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Anno 118 - n. 24
11 giugno 1982
L. 400
Sped, abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIBLICT^CA VAI
1U066 TOPPE FEILICÎ
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Fra i tanti avvenimenti internazionali all’ordine del giorno c’è
stato il famoso vertice di Versailles fra i capi di stato o di
governo dei sette paesi più industrializzati del mondo. Nato nel
1975, a Rambouillet, su iniziativa di Giscard d’Estaing, questo
vertice ristretto dell’Occidente
ricco è ormai diventato un’istituzione.
All’origine però, l’intenzione
era di avere un semplice incontro di lavoro tra i massimi dirigenti politici dell’area capitalistica per confrontare le rispettive posizioni ed elaborare una
strategia comune rispetto ai primi segni di crisi dell’economia
capitalistica. Si trattava insomnia di una chiacchierata informale tra amici intorno al camino, fuori da cerimoniali e esigenze diplomatiche. Ora, il vertice
di Versailles, appena concluso, è
stato soprattutto il trionfo dello sfarzo, della mondanità e dello spettacolo, e ciò proprio nel
quadro di quello che rimane il
simbolo della monarchia assoluta. Decisamente, il vizio della
« grandeur » fa parte dello spirito francese, anche per un presidente socialista. Ma in un momento in cui alcuni ministri soéialisti cominciano a parlare
della necessità dell’austerità per
uscire dalla crisi economica e
per ristabilire una maggiore giustizia sociale, questo sfoggio regale suona piuttosto come una
offesa ai lavoratori, ai disoccupati e agli immigrati in Francia.
Tanto piq che il risultato politico dell’incontro appare praticamente nullo, in quanto le divisioni e le contraddizioni all’interno dell’area capitalistica sono più che mai evidenti; Stati
Uniti contro Europa, Europa
contro Giappone, Giappone contro Stati Uniti, senza parlare
dei grossi contrasti inter-europei.
L’obiettivo sperato da parte europea, cioè convincere Reagan
ad abbassare i tassi d’interesse
sul dollaro, non è stato raggiunto. Reagan rimane inflessibile nel
suo splendido isolamento, costringendo così i sìngoli paesi europei a ricorrere a loro volta ad
un protezionismo più o meno
camuffato che è la negazione di
ogni ipotesi europeista.
Ma se così stanno le cose, viene legittimo il dubbio che lo
sfarzo formale sia inversamente proporzionale alla scarsa solidarietà economica e politica dei
sette partners, come a voler dimostrare ad ogni costo e nel
modo più solenne un consenso
di facciata. Ora, quando la forma tende a sostituirsi al contenuto, quando il cerimoniale prende il posto del dibattito, quando
le belle formule nascondono l’assenza di decisioni operative, la
politica non è più un’arte ma
un rito. Per quanto ci riguarda,
noi protestanti calvinisti, abituati
alla sobrietà, al rigore e alla passione per la verità, preferiremmo incontri meno grandiosi ma
più produttivi, nella ricerca coerente della giustizia fra gli uomini.
,Tean-,Iacques Peyronel
LA PREDICAZIONE DI APERTURA DEL CONVEGNO DI COMISO A PENTECOSTE
Impariamo la Via per eccellenza
L’agape è la sola via possibile, essa è la bussola che indica la pace. Chi ha creduto in essa,
cioè in Cristo, ha un compito di estrema urgenza, quello di farla conoscere a tutti gli uomini
« Desiderate ardentemente i doni maggiori. Ed ora vi mostrerò
una via che è la via per eccellenza» (I Cor. 12: 31).
Con queste parole termina il
12“ capitolo della lettera, poi comincia il 13” in cui questa via
per eccellenza è illustrata in un
magnifico canto: il canto all’agape. Dalla lettura del 12” capitolo è chiaro che il discorso è
rivolto alle comunità cristiane
che stanno sorgendo e, nel caso
specifico, daH’ambiente pagano,
come quella di Corinto cui la lettera è rivolta. Il discorso è valido per le comunità cristiane di
sempre, come per tutta l'umanità perché non c’è una parola
per la chiesa ed un’altra per il
mondo. Se mai c’è diversa comprensione. Intanto:
Possiamo considerare che tutta l’umanità è chiamata ad essere popolo di Dio e ad esserlo fin
d’ora in potenza.
Nessuno può mettere dei limiti
alla libertà e alla misericordia
di Dio che può chiamare chi
vuole. Ha chiamato anche un nemico come Saulo ed è proprio
lui che qui ci parla della via per
eccellenza.
Voler mantenere divisioni è caratteristica dei farisei. Il giudizio non compete a noi. In Cristo
non vi sono divisioni. Cristo non
è diviso, com’è detto all’inizio
della lettera.
Oltre a queste considerazioni
ve n’è una essenziale: che l’annunzio della via, cioè dell’agape,
deve esser fatto non solo nella
comunità ma anche fuori perché
la via è unica e non ve ne sono
due, una per i credenti ed una
per i non credenti. Ed in più alla comunità si fa questo discorso perché essa impari a pronunziarlo di fuori, sulla piazza ed
ovunque gli uomini vivono.
L’agape
Ma qual è questa via? Che
cos’è Pagapie? Questa parola greca del Nuovo Testamento non
avrebbe dovuto esser mai tradotta perché in nessuna lingua
moderna v’è una parola che ne
dica il significato. L’agape è quel
la qualità di amore con cui Dio
ci ha amati e che non ha niente a
che vedere con le diverse manifestazioni dell’amore umano. L’agape non è mai amore per se
stessi, ciò che invece ha priorità
nell’amore umano. Non è neppure amore nostro verso Dio,
perché noi non ci possiamo elev;ire fino a Lui. Dio può scendere fino a noi. Scrive l’apostolo:
« in questo è agape, non che noi
abbiamo amato Dio ma che Egli
ha amato noi ». Ecco un punto
fermo che troppo spesso viene
dimenticato. Dunque, l’agape, è
amore per gli altri, anche per i
nemici. Lo vediamo in Cristo.
Per quel che ci concerne abbiamo una sola possibilità: quella
di essere afferrati dall’agape, di
essere da essa condotti all’azione, di divenire (anche malgrado
noi!) strumenti dei suoi atti potenti. « L’amore di Cristo ci costringe » dice ancora l’apostolo.
Occorre comprendere tutto questo per non farci false illusioni
sulle nostre possibilità, sul valore delle nostre opere. Solo se
Cristo ci prende, ci piega, ci utilizza possiamo rendergli testimo
IL CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLE CHIESE EVANGELICHE
Comiso, avamposto di pace
Da una bella « scheda » fornita ai partecipanti al Convegno insieme ad altri documenti preparatori al loro arrivo al centro
operativo di Vittoria (Casa valdese) gestito dall’infaticabile pastore Enrico Trobia, abbiamo imparato a conoscere Comiso prima ancora di aver visto questo
grosso borgo attivo nell’edilizia
e nei trasporti.
Comiso
Comiso rappresenta oggi la
pronta risposta che il nostro governo ha dato alla politica di
maggior coinvolgimento « difensivo » degli alleati europei voluta dal presidente americano.
Dopo esser stato un avamposto
verso il sud con la costruzione
durante l’ultima .guerra di un
aeroporto destinato a portare
su Malta e l’Africa le bombe dell’Impero fascista, Comiso è destinato infatti a diventare un avamposto verso Test con la ristrutturazione dello stesso aeroporto
e l’installazione di più di 500 missili Cruise. Non più bombe ma
testate nucleari dovrebbero essere puntate, secondo la decisione del 7 agosto 1981, verso l’Ungheria e la Romania: ed è stato
perciò estremamente importante
avere tra noi Gheorghe Vasilescu, prete ortodosso rumeno, che
col suo viso sereno e sorridente
ha dato così un volto di concretezza, un nome e cognome simbolico ma reale, al genocidio potenziale che si vorrebbe apprestare a partire dalla nostra terra.
Una vediiUi della piazza Fonte Diana di Comiso.
La scommessa
Costruire a Comiso un Convegno internazionale delle chiese
evangeliche come un avamposto
di pace è stato una vera e propria scommessa. Non solo per
il pochissimo tempo a disposizione (solo 5 mesi dacché la proposta è diventata decisione), ma
anche per la scelta di farlo proprio a Comiso, che non ha strutture ricettive. Sarebbe facile sentenziare che con altra data e
sede a Vittoria si sarebbero evitate molte lacune organizzative
e la dispersione, si sarebbe avuta
nianza ed essere fatti mezzo di
salvezza dell’umanità.
Adesso possiamo vedere le implicazioni nella vita di questo
grande annunzio che Dio ci ha
amati, cioè che Dio è agape.
1. - Non possiamo vivere per
noi stessi, ma solo per gli altri
(2 Ccr. 5: 15). Lo stesso preoccuparci per la nostra salvezza non
è da discepoli di Gesù. Se siamo
da Lui salvati per grazia, da quel
momento la nostra sola preoccupazione è di far conoscere il
Salvatore a tutti gli uomini.
2. - Se l’agape di Cristo è anche per i nemici ciò significa che
la sua azione dn noi ci spinge ad
eliminare tutti i muri di divisione, tutte le discriminazioni, e ad
esercitare il « servizio » della riconciliazione. Servizio specifico
di tutti i credenti.
3. NelTimpegno politico. Le
chiese hanno ancora troppa paura di questa parola perché il loro pensiero va alle stancanti dispute fra i partiti ed alle loro
ideo.'ogie in via di tramonto. Per
noi si tratta della politica dell’agape, cioè di quella che discende dal fatto che Dio è agape.
Il messaggio cristiano non è contenuto nelle abituali categorie di
destra o di sinistra o di centro,
perchè è « altra cosa », ma quest’altra cosa, così diversa e così
vitale, deve penetrare nel vivo
del dibattito politico di oggi e di
sempre. E’ la cosa nuova. E’ la
sola via che ci estrae dagli interessi particolari, degli individui,
delle chiese come dei partiti, per
badare esclusivamente alla salvezza del mondo. Qui sta il principale compito concreto dei cristiani, non nelle astrazioni teoriche di un ambiente ristretto.
L’arte deirimpossibile
Normalmente si definisce la
politica come « l’arte del possibile ». Ma questo possibile ci è
suggerito dalle esperienze del
passato, dai dati che esso ci fornisce. Ciò ci mantiene sempre nel
vecchio, in ciò che già è scontato. Ed è proprio a questa concezione della politica che si deve
se l’umanità si trova oggi di fronte a vie chiuse e senza uscita.
Dal vecchio non potete, in nessun modo, sortire il nuovo e tanto meno il nuovo di Cristo.
Paradossalmente vorrei indicare, almeno ai credenti, un’al'Tullio Vlnay
(continua a pag. 6)
più gente e migliore preparazione. Non c’è controprova ovviamente. Sta di fatto invece che la
caparbia volontà di centrare questa iniziativa delle chiese siciliane a Pentecoste e a Comiso ci ha
dato un Convegno piccolo ma
tempestivo, disordinato ma significativo.
Dunque una scommessa vinta? Nel complesso direi di sì sul
piano delle nostre chiese. Se dopo la giornata di domenica, con
più di 300 persone a partecipare
al culto di Pentecoste e ad ascol
Franco Giantpiccoli
(contìnua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Una conferenza di
Amedeo Molnàr
ad Agrigento, p. 3
□ « Fede e impegno per
la pace » a Comiso,
p. 7
□ L’attività del
Circolotto di Pinerolo,
p. 10
Q Un’onorificenza ebraica a Tullio Vinay, p. 12
2
2 fede e cultura
7
Il giugno 1982
IL CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLE CHIESE EVANGELICHE
Comiso, avamposto di pace
(segue da pag. 1)
tare la relazione di Paolo Ricca
si è passati negli altri due giorni
ad un’ottantina di partecipanti,
con rappresentanze estere non
numerose ma qualificate, non si
può dimenticare che questo Convegno per quanto non numeroso
ha dietro di sé e accanto a sé
numerose iniziative per la pace intraprese dalle nostre chiese
che hanno costituito una « risposta impensata » — come l’ha definita il moderatore G. Bouchard
— all’invito del Sinodo ’81 che
chiedeva alle chiese di mettere al
centro della loro rifiessione e
del loro impegno il tema della
pace. Certo non si tratta che del
punto conclusivo di una prima
tappa. Un enorme lavoro sta ancora davanti a noi, anche aH’interno delle nostre chiese, per
far sì che l’impegno per la pace
non sia l’idea fissa di pochi solitari, ma diventi veramente responsabilità e cura delle chiese
nel loro insieme.
Una « giornata
di Comiso »
E sul piano del movimento
per la pace? Certo il nostro
contributo non poteva non essere
modesto, ma c’è stato. Anzitutto
è stato stabilito un contatto con
la gente di Comiso. Non è stato
facile, soprattutto all’inizio. La
amministrazione locale — che
ha accettato la decisione governativa riguardo ai missili ma
che è contraddetta da più della
metà degli elettori che hanno
firmato la petizione contro i missili — non ha certo favorito questo contatto. Con la scusa del
rifacimento delle strisce pedonali
ci ha negato la centralissima
piazza Diana per poi concederla,
nella stessa serata di domenica,
ad un comizio del MSI locale.
Franca Rame ha così recitato
i suoi monologhi dall’intensa carica umana, contenuta ed esplosiva insieme, in una piazzetta
decentrata davanti a poca gente.
Né migliore è' stata la partecipazione, nello stesso luogo la
sera seguente, per i canti di protesta vecchi e nuovi del simpatico californiano Lenny Anderson.
Molto meglio è andata la manifestazione conclusiva (dopo che
il Convegno aveva rischiato di
sfasciarsi anche a causa delle
partenze anticipate) questa volta
nella piazza Diana, con un incisivo messaggio del pastore Sergio Aquilante. Nelle tre serate
messaggi e saluti, soprattutto
di statunitensi, hanno dato ai
comisani il senso della vastità
del movimento per la pace e del
contesto europeo e mondiale delle chiese evangeliche in Italia.
Ma più importante di questo
è l’appoggio che è stato dato e
che si è deciso di continuare a
dare al Comitato Unitario per il
Disarmo e la Pace (CUDIP) di
Comiso. In particolare si è deciso di indire una « giornata di
Comiso » per il prossimo 7 agosto. Ad un anno dalla decisione
di installare i missili a Comiso,
il Comitato promotore del Convegno chiederà al massimo numero possibile di fratelli e sorelle
di testimoniare il loro no ai missili, in primo luogo a Comiso e
poi ovunque, all’ovest come all’est, con l’invio di migliaia e
migliaia di lettere e cartoline
spedite in quel giorno al CUDIP,
via Fratelli Kennedy 40, 93013
Comiso (RG). Se sarà ben pubblicizzata e raccolta da molti, in
Italia, in Europa, negli Stati Uniti, questa proposta permetterà
al CUDIP di esprimere visivamente. con una mostra o altre
azioni simili, l’area di appoggio
rappresentata dai partecipanti al
Convegno di Pentecoste.
Non va inoltre dimenticata la
ottima udienza che il Convegno
è riuscito ad ottenere presso gli
organi di informazione regionale (radio, stampa e TG3) grazie al lavoro di Bruno Gabrielli.
L’asse Nord-Sud
Al di là dei contributi immediati, il Convegpo di Comiso e la
sua cassa di risonanza evangelica
in Europa e negli Stati Uniti, ha
da dare un contributo più ampio
e profondo.
Le relazioni presentate al Convegno, di grande attualità e penetrazione analitica, hanno fatto emergere un dato fondamentale, La tensione che produce la
folle corsa agli armamenti agisce ovviamente in senso EstOvest; ma il suo sviluppo più
moderno è destinato a giocarsi
sull’asse Nord-Sud, con tutto il
peso che rischia di riversarsi sul
polo meridionale. Enea Cerquetti (PCI), vice presidente della
Commissione bicamerale sugli
armamenti, ha sottolineato il
ruolo preponderante che il mare — e in particolare il Mediterraneo — è destinato a giocare
nella strategia nucleare come
primo bersaglio del conflitto. E
Mient Jan Faber, segretario della forte e sperimentata Commissione Interecclesiàsfica pel- la
Pace (IKV) olandese, ha prospettato l’eventualità che risulti
vincente la richiesta tedesca di
una zona europea centrale denuclearizzata, ma al semplice costo
di spostare interamente al Sud
le nuove installazioni missilistiche a terra, senza che questo sposti i termini generali del problema. L’appello che parte dal Convegno di Comiso, diretto in modo
particolare ai movimenti per la
pace europei e nordamericani, è
perciò di aprire gli occhi su
questo pericolo e di non abbandonare a sé Comiso, perché la
battaglia di Comiso, anche se
ovviamente non esaurisce il problema, è la battaglia per tutta
l’Europa e per il mondo intero.
r lavori
Non è qui possibile dar conto
dei lavori di tre intense giornate
condotte da Luciano Deodato e
Salvo Rapisarda, che sono comunque sintetizzati nella mozione finale del Convegno. Mi limito
perciò a caratterizzare i contributi che sono risultati essere
un’impalcatura molto valida e
ben strutturata per il lavoro del
Convegno.
Paolo Ricca ha condotto una
vasta riflessione sul tema della
pace che ha costituito un ulteriore passo sulla strada appena
imboccata, quasi a tastoni, dalle
chiese evangeliche. Gli è di guida, in questo campo in particolare, Dietrich Bonhoeffer, il pastore tedesco vittima del nazismo, forse l’unico teologo evangelico di questo secolo — egli
ha detto — ad aver preso sul se
NOVITÀ’
GIOVANNI MIEGGE
La Vergine Maria
Saggio di storia del dogma
3‘ edizione con appendice di aggiornamento
a cura di A. Sonelli
pp. 336, L. 8.900
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rio il tema della pace.
Come Ricca ha centrato la
sua riflessione sull’incontro della
pace con la giustizia (Salmo 85:
10), così significativamente ha
fatto Emidio Campi, parlando
della giustizia. Il segretario della Federazione Mondiale Studenti
Cristiani lo ha fatto in modo
puntuale e impressionante dando
le cifre più significative dello
spietato annientamento del Sud
ad opera del Nord e illustrando
le risposte e pseudo-risposte che
vengono date oggi al problema
fondamentale della sopravvivenza.
Enea Cerquetti ha dato un
quadro vasto e completo dei
rapporti di forza tra le due su- perpotenze e sulla inattendibilità delle rispettive proposte a
carattere propagandistico, sottolineando il possibile e importante ruolo dell’Europa e dando indicazioni di mete intermedie
sulla via del disarmo.
Jan Faber ha illustrato le diverse origini e il diverso radicamento dei movimenti per la
pace in Europa — il che non
impedisce, anzi richiede, un
maggiore collegamento — dando
notizie e preziose indicazioni in
questo campo.
Alberto Tridente, sindacalista
della FLM, in una relazione dalla
quale traspariva la passione di
una « conversione » personale,
ha indicato la contraddizione
fondamentale esistente tra il manifestare la domenica per i popoli oppressi per poi rientrare al
lavoro il lunedì e produrre parti
di armamenti che saranno venduti ai loro oppressori. Dalla
sua relazione è emersa la notevole difficoltà che incontra, anche nella sinistra e nel sindacato, la ricerca della riconversione dell’industria bellica.
Infine, dopo una « predicazione autocritica » di Giorgio Bouchard che aveva aperto l’ultima
giornata e il lavoro dei gruppi
di discussione, il messaggio conclusivo di Sergio Aquilante ha
puntuali?;za|o la situazione di Comiso nel suo contesto politico
più ampio ed ha riferito a Comiso, alla sua gente, a noi tutti, la chiara speranza del profeta: « Essi costruiranno case e
le abiteranno; pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
Non costruiranno più perché un
altro abiti, non pianteranno più
perché un altro mangi... Non si
affaticheranno invano, e non avranno più figlioli per vederli
morire d’un tratto» (Is. 65; 2123).
Una enorme massa di dati, di
idee, di stimoli di grande utilità
e importanza. Contiamo ritornare su questi temi, con stralci e
sunti, nei prossimi numeri. Il
Convegno di Comiso, con evidente sollievo degli organizzatori un
po’ frastornati, è finito ed è finito bene. La lotta per la pace,
urgente più che mai, continua.
GIUSEPPE
CASTIGLIONE
Pubblichiamo stralci di due interventi che, insieme ad espressioni di solidarietà per la famiglia, rievocano la
figura del pastore Giuseppe Castiglione.
(...) Molti giovani a Corato devono
al pastore Castiglione la conoscenza
della libertà, della fede, della Bibbia.
Con la sua foga di meridionale riusciva a trasmettere in noi quello che noi
per tanti anni nel periodo del fascismo cercavamo, quella libertà evangelica che per tanti anni era stata negata dal fascismo e dal clero locale (...).
Sì, siamo stati in qualche modo testimoni del buon combattimento che
Giuseppe Castiglione ha combattuto,
anche contro il dolore che ha colpito
la sua famiglia per la perdita di sua
figlia.
