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Anno 122 - n. 13
28 marzo 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito riapedire
a: casella postale - 10066 Torre Pollice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Sembra il finale di un dramma ottocentesco. Il cianuro uccide il personaggio principale e
cala il sipario. La rappresentazione è finita, tutti a casa ad immaginare, ad interpretare la storia. Omicidio o suicidio? Chi sono i mandanti? Oppure si è trattato di una diabolica vendetta
del protagonista? Tutti interrogativi sui quali lo stato promette di far chiarezza, ma che,
è probabile, rimarranno insoluti."
Dei cinque personaggi chiave
nella storia di Sindona due sono morti. Calvi e Sindona appunto, due sono latitanti, Lucio
Celli e Umberto Ortolani, e l’ultimo, Paul Marcinkus, è coperto
da una doppia immunità: quella
di diplomatico vaticano e di vescovo che lo esime dal dover
testimoniare. In queste condizioni sarà assai difficile fare luce
su tutta questa vicenda politicoafiaristica-internazionale. Quando qualcuno ci prova, come l’avvocato Giorgio Ambrosoli, è fatto tacere per sempre.
UN ANNUNCIO CHE VA RICEVUTO CON FEDE E CON ALLEGREZZA
Pasqua,
speranza di un mondo nuovo
Il messaggio della risurrezione è un pilastro della fede cristiana che non può essere rimosso,
nel quale dobbiamo star saldi: ne dipendono la stabilità della chiesa e la nostra salvezza
Accontentiamoci di sapere che
Sindona finanziava la DC, che
i consigli finanziari deli’avvocato Sindona erano benaccetti in Vaticano, che Sindona
aveva legami con la P2, con la
mafia siciliana e quella sunericana e che frequentava personaggi importanti della massoneria. Tutto questo è sufficiente per avere uno spaccato eloquente di che cosa sia stata una
parte del potere economico, politico, finanziario italiano verso
la fine degli anni 70, un potere
che va sotto il nome di P 2. Un
potere occulto che aveva nei suoi
progetti il controllo della stampa, della finanza, della politica,
e che usava la diplomazia vaticana come canale privilegiato
di raccolta delle informazioni.
Un intreccio di potere non ancora sconfitto se tre su cinque
dei suoi noti membri deH’ala finanziaria sono ancora in libertà
e possono continuare quasi indisturbati il loro lavoro. L’ala politica poi è strettamente insediata nel potere legale.
La morte di Sindona ci richiama quindi a pensare l’intreccio tra potere legale e poteri illegali che ancora oggi regge
tanti aspetti della vita politica.
Per smascherare quest’intreccio molti « servitori dello stato »
sono stati uccisi e per far luce
su questi assassini altri hanno
perso la loro vita. Ma è cresciuta in questo periodo la coscienza che l’omertà non paga, che
è possibile far qualcosa anche
contro il patere corrotto ed assassino. E’ oggi possibile che
gli intoccabili vengano condannati come è successo a Torino
nel processo per lo scandalo delle tangenti. E’ poca cosa perché
per ora si colpisce la piccola
— si fa per dire — illegalità
diffusa della tangente, ma è un
primo passo. Altri potranno essere fatti se lo stato, la parte
onesta del potere, saprà assecondare la reazione positiva di
tanta parte della popolazione. Sarebbe perciò una brutta indicazione se nel provvedimento di
amnistia del prossimo 2 giugno
fossero inclusi i reati commessi in relazione all’esercizio del
potere legale.
Giorgio Gardiol
L'Evangelo di Pasqua è il buon
annunzio della risurrezione del
Signore che si riassume in questa cohfèssiòne di fede ohe’risale alla più antica chiesa cristiana: « Cristo è morto per i nostri peccati... fu seppellito, risuscitò il terzo giorno ».
Paolo in r Cor. 15: 1-11 scrive: « Fratelli, io vi rammento l’Evangelo che v’ho annunziato ».
L’Evangelo della risurrezione è
stato da lui annunziato a Corinto, ma ora lo rammenta perché
non sia dimenticato. Anche nel
corso dei secoli è stato annunziato, predicato molte volte e in
molte maniere in ogni parte del
mondo. Ma non basta averlo annunziato solo una volta, ima volta per sempre. La chiesa lo rammenta ai credenti e lo annunzia
ininterrottamente a tutti gli uomini.
A noi forse è stato annunziato
fin da quando ' eravamo fanciulli e poi ci è stato anche ricordato, ma non possiamo dire: « Basta, oramai lo sappiamo ».
Infatti non è quello di Pasqua
un messaggio che basta ascoltare, riascoltare o anche rammentare e ricordare, ma deve essere
ricevuto, accettato con fede e con
allegrezza.
Tanto meno può essere dimen
ticato, ignorato, trascurato. E’
un pilastro della fede cristiana
che non può essere rimosso, nel
quale dobbiamo- star saldi: ne
dipendono la stabilità della chiesa, ma anche la nostra salvezza.
Come una meteora
Fin dal tempo apostolico erano in molti quelli che avevano
difficoltà a ricevere e ad accettare questo messaggio. Varie volte e in diverse circostanze Gesù
stesso ha dovuto rimproverare i
discepoli per la loro incredulità.
Di quelli che gli erano più vicini è detto persino che non potevano credere per l’allegrezza che
ne avevano, come a dire che la
notizia che avevano ricevuto era
troppo bella per essere vera (Luca 24: 41).
C’erano allora, come ci sono
ancora oggi, molti che avrebbero
voluto togliere al Cristianesimo
il suo carattere miracoloso e sovrannaturale. La risurrezione è
un fatto che appartiene alla storia ma che è anche al di là della
storia. Nessuno ne è stato testimone oculare, ma è un fatto che
ha lasciato nel cuore e nella vita
prima dei discepoli, poi di ima
miriade di credenti, un segno,
come quello di una meteora che
La
risurrezione
di Lazzaro
in un
disegno
del 1642
di
Rembrandt,
il “pittore
della
Bibbia”.
nessuno ha visto, ma ha lasciato una scia luminosa nel cielo.
Essi hanno sperimentato la po
RIFIUTATO IL RICATTO DEL PRESIDENTE REAGAN
tenza della risurrezione di Gesù
Cristo e ci assicurano di non avere creduto invano.
A sostegno di questa verità, così fondamentale per la nostra
tede. Paolo dice alcune cose cui
occorre porre mente.
Nicaragua: pro o “contras”
Gesù dona la vita
Reagan è stato battuto, alla
Camera dei rappresentanti, nel
voto che avrebbe dovuto permettere sostanziosi aiuti, anche militari, ai « contras » del Nicaragua.
Uno scarto non grande (222
contro 210); vari democratici
hanno'’ votato con la minoranza
repubblicana e sedici repubblicani hanno votato contro il «loro » presidente.
La tenacia non manca al presidente americano, che ha già
dichiarato che ci riproverà. Al
Senato sarà più facile, e certo
i voti contro Reagan non sono,
in massima parte, voti in favore del Nicaragua sandinista.
L’opposizione a Reagan è prevalentemente rivolta contro i
metodi del presidente, che hanno ricordato il clima degli anm
del McCarthysmo, della caccia
alle streghe, quando ogni diversità vemva interpretata come
una immensa cospirazione comunista. Forse la stessa violenza della campagna presidenziale per ottenere aiuti è stata controproducente, e non tutti hanno subito la logica ricattatoria,
per cui non aiutare Reagan
avrebbe significato aiutare il comunismo internazionale.
L’opinione pubblica, da parte
sua, è in maggioranza contraria
ad aiuti militari ai contras, non
per amore alla rivoluzione sandinista, ma ancora per il timore
di un nuovo Vietnam, o, restando più vicini nel tempo, per il
timore di incappare in nuovi
scenari di tipo « libanese » : un
impegno diretto di guerra potrebbe creare morti statunitensi, e questo è insopportabile.
Un nuovo isolazionismo è in
questo momento quel che più
ostacola la linea di Reagan.
e criticando i regimi dittatoriali
di destra in America Latina, ha
suggerito un « serrare al centro », che nelle sue intenzioni
poteva dargli via libera in Nicaragua.
Questa potrebbe al contrario
essere defimta come un « neo interventismo », e proprio i rischi
in questo senso frenano la Camera dei rappresentanti e l’opinione pubblica. « 'Gli Stati Uniti possono ritrovarsi in luoghi
dove non vorrebbero essere »
(Henry S. Bienen, direttore del
Centro di studi internazionali
della Princeton University in
New York Times, 5 marzo 1986).
Ma (cfr. Anthony Lewis, in
New York Times, 24 febbraio
1986), McCarthy era un cinico,
che non credeva alle terribili favole che raccontava, pur sperando di ricavarne un vantaggio politico; Reagan e la sua amministrazione invece sono « zeloti »,
convinti che il governo di Managua vada abbattuto, che il fine in questo caso giustifichi qualunque mezzo, che il dissenso
sia tradimento.
Una polemica è in corso tra
chi vede un parallelo, e chi lo
nega, tra la situazione nelle Filippine, o in Haiti, e la situazione in Nicaragua.
Reagan, appoggiando in extremis il cambiamento di regime
nei casi di Marcos e Duvalier,
La documentazione di questo
accanimento pregiudiziale ed
umlaterale è racchiusa in un testo recentemente uscito negli
USA, il libro «With the Contras », di Christopher Dickey,
edito in New York da Simon
and Schuster. L’autore, responsabile dell’Ufficio per l’America
Centrale del Washington Post
dall’80 all’83, ha una conoscenza
diretta del Nicaragua e una documentazione per quanto possibile completa.
Sergio Ribet
Paolo infatti dice semplicemente, ma esplicitamente, che quello
che ha trasmesso lo ha ricevuto.
Questo Evangelo dunque egli
non l’ha inventato, non è una
sua idea o una sua supposizione,
0 frutto della sua fantasia. Non
è neppure solo una dottrina che
si può prestare ad interpretazioni personali. Egli non l’ha ricevuto dalla viva voce di Gesù, ma
per rivelazione. Tuttavia egli ha
confrontato, ha verificato il suo
Evangelo con quello degli altri
apostoli che gli hanno dato la
mano di associazione (Galati
2: 9).
Un altro elemento di forza che
si aggiunge alla obiettività di
questo fatto è che esso è conforme alle Scritture. Cristo è morto
per i nostri peccati, ma è anche
risorto il terzo giorno, secondo
le Scritture. L’autorità apostolica trova perfetta concordanza
con quella delle Scritture.
La risurrezione di Gesù è
strettamente connessa con la sua
morte che è stata unica, fuori
dell’ordinario: Gesù è morto per
1 nostri peccati. La risurrezione
ci dà la certezza che Gesù è la
vita, possiede la vita, ci dona
la vita. La risurrezione è la sconfitta della morte. La vittoria di
Gesù ci fa dunque sperare nel
nuovo mondo di Dio.
Pietro Valdo Panasela
Éà
2
2 fede e cultura
2'8 marzo 1986
PER CANTARE LA FEDE
Umiltà della musica sacra
A colloquio con i lettori
I rapporti tra la musica e la fede esaminati in
- Espressione umana al servizio dell’Evangelo
Del pastore Ernesto Naso, che per incarico della Tavola svolge
una ricerca innologica, pubblichiamo questo articolo di impostazione
generale sulla musica sacra.
K Venite, cantiamo con giubilo all'Eterno, mandiamo grida
di gioia alla rocca della nostra
salvezza! Presentiamoci a lui con
lodi, celebriamolo con salmi! ».
(Salmo 95)
Qual è il senso ed il valore
della musica e della musica sacra in particolare?
Assai comune è l’idea della
spiritualità e della sacralità della musica, della sua forza di elevazione, di consolazione, di purificazione. Tutti più o meno avvertiamo inconsciamente questo
sentimento e tanti ne parlano come di una verità e di una certezza assoluta.
La musica, si dice, più di ogni
altra espressione d’arte parla al
cuore, commuove ed illumina
10 spirito; più di ogni altra espressione d’arte riesce ad elevare ed a « migliorare » gli uomini.
La leggenda <fi Orfeo che col
suono della lira riesce ad ammansire le belve, oppure l’episodio biblico di Davide che col
suono dell’arpa riesce a scacciare il cattivo spirito del re Saul
sembrano confermare questa
idea.
Vediamo insomma in qualche
modo affermato in ogni tempo
che la musica, e i>articolarmente la musica sacra, sembra travar
licare il potere uinano e costituire ima forza che per la sua realtà spirituale è capace di elevarsi e di elevare gli uomini superando ogni dato materiale ed
umano: non per nulla è luogo
comune affermare che la musica è uno dei più bei doni di Dio.
La musica, a differenza di' tante
altre espressioni umane, viene
così ad avere il privilegio di essere esentata dalla soggezione
al giudizio di Dio; addirittura
viene divinizzata, iscritta come
valore assoluto e divino, come
valore che non partecipa alla
problematicità deH’imperfezione,
al peccaminoso dell'umano e della storia. Per convincersene si
guardi con quale profonda serietà e raccoglimento la musica in
genere viene ascoltata e « letta »
dai più attenti cultori: ci si raccoglie e si ascolta la musica (e
non solamente la musica sacra)
con quella disposizione di spirito
e di raccoglimento con cui si
ascolta e si deve ascoltare la Parola di Dio. Ci raccogliamo ed
ascoltiamo, cioè, come se fossimo alla presenza di Dio, come
se parlassimo a Dio, anzi come
se Dio stesso ci parlasse con la
musica e nella musica.
Ci dimentichiamo che Dio non
è nella musica e non ci parla con
la musica; ovvero confondiamo
11 momento estetico, la nostra
elevazione, l’attimo del « rapimento estetico » col momento
di Dio, l’ispirazione artistica con
lo spirito di Dio, l’estasi con Dio,
l’estetica con la Rivelazione e la
manifestazione di Dio. Riteniamo insomma il fatto musicale in
sé come ispirazione divina, fatto divino.
Ora tutto questo va chiarito:
deve cioè essere detto a chiare
note che lo spirito di Dio ci parla e ci incontra certamente ma
non nella o con la spiritualità
della musica; Dio ci parla con la
sua Parola, nella sua Parola, nella sua Rivelazione, nelle sue
Scritture: in Cristo insomma, la
Parola fatta carne.
La musica dunque, e diciamo
anche la musica sacra, per quanto elevata e per quanto capace
di elevare sia, rimane sempre
un fatto ed una espressione umana e come tale rimane nel
piano storico delle cose dell’uomo e sotto il giudizio di Dio.
Rimane sul piano dell’ascolto e
della ricerca della verità, della
sua giustificazione; rimane sul
piano del servizio a Dio e alla
sua Parola.
In senso assoluto, esasperando i termini diremo che il valore
ed il significato della musica
sacra non risiede in essa stessa
ma nel suo riferimento a Dio e
nella fedeltà alla sua Parola. La
grandezza, la potenza e l’elevatezza della musica non è nella
pretesa divinità né nella pretesa ispirazione divina ma nella
fedeltà e nel ri'ferimento alla
Parola. Nella misura in cui la
musica sacra serve la Parola, si
sottomette alla Parola di Dio,
la spiega, la illumina, la predica, essa diventa veramente musica religiosa assolvendo così il
suo compito e rispondendo alla
sua vocazione.
La musica sacra insomma assume tutto il suo valore e il suo
significato solo m quanto non
si sostituisce alla Parola di Dio,
non cerca autonomia rispetto
alla sua Parola ma piuttosto la
rispetta, si riferisce e si sottomette ad essa proclamando le grandi opere di Dio e rivolgendosi
a Dio in preghiera.
Questo riferimento e questa
« soggezione » alla Parola di Dio
non limitano la libertà creativa
dell’artista credente; l’essere legati alla Parola non è una limi
un’ottica evangelica
- L’esempio di Bach
fazione del momento creativo;
al contrario il sacrificio dell’umiltà nella soggezione richiesta
viene poi sospeso all’ultimo momento dall’amore di Dio proprio
come avvenne ad Abramo: quando questi, in obbedienza a Dio,
stava per sacrificare il figlio Isacco Dio stesso sospese il sacrificio restituendogli il suo figliuolo.
La musica sacra dunque, che
vive del riferimento e del servizio a Dio, noli trova in questa
« soggezione » la morte ma al
contrario una vera ispirazione
e la sua « risurrezione ».
Non ci fu nessun musicista
che come Bach seppe uniformarsi umilmente a questa disciplina di cui abbiamo parlato:
in tutte le sue opere avvertiamo
un grande senso di fedeltà ai testi sacri, im profondo scrupolo
nello spiegare, sottolineare e servire a pieno la Parola di Dio. Un
atteggiamento di umiltà nel servizio alla Parola, quasi uno
« scrupolo di predicazione » di
Dio e della sua gloria, senza nessuna limitazione dell’ispirazione
artistica, Al contrario, alla
pronta sottomissione e al continuo riferimento alla Parola di
Dio fa riscontro un’indiscussa
profondità di ispirazione e di
scienza musicale.
In questa linea si muove la
nostra « elevazione » musicale;
essa è legata alla nostra fede,
vuole essere un’occasione di meditazione, un invito alla preghiera ed all’annuncio dell’Evangelo. Ernesto Naso
LOTTA
MALDESTRA
Sono rimasto piuttosto sconcertato
dai contenuti espressi durante la visita di Cossiga (Eco-Luce n. 9, 28.2.86).
« Noi sappiamo di avere il dovere di
portare il nostro contributo alla lotta per la verità in questo Paese » è
stato detto al presidente Cossiga il
17 febbraio in occasione della sua
visita. Penso di non essere il solo
che non sente come verità diverse
delle cose che sono state dette —
0 non dette — in un modo che impegna in qualche modo tutta la Chiesa
valdese.
Cose non dette; « I più maligni
non hanno potuto trattenersi dal bisbigliare all'orecchio la concomitanza, forse casuale, della visita del Presidente con l’approvazione della legge sull'ora di religione. Come si dice "in volgare"; un colpo al cerchio
e l'altro alla botte. Ma questo argomento, cortesemente, nessuno lo ha
sollevato ». Invece è stato detto; ,• E’
finita l’emarginazione dei protestanti
italiani »; l’Eco-LuGe ha titolato « Una
data giusta per una visita gradita ».
La data è quella di due anni di non
applicazione delle Intese Tavola/Governo sull'ora di religione, è quella
di un tempo in cui si preparano provvedimenti duri per gli stranieri che
abbiamo voluto difendere nella settimana della libertà '85, è quella in
cui entra in vigore l’intesa FalcucciPo letti.
E cose dette per fare le cose più
belle di quel che sono; « Ogni padre evangelico ha sognato che suo
figlio o sua figlia venisse qua (in Facoltà) per qualche anno per studiare II
Vangelo, per poi passare la vita
ad annunziare agli uomini del nostro
tempo la Parola che non passa ».
Non è vero; non siamo così bravi. Purtroppo i padri che sognano questo
non sono tutti. Ci sono anche quelli
che ostacolano i figli che avrebbero
loro questo sogno.
E ancora, cose dette; « Evangelo e
libertà... Queste due parole... ci sono molto care. iMa no! sappiamo che
sono altrettanto care anche a Lei,
Signor Presidente ». Nessuno, probabilmente, nutre dubbi sulle intenzioni
soggettive del Presidente Cossiga che
è certamente tra i democristiani l'uomo che gode di maggior fiducia fra
noi. Ma a due mesi dalla firma dell'Intesa Falcucci-Poletti, ohe il Presidente della Repubblica poteva rimandare per un esame più approfondito
sia per la mancanza di copertura
finanziaria sia per l'incostituzionalità
del reclutamento degli insegnanti di
religione, e che invece lo stesso
Presidente ha firmato, questa sottolineatura del suo amore per la libertà non poteva essere fatta. E' una
nota stonata in un bel discorso, profondamente evangelico nelle sue linee generali. La nostra lotta per la
verità è stata in quest'occasione piuttosto maldestra. Cose vere sono state certamente dette; vere e valide, anche sugli stranieri. Ma non era difficile essere più veritieri,
Claudio Tron, Ferrerò
AMEDEO II
La « Stampa » di sabato 8 marzo
u.s. ha dato notizia della morte dello
storico Mario Viora, emerito di storia
del diritto italiano all'Università di Torino.
Il prof. Viora vuol essere da noi
ricordato per i contributi dati alla storia valdese, sia attraverso numerosi
scritti minori pubblicati su varie riviste, sia specialmente con l'opera « Storia delle leggi sui Valdesi di Vittorio
Amedeo 11 »; un volume di 430 pagine,
denso di notizie e contenente in appendice una inedita ed interessante
« Istruzione al Senato di Piemonte per
l’osservanza degli editti et ordini concernenti i valdesi e gli abitanti nelle
valli del Pragelato e Castel Delfino »
del 20 giugno 1730. Opera ancora oggi
di utile consultazione.
Aldo Ribet, Torino
EDIZIONI CLAUDIANA
Tornerò tra la gente
« Era ovvio che toccasse a noi
ragazze riordinare, raccogliere i
piatti, lavarli, asciugarli e il sabato pomeriggio, fuori panche
e sedie, rovesciare secchi pieni
d’acqua sul pavimento che in
cambio diventava rosato e odorava di sano. Ogni tanto si staccavano i telai dagli stipiti per
lavare i vetri e anche lì secchi
pieni d’acqua a rovescio, fiumi
e rigagnoli ovunque e poi, a operazione compiuta, una trasparenza che metteva gioia e non
si sajieva da dove venisse... »
fpag. 11).
