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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Nom. 16
Una copia Lire 70
A3BO'iAME\TT ^ P" l’interno
i L. 3.500 per l’estero
■Spi d. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 5U
l OKRE PELLICE - 17 Aprile 1970
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Confinua a risuonare la domanda di Gesù
II
Verso una abolizione
Chi sono io, per voi?" del ministero pastorale a pieno tempo?
« Per voi, chi è Gesù Cristo? »: ecco
1;. domanda che una casa editrice cattolica parigina ha rivolto a una settantina di personalità francesi del mondo
delle arti, delle scienze e delle lettere,
raccogliendo poi le risposte in un volume e riproponendola co.sì al pubblico dei lettori {Pour vous, qui est JésusChrist? Editions du Cerf, Paris 1970).
È una domanda evangelica; si potrebbe anzi dire che è la grande domanda evangelica, posta da Gesù, allora e
oggi. A Gesù, infatti, interessava sapere quel che la gente pensava di lui —
gli Evangeli ce lo riferiscono espre.ssamente. Non già per curiosità, o per
queirirresistibile amor proprio che ci
spinge a cercar di sapere quel che pensano di noi gli altri; ma perché dal
rapporto personale con lui — da un
retto rapporto — dipende la vita di
ognuno. « Chi sono io, per la gente? »,
domandava ai discepoli sulla via di Cesarea, e incalzava: « E per voi, chi sono? ».
Questa è, anche oggi, la domanda vitale. Nel nostro tempo spregiudicato,
accanto alle domande che i cristiani
hanno sempre rivolto agli uomini sul
senso della loro vita, si moltiplicano le
domande che la gente rivolge alla chiesa sulla sua dottrina e sulla sua prassi;
e, senza dubbio, non è indifferente che
Ja chiesa accetti o no di ascoltare le
domande che le son rivolte e di prenderle sul serio, e così l’uomo della
strada. Tuttavia la sola domanda seria, decisiva è quella che Gesù rivolge oggi ancora a tutti, nelle sinagoghe
e sitile pubbliche piazze, o per via:
« Chi sono io, per voi? » Fare riecheggiare oggi questa domanda, farla pervenire alle orecchie e alle coscienze dei
contemporanei, ecco l’unica ragion d’e.ssere della chiesa. Questa potrà' però
assolvere fedelmente il proprio compito soltanto a condizione di far sentir:: che si trova essa per prima alle prese con questa domanda, la quale viene
dal di fuori delTumanità ecclesiastica
0 “Jaica”: viene dal Signore in persona.
Chi è per noi, Gesù? Elia, Geremia,
Giovanni Battista, un profeta? L’ispirato che non arretra neanche di fronte
alla violenza, se "necessaria”? L’uomo
di dolore, che incarna la sofferenza del
mondo, accettata nella speranza del
riscatto? Il severo predicatore di un
giudizio incombente? Il pacifista? L’amico consolatore? L’assertore e l'ispiratore di un’etica elevata, di amore e
(ti servizio? Il povero, amico evdifensore dei poveri e degli oppressi? Molte
sono le opinioni che la gente ha su Gesù facendoselo a immagine e somiglianza delle proprie idee e delle proprie aspirazioni e assai spesso le opinioni della gente sono pure in noi cristiani, a mescolarsi con la nostra fede
e a intorbidarla; e abbiamo gran bisogno di tornare continuamente alla fonte, nelTattesa fiduciosa e intensa che
dalle testimonianze dei profeti e degli
apostoli il Padre faccia ancora scaturire, mediante il suo Spirito, la conoscenza del vero Gesù.
In queste settimane, nelle nostre comunità si sono avute o si avranno le
confermazioni e della confermazione si
discute giustamente, poiché tutti avvertiamo sempre più intenso il disagio
dinanzi ad adesioni ecclesiastiche che
sono in partenza o si rivelano ben presto tutt’altro che una risposta seria, appassionata alla domanda che non la
chiesa ma il Signor Gesù Cristo rivolge. attraverso TEvangelo. Forse la formazione catechetica decisiva potrebbe
e dovrebbe avvenire intorno a queste
due grandi domande di Gesù: « Chi
sono, per la gente? », « e per voi, chi
sono? ». Que.sto pare comunque essere
stato il suo metodo catechetico nei confronti dei discepoli, particolarmente insistito nella seconda e ultima parte del
suo ministero.
Domenica prossima, poi, sarà la
"giornata della Facoltà di teologia”.
Nel quadro più ampio della vocazione
di testimonianza rivolta a tutta la chiesa, rifletteremo sul ministero specifico
della predicazione, nelle sue varie forme, alTesterno come all’interno della
chiesa. E che altro è, questo ministero,
se non il compito — il "dono"! — di
riproporre agli uomini la grande domanda che Dio ci rivolge nel .suo Figlio
Ge,sù? Ovviamente, non con la fredda
oggettività di una registrazione su nastro magnetico, ma con la carica appassionata di chi sa di essere anch’egli
d, fronte alla questione di vita o di
morte, nelTansia di conoscere più a
fondo "il Cristo, il figlio del Dio vivente”: là dove lo si può trovare, nella
Bibbia.
Agli uomini, ai credenti, ai catecumeni, ai teologi — docenti e discenti,
se queste distinzioni non appaiono troppe disdicevoli —, a tutti noi Gesù continua a domandare: « Chi sono io, per
voi? » È una domanda inquietante, che
vuol mettere a soqquadro le vite dei
religiosi e degli atei, dei conformisti e
degli anticonformisti, dei parroci e dei
fuori ruolo, dei rivoluzionari e dei
quietisti, ponendoli in presenza del Dio
vivente, della sua gloria nascosta nel1 umanità di Ge.sù, irriducibile a quella
di ogni altro uomo. Inquietante; ma la
vera tragedia sarebbe se tacesse e ci
lasciasse tranquilli.
Gino Conte
A Firenze, in autunno
La II AsseailileB federale
delle Chiese evangeliche
in italie
Com’è noto, la II Assemblea della
Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia si terrà a Firenze dal 1“ al 4
novembre p. v. La Giunta della FCEI
ha fissato le delegazioni delle singole
Chiese come nel 1967: totale delegati,
90; Chiesa Valdese 42, Unione Battista 21, Chiesa Metodista 20, Chiesa Luterana 7, Comunità ecumenica di IspraVarese 2. Parteciperanno inoltre i 15
membri del Consiglio uscente, dei quali sono valdesi. Il Sinodo 1970 dovrà
decidere circa la nomina dei 42 delegati valdesi: nel 1967 si procedette per
elezione diretta da parte del Sinodo.
Lo scopo di ruesto articolo non
è di esaminare i prò e i contro di
una possibile trasformazione del
ministero pastorale come ora è
concepito. Vorrei piuttosto fare
qualche riflessione sul modo migliore per affrontare una tale trasformazione, qualora essa risultasse inevitabile. Troppo sovente le
chiese si lasciano prendere alla
sprovvista dagli eventi, senza aver
preso delle misure per far sì che
questi si realizzino nel modo meno
dannoso: dovremmo invece imparare dai « figliuoli delle tenebre »
a calcolare in anticipo quali possono essere gli eventi, e quali le
misure da predisporre, come ci
esorta a farlo anche la parabola
dell’uomo che costruisce la torre
o che va alla guerra, senza aver
fatto prima il conto delle sue risorse di uomini e di denaro, e della
sua possibilità per far fronte alle
circostanze nel modo più efficace
possibile.
Se in un domani le chiese evangeliche si trovassero nella necessità di modiheare il ministero pastorale a pieno tempo come è esercitato adesso. . uali sarebbero le
conseguenze?
1) In primo luogo, ritengo che
una modihea rrdla struttura amministrativa de] ministero pasto
rale non significherebbe abolizione
del ministero pastorale. Perciò il
problema non va giudicato in riferimento ai vantaggi e agli svantaggi che alti'e chiese o comunità
evangeliche hanno rispetto alla nostra, per il fatto di non avere un
ministero pastorale. Un ministero
pastorale non a pieno tempo non
signihcherebbe l’abolizione del pastorato.
2) In secondo luogo, per analogia, una chiesa senza un ministero
pastorale a pieno tempo non deve
neppure essere immaginata sul tipo di quelle comunità nostre che,
19 aprile
DOMENICA
DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
essendo « senza pastore », come si
dice, sono affidate alle cure di predicatori laici. Anche qui, si potrebbero indicare dei vantaggi e degli
inconvenienti.
3) Quello che invece si può imparare dalle due situazioni a cui
mi riferivo nei punti precedenti,
è la situazione personale del « pastore » che non fosse al servizio
della chiesa a pieno tempo. Dall’esempio offerto da molti predicatori e collaboratori laici — salvo
forse i pensionati — si può impa
iiiMitiHimiimmiimiiimimmi
.iiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiimiiiiMmimniimiNii
iiiiiiiiiMiiiiitHin
Un pastore ginevrino, nuovo segretario dell’Alleanza Riformata Mondiale
Si è sempre troppo tradizionali
o troppo rivoluzionari per qualcuno
Un’intervista con E. Ferrei - Gratitudine per Marcel Pradeevand dopo 22 anni di Fecondo servizio
Il presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale (ARM), il past. Wilhelm
Niesel, e il moderatore del Consiglio Congregazionalista Internazionale (CCI), Ashby E. Bladen, hanno annunciato insieme la nomina, a partire dal 1° novembre 1970, del nuovo
segretario generale delTARM, che succederà al past. Marcel Pradervand. Il
designato è il past. Edmond Perret,
45 anni, pastore della Chiesa nazionale protestante di Ginevra.
Conseguita la licenza teologica alla
Università di Ginevra, il Perret è stato consacrato nel 1950. Dal 1951 al
1955 ha proseguito gli studi all’Università McGill di Montreal, dove ottenne la licenza a pieni voti, servendo contemporaneamente quale pastore in una comunità montrealese della Chiesa unita del Canada. Tornato
in Svizzera nel 1956, è stato pastore
successivamente in tre comunità ginevrine. Ha pure partecipato attivarnente al lavoro di numerose commissioni di studio elvetiche, in particolare la « Commissione romanda di lavoro liturgico » e il « Gruppo sociologico del Centro protestante di Studi »
di Ginevra. Dal 1964 è stato membro
del Consistoire e del Consiglio esecutivo della Chiesa di Ginevra.
Con la sua padronanza delle lingue,
il past. Perret ha diretto ripetutamente l’équipe d’interpreti e di traduttori
delle Assemblee generali dell’ARM:
Princeton 1954, Sào Paulo 1959, Frankfurt 1964.
La nomina del nuovo segretario generale coincide con un momento de
beato e importante; la fusione ormai
prossima (sarà sancita daH’Assemblea
generale di Nairobi, l’agosto prossimo) dell’ARM e del CCI in una sola
organizzazione confessionale mondiale.
Il past. Perret inizierà il suo lavoro
ab’ARM il 1° settembre p. v. e lavorerà per due mesi accanto al past. Marcel Pradervand, segretario uscente
per raggiunti limiti d’età. A quest’ultimo, che per ventidue anni ha reso
eminenti servizi alla famiglia delle
Chiese riformate nel quadro più ampio dell’ecumene cristiana, va la rico
noscenza delle Chiese, e in particolare della nostra Chiesa Valdese, che
ha sempre avuto in lui un amico fraterno e attento, che si è battuto perché la voce delle piccole minoranze
— quale la nostra — fosse udita e meditata.
« « 4:
In occasione dell’annuncio della sua
nomina, il past. Perret è stato intervistato dal settimanale ginevrino « La
Vie protestante» (10 aprile 1970), per
saggiare le prospettive del lavoro che
assumerà nel quadro invero assai sobrio della sede dell’ARM, nel Centro
ecumenico di route de Fernex, a Ginevra. Riportiamo una parte di questa intervista.
Le alleanze confessionali, con le
loro caratteristiche, non rappresentano in certi casi un ostacolo
aH’ecumenismo, e in altri un doppione?
Già nel 1957 FARM chiedeva che si
discutesse quale posto il « confessionalismo » avesse in seno al movimento ecumenico. Di latto mi pare essenziale che le alleanze confessionali siano sempre più coscienti della propria
identità, della propria ragion d’essere per integrarsi e non dissolversi nell’ecumenismo. Mi varrò dell’esempio
del matrimonio: i due partners devono esser coscienti della loro specificità, delle loro particolarità per partecipare pienamente all’opera comune.
Quanto al pericolo di fare dei « doppioni » del CEC, non ci credo. L’ARM
ha comunque rifiutato spesso di intraprendere azioni che il CEC era in
grado di compiere meglio, in particolare iniziative assistenziali.
Secondo Lei, qual è la caratteristica principale dei riformati, nel
quadro delle varie denominazioni?
È di ordine teologico; il primato di
Cristo. La teologia riformata, il suo
apporto alla riflessione ecumenica deriva da questa ubbidienza a Cristo:
un Cristo presente che agisce nel mondo, non perso in fondo alla storia.
La prima conseguenza ecclesiologica
di questa posizione è che le strutture
ecclesiastiche non devono fare schermo alla sovranità di Cristo. L’esperienza mostra che un principio gerarchizzato rigidamente, così come un
principio democratizzato rigorosamente, possono fare l’uno e l’altro da
schermo alla Parola.
Il sistema ecclesiastico riformato,
che vuole accordare ai laici grandi responsabilità, ha voluto trasformare le
strutture in uno strumento elastico
al servizio di Cristo, oggi.
QuaU svolte sono necessarie affinché la Chiesa, o meglio la sua
testimonianza sopravvivano nella
società di domani?
La Chiesa mi dà spesso l’impressione di essere in qualche modo lacerata
tra una preoccupazione di sé che è,
nel migliore dei casi, la preoccupazione della propria fede, e una preoccupazione del mondo che può essere un
servizio, ma anche una fuga. Quando
si riduce la testimonianza della Chiesa a questioni interne, ad es. a questioni di strutture, si tradisce la sua
missione altrettanto quanto la si tradisce quando si cerca di dissolversi
nel mondo, sperando che l’Evangelo
sopravvivrà.
Secondo me, queste due preoccupazioni non si escludono a vicenda, ma
sono complementari. La fede purifica
la preoccupazione per il mondo e impedisce al cristiano di compiacersi in
una pericolosa soddisfazione di sé.
Il guaio è che si è sempre troppo
tradizionali o troppo rivoluzionari per
qualcuno.
Teologia e ricerche spaziali
Raniero La Valle è negli Stati Uniti per
realizzare un « Servizio Speciale » del « TG »
dal titolo Teologia e spazio. Si tratta di un'indagine su ciò che le conquiste spaziali e in
particolare i viaggi verso la Luna e i pianeti
hanno portato di nuovo nel modo di pensare
delLuomo moderno. Sarà un viaggio attraverso le idee di filosofi e scienziati di diverse
concezioni religiose, di uomini di azione e uomini di contemplazione, di sociologi, psicologi
e politici.
rare che la fatica fisica e il consumo di tempo richiesti dall’esercizio di una professione o di un mestiere possono essere tali da ridurre in modo molto considerevole il
tempo e le possibilità fisiche di dedicarsi alla preparazione della predicazione, all’insegnamento, alla
cura d anime. Il punto di partenza
per una previsione in questo campo non dev'essere la disponibilità
teorica dei pastori di adesso a svolgere un’altra attività, ma la disponibilità reale di tempo e di energia
fisica e mentale dei laici lavoratori a svolgere in aggiunta una
parte di attività pastorale.
4) La necessità di richiedere ai
pastori di svolgere un’attività alle
dipendenze di terzi per il loro
sostentamento dovrebbe dunque
provocare una notevole diminuzione della loro disponibilità di
tempo per l’attività pastorale e per
la meditazione teologica in funzione della medesima (preparazione dei corsi di istruzione religiosa,
dei sermoni, degli studi biblici per parlar chiaro). Ogni comunità
di una certa dimensione dovrebbe
dunque poter contare, a quel momento, non più su un solo pastore,
o sul numero di pastori che ha attualmente, ma su un numero possibilmente triplo, supponendo che
ognuno dei pastori, lavorando fuori, possa dedicare al lavoro pastorale solo più un terzo del tempo e
dell'energia che vi dedica ora (ed
è una previsione ottimista).
