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Anno 124 - n. 22
3 giugno 1988
L. 800
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Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GIOVANNI PAOLO II IN AMERICA LATINA; UNA REAZIONE DALL'URUGUAY
Il papa è venuto, se ne è andato, e adesso?
Nessuna indicazione è stata data per rispondere alla fame, alla miseria, alle minacce dei militari, alla repressione - Il «culto dell’uomo» ha prevalso sul messaggio evangelico - Un ostacolo sul percorso dell’unità dei cristiani
COLONIA VALDENSE (Uruguay) — Karol Wojtyla, papa
Giovanni Paolo II, capo della
chiesa cattolica romana e dello
Stato Vaticano, ha visitato alcuni giorni fa alcuni paesi latinoamericani. Ha visitato l’Uruguay
per la seconda volta in un anno,
un paese con un’alta percentuale
di non cattolici, e poi è andato in
Bolivia, Perù e Paraguay, paesi
con un’alta percentuale di indigeni, il Paraguay con il pesante
carico di una dittatura che dura
da più di trent’anni. Tutti questi paesi, senza eccezione, manifestano una crescente povertà e
una marginalizzazione dei settori più deboli della popolazione;
paesi nei quali i poteri economici intemazionali, in complicità
col potere nazionale, continuano
a depauperare l’economia, la vita
sociale e culturale.
Il papa è venuto, ci ha visitato,
se ne è andato e adesso cosa rimane? Quali sono i benefici che
ci ha lasciato, che la sua visita
lascerà ai nostri paesi che vivono nella miseria e in una sofferenza crescente? Ai poveri, ai
malati, alla gente che vive nella
disperazione delle cinture delle
grandi città cosa rimane? Quali
indicazioni ci ha lasciato per curare il cancro del militarismo e
della violenza?
E’ possibile che per alcuni sacerdoti e laici della chiesa cattolica romana questa visita pos
sa servire per mantenere e vivificare la loro fede, ma non crediamo che questo abbia particolare
rilievo perché durante la visita
non si sono affrontate le cause
principali della nostra miserevole situazione e nemmeno è stato
proclamato con chiarezza il significato deiravangelo; non
c’è stato neppure l’appello a vivere nella prospettiva del Regno
di Dio, affinché la trasformazione della nostra situazione possa
aver luogo. Abbiamo assistito,
ancora ima volta, al culto dell’uomo, del signor Wojtyla, chiamato « vicario di Cristo », « santo padre » o « grande pastore »,
insomma al culto di un uomo che
non può commettere errori, mentre la figura centrale della fede
cristiana, Gesù Cristo, rimaneva
neH’ombra.
Abbiamo visto una apparizione
spettacolare del vescovo di Roma che si è inginocchiato per baciare la terra su cui era arrivato,
che si spostava in una superba
automobile, chiamata « papamovil », accompagnato dai nostri
governanti che hanno approfittato della visita per promuovere i
loro piani politici. Abbiamo visto
un papa sempre lontano dal popolo e della sua miseria.
Siamo venuti a conoscenza anche del costo della visita : milioni
di dollari, che sono stati investiti
per costruire i palcoscenici e gli
addobbi dello spettacolo di un
papa sempre sorridente davanti
alle telecamere.
Le multinazionali, e tra queste
anche la Fiat, le forze armate, la
polizia, i servizi pubblici si sono
messi al servizio di questa visita,
ed ancora una volta è stato il
popolo più bisognoso a farne le
spese; mancheranno i soldi per
il pane, per le case, per le medi-,^
cine.
Si parla spesso della chiesa dei
poveri, poveri che devono avere un posto di privilegio nella
chiesa, ma la visita del papa ci
ha lasciato la sensazione di una
triste contraddizione tra le affermazioni teologiche e la realtà.
Questo avvenimento ci ha dimostrato il potere e il vero volto del
Vaticano, e la grande capacità
della sua diplomazia, ma la domanda che ci rode è questa :
dov’è la testimonianza del potere
dell’Evangelo per la liberazione
di tutti gli uomini?
Ci sembra che molti fratelli sacerdoti e laici della chiesa cattolica romana, passato l’uragano di
questa spettacolare visita, dovranno tornare a cercare nella
Bibbia il segreto del messaggio
evangelico, e in umiltà e sacrificio cercare di viverlo con le loro comunità, affrontando fino in
fondo la sfida della Croce.
Qualcuno potrà pensare che la
visita del papa Giovanni Paolo II
lascerà almeno risultati favore
LA DOMANDA CENTRALE
Credi tu questo
« Su questo ti sentiremo un’altra volta » (Atti 17: 32).
Con queste cortesi ma ferme
parole il « mondo » chiude il dialogo con la Chiesa nel momento
in cui questa passa dal discorso
religioso aU’evangelo della risurrezione.
Non ci stupiamo. La risurrezione è difficile da comprendere
e altrettanto difficile da spiegare. Può essere affermata. Non
può essere né documentata né
dimostrata. Perciò può anche essere negata.
La risurrezione ci mette in difficoltà due volte: quando la affermiamo e quando la sentiamo
negare. Quando la affermiamo,
perché ne parliamo in maniera
un po’ utopistica e un po' superstiziosa: ne parliamo come di
qualcosa che « ci deve essere »
per dare uno sbocco, un senso
a « questa » vita, che a volte ci
sembra non averne. Ne parliamo,
insomma, quasi per dovere di
ufficio...
E quando la sentiamo negare,
perché nel rifiuto avvertiamo Ur
na certa logica, e perché il rifiuto ci costringe a chiederci se ci
crediamo davvero anche noi o
Se in fondo non la consideriamo una specie di mito.
Di fronte a queste difficoltà.
e consapevoli che non è semplice superarle, molte volte aggiriamo l’ostacolo. Evitiamo di parlare detta risurrezione. Ci sono
tante altre cose che si possono
dire, « da un punto di vista cristiano », sui veri problemi detta
vita... Probabilmente riduciamo
il nostro discorso a un discorso
« religioso », ma con il vantaggio di un ascolto più probabile.
In tutto il Nuovo Testamento,
la risurrezione è oggetto di una
predicazione franca, libera, aperta. coraggiosa, senza complessi.
Anzi, a ben guardare, è il solo
tema della predicazione apostolica. Comunque, è il tema essenziale. Ed è, innanzitutto, non la
«nostra» risurrezione, perché
anche in questo vale l’insegnamento di Gesù a non preoccuparsi per il domani e nemmeno
per il dopodomani (Matteo 6:
. 34), ma è innanzitutto la risurrezione di Gesù, il Cristo.
Questo messaggio può non interessare chi abbia interessi di
tipo religioso, può scandalizzare
chi parta da presupposti culturali che non si possono conciliare con la risurrezione, può essere superfluo per chi, concretamente, consideri « questa » vita
la vita senz’altro. Non importa.
Il Nuovo Testamento dice univoco e chiaro che la fede cristiana o è fede nella risurrezione di Gesù o fede cristiana non
è (I Corinzi 15: 14-17).
Perciò atta chiesa cristiana, a
noi tutti e a ciascuno di noi, si
pone il dilemma: o annunziare
il Cristo crocifisso e risorto (correndo tl rischio del rigetto), o
fare discorsi religiosi (che di solito trovano accoglienza, anzi ci
sono richiesti). Nel primo caso,
è possibile che nasca la fede; ned
secondo, alimentiamo l’incredulità.
Ma per annunziare Cristo risorto dai morti bisogna innanzitutto crederci. Non in maniera
teorica, come frutto di un catechismo ben imparato, ma con
una fede semplice e salda, che
sconvolge la vita e la rinnova.
« Credi tu questo? », chiede Gesù a Marta davanti alla tomba
di Lazzaro, dopo aver dichiarato di essere lui, in persona, la
risurrezione e la vita (Giovanni
11: 25).
Credi tu questo?
Come Marta, noi siamo, tutti
e ciascuno, ancora al di qua-di
questo interrogativo.
Salvatore Ricciardi
I tre presidenti latinoamericani (Garda del Perù in atto; Sanguinetti dell’Uruguay in basso a sinistra; Stroessner del Paraguay in
basso a destra), che hanno «beneficiato politicamente» detta visita
di Giovanni Paolo IL
voli per l’unità di tutte le chiese
cristiane, per l’unità di tutti i
cristiani e non mancano coloro
che credono — e tra loro alcuni
protestanti — che la figura di un
solo vescovo, del papa, possa
rappresentare l’tmità dei credenti che tanto desideriamo. Non
mancano questi, ma come cristiani evangelici affermiamo ancora una volta che l’unità dei
credenti avverrà solo attorno alla figura di Gesù Cristo, e non
di qualche pastore, proclamato
« vicario di Cristo ». Affermiamo
che all’unità si arriverà col potere dell’Evangelo e non attraverso tuia macchina ecclesiastica,
per quanto ben collaudata. Ci
sentiremo uno in Cristo, quando
insieme e sotto la sua signoria
cammineremo in umiltà, pronti
per il servizio verso i sofferenti
e i deboli, disposti al sacrificio
ma mai sotto il potere del governo e della gloria degli uomini.
Non sono certamente 1 viaggi del
capo della chiesa cattolica romana che promuoveranno l’auspicata imità del popolo di Dio; al
contrario, questo cammino si
rende più diffìcile e sembra persino che non si voglia procedere in questo senso.
Questa visita del papa, sia per
i cattolici che per i protestanti,
rende paradossalmente più difficile la missione di annunciare
l’Evangelo ai nostri popioli, che
vivono nella miseria e nella disperazione.
Questa visita è stata un grosso ostacolo per quanti si sforzano nella ricerca di una strada
per l’unità dei credenti nell’America Latina.
Wilfrido Artus *
" Pastore emerito della chiesa valdese, è una delle figure più rappresentative del valdlsmo latinoamericano. P’ stato per oltre un decennio
Moderador de la Mesa vaidense.
Nelle pp. 6 - 7
A 250 ANNI
DALLA
CONVERSIONE
DI JOHN WESLEY
a:
2
commenti e dibattiti
3 giugno 1988
PER I GIOVANI
Egr. Direttore.
Alberto Bragaglia sottolinea come nel
nostro giornale ,« Micaiah » sia presente ■ un atteggiamento un po’ paternalistico <0 didattico, quasi da fratello
maggiore saggio ed esperto o da insegnante bravo e democratico, ma
con un suo ruolo di guida ben preciso ». Chiaramente è un grosso limite, sarebbe bellissimo che un movimento giovanile, senza subire influenze
egemoniche di adulti ed in m'odo originale, riuscisse ad esprimere un
proprio giornale in grado di offrire,
tra l'altro, un contributo costruttivo alla
testimonianza nei confronti dei propri coetanei ed uno stimolo nei confronti della chiesa. Purtroppo, nonostante il lavoro importante di alcuni
• bollettini », ciò non si è ancora verificato.
L'idea di « Micaiah » è nata per opera di due persone che, loro malgrado, hanno proprio l'età per fare al
massimo da fratelli maggiori {non sappiamo fino a che punto saggi ed espertilj e che sono forse insegnanti
democratici. Con tutti i limiti, ma speriamo anche con qualche vantaggio,
che questo comporta. Il giornale, come ora appare, è frutto di un lungo
lavoro di preparazione che ha coinvolto alcune persone che per ora
« fanno » il giornale. Queste persone
proverrgono da esperienze di ,« piccolo » giornalismo, canrpi e lavoro con I
giovani, in particolare neH'ambito
delle assemblee dei « Fratelli », ma
non solo.
Le osservazioni sui gusti dei ragazzi e il tempo che mediamente dedicano alla lettura hanno orientato la nostra scelta di offrire una gamma molto varia di materiali, di puntare su
articoli molto brevi e su una grafica
« movimentata » (nei limiti dei nostri
mezzi tecnici, giustamente definiti « poveri ». Evidentemente, se disponessimo
di una stampante laser i risultati sarebbero ben diversi!). Siamo coscienti di
correre il rischio di essere superficiali, ma a quanti abbiano la pazienza di
seguire lo sviluppo del giornale apparirà come i contenuti vengano riproposti secondo una programmazione
piuttosto precisa.
Considerando il modo in cui è nato,
è evidente che il giornale, per ora, è
un prodotto « per » i giovani e non
vede un loro sufficiente coinvolgimento diretto in qualità di • autori ». Le
cose non devono rinvanere così, da
parte nostra c'è la massima disponibilità a recepire ie proposte del giovani
e stiamo lavorando in questo senso.
Chiarito chi sono i redattori, potenziali e di fatto, veniamo ai lettori.
Evidentemente è difficile definire l'età
e le caratteristiche di un nostro lettore Ideale. L’optimum sarebbe la disponibilità di più di un giornale, uno
per ogni fascia di età, e magari con
diverse caratteristiche specifiche riguardo ai contenuti... Speriamo che altri, con maggiori capacità e mezzi,
possano contribuire a colmare questa
lacuna della stampa evangelica (che
da soli non abbiamo la pretesa di colmare!).
Di fatto i nostri lettori, almeno stando agli abbonamenti (ma cercheremo di
indagare!) sono soprattutto giovani e
giovanissimi, con alcune interessanti
presenze di giovani coppie e adulti
interessati al lavoro tra i giovani. Le
persone che hanno sottoscritto l'abbonamento stanno per arrivare a 300 e,
grazie alla discreta quota di sostenitori
e al fatto che tutto il lavoro di « confezionamento » del giornale è completamente volontario, il traguardo dell'autonomia finanziaria appare raggiungibile.
Il nostro lavoro cerca di fornire un
servizio al mondo evangelico italiano
senza cadere in provincialismi e ci auguriamo di trovare arrcora collaborazione nella stampa e nei responsabili
delle chiese. Aspettiamo il vostro
contributo di critiche e di proposte,
pertanto ci permettiamo di riproporvi
il nostro indirizzo: MICAIAH, via Tortona 56, 15047 Spinetta Marengo (AL),
tei. 0131/618661.
Gabriele De Cecco, Spinetta Marengo
LA LEGGE O
LA LIBERTA’?
Caro Direttore,
in merito alla polemica a proposito
della fotografia « Il Cristo torturato »
di Guido Rocha, comparsa sul giornale dello scorso 25 marzo, anche in
relazione a quella sull'esposizione dei
crocifissi nei locali pubblici, farei personalmente queste distinzioni: a) La
questione del crocifisso nei locali
pubblici; b) il crocifisso nel culto protestante; c) La rappresentazione privata della figura di Cristo, crocifisso
o no.
Primo caso. E' chiaro che in uno
stato laico (e lo stato deve essere
laico), non è tollerabile nel locali pubblici alcun simbolo confessionale o ideologlco. Il crocifisso va perciò tolto da scuole, tribunali, ospedali, uffici postali, ecc. Spero che ciò non
faccia problema.
Secondo caso. E' vero che Calvino
ha assolutamente vietato l'uso di
qualunque immagine nel culto. Però
faccio notare che le chiese luterane
hanno l'uso del crocifisso nelle chiese, così come delle candele e di altro materiale considerato esclusivo
del cattolicesimo. Non parliamo poi
degli anglicani. Non intendo con ciò
propugnare l'uso cultuale di Immagini,
tutt'altro, ma solo ricordare che II
protestantesimo non è solo quello calvinista e presenta nel mondo aspetti
che devono essere conosciuti, sia pure
per essere discussi.
Terzo caso. Sappiamo bene ohe non
ci è stato tramandato nessun ritratto
di Gesù, né per immagine grafica, né
per descrizioni verbali, e penso ohe
vada benissimo cosi. >Ma non credo
il caso d'accusare di peccato chi, per
scopo puramente artistico, raffigura a
sua fantasia la persona di Gesù, iPIttori sommi, oltre che indubbiahiente
protestanti, l'hanno fatto, come nel
caso di Diirer (le cui incisioni sono
comparse spesso sull’Eco/Luce), di
Rembrandt, di Van Gogh. Né mi sento
di condividere II negativissimo giudizio
sul « Cristo torturato » del Rocha e
NOVITÀ’
ciaudiana editrice
EDUARD SCHWEIZER
Spirito Santo
ediz. italiana a cura di Bruno Corsani
pp. 160, « Picc. Bibl. Teologica 18 », L. 15.000
Il noto esegeta del Nuovo Testamento ci conduce alla
scoperta della persona più ignorata della Trinità. Che cosa
ci insegna la Bibbia e che cosa ci dice la riflessione teologica
sull’opera dello Spirito di Dio in noi e nel nostro mondo?
