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Anno 111 - Num. 38
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1)ELLE VAIII YALDESir
BIBLIOTECA VALDESE
»«» “^^ifettimanale
della Chiesa Valdese
ABBONAMENTI
{L. 5.000 per Tinterno
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TORRE PELLICE - 27 Settembre 1974
Aram.: Via Cavotir, 1 bis - 10066 Torre Pelliee ■ c.c.p. 2/33094
Il 6 ottobre inizia nelle chiese la Scuola Domenicale
Trarre dal tesare dell'Evaajele
case euaw e oise vecclie
« Avete inteso tutte queste cose? Essi gli risposero: Sì. Allora disse loro: Per questo ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli è simile ad un padron di casa il quale trae fuori dal suo tesoro cose nuove
e cose vecchie ».
Qui Gesù dice ai discepoli cosa devono fare del messaggio che hanno ricevuto. Questo è anche un problema
nostro: abbiamo ricevuto il messaggio
evangelico e sentiamo di doverlo trasmettere. È una responsabilità della
chiesa, della famiglia, di ogni credente. Per questo esistono la Scuola domenicale, i corsi di catechismo, la stessa predicazione; anche nelle famiglie
e in generale nella nostra vita cerchiamo di trasmettere l’evangelo alla generazione che viene, nella linea ad
esempio del Salmo 78: « Quel che noi
abbiamo udito e conosciuto, e che i
nostri padri ci hanno raccontato, non
lo celeremo ai loro figliuoli; diremo alla generazione avvenire le lodi dell’Eterno... »; oppure del Salmo 71: « O
Dio, tu m’hai ammaestrato dalla mia
fanciullezza e io, fino ad ora, ho annunziato le tue meraviglie. Ed anche
quando sia giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi,
finché non abbia fatto conoscere il tuo
braccio a questa generazione, e la tua
potenza a quelli che verranno ». Ma come può avvenire questa trasmissione?
Per prima cosa Gesù chiede ai discepoli: « Avete capito tutte queste cose? ». Egli ha appena finito di dir loro
una serie di parabole del Regno e chiede se hanno capito. Domanda tutt’altro che superflua perché sovente nella
chiesa e nella vita si trasmettono cose
per abitudine o per conformismo, senza veramente capirle. Succede anche
spesso che si parla di cose illudendosi
di averle capite mentre in realtà non
le si è capite: ad esempio i Farisei
parlavano di Dio e insegnavano ma
non lo capivano. Ma c’è un altro motivo per cui la domanda di Gesù è pertinente: è che oggi, come scriveva
BonhoefEer già nel 1944, « siamo di
nuovo risospinti agli inizi della comprensione », molte vecchie parole non
servono più, dobbiamo riprendere dall’inizio il discorso cristiano ed essere
di nuovo noi stessi « nutriti di latte »
(I Cor. 3: 2) secondo l’immagine dell’apostolo Paolo. « Avete capito? » ci
chiede Gesù. Per trasmettere il messaggio evangelico non basta averlo ricevuto, occorre averlo capito. Gesù
non vuole che trasmettiamo quello che
non abbiamo capito. Gesù cioè non
vuole un insegnamento dogmatico ma
un insegnamento critico. Trasmettere
l’evangelo non è tramandare dei dogmi e dei misteri ma è far conoscere
dei fatti con il loro significato.
Un’altra volta Gesù chiederà ai discepoli se hanno capito: quando lavò
loro i piedi al termine dell’ultima cena. «Capite quel che v’ho fatto?»
(Giov. 13: 12). Chissà se i discepoli hanno capito di più vedendo l’azione di
Gesù di quanto avrebbero capito ascoltando solo le sue parole! Si capisce di
più vedendo o ascoltando? Sono più
istruttivi i fatti o le parole? Difficile
dirlo. Quello che invece non è difficile dire è che j discepoli capiranno davcosa significa lavare i piedi agli
altri quando essi stessi li laveranno.
« Capire » nella Bibbia non è un’operazione intellettuale o sentimentale
ma, come si dice oggi, esistenziale,
cioè che coinvolge la nostra esistenza.
Vale in generale per tutte le cose ma
vale specialmente per il cristianesimo: si capisce solo quello che si vive.
Ed ecco allora una seconda indicazione. La prima era: non trasmettere
quello che non si capisce. La seconda
è: non si capisce quello che non si
vive.
Alla domanda di Gesù se hanno capito, i discepoli rispondono: « Sì ». Una
risposta sorprendente perché di solito
vediamo negli evangeli che i discepoli
non capiscono gran ché di quello che
Gesù dice. Noi forse saremmo più cauti a rispondere, eppure questo « sì »
prima o poi ci vuole se vogliamo trasmettere qualcosa. Non è detto che
dobbiamo capire tutto, ma l’essenziale sì, lo dobbiamo capire. Anche l’apostolo Paolo conosceva solo « in parte »
(I Cor. 13: 12). Questo non gli ha impedito di evangelizzare mezzo mondo.
Al temerario ma necessario « sì » dei
discepoli, Gesù fa seguire una brevis
(Matteo 13: 51-52).
sima parabola, un po’ enigmatica a
prima vista ma abbastanza trasparente nel suo significato fondamentale.
« Qgni scriba, dice Gesù, ammaestrato intorno al regno di Dio è simile a
un padron di casa il quale trae fuori
dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie ». Ci limitiamo, tra le tante che
si potrebbero fare, a due osservazioni.
La prima è che Gesù parla di uno
« scriba ammaestrato intorno al regno
di Dio ». Gli scribi, come è noto, erano
i maestri più autorevoli in Israele.
Quindi Gesù parla qui di un maestro
che ha accettato di lasciarsi di nuovo
ammaestrare, un maestro che ha accettato di ridiventare discepolo. L’abbinamento maestro-discepolo è ciò che
importa: non ci sono da una parte i
maestri e dall’altra i discepoli, ma ci
sono maestri che diventano discepoli
e discepoli che diventano maestri. Per
trasmettere la parola di Dio occorre
essere entrambe le cose: maestri e discepoli, discepoli e maestri. Molti restano discepoli tutta la vita, imparano
sempre ma non insegnano mai. Gesù
invece prevede che i suoi discepoli diventino maestri, che ogni ( « ogni scriba! ») discepolo lo diventi. Non è normale restare tutta la vita discepolo
soltanto. D’altra parte ci sono non po
chi maestri che non sanno più ridiventare discepoli: insegnano ma non imparano; parlano ma non ascoltano.
Gesù non prevede questo genere di discepoli!
La seconda osservazione è che il discepolo di Gesù — discepolo che diventa maestro, maestro che diventa
discepolo — trae fuori dal tesoro dell’evangelo « cose nuove e cose vecchie » (prima le nuove e poi le vecchie, e non il contrario come di solito
avviene nella chiesa e, in genere, in
tutte le istituzioni umane). Così ha
fatto Gesù il quale da un lato ha riaffermato il valore della rivelazione dell’Antico Testamento ( « non son venuto
ad abolire ma a portare a compimento »; « neppure una virgola della Legge sarà abolita »: Matteo 5: 17-18); dall’altro ha detto e fatto cose nuove, mai
viste e udite prima (« voi avete udito
che fu detto dagli antichi,., ma io vi
dico»; Matteo 5: 21-22). Cose vecchie
e cose nuove! Molti, soprattutto nella
chiesa, vorrebbero veder trasmesse
soltanto cose vecchie. Hanno paura di
quelle nuove che invece sono l’opera
tipica di Dio. Molti, davanti alle cose
nuove, non si chiedano se vengono dal
tesoro dell’evangelo ma dicono: Una
volta non era così.
Cose nuove, dunque, senza timori,
senza diffidenza. Il tesoro delTevangelo ne contiene più di quelle che pensiamo. E anche « cose vecchie », non
nel senso di antiquate ma nel senso
che non son cose scoperte oggi, già altri le hanno conosciute, amate e perciò trasmesse prima di noi. Cose vecchie e cose nuove: l’atteggiamento di
chi trasmette Tevailgelo non dev’essere né conservatore né ripetitore ma
deve situarsi da un lato nella continuità della fede attraverso le generazioni
(«cose vecchie») e dall’altro nella libertà di Dio che, dal tesoro inesauribile della sua Parola, trae sempre ancora « cose nuove » per ogni generazione.
Riunita a Engelberg, presso Lucerna, la settima assemblea
della Conferenza delle Chiese europee (« Nyborg VII »)
Un luogo d'incontro per i cristiani
in un'Enmpa divisa
L’Europa è una realtà, o un’astratta
convenzione? Ha senso o no una Conferenza delle Chiese europee? Come ha
dichiarato il prof. Pàkosdy, docente
alla Facoltà teologica riformata di Budapest: « Non posso considerare l’Europa come l’amalgama, voluto dalla necessità, di due gruppi di Stati, occidentali e orientali; la mia qualità di storico ma ancor più la mia qualità di cristiano me l’impedisce. L’Europa si
stende dall’Irlanda agli Urali, dalla
Norvegia a Istambul e a Cipro, da Gibilterra alla Finlandia. Sono duemila
anni di cultura comune, sia pure un po’
dovunque inquinata da colpe, integrati
in un modo o nell’altro nel mondo dell’Europa occidentale e in quello dei
paesi dell’Est. Non si può amare la
cattedrale di Strasburgo o il duomo di
Colonia e disprezzare le cattedrali e le
chiese dei villaggi russi. Né si possono
conservare i valori della rivoluzione
borghese senza serbare lo spirito aperto a quelli, più recentemente instaurati, della rivoluzione socialista, se si vuol
dar prova di obiettività cristiana capace di esercitare nei confronti degli
uni come degli altri una critica positiva e solidale ».
In effetti, una delle maggiori riuscite
della KEK — sotto questa sigla dalle
risonanze scherzose, almeno per orecchie italiane, si cita comunemente la
Conferenza delle Chiese europee — è
proprio questa capacità di raccogliere
Chiese diversissime da un capo all’altro del continente: sono oltre cento
chiese protestanti, anglicane, ortodosse, vecchio-cattoliche, di tutti i paesi
Paolo Ricca
iiiiiiiittmiitiitiiiiiitnmiitfiiftimtiininriimmtiiimniiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiititiitnniiiiWmitiiiiniiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiiriiitniiiiiiiiiiiiniiniililTiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il popolo svizzero sarà presto chiamato
a un nuovo referendum sul problema del l’inforestieramento
sulla
Sette tesi delle
politica verso
Chiese
gli stranieri
I cittadini della Confederazione elvetica saranno prossimamente chiamati
a rispondere a un nuovo referendum
sul problema dell’inforestieramento.