5) La minore disponibilità di
tempo per lo studio personale e la
preparazione imporrà un rigore e
una completezza di preparazione
teologica per il ministero, non inferiore a quella di adesso, anzi possibilmente superiore. Oggi il pastore ha la possibilità di completare eventuali lacune della sua preparazione previa, dedicando allo
studio una parte della sua giornata: domani potrebbero essere solo
più ritagli del tempo libero dal lavoro, da dividere con le attività pastorali dei giorni di settimana (istruzione, cura d’anime). La eventuale trasformazione del ministero pastorale, dal punto di vista amministrativo, non dovrebbe dunque significare una riduzione della
competenza teologica dei pastori
stessi.
6) Conseguenze pratiche: quanto sopra esposto dovrebbe significare per le chiese:
a) intensificare la ricerca dei
doni dello Spirito, specialmente
fra i giovani, per arrivare all’aumento delle vocazioni pastorali
per le ragioni esposte al punto 4;
h) provvedere alla formazione teologica di questo maggior numero di pastori lavoratori, mediante sufficienti borse di studio,
anche di durata tale da permettere la formazione teologica di chi,
chiamato dal Signore, non avesse
la cultura secondaria richiesta;
c) avere una sufficiente disponibilità di collaboratori per le numerose incombenze di carattere
amministrativo e organizzativo attualmente lasciate ai pastori perché « hanno del tempo »: domani,
potrebbero non averlo più;
d) per lo stesso motivo, avere
sufficiente disponibilità di tutti i
mezzi meccanici atti a rendere più
spedito ed efficiente il loro lavoro,
dai mezzi di trasporto alle macchine da ufficio ecc. ecc.
Bruno Corsani
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F^g ^
N. 16 — 17 aprile 1970
PROCESSO ALLA CHIESA
lupi che sbranano la preda
(Ezediiele 22 v. 23-31)
Il terzo alto del processo contro Gerusalemme al tempo di Ezechiele
chiama in causa i caj)i del popolo, responsabili della vita civile e politica.
Anch’essi sono coinvolti nell’accusa che in precedenza era stata pronunziata contro i profeti ed i sacerdoti; tanto piìi che Gerusalemme è la capitale di un j)opolo di credenti, non una città pagana come ÌVinive o addirittura una metropoli mondana come Babilonia che, nella valutazione biblica, è simbolo di corruzione, di violenza, di strage.
L’accusa portata contro i capi di Gerusalemme è in questo caso una
sola, ma è grave e si rinnoverà in molte altre nazioni, soprattutto in quelle
nazioni che si dicono cristiane e che ufficialmente operano per la difesa
della « civiltà cristiana ».
Si tratta essenzialmente della cupidigia; « I suoi capi, in mezzo a lei,
sono come lupi che sbranano la loro preda: spandono il sangue, perdono
le anime per saziare la loro cupidigia ». I capi del pppolo, tanto più se si
professano credenti in Dio, hanno il compito di guidare il popolo e di servirlo non con parole soltanto, ma con azioni responsabili sulla via della
giustizia e della jrace. La <( coscienza del servizio » penetra in modo estremamente lento e superficiale nella sfera delle autorità terrene; l’autorità
si identifica jdìi facilmente con il comando, il guadagno, il potere e la cupidigia. In fatto di cupidigia e di brama di possesso, le nazioni « cristiane »
ed i loro capi ]>ortano una pesante responsabilità. A questo riguardo la storia è ricca di documentazione, dal tempo in cui tanto le nazioni cattoliche
quanto quelle protestanti si arricchivano con il commercio degli schiavi.
« Uamor del denaro è radice d’ogni sorta di mali », scriveva l’apostolo
Paolo; ciò è vero in ogni tempo, ma il male è veramente grave quando i
capi del popolo, come diceva Ezechiele, cc perdono le anime per saziare la
loro cupidigia » : s’intende la loro anima e quella dei loro concittadini. La
disonestà, i guadagni illeciti, gli imbrogli ed i favoritismi a suon di milioni
non conoscono limiti di spazio, di persone o di governo. Per ragioni di cupidigia si commettono ingiustizie e soprusi, si scatenano guerre, si imposta
una determinata linea politica, si comprano le coscienze, si spezzano i vincoli di solidarietà, si disprezza il povero, si inventano nuove colpevoli ambizioni..
C’è tuttavia nell’invettiva di Ezechiele una nota che non può essere
sottovalutata. La cupidigia dei capi del popolo, infatti, si alimenta quasi
sempre in un clima di violenza; « i suoi capi sono come lupi che sbranano
la loro preda e ne spandono il sangue ». Le guerre non sono soltanto crudeli e costose; diventano anche una grossa fonte di arricchimenti e di cupidigie per molti. Bisognerebbe scolpire nelle aule dei parlamenti e dells
università, negli uffici della grande industria, nelle sedi dei partiti politici,
queste parole del libro dei Proverbi; « La giustizia innalza una nazione,
ma il peccato è la vergogna dei popoli ».
I capi del popolo e delle nazioni hanno una evidente responsabil tà
davanti a Dio e in mezzo agli uomini. Le follie di certi capi del popolo si
pagano a caro prezzo, tanto più quando generano conflitti e devastazioni.
La strage dei civili più volte denunziata nella lunga guerra vietnamita non
è soltanto un deplorevole errore; ma, come affermavano recentemente molti ecclesiastici americani, è piuttosto l’inevitabile conseguenza di una
« guerra criminale ».
I capi del popolo non hanno sempre la vita facile; la loro condotta può
essere di esempio o di scandalo nella vita di tutta la naz'one. Perciò la preghiera del profeta Daniele possiede ancora gli accenti della attualità;
« O Signore, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri capi ed
ai nostri padri, perché abbiam peccato contro di te; a te, o Signore, la giustizia, a noi la confusione della faccia come avviene al dì d’oggi ».
Ermanno Rostan
Una rédame su cc L’Osservatore Romano»
La Chiesa
venduta
POMARETT
SAN SECONDO
La lotta contro la
Sotto gli auspici dell'Unione femminile, al
teatro di Pomaretto la dolt.ssa Frida Malan,
assessore all igiene del Comune di Torino, i
professori Randaccio delPUniversità di Torino e Luria direttore sanitario dell'Ospedale
San Luigi hanno illustrato con documentari
quanto ci hanno detto sul problema del cancro. Il problema è stato toccato nei suoi vari
aspetti: cura preventiva, terapia, assistenza.
I vari interventi hanno consentito un ricco
scambio di idee e suggerimenti. Siamo riconoscenti ai nostri visitatori per aver accettalo
di consacrare un pomeriggio per noi e li ringraziamo di cuore anche a nome dell'Unione
femminile.
Per il cullo di Pasqua hanno fatto la professione di fede : Genro Ulisse. Maurino Mauro. Tron Ferruccio e Peyronel Valdo. Come si
esprimerà questa fede? Verranno ad ascoltare
la Parola di Dio per comprendere come si è
credenti nella vita d'ogni giorno? Che il loro
SI sia confortato dalla nostra intercessione.
La corale diretta dalla sig.na Speranza Grill
ha recato il suo messaggio.
Abbiamo celebrato il battesimo di Laidello
Silvia di Umberto e Graziella, di Zanella Moreno di Ugo e Laura cd è stala presentala
Dehernardini Sabina di Angelo e di Ilelga.
Ibsprimiaino la nostra simpatia alla famiglia
d' Enrico Courourde, deceduto a Pomaretto.
Ecco il programma delle prossime attività nella Cappella di Perosa :
Martedì 21 aprile, ore 21 : tavola rotonda
con la partecipazione di cattolici e protestanti sul tema: La chiesa del futuro.
Venerdì 24 aprile, ore 20..30 : studio liiblico
sui profeti tenuto dal pastore Giorgio Toiirn.
Martedì 28 aprile, ore 21 : il dr. Enrico Pascal parlerà sulle nevrosi moderne : Le cause
€ i rimedi.
Sabato 9 maggio: riunione dei monitori deili vai Gcrmanasca alla Cappella di Porosa.
Domenica 3 maggio, a Pomaretto. assemblea di chiesa : relazione annua e nomina dei
delegali.
— I culti del periodo pasquale sono sta
ti frequentati da buone assembee. Siamo sta
ti lieti di salutare, in tali occasioni, molti
sansecondesi ed amici venuti da diverse località per trascorrere la Pasqua con i parenti
Nel corso del culto della domenica delle Pai
me hanno confermato Talleanza del loro bat
tesimo. con una pubblica confessione di fe
de in Gesù Cristo: Fornerone Attilio (Mole);
Genre Renzo (Solerà); Pascal Osvaldo (Airali); Pastre Roberto (Centro).
La domenica di Pasqua, di fronte ad una
numerosissima assemblea, i nostri quattro
giovani si sono avvicinati per la prima volta
al tavolo della S. Cena. Ad essi si era aggiunta Baudet Sylviane proveniente da Losanna.
Il Signore fortifichi la fede di questi giovani
e li aiuti ad esserGli fedeli ogni giorno della
loro vita.
La Corale, cui va la nostra sincera riconoscenza. ha portato il suo apprezzato contributo a questi culti.
— Il culto della domenica 8 marzo è .stato
presieduto dai giovani Fornerone Attilio e Vicino Roberto che vogliamo ancora ringraziare per la testimonianza data.
— Nel pomerìggio <lella stes.sa domenica,
un centinaio di sorelle rappresentanti le
Unioni Femminili di Bobbio. Vilìar Pellice,
Prarostino. Pinerolo e San Secondo, si sono
riunite per la giornata mondiale di preghiera
delle donne. II programma si è svolto in
un'atmosfera di graiitle raccoglimento.
La missionaria signorina Graziella .falla ha
presentato una appropriata cd elficacc medi
tazione. La parte liturgica è stata letta a turno da alcune sorelle delle diverse unioni. Le
ore trascorse insieme sono stale lieto, perché
segnate da un grande e sìncero -iinor >raterno
— Il 21 marzo, ima numerosa folla ha re
so gli onori funebri alla spoglie mortali d
Sanmarlino Maria in Gardiol ileceduta ini
provvìsamente nella sua casa al Clabut-Bas
all età dì anni 69. Al marito cd al figlio rin
noviamo res]>ressione della nostra sincera
simpatìa cristiana.
— Sabato, 4 aprile, è stala invocata la benedizione del Signore sul matrimonio di Paschotlo Frinirò (Mounier) e Paschetto Edda
(Prese). Domandiamo a Dio di circondare
sempre con la sua grazia questo nuovo focolare.
— Ringraziamo le filodrammatiche di Villar Pcro.sa e di Angrogna che. ultimamente,
ci hanno offerto due belle serale.
Il n. del 28 marzo 1970 de « L’Osservatore Romano », il ben noto
quotidiano organo ufficioso del
Vaticano, ospitava in una pagina
interna l'inserzione pubblicitaria
riprodotta qui accanto. I lettori
sono pregati di esaminarla attentamente, ricordando che quest’anno il 28 marzo era il giorno dopo
Venerdì Santo e il giorno prima di
Pasqua.
Non è sulla reclame in sé che
merita soffermarsi. Essa si commenta e squalifica da sola: che
una vincita al Totocalcio costituisce il provvidenziale « colpo di
spugna » che d’un tratto cancella problemi, sfiducia, delusioni,
preoccupazioni, insicurezza e sfortuna, e che quindi il Totocalcio
possa effettivamente cambiare la
vita di un uomo, è una delle tante menzogne sfacciate che, nel nostro tempo, la propaganda commerciale semina a piene mani senza scrupolo né ritegno alcuno. Il
fatto poi che, purtroppo, si tratti
di una menzogna largamente creduta (molti coltivano l’illusione
che il danaro renda felici o almeno sereni), ne rivela ancor più
chiaramente il carattere diabolico.
Neppure è il caso di insistere
sul dettaglio blasfemo costituito
dalla menzione di Pasqua, fatta in
modo da lasciare intendere che
l’avvenimento pasquale, il fatto
decisivo che può cambiare la storia di un uomo non è più la risurrezione di Gesù ma un « 13 » sulla
schedina: dagli uffici pubblicitari
del Totocalcio (e non solo del Totocalcio) possiamo aspettarci profanazioni anche peggiori.
Il vero scandalo, però, non sta
in questo: non sta nella réclame,
per quanto inqualificabile essa sia.
Il vero scandalo sta nel fatto che
questa inserzione pubblicitaria abbia trovato ospitalità su un giornale che passa per cristiano ed è
considerato tale e letto come tale
— un giornale che in moltissimi
ambienti fa testo e che, comunque, si presenta come giornale religioso (oltreché politico) e vuole
anzi accreditarsi presso l’opinione pubblica come paladino della
vera fede cattolica e difensore della civiltà cristiana. Il fatto inaudito, davanti al quale vien da piangere come Pietro sul proprio tradimento, è che una certa anima
cristiana sia così pronta a sdoppiarsi in due parti, una religiosa e
una commerciale, in modo da prestarsi, senza batter ciglio, a mercati di questo genere, per cui un
giornale ecclesiastico si mette —
per danaro — a reclamizzare 1 anti-evangelo. Ma da operazioni come queste non si esce spiritualmente e moralmente indenni: un
giornale di chiesa che il sabato
santo reclamizza l’affermazione
che a Pasqua la vita cambia con il
Totocalcio non ha solo venduto
un po’ del suo spazio: ha venduto
se stesso, la sua anima. È chiaro infatti che l’affermazione secondo cui a Pasqua la vita cambia con il Totocalcio, finché è predicata daH’ufficio-propaganda del
Totocalcio è solo una grossa bestialità, ma quando è reclamizzata
dalle colonne di un giornale ecclesiastico diventa un’imperdonabile bestemmia.
È quasi superfiuo aggiungere
che chi si presta, anche solo indirettamente, a bestemmiare Cristo
risorto, chi non si fa scrupolo di
reclamizzare la pretesa del Totocalcio di sostituire la risurrezione
di Gesù con la schedina vincente,
perde ogni credito morale e spirituale per l’annuncio dell’Evangelo
cristiano, perde ogni diritto a essere ascoltato e preso sul serio
quando asserisce che non è il Totocalcio ma è la risurrezione di
Gesù che cambia la vita dell’uomo. Non si può predicare l’Evangelo di Cristo e nello stesso tempo
reclamizzare l'Evangelo di Mammona. Questa sintesi abominevole
tra l’annuncio dell’Evangelo di
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A PASQUA
LA VITA CAMBIA —, .
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Cristo e la réclame fatta — per
danaro — al falso Evangelo del
Totocalcio è un’operazione fatale
per l’Evangelo e per la fede: nel
contesto di questa sintesi tutto si
corrompe, anche la massima verità evangelica dà inevitabilmente
un suono falso e cessa di essere
vera. Nel contesto di questa sintesi
non si può più predicare l’Evangelo: qualunque predicazione evangelica diventa falsa profezia.
Qualcuno proporrà di passar
sopra dicendo: « Non è il caso di
drammatizzare. È solo una réclame! ». No, non è solo una réclame.
È assai più di questo. È una presa
di posizione, assunta responsabilmente e coscientemente, per cui
non vi sono attenuanti. È una scelta — come oggi si dice. È un documento rivelatore da tramandare
ai posteri perché sappiano, anche
da questo indizio (piccolo e grande al tempo stesso), di che cosa è
stata capace la cristianità del XX
secolo, e a quali eccessi è giunta
la sua prostituzione a Mammona.
No, non è una réclame. È un segno
dei tempi. È il segno che la misura è colma, in quanto siamo
giunti al colmo del compromesso
tra Dio e il contrario di Dio. In
verità, un delitto spirituale più
detestabile è difficile immaginarlo.
Qualcun altro penserà in cuoi
suo: « Non c’è da stupirsi tanto.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Può forse venir qualcosa di
buono dal Vaticano? ». Pensieri
farisaici, formulati con cattiva coscienza. Non si tratta solo del Vaticano e de « L’Osservatore Romano »: ciascuno se ne rende conto.
