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Ftoimai, 28 Dicembre 1©07
Si pubblica ogni Sabato
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Propugna gl’interessi sociali^^itiorali e religiosi in Italia
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ABBONAMKIs[TI>
Italia : Anno L. 2,50 ^^^emestre X. i,5Ò
Estero: » » 5,00 —I . t 3,00
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Un numero separato Cent. *8
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PIREZI0MÇ : Via fOaJenta 1Ô
SOMMARIO :
Avviso importante — Gli avvenimenti del giorno — Un centenario, di T. Gay.— Cronaca del
movimento religioso — La sfinge, di L. CtEmco — Don Salvatore, di A. M. — Fatti e idee
— Leggendo F Evangelo — L’inno del temPO5 di V. Garretto — Pagine di Storia ; Gioviniano e Vigilanzio, di Giov. Jalla — Attacchi e difese : — L’aggettivo “cattolico,, di A.
Chauviè ; Il clero nella valle di Aosta, di Nemo —
ProIdemi di educazione e d’istruzione : Un
problema importante, di E. Robutti — La dottrina cristiana spiegata al popolo : Della S.
■* Scrittura, u. i. — Informazioni — Biblio
grafia.
jlVVISO IMPORT^aTE
Per abbonamenti, inserzioni ecc. rivolgersi-al signor Antonio liostan, Via Nazionale 107, Roma,
LA LUCE pubblicherà in apposita colonna le iniziali del nome di tutti coloro,
i quali avranno pagato Vabbonamento. Ciò
terrà luogo dell’invio di ricevuta.
Si prega coloro che non desiderano abbonarsi di respingere il P numero di Gennaio, che sarà ancora spedito a tutti. —
Quelli che avranno trattenuto il giornale
saranno considerati come abbonati.
L’ Amministrazione.
GLI mifflEHTi DEL GIORNO
Il disastro di Palermo - L’ assassinio dell’ ing.
Arvedi - La gara internazionale di sciabola.
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Palermo, la grande e nobile capitale dell' isola del
fuoco, è stata funestata da un terribile disastro. La
nostra mano trema, vergando queste linee, che vorrebbero presentare la nostra commozione e non sanno :
noi siamo, come tutti, ancora sotto quell’incubo strano,
che accompagna le sventure immense e che confonde
la mente e le impedisce di riflettere.
Mille domande salgono sulle labbra di ognuno: Ma
come mai, in una così importante e popolosa città,
si trascurava tanto Ja sorveglianza V Come ha potuto,
por tanto tempo indisturbata, funzionare nel centro
stesso della Metropoli bella e sventurata una fabbrica
clandestina di esplosivi? E la pubblica sicurezza non
serve, dunque, ad assicurare nulla ? Le domande sono
tanto più legittime e le critiche alle autorità tanto
più necessarie e giuste, in quanto, quasi nello stesso
INSBR2:iONI
Per linea o spazio corrispondente L. 0,15
« « da 2 a 5 volte 0,10
* « da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
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/\/1MIMISTRAZI0ME : Via Maziopak, 107
dell’ Italia meri|.è,tti di questa periSi fa bene, benone, a
che. han da vegliare
giro di tempo, diversi altri 1
dipnale han visto gli atroci
gliosa trasgressione della leg;
sferzare le competenti autori
sulla sicurezza de’ cittadini ; :^i ' non dobbiamo essere esposti così ai duri capirci d' una sorte, che
P avidità cieca d’ingordi spectìiatori crea in ispregio
delle leggi e de’ regolamenti.,;,.
Ma su tutte le naturalissijÉé- indignazioni, ecco,
prende il sopravvento in noi in considerazione serena, hhe alza le sue cime fin¿ á pio. Riguardate la
sventura nel suo ministerio so^hne ; riguardate come
ella apre una piaga per sanar|,una rotará e ridentemente demolisce per poter rÌepstrhr^,‘’Nelle^vie di
Palermo corse poco tempo addietro sangue cittadino,
che 1’ arma di un delegato versò,'¿’come si disse al
primo momento. Oggi nelle vi¿^di Palermo la folla,
commossa e piangente, benedii a coloro che ieri voleva massacrare, perchè costord^oggi sudano in mezzo
alle macerie fumanti, intentíí^ all’opera di carità;
oggi quei pargoli, che ieri lanciavano sassi contro i
carabinieri, si aggrappano n ' uoni delle loro giae-'
che polverose e vogliono esse 0 stretti dalle loro braccia estenuate nella ricerca de’ miseri sepolti. E dire
che taluno, considerando le sventure, ha osato chiamarle i delitti di Dio !
Che delinquenza savia, se affratella così bene, se
cancella gli odii, se afforza lo imperio dell’ amore !
Un altro caso pietosissimo, del quale son pieni i
giornali della penisola, è avvenuto sulla linea ferrata
Roma-Foligno. L’ing. Ottavio Arvedi in uno scompartimento di prima classe, mentre dormiva, pare, fu
assassinato barbaramente da ignoti malfattori. Non si
è scoperto niente fino al momento in cui scriviamo,
ma.... e quando si scoprirà qualcosa?
La soddisfazione che si ha, nel sentire che alla giustizia è assicurato l’autore d’un orrendo misfatto, è
in verità legittima e comprensibile ; ma sarebbe molto
più legittima, qualora 1’ arresto di un briccone rassicurasse sull’ avvenire. Pur troppo, al contrario, pare
che il delitto in ferrovia sia divenuto di moda. Ma
notate: tutti cotesti avvenimenti truci e dolorosi han
per teatro la prima classe !
Non si è mai letto, o assai raramente, che un viaggiatore di terza classe sia stato assalito, trucidato,
derubato. Ciò vi dice subito che la ricchezza è una
pericolosa calamita, il danaro cattivo compagno, che
vi può apparecchiare sempre spiacevoli incontri ; il
ricco è spiato da centinaia di occhi intenti e fissi,
aguzzati dalla concupiscenza ; egli non è mai, non
può essere mai, sicuro del domani.
Non intendiamo così favellando, disprezzare la ricchezza o deridere il ricco ; constatiamo una legge fatale, che vediamo avvalorata dalle esperienze quotidiane. La tigre corre là ove la preda si trova, il ladro corre là ove il danaro è ascoso.
E mentre pietosamente volgiamo il pensiero alla
vittima, a quel povero padre di famiglia, eh’ era un
onesto uomo e degno di compianto ; mentre oi commove il dolore immenso de’ congiunti straziati ; noi
ricordiamo le parole di Gesù : — Non vi fate tesori
sulla terra, dove i ladri sconficcano e rubano!...
Il lettore ci perdoni, se lo trasciniamo a considerare un avvenimento di tutt’altia natura: non pos
Un Centenario
Giorni or sono, una delle vecchie,parrocchie evangeliche delle Valli Valdesi del Piemonte, Luserna-San
Giovanni, ha celebrato il Centenario del suo tempio
il quale fu inaugurato il 20 Dicembre 1807. Le altre
parrocchie Valdesi,, come Angrogna ecc., avevano già
i loro templi sin dal 1555, perchè la loro posizione
nelle valli strette e montuose aveva permesso loro di
mantenere la loro libertà di culto contro gli attacchi
degl’ inquisitori e di farla riconoscere e rispettare dai duchi di Savoia e poi dai re di Sardegna. Ma San Giovanni, che trovasi in pianura all’ingresso della valle
di Luserna, non potendo difendersi contro gli assalti
degli e-serciti, non aveva mai potuto ottenere dai So
vrani Piemontesi il diritto di fabbricare nn tempio sul
suo territorio, per quanto vi fosse permessa l’abitazione ai Valdesi; e perciò avea dovuto fabbricarsene
uno sul territorio della vicina Angrogna ed ivi celebrare il suo culto per ben 250 anni, fino al giorno
cioè in cui Napoleone (divenuto re d’Italia) concesse
ai Valdesi iutiera libertà di culto, il che fu nel 1805.
Poco nota è in Italia la storia delle epiche lotte sostenute nel volger di quei 250 anni da quel paesello
Alpino per conquistare il diritto di avere il suo proprio tempio ; eppure è un capitolo eroico della Storia
d’Italia, e vai la pena di narrarlo (brevemente almeno)
in occasione del centenario di quel tempio di S. Giovanni Luserna che è monumento d’una grande vittoria
della libertà religiosa.
Fu nel 1614 che i Valdesi di S. Giovanni fecero il
primo tentativo di erigere un tempio nel loro comune.
Il Duca Carlo Emanuele I, che essi avean servito
con bravura i’ anno precedente nella guerra del Monferrato, chiuse un occhio e lasciò che essi edificassero
un tempietto nella borgatella detta dei Malanotti.
•
siamo trascurarlo, perchè involve un problema che
ci sta moltó a cuore.
I giornali annunziano che a Parigi, nella gara internazionale di sciabola, gli italiani hanno vinto. Oh,
che gioia, oh, che felicità ; come il nostro orgoglio si
rizza tutto intero al cospetto del mondo ! Vi par cosa
da poco ? Noi sappiañtio maneggiare la sciabola meglio che tutti gli altri popoli dell’ orbe terracqueo.
Una gloria maggiore di questa non è desiderabile
davvero. Saper come si dee scannare il prossimo ; potere offendere chicchessia e poi poterlo far tacere
con una puntata in petto ; smargiassare a destra e a
sinistra, forti dell’ appoggio di un braccio sapiente
nel guidare un ferro entro le vie intestine dell’ uomo ;
essere in grado di turbare là pace domestica di qualunque famiglia, su cui piaccia agli sciabolatori posare lo sguardo imperterrito : ecco la civiltà seria,
ecco la educazione vera e profonda ! '
Ci lamentiamo tanto di noi stessi e parliamo sempre di educare il popolo, di fare gli italiani, che di
clamo non fatti... Fare gli italiani ?! E ohe volete di
.più dagili^iteliani? Mirate* ^annq. vinto ,I.a gara di
sciabola a Parigi ed hanno ja coppa. *
Ahimè! Se domani si trattasse di una gara c"on la
penna.... I!
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LA LUCE
Ma il clero non chiudeva gli occhi, e tanto fece
che ottenne un ordine ducale di chiusura, nel 1620.
D’ allora in poi assistiamo ad úna guerra accanita
contro « il tempio di San Giovanni ». Quando arrivavano le truppe ducali, il tempio si serrava; appena
sloggiavano, lo si riapriva: finché nel 1632 il bigotto
Vittorio Amedeo I ordinò addirittura la demolizione
dell’ edifizio. Allora scoppia ammirabile la ribellione ;
.„.il pastore Antonio Legero riapre bravamente il tempio
■ "Xe vi funziona come nulla fosse, e San Giovanni e le
valli tutte lo sostengono impavidamente.
Ma il risultato della lotta immane fu che Antonio
Legero venne condannato a morte nel 1644 dalla reggente duchessa Cristina schiava dell’ inquisizione, e
dovette rifugiarsi a Ginevra ; e quando nel 1655 Cristina mandò Pianezza a compier nelle Valli la strage
delle Pasque Piemontesi, prima cura dei preti che accompagnavano le orde devastatrici fu di fare incendiare
r odiato tempio.