« Le nostre mansioni tipicamente femminili subivano un
travaglio continuo; quando ad
esempio riordinavo la cucina,
mi davo la pena di mettere in
fila gli zoccoli accanto alla scala che ci portava alle camere da
letto. Ma appena mi voltavo,
tutto era scompigliato. Se poi
tentavo di ripulire il cortile dai
residui delle bestie o dalle vistose zolle seminate dalle nostre
zoccole, gli uomini di casa mia
mi guardavano con aria trasognata come se stessi decurtando
il tempo in assoluto» (pag. 12).
« Quel ’cavar erba' rimase come l’emblema della brutalità del
lavoro. Per completare il foraggio delle mucche dovevamo inoltrarci anche tra i filari del granoturco, inginocchiati nella polvere, strappare e sbattere le radici per ripulirle. Nell’afa estiva
sudore, terriccio, foglie taglienti
éd erba sporca, creavano in tutti un senso tale di oppressione
da far odiare il lavoro e maledire la terra » (pag. 24).
Così si entra nel vivo di questa storia al femminile
Storia di una donna di orìgine contadina che parte, lascia
le sue radici, il suo mondo fatto
di fatica, di silenzi, di attese, di
duro lavoro, di grandi rinunce
e poche soddisfazioni, dove Dio
viene vissuto come quello che
manda la grandine e rovina il
raccolto, ma è presente in mezzo alla fatica, a questa gente povera e rassegnata. La vita si
estende fra il pezzetto di terra
da coltivare, la casa, le bestie
da accudire, il tutto scandito dal
tempo della semina, dal sole che
si alza inesorabile al mattino —
e bisogna presto cominciare il
lavoro — e va tardi a coricarsi.
Tempo, che non è il nostro, gente di città. Il vivere è tutta uno
snodarsi di fatiche che si tessono fra loro formando il tracciato silenzioso della vita di questa famiglia. Ma, in mezzo ai
« tredici » esce lei, la donna diversa, quella che vuole conoscere Dio al di fuori di questo fazzoletto di terra. Ed è questo desiderio di conoscenza che la spinge ad uscire dal cerchio.
E’ la storia di una donna diversa dalle altre, dalle sorelle, dalle
cugine. Emarginata, o meglio
sradicata da se stessa, perché
non appartiene alla cultura contadina dalla quale proviene e
alla quale tornerà perché tutti
sentiamo (dopo aver vissuto
aspramente) il bisogno di ritornare alle nostre, radici; emarginata nella chiesa perché è una
diversa, una che non si adegua
alle regole, al silenzio, al rispetto che i superiori impongo
no. Una donna che vuole crescere a tutti i costi in una società
che non le ha aperto questa possibilità; nata nel mondo dei rninimi (di coloro che vanno in
chiesa la domenica ma che poi
tornano tutti arrabbiati perché il
parroco chiede solo soldi: non
ha capito il loro mondo, che è
fatica, che è duro, che comincia
all’alba dando da mangiare alle
bestie e termina di nuovo la sera
con questo atto).
Lei, da questo mondo di stenti, di miseria, di durezza di vita
esce e va nel mondo, così almeno crede, alla ricerca di Dio. Alla ricerca di Dio? dicono nel paese. Mah! La gente scrolla le spalle! « E’ una stramba »!
E invece questa donna tenace e dal carattere deciso costruito nelle lunghe sere, nella cucina frugale dove tutta la famiglia
si raccoglie, va a conoscere una
realtà nuova che non ha nulla a
che vedere con la storia della
sua famiglia, dei suoi amici.
Entra in convento, dove crede
di trovare Dio e invece trova la
sua fatica di vivere: fatica di
donna che vuole conoscere, imparare, ma le donne, tanto più
se sono dentro un'istituzione,
non possono imparare; conosce
i soprusi, le regole, di un mondo
dove tutto è regolamentato. Come sembra lontano il suo mondo contadino! Eppure Dio ci deve essere anche qui. Lei se lo
domanda sempre e vuole a tutti
i costi studiare, andare avanti
per capire, per conoscere e « le
altre la guardano sconcertate »!
Raccontare tutto il libro, che
è una suspense continua, è banalizzarlo; è bene entrare nello
spirito di avventura nel quale ci
avvolge perché la vita di questa
donna, essendo una ricerca di sé
e di una propria identità nel
mondo della conoscenza, è una
avventura continua che prende
il lettore e lascia senza parole.
Per esempio quando, dopo tante
peripezie la troviamo in mezzo
ai poveri dell’India.... dove si era
fatta mandare per trovare Dio,
se stessa e il senso della sua
vita.
« Accoccolata per terra vicino
al ceppo acceso nel freddo della
notte, fissavo il cielo immenso della savana. I nostri strani
rumori, l’assordante andirivieni
delle nostre macchine, il caotico
marasma dei nostri piani e dei
nostri progetti, il mio stesso
continuo ragionare, tutto veniva
incenerito dalle giornate roventi. E la notte in savana ha un
potere magico, un silenzio vicino a quello primordiale. Sarei
diventata un’altra creatura se
fossi rimasta... » (pag. 143).
Ma il filo di questa vita disperata si ricongiunge tornando al
proprio mondo contadino: là in
mezzo alla sua gente che non
aveva studiato ritrova se stessa
e forse anche Dio.
Nella chiesa non c’era posto
per lei. Una donna che poneva
troppe domande e voleva troppe risposte.
Rina Lydia Caponetto
1 Maddalena Masutti, Tornerò tra
la gente. Il cammino di una donna nella chiesa, Claudiana, 1986, Lire 12.500.
3
28 marzo 1986
fede e cultura 3
DIBATTITO ALL’UNIVERSITÀ’ DI NAPOLI LETTERA AGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE
Cos’è l’ora di religione? vocazione umiliata
Le chiese evangeliche napoletane e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli
hanno organizzato venerdì 7 marzo un dibattito sull’insegnamento della religione nella scuola
pubblica. In particolare l’incontro era promosso dalla Sezione
di Studi storico-religiosi del Dipartimento di Discipline storiche per sottolineare che un’istituzione per sua natura laica e
nello stesso tempo formativa
delle figure professionali di futuri docenti è interessata a un
dibattito che riguarda natura,
metodologie, strumenti e finalità di discipline che hanno per
oggetto il ’fatto religioso’.
Già subito, nell’introdurre il
dibattito, Giorgio Jossa, direttore della Sezione di Studi storico-religiosi, ha sollevato il problema che a me pare centrale:
che cosa è l’ora di religione? Se
è vero, come da più parti si sostiene, che si tratterebbe di
un’ora rinnovata, dai contenuti
non catechistici ma scientifici e
culturali, perché mai essa è affidata esclusivamente alla Chiesa cattolica che vaglia l’idoneità dei docenti, la conformità dei
programmi alla dottrina della
chiesa e rilascia l’imprimatur
per i libri di testo? Non solo,
ma perché sarebbe in gioco la
libertà di coscienza e la necessità di un’opzioné, se si trattasse di un’ora di tipo culturale?
I docenti di discipline storicoreligiose deirUniversità — ha
detto ancora Jossa — non potrebbero insegnare a questo titolo religione nelle scuole italiane, benché esprimano il necessario livello di garanzia sul piano scientifico e della didattica.
Dopo un rituale invito ad evitare guerre di religione e ad isolare rigurgiti laicisti ed anticlericali, Raffaele Cananzi, Presidente diocesano di Azione cattolica, ha richiamato, come era
prevedibile, il primo articolo del
nuovo Concordato e la recipro
ca collaborazione tra Stato e
Chiesa per il bene dell’uomo e
del paese.
Questo è il fondamento — ha
detto — e la ragione della presenza della religione cattolica
nella scuola. Non si tratta di
un privilegio, ma di un diritto
del cittadino e di un dovere dello Stato che ne tutela la libertà.
Lo Stato affida questo insegnamento alla Chiesa cattolica che
in uno spirito di servizio all’intera comunità nazionale forma
dei credenti e dei cittadini capaci di valori morali e civili.
L’ora di religione deve avere
contenuti e carattere formativo. Il metodo sarà critico e
scientifico, l’oggetto è il messaggio evangelico definito nella sua
formulazione autentica che naturalmente solo la Chiesa cattolica garantisce.
Mi sono chiesto quale scuola
vorrei per mio figlio, ha detto Biagio de Giovanni, direttore
dell’Istituto di Filosofia e Politica dell’Istituto Universitario
Orientale. Quello Ohe cerco è
pluralismo e confronto. Mi fa
paura questa privatizzazione
confessionale della scuola, dove
il confronto è escluso per principio e ciascuno resta sotto le
proprie bandiere.
La sua è stata una riflessione
sul problema della laicità, che
non va confusa col laicismo. De
Giovanni si è dichiarato molto
critico su una improbabile collaborazione tra Stato e Chiesa
come è espressa nel nuovo Concordato; sulla improponibilità di
fini comuni tra istituzioni così
diverse. Bisogna assumere la
laicità in senso forte, come valore in sé. Quale rapporto è possibile tra Stato e Chiesa, tra fede e scuola, che senso ha passare attraverso questo canale
obbligato di un’ora cattolica, ritenuto, non si sa a quale titolo,
più formativo di altri, lì dove nel
curriculum ordinario delle singole discipline specialistiche in
CENTRO D’INCONTRO DI OMEGNA
Catechesi o cultura:
dibattito a più voci
OMEGNA — Religione a scuola?
Parliamone! Questo il tema del
dibattito promosso dalla locale
chiesa metodista e dal Centro
Evangelico di incontro, tenutosi
il 22 febbraio presso l’aula consiliare.
L’assessore alla pubblica istruzione, G. Desanti, ha introdotto
l’argomento e presentato i relatori. Don Dino Bottino, direttore
dell’ufficio catechetico della diocesi di Novara, ha sostenuto che
il discorso religioso nell’ambito
scolastico, nel normale orario,
vuol essere un servizio di documentazione e di chiarificazione
culturale sulla Bibbia, nel rispetto di tutte le posizioni e aperto al
dialogo, e che una scuola priva
di questa componente culturale
è una scuola mortificata e impoverita.
Il prof. Della Valentina, insegnante di scuola media superiore,
di area laica, ha espresso perples-.
sità su vari temi; scuola materna, materie alternative là dove i
ragazzi sono pochi e in assenza
di strutture scolastiche adeguate,
precarietà del posto di lavoro degli insegnanti di religione, comamque sottoposti all’autorità
ecclesiastica, e si è pronunciato
in favore di una eventuale ora di
ogni caso si ricostituisce ima
unità del sapere che ne garantisce il carattere formativo?
Il pastore Salvatore Ricciardi,
per le chiese evangeliche, è partito da una critica al Concordato che, come ha detto, rende
lo Stato meno democratico, lo
rende di alcuni e non di tutti.
Ha usato poi l’immagine di un
imbuto che si va restringendo
per dire come da formulazioni
di carattere ampio e generale
contenute nel Concordato (la religione come patrimonio collettivo), si passi a formulazioni
più restrittive (il patrimonio reliposo si identifica con la religione cattolica) fino a giimgere
all’Intesa e alla successiva circolare dove praticamente ogni
spazio di pluralismo è chiuso.
Ha infine segnalato il pericolo
di uno Stato che abdica ai suoi
compiti istituzionali, dà in appalto alla Chiesa un insegnamento e un compito formativo e lo
paga coi sfaldi di tutti.
Infine Boris Ulianich, Senatore della Sinistra Indipendente,
ha centrato il suo intervento su
una critica dura e documentata
del sistema concordatario come
carta di privilegi, ed ha auspicato che la Chiesa cattolica finalmente capisca che è ora di
rinunziarvi.
Il dibattito ha messo in evidenza come in questa questione
siano in gioco grossi problemi
di vita civile e come la società
italiana abbia con forza riaperto un dibattito per mettere in
discussione quello che una classe politica sciatta e disattenta,
o piuttosto attenta a ragioni di
equilibrio interno, aveva lasciato passare.
Rosanna Nìtti
Il Consiglio dei pastori e degli
anziani delle Chiese evangeliche
di Firenze, Prato e Pistoia ha indirizzato agli insegnanti di religione una lettera in cui sono
esposti i motivi della opposizione
alle norme sull’insegnamento della religione derivanti dal nuovo
Concordato. In discussione non è
la comune vocazione a trasmettere il messaggio cristiano alle
nuove generazioni bensì i modi
che l’istituzione romana ha scelto per adempiere questo obbligo
di fede.
« A noi pare — scrive il Consiglio — che la vostra specifica vocazione — per i modi prescelti —
sia umiliata e sommersa da istanze ben diverse. La istituzione vi
strumentalizza e in cambio vi dà
i moderni "benefici ecclesiastici",
collocandovi in una situazione di
privilegio in rapporto agli altri
cittadini. Lavorerete legalmente
come dipendenti di uno Stato
laico, col normale contratto di
lavoro, ma dipenderete dalla istituzione ecclesiastica che vi ha
preparati, vi ha dato il beneficio
del lavoro rimunerato (e ve lo
può togliere), vi darà i programmi. Vi gestirà. Ed il privilegio vostro, che non ha a che vedere con
la vocazione evangelica, sta in
questo: un benefìcio "ecclesiastico" vi permette di raggiungere
un posto di lavoro "statale’’ per
il quale sono in attesa migliaia di
laureati che fanno esami di Stato,
concorsi, domande, e restano disoccupati ».
Dopo aver ricordato che le norme concordatarie hanno un costo
che verrà a gravare su una scuola
già disastrata e aver osservato
che il ministero della trasmissione della fede non può essere fi
nanziato dal pubblico erario, il
Consiglio esprime in positivo la
propria opzione: « Mentre ribadiamo il nostro convincimento
che l’educazione e la formazione
religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e delle chiese, non ignoriamo che la chiesa
cattolico-romana, per la massa di
popolazione che nel nostro paese
ad essa aderisce, ha una responsabilità grave per la trasmissione
del messaggio cristiano. Proprio
per il numero ingente di fanciulli
e di giovani non sembra possibile
che l’insegnamento religioso (almeno dove la popolazione è densa) sia impartito nei locali della
chiesa. Diviene necessario richiedere allo Stato l’agibilità delle
strutture scolastiche: non è poco
ed è già imbarazzante, come ogni
situazione fuori della norma. Riteniamo tuttavia che in uno Stato "laico" che intende offrire a
tutti i cittadini — cattolici e di
altre confessioni religiose — la
possibilità di ritrovarsi per uno
studio del "fatto religioso", l’insegnamento religioso di una confessione, sia pure maggioritaria,
non può diventare curricolare,
bensì collocarsi al di fuori dei
normali programmi scolastici ».
L’insegnamento religioso, afferma ancora il Consiglio, non deve
comportare oneri per lo Stato, il
che non significa che esso sia attuato gratuitamente: spetterà alla chiesa di appartenenza provvedere al suo finanziamento.
La lettera termina con l'indicazione deU’intento che spinge il
Consiglio a manifestare il proprio parere; affermare e far crescere un’autentica fraternità in
Cristo.
DALLA TRASMISSIONE « PROTESTANTESIMO »
Chi è il diavolo?
Nella trasmissione del 24 marzo di « Protestantesimo » abbiamo
ascoltato questa risposta ad un interrogativo di attualità che ci sembra utile far conoscere anche a chi non ha seguito la trasmissione.
religione posta al di fuori dell’orario curricolare.
Il pastore S. ÌRicciardi, della
chiesa valdese di Milano, ha sottolineato le incongruenze tra il
nuovo concordato e le disposizioni ministeriali, e, esponendo la
posizione valdese-metodista, ha
invitato a non avvalersi dell’insegnamento religioso, che sotto la
etichetta di "cultura religiosa” ripropone di fatto la dottrina cattolica. In altri paesi, che pur pagano gli insegnanti di religione,
sia cattolici ohe protestanti, gli
insegnanti sono tenuti a superare concorsi statali in vista dell’insegnamento.
La prof.ssa Fallarini, insegnante di religione, ha precisato sulla
base della sua esperienza che
quanto si fa nella scuola non è
catechismo, ma cultura, tesa a
far maturare le scelte dei ragazzi
senza pregiudizi e nreconcetti. Il
discorso viene centrato sulla figura di Cristo, della sua umanità,
sul Vangelo, la storia d’Israele e
la storia della chiesa, giungendo
ai temi della giustizia, della libertà e deH’araòre. Vivace il dibattito. ben seguito dal pubblico,
circa centotrenta persone che
hanno gremito la sala.
Bianca Mûris
Una signora triestina vuole sapere se i protestanti credono nel
diavolo e se credono possibile
l’esorcismo. La lettera fa riferimento ai fatti di Torino e in particolare al fatto che il cardinale
Ballestrero ha nominato sei esorcisti ufficiali per la città. La signora non è convinta di tutto
questo discorso e termina la sua
lettera chiedendo; « Perché proprio ora si torna a parlare del
diavolo? Perché rispunta questa
realtà in un tempo in cui riceviamo le fotografie della cometa di
Halley? E che cosa è il diavolo?
Chi è il diavolo? ».
Ora rispwndere a questa domanda evidentemente non è facile. Per un singolare paradosso
è più facile narlare di Dio ohe
parlare del diavolo. Perché Dio
tutto sommato sappiamo chi è;
egli si è rivelato, ha acquistato
un volto, ha un nome. Il diavolo,
invece, ha la caratteristica di non
rivelarsi, ma anzi di nascondersi,
di mimetizzarsi: il diavolo lo
chiamerei un « maestro illusionista », il « re delle apparenze »,
colui che ti fa credere che il vero
è falso e il falso è vero, colui che
ti fa credere che il giusto è malvagio e ohe il malvagio è giusto.
Il diavolo è cioè colui che cambia
le carte in tavola e quindi non
lo sai mai veramente individuare,
non sai mai dov’è, non sai mai
veramente chi è. Anche le cose
più belle, più angeliche possono
tutto a un tratto apparire diaboliche.
La seconda osservazione è que
sta; se uno pone la domanda
« Ma insomma questo diavolo c’é
o non c’è? », io risponderei così;
certo che c’è, ma c’è come c’è la
morte, come c’è la violenza, come
c’è l’odio, come c’è l’incredulità.
Esiste cioè questa esistenza negativa, questa esistenza distruttiva
delle realtà e della comunità umana. Ma se poi la domanda diventa: « Ma tu oi credi nel diavolo? »
io direi: no, io credo altro dal
diavolo, cioè la mia fede si oppone, la mia fede contesta il potere
del diavolo, il potere di queste
forze demoniache che aggrediscono e minacciano l’esistenza
umana.
La terza osservazione riguarda
poi l’identità, se così possiamo dire, del diavolo. La parola diavo’o,
non so se lo sapete, viene da
un verbo greco, diaballo, che ha
molti significati, ma uno in particolare è quello ohe vorrei mettere in evidenza. Diaballo significa;
ciò che si mette in mezzo per dividere, per separare, per disgregare, e questa è una descrizione
abbastanza profonda e valida
della realtà e dell’identità del
diavolo. E’ colui che sta in mezzo per dividere e separare gli
uomini fra di loro, l’uomo da Dio
e anche l’uomo da se stesso. Potremmo dire con una parola moderna: il diavolo è la grande forza di alienazione dell’uomo da sé,
dell’uomo dal prossimo, dell’uomo da Dio. Ed è per questo, io
penso, che l’evangelo si apre con
la famosa scena della tentazione
di Gesù, in cui Gesù affronta il
diavolo. Perché proprio all’inizio? Perché proprio all’inizio si
tratta di combattere e di sconfiggere questa forza ohe sta in mezzo tra Gesù e gli uomini, tra gli
uomini e Dio.
Un’ultima osservazione è quella che consegue a questa pagina
augurale dell’evangelo, cioè il fatto che in tutto il Nuovo Testamento, in tutta la storia di Gesù,
noi notiamo come Gesù ha continuamente combattuto i dèmoni.
Dove arriva Gesù i dèmoni tremano, sono smascherati, Gesù è
colui che li rivela, che li caccia
dai corpi degli uomini, dal corpo
dell’umanità, li allontana dallo
spazio dell’uomo e quindi Gesù
è un esorcista. La lettera chiede
se è possibile, l’esorcismo: certo
che è possibile l’esorcismo; Gesù
è l’esorcista, Gesù è colui che
caccia dalla comunità umana tutte le forze demoniache, cioè tutte le forze ohe dividono e tutte le
forze ohe disgregano, tutte le forze di morte ohe circolano e animano il corpo deH’umanità. Perciò — e per tornare all’episodio
di Torino, alla nomina dei sei
esorcisti — io non credo che il
compito nostro sia tanto quello
di nominare degli esorcisti più o
meno ufficiali, in quanto, per così
dire, Dio ha già nominato il vero
grande esorcista dell’umanità e
cioè Gesù di Nazaret. Si tratta di
credere in lui, colui che scaccia i
dèmoni, si tratta, oer dirlo con
un’altra parola, di vivere nell’amore perché come il diavolo è
colui che divide, l’amore è ciò
che unisce, e proprio per questo
è lo spazio in cui il diavolo non
ha posto. L’amore è un luogo,
l’unico luogo, nel quale non c’è
più il diavolo. Paolo Ricca
4
4 vita delle chiese
2’8 marzo 1986
XVII FEBBRAIO A PARIGI
CORALE DI SAN GERMANO
Quando i valdesi
trattarono con i cosacchi
Nessun uomo è un’isola
Anche quest’anno ha avuto
luogo, in occasione del XVII febbraio, la riunione annuale dei
valdesi di Parigi al Collegio Bernard Palissy. Durante rincontro
un uditorio attento, la cui età
media cresce di anno in anno,
ha ascoltato una conversazione
del prof. Henri Appia, che ha
comimicato di aver scoperto nei
propri archivi familiari che suo
padre e il sig. Durlemann furono gli autori della prima trasmissione radiofonica protestante, negli anni '30. Proseguendo
nella sua esposizione, Appia ha
ricordato in quali circostanze fu
promulgato l’editto di emancipazione del 1848, constatando
quanto i valdesi fossero dotati
di abilità negoziale.