— FONDATA NEI 185S
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
l€l es.sa 04 . C C I A. n. Z?4 4SZ - C C Pati Z078010Z
codice fiicde 00601 90001Z
tanto meno di considerarlo, come afferma la TEV in una sua circolare,
una rappresentazione che sembra
ispirata da allucinazioni di una mente
malata. Chiaro che in tali casi l'artista non intende darci un .« ritratto »
oggettivo di Cristo, come storicamente
può essere stato, bensì un ritratto
che chiamerei « simbolico », « espressivo », dove Cristo sta in realtà per
l'uomo sofferente e vittima, identificazione scelta da Cristo stesso (« avevo
fame e mi deste da mangiare, ecc. »);
per cui l'immagine di Gesù non ha qui
un’intenzione catechetica o cultuale,
— tanto meno idolatrica! —, bensì
qualcosa che somiglia piuttosto a una
risposta, a una preghiera, sia pure
d’alto livello drammatico.
E forse che Giobbe, Qohélet, molti
salmi e lo stesso terribile grido di
Gesù sulla croce (» Eli, Eli, lama sabactanì? » dal salmo 22), non sono
drammatici? E tutto il dolore incommensurabile deH’umanità sofferente
non è una realtà drammatica? Chi
parla di « mente malata », ha mai visto le fotografie e i documentari sui
lager, ha mai letto i resoconti sulla
tortura? O siamo in un mondo di nuvole rosa? Svegliamoci, e non solo
alla fede, ma anche alla conoscenza
della realtà. Il dramma delia croce non
fu uno scherzetto, se vogliamo prenderlo sul serio e non come una pia,
sentimentale tradizione.
Quanto al secondo comandamento:
sì. Cristo è Dio, ma è anche uomo.
Lutero stesso non ha disdegnato incisioni di artisti del suo tempo per
i suoi catechismi e la sua Bibbia in
tedesco. O vogliamo scomunicare anche Lutero? in base non allo spirito,
ma alia più letteralistica lettera che
Paolo tanto deprecava? Dobbiam'o ritornare sotto la tirannia della legge,
dopo avere promulgato il nuovo patto
della libertà, la libertà appunto del
cristiàno? E ora non si dica, come è
già stato scritto gentilmente, che io
non sono valdese.
Cordialmente
Vera Buggeri, Cusano Milanino
GELOSIA PER DIO
E PASSIONE ARDENTE
Appello
per aiutare un bambino
Alessandro, un bambino di 9 mesi, ha bisogno del
nostro aiuto. E’ attualmente ricoverato presso l’ospedale infantile di Brescia perché affetto fin dalla nascita da una grave forma di ittero.
Alessandro ha nove fratelli e sorelle e la sua famiglia non è in grado di assisterlo durante il ricovero
al Policlinico dell’Università di Lovanio (Belgio) dove dovrà subire il trapianto del fegato che, allo stato
attuale della ricerca medica, risulta essere la sua
unica possibilità di salvezza.
Il Policlinico di Lovanio, che è una struttura (tra
le poche in Europa) specializzata in tali trapianti,
ha chiesto infatti che il piccolo Alessandro venga assistito con continuità da una famiglia che possa prendersi cura di lui nel periodo precedente e susseguente l’intervento.
La chiesa valdese di Messina (Alessandro è calabrese) si è già occupata di Alessandro quando è stato
ricoverato una prima volta al Policlinico di Messina,
ma oggi non ha la possibilità di seguirlo fino a Bruxelles.
Si rende perciò necessario un affido temporaneo
ad una famiglia che sia disponibile per questo aiuto.
Le spese per l’intervento e per l’accompagnatore
sono a carico del Ministero della Sanità.
Chi vuole rendersi disponibile per questo servizio
può contattare telefonicamente;
— Sig.ra Beatrice Grill - viale Libertà 498/A n. 115 98100 Messina - Tel. 090/52817.
— Past. Maria Bonafede - via Montegrappa 62 B 20092 Cinisello Balsamo - Tel. 02/6185692.
— Dr. Alberti, o prof. Caccia, o dr. Fazi c/o Ospedale
dei Bambini Umberto I - 25122 Brescia - Tel. 030/
293261.
Anche se le spese dell’intervento sono a carico
della struttura pubblica di sanità, riteniamo che vi
siano piccole spese da affrontare; chi vorrà contribuirvi, potrà farlo inviando la sua offerta a Fondo di
solidarietà « La Luce » - Via Pio V, n. 15 - 10125
Torino, conto corrente postale 11234/01 indicando
nella causale « per Alessandro », che prowederà a
trasmetterla agli interessati.
Spett.le Direzione,
nel leggere il pensiero di V. Subilia sul n. 17 del giornale, come testimoniato dal prof. P. Ricca, mi sovvengono d’istinto alcuni pensieri. Leggo:
» lo sono stato mosso da una gran
gelosia per l'Eterno ». In questa parola
della Bibbia...
Chiodo: non è forse una prerogativa di Dio il rivelarsi un Dio geloso
(Es. 20: 5)? Inoltre, in un articolo sulla
prima pagina dello stesso numero
leggo uno scritto del nostro dove viene evidenziato che è Gesù stesso ohe
rivendica tale carattere, nel chiedere
il primo posto nella nostra vita (Le.
14: 26) in adempimento del primo del
due grandi comandamenti (Me. 12: 29,
Mt. 22: 36-37). Penso che allo stesso
modo si possa leggere la scacciata
dei cambiavalute e venditori nel tempio (Mt. 21: 12).
Proprio alla luce di quanto sopra,
il voler sostenere una nostra « gelosia » a riguardo del Dio tre volte
Santo mi sembra un pensiero ardito,
perché sappiamo che l’Eterno (e chi
mai altri?) è fedele e giusto per antonomasia (I Giov. 1: 9, Ebr. 10: 23) e
non può affatto mentire (Tito 1: 2), e
comunque manda ad effetto le sue
promesse contro qualsiasi avversa potenza terrena o spirituale (Rom. 8:
38).
In luogo di nostra gelosia parlerei
quindi di passione ardente (Le. 24: 32),
la cui scintilla scocca nei nostri cuori
esclusivamente per lo Spirito Santo
che ci convince della qualità, della
originalità, delia peculiarità, della unicità di Dio. Dunque, penso siamo chiamati ad essere fiduciosi e credenti nelle promesse del Signore e affatto
pervasi da « gelosia » (Giov. 14: 29,
17: 20, 20: 27). Ora però mi sorge II
dubbio che possa trattarsi di un diverso risvolto della medesima medaglia. E cioè, dobbiamo e possiamo appropriarci della santa gelosia di Dio
come nostra pallida e timida figura di
Cristo Gesù, tanto da riflettere la
« sua » gelosia contro ogni nostra infedeltà ed insufficienza?
Cordiali saluti.
Enrico Marchetti, Torino
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Redattori: Alberto Coreani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
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Segreteria: Angelo Actis
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Il n. 21/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 25 maggio e
a quelli decentrati delle valli valdesi il 26 maggio 88.
Hanno collaborato a questo mimero: Eugenio Bernardini, Giuliana Gandolfo, Dino GardioI, Antonio Kovacs. Daniele Macris, Teofilo Pons, Paolo
Ribet, Jean Louis Sappè, Franco Taglierò, Maria Tamietti, Erika Tomassone.
3
3 giugno 1988
marta e maria
IX SEMINARIO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ’ DI BASE
VASTO
Le scomode figlie di Evo Donne a congresso
Un confronto sulle esperienze di ricerca sulle donne e sulla teologia - Il gruppo di ricerca biblica e la celebrazione finale della cena
Con una partecipazione veramente numerosa (oltre quattrocento persone) si è svolto a Brescia, tra il 23 e il 25 aprile, il IX
Seminario nazionale delle Comunità di base (Cdb). Tema del
convegno: « Le scomode figlie di
Èva: le Cdb si interrogano sui
percorsi di ricerca delle donne ».
Come tutti i seminari e i
convegni nazionali, anche questo
è stato una bella occasione di
incontro! fraterno fra amici di
vecchia data — ovviamente presenti le comunità ed i leader
storici: ITsolotto di Firenze, S.
Paolo di Roma, Pinerolo — e
nuovi amici: discreto infatti era
anche il numero' dei giovani e di
quanti si affacciavano al seminario dalia realtà cattolica lombarda con interesse e partecipazione.
Una relazione di Lidia Menapace sul movimento delle donne
fra gli anni 70-’80 ed una di una
teologa cattolica sul tema « Le
donne nella chiesa da oggetto a
soggetto: il contributo ddla teologia femminista » hanno aperto
il seminario, che si è poi suddiviso in tre gruppi di lavoro.
Il primo, introdotto dalla Comunità di Pinerolo, sulla lettura
biblica; il secondo sul far teologia, introdotto dalle comunità romane; il terzo, preparato dalla
Comunità di Firenze, aveva il
compito di individuare i nessi
tra le acquisizioni teoriche e la
prassi quotidiana.
Peccato che non sia stato previsto un momento assembleare
in cui fare confluire il lavoro dei
gruppi, per cui ogni partecipante non ha potuto sapere che quello che si era fatto nel gruppo
che aveva scelto, né si è dovuto
fare quel faticoso, ma essenziale lavoro di sintesi del dibattito, che sempre prelude ad un'assemblea in cui si vuole mettere
gli altri in condizione di comprendere e di discutere un percorso di elaborazione collettiva.
Ma quest’esigenza non si confaceva allo spirito del seminario,
che era quello del confronto del
vissuto delle comunità sulla ricerca delie donne e del fare teologia a partire daH’esperienza.
Questo confronto, che è stato il
vero tema del seminario, mi è
parso costituire la ricchezza e
il limite deirincontro.
La ricchezza: innanzitutto costituita dal fatto in sé di aver
saputo scegliere questo tema e
di aver saputo combinare i temi
del femminismo, della ricerca biblica e della chiesa in modo da
evocare, in termini certo estremamente avanzati e seri, parole
e percorsi del mondo laico/politico e del vissuto ecclesiastico.
Nel momento in cui, anche se
in modo molto diverso da quello che lo ha caratterizzato negli
anni '70, il movimento delle donne riprende un ruolo ed una elaborazione politica (dalla riflessione sul tema della diversità,
alle manifestazioni sulla violenza sessuale e sul lavoro delle
donne) e in cui, in casa cattolica, della donna si parla soltanto
per parlare di Maria, o per ribadire il no al sacerdozio femminile, o per esaltare il ruolo secolare de! servizio diaconale e laicale, le Cdb hanno l’intuizione
felice di organizzare il seminario nazionale su questi temi e
sul terreno che è loro proprio,
che è quello insieme delle acquisizioni personali, deH’esperienza,
del non voler distinguere tra lotta politica e affennazione teologica.
Il limite di questo modo di
procedere così ricco di suggestioni e di esperienze è, a mio
avviso, quello di sacrificare la
chiarezza e la complessità del
discorso teologico, essenziali an
che in percorsi che si vogliono
frammentari e non totaUianti.
Provo a fare due esempi. Nel
gruppo sulla ricerca biblica hanno convissuto due o tre livelli di
discorso che non sono riusciti
a comunicare davvero in modo
da far crescere i partecipanti e
da far scaturire un progetto minimo di lavoro comune.
Alla Comunità e ad interventi
che insistevano suU’importanza
di un far teologia e di im confronto con la Bibbia che, proprio partendo dalla situazione
reale e storica di chi la legge
— in questo caso delle donne —,
non eluda il momento dello studio, della fatica esegetica e critica in cui si scopre la novità
dell’EvangelO' e ci si scopre guidati in nuove acquisizioni ed m
nuovi sentieri di ricerca in cui
il Dio vivente ti interpella e ti
cambia, si contrapponeva un discorso estremamente riduttivO',
anche se suggestivo, sul rifiuto
della Bibbia, perché luogo di discriminazione della donna e della presentazione di un Dio « del
tuono » misterioso e inconoscibile, solo maschio e quindi inaccettabile, a cui opporre un Dio al
femminile più corrispondente all’esperienza delle donne, della loro creaturalità e della loro liberazione.
Come uscire da questa contrapposizione in modo che le istanze femministe di approccio alla
fede e alla vita comunitaria non
rimangano sterili prese di posizione ma acquisiscano metodo e
spessore teologico?
Ecco, mi pare che il seminario non abbia dato abbastanza
spazio a questioni di questo tipo.
Il secondo esempio è tratto
daH’evento, cui la stampa locale
e nazionale ha dato maggior rilievo, senza per altro riuscire a
uscire da una critica superficiale, da una lega davvero' scadente
di precomprensioni cattoliche diffuse e di paternalismo davvero
irritante.
Mi riferisco alla eucarestia che
ha concluso il seminario e che.
coerentemente con l’impostazione e con il tema dei lavori, è
stata presieduta esclusivamente
da donne.
Questo gesto, di per sé rilevante ed eversivo per dei cristiani che comunque si collocano all’interno del mondo cattolico e che da sempre rivendicano quest’appartenenza a buon diritto, rischia a mio avviso di
rimanere un evento legato a quell'esperienza come segno — così
il seminario lo ha definito —
« di una ricomprensione dei ruoli e di una reale comunione di
fratelli e sorelle in uno scambio
più creativo dei ruoli », non « la
richiesta di sacerdozio alle donne, in' quanto sarebbe solo una
compartecipazione alla gestione
clericale esistente ».
Qra, se da un lato questa posizione rispecchia un percorso
variegato e disomogeneo in seno
alla riflessione delle Cdb e rappresenta una presa di posizione
indubbiamente fondata e comprensibile sul sacerdozio visto
come potere esclusivo e maschile nella chiesa, d’altro lato ritengo che la richiesta e la battaglia
per il sacerdozio alle donne sia
solo apparentemente ima questione di retroguardia. Una simile
apertura infatti significherebbe
in prospettiva, più che la partecipazione alla gestione del potere, l’inizio della sua fine, oltre che
l’ambito di una riflessione serrata sui ruoli nella chiesa, sulla
figura del sacerdote e sul suo
senso, sul sacerdozio universale
dei credenti, eccetera: non è un
caso che nel corso degli anni la
questione, più volte ripresa in
vari settori e a vari livelli, abbia
sempre trovato un così irremovibile e compatto diniego da
parte della gerarchia.
Anche qui credo che avrebbe
giovato ad un seminario, che ha
saputo discutere con libertà _ e
profondità della donna nella chiesa e di teologia, uno spazio più
adeguato di discussione del problema.
Maria Bonafede
Tempo di Pentecoste! Lo Spirito ci ha condotte a vivere un’esperienza molto significativa per
noi e ci ha dato di sviluppare i
rapporti intessuti tra la sorella in
fede Elena Ravazzini Corsani e
l’Unione femminile valdese di
Torre Pellice.
Un gruppo di sorelle dell’Unione femminile ha visitato, lunedì
30 maggio, a Torino, l’Istituto professionale di stato per il commercio Carlo Ignazio Giulio, primo
istituto in Italia che ha realizzato,
da alcuni anni, un corso sperimentale biennale per l’integrazione di motulesi in classi di alunni normodotati, anche per l’interessamento della nostra sorella, che su questa sua esperienza
ha scritto il libro "Barriere di
carta”, edito dal gruppo Abele.
Per noi questo incontro è stato
un vivere qualche ora in una
classe frequentata da giovani
handicappati motori e normodotati, dove l’atmosfera è di rispetto, solidarietà e collaborazione,
amicizia, ottimo rapporto con le
loro insegnanti da cui traspare il
loro sincero attaccamento: valori predominanti vissuti concreta
Che guaio le poste! Avevamo programmato un servizio
fotografico per illustrare gli articoli sui congressi femminili
che si sono svolti il 24-25 aprile scorso a Vasto. Le foto, pur
inviate per espresso, ci sono giunte venti giorni dopo! Così
le pubblichiamo adesso. Una occasione per ripensare i temi
e l’impegno deciso nei congressi e per noi della redazione di
pensare ad attrezzature che consentano di ovviare al disservizio postale.
V
'iti
UNIONE FEMMINILE DI TORRE PELLICE
A scuola con
gli handicappati
mente. Noi indichiamo tutto questo con la parola amore, un amore comunicato, praticato e da cui
si sviluppa serena tranquillità e
attenzione rivolta agli altri.
Abbiamo sentito la perspicace
sensibilità degli alunni, interessati a conoscere e a dialogare con
noi visitatrici e, ad esempio, diverse domande sono state rivolte
in particolare a una socia dell’Unione femminile che è pastore
(Susanne Labsch), costituendo
essa una novità per loro che non
hanno nella loro confessione religiosa donne nel ruolo del ministerio della Parola.
E’ evidente che il lavoro in una
classe di questo tipo non è facile, che ha le sue difficoltà e i suoi
imprevisti con forti emozioni, ma
è anche evidente che lo Spirito
può guidare a operare con amore
nella pazienza, nel non inasprimento, nel non cercare il proprio
interesse, e soprattutto a sperare
ogni cosa.
