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Finfoi
evangelica in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge
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Anno Vili - numero 34 - 8 settembre 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
IBIBBIA E AHUAirrÀI
UNA MENSA
NEL DESERTO
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Sono state molte le reazioni critiche di laici, ebrei, evangelici e anche di parte del mondo cattolico
Papa Pio IX, un «beato» controverso
È Stato il Dopa dei doami dell'Immacolata concezione e dell'Infallibilità papale, del «Sillabo», della repressione
wfflXSw/ar Romcoa e, dopo averlo abolito, della ricostituzione del ghetto ebraico romano
UN’IDEA folle, una scena inimmaginabile. Il deserto, anche
nella Bibbia, evoca aridità, assenza di
vita, luogo di desolazione e di solitudine; luogo in cui la gente non vorrebbe vivere, luogo in cui la vita è a
rischio; luogo in cui ci possiamo perdere fisicamente, moralmente, spiritualmente; luogo della sofferenza;
luogo in cui vengono umiliati i diritti umani, luogo della degradazione
dei valori umani: dalla malattia personale alla sofferenza di intere popolazioni decimate dalla guerra, dalla
fame all’Aids. «Deserto» è la situazione in cui versano milioni e milioni di stranieri e di rifugiati in tutto il
mondo: la fuga di intere popolazioni
dalla propria terra a causa della miseria, dello sfruttamento umano ed
economico. E poi, anche se ora se ne
parla meno non dimentichiamo quel
tremendo deserto che è la situazione
delle carceri italiane.
La Bibbia parla del deserto anche
in termini positivi è il luogo
dell’incontro con Dio, della preghiera; è il luogo dove si fa udire la parola di Dio, dove si sperimenta la guida
amorevole di Dio; è fi luogo del dono dell’acqua che disseta e della
manna che nutre. <'Può Dio imbandirci una mensa nel deserto?». Sì,
Dio può prepararci una mensa, una
festa nel deserto come segno della
sua misericordia e del suo amore.
Dove è il «deserto» per te, per me,
per la nostra chiesa? «Deserto» è il
luogo di lavoro dove non troviamo
queir appagamento che vorremmo?
È l’esperienza della disoccupazione?
È quella monotona, stanca, abitudinaria relazione che troviamo ossessiva e frustrante, a cominciare dai nostri rapporti di coppia? È il fallimento del nostro matrimonio? È quando
per noi la vita è diventata un viaggio
faticoso? È la comunità di fede in cui
ci sentiamo isolati?
..T)UÙ Dio imbandirci una mensa nel deserto?». Sì, Dio lo
può. Leggiamo una risposta in Isaia;
«Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la solitudine gioirà e fiorirà
coite una rosa, si coprirà di fiori, festeggerà con gioia e canti d’esultanza- (...) Essi vedranno la gioia del Signore, la magnificenza del nostro
Dio» (35, 1-2). Nel libro dell’Ecclesiaste leggiamo un’altra parola piena
di speranza: «Va’, mangia il tuo pane
con gioia e bevi il tuo vino con cuore
allegro perché Dio ha già gradito le
tue opere. Siano le tue vesti bianche
iù ogni tempo (cioè indossa sempre i
vestiti della festa), e l’olio non manchi mai sul tuo capo (cioè cura sempre il tuo aspetto come nelle occasioni spedali). Godi la vita con la moglie che ami, durante tutti i giorni
della vita» (9, 7-9). Ricordiamo che
1 Ecclesiaste inizia così: «Vanità delle
vanità, tutto è vanità».
N mezzo al nostro deserto, in mezzo ai nostri tanti deserti, Dio non è
assente ma risponde alle nostre invocazioni, ci chiama, ci sostiene, ci
conforta, ci disseta e ci rifocilla con la
*ua Parola. Dio ci fa pregustare il
banchetto preparato per noi nel cielo.
Valdo Benecchi
GIORGIO BOUCHARD
IL mondo cattolico è stato messo a
rumore dalla decisione vaticana
di beatificare, tra gli altri, anche Pio
IX: storici di grande valore si erano
pronunciati contro, e perfino la cultura laica italiana, di solito così ossequiosa nei confronti dei Sacri Palazzi, ha osato elevare qualche cortese
protesta. Cerchiamo di capire i motivi di questa discussione: da una
parte. Pio IX è stato sicuramente un
uomo di profonda e sincera religiosità, animato da un senso elevatissimo della propria missione; d’altra
parte, egli era condizionato dall’atmosfera prevalente nel cattolicesimo del suo tempo: la paura della rivoluzione, l’ostilità nei confronti del
liberalismo e del socialismo.
Giovanni Maria Mastai Ferretti
nasce infatti nelle Marche nel 1792,
quando in Francia è in corso la
grande Rivoluzione, e fa ancora in
tempo a sperimentare in pieno il regime napoleonico proprio nei territori dello Stato della Chiesa, dove è
nato. Gli resterà sempre nel cuore la
paura degli eccessi rivoluzionari, la
diffidenza verso gli stati modernizzatori che vogliono ridimensionare
la presenza della Chiesa nella società, laicizzare le scuole, il matrimonio e quant’altro. In questo egli
non è certamente solo, e neanche il
più estremo: quando egli viene ordinato sacerdote (1819), Napoleone è
ormai a Sant’Elena, e il mondo cattolico è percorso da un’ondata di romanticismo conservatore: a Rorna
prevalgono gli «Intransigenti»; in
Francia, Germania e altrove crescono gli «Ultramontani», cioè coloro i
quali pensano che il papato costituisca l’unica diga valida contro le effeI ratezze delle rivoluzioni, e che a tale
scopo convenga limitare le autonomie delle chiese nazionali.
A queste correnti reazionarie si
opporranno invano, per tutto il secolo, i «cattolici liberali», un nobile
movimento di intellettuali che puntano a un dialogo costruttivo con il
nuovo mondo che è nato dalla Rivoluzione francese (e americana).
All’inizio del suo lungo pontificato
(1846-78) Pio IX non è automaticamente ostile a questa nuova tendenza. Certo, la sua prima enciclica è
Un’Immagine dei lavori del Concilio Vaticano II
piuttosto dura: egli vi condanna, tutti insieme, il protestantesimo, il liberalismo, il socialismo e le «società
segrete» (Carboneria, massoneria,
ecc.); ma d’altra parte Pio IX è un
sincero patriota italiano, e vuole aiutare in qualche modo quella rinascita nazionale che va fermentando un
po’ dappertutto: il Risorgimento. Gli
piace il programma di Vincenzo Gioberti, un sacerdote piemontese che
vuol creare una Confederazione italiana di cui proprio lui, il papa, sarebbe il presidente.
Così, nel 1848 Pio IX concede uno
Statuto (invero assai moderato), permette che il ghetto di Roma venga
abolito, lascia partire soldati e volontari per la prima Guerra di indipendenza: ma un papa non può far guerra all’Austria cattolica, e ben presto
Pio IX ritira i suoi soldati ed esorta «i
popoli dell’Italia» a obbedire ferma
mente ai loro sovrani. A questo punto, a Roma la situazione gli sfugge di
mano: Pio IX deve ritirarsi a Gaeta,
nasce la Repubblica Romana del ’49.
Le «potenze cattoliche», chiamate
dal papa, schiacciano in poche settimane la sfortunata Repubblica, e Pio
IX torna nella sua capitale, dove si affretta a rinchiudere di nuovo gli ebrei
nel ghetto: ci resteranno fino all’arrivo dei «piemontesi» (1870), dovranno accettare che qualcuno dei loro figli, battezzato di nascosto, venga
educato cattolicamente per espressa
volontà del papa.
Ormai è guerra tra Pio IX e il Risorgimento italiano: alla fine, prevarranno i liberali moderati, che abbatteranno lo Stato Pontificio, scioglieranno molti ordini religiosi incamerandone i beni, imporranno il matrimonio civile e l’istruzione obbligatoria.
Mentre l’Italia dà tanti dispiaceri al
Consiglio ecumenico (ielle chiese
Cento anni fa nasceva
Willem A. VisseiTHooft
I
Il 28 settembre prossimo il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) commemorerà il centenario della
nascita di Willem A. Visser’t Hooft, che fu il primo
segretario generale del
Cec. Visser’t Hooft nacque
ad Haarlem il 20 settembre 1900. Fece le sue prime esperienze ecumeniche nel Movimento cristiano studenti (Mcs). Nel
1932 fu eletto segretario
generale della FederazioI ne mondiale delle assocla
zioni cristiane di studenti
(Fuace). Nel 1937, partecipò alle due conferenze
ecumeniche mondiali che
decisero di formare un
consiglio ecumenico delle
chiese. Nel 1938 fu nominato segretario generale
del Comitato provvisorio
del Cec in formazione: alla
prima Assemblea del Cec
ad Amsterdam, nel 1948,
assunse la carica di segretario generale che occupò
fino alla sua emeritazione
nel 1966. (Cec info)
Fcei e beatificazione d\ Pio IX
Riserve e perplessità
degli evangelici
Sebbene «dal punto di
vista teologico la beatificazione e la santificazione
di una persona siano
aspetti del tutto estranei
alle fede confessata delle
chiese evangeliche e rappresentino problemi interni al cattolicesimo-romano», di fronte alla decisione di «proporre alla venerazione dei credenti»
papa Pio IX «sorgono perplessità e molte riserve»:
lo ha dichiarato il pastore
Domenico Tomasetto,
presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. «Ci domandiamo - ha detto il pastore Tomasetto - se la scelta
di beatificare papa Pio
Nono sia stata dettata da
motivazioni teologiche,
oppure da opportunità
politiche. Ci sembra tuttavia che si voglia rivalutare
e accreditare un figlio della chiesa per il quale sarebbe stato più opportuno avanzare una richiesta
di perdono». (nev)
papa, nel resto del mondo il cattolicesimo è in piena espansione: la Chiesa
cresce nelle terre di missione vecchie
e nuove (America Latina, Africa, Asia),
si impianta fermamente negli Stati
Uniti, ricupera spazi in Inghilterra e
Olanda. A questa espansione missionaria Pio IX dedicò il meglio delle sue
energie, il profondo della sua passione di pastore: glie ne fu riconoscente
don Bosco, ma non solo lui.
Certo, a livello politico e culturale,
prevalevano ben altre tendenze: il liberalismo di marca inglese, la cultura laica, i primi conati di socialismo
e di comunismo. Per difendere il
«popolo della Chiesa» da queste
nuove tendenze, Pio IX elevò una triplice antemurale: il dogma dell’Immacolata concezione (1854) che garantiva e promuoveva la crescente
religiosità mariana: il «Sillabo»
(1864) che condannava tutte le nuove correnti di pensiero, ivi compreso
quello che oggi chiameremmo l’ecumenismo; infine e soprattutto: l’Infallibilità del papa, un dogma imposto a un Concilio ben poco libero (il
Vaticano 1, 1870), ma un dogma che
dà all’intero mondo cattolico un forte senso di identità e di coesione.
Il significato di questa triplice costruzione è abbastanza chiaro: Pio Di
vede i grossi difetti della società borghese (individualismo selvaggio, idolatria del denaro, edonismo strisciante) ma ritiene che l’unico rimedio sia
un ritorno puro e semplice alla società organicista dei tempi andati:
una società in cui una forte Chiesa
cattolica sia riconosciuta come supremo garante dell’ordine morale.
Nell’Italia di oggi, qualcuno vorrebbe farci tornare ai tempi e alla
mentalità di Pio DC. Ci sia permesso
non condividere questa visione, e augurarci che le correnti riformatrici,
ben presenti nel cattolicesimo di oggi, finiscano alla lunga per prevalere.
2
PAC. 2 RIFORMA
As:
venerdì 8 SETTEI^^^
CHIAMATI A PREDICARE L'EVANGELO
Noi sappiamo che nella sua libera sovranità, il Signore può servirsi della nostra bocca per parlare agli esseri uman m di 2
del nostro tempo, che la nostra debole parola umana può diventare Parola di Dio quando e come a lui piaccia ^ am
FRANCO GIAMPICCOLI
Nel giorno in cui tradizionalmente, all’apertura
del Sinodo, quest’anno con le
sorelle e i fratelli dell’Assemblea battista, ci interroghiamo sulla predicazione delle
nostre chiese; e in cui ci disponiamo a riconoscere la
vocazione pastorale di due
giovani e ad affidare loro il
ministero della Parola; proprio in questo giorno viene
proposto alla nostra meditazione il ricordo della sua vocazione giovanile che il profeta Geremia dettò al suo segretario diversi anni dopo e
che oggi apre la raccolta dei
suoi scritti.
Malgrado la distanza, non
solo temporale, che ci separa
da questo testo, accettiamo
di confrontarci con esso, per
ricercare gli elementi essenziali e permanenti della vocazione: il quando, il come e il
perché della vocazione.
Come
Quando
'T\RIMA che io ti avessi
«Jrj
formato nel grembo di
tua madre, io ti ho conosciuto. .. io ti ho consacrato... ti ho
costituito...». La persuasione
espressa con queste parole è
che la vocazione è totalmente indipendente da noi, anche se è inserita nel concreto
della nostra esistenza. Il senso profondo di questa affermazione non è quello di stabilire delle distinzioni, delle
differenziazioni, e poi inevitabilmente delle discriminazioni. Ma è quello di dare a
chi la riceve la consolazione
che il nostro nascere, vivere e
morire non è un brandello
dell’essere agitato dal vento
del caso, non è un foglio che
le nostre goffe mani imbrattano irrimediabilmente, ma è
un’affascinante costruzione
da scoprire e da realizzare,
pur con i nostri inevitabili errori, che ha il suo significato
e il suo fondamento in un disegno eterno voluto per noi
prima ancora che nascessimo dal Dio che ama.
Considerate la vostra consacrazione. L’avete chiesta. È
prescritto che i candidati
chiedano alla Tavola di essere
consacrati. Ieri abbiamo letto
le vostre richieste. Siete dunque voi che volete essere consacrati: ma se fosse dipeso solo da voi, quante probabilità
avreste avuto di arrivare a
questo giorno di consacrazione? Sarebbe bastato così poco
per portarvi altrove, un incontro, un incontro mancato,
uno sbaglio, un periodo di cri*
si, una delusione... se oggi
siete consacrati, è perché Dio
vi ha consacrati prima ancora
che voi nasceste, perché cioè
la vostra vocazione poggia sul
terreno solido del Dio che
chiama e non sulle sabbie
mobili dei nostri desideri e
dei nostri umori.
Così pensate la vostra vocazione. Così pensino la loro vocazione tutti i credenti (non
solo pastori e diaconi, non
siamo forse un sacerdozio
universale?) tutti coloro che
hanno riconosciuto con commozione la presenza di Dio
nella loro vita, presenza che
orienta, che si fa percepire nei
momenti che costituiscono le
pietre miliari del nostro cammino, punti fermi che danno
senso all’esistenza, che danno
il senso della profondità dell’essere, di ciò che è piantato
saldamente nella nostra vita
prima ancora che essa inizi.
Predicazione di apertura
dell’Assemblea-Sinodo, «tagliata» dall’autore per esigenze di impaginazione. La versione integrale può essere
richiesta alla redazione di
Riforma a Torino.
Ma la domanda suscita un
senso di inadeguatezza.
Geremia: «Ahimè, Signore,
Dio, io non so parlare, perché
non sono che un ragazzo».
Mosè: «Ahimè, Signore, io
non sono un oratore, non lo
ero in passato e non lo sono da
quando tu hai parlato al tuo
servo; poiché io sono lento di
parola e di lingua» (Es. 4,10).
Gedeone: <Ah, Signore mio,
con che salverò Israele? Ecco,
la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più
piccolo nella casa di mio padre» (Giud. 6,15).
Sana consapevolezza dei
propri limiti, si potrebbe dire.
Ma, ad essere onesti, c’è qui
qualcosa di meno limpido
della consapevolezza dei propri limiti, e cosa questo sia ce
lo mostra brutalmente la vicenda del profeta Giona: «La
parola del Signore fu rivolta a
Giona,... vai a Ninive...Ma
Giona si mise in viaggio per
Tarsis...lontano dalla presenza del Signore» (1,1-3).
Ecco la radice profonda,
inconfessata, di una risposta
apparentemente sensata: il
bisogno di fuggire lontano
dalla presenza del Signore,
lontano dalla presenza invasiva di Dio nella nostra vita,
di un Dio che mi sta addosso
giorno e notte, come l’occhio
di una telecamera che spia
uno di quei meschini che per
gioco, e per lauti compensi,
accettano di mettere in vetrina la loro vita esteriore per
un tempo. Ma ancora peggio,
perché Dio è come una telecamera interiore, che in continuazione mette a nudo i
pensieri più nascosti... Fuggire, fuggire! Mettersi al riparo, sottrarsi! Esisterà pure un
diritto alla privacy anche nei
rapporti con Dio!
Ma non esiste un luogo che
consenta di fuggire da Dio.
L’intenso linguaggio poetico
del salmo 139, con le sue immagini ineguagliabili del salire al cielo, scendere nel soggiorno dei morti, prendere le
ali dell’alba, nascondersi nelle tenebre descrive l’impossibilità di fuggire, l’inesistenza
di un luogo al riparo dalla
presenza di Dio. E d’altra
parte, grazie a Dio, non c’è
luogo senza la presenza di
Dio! Dove precipiteremmo se
un tale luogo esistesse? Che
cosa sarebbe della nostra vita
senza il Dio che ci chiama
all’esistenza rivolgendoci la
sua parola, la sua chiamata,
dandoci un senso, un compito, uno scopo?