A pensarci bene, questa inserzione
blasfema ospitata da un giornale
di chiesa è l’emblema della nostra decadenza, anzi della nostra
caduta: la caduta di una cristianità che celebra solennemente :a
liturgia pasquale ma ormai col
cuore pensa a Mammona. È la car- ‘
ta d’identità di un cristianesimo
ormai irriconoscibile, che sembra
aver perso del tutto il senso delle
cose di Dio, che è disposto a prostituirsi a qualunque idolo — purché renda, e che ormai non sa più
distinguere il bene del male e il
male dal bene, e perciò mercanteggia la Pasqua di Cristo con la Pasqua de! Totocalcio. Ma sta scritto: « Guai a quelli che chiaman
bene il male, e male il bene, che
mutan le tenebre in luce e la luce
in tenebre, che mutan l’amaro in
dolce e il dolce in amaro! »
(Isaia 5: 20). Paolo Ricca
iMitiiiiiliiitiiiiimiiiii
iimiiiiiirmiiiiiimiiiHJiiiiii
La Chiesa di Villar Perosa ringrazia
La comunità Valdese di Villar Perosa ha
recentemente ricevuto da Roma 1 elenco delle collette fatte nelle chiese delle Valli a favore della costruzione del suo tempio il 16
novembre 1969 u. s.
Pinerolo
Angro{ina Serre
Angrogna S. Lorenzo
Villar Pellice
Prali
Perrero
Pomaretto
Massello
Rorà
Torre Pellice
Pramollo
Chiotti
Luserna San Giovanni
35.000
.2.500
5.000
25.000
10.000
20.000
11.030
6.200
15.000
24.625
20.000
5.000
20.000
Sinceramente commossa per la dimostrazìon: di solidarietà offertale dalle sue consorelU per lo sforzo e per i sacrifici superiori alle
sue pos.sibilità, sostenuti in solitudine grazie
alle dìfiicollà dei tempi, la chiesa di Villar
Perosa esprime alle sue consorelle la sua viva
c sincera riconoscenza.
L'opera, ben inteso, non è ancora terminala: una nuova tappa sta ]>cr cominciare con la
costruzione di locali per le attività sociali e
per il presbiterio, e la chiesa villarese saia
tanto più grata a quanti vorranno ancora ricordarsi di lei.
(• Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni
della tua giovinezza». (Ecclesiaste 12: 3).
Al Culto di Pasqua, oltre alla Famiglia residente in loco, abbiamo avuto la gioia di avere con noi Fratelli rorenghi, ex-parrocchiani,
amici, compaesani, da Chiese vicine e lontane. La Corale, istruita dal Maestro G. Alharin. ha cantato un Inno. Molte nostre sorelle erano in costume valdese.
Ringraziamo l'Anziano A. Tourn d’aver
presieduto un Cullo domenicale.
Una rappresentanza di queste Unioni fetnminili ha partecipato, a Torre Pellice, alla
riunione in occasione della Settimana di Preghiera.
La comunità solidale con chi, ricono.scente,
è nella gioia, si c rallegrala nel Signore con
i novelli Sposi, con gli Sposi delle nozze doro
e per il battesimo <li Rivoira Cristina di Rosa
p Umberto Rivoira: dì Paschetto Andrea di
Rodolfo e di Erika Falcombello: di Tonni Elvio Andrea di Silvio e di Mirella Rossi. Voglia il Signore battezzare quei bimbi con il
Suo Spirito Santo e ispirare ed aiutare i loro
"cnitori nell allevarli cristianamente.
La crociata in Val Pellice
ROBA
La Missionaria Sig.na V. Baudraz ha rivolto un messaggio biblieo particolarmente spirituale all'AsscmMea del Culto domenicale c.
con la collaborazione ilei Missionario Sig. R.
Cdisson. ha interessalo molto i presenti alla
Riunione pomeridiana delle Fucine con conferenza. ])roìezionì luminose, filmine, documentari. La ringraziamo e le rinnoviamo gli
auguri pel suo lavoro missionario nel Gabon.
Al Culto ilei Venerdì santo ha avuto luogo
li Confermazione del catecumeno Sergio Rivoira dì Giovanni e di Benina Tourn delle
Fucine. Al nostro giovane fratello ripetiamo:
La Crociala della Val Pcllii'e è stala una
bella esperienza di ritrovarsi assieme e rallegrarsi nel Signore e insieme testimoniare della Sua grazia e fiel Suo amore; e.sorlandosi a
vicenda, e soprattutto esortando quel fralf'llo
c quella sorella che si tiene lontano. Ha avuto
il suo successo; centinaia ili persotie lianno
partecipalo, molli i giovani: alla fine si è convenuto dì continuarla.
Per questo. 1). v. lunedi 20 aprile alle
ore 20.30 vi sarà ancora una serata al Cinema Trento.
Gli interventi sono stali molti e belli; non
facciamo nomi come abbiamo detto, ma
ricordiamo lutti c siamo riconoscenti a Dio.
Agli uni diciamo: arrivederci, agli altri:
venite pure \oi: a tutti dieiamo: preghiamo il
Siffnore della messe che colmi la Valle di benedizioni.
L
02201413
3
17 aprile 1970 — N. 16
pag. 3
L’inquietudine nelle Chiese
Che cosa e’è al fondo dell’inqiiieludiue die travaglia le Chiese di
tutte le Confessioni a tutti i livelli?
Sarebbe errato ritenere che siamo
semplieeinente di fronte a un disfattismo distruttivo, smanioso ili abbattere e ineapaee di rieostruire, oppure di fronte a un eonformismo ee(desiastieo verso il mondo, parallelo
ad analoghi movimenti che si stanno atfermando nella società e vassallo delle categorie che li ispirano.
C’è piuttosto da pensare che il fenomeno derivi da una radicale delusione, dalla coscienza angosciosa che
la ¡iresentazione ecclesiastica di Dio
sia da lungo tempo diventata inautentica, che il suo nome sia stato
¡irofanato invece che santificato per
un comjilesso secolare di connivenze con sistemi sociali ingiusti e condannabili, eppure non condannati
ma benedetti dalle Chiese, anche se
masse innumerevoli di creature sono rijiiaste escluse da un livello di
vita conforme alla dignità umana.
Cosicché il loro messaggio, anche se
letteralisticamente biblico o dottrinalmente ortodosso, suona vuoto e
insignificante, forse ingenuo o addirittura ipocrita, ammantato di una
falsa serietà, ma non concreto, non
vero, inattuale; una parola inori
della vita, delle sue esigenze, dei
suoi jiroblerni, che non riguarda pii'i
degli esseri vivi.
L’annuncio del Dio
della vita rinchiuso
nelle mura dei Tempio
L'annuncio del Dio della vita è
stato rinchiuso nelle mura del Tem])io e monopolizzato dalla gente pia,
come un oggetto di consumo privato, invece di correre libero e lieto
|)er le vie del mondo, a suscitare
ravvedimento e rinnovamento, come
ammoniva già alla metà del secolo
scorso Kierkegaard e ben jirima di
lui Lutero, chiedendo che la predicazione, ritornando alle orig'ni cristiane, lasciasse i pulpiti e risuonasse nel cuore della vita, nella realtà
dei giorni feriali e non nell’astratlezza fittizia dei giorni festivi.
Questo disagio sofferto e sconcertante si estrinseca il più delle volte
in forme svianti e projjugna soluzioni discutibili in nome di obbiettivi che inconsciamente mascherano
l’obbiettivo reale. Me le contingenze che incorniciano il fenomeno non
devono impedire di coglierne il senso ultimo e di interpretarlo nella
sua intenzione profonda anche se incr)iiscia. Anche se non lo si dice in
tutte lettere e si usa un linguaggio
che è oscuramente formulato ed è
per di pili volutamente profanizzaute per reazione alla sant.tà ambigua
e alla retorica mediocrizzante del
linguaggio degli ambienti ecclesia■stici, si prendono iusomma le mosse
dalla sensazione sempre più diffusa
e inarrestabile che il Dio j>redieato
dalle Chiese sia un surrogato mal
riuscito e di cattivo gusto del Dio
sovrano e vero, sia stato compromesso con cause non degne di aj>|)oggio, sia stato privato della sua
autorità, sia stato clericalizzato, con
tutto (juel qualcosa di untuoso e di
squalificante che il termine comporta. Animati da una violenta esigenza di sincerità e di purificazione ,s
è alla ricerca ancora disorientata di
una nuova riforma.
Occorre cambiar casa
e trasferirsi
in un altro paese
Forse il termine riforma è inadeguato, è al di qua della trasformazione che si jtrofila aH’orizzonte e
che, se i segni premonitori non ingannano, tende a rimettere in questione ogni cosa, a sostituire schemi
teologici millenari, a ri]>ensare i fondamenti stessi della fede, la concezione che il pensiero cristiano di
tutte le Confessioni e di tutte le tendenze ha avuto di Dio. Mon si tratta soltanto di far ripulire dagrimbianchini le pareti »Iella vecch a casa e di cambiare la dis]>osizione dei
mobili e dell’arredamento. Si tratta
di un trasloco e di un trasferimento: è necessario cambiare casa e trasferirsi in un paese straniero, con la
incertezza e il disagia che un simile
■Mutamento com])orta. Aon solo: la
L’unica cosa chiara, nell’attuale processo dì revisioni radicali \a\ quale non sfugge alcun settore della tradizione e
della prassi, é il grido che prorompe dalla coscienza disorientata dell’uomo: «Dio non può essere così»
nuova casa non è stata ancora affittata e neppure il paese è stato per
ora fissato. Senza avere un itinerario
chiaramente prestabilito ci si è messi in marcia alla riscoperta di un
Dio senza mistificazioni e senza sovrastrutture. Quando si inizia una
niarcia, specie su terreno non batttito, dove non ci sono né strade né
sentieri tracciati, né luoghi di rifornimento e di rifugio, si cerca di ridurre il proprio equipaggiamento al
minimo, all’essenziale, per non essere appesantiti da ingredienti inutili.
Certamente gli oggetti che si lasciano indietro sono piìi numerosi di
quelli che si portano al seguito.
Così nel fermento che agita attualmente tutte le Chiese, può darsi
che gli elementi negativi siano i più
appariscenti, che il processo di riduzione assuma delle proporzioni
che [tossono sembrare allarmanti,
senza che si veda la controparte di
elementi [jositivi e delle possibilità
di ricostruzione. L’unica cosa chiara in questo processo di revisioni integrali, a cui uessun settore della
trad'zione e della prassi si sottrae,
è questa: dal fondo della coscienza
sconvolta e disorientata dell’uomo
del nostro temjto prorompe una protesta che potrebbe essere espressa
rietdieggiando una frase di Kierkegaanl o jtarafrasando il titolo della
traduzione italiana di un libro felice nelle sue intuizioni, anche se non
valido nelle sue conclusioni: Dio
non piti) essere cosi.
Il rifiuto del Dio
ecclesiastico non è
rifiuto del Dio vivente
ma anzi appello
ai Dio autentico
li rifiuto del Dio ecclesiastico, del
Dio recepito nella teologia ecumenica di tutte le Chiese, non deve tuttavia essere frainteso come un rifiuto dei Dio vivente, ma, tutto all’op])osto, deve essere inter|)retato come un a[)|»ello al Dio autentico, una
invocazione del suo intervento decisivo, anche se, lo ripetiamo, questo
ap[)ello e questa invocazione assumono toni rabbiosamente negativi e
sembrano perseguire obbiettivi apparentemente estranei agl’interessi
teologici. Da questo appello e da
questa invocazione si sprigiona una
richiesta di coerenza tra il dire e il
fare, tra la parola teologica e l’azione, al di fuori della quale il Dio
confessato e predicato, anche se è
confessato e predicato nel più ortodosso dei modi, è risentito come un
Dio falso, degno di bestemmia, la
cui esistenza non può essere messa
in dubbio, e l’annuncio del suo nome assume la configurazione di un
discorso ij>ocrita, inteso a funzionare da cojiertura di interessi non dichiarabili, un discorso che tende a
consacrare religiosamente i comportamenti della società cui si rivolge
invece di metterli in questione con
autorità [>rofetica.
La Chiesa è in agonia
e di agonia
non si guarisce...
Se la rivolta contro le Chiese va
al di là del terreno ecclesiastico, trapassa sul terreno teologico, giunge
a mettere in dubbio la esistenza del
Dio pensato dalla loro teologia e annunciato dalla loro predicazione, è
segno che il loro organismo storico
è malato. Malato di una malattia
nei cui confronti le cure aj>|taiono
vane e la guarigione illusoria. Dagli
edifici ecclesiastici con la loro architettura arcaica, alle su])[>ellettili che
li ammobiliano, ai culti che vi si celebrano, ai ministri che li [iresiedono, alla predicaziotie che vi risuona, agli atti della vita comunitaria
che vi si conqtiono, all’iinpronta
evangelica nella mentalità, nella vita personale, familiare, [»rofessionale, economica e politica ilei membri
che si professano cristiani, sino alle
alte zone della teologia scientifica
con le sue discussioni tecniche sulla
analisi del linguaggio, sull’ermeneutica, sulla demitizzazione, tutto è
languente e senza respiro, tutto sembra [»rivo dell’impulso e della freschezza della vita, tutto dà rimj)ressione di essere un organo sopravvissuto al'a sua funzione, in un organismo irrimediabilmente debilitato
che è sostenuto con somministrazioni artificiali di ossigeno.
...non resta che la
possibilità di Dio:
la risurrezione dei morti
Aon dobbiamo aver timore di affermare che siamo in presenza di
una agonia della Chiesa di Cristo
nel mondo. Oi’a di agonia non si
guarisce : non è stata trovata la medicina abbastanza efficace nè il medico abbastanza competente. Di
fronte alla realtà irreversibile della
agonia e della morte, l’unico intervento valido è l’intervento del Dio
della risurrezione e della vita.
Già Calvino ha |)arlato di Dio come di Colui che fa risorgere « la sua
Chiesa da morte a vita ». Nel suo
Commentario ai Salmi Calvino ha
scritto: « La Cluesa non è sempre
conservata in modo tale da essere
preservata nella sua integrità, ma
quando sembra che essa sia morta,
imj)rovvisamenie è creata come se
fosse nuova ogni volta che cosi piace al Signore. Aon vi sia dunque desolazione che ci faccia perdere questa speranza clic, come Dio ha creato il mondo dal nulla, così la sua
opera propria c di ritirare la Chiesa dalle tenebre della morte ».
Questa prospeitiva è cosi radicale
da escludere clic l’applicazione di
certe categorie in luogo di altre categorie, la modifica di certi metodi
e la sost'tuzionc di certe strutture,
un allargamento della diretta responsabilità ecde."distica dai ministri consacrati ai laici, la trasformazione dell’annuncio cristiano di uno
ai molti in discussione comunitaria,
il superamento delle divisioni confessionali per convergere in una
spinta unitaria, il conferimento di
un concreto contenuto politico e sociale alla testimonianza cristiana,
l’abbandono della tendenza introversa a costituire il ghetto dei santi
e l’adozione di una tendenza estroversa di servizio al mondo, come si
usa dire e ripetere vanamente oggi,
abbiano una qualsiasi efficacia per
permettere alla Chiesa di ritrovare
la j)ro|)ria qualità di Chiesa, cioè la
capacità di esercitare la propria missione, che è di rendere reale e sensibile la presenza di Dio agli uomini.
Tutto l’affanno con cui le Chiese
oggi cercano di rinnovarsi e di agi
re, moltiplicando gli incontri e i comitati, stendendo programmi per lo
sviluppo delle zone economicamente depresse e coalizzandosi per attuarli, non è segno di vitalità, non
è che l’ultimo sintomo che esse hanno perso di vista l’unica cosa che importa, si agitano in molte direzioni,
senza più saper cercare nella direzione giusta. Sono delle Chiese evangelicamente disorientate: e allora è
naturale che tutti i loro sforzi siano
colpiti da paralisi e non giungano a
risultati costruttivi. Parlano molto
di tempi nuovi per la Cristianità,
ma non si tratta della novità di Cristo; parlano molto di liberazione
dalla cattività costantiniana, ma non
si tratta della liberazione di Cristo;
[»ariano molto di purificazione dai
compromessi del passato, ma non si
tratta della [uirificazione di Cristo.