Come esempio ha citato l’episodio — avvenuto nel 1799 —
del trasferimento dei feriti, fran
cesi, che le popiolazioni valdesi
trasportarono al di là del colle
della Croce. Ciò valse ai valdesi
una menzione d’onore da parte
del generale Suchet e fu immediatamente seguito da un negoziato col maresciallo Suvorov
allo scopo di evitare eventuali
rappresaglie da parte dei reazionari realisti protetti in ultima
istanza dai cosacchi!
Félix Vigne ha riferito sulla
sua traversata del Queyras, dove era stato organizzato un incontro intemazionale in occasione del tricentenario della Revoca dell’Editto di Nantes; erano
presenti discendenti di famiglie
protestanti e valdesi tornati da
tutti i continenti a visitare la
« terra degli avi ». Un culto ecumenico concluse quella giornata radiosa. Che riunì 1.500 persone fra cui ima delegazione di
valdesi del Piemonte, guidati dal
pastore Toum.
Il prof. Fridel ha condotto il
culto e ciascuno ha potuto godere del suo insegnamento e del
suo umorismo. . Dopo una colletta a favore dell’Asilo di San
Germano e lunghe conversazioni
intorno al buffet, è venuta infine l’ora di separarsi e raggiungere sotto la neve le rispettive
case.
In concomitanza con questo
incontro ha avuto luogo a Parigi
una riunione francofona con la
partecipazione di rappresentanti di 47 paesi, nel corso della
quale un amico dei valdesi, il
ministro, plenipotenziario de la
Fournière ha parlato della tenacia valdese nel difendère la
lingua e la cultura valdesi alle
Valli, pur nell’apertura verso gli
altri. Huguette Vigne-Ribet
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Consultazione sull’S per mille
VIliLAR PEROSA — L’assemblea del ‘16 marzo ha ritenuto
utile consultare tutti i membri
di chiesa sulla questione della
normativa statale in materia di
finanziamento ecclesiastico (8
per mille). La consultazione avviene mediante un foglio che è
stato distribuito: il foglio serve
esclusivamente per esprimere un
parere: non è un voto. Ohi vuol
partecipare alla decisione in merito alla risposta da dare in vista del Sinodo, verrà all’assemblea di domenica 27 aprile, nel
tempio.
• Durante il culto della Domenica delle Palme, a cui hanno partecipato i Trombettieri e
la Corale, sono stati confermati
Daniele Bounous, Paola Bounous, Giovanni Ghigo, Silvana
Ghigo, Mauro Griot, LuiseUa
Rostagno, Rosina Travers.
Nel pomeriggio l’Unione Femminile ha organizzato una festa
di accoglienza per i nuovi confermati: im simpatico incontro,
familiare e allegro. Ai confermati l’Unione Femminile ha donato una copia di « Protestanti perché», di G. Girardet.
Confermazioni
PRAROSTINO — Sono stati
ammessi in Chiesa mediante la
confermazione o il battesimo:
Cinzia Bourne, Samuele Montalbano, Roberto Paimero. Nel pomeriggio, le signore dell’Unione Femminile hanno organizzato un simpatico tè per questi
giovani ed i loro familiari.
• n 16 marzo scorso si è avuta una prima Assemblea di
Chiesa per l’esame della relazione finanziaria e per nominare i delegati alla Conferenza Distrettuale.
Si ricorda la prossima Assemblea del 13 aprile sul tema del
VEN DESI
a Pramollo rustico
da ristrutturare
Telefonare 0121/58864
l’8 per mille e per eleggere i delegati al Sinodo 1986. Oi augurìatno che la Comunità, partecipi più numerosa a quésta importante occEisione di riflessione.
Scambio
di testimonianze
RORA’ — Al termine dei corsi di catechismo, ha chiesto di
essere battezzata, confessando
pubblicamente la sua fede, Gigliola Morel. Nella domenica
delle Palme abbiamo così avuto un culto un po’ particolare:
i bambini della scuola domenicale, i ragazzi del catechismo e
del precatechismo hanno presieduto loro il culto, con una serie
di brevi scenette tratte dall’evangelo di Marco. E’ stato un
simpatico scambio di testimonianze: di Gigliola alla comunità e ai giovani, dei bambini e
dei ragazzi alla comunità e a
Gigliola.
• Dopo aver ricevuto la visita della Filodrammatica di Villar Penice, il 15 marzo, sabato
29 marzo e sabato 5 aprile la
Pilodrammatica locale rappresenterà «Lo smemorato», di Emilio Caglierò.
Concerto d’organo
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Nel tempio dei Bellonatti, venerdì sera 4 aprile, alle ore 20.45,
avrà luogo un concerto d’organo eseguito dal maestro Labsch,
il papà della candidata al Ministero Susanne, che tutti conosciamo ed apprezziamo per la
collaborazione pastorale che
svolge nella nostra comunità.
Intervenite numerosi a questo
concerto. Oltre al piacere di
ascoltare l’esimio organista,
avrete anche modo di constatare il soddisfacente risultato dei
iavori eseguiti per la messa a
punto dell’organo.
Matrimoni e
anziani
POMARETTO — Sabato 15
marzo u.s. si sono uniti in matrimonio in chiesa Bernard Giuliana di Pomaretto e Pascal
Giancarlo di Pomaretto. La benedizione del Signore è stata invocata su questo nuovo focolare.
Auguri da parte della comunità
tutta.
• La comunità porge sinceri
auguri a Long Edmondo e Reyhaud Letizia per; i loro 50 anni
di matrimonio. Che lo Spirito
del Signore sia il loro protettore durante gli anni loro ancora concessi.
• Come annunciato, durante
l’assemblea di chiesa tenuta il
16 marzo u.s., l’assemblea ha
confermato le designazioni di
anziani fatte dai rispettivi quartieri. Sono pertanto confermati
anziani: Micol Long Anita per
i Masselli e Long VUma per
Fleccia. Sono anche stati riconfermati nel loro incarico Griglio Alessandro e Peyronel Ferruccio di Pomaretto.
Culto FGEI
PINERO'LO — Il culto del 9
marzo è stato presieduto da giovani della EGEI a cui va la riconoscenza della comunità per
il messaggio ricevuto.
• La nostra chiesa sarà rappresentata al sinodo da Gianni
Long e Giancario Griot (supplente Bianca Natali) e alla conferenza distrettuale da Sergio
Malan, Nora Balmas e Dario
Padrone (supplente Roberto Rostan).
• Due lutti hanno segnato in
questi ultimi giorni la vita della
comunità : la morte quasi improvvisa di Fernando ^Imas e
quella, preceduta da lunghe sofferenze, di Erica Giraud.
In questi giorni di Pasqua pensiamo a loro nella luce della Resurrezione.
Calendario pasquale
ANGROGNA — Giovedì 27,
nel Tempio del Capoluogo, alle
ore 21, avremo il culto liturgico
con Santa Cena (presiede il
past. Susanne Labsch); venerdì
28, nel Tempio del Serre, alle
ore 21, culto di Santa Cena con
la Corale; sabato 29, alle ore 20,
nella scuoletta di Pradeltorno,
culto pasquale; domenica 30, alle ore 10, nel Tempio del Capoluogo, culto con confermazioni
e Santa Cena presieduto dai
past. Platone e Labsch. A Pasqua ci stringeremo intorno ai
catecumeni che hanno chiesto
di essere ammessi in chiesa come membri comunicanti : Andrea Bertin, Andrea Bertramino, Emanuela Bertin, Carla Ricca, Donatella Rivoira.
Con la serata del 15 marzo a
Pomaretto, la Corale di S. Germano ha concluso la prima «tournée» del suo programma di canti e diapositive a favore della ristrutturazione dell’Asilo.
L’idea base che ha condotto alla realizzazione di questo spettacolo dal titolo molto incisivo
« Nessun uomo è un’ìsola » è sta. ta la constatazione che tutte le
pure ottime iniziative finora intraprese per l’Asilo di S. Germano erano in fondo estranee alla
sua realtà e che l’istituto stesso
poteva presentarsi in modo veramente incisivo.
In questo modo è nato l’audiovisivo, piuttosto complesso, nel
quale si alternano testimonianze
dirette degli ospiti deU’Asilo,
commenti alle varie situazioni,
poesie e canti eseguiti dalla Corale presente.
Il lavoro accurato, la scelta
molto appropriata dei canti e degli inni, i vividi colori delle diapositive e le riflessioni delle per
TORRE PELLICE
Una radio
per la valle
Non tutti conoscono Radio
Beckwith e le sue trasmissioni,
ed è un peccato, perché si tratta di un’emittente che, nonostante l’esiguità dei mezzi, si
differenzia nettamente dalle radio commerciali ed è, oltretutto, particolarmente attenta alla
realtà della chiesa valdese. Fra
i suoi programmi, trasmessi in
F.M. 91,200, segnaliamo: E
chantu (musica folk): lunedì ore
22 e giovedì ore 15.30; Il .presente nella storia (a cura della
S.S.V.): martedì ore 16 e domenica ore 11 ; Vive la France (musica leggera francese): martedì
ore 19.30 e mercoledì ore 15.30;
Parole di pace (a cura del Comitato per la pace della Val Pellice): mercoledì ore 18 e domenica ore 1680; All thè jazz (antologia jazz) : mercoledì ore 22,
giovedì ore 17.30, venerdì ore
22, domenica ore 22; Cineocchio
(informazione e critica cinematografica): giovedì ore 19.30 e
venerdì ore 15; Grünen (problemi ecologici) : venerdì ore 19.30
e sabato ore 15; Il carnet di mister Beckwith (notiziario locale
e nazionale/internazionale) : tutti i giorni alle ore 14.30 e 18.30.
Un posto importante, nella
programmazione di Radio Beckwith, è poi occupato dal Culto
evangelico, che viene trasmesso
la domenica alle 11.30 e il mercoledì alle 19.30. Vi sono poi alcuni programmi autogestiti, condotti da gruppi che ne hanno
fatto richiesta.
Nel corso della settimana, dal
lunedì al sabato, le trasmissioni di Radio Beckwith iniziano
alle 15 e si concludono alle 23;
la domenica, invece, i programmi cominciano alle ore 10. Per
ulteriori informazioni, telefonare alla radio (tei. 91.507).
sone intervistate ( « sono venuto
qui, perché ero rimasto solo »;
« ora non mi aspetto altro che
di morire ») hanno reso lo spettacolo incredibilmente suggestivo e nostalgico. A ricordare, però, l’impegno per il presente e
per il futuro dell’Asilo, è intervenuto il presidente del comitato, Paolo Ribet, il quale ha informato il pubblico sui programmi
più immediati della ristrutturazione e sul livello raggiunto dalle offerte.
La Corale di S. Germano ha ancora tra i suoi progetti un via.cgio a Roma e la presentazione
dello spettacolo a gruppi estei ..
L’audiovisivo, anche senza i canti dal vivo, rimarrà per il prossimo anno a disposizione delle
chiese che lo volessero proiettare ed è anche probabile che !a
Corale continuerà la « tournée
in altre località. Per tutte le peisone che hanno impiegato in questa iniziativa tempo e capacit.i.
una nutrita partecipazione saia
senza dubbio il miglior riconoscimento.
L. V.
In questa rubrica pubblichiamo Is
scadenze che interessano più chiese
vatdesi dé#e.valli. Gli avvisi Vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 6 aprile
□”FORUM TEOLOGICO
VILLAR PELLICE — Alle ore 15 presso
il Castagneto si tiene l'ultima riunione
del Forum teologico del 1° Distretto.
Tema della giornata: - Modelli di
fede nell'eternità e annuncio biblico
della resurrezione ». Dopo il dibattito
si avrà la valutazione degli incontri di
quest'anno.
L'incontro prosegue dopo la cen,3.
Per la cena prenotarsi presso il Past.
Bruno Rostagno, tei. 0121/51372.
Lunedì 7 aprile
□ INCONTRO PASTORALE
VILLAFT PEROSA — Alle ore 9.15
presso il Convitto si tiene l'incontro
mensile dei pastori e dei predicatori
del 1° distretto.
Tema della giornata dopo la meditazione biblica del past. Alberto Pool:
« Siamo ancora una chiesa riformata? ».
Giovedì 10 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso la
Chiesa valdese si tiene la riunione del
collettivo biblico ecumenico. Ail'ordine del giorno la lettura del testo
sulla Santa Cena dei BEM ».
Domenica 13 aprile
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Sala Unionista si tiene l'assembiea mensile del movimento di Testimonianza Evangelica Vaidese. Tutti
gii interessati possono partecipare.
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28 marzo 1986
vita delle chiese 5
INTERVISTA A ADRIANO LONGO
PACE E DISARMO
Le
del
prospettive
volontariato
Il 16 marzo ha avuto luogo
presso Casa Cares a Reggello,
vicino a Firenze, l’assemblea dell’Associazione Evangelica di Volontariato (AEV). E’ stata un’occasione per riflettere sulla realtà e le prospettive del volontariato evangelico ; su questi temi abbiamo intervistato Adriano Longo, che a Reggello è stato rieletto presidente dell’AEV.
. — Ci vuoi fare il punto sul
vostro impegno di questi anni?
— L’Associazione è al suo secondo anno di vita e procede
normalmente nel suo compito
che su un fronte è di supporto
alle strutture che desiderano
avere la collaborazione di volontari, e su quello dei volontari,
dando loro la possibilità di fare
esperienze che possano essere
significative per la loro crescita.
— Ci sono stati nuovi sbocchi
operativi per l’AEV?
— Oltre ai settori assistenziali, abbiamo volontari in servizio
nelle librerie, nell’impegno per
la pace. Inoltre l’Associazione
si è fatta carico di alcuni volontari dimessi dal carcere o dt volontari presi in carico su segnalazione dei servizi sociali delle
USSL, L’obiettivo di questi interventi è il loro inserimento
sociale; sono tentativi, potrebbero anche portare a risultati
molto modesti, ma l’Assemblea
dei soci dello scorso anno ha
ritenuto importante proseguire
in questa linea di lavoro.
Quindi uno spazio autonomo dei
volontari stessi che sotto il tetto dell’Associazione, propongono ed organizzano iniziative proprie con le quali coinvolgere anche altri. L’Associazione potrebbe farsi carico di reperire i mezzi finanziari necessari per sovvenzionare queste iniziative pubblicizzandole adeguatamente.
Mentre ci auguriamo che questa ipotesi maturi, l’Assemblea.
ha recepito questa proposta ed
ha chiamato a far parte del nuovo consiglio due giovani volontari in servizio. Contiamo quindi che si possa formare un gruppo di lavoro, facilitati dal fatto
di risiedere in una stessa zona.
anche loro appoggiare l’Associazione 0 essere aiutate?
— Naturalmente, l’Associazione è abilitata a stipulare convenzioni per l’impiego di volontari non solo con strutture od
enti, compresi quelli pubblici,
ma anche con le stesse comunità, se ritengono di promuovere
dei progetti, sia sui tempi lunghi
che sui medi o corti. Vorrei qui
rammentare che per le prestazioni volontarie, l’Associazione
copre con ima assicurazione i
propri volontari.
— Per terminare, ci potresti
dire in cifre la consistenza della
Associazione?
— Nel 1985 abbiamo avuto dieci cantieri in funzione con un totale di sessantacinque volontari
in servizio, mentre novantadue
soci hanno rinnovato la loro
iscrizione per lo stesso periodo.
P. F.
I credenti
e l’obiezione
fiscale
Mentre la reazione dello Stato
all’obiezione fiscale alle spese militari si fa sempre più dura, la
Commissione Pace e Disarmo
delle Chiese Battiste, Metodiste
e Valdesi organizza un convegnoseminario su questa tematica
così attuale. L’incontro, che avrà
luogo il 19-20 aprile a Rocca di
Papa (presso il Centro Evangelico Battista, via Vecchia di Velletri 26, tei. 06/9499014), ha per tema: « Obiezione di coscienza alle spese militari: i cristiani si interrogano ».
loro contributo Edy Vaccaro e
Luciano Bernini, entrambi esponenti del Movimento Internaziona’e della Riconciliazione, uno
dei più vecchi organismi nonviolenti operanti nel nostro paese.
Un intervento specificamente
centrato sugli aspetti giuridici
dell’obiezione fiscale sarà invece
quello affidato al prof. Domenico
Gallo.
— Altre proposte emerse?
— L’Assemblea si è soffermata sul problema dell’informazione nei due sensi, verso il settore
giovanile e le comunità e verso
l’Associazione alla quale sì chiede di essere sede di raccolta di
dati ed informazioni utili, nel
settore del volontariato in Italia
e all’estero e attenta all’evolversi della problematica giovanile
nel suo complesso.
— ...E le comunità? Possono
Il nuovo Consiglio dell’AEV è
così composto:
Presidente: Adriano Longo - Via
Arnaud 34 - 10066 Torre Pellice (To).
Vice-presidente: Sergio Nishet Via Col. Aprosio 255 - 18019
Vallecrbsia (Imp).
Segretario tesoriere : Marco
Jourdan - Via dei Serragli 49 50135 Firenze.
Membri: Marco Fraschia - C.sb
J. Lombardini 8 - 10066 Torre
Penice (To); Idana Vignalo c/o Uliveto - Strada Vecchia
di S. Giovanni 89 - 10062 Luserna S. Giovanni (To);
L’incontro affronterà gli aspetti storici, biblici, politici e giuridici legati all’obiezione di coscienza: i proff. Giovanni Gönnet
e Fabrizio Fabbrini, per esempio,
interverranno sull’obiezione di
coscienza praticata dai valdesi
medioeyali nei confronti del giuramento e della difesa armata;
una riflessione biblica verrà invece introdotta dai pastori Luciano Deodato, valdese, e Paolo
Spanu, battista, e da don Giancarlo Bruni, della comunità cattolica di base di Bose.
La quota per la partecipazione
al convegno è stata fissata in L.
20.000; per le prenotazioni o richieste di ulteriori informazioni
rivolgersi a Elisa Bagheri (tei.
06/4755120) opnure a Irene Ramirez (tel. 06/282153). Le prenotazioni dovranno in ogni caso
giungere entro il 15 aprile.
Nuovo indirizzo
Sul tema «
zione fiscale
Nonviolenza e obie» daranno invece il
Il nuovo indirizzo del pastore
Michele Sinigaglia, precedentemente in servizio a La Spezia,
è il seguente: corso Sonnino,
23/25 -70121 Bari.
CORRISPONDENZE
La scomparsa di Antonio Di Legami
— Quali sono i problemi più
grossi che avete affrontato in
Assemblea?
— Ne avevamo uno in particolare, che ci ha condizionato in
questa fase di avvio. Negli anni
scorsi erano stati eletti nel consiglio ben tre responsabili di
strutture ricettive che in questo
momento si trovano ad essere
già sovraccarichi di impegni,
mentre i volontari, forse per la
giovane età e per la fluidità delle situazioni, non erano fino ad
ora riusciti ad esprimere continuità nella loro presenza. Nella relazione presentata dal consiglio si auspicava quindi che
nel futuro l’Associazione diventasse di più una associazione di
volontari e si riducesse l’aspetto
di associazione per i volontari.
RIESI — La chiesa è stata privata di un fedele testimone dell’evangelo nella persona di Antonio Di Legami.
Per molti anni ha ricoperto
l’incarico di consigliere di chiesa ed i suoi interventi nelle discussioni e nelle decisioni erano sempre concilianti ed appropriati. Durante i culti domenicali con le preghiere spontanee
esprimeva la sua salda fede nel
Signore.
Egli invocava sempre la pace
fra i popoli. Sempre al corrente
ed informato degli avvenimenti
mondiali in preghiera li esponeva davanti a Dìo: tutte le angosce del mondo; le guerre, il
razzisnio, la sete e la fame, i
terremoti. Egli intercedeva per
la conversione di coloro che co
Bando di concorso
La FCEI intende selezionare candidati in vista dell’assunzione di un/a impiegato/a a metà tempo per il Servizio
Migranti.
Le mansioni saranno le seguenti:
a) assistere il Segretario nell’esecuzione delle decisioni del Servizio;
b) svolgere il corrente lavoro d’ufficio (telefono, corrispondenza, verifiche contabili);
c) tenere la corrispondenza estera;
d) redigere i verbali delle riunioni e tenere l’archivio
del Servizio ;
e) curare sotto il profilo tecnico l’organizzazione dei •
contatti con le chiese locali, con gli organismi pubblici, con
gli organismi esteri.
E’ previsto un periodo di prova di tre mesi, eventualmente rinnovabili. Il trattamento economico e normativo sarà quello già in atto per gli altri dipendenti a metà tempo
della Federazione.
I candidati dovranno avere un titolo di studio adeguato
alle mansioni richieste, pratica di dattilografia e la conoscenza di almeno una lingua straniera.
