1
ECO
DELLE mLLT VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TOREE PELLIOE
Settimanale
della Chiesa Valdese
r
Anno XCVII -N. 39
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE 6 Ottobre 1967
Aminm. Claudiana Torre Pellice ■ C.C-P. 2-17557
Il papa non può
Tesi 5. Il papa non può nè vuole rimettere altre pene, fuori di
quelle che ha imposto o per
volontà sua o delle leggi ecclesiastiche.
Tesi 21. Errano dunque i predicatori
di indulgenze che dicono che
« l’uomo può essere liberato e
salvato da ogni pena mediante le indulgenze del papa ».
Tesi 52. È vano sperare di ottenere
salvezza per mezzo delle lettere d’indulgenza, anche se il
commissario ecclesiastico e il
papa stesso volessero, in pegno di ciò, dare l’anima propria.
« I! papa non può » (Tesi 5):
questa breve dichiarazione, quando
uscì dalla penna di Lutero, non aveva davvero nulla di rivoluzionario
o di sovversivo. Lutero era ancora,
neiraiitunno del 1517, un monaco
osservante e ubbidiente, e il papa
stesso avrebbe forse potuto approvare :iuel die il futuro Riformatore, in quel momento, pensava e
scriveva di lui. Ma alla luce degli
avvenimenti posteriori, l’affermazione « il papa non può » si arricchisce di nuovi e più profondi significati, tanto che la si potrebbe
quasi i'Oiisiderare come l’espressione laì.idaria che sintetizza tutta la
opposizione evangelica alla dottrina
romaiM della Chiesa. All’origine, la
frase • i! [lapa non può » esprimeva
la protesta di Lutero contro certi
abusi verificatisi nella predicazione
delle indulgenze; in seguito essa
espresse, e tuttora esprime, la protesta (iella Riforma non contro gli
abusi ìj;a contro la dottrina stessa
delle ìi'fliilgenze e, in ultima analisi, coìiUo l’intera concezione cattolica iella Chiesa.
Che . os’è che il papa non può?
Il papa, dice in sostanza Lutero,
non pito cambiare in nulla la tua
condizKiiie di uomo peccatore davanti a Din. Nel mondo, chi detiene
il poiere, chi sta in alto può fare
molto prr te (o contro di te): ti può
innalzare o abbassare, ti può far fare carriera o impedirti di farla, può
darti UN aiuto o negartelo. Molti
pensano die, più o meno, sia così
anche nella Chiesa, per quel che
concerne i rapporti con Dio : pensano che uno che sta tanto in alto come il pajia possa far qualcosa per i
semplici fedeli, per chi sta in basso.
Perciò sono contenti di avere un papa, che li possa aiutare con le indulgenze e in altri modi ancora. Ma
questa, dice Lutero, è « una vana
speranza » (Tesi 52): ma è solo
quando l’uomo si pone davvero davanti a Dio senza lo schermo della
Chiesa che gli apparirà chiaro quanto vana sia quella speranza; comprenderà come sia stolto confidarsi
negli uomini, anche in quelli che
stanno in alto, secondo la parola
del Salmo: « è meglio rifugiarsi nell’Eterno che confidare nei prìncipi » (Salmo 118: 9); perchè avrà
compreso che (juando uno è davanti a Dio, solo Dio lo può aiutare.
« Il pajia non può ».
^ ^
Signi
delVuomo con Dio, cioè i rapporti
che più contano nella vita e nell’eternità, i poteri del papa sono nulli: (( il papa non può ».
La Riforma ha effettivamente
svuotato il papato di significato per
la fede e la vita cristiana, che si
svolgono pienamente e perfettamente senza dover ricorrere per nessun
motivo a un papa. Anzi la Riforma
avvertì a un certo punto con molta
lucidità che Cristo e il papato costituiscono, per la fede, una alternativa: o l’uno o l’altro. Il papa era
già allora diventato un personaggio
troppo grande e troppo importante
nella Chiesa perchè potesse ancora
essere un semplice ministro, cioè
servo di Cristo : in realtà ne era diventato il sostituto. Si trattava perciò —- e ancora si tratta — di scegliere: se il nostro Padre Santo è
Dio, il papa non può essere il nostro « Santo Padre »; se Gesù, prima di lasciare questa terra, disse ai
discepoli di non turbarsi . perchè
non li avrebbe lasciati orfani ma
avrebbe mandato, al posto suo, lo
Spirito Santo, se dunque lo Spirito
Santo è, per così dire, il vicario di
Cristo, il suo sostituto, il papa non
può esserlo lui. E si potrebbe continuare a lungo.
Il papato, da molti secoli, ha
esorbitato dai propri limiti in misura impressionante, non si è fermato dinanzi a nulla, si è attribuito o
fatto attribuire titoli e capacità che
competono a Dio solo. La frase di
Lutero « il papa non può » va oggi
ripetuta, anche e soprattutto nel
dialogo ecumenico, nella speranza
che il papato trovi quel senso del limite che forse non ha mai avuto.
Paolo Ricca
TORNANO?¡4 SCUOLA (ANCHE DOMENICALE)
Per una pedagogia
evangelica
Desidero portare alla riflessione di
tutti coloro che si apprestano, in questo nuovo anno ecclesiastico, a lavorare coi ragazzi alla Scuola Domenicale,
nelle lezioni di religione, al catechismo, alcune considerazioni di fondo.
1) L’attività dell’educatore cristiano va intesa nel suo carattere di umiltà e di servizio.
2) Il ragazzo, con i suoi interessi
e le sue reazioni, ha da essere il punto di partenza per un lavoro valido e
psicologicamente ben orientato.
3) All’educatore (genitore, insegnante, monitore, pastore) è richiesto
un atteggiamento di ricerca e di studio per rispondere sempre meglio al
delicato incarico (la trasmissione della fede) che gli si affida.
L'insegnante : non un intermediario del divino, ma un testimone, umile, del
Dio vivente — Il ragazzo : una creatura autonoma, non un adutio in miniatura ___ Essere operai con Dio in un campo di cui bisogna conoscere le leggi
naturali, ma che resta in ultima analisi suo soltanto: «Nè colui che pianta nè
colui che annaffia sono nulla, ma Iddio che fa crescere, è tutto ».
@Nel
sog^
ligie
via
©
Nella prospettiva evangelica
e riformata (vedi 1 Timoteo 2: 5-6) è fuori discussione che non si può parlare di
intermediari umani fra Dio e il ragazzo a Lui condotto con le cosidette lezioni di religione. Nessun uomo può
dispensare a suo piacimento la fede in
Dio e nessun ragazzo per conoscere il
« suo » Dio deve appellarsi ad un uomo; tenendo presente questo, il lavoro dell’educatore acquista un carattere estremamente umile e modesto.
Questo non vuol dire che il raga^o,
per avvicinarsi alla fede, non ha bisogno di educatori. Ne ha bisogno sii, soprattutto di testimoni di Dio che gli
si affianchino, lo conducano, preghino
per lui da « operai della messe ». Questo educatore deve però il più presto
possibile tirarsi indietro per lasciare
che il ragazzo entri in colloquio con
Dio, colloquio che potrà trasformarsi
in comunione.
In altre parole i educatore procura
al ragazzo gli elementi per una evoluzione, organizza lo studio, crea l’atmosfera e prega, ma ad un certo momento deve saper tacere, conscio che Dio
parla e il ragazzo Lo ascolta al di
fuori della sua tecnica educativa più
o meno sapiente. Se si può adoperare
l’immagine, egli è come il servo dell’Eterno che si rallegra quando un ragazzo è posseduto, afferrato da Colui
che tutto può.
Nel rapporto educativo il
soggetto dell’educazione religiosa è il ragazzo che si avvia sul cammino della conoscenza e della fede: a lui spetta il posto centrale della nostra opera educativa. L’antropologia pedagogica ci insegna che il fanciullo non è un uomo
ridotto di proporzioni, ma un essere
a sè con caratteri ben originali. Ho
la netta impressione che nelle nostre attività di chiesa non si tenga in
sufficiente conto questo dato ed è opinione corrente che basta accorciare
un sermone per renderlo intellegibile ai ragazzi.
Troppo spesso, infatti, non pensiamo che i ragazzi possano evolvere e
crescere, grazie a strutture che sono
loro proprie; riteniamo che dobbiamo
adattare loro le nostre strutture mentali e affettive. QuaTè queirinsegnante di religione che tiene conto nel suo
lavoro del bisogno di agire dei ragazzi? Guardiamo alle nostre attività per
ragazzi: divieto di muoversi, di alzarsi, di comunicare con i compagni, di
considerare le cose altrimenti da come le considera l’insegnante onnisciente.
Occorre veramente che, con spirito
di umiltà e di responsabilità cambiamo il nostro modo di vedere: la vita
cristiana non si trasmette dall’esterno
prescindendo dalla personalità del ragazzo ma partendo proprio da questa
realtà.
La nostra ha da essere una preoccupazione non già di fare acquisire una
somma di conoscenze, ma di far assimilare questo bagaglio di nozioni
presentandolo in modo adeguato.
E per rispondere a questa esigenza
occorre che ci documentiamo seriamente sugli interessi profondi del ragazzo, teniamo conto della sua attività
motoria, gli permettiamo di realizzare
la sua esigenza creatrice e lo inseriamo in un organica comunità infantile.
È da questi punti, basilari perchè
l’educazione possa avere una valida ri
ll mcinifesto delle ^ guardie bianche ^ per la ^ rivoluzione ecumenica ¡>
Quel che alleiìiliainD per geesfanno
Dichiarazione conclusiva dell'incontro giovanile di Taizé, il 3 settembre Ì967
Che cosa significa questo?
fica almeno una cosa, ed è questa:
che l’altezza del papa, la quale dai
tempi di Lutero ai nostri si è ancora grandemente accresciuta col dogma del primato e dell’infallibilità,
altezza dinanzi alla quale milioni e
milioni di jiersone si inginocchiano
riverenti e fiduciosi nella c.ertezza
che a il papa può », alla luce dell’Evangelo è in realtà un’altezza apparente; analogamente, i poteri del
papa sono certi grandi nell’ambito
della Chiesa cattolic.a e nei rapporti con le potenze di questo mondo;
ma per quanto concerne i rapporti
11 secondo incontro internazionale giovanile di Taizé (31 agosto - 3 settembre) ha
avuto successo anche maggiore di quello
dello scorso anno e ha raccolto circa 2.000
persone; 1.750 giovani di vari paesi con uomini di chiesa, teologi, laici, giornalisti,
fotiografi. L’incontro di quest’anno, preparato durante l’inverno, si è svolto all’insegna dello slogan « Vivere » ; « Il Cristo risuscitato fa della vita dell’uomo una festa
continua».
Il bip, che ne da notizia, commenta; «l
punti déboli dell’incontro sono: l’insufficienza di riflessione biblica e di rigore intelleCtuale attestata da più di un gruppo, il
relativo conformismo della maggioranza dei
giovani riuniti, il carattere vago delle prospettive d'impegno temporale proposte,
l'inettitudine al dialogo e il timore dei pròblemi esplosivi manifestaiLi da piu a un
adulto Ma malgrado imperfezioni e limiti,
rincontro di Taizé ha manifestata una forte vitalità dei giovani, desiderosi di vivere
pienamente l’Evangelo nel mondo moderno
e per questo di attirare all unità le loro
Chiese divise. Perciò un incontro di questo
tipo è largamente positivo... ».
Al termine dei lavori è stata votata questa dichiarazione;
Ci siamo riuniti per incontrarci, per stare
di fronte a Cristo e per trovare, o per confermare impegni concreti nella nostra vita.
Cerchiamo di vivere il Cristo per gli uomini come cerchiamo di amare la Chiesa:
è il ’corpo di Cristo. È il luogo delle continuità di Cristo nella stona. E realta di quel
Regno di cui soltanto i violenti s’impadroniscono. „
/ violenti, non i ribelli. Peicio, senza iivolta, non vogliamo chiedere nulla per noi
stessi. Ma, con la violenza dei pacifici, chiediamo ver coloro che non sono la Chiesa.
Per foro, la nostra pazienza diventa bruciante ed è sottoposta alla prova del fuoco quando questi uomini, per i quali
tentiamo di vivere il Cristo, sono giovani
e ragazze indifferenti alla fede. Alcuni hanno amato la Chiesa, hanno sperato molto.
ma non ci sono rimasti. La fuggono a passi
di velluto. Altri, nati in un'indifferenza totale, non possono scoprire, nei cristiani separati, il segno della comunità fraterna a
cui l’uomo presta attenzione.
E per loro che, già lo scorso anno, abbiamo chiesto che Vecumenismo non sia
un’idea, una nozione, ma una vita e una
vocazione che si concretizzano.
Profonda è quindi la nostra gratitudine
per l’incontro di Costantinopoli. Un simile
atto di coraggio sostiene la nostra speranza.
Vivo pure è il nostro interesse per la dichiarazione del Dr.Blake, del Consiglio ecumenico: dobbiamo essere fed ’li al deposito della fede, alla trascendenza di Dio, ma
al tempo stesso radicali, trascendendo i nostri stili, i nostri modi di essere e di pensare.
Un semplice miglioramento di clima fra
i cristiani non ci basta. Quest’anno, nella
fede, attendiamo da tutti i responsabili di
Chiesa gesti audaci, incontri di uno stile
nuovo che diano l’avvio alla riconciliazione.
Mentre si procede un'erosione di tutti i valori di fede, la nostra attesa è tutta tesa a
degli atti.
Sappiamo che, avendo trovato una unanimità in ciò che è essenziale, il popolo di
Dio, la Chiesa, ricomposta nella sua unità,
diverrà il luogo fraterno di accoglienza per
tutti gli uomini. Rivolgiamo quindi a coloro
che stanno per riunirsi in sinodo a Roma e
in assemblea del Consiglio ecumenico a
Upsala, un appello a elaborare, nel pluralismo, una unanimità di tutto il popolo di
Dio. Riconciliati, allora, in una comunità
una e universale, i cristiani potranno essere
una parola viva al cuore dei drammi della
guerra, dell’ingiustizia, della segregazione,
della fame.
Non possiamo condividere il giudizio sostanzialmente positivo riportato sopra. Le
pregiudiziali negative sono troppo forti.
La base da cui si parte, è inaccettabile e
del resto non corrisponde alla realtà; i cristiani non stanno affatto ritrovando la loro
unanimità ir. ciò che è essenziale; ve ne sono
molti, e siamo fra questi, che avvertono con
trisiezza che la separazione si approfondisce (l’abbiamo spiegato molte volte), proprio sull’essenziale, anche se ci possiamo
trovare occasionalmente vicini in questo o
quell’impegno nel mondo.
Le prospettive secondo cui si guarda al
futuro sono, per lo meno, equivoche; che
cosa s’intende, concretamente, per « gesti
audaci»? che i protestanti partecipano alla messa?, che gli ortodossi accettino che
la loro collegialità episcopale diventi una
collegialità gerarchica?, che i cattolici accettino il sola Scriptura?
In realtà, il programma di quesiti giovani,
che potremmo definire le impazienti e commoventi (( guardie bianche » di una pretesa e superficiale « rivoluzione ecumenica »
(anche in questo caso, grave responsabilità
incombe su chi manovra la loro irriflessa
passione giovanile) è, a nostro avviso, neocattolico (si veda l’affermazione ambigua
che la Chiesa « è il luogo delle continuità
di Cristo nella storia »); così come non è
scevro di cattolicesimo (che non è solo (( romano »; tutt’altrol) l'accenno all’attesa speranzosa rivolta ai « responsabili di chiesa »,
quasi che l'ecumenismo fosse essenzialmente un’operazione al vertice.
Soggiace a questa speranza e a queste richieste l’illusione che il vero ostacolo alla
fede, oggi, sia la divisione dei cristiani; e
che se a Roma, a Costantinopoli, a Mosca,
a Canterbury, a Ginevra, ma anche a Tokio, a Bombay, a Dar es Salam e a Dakar
i cristiani si riunissero per una comune liturgia in un’unica Sant’X, cattedrale ecumenica, e presentassero fronte unico alle
dolorose sfide dell’epoca, i secolarizzati dei
paesi cristiani e i pagani e gli atei degli altri paesi non potrebbero non essere riconquistati o conquistati. Pensare questo, per
quanto generoso possa apparire, significa
fraintendere il carattere perennemente scandaloso, respingente per l'uomo naturale che
l'Evangelo ha in sè, indipendentemente dalla fedeltà o meno dei testimoni, anzi particolarmente intenso quanto niù il testi
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
@
sonanza nei giovani d’oggi, che dobbiamo muoverci.
Abbiamo visto come T elemento divino (lo Spirito soffia dove vuole) sia fondamentale nella pedagogia
evangelica. Con questo, tuttavia, non
viene annullata la partecipazione
umana perchè l’educazione cristiana
suppone al di là dei principi che le sono indispensabili, una tecnica educativa al servizio deU’educatore e dell’educando. Una tecnica la cui attuazione pratica ha diretto riferimento con
la natura e le sue reazioni (vedi 2°
punto).
Benché l’educazione cristiana differisca notevolmente da ogni altra educazione per il fine soprannaturale a
cui tende, essa non parte da istanze
divine, ma riconosce, accetta, esplora
la natura umana, si rivolge alla volontà e alla ragione ; non bisogna ignorare o peggio sottovalutare le forze
interiori per aiutare « l’uomo nuovo »
a rivelarsi.
Vi è una tecnica dell’educazione
(ed è questo che mi preme dire) che
non può essere sostituita nè dall’intuizione, nè dal cosidetto buon senso,
nè tanto meno dalla buona volontà.
Occorre affidarsi alle leggi elementari della pedagogia, tener conto delle
esperienze di ieri, aggiornarsi su quelle di oggi. E non penso proprio che il
cosidetto « intuito da maestro » sia
sufficiente; ho visto uomini di una
certa intelligenza cimentarsi in modo
assurdo nelle lezioni di religione. Tutto si studia, tutto si apprende, perchè
non fare altrettanto per insegnare religione?
E non è neppure possibile richiedere come toccasana una tecnica pedagogica efficiente : la pedagogia evangelica non implica un sistema pedagogico ben costruito ed elaborato in
modo definitivo: tutto è possibile in
quanto a tecniche, o a metodi, a procedimenti. La iiedagogia evangelica
non è fìssa in un sistema, per quanto
buono possa essere; essa è dinamica;
ciò che andava bene venti anni fa può
non essere più valido oggi nè ciò che
è valido oggi lo sarà per forza di cose
anche domani. Come ogni forma educativa, anche quella religiosa è vera,
viva solo se è così elastica da poter
evolgere secondo le indicazioni dell’esperienza o della sperimentazione.
La nostra opera di insegnanti di religione deve poggiare su discipline
quali la psicologia dell’età evolutiva
del ragazzo, la caratteriologia, la psicologia collettiva, la sociologia, la
storia, la morale, la storia della pedagogia.
È impossibile lavorare in quel campo che Dio ci affida (l’annuncio della
Parola) senza tener conto di queste
scienze mondane : altrimenti si rischia di fare delle nostre lezioni di religione dei capolavori di faciloneria e
di astrattezza.
ÿ il«
Lavoriamo con questo orientamento
con i nostri ragazzi nel nuovo anno
verso un’azione vieppiù impegnata ed
intelligente. Dio ci fa la grazia di essere operai con Lui (1 Corinzi 3: 9):
sia questa la nostra riconoscenza.
Franco Calvetti
2
pi» J.
N. 39 — 6 ottobre 1967
^^aii delle Chiese evangeliche in Italia Echi delia settimana
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
La questione
operaia
Ricorre quest'anno, anzi in questo mese,
il cinquantesimo anniversario della «Rivoluzione d'Ottobre », del 1917, in Russia. Alla base di questa rivoluzione, che in un certo senso e per alcuni aspetti costituisce il
prolungamento della Rivoluzione Francese,
c’era la « questione operaia », che ancor oggi è il principale problema sociale del mondo industrializzato. Sia le soluzioni adottate
in Occidente che quelle adottate in Oriente lasciano, per motivi diversi e anche in
misura diversa, a desiderare. Non si può
dire che le Chiese abbiano finora concorso
gran che alla soluzione di « questo grande problema », come giustamente viene
chiamato nel brano riportato qui sotto, e
non è neppure detto che esse abbiano davvero preso coscienza dell'esistenza, della
realtà e della legittimità del problema, come
problema posto non solo alla nostra coscienza politica o sindacale, ma alla nostra
coscienza cristiana. Perciò l’invito a « non
stare addietro nè colle mani in mano »,
aspettando gli eventi, che ci viene da un
nostro fratello in fede del secolo scorso,
giunge molto a proposito.
L’anno 1890, testé spirato, non conterà tra i peggiori: diciamolo subito,
con riconoscenza a Dio, il quale presiede ai destini dei popoli e li innalza
o li abbassa, li prospera o li affligge,
secondo la sua sapiente volontà. La
pace è stata serbata all’Europa, ed anche sussistono le più liete speranze
che debba durare nell’anno presente.
Popoli e governi paventano la guerra
e si adoperano, con vari mezzi a tenerla lontana e a rimuoverne le cagioni.
Le quistioni economiche e sociali
hanno prevalso di gran lunga sopra le
altre, nelle discussioni pubbliche e negli atti dei Parlamenti, in Europa come
in America; e fra le quistioni sociali,
quella operaia è stata particolarmente
agitata, senza che si sia pervenuti a
risolverla. Il problema di avvicinare il
lavoro al capitale, di associarli fin
dove è possibile, non è tale da poter
essere risoluto alla prima. Intanto, si
è cercato e si cerca di migliorare le
sorti dell’operaio, assicurandolo dagli
infortuni del lavoro e dalle miserie
della vecchiaja. L’interesse che da ogni
parte si manifesta a prò della numerosa classe dei lavoratori, ci permette
di sperare nel crescente affratellamento degli uomini d’ogni condizione. Dai
rescritti dell’imperator Guglielmo fino ai Congressi socialisti, tutto ci dice
che gran parte dell’avvenire, umanamente parlando, dipende dal modo
come verrà risoluto questo grande problema.
I Cristiani non se ne stiano addietro, né colle mani in mano : ricordinsi
che sono « il sale della terra e la luce
del mondo », che Gesù fu « operaio » e
che molto operò per la redenzione dei
miseri: si facciano innanzi ed apportino il loro contingente di lavoro, di
sforzi, di verità e di fede alla ricostruzione dell’edificio sociale. Vi sono problemi che aspettano la loro soluzione
dal Cristianesimo evangelico.
(Da Italia Evangelica, del 10 gennaio 1891)
Un altro argomento che il nostro ultimo
Sinodo non ha affrontato, nè svolto con la
dovuta ponderatezza, è quello della costituenda Federazione delle chiese evangeliche operanti in Italia.
La questione è antica, ed ha toccato la
coscienza dei nostri padri fin dal tempo
della prima evangelizzazione del nostro
paese. È stato subito avvertito lo scandalo
presentato da chiese che predicavano lo
stesso Evangelo con direttive e forme differenti, secondo che fossero valdesi o metodiste o battiste o di altre denominazioni,
senza coordinare i loro sforzi, anzi ignorandosi e qualche volta combattendosi fra
loro. Questo atteggiamento era incomprensibile alla massa che si voleva portare alla
luce dell’Evangelo, ed è stato causa non
ultima di molti insuccessi.