Ma San Giovanni non disarma ; il Consiglio Comunale si fabbrica una sala municipale vicino alle rovine
del tempio ed invita Giovanni Legero (successore dello
zio Antonio) a tenervi il culto. Nacque un’ aspra lotta
che durò oltre un lustro, in cui i valdesi impavidi so-.stengono contro Carlo Emanuele II il loro diritto; e
l’esito fu che nel 1661 Giovanni Legero fu condan: ' nato a morte, ed il Sindaco ed i consiglieri di San
Giovanni a 10 anni di galera « per funzioni di dottrina fatte nella Casa Comunale », e nel 166311 duca
tentò di unovo invano mediante le orde di Bart di
Bagnolo di sterminare i Valdesi. Intanto Legero sera
ritirato in Olanda ed i suoi compagni di condanna
s’ eran rifugiati sui monti presso il capitano Gianavello.
Ventitré anni dopo, nel 1686, Vittorio Amedeo II,
sotto gli ordini di Luigi XIV e coll’aiuto del maresciallo Catinai, devastava le valli e ne cacciava in
esilio gli abitanti superstiti. Tosto, i nuovi occupanti
papisti trasformarono la sala municipale di San Giovanni in nna chiesa cattolica; e quando nel 1690
Henri Arnaud ricondusse gli esuli valdesi nelle avite
valli, ei s’ impadronì di quella chiesa e vi fecero il
culto egli ed i suoi successori fino al 1717 ; anno in
cui Vittorio Amedeo II, non avendo più bisogno dei
' Valdesi per le sue guerre, si pose a stringere i freni
e li costrinse a tornar di nuovo al loro tempio situato a 2 chilometri, sopra Angrogna. D’allora in
poi nulla valsero tutte le suppliche dei valdesi, tutti
i- avvizi eh« i loro soldati resero a Carlo Emanuele
III (a Cuneo per esempio ed all’ Assietta) ed a Vittorio Amedeo IH (contro minacciata invasione della repubblica francese), e neanche la promessa fatta da
Carlo Emanuele IV nel Luglio 1797 mentr’ ei temeva per la presenza di Bonaparte in Italia e ritirata appena questi se ne fu partito nel Novembre dello
stesso anno ; San Giovanni non potè mai ottenere d’avere un tempio suo, finché non venne Napoleone ad
instaurare il regno della libertà religiosa. Qual giubilo dunque e qual trionfo fu peri Valdesi il 20 dicembre 1807 quando poterono inaugurare finalmente il
loro tempio di San Giovanni !
Provò bensì, alla caduta di Napoleone, il nuovo re
di Sardegna, Vittorio Emanuele I, di far chiudere
quel tempio con ordine del 30 noy. 1814, ma fu costretto dai reclami degli ambasciatori protestanti a
lasciarlo riaprire il 30 aprile 1816; e da quel Igiorno
il tempio di San Giovanni è stato aperto sempre al
culto di Dio ed alla predicazione dell’ Evangelo.
« Christiis imperai ». ^
Teofilo Gay.
Dopo lunghe e vivaci discussioni, sì passò all’approvazione del seguente ordine del giorno :
Il Consiglio direttivo deljla Lega Democratica Na
zionale riunito a Bologna,
di salde convinzioni morali nei partiti e nella vita
pubblica italiana in genere, ; considerando come vituperevolmente si trascinano jli scandali ledenti 1 onore
e la dignità della nazione ;|considerando ¡’aberrazioni
intestine e settarie e le discordie dilanianti delle^ fazioni rosse e nere, scopreni i la corruzione di cui la
vita nostra è inquinata; afferma la proiria sfiducia
tanto nei cosidetti partiti clemocratici asserviti a meschini interessi, impotenti a creare qualsiasi corrente
sana riguardo ai più vitali interessi del paese, quanto
nel partito clerico - moderi to, persistente amalgama
quasi sempre rinsaldatasi ]>er la difesa della propria
posizione di predominio di classe, incapace di fare
allo stato delle cose un’eff cace tutela dei suoi diritti,
una sincera dichiarazione dei suoi principi e delle
proprie finalità ; delibera di dirigere l’attività della
lega nel fare in Italia raggruppamenti di coscienze
oneste e libere, insoffiignf di qualsiasi compromesso,
ionsiderando la deficienza
le quali, orientandos
vita a più serene e
ti alle tradizioni dei
Le parole sono bef
elfso la democrazia, diano
ia])evoli idealità risponden0 popolo.
aspettiamo la Lega a’ fatti.
La Vulgata di S. Girolamo
A tutti gli studiosi|9 critici delle Sacre Scritture
„rà piacere la notizi^che è stata costituita una commissioue, la quale è incari :ata di studiare e restituire
alla sua primitiva lezione, la vulgata di S. Girolamo,
vale a dire : la traduzione latina della Bibbia, fatta da
S. Girolamo.
Tutti sanno, coloro che si occupano dì questi studii,
che la genuina versione disi grande studioso antico noi
non la possediamo ; le edi iioni della Vulgata, quali noi
le abbiamo, la riproducono, ma alquanto rimaneggiata.
Se la Commissione novellamente istituita dal card. Rampolla sarà guidata nel st(o operare da un severo criterio scientifico, il suo lavoro riescirà dì grande vantaggio alla cultura e saià apprezzatissimo da tutti,
senza distinzione dì parti.
Presidente della Commissione è stato nominato il
P. Gasquet, il quale ha chiamato vicino a sé : il P.
Jansenns, rettore del co legio di S. Anseimo ; il P.
Amelli, abate di Montecassino; il P. Brewil, belga. Altri
benedettini saranno chiamati in appre.sso
Il P. Gasquet è l’abate presidente de’ Benedettini
inglesi.
La Casa Italiana delle Diaconesse
Cronaca M Mirato religioso
Ai nostri fratelli dell’estero, che leggono il nostro giornale, rivolgiamo un caldo appello, perchè
vogliano alimantare questa cronaca con l’invio di
notizie importanti, riguardanti il movimento religioso ne’ loro paesi.
Cosi saremo grati a quei fratelli d’ogni luogo,
i quali volessero informarci dello andamento di
quel ramo cosi bello dell’attività cristiana che
sono le missioni fra pagani.
IT AL, IA.
Un congresso di modernisti a Bologna
Sono i modernisti politici, che fanno capo alla Lega
Democratica Nasionale.
È stato pubblicato il
sta bpupmerita istituzione
si sa, ha per obbietto di
dell’assistenza a’ malati le
Il rapporto ci fa sapere
sempre, per la buona
che essa è universalmentff
l’Estero.
Noi aggiungiamo che
Se il nostro periodico
suscitare in molti fratelli
nato, interesse per quest
stiana, noi saremmo feli
cremento, sapendo di con
mente risplendere la glo
Le offerte si possono
rot, 28 Corso Vinzaglio,
Giampiccoli, 15 Via Pio
ìsto Rapporto Annuo di queevangelica, la quale, come
preparare al sacro ministerio
nostre giovanotte volenterose,
che l’istituzione progredisce
La questione delle
e settaria intransigenza
di quel lontano possedim
del libero pensiero a F.
Lega stessa, per il suo
testanti perseguitati, .s
volpntà di generosi cristiani ; e
apprezzata in Italia ed al
0 merita.
potesse, recando questo cenno,
a cui è stato largamente doopera così eminentemente cri;i di contribuire al suo intribuire così a far maggioria di Dio.
indirizzare al sig. Davide PeyTorino; oppure al sig. Ern.
V, Torino.
FRANCIA.
missioni protestanti in
Madagascar
I giornali francesi evi.ngelici ci arrecano molti par
ticolari sull’increscioso incidente sollevato dalla cieca
del vice re libero - pensatore
ento francese. I nostri lettori
sono stati informati delle liberali gesta del sig. Augagneur ; ma ora diamo loro un annunzio, che sarà
certamente gradito.
II Comitato centrale della Lega de' diritti dell’uomo,
in seguito a quel tale biasimo, inflitto dal Congresso
^ De Pressensé, presidente della
intervento in favore de’ proè riunito e solennemente ha
encomiato il proprio presidente, schierandosi risolutamente al suo fianco nella lotta per la libertà di coscienza.
In base al rapporto, 'bellissimo, del Segretàrio Generale del Comitato, Mattias Morhardt, fu votato un ordine del giorno, in cui si legge :
, .Considerando ohe essi (i malgasci) hanno di
feso, secondo che era loro dovere, i principi fondamentali della Dichiarazione (dei diritti dell’uomo); e
che non si può, per niun motivo togliere agli indigeni i più elementari diritti, compreso quello della
inviolabilità del focolare domestico;
Giacché, d’altra parte, la vera intenzione del Governatore si manifesta nelle misure, con le quali egli
rifiutò a’ malgasci e gli istitutori della missione laica e quelli delle missioni confessionali ; e si manifesta egualmente negli atti arbitrarii, con cui ha tolto
agli indigeni la possibilità di conquistarsi diplomi
di medicina e di legge, pur proibendo a’ professionisti europei di intervenire in loro favore presso i
tribunali ;
Il Comitato Centrale..si dichiara risoluto a man
tenere inviolabili i principi della Dichiarazione, di
questa generosa Carta, con cui la Rivoluzione volle
assicurare la libertà di tutti, siano indigeni, o siano
cittadini della Repubblica ».
Più coraggiosi di cosi non si poteva essere ; e noi
ci auguriamo di tutto cuore che il Governo della Repubblica voglia intervenire finalmente, per mettere una
buona volta a posto il sig. Augagneur, richiamandolo
alla retta osservanza de’ suoi doveri.
GERMANIA.
Pellegrinaggi e reliquie
Nelle vicinanze di Augsbonrg vi ha un luogo, .ove
convergono in questo tempo numerosi pellegrinaggi di
gente, che si reca ad adorare talune reliquie del Salvatore.
Le Temoignage ha nna lista di coteste reliquie preziose. Eccola:
Un frammento della veste con cui Erode rivesti Gesù ;
un po’ di sangue del Signore ; un po’ di terra presa
nella stalla di Bet - lehèm ; una pietra sulla quale
s’inginocchiò il Cristo per pregare ; un pezzo di pane
della Santa Cena ; la spugna, che servi per dar da ber#
al Signore sulla croce ; una reliquia del patriarca Giacobbe ; un po’ di sangue del profeta Daniele ; un dente
di S. Pietro ; e due pezzi del roveto ardente visto da
Mosè.
Già, lettori miei, il popolo papista è dappertutto lo
stesso !
I bavaresi non sono più progrediti degli italiani,
come si può constatare da ciò che precede !
SVIZZERA.
Conferenza Pastorale
A Payerne lunedi 9 dicembre si ri uni una conferenza,
a cui presero parte 15 pastori, per discutere intorno
al problema della Predicasione, su cui pre.sentò un
pregevole lavoro il Sig. Klnnge. Egli affermò che se
una parte di vero è nelle critiche che si muovono ai
nostri sermoni, ciò non vuol dire che il sermone abbia
fatto il suo tempo. La predicazione va migliorata, ma
non abolita; che essa rimane ancora il più efficace
strumento per la propagazione deH’Evangelo.
La Conferenza discusse a lungo le conclusioni del
relatore, il quale fu, alla fine, confortato dell’assentimento completo dei suoi colleghi.
Riferiamo questa notizia, perchè ci pare che essa esorbiti dall’angusto confine svizzero e il problema,
ch’essa ci pone sott’occhio, sia degno di tutta la nostra
amorosa attenzione e preoccupazione.
STATI UNITI
Santificazione della Domenica
La legge, che proibisce certe categorie di divertimenti in giorno di Domenica, è stata rimessa in vigore con una certa severità a New - York.
La polizia ha proibito i concerti e i balli pubblici
in quel giorno.