Le candidature dovranno pervenire agli uffici della FCEI
entro il 20 aprile 1986, corredate da un curriculum di studi
e di esperienze compiute. Dovranno inoltre essere accompagnate da una lettera di presentazione della comunità cui
il/la candidato/a appartiene.
Federazione Chiese EvangeUche in Italia
via Firenze 38
00184 Roma
tei. 4755120
Roma, 12 marzo 1986
struivano armi affinché si adoperassero quei denari per sfamare i poveri.
Nella vita fu duramente provato : due flglioletti morirono
alla età di 4 e 6 anni e due anni
fa dovette subire la perdita di
un altro figlio ormai adulto.
Per le sue idee antifasciste fu
inviato al confino per la durata
di cinque anni. Per non essersi
voluto togliere il cappello al suono dell’inno fascista fu picchiato a sangue dai fascisti.
Nella nostra chiesa, allora, non
c’era una forte coscienza politica; in pochi capivano la gravità della situazione italiana con
l’avanzata del fascismo, mentre
alcuni addirittura vedevano in
Mussolini l’uomo giusto per salvare l’Italia.
Nel dopoguerra fu eletto sindaco e durante il suo mandato
arrivò l’acqua per tutti i riesini, mentre prima la poca acqua
che arrivava era riservata al
centro della città, per i palazzi
dei signori, mentre la povera
gente doveva fare la coda per
parecchie ore per riempire un
recipiente alla fontana pubblica
che alle undici di mattina chiudeva.
Era sempre presente ai culti,
al suo solito posto e fedele nella preghiera che iniziava sempre
col ringraziare il Signore per
avere potuto partecipare al culto stesso.
Le prove, certe situazioni difficili non l’hanno fatto venir meno ai suoi principi e alla sua
fede. A lui si possono applicare
le parole dell’apostolo Paolo :
«Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede».
Bordighera il pomeriggio è stato allietato dai ragazzi della
scuola domenicale con una serie
di canti; è seguito il Bazar, organizzato dall’Unione Femminile, che ha concluso una giornata
di fratellanza.
A Sanremo, nel pomeriggio, il
fratello Leonardo Boeri ha illustrato con una serie di diapositive la Palestina, dove visse Gesù. Il Pastore Peyrot ha, invece,
rievocato brevemente gli avvenimenti del 1686, che causarono
l’esilio dei Valdesi. La giornata
si è poi conclusa con un thè e
la speranza di potersi ritrovare
tutti un altro anno con lo stesso
spirito di fratellanza.
A Bordighera è stata organizzata una tavola rotonda, seguita
da un dibattito, sul tema «L’ora
di religione nelle scuole pubbliche ». La manifestazione, svoltasi il 4 marzo al Palazzo del Parco della cittadina rivierasca, ha
visto la partecipazione di molti
cittadini per un problema che
non sembra aver trovato ancora
una giusta soluzione. Sono intervenuti il Pastore Franco
Giampiccoli di Torino, il Prof.
Giovanni Cattanei, cattolico, dell’Università di Genova e il Prof.
Massimo Rocchi, moderatore
della tavola rotonda.
Convegno
di Pasqua
Culto, agape
e tavola rotonda
SANREMO/BORDIGHERA
La storica data del XVII Febbraio è stata ricordata sia a
Sanremo che a Bordighera, il
16 e il 9/2. Dopo il culto con
Santa Cena e l’Agape fraterna,
cui hanno partecipato molti fratelli e sorelle, in particolare a
MONTESPERTOU (FI) — A Poggio Ubertini avrà luogo da venerdì 28 a lunedì 31 marzo il « convegno di Pasqua ».
Nelle giornate di studio sono previsti studi sull'Antico e Nuovo Testamento (a cura di Stefano Woods), su
« La riscoperta delle Scritture, base
di ogni risveglio » (Domenico Maselli) e sull’ innologia dei Fratelli (Augusto Lelia), su » La storia degli evangelici in Italia» (Giorgio Spini), «La
visione originale del movimento delle Assemblee dei Fratelli » (Giuseppe
BarbanottI), « Lo sviluppo, la diffusione e il ruolo attuale delle Assemblee in Italia » (Davide Valente) e « La
vita di Piero Guicciardini » (Daisy
Ronco). Il Lunedì, infine, Domenico
Masellì presenterà uno studio su « Rossetti, il suo rapporto con Guicciardini ». (Centro Evangelico, 50020 Montagnana Val Di Pesa (Fi), Tel. 0571/
670867).
VENEZIA — Sabato 12 aprile, alle
ore 17, presso la sala del consiglio di
quartiere di Cannaregio, avrà luogo
un pubblico dibattito sul tema:« Contro
r’evangelo di Stato’, per la laicità
della scuola, contro I privilegi ecclesiastici, per la libertà della autentica ’cultura cristiana’ ». 'Interverranno Giovanni Benzoni, redattore de "Il
Tetto”: Raffaele Iosa, direttore didattico; Marco Rostan, del Consiglio della FCEI; Antonio Spezzani, segretario
regionale della CGIL.
REGGELLO (FI) — Dal 18 al 20
aprile avrà luogo presso Casa Cares
un incontro sul tema: « Dialogo sulle
esperienze educative delle famiglie »,
che sarà guidato da Franco Girardet
e Antoinette e Paul Krieg. I costi di
partecipazione sono i seguenti: L.
20.000 per ogni adulto, L. 35.000 per
ogni coppia, L. 10.000 per ogni ragazzo.
PADOVA — Domenica 20 aprile,
alle ore 10, nei locali della chiesa
metodista, avrà luogo il secondo incontro del predicatori locali del VII
Circuito, con tema; « Tecniche della
comunicazione utili nell'annuncio della Parola ». Parteciperà all'incontro il
pastore Giorgio Girardet, della Facoltà
Valdese di Teologia.
GRADO (GO) — Dal 23 al 27 aprile
si terrà presso il Palazzo Regionale
dei Congressi il convegno primaverile
del Segretariato Attività Ecumeniche,
sul tema; « Catechesi e testimonianza
comune ». Nel ricco programma si segnalano per l’interesse degli argomenti le tavole rotonde del 25 aprile
(« Catechesi e catechismi: momento
di unità o di divisione? », con Timotheos Elefteriou, ortodosso, Teodoro
Fanlo y Cortes, valdese e Zelindo
Trenti, cattolico) e del 26 aprile (« Ecumenismo e insegnamento religioso
nella scuola », con Flavio Pajer, cattolico, Maddalena Costabel, valdese, e
Marcos Nikiforos, ortodosso).
àM
6
6 prospettive bibliche
28 marzo 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Risurrezione e fede
La risurrezione di Lazzaro - 3
GIOVANNI 11: 1-54
Che cosa ci dice, dunque, questo capitolo? Il suo messaggio è racchiuso in due parole: la prima è « risurrezione », la seconda è « fede ». La risurrezione è per i morti, la fede è per
i vivi; i morti non possono più credere e i vivi non possono ancora risuscitare. Risurrezione e fede non
sono la stessa cosa, però si rassomigliano: chi crede comincia una vita
nuova e la risurrezione è la vita definitivamente e pienamente nuova.
Così si adempie quel che dicevamo
all’inizio, cioè il rapporto tra risurrezione e vita: questo rapporto lo
istituisce la fede. Chi crede entra nel
mondo della risurrezione. Non è ancora un risuscitato ma è già un agente della risurrezione. Vivere nella fede significa diventare, in questo
mondo di morte, agenti della risurrezione.
Un messaggio racchiuso in
un nome, in una persona
Ma il messaggio 'di Giovanni 11
non è solo racchiuso nelle due parole « risurrezione » e « fede », è racchiuso anche in un nome: Gesù. « Io
sono la risurrezione e la vita ». Credere in lui significa credere nella risurrezione e credere nella risurrezione significa credere in lui. E allora vediamolo in azione questo Gesù, seguiamolo nel suo viaggio dal
di là del Giordano dove s’era rifugiato fino al sepolcro di Lazzaro,
non lontano da Gerusalemme. L'evangelo è quello che egli fa.
1. Anzitutto Gesù si muove. I discepoli lo sconsigliano (v. 8), è pericoloso avvicinarsi a Gerusalemme
(v. 16). Ma Gesù dopo due giorni di
attesa (v. 6) viene sul posto. Non è
come i generali che mandano i soldati in prima linea e loro stanno nelle retrovie a dare gli ordini. Gesù è
in prima linea. Viene fino sulla soglia del sepolcro. Gesù non opera
da lontano ma da vicino. « Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto » (v. 21) gli dice Marta e
gli ripete Maria (v. 32). Quando la
risurrezione è lontana, la morte è
vicina, ma quando la risurrezione si
avvicina, la morte si allontana. Gesù è arrivato, Gesù c’è. Non più distanza, ma presenza. Lui che è risurrezione e vita è lì nel luogo della
morte. E qui vediamo una cosa fondamentale: l’agente della risurrezione deve esserci nei luoghi della morte. Se non ci sei non puoi far niente.
Risurrezione non significa sfuggire
alla morte, ma combatterla senza
remissione. Chi crede nella risurrezione non si mette al riparo dalla
morte ma l’affronta in tutte le sue
manifestazioni.
Gesù freme
2. « Gesù pianse », leggiamo al
V. 35. Sia che pianga per la morte
di Lazzaro sia che pianga per l’incredulità dei presenti, comunque
Gesù pianse. Non è solo commozione, è sdegno, è rifiuto, è protesta.
Una delle caratteristiche più sinistre
del nostro tempo è la crescente impassibilità di cui diamo prova da
Eccoci alla conclusione del commento che il prof. Paolo Ricca ha
tenuto in una recente sessione del S.A.E., alla Mandola, sul noto passo giovannico, scavandone la ricchezza. La scorsa settimana avevamo visto che l’introduzione è — come nella nostra vita — lunga, breve l’annuncio, quello di un attimo d’intervento divino. Vediamo, a conclusione, alcuni elementi essenziali del testo biblico, nel momento cruciale.
, disili!
a cura di GINO CONTE
vanti alla morte degli altri. Sta avvenendo im fatto terribile: ci stiamo
abituando alla morte degli altri, alla morte di tutti. Il quotidiano spettacolo di morte ci ha come narcotizzati. Non sappiamo più fremere,
non sappiamo più reagire, non sappiamo più sdegnarci, non sappiamo
più protestare. Non piangiamo i
morti di droga, al massimo li compiangiamo. Non piangiamo i morti
di fame: la nostra impassibilità è la
loro condanna a morte. Non piangiamo i morti di tortura, non piangiamo i morti ammazzati, la morte
è l’ingrediente normale della vita.
Gesù pianse, e noi guardiamo. Vuol
dire che non siamo veramente entrati nel mondo della risurrezione,
se ci fossimo entrati non resteremmo impassibili davanti alla morte.
L’agente della risurrezione è uno
che non si abitua mai a nessuna morte, è uno che sa ancora fremere. Chi
risorge, insorge. Ma ner questo bisogna che i cuori di nietra siano sostituiti da cuori di carne.
La risurrezione, una
preghiera esaudita
■ 3. « Gesù, alzati gli occhi in alto,
disse: Padre, ti ringrazio che mi hai
esaudito » (v. 41). Ecco il segreto della risurrezione: nessun esorcismo,
nessuna magia, nessun mistero; una
preghiera, che Dio esaudisce. Perché Dio è risurrezione. Chi dice Dio
dice risurrezione, chi dice risurrezione dice Dio. Gesù può dichiarare:
« Io sono la risurrezione e la vita »
perché lui e il Padre sono uno. Questa è la risurrezione: una preghiera
di Gesù esaudita da Dio. Questa preghiera continua. Gesù, alla destra di
Dio «intercede per noi» (Rom. 8: 34).
Non prega invano: « Io ben sapevo
che tu mi esaudisci sempre » (v. 41).
La sua preghiera è la speranza della nostra risurrezione.
4. « Lazzaro, vieni fuori » (v. 43).
Mettete pure il vostro nome: Franco, vieni fuori, Carla, vieni fuori,
Mario, vieni fuori, Daniela, vieni
fuori. Mettete pure il vostro nome.
« Il Maestro è qui, e ti chiama », ti
chiama fuori dal regno della morte
e dalla compagnia dei morti, sì, chiama proprio te, è il tuo nome che ha
pronunciato. « E il morto uscì » (v.
44). Non uscì i'I suo spirito o la sua
anima, ma uscì tutto quanto, nella
pienezza della sua persona. Come
Dio non ha creato solo anime, così
non risuscita solo anime. Dio non è
come noi che siamo capaci di amare
le anime senza i corpi o i corpi senza le anime. Dio ama i corpi con le
anime e le anime con i corpi. Il corpo vale quanto l’anima, anche questo significa la risurrezione. C’è un
evangelo per il corpo, e questo evangelo si chiama risurrezione. Non abbiate paura di amare il corpo. Dio
lo ama di più.
La grande contraddizione
5. E infine, la grande contraddizione. « Da quel giorno deliberarono
(i capi sacerdoti e i Farisei) di farlo
morire » (v. 53). Il timore dei discepoli (v. 8) era dunque giustificato.
E’ pericoloso in questo mondo ridare la vita ai morti. Perché porta
la vita Gesù viene condannato a morte! E’ questo il grande contrasto che
conferisce a questo capitolo il suo
straordinario movimento drammatico. E qui scopriamo la verità più
profonda intorno alla morte: è che
essa non ha solo delle vittime tra
gli uomini ma anche molti complici.
E’ ben vero che siamo mortali, ma
non solo perché moriamo bensì anche perché facciamo morire.
Siamo mortali per gli altri. C’è
gente che vive sulla morte dell’altro.
Molto spesso nel nostro mondo la
libertà di uno è pagata dall’oppressione dell’altro. La ricchezza di uno
è pagata dalla povertà dell’altro. La
pace di uno è pagata dalla guerra
dell’altro. La sazietà di uno è pagata dalla fame dell’altro. La speranza
di uno è pagata dalla disperazione
dell’altro. La fede dell’uno è sovente
pagata dall’incredulità dell’altro.
Ecco perché è così pericoloso risuscitare i morti, liberare i prigionieri, saziare gli affamati, innalzare
i poveri, fare la guerra alla guerra.
Ci si imbatte sempre negli agenti
della morte che contano sulla morte
degli altri e questi agenti, non di rado, stanno al potere, come qui, in
Giovanni 11: si chiamano Caiafa, si
chiamano Sinedrio.
Essere agenti
della risurrezione
Essere agenti della risurrezione
significa smascherare i complici della morte e anche le complicità che
la morte ha dentro di noi. Ce ne sono di più di quelle che pensiamo. E
poi portare in questo mondo tutto
ciò che aiuta, salva, favorisce la vita.
Tirare fuori tutti i Lazzaro da tutti
i sepolcri e far vincere la vita, nella
certezza che Cristo ha vinto e vincerà la morte.
« La gloria di Dio » (v. 40) è la vita
dell’uomo.
(-fine) Paolo Ricca
La Bibbia Chouraqui
Nato in Algeria, vissuto in Francia (dove prese parte attiva alla Resistenza) e
attivo in Israele dove ha cercato di realizzare una confederazione palestinese
tra ebrei, musulmani e cristiani; consigliere di Ben Gurion e pro-sindaco di
Gerusalemme, André Chouraqui, 69 anni, oggi è soprattutto conosciuto per la
sua nuova traduzione della Bibbia in
francese. Su questo argomento ritorneremo ancora poiché si tratta di un contributo scientifico molto importante. La
prima edizione della Bibbia Chouraqui
era apparsa tra il 1974 e il 1979 in 26 volumi. Rivisitata e corretta la Bibbia Chouraqui appare ora in un solo volume che,
in Francia; sta entrando nella biblioteca
di migliaia di famiglie. Il mensile ’Jesus’
ha intervistato il biblista ebreo in occasione della presentazione della nuova
traduzione al papa.
— Che accoglienza ha avuto la sua traduzione della Bibbia?
« Lascio parlare le cifre. La prima edizione di 20.000 copie della traduzione in
un solo volume l’editore pensava di venderla in un anno, ed è stata venduta in
venti giorni : una velocità dieci volte maggiore del grande successo che pur aveva
avuto la Bible de Jérusalem. Perché questo grande interesse? Ebbene, credo che
sia legato al fatto che per venti secoli la
Bibbia si è sviluppata nella cristianità
nel quadro di una cultura greco-latina.
Con la mia traduzione ridò il substrato
semitico e il contesto storico antecedenti a quelle traduzioni, con un forte profumo di verità. Ciò che mi stupisce è
che questa Bibbia è accolta non solo da
cattolici e protestanti, ma anche dalla
« intellighenzia » parigina, che non aveva
mai letto la Bibbia. Anche gli intellettuali sono affascinati dal suo linguaggio
nuovo ed eterno. Ho ricevuto circa tremila resoconti entusiasti della mia traduzione. Quelli negativi sono pochissimi,
si possono contare sulle dita di una mano. E vengono da specialisti. Forse a loro si può applicare la dura parola di Gesù: ’’Farisei ipocriti, che non avete la
chiave e volete impedire agli altri di en
trare”. Ma capisco anche il turbamento
di coloro che non accettano la mia traduzione: con la sua novità toglie loro
un contatto col testo che era abituale ».
— Oggi c’è una diffusa attesa, ma è
difficile riconoscervi una attesa messianica. Più che un agnello pasquale molti
aspettano un ’’leone di Giuda”, magari
sotto l’aspetto caricaturale di un Rambo
vendicatore... Che ne è dell’attesa messianica degli ebrei e dei cristiani?
« Quello che si può osservare circa le
attese dei nostri contemporanei è una
aberrazione, che nasce dalla frustrazione drammatica di un mondo che corre
verso la morte. Facciamo finta di non
accorgercene, ma non possiamo dimenticare che basta che un pazzo schiacci
un bottone perché il mondo scompaia.
Il fenomeno delle sette e il ’’rambismo”
esasperato sorgono sullo sfondo di questo pericolo di morte, non solo individuale ma globale. Manchiamo di ossigeno
su questa terra. ’’Fermate il mondo, voglio scendere”, diceva uno slogan goliardico. Oggi dovremmo dirlo tutti.
L’attesa dei cristiani è quella del ritorno di Cristo; quella degli ebrei è una
salvezza trascendentale che venga e ristabilisca le cose. Ma immaginiamo che
il Cristo ritorni, che il Messia di Israele
venga, trasformando — come è scritto —
le armi in aratri. Finché l’uomo è quello
che è, quanto tempo impiegherà per ritrasformare gli aratri in asmi? Nel frattempo gli uomini combatterebbero a colpi di aratro... Più essenziale della nostra
attesa del Messia è il fatto che il Messia ci attende. La sua venuta sarebbe
vana se gli uomini non faranno ciò che
è necessario per trasformare i loro cuori. La predicazione dei profeti d’Israele
e di Gesù rimane vera: apritevi all’amore, fuggite l’illusione, ritornate al concreto. Senza di ciò, Dio stesso è impotente a fermare la follia degli uomini,
che continuano ad accumulare armi atomiche, sufficienti già a distruggere venticinque volte il pianeta ».
G. P.
7
28 marzo 1986
obiettivo aperto 7
UN DIBATTITO SULLA RISURREZIONE
"Se abbiamo sperato
in Cristo per questa
vita soitanto siamo
i più miserabiii
di tutti gii uomini"
ECO/LUCE — La risurrezione
di Cristo che senso ha per noi?
ETTORE — La risurrezione
non può avere un significato diverso da quello che poteva avere
ai tempi di Paolo. Per chi crede,
la risurrezione è un fatto storico, unico, irripetibile; è un fatto che annuncia agli uomini di
ieri, di oggi e di domani che la
morte è stata vinta.
ECO/LUCE — Si parla di vittoria sulla morte, ma si continua
a morire...
ETTORE — La morte è vinta
perché uno l’ha vinta e l’ha vinta per tutti, quindi non è più
invincibile. Mi pare che la risurrezione fosse già plísente come
categoria di speranza nella più
antica tradizione giudaica, ma
con Cristo dalla speranza generica siamo stati chiamati ad un
atto di fede nella risurrezione dei
corpi, senza questa certezza la
fede si riduce a pura morale.
GRAZIELLA — Ho pensato
molto alla risurrezione quando
mi sono trovata di fronte al problema di doverne parlare ai miei
figli. Cosa dire? E’ difBcile parlarne; d’altra parte è il punto
fondamentale senza il quale tutto
il resto perde d’importanza. Con
i miei figli sono andata direttamente ai testi biblici che parlano
di risurrezione. Mi rendo conto
di avere quasi un rapporto viscerale con le affermazioni di
Paolo quando parla della risurrezione; accetto queste sue affermazioni così come sono, anche
se poi, ascoltandone l’esegesi o
i vari commenti, mi rendo conto
che possono avere significati diversi. Mi accorgo che questo capitolo della lettera ai Corinzi,
come tante altre parti della Bibbia, è stratificato deiitro di me,.
fa parte della'rhia cultura e in
particolare le affermazioni che
riguardano la risurrezione mi
saltano fuori quando per esempio mi trovo di fronte a qualcuno che muore. E’ quasi un fatto automatico associare la risurrezione alla morte anche se non
sono proprio certa di crederci.
Dovrei pensarci ancora...