Finalmente, alcuni anni fa un congresso
giovanile ha smosso le coscienze un po’ addormentate nella routine, ed un congresso
di rappresentanti le varie denominazioni,
tenutosi in Roma due anni fa, ha deciso che
la Federazione si debba fare, ed ha demandato ad un altro congresso, da tenersi
in Milano ai primi di novembre, di costruirne gli ordinamenti. Questi ordinamenti erano stati preparati da un apposito comitato,
che aveva redatto un progetto di statuto;
quesito era stato a suo tempo presentato alle
chiese, che lo avevano studiato, od avrebbero dovuto studiarlo, e comunque, nella
loro grande maggioranza, avevano presentato le loro osservazioni. Queste osservazioni. raccolte, per le chiese valdesi, dalle
Conferenze distrettuali, sono state presentate al Sinodo dai membri valdesi del comitato preparatorio. Ora su quesite osservazioni. ed in genere sul pensiero delle chiese,
più o meno chiaramente espresso, il Sinodo avrebbe dovuto discutere e pronunciarsi. Invece si è limitato, sempre per la
tanto deprecata mancanza di tempo, ad approvare il principio generale dell'utilità della Federazione, e ad eleggere i 42 membri
della delegazione valdese al congresso di
Milano, senza dar loro la menoma direttiva
sui modi secondo i quali le chiese valdesi
intendono che la Federazione si costituisca,
e svolga poi la sua opera.
Eppure, chi andrà a Milano dovrà avere
le idee molto chiare su quello che dovrà essere la futura Federazione, altrimenti il congresso metterà al mondo un mostricciattolo e non una creatura viva e vitale.
Anzitutto, i delegati dovranno essere ben
convinti della necessità di costituire una federazione fra le chiese evangeliche all’opera
in Italia. Può sembrare che, dopo tante discussioni, questa convinzione ci sia; invece
esistono ancora alcune perplessità, specialmente sull’aspetto finanziario del progetto ;
quanto costerà la Federazione? Una discussione sinodale non prolissa, ma ordinata ed esauriente, avrebbe potuto convincere
i dubbiosi.
Poi c’è la questione fondamentale: federazione dall’alto o dal basso? Cioè, la Federazione dovrà risultare dall’unione — o
dal consenso, come si esprime il preambolo
al progetto di statuto — « di varie Chiese,
Unioni e Opere Cristiane Evangeliche che
insieme confessano la fede in Dio » in Italia, prese così come sono, nella loro struttura istituzionale presente, o dalla coopcrazione, luogo per luogo, di tutti i crisitiani
evangelici che vivono e conducono la loro
lotta, raggruppati nelle chiese locali che
esistono in una stessa città od in una stessa
circoscrizione ecclesiastica? Questa scelta
doveva esser fatta anzituito in vista della
costituzione del congresso di Milano: i
delegati ad esso dovevano essere eletti dalle
chiese locali o dal vertice, come abbiamo
fatto noi? Molte chiese sono state sensibili
a questo problema, come risulta dalla relazione al Sinodo dei componenti valdesi del
comiitato per il progetto di statuto, ed hanno reclamato « una struttura diversa dalla
progettata federazione, la cui assemblea,
sulla base del patto di unione, sia espressione della base delle chiese locali, e non di
Duel che attendiemo per (juesfanno
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
mone è fedele. L'Evangelo riconcilia, ma
divide anche. A ricordarlo, oggi, si va contro corrente. Eppure non stiamo per celebrare un intervento di Dio che ha determinato, per reazione negativa, la separazione
di quelli che non hanno voluto accettarlo?
Con il loro « non posso altrimenti » ■— che
è costato loro sofferenza profonda — i Riformatori hanno preso atto che la Parola
di Dio è una spada affilata a due tagli.
Secondo questi giovani, e la corrente che
esprimono, il peccato per eccellenza, oggi
almeno, è la divisione. Un peccato in fondo
Istituto Linguistico
Internazionale
RIVOLI TORINESE
Via Colla, 20 - Telefono 95,208
Sono ancora aperte le iscrizioni al LICEO LINGUISTICO
(quinquennale) e al CORSO di
PERITI AZIENDALI e CORRISPONDENTI IN LINGUE
ESTERE.
Titolo per l’ammissione alla
classe: licenza media o d’avviamento.
Possibilità di passaggio da altre
scuole per le prime due classi.
CONVITTO
MASCHILE e FEMMINILE
orizzontale, di rapporti infraumani e quindi, purché si abbia buona volontà — un altro riflesso caratteristico di « ottimismo »
cattolico? —. superabile. Ma il peccato ha
in primo luogo una dimensione di cui non
troviamo riflessi in questa dichiarazione : la
volontà deH’uomo. anche e soprattutto ecclesiastico di salvarsi da sè. Questi giovani
conoscono la giustificazione per grazia, mediante la fede? Sanno che la chiesa non
sarà salvata per la sua unità, nè nella storia degli uomini, nè nel giudizio di Dio?
Amano il loro prossimo cristiano, indifferentemente. incredulo; ma amano Dio, in
primo luogo? Si rendono conto che la tensione fra verità e unità è umanamente insuperabile, anche se non la si deve considerare uno sfatico dato scontato, che non
stimola, non fa soffrire e non fa sperare?
Che cosa attendono dal venire del Regno di
Dio. se quel che « basta » loro per quest’anno sono i « gesti audaci » non meglio precisati di cui parlavamo sopra? Non si rendono conto che proprio così si sminuiscono
le dimensioni della splendida speranza e
promessa evangelica?
C’è quindi da augurarsi che i giovani delle nostre comunità non si ritrovino in questa dichiarazione. Solo su questa base chiara, o almeno nella ricerca così orientata
— in una situazione incomoda e spesso dolorosa — avranno senso l’impegno e il confronto. inevitabili e indispensabili, in cui
deve esprimersi la nostra vocazione. Se sappiamo credere, anche a questo proposito,
alla promessa di Gesù Cristo : « Cercate prima il Regno di Dio... tutto il resto vi sarà dato in soprappiù ». anche in campo ecclesiologico e interconfessionale.
Gino Conte
una ripartizione denominazionale ». Questa
ripartizione, suH’esempio delle assemblee
che generalmente si formano nel mondo, è
stata fatta con rigidi criteri proporzionali,
per cui le chiese valdesi saranno rappresentate da 42 delegati, più 5 ex officio; i
battisti da 24; i metodisti da 20; i luterani
da 7; la comunità di Ispra da 1. La chiesa
valdese di Roma via IV Novembre aveva
invece proposto che « le varie chiese ed
Opere fossero presenti nell’assemblea federale non secondo una ripartizione proporzionale di seggi ma a parità completa di
delegati e quindi di responsabilità». La
Conferenza del VI distretto si è rammaricata perchè il progetto di statuto non corrisponde allo spirito del II congresso evangelico « che rappresenta un superamento di
prestigio e di posizioni denominazionali in
vista di un patto d’unione di tutte le chiese evangeliche ». Questo patto d’unione è
stato auspicato anche dalle Conferenze del
II e del 111 distretto, ed anzi quella del II
invitava esplicitamente il Sinodo « a pronunciarsi sull’idea e sul possibile contenuto » di esso.
Altre considerazioni, su quesile e su altre
questioni di principio o di dettaglio, sono
state esposte dalla maggioranza delle chiese valdesi e dal comitato promotore, e sarebbe stato solamente necessario che il Sinodo le discutesse tutte. Invece non lo ha
faito, per mancanza di tempo e per mancanza di un criterio organizzativo dei lavori il quale, in luogo di ricalcare vecchi
schemi, tenga conto delle esigenze del tempo in cui viviamo.
Per quanto riguarda la Federazione, della
necessità della quale tutti nelle nostre chiese, salvo una piccola minoranza, sembrano
convinti — e ne sono convinti soprattutto
i giovani — è da sperare che il congresso di
Milano non sia anch’esso strangolato dal
tempo, e che riesca a costruire un organismo pari alle esigenze dell’opera evangelica di oggi e di domani; un organismo che
non ricalchi i modi del mondo, pur senza
respingere quello che essi ci possono suggerire di utile; un organismo soprattutto
che riesca a dare a tutti gli evangelici d’Italia una coscienza della realtà del lavoro comune, senza riguardo a pregiudizi mondani
di prestigio e di entità numerica, ma ispirata soltanto dalla necessità di ubbidire nel
modo migliore aU’ordine di annunziare
l’Evangelo ad ogni creatura.
Lino De Nicola
Nel corso dell’anno 1843-44 Soren Kier
kegaard consegnò al suo editore sei opuscoli
di predicazioni. Quella che l’editore ginevri
no pubblica ora è la prima di tutta una se
rie pubblicata nel 1845, sotto il titolo « Di
ciotto discorsi edificanti di Soren Kierke
gaard »; appare qui in una bella traduzione
con un’introduzione e numerose note di N
Viallaneix.
Questa ampia meditazione, che si intitola
« L’attesa della fede », si presenta come un
sermone per il primo giorno dell’anno, sul
testo Gal. 3: 23-29. Nel primo giorno dell’anno, Kierkegaard si domanda che cosa un
uomo può augurare alla creatura diletta. E
sullo sfondo, sottinteso ma trasparente, del
doloroso rapporto con Regina Olsen, già ’’rotto” in quegli anni, appare che il vero problema, drammatico, del credente Kierkegaard
è la ricerca della fede, la fede come ricerca.
SOREN KIERKEGAARD - L'attente de
la foi. Labor et Fides. Genève 1967, p.
92, L. 1.350.
PREOCCUPANTE ORIENTAMENTO DI
OPINIONE NELLA GIOVENTÙ' DI
NORIMBERGA
(I La televisione americana C.B.S. ha
dedicato un’ora a diffondere i risultati di
un’inchiesta, dal titolo ”I tedeschi", effettuata fra un gruppo numeroso di giovani di
Norimberga, d’età compresa fra i diciotto e
i trent’anni. L’inchiesta è stata promossa da
un’organizzazione specializzata della Germania Ovest. Essa rivela che un terzo dei giovani interrogati sono ostili alla nomina di
un ebreo al governo; più d’un terzo hanno
a cara di Tullio Viola
dichiarato che non sarebbero disposti a votare per un antico nemico del nazismo, ritenendo che chi era contro il governo del proprio paese, era ’’un estremista, se non addirittura un traditore”. Molti sono convinti
che gli americani hanno inventato, di sana
pianta, la storia dei sei milioni di ebrei morti durante la guerra.
« Uno di questi giovani ha dichiarato:
’’Dachau e tutto il resto non sono che propaganda. Non mi sembra che molta gente
creda a queste cose, a proposito dei campi”.
« Gli ebrei, a Norimberga prima della
guerra, erano novemila: oggi non ne restano
che duecentotrenta ».
(Da « Le Monde » del 24-26.9.’67)
LA SVIZZERA E GLI OBIETTORI
DI COSCIENZA
E* noto che la Svizzera è uno dei paesi
d’Europa, non diciamo « retrogradi », ma
certo più « conservatori ». Qualcosa si muove però anche nella Svizzera, in problemi altrove già risolti. Si ha infatti da Berna che
« il Consiglio degli Stati (cioè la Camera Alta) ha adottato, martedì 26 c., un progetto
di revisione del codice penale militare, allo
scopo di rendere più miti le sorti degli obiettori di coscienza. Tuttavia il Consiglio ha invece scartato Videa d’un servizio civile.
« La pena inflitta agli obiettori di coscienza sarà, al massimo, di sei mesi di prigione.
Dovrà essere scontata sotto forma di ’’arresto”, possibilmente fuori delle vere e proprie
’’prigioni”, cioè per es. in un ospedale. (Ci
sembra che, in questo modo, l’idea del servizio civile è scartata solo di nome, non di
fatto). Non verrà più pronunciata alcuna
condanna di ’’privazione dei diritti civili”;
l’esclusione dal servizio militare, desiderata
da numerosi obiettori, potrà essere decisa
più fac lmente ».
(Da « Le Monde » del 28.9.’67)
LA LOTTA FRA CHIESA E STATO
IN POLONIA
^ Mai come in occasione del sinodo episcopale or ora apertosi in Vaticano, lo schie*
ramento delle due parti s’è dimostrato massiccio e minaccioso. Venerdì 22.9 il giornale
Zyce Warszawy s’è fatto portavoce degli ambienti governativi^ esponendo le ragioni per
cui l’episcopato polacco non è rappresentato
al sinodo.
« Come Vanno scorso (dice il giornale), il
solo a non ottenere il passaporto è stato il
cardinale IFyszynski, il cui atteggiamento
politico ostile e sleale, nei riguardi dello Sta
to polacco, non è cambiato, anzi ha trova
to conferma, negli ultimi tempi, particolar
FACOLTÀ UAI.DËSE DI TEOLOGIA - ROMA
Corsi 1967 - 1968
1. - Norme per Tammissione.
Per iscriversi alla Facoltà come studente
regolare, bisogna farne domanda per iscritto
al Consiglio, presentando entro il 16 ottobre :
a) il certificato di nascita;
b) il diploma di maturità classica od
altro diploma giudicato equipollente dal
Consiglio;
c) un attestato fornito dal Concistoro o
dal Consiglio di Chiesa della comunità di
cui lo studente fa parte, dal quale risultino
i caratteri morali e spirituali del medesimo
e la sua iscrizione da almeno due anni ad
una comunità evangelica;
d) un certificato medico comprovante la
sua sana costituzione fìsica;
e) Timporto della tassa di immatricolazione (L. 5.000).
E' opportuno allegare alla domanda due
fotografie formato tessera.
Per la valutazione di diplomi diversi dalla licenza liceale, per un parere sulla possibilità di ammissione alla Facoltà in base ai
medesimi, e per ogni altra situazione particolare in questo settore, si consiglia di prendere contatto personalmente con il Decano
o con il Segretario del Consiglio di Facoltà.
Secondo il diploma posseduto o gli studi fatti, la Facoltà potrà suggerire le vie più idonee per ottemperare al requisito dellarl. 4
del Regolamento, che prescrive: «Gli studenti non muniti del diploma di maturità
classica devono sostenere, possibilmente alTinizio del primo anno, o al massimo entro
la sessione di giugno dell anno stesso, un
esame integrativo di greco, all’esito del quale è subordinata la loro qualifica di studenti
regolari ».
Eventuali richieste di borse di studio dovranno essere allegale alla domanda precisando la misura della borsa richiesta.
2. - Diploma di cultura teologica (Stu
denti esterni).
Il Consiglio può ammettere al consegui
mento di un Diploma di Cultura Teologica
studenti che, rispondendo alle condizioni di
ammissione, intendano seguire gli studi teologici per avere la preparazione necessaria
ad esercitare un ministerio cristiano nella
Chiesa, o per fini culturali, scientifici, o per
esigenze spirituali d’ordine personale.
Per il conseguimento di questo Diploma
gli studenti devono sostenere con esito positivo almeno un esame all’anno, e completare gli esami entro un minimo di quattro
anni e un massimo di otto dalla iscrizione.
Gli studenti iscritti per questo Diploma
possono chiedere la dispensa dalla frequenza
ai corsi e sono, salvo richiesta, esonerati dalle esercitazioni pratiche.
Il Diploma di Cultura teologica non abilita al ministero pastorale. Le domande vanno corredate dei documenti elencati al § I.
lettere a), b), e).
3. - Corso biennale per laici.
Allo scopo di facilitare la formazione teoloca dei laici, il Sinodo Valdese ha domandato al Consiglio di istituire un corso biennale di studi teologici aperto a coloro che
siano muniti dei medesimi titoli di studio
che danno accesso alla Facoltà. (Sinodo 1964,
alto n. 38).
II corso comprende le seguenti discipline:
- 1] mondo deU'A.T. e il suo pensiero.
L’origine, rinterprclazione e il pensiero
del N. T.
Momenti salienti di Storia del Cristianesimo.
— Il pensiero protestante.
- Il confronto ecumenico sul piano inlerdenominazionale e interconfessionale,
-- Problemi e correnti di etica.
Per maggiori dettagli, vedasi « Relazioni al
Ven. Sinodo 1967 » p. 184-185.
Anche le domande per questo corso vanno
corredate dei documenti elencali al § I. lettere a), b), e).
mente in occasione della visita del presidente
Charles de Gaulle nel nostro paese ». In tale
occasione, il primate « avrebbe nuovamente
tentato d’ingerirsi negli affari di politica estera dello Stato ». Zyce Warszawy ricorda che
« nel 1965 U cardinale aveva presa Vinizialiva, in occasione del suo soggiorno a Roma,
della redazione della famosa lettera dei vescovi polacchi ai loro colleghi tedeschi, lettera che, secondo il giornale della capitale,
”ha causato dei torti agl'interessi del nostro
Stato . Oggi non v’è alcun indizio che non
si abbia a temere una recidiva. Infine '"¿l
cardinale Wyszynski non è andato a Roma,
ma gli altri vescovi delegati potevano andarvi senza difficoltà. Se dunque la delegazione
non è partita, ciò è senza dubbio dovuto alla
pressione del cardinale”.
« Si deve tuttavia riconoscere che, in tale
questione e una volta tanto, tutti i movimenti cattolici polacchi sono unanimi. Tanto i
gruppi dei cattolici liberali (dello ”Znak'’),
quanto quelli dei cattolici progressisti (di
’Pax’), sono intervenuti nella speranza di
ottenere dalle autorità la concessione d un
passaporto al primate. Oggi dunque tutti,
senza eccezione, i cattolici polacchi soffrono
penosamente di questo nuovo atto della ' ¡livcola guerra”.
« In tale occasione, inoltre, è stata dimostrata., in modo solenne, la solidarietà dell’episcopato polacco intorno al suo cap'' Il
cardinale Wojtyla, arcivescovo di CrcoNria.
ha pronunciato un sermone perfetUimcnte
chiaro, sull'argomento, domenica 24.9 a Hyd.
goszez ».
Profondamente commosso è apparso i atteggiamento della folla di Varsavia, cir ha
ascoltato, la sera del 25.9 il sermone prt imnciato dal primate nella chiesa di S. Ar ila...
Wyszynski parlò a contro Videa che il ^
licesimo debba essere oggi una ’’religio ■> facile” (una religione di scappatoie). /'-«/• l'elogio di Maritain che (disse), nel libro day.
san de la Garonne”, apostrofa quei L oìogi
infantili che hanno voluto dividere. i -adri
del concilio in due campi avversi, qua ^
’’cosiddetti progressisti” e quelli dei . ..siddetti integristi, o conservatori”. I primi lanno l’assoluzione a tutte le debolezze inn- . e. i
secondi vogliono invece che ognuno pad la
croce e segua i passi del Cristo... ».
(Da «Le Monde», 27 e 30.9 ■ 1)
Notìziarii
ecumenico
a cura di Roberto Peyrot
LA DIASPORA UGONOTTA
Nîmes (B.I.P.) -— Da certi calcoli, i.iraltro assai difficili, risulta che attualmeiilu nel
mondo vi siano circa 10 milioni di d -.rendenti degli Ugonotti, sparsi in vari p- . i e
particolarmente in Inghilterra, Scozia, bianda, Germania, Olanda, Svezia, Danin urija,
Sud Africa, Stati Uniti, Canada, Nuo\;i Zelanda ed altri ancora.
Il Comitato Protestante dell’An inizia
Francese all'Estero, il cui scopo precij-’-o è
di mantenere delle relazioni coi prete.-- ’iati
aH’estero, da qualche mese si è posto 'obbiettivo di stabilire dei legami permu r'liti
coi discendenti degli Ugonotti residen'- all’estero.
A que.sto scopo, esso ha rivolto ad u ' uni
di loro un invito, volontariamente limi:alo
per questo primo esperimento, a venire una
settimana nel Gard, in occasione dell’A,- , .-mbica del Deserto dello scorso 3 seti.: oc -nino venuti una quarantina, provenienti dall’Inghilterra, dalla Germania, daU’Olanda e
dal Sud Africa.
Questo incontro internazionale fra I gonotti è stalo senza dubbio mollo positivo e
ne richiede dei prossimi. Dopo una settimana di lavori, a Nîmes, sotto la presidenza
del prof, Carbonnier, presidente del comitato protestante deU'amicizia francese all estero, sono state prese le seguenti decisioni :
— Creazione di un Centro di coordinamento dei rapporti nel mondo fra i discendenti degli Ugonotti, la cui direzione è >lata affidata al segretario del sunnominato
Centro di Amicizia;
— Scambi di notizie tramite gli organi di
collegamento delle varie associazioni degli
Ugonotti;
— Incontro internazionale biennale alternando il Gard alle altre regioni francesi in
cui operarono gli Ugonotti: la Charente cd
il Béarn.
MARXISTI E CRISTIANI
Vienna (soepi) -- L'organo del partito comunista austriaco, « Die Volkstimme » ha
protestalo fermamente contro gli ideologi
sovietici a proposito del modo con cui questi trattano il problema del dialogo con i
cristiani, problema che non è senza importanza per i comunisti occidentali. In un’ojie.
ra recente, intitolata « L’evoluzione del callolicesimo moderno ». M. Metdidtlov, corrispondente della « Liloralurna.ja Gazeta » a
Roma durante il Concilio, afferma che « lo
pretese tendenze al rinnovamento della Chiesa (...) tendono a cornsulidare le posizioni di
questa ideologia ostile ai popoli ». La o Volkstimme » risponde: « Consideriamo sincere
le tendenze rinnovatrici nella cristianità,
clero incluso (...) Per noi il dialogo con i
cristiani e la loro Chiesa non è una tattica,
ma una questione seria che consegue dalla
nostra constatazione che milioni di credenti
saranno nostri fratelli c compagni di strada
nella lotta per il socialismo e per la sua edi.
ficazione ».
3
6 otttobre 1967 — N. 39
pag. 3
Lettera a un pastore
Caro Gino,
i ragazzi di don Milani si son trovati male nella scuola di stato e
hanno scritto un libro per cercare
di spiegarne il perchè.
Io mi trovo talvolta male nella
mia chiesa, e specialmente di fronte alla vostra predicazione, e spero
proprio di non dover scrivere un libro per chiarirmi le idee.
Premetto che questo disagio non
ha nulla a vedere con la polemica
fra parrocchie tradizionali e nuove
strutture: parlo della predicazione
considerata nelle più diverse forme,
che venga dal pulpito o dalle pagine di ”Nuovi TempV'.
La odo ormai da molti anni e mi
pare che i vostri sermoni si pos,sano dividere in tre gruppi;
1) quelli che ascolto e mi fanno
del bene;
2) quelli che non riesco ad
ascoltare;
3) quelli che ascolto e che sono
in qualche modo una pietra d'inciampo.
Spesso la vostra parola è stata per
me aiuto a capire, consolazione nella sofferenza e nella disperazione,
messaggio fraterno, annunzio di
grazia.
Talvolta è invece contestazione,
dolorosa ma benedetta. E’ il momento in cui credo in Dio perchè
sento la sua voce nella parola dura
del suo profeta che mi pone inesorabilmente davanti alla scelta fra la
civiltà del benessere e del successo
e la fedeltà all’Evangelo dei poveri
e dei perseguitati. La lacerazione
che ne nasce è in me, fra lo slancio
che ini spinge a rispondere a Dio;
"parla, o Eterno, che il tuo servo
ascolta" e la viltà che mi fa pensare
alla casa comoda, al lavoro ben retribuito e che dà un certo prestigio,
alla piccola Fiat per la domenica. E
prego il Signore che un giorno io
possa smettere di ricalcitrare al
pungolo e di smentire la mia fede
con la mia vita quotidiana.
