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Anno 116 - N. 42
24 ottobre 1980 - L. 300
Soedizionp abbonamento postale
GruDDO bÌs/70
archìvio TAV0^A ViI,D*
100Ô6 TOHRF: FIvLLICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
punti
V vista
Di tutti i possibili disastri naturali il terremoto è certo quello che più raggela e paralizza la
nostra capacità di comprensione. Se per un fiume che straripa con furia devastatrice o per
uno smottamento che provoca
un incidente ferroviario si può
risalire alla responsabilità del
disboscamento, se per una slavina che cancella abitazioni e
vite umane si può riconoscere
l’imprudenza colpevole di insediamenti in luoghi pericolosi, se
per piccoli e grandi disastri chimici e nucleari è ancor più evidente il fattore della responsabilità umana, che senso ha mai
la « natura impazzita » che si
manifesta in un terremoto?
Nessun senso, dice la scienza
moderna. Caduta l’illusione positivistica che la natura fosse il
regno di una necessità retta da
ferree leggi che ne costituivano
il « senso », oggi nella spiegazione della natura entra in gioco
in ugual misura — per usare i
termini di un celebre libro del
biologo J. Monod — accanto alla necessità il caso, e l’evoluzione
è vista come « una gigantesca
lotteria in cui vengono tirati a
sorte dei numeri tra i quali la
selezione designa i vincenti ».
L’immagine della « gigantesca
lotteria » mossa dal caso può
allora diventare un simbolo molto più ampio, che abbraccia l’intero regno della natura; più ancora: l’intero regno dell’essere.
E ad un’immagine di questo genere — fredda, realistica, disincantata, vuota di spinta propulsiva — sembra aderire naturalmente una generazione come la
nostra, che ha messo in questione tutte le risposte ed ora sembra mettere in questione l’utilità di porsi le domande.
Ma possiamo accontentarci, in
quanto credenti, dell’immagine
della « grande lotteria »? C’è
un’altra immagine usata da Paolo per indicare la sofferenza della natura che non possiamo dimenticare: quella delle doglie del
parto (Rom. 8). Come la sofferenza di una donna che partorisce è intensa, sfibrante, ma riceve il suo senso dall’essere orientata verso la vita, così la
sofferenza del creato — che comprende tanto elementi più « spiegahìli » in termini di responsabilità umana, ma non per questo
più accettabili!, quanto le componenti più inspiegabili come un
terremoto — riceve il suo senso
dall’essere misteriosamente unita al cammino che l’umanità può
faticosamente percorrere dalla
sua corruzione alla liberazione
grazie alla croce di Cristo che
è liberatore non solo dell’anima
ma dell’intera persona, non solo
del singolo ma del genere umano, non solo deH’umanìtà ma
dell’intero creato.
Non c’è in fondo una gran differenza tra le due immagini, perché in ambedue la natura, con
i suoi rivolgimenti inspiegabili,
è priva di un significato intrinseco suo proprio. Ma nella seconda non ci si ferma a questa
constatazione: un senso viene
alla natura dall’esterno di essa,
una promessa pazzesca, incredibile, che è contraddetta trai
processo interno confuso e inaffidabile della natura stessa, ma
che la fede riceve con testardaggine e riconoscenza. Non è per
questo che non accettiamo di
essere schiacciati dalla natura
nella sua dimensione cosmica
come nella nostra dimensione
individuale?
Franco Giampiccoli
DAL SINODO DEI VESCOVI IN CORSO A ROMA
Vescovi a confronto sulla famiglia
Come evangelici possiamo promuovere la com
gancio per ogni movimento spirituale di apertu
Il pastore C. Brownlow Hastings di Atlanta, USA, è vice
direttore deirUfficìo ricerche ecumeniche delle chiese che fanno capo alla Convenzione Battista del Sud. Accreditato come
giornalista, egli ha seguito la parte pubblica del Sinodo dei vescovi che si è aperto a Roma il 26 settembre sul ruolo della famiglia cristiana nel mondo. L’articolo che presentiamo, in cui
traccia un quadro sintetico della prima parte del Sinodo,
è tratto da una conferenza tenuta a Rivoli il 12 ottobre al
Centro Filadelfia della Chiesa battista.
prensione della chiesa come popolo di Dio prora e procurando di vivere lo Spirito di Cristo
Composto dalle rappresentanze delle varie Conferenze episcopali, con l’aggiunta di 24 vescovi
di nomina papale, il Sinodo dei
vescovi di quest’anno ha una
particolarità rispetto alle precedenti edizioni: gli uditori, che
nei Sinodi precedenti non erano
più di 10 tra preti e suore, questa volta comprendono 16 coppie laiche. Sono questi — ha affermato il cardinale inglese Hume — i veri esperti in materia
di famiglia che il Sinodo dovrà
ascoltare. E mentre in precedenza gli uditori erano stati tali e
cioè non avevano mai parlato
nel Sinodo, in questa sessione
hanno già parlato Madre Teresa
di Calcutta, una coppia di sposi
provenienti dal Congo e una dalla Germania occidentale. Nella
seconda parte dei lavori del Sinodo dei vescovi, le riunioni per
gruppi linguistici, questi rappresentanti laici hanno libertà di
parola e possono dare contributi
alla elaborazione dei documenti.
Nei primi 10 giorni di sessione plenaria in diverse decine di
interventi sono stati toccati 16
temi in connessione con l’argomento del Sinodo. Gran parte di
questi interventi avevano semplicemente lo scopo di introdurre le problematiche e sensibilizzare i vescovi. E’ ora nel lavoro
dei gruppi più ristretti che si
cerca di dare risposte essenzialmente pratiche a queste problematiche. I 16 temi su cui i vescovi hanno parlato possono essere raggruppati sotto 5 capitoli.
Cinque settori
All’interno della famiglia: controllo delle nascite, aborto, annullamento e divorzio, nuove nozze dei divorziati e ammissione
ai sacramenti. Per nessuno di
questi temi di fondo si prevedono dei cambiamenti, ma, soprattutto per quanto riguarda il controllo delle nascite, il divorzio e
le nuove nozze, il Sinodo sembra porsi essenzialmente il problema di come si possano affrontare pastoralmente queste situazioni.
Diritto matrimoniale. In que
sto capitolo sono stati discussi
problemi molto vivi come quello
del crescente numero di giovani
battezzati ma non credenti che
si presentano davanti al prete
cattolico per il matrimonio. Possono essere abilitati a sposarsi
validamente? Nel Terzo mondo
esiste poi un vero e proprio scontro tra la legge sacramentale cattolica spesso sentita come una
imposizione e le antiche pratiche
tribali del matrimonio.
Questioni ecumeniche. I matrimoni misti sono una realtà di
grande importanza. Negli Stati
Uniti per esempio il 40% dei matrimoni che vengono celebrati
nella Chiesa cattolica sono misti.
I vescovi americani hanno Sotto^
lineato la necessità che nei matrimoni misti vi sia una pastorale pre e post-matrimoniale organizzata, nei casi di matrimonio con un partner evangelico,
non in contrapposizione, ma in
collaborazione col pastore. Vi è
poi il problema molto specifico
che riguarda i matrimoni tra ortodossi e cattolici. Poiché la
Chiesa ortodossa riconosce la validità legale del divorzio, cosa
succede se un cattolico intende
sposare un ortodosso divorziato?
L’influsso della società. Gran
parte dei problemi che oggi le
tamiglie incontrano sono originati dalla società in cui vivono:
povertà, abitazioni inadeguate o
insufficienti, sradicamento, ecc.
Queste situazioni spesso costrin
LE BEATITUDINI ■ 2
Povertà presa sul serio
Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno dei cieli (Mt. 5/3).
Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro (Le. 6/20).
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione
(Le. 6/26).
E’ la beatitudine che, più di
ogni altra, ci mette in imbarazzo
ed è anche quella che ha avuto
le più svariate interpretazioni,
tanto da far pensare che si sia
spesso tentato di esorcizzarla per
sé o per la propria visione della
vita. Ma è anche la beatitudine
che, più di ogni altra, esprime il
messaggio centrale della predicazione di Gesù: « l’evangelo è
annunciato ai poveri » (Mt. 11/5).
Ma è meglio affrontare subito
alcune delle interpretazioni di
comodo:
a) « poveri di spirito », poveri di beni intellettuali? poveri
di cultura? nella migliore delle
ipotesi i « semplici »? Tale interpretazione limita il significato
del testo (ptochoi — nienclicanti),
che si riferisce inequivocabilmente alla povertà materiale, alla indigenza; Gesù non avrebbe
mai detto « beati gli sciocchi »...
b) « poveri di fronte a Dio »
(vedi la ’traduzione interconfessionale in lingua corrente’, TILC,
che sembra voler intendere « umili davanti a Dio »). E’ una interpretazione interclassista: tutti
i... buoni cristiani sanno essere
umili davanti a Dio, specialmente coloro che maggior potere
hanno ed esercitano nella storia
umana. Un’umiltà solo interiore
è sempre di comodo, per coprire ipocritamente una arroganza
nella pratica esteriore e sociale;
c) « poveri perché in ricerca
di Dio », anche se si ha abbondanza di beni. Ma allora perché
il testo usa il termine ben noto
di "mendicanti”? E’ chiaro che
tale traduzione presuppone il
tentativo di allargare al massimo l’area delle persone coinvolte dalla beatitudine, ivi compresi (ovviamente!) i benestanti!
d ) « poveri quanto allo Spirito Santo ». E’ una lettura impossibile! Gesù non avrebbe mai
detto una cosa simile! E’ lui che
dona lo Spirito e lo dona senza
riguardi personali: come può dichiarare beato chi ne è privo?
Qui, allora, si parla di poveri
sul serio, e non dimentichiamo
la "forma breve" di Luca: « beati
voi che siete poveri ». Ma neppure il testo di Matteo autorizza
coloro che poveri non sono ad
impadronirsi della beatitudine
tramite operaz,ioni di comodo
del tipo illustrato più sopra. Né
autorizza interpretazioni interiorizzanti che giustifichino le “virtù” dei benpensanti che esaltano
l’umiltà del cuore, la quale spesso non corrisponde ad una umiltà negli atteggiamenti concreti e
nei rapporti con gli altri.
Qui si annuncia l’Evangelo ai
poveri, quelli veri, quelli che non
hanno alcun potere, primo fra
tutti quello economico. Ma se
vogliamo cogliere il senso più
profonda .dell’aggiunta di Mat
teo (in spirito), dobbiamo esprimerlo così: « beati i poveri che
sono tali fino in fondo, cioè anche nel loro intimo-spirito ». Non
povertà avida, né benessere umile, ma solo povertà consapevole,
cioè rifiuto della società del benessere e dei consumi, opposizione intransigente alla logica
economica dei profitti, causa
prima delle sperequazioni e delgli sprechi. Queste cose avvengono, oggi come ieri, sempre a
spese dei « dannati della terra ».
Ma la beatitudine annuncia
che costoro « crederanno il regno ». Anche qui l’interpretazione “borghese’’ ha spiritualizzato
e manipolato il testo intendendo
per “regno” una sorta di ipotesi
sempre di là da venire, sempre
al futuro, per cui “qui ed ora"
le cose possono e devono stare
come stanno. Chi “ora” sta bene, ma è umile davanti a Dio,
avrà il suo posto garantito nel
regno a venire. Chi “ora" .sta male, e si mantiene umile e sottoniesso, avrà anch’egli il suo posto nel regno a venire. Non c’è
bisogno di cambiare alcunché
nel sistema di vita del mondo,
l'importante è rumilià, la “povertà di spirito”.
Eredare il regno, nel contesto
biblico, significa però « possedere la terra » (vedi anche la III
beatitudine). Basta andarsi a leggere, ad es., il Salmo 37 oppure
Isaia 51 e Geremia 38. La beatitudine promette un governo del
mondo da parte dei poveri, degli
Paolo Sbaffi
(continua a pag. 10)
gono ambedue i coniugi a lavorare, o impongono la pratica del
doppio lavoro, del lavoro nero,
l’emigrazione per lavoro. Non
ultimo è il problema dei 20 rnilioni di rifugiati, il numero più
alto che la storia dell’umanità
abbia mai conosciuto.
Vi è poi Tinflusso che la società permissiva moderna ha nei
confronti della popolazione: problemi sessuali, il fatto che la
donna è ridotta ad un oggetto
sessuale di compra-vendita e di
pubblicità, i rapporti prematrimoniali, la convivenza senza alcuna cerimonia pubblica di matrimonio, l’adulterio persistente
e sistematico. E ancora: la dipendenza di un numero crescente di giovani dalla droga, ciò che
li rende incapaci di un matrimonio consapevole e responsabile;
i danni delTalcoolismo, ecc.
Conflitti con i governi. Viene
vista come situazione conflittuale quella per cui lo stato assurne
in proprio compiti che tradizionalmente erano affidati alla chiesa; l’educazione sessuale dei giovani. l’assistenza nella programmazione familiare. Tali conflitti
si presentano particolarmente là
dove i governi hanno un carattere repressivo o di destra, come
in America latina, o di sinistra,
come nei paesi dell’Europa orientale. Ma conflitti interni possono presentarsi anche in paesi come gli Stati Uniti, dove la Chiesa
cattolica deve continuamente
adattarsi ad una società in cui
il separatismo tra stato e chiesa
è rigoroso.
Tre tensioni
Sullo sfondo del dibattito su
questi temi che si svolge a Roma sono riconoscibili tre tensioni principali.
La prima tensione è quella tra
i tradizionalisti che vogliono
mantenere le leggi canoniche
quali sono sempre state e coloro che hanno una preoccupazione pastorale nel voler andare incontro ai bisogni umani che si
manifestano oggi. E’ l’antica tensione tra giudizio e grazia, tra
"i'*e ministero, tra legge
e servizio.
Una seconda tensione si manifesta intorno al tentativo del Vaticano di mantenere un controllo
centralizzato a Roma contro la
tendenza crescente di un decentramento e di un adattamento
della realtà cattolica a diverse
situazioni nazionali e regionali.
L’arcivescovo di Bombay mi raccontava di una nuova traduzione
della Bibbia in un dialetto indiano; per ottenere Timprimatur
era stato necessario non solo
mandare la traduzione a Roma.,
m.a anche qualcuno che potesse
leggerla...
La terza tensione riguarda la
comprensione della chiesa e si
manifesta tra quelli che intendono la chiesa come il popolo
di Dio e quelli che considerano
la chiesa come gerarchia.
In queste tensioni noi evangelici abbiamo la possibilità di dare un contributo, .di premere in
una direzione, di prornuovere la
comprensione della chiesa come
popolo di Dio. Lo possiamo fare
pregando per ogni movimento
spirituale genuino di apertura
che si manifesti nella Chiesa cattolica di oggi e facendo di tutto
per vivere lo Spirito di Gesù Cristo nei nostri rapporti con i nostri fratelli cattolici.
C. Brownlow Hastings
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24 ottobre 1980
LA RELIGIONE A SCUOLA
Milano: pioggia di bolli
Comunicato
La Tavola è stata informata
che in alcune scuole vi sono
state difficoltà per quanto riguarda le dichiarazioni di esonero dalle lezioni di religione
presentate in carta libera e non
già in carta da bollo, così come
richiedeva la circolare del Ministero della Pubblica Istruzione
della primavera scorsa. La Tavola, nell'informare le Chiese e
le famiglie che in sede parlamentare è già stato recepito
quanto da noi sostenuto circa
l'illegittimità dell’obbligo del
bollo, in attesa della definitiva
approvazione della nuova normativa, desidera far presente
quanto segue:
1} Nessun preside può rifiutarsi di ricevere la dichiarazione di esonero dalle lezioni
di religione solo perché non è
stata scritta in carta da bollo, né
tantomeno può obbligare i ragazzi a seguire le lezioni di
religione. Quei presidi che volessero uniformarsi alla circolare
ministeriale non possono far
altro che mandare la dichiarazione di esonero non redatta in
carta da bollo al locale Ufficio
del Registro per la regolarizzazione del bollo a spese di chi
ha presentato le dichiarazioni.
2) Gli Uffici del Registro
debbono notificare agli interessati l'ingiunzione di pagamento
per il bollo non pagato; chi si
vede notificare l'ingiunzione
può senz'altro impugnarla ricorrendo ad un avvocato. La Tavola desidera essere informata
di ogni ingiunzione ricevuta per
poter coordinare i vari procedimenti di impugnazione.
3) La Tavola sì assumerà
tutti gli oneri finanziari di tali
cause.
La Tavola valdese
La situazione a Milano, Torino, Pistoia - Un
comunicato orientativo della Tavola Valdese
Per un grossolano errore ael
Provveditorato agli studi di Milano, le richieste del bollo per
la dichiarazione di esenzione
cadono a pioggia sulla capitale
lombarda e provincia. La circolare con cui veniva riportato il
parere del Ministero delle Finanze è stata infatti spedita dal
provveditore di Milano « a tutte
le scuole di ogni ordine e grado » benché nella circolare delle
Finanze fosse ben chiaro che il
bollo era esigibile solo per le
scuole secondarie superiori. Così diversi presidi di scuole medie e un direttore di scuola elementare — riferiscono i pastori
di Milano Soggin, Benecchi e Colucci — hanno dimostrato di saper ubbidire anche agli errori
ignorando che la scuola dell’obbligo è completamente esente da
ogni tassa.
Le scuole medie segnalate sono 4 scuole medie in Milano e le
scuole medie di Brusuglio di Cormano, Krotta di Desio e Paisiello di Cinisello Balsamo. In queste i presidi hanno rifiutato la
dichiarazione di esenzione e ad
essi è stata presentata una seconda dichiarazione motivata e
con l’illustrazione dell’errore
commesso dal Provveditorato.
Una lettera al Provveditorato e
ai giornali cittadini è stata scritta da 5 pastori evangelici di Milano per chiarire l’equivoco e il
Corriere della sera ha riportato
l’essenziale in un trafiletto. Si
spera che da questo lato non
vi siano più difficoltà, anche se
in diversi casi le dichiarazioni
sono state accolte sub judice e
inconvenienti si siano manifestati a Cinisello, dove il prete ha
chiesto a una ragazza la giustificazione per la sua assenza dall’ora di religione.
Al Liceo classico Parini di Milano una dichiarazione è stata
rifiutata e grazie ad un successivo intervento del pastore Benecchi è stata riaccettata con la
specificazione delle leggi che regolano la materia e degli articoli della Costituzione che garantisce la libertà religiosa. Il preside ha dichiarato che in caso
di difficoltà sarebbe costretto a
inviare la dichiarazione in questione airintendenza di Finanza. I contatti e le conversazioni
riguardo a questo problema sono valsi al pastore Benecchi un
invito da parte di un’insegnante
interessata a parlare alla sua
classe esponendo la situazione
degli evangelici in Italia. Altre
azioni sono in corso presso un
liceo scientifico e due scuole
tecniche che il pastore Benecchi
visiterà in questa settimana.
Ancor più zelante del Ministero delle Finanze si è dimostrato il preside dell’Istituto Tecnico Commerciale di Milano
che — riferisce il pastore Soggin — inizialmente ha preteso
il bollo da L. 2000, ripiegando in
seguito sulle 700 lire ma senza
risarcire chi aveva sprovvedutamente pagato e pagato tre volte tanto.
All’Istituto Tecnico Commerciale di Rho il preside, di fronte
al rifiuto oppostogli di pagare le
700 lire ha dichiarato che adirà
le vie legali. La dichiarazione di
rifiuto del pagamento di 700 lire è stata messa per iscritto c.a
alcuni genitori e spedita al preside e per conoscenza al Provveditorato.
Al Liceo Scientifico Leonardo
da Vinci di Milano è richiesto
il bollo e al rifiuto oppostogli il
preside ha dichiarato che ricorrerà all’Ufficio del Registro. Que
ALGERIA
In aiuto ai terremotati
Pubblichiamo la lettera che il presidente della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia ha inviato alle chiese in
data 17 ottobre.
Cari fratelli,
appena giunta la notizia del terremoto che ha distrutto la
città di E1 Asnam in Algeria, il Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha indetto una sottoscrizione straordinaria per contribuire ai soccorsi per le vittime: la mèta complessiva da raggiungere è di 500.000 dollari.