ETTORE — Non dobbiamo
farci, ora, un esame di coscienza
per vedere chi di noi quattro'
crede di più o di meno nella risurrezione. La fede in Cristo è
una ricerca. Certo che per i cristiani di Corinto che leggevano
o ascoltavano Paolo ’’dal vivo’’,
ovvero erano afferrati dalle parole di un testimone molto vicino al fatto storico della risurrezione, forse era più facile che
per noi credere in quell’avvenimento dal quale siamo lontani ormai duemila anni; tuttavia ritengo che nella sostanza
il problema non cambia. Per dirla in altre parole: c noi adattiamo la fede ai nostri bisogni di
giustificazione e di spiegazione
o la fede cambia noi. Da sempre
l’uomo cerca di catturare assurdamente Dio per adattarlo alle
proprie esigenze anziché lasciarsi catturare dalla sua Parola.
CLAUDIO — La fede appartie
ne alla sfera delTillimitato; nel
momento stesso in cui crede la
persona è invitata a superare
idealmente i propri limiti biologici, fisici entro cui è rinchiusa.
Personalmente preferisco le persone che credono la risurrezione
di Cristo senza ulteriori complL
canze. Meglio così che non fare
come certi teologi che tendono a
trasformare la risurrezione in un
simbolo e in sostanza a sostenere che Cristo vive solo perché
la morte sicuri dì guadagnarsi
un paradisiaco aldilà; il Nuovo
Testamento ci richiede una cosa
molto precisa: la fede che crede
Cristo essere veramente risorto
dai morti per opera di Dio.
La ricerca
del piacere
ECO/LUCE — Se così non fosse, dice Paolo, noi saremmo i più
«E il morto uscì...» (Giov. 11: 44). Particolare della risurrezione di
Lazzaro nel disegno di Rembrandt.
imo ci crede. Detto questo aggiungo che l’idea di risurrezione oggi cozza contro una cultura
che, nel bene e nel male, afferma che di vita ce n’è una sola;
la risurrezione implica che ci sia
un’altra vita e che questa che
stiamo vivendo è determinante
per l’altra.
ECO/LUCE — Ma la Bibbia
non specula sull’aldilà, è un
problema che non ci appartiene
e sul quale c’è poco da dire.
GRAZIELLA — Eppure Paolo
proprio nel capitolo quindicesimo della lettera ai Corinzi parla
in dettaglio della risurrezione,
quasi una cronaca di come avverranno le cose quando si realizzerà l’evento per cui « i morti
risusciteranno incorruttibili». Mi
sembra inoltre significativo il fatto che, nella pratica quotidiana,
troviamo sui manifesti mortuari
non l’annuncio della risurrezione
ma versetti consolatori, di abbandono, di rassegnazione; sùll’argomento della morte leggiamo la
Bibbia in modo sbagliato anche
se pel, in definitiva, ci dà forza.
ECO/LUCE — In quei versetti
tradizionali dei manifesti mortuari della chiesa evangelica c’è
comunque una speranza, anche
se non si accenna esplìcitamente
a Cristo risorto.
ETTORE — Una generica speranza nella risurrezione non basta. Dare speranze generiche è
il mestiere di tutte le religioni
che annunciano un aldilà più o
meno dorato. In fondo anche i
poveri ragazzi dell’Iran di Khomeini vanno volontariamente al
miserabili di tutti gli uomini.
Perché?
CLAUDIO — Sono colpito dal
termine ’’misèrabili’’. Oggi siamo
immersi in una cultura in cui
le persone tendono a vivere sempre di più e sempre meglio nel
presente.
Le giovani generazioni tendono a valutare il presènte'anche
in termini positivi non lasciandosi afferrare né da speranze
messianiche né da atteggiamenti di venerazione del passato.
Questa nuova diffusa mentalità
produce nuovi valori come per
esempio la cura del proprio corpo, raffermazione ostinata di sé,
i viaggi, la cultura, la carriera;
oggi la comunità, la famiglia, il
solidarismo sono in crisi, vince
l’individualismo.
L’attenzione dei giovani per il
« look » o per il « sound » — con
tutte le degenerazioni o gli eccessi che questa filosofia comporta — denota una profonda
sensibilità per il presente, per il
« qui ed ora ». C’è oggi, specie
tra le giovani generazioni, una
enorme domanda di piacere individuale che viene ovviamente
strumentalizzata dai mass media
e dalla pubblicità e che produce
spesso un notevole disimpegno
nel sociale. Malgrado ciò, non
penso che questa voglia di piacere debba diventare oggetto di
un senso di colpa. Questo atteggiamento di ricerca del piacere
subito senza rinvìi o inutili attese denota — dicevo — ima forte attenzione per il presente e
un grande amore per se stessi.
Liquidare questo stile di vita con
il termine ’’miserabile’’ come fa
l’antico apostolo mi sembra ec
In redazione
abbiamo discusso a lungo
su questo versetto
(I Corinzi 15: 19)
cercando di capire, al di là
di frasi fatte, cosa significhi
risurrezione per noi oggi.
Al dibattito hanno
partecipato un avvocato
(Ettore), un’insegnante
(Graziella) e uno
psicanalista (Claudio ).
1 primi due
ospiti della redazione
sono evangelici, il terzo,
pur essendo un non credente,
si dichiara molto interessato
alle tematiche cristiane.
cessivO. Come eccessivo resterebbe questo termine anche se
rivolto a credenti delusi della
propria fede.
ECO/LUCE — Avere fede nella
risurrezione non significa necessariamente sradicarsi dal presente o vi-vere in un mondo ideale.
CLAUDIO — Sovente la risurrezione è intesa come fuga o
come consolazione. Il presente,
con tutte le sue pulsioni e le sue
numerose contraddizioni, fa
paura, genera angoscia così di
fronte airinestricabile intreccio
di una realtà spesso incomprensibile e malvagia scatta il meccanismo difensivo della risurrezione. Non escludo- ebe qualcuno
possa vivere la fede nella risurrezione non in termini difensivi, ma positivi, creativi. La risurrezione però può essere facilmente curvata in una tendenza
inconscia a giudicare il presente
partendo da una idealità, da un
vertice d’osservazione molto elevato: è quello che si chiama il
problema del limite. Ci sono persone che giudicano se stesse ’’miserabili’’ perché partono da im
elevato punto d’osservazione,
quasi irraggiungibile; queste persone sentono di dovere aderire
ad un’immagine grandiosa di sé.
Non riuscendovi, per mille e un
motivo, finiscono col crollare in
una enorme frustrazione. Di fronte ai bisogni di perfezione morale, di onnipotenza che ti afferrano e che ti fanno dire che la
realtà è brutta, peccaminosa, negativa, è necessario contrapporre l’urgente necessità di sapere
vivere la realtà così com’è e non
come dovrebbe essere. E’ possibile vivere il caduco, la finitudine non come una negatività
rispetto ad un ideale irraggiungibile, ma è possibile vivere questa nostra fragilità come una
bella cornice capace di valorizzare la vita, come una declinazione positiva di sé, come scelta
e insieme rifiuto del senso di onnipotenza e come ricerca cosciente del dispiegamento completo di se stessi.
GRAZIELLA — Porse l’apostolo dice ’’miserabili” a chi dice
di credere nella risurrezione, ma
in realtà non ci crede e perciò
inganna se stesso e gli altri.
ETTORE — Il termine miserabili potrebbe essere meglio reso con il termine infelici perché
se Cristo non è risorto, l’unica
prospettiva vera per il credente
è la profonda infelicità.
CLAUDIO — E’ possìbile essere felici ed essere per la morte.
A parte i casi di fanatismo dove
si va allegramente alla morte per
ragioni ideologiche che ci sfuggono, in realtà tutta la vita è
un essere per la morte. Biologicamente vita e morte sono profondamente intrecciate. Psicologicamente l’accettazione della vita e l’accettazione della morte
sono una garanzia, se non di felicità, almeno di serenità. Sereno è colui che non si sente onnipotente, che vede e fa i conti
con i propri limiti esistenziali,
che sa accettare le regole biologiche. In sostanza, si tratta di
saper vivere positivamente la
nostra limitatezza biologica senza fughe in avanti o sogni impossibili. La morte sta di fronte a
noi.
L’ultimo nemico
è la morte
ECO/LUCE — Cristo non ci insegna ad accettare la morte. Lui
stesso sulla croce Tha rifiutata.
E Tha rifiutata nelle strade e
sulle piazze della Palestina; ha
combattuto la morte, la sofferenza, la malattia. Ha vinto qui
e là, ha dato dei segni di vittoria che sono culminati nella sua
personale risurrezione.
ETTORE — L’ultimo nemico
da sconfiggere, per dirla biblicamente, è la morte e questa
battaglia soltanto Cristo può
vincerla perché ne ha già dato
prova. Nella nostra civiltà, forse,
si è già interiorizzato il fatto che
oltre a questo limite di morte
c’è qualcosa che va al di là altrimenti non vivremmo come viviamo ovvero come se questo
limite non ci fosse. Persone molto anziane vivono non sotto Tincubo di una morte prossima ventura ma serenamente, facendo
progetti, guardando al futuro,
avendo speranza. Probabilmente
hanno acquisito la certezza che
Dio risolverà in qualche modo
la questione dell’aldilà. C’è comunque un’altra storia, una prospettiva di eternità che calma
l’angoscia di sapere che la morte è vicina; per una persona molto anziana non è più possibile
illudersi. Certo quando esattamente succederà il trapasso nessuno lo sa. Anche questo è importante per avere il coraggio
di vivere.
ECO/LUCE — Ancora un interrogativo: il credente vive Tapprossimarsi della sua morte personale con meno angoscia del
non credente? Insomma credere
la risurrezione dei morti rende
meno terribile l’incontro con la
morte?
GRAZIELLA — Non lo so. Sono in contatto con persone Mziane che sanno di dovere morire
e vedo che in fondo gli crollano molte sicurezze. Quando la
morte arriva ti prende il panico. Se Tessere credente consiste
nel pensare di arrivare al momento fatale con una disponibilità diversa, è meglio ricredersi subito: in quel momento ti
ritrovi debole, terrorizzato, insicuro. I nostri pastori ci dicono
che ciò che conta non è tanto
il momento della morte ma come tu hai vissuto priina qu^
sta vita che Dio ti dà. Giustissimo. Ritengo che di fronte alla
morte non ci sia differenza tra
credenti e non credenti, c’è solo
spazio per la paura e l’angoscia.
Il credere nella risurrezione non
è un di più rispetto agli altri che
ti difende dalla morte.
ETTORE — Noi siamo salvati
non perché crediamo la risurrezione, quasi che il credervi diventi opera meritoria, ma per
la Grazia giustificante di Dio che
è più forte della nostra fede.
ECO/LUCE — Diciamolo chiaramente: il fatto di credere nella
risurrezione di Cristo' non ti preserva dalla paura di dover morire.
CLAUDIO — La paura di morire, puoi avere tutte le fedi che
vuoi, è un meccanismo fisiologico. L’organismo tende a sopravvivere ma l’istinto di sopravvivenza può essere inibito
dal senso delTillimitato, o dal
senso della trascendenza e questo spiega nobiltà o miseria di
certe morti. Si muore per un
ideale di giustizia umana ma si
muore anche plagiati da qualche
falso profeta che ti usa come
carne da cannone. Una sana consapevolezza della morte è un
fattore salutare se non diventa
a cura di Giuseppe Platone
{continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
28 marzo 1986
MILANO - CONFERENZA AL CENTRO DI CULTURA PROTESTANTE
Ortodossia: i tratti di
un volto poco conosciuto
Ci spingono ad una più approfondita conoscenza i nostri problemi comuni ed una simile valutazione della centralità della chiesa locale
Siete devoti alla Madonna?
Naturalmente appartenete al
cattolicesimo. Rifiutate il primato papale? Allora vi riconoscete nel protestantesimo. Con queste battute, forse un po’ caustiche, ma ugualmente emblematiche di una situazione nella quale predomina una scarsa (e spesso carica di pregiudizi) informazione intorno alle molteplici
realtà che compongono l’universo cristiano, è iniziata la conferenza che padre Traian Valdman,
teologo della Chiesa Ortodossa
Romena, ha tenuto presso il Centro Culturale Protestante di Milano, sabato 1" marzo. L’invito
rivolto a padre Valdman mirava a due obiettivi: avviare un
confronto concreto con gli esponenti di un mondo, quello ortodosso che, se in Italia registra
solo la presenza di una quindicina di comunità (greche, russe, serbe e romene), complessivamente interessa invece quasi
duecento milioni di persone; in
secondo luogo verificare quali
spazi di azione in comune si prospettano, non dimenticando che
proprio i fratelli ortodossi sono
membri del Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
La fede
Dopo una prima parte a carattere storico, nella seconda
parte del suo intervento, padre
Valdman si è soffermato sugli
aspetti dottrinali, rilevando come essi testimoniano la vivacità di ima fede vissuta dinamicamente. Pimto basilare è il credere nel Dio trino con il rifiuto
del cosiddetto « filioque », l’affermazione cioè che lo Spirito
Santo procede sia dal Padre che
dal Piglio, con il rischio di parlare di due princìpi quasi fossero due divinità differenti. Per
gli ortodossi, infatti, occorre un
equilibrio tra la cristologia e la
pneumatologia, per cui non si
deve pensare a un Cristo disincarnato dalle vicende della storia, ma nemmeno fornire a questo aspetto una dimensione totalizzante.
La ricerca di un rapporto appropriato tra realtà umana e
presenza divina appare anche
nella concezione dell’ecclesiolo
gia, attenta alle specificità locali e coerente nel rifiuto di
qualsiasi primato universale. Le
chiese ortodosse sono autocefale. ma i vescovi agiscono come
tali solo in uno stretto rapporto
di conciliarità con le chiese locali, che rappresentano il vero
motore della vita comunitaria.
Questa comunione, che si verifica in tutte le prassi della realtà ecclesiale (per esempio: ogni
vescovo deve essere ordinato da
almeno tre vescovi ; il metropolita o patriarca deve agire sempre in collaborazione con gli altri vescovi; la funzione del vescovo di ima chiesa locale è di
guida alla comunione con tutte
le altre chiese locali) garantisce
il rispetto della collegialità.
Naturalmente il culto risente
della tradizione bizantina, a sua
volta tributaria delle peculiarità del mondo monastico, anche
se oggi emergono alcune proposte di innovazione. Più interessante, a nostro avviso, è stato il
discorso sull’atteggiamento degli ortodossi verso il « mondo ».
Nell’impero bizantino le decisioni deH’imperatore e del patriarca erano in sintonia e, di fatto,
tale situazione si è perpetuata
nei secoli fino all’avvento recente di poteri statali laici.
Le chiese ortodosse perciò non
hanno mai elaborato una dottrina sociale, attestandosi su un
atteggiamento più profetico :
l’uomo è immerso sia nella storia che nell’escatologia. Quando
la dignità dell’uomo viene calpestata, le chiese intervengono
esprimendo la propria posizione, ma è quanto di più inaccettabile esista l’idea dì costituire
un partito politico cristiano o
frazioni cristiane nell’ambito di
movimenti già attivi. Il cristiano (e la chiesa) sono un lievito
che deve trasformare daU’interno : il martirio viene accettato
non come ripetizione della sofferenza, bensì per l’autorità della croce.
L’ecumenismo
Sotto il profilo dell’atteggiamento verso l’ecumenismo, esiste la consapevolezza che movimenti centrifughi sono sorti fin
dagli albori del cristianesimo, e
che, di conseguenza, l’unità dei
cristiani non deve necessariamente tradursi in una uniformità. Gli ortodossi si considerano continuatori della tradizione apostolica e patristica: i primi approcci del contatto ecumenico con i protestanti hanno incontrato difficoltà particolarmente di ordine linguistico, ma
successivamente si è scoperta la
reciproca utilità di un lavoro
comune. Più difficili restano le
relazioni con il cattolicesimo, a
causa dell’interpretazione univoca che quest’ultimo fornisce,
ovvero il riconoscimento del prì
mato del vescovo di Roma come
elemento chiave del ’ritorno’,
ostacolo insuperabile nella prospettiva dell’unità dei cristiani.
Il dibattito che ne è seguito
ha soprattutto posto in evidenza come sia errato assimilare il
mondo ortodosso a quello cattolico, anche se taluni aspetti possono superficialmente ricordare
affinità. La Madonna, per citare
uno degli elementi più controversi per la sensibilità dei protestanti, è considerata la garante dell’umanità del Cristo, un
elemento della cristologia, con
la totale esclusione di qualsiasi
mariologia e dei supposti ruoli
di mediatrice tra Dio e gli uomini, nonché dei dogmi che, anche nella tradizione cattolica,
sono episodi abbastanza recenti.
L’incontro è stato quindi significativo, e ci auguriamo che
non resti un episodio isolato,
ma costituisca uno sprone ad
approfondire la conoscenza e il
confronto particolarmente a livello di base, sia perché alcuni
problemi sono comuni (ampie
diaspore, frammentazione) e sia
perché esiste un terreno di intesa possibile, quello della centralità della chiesa locale come
il momento più autentico della
vita cristiana.
Marco Rossi
Vescovi
per il popolo
( Soepi) — Dom Pedro Casaldaliga e mons. Sergio Mendez
Arceo, vescovi rispettivamente
delle città di Sao Felix do Araguaia (Brasile) e Cuemavaca
(Messico), hanno spedito una
lettera al cardinale Miguel Obando Bravo, arcivescovo di Managua in Nicaragua. Nella lettera essi invitano il cardinale nicaraguense ad impegnarsi al
fianco del suo popolo nella lotta che esso sta conducendo per
la sua autodeterminazione. I due
vescovi si dichiarano convinti
che la causa della America centrale, e in particolare quella del
Nicaragua, sia la « causa dell’America tutta intiera ». Essi sottolineano anche la enorme responsabilità che ha il cardinale
Obando in questo momento storico dove il popolo cerca di liberarsi dalla oppressione secolare per costruirsi una nuova
realtà.
RDT: un presidente
dotato di franchezza
(epd) — Il sinodo delle chiese evangeliche della RDT ha
eletto il vescovo della chiesa di
Turingia, Werner Leich (59 an
-+■ Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
ni) come nuovo presidente della Federazione delle chiese evangeliche della RDT. Leich aveva guidato gli incontri col presidente della RDT Honecker durante le festività per il cinquecentenario della nascita di Martin Luther. Egli è conosciuto per
la franchezza con la quale affronta i temi caldi delle relazioni delle chiese con lo stato o dei
problemi interni delle chiese della RDT. Honecker ha trasmesso le sue congratulazioni per la
elezione di Leich.
Nella « Piccola Collana Moderna » è uscito il n. 51 :
ALLAN A. BOESAK
Camminare sulle spine
La denuncia di un leader della resistenza contro l’apartheid
pp. 120, L. 5.800
Il libro del pastore riformato A.A. Boesak, uno dei protagonisti della lotta contro la segregazione dei neri in Sud
Africa, che è stato recentemente eletto Presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale a riconoscimento della sua coraggiosa azione.
Questo libro riporta una serie di suoi sermoni domenicali che, come già era avvenuto per Martin Luther King, riescono a cogliere la posta in gioco negli antichi episodi biblici e ad applicarli agli avvenimenti contemporanei; i neri
sudafricani diventano contemporanei dell’Israele biblico e
così la Bibbia « parla » veramente e trasmette il suo messaggio illuminante ed incoraggiante. Non è solo una commovente testimonianza di fede nella Bibbia, ma anche la testimonianza personale di un uomo impegnato in prima persona
a vivere e a pagare il prezzo dell’obbedienza cristiana.
CLAUDIANA EDITRICE - Via Principe Tommaso 1
10125 TORINO - c.c.p. 20780102
Berlino: Bonhoeffer
avrebbe 80 anni
(epd) — A Berlino Est ed
Ovest si sono concluse le commemorazioni di Dietrich Bonhceffer, che, se fosse vivente,
avrebbe compiuto 80 anni. La
Facoltà di teologia dell’Università di Berlino Est ha organizzato una tavola rotonda con teologi dell’Europa occidentale ed
orientale. Il rettore dell’Università, H. Klein, ha dichiarato
che l’autenticità intellettuale di
Bonhoeffer è importante anche
per i marxisti. I giornali della
RFT hanno valutato Bonhoeffer
come: « il più importante teologo del secolo ».
A Berlino Ovest rappresentanti della chiesa e dello stato hanno commemorato Bonhoeffer.
Gli studenti della Facoltà di teologia di Berlino Ovest hanno
protestato contro la presenza
del sindaco democristiano delia
città. Durante una sessione del
comitato internazionale per Bonhoeffer il prof. H. E. Todt ha
presentato il primo volume di
una nuova edizione delle opere
di Bonhoeffer che arriverà a 16
volumi.
Più tolleranza per
i cristiani in RDT
(epd) — L’ex-vescovo delle
chiese evangeliche della RDT
Albrecht Schònherr, durante un
congresso della CDU, ha chiesto
più tolleranza dalle autorità statali per i cristiani nella RDT.
Molti giovani impegnati nelle
comunità cristiane temono sempre per la loro carriera scolastica o professionale. La politica della pace che svolge il governo della RDT sarebbe più
credibile, egli ha detto, se fosse
eliminata ogni forma di discriminazione nei confronti dei cristiani impegnati.
La consacrazione
delle donne e l’ARM
(Perspectives Réformées) —
Durante il suo mandato di assistente al dipartimento teologico
della Alleanza Riformata Mondiale (ARM) il pastore Dirks
Blatt ha intrapreso uno studio
sulla pratica delle chiese circa
la consacrazione al pastorato
delle donne.