Di questi due messaggi, così diversi e talora opposti, io vi sono
ugualmente riconoscente: che siate
pastori, evangelisti o laici, voi mi
date rannunzio della Parola di Dio.
Poi ri sono i sermoni che non riesco i;d ascoltare, per difetto delVoratoi e, in quel momento non ispirato, o per mia incapacità o distrazione. Sono (¡uelli che ho sentito una volta definire i sermoni "ronron". linei che dico può suonare
crudeit , pensando alla fatica e alVimpegno che forse sono costati, ma
non ¡Ili nessuna intenzione polemica: è ima semplice constatazione. E
del re.ilo neppure questi sono stati
inutili. Indie se perdevo spesso il
filo del discorso, mi offrivano sempre la possibilità di meditare e pregare per conto mio, in una assemblea di fratelli, in una quiete di cui
non dispongo nè a casa nè al lavoro.
Ma c’è un altro tipo di discorsi
che non sono affatto ron-ron, e che
stento ugualmente ad ascoltare. Li
seguirei con molto interesse, ma sono esposti in un linguaggio teologico che mi disorienta. Il disagio non
è solo mio: al Sinodo si è ripetuta
spesso la richiesta di parlare in modo più chiaro, e sull’"Eco-Luce”
del 1 settembre l’amico Rovara invoca un aggiornamento per i laici.
Io, per istintiva antipatia verso qualsiasi gergo tecnico imposto ai profani, mi rassegnerò a questo solo
quando mi dimostrerete che per essere cristiani occorre una cultura
teologica di livello almeno universitario (1). (Anche i medici, di necessità, usano fra loro un linguaggio
astruso, ma con il paziente lo adoperano .solo se preferiscono che non
capisca).
Lievemente controproducenti sono
poi i sermoni che rivelano invece
un’insufficiente conoscenza della vita pratica. Mi spiego: seguendo l’esempio del Vangelo, predicatori, sia
deir ancien regime sia della nouvelle
vaglie, cercano di avvicinare il messaggio cristiano ai laici, parlando
della realtà circostante. Ma, a differenza del Vangelo, ricorrono talora
ad argomenti che conoscono .solo
dall'esterno, mentre per altri fanno
parte del lavoro quotidiano. Così si
lasciano sfuggire errori, anche grossolani, tipici degli incompetenti, e
rnettono a disagio l’uditorio, svalutando anche il resto del discorso.
Sermoni noiosi, eccessivo tecnici
smo, superficialità da incompetenti
sono solo inconvenienti formali, forse inevitabili, e che in ogni caso
possono essere superati con poca, o
molta buona volontà da parte dell’ascoltatore. Invece da parecchi vostri sermoni e articoli di contestazione credo di dissentire per motivi
meno esteriori.
Sono convinta che il cristiano deve occuparsi di politica e non può
non farlo, perchè anche la rinunzia
è una scelta. Riconosco ingiusta l’accusa che non ci sia differenza fra un
articolo dell’”Eco-Luce”, di "Nuovi Tempi" o di "Gioventù Evangelioa" e uno delT”l]nità". In una cosa
però i valdesi, liberali o marxisti,
che discutono di politica, si comportano troppo spesso come gli atei;
la contestazione è rivolta all’altro,
sentito come un nemico da combattere, e con un tono, perlomeno, di
avversione.
Quando, adolescente, seguii la
guerra partigiana e ancor più nel
'45, alla rivelazione dei campi di
sterminio, odiai il nazismo e i nazisti. Un giorno però Niemòller, parlandoci della sua esperienza di lotta, ci esortò a non dimenticare mai
che Cristo era morto anche per
Hitler e per Stalin. Quando voi ci
parlate della Talco e Grafite, non ci
aiutate a ricordare che Gesù è morto anche per la signora Villa (salve
le distanze). E’ vero che i nostri
nonni non ardevano di maggior carità fraterna quando scagliavano maledizioni contro il papa-anticristo, e
nella mia infanzia ho sentito un pastore inveire in Sinodo contro il denaro inviatoci dagli Americani, definendolo "sterco del diavolo” nel
più puro stile fascista. Tuttavia gli
errori del passato non ci giustificano.
Finalmente vorrei rivolgere ai più
giovani una timida preghiera: cercate, se potete, di non ironizzare
troppo sulle "parrocchie" tradizionali. Attraverso la disdegnata "routine" di scuola domenicale, catechismo, unione giovanile ecc. io, e
con me tanti altri, abbiamo conosciuto quel Dio di cui vorremmo essere più fedeli testimoni nel mondo.
M. G.
Gianni e Pierino alla scuola di Barbiana
La scuola
fantasmi
di B^rbiana - L'obbligo scolastico - I doposcuola
Le bocciature - La selettività e la scuola d'oggi
Fra tanti libri di saggistica e di pedagogia pubblicati in un anno, uno tutto particolare, che forse è destinato a fare rumore
anche in campi non strettamente scolastici,,
è quello dal titolo Lettera a una professoressa (Libreria Editrice Fiorentina, 1967,
pp. 167, L. 700), curato da quell’infaticabile
lavoratore e educatore che fu don Milani,
recentemente scomparso. Come dice la prefazione; «questo libro non è scritto per gli
insegnanti ma per i genitori. È un invio a
organizzarsi. A prima vista sembra scritto
da un ragazzo solo. Invece gli autori siamo
otto ragazzi della scuola di Barbiana, Altri
nostri compagni che sono al lavoro ci hanno aiutato la domenica».
« * 3«
Ma che cose la scuola di Barbiana?
Vicchio di Mugello, paese natale di Giotto (Vespignano è una sua frazioncina) : due
torri medioevali lunghe e severe ne segnavano un tempo l’ingresso, in cima alla collina; poi, nell’estate del ’44, i tedeschi buttarono già anche quelle. Parte del territorio — come si dice oggi — è « in niontagna ». E là, a Barbiana, don Milani, che
vuole bene ai poveri, ai contadini (ai pochi contadini che sono rimasti) ha dato tutto se stesso, suscitando le ire dei benpensanti. Ha anche organizzato una scuola, da
cui è uscito questo libricino che molti hanno definito « libertario » o « plebeo ». ma
che, prima di tutto, definirei bello. Dalle
sue pagine, sgorga una passione umana che
subito colpisce. I ie e i ma, se ci sono,
verranno dopo; per ora basta sapere che i
ragazzi di Barbiana lo hanno « fatto », dopo aver parlato con sindacalisti, esperti di
statistica, amministratori, ecc. ed avere raccolto con minuziosa precisione dati dell’LS.T.A.T. o del Ministero della P.I., di
estremo interesse.
Credo che prima di tirare le somme di
(1) Inoltre ho sempre un po’ paura dell’astrattismo dei teorici : mi fan venire in
mente la storiella che ho letto in un opuscolo della Claudiana, del tizio che era andato dal rigattiere per farsi stirare la giacca; ma il rigattiere vendeva solo il cartello:
« Qui si Stira ».
A. I. C. E.
OFFERTE « PRO BORSE DI STUDIO »
dal 1 Ottobre 1966 al 31 Agosto 1967
Balma Elsa (Pomaretto) L. 500; Revel
Elda (S. Germano) 6.500; Giacone Giorgina
(S. Germano) 6.500; Gardiol Jvonne (USA)
15.575; Rivoiro Pellegrini Ugo e Jolanda
(Torino) 15.000; Tourn Flora (Pinerolo)
1.500; Palmery-Jalla (Milano) 4.000; Tron
Emanuele (Torino) 500; Eynard Roberto
(Torre Pellice) 500; Sommani Lina (Pomaretto) 500; Peyrot Maria e Elena (Luserna
S. Giovanni) 1.000; Turck Elda (Pinerolo)
500; Pascal Elena (Torino) 4.500; Gardiol
Elda (Trieste) 4.500; Bert Oriana (S. Germano Chisone) 500; Beux Maria (Torre
Pellice) 1.500; Long Vera (Pinerolo) 500;
G. M. (Pinerolo) 5.000.
Si ricevono le offerte su c/c postale
n. 2/40715 intestato al Maestro Dosio L.
Trento - Via E. Fermi 2 - Pinerolo (Torino).
queste pagine, sia più indicato riporiarne
qualche passo, proprio per capire quale aria
si respira.
« Cara signora — così inizia il testo —
lei di me non ricorderà nemmeno il nome.
Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che
’’respingete”. Ci respingete nelle fabbriche
e nei campi e ci dimenticate ». La scuola
dell’obbligo, se delVobblìgo veramente è,
non può bocciare, perchè chi ne fa le spese
è il povero contadino, è il « montanaro »,
chi abXa nelle piccole frazioni: per costoro, che tanto ne hanno bisogno, la scuola
non mantiene assolutamente le sue promesse.
« Alle elementari lo Stato mi offrì una
scuola di seconda categoria. Cinque classi
in un’aula sola. Un quinto della scuola cui
avevo diritto. È il sistema che adoprano in
America per creare le differenze fra bianchi e neri. Scuola peggiore ai poveri fin da
piccini ».
Gli «altri», i grandi credono sempre che
i ragazzi preferiscano il gioco alla scuola :
« Noi contadini non ci avete interrogati. Ma
siamo un miliardo e novecento milioni. Sei
ragazzi su dieci la pensano esattamente come Lucio (Lucio è il rappresentante della
scuola che è bene, ecc). Degli altri quattro
non si sa. Tutta la nostra cultura è costituita così. Come se il mondo foste voi ».
Poi, il giovane, arrivato alle magistrali,
è bocciato prima di diventare maestro ma
rimane in qualità di professore alla scuola
media di Barbiana (« Insegnavo francese e
matematica nella prima media »); e rivive,
in questa veste, le vicende di due altri personaggi: Gianni e Pierino. 11 primo, il vero
protagonista, è il simbolo dei figli del miliardo e novecento milioni di contadini;
Gianni è il pregiudicato, colui che, dalla
pluriclasse, passa alla scuola media, portandosi dietro come unico bagaglio la sua
povertà e l’ignoranza della famiglia, a cominciare dalla lingua, che per lui è il dialetto. Pierino, invece, è il signorino, il figlio
di papà che sta in mezzo agli zoticoni. « Voi
dite che Pierino del dottore scrive bene. Per
forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni
era piccino chiamava la radio Mia. E il
babbo serio ; « Non si dice Mia, si dice
aradio ».
4= 4: 4:
Chi ha istituito la scuola media unica e
ne ha redatto i programmi, si interessava al
futuro di Gianni. Ma, nelle mani degli insegnanti di sempre, la scuola è tornata
« classista come l’altra ». Neanche il doposcuola fa qualcosa, perchè non c’è. Ascoltiamo questo succoso episodio;
« Il professore a sinistra l’ho sentito parlare per l’Associazione Insegnanti e Famiglie. A proposito di doposcuola gli scappò
detto; ”Ma voi non sapete che io faccio
18 ore la settimana!”.
La sala era piena di operai che si levano
PrefiBrarsi all ^axiona
Si è riunito a Roma il Comitato europeo dei Cousiglio
Mondiale dell’Educazione Crigtiana per esaminare e mettere a frutto i risultati della Conferenza mondiale di Nairobi
A 60 anni dalla sua fondazione, il
Consiglio Mondiale dell’ Educazione
Cristiana - Associazione Scuole Domenicali CWCCÍLSSA) ha convocato il
suo comitato europeo dal 18 al 23 settembre nell’Aula magna della Facoltà
Valdese di Teologia, a Roma, per rendersi conto dei lavori svolti alla Conferenza Mondiale del ’WCCE a Nairobi in luglio, per commentarli e per dare suggerimenti a proposito del lavoro dell’educazione cristiana nei vari
paesi Più di 30 persone si sono riunite, rappresentando molti paesi europei, dalla Polonia e dalla Finlandia
nel nord, alla Spagna ed al Portogallo
nel sud. Purtroppo nessuno del Comitato Italiano delle Scuole Domenicali
era presente, e l’Italia è stata rappresentata soltanto da Archimede
Bertolino, designato dalla Tavola Valdese.
Il lavoro di ogni giorno è stata iniziato ed arricchito da uno studio biblico presentato dal Prof. Bruno Corsani, che ha trattato il tema dell’interpretazione di personaggi e eventi dell’Antico Testamento nel Nuovo. Peccato, però ,che non sono seguite delle
discussioni I
Una conferenza del Dr. Rafael (jarcia di Puerto Rico ha presentato i lavori di Nairobi ed i temi delle sue sette commissioni, dando l’avvio alle discussioni di gruppo. Ci si è divisi ogni
mattina in tre gruppi linguistici per
discutere questi temi in rapporto ai
problemi particolari dei propri Paesi.
I resoconti di queste discussioni rispecchiavano la differenza tra i problemi di fondo dei paesi latini (problemi concernenti la famiglia), scandinavi-anglo-sassoni (la teologia del
lavoro), e tedesco-austriaci (contrasti
con l’insegnamento di religione nelle
scuole statali); cioè i delegati di ogni
regione accentuavano quegli aspetti
delle loro situazioni nazionali che de
terminano i problemi delle rispettive
scuole domenicali.
Un aspetto interessante e utile di
queste giornate è stata la breve
ma succosa presentazione dell’educazione religiosa in diversi dei paesi
rappresentati e si è notato quanto sia
preso sul serio il compito della formazione dèi membri delle comunità, dai
piccoli agli adulti. Il lavoro continuo e
profìcuo per creare materiali adeguati
ai tempi per ogni età, e la preoccupazione di preparare i monitori all’uso
più efficace dei materiali, impegna seriamente un grande numero di persone da tutte le parti. Quasi tutti i paesi latini usano lo stesso materiale, il
quale è preparato da Svizzeri e Francesi e poi tradotto nelle varie lingue.
La Francia ha pensato bene accompagnare questo materiale con ottimi
quaderni di lavoro per ogni alunno.
Abbiamo molto apprezzato il modo in
cui sono redatti ed il fatto che danno
modo di ritornare giornalmente al
soggetto della lezione domenicale.
Quasi tutti i paesi lamentavano la
mancanza di persone preparate in pedagogia e metodologia, che a loro volta potessero preparare i monitori. Anche un ottimo materiale ha bisogno di
essere usato in modo efficace per restare valido. È stata menzionata la
necessità di avere qualcuno in Italia
che sia all’altezza di questo compito e
Culto radio
domenica 8 ottobre
Fast. PIER PAOLO GRASSI
Roma
domenica 15 ottobre
Past. ENRICO CORSARI
Bari
che sia disponibile a pieno tempo. Il
delegato italiano ha suggerito alla
Commissione della WCCE che sarebbe di grande aiuto la sua collaborazione per preparare e sostenere una
persona, anche laica, che potesse poi
dedicarsi a pieno tempo, viaggiando
attraverso l’Italia per aiutare i monitori a svolgere il loro compito così importante.
E questo ci porta ad un ultimo elemento da non trascurare: dalla convinzione che la Chiesa tutta, corpo di
Cristo, deve amare ogni membro, servirlo ed' aiutarlo, è nato un fondo
destinato a unire i doni (spirituali e
materiali) di tutte le Chiese, e poi distribuirli nelle singole situazioni in
cui le Chiese da sole non potrebbero
adempiere al loro compito di educa^
zione cristiana. Abbiamo potuto vedere la grande opera che si sta svolgendo in Africa, Asia e nel Medio
Oriente, ed abbiamo ascoltato suggerimenti concreti di collaborazione
anche per l’Europa. Infatti quello che
colpisce è la vera concretezza di tutto
quello che è stato fatto e detto durante questo incontro. Non si discuteva
soltanto, ma ci si preparava all’azione.
Non c’è stato solo lavoro c’è stato
anche tempo per visitare Roma, e
essere introdotti alla storia della Chiesa Valdese con delle diapositive ed
una conferenza del Pastore Ernesto
Ayassot. Giovedì sera la fondazione
del WCCE-SSA è stata ricordata con
un culto nella Chiesa Metodista di via
Firenze.
Sono state giornate piene di interesse, di utilità, e della gioia di trovarsi tra persone credenti che vivono
il loro impegno al servizio della formazione cristiana dei giovani di tutto
il mondo. Peccato che i Pastori romani, salvo uno, non abbiano partecipato a lavori che potevano interessare così da vicino la vita delle loro
comunità. Peggy Bertolino
alle quattro per il treno delle 5,39. Di contadini che, d’estate, 18 ore le fanno tutti i
giorni.
Nessuno rispose, nè sorrise. Cinquanta
sguardi impeneirabili lo fissavano in silenzio ».
Così si crea quella piramide che ha la
sua estesissima base nelle elementari ed il
suo vertice nei soli ventimila laureati l’anno. Questa piramide « sembra tagliata a
colpi d’ascia. Ogni colpo una creatura che
va a lavorare prima di essere uguale ». E
l’ascia è nelle mani dell’insegnante e si
chiama bocciatura. « Bocciare è come sparare in un cespuglio. Forse era un ragazzo,
forse una lepre. Si vedrà a comodo ».
Le bocciature colpiscono soprattutto la
classe di coloro che hanno più bisogno di
reddito e di cultura. I ragazzi persi alla
scuola dell’obbligo, se tutto va bene, vanno
a lavorare. Normalmente il lavoro dovrebbe cominciare a quindici anni, ma per i
figli dei contadini questa legge non vale.
« È giusto — osserva con tristezza ma anche con ironia il protagonista — La razza
inferiore non ha fanciulli. Siamo tutti uomini prima del tempo ». Insomma, la scuola dell’obbligo, che dovrebbe « rimuovere
gli ostacoli » —come dice l’art. 3 della Costituzione — per mezzo anche degli insegnanti, dall’esterno sembra funzionare benissimo, ma in realtà « resta una scuola tagliata su misura dei ricchi ».
* ♦ *
Quale sia il bersaglio contro cui la Lettera si scaglia è quella specie di « esclusivismo culturale », per mezzo del quale una
cerchia ristretta, una élite affida a piccoli
gruppi (altre élites), in questo caso rappresentati dagli insegnanti di ogni ordine e
grado, il compito di trasmettere una cultura e di presentarla come la sola valida;
ma in sè, ha già il germe della discriminazione, già fa la distinzione fra chi è degno
di riceverla e chi invece non lo è.
■Vi è così un linguaggio ufficiale da usare,
come un feticcio, un linguaggio che i figli
perbene — gli iniziati — sanno usare, mentre gli altri sono tagliati fuori e destinati
alla bocciatura. E i dati statistici parlano
chiaro, dall’inizio alla fine.
Il principio pedagogico dell’individualizzarione dell’insegnamento rimane una bella
parola e niente più; perde completamente
il suo significato positivo, di valutare le
singole attitudini e di svilupparle degnamente, per acquistare invece un senso ne-gativo; selezionare — come si fa con gli
animali — gli individui e curare soprattutto (se non soltanto!) chi possiede certe atti"
tudini.
Purtroppo, chi viene messo sotto accusa,
quasi strumento cieco o vittima del sistema
classista, è l’insegnante. In realtà, più che
chiamare in causa Linsegnante, si dovrebbe
ricorrere al tipo di cultura che gli viene
data fin da quando è un inconsapevole Pierino nella scuola, fin da quando partecipa
a una cultura che è selettiva, etnocentrica,
discriminante.
L’unico augurio che rimane da fare è
che nella scuola, fra maestri e professori, vi
siano più Gianni che Pierini, anche se, allo
stato attuale delle cose, è già un po’ tardi.
Gianni, che l’ha capito, difende la sua cultura. vuol diventare maestro, ma lasciando
da parte tutti i difetti di Pierino. Non vuole fare la distinzione fra l’arte con la A
maiuscola, la grande letteratura, la grande
musica, la lingua giusta da parlare e da
scrivere, e l’arte, la letteratura, la musica,
la lingua popolari, interessanti solo per la
documentazione folkloristica e per l’amore
al « natio loco », come dicono e fanno alcuni. È la vita che conta, e più la seconda
che la prima.
« Arrivai persino a pensare che aveste
ragione voi. Che la cultura vera fosse la
vostra. Che noi lassù nella nostra solitudine
ci si fosse montata la testa, con un semplicismo che voi avete superato ormai da secoli. Che il nostro sogno di una lingua che
possa essere letta da tutti, fatta di parole di
ogni giorno, non fosse che un operaismo
fuori tèmpo. Ci mancò un pelo che t.in
diventassi dei vostri. Come i figli dei poveri che vanno all’università e canibian tazza... Ma non feci a tempo a corrompermi
quanto occorreva per far piacere a lei.
A giugno lei mi dette cinque in italiano e
quattro in latino. Ripresi la strada del bosco e tornai a Barbiana. Giorno per giorno,
dall’alba a buio, come da piccino ».
Roberto Eynard
Gli ebrei nei mondo
Un recente studio statistico del Congresso Mondiale Ebraico valuta il numero
totale degli Ebrei nel mondo intorno a
14 milioni.
La maggioranza di essi risiede in tre
Paesi ; Stati Uniti con 5.600.000; UR.S.S.
con 3.000.000 e Stato di Israele con
2.280.000.
I restanti 3 milioni sono dispersi in circa cento Paesi, tra cui l’Argentina con
550.000 ebrei, la Francia con 500.000, la
Gran Bretagna con 450.000, il Canaidà con
260.000. il Brasile con 150.000, il Sud
Africa con 116.000, la Romania con
100.000, l’Ungheria con 100.000, l’Iran
con 80.000. il Marocco con 75.000, l’Australia con 70.000. In Italia vi sono 35.000
ebrei.
Per continenti la suddivisione è la seguente ; Nord America con 5.900.000
ebrei; Sud America con 900.000; Europa
(compresa l’U.R.S.S.) con 4.500.000; Asia
(compreso lo Stato di Israele) 2.8(X).000;
Africa con 250.000 ed Australia con 75.000.
(Religioni oggi)
4
pag. 4
N. 39 — 6 ottobre 1967
Sulla strada di Gerusalemme
E mentre sale a Gerusalemme che Gesù incontra dei bambini.
]\on si sa precisamente che cosa i discepoli aspettassero da questa andata a Gerusalemme. Morte? Gloria? Sentivano, forse, che stava per giungere, in un senso o in un altro, Fora grande, impegnativa della vita del loro maestro. Non c’era tempo per tante altre cose
che pure sarebbe stato bello fare. Non c’era per esempio tempo per
occuparsi di bambini. Li vediamo, i discepoli, come fremono quando
vedono delia gente spingere, come era uso verso un rabbi, quei piccoli esseri vocianti e irrequieti, disturbatori di ogni raccoglimento ed
estremamente impegnativi. Perchè la gente non si rende conto che
non è il momento?
Non potremo mai essere sicuri se è per una ragione di inopportunità di tempo o per altre ragioni di inopportunità che i discepoli si sono infuriati e hanno respinto i bambini che la gente spingeva verso Gesù, ma questo episodio rimane comunque tipico dell’Evangelo. È Evangelo. Contiene lo stesso messaggio delle beatitudini,
dell’episodio della donna pagana e di tutti quegli altri episodi che ci
parlano della traboccante misericordia di Dio, che raggiunge, a tempo e fuori tempo, i poveri, i piccoli, i pagani, quelli che non hanno
nulla.