Questa visita ci ha dato molto
e la nostra gratitudine va agli
alunni, alla loro assistente, alle
loro insegnanti e al preside dell’Istituto. M. T.
4
4 spedale
3 giugno 1988
27 MAGGIO: INCONTRO A ROMA CON LE CHIESE SUDAFRICANE
Non siamo venuti a mendicare...
Non sono venuti a mendicare da noi soiidarietà, ma a dirci qual è la loro scoperta della
chiesa e a chiederci di essere riconosciuti come
fratelli e sorelle, con pari dignità, uomini e donne amati da Dio, Agli di Dio. Hanno scoperto un
nuovo ecumenismo, non tatto di formule teologiche pesate col bilancino del farmacista, non
una unione di strutture ecclesiastiche o di ordinamenti, ma un eciunenismo che mira alla riconciliazione degli uomini tra loro. Sembra facile,
ma non lo è, non solo in Sud Africa per la situazione particolare, ma anche altrove, anche da noi.
Sembra ovvio e normale, ma non lo è; anzi, è
più tacile mettere insieme le dottrine che gli esseri umani, trovare dei compromessi, piuttosto
della concordia. Hanno detto che ci erano riconoscenti per la preghiera a loro favore, e noi ci siamo sentiti a disagio di fronte a questi fratelli e
a queste sorelle che affrontano il carcere, la repressione più brutale, la tortura, che lottano per
una nuova giustizia perché pregano; che conoscono la preghiera non come esercizio di pietà,
ma come elemento rivoluzionario che incrina il
potere, lo mette in discussione. In fa crollare.
Al termine della cena, consumata in un vero
V. Gcabashe durante il suo intervento.
Desmond Tutu: se
in un bosco della California..
Una delle cose che scoprite,
quando vi trovate in una situazione di oppressione, è la dignità
che avete dall’appartenere alla
Chiesa di Dio e l'esperienza gioiosa che fate è quella di scoprire
che in ogni parte del mondo vi
sono fratelli e sorelle che pregano per voi. Parlavo una volta con
una suora, a New York. Era una
suora che conduceva una vita di
preghiera; le feci alcune domande in proposito. Viveva in un bosco della California. « La mia
giornata — mi disse — comincia
alle due del mattino, e prego per
te, vescovo Tutu! ».
C’è dunque qualcuno che prega per me, alle due del mattino,
in un bosco della California!
Se nel mondo c'è gente che prega per noi alle due del mattino, è
chiaro che il governo non ha più
spirito di fraternità e profonda comunione, prendendoci per mano abbiamo insieme cantato « We
shaU Overeóme... Black and white together... ».
« Noi trionferemo... bianchi e neri insieme... ». Le
nostre vie poi si sono separate, loro sono stati
inghiottiti nella notte romana per prendere l’aereo che li avrebbe riportati in Sud Africa, noi
siamo rimasti a mandare avanti le nostre cose.
La delegazione sudafricana era mista, cattolici e protestanti. Grande assente Alian Boesak, al
quale è stato negato il visto per l’espatrio. C’erano
comunque Desmond 'Tutu, vescovo anglicano e
premio Nobel per la pace, Frank Chikane, segretario del SACC, K. E. Mgojo, presidente delle chiese metodiste del Sud Africa, Virginia Gcabashe, vicepresidente del SAGC, Paul Makhuhu, segretario generale delle chiese indipendenti. Sol Jacob,
direttore del programma del SACC per i rifugiati,
l’arcivescovo cattolico G. F. Daniel, p. Buthelezi,
il vescovo cattolico Bijase.
Da parte nostra la Federazione delle Chiese, col
presidente Aurelio SbafS e Franca Long, e una
folta rappresentanza di responsabili delle ehìese
evangeliche.
Noi siamo qui per dirvi grazie.
Grazie per il vostro amore; grazie per le vostre preghiere; grazie
per il vostro interesse. Tutto questo ha un grande significato per
noi.
Ecco, questo è il senso dell’essere gli uni e gli altri membra
del corpo del nostro Signore Gesù Cristo.
Virginia
Gcabashe:
la nostra
gioventù è
stata distrutta
...Avete sottolineato l’importanza dello Spirito ecumenico che
ci anima. Però questo ci rende
molto umili, perché non abbiamo in realtà raggiunto quei livelli di ecumenismo che avremmo voluto raggiungere. Noi siamo una chiesa che sta ancora
combattendo per un ecumenismo
completo. Siamo certi che quando avremo una nuova Africa, avremo anche una nuova chiesa
africana.
La vostra chiesa ha vinto perché ha resistito nella fede; ed
è questa fede che ci dà la profonda certezza interiore che saremo liberi.
Ieri sera abbiamo avuto un
bellissimo culto con i giovani
di S. Egidio. Guardando quei
giovani così interessati e partecipi, abbiamo capito meglio quali danni l’apartheid ha fatto ai
nostri giovani. La nostra gioventù è stata infatti caricata della
pesante responsabilità di lottare
per la liberazione, e quindi non
può fare quello che altri giovani
possono fare in altri paesi.
Invitandoci a questo incontro,
stasera, ci avete dato un atto di
riconoscimento della nostra lotta. Invitandoci a cena avete fatto ancora di più: ci avete riconosciuti come fratelli e sorelle.
Vogliamo ringraziarvi per questo. Abbiamo gioito di ospitalità fin dal primo momento in cui
siamo entrati in questo paese.
Il nostro desiderio sarebbe che
un giorno anche le chiese africane possano restituire l’ospitalità di cui abbiamo goduto. Porteremo con noi in Africa le vostre preghiere e i vostri buoni
auguri.
Frank
Chikane:
un appello
C’è una questione specifica per
la quale vi chiediamo d’imp)e
alcun futuro davanti a sé.
La questione è questa: noi possiamo rendere una testimonianza
in Sud Africa, perché voi siete
fedeli. Noi non abbiamo un nostro coraggio personale. Voi non
potete dire: « Com’è coraggioso
quello: ha parlato col governo! ».
E’ una cosa che ha ben poco a
che vedere col coraggio personale. E’ qualcosa, invece, che ha a
che vedere con tutte quelle vecchiette delle chiese, che pregano
per noi in tante parti del mondo
perché Dio sia con noi. Per cui
noi possiamo dire: « Se Dio è
per noi, chi sarà contro di noi? ».
Non nutriamo alcun dubbio
sulla vittoria. Siamo convinti di
essere molto gentili con l’attuale
governo: lo stiamo invitando, finché c’è ancora tempo, a mettersi
dalla parte giusta.
Il gioviale e
giovanile
(46 anni)
vescovo
anglicano
Desmond Tutu,
premio Nobel
per la pace.
gnarvi. Il Governo sudafricano
sta preparando una legge in base alla quale sarà proibito ad
enti, chiese, organizzazioni straniere mandare aiuti finanziari alle varie organizzazioni, tipo chiese o sindacati, operanti in Sud
Africa.
Se dovessero venirci a mancare gli aiuti che riceviamo dall’estero, noi temiamo che l’opposizione all’apartheid subirà un
duro colpo, e molte migliaia di
poveri ne soffriranno.
Chiediamo che sia organizzata
una campagna che coinvolga tutte le chiese in Italia, jrerché sia
fatta pressione sul nostro Go
verno affinché una tale legge non
sia approvata.
Ci dite che siamo coraggiosi:
la situazione che viviamo ci porta ad essere testimoni e quindi
a fare certe cose. Mi pare che
quando una chiesa comincia ad
essere perseguitata, allora è in
serita in un preteesso che la porta a diventare una vera chiesa.
Anche la teologia si sviluppa da
questa situazione di crisi. Sei
confrontato con situazioni difficili, devi rispondere a domande
che prima non ti ponevi, o non
capivi, e allora comincia a prendere forma una nuova teologia.
L’ecumenismo che noi viviamo
nor, è stato elaborato a tavolino,
ma nasce dalle situazioni concrete nelle quali ti trovi a vivere.
Quando sei portato in prigione,
devi affrontare questo problema
e rispondere alla sfida che ti
vici! posta. Abbiamo imparato ad
ascoltare le diverse organizzazioni e le diverse chiese presenti
in Sud Africa. Ci ponevano delle
domande. Dovevamo rispondere.
La chiesa non può diventare una
organizzazione politica a sé stante; essa deve però sapere ascoltare le questioni poste dalla gente, e dare delle risposte.
Sopra:
la delegazione
sudafricana
riceve
il benvenuto
da parte del
post. A. Sbaffi,
presidente
della FCEI.
Accanto:
K.E. Mgojo,
presidente delle
chiese metodiste.
In Sud Africa
i metodisti
rappresentano
circa il 13%
della popolazione.
K. E. Mgojo:
le radici dell'apartheid
...La loro chiesa ha sostenuto
fin dall’inizio la segregazione razziale. Pensavano di esser arrivati in Sud Africa come liberatori
dei neri, come un popolo eletto.
Loro erano gli eletti, i predestinati. Siamo convinti che per cornbattere l’apartheid abbiamo bisogno di una corretta teologia.
Le chiese sono unite in questo
sforzo e la riconciliazione che
hanno raggiunto in questo processo le porta a fare molto.
Noi cristiani dobbiamo diventare la voce di coloro che non
hanno voce, di quelli che gridano senza che alcuno li ascolti.
Dobbiamo saper mettere in questione i governi oppressori, di
qualunque colore essi siano. Dobbiamo seguire la parola di Gesii
che dice di amare Dio con tutto
il cuore e di amare il nostro prossimo.
Ci sono tre principi di Wesley
che abbiamo assunto come fondamento per la costruzione di
un popolo fatto di origini, culture, fedi diverse: il primo è spiritualità per tutti; il secondo è
servizio per tutti; il terzo è prendersi cura di tutti. Questo c*
porta ad occuparci di chi ha più
bisogno, e non solo degli altri,
e a rifiutare la predestinazione
come discriminazione. A fare
cioè tutto il bene che puoi, con
tutti i mezzi a tua disposizione,
in tutti i modi possibili, in tutti
i luoghi possibili, per tutto il
tempo a tua disposizione, nei
confronti di ognuno, e in ogni
momento.
L’Evangelo di Gesù Cristo è
un Evangelo di liberazione; nulla di più e neppure nulla di meno.
a cura di
Luciano Deodato
5
3 giugno 1988
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Fra libertini e asceti,
a Corinto
Ancora su: « Per una sessualità libera e responsabile » - 2
1* Corinzi 6 e 7
In un discorso che prosegue quello del cap. 6, a proposito della libertà cristiana e del problema: matrimonio o celibato? Paolo dà prima indicazioni generali (7: 1-7), poi
parla di problemi particolari: celibi/nubili, vedovi/e, sposati/e, vivere in un matrimonio misto (cristiano-non cristiano), vergini, fidanzati/e: sempre nella prospettiva dell’appello a vivere nella libertà responsabile, in un mondo che « pas
sa ».
E veniamo aH'inizio del cap. 7.
La tesi ascetica
Quale sia stata, realmente, la domanda posta — o la tesi avanzata —
da cristiani corinzi, lo possiamo desumere dal tenore della risposta. Come ricordavamo la volta scorsa, sembra non solo sostenibile ma preferibile, nel contesto di tutto il pensiero
di Paolo, e di questo suo discorso ai
Corinzi, attribuire non a lui, ma a
una parte dei Corinzi la dichiarazione: « è bene per l’uomo non toccar
donna » (oggi, s’imporrebbe la reciprocità: « ed è bene per la donna
non toccar uomo »; comunque, nella
risposta Paolo — qui come in tutto
il suo discorso — la pratica, questa
reciprocità; e non bisogna stancarsi
di sottolinearlo, contro l’accusa di
misoginia che gli si è appiccicata addosso con un attaccatutto che pare
indelebile). C’era di tutto, proprio,
nel calderone corinzio!
Come si è visto, nel cap. 6 Paolo
combatte quegli ’’spirituali” che, forti e orgogliosi del loro possesso dello
Spirito e di una loro pretesa ’’libertà” cristiana, ritengono di poter avere libero rapporto con prostitute,
dato che a loro avviso il corpo è una
realtà insignificante e l’appetito sessuale è analogo a quello digerente, e
come quello va soddisfatto, senza
farsi tanti problemi. Niente affatto,
dice l’apostolo: il rapporto sessuale,
anche con una prostituta, è un rapporto in cui la persona è impegnata,
proprio perché noi non abbiamo un
corpo, come abbiamo uno stomaco,
ma siamo un corpo, un essere psicofisico unitario.
Nel cap. 7 vediamo che a Corinto
— e certo non lì soltanto — era rappresentata anche una corrente del
tutto opposta, che rifiutava assolutamente ogni rapporto sessuale: di
fronte ai libertini, c'erano gli asceti
(v. 1). Il che voleva dire tra l'altro,
per gli sposati: o il divorzio (c era però il divieto del divorzio pronunciato da Gesù, Matt. 5: 31 ss.; ma sulla
forma e sul senso di questo come
Proseguiamo nella riflessione sul messaggio di Paolo nei capitoli 6 e
7 della prima Lettera ai Corinzi. La lettera, che riflette situazioni e problemi creatisi nella comunità corinzia e in parte risponde a domande rivolte dai cristiani stessi, si può articolare, dopo il saluto, in una prima
parte che tratta delle divisioni nella comunità (1: 10 - 4: 21), in una
seconda in cui si affrontano deviazioni morali nella comunità stessa
(5: 1 - 6: 20), in una terza in cui Paolo risponde a interrogativi sulla
condotta personale (7; 1 - 11: 1), in una quarta in cui risponde a domande su problemi del culto (11: 2 - 14: 40), e in una quinta in cui
tratta della questione della risurrezione, cui seguono comunicazioni e
saluti. Paolo lotta dunque prima per l’unità della comunità, poi per la
sua santità, e lo fa con riferimenti precisi e circostanziati alla situazione locale: l’espressione «quanto a...», talvolta accompagnata da «ciò
che mi avete scritto circa.. », indica appunto che l’autore risponde a
precise domande (7: 1, 25; 8: 1, 4; 12: 1; 16: 1; 16: 12), e lo fa sulla base della ’’teologia della croce”, ohe già ha determinato la sua presa di
posizione circa le fazioni nella comunità.
a cura di GINO CONTE
di tutti gli insegnamenti del Sermone sul monte, nella redazione di Matteo, il problema è aperto), o la rinuncia al rapporto sessuale all’interno del matrimonio. La domanda: è
lecito ai cristiani il rapporto sessuale? implicava quest’altra: i cristiani
possono sposarsi? e quest’altra ancora: persone sposate, che diventano
cristiane, possono restare nel loro
matrimonio?
Frutti opposti
di una stessa matrice
Per capire correttamente la situazione di Corinto, non dobbiamo considerarla in termini esclusivamente
"morali”; non c’era semplicemente
licenza contro rigorismo ascetico. In
realtà entrambi questi atteggiamenti,
quello libertino e quello ascetico, nascevano dalla medesima radice: una
concezione e una pretesa esperienza
entusiastica dello Spirito, miscelata
con un riferimento al Cristo glorioso
che ” saltava” il persistere della "croce”, e con un’anticipazione escatologica, delle condizioni del Regno, che
"saltava” il persistere del presente
secolo, delle attuali condizioni d’esistenza. Questi "spirituali” si consideravano nel loro "spirito”, sganciato dagli appetiti fisici, già glorificati
con Cristo, già viventi per l’essenziale nel mondo nuovo, fede e speranza
diventavano illusoriamente visione e
possesso.
Dalla dualistica, pagana distinzione fra corpo e spirito si può desumere un duplice modo di vivere il proprio corpo e le sue funzioni: si può
mostrare la superiorità dello spirito
sulla materia nella sfrenatezza, sprezzante appunto dell'insignificanza della materia; oppure l’uomo "spirituale” evita ogni contatto con le "impure” funzioni fisiche. Si aggiunga il
fatto che il cessare del matrimonio
corrisponde alla situazione del compimento escatologico (cfr. Marco 12:
25; implica, questa parola attribuita a Gesù, che nel « regno » non vi
saranno più differenze sessuali? Ma
allora la sessualità non sarebbe, come invece pensiamo — anche su fondamento biblico — costitutiva della
persona umana? Q ancora: nel « regno », anche il sesso, come ogni cosa,
sarà diverso, "nuovo”, ricreato? Come ogni volta che cerchiamo di gettare uno sguardo "oltre”, comprensibilmente curiosi, anzi interessati,
siamo inesorabilmente ricacciati indietro, r "oltre” ci è, ora, veramente
impenetrabile; c’è, ci dice la testimonianza biblica, e in esso ci attende
il Signore — e ciò ci basti).