Siamo altresì riconoscenti per la
fede che ha saputo conservare e per
averla trasmessa a noi.
Il seme che Giuseppe Castiglione ha
buttato qua e là durante la sua esistenza di predicatore pugliese ha portato
il frutto e noi Coratini a Torino, siamo riconoscenti al Signore che questo
sia avvenuto (...).
Cataldo Ferrara, Torino
Franco GiampiccoM
(...) Giuseppe Castiglione oltre alle
conferenze ed alla predicazione aveva
una notevole sensibilità per i problemi drammatici della gente; infatti a
Cerignola, patria di Di Vittorio, a Corato, zone poverissime dove la parabola
dei « lavoratori delle diverse ore » trovava il suo perfetto riscontro, il collega con la sua compagna aveva
aperto la « Scuola Materna » e istituito
centri sociali per lavori a maglia; ricordo con quale passione i coniugi
Castiglione seguivano queste iniziative anche nei minimi dettagli, sia per
la lavorazione che per la collocazione del prodotto. Con lui e le sue comunità i bambini delle mie scuole domenicali mantenevano un contatto,
quando ogni anno essi ricevevano le
primizie di fichi e mandorle inviate
per mezzo dei cari Loiodìce Nicola e
Maria, andata sposa a Felice Ferrara.
L’occasione era propizia per, dare notizie alla mia scuola domenicale dei
problemi del Sud e dell’opera di testimonianza evangelica. A Cerignola,
dove il collega ha chiuso il suo regolare ministero non va dimenticato l’anziano Francesco Scorano ed il fratello
Nicola per la collaborazione data alla
chiesa, in lunghi anni.
Il pastore Castiglione non aveva difficoltà nello stabilire rapporti con le
persone e seguire i casi talvolta difficili; ricordo che nel suo ministero
ad Orsara dì Puglia aveva preso a
cuore il futuro d'un ragazzo figlio di
poveri contadini; ne aveva notato l’intelligenza ed aveva fatto le pratiche
per la sua ammissione al collegio di
Torre Pellice; Loffredo Pietro Antonio,
tale il nome del ragazzo, divenne magistrato apprezzatissimo a Foggia; fu
sindaco di Orsara e diede sempre testimonianza coraggiosa della sua fede
a Foggia e ad Orsara.
In una delle sue lettere di qualche
anno fa l'amico Castiglione mi scriveva: ■' vorrei avere qualche anno di
meno per poter servire ancora e meglio il Signore... ». Vera nello scritto
nostalgia del suo ministero e per me
un incoraggiamento a sperare con gioia
■' finch'è giorno » per lo spazio di
tempo che Dio mi concede. (...)
Gustavo Bouchard, Genova
LE MALVINE SONO
ARGENTINE
Da un lungo intervento di un valdese che fa risuonare appassionalamen
te la campana del paese iti cui risiede,
pubblichiamo le parti essenziali.
(...) Nel 1965, la ventesima assemblea delle Nazioni Unite invitava Argentina e Gran Bretagna ad iniziare negoziati per giungere ad un accordo sul
futuro degli arcipelaghi, reclamati dall'Argentina ed occupati dall'Inghilterra: si stabiliva che la popolazione residente in quel momento sulle Malvine
era stata trasferita da una potenza
coloniale e che pertanto era inappli
cabile il principio dell'autodeterminazione, come pretendeva l'Inghilterra.
Nel 1972 le Nazioni Unite includevano gli arcipelaghi nella lista dei territori da decolonizzare.
Nel 1976 li comitato giuridico della
OEA (Organizzazione degli Stati Americani) riconosceva all'Argentina il diritto di sovranità sugli arcipelaghi.
Nel 1979 il blocco dei Paesi « non
allineati » delle Nazioni Unite reclamava all'unanimità la restituzione
delle isole all'Argentina.
Di fronte ad un « fatto compiuto »,
provocato dall'esasperazione di 17 anni di negoziati nulli a causa dell'ostruzionismo britannico, l'Inghilterra anziché cercare una soluzione diplomatica
onorevole alla quale l'Argentina non
si sarebbe negata, ha optato per una
serie di misure isteriche ed una scalata bellica che potrebbe avere conseguenze imprevedibili per tutto il sistema politico occidentale.
L'Argentina non cederà la sovranità
sulle Malvine ed è disposta a difenderla fino all’ultimo.
Il recupero delle Malvine e Georgias
è stato avallato dalla totalità del popolo argentino e da tutte le comunità
straniere che vivono in questo Paese,
godendo della libertà più ampia. (...).
Oggi, quando il numero di morti ha
già superato la metà della popolaeione delle Malvine (includendo vari abitanti mitragliati dagli aerei della (oro
« Madre Patria ») ed i danni e il costo
sopportati dai britannici sarebbero
sufficienti a mantenere varie generazioni di malvinesi nei più lussuosi
hôtels di Piccadilly, il mondo comincia,
a rendersi conto da che parte sia la
buona fede e per questo l'Argentina
continuerà a difendersi, mantenendo
una linea di condotta leale ad elementari principi di convivenza.
La CEE ha appoggiato l'Inghilterra
ed è stata ingannata dalla stessa sulle
sue reali intenzioni belliche.
La CEE, fra l'altro, dovrebbe conoscere molto bene l'abilità dell’Inghilterra per evadere i propri doveri, per esempio nel caso dei prodotti agricoli,
e dovrebbe capire lo stato d’animo dell’Argentina dopo 17 anni di negoziati,
sotto l’egida delle Nazioni Unite, per la
restituzione dei suoi territori usurpati in piena epoca di pirateria.
Soprattutto, fra i Paesi della, CEE,
l'Italia dovrebbe ricordarsi che in Argentina vivono varie centinaia di migliaia di italiani e che la metà della popolazione di questa Nazione è discendente da italiani.
L'Italia dovrebbe ricordarsi che l’Argentina ha accettato, in varie epoche
critiche, massicce immigrazioni di connazionali che non potevano trovare nei
confini della Patria un minimo di sussistenza.
L'Italia dovrebbe ricordare che in
Argentina può trovare un Paese che
la rifornisce di alimenti, materie prime
e soprattutto può darle molto spazio per
accogliere connazionali in un ambiente
totalmente familiare dove si può parlare la stessa lingua ed in certi casi
anche lo stesso dialetto.
E soprattutto l'Italia deve ricordare
che su ogni due morti argentini, uno
è figlio 0 nipote di italiani.
Gianfranco Quattrini, Buenos Aires
IL MALATO NON E’
UN OGGETTO
Sul tema dei diritti dei inalati e
dei morenti e sulla base della Raccomandazione n. 779 (1976) del Consiglio d'Europa, un lettore scrive:
(...) Invito i fratelli e le sorelle in
Cristo a considerare la opportunità di
chiedere che sia recepita, nella raccolta delle leggi dello Stato Italiano, in
forma integrale e alla lettera, la già
citata Raccomandazione n. 779 (1976)
e successivamente che vengano raccolti, nella conseguente normativa, i
suggerimenti utili ed essenziali che
la Chiesa Cristiana propone nell'affermare in primo luogo che il malato, in
ogni circostanza, è un soggetto e non
un oggetto e che gli compete il diritto di poter tempestivamente disporre della sua salute perché parte integrante di se stesso, e in secondo
luogo che non è accettabile alcuna
limitazione o compromesso che dilazioni nel tempo i provvedimenti, che
urgono oggi, come ieri, perché il malato di oggi, domani può essere morto!
Giuseppe Roncoroni, Roma
3
11 giugno 1982
fede e cultura 3
UNA CONFERENZA DEL PROF. AMEDEO MOLNAR AD AGRIGENTO
f
Un'Internazionale medioevale
« La prima internazionale proletaria: la società valdo-francescano-hussita »: è la tesi originale sostenuta dallo studioso cecoslovacco nel corso di un animato incontro col pubblico
TRA I LIBRI
La tesi secondo cui le eresie
medievali non solo esprimono
l’esigenza di un ritorno agli ideali evangelici ma, sia pure nelle
forme della protesta religiosa,
bisogni e aneliti di rinnovamento
sociale delle classi subalterne (G.
Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana. Secoli XI-XIV, Firenze 1912) pur se contestata da voci autorevoli della nostra cultura (R. Morghen, Osservazioni critiche su alcune questioni fondamentali riguardanti le origini e i
caratteri delle eresie medievali
in « Archivio della R. Deputazione romana di storia patria », a.
LXVII, 1944; B. Croce, Il materialismo storico e le eresie medievali in « Quaderni della critica »,
Bari 1946) sembra oggi, mercé
l’apporto di nuove ricerche e di
nuovi studi, la più idonea a interpretare correttamente il complesso fenomeno (per tutti; A.
Sapori, Lezioni di storia economica. Problemi e discussioni, Milano 1960). Ma che già agli inizi
del secolo XV, al tramonto dell’età medievale, possa configurarsi l’esistenza di una vera e
propria « internazionale » proletaria è una tesi che, pur inserendosi in questa corrente interpretativa, appare così originale e affascinante da risultare persino
provocatoria. Ed è la tesi che
il prof. Amedeo Molnàr — uno
dei massimi teologi del nostro
tempo, docente di Storia del Cristianesimo presso la facoltà « Comenius » dell’Università di Praga — ha proposto in Agrigento,
il 21/5 U.S., a un pubblico di
circa trecento persone in una
conferenza dibattito organizzata
dal centro studi « Augusto Sciascia » e dal comitato provinciale
dell'Associazione italiana Cultura e Sport sul tema « La prima
internazionale proletaria; la società valdo-francescano-hussita ».
Introdotto dal prof. Giovanni
Gönnet — ordinario di Storia
contemporanea presso l’Università di Cosenza — il prof. Molnàr
ha parlato dei rapporti di solidarietà internazionale del movi
TRA LE RIVISTE
Gioventù
evangelica
E’ in distribuzione il n. 74 di
Gioventù Evangelica.
Editoriali: Il Salvador dopo le
elezioni, di Jean Jacques Peyronel; Della tortura e altro, di Daniele Garrone.
Studio biblico: Tra Dio e Cesare, di Eugenio Bernardini.
Pace e disarmo: Forze ai matc,
stato e territorio, di Ciatidio Canal; Gli evangelici tedeschi e la
pace, di Saverio Merlo: Una base
atomica in mezzo al Mediterraneo, di Bruno Gabrielli.
Ecumenismo: Tra verità c unità, di Giorgio Girardel; Le donne
nella chiesa in America Latina,
di Antonella Visintin.
Dibattito: Per una discussione
sull'eutanasia, di Alfredo fìerleudis.
Materiali: Le origini dell’Apocaliltica, di Bruno Corsani: Quando^'dico Dio, di Yatm Redalié;
Estate 1982; i programmi dei
campi nei centri giovanili.
mento popolare iniziato dai Vaidesi o Poveri di Lione verso la
fine del XII secolo e arricchitosi
di numerosi apporti del pauperismo francescano. Questo movimento di purificazione del messaggio e dello stile di vita cristiani trovò nella Boemia del ’400 la
possibilità di affermarsi e di maturare grazie al successo della
rivoluzione hussita; ed in virtù
della diaspora valdese in numerosi paesi d’Europa ebbe un irradiamento internazionale facendosi portavoce non solo di esigenze di riforma religiosa, ma
del bisogno di giustizia sociale
dei ceti subalterni, poveri o emarginati neH’ambito del sistema
feudale e protomercantile.
Grazie al successo
della rivoluzione
Non c’è dubbio, infatti, che
nell’Europa dei secoli XIII e XIV
sia mancato ai Valdesi lo spazio
per le loro intuizioni evangeliche, le quali non solo furono arginate e circoscritte, ma non ebbero neppure la possibilità di
aprire un dialogo con la cristianità cattolica. Se il loro movimento non fu cancellato, ed anzi acquistò una vitalità tale da
permettergli di assumere un rilievo europeo, ciò è da ascriversi al
fatto che una rivoluzione, quella
hussita, riuscì ad abolire l’inquisizione in Boemia. Dopo il rogo di
Hus a Costanza (1415), nel giro
di pochi anni la Boemia hussita
sconvolse il sistema inquisitoria
le; una delle principali conseguenze di questa vittoria fu la
possibilità offerta ai Valdesi •—
soprattutto attraverso i legami
con l’ala radicale dell’hussitismo,
il movimento taborita — di maturare una consapevolezza sociale che, nel suo complesso intrecciarsi con le aspirazioni di rinnovamento religioso, rappresenta
la forma tipicamente medioevale
attraverso cui si espresse — per
la prima volta su scala internazionale — l’ansia di giustizia delle classi subalterne.
Le numerose citazioni testuali — dall’Enea Silvio Piccolomini
(poi Pio II) deWHistoria Bohémica a Durando d’Osca e Stefano di Basilea; da Giovanni Sercambi cronista senese a Federico
Reiser e Nicola da Pelhrirnov —
hanno documentato e arricchito
lo svolgersi delle argomentazioni.
Il dibattito
Durante il dibattito, diretto
dal prof. Gönnet, numerosi altri
temi sono emersi; il significato
della protesta utraquista come
espressione della volontà di eliminare ogni differenza tra laici
e sacerdoti; l’atteggiamento della nobiltà boema, la cui adesione
all’hussitismo incontra un limite
sul piano sociale nella necessità
di tutelare i propri interessi attraverso un processo di rifeudalizzazione; la singolare posizione
di Hus, riformatore cristiano che
opera in un momento storico favorevole a utilizzare le sue dottrine in una dimensione sociale e
nazionale; il contrasto fra l’ideologia non violenta della società
valdo-hussita e la necessità di ricorrere alle armi per sottrarsi .allo sterminio; il problema dei rapporti tra potere e comunità dei
fedeli nella Boemia riformata;
l’influenza del dissenso francescano sugli sviluppi dell’hussitismo;
la sorte del volume « Giovanni
Hus il veridico » — scritto da un
Mussolini ancora socialista e anticlericale — tempestivamente ritirato (e ignorato dai biografi
del « duce») dopo l’avvento della
dittatura e il profilarsi dell’accordo tra lo stato fascista e la chiesa cattolica; il significato e il valore attuali dell'hussitismo in
una situazione politica che accredita come ideologia ufficiale una
dottrina atea e materialista; la
differenza tra le tesi di Wycleff
e quelle di Hus in ordine al problema della transustanziazione,
negata dal dotto inglese ed ammessa invece dal riformatore
boemo. Temi tutti di straordinario interesse, la cui discussione
ha arricchito rincontro tra il
prof, Molnàr e il pubblico agrigentino.
Gabriella Bartolozzi Rosati
Personale
CAVALLERMAGGIORE (CN)
— Una mostra personale di dipinti recenti di Egle Scroppo è
ospitata nella Galleria Maggiorotto, specializzata nella pittura
moderna.
UN LIBRO SUL NOSTRO FUTURO
Quando la profezia è ottimista
gioventù evangelica, via Luigi
Porro Lambertenghi, 28 - 20159
Milano - abbOnami;nti 1982; annuale L. 7.000 - estero L. 12.000 sostenitore L. 12.000 - versamenti
sul c.c.p. 35917004.
La funzione profetica è stata,
credo, sempre utile alla umanità perché potesse rendersi conto
di quali prospettive si aprivano
al suo avvenire. In questa era
tecnologica tale funzione è ormai
svolta da »■scienziati e sociologi;
cominciò, anni fa, il Club di Roma con « I limiti dello sviluppo », tracciaiido un quadro fondamentalmente pessimista, che
si concludeva con la invocazione
allo « sviluppo zero », che, solo,
avrebbe potuto migliorare le nerissime previsioni per il duemila,
basate: sulla limitatezza delle risorse e sulla sempre più crescente connessione tra i vari elementi (popolazione, cibo, materie prime, energia) che condizionano la
vita dell’uomo. A questa visione,
di un pessimismo « alla Geremia », si contrappongono oggi
Colombo, presidente del C.N.R.,
e Turani, giornalista economico,
con un maggiore ottimismo « alla Isaia »L
50 anni decisivi
Le tesi degh autori si possono, con qualche semplificazione,
riassumere come segue;
— nei prossimi 50 anni la popolazione della terra raddoppierà, dagli attuali quattro miliardi
a c.a otto (ed ecco il secondo
pianeta dei quattro miliardi in
più), con due aggravanti; una
ènorme concentrazione urbana
(città con molli milioni di abitanti saranno frequenti) e un
forte sbilancio tra paesi benestanti (da un miliardo a uno e
mezzo) e paesi poveri (da 3 a sei
e mezzo). Dopo il 2030 la crescita della popolazione rallenterà
ed il numero di abitanti si sta
bilizzerà sui 10/12 miliardi verso
il 2100;
— con le risorse reali e scientifiche attuali questo raddoppio
in cinquant’anni sarà impossibile, o creerà comunque tensioni sociali e politiche insostenibili;
— tuttavia, e qui si passa ad
un ottimismo "alla Isaia”, le possibilità potenziali della scienza
sono tali che il problema può
essere affrontato con buone possibilità di successo.
E gli autori, preoccupati anche dei problemi ecologici connessi ai futuri programmi, segnalano cinque settori che offrono già possibilità concretabili in
un avvenire anche prossimo, e
cioè;
— la biotecnologia, che consente di creare specie vegetali e
animali, diverse da quelle esistenti e adatto a utilizzi contro
la fame, le malattie e la stessa
scarsezza di energia;
— i problemi propri dell’energia, avviabili a soluzione immediatamente con il risparmio, a
lungo termine con le energie alternative (sole, vento, fusione
nucleare), e nel frattempo con
il nucleare conosciuto che, per
gli autori, è un ponte indispensabile per collegare la scarsezza attuale di fonti energetiche
con quelle alternative, ancora da
mettere a punto;
— l’informatica, sempre più
disponibile e sempre meno cara,
che per un suo razionale sfruttamento richiede ancora una « rivoluzione culturale » da favorire
in ogni modo;
— lo spazio extraterrestre e il
mare che possono diventare fonti di materie prime vecchie e
nuove;
— uno sviluppo delle tecniche
di utilizzo dei materiali disponibili, che può arrivare a risultati
insospettabili (le fibre ottiche sostituiscono già il rame in molti
cavi).
Politica e profezia
In una parola, la conclusione
è che l’umanità ha davanti a sé
un cinquantennio difficilissimo e
pieno di problemi; ma ha anche
le risorse scientifiche e tecniche
per affrontare e risolvere il tutto.
Come spesso avviene in queste « profezie >. scientifiche e tecniche, sono appena accennati,
nel libro in questione, per espressa volontà degli autori, i problemi relativi all’aspetto sociale
e politico delTavvenire delineato.
Un governo mondiale di tecnici,
che riesca a razionalizzare anche
questi preoccupanti aspetti? Q
una fiducia cieca nella inevitabilità di certi sviluppi, capaci di
imporsi da sé, senza riguardo ai
costi sociali e umani che comporteranno?
Non c’è risposta a queste domande; o, se c’è, la si trova nei
profeti di una volta, che vedevano nella conversione dei singoli
uomini e delle loro comunità, la
soluzione vera a tutti i problemi; la scienza potrà certo aiutare a risolverli, ma essi troveranno soluzione radicale solo quando le spade diventeranno aratri
e quando il leone saprà giacere
con l’agnello.
Niso De Michells
La voce dei
figli adottivi
Poco tempo fa TEco-Luce ha
pubblicato una serie di articoli
sull’adozione, chi li ha seguiti
con interesse apprezzerà senza
dubbio anche questo recentissirno libro di Neera Fallaci; « Di
mamma non ce ii’è una sola ».
L'Autrice, che da anni si batte in
favore degli emarginati sociali,
ha affrontato la questione so- ■
prattutto dal lato umano; la sua
opera è una raccolta di interviste, di dialoghi con adulti che
hanno sperimentato durante l’infanzia la traumatica quotidianità dei brefotrofi, degli affidamenti provvisori ecc. Qgni intervista
è una preziosa testimonianza,
che ci aiuta ad approfondire il
problema; vediamo cosa pensano gli adottati della famiglia che
li accoglie, cosa provano quando
i possibili genitori dopo un po’
li rispediscono in istituto perché
la « prova » non è stata soddisfacente, come giudicano i genitori
biologici che li hanno abbandonati e gli enti assistenziali; interessante la testimonianza di James, ospite per alcuni anni del
Convitto Valdese di Pomaretto.
Lucida e serena, la Scrittrice
analizza anche gli aspetti più scomodi del fenomeno; il fatto, ad
esempio, che non sempre le coppie che chiedono di adottare un
bambino sono affettivamente disponibili e pazienti, spesso hanno in mente un modello di bimbo ideale e guai se il piccolo non
vi si uniforma per « riconoscenza »; a volte c’è una certa diffidenza come se il figlio adottato,
di origini misteriose, fosse più
predisposto di altri al disadattamento e alla delinquenza, affetto
da chissà quali tare, si tende a
reprimerlo maggiormente. Neera
Fallaci sottolinea poi con vigore
« la faciloneria di troppi operatori sociali » e « l’ottusità e indifferenza dei politici, a livello
nazionale e locale »; ci troviamo
di fronte a un libro scritto con
competenza, frutto di un dialogo
costante e attento coi diretti interessati e di lunghe ricerche,
ma soprattutto scritto col cuore, ogni pagina trasuda partecipazione e indignazione spontanea; lo stile è scorrevole, accessibile a tutti, mai noioso.