Dunque, mentre sta marciando verso l’avvenimento centrale
della storia umana, mentre, a differenza dei suoi compagni, sa precisamente che cosa va a fare a Gerusalemme, Gesù può fermarsi sulla
strada e occuparsi dei piccoli. Sì, perchè la redenzione è appunto questo. Perchè in nessun momento Cristo ha considerato con avidità
l’essere Dio, ma ha guardato in basso.
A pensarci bene tutto l’Evangelo è vissuto in questi dieci minuti,
sulla strada di Gerusalemme. Ma è vissuto solo da Gesù. I discepoli,
loro, hanno, come anche noi, i loro miti da perseguire. E li perseguono rigidamente, coscienziosamente, senza lasciarsi distrarre da
un piccolo dell’Evangelo che incrocia la loro via.
Ora Gesù li rende interdetti, li sbalordisce col suo modo di fare
e, come sempre, sconvolge i valori, mentre sosta un attimo sulla via
della redenzione, per guardare e benedire dei piccoli ragazzini ebrei,
vocianti e irrequieti, come i tremendi, vivacissimi bambini delle nostre Scuole Domenicali, e dice ai discepoli e a noi che per carità li
lasciamo andare a Lui, non distogliendoli dalla stia presenza con i
nostri ideali, forse anche molto belli (Gesù re a Gerusalemme!), ma
non precisamente orientati nella linea di quel Regno che è loro.
Berta Subilia
Nb! piccolo mondo
IL CULTO DEI RAGAZZI
Il culto è la cosa più importante per
una Comunità Evangelica; è un atto
di amore dell’uomo verso Dio, un desiderio di incontrarlo per ascoltare la
Sua parola, insieme con i fratelli. Questo amore e questo ascolto sono la
condizione per celebrare un culto.
Che parte possono avere in esso i
bambini tra i sei e i quattordici anni?
Ogni domenica le nostre Comunità
dedicano un’ora, al massimo una e
mezza, all’istruzione religiosa dei giovanissimi. La scuola domenicale è
specialmente insegnamento ; di questo
non si può fare a meno. Nei paesi protestanti l’insegnamento religioso viene impartito a scuola, come per i Cattolici in Italia; per gli Evangelici italiani è la Chiesa che provvede. E cosi
la domenica mattina viene impartita
ai piccoli quella istruzione biblica a
cui nessun Protestante può rinunciare.
Si insegna a leggere e studiare la
Bibbia, a cantare gli inni del nostro
innario, si spiega che la colletta è un
atto di culto, con la sua preghiera il
Pastore insegna a pregare. Ci sono
Quanti sono?
dunque nella scuola domenicale tutti
gli elementi del culto, ma difficilmente i bambini lo notano perchè i « grandi » non danno a quell’ora l’importanza e il tono che si dà a un culto, mentre culto è.
Non si può generalizzare, perchè
ogni scuola domenicale ha un’impronta diversa. Pastore, monitori, alunni
diversi, e varia per latitudine, cultura
e spiritualità. Ogni Comunità ha la
scuola domenicale che si merita.
> / r '-jA
^ ‘ ^ I ' J ;
Ecco i dati relativi alle Scuole Domani-
cali Valdesi in Italia, ai loro monitori e ai
loro alunni forniti dal Rapporto al Sinodo
1967: S.D. M. A.
I Distretto 42 144 1.416
Il » 15 42 412
III » 15 44 238
IV » 17 32 226
V » 19 92 382
VI » 21 41 438
Totali 129 395 3.112
Nel Distretto Rioplatense (VII) vivono
73 S. D., con 395 monitori e 2.481 alunni.
Ecco come si svolge quella di un’importante Chiesa del centro Italia. Dalle nove e trenta alle dieci, esercizio di
canto; pochissimi ragazzi sul principio, perchè questa mezz’ora di anticipo pesa molto alle famiglie. La domenica si vorrebbe dormire di più, la
scusa delle distanze è validissima, così,
i ragazzi arrivano con comodo, alla
spicciolata. I più grandi si fermano
■11111111111111111111
miimi/miiiiiiiimiiiiiiiimiiiii
LA mOSTRA
imCHlESTA
Il riflesso di un serio lavoro
Abbiamo pensato di svolgere una piccola inchiesta fra le nostre S. D. Sarebbe stato interessante rivolgersi a tutte, ma come
primo tentativo ci siamo limitati a prendere
qua e là qualche « campione », il più vario
possibile. Ci hanno risposto ^ e ringraziamo i ragazzi e soprattutto i pastori e i
monitori che volenterosamenCe hanno collaborato con noi, sia curando la raccolta
delle schede, sia commentandole e illustrandoci la vita della loro S. D. — 16 Scuole
piccole e grandi, cittadine e montanare, da
Nord a Sud; Angrogna (Capoluogo, Serre
e Pradeltorno), Bari, Catania, Corato, Ivrea,
Napoli-Vomero, Frali, Roma (P. Cavour e
Via IV Novembre), S. Germano Chisone,
Torino (C. Vittorio, C. Oddone, V. Nomaglio, Lingotto): in tutto 325 risposte (l’inchiesta è stata fatta a primavera avanzata,
e il calo delle presenze in molte S. D. spiega il numero non altissimo delle risposte).
Avevamo preparato un questionario e riportiamo qui sotto le risposte che abbiamo
ricevute, in dettaglio. Le abbiamo suddivise in quattro gruppi: bambini e bambine
(fino ai 10 anni), ragazzi e ragazze (dai 10
anni in su). Sarebbe stato pure interessante
controllare, da un punto di vista di sociologia religiosa, se vi erano differenze sensibili fra montanari e cittadini, fra meridionali e settentrionali, fra ragazzi delle Valli
la trova « lunga » : è una buona riprova
della attendibilità del nostro test...
2. - Circa la preferenza per i vari
aspetti della S. D., notiamo che diversi hanno optato, com’era da attendersi, per più di
uno, e abbiamo indicato solo quelli prevalenti : si pareggiano quasi coloro che sono
più sensibili al lato « culto » o aU’aspetto
« lavoro a gruppi » ; invece molto bassa
(11 -b 8%) la percentuale di coloro che sentono 1’« incontro» con gli altri: lasciamo a
psicologi dell’infanzja di giudicare in che
misura vi sia qui individualismo infantile
ovvero un giudizio indiretto su una carenza nella vita delle nostre S. D.. che potrebbe anche spiegare come ragazzi e adolescenti siano in genere poco preparati all'inserimen'to nella vita comunitaria.
3. - Alla grande maggioranza (85%)
piacerebbe avere parte attiva nella S. D.
(un piccolo: « sì. ma mi confondo...»; una
grande : « sì. ma con preparazione »), e in
alcuni casi già l’hanno. A Frali, ad esempio,
i ragazzi partecipano in modo comunitario
alla ricapitolazione dell’argomento del giorno. leggono a turno il testo biblico; in un
lavoro di collaborazione, diretto dal pastore, si sforzano di capire il significato del
testo (« facciamo la predica insieme »); ambitissime. poi, le cariche di cassiere (che
tiene il registro delle collette e delle spese)
e di segretario (ohe tiene il registro delle
presenze): questi incarichi, come quelli liturgici. sono compiuti con estrema serietà.
Con ogni probabilità il caso di Frali non
è isolato, ma ne sottolineiamo il carattere
esemplare.
4. - Giriamo per competenza le significative indicazioni delle risposte alla 4“ domanda. Il 7% non capisce e il 19% capisce
poco quello che canta. Fer oltre un quarto
dei nostri ragazzi, insomma (naturalmente, specie per i più piccoli) l’innario che
offriamo loro è ài di là delle loro capacità
di comprensione; e probabilmente la percentuale è anche più alta, nella realtà.
5. - Il numero notevolmente più alto
(quasi 2/3) di coloro che preferirebbero la
preghiera silenziosa ci fa pensare che la domanda non sia stata intesa da tutti e che
molti che hanno risposto in questo modo
erano contro una ripetizione in massa di
una preghiera (Fadre nostro?) più che contro la preghiera di uno a nome di tutti. La
domanda non era evidentemente abbastanza chiara. Resta tuttavia un margine notevole, che invita a riflettere sulle capacità di
raccoglimento che hanno molti ragazzi.
6. - Non abbiamo notato una preferenza fra i piccoli, o fra i grandi, per l’Antico piuttosto che per il Nuovo Testamento,
o viceversa. Nel complesso, vi è una lieve
preferenza per il N. T.; ed è discreto (15%)
il numero di coloro che hanno tenuiio a dire
che amavano entrambi : pensiamo che una
parte almeno di questi sia sta'ta resa sensibile al fatto teologico fondamentale dell'unità delle due parti della Bibbia.
7. - Anche questa domanda non è stata sufficientemente chiara; dalle risposte di
più d’uno che ha dichiarato di andare alla
S. D. per « ubbidienza », appariva chiaro
che per il ragazzo questo non era un di
svalore. ma un valore, un segno di stima
affettuosa verso i genitori; non così per
altri, evidentemente... Comunque, quasi
1 /5 va « per ubbidienza » (e fra questi ci
mancano i figli di pastori!... Un tantino di tara suH’81% che ci va per proprio
desiderio? Speriamo che il dubbio non sia
giustificato, invece.
8-9. - Queste due domande erano volutamente indiscrete, convinti come siamo
che la collaborazione attiva dei genitori sia
determinante nel lavoro della S. D. Nel
complesso, il 76% dei genitori seguono in
misura maggiore o minore questo lato della
vita dei rampolli, e confessiamo che la percentuale è più alta di quel che ci saremmo
aspettato; ovviamente ce ne rallegriamo assai. Vi è però pur sempre 1/4 che non segue affatto o solo saltuariamente la formazione biblica dei figli: ed è sempre troppo,
vero? Una figlia di pastore tiene a precisare
che se il papà non le chiede quel che ha
fatto alla S. D. è « perche lo sa già »... Un
ragazzo dice tutto fiero che è lui a raccontare spontaneamente, e forse sono diversi a
far così.
10 - Sorprendentemente alto il numero (75%) di coloro che ripensano a ciò
che hanno imparato quando capita loro di
dover prendere una decisione. Facciamo tacere ogni scetticismo e ci auguriamo in serena coscienza che questo rallegrante rapporto fra l’annuncio delVEvangelo ai ragazzi e le loro decisioni sia reale, si serbi
e si approfondisca. Che cosa augurarci di
meglio per la Chiesa adulta di domani?
red.
Quello del collettore è un ministero assai
concupito... Ma anche il senso dell’ofjerta
può essere molto vivo nei nostri ragazzi, se
si presenta loro uno scopo preciso.
e dell’evangelizzazione. Fer quanto non abbiamo fatto questo controllo in modo rigoroso. non abbiamo notato diversità sensibili da questo punto di vista.
Cerchiamo ora di commentare brevemente le risposte alle varie domande.
1. - Una buona maggioranza considera
« giusta » la durata della S. D.; ’.uttavia c’è
una percentuale discreta (23%) che la giudica troppo breve: pur facendo un po’ di
tara (!). l’indicazione è notevole, specie se
si pensa che un terzo delle ragazze più
grandi è di questo parere. Abbiamo vivamente apprezzato la sincerità del 3% che
1. - L’ora della S. D. è per te ^
2. - In quell’ora preferisci |
3. - Fiacerebbe anche a te fa- J
re qualcosa? '
4. - Capisci facilmenile quel
che canti?
troppo lunga?..............................
troppo breve?..............................
giusta? ...................................
la liturgia (preghiera e canto)? .
il lavoro a gruppi (spiegazione discussione)'
rincontro con gli altri (compagni, monitori)'’
tutti e tre ...............................
si..........................................
5. - Freferisci quando si
prega
6. - Ascolti più volentieri i
racconti
7. - Vai alla S. D.
8. - A casa parlate della S.
D.?
9. - 1 genitori ti chiedono
che cosa impari?
10. - Ripensi a ciò che hai
imparato quando ti capita di prendere una decisione?
no............................
si............................
no............................
,poco .........................
a voce alta? ....
in silenzio? ....
dell’Antico Testamento?
del Nuovo Testamento?
di entrambi? ....
perchè lo desideri? .
o per ubbidienza ai genitori?
si............................
no............................
a volte.......................
si............................
no.............................
a volte.......................
si............................
no............................
a volte.......................
00 r-- Ni- tTV •n
~c m
N N
£ xi £ c: OX) cs CD cc
tS CQ 03 0¿ cs oi o H
5 3 4 12 (3% 3
16 II 18 32 77 (23%)
57 39 72 ' 67 236 (72%)
30 27 33 36 126 (38%)
30 22 41 45 138 (42%)
II 6 12 8 37 (11%)
7 8 10 25 (8%)
72 48 75 82 277 (85%)
6 6 19 17 48 (15%)
54 36 68 * 74 232 (72%)
8 11 7 1 27 (7%)
16 7 19 i 20 62 (19%)
35 22 39 28 124 (38%)
43 32 55 71 201 (62%)
27 24 34 40 125 (38%)
41 22 48 1 43 154 (47%)
IO 8 12 16 45 (15%)
66 42 75 ' 79 1 262 (81%)
12 12 19 20 63 (19%)
55 40 71 ' 78 245 (76%)
11 10 9 8 38 (11%)
11 4 14 13 42 (13%)
55 41 71 79 246 (76%)
16 12 15 7 50 (16%)
7 1 8 ‘ 13 29 (8%)
36 74 76 239 (75%)
14 10 9 1 3 36 (16%)
n 8 11 20 50 (16%)
sulla strada, fuori della porta, sperando che il Pastore non si affacci; non
vogliono cantare: il canto è una cosa
da piccoli. Dentro i piccoli cantano
senza convinzione inni difficili, parole
che non capiscono : il canto è una cosa da grandi. La preghiera del Pastore
li livella tutti per qualche minuto, poi
segue una disordinata colletta, con
spostamento di seggiole e tintinnio di
spiccioli che rotolano per terra. Se la
colletta è un atto del culto, qui sembra piuttosto un « rompete le righe ».
Segue la lezione del Pastore e la lezione in gruppi. Tra una attività e
l’altra molto ohiasso : si sa, siamo tutti bambini!
Non so se i ragazzi vanno alla scuola domenicale pensando di fare qualche cosa di diverso da quando vanno
a scuola. I genitori vorrebbero forse
fare in queU’ora quello che facevano
le madri ebree nello spingere i fanciulli verso Gesù ; e quando danno
loro la Bibbia, con scritto il nome perchè, se la dimenticano, il custode della Chiesa possa restituirla, vorrebbero
che i figli considerassero che grande
cosa danno loro. E i monitori, offrendo ai piccoli l’innario aperto, vorrebbero spiegare che il canto è stata una
delle grandi scoperte della Riforma.
Poter pregare tutti insieme è un dono
di Dio; offrire una piccola mon; ra è
simbolo dell’offerta di noi stessi.
Afferrano i ragazzi questi elementi
del culto nell’ora di lezione?
Direi di no, in linea di massiir-, i. Se
il culto è desiderio di un incontro con
Dio, i piccoli, nel nostro tempo, non
lo sentono, se non forse qualcu* i in
uno sprazzo di misticismo. Pceì noi
continuiamo a sottoporre alla lo t : attenzione, ogni domenica, queste o anifestazioni di adorazione, e face' mo
bene, come quando insegnamo a' ;>ebè
a muovere i primi passi.
Non imporrei un culto ai i c zi
sia pure fatto su misura per lor,
In primo luogo per non coi il
rischio di farlo per « interessarli » luasi fosse un gioco eccezionale, u;; arli
« giocare ai grandi » ; poi ancs : ner
non gettare le basi di un’abitudi: ..
Però è compito dei «grandi:; del
Pastore, dei monitori, dei gemi'c i (e
di questi ultimi più di quello eh non
si creda), è il compito più diffici, della scuola domenicale, far sì chi;: ragazzi sentano che quell’ora e ( rsa
dalle altre, che è un’ora di adoi me
e di ascolto. Abbiamo infatti tui gli
elementi del culto nella scuola c menicale; essi sono la nostra te.i nnonianza di credenti, di Comunità che
diamo ai nostri piccoli e sono cufflcenti a fare della scuola dorr ale
un’ora di culto, un’ora simile a : .,ella
raccontata in Matteo 21: 15, ¡ella
quale vorremmo che si specchi ;ero
tutte le nostre Scuole domenica ■
Inda de
Il problemn dei disse a ■ iati
4 MP0RIZ2 ìTI
Si pone o no per la nostra Chi in
Italia il problema dei dissenr iti?
Credo di sì. Allora si pone pure ' problema dei ragazzi disseminati. .P che
punto siamo nell’organizzare per loro
un insegnamento religioso?
Ho avuto, mesi fa, Topportu d
avere uno scambio di idee “u to
argomento col pastore J. Benigm,!,. direttore e animatore di Joyeux Un ,(anche, un servizio della Società ,'eiie
SS.DD. delle Chiese di Francia, < he
ha il compito di essere una mano ¡esa
della Chiesa verso i suoi memor, uispersi.
Da quanto ho potuto capire il lavoro
che il pastore Benignus e la sua équipe di monitori fanno, è estremamente
vivo. Curano per corrispondenza un
migliaio di ragazzi dell’età della S. D.,
del catechismo e del post catecumenato, per mezzo di materiale ciclostilato, di questionari, di disegni, di messaggi, di libri, ecc. I pastori forniscono gli indirizzi dei ragazzi, le comunità pagano il materiale e Joyeux Dimanche arriva nelle case con lo scopo di far realizzare agli isolati, vaporizzati dalla disseminazione attuale, che fanno parte anch’essi della
Chiesa. Per far sentire loro il ritmo
della Chiesa Joyeux Dimanche pone
l’accento sui temi base dell’anno ecclesiastico (Natale, Pasqua, Pentecoste) e tenta di aiutare i ragazzi a celebrare quelle feste in famiglia, o meglio, con « la Chiesa che è in casa
loro ».
Lavoro delicato e impegnativo, che
va condotto con grande tatto e con
una notevole capacità. Ma lavoro che
va fatto, a cui anche noi in Italia dobbiamo cominciare a pensare. Noi sottoponiamo l’idea all’attenzione del Comitato per le SS.DD., dei monitori e
dei pastori.
L’Amico dei Fanciulli — anche se,
a detta di organi competenti, vive in
un suo limbo (limbo protestante, naturalmente) — da un po’ di tempo si
preoccupa di questo problema. I questionari biblici vengono raccolti anche da un discreto numero di isolati
e le pagine bibliche hanno preso la
sagomatura di « lezioni » introdutti
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
5
6 otttobre 1967 — N. 39
pag. 5
dGiie nostre Scuole OomBnìcaU
Come sono - come le vorrebbero
Abbiamo voluto dedicare in larga
parte questo numero alla vita
delle Scuole domenicali e ai
problemi che essa comporta.
Abbiamo cosi saggiato un poco il
polso, a mo’ di test, di alcune delle nostre S. D. e di alcune madri e monitrici. Ne abbiamo avuto risposte piene di slancio, di problemi, che denotano un vivo interesse, anche se (o proprio perchè) denunciano carenze gravi e diffuse.
In queste nostre pagine offriamo
quindi i risultati di questa nostra inchiesta in due direzioni; e ci pare che
essi valgano la pena che si continui a
riflettere e a discutere e a cercare insieme.
Alcuni collaboratori e collaboratrici,
poi, hanno risposto alle nostre richieste, toccando alcuni temi particolari:
il problema della pedagogia evangelica; la questione dell’ora domenicale
come culto dei ragazzi ; il problema dei
disseminati, che se è serio per gli adulti, lo è più ancora per i bimbi e
gli adolescenti ; il modo di toccare con
i ragazzi il delicato problema ecumenico; infine una presentazione di opere che aiutino monitori e genitori nella loro preparazione personale e nel
loro ministero d’insegnamento : l’importanza di questa preparazione viene
infatti sottolineata da tutti, e richiede un impegno non indifferente, ma
appassionante.
Altri temi erano stati preventivati;
in modo particolare avremmo desiderato che fosse affrontato in modo un
po’ approfondito, per i nostri lettori,
il ventaglio di problemi teologici, oltre
che pedagogici, che pone oggi la testimonianza ai ragazsd in fatto di interpretazione della Bibbia ; così pure
avremmo voluto che si affrontasse la
questione dell’innologia per i nostri
ragazzi (sappiamo che è in programma — in fase di realizzazione? — un
«canzoniere» per le S. D.); ancora,
sarebbe stato desiderabile parlare del
« rapporto umano » nell’ambito delle
S. D. e dell’avvio a una vita comunitaria e di servizio. Non si è potuto fare
tutto; non pretendevamo certo esaurire questo immenso campo di riflessione.
Ci basterà — largamente — se avremo saputo far sentire qualcosa di questa ampiezza; se avremo potuto dare
un pìccolo apporto a un inizio pieno
di slancio di questo stupendo, diffìcile,
appassionante aspetto della nostra responsabilità cristiana. E un grazie di
vero cuore a quanti ci hanno dato con
slancio di partecipaidone la loro collaborazione.
Monitori, genitori, a voi, ora!
IL 'CLOU' :
MONITORI PREPARATI
Uno sguardo retrospettivo alla vita delia
chiesa in quest'ultimo ventennio, ci rivela
abbastanza chiaramente che il problema
dell’infanzia non è stato avvertito con l’attenzione che avrebbe meritato. Tutti volti
verso problemi più urgenti, o che ci son
sembrati tali, abbiamo un po’ troppo trascurato i piccoli nati in casa nostra; e sorprende che ciò sia potuto avvenire proprio
nel secolo che ha « scoperto » il bambino,
che lo ha segui'to e studiato con passione
ed intellig’én’ia.
ISTRUIAMO, SI',
MA CREANDO UN'ATMOSFERA
Mi ìiillcgro molto che si apra finalmente
il discorso sulla Scuola Domenicale; mi
pare, però, che non si possa prendere in
considerazione la S. D. staccandola dagli
anni catechismo che normalmente la
seguonc..
Si parili sempre di « istruzione religiosa ».
Anche neliultimo Sinodo si è sentita in alcuni la preoccupazione di migliorare i programmi, il « materiale ». Si sente spesso
dire !■ i hamhini cattolici hanno due ore
di religione alla ' settimana, i nostri una
solai... ». Tutto è visto sul piano dell’insegnamento. I monitori insegnano e i bambini imparano. Ma i bambini, in genere imparano molto poco e dopo la Confermazione (o anche prima) molti ragazzi di colpo o
a poco a poco, si allontanano. Perchè? Mi
rendo conto di guanto sia difficile dare una
risposta e non l’ho neanch'io pronta e sicura. ma bisogna trovarla.
Tutti questi anni di contatto con la Chiesa non devono solo istruire. Sono anni di
formazione, i più importanti, che debbono
portare i ragazzi ad inserirsi nella Chiesa.
La S. D. e il Catechismo restano, nella valutazione dei nostri ragazzi, il luogo dbve
si ricevono lezioni di religione; è naturale
quindi che, nella migliore delle ipotesi, siano messi da loro sullo stesso piano della
Scuola statale, dove si imparano tante
cose e dove si studia in vista dell esame finale, dopo il quale si smette di frequentare
e si possono dimenticare tante cose imparate senza entusiasmo.
I monitori non .sono, non devono essere,
degli insegnanti, ma dei credenti che cercano di capire e trasmettere il messaggio.