Mentre giungono fino a noi gli echi del dramma che ha
colpito l’Algeria, riteniamo che la nostra partecipazione e la
nostra intercessione non possono non esprimersi anche questa volta con un’iniziativa di solidarietà concreta. La Federazione ha perciò deciso di rivolgere un appello alle Chiese membro per una offerta straordinaria. Le somme raccolte ci potranno essere inviate e come di consueto le trasmetteremo al
Consiglio Ecumenico. Le offerte ci devono pervenire al più
presto e comunque entro il mese di novembre con versamenti sul conto 2I2I9506 intestato alla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma. Vi preghiamo anche, nel caso che vi serviste di assegni o di vaglia, di
intestarli alla Federazione.
Voi comprendete che i soccorsi sono urgenti e vi preghiamo
perciò di osservare comunque la scadenza indicata.
La sottoscrizione per il Nicaragua e l’Indocina del settembre 1979 ha raccolto oltre 9 milioni di lire che sono stati
inoltrati ai destinatari tramite il Consiglio Ecumenico.
Sicuri della vostra generosa partecipazione vi saluto fraternamente a nome della Federazione.
Piero Bensi
sta è la via che hanno anche suggerito al preside alcuni studenti
dell’Istituto Tecnico Agrario di
Codogno.
Purtroppo — commenta il pastore Soggin — molti hanno pagato perché impreparati a sostenere le proprie ragioni.
Torino
A Torino la situazione sembra
meno rigida. A parte il fatto che
non si segnalano errori (nel senso di richieste da medie inferiori o elementari) il bollo non è
stato richiesto ai Licei classici
Gioberti e D’Azeglio, all’Istituto
magistrale di via Bidone, al Liceo linguistico Virgilio (parificato) al Liceo classico di Rivoli.
Difficoltà sono state invece incontrate all’Istituto professiona
DALLE CHIESE
Luciano Valente, testimone dell’Evangelo
VILLA SAN SEBASTIANO
« Poiché, ecco, io creo de’ nuovi
cieli e una nuova terra, ...non vi
sarà più, in avvenire, ...vecchio
che non compia il numero dei
suoi anni » .(Isaia 65).
Con la speranza del compimento di questa promessa, la chiesa
metodista si è riunita lo scorso 22
agosto per i funerali del fratello
Luciano Valente deceduto all’età
di 85 anni dopo un lungo periodo di sofferenze fisiche.
La storia e le vicende del fratello Valente si intrecciano con
la storia e le vicende della comunità metodista di Villa. Infatti proprio nella sua casa, per
opera del cognato Emilio Gargano rientrato dall’America nel
1914, si iniziò a leggere la Bibbia nelle .lunghe serate invernali.
Egli come tanti altri avvertiva
un certo disagio quale membro
della Chiesa cattolica, e accolse
con grande gioia la conoscenza
della Parola di Dio senza più i
riti e le forme superstiziose della religione ufficiale.
Quando nel 1931 iniziò la lunga
lotta della comunità evangelica,
fu il nostro fratello con il cognato Gargano e altri a chiedere alla Chiesa Metodista l’invio
a Villa S. Sebastiano di predicatori dell’Evangelo. E questo avvenne. L’ex direttore del foglio
metodista « Evangelista », Emanuele Sbaffi, con Dante Seta (ex
prete della diocesi di Parma) in
un prato -vicino al terreno ove
oggi sorge il tempio, celebrò il
primo culto evangelico a circa
800 persone.
Per tutti i lunghi anni della
intolleranza clericale e fascista,
nelle varie battaglie per la libertà della predicazione evangelica
a Villa, il nostro fratello con la
sua famiglia fu costantemente
presente perché la luce dell’Evangelo non fosse spenta.
Cosa ricordiamo noi og.gi?
Certamente la fede non finta
di questo fratello, ma in particolare il suo lavoro di costru
zione della presenza evangelica
nel nostro villaggio. Il « segno »
che egli ci ha dato non potrà
essere né dimenticato, né cancellato.
Un appello
INTRA — Domenica 7 settembre nel corso di un violento temporale a Rapolla (Pz) è scoppiato un incendio presso il laboratorio di sartoria-lavanderia
di Biagio Lapetina, distruggendo in breve tempo ogni macchinario, attrezzi da lavoro, mobili, abiti dei clienti in lavorazione e provocando anche danni
ai locali presi in affitto.
I danni sono stati stimati tra
i 25-30 milioni. Il negozio non
era coperto da alcuna assicurazione, per cui non vi può essere
alcun rimborso sia pure parziale.
II fratello Lapetina, di professione sarto, ha 40 anni, è coniugato con tre figli in età scolare.
La Chiesa di Intra riporta nel
suo bollettino queste notizie, rivolgendo un caloroso appello
a quanti leggeranno queste righe, perché vengano attuate in
breve tempo alcune forme di solidarietà, quali, per es.: una sottoscrizione in denaro e una indicazione per un posto di lavoro.
Eventuali offerte vanno indirizzate al pastore Enos Mannelli, Chiesa Metodista - Intra.
Corso sulla Riforma
TORINO — Nel quadro dei
seminari teologici che per il terzo anno sono organizzati per i
giovani e la comunità, un ciclo
di studi sarà dedicato quest’autunno alla Riforma. Gli incontri
avranno luogo nella sala di via
Pio V 15 ( 1° piano), il giorno di
incontro è il giovedì, e l’orario
18-20. All’introduzione dell’ora
tore fa seguito la discussione a
gruppi e plenaria. Ecco il programma :
30 ottobre: Mario Miegge : Il
passaggio dal Medio Evo all’epoca della Riforma ; 6 novembre :
oratore da designare : Gli inizi
della Riforma in Germania, ragioni storiche e teologiche; 13;
Giuliana Gandolfo: Lutero; 20;
Sergio Ribet : La Riforma in
Svizzera; 27: Ugo Gastaldi; Gli
anabattisti; 4 dicembre: Bruno
Rostagno ; L’etica protestante ;
18: Ermanno Genre: Il significato attuale della Riforma.
Assemblea del
V Circuito
L’assemblea del V Circuito è
convocata per sabato 15 novembre alle ore 15 nei locali della
Chiesa Metodista di Savona (p.
Diaz 6).
I delegati e i presenti discuteranno i problemi dell’evangelizzazione, della catechesi, e il
piano di lavoro del Circuito.
3® Distretto
Il 2 ottobre scorso si è riunita la Commissione Esecutiva Distrettuale che ha tra l’altro deciso di diffondere il nostro giornale « a fini evangelistici e di
formazione per i membri di chiesa ». In questo contesto la CED
si è rallegrata della decisione di
rnantenere un prezzo politico al
giornale e si è impegnata per
una maggior diffusione e per altre forme di sostegno anche economico al giornale.
La CED ha inoltre deciso la
pubblicazione degli atti del convegno sull’antimilitarismo svoltosi nella primavera di questo
anno.
Come programma di lavoro
per le chiese la CED, anche in
vista della Conferenza distrettuale del 1981, propone alle chiese lo studio e l’organizzazione
di dibattiti sulle diverse realtà
del cattolicesimo.
Anniversario
della Riforma
MILANO — Giovedì 30 ottobre, nei locali della Claudiana
sarà ricordato l’anniversario della Riforma con la presentazione
del libro sulla « Confessione Augustana », Introdurranno il dibattito il past. Giorgio Tourn,
il prof. Attilio Agnoletto, il prof.
Ugo Gastaldi.
FIRENZE — L’anniversario
della Riforma sarà ricordato
con una conferenza pubblica del
past. Giorgio Tourn sul tema :
« La confessione Augustana »,
venerdì 7 novembre alle ore 18
nei locali di via Manzoni 21.
Dare una casa
a chi non Tha
Due circolari di chiesa, quella
di Firenze e quella di Palermo,
ci parlano del problema della
casa per molti che non la trovano in affitto o che sono sfrattati.
Nei due casi le comunità si impegnano per la ricerca di alloggi (o anche di soffitte a Firenze)
dimostrando un’attenzione ai
problemi sociali delle due città
Hanno collahorato a questo
numero: Giovanni Anziani Giovanni Conte - Ermanno
Genre - Enos Mannelli - Elio
Pellegrini - Roberto Pontet Aldo Rutigliano - Franco Taglierò - Ivana Costabel - Luigi Marchetti.
le P. Boselli dove non è stata
accettata la domanda in carta
semplice ma senza ulteriori difficoltà. Difficoltà più serie all’Istituto Tecnico Quintino Sella,
dove il preside dichiara che ne.ssuna contro-circolare è giunta e
che quindi non accetta dichiarazioni se non in bollo, e all’Istituto Alberghiero di C.so P. Oddone. Sono in corso contatti.
All’Istituto Tecnico Arti Grafiche una famiglia ha presentato
a 3 o 4 riprese dichiarazioni in
carta semplice sempre di nuovo
respinte già a partire dal giugno
di quest’anno. La studentessa in
questione era intanto assente
dall’ora di religione giustificata
dalla madre. Alla fine l’ultima
dichiarazione in carta semplice
presentata è stata accettata.
Pistoia
Da Pistoia scrive un gruppo
di genitori della locale Chiesa
battista che hanno rifiutato di
pagare il bollo per i loro figli
iscritti alla Scuola statale per
il Commercio Luigi Einaudi e al
Liceo classico N. G. Forteguerri e chiedono a questa rubrica
di riferire « eventuali sviluppi
del progetto di rettifica presentato dal governo » e di indicare
« come comportarci di fronte alle reiterate insistenze delle scuole stesse ».
Rimandiamo per questo alle
indicazioni del comunicato della
Tavola riprodotte nel riquadro
e ci permettiamo di aggiungerne altre due:
— scrivere una lettera al preside avvertendo che malgrado la
non accettazione della dichiarazione di esenzione, il figlio o la
figlia non parteciperà alle lezioni di religione in quanto tale
diritto è riconosciuto dalla legge e garantito dalla Costituzione
e non dipende da una concessione da parte del preside della
scuola;
— nel caso al termine del primo quadrimestre venga assegnato un voto d’ufficio in religione
malgrado la non frequenza, rifiutare di firmare la pagella fintanto che il voto non sia annullato,
richiedendo sempre per ogni cosa risposte scritte.
F. Giampìccolì
All’attenzione
delle Chiese
Sul n. 44 del nostro giornale, ovvero tra due numeri, pubblicheremo il progetto della Tavola Valdese
sul ruolo diaconale unitamente al parere espresso
sull’argomento dalla Commissione dei regolamenti.
Chi desiderasse ordinare questa pagina di prossima pubblicazione come
estratto è pregato di prenotarla al più presto (anche telefonicamente: 011/
655.278) specificando il n.
delle copie. Le prenotazioni
si accettano sino a domenica 2 novembre. Ogni copia 100 lire. Grazie!
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24 ottobre 1980
PORTOGALLO
Campo di lavoro ecumenico:
un’esperienza positiva
Una delegazione della Fgei, composta di tre
giovani, ha partecipato quest’estate al campo di
lavoro, organizzato dal Consiglio Europeo della
Gioventù Evangelica, a Valdozende in Portogallo.
Si è trattato di un campo di lavoro concepito
sulla base del criterio « metà studio, metà lavoro ». La mattina si effettuava un lavoro di disboscamento in un terreno agricolo non più coltivato da quindici anni; oppure ci si occupava della
pavimentazione del portico antistante la Chiesa
Evangelica.
Nel pomeriggio e nelle serate si è potuto stu
diare la storia di Valdozende, la situazione politica e sociale del Portogallo dopo la caduta del
regime fascista, i problemi più cruciali della economia portoghese come la riforma agraria e la
emigrazione.
La delegazione italiana ha presentato inoltre
uno studio biblico sul testo di Romani 13 che ha
suscitato un interessante dibattito sul tema « fede e politica ».
Al termine del campo, i partecipanti italiani
hanno raccolto una serie di interviste, di cui pubblichiamo quella con una ragazza portoghese.
Faccio parte della chiesa metodista che qui a Porto, dove
abito, è abbastanza autoritaria.
Il nostro pastore non vuole
che parliamo di politica; era
quindi inevitabile che si creassero delle inimicizie tra i giovani ed il resto della comunità.
Nel nostro giornale il « Boletim
da juventude Metodista » trattiamo di problemi sociali e teologici, esso comunque non è ben
visto dalla comunità, infatti ci
è capitato che alcuni nostri articoli sul 25 aprile (la rivoluzione dei garofani) venissero condannati e censurati da alcuni
membri di chiesa che hanno ruoli di responsabilità. In pratica
l’accusa che ci viene fatta è questa: « Voi giovani vi dichiarate
comunisti senza sapere cosa sia
il comunismo ».
Nella mia comunità, i giovani
sono divisi tra coloro che seguono i pastori e vanno al culto
ogni domenica, e quelli che non
vanno sempre al culto, ma partecipano all’attività dei gruppi
giovanili, in quanto non vediamo
nella sola partecipazione al culto il vero senso della pratica
evangelica, come invece affermano la comunità ed i pastori.
Questa seconda parte di giovani è composta principalmente
da ragazze, infatti nel gruppo
di redazione del bollettino vi è
soltanto un ragazzo.
Nella stessa città esistono anche altre realtà evangeliche, come i presbiteriani e gli anglicani.
La chiesa presbiteriana è molto più a sinistra, mentre la
chiesa metodista è conservatrice, tanto che i regolamenti sono ancora in inglese, ciò è assurdo se si pensa che in Portogallo sono pochi coloro che conoscono questa lingua; il sino
Alcuni partecipanti al campo europeo di lavoro svoltosi
a Valdozende in Portogallo.
do si riunisce 5-6 volte all’anno.
I giovani metodisti hanno una
direzione nazionale, a cui fanno
riferimento tutti i gruppi Portoghesi. A Porto esiste una rappresentanza composta da 3 membri. Le attività principali del nostro gruppo sono: il Bollettino
ad uso interno, la scuola domenicale e l’insegnamento biblico
ai bambini, inoltre la musica ed
il teatro, attività che si svolgono alla sera; abbiamo pochi convegni in quanto il nostro è un
piccolo gruppo (circa 15 componenti).
Alla domenica vi sono due culti, noi giovani facciamo dei culti serali verso le 19, tentiamo
di cambiare la Chiesa con un culto alternativo utilizzando rnezzi
come il teatro il canto ed il disegno, ma la comunità non ap;
prezza molto questa forma di
culto.
Per quanto riguarda l’ecume(continua a pag. 4)
a cura di Paola Carco,
Andrea Cipriani, Italo Pons
echi dal mondo cristiano!
a cura di ANTONIO ADAMO
Nuova edizione delta
Bibbia in cinese
(B.I.P.) - Terminata da poche
settimane la stampa della nuova
traduzione di tutta la Bibbia in
lingua cinese. Si tratta della prima traduzione effettuata da specialisti cristiani cinesi, che hanno consacrato otto anni di lavoro per condurre in porto questo
impegnativo progetto. La traduzione del Nuovo Testamento è
uscita nel 1975 ed è stata a suo
tempo definita « nuova e fresca ».
Si spera che questa nuova versione completa della Bibbia possa
interessare tanto i giovani che
gli anziani. Questa Bibbia conta
circa 1700 pagine ed è illustrata
con i disegni dell’artista svizzera
Annie Vallotton. Dei 50.000 esemplari di questa prima edizione,
47.000 sono già stati venduti ed è
prevista una riedizione.
La prima donna
teologa del Malawi
(BIP/SNOP) La prima donna
del Malawi che ha compiuto gli
studi di teologia presso il nuovo
Collegio Teologico di Zomba,
dopo quattro anni di formazione sta per conseguire il suo diploma. Gertrude Sulumba, questo è il nome della giovane, apre
cosi la via ad altre malaviane in
questo settore di studi. Il Collegio teologico di Zomba, costituito nel 1977 dai Sinodi presbiteriani di Bantyre, Nkhoma e Livingstone, conta attualmente 41
studenti. L'Istituto è aperto sia
agli uomini che alle donne, tuttavia l’ammissione degli studenti dipende dalle Chiese che scelgono i loro candidati.
Kenia: attenti
alle sette
(BIP/SNOP) Il presidente del
Kenya, Arap Moi, ha condannato il comportamento di certi dirigenti ecclesiastici che, rinnegando la collaborazione con i loro colleghi, li abbandonano allo
scopo di formare delle sette dissidenti, per attribuirsi dei titoli
« reboanti ». Il presidente Moi
ha tenuto questo discorso in occasione dell’inaugurazione ufficiale di una chiesa a Machakos,
a circa 100 chilometri da Nairobi. Egli ha espressamente dichiarato : « Nessuno nella Chiesa deve ricercare il prestigio e i grandi titoli perché ciò è molto pericoloso. Ormai il governo rifiuterà di riconoscere le sette dissident’ per non rendersi complice
LE CHIESE E LE ELEZIONI IN USA
"Maggioranza morale
della divisione del popolo ». Da
parte sua, il segretario generale
del Consiglio Nazionale Cristiano del Kenya ha denunciato lo
stesso spirito di divisione. Parlando ai partecipanti dell’ultima
assemblea che questa organizzazione ecclesiastica ha avuto, egli
ha affermato che la divisione
causata dal settarismo è vecchia
quanto la cristianità ed ha aggiunto : « dobbiamo cercare le
vie ed i mezzi per contenerla. I
membri del consiglio sono in
contatto con il governo in vista
di restringere le facilitazioni nella procedura di riconoscimento
dei gruppi separatisti nelle nostre Chiese ».
2.500 ebrei
assassinati dalla
Giunta in Argentina
(BIP/SNOP) 2.500 ebrei argentini appartenenti a diverse
organizzazioni giovanili sono stati assassinati dal regime di Buenos Aires nel modo più barbaro, così ha affermato Nahum
Solan, dirigente del « Mapam »,
ala sinistra del partito del lavoro israeliano. In occasione del
Congresso consacrato all’antisemitismo, Solan, egli stesso cittadino argentino, ha inoltre dichiarato che sulle liste degli oppositori del regime, stabilite dalla
giunta, figurano i nomi di molti
studenti ebrei. Numerosi di loro
sono stati già selvaggiamente assassinati dalla polizia e dall’esercito.
USA: rottura tra
episcopali
e chiesa cattolica
(BIP/SNOP) John Spong, vescovo episcopale (anglicano) di
Newark, ha rotto il dialogo con
la Chiesa cattolica, accusandola
di « marciare con passo fermo
verso il secolo XIX per quanto
riguarda il suo atteggiamento
nei confronti della sessualità ».
Il dr. Spong ha dichiarato che
la sua decisione è stata motivata anche daH’incoraggiamento
dato recentemente, con il consenso della santa sede, dalla conferenza dei vescovi americani
( ACBC ) agli ecclesiastici episcopali a diventare cattolici, conservando alcune loro prerogative. Per Spong anche la questione del sacerdozio femminile ha
concorso all’interruzione del dialogo.
I suoi culti domenicali sono teletrasmessi da 304 stazioni degli
Stati Uniti sotto il titolo « L’ora
del Vangelo del buon tempo antico » e i costi relativi sono pagati da milioni di contributi inviati da spettatori. E’ Jerry Falwell, pastore della Thomas Road
Baptist Church di Washington, il
leader del movimento « La maggioranza morale » fondato l’anno
scorso, uno dei tanti movimenti
di forte spinta conservatrice che
caratterizzano gli Stati Uniti di
questi anni e che si fanno sentire
sempre più in questo periodo
elettorale: una combinazione di
predicazione basata sul fuoco dell’inferno, di bigottismo anti-intellettuale e di super-patriottismo
che riflette l’umore di rabbia, di
impazienza e di autoinsicurezza
che affligge tanti americani.
II pastore Falwell non si limita
a predicare a voce e per televisione: ha fondato una scuola secondaria e un College battista
libero con 2.000 studenti. Da questo College sono banditi l’alcool,
il cinema, la musica rock e gli
studenti devono indossare la
cravatta. L’espulsione immediata attende qualsiasi studente che
entri in qualsiasi ora nella camera di uno studente del sesso opposto.