AeH’illusione di riguadagmare il
mondo tendono a mimetizzarsi, a
non [)iù distinguersi dal mondo, a
dimostrare che anch’esse sanno essere mondane: e cosi lasciano che
10 spir.to del mondo, che è spirito
di efficienza, non lo s[)irito della eroce, penetri nel loro seno. Assumendo schemi che non derivano dall’Evangelo hanno l’aria di considerare la fede come un idealismo evasivo e di peiisare che [)uò essere vitalizzata soltanto risolvendola in
azione. In questo senso veramente
la diversità delle Confessioni è su[lerata ; tutte le Chiese [»artecipano
alla stessa distretta, allo stesso smarrimento, hanno perso la forza segreta che vince il mondo.
11 nuovo ecumenismo:
lo spirito di efficienza
contro lo spirito
della croce
C’è in tutta questa situazione un
elemento comune che dà molto da
[»ensare : i peccati denunc:ati sono
quasi costantemente i [leccati delle
generazioni [lassate o i [leccati di
una classe, di una categoria sociologica. Ora il contrassegno insostitui-b'ie dell’iiicontro con Dio è la coscienza di peccato, la scoperta del
proprio peccato non finisce, comincia con la scoperta del Dio vivente;
ma si tratta di peccati propri, non
altru’i, attuali, non passati, anche se
i peccati dei padri, vissuti in altre
epoche, condizionano le nostre infedeltà presenti. Il [>o[iolo di Dio è oggi, come sapeva Calvino per la Chiesa del suo tempo, « assediato di molte morti » e non sa più riconoscere
quella che è la sua ultima e la sua
un'ca risorsa. Dice di volersi volgere, convertire al mondo [ler servirlo: non sa piii comprendere di doversi volgere, convertire al suo Signore per poter essere di qualche
utilità [ler il mondo?
VlITORIO SUBILIA
iitmiiimiiiiiMiiMiMmmiimiMimiiimimmimitiiimiiiiiiiiiiitíimmiíiiiiiiiimiimiiíiiiíi:
Le Chiese luterane, riiorniate e unite
d'Europa versa una piena comunione
Leuenherg/Basilea (Iwf) - Sarà forse
convocata un'assemblea europea ufficiale, con lo scopo di dichiarare la piena comunione in fatto di predicazione
e di celebrazione dei sacramenti fra le
Chiese luterane, riformate e unite del
continente. Una proposta « che presenta la possibilità » di una simile assemblea è stata avanzata nel corso della seconda sessione, tenutasi qui, del dialogo teologico europeo luterano-riformato-unito.
Trenta rappresentanti di Chiese luterane, riformate e unite in Europa,
provenienti da paesi deH’Est e dell’Ovest, si sono riuniti per esaminare i
modi per giungere a una più stretta
cooperazione fra le confessioni. Il dialogo in corso è patrocinato congiuntamente dal CEC, dalla Federazione luterana mondiale (FLM) e dall’Alleanza
riformata mondiale (ARM).
Questa sessione di conversazioni fa
seguito al dialogo condotto dalle confessioni luterana e riformata in Europa
fra il 1963 e il 1967. Il nuovo dolo di
conversazioni — allargate, per includere rappresentanti di Chiese unite —
ó iniziato qui neiraprile 1969, e in quell'occasione i partecipanti sono stati
concordi nel ritenere che « i motivi di
controversia fra le due Chiese hanno
perso rigore » e che « si può predisporre la via verso una comunione più
stretta ».
Una dichiarazione votata dai parte
cipanti a conclusione dell’incontro recente affermava che la conferenza «ha
steso il progetto finale di un documento che sarà sottoposto alle Chiese luterane, riformate e unite d’Europa,
chiedendo che sia ora stimolata l'azione ufficiale delle Chiese neU'istituire
una piena comunione in fatto di predicazione e di celebrazione dei sacramenti fra le Chiese luterane e riformate
d’Europa ».
Talune parti del documento, è stato
affermato, « si riferiscono a questioni
di comunione e di separazione ecclesiastica nel Nuovo Testamento e nella
storia delle Chiese luterane e riformate ».
« Un’altra sezione del rapporto delinea le ragioni di un superamento, ora,
della fase di "condanne” che ha caratterizzato in passato lo sviluppo confessionale luterano-riformato, e i mezzi possibili in vista di tale superamento ».
Circa questa ventilata assemblea europea luterano-riformato-unita non vengono date indicazioni di luogo né di dat.) né altri particolari. Oltre che alle
Chiese europee, il rapporto di questa
conferenza sarà presentato alla FLM e
all’ARM affinché ne discutano in occasione delle loro assemblee generali,
l’estate prossima, a Porto Aiegre e a
Nairobi.
E' morto il toologo
Göother Dobn
All’età di 87 anni è morto a Bonn il
teologo Günther Dehn. Dopo gli studi
teologi e classici a Berlino, Halle/S. e
Bonn fu per vari anni predicatore in
due delle maggiori comunità evangeliche berlinesi. In quegli anni, si unì alla
Federazione dei socialisti religiosi. Nel
1931 fu chiamato a coprire la cattedra
di teologia pratica all’Università di
Halle/Saale, ma due anni dopo la presa
del potere da parte dei nazionalsocialisti lo costrinse a lasciare l’incarico. Dal
1935 egli insegnò nella neocostituita
Kirchliche Hochschule (facoltà teologica dipendente dalla Chiesa, non dallo
Stato) di Berlino e operò attivamente
in varie commissioni della Chiesa Confessante. Nel 1941 fu incarcerato per
motivi politici e liberato soltanto dopo
14 mesi di detenzione. Assunse in seguito l’incarico pastorale a Ravensburg,
nel Württemberg. Dal 1946 al 1954
Günther Dehn, che si era intanto fatto
conoscere con tutta una lunga serie di
lavori su temi quali la Chiesa, la riconciliazione fra i popoli, il pacifismo, insegnò teologia pratica presso la Facoltà teologica evangelica deH’Universltà
d; Bonn. Egli è, o dovrebbe essere conosciuto in Italia non solo dagli studiosi di teologia, ma anche da più ampie cerehie cristiane, poiché nel 1950 la
Claudiana ha pubblicato un suo commento all’Evangelo di Marco, Il Figlio
di Dio. Giovanni Miegge, nella prefazione, notava che « esso uni.sce alla
congeniale intelligenza della fede una
matura coscienza critica, che se non si
ostenta, anzi, data la natura del libro
piuttosto si cela, non lascia in realtà
nulla di inesplorato e non indulge mai
a una mezza sincerità o a una pia ingenuità»; esso rappresenta «il punto di
vista di una fede, che non teme la critica storica, come non sente il bisogno
di infeudarsi ad un magistero infallibile; ma compie la sua ricerca in uno
spinto di venerazione, nella certezza
che la fede non può in ultima analisi
che essere fortificata dai metodi della
libertà. Tale è l’unica pregiudiziale del1 a esegesi evangelica ».
iiimiiiiiiiimiiiiimiimiiiiiiiiiii
iiiuiiiiiiiiNmiiiiiiiiMMiiiniMmiimMiiii
Collegio Valdese
Oio e la'storia dell'amanita
nel pensiero di M. Intere
Una conferenza del prof. (/. Vina^
Domenica 26 aprile, alle ore 16, a
Torre Pellice il prof. Valdo Vinay, docente di storia ecclesiastica alla Facoltà 'Valdese di Teologia di Roma, per il
ciclo di conferenze organizzate dal Comitato del Collegio Valdese, parlerà sul
tema: Dio e la storia deirumanità nel
pensiero di Martin Lutero. La chiara
fama del prof. Vinay, studioso profondo della Riforma luterana, attirerà certamente un folto pubblico non solo ai
fini culturali ma specialmente per udire la parola della fede sulla storia delTumanità, della quale Dio è il Signore.
Doni ricevuti dal Comitato Collegio
Valdese di Torre Pellice a tutto il
10 aprile 1970 (9” Elenco):
DA CHIESE VALDESI :
Napoli'Cimliri (I versamento) 10.000
Prainollo (III versamento) 30.000
Torre Pellice (IV versamento) 250.000
Venezia (Il versamento) 50.000
Villar Perosa (I versamento) 200.000
DA CHIESE SORELLE (Estero):
Chiesa del Baden (Germ. Occ.le) Dutch Reformed Church - Utrecht 2.551.036
(Olanda) Folkerkirkens Nodhjaelp Church of Denmark -Copenhagen (Da- 510.909
nimarca) 467.150
DA AMICI:
Il in me.moriam del Pastore Elio Eyiiard » ;
Bianconi Irma e Mario. Roma 5.000
Peyrot Nora e Enrico, Luserna S. Giov. 10.000
Il in meinoriam del cugino Elio »:
P. L. G.. Luserna S. Giovanni 5.000
« in inetnoriam del Pastore .-Uberto Ricca » :
Conte Lalla c Gino. Torino 10.000
Cougn .4ime Maria. Torre Pellice 5.000
Kraft Gerardo e Maya. Firenze 50.000
Ribet doli. Guido e Edina. Lus. S. G. 10.000
Il in memoriam della sorella » :
Prof. Gino Coslaliel. Luserna S. Giov. 10.000
Doni :
.Angiolillo doti. Guglielmo, Roma 4.000
Baret. Guido. Pomarcllo 10.000
Bcrtinat Grazia. Villar Pellice 2.000
Cogno Rinaldo. Torre Pellice 2.000
Gasparollo Giuseppe, Roma 10.000
Michelangeli Franco, Roma 10.000
Ponzo [irof. Ezio. Roma 4.000
Parlioni Goffredo e Clelia, Roma 7.000
Totale del presente elenco L. 4.316.095
Totale elenchi pubblicati prec. 22.292.560
Totale dei doni pervenuti a tutto
il 10 aprile 1970 26.608.655
Si ricorda che i «Ioni e le offerte a favore
del Collegio Valdese possono essere versati al
Comitato Valdese di Torre Pellice - Via Beclvwitli. n. 1 - Torre Pellice - sia sul conto
corrente postale n. 2/32709. sia cui conto
corrente bancario n. 56.760 presso Istituto Bancario Italiano, Torre Pellice.
4
pag. 4
N. 16 — 17 aprile 1970
I LE¥¥ORI CI CE Sl> SCRIVONO
Giovinezza e iibertà
Ho letto con grande piacere e con
viva approvazione il resoconto che il
caro fratello Federico Schenone ha
pubblicato nel n. 14 su « La domenica della gioventù a Genova ». Una volta tanto un anziano non « mugugna »
nei riguardi dei giovani, ma dimostra
di comprendere le ragioni di quei loro atteggiamenti che tanto sorprendono invece altri. Non ci si poteva attendere di meno dall’acuto buon senso genovese del fratello Schenone; rimane
invece da deplorare vivamente l’incomprensione di quelli che non approvano senza comprendere. Perché l’aspirazione dei giovani a respingere quello che nella chiesa, nella famiglia e
nella società — per usare ancora una
volta la triade sacra d’un tempo ___ è
senza dubbio sorpassato può essere
talvolta eccessiva, ma nell’insieme è
piu che giustificata, ed io la chiamerei senza esitazione un segno dei tempi, nel senso col quale il Signore Gesù
adoperava questa espressione: segno
che « il tempo è compiuto, ed il Regno^ dei cieli è vicino ».
L uomo, per sua dannata natura, è
portato a rendere fisso, ad istituzionalizzare quello che gli appare utile, a
rendere perpetuo 1 ambiente in cui si
trova bene, e soprattutto quello da
CUI trae i mezzi di sussistenza terreni
che ben presto egli pone al posto di’
Uio. Sta di fatto che, qui ed ora, nulla
e giusto, e quindi nulla, per fortuna
può durare. La Scrittura ci dice spesso, sempre, come dobbiamo considerare i cosiddetti beni della terra; ma
quanti di noi tengono sempre presente, ad esempio, l’insegnamento che l’apostolo Paolo dava ai Corinzi, e dà a
noi, in I Cor. 7: 29-31? Quelle due piccole parole, os mè, « come se non », ricinque volte, dovrebbero martellarci continuamente il cervello, soprattutto quando le molteplici persuasioni della diabolica propaganda odierna lo vorrebbero portare a dar valore
a quello che non ne ha, cioè a tutto
quello che fa parte della figura (scherna) di questo mondo che passa. Poiché sì, gridiamolo sopra i tetti: per
grazia di Dio la figura presente di questo mondo passa. Con quale fondamento quindi ci si può augurare che
le cose, qualsiasi cosa che abbia l’impronta di questo mondo debba durare? E che cosa c’è, fra tutto quello che
ne circonda, che non porti la forma
che gli ha impresso nei secoli il modo
di essere di questo mondo? Che cosa
c’è di sacro in questo mondo, qui ed
ora, se non la Parola di Dio? È giusto
quindi, e sommamente desiderabile,
che tutto ciò che non si accorda con
la Parola scompaia al più presto.
Tutta l’attenzione degli uomini dovrebbe quindi essere rivolta unicamente, e continuamente, ad esaminare in
quale relazione tutto ciò che ci sta a
cuore si trovi con la Parola di Dio.
I giovani, molte volte, fanno ciò d’istinto, per effetto d’un processo inconscio, persino se non conoscono
quella Parola. Perché essa è diffusa
dallo Spirito, il quale è sovranamente
libpo, e non è mai legato alle nostre
istituzioni. Queste durano fino a che
sono utili, o fino a che la forza diabolica che le ha generate non è vinta;
ma in ogni caso non sono mai da ritenere immutevoli. Altrimenti la voce
profetica, che lo Spirito manda senza
chiedercene il permesso, è costretta ad
assumere forme da uragano — guerre,
rivoluzioni — che abbattono con la
violenza quello che la violenza vuol
rnantenere. E la parola libertà, che il
più delle volte è usata impropriamente in quegli uragani, è l'ultima trasformazione, resa necessaria dal peccato,
della Parola che sola rende liberi gli
uomini e le cose (Giov. 8: 31-32). Ecco
perché bisogna andar cauti nel respingere l’atteggiamento rivoluzionario dei
giovani: è probabile che essi, ancora
relativamente liberi dal condizionamento sociale, siano più vicini alla libertà ed alla verità di quelli che, essendosi scavati nella società un posto
più o meno comodo, e non conoscendo
I Cor. 7: 29-31, sono portati a tremare
ad ogni sia pur remoto accenno alla
necessità di rinnovare, che è poi, nei
cuori degli uomini, una risposta ancora lontana ed incerta al proposito di
Colui che dice: « Ecco, faccio nuove
tutte le cose» (Apoc. 21: 5)..
In questo stesso spirito di apertura
al rinnovamento vedo inserita la frase
di Elsa .Rostan che leggo sulla stessa
pagina del nostro giornale (Ad Ivrea
Oleilicio Fidolio Onegliesf
ONEGLI A
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FIDOLIO EXTRA
non si inaugura, si medita): « ...avrei
preferito una soluzione che ci desse di
più il senso della transitorietà della
chiesa che è in cammino versò il suo
Signore e che, come Lui, non dovrebbe avere dove posare il capo ». Altro
che templi solenni e venerandi, crisalidi d’una concezione della chiesa che
ha costituito per secoli, ed ancora costituisce, lo scandalo massimo per coloro che cercano la verità nello spirito
dell’evangelo! La chiesa avrà sempre
troppo se potrà disporre in modo continuato di quattro mura qualsiasi e di
un tetto: il Signore non Taveva, i primi valdesi non Tavevano. Smettiamola di costruire templi, che la Parola
proclama aboliti. Abbiamo, dove è possibile, una stazione — i primi valdesi
la chiamavano hospitium — nella quale possiamo riunirci per tutte le necessità della nostra vita che non è
mai più stata comunitaria da quando
abbiamo avuto i templi. Siano le nostre mura semplici e povere, e siano
semplici e povere le nostre istituzioni;
basta coi sinodi, basta con le Tavole,
basta coi regolamenti. Riuniamoci
quando lo Spirito ci chiama a farlo,
e della Riforma riteniamo l’essenziale: una robusta teologia, che ci aiuti
ad avere una robusta fede. Ritorniamo, come ho già avuto occasione di
dire, al Movimento valdese.
