dell’11 e
del 18 dicembre.
Ho apprezzato in particolare gii articoli di Gino
Conte «Femminismo sacerdotale?» e «Dal primo al
nuovo Adamo», quello di
Ruggero Marchetti sul «Fenomeno lega», quello di J.J. Peyronel sulla «Condanna
del piccolo contadino», la
rubrica «libri» e gli articoli
suir«insegnamento del
francese alle elementari in
vai Germanasca», sugli
«escartons», sulla «massoneria» e gli altri.
Liliana Rihet - Torre Pellice
A ciascuno
il suo
Egregio direttore,
a norma della legge sulla
stampa, a parziale rettifica
dell’articolo apparso a pag.4
de «L’eco delle valli valdesi
del 18-12-92 con il titolo II
realismo magico di Birri si
precisa che la rassegna dei
film latinoamericani è stata
una iniziativa del «Colegio de
Salamanca» in collaborazione
con «L’altra comunicazione»
e l’Aiace mentre invece il festival di Trieste ha solo fornito le pellicole e i documentari
per la realizzazione delle serate svoltesi a Torino e a Torre Pedice.
Questo è dovuto per correttezza di informazione ai cinefili, allievi, amici e simpatizzanti che da anni seguono
queste iniziative.
Graziella Frola - Colegio
de Salamanca, Torino
SULLA STAMPA ITALIANA
SVARIONI
GIORGIO TOURN
Non saprei dire se sono cambiate le
cose o se semplicemente stia crescendo
la valanga di inesattezze, svarioni,
sciocchezze che la nostra stampa scritta
e televisiva va spandendo a piene mani
sul protestantesimo; è certamente in
aumento il fastidio che personalmente
provo, condiviso da amici che si fanno
premura di segnalarmi le perle di questo rosario nostrano
Le tre che vorrei oggi segnalare sonò
tratte da Panorama: 27 settembre, articolo sulla pubblicistica che ha come
oggetto Gesù (se ne è parlato in autunno sulla scorta della pubblicazione
dei rotoli del Mar Morto). Nulla di particolare ma a proposito dell’ interpretazione degli Evangeli si afferma che accanto all’ interpretazione cattolica che
li considera verità, all’ebraica che vede
in Gesù soltanto un profeta sta anche
quella protestante che dimostra come
«molte delle vicende di Gesù fossero un
mito che esisteva già prima del fatidico
anno zero».
Tralasciamo l’amenità dell’anno zero;
detta dai nostri catecumeni sarebbe tollerabile ma su un giornale serio... Per
quel che è di casa nostra i protestanti
sono quelli del Vangelo tutto mito.
In un articolo del 16 ottobre, «tutti ai
remi», Enzo Biagi, un giornalista di
spicco, facendo il ritratto della situazione politica scrive che la De assume una
faccia presentabile, nomina Martinazzoli e afferma che «noi (riferendosi forse a
lui stesso insieme agli italiani) non siamo calvinisti e crediamo alla redenzione». Alla redenzione di chi? Della De,
probabilmente, ma ciò che qui interessa
è il fatto che non si è calvinisti se si crede alla redenzione; perché, in cosa credono i calvinisti? Chiedetelo a Biagi.
Passo al 4 ottobre, un colonnino «Tipi italiani» che tratteggia la figura della signorina Irene Pivetti: «Appare parente degli illuministi fratelli Verri, del
giansenismo lombardo, parente del calvinismo: se Dio ti ama, tifa ricco e tifa
ricco perché tu lavori». Quindi basta
chiacchiere e basta tolleranza verso i
parassiti di tutti i tipi e viva la Lega,
firma Paolo Guerranti.
Come florilegio non c’ è male ma è
solo la punta dell’ iceberg, il resto lo
sanno meglio di noi i lettori.