Questo messaggio non si può trasmetterlo
ai bambini insegnandolo e facendo fare anche i « compiti in classe » per vedere se
Thanno imparato (come si fa in alcune
S. D.). Lo si deve in qualche modo vivere
con loro. Si deve creare alla S. D. con grande sensibilità, con amicizia, con comprensione per le difficoltà e i problemi dei^ bambini (e spesso delle loro famiglie) un atmosfera che non ha niente a che fare con la
scuola. Solo in questa atmosfera di fiducia
reciproca si potrà studiare, coi ragazzi, la
Bibbia e si creerà un rapporto, un legame
fra di loro e coi monitori che non si romperà alla fine della S. D. o del Catechismo.
Si sentirà anche vivo il legame che unisce i credenti — piccoli e grandi al ai
sopra dei confini che si studiano a scuola,
si faranno conoscere anche le varie situazione in cui la Chiesa vive nel mondo e s;
parteciperà con aiuti concreti alle necessita
degli altri. Sono preziosi i « passaggi » di
missionari, di pastori che vengano da altre
comunità, da altre situazioni o da istituti, perchè ai bambini piacciono i cambiamenti e non li dimenticano facilmente.
I monitori devono ricevere una preparazione accurata e continua, perche sappiano
tutti come, in genere, è scarsa la nostra,
conoscenza biblica e come è difficile p
lame ai bambini. ..
Nella Coisson
Milano
Forse ora cominciamo a sentire tutti una
certa cattiva coscienza e qua e là mi par
di notare alcuni segni che, lo spero, vorrebbero indicare il nostro desiderio di ripensare alle responsabilità che la chiesa ha
nei confronti dei bambini. Ma ci sentiamo
cosi impreparati...
Anche se non sempre efficiente, la Scuola Domenicale è rimasta in piedi tra le varie attività ecclesiastiche. Secondo me, essa
è ancora oggi il mezzo più idoneo per esercitate il ministero della Parola tra i bambini; ha i suoi limiti, indubbiamente, ma
anche una ricchezza di possibilità che non
dobbiamo sottovalutare, ma anzi saper valorizzare al massimo.
Oggi si discute su come essa debba essere realizzata; culto o insegnamento? e ci si
domanda come fare perchè il bambino, oltre che biblicamente istruito, sia avviato ad
una vita di servizio, come educarlo all’offerta, al lavoro comunitario o come sviluppare i contatti umani neU’ambito della
Scuola Domenicale.
L’idea del culto per bambini è sorta probabilmente alle Valli, dove l’insegnamento
biblico viene ricevuto a scuola, nelle ore di
religione. Vorrebbe abituare il bambino alla vita cultuale che troverà nella sua chiesa,
aiutandolo anche a comprendere certe
espressioni liturgiche e portandolo ad una
più diretta relazione con Dio. Non è certo
una iniziativa sbagliata, anche se bisogna
molto vegliare affinchè invece di raggiungere lo scopo che si prefìgge, non finisca per
diventare scuola di farisaismo religioso.^
In tutto il resto della penisola, però, i
nostri bambini hanno come unica occasione di ricevere un insegnamento biblico, la
oretta scarsa della S. D., una volta per settimana, una trentina di volte all anno. E
evidente che in questa situazione è realizzabile solo il tipo di S. D. tradizionale, centrato suH’insegnamento. Io trovo, però, che
anche questa S. D. ha gli elementi del culto
per il fatto che l’Evangelo viene annunziato
e ricevuto, perchè si prega e si canta insieme, perchè si è riuniti nel nome del Signore. Questo culto in cui tutti sono impegnati in una ricerca è, secondo me, più adatto
alle possibilità dei bambini e risponde
meglio alle loro necessità.
Per aeducare al servizio e aH’offefta, la S.
D. non ha molte opportunità. Tuttavia credo che qualcosa si possa fare servendoci
dei mezzi che abbiamo. La colletta deve
essere valorizzata. È bene che abbia uno
scopo preciso, che si può scegliere ogni anno insieme ai bambini. Essi devono aver
ben chiaro perchè si fa la colletta (molti
pensano che il denaro raccolto sia per il
pastore!...) e devono essere stimolati a dare dai loro risparmi (i più ne hanno, almeno nelle città). Molto bello sarebbe stabilire dei rapporti (corrispondenza, visite ecc.)
con l’opera che si vuol aiutare, educando
non alla beneficenza, ma alla solidarietà
cristiana. , ,
Forse anche le recite di Natale e del 17
Febbraio, o le feste di canto potrebbero
essere presentate ai bambini come qualcosa
che essi offrono ai « grandi », come un modo che essi hanno per ripetere agli altri la
storia dell’amore di Dio verso gli uomini.
E poiché colletta, recite. cori hanno bisogno della collaborazione di tutto il gruppo per essere realizzati, non possono avere
il valore di un modesto avviamento verso
un più serio lavoro comunitario?
Tocca alla sensibilità di chi ama la Parola di Dio ed i bambini trovare i modi più
adatti perchè ogni momento della S. D. abbia la sua ragion d’essere e sia autentico,
spontanee.
Purtroppo il nostro sforzo educativo si
muove tra infinite difficoltà: scarsezza di
tempo, di mezzi, di persone; tutti gli inconvenienti derivanti dalla dispersione nelle grandi città, l’isolamento dei piccoli centri, l’indifferenza dei genitori, il crescente
numero di famiglie « miste »...
Ma il problema più grosso è certamente
quello delia carenza di monitori seriamente preparati al loro compito. È necessario
che nella chiesa sia valorizzata la figura
del monitore, non perchè questo si senta
in qualche modo importante o investito
di una carica che gli conferisce un certo
prestigio, ma perchè sia riconosciuto chia
ramente che egli esercita un ministero nella
sua comunità. 11 ministero del monitore
non è da meno di quello del diacono o
dell’anziano. Ma perchè questo avvenga e
anche necessario che la chiesa gli dia gli
strumenti per diventare 1 educatore cristiano di cui abbiamo urgente bisogno. Come
avviene all’estero, è indispensabile che la
sua preparazione non sia solo biblica e
teologica (che sarà certo sempre la base
della sua formazione) ma deve essere anche pedagogica e psicologica. Se vogliamo
che il messaggio evangelico giunga al bambino nella sua purezza, dobbiamo aver
chiaro non solo « cosa » dirgli, ma anche
« come » e « quando, a che età » parlargli.
Trovo che la Commissione per i Ministeri dovrebbe occuparsi anche della preparazione dei monitori, ma appunto in ^ questa prospettiva. Quando avremo tra i nostri laici impegnali anche la figura dell educatore cristiano, molti guai che affliggono
le nostre S. D. potranno essere superati e
noi genitori troveremo non solo dei validi collaboratori, ma le guide di cui abbiamo veramente bisogno.
Non vorrei che queste mie considerazioni
contribuiscano a scoraggiare quanti lavorano con zelo vocazionale tra i nostri bambini (mi dispiacerebbe davvero!), perchè è
proprio grazie al loro impegno umile e fedele che la nostra Scuola Domenicale ha
potuto sopravvivere. A tutti loro una parola di gratitudine e di incoraggiamento al
principio di questo nuovo anno di lavoro.
Lilia Sommani
Roma
INSEGNAMO LORO
A PREGARE
Il primo contatto con la vita della Chiesa si ha attraverso la Scuola Domenicale,
per cui onesta ha per me una grandissima
importanza. Ricordo di essere sempre andata alla S. D„ anche quando frequentavo
il catechismo, e ora continuo ad andarci
come monitrice. Per questo mi sento molto
vicina ai bambini, ma ho incontrato ugualmente tante difficoltà che^ piano piano ho
superato soprattutto pon l’aiuto e la guida
del mio pastore. Prima di tutto vorrei che
nelle S. D. ci fosse questo: che il pastore
fosse vicino ai monitori, specialmente quando sono al loro primo contatto con i bambini. La cura maggiore del pastore o dei
monitori deve rivolgersi all’insegnamento,
la lezione non deve esaurirsi nel racconto
di un evento capitato tanti anni fa, ma deve essere resa viva ed attuale, cercando,^
quanto è possibile, di spiegarla con esempi
tratti dalla vita quotidiana, il linguaggio deve essere semplice ed accessibile, molto cioè
vale il modo di esporre la lezione. Un aspetto che è per me importantissimo e che ho
sempre molto curato è stato insegnare ai
bimbi delle S. D. a dire una breve preghiera spontanea. 1 bimbi a cui ho insegnato
questo non incontrano le difficoltà che irivece incontro io quando devo pregare in
pubblico. Ci lamentiamo di non sapere più
pregare, ma è dai bimbi che bisogna incominciare, se vogliamo davvero che questo
aspetto così essenziale della nostra vita comunitaria non scompaia.
L’aspetto invece che attira maggiormente
i bambini, almeno quelli della mia S. D.,
è il canto; naturalmente spetta al pastore o
al monitore spiegare le parole e il significato del canto.
Un altro punto che si deve curare e la
colletta, insegnando ai bambini a dare e
soprattutto spiegando che è per il servizio
del Signore. ... a
Ma quello che è davvero importante e
essere molto umani e vicini ai bambini
e dare loro la certezza che possono contare sul nostro aiuto.
Emanuella Campanelli
Cerignola
volta alla settimana. Spesso, pur essendo
basate su un dialogo fra alunno ed insegnante, le lezioni vengono studiate soltanto
in superficie, quel tanto che basta per non
sentirsi rimproverare dal monitore o criticare dal compagno. 11 monitore che accetta. o si offre, di compiere questo servizio deve impegnarsi a fondo e non soltanto
per la domenica.
È importantissimo conoscere la famiglia
e l’ambiente in cui il ragazzo vive per rendersi conto delle sue necessità spirituali,
morali e materiali.
Una semplice stretta di mano e un educato sortito all’uscita dal culto non dicono
molto.
Questo non per volersi sostituire ai genitori, ma per una maggior collaborazione
con essi.
Bisogna che tutto l’amore verso il prossimo che ci sforziamo di spiegare durante
l’anno non rimanga, more solito, una buona teoria come tante altre.
Il bambino deve arrivare a capire che il
suo prossimo è pure il suo vicino di ban
convertiti e questo si verifica spesso nelle
comunità sorte da poco, con riunioni periodiche per uno scambio di idee sui vari
problemi della fanciullezza, della gioventù
e della famiglia, alla luce dell’Evangelo.
Ciò aiuterebbe ulteriormente i monitori a
conoscere meglio i loro alunni ed i genitori
a sentire maggiormente la loro responsabilità per la vita e la formazione spirituali dei
propri figli ed a seguirli nello studio della
S. D. con lo stesso interesse con il quale li
seguono negli studi scolastici.
Elena Girolami
Roma
AGGIORNIAMOCI E ROMPIAMO
L'ISOLAMENTO MINORITARIO
Ritengo che per prima cosa dovrebbe
essere curato maggiormenie l’insegnamento ;
con tutti i mezzi di informazione di cui il
bambino oggi dispone, non è più possibile
concepire l’insegnamento religioso per lo
più affidato a persone che, per quanto vo
Que! che ne pensono oicune nto^
tiri e moniÉHci do noi interrógate
co. il suo fratellino dispettoso od il cugino borioso, e non soltanto il negro, incompreso per il colore della sua pelle, o
rindiano che muore di fame.
Se nella S. D. ci sarà maggior contatto
umano, ci sarà più calore e ci sarà vero
amore fraterno. _
Il fanciullo comprenderà cosi che il suo
compagno di gruppo che lui detesta, o la
monitrice di un altro gruppo che gli è antipatica non hanno soltanto dei difetti, ma,
come lui, sono alla ricerca dell’amore di
Dio e dell’amore fraterno di cui son piene
le nostre lezioni. ,
È semplice e facile dire ; « Devi amare,
devi perdonare », ma non è altrettanto fa
Cile dare un esempio pratico di questo m
segnamento. , ,
È bene ed è giusto che il ragazzo si interessi ai problemi che travagliano l’umanità, ma egli non deve scordarsi che può
far qualcosa di positivo immediatamente e
proprio per qualcuno che accanto a lui
soffre. , .. ..
È facile commuoversi per le vittime Ci
una guerra ingiusta o di un terremoto,
mentre è assai più difficile soffrire con il
proprio compagno per un semplice dispiacere scolastico.
Per evitare che i nostri ragazzi nmangano estranei tra di loro è necessario un
maggior contatto umano .
Laura Tomassone Gelso
Torino
INSEGNANTI, SI',
ma soprattutto credenti
A mio avviso tutta l’attività della S. D.
andrebbe, in linea generale, maggiormente
curata e presa in considerazione dalle Chiese e dai Pastori. Inoltre penso che la cura
degli alunni debba essere prima di tutto affidata a persone che abbiano già accettato
il Signore nella loro vita e quindi sentano
di svolgere questo delicato compito come
lenterose, appaiono però insufficientemente
preparate per le aumentate esigenze di questo compito; il bambino ormai commenta
e rileva le insufficienze dell’insegnante con
discreto spirito critico. Ho visto personalmente in un altro Paese rifiorire una S. D.
languente con la nomina di una nuova insegnante: questa, un’appassionata filatelista,
utilizzando i francobolli di Israele, svolgeva di domenica in domenica il suo corso
suH’Antico Testamento, aveva raccolto francobolli per i ragazzi, aveva promosso uno
scambio di lettere con alcuni ragazzi israeliani, e le fotografie, i documentari, ecc.
che si era procurata avevano destato un
interesse enorme tra i ragazzi che non perdevano una lezione a nessun costo! La persona in questione aveva una notevole cultura e una competenza particolare, non facilmente reperibili, ma dedicava anche alla
preparazione delle lezioni un tempo molto
notevole. Noi potremmo forse mettere un
maggiore impegno nel cercare il personale
adatto, magari pedagogicamente preparato,
che renda questo insegnamento piacevole e
fruttuoso.
Trovo inoltre che un altro fattore, spesso
negativo, è dato talvolta dalla scarsità numerica dei bambini e a questo punto mi
chiedo se non sarebbe utile (nemostante le
molte difficoltà che un simile progetto può
presentare) avere, almeno nei centri non
troppo grandi, un’unica scuola domenicale
interdenominazionale. Non ritrovarsi soltanto in piccoli gruppi gioverebbe al senso
comunitario del bambino, lo porterebbe
precocemente a contatto con altre denominazioni del cui significato è in genere indifferente, togliendogli quell’impressione di
appartenere a una comunità estremamente
esigua, e gli darebbe la possibilità di trovare, anche fuori della scuola in cui ha il
maggior numero di compagni, dei ragazzi
con cui sia possibile un’amicizia frutto di
una sua scelta.
Ornella Vergnano Gambi
Firenze
ANCHE UNA LEZIONE
DI VITA
CULTO
La parte liturgica ha la sua importanza
e dovrebbe essere svolta, a mio avviso, con
la piena partecipazione dei ragazzi e dei
monitori. 11 ragazzo non va alla S. D. uni
Disegni di
G. Bernard Tiirk
camente per studiare la parola di Dio, ma
per adorarLo e lodarLo.
Il culto di introduzione può essere presieduto a turno dai monitori, mentre i ra
gazzi si alterneranno nella lettura e nella
preghiera.
INSEGNAMENTO
Le critiche da muovere al programma di
insegnamento sarebbero numerose, ma dovrebbero essere esaminate con attenzione,
ed approfondite, da persone competenti.
Perchè non indire a tale scopo un convegno per ogni distretto?
CONTATTO UMANO
Non si può parlare di avvìo alla vita comunitaria ed al servizio se non esiste prima
un reale contatto umano fra monitori ed
alunni (e viceversa).
Il monitore deve esse preparato, ma non
deve limitarsi a « salire in cattedra » una
risposta ad una vocazione. In secondo luogo che queste siano ben preparate. A tale
scopo sarebbero molto utili le riunioni settimanali con il Pastore, raramente attuate,
per la preparazione delle lezioni sul piano
biblico e possibilmente arricchite da cognizioni psicologiche e pedagogiche che i monitori dovrebbero avere la possibilità di acquisire tramite testi forniti dalla Chiesa o
da lezioni, organizzate dalla medesima, fatte da persone qualificate.
L’aspetto poi della S.D. che andrebbe
maggiormente curato, dopo l’insegnamento
della Parola di Dio, è il contatto umano
con i bambini. L’insegnante deve cercare di
conoscere sempre meglio i suoi alunni e di
seguirli anche nella vita che svolgono durante la settimana nella famiglia e nella
scuola; interessarsi ai loro problemi ed ai
loro svaghi preferiti (sport, televisione, cinema, musica, dischi, chitarre, ecc.) e parlarne insieme, nella classe, al fine di incoraggiare il dialogo e di smagare ciò che
viene loro offerto dall’ambiente esterno come affascinante, desiderabile, e da imitare,
per ricondurlo alle sue giuste proporzioni.
Egli deve stabilire con loro una comunicativa che non termina con la lezione domenicale ma seguita durante 1 giorni della
settimana e li riconduce aU’incontro gioioso
e desiderato, nell’ambi'to della Chiesa, la
domenica seguente. Per realizzare ciò non
basta, logicamente, la breve ora di lezione domenicale; occorrerebbe perciò studiare la possibilità almeno di un altro incontro
durante la settimana per dare la possibilità
ai ragazzi di stabilire tra di loro quei rapporti di amicizia e di fraternità che, da più
grandi, il porteranno ad inserirsi con piacere nella vita della Comunità e li prepareranno anche all’inserimento nella vita nella società.
Molto utile per la vita della S. D. sarebbe anche la realizzazione di contatti tra
i monitori ed i genitori dei ragazzi, specialmente s€ i genitori non sono ancora
TROPPO ASSENTI
LA COMUNITÀ' E LA FAMIGLIA
Mi pare che, di questa Cenerentola delle
nostre Comunità, ogni aspetto andrebbe più
curato. Ma poiché scuola è e scuola nel
nostro paese deve rimanere, penso che dovremmo maggiormente curare 1 insegnamento. I monitori sono degli autodidatti e
vanno aiutati. Sarebbe auspicabile un manuale biblico ben fatto, ohe potesse dare
anche un avviamento pedagogico, suggerendo il modo di rendere le lezioni vivaci e
interessanti; e poi sarebbe utile avere a disposizione del materiale; illustrazioni, cartine geografiche.
Una cosa che mi pare manchi e la cui
assenza si sente nella S. D. è la presenza
intorno ai ragazzi della Comunità in genere, delle famiglie in specie. I genitori fanno una rapida comparsa nella sala per portare e riprendere i figli, e pare abbiano paura di mettere gli occhi in quel mondo di
piccoli. In vari anni che sono monitrice mai
nessun gen.tore — dico mai mi ha rivolto la parola per informarsi « cosa fa »
suo figlio, (lo penso alle file che facciamo
nelle scuole pubbliche per parlare con gli
insegnanti : quanto ci sta a cuore il diploma
che i figli prenderanno!). Questo assenteismo dimostra : ó una fiducia illimitata nei
figli e nei monitori o un profondo disinteresse. Propendo, in linea di massima, per
questa seconda alternativa. E allora invano
si affaticano i monitori e il pastore. I ragazzi sono estremamente critici nei riguardi dei loro « matusa ». però sono pronti a
captare e fare propri i lati negativi di questi.
Iscrivere i nostri figli alla S. D. può essere un atto di fede oppure un atto compiuto per consuetudine. Se è un atto di tede
i ragazzi lo sentono.
Inda Ade
Roma
6
pag. 6
N. 39
6 ottobre 1967
NOTIZIARIO EVANGELICO
Primo Distretto
Conferenza distrettuale
In ottemperanza alla decisione della Conferenza Disirettuale di San Germano, è indetta una Conferenza Distrettuale straordinaria a Torre Pellice (Aula Sinodale) per
la domenica 22 ottobre, ore 14,30 con il
seguente ordine del giorno :
1) Federazione. Costituente di Milano
(2-4 novembre 1967).
2) Finanze. Bilancio preventivo per il
Distretto. Criteri disuddivisione dei contributi alla Cassa Centrale.
3) Gruppi permanenti di lavoro per
l’agricoltura e l’industria alle Valli.
Si pregano le Assemblee di Chiesa di includere fra i delegati alla Conferenza le
persone nominate dal Sinodo quali delegati alla Costituente di Milano.
La discussione sulla « Federazione » sarà
preceduta da una introduzione illustrativa.
La Commissione Distreituale propone il
seguente orario di lavoro: 14,30-19; 21-23.
Dato il breve tempo a disposizione e l’importanza degli argomenti raccomandiamo
vivamente la massima puntualità.
La Commissione Distrettuale
Borse di studio
La Commissione del I Distretto comunica che le domande devono essere presentate
al Vice-presidente, Ing. Giovanni Pontet, Via
Rompicollo 2, Torre Pellice, entro il 31 ottobre p. V. Le domande, in carta libera, devono essere accompagnate da :
1) certificato di famiglia;
2) pagella dell’anno 1966-67;
3) presentazione del pastore.
La Commissione Distrettuale
AHGHOGHA iCapoluQgo)
Il periodo estivo ha offerto alla nostra Co
munita parecchie possibilità di accogliere e
incontrare fratelli ed amici provenienti dal
l’Italia o dall’estero, venuti nella nostra Val
le ovvero per un breve periodo di soggior
no, ovvero per visitarne i luoghi storici così
pieni di reminiscenze del passato e di si
gnificato per il presente. Così vogliamo ri
cordare il gruppo delle giovani inglesi, ac
campate alla Ciauvìera che hanno frequentato i nostri culti e con le quali abbiamo
potuto organizzare una serata fraterna di in
contro con i nostri giovani, ben riuscita,
malgrado la barriera della lingua. Verso la
fine di Agosto abbiamo avuto un’altra serata di incontro, questa volta con giovani
tedeschi, il gruppo dei trombettieri del Baden, guidati dal Sig. Stober che, insieme con
i trombettieri valdesi, hanno tenuto nel
nostro Tempio un culto-concerto che ha attirato gran numero di partecipanti tra cui
molti villeggianti. La manifestazione è stata
largamente apprezzata ed è stata anche efficace mezzo di testimonianza e predicazione.
Ricordiamo ancora la gradita visita di un
gruppo di una cinquantina di membri della Assemblea della Alleanza Riformata che
in quei giorni si riuniva a Torre Pellice.
rappresentanti di svariate Chiese Riformate europee. Dopo aver compiuto il classico
« giro storico » Tempio, Ghieisa d’ia Tana,
Chanforan, Serre e ritorno, abbiamo accolto
gli ospiti nella nostra sala per offrire loro
una modesta tazza di té e per udire alcuni
messaggi di saluto tra cui quello di un prete
cattolico francese, osservatore presso la Conferenza. Ed ultimamente abbiamo avuto la
gioia di accogliere un folto gruppo di diaconesse svizzere di St. Loup che ha visitato
la nostra Valle ed anche ad esse abbiamo
offerto un piccolo ricevimento e scambiato
alcune parole di fraternità e di saluto. Oltre
a queste visite « ufficiali » abbiamo occasionalmente accompagnato altri gruppi più o
meno numerosi di visitatori, senza contare
i gruppi che hanno visitato la nostra Valle
senza che abbiamo avuto con loro un contatto diretto. Tutto questo testimonia l’affetto e l’interesse che la Val (PAngrogna desta presso tanti fratelli e d’altra parte ci ricorda la responsabilità per l’eredità spirituale che il Signore ci ha lasciato e di cui
i « luoghi storici » non sono che un simbolo.