Una campagna
religioso - politica
Falwell è stato convinto a fondare il suo movimento da un
gruppo di uomini politici tra cui
per esempio Paul Weyrich, leader
AL SINODO DEI VESCOVI
Un intervento sui
matrimoni misti
Al Sinodo dei vescovi di Roma sul ruolo della jamiglia cristiana
nel mondo il tema dei matrimoni misti è emerso in alcuni interventi,
in particolare in un intervento del cardinale Willebrands responsabile del Segretariato per l'unità dei cristiani che riproduciamo nel
sunto che ne ha dato TOsservatore romano del 4 ottobre. A parte
l'accenno alla domanda di ricevere insieme l’Eucarestia e il problema della reciprocità che appaiono un poco oscuri nel loro significato,
è rallegrante che anche da parte cattolica, seppur con motivazioni
diverse da quelle espresse nel documento del nostro Sinodo sui matrimoni misti, si avermi che è tempo che tutta la materia sia ripresa in esame.
Negli ultimi anni il dialogo,
particolarmente con Anglicani,
Luterani e Chiese riformate, ha
ridotto notevolmente, senza peraltro eliminare completamente,
le differenze sulla concezione della sacramentalità e Tindissolubilità del matrimonio. Ciò ha
conseguenze per i matrimoni misti fra cattolici e battezzati di
altre chiese e per questo il Sinodo dovrebbe offrire a queste famiglie un messaggio di incoraggiamento e di speranza. In molte regioni un matrimonio su due
è con un battezzato di un’altra
chiesa e come tale è da considerarsi come vero sacramento.
Perciò queste famiglie godono
di una comunione di beni spirituali che li aiuta a dare testimonianza cristiana al mondo. Queste famiglie chiedono anche di
poter ricevere insieme l’Eucari
stia. Nonostante permangano
difficoltà (soprattutto riguardanti il rapporto tra Eucaristia e
Chiesa ed anche il problema della « reciprocità ») il progresso
del dialogo suggerisce che è
ora tempo che l’intera problematica venga studiata ulteriormente. La nostra comunione,
reale, ma non perfetta, con le
altre chiese deve riflettersi nella
nostra pratica pastorale. Una forma di testimonianza comune è
la cura pastorale (dove è possibile una pastorale congiunta),
fra le famiglie miste (cattolici
e battezzati di altre chiese). Questa cooperazione può fare molto per eliminare le incomprensioni che ancora esistono. Come
afferma il documento preparatorio: « La famiglia può rispondere al desiderio di Nostro Signore: che siano una cosa sola ».
del «Comitato per la.sopravvivenza di un Congresso [Parlamento] libero ». Il movimento,
sostiene il suo leader, ha Tappoggio di 72.000 pastori in tutti
gli stati ed ha già raggiunto la
cifra di 3 milioni di nuovi cittadini iscritti per votare [negli
Stati Uniti per votare è necessario iscriversi in precedenza,
n.d.r.]. Un altro milione di nuovi
elettori dovrebbe essere reperito
prima delle elezioni presidenziali.
Il nuovo movimento unisce la
tecnologia della diffusione per
posta controllata dai calcolatori
e la cosiddetta « chiesa elettronica » in una campagna politica
nazionale. La sua furia è diretta
contro la parità dei diritti per
le donne, l’omosessualità, l’aborto, le sue richieste riguardano il
ripristino della preghiera nelle
scuole pubbliche, un massiccic)
incremento nelle spese militari
degli Stati Uniti per superare
l’URSS. Altre voci del « conto
della lavandaia » che presenta
Falwell sono l’aumento delle pene per la pornografia e lo spaccio di droghe e l’opposizione alle
assicurazioni sociali tramite lo
stato anziché tramite l’iniziativa
privata.
A favore di chi?
Para;lossalmente fi movimento
è una minaccia proprio per Jimmy Carter, il primo cristiano
« nato di nuovo » che abbia occupato la Casa Bianca da un bel
po’ di anni a questa parte, e che
è arrivato al potere proprio come predicatore laico delle virtù
tradizionali delle famiglie forti
e per bene di una America forte
e per bene.
Falwell si dichiara decisamente contrario a Carter per la sua
politica tropo moderata, ma dice
di non sostenere individualmente alcun candidato per « non indebolire la mia causa ». « Per
quanto io sia sicuro che .limmy
(iarter non sia il messia per questo paese — ha detto in un’intervista — non sono per nulla convinto che il Sig. Reagan lo sia ».
La sua crociala sembra mirare
meno alle elezioni presidenziali
quanto piuttosto alle elezioni per
il Congresso che si rivela più
importante della presidenza per
diverse delle questioni che stanno a cuore ai membri del movimento. Che sia per la presidenza o per il Congresso, il metro
con cui sono misurati gli uomini
politici è quello della più rigida
reazione politico-religiosa.
(da un articolo di Jonathan
Siede comparso sull'Observer).
4
24 ottobre 1980
PER IL RINNOVAMENTO DELLE NOSTRE CHIESE - 2
DIBATTITI
E’ ora di aprire
un nuovo capitolo
Ciò che paralizza la vita della
chiesa sono le false opposizioni,
dicevo nell'artìcolo della settimana scorsa.
Quando ci si trova davanti ad
esigenze contrastanti, normalmente non ci si chiede perché
sono contrastanti: si copre il
contrasto dividendo i compiti.
Vita interna della chiesa ed evangelizzazione sono in opposizione?
Semplice: alcuni continueranno
a fare il discorso interno, altri si
specializzeranno nel discorso esterno, Guai a questi ultimi, se
oseranno mettere il becco nella
vita interna delle chiese locali.
Poveretti i primi, se si arrischieranno qualche volta in un discorso rivolto a un pubblico non ecclesiastico.
Il rinnovamento disturba le
normali attività ecclesiastiche?
Semplice: chi desidera il nuovo
si faccia le sue riunioni, prenda
le sue iniziative; la chiesa continuerà le sue attività normali indisturbata.
Intendiamoci: vi sono effettivamente doni diversi, e quindi è
bene che ciascuno di noi eserciti
il proprio dono dove può portare
più frutto; così non si pretende
di fare di ogni attività ecclesiastica un laboratorio del futuro.
Ma il male è quando ognuno è
convinto soltanto di ciò che fa
lui, e incredulo su tutto ciò che
fanno gli altri; e siamo molto vicini a questa situazione, cioè alla
paralisi.
Campo
di lavoro
ecumenico
(segue da pag. 3)
nismo, si cerca di integrare le
due chiese quella presbiteriana
con la metodista, anche se vi
sono delle sostanziali differenze
nel culto, in quanto i presbiteriani hanno una liturgia molto
conservatrice.
Il rapporto con i cattolici è
limitato ai teologi di entrambe
le parti, e non esistono contatti
tra i vari gruppi giovanili.
Fino a 10 anni sono stata cattolica, non mi sono mai trovata
a mio agio, in quanto non capivo l’assurdità della messa e vedevo deH’incoerenza tra ciò che
dice la Bibbia e la superffcialità
della messa; inoltre non mi è mai
piaciuta la confessione, in quanto il nostro prete non manteneva il segreto religioso e raccontava in giro i fatti della gente.
Così decisi di lasciare la chiesa cattolica, conobbi una ragazza protestante ed insieme entrammo negli «Scout», (in Portogallo sono molto differenti da
quelli tradizionali). Qui feci amicizia con molti metodisti, partecipando alla vita in comune e
capii che la mia era una ricerca verso la conversione. Così decisi di diventare metodista anche se ciò mi ha posto molti
problemi, di cui però posso parlare con gli altri, mentre prima
non avrei avuto che il prete per
confessarmi.
Tornando ai problemi dei giovani e della società, devo dire
che la maggior parte sono studenti, pochi lavorano, e non tutti si interessano di problemi religiosi. Dal 25 aprile è diventato
molto importante l’impegno politico, anche se adesso c’è un
movimento di riflusso.
Per .quanto riguarda la scuola, essa è abbastanza reazionaria, anche se vi è la partecipazione degli studenti agli organi
collegiali.
Sono d’accordo con voi quando
dite che non vi è fede senza la
partecipazione alla vita sociale, i cristiani più degli altri devono essere coinvolti nella vita
di un paese. Visto che esistiamo
e viviamo in una società dobbiamo occuparci dei problemi
politici, e quindi essere attenti,
e soprattutto critici, agli avvenimenti che ci circondano.
a cura di Paola Carcò,
Andrea Cipriani. Italo Pons
Questo è il motivo del profondo interesse che si deve avere
per la chiesa locale: non perché
in epoca di riflusso non si può
far altro che ripiegare sulla comunità tradizionale, ma al contrario perché il rinnovamento
deve tendere a coinvolgere tutti
e non può limitarsi a qualche
sperimentazione di avanguardia.
Rinnovamento
e riforma
A questo punto dobbiamo accordarci sul significato del rinnovamento, termine tanto abusato.
I riformatori non parlavano volentieri di rinnovamento; erano
gli altri che avevano rinnovato,
gli avversari della riforma, che
avevano aggiunto al puro Evangelo ogni sorta di tradizioni
umane.
Quindi per i riformatori la
questione principale non è rinnovare, è ritornare al puro Evangelo. L’unico cambiamento concepibile, necessario, è quello che
è imposto dalla fedeltà alla Parola di Dio. Perciò la chiesa non
potrà mai essere una costruzione
definitiva: fino al ritorno del Signore essa dovrà costantemente
riformarsi.
Credo che questa prospettiva
sia fondamentale anche per noi.
Si può parlare di rinnovamento
in due modi diametralmente opposti (questa sì che è una vera
opposizione): volere una chiesa
efficace, moderna, pienamente
rispondente ai nostri modelli di
vita; oppure partire « con timore
e tremore » dalla vocazione che
il Signore ci rivolge nel nostro
tempo, e chiederci di volta in volta a quali decisioni pratiche ci
conduce questa vocazione. Nel
primo caso le decisioni sono già
prese in partenza, e si crede di
sapere già perfettamente ciò che
si vuole. Nel secondo caso le decisioni sono costantemente ricercate nell’ascolto della Parola di
Dio e nel dialogo con i fratelli.
Se vogliamo essere una chiesa
riformata non c’è bisogno di interrogarci su quale sia il tipo di
rinnovamento che dobbiamo cercare. Ma bisogna anche subito
riconoscere che tutte, o quasi, le
proposte di rinnovamento fatte
negli ultmi anni sono state accolte da una parte considerevole
delle comunità come un rinnovamento del primo tipo, cioè come
pura e semplice esigenza di modernità, di adeguamento alle mode. Come tali alcuni le hanno accolte entusiasticamente, altri le
hanno rifiutate più o meno apertamente.
E’ chiuso il tempo
delle avanguardie
Sulla via del rinnovamento richiesto dalla vocazione che il Signore rivolge alla chiesa non siamo andati molto avanti. Non che
le proposte non fossero evangelicamente fondate, o fossero dettate soltanto da spirito di parte;
però sono state di fatto presentate dall’alto di una posizione
culturalmente e teologicamente
superiore, che la base delle comunità non poteva riconoscere
né comprendere. Perciò è meglio
chiudere il capitolo: nell’ultimo
trentennio è stato detto e fatto
molto di valido per il rinnovamento della chiesa, e queste indicazioni vanno tenute preziose in
quanto additano chiaramente la
vocazione del Signore (penso alla
riscoperta della chiesa come comunità di fratelli in cui nessuno
può pretendere di dirigere o dominare, ma in cui tutti hanno un
servizio da compiere; penso alla
riscoperta della responsabilità
politica della chiesa, per non
fare che due esempi di capitale
importanza); ma il tempo delle
avanguardie è chiuso, e chi vuol
essere ancora aH’avanguardia rifletta bene in base a che cosa lo
vuol essere, se in base a una vocazione, o in base a una nostalgia: se è in base a una vocazione,
rifletta bene se può pagarne il
prezzo.
Il discorso del rinnovamento è
da riprendere da capo, alla base,
pazientemente, senza escludere
nessun membro della chiesa. Perché in questo discorso siamo tutti competenti, in quanto interpellati dal Signore e in quanto alle
prese con una realtà in cui essere
cristiani è duro. E siamo tutti
incompetenti, perché nel rinnovamento della chiesa il solo vero
competente è lo Spirito del Signore.
Bruno Rostagno
Israele: distinguere
tra popolo e governo
L’editoriale del 12 settembre
« Gerusalemme orgoglio di Israele », offre a noi tutti l’occasione preziosa per riprendere le fila della nostra riflessione sul
medio-oriente. Vorrei ringraziare
il direttore per questo, anche se,
da sempre, ogni volta che mi trovo di fronte al problema Israele-Palestina vivo la sensazione
contradditoria di non poter parlare e non poter tacere. Non poter parlare, ché il problema mi
pare troppo complesso, e forse
per me troppo bruciante, per rischiare di confondermi nello
schematismo di cui, troppo spesso, la sinistra ha dato prova a
questo proposito. Non poter tacere forse per gli stessi motivi.
Mi sembra giusto, doveroso,
imprescindibile denunciare con
forza, come fa Franco Giampiccoli, il carattere unilaterale, provocatorio, dannoso alla causa
della pace, della proclamazione
di Gerusalemme « capitale indivisibile e eterna » dello stato di
Israele.
Ma Giampiccoli continua e
ci invita a ripensare la parola
profetica nel vivo dei problemi
e delle contraddizioni della storia del nostro tempo. Paradossalmente in un certo senso, ma
sembra proprio vero che là dove
le analisi e le strategie politiche
non sembrano proporre niente di
veramente giusto per tutte le parti in causa, la testimonianza resa alla parola di Dio può aprire
segni di speranza. E di questo,
ho paura, si tratta nel nostro
caso. Perché troppo spesso siamo presi dalla sensazione che
in definitiva si tratterà di scegliere tra la sopravvivenza di 1 milione di arabi palestinesi e quella di tre milioni di ebrei israeliani. In teoria proponiamo e ci
auguriamo cose diverse (pacifiche coesistenze, stati confinanti
che convivano e collaborino, confronti culturali e di identità nazionali reciprocamente arricchenti). Ma i fatti (la politica concreta del governo israeliano e
quella dell’OLP, rappresentante
riconosciuto del popolo palestinese) sembrano portare e spin
TRIBUNA LIBERA
Manzoni, Eco-Luce e FIAT
Pubblichiamo le parti essenziali di un intervento di un lettore di Biella.
« Di mille voci al sonito mista
la sua non ha » è l’affermazione
che andava bene per il Manzoni
di buona memoria ma non certo
per « La Luce » che nel suo ultimo numero ospita in posizione
di massimo rilievo un articolo
di Giorgio GardioI che in verità
non pare proprio in sintonia con
lo spirito del giornale, organo
ufficiale delle Chiese Evangeliche
Valdesi e Metodiste. L’argomento è decisamente profano o almeno così può sembrare. Si chiede
GardioI se le nuove forme di lotta adottate dalla Fiat di Torino
(inserzioni pubblicitarie) tendono a contrastare la ricerca di
consenso che il Sindacato italiano va conducendo in questi tempi all’interno e all’estemo delle
fabbriche.
Come possa una pubblicità, anche se di cattivo gusto come questa, influire sui consensi al sindacato mi sfugge. Piuttosto ritengo che sia ormai giunto il
tempo di un esame di coscienza
da parte del sindacato, parliamo
ovviamente di quello più fortemente politicizzato, cioè il confederale. E’ chiaro che sta perdendo terreno, è chiaro che i
consensi di dieci anni fa non ci
sono più ma la colpa non è proprio della Fiat né delle sue stupide inserzioni. Il sindacato ha
gradualmente perduto consensi
soltanto e unicamente per colpa
sua. Ha perduto consensi con le
sue continue eccitazioni pretestuose. con i continui discorsi infuocati di Lama ma soprattutto
per l’eccessiva dipendenza del
sindacalismo stesso, a tutti i livelli, dal metodo politico, dal
suo ambiente e dai partiti politici.
L’Italia di og^ ne ha piene le
tasche di partiti e di partitocrazia. Il disinteresse popolare per
la conduzione e amministrazione
della res pubblica non è un fiore
spontaneo del momento che viviamo ma esso è nato dalla sfiducia che tutti i partiti, nessuno
escluso, hanno saputo determinare dal dopoguerra. E’ cambiato il colore nella bandiera di
molti organismi amministrativi
e politici ma la gente ha dovuto
rendersi conto che se clientelari
e approfittatori (e talvolta corrotti) erano gli uni, ancor di più
lo sono gli altri. Come tutti i
bubboni infetti, anche questi hanno abbondanteménte infettato
tutto ciò che hanno toccato. H
sindacalismo confederale non è
altro che l’ennesimo anello di
una catena di torbide cose inquinate dalla politica.
E veniamo alla violenza sindacale. Scioperi generali o particolari, picchettaggi, occupazioni e
bastonature vengono quasi sempre mimetizzati sotto l’etichetta
delle « giuste reazioni della classe operaia alle provocazioni messe in atto da emissari (sempre
e comunque fascisti) della tracotanza padronale »!
Molti, pur ammettendo tale
stato di cose, sostengono che è
inevitabile opporre alla violenza
subdola e occulta della controparte, altre forme di lotta che,
per essere significative e gratificanti debbono necessariamente
comprendere anche la violenza:
è il fine che giustifica i mezzi!!!
Un evangelico — e qui arrivo
al dunque e al perché del mio
intervento — può accettare questo stato di cose o quanto meno
sorvolare su questi aspetti macroscopici della prassi sindacale? Può un evangelico e tanto
peggio un giornale come il nostro, permettersi il lusso di ricamare soltanto su alcuni aspetti particolari di una questione
così grave, come questa, che non
è economica né sociale soltanto
ma che investe in blocco tutto
un genere di rapporti umani e
le responsabilità stesse di tutti i
partecipanti al tragico gioco?
Ora mi chiedo e vorrei offrire
a tutti i lettori la possibilità di
riflettere con me, come possiamo agire noi evangelici in questo tormentato frangente? Quali
possono essere le vie da battere
per rendere un effettivo servizio
cristiano alla comunità? Dobbiamo tout court sposare una delle
due cause a scatola chiusa? Se
questa è l’intenzione di GardioI
gliela lascio volentieri. Ognuno
di noi è inserito a tutti i livelli
nella società ma fino ad ora che
cosa abbiamo fatto per favorire
quelle riflessioni che ormai sono
improcrastinabili per tutti? Potremmo trovarci inconsapevolmente al bivio con una strada
senza ritorno, in un tunnel di
violenza che non sappiamo a
quale spiaggia può portare.
Temo che troppo spesso si dimentichino le parole di Isaia
43/1: « Ma ora così parla l’Eterno... Non temere, perché io t’ho
riscattato, t’ho chiamato per nome; tu sei mio! ».
Riccardo Rabaglio
gere verso soluzioni catastrofiche per Luna o l’altra delle due
popolazioni che oggi si confrontano in Palestina.
Israele deve ritrovare
la sua anima
Ma almeno un dato è certo ed
è qui il mio accordo sostanziale
con l’articolo dell’Eco-Luce, per
sperare di sopravvivere Israele
non ha bisogno di incrementare
il suo potenziale bellico, né di
dichiarazioni provocatorie e grottesche (oltreché concretamente
superflue o controproducenti);
ma ha bisogno, come ha scritto
qualcuno, di ritrovare la sua anima. L’anima che noi abbiamo
imparato ad amare nelle pagine
di Amos, nel ricordo dei ribelli
del Ghetto di Varsavia e, sì, anche nella fatica ostinata e fiduciosa dei primi kibbuzim di Galilea. Quell’anima che viene oggi
quotidianamente violentata e tradita dal passo pesante dei soldati israeliani sulle strade di Betlemme o di Nablus.
Ma questo — e qui sta invece
il mio dissenso con l’articolo —
i primi a saperlo, a capirlo a denunciarlo e a soffrirlo sono proprio i dissidenti israeliani. A
« restare caparbiamente immobile nella sua intransigenza nazionalistica » non è Israele, ma il
governo israeliano, che, non dobbiamo sottovalutarlo o sottacerlo, non solo si sta isolando sempre più da amici e alleati esterni, a causa della criminale politica sul problema dei territori
occupati dopo il ’67, ma è ormai
circondato sempre più dall’ostilità all’interno del paese. La prima frase che ho sentito da una
cittadina israeliana questa estate, sbarcando al porto di Haifa,
è stata « non possiamo mica
continuare a fare i conquistadores di 1 milione di palestinesi.