Il problema è reale. E gli avversari
dell’inforestieramento, anche dopo la
sconfitta del "referendum Schwarzenbach", non hanno desistito e ripropongono le loro tesi in termini anche più
drastici che nell’iniziativa Schwarzenbach. Intanto il governo federale di
Berna ha via via precisato la regolamentazione relativa alla presenza di
stranieri nella Confederazione: il 16
marzo 1970 il Consiglio f ederale ha fissato a 603.000 il numero degli stranieri residenti o in soggiorno per un anno; il 6 luglio 1973 ha fissato a 192.000
il numero dei lavoratori stagionali e il
9 luglio scorso ha determinato i modi
affinché entro gli anni ’70 il totale della popolazione straniera sia stabilizzato: l’economia nazionale non può dunque più contare, per crescere, su un
maggiore impiego di forze lavorative
straniere; queste, anzi, diminuiranno.
Le Chiese svizzere hanno ripetutamente affrontato, in vari modi e a vari
livelli, il problema, anzi il complesso
di problemi dell’inforestieramento. Sia
quelle protestanti che quella cattolica
hanno fra l’altro pubblicato, nel 1972,
un manuale, « Stranieri fra noi », largamente diffuso nelle chiese locali; organi ecclesiastici e assemblee hanno
diffuso numerosissime dichiarazioni
(le chiese si sono a suo tempo decisamente impegnate contro l’iniziativa
Schwarzenbach), attraverso i loro centri e servizi sociali hanno anche cercato di dare un aiuto concreto, oltre a
far meditare l’opinione pubblica. Mentre sta per uscire una nuova pubblicazione, a cura del Centre Social Protestant di Losanna, viene largamente diffuso un documento stilato congiuntamente a fine agosto dalla Federazione
delle Chiese protestanti svizzere e dalla Conferenza episcopale cattolico-romana della Svizzera: « Sette tesi delle
Chiese sulla politica relativa agli stranieri ». Il documento ha avuto una larga eco sulla stampa elvetica, ed è stato diffuso capillarmente dai mensili
delle Chiese cantonali, accompagnato
da interviste, commenti, dati, documentazione.
Il documento consiste in sette tesi
(di cui riportiamo il testo) seguite da
un commento, e si propone non come
una dichiarazione, ma come un testo
di lavoro per le comunità, presentato
in questi termini: « Il problema degli
stranieri, cioè la problematica globale
determinata per gli indigeni e per gli
immigrati dalla massiccia immigrazione, è tanto complessa nelle sue cause
e conseguenze, che è assai pericoloso
offrire soluzioni facili. Riteniamo quindi che ogni sforzo per affrontare il problema degli stranieri debba comincia
i - LE CAUSE
re con un’ampia informazione. (...) In
collaborazione con studiosi delle varie
discipline abbiamo cercato di raccogliere in sette brevi tesi i punti essenziali sui quali si deve riflettere »; a rischio di trascurare aspetti importanti,
ma con il vantaggio di porre punti fermi nella vastità sconfinata della questione. « Le Chiese sono convinte che
nel quadro dell'attuale problematica
avranno dato l’apporto maggiore se
riusciranno a coinvolgere il maggior
numero di cristiani in questa via: riflettere insieme ».
L'immigrazione massiccia di stranieri è stata causata dallo sviluppo
della nostra economia e dalle nostre accresciute esigenze in fatto di consumi e di servizi.
2 - I PROBLEMI
L'immigrazione di numerosi stranieri non ha soltanto causato problemi nuovi, ma ne ha evidenziato e aggravato di già esistenti. La questione di chi fa le spese della situazione si pone quindi oggi in primo
luogo agli stranieri, che per lo più vengono a rinforzare gli strati inferiori della società.
3 - LA SOLUZIONE APPARENTE
La paura e l'insicurezza crescenti nel nostro popolo derivano essenzialmente dal fatto che lo sviluppo generale non è stato controllato. È
sviente attribuirle al « pericolo straniero ». Così facendo si coprono i veri
problemi e le vere minacce.
4 - LO SCOPO ESSENZIALE
Non possiamo risolvere il problema degli stranieri limitandoci a regolarne la consistenza numerica. Dobbiamo invece cercare anzitutto il
nostro scopo essenziale nel costruire insieme un avvenire comune a indigeni e immigrati.
5 - L’UOMO
Essenziale al nostro avvenire comune è che la nostra attività, anche
quella tecnica, economica, sociale e politica, s'incentri sull'uomo, sul
(continua a pag. 4)
europei, con una sola eccezione: l’Albania, il primo Stato che si vuole integralmente ateo e in cui il ifenomeno
religioso (e la fede), che esiste e persiste, non ha diritto di cittadinanza. Si
è trattato di una paziente tessitura di
rapporti, e sotto questo aspetto, considerando le condizioni e le divisioni del
nostro continente, oltre che delle Chiese, non si può che essere grati a Dio
per « il volere e l’operare » che ha dato
e rinnovato ai pionieri e ai continuatori.
Dal primo progetto
alle realizzazioni attuali
L’idea era venuta, una sessantina di
anni fa, nell’inverno 1913-14 (quale inverno!), dalla Conferenza delle Chiese
riformate svizzere, divenuta poi nel
1920 Federazione delle Chiese protestanti svizzere. Lo ricordava aprendo
il suo rapporto il segretario generale
della KEK, il past. GIen Garfield Williams, ben noto fra noi. Era chiaro
l’intento: cercare di contribuire, come
Chiese, a tener lontano lo spettro del
conflitto incombente. Tepide reazioni
da molte parti, poi la bufera. « I ternpi sono mutati. Due generazioni più
tardi — diceva G. Williams —, dopo
due conflitti europei che sono degenerati in olocausti planetari, dopo innumerevoli crisi, siamo riuniti oggi, in
occasione della settima Assemblea della KEK proprio al cuore della Svizzera che ha lanciato, tanti anni fa, quell’invito sfortunato. Mi pare assai significativo che il contributo delle Chiese
all’edificazione della pace sia ancora
una delle questioni prioritarie del nostro ordine del giorno ».
La struttura dei lavori dell’assemblea
è stata la seguente: dopo i preliminari
e i saluti — fra cui i messaggi del presidente della Confederazione elvetica,
Brugger, del presidente della Federazione protestante svizzera, W. Sigrist,
di personalità cattoliche, dei past. Visser ’t Hooft e Philip Potter per il CEC,
e altri inviati dal patriarca ortodosso
. russo Pimen, dalla Conferenza Cristiana per la Pace, dal Consiglio ecumenico giovanile europeo — sei giornate di
lavoro (interrotte da un pomeriggio
sul lago dei 4 Cantoni, in piena nebbia
e piovaschi...), aperte ognuna da uno
studio biblico, discusso poi in gruppi;
discussione pure in gruppo dei temi
presentati da alcune ampie (forse troppo) relazioni generali e già prima dall’accurato materiale preparatorio.
Un frammento di comunione
In apertura e in chiusura, un culto
ecumenico, il secondo ritrasmesso in
diretta in eurovisione (ma non in Italia, se non per chi può captare la tv
svizzera). Confesso che ero piuttosto
prevenuto; e invece vi è stato raccoglimento, concentrazione sull’Evangelo
(predicato la prima volta da un pastore luterano e la seconda da un pastore
riformato), partecipazione intensa all’adorazione, alla confessione di peccato, all’intercessione, fusione nel canto.
Forse questa parte ha costato uno sforzo di adattamento maggiore agli ortodossi; ma i protestanti hanno faticato, anche se interessati, a "farsi” agli
studi biblici mattutini presentati da
un monaco ortodosso greco. Partecipavano al culto — nella grande chiesa barocca delTantico monastero benedettino di Engelberg che ci ospitava — anche numerosi cattolici, sia ospiti della
Conferenza, sia monaci, sia credenti locali (il Cantone di Qbwald è cattolico,
uno di quelli deH’antico cuore della
Svizzera). Un frammento di comunione. Non più di questo, senza infirmare
in alcun modo le perduranti divisioni
e le ragioni profonde che le motivano.
Tuttavia, non meno di questo. Ci siamo arrovellati, in questi giorni, nelle
nostre divergenze teologiche siano esse confessionali o di altro genere; in
un certo senso, al reciproco contatto,
esse si sono ribadite, précisate, ravvivate; ma il cielo di Dio ci ha avvolto
tutti: la sua parola ci ha interpellato
tutti, il nostro canto e la nostra preghiera, in risposta, erano quadrilingui
(o più) ma unanimi. Sono quei momenti che qua e là, nella nostra vita,
additano il Regno; essenzialmente in
Gino Conte
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 38 — 27 settembre 1974
Riunito a Lomé (Togo) il Consiglio della CEvAA
coni realtà qitoddiapa
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Il past. FrancmD,avj|^^pje»^aiFite nel Consiglio della Comuni
ca Evangelica di Azione Apostc^ica,* na partecrpàto all'inizio di settembre alla
sessione annuale del Consiglio, che questa volta si è riuhito a Lomé, capitale
del Togo. In attesa di una serie di sue corrispondenze, pubblichiamo alcune notizie sulla riunione di lavoro, e il testo del messaggio che il Consiglio ha inviato
alle 23 Chiese membri della CEvAA.
Cos’è la CEvAA?
La comunità evangelica di azione apostolica è una libera associazione di chiese deH'Africa, del Madagascar, del Pacifico e dell’Europa, desiderose di lavorare insieme, a causa dei legami storici che
le uniscono. ' ,
La CEvAA è stata costituita nel
novembre 1971 a Parigi. Essa riunisce 23 chiese. Negli anni seguenti il Consiglio si è riunito a Cartigny (Svizzera) nel 1972 ed a Torre
Pellice nel 1973. Quest’anno i rappresentanti della Comunità sono
stati ospiti di Lomé (Togo).
Perché Lomé?
Prima di tutto perché la Chiesa
evangelica del Togo è membro della CÉvAA. Inoltre il segretario teologico della Comunità: Seth Nomenyo, risiede nella capitale togolese. Infine l’aver tenuto le sedute a Lomé ha permesso di invitare i membri della AAC (Azione
apostolica comime).
Quest’azione è stata lanciata nel
1967, nella regione Fon, nel Dahomey, con un gruppo internazionale di collaboratori che comprendeva degli « inviati » dal Pacifico,
dal Madagascar, dall’Africa e dall’Europa. Questa azione è stata,
fin dalTinizio il laboratorio ed il
germe da cui si è sviluppata la
CEvAA.
Un Mercato Comune...
poco comune
La CEvAA è un tentativo di vivere insienrie la missione della chiesa nel mondo eontempofaneo.
Questo tentativo è realizzato non
ostante le distanze che ci separano; non solo geografiche, ma anche culturali, storiche, economiche etc. Il dialogo e lo scambio
sono resi possibili daH’unico riferimento comune a tutti: Gesù Cristo. Lui solo permette questo miracolo di poterci incontrare come
fratelli e come collaboratori.
La CEvAA, questo mercato comune dei 23, è una utopia che è
vissuta quotidianamente e diventa così una realtà: un segno (molto modesto) del Regno che viene.