Più attenzione
alla storia
Supponiamo che «L’eco
della parrocchia di Lagonegro» pubblichi un’indagine
fra i sagrestani Che cosa sai
della Chiesa valdese ? di
Carmela Caccavaie con la
limpida conclusione «in una
civiltà moderna la Chiesa
valdese non ha ragione di
esistere».
Ti pare che don Rosario
Tranfaglia, direttore del predetto «Eco» possa essere lodato per aver fatto una corretta informazione? Non so cosa
ne pensi.
E dimmi un’altra cosa: Federica Tourn, autrice di un
consimile articolo che viene
pubblicato dal tuo «Eco»
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
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Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Piervaldo
Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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Bruno Rostagno.
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STAMPA: La Ghisleriana sne Mondovi tei 0174/42590.
EDITORE: Edizioni protestanti srl - via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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Partecipazioni; miliimetro/colonna £ 1800
Economici: a parola £ 1000
Il presente numero 1 costituisce il n. 1 deH’8 gennaio 1993 de La Luce. Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 176/60. Sped, in abb. postale gr. il A/70.
Nella foto di prima pagina: il diritto a un tetto. Foto Bernard Bisson
(giornale civile e modernissimo), esiste veramente ?
Se esiste venga a farmi visita (viale Dante 54, Torre
Pellice) ci guadagnerà un tè
con una torta di mele e qualche corretta informazione sulla massoneria.
Augusto Comba - Torre
Pellice
Assicuro che Federica
Tourn non è uno pseudonimo ma una nostra apprezzata giovane collaboratrice. Condurre un’indagine
e registrare le opinioni dei
giovani sulla massoneria
non significa necessariamente condividerle (gg).
Auguri
dal Villaggio
Al termine di quest’anno
che ha rappresentato per il
Villaggio della gioventù di
Santa Severa un consolidamento ed un progresso che fa
ben sperare per il futuro, vogliamo rivolgerci con un grato pensiero a tutti voi che lo
sostenete.
Chiudiamo l’anno con un
campo studi per cadetti e giovani a testimoniare che il lavoro giovanile rimane l’impegno prioritario del Centro.
Molte sono le speranze affidate a questi incontri perché
tra i giovani si sviluppi sempre più il senso di responsabilità verso la loro identità
evangelica e verso l’impegno
che essa comporta.
Ma rivolgermi a tutti voi, in
questa data, vuole essere
un’occasione per riaffermare
che il Signore Gesù Cristo è il
nostro salvatore.
È su questa certezza che si
basa tutta la nostra attività, e la
fede e l’impegno che essa ge
nera sono la logica risposta del
credente.
In questo periodo in cui il
nostro mondo attraversa crisi
sociali devastanti e riaffiorano sentimenti che ritenevamo
seppelliti per sempre, l’augurio che possiamo scambiarci
è che le nostre preghiere di
pace siano ascoltate e che
l’agape di Gesù Cristo trionfi
su tutta l’umanità.
Paolo bandi - direttore del
Villaggio della gioventù di
Santa Severa
Ricordiamoci
di vigilare
Ho trovato molto bello l’ultimo numero della serie «Eco
delle valli-La luce»; e molto
giusta la scelta di pubblicare
la meditazione di G.M. (Giovanni Miegge?), i ricordi di
Enzo Jouve e l’articolo di
Vittorio Subilia.
Non si tratta solo di ricordare voci e uomini del passato, ma anche di prendere
coscienza della necessità di
vigilare, per trovare oggi il
coraggio di testimoniare con
nuove forme di resistenza attiva contro i rigurgiti nazifascisti del nostro tempo,
espressi dai naziskin.
Il compito che spetta a noi
cristiani non è quello di rinchiuderci nell’ambito delle
nostre chiese, ma di sfidare a
viso aperto l’incultura nazifascista, testimoniando con
coerente serenità d’animo
quanto afferma Paolo nell’
epistola ai Galati: «Non c’è
qui né giudeo né greco, né
schiavo né libero, né uomo né
donna, perché voi tutti siete
uno in Cristo Gesù» (Gal. 3,
28).