Anche quest’anno la « Casa Pons » degli
Albarin ha accolto alcune famiglie pastorali :
il Pastore metodista di Parma, Ivo Bellacchini, il Past. Rostan di Ivrea, il Past. Garufi
di Cosenza, il Past. Santini di Firenze, il
Sig. Jourdan, direttore del Gould a Firenze
e infine il Past. Umberto Capo, Segretario
della Chiesa Evangelica Spagnola, e il Past.
Cesari di Buenos Aires. Per noi è una gioia
e un privilegio accogliere nella nostra Valle
queste famiglie, per un sereno periodo di
riposo.
Durante l’estate abbiamo udito il messaggio di alcuni Pastori e collaboratori che vogliamo ricordare e ringraziare: il Sig. Giampiero Saccaggi, il Past. Bellacchini, il Past.
Gustavo Bertin, il Past. Garufi e, in modo
del tutto particolare, vogliamo sottolineare
il culto presieduto dal nostro giovane Renato Bertin del Passel, che si trova a Parigi
per compiere la sua preparazione in vista
del ministero pastorale. Ci rallegriamo vivamente con lui e ancora lo ringraziamo per
il messaggio che ci ha rivolto.
Due nostre famiglie sono state rallegrate
da un lieto evento: il 3 Agosto è nata Virna, figlia di Delio e Mafalda Benech del Mulin Nuovo e il 31 Agosto nasceva Levi, figlio
di Guido e Valdina Pons dei Pons. Ai neonati e alle loro famìglie rinnoviamo la nostra gioia nel Signore.^
AN6R0GNA (Serre)
Il settimanale ha già riferito la crona
ca della giornata di inaugurazione dei re
stauri al Tempio di Pradeltorno. Vogliamo
soltanto aggiungere qui una parola di since
ro ringraziamento a quanti ci sono stati vi
cini ed hanno collaborato in un modo o nel
l’altro per la buona riuscita della giornata
In modo particolare al Moderatore per il prò
fondo messaggio che ci ha rivolto, al grup
po dei trombettieri ed alla corale di Angro
gna per i loro contributi al culto del matti
no ed al programma del pomeriggio, al Past
Taccia ed al prof. Armand Hugon per i loro
messaggi, ai giovani della filodrammatica di
S. Germano Chisone per il loro ottimo la
voro; senza dimenticare tutta la schiera di
collaboratori silenziosi ed infaticabili che
hanno lavorato per pulire e mettere in ordi
ne il Tempio ed il piazzale e rimettere a
nuovo il pulpito, i banchi e la porta oltre
che all’allestimento ed al funzionamento del
piccolo bazar, ed al servizio d’ordine, e la
Foresteria per l’aiuto che ci ha offerto.
La nostra riconoscenza va anche a chi ha
compiuto i lavori, all’ing. Ravazzini per i
suoi preziosi consigli, ed a tutti coloro che
con le loro offerte hanno reso possibile il
realizzarsi di questi lavori. Che quanto è
stato fatto e detto possa veramente essere
per la nostra Comunità un punto di partenza per una nuova e più fedele testimonianza
al Signore che ci ha colmati con le sue benedizioni.
Ricordiamo con riconoscenza coloro che
hanno collaborato per i culti durante le ultime settimane ; il past. B. Costabel, il dott.
G. Ribet, il past. A. Taccia.
Il 10 settembre u. s. sono stati battezzati
al Serre Arnoul Claudio di Aldo e di Pontet Ada ed a Ponte Barfè Miegge Mirella,
Miegge Daniela e Miegge Roberta di Nello
e Miegge Lidia. Benedica il Signore questi
fanciulli e li guidi col Suo Spìrito sulla via
della Fede. '
Pubblichiamo Tultimo elenco delle offerte
per i restauri al Tempio di Pradeltorno:
Long Giacomo e fam. (Pradeltorno) 2.000;
Merlini Francesco (Torino) 500; Soc. Gustav
Adolf (Renania) 154.885; Giovanni Benech
in memoria dei suoi cari (Pradeltorno) 20
mila; Rivoira Pierino (Angrogna) 10.000;
Umberto e Vanda Bertin (Udine) 10.000;
Emma Bertalot (Angrogna) 5.000; Bouchard
Bartolomeo e Irma in occ. del matrimonio
Bouchard-Rivoira 3.000; Guido e Edìna Ri
bel (Torino) 10.000: Borsalino (Como) 10
mila; M. Dalmas (T. P.) 1.000; Schwester
Helga (Wuppertal) 5.500; Groupe de jeunasse du Wuppertal 57.345; U.G.V. di Ginevra nel XX anniversario di fondazione
5.000; R. Stephens in memoria di Miss
Goodchild 10.000; HUficher (Torino) 10.000;
Elisa Benech (Luserna S. Giovanni) 1.000;
in ricordo della zia Albina Tourn Giorgio e
Lillina Odette 10.000; Caterina Malan Ercone 1.000; Bianca Genre (T. P.) 5.000;
Achille Deodato (Pinerolo) 10.000; Bianche
e Silvio Bertin in mem. della mamma (Angrogna) 10.000; Maurin Marcel e Jeanne
(Mialet) 20.000; Rolando Revel (Montepulciano) 4.000; Pons Errerà 5.000; Chauvie
Giovanni e Clementina (Angrogna) 2.000;
Claudio e Milena Tron (Pinerolo) 1.000;
Monnet Roberto (T. P.) 1.000; Chauvie Margherita (Luserna S. Giov.) 1.000; Carmelina Ilda Alda Buffa 3.000; Geraldo Mathìeu
(T. P.) 5.000; Vittoria Spelta (T. P.) 2.500;
N. N. (T. P.) 10.000; Mary Jahier (T. P.)
10.000; Avondet Aldo e fam. (T. P.) 3.500;
Davide Long e fam. (Pradeltorno) 3.000;
N. N. 10.000; Fam. Peyrot (Luserna S. G.)
1.000; Gaydou Pietro (Angrogna) 5.000; Riccardo Jouve e fam. (T. P.) 10.000; Carlo e
Zelia Pons (Torino) 10.000; Mary Pons (Olanda) 10.000; s.p.a. Pradeltorno 20.000; in
memoria di Magna Susanna Malan un nipote 5.000; Chiavìa Agli Elena (L.S.G.) 500;
Chiavia Cavaliere Lidia (L.S.G.) 500; Valdo
Rivoira (T. P.) 500; Coisson Maria (Angrogna) 500; Letizia lotti (T. P.) 500; Elsa e
Aline Ricca (Torino) 5.000; un partigiano
svizzero 14.264; in mem. di Adeline Coisson (Serre) Frida G. 5.000; dalla cassetta nel
Tempio 25.950; nel ricordo di Luigi Jouve
Riccardo Pellenc (T. P.) 2.000.
SAN SECONDO
Battesimi. — Nel mese di agosto sono stati presentati al S. Battesimo i piccoli : Ricca
Ivo di Valdo e di Gardiol Elsa; Gallian Corrado di Valdo e di Gardiol Bruna; Rivoiro
Eric e Flavio di Marco e di Balmas Jole;
Forneron Claudio di Ide e di Avondet Ilda.
La benedizione del Signore scenda su questi teneri agnelli affinchè possano crescere
sotto il Suo sguardo ed aiuti i genitori ed i
padrini a mantenere le promesse fatte.
— Ringraziamo i pastori : Alberto Ricca,
Roberto Jahier, Liborio Naso, Davide Cielo
ed il prof. Emanuele Tron che si sono avvicendati ultimamente sul pulpito portando
alla nostra Comunità i loro messaggi di fede
e di Speranza cristiana.
— L’annuale bazar tenutosi in agosto ha
dato risultati soddisfacenti. La Chiesa è riconoscente a quanti hanno collaborato alla
sua buona riuscita.
— Domenica 8 ottobre avrà luogo il culto
di ripresa delle varie attività, al quale, oltre
ai bambini, sono attesi i catecumeni, i giovani 8 gli adulti.
— La Scuola domenicale inizierà la domenica successiva alle ore 9.
— ÌJ'assemblea di chiesa è convocata per
la domenica 15 ottobre alle ore 10. Ognuno
prenda buona nota dell'ora, in quest'occasione particolare. L’ordine del giorno è il seguente : relazione dei delegati al Sinodo,
programma invernale, sala; infine verranno
nominati due delegati per la Conferenza Ditsrettuale straordinaria che avrà luogo a
Torre Pellice il 22 ottobre alle ore 14,30.
RIMINI
Da marzo a giugno la Comunità di Ri mini e Diaspora è stata provata da due lutti..
In marzo ci ha lasciati quaggiù la sorella in
fede Margherita Baratto in Ferrazza. Da
lunghi anni ammalata, ha sempre dimostrato tanto coraggio durante la sofferenza.
Grande era la fiducia che riponeva nel Signore! Seguiva sempre con grande luculiià
di mente e di spirito gli inni che le sue sorelle Lidia e Febe cantavano nel corso delle
visite del Pastore. Margherita era pronta alla grande Chiamata. « La voce Tua dolcissima, Gesù, m’ha detto: Vieni».
Ringraziamo ancora sentitamente tulli gli
amici che l’hanno visitata, la dottoressa, ed
i parenti in Italia e in Svizzera i quali hanno dimostrato tanto affetto con sollecite <ure.
Il servizio funebre ha avuto luogo c- lla
abitazione a Rimini, e a Bologna. Alla famiglia e dai parenti rinnoviamo tutta 1.' nostra simpatia cristiana nella « certezza » ‘eila
Parola di Gesù : a Io sono la risurrezior-e e
la Vita» (Giov. 11: 25).
In giugno, dopo pochi giorni passati lell’ospedale di Pesaro per un intervento chirurgico, il Signore ha richiamato a Sè i' ’ìatello in fede Renato Buosi. Lo ricordianvj al
lavoro nel suo negozio di Gabicce (Pe.^ ro),
sereno e vigilante conoscendo rincerlez^.a di
questa vita terrena per cui sempre pr< nto
a pensare alle « cose che non si vedoni ma
che sono eterne ».
Partecipava volentieri alle lezioni dia
Scuola domenicale tenute dal Pastore ]• r i
suoi nipotini. La sua testimonianza era inplice, ma precisa e sincera; sincerar.;-, nte
confessava Gesù Cristo il Salvatore.
Il servizio funebre che si è svolto ¿Ila
Cappella dell’ospedale di Pesaro e nel h aliterò di Gabicce Monte, è stato di te>i.monianza al gran numero di persone a c d è
stato annunciato l’Evangelo della Vita. Va
bene, buono e fedel servitore; sei stai- fedele in poca cosa..., entra nella gioia d?: ruo
Signore ».
Alla moglie, ai figli ed ai parenti gl aga
ancora tutta la nostra cristiana simpatia .
Severino Zoiia
I LETTORI CI SCRIVONO
A un giovane
amico
Avevo evitato a bella posta di fare
il nome del catecumeno anzidetto
perchè non del caso particolare mi
premeva, ma di risalire al fatto che
si è verificato anche in altre parrocchie, di giovani che al termine del
corso di catechismo, rifiutano di essere confermati a mo’ di protesta
contro il formalismo in cui sembra
consìstere oggi questa conferma del
sacramento ricevuto da bimbi e quasi se ne fanno un vanto come di cosa
che merita di essere saputa ed imitata.
Ho letto però con comprensione la
protesta accorata del giovane Elia perchè vi ho ritrovato gli stessi palpiti
che tormentarono anche la mia gioventù, come quella di tanti altri, generazione dopo generazione. Ricordo
come di ieri la penosa discussione
avuta per la strada, tanti anni or sono col padre di un catecumeno che
volevo ripetesse l’ultimo anno di catechismo. Ero allora un giovane Pastore...
— Non è preparato, non è maturo,
dicevo io, non è serio di volerlo confermare cosi...
— Non è possibile di rimandare,
mi ribatteva il padre, gli abbiamo
già comperato il vestilo nuovo e non
sappiamo se l’anno prossimo potremo
farlo di nuovo. D’altronde un anno
di più o di meno non cambierà la situazione, Dovete confermarlo adesso
altrimenti non metteremo mai più i
piedi in Chiesa, nè la mia famiglia
nè me!...
O se tu sapessi, caro Elia, quanto
ho sofferto in quella ed in altre occasioni consimili!
Ma sentivo anch'io che qualche
cosa andava corretto nella prassi della
confermazione e mi aggrappavo allora alla concezione battista dì una del.
le tendenze della nostra Chiesa : ero
stato infatti battezzato a 19 anni, avevo battezzato la mia figliuola e numerosi altri giovanetti all’atto della
ammissione alla Chiesa. L’essere ammessi alla chiesa per mezzo del battesimo corrispondeva in modo più
letterale airinsegnamenlo dell’Evangelo e conferiva qualcosa di più impegnativo alla cerimonia. Il battesimo degli adulti preceduto da una professione di fede degli interessati costituiva per me l'ideale e fui felice il
giorno in cui seppi che anche il teo
logo Carlo Barth aveva adottato questa tesi... Però, l’esperienza doveva
presto mostrarmi che neppur qui stava il toccasana. Unnica vera soluzione consisteva invece sempre e soltanto in un impegno sincero da parte
del confermato o del battezzato. |
Purtroppo nessuno riuscirà mai ad
avere delle confermazioni tutte di ve- ;
ri credenti e faremo anzi bene di aste- j
nerci dal giudicare i giovani confer- i
mali perchè più tardi avverrà sem- \
pre che tra quelli che avevamo ere- ^
duto migliori si nascondeva invece \
qualche fior di pagano e tra quelli i
che credevamo poco buoni si nascondevano dei credenti che dovevano meravigliarci con la loro fede e le loro
opere. Noi siamo già prima dei venti
anni nel campo di grano di cui parlava Gesù, nel quale un uomo nemico
ha seminato della zizzania e non possiamo e non dobbiamo cercare di separarli l’uno dall’altra.
Tu, caro Elia, puoi fare una cosa
soltanto : puoi dare tu l’esempio di
cóme deve vivere ed agire il credente. Un esempio buono, che faccia
scuola come una testimonianza fedele. Fatti confermare appena possibile,
e vieni a rinforzare i ranghi di coloro che nella Chiesa lottano con troppo deboli forze perchè il Signore sia
creduto e servito con fedeltà. Ma non
restartene fuori, alla finestra, a gridare una protesta che soddisfa te solo.
Se proprio tu sei disposto a faticare
per Cristo, a patire mille beffe per
amor suo, se vuoi spendere il tuo
amore e forse anche spandere la tua
salute ed il tuo sangue, vieni con noi,
c’è posto ancora. Però, nella Chiesa
di Cristo si entra soltanto per mezzo
del battesimo o della confermazione
di esso se questo venne fatto quando
si era ancora dei pargoli.
E scusami se, simbolicamente, ho
strappato il tuo giornaletto (in realtà
è ancora intatto su dì una scansia).
Mi era stato domandato di farlo leggere ai miei catecumeni e per nulla
al mondo io volevo suggerire loro una
evasione: predico loro soltanto il dovere dell’impegno con Cristo, costi
quello che costi, e a dispetto di quanto tutto attorno possa fare il mondo
intero.
Quanto alla mia povera toga, l’ho
data al sarto ancora pochi giorni or
sono : da quarant’anni essa mi aiuta
a servire il Signore, in tempo di pace come in tempo di guerra, talvolta
* nella gioia e spesso nel dolore. Essa è
ormai estremamente logora; permet
tile di restare ancora qualche tempo
sulle mie spalle, fino al momento in
cui accompagnerà le mie ossa nel
campo del riposo.
Ringrazio chi mi ha voluto leggere
e capire e ringrazio anche te caro catecumeno Elia... Anzi, aspetto il tuo
invito in occasione della tua confermazione. Sarò felice di venire e di
raccogliere anch'io, fiducioso, nel mio
cuore, il tuo impegno con Dio,
Enrico Geymet
Notiamo soltanto che non è esatto
affermare che K. Barth ha adottato la
tesi battista; egli ha sostenuto decenni or sono che, nella situazione di cristianesimo abitudinario di massa (è
però una situazione ormai in fase di
superamento, di fatto) era necessario
’’rompere” c cercare, adottando il battesimo degli adulti^ di ridargli significato. Ma certo vorrebbe dire rovesciare Vindirizzo di tutta la sua opera, tesa a sottolineare la grazia sovrana di Dio, precedente e determinante ogni impegno umano, attribuirgli una concezione battista. Semplicemente, ci pare, Barth cerca di applicare, in una situazione particolare (e
mutevole), la realtà significata appunto dal battesimo dei fanciulli: degli eletti, insomma, dei prescelti.
red.
Visto
da destra
Gentile Sig.na L. Munzi, Londra,
rispondo alla lettera che Lei mi
scrìsse su « La Luce » dell’1-8, facendomi alcune osservazioni e domande
su di una mia precedente al Direttore di detto settimanale, del 7-7 ii.s.
Quando Lei mi dice che l'appoggio continuato del Governo Wilson
agli Stati Uniti per la guerra nel
Vietnam è stalo descritto a Trafalgar
Square come « una delle pagine più
nere del Governo laburista», Le chiedo se colui o coloro che dissero ciò
erano dei « marciatori per la pace »
o simili, i quali, anche se .sono completamente in buona fede (e credo
effettivamente che molti lo siano)
non sembrano di solilo sufficientemente informati su ciò ch'c successo
e succede nel Suc/-Vietnam per opera
dei terroristi ^'Vietcong'’ e loro mandanti e sostenitori del Nord, siano essi cinesi, o russi od altri. Le ricordo
che, purtroppo, di solito non c'è, almeno qui in Italia (ma credo anche
in Inghilterra...), chi si pìgli la bri
ga di ricercare e far conoscere tali
fatti.
Se Lei m’invita a guardare la foto
di un bambino bruciato al « napalm »,
La esorto a mia volta a cercare presso la « Today Pubblication Ltd. » —
2 & 3 Norfolk Street — Strand, London WC2 — la pubblicazione « Vietnam Eyewitness », del giornalista svizzero Jean-René de Ziegler, in cui potrebbe vedere fotografie forse ancor
più impressionanti, degli effetti del
terrorismo succitato nella vita civile
sud-vietnamita; ed a non dimenticare, pure, quei gruppi di donne e
bambini Sud-Vietnamiti che nel luglio scorso (analogamente a quanto
avvenne nella guerra di Corea) venivano costretti a far da scudo con il
loro corpo ai guerriglieri comunisti
che, nonostante gli avvertimenti ricevuti dall’altra parte, li sospingevano verso le posizioni e l’inevitabile
fuoco avversario...
E se Lei chiama la guerra affrontata apertamente dagli Stati Uniti in
difesa del piccolo stato sud-vietnamita
(il quale, si noti bene, ne aveva chiesto l’aiuto per non cadere in balìa
del polente comunismo del Nord) un
(( genocidio », Le chiedo che cosa è,
allora, secondo Lei tutto quanto ì citati terroristi e loro mandanti hanno
compiuto e compiono, appunto, fra la
popolazione civile del Sud-Vietnam,
dove migliaia e migliaia d’innocenti
civili, grandi e piccoli sono stati rapiti e massacrati, accanto a tutti quelli che non volevano « collaborare »,
su strade, vetture, in scuole ed ospedali, nonché specialmente nei loro
villaggi, più o meno isolati ed indifesi, deH’interno (su questi fatti, se
Lei lo desiderasse, potrei inviarLe del
materiale informativo... assai utile).
Spero che Lei, che dice giustamente
di voler dire « pane al pane », non
vorrà usare qui due pesi e due misure diverse; e che non vorrà negare
che il ritorno della pace fra due contendenti è possibile solo se entrambi
danno prova di volerlo: cosa che, fi
nora, il mondo (segnatamente le Nazioni Unite) non ha ancor visto, purtroppo, da parte del Nord-Vietnam
Inoltre mi auguro che non vorrà respingere « sic et semplicilcr » le parole del Premier Wilson, che io (come pure la maggioranza «legli inglesi, i quali, noti bene, lo mantengono
a capo del loro Governo...) ritengo
una persona non solo intelligente, ma
anche seria e coraggiosa, il quale disse in Parlamento il 14-2 u. s.:
« In particolare i massicci movimenti verso il Sud di truppe e rifornimenti del Nord su scala di gran
lunga maggiore che nel periodo di
Natale (egli si riferiva alla tregua
per il nuovo anno Vietnamita), o invero che in qualsiasi precedente cessazione del fuoco, hanno minacciato
di creare un severo squilibrio militare. Essi hanno reso anche più difficile per gli Americani credere che i
’’leaders’^ nord-vietnamiti volessero
usare la tregua per uno sforzo di pace, piuttosto che per un ulteriore
sforzo di guerra... Per parte mia, se
anche è necessario dirlo^ io accetto al
cento per cento la sincerità americana di negoziare la pace ».
E mi auguro che Lei vorrà tenere
in qualche conto anche le seguenti
dichiarazioni del Ministro britannico
agli Esteri, Brown, fatte pure in Parlamento, lì 27.2 u. s.:
« ...vi sono orrori che vengono inflitti nel Sud. Vite vi vengono spente
e la gente è maltrattata nel Sud in
numero di gran lunga maggiore di
quanto non stia avvenendo nel Nord...
10 non credo che una cessazione dei
bombardamenti contribuirà di per sè
ad assicurare una sistemazione ( = so.
luzione) nel Vietnam... » (Il testo di
tali passi è esattamente quello che si
trova su « Note di documentazione »
dell’Ufficio Informazioni Britannico
dell’Ambasciata di Roma).
Quanto a ciò ch’io vedo di tendenzioso e d’interessato nelle « marce per
la pace nel Vietnam », di cui Lei mi
chiede, devo rispondere che molto facilmente il Comunismo, specie dove
esso ritiene di poter fare così più
presa .sulle masse, come in Italia, si
sforza d’indirizzare a suo esclusivo
vantaggio tali dimostrazioni, e di far
apparire anche « pacifisti » non iscritti ad esso, come « ferventi compagni » (mentre in sostanza non risultano, in genere, che « utili idioti »,
per usare una « storica » espressione,
un po' dura, ma assai « illustrativa»): «compagni», naturalmente,
mobilitati contro il capitalismo e lo
imperialismo occidentali (in particolare statunitensi...) che hanno voluto
11 soggiogamento e sfruttamento dei
« poveri » lavoratori e delle razze di
colore, nonché la creazione delle infami N.A.T.O., S.E.A.T.O., ecc. per
aggredire e distruggere i gloriosi
Paesi socialisti, ecc. ecc. E qui voglio chiederLe perchè tutti i « marciatori per la pace ». compresi diversi pastori protestanti (i quali, prima
di prendere pubbliche posizioni, -peeie in Paesi cattolici, dovrebbero erne approfondito, in modo pari, -'lare, le cause ed i possibili effetti), -crchè costoro « marciano » e « '■ ¿bimano » sempre in una sola dire/ nc.
ossia verso le Nazioni anglo-sa mi,
che invece tanto hanno fatto e f ; no,
nei limiti delle loro possibilità «/' : ìudendo ora, beninteso, la Repuii' ica
Sudafricana e la Rhodesia), pei -ma
pace più sostanziale e durevole'.'' iVrchè tutti costoro non si sono li'^lti
ma', per quanto so, alle rappreseli!aiize nazionali delle potenti Russi;: Sovietica e Cina rossa o, se non ai.fo«
dei « meno pericolosi » Egitto na eriano, Iraq panarabo e Cuba casuista, Paesi tutti che hanno già sulla
coscienza, e si mostrano sempre p.*aiti a ripetere, sia la soppressione h'^ica di gruppi politici avversi, che. in
vari casi, il massacro vero e proprio
di popolazioni, colpevoli soltanto di
voler vivere indipendenti e di non
piegarsi alle loro pretese? Perchè i
suddetti manifestanti « si dimenticano » regolarmente non solo della storia che ha portato alla seconda guerra mondiale, ma anche dei casi spaventosi (questi sì veri « genocidi j)!)
deirUngheria, del Tibet, del Curdistan e di Aden (...ammesso che gli
attentati e gli attacchi di cui Castro
si fa « promotore » contro gli Stati costituzionali {?!? N.d.r.) dell’America
Latina siano da loro considerati « di
ordinaria amministrazione »...)?