« ...È o non è possibile vivere
insieme la libertà dei figli di Dio,
il quale vuole che ciascuno sia pienamente sé stesso, si esprima, si
sviluppi nel rispetto della ricchezza che è in lui, e crescere insieme
verso la statura perfetta di Cristo? È possibile fare questo non
ostante le differenze culturali, raziali, tribali, di età, di sesso etc.? »
La CEvAA risponde naturalmente in modo affermativo, a questo
problema sollevato dal pastore
Messaggio alle Chiese
Il Consiglio della Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA) si è
riunita a Lomé (Togo) dal 1° al 10 settembre 1974.
I vostri rappresentanti hanno vissuto insieme questi 10 giorni in una
atmosfera di riconoscenza e di gioia,
accolti fraternamente dalla Chiesa
Evangelica del Togo.
Se non è possibile riassumere in
qualche frase tutti i dibattiti, desideriamo almeno sottolineare alcuni aspetti della ricerca comune.
Lo studio della Bibbia (Atti 10 e 11)
ci ha permesso di renderei meglio conto di quanto TEvangelo rimetta in discussione tutti i nostri concetti tradizionali, sopratutto nel campo delTevangelizzazione e dell’istruzione, come pure in quello dell’aiuto reciproco.
Occorre prestare la massima attenzione alle proposte della « Moratoria »
cioè la sospensione, per un certo periodo, dell’invio di personale e di aiuti
finanziari provenienti dalTesterno, per
le chiese deH’Africa. Queste proposte
■costituiscono per noi una interpellanza stimolante, tanto per l’Africa che
per l’Europa e per il Pacifico. Se si
vuole vivere nella verità la nostra unità cristiana essa deve rispettare la libertà e l’identità delle chiese che ricevono, per molto tempo dominate da
quelle che inviano.
Ma non pensiamo che questa proposta di moratoria debba essere applicata sistematicamente. La dimensione
universale della missione è anche manifestata dallo scambio di cristiani attraverso il mondo, mandati da una
chiesa ad un’altra.
Crediamo anche che la nostra solidarietà fiananziaria è la base concreta
della nostra vita comune. Anche in
questo campo Gesù Cristo ci permette
di avanzare insieme sulla via della partecipazione e della spartizione comune, in cui ciascuno dà e riceve.
Quanto all’educazione, facciamo nostre le conclusioni del recente colica
quio sull’insegnamento protestante di
Duala che insiste sullo « sviluppo di
ogni uomo e di tutto l’uomo » (de tout
homme et de tout Thomme), come pure sulla solidarietà che gli studenti
devono creare fra di loro, quella fra i
docenti ed i discenti, fra la scuola e la
società.
II Consiglio della CEvAA, }>er la speranza che la comunità cerca di vivere,
ha salutato con grande gioia il conseguimento dell’indipendenza da parte
della Guinea Bissau, martedì 10 settembre 1974, come pure la conclusione
positiva delle trattative fra il governo
portoghese ed il Frelimo, a Lusaka. Il
Consiglio esorta le chiese a tener presente nelle preghiere e nell’azione la
difficile situazione del Mozambico, in
questo periodo di transizione che è
ora cominciato.
La comunità evangelica di azione
apostolica esiste da soli tre anni. Molti problemi stanno ancora davanti a
noi con difficoltà non indifferenti. Siamo decisi ad affrontarli in uno spirito
di umiltà e di rispetto reciproco. Siamo convinti che nel confronto e nel
dialogo fraterni le nostre chiese si aiu
tano a scoprire ciascuna la propria
identità ed a rendersi conto. dell’unità
che ci è data in Cristo.
Infatti, nell’incontro con il Risorto,
è possibile vivere insieme nella libertà
dei figli di Dio e nell’unità della fede.
Lomé (Togo), 10 settembre 1974.
I rappresentanti delle chiese:
Chiesa Evangelica del Caméroùh,. del
Gabon, del Lesotho, del Togo, Unione
delle Chiese battiste del Cameroun,
Chiesa protestante metodista del Da-, ■
homey-Togo, Chiesa di Gesù Cristo nel
Madagascar, Chiesa Unita della Za'mbia. Chiesa evangelica della Nuova Caledonia ,ed Isole Lealtà, Chiesa evangelica della Polinesia francese,. Chiesa riformata di Frància, Chiesa evangelica
luterana di Francia, Chiesa della confessione di Asburgo in Alsazia e Lorena, Unione delle chiese riformate indipendenti, Chiesa riformata protestante del Cantone di Ginevra, Chiesa evangelica libera del Cantone di Ginevra,
Chiesa riformata evangelica del Cantone di Vaud, del Cantone di Neuchâtel,
del Cantone Valiese, del Cantone di Friburgo, Distretto del Giura della Chiesa
riformata del Cantone di Berna, Chiesa
evangelica Valdese.
Seth Nomenyo, suo segretario teologico, dal momento che riunisce
23 Chiese del Pacifico, dell’Africa,
del Madagascar e dell'Europa.
Il Consiglio della CEvAA eh ha
tenuto le sue sedute annuali a Lomé (Togo) dall’l“ al 10 settembre,
ha avuto il privilegio di ascoltare
il pastore Emilio Castro (Uruguay), direttore della Commissione per la Missione e l’Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Uno dei compiti principali delle Chiese dell’Qccidente
— ci ha detto — consiste oggi nell’affrontare lucidamente il problema delle relazioni economiche dei
loro paesi con quelli non occidentali. Dare del denaro per la missione è diventato un alibi. Qggi vivialàmo in una dimensione nuova:
quella della Missione mondiale,
nella quale tutte le chiese si devono impegnare.
Il problema dell’istruzione è anche stato affrontato a Lomé, poiché esso preoccupa tutte le chiese,
non ostante le diverse situazioni in
cui vivono. L’istruzione deve favorire lo sviluppo « di ogni uomo e
di tutto l’uomo » e non accentuare
le differenze sociali, deve essere in
armonia con l’ambiente circostante, rivalorizzare il lavoro manuale,
aiutare i ragazzi a diventare uomini responsabili.
Nel « mercato comune » costituito dalla CEvAA le finanze hanno anche il loro posto. Qgni chiesa membro alimenta una cassa comune i cui fondi sono ridistribuiti
secondo le richieste presentate.
Grazie alla comprensione di tutti
(poiché' qualche taglio è stato necessario darlo) il bilancio preventivo per il 1975 ha potuto essere
approvato.
Ricordiamo anche la nomina di
un segretario associato, il sig. Samuel Aklé (Dahomey) che aiuterà
il segretario generale, il pastore
Victor Rakotoarimanana (Madagascar). V F. D.
COM - NUOVI TEMPI
Il 6 ottobre esce il nuovo settimanale
Il settimanale COM - NUOVI TEMPI, nato dalla fusione delle due omonime testate, è il frutto di due esperienze che, maturate da origini e tradizioni diverse come il cattolicesimo
critico e il protestantesimo italiano,
sono venute progressivamente convergendo sul terreno di un impegno comune: la testimonianza di una fede
vissuta nella storia e nella partecipazione alle lotte del proletariato e di
tutti gli oppressi per una società alternativa.
Il nuovo settimanale esce con la data del 6 ottobre, ha 12 pagine, usa il
doppio colore. Suo obiettivo primario
è rinformaz}one sugli avvenimenti, temi e problemi che hanho cos|itu.ito
l’interesse originario e costante delle
due precedenti testate: esperienze di
incontro fede-pplitica; vita dei gruppi
e delle, comunità diabase; problemi del
mondo operàio: lotte, organizzazione,
mefidiohe ed emigrazione, esperienze
di base; sviluppi della « questione cattolica » e attività di « Cristiani per il
socialismo »; lotte di liberazione a li
vello internazionale.
Oltre aH’informazione, COM-NUOVI
TEMPI dà ampio spazio a una riflessione teologico-biblica che si muova in
un costante confronto con la storia e
in coerenza con le lotte degli oppressi, alla voce diretta delle comunità e
dei gruppi e alle varie esperienze di
controcultura.
COM-NUOVI TEMPI è un giornale
povero, completamente autofinanziato:
unico proprietario ne è la cooperativa
omoninia costituita tra i lettori. Dai
lettori dipende dunque la vita del giornale, che richiede un costante impegno militante nella diffusione, nel sostegno finanziario e nel contributo alla elaborazione di ogni numerò.
Com-nuovi tempi: settimanale (esce
il giovedì), pagg. 12, un numero L. 200;
abbonam. : Italia : annuo L.' 7.000; semestrale, L. 4.000; estero; normale
L. 9.000, aerea; Europa e MO L. 12.000,
Usa e Canada L. 15.500, altri paesi
L. 19.500. — Via Firenze, 38 — 00186
Roma — c.c.p. 1/62750.
Un luogo d'incontro per ì cristiani
in un Europa divisa
(segue da pag. 1 )
comunicabili, anche se fanno oggetto
di cronaca.
Le linee di lavoro della KEK
Ritornerò su alcuni aspetti interessanti dell’Assemblea di Engelberg, e
del lavoro della KEK: la volontà di
sviluppare le comunicazioni fra le Chiese sulla ricerca teologica, l’aiuto nelle
situazioni di maggiore necessità, come
il ben lanciato Fondo di aiuto alle
Chiese d’Irlànda per la loro opera di
riconciliazione, la mozione sulla crisi
cipriota (la Chiesa ortodossa di Cipro è
membro della KEK), quella sul lavoro
della Conferenza ginevrina per la sicurezza e la pace in Europa, etc. Per ora
mi limito ad alcune considerazioni; era
la prima volta che partecipavo a una
« Nyborg ».
Il lato di gran lunga più positivo,
per me, sono stati t rapporti personali,
nei gruppi di lavoro e nel ’’tempo libero”; a mia avviso non si deve sopravvalutare la capacità di lavoro di
una assemblea massiccia come questa
(147 delegati con diritto di voto, ma
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Inviati 2 milipni al Cnnsiglio Ecvmenico
A favore dei perseguitati cileni e contro la siccità nel Sahel
- In questi ultimi tempi le sottoscrizioni dei lettori (malgraflo le vacanze.
e l’austerità) hanno avuto un buon
ritmo, per cui siamo in grado di inviare al Consiglio ecumenico delle Chiese, tramite là Tavola valdese, un contributo a due sue iniziative e vale a
dire : un milione a favore dei profughi
e dei perseguitati cileni e un milione e
130 mila lire contro la siccità del Sahel, in Africa.
Come forse i lettori ricorderanno,
altre due iniziative sono attualmente
appoggiate dal nostro giornale e cioè:
Notiziario Evangelico Italiano
i Avventisti e la scuola
L’azione missionaria avventista, che
dal 1874 si svolge in 193 nazioni, si articola in quattro settori principali ;
spirituale, assistenziale, medico, educativo. È in rapporto a quest’ultimo
che la Federazione delle Chiese Avv.
ha organizzato quest’anno, nel corso
del mese di settembre, dei corsi di
predicazione per laici nelle chiese di
Firenze e Palermo. In questi incontri
si cercano i metodi migliori per il lavoro di evangelizzazione e si presenta
il nuovo materiale preparato per la
predicazione laica.