Di questo incubo dei territori
occupati ci dobbiamo liberare al
più presto ». E nei suoi occhi
c’era solo tristezza non arroganza. È solo un caso? Ricordare
che il dissenso in Israele esiste,
che si sta organizzando, che è
forse possibile parlare addirittura di opposizione interna, valutarne la portata, farci i conti e
rafforzarla è compito importante per la causa della pace quanto
la denuncia della politica espansionista di Begin e compagni.
Anche se poi i problemi non
si semplificano anzi si presentano in tutta la loro drammatica contradditorietà.
A chi restituire
la zone occupate?
La mia amica continuava (e alla tristezza si aggiungeva la perplessità di chi si sente impotente); liberarsi dei territori, questo è chiaro. Ma a chi restituirli?
Alla Giordania, che li ha conquistati nel ’48 sottraendoli al futuro stato palestinese? Ai palestinesi rappresentati dalla OLP,
quando non si hanno a tutt’oggi
sufficienti garanzie della reale intenzione dei dirigenti delTOLP di
accettare il dato di fatto della
esistenza di Israele e di rispettarlo? A chi?
E di nuovo la dichiarazione del
comitato centrale del CEC su
Gerusalemme che.pure è giusta,
doverosa e imprescindibile mi
pare anche drammaticamente,
pericolosamente generica (ma
forse sono io che non so leggere tra le righe). Perché se è
chiaro che non vogliamo una Gerusalemme tutta ebraica, dovremo pur dire cosa vogliamo: una
città tragicamente divisa come
Berlino e come Gerusalemme è
stata fino al ’67? Una Gerusalemme giordana? Perché non cominciare a riparlare della strada
più difficile e lunga ma forse (dico forse) anche più giusta, e cioè
del controllo internazionale sulla città? Sono solo spunti, sparsi
e confusi, ma urgenti, con l’invito a riprendere una riflessione
così, importante, sfuggendo alla
tentazione di lasciarla cadere
proprio perché cosi scomoda.
Francesca Spano
5
24 ottobre 1980
A DUE ANNI DALL’INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA WOJTYLA UNA TRASMISSIONE DI ’’PROTESTANTESIMO*
Un dibattito sul papato
Il papato costituisce un appello a ritrovare le soluzioni del futuro
nelle radici del passato. Ma il nostro problema è di avere per 1 avvenire il coraggio della novità, anziché la tentazione del passato
La rubrica televisiva « Protestantesimo »
ha dedicato lunedi 13 ottobre una trasmissione-dibattito al papato, uno degli elementi
principali del dissenso tra le Chiese protestanti e la Chiesa cattolica. Alla trasmissione, condotta da Renato Maiocchi, hanno
preso parte i pastori Giorgio Bouchard e
Alfredo Sonelli e i giornalisti Luigi Accattoli (Repubblica), Carlo Di Cicco (ASCA)
e Gregorio Donato (GRl). Di questa puntata vivace e incisiva diamo una trascrizione quasi integrale, tralasciando per limiti
di spazio la maggior parte dell’introduzione
storica fatta dal pastore Sonelli.
SONELLI — (...) Nel dopoguerra si presenta il quadro nuovo
dell’attuale società caratterizzata
dal confronto-scontro tra la « pax
americana » e la « pax sovietica », dall’emergente Terzo mondo, dalle aspettative del '68. Vi
è tutta una corrente di pensieri
e di speranze che crede in un
rinnovamento del mondo che sia
operato dalla base. Ma la situazione attuale è una situazione
di enorme crisi. C’è un pericolo
di conservazione, di regressione,
c’è un senso di sfiducia anche in
movimenti e uomini che pure
prima erano attivi. Proprio in
questa situazione di crisi, si ha
l’impressione che il papato riproponga se stesso non solo all’Europa ma al mondo intero
come principio di unità. In modo particolare mi sembra che
questo sia specificamente il modo di comportarsi deU’attuale
pontefice. Di fronte a questo tentativo e a questa impostazione,
noi diamo una valutazione nettamente negativa perché crediamo
che ciò sia dannoso non solo
alla predicazione dell’Evangelo
ma anche allo sviluppo del dialogo ecumenico.
Il papato del terzo mondo
ACCATTOLI — Un giudizio cosi globalmente negativo mi sembra discutibile. Comunque secondo me questo è il papato del
Terzo mondo, il primo papato
della storia che possa essere definito cosi. È il papato di una
Chiesa cattolica che ormai è presente soprattutto nel Terzo mondo: è in corso un Sinodo che è
presieduto da tre cardinali del
Terzo mondo ed è composto
per il 60% di vescovi provenienti dal Terzo mondo.
Questa è la prospettiva in cui
dobbiamo inquadrare e giudicare
questo papa. È positivo o no
che predichi la giustizia e i diritti deH’uomo e che si faccia
portavoce dei paesi emergenti?
BOUCHARD — Il fenomeno
della diffusione del cristianesimo nel cosiddetto Terzo mondo
è un fenomeno che ci riguarda
tutti. Non c’è alcun dubbio che
le chiese cristiane di oggi, ortodosse, cattoliche, protestanti e
altre hanno un momento di
grandissima vitalità in Africa,
secondariamente in Asia, in America Latina. Questo fatto da solo,
non significa però uno spostamento detrasse spirituale delle
chiese protestanti o cattoliche
verso il Terzo mondo. E ha ragione Accattoli, l’attuale pontificato è attento al Terzo mondo e
ci viaggia in un modo significativo; ma non viaggia soltanto li.
Quando il pontefice romano è
stato in America Latina, in Afri
ca, ha riconosciuto a questi popoli il diritto di essere popoli
emergenti. Ma il pontefice ha fatto altri viaggi e in questi viaggi
mi pare che il contenuto critico
nei confronti delle novità della
storia di oggi fosse troppo marcato. Polonia: chiaramente un
viaggio critico verso il socialismo sovietico...
ACCATTOLI — Mi pare che
fosse opportuno. Che qualcuno
dall’interno di questo sistema
alzasse la voce dopo tanti anni,
mi pare giusto.
BOUCHARD — Giudicheranno
i posteri, su questo punto. Perché a.parer mio l’appello che il
pontefice ha rivolto alla Polonia
è essenzialmente un appello a
ritrovare le soluzioni del futuro
nelle radici del passato. Personalmente penso che il passato
non ha le chiavi per risolvere i
problemi delTavvenire. E questo
lo vedo in altri viaggi, negli Stati Uniti ad esempio, e in molti
viaggi in Italia. In questi viaggi il contenuto dei discorsi del
pontefice è francamente conservatore: donne, giovani, nuovi
problemi dei rapporti tra i due
sessi, c’è costantemente una
chiusura considerevole, direi
particolarmente nei viaggi in
Italia. Il problema è quindi il
seguente: questo appello all’insieme dei popoli è davvero appello che si rivolge all’avvenire?
Convergenze possibili?
DI CICCO — Si possono fare
molte critiche, ma da questo pontificato vengono indicazioni su
questioni fondamentali come il
disarmo, la pace, la giustizia sociale. Su questi temi riproposti
con costanza all’Est, in Europa,
nel Terzo mondo, è possibile una
convergenza tra le due «é^erienze di chiesa, quella protestante
e quella cattolica?
BOUCHARD — A parer mio
esiste molto più una convergen
Protestantesimo
in TV
Lunedi 27 ottobre, ore 22.45
2* r©t0
RELIGIONE A SCUOLA
CHE FARE?
Dibattito in studio con la
partecipazione di Rossana
Di Passa, membro della
Chiesa battista di Isola Liri, Franco Giampiccoli, pastore evangelico, Stefano
Rodotà, della Sinistra indipendente, e un esponente
della Chiesa cattolica.
za di uomini che una convergenza di istituzione. Nei fatti, in
tutto il mondo, dalla Corea al
Brasile, credenti delle più diverse confessioni si incontrano nelle prigioni e questo è di grande
importanza. Tuttavia mi sembra
che le chiese organizzate debbano anche discutere sui fondamenti teologici di questi appelli
e sulle loro implicazioni pratiche. Su questi risultati pratici
avrei, a dir la verità, alcune critiche. Prendiamo un esempio:
nello scorso mese di settembre
jn tutti i pulpiti cattolici, nella
Repubblica federale di Germania, è stata letta una lettera pastorale che chiaramente sosteneva il programma del candidato democristiano Strauss. Quella lettera era bella, conteneva le
parole pace e libertà, che —
guarda caso — erano anche nel
programma di un certo partito.
Allora d’accordo per la pace,
d’accordo per la pace e la libertà. Ma non vorrei domani sentirmi quasi in dovere per motivi ecumenici di votare per uno
Strauss anziché per uno Schmidt
perché così si fa meglio l’unità
dei cristiani.
Un altro punto: i problemi del
mondo di oggi sono talmente gravi che noi credenti non possiamo illuderci, per il solo fatto
che abbiamo smesso di litigare,
di saperli risolvere. Certo è un
fatto importante; oggi tra le
chiese cristiane non esistono
quelle che si chiamano contraddizioni antagonistiche. Il dibattito ecumenico che è in corso da
70 anni, non da 20, fa sì che il
mondo dei cristiani, un miliardo di persone in tutto il mondo,
dibattano molto caldamente,
spesso molto fraternamente i
grandi problemi. Ma neH’affrontare i problemi di oggi noi non
possiamo fare a meno di confrontarci con il mondo così come esso è. Per cui si parla giustamente di giustizia e di pace,
ma a mio avviso oggi non si riconosce una sufficiente dignità a
quegli uomini, a quelle forze, che
fuori di noi, a volte prima di
noi credenti, si sono battuti e
si battono per queste cause. In
altri termini, se mi è consentita una battuta polemica, l’attuale pontificato manca di autocritica.
Tu sei Pietro
DONATO — Io vorrei fare un
passo indietro con una domanda
molto semplice: per i protestanti chi è il papa? Colui che per
i cattolici è il vicario di Cristo
è forse un usurpatore di titolo?
Prendiamo il famoso passo del
« Tu sei Pietro » in Matteo 16. Io
voglio sapere: secondo voi Cristo ha affidato un mandato specifico a Pietro nel consesso del
collegio apostolico? Pietro fu effettivamente il primo vescovo
di Roma? E in questo caso i
suoi eventuali poteri si trasmettono ai suoi successori?
SONELLI — Possiamo notare innanzitutto una cosa: che
almeno per i primi secoli della
chiesa il testo di Matteo è stato
riferito a Pietro e non oltre Pietro. Quanto al significato, non si
parla tanto di un primato quanto di un compito particolare di
Pietro. È evidente che in alcuni
testi del Nuovo Testamento, Pietro ha una funzione particolare,
sia durante la vita di Gesù, s.'a
alTinizio della predicazione apostolica. Questa funzione particolare non è tuttavia una funzione esclusiva. C’è Pietro con il
suo compito; ma abbiamo Paolo, abbiamo Giovanni, abbiamo
altre figure che hanno ricevuto
questo mandato particolare di
predicazione. Nei testi del N.T.
a Pietro viene affidato ad un
certo momento l’evangelizzazione dei giudei, a Paolo quella dei
gentili, ma non appare fra di
loro una gerarchia.
Pietro vescovo di Roma: in
genere si è d’accordo nel pensare che Pietro sia stato a Roma,
almeno per il martirio ma l’idea
dell’episcopato di Pietro in Roma compare sì e no nel secondo
secolo della chiesa. Nel primo
secolo la comunità romana si
presenta come una comunità la
cui responsabilità è portata in
modo collegiale, non abbiamo alcun riferimento all’idea del vescovo di Roma.
Anche l’idea della successione apostolica nasce nella chiesa soltanto qualche secolo dopo
e anche in questa idea noi non
abbiamo una caratterizzazione di
carattere gerarchico. Il Concilio
di Nicea riconosce al vescovo
di Roma un primato di onore
in quanto è il vescovo della vecchia Roma, come riconosce un
primato a Costantinopoli che è
la nuova Roma.
ACCATTOLI — Il pastore ha
accennato alTinizio alla ricerca
del principio di unità. Non mi
pare che questo contrasti necessariamente con le esigenze delTEvangelo. Molte denominazioni
cristiane non cattoliche riconoscono oggi che un principio di
unità, un punto di riferimento
sarebbe utile. Lo riconoscono i
luterani, gli anglicani, gli ortodossi, in parte i metodisti. Come
vedete questo ripensamento?
BOUCHARD — Come la grande tentazione. Di fronte a un
mondo che ci spaventa, noi cristiani abbiamo alle spalle una
grande tradizione, diciamolo
pure chiaro, una grande storia
— a parte qualche piccola guerra di religione. La nostra grande tentazione è di pensare che
dalla nostra tradizione comples
siva, noi tutti, ortodossi, copti,
protestanti, cattolici e kimbanguisti insieme, possiamo attingere come alla fonte dell’acqua di
vita eterna per donare risposta
ai problemi nostri e altrui. Ma
la fonte della vita eterna non è
la nostra tradizione cristiana,
per quanto gloriosa, con gli strumenti che ha espresso, bensì soltanto la Parola di Dio e da quella dovremo ripartire di nuovo.
Io sono convinto che al giorno
d’oggi, nella confessione cattolica romana ci sono milioni di credenti che lavorano per l’avvenire della testimonianza cristiana
molto meglio dei loro capi e gli
storici del futuro a mio avviso
parleranno di quelli, in tutte le
confessioni. Il nostro problema
è quindi, a mio avviso, di avere
per l’avvenire il coraggio della
novità, anziché la tentazione del
passato.
Il papato e la collegialità
DI CICCO — Nella Chiesa cattolica è in atto un processo di
aggiornamento che va verso un
ruolo nuovo del papato all’interno del concetto della collegialità e questo ruolo viene favorito, non contrastato da Wojtyla.
Lo abbiamo visto in questi due
anni da come ha promosso le iniziative degli episcopati.
SONELLI — Io direi anzitutto
che il principio della collegialità
durante lo stesso Concilio è stato ridotto dall’intervento di Paolo VI, non ha avuto il suo sviluppo perché non è stato tolto al
papato il potere della nomina dei
vescovi, che sono rimasti tutti
di nomina papale.
Certo vi è stata una modernizzazione, eppure dobbiamo constatare che il Sinodo dei vescovi è un Sinodo coni potere soltanto consultivo ed è rimasto
tale. Dobbiamo rilevare che il
problema del celibato dei preti
non è stato neppure messo in
discussione, la chiesa non ha potuto affrontarlo...
DI CICCO — Però papa Wojtyla il giorno stesso della sua elezione ha parlato di uno sviluppo. Il discorso non è concluso
e mi sembra per lo meno azzardato dare oggi una valutazione
conclusiva dell’esperienza papale.
SONELLI — C’è stato un accenno allo sviluppo della collegialità, ma nel quadro dell’unica e indiscutibile autorità del
papato. Guardiamo all’episodio
senza precedenti che recentemente è stato davanti ai nostri
occhi: un episcopato — quello
olandese — che tiene il suo Sinodo, ma non in Olanda, non
a contatto col popolo olandese,
bensì a Roma e circondato da
una maggioranza di curiali.
Possiamo forse pensare che
questo sia il segno di un allargarsi della collegialità? O non si
tratta piuttosto di una temibile
e crescente concentrazione?
DONATO — Una battuta più
che una domanda: papa Wojtyla
è abbastanza imprevedibile, se
in questa sua attitudine vi telefonasse chiedendovi un consiglio,
che cosa gli direste?
BOUCHARD — Di smetterla
di fare il papa!
ACCATTOLI — Diffìcilmente
potrebbe accettarlo!
BOUCHARD — Ne nascerebbe una conversazione interessante.
MAIOCCHI — Qualche altra
osservazione?
Scegliere vere priorità
BOUCHARD — Io avrei un’ultima osservazione. L’Italia in questi mesi, in un momento di crisi economica spaventosa, sta
slittando verso la crociata. Due
milioni di firme sono state raccolte nelle ultime settimane. E
mi pare che i discorsi che sono
stati fatti all’Aquila, a Siena, abbiano rappresentato un lieve incoraggiamento verso la crociata. E qui vorrei fare una domanda polemica: ma davvero questo per i cristiani d’Italia è tem
po di crociate e ci divideremo di
nuovo in due partiti come 6 anni fa per o contro il no del referendum? O non abbiamo come
comunità di credenti l’esigenza
di scegliere con grande cura le
priorità e far precedere le questioni della giustizia, della libertà e dell’amore, discutendo solo
dopo se una legge sia o no creatrice di errori morali come l’aborto, che hanno la loro origine
in ben altre cause morali e sociali?
6
24 ottobre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
CONVEGNO EGEI VALLI
SCUOLA DI RELIGIONE
Stiamo Perchè la droga? Un professore che
cedendo?
Lui membro della Chiesa Valdese di Proli e appartenente a
una delle famiglie più. impegnate
nella vita della chiesa, lei membro attivo della Parrocchia cattolica di San Donato a Pinerolo,
hanno deciso di unirsi in matrimonio. Giunti al momento di decidere in quale forma celebrare
le nozze, si trovano davanti ai
primi problemi.
Il matrimonio in chiesa cattolica è inaccettabile per lui, e altrettanto per lei il matrimonio in
chiesa valdese. Solitamente in
questi casi si decide per il « carhpo neutro »: il matrimonio civile. Ma la futura sposa non si
adatta a questa soluzione: come
credente, il suo desiderio è di cominciare la vita matrimoniale davanti al Signore, invocando la
sua benedizione. Su questo i due
si trovano d’accordo e decidono
di consultare da una parte il pastore di Prali, cioè il sottoscritto,
e dall’altra Don Mario Palastro,
che da anni segue la problematica dei matrimoni interconfessionali.
Seguono 'vari incontri, con il
pastore di Prali, con don Palastro e con entrambi insieme, nel
corso dei quali vengono esaminate le varie possibilità che si offrono, anche sulla base di altri
casi di matrimoni interconfessionali, e dopo aver riflettuto insieme, i fidanzati decidono: il matrimonio sarà contratto in municipio, e successivamente la benedizione nuziale avverrà a San
Lazzaro, con la presenza del pastore, debitamente richiesta. Contemporaneamente il vescovo, a
cui la sposa ha chiesto la dispensa dall’impedimento, viene informato con una lettera sottoscritta
da entrambi i nubendi, che essi
intendono dare ai figli che eventualmente nascessero una istruzione biblica, lasciando che essi
stessi chiedano il battesimo una
volta giunti all’età adulta.
Il Concistoro di Prali, rifacendosi al regolamento sul matrimonio approvato dal Sinodo 1971,
incarica il pastore di presenziare
alla benedizione nuziale, consegnando la Bibbia agli sposi e rivolgendo loro un messaggio.
Sono ben cosciente che la soluzione trovata non è soddisfacente.
Per Prali poi essa costituisce
un fatto nuovo difficilmente comprensibile. Sulla facciata del vecchio tempio, oggi museo, si legge
ancora la lapide affissa nel 1889:
« Ce Tempie, profané par les
idoles... ». Gli idoli sono gli elementi del culto cattolico, soprattutto la celebraz.ione della messa,
nei tre anni in cui il tempio era
stato trasformalo in chiesa cattolica, dopo il 1686.
Il partecipare a una liturgia in
chiesa cattolica significa per molti valdesi qui a Prali come minimo .sfiorare il tremendo rischio
dell’idolatria. E questo non è stato il pastore a ricordarglielo, sono stati loro a ricordarlo al pastore. E il pastore è andato a
San Lazzaro con il peso di questo ammonimento, non per «concelebrare » come alcuni non di
Prali superficialmente hanno detto, ma per dare una testimonianza della fede evangelica a una
coppia di credenti, a cui non si
può addossare la responsabilità
della divisione delle chiese. Essi
hanno ricevuto con i loro parenti questa testimonianza, hanno
ricevuto la Bibbia, e ricevuto
l’annuncio dell’Evangelo fatto da
don Polastro.
In questo caso, dunque, non
c’è stata nessuna idolatria, e
non c’è stato cedimento, dei nessuna parte. C’è stato il desiderio
di mettersi all’ascolto del Signore, pur coscienti di una situazione di divisione attualmente insuperabile. Gli sposi sanno che questa divisione peserà sul loro matrimonio, ma sanno anche che
Dio li ha uniti. Nonostante le difficoltà prevedibili e impreviste,
essi possono guardare alla loro
vita in comune con speranza e
con gioia. E noi con loro.