Edi Merini
U. Colombo e G. Turami. Il secondo
pianeta, Mondadori 1982. pi». 271,
L. 9.500.
Neera Fallaci. Di mamma non re n'é
una sola. Rizzoli, pp. 397. L. 6.000.
Parliamo di lui
Dopo secoli di censura e di
tabù, dei disturbi sessuali femminili si parla con una certa disinvoltura, se ne discute tra amiche, si frequenta il consultorio;
tutto ciò che invece concerne gli
inconvenienti maschili è tuttora
avvolto da un silenzio colmo di
paure e di pregiudizi, raramente un uomo ammette che qualcosa in lui non funziona da quel
lato e chiede aiuto. Questo libro
di Linda Soldano, « Un caso di
impotenza », rappresenta un coraggioso invito rivolto alle coppie in crisi e in special modo
agli uomini perché affrontino i
problemi collegati alla vita sessuale in maniera consapevole e
moderna, anziché tacere mentre
la felicità e l’accordo si sgretolano. Con semplicità e delicatezza,
l’Autrice narra la storia di un
giovane impotente che riesce a
guarire grazie ai consiglLòi medici prcnarati e alTaffcttuosa
comprensione della sua partner;
questo interessante documento
di vita analizza diversi aspetti
della psicologia, della religione
e della iTiedicina, dimostrandoci
come a volte l’ambiente, la cultura e i luoghi comuni possano
condizionare pesantemente il singolo.
Edi Merini
Linda Soldamo. iJn raso di impotenza.
Ed. Matico. L. 6.000.
4
4 vita delle chiese
Il giugno 1982
ALLE VALLI VALDESI
Dio amico e Signore
PINEROLO — Con un culto
che non voleva essere « solenne »,
ma che una atmosfera di solennità ha acquistato per forza di
cose man mano che andava avanti, quattordici ragazzi e ragazze la domenica di Pentecoste sono stati accolti nella comunità di Pinerolo, ed hanno
partecipato per la prima volta
alla S. Cena.
Si sono presentati alla comunità con una dichiarazione comune, sobria, Sintetica, senza
grandi paroioni, esprimendo in
modo chiaro il loro pensiero.
Hanno chiesto di poter entrare
a pieno diritto nella comunità —
nella quale già un po’ tutti sono
inseriti, partecipando regolarmente al culto o ad altre attività — e l’hanno chiesto dicendo di aver individuato quattro
modi di stare in una assemblea,
quale può essere una chiesa: essere semplici nomi su un registro; essere uditori più o meno
assidui* ma sostanzialmente passivi; essere facitori della Parola
all’interno della Chiesa; essere
testimoni non solo all’interno
ma anche all’esterno.
Non hanno detto: ci impegniamo a prendere questa o quella
posizione (pur andando le loro
ideali simpatie, è ovvio, per la
quarta posizione), ma con molta
onestà hanno dichiarato di aver
trovato in Dio un amicò ed un
Signore, e di aver visto nella comunità valdese un luogo ove vivere il loro rapporto con questo Dio.
Il modo in cui questo accadrà
sarà frutto di scelte personali,
indubbiamente Influenza'te dal loro affermare l’interesse alla ricerca di fede.
Alcuni ragazzi e ragazze neoconfermati si troveranno ancora
Venerdì 11 giugno
□ CONVEGNO SUL
« FUTURO
DELL’ASSISTENZA »
SAN SECONDO — Organizzato dalla
commissione diaconale nominata dalla Tavola valdese, si terrà nella sala
valdese con inizio alle ore 21 un convegno cui sono invitati a partecipare
quanti operano negli istituti delle valli e anche gli operatori dei servizi sociali sul tema « Quale futuro per l'assistenza ». Introduce Francesco Santanera dell'ANFAAS.
Sono invitati a partecipare inoltre
tutti i membri di chiesa.
Sabato 12 giugno
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione ■ Confrontiamoci con l’Evangelo ■
(a cura di Marco Ayassot. Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 13 giugno
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito
Domenica 13 giugno
□ CONFERENZA
DEL 1" DISTRETTO
PRAROSTINO — Prosegue con inizio alle ore 14.30 (precise) la conferenza distrettuale che in questa sessione sarà dedicata all'esame dell'attività
degli istituti (in particolare di Villa
Olanda), dell'attività della CIOV e alle
elezioni della commissione distrettuale,
dellsf commissione d'esame, dei delegati della conferenza alla assemblea
della FCEI, del deputato della conferenza al Sinodo.
insieme per partecipare collettivamente, in collaborazione con
la PGEI, airallestimento di una
mostra sulla pace che si vorrebbe presentare al Sinodo.
• Le nostre condoglianze alla
famiglia di Ester Fratini n. Peyronel deceduta all’ospedale di
Torre Pellice il 26 maggio.
• Con domenica 30 maggio sono terminate le attività della
Scuola domenicale e dei 4 corsi
di catechismo. I cadetti hanno
concluso l’attività con l’apprezzata presentazione della loro recita sabato 29 maggio e l’Unione
femminile, alla fine dell’anno ecclesiastico si recherà in gita giovedì 10 corr. al Laux di Fenestrelle.
• Un ringraziamento a Gianni
Long che ha presieduto il culto
del 6 giugno.
Chiusura delle
attività
TORRE PELLICE — I catechismi hanno avuto termine questa settimana con un esame
scritto ; la frequenza è stata
buona nel complesso, i risultati
diversi a seconda dell’impegno
dei ragazzi.
Sabato sera l’Unione dei Coppieri ha chiuso il suo anno di
attività con una serata familiare: musica, diapositive, concorso. E’ stato messo in vendita un
breve opuscolo ciclostilato sulla
storia dell’Unione, frutto di una
ricerca d’archivio e di interviste
fatte nelle ultime settimane.
Solidarietà cristiana
POMARETTO — Sabato 29
maggio ha avuto luogo il funerale della nostra sorella Berta
IWathieu nata Dolfi, deceduta a
Bordighera all’età di anni 75.
La Comunità vuole essere vicina in questa triste circostanza
al pastore Guido lUathieu attualmente ricoverato presso le
Molinette a Torino, ed ai familiari tutti.
Terminata la Scuola
Domenicale
S. SECONDO — La Scuola
Domenicale ha terminato la sua
attività in due momenti. Domenica 23 ha presieduto il culto con
letture bibliche, canti e preghiere. Domenica 30 ha partecipato
a Frali a Pentecoste 82.
• Venerdì 11 nella sala, alle
21, avrà luogo un incontro sul
tema « Dove va l’assistenza in
Italia? ». Parteciperà F. Santanera. Tutti sono cordialmente
invitati.
Bazar
PRAMOLLO — Domenica 23
maggio si è svolto il bazar a
Ruata. Grazie alla collaborazione
di molti fratelli e sorelle, anche
di altre comunità, ha avuto un
esito positivo; ringraziamo ancora tutti coloro che mediante il
proprio lavoro o mediante doni
hanno dato il loro contributo
per una buona riuscita della
giornata.
• Ancora una volta la comunità esprime il proprio ringraziamento al pastore Micol che è
stato in mezzo a noi per presiedere il culto della domenica di
Pentecoste, 30 maggio.
• Vogliamo esprimere le più
sincere condoglianze ai familiari ed in modo particolare al fratello di Amalia Reynaud, originaria delle Case Nuove dei Ciotti, deceduta all’età di 80 anni
presso la casa di riposo di S.
Germano dove era stata ultimamente ricoverata.
Colportaggio
BOBBIO PELLICE — È in fe
rie a Bobbio ed ha pensato di
esporre un banco di libri evangelici (Libri che irradiano luce,
dice il cartellone), ogni domenica mattina, sotto i portici del
Municipio. Antonio Fatti, membro della Chiesa di Bobbio, ma
residente in Svizzera, vuole in
questo modo avvicinare 1 villeggianti, vendendo sottocosto i
libri e distribuendo opuscoli.
Per ogni acquisto di L. 5.000 c’è
in omaggio una tavoletta di cioccolato. È una iniziativa che merita molta solidarietà e che può
insegnare qualcosa, non solo ai
distratti vacanzieri domenicali!
• È stato battezzato Giovanni
Michelin Salcmon, di Enzo e
Gisella Rivoira. Alla famiglia e
al bambino la comunità esprime
l’augurio di una vita benedetta
dal Signore.
Mortale incidente
sul lavoro
PRAROSTINO — In seguito a
grave disgrazia sul lavoro, dopo
lunghi giorni di sofferenze, è deceduto all’Ospedale delle Molinette il nostro fratello Fornerone Enzo, all’età di 48 anni, il 1°
giugno. I funerali si sono svolti
nel tempio di San Bartolomeo
il 2 giugno.
Sabato 5 giugno, all’Ospedale
Civile di Pinerolo decedeva improvvisamente il nostro fratello
Fornerone Olinto delle Buffe, all’età di anni 56. I funerali si sono
svolti lunedì 7 giugno.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo la nostra simpatia cristiana,
come pure alle famiglie Gay e
Maro dei Grigli per la dipartenza del padre Salvatore Maro.
Iddio consoli i cuori affranti con
le sue luminose promesse.
Battesimo. Domenica 30 maggio abbiamo presentato al Santo Battesimo la piccola Chantal
di Barra Paolo e Avondet Gisella. Dio benedica questo tenero
agnello che si compiace di aggiungere al suo gregge.
Nozze. Domenica 8 maggio 1
nostri fratelli Avondetto Albino
e Enrichetta del Poli hanno celebrato le loro nozze d'oro; sabato 5 giugno nel tempio di San
Bartolomeo si sono uniti in matrimonio Monnet Ezio e la Signorina Sassoli Maura, rispettivamente del Roc e di Perosa
Argentina. Ai vecchi e ai nuovi
sposi vadano i nostri migliori
auguri e la benedizione del Signore.
Nozze d’oro
VILLASECCA
• Esprimiamo la solidarietà
cristiana di tutta la nostra comunità ai familiari di Ilda Ribet
ved. Menusan, deceduta dopo
lunga e lenta malattia. La « Buona Notizia » della resurrezione
dei morti in Cristo rafforzi la
nostra fede e la nostra speranza.
• I coniugi Giuseppe Emilio
Peyronei ed Ines Peyronel hanno celebrato il 50” anniversario
di matrimonio anche nella comunione fraterna del culto di
domenica 16 maggio. Voglia il Signore continuare a benedire questa loro unione vissuta nella
gioia e nella riconoscenza.
1° CIRCUITO
Campeggio al Prà
Dal 1" al 5 agosto avrà luogo
al Prà (Alta vai Pellice) un soggiorno per ragazzi in età di scuola media residenti nel circuito
prioritariamente. Il « campeggio » è aperto a non più di venti bambini. Per informazioni e
iscrizioni bisogna rivolgersi a
Franco Taglierò, che ha la responsabilità dell’iniziativa.
I TEMI Di
« PENTECOSTE ’82 »
Insieme per
costruire ia pace
Il messaggio ai partecipanti
Pentecoste '82 è iniziata sulla piazza di Ghigo con un programma di canti delle corali ed un messaggio che qui riproduciamo di Flavio Micol sul tema della giornata. Questo momento « sulla piazza », in parte compromesso dalla pioggia, ha
voluto essere una presenza verso l’esterno ed un invito.
« Perrero — Pentecoste '80 — Il motto dell’incontro di due
anni fa era "Insieme oggi per costruire il domani".
Sono passati due anni. Due anni che sono stati pieni di angosce, di ansie. Abbiamo visto, purtroppo, scatenarsi in tutto
il mondo una violenza portata dall’odio e dal risentimento.
L’esempio più clamoroso, perché più vicino nel tempo,
l’abbiamo con la guerra tra Argentina e Inghilterra, per il possesso delle isole Falkland. E non è tutto, perché se guardiamo
bene, non si combatte e non si muore soltanto lì, ma si combatte e si muore, in Africa, in Asia, nel Medio Oriente, in America Centrale.
E tutto questo ci fa vivere la nostra esistenza o nella
paura o nei tentativi di evasione (vedi droga).
Ebbene oggi ci incontriamo nuovamente qui a Prali con
un altro motto: "Insieme per costruire la pace".
La prima cosa però che dobbiamo chiederci è questa:
Siamo stati insieme in questo lasso di tempo? Abbiamo cercato
veramente di costruire il domani?
Perché costruire il domani vuol dire costruire la pace. Non
c'è domani senza pace.
Costruire la pace significa anche, lottare contro la fame
nel inondo, e contro ogni forma di ingiustizia sociale.
Non solo i cannoni ed i missili uccidono, anche la fame
miete la sua messe. E dove c’è fame non c’è pace.
Un bimbo su tre muore di fame nel terzo mondo, durante
il primo anno di vita. Ogni anno 5.000.000 di bambini muoiono
di difterite, perché non c’è vaccino; più di 300.000 diventaìio
ciechi per mancanza di Vitamina A.
E tutto questo mentre le spese militari aumentano ogni
giorno di più. Un aereo a reazione da guerra, un caccia, tanto
per intenderci, costa l’equivalente di 800 appartamenti. Una
mototorpediniera, cioè una delle più piccole navi da guerra,
l’equivalente di 500 ambulanze attrezzate di tutto il necessario.
Con la spesa di due carri armati si potrebbe costruire una
scuola delle più moderne per centinaia di ragazzi.
E questi sono solo alcuni esempi.
Nella nostra società esiste solo il criterio della sopraffazione, del dominio a tutti i costi.
Questo è purtroppo il metro usato da sempre dai paesi
che si dicono cristiani, siano essi cattolici che protestanti.
E tutto questo è terribile.
N-ei secoli la cristianità si è macchiata di delitti orribili
verso l’umanità.
Ebbene oggi si deve voltare pagina.
Le chiese devono, hanno il dovere inderogabile oggi più
che mai, di far udire la loro voce.
Tutte le chiese dalle più piccole alle più grandi, devaito
predicare la pace di Cristo. La sola vera pace. Le chiese devono
essere ai piedi della croce di Cristo, con umiltà. Troppa superbia è già stata seminata nel mondo, e le chiese sono venute meno alla loro vocazione, alleandosi molto spesso al carro del potere.
Ma essere umili non significa essere timorosi. Dobbiamo
essere forti e decisi.
E noi, piccola Chiesa Valdese lo sappiamo essere?
Nel giorno della Pentecoste lo Spirito soffiò potentemente sui discepoli. Molti pensano che oggi lo Spirito non soffi
più. Non c'è niente di più- errato. Se fosse così, oggi noi non
saremmo qui.
Il nostro fondamento è Gesù Cristo. Accanto.a noi abbiamo la sicura presenza di Cristo, di Colui che è venuto per
sconvolgere tutto, per fare piazza pulita di un determinato
modo di pensare e di vivere.
Cristo ha vinto la sua battaglia contro la morte, e morte
vuol dire distruzione e guerre. Cristo ha portato la giustizia
del Regno di Dio, l'amore, il servizio.
Il nostro compito di credenti è quello di operare in questa direzione, la sola vera via.
Il tempo delle parole è finito, è tempo di agire, prima che
sia troppo tardi, per poter scongiurare una catastrofe senza
ritorno.
Auguriamoci che oggi sia veramente l’inizio di questa
azione, Fazione che Cristo attende da noi ».
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5
11 giugno 1982
vita delie chiese 5
UN PANORAMA DEI CIRCUITI DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Geografia evangelica
Assente un solo circuito (Svizzera), tutti i circuiti hanno fatto pervenire al giornale relazioni e atti delle assemblee per la
consueta panoramica sulla vita
delle nostre chiese. Ad una lettura del materiale, due sembrano essere i temi che maggiormente hanno ritenuto l’attenzione delle assemblee di circuito
dello scorso maggio.
La pace
Molti circuiti hanno affrontato il tema della pace o valutando iniziative svolte durante l’anno (vedi « settimana della libertà»), o esprimendo l’adesione e
l’appoggio (anche finanziario) al
Convegno di Comiso. Naturalmente più attivo in questo e nell’organizzazione di delegazioni è
stato il Sud (anche se stupisce
la totale assenza di ogni menzione di Comiso nell’assemblea del
circuito calabrese). Il circuito
pugliese ha collegato la propria
assemblea ad una manifestazione pubblica la sera del sabato
22 maggio a Cerignola con la
proiezione dell’audiovisivo « E la
chiamano pace» e un dibattito
sul tema « Impegno dei cristiani
nella lotta per la pace ». Ordini
del giorno più articolati, anche
con la menzione esplicita di situazioni tragiche come quella
della guerra nell’Atlantico del
Sud sono stati votati dalle assemblee lombarda e pugliese.
Due circuiti (Liguria e Lazio)
hanno chiesto che il Sinodo dia
alle chiese un chiaro orientamento per la prosecuzione del
lavoro a favore della pace.
Nel complesso le assemirlee di
circuito riflettono in questo ciò
che durante quest’anno ha costituito il punto centrale di impe
gno, anche se sarebbe azzardato
affermare che abbia dominato
l’interesse e l’attività delle chiese nel loro complesso. C’è da
sperare che non si sia trattato
di un limitato fuoco di paglia e
che le chiese riescano ad allargare la cerchia dei membri impegnati in questo lavoro di testimonianza specifica delle nostre
chiese. Il Convegno di Comiso
ha dimostrato chiaramente come in questo campo il protestantesimo abbia la possibilità
di dire una parola sua, una testimonianza specifica, senza essere
« a rimorchio » di nessuno.
La predicazione
Più articolato è il secondo tema centrale, la predicazione, che
è stato affrontato da diverse angolature in parecchi circuiti.
In senso globale il tema è stato trattato nel circuito siciliano
che ha preso in considerazione
tutto ciò che canalizza l’annuncio evangelico aH’interno e all’esterno delle chiese decidendo
di svolgere un’indagine in proposito nelle chiese del circuito.
Alcuni circuiti si sono occupati della preparazione dei predicatori locali, o in genere dei ministeri, che costituisce uno degli
impegni preminenti del circuito
Piemonte-Valle d’Aosta (che ha
iniziato un corso di appoggio per
gli aspiranti predicatori locali);
il circuito siciliano organizzerà
un seminario di preparazione
per i predicatori locali; quello
toscano ha sottolineato la necessità di dare maggior cura ad una
preparazione ai ministeri su base interdenominazionale ; l’esigenza di un maggiore coordinamento nella predicazione è stata
espressa nel circuito campano;
la Lombardia sta studiando la
realizzazione di un ministero di
teologo itinerante pensato soprattutto in vista di un lavoro di
formazione.
In quest’ottica è interessante
notare le motivazioni con cui due
circuiti hanno discusso, approvandolo, il progetto di un 5“ professore alla Facoltà di teologia.
L’assembles di Portici, Campania, ha auspicato che questo potenziamento porti ad un impegno più incisivo della Facoltà
nella preparazione dei laici che
hanno scelto il corso di diploma
per migliorare il proprio servizio nella chiesa; quella di Cerignola, Puglie, ha espresso parere favorevole valutando il crescente interesse da parte delle
chiese nel fare teologia e la richiesta di una maggiore collaborazione dei professori della
Facoltà a questo fine.
E i pastori?
La cura e l’impegno nei confronti della preparazione dei ministeri e di un loro potenziamento risponde a un’indubbia necessità che da tempo è sentita nelle nostre chiese. Di questo non
ci si può che rallegrare, anche
se desta una certa perplessità in
chi legge gli atti delle assemblee
l’assenza di una uguale preoccupazione e di un uguale impegno
di ricerca di doni e di vocazioni per il ministero pastorale regolare e a tempo pieno. Il settore della predicazione non potrà
che giovarsi dell’apporto di ministeri ben preparati, ma risulterà ben presto depresso e carente se verrà a mancare l’ossatura di un corpo pastorale ben
preparato e adeguato al lavoro
complessivo delle nostre chiese.
Altri temi
Segnaliamo alcuni altri temi
che sono stati affrontati nei circuiti.
Alle Valli valdesi si discute su
due temi relativi al rapporto col
cattolicesimo : i matrimoni interconfessionali, che su invito del
circuito della Val Germanasca
sono stati discussi alla Conferenza del I distretto, e l’insegnamento della religione cattolica a
scuola nei suoi riflessi sugli insegnanti elementari evangelici.
Il lavoro delle Scuole domenicali è stato esaminato in particolare dal circuito ligure con riferimento alla difficoltà dei rapporti tra la chiesa e le famiglie
(per altro non certo confinata a
quel circuito) e conseguente necessità di potenziare il lavoro in
questa direzione.