Io sono fra i primi a deplorare gli
orrori della guerra, in ispccie di quella moderna la quale colpisce ancor
di più gli innocenti civili: vorrei tut.
tavia aggiungere qualche considerazione generica sul « pacifiismo », qua.
le mi sembra che Lei e molti altri lo
sentano e l’auspichino, sebbene anche
nel mondo del XX secolo dopo Cristo
i valori elici, da Lui come da altri
iniziali predicati e difesi, vengano
troppo spesso ripudiali e, soprattiilto. calpestati. Ma temo che lo spazio
disponibile su « La Luce » me lo vieti. e perciò rimando la cosa ad altra
occasione.
Intanto, nella speranza di poter ricevere le Sue eventuali osservazioni
su quanto sopra, assieme al Suo indirizzo completo, La saluto distintamente. Giovanni Zavaritt
24020 Gorle (Bergamo)
Lei ha ragione di rifiutare due pesi
e due misure, ma non si accorge di
applicarli? red.
7
6 otttobre 1967 — N. 39
,dg. 7
NOTIZIARIO EVANGELICO
TORRE PELLICE
Vita del Collegio Valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico
1967-68 ha avuto luogo lunedi, 2 ottobre. Dopo gli autorevoli Padri della
Chiesa Valdese e dell’Alleanza Riformata, dopo gli artisti della Lirica, dopo gli austeri congressisti dell’Associazione Medica pinerolese, l’aula sinodale della Casa Valdese ha accolto gli
studenti del nostro Collegio: 66 ragazzi della Scuola Media, 56 del Ginnasio-Liceo. Una bella schiera di giovani che hanno ascoltato con attenaione e interesse i discorsi dei due
oratori.
Il vice-moderatore pastore A. Deodato ha portato il messaggio dell’Evangelo. Dalla lettura dell’episodio
di Marta e Maria l’oratore trae opportuni ammaestramenti, ricordando ai
ai giovani come Gesù sia e possa ancora essere l’ospite delle nostre case, e
indicando la meta: saper ascoltare ai
piedi del Maestro, tesi alla ricerca della verità.
Il prof. Ermanno Armand Ugon ha
letto la prolusione: un breve exursus
accademico su un aspetto meno noto
della vita privata e pubblica a Roma
■e Atene.
Secondo l’oratore, infatti, i popoli
ai conoscono non solo attraverso le
forme più appariscenti e più solenni
In cui si manifesta la loro vita pubblica, ma anche nell’intimità delle abitudini Quotidiane della loro esistenza,
nel segreto delle loro case, alla mensa,
nei giochi, negli affetti. Ma si può dire
che soprattutto a tavola gli uomini
rivelano meglio se stessi: e scoprirli,
anche a distanza di secoli, mentre sono intenti a saziare la loro fame o a
godere delle raffinatezze di un delizioso banchetto, è come un accostarsi
alla loro umanità più intima, fuori delle sovrastrutture che la vita stessa sovente impone e un sentirli per questo
molto più vicini a noi di quanto comunemente si supponga.
Con un pizzico di erudizione che
ben s’addice alla prolusione e un altrettaiito lodevole pizzico di garbato
humour, l’oratore è potuto giungere
alla co’iclusione non inattuale che i
banchetti dei Greci e dei Romani avessero in sè due possibilità diametralmente opposte, potevano cioè essere
un mezzo piacevole per intrattenersi
con gli amici, dimenticando le cure e
le preoccupazioni che la vita non manca mai di darci o trasformarsi in un
espediente facile per dare spettacolo
della propria ricchezza e della propria
balordàggine...
Possiamo però affermare che nella
generalità dei casi si verificava la prima possibilità, mentre la seconda restava un'eccezione dovuta a villani rifatti, a liberti divenuti improvvisamente ricchi e potenti, e perciò desiderosi di nascondere nel fasto la loro
vazioni scientifiche nella terza Media.
La cattedra di Matematica e Fisica nel
Liceo viene affidata alla prof. Giovanna Pons, mentre il prof. Gabriele
Geymonat assume l’incarico dell’Educazione Fisica maschile in tutto llstituto.
Abbiamo visto con piacere un buon
numero di genitori ed amici: il sindaco di Torre Pellice, avv. Cotta-Morandini, il prof. Duccio Gay, il professor, Zaccara, il dott. Girardet, il
dott. Gardiol, presidente degli « Amici
del Collegio », il signor Felix Canal
giunto da oltre Atlantico. Abbiamo
udito poi con piacere il saluto del Sindaco di Torre Pellice che ha saputo
garbatamente fondere la sua funzione
di sindaco ed i suoi ricordi di ex-allievo.
Mentre i ragazzi riprendono la via
di casa, gli insegnanti ed alcuni amici
si riuniscono, come sempre, alla Foresteria sempre ospitale, intorno alla
tradizionale tazza di thè ancora sempre cortesemente preparata dalla signora Deodato.
CI
I bravi filoilrainnialiri
del Collegio Faldose
Venerdì 4 e sabato 5 agosto, nell’Aula
Magna del Collegio Valdese, il Gruppo filo
drammatico « Amici del Collegio » ha pre
sentato ad un folto e scelto pubblico la com
media drammatica « fine dell’alibi » di Da
rio G. Martini. Ci scusiamo di darne noti
zia solo ora.
La commedia tocca ed approfondisce un
argomento di grande attualità; il costante e
continuo pericolo della guerra totale e dello
sterminio atomico. Forse non tutti sono
edotti di questa spada di Damocle sospesa
sul capo dell’intera umanità; l’uomo semplice, l’uomo di strada non dà il giusto peso
alla minaccia sempre incombente di un cataclisma universale nel quale tutto può venire coinvolto, dalla più umana e semplice
aspirazione alla distruzione totale e all’annientamento di una collettività che faticosamente, attraverso i secoli, ha raggiunto de.
terminati traguardi di progressi morali, sociali ed economici.
E‘ naturale pertanto il profondo anelito
di tutti gli uomini alla pace.
La commedia mette però in evidenza che
questa pace non può essere soltanto una pace individuale, una pace egoistica; la vera
pace sarà soltanto quella nata daH’amore dell'uomo per l’uomo. L’umanità intera lo deve volere, lo deve gridare; basterà un grido. al di sopra delle barriere razziali e so
...e quelli deU’allegro popolo minuto.
origine servile e le loro dubbie qualità
morali.
Dopo l’applauditissima conferenza,
i presidi danno un breve cenno riassuntivo della vita scolastica durante
il decorso anno 1966-67. La Scuola Me-.
dia ha trasformato ormai in una istituzione viva l’iniziativa natalizia della
solidarietà cristiana dei ragazzi con
i sofferenti ed i vecchi. Le visite ai
nostri istituti di beneficenza dei nostri ragazzi hanno volutamente conservato il loro carattere di umiltà:
una semplice manifestazione che non
è uscita e non deve uscire dai limiti
di quello che i ragazzi stessi possono
fare e dare. La popolazione scolastica
è stata nella Scuola Media di 60 alunni di cui 33 ragazzi e 27 ragazze; dal
punto di vista confessionale i valdesi
sono stati 44, i cattolici 16.
Nel complesso, un anno di attività
feconda; all’esame di Licenza Media,
col quale si è concluso quest’anno il
primo triennio della nuova Scuola
Media, dei 19 candidati ne sono stati
licenziati 18.
Tre nostri studenti che hanno preso parte ai concorsi provinciali delle
Borse di studio hanno vinto con buone classifiche : per il Ginnasio : Rivoira Danilo, 13" su 81 classificati; per
l’Istituto Magistrale : Rivoira Doris,
32“ su 104 classificati; per il Liceo:
Sommani Donatella, 6“ su 41 classificati.
Nel corpo insegnante, varie circostanze hanno imposto alcune sostituzioni. Nella Scuola Media, la prof. Elda Tùrck impartirà le lezioni di Ed.
Musicale ; la prof. Olga Sibille l’insegnamento della Matematica e Osser
ciali. al di sopra delle frontiere: Vogliamo
vivere!
Non possiamo che elogiare il gruppo filodrammatico « Amici del Collegio » per la felice scelta del lavoro e per il modo con cui
è stato presentato.
Ottima la regia della signora Elena Corsani e bravi tutti gli attori: Elena Corsani,
Giorgio Mathieu, Paola Gallo, Cesare Toja,
Paolo Lavini. Erica Genovesio e Franco
Sappè.
Gli applausi nutriti del pubblico hanno
premiato la fatica dei bravi attori che, ottimamente inquadrati nella loro parte, hanno
saputo dar luce alla commedia e dare due
ore di vero godimento a coloro che hanno
voluto, in quelle due sere, varcare le soglie
dell'Aula Magna.
questi tre aspetti sono il tessuto connettivo
della Associazione Amici del Collegio ed anche la spiegazione della sua vitalità : gli Amici del Collegio vogliono da un lato essere
vivi e presenti nell ambiente moderno e nelle più varie occasioni d’incontro anche extra
moenia; non possono d’altra parte considerarsi avulsi dalla tradizione valdese e dalla
prima ragion d'essere del Collegio, che tutt'oggi condiziona l’esistenza e l’opera del
nostro istituto, e pertanto dei suoi amici;
e infine i soci desiderano per quanto possibile rivivere la gioiosa atmosfera di fraterna
amicizia dei a bei tempi » estendendo la fraternità oltre i limiti dell’età, della fede religiosa o politica, o della condizione sociale.
In questo quadro generale vanno visti i
vari momenti particolari della Giornata del
Collegio 1967 : il saluto dei veterani delle
classi 1916-17, la consegna delle insegne di
Cav. Uff. al Prof. Teofilo Pons; la relazione
morale e finanziaria del Consiglio Direttivo
con l’enunciazione del programma di concreti aiuti al Collegio per il prossimo anno
(fra l’altro, un’ulteriore diffusione del film
(c Perchè il Collegio viva » e la sostituzione
della vetusta caldaia del termosifone); l’esibizione del Coro da Camera Amici del Collegio seguito con attenzione non precisamente sostenuta da una parte dei convenuti, il
cui tavolo si ornava di bottiglie di barbera
forse un tantino fuori posto...
In definitiva, una bella Giornata del Collegio; auguriamo al sodalizio una più concreta partecipazione di giovani, una maggior
collaborazione dei soci al bollettino, la soddisfazione di contribuire sempre più e meglio alla vita del nostro Collegio ed all’interesse fattivo per questo caro e prezioso
istituto.
Consiglio della Val Pellice
Borse di studio
Il Presidente del Consiglio della Val Pellice rende noto che, con bando in data 20
settembre 1967, viene indetto pubblico concorso per l’assegnazione delle borse di studio
annuali istituite da questo Consiglio di Valle^ e precisamente:
— L. 30.000 per alunni licenziati dalla 5“
classe elementare e- che si siano iscritti
alla prima classe di una scuola media inferiore nell’anno scolastico in corso;
— L. 40.000 per alunni ohe si siano iscritti
alla 2“ e 3“ classe di una scuola secondaria inferiore;
— L. 60.000 per alunni iscritti a qualsiasi
classe di una scuola secondaria superiore.
Gli aspiranti devono risiedere in uno dei
Comuni facenti parte del Consiglio di Valle
(da Bricherasio a Bobbio Pellice), appartenere a famiglia particolarmente bisognosa
(con riguardo al numero delle persone a carico del capofamiglia e della residenza disagiata) ed avere riportato una media di voti
pari a 8/10 per i licenziati dalla scuola elementare ed i 7/10 per gli altri.
Le domande devono essere presentate entro il 10 ottobre 1967 alla Direzione Didattica od ai Capi Istituto competenti.
Per informazioni rivolgersi alle suddette
Autorità Scolastiche od alla Segreteria del
Consiglio di Valle (Segreteria Comunale di
Torre Pellice).
Il bando è pubblicato presso i Comuni della Val Pellice e le Scuole ed Istituti interessati.
Il Presidente: Avv. Ettore Bert
La giornata
degli “Amici del l'ollegio,,
L'anmiale raduno degli Amici del Collegio si è tenuto, come di consueto, 1 ultima
domenica di agosto; degno di nota il fatto
che la manifestazione si sia svolta successivamente in tre locali dal carattere nettamente diver.so: il pranzo nel Ristorante della
Cabinovia Vandalino. locale pubblico moderno e frequentato; nell'austera sala sinodale la seduta amministrativa; e infine nell'accogliente luminoso salone nuovo della
Foresteria Valdese, la parte più familiare e
ricreativa con giochi, lotteria, thè e fraternizzazione. Forse non è esagerato dire che
La « Giornata del Collegio »: al ristorante della Cabinovia Vandalino, il tavolo degli
alti papaveri...
A TORRE DEL GRECO
Una mostra d’arte
a soggetto biblico
Dal 9 al 23 settembre è stata aperta, presso il Centro Culturale Evangelico di Torre
del Greco, presso Napoli, la « Prima Mostra
d’Arte a soggetto biblico », indetta dal Movimento giovanile di detto Centro.
Le iscrizioni erano state aperte il 1® luglio ’67, e fra le opere presentate la commissione giudicatrice — proli. A. Bresciani,
G. Ciavolino, L. Galdo, E. Rinaldi, P. Sgueo
per la valutazione artistica; ing. C. Di Luca,
prof. D. Masclli per la valutazione religiosa — ha accolto 26 opere di 1,5 autori, ai
quali era stata indicata espressamente la
meditazione della Bibbia quale fonte di meditazione e di ispirazione artistica. Alcuni
altri artisti hanno esposto opere fuori concorso. Si tratta della prima iniziativa evangelica di questo genere, nel nostro paese,
ed ha suscitato vivo interesse.
frire svago o spunti culturali, ma anche occasioni di incontro, conoscenza reciproca e
collaborazione fra villeggianti e pralini per
contribuire ad evitare quegli scompartimenti stagni che si creano talvolta fra residenti
ed ospiti e che snaturerebbero il tipo di ospi.
talità che desideriamo creare a Frali.
Il maggior successo in questo campo è
stato certamente rappresentato dal trattenimento organizzato dalla Pro Loco e realizzato da un folto gruppo di bambini pralini e
cittadini diretti da vari collaboratori villeggianti e locali. Il folto pubblico che gremiva letteralmente la nostra sala ha vivamente
apprezzato ed applaudito le recite ed i canti
di quell’indovinatissimo pomeriggio.
Due serate sono state dedicate a conversazioni su argomenti vari : la prima su esperienze di vita in un Kibbuz israeliano presentato con foto a colori dalla Sig.ra Debenedetti-Segre e la seconda comprendente una
bellissima serie di diapositive sull’arte di
Ferrara, Ravenna ed Urbino illustrate con
competenza dall’arch. Sergio Cavallera.
Un vivo interesse è stato creato dai canti
della corale costituitasi in seno al campo
Africa-Europa di Agape che ha partecipato
ad un culto domenicale ed ha cantato sulla
piazza di Ghigo una serie di spirituals ed
inni.
Il museo di Frali e della Val Germanasca, completamente rinnovato e sistemato definitivamente con vetrine e bacheche è stato
visitato da circa duemila persone, molte delle quali hanno dimostrato un vivo interesse
per la realizzazione. Ringraziamo Gabriele
Sciclone che ha curato il servizio visitatori
per i mesi di luglio ed agosto. Contiamo di
poter completare le sezioni ancora in allestimento in modo da offrire un quadro completo della storia della valle per la riapertura dell’estate, prossima.
Nella vita interna della Chiesa rieordiamo i battesimi di Mariella Genre di Aldo e
Irma Giraud (Alpet) e di Ivo Richard di
Silvio e Didina Grill (Villa) e la nascita di
Sonia Rostan di Enrico e Clara di Agape.
Sabato 30 settembre si sono uniti in matrimonio Franca Peyrot (Indiritti) e Luciano Pascal (Fontane). La Comunità di Frali
porge il suo augurio ed un saluto affettuoso
agli sposi che si stabiliranno a Pomaretto.
Salutiamo anche Enrieo e Clara Rostan
che si sono trasferiti a Firenze per prendere
la direzione dell’Istituto Ferretti e la famiglia Propoggia che dopo numerosi anni di
soggiorno ad Agape è in partenza per gli
Stati Uniti dove si stabilirà in California.
Prima di concludere, un ringraziamento
ai- collaboratori che hanno presieduto i culti
in occasione delle vacanze e di impegni del
Pastore in altre Comunità: il Pastore Franco Giampiccoli, i Candidati Luciano Deodato e Mariotto Berutti e l’avv. Marco Gay a
cui la Comunità esprime la sua riconoscenza per l’annunzio della Parola che ci hanno
portato.
pn’. 1 7 ■
1 U l'i i'i 11 -1 •
— Domenica 8, al culto delle 10.30, sarà
data una relazione del Sinodo, seguita da di*
scussione.
— Venerdì 13 alle 20,30 avrà luogo, nella
sala delle attività di Pomaretto, la prima
riunione biblica, presieduta dal past. Franco
Giampiccoli.
—^ Domenica 15 il culto si concluderà con
la celebrazione della S. Cena.
— Mercoledì 18 ottobre, alle 20,30, alla
Cappella del Clot Inverso la riunione sarà
presieduta dal past. Cipriano Toum.
FRALI
Con il mese di settembre Frali è ritornata
unicamente « pralina » con l'esodo graduale
dei villeggianti che pure, con il perdurare
della buona stagione, si sono fermati più a
lungo che altri anni.
Durante il periodo della villeggiatura la
Chiesa di Frali ha organizzato con iniziative sue o con la collaborazione di altri una
serie di incontri destinati non solo ad ot
PRAMOLLO
Il nostro benvenuto alla piccola Elena Gi.sella, primogenita dei coniugi Balmas Silvio
e Sappè Enrica (Ruata). Ai genitori felici ed
alla neonata l’augurio di ogni benedizione
del Signore.
— Un sentito ringraziamento al Pastore
Silvio Ceteroni per l'apprezzato messaggio
rivolto alla comunità la domenica 3 settembre in assenza del Pastore.
— Abbiamo amministrato il Battesimo a:
Sappè Dario di Oreste e di Jahier Anita
(Ruata) ed a Bounous Vanda di Guido e di
Beux Ada (Ribatti). Il Signore accompagni
con la Sua grazia questi bambini ed i loro
familiari.
VILLAR PELLICE
Il mese di settembre ha visto crearsi diversi nuovi focolari. Sono infatti stati uniti
in matrimonio: Roberto Davit (Toupiun) e
Iolanda Davit (Inverso); Dario Bouissa (Teynaud) e Vanda Michelin Salomon (Centro);
Marco Charbonnier (Luserna S. Giovanni) e
Ida Gaydou (Centro): Silvio Charbonnier
(Bobbio Pellice) e Ada Demaria (Teynaud);
Enzo Miebelin Salomon (Centro) e Gisella
Rivoira (Torre Pellice).
A tutti questi sposi — alcuni dei quali,
purtroppo, hanno fissato la loro residenza
fuori dei confini della nostra parrocchia, auguriamo un lungo cammino in comune, compiuto sotto lo sguardo del Signore.
Grazie al Pastore Sig. Enrico Geymet, che
ha presieduto il matrimonio di Marco Charbonnier e di Ida Gaydou.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Ottavio di Giovanni e Amalia Vian (Inverso);
Pierino e Lilia, di Renato e Anna Garnier
(Ruà).
Il Signore accompagni questi fanciulli
con le sue grazie e le sue benedizioni, insieme ai loro genitori, padrini e madrine.
Siamo grati alla Pastoressa Signora Hoffet,
di Strasburgo, e al Pastore Sig. Jahier, che
ci hanno ultimamente portato il messaggio
della Parola di Dio, presiedendo il nostro
culto nel tempio.
Ricordiamo ai membri di chiesa che :
1) l’Assemblea di Chiesa è convocata
per domenica 21 ottobre, al termine del culto (che sarà abbreviato), per udire la relazione dei lavori del Sinodo e per trattare
alcune quistioni inerenti alla vita della
Chiesa;
2) la Scuola Domenicale inizierà la domenica 28 ottohre. Tutti i bambini della
parrocchia, compresi quelli delle frazioni,
dovranno trovarsi nel tempio alle ore 9. Nel.
le domeniche successive funzioneranno le diverse Scuole Domenicali dei quartieri;
3) i corsi di catechismo e le riunioni
quartierali inizieranno con la prima settimana di novembre;
4) l’Asilo Infantile — le cui iscrizioni
sono aperte fin d’ora — comincerà a funzionare lunedi 16 ottobre.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Alberto Ferrerò
sentitamente ringraziano tutti le gentili persone che hanno preso parte al
loro dolore con scritti o colla loro presenza, in occasione della triste circostanza della sua dipartita.
Un ringraziamento particolare è rivolto ai medici Sigg. Quattrini e Tizzani, ai pastori R. Rivoira e C. Tourn,
alle famiglie Domard ed alle famiglie
Ritaet.
Barbencia di Ferrerò, 21 settembre ’67
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Canal cav. Oreste
nell’impossibilità di farlo personalmente ringraziano quanti hanno preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare esprimono al dott. Quattrini pp le amorevoli cure, ai pastori Rivoira e Genre
per le parole di conforto ed agli amici Rita ed Edmondo Tessere per l’aiuto prestato.
«Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
no serbato la fede ».
(II Tim. 4: 7)
San Martino di Perrero,
20 settembre 1967
avvisi economici
CONVITTO Facoltà Valdese di Teologia.
Roma, necessita quanto prima cuoca e
guardarobiera praticissime, ottime referen.
ze. lavoro stabile, stipendio adeguato, assicurazioni di legge. Offerte scritte alla Direzione del Convitto. Via Cossa 42, 00193
Roma.
CERCASI coniugi mezza età .senza figli per
portineria Pensionalo Femminile Torino.
Scrivere: Libreria Claudiana 10066 Torre Pellice.
Pensione Balneare
Faldese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
8
pag. 8
N. 39
6 ottobre 1967
r
Renderli sensibili alla laicità della fede Per le vie del benci guida...
L’Amico dei [anciulli", da 95 anni al servizio dei nostri ragazzi: troppo ecclesiastico? troppo secolarizzato?
A vederlo, non accusa i suoi novantacinque anni; tutt’al più si potrebbe
dire che con gli anni si è un po’ rinsecchito e rimpicciolito...
Dati somatici : altezza cm. 21 ; spalle
cm. 15; vita: un 16°; colore mutevole;
caratteristiche: numerose illustrazioni; professione: formazione ragazzi
evangelici: viaggia a riduzione sulla
rete nazionale; passaporto per cinque
continenti.