Grazie a Dio, riconosce lo
stesso salmista che conosce
l’impulso a fuggire da Dio, la
nostra vita è intessuta di Dio
fin da prima della nostra nascita. Questa presenza può
essere pervasiva, ma nello
stesso tempo plasma la nostra vita in modo meraviglioso, fa della massa informe del
nostro corpo una storia che è
scritta nelle pagine del libro
di Dio. Al risveglio, il sollievo,
la gioia, lo stupore di essere
ancora con Dio. Ecco, è questa ambivalenza che si riflette
nel ricordo che Geremia ha
della sua vocazione: da una
parte l’impulso a sottrarsi, a
fuggire, con il pretesto della
giovane età; dall’altra la forte
promessa di guida e di liberazione: non temere, io sono
con te per liberarti.
E qualcosa della stessa ambivalenza si riflette nella nostra vita di fuggiaschi inadeguati e di riafferrati che il Signore rende adeguati. Ai suoi
discepoli Gesù dice: «Quando
vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come
parlerete o di quello che do
vrete dire; poiché in quel momento stesso vi sarà dato ciò
che dovrete dire. Poiché non
siete voi che parlate, ma è lo
Spirito del Padre vostro che
parla in voi» (Mtt. 10,19-20).
Benedetto il ministro in cui il
confronto con colui che chiama è presente, vivo, anche se
a volte doloroso. Perché lo
schema vocazionale di questo
testo di Geremia mostra che è
al di là di questa tensione che
si colloca il mandato: «Poi il
Signore mi toccò la bocca; e il
Signore mi disse. Ecco, io ho
messo le mie parole nella tua
bocca». È sulla base di questa
ambivalenza di fuga e di riprese, di inadeguatezza e di
liberazione, che si chiarisce il
contenuto della chiamata, il
mandato affidato.
Perché
TO ti stabilisco og^i sulle
\\J. nazioni e sopra i regni,
per sradicare, per demolire,
per abbattere, per distruggere,
per costruire per piantare».
Misuriamo qui il massimo
della distanza tra noi e Geremia: per la dimensione transnazionale e globale della sua
missione in uno snodo centrale della storia della salvezza; per lo schiacciante prevalere, nelle due immagini dell’albero e dell’edificio, dei
verbi negativi dello sradicare,
demolire, abbattere e distruggere, rispetto ai pur presenti
costruire e piantare. Ma i due
elementi del giudizio e della
grazia, sia pure in proporzioni diverse e, nell’economia
del nuovo patto, in un’ottica
diversa, sono elementi permanenti della predicazione, e
qualcosa di questa vocazione
profetica resta nell’esperienza e nella predicazione della
chiesa, come tensione tra la
crisi del giudizio e la promessa della Grazia.
E allora chiediamoci: come
si riflette questa tensione tra
sradicare e piantare, tra distruggere e costruire, nel fluire delle nostre generazioni?
La generazione che ha preceduto la mia ha vissuto la
grande crisi del liberalismo e
la promessa di una rinascita
teologica, intrecciate con la
grande crisi del nazifascismo
e della guerra e la promessa
di una ricostruzione democratica. Proprio 50 anni fa,
Giovanni Miegge tracciava
un bilancio della sua generazione teologica scrivendo tra
l’altro: «Tn generazione della
“crisi", superate le posizioni
negative e polemiche, considerando come acquisita (e
pacificamente acquisita: in
ciò è un pericolo) la riscoperta
della dimensione del divino,
passa dall’analisi alla sintesi,
dalla riserva posta in nome
dell’Eterno a tutte le formulazioni e soluzioni concrete, alla partecipazione attiva e
all’impegno; passa dalla “crisi" all’azione, direi, con un sano e robusto senso della creazione, con una concezione
laica e sacrale al tempo stesso
della vita e della vocazione,
col desiderio di tradurre in
determinate soluzioni concrete la dialettica del temporale
in presenza dell’eterno: l’attivismo calvinista è il risultato
più forte del travaglio di questa generazione, un attivismo
rinnovato nella consapevolezza delle sue profonde ragioni di essere, conscio del suo
inseparabile sfondo di escatologia e di pessimismo, ma
su quello sfondo, lietamente e
vigorosamente attivo!» (G.
Miegge, Bilancio di una generazione teologica, in Scritti
teologici, a cura di C. Tron,
Claudiana, 1977, p 145).
Sa il cielo quanto Miegge e
la sua generazione di immediati discepoli di Karl Barth
abbiano avuto da sradicare e
abbattere per riportare una
riflessione teologica centrata
unicamente sull’uomo alla
«riscoperta della dimensione
del divino»; quanto abbiamo
avuto da sradicare e distruggere per opporre la «riserva
in nome dell’Eterno» alle
pretese soluzioni politiche
che si volevano totali, assolute e definitive.
Eppure, quanto è prevalente e più evidente in questo bilancio attivo tracciato da
Miegge il piantare e il costruire! Chi ha conosciuto
Giovanni Miegge ricorda la
sua serena pacatezza, la sua
positività emergente dalla
crisi: crisi del mondo, della
teologia e della sua vita. Ma
tutta la prima generazione
barthiana, dei Miegge, dei Vinay, dei Subilia, dei Bruno
Revel, dei Carlo Gay, dei Peyrot, ecc., può essere ricompresa in questa definizione di
Miegge di un calvinismo non
inconscio, consapevole, e
«vigorosamente attivo»; per
alcuni di essi, e in primo luogo per Miegge, «lietamente e
vigorosamente attivo!». Questa positività attraverso la crisi è arrivata come eredità alla
mia generazione. Non so fino
a che punto abbiamo saputo
valorizzare questa eredità.
La mia generazione teologica ha conosciuto il fascino e
l’orrore della rivoluzione. L’illusione e la delusione della rivoluzione. Il desiderio di sradicare tutto e l’esortazione a
non sradicare nulla. Tra questi due estremi si è mossa
gran parte della predicazione
della mia generazione. E da
questi due estremi usciamo
con il dubbio di aver compiuto un lungo détour, una faticosa digressione, non senza
qualche risvolto positivo: la
dimensione del sociale è ormai acquisita anche nella
concezione teologica dell’essere umano, mentre era totalmente ignorata dalle generazioni del liberalismo che conoscevano solo l’individuo,
come molti «neoliberisti» oggi
non vogliono conoscere altro
se non l’individuo. Ma il nostro punto di arrivo non si trova molto più avanti di quello della prima generazione
barthiana che già aveva intravisto una dimensione corporativa, sociale, comunitaria e
ecclesiale, dell’essere umano.
Il punto di arrivo di una generazione è il punto di partenza di quella che segue, diceva Miegge. Quale sarà l’arco della predicazione della
vostra generazione? Come vi
muoverete nella tensione tra
sradicare e piantare, tra distruggere e costruire? Come
vi confronterete con la destrutturazione del post-moderno? Come affronterete il
riflusso della marea che tende a sommergere il valore
della solidarietà, che noi abbiamo chiamato «il nome laico dell’agàpe»? Quali risposte darete alle regole ineluttabili e assolute dettate non
più dalla rivoluzione ma dal
mercato globale?
Riflessioni conclusive
Di
Non sta a me, ovviamente, il dar risposte a parole a queste domande, ma a
voi nei fatti. Tuttavia vorrei
azzardare due riflessioni conclusive riguardo alla predicazione a partire dal punto in
cui siamo arrivati.
La prima riguarda la dialettica tra sradicare e piantare,
distruggere e costruire. La loro diversa combinazione non
deve più, non può più vedere
una schiacciante preponderanza dei verbi negativi su
quelli positivi come nella vocazione di Geremia. Non in
base a una diversità di situa
zioni, ma in base al fattoi
tra noi e Geremia c’è il^ /^UEST’
sto. E lui che si è assunto Uapertui
carico della distruzione n il^roltone
radicale e angosciosa, ani WePeUi
più radicale e angosciosa 1 /«tto del g
quella annunciata da Get, Za. La se
mia: «Ha distrutto la morfe, modo obt
ha messo in luce la viti¡¡ ¿ociinvall
l’immortalità mediameli capiente d
vangelo» (II Tim. 1, lO). ¿0» bat
Per questo nella nosn, valdese ai
predicazione, pur nones mero da 1
sendo mai assente il gimj _gj. dar vi
zio, perché una grazia sei® ^dibattiti
il giudizio, ci ha insegnai, che coma
Bonhoeffer, è una grazi,, l’Assemblf
buon mercato, non può n® ste e il Si
essere predominante l’aa valdesi e
nuncio della grazia. Ancl, 2.OOO pers
nelle situazioni più infernal tenell’am
come quella dei desaparecí lazzetto d
dos che ci è stata ributtataij te tra la pi
faccia come uno schiaffo al gradinate
pomeriggio assolato delS Laprim
agosto, e che chiamano il» tiva rigua
stro impegno a «contrastarei raccoglie
male», non possiamo noi sguardo (
mettere in primo piano Fi semblea c
vangelo della grazia, eh rosi parte
chiama al ravvedimento, pn,
prio per la vita e Timmorta
lità che il Cristo ha piantai
nella nostra vita caricandos
il peso infinito della disto
zione della morte.
La seconda riflessione j
guarda la fiducia nella preti
nazione che è espressa di
parole del Signore a Geremii
«Ecco, io ho messo le mie]»
role nella tua bocca». Quest
parole esprimono ancheli
nostra persuasione che Dioí
serve della nostra bocca p»
dire la sua Parola. Sappiami
che non c’è nulla di automa
tico in questo, nulla di sacra
mentale nel senso dell'«)
opere operatum, nessun »■
stro possesso della Parok
Ma sappiamo, ce lo ha inst
gnato K. Barth, che restai
maestro delle nostre generi
zioni, che nella sua liberasi
vranità il Signore può servila
della nostra bocca per parla
re agli esseri umani delna
stro tempo, che la nostra da
bole parola umana può di
ventare parola di Dio quandi
e come a lui piaccia.
Perciò, fratelli e sorèlle, at
canto alla consolazione del
l’essere inseriti in un dise^
che ci precede e che grazie'
Dio non dipende da noi,i|
mezzo alle nostre contraddi
zioni tra il sottrarci e l'ess®
ripresi, tra timore e liberar*
ne, nell’ansia della ricercai*
chiarire e trovare il contenni
specifico del mandato chea'
affidato, poiché il Cristo s*
caricato del peso prepon»
rante della distruzione, e P
gnore si compiace di toccai
la bocca di quelli che chian*
noi possiamo ancor oggi t<*
gioiosa fiducia affidare e ass*
mere, assumere e affidarci'
compito della predicazio»
dell’Evangelo. Amen
La Par
in Cristo
nianza.
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prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho
consacrato e ti ho costituito profeta delle
nazioni". Ho risposi: “Ahimè, Signore, Dio, io
non so parlare, perché non sono che un
ragazzo". ^Ma il Signore mi disse: “Non dire
‘Sono un ragazzo' perché tu andrai da tutti
quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello
che io ti comanderò. ^Non li temere, perché io
sono con te per liberarti", dice il Signore. ^Po\
il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, 0
il Signore mi disse: “Ecco, io ho messo le rnie
parole della tua bocca. '“Vedi, io ti stabilisco
oggi sulle nazioni e sopra i regni, per **
sradicare, per demolire, per abbattere, per
distruggere, per costruire e per piantare”» ,
(Geremia 1.4'M
2.4.
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2.5.
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effetti
2.6.
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3
^ippnl 8 siembre 2000
PAG. 3 RIFORMA
¡EMBLEA.
I Torre Pellice: il culto di apertura deH'Assemblea-Sinodo al Palazzo del ghiaccio
Un forte senso di partecipazione
^Qil\ pyj (jj 2.000 persone hanno potuto vivere con intensità ed emozione i vari momenti del culto
Xìq l'Importanza dell'animazione musicale e le liturgie di consacrazione e di presentazione
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QUEST’ANNO il culto di
apertura del Sinodo non si
«evolto nel tempio valdese di
Torre Pellice, bensì nel Pdazzetto del ghiaccio della citta^na La scelta era in qualche
modo obbligata, non essendoci in valle una struttura così
.„piente da accogliere il «pooolo» battista, metodista e
valdese accorso in gran numero da ogni parte d’Italia
per dar vita a una settimana
^dibattito e di confronto, anche comune, nell’incontro tra
l’Assemblea delle chiese battigie e il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste. Più di
2000 persone si sono ritrovate nell’ampia struttura del Palazzetto del giacchio, dislocate tra la pista di gioco e le due
gradinate laterali.
La prima impressione positiva riguarda la possibilità di
raccogliere sotto un ampio
sguardo circolare tutta l’assemblea composta dai numerosi partecipanti; la tradizio
nale divisione tra chi stava
dentro e chi stava fuori dal
tempio (a causa dei posti
limitati) è stata superata,
creando immediatamente un
forte senso di partecipazione
a un evento a cui tutti finalmente potevano prendere
parte con la stessa intensità
ed emozione. In secondo Iuot
go, chi poteva nutrire qualche
dubbio sull’adeguatezza della
struttura da un punto di vista
acustico è stato ampiamente
smentito; rimpianto acustico
e l’organo hanno funzionato
bene. Nonostante il caldo afoso i partecipanti al culto hanno potuto respirare grazie alla
disposizione delle sedie e
l’ampiezza dello spazio.
La liturgia ha offerto alcune
novità; la presenza di un animatore musicale, Carlo Leila,
diacono della Chiesa battista,
ha permesso a tutti di cantare
inni poco o affatto conosciuti,
con una vivacità, un ritmo e
una gioia insoliti per questo
genere di occasioni. La liturgia di consacrazione dei pa
stori ha ancora bisogno di essere riveduta e alleggerita di
alcune «pomposità» puntando a un suo snellimento che
favorisca anche la sottolineatura dei segni e dei gesti che la
devono accompagnare; per
esempio, nel corso dell’imposizione delle mani, momento
forte di partecipazione di tutta l’assemblea, si potrebbe
prevedere che il celebrante
tocchi con le sue mani il capo
del consacrando.
Problematica rimane ancora la consacrazione dei diaconi e delle diacene; io mi
aspettavo di alzare le mani
per la presentazione della diacona, invece, dopo averle alzate, mi sono accorto che non
eravamo stati invitati a farlo e
rapidamente, quasi intimidito, le ho abbassate guardandomi attorno indeciso. Mi
chiedo se dal punto di vista liturgico non bisogna equiparare la presentazione diaconale alla consacrazione pastorale. Sarebbe stato meglio se
la diacona fosse stata consa
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«Dire la salvezza alle donne e agli uomini
del nostro tempo»
La Parola di Dio, l'azione dello Spirito e la salvezza per grazia
in Cristo sono il fondamento della nostra predicazione e testimo
nianza. . • « n
L'ascolto e la condivisione delle situazioni concrete dei fratelli
e delle sorelle interrogano la testimonianza e la predicazione
che intendiamo e pratichiamo in modi diversi.
Siamo convinti/e che il chiarimento e il confronto Ua queste
diversità sono motivo di arricchimento per le nostre chiese.
Siamo riconoscenti a Dio per i contributi delle sorelle e dei fratelli che ci hanno preceduto in questo cammino di comunione.
Ringraziamo Dio che ci ha condotto fin qui da sentieri diversi e
invochiamo il suo Spirito affinché continui a guidarci nel cammino della costruzione di una storia di speranza e di fede comune.
1. Il documento Dire la salvezza alle donne e agli uomini del
nostro tempo contiene tre punti;
a) la definizione della nostra fede evangelica,
b) una lettura del quadro globale all'interno del quale si muovono le nostre chiese,
c) la nostra prospettiva di persone credenti salvate dal Cristo
che gii rendono oggi testimonianza.
2. La Ili sessione congiunta dell'Assembiea dell'Ucebi e del Sinodo delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, avendc) discusso il documento, ne rileva la validità come strumento di stimoio alla riflessione delle nostre chiese. Altresi evidenzia i seguenti temi emersi nei corso del dibattito che meritano di essere
ripresi e approfonditi nelle chiese locali.
La III sessione congiunta dell'Assemblea Ucebi e del Sinodo
delle chiese evangeliche valdesi e metodiste invita gli esecutivi a
individuare occasioni e strumenti per continuare ad approfondire la riflessione su questo tema.
2.1. L'evangeiizzazione è la prospettiva di apertura verso la società, non per presentare noi stessile ma la persona di Cristo,
non per diffondere un'ideologia religiosa ma per coinvolgere altre persone nell'avventura della fede cristiana nel concreto della
situazione storica attraverso uno stile comunitario, aperto al dialogo, all'accoglienza e alla condivisione.
Anche il culto è un momento di evangelizzazione e di incontro con la città che vorremmo vivere con rinnovata spiritualità
capace di parlare un linguaggio comprensibile che renda conto,
in qualche modo, della ricchezza della grazia ricevuta.