Paolo risponde
La risposta che l’apostolo dà all’interrogativo di questi cristiani corinzi si trova nei primi versetti del cap.
7; eccola: la sua preferenza va al celibato, ma il matrimonio corrisponde
all’intento creatore di Dio e preserva
daH’immoralità, se il "dono” della
continenza non è dato.
Per quanto ampio sia il capitolo,
e le indicazioni apostoliche si spingano in varie direzioni, in questo settore della vita umana, non si può dire
che Paolo presenti qui un’esposizione
completa e articolata del matrimonio
in prospettiva cristiana. Tanto per
fare un esempio, non viene affatto
presa in considerazione la questione
della prole (a parte il fugace, indiretto accenno in 7: 14; ma il silenzio, al
riguardo, potrebbe anche essere la
"spia” significativa che già per Paolo, pur ebreo, la procreazione non è
l’elemento essenziale, unico, veramente costitutivo del matrimonio).
Paolo affronta la concreta situa
zione di Corinto: la comunità è agitata e confusa a causa dell’esigenza
di una completa ascesi sessuale,
avanzata da una parte dei suoi membri. Per ciò che lo riguarda personalmente, l’apostolo ha il dono della
continenza (v. 7) ed è quindi celibe
(l’ipotesi, avanzata da J. Jeremias,
che fosse vedovo, non si è imposta);
ma, appunto, è un dono, e infrequente; la normalità è il matrimonio. E,
si può ben dire, chi vuol far l’angelo,
fa la bestia. E, più a fondo, è ogni
squalifica della fisicità, della sessualità, che Paolo rifiuta, proprio partendo dal suo fondamento biblico.
L’urgere del « regno »
Secondo Paolo, essenziale per valutare la questione: sposarsi, o no?
è l’attesa, a breve scadenza, della parusìa (avvento, secondo avvento, ritorno) di Cristo. « Il tèmpo è ormai
abbreviato » (v. 29 ss.; cfr. Rom. 13:
11 ss.), « la struttura di questo mondo sta passando ». Naturalmente
Paolo è abbastanza lucido e realistico da non sottovalutare la forza dell’impulso sessuale e insiste: « a chi è
dato », che riprende anch’esso una
parola di Gesù (Matteo 19: 10 ss.).
Una volta di più, non si tratta di superiorità (perché non c’è nulla di inferiore nel fisico, nella sessualità),
ma di funzionalità: e certo in quel
senso va pure visto il celibato di Gesù, che narratori e sceneggiatori stolidamente maliziosi han voluto talvolta mettere in dubbio.
In ogni caso, ciò che interessa e
sta a cuore a Paolo, in questo cap. 7,
è che la libertà della fede in Cristo
non sia assoggettata, nel settore della
vita sessuale, a un nuovo legalismo
— così come nel cap. 6 ha difeso la
libertà cristiana contro il suo pervertirsi nell’immoralità.
In questa ottica è portato a definire la sua posizione su due fronti:
da un lato si distanzia dall’obbligo
del matrimonio per l’uomo, sostenuto dagli interpreti giudaici della Legge, dall’altro rifiuta il principio del
celibato e l’esigenza dell’ascesi sessuale sostenuti dagli "entusiasti” corinzi. Proprio la preservazione della
libertà donata in Cristo, nelle diverse "strutture” del mondo, è il tema
dominante del passo centrale del capitolo (v. 17-24), che ne costituisce
l’ossatura teologica essenziale.
Gino Conte
* Anche per questo secondo articolo ci
siamo rifatti largamente al più recente
commento all’epistola paolinica: F. Lang,
Die Briefe an die Korinther, Göttingen
1986.
6
obiettivo aperto
!
m
ALDERSGATE: UNA ESffîl
Tra passato 6 presonto, il valore del Metodismo resta ancorato all’esperienza liberatrice dello Spirito per una vita rinnp
- Un movimento di risveglio per tutta la cristianità - Una nuova proposta nel mondo protestante del XVIII secolo - La
Per una migliore
comprensione
del Metodismo
« Essere ad ogni costo cristiani secondo la Bibbia
e, dovunque siamo, predicare con tutte le nostre forze
il semplice, originario cristianesimo della Bibbia »
(Giovanni Wesley).
« Se il Padre e Dio eterno, se il Figliolo è Dio storico, lo Spirito Santo è Dio attuale nell’attimo in cui
stiamo vivendo. La Chiesa deve vivere, pensare ed organizzarsi secondo i bisogni della generazione in cui
opera » (Reginald Kissack).
« Wesley fu prima di tutto l'apostolo delle folle.
Grazie alla predicazione del Metodismo, ai suoi cantici, milioni e milioni di contadini e operai sono rimasti e rimangono ancora cristiani» (abate Henry Bremond).
« Non aspiriamo a vivere in sepolcri né in oscure
celle monacali imprigionati da inferriate e voti: liberamente a tutti ci offriamo, costretti dall’amore di Gesù
Cristo ad essere servi dell’umanità » (Carlo Wesley).
« Wesley ha fatto nuovamente discendere l’Evangelo dalle altezze più o meno gelide dell’aristocrazia religiosa e lo ha portato ai diseredati, agli ignoranti, agli
schiavi. Così si potè dire nuovamente: l’Evangelo è annunciato ai poveri » (E. De Pressensé).
« Credo che Dio misericordioso tenga in maggior
considerazione la vita e la maniera d’essere degli uomini che non le loro idee » (Giovanni Wesley).
« Il mio treno non ha mai deragliato e non ha mai
perso un solo passeggero » (Harriet Tubman, schiava,
inventrice della Underground Railroad per la liberazione degli schiavi del Sud).
« Realizziamo la sacralità di ogni essere umano,
anche se povero, anche se ignorante, anche se degradato e la tirannia sarà impossibile, la concupiscenza
sarà impossibile, la guerra sarà impossibile » (H. P.
Hughes).
« Al contrario di molte altre Chiese il Metodismo,
privato del suo ministerio, potrebbe ancora sopravvivere. Ma privato dei suoi collaboratori laici, certamente sparirebbe. Non soltanto il suo benessere: la sua
stessa esistenza dipende dal loro servizio » (H. B. Workman).
« Ho calcolato di aver percorso 8.000 chilometri dal
30 luglio 1801 al 12 settembre 1802. Un uomo responsabile e cristiano, come potrebbe lamentarsi? » (Francis Asbury, « Il pellegrino delle strade solitarie »).
JMMedH
In questo periodo tutte le
Chiese metodiste del mondo ricordano i 250 anni del loro movimento. Ricordano quella domenica sera, il 24 maggio 1738,
della Chiesa anglicana, partecipò ad una riunione di preghiera
convocata da un gruppo di fratelli moravi ad Aldersgate (Londra ) eli si convinse della salvez
quando John Wesley, pastore za personale in Gesù Cristo e.
Ogni volta che si celebra un anniversario si
corrono, a mio parere,
due grossi rischi. Il primo è quello di trasformare la ricorrenza in un
inutile e dannoso esercizio di trionfalismo. Il secondo è quello di parlare
di cose che non si conoscono, che non fanno
Tyeire: « Quel che i primi Metodisti cercarono
per sé e per gli altri non
fu una nuova dottrina
ma una nuova vita ». In
questo senso è possibile
affermare che il Metodismo non può essere letto
come la storia di una
Chiesa particolare, ma deve essere visto piuttosto
John King predica il primo sermone « metodista » a Baltimora,
nel 1770.
parte della nostra esperienza personale e comunitaria e che, perciò, rischiamo di non comprendere nel loro valore storico ed attuale. Ogni celebrazione ha un valore e
un senso soltanto quando diventiamo consapevoli che essa ci rammenta l'eredità che ci è stata
consegnata perché la
mettiamo a frutto oggi.
Che senso ha, dunque,
ricordare il 250° anniversario di Aldersgate, la
conversione di Wesley,
come suol essere definita
l’esperienza che egli ebbe
il 24 maggio 1738?
Qual è il messaggio che
dal primo Metodismo
giunge fino a noi e che
cosa è rimasto di valido
e attuale dopo due secoli
e mezzo?
Per rispondere possiamo guardare al passato e
guardare al presente.
Guardando alla storia
del Metodismo oserei sintetizzare la sua importanza con una frase dello
storico inglese H.N. Me
come un movimento che
si è posto alla base, certamente non da solo ma
con un ruolo preminente, del risveglio di tutta
la cristianità. E' la prima, fondamentale parola
di Gesù Cristo: « Ravvedetevi e credete all’Evangelo » che il Metodismo
mette al centro della sua
ragione d’essere.
Sarebbe un errore considerare il Metodismo alla stregua di un sentimentalismo che vive di
manifestazioni religiose
soggettive e spontaneistiche. Esso fu sempre rigorosamente biblico e cristocentrico e la sua base
teologica fu una base essenzialmente pastorale,
di cura d’anime nel senso
più alto del termine. Nel
Metodismo primitivo si
entrava per « conversione » più che per « convinzione ». Le vicende
personali non solo di Gio, vanni Wesley, ma quelle
di suo fratello Carlo, di
George Whitefield, di
John Fletcher, di Maria
Bosanquet, di Tommaso
Coke, di Francis Asbury,
Tommaso Maxfield, Giovanni Nelson, Filippo
Embury, Barbara Heck,
Robert Strawbridge e di
centinaia di altri, uomini
e donne, operai e letterati, avvocati e commercianti, nobili, contadini
ne sono la prova più evidente.
Una nuova vita personale e collettiva nella
quale la fede sia luce in
ogni pensiero, scelta, azione. Nella tiepidezza e
nel ritualismo del XVIII
secolo il Metodismo, assieme al Pietismo tedesco, appare come rinnovata proposta dell’insegnamento protestante
sulla testimonianza interiore dello Spirito.
Il Metodismo osò proporre, in pieno clima
volterriano e all’alba del
mondo industriale moderno, una visione dell’esistenza e della società
nella quale la persona poteva e doveva ritrovare
tutta la sua dignità di figlio di Dio. Se la testimonianza interiore, l’esperienza personale della
salvezza era la base, la
coscienza che il mondo
intero attendeva questo
annuncio era la molla che
spinse i Metodisti ad organizzarsi in società e
gruppi, a vivere, tra mille
difficoltà e persecuzioni,
la profetica intuizione di
Aldersgate è la vicenda Giovanni Wesley « la mia
della conversione di Wes- parrocchia è il mondo ».
ley, ma tutto il Metodismo è costruito su questo incontro con Cristo,
conosciuto e accolto come Signore e Salvatore
« personale ».
Conservare l’esperienza
personale di fede ed
estenderla ad altri fu il
comune denominatore
del movimento. Estenderla iniziando dai fami
:'ir
,*ì:.
I
7
obiettivo aperto
A 250 ANNI DALLA CONVERSIONE DI WESLEY
PRIENZA CHE CONTINUA
riniia- I rischi da evitare in un periodo di celebrazioni - La ricerca non di una nuova dottrina, ma la possibilità di nuova vita
I c^tà di Cristo e della Parola e la collocazione dell'esistenza delTindividuo nella società in quanto « figlio di Dio »
chiedendo perdono dei propri
peccati, si sentì in piena comunione col Signore e Salvatore.
Da quel momento ha avuto
inizio la predicazione metodista.
Il Consiglio mondiale metodista
ha organizzato una serie di manifestazioni per ricordare quella data ed in particolare vuole
ricordarci Vattualità del messaggio delVEvangelo per Vuonw di
oggi.
G. G.
liari, dai vicini, dai dipendenti e collaboratori via
via fino ai centri più lontani deirimmenso Impero Britannico, in ogni angolo del globo, in uno
slancio evangelistico che
non finisce di stupire e
di commuovere perché fu
principalmente opera di
piccola gente, e non di
potenti organizzazioni.
Se guardiamo alla storia, dobbiamo anche dire
che ciò che oggi ci appare ovvio fu in gran parte
opera del movimento metodista la cui influenza fu
ben più larga di quel che
pensiamo e toccò non solo le altre grandi confessioni protestanti ma la
stessa società, impegnando le menti più generose
in battaglie che contribuirono a cambiare la
storia: lavoro minorile,
diritti sindacali, abolizio
ordinato » della Chiesa
d’Inghilterra.
Sebbene Giovanni Wesley fosse stato per tutta
la sua vita un conservatore convinto, tuttavia
egli seppe, per l’amore
che Cristo gli ispirava
verso tutte le creature,
modificare sostanzialmente il suo pensiero e
il suo atteggiamento politico, diventando un sostenitore della libertà e
della dignità di ogni persona. La sua ultima lettera fu per l’amico Wilberforce, il paladino della lotta contro la schiavitù, e tutta la sua azione
evangelizzatrice fu rivolta principalmente verso i
distretti minerari, le città operaie e le zone più
povere della Gran Bretagna. L’idea di predicare
all’aperto che Whitefield
mise in atto e che si svi
Ritratto di John Wesley in età matura.
ne della schiavitù, condizione e diritti civili della
donna.
Oggi ci pare ovvio che
dei « laici » predichino
nelle chiese, che delle
donne esercitino un ministero pastorale, ma quale
delle chiese storiche nel
’700 o ’800 osò avanzare
simili proposte? Ed è interessante notare come
ciò avvenne molto spesso in dialettica con le
idee del fondatore che,
fino alla fine, rimase tutto d’un pezzo « ministro
luppò nei camp-meeting
americani del XIX secolo,
non fu invenzione da poco: si trattava di « aggiornare » una prassi
apostolica e di andare a
parlare « delle cose grandi di Dio » là dove la gente stava, non certo all’interno delle chiese, semideserte allora come oggi in ogni paese, ma sulle
piazze, nelle fiere, nei
mercati.
Guardando al presente,
oserei dire che il Metodismo, pur nelle modifica
zioni che questi due secoli e mezzo di storia
hanno apportato, resta
ben saldo in alcune affermazioni caratteristiche che ne sottolineano
la validità e l’attualità.
Continua a parlare ai poveri e agli umili in ogni
angolo della terra, dal
Sud Africa al Salvador,
dall’India ad Haiti. E testimonia ancora di un
Dio di amore, di pace,
di uguaglianza, di giustizia. La Conferenza
mondiale metodista di
Nairobi, nei suoi documenti, ha messo in risalto
la necessità del dialogo
Nord/Sud, ha ribadito le
basi bibliche della giustizia sociale, il dovere della
pace e del disarmo, l’urgenza del riconoscimento
del diritto alla vita e allo
sviluppo della piena personalità di ogni creatura
umana, di un cammino
ecumenico che sia annuncio dell’Evangelo prima
che sottile politica ecclesiastica. Nel suo studio
biblico « Gesù Cristo sì
di Dio per noi e nostro
amen all'Eterno », il vescovo William R. Cannon
ha sintetizzato in maniera eccellente quale sia ancor oggi il senso della fede nella famiglia metodista: una fede piena di
gratitudine, gioia e anche
di responsabilità. Gli ha
fatto eco una donna, il vescovo Leontine T.C. Kelly, con lo studio « Chiamati ad essere differenti »: il Metodismo è ancora movimento.
Il suo contributo essenziale alla storia e all’ecumene protestante risiede, in definitiva, nel
porre l’accento sulla potenza dello Spirito Santo,
nella sua libertà carismatica di agire per ogni persona e attraverso ogni
persona, ben al di là delle
strutture che la chiesa e
la società si sono date e
potranno darsi.
Claudio H. Martelli
Giovanni Wesley
e Lutero
Il 24 maggio del 1738 fu il giorno memorabile quando Giovanni Wesley udì la voce di Cristo. Andò di malavoglia ad un’adunanza dove si leggeva la prefazione
di Lutero all’Epistola ai Romani. Giovanni Wesley non
era mai stato entusiasta di Lutero; lo aveva chiamato;
« Il caparbio Alemanno, che aveva esagerato nella fede, invece d’insegnare che siam salvati per fede e opere insieme ». Ora, mentre ascoltava quella lettura si
ravvedeva, scrivendo; «Mentre Lutero descriveva il cambiamento che Iddio opera nel cuore per la fede in Cristo, mi sentii infiammare il cuore in un modo strano.
Sentii che confidavo in Cristo, in Cristo solo per la
salute e la sicurezza che mi erano date, che Egli tolse
i miei peccati e mi salvò dalla legge del peccato e della
morte. Allora testimoniai pubblicamente, a tutti i presenti, quello che sentivo per la prima volta nel mio
cuore ».
Dopo quella sera benedetta Giovanni Wesley fu veramente una nuova creatura in Cristo Gesù (2 Cor. 5:
17). Cominciò la gran battaglia coH’Avversario, ma
oramai aveva la vittoria in Cristo. Ora godeva quella
pace cotanto cercata e giubilava d’aver creduto; era
certo del perdono. La vera storia di Giovanni Wesley,
come servitore di Dio, principia proprio adesso e quale storia meravigliosa!