A Kansas - City, una delle grandi città dello Stato
di Missouri, sono stati arrestati 141 artisti da caffè concerto, sotto l’impntazione di aver violato la santificazione della Domenica.
Poveri americani, se lo sapranno i nostri spiriti forti,
i quali declamano contro l’ubbriachezza e le coltellate,
che gli italiani si regalano ne’ di di festa.
INGHIL. TERRA.
Congresso di studenti cristiani
Si radunerà in Gennaio in Liverpool sotto gli auspici del sindaco della città ; vi interveranno circa 2000
giovani, che si preparano a diventar missionari in paesi pagani.
Un primo congresso «Iella stessa natura si era adunato già nel 1904 in Edimburgo (Scozia) ; ma allora
gli aderenti erano 800.
3
LA LUCE
Che bel progresso in pochi anni, e come fa piacere
constatare la forza espansiva inalterabile, che il Cristianesimo conserva attraverso i secoli !
L’opera di John Bnrns
L’on. John Bnrns, il famoso e simpatico ministro operaio, che fa parte del Gabinetto liberale inglese, presieduto da Sir Campbell Bannermann, ha iniziata una
campagna contro il vizio del gioco e dell’ubriachezza,
che tanto danno arreca alla nazione inglese.
Egli fa osservare che ogni settimana in Gran Bretagna si spendono in gioco e in bevande alcooliche 3
milioni di lire sterline, ugnali a 75 milioni di lire
italiane, il che giunge in un anno alla favolosa somma
di 3 miliardi e 900 milioni di lire italiane!
In Italia, dove il governo conta cosi amorosamente i
milioni provenienti dall’iniquo lotto, è concepibile che
un ministro si metta alla testa d’un’opera cosi santa ?
Centenario di Carlo Wesley
E stato celebrato li 18 Dicembre ne’ paesi di lingua
inglese il 2- centenario della nascita di Carlo Wesley,
fratello del celebre Giovanni, fondatore del Metodismo.
La fama di Carlo non poggia su quelia del fratello
illustre, ma sulla sua propria valentia poetica, avendo
egli dotato la Chiesa Cristiana di un Innario contenente
627 componimenti poetici.
I suoi scritti sono tutti d’ispirazione schiettamente
biblica e pervasi d’una sana e vibrante pietà cristiana.
Il Messaggio di Lord Kìnnand.
II presidente del Comitato Nazionale Inglese delle
A. C. D. G. lord Kinnand, ha licenziato il Messaggio
per l’anno nuovo, 1908, sottoponendo alla attenzione de’
giovani cristiani le parole di Gesù, ch’ei dà per motto :
« Appo Iddio ogni cosa è possibile » (Matteo XIX, 26^ ;
lord Kinnand ricorda anche le altre parole di Gesù :
« Ogni cosa è possibile a chi crede » (Marco IX, 23)
ed osserva che la nostra fede segna la misura della
possibilità, di ottenere da Dio ciò che chiediamo.
Questo insistere sulla fede, questa attenzione data
alla potenza della fede in noi, non potià non aver i
suoi frutti, se, non solo in Inghilterra ‘ e non solo dai
giovani, ma in tutto il mondo cristiano e da tutti i
cristiani questo dono benedetto che è la fede, sarà ricercato e coltivato con intensità grande.
SCOZIA..
La morte di Lord Kelvin.
Nell’anno 8L di sua nobile vita terrena, si è spento
serenamente il sommo matematico e fisico William
Thomson, fatto lord per le sue benemerenze scientifiche.
Di quest’uomo, che fu un pio cristiano e che non si
vergognò mai di proclamarsi tale, noi non intendiamo
tessere le lodi, però cheli suo nome conosciutissimo
non ha bisogno d’illustrazioni. Ma ricordiamo ch’ei dire.sse la posa del primo cavo sottomarino e prefezionò
la bussola.
Noi credenti dobbiamo molta riconoscenza alla memoria di questo insigne, il quale ci ha data la sua testimonianza formidabile in appoggio della nostra credenza in Dio.
« Le prove — egli dice — d’un piano intelligente ed
amorevole dell’universo ci circondano da tutte le parti ».
Ed ancora ; « La scienza, se vuol essere conseguente,
deve prendere per base la esistenza di Dio »
Il suo ricordo sia in benedizione!
LA. SFINGE
Gli antichi, — tra le molte e varie fantasie delle
loro favole, — immaginarono una sfinge, mostro tremendo che poneva insolubili questioni al pauroso viandante. Questa favola antica non si presenta forse al
nostro pensiero, allorché un altr’ anno si chiude, ed
uno nuovo si appresenta dinnanzi a noi ?
Un anno sta per finire... Mesto o lieto che sia stato
per noi, è impossibile che, tra la folla dei pensieri e
dei ricordi, un sentimento malinconico non ci stringa
il cuore. E’ impossibile che una domanda, — sempre
la stessa e sempre nuova, — non salga al nostro labbro ; « Che mai ci recherà questo nuovo Anno ? »
Ecco la sfinge !... Ecco l’insidioso problema che si
appresenta a tutti i cuori in questo solenne momento,
sieno essi cuori di potenti o di miseri, di sventurati
0 di felici.... E la domanda è vasta ed è tremenda;
poiché non è sola il nostro destino che chiediamo, ma
il destino di coloro che ci attorniano, degli amati e
degl’ indifferenti, il destino stesso di questa .socieM di
oui facciamo parte, che soffre, che geme, che attende.
Che mai ci darà 1’ anno nuovo ? E che mai, potremmo ancjr dire, ci ha dato l’anno decorso? Per ciascuno di noi, individualmente, sogni e speranze, ora
forse, in gran parte, svaniti e tramontati. Gioje, —
talvolta rapide ed ingannatrici, — pianti ed illusioni.
E le tombe che si aprirono in quest’ anno che fugge,
ci ripetono quanto breve sia la nostra vita, quanto
fragili i nostri affetti. Tale fu l’anno morente, tale
ancor sarà quello che or si schiude.
Ma veramente la sfinge, non avrà per noi un altra
risposta ? E come potremmo intendere allora i misteri
della vita e della morte e le mille contraddizioni del
nostro proprio cuore ? Come potremmo mirare le molteplici ingiustizie che ci attorniano? Come potremmo
udire il grido dei miseri e degli oppressi che — anno
dopo anno, — va facendosi più tremendo e più minaccio.so ?
Ben altra risposta si abbisogna, di ben altra sicurezza han sete i nostri cuori. B se quella risposta ancor non la conosciamo, apriamd^jn Libro antico e santo,
— il Libro per eccellenza — avelie parole del Salmista troveremo la bramata parol^ :
« Il Signore regna! » Kegna,,non già come tiranno
crudele, ma come Padre amoroso, regna e non può e
non vuole « affliggere in vano i figlinoli degli nomini ». L’anno morente ha forse veduto lagrime
amare scorrere dai nostri occhi ; e, — non illudiamoci !
— nuove prove ci attendono, forse lotte sconosciute e
tremende. Ma che importa ? se Egli regna ed è vicino
a noi, come nei giorni della Sua dimora quaggiù, era
vicino ai discepoli tremanti tra tempeste e pericoli.
« I popoli tumultuano e mormorano cose vane. » I
potenti sognano ancora visioni di despotismo e di prepotenze. Forse si tenta ribadire a-ntiche catene, trascinare addietro la stanca umanità; e nell’ombra il
popolo, che da secoli piange e lavora, innalza una
voce di rivolta sempre più alta, sempre più chiara.
Nubi minacciose cuoprono 1’ orizzonte, Ma noi Ciistiani
temeremmo? Il Signore regna!
Con questa parola santa andiamo incontro all’ amo
novello : Le rose che esso ci porta saranno tosto avvizzite. Ma noi sappiamo che il nuovo anno ci avvicina maggiormente alla meta gloriosa, a quella meta
verso la quale cammina la razza umana, verso 1’ alba
splendida del trionfo supreiflo del nostro Salvatore !
liisa ClePico.
Il pìccolo mondo evangelico di Palermo ha perduto in questi giorni una delle sue più caratteristiche figure. Salva'tore Bottalla non è più.
Due fiamme divamparono potenti nel suo cuore :
l’amore per la patria e quello per la verità evangelica. Il petto fregiato di medaglie, egli da buon
veterano, trova vasi sempre al suo posto si alle commemorazioni patriottiche, che alla tomba del Gran
Re, quando era suo turno di guardia,
Uomo di vecchio stampo e tutto d’un pezzo, aveva
una fede incrollabile nell’unità d’Italia con la monarchia di Savoia ; per essa aveva combattuto, per
essa era pronto a fare sacrificio di sè stesso. La
sua gran divozione alla causa della libertà gli fece
presto intuire chi maggiormente la ostacolava e la
insidiava, cioè ; il Vaticano regio. E si schierò contro il clericalismo palese e larvato.
Salvatore Bottalla, uomo integro e coscienzioso,
non cercò di fare una ibrida conciliazione ’ tra l’oscurantismo e il progresso, tra la tirannide sacerdotale e le liberali nostre istituzioni ; egli prese
subito il suo posto di combattimento, si schierò apertamente contro Roma papale.
Non era perciò irreligioso, tutt'altro ; e ben lo
dimostrò quando con gran sua ventura, ebbe trovato
il modo d’essere ad un tempo un fervente credente
ed un leale patriotta.
Il Cristianesimo evangelico risolvette per lui il
gran problema d’essere fedele al suo Re ed al suo
Dio, rendendo a ciascuno quel che gli è dovuto.
Un’armoniosa conciliazione dei più nobili sentimenti
che agitano Tanima umana s’era prodotta in lui ;
egli poteva amare senza riserve la sua patria ed
in pari tempo professare senza ipocrisia la fede
religiosa cristiana.
Salvatore Bottalla portò nell’arringo della pietà
lo stesso ardore, la stessa interezza, il medesimo
spirito di sacrifizio che aveva dimostrato in quello
politico. Rifulse ammirevole il suo carattere nei conflitti che la sua coscienza ebbe a sostenere, a cagione dei nuovi doveri che gl’imponeva la sua professione di fede evangelica.
Non conobbe le transazioni opportunistiche e preferì, rinunziare a facili guadagni, ridursi in umile
posizione, limitarsi allo strettissimo necessario, piuttosto che offendere i suoi principi e fare compromessi nella sua coscienza.
Trovata la pace interna per sè, non tralasciò
occasione di testiiiioniarne ; e tutti ricordano a Palermo come qneH’nomo consumato dalle infermità e
dagli acciacchi, dall’apparenza esile e macilenta, allorquando parlava dell’Evangelo, delle promesse di
Dio, della gloriosa speranza avvenire, si accendeva,
si animava, la sua voce diventava vibrante e appariva trasformato agli occhi stupefatti di chi ancor
non lo conosceva.
Il sorriso beffardo e scettico dei cosi detti liberali
moderni era costuetto a morire sul labbro loro, di
fronte a quel genuino liberale antico. E davanti a
lui cadevano nel vuoto le basse calunnie, cosi spesso
lanciate a manate contro quei caratteri elevati o
solo degni di quel, nome, che hanno il coraggio
della loro opinione religiosa e perciò quando non
credono più ài domma romano, escono dal gregge
papale e non continuano vilmente a fingere od a
lasciar credere d’essere q«el che non sono. Salvatore
Bottalla abbandonò la Chiesa di Roma per entrare
in quella di Cristo e partecipare cosi alla gloriosa
libertà dei figli di Dio.
Quando l’Italia nostra potrà annoverare molti imitatori di Salvatore Bottalla, Falba della sua redenzione morale e religiosa sarà vicina.