2.2. Siamo consapevoli di vivere nella tensione tra radicalità
della fede e compromessi della vita;
tra il desiderio di sapere esprimere con semplicità la speranza
che è in noi e la complessità di un discorso su Dio,
consci/e di appartenere a chiese incapaci spesso di offrire a Dio
e al prossimo persino il superfluo e la percezione di vivere in tanti contesti e situazioni nelle quali la qualità della vita è scadente,
® l'alienazione è condizione diffusa,
2.3. Riaffermiamo ia necessità di accoglierci reciprocamerite
come chiese portatrici di doni e sensibilità diverse, ma raccolte
dalla stessa chiamata.
2.4. Avvertiamo l'urgenza come chiese di guardare con occhi
spaiancati e cuore aperto ia realtà del mondo che cambia rapidamente e sapere anche qui cogliere il nuovo di Dio.
2.5. L'opzione per le persone povere e minime della società è
centrale e prioritaria nella predicazione di Gesù. Essa si innesta
sulla predicazione profetica tesa a una giustizia partecipata ed
effettiva.
2.6. Viviamo in un mondo in rapida trasformazione tecnologica, scientifica e culturale.
Non abbiamo per ogni interrogativo risposte preconfezionate
fondate su valori assoluti. La nostra è una ricerca, percorsa anche
da dubbi e cadute, che non può accontentarsi di ripetere semplicemente formule del passato. , ,
Nella ricerca odierna di maggiore fedeltà alla volontà di Dio in
f^esù Cristo noi privilegiamo;
~ il riferimento biblico che nutre la fede delle nosye chiese,
- la tensione verso l'azione concreta, che vuole riequilibrare il
divario tra persone ricche e persone povere, a costruire una socifità democratica e laica in cui realmente siano rispettati i diritti
efi ogni persona e l'integrità del creato,
~la costante ricerca di coerenza tra ciò che, in quanto persone
discepole di Cristo, crediamo e annunciamo e queilo che facciamo
^ome singoli/e e come istituzioni che si definiscono evangeliche.
Infine, coscienti dei nostri limiti e della nostre contraddizioni
Jbiediamo a Dio di sostenerci e orientarci in questo appassionanL_^®^mmino che siamo stati/e chiamati/e a percorrere insieme.
crata insieme e non dopo i
pastori, sarebbe stato meglio
che non solo le parole, ma anche i gesti, per esempio l’imposizione delle mani, fossero
stati corrispondenti in un caso come nell’altro. Forse su
questo aspetto del riconoscimento dei ministerio diaconale dobbiamo ancora fare
qualche passo in avanti.
Tutto sommato questa prima volta dell’apertura di un
Sinodo al Palazzetto del giacchio di Torre Pellice può essere salutata come una gradevole sperimentazione che speriamo possa essere ripetuta,
con tutte le migliorie che si
possono apportare, ma anche
con la consapevolezza che la
famosa «austerità protestante» può essere accompagnata da una più precisa attenzione alle regole e alle strategie che possono far vivere un
evento, un incontro, non come qualche cosa di fine a se
stesso ma corne una esperienza di comunicazione della nostra identità comunitaria.
Il corteo si avvia verso ii Paiazzo dei ghiaccio di Torre Peliice
coito inauguraie
per ii
(foto R. Ribet)
La riflessione comune condotta a partire dal testo preparatorio
La parola evangelixzare non è fuori moda
SILVIA RAPISARDA
IL momento più stimolante
e spiritualmente più incoraggiante della lunga e impegnativa settimana di lavori
assembleari e sinodali è apparso quello che ha visto fratelli e sorelle battiste, metodiste, e valdesi riflettere insieme a partire dal documento
preparatorio «Dire la salvezza
alle donne e agli uomini del
nostro tempo». Da subito, sia
nei gruppi sia nella discussione plenaria, la riflessione è
stata catalizzata dal tema del
terzo paragrafo del documento; «Evangelizzare oggi». Non
dunque discussioni su collaborazione territoriale comune finalizzata a risparmiare
risorse umane e finanziarie,
non discussioni su regolamenti, istituzioni, strutture
ecclesiastiche ed ecclesiologie differenti, hanno segnato
l’inizio dei lavori della terza
Assemblea-Sinodo, bensì una
appassionata e partecipata
discussione sull’evangelizzazione comunemente intesa
come la nostra ragion d’essere chiese, persone che seguono Gesù Cristo.
Dunque il termine evangelizzazione non è fuori moda
tra le chiese protestanti storiche del panorama italiano, e
il desiderio di evangelizzare
non nasce da un senso di re
sponsabilità che ci chiama a
fare il nostro dovere, piuttosto nasce dalla voglia, mai
estinta, di annunciare l’amore di Dio per le sue creature e
per la sua creazione, e la salvezza offerta gratuitamente
in Gesù Cristo. Questo il contenuto di molti interventi che
si sono susseguiti, espresso
con parole diverse, con linguaggi diversi, da quello più
accademico a quello più carico di emotività. Questo è il
contenuto della nostra comune confessione di fede, al di là
delle diverse denominazioni,
al di là dei differenti percorsi
di vita, confessione che si fonda non già su concetti imparati a memoria e ripetuti meccanicamente, ma su un’esperienza di incontro con Dio
e di salvezza sperimentata in
prima persona. Incontro ed
esperienza personali che ci
chiamano al contempo a divenire parte di un corpo
all’interno del quale, in maniera responsabile, viviamo in
relazione con Dio e in relazione gli uni con le altre.
Dal dibattito è emerso che
il contenuto gioioso, l’amore
e la grazia dell’annuncio,
vengono spesso messi in ombra dalla nostra tristezza, dalla nostra incapacità di offrire amore gratuitamente, dalla nostra incapacità spesse
volte di offrire alcunché. Ecco
che, chiamati e chiamate
sempre e di nuovo alla nostra
missione, annunciare la Buona Novella, noi non possiamo intraprendere il cammino se non dopo avere confessato il nostro peccato. Ci troviamo dunque a essere chiese portatrici di un messaggio
rivolto prima di tutto alle
persone povere, alle persone
emarginate, alle persone fuori casta, ma lo facciamo dalla
comoda posizione di chiese
borghesi, di chiese perfettamente inserite nel sistema,
non sempre disposte a compiere gesti radicali come
quelli compiuti dal Messia
che confessiamo essere nostro modello e guida. Ci troviamo a essere chiese portatrici di un messaggio che restituisce un senso all’esistenza, che dà dignità alla persona, che la fa uscire dall’alienazione e dalla perdita di
identità causata dalla separazione della creatura da Dio
che crea (non è forse questo
il peccato per Paolo?), ma lo
facciamo per lo più una volta
la settimana, una o due ore la
settimana, tenendo per la
maggior parte del tempo le
porte delle nostre chiese
sbarrate, incapaci di accogliere e seguire quanti e
quante oggi, sebbene componenti di una società ricca e
consumistica, soffrono di so
litudine, alienazione, malessere esistenziale.
Tante altre nostre «mancanze» sono emerse dalla riflessione comune, come l’incapacità di testimoniare l’Evangelo con un linguaggio
che possa essere compreso
da chi non appartiene alla
nostra tradizione, e al contempo l’incapacità di testimoniare l’Evangelo con una
coerenza e un impegno che
sia abbastanza articolato da
non rendere superficiale e
semplicistico il contenuto
della nostra testimonianza.
Ma per chi come noi vive alla
luce della salvezza per grazia,
la confessione di peccato non
può essere né un freno al
cambiamento verso la coerenza né un alibi per il disimpegno. Peccatori e peccatrici
redenti abbiamo riflettuto sul
senso di essere chiese nel
Duemila, sull’impegno nella
evangelizzazione nella convinzióne che essa è e rimane
«la prospettiva di apertura
verso la società, non per presentare noi stessi/e, ma Cristo», abbiamo inteso comprenderci come persone che
vivono sotto la guida dello
Spirito, nella convinzione
che solo lo Spirito è capace di
trasformare sempre e di nuovo le nostre esistenze e di dare forza ed efficacia alla nostra evangelizzazione.
Il culto liturgico che ha conciuso, nei tempio di Villar Peiiice, i iavori delia III sessione congiunta deii’Assemblea Ucebi e del Sinodo
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 8 SETTEMBRF^n^
Devono crescere le sinergie per una più efficace testimonianza comune
La collaborazione territoriale
L'Assemblea-Sinodo ha ribadito la convinzione che l'opera di testimonianza delle nostre
chiese si posso esprimere meglio in un quadro di collaborazione a livello locale e regionale
GREGORIO PLESCAN
Ly ASSEMBLEA-SINODO
I ha discusso anche su
due temi di una certa rilevanza rispetto alla vita quotidiana delle comunità locali: la
ricerca di un possibile legame tra entità che uniscono
gruppi di chiese (quelle che
comunemente il nostro gergo
burocratico definisce «organismi intermedi») e la collaborazione territoriale, cioè
l’invio di pastori e pastore
(anche) in comunità diverse
da quelle della loro denominazione originaria e i loro
rapporti con comunità ed
esecutivi ecclesiastici.
La prima questione è più
complessa di quanto si possa
immaginare: le diverse origini storiche e le accentuazioni
ecclesiologiche comportano
diverse interpretazioni dei legami che le chiese stabiliscono tra loro. Tradizionalmente
le chiese valdesi sono unite
in grandi «regioni» (i distretti), che hanno responsabilità anche amministrative; le
chiese metodiste, fin dal Settecento, si uniscono in circuiti che hanno compiti di
cura spirituale; le chiese battiste, invece, sono tutte indipendenti le une della altre in
una comprensione che si è
soliti definire «congregazionalista». Queste distinzioni si
riproducono anche nella nostra realtà odierna: così le comunità metodiste e valdesi
«nascono» già inserite in un
circuito e in un distretto,
mentre nella realtà battista
Lavoro in plenaria nel tempio di Torre Peiiice
può succedere che alcune si
costituiscano in Federazioni
regionali, ma non è obbligatorio. Dopo un interessante
scambio di informazioni si è
individuato il circuito come
possibile entità analoga alla
Federazione regionale battista (perché hanno prerogative simili), anche se le diverse
tradizioni e sensibilità invitano comunque a percorrere
un cammino prudente.
Per quanto riguarda il secondo tema, invece, si sa che
da alcuni anni ormai vi sono
pastori e pastore che operano
sia in comunità della loro denominazione, sia in altre. Ciò
è avvenuto e avviene in zone
diverse della penisola, come
in Emilia Romagna e Lombardia, Sicilia e Molise. Confrontarsi con un ministro che proviene da un’altra tradizione
comporta molti vantaggi ma
Culto e liturgia, ecumenismo e formazione pastorale
Le nuove commissioni congiunte
FRANCO SCARAMUCCIA
La decisione di nominare
commissioni comuni rappresenta un deciso passo
avanti nella collaborazione
fra le chiese battiste, metodiste e valdesi. Tra esse ha ovviamente un’importanza del
tutto particolare la Commissione permanente per la formazione pastorale. 11 Sinodo
valdese si era dotato fin dal
1993 di tale commissione
per seguire i nuovi pastori
nel loro periodo di prova. In
via sperimentale il Dipartimento di teologia dell’Ucebi
aveva deciso nell’ultimo
biennio di usufruire di tale
commissione anche per i
candidati battisti e, in considerazione dell’esito positivo,
si rendeva necessario provvedere perché la commissione stessa avesse uno status
che le consentisse di operare
nell’ordinamento battista,
come già operava in quello
valdese.
L’Assemblea e il Sinodo in
seduta congiunta hanno raggiunto tale scopo invitando
Tavola valdese e Comitato
esecutivo dell’Ucebi a nomi
nare insieme un unica commissione composta da 7 a 9
membri (assicurando in essa
la presenza delle tre realtà
ecclesiastiche), che provveda
allo scopo indicando nel contempo le funzioni che essa
Commissione per la formazione diaconale
La MI Assemblea- Sinodo approva il regolamento della Commissione permanente per la formazione pastorale, comune agli ordinamenti battista e valdese.
Commissioni miste
La III sessione congiunta dell'Assemblea dell'Ucebi e del Sinodo
delle chiese evangeliche valdesi e metodiste consapevole della necessità che le nostre chiese si dotino di strumenti comuni per sviluppare maggiormente la collaborazione nelle seguenti aree:
- culto e liturgia;
- relazioni ecumeniche;
ritenuto che idonei strumenti possano essere commissioni miste di
carattere consultivo-referente nominati dagli esecutivi,
dà mandato
alla Tavola valdese, al Comitato esecutivo dell'Ucebi e al Comitato
permanente dell'Opcemi di procedere, nella prima riunione in seduta congiunta dell'anno ecclesiastico, alla nomina di tali commissioni,
composte di un numero di membri non superiore a nove e in modo
che sia assicurata la presenza delle tre componenti, provvedendo altresì nel contempo a indicare il coordinatore di ciascuna commissione e a stabilire i criteri di suddivisione delle relative spese di funzionamento;
precisa
che le dette commissioni miste per quanto di competenza battista
rispondono e riferiscono ai Comitato esecutivo e per quanto di competenza valdese e metodista rispondono e riferiscono agli organi individuati nell'ordinamento valdese;
precisa
altresì che gli esecutivi possono costituire gruppi di lavoro misti
per lo studio di specifiche questioni.
svolge nell’ordinamento battista e quelle che adempie
nell’ordinamento valdese. Si
tratta di una soluzione che ha
il pregio della correttezza e
del rispetto delle diverse
prassi e che consente di operare insieme a conclusione
di una formazione teologica
che è comunque comune e a
fronte della stessa situazione
che i candidati andranno ad
affrontare nel loro ministero
nelle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Soluzione simile è stata
trovata dall’Assemblea e Sinodo congiunto anche in relazione alla possibilità di istituire commissioni miste di
carattere consultivo-referente. Già da ora in alcune aree
esiste una collaborazione di
questo tipo, nel senso che la
Tavola valdese in alcuni settori aveva richiesto al Comitato esecutivo di nominare
alcune persone che la Tavola
stessa avrebbe provveduto a
inserire in commissioni tabulari. Anche qui si è fatto un
passo avanti nel senso che da
ora potranno essere istituite
commissioni veramente miste, che possano riferire a tutti i corpi ecclesiastici interessati. Si sono individuate per
ora due aree di lavoro (culto
e liturgia, relazioni ecumeniche) ma si è previsto che gli
esecutivi possano, qualora se
ne ravvisi la necessità, provvedere all’istituzione di altre
commissioni. L’Assemblea e
il Sinodo congiunti hanno già
individuato lungo questa linea un’area di comune interesse invitando gli esecutivi a
istituire un gruppo di lavoro
per elaborare un documento
di studio per le chiese battiste, metodiste e valdesi sul
tema dell’omosessualità sotto il profilo biblico-teologico,
etico e scientifico.
anche alcuni nodi che vanno
sciolti. Pensiamo ad esempio
al fatto che ci sono tempi diversi per i trasferimenti dei
pastori nelle chiese: per le
chiese valdesi e metodiste accade normalmente ai primi di
settembre, per le chiese battiste quando se ne verificano le
condizioni, quindi in ogni
momento dell’anno.
Inoltre, come per ogni rapporto tra persone, non sempre il processo di condivisione di un pastore o pastora è
semplice, perché talvolta
questo comporta piccole incomprensioni e magari anche
«gelosie» 0 dei fraintendimenti rispetto alla propria identità
confessionale... sicuramente
una diversa e più complessa
organizzazione del lavoro e
degli impegni di tutti. Esistono poi anche altre questioni
da approfondire, come la
suddivisione delle spese tra
gli esecutivi o quelle dei diversi rimborsi. E importante,
però, che tutti abbiano visto
in questo modo di condividere un ministro dell’Evangelo
(e quindi anche, in parte,
qualcosa di più, con un altra
comunità cristiana distinta
eppure simile) un’opportunità e non un ostacolo. È stato significativo che l’Assemblea-Sinodo abbia sentito il
bisogno di chiedere alla Facoltà valdese di teologia, che
forma ormai la maggioranza
dei pastori e pastore battisti,
metodisti e valdesi, di iniziare a preparare alla collaborazione tra le nostre chiese i
ministri del futuro.