Quanto ho narrato fino a questo momento, dì Giovanni Wesley, deve interessare anche te, mio caro Lettore. Egli era religioso ed amava i poveri, ma non conosceva Cristo. Vi sono migliaia di persone piene di
buone opere, che leggono libri religiosi, anche la Bibbia, pregano ed anche predicano e non sono ancora di
Cristo, non sono veramente convertite a Lui. La salute
nostra non riposa su quello che noi facciamo né su
quello che Iddio farà, ma su quello che Dio ha fatto.
Dio non farà nulla di più per togliere i tuoi peccati.
Se aspetti questo, aspetterai sempre e non avrai mai.
Guarda a Gesù, a quello che fece e a quello ch’Egli è,
come prova che l’opera Sua fu perfettamente accettevole a Dio, ed avrai la vita, la vita eterna; questa vita
è nel Suo Figliuolo (1 Giov. 5; 11). Con questa vita possiamo portar frutti alla lode della Sua gloria (Fil. 1;
111). Non aspettare! Ora tu devi accettare; Dio offre;
a te il ricevere.
da « La conversione di Giovanni Wesley » di
L.M. Calassi. Firenze, 1908. Tipografìa diretta da
Od. Jalla.
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8
8 vita delle chiese
3 giugno 1988
IV CIRCUITO
XII CIRCUITO
Rilanciare i'iniziativa
Il lavoro giovanile del « Gruppo di riferimento » - Le realtà, molto
diverse fra loro, delle chiese locali - Conferenza pubblica conclusiva
Tradizionale appuntamento di
fine anno: tradizionale, ma non
ripetitivo e non scontato nel suo
svolgimento.
Questa la caratteristica dell’assemblea del IV circuito, che sabato 14 maggio ha riunito a Biella i rappresentanti delle chiese
del Piemonte nord-occidentale,
valli escluse, e della Val d’Aosta.
Quest’anno, più che in passato,
il lavoro dell’assemblea si è lasciato coinvolgere dall’esame delle realtà che si presentano nella vita delle comunità che « vivono » quest'area geografica.
Lo Stimolo a questo è forse
venuto dalla discussione, che ha
preso buona parte della mattina, sul lavoro giovanile nel circuito.
Il « GruppK) di riferimento »
che, in prosecuzione del « Progetto Torino », collega la presenza giovanile nel nostro circuito,
ci ha relazionato su quanto è
stato fatto, sulle difficoltà, sui
dubbi; in positivo comunque è
da segnalare un lavoro che ha
permesso, in occasione di alcuni
incontri, di far riscoprire ai giovani resistenza delle comunità e
viceversa.
La lettura delle relazioni delle
chiese, che ha occupato il resto
della mattina e, dopo un breve intervallo per il pranzo offerto dalla chiesa di Biella, quasi
tutto il pomeriggio, ha permesso di constatare in modo positivo quanto sia utile « perdere
tempo » per parlare della vita
delle nostre comunità.
Quello che è certamente emerso è l’eterogeneità che ci carat
VIAGGIO FRA LE COMUNITÀ’ SICILIANE
Assemblea del IV Circuito: la conferenza del prof. Paolo Ricca.
terizza. La comunità che vive
nella grande città, Torino, con
i suoi problemi di gestione di
opere, di estensione, che in certi
momenti scoraggia per l’impossibilità di stabilire dei contatti,
di immigrazione internazionale
che ci coinvolge e responsabilizza. Aosta, presenza in una realtà di confine, in contatto con
svizzeri e francesi; presenza in
una regione autonoma, che offre
alcune opportunità soprattutto a
livello di informazione (radio e
televisione); bisogno di aiuto per
rilanciare a Courmayeur la nostra presenza con il culto nelle
domeniche d’estate.
E poi ancora: la ricerca dei
sentieri da battere nella chiesa
di Biella e di un progetto di azione per la chiesa di Ivrea. Infine
è stata considerata la situazione
di comunità ad alta componente di anziani. Coazze ad esempio,
che gioiscono del contatto con i
giovani del Gruppo di riferimento.
I lavori sono proseguiti con
alcuni impegni più « tecnici »:
tra gli altri la rielezione del Consiglio di circuito, che a seguito
delle dimissioni di due dei suoi
membri risulta composto da Eugenio Rivoir (sovrintendente).
Gustavo Buratti, Guido Peyrot,
Daniele Perini, Lidia Androuet.
II termine dei lavori si è giustamente concretizzato nella conferenza, aperta al pubblico e
che ha visto una buona partecipazione, del prof. Paolo Ricca
sul tema: « Le ragioni della fede ».
Angelo Arca
Una chiesa «fatta di tutti»
« Da diversi anni siamo a Trapani e Marsala e spesso ci si
chiede chi siamo e cosa rappresentiamo. Siamo una delle tante
chiese di credenti che, nel mondo, chiamate da Dio, si raccolgono nella preghiera e nell’azione
per cercare di realizzare in sé e
nella società gli insegnamenti
del Vangelo per confessare, testimoniare e trasmettere ai propri figli e al mondo la fede, la
salvezza e l’amore di Gesù Cristo ».
Così si apre il pieghevole con
cui le due chiese si presentano
alle loro città, un foglietto modestissimo come i due locali di
culto. A Trapani una stanzetta
senza finestra a pianoterra, una
manciata di sedie, im piccolo
pulpito; il culto è al sabato pomeriggio e ho appena detto l’Sr
men che già l’intervento immediato di un fratello commenta
la predicazione.
La domenica mattina a Marsala sembra di vedere la copia del
locale di Trapani. Anche qui alcuni tendaggi tentano di coprire le crepe dei muri, anche qui
niente finestre, le sedie accatastate per utilizzare il poco
spazio disponibile. Ragazzi e
bambini, anche i più piccoli,
sono portati in chiesa senza timore che « disturbino »; infatti
per chiesa si intende tutti, dai
più giovani ai più vecchi, e una
certa disciplina per la presenza e la frequenza è cosa che
molti di noi dovrebbero apprendere, a ogni età. Segnalo qui che
in occasione del 3CVII febbraio
le due chiese hanno battezzato
o confermato 7 sorelle e 3 fratelli, tutti adulti.
Due giorni prima, appena dopo l’arrivo, la collega Laura
Leone mi porta subito a incontrare un gruppo dii famiglie, e
così si continua nei pochi glor
ni successivi. Poi, limedì 25/4
un limgo viaggio da ogni angolo
dell’isola per rincontro a Blesi
di tutti gli evangelici (tutti quelli che hanno j^tuto o voluto
venire). La predicazione di JeanJacques Peyronel è ben pertinente alla situazione siciliana;
nel pomeriggio distensivo, un
minuscolo bazar e invece im folto banco-libri, una intelligente
caccia al tesoro e im esteso questionario su Adelfia, più il tempo per parlarsi, conoscersi o rivedersi.
Anche per sognare, forse. O,
più biblicamente, sperare.
Cosa? Una Sicilia (ma non solo
la Sicilia) rivitalizzata, in tutte
le sue chiese evangeliche. L’efficace articolo di Mauro Pons
(nel giornale del 1° aprile) illustra benissimo lo stato delle
chiese evangeliche siciliane, o
almeno di quelle valdesi-metodiste: qui vado scrivendo nulla
più che a,ppunti e sensazioni. I
duecento intervenuti a Riesi, aggiunti a tutti coloro conosciuti
prima e dopo, non sono im
grande bagno di gente, tuttavia
sono una forte esperienza. Dobbiamo passare dal sacramentalismo al cristianesimo reale, dicono con accenti diversi alcimi sacerdoti incontrati in un quartiere popolare di Marsala. Sono
giovani, il più giovane è molto veemente e scalpita se qualcuno accenna a pazienza o gradualità. Resterà a lu^o dov’è,
o la sua posizione di frontiera
avrà l’insostenibile pesantezza
dell’essere? (Ma esistono posizioni di frontiera sostenibili?). Verrà ricusato dalla sua parrocchia? Sarà rimosso dall’alto?
Su tutt’altro versante. Laura
Leone mi fa conoscere un giovane di 25 anni: è nato a Firenze, ma il servizio civile quale
obiettore lo vuole fare nella sua
Verso uno studio sulla
religiosità popolare
Si è tenuta l’8 maggio, presso la chiesa metodista di Villa San Sebastiano, l’assemblea
del XII Circuito delle chiese vaidesi e metodiste. La morte del
pastore Cappella ha reso necessario un impegno da parte di
tutto il Circuito per la cura della chiesa di Campobasso e l’assemblea ha auspicato che la Tavola provveda fin dal prossimo
anno alla sua sostituzione.
Anche la cura spirituale di
gruppi e fratelli isolati nelle
Marche pone problemi al Circuito, che auspica un inserimento
di queste realtà nel XII Circuito.
Il tema della religiosità popolare sarà oggetto di uno studio
approfondito da parte di G.
Santoleri, che ne riferirà alla
prossima assemblea.
Per ultimo una protesta. Contro la Rai. Il Circuito ha infatti approvato il seguente ordine
del giorno: «L’Assemblea di Circuito protesta vivamente presso
la Direzione deUa Rai 2 perché
accredita programmi di ’’oroscopo” in orari di altissimo ascolto, dando ad essi una discutibile patente di scientificità, mentre emargina in orario
notturno, contro ogni rispetto
della ’’convenzione” stipulata a
suo tempo con la Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia, la rubrica ’’Protestantesimo”
che, per quanto espressione di
una minoranza religiosa, rappresenta un necessario completamento del quadro culturale del
nostro Paese ».
Si è poi proceduto alle elezioni
del nuovo Consiglio di Circuito.
Risultano eletti: Enos Mannelli
(sovrintendente), Giovanni Caruso e Isolina Di Giorgio Nuozzi
(membri).
Per quanto riguarda la deputazione metodista al Sinodo, questa sarà composta da Elio Piacente, Ornella SbafiS Cozzi (effettivi); Filippo Piacente, Florence Jones Vinti (supplenti).
G, G.
CORRISPONDENZE
terra d’origine. E’ volontario
alla lega contro la droga istituita dal comune di Marsala, alla lega aderisce anche la chiesa valdese.
Dopo im anno di psicologìa è
assistente sociale da uno e mezzo e quindi quasi al termine del
suo servizio. In due conversazioni dipinge il quadro: Marsala,
90.000 abitanti, più popolosa del
capoluogo Trapani, con 400 tossicodipendenti abituali con cui
parlare e se possibile fare qualcosa dì più concreto; ma — precisa il mio interlocutore — esclusi quelli medio-alti, giovani
piccoli imprenditori dello sballo da week-end fuori Marsala, per
non farsi notare.
Ero andato in Sicilia per una
settimana, pieno di voglia ma
un po’ a caso, dopo il corso di
aggiornamento in Facoltà, a Roma. Un giorno dopo l’altro mi
sono sentito riempire di cognizioni preziose, come può accadere quando si cerca di capire e
non si viaggia — a dirla con
gli inglesi — come un ombrello
chiuso. Sul Giornale di Sicilia
ho letto una citazione da Robert Musil: « Di solito i ricordi invecchiano col passare del
tempo ». Per ora sono ben vivi, grazie a tutti, compresi i
coniugi che festeggiavano le
nozze d’argento proprio al mio
arrivo; sudato e disastrato dopo
15 ore di treno e autobus, vengo trascinato la sera alle 10 a
ima cena del tutto Inaspettata in
un ristorante con 250 invitati e
l’assordante orchestrina col fine dicitore... Come Cenerentola,
riesco a defilarmi a mezzanotte,
ma ci sono ancora 40 km. di
auto prima di stendermi nel
letto. Grazie a tutti, col massimo di riconoscenza alla famiglia
pastorale Leone-Stirano.
Renzo 'Turinetto
Confessione di fede
TORINO — Il 22 maggio, domenica di Pentecoste, sono stati
battezzati o confermati: Gabriella Velluto, Elisabetta Pron,
Barbara Bechis, Fabrizio Bellini, Alessandra Nota, Davide Peraldo, Dario Ricca, Renato Ricca, Michele Seibig, Stefano Seibig, Stefania Farolfl, Marco Lo
Monaco, Loredana Recchla, Silvia Botturi, Alessandra Pellerei,
Emanuele Labis, Lara Benvegnù.
Durante il culto nella chiesa di
Corso Vittorio, è stata letta la
seguente confessione di fede redatta da alcuni di loro:
« In quale Dio noi crediamo?
Noi crediamo in un Dio che è
come un padre ed un amico
nei confronti dei suoi figli; in
un Dio con cui possiamo dialogare.
Crediamo in un Dio che sta
al di sopra di tutti noi, ma ..che
nello stesso tempo è con noi;
in un Dio che è capace di amare, di ricredersi, di pentirsi, di
soffrire e di essere solidale con
gli uomini e con le donne di
ogni tempo, di oggi e di domani.
Crediamo nell’amore di Gesù
Cristo che ci accoglie nel suo
’’perdono” e che ci insegna a
viverlo per noi stessi e per gli
altri; che, dimque, si fa scoprire
con gli altri e negli altri piuttosto che in solitudine con noi
stessi.
Crediamo in un Dio-Spirito che
vuole la pace, la giustizia, la
fratellanza tra gli uomini ».
• Nelle ultime settimane si
sono sposati: Giampiero Peyrot
con Mariacristina Bauchicro,
Susanna Michelin Saiomon con
Vito Nicoiò, Geisomina Barasa
con Antonio Peretto.
• Domenica 10 aprile è stata
battezzata la piccola Margherita Visca, di ^Alfredo e Daniela
Campione.
Solidarietà
MESSINA — L’il maggio è
tragicamente perito, in un incidente stradale, il nostro fratello Abramo Santoro, di 60 anni.
Colonna della chiesa, proveniente da antica famiglia evangelica, fu membro del Consiglio di
chiesa, di cui tuttora faceva parte, animatore vivace ed inesauribile, predicatore umile ed efficace della Parola di Dio. Nel suo
lavoro di industriale meccanico
si fece amare dagli impiegati e
dagli operai per l’impronta cristiana che diede al suo rapporto con loro.
Sviluppò l’azienda paterna sino al punto di renderla una
delle più avanzate e moderne
nel settore, anche in campo intemazionale, guadagnando attestati di stima e dì apprezzamento per la progettazione di diversi macchinari per l’industria vinicola ed agrumaria.
La scomparsa di Abramo lascia nel dolore e nella speranza
della fede la moglie Piera, le
figlie Ester, Cinzia e Sonia, gli
anziani genitori, il fratello Pietro, pastore valdese a Cerignola,
le sorelle e tutta la comunità,
che aveva imparato ad amarlo e
ad apprezzarlo per la versatilità
del suo ingegno. Anche il cordoglio cittadino è stato grande
e la chiesa, quando il pastore
Lento ha annunziato il messaggio della speranza cristiana,
era gremita oltre ogni dire.
Possa il Signore confortare e
consolare la famiglia afflitta e suscitare in seno alla comunità
vocazioni genuine, forti e robuste come fu quella di Abramo.
Ammissioni
BIELLA — Con grande gioia,
sono stati ammessi in dfiiesa, nel
mese di maggio, Fabio CiqHMsto.
gno e Paola Peraldo, che hanno
terminato il corso di catechismo
sotto la guida del prof. Rabaglio,
e Marco Rolando e Claudio Andriolo. Questi nostri due fratelli, l’uno medico e l’altro laureando in filosofia, vengono dal
cattolicesimo ed hanno compiuto un itinerario di fede che li
ha portati a conoscere — attraverso Agape ed altri centri —
la nostra chiesa.
Visita delle corali
COAZZE — Domenica 15 maggio abbiamo avuto la gradita
visita delle corali delle chiese
di Perrero e Massello, accompagnate da numerosi familiari e
bambini. E’ stata per noi una
occasione importante. Non capita infatti molto spesso che
numerosi bambini partecipino
alle nostre attività, perché siamo una chiesa composta in maggioranza da anziani. Grazie ancora per lo scambio di notizie e
per averci permesso di lodare
insieme il Signore.
9
3 giugno 1988
vita delle chiese 9
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Allo studio le celebrazioni ■ giovani
del "Rimpatrio" ®
La necessità di predisporre l’accoglienza degli ospiti per il centenario - All’esame anche gli incontri ecumenici e la scuola domenicale
Nel mese di maggio si sono svolte le assemblee dei tre circuiti
delle Valli; dal resoconto delle assemblee del 1" e del 3», che qui
pubblichiamo, si evidenzia l’impegno nella preparazione delle manifestazioni per il tricentenario del rimpatrio.