Il Pastore di Firenze Antonio Caracciolo, nell’ultimo numero di « Il Messaggero Avventista» parla ampiamente del ruolo della Scuola e dell’istruzione, in seno al movimento avventista, che fu fin dagli inizi ardente promotore dell’opera di educazione cristiana. Dai primi tentativi di una scuola denominazionale, nel 1856, alla prima scuola ufficiale a Battle Creek, nel
1872, fino ai nostri giorni, scuole moderne, primarie, secondarie e teologiche si sono aperte in ogni parte del
mondo per opera degli Avventisti.
In Italia, da circa 30 anni, esiste
una istituzione scolastica avventista,
che ha sede nella bella proprietà di Villa Aurora, alla periferia di Firenze e
che comprende la scuola materna, le
tre medie inferiori, le classi del liceo
scientifico e un corso biennale di teologia, corso che può essere concluso
con altri due anni presso il Seminario
di Collonges, presso Ginevra.
La scuola teologica conferisce il dioloma di Evangelista licenziato a chi
entra con il diploma di maturità; il
diploma di Evangelista a chi ha frequentato due anni di scuola media superiore; il diploma di Lettore biblico
a chi, con più di 23 anni, ha frequentato un biennio di scuola media superiore.
La donna può diventare: assistente
pastorale, con un corso teologico di 3
anni; maestra di scuole di chiesa o se»retaria d’ufficio, con un corso di un
anno.
Villa Aurora è la Scuola degli Avventisti di lingua italiana; se ci sono
posti accoglie anche altri. Quest’anno
ha ospitato 83 studenti.
Vi è una scuola materna, elementare e media a Palermo, scuole materne
ed elementari a Pisa, Sciacca e Lesina, una scuola materna a Monreale.
C’è a Roma un Centro di cultura
biblica.
« Guida pratica dell’educazione » di
M. Tièche. È un’opera avventista in
tre volumi che parla dell’educazione
dei figli a partire dal periodo prenatale fino all’età scolare.
Inda Ade
. ili programma contro 11, razzismo
4 attqaimente in cassa vL sono circa
L. 2Ò0 mila, dopo i precedenti versamenti effettuati a tale scopo). Ricordiamo che in occasione della recente
riùnìohe del comitato centrale del
DEC a Berlino questo programma non
solò è stato confermato anche per il
futuro, ma gli è stato dato carattere
permanente, come permanente è il nostro fondo per tale destinazione.
GU aiuti a favore dei prigionieri politici del Sud Vietnam, che recentissime notizie confermano essere tutt’ora
200 mila. In precedenza abbiamo già
inviato al pastore Tullio Vinay 500 mila lire; attualmente in cassa vi sono
250 mila lire: non appena detta cifra
sarà raddoppiata, provvederemo a fare un nuovo invio.
Le notizie concernenti la sempre più
drammatica situazione cilena (sia sotto l’aspetto politico che quello economico), come pure quelle relative alla
spaventosa siccità in Africa — per cui
il CEC chiede ai suoi membri nuovi
aiuti — ci inducono a mantenere aperte queste sottoscrizioni, per cui tutti
quattro gli obbiettivi restano immutati: confidiamo nel contributo sempre
più responsabile e costante dei lettori.
Mentre qui appresso pubblichiamo
un nuovo elenco dei sottoscrittori e la
situazione aggiornata, precisiamo che
le offerte vanno inviate al conto corr.
nostale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino, possibilmente specificando la destinazione.
G. Ermini (3 vers.) L. 2.000; G. Conti
(2 vers.) 20.000; C. Gilenlo (2 vers.) 10.000:
A. Martines 5.000; G. Grillo 3.000; G.
Laetseh 5.000; L. e G. Conte 10.000; L. Luca
450; G. e K. Comba 100.000; L. Ranzoni
10.000; N. N. con simpatia (3 vers.) 30.000;
Ecclesiaste 11:1 10.000; Inno 135 (2 vers.)
8.000; R. Passarelli 10.000; Seuola domenicale Angrogna capoluogo 3.000; R. M. F. C.
3.000; L. Coisson 5.000; V. V. Viti 3.000;
B. Rocchi 40.000; G. Grillo 3.000; A. Fatele
1.000; V. Jolin 10.000; V. Ugolini 6.000; L.
F. P. 12.000; S. C. 50.000; E. e E. Rostan in
mem. di Edoardo Rostan e di Leopoldo Bertolè 50.000; M. e E. Bein (2 vers.) 20.000;
M. Bein (2 vers.) 7.500; E. V. 5.000; N. N.
100.000.
Totale L. 559.950; preeedente L. 2.020.385;
generale L. 2.580.335: inviati alla Tavola per
il CEC L. 2.130.000: in cassa L. 450.335.
con ì rappresentanti fraterni, i consulenti, gli invitati, i numerosi inviati
della stampa, la staff di servizio e i
traduttori eravamo 374!!), né si deve
sopravvalutare, la capacità, da parte
delle Chiese, di digerire la quantità di
carta stampata che queste assemblee
sono use produrre. Ciò che ’’segna” i
partecipanti, e che porteranno nelle loro Chiese, nelle chiese locali, è il frutto
dei colloqui, degli scambi, dei confronti, degli stimoli, delle reazioni prodotte daH’incontro con fratelli così ’’vari”
e spesso ’’diversi”. A tavola e nel mio
gruppo sono stato particolarmente vicino a un ’’risvegliato” svedese, a un
giovane pastore presbiteriano angolano al lavoro in un organo ecumenico
ginevrino, a un moravo tedesco, a un
mennonita olandese, a un cattolico e a
un ’’libero” ( « Cristiani dell’Evangelo »)
polacchi, a un evangelico spagnolo, a
un luterano ungherese, a un riformato
jugoslavo, e il mio gruppo era efficacemente diretto da Milán Opocenski,
collega di A. Molnàr alla Facoltà teologica Comenius di Praga, e da Daniel
von Allmen, ora segretario della Federazione protestante svizzera, in passato insegnante per vari anni alla Facoltà teologica di Yaoundé, nel Camerún.
Così, pian piano, ci si sente ’’tessuti”
in questa grande trama — piena di buchi, di nodi, di macchie — che è la
Chiesa del Signor Gesù Cristo dall’Atlantico agli Urali, dal Mar Bianco al
Mediterraneo, serbando però coscienza delle dimensioni mondiali della nostra vocazione. ,
Le grandi linee divisorie
Due grandi divisioni tranciano la
nostra Europa: quella da nord a sud,
dalla Carelia a Trieste; e quella da
ovest a est: la fascia centro- e 'nordeuropea e la fascia mediterfanèa. Là divisione politica e la divisione sociale.
Vi ritornerò. Se la solidarietà nord-sud,
nella KEK,'pur ponendo problemi (migranti, distribuzione dello sviluppo) è
larga e reale, più problematica e difficile, nei fatti, è la comunicazione estovest. Riguardo a quest’ultima, la KEK
rimane senz’altro uno dei pochi luoghi d’incontro; ma un incontro sempre difficile, appena si toccano problemi reali, scottanti. Vi è poi, nella KEK,
un’altra grande divisione: quella determinata dall’età e dalla ’’laicità”.
L’Assemblea della KEK (e si è lamentato un accentuarsi del fenomeno, a
Nyborg VII) è in larga parte costituita da persone mature se non anziane,
e da ’’dignitari ecclesiastici”; pochi i
giovani, le donne e, specie per molte
(ihiese, i laici; la loro presenza era
consistente solo nelle delegazioni britannica e olandese. Questa è certamente
una carenza che va sanata, come l’Assemblea stessa ha chiesto.
La rappresentanza italiana aveva
una certa consistenza: Mario Sbaffi
per la Chiesa Metodista, Paolo Spanu
per l’Unione Battista e il sottoscritto
per la Chiesa Valdese; ma si devono
aggiungere il dr. Teofilo Santi, membro uscente del Presidium della KEK,
Aldo Comba in rappresentanza della
Federazione evangelica italiana (Fernanda Comba era al lavoro nel gruppo
di servizio), Emidio Campi per la Federazione (Cristiana Studenti europea,
senza dimenticare l’attiva e capace segretaria del segretario generale Williams, Ada Silenzi, e la compagna del
past. Williams, anch’essa italiana. Italiano, anche se ancora in larga misura
di lingua tedesca, il simpatico vicedecano della Chiesa Luterana in Italia,
Joachim Mietz, pastore a Milano.
La preparazione dell’Assemblea è
stata accuratissima e a lungo termine.
Se vi è stata qualche lentezza e fatica
nei lavori, ciò è dovuto alla struttura
dei lavori stessi, che andrà forse riveduta. A quanti hanno molto e a lungo
faticato a far convivere e comunicare
per una settimana quasi quattrocento
persone venute dall’Irlanda e dalla
Georgia, dalla Finlandia e da Creta,
grazie di cuore. Gino Conte
3
27 settembre 1974 — N. 38
pag. 3
COMUNICATI
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Pinerolo, a decorrere dal 1“ ottobre 1974. La designazione del nuovo pastore dovrà aver
luogo entro il 31 marzo 1975 in base agli artt. 1Ì7, 18, 19, 20 dei RROO.
* * *
La Tavola proclama la vacanza della chiesa di Roma Piazza Cavour,
a decorrere dal 1" ottobre 1974. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il 31 marzo 1975 in base agli artt. 17, 18, 19, 20
dei RROO. /
La Tavola, in base all'art. 21 dei RROO, udito il consiglio della
chiesa di Firenze, decide di prolungare di un anno il ministero del pastore Luigi Santini nella chiesa di Firenze.
ALDO SBAFFI
Moderatore della Tavola Valdese
I lettori ci scrivono
CERCANDO UN LINGUAGGIO
PER PRESENTARE LA BIBBIA
Caro Pastore Conte,
Ho appena letto il n. del 6 settembre e il
suo articoletto sulle cc Illustrazioni bibliche
per analfabeti ».
Mi da così lo spunto per mettere a fuoco
un problema che mi sta a cuore.
Cosa facciamo o cosa faremo per mettere
alla portata dei minimi dei nostri fratelli la
parola di Dio? È inutile volere nascondere
che la Bibbia è difficile da abbordare, che a
molti sembra noiosa.
Il sistema dei fumetti non potrebbe costituire un primo passo, una prima forma di
interessamento per chi non sa più leggere?
Passo ora ad un altro problema : la nostra
stampa evangelica è fatta per gli intellettuali.
Non si pone mai il problema di andare
verso chi non è tanto interessato alle questioni teologiche o spirituali. Scriviamo per una
« élite », che può permettersi di riflettere sui
problemi intellettuali, spesso astratti, e non
per Puomo comune di cui non sappiamo più
parlare il linguaggio.