Bruno Rostagno
Due interessanti relazioni hanno permesso ad una sessantina
di giovani della FGEI e non, di
avere, domenica 19 a Pomaretto,
un’informazione sul problema
della droga, dal punto di vista
medico ed etico.
Il medico Luciano Griso ha illustrato, riprendendo la sua ampia relazione fatta al campo
FGEI di Ecumene quest’estate, i
diversi tipi di droga indicandone
i principali effetti, insistendo sulla fondamentale distinzione tra
droghe « leggere » (derivanti dalla canapa indiana) e droghe « pesanti » (alcool, tabacco, barbiturici, anfetamine, oppiacei, cioè
oppio, morfina, eroina), distinzione basantesi sul fatto che queste
ultime danno dipendenza fìsica,
tolleranza (necessità di aumentare le dosi per ottenere i medesimi effetti), tossicità e rischio di
tossicodipendenza.
Altro punto fondamentale su
cui si è battuto è il rifiuto che
bisogna fare dell’etichetta generica di « drogato » per persone
che invece, come si è detto, possono essere semplici consumatori, oppure farmacodipendenti, o
tossicodipendenti.
Saverio Merlo ha esaminato
brevemente la posizione delle diverse ideologie di oggi (nuova
sinistra, sinistra storica, cattolicesimo ufficiale. Comunità di base, protestantesimo) rispetto al
problema droga, per concludere
che ora forse la migliore azione
per combattere il mercato nero
e la diffusione delle sostanze tra
i giovani è quella volta ad una
grande opera di informazione
sulla questione, per togliere dalla testa della gente molte idee
errate, al fine di un’opera di
prevenzione, invitando quindi ad
occuparsi sì dei « drogati », ma
volgendo molta attenzione ai
non-drogati perché non entrino,
o non si lascino trascinare, nel
« giro ».
Nel dibattito ci si è chiesti che
cosa un credente può dire ad un
tossicodipendente, ed è risultato
sostanzialmente che l’unica cosa
che si può fare è un invito ad
una maggiore « autonomia responsabile » dell’individuo, fondato non tanto su discorsi quanto
su un comportamento reale e
coerente con la Parola da parte
di noi stessi, tenendo ben presente che ogni uomo è parte di una
realtà sociale più vasta.
Il problema è aperto. L’EcoLuce ha già aperto un dibattito
su questo grave problema del
nostro tempo, dibattito cui la
FGEI invita ad intervenire, tenendo presente il documento
uscito dal Convegno di Ecumene
e pubblicato sul numero 64-65 di
Gioventù evangelica.
Paolo Gay
costa più caro
Alcune settimane or sono abbiamo dato notizia del nuovo
trattamento economico per i
professori di religione, che avranno diritto, d’ora in avanti, all’80%
del corrispondente trattamento
dei professori di ruolo con pari
anzianità. Tale trattamento è attribuito a condizione che l’insegnante di religione accetti l’orario di cattedra e che le ore di religione non siano frazionate con
orari inferiori. Notavamo anche
come questo avrebbe posto fine
al moltiplicarsi di stipendi e di
pensioni per poche ore, che costituisce un notevole dispendio
finanziario per lo Stato. Apprendiamo, ora, che contestualmente alla legge che prevede questo
trattamento, il Senato ha approvato un ordine del giorno a cui
si attiene una Circolare Ministe
riale in via di distribuzione, il
quale prevede la possibilità per
i docenti di religione di optare o
per il trattamento dell’80% con
orario pieno, o per il trattamento iniziale del professore con facoltà di adottare un orario ridotto (una circolare di alcuni
anni fa indicava in nove ore settimanali l’orario minimo). Non
è, quindi, difficile pronosticare
che tutto resterà come prima e
che la moralizzazione che ci
sembrava fosse stata introdotta
su questo punto resta sulla carta. Quindi, mediamente, ogni
ora di insegnamento della religione cattolica nelle scuole medie continuerà a costare, lira
più lira meno, un terzo in più
rispetto alle altre lezioni.
C. Tron
LETTERA APERTA
Una decisione
arbitraria?
VILLAR PEROSA
Operai FIAT :
no
all'accordo
I seicento operai della Fiat di
Villar Perosa, l’unico stabilimento Fiat esistente nelle valli, hanno respinto l’accordo tra i sindacati e la direzione Fiat.
Gli stabilimenti di Villar non
sono toccati dai provvedimenti
di cassa integrazione decisi in
maniera unilaterale dalla Fiat.
Infatti pur essendo una fabbrica
che produce componenti dell’auto, il tipo di produzione non è
in crisi in quanto i prodotti fabbricati a Villar alimentano sia il
mercato del ricambio, che del
nuovo.
Nonostante questo, i lavoratori di Villar sono scesi in sciopero per 35 giorni in solidarietà
coi colleghi degli altri stabilimenti Fiat, adottando forme di
lotta diversificate che mantenevano il presidio ai cancelli per
il blocco delle merci, ma che
comprendevano una certa articolazione (scioperi alternati di
4 ore o a turni di lavoro diversificati) nello sciopero. Quando si
è trattato di valutare l’accordo
il 95% dei lavoratori ha detto
« no » mentre il rimanente 5%
si asteneva. Nessuno approvava
raccordo, che era giudicato insufficiente a garantire effettivamente il posto di lavoro, è una
sconfitta sindacale che vedrà i
suoi quadri fuori della fabbrica
per un periodo di oltre due anni.
Inoltre è stata fatta una valutazione assai pessimista sulle
possibilità locali e piemontesi
della mobilità interaziendale; infatti nel pinerolese vi sono molte aziende a cassa integrazione
(Indesit, Filseta) oltre la Fiat e
i disoccupati iscritti alle liste di
collocamento sono in numero di
oltre 3.000.
g.?
Società
di Studi
Valdesi
Sabato 25 ottobre alle ore 17
presso il Museo Valdese ha luogo un incontro per guide ed accompagnatori al Museo. Verranno stabiliti i programmi e le disponibilità.
Il Seggio
1® Circuito
INVITO AI GIOVANI
Rorà, 2 novembre 1980
Il Museo Valdese di Rorà ha bisogno di lavori di
pulizia !
VUOI COLLABORARE?
Ci troviamo a Rorà domenica 2 novembre, alle
ore 9. (Pranzo al sacco).
TORRE PELLICE
8 novembre - ore 20.30
Assemblea dei Gruppi giovanili e filodrammatici
del I Circuito
per discutere la possibilità di attività comuni, visite-scambio, ecc.
E’ importante che nessun gruppo manchi!
per il Consiglio
A. Bosio
Amici della
Scuola Latina
La Associazione Amici
della Scuola Latina di Pomaretto annuncia il concerto della corale di
Villar e Bobbio Pollice
per venerdì 31 ottobre alle
ore 20,45 nel tempio di Pomaretto.
Al Provveditore agli Studi
di Torino
A quanto pare, quest’anno il
suo Provveditorato richiede ai
’’precari” docenti di latino e greco una dichiarazione di aver sostenuto all’Università esami di
« lingua o letteratura » greca e
latina. Questo in previsione « di
future norme per l’immissione in
ruolo » dei suddetti precari.
Certo è opportuno che chi deve
insegnare una qualsiasi cosa dimostri di conoscerla e la nostra
povera scuola italiana ha bisogno di insegnanti seri e preparati. E’ anche positivo che di
fronte alle gravi carenze del governo in questo campo (da sei
anni non ci sono più stati né concorsi, né abilitazioni), ci sia qualcuno che cerca di rimediare come può alle falle più grosse, invece di tirare a campare evitando di cercar grane.
Ma questa iniziativa fa nascere
alcune domande.
In linea di diritto, può una circolare del Provveditore negare la
validità di una laurea? Anche
trattandosi di un provvedimento
giusto, non si apre così la via ad
un’infinità di decisioni arbitrarie?
E questa squalifica può avere
effetto retroattivo o lede diritti
ormai acquisiti?
Una dichiarazione di questo genere serve a garantire una preparazione effettiva? Se, per esempio, un ragioniere si laurea in
lettere, con esami di letteratura
greca e latina dati in italiano,
come può insegnare una lingua
che forse non sa neanche leggere?
Non è in ogni caso pericoloso
coprire vecchi errori e vecchie
demagogie senza mai sconfessarli, ma tirando avanti a furia di
disposizioni aggiuntive, circolari,
leggi e leggine provvisorie che
aumentano il caos, e in cui (solo) i furbi, più delle persone serie e preparate, riescono ad orizzontarsi e a farsi strada?
Rispettosamente
Marcella Gay
(docente di ruolo)
oggi e domani
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Canti popolari
Sono entrati in sala cantando
vecchi stornelli del canavese, ritrovati e riproposti di fronte a
un pubblico numeroso ed attento. È toccato al coro di Baio
Dora aprire il programma « Autunno in Val d’Angrogna » sabato 18 sera; ma non si sono
ascoltati solo stornelli e canti.
Il gruppo ha raccontato la ricerca che da anni porta avanti
di quel patrimonio canoro che
s’intreccia continuamente con la
vita, le speranze, le « tribolazioni » dei lavoratori. Su questo argomento, sempre con il coro di
Baio Dora, mercoledì 22, presso la scuoletta valdese del Serre
ci sarà uno scambio d’idee aperto a tutti per capire significato
e scopi di questa ricerca culturale.
« Da pare ’n fieul », sempre nel
quadro dell’«Autunno», un gruppo di Bagnolo che dal 1976 indaga attentamente sul canto po
polare locale, ha presentato il
suo programma domenica 19
presso la Trattoria di Roccia
Maneod. Canti popolari, canti
valdesi e canti d’osteria in una
atmosfera familiare; c’erano quasi tutti gli abitanti del quartiere. E si stava un po’ allo strettino. L’oste girava portando boccali, il gruppo cantava interrompendo ogni tanto per qualche
necessaria spiegazione sul come
si erano ritrovate certe melodie,
certe parole. Sinora l’obiettivo
di sensibilizzare la popolazione
a riscoprire le radici della propria cultura, anche canora, e
l’obiettivo di spezzare in modo
vivo e coinvolgente il proprio
isolamento sembrano essere stati raggiunti. Ma è presto per un
bilancio perché 1’« Autunno »
culturale continua (vedi la rubrica « Oggi e domani ») e i prossimi appuntamenti non sembrano meno interessanti dei primi
due. g. .p.
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni iunedì (tei. 0121/91.334).
« AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA »
• Sabato 25, dalle 14 alle 19. apertura delle mostre a S. Lorenzo (locali
scuole e municipio) di artigianato,
prodotti agricoli, foto di Guido Odin,
disegni di Muriel Calzi. Le mostre restano aperte anche la domenica dalle
9 alle 12 e dalle 14 alle 19.
• Sabato 25, ore 20,30, presso ’’Locanda della pace” a Pradeltorno canta il gruppo «,Da pare ’n fieul ».
• Domenica 26, a partire dalle 15,
castagnata per tutti e balli sotto l’ala
di fronte al Municipio.
• Mercoledì 29, alle 21 nella locanda di Pradeltorno incontro-dibattito
con l'amministrazione provinciale di
Torino. Interverranno il presidente
lyiaccari, gli assessori Longo e Mussano, i consiglieri Cotta, Maryina,
Rivoira.
SECONDO INCONTRO
CON IL PIEMONTESE E IL « PATOIS »
• Sabato 25 p.v. alle ore 20,45 presso 1l Centro d’incontro di Torre Pellice avrà luogo il secondo incontro
con le culture piemontesi ed occitane. A questa interessante manifestazione prenderanno parte, oltre ad alcuni membri del Coro Alpino Val Pellice, diversi poeti e scrittori della
Valle Varaita. della Val Chisone, della Val Penice e di Torino.
L’ingresso è libero e la popolazione è cordialmente invitata.
Personalia
Il pittore Filippo Scroppo, nostro collaboratore, è diventato
nonno: la nipotina, figlia di Erica e Richard Newbury, si chiama 'Viola ed è nata a Cambridge
il 15 ottobre. Auguri!
7
24 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
UNA POSSIBILITÀ’ DI IMPEGNO
Lavorare con i minori
Da otto anni a Pomarotto, i rosponsabili dol « Convitto » raccontano la loi'o
esporionza di un lavoro comunitario duro, ma ancho piono di soddisfazioni
Ai coniugi Longo che da
otto anni si occupano del
Convitto di Pomaretto la
Tavola ha chiesto di trasferirsi a Torre Pellice per
un altro lavoro. Si pone
quindi il problema della
ricerca di qualcuno che
accetti di continuare questo servizio. Poiché sappiamo che il campo di lavoro per chi si interessa
di minori è vasto e complesso, abbiamo rivolto loro alcune domande.
— Voi avete vissuto per
8 anni in una casa che ospita dei ragazzi. La situazione in cui vi trovate adesso è la stessa di quella
che avete trovato al vostro
arrivo?
— Quando nel ’72 siamo
giunti a Pomaretto, il convitto era un istituto che
ospitava 70 minori provenienti per la maggior parte dalla periferia di Torino.
Il clima fra convitto e
Pomaretto era di diffidenza reciproca. A livello dei
ragazzi questo si traduceva in atti di aperta ostilità o di vandalismo. Da
parte del paese e della comunità valdese, c’era un atteggiamento di critica continua senza nessun tentativo di analisi o di comprensione.
Ci siamo trovati isolati
con gli isolati e naturalmente la cosa non era affatto piacevole per noi, ma
soprattutto era dannosissima per i ragazzi. Il nostro
lavoro in questi anni, oltre alla progressiva diminuzione del numero dei ragazzi ed alla ristrutturazione dell’edificio, è stato di
costruire per noi e per loro
degli spazi vivibili all’esterno.
— Voi adesso vivete all’interno di un grande edificio che ospita però pochi
ragazzi. Voi chiamate questa comunità « comunità
alloggio ». Cosa vuol dire?
— Sì, noi viviamo in convitto a tutti gli effetti. Il
convitto è la nostra casa,
quella dei nostri figli e
quella dei ragazzi che ospitiamo. Poiché è la nostra casa deve poter dare
a tutti sicurezza, comodità, comunicare serenità.
Kcco il perché continuiamo a sentire l’esigenza di
migliorarla continuamente, di renderla sempre di
più una bella casa.
Viviamo dunque una normale vita di gruppo allar
gato — i ragazzi sono 15,
compresi i nostri figli, gli
adulti sono 3, noi due più
un obiettore di coscienza
che appartiene alla comunità di Riesi. Inoltre c’e
la presenza importante di
due signore di Pomaretto
che aiutano nei momenti in
cui tutti i ragazzi sono in
casa e di due cuoche per
il lavoro delle rnense. L’età
dei ragazzi varia dai 6 ai
17 anni; sono maschi e
femmine. Si tratta indubbiamente di un tipo di vita diverso da quello solito
della famiglia nucleare. Ci
sono più ragazzi e più adulti con cui dividere la
propria esistenza. Si creano certamente delle difficoltà, ma il più delle volte
è arricchente. È significativo il fatto che in campi
estivi ad Agape o a Vallecrosia, dove si è discusso il
tema della organizzazione
della famiglia, i nostri ragazzi hanno affermato che
la vita in comune è piacevole, segno che le indubbie
difficoltà sono compensate da momenti comunitari
gratificanti.
__ Qual è la differenza
tra comunità alloggio e
istituto?
— La differenza tra comunità alloggio e istituto?
In parte l’abbiamo già detto. Nessuno, crediamo, si
può identificare con un tipo
di organizzazione che per
essere troppo vasto risulta
massificato. L’istituto ha
per sua caratteristica inoltre la propria totale autonomia (ha al suo interno
la scuola, tutti i servizi di
cui può aver bisogno —
medico, ass. sociale, psicologo —. Oppure se non li
ha in proprio li ingaggia
per suo uso e consumo).
Perché questo avvenga ha
dovuto creare una organizzazione che non può tener conto dei bisogni dei
ragazzi, della loro necessità di cambiamento, della
loro ricerca di cambiamento. Si è invece organizzato in funzione del lavoro
del personale ed anche ovviamente del risparmio
che si può ottenere con una
buona organizzazione. Tutto questo è il contrario
della nostra impostazione,
che ricerca all’esterno i
propri spazi e ricerca con
tutta la popolazione i servizi che servono per tutti.
Esemplificando possiamo
dire: l’istituto è rivolto all’interno; la comunità alloggio è rivolta all’ester
no. Entrambe le posizioni
presentano pregi e difetti.
Evidentemente noi abbiamo ritenuto che i difetti
dell’istituto fossero troppi
per compensarne i pregi
ed abbiamo operato nel
senso della comunità alloggio.
— Abbiamo l’impressione che il vostro discorso
sia carico di impegno. Non
siete mai liberi? Il tempo
libero per voi che cos’è?
— In un gruppo dì persone che vivono insieme sorgono esigenze diverse di programmare i propri interessi. Se la casa è
concepita in modo da lasciare spazio ad ogni suo
abitante, automaticamente questo troverà il tempo
ed il gusto per delle attività di tempo libero. Oppure se le crea all’esterno.
È evidente che non scindiamo l’esigenza del tempo
libero per noi adulti da
quella dei ragazzi. Se gli
adulti hanno bisogno di
spazi e di tempo personalizzati, a maggior ragio
PERRERO
Tempo pieno
Una massiccia assegnazione di classi a tempo pieno, concesse dal ministero
ad anno scolastico iniziato,
ha accontentalo tutte o
quasi tutte le richieste delle scuole.
In vai Germanasca, è
stato assegnato un posto a
Penero, dove rimangono
in servizio gli insegnanti
dello scorso anno, ma, senza un motivo comprensibile, è rimasta esclusa la
scuola di Chiotti che pure
con la frazione di Trussan
avrebbe concentrato un
egual numero di alunni.
E’ il primo tempo pieno
assegnato nel circolo didattico di Villar Perosa ad
una pluriclasse; fino all'altro ieri tutti i funzionari
della scuola giuravano che
una simile sistemazione
era impossibile perché
troppo costosa e didatti
camente improduttiva; non
si capisce quindi come mai
abbiano cambiato così velocemente idea, a meno che
la disoccupazione magistrale abbia raggiunto livelli tanto elevati da richiedere provvedimenti urgenti.
Il 18 ottobre, in una riunione tra i genitori e gli
amministratori del Comune è stato fissato il prezzo
della mensa che verrà fornita dal Convitto di Pomaretto, in parte a carico delle famiglie e per il rima
nenie pagata con il contributo comunale. L’orario
delle lezioni è stato concordato con la scuola media, per utilizzare in comune i mezzi di trasporto e
realizzare così un notevole
risparmio.
L. V.
ne ne hanno bisogno i ragazzi. Dando per scontato
questo atteggiamento c’è
solo più il problema delTorganizzarsi, ma questo
non è difficile.
— Il lavoro si può svolgere solo come l’avete impostato voi?
— No. Assolutamente.
Già abbiamo detto all’inizio che la situazione al nostro arrivo era molto diversa da quella attuale. È
stato possibile cambiarla
perché nella nostra chiesa
c’è l’abitudine di lasciare
responsabilità di iniziativa
a tutti coloro che intendono usufruirne. Noi abbiamo dato impulso al lavoro a nostro modo, nulla vieta che ci siano altre
impostazioni nel ricercare
di realizzare la diaconia verso i minori. Naturalmente è fondamentale che si
tenga sempre conto dei bisogni dei ragazzi; che le
loro richieste espresse non
sempre in modo comprensibile ma per lo più contorto, siano accolte e di
scusse o comunque capite.
Che si rispetti la loro personalità in formazione. Dopo di che tutto è aperto
e tutto è possibile.
— Come sono ora i rapporti Convitto - comunità
valdese?
— A nostro avviso sono
buoni. Ci sono alcune attività che vengono svolte
nei nostri locali: scuola domenicale, pre-catechismo,
pranzi comunitari, convegni vari. I ragazzi sono conosciuti ed accettati.
— Nel vostro lavoro vi
siete trovati soli o la comunità vi ha sostenuti?