Collaborazione fra strutture intermedie
La III sessione congiunta dell'Assemblea dell'Ucebi e del Sin.
do delle chiese evangeliche valdesi e metodiste,
nella convinzione che le nostre chiese siano chiamate a risno,!
dere a una comune vocazione e che essa possa esprimersi merf
in un quadro di collaborazione territoriale,
- ringrazia il Signore per le iniziative di collaborazione già avvi
te, sia a livello locale sia regionale; ’
- accoglie il documento Relazione sulle strutture intermedi
nell'ordinamento valdese e in quello battista, pur indicando l
necessità di alcuni approfondimenti, in particolare sul punto'
(Distretto valdese), e ne raccomanda la diffusione;
- ritiene che, pur nelle diversità ecclesiologiche, circuiti e assoda,
zioni regionali o di zona, possano trovare alcuni momenti di
concertazione: dalla reciproca informazione, al coordinattieo
to delle attività, fino alla progettazione di iniziative comuni
In particolare si individuano alcuni campi dove si possono re^
lizzare sinergie, come già in molti luoghi accade: preparazioni
monitori, formazione predicatori locali, colloqui pastorali, manifestazioni comuni che «parlino alla città», sostegno alle attii
vità di accoglienza, di predicazione e di evangelizzazione, ri;
cerca teologica comune, sempre in vista della crescita materia
le e spirituale delle chiese;
- sottolinea che la collaborazione può trovare forme diverse a
seconda delle situazioni locali che abbiano comunque lo scope
di garantire una certa continuità nel tempo. Tale collaborazia
ne, infatti, può esprimersi anche attraverso lo strumento delle
Federazioni regionali, ove esistano;
■ esorta le chiese a far proprie queste esperienze nella gioia dell^
condivisione dei doni e delle risorse dovunque sia possibile. ^
Collaborazione territoriale
li
La III sessione congiunta dell'Assemblea dell'Ucebi e del Sinodo delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, riconosce nella
collaborazione territoriale una valida occasione di testimonianza,
comune e di razionale distribuzione delle forze pastorali delle
chiese bmv;
riconosce altresì che non vi sono modelli di collaborazione territoriale che possono essere applicati alle singole realtà in maniera generalizzata, sia per oggettive problematiche locali, sia
per residue tentazioni denominazionali sempre possibili;
invita le chiese bmv a progettare il più possibile attività comuni, che non siano solamente legate a eventi eccezionali, in linea
con quanto indicato nell'atto 1/00;
invita gli esecutivi a fornire a ciascun pastore/a incaricato/a di
un servizio in altra denominazione tutti gli strumenti idonei a un
rapido e felice inserimento nel nuovo ambiente rivolgendo vocazione, ove possibile, a pastori/e che abbiano comunque già avuto un'adeguata esperienza pastorale;
invita la Fvt a preparare gli/le studenti a un futuro di collaborazione territoriale possibile;
incoraggia gli esecutivi a mettere in atto le procedure indicate
a pp. 32ss del docu. dell'Ass-Sin Collaborazione territoriale e a hvorire il coordinamento dei tempi di assegnazione dei pastori/e.
*
Unavotazic
La serata pubblica su teologia, storia e politica
Memoria e riconciliazione
DAVIDE ROSSO
Memoria e riconciliazione. Due termini molto in voga in questi ultimi anni: usati, soprattutto in campo religioso e politico, spesso
in coppia e purtroppo a volte
in maniera non limpida e
tanto meno critica. La memoria come fatto umano è
legata inesorabilmente al
presente, all’oggi rispetto a
ieri, ma anche aH’inclividuo
che è rivolto al futuro. La riconciliazione, per i credenti,
si situa in questa dinamica
ma non può essere cancellazione del passato e deve essere un’azione gratuita che si
realizza solo per grazia e deve
essere portata avanti fra persone in relazione, «non per
procura». La riconciliazione
deve essere «un tornare verso
il mio nemico per riconciliarmi con lui creando le condizioni perché vi sia una nuova
consapevolezza comune del
passato».
In estrema sintesi, con tutti
i limiti che il riassumere por
Paolo Ricca
ta con sé, queste sono le tematiche forti emerse dalla tavola rotonda dal titolo «Memoria e riconciliazione, tra
teologia, storia e politica»,
che si è tenuta nella serata di
giovedì 24 agosto a Torre Pellice nel contesto dei lavori
dell’Assemblea-Sinodo, a cui
hanno partecipato come relatori Amos Luzzatto, presidente delle comunità ebraiche in Italia, Paolo Naso, direttore della rubrica televisiva Protestantesimo e Paolo
Ricca, professore alla Facoltà
valdese di teologia di Roma.
Di fronte a un numeroso e attento pubblico i tre relatori,
insieme al pastore Massimo
Aprile che ha moderato la serata, hanno cercato di dare
una chiave di lettura del rapporto «memoria-riconciliazione» partendo dall’individuo credente e dal suo relazionarsi al tempo e dalla necessità di leggere il passato in
maniera corretta vagliando la
memoria senza assumerla
così come ci viene fornita,
perché può essere faziosa,
partigiana.
«C’è una diffusa indifferenza verso le ferite del passato
- ha detto Amos Luzzatto che oggi vengono trattate come se fossero piccole cose; il
dialogo andrebbe piuttosto
improntato alla sincerità totale e non al metterci una
pietra sopra». Il modo di trattare la memoria ovviamente
condiziona ed è fondamentale per la lettura delle dinamiche di riconciliazione che
devono essere un processo
bilaterale in cui i soggetti in
campo si confrontano in una
«assunzione unica del passato» come ha ricordato Paolo
Ricca; atto comune di umiliazione davanti a Dio per
procedere insieme alla costruzione di una nuova storia
Amos Luzzatto
diversa da quella che ci st>
alle spalle. «In questo senso il
perdono è possibile soloi»
questa vita, vale a dire fincW
sono presenti e in relazioni
protagonisti degli eventi dO’
lotosi: non esiste perdon»
per procura». La riconcili^'
zione è un processo adulto
che richiede un’assunziont
unitaria del passato in un al'
to comune di umiliazione
davanti a Dio per ricostruite
insieme una storia diversa
L’insegnamento che si ptt"
trarre dalla rilettura dei caW'
mini di riconciliazione intra
presi negli anni dalle chie**
evangeliche tedesche dopo»
seconda guerra mondiale
in Sud Africa, o ancora negl
Stati Uniti e in Irlanda dei
Nord, come ha ricordat
Paolo Naso, è che «ogni rr
chiesta di perdono va fatta
nome della chiesa come un
confessione di peccato cn
mette in discussione
chiesa: essa è poi un’azion
gratuita che si realizza p®‘
“sola grazia” nella coscien
dei “servi inutili’’».
iseriz
Sono
conale.
semata
ria. È ri
candidi
iscriver
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5
I SETTEMBRE 2000
Assemblea.
PAG. 5 RIFORMA
Il lavoro di Sep-Claudiana-Spav
Sinergie tra strumenti
per la comunicazione
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collabo
indicate
e e a fatori/e.
_______MICHELE HNOnO______
Gli esecutivi della Tavola
valdese e dell’Ucebi hanno predisposto per la discussione in sessione congiunta la
relazione, a cura del presidente della Sep-Edizioni protestanti Srl, Avernino Di Croce, sulTandamento del settimanale Riforma nei trascorsi
sette anni di attività. L’argomento è stato affrontato da
due dei sei gruppi di lavoro
costituiti aU’interno della sessione congiunta del Sinodo
valdese e Assemblea generale
LFcebi, e i contenuti della discussione sono stati poi sintetizzati nella mozione approvata in plenaria. Innanzitutto è stato espresso il generale apprezzamento per la gestione del giornale e per i suoi
contenuti, sottolineando l’importanza dell’opera di informazione svolta. A riguardo, è stato rivolto alla redazione l’invito ad aprire spazi
continuativi di informazione
al servizio delle sempre più
numerose (soprattutto in ambito battista) chiese di sorelle
e fratelli immigrati come contributo per una migliore conoscenza reciproca. Quanto
alla diffusione del giornale, si
è preso atto del tendenziale
calo degli abbonamenti ponendolo in relazione con il
Una votazione delle Assemblee congiunte riunite in plenaria
rma
rin^ïia i propri
sostenitori
'«n
Con l'abbonamento «sostenitore» (L. 200.000) siamo
riusciti a creare l'abbonamento «ridotto»
(L. 85.000), che va incontro a coloro che hanno
un basso reddito familiare, e a mantenere
bloccato per 4 anni (dal 1997)
il prezzo dell'abbonamento ordinario (L. 105.000).
Nella situazione di dispersione degli evangelici italiani
l'abbonamento «sostenitore» è un aiuto prezioso
per mantenere uno strumento capillare
e settimanale di informazione evangelica.
Continuate ad aiutarci!!
La questione onnosessuale
È necessaria una riflessione
comunitaria approfondita
CLAUDIA ANGElEni
Centro per la formazione diaconale
«G. Comandi» - Firenze
Corso di formazione
aiia diaconia evangelica
Iscrizioni
Sono aperte le iscrizioni al corso per la formazione diaconale. La durata del corso è triennale. La domanda va presentata entro il 15 ottobre su modulo fornito dalla segreteria. È richiesta la licenza di scuola secondaria superiore. I
candidati e le candidate dovranno, contemporaneamente,
iscriversi a un corso universitario (laurea o diploma).
Quota di iscrizione, convitto
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli
studenti e le studentesse alloggeranno presso il convitto
del Cfd. Sono previsti, in caso di necessità, supporti finan-riari, prioritariamente sotto forma di prestiti, per i quali gli
studenti e le studentesse dovranno rivolgersi ai rispettivi
organi ecclesiastici.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Alcuni corsi professionali sono a numero chiuso e le prot'a selettive si effettuano già durante i mesi di setterribre e
ottobre. Può variare anche la data di inizio delle lezioni e
ciascuno dovrà seguire il calendario del corso prescelto.
L’ammissione al Cfd è conseguente all’iscrizione a un corso universitario ed è preceduta da un colloquio. Il corso di
formazione diaconale inizierà il 5 novembre. Il programma
0 disponibile in segreteria. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le infor•ttazioni necessarie (programmi, caratteristiche dei corsi,
t-osti, ecc.) e per risolvere dubbi anche di carattere personale. A richiesta si può anche organizzare una visita.
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, A partire dall’A.A. 2000-2001 è offerta la possibilità di al*®ggiare a Firenze presso il Cfd, a studenti e studentesse
'•ue intendono frequentare corsi universitari (laurea o di.Pj^a) presso l’Università degli studi di Firenze.
Qualche settimana prima dell’apertura dell’Assemblea-Sinodo, la segreteria
della Refe (Rete evangelica fede e omosessualità) ha inviato
al moderatore della'Tavola
valdese, al presidente dell’Ucebi, ai due presidenti del Sinodo e dell’Assemblea Ucebi,
alla Commissione d’esame
valdo-metodista e al Collegio
dei revisori battista, la richiesta di inserire fra gli argomenti in discussione il tema dell’omosessualità. Tale richiesta
è nata soprattutto dal desiderio di stimolare una presa di
posizione delle nostre chiese
a livello ufficiale considerato
che, mentre alcuni singoli pastori/e e chiese si sono dichiarati favorevoli all’accoglienza
delle persone omosessuali, aU
tri hanno espresso posizioni
di chiusura.
La risposta negativa del.
moderatore, prima dell’apertura del Sinodo, è stata motivata con il rilievo formale del
ritardo con cui la richiesta è
stata presentata, ma soprat
Omosessualità
La III sessione congiunta dell'Assemblea dell'Ucebi e dei Sinodo delle chiese evangeliche valdesi e metodiste
considerato . , . .-u +
che da oltre vent'anni II tema dell'omosessualità viene dibattuto nel mondo evangelico, attraverso articoli, libri, documenti
di commissioni e gruppi di lavoro, incontri di studio senza pera tro che sull'argomento si sia giunti ad esprimere orientamenti
condivisi dalle chiese a livello ufficiale;
preso atto
che in occasione delle recenti polemiche sulla manifestazione
del «World Pride» a Roma varie realtà delle nostre chiese hanno
ribadito l'impegno alla difesa della libertà di espressione di tutti
e all'accoglienza delle persone omosessuali nella chiesa;
riconoscendo
che la questione dell'omosessualità rimane comunque controversa, e necessita di approfondimento in primo luogo al livello
delle chiese locali,
dà mandato
al Comitato esecutivo dell'Ucebi e alla Tavola valdese di costituire un gruppo di lavoro bmv con il compito di elaborare in tempi brevi un documento di studio da sottoporre all'attenzione belle
chiese locali come base per un approfondimento del tema dell'omosessualità sotto il profilo biblico-teologico, etico e scientifico.
venir meno dell’impegno attivo dei membri di chiesa, avvertito in varie realtà. Attraverso la mozione le chiese
vengono perciò stimolate a
rinnovare il loro impegno nel
sostegno al giornale e àia sua
diffusione.
Successivamente è stata
esaminata dai due gruppi di
lavoro assemblear! e poi in
plenaria la relazione della
commissione incaricata dagli
esecutivi bmv di valutare,
partendo dagli atti della sessione congiunta del 1995, la
possibilità di unificare i tre
soggetti editoriali attivi in
campo bmv: la Claudiana
editrice, la Società edizioni
protestanti (Sep) e il Servizio produzione audiovisivi
(Spav). I gruppi di lavoro interni alla sessione hanno valutato positivamente Tipotesi
di aggregazione delle tre attività vista la loro complementarità e le sinergie che potrebbero utilmente essere realizzate. Ribadita la necessità di
vagliare con attenzione tutte
le implicazioni amministrative, tecniche e gestionali, nella
relativa mozione approvata
dalle due assemblee viene dato mandato agli esecutivi di
approfondire la fattibilità
dell’operazione e di porla in
atto in caso di esito positivo
dello studio condotto.
Claudiana - Sep - Spav
tutto con la preoccupazione
sostanziale di affrontare un
tema spinoso e scottante senza la necessaria preparazione
da parte dei e delle rappresentanti delle chiese. È parso
opportuno allora ad alcuni
partecipanti alTAssemblea-Sinodo presentare un ordine
del giorno che desse mandato
agli esecutivi delle chiese «costituire un gruppo di lavoro
misto per l’elaborazione in
tempi brevi di un documento
di studio da sottoporre alle
chiese locali come base per
un approfondimento del tema dell’omosessualità sotto il
profilo biblico-teologico, etico e scientifico».
Approvata a larga maggioranza, questa mozione consentirà a tutti di giungere alla
prossima Assemblea-Sinodo
con una maggiore consapevolezza sull’argomento, in
modo che non possa più essere procrastinato un pronunciamento condiviso dalle
chiese bmv su una questione
di cui, nel mondo evangelico,
si scrive e si parla ormai da
oltre vent’anni.
La III sessione congiunta delTAssemblea delTUcebi e del Sinodo
delle chiese evangeliche valdesi e metodiste, con riferimento agli atti della precedente sessione (art. Q/98/AS95) e di successivi colloqui
intercorsi tra gli esecutivi in relazione a una possibile e più omogenea collaborazione allargata tra Claudiana-Sep-Spav;
convinta che questo progetto (già esaminato da un gruppo di lavoro appositamente nominato) presenti delle possibilità positive in
vista della realizzazione di sinergie nel campo dell'Informazione e
della diffusione della cultura protestante che meglio possono essere
strutturate per lo sviluppo della testimonianza delle chiese bmv nel
nostro paese;
dà mandato agli esecutivi:
1) di sviluppare in maniera più approfondita lo studio di fattibilità
di aggregazione delle tre diverse attività nella forma giuridica più
rispondente, valutandone nel dettaglio le implicazioni di carattere tecnico, amministrativo, finanziario e gestionale;
2) nel caso di positiva valutazione del risultato dello studio di cui al
punto 1) di procedere altresì a mettere in atto le conseguenti
concrete misure operative.
Riforma
La III sessione congiunta dell'Assemblea generale delTUcebi e
del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
esprimendo
una valutazione positiva sul settimanale Riforma, sia rispetto
alla gestione che ai contenuti,
ritenendo di particolare importanza l'opera che il settimanale
compie per l'informazione e la formazione di coloro che partecipano alla vita delle chiese e per la divulgazione di iniziative culturali e di evangelizzazione,
considerando
l'attuale calo degli abbonamenti un riflesso della più generale
crisi dell'impegno dei membri di chiesa che si avverte in varie
realtà,
invita le chiese
- a sostenere con energia ed entusiasmo la campagna di abbonamento a Riforma,
- ad elaborare e mettere in atto iniziative per promuovere tra
i membri di chiesa il sostegno e la diffusione del giornale;
invita la redazione
- a proseguire nella pubblicazione della pagina «Fede e spiritualità», curandone la continuità e la varietà dei contributi,
- ad aprire uno spazio alle chiese evangeliche di sorelle e fra
teli! immigrati per offrire loro l'opportunità di esprimersi e per
rendere possibile una maggiore conoscenza reciproca.
Il prof. Giorgio Spini ha ricordato alTAssemblea-Sinodo la figura
del pastore e teologo Giovanni Miegge
6
PAG. 6 RIFORMA
Assemblea Battista
VENERDÌ 8 SEHEMBRP
8 SET
L’Assemblea riunita neiia nuova saia poiivaiente di Viiiar Peliice
È stato il messaggio più significativo deH'Assemblea generale dei battisti italiani
Avanti, per annunciare la speranza
L'atmosfero particolormente positiva di questo Assemblea ha consentito di ritrovare un nuovo
spirito di collaborazione anche con metodisti e valdesi. Accolte nelIVcebI dieci nuove chiese
GUIDO GABALDI
Avanti, per annunziare la
speranza. Questo sembra
essere il messaggio forte della
36^ Assemblea generale dei
battisti italiani, iniziata il 20
agosto e conclusasi il 26 con il
culto nella Chiesa valdese di
Villar Peliice, in comune con i
fratelli e le sorelle valdesi e
metodiste. L’Assemblea si è
svolta nella nuova e bella
struttura polifunzionale della
locale comunità valdese che è
stata inaugurata proprio in
occasione dei nostri lavori.
Siamo stati circondati dalle
splendide montagne della vallata e dall’accoglienza sincera
e calorosa dei fratelli e delle
sorelle di Villar Peliice, il che
ha fatto dimenticare, almeno
un po’, la lunghezza dei lavori
assembleari e il disagio per gli
spostamenti continui fra alloggi e sede delle riunioni.