Lino de Nicola
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Una neoconfermata sul catechismo
Anzitutto, dedicarci più tempo; poi finirla con le risposte prefabbricate e usare sistematicamente il
metodo della discussione, dato che Ilo scopo non è imbottire dei cervelli ma formare dei credenti
Praroslino, 9-4-’70
Caro dircltore.
Ho letto sul n. del 3 aprile "70 un articolo
di Giohgio Tol’UiN : Si esamina il problema
del Catechismo e della Confermazione. Dalla
breve sintesi della discussione del convegno
di marzo, ho visto che sono state dette cose
molto giuste. Ora vorrei esprimere la mia
opinione di neo-confermata (ho 16 ajini e ho
avuto la Confermazione Tanno scorso). Giorgio
Tourn dice che « chi segue Tinsegnamento
catechistico non dovrebbe vedere questo come
un dovere da compiere per poter giungere alla
data della Confermazione come alla fine del
suo impegno ecclesiastico ». Giusto. Ma ho alcune obiezioni da avanzare. Probabilmente nel
convegno saranno state considerale molte cose
che Tourn non ha potuto ridire e tra esse
forse anche quelle che sto per dire.
Bisogna considerare il problema del catechismo e della Confermazione un po" più da
vicino, un po' più realisticamente. Bisogna
considerare che il Catechismo attuale non è
molto buono, perlomeno nella mia comunità.
E questo non per colpa del Pastore o dei catecumeni o del programma in modo specifico;
bensì in primo luogo del tempo che è insufficiente. Nella mia comunità 45 minuti ogni do
il
Non ci rendiamo conto che
messaggio di Cristo è un’altra cosa?
Torre Pellice, 8-4-1970
Caro direttore,
in modo molto conciso per non rubare tempo e spazio a nessuno, vorrei
esprimere quanto mi hanno suggerito
le lettere dei lettori nelI’Eco-Luce del
3 aprile (n. 14) riguardo alla linea del
giornale che viene criticata in quanto
giudicata politicamente sinistrorsa. Mi
pare che, per essere la voce di una
chiesa, òggi, un giornale non possa
non parlare di ciò che avviene nel
mondo: sono i tempi che ci costringono, volenti o nolenti, ad esaminare
le situazioni politiche del mondo, che,
per noi cristiani, sono una continua
accusa di infedeltà nel servizio all’unico Signore e Maestro Gesù Cristo. I
grandi scandali mondiali (quali il razzismo americano o africano, lo sfruttamento delTuomo sull'uomo che è palese anche ai ciechi, l’oppressione burocratica comunista che soffoca nella
accusa di follia ogni moto tendente al
riformismo, il fascismo greco o spagnolo con le torture e il resto, la fame del Sud-America vicino ai latifondisti più spudorati e le zone depresse
di casa nostra), come possono lasciarci credere che siamo nella società voluta da Cristo, che ne porta il nome
ma lo tradisce ogni ora che vive? Mi
stupisco che si possa essere statichi di
sentir parlare di queste cose, a meno
di volerle ignorare! E predicare per
cambiare i cuori in tranquille chiese
0 sale di culto, dove ci culliamo di care parole ormai divenute mezzi senza
mordente per tenerci in pace (ma quale pace?) o in grandi cattedrali con
cori paludati ecc., non è forse l’ultima
illusione di chi non si rende conto che
il messaggio di Cristo è un’altra cosa?
Egli andava predicando per la strade
affrontando i Farisei e i dottori della
legge e parlando lì dove oggi parlano
1 giornali, le radio, le TV ecc, e gridando GUAI A VOI. Mi stupisce anche
la critica spietata al « Giornale di Pinerolo », spregiudicato sostenitore di
un dissenso politico e religioso, che indica come la vecchia e monolitica istituzione autoritaria (che per secoli ha
perseguitato i dissenzienti Valdesi) cominci ad avere i suoi problemi. Si,
guai a noi che vogliamo essere neutrali
nella lotta e non vediamo che non si
può predicare l’amore di Cristo se non
si dà insieme con esso il pane per la
fame del corpo a milioni d’infelici,
« sporcandosi le mani » con la politica, con l’economia, con la denuncia
continua dei nostri comodi compromessi.
Questo mi dice la coscienza insieme
con l'accusa di una personale incoerenza sempre combattuta e non mai
vinta.
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Un lettore viareggino, che si dichiara
d'accordo con le lettere inviateci, ad
esempio, da Maurizio Quaglialo e Vittoria Stocchetti, ci ha scritto una lunga
lettera, che ci è qui impossibile pubblicare integralmente. Egli condivide, sostanzialmente, il giudizio di quanti vedono il nostro lavoro redaz.ionale condizionato da un pregiudizio politico,
malgrado le risposte che, anche ultimamente, abbiamo cercato di dare a queste obiezioni. Il nostro lettore nota che
non è questa o quella frase, questo o
quell'articolo, ma l'insieme del nostro
lavoro a suscitare l’impressione-. « state
proprio facendo il gioco dei signori comunisti ». Il lettore nota però che non
e questa la vera lacuna che constata
nel nostro settimanale, e ci lascia con
i' serio desiderio di sapere qual è, allora. Forse il motivo è adombrato nella
conclusione delta lettera, che riproduciamo e seriamente, fraternamente ascolliamo.
Terminerò, se me lo concede, con un
piccolo consiglio, un consiglio fraterno
senza pretese di paternalismo, d’altronde fuori posto qui: Cerchi di prendere
in seria considerazione gli appunti che
vengono fatti dai suoi lettori, perché
non è per niente che essi si sentono
spinti a farli.
In che modo? Chi sono io per insegnarle qualcosa? Non sono che un semplice credente che cerca di rendere a
Dio quanto Dio gli ha donato, ma che
intuisce il pencolo cui molti « evangelici » vanno ogsi incontro: quello di
scivolare lentamente sul compromesso
adottando sistemi e metodi umani per
alleviare quelli che, in ultima analisi,
non sono che gli effetti inevitabili del
peccato, ingiustizia, sofferenza, egoismo, incomprensione, malattia, razzismo e cattiverie di vario genere e, per
conseguenza, sdrucciolare verso una
inevitabile graduale .secolarizzazione
della vita delle chiese: una secolarizzazione certo più evoluta che in pa.s
nienica pomeriggio. Se .si vogliono attribuire
ai Catechismo, o meglio ai catecumeni, le
re.sponsabililà di una Confermazione « alla
leggera », bisogna anche considerare che essa
dipende, appunto, da 45 minuti ogni domenica pomeriggio. Capisco elle un Pastore ha
impegni e lavoro subissanti, ma forse si potrebbe trovare qualche minuto in più. Si dedica un sacco di tempo in occupazioni mollo
meno importanti: da questa dipende in gran
parte il nostro futuro di cristiani co.scienti.
Prima di lutto, dunque, prima ancora di criticare il catechismo in se, bisogna provvedere
al tempo.
Poi vediamo in cosa consiste questo studio
preparatorio, molto importante. Nel primo c
secondo anno abbiamo due testi. La voce dei
Frofeti e La voce degli Apostoli, di per .sè
buoni, di facile comjirensione. Vi è in essi la
narrazione sintetica dell'Antico e Nuovo Testamento; vi sono illustrazioni, ii che è buono,
perché, specialmente in questi due anni, sono
ancora imjiortanti. I testi devono essere corredati da letture direttamente sulla Bibbia. Tutto
ciò sa ancora troppo di « scolastico », scolastico nel senso peggiore, cioè nozionistico; lutto ciò ila al catecumeno la sensazione di una
lezione impartita, invece che dal maestro o
dal professore, dal Pastore, e perciò poco interessante. È un dato di fatto che è psicologicamente controprodultivo per un ragazzo
di trovarsi davanti a una lezione, a « un capitolo da studiare per la pro.ssima volta ». A
J2-t3 anni invece si può benissimo iniziare
una discussione sulla realtà in cui viviamo.
Ecco, per il primo anno non è necessario
creare dei programmi futuri, e neanche per
il secondo anno: è sulliciente che il catecumeno cominci a rendersi conto, insieme con i
compagni, della propria realtà, del proprio
mondo e del mondo esterno. Come? Parlando. Chiacchierando amichevolmente, raccontando i casi deila settimana. Il Pastore saprà
opportunamente guidare la conversazione in
modo che i giovani comincino a mettere in
relazione Dio e la propria vita. Con ciò né i
lesti né la Bibbia sono eliminati, ma vengono
letti con una certa dose di curiosità; direi però
di eliminare rintcrrogazione.
Esaminiamo il lesto del terzo anno. E" una
sequela di « botte e risposte », di cui <lò tin
esempio: D) perché vieni al catechismo?
R) per conoscere Dio. Per me è un metodo
sbagliato. Io potrei benissimo venire al caleclii.smo per tult'altro motivo. Il testo del terzo
anno è un tentativo, forse non consapevole, di
« imbottire » i catecumeni; mi pare assurdo.
salo, indubbiamente più « spiritualizzata », ma proprio per questo, più subdola, più pericolosa e di più difficile discernimento; un relativo lento e irreversibile abbassamento del livello spirituale di ogni membro di esse chiese;
un indebolimento biasimevole della fede stessa (ricordi il principio di base
decretato da Dio in Ap. 3: 15-16: « Io
conosco le tue opere: tu non sei né
freddo né fervente... Così, poiché sei
tiepido... io ti vomiterò dalla mia bocca »).
Per concludere, le ricordo inoltre, caro fratello, le parole di S. Paolo al giovane Timoteo: « ...negli ultimi giorni
verranno dei tempi difficili perché gli
uomini saranno... aventi le forme della
pietà, ma avendone rinnegata la potenza » (2 Tim. 2: 1-5).
Detto questo non credo di dover aggiungere altro, se non che la preghiera
aiuterà ciascuno di noi a vedere chiaro
nel ministero che Egli ci ha affidato.
Che Dio sia con noi!
Cordialmente e fraternamente
Enrico Natrella
IN VA 1, P E ELIO F,
Servizio meidico festivo
Si avvisano i resiilcnli nei Comuni di Torre
Pollice, Angrogna, Luserna S. Giovanni, Lusernetta c Rorà che in mancanza di segnalazione sul giornale, il Sanitario di turno per il
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per visite urgenti festive a domicilio, telefonando sia alTOspedale Maiiriziano di Luserna
sia alTOspedale Valdese di Torre Pellice.
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camera propria e assicurazioni sociali.
visto che lo scopo è di creare dei cristiani coscienti... E" buono il metodo delle domande,
ma non quello delle risposte. Deve essere il
catecumeno stesso a trovare le risposte. In
questo testo, dunque, eliminerei le risposte.
Se un catecumeno avesse diflieoltà a trovarle,
d'altronde, può rivolgersi al Pastore; inoltre
ciò non sarebbe for.se positivo? Non sarebbe
forse positivo che un ragazzo avesse dei dubbi?
Mi sento perplessa davanti ai « senza dubbi )i.
E passiamo al quarto anno. Programma base: la storia valdese. Naturalmente una elementare conoscenza della storia valdese mi
sembra giusta. Ma tutto ciò che ho detto non
basta proprio a formare un cristiano, a formare un confermando come tutti vorrebbero
e come ne parla Giorgio Tourn. Ripetendo
il suo di.'icorso, il catecumeno ha bi.sogno di
u:i fondamentale aiuto: cercare e trovare in
([uale modo si potrà sentire « membro di Chiesa », che è lina denominazione un po* vaga.
E questo si può raggiungere attraverso uno
dei mezzi principali dì cui si serve la gioventù : la discussione. La discussione manca quasi
del tutto nel catechismo e invece dovrebbe
avere un posto di primo piano. E’ difiicile intavolarla. certo, specialmente nelle pìccole comunità delle valli, come la mia. Ma perche
alla Facoltà di teologia non si insegna come
trattare con ì giovani? E' quasi un giro vizio.so.
Ecco, quindi, secondo me. lo scopo del ealechi.smo: aiutare gli aspiranti «membri di
Chiesa » a capire la Confermazione, a chiarire
i dubbi, a integrarsi in una vita cristiana
Inoltre mi scmbrerelibe molto utile che si 'Hganizzassero degli incontri tra i catecumeni
delie varie comunità, a scopo di discussìoiit-.
con un ben definito argomento su cui parlari
e qualcuno in grado di introdurlo, perché non
si verifichi il solito mutismo t.ra giovani di
una comunità e giovani di un'altra. (Prima,
naturalmente, bisogna risolvere il mutismo tra
ì giovani dì una stessa comunità). Oppure si
potrebbe partecipare ai convegni, al Sinodo ‘
cosi via. Sono convinta che così si rìuscirehlii
ad avere dei confermandi coscienti di se sles.si
e della Confermazione, quali ora se ne sciUa'
lamentare la mancanza. Allora si potrà anche
parlare di eliminare la data fissa per la Confermazione: allora si potrà decidere di averla
ìli qualunque momento delTanno: ma ora no,
non sarebbe molto utile, non produrrebbe grande cambiamento nella mente dei confermandi.
Spero vivamente di vedere pubblicata la mia
lettera, e ringrazio, caro direttore, della cortese attenzione. Glokia Ro.staing
FRALI
AI termine di un IV anno particolarmente
impegnato, nel corso del quale i giovani hann ' discusso molti problemi relativi alla fede
ed alTimpegiio cristiano ed in cui è stato possibile chiarire parecchi punti ancora rimasti
oscuri, i catecumeni dì IV anno hanno chiesto
di essere ammessi nella Chiesa Valdese come
membri comunicanti. La conclusione di questo lavoro è data dalla dichiarazione di fede
che essi hanno redatto e sulla base della quale sono stati ammessi in chiesa. È il quinto
anno che a Frali si pratica questo sistema od
ogni volta il risultalo del lavoro dì IV anno è
stato assai diverso dai precedenti, pur rimanendo alTinterno di posizioni riformate, ed
h ; espresso ì problemi, la sensibilità e le reazioni, se non di tutti i catecumeni, almeno del
gruppo più cosciente ed impegnato di ogni
anno.
I catecumeni confermali durante il culto del
Venerdì Santo sono: Flavio Ghigo (Ghigo),
Paolo Grill (Villa), Danilo Peyrol (Ghigo),
Gianfranco Richard (Villa), Orlando Richard
(Villa), Renato Richard (Villa), Italo Rostan
(Miramonti).
1 culti dì Pasqua sono stati due, come già
gli anni scor.sì. Uno la domenica ed uno il giovedì precedente per i fratelli e le sorelle che
la domenica sono impegnati nelle attività turìstiche. I culti sono stali ben frequentali anche da un buon numero di fratelli provenienti da altre Comunità. La Corale ha dato il suo
contributo per la conoscenza del nuovo innario eseguendo due cantici nuovi durante il
culto di confermazione.
Purtroppo il lutto ha ancora bussato alla
j)orta dì due case di Indritti. Esattamente un
mese dopo il funerale della madre, il 6 aprile è sialo accompagnato al cimitero Renato
Peyrot di 40 anni, deceduto dopo una lunga
malattia alTOsjiedale di Pomarelto. Mentre si
celebrava questo funerale decedeva, sempre a
Pomarelto. la sorella Alina Barus v. Menusan di 63 anni, che c stala seppellita nel cimitero di Villa 1*8 aprile.
xVlIa vedova e ai giovani figli di Renato
Peyrol così duramente provati ed a tutti i nostri fratelli nel lutto, giunga ancora Tassicurazione del nostro affetto e della nostra .solidarietà cristiana.
La filodrammatica e la corale di Frali si
sono recale domenica sera 5 a])rile a Pramollo
per presentare in quella Comunità il lavoro
« La campana suonerà ancora » della Sìg.ra
Edina Ribel Roslain. Fra un allo e I alini
!a corale ha eseguito cantici del nuovo innario ed altri canti.
Domenica 12 si c riunita 1 assemblea di
chiesa per la rielezione <lel pastore, presieduta dalTing. Pontel e dal Fasi. Marco Ayassot
che ha annunzialo la Parola del Signore nel
culto domenicale.
1 risultati sono stati i seguenti: Volanti 70.
Si 68: no 2.