Silvia De Cristofano - Napoli.
L'ASILO DEI VECCHI DI $. GERMANO
V«. 4 ' cerca
L JNFER^ERE PROFESSIONALE
Rivolgersi a;
^ ^ Direzione '
Asilo'dei Vecchi
via C. A. Tron 13
< 10065 San Germano Chisone .
msM
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Siate allegri nella speranza,
pazienti nell'afflizione,
perseveranti nella preghiera».
Romani 12,12
Il Signore ha chiamato a sé
Oreste Bounous
La moglie, le figlie, il genero e I
nipoti, riconoscenti per la dimostrazione di affetto, ringraziano
tutti coloro che sono stati vicini al
loro dolore.
Un pensiero particolare al pastore Paolo Ribet, alla direzione e
al personale deH’Asilo dei Vecchi,
al medico curante dott. Valter
Broue, alla Croce Verde di Porte,
all'Anget di Porosa Argentina e di
Pinerolo, ail’Anmi di Pinerolo.
San Germano Chisone, 18 dicembre 1992
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto
Il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbata la fede».
Il Timoteo 4, 7
I familiari di
Giulia Persico
in Michelin Salomon
ringraziano di cuore tutti coloro
che si sono uniti al loro dolore.
Un grazie al pastore Pasquet,
alla dott.ssa Michelin Salomon, al
dott. Bevacqua, a Ivonne ed ai vicini di casa.
Torre Pellice, 21 dicembre 1992
RINGRAZIAMENTO
«Beati queiii che cercano
l’Eterno con tutto II cuore».
Salmo 119, 2
È mancata improvvisamente al
nostro affetto
Laura Bertin
nata Trincherà
A funerali avvenuti ne danno il
doloroso annuncio la cognata Hilda Genre Bertin con la figlia Graziella e i nipoti Rosanna, Frances
e Stephen e la cognata Gemma
Trincherà con le figlie Natalia,
Gemma e Gioia e le loro famiglie.
I familiari ringraziano profondamente il pastore Bellion, il signor
Livio Gobello e tutte le persone
che hanno aiutato con simpatia e
affetto.
Luserna S. Giovanni, 21 dicembre 1992
Per i necrologi telefona^
re al numero 6121-323638
entro le ore 9 del lunedì.
RINGRAZIAMENTO
«Beati quelli che osservano
le sue testimonianze,
e che lo cercano
con tutto II cuore»
Salmo 119, 2
I familiari di
Elsa Gamba
vedova Cesan
ringraziano tutti coloro che in
occasione dei funerali della loro
cara sono stati loro vicini con la
presenza, con parole di conforto e
simpatia, con l’annuncio della speranza cristiana nella resurrezione.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice per le cure e l’assistenza
prestata alla loro cara e al pastore Bruno Rostagno per il conforto
spirituale prestato in occasione
della malattia e dei funerali.
Torre Pellice, 23 dicembre 1992
RINGRAZIAMENTO
«La tua parola è una lampada al
mio piede ed una luce sul mio
sentiero».
Salmo 119,105
La moglie, il figlio ed i familiari di
Aldo Vola
sentitamente ringraziano tutte
le gentili persone che, con la presenza, gli scritti e le parole di
conforto, hanno voluto esprimere
stima ed affetto in questo momento così doloroso.
Un sentito grazie vada ai medici ed a tutto il personale dell'Ospedale valdese di Torre Pellice con particolare riguardo ai dottori Mathieu e Taccia, al pastore
Rostagno, alla Corale valdese di
Torre Pellice e all’Ana sezione di
Torre Pellice.
Torre Pellice, 24 dicembre 1992
RINGRAZIAMENTO
«Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui proviene la mia salvezza».
Salmo 62,1
I familiari di
Davide Michelin Salomon
riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al
loro Caro, sentitamente ringraziano tutti coloro che in ogni modo
hanno voluto partecipare al loro
dolore.