À. M.
Fj»TTI E IPEe"
La cookrcnza di E, Ferri alTArgcotina.
L’on. E, Ferri, nel teatro Argentina, davanti ad
uno sceltissimo e numeroso e attento uditorio, tenne
la sera dei 19 Dicembre una meravigliosa conferenza intitolata : Come dobbiamo educare i nostri
figli.
Ci dispiace di non poter riportare almeno qualche
passo della splendida orazione dell’illustre professore ;
avremmo certamente fatto piacere a tutti i nostri
lettori, i quali avrebbero potuto molto imparare
dalla parola di questo geniale scienziato.
Egli dopo un brillante esordio, fece una critica
giustamente severa de’ nostri metodi educativi,
profondamente errati, perchè basati su vecchi pregiudizi e fatali equivoci.
Passò quindi ad esporre i vantaggi morali e intellettuali per la gioventù di una educazione.libera,
che faccia molta parte all’esercizio fisico, tanto
trascurato oggi da noi, che, pure in antico fummo
tra’ primi'a conoscere la verità del mens sana in
corpore sano. Quindi espone i pericoli, che, in ordine alla generazione, possono venire dall'eccitamento alcoolico ne’ genitori, insistendo fortemente
su questo punto delicato e vitale.
Un solo appunto noi debbiamo movere all’on.
Ferri, richiamando la sua attenzione su un argomento,
nel quale ci pare che egli abbia ecceduto. La sua
affermazione che la trascuranza, in cui è caduto
l’esercizio fisico, sia dovuto a pregiudizi della scuola
cristiana è un’affermazione assolutamente leggera e
superficiale.
L’Evangelo non ordina in nessuna delle sue
dottrine la noncuranza della sanità del corpo ; e
le nazioni, che più sono cristiane nello indirizzo educativo, son li a provare la falsità di simile asserto
audace, che è una offesa ingiustificata alla sapienza
evangelica.
L’on. Ferri avrà pensato alle macerazioni meritorie e ad altre aberrazioni simili ; ma fioi abbiamo
il diritto di pretendere che un uomo come lui non
equivochi cosi disgraziatamente.
4
(loa illustre umanista italiana del
secolo XVI
Il prof. Etto
per la Provinci
del Circolo Fi
Morato, una di
secolo XVI.
Ella fu ecc^l
sica cultura,
maggiori uom:
giata presso
colse e la ci ri
Ma tutto lo
uezza di Olimi)
sconderle un
luminoso : que
gelo, che allora
non isdegnaroui
rosamente la
Olimpia fu co
dolori indicibili
finché nella t6
rumente e digu
dai dotti di tu
quattro edizion
neppure in me
a proprie spesi'
weinfurt, casa
durante un asi
Lode ampia
storico valente
mata e detersi
re Caliegari, Provveditore agli studi
;ia di Siena, ha parlato, nella sede
lologico Senese, di Fulvia Olimpia
Ielle più grandi donne italiane del
sa per ingegno poetico e per clasammirata e altamente apprezzata da’
ini del suo tempo, ricercata e festegCorte Estense, dove Renata l’ac(jondò di grandi onori,
splendore, nel quale la prima giovila Morato trascorse, non valse a naàltro splendore più duraturo e più
Ilo della fede. Ella abbracciò l’Evanin Italia molti eminenti personaggi
0, e per cui sacrificarono volento¿omoda esistenza e gli onori terreni,
stretta ad emigrare, ad attraversare
per lo spazio non breve di 11 anni,
nera età di anni 29, si spense poveitosamente in Heidelberg, compianta
tta Europa. Le sue opere ebbero ben
i e la sua memoria non si dileguò
zzo al popolo, il quale volle ricostruita
e la casa abitata da Olimpia in Schche era stata devastata e distrutta
sedie.
e solenne vada da parte nostra allo
, al prof. Caliegari,'il quale ha esnnna gloria che, se è di tutti gli
italiani, è più particolarmente gloria di noi evangenel presente secolo scettico e imitielle idealità grandissime che temrattere della forte giovinetta e le
0.
lici,. coltivatori
memore, di q
prarono il ca
dettero confort
Ciò importaote docuroento inedito
Si tratta di
addi 20 Febbri
all’Imperatore
Eccola
« Per arcanti
innalzati senza,
principe degli
grata cura di
imperiale e re
vivono un gr
etra santissim
« Dolenti di
Maestà Vostra
vano un giorn
del suo cuore
parte dei suoi
loro coscienza,
non mancherà:
professano, di
più scrupolosa
€ Pieni di
stra le imploiii
danza dei celpi
a degnarsi di
carità più pe:
Tanto per
facciamo nota
quale implorar
del potente mi
i fulmini della
portano al pi
Noi ricordiaiù
Governo italici
nome della
Apostolica R|
plomatico !
Questo
regalo di
delle scuole,
cap
LA LUCE
una lettera che Leone XIII scrisse
aio 1878, salendo sul solio pontificio,
Guglielmo I di Germania.
disposizione del Signore siamo stati
alcun nostro merito alla cattedra del
Apostoli, e ci diamo sollecitamente la
renderne consapevole la Maestà Vostra
ale sotto il cui scettro potente e glorioso
sindissimo numero di seguaci della noa religione.
non trovare tra la Santa Sede e la
quelle relazioni che felicemente esiste0, facciamo appello alla magnanimità
per ottenere che sia ridonato a tanta
sudditi la pace e la tranquillità della
, ed i sudditi cattolici di Vostra Maestà
uno, come impone la stessa fede che
mostra»’sene ossequienti e fedeli colla
soggezione.
i|iducia nella giustizia della Maestà Voiamo dal Signore la maggiore abbonati doni, nell’atto che la supplichiamo
congiungerla a noi coi vincoli della
l-fetta >.
mostrare i curiosi contrasti della vita,
re al lettore che questo Leone, il
a i celesti doni del Signore in favore
onarca, è quel medesimo che scagliava
sua scomunica su coloro che in Roma
(jpolo la parola del medesimo Signore !
0 ancora le sue querimonie contro il
no, questo sacrilego che permette in
erta gli attacchi ereticali alla Sede
mana...........Ma Leone era un di
NUOVA AURORA
rolumetto. splendidamente adatto come
’)0 d anno e come premio agli alnniii
è posto in vendita per L. 1,75 la
copia ; 10 còpie per L. 12,50. La spedizione è a
carico de’ committenti
L’inoo del Teropo
La carne, che l’uomo rinserra,
E’ polve che in polvere torna ;
La vita, che l’agita in terra,
E’ sogno che ratto'sen va.
Hi
* 4:
Del giusto lo spirto, desioso
Per lungo terreno travaglio.
Può solo l’eterno riposo
In Cristo, sua speme, goder.
*
m Hi
Signor, che ne’ cieli, immutato.
Del tempo l’andare governi.
Nei di che ^ me serba il mio fato
Deh, rendi ^più savio il mio cor !
’ Vito Gappetto
LEGGENDO L’ EVANGELO
«.... Voi avrete tribolazioni nel mondo ; ma
state di buon cuore ; io ho vinto il mondo ! »
{Giov. XVI, 38)
Sappiamo che ninna barriera divide gli anni ; sappiamo che é frutto di convenzione il numerare giorni e mesi ; ma pure, quando il calendario ci avverte
che il Dicembre si va spegnendo e il Gennaio si avvicina frettoloso, noi ci sentiamo presi da una misteriosa impressione che é insieme allegria e tristezza.
Speriamo e paventiamo nello stesso tempo ; sorridiamo e abbiamo gli occhi velati di lagrime. Perchè ?
L’uomo istintivamente spera ; immagina il futuro
migliore del presente ; ma la esperienza si rizza
sempre in lui, per mettere la piccola tinta oscura
sulle illusioni rosee.
Egli domanda : Che sarà l’anno che viene per me ?
— Egli stesso risponde : — Speriamo che mi porti
fortuna ! Altro non chiede l’uomo di questo mondo,
ed intende per fortuna : la ricchezza, l’agio, la possibilità di divertire la carne. Ed ei cerca, tra la fine del vecchio e il principio del nuovo anno, tutto ciò che lo distolga dal pensare alla realtà, dall’immaginare il sentiero, al quale s’avvia, sparso
di altra cosa die non sia profusione di fiori. Gli
augurii, che tutti si scambiano, portano l’impronta
delle preoccupazioni, tutte tendenti ad allontanare
uno spettro : il dolore !
*
* *
Gesù vuole che noi facciamo altrimenti.
Alla domanda — che sarà l’anno che viene per noi ?
— Egli risponde che l’anno nuovo sarà simigliante
a tutti quelli che lo hanno preceduto nell’evolversi
solenne del tempo.
Che cosa ai figli degli uomini han recato gli anni
e i secoli ? Tribolazioni ! Tutta la storia umana è
storia di tribolazioni : nel mondo si è per tribolare;
per tribolare sou vissuti nel mondo i nostri padri ;
i figli nostri verranno dove noi siam venuti, per tri
bolare anch’essi.
E’ la grande legge, alla quale è impossibile sottrarsi ; è la legge, per mezzo di cui la volontà del
Creatore si compie sapientemente in riguardo alla
educazione degli spiriti.
Affrontare la legge, accettarla quale è, è azione
di forti ; volerla ignorare, nascondersi al suo apparire tremendo, é azione di deboli. I figliuoli di questo mondo son deboli, perchè sono soli di fronte al
terribile ingranaggio della vita terrena ; temono di
essernè stritolati e non vogliono accorgersi che, appunto nel non prepararsi a tempo, sta il maggiore
pericolo di rimanere infranti. A noi Gesù dice senza
velo la verità grandiosa : — Avrete tribolazioni ! —
Ei vuole che non siamo esposti, ignorando, al periglio
della morte, che la tribolazione reca a’ deboli, ma vuole che, affrontando sereni il dolore, noi lo facciamo
convergere al nostro progredire, mettendolo, vinto,
quale scannello al nostro piede che sale verso la
perfezione.
Ma come vincere le tribolazioni ?
Gesù le ha vinte : la nostra vittoria poggia sulla
sua. L’uomo vivente con Cristo non isfngge alle
tempeste che si rovesciano sul capo di tutti i viventi ;
ma, fermo in mezzo al turbinio che lo involge, ritto,
toccando il cielo che lo fortifica, sta di buon cuore.
Intraprendiamo, cosi persuasi, la via di un nuovo
anno.
V. G.
Pj^QIHE PI STORIAI
QlOYIHmHO E VIQILflHZIO
Lunga ed ostinata fu, in parte dell’Italia Setten;rionale, la resistenza alla corruzione che invadeva
la Chiesa ed alle pretese di dominazione del vescovo
di Roma ; ed è appunto quella regione nella quale
si potè mantenere, fino ai tempi recenti di libertà,
la sola gente italica che non piegò mai le ginocchia dinanzi al Vicario di Cristo.
Fra le proteste sorte, ad epoche diverse, in
queste contrade, non appaiono legami evidenti ; esse
sono però un indizio sicuro che ivi lo spirito di
buona parte delle popolazioni muntene vasi fedele
agl’insegnamenti di Cristo, e pertanto contrario alle
innovazioni religiose onde a poco a poco Roma face vasi il centro.