Una certa espansione si può
rilevare dal fatto che alcuni circuiti hanno chiesto alle rispettive Conferenze distrettuali di consolidare la posizione di alcuni
gruppi. E’ così richiesta per Dipignano (Calabria) e Palermo
La Noce la qualifica di chiesa
costituita, mentre per Grotte
(Sicilia) è richiesta la qualifica
di chiesa in formazione.
Un ultimo rilievo riguarda una
assenza. Nell’anno in cui le chiese sono state impegnate a studiare il documento su «Ecumenismo e cattolicesimo » e in cui
il Sinodo si appresta ad affrontare in modo preminente questo
tema, nessuna assemblea di circuito ha trattato questo argomento. Speriamo che il motivo
risieda nel fatto che il mandato
di studio era stato rivolto dal
Sinodo alle chiese e non specificamente ai circuiti.
Franco GiampiccoU
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative delle chiese locali volte all’esterno 0 riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
Dibattiti con
la Comunità di Base
AOST.A — Com-Nuovi Tempi,
Tempi di fraternità, la Chiesa
valdese e la Comunità di base
presentano questi incontri-dibattito ;
— Venerdì 18 giugno, ore 21,
Saletta Palazzo Regionale; Religione e scuola, opinioni a confronto - Franco Giampiccoli,
Franco Barbero.
— Sabato 3 luglio, ore 15, Chiesa valdese: Ciò che è vivo e ciò
che è morto di Lutero a 500 anni
dalla nascita - Lietta Gandolfo,
Franco Barbero.
— Domenica 4 luglio, ore 10,
Chiesa valdese: L'ecumenismo,
a che punto è - Giuseppe Platone, Franco Barbero.
Conferenza
2® Distretto
MILANO — Nei locali della
Chiesa valdese di via F. Sforza
12/A si svolgerà la Conferenza
del II Distretto nei giorni 19 e
20 giugno (inizio ore 10).
Campo estivo
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (GR) — Al Centro della
« Salsicaia » i Gruppi Biblici Universitari organizzano un campo
estivo su « Le relazioni interpersonali nella vita cristiana ». Il
campo, che prevede anche lavori
di manutenzione del centro, si
terrà dal 4 al 18 agosto. Informazioni e iscrizioni presso GBU,
via Poggioli 9/17, 00161 Roma
(tei. 06/495.79.64).
CORRISPONDENZE
Reduce da una conferenza storica ad Agrigento il prof. Amedeo Molnàr è venuto fra noi per
due giorni insieme al prof.
G. Gönnet e alla sua Signora.
Domenica 23 maggio il fratello Molnàr ha rivolto un messaggio durante il culto alla Comunità di Dipignano parlando dell’Internazionale Valdo-Hussita,
nel medioevo sparsa in tutta l’Europa.
Di seguito ha parlato Gönnet
sulle Beatitudini, in particolare
sull’essere salo della terra, che
dà sapore, vita e scopo dell’esistenza cristiana.
A Cosenza Molnàr e Gönnet
hanno parlato sull’importanza di
essere una forza di minoranza
per la testimonianza cristiana.
Nel pomeriggio di domenica 23
c’è stata una visita a S. Giovanni in Fiore e a Célico, luoghi significativi dove nacque e visse
Gioacchino da F5ore.
Lunedi 24 maggio c’è stata una
visita ai luoghi storici dei Vaidesi di Calabria attraverso Montalto Uffugo, dove, sulla scalinata della Chiesa di S. Francesco
di Paola, fu compiuto l’eccidio
di 88 Valdesi nel 1561 e dove si
trova ancora il Borgo Ultramontano. Abbiamo proseguito per
S. Sisto dei Valdesi, S. Vincenzo
la Costa, Vaccarizzo, FMscaldo.
Abbiamo attraversato una zona,
nella quale la vegetazione è molto simile a quella delle Valli Vaidesi, tra i boschi di castagni;
qui si sono rifugiati i nostri fratelli perseguitati, finché non sono stati presi e massacrati dalla Inquisizione.
Giunti a Guardia Piemontese
abbiamo visitato la « Porta del
Sangue » e tutte le vie dedicate
ai personaggi della nostra storia.
Con nostra sorpresa abbiamo
trovato molte nuove vie dedicate ai Barba, a Calvino e anche
alla cittadina di Torre Pellice.
In visita alla Calabria vaidese
Ci siamo soffermati a lungo
osservando il Cippo posto da
noi a ricordo della strage del
1561 e il locale che abbiamo acquistato l’anno scorso, a ridosso
della Porta del Sangue, per farne un centro di ricerche storiche
con una mostra permanente e
una biblioteca circolante. Il prof.
Molnàr è stato lieto di essere
direttamente sui luoghi, teatro
di una storia, che già conosceva
e ha condiviso con noi le speranze per una rinascita di fede tra
la popolazione che porta ancora i segni di appartenenza all’antico popolo valdese, per merito del dialetto, dei nomi di persone e dei costumi di quei martiri, che morirono per restar fedeli al Signore.
Ringraziamo il fratello Molnàr
e i Gönnet per queste due giornate di piena comunione fraterna.
Visita
BIELLA — Domenica 23 maggio abbiamo avuto la gradila visita di un folto numero di bambini della Scuola Domenicale di
S. Germano Chisone, con le loro
monitrici e alcuni genitori. Durante il culto presieduto dal past.
Giovanni Conte, i bambini hanno
cantato alcuni inni accompagnati dalla chitarra di Daniele Conte.
Pranzo al sacco a Piedicavallo
(alta Valle del Cervo dove esiste
un Tempio Valdese) giochi, caccia al tesoro e... fuga precipitosa
sotto un acquazzone. Ritorno a
Biella dove i piccoli e i meno piccoli hanno trascorso un’ora lieta
al Luna Park!
Domenica di Pentecoste la co
munità si è rallegrata e si è stretta attorno a 3 catecumeni che
hanno chiesto l’ammissione in
chiesa: Antonio e Daniele Capostagno mediante il battesimo e
Simon Pietro Marchese mediante
la confermazione. La loro confessione di fede in Gesù Cristo, la
richiesta di essere fedeli anche
nelle piccole cose, sapendo che
anche di piccole cose è fatta la testimonianza cristiana ha riempito di gioia la comunità, che ringrazia il Signore a cui solo va la
gloria.
All’età di 79 anni è deceduto il
caro fratello Giacomo Schweizer,
per lunghi anni .Anziano della comunità. La chiesa ricordando
con riconoscenza a Dio la fattiva
partecipazione e la grande disponibilità dimostrata in ogni circostanza si è unita ai parenti nell’ascolto dell’Evangelo della Grazia, in cui egli aveva posto tutto
il fondamento della sua vita. Noi
ringraziamo il Signore di averlo
avuto come fratello nella comune
testimonianza al Signore Risorto!
Incontro a Viering
AOSTA-IVREA — Domenica
25 maggio le comunità di Aosta,
Ginevra e Ivrea si sono incontrate a Viering, dove ha avuto
luogo una numerosa àgape fraterna con cento partecipanti. Nella mattinata il culto ad Aosta è
stato presieduto dal past. Emidio
Campi.
La Scuola domenicale di Aosta e Viering si è recata il
9 maggio ad Angrogna. Ha così
potuto partecipare al raduno
delle Scuole domenicali della
Val Pellice e visitare per la pri
ma volta alcuni importanti luoghi storici valdesi.
Ad Aosta il past. Del Priore ha
tenuto una lezione al Seminario
vescovile su: « La lettura della
Bibbia », seguita da un interessante e intenso dibattito.
Ad Ivrea il culto del 6 giugno
è stato presieduto dai catecumeni, quello del 13 sarà presieduto dalla Scuola domenicale.
Il 10 giugno ci sarà un incontro
triangolare dei gruppi di servizio a cui partecipano Ivrea-Biella
ed Aosta.
La Chiesa valdese e la Comunità cristiana di Base di Aosta
hanno organizzato quattro incontri-dibattito periodici per giugno e luglio.
Confermazioni
PIACENZA — Domenica di
Pentecoste è stato un giorno
particolarmente lieto per la nostra Chiesa: Andrea Gabbiani e
Guglielmo Cavalli hanno confessato pubblicamente la loro
fede nel corso del culto e sono
stati accolti nella comunione
della Chiesa.
La famiglia di Andrea è evangelica da parecchie generazioni, egli quindi rappresenta, senza alcuna retorica, la continuità
di una benedizione iniziata con
la conversione di un Gabbiani
moltissimi anni fa. Guglielmo
Cavalli è di origine cattolica, ma
da anni cercava una comunità in
cui poter vivere la sua fede cristiana in maniera più autentica. La sua decisione di entrare
nella nostra Chiesa è maturata
dopo un lungo periodo di riflessione, nel corso del quale
ha avuto modo di conoscere
pregi e debolezze della nostra
comunità.
La presenza di Guglielmo tra
di noi è il segno che la nostra
comunità, nonostante incertezze
ed infedeltà, rappresenta un punto di riferimento evangelico per
dei giovani in ricerca.
Su questi due fratelli invochiamo la benedizione del Signore,
per una vita consacrata al servizio dell’Evangelo.
• Mercoledì 26 maggio ha avuto luogo nel Palazzo del Comune di Piacenza un incontro
tra il Sindaco, Stefano Pareti,
ed il pastore Antonio Adamo,
accompagnato da due membri
del Consiglio di Chiesa. Nel corso del cordiale colloquio, in cui
tra gli altri temi si è parlato
dell’atteggiamento degli evangelici di fronte allo Stato, i metodisti piacentini hanno espresso
al Sindaco la loro piena disponibilità a continuare a contribuire al dibattito culturale cittadino, apportandovi il loro specifico contributo di cristiani
evangelici.
A nome della comunità è stato offerto al Sindaco una copia
del libro di A. Penna e S. Ronchi « Il Protestantesimo ».
La nostra pace
OMEGNA e VERBANIA (NO)
— Le chiese metodiste di Omegna e Verbania sono state presenti alla « festa della pace » che
si è tenuta a Gravellona il 29-30
maggio. In tale occasione hanno
diffuso un volantino in cui, ricordando la loro adesione al
« Comitato dell’Altonovarese per
la Pace », hanno portato il loro
specifico apporto in un messaggio biblico centrato sulla conversione a Cristo che è la nostra
pace.
6
6 prospettive bibliche
Il giugno 1982
f segue da pag. 1 )
ira politica; quella dell’« arte
dell’impossibile » poiché, come
dice Gesù, quel che è impossibile agli uomini non lo è a Dio. E
noi credenti, non separandoci dagli altri, anzi stando uniti in tutto anche con i non-credenti, o
con quelli che si confessano tali,
non possiamo considerare il Signore assente dalla storia. Non
mi si dica che sono nell’irreale,
perché allora anche la nostra
salvezza personale è irreale! Proprio noi che attendiamo con
grande speranza il nuovo di Cri-sto, il Suo Regno, possiamo essere vicini ai titubanti, a quelli
che sono incerti nella ricerca di
una via nuova, per dir loro con
amore che la via nuova non la
si trova nelle indicazioni del passato, ma in una profonda tensione verso il futuro, in quella
creativa fantasia che viene dalramore, dall’amore per gli altri,
dall’agape, cioè da Cristo. Questa
è la via, scrive Paolo. La sola Via
perché il corpo dell’umanità, come pure delle nostre chiese, possa trovarvi armonia di funzionamento e di unità.
Negli argomenti politici occorle scendere a fatti concreti per
comi^renderci e discernere quali
sono le nostre scelte, quelle cioè
che l’agape di Cristo ci indica.
E poiché le situazioni non sono
sempre chiare occorre aiutarci a
vicenda sulle decisioni da prendere. Oggi abbiamo due fatti terrìbilmente concreti; le Falkland
e Comiso.
Le Falkland
Vediamo rapidamente il primo;
1. Quel che ci ha allarmato
è lo spirito nazionalista che è
emerso in ambedue le nazioni
contendenti. Nazionalismo che è
un vecchiume dal quale non può
uscire alcunché di buono, assolutamente antitetico all’agape,
perché questa conosce solo la
LA PREDICAZIONE DI APERTURA DEL CONVEGNO DI COMISO
Impariamo la Via per eccellenza
fraternità fra i popoli ed il loro
aiuto reciproco e non i confini.
2. - V’è il richiamo consunto,
per propaganda, ad un principio
anticolonialista ove il colonialismo non c’entra affatto. Difatti
gli abitanti delle Falkland sono
poveri pastori scozzesi che espulsi un secolo e mezzo fa dai latifondi del loro paese sono andati
a cercarsi dei pascoli in terre
così lontane. E gli abitanti son
solo loro. E la terra è per l’uomo,
non l’uomo per la terra.
3, - La sproporzionata reazione britannica. Reazione di potenza antitetica all’agape. Ché se
avesse pensato non tanto al suo
orgoglio imperiale, ma agli uomini, avrebbe speso meno dando 5 miliardi a ciascuno degli
abitanti e riportandoli nella loro
antica terra. Ma qui non c’è l’amore per l’altro, l’agape. Fra le
vittime ci saranno non pochi degli scozzesi delle Falkland, discendenti degli emigrati.
4 - La grande amarezza; in
tanti c tanti anni quale dei governi d’Europa o degli Stati Uniti o del Canadá ha pensato alle
repressioni che avvenivano in
Argentina, ai prigionieri, ai 20.000
scomparsi le madri dei quali
ogni settimana vanno in processione dalla Plaza de Mayo davanti alla Casa Rosada per implorare la loro liberazione o almeno per sapere dove essi sono?
5. - Infine, una parola proprio
alla chiesa. Essa non deve essere mossa da un principio di equidistanza fra i contendenti ma
dallo spirito di profezia. E questo è mosso dall’amore anche
per i nemici. Questo significa sa
per anche portare lo scandalo
deH’offesa, dell’offesa alla propria
nazione, purché si evitino morte
e sofferenze. E questa è la via
per la salvezza del mondo tanto
più in un’epoca in cui appare
evidente che la guerra non è più
mezzo di difesa se la difesa è
degli uomini e non dei territori.
Comiso
E veniamo a Comiso. Comiso
che è divenuta emblema di una
lotta contro gli armamenti, contro la guerra come mezzo di risoluzione dei problemi internazionali, per la pace fra gli uomini in ogni parte del mondo e non
solo nel triangolo siciliano. I cittadini di Comiso devono saperlo; gli occhi del mondo li stanno osservando.
Che cosa ne viene fuori, se osserviamo il problema alla luce
dell’agape, cioè di Cristo unica
via di salvezza?
Vediamolo in alcuni punti essenziali;
L I missili della base di Comiso, come altre basi militari,
rendono molto difficile il ministero, il servizio della riconciliazione che specificamente è il
servizio dei cristiani. I missili
inevitabilmente provocano reazioni e paura, fatti negativi per
ogni opera di distensione.
2. I missili sono il segno visibile dell’opposto dell’agape che
è amore per l’altro, come lo è
tutta la politica di potenza. E qui
l’altro, il prossimo, sono quelli
cui sono destinati, e lo sono i Siciliani esposti alla ritorsione. Il
concetto di guerra giusta dura
to da Costantino al Concilio Vaticano II è finalmente caduto come assurdo. Ora però chiunque
nuò vedere che la guerra non
può neppur essere considerata
come mezzo di difesa, se son gli
uomini e non i territori il suo
oggetto. La migliore difesa ■ è
quella di non aver alcuna difesa. Le relazioni fraterne fra i
popoli sono l’unico mezzo possibile per creare l’ambiente della pace e renderla stabile.
3. - In Germania si dice meglio rossi che morti. E’ già un
passo, ma per noi cristiani deve
esser chiaro che è meglio esser
morti che assassini. Meglio dalla parte di Abele che da quella
di Caino. Recentemente alla televisione l’inventore della bomba N, credo che si chiami sig.
Cohen, replicava a chi gli parlava della micidialità di quell’arma
anche fra i civili, dicendo « tante sono nemici! », come se i nemici non fossero persone come
noi, con gli stessi sentimenti, gli
stessi affetti, gli stessi bisogni.
4. Si dice che se non ci difendiamo i russi, o altri, ci invaderanno. Ma che cosa ci dice Leva nge'o? « L’agape caccia via la
paura »! Se verranno questi avversari — e questa ipotesi è meno probabile di una guerra atomica in quest’ultimo scorcio di
secolo — niente ci impedirà di
amarli, e di essere con loro nella lotta per la libertà, per la democrazia, accanto più che mai
ai dissidenti come Sacharov, per
una democratizzazione della vita
dal di dentro e non dal di fuori.
Direte che ciò non è mai accaduto in nessuna parte del mondo, ma l’agape, cioè Cristo, è po
tente da creare il nuovo, ciò che
ancora non è realizzato.
Per una cultura
della pace
Penso che la cosa più necessaria sia la creazione di una cultura della pace, di una nuova cultura che dimenticando il passato
doloroso dell’umanità ci incammini verso un mondo nuovo. E
la via per questo è solo l’agape.
La sola politica che ha prospettive di salvezza per l’umanità.
Sempre mi meraviglio come cose così chiare non siano capite
e si insista nel continuare per
strade cieche e senza uscita.
Ho parlato ben poco di missili
e della loro potenzialità; ognuno
ne è ormai molto informato. Più
importante, secondo me, è di scoprire la via perché nell’umanità
ci sia armonia, fratellanza e pace. E la via è quella dell’agape.
Non ce n’è alcun’altra. E’ la
sola via. Chi ha creduto in essa,
cioè in Cristo, ha un compito urgente e di smisurata importanza, quello di farla conoscere a
tutti gli uomini. E verrà il giorno in cui tutti si volgeranno a
Colui che è stato crocifìsso, perché volevano farlo fuori dalla
storia... ma egli è risuscitato e
preme sulla storia. Perciò è Lui
il solo salvatore e il suo nuovo
mondo è il solo vero.
Lottiamo contro i missili a
Comiso, questo è giusto, ma lottiamo guidati dall’agape che è più
che nonviolenza perché essa rimane la bussola che ci indica la
vera direzione sia per la j>ace,
sia per l’armonia delle varie parti del corpo dell’umanità, sia infine per una vita veramente nuova degna di essere vissuta.
Ado’periamoci per far comprendere questa nuova politica a tutti. Questa è la sola via. La via
per eccellenza.
'Tullio Vinay
PER UNA TEOLOGIA
DELL’INFORMAZIONE
Tra le tante teologie prodotte in questi
anni mi sembra che una importante manchi ancora di essere scritta; una teologia
dell’informazione. Sarebbe interessante,
proprio ora nel pieno dei mass media, se
qualcuno iniziasse una vasta riflessione
sul significato teologico dell’informazione, o almeno si limitasse a mettere insieme quei frammenti di discorsi, di
spunti teologici prodotti nelle varie riflessioni dei credenti intorno al 4“ potere dell’informazione, spesso condizionato
pesantemente dal 5" potere che è l’economia. Su questo giornale sinora chi si
è avventurato con una certa speditezza
in questo campo è Aurelio Penna, non vi
sono molti altri contributi di riflessione teologica sui problemi dell’informazione.
Eppure la chiesa, al pari di tante altre
associazioni umane internazionali, può
essere paragonata ad una grossa agenzia di stampa che riceve ed emette in
continuazione informazioni, commenti,
giudizi. La chiesa cristiana nei suoi quasi 2.000 anni di storia ha sempre cercato,
con i mezzi che ha potuto avere a disposizione, di trasmettere la buona notizia
che aveva a sua volta ricevuta; l’Evangelo. Adesso non stiamo qui a guardare
come nei secoli ha trasmesso questa notizia. Sta di fatto che ha trasmesso e
trasmette.
Alle origini
L’origine di questa trasmissione nasce
dalla parola orale di Gesù, dalle sue immagini semplici di vita come erano le
parabole, dai suoi radicalismi taglienti,
per arrivare, nel giro di qualche anno,
alla parola scritta del canone neotestamentario. Si pensi alle lettere di Paolo
che in talune comunità di neo-convertiti
circolavano come prezioso giornale dell’epoca.
Si arriva poi alle parole rappresentate dalla pittura o dalla scultura che cercano di spiegare la Scrittura o la tradizione della chiesa alle masse illetterate
che sanno guardare ma non sanno leggere: erano gli audiovisivi del tempo.
In seguito sopraggiunge l’era di Gutenberg con la sua parola stampata e qui
la Riforma cinquecentesca fa la parte
a cura di Gino Conte
Lo studio che pubblichiamo in questo numero è la rielaborazione di una riflessione biblica tenuta dal pastore Platone alla riunione della redazione dell’Eco-Luce
svoltasi a Borgio Verezzi l’l-2 maggio.
del leone. Si racconta che Lutero, nel
pieno della sua battaglia, riuscisse a far
lavorare contemporaneamente quattro
tipografie e che queste stentassero a star
dietro alla sua produzione.