Gesù ha sempre adottato le parole degli
uomini che lo circondavano, perché voleva
essere capito da tutti, È venuto ad annunciare che il Suo Regno era per i semplici, i
bambini e per coloro che somigliano a loro.
Non travisiamo il suo messaggio?
Con molti cordiali saluti
Louise Rochat
DOPO IL SINODO 1974: « L^MAGINE DELLA NOSTRA CHIESA ALLA RICERCA DELLA SUA IDENTITÀ’ »
Non posso che ribadire quel che, forse senza spiegarmi abbastanza, avevo sostenuto: mi
pare che Gesù, come prima i profeti e dopo
gli apostoli, abbiano scelto la parola, usando
con estrema parsimonia il gesto profetico, il
"segno”: e la Bibbia, il Nuovo Testamento
in particolare ci attesta quanto questi gesti,
questi "segni” siano stati frairitendibili e
fraintesi; quanto, spesso la gente abbia voluto il recipiente e rifiutato in contenuto (lo
Evangelo, la presenza del Cristo, la fede in
lui). Lo stesso è poi avvenuto in polemica
con i riti pagani, sia in epoca vetero- che in
epoca neo-testamentaria. In questa indicazione di fondo della Parola di Dio si radica anche il nostro rifiuto del sacramentalismo cattolico. sia esso romano o non romano. Siamo
in piena civiltà delVimmagine. A mio modesto ma netto avviso non vedo perché dovremmo indulgere, nel tentativo di ’’porgere” la
Bibbia, a questo indirizzo, del quale per. altro, in altri campi, ved-iamo e deploriamo
quanto sia diseducante nel senso profondo
del termine, fra l’altro perché abitua alla
passività dello spettatore anziché fare appello
alla partecipazione vigile e attiva.
Quanto al secondo problema: certo, il nostro periodico é fatto da intellettuali — modesti intellettuali — e per quanto la preoccupazione di farci leggere da tutti sia viva in
noi che vi scriviamo, perdurano lagnanze,
certo giustificate. Tuttavia, quando le sento
(e senza relativizzarle), mi ricordo sempre
quel pastore (di pecore) dell’alta Val Pellice,
incontrato anni fa, che mi ha detto che leggeva il settimanale dall’a alla z, e lo capiva;
con qualche difficoltà, arrovellandocisi magari, a volte (dopo tutto... anche noi ci arrovelliamo spesso assai nel riflettere e nello scriverei), ma senza sentirsi sostanzialmente ’’escluso”. Spero che come lui ce ne siano parecchi.
Ci sono comunque due aspetti.
Quello delle tematiche, anzitutto. Bisogna
intendersi sulle parole. Se sono astratte (e
noiose), allora la teologia non è vera teologia
biblica e la spiritualità è interiorismo senza
Spirito Santo. (Ci sono del resto anche noiose astrazioni sociologiche, psicologiche, politiche, pedagogiche e così via..,). Tuttavia la
Parola di Dio ci presenta pensieri che non
sono i nostri pensieri, vie che non sono le
nostre vie: questo ostacolo (lo ’’scandalo” degli evangeli) nessuno può evitarlo.
Certo, si possono aggiungere ostacoli all’ostacolo: e veniamo al secondo aspetto, quello del linguaggio. È difficile essere semplici
della semplicità evangelica, della semplicità
di Gesù: fra gli altri. Oscar Cullmann ci ha
insegnato che non c’è nulla di più difficile
che essere semplice, senza essere banale e superficiale. Questa semplicità profonda, senza
tracce di banalità, è il segreto della predicazione di Cristo, anche quale ci giunge attraverso il filtro della testimonianza apostolica.
Che tuttavia nemmeno quella sia stata una
garanzia di successo popolare risulta abbastanza chiaro dagli evangeli: anche di ’’semplici”,
anche di ’’bambini” intorno a Gesù ce n’erano
pochi, comunque sempre meno via via che si
chiariva la croce.
Il problema che lei pone, per altro, resta
ed è bene ci sia sempre ricordato. Glielo dice
uno che ha spesso dolorosa coscienza di parlare e di scrivere come uno scriba senza autorità (Matteo 7: 29) è che è tuttavia, con lei,
convinto e felice che Gesù parli, oggi come
sempre, con autorità, semplice e difficile,
unica e definitiva.
Gino Conte
Il fratello Giorgio Tourn ha confessato non
volendo nel suo articolo di fondo de « L’EcoLuce » del 6 settembre scorso, tutti i grossi
guai che dalle sue « teorie » sono derivati alla nostra povera Chiesa.
Si lamenta, in complesso, che i suoi bollenti
termini prediletti : dibattito - tensione - contrasto - battaglia - velleità - impegno politico
- risveglio - « Nuovi Tempi » - scontri - parlamentarismo ecc. eco. si siano trasformati in :
fiacca - stanchezza - tono minore - in gente
senza grandi ideali e senza sogni né velleità
(meno male!) - in un Sinodo disorganico, sfilacciato, disperso (sic) - in atmosfera distratta, senza luce di impostazione - con disagio
e debolezza, concludendo, con la liquidazione
e il fallimento della parola di Gesù (Chi cerca trova...).
Poi, stranamenté, in fondo al suo articolo
si ricrede e scrive che « il difetto del Sinodo
non è stato nella mancanza di scontri, di battaglie e di vita parlamentare ».. .Ma allora?
Il nostro giovane fratello si confonde e si
sbaglia essendo costretto ad eludere la vera e
radicale (parola che gli piace) ragione di
questo generale sbandamento (termine dimenticato) che è senz’altro dovuto al forte turbamento, al disorientamento, ai contrasti più
o meno palesi, ai risentimenti (e forse anche
a colpevoli sentimenti di odio) che si sono
scatenati in superficie o sotto la cenere in
tutte le nostre comunità per effetto della diffusione in esse del germe della politica e
specialmente del tipo di quella italiana fatta
di odio, di violenze e di vendette e che pertanto non ha assolutamente nulla di evangelico o di cristiano.
Così proseguendo la nostra Chiesa finirà (è
già sulla strada) per fare la brutta fine di
quella cattolica nella quale non esiste ombra
di comunità.
Questi- nostri c< novelli Luteri » si sono evidentemente lasciati prendere e travolgere
dalia passione politica illudendosi di trascinarsi dietro (come, i grandi tribuni) le comunità valdesi strumentalizzandole ai fini di
ideologie umane caduche e giocoforza carenti,
negando ai membri delle nostre comunità la
sacra libertà di pensiero e la responsabilità
delle proprie azioni di fronte a Dio.
Oggi sembra (anche dal tenore un po’ cambiato o abbassato della nostra stampa) che vi
sia in atto un ripensamento (la descritta
atmosfera del Sinodo) anche perché sonò Ormai apparse ben chiare certer situazioni :
a) Il ridicolo atteggiamento di una chiesa piccola e povera come la nostra nel voler
far udire la sua vocetta in mezzo al rombo
delle lotte politiche e sindacali nostrane con
contorno di violenze ed anche di sangue.
b) La sicura, meschina figura della nostra Chiesa di fronte a tutta la Nazione dopo essere stata palesemente ritenuta dai « beneficati yt (per la nostra solidarietà in difesa
della fantomatica giustizia sociale) come una
insignificante alleata, sicuramente in cerca
di proseliti o per mascherare con atteggiamenti da sagrestani il proprio anticlericalismo (che non abbiamo mai ammesso).
c) Non dimentichiamo che tutta o quasi la gente impegnata nelle lotte politiche e
sindacali ha sempre presente il detto che « la
religione è l’oppio dei popoli ». Ne sono arciconvinte le cosiddette masse lavoratrici ma
anche quelle imprenditoriali, attori inevitabili della ormai centenaria (e perpetua) lotta
di classe esistente in tutti i paesi del mondo.
Il ripensamento è dunque la soluzione più
giusta e più saggia. Dal Sinodo (grazie a
Dio!) ne sono scaturiti i segni ed il ritorno
ad una Chiesa libera, votata a diffondere
l’evangelo con le armi che Dio ci ha dato:
la fede, la speranza e la carità ed inoltre la
virtù, l’esempio, l’amore cristiano, il perdono
e sopratutto la preghiera nella quale sembra
che più nessuno creda, il che è come dire non
avere fede nella onnipotenza di Dio.
Noi non siamo in grado di giudicare nul
li e nessuno. D’altra parte: « Tout est des
sin de Dieu ». Noi dobbiamo affermare, scrivere, pubblicare, in ogni dove e con ogni
mezzo che non esistono al mondo soluzioni
di umanità e di giustizia dettale dagli uomini e che solo seguendo con pura fede, con
coraggio e fermezza la parola di Dio potremmo risolvere lutti i nostri problemi, etici,
civili, umani ed., economici.
Ma stiamo attenti a non camuffarci puerilmente da « falsi profeti ».
Ferruccio Giovannini
del Consiglio dì Chiesa di Pisa
N.d.r.: pubblichiamo, dissociandoci.
Lina Varese
Lina Varese Beri resterà nel ricordo
di molti: sopratutto in quello di tanti
bambini della scuola domenicale di
Torre Pellice (si occupava dei più piccoli, al Centro), di tanti giovani, di
tanti coralisti. In mezzo a loro si trovava bene e dava il meglio di se stessa: ed essi infatti stavano bene con
lei. Per questi bambini e giovani, attraverso molti anni, ha saputo essere
un mezzo efficace d'incontro con l’Evangelo, un invito alla fede e ad inserirsi in modo partecipe nella vita della chiesa. Per alcuni essa lo ha fatto,
forse, in un’ottica un po' tradizionale,
talvolta con un’intransigenza unilaterale. Ma lietamente incontestabile è
stata la sua passione per la testimonianza alVEvangelo e per la creazione
di rapporti comunitari: anche i pastori sono stati salutarmente pungolati
da lei in tal senso!
Lina Varese ha' amato il canto; ha
partecipato con passione alla vita della sua Corale, ma non si è chiusa in
essa, ha lavorato e ha saputo far amare il canto evangelico ai suoi bambini,
e ai giovani che si raccoglievano attorno a lei per questo e che con lei si recavano nei nostri istituti a cantare i
nostri inni.
Per vari anni l’abbiamo anche avuta
come nostra collaboratrice; sulle nostre colonne curava, fra l’-altro, le corrispondenze relative alla vita della chiesa di Torre Pellice.
In questi ultimi anni, e sempre più
via via che passavano i mesi e che il
male la rodeva, essa è stata per quanti
l’hanno avvicinata un., esempio di forza coraggiosa. Tanto che à volte riusciva quasi a nascondere la gravità del
suo male. Chi avrebbe detto, vedendola seguire partecipe i recenti lavori sinodali, in fondo all’aula, che poco dopo la sua situazione sarebbe precipitata? Questo coraggio semplice, schivo, non era tanto forza d'animo, quanto rimesso di una fede profonda e salda.