Sin dall’anno 385, in quel secolo che aveva visto
l’inizio ed i rapidi progressi del monachiSmo, sorgeva Oioviniano (che pare tosse milanese), per
combattere, colla Bibbia in mano, quel nuovo errore. Egli osò affermare che quelle pratiche ascetiche, ammirate senza riserve dai più, non conferivano alcun grado superiore di santità, che il celibato
non era migliore del matrimonio e che Cristo aveva
chiamato i suoi discepoli, non già a ritrarsi fuori
dal mondo, ma ad operare nel suo seno per condurre molti alla salvazione. Condannato da un sinodo nel 390, venne espulso successivamente da
Roma, da Milano ed infine da Vercelli ove era riparato coi suoi discepoli. Non si sa come questo
campione della verità e delle libertà evangeliche
terminasse la sua carriera terrestre, senoncliè egli
non era più in vita nel 406. Si ignora del pari
quale sia stato, dopo Vercelli, il rifugio di quei discepoli, nè quanto tempo abbiano perseverato.
E’ certo, però che il vessillo, che pareva abbattuto, venne tosto impugnato da un nuovo araldo,
anche più audace. Fu questi Yigilansio. Nativo
della Gallia Meridionale e dedito sin dalla giovinezza allo Studio delle Sacre Lettere, ricevette nel
396 la consacrazione sacerdotale. Egli si diè allora
a visitare i luoghi ricchi di memorie cristiane, come
Roma e Gerusalemme, che erano già diventati la
meta di frequenti pellegrinaggi. Ma fu ben presto
stomacato dagli atti superstiziosi che vide compiere
attorno alle reliquie, autentiche o no, che erano
diventati sin d’allora oggetto d’un culto idolatra,
nonché dal farisaismo monacale.
Non appena fu tornato dall’Oriente in Italia, egli
prese a biasimare fortemente, colla parola e cogli
scritti, tutte quelle novità cosi contrarie aU’anrea
semplicità del cristianesimo primitivo.
Ma la causa della superstizione fu validamente
sostenuta da colui che meno sembrava doverla difendere, voglio dire Girolamo, l’autore della famosa
versione latina della Bibbia, detta Volgata.
Con inaudita virulenza.'prese a combattere i principi
messi innanzi da Vigilanzio, deplorando che le
Autorità non imponessero di tacere a quel Gioviniano redivivo, come egli lo chiama. Ed è appunto
quella penna nemica che c’infornria annoverarsi, fra
i discepoli di Vigilanzio, parecchi vescovi dell’Alta
Italia, i quali, nelle loro diocesi, uon conferivano il
diaconato che ad nomini ammogliati. « Egli se n’è
ito, » esclama Girolamo « è fuggito, e dalla regione
che giace tra le Alpi ove regnò Cozio e le spiaggie
5
LA LUCE
dell’Adriatico, egli ha vociferato contro a me e oh!
iniqaità 1 vi ha trovato dei vescovi complici della
sua nequizia ».
Malgrado i desideri poco cristiani di San Girolamo, tanti erano i fautori di Vigilanzio, che non
gli si usò alcuna violenza personale.
Neanche di lui si può dire l'anno della morte nè
quanto abbia persistito l’influenza sua; ma solo
dopo più di quattro secoli doveva sorgere,, novello
Vigilanzio, Claudio di Torino.
GiO's/. Jalla
L)’aggettivo “ cattolico „
Ecco un’altra parola sulla qua’e si fonda un colos.sale edificio di equivoci.
Nel linguaggio corrente, l’aggettivo « cattolico »
viene affibbiato, in un con l'appellativo « chiesa »
all’insieme degli affigliati alla setta papale ; ed oramai
ci si è fatta tanto l’abitudine, che noi pure, seguaci
di Gesù nelle file del protestantesimo, ci siamo lasciati trascinare dalla corrente talché; volendo, designare il papismo, lo chiamiamo senz’altro « la chiesacattolica. — Ora, di due cose l’una : oppure la parola
« cattolico » va spogliata del suo significato etimologico, oppure a torto è collocata dove la troviamo per
lo più. Ma come si fa a separare un vocabolo dall’idea
ch’e^so vuole esprimere ? o con quale autorità trasformarne il significato ? Dovremo dunque rimuoverla dal
posto ch’essa occupa senza alcun diritto.
Infatti tutti sanno, anche chi non ha la minima
nozione di greco, che « Cattolico » significa « universale. La chiesa cattolica sarà dunque la chiesa universale, sarà una chiesa abbracciante nel suo seno la totalità degli esseri umani viventi sotto la cappa de
cielo. Noq solo, ma sarà una chiesa rispondente perfettamente ai bisogni di tutte le coscienze, in cui trovano acquetamento i sospiri ed i gemiti di tutti i travagliati ed aggravati. Sarà quella chiesa alla quale
potranno appartenere tutti gli esseri liberi senza rinunziare a nulla di quanto forma la loro dignità di
uomini fatti alla imagine di Dio.
Ora vi par egli che il papismo romano risponda a
questi requisiti ?
Universale in quanto al numero, no ; poiché più di
mille milioni di creature non hanno con esso commercio di sorta.
Universale inquanto s’adatta ai bisogni di tutte le
coscienze, no ; poiché, anche fra quelli che hanno avuto la sventura di nascere sotto alla sua giurisdizione
sono lezione coloro che soffrono di una tutela che non
hanno il coraggio di spezzare apertamente ; anzi, giorno
per giorno, anche in Italia, grazie a Dio, assistiamo
al glorioso esodo di chi, disperando di poter mai nel
papismo trovare una risposta alle aspirazioni dell’aiiima generosa, vengono a noi, dove c’é libertà perchè
c’è lo spirito di Cristo. E i generosi (ce ne sono) che
ancora stanno dentro, ci stanno soltanto ritenuti dalla
speranza illusoria di distruggere quanto non si può
rigettare senza cessare ipso facto di essere papisti.
Universale!? Oh! sanguinosa ironia ! Dov’è il posto
dei miseri nel papismo, di coloro cui appunto Gesù
si rivolgeva di preferenza? C’è, ma è il posto che gli
schiavi occupavano nella Roma pagana. Com’è vero
che il papismo non ,4 altro che l’impero romano molto
peggiorato! La sua cattolicità è quella della Roma
antica : oppressione e tirannia universale.
Eppure vi vo’ dire una cosa. Il papismo è pronto
quando che sia a diventare universale, ad aprir le sue
braccia a tutti, a soddisfare i gusti e le passioni di
tutti, a tollerare gli scarti di tutti. Ingresso libero a
tutti ; ma ad uua condizione però : che Gesù di Na
zaret rimanga fuori.
Ma, si dirà, voi ci cambiate le carte in mano; non
è in questo senso che noi rivendichiamo alla nostra
chiesa la cattolicità. La chiesa romana è cattòlica, cioè
universale, inquantochè, sola, possiede il deposito della
fede cattolica, vale a dire quel che nell’ordine spirituale e religioso fu ed è ritenuto vero .sempre, dovunque e da tutti i Cristiani, semper iibique et a cunctis
Ah! si? Allora vi risponde eloquentemente tutta la
storia del Cristianesimo. Non la possiamo passare in rivista qui e nemmeno riassumere; ma che pensarono i Cri
stiani di tatti i tempi e di tutti i luoghi della infal.
libilità del papa, per e.sempio? della immacolata concezione di Maria, del culto dei santi e delle reliquie,
della messa intesa come ripetizione del sacrifici di
Cristo, del purgatorio, della confessione auricolare, del
celibato ecclesiastico ecc. ecc. ? Non lo sapete ? St ir
diate la storia e vi convincerete che « la storia del
papismo è la storia delle sue contraddizioni » Oh !
povero Bossuet! Altro che cattolicità! ce n’è per tutti
i gusti e per tutte le tendenze. >
Per conseguenza, cessiamo, almeno noi evangelici'
di chiamare il papismo » la chiesa cattolica », e ri
spettiamo la verità dei fatti e il senso delle parole.
La cattolicità perfetta è propria soltanto del Regno
di Dio nel suo definitivo assestamento e sarà raggiunta
quando il pensiero di Cristo sarà attuato pienamente
nel mondo Ninna chie.sa, nella sua forma attuale, vi
può pretendere ; le chiese animate dallo spirito di Cristo la ricercano. C'è però una cattolicità che è di
questo mondo e .secondo il Pensiero di Gesù. E’ quella
che regna nelle coscienze individuali e nelle Chiese
animate dal desiderio che il Regno di Dio venga. Siamo
cattolici inquantochè tendiamo verso l’universalismo
del Regno di Dio.
Di modo che, pur tenendo conto della relatività e
della imperfezione delle cose umane, possiamo dire che
i soli veri cattolici sono i protestanti.
Ma pure c’è di più. Anche per quel che concerne il
sentper uhiqae'et a siamo c'attolici;cioè siamo cattolici anche perchè riteniamo la verità ritenuta sempre
dovunque e da tutti i Cristiani. E ve lo provo. Chi intendiamo per Cristiani ? Sono coloro che « non più vivono ma
in cui Cristo vive ». Questa definizione ci risparmia
molto tempo. Infatti, senza correr vagando per il mondo
e per la storia in cerca di quel che essi tutti hanno
ritenuto per vero, ben sapendo che Gesù non smentisce
sè stesso parlando e noi diversamente di quel che parlasse ad essi, andiamo senz’a.tro a Lui, ne studiamo
la persona, l’opera e la parola cercando di vivere della
sua vita. Siamo, cosi, sicuri di possedere il Cattolicismo, anche nel senso del famoso semper ecc. — Soltanto è un Cattolicismo che non ha niente che fare
con il papismo romano.
Adolfo Chauvie.
Il GlcFo nella valle d’Sosta
Col tempo e colla paglia maturano le nespole, così
col tempo e colla pazienza maturano anche i processi
che trascorso un periodo più o tn?no lungo di incubazione, si voglia o no, hanno a venire alla luce. Così
è per taluni reverendi della diocesi d’ Aosta il cui
arresto destò mesi sono tanta impressione e dei quali,
per via di certi incidenti che, strada facendo vanno
verificandosi, la pubblica opinione e la Stampa non
cessano d’interessarsi vivamente.
Sino a un certo punto interessa anche noi, Evangelici che senz’ odio o disprezzo verso chicchesìa, senza
compiacimenti per scandali che potrebbero essere avvenuti nel campo avversarlo, vorremmo dai lamentati fatti solo desumere taluni ammaestramenti utili
per noi e non inutili per gli altri se volessero stare
a sentire.
Tolgo le mie informazioni da una fonte non sospetta, dalla Stampa di Torino (n. 16 nov. 1907) limitandomi a benevole chiose.
Il primo incidente è quello delle dimissioni di Monsignor Vescovo Due, rassegnate nelle mani di S. Santità e accolte con sì incredibile sollecitudine da ispi"
tare non lusinghieri sospetti.
Si sa come fu : un grosso scandalo per l’ingente
furto alla Cassa del Capitolo con successivo arresto
di due preti, 1’ enorme deficit della Cassa diocesana,
desume a carico di altri preti per traffico di oggetti
antichi di proprietà delle chiese, « accenni più o meno
velati, dice la Stampa, ad una responsabilità morale
del vescovo stesso « sono i fattacci che imponevano
a Monsignore di rimanere al suo posto, secondo diceva la gente e che, secondo lui, gli consigliavano di
discenderne.