IL MUSEO DI FRALI cerca collaboratori volontari per il mese di luglio e di agosto. Rivolgersi al Pastore di Frali.
« Non temere perché io sono teco,
non ti smarrire perché io sono
il tuo Dio» (Isaia 41: 10).
Il 2 aprile si è spenta a Brescia, dopo lunghe sofferenze, la signorina
Emma Meister
Anche a nome degli amici di Brescia, Lecco e Zurigo ne dà il triste annuncio l’affezionata amica Cecilia Besozzi.
Torre Pellice, 13 aprile 1970.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Cattre sentitamente ringrazia il Dott. Gardicl, la Direzione e
il personale dell’Ospedale Valdese, la
Associazione Naz. Alpini e quanti hanno partecipato al suo dolore nel corso
della lunga malattia e poi con la presenza al funerale, con fiori e scritti,
alla memoria del compianto
Giovanni Pietro Cattre
Torre Pellice, 10 aprile 1970.
RINGRAZIAMENTO
I familiari, profondamente commossi, esprimono la loro riconoscenza a
tutti coloro che hanno partecipato al
loro grande dolore per Timprovvisa
dipartita del loro caro
Filippo Ribet
di anni 41
Un ringraziamento particolare ai
Dott. Tobia e Gallo; ai vicini di cap;
ai Pastori Geymet e .lalla; alla Direzione Riv-skf; al Gruppo Anziani Bivskf ; alle Commissioni Interne, ai
compagni di lavoro; alle famiglie Costantino e Plavan.
« L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà».
Villar Perosa, 2 aprile 1970.
II 15 marzo 1970 a Lozère (Francia)
la signorina
Anglesina Gardiol
1871 - 1970
ha risposto alla chiamata del Signore
che ha tanto amato e servito fedelmente. Lo partecipano agli amici e conoscenti, i nipoti; Bianco - Affeton Beux - Coucourtìe.
« Tu m’hai preso per la man destra; mi condurrai col tuo consiglio, e poi mi riceverai in gloria» (Salmo 73 v. 23-24).
5
17 aprile 1970
N. 16
pag. r
LETTERA DAGLI ANTIPODI
A Tahiti; tempo di aliuviooi e di cicloni
Cari amici,
avete visto forse anche voi, su qualche giornale illustrato europeo, la fotografia di alcuni « scugnizzi » tahitiani
che facevano del surfing in modo piuttosto insolito: attaccatisi ad un’automobile che poteva appena avanzarè in
mezzo all’acqua alta, si facevano trascinare sulla loro asse rudimentale come se si trovassero sulla cresta di uria
onda. Ouell’istantanea è stata presa in
pieno centro di Papeete. Infatti abbiamo avuto, quest’anno, una stagione delle piogge assolutamente eccezionale c
per la quantità e per la durata. Vi assicuro che, alla fine, tutto trasudava umidità. I vestiti, appena portati, si coprivano di muffa anche se li si appendeva
sul terrazzo subito dopo averli portati.
Ma non si è trattato soltanto di piccole
noie di questo genere! Papeete è stata
letteralmente ricoperta d’acqua e di
sqle di riunione sono state distrutte o
scbperchiate. In particolare il tempio di
Moerai — il più grande di tutta la Polinesia — ha subito danni ingenti; ne
unisco una foto, presa da un membro
della spedizione di soccorso giunta sul
posto soltanto alcuni giorni dopo il passaggio del ciclone.
Il QS'tò degli abitanti di Rurutu fa
parte della nostra Chiesa. Se dunque
i soccorsi si sono subito organizzati,
sul piano del governo, se una campagna radio-televisiva S.O.S. RURUTU è
stata immediatamente lanciata con risultati veramente fantastici (milioni di
doni e tonnellate di viveri e di materiale), la Chiesa Evangelica ha dal canta suo raccolto una colletta speciale
di tutte le comunità (comprese quelle
di Nuova Caledonia) che raggiungerà
probabilmente un milione e mezzo, una
volta che tutte le somme saranno co
II tempio riformato di
Moerai, nell’isola Rurutu, il più grande della
Polinesia, dopo il recente passaggio del ciclone « Emma ».
fango fino all’altezza di 50 cm. in certe
abitazioni e soprattutto nei negozi dei
quartieri bassi. Le strade sono diventate quasi impraticabili per settimane, i
commercianti hanno avuto moltissimi
danni e la spesa per risarcirli e per rimettere tutto in sesto non sarà certo
lontana dai cento milioni di franchi pacifico.
Tutto questo semplicemente perché
non ci si è ancora decisi a regolarizzare il corso della Papeava, un fiumiciattolo che scorre in mezzo alla città e
che si muta in torrente impetuoso ap]>ena piove sul serio. Se poi si pensa
che la gente butta nel suo letto carcasse
di automobili ed altri oggettini del genere, è facile immaginare quali effetti
nefasti tutto ciò ha per il regolare deflusso di tutta l’acqua che scende dalla
montagna verso il mare all’epoca delle
grandi piogge. Naturalmente il governo centrale pagherà, ma sarebbe tanto
più intelligente di prevenire! Oltre a
tutto, abbiamo adesso dei magnifici
viali sul lungomare che sono stati costruiti senza prevedere un deflusso normale dell’acqua piovana (per ■« risparmiare»!!!) e che trasformano la città
bassa in un groso stagno. Persino la
centrale elettrica è stata allagata più
volte quest’anno.
Come se non bastasse, appena passata l’alluvione, il ciclone « Emma » ha
devastato un’isola delle Australi (Rurutu), facendo anche parecchi danni
alle Isole Sotto Vento, specie a BoraBora e Huahine. Rarissime sono le occasioni in cui la Polinesia Francese subisce gli effetti di un ciclone. Sembra
esser stata posta un po’ fuori mano
rispetto ai grandi itinerari di questi
devastatori fenomeni naturali dal nome di donna. Credo che l’ultimo vero
ciclone in ordine di tempo si era abbattuto su Tahiti nel 1906. Questo è
tanto più notevole in quanto certe isole
come le Cook (Aitutaki, Rarotonga) subiscono gli effetti di un ciclone almeno
una volta all’anno. Anche questa volta
speravamo che « Emma » ci lasciasse
tranquilli. Effettivamente, dopo aver
dato una grossa scoppola alle Isole
Sotto Vento e dopo averci fatto rimanere col fiato sospeso per qualche ora '
come esitando a decidersi sulla direzione da prendere, il ciclone ha compiuto una brusca svolta proprio alle
soglie di 'Tahiti e non abbiamo subito
che due giorni di tempo pessimo, vento e pioggia (ancora!) torrenziale.
Ma gli abitanti di Rurutu (un’isola
molto isolata e già fra le più povere)
non hanno avuto la stessa fortuna. Il
ciclone si è abbattuto in piena notte
sui 2.500 abitanti dell’isola e sui suoi
tre villaggi. La forza congiunta del vento, delle ondate e — qualcuno dice —
di una scossa tellurica ha distruttto o
danneggiato in modo irreparabile l’85%
delle abitazioni. Le palme da cocco .sono tutte colpite a morte, le piantagioni di « taro » sono pressoché inutilizzabili, gran parte del bestiame è morta,
le piantagioni di caffè sono anch’esse
distrutte. Ci sono stati episodi particolarmente emozionanti. Penso al caso
di quei genitori che, in mezzo alla notte, sono andati a tentoni a cercare i
loro bambini che stavano per essere
portati lontano dall’ondata che si ritirava e che hanno avuto rimmenso sollievo di poterli riafferrare per puro
caso; o a queU’altro abitante che ha
«visto» arrivare contro il muro della
sua casa un immenso barcone che si è
schiantato a pochi centimetri da lui.
Le fotografie che abbiamo potuto vedere danno l’impressione di un’i.sola
senza vita, ricoperta di pietrame e di
fango. Sembra che l’aspetto stesso della laguna sia completamente cambiato,
senza contare che il solo molo che permetteva alle golette di attraccare è
completamente sparito. Naturalmente
anche le tre chiese nostre e le varie
nosciute. Ad essa s’aggiungerà un insieme di otto-nove tonnellate di viveri e
materiale. Due rappresentanti della
Commissione permanente della Chiesa
si sono recati a Rurutu per portare
una parola di incorasuiamento e per
studiare sul posto il modo migliore per
aiutare i sinistrati. Questo è stato possibile grazie ad una rapidissima spedizione effettuata dal Governatore e da
varie autorità del Territorio. Fra loro
v’era anche Jean Juventin, Ministro dell’Educazione per il Territorio, che è
pure presidente della nostra Commissione Sociale. Quel che è più urgente
è trovare il modo di mandare tutto il
materiale da costruzione possibile per
pormettere a quei fratelli lontani di ri
costruire e di cancellare a poco a poco
i cattivi ricordi. Inoltre (e il governo
se ne è ben reso conto) bisogna evitare
che troppi nuclei familiari, scoraggiati
dal disastro, vengano ad ingrossare la
popolazione sempre più eteroclita di
Papeete e dintorni, per trovarsi ben
presto in una situazione difficile per il
lavoro e per l’abitazione.
Particolare patetico: quest’ anno i
membri di Rurutu avevano mandato un
carico particolarmente ingente di oggetti in fibra di cocco (cappielli ecc.)
che sono la specialità delle Australi:
era per la festa delle nostre Scuole, che
si è svolta dal 27 febbraio al 1 marzo,
con un’appendice il 7 e T8 marzo, dato
che la pioggia ci aveva impedito di avere le due serate teatrali la prima settimana. L’anno prossirno, probabilmente,
dovremo far senza gli oggetti delle Australi. La festa si è svolta nel migliore
dei modi con la partecipazione particolarmente notevole di tutte le comunità della Chiesa, che sembrano « portare » sempre più le nostre scuole come
qualcosa di veramente loro. Il risultato
finanziario è stato anch’esso considerevole, visto che si sono raggiunti i sette
milioni, con 1 milione di aumento sull’anno scorso. La somma ricavata sarà
devoluta alla copertura di una parte
delle spese di acquisto del terreno di
cui vi ho già parlato altre volte e di
costruzione del Foyer per studentesse
e non. Inutile dire che si esce da una
festa come questa soddisfatti, ma non
particolarmente riposati!
A Bethel tutto procede bene. I giovani
continuano ad e.sscre un bel gruppo
sempre pronto a dure un colpo di mano là dove ce n'è bisogno, le riunioni
quartierali si rive!.ino utili per una migliore conoscenza reciproca dei vari
membri di chiesa e per la possibilità
che hanno di clais. e ricevere informazioni varie e di : iflettere in piccolo
gruppo sulle svai i<i: issime questioni riguardanti il servi::io che la Chiesa è
chiamata a rendere. La Corale ha ripreso su di una base « utilitaria »: imparare e far imparare alla comunità il
maggior numero ^-ossibile di inni nuovi; il che ci permefte anche di cantare
«nelle grandi oer sioni». Abbiamo adottato Ui. opuscoli:tto con l’ordine del
culto che segue i quattro grandi momenti dell’anno er . lesiastico: ciò permetterà di rinnor re regolarmente gli
inni spontanei ec.r Abbiamo un nuovo
organo elettronic.; che ci ha permesso
di utilizzare il vecchio come secondo
strumento per accelerare lo studio degli inni a quattro voci e che è stato subito adottato dalle nostre tre organiste. La nostra piccola libreria continua
il suo lavoro paziente di diffusione del
libro evangelico e domanda anche lei
parecchio tempo. In concistoro le signore sono ormai alla pari, numericamente parlando, coi membri del sesso
forte, e ognuno/a tiene a turno la liturgia al culto. Le sere di Giovedì e Venerdì Santo abbiamo avuto due brevi
momenti di preghiera e di meditazione,
accompagnati dall’ascolto di musica sacra. A poco a poco son riuscito ad eliminare i battesimi dai « Culti solenni »
a tutto vantaggio del raccoglimento, ad
esempio, durante di culto di Pasqua.
Dico questo perché in generale il numero dei battesimi sale enormemente
« all’epoca delle feste » e si finisce p>er
avere magari trenta bambini da battezzare in mezzo a... troppi genitori che
pensano al vestitino di battesimo e ad
altre cose altrettanto essenziali...
Credo di non sbagliarmi dicendo che,
rnia moglie ed io, abbiamo l’impressione di sentirci davvero pienamente
« integrati » nella chiesa e nel lavoro di
qui. Tuttavia si sente che i responsabili
locali, stanchi defl’autonomismo esasperato di tanti missionari e forse ancora
poco inclini per natura e per formazione ad imporsi veramente nei confronti di ques’ultimi, finiscono per scartarli in pratica non dico dal « governo »
— il che sarebbe normale in clima di
« autonomia », ma anche a volte dalla
discussione di certi problemi essenziali.
I; che naturalmente può finire col porre e la chiesa e i missionari in una situazione un po’ complicata. Vorrei soltanto che fossimo riusciti, noi missionari, ad aiutare la chiesa ad assumere
tutte le sue responsabilità senza che
questo sottile e certo non definitivo
velo di non limpidissima fiducia reciproca si facesse sentire. Scrivo questo
senza drammatizzare affatto e pur essendo, personalmente, del tutto convinto dei sentimenti fraterni che la chiesa
ha nei nostri confronti.
A questo punto devo interrompere
l:i mia « cronaca » non senza inviare
a tutti un saluto fraterno da parte mia
e dei miei. Giovanni Conte
B. P. 666
Papeete/Tahiti
(Polynésie française)
iMimiimiimmiiimi tinnì
.■nnnnnnnnnnii
■inniiinininiiiuiiiiiiiiiinnimiiumnnniimmiiltliinimiiii
Come era da aspettarsi, la nuova
legge sulla immigrazione in Svizzera
ha provocato non solo le proteste di
quegli industriali svizzeri che guardano solo ai loro affari, ma anche di talune autorità italiane. E perfino la mia
modesta nota ha provocato qualche
protesta di persone che non si accorgono di essere in una strana compagnia.
Qra le critiche di alcuni industriali
svizzeri erano, come dicevo l’altra volta, scontate; ma le critiche italiane mi
sembrano particolarmente infondate
per due ragioni: in primo luogo perché noi dovremmo sempre chiederci,
prima di protestare, come e perché non
riusciamo a dar lavoro ai nostri operai a casa nostra; in secondo luogo
perché, invece di reclamare contro una
legge, che è, tutto sommato, la meno
cattiva possibile, sarebbe bene reclamare contro taluni aspetti della nostra
emigrazione in Svizzera, che invece
continuano ad andare veramente male
(e di cui le suddette autorità non hanno per ora fatto cenno).
Penso ai cosìdetti « stagionali ».
Un operaio stagionale dovrebbe essere una persona che svolge, in Italia
o all’estero, un lavoro legato a una dedeterminata, e quindi breve, stagione:
camerieri negli alberghi durante Testate, taluni lavori agricoli, ecc. E’ ovvio,
e succede anche in Italia, che queste
persone non si portino dietro, per il
breve periodo di lavoro, la famiglia,
né si cerchino domicili stabili. E’ al
iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiminiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I Notiziario Rioplatense j
= a cura di Aja Soggin =
ÌMim::::iiiiiii!iiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiimiiiiii'iii:iiiiiiiiiiiiiiiiimi
Il Sinodo di
Colonia Vaidense
La V sessione rioplatense del Sinodo della Chiesa Valdese ha avuto luogo dal 1 al 5 marzo 1970 nel « Parco
17 febbraio » nelle vicinanze di Colonia Vaidense in Uiuguay. Il culto di
apertura è stato presieduto dal pastore Gerald Nansen, conosciuto da
rnolti in Italia, perché compì un periodo di studio nella nostra Facoltà
teologica durante il 1962. Nessun candidato è stato consacrato quest’anno.
La prima conferenza serale aveva il
seguente tema: « Quali sono le cause
della attuale tensione nella chiesa? »
Fu introdotto da quattro oratori e seguito da vivace discussione. Questo
argomento era stato precedentemente
di.scusso in riunioni regionali nel settembre del 1969, tenute nel sud dell’Argentina, a Colonia Valdensc e nel
nord delTUruguay. I punti di vista
esposti nel Sinodo non sono molto diversi da quelli dibattuti anche da noi
in Italia.