Tuttavia niente ha impedito
al cuore dell’Assemblea di
battere forte per l’accoglienza di dieci nuove chiese, per
la voglia di guardare avanti espressa con le animazioni liturgiche e musicali, per la ritrovata coscienza che il cammino insieme a metodisti e
valdesi deve aprirsi spazi nuovi. L’Assemblea è stata attraversata dalle sedute in sessione congiunta con il Sinodo, in
linea con la tradizione quinquennale Iniziata dieci anni
fa, ed è stata addolcita da
un’atmosfera più distesa del
solito. A volte può sembrare
che la foga degli interventi e la
franchezza tagliente delle parole finiscano col dividere,
dolorosamente, il nostro stare
insieme. Come se la testa dello stesso corpo si stufasse di
rimanere attaccata al collo e
prendesse a odiare i piedi,
tanto per usare un’immagine
paolina. Ma questa volta il furore polemico è mancato,
quasi che l’esperienza dell’ultima Assemblea straordinaria,
che a molti ha lasciato l’amaro in bocca, abbia di colpo ricordato a tutti che è primario
saper ascoltare.
Se prima non odi la Parola
non puoi andare ad «annunziare il Regno di Dio», e ciò
non è soltanto il motto biblico
di questa Assemblea ma anche e soprattutto il campo
aperto ove si vince o si perde
la nostra battaglia di credenti.
E dopo l’ascolto di Dio viene
l’ascolto reciproco, che dona
un sapore di vita quotidiana
alle letture liturgiche, ai culti,
alle preghiere. Ci impedisce di
affondare nell’ipocrisia. Ma
davvero abbiamo saputo ascoltarci da fratelli e sorelle? E
ascoltare il messaggio di speranza e di sfida delle nuove
chiese? Le useremo per rimpolpare le nostre statistiche,
per guarire la sindrome della
minoranza accerchiata? E la
voce di speranza che sale dai
nostri istituti diaconali, a chi
ha parlato? Su diversi bilanci
torna o si consolida il positivo, indicando così una via da
percorrere nella gioia di servire. O meglio, attestando come
si possa servire anche nella
nostra povertà, senza progetti
faraonici ma convinti che i talenti di Dio possano veramente moltiplicare.
Due parole, infine sul cambio della guardia nei ruoli
esecutivi. Sembra che l’aria,
fine ed ecumenica, delle
montagne valdesi, abbia fatto
anche qui la sua parte. Un
lungo applauso ha salutato il
presidente in scadenza. Renato Maiocchi, che per molti rimarrà il presidente del risanamento economico-finanziario e del piano decennale.
Ma anche il nuovo presidente, Aldo Casonato, sulla scia
di un voto quasi unanime, è
stato salutato dall’Assemblea
con affetto sincero. La sua
elezione va interpretata in
sintonia con il rinnovo della
fiducia a tutti e cinque i
membri rieleggibili del precedente Comitato esecutivo. È
evidente che l’Assemblea ha
voluto rimarcare l’importan
za della continuità nell’amministrazione, oltre all’apprezzamento per il lavoro
svolto. Se si tratta di fare il tiro al piccione sullo svolgimento di una qualsiasi responsabilità, non ci batte nessuno. Tuttavia, quando si tirano le semme, sappiamo essere equi nel giudizio. Grazie
Signore. Grazie perché non
dobbiamo e non possiamo attribuire patenti di maturità o
immaturità alle assemblee, o
ai fratelli, o alle sorelle. Ma un
barlume di discernimento comunque ce l’hai donato, e
vorremmo usarlo per mettere
a fuoco, nella notte, il sentiero di domani. Che ci porta
avanti, ancora una volta, ad
annunziare il tuo Regno.
La vocazione per l'annuncio dell'Evangeio
L'Assemblea approva la mozione programmatica così formulata dopo alcuni emendamenti;
«L'Assemblea,
- nel riaffermare che l'identità battista italiana si radica in una storia e in una prassi che privilegia,
per ogni singolo credente e la comunità locale, la vocazione per l'annuncio dell'Evangeio, la lettura
e meditazione della Scrittura, la vita comunitaria accogliente, la spiritualità intensa, l'etica della solidarietà, l'appassionata difesa della libertà di coscienza e dei diritti umani, l'amore per la pace;
- nel ribadire il carattere dialogico e aperto di tale identità, oggi particolarmente evidente nel
moltiplicarsi dei rapporti dì comunione con comunità e gruppi evangelici stranieri e nell'intensificarsi delle relazioni di fraternità con le chiese valdesi e metodiste;
- nel tener presente che il risanamento economico e finanziario dell'Ucebi, a cui dobbiamo tendere, ha senso solo se non perdiamo mai di vista che il patto di solidarietà che ci lega come chiese e come figli di Dio, ha come scopo primario di rafforzare I vincoli di fraternità e condivisione e di rafforzare la nostra testimonianza offrendoci gli strumenti per l'azione comune;
considerato che
- l'Assemblea straordinaria '99 ha varato con l'Atto 14/AGS/99 un piano economico finanziario decennale (2000-2009) condividendone gli obiettivi di fondo;
- i previsti tre gruppi di sostegno hanno compiuto una prima fase del loro lavoro itinerante presso le nostre chiese con risultati incoraggianti;
- molte chiese stanno dimostrando sensibilità e maturità nelle risposte agli obiettivi del piano
stesso;
- i risultati economici e finanziari del biennio trascorso stanno confermando la validità del cammino di risanamento intrapreso,
dà mandato al Ce
1) di coltivare un rapporto con le chiese teso a recuperare vincoli sempre più stretti fra le istanze
locali e l'Unione nel suo complesso e nei suoi organi dì governo con l'intento di contribuire a un clima più disteso e fraterno;
2) di perseguire con puntualità gli obiettivi prefissati dal Piano decennale attraverso
a) il proseguimento del lavoro dei tre gruppi di sostegno;
b) la collaborazione della commissione finanziaria dì cui all'Atto 16/AGS/99;
c) la politica di rigore già intrapresa;
3) di completare la ridefinizione di mansioni e carichi di lavoro già avviata negli uffici;
4) di portare a termine al più presto possibile nei modi e con i criteri già individuati il catasto immobiliare;
5) di proseguire e migliorare l'informazione e il coinvolgimento delle chiese nella politica patrimoniale;
6) di promuovere lo sviluppo delle associazioni regionali o di zona (o coordinamenti locali di chiese), a partire da un incontro fra rappresentanti delle stesse, allo scopo di far crescere la consapevolezza del ruolo che tali forme di coordinamento possono assumere nell'Ucebi;
7) di studiare investimenti patrimoniali alternativi finalizzati alla dotazione di beni strumentali necessari alla nostra testimonianza (locali di culto, alloggi per pastori in servizio o in emerltazione, ecc.);
8) di esplorare in maniera concreta ipotesi per la creazione di un fondo pensione che ne alleggerisca nei tempo il carico per l'Ucebi;
9) di consoiidare ia collaborazione già in atto a vari livelli con le chiese valdesi e metodiste, inclusa
la comunicazione e lo scambio delle informazioni anche in via telematica;
10) di progettare e, nella misura delle compatibilità organizzative e finanziarie, avviare la diffusione e l'utilizzazione di tutti gli strumenti telematici (e-mail, siti Web, ecc.) suscettibili di accrescere
la comunicazione fra i soggetti dell'Unione (chiese, pastori, comitati, dipartimenti, associazioni regionali);
11) di riformuiare e applicare il documento disciplinare di cui all'art. 231 R.U. circa la composizione,
gli schemi e i controlli dei bilanci, redatti sulla base di principi contabili e di revisione, tenendo conto
della natura e finalità istituzionali dell'Unione, dell'EP, delle istituzioni e degli organismi operativi».
; Il neopresidente dell'Ucebi
Aldo Casonato: fiducia
tra chiese ed esecutivo
0 Prese
lUtes
idei ni
EMMANUELE PASCHETTO
DOPO Renato Maiocchi
un altro «laico» presidente dell’Ucebi. I battisti non
hanno fiducia nelle capacità
amministrative e rappresentative dei loro pastori?
«No, non si tratta di questo.
Innanzitutto c’è la necessità
di non ridurre ulteriormente
le forze pastorali, già sotto
organico. E poi c’è il desiderio di un migliore impiego
delle capacità dei “laici” che
potrebbero dare maggior vivacità all’Unione».
- Qualcuno ha parlato di
presidenza «tecnica». Non le
sembra un po’ riduttiva questa interpretazione?
«Anch’io ho temuto di essere stato eletto perché conosco bene i problemi tecnici,
economici, patrimoniali dell’Ucebi e perché da questo
punto di vista la situazione,
con l’impegno di tutti, è migliorata, ma va ancora fortemente controllata. Mi ha
confortato il fatto che durante l’Assemblea diversi fratelli
e sorelle mi hanno detto che
vedono in me anche capacità
diverse: saper ascoltare e
conciliare, cercare di comprendere e di farmi comprendere, insomma anche
dei tratti “pastorali” che in
un presidente sono assolutamente necessari».
- Quali sono le prospettive
future, i nodi da sciogliere?
«L’Assemblea straordinaria
dello scorso dicembre ha votato un piano decennale economico-finanziario stabilendo un indirizzò e un percorso
che va verificato e corretto in
itinere con il concorso del
Comitato esecutivo, dell’Assemblea e delle comunità locali. A consuntivo del 1999 ed
esaminando l’andamento del
2000 abbiamo dei riscontri
positivi. La situazione difficile degli Anni 90 che ha avuto
riflessi negativi anche nei
rapporti fra chiese ed esecutivo segna un’inversione di
tendenza. Già nel 2003 puntiamo a raggiungere il pareggio per liberare risorse che ci
consentano di mirare allo
scopo che sta a cuore a tutti
noi: rafforzare la nostra testimonianza sviluppando soprattutto l’evangelizzazione».
- Da anni si parla di scollamento fra chiese ed esecutivo:
oltre al funzionamento del
Piano di cooperazione che cosa si può fare per colmare
questo divario?
«Ristabilire piena fidn. Nell ^edì
fra chiese ed esecutivo &5cotnice di ci.
convinto della necessitile ?
un rapporto più immediJiiie**i° ‘
omogeneo con le cotnCiSi'S“
locali: più informazione
visite per recuperare il téwSleW®Ì,
no perduto. D’altronde ^blea iielle
è iniziato su questo pla^ Italia, è avve
segni di un miglioranierapas*^'^®
dei rapporti ci sono. ^
rafforzare i contenuti id^dtie nuovi p
del Piano di cooperazk^diédi^^*
sottolineandone il valorehcla a questa^
logico. Dobbiamo ridiseagiaad®°
re un nuovo patto di sol^ fonna estren
rietà dove le chiese più f|| ce dalla pas
siano un aiuto reale de|due^
chiese più deboli. I tre grum piova dell
di persone che l’Assemb|Dliyf ®^^'^f
straordinaria ha voluto fari nistto per 1
U « H .-V 1 .-V ^ I.« m ^ ^ ^ «w - »..IaaIa T*Ì O
rare fra le chiese sono uj sleale Carlo
strumento valido per co| nario irland
volgerle nella vita dell’Oc^ lard O’Flaln
e aiutarle a costruire insiem 1° dell’Uceb
con tutte le istanze _______________
ne dei progetti comuni».
- L’Assemblea ha occojDjIlA/P
nell’Ucebi otto chiese
che»; fra i battisti in Italiai
stranieri sono circa il 21
Non c’è il rischio che sop '
incomprensioni per le dim
posizioni etiche, teologichi H eognorr
spirituali? ,3j„ente le i
«Il pericolo c’è. Ma dobb» che, anche s
mo essere grati al Signore]* vissuti in Iti
fratelli e sorelle che parlai riesce qua
un linguaggio diverso. Sitascherare la
ta di organizzarsi meglio fism mìo big
offrire non solo delle strutta stamp
ma un’accoglienza reale, fati j^re evani
di desiderio di conoscenza« voluto ten
ciproca, scambio di visite el ¡.gmo della
doni, forte coinvolgimeni riggigjgoiga
delle chiese locali, piogil vere «candì
comuni. Non basta il medii mttaviaho
tore culturale che ci siamo è g(;a2Ìone cl
ti, occorre un supporto ama ^ pj.Q„j
nistrativo e le chiese italian^g jj B.
devono intervenire primadd ggjig pav(
la loro accettazione ^ dopi ^
cercando una integrazioBj^jjj^jj^
organizzativa, culturale, spi
tuale, evitando contrappoi
fide alle co
I base e al n
fanale «N(
psperien
I siita però
[c^n stupt
liazia del
|vìta.llrest
cura piutti
zioni o giudizi reciproci).
Gli incarichi
Il Comitato esecutivo delrUcebi è stato eletto nelle
persone di Aldo Casonato
(presidente): Anna Maffei
(vicepresidente); Herbert
Anders, Susanna Nicoloso,
Franco Scaramuccia, Nunziatina Formica, Emmanueie
Paschetto, Doriana Giudici,
Maurizio Girolami (membri).
Il Collegio dei revisori è
stato eletto nelle persone di
Stefano Meloni (presidente).
Aldo Casonato (foto A. Boni« Sono n<
Repubblic
famiglia
morte, pri
e di un fr
tia, e poi (
Enrico Maltese, Stefano nninHn *
llca,SfmoneSm,,one.C>(;“i»^
Lucarini (membri). ggj^^
Il Collegio degli zionale. I
stato eletto nelle porsop®' adolescei
Franco Casanova (pios’d®
te), Piero Bensì, Paoloop per¿gg ^
nu, Umberto Delle Don»' gg^^
Aurelio Naselli. strada. U
Nella Commissione diciassett
ne sono state elette Pf°*\^ assisti
rissinotti, Rosanna Giaccn eyangeli2
ta, Marialuisa StornaiuoW gig ¿gj y,
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igjDl 8 SETTEMBRE 2000
PAG. 7 RIFORMA
Assemblea Battista
^Presentati all’Assemblea
111 testimonianza
dei nuovi ministri
. f dell’inedita, imponente
? fidili di circa 2.000 persolo. Soicot^^oite nel Palazzetto del
-essiti#,^ di Torre Pellice, nel
mediatj^ia^ . j j-nlto di apertura
:omu,jWrso,“do delle chiese valdeS’^ePeSi^ e delPAssemJ ‘'iSiMelle chiese battiste m
avvenuta, a cura del
Pi®^«Sre Franco Giampiccoli,
'ramenpastO consacrazione di
>■ pastori valdesi e
‘'''“‘f^Siunadiacona. In co'eraao,P<» parte della liturstati presentati in
iig^fjlJiSestremamente sempliS* eÌla pastora Lidia Giorgi
X i! due ftai candidati pastori in
dell’Ucebl. Hélène
sse^i Dhvr e Pawel Gajewski, il miutoÌìSSo per l’animazione musoni * Se Carlo Leila e il missio
pei c ! So irlandese Thomas GedeU’Srard O’Flaherty che, per conte insiSto deU’Ucebi, porta avanti un
dell’Uiiii__________________________
progetto per la nascita di
nuove chiese con il metodo
delle cellule.
Di questi e di altri due ministri, in quel momento impossibilitati per vari motivi
ad essere presenti, offriamo
alcune brevi testimonianze.
La pastora Giorgi nel presentarli ha informato l’assemblea di culto che, secondo la
prassi delle chiese battiste, i
nuovi pastori in prova vengono presentati all’Assemblea come uno dei suoi primi
atti all’inizio di ogni Assemblea generale e che la consacrazione dei nuovi ministri
avviene non durante il culto
di apertura dell’Assemblea,
bensì direttamente nelle comunità locali dove i ministri
cominciano il loro ministero,
una volta superato il loro periodo di prova, (a.m.)
,Pawel Gajewski: le
ifînee guida della Riforma
ini»,
a accoi
ese «e;
I Italia
■a il 2i
!e sorgi
le di m
^logichi II cognome svela immediatamente le mie origini polacca dobb» che, anche se dopo nove anni
ignoren vissuti in Italia il mio accento
e parla fiesce qùalche volta a ma30. Situi scherare la mia provenienza,
aegliopi Sul mio biglietto da visita ho
e struttili {jtto stampare le parole «pareale,fati jfore evangelico». Se avessi
sceraii voluto tenere pienamente
visite el (.Qjjto della mia sensibilità ec'Igimenl clesiologica, avrei dovuto scri, progel vere«candidato al ministero»,
il mei tuttavia ho scelto una semplisiamoè U(;a2ione che è al tempo stes"^°“so un programma e un auguse italian p programma è contenuto
Pr™™nella parola «evangelico»,
æ e dopi yjjg spirituale, una riceregrazioii ¡ü ^ri modo sempre nuovo
ji essere chiesa, mi hanno
ittapP * portato dalle università pontiroci». gj,.g gjjg comunità cristiane di
ìSé e al movimento internatale «Noi siamo chiesa».