Così la ricordiamo, con gratitudine
a Dio per ciò che ha operato in lei;
e con affettuosa simpatia siamo vicini
' al suo compagno e a tutta la sua famiglia, nella comunione della fede espressa nella loro partecipazione funebre.
Quelli che si addormentano nel Signore sono beati; e le loro opere li seguono: non li precedono, perché siamo
salvati per grazia mediante la-,f ede, ma
li seguono, come un’eco per noi, una
traccia. g- 9
NUOVI STUDENTI IN TEOLOGIA
Eugenio Bernardini, dì Milano
«Perchè vede ii Facoltà»
Personalia
A Torino è mancato il nostro fratello Samuele Bottazzi, per lunghi anni
membro di quel Concistoro e padre di
un attuale Anziano, Emanuele. Ricordando con ricònoscenza verso Dio ciò
che egli è stato nella chiesa torinese,
partecipiamo con fraterna simpatia al
lutto dei suoi familiari.
Si sono sposati a Luserna S. Giovanni, ma si stabiliscono a Torino,
Maura Ferrerò e Silvio Bo'ér. Rivolgiamo loro l’augurio più cordiale di una
vita insieme buona e ricettiva .agli
orientamenti dell’Evangelo.
L'idea di poter studiare teologia a
pieno tempo nacque in me circa un
anno fa, in modo molto vago e quasi
per caso. Quello di cui mi rendevo
conto era una grave carenza nella
conoscenza approfondita e corretta
della Bibbia, e non solo della Parola
del Signore, ma anche di tutti quei
fatti e teorie senza le quali si rimane
dei dilettanti teologici.
Questa carenza era particolarmente acuta sia perché abito alla periferia
di una grande metropoli tentacolare
come Milano, sia perché avevo un
certo tipo di esperienza che un ragazzo a 19 anni solitamente non ha. Infatti da quattro anni lavoravo regolarmente, ‘ e contemporaneamente da
quattro anni frequentavo il Civico
Istituto tecnico serale per geometri.
In città come Milano e Torino i lavoratori-studenti sono parecchie migliaia,
ma pochi sanno che significato abbia
questa esperienza soprattutto su ragazzi che frequentino una scuola serale dai 15 ai 20 anni come ho fatto io.
Avevo come compagni di scuola ragazzi come me, ma anche uomini di
30-40 anni, sposati, con figli; c'erano
operai, manovali, impiegati, e tutti
con grossi problemi. Erano le persone
con cui difficilmente un fratello della
comunità di Milano, quasi tutta composta da ceto medio, ha occasione di
parlare, conoscere a fondo e con cui
vivere le stesse noiosissime ore di lezione fianco a fianco.
Inutile dire che erano quasi tutti
cattolici non praticanti o agnostici a
cui il discorso teologico non interessava affatto, loro avevano altri problemi : figli da crescere, salari e stipendi da far bastare fino alia fine del
mese, diploma da conquistarsi. In
questi anni mi sono reso conto che
l'insegnamento della Parola che ogni
giovane riceve nelle nostre comunità
non è sufficiente per « fuori » ; se può
esserlo per entrare nella vita attiva
della comunità, e per discutere con
fratelli che sanno di che si parli, non
può esserlo certamente per fuori la
comunità, per chi è fuori da un discorso teologico magari anche cattolico; e nelle grandi metropoli ce n'è
tanti, troppi che sono « fuori ».
Ecco, in queste situazioni- io mi trovavo disarmato, le armi che i miei genitori e che i miei fratelli In fede mi
avévanó dato, non bastavano; arriva
I nostri Nebucadnetzar
(segue da pag. 4)
tri generi di prima necessità: pasta,
olio, zucchero, carne, fertilizzanti, cemento ecc. Il precedente del petrolio
ha fatto scuola. I gruppi industriali
sembrano aver mano libera. Si dà la
colpa alla mancanza di materie prime,
si dice che i prezzi all’origine sui mercati esteri sono cresciuti, poi si imbosca la merce, si danno istruzioni ai
giornali « indipendenti » per creare la
psicosi della « caccia alle derrate », si
condisce il tutto con un bel « non ci
stiamo dentro », « ci rimettiamo »,
« bisogna chiudere » e poi giù con altri aumenti di prezzi che rivalutano in
misura spropositata le scorte accumumulate. Se fino ad ora le grosse industrie guadagnavano sul prodotto finito, oggi guadagnano molto di più sul
congelamento delle scorte: è sufficiente esasperare la domanda sul mercato
per fare in modo che ciò che ieri è costato 10 oggi valga 30 e 40 senza produrre.
I giornali citati (chiaramente di diversa tendenza) ci forniscono alcuni
dati interessanti che è bene tener presenti.
Durante il periodo del blocco dei
prezzi, la benzina è andata da 162 a 300
il litro; il pane -1-26%; la pasta -1-31%;
carni bovine -1-5,6%; burro -f8%; olio
oliva -1-36%; latte -1-17%; uova -F 27
per cento; zucchero -1-6%; vino -f-19%;
detersivi -t-12%; biancheria’ 4-18%;
scarpe -1-21%; vestiti -1-19%; mobili
-1-18%; auto -1-12%; combustibile da
riscaldamento -f 135%. Per un tasso di
inflazione del 19% circa.
In agosto, a blocco finito: olio semi
-1-100%; olio oliva -f58%; pasta 4-40
per cento; mortadella 4-80%; prosciutto 4-27%; burro e pelati 4-25%; pollo
e vino 4-40%; bistecche 4-15%; carne
tritata -f22% ecc.
CEDENDO ALLA SPECULAZIONE
Ancora una volta, dunque, si è preferito attaccare i redditi più bassi co
vo anche a pensare se per caso non
ero io che ero « fuori ».
Da tutto questo la necessità di studiare teologia, per poter condurre
quei fratelli che cercano per la prima volta un altro fratello che li conduca alla lettura ed alla conoscenza
della Parola, e per poter parlare con
quei fratelli che coscientemente o no,
volendo o no, si trovavano ai margini
di un discorso su Dio.
Certo, tutto questo forse non basta
a spiegare completamente la mia
scelta ; ci sono anche bisogni personali di ricerca e volontà di fare un servizio utile ai miei fratelli, è forse anche questo non basta a spiegare. Quello che manca spero di poterlo scoprire negli anni che verranno con la guida dei professori e la collaborazione
dei futuri compagni di studio, ma soprattutto con l'aiuto del Signore.
Eugenio Bernardini
Collegio Valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico
1974-75 avrà luogo il 1« ottobre p. v.
alle ore 15 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice.
Gli studenti della Scuola Media devono trovarsi all’Istituto alle ore 14.30,
quelli del Ginnasio-Liceo aÙe 14.45.
Il pubblico è cordialmente invitato.
I PRESIDI
AVVISI ECONOMICI
CERCASI guardiano per custodia viUa in
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Via Bert 14/4 oppure telefonare 542131
Torino.
RINGRAZIAMENTO
T familiari della compianta
Giuseppina Baimas
vedova Baimas
ringraziano tutti coloro che presero
parte al loro cordoglio.
Pomaretto, 14 settembre 1974,
■ t
me i salari e le pensioni anziché bloccare il fenomeno speculativo. Tra l’altro, se l’aumento medio di consumo è
stato del 19%, gli aumenti all’ingrosso
vanno sull’ordine del 42% e questo in
una situazione di mercato internazionale delle materie prime piuttosto
« cedente » e quindi tendente al ribasso.
Questa manovra a tenaglia, come abbiamo già accennato, reca la volontà
di spostare i lavoratori su battaglie
prevalentemente salariali, in una posizione di smarrimento e di difesa che
li allontani dalle qualificanti rivendicazioni degli ultimi anni, creando le
condizioni per una frattura che faccia
retrocedere il processo di unificazione
sindacale.
In questo quadro, in cui le manovre eversive di ispirazione fascista
stanno attaccando con violenza l’assetto democratico del Paese, ogni svolta
conservatrice non ha in sé un semplice significato di « conservazione nella
democrazia », ma si pone come minaccia reale allo stesso regime democratico. In altri termini non è possibile,
oggi, una svolta conservatrice contenuta nei limiti della legalità costituzionale: essa si inserirebbe violentemente come controspinta alle tendenze riformatrici presenti in larga misura nel Paese. Il Cile dovrebbe insegnarci qualche cosa.
Terminando ammetto che in questo
intervento sono forse contenute valutazioni affrettate e non sufficientemente documentate. Ma corro il rischio di
proporle proprio perché ritengo che
come credenti non possiamo più nasconderci dietro un dito, ma dobbiamo osare intanto assumerci le nostre
responsabilità e quindi dare al peccato di oggi il suo nome. Anche la verità, oltre che la Verità, dovrebbe essere
un importante elemento della nostra
predicazione se questa deve avere un
qualche senso per la nostra generazione. Valdo Benecchi
« Nel giorno che ho gridato a te,
tu m’hai TispOstò, nii’hai riempito
di coraggio, dando forza all’anima mia» (Salmo 138: 3).
« Dio fa rivivere i morti, e chiama
le cose che non sono, come se
fossero» (Rom. 4; 17 b.).
Ha terminato la sua giornata terrena
Lina Varese.nata Bert
Lo annunciano: il maritò Aldo, le
cognate con le loro famiglie, i cugini e
parenti tutti.
Il servizio funebre si è svolto nel
Tempio Valdese di Torre Pellice, lunedì, 23 settembre.
Aldo Varese con i familiari e i parenti tutti, profondamente commossi
per la dimostrazione di stima e di affetto tributata alla cara LINA VARESE e per la partecipazione al loro dolore ringraziano: i medici curanti; Dr.
Martinengo, I. Mathieu, F. Bosio, P.
Macchioni, G. Mathieu e i cugini Proli.
F. Pienotti e D. Varese che per limgo
tempo le prestarono affettuose e assidue cure; gli amici Dr. C. Pons e
R. Balma e l’amico fraterno- Livio Gobello, unitamente a tutto il personale
dell’Ospedale Evangelico Valdese di
Torino.
Ringraziano i Pastori: C. Gay, A.
Vetta, P. Ricca, A. Sonelli, A. Taccia
per i loro messaggi e il loro interessamento.
Ringraziano commossi tutta la Comunità di Torre Pellice, la Corale, il
Concistoro, la C.R.I. gli amici dr. E.
Gardiol, prof. A. Donini, dr. R. Jouve
e il sig. Geraldo Mathieu per la sua
attiva e preziosa collaborazione.
Ringraziano gli amici di Aosta, i vicini di casa, l’amico fedele Giulio Oberto e la sua famiglia, e quanti di presenza o per iscritto hanno espresso la
loro simpatia nell’ora della prova.
Torre Pellice, 24 settembre 1974.