In questo momento — malgrado siano parecchi i ragazzi che lo attendono
mensilmente con gioia e le mamme e
le monitrici che sanno valersene come
di uno strumento efficace — il nostro
« Amico dei fanciulli » non gode fra
noi di «buona stampa» incontrastata; e vale la pena, in questo numero
particolarmente dedicato alle Scuole
domenicali, discuterne un po’ le ragioni.
Una rifiessione preliminare: attualmente la tiratura è di 1.150 copie. Se
consideriamo che i soli alunni delle
Scuole domenicali valdesi (in Europa)
dichiarati nel rapporto al Sinodo 1967
sono 3112, e considerando una media
di due bambini per famiglia, risulterebbe che un terzo almeno delle nostre famiglie con prole non abbona i
propri figli; ma la situazione è più
grave se si considera che — oltre a un
certo numero di copie in cambio e in
omaggio — sono numerosi i ragazzi abbonati di altre comunità evangeliche
(battisti, metodisti, «fratelli», riformati dei Grigioni italiani e del 'Ticino): presumibilmente, quindi, una
buona metà delle famiglie valdesi non
si vale, per i propri figli, di questo strumento.
Perchè?
Non ci fermiamo sull’obiezione finanziaria: saremmo oltre ogni limite
se i genitori lesinassero ai figli in questo campo il valore di tre pacchetti di
sigarette o di mezza messa in piega...
« I ragazzi non lo leggono » — si
sente dire spesso. Si deve dire: «Una
parte dei ragazzi », perchè ce ne sono
molti che lo leggono e la partecipazione ai concorsi biblici, la corrispondenza di ragazzi, madri e monitrici —ci ha detto la direttrice del mensile, signora Subilia — è tutt’altro che trascurabile e indica spesso un vero attaccamento.
Dunque, una parte dei ragazzi non
lo legge. Ma non ci si dà, in genere, la
pena di analizzare perchè non lo leggono: che cosa vorrebbero, che cosa
manca, che cosa va modificato. Questa critica è troppo spesso uno di quegli slogans che cominciano a correre e
che mettono il cuore in pace, mentre
bisognerebbe chiedersi seriamente se
non poca responsabilità di tale inappetenza non vada addebitata ai ragazzi stessi e ai genitori e alle S. D.
Quanti sono gli aspetti della vita della chiesa che lasciano inappetenti
schiere considerevoli di membri di
chiesa ! Se ad esempio si dovessero giudicare le predicazioni in base alla
pura percentuale delle presenze...
Quando vengono formulate, le critiche sono essenzialmente di due tipi,
opposti : per gli uni T« Amico » è troppo « ecclesiastico » e non può assolutamente competere con gl’innumeri giornalini, di tutti i livelli rna sempre vivacissimi nella presentazione, che hanno trovato nel pubblico infantile un
mercato che è una vera manna per
schiere di gente onesta e meno onesta ;
per altri 1’« Amico» «non è più come
un tempo », si è un po’ secolarizzato,
in fondo.
H! ♦ ♦
Alla prima obiezione va risposto che
non solo « L’Amico dei fanciulli» non
può — ovviamente — competere con la
pletora multicolore dei periodici infantili e per adolescenti: non deve
competere. Non vogliamo la Bibbia a
fumetti, -nè. un Sansone-Superman, ne
le parabole in versione disneyana. I
ragazzi devono abituarsi subito che
« l’Evangelo è un’altra cosa » — più
seria, più profonda, più vera; dev^o
avvertire che quando interviene Dio
anche l’uomo risulta più vero, se pure
meno superficialmente entusiasmante; devono cominciare a intuire che
cosa significa «a Dio solo la gloria»
e qual’è la sobrietà, anche il rifiuto
che l’Evangelo c’insegna davanti ai miti e alle ideologie che già si presentano a frotte alle loro piccole menti e
ai loro animi malleabili.
Naturalmente, tutto è perfettibile,
pedagogicamente e tecnicamente (chi
è disposto a sostenere concretamente
questo servizio?); però mi pare che
dietro questa obiezione si profili una
mentalità profondamente secolarizzata — comunque largamente rinunciataria di fronte al compito di formare
evangelicamente i ragazzi, dando appunto loro « non come dà il mondo »
e non ciò che desiderano, ma ciò di
cui hanno bisogno. Siamo al livello
profondo del contenuto della predicazione, del senso della presenza cristiana nel mondo.
4! * 4:
Questo non significa che « L’Arnico » sia un giornale « pio » o ecclesiasticamente introverso — con questo si
risponde alla seconda obiezione ;
Direttore resp. : Gino Conte
quindi, per molti, inevitabilmente
noioso. L’« Amico » ha seguito e riflesso fedelmente la parabola teologica
degli ultimi decenni — e questo è segno non ultimo della sua vitalità.
Mensilmente esso offre un’introduzione seguita a una lettura viva della
Bibbia, notizie storiche e attuali sulla
vita della Chiesa e sulla sua missione.
Certo, una parte considerevole degli
articoli non sono « religiosi » in senso
tradizionale; mi pare che seguano soprattutto tre linee: dare ai nostri ragazzi il senso della fraternità umana,
il gusto della lettura, una sensibilità
alla natura. Anche quando questi articoli non recano incastonata la perla
biblica, è evidente lo sforzo per impostare in una prospettiva biblica la
solidarietà con il prossimo vicino e
lontano, la conoscenza appassionante
del nostro mondo, la contemplazione
della natura e delle sue meraviglie. Ma
è importante che i ragazzi sentano
subito l’ampio respiro della fede, la
«laicità della fede», sentano che «in
chiesa non è un’altra cosa ». Si tratta,
insomma, della versione infantile o
adolescente del problema sociale che
si pone al cristiano adulto; ed è d’importanza fondamentale che i nostri
ragazzi trovino nel giornale della loro
chiesa questa nota.
Naturalmente in 16 piccole pagine
mensili non si possono fare miracoli,
non si possono dare ampi articoli ; ma
si cerca appunto di destare e di indirizzare un gusto tipicamente protestante per la lettura, la conoscenza, la
fraternità. Ragazzi vivi, in ricerca, spiritualmente aperti rispondono a questo stimolo. Uno sviluppo di questo
strumento sarà possibile se genitori,
monitori, pastori seguiranno l’esempio di alcuni di loro e impareranno a
valersi più e meglio di questo servizio
modesto, ma importante; concretamente, se la tiratura risalirà. Sono
convinto che è largamente possibile,
anche sulla base di un’esperienza di alcuni anni passati alla direzione della
Claudiana, cui Tamministrazione dei
nostri periodici è affidata. Bisogna
pensare che non c’è pubblico di lettori di giornali più mutevole di quello
infantile; ogni sei o sette anni, in media, è tutto da ricominciare ed è ovvio che il ragazzo non cerca da sè
— non lo potrebbe — un giornale come
questo. Bisogna darglielo. Bisogna volerglielo dare. Non parliamo poi del
problema dei ragazzi disseminati, per
cui 1’« Amico » dovrebbe essere un organo di collegamento essenziale.
Queste righe e un più largo impegno di molti siano anche un ringraziamento a chi lavora in questo settore. Gino Conte
Ha avuto molta confidenza in me
quel bambino che mi ha confessato
di non capire cosa fosse quel « benci », mentre un altro non si poneva
problemi cantando; « Scendi tunnel
nostro petto... » perchè lui lo sapeva che cos’è un tunnel. Conosco una
bambina convinta che nell’inno
« La tua presenza brama... » quel
« brama » sia un aggettivo di pre
senza. So che i bambini di Roma
(Piazza Cavour) a Natale cantano
allegramente il 42 così: « Dai cuori
celesti Rosanna s’intoni... ». Interrogati su che cosa volesse dire « osanna », nessuno lo sapeva, neanche
i più grandicelli, c’è però nella
Scuola domenicale una ragazza che
si chiama Rosanna...
E’ enorme Pignoranza dei ragazzi
in fatto di vocabolario; sono capaci
di ignorare parole come: giubilo,
cospetto, gaudio, avvincere ecc. Non
parliamo dei vocaboli in gergo poetico che abbondano negli inni come: fè, speme, albor, alma, duolo
e così via. Niente di male: alzi la
mano chi non ricorda di avere inciampato, da piccolo, in qualche incomprensibile verso di un inno o di
avere cantato a voce spiegata un insieme di parole difficili!
Come dice il Prof. F. Corsani
(Eco-Luce, 1 sett. 1967) « molti inni dei grandi sono adattissimi... ai
bambini ». Sì, però chi insegna odirige il canto dovrebbe sempre
spiegare le parole dell’inno. (^uestO'
potrebbe essere anche compito del
monitore nel gruppo.
Inda Ade
iiiiDiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
i.iiiiimiiiiiiniiiiiimiiiiii
uiiiiiiMiiiiimimimiiiiimiiii
MONITORI, GENITORI, VI CONSIGLIAMO..
libri
Per dare nerbo al vostro insegnamento
a) Introduzioni alla Bibbia.
Sulla Bibbia, sul suo signifìoato nella storia della Chiesa, sul modo di accostarsi ad
essa, consigliamo un agile e leggibilissimo
volumetto di C. H. Dodd, La Bibbia nella
Chiesa {The Bible Today) — Gribaudi, Torino — L. 1.200.
Come introduzione alla lettura e aU’insegnamento dell’Antico Testamento può essere
molto utile leggere : R. Martin-Achard,
L^incontro con VAntico Testamento — Boria,
Torino, L. 900. Per il Nuovo Testamento rimane pienamente valida la felice sintesi di
A. M. Hunter, Gesù e la predicazione apostolica — Claudiana, Torino — L. 800.
Per una visione d’insieme della storia della salvezza, consigliabilissimo : S. De Dietrich : Il Piano di Dio — Boria, Torino —
L. 1.500.
b) Commentari.
Oltre al (n Nuovo Testamento Annotato y>
(Voi. Io « I Vangeli sinottici » e Voi. IV
« Dalla I Timoteo alVApocalisse ») — Claudiana, Torino, il monitore che legge il francese troverà una piana e stimolante guida
alla lettura di singoli libri della Bibbia nella
collana « La Bible ouverte » di Delachaux et
Niestlé, agili mini-commentari dei seguenti
libri: Genesi (in 2 voli.), Daniele, Atti, Ga
lati, Filippesi, Romani, I Giovanni e Apo
calisse (L. 450 cad.). Per il N. T. potrà es
sere utile consultare i volumetti dei « Com
mentari spirituali » (cattolici) al Nuovo Te
stamento della Editrice Città Nuova di Ro
ma (tradotti dal tedesco), che coprono quasi
l’intero arco degli scritti neotestamentari.
Sulle Parabole ricordiamo lo stimolante
quaderno di Aldo Comba, Le Parabole di
Gesù (Quaderni G.E.I.) L. 250 e, ad un livello più approfondito, la fondamentale opera di J. Jeremias, Le Parabole di Gesù —
Paideia, Brescia — L. 2.300.
c) Manuali per l'insegnamento.
Molto ricco ed utilissimo per il monitore
il manuale di R. Voeltzel, Selon les Ecritu
res — Presses de Taizé — L. -4.500, di cui
è uscito per ora solo la parte dedicata alTAntico Testamento.
Un prezioso sussidio alla preparazione delle lezioni, in particolar modo per la impostazione della lezione e per i consigli peda
a cura di Carlo Rapini
gogici, si potrà trovare nei quattro volumetti del c( Manuel Biblique » pubblicati dalla
Société des Ecoles du Dimanche di Parigi
(un piano di lezioni sull’Antico Testamento,
sugli Evangeli sinottici e su Giovanni).
Menzioniamo ancora il sempre valido
« Piccolo Manuale Biblico », curato da G.
Miegge, V. Vinay e A. Ricca in 3 voli.
L. 500 cad., Claudiana - Torino).
d ) Materiale sussidiario.
Per rindispensabile conoscenza del quadro
storico-culturale del mondo biblico, ricordiamo, per il Nuovo Testamento, il recente
ricco volumetto di G. Tourn: Il mondo del
Nuovo Testamento — Claudiana, Torino —
L. 800. Sullo stesso argomento, con un prolungamento del quadro storico fino al terzo
secolo d. C., il volumetto ampiamente illustrato di A. Jaubert, Les premiers Chrétiens — Ed du Seuil, Paris — L. 1.000,
un’opera dalla lettura appassionante che
ogni monitore che conosca il francese dovrebbe leggere.
Per quel che riguarda il materiale cartografico e archeologico, ogni insegnante dovrebbe essere munito di un Atlante Biblico.
II migliore, a prezzo accessibile, è senza dubbio r« Atlas Biblique pour tous » di L. GrolLENBERG (L. 2.700), ora disponibile anche in
italiano « Atlante Bblico per tutti » — Massimo, Milano — L. 3.000.
Veramente di grande utilità è l’Atlante
« Les Pays Bibliques » — Ed. les deux Coqs
d or, Paris — L. 2.800. L'ottimo testo, che
è redatto da Samuel Terrien, il noto esegeta
protestante, non comprende solo una descrizione della geografia biblica, ma traccia un
breve sommario della Storia di Israele. Le
illustrazioni e le grandi cartine a vivi colori
sono molto adatte ad essere mostrate ad un
gruppo di allievi. E’ questo un libro sussidiario che ogni Scuola domenicale dovrebbe possedere.
La Casa editrice francese Marne (cattolica)
ha messo a disposizione dei monitori svariate serie di a Documents catéchétiques », documenti fotografici utilissimi per arricchire
e... movimentare una lezione. Molto felice la
scelta delle foto della serie « L’Ancien Te.
stament » che comprende i seguenti albums :
1. La promesse; 2. L’alliance; 3. Le royaume; 4. L^épreuve; 5. Uattente; 6. Les pays
bibliques; 7. Les écrits bibliques. Ogni album comprende 15 foto sciolte, in gì: lule
formato (raffiguranti luoghi, monumen;.\ reperti archeologici, ma anche scene cL ita
moderna in Oriente) e un manuale esr
tivo con indicazioni storico-pedagogiche
re 1.400 ogni album; L. 9.200 la serie =
pietà con custodia).
Per quel che riguarda il « Flanellogr.':
sono ora disponibili, con manuale tr.
in italiano, i seguenti albums di fogli :
lori già preparati in carta vellutata ne
tro : «Lo vita dei Patriarchi y>, a La v:Mose » (2 albums), « La vita di Crisi\
albums), « La vita di Paolo ». E, coir
nuale in lingua inglese : « La vita di
sue », « Il Cantico del Pastore » (Salmevita di Davide), « La vita di Elia », « L
ta di Eliseo », « La vita di Ester », « L(
di Daniele », « La vita di Pietro ». Il p
di questi albums varia da 1.650 a 2.500
quello del manuale, da L. 150 a L. 300.
di di flanella f.to 68x 100: L. 1.850.
ica■ Li
T'Q »
‘OllO
co
re
di
, (2
inado. 3 evivita
zzzo
ire;
HIIIIIIIIIIIUIimillMUI
MI MANUALI BIBLICI Di GIORGIO TOURN
11 filo conduttore
IMIIHIIIIMIIIIMIIIMIIIIMIIIMIII
iiiiMmimiMiiiiimiimiiniiiiimmimiiiimniiiiiiiiiMiiiiiMiiiimiiMiiiiiimiiiiiituiiiiiiimMiMimiiiiiiiMiiiiimiiiiiiiitiiniiMiiiiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiii'iii
iiiiiiiimiiii imiiiitiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
Lo shock ocumenico
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Terre Pellice (To)
Negli anni del primo ecumenismo,
quando la grande scoperta ecumenica
aveva da poco raggiunto il livello ecclesiastico (ci riferiamo agli anni 3040
circa), i grandi movimenti degli éclaireurs e éclaireuses, Junge Kirche, ecc
facevano la massima attenzione quando toccavano il tasto ecumenico,
preoccupati di toccarlo bene con i
giovanissimi loro affidati. Per i ragazzi di quegli anni si trattava di scoprire le varie sfumature del protestantesimo, espresse soprattutto nelle diverse forme liturgiche : di partecipare per
esempio a un culto luterano dove le
candele brillano sul tavolo della Cena,
di pregare con degli anglicani inginocchiati sotto un crocifisso o ancora di assistere a qualche liturgia
calvinista che poteva sembrare troppo
fredda e austera. Se da una parte si
pensava che era assolutamente necessario farli passare attraverso lo shock
di forme confessionali diverse, dall’altra si sottolineava che le idee devono chiarirsi una alla volta nella
coscienza dell’infanzia e della prima
adolescenza e che quindi quell’incontro andava condotto con una estrema
delicatezza.
Quel tempo è certamente superato:
l’ecumenismo non è più uno stupore
nella coscienza attuale degli adulti.
Mi chiedo però se non dobbiamo ri
proporci questo problema nel clima
ecumenico italiano.
Cosa può avvenire nelle anime dei
giovanissimi quando, prima ancora di
avere una coscienza solida della propria denominazione, prima di avere
ben chiare le ragioni che portano alla
divisione — quindi in una situazione
ancora pre-ecumenica — arrivano a
un ecumenismo improvvisato, vissuto
non soltanto con le chiese protestanti dai riti diversi dal loro, ma magari
col cattolicesimo stesso? Se non c’è
chiarezza c’è ovviamente confusione,
se non c’è fermezza c’è ovviamente relativismo, posizioni nocive nel periodo
della formazione.
Noi non vogliamo che i ragazzi delle
nostre Scuole Domenicali siano formati in modo polemico o settario o
che siano chiusi confessionalmente.
Vorremmo però ricordare che l’ecumenismo, se è vero, produce necessariamente uno shock. Non lo vogliamo
evitare ai ragazzi, ma credo sia logico
il desiderio che lo possano superare
bene. Come per evitare il vaiolo bisogna iniettare il microbo del vaiolo,
così, per combattere il troppo confessionalismo bisogna forse fare prima
una lunga e paziente educazione confessionale. Poi una altrettanto paziente educazione ecumenica.
Il tutto con estrema delicatezza.
Berta Subilia
Molti conoscono ormai e usano con soddisfazione i tre manuali catechistici del pastore Tourn, editi dalla Claudiana nel 1965
e 1966. Siccome non sono materiale riguardante la Scuola Domenicale, non rientrerebbero nelTargomento che interessa queste pagine. Ma siamo felici di presentarli sulr« Eco-Luce » in questa occasione come dell’ottimo materiale per la importante preparazione personale dei monitori laici. Non sono in primo luogo delle nozioni, quelle che
il monitore troverà qui. Troverà piuttosto
una chiara linea teologica che lo aiuterà a
farsi una visuale completa di quale sia il
messaggio biblico. Abbiamo a volte l’idea
che la Bibbia sia una farragine di fatti grandi e piccoli, da incastrare uno nell’altro o
una sequela di prescrizioni riguardanti uno
strano mondo « religioso ». I manuali di
Tourn dissipano questa idea, districano, nella voluminosa matassa della Scrittura, un
61o conduttore visibile e continuo e, dicendo l’essenziale, guidano alla ricerca della
presenza di Dio nella storia.
La voce dei profeti è guida alla ricerca
della presenza di Dio nell'Antico Testamento. Quale è il messaggio delTA.T.? Dio ha
parlato a un popolo, hji ha chiamato, ha fatto con esso un PATTO e gli ha dato un compito, una missione. Questo è vero per il tempo di Abramo come per quello di Mose, di
Davide, di Isaia. Il cadere e il rialzarsi del
popolo di Dio, il suo credere e il suo peccare, le condanne dei profeti e le promesse
di liberazione, la fedeltà e l'abiezione attra
versano tutta la storia biblica e sono messi
da Tourn in prospettiva verticale, in riferi
mento cioè a Dio. Questo mi sembra il pre
gio maggiore dell'impostazione di questo ma
teriale : vedere, in una linea teologica limpi
da e esatta, tutta la storia biblica dal punto
di vista dell’azione di Dio. Non siamo più
sul piano della religione, siamo sul piano
della fede.
La voce degli apostoli usa lo stesso metodo e inquadra il messaggio del REGNO,
nelle sue varie fasi di annuncio, di crisi di
venuta e di missione, nella prospettiva della
fede nella persona e nell’opera del Cristo
che è in « continuazione diretta della predi*
cazione antica dei profeti ». Anche qui la
linea teologica è limpida e sobria, toccando
l’essenziale del messaggio dato dalla chiesa
primitiva. Le letture bibliche accuratamente
scelte determinano tutta l’esposizione.
Il terzo manualetto, Il mondo del Nuovo
Testamento, era un'opera necessarissima. E’
un intelligente studio dell’ambiente culturale, sociale, politico, religioso del mondo palestinese al tempo del N. T. Studiarlo è una
preparazione indispensabile per i monitori
che si vogliono rigirare bene nel quadro delle loro lezioni per darne il necessario risalto.
Del materiale buono, dunque, per tutti i
monitori, da avere nella loro biblioteca, da
consigliare eventualmente ai genitori dei
loro allievi che volessero seguire i figli
studio della Bibbia. Materiale chiaro, i;
scorrevole anche se schematico e da a
chire con altre letture; che sa mettepiena luce il centro dell’annuncio 1?=
Materiale che stimola a volerne sape:
più, in questo tempo in cui la teoio
risveglia a indagini sempre rinnovatici appassiona ancora una volta nella
attività di insegnare la Bibbia, di più
sentire tutto il gusto della Bibbia e deli
siasmante avventura della nostra fede.
P
:ello
Cile,
rric' in
iico.
‘ di
•ri si
che
,’ieta
:■ fa
;ìtU'
S.
GIORGIO TOURN - La voce dei profeti. L^
700; La voce degli apostoli, L. loU: Il
mondo del Nuovo Testamento, L. oOO^
Tutti e tre questi volumetti, editi dalla
Claudiana, sono illustrati con intellig.^nza,.
facendo sorgere vivo daU’archeologia il
mondo che illustrano.
RAGAZZI VAPORIZZAT
SEGUE dalla" quarta PAGINA
ve, tipo Scuola domenicale. Oltre
l’istruzione biblica che curiamo in modo particolare, ci poniamo problemi
educativi come quelli internazionali,
razziali, sociali, ecc., e diciamo, con
molto stupore e un tantino di soddisfazione che in questa preoccupazione
incontriamo più l’appoggio dei ragazzi che degli adulti! Peccato che i ragazzi nori possiedono un quattrino e
devono dipendere da genitori e pastori, se no forse non saremmo in deficit I
Credo che la Chiesa debba cominciare ad aggiungere la voce « ragazzi
disseminati» alle voci del suo bilancio. E credo che per le Scuole Domenicali sorga un nuovo compito, quello
epistolare, come negli antichi tempi
della tradizione cristiana, a cui dare
forma. L’Amico dei Fanciulli riceverà
volentieri consigli, collaborazione, aiuti, indirizzi per agire in un lavoro che
ci auguriamo si sviluppi sempre di più
e sia sentito da molti.
Il pastore Benignus — al quale siamo riconoscenti per averci indicato
una via e al quale auguriamo un’opera
sempre più feconda — dice : « Non
sempre si sa che cosa diventa il messaggio annunciato (ma nemmeno il
pastore della comunità, d’altronde, lo
sai). Ma poiché la Parola che ci è confidata è un seme selezionato di prima
qualità, importa di seminarlo abbondantemente, lasciando al Signore la
cura di fare il raccolto ».
A noi il compito di « gettare il nostro pane sulle acque ».
Berta Subilia