— A parte i primissimi
tempi, non ci siamo trovati completamente isolati. Anche perché alle nostre
spalle esiste un Comitato
nominato dalla Tavola
quale suo rappresentante.
È il Comitato che prende
ogni decisione, naturalmente dopo aver sentito chi
lavora. Il fatto di poter
contare su questo gruppo
di persone che ci sostiene,
ci critica e ci stimola è
un grande aiuto. Inoltre il
Comitato è il solo autorizzato ad effettuare convenzioni con enti vari —
nel nostro caso la convenzione con la Com. Montana per i ragazzi di sua
competenza. Per la chiesa
questo è anche garanzia
che in tutti i campi di intervento si proceda in modo comunitario e non troppo individualizzato.
— Come mai vi siete
imbarcati nell’avventura
delle mense scolastiche? È
vero che ne ricavate un
grosso guadagno?
— Dobbiamo innanzi tutto precisare che non abbiamo istituito noi le mense in convitto. Al nostro
arrivo esisteva già la mensa per la Scuola Latina;
non bisogna dimenticare
che per molti anni il convitto è stata l’abitazione
settimanale dei ragazzi vaidesi delle valli che frequentavano la media, quando ancora non esistevano
in zona altre scuole.
Quando nel ’75 si è posta l’esigenza di una scuola elementare a tempo pieno, con i notevoli contenuti positivi che portava con
sé, il convitto si è detto
disponibile a fornire il pasto ed i locali. L’esigenza
posta dalla scuola andava
di pari passo con l’esigenza del convitto di uscire
dal suo isolamento. In questo senso è stato molto
positivo, ed ha reso un ottimo guadagno al convitto. Se invece parliamo di
guadagno in termini monetari, allora dobbiamo affermare con energia che il
convitto, d’accordo col suo
comitato, ha accettato questo lavoro nella piena convinzione di rendere un servizio alla popolazione e
lo fa tuttora, fornendo il
pasto al prezzo di costo
(personale e spese vive).
Intervista a cura di
Silvana Marchetti
Due interventi nel dibattito promosso dal giornale PEROSA ARG.
Con i
Assenteismo in fabbrica
Non sempre sostenere a occhi chiusi le lotte dei lavoratori,
e le loro forme, significa difendere 1 posti di lavoro e soprattutto instaurare le premesse
per crearne di nuovi : eccitando
le passioni per attirarsi il favore dei lavoratori, otterremo risultati opposti. Pare tuttavia
ovvio che ogni persona di buona volontà sappia che vanno difesi sia il diritto al lavoro che
il salario commisurato alla prestazione, indipendentemente dagli o.d.g. sinodali.
Ne consegue che se ci preoccupiamo veramente della crisi
delle nostre industrie e della disoccupazione, dovremmo affrontare il problema non con evidente spirito di parte come continua a fare il Sig. Ermanno
Genre (Eco-Luce 17/10: «la
proposta degli oltre 23.000 operai a cassa integrazione è determinata da una errata politica
della FIAT »).
Le cause che hanno contribuito a determinare Tattuale congiuntura sono anche (e non po
che!) da imputare alla controparte: inosservanza dei contratti di lavoro, rivendicazioni extracontrattuali, conflittualità manovrata da minoranze di esagitati, scala mobile, rifiuto dì interrogare la « base » con referendum, improduttività, sleale
sfruttamento delle ore di assemblea e permessi sindacali, assenteismo. Tutti questi tarli
pongono la nostra industria in
condizioni di inferiorità nei
confronti della concorrenza estera. come risulta evidente dal
raffronto dei seguenti dati di
produttività : Toperaio italiano
costruisce in un anno 11 auto
alla FIAT e 6 alTAlfa Romeo,
mentre Toperaio giapponese ne
costruisce più di 40! Rivista
Quattroruote - ottobre 1980).
Persistendo in reciproche accuse, senza cercare di rimediare ai propri errori, andremo di
male in peggio.
Quanto Leo Co’isson afferma
nella sua lettera non è una
novità per chi sa cosa significhi lavorare nell'industria. Ma
quanti hanno il coraggio di
esprimersi? Bravo comunque
Leo Coisson per aver assunto
una chiara e onesta posizione!
Infine la « meditazione » che
ha dato origine al dibattito :
pur nel rispetto delle opinioni
altrui, ritengo che una meditazione dalla quale traspare evidente che il predicatore sprizza
livore da tutti i pori, non può
che essere deleteria per le no
stre comunità, anche se infarcita dì citazioni bibliche.
Guido Baret
Prendendo atto che TEco delle
Valli ha aperto il dibattito sulTassenleismo in fabbrica, desidero precisare di essere pienamente d'accordo su quanto scritto da Leo Coisson.
Ho lavorato da Mazzonis a
Pralafera per 43 anni di seguito
come operaio e non ricordo di
aver mai subito violenze di alcun genere dal mio datore di lavoro. Rifiuto il termine « padrone ». Solo le bestie hanno un
padrone. Le violenze da me subite sono state di parte politica.
Quel che mi ha fatto male è
che Genre abbia strumentalizzato un versetto biblico per fini
politici. Il sig. Genre non è
mai stato operaio: con quale
autorità si inserisce in questo
campo?
In conclusione, il termine
« padrone » è fuori posto,, proprio oggi che si parla di dittatura del proletariato e dì dìrìt-'
to delToperaio. Per me ci sono
diritti e doveri da ambo le parti e soprattutto rispetto recìproco.
Guardando oggi alla televisione, ci domandiamo da che parte
provengono le violenze.
Guido Coisson
GIOVANI EVANGELICI DI TORRE
Lettera
di solidarietà
Pubblichiamo volentieri
questa lettera del Gruppo
Giovanile Evangelico di
Torre Pellice che ci sembra animata da un vero
spirito ecumenico (n.d.r.).
Ai giovani del grappo
Comunità Cattolica
Ai grappi Scout
Cari amici,
tramite i giornali locali
che riportavano il contenuto di un volantino distribuito domenica scorsa, siamo venuti a conoscenza
dell’avvenuto trasferimento
del sacerdote don Beppe
Alluvione. Dalla lettura del
vostro volantino si rilevava che il trasferimento era
stato causato dal carattere
innovatore che )e iniziative e l’azione pastorale di
don Alluvione avevano assunto ncirambiente ecclesiastico di Torre Pellice;
al contrario, il vescovo giustifica questa decisione nel
quadro della riorganizpzione pastorale della Diocesi. Non siamo in grado
e non vogliamo entrare nel
vivo della questione, né sarebbe giusto interferire
nella vostra situazione ecclesiastica; questa nostra
lettera vuole essere una
parola di solidarietà rivol
ta a dei giovani che si interrogano sul rapporto con
l’istituzione ecclesiastica,
la quale non è venuta al
dialogo ma si è arbitrariamente servita dei propri
strumenti nella conservazione della propria linea.
Crediamo che sia un momento particolarmente difficile per voi; da parte nostra non possiamo far altro che ricordarvi ciò in
cui noi e voi crediamo;
nelle nostre due realtà ecclesiastiche resta preciso
l'impegno di seguire la
strada indicataci da Gesù
Cristo, impegno che si caratterizza nella Parola contenuta nel vangelo di Giovanni 8: 31-32 e Galati 5: 1.
Consapevoli della grande responsabilità che, come credenti, vi si presenta, invitandovi a perseverare nel confronto con la
Scrittura ci auguriamo che
la vostra esperienza di fede non venga in alcun modo intralciata e che la vostra ricerca possa proseguire con chiarezza ed entusiasmo .sulla strada fin
qui seguita.
Fraternamente
Gruppo Giovanile
Evangelico
lavoratori
FIAT
Al termine di un consiglio
comunale aperto agli interventi del pubblico, ¡1 consiglio comunale di Perosa Argentina ha
approvato a maggioranza (astenuto il gruppo di minoranza di
ispirazione democristiana) la
seguente mozione:
« Il Consiglio Comunale di
Perosa Argentina
in relazione alla situazione di
crisi particolarmente grave, venutasi a creare alla FIAT,
contrario alla richiesta di mobilità esterna proposta dalla Fiat,
che in questo momento particolare significa impossibilità di
un nuovo lavoro per i lavoratori in cassa integrazione,
consapevole che nell'attuale
scontro tra FIAT e Classe Operaia si giocano conquiste fatte in
questi ultimi dieci anni e che
dall'esito di questa lotta dipendono anche nuovi spazi di democrazia nell'intero nostro paese,
rilevato che i problemi apertisi con la vertenza FIAT interessano le nostre Valli che, in
questi anni, hanno visto i livelli
occupazionali notevolmente ridotti, vedi la situazione di tante piccole fabbriche, della RIV
di Villar Perosa, deirex-Vallesusa, della Widemann, dell'lndesit, della Filseta, che si trova
con tutti i dipendenti in cassa integrazione e senza chiare prospettive di ripresa produttiva,
denuncia l'unilaterale decisione della dirigenza FIAT che,- attraverso la cassa integrazione
senza garanzia di rientro in
fabbrica, le denunce, le campagne di stampa, la manifestazione
a Torino della nuova « maggioranza silenziosa » di evidente orchestrazione padronale, tende a
dividere i lavoratori ed il sindacato,
sollecita da parte governativa l'adozione urgente di piani
di settore atti a contrastare le
scelte padronali,
esprime appoggio e solidarietà alle decine di migliaia di lavoratori che, con pesanti sacrifici, continuano la lotta per
la difesa del posto di lavoro,
contro I licenziamenti,
si impegna nella sottoscrizione come atto concreto di solidarietà con la lotta dei lavoratori ».
La Giunta Comunale ha poi
deliberato il versamento della
- somma di lire un milione al
fondo di solidarietà istituito
dalla Regione. Red.
8
8
CRONACA DELLE VALLI
24 ottobre 1980
LUSERNA SAN GIOVANNI: UN LUOGO DI CULTO DAL PASSATO DISSIDENTE
Inaugurata la
cappella dei Jalla
Atmosfera di gioia e di
riconoscenza domenica pomeriggio, 12 c.m., a San
Giovanni per l'inaugurazione della Cappella dei
.falla, fino allo scorso anno
un ammasso di ruderi ed
ora rinata per merito di
Jacques falla che non ha
lesinato tempo e denaro
per restituire all’edificio
la sua antica dignità e farne dono alla nostra chiesa.
La grande sala con oltre
un centinaio di sedie non
riusciva a contenere il pubblico convenuto; molti in
piedi e sui gradini d’entrata.
Dopo il canto di un inno
e la lettura biblica, il pastore Bellion ha ringraziato il donatore per l’impegno e le energie da lui profuse per ristrutturare e
mettere à nuovo la Cappella ed ha fatto presente,
con rincrescimento, che il
prof. Domenico Maselli, noto per la sua competenza
in campo storico e per aver
egli seguito per anni le
chiese libere campane, invitato a presenziare la cerimonia, non aveva potuto
venire causa impegni.
Ha poi tratteggiato i motivi che nel secolo scorso
avevano spinto un gruppo
di dissidenti e indipendenti evangelici a staccarsi
dalla chiesa valdese per
creare una « chiesa libera
cristiana », motivi difficili a
scoprire ed ancora più difficili a comprendere specialmente leggendo il versetto che avevano scritto
sulla parete di fondo: « Diletti, amiamoci gli uni gli
altri, perché l'amore è da
Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio »
(I Giov. 4/7).
Il pastore Taccia ha pre
so in seguito la parola dicendo di essere rimasto impressionato, fin dal primo
anno del suo ministero pastorale a S. Giovanni, dai
ruderi di una Cappella come questa che rappresentava un momento significativo della chiesa valdese
del secolo scorso e che era
anche portatrice di un patrimonio storico che non
doveva essere disperso.
Jacques falla ha recepito questo e non ha esitato
a sobbarcarsi l’onere dell’acquisto e della relativa
ristrutturazione. Così quello che nel secolo scorso
era diventato frutto di ripicchi e di faziosità, è oggi trasformato in volontà
di riconciliazione e riconoscimento dei doni e dei
ministeri.
Dopo Taccia, Jacques
falla ha dato ai presenti il
più affettuoso benvenuto
ed ha ringraziato quanti
hanno collaborato alla ricostruzione della Cappella.
Commosso e sorridente ha
abbracciato quanti gli erano vicini ed ha invitato tutti a recarsi nella Sala Albarin dove la Commissione ricevimenti aveva preparato un rinfresco.
Un’altra opera muraria
realizzata, un’altra casa di
pietra che va ad aggiungersi alle tante; essa avrà
valore solo nella misura in
cui la comunità saprà rendersi conto che il suo compito è la creazione di quello che l’Apostolo Pietro
chiama « comunità di pietre viventi », una comunità
di testimonianza di cui le
costruzioni materiali non
possono essere altro che
strumenti secondari.
Dino Gardiol
La Cappella dei Jalla è
connessa alle vicende della dissidenza dei “coucourdisti" della fine del secolo
scorso. Abbiamo quindi
chiesto a Osvaldo Cdisson
di condurre in proposito
Una ricerca, cosa che egli
ha fatto — pur con difficoltà data la scarsità di
notizie sulla stampa dell'epoca — trovando tracce
negli archivi della Tavola
valdese e negli appunti,
gentilmente messi a sua
disposizione, del prof. Augusto Armand Hugon.
Nato a Fenestrelle il 22
dicembre 1833, Oscar Cocorda (o Coucourde) è consacrato pastore valdese il
3 settembre 1857. Nel 1859
è pastore nella diaspora
padana e a Guazzorra, un
paesino del Vogherese, gli
viene impedito dal sindaco
e dal tenente dei carabinieri di Voghera di tenere
una riunione, con la scusa
di non poter garantire l’ordine pubblico. Nel 1861 è
chiamato a Livorno. Nel
1862 partecipa al Sinodo,
tenuto a S. Giovanni dal
20 al 23 maggio, come componente del Seggio, in qualità di segretario. Dovrebbe esser nominata pastore
di questa parrocchia, ma
le sue idee trovano opposizione da buona parte dei
membri di chiesa creando
una situazione tale da indurre la Tavola a sospendere il Cocorda. Della questione si occupa a lungo il
Sinodo del 1863 (ai Coppieri, 19-22 maggio) nella sua
seduta del 20, in cui, pur
non approvando interamente l’operato deirAmmini*strazione in questo caso,
incarica il Seggio di scrivere una lettera ai membri
della Chiesa di S. Giovanni
invitandoli alla pacificazione, e, all’art. XII degli atti:
...« esprime il voto che al
più presto il Sig. Coucourde, libero di dare coscienziosamente la sua adesione
alla Costituzione e ai Re
CONVEGNO DEI PASTORI DELLE VALLI A VALLECROSIA
La lettura strutturalista
della Bibbia
Dal 5 al 9 ottobre si è
tenuta a Vallecrosia, come
annunciato, la « pastorale » dei pastori delle Valli. Il tema scelto, la Lettura strutturalista della Bibbia, aveva lo scopo di introdurci in un settore della ricerca biblica che oggi
sta raccogliendo, soprattutto in Francia, sempre
maggiori consensi. A guidarci in questo avvicinamento ad un settore degli
studi per molti di noi assolutamente nuovo, è stata
chiamata Corina CombetGalland che da dieci anni
studia lo strutturalismo e
che per la Federazione protestante di Francia lavora
come animatrice teologica nella regione parigina.
Non posso certo fare qui
un riassunto di tutto quello che è stato detto, anche
perché non si è trattato di
un approccio facile ad una
scienza tutto sommato
nuova ed ancora tutta in
divenire. La sensazione però che si è ricavata da
questi tre giorni pieni di
lavoro è che lo strutturalismo non è il metodo del
futuro per la lettura biblica (ma può esistere un
rnetodo solo per avvicinarsi alla Scrittura?), certamente però fornisce degli
strumenti che permettono
una seria ed approfondita
lettura del testo, anzi permette di scoprire con i na
certa facilità il messaggio
che è presente in passi che
di solito vengono considerati secondari e può essere rnolto utile soprattutto
negli studi biblici comuni
tari e nel lavoro di gruppo.
Un tempo, durante questa pastorale, è stato anche
dedicato alla discussione di
due problemi urgenti: la
strategia alle Valli e i matrimoni misti. Nella prima
discussione sono stati ripresi alcuni temi trattati
in un incontro dei presidenti dei concistori e dei
comitati con la Tavola e
si è riconosciuto come sia
urgente parlarne nelle comunità; si chiederà pertanto al Moderatore di
pubblicare una analisi da
lui approntata sulla situazione delle Valli perché
possa essere discussa ampiamente. Per trattare il
tema dei matrimoni misti
si è preso lo spunto da un
matrimonio celebrato in
Chiesa cattolica a Pinerolo, con una liturgia concordata tra un prete ed un
pastore ed in cui il pastore
ha partecipato con un breve discorso e col dono della Bibbia agli sposi. Nel
corso di questa discussione sono comparse posizioni
divergenti tra i pastori e
questo fatto impone una
prosecuzione ed un approfondimento del dibattito
(non solo tra i pastori),
tanto più che il tema dei
matrimoni misti è stato
indicato dall’ultimo Sinodo come centrale nel dialogo ecumenico.
Paolo Ribet
Oscar Cocorda e i suoi
seguaci “coucourdisti”
Il pastore di Luserna S. Giovanni Bruno Bellion presiede
l'inaugurazione della Cappella dei Jalla. (Foto R. Ribet).
golamenti della Chiesa Valdese, possa essere prosciolto dalla sospensione che
gli è stata imposta ed essere reso al servizio della
Chiesa ».
Ma, per quanto, con lettera deiril luglio 1863 il
Cocorda domandi di essere reintegrato, la Tavola
considera che per il suo
comportamento nella parrocchia di S. Giovanni e
per il fatto che egli è il
principale autore di un
opuscolo in cui i principi
costitutivi della Chiesa Valdese sono combattuti con
accanimento e trascinati
nel fango, giudica che potrà essere reintegrato solo
quando avrà dato prove
sufficienti del suo attaccamento ai regolamenti della
Chiesa di cui è ministro.
Radiazione
Intanto la divisione fra i
membri di chiesa di S. Giovanni continua e il 10 gennaio 1865 i dissidenti inviano una lunga lettera al Moderatore in cui comunicano di volersi separare dalla Chiesa Valdese « tout en
restant unis de coeur à
tous les Vaudois », e costituirsi in Chiesa Indipendente. La lettera è firmata
da dieci persone die si
qualificano: Comitato della suddetta Chiesa, in qualità di Anziani provvisori.
Sulla base di questa lettera e di una del Cocorda
del 30 gennaio in cui comunica che questa Chiesa Indipendente lo ha richiesto
come pastore, per cui presenta le sue dimissioni, la
Tavola, nella sua seduta del
14 febraio, respinge le sue
dimissioni e in base all’Art.
53 della Costituzione, decide la sua radiazione.
La Chiesa Indipendente
di « S. Jean-Pellice », nel
1865 pubblica a stampa
presso la tipografia Lobetti-Bodoni di Pinerolo la sua
« Constitution et Confe.ssion de Foi », in 12 articoli
relativi alla Confessione di
Fede e 12 relativi alla Costituzione. Eccone un esem
pio:
II - La Chiesa Indipendente di S. Jean - Pellice
non riconosce altro capo
che Gesù Cristo. Essa è
dunque indipendente da
qualunque autorità civile o
politica. Essa respinge
qualsiasi alleanza con lo
Stato o con il Comune. Essa combatte energicamente la confusione dello spirituale e del temporale e
lavora per la loro completa separazione... i suoi
membri debbono onorare
il Re, rispettare la autorità ed obbedire alla legge
civile, per tutto quanto non
tocchi la loro coscienza.
Intanto il Cocorda, che
dal 1864 dirige una rivista
mensile « L’Ape Biblica »,
ed è autore di numerosi
scritti: « La Résurrection
de vie est elle nécessaire
au salut? », « La vérité sur
le Réveil », « L’immortalità
condizionata e il Materialismo », « Il soggiorno dei
morti secondo le Sacre
Scritture », ecc., sostiene il
battesimo degli adulti, e,
nel 1869, il Témoin pubblica la seguente notizia:
« Domenica 20 giugno a
S. Giovanni sono stati amministrati tre battesimi
per immersione nelle acque del Pellice. La cerimonia è stata presieduta dai
Sigg. Govett e Wall (della
Chiesa Battista). I neofiti
erano i sigg. O. Coucourde,
pastore della Chiesa Indipendente di S. Giovanni,
Ferraris Charpentier e
Tourn, agricoltore del
quartiere dei Boer ».