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pag. 4
I NOSTRI GIORNI
N. 38 — 27 settembre 1974
UNA ’’LETTURA” DELLA VITA ITALIANA
I nostri Nebucadnetzar
Giorgio Spini, in uno dei culti mattutini dei membri della Conferenza
Metodista e del Sinodo, leggendo l’attuale situazione alla luce di Daniele
4: 18-35, ci diceva, fra l’altro, che l’attuale crisi non è da considerarsi frutto di calamità, ma il salario del peccato dei « nostri piccoli Nebucadnetzar », « il frutto della loro rapacità, disonestà, egoismo ». Nel n. 36 del nostro settimanale abbiamo letto la « Lettera alle comunità evangeliche di Torino e del Piemonte » scritta dagli 8
operai evangelici dell’azienda Emanuel.
A questo punto mi è parso giusto raccogliere dati e formulare alcune osservazioni (il tutto certamente molto lacunoso) nella speranza di dare un contributo alla comprensione di quel
« peccato ». E lo farò servendomi delle
seguenti fonti: Rinascita, L’Unità, L’Espresso, Panorama, Sole 24 ore. Corriere della sera.
LA GRAVITA’ DELLA CRISI
Il problema della crisi economica
sta davanti a noi in termini di assoluta gravità. Su questo non ci sono dubbi. Così come non ci sono dubbi sul
fatto che si tratti di una crisi ampia,
che abbraccia un po’ tutto il mondo
capitalistico nelle sue varie espressioni: gli U.S.A. del dopo Vietnam, la Nato, il fascismo (Portogallo, Grecia), con
la rinascita dei paesi del terzo mondo.
Crisi di tutti i paesi trasformatori delle materie prime che non hanno più
ragione di esistere. Tutto un mondo
che, incapace di risolvere le proprie
contraddizioni, sta crollando.
È vero che la crisi in atto reca con
sé appunto implicazioni di carattere
generale e scuote tutto il mondo capitalistico nel suo insieme, ma questa
realtà non deve farci dimenticare che
quella crisi non è « frutto di calamità », ma chiama direttamente in causa precise responsabilità e gravi errori. Limitiamoci al nostro Paese. Sono
davanti a noi inconfutabili responsabilità ed errori dei nostri governanti
che in tutti questi anni hanno svolto
soprattutto una politica tendente a rafforzare il proprio potere più che a rispondere alle reali necessità del Paese.
E questo ci porta a sostenere che
Tinsieme delle cause che hanno determinato l’attuale situazione è di natura eminentemente politica prima ancora che economica. Se ci sfugge questo, ho l’impressione che. rischieremmo di cadere nella trappola che i « Nebucadnetzar » sfanno approntando per
falsare i termini del problema. Leggiamo i giornali.
IL PESANTE CONTROLLO DC
SULLA NAZIONE
La vasta ragnatela clientelare costruita negli ambienti economici statali e parastatali, i rapporti di subordinazione intrattenuti coi monopoli e
le grandi industrie, hanno mirato appunto al più completo controllo da
parte della DC dei nodi più importanti della nazione. E intanto il prezzo
che si è pagato per questa presenza
democristiana anche fra le pieghe più
piccole del potere è stato quglìo della
emarginazione di vasti strati di popolazkme dallo sviluppK), del dissesto economico latente, di una ingentissima dispersione di risorse economiche ed
umane.
Pensiamo al grande numero di scandali emersi (in questi giorni si è aggiunto quello dei telefoni) e poi soffocati, all’improntitudine di coloro che,
avendo frodato il Paese, continuavano
a dirigerlo chiedendo sempre maggiori sacrifici.
Ciò che emerge è che da parte della DC e dei gruppi politici ed economici conservatori si sta sferrando una
manovra tendente a spostare Tasse politico del Paese a destra nel momento
in cui la questione dell’apporto del
PCI alla direzione politica è al centro
del dibattito nazionale.
CHI PAGA IL COSTO?
La scelta di una pesante recessione
autunnale va interpretata in questi termini giacché la chiusura del credito,
le conseguenti ripercussioni sull’occupazione, la politica inflattiva dei monopoli e gli inasprimenti fiscali vengono spregiudicatamente condotti in funzione antioperaia, e questo al fine di
riportare su di un piano unicamente
salariale la lotta dei lavoratori. Si vogliono ridurre i lavoratori su di una
posizione difensiva e quindi lontani
dalle varie piattaforme qualitative conquistate negli ultimi anni. In fondo il
« si salvi chi può » lanciato cerca di
spingere gli operai a rivendicazioni
isolate, individualistiche, e quindi a disgregare l’unità sindacale raggiunta in
questi ultimi anni. Chiaramente in questo senso è da interpretare il tentato
rilancio di Scalia. In pratica possiamo
dire che si sta facendo « pagare il costo delle riparazioni a chi già aveva
abbondantemente pagato i guasti ».
TAPPARE I BUCHI
E MANTENERE LA SITUAZIONE
In questo quadro possiamo comprendere le varie scomuniche di Fanfani che sono un no al rinnovamento,
un no al progresso e allo sviluppo del
Paese. Si cerca da parte della DC degli agganci all’estero per risolvere o
meglio per rimediare all’attuale situazione e mantenere nel contempo l’attuale situazione politica. Ecco la linea
DC: cercare di tappare i buchi per
mantenere inalterata la situazione politica. Dietro quelle scomuniche, dietro questi tentativi, certamente irriverenti per la maturità e l’intelligenza
del popolo italiano, esiste una profonda incapacità della DC a cogliere il
senso di grandi mutamenti avvenuti
nel Paese negli ultimi tempi: per es.
l’incapacità di leggere correttamente i
risultati del 12 maggio.
Molte minacce di licenziamento e lo
spauracchio della cassa di integrazione sono spesso chiaramente la mascheratura economica che si vuole dare a
manovre politiche. C’è poi anche in
atto il tentativo di rimediare sulla pelle dei lavoratori ai gravissimi errori
commessi dalla gestione disastrosa e
priva di lungimiranza della nostra industria. Un esempio ci viene dalla Indesit che, non essendosi mai preoccupata di rinnovare gli impianti, di aggiornare la produzione, di iru/estire in
tal senso parte dei suoi ingenti profitti, oggi, per far questo, da una parte opera licenziamenti e sospensioni e
dall’altra vorrebbe aumentare gli straordinari e ritornare al sabato lavorativo.
Leggendo fra le righe delle dichiarazioni di Carli, quando dice che Tunica medicina in tale situazione consiste in un ulteriore inasprimento fiscale, vediamo che egli sottolinea il fatto
che questa misura non è unica né obbligata, ma diventa tale in questo stato di cose e in questo quadro politico:
e Carli non è un incompetente. Traspare che esistono altre possibilità subordinate, però, al fatto che si riesca
a modificare l’attuale situazione politica.
L’EVASIONE FISCALE
Va ancora detto, sempre per una
corretta informazione e comprensione
del problema, che oggi la gran parte
dei redditi più elevati sfugge ad ogni
tipo di controllo. Per es. se si pensa
che in Italia circolano 400.000 supercilindrate dal costo variante fra i cinque e i venti milioni, mentre soltanto
10.573 italiani denunciano un reddito
superiore ai dieci milioni annui, si arriva a questa conclusione che può sembrare una battuta, ma che illustra una
realtà: i casi sono due, o 390.000 cittadini ricchi evadono il fisco o in Italia 390.000 nullatenenti hanno incontrato la befana. A questo punto si aggiungono altri dati: 500.000 famiglie
spartiscono un reddito di oltre 20.000
miliardi, mentre il 63% del mondo contadino è confinato nelle fasce infime
del reddito e il 96% della classe operaia percepisce un reddito inferiore
alla media; il 10% della popolazione
più povera spartisce im reddito inferiore a quello del 1948 (il 2% contro
il 2,8%); su 450.000 liberi professionisti soltanto 137.000 sono iscritti nei registri fiscali con un reddito medio mensile inferiore alle 300.000; i medici evadono al 67% e con essi tutti i dirigenti
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di industrie, dello Stato, del parastato.
Infine proprio fra i liberi professionisti l’ammontare del reddito sfuggito
nel 1973 alla complementare raggiunge e supera i 25.000 miliardi. Dobbiamo concludere che j denari ci sono e
in misura superiore a quei 7.800 miliardi che rappresentano il totale del
nostro indebitamento con l’estero.
A CHI CHIEDERE
ANZITUTTO I SACRIFICI
E chiaro allora anche a noi meno
esperti che il problema è quello di incominciare a compiere un salto di qualità che consenta di scegliere i giusti
obiettivi quando si tratta di chiedere
sacrifici, cercando di compiere in primo luogo un’opera di moralizzazione
della macchina statale che tronchi
ogni legame clientelare e parassitario.
Infatti se da una parte esistono il caos
più assoluto e la massima indulgenza
verso i grandi evasori, dall’altra assistiamo a connivenze scandalose fra lo
Stato e coloro che dall’inflazione traggono incalcolabili profitti. Fa testo, a
tale proposito, l’affare del petrolio: allorché tutta la macchina statale si adoperò per creare allarmismo e confusione attorno alla crisi energetica, assunse ridicole misure con le quali (oggi molto sta venendo a galla!) concedere senza troppe resistenze nel Paese
un enorme aumento di prezzo ai petrolieri dimostrando che le scelte di
carattere economico in Italia le fanno
tutti, da Carli a Monti, da Pesenti a
Cefis, fuorché il Governo. Ricordiamo
che è mancata completamente una politica energetica, per es. centrali nucleari, campo in cui abbiamo perso almeno una decina d’anni.
LA CORSA AL RINCARO
La stessa cosa si può dire per gli alValdo Benecchi
(continua a pag. 3)
FANTASCIENZA O PROGRAMMI DI DOMANI?
Proteine fa eiicroli e nutfe
Microbi nutriti di gas possono fornire un’alimentazione sostanziosa - afferma un biologo giapponese
Affermare che è possibile estrarre,
per così dire dal nulla, una quantità
praticamente infinita di cibo, può sembrare a prima vista un’assurdità. Ep
pure è dimostrato che battèri ingozzati di gas naturale produrranno proteine sufficienti ad assicurare milioni e
milioni di pasti all’umanità nei decenni di penuria alimentare che ci attendono.
Questo il punto di vista che espone
nell’ultimo numero di « Impact », ri
Sette tesi delle Chiese sulla
politica verso gli stranieri
(segue da pag. 1)
suo benessere e sulla sua dignità, sul suo diritto e sulla sua libertà. Determinante in questo senso è il fatto che Gesù Cristo ha relativizzato le
barriere fra uomini e fra gruppi umani ed è stato solidale con i diseredati e con i deboli.
6 - LA SOLIDARIETÀ’ (Partnerschaft)
SoltantOi<on uno sforzo e una responsabilità comuni possiamo risolvere i problemi molteplici che si pongono agli Svizzeri e agli stranieri.