Un grazie particolare al direttore, sig. Gobello, ed a tutto il personale dell’Asilo valdese di Luserna S. Giovanni ed al pastore Davite.
Luserna S. Giovanni, 24 dicembre 1992
PIC03LI ANNUNO
VIAGGIO IN INGHILTERRA - La Chiesa riformata unita
d’Inghilterra (URC) invita i nostri lettori a partecipare ad
una visita in Inghilterra dal 2 al 10 luglio 1993. La Chiesa è
pronta ad accogliere un gruppo di 25-30 persone: uomini,
donne, vecchi, giovani, dal Nord e dal Sud d’Italia.
Il viaggio in aereo partirà da Milano, e il gruppo sarà ospitato da famiglie della chiesa. Dopo alcuni giorni nel NordOvest, il gruppo trascorrerà un giorno a Oxford e un giorno
a Londra.
Non è necessario parlare inglese! Ma anche questo viaggio
vi darà l’opportunità di aumentare la vostra conoscenza della lingua e di fare amicizie con membri di un’altra chiesa
riformata.
Il costo del soggiorno in Gran Bretagna ( pullman, 1 pranzo, spostamenti) è di circa 270.000 lire, mentre il costo
dell’aereo è a parte. Chi è interesato deve iscriversi entro il
prossimo mese di gennaio.
Per maggiori informazioni rivolgersi a Elena Vigliano presso Chiesa valdese, via Pio V n. 15, 10125 Torino,tei.
011/669.28.38, fax 011/657.542
NUOVO TESTAMENTO E SALMI IN MS-DOS - Il past.
Ugo Tomassone comunica che è stata ultimata la trascrizione
del Nuovo Testamento e dei Salmi nella versione riveduta.
La trascrizioni in ASCII occupa due dischetti normali del
3” 1/2 formattati dall’ MS-DOS a 720 kbytes. Nulla vieta in
futuro di trasferire il tutto su dischetti HD, o meglio ancora
ED da 3,2 mbytes. Purtroppo il programma che è stato usato
per la trascrizione non permette l’uso di dischetti HD o ED.
La trascrizione viene distribuita gratuitamente a tutti coloro
che ne fanno richiesta al pastore Ugo Tomassone, regione
Clavi 17,18100 Imperia .
Si prega di inviare con la richiesta due dischetti «normali»
(no HD per favore!) formattati a 720 bytes dal vostro MSDOS in una busta «texboi» già affrancata per il ritorno
(1850 lire dovrebbero bastare, ma controllare il peso! grazie). In alternativa inviate lire 10.000 al pastore Tomassone,
che provvederà a reperire busta e dischetti e all’invio a casa
vostra senza troppi fastidi.
Il pastore Tomassone prega di seguire il primo metodo.
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RIFORMA.
OPINIONI
NOTIZIA.
RIFORMA è il settimanale delle chiese evangeliche battiate,
metodiste e valdesi. E' il Vostro giornale, nato dall'impegno e
dal contributo di tutti Voi.
Per continuare a sostenere la sua realizzazione, sottoscrivete
il Vostro abbonamento per il 1993: porterete RIFORMA nelle
Vostre case, nelle Vostre famiglie, ogni settimana.
Per abbonarvi utilizzate il c/c postale n° 14548101 intestato a:
Edizioni Protestanti srl., via San Pio V n° 15/bis 10125 Torino,
oppure rivoigetevi all'incaricato della Vostra Chiesa Locale.
1 ABBONAMENTI 1993 ANNUALE SEMESTRALE
Ordinario a RIFORMA L. 60.000 L. 30.000
Ordinario a RIFORMA + ECO DELLE VALLI VALDESI L. 60.000 L. 30.000
Sostenitore a RIFORMA L. 150.000 L. 75.000
Sostenitore a RIFORMA + ECO DELLE VALLI VALDESI L. 150.000 L. 75.000
Reforma