Il 3 aprile 1870 viene
inaugurata la cappella dei
Jallà, capace di 200 persone. Vi predicano E. Jahier
e O. Cocorda, venuto da
Milano, città in cui sembra residesse anche nel '71,
poiché in tale anno partecipa, con Jahier, all’assemblea delle Chiese Libere a
S. Giovanni, provenendo da
Milano.
Oltre a S. Giovanni, un
gruppo di aderenti alla
Chiesa Indipendente si riunisce in un locale ai Giovo
di Angrogna.
Oltre a Enrico Jahier co
Doni pervenuti nel mese di
settembre
L. 5.000: Visentini Maria (ospite Asilo); Elisa, in mem. di
Amalia Paschetto Charbonnier.
L. 10.000: Corino, Gino e Crira, in mem. di Cougn Emilio.
L. 20.000: Cisternesi Paolo
(Torino); Giuseppina Meynet e
Wanda Meynet Peyrot. in meni,
di Albertina Morel; Alber Kubler,
in mem. di Pellegrin Lidia Silvia (Ginevra),
i. 25.000: Martinat Maria, in
mem. dell'lng. Guido Vinay.
L. 30.000: Iolanda Varese e
figli, in mem. di Albertina Morel; Alber Kubler, in mem. della
moglie Roman Ida (Ginevra).
L. 39.200: Le compagne di lavoro di Dora Pittavino, in memoria del suo papà.
Doni Asilo
L. 40.000: Luciana e Fernanda,
in mem. della zia Amalia Paschetto.
L. 50.000: Famiglia Benigno,
in mem. di Durand Canton Albertina; Sorelle Bonnet-Buffa, in
mem. dei loro cari; Salvarani
Letizia, in mem. di Albertina
Morel (Ospite Asilo): Malan Sapei Maddalena (Ospite Asilo);
In mem. di Giulio e Carlotta Bertea, le figlie; Maria Pons-Rivoir (ospite Asilo); Franca, Massimo e Riccardo Parise, in mem.
di Cougn Emilio.
L. 52.000: I coinquilini del
condominio « Giardini », in mem.
di Lidia Silvia Pellegrin.
L. 60.000: Morel Attilio, in
mem. di Albertina More! (Rorà).
L. 150.000: Laura Monastier, in
mem. di papà, mamma e Linette (Torre Pellice).
L. 200.000: Da Bianca e Lea,
un fiore per Guido Vinay.
L. 250.000: In mem. di Charbonnier Amalia in Paschetto, la
famiglia, parenti e amici (Torre Pellice).
L. 1.868.720: Pastore Schneikart (D.-ei Eichs - Germania).
L. 3.176.250: I.C.A., tramite
Tavola Valdese.
Doni per Fondo di Solidarietà
L. 5.000: Reynaud Lea (3 versam.) : ReveI Alberto; Maffeo
Angelo.
L. 10.000: Maffeo Angelo (2
vers.); M. Jon Scotta: Tarditi.
L. 12.000: Gaydou Emilio.
L. 15.000: Dr. Boèr Silvio:
Dr. Peyrot Gianni (5 vers,),
L. 20.000: Odetto Jvonne (2
vers.); Peyrot Lina; Favout Ernesto: Costanzo Erica; N. N.
L. 25.500: Jahier Parboni Clelia.
L. 30.000: Cagliano Angelo e
Maria; Bertin Lina, in mem. del
papà; sigg. Luthi.
L. 50.000: Salvarani Letizia;
Rostagnol Matilde; Pone Giancarlo; Pro Loco Rorà.
L. 100.000: Salvarani Letizia;
Lupi Odoardo; Jalla Conte Laila, in memoria del caro cugino
Neale George.
L. 200.000: Sigg. Speranza.
L. 270.000: N. N.
L. 50.000: Società di Cucito di
San Giovanni,
me pastore, la Chiesa Indipendente ha come coadiutore, fino al 1876, l’evangelista Pietro Mariani. Nel
1880 coma un centinaio di
adepti e ha una « scuola
domenicale indipendente »
frequentata da 34 bambini.
E’ stato aperto un nuovo
locale agli Airali dove sono assistiti da 40 a 60 uditori. Qui, nel marzo 1881 il
Jahier, secondo quanto riporta l’Echo des Vallées,
« a été dérangé dans ses
confcrences par les ouvriers ». Nello stesso anno,
secondo il Rapporto della
Tavola, 43 persone (36 giovani e 7 adulti) provenienti
dalla Chiesa Libera sono
ammessi alla Chiesa Valdese di S. Giovanni.
Il 25 ottobre e l’8 novembre ’83 Cocorda — che in
quell’anno sembra aver
aderito alla Chiesa battista
— tiene a S. Giovanni due
conferenze su « L’immortalità condizionata », riaffermando le sue simpatie
verso la dottrina condizionalista, secondo la quale,
alla morte del corpo muore anche l’anima, che risorgerà poi a condizione
che vi sia stata l’accettazione della fede.
Nel 1886 i condizionalisti, conosciuti come "coucourdisti”, sembrano già
organizzati, ma non mi risulta dove fossero i loro
locali di riunione; pare ve
ne fosse uno agli Appiotti.
Più tardi il Cocorda fece
costruire in Torre Pellice
un locale di fronte all’Aula Magna, dove egli tenne
riunioni fino alla morte.
Uno spirito
liberale
Il Rapporto della Tavola
del 1906 si rallegra che a
S. Giovanni alcune famiglie « que les mouvements
sectaires avaient débauchées de l’Eglise » abbiano
fatto ritorno all’ovile. Ma
quello del 1907 lamenta che
una trentina di membri di
chiesa di Torre Pellice siano diventati ' condizionalisti, e che vi siano almeno
150 persone fra Condizionalisti. Battisti, Barbisti, Salutisti, Sabatisti, increduli.
Oscar Cocorda si spegno
nel 1916 dopo aver avuto
il dolore di perdere il figlio
Umberto, dottore in chimica, capitano di complemento, morto a Valle del Selo,
sul fronte dell’Isonzo, il 22
ottobre 1915, medaglia
d’argento.
La Chiesa Valdese ha in
genere tenuto un atteggiamento tollerante e spesso
vi sono state riunioni in
comune con le Chiese Libere e forse anche questo
spirito liberale ha fatto sì
che al giorno d’oggi la dissidenza sia quasi scomparsa.
Osvaldo Co’isson
Comunicato
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24 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
BOBBIO PELLICE
VILLASECCA
PRAMOLLO AVVISI ECONOMICI
Attività giovanili
« Lasciamo da parte: ’’Cimitero
di Rose” e ’’Romagna mia, Romagna in flore” per tornare alle
nostre canzoni ».
Questa frase ha accolto il consenso di tutti i presenti venerdì
5 ottobre durante la prima riunione deirUnione Giovanile. Una
quindicina di giovani cui presto
se ne aggiungeranno altri per il
momento ancora trattenuti in
montagna dal lavoro con le bestie, si sono ritrovati per dare
vita al gruppo giovanile. Giovani con molta voglia di fare, malgrado alcune esperienze negative
dell’anno scorso.
Dopo aver fatto la conoscenza
del nuovo pastore Thierry Benotmane e di Franco Taglierò,
animatore dei gruppi giovanili
delle valli che si è offerto di dare una mano, si è parlato molto
delTattività da svolgere durante
l’anno. Molte le proposte, tra le
altre, una sembra avere ottenuto il consenso di tutti. È semplice, i giovani, si sono accorti,
soprattutto in occasione del
pranzo comunitario del 17 febbraio, che la gente conosce un
mucchio di canzoni, quasi tutte
in francese, che essi ignorano
completamente. Canzoni che fanno parte delia tradizione popolare delle « Valli » e che rispecchiano nelle loro parole semplici e nelle loro note, a volte malinconiche a volte allegre, il modo di vivere e la cultura di cfuello che era il piccolo mondo valdese. Forse non hanno mai avuto voglia di impararle o più
probabilmente non sono mai state loro insegnate, comunque sia.
TORRE PELLICE
Durante il culto di apertura
della Scuola Domenicale, affollato di bambini e catecumeni
(ma i loro genitori dov’erano?)
domenica scorsa le famiglie Cericola e Vighetto hanno presentato i loro figliuoli alla comunità. È stato un momento molto
significativo per tutti, bambini
e adulti presenti, che hanno circondato della loro solidale intercessione le due famiglie.
• Domenica 2 novembre parteciperà al culto un gruppo di Cuneo, appartenente ad una comunità di Base. Il culto sarà
con S. Cena e vi parteciperà la
Corale. Dopo il culto avrà luogo il pranzo comunitario alla
Casa Unionista. È necessario prenotarsi, a causa della ristrettezza dei locali. Al prezzo di lire
1.500 sarà offerta la minestra, il
vino, il caffè, il secondo si porta da casa.
• Ricordiamo che il mercoledì
alle 20.45 si riunisce il gruppo
evangelizzazione per la preparazione del materiale da usare nella giornata a Bagnolo del 9 novembre. Ognuno può portare il
suo contributo!
• È deceduta la signora Crocetti Maria ved. Vertù, all’età
di 89 anni. La comunità esprime
la sua simpatia cristiana alla
famiglia.
• Contrariamente a quanto
annunciato sul numero scorso,
« 2003, guardiamoci indietro » sarà rappresentata nel tempio di
C.so Oddone (e non di Corso
Vittorio) il 25 ottobre alle ore 21.
ANGROGNA
• Domenica 26, alle 10.30, culto unico al Capoluogo con i
bambini delle Scuole domenicali, i catecumeni, la corale; per
l'occasione saluteremo il past.
Soggin di Milano che ci darà, dopo l’agape nella Sala, ampia informazione sui valdesi in Uruguay. L’incontro è particolarmente importante per chi ha parenti o amici in quel lontano
Paese.
• Nello spazio di pochi giorni
abbiamo ascoltato l’annunzio
della risurrezione due volte: per
la morte di Gaydou Clotilde ved.
Schindler, originaria dei Bertot,
mancata a 76 anni e di Costantin Luisa ved. Benech, originaria di Pradeltorno, mancata a
78 anni. Rinnoviamo ai familiari
la nostra simpatia cristiana.
si sentono cantare troppo poco
sovente.
È stato deciso di raccogliere
tutti questi testi musicali e di
preparare una « soirée » che tra
qualche mese verrà proposta al
pubblico; il tutto naturalmente
senza grandi pretese musicali e
teatrali.
Altra proposta è stata quella
di aprire una biblioteca. Circa
600 volumi sono stati messi a
disposizione dal comune e inoltre esiste la possibilità di ottenere periodicamente dei fondi
per acquistarne altri. La biblioteca sarà probabilmente aperta
il mese prossimo nei locali delle
ex-scuole elementari e sarà a
disposizione della comunità.
Si è pensato inoltre di partecipare come gruppo alle riunioni quartierali.
Sperando di riuscire nelle loro iniziative, i giovani dell’Unione concludono: « Non vogliamo
che le mète che ci siamo proposte siano interpretate come un
« largo ai giovani », ma piuttosto come un « largo a tutti coloro che desiderano impegnarsi
nella vita della Chiesa».
Calendario delle attività
per l’autunno
• Cidto domenicale: alle 10.30.
Penultima domenica del mese :
culto in francese.
26 ottobre: domenica della Riforma, con partecipazione della
corale.
• Riunioni di quartiere: Cairus: martedì 4, 25 novembre, 16
dicembre; Campi; mercoledì. 5,
26 novembre, 17 dicembre; Podio: giovedì 6, 27 novembre, 18
dicembre; Perla; martedì 11 novembre, 3 dicembre ; Centro :
mercoledì, 12 novembre, 3 dicembre ; Roccia d’Giors : giovedì; 13
nov., 4 dicembre.
• Catechismo ; domenica 26
ottobre; culto d’apertura del catechismo. I catecumeni sono invitati a partecipare al culto con
le loro famiglie. Ripresa: anni
I-II : il sabato, 14-15.30, dall’8 novembre ; anni III-IV : il sabato,
16-17.30, dall’8 novembre.
• Precatechismo. Incontro con
i precatecumeni il sabato 8 novembre, alle 17.30 per fissare l’orario.
PERRERO-MANIGLIA
Si è tenuta a Perrero l’annunciata Assemblea di Chiesa in cui
si sono confrontate le linee operative suggerite dalla Conferenza Distrettuale e dal Sinodo con
quelle approntate dal Concistoro. Una particolare attenzione
verrà quest’anno dedicata al lavoro biblico, in quanto avremo
due tornate di riunioni quartierali dedicate alla formazione
della Bibbia ed una serie di cinque incontri biblici con la Parrocchia cattolica di Perrero.
• Un nuovo diacono è stato
eletto, in sostituzione della signora Quattrini: è Dina Pons,
di Perrero. Presidente delTAssemblea per il prossimo anno
è stato riconfermato Aldo Massel. Ai due eletti un augurio di
buon lavoro.
SAN GERMANO
• I sangermanesi rivolgono un
saluto affettuoso ai pastori
A. Genre e T. Noffke che hanno
rispettivamente lasciato la chiesa di Pramollo e iniziato il lavoro in quella comunità.
• I tre atti farseschi « Paparino » di Dino Falconi hanno riscosso un buon successo di pubblico. La recita verrà ripetuta
sabato 25 ottobre alle ore 20,30.
Grazie alla Filodrammatica e a
chi dietro le quinte continua a
lavorare per migliorare le installazioni del nostro palco.
• La corale ha recentemente
fatto un’offerta per le spese di
restauro dell’organo e ha già un
nutrito programma dinanzi a sé.
• L’Unione Femminile ha ripreso la sua attività mercoledì
22 ottobre. Tutte le sorelle sono
invitate ad unirsi a questo gruppo. Il nostro gruppo giovanile
ha avuto l’occasione di presentare, a « Telepinerolo », il lavoro
dei « camps mission bibliques ».
L’Evangelo della resurrezione
è stato annunciato per la morte
di Clot Ferdinand. La cerimonia,
che ha avuto inizio a Pomaretto
e presieduta dal Pastore locale,
si è conclusa al cimitero delle
Rousse, presieduta dal Pastore
di Villasecca.
Queste due chiese esprimono
alla famiglia Clot i sentimenti
più vivi della comunione di fede e di speranza cristiana.
• « Scusatemi se pongo fine
alla mia vita. Vedo la mia vista
diminuire giorno dopo giorno...
non piangetemi che io vado a
stare nella casa del Padre dove
i ladri non rubano e là dove la
verità trionferà... ». Interpretando così la parola del Signore è
quanto ci ha lasciato per iscritto Luigia Clot, di Combagarino,
nel suo evidente stato di disarmonia mentale all’età di 71 anni.
Dopo due tentativi, uno dei quali fallito per l’intervento tempestivo da parte di qualcuno, questa volta la nostra Luigia vi è
riuscita. Anche se sola, è stata
sempre seguita, aiutata e circondata di affetto e di cure sia da
parte dei parenti, sia da parte
della chiesa. Qualsiasi formulazione di giudizio su questo evento è fuori dalla mente di tutti
noi: « I miei pensieri non sono i
vostri pensieri... » dice il Signore.
Ma per noi è l’avvertimento che
la vita è un dono di Dio da custodire gelosamente e del quale, già nel nostro tempo, ci è domandato conto giorno dopo giorno.
RORA’
L’assemblea di chiesa riunitasi
domenica 12 ottobre per considerare i problemi relativi alla
vacanza della chiesa, ha deciso
all’unanimità di valersi della sua
autonomia per provvedere un
nuovo pastore. Il Concistoro invierà in questi giorni una lettera a tutti i pastori che, a norma
dei nostri regolamenti, sono
eleggibili e appena perverranno
le risposte l’assemblea si riunirà per esaminarle. La data della
prossima assemblea di chiesa è
stata fissata per domenica 16 novembre; all’ordine del giorno i
temi sinodali proposti allo studio delle chiese.
• In settimana riprendono i
corsi di precatechismo (martedìi
ore 15 alle Fucine) e di catechismo ogni martedì, al centro ore
18,30 e la domenica alle ore 9,30;
il gruppo giovanile si incontrerà
il venerdì alle 20,30. La scuola
domenicale è iniziata lunedì; 20,
con la ripresa della mensa scolastica, dopo il termine della
scuola.
• Dopo la proiezione del film
a colori « quand’anche fossimo
soltanto più tre o quattro », si è
riunito il seggio della Società di
studi rorenghi. Entro breve sarà
distribuita la circolare informativa con la proposta di adesione
alla società; si tratta inoltre di
reperire il denaro necessario
per coprire le spese del restauro del museo. Circa le iniziative
per la prossima estate si è deciso di organizzare una mostra fotografica su ; « l’uomo e il lavoro ». I lettori de l’Eco-Luce saranno a suo tempo informati nei
dettagli.
Ricordiamo il battesimo di
Giuliano Vittorio, di Bruna Martina e Ferdinando Rivoira. I loro genitori, sposati in chiesa
cattolica, hanno deciso, informandone il prete che li aveva
sposati, di far battezzare i figli
nella nostra chiesa. Rinnoviamo
loro l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• Mercoledì 29 alle ore 15 al
Pi'esbiterio incontro dell’Unione
femminile.
RODORETTO
Ecco un altro elenco di donatori per
I restauri del Tempio: Pons Francesco e
famiglia L. 30.000; Id., in mem, della
figlia Ada 20.000; Pons Guido e fam.
25.000; Fam. Ribet, Prarostino 30.000;
Tron Rosanna 20.000; Barai Marinella
20.000; Genre Osvaldo 20.000; Genre
Giulio 20.000; Genre Rino 20.000; Pascal Gustavo 20.000; Pascal Roberto
20.000; Tron Clementina 10.000; Tron
Valter 50.000; In mem. del marito, Pascal Emma e figli 30.000 — Totale
L. 335.000.
A tutti un grazie sincero!
• Nel corso dell’Assemblea di
chiesa di domenica 19 ottobre si
sono prese alcune decisioni circa l’organizzazione delle varie
attività che inizieranno nel corso dell’autunno. Si è stabilito di
continuare a svolgere la Scuola
Domenicale contemporaneamente al culto, per agevolare coloro
che viaggiano, con l’impegno di
ritrovarsi però alle 10,15 per avere alcuni minuti da trascorrere
tutti insieme con il pastore.
I monitori che intendono pren
dere parte a quest’attività sono
convocati per sabato 25 alle ore
15,30 per un incontro col pastore e per accordarsi sui temi e
sulla metodologia che si vogliono adottare. Li ringraziamo già
fin d’ora a nome della comunità
per il loro impegno.
Le lezioni della Scuola Domenicale inizieranno quindi domenica 26 ottobre alle 10,15.
I catecumeni dei 4 anni si incontreranno sabato 1° novembre
alle ore 15 e con questo orario
continueranno i corsi, salvo per
quei pochi ragazzi che per motivi di studio o di lavoro non
possano essere liberi e si accorderanno quindi direttamente col
pastore.
• L’Unione Femminile si ritroverà domenica 26 ottobre alle
ore 14,30.
• Anche la corale si riunirà
sabato 1” novembre alle ore 20
per decidere come e quando continuare l’attività. Invitiamo a
partecipare, non solo gli ex coralisti, ma tutti coloro che vedono nel canto anche lo spunto
per un momento di incontro fraterno.
• Il 2 novembre, domenica della Riforma, avrà luogo il culto
con Santa Cena.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La Festa del Raccolto avrà
luogo domenica prossima, 26 c.
m., con un culto di ringraziamento al mattino alle ore 10.30
nel tempio ed alle ore 15 nella
Sala Albarin, dove saranno posti in vendita prodotti dei campi, degli orti, dei frutteti e delle vigne.
Parteciperà la Società di Cucito con un bazar di lavori femminili ed il comitato della Festa
del Raccolto con un ricco b;iffet e la vendita di pane casereccio.
Seguirà una « merenda sinoira » comunitaria alla quale tucti
sono cordialmente invitati. Prenotarsi presso il Commestibili
Malan a San Giovanni.