_lltcrienza fondamentale è
I Éta però quella di scoprire
Ito stupore l’azione della
I Éiazia deH’Eterno nella mia
I wta. H resto del percorso, anI cora piuttosto breve, è com
posto dal fascino dell’epos
valdese scoperto grazie al
Centro culturale valdese di
Torre Pellice, dal profondo rispetto, legame con le chiese
della Riforma maturato dalla
frequentazione della comunità luterana di Napoli, dall’accoglienza offertami dalla
chiesa battista di via Foria
(Napoli) e dai suoi pastori,
dal «particolare piano di studi» compiuto nell’ambito
della Facoltà valdese di teologia, dal servizio di prova esercitato da un anno nelle chiese battiste di Lentini e di Fioridia. Il denominatore comune di tutto ciò si esprime con
la parola «evangelico», la
quale interpreto come un
continuo, ma non per questo
acritico, riferimento ai «Solus-Sola» della Riforma. La
parola «pastore» è invece uno
sguardo verso il futuro e la
speranza che un giorno voluto dal Signore io possa essere
consacrato al ministero della
parola di Dio nella chiesa di
Gesù Cristo.
(ìerard O'Flaherty
|un progetto missionario
Carlo Leila: l'invenzione
dell'animazione musicale
Animazione musicaie di Carlo Leila nel corso del culto inaugurale
Abu Bonsra Nana
testimonianza sul territorio
Fra il 1987 quando il pastore Umberto Delle Donne mi
chiese di aiutare la comunità
di Pozzuoli nel canto. «Abbiamo tutti una gran voglia di
cantare, ma ci sentiamo un
po’ stonati!». Questa sua frase
mi divertì molto e accettai.
Fu un’esperienza molto bella
che si concluse dopo un anno circa di lavoro: era stata
posta la prima pietra!
Il passo ulteriore verso la
definizione del mio ministero di animatore musicale avvenne nel 1991. Il pastore
Giorgio Bouchard, allora presidente della Fcei, e Renato
Malocchi, segretario esecutivo, mi chiesero di collaborare alla stesura di un nuovo
innario per incoraggiare le
chiese nel canto liturgico.
Maiocchi, in particolare, mi
offrì la possibilità di partecipare a un importante convegno organizzato dal Consiglio
ecumenico delle chiese a
Bossey, Ginevra, sul tema;
«Musica e liturgia». Fu un’esperienza decisiva: recatomi lì
con la mentalità del musicista classico, ne tornai completamente trasformato.
Lavorando con musicisti e
teologi di tutto il mondo capii il ruolo importante che_la
musica e il canto possono
svolgere nella testimonianza
dell’Fvangelo. In questi ultimi anni il lavoro che ho svolto su tutto il territorio nazionale, anche con l’apporto del
coro Ipharadisi della Chiesa
battista di Napoli, è stato
condiviso e sostenuto da tutte le comunità battiste che
hanno voluto investire su
questo nuovo ministero nell’ambito del lavoro del Dipartimento di evangelizzazione.
La nostra vocazione è annunciare Cristo anche con la musica e con il canto.
Sono nato nel 1949 a Namong, in Ghana, in una famiglia non cristiana. Nel
1960 ho cominciato a frequentare la chiesa metodista
con mia sorella maggiore.
Nel 1970 ho cominciato a
frequentare l’accademia di
arte aH’Università di Scienze
e tecnologia a Rumasi, dove
mi sono laureato nel 1976.
Ho quindi insegnato in un liceo prima in ! Tgeria e poi in
Ghana. Più tardi nel 1988 ho
conseguito il diploma in design presso la Scuola d’arte
di Vevey in Svizzera. Nel
1996 ho studiato presso il
Rhema Bible School negli
Stati Uniti dove ho conseguito il diploma.
A causa delle difficoltà economiche io e mia moglie, Salome, insieme alle nostre
quattro figlie, decidemmo di
venire in Italia. Era il 1984.
Quando siamo giunti in Italia
abbiamo sentito subito la necessità di contattare ì credenti di diverse nazionalità per
iniziare un’opera di testimo
nianza sul territorio. Dopo
una permanenza a Napoli, ci
siamo trasferiti a Verona dove è nata la Soul clinic. Nata
da ùn gruppo di cinque persone la chiesa è attualmente
composta da circa 120 membri, esclusi i bambini. Organizzo i gruppi di preghiera e
svolgo un’attività di sostegno
alle nuove chiese di stranieri
presenti in Italia.
Al momento sono vicepresidente dell’Ugai, associazione formata ’da 40 chiese di
immigrati presenti sul territorio italiano. Dal 1988 la nostra chiesa è membro delrUcebi grazie ai contatti con
il pastore Carmine Bianchi e
l’evangelista Martins. Attualmente sono pastore a tempo
pieno della Soul Clinic per un
periodo di prova di due anni
che io e tutta la chiesa vogliamo vivere come un tempo
speciale per rispondere, insieme alle altre chiese battiste, alla vocazione e all’impegno nella testimonianza nel
nostro paese.
Vincenzo Polverino
il desiderio di servire
, Boni« Sono nato 36 anni fa nella
Repubblica d’Irlanda da una
famiglia nazionalista. La
roorte, prima di due sorelline
K di un fratellino per malattia. e poi di mia madre, awea causa di un cancro
le, avevo 10 anni, ha
provocato in me un totale ri8?tio del cristianesimo tradirsonei ®?”tile. Ho trascorso la mia
residf nel movimento
nlo SP cacciato di casa,
noni* c mezzo ho vis
suto con altri giovani per
j Una sera, dopo il mio
l-iiiÌ^^^^scttesimo compleanno,
•aolaPhoassistito a un incontro di
®y®tigelizzazione; il messagmi po del Vangelo aprì la mia via a una ricerca di Dio che
fu un primo tempo nel
,^ tiso di un monastero. Lì
j™diai filosofia e teologia.
TOo alcuni anni però mi reiconto di aver solo scoperto
Affila povertà spirituale e,
^^yerso questa crisi, dopo
lasciato la vita monastidi m ^®ffuto dalla presenza
“io nella solitudine del
‘*£,9ppartamento.
11^®*^ fucontro ha cambiateli* *tifa vita e ha portato
I ^1*^ frutto di una vocainissionaria. Lavoro da
I impian
* *1^ Uuove chiese, sia per la
Cita di comunità già esi
stenti. Dodici anni fa ho sposato Ulrike, mia partner nel
lavoro, e abbiamo oggi tre
maschietti. Il mio lavoro per
l’Ucebi, sostenuto dalla Società missionaria battista inglese, è cominciato lo scorso
gennaio. È un progetto per la
nascita di una nuova chiesa
attraverso il modello delle
chiese cellule che porto avanti in un’area difficile della
periferia di Napoli.
Questo modello valorizza
l’aspetto comunitario della
vita di chiesa piuttosto che
quello istituzionale. In questo momento il piccolo gruppo di tre cellule in formazione, che costituisce «la comunità battista Basileia», è coinvolto in un programma sociale verso i poveri e senzatetto in collaborazione con la
Chiesa battista di via Foria e
con l’Esercito della Salvezza.
Sono anche coinvolto nella
pastorale ai detenuti.
Helene Dhyr Fontana
i contatti internazionali
Sono nato a Napoli 48 anni
fa, sono sposato e padre di
tre care bimbe. La mia storia
di credente inizia nel lontano
1972 quando in un tardo pomeriggio, trovandomi per caso in un via del centro, fui attratto da alcuni cartelloni,
preparati dal gruppo giovanile della locale Chiesa battista.
Su uno di essi c’era scritto:
«Venite a me voi tutti che siete stanchi e aggravati e io vi
darò riposo» (Matteo 11, 28),
parole che colpirono profondamente il mio cuore. Quella
sera un giovane (era il futuro
pastore Carmine Bianchi)
con amore e umiltà mi testimoniò della realtà della nuova vita in Cristo. Conquistato
dal messaggio di salvezza, subito nacque in me un forte
desiderio di servire il Signore
e di approfondire la conoscenza biblica.
La mia limitata cultura e lo
scetticismo di alcuni, che mi
ritenevano inadeguato al servizio del Signore, mi scoraggiarono. Dio però non si dimenticò di me. Dopo poco
conobbi il pastore Graziano
Gannito che ravvivò in me la
speranza per il servizio. A lui
e al caro pastore Paolo Spanu
va ancora oggi la mia riconoscenza per avermi sostenuto
in un cammino di formazione
spirituale. In seguito ho conosciuto un altro testimone
di Cristo, Donato Castelluccio, pastore della Chiesa battista di Bisaccia, che mi volle
al suo fianco come assistente
pastore. Per quattro anni ho
condiviso i suoi insegnamenti
cristiani di vita, amore e coerenza. Col tempo quel semplice desiderio di servizio a
Dio si rafforzava diventando
un impegno concreto.
In seguito ad una dolorosa
esperienza di malattia di ima
della mie figlie, superata grazie all’intervento di Dio, arrivai alTOspedale evangelico di
Napoli «Villa Betania» dove
attualmente lavoro con il
cappellano. Massimo Aprile,
nella relazione d’aiuto agli
ammalati. Inoltre da circa
due mesi ho iniziato un lavoro di relazione d’aiuto tra alcuni detenuti del carcere di
Poggioreale. Ringrazio Dio
per il mio lavoro come operatore diaconale che è rivolto a
sofferenti e bisognosi che
hanno bisogno del conforto
che viene dal Vangelo e dalla
nostra testimonianza di fede.
Senza mai stancarmi e sicuro
di non aver mai ringraziato
abbastanza colui che ha operato grandemente nella mia
vita, rendo a Dio l’onore, la
lode e la gloria.
Sono nata a Copenaghen,
Danimarca, ma durante gli
ultimi otto anni ho vissuto
all’estero. La mia esperienza
internazionale è cominciata
nel 1992, quando ho iniziato i
miei studi di teologia al Baptist Theological Seminary di
Ruschlikon in Svizzera, studi
che ho poi finito nel 1996 a
Praga, dove il seminario è stato trasferito nel 1995. Sono
stati quattro anni belli e molto importanti per me, sia per
gli studi svolti con professori
competenti e impegnati, sia
per l’insegnamento che ho ricevuto vivendo insieme a credenti di tutto il mondo. È stato senz’altro un ambiente in
cui la mia fede è cresciuta e si
è arricchita anche grazie
all’incontro e all’amicizia con
persone provenienti da culture molto diverse che condividevano comunque la stessa
fede che ognuno esprimeva in
modo proprio. Un ambiente
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
aperto al nuovo e al diverso.
Frequentare Ruschlikon è
stata un’esperienza importante anche perché là ho incontrato Stefano Fontana, che
è poi diventato mio marito.
Infatti, nel 1996, dopo la laurea a Praga, ci siamo sposati e
siamo venuti in Italia, dove
Stefano ha trascorso due anni
come pastore in prova a Genova. Io nel frattempo ho studiato l’italiano poi ho chiesto
di entrare nell’Unione come
pastora in prova. Così nel
1998 ho incominciato il periodo di prova come pastora delle chiese battiste di Varese
(ministero che condivido con
mio marito) e Lugano. Sono
così anche tornata di nuovo
in un ambiente internazionale che è molto stimolante: una
chiesa italiana e una svizzera,
che però tra i suoi membri
conta anche tedeschi, brasiliani argentini, e altri. Il contatto con queste persone nelle
comunità è uno stimolo per
idee e pensieri nuovi sulla fede, il culto e la vita comunitaria. E il mio desiderio per le
comunità è proprio una rinnovata vita comunitaria, lo
scoprire nuovi modi significativi per vivere ed esprimere la
fede insieme, nella chiesa e
fuori, per rendere così concreta la parola di Dio.
Fra i compiti deH'Assemblea
Diaconia e politica
delle istituzioni battiste
L’Assemblea Ucebi ha fra i
suoi compiti istituzionali
quello di vagliare l’operato
delle istituzioni. Quest’anno i
delegati e i membri di diritto
sono stati inoltre impegnati a
varare il nuovo statuto dell’Istituto G. B. Taylor che ha
visto nello scorso biennio
concludersi la prima fase della sua ristrutturazione attraverso una joint venture fra le
chiese battiste, valdesi e metodiste. Interessante la discussione sul senso della diaconia oggi che è sfociata nel
seguente atto.
L’Assemblea, a partire dalle
riflessioni introduttive proposte dalla relazione del Collegio dei revisori sulle istituzioni e dal dibattito assembleare da queste scaturite, dà
mandato al Comitato esecutivo deirUcebi di nominare
un gruppo di lavoro che stimoli la riflessione delle chiese sujla diaconia e sulla politica delle istituzioni, inserendola all’interno di un quadro
più ampio che comprenda la
ridefinizione dell’architettura
organizzativa e statutaria
deU’Ucebi.
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8
PAG. 8 RIFORMA
Assemblea Battista
VENERDÌ 8
Delle dieci nuove chiese accolte nell'Llnione battista, otto sono multietniche
La sfida di «essere chiesa insieme»
Brasiliani, eritrei, nigeriani, ganaensi e altre nazionalità si mescolano con gli italiani in un
processo di accoglienza, conoscenza reciproca e testimonianza comune nel nostro paese
MARTA D'AURIA
Tra i primi punti all’ordine
del giorno dei lavori dell’Assemblea c’è stata la presentazione di 10 nuove chiese, otto delle quali multietniche, che hanno chiesto di essere ammesse neU’Ucebi. Ben
consapevole della complessità che rincontro con diverse
culture, tradizioni e spiritualità comporta, l’Unione ha
scelto di accettare la sfida
dell’accoglienza e della conoscenza reciproca. In questo
settore l’Unione si avvale, oltre che del pastore Carmine
Bianchi, della preziosa collaborazione dell’evangelista nigeriano Martins, che è segretario di un’associazione di 40
chiese africane situate principalmente nel Nord-Est d’Italia. Dopo un proficuo dibattito sulle questioni aperte che,
nel processo di essere chiese
insieme con gli stranieri, chiedono di essere affrontate e
sciolte, l’Assemblea ha accettato a larga maggioranza tutte
le domande di ammissione.
È stata ammessa in qualità
di membro «aderente» per 6
anni la «Comunità evangelica» in Treviso, condotta dal
pastore Manoel Florencio
Filho, nata nel 1996 a opera di
un gruppo di credenti provenienti dalle chiese battista del
Brasile. La comunità è composta da una quarantina di
membri che si incontrano per
Alcuni rappresentanti delie nuove chiese ammesse nell’Ucebi
(foto M. D’Auria)
i due culti domenicali, la preghiera, gli studi biblici, gli incontri giovanili e quelli nelle
case (cellule).
Sono state ammesse come
chiese membro 4 chiese eritree, le «Eritrean Full Gospel
Church» di Róma, Bologna,
Milano e Firenze, coordinate
dal pastore Daniel Belai che
gode dello status di rifugiato
politico e che svolge il suo ministero viaggiando e curando
le diverse comunità, che lo
sostengono con offerte volontarie. Complessivamente sono composte da 150 membri.
È stata poi ammessa come
membro effettivo la «Four
Square Gospel Church» di
Modena. Sorta nell’agosto del
1999 è composta da circa 70
persone in prevalenza nigeriani. Gli incontri, che si svol
Le chiese «straniere»
Comunione senza confini
ERMINIO PODESTÀ
Abitualmente ad ogni
Assemblea dell’Ucebi F
accoglienza di nuove chiese
riveste una particolare importanza. Quest’anno, come
già è avvenuto nel corso
dell’Assemblea del 1998, la
maggior parte delle chiese
che chiedevano di diventare
membro dell’Unione, erano
multietniche. Questo ha provocato un’ampia discussione
perché ci fosse in tutti piena
e serena consapevolezza di
quanto stava accadendo.
Molte sono state le domande:
«Queste chiese sono seriamente preparate a partecipare attivamente nell’Ucebi anche quando sarà passato il
momento dell’entusiasmo?
conoscono bene il regolamento dell’Unione? qual è il
motivo che le ha spinte a
chiedere di entrare nella comunione delle nostre chiese?
che linea teologica hanno?».
Carmine Bianchi, coordinatore del Dipartimento di evangelizzazione, che svolge il
compito di mediatore culturale, ha presentato le comunità e ha, insieme ai rispettivi
pastori e rappresentanti, cercato di chiarire quanto richiesto. Si è constatato che con
qualche chiesa, come quelle
cinesi, già ammesse nelle precedenti assemblee, ci sono
stati a volte problemi di comunicabilità, ma in generale
c’è continuità di rapporto.
Il motivo che spinge le comunità formate in gran parte
di immigrati a entrare nelTUcebi non è sempre lo stesso. Alcune di esse sono formate da battisti per cui è logico che chiedano di entrare
neirUcebi. In altri casi, il motivo è quello di non essere isolate. Per quanto riguarda la
teologia, queste chiese hanno
accolto la confessione di fede,
studiano seriamente la Bibbia
e hanno una spiritualità spesso di tipo carismatico. Non si
potrà dimenticare Gedeone,
membro della chiesa italoafricana di Rovigo, che alla fine di un culto del mattino,
battendo le mani con ritmo
incalzante, ha coinvolto tutti
a cantare «Amen, Alleluia».
Avere accolto queste chiese
rappresenta una sfida alla luce delTEvangelo perché «siamo tutti uno in Cristo Gesù».
Chiese di stranieri
L'Assemblea dà mandato al Comitato esecutivo di proporre alla prossima Assemblea generale le necessarie modifiche al regolamento per parificare sotto tutti gli aspetti economici e normativi la posizione dei ministri di nazionalità straniera (iscritti in ritardo al Fondo clero Inps a motivo delle leggi precedentemente
vigenti) a quella dei ministri di nazionalità italiani.