Lo studio molto lungo ed articolato si occupa di vari aspetti della questione, che per ragioni di spazio non possiamo riportare, ci limitiamo ad indicare alcune statistiche che sono
estremamente interessanti.
La prima riguarda le chiese
dell’ARM che, continente per
continente, accettano o rifiutano il pastorato femminile :
Africa; 12 chiese consacrano
donne pastore; 10 rifiutano di
farlo; 14 sono incerte.
America Latina: 8 chiese consacrano donne; 6 rifiutano; 5
sono incerte.
Nord America: 9 chiese consacrano donne, 1 rifiuta.
Asia: 29 chiese ordinano donne; 8 rifiutano; 11 incerte.
Oceania; 4 chiese consacrano
donne; 2 rifiutano di farlo.
Europa ; 30 chiese ordinano
donne ; 3 rifiutano ; 5 sono incerte.
La seconda riguarda la consacrazione delle donne nelle diverse tradizioni confessionali che
compongono FARM ;
Presbiteriani ; 28 consacrano
donne; 18 rifiutano; 11 incerti.
Congregazionalisti : 4 consa
crano donne; 4 rifiutano; 2 incerti.
Riformati; 37 consacrano donne; 8 rifiutano; 17 incerti.
Chiese unite ; 20 consacrano
donne; 1 incerta.
Altre : 4 consacrano donne ;
2 rifiutano; 1 incerta.
Oltre a queste statistiche, lo
studio affronta i motivi teologici, storici o tradizionali delle
chiese dell’ARM usati per accettare o per rifiutare il pastorato femminile.
Lo studio sottolinea poi giu
stamente come molte di meno
siano le chiese che vietano alle
donne di ricoprire il ministero
dell’anziano e indica anche una
stranezza : una chiesa ordina
donne pastore ma non permette
loro di esercitare il ministero
dell’anziano.
Queste le cifre che riguardano le chiese riformate che aderiscono all’ARM ; le altre chiese che non aderiscono (e che in
genere sono di orientamento più
conservatore) vietano quasi tutte il pastorato femminile.
Olanda: i tuoi soldi
sono per l’apartheid?
(Trouw) --- Le due grandi
chiese protestanti dei Paesi Bassi e la chiesa cattolica hanno incominciato un’azione di boicottaggio contro il Sud Africa con
il motto ; « Sono i tuoi soldi che
sostengono l’apartheid? ». Le
chiese si rivolgono a tutti gli
olandesi per convincerli a non
più fare viaggi turistici nel S.A.,
a non importare più né comprare merce del S.A. e a ritirare i
conti bancari da istituti che hanno relazioni economiche col S.A.
Reclamano per le chiese un’autocritica e la rielaborazione dei
propri programmi economici
poiché le chiese hanno ancora
una sessantina di milioni di fiorini in imprese che hanno interessi nel S.A.
Olanda: rimonta
contro il pacifismo
(Trouw) — Circa mille membri
delle chiese ri riformate dei Paesi Bassi hanno chiesto al loro
sinodo di revocare la condanna
dell’uso e del possesso di armi
nucleari, decisa in un o.d.g. del
sinodo dell’84. Essi sostengono
che la base delle chiese non partecipa a questa condanna visto
il calo di contributi per l’I.K.'V.
(Consiglio interconfessionale per
la pace) e la partecipazione minima ad azioni per la pace. Essi
sperano in sviluppi positivi delle trattative fra superpotenze a
Ginevra.
9
Sfl marzo 1986
cronaca delle Valli 9
FERROVIA AIRASCA-SALUZZO
La linea si può salvare
T7 del comitato di difesa della linea ferroviaria
f_/fX LU^HCP Saluzzo-Airasca - Proposte per l’immediato futuro e a lungo termine
positivo
Sarebbe quello sulle spese miliiari. E’ un taglio che si fa strada « dal basso », tra gli obiettori
di coscienza sulle spese militari.
Venerdì 21 marzo ne hanno parlato a Pomaretto nella sala del
Consiglio comunale Bruno Balbo,
del MIR; don Luciano Allaix e
Aldo Ferrerò, nella tavola rotonda organizzata dal locale gruprto
pace, insieme al Circuito.
La storia di questa forma di
protesta inizia al tempo delle
battaglie per la legge sul riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, all’inizio degli anni ’70, ma si rafforza negli anni ’80 nel contesto
della riflessione pacifista occasionata dall'installazione della base
di Comiso. Particolarmente diffusa in Piemonte, rispetto alle altre regioni, l’obiezione fiscale registra una certa dispersione nella
destinazione delle tasse non versate per i fini militari (dall’l al
5,5°t>), ma si va orientando per i
. fini della difesa popolare non violenta, su cui si sta elaborando
una proposta di legge da presentare al parlamento. In base a
questa i cittadini dovrebbero essere messi in condizione di scegliere tra servizio militare e servizio in difesa del paese di tipo
non violento (protezione civile,
boicottaggio di un eventuale attacco bellico ecc.); e, in occasione del pagamento delle tasse,
dovrebbero scegliere se la quota
destinata alla difesa debba essere devoluta all’esercito oppure alla difesa popolare non violenta.
In caso di non esercizio della
scelta, la quota dovrebbe essere
divisa in parti proporzionali alle
scelte espresse (un meccanismo
simile a nuello dell’S per mille da
destinare alla Chiesa Cattolica o
a iniziative di assistenza gestite
dallo Stato).
La forma dell’obiezione alle
spese militari attualmente praticala è un’espressione di disobbedienza civile — classificata come
reato da una recente sentenza
della Corte di Cassazione — e si
esercita devolvendo al Presidente
della Repubblica o ad organizzazioni di assistenza le somme delle
proprie tasse che andrebbero
per le spese militari. I lavoratori dipendenti con ritenuta delle
tasse alla fonte del reddito possono praticare l’obiezione in due
forme: o denunciando redditi inesistenti e versando le relative tasse nel modo descritto sopra, oppure chiedendo il rimborso della
quota destinata alle spese militari. allegando ricevuta di versamento sempre come già detto.
Il primo modo comporta le misure adottate (o di solito non
adottate!) nei confronti degli
evasori fiscali anche se l’obiezione
non è evasione. Il secondo modo
provoca probabilmente una risata presso gli Uffici delle imposte.
L'obiezione fiscale è una forma
di testimonianza e di protesta,
ispirata dall’Evangelo e, ^ per i
Valdesi, anche da posizioni espresse dalle assemblee .ecclesiastiche e da vari teologi, come ha
riìevflto Aldo Ferrerò. Una testimonianza per la vita in uno stato
che la calpesta talvolta.
Una serata stimolante, che ha
visto, purtroppo, qualche sedia
vuota.
Claudio Tron
SALUZZO — « Esistono le condizioni per riaprire immediatamente la linea Sàluzzo - Airasca
al traffico viaggiatori qualora si
proceda ad una serie di interventi che consentirebbero di ridurre
radicalmente i costi di gestione
e di migliorare il servizio per
acquisire ulteriori quote di traffico »: è quanto si legge in un
ampio documento diffuso a cura
del Comitato di difesa della linea
ferroviaria Saluzzo - Airasca.
Nel documento, viene rapidamente fatta la « cronistoria » della soppressione dei « rami secchi » partendo dal «piano di riclassificazione funzionale delle linee a scarso traffico », voluto dal
ministero dei Trasporti, sintetizzando gli avvenimenti di questi
mesi, che dal primo gennaio
scorso hanno portato all’istituzione delTautoservizio sostitutivo
della « Saluzzo-Airasca ».
Nel documento, si apprendono
alcuni interessanti dati sulle
"tratte” Airasca - Moretta - Saluzzo (15 chilometri).
Molto sinteticamente, eccorie
alcuni: le stazioni presenti sulle
linee sono sette (Airasca, Scalenghe, Vigone, Villafranca, Moretta,
Cervignasco, Saluzzo), due sono
le "fermate” (Cercenasco e Torre
San Giorgio). Le interferenze
stradali della linea sono costituite da 65 passaggi a livello (in
media uno ogni 500 metri): di
questi, alcuni sono comandati
dalle stazioni, altri da 13 posti
di guardia, altri sono dati in consegna agli utenti, i restanti sono
incustoditi. Alcuni passaggi a livello sono stati di recente automatizzati. Il binario della linea
è stato rinnovato-completamente dalTazienda FS negli ultimi
due anni, cosi pure l’impianto telefonico. Le due linee in questione non sono elettrificate. Sono
gestite con il sistema di servizio
di dirigenza unica con operatore
in stazione di Cuneo. La linea
Airasca - Moretta - Saluzzo è percorsa giornalmente da 21 treni
viaggiatori, che sviluppano una
velocità commerciale media di
50 chilometri orari ed un tempo
di percorrenza minimo di 40 minuti.
Le caratteristiche della linea
« consentono il transito di qualsiasi tipo di convoglio merci...
oggi di scarsa entità ». Il personale ferroviario impegnato sulla
linea, in base ai dati forniti dalle
FS, ammonterebbe a 70 unità:
questo dato comprende anche i
dipendenti addetti alle stazioni,
ai posti di guardia e alla manutenzione.
Ma passiamo alle proposte di
riduzione dei costi di gestione,
ohe a livello immediato il comitato individua in: 1) soppressione della stazione di Cervignasco;
2) trasformazione di tutte le stazioni precedentemente operanti
sulla linea in semplici « fermate
impresenziate » con eccezione
della stazione di Moretta; 3) abolizione impiediata, ove possibile,
di passaggi a livello custoditi.
Questi interventi vengono indicati nel documento come immediati, « senza perdere di vista il
progetto definitivo di ristrutturazione che è indispensabile obiettivo da conseguire con intervento concordato Regione - Comuni ».
Il documento in questione prevede interventi a lungo termine.
aventi come obiettivo « il miglioramento del servizio con la diminuzione dei tempi di percorrenza e la riduzione dei costi ».
In sintesi, essi sono: « l’esercizio della linea col blocco telefonico, con uniche stazioni operanti: Saluzzo, Moretta, Airasca;
utilizzo di sovrappassi e sottopassi: soppressione di 43 passaggi a
livello... quelli dotati di impianto
di automatizzazione vengono
mantenuti..., si realizzano 13 attraversamenti di soprappasso o
eventualmente di sottopasso per
garantire la viabilità primaria ».
Secondo stime elaborate dal
Comitato di difesa della « Saluzzo - Airasca » il costo complessivo
degli interventi previsti nel progetto ammonterebbe a circa tre
miliardi e mezzo: « tale valore
di costo...è massimo... e può essere opsetto di riduzioni... ».
Il fine degli « interventi immediati » sopra descritti, è quello
di « ottenere il ripristino in tempi brevi del servizio ferroviario
(primo giugno 1986) ».
Alberto Burzìo
(Da,La Pagina)
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Proroghiamo il decreto
Il 1° giugno prossimo dovrà
diventare esecutivo il decreto
del Ministro Signorile che sopprime il traffico merci e passeggeri. sulla linea ferroviaria Pinerolo - Torre Pellice. Contro questa decisione si è espressa il 17
marzo scorso la Giunta della
Comunità Montana Val Pellice
che con una sua deliberazione,
assunta all’unanimità (assente il
solo consigliere Gian Domenico
Gamba), chiede la proroga del
servizio anche dopo il 1° giugno.
La Comunità Montana Val
Pellice chiede inoltre un incontro urgente con tutti gli enti interessati (comuni. Provincia, Regione, Ferrovia, sindacati) per
l’esame dei dati raccolti dall’indagine promossa dalla Regione
e coordinata dalla Provincia e
dei documenti elaborati dai pendolari e dal Comitato di difesa
della ferrovia.
Sulla base di questo esame,
che dovrebbe evidenziare possibilità concrete di razionalizzazione economica del servizio, anche la Regione e la Provincia
dovrebbero adottare un documento di proroga dei termini di
applicazione del decreto.
• Il comitato difesa della ferrovia è convocato per giovedì 3
aprile alle ore 20.30 presso la
sala consiliare del comune di
Torre Pellice.
AM’americana Hoover,
rindesit?
PINEROLO — Si è svolta lunedì scorso una manifestazione
a Torino dei lavoratori dell’Indesit e della Seleco che chiedono di conoscere la sorte dei cassaintegrati a zero ore (l’80% delle maestranze) e il pagamento
della indennità di cassa integrazione (che arriva con tre, quattro mesi di ritardo) ed un programina straordinario regionale
per l’occupazione nel pinerolese.
Alcuni giorni dopo l’incontro
è venuta la notizia che la multinazionale Hoover sarebbe interessata all’acquisto della Indesit.
Notizia poi in seguito precisata
nel senso che la Hoover sarebbe
uno dei gruppi interessati all’acquisto. La notizia ha destato parecchie preoccupazioni tra i lavoratori non essendo assolutamente chiaro quale sarà il futuro assetto lavorativo delle maestranze.
Quale futuro per la
centrale elettrica
della Filseta?
PEROSA — L’accordo sindacale che non prevede più alcuna attività produttiva Filseta
negli attuali stabilimenti di fllabira, nermette la vendita sia
della' Centrale elettrica" (costo
circa 3 miliardi) che degli attuali stabilimenti. Se per la centrale nare ci siano offerte di un
gruono interessato all’acquisto
per la vendita di energia all’Enel, per i locali e le altre strutture non sembrano esserci acquirenti in vista e perciò la Comunità Montana Valli Chisone
e Grermanasca ha organizzato
per venerdì 4 aprile alle ore 15
un incontro per esaminare la
situazione.
Alla riunione presenzieranno
gli Assessori al Lavoro e alla
Energia della Regione Piemonte, Piero Genovese ed Eugenio
Maccari, nonché gli Assessori al
Lavoro e alle Attività economiche della Provincia di Torino,
Paolo Sibille e Claudio Bonansea, allo scopo di individuare le
possibilità concrete di riuso sotto il profilo delle caratteristiche
tecniche delle strutture, delle
opportunità legislative e dei canali di finanziamento.
NASCE TRA I CONTRASTI L’ACEA
Il costo del metano
Mentre sta faticosamente nascendo il Consorzio intercomunale Energia e Ambiente che gestisce il progetto di metanizzazione della Val Chisone, dei comuni di Bricherasio, San Secondo e San Pietro e di parte della
pianura pinerolese, stanno crescendo le proteste dei sindaci
dei piccoli comuni circa gli
aspetti finanziari di tale operazione.
Infatti in vista della costruzione del Consorzio i comuni, per
non perdere la possibilità della
metanizzazione, avevano deciso
nel 1984 di assumersi direttamente i mutui per le opere necessarie. Tranne, i comuni di
San Secondo e di Prarostino,
che hanno contratto i mutui con
la Cassa Depositi e Prestiti, tutti gli altri comuni hanno contratto mutui con la Banca Nazionale del Lavoro. Per un meccanismo insito nella legge sulla
finanza locale la capacità di indebitamento dei comuni non può
superare l’importo nelle rate annuali di ammortamento del 25%
dei primi tre titoli di entrata
del bilancio. Così molti comuni
che devono ammortizzare anche
questo mutuo insieme agli altri
si trovano nella impossibilità
pratica di contrarre nuovi mutui per altre opere pubbliche.
Questa situazione è particolarmente grave per il comune di
Perosa Argentina, che secondo il
sindaco Ftirlan, ha già dovuto
rinunciare ad alcuni mutui e, se
la situazione non verrà modificata, non potrà più neanche nel
futuro fare nessuna opera pubblica attraverso mutui.
Di qui la protesta e le accuse
più o meno velate alla mancanza di informazione preventiva
sulle implicazioni finanziarie
della operazione metanizzazione.
Cosa chiedono i comuni? In pratica chiedono che sia il Consorzio ad assumersi in luogo dei
comuni l’onere dei mutui. Ma la
cosa non sembra fattibile in
tempi brevi. Per fare questa operazione sarà necessario che si
costituiscano tutti gli organi del
Consorzio, ed in particolare che
venga approvata la costituzione
della Azienda consorziale (l’ACEA che dovrà sostituire l’Amgas ) e che venga nominata la
Commissione amministratrice. E
su questo punto il Consorzio è
già incorso in un infortunio
avendo il Coreco annullato la
delibera reiativa. I tempi si allungano quindi ed i comuni rischiano di dover pagare la rata
di giugno dei mutui.
Per ovviare a questo il Consorzio ha approvato (contrari
Democrazia Proletaria e i consiglieri di San Secondo) il regolamento della ACEA che riproduce con scarse modificazioni il regolamento dell’Amgas.
Tra il 1° maggio (data prevista per il funzionamento della
ACEA) e il 31 maggio i comuni dovranno cedere la parte di
capitale già rimborsata ai comuni e il restante mutuo al Consorzio che dovrà accettare. In
questo caso potranno mettere
in bilancio (che deve essere approvato appunto entro fine
maggio) i mutui per le altre
opere.
Ma tutto questo sarà possibile in così breve tempo? Di più,
è legalmente possibile la cessione di questi mutui senza pagare
forti penalità? Sono gli interrogativi cui stanno lavorando gli
esperti. Se la cosa non sarà possibile il Consorzio ha già un’altra soluzione : quella di assumere la decisione di rimborsare
ai comuni — sulla base degli
utili dèlia distribuzione del metano — la quota degli interessi
dei mutui. Questo non sposta
però il problema della capacità
di indebitamento dei comuni.
Una cosa però è certa, la costituzione del Consorzio produrrà un aumento dei costi per il
comune di Pinerolo che dovrà
pagare rispettivamente il 18% di
IVA per il servizio di nettezza
urbana e il 9% di IVA per la
fornitura dell’acqua, avendo trasmesso al Consorzio questi due
servizi prima effettuati dall’Amgas.
Nascono quindi perplessità
sull’operazione Consorzio e già
il comune di San Secondo sembra essere orientato a non più
affidare all’ACEA la gestione
dell’acquedotto.
G. G.
10
10 cronaca delle Valli
28 marzo 1986
UN LIBRO DA LEGGERE
L'assolutismo sabaudo
e i valdesi
Su Vittorio Amedeo II l’opera
fondamentale e più completa è
stata finora quella di Domenico
Carùtti: « Storia del regno di Vittorio Amedeo II », ormai vecchia
di quasi un secolo (1897).
Una nuova biografia, aggiornata in base ai più recenti metodi
storiografici, ci viene ora presentata da questo studioso anglosassone, che ha saputo descrivere la figura di questo principe
sabaudo con obiettività, illustrandone sia le notevoli qualità, sia
i difetti, con stile scorrevole e di
facile lettura anche per i profani di studi storici, inquadrandolo nella travagliata storia del
Piemonte di quel periodo da
quando assunse il potere nel 1684,
all’età di 18 anni, liberandosi dalla tirannia della madre. Maria
Giovanna Battista di Savoia-Nemours, nota come « Madama
Reale », nominata reggente nel
1675 alla morte di Carlo Emanuele II.
Di una volontà soverchiante,
di un temperamento soggetto a
violente esplosioni, con un ricorso pressoché automatico alla dissimulazione, tutta la vita e l’azio,ne politica di Vittorio Amedeo II
sono influenzate da questa perso
nalità nevrotica che lo porterà,
negli ultimi anni della sua vita
(1731-1732), molto vicino alla
pazzia. Egli ha però saputo, malgrado le continue guerre che hanno tormentato il Piemonte in
quegli anni, con continui voltafaccia politici, cercando di scuotersi dal giogo del suo potente
zio. Luigi XIV; alleandosi con le
nazioni protestanti contro la
Francia, per tornare ad allearsi
con questa contro la Spagna, tramando nel contempo con l’imperatore d’Austria, abilmente allargare i suoi domìni ed organizzare
uno stato con im apparato governativo efficiente, in grado anche
di sorreggere lo sviluppo economico del paese.
Un paio di capitoli sono dedicati alle vicende della guerra
contro i Valdesi, per la cui ricostruzione storica l’A. è ricorso
anche ai più specializzati studi, particolarmente dell’ Armand
Hugon, del Pascal e del Viora.
E' interessante notare la coincidenza che questo libro, nella
sua traduzione italiana (l’originale inglese è del 1983) sia
uscito in ottobre 1985, giusto a
300 anni dalla Revoca dell’Editto
di Nantes, le cui conseguenze so
no state tanto funeste per le nostre Valli, anche se, e l’A. lo conferma, Vittorio Amedeo II ha dovuto perseguitare i Valdesi sotto
pressione di Luigi XIV, per quanto poi abbia cercato di farsi vanto presso il Papa di questa occasione per ricavarne dei vantaggi
territoriali e di prestigio che,
tuttavia, non è poi riuscito ad ottenere. D’altra parte la carta valdese è stata da lui giocata anche
nelle sue trattative con le nazioni protestanti.
Incidentalmente è da notare
un piccolo errore nelle referenze
in nota al capitolo VI, ohe è quello che tratta del « massacro dei
Valdesi »: la «Storia dei Valdesi»,
voi. II, è indicata come scritta
da Armand Hugon e Rivoire, confondendola con « Gli esuli valdesi in Svizzera », di questi due autori, pure citata in nota.
E’ un’opera che si legge con interesse e che ci fa conoscere bene e capire la storia del Piemonte fra il XVII e il XVIII secolo.
Osvaldo Coisson
Geoffbey Symcox: «Vittorio Amedeo II, l’assolutismo sabaudo, 1675 1730 », Soc. Edit. Internazionale, Torino, ottobre 1985, 8”, pp. 361.