Chissà se oggi sappiamo utilizzare i
nostri moderni e rivoluzionari mezzi di
comunicazione con la stessa autorità e
libertà con cui la Riforma seppe utilizzare la carta stampata? Dominiamo noi
il mezzo o ne siamo assoggettati? Rimaniamo nell’ambito di un’informazione
obiettiva o sconfiniamo spesso e volentieri nella propaganda? C’è sempre il rischio per chi utilizza i mezzi di comunicazione di presentare, parlo sempre dei
credenti, un Evangelo parziale, o noioso,
inattuale o difficile (illudendosi di essere
profondi). Non è certo un compito facile. Ma la chiesa dovrebbe essere esemplare sia nel modo di utilizzare i mass
media sia nei contenuti.
Dietro la notizia
Ho colto questo sforzo, nel nostro piccolo ambiente, in alcune note di Piero
Bensi nel culto radio della domenica
mattina o in certi servizi di Maiocchi
andati in onda a « Protestantesimo » in
TV. Si tratta in sostanza, mi pare, di lasciare che l’Evangelo sveli la vera natura dell’informazione del mondo. Si tratta, in poche parole, di capire cosa c’ò
dietro la notizia. E come evangelici dovremmo essere maggiormente perspicaci nel leggere i fatti che succedono intorno a noi. Dovremmo cogliere di più e
meglio i segni dell’autodistruzione dell’uomo 1982 e allo stesso tempo saper
cogliere i segni della presenza di Dio
nel mondo di oggi.
È indubbiamente più difficile saper leggere dietro la notizia che non semplicemente registrarla o commentarla. Facciamo un esempio; Hitler sali al potere
setto gli occhi di tutti, ma pochi furono
gli occhi che seppero realmente vedere
i tragici sviluppi successivi. Lo intuirono
un Karl Barth, un Martin Niemoller e in
Italia un Ferdinando Geremia. Ma quanti
giornalisti, credenti o meno, nel 1933 non
riuscirono ad andare al di là del proprio
naso?
Vorrei qui citare l’esempio di una bella predicazione di Barth, scritta nel 1934,
purtroppo da noi ancora inedita. Commentando l’episodio del buon pastore di
Giovanni 10, Barth nel descrivere la figura del mercenario che fugge all’arrivo
del lupo in realtà parla di Hitler. « Guardate — scrive Barth — quest’uomo quant’è forte, verace. Come sa chiarire gli
enigmi dell’esistenza, guardate quanta
sofferenza e disperazione sa sopportare.
Guardate come conosce bene il modo di
nascondersi di fronte a se stesso, e quello di fuggire... ma conosce pure un modo
migliore; quello di crollare una, due, tre
volte e rialzarsi sempre e nella caduta
definitiva, tuttavia, essere un eroe. Non
vogliamo dunque affidarci a lui? A quest’uomo che sin dove spazia la mente
umana sa proprio tutto? ...ma quest’uomo non può, né potrà salvarci dal pericolo ultimo della nostra esistenza. Quando saremo realmente minacciati quest’uomo mancherà all’impegno, diventerà
invisibile e ci troveremo soli... ».
Gesù e ¡1
fatto di cronaca
Un altro esempio interessante ci viene
dallo stesso Evangelo. In Luca 13 Gesù
riflette su di un fatto di cronaca. A Gerusalemme per ragioni rituali un gruppo di Galilei (forse Zeloti) causa dei disordini in città e la guarnigione romana
reprime nel sangue il tentativo di sommossa. Questo fatto viene raccontato a
Gesù per fargli dire cosa realmente lui
pensa della relazione tra colpa e disgrazia. Gesù, che tra l’altro dalla Galilea
sta andando a Gerusalemme, non spende
una parola per criticare la politica sanguinaria di Pilato ma si preoccupa del
come questo fatto di cronaca cittadina
è stato interpretato. La notizia del massacro di Gerusalemme nel momento stesso in cui è stata trasmessa è stata caricata di un particolare significato che Gesù svela ed evidenzia. Gesù contrappone
l’annuncio alle false interpretazioni del
fatto di cronaca, restituendo così al fatto
di cronaca la sua vera obiettività. I Galilei massacrati, dice Gesù, non sono più
colpevoli di altri Galilei. Colpevoli siete
voi — sembra dire Gesù — che avete
manipolato questa notizia per crearvi
un alibi, per sentirvi migliori di altri o
per innalzarvi e intimamente gioire delle crisi altrui. Ma c’è di più. Non è escluso che Gesù parli qui della prossima
vittima di Pilato, cioè di se stesso. E che
quindi il sacrificio a cui va incontro venga inteso come la giusta condanna di una
colpa. Gesù vuole sfatare, demitizzare
questo antico luogo comune per il quale
la disgrazia è segno di colpevolezza non
solo a parole ma nei fatti. Infatti l’innocente di Dio, 1’« agnello menato allo scannatoio » non solo condividerà sino in
fondo la stessa sorte delle vittime di Pilato ma a partire da lì sarà l’unica giustificazione del peccatore.
Gesù parlando delle vittime del suo
tempo parla di se stesso; il suo dire non
è dissociato dal suo agire. Colui che aveva colto dietro il fatto di cronaca la vera intenzione dei suoi interlocutori (il
rifiuto di convertirsi alla volontà di Dio)
e aveva smitizzato un luogo comune di
segno antievangelico (sofferenza uguale
colpevolezza), morendo sul Golgota dimostra nei fatti quello che aveva detto
a parole.
In Luca al termine dei commenti di
Gesù su fatti di cronaca del suo tempo
incontriamo l’immagine del fico sterile,
quasi degna conclusione per coloro che
non sanno più cambiare la propria vita, la propria mentalità.
E noi? Fino a che punto i nostri commenti evangelici alla realtà del paese
non tradiscono spesso una certa presunzione di fondo, una certa autogiustificazione delle nostre scelte che non sono
richiami alla conversione a Dio ma spesso opinioni comuni? Verniciate di teologia. Ma opinioni anch’esse da rivedere,
da rileggere, anzi da demitizzare di fronte
all’Evangelo. Ma il discorso è ancora tutto da fare.
Giuseppe Platone
7
U giugno 1982
_______________________________obiettivo aperto 7
CQMISO 30 MAGGIO -1 GIUGNO: CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLE CHIESE EVANGELICHE DELLA SICILIA
"FEDE E IMPEGNO PER LA PACE”
Le relazioni di Paolo Ricca sulla teologia della pace, di Emidio Campi sul nodo
est-ovest e nord-sud, di Jan Faber sui moviinenti per la pace in Europa, di Alberto
Tridente sulla riconversione dell’industria
bellica e di Enea Cerquetti sull’equilibrio
politico nell’area del Mediterraneo, hanno
costituito il telaio portante del Convegno.
Non è rimasto molto tempo per il lavoro
dei gruppi ridotti da 5 a 3 (teologia, pacifismo, equilibri militari). Di questo materiale daremo notizia nei prossimi numeri.
In questa pagina riportiamo la mozione finale e dati sulle adesioni e partecipazioni.
Nei giorni 30/5-1/6/1982 si
è svolto a Comiso un
convegno internazionale
di studio organizzato
dalle chiese battiste, metodiste e
valdesi della Sicilia e con l’adesione di: Conferenza delle Chiese
Europee, Alleanza Riformata
Mondiale, Consiglio Ecumenico
delie Chiese, Tavola Valdese,
Unione Chiese ev. Battiste, Federazione Chiese Evangeliche, Federazione Giovanile Evangelica
in Italia. Il tema del convegno è
stato: Fede e impegno per la
pace.
I partecipanti provenivano, oltre che dalle chiese protestanti
italiane, da organismi ecumenici internazionali come il CEC,
da chiese degli USA e dell’Europa orientale e da movimenti nonviolenti.
Consideriamo importante aver
svolto questo nostro incontro a
Comiso dove stanno iniziando i
lavori per la costruzione di una
base per 112 missili Cruise a testata nucleare. Siamo consapevoE che Comiso e con essa l’intera
Sicilia è posta di fronte a un bivio: da una parte difatti può
compiersi fino in fondo un processo di militarizzazione dell’area
mediterranea che certo aggrava
la tensione internazionale e costituisce un terribile segnale, solo
il primo di un riarmo che interessa tutta l’Europa. Comiso d’altra
parte può diventare punto di riferirnento ancor più significativo
per il vasto movimento per la
pace che si è affermato in questi
mesi.
La nostra presenza a Comiso
in questi giorni, in altre parole,
conferma e rilancia il nostro concreto impegno per la pace, oggi
primariamente rivolto al rifiuto
dei missili in Italia e in tutta
Europa. Riteniamo inoltre, proprio in considerazione della situazione geografica ed economica di Comiso come area di cerniera tra lo sviluppo e il sottosviluppo, che questo ponga il problema fondamentale della giustizia nei rapporti Nord-Sud.
_ In questo ambito il convegno
si è soffermato anzitutto sulla ricerca di un fondamento biblico
per l’impegno dei cristiani inseriti nel movimento per la pace. I
temi biblici sui quali il convegno
si è soffermato maggiormente sono stati tre: amore (agape), pace
(shalom), giustizia (tsedeq).'
Mentre esistono un amore, una
pace, una giustizia umane, nella
Bibbia queste si riferiscono essenzialmente alla fedeltà di Dio
verso il suo popolo, come un intervento operato da Dio e dal
quale procedono una nuova creazione e una nuova vita. Esse non
si riferiscono soltanto al miglioramento delle cose esistenti, ma
costituiscono un nuovo fondamento dell’esistente.
In questo contesto, convinti che
la battaglia per la pace è anche
una battaglia per l’informazione
ed il controllo democratico delle
scelte politiche ed economiche
della difesa, riteniamo della mas
sima importanza l’approfondimento delle analisi sui temi del
riarmo, degli equilibri militari,
della riconversione deU’industria
bellica. L’importanza di una strategia alternativa alla corsa al
riarmo, allo spreco di risorse essenziali allo sviluppo ed alla lotta
contro la fame, consiste proprio
nella riconversione deH’industria
delle armi. E’ un test-verità e
verifica del tradurre appelli in
azioni concrete: e ciò si realizza
nel ricercare ed impegnarsi affinché nessuno sia obbligato a sperare nella guerra per sicurezza
occupazionale o del reddito.
Ci è stato altrettanto importante stabilire nel corso del convegno contatti con il movimento
siciliano della pace e ascoltare
esperienze di altri movimenti europei la cui voce ci è giunta attraverso Mient Jan Faber, segretario del consiglio interconfessionale per la pace in Olanda. Un
momento significativo è stato infine rincontro con la popolazione
di Comiso.
Raccomandazioni
Lanciamo un pressante appello a tutte le nostre chiese affinché si impegnino, oltre che a proseguire la riflessione sui temi della pace,
ad essere parte attiva e qualificata del movimento esprimendo
in esso con forza e coerenza le
motivazioni evangeliche che ci
animano;
Militari fermano il pullman del Convegno al cancello dell’aeroporto
a promuovere negli ambiti più
diversi e con particolare riferimento alle generazioni più giovani (si pensi a quanto potrebbero fare le nostre scuole domenicali e gli insegnanti evangelici),
l’educazione alla pace e ai temi
che ad essa si collegano: giustizia, sviluppo, nonviolenza ecc.;
a sostenere tutte quelle iniziative di riflessione, ricerca e mobilitazione anche promosse da altre forze che tendono a obiettivi di pace;
a sostenere ed incoraggiare la
pratica dell’obiezione di coscienza al servizio militare e alla fabbricazione delle armi come concreta ed individuale espressione
di un impegno per la pace.
Riteniamo di dover attirare
l’attenzione delle chiese europee
ed extra europee sul nostro impegno contro i missili a Coraiso, la cui installazione avrebbe
conseguenze incontrollabili sul
piano della sicurezza nel Mediterraneo e nel mondo.
Inoltre proprio da Comiso,
questa cerniera tra l’area dello sviluppo e del sottosviluppo, ci
appelliamo alle chiese perché colleghino l’impegno della pace nel
quadro più generale della questione dello sviluppo sociale e
del rapporto Nord-Sud in Europa e .nel mondo, sapendo che il
problema fondamentale della pace resta l’ingiustizia economica e
sociale che prevale sul nostro
pianeta. Non vi sarà soluzione alle tensioni, alle contraddizioni e
ai conflitti politici che minacciano e avvelenano le relazioni internazionali finché non ci sarà un
nuovo ordine economico che stimoli lo sviluppo integrale dei popoli e riduca la disuguaglianza
tra le nazioni.
Invitiamo gli organizzatori del
convegno a indire un « Comiso
day » nel quale venga espressa
la solidarietà del mondo evangelico internazionale alle persone e agli organismi che lottano
a Comiso.
"G
Ui scopi del Convegno
di Comiso sono identici agli scopi del
Consiglio Ecumenico
delle Chiese e di ciò che esso
rappresenta », ha dichiarato
Friedhelm Solms, venuto a Comiso in rappresentanza del Consiglio Ecumenico delle Chiese di
Ginevra.
K Diciamo ai politici e ai governanti all’ovest come all’est
che conosciamo il comandamento di Dio che ci dice di amare
più lui e la sua legge che quella
degli uomini e che ci rifiutiamo
di seguirli sulla via che porta
sempre più al riarmo », ha detto il pastore Fritz Weissinger del
Diakomsches Werk tedesco, ben
conosciuto dalle chiese italiane.
Il profilo del convegno
Wallace M. Alston, rappresentante della Chiesa presbiteriana
unita in USA, ha detto : « Sono
qui davanti a voi per ricordarvi
che esiste un’altra America che
non è rappresentata dal Pentagono, né dalla linea dura dei politici, un’America che sta dimostrando e agendo per la pace e
il disarmo nel mondo ».
« Che senso ha difenderci —
si è chiesto il professor Aat Dekker, venuto in rappresentanza
delle Chiese evangeliche olandesi — quando difendendoci non
Le due sorelle
« na benignità e la verità
si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate ».
Fai giustizia e avrai pace,
di modo che la giustizia e la
pace si bacino. Se non ami la
giustizia non avrai pace, perché entrambe si amano e si
abbracciano. Chi realizza la
giustizia incontra la pace,
questa abbraccia la giustizia.
Sono amiche. Porse tu ami
runa e non frequenti l’altra,
perché non c’è nessuno che
non ami la pace, ma non tutti
vogliono mettere in pratica la
giustizia. Se tu chiedi a tutti
e .a ciascuno degli uomini:
ami la pace? l’intero genere
umano ti risponderà all’unanimità: la desidero, l’anelo,
la voglio, l’amo. Allora ama
anche la giustizia, perché sono amiche e si abbracciano
l’un l’altra. Se non ami l’amica della pace, essa non ti amerà e non verrà a te. Credi che
sia qualcosa di grande desiderare la pace? Qualsiasi uomo perverso la desidera. Perciò, è una buona cosa la pace.
Ma pratica la giustizia, perché la giustizia e la pace si
abbracciano fra di loro e non
litigano.
(Agostino, Conunenlo ai Salmi, 85: 10 — Onesto testo è
stato fatto pervenire dal Segretario della Federazione
Mondiale Studenti Cristiani
del Medio Oriente, che non ha
potuto partecipare per l'inagihilità dell’aeroporto di Beirut, Libano).
solo uccidiamo chi ci è di fronte
ma anche noi stessi?»
Il prof. Joel McClelIan, rappresentante della Chiesa di Cristo negli Stati Uniti, ha detto:
« In futuro non saranno solo i
militari a conoscere Comiso, ma
milioni di persone che lottano
per la pace nel Nord America e
nel mondo e che in questa lotta
saranno con voi ».
« Il nostro Consiglio Ecumenico Nazionale negli Stati Uniti —
ha affermato il pastore battista
Larry Witmer, direttore dell’Istituto Ecumenico di Rochester,
New York — ha deciso che il
primo passo da fare consiste nel
congelare gli armamenti nucleari esistenti ». Il pastore Witmer
ha recato un messaggio di adesione della Chiesa metodista unita in U.S.A.
Hanno inoltre portato il saluto delle loro organizzazioni Joe
Peacock (USAI, segretario delTlnternational Pellowship of Reconciliation. Ed Grace (USA),
del Centro Interconfessionale
per la Pace di Roma. Gheorghe
Vasilescu, Romania, della Chiesa ortodossa di Torino.
Dall’Italia
Tra gli italiam hanno portato
messaggi di adesione il Prof. Giacomo Cagnes, ex sindaco di Comiso, presidente del Comitato
Unitario per il Disarmo e la Pace di Comiso; Davide Melodia
per il Movimento nonviolento.
Lega per il disarmo unilaterale;
Francesco Sal.ia, segretario regionale di DP in Sicilia; Luigi
Colajanni, segretario regionale
del PCI in Sicilia; Franco Bian
ca per la FIM CISL di Torino,
Aldo Ferrerò per Agape, Hedi
Vaccaro per il Movimento Internazionale della Riconciliazione;
Paolo Naso per la Federazione
della Gioventù Evangelica in Italia; un rappresentante di una
Comunità di base cattolica di
Ragusa.
Presenti in rappresentanza degli organismi che hanno appoggiato il Convegno, Franco Sommani (Federazione Chiese evangeliche), Salvo Rapisarda (Unione Chiese Evangeliche Battiste
in Italia), Giorgio Bouchard (Tavola valdese), Sergio Aquilante
(Opera per le Chiese evangeliche
metodiste m Italia). E inoltre
rappresentanti di vari circuiti e
chiese locali valdesi, metodiste
e battiste.
Tedeschi e Italiani
Tedeschi e italiani sono oggi legati gli uni agli altri da
un comune pentimento e da
un comune interesse per la
pace. In quanto Potenze, insieme hanno lottato, ucciso e
devastato altri paesi nella
guerra di Hitler e Mussolini.
Insieme sono oggi destinati a
costituire, sul campo di battaglia dell’Europa, il bersaglio della Terza Guerra Mondiale. Armi atomiche di attacco devono essere installate
nella Germania federale e in
Italia. Da noi come da voi è
sorto un movimento per la
pace con lo scopo di costringere i nostri governi, con la
pressione emergente dalla base, a rinunciare a piani di una
tale incoscienza criminale. Finalmente si sono svegliati
molti cristiani nelle chiese e
si sono accorti che non è
possibile contemporaneamente essere cristiani e dire sì
all’armamento nucleare.
Da voi e da noi il movimento per la pace costituisce
un enorme rafforzamento re
ciproco. Il vostro movimento
per la pace è in particolare
per noi tedeschi un grande
aiuto. Poiché il nostro governo federale ha dato il suo benestare per l’installazione dei
mi,ssili Pershing II e Cruise
nelle Repubblica federale a
condizione che la Germania
federale non sia l’unico paese
europeo ad ospitare tali installazioni. Se voi in Italia
riuscirete ad evitare l’installazione di questa terribile arma sul vostro territorio, allora noi della Germama occidentale saremo in grado di
opporre al nostro governo la
condizione che esso stesso ha
posto.
La nostra lotta costituisce
non soltanto una comunità
politica ma anche una comunità ecumenica. Essa è un comandamento della fede cristiana. Chiedo per il vostro
convegno e per la vostra lotta la benedizione di Dio e il
suo Spirito che dà forza.
Helmut Gollwitzer
8
8 ecumenismo
Il giugno 1982
UNA PREVISIONE SUL PERIODO CRITICO CHE STA DAVANTI A NOI I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
“Remigranti”, gente di nessuno
Integrazione?
Quando la casa sta bruciando non si aspetta una settimana
per chiamare i pompieri...
Con queste parole un rappresentante dei « remigranti » (coloro che dopo anni di emigrazione ritornano in patria, spesso senza lavoro, senza assicurazioni, spesso ammalati...) si è
rivolto ai partecipanti dell’Assemblea generale del Comitato
Europeo delle Chiese per l’Emigrazione (CECE) riunito ad Atene e Salonicco dal 7 al 14 maggio 1982. « Noi remigranti non
siamo solo manodopera o forza
lavoro, siamo degli esseri umani » ha continuato rivolgendosi
ai rappresentanti delle chiese
protestanti, anglicana, ortodossa,
agli osservatori della chiesa cattolica, ai vari osservatori di organismi economici e politici della Comunità Europea.
Tema centrale dell’incontro è
stato il problema del « ritorno
degli emigrati », problema che è
stato possibile concretizzare con
il caso specifico della Grecia.
L’ultima assemblea generale del
CECE aveva infatti costituito un
gruppo di lavoro che dopo aver
approfondito il tema attraverso
uno studio ed una visita alle
zone più colpite dal fenomeno ha
sottoposto il risultato del lavoro
all’assemblea generale.