L'Assemblea approva la seguente proposta di modifica del regolamento mediante l'aggiunta del seguente artirolo:
«Art. 8 bis - Convenzione con le Chiese di stranieri
Qualora ricorrano le condizioni per cui una Chiesa membro
dell'Ucebi, per la sua particolare conformazione etnica e linguistica, richieda l'assegnazione di un pastore da parte dell'Unione,
Il Comitato esecutivo è autorizzato a stipulare con tale Chiesa e
col pastore una convenzione che, in deroga alle disposizioni generali del regolamento, può fissare condizioni particolari in materia di assunzione, destinazione, durata dell'incarico del pastore
designato e contributi della Chiesa al Piano di cooperazione».
gono nei locali della chiesa
metodista, sono il culto domenicale, gli incontri di preghiera e di studio biblico. Di
grande interesse è l’apostolato svolto presso le prostitute
nigeriane.
A Modena esiste un’altra
comunità, la «Modena Baptist
Church», che è stata anch’essa ammessa come membro
effettivo. Nata ufficialmente
nel giugno del ’97 la comunità, anch’essa ospitata dalla
chiesa metodista, è composta
da una trentina di persone
con una decina di bambini di
provenienza ganaense.
L’ultima chiesa etnica ammessa è la «Trinity Baptist
Church» di Brescia. La chiesa,
costituita da 50 persone di
provenienza ganaense, è collegata con la Trinity Baptist
Church di Londra, membro
dell’Unione battista inglese.
La chiesa di Londra (700
membri tutti di origine ganaense), che è stata visitata
dal pastore Carmine Bianchi
durante il suo anno sabbatico, ha caldamente incoraggiato TUcebi ad accogliere la richiesta di questa comunità.
Le due restanti comunità
accolte sono italiane. La chiesa evangelica «Kerygma» di
Torino, costituita da una trentina di membri e guidata dal
pastore Silvio Peirone, è una
chiesa libera di orientamento
pentecostale, nata come chiesa apostolica diversi anni fa e
da diora in progressivo avvicinamento verso le chiese storiche. Proprio in considerazione della qualità di chiesa in
cammino, la chiesa Kerygma
è stata ammessa come membro aderente per la durata di 4
anni per consentire un tempo
di reciproca conoscenza.
Infine la «Chiesa evangelica» di Moncalieri, che fino al
settembre del ’99 ha fatto parte della Chiesa del Nazareno.
La chiesa, composta da più di
30 membri e curata dal pastore Luigi Pecora, intrattiene
buoni rapporti con il pastore
Emmanuele Paschetto e con
la chiesa di Torino Lucento.
La chiesa si è impegnata a sviluppare nel futuro sempre più
occasioni di collaborazione
con l’associazione regionale e
con le altre chiese battiste.
Italiani e internazionali
Il forte significato
delle chiese etniche
SAMUEL VERHAECHE*
Eia seconda volta che sono
presente a un’Assemblea
dei battisti italiani, ma questa
volta è stato interessante per
l’incontro che hanno avuto
con il Sinodo. Credo che sia
una sfida molto salutare rappresentare il movimento protestante in Italia insieme alle
chiese valdesi e metodiste. Ho
apprezzato il tentativo di rimanere in dialogo equilibrato
anche con le chiesa cattolica e
ortodossa. Sono stato anche
molto contento di vedere come ci sia una profonda consapevolezza di quello che significa accettare chiese etniche e
dar loro pieno riconoscimento nell’Unione. Personalmen
te ho già da molti anni il privilegio di conoscere il presidente Renato Malocchi e ho avuto modo di apprezzare il suo
lavoro, sia in ambiente internazionale, sia per il suo impegno nelle chiese italiane e per
l’Unione, particolarmente
l’immane sforzo per la diminuzione del deficit, e la sua
propensione ad allargare gli
orizzonti di collaborazione
con partner diversi. La cosa
più divertente per me è stato
osservare la maniera di discutere in Assemblea, direi un
modo «molto latino». È mia
viva speranza che l’Unione
battista italiana continui a
crescere negli anni a venire.
* segretario generale dell'Unione battista belga
Collaborazione interprotestante
Una gran voglia
di ritornare fra voi
ETIENNE LHERMENAULT*
COME battista francese bo
partecipato con gioia alla
36" Assemblea generale delrUcebi, cbe mi ha visto fra
voi per la prima volta. Nonostante ciò mi sono sentito a
mio agio, mi è parso di trovarmi in un paese conosciuto
con fratelli e sorelle abbastanza battisti per difendere
la loro preziosa autonomia,
abbastanza latini per discutere a lungo e con passione su
ogni cosa e abbastanza liberi
per condividere i momenti
solenni con il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste.
Sono stato colpito dal culto
di apertura celebrato al Palaghiaccio di Torre Pellice: bello (forse un po’ lungo?). Cer
to, si percepiscono le differenze ecclesiali ma questa
collaborazione interprotestante all’interno di una società massicciamente dominata dal modello cattolico
costituisce una grande testimonianza. Il caffè, i pasticcini e l’amicizia mi hanno lasciato una gran voglia di ritornare e soprattutto di incoraggiare le chiese battiste
francesi a dare la mano di associazione alle vostre chiese
affinché l’Europa che si sta
costruendo non sia solamen
te quella dell’euro ma anche
quella della condivisione della fede e dell’amicizia fraterna che oltrepassa le frontiere.
Intervista a Carmine Bianchi
Un mediatore per costruim^
ponti fra le culture
Lo scorso gennaio il Comitato esecutivo dell’Ucebi ha
dato incarico per due anni al
pastore Carmine Bianchi di
svolgere per conto dell’Ucebi
il compito di cura a tempo
pieno dei rapporti con le
chiese di immigrati. Abbiamo
rivolto al pastore Bianchi alcune domande su questo suo
nuovo ministero.
- Come nasce la figura del
mediatore culturale?
«In questi ultimi anni il numero di evangelici provenienti da altri paesi che frequenta le nostre chiese è notevolmente aumentato. In
molti casi questi fratelli e sorelle, che hanno lasciato il
paese di origine per situazioni di povertà, sfruttamento,
persecuzione, si sono costituiti in comunità autonome e
alcune di esse hanno sentito
l’esigenza di collegarsi con
una denominazione italiana
per meglio inserirsi nella
realtà locale. Naturalmente
l’incontro con diverse identità culturali può creare problemi e anche conflitti sia a
livello locale sia a livello di
Unione. È in questo quadro
che si inserisce il ruolo di
mediatore culturale».
- Qual è il compito del mediatore culturale?
«È quello di cercare di costruire ponti tra una cultura e
l’altra. Va da sé che un mediatore italiano può solo mediare tra la propria cultura
italiana e quella straniera e
non viceversa. Per poter fare
il discorso inverso si dovrebbe calare completamente
nella cultura rom, filippina,
ganaense, nigeriana, coreana
ecc., e questo è impossibile.
Il primo compito del mediatore dovrebbe essere quello
di aiutare le chiese italiane a
comprendere la problematica dello straniero. Le differenze non possono essere né
ignorate né eliminate ma
vanno affrontate nello spirito
del confronto e della comprensione».
- Qualche esempio?
«Oltre alle differenze linguistiche, di tradizione, vi è
quella teologica. I gruppi
stranieri hanno sviluppato,
nella maggior parte dei casi,
una teologia dell’intervento
soprannaturale di Dio. Su
questa diversa accentuazione
teologica è senza dubbio necessario che il collegio pastorale e le chiese si confrontino
con uno spirito aperto e paziente. Se ci aspettiamo dei
risultati immediati resteremo
senz’altro delusi».
- L'essere chiesa insieme è
appunto un cammino lungo e
impegnativo...
«L’incontro tra realtà così
diverse si realizza solo sulla
base della fiducia che si costruisce nel tempo. Anch’io
ho bisogno di maturare un
percorso di comprensione di
queste realtà e questo processo presuppone continuità,
perseveranza e calma interiore. La fretta lo impedisce. Per
questo è necessario costruire
degli spazi nei quali possa
crescere la fiducia».
- Come è riuscito a contattare i diversi gruppi linguistici?
«Sulla base della fiducia sono riuscito a crearmi una rete
di collaboratori. Per quanto
riguarda le relazioni con il
L'Unii
men
li,cheasseg
pdonea(
Questo sign
mente usui
! iscritti nei n
iallaconcon
Carmine Bianchi
mondo delle chiese africa) pAssemble
preziosa è stata l’amicij ma ¡criteri d
con l’evangelista Martinsinaledi disio'
mi ha aiutato a entrate! tostesso di p
contatto con le chiese afiit
ne del Nord-Est, e ad av( avendo risol
un atteggiamento di ma»i 'i'® ''
re cautela verso alcune ^
se che hanno cercato conrrri „Itto a
con l’Ucebi. Con le chi^^^aa
brasiliane il mio contattis, Piemonte
avvenuto tramite il pasta ¡mna (2); La
Manoel Fiorendo e la suai (6); Calabria
miglia, mentre le relazij Nel compì
con il gruppo rom sono le|(»iè cerreti
te alTamicizia che ho insta dì evangeliz
rato con il fratello Cesarei tadei memfc
vak e suo padre. Più deh *
sono i contatti con le rei
coreane e cinesi. Sono«
vinto che sia fondamenti , ^1
trovare tanti mediatori^ ^^„3
ogni gruppo linguistico-a ^3 in
turale presente nell’Unionii jj, ¿ove
- Nella sua re/azionelsacon un m
parla di essere chiesam\th\ ecclesia'
altri. Cosa significa? porsi a disp
«Rispondo con una tesi °''y®to, dov
monianza. Attualmente|™X
chiesa battista di Rovigo’^®*’
composta per metà da iti.
ni e per metà da nigeriaj|
All’inizio gli italiani haifli
accolto i fratelli e le soiaf^
nigeriane come degli ospiSi |^ _
anfUnO
un certo punto la parte r
riana ha manifestato l'inM
zione di costituirsi
gruppo a sé, non sentenP
veramente a casa propria.lI
nanzi a tale decisione ^¡1
liani sono entrati in crisi e»
sì è cominciato un momeil
FRANI
di riflessione: è chiaroìT^^^^ANi
mesti!
non si può ignorare la®l
zione e l’identità che la ci , ® I
sa si è acquisita storicamei gn
attraverso le esperienzei™
passato, ma se la chiesa sol _
le persone che la costituisO _
no allora è necessario^ .
tutti si sentano accolti.O , P
alle chitarre si sono affiaail«
i tamburi, le liturgie sonoB°^__*^® ^
flessibili, la colletta viene * 3,?®° ^ J
ta da nigeriani e da
cbe danzano. Non è solol
fatto folcloristico. Ess^W
chiesa con gli altri sign'®- •
chiesa con gii altri te del Dir
rnettersi insieme pe ^
chiesa sia la casa dUutOj^stretti cc
può avvenire solo dall’Wjpjg.
irò, dall’amicizia, dalla fi ™
eia reciproca e dal dia^XaveÌso
percepito come un arne» '
a r*r\mP Un3P'«-i.» , ^
mento e non come 0011"^ .
dita perché in quel casoijj^
parte della chiesa. È
mento di essere chiesa ^®.”jragione 1
altri: lo straniero che vi
nella mia comunità o la o ¿j
sa che viene a vivere nf
nostra Unione non è altra
¡Azione, (
-----------;--------- . iriTniOlt'^^P^fO'
me, ma e parte dell um consacra'
parte della mia chiesa», condivisi
->Di
* .segretario generale della Federazione delle chiese evangeliche
battiste in Francia
sperai
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail:
fed.evangelica@agora.stm.it
Abbonamenti’^pi;
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tei. 06-4825120 fax. 06-48^ ‘anipa^
-----------------------------^«vangeli;
9
pnl 8 SETTEMBRE 2000
PAG. 9 RIFORMA
¡■ai
;emblea Battista
Le due regioni con un pastore in meno avranno la precedenza sulle altre
Sedi pastorali e necessità delle chiese
HUnione battista italiana è in cammino per dare al congregazionalismo un contenuto
fneno individualista e il più aperto possibile alla condivisione dei doni e delle risorse
SCARAMUCCIA
nartire dal 1996, l’Assemtfea generale provvede
provare un piano di di| ,Sene delle sedipastora«Xàssegna i ministri delInJniorìe a ciascuna regione.
Sesto significa che le chiese
J Ma regione possono hberar“enteusufruke dei pastori
scritti nei ruoli pastorali fino
t alla concorrenza del numero
assegnato. L’assegnazione
avviene tenendo conto del
totale dei ministri e in considerazione del numero dei
membri e della partecipazione al piano di cooperazione.
Da questa descrizione è evidente che il piano in questione rappresenta un elemento
di temperamento del principio congregazionalista. Infatti, ogni chiesa battista è autonoma e libera di scegliere il
Dislocazione sedi pastorali
e africa! L'Assemblea, sentita la relazione del Comitato esecutivo, conferl’amicii ma ¡criteri di cui all'atto 69/AG/96 e approva il seguente piano bienlartiml Le di dislocazione delle sedi pastorali, raccomandando al Comitamtrarpi to stesso di procedere con gradualità e con le opportune cautele.
ìpspL' Prevedendo il computo esatto soluzioni decimali impraticabili e
jyendo risolto la difficoltà arrotondando i numeri, dal momento
e ad totale è superiore di due unità rispetto al numero dei
UMICIvr VWVW.IW W - ——--- -------------- -l--
“ nastori attualmente in servizio, raccomanda al Comitato esecutivo
;une c| |g regioni che attualmente hanno un numero di pastori inferio" ie rispetto a quello previsto abbiano la precedenza qualora il Comi
Ito conni
3 a disposizione pastori o candidati da offrire.
contatti) "p'iemonte (6); Liguria (3); Lombardia (5); Triveneto Emilia (2); Toil pasta scana (2); Lazio Abruzzo (7); Campania Molise (3); Puglia Basilicata
e la sitai (6); Calabria Sicilia (3); Sardegna (2).
' relazii Nel computo del numero delle sedi pastorali saranno applicati,
sono Ifflcoftiécorrettivi da usare con equilibrio, anche lo sviluppo di progetti
ho insa dì evangelizzazione, opportunamente verificato, e l'indice di cresciCesareli ttdei membri di chiesa negli anni precedenti.
Sono « Condivisione cura pastorale
damenti Li/^jjgnnblea, nel valutare positivamente gli effetti delle norme
. afon^ jyllj (jjjlQgg^ione pastorale di cui all'atto 69/AG/96, ritiene che debiistico-fli ¡jg gjjg^g introdotto un ulteriore criterio di condivisione e delibera
rUnioM rhg II dove un pastore risulti destinato alla cura di una singola chieaziowj sa con un numero di membri inferiore a 50 e non abbia altri incarilesfl con¡chi ecclesiastici di cui all'art. 32, terzo comma, tale pastore dovrà
i? : pòrsi a disposizione, a tempo parziale, dell'Associazione regionale,
lina tpddove questa non sia stata costituita, di un progetto concorI I dato fra tutte le chiese della zona, al fine di assicurare la cura, almeho parziale' di chiese che ne sono prive.
:à daitìl«-.----------------------------------—-------------—
anfh3® Il Dipartimento di evangelizzazione
le sorlj '
rii ospii
larte
liiicatenare la Parola di Dio
ropria.1
proprio pastore fra i ministri
dell’Unione: in questo modo,
però, la scelta può avvenire
solo se il numero assegnato
alla regione non è già raggiunto. Questo sistema, auspicato fin dal 1992, si rese
necessario per consentire
una più razionale distribuzione delle forze pastorali fra
le chiese, evitando che in alcune zone (giudicate per vari
motivi particolarmente interessanti) ci fosse un’alta concentrazione dei pastori, lasciando sguarnite le altre.
Come è comprensibile, 1’
approvazione di un piano di
questo genere avviene solitamente dopo un dibattito lungo e molto partecipato, e anche quest’anno la tradizione
è stata rispettata, resa peraltro più complessa dal fatto
che l’Assemblea in presenza
del fatto che il computo esatto prevedeva soluzioni decimali impraticabili, è stata costretta a fare i calcoli come se
il numero dei pastori in servizio fosse superiore di due
unità al reale. Ciò fa sì che già
in partenza si sappia che due
regioni, pur vedendosi assegnate un certo numero di pastori, nella pratica ne riceveranno uno in meno. La saggezza dell’Assemblea ha consentito di risolvere un problema insolvibile in maniera diversa, con l’intesa che quelle
stesse regioni avranno la precedenza sulle altre non appena il Comitato esecutivo avrà
pastori disponibili o candidati da collocare.
Certo, la situazione deli
neata nel piano di dislocazione approvato non è l’ideale: il
sistema adottato è ancora
troppo meccanicistico e non
consente di superare certe rigidità e palesi ingiustizie che
possono di fatto venirsi a
creare. Anche qui l’Assemblea ha cercato un correttivo,
disponendo che il Comitato
esecutivo inviti le chiese, con
un numero di membri limitato, a mettere il loro pastore al
servizio delle altre chiese della regione sprovviste di cura
pastorale. È un tentativo di
ovviare agli inconvenienti del
piano ma è certamente ancora poco.