UNA PROPOSTA DEL WWF DI PINEROLO
Attenzione ai pesticidi
in agricoitura
Mai come in questi ultimi anni l'agricoltura italiana e mondiale si è trovata
coinvolta in intense campagne giornalistiche a causa degli inconvenienti
da essa provocati o subiti (vino, pomodori, grano con residui di fitofarmaci). (...)
A questo proposito va ricordato lo
scandalo dei pomodori al Temik, prodotto insetticida-nematocida, estremamente tossico, a base di Aldicarb (OL
50 orale acuta su ratti = 0,6-0,9
mg/kg), ed il cui uso dovrebbe essere consentito solo per le barbabietole da zucchero. Unica consolazione
in questo caso II pronto intervento degli organi competenti e l'immediata
indagine sul prodotto in questione. Le
notizie in merito sono state in seguito
rassicuranti essendo stati rilevati residui In quantità molto bassa, tale da
non danneggiare la salute umana.
Al di là del fatto di cronaca c’è comunque la consapevolezza di una situazione molto pericolosa in quanto,
se per entrare in possesso di una medicina bisogna andare da un medico
o perlomeno da un farmacista, per
quanto riguarda l'acquisto di fitofarmaci (insetticidi, anticrittogamici, diserbanti, ecc.) non è prevista una
diagnosi di uno specialista (laureato
in scienze agrarie o almeno perito
agrario). Succede così che una qualunque persona può andare da un
qualsiasi rivenditore autorizzato, senza
che né l'uno né l’altro abbiano, il più
delle volte, una conoscenza specifica della malattia fuegina o dell'insetto
fitofago che si vuole combattere. In
conseguenza di tale situazione operatori agricoli più o meno preparati e
coscienziosi entrano in possesso di
vere e proprie bombe chimiche di
cui a volte conoscono solo l'efficacia decantata da altri agricoltori forse ancora più ignari.
Le avversità che colpiscono i vegetali sono centinaia e centinaia, sia
crittogame sia insetti, e per una lotta efficace e tempestiva occorre una
conoscenza e preparazione specifica
che solo i laureati in Scienze Agrarie
e Forestali e in parte, i Periti Agrari
e gli autodidatti, possono avere.
E' giunto il momento, dopo anni di
parole, di pensare alla ristrutturazione
di questo delicato settore della distribuzione e dell'uso dei fitofarmaci organizzandolo a livello nazionale mediante l'utilizzo di personale specializzato alle dipendenze delle U.S.S.L.
e/o degli assessorati all'Agricoltura,
che consiglino, prescrivano e controllino il corretto uso dei prodotti mediante campionamenti di routine.
Qualcosa in merito è già cambiato
con una maggiore severità per il rilascio dei « patentini », ma i prodotti viaggiano di mano in mano tramite
amici e conoscenti, quando addirittura non vengono acquistati al mercato nero che esiste e prospera.
Non si tratta solo di regolamentare
un settore ma di fargli fare un salto
di qualità, ne trarrebbero vantaggio
innanzitutto gli agricoltori con consigli
obiettivi e mirati ed anche i consumatori per le maggiori garanzie date dai
controlli. Da non dimenticare infine
la prospettiva di una maggiore protezione dell'ambiente ora attaccato
massicciamente da ogni sorta di prodotto chimico con o senza ragione. (...)
Una assistenza specifica data da
specialisti del settore (laureati in Agraria e Periti Agrari) inseriti In apposite strutture pubbliche ed In còllegamento con i Centri di Ricerca
Universitari porterebbe un notevole
miglioramento dapprima nella lotta al
parassiti, con conseguenti benefici
all'economia delle aziende, ed in seguito alla salute umana ed ambientale.
I Soci del W.W.F. sezione di Pinerolo, consci che la salute dell'uomo e
dell'ambiente in cui vive sono le
cose più importanti da salvaguardare, propone, all'inizio di una nuova
stagione agricola, che vengano presi
al più presto i seguenti provvedimenti:
1) In seguito a quanto emerso dal
convegno del • Pesticide Action Network International » tenutosi a Wa
shington nel marzo del 1984 (da Airone 1985) si richiede che vengano ritirati e non più commerciati i seguenti prodotti: Lindano (in deroga
alla limitazione del 17.7.75), Paraquat,
Parathion, MathiI Parathion. Tali prodotti sono stati considerati pericolosi per la salute umana e tossici per
l'ambiente esterno.
2) Tutti gli organi di informazione
instaurino al più presto un servizio capillare ad uso di tutte le persone
su tali problematiche. I telegiornali
regionali sono già un ottimo mezzo
per tali tipi di interventi. Programmi
appositi devono servire a soddisfare le
esigenze delle persone, costituite soprattutto da agricoltori part-time o
hobbysti, oltre agli operatori della
grande agricoltura. (...)
3) Tutti gli organi di stampa devono dedicare maggiori spazi nell'intento di fornire gli strumenti e le conoscenze di tipo tecnico sui metodi di
coltivazione, e soprattutto sull'uso dei
fitofarmaci, nella difesa antiparassitaria, specificando i tempi e le modalità di intervento in base ai più aggiornati sistemi di lotta, che tengano conto degli effetti ambientali e
della salute dell'operatore e del consumatore. Si deve altresì dare maggior
rilievo alla lotta biologica, nei casi in
cui ha già ottenuto successi pieni, e
alla ormai sperimentata lotta guidata
e lotta integrata, in cui accanto all'uso
dei prodotti antiparassitari si fa uso
di pratiche agronomiche e di altre
tecniche che permettono di colpire
l'agente patogeno nel momento di
maggiore vulnerabilità onde poter ridurre i trattamenti chimici allo stretto necessario ed efficace. (...)
W.W.F., Pinerolo
Hanno collaborato a questo
numero: Dino Gardiol, Susanne Lab sch. Vera Long,
Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Francesca Naso,
Bruno Rostagno.
GENTE DI VALLE - 2
Jules vive i suoi sessantott’anni in una casetta di pietra
e legno affacciata sulla strada dei Verneys. Vedovo, solo e
pieno di acciacchi, centellina
sorridente le giornate del suo
autunno. Non è mai stato, per
quelli di qui, un grande lavoratore, cioè si è sempre accontentato di far la sua vita
di scavatore, senza acquistare
terra e bosco e limitandosi a
coltivare con la moglie le due
terrazze d'orto avute dal padre. Fa piccoli lavori per arrotondare la pensione, per un
bicchier di vino come s’usa
dire: qualche gerla di salice
intrecciato, bastoni intagliati
di nocciolo e lente pipe di erica per il Banco d'agosto.
Due suoi fratelli vivono poco più in alto, a un dieci mi
dice, c’è sempre da fare: stagione di funghi o di mirtilli, di
lamponi o di more e, sempre,
le erbe medicinali (ne conosce 80). Dicono che raccolga
fino a dodici chili al giorno di
mirtilli puliti, con una scatoletta a denti - spazzola che s’è
fatto per riuscire a sgranarli
in fretta senza danneggiare
l'arbusto; due colpi da terra
a cima e giù nella gerla. Unico o rarissimo, come rara la
sua avventura del ritorno a
casa dopo l’8 settembre del
'43.
Alpino, tiratore scelto, usato in Francia come esploratore per via della lingua e della prudenza, dopo tre anni di
guerra da richiamato, l’8 settembre si trovava a Chaiiibéry. Poteva fermarsi, tante
Predo
nuti di strada. Sessantenni,
poco più, poco meno. Paolo e
Predo sono i due scapoli di
famiglia. La casa, non di loro proprietà, cosa rarissima,
è un vecchio rustico di Canon
senza luce, né acqua vicinissima, affacciato su un poggetto:
quasi un fungo uscito dal bosco che gli copre le spalle.
Soli da quindici anni, da
quando cioè la vecchia madre
se n’è andata nell’inventario
di Catlina, si può dire che
non si parlano. Bonjour, bonsoir, sì, no, au revoir; è tutto.
Vivono sotto lo stesso tetto
senza convivere insomma.
Ognuno del suo: casse, provviste, legna, tutto distinto.
Vecchia ruggine o qualcosa di
più e di diverso? Nessuno sa
bene. Predo dice che Paolo da
giovane ha sempre pensato
soltanto a fare il “mafioso’’,
che qui significa spendaccione
elegante, viveur insomma, come poteva esserlo un montanaro non ricco. Lui invece si
è sempre preoccupato di tutto
e di tutti finché visse la madre. Lavoratore preciso fino
alla pedanteria, nelle rare pause attacca un bottone con un
suo intercalare noto in tutta la valle: « 'na co’ e Lauta »
(una cosa e l’altra); lavora
per quanti lo chiamino e stiano ad ascoltare i suoi piani
sull’impresa: sia fienagione o
spaccar legna da sistemare in
cataste perfette sotto i balconi, fino a piccoli lavori di manutenzione o di costruzione di
muri a secco degni di figurare in un trattato.
Pignolo e mai stanco, se contrariato pianta tutto e sparisce, ché tanto per chi vuole.
famiglie lò avrebbero voluto
per i mille lavori e lavoretti
di cui è capace e più lo era
a quel tempo, sulla trentina,
quando due quintali sulla
schiena per due chilometri
non lo spaventavano.
Lo avrebbero ospitato, c’era
anche una donna di mezzo,
ma sua madre, già vedova,
non aveva notizie e se non
fosse tornato lui, il più giovane, le si sarebbe accorciata
la vita. Così, riempito lo zaino capace, il "balin” alpino, di
scatolette, galletta e venti
bombe a mano, si mise in
marcia con due di queste
parti.
Mai una strada, mai nemmeno un sentiero a fondovalle, “piòtòni, piótóni” ^ come
un mulo, un passo dopo l’altro, per punte e cpnvalli, da
tramonto ad alba, mangiando
e dormendo di giorno, con avventure che ancor oggi ricorda minuto per minuto, il 20
settembre arrivò al ciabot come piovuto dal cielo, salvandosi all’altezza di Pragelato_
dai tedeschi con un lancio di
bombe a mano per attraversare il torrente, sul cui ponte ne rimasero stesi quattro.
Da allora è lì, berrettino a
visiera, pantaloni di velluto
che ormai stanno ritti da soli,
camicia militare e stivaletti
di gomma contro l’umido e
l’eventuale morso delle vipere.
Lo chiamano e lui "’na co’ e
Lauta" decide e va. A sera,
spento il fuoco del fratello,
accende il suo con la sua legna
e si cuoce la cena. Poi presto
a letto e all’alba su. Da una
vita. Gianni Doline
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11
S6 marzo 1986
cronaca delle Valli 11
:
DALLA REVOCA AL RIMPATRIO - 3
kt
n
La clemenza di Sua Altezza
L'editto ducale del 31 gennaio
cadde sulle popolazioni valdesi
come un fulmine, ma non a ciel
sereno, anzi in un cielo di burrasca; la burrasca che flagellava da mesi le chiese ugonotte
del Delfìnato, in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes, si
estendeva ora anche alle Valli
Valdesi.
Come già molte volte in passato, anche ora, il destino giungeva da oltre le Alpi, dalle terre
del Re, Torino era poco più che
un ripetitore che trasmetteva un
copione dettato a Parigi.
Constatare le situazioni è facile, a distanza di secoli, viverle
è ben altra cosa, specie, come nel
caso nostro, in cui non sembra
esistere soluzione. Cattolizzarsi
in massa, sia pure per pura formalità, come avevano fatto molte chiese ugonotte e come si auguravano alla Corte di Torino
era impensabile. Lasciare il paese e trasferirsi altrove? Non era
soluzione proponibile ad una comunità compatta e legata alla
propria realtà territoriale come
era la comunità valdese; resìstere all’editto ducale? La strada era certo difficile ma non impossibile se si considerava che
già altre volte i Valdesi avevano a\Tito ragione della offensiva
sabauda giocando sugli equilibri della politica intemazionale.
E questa sarà la via tentata con
le ripetute ambasciate, che riescono però ad ottenere solo proroghe all’attuazione dell'editto.
Una via percorsa però senza
grande convinzione, quasi per
do>\'ere d’ufficio, nella consap>evolezza che occorre fare qualcosa ma senza quasi speranza.
Il febbraio che segue l’editto
è vissuto infatti nei comuni vaidesi alTin.segna della cupa ras
segnazione. Visti però dal potére, questi uomini e queste donne, che si dibattono nel dramma di conciliare la libertà propria (e la massima espressione
della libertà: la fede) con la tradizionale obbedienza al sovrano,
l’attaccamento alla realtà culturale ed umana della propria terra con la legge, appaiono come
dei semplici ribelli. Ribelli ostinati, ottusi, incapaci di comprendere e recepire la grazia che
Sua Altezza Reale fa loro abolendo il loro culto senza massacrarli, come avrebbe diritto e
ragione di fare!
Ciò che colpisce qui non è
tanto la dura, ineluttabile, violenza del potere, il meccanismo
diabolico di interessi, vanità,
prepotenze, abuso che si mette
in moto per un procedimento
quasi ineluttabile e distrugge
una minoranza; è l’assoluta cecità, la mancanza di intelligenza e di sensibilità in uomini che
per altri versi ed in altri aspetti della loro attività risultavano
lucidi, integri, ragionevoli.
Illudersi che la grazia di S.A.R.
sarebbe stata accolta con gioia
ed i Valdesi avrebbero fatto atto di sottomissione immediato
significava non conoscere il mondo protestante, non aver capito
nulla della Riforma, illudersi che
Tinteresse, il calcolo, da un lato
e la cortesia dall’altro potessero risolvere la frattura teologica e culturale della cristianità.
Anche a Torino come a Versailles l’equivoco era di casa ed
il cavalier Morozzo, intendente
ducale a Luserna, mostra di vedere sì, con estrema lucidità,
ma di non capire, come dimostrano questi frammenti di lettere scritte in quei giorni.
Giorgio Toum
Questi religionari dopo la pubblicazione dell'Ordine di Vostra
Altezza. Reale non hanno più
aperti i templi, fatta alcuna adunanza per Vesercitio publico della loro pretesa Religione; ma
non hanno sin hora portato alcuno de’ loro figliuoli alle Parrocchie per battezzare, quantunque sia probabile che... ve ne sia
nato più d’uno...
L’intentioni che hanno palesate sin ora sono state diverse le
une dalle altre, conformi agli interessi particolari di ciascuno:
quelli che temono la giustizia e
hanno molti beni da perdere
vorrebbero ubbidire, ma tralasciano di farlo per tema di essere offesi dagli altri che li minacciano e per vergogna che si
dica tra loro che si siano spontaneamente cattoUzzati; ma la
maggior parte, che è délli ostinati, nulla tenenti è risoluto col
parere delli ministri di non voler osservare l’ordine et di opporsi all'esecutione del medesimo nella demolizione di templi...
...li ministri sono ancora tutti
nelle Valli trattenuti come suppongono per forza dalli heretici,
che dicono liberamente di non
poter vivere senza chi li predichi li loro falsi dogmi e gli amministri li loro pretesi sacramenti... Gli uomini donne e figlioli sono tutti ritirati alla
montagna eccetto alcuni che
di giorno stanno nelle loro case
e vanno da una parte e dall’altra per osservare e spiare quello che si fa e si dice di loro.
Continuano a comprare tutto
quello Che possono avere di vettovaglie e fanno tutte le diligenze possibili per accrescere la
provisione della munitione da
guerra...
RICICLARE..
Il titolo posto alla lettera di Giorgie Peyrot: « la Tev studi f regolamenti », sia che l'abbia messo lui,
sia che l’abbia messo la Redazione
è sostanzialmente sbagliato e dovete
rettiticarlo.
lo ho chiaramente scritto che, non
essendo presente all’assemblea del 9
febbraio, esprimevo un parere strettamente personale; perciò fate riferimento a me e non alla Tev.
Peyrot certo conosce I regolamenti meglio di chiunque altro, essendo
stato per 30 anni II legale della Chiesa Valdese, ma in questo caso i regolamenti non c'entrano.
10 ho scritto che le nostre opere
già ricevono denaro pubblico sotto più
aspetti: infatti anche se gli amici tedeschi ci spiegano che I loro doni provengono da un’imposta versata volontariamente al governo della Germania Federale, si tratta pur sempre
di un'imposta a noi riciclata: tra una
tassazione volontaria e una detassazione volontariamente destinata ad uno
scopo preciso non vedo la differenza.
Se le attrezzature di proprietà delle
USSL e date in comodato per l'uso
al nostri ospedali non cl fossero, evidentemente dovremmo acquistarle e,
dunque, si tratta di veri e propri finanziamenti. Non dica Peyrot che
dette attrezzature sono usate soltanto per i malati che le USSL ci
mandano! Tutti hanno diritto all'assistenza sanitaria, ma quali attrezzature verrebbero usate se ci fossero altri malati che si rivolgessero al nostri ospedali?
Infine se come dice Peyrot, il Sinodo avesse già deciso, che senso
avrebbe convocare le assemblee di
Chiesa perché esprimano un parere
entro il 31 maggio?
11 mio parere resta II seguente: se
rtnunceremo a servirci dell'8 per mil
le, avremo volontariamente finanziato
la Chiesa Cattolica, oppure, se ci
saremo ricordati di fare un segno
suH'apposita crocetta, avremo finanziato le opere di carità dello Stato [temo di sapere bene quali saranno le
opere di carità dello Stato Italiano) !
Giorgio Peyrot sembra dire: « comunque avremo salvato un principio »; secondo me e secondo molti con cui
ho parlato in questi giorni, questo principio è già stato disatteso.
E quando i nostri amici tedeschi si
saranno stancati di finanziarci, come ci
troveremo?
A Peyrot devo una spiegazione della
definizione « uomini del re ». Secondo
me sono coloro che, prese in mano
le leve della Chiesa, la dirigono senza
tenere conto dei pareri degli oppositori e che, pur blaterando sempre di
pluralismo, ignorano per esempio, il
parere espresso da 3330 membri di
Chiesa nel 1976 continuando a comportarsi come meglio si confà alle loro
idee. Sono coloro che sostengono che
la TEV è un movimento separatista,
quando da dieci anni è ampiamente
dimostrato II contrarlo. Sono coloro
che appena la TEV fa qualcosa, le
danno addosso, la criticano e ridicolizzano I suoi membri e, se non
fa qualche cosa, si chiedono: » A che
cosa serve la Tev? ». Sono ancora coloro che non si recano in Chiesa se
non in occasione di assemblee che
devono nominare dei delegati e votano compatti I nomi dei loro candidati. Sono coloro che non permettono
agli altri di esprimere il proprio parere e se lo fanno gli danno di sprovveduti, disinformati, pasticcioni.
Se Peyrot non si sente « uomo del
re » ne ho piacere, ma se neH'ambito
della Chiesa preferisce non farsi chiamare professore, sarebbe anche opportuno che non salisse in cattedra e
ignorando pareri e ragioni degli altri,
pensasse di... bocciarli.
Forse gli altri non sanno, come
lui, che in Germania non governa più
Il Kaiser, che a Roma non c'è più
Gli Heretici di queste Valli ricorrono di nuovo a S.A.R. Il disegno del loro ricorso dubito che
sia per vedere se possono ottenere qualche rinvio per dei fini
che finora non ho potuto penetrare. So ben di sicuro che la
maggior parte di essi ha poca
volontà d’ubbidire all’ordine, e
che per poter eseguire i rigori
della giustizia, ci vorrà la forza
delle armi... Poco giovano le
rappresentatixmi della clemenza
di S.A.R. che loro stessi confessano di vedere espressa nell’Ordine, mentre tengono fermamente che la demolizione de’ templi
e lo sfratto de’ ministri non sia
che un preludio d’un altro ordine che suppongono debba seguire, di doversi tutti cattolizzare per forza, come è succeduto olii Religionarii della Francia... La sola forza è quella che
li farà mettere il cervello al punto da sottomettersi all’obbedienza che devono al Reai Padrone.
Segnalazioni
Cesare, ma hanno gli stessi diritti di
esprimersi e di votare.
Tanto lo spazzino che il professore
universitario.
Aldo Rostain, Torino
LA COLUBRINA
Daniele Macris (Eco-Luce: 21/3) se
Tè presa a male, ma, dato che non
sembra conoscermi, debbo dirgli che io
non ce Tho con nessuno: neppure con
ia Tev che è — come lui dice — • un
movimento » [non « della » però) « nella » Chiesa. Nella Chiesa dei Signore infatti — poiché non è una comunità di affini, ma una assemblea
di diversi — c'è posto per tutti sotto
l'imperio del Suo solo Evangelo. La Tev,
se vuole, può star quindi bene anche
a me, ma non è immune.
Quando ero ragazzo, un uomo di
Chiesa che veniva da quella stessa
terra di dove ora scrive Macris, mi
diceva: « Quando senti volare delle
sciocchezze, stacca dal muro la colubrina di Gianavello e spara ». E a
Calogero Bonavia dicevo a mia volta:
« Se la colgo bene, se no, avrò almeno
fatto rumore e qualche altro, destatosi, sparerà meglio di me ».
Mi creda, caro Macris, è solo questo che ho cercato di fare; nuH’altro!
Non merito quindi tutte le allusive
sconvenienze ohe cerca di scaricarmi
addosso. Non le ricevo. Nessun malanimo da parte mia, solo un tentativo
di rimettere le cose al loro posto.
Ecco tutto.