Perciò vogliamo cogliere e sviluppare ogni possibilità di incontro e di
solidale collaborazione fra Svizzeri e stranieri.
7 - LO SVILUPPO
Migrazioni massicce dalle regioni meno sviluppate ai centri fortemente industrializzati sono sempre negative per entrambe le parti. Ci si accosta quindi a una soluzione del problema migratorio quando si riesce
a raggiungere una migliore ripartizione dei posti di lavoro, attraverso
una cooperazione internazionale globale relativa allo sviluppo.
NOTIZIE
DAL CILE
DOPO UN ANNO
DI TIRANNIA
Compiendosi
un anno dall’inizio
della grande tragedia cilena, molti articoli sono usciti
in argomento sui giornali di tutto il
mondo. Riportiamo alcune notizie e
valutazioni salienti.
« Oggi la repressione è intensa nelle
forze armate. Circa 300 ufficiali, sottufficiali e soldati dell’aeronautica sì
troverebbero attualmente in carcere.
Un vero e proprio maccarthysmo regna (si dice) nelle caserme, e gli ufficiali sospetti di “tiepidezza" verso
l’anticomunismo vengono destituiti. E
certo che lo stato maggiore teme,^ piu
d’ogni altra cosa, V”infiltrazione di
elementi di sinistra nelle caserme. Il
gennerale Pinochet. nella sua conferenza stampa del 4.9, ha dedicato un
lungo discorso a questo tema. Egli ha
letto una lettera scritta (d quanto ha
assicurato) di mano dal senato^ comunista in esilio Volodia Teitelbaum,
lettera nella quale è detto, fra l altro,
che "bisogna cercare di decomporre le
forze armate".
Una tale lettera, chiunque ne sia l’autore è perfettamente verosimile. Infatti l’Unità Popolare ritiene d’esser
stata sconfitta, non tanto per aver fatto degli errori d’analisi o di programma, quanto per non avuto una politica
nei rapporti con le forze arrnate. Ma
c’è di più: dal momento che l esercito
è oggi al potere, qualunque possibilità
di rivoluzione vittoriosa, senza la complicità di una parte almeno delle forze armate, è inimmaginabile. Il lavoro politico” nelle caserme, o almeno in
direzione dell’esercito, è dunque divenuto un imperativo assoluto per i partiti di sinistra.
Con quale successo? ». È troppo presto, per dirlo. E certo però che sono
già avvenuti ammutinamenti sporaaici, anche d’interi reparti. Ed e anche
certo che « mai, dopo la guerra del P cifico del 1879, un così grande carico
di lavoro tanti servizi di pattuglia e
di .sentinella son stati imposti a dei
.soldati cileni. I marxisti direbbero che
questo è un elemento obiettivo, un sin
Echi della settimana
a cura di Tgllio Viola
tomo di degradazione della situazio(Da un articolo di J.-P. Clerc su « Le
Monde » del 15-16.9.’74).
La rivista brasiliana « Visao », in uno
dei suoi ultimi numeri, ha pubblicato
un’intervista che il suo giornalista Alberto Antonio Prado è riuscito ad ottenere col leader del Partito Comunista Cileno Luis Corvalan, attualmente
detenuto nell’isola di Dawson (situata
nello stretto di Magellano ^). L’intervista durò per circa 2 ore alla presenza
di militari armati. .
« “Quando L. Corvalan giunse dalla
baracca dove vive con altri deteriuti,
calò un profondo silenzio fra i militari che mi accompagnavano (racconta
Prado). Non ho notato nessun segno
di odio fra i militari ma solo una grande curiosità".
Corvalan si avvicinò con passo fermo e deciso. Quando gli chiesi se era
al corrente che il mondo intero e
preoccupato per la sua vita, disse: Le
notizie non giungono qui. Però questo
non mi sorprende del tutto. La solidarietà internazionale è stata sernp^ una
tradizione per noi comunisti. E non
solo tra i comunisti. I liberali degni
di questo nome, hanno un rispetto, profondo per il sentimento della solidarietà umana. Il presidente Lincoln, ad
es., salutò la costituzione della “Prima
Internazionale Socialista" come un atto di manifestazione di solidarietà dei
proletari".
Chiedo spiegazioni sulle notizie secondo le quali la sua famiglia sarebbe
stata minacciata affinché lui si accordasse con la polizia, ma mi dice che la
cosa non corrisponde al vero. Aggiunoe che suo figlio è detenuto a Chacahuco, in un campo di concentramento
vista scientifica delTUnesco, il prof.
Tokuya Harada, dell’Università di Osaka: fra trent’anni — scrive — il mondo sovraffollato e. sottoalimentato potrebbe e dovrebbe contare, per sopravvivere, su risorse letteralmente invisibili, come gas e germi.
Il prof. Harada è uno specialista di
microbiologia applicata e in particolare di microrganismi — battèri, fermenti, muffe — che sono le più minuscole
forme di vita. Questi microrganismi,
che in natura hanno il ruolo di agenti
di distruzione e causano la marcescenza della sostanza organica della quale
si nutrono, esercitano anche un’azione
costruttiva, con il loro potere di sintesi. Per cui « a partire da qualunque
sostanza organica possono sintetizzare
le proteine, gli enzimi, le vitamine, gli
acidi nucleici, i polisaccaridi e i lipidi,
tutti costituenti di microrganismi ».
In altre parole i microrganismi hanno la possibilità di fornire gli elementi che devono figurare in qualsiasi regime alimentare equilibrato. Possono
non soltanto decomporre ma anche
comporre la materia organica, e tale
operazione dev’essere realizzata su
grandisima scala.
Uno dei metodi più promettenti per
produrre, partendo dai microrganismi,
alimenti in quantità massicce, consiste nel liberarli su sostanze petrolchimiche (gas naturale o paraffina) che
essi possono trasformare in proteine
e in vitamine a una velocità prodigiosa. Battèri nutriti con il gas naturale,
che contiene il 90% di metano, daranno esattamente la metà del loro peso
in proteina secca. Meglio ancora, una
tonnellata di paraffina, sotto l’azione
di fermenti, produrrà a sua volta una
tonnellata di fermenti, la metà dei
quali è proteina.
« Ammettiamo — scrive il prof. Harada — che si utilizzi il 5% del petrolio
consumato nel mondo in un anno (300
milioni di tonnellate) per coltivare fermenti: si potrebbero in tal modo ottenere sette milioni e mezzo di tonnellate di proteine, una produzione che
basterebbe a superare la penuria di
proteine prevista per il 2000 ».
(Informations Unesco)
mi
I Fra la Terra del Fuoco e la penisola di
Brunswick, latitudine 54“ Sud ca. L’isola è
stata trasformata in campo di concentramento e in un centro di lavori forzati. Il suo clima è orribile
ed è Stato sottoposto a torture solo
per il fatto che è
suo figlio. Dichiara
d’esser stato catturato il 27.9.’73, sorpreso in una casa
di Santiago nella
quale si era nascosto. "Non mi arresi
(disse), mi hanno trovato"».
Corvalan ha detto anche che le cose
non continueranno così per sempre:
« Verrà il giorno in cui i lavoratori riconquisteranno la libertà e occuperanno nella storia il posto che loro compete ».
(Da « Resistenza Cilena », numero
unico pubblicato a cura del Comitato
Italia - Cile « Salvador Allende » di Torino).
CONFUCIO ALL’INDICE
« Su richiesta della Cina comunista, una lapide di marmo nero con la
iscrizione d’un pensiero di Confucio, è
stata rimossa con prudenza e discrezione la sera di domenica 15.9 da una
sala nei pressi del grande salone dei
delegati, nel palazzo dell’QNU a New
York. L’iscrizione era stata dapprima
scritta calligraficamente da Sun-Yatsen, capo della rivoluzione nazionalista cinese del 1911, poi riprodotta sulla targa in caratteri dorati.
Il pensiero del filosofo cinese era
estratto dal dialogo nel quale egli espone il concetto del “Ta Tung", cioè di
un mondo in cui dovrebbero regriare
la fiducia reciproca, le relazioni di
buon vicinato e l’abbondanza per tutti.
Un’altra lapide, con un’iscrizione
esplicativa della precedente, e che era
un dono della Repubblica Nazionalista
Cinese, era già stata rimossa all’epoca
in cui l’QNU riconobbe Pechino ».
La situazione interna cinese, che nel
primo semestre c. a. s’era alquanto
surriscaldata, sembra ora, di nuovo e
progressivamente, volersi calmare. « Da
più di due mesi la parola d’ordine è:
"unità”. Le polemiche si fanno meno
aspre, i nemici da colpire meno numerosi. I giornali murali si fanno più rari: anzi a Pechino, dieci giorni fa, essi
erano puramente e semplicemente
scomparsi ».
(Da « Le Monde » del 19 e del 14.9.74).
Iceberg a rimerchie
per il rifornimento
di acqua dolce?
Nella seconda metà del secolo scorso taluni
commercianti intraprendenti fecero fortuna
trasportando ghiaccio dall’Alaska alla California durante l’estate e il servizio geologico
americano riceve di quando in quando richieste per esaminare la possibilità economica, anche in tempi moderni, di rimorchiare grossi
icebergs dalle regioni nordiche alle regioni desertiche del sud, come una sorgente economica di acqua dolce.
Mentre in passato tali proposte vennero
considerate prive di fondamento pratico, in
tempi recenti l’idea ha preso piede non tanto per la costa delle California, quanto per il
rifornimento di acqua a località desertiche
della costa cilena o della costa australiana.
Studi compiuti in merito hanno mostrato
che un superimorchiatore sarebbe in grado di
trasportare economicamente un iceberg delle
dimensioni di 2,8 chilometri di lunghezza e
750 metri di larghezza a una velocità di mezzo metro al secondo per portare acqua dolce
in Cile ed in Australia a un costo di circa
una lira al metro cubo,
iiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiim
Nairobi 1975___________________________________
Nominata
la delegazione svizzera
La delegazione che all’assemblea di
Nairobi rappresenterà le chiese svizzere appartenenti al Consiglio ecumenico è composta da: Daniel von Allmen
(Neuchâtel), segretario teologico del
Consiglio della Federazione protestante svizzera: Hans-Balz Peter (Adliswil),
economista e collaboratore dell’Istituto protestante di etica sociale; Jacques
Rossel, presidente della Missione di
Basilea; Edouard Wildholz (Berna),
pastore; Hans Frei, della chiesa vecchio-cattolica di Berna.
Comunicando questi nominativi la
agenzia di stampa protestante della
Svizzera francese osserva che « la delegazione non comprende né donne né
giovani, il che è contrario alle ripetute
raccomandazioni del Consiglio ecumenico ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»
Nuovo canone
d’abbonamento
• L. 5.000 per l’Italia
• L. 6.000 per l’estero
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pelliee (Torino)