Sta facendosi strada infatti
nell’Unione la convinzione
che il meccanismo si possa
superare soltanto attraverso
la solidarietà e la condivisione all’interno delle associazioni regionali: dovranno essere le chiese di una regione
a stabilire di comune accordo
e insieme la destinazione sul
territorio dèi pastori assegnati dal piano, evitando che ciascuna chiesa per conto suo
decida senza tener conto della sorte delle altre. L’Unione
è in cammino per dare al
congregazionalismo un contenuto meno individualista e
il più aperto possibile alla
condivisione dei doni e delle
risorse: non è una strada breve e forse nemmeno tanto facile. Ma la buona volontà
non memca e le premesse per
una collaborazione sempre
più stretta ci sono e tutto
questo non mancherà di dare
i suoi frutti.
•lUno strumento per
’inM ■ _
ntANCESCO CASANOVA
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hiarodP evangelizzazione è il
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consacrazione, l’annuncio, la
^^Odivisione dei doni di Dio.
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Il Dipartimento di teologia
Una nuova struttura
aperta a diversi contesti
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'.nfii E)e si Sta piani
secondo le linee apie evaniipmvate nell’Assemblea del
Roma quattro
stai?* di intervento: musica,
’eva?Pg’ diritti umani ed
gelizzazione, ognuno dei
quali affidato alla cura di collaboratori e collaboratrici. Il
comitato del De è formato da
Massimo Aprile, Carlo Leila,
Gerardo O’Flaherty, Pietro
Romeo e si avvale della collaborazione dell’operatore diaconale Enzo Polverino.
Il settore musica, curato da
Carlo Leila (con il prezioso
contributo di sua moglie Marta) ha la straordinaria capacità non solo di portare musica nuova nelle chiese ma anche di convincerle che quando si è ripieni di Cristo, si canta anche col cuore, con la
mente, col corpo, oltre che
con la voce, come mossi dal
soffio dello Spirito, in onore
di Dio e non della musica. Il
settore diritti umani (curato
da Massimo Aprile) si è interessato in modo particolare
della questione giubilare, dedicando due numeri del Seminatore al giubileo biblico e alla campagna «Jubilee 2000». Il
settore evangelizzazione (curato collegialmente) si muove
con creatività. Si stanno sperimentando le cosiddette «chiese cellule», microchiese nelle
case che preparano al discepolato e alla missione.
Il flusso migratorio sta portando in Italia migliaia di
evangelici che si organizzano
in chiese etniche denominazionali. Da qualche anno
l’Ucebi ha deciso di porgere
loro la mano di associazione.
Al pastore Bianchi è stato riconosciuto il ministero di rnediatore culturale col compito
di coinvolgerle e di sviluppare
la loro testimonianza. La tenda deU’Ucebi si sta allargando
senza risparmio (Isaia 54, 2).
Dia il Signore alle nostre chiese un amore forte e una speranza resistente.
MARTIN IBARRA
UNA delle proposte più
importanti presentate
dal Comitato esecutivo all’Assemblea generale riguardava la nuova strutturazione
del Dipartimento di teologia.
Dal 1994 il Dipartimento aveva operato sulla base di una
ristrutturazione parziale in
attesa di una sistemazione
definitiva. Ben tre progetti
erano stati presentati alle assemblee successive che, con
motivazioni diverse, li avevano respinti. L’assemblea
straordinaria 1999 aveva individuato un percorso alternativo per giungere a un
nuovo progetto. Una comniissione doveva preparare,
sulla base dei progetti precedenti, della discussione assembleare e delle risposte
delle chiese un progetto «definitivo». La commissione
aveva presentato al Comitato
esecutivo, e questo all’Assemblea, un progetto diviso
in due parti. La prima rispecchiava il consenso trovato sui
compiti e le incombenze del
Dipartimento, quelle classiche, già previste dal nostro
ordinamento, e altre determihate dalla nuova situazione delle nostre chiese e del
paese. Su questa parte del
progetto si può affermare che
il consenso è stato praticamente unanime. Per le nostre
chiese il processo di elaborazione teologica ha come soggetto fondamentale le comunità. Il Dipartimento fornisce
elementi critici che possano
aiutare le chiese a leggere e
capire la realtà dalle diverse
prospettive teologiche e non
una «teologia» ufficiale e
omologata. La lettura delle
Una mozione di attualità
Pena di morte e tutela
dei diritti umani
Qualche mese fa è rimbalzata, a cura della starnpa
internazionale, nelle sedi di
tutte le Unioni battiste del
mondo e non solo, la notizia che l’Assemblea della
Convenzione battista del
Sud degli Stati Uniti, ha
preso posizione in favore
della pena di morte. Nonostante si sapesse già da
tempo che la Southern Baptist aveva imboccato la china del fondamentalismo biblico più conservatore, con
tutte le sue implicazioni,
tale notizia ha comunque
sconcertato non pochi nel
mondo evangelico e in particolare in quello battista.
Voci di protesta si sono levate da parte di molti esponenti di spicco del battismo
internazionale, ma finóra
non era giunta eco di una
presa di posizione ufficiale
di un’intera Unione riunita
in Assemblea. L’Assemblea
Ucebi, informata di quanto
avvenuto, ha inteso esprimersi sull’argomento votando a grandissima maggioranza il testo che riportiamo. Speriamo che tale
presa di posizione, che appare del tutto in continuità
con la tradizione battista,
che è dalle sue origini impegnata su tematiche relative al rispetto dei diritti
umani, possa stimolare altre unioni a esprimersi.
L’atto esplicitamente esorta
la Southern Baptist a un ripensamento delle proprie
posizioni, che francamente
appaiono ispirate non tanto
dalla ricerca di fedeltà alla
Bibbia quanto da ragioni
politiche di appoggio alla
destra ultra conservatrice
americana, (a.m.)
donne, l’esperienza delle comunità nei loro diversi contesti, la realtà delle chiese
composte da immigrati, la testimonianza e la diaconia, la
formazione, sono elementi
integranti il processo di riflessione teologica.
La seconda parte del progetto era più tecnica. Si trattava della struttura «operativa». La commissione presentava due ipotesi in alternativa. La prima ricalcava la
struttura a vertice del passato: un segretario responsabile
e un comitato di gestione. La
seconda presentava un’alternativa di lavoro e gestione in
gruppo dei diversi compiti
con un segretario nelle vesti
di un coordinatore. Quest’ultima ha trovato il beneplacito
dell’Assemblea che ha però
modificato il progetto presentato in due aspetti: ha stabilito che la figura del coordinatore sia destinato a tale
compito a metà tempo, e ha
indicato che almeno una delle persone, non necessariamente il coordinatore, sia residente a Roma, per curare i
rapporti con la Facoltà valdese e con gli studenti e le studentesse in teologia. Rispetto
ai progetti precedenti si istituisce la figura del «tutor» per
gli studenti e le studentesse
battiste. Questa figura rimane fuori dalla struttura istituzionale del Dipartimento, come da loro richiesto.
L'Assemblea generale dell'Ucebi,
- consapevole che in molti paesi del mondo, con profonde radici cristiane, viene comminata ed eseguita la pena di morte;
- considerato che spesso la condanna e l'esecuzione a morte
colpiscono persone che non sono in grado di avere una difesa
adeguata, e che tale condanna viene applicata più per motivazioni di politica personale e con motivazioni extra-giudiziarie;
- ritenuto che le giustificazioni che sostengono tali condanrie
sono punitive, esemplari o a scopo deterrente, e prendono in
considerazione solo la salvaguardia della società così come si
configura, senza tener conto alcuno del trasgressore;
- ritenuto che il trasgressore, per quanto responsabile delle
sue azioni, vive in una società e ne è comunque il prodotto e
manifesta una violenza che o viene dal suo interno, o ne è comunque il prodotto indotto di una violenza ad essa inerente;
- tenuto conto del carattere irreversibile della pena che chiude definitivamente qualsiasi ulteriore discorso e non tiene conto
della possibilità dell'errore giudiziario;
- valutato che, alla luce dell'Evangelo, è necessario lasciare
aperta la possibilità della conversione e di un nuovo inizio, e
che, secondo il dettato costituzionale, ogni pena giuridica deve
essere rivolta alla rieducazione e al pieno reinserimento del trasgressore nella società come segno del suo recupero, umano e
sociale;
- tenuto conto che qualunque ferita inferta a una qualsiasi
persona colpisce e sfigura l'immagine di Dio che ognuno porta
in sé fin dal momento della creazione
impegna il Comitato esecutivo
a sostenere gli sforzi del Parlamento italiano e dei Parlamenti
d'Europa che, nell'ambito dell'Onu, si attivano per far approvare
una dichiarazione che contempli il bando della pena di morte in
tutti i paesi e che il diritto alla vita di esseri viventi sia parte integrante della Dichiarazione universale dei diritti umani;
chiede
- alle chiese di adoperarsi affinché il rispetto della vita di ogni
persona vivente sia considerato elemento primario irrinunciabile
dell'annuncio evangelico;
- a tutti, singoli credenti, chiese e Ce, fare quanto possibile affinché tutti coloro che approvano e sostengono la pena di morte, sÌ3no essi singoli, chiese. Associazioni o Unioni battiste, maturino la consapevolezza della profonda contraddizione in cui vengono a trovarsi con l'annuncio e le esigenze dell'Evangelo di Gesù Cristo, Signore della vita e vincitore della morte;
chiede in particolare
ai fratelli e sorelle battiste della Southern Baptist Convention
che hanno recentemente sottoscritto una mozione di appoggio
alla pena di morte, di riflettere e recedere dalla loro decisione.
Dipartimento di teologia
L'Assemblea, dopo ampia discussione sul progetto di ristrutturazione del Dipartimento di teologia, lo approva nella seguente
parte, indicata sotto il titolo «Compiti del Dt»:
1) sovrintende a tutti i compiti istituzionali previsti dal Ru, garantendo la funzione di comunicazione e collegamento tra Unione, istituzioni formative e candidati ai vari ministeri;
2) sovrintende e coordina il percorso di formazione dei nostri
studenti e studentesse in teologia e dei pastori/e locali;
3) a seconda delle necessità del candidato/a e dell'Unione, provvede ad individuare o un percorso formativo adeguato ad personam o un centro di formazione per gli operatori-trici diaconali;
4) favorisce la formazione dei ministeri locali nell'ambito della
liturgia, della musica, della didattica, della cura pastorale, promotori-trici locali;
delibera che la sua struttura sia composta da un/a coordinatore-trice a metà tempo, nominato dal Comitato esecutivo e che è
parte di un comitato composto, oltre a lui/lei, da altre quattro
persone, responsabili ciascuno delle diverse aree di lavoro: area
dei compiti istituzionali; area della formazione degli operatori
diaconali e dei pastori locali; area dei ministeri locali; area della
promozione della riflessione teologica; area dell'identità battista.
Ogni responsabile di un'area a sua volta coordirierà un proprio gruppo di collaboratori-trici dislocati sul territorio.
Fra tutti i membri del comitato almeno uno dovrà essere residente a Roma.
Per pubblicità, inserzioni e annunci
tei. 011-655278 - fax 011-657542
10
PAG. 10 RIFORMA
iiNODO Valdese
VENERDÌ 8 SEnEMBRF J VENERO
Il corteo, per il centro di Torre Peiiice, si avvia ai culto inaugurale
(foto R. Ribet)
La sintesi del discorso del nuovo moderatore della Tavola valdese, Gianni Genre
Una chiesa dei dialogo e dell'accoglienza
Dal dialogo continuo e intenso con Dio e con la sua parola nasce una chiesa dalle porte
aperte. La vita dei credenti e della chiesa è sempre appesa a un filo che, però, è retto do Dio
CARE sorelle e cari fratelli,
innanztutto voglio esprimere una parola di riconoscenza e ringraziamento a coloro che lasciano gli incarichi
in questa giornata conclusiva
del Sinodo. Penso ai membri
dell’Opcemi, della Commissione sinodale per la diaconia, della Tavola, ma anche a
chi ha ricoperto altri incarichi. incarichi pesanti, nella
diaconia o nel lavoro delle
nostre chiese. Pensando ai
quattro membri che lasciano
la Tavola valdese, vorrei ringraziare Luca Zarotti che ci
ha sempre aiutati a non fermarci sulla superficie delle
cose; Franca Long che ci ha
insegnato a posare uno sguardo diverso sul reale e a rispettare l’intelligenza e la sensibilità delle donne: Gianni Rostan e Franco Becchino che
hanno creduto nelTottimismo della fede, di chi è convinto che vi è una speranza e
una prospettiva di lavoro per
le nostre chiese in Italia. In
questi anni abbiamo sperimentato un miracolo che si
rinnova sempre all’interno
della Tavola: sovente ci siamo
ritrovati su posizioni anche
molto diverse ma poi siamo
riusciti comunque a trovare
una conclusione comune. La
mattina abbiamo sempre iniziato, e inizieremo, con un
momento di lettura biblica,
meditazione e preghiera, perché dobbiamo cercare non la
nostra volontà ma la guida
del Signore per trovare le so
luzioni giuste. In questi anni
abbiamo compreso che non
vi sono mai delle situazioni
irrecuperabili, anche situazioni personali molto difficili
sono recuperabili. Questo
non significa riuscire sempre
a trovare una soluzione per
tutto, a volte non ci siamo
riusciti. Credo che questo
corrisponda a un’indicazione
evangelica fondamentale:
non vi è nulla di irrecuperabile, l’aggettivo «irrecuperabile»
deve uscire dal linguaggio
delle nostre chiese.
Qualcuno mi ha detto: devi
dirci qual è il tuo sogno per la
chiesa. Mi sembra francamente troppo presuntuoso,
intanto perché insieme dovremo attuare le indicazioni
del Sinodo, e poi soprattutto
perché personalmente amo
molto il reale. Per questo sogno che la nostra chiesa rimanga quella che è, ma con
maggiore consapevolezza,
con maggiore convinzione.
Credo che la nostra chiesa sia
chiamata ad essere ciò che
Dio ci chiede di essere. Proprio ieri qualcuno mi diceva:
dobbiamo fare attenzione alla nostra Identità di valdesi,
di metodisti... io non ho mai
questo timore, non ho alcun
timore rispetto a un’eventuale perdita d’identità delle nostre chiese. Credo che sia
molto più importante capire
qual è la vocazione che Dio ci
rivolge oggi. La nostra è una
identità forte, e forse non è
neppure una delle nostre
priorità quella di doverla difendere e ridefinire continuamente. Il nostro lavoro e il lavoro delle nostre chiese ha
senso nella misura in cui ci
chiediamo che cosa Dio vuole che noi oggi facciamo.
Noi siamo una chiesa che
dialoga, siamo una chiesa del
dialogo. Dialoghiamo anzitutto con Dio; il nostro dialogo con lui, che passa attraverso la lettura, la meditazione e
la preghiera. Il nostro dialogo
faticoso e intenso con la sua
Parola è ciò che ci nutre e ci
caratterizza. Una chiesa che
dialoga con Dio ma che impara anche a dialogare con
tutti e con tutte coloro che ci
circondano. In questo Sinodo
abbiamo visto come sta procedendo il dialogo e la collaborazione con le chiese battiste: abbiamo visto che il dialogo porta i suoi frutti anche
con la Chiesa cattolica romana (il testo applicativo del documento sui matrimoni interconfessionali). Ma al di là di
questi dialoghi un po’ istituzionali, le nostre chiese sanno dialogare con tutti. Io non
vedo alcun rischio nel dialogo, non c’è alcun timore di
contagio. Oggi sono tante le
minoranze che nel nostro
paese chiedono di dialogare
con noi; minoranze di tutti i
generi, persone che vengono
da culture e paesi diversi,
persone, gruppi che anche
nel nostro paese si sentono
discriminati e che avvertono
in noi un interlocutore che li
CON l’elezione di un moderatore e di una
vicemoderatore relativamente giovani, rispettivanie
il pastore Gianni Genre, di 43 anni, e la pastora ^
Maria Bonafede, di 46 anni, potrebbe sembrare che si sia
compiuto quel passaggio generazionale che il Sinodo
dell’anno scorso aveva prefigurato. Forse è cosi sul f>/ono
simbolico, ma nella realtà della vita delle chiese la
generazione più anziana è ancora molto presente a tutti
i livelli (e di ciò rendiamo grazie a Dio) e avrà ancora molto
da fare e da dire, anche perché la partecipazione e la
formazione di quadri giovanili continua a essere un probl^
che non abbiamo risolto adeguatamente.
Come sempre, il Sinodo ha affrontato molte tematiche,
oltre quelle della seduta congiunta con l’Assemblea battista
Troppe, si è ripetuto anche quest’anno. Nonostante alcuna
modifiche apportate, come il lavoro in gruppi, resta ancón
molto da fare per rendere il lavoro più snello, efficace e
comprensibile a tutti. D’altra parte, il fatto che il Sinodo sio
una specie di «cantiere» dove si continua a costruire
(e più raramente abbattere) rappresenta bene la condizioni
esistenziale di una chiesa protestante, anzi, della chiesa
cristiana. I momenti più accesi di dibattito (bioetica. Servisi
cristiano di Riesi, diaconia, otto per mille) hanno dimostrati
la necessità di sottoporre a costante revisione quanto
progettiamo e facciamo ogni giorno. Ma può essere
diversamente quando un’assemblea è consapevole
dell’imperfezione e fallibilità di ogni opera umana