Monsignore a vero dire si sfogò in un’ intervista
con un reporter che fu tanto fortunato da sentirne
le confidenze e terminava esprimendo la ferma fiducia che i suoi preti tanto tanto sarebbero in ultima
analisi riusciti a provare d’aver serbato intatto il
tesoro della loro onestà, accennando, s’intende, ai
tre arrestati. I bravi diocesani d’ Aosta commentavano : Quanto è ingenuo Monsignor Due 1 Non tanto
quanto vi sembra perchè, guardando sotto, le parole
del vescovo sono a doppio taglio e logicamente suscettibili di ben altro senso di quello loro attribuito.
A me pare di sentirlo nel caso di un’ eventuale condanna : Vedete, figliuoli, se non avevo ragione io, se
non l’hanno conservata! Sfido io, se ne sono serviti
così poco!
Ma illustriamo quel clero, sempre colla scorta del
corrispondente della Stampa. Prima, un dolce : c il
clero Valdostano è, salvo poche eccezioni, sotto tutti
gli aspetti esemplare ed ammirevole » e- va bene. Nessuno è ricco, molti conducono vita di stenti e di privazioni esercitando piamente il loro ministerio ma
sotto al vescovo Due « hanno potuto pullulare i preti
che si sono dati a fare audacemente i politicanti ».
Ahi ! che quelle « poche eccezioni » si vanno anch’esse
diradando. E qui riportiamo addirittura dal giornale
torinese taluni gustosi’particolari.
I PRETI GALOPPINI ELETTORALI.
Il non expedit non li ha trattenuti dal fare apertamente
un lavorio enorme per le elezioni politiche, ma essi hanno
specialmente preso di mira i Mnuicipii. In Aosta stessa due
preti fanno parte dell’ Amministrazione ed uno è anche membro della Giunta. E bisogna vedere lo spettacolo che dànno,
in tempo di elezioni, i cagnotti elettorali in tonaca e cocolla,
girando nelle piazze e nei trivii, ficcandosi in mezzo agli elettori, consigliando, supplicando, minacciando, secondo le persone, strappando di mano agli elettori una lista per sostituirne
un’ altra, conducendoli per il bavero fino ali’ urna. L’ attuale
Amministrazione di Aosta deve la sua esistenza a questi
messeri.
Tutto ciò avviene, naturalmente, a scapito del decoro sacerdotale e con vivissimo dolore dei preti buoni e degni, che vedono in tal modo miseramente naufragare 1’ antica dignità ed
austerità del prete valdostano, e la casta intera prestare "il
fianco ai ludibri! ed agli scherni più sconci, come avvenne
precisamente l’anno scorso, il giorno delle elezioni amministrative.
Ma non basta. I preti, non sentendo più nessuna briglia, si
sono messi, chi qua e chi là, ad esercitare i traffici più sconvenienti. 0’ è chi, assistito dalla inseparabile Perpetua, la
quale spesso è ben lungi dall’ avere raggiunta 1'. età cosidetta
canonica, fa 1’ affittacamere ; c’ è chi tiene addirittura trattoria., od anche albergo; c’ é chi negozia in bovini e suini, e
frequenta mercati e fiere ; c’ è chi vende granaglie, sapone
ed olio. Nella stessa città di Aosta, sotto pretesto di Società
cooperativa, i preti hanno aperte un negozio di generi alimentari, nel quale, se il cliente non ha alcun vantaggio dal
lato del prezzo e della qualità delle derrate, ha invece l’ineffabile soddisfazione di vedersi spesso servito dalle mani di
qualche abate.
Monsignor Due era notoriamente avverso a questo mercimouio, ed espresse in qualche occasione solenne la sua disapprovazione, ma non ebbe la forza di far cessare lo sconcio. La
sua debolezza era nota : se egli chiamava un prete ad audiendum verbum, questi non aveva che da ribellarsi ed
alzare la voce, per uscirne coll’ onore delle armi.
La medesima debolezza nacque a monsignor Due nella
scelta delle persone da elevarsi alle cariche e dignità ecclesiastiche. I postulanti, i procaccianti, gli intriganti poterono facilmente esercitare le loro arti sotto di lui, ed arrivare,
mentre il vero merito se ne stava sdegnosamente indietro,
tardi, 0 non mai riconosciuto.
Gustosi, vero? quei preti affittacamere, negozianti
di suini, trattori, galoppini elettorali, col tacito consenso del loro amato presule Monsignor Due. In
quel galoppinismo, potrei errare, ma parmi di ravvisare la ragione occulta dell’insolita vivacità della Stampa
contro all’ or caduto vescovo. Se Monsignore avesse
sostenuto, anziché 1’ on. Farinet, un altro candidato,
caro al giornale torinese, gli si sarebbe menato buono
il suo intervento mentre per contro gliene vien fatto
colpa.
E che c’ entriamo noi, mi dirà più d’ un lettore ?
C’ entriamo più che non sembri ed appunto per questo registriamo la cosa.
Monsignor Due teneva d’ occhio i protestanti, lui,
quella propaganda gli premeva d’ impedire, di soffocare. Preoccupato della nostra opera e in città e nei
vari paesi della Diocesi, figuriamoci se gli avanzava
tempo e modo di provvedere a quello che avveniva
lì, a due passi, a portato di mano, sotto 11 suo naso.
Trascurava « le più elementari cautele per la Cassa
diocesana, e intanto a poco a poco il deficit pigliava
proporzioni allarmanti salendo sino all’ egregia somma
di 160,0000 lire se non di più. Trascurava la disciplina
del clero ma s’interessava alle ingiurie dei suoi canonici nel Duchè d' Aoste all’ indirizzo dei Valdesi
e dei loro pastori, chiudeva un occhio sui sensali di
suini a patto che gli egregi uomini fra un negozio e
T altro, patrocinassero validamente la candidatura
dell’ amico Farinet il quale alla sua volta, per non
mostrarsi ingrato, gli avrebbe dato una mano per
molestare gli evangelici di S. Christophe, tentando in
qualche modo di dimostrarne illegale il culto e illecito l’Apostolato.
A furia di abilità e di raggiri Monsignore ha finito col rimetterci il Seggio, non rimpianto da alcuno
e lasciandosi dietro un’ eredità che si accetterà, non
desiderata, con beneficio d’ inventario.
Lassù, ora, confidano sapète in chi ? Nel Vaticano!
E anche la Stampa fa suoi confidenza ed auguri!.
Eh! già! Dopo quel bel risultato hanno ragioni da
vendere.
|Slemo.
6
6
LA LUCE
Fnibleini di BducazionB b di istruzionB
Un problema importante
La grave quistìone deU’insegnaineato religioso nella
Scuola Elementare è di palpitante attualità ! Discussa
nei giornali, vagliata nelle riviste, trattata nelle conferenze, essa — indice sicuro di vera civiltà — non
può lasciare indifferente il cristiano, cui incombe il
dovere di seguire e studiare con amore ogni problema
che confini coi retti sentimenti della sua coscienza
religiosa !
Il Consiglio di Stato — che tempo addietro aveva
rilevato l’incostituzionalità dell’art. 3 del vigente Eegolamento ^9 ot. 1895) — non si peritò — ultimamente —
di respingere al riguardo la proposta modificazione del
Ministro On. Eava, dimostrando, assai bene, come un
Alto Consesso — in omaggio al lavorio, all’influenza
clericale — possa dare sonori scappellotti alle regole
elementari dell’ermeneutica legale ! « Tale quistione
— scrive un Deputato di temperamento combattivo
— travalica i confini della Minerva ed investe tutto
l’indirizzo del Governo ; essa sarà in materia di clericalismo — il ponte dell’asino del Ministero Giolitti ».
Ove si avanzino, quindi — ponderate considerazioni
di natura didattica, pedagogica, morale, politica, ca*
dono gli argomenti subdoli che raccomandano il mantenimento del prefato art. 3 !
E’ ovvio comprendere che le Nostre Scuole Normali
— nelle quali manca affatto l’insegnamento religioso,
forniscono maestri incompetenti in tale materia, per
cni — chiamati a parlare di religione, mancheranno
sempre della necessaria autorità e — sovente — della
sincera convinzione ! Nè vantaggio alcuno — insegna
la pedagogia — può arrecare il Maestro — in qualsiasi materia — per la quale non senta vera attitudine e profonda inclinazione ! Inoltre, sarebbe maggiormente critica e indecorosa la posizione dell’insegnante
che dovesse transigere con i sentimenti della propria
coscienza per non urtarsi con le popolazioni e le Amministrazioni dei piccoli Comuni I Infine, si perpetuerebbe nei Municipi — tra un partito e l’altro — quello
stato perenne d’agitazione, di lotta, d’anarchia, d’irritazione dannoso oltre ogni dire! Ma non basta. Dato
e non concesso che la dispsizione regolamentare vigente renda omaggio alla libertà di coscienza, noi ci
troveremmo serrati dalle corna di questo dilemma : 0
rinsegnaniento religioso facoltativo si praticherà rigorosamente in ore, giorni e locali a parte e allora tanto
varrebbe radunare gli allievi nel Tempio sotto la direzione di chi ha speciale cura delle anime ; oppure,
tale insegnamento si dovrà impartire nella scuola in
presenza di tutti (esimendo dal prestarvi attenzione
chi non lo vuole) ed allora codesta disciplina, anziché
innalzarsi sopra le altre, perderebbe del tutto quella
serietà e sublimità che la caratterizzano. Tuttociònon
v’è dubbio — unito alla forzata attenzione degli uni
e alla voluta indifferenza degli altri, predisporrebbe
l’animo dei discenti alla noncuranza, alla svogliatezza,
prima; all’incredulità, al disprezzo, dopo! Ne le lezioni
di religione sono cibo indispensabile al cuore, perchè
non darle a tutti ? Se non lo sono, perchè ingannare
alcuni ? Ecco le domande dubbiose che non tarderanno
a riuscire oltremodo funeste all’educazione! Dalle Scuole
Elementari si bandisca, adunque, \'istruzione religiosa
che arriva alla mente e lasc'a sovente freddo il cuore,
invece di consolarlo, vivificarlo, rinnovarlo ; l’istruzione
religiosa che porta nel suo programma tutto quanto
si riferisce ai dogmi della fede, alle pratiche della religione, ai riti della Chiesa, all’esteriorità del culto ;
l’istruzione religiosa che sotto misera veste di dottrina
farisaica o di catechismo meccanico isterilisce i sensi
della vera pietà! Si coltivi — d’altra parte — conamore, Yedacasione religiosa che penetra nel cuore e
lo trasforma; che sviluppa i nobili sentimenti di sudditanza, di adorazione che tutti gli uomini dovrebbero
nutrire verso Tlddio Otìnipoteute ! Non si dimentichi
perciò che (mentre si caldeggia la soppressione dell’insegnamento religioso nella Scuola primaria) conviene
ribadire codesto chiodo: « La Scuola senza la Eeligione, non potrà, mai essere in modo assoluto di vigore
alcuno allo Spirito Nazionale »! « Senza Dio—scrive
Mazzini — voi potete imporre, non persuadere, potete
essere tiranni e non educatori ». E’ necessario, quindi,
dare nelle scuole pubbliche una certezza indefettibile
di Dio che ama e giudica il mondo ; un concetto fondato deir « al di là » che vince e supera il presente ;
una conoscenza esatta, chiara dell’ « Antico e del Nuovo
Testamento » nei suoi elementi storici, onde far apprendere che Iddio sostiene e benedice i buoni e abbatte e castiga i malvagi ! Che \'Educazione religiosa
della scuola cammini di pari passo con l’istruzione religiosa della famiglia, della Chiesa e la Coscienza religiosa italiana non tarderà a ridestarsi dal lungo sonno
in cui la sprofondarono la corruzione del Clero e l’aberrazione della filosofia
Enrico f^obutti.