• Durante il culto di domenica scorsa sono stati battezzati
Deborah Frache di Alberto e di
Aurora Lazzarin, Sandro Parise
di Ferruccio e di Erminia Cogno,
Elisa Girardon di Ferdinando e
di Erica Revel.
II Signore benedica queste
creature sulle quali è stato posto il segno del suo amore ed
aiuti i loro genitori a non dimenticare le promesse che hanno fatto.
• Sono deceduti; Rivoira Lidia
ved. Benech, di Luserna, di anni
75 e Benech Mario del Baussan
di anni 65.
La comunità partecipa con affetto e simpatia al dolore dei
familiari nella certa speranza
della resurrezione.
FAMIGLIA torinese cerca signorina
parlante francese per custodia bambino di 4 anni. Offresi paga sindacale, vitto, alloggio e ore libere ogni
giorno. Telef. ore pasti 011/830.774.
PRIVATO acquisterebbe da privato
casetta con terreno Valpellice. Telefonare ore pasti 011/831980.
RINGRAZIA.MENTO
I familiari della compianta
Clotilde Gaydou
ved. Schindler
ringraziano tutte le persone che con
scritti e parole di conforto sono state
vicine in questa triste circostanza. Un
particolare ringraziamento a tutti i sanitari che rhanno seguita negli ultimi
mesi e in special modo a quelli dell'Ospedale Valdese di Torre Pellice e
al Pastore Bruno Bellion.
Torre Pellice, 20 ottobre 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Mario Benech
ringraziano di cuore tutte le persone
che hanno preso parte al loro dolore,
in particolare modo ringraziano i medici e il personale del reparto Medicina
dell'Ospedale Civile di Pinerolo, i pastori Adamo e Bellion e tutti coloro
che con fiori e scritti hanno reso meno dura la separazione dal loro caro.
Luserna S. Giovanni. 17 ottobre 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Eli Sappé
Cavaliere di Vittorio Veneto
profondamente commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di
affetto tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che con scritti e presenze hanno partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare ai medici ed
al personale infermieristico dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, al medico
curante Dott. Bertolino, ai Pastori
Noffke e Genre, ai vicini di casa, alla
Sezione Genieri, ai compagni di lavoro
di Mario (RIV-SKF Villar Porosa).
<( Io rimetto il mio Spirito
nelle tue mani »
(Salmo 31 V. 5)
Pramollo, 24 ottobre 1980
POMARETTO
Durante Tassemblea di Chiesa
tenutasi domenica 19 ottobre,
si è deciso di riprendere il
culto, per il periodo invernale,
nella sala del Teatro di Pomaretto a partire da domenica 2
novembre p.v. Si terrà questa domenica 2 un culto con Santa Cena.
• Si ricorda che domenica 26
ottobre avrà luogo il Bazar nei
locali delle ex scuole. Farà seguito, come negli anni passati,
una cena comunitaria. Prenotarsi in tempo.
• La colletta di domenica 26
ottobre sarà devoluta per i terremotati dell’Algeria. Eventuali
offerte in più possono essere date al cassiere della Chiesa locale.
• Si ricorda che il cassiere
riceve già sino da ora i rinnovi
ed i nuovi abbonamenti all’Eco.
Il cassiere prega di fare pervenire con i soldi anche il tagliandino con l’indirizzo preciso. Grazie.
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10
10.
24 ottobre 1980
LIGUE INTERNATIONALE DE L’ENSEIGNEMENT, EDUCATION ET CULTURE POPULAIRE PER LUIGI LONGO
“ Leducazione airambiente
II
Nella sala Maggiore del bel
Palazzo Comunale di Pistoia, dal
3 al 5 ottobre 1980, si è svolto il
XVI Convegno di Studi organizzato dalla Sezione italiana (1)
della Ligue internationale de
l’Enseignement, de l’Education
et de la Culture populaire, sul tema: « L’educazione all’ambiente ».
L’importanza dell’ecologia, la
quale, se rispettata, può permettere ai viventi di non sacrificare
figli e nipoti, e salvare l’uomo
dalla distruzione che lo sta annientando, è stata sottolineata
dalle autorità presenti all’apertura del Convegno. Tre dotte, interessanti, vivaci relazioni, e un
breve accenno all’attività dell’associazione Pro Natura di Firenze, sono state al centro del Convegno,
Il primo relatore, prof. Alessandro Cavalli, deirUniversità di
Pavia, sul tema: « Il concetto
sociologico dell’ambiente », ha
iniziato dicendo che la distinzione fra ambiente naturale e ambiente sociale non ha più valore:
l’ambiente naturale non esiste
più perché oggi tutto è influenzato dall’uomo, dalla società. Anche se ai tempi dei cacciatori e
dei pescatori la natura veniva
depredata, essa non tardava a
ricostituirsi, mentre negli ultimi 200 anni Tumanità ha distrutto più risorse di quanto non fosse stato fatto prima. Occorre ora
modificare l’atteggiamento della
cultura sull’ambiente.
Il secondo relatore, arch. Giulio Mezzetti, sul tema: « Una
proposta multidisciplinare per la
scuola», suggerisce non solo di
attirare l’attenzione del bambino
sull’ambiente in cui vive, ma di
insegnargli a scomporlo in modo da mostrargliene le relazioni;
svelargli, ad esempio, che l’effetto prodotto dalla causa può
diventare a sua volta, causa.
La scuola dovrebbe suscitare
curiosità. Si dovrebbero esaminare le conseguenze sociali anche dell’energia nucleare; l’ipotesi secondo la quale la natura
deve essere assoggettata dovrebbe perciò trasformarsi. Risalendo a quel che è avvenuto un
tempo (v. Etruschi e Romani),
si può inculcare nei giovani la
capacità di trasmettere il passato sul tessuto di oggi.
Il terzo relatore, dott. Luigi
Rebuzzini, presidente dell’Istituto ecologico internazionale, ente
consulente legislativo per la regione Lombardia, sul tema: « La
educazione ecologica », ricorda
la Conferenza del 1977 relativa
all’educazione all’ambiente e l’appello agli Stati perché si facciano carico dei pericoli delle situazioni ambientali. Egli si domanda dove e quando si trovano
la radici della violenza di oggi:
forse risalendo a Cartesio quando scrisse che « l’homme est
possesseur de la nature »? Solo
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Micheli^. Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto i’eyrot,
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220 - doni 80 - economici 150 per
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a <€ La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ora, che l’ambiente è ferito,
le pianure silenziose, le primavere uggiose, voci autorevoli si
alzano per prevenire delitti contro l’umanità (v., fra l’altro,
quanto ha segnalato Italia Nostra su Milano e il degrado). Il
sedicente progresso crea nuove
tecniche senza sapere se sono desiderate. Che cosa non ha funzionato nsWhomo sapiens? forse
perché si è considerato sempre
più padrone e non inquilino della terra? Se sopravviverà, manterrà la sua personalità? Il quadro si fa drammatico quando il
relatore cita casi noti e meno
noti d’inquinamento.
Seguono vari interventi i quali segnalano ciò che hanno fatto,
tra l’altro. Svizzera e Lussemburgo al fine di attuare il disinquinamento ed il Comune di Milano nella lotta contro i rumori.
Si ricorda che i risultati delle sperimentazioni dell’Istituto
agrario di Pescia, città inquinatissima, sono raccolti nei volumetti della collana « Corea » —
Casa editr. fiorentina — Firenze.
Tentativi della Ligue de l’Enseignement in Francia sono stati
segnalati da M.me Mireille Lamarque: durante un mese gli'
alunni di alcune classi parigine
vanno a vivere m campagna per
conoscerne l’ambiente naturale
{Venvironnement) mentre altrettanti bambini vanno a vivere a
Parigi per conoscere l’ambiente
cittadino.
A conclusione del Convegno, è
stata votata all’unanimità la seguente mozione:
« Il XVI Convegno di studio...
afferma che il rapporto tra
ambiente naturale e ambiente
sociale ed umano non deve essere visto come contrapposizione
dei due concetti, ma come analisi storica delle trasformazioni
ambientali e delle interazioni,
nei tempi e nei luoghi, in una
visione unitaria;
rileva che non sono ipotizzabili soluzioni ottimali del rapporto uomo-ambiente nel quadro
esclusivamente nazionale, ma richiedono un impegtto di carattere sovrannazionale europeo e, in
prospettiva, mondiale;
dichiara che in ogni modo
una efficace educazione scolastica all'ambiente non può essere
lasciata all’iniziativa, pur lodevole di singoli insegnanti e di scuole isolate, rna deve investire l’intero processo educativo in una
visione multidisciplinare, già attuabile sin d'ora nello spirito dei
recenti programmi della scuola
media e auspicabile quale carattere saliente della attesa riforma
della scuola secondaria;
aggiunge tuttavia che l'opera della scuola deve essere affiancata e integrata dall'azione
capillare delle forze sociali e
delle libere associazioni, che incida sui comportamenti diffusi
della popolazione e soprattutto
dei giovani;
sottolinea che comunque una
lotta risolutiva contro i gravi
crescenti fenomeni di degradazione ambientale — senza peraltro auspicare velleitari, ma impossibili ritorni a una economia
preindustriale — non è concepibile nel quadro di una logica del
profitto sia esso privato o statale;
proclama che invece la sopravvivenza stessa, oggi in gioco,
della umanità, l’esistenza e la pacifica convivenza dei popoli sono
legate, sotto questo aspetto, al
prevalere, al di là di ogni concezione settoriale, del superiore interesse sociale ».
Liliana Ribet
(1) Sede in Torino
berto 42.
C. Re Um
Il giornale dei giornali
LA STAMPA
"Via Anna Frank”
andrebbe proprio bene
Da una lettera aperta al Sindaco di Torino. Dopo aver fatto osservazioni generali sul cambiamento dei nomi delle vie cittadine, Luigi Firpo viene a parlare
del quartiere di San Salvario in
Torino.
In quel quartiere, liberati finalmente grazie allo Statuto dalle interdizioni e dalle discriminazioni, vollero erigere i loro
templi i fedeli di due comunità
religiose a lungo perseguitate ed
oppresse: gli ebrei e i valdesi.
Non è a caso che i due edifici
sorgano ad un solo isolato di
distanza, sicché l’abside dell’uno,
di nuda severità calvinista, adocchia di traverso la facciata dell’altro, con i suoi archi arabizzanti e le cupolette panciute da
moschea. Non è un caso che il
tempio israelitico sia stato iniziato nel 1850, quello valdese nel
’51, nel cuore di quel decennio
eroico di libertà civili e di patriottico fervore in cui venne preparata l’unità d’Italia.
Ebbene, signor Sindaco, la
strada sulla quale quei due edifici guardano è intitolata a san
Pio V, e ciò costituisce qualcosa
che sta fra la provocazione e la
beffa, oppure, se è meramente
casuale, uno di quei casi sciagu5 rati cui occorre rimediare al più
; presto. Lungi da me. Iddio ne
'guardi, il proposito di sottrarre
all’unico Papa piemontese della
storia l’onore di una targa stradale. Semmai, il pontefice che
portò quel nome, cioè il domenicano Michele Ghislieri del Bosco presso Alessandria, papa dal
1566 al ’72, non apparve certo ai
suoi contemporanei come piemontese, bensì come lombardo
e .suddito di Spagna.
Ma qui non è questione di
campanilismo, ma di sostanza.
Perché quel frate ascetico, nato
da povera gente, guardiano di
pecore da fanciullo, novizio a 14
anni, sobrio, austero, infaticabile
camminatore (non dismise mai
le grosse scarpe contadine, le
spesse calze di lana), tutto pelle
c ossa, fu per l’intera sua vita
e in modo essenziale un Grande
Inquisitore.
E dapprima a Pavia, poi a Como, esercitando queU’ufRcio con
severità implacabile, perseguitò
eretici e bruciò libri; poi divenne commissario deH’inquisizione romana con poteri di universale repressione; infine, come papa, mandò al rogo Pompeo de’
Monti, Aonio Paleario, Pietro
Carnesecchi, spopolò con pro
cessi crudeli Faenza e Lucca, gettò in carcere vescovi, impose agli
ebrei conversioni semi-forzose,
attizzò come vescovo di Mondovì le persecuzioni contro i valdesi. So bene che in privato fu di
santa vita e che si consumò per
la Lega Santa che avrebbe trionfato a Lepanto. Gli assegni pure
una strada, signor Sindaco, ma
non lì.
Quella via va intitolata non a
un persecutore ma a una vittima, a uno dei grandi assertori
piemontesi della libertà di coscienza come Celio Secondo Curione o Matteo Gribaldi Mofa, a
uno dei grandi capi delle Valli
valdesi, straziate e indomabili, a
quell’Arnaud che guidò il leggendario rimpatrio dei suoi, ai morti di Mauthausen e di Dachau, a
uno scienziato israelita come il
matematico Fubini o il filologo
Debenedetti. E perché no, se vogliamo uscir di provincia, a Pietro Valdo o ad Anna Frank?
(19 ottobre ’80)
Paese sera
I protestanti noiosi e i
veri mali della Rete Due
Commentando una affermazione
fatta nel corso di una trasmissione a Video Uno con la partecipazione di Giuseppe Vacca e Umberto Segato (secondo cui è colpa della Rete Due se il TG2 della
notte ha pochi ascoltatori: lo
fanno precedere da trasmissioni
noiose come quella dei vrotestanti, dovrebbero metterci invece una partita di calcio o un
film). Retíalo Malocchi afferma
in una lettera:
In primo luogo, l’affermazione
non è documentata. Si controllino gli indici di ascolto, e si vedrà
che non c’è affatto minore ascolto del TG2 il lunedì, quando va
in onda la rubrica « Protestantesimo », rispetto agli altri giorni.
Si vedrà anche che l’ascolto sia
della suddetta rubrica che del
TG2 è andato aumentando in
questi ultimi tempi.
In secondo luogo, la rubrica
« Protestantesimo » riflette, in generale, un atteggiamento di fede
e di cultura, che è proprio degli
evangelici italiani (e Giuseppe
Vacca lo conosce bene) che non
privilegia la « piccola cucina protestante » e tende invece a cogliere la rilevanza del messaggio
evangelico a tutti i livelli individuali e collettivi della vita reale
della gente. Dialogare con Pietro
Ingrao sul problema del lavoro,
costruire con l’apporto di Pasti
e Frattasio una riflessione sulla
corsa agli armamenti, parlare di
scienza, fede e futuro, affrontare
il problema della droga — per citare alcuni temi affrontati dalla
rubrica — non mi sembrano argomenti così esoterici da allontanare in massa gli ascoltatori.
Dopo aver parlato dei problemi interni della Rete Due, Malocchi conclude:
Segato ci ha fatto troppo onore: forse i problemi della Rete
Due e del TG2 hanno cause ben
più importanti che non la presenza quindicinale della rubrica
« Protestantesimo ». La quale oltretutto, insieme alla rubrica
israelitica « Sorgente di_ vita »,
costituisce uno dei pochi esernpi di risposta concreta, istituzionale, da parte della RAI alle esigenze di un reale pluralismo
in tutti i campi, compreso quello
religioso.
Renato Maiocchi redattore
della rubrica televisiva
« Protestantesimo »
(5 ottobre ’80)
il manifesto
Per la Costituzione
non c’è religione di stato
Pap'occhio, il film di Renzo
Arbore è stato sequestrato su
tutto il territorio nazionale sotto
l’accusa di « vilipendio alla religione di stato » dal procuratore
generale dell’Aquila, Massimo
Bartolomei, dietro denuncia dei
« Gruppi informali » di Ronta,
un’ organizzazione integralista
cattolica.
Il paladino del « comune senso
del pudore » ha colpito ancora,
ma in questo caso ha fatto male
i conti. Non di pudore infatti si
tratta, ma dell’articolo 402 del
codice penale che di fatto è anticostituzionale. E lo è perché contrasta con l’articolo 8 della Costituzione che sancisce l’impossibilità per una qualsiasi religione
di diventare religione di stato.
Lo stato è laico, e i patti laterancnsi entrano in vigore solo se
non contraddicono con la costituzione italiana. Tutto questo
non è una nostra deduzione, ma
il parere del tribunale di Firenze
che in questi giorni ha sollevato
eccezione di incostituzionalità
proprio deH'art. 402 del codice
penale impugnato da un altro
gruppo informale contro la rivista satirica CaBalà.
(17 ottobre ’80)
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Rispettare
i morti
Ci sono degli atteggiamenti comuni contro i quali è doveroso
protestare. Troppi considerano
ovvio il diritto di affermare, in
una discussione, cose che non
pensano. Spesso si sente dire, in
privato: « Certo, io lo giudico un
uomo onesto e sono convinto che
abliia ragione, ma, capirà, nella
polemica publilica ho dovuto dichiarare che era un bugiardo ».
Ebbene no, non bisogna né capire, né accettare.
Montesquieu, che partecipò attivamente alla vita pubblica del
suo tempo, e non era uno sciocco
né un ingenuo, sosteneva che bisogna dire la verità anche sulla
propria patria e sui propri ideali, perché si può avere il dovere
di morire per essi, ma non di
mentire.
Le stesse persone poi che calunniano gli avversari vivi, si abbandonano agli elogi più sperticati alla loro morte.
Oggi è il turno di Luigi Longo, presentato spesso da buona
parte della stampa corne un individuo violento, fanatico, grossolano e ignorante, venduto ai
nemici della libertà; adesso comincia il coro degli elogi. Costano poco quando una persona non
dà più noie e possiamo citarne
solo gli aspetti che ci fanno comodo, fino a deformarne il pensiero senza che possa ribellarsi.
Spesso, appena è possibile,
si cerca addirittura di accaparrare il morto o il moribondo, riverniciandolo di ortodossia: i
morti illustri possono sempre far
comodo. Così da vivi li scomunichiamo, poi li riabilitiamo e, certe volte, arriviamo a proporre di
beatificarli. E questo non succede solo ai Savonarola in Italia o
alle vittime della rivoluzione culturale in Cina.
Ma non è una cosa seria, e i
morti, come i vivi, hanno diritto
alla nostra sincerità e al nostro
rispetto, insieme. M. G..
Beatitudini
(segue da pag. 1)
emarginati, dei senza-potere. Non
nell’at di là, bensì nel “di qua".
Così insegnava Giovanni Miegge
(anno accademico della Facoltà
Valdese di Teologia 1959-60): «/
poveri non sono beati per una
intrinseca qualità della loro povertà, per la libertà interiore o
il distacco dai falsi beni, o la spiritualità e la pietà proprie dei
poveri-pii; o per le disposizioni
interiori che li predispongono a
ricevere l’annuncio del regno;
ma per il fatto che il regno è veramente annunciato ora e che
essi sono invitati ad entrarvi »
(G. Miegge: Il Sermone sul monte, Torino 1970, p. 36).
A quelli che sono poveri fino
nel loro intimo è promesso il regno ed è proposta la gestione
della terra. Chi ha provato e prova Vernar gin az.ion e più profonda
e la vanità della propria esistenza rialzi il capo, sappia che l’Evangelo gli offre la pos.sibilità di
"gestire la terra” insieme con la
eredità del regno di Dio, a meno
che non preferisca la rassegnaz.ione ed il servilismo.
Se si è così, se cioè ci si rassegna a non contare, allora ci si
accontenta della prima parte della beatitudine, quella che fa comodo ai potenti. La beatitudine
non è per noi.
E la beatitudine non è neppure per tutti coloro che hanno in
abbondanza- di che vivere, di che
saziarsi in molti seitsi.
La beatitudine è per coloro che
riu.sciranno a prevalere su questo sistema iniquo di rapporti
fra gli uomini, per instaurarne
uno di vera giustizia ed effettiva
solidarietà fra tutti: uomini, razze, popoli, nella consapevolez.z.à
che in Cristo il regno di Dio è
già nel mondo e i credenti sono
chiamati a testimoniarlo con la
loro vita comunitaria e con U loro impegno nella società fatti di
« povertà, fraternità e solidarietà (vedi la predicazione di
G. Bouchard, Eco-Luce 15.2.’80)^
La rolidarielà-fedeltà di Dio è
verso i poveri, verso quelli che
non hanno alcun potere ed alcuna sicurezza. O pratichiamo anche noi auesta solidarietà, oppure questa beatitudine rappresenta un giudizio su di noi.