Nessuno li vuole
L’assemblea ha potuto constatare quindi sulla base del lavoro
svolto e attraverso varie testimonianze di remigranti, visite
ai loro villaggi e conferenze di
esperti, la vastità e l’urgenza
del problema. In linea generale
si può dire che dopo la chiusura del flusso migratorio nel 1973
c’è stato un numero assai elevato di persone che sono ritornate in patria. Questa tendenza
continua fino ad oggi, con circa centomila persone all’anno
che rientrano nei paesi d’origine. I paesi d’immigrazione favoriscono questa tendenza mediante degli incentivi economici giustificandola con il fatto che lo
sviluppo tecnologico richiede
sempre meno manodopera. In
realtà avviene che a ritornare
sono in genere i vecchi, quelli
fisicamente più deboli per i quali il paese d’immigrazione dovrebbe spendere cifre importanti per le assicurazioni. Al tempo stesso la grande industria
continua a procurarsi manodopera più giovane e più a buon
prezzo nei paesi del terzo mondo.
Dal canto loro i paesi d’emigrazione non sono affatto soddisfatti per il rientro di questo
massiccio numero di emigrati
che cercano lavoro, hanno bisogno di essere assistiti, di reintegrarsi nella vita economica e
culturale del paese. Inoltre paesi come la Grecia, l’Italia, la
Spagna sono nel frattempo diventati essi stessi paesi d’immigrazione di manodopera in provenienza dal terzo mondo (solo
in Italia ci sono ormai più di
settecentomila operai stranieri
provenienti dall’Africa, Asia, Medio Oriente).
Finora con la tipica politica
dello struzzo si è cercato di
ignorare questo problema del
rientro dei migranti. Si è minimizzato il fenomeno etichettandolo come una scelta individualistica per la quale ognuno doveva cercare una soluzione personale. Ma in realtà la mancata attenzione da parte delle autorità al fenomeno sta cominciando ad avere delle terribili conseguenze: durante l’assenza dell’emigrato le terre rimangono
spesso incolte per cui al suo
ritorno egli non può contare sulle terre come possibile
fonte di reddito; la casa che si
è potuto costruire a prezzo di
sacrifici non serve a niente se
Jion c’è lavoro. E se ha aperto
un ristorante o un piccolo negozio molto spesso questo non
è sufficiente per permettergli di
vivere.
Un appello
Di fronte a questa situazione
sconcertante, situazione che la
crisi economica dei paesi d’immigrazione e d’emigrazione unita al crescente razzismo nei paesi d’immigrazione farà indubbiamente aggravare, il CECE ha
lanciato un appello ai governi
dei paesi d’immigrazione affermando che la politica del ritorno è una politica disumana e discriminatoria oltre a non risolvere i problemi economici, sociali e politici di quei paesi. Il
comitato ha affermato il diritto
al lavoro per coloro che risiedono e lavorano nei paesi d’immigrazione e al tempo stesso ha
auspicato una politica economi
ca che preveda lo sviluppo delle
zone periferiche della Comunità Europea con la creazione di
nuovi posti di lavoro e rispettive
garanzie sindacali.
L’assemblea ha ribadito il suo
impegno per la ricerca di una
società giusta, con elementi di
partecipazione e ecologicamente degna di essere conservata
chiamando le chiese che sono
membro ad un impegno non solo
spirituale ma anche socio-politico in favore delle vittime dell’ingiustizia e dello sfruttamento.
L’assemblea ha infine stabilito
il programma di lavoro per i
prossimi anni con le seguenti
priorità: diritti politici degli emigrati, lotta contro il razzismo, iniziative a favore degli emigrati colpiti da invalidità, servizio pastorale. Inoltre continueranno i gruppi di lavoro sull’Islam in Europa e le minoranze cristiane in Turchia.
Sitta Campi
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coïsson
Progettato
un consiglio
islamico-cristiano
(Soepi) — Una sessantina di
cristiani e musulmani di circa
40 paesi, riuniti a Colombo, hanno raccomandato la creazione di
un comitato misto permanente
in vista di « promuovere il dialogo e la cooperazione ».
Promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra
e dal Congresso Mondiale Islamico di Karachi il comitato comprenderebbe anche una presenza di cattolici.
Elementi da prendere in considerazione : « i diritti religiosi
e la vita », « il ruolo dello stato »,
« i diritti dell’uomo e i diritti
religiosi ».
Il comitato dovrebbe inoltre
cercare di « eliminare gli ostacoli e le difficoltà che impediscono
la comprensione e la cooperazione » e di considerare le « possibilità di un’azione pratica (islamico-cristiana) in vista di promuovere l’essere umano nel contesto della giustizia ».
Attenzione particolare è stata
posta al problema dei rifugiati
ai quali dovrebbe essere consentito di ritornare nei propri paesi
senza alcuna discriminazione. E’
stato anche detto che « l’aiuto
nei loro confronti non dovrebbe
essere un mezzo per convertirli
facendo proselitismo, ma dovrebbe essere dato senza discriminazioni ».
Notando che i cristiani e i musulmani sono maggioritari o minoritari secondo i diversi paesi,
la conferenza ha dichiarato che
« ognuno dovrebbe poter vivere
secondo l’insegnamento della
propria fede e avere diritto a
mantenere la propria comunità
ed a praticare liberamente il proprio culto »,
Norvegia: la chiesa
contro i tagli del
bilancio
(Soepi) — Quando il governo
ha deciso di economizzare 300
milioni di corone ha chiesto alla
chiesa luterana di Norvegia di
associarsi alla sua politica di riduzione delle spese, Cosi, il Ministro dell’Educazione e degli
Affari Religiosi ha richiesto ai
10 vescovi di questa chiesa di
ridurre le proprie spese riman
dando la nomina di pastori a posti rimasti vacanti e domandando ai pastori di parrocchia, il cui
orario di lavoro è già considerevolmente carico in rapporto
alla media, di sostituire i propri
colleghi in vacanza.
Queste proposte hanno provocato una reazione molto forte in
particolare dall’Associazione dei
Pastori. Il Ministro è stato accusato dal giornale della chiesa
di « mirare ad una riduzione del
bilancio della chiesa ».
In altro contesto, il presidente dell’Associazione dei Pastori
ha detto che la diminuzione del
numero dei pastori pronti ad
andare a svolgere il proprio servizio nelle regioni disagiate non
significa una diminuzione dello
spirito vocazionale ma che «dobbiamo prendere atto che la situazione delle famiglie pastorali
è cambiata radicalmente. Fra le
mogli dei pastori cresce il desiderio di conservare il proprio
posto di lavoro. E la possibilità
di un impiego è considerevolmente ridotta nelle regioni disagiate ».
Riunito il Comitato
esecutivo della KEK
(Nouvelles KEK) — Al centro
dell’incontro del Comitato Esecutivo della Conferenza delle
Chiese Europee (KEK) riunito
ad Atene vi erano i problemi
economici e sociali dell’Europa,
compresa la massiccia disoccupazione ; le tensioni che causano
ai popoli ed ai loro governanti
grossi problemi; le incertezze in
cui vivono le minoranze, come in
Irlanda; la persecuzione patita
da diversi gruppi quali i greci in
Albania, a Cipro o in Turchia.
La preoccupazione per i deboli e gli oppressi risulta evidenziata nel rapporto finale. Questa
lotta per assicurare i diritti degli uomini si riferiva in modo
particolare nei confronti dei greci e di altre minoranze cristiane
oppresse, a complemento degli
sforzi pazienti e sapienti fatti
per l’educazione in vista della
pace, della riconciliazione, per la
ricerca della pace e dei tentativi
in vista della riduzione degli armamenti. La Kek conduce una
riflessione teologica per dare un
fondamento di fede a tutte queste iniziative.
Continua la preparazione della
prossima conferenza paneuropea
che si terrà nel 1985 a Stirling
in Scozia.
Giovanni Paolo II, nonostante
l’ormai aspro conflitto anglo-argentino, aggiunge una visita in
Argentina alla visita pastorale ed
ecumenica in Inghilterra. Dove il
suo più accanito oppositore, il
noto estremista protestante
nordirlandese rev. Paisley, si
trova nei guai per le complicazioni di tipo omosessuale, che lo
hanno obbligato a chiudere un
suo istituto, a seguito delle accuse rivolte al direttore McGreath.
I commenti della stampa, intanto, non mancano di rilevare
la necessità ecumenica di non
fare fallire i lunghi negoziati
con la chiesa anglicana, tendenti
ad una sorta di « integrazione ».
Rimane tuttavia la sensazione
che l’attivismo del papa lo porti ad accentuare il suo interventismo nelle situazioni « politiche » del mondo, già ampiamente
dimostrato nel caso polacco. Da
Giulio II a Pio IX, i papi erano
intervenuti più volte con le armi
nelle vicende del mondo; Benedetto XV, con l’accenno alla «inutile strage » aveva portato a più
accettabili limiti l’intervento papale nella prima guerra mondiale. Ora papa Wojtyla interviene
ancora direttamente; francamente non ci resta che augurare un
concreto successo alla sua coraggiosa iniziativa di pace. Pur con
ogni possibile riserva circa il
modo con cui essa viene svolta.
E se per ecumenismo intendiamo tutte le varie attività che
vedono una positiva presenza
protestante nel mondo cattolico
italiano, ecco l’annuncio di un
convegno indetto a Reggio Emilia su « La filosofia contemporanea di fronte all’esperienza
religiosa », alla realizzazione del
quale ha lavorato, con altri importanti nomi laici e cattolici,
anche Mario Miegge. Ed ecco la
eco, sulla stampa cattolica, del
convegno ecumenico di Torre
Penice per ricordare il 450“ anniversario di Chanforan, con la
partecipazione attiva del S.A.E.
di Roma. Mentre II Gallo riprende da Notizie da Riesi il ricordo
dei venti anni di quel Servizio
Cristiano, oltre ad una positiva
segnalazione del « Dossier Vietnam-Cambogia » pubblicato dalla
Claudiana. E Comunità della parrocchia romana di Cristo Re, dà
spazio alla Mostra Biblica, organizzata da cattolici e valdesi,
cui ha partecipato il prof. B.
Corsani. Gente Veneta ritorna
su « Maria nella tradizione luterana », convegno in cui il pastore
luterano Kleemann ha illustrato
tale tradizione. Ed in tale ambito
si possono situare anche le spiegazioni che G. Gennari dà in
Paese-Sera sul quesito se la conversione da cattolico a protestante costituisca o meno apostasia;
il che viene negato in base ai
testi del Concilio Vaticano II.
Ed anche lo studio pubblicato da
V. Azzoni su La Gazzetta della
Val d’Aosta, ripreso anche dalla Stampa, sul passaggio di Calvino nella zona aostana e sulle
negative conseguenze della fuga
cui fu obbligato. Nello stesso periodico, e dello stesso autore,
un ottimo ricordo della presenza in Aosta di Vittorio Subilia
nel diffìcile periodo rappresentato dall’ultimo periodo fascista.
E per finire due notizie:
— la violenza esercitata ancora in Sardegna contro due Testimoni di Geova, impediti di
celebrare i funerali del figlio
secondo il loro rito, ed obbligati ad un funerale cattolico;
— l’uscita a Washington di
un nuovo quotidiano, di tendenza duramente conservatrice, a
cura della setta « Unificatiòn
Church » di Sung Myung Moon,
di cui ci siamo già occupati in
passato. Ma dove li trova tanti
soldi il reverendo?
Niso De Michelis
FRANCIA
Felice convivenza
di una contraddizione
L’Unione Nazionale delle Chiese Riformate Indipendenti di
Francia è una chiesa evangelica
diffusa soprattutto nel Sud Est
e Sud Ovest della Francia, nonché nella zona intorno a Parigi.
Essa conta 11.000 membri con
32 pastori-evangelisti. Attualmente gestisce, la Facoltà di Teologia
di Aix en Provence nella quale
confluiscono numerosi studenti,
anche provenienti da altre chiese evangeliche; fra gli altri c’è
una studentessa della Chiesa
Valdese.
L’Unione delle Chiese Riformate Indipendenti è composta
dalle comunità evangeliche francesi che nel 1938 non confluirono
nella Chiesa Riformata di Francia. La ragione di questo rifiuto
è da cercare in una attenuazione
della confessione di fede della
Rochelle, contenuta in un preambolo aggiunto in questa occasione e che rende meno impegnativa l’adesione a questa Confessione di fede, particolarmente
per quel che riguarda gli articoli sulla predestinazione ecc.
Si tratta di quello che è avvenuto anche nella chiesa valdese, qualche decennio prima,
quando in una aggiunta alla confessione di fede del 1655 si sono attenuati gli stessi articoli.
Un certo numero di chiese rimase fedele alla forma ed al contenuto di questa storica confessione di fede e, per questo, non
entrò a far parte della Chiesa
Riformata di Francia. D’altra
parte queste comunità sono una
porzione del protestantesimo
francese particolarmente legata
al Risveglio evangelico del secolo scorso per cui esse danno
l’esempio, piuttosto raro nel
mondo, di chiese che sono, da
una parte, fortemente legate alla
teologia calvinista attraverso alla Confessione di Fede e, dall’altra, eredi del Risveglio del secolo scorso che ha modificato
abbastanza profondamente la
teologia di Calvino.
Invitato a prendere parte al
Sinodo nazionale e generale di
questa Chiesa che si è tenuto
nella comunità di Branoux (nel
Gard) alla fine di marzo ho potuto notare come questa doppia
linea teologica e spirituale crea
sicuramente delle tensioni, ma
anche una vitalità non indifferente, uno spirito aperto all’evangelizzazione ed alle opere di
solidarietà. Non è certo facile,
per es. conciliare l’esperienza di
gruppi carismatici con la teologia della Confessione di La Rochelle, ma su quelle stesse montagne che hanno visto la resistenza dei Camisardi all’inizio
del ’700, cioè di quegli stessi Riformati che cantavano i salmi
ugonotti e che avevano visioni di
angeli da cui si lasciavano guidare in battaglia, questa esperienza sembra ancora oggi possibile.
Nel corso di questo Sinodo
una intera serata è stata dedicata ad informazioni sulla Chiesa Valdese e sulla comunità
mennonita. Franco Davite
9
11 giugno 1982
cronaca delle Valli 9
Dibattito
vivace
e chiaro
Mentre a Pinerolo Saronni vinceva la volata della penultima
tappa del giro d’Italia, a pochi
Km. di distanza, a Prarostino, si
aprivano i lavori della Conferenza distrettuale. Tentare di definire questa conferenza con qualche
aggettivo è rischioso e sicuramente limitativo e vi rinuncio
volentieri. Questa prima tornata
della conferenza (la seconda parte si svolgerà domenica 13) ha
avuto sostanzialmente due momenti: sabato pomeriggio si è
avuta la discussione sulla scuola
'media di Torre, mentre l'intera
rnattinata di domenica, a parte il
culto, è stata dedicata al lavoro
di gruppo su cinque temi specifici: catechesi e questione giovanile, ora di religione, matrimoni
interconfessionali e pratica ecumenica, informazione dentro e
fuori dalla chiesa, pace ed obiezione di coscienza. Mei prossimo
numero si potranno leggere le indicazioni che la conferenza propone alte chiese.
Vorrei oui soffermarmi brevemente in merito al dibattito sulla scuola media di Torre, dibattito vivace che dovrebbe aver soddisfatto il Comitato che giustamente ha lamentato più volte
l'assenza di voci chiare in merito.
Il dibattito è partito sull'onda
della decisione del Comitato di
mantenere aperta una sezione di
prima media, cosa che avrebbe
potuto evitare interpretando diversamente l’indicazione sinodale. Dunque quest’anno la media
non chiude, come molti si aspettavano, dopo tutte le indagini
svolle ed i costi proibitivi che si
sono fatti conoscere. Seconda
questione: mentre resterà aperta,
accanto alla seconda e terza media anche una sezione di prima,
il comitato ha deciso di aprire,
a partire dal prossimo autunno,
una sezione di liceo linguistico
accanto al ginnasio-liceo; in altre
parole, una scuola in più che dovrà essere valutata dopo un primo anno di sperimentazione.
Le due decisioni che il comitato ha assunto e che porterà all'esame del Sinodo, hanno trovato un primo momento di verifica in sede di conferenz.a. Molti
membri hanno manifestato forte
perplessità di fronte all'una e all’alira decisione, perplessità che
va ben oltre la votazione che ha
fatto seguito al lungo dibattilo.
In sintesi l'indicazione della conferenza è quella di chiedere la
chiusura della media mentre il
Sinodo dovrà valutare attentamente l'indirizz.o lingidstico del
Collegio accanto all'attuale orientamento classico.
Ermanno Genre
Hanno collaborato a questo
numero; Antonio Adamo. .Mario Castellani, Ivana Costabel,
Franco Davite, Attilio Del
Priore, Paolo Gay, Vera Long,
Luigi Marchetti, Aldo Rittigliano, Vincenzo Sciclone,
Franco Taglierò, Cipriano
Tourn.
TRA REGIONE PIEMONTE E TAVOLA VALDESE
Firmata l’intesa: gli ospedali
nella programmazione pubblica
MASSELLO
Venerdì 4 giugno alle ore 12,
presso il Palazzo della Regione
Piemonte a Torino, il doti. Ezio
Enrietti, Presidente della Regione, e il past. Alberto Taccia, Vice-Moderatore della Tavola Valdese, hanno firmato il protocollo di intesa e di convenzione
quadro tra la Regione Piemonte
e la Tavola Valdese in ordine all’assistenza sanitaria erogata dalle strutture della Chiesa Valdese
operanti nella Regione Piemonte. Con tale intesa i nostri Ospedali di Pomaretto, Torre Pellice
e Torino vengono piantenuti in.
esercizio ed integrati stabilmente nella rete delle strutture sanitarie pubbliche, nella salvaguardia della loro autonomia giuridica e amministrativa e della loro
identità evangelica.
Nel prossimo numero renderemo noto il testo del protocollo
con alcuni commenti.
Mentre a Torino veniva firmata quest’intesa, la CIOV diffondeva ai delegati della Conferenza distrettuale alcune statistiche sull’attività degli ospedali
che dimostrano la loro importanza per le popolazioni delle
nostre valli.
In breve
Ospedale
di Pomaretto
Nel 1981, 1059 pazienti sono
stati ricoverati all’ospedale, con
una età compresa tra 15 e 96 anni.
II periodo medio di degenza
è stato di 24,5 giorni per paziente, mentre sono state fatte 453
visite libero-professionali, e 450
visite a minatori nel campo della diagnosi precoce delle malattie professionali, 5.727 esami di
laboVatorio e 2.274 esami cardiologici e 727 prestazioni varie
a pazienti esterni.
Inoltre sarà possibile per il
futuro potenziare alcuni servizi
come il day-hospital, l’ambulatorio di prevenzione, la fisioterapia, il servizio di prelievo domiciliare.
Ospedale
di Torre Pellice
662 sono stati i pazienti ricoverati nell’ospedale di Torre, con
un periodo medio di degenza di
25,5 giorni. Sono stati sottoposti ad esami di laboratorio 2056
pazienti, 919 pazienti hanno effettuato esami cardiologici, e 515
persone hanno usufruito di vari
servizi di tipo ambulatoriale.
L’età minima dei degenti è
stata di 9 anni, la massima di
95. Per l’ospedale di Torre Pellice si pone il problema di un^
ristrutturazione deH’edificio per
migliorarne la funzionalità.
Come si vede si tratta di ospedali che già oggi svolgono una
importante funzione nel sistema
sanitario pubblico. Con la firma
di quest’intesa e della convenzione quadro aumentano le nostre responsabilità in questo settore.
gg
Segnalazioni
Rinviato il consiglio
della comunità
montana Vai Chisone
e Germanasca
POMARETTO — La triste fine di tre mucche avvelenate dal
foraggio a Perosa Argentina è
stato l’unico argomento che ha
suscitato un certo interesse nell’assemblea deiruSL 42, svoltasi
il 4 giugno a Pomaretto.
In precedenza l’assemblea aveva ratificato una serie di delibere del Comitato di gestione relative agli incarichi per i servizi
sociali e sanitari di competenza
deiruSL. Queste ratifiche sono
puramente formali, in quanto il
Comitato di gestione è abilitato
ad affidare incarichi senza ulteriori autorizzazioni.
Dopo questa prima parte piuttosto noiosa f escludendo l’appassionante «giallo» delle mucche avvelenate), si doveva aprire il Consiglio della Comunità
Montana, con una serie di punti
assai più interessanti. Ma tutto
il programma ha dovuto essere
rinviato perché il numero dei
presenti è risultato inferiore di
uno a quello necessario per la
validità delle deliberazioni. Per
evitare che questo inconveniente si ripetesse troppo spesso, il
nresidente, prima di sciogliere
la seduta ha proposto di riservare il primo venerdì di ogni mese alle riunioni della comunità,
con un’altra eventuale convocazione a metà mese, per dar modo ai Consigli comunali di programmare la loro attività evitando le coincidenze.
POMARETTO - Il piano sociosanitario deU’USL 42 prosegue
nel suo iter che lo porta ad essere esaminato dagli organismi
interessali. Se ne sono già occupati i sindacati della zona, la
Consulta femminile e il Comitato di partecipazione.