In buona parte dedicata alle
manifestazioni che si terranno
in occasione dell’anniversario
del Rimpatrio del prossimo anno l’assemblea del 1° Circuito,
svoltasi il 20 maggio a S. Giovarmi.
Di fronte alle varie iniziative
messe in cantiere ed al prevedibilmente notevole afflusso di visitatori l’assemblea, costituita
per la verità da soli 24 membri,
ha assunte alcune decisioni, ed
in particolare di affidare al Consiglio l’organizzazione di uno
stand nella mostra del centenario ’89, raccogliendo entro fine
anno le proposte delle comunità,
e di esortare i membri di chiesa ad adoperarsi per ospitare,
accompagnare e accogliere i fratelli e le sorelle che si recheranno in Val Penice in occasione
delle celebrazioni del terzo centenario del Rimpatrio.
Oltre a ciò, è stato deciso un
invito a tutti i pastori, catechisti e monitori a fornire all’archivio del Centro di documentazione del R Distretto il materiale catechetico elaborato nelle comunità, e in particolare
quello utilizzato nel precatechismo.
L’assemblea ha inoltre ringraziato il pastore Diekman per il
servizio svolto in quest’anno a
Luserna S. Giovanni e nel Circuito e infine ha riconfermato i
membri del Consiglio nelle persone di Franco Taglierò (sovrintendente), Vito Gardiol, Eldina
Long ed Adriana Prochet Bellion.
P.V.R.
L’assemblea del terzo Circuito si è riunita a Frali il 20 maggio. Dopo la lettura delle relazioni delle chiese e del Consiglio, due argomenti hanno sollevato perplessità e critiche: i
contatti ecumenici che si sono
espressi neU’incontro di preghiera comune a Perosa Argentina e i programmi della scuola
domenicale e del catechismo,
con particolare riguardo per le
note teologiche e didattiche.
Per non essere soltanto critici, si cercherà comunque di formulare proposte in entrambi i
casi, ma soprattutto di avere una posizione precisa nei rapporti con i cattolici.
Un altro importante appxmta
mento che attende il Circuito è
il XV agosto dell’anno prossimo, con le celebrazioni del terzo centenario del Rimpatrio alla Balsiglia.
Su questo tema si discuterà il
prossimo autunno in un incontro non solo organizzativo, ma
anche di riflessione sul messaggio che ci si prepara a diffondere.
Il Consiglio è stato poi rieletto nella quasi totalità dei suoi
membri, risultando così composto: Renato Coìsson, sovrintendente; Paola Revel; Wanda Rutiglìano; Claudio Tron. Elda
Grill sostituisce Erika Tomassone.
A quest’ultima e a Daniele
Bouchard, che lasciano questo
Circuito per trasferirsi in altra
sede, è andato il caloroso ringraziamento di tutta l’assemblea. L. V.
RICORDO
Giacomo Rostagnol
Coloro che s’aiTacciano ai settant’anni ricordano ancora la
bella figura di Augusto Pons,
« giardiniere factotum », che lavorò una vita ,al Rifugio, dapprima con suor .Alice, poi con suor
Lidia e infine con suor Susanna.
A lui, dopo non pochi tentativi,
subentrò nel lavoro Giacomo Rostagnol il quale, dopo un non facile inserimento in quanto costantemente confrontato con l’attività del predecessore, riuscì
Conferenze Distrettuali
Nel mese di giugno si tengono tradizionalmente le Conferenze dei Distretti delle chiese valdesi e metodiste. Questi
gli appuntamenti:
I DISTRE’TTO: La Conferenza è convocata per il giorno sa
bato 4 giugno alle ore 9 a San Secondo di Pinerolo (Chiesa valdese) e proseguirà nella giornata di domenica.
II DISTRETTO: La Conferenza è convocata per le ore 10.30
di sabato 18 giugno presso il tempio di Corso Vittorio a
Torino e proseguirà nella giornata di domenica.
Ili DISTRE’TTO: La Conferenza è convocata per le ore 10
di sabato 18 giugno ad Ecumene (Velletri) e continuerà
nella giornata di domenica. E’ bene prenotarsi presso Ecumene (tei. 06/9363310).
IV DISTRE’TTO: La Conferenza si terrà a Bethel (Taverna Catanzaro) nei giorni 17 - 18 - 19 giugno. Data la capacità
ricettiva del centro, è bene iscriversi telefonando al n.
0823/869246 (fino al 13 giugno) o direttamente a Bethel
(dopo il 13 giugno), tei. 0961/922059.
Il nostro giornale riferirà delle Conferenze con im numero speciale a 12 pagine che uscirà venerdì 24 giugno, e
che sarà inviato ai soli abbonati. Le chiese che vogliono
curarne la diffusione possono richiederne copie entro il 18
giugno, telefonando alla nostra amministrazione, telef. 011/
655278. Prezzo di ogni copia Lire 1.000.
con la sua umiltà ad imporsi ed
a farsi accettare in un’opera che
a quel tempoi richiedeva costanza nel lavoro, rinuncia a salari
ragguardevoli, che i suoi'conterranei stavano ottenendo occupandosi negli stabilimenti metallurgici, e paziente dedizione ad un
seinfizio diaconale, forse oggi non
raggiungibile allo stesso livello
per lavoro e impegno.
Giacomo non lasciò il Rifugio
quando, per effetto della legge
336 (a favore degli ex combattenti), fu collocato a riposo. Continuò nell’Istituto medesimo fino
a che le forze e la salute gli
permisero di esercitare un « servizio diaconale », con la sua grande disponibilità, osservando nel
contempo, senza esprimere rammarico, le graduali trasformazioni che il Rifugio subiva nel decorso decennio, che ha visto tra
l’altro scomparire il « suo » orto,
a cui dedicò tempo e fatica per
fare produrre al meglio la terra,
ed i prati che fornivano il necessario foraggio per il cavallo,
che era allora l’unico mezzo utilizzato per il trasporto.
Giacomo ci ha lasciato. E’ deceduto la mattina del 18 maggio
al Rifugio, lasciandolo definitivamente per essere sepK>lto nella
sua Bobbio Pellice.
Forse con questi pensieri si è
raccolto un gruppetto di ex dipendenti del Rifugio intorno alla sua bara per salutare — senza particolari onoranze — un
fratello, un amico, un « diacono » e si è separato da lui ascoltando, con visibile commozione,
il Salmo 23 letto dal past. Claudio Pasquet.
A. K.
In un mare di verde, in un'oasi di pace
^ Hôtel du Parc
^ RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Sedani per banchetti nozze
' Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
SAN SECONDO — Una settantina di giovani ha partecipato all’incontro giovanile del primo Distretto, svoltosi domenica 29 maggio sul tema degli
stranieri extracomunitari in Italia.
In particolare il pomeriggio
è stato dedicato all’esposizione
del problema da parte di Bony
K. Edzavé, togolese, pastore inviato tramite la CEVAA a curare la comunità degli immigrati
francofoni di Roma.
Partendo dagli svariati motivi
(politici, economici) che spingono gli abitanti del Sud del mondo a cercare lavoro o rifugio
in Europa, ed analizzando le finalità e i limiti delle normative
che in Italia regolano la posizione di queste persone e rispondendo alle domande dei partecipanti, Edzavé ha posto l’accento
sullo scambio tra le chiese, che
costituisce una forma nuova di
collaborazione e di superamento delle tradizionali missioni.
La giornata è proseguita con
alcuni canti e la messa in scena,
da parte del gruppo giovanile di
Pomaretto, di alcuni brani di'
« Faccia da turco »; si tratta del
reportage di un giornalista tedesco che ha vestito i panni, per
un certo periodo, dell’immigrato in Germania, sottoponendosi
consapevolmente ad una lunga
serie di umilianti discriminazioni.
Nel corso della giornata, a cui
hanno partecipato gruppi FGEI,
Unioni di cadetti e gruppi giovanili, sono state esposte mostre
sulla situazione degli stranieri e
sul divario Nord/Sud in tema
di sviluppo.
Impegno finanziario
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’impegno finanziario per il 1989
di L. 85 milioni, secondo i calcoli elaborati dalla Commissione Distrettuale, è stato approvato dalla maggioranza dell’Assemblea di chiesa, convocata
domenica scorsa dopo il culto.
La causa di alcuni voti negativi va ricercata non tanto nell’entità della cifra richiesta, anche se è stata raddoppiata negli ultimi cinque anni, quanto
nel fatto che la limitata partecipazione dei membri di chiesa
costringe l’Assemblea ad assumere responsabilità nei confronti degli assenti.
• Il culto mensile alla cappella dei Jalla avrà luogo do
FACOLTA’
VALDESE
DI TEOLOGIA
Esami
Gli esami per ii corso di DIPLOMA, nel mese di giugno, sono stati
fissati i sabati 4 e 18 alle ore 8.30.
La sessione straordinaria di agosto avrà luogo nel periodo sinodale. Non è tuttavia ancora possibile annunciare quando.
Preghiamo coloro che volessero iscrivervlsi di Informarsi presso
Il segretario a 'Roma e, dal 15 luglio in poi, al numero 0121/808818.
La tassa di studio del corso (lire
50.000 annue] va versata sul ocp
n. 24717001 intestato alla Facoltà.
menica 5 c.m., alle ore 18, e
sarà presieduto dal pastore
emerito Paolo Marauda che ringraziamo per l’apprezzata poh
laborazione.
Commiato
SAN GERMANO — Sabato 4
giugno, a partire dalle ore 20.30,
presso la Sala valdese, viene organizzata una serata di festeggiamenti per salutare Ingrid
Frank, che ci lascia per tornare
in Germania dopo tre anni passati fra di noi in qualità di animatrice all’Asilo dei vecchi e
nella comunità. Tutti sono cordialmente invitati.
Storia valdese
FRALI — Sabato 21 maggio i
ragazzi del precatechismo hanno
presentato 4 scene di vicende vaidesi a conclusione del loro studio di storia valdese. Le scene riguardavano: la vocazione di Valdo, la decisione di Valdo di cambiare vita, i valdesi al Concilio
Laterano III del 1179, la decisione di Chanforan, la repressione
dei valdesi di Calabria. Non si è
trattato di una esibizione ma del
tentativo di raccontare la storia
attraverso il teatro. Il numero ristretto del gruppo (5 ragazzi) ci
ha impegnati molto perché ogni
persona ha dovuto sostenere più
parti. La corale ha cantato, tra
una scena e l’altra, complaintes
e salmi.
Note liete
VILLAR PELLICE — Porgiamo un benvenuto a Michel, primogenito di Enrico e Simona
Vernet; rallegramenti ai genitori
con l’augurio di ogni benedizione.
• E’ stato celebrato il matrimonio di Riccardo Davit e Nives
Maria Geymonat, ai quali rinnoviamo l’augurio di una vita in comune illuminata dalla Parola di
Dio.
• Ci ha lasciato il fratello Luigi Demaria all’età di 77 anni. Ai
familiari rinnoviamo la fraterna
solidarietà della chiesa.
• Il balzar allestito dall’Unione
Femminile ha avuto un buon esito ; vogliamo porgere un vivo
ringraziamento alla famiglia
Gönnet ed a tutti coloro che con
doni e con prestazione di mano
d’opera hanno in un modo o nell’altro contribuito alla sua riuscita.
Culti estivi
ANGROGNA — Come sempre durante il periodo estivo i
culti saranno distribuiti nei tre
templi della comunità, secondo
questa rotazione: 1’, 3* e 5* domenica del mese al Capoluogo:
2" domenica al Serre; 4“ domenica a Pradeltorno. Inizio alle ore 10.30. Inoltre, la prima domenica dei mesi di luglio, agosto e settembre, con inizio alle ore 15, ci sarà il culto alla Ca
d’ia Pais del Bagnóou.
• Per dare l’avvio in autunno
al progetto di trasformazione di
alcune scuole di quartiere in museo illustrante la realtà di Angrogna, è necessario che fin d’ora si
possa cominciare a raccogliere il
materiale da esporre.
Tutti coloro che hanno oggetti,
documenti, fotografie inerenti
agli argomenti che si vorrebbero
sviluppare (unioni giovanili, cooperative, emigrazione e spopolamento, artigianato del legno) sono invitati a segnalarlo al Concistoro.
10
10
valli valdesi
3 giugno 1988
Sempre
corretti?
Con il titolo « Le Pro Loco allo scoperto: superstrada o autostrada » ed in occhiello « Un documento che farà testo per il nostro futuro », l’Eco del Chisone
del 26 maggio u.s. parla di un
lucido e motivato documento sottoscritto da 21 Pro Loco del Pinerolese fra cui quella di Torre
Penice, ed illustra con una serie
di dati i risparmi dì tempo, di
consumi che stille soluzioni proposte, superstrada o autostrada, si potrebbero ottenere.
Per correttezza di informazione, devo precisare che dai verbali delle riunioni del Consiglio
della Pro Loco di Torre Pellice
non risulta che nell’ultimo anno
vi sia stato un dibattito specifico su questo tema e tanto meno
che sia stato sottoscritto un documento. La stesura di una presa di posizione su questo argomento, allo stato attuale del dibattito, non jmò prescindere dalla lettura di documenti ufficiali:
« La Pedemontana, una strada da
non dimenticare» (maggio ’87),
delle Unioni delle Camere di
Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura del Piemonte e
lo studio preliminare dell’ESA
(Ente di Sviluppo Agricolo del
Piemonte - gennaio '88), che fi-,
no ad ora, come Consiglio, non
abbiamo fatto.
Mentre da una parte c’è un assenso sostanziale circa l’urgenza
di definire questa questione, pena una più accentuata marginaUzzazione della nostra zona, dall’altra parte dobbiamo annotare
che le due soluzioni, « la realizzazione della Pedemontana » o
« la realizzazione di una nuòva
autostrada », fanno parte di due
modi di vedere la soluzione, differenti fra di loro. Infatti la Pedemontana è stata intesa come
arteria atta a dare unità e collegamento fra gli sbocchi delle varie vallate, e quindi come elemento di autonomia nei confronti del polo torinese; l’autostrada o superstrada, come strumento di collegamento che comunque accentua la dipendenza proprio dal polo torinese.
E’ comunque da chiarire che
uno dei grossi nodi di questa intricata faccenda è proprio la penetrazione in Torino.
Altro elemento che deve essere tenuto in considerazione è
che giornalmente vi è un vasto
movimento di pendolari che interseca l’asse Pinerolo-Torino e
quindi questi collegamenti hanno analoga valenza nello studio
della pianificazione della nostra
zona.
Dagli stessi documenti emerge
che con la costruzione dell’autostrada verrebbero ad essere sacrificati dei terreni agricoli fra
i più fertili.
Tutte queste informazioni, che
possono essere dedotte dai citati studi anche da un lettore affrettato, e che necessitano di ulteriori approfondimenti, danno
comunque un inquadramento più
preciso al problema e quindi, a
parer mio, non possono essere
banalizzate o minimizzate, come
Sembra fare il redattore dell’Eco
del Chisone che, come didascalia
ad una fotografia posta a lato
dell'articolo, in cui si vedono escursionisti attorniati da un pacifico gruppo di pecore, si chiede se è passibile opporre l’agricoltura allo sviluppo di una zona.
Ritengo che questo uso di frasi massimalistiche sia poco rispettoso dell’intelligenza del lettore.
Adriano Longo
TORRE PELLICE: RASSEGNA CULTURALE ESTIVA
Neri e bianchi insieme...
Emigrazione e immigrazione a confronto - Dibattiti, proiezioni, mostre
e spettacoli musicali per superare le tentazioni deM’intolleranza
Alla presenza del sindaco di
Torre Pellice, Armand Hugon e
dell’assessore alla cultura, Sibille, affiancati da alcuni esponenti
del gruppo che nei fatti ha messo in piedi l’iniziativa, è stata presentata nella sala consiliare la
ormai imminente quinta Rassegna culturale torrese che ha come tema « Verso una società
multiculturale: tra emigrazione
ed immigrazione — Esperienze a
confronto ».
« In un tempo in cui per motivi politici, ma soprattutto economici, nel nostro paese si registra
un forte movimento di immigrazione, dall'Africa ma non solo, ha
detto il sindaco Armand Hugon,
dobbiamo ricordarci che anche
da queste valli ci fu in passato
una emigrazione di massa, a cau
sa della povertà, e prima ancora
per motivi religiosi ».
Dunque, affrontando il presente, con le forti tentazioni di razzismo che si manifestano in mille modi da parte di un settore di
cittadinanza che forse si sente
minacciato, l’amministrazione ha
scelto anche di gettare uno sguardo al passato e, nel contempo, di
proiettarsi verso il futuro, verso
quel 1992 che dovrà segnare l’integrazione economica della Comunità Europea. Saprà questa
rassegna coinvolgere la popolazione residente ed anche i turisti,
che saranno presenti numerosi
nei prossimi mesi?