(*) Della Sacra Scrittura
D. Che cosa sono le Sante Scritture ?
R. Sono i documenti delle rivelazioni date da Dio
nel corso della storia della salvazione. Affinchè la
rivelazione divina raggiungesse il suo scopo, era necessario ch’ella fosse conservata integra e pura e così
tramandata a traverso le generazioni. Per conseguire
tale scopo ha Iddio suscitate le Sante Scritture dette
anche Sacra Bibbia cioè Sacro Libro.
D. Quali sono le sue grandi 'parti nelle quali dìvidesi la Santa Bibbia ?
R. Sono l’Antico e il Nuovo Testamento.
L’Antico Testamento è l’insieme dei libri dell’antica
alleanza e perciò anteriori alla venuta di Gesù Cristo
Questi sono i documenti dell’opera che preparò la
piena rivelazione e la redenzione avvenute più tardi
in Gesù Cristo. Siffatta opera preparatoria fu compiuta da Dio in mezzo al popolo d’Israele, non per
effetto di una scelta arbitraria, ma perchè quel popolo — malgrado le sue infedeltà e le sue cadute —
fu, tra i popoli antichi, il meno lontano dall’Iddio
vivente e vero. I libri dell'A. T. furono scritti in
ebraico.
Il Nuovo Testamento è per eccellenza il libro dei
cristiani. Là dove nell’Antico Gesù Cristo è preparato,
nel Nuovo è manifestato. I libri del Nuovo Testamento
sono perciò i documenti della piena rivelazione e della
perfetta opera redentrice compiuta dal Cristo. Essi
furono scritti — dopo Cristo — da apostoli e da loro
discepoli immediati, in lingua greca.
schiavitù sotto la guida di Zorobabel, e degli sforzi
compiuti da Esdra e da Neemia per rialzare le mura
di Sion e restaurare la nazionalità ebrea.
n. Ester. — Questo libro racconta come Ester,
divenuta moglie di Assuero, le dei Persiani, sventò
una trama di esterminio diretta contro gli Ebrei dispersi nelle provincie dell’impero.
• *
II. Agiografi. — Questa seconda classe comprende
i libri di morale e di culto. Sono in numero di cinque ; ed in essi si esprime la vita morale e religiosa
del popolo d’Israele sotto forma di poemi, di sentenze
di allegorie:
a. Giobbe. — Poema nel quale è agitato il grande
problema della sofferenza. Il suo merito poetico è
altissimo, e gli dà posto insieme all’Iliade d’Omero,
alla Divina Comedia di Dante, ai drammi di Shakespeare, e al Faust di Goethe, tra i capolavori del genio. Carlyle lo chiama « una delle cose più sublimi
state mai scritte dall’uomo ».
b. I Salmi. — Raccolta d’inni che si cantavano
sul salterò (donde il loro nome) e che, nella maggior
parte, erano destinati al Culto ebraico. Fino ad oggi
è diffusa in tutte le Chiese più che qualsiasi libro,
d’inni cristiani. Parecchi di questi Salmi sono di
Davide.
c. I Proverbi. — Sentenze morali destinate a dirigere l’uomo nelle vie della sapienza e della piudenza. Fanno risalir la sapienza alla vera sorgente :
il timor del Signore. Sono superiori di molto^ ai
Detti dei sette savi della Grecia, agli Aurea Carmina attribuiti a Pitagora, ed a qualsiasi raccolta
analoga.
(1. L’Ecclesiaste. (Predicatore) — Ci dipinge le esperienze di un uomo che ha accertata la fragilità e
la vanità di tutti i godimenti della vita, e che conosce
il carattere, l’influenza e i vantaggi della vera sapienza
o religione. E’ un trattato morale o filosofico in prosa,
ma pieno di poetiche ispirazioni, ed anche in parte
poetico nella forma.
e. Il Cantico dei cantici. — E’ una specie di epitalamio, ossia componimento poetico che si fa in occasione di matrimonio, in lode di nuovi sposi. Il popolo Ebreo vi scorse un tipo della .sua indissolubile
unione con Dio. L’A. T. rappresenta spesso l’unione
di Geova col suo popolo sotto il simbolo di una relazione matrimoniale.
D. Quanti sono i libri dell’A. T.?
R. Sono trentanqve, e si distinguono in tre classi :
I. Libri storici. Appartengono a questa classe innanzi tutto i cinque libri attribuiti a Mosè i quali
formano la collezione detta Pentateuco (parola d’origine greca che significa “ i cinque volumi „) e che
sono i seguenti :
a. La Genesi. — (principio, origine). Contiene uno
storia dell origine del mondo, della famiglia umana,
della promessa di redenzione, e del popolo israelitico.
b. L’Esodo. — (uscita). Narra l’uscita del popolo
d’Israele, condotto da Mosè, dal paese di Egitto.
c. Il Levitico. — (Levi). — Enumera le leggi cerimoniali destinate a regolare il culto levitico.
d. / Numeri. — Libro chiamato così a motivo
delle due rassegne cui si riferisce. Racconta pure il
viaggio del popolo d’Israele attraverso il deserto.
e. Il Deuteronomio. — (seconda legge). Insieme
di leggi destinate a sviluppare e completare la legge
primitiva del Decalogo.
Appartengono pure alla categoria dei libri storici
i seguenti :
f. ’ Giosuè. — Questo titolo del libro significa che
Giosuè ne fu il personaggio principale. Racconta l’entrata degli Ebrei, condotti da Giosuè, nella terra di
Canaan.
g. Giudici. — Questo libro riceve il suo nome
dal fatto che vi si racconta la storia d’Israele sotto
il governo di 15 Giudici dalla morte di Giosuè fino
al tempo di Saul. I Giudici erano uomini suscitati
in circostanze speciali e rivestiti di poteri civili e
militari. Non erano dissimili dagli Arconti di Atene
e dai Dittatori di Roma.
h. Rut. — Libro così chiamato non dal nome
dell’autore, ma da quello del personaggio principale
Rut la Moabita. E’ un episodio che offre un bell’esempio di pietà figliale.
i. Samuele — (1. e 2. Libro) Storia di Samuele,
giudice e profeta, e dei Re Saul e Davide.
l. Re (!■ e 2- Libro), e Croniche (!• e 2- Libro).
— Contengono gli Annali degli Ebrei durante l’epoca dei Re fino alla cattività di Babilonia. * I Re
sono scritti dal punto di veduta profetico e narrano
le vicende della Teocrazia, « Le Croniche », scritte
dal punto di guardatura sacerdotale, raccontano sopra
tutto le peripezie che atraver-sò il culto giudaico.
m. Esdra, Neemia. — Storia del ritorno dalla
{*) Riceviamo dalTantore di questi studi una lettera importantissìmn, che pubblicheremo nel prossimo numero, mancandoci
ora lo spazio. N. d. D.
III. Libri profetici. — Sono in numero di sedici
divisi in due categorie : i grandi profeti ed i piccoli
profeti.
I quattro grandi profeti sono :
a. Isaia. — E’ detto il principe dei profeti. Scrisse
sotto il regno di Ezechia. L’ultima parte attribuita
dai critici moderni ad un altro profeta vissuto sul
finire dell’esilio babilonese è una raccolta di profezie.
Le profezie riguardanti la desolazione di Babilonia e
la rovina di Tiro sono tra i passi poetici più sublimi
della letteratura mondiale. La profezia più conosciuta
(Is. LII, 13, LUI) è chiamata l’Evangelo anticipato per
la descrizione grafica e fedele del futuro Messia come
« uomo di dolori » pel riscatto dell’umanità.
b. Geremia ; Lamentazioni. — Geremia profetizzò
a Gerusalemme prima della caduta del regno di
Giuda e dopo quella del regno d’Israele. La profezia
di Geremia è seguita dalle « Lamentazioni ; quattro
poemi elegiaci, che il profeta compose alla vista del
paese devastato, della nazione oppressa.
c. Ezechiele. — Profetizzò in Israele nello stesso
tempo in cui Geremia profetizzava in Giuda.
d. Daniele. — Profetizzò esso pure durante la
cattività. Ebbe una posizione elevata alla Corte di
Babilonia. Il libro di Daniele si compone di due parti
ben distinte : la storica e la profetica.
I piccoli profeti sono :
Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum,
Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Vissero
in tempi diversi, i primi nove prima della caduta
d’Israele, gli altri dopo.
♦
* *
Oltre questi libri dell'A. T. si trovano in alcune
edizioni dèlia Bibbia — ma classificati a parte — altri scrìtti e cioè i seguenti :
II 8‘ e 4' Libro di Esdra, Tobia, Giuditta, Sapienza,
Ecclesiastico, Aggiunta al libro di Ester, lìaruc.
Cantico dei tre giovani ebrei, Storia di Susanna, Storia
di Bel e del dragone, Preghiera di Manasse, P e 2' Libro dei Maccabei. Essi furono composti negli ultimi secoli avanti G. C. e sono scritti per la maggior parte
in greco. Questi libri, detti apocrifi, non fecero mai
parte del Canone delle Scritture nella Chiosa ebraica,
e neppure nella Chiesa Cristiana primitiva. Essi perciò — contrariamente alla innovazione della Chiesa
romana, che nel Concilio di Trento li introdusse nel
canone (salvo il 3‘ e 4‘ libro di Esdra e la pre-
7
LA LUCE
ghiera di Manasse), in ispreto della tradizione — non
possono applicarsi a stabilire alcuna dottrina. Come
dice San Girolamo, la Chiesa antica li leggeva soltanto come esempio della vita ed istruzione dei costumi. In questo senso — come libri umani edificanti
— si leggono anche oggi in molte Chiose riformate.
Sono di gran valore per molte sentenze ed esempi
istruttivi, e per le notizie storiche tramandateci.
u. t.
InformsLzìorii
Intetid.ia.mo dare a questa rubrica
un intenso sviluppo; pregrhiamo vivamente e caldamente tutti gli operai della nostra Chiesa e i signori
Capi di distretto di volerci favorire
il materiale necessario, costituendosi corrispondenti solerti e amorosi de La Luce. Un giornale vive di
notizie; il nostro deve essere ricco di notizie nostre, se non vuole essere un semplice portavoce, un periodico scritto con le forbici. .
In ogni Chiesa, qualcuno di buona
volontà si assuma r incarico di
inform arci regol arm ente dei lo cali
avvenimenti ; egli renderà un grande servizio airopera del Signore.
Roma — La conferenza dei prof. Stadeì ini, all A. C. I). G. iti sera di Domeoica
22 Dicembre richiamo un numeroso stuolo
di soci e di signore. II cliiaro professore
parlò brillantemente de’ nomi delle vie di
Roma, con vero diletto e grande profitto
di tutti i presenti.
Ci auguriamo che il gentile studioso voglia spesso farci sentire la sua dotta parola.
«
« «
Ci si comunicti che il cav. Sangiorgi ha
posto in vendita anche in quest’anno Le
cartolina e i francobolli augurali della
Gam del Pane, benefica istituzione, pei
mezzo della quale la destra del benefattore
non sa {piello che fa la sua sinistra in aiuto
de’ poveri e de’ miseri.
E inutile aggiungere che esortiamo tutti
i buoni a servirsi di (lueste cartoline nelle
loro missive augurali in questi giorni di
gaudio.
Torre Pellice Si annunzia una visita del Moderatore della Cliiesa Valdese,
Corani. G. P. Pons, nelI’Uruguav, in occasione del 50- anniversario della fondazione
in quel lontano paese di Colonia Vaidense.