Da ogni parte è stato osservato
che il piano in questione è ormai
vecchio di un anno e che sarebbe
opportuno aggiornarlo prima di
mandarlo ancora in giro: tra le
altre cose mancano le previsioni
di spesa e le indicazioni sulle
scelte preferenziali; molti capitoli sono carenti, vedi educazione
sanitaria e prevenzione, altri assenti come l’assistenza agli anziani e agli handicappati.
Nel Comitato di partecipazione si è rilevata l’inconsistenza
delle visite agli alunni delle scuole, con in più la crisi nell’équipe,
dovuta alle dimissioni del pediatra e alla vana ricerca di un sostituto. E’ ancora e sempre un
problema l’assunzione degli specialisti che accettano malvolentieri un incarico a termine in
un’Unità sanitaria piccola c decentrata come la nostra.
Sono state espresse valutazioni
positive del consultorio pediatrico di Perosa Argentina, come pure si è considerato positivo il lavoro del ginecologo e della psicoioga che si è occupata delle
scuole. Ma quello che avviene a
livello locale non è che il risultato del disinteresse della classe
politica che considera le spese
sanitarie quasi inutili o comunque di secondaria importanza e
privilegia le spese per l’esercito e
per gli armamenti più sofisticati.
L. V.
Risultati
elettorali
Gli elettori che si sono recati
alle urne domenica e lunedì scorsi hanno con 52 voti contro 23
preferito la lista capeggiata dal
sindaco uscente, Peyran, a quella organizzata da alcuni sindacalisti ed insegnanti, con una
marcata accentuazione a sinistra.
Poiché si votava col sistema
maggioritario alla prima lista
vanno 12 consiglieri e alla seconda 3.
Per la lista n. 1 sono stati eletti: Peyran Aldo, Giraud Vittorio,
Micol Giorgio, Boetto Pier Giorgio, Pons Marco, Pons Osvaldo,
Pons Giuliano, Bard Oscar, Pons
Ugo, Micol Luciano, Pons Renzo, Gaydou Bruno.
Per la lista n. 2: Micol Giancarlo, Pons Ezio e Righetti Paolo.
Lunedì 14 giugno alle ore 21 presso
il Centro d’incontro di Torre Pellice
(via Repubblica), si terrà una riunione
del Comitato per la Pace Val Pellice
con il seguente ordine del giorno:
— verifica dell'attività svolta nell'anno
1981-82; '
— programmazione delle attività per
il prossimo anno;
— varie ed eventuali.
Comunità Montana Chisone-Germanasca
In discussione il
piano socio-sanitario
Collegio di Torre
L'Associazione Amici del Collegio di
Torre Pellice rende noto che per l’anno
scolastico 1982-83 presso il Collegio
Valdese di Torre Pellice rimarrà funzionante la prima Classe della Media
Pareggiata alla quale sono già iscritti
18 allievi. Possono ancora iscriversi altri studenti a detta Classe se lo desiderano presentando domanda presso
la Segreteria dell’Istituto stesso ed al
più presto. Per eventuali aiuti finanziari 0 borse di studio rivolgersi all'Associazione Amici del' Collegio, presso
dott. Enrico GardioI, Torre Pellice.
Contributo alpeggi
La Comunità Montana Val Pellice
comunica a tutti gli allevatori che
in base alla Legge Regionale 12 ottobre
1978 n. 63, la Regione Piemonte .concede a tutti gli allevatori che trasferiscono il loro bestiame all'alpe nella
stagione estiva per un periodo minimo di due mesi, un contributo per
ogni capo bovino ed ovi-caprino appartenenti ad allevamenti indenni da
TBC e brucellosi.
Per la compilazione delle relative domande l’Ufficio Tecnico di questa Comunità Montana sarà a disposizione
degli interessati fino al 26 giugno '82.
Gli allevatori dovranno presentarsi
muniti di certificato di risanamento,
sia per gli allevamenti bovini che per
quelli ovini e caprini.
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10
10 cronaca delle Valli
Il giugno 1982
I DIBATTITI DE ”IL CIRCOLOTTO” SU « FEDE DENTRO LA CRISI O CRISI DELLA FEDE?
Confronto laici - credenti : occasione mancata
Perché l’indifferenza dei credenti pinerolesi? - Fede non significa forse « dar ragione della speranza che è in noi »?
Con una espressione forse paradossale è stata commentata così; i cristiani del pinerolese (cattolici e valdesi, senza distinzione) hanno rifiutato il confronto
proposto alla loro fede da un
gruppo laico sul piano della ricerca culturale. I fatti sono semplici e appaiono crudi; il Circolotto propone quest’anno un tema significativo (Fede dentro la
crisi o crisi della fede?) e invita
a Pinerolo una serie di intellettuali di diversa formazione e
convinzione religiosa; i cristiani
pinerolesi, in larga parte, seppure con alcune eccezioni significative, sembrano circondare di
indifferenza l’occasione di dibattito che viene loro offerta. So
bene che le cose sono più complicate; siamo tutti oberati di
incarichi e di impegni, gravati
di difficoltà di ogni genere, e i
piccoli problemi della vita comunitaria di ogni giorno (che
sono poi quelli su cui scommettiamo le nostre esistenze)
sembrano assorbirci totalmente.
Tuttavia credo che in questo paradosso ci sia una grossa parte
di verità; la sfida che viene alla
nostra fede dalla cultura laica
ci pone in difficoltà e preferiamo
sfuggirla, se non siamo noi stessi, in prima persona, a gestirne
il confronto. O rischiamo di sottovalutarla come astratta e poco significativa e allora corriamo
il pericolo di una chiusura su
noi stessi. È un pericolo che può
diventarci fatale.
Discorso nuovo su Dio
Vorrei provare a spiegare il
perché di questo, a partire da alcune delle riflessioni emerse nel
corso delle ultime tre serate organizzate dal Circolotto nel mese di maggio.
La credibilità stessa delle chiese, ha affermato Gianni Baget
Bozzo parlando sul tema « Dio
e il potere », è destinata a disperdersi se queste stesse chiese non smetteranno di ripensare in continuazione se stesse e la
propria vita interna. Non si può
continuare a insistere su temi
esclusivamente ecclesiologici o
etici, ma è necessario riaprire
un discorso rigorosamente teologico, un discorso nuovo su
Dio e sul senso della nostra fede.
Personalmente non ho mai
creduto che il « nuovo », il nontradizionale fosse, in quanto tale, portatore di autenticità e di
verità e ho sempre diffidato delle messe in discussione fatte per
amore della novità o per smania
di aggiornamento; ma credo che
si debba ormai definitivamente
condividere l’affermazione, che
non è solo di Baget Bozzo, per
cui non è più possibile, ad una
fede adulta, parlare di Dio nei
termini in cui se ne è sempre
parlato; nel secolo che più atrocemente ha sperimentato i tragici orrori del totalitarismo politico e della stessa organizzazione massificata della società civile, la categoria — ad esempio
— centralissima nella teologia
cristiana di tanti secoli, del Dio
onnipotente deve necessariamente essere rivista criticamente,
perché il nostro predicare abbia
senso per l’uomo di questo stesso secolo. Dobbiamo cioè portare avanti con coraggio quella
ricerca, appena adesso faticosamente iniziata, che punta a scoprire la fede in un Dio situato
al di fuori del quadro concettuale
del potere e dell’onnipotenza.
Nella stessa Scrittura è forse
possibile rintracciare un filo rosso che narra la storia di un Dio
non onnipotente, che ci renda la
immagine di un Dio davvero
senza corona; Colui che comprende e rende ragione all’angosciosa domanda sul non senso
dell’esistenza posta da Giobbe,
Colui che viene inchiodato alla
croce e, in quanto Dio, soffre insieme all’umanità sofferente. Colui che ispira la protesta appassionata dell’Apocalisse contro la
bestia del potere politico.
L’alternativa posta di fronte
alle chiese oggi — riformulare il
linguaggio che usiamo per parlare di Dio o tacere — non mi
sembra dunque dettata da malintesa infatuazione per delle
mode culturali, ma dal desiderio
profondo e autentico di risultare
credibili.
L’accettazione di una radicale
messa in discussione del nostro
fare teologia, non riguarda, tuttavia, solo il nostro modo di parlare di Dio, ma investe la stessa
autocomprensione della nostra
fede.
Soggettività
della fede
Claudio Foti, nella sua comunicazione su « Psicoanalisi e religione », ha riproposto il problema della soggettività della fede
stessa; sono io a credere, e la
mia storia, la mia contingenza,
la mia identità condiziona e determina questa stessa fede. L’immagine del Dio in cui credo è;
irrimediabilmente condizionata
da questa soggettività, forgiata
— ci è stato detto — a somiglianza del mio desiderio. La critica
psicoanalitica della religione ci
spiega che quest’ultima è un’illusione. Non può dimostrare che
sia un errore, un gigantesco errore collettivo; Dio potrebbe esistere per davvero, come la fede
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del credente (« dimostrazione di
cose che non si vedono » Ebrei
11) intende affermare con certezza. Ma ci propone un sospetto
significativo; non è strano che
questo Dio cui il credente si affida risponda cosi perfettamente,
in modo cosi meravigliosamente
adeguato, proprio a quei bisogni fondamentali che stanno alla base della esistenza umana;
spiegazione dell’origine del mondo, consolazione di fronte alla
tragicità della sofferenza, indirizzo di sentimenti e azioni, fornendo una qualche normativa di
comportamento, prospettiva di un
senso futuro rispetto alla sconfitta della condizione presente...?
E se è vero che la religione ha
svolto e svolge questa enorme,
fondamentale funzione di adattamento per molti, come spiegarsi
che il Dio che dà senso alla vita . di tanti uomini, sembra negarsi proprio a coloro che sopravvivono soffrendo, ai sofferenti mentali per cui la religione
rappresenta un quadro concettuale inaccessibile? È sufficiente
distinguere tra religione, alienazione religiosa e la fede biblicamente fondata per rispondere a
questi interrogativi inquietanti?
La fede laica, ha affermato Amos
Pignatelli nella comunicazione
della serata finale, non può dare
risposte come tenta di fare l’ateismo militante, che in quanto
tale è irrimediabilmente religioso, ma si limita a porre domande e credo che queste domande, noi credenti, le dobbiamo assumere con estrema attenzione,
lasciandoci da queste interrogare
nel profon,do. Le formulazioni
tradizionali dell’autocomprensione della fede, le roccaforti dogmatiche, come le ha definite nel
suo intervento il pastore Genre,
vengono messe in discussione
non solo dalla fede laica, ma
all’interno stesso del cristianesimo; dalla ricerca teologica del
Terzo Mondo, innanzitutto, che
fatica a riconoscersi nelle definizioni della teologia occidentale; dalla constatazione che il « ritorno del sacro » a cui la nostra
generazione sta assistendo sembra segnare il fallimento storico
della stessa fede cristiana, che
predica un Dio « geloso », che
mai ha accettato di dividersi con
altre divinità e si richiama proprio a quel Gesù di Nazareth
che con il sacro ha definitivamente rotto; e dalle stesse « zone marginali » della teologia. Richiamando Paul Tillich, infatti,
Amos Pignatelli ha affermato
che colui che si pone di fronte
alla fede nella posizione del dubbio viene giustificato, se resta
animato da una profonda passione per la verità. L’esistenza
di colui che dubita e che non
permette che venga uccisa in lui
l’angosciosa ricerca della verità,
ci porta ad un punto di frontiera
della comprensione della nostra
fede: il nostro discorso su di
essa non potrà dunque più essere lineare, certo, semplificato,
non potrà più seguire formule
prefissate o assumere toni troppo sicuri.
La crisi della nostra fede, o per
meglio dire, la mostra fede vissuta in un mondo di esperienze
e di valori culturali spezzato da
una crisi profonda, viene da Dio
stesso: possiamo solo confessare quest’unica certezza e riprendere il cammino della nostra ricerca fondando su di essa la nostra speranza di giustificazione.
È una proposta difficile che
andrà ridiscussa e non solo —
speriamo — aH’interno delle nostre parrocchie.
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11
Il giugno 1982
cronaca delle Valli 11
ITINERARI ALLE VALLI
Rorà - Valansa - Pian Pra
a cura di Raimondo Genre e Valdo Benech
Località di partenza: Rorà m 967
Dislivello m 781
Tempo del percorso 4,30 h
Il vallone di Rorà, estremità
sud delle Valli Valdesi, offre una
infinità di bellissime passeggiate interessanti sotto l’aspetto
storico-culturale ed ambientale,
suggestivi valloncelli e panorami, interessanti visite a cave della famosa pietra di Luserna ed
altro ancora. Ci limitiamo per
questa volta ad una passeggiata
che ci faccia per sommi capi conoscere ed apprezzare questi luoghi. Molti e cruenti anche qui come in altre zone delle Valli si
svolsero fatti storico-religiosi; la
posizione stessa di Rorà, isolata
dal resto delle yalli Valdesi, favorì i persecutori e rholto 1 rorenghi dovettero soffrire particolarmente tra il 1560 ed il 1690.
Ma tanti e tali sono gli eventi,
che rimandiamo il lettore ai vari saggi di storia valdese. Rorà è
raggiungibile su di una bella
strada asfaltata anche coi mezzi
pubblici.
E' opportuno iniziare la nostra
gita di buon mattino stante il
primo tratto di salita non sempre ombreggiato. Dalla piazza
di Rorà iniziamo la nostra escursione incamminandoci sulla strada di Pianprà, ma alla prima
curva proseguiamo diritto sulla
via di Ciò la Vaccia ed in circa
dieci minuti attraversiamo la
comba del Lavour (proprio sotto
«Rocca Rossa» dove i era collocata la famosa ’svirota') ed arriviamo in zona « Foumais » o Fornaci, ampio piazzale con fontana e di fianco i resti ancora ben
conservati di un antico superstite forno a calce, uno dei numerosi un tempo sparsi nella zona,
donde il nome.
La fornace
I rorenghi erano un tempo eccellenti produttori di calce che
ricavavano appunto da questi
forni, ed ancor oggi, senza offese agli amici di Rorà, vengono
chiamati « Briisa peire » appunto per la loro secolare attività di
trasformatori di pietre in preziosa calce.
Da questa fornace ha inizio la
salita su di una strada sterrata
che a curve strette guadagna
quota e ci conduce ai prati e
campi coltivati di Cascinette; attenzione a non portarci mai nella comba del ’Lavour’, ma da
questa borgata saliamo diritto
inoltrandoci in un fitto bòsco di
faggi su di una ben visibile mulattiera, anche se non più molto
frequentata, che ci condurrà sulla strada di Valansa poco oltre
la bellissima località del ’Regardour o Gardour’. Il nome stesso
ce lo segnala come ottimo posto
di osservazione.
Verso Valansa
Sbucati sulla via 1320 m. voltiamo a sinistra e proseguiamo
più comodamente e all’ombra,
sia sulla nuova strada più ampia,
sia sulla vecchia mulattiera (segnavia 105) in alcuni tratti ancora percorribile. Sempre salendo tra boschi che gradatamente
presentano il passaggio dalla faggeta ai larici, arriviamo alla fontana del ’Viet’ e indi superata
una breve salita sbuchiamo sugli ariosi e verdeggianti pascoli
CR5TblLU<>
PUMMEf?
•. Aon
\ Idvn
R. Ö.
degli « Uvert » 1463 m. A sinistra,
sotto la strada, le case. Proseguendo, dopo un breve tratto in
piano, riprendiamo a salire e poco oltre ritroviamo la vecchia
mulattiera che attraversa la strada (segno di deviazione): la imbocchiamo a sinistra, per evitare
le giravolte che fa la carrozzabile in questo trattOj • piuttosto
sassosa. Da qui in circà'fre quarti d’ora di buona salita arriviamo
al meraviglioso e panoramico
balcone del cosiddetto « Rifugio
Valansa » 1748 m. Da questa posizione, se abbiamo la fortuna di
azzeccare una bella giornata, godremo di uno dei più bei panorami delle Valli, anche se sul versante dirimpetto (già in provincia di Cuneo) Montoso e Rucas,
ci mostrano, in tutta la loro gravità come una selvaggia speculazione edilizia possa degradare e
deturpare uno tra i più bei balconi avanzati delle Alpi sulla Pianura Padana.
In questo sito la sosta è d’obbligo e per chi è assetato: un
sentiero (sud-ovest) ci conduce
poco lontano ad una fresca fontana nel vicino còmbal. Proprio
sotto di noi, in prosecuzione del
contrafforte di « Goudran » spicca un singolare roccione: « Castlùs » 1615 m.
Il ritorno
Per il ritorno, onde gioire più
a lungo del magnifico paesaggio
che ci offre la parte alta del vallone, ridiscendiamo lungo la carrozzabile (direzione nord) che si
dirige verso la cresta, con percorso quasi in piano, permettendoci di ammirare i due versanti
dello spartiacque e di rivedere
da questa parte la zona sovrastante Villar Pellice che abbiamo
percorso durante l’itinerario precedente (itinerario n. 1 — ’82).
Infatti a circa dieci minuti da
Valansa, dove la carrozzabile si
avvicina di più alla cresta, tra
cespugli di rododendri è la Sea
della Pelà 1720 m e sotto, sul
versante ovest Comba Lioussa,
sono i pascoli e le grange della
Pelà o Plà di Geymet (qui si rifugiarono durante le persecuzioni del 1655 i fedeli di Giosuè Gianavello). Proseguendo, arriviamo
poco dopo al Fin un tempo chia
nistra, di nuovo nel bosco, verso
la « Cassa di Usei », per scendere
poi dolcemente sul colle di Pianprà 1152 m. Da qui si fa ritorno
a Rorà percorrendo la strada
asfaltata che attraversa gli abitati dei "Rivoires" e dei “Rounc"
ancora abitati tutto l’anno, ma
soprattutto durante le vacanze,
essendo state costruite e riattate
molte case a questo scopo, dato
il clima eccezionalmente salubre
di questa zona.
Occorre circa mezz'ora dì cammino per fare ritorno a Rorà
967 m. Percorrendo il versante
sud-est di questo splendido vallone ci siamo fatti un’idea delle
caratteristiche peculiari della zona, non guastata da speculazioni, in cui la natura e le sue risorse furono e sono sfruttate con
intelligenza dagli abitanti rudi e
tenaci che sanno lavorare con
rara maestria la pietra locale
(gneiss). Chi non conosce poi l’abilità che hanno i rorenghi nel
fare un tetto di « lose »?
Al termine della bella passeggiata avremo ancora modo di
visitare, al centro del paese, un
interessante museo (ancora in
fase di allestimento) in cui è ricostruito un tipico ambiente familiare e sono conservati numerosi documenti, un telaio, strumenti del lavoro agricolo, della
lavorazione della pietra e della
calce.
Doni
mato Lame de Rufìn. Troviamo
prima un curioso ammasso di
rocce che possono anche offrire
un riparo e appena sotto, un magnifico e verdeggiante pianoro
donde gioiremo di un ammirevole colpo d’occhio, oltre che
sulla pianura, anche sulle Alpi
in tutte le direzioni. A questo
punto la carrozzabile scénde a
giravolte per ricondurci agli Uvert. Esiste però anche la possibilità di continuare seguendo la
cresta su di un sentiero incerto
anche se non difficile. Scendendo il Bouscias si perviene al Regardour e indi al Cassulé.
Il Cassulé
Per chi preferisce una discesa
più agevole, specie in caso di
nebbia o cattivo tempo, consigliamo di seguire la carrozzabile
fino al Regardour ripercorrendo
la via dell’andata. Lasciata la
carrozzabile, ci infiliamo a sinistra su di un’amena stradina
che, attraversata la borgata, si
inoltra, protetta da un bel muretto, in un fitto bosco di faggi
fino alla colletta del Cassulé
1310 m. Questo colle, in posizione strategica per Rorà, ebbe le
sue vicende storiche. Quivi Gianavello tese un agguato alle truppe del Marchese di Pianezza provenienti da Villar Pellice e le
sbaragliò.
L’Alouétta
Di qui seguiamo la mulattiera
(segnavia 105) su di un piacevole
percorso per lo più ombreggiato,
che ci offre ogni tanto, attraverso
la vegetazione, delle deliziose finestre di osservazione, ora sull’uno ora sull’altro versante. Poco dopo il Cassulé, arriviamo alle cave di pietra dell’Alouétta,
chissà poi perché diventata Luetta sulle carte dell’I.G.M.! Questa
zona, come quella poco più avanti di «Cassa di Usei», indicano
chiaramente il passo e la sosta
di numerosi volatili fra cui appunto l’allodola (alouétta). A queste cave, la mulattiera subisce
una netta ma breve interruzione
ed è facilmente riagganciabile
(nella stessa direzione) sopra il
prato al di là dei casolari a si
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti direttamente al Rifugio
nei mesi di marzo-aprile 1982
L. 1.000.080: Dalla defunta sig.ra Ghigo Erminia, tramite sig.ra Pascai Etta.
L. 300.000: Mulier Germana, in memoria di Mulier Eiisa.
L. 200.OD0: in memoria di Godino
Secondo, le soreile ed ii fratelio.