Dopo una discussione sulla stampa e
in particolare sul quindicinale ufficioso « Mensajero Vaidense » è stato confermato come direttore del periodico
il pastore Ricardo Ribeiro.
Una decisione importante presa da!
Sinodo è di non fare più, per un certo
periodo di tempo, collette generali per
la costruzione di chiese. Invece si vogliono sostenere i progetti delTIstitu
to per minorati psichici e fisici a Colonia Vaidense, della Casa dello Studente-Foresteria a Montevideo e delle
borse di studio per gli studenti in teologia alla Facoltà di Buenos Aires che
non mancano neanche in questo periodo di crisi.
Le elezioni della «Mesa» (Tavola)
hanno riconfermato il pastore Delmo
Rostan come moderatore, mentre il
pastore Giovanni Tron è stato nominato vice-moderatore della Chiesa
Valdese del Rio de la Piata.
Pellegrinaggio
in Sud America
In relazione a quanto già comunicato
e per favorire Tiscrizionc a quelli cui
fosse sfuggito il precedente avviso, si
rende noto che possono ancora essere
accettate le iscrizioni stesse fino al 20
aprile. Il viaggio si efl'eltuerebbe, se il
numero dei partecipanti lo consentirà,
tra la metà di agosto e la metà di ottobre, al prezzo di circa 300-350 mila lire.
Naturalmente il programma preciso
verrà comunicato non appena ci sia la
sicurezza di eflettuare il pellegrinaggio.
Per ogni informazione, scrivere al:
Pastore Silvio Long, Via Zurigo, 3, 6900
Lugano.
Convocata a Roma
la prossima Conferenza
Metodista d'Italia
La prossima Conferenza annua della
Chiesa Metodista d’Italia è convocata
a R.oma dal 6 al 10 maggio 1970. I lavori della sessione pastorale saranno
volti nella giornata del 6, e la sessione
plenaria inizierà la sera dello stesso
giorno, alle ore 21. Nei due giorni precedenti avranno luogo gli esami dei
candidati pastori, evangelisti e predicatori laici.
La Tavola Valdese ha designato la
delegazione della nostra Chiesa alla
Conferenza della Chiesa sorella: i pastori Alberto Ribet e Salvatore Ricciardi, la sig.a Berta Subilia e il sig.
Aldo Long.
Gli "stagìonaU„ in Svìzzera
trettanto ovvio che, ciononostante, abbiano diritto alle varie forme assicurative e di controllo delle condizioni di
lavoro.
Senonchè quella degli stagionali è diventata, in Svizzera, spesso una finzione: poiché essi sono esclusi dalle quote di immigrazione (e anche la recente
legge non ne disciplina il movimento)
ed hanno bisogno di un minor numero
di autorizzazioni per trovare lavoro,
poiché d’altra parte il loro presunto
carattere stagionale, cioè di presenza
breve e saltuaria, fa sì che non sia obbligatorio provvederli di abitazioni stabili, che non si debbano pagare talune
forme di assistenza sociale e che non
sia previsto (e quindi non sia permesso, in base al motto « tutto ciò che non
è obbligatorio, è proibito ») che portino
con sé la famiglia, sia i lavoratori che
i datori di lavoro fanno spesso ricorso
alla qualifica di stagionale, anche nei
casi in cui essa è palesemente infondata. Per cui lavoratori edili, dei trasporti e simili passano in Svizzera tutta Tanno, rientrano in Italia per le vacanze di Natale e così figurano come
« stagionali », con la conseguenza, tra
l’altro, di avere ogni anno un « nuovo »
contratto, cioè di non maturare alcun
diritto di anzianità. Si tratta sostanzialmente di un falso, fatto per aggirare
i controlli svizzeri, ma i cui danni si
riversano totalmente sui nostri lavoratori, in particolare su quelle categorie
di nostri lavoratori che, essendo tra le
più umili e meno organizzate, non vengono prese in considerazione dai « politici ».
Invece un segno di attenzione è venuto dal Centre Social Protestant di
Ginevra, che ha svolto una inchiesta
tra questi finti stagionali, rilevandone
tra l’altro lo scarso livello culturale e
tecnico e gli scarsi progressi che essi
possono compiere nel corso del loro
lavoro. D’altra parte la stampa svizzera
ha largamente affrontato il problema
delle assicurazioni sociali, degli alloggi
e in genere del trattamento di questi
operai, trattamento che è ancora al deprecato livello di quello degli emigranti
di una decina di anni fa.
Mi pare che sarebbe di questo che
dovrebbe parlare la prevista commissione mista italo-svizzera per i problemi di emigrazione, cercando in primo
luogo di stabilire quanti, sul totale di
circa 200.000, siano i veri e quanti i falsi
stagionali e parificando quindi la situazione dei falsi stagionali a quella degli
immigrati normali. Al qual proposito
giova ripetere ancora una volta che
nessun immigrato viene rimandato in
Patria, viene invece limitata al 50'!''o in
teoria, e al 70-75% in pratica la sostituzione di quelli che tornano a casa di
loro volontà. Il che è leggermente diverso. Pieri.ltigi ,Iali.a
Notizie Metodiste
La Conferenza metodista si terrà in
Roma dal 6 al 10 maggio. In vista di
tale convocazione, hanno avuto luogo
nelle scorse settimane le riunioni dei
vari Consigli di Circuito per Tesarne
delle situazioni morali e finanziarie
delle Comunità, per la nomina dei delegati laici ai lavori della Conferenza,
ecc.
* * *
Vn nuovo centro comunitario metodista a Milano. Dopo annose trattative con Tamministrazione comunale, finalmente è stato raggiunto l’accordo
per la permuta tra il terreno dove sorgeva la vecchia cappella in corso Garibaldi ed un terreno assai più vasto
in via P. Lambertenghi. Qui sorgerà,
con l’aiuto del Signore, la nuova chiesa metodista ed un complesso per le
varie attività ecclesiastiche.
* * * ,
Collaborazione valdese - metodista.
Nella sala della Biblioteca Civica di
Valenza Po, domenica 5 aprile il pastore valdese Giorgio Bouchard — invitato dal gruppo metodista locale —
ha introdotto un pubblico dibattito
sul tema: « Dialogo fra cristiani e
marxisti ». Alla sera della stessa domenica, il pastore Bouchard si è gentilmente prestato per predicare durante il Culto della Comunità metodista
di Bassignana.
Per domenica 12 aprile è in programma una pubblica conferenza presso la Comunità di Alessandria. Parlerà il pastore valdese Ernesto Ayassot
sul tema: « La Chiesa, il Cristiano e
la politica ».
* * *
Gioventù metodista. La « Domenica
della gioventù » è stata celebrata T8
marao anche presso le Comunità metodiste d’Italia. Quasi ovunque i Culti
sono stati condotti da giovani che
hanno pure rivolto messaggi di testimonianza evangelica.
Pei giorni 25 e 26 aprile è indetto
un Convegno giovanile presso la « Casa Evangelica » in S. Marzano Oliveta
(Asti). Sarà trattato in tema: « Cause
ed effetti del fenomeno dei ’drogati’ ».
Responsabile del Convegno: Davide
Anziani - Piazza Istria 2 - Milano.
g
Al "Villaggio Speranza” di Vita
L’esproprio
non si farà
L stato fugato il serio timore di un esproprio che avrebbe significato la distruzione del
« Villaggio Speranza » costruito a Vita (Trapani) per un gruppo di famiglie terremotate, a
cura della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e grazie agli aiuti di vari organismi assistenziali protestanti stranieri, tramite il Servizio Cristiano di Palermo, esproprio minacciato in quanto una strada progettata nella zona avrebbe dovuto passare proprio
sull'unico settore già stabilmente ricostruido!
Lì data 18 marzo il Sindaco di Vita ha inviato al post. P. V. Panasela — e per conoscenza all'Ispettore delle zone colpite dal terremoto. al Moderatore N. GiampiccolL al Direttore della Radio-TV svizzera, al past. Rathgeher del Diakonisches Werk di Frankfurt, al
past. F. Gschtvend delVEPER. al past. Schaffert delVHEKS e al Prefetto della Provincia
di Trapani — la lettera che riproduciamo qui,
lieti che il grottesco assurdo profilatosi sia finito in nulla.
Le comunico che in dala 17 c. m. abbiamo
trattalo con Tlng. Corona. Ispettore Generale
per la Zona Terremotata, il problema del Viliaggì-o Speranza e riteniamo di avere trovato una soluzione soddisfacienle. grazie alla
sensibilità dimostrala dalTlspctlore suddetto,
i- quale,'da noi sollecitalo, ha deciso di spostare la strada che dovrà congiungere la 188
alla Vita-Gihellina in modo da non intaccare i prefabbricati della Comunità Evangelica.
Riteniamo opportuno dover ribadire che
questa Amministrazione Comunale ha avuto
sempre nei riguardi della Comunità da Lei
rappresentata, stima, apprezzamento c riconoscenza per ({nello che ha fallo a favore dei
Cittadini di Vita.
Con tale sentimento riteniamo di poter
esprimerlLe tutta la noslr.i comprensione |»er
i sacrifici da Lei falli, con l'assicurazione che
eventuali ulteriori vostre iniziative saranno da
noi apprezzate c sostenute.
Tuttavia, non po.ssiamo non farle presente
che. per Tavvenire. ogni evenliiale moiliÌìca
ed incremento del Villaggio stesso, dovrà essere preceduta, in rispetto alle vigenti leggi e
regolamento in materia edilizia, dal relativo
progetto esecutivo da .sottoporsi airesame degl' Organi competenti (Sindaco - Commissioni Edilizia, ecc.) per la conseguente autorizzazione che costituisce il requisito di legittimità per la esecuzione delPopera.
Distìnti ossequi. Il Simulo
6
pag. 6
N. 16 — 17 aprile 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
MISSIONE EVANGELICA CONTRO LA LEBBRA
le tappe priecipali di una grande letta
II
II
Un nuovo movimento
inglese per il rinnovamento
cristiano
Londra (bip) - Una nuova organizzazione inglese, semplicemente conosciuta sotto il nome di « ONE » (che significa « uno »), è stata recentemente
creata mediante la fusiorie di cinque
gruppi confessionali di rinnovamento
cristiano. I gruppi in oggetto erano
« Parish and People » (anglicano), i
Gruppi di Rinnovamento metodista e
battista, quello interconfessionale dei
« Friends of Reunión » ed il gruppo
congregazionalista e presbiteriano
« Church Order ».
« ONE », il cui scopo è quello di promuovere il rinnovamento nelle Chiese, ha espresso il suo impegno sotto
forma di una dichiarazione, cui i credenti vengono invitati ad associarsi.
Il testo è il seguente:
In quanto membri
— di un mondo in rivoluzione:
— di una Chiesa divisa;
— di una generazione per la quale
solo il perdono e l'amore contano;
ci impegnamo:
— ad accettare il nostro prossimo
in Cristo;
— a studiare assieme la natura del
la nostra responsabilità nei riguardi del mondo creato da
Dio;
— a combattere la povertà, il raz
zismo e l’oppressione mediante un’azione sociale e politica;
— a contribuire a ri-crearc una so
la Chiesa nuova nella sua testimonianza, nel suo modo di celebrare i culti, nella sua vita,
per aiutare efficacemente coloro che compiono l’opera del
Cristo all’interno ed all’esterno della Chiesa costituita;
— a basare la nostra azione di rin
novamento sulle nostre condizioni locali per sostenere finanziariamente questo movimento.
Il CEC lancia un appelln
alle chiese per gli ainti
sto al sinodo di destinare il 2% del bilancio allo sviluppo. Il sinodo ha deciso di versare il 5%.
In una lettera letta in tutte le chiese
il 15 marzo scorso, la Camera dei vescovi della chiesa anglicana d’Irlanda
ha chiesto ad ogni fedele di versare,
nel corso della settimana santa, l’importo di una giornata di lavoro a un
fondo specializzato nella lotta contro
la fame nel mondo. Anche la chiesa
del Galles si è comportata allo stesso
modo. Infine, il Consiglio nazionale
della chiesa riformata francese ha deciso di presentare al prossimo sinodo,
previsto in maggio, delle « misure concrete » per consentire alle chiese di rispondere all’appello di Uppsala.
NELLE ASTURIE I SACERDOTI
NON celebrano la MESSA
DOMENICALE PER APPOGGIARE
LO SCIOPERO DEI MINATORI
Oviedo (Relazioni Religio.se). - Per appoggiare in qualche modo lo sciopero dei 27 mila
operai della miniera statale Hunos i sacerdoti
di un piccolo centro minerario vicino a Oviedo si sono rifiutati di celebrare la messa domenicale. I minatori scioperano per ottenere
le pensioni e migliori condizioni di lavoro. I
sacerdoti hanno dato luogo alla loro protesta
quando hanno saputo che le autorità governative avevano imposto agli operai di ritornare
ai lavoro il lunedi se non volevano essere tutti
licenziati.
alln sviluppo
Intorno al 1870 il giovane missionario Wellesley Bailey, giunto da meno
di un anno in India, vide per la prima
volta dei malati di lebbra a Ambala e
questa fu la sua reazione: « Sento che,
se esiste al mondo un compito specificamente cristiano, è quello di andare da questi poveri lebbrosi e portare
loro la consolazione del Vangelo ». In
quel tempo non si poteva fare altro
perché non erano ancora state scoperte le medicine adatte per curare la
lebbra il cui microbo non era ancora
stato scoperto. (Hansen lo individuerà nel 1871).
Invitato nel '74 a parlare a Dublino
(Irlanda) della sua opera fra i lebbrosi, egli seppe suscitare l’interesse di
una cerchia di credenti i quali diedero origine alla Missione contro la Lebbra con un primo bilancio annuo di
30 sterline. Ma già nel 1905, alla fine
di un periodo che possiamo chiamare
« il periodo della fede » si era giunti
ad un movimento di 21.000 sterline annue con 63 centri per i lebbrosi e 6 di
formazione pastorale. Non si poteva
curare il male, ma si raccoglievano i
malati in centri in cui potevano vivere più serenamente e venire alla conoscenza dell’Evangelo.
Il decennio fra il 1906 e il 1916 può
essere indicato come « il tempo della
ricompensa della fede e di nuovi sviluppi »: infatti i vari governi cominciano ad interessarsi del problema sia
sovvenzionando i lavori della missio
Ginevr-a (soepi). - Le 242 Chiese
membri del CEC hanno ricevuto una
lettera del Pastore Blake che chiede
loro di versare un contributo che rappresenti almeno il 2% delle loro entrate totali, per i programmi ed i progetti di sviluppo nel mondo.
Anche le organizzazioni assistenziali
e le società missionarie collegate alle
Chiese protestanti, anglicane, ortodosse e vecchio-cattoliche hanno ricevuto
questa lettera.
In occasione della sua riunione ginevrina dal 16 al 20 febbraio, il Comitato
esecutivo del CEC ha approvato la
creazione di una Commissione per la
partecipazione delle Chiese allo sviluppo, spiega la lettera. Il Comitato ha
preso questa misura su raccomandazione della recente Conferenza mondiale sull’aiuto ecumenico ai progetti
di sviluppo tenutasi a Montreux.
Benché l’appello del 2% sia espresso
in termini finanziari, la lettera dice
ch’esso implica « un impegno ed una
comprensione assolutamente nuovi da
parte delle Chiese e dei loro membri ».
Essa si riferisce al fatto riconosciuto
che dare del danaro non è il solo obbligo: le Chiese devono, col loro esempio, incitare i fedeli ad agire in favore
di un cambiamento delle strutture ingiuste a livelli nazionale ed internazionale.
Secondo Blake, l’aiuto per lo sviluppo potrebbe essere corrisposto m due
modi: o per mezzo del Fondo ecurnenico per lo sviluppo o per mezzo della
desear, che è la Divisione aiuti del
CEC.
Ricordiamo che in occasione dell’Assemblea di Uppsala del CEC nel luglio
1968 era stato posto l’accento su questo problema e, già allora eia stato
suggerito che « ogni chiesa versi per
l'aiuto allo sviluppo una parte del suo
reddito, che rappresenti un sacrificio ».