Se il moderatore non potesse andare per
ijualche impreveduto impedimento, sarà sostituito dal Vice Moderatore, sig. Bartolomeo L('ger.
Rologna — il pastore Alfredo Taglialatela, essendo partito per l’America del Nord,
fiove farà un giro conferendo nelle Chiese
Italiane là esistenti, sarà sostituito durante
la sua assenza da Bologna, che sarà di circa
sei mesi, dal sig. F. Cacciapuoti.
Rari — Un grazioso aneddoto è avvenuto nel Ricovero de’ poveri non molto tempo (à. 11 nostro fratello Fanelli, colà ricoverato, in assenza del cappellano, essendo
in procinto di morte uno de’ suoi compagni, si avvicinò a lui con la sua Bibbia sotto
il braccio e gli lesse parecchi passi consolanti. Lo assistè così fino a che il povero
malato spirò ; indi ne lavò il cadavere, lo
rivesti, lo acconciò per l’ultimo viaggio, che
non ha ritorno.
Gli astanti, commossi, gli manifestarono
la propria approvazione dicendogli : — Questo si chiama esser cristiani !
S- LllciiT, — Le famiglie — scrive il
Maestro Evangelista Pietro Maggi — sono
contente deU’istruzione da noi impartita
nella nostra scuola, ed anche quelle, che
sono state fin qui le più restie, mi accolgono ora con gentilezza.
Un tale, che è stato fino a poco tempo
fa sacrestano, mi diceva : — Mio figlio
ha imparato più in un mese da voi, che
in tutto il tempo in cui ha frequentate
le altre scuole. In casa non vuole sentire
più una bestemmia, e scatta quando sente
cattive parole. Son contento !
Lecce — In una recente visita a Lecce
il prof. L. Vulicnvic incontrò un vecchio,
il quale gli narrò che, avendo affittato un
locale ad un trattore, quando seppe che
vi si beveva troppo e che molti ne, uscivano ubbriachi, mandò subito la disdetta
all’inquilino.
Il locale oi’a è chiuso e non dà rendita.
Bell’esempio di coerenza, splendida predicazioné fatta con opere e non solo con
parole !
Campobasso — Un giorno di Domenica
mentre si faceva la Scuola Domenicale, un
ubbriaco entrò nella nostra sala e domandò a voce alta : — Chi è qui dentro il
Maestro ? — Una bimba prontamente rispose : — È Gesù Cristo !
Questo fatterello riportiamo su queste
colonne per far conoscere in quale spirito
sono educati i nostri ragazzi e quale sia
il nome che noi mettiamo sopra ogni altro nome.
piBLioqRfiriA
Facciamo noto agli autori e agli editori che il
nostro periodico farà menzione di tutti i libri
che saranno inviati alla Direzione, e pubblicherà
accurate recensioni delle opere più importanti.
*
Nel mondo delle Strenne. — Il catalogo dell’Hoepli raccoglie veramente il fior fiore delle opere pubblicate dal grande editore milanese e il lettore dovrebbe chiederlo e sfogliarlo prima di acquistare la
strenna per le prossime feste di capo d’ anno.
Il libro, non c' è che dire, è e sarà sempre la strenna
migliore pel bimbo, pel giovanetto, per 1’ adulto.
Ulrico Hoepli, sempre all’ avanguardia degli editori
italiani, pubblica e distribuisce gratis di questi giorni
un bel catalogo dove espone le opere sue in modo da
contentare tutti i gusti e tutte le borse.
Il successo dell’ anno è stato il libro del Barzìni,
« La Metà del Mondo vista da un automobile, » ornai
noto a tutti. Ma 1' Hoepli presenta altresì una bella
novità d’ arte. « La scultura del Duomo di Milano »
del Nebbia, inagnifica opera illustrata ; poi una nuova
edizione del libro del Pullè « Patria, Esercito e Ee,
pure splendidamente illustrata. Un’ opera monumentale
è la riproduzione del codice delle « Nozze Aldobrandino. ». Inoltre il « Carpaccio di Ludwig e Molraenti,
la « Storia dell’ Arte del Venturi, i succosi manuali
artistici del Melani e del Garetti. Di opere critiche,
letterarie e storiche rammentiamo la « Collezione storica Villari », le opere di Gaetano Negri, i volumi
sul genio di Adolfo Padovan, le opere di Manzoni, fia
Biblioteca Classica Hoepliana e quella delle famiglie.
Fra i volumi di viaggio rammentiamo a chi non lo
possiede il libro del Duca degli Abruzzi “ La stella
polare „ ; 1’ Asia sconosciuta dello Sven Hedin ; il
Cervino del Rey. Per la gioventù la nuova edizione
delle novelle celebri « Mille enuanotta »; i racconti
di Andersen, le fiabe dei Grimm, le opere di Anna
Vertua Gentile per le signorine, nonché una intera biblioteca di volumi figurati pei più piccini dal- bimbo
analfabeta che predilige il libro giocattolo, agli atlanti
di storia naturate, di astronomia e di anatomia per il
giovane studioso.
*
* *
F. Gncechi. — I tipi Monetarii di Roma imperiale. — Un volume di pag. VIII-119, con 28
tavole e 2 prospetti sinottici. — Ulrico Hoepli, editore, Milano, 1907, — L. 5.
La Collezione dei Manuali Hoepli si è ultimamente
arricchita di un grazioso volumetto che, per quanto
porti il titolo e il nome d’ un autore che sembrano
dichiararlo opera esclusivamente numismatica, si presta però come lettura aggradevole, interessante ed
istruttiva anche per chi non si è dedicato a questa
disciplina.
Il titolo è « I Tipi Monetarii di Roma imperiale, »
il nome dell’ Autore è Francesco Gnocchi. Nel nuovo
lavoro si passano in rassegna i numerosissimi tipi religiosi, politici, sociali che formano l’immensa varietà
della monetazione di Roma antica, tutti i dei dell’ 0limpo, i semidei e gli eroi della leggemda, le personificazioni allegoriche e si scende a tutti gli altri fatti
ricordati sulle monete, riguardanti l’imperatore, il
senato, il popolo, l’e.sercito, le provlncie, i monumenti,
ossia l’enorme complesso di tipi che danno una grandiosa idea della straordinaria ricchezza numismatica
romana, intorno alla quale i diversi stati tanto si affannano per trovare un unico tipo di moneta!
Venticinque tavole in fotoincisione riproducenti come in piccoli carnei i migliori capolavori della monetazione romana é splendidamente eseguite arredano il
minuscolo volume e ne fanno un vero gioiello.
La prima copia inviata a Londra procurò la richiesta
di una traduzione inglese.
*
* *
F. Facili. — Cani e Gatti. — Costumi e razze, di
pag. XX-429 con 153 incisioni. —- Manuali Hoepli,
Milano, 1908, — L. 4,50.
Cani e gatti è il titolo di un nuovo manuale Hoepli
dovuto alla penna di un valoroso volgarizzatore delle
scienze. Il prof. Faelli, zootecnico della Scuola Superiore Veterinaria di Torino. Il titolo fa subito balenare nella mente il contrasto che volgarmente si creda
esista fra le due specie animali, e sembra, à prima
vista, quello di una parabola, ma parabola non- è, nè
nel suo contenuto, perchè in esso le due specie animali stanno benissimo assieme, trattandosi solo di
precise, diligenti, complete descrizione di caratteri,
delle attitudini, dei costumi dei due simpatici carnivori domestici; nè nella sua parvenza perchè, anche
quando, sul significato che gli si vorrebbe dare non si
velerebbe una grande verità, ma invece un errore ed
un pregiudizio qual’ è quello di credere irreconciliabili
nemici i cani ed i gatti, infatti 1’ A. parlando di ciò,
scrive: « Il fatto poi di avere visto delle gatte che
allattavano dei cuccioli o delle cagne allattare gatti,
come ho avuto occasiono di vedere io stesso, [fa sfumare il pregiudizio generalizzato, dell’ odio innato che
v’ è fra cani e gatti ; odio che io credo- sia stato causato 0 dall’ uomo stesso o dalla comunanza di vita di
due animali che devono vivere allo stesso desco e che
ad entrambi piacciono le stesse sostanze che scarsamente dai padroni vengono loro offerte ».
Ad ogni modo questo manuale è un prezioso contributo all’etnogenia ed etnografia degli animali domestici, si legge volentieri e con molto profitto si
potrà sempre consultare non solo dai profani della
scienza ma anche dai cinofili scienziati.
L’ editore Hoepli con questo manuale ha contribuito
come sempre alla diffusione di una buona e sana istruzione scientifica.
4: 4:
Revue du Christianisme Social — Sommaire dn
Numéro de Décerabre 1907. Emile Ledermann: Henri
do Tourville. — Sthèno : Les raisons du coeur. —
Wilfred Monod ; Catéchnménat et premiere communion. '
— Benjamin Arbousset : Le clergè catalan et 1’ activité sociaie. — H. Roehrich: Charité et Justice.
Les Abonnements partent de Janvier et de luillet
France et étranger : 6 franes.
8
8
LA LUCE
«
^ *
Minerva. — Questa rivista, che entra nel suo 18’
anno, fa lo spoglio di tutte le più autorevoli Kiviste
del mondo, e ne riassume, in forma breve e chiara,
gli articoli (di soggetto letterario, scientifico, sociale,
.artistico, religioso, ecc.) più importanti per il lettore
italiano.
L’ opera cui attende la Minerva è opera indispensabile alla cultura moderna. Solamente per mezzo di
Minerva una, persona colta può tenersi al corrente di
quasi tutto ciò che importa di sapere, ai nostri giorni.
Migliaia di abbonati confermano, coi loro autorevoli
giudizi, che Minerva è uno strumento poderoso di
cultura, non solamente utile ma indispensabile. Minerva, che riassume (non traduce), evita le frasi, si
attiene alle idee e ai fatti ; fa risparmiare ai suoi lettori tempo e danaro.
Minerva esce ogni settimana in fascicoli di 32
grandi pagine a due colonne, e la sua diffusione è
oramai cosi grande, che ci mette in grado di ridurre,
1’ abbonamento da lire dieci a lire SETTE all anno.
EOMA, Via Tomacelli (Casa propria).
Heuluo pag'8>''to l’al>l)oiiaiii©iito i
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S A Revere — S. G. Como — S. J. Bernate — M. L. Ponte
Chiasso - S. T. Como — G. P. Siena — E. M. Siena. — A. M
Siena.
PER HRTillE 1907 e caPDDOHHO 1908
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gouid Via Marghera 2, Roma
avviso di Goncorso
Per l’Ufficio di Segretario Generale dell’A. C. D. G.
di Roma si richiede un giovane evangelico italiano
che possa provare di avere una certa conoscenza-dei movimento unionista e dei suoi sistemi
di attività;
che conosca le lingue Francese e Inglese parlandole e scrivendole correntemente. Alla domanda,
il candidato deve allegare :
a) il certificato di nascita e di sana costituzione
fisica ;
è; la propria fotografia ;
c) certificato degli studi fatti ;
d) ogni altro documento che attesti della sua
cultura e della sua attività.
Il tempo utile per la presentazione de’documenti
è fissato per il 20 gennaio p. v.
Per ogni ulteriore informazione indirizzarsi alla
Presidenza dell’A. C. D. G., alla quale vanno altresì
dirette lo domande di ammissione al Concorso.
Il Comitato Direttivo
ROMA — 07, tria Consulta.
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