L’auspicio è proprio questo e
gli organizzatori, per ottenere
questo risultato, hanno previsto,
nel periodo della manifestazione
(2 giugno-18 agosto), una serie di
Mercato coperto
TORRE PELLICE — A distanza di oltre due anni dalla copiosa nevicata del gennaio ’86, Torre
ha di nuovo un mercato coperto
per i produttori che vendono direttamente frutta e verdura.
Lungaggini burocratiche e lavori hanno fatto sì che soltanto
in queste settimane il mercato
abbia ripreso la sua normale col
locazione, dopo un esilio forzato
sotto i portici del municipio. Inconsueto l’aspetto della struttura, quasi monumentale, con otto
pilastri di sostegno imposti, dicono in Comune, dalle leggi antisismiche ; notevole anche il costo
che ha abbondantemente superato i lOO milioni di lire.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE A MASSELLO
Tutti eletti
Erano 98 gli elettori del comune di Massello, ma sono andati a votare in 75 (il 76,5‘’/o) ed
hanno eletto tutti i componenti dell’unica lista presente: 12
consiglieri.
Trattandosi di una elezione
col sistema maggioritario e non
essendo presente una seconda
lista, il consiglio comunale sarà
formato solo da 12 consiglieri,
gli altri tre posti, per il quinquennio, rimarranno vuoti.
Quattro sono state le schede
bianche e 39 i voti alla sola lista.
Questi i voti dei singoli consiglieri:
Aldo Peyran 70
Ugo Tron 67
Gino Tron 61
Marco Pons 60
Giuliano Pons 60
Willy Micol 59
Valdo Tron 56
Aldo Talmon 56
Giancarlo Micol 54
Bruno Pons 48
Bruno Gaydou 47
Gualtiero Sammartino 47
Il più eletto risulta essere dunque il sindaco uscente, che ha
fatto il pieno dei voti validi
(meno uno).
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incontri di vario tipo che vanno
da conferenze a proiezioni di video e filmati, dalle mostre alle testimonianze dirette di immigrati
o emigrati, ed ancora a spettacoli
di gruppi musicali o serate gastronomiche con presentazione di
piatti tipici nordafricani.
Primi
appuntamenti
Il primo di questi appuntamenti è appunto previsto per giovedì
2 giugno, alle ore 21 nella sala
consiliare, con un incontro col
prof. Claudio Grua del Movimento Federalista Europeo, che parlerà sul tema « Da emigrante a
cittadino europeo ».
Giovedì 9 giugno, sempre alle
ore 21 ma presso il cinema Trento, avrà luogo una serata curata
dalla Società di Studi Valdesi
sull’esilio dei valdesi nel periodo
1686-1689 in seguito alla revoca
dell’editto di Nantes; verrà presentato un filmato televisivo realizzato dalla RAI su questo argomento.
P.V.R.
Proposta
di legge
federalista
Da alcune settimane il Movimento Federalista Europeo ha
lanciato una proposta di legge
di iniziativa popolare per associare alle elezioni europee del
1989 un referendum che attribuisca al Parlamento europeo il
mandato di elaborare una Costituzione dell’Unione europea.
Questa proposta di legge può
essere sottoscritta presso gli uffici comunali dai cittadini residenti, e in tal senso il Movimento Federalista ha chiesto anche
l’appoggio alle varie amministrazioni comunali. Risultato: a Lusema S. Giovanni si può firmare recandosi presso l’ufficio demografico tutti i giorni dal lunedì al venerdì fra le 10 e le 12;
a Torre Pellice le firme si possono apporre unicamente il venerdì fra le 10.30 e le 12.30 alla
presenza del segretario comunale.
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Esecutivo PSI
PINEROLO — A seguito del
Congresso di zona, è stato eletto
il nuovo esecutivo del PSI. E’
composto da Mario Mauro, segretario politico. Salvatore Cipolla, Melino Iacopino, Paolo
Perro, Liliana Poeta, Pietro Rivo.
Violenza sessuale
PINEROLO — Il Tribunale ha
condannato P.D. a quattro anni
e quattro mesi di carcere, riconoscendolo colpevole di violenza
carnale e spaccio di droga. Vittima una giovane ex tossicodipendente, prima drogata e poi violentata anche da due altre persone, rimaste sconosciute. La giovane, che era assistita dall’on.
avv. Bianca Guidetti Serra e dall’avv. Anna Pusari di Torino, è
svenuta durante gli interrogatori.
Continua nel frattempo nel pinerolese la raccolta di firme
delle donne del PCI per ottenere una nuova legge circa questi
reati.
Aule insufficienti
PINEROLO — Con una lettera alle autorità scolastiche e civili, il collegio dei docenti dell’Istituto magistrale « Raineri »
protesta per la ventilata decisione, di comune e provincia, di
ridurre il numero delle aule a
disposizione dell’istituto per accogliere gli studenti del Buniva
il prossimo anno scolastico.
Il Buniva scoppia e la provincia dovrebbe costruire un prefabbricato nel cortile del Liceo
Scientifico. L’appalto però ha
tardato e così il prossimo anno scolastico (almeno per tre
mesi) dovrà vedere un’altra soluzione.
Il consìglio dei docenti rileva
che « le aule sono già oggi insufficienti » e che l’avvio di corsi
sperimentali « ad indirizzo psico-pedagogico e linguistico »
renderà la situazione ancora più
difficile.
Occorre inoltre ridefinire il
« bacino di utenza » della scuola.
No all’autostrada
ROMA — I senatori comunisti
Baiardi, Gianotti e Nespostc,
hanno presentato una interrogazione parlamentare per sollecitare l’Anas a realizzare un miglioramento della viabilità tra
Torino e Pinerolo allargando alcuni tratti della statale « dei laghi » 589 tra Cumiana e Piossasco, e tra Torino e Orbassano.
I senatori affermano che « la
costruzione di una nuova autostrada, che incontra l’qpposizione della popolazione e degli agricoltori, che si vedrebbero sottratta un’altra quota di terreno fertile, comporterebbe una spesa
ingente e nuovi seri danni ambientali ».
Ristrutturazione RIV
ROMA — Il segretario nazionale di DP Russo Spena e Fon.
Tamino hanno interrogato il governo per conoscere i piani di
ristrutturazione della RIV-SKF
e per valutare quale sia il contributo finanziario statale all’operazione, che comporta una diminuzione complessiva dell’occupazione nel gruppo RIV di almeno 900 unità lavorative.
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11
3 giugno 1988
valli valdesi 11
CONVEGNO DELL’USSL 43
L'acqua: un bene sotto controllo?
Inquinamento dei Pellice: situazione quasi ottimale a monte, problemi, a causa deH’insufficiente rete fognaria, a valle - Altro problema: la manutenzione nei torrenti delle valli alpine
Con presenza massiccia di ambientalisti e di amministratori
dei Comuni dell’alta e media Val
Pellice, si è svolto il convegno
deirUSSL 43 sulla tutela delle
acque; in effetti, la sala della
nuova sede della Comunità Montana sj è rivelata insufficiente ad
accogliere tutti i partecipanti.
La serata si è svolta su binari
paralleli, aventi come oggetto la
situazione di inquinamento e
quindi di fruibilità del torrente
Pellice e dei suoi affluenti da un
lato, e dall’altro il dissesto idrogeologico che coinvolge anche la
valle, in più aggravato dalla brevità del Pellice stesso e dalla
conformazione orografica assai
ripida.
tuzione di questo Consorzio rappresenta l’avvio di un cambiamento di rotta che dovrà condurre a superare gli interessi
dei singoli Comuni, nel tentativo di affrontare le problematiche a livello di valle ».
Alcuni dati
Il Pellice ha la febbre
Le relazioni presentate hanno
evidenziato una situazione non
disastrosa ma certo febbricitante; non poteva essere diverso in
una zona dove gli insediamenti
di tipo industriale sono scarsi
ed in molti casi abbastanza recenti da poter essere dotati di
elficieTtti sistemi di depurazione.
Dunque, il problema del Pellice si può far risalire principalmente a quel 40% di popolazione che, stando alle indagini dell’USSL, è ancora sprovvisto di
servizi di fognatura; del resto
la stessa disposizione dei Comuni, spesso costituiti di borgate
sparse, è un oggettivo ostacolo
alla diffusione ulteriore della rete fognaria, sia sotto l’aspetto
dei problemi tecnici da affrontare, sia per gli elevatissimi costi che le vàrie amministrazioni
locali dovrebbero sostenere.
Tuttavia un ampliamento del
sei vizio di fognatura, anche con
soluzioni non di tipo tradizionale, è suggerito dai tecnici che
hanno effettuato le indagini e le
ricerche.
Accanto ad una rete insufficiente, va comunque rilevato che
gli stessi impianti di depurazione sono talvolta inadeguati: la
relazione presentata evidenzia
che sembrerebbe necessario un
trattamento più efficace dei depuratori maggiori.
TI problema dei costi elevati,
anche a livello di depurazione,
deve tuttavia trovare delle soluzioni; secondo l’assessore all'ecologia della Comunità Montana,
Cesano, « diventa più che mai
opportuna la costituzione di consorzi tra Comuni: in effetti, per
.superare l'ostacolo costituito dalle modeste risorse dei singoli
•enti, l'associazione inforno ad un
fine aggregante — in questo caso la tutela del patrimonio idrico — può portare a risultati soddisfacenti. Un esempio in questo
•campo è il Consorzio smaltimento acque reflue costituito dai Comuni di Luserna San Giovanni,
Angrogna e Torre Pellice. L’isti
L’indagine condotta ha previsto controlli di tipo chimico, batteriologico e biologico, valutando la carica batterica in alcuni
punti di prelievo; va rilevato che
l’indagine è stata condotta nel
1987, anno di particolare carenza di precipitazioni piovose, e
pertanto la concentrazione di
batteri nelle acque risulta senz’altro più elevata che, ad esempio in questo periodo. Considerando il Pellice, l’Angrogna ed
il Lusema si nota che « in generale l’andamento dei parametri
lungo il corso dei tre torrenti
è crescente, andando da monte
a valle; perciò, man mano che ci
avviciniamo ai centri urbani, essi
aumentano con l'aumentare della densità di popolazione. Se invece li consideriamo da un punto di vista temporale, in tutte le
stazioni i valori medi aumentano durante i mesi luglio/agosto,
in stretta relazione con la presenza di villeggianti e con la diminuzione della portata, che ne
determina una concentrazione.
infatti, dai dati forniti dalla
Comunità Montana si osserva
che in paesi come Angrogna, Bobbio e Villar gli abitanti sono superiori ai residenti.
Occorre segnalare che in due
campioni d’acqua provenienti
dalla località L. Cros è stata rilevata la presenza di salmonella.
L’origine di tale inquinamento
è da ricercarsi quasi sicuramente in una contaminazione da liquami derivanti da allevamenti
animali ».
La successiva relazione del
dott. Pinna Pintor sulle esperienze di mappaggio delle acque del
torrente Pellice con il metodo
degli indici biotici, organismi viventi che compongono la comunità biologica e reagiscono, sopravvivendo o meno,' alle varie
forme di inquinamento, ha in
pratica confermato quanto fin
qui esposto, dimostrando un graduale peggioramento della situazione man mano che si scende
a valle. La conclusione di questa relazione lascia intravedere
alcune linee di lavoro, evidenziando che « due aspetti negativi, il
dislivello tra ricerca e applicazione e il disorientamento verso scopi pragmatici della ricerca ecologica, potranno attenuarsi con l’intensificazione dei rapporti tra gli enti preposti alla
ricerca e quelli preposti alta pianificazione, operazione questa dove il primo passo spetta certa
mente agli organi di Governo,
mentre l’opera del ricercatore resta in attesa di venire finalmente richiesta, ciò che certamente
la perfezionerà ».
Non c’è solo
inquinamento
I torrenti italiani soffrono, oltre che di inquinamento, anche
di scarsa attenzione sul piano
dell’equilibrio del suolo: la situazione generale e particolare
del Pellice è stata denunciata
dal Comitato ambiente Val Pellice con una relazione divisa in
due parti.
Dapprima Susanna Raffone ha
evidenziato alcuni concetti generali; quale impatto ha la pioggia sul terreno, a seconda della
sua condizione?
« Abbiamo dei dati sperimentali: essi ci mostrano che, di fronte a una pioggia di 60 mm/h, il
bosco fitto fornisce la miglior
difesa, mettendo in atto una grande capacità di assorbimento: esso consente infatti il deflusso
immediato di appena il 2% dell’acqua; in presenza di una copertura media, defluisce il 15%;
con una copertura scarsa il 75%;
si giunge al 100% quando il terreno è impermeabilizzato: in
quest’ultimo caso è necessario
che i corsi d’acqua siano in grado di sopportare i maggiori sbalzi di portata ».
La velocità, e la forza d’urto
che ne derivano, si possono frenare con la costruzione di briglie ed
al proposito un’ampia documentazione fotografica è stata presentata da Anita Tarascio sulla
situazione di quelle esistenti nei
vari affluenti del Pellice (Eyssart, Garavaudan, Cruel, Imeut),
tutti assai ripidi e nei quali necessitano lavori di manutenzione. A questo pimto sorge un
problema: molte briglie attualmente esistenti furono costruite
negli anni '50 con grande impiego di manodopera, sforzi immensi oggi non proponibili; oggi servono mezzi meccanici, ha detto
il dott. Negrin, dei servizi tecnici della Comunità Montana.
« Da tutto questo — ha proseguito la Raffone — emerge come
la tutela idrogeologica richieda
in primo luogo una scrupolosa
pianificazione territoriale, in secondo luogo un intreccio di interventi di diverso tipo e a diversi livelli. Rimboschimenti, rinfoltimento di boschi radi, conversione del ceduo in fustaia, lotta contro gli incendi, progettazione attenta delle piste forestali e severa valutazione della loro effettiva necessità, limitazione di Ogni impermeabilizzazione
del suolo, manutenzione delle briglie e cura degli alvei ».
Ma questo accade?
II Ministero per l’Industria ha
accertato danni per circa 2.000
miliardi ogni armo, a causa del
dissesto idrogeologico del nostro
paese. E' evidente che la difesa
del suolo dovrebbe essere un impegno prioritario. Eppure, basta
comparare le caratteristiche dei
servizi geologici dei vari paesi
europei per constatare la gravità della situazione. Nel 1983 l’Italia spendeva 21 lire all’anno per
abitante per finanziare il servizio geologico nazionale, contro
le 357 del Regno Unito, le 500
della Repubblica Federale Tedesca, le 4.600 della Francia, le
14.800 della Finlandia. In Italia
ogni dipendente del servizio geologico nazionale deve controllare 3.750 km'-^ di territorio. In
Germania 335, in Inghilterra 232,
in Francia 244.
Dunque ancora una sensibilità
da creare, oltre che misure urgenti da adottare, coinvolgendo
direttamente le scuole, sensibilizzando i ragazzi, e conseguentemente le famiglie, per tutelare
le acque ed anche per esserne tutelati.
Piervaldo Rostan
Concerti
PERRERO — Si conclude per que
sfanno la rassegna musicale • Can
tavalli sabato 4 giugno, alle ore 21
nei locali del centro sportivo cultura
le il gruppo Trouveur Valdotèn pre
senterà canti e danze tradizionali del
la Valle d'A'osta.
Cinema
Riunioni
Manifestazioni
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Soazio giovani e
CAI organizzano per il periodo 17-19
giugno un week-end in canoa nell'Ar
deche. Possono partecipare i ragazzi
dai 14 anni in su: per informazioni
rivolgersi a Spazio giovani, Torre Pellice, corso Lombardini 2; Luserna, via
Volta 11.
Programmi di Radio Beckwith
91.200 FM
TORRE PELLICE — Radio Beckwith segnala alcuni programmi settimanali: lunedì 6 giugno, alle ore 18.45, lo spazio di Amnesty International; a partire da lunedì 6, ore 19.30, prende li via
un nuovo programma: Dal monde...
a Torre », sulla condizione degli immigrati dal terzo mondo nel nostro
paese e sulla cooperazione. Il programma viene replicato il mercoledì
alle ore 16.30.
Amnesty International
TORRE PELLICE — il cinema Trento
presenterà, venerdì 3 giugno, ore
21.15 « Theina »: sab. 4 e dom. 5. ore
20 e 22, « Stregata dalla luna ».