Fra le chiese che già hanno risposto all’invito, citiamo: La Chiesa con(Tregazionalista di Gran Bretagna^ e
Galles con 100 mila sterline, a seguito
di un appello che richiedeva a tutti i
suoi membri di versare l’l% m pm, olire alle'Contribuzioni normali. Le Chiese cristiane del Canadá, che hanno lanciato un appello per tre milioni di
dollari. Il comitato di lavoro fernrmnile della Chiesa presbiteriana negli stati Uniti ha dato l’l% delle sue entrate
mensili per il «Fondo contro la fóme».
Oltre seimila cittadini svizzeri hanno
firmato la « dichiarazione di Berna »
impegnandosi a versare per i prossirni
tre* anni il 3% del loro reddito per gli
aiuti allo sviluppo. Il sinodo delle chiese riformate dei Paesi Bassi chiederà
alle chiese membri di raddoppiare le
loro offerte per lo sviluppo. Un gruppo
di contestazione giovanile aveva chie
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
FERMENTI POLITICI
NELL’URSS
È Stato ampiamente sunteggiato,
sui giornali italiani, il manifesto dei
tre scienziati sovietici: Sakharov (fisico), Medvedev (storico), Turtehine
(matematico), diretto a Brejnev, Kossyghin e Podgorny. Nel manifesto, che
« Le Monde » pubblica interamente a
puntate nei nn. dall’ll al 13.4, sono denunciate le gravi carenze della situazione sociale, economica e politica delrURSS, e proposti rimedi di vario tipo. « Le Monde » (del 12-13.4) accompagna la pubblicazione con un lungo
commento dal quale estraiamo quanto segue.
«Evidentemente l’offensiva lanciata,
nel dicembre scorso, da Brejnev contro le insufficienze dell'economia sovietica, ha provocato nei circoli dirigenti di Mosca un vasto dibattito al
quale i tre autori hanno voluto portare un loro contributo. Più precisamente, essi hanno voluto mettere in
guardia Brejnev contro un errore vecchio quanto il sistema, errore nel quale il segretario generale del partito
sembra volersi ingolfare più arditamente ancora degli altri: l'errore consistente nel credere che gli appelli alla
disciplina, al “controllo del partito”, risolveranno tutti i problemi. A questo
sommario atteggiamento conservatore,
i tre scienziati oppongono un ordine
d'idee del tutto opposto, quello della
democratizzazione.
Disgraziatamente non esiste probabilità alcuna di vedere accolte le loro
domande, almeno per tutto il tempo
che Brejnev e l"‘apparato”, che egli incarna, si troveranno al potere. Infatti
il programma del manifesto assomiglia (se non andiamo errati) a quello
della “primavera di Praga", programma che fu anch'esso iniziato in nome
della “democratizzazione” e contro il
quale la direzione sovietica spedì i
suoi carri armati nell'agosto del 1968.
Anche a Praga, il punto di partenza
era stato la scoperta d'un pericoloso
ed accentuato “distacco” fra la classe
dei dirigenti e quella degl'intellettuali;
e Dubeek aveva tentato d'infondere
nuova vita al sistema, con un “matrimonio di convenienz.a" fra queste due
classi.
Disgrazia vuole che questo programma lasci da parte il dilemma fondamentale che un altro contestatore sovietico, lo storico Andrea Amalrik, formula così: “Affinché il regime si mantenga, è necessario che si trasformi;
ma affinché ESSI si mantengano (leggere: quelli dell'apparato dirigente attuale), tutto deve restar fermo". Per
esempio la riforma economica, che
sembra evidentemente necessaria al
ristabilimento delle finanze del paese,
è .stata volontariamente frenata dal
partito, il quale temeva di vedersi ridurre le possibilità di controllo nelle
fabbriche e nelle amministrazioni. Tutto sta a indicare che, se il principale
artefice di questa riforma, cioè il sig.
Kossyghin, dovrà ritirarsi dal governo,
gli stessi risultati molto parziali ottenuti in quella direzione a partire dal
1965, si troveranno rimessi in questione.
Anche le considerazioni dei tre scienziati sulla politica estera, sono degni
d'attenzione. È la prima volta che eminenti sovietici esprimono dei dubbi
circa l'opera del loro governo nel Biafra, nel M. Oriente e a Berlino. Si notino gli accenti allarmati degli autori
a proposito del problema cinese, accenti che arrivano a deplorare la “eccessiva ambizione" d'ima politica che
cerca influenza in regioni lontane (...).
In ogni caso, questo manifesto è un
nuovo indice dell'innegabile disorientamento che regna da alcuni mesi a
Mosca: più generalmente, del risveglio
dei Sovietici alla vita politica. Dopo
anni d'inerzia apparente, interrotti da
prudenti, controllati dibattiti su argomenti importanti ma particolari, come
per es. sul “culto della personalità”, o
sul “realismo socialista”, ecco che alcuni intellettuali, fra i più conosciuti,
si mettono a discutere, in piena indipendenza, di vari problemi, ivi compreso quel campo ultra-riservato che
è la politica estera ».
LES AFFAIRES
SONT LES AFFAIRES
« Gli affari sono gli affari ». Sotto
il titolo: « Il tricolore “bianco" di
Johannesburg », 1’« Astrolabio » del 5
aprile 1970 pubblica il seguente articolo.
« La Rand Easter Show, cioè la Fiera internazionale dell'industria e dell'agricoltura che si tiene annualmente
a Johannesburg (Repubblica sudafricana), può contare quest'anno sulla
partecipazione massiccia di espositori
occidentali, di quei Paesi (tra cui gli
USA, la Gran Bretagna, la Germania
Occidentale, il Giappone, il Canadá,
l'Austria, la Spagna, il Portogallo, la
Francia ecc.) che, non prendendo minimamente in considerazione le sanzioni votate dall'ONU in decine di occasioni contro il regime di “apartheid"
sudafricano, forniscono ossigeno e credibilità internazionale al governo di
Pretoria.
Tra i Paesi che partecipano alla Fiera v'è anche l'Italia, che è presente
con una ^nostra collettiva in un padiglione autonomo. La partecipazione
italiana è ordinata dall'Istituto del
commercio estero, su diretto mandato
del ministero del Commercio Estero.
Si tratta quindi di una presenza ufficiale che non può non suscitare una
serie d'interrogativi, soprattutto dopo
il rimescolio fatto recentemente dalla
Farnesina in merito al ritiro del consolato italiano da Salisbury dopo la
proclamazione unilaterale della Repubblica rhodesiana. Quale differenza e.siste infatti tra la Rhodesia e il SudAfrica? Le misure stabilite dall ONU
in più di un'occasione e che l'Italia si
è impegnata a rispettare (anche il documento programmatico del terzo governo Rumor afferma la volontà della
Farnesina di attenersi scrupolosamente ai dettati deU'ONU) sono soltanto
lettera morta?
D'altra parte, V atteggiamento di
“particolare amicizia” deU'Ilalia nei
confronti di Pretoria è comprovato da
una serie di altri fatti, il più inquietante dei quali può senz'altro essere
considerato quello che riguarda l'Istituto italiano di cultura con sede a Città del Capo. Incredibilmente l'ingresso
a tale istituto è permesso soltanto ai
bianchi; ciò che non si verifica neppure al British Institute .sudafricano.
(...) L'Italia, così, nel suo piccolo, attua il regime di “apartheid" secondo i
voti di Vorster. Si tratta di un"‘attenz.ione” che forse è determinata dal fatto che l'emigrazione italiana verso il
Sud-Africa diventa ogni giorno più
massiccia. Veri e propri uffici di reclutamento di lavoratori italiani per la
Repubblica Sudafricana sono aperti da
vari anni in diverse città italiane. I nostri connazionali attualmente presenti
nel Sud-Africa sono più di 200.000 ».
ne, sia affidando ad essa opere esistenti nelle varie Nazioni in cui era presente la lebbra. I centri della missione
salgono così a 68 e quelli pastorali
a 18.
Dal 1917 al 1924 nasce « la grande
speranza»: quella di poter curare la
malattia. Si scopre infatti l’efficacia,
sia pure relatiya, dell'estratto di una
pianta: l’olio di Chaulmoogra. L’olio è
difficile da somministrare, la cura è
molto lenta, i risultati parziali, gli incidenti frequenti; ma per la prima volta si era trovato un prodotto capace
di creare una breccia nel muro millenario della lebbra. Il lavoro si sviluppa quindi con nuovo slancio, su linee
che l’espérienza rende sempre più precise e chiare.
Il periodo fra il 1925 ed il ’70 non
può ancora essere definito. Si tratta di
un tempo di grande lavoro in cui i
centri amministrati dalla Missione o
in compartecipazione con altri Enti
sono saliti a 188 in 34 Paesi. I « ricoveri » sono diventati ospedali dai quali,
grazie ai nuovi rimedi, alle nuove tecniche di chirurgia riparatrice ed alla
fisioterapia, i lebbrosi possono uscire
con la grande parola « GUARITO »
scritta sulla dichiarazione medica e riprendere il loro posto nella società.
Ma tutto questo non basta. Quattro
lebbrosi su cinque sono ancora senza
cure perché non ci sono abbastanza
mezzi, abbastanza uomini. Non c’è —
da parte nostra — abbastanza fede.
Dobbiamo quindi impegnarci per il
futuro su tre linee di azione e di preghiera:
1. Per trovare rimedi che agiscano più rapidamente degli attuali.
2. Per nuovi medicamenti profilattici con cui assicurare l’immunità contro la lebbra ai bambini ed a coloro
che sono a contatto coi malati.
3. Per maggiori mezzi finanziari,
tecnici e per un maggior numero di
persone impegnate in questo lavoro.
NOTE MEDICHE SULLA LEBBRA.
Perchè la malattia si localizza in certe
parti del corpo?
Uno dei primi sintomi della malattia consiste spesso nella perdita della
sensibilità in zone più o meno grandi
della faccia e delle estremità. L’analisi microscopica ha dimostrato che il
bacillo di Hansen, che provoca la lebbra, si localizza nei nervi di queste zone e li rende insensibili. Finora però
era rimasto un mistero la ragione per
cui il microbo rivela una così spiccata
preferenza per le mani, i piedi, i lobi
delle orecchie, gli occhi, il mento, le
mucose del naso e della gola.
Una tecnica impiegata di recente in
queste ricerche, la tcrmografia, ha ora
rivelato il mistero. La termografia è
una fotografia fatta utilizzando i raggi infrarossi cosicché le parti più calde del corpo appaiono più chiare e
quelle più fredde si presentano oscure.
Si è fotografato con questo sistema
il volto di una persona sana. Le macchie scure (cioè indicanti le zone più
fredde) rassomigliano in modo impressionante alla « faccia leonina » che
è tipica delia varietà lepromatosa della lebbra.
Le termografie di altre parti del corpo confermano la diagnosi e cioè che
i microbi di Hansen... amano il fresco
c quindi si localizzano nelle zone meno calde del corpo.
La scoperta non ha solo un valore
scientifico in sé e per sé, ma potrà indicare nuove tecniche nella cura della lebbra.'
LA LEBBRA IN ITALIA
Contrariamente all’opinione di molti,
in Italia vi è un certo numero di lebbrosi. Non si tratta solo di persone
che hanno contratto la malattia in
paesi tropicali, particolarmente quando l’Italia aveva colonie in Africa, ma
esistono centri endemici in alcuni punti della penisola e delle isole. Secondo
una statistica del 1 gennaio 1968 i casi
di lebbra registrati erano 574 con un
aumento proporzionale del 60% negli
ultimi 15 anni. Non si tratta tuttavia
di nuovi casi, ma di casi già in atto
da molti anni e tenuti nascosti fino a
pochi anni or sono. La ragione di questa mancanza di denunzia della malattia era da imputare alle discriminazioni che l’opinione pubblica faceva
nel confronto dei malati, dalle conseguenze economiche derivanti dalla denuncia della malattia (non vi era una
assistenza mutualistica sufficente) e
dal sistema piuttosto antiquato di ricovero dei malati. Mano mano che
queste carenze sono state superate o
sono in via di superamento la registrazione dei malati si è fatta più completa e c’è da sperare che, con i mezzi
moderni di cura e di ricupero, i malati
italiani possano essere non solo guariti, ma reinseriti nella società.
Dal bollettino trimestrale della Leprosy Mission.
A cura del segretariato italiano della Missione Evangelica contro la Lebbra. Past. Franco Davite - 10060 Piali c.c.p. 2/35862 - To.
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m ESEMPIO DA SEGUIRE
Air Ultima ora: bilancio in pareggio l
Anche quest’anno, con la gara di offerte all’ultimo momento, la Società delle Missioni Evangeliche di Parigi ha chiuso in paleggio il suo esercizio finanziario
Quest'anno ancora, per la diciassettesima volta, la Società delle Missioni
Evangeliche ha terminato l’esercizio finanziario senza deficit. Connnentando
questo felice risultato il Direttore, pastore Ch. Bonzon, dopo aver espresso
la riconoscenza a Dio e agli amici della Missione, fa alcune riflessioni che
mi sembrano interessanti anche per
noi in questo periodo di fine di esercizio finanziario della Chiesa. Egli dice:
« Bisogna notare che 38 Comitati Ausiliari non hanno raggiunto la loro
quota, mentre 29 l’hanno oltrepassata.
Tali eccedenze hanno colmato le insufficienze. Questa volta ancora la solidarietà che unisce i Comitali Ausiliari ha dato prova della sua efficacia;
se tale solidarietà è indispensabile dal
punto di vista finanziario, non è meno significativa sul piano morale e spirituale.
« Alcuni si stupiranno forse osservando che ancora una volta, dopo gli
appelli urgenti di queste ultime settimane, l’esercizio finanziario è stato bilanciato con poche migliaia di franchi
in più. Alle volte si fanno delle allusioni al carattere artificiale di un bilancio che si chiude in quelle condizioni. In realtà, dato il modo in cui è
concepito il bilancio della Società e
sono fissate le quote dei Comitati Ausiliare segnalava un deficit probabile di
sione nei dettagli, è impossibile che il
risultato finale, quando è positivo, sorpassi di molto quelle quote. Anche
quest’anno è stato così.
Fino aH'ultimo momento eravamo
incerti sul risultato: un Comitato Ausiliare segnalava un deficit probabile di
dieci - quindicimila franchi, che sarebbe bastato a provocare un deficit sulrinsieme. E poi alla vigilia della chiusura dei conti ci notificava che aveva
raggiunto il totale fissato! In molti casi è lo slancio delle ultime ore che ha
permesso di giungere alla meta.
« A tutti coloro che hanno raddoppiato i loro sforzi durante queste ultime settimane, noi diciamo con tutto
il cuore: grazie ».
Fin qui il direttore della Società delle Missioni...
Auguriamo che venga il giorno in
cui anche la Chiesa Valdese riuscirà
a chiudere il suo bilancio consuntivo
senza deficit.
Roberto Coisson
Personalia
Ci rallegriamo fraternamente con i pastori Franco Davite e Cipriano Tonni e con Je
loro comunità di Frali e di Villasecca cVie li
hanno calorosamente rieletti.
^
Si sono sposali Mario François Berulti o Ccrliiuie Hiihn: i nostri auguri fraterni a questa coppia pastorale, in particolare per Topera
che assume attualmente in Agrigento.
* Sfs SH
A Torre Pellice si sono spo.sati Vipliana Bonetto e Tito Cavazzani. I nostri vivi rallegramenti e Taugurio migliore {ler una Imona
vita insieme.
^ ^
Esprimiamo la nostra fraterna simpatia ai
familiari di Cesare Gay nclTora della separazione terrena dal loro caro, ricordando con
gratitudine il servizio da lui svolto. nelTambito della CIOV in ])arlicolare.
* * *
Dopo venlidue anni di encomiabile .«ervizio presso TOspedale Valdese di Torino, il
dott. Lionello Gay è risultalo vincitore di pubblico concorso a Primario-direttore servizio dì
ricerche chimico-cliniche istopalalogiche ed e
trasferito ad altro ente ospedaliero. Ci rallegriamo vivamente con lui, ma con vivo rimpianto per il .suo allontanamento dal nostro
istituto sanitario.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice fTo)