Lei che si rifa alTimmaginazione per
avallare il parere Tev sul finanziamento ecclesiastico, mi creda: Timmaginazione non è una buona fonte
di informazione. Vari passi delTEvangelo poi possono toccare « tutto il comportamento del cristiano verso le autorità dello Stato » — come le chiama lei — 0 verso qualsiasi altro
PINEROLO — E' in fase di organizzazione la 5* Edizione del « Mercatino
delle Pulci » che si terrà nei giorni 3 e
4 maggio 1986.
La manifestazione si ripropone nuovamente a maggio nel centro storico
di Pinerolo, in via e Piazza Duomo, via
Trento, via Savoia e via Principi d’Acaja.
Coloro che fossero interessati a
partecipare al “ Mercatino » possono
inoltrare la richiesta di iscrizione entro il 18.4.1986 indirizzandola a: Ufficio Sport e Turismo. Municipio di Plnerolo. Piazza Vittorio Veneto, 1, Pinerolo specificando, oltre il proprio
nominativo e l'indirizzo, il numero di
codice fiscale o Partita IVA, ed il tipo
di merce che si intende esporre.
Per eventuali chiarimenti al riguardo
è possibile rivolgersi ail'Ufficio Sport
e Turismo (Tel. 0121/794221 int. 71 orario di ufficio).
umano che si ponga come nostro
prossimo. Ma la « moneta » resta « moneta » nelTEvangelo, ohe troppo spesso identifica il denaro come » Mammona »!
Vogliamo evitare di fare anche della nostra chiesa una « chiesa di Stato »?
Ce n’era già una in Italia, vogliamo
ora che ce ne siano anche altre? Di
fronte a queste domande non postesi,
la Tev ha dato una risposta ■ politica »,
anzi « partitica », poiché sono certi partiti che spingono per l’estensione del
finanziamento statale anche ad altreconfessioni religiose. A buon intenditor...
Giorgio Peyrot, Luserna S. G.
AVVISI ECONOMICI
VENDO Fiat 500 ottime condizioni
TO/F 33 Km. 62.000. Pinerolo. Telefono 0121/201206.
IMPIEGATO trentaduenne, 1,72, conoscerebbe ragazza credente possibilmente evangelica scopo amicizia ed
eventuale matrimonio. Telefonare
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« La fede è certezza di cose che
si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono ».
(Ebrei 11: 1)
A Roma, il 17 marzo 1986, si è
spento serenamente
Aldo Long
Lo ricordano con profondo affetto e
con fede nel Cristo risorto, la moglie
Romola, le figlie Franca e Carla, con
Sandro, Mario, Daniela e Luca, i fratelli Silvio, Anita, Enrico, Alma e i
parenti tutti.
RINGRAZIAMENTO
Edoardo e Miiraoda Giraud, commossi e riconoscenti >per la dimostrazione di simpatia tributata alla loro
cara
Erica Giraud
ringraziano tutte le persone ohe hanno
partecipato al loro dolore.
Un sentito e doveroso ringraziamenr
to è rivolto alla Direidone, «He infermiere, a tutto il personale deRa Casa
di Riposo Jacopo Bernardi per l’assistenza e le cure prestate.
Un grazie particolare al pastore M.
Ayassot, agli amici, a tutte le gentili
signore che sono state vicine a Erica
circondandola d’affetto.
Pinerolo, 21 marzo 1986.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno ed Egli s’è inclinato a
me ed ha ascoltato il mio
grido ».
(Salmo 40: 1)
I familiari della cara
Charline Toum ved. Favai
commossi e riconoscenti desiderano ringra2aare tutti coloro che in qualsiasi
modo hanno dimostrato ila loro simpatia ed il loro affetto in questa triste
circostanza.
Un ringraziamento particolare alle
dottoresse Seves e Pons, al sig. G<d>ello,
al pastore Bellion e a tutto il personale
deir Asilo Valdese di S. Oiovanni.
Luserna San Giovanni^ 27 marzo 1986.
RINGRAZIAMENTO
<1: Nella casa del Padre mio ci
son^ molte dimore: e vi accoglierò presso di me affinché dove sono io siate anche voi j>.
(Giov. 14: 2)
Dopo la scomparsa di
Adelina Dalmas
di anni 76
le sorelle e i fàmiliari tutti esprimono
un pensiero riconoscente al personale
e agli ospiti del Rifugio Carlo Alberto,
ai sanitari dell’Ospedale Valdese c a
quanti sono stati loro -vicini.
Eventuali offerte al Rifugio Carlo
Alberto.
Torre Pellice, 18 marzo 1986.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 30 MARZO 1986
Ferrerò: FARMACIA VALLETTt - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
LUNEDI’ 31 MARZO 1986
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 30 MARZO 1986
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
LUNEDI' 31 MARZO 1986
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 uomo e società
28 marzo 1986
INTERVISTA AL PASTORE SERGIO AQUILANTE LA POTENTE ORGANIZZAZIONE CATTOLICA
"Svelare” la mafia
Il Centro sociale e la Comunità evangelica di Palermo « La Noce » di
fronte al maxiprocesso in un’intervista diffusa dall’agenzia nev
Opus Dei: polemica
suli’inconoscibile
— In qualità ^,di JDìrettore del
Centro sociale «La Noce» e di
pastore di questa comunità, ha
avvertito delle particolari reazioni, commenti, da parte del
personale, degli aiunni e dei familiari di questi ultimi in merito ai maxiprocesso alla mafìa?
— In questi giorni, al Centro
diaconale, abbiamo parlato parecchio del maxiprocesso alla
mafia, iniziato il 10 febbraio. Abbiamo anche avuto una riunione
con insegnanti ed altri operatori
per individuare alcune iniziative
che il Centro dovrebbe assumere
subito. Sulla base di ciò che a
me risulta, penso di poter dire
che i nostri collaboratori hanno
mostrato, nel complesso, sia interesse per questo grosso fatto
e consapevolezza dellai’ sua importanza, sia fiducia che esso
possa costituire un momento
significativo della lotta contro la
mafia.
Ho cioè l’impressione che (e
non solo all’interno del Centro
ma in varie aree della popolazione) si cominci a cogliere il
carattere distintivo della mafia,
quale per esempio è espresso
nella sentenza-ordinanza dei giudici di Palermo, là dove si dice
che « Cosa Nostra (è) una pericolosissima organizzazione criminosa che, con la violenza e
la intimidazione, ha seminato- e
semina morte e terrore... non
ima struttura formata da associazioni indipendenti e spesso in
contrasto tra loro, ma una organizzazione che, seppure articolata e complessa, ha una sua
sostanziale unicità ».
« L'Eco delle Valli Valdesi»: Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
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Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
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FRANCO GIAMPICCOLI
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Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/ i
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Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
Insomma, mi pare che sia in
atto (e iion più sijltanto in alcune cerehie ristrette) un processo di « spoliazione » della mafia dalle sue vesti « letterarie »:
parecchia gente ormai comincia
a percepirla in questo suo carattere violento ed oppressivo.
E questo ha indubbiamente un
grosso significato.
— Ci sono progetti od iniziative promosse qui al Centro diaconale per sensibilizzare l’opinione pubblica?
— Il Centro ha abbozzato un
primo programma di attività,
che saranno realizzate nei prossimi giorni:
— un incontro con rappresentanti di un comitato del quartiere Settecannoli, fortemente
impegnato nella lotta contro la
mafia;
— un’assemblea col prof. Vito
Mercadante (preside di una scuola media statale del nostro quartiere, e autore di una antologia
di scritti sulla mafia) che presenterà il « fatto mafia » nelle
sue caratteristiche storiche, culturali, ecc.;
— una riunione con un avvo-cato della parte civile, che ci parlerà del processo, dall’interno
dello stesso;
— la elaborazione di un primo
documento in cui presentare al
quartiere e alla cittadinanza la
posizione del Centro e dei suoi
operatori.
— Quale particolare contributo
può dare la comunità evangelica
di Palermo, nella sua posizionè
intermediaria tra la Sicilia e
i’estero, nel sensibilizzare ed aiutare questa città di fronte ai
problema mafia?
— Innanzitutto, noi vogliamo
dare ai nostri amici e allè nostre
chiese sorelle, all’estero e in Ita»
lia, -una informazione che si sforzi di' essere « obiettiva ». E’ già
molto se si pensa ai tanti « veli » con i quali da più parti si
cerca di avvolgere il processo. In
linea generale potrei dire che la
nostra comunità e il nostro Centro diaconale, possono portare
un loro contributo reale, in questa battaglia (che è lunga e complessa) assolvendo bene il loro
compito.
Il Centro, costruendosi sempre
di più e sempre meglio come un
luogo in cui centinaia e centinaia
di ragazzi siano soggetti attivi
nella loro formazione, e si abituino ad una visione critica della
realtà, ad una acquisizione critica del sapere, così da porre le
basi per il loro sviluppo come
individualità, cittadini « isesppnsabili», capaci di libere scelte,
di relazioni e partecipazione.
La comunità, costruendosi come un momento di reale vita
comunitaria, di riflessione « teologica », e contemporaneamente
come strumento efficace e credibile di predicazione deU’Evangelo dell’amore e della speranza: dire al nostro cittadino che
in Gesù risorto DiC' la ogni cosa
nuova, e questo è finalmente pier
lui e per gli altri, fin da ora, la
possibilità della libertà dalle catene del passato (di peccato e
di morte), e quindi la capacità
di essere non più ripetitore di
cose sostanzialmente sempre
uguali, ma costruttore di novità;
e dentro l’amore di Dio che in
Cristo gli è donato, dentro il
perdono che per questo amore
avviene nella sua esistenza, pensarsi e viversi (ogni giorno e in
ogni situazione) come un soggetto effettivamente « nuovo ».
L’Opus Dei fa discutere, ma
non accetta di essere discussa,
e nemmeno studiata e conosciuta. Se qualcuno, desidara-studiarla, per scriverne e informare,
trova semaforo rosso, a meno
che non sia uno di casa.
Da qualche mese è in circolazione, ultimo e più chiaro esempio, un’opera di Giancarlo Rocca,
direttore del « Dizionario degli
Istituti di Perfezione », delle Edizioni Paoline, già giunto al VII
volume. Don iRocca ha studiato
l’Opus Dei proprio in vista del
Dizionario, che dirige, ma si è
trovato di fronte al muro di gomma dei rifiuti e delle non risposte: niente accesso agli archivi,
niente documenti richiesti, niente interviste. L’Autore non si è
perso d’animo, ed ha raccolto,
per conto suo, una quantità di
documenti ohe gli ha consentito
di scrivere i'opera in questione:
« L’Opus Dei: Appunti e Documenti per una storia ». I tentativi deli’Opus di scoraggiarlo dalla pubblicazione sono stati numerosi, ed hanno coinvolto anche la Congregazione vaticana
dei Religiosi, che nella persona
del suo -Segretario, mons. Vincenzo Fagiolo, ha chiesto ai Paolini di non pubblicare il libro. I
Paolini hanno obbedito, ma l’opera è stata edita lo stesso in una
rivista scientifica, con approvazione ecclesiastica, Claretianum,
edita dai religiosi Clarettiani, nel
luglio 1985.
Nel gennaio 1986 l’Opus reagisce, con una lettera ai vescovi,
a firma don Mario Fantini, vicario dell’Opus stessa per la Lombardia. Lantini afferma che il libro 'distorce” e "offende” ma
non lo prova. Del libro di Rocca,
invece, si è occupato, tra gli altri, su Panorama (n. 1035, 16 feb
Doni Eco - Luce
SOSTENITORI
Coltodino: Dessi Evardo — Pinerolo:
Vola Silvio, Serafino Ettore, Costantino Marco, D'Urso Margherita, Pons
Giovanni — Prarostino: Berteli Giulia
— Inverso Rinasca: Giaiero Valdo, Baret
Cesare — Milano: Decker Marco — Ivrea: Vitali Cinzia — Torino: Codino
Costantino Yvonne — Villar Perosa:
Bessone Ina — Luserna S. G.: Benigno
Plavan Franca, Asilo Valdese, Gobello
Livio — Torre Pellice: Rostan Yvonne,
Cornelio Falchi Milca, Di Francesco
Ernesto, Di Francesco Vera, Geymonat
Gabriele, Cesan Bruno, Pontet G., Rostagno Laura — Angrogna: Coisson
Elda — Moncalieri: Grandi Carlo.
Torino: Palomba Vincenzo, Peyrot Alberto, Crespi Giorgio, Peyronel Margherita, Pecoraro Jean, Pecoraro Sardi Mimma, D'Ursi Daniele — Milano: Tagliarini Elena, De MIchelis Niso, De Michelis Bruno, De Michelis Carlo, Rollier
Rita — Roma: Cosco Carla, Long Gianni — Pordenone: Chiesa Ev. Battista
— Cándelo: Sorelle Peraldo Bert —
Sesto Fiorentino: Sabatini Federico —
Omegna: Centro Evangelico di Incontro — Villa Chiavenna: Bogo Giovanni — Biella: Revelli Nella — CInisello:
Rostan Marco — Padova: Baldi Gianfranco — Bergamo: Giampiccoli Gustavo — S. Salvo: Corbo Luigia — S.
Giov. Bellagio: Giampiccoli Lina — Pavia: Pintacuda Fiorella — Genova: Darbesio Arnoulet Vera, Caniglia Manfredi — Condove: Bufalo Olindo — Perrero: Tron Arnaldo — Luserna S. Giov.:
Girardon Ferdinando, Turin Riccardo,
Bertin Ivo — Pinerolo: Fornerone Graia
Jole — Torre Pellice: Lausarot Aldo,
Bosio Emanuele, Cocorda Nini, Comba
Muston Caterina — Canada: Cannariato Luciano.
DONI DI L. 3.000
Milano: Tagliabue Carlo, Gagliardo
Antonio, Remelli Giuseppe, Cristadoro
A. Maria — Desio: Lisa Clara — Ni
chelino: Actis Angelo — Brembate: Statola Luigi — Vasto: Oliva Nicola — Lido
Ostia: De Angelis Stefano —• Ragusa:
Di Francia Salvatore — Bruino: Menusan Aldo — Napoli: Bardo Bellora Louisette — Bordighera: Mathieu Lucilla —
Ferrerò: Barus Alberto, Costabel Felice,
Pascal Carlo, Pascal Alba, Don Canal
Brunet — Piazzala Brenta: Bandiera
Bruno — Omegna: Pizzi Renato — Borrello: Palmieri Costantino — Pomaretto:
Peyronel Olga ved. Massel, Ribet Renato, Ribet Ernesto, Baret Federico,
Pascal Alma, Rostaing Vilma, iMourglia
Umberto, Griglio Gino — Inverso Pin.:
Long Enrico, Tron Lina — Mentoulles:
Clapier Elsa Lèger — Perosa Argentina: Bounous Eugenia — S. Secondo:
Bourne Melania, Brosia Ines, Cavallotto Valentina, GardioI Ada, Avondetto
Emilia, Don Elvina — Luserna S. G.:
Roman Amato, Bertalot Emilio, Paschetto Bruno, Malan Ellia e Aldo, Jourdan
Luigia Depetris, ReveI Cesare e Vittorina, Pasquet Anita, Bonjour Daniele,
Bounous Edda, Bounous Valdo, Benecchio Marcella — Angrogna: Rivoira Pierino, Bertalot Anna — Torino: Rostagno Giovanni, Vinay Alessandro, Tron
Eugenio, Purpura Enzo, Pascal Elena,
Capostagno-Costanza, Giordano Negro
Elsa, Beux Clemente, Prochet Godine
Maria, Curcio Armando, Ferrara Cataldo,
Sacher Prochet Edina, Ricciardi Roberto, Aprile Luigina — Genova: Perrona
Emilio, Molinari Alice, Molfino Gabriella, Ribet Donatella, Rosanda Elena,
Simeoni Ayassot Anita, Biglione Eunice,
Cionini Jenni, lanutolo Alberto, Giambarresi Gianni, Ribet Ferrari Anita —
Bogliasco: Corsanego Fiorenza — Sezzadio: Angeleri Besson Margherita —
Verolengo: Lusso Gino — Borg. Paradiso: Beux Ettore — Almese: Gallo
Anita — Cavaglià: Aglio Giovanni —
Massello: Tron Enrichetta — Abbadia
Alpina: Bounous Silvio, Bertalot Luigi —
Torre Pellice: Paschetto Hilda, Rivoira Bianca, Avondet Emilio, Baltieri Mar
braio ’86), il giornalista Giancarlo Zizola, che ne ha raccontato
la storia e le disavventure editoriali, riportando anche dichiarazioni di Rocca in risposta alio
accuse di Lantini. Tra i punti
più inequivocabilmente dimostrati, nel libro, il culto assoluto del
segreto, il coinvolgimento di
membri deH’Opus in imprese finanziarie ed editoriali che erano sempre sotto il controllo gerarchico dell’Opus stessa, il controllo accurato e minuzioso di
tutte le attività, interiori ed esteriori, dei rnembri, e anche il fatto che ai vescovi cattolici è stato inviato, dall’Opus, non il tc
sto delle Costituzioni, ma un suci
innocuo riassunto.
All’articolo di Zizola l’Opus ha
reagito abbandonando la tattica
del silenzio e redigendo un comunicato stampa, in data 11 febbraio, in cui contesta alcuni dai:
dello scritto di Zizola, ma in clil
come replica il giornalista, non si
scalfisce minimamente il nude' ■
delle rivelazioni dell’articolo, che
ATTENZIONE!
A tutti colo-ro che in Italia
non hanno ancora pagato l’abbonamento 1986 è stato inviato un sollecito personale
con avviso che in mancanza
di risposta un numero di fine
aprile sarà inviato contrassegno.
co, Antoniettl Paolo, Morel Walter,
Jourdan Marcella, Berger Rosalba, Bernoulli Crespo Mirella, Benigno Giorgio,
Odin Emiiia — Coazze: Rosa Brusio
Lidia, Boero Ailoa Neila —■ La Loggia:
Sala Claudio — S. Germano Ch.: Beux
Emilio, Beux Ersilio, Long Mary e
Anita, Pireddu Olga, Fornerone Franco,
Lucchetta Battista, Costantin Long Odette, Bounous Gustavo, Gallian Edvico, Rostan Elio — Villar Perosa: Martinat Giulio — Frali: Grill Elda, Peyrot
Gino, Barus Amedeo, Richard Dario,
Richard Alma, Ghigo Riccardo, 'Menusan Ester, Rostan Luigi, Rostan Dora,
Ghigo Renaldo, Ferrerò Emilio, Genre
lise, Grill Luigi Filippo.
Se abbiamo
(segue da pag. 1)
rassegnazione ma si accompagna ad un sano vitalismo, alla
possibilità di giocare, in questa
vita, tutte le carte valide per
realizzare un’esistenza autentica. La risurrezione rischia di diventare un sentimento tra i sentimenti, un ideale tra gli ideali
della nazione, che serve a coltivare o il trionfo narcisistico di
se stessi o la fuga dalla realtà.
ECX)/LUCE — ]\Æa se la risurrezione è risurrezione di Cristo
allora il confronto è circostanziato, ha un volto, un nome e il
confronto non si limita solo alla vittoria sulla morte ma sul
come vivere, su quali valori fondare la tua vita. In questo- senso
accettare di credere nella risurrezione di Cristo non è solo sposare un ideale ma fare una scelta
di vita, quella del discepolo.
CLAUDIO — Se è creativa è
una scelta valida, anche senza
credere che Cristo sia veramente risorto. Però non mi sentirei di
escluderlo assolutamente...
a cura di Giuseppe Platone
del resto sono fondate sul \olume di Rocca.
Uno degli aspetti più interessanti della vicenda è strettamente giuridico. Secondo il can. 294
del Nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato il 25 gennaio
1983, delle « Prelature Personali » possono far parte solo gli ecclesiastici (diaconi e preti) e
quindi ne vengono esclusi i non
chierici, cioè i laici, che invece
negli « Statuti particolari » dell’Opus Dei, eretta in Prelaluia
Personale dalla S. Sede il 28 novembre 1982, ne facevano pienamente parte (art. 1, par. 21. E’
certo che il Nuovo Codice è norma universale e prevalente sulle
norme particolari e anteriori,
tanto più che esplicitamente in
esso, al can. 6, è detto che « le
altre leggi, sia universali che particolari », sono da considerarsi
abrogate se « contrarie alle disposizioni » del Nuovo Codice. La
conseguenza giuridica, notevole,
sarebbe che dall’atto di promulgazione del Nuovo Codice la Prelatura Personale dell’Opus Dei
diventa esclusivamente clericale,
e di essa non fanno parte, a pieno titolo, gli aderenti non chierici, cioè che non siano diaconi o
preti. Infatti il Nuovo Codice è
chiarissimo (can. 296): i laici
possono essere « cooperatori »
nelle opere aipostoliche della Prelatura Personale, ma non vi sono incorporati come membri effettivi. L’effetto di questa ciericalizzazione giuridica è che
l’Opus Dei, Prelatura Personale,
perderebbe parecchie decine di
migliaia di membri, ritrovandosi solo con alcune centinaia di
preti, e tradendo così una delle
disposizioni originarie del fondatore José Maria Escrivà de Balaguer. 11 discorso non è chiuso,
certo, giacché si dice che POpus
Dei, ai suoi massimi livelli, stia
reagendo per reinserire anche i
non chierici nella sua struttura,
ma dopo che don Rocca ha portato alla luce il problema non
sarà facile una conclusione nascosta e di sotterfugio, consona
magari ad un certo stile di se-,
greto. (ADI STA)