PINERÓLO — La Democrazia Cristiana organizza per venerdì 10 giugno,
alle ore 21, presso l'auditorium di corso Piave, un convegno sul tema «1992:
liberalizzazione del Mercato europeo »,
TORRE PELLICE — Giovedì 2 giugno,
ore 17, avrà lu'ogo al Centro d'incontro
una riunione con il seguente o.d.g.:
a) Invio di lettere alle autorità di El
Salvador con la richiesta di indagini
giudiziarie sull'assassinio di H. E.
Anaya Sanabria, membro di una commissione per i diritti umani; b) Invio di
lettere in favore di Ntombazana Gertrude Botha, membro della Borden
CounciI of Churches che aiuta le famiglie dei detenuti, arrestata il 18.3.87,
in Sud Africa: c] Comunicazioni riguardanti il prigioniero Alì Riza Duman: d)
Campagna per le violazioni dei diritti
umani in Colombia: e) Preparazione
del "Trattenimento pomeridiano per
Amnesty", domenica 26 giugno a Bobbio Pellice.
RINGRAZIAMENTO
«.In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4: 8)
E’ mancato all’afietto dei suoi cari
Davide Bertalot
ex minatore di anni 85
I familiari, commossi e riconoscenti,
ringraziano quanti hanno voluto unirsi al loro dolore. Un ringraziamento
particolare al medico curante DeUa
Penna, ai medici e personale degli
Ospedali valdese di Pomaretto e civile
di Pìnerolo, al dott. Peyrol, alla Croce
Verde di Porte, al past. Tom Noffke.
Pramollo, 23 maggio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto
il mondo »
(Giov. 16: 33)
I familiari della compianta
Francesca Orta
ved. Michelin Salomon
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che si sono
uniti a loro nella triste circostanza. Un
ringraziamento particolare alle famiglie
Peyrot e BeUora, al pastore Bruno Bellion e a tutto il personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice.
Lusema S. Giovarmi,. 27
« O Eterno, tu m’hai investigato
e mi conosci y>
(Salmo 139: 1)
II Comitato di gestione ed il personale del Rifugio Re Carlo Alberto partecipano al dolore di quanti hanno conosciuto ed amato
Giacomo Rostagnol
per 36 anni umile servitore del Rifugio, indimenticabile esempio di rettitudine e modestia.
Luserna S. Giovanni, 29 maggio 1988.
AVVISI ECONOMICI
CiRIE' — Per sabato 4 giugno è organizzata la seconda marcia per la pace sulle strade che da Caselle conducono a Ciriè. La manifestazione verrà aperta da Mons. Bettazzi, alle ore
8.45: alle ore 17.30 si chiuderà la
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12
12 ecumenismo
3 giugno 1988
XV INCONTRO FRANCOFONO DEI CAPPELLANI OSPEDALIERI PROTESTANTI
Centralità della resurrezione
A 60 chilometri a sud di Parigi, ai bordi della foresta di Fontainebleau, nel centro ecumenico « Le Rocheton », ha avuto luogo dal 1°
al 4 maggio il quindicesimo incontro dei cappellani ospedalieri protestanti. Il centro, un complesso costituito da diversi edifìci e spazi
sportivi, con una capienza di 200 posti letto e con 18 sale per riunioni, ha accolto circa 90 partecipanti fra pastori, infermiere e visitatrici impegnati in un lavoro diretto di assistenza in ospedali, istituti per anziani, centri per persone portatrici di handicap.
La buona organizzazione e l’accoglienza calorosa dell'équipe che
ha preparato questo incontro hanno favorito fin dalla prima giornata
la conoscenza reciproca e numerosi scambi di esperienze in questo
delicato e difficile settore quale è la cappellania, l’assistenza spirituale negli ospedali, negli istituti per anziani e per handicappati.
L’incontro di quest’anno aveva
come titolo « Alzati e cammina ».
Questa parola che Gesù rivolse
al paralitico di Capernaum, una
parola impegnativa come tema
di un convegno, ha gmdato la discussione e la riflessione di tutto rincontro. All’apertura eh
ogni giornata, imo studio biblico ha dato inizio ai lavori del
convegno, strutturato in relazioni
e tavole rotonde, seguite da numerosi interventi e da una discussione spesso vivace.
Il significato
della resurrezione
Nella prima giornata, L. Gagnebin, professore alla Facoltà
di teologia di Parigi, ha esposto
il punto di vista del teologo sul
tema. Partendo dall’analisi fatta
del testo di Marco 2: 1-13, ha
sottolineato che il verbo gre^,
tradotto nel testo con « alzarsi »,
ha, in altri passi, il significato di
« risuscitare » e ha così puntato
la sua riflessione sul_ concetto jli
risurrezione, evidenziando come
il racconto punti non solo sull’essere malato dell’uomo, ma su
tutto il suo essere uomo. Gagnebin ha messo in evidenza più volte quanto sia importante leggere
questi testi di guarigione prendendo come griglia di lettura la
risurrezione; solo attraverso la
risurrezione presa come griglia
di lettura ci è permesso prendere sul serio la morte.
Se poi questa griglia di lettura della risurrezione ci permette
di prendere sul serio la morte,
allora questo ci permetterà di
comprendere meglio e di prendere sul serio anche la vita. Gagnebin si è poi soffermato sulla
constatazione che l’uomo, oggi,
cade spesso nella tentazione cM
credersi immortale, mentre la risurrezione ci conferma il nostro
essere mortali, i nostri luniti; ma
nello stesso tempo la risurrezione, permettendo di prendere sul
serio i nostri limiti, ci insegna
che Gesù, Dio, è al di là di noi,
che la vita eterna non dipende
da noi.
La paura
della malattìa
Nel pomeriggio, una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato medici, personale infermieristico, la direttrice di una
scuola di formazione per l’assistenza spirituale dei malati, una
persona che era appena uscita
dalla diffìcile esperienza della malattia del cancro, pastori che
svolgono il loro ministero in un
servizio di cappellania, ha offerto un ampio panorama sul lavoro svolto accanto ai malati, o per
meglio dire con i malati, in genere con i malati allo stadio terminale della loro malattia, in
particolare coloro colpiti da forme di cancro.
A partire dalla personale esperienza di una malata di cancro,
sono stati sottolineati, più volte, gli atteggiamenti di paura, di
angoscia, propri di chiunque è
colpito da una malattia incurabile, e il sostegno, l’aiuto possibile che possono essere offerti
attraverso un lavoro paziente di
presenza attiva accanto al malato. Si è sovente osservato che
la paura non è solo presente tra
i malati, ma spesso è nelle |)ersone stesse che vogliono offrire il
loro aiuto, cosa estremamente
negativa perché il malato avverte rapidamente questo stato d'animo di chi gli sta vicino e la
relazione d’aiuto, a quel punto,
è del tutto compromessa e sovente si rivela mutile.
Si è ribadita l’importanza che
ha l’atteggiamento del personale ospedaliero e di coloro che
fanno opera di cappellania, nel
prendere sul serio la persona assistita, non solo a causa della sua
malattia ma come essere umano
nella sua interezza. Un altro aspetto sul quale diversi interventi si sono soffermati riguarda la necessità che nei meto(fi
terapeutici e nelle cure somministrate vi sia condivisione e partecipazione, a partire dal malato
stesso; non è iwssibile che il
malato non sia a conoscenza dei
progetti terapeutici e delle cure
di cui sarà oggetto, né che le
persone che lo assistono (personale infermieristico, medico, visitatrici/tori, pastore, familiari)
lavorino con esso come in compartimenti stagni. Un’autentica
relazione d’aiuto avviene là dove
l’orgoglio professionale _ è mpso
da parte per fare spazio all’unica cosa veramente importante:
la persona malata, la sua situazione, le sue paure, le sue speranze.
L’ascolto
dei malati
La relazione che ha occupato
la prima parte della seconda giornata è stata presentata dal past.
A. Müller sulla formazione pastorale ed aveva come tema « L’ascolto degli altri e di se stessi ».
Il past, Müller, riportando alcuni episodi vissuti in prima persona, ha sottolineato Quanto sia
importante, in generale ma in
particolare nei rapporti con il
malato, porsi in un atteggiamento dì ascolto totale, rifiutando
di dare risposte spesso affrettate e stereotipate che non solo
non soddisfano la domanda, ma
rischiano di essere estremamente lontane dalla situazione della
persona visitata e la invitano
non ad aprirsi ma a convincersi
una volta di più di essere sola
nel proprio stato di sofferenza.
Ricordando quanto sia diffìcile
imparare ad ascoltare gli altri,
A. Müller ha in seguito evidenziato l’importanza dei corsi di
formazione che preparano pastori, personale medico ed infermieristico, gruppi di visitatrici/tori
a questo delicato servizio di assistenza al malato.
L’ascolto degli altri può avvenire solo dopo aver ascoltato se
stessi, cioè dopo esser diventati consapevoli delle proprie paure, dei propri difetti, del proprio
modo di reagire di fronte a situazioni spesso scioccanti. Solo
attraverso questi corsi di formazione (come i Klinical Seelsorge
Ausbildung in Germania) diventa veramente possibile essere
strumenti di aiuto e non d’impiccio per quelle persone che
vivono faticosamente la loro esperienza di dolore, che per la
loro condizione si sentono sole,
incapaci di affrontare ima realtà che è al di là delle loro forze.
Melun (Francia): Il centro di Rocheton dove si è tenuto il convegno
dei cappellani protestanti negli ospedali.
Le cure
palliative
Nel pomeriggio ha avuto luogo una tavola rotonda sulle esperienze dei servizi di cure palliative (soins palliatifs). Che cosa sono le cure palliative? Si riferiscono all’assistenza dei malati di cancro in fase terminale e
rappresentano il tentativo (riuscito in molti casi) di permettere al malato di beneficiare di un
trattamento appropriato contro
il dolore. L’équipe assistenziale,
formata appositamente, accompagna questi malati affinché essi e le loro famiglie possano vivere le ultime settimane, o giorni, nelle migliori condizioni possibili: senza dolore, senza l’insopportabile applicazione di tubi o aghi nel corpo, attorniati
da rispetto ed affetto e nella verità più totale.
E’ un’esperienza di lavoro iniziata a Ginevra da alcuni anni,
che conta attualmente una diffusione estremamente limitata,
date le difficoltà per gli ospedali
di accettare la presenza di reparti estremamente inconsueti,
che offrono un’assistenza e dei
metodi di cura del tutto diversi
da quelli offerti dalla medicina
ufficiale.
Gli scambi
di esperienze
L’ultima giornata è stata dedicata agli scambi di esperienze
che le diverse ^uipe di cappellani o visitatrici/tori © personale
infermieristico evangelico hanno
vissuto in questo anno scorso;
e il quadro che ne è risultato
è stato estremamente ricco e stimolante.
L’impressione avuta da questo
incontro è che in Francia ed in
Svizzera il lavoro che si sta costruendo in questo particolare
settore che è la cappellania, l’assistenza spirituale e non solo,
ai malati, agli anziani, alle persone portatrici di handicap, stia
diventando sempre più importante e che abbia ormai raggiunto, nell’ambito dei servizi che la
chiesa svolge, una sua propria
autonomia e maturità.
Una proposta
per le nostre chiese
Forse non sarebbe del tutto
fuori luogo che questo tipo di
esperienza potesse prendere piede anche nella nostra piccola
realtà di chiesa evangelica in
Italia, in cui il problema dell’assistenza spirituale negli osp>edali,
negli istituti per anziani, negli
istituti per minori, ecc., è stato
ed è oggetto di grande discussione e costituisce, accanto ad al
tri, certamente un grosso nodo
da risolvere.
Chissà che tra i pastori, il personale infermieristico e medico,
i gruppi di visitatori/trici che
operano nei nostri istituti non
ci sia il desiderio di mettere im
sieme le proprie esperienze^ in
un gruppo di lavoro in cui il
cammino iniziato dai nostri fratelli d’oltralpe possa diventare
comune!
La storia
dì Celina
Desidero concludere con una
piccola storia raccontata dal past.
A. Rouverand, che ha presieduto l’intero convegno' e che per
anni ha lavorato in un centro
per handicappati, la Fondation
John Bost a La Force.
Riflettendo sul servizio e sul
fatto che tutti coloro che svolgono un servizio devono essere
consapevoli dei propri limiti e
del fatto che tutto ciò che hanno imparato e sperimentato lo devono in primo luogo al Signore,
che è pastore di noi tutti, A.
Rouverand ha raccontato questa
breve ma significativa storia:
« E' la storia di una malata
mentale, di una piccola ragazzina, di nome Celina, vissuta nel
secolo scorso, nata nelle Cevenne. fin dalla nascita compietamente "idiota”, come si dice in
questi casi. Rimasta nascosta fino all’età di 5-6 anni, ad un certo punto la famiglia, non sapendo più cosa fare con una figlia
la cui vita non aveva alcun senso, insensata, dopo aver consultato molti medici, scrive scoraggiata al centro John Bost, al rifugio, affinché possa essere ospitata e assistita.
Celina arriva al centro all’età
di 6-7 anni, è una bambina estremamente gracile, deforme,
non ha mai parlato per tutta la
sua esistenza, durata fino all’età
di 55-56 anni. Tutto questo tempo essa lo ha trascorso in un
padiglione del centro John Bost,
chiamato giustamente Betesda
che, come sapete, significa casa
della misericordia. Nel secolo
scorso, come potete immaginare,
non vi erano grandi mezzi, il personale era insufficiente, si lavorava come si poteva, si dormiva
in grandi dormitori.
Celina, appena arrivata a Betesda, ha trovato il suo posto
in mezzo agli altri suoi com.pagni/e disgraziati come lei! Celina ha passato tutta la sua vita,
insensata, dandole un senso, perché senza dirle nulla ha immaginato, inventato il suo servizio.
E questo servizio essa lo ha fatto tutti i giorni, fino alla morte.
Un servizio che non indovinereste mai, perché appunto siete
troppo intelligenti; ebbene, essa
trascorreva il tempo passando da
un letto all’altro, ogni giorno, e
questa era diventata la sua mania. ma era il suo servizio; il servizio che ha dato senso alla sua
vita! Essa lo ha fatto con pazienza e con costanza incredibile, in
questo servizio essa è stata pastore-cappellano, a modo suo.
Ebbene Celina, ogni giorno,
senza stancarsi mai, passando da
un letto all’altro scacciava le mosche! ».
Vito Gardiol
SINODO DELLA UNITED REFORMED CHURCH
Un'«ora» ecumenica?
Tra il 9 ed il 13 maggio si è
tenuta a Southport (Liverpool)
la General Assembly (Sinodo)
della United Reformed Church.
Questo Sinodo ha visto la partecipazione di più di 450 tra deputati e pastori, ed è stato una
interessante occasione per seguire da vicino un momento della vita di una chiesa britannica
simile alla nostra.
Molte le questioni che sono state trattate: nuovi sviluppi dei
rapporti ecumenici, come l’unificazione con l’Unione Congregazionalista di Scozia (la U.R.C. è
già formata dall’unione delle
Chiese congregazionaliste e presbiteriane in Inghilterra e Galles)
ed un nuovo, stretto rapporto tra
U.R.C. - Chiesa anglicana - Chiesa
metodista in Galles. Riguardo alla questione dei rapporti con lo
Stato, è stata discussa la questione dell’ora di religione: in Gran
Bretagna sta entrando in vigore
una nuova legge sulla pubblica
istruzione e la U.R.C. ha una
posizione opposta a quella delle
chiese evangeliche nel nostro
paese; infatti, appoggia l’insegnamento della religione cristiana, vista ecumenicamente,
nella scuola, proponendo per es.
la lettura della Bibbia in classe.
Questa posizione si spiega col
fatto che nella UJR.C. in partico
lare, e nelle chiese evangeliche in
generale, i gruppi fondamentalisti sono abbastanza forti.
La General Assembly ha anche
espresso le sue perplessità nei
confronti della nuova legge finanziaria approvata dal governo
conservatore, che diminuisce le
tasse ai più ricchi e le aumenta
ai più poveri, oltre che ’’tagliare" gli assegni familiari e
gli aiuti per le case popolari. Se
la sig.ra Thatcher afferma che
i cittadini devono superare una
cultura della « dipendenza » (dagli aiuti statali, ad es.), il moderatore ha ricordato che il
cristianesimo è accettazione della dipendenza da Dio.
Il Sinodo ha anche discusso
scottanti questioni di politica
estera, come la situazione in
Israele, e ha organizzato una serata con i rappresentanti dello
African National Congress, che
hanno descritto in maniera commovente la drammatica situazione in Sud Africa.
A conclusione della General
Assembly, si è tenuto un culto
ecumenico nella gigantesca cattedrale cattolica di Liverpool (la
seconda nel mondo dopo S. Pietro), presieduto congiuntamente
dal vescovo e dal presidente del
Sinodo.
Gregorio Plescan