L. 100.000: Unione femminile di Pomaretto.
L. 50.000: Cessato ines, Pineroio.
L. 40.000: In mem. di Renato Voia.
L. 30.000: E. F., in memoria dei miei
cari.
L. 25.000: .Bertaiot Gina e ida, ricordando i loro cari.
L. 20.000: Dalmas Adelina, in memoria di Maria Teresa.
L. 15.000: Moyrani Francesca, in memoria di Mulier Elisa.
Dalla comunità di Bobbio Pellice, in
occasione del Bazar, doni in natura.
Doni pervenuti al Rifugio tramite lOV
nel mese di febbraio 1982
L. 97.087: Chiesa Valdese di Ginevra.
L. 30.000: Chiesa Evangelica di Rimini.
L. 25.000: Chiesa di Vittoria.
L. 20.000: La famiglia in ricordo delia cara mamma Bertaiot Amalia ved.
Balmas.
L. 10.000: N. N., Como.
L. 5.000: Malacrida Lilia, Como.
Doni pervenuti al Rifugio tramite lOV
nel mese di marzo 1982
L. 100.000: Bongardo Norberto, Alzate
Brianza.
L. 10.000: Soulier Simona, S. Germano Chisone, in memoria dei cari; Gay
Vanni e Enrica. S. Secondo Pineroio.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Dofti pervenuti nel mese di aprile 1982
L. 5.000: Reynaud Lea (ospite Asilo)
L. 10.000: Corsani Ondina; Pons Luig
(osp. Asilo); Visentin Maria (osp. Asi
lo): Magliana Lidia (Torino); Viscard
Anna; Pons Fulvio; Gaydou Emilio
Paolo e Edith ReveI, in mem. di Egle
Lodi; Lidia e Edgardo Paschetto, in memoria della mamma; Visentin Maria
(osp. Asilo); Martina Elena, in mem.
del Pastore Mollica; Pons Odin Olga.
L. 15.000: Durand Ester; Famiglia Colomba, in mem. di Carmelo Mollica; Giuliana e Luisa Giampiccoli, in mem. della
Sig.ra Morra (Torino): Long Monti Emilia, in mem. di Ghiri Anna Maddalena;
Long Monti Emilia, in mem. di Fournier
Berta (osp. Asilo): Sandrone Pierina, in
mem. di Rivoiro Mario (Pineroio); Famiglia Bodoira e Almani, in mem. di
Bodoira Chiaffredo.
L. 20.000: N. N., in mem. di Maria
Crocetti ved. VertCì e Emma Vertù (Torre Pellice): Alliaud Elisa, in mem. di
Margherita Beux (Pineroio).
L. 25.000: Giuliana e Luisa Giampic
coli, in mem. della mamma (Torino);
Vaula Marialuisa, in ricordo del Pastore
Carmelo Mollica (Forlì); In mem. di
Carro Beniamino, la moglie e i figli
(Pineroio).
L. 30.000: Lina ReveI Marrel, in memoria di Liline Beux (Svizzera).
L. 50.000: Marco e Alma Avondet, con
riconoscenza (Prarostino); Malan Sapei
Maddalena (osp. Asilo): Castorina Anna, in mem. di Paolo (Roma); Chiavia
Stefano (osp. Asilo); N. N., in mem. di
Berta Fournier; Malago Dies, in mem.
della mamma Cristina (Felonica Po).
L. 60.000: Primo Laura don Scotta (Torino); Vittone Rosetta, in mem. della
zia Lucia.
L. 75.000: I vicini di casa, in mem.
di Matilde Vaudano ved. Lisdero.
L. 100.000: Lilli Robba, in mem. del
marito; Lavina e Renato Paschetto (Milano); G. e K. Comba, in mem. Guido
Santacroce (Torre Pellice); In memoria
di Giuseppina Gobello Martina (24.4.72),
il figlio Livio; Bongardo Norberto (Alzate Brianza).
L. 119.540: Unione Valdese di Parigi.
L. 120.000: Famiglia Danna, riconoscente per le cure a Tiziano.
L. 200.000: Famiglia Muston, in memoria di Guido Santacroce (Roma).
L. 331.125: Unione Femminile della
Chiesa Evangelica di lingua Italiana di
Zurigo.
L. 500.000: Aldo e Luciana Vola, in
ricordo dei loro cari (Torre Pellice).
L. 1.000.000: Lascito di Ghigo Erminia (Milano).
L. 1.030.000: In mem. di Tourn Emilio, Bruno Ricca (Milano).
« lo rimetto il ifiio spirito nelle
tue mani; tu m’hai riscattato, o
Eterno, Dio di verità »
(Salmo 31 ; 5)
Il Signore ha richiamato a Sé il 27
maggio 1982
Giacomo Enrico Schweizer
di anni 79
La Chiesa Evangelica Valdese di
Biella lo ricorda con molto affetto, ringraziando il Signore di averglielo dato
come Anziano per lunghi anni.
Biella, 27 maggio 1982
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie della compianta
Maria Margherita Fraschia
ved. Arnoul
ringraziano il pastore G. Platone, il
dott. De Bettini e tutti coloro che
hanno voluto porgere Tultimo saluto
alla cara estinta.
Angrogna. 2 giugno 1982.
USL 42 - VALLI
CHIS0NE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 13 GIUGNO 1982
ifillar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 13 GIUGNO 1982
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telef#no 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pineroio)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pineroio: 22664.
12
12 uomo e società
Un sì alla vocazione d’Israele,
non alla politica di Begin
La « medaglia dei giusti » — che Israele conferisce a
quanti hanno salvato ebrei durante l'occupazione nazista in
hiiropa dedicando nel contempo un albero del « viale dei
giusti » di Gerusalemme a chi è così insignito — è stata offerta il 21 aprile u. s. a Tullio Vinay dall’ambasciatore Moshe
ALon. Anche al di fuori di intenzioni in questo senso, la cosa
poteva rappresentare una facile strumentalizzazione politica.
1 ullio Vinay, come dimostra il suo intervento che riproduciamo, ha evitato la strumentalizzazione senza per questo rifiutare il « segrio di affetto » che gli era offerto. « Medaglia e attestato graditissimi — come ha commentato “Il messaggero"
del 22/5 — ma quello che andava detto è stato detto senza
mezzi termini ».
stro ebreo che si era rifugiato da
me, mi chiese una parola di conforto. Spesso succedeva così in
casi analoghi. Presi l’Antico Testamento e lessi un passo del profeta Osea, il profeta dell’amore.
Il passo suona cosi:
Signor Ambasciatore,
Ricevo questa medaglia zron
come segno di riconoscenza, né
tanto meno come onorificenza
perché non ho fatto che il mio
dovere di uomo. La ricevo però
come segno di affetto da parte di
quelli che ho amato. Di affetto
tutti ne abbiamo bisogno perché
l’amore è il vero motore della vita. Son passati 40 anni: ho dimenticato i nomi ed i volti di
quelle trenta o quaranta o
più persone che ho aiutate
a scampare dai campi di annientamento, ma esse hanno lasciato,
come l’intero olocausto degli
ebrei, un segno profondo, indelebile, per sempre, nella mia vita.
Tant’è che proprio in conseguenza di quelle sofferenze, e delle altre della II guerra mondiale, abbiamo fondato fin dal 1947 il Centro di Agape che ha voluto innanzitutto essere un luogo di riconciliazione fra i popoli, prima
nemici, per la costruzione di un
mondo nuovo sul fondamento
dell’amore di Dio. Questa vocazione l’ho trovata nei Profeti di
Israele ed in Cristo. La mia politica, anche ora al Senato, vuol
essere mossa dall’amore per gli
altri ed essere perciò soprattutto
difesa dei deboli e degli oppressi.
In questa occasione, perciò. Signor Ambasciatore, mi trova in
un campo diverso. Per la stessa
ragione per la quale sono stato,
anche con gravi rischi, vicino alle
sofferenze degli Ebrei, non posso ignorare, ora, quelle dei Palestinesi. Non si stupisca. Sempre dalla parte di Abele. E spero
tanto che quelli che ho aiutato a
salvarsi mi comprendano, tanto
più che non ho mai colto sulla
loro bocca una parola di rivalsa.
-------------------------------------^
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Miohelis, Giorgio
GardioI, Marceila Gay, Aureiio Penna, Jean-Jacques Peyronei, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
Mi spiego. Si può comprendere
che dopo 2000 anni di dispersione e di persecuzioni, gli Ebrei
abbiano desiderato avere una
patria, ma per averla hanno dovuto toglierla agli altri. Hanno
fatto pagare agli Arabi^ le colpe
degli Europei e degli Americani.
Arriverei a comprendere questo
se ne fosse seguita una politica
di comprensione e di aiuto agli
espropriati, ai vostri fratelli conterranei, una politica di buon vicinato, anche se rifiutati. Non c’è
avversario che non possa essere
vinto dall’amore. Israele ha fatto
del deserto un giardino d’Eden,
perché non aiutare i Palestinesi a
fare altrettanto affinché il minor
territorio fosse compensato dalla
maggior qualità d’esso? Questa
non è ingenuità, è semplicemente una politica diversa da quella
abituale che manda in rovina il
móndo. Israele, invece, ha continuato con le -annessioni, con
repressioni sempre più crudeli,
con rappresaglie in cui sono stati coinvolti anche le donne ed i
bambini. E’ con profondo dolore
che pronunzio queste parole proprio per l’amore che ho per il vostro popolo, amore che è sorto
non soltanto quando eravate perseguitati e distrutti, ma anche
prima. Ma per onestà verso voi e
verso me, dovevo dirle.
Ma voglio volgere lo sguardo
al futuro, malgrado tutto questo.
In un giorno del 1943, un mae
Dice l’Eterno: « Il mio cuore si
commuove tutto dentro di me.
Io non sfogherò l'ardente mia
ira, non distruggerò Efraim di
nuovo, perché son Dio e non un
uomo ».
A questo punto il maestro mi
interruppe: « Ora comprendo
perché ci perseguitano»! ed io:
« Perché dice questo? » — « Perché nessuno ha mai dato un simile messaggio! ». Aveva capito
l’annunzio della grazia incluso nel
testo, l’annunzio dell’amore come vocazione d’Israele. Sì, anche
io riconosco ad Israele questa
grande vocazione, la vocazione di
Israele, non la politica di Begin.
L’Iddio di Abramo, d’Isacco, di
Giacobbe è anche l'Iddio di Gesù Cristo: l’Iddio che fa grazia,
l’Iddio che ama, che ci ama.
Attendiamo che Israele riconosca nella politica quotidiana
questa sua vera vocazione per
darne un segno, alle altre nazioni, le quali pure devono « convertirsi dalle loro vie malvage »,
per usare ancora un'espressione
dell’A.T. Attendiamo questo da
Israele, ma ci vuole prima un capovolgimento completo della sua
politica verso i suoi vicini. Sì,
Israele antesignano di un mondo
nuovo, non ripetitore delle barbarie delle altre nazioni.
Su questa linea di attesa avrei
molto da dire. Mi fermo qui.
Questo segno di affetto, lo chiamo così, 40 anni fa non avrebbe
avuto bisogno di questo chiarimento. Ora era necessario perché non si pensi, in alcun modo,
che dimentico gli oppressi, per
convenienza o anche per semplice cortesia.
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 50.000
Torino: Scroppo Filippo, per nascita
nipotino — Roma: Decker Elisa, in memoria della sorella Marceila Decker
Giampiccoli.
DONI DI L. 30.000
S. Giovanni di Bellagio: Giampiccoli
Lina, in memoria di Marcella Decker
Giampiccoli.
DONI DI L. 10.000
Casalecchio (Bo): Solavi Carla — Firenze; Jourdan Marco.
claretto: Costantino Valdo — Rorà: Paschetto Giovanni — Salerno: Di Matteo
Alfredo — Torre Del Greco: Mucciardi
Antonio — Vado Ligure: Bensì Federa
— Venaria: Salvatore Antonio — Venosa: Allana Maria.
DONI DI L. 6.000
Alassio: Dotti Enrico — Albenga: Ricci Mingoni Lisetta — Acquaseria: Gilardoni Angelo — Firenze: Il Gignoro —
Genova: Ottazzi Ginetta; Volpi Olga —
La Maddalena: Albano Vallato Olga —
Milano: Brofferio Sergio — Pordenone:
Casonato Sergio — Ravenna: Colizzi
Antonio — Roma: Duprè Silvestro: Barret Corrado — Torino: Pagliani Maria
Piera: Bouchard Lilia: De Maria Georgette.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Rostan Edoardo.
DONI DI L. 3.000
Luserna: Pasquet Anita — Mezzano
Inferiore: Pardini Valdo.
DONI DI L. 2.000
Bergamo: Fasulo Alfonso.
DOMI DI L. 1.000
Angrogna: Monnet Rinaldo — Buccinasco: Novara Eugenio — Bologna: Mariani Margherita — Inverso Rinasca:
Gente Marco — La Loggia: Giavara Gariglio — La Spezia: Granella Arnaldo
— Luserna: Bertalot Irma — Piacenza:
Carboni Marisa — Pinerolo: Berti Franco — Pomaretto: Ribet Renato — Perrero: Massel Roberto; Tron Poèt Alina
— Perosa: Travers Pugliese Ernestina
— Pieve: Balestrini Ermanno —■ Porto
Valtravaglia: Madrenzani Maria — Ri
Fondo di
solidarietà
Continuano a pervenirci — anche se con un ritmo più rallentato — le offerte per il nostro
Fondo: quanto prima daremo un
nuovo elenco con la situazione
aggiornata.
Nel frattempo ricordiamo ai
lettori le attuali destinazioni delle sottoscrizioni. Innanzitutto,
quelle a favore degli aiuti che il
Consiglio ecumenico delle Chiese
reca alla Polonia ed al Salvador.
Per la Polonia disponiamo al momento di circa L. .500.000 e per il
Salvador di circa L. 750.000, cifre
che evidentemente hanno bisogno
di essere incrementate onde poter fare un invio che abbia un
certo significato.
Inoltre, sono sempre aperte le
sottoscrizioni in favore di due altre iniziative del C.E.C. a carattere continuativo. Si tratta del Programma di Lotta al Razzismo
(PLR) e quello contro la fame
nel mondo.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, Via Pio V 15, Torino.
11 giugno 1982
UN’ONORIFICENZA EBRAICA A TULLIO VINAY
UNA PUBBLICAZIONE CLAUDIANA
Riconversione
dell’industria bellica
La relazione di Alberto Tridente della F.L.M. (Federazione Lavoratori Metalmeccanici) tratta
in modo particolare delle possibilità di riconversione dell’industria bellica, e cioè della sua trasformazione in industria civile:
]Dur non nascondendo le difficoltà che si frappongono a
tale conversione, dovute anche
« alla politica industriale del
governo italiano, all'inesistenza
nel nostro Paese di un centro finanziato per le ricerche sulla pace ed all’inesistenza di capitoli
di bilancio statale rivolti alla ricerca di beni alternativi » egli afferma che tale via va imboccata,
sia pure con gradualità, non solo colla salvaguardia dei livelli
occupazionali, ma col loro potenziamento. Egli indica in modo particolare tre settori verso
cui è possibile avviare tale riconversione: quelli della sicurezza
dei trasporti; quelli ad elevalo interesse sociale (strutture medicoospedaliere, apparecchiature per
handicappati e per ciechi, utilizzazione del tempo libero, ecc.);
quelli con forti potenzialità di
sviluppo (risorse del fondo del
mare e agricoltura marina, le
energie alternative, progetti di
coopcrazione e .sviluppo col Terzo
Mondo, ecc.). Ma non è assente
anche Taspelto morale della questione: come è possibile per il
lavoratore manifestare a fine
settimana a fianco dei rappresentanti dei popoli che subiscono
la repressione armata da parte
del potere (Sud America, Sud Africa, ecc.) e poi il lunedì seguente entrare in fabbrica per produrre quei carri armati, quei fucili,
quei cannoni destinati a rafforzare quella repressione?
“Costruire
la pace,
oggi
91
Il materiale del campo invernale di Agape « Costruire la pace,
oggi » è stato pubblicato dalla
Claudiana ^ in un recente « Dossier » che contiene, tra l’altro, le
tre relazioni del campo: due a
carattere maggiormente tecnico
ed una a carattere più teologico.
L’aspetto teologico
Nella prima il prof. Giorgio
Rochat tratta del bipolarismo
USA/URSS, della guerra fredda
e della corsa agli armamenti. A
questo proposito basta solo un
dato, da lui citato, per farci riflettere sulla follìa della sempre
più frenetica corsa alle armi convenzionali e nucleari, pensando
che se la bomba atomica di Hiroshima era un ordigno della potenza di 15/20 kiloton (1 kiloton = mille tonn. di esplosivo)
« oggi americani e russi dispongono di bombe anche di 20 megaton (1 megaton = 1 milione di
tonn. di esplosivo) quindi mille
volte più potenti, in centinaia e
migliaia di esemplari, che possono raggiungere con precisione
ogni angolo della terra ». Nella
sola Europa sono spiegate 7 mila testate nucleari tattiche americane di cui mille sono ’’ospitate” in Italia (non c’è solo Comisol). I risvolti economici e politici sono evidenti: il riarmo senza precedenti deciso dal presidente americano Reagan mira a
« sfruttare la superiorità econornica americana contro i sovietici, costretti a un riarmo per loro
costosissimo (il 15% del prodotto nazionale lordo contro il 7%
degli USA, n.d.r.) e (a sfruttare)
la superiorità militare contro gli
alleati ed amici, indotti dalle
nuove tensioni internazionali a riconoscere il ruolo di guida della
superpotenza americana ».
Terza relazione è quella del pastore Ermanno Genre che puma
l'obiettivo sull’aspetto teologico
della questione e sulle Chiese. La
progressiva ’’romanizzazione” del
cristianesimo (si pensi a Costantino) ha portato prima ad una
teologia della guerra che non ad
una teologia della pace. Anche
l'ala pacifista che successivamente sorge in seno alla Riforma
« sarà sconfitta ed assumerà un
ruolo del tutto marginale, mentre la religione cristiana diventa
un fattore di guerra ». Anche
adesso, nell’era nucleare, « è sorprendente la lentezza con cui le
Chiese si sono rese conto della
situazione in cui il mondo si è
venuto a trovare ». Dopo aver
dedicato molte interessanti pagine (cari amici laici, leggete questo libro!) al pensiero teologico evangelico europeo, Genre
giunge alla conclusione che « non
solo è oggi possibile sostenere
teologicamente un pacifismo ”di
principio”, di fronte alla possibile catastrofe nucleare, ma è probabilmente l’unico atteggiamento responsabile del cristiano... E’
un pacifismo ”di principio” che
riconosce i limiti della sua battaglia, ma che al tempo stesso è
cosciente che, senza questo primo e fondamentale passo, tutti
gli altri possono essere vanificati ».
Concludono il libro gli interventi di 5 partecipanti ad una Tavola rotonda sui reali obiettivi
dei movimenti per la pace in -Europa, dei brani di Karl Barth e
di Bonhoeffer, una lettera pastorale del Sinodo della Chiesa riformata olandese alle comunità
(si tratta di testi fin qui non reperibili in lingua italiana) e il documento finale di lavoro del campo di Agape che ritiene fra l’altro che « il disarmo unilaterale
e la costituzione di zone denuclearizzate possano diventare dei
reali obiettivi politici per i quali
batterci ».
Armi da genocidio
Nel concludere queste note
vorrei soffermarmi ancora un
istante su uno degli interventi
fatti nella Tavola rotonda. Francesco Saija, siciliano, membro
del direttivo di Democrazia proletaria, ha ricordato che i missili Cruise che si vogliono impiantare a Comiso sono armi offensive, armi da genocidio e non difensive.
Mi pare questo un aspetto della questione che, pur nella .sua
terribile evidenza, non è stato abbastanza messo in rilievo. T;‘attandosi di armi offensive — e di
quale portata! — il fatto assume
anche una precisa connotazióne
politica. La nostra Costituzione
all'art. 11 «ripudia la guerra (...)
come mezzo di risoluzione dèlie
controversie internazionali ■>. '.All’art. 52 viene affermato che la
difesa della Patria è sacro dovere
del cittadino ». Ne consegue che
non .solo i missili Cru'ise ma tutti
gli ordigni nucleari che già stanno nel nostro Paese possono fondatamente essere denunciati come anticostitiiziomili. Mi pare che anche questo sia un obicttivo da tener presente, accanto
alle varie motivazioni morali e
religiose, nelle prossime azioni
per la pace.
Roberto Pevrot
]
■ CoslTiiirp la pare, « Dos-ièr ».
n. 15. Ed, Claudiana 1982. pp. 167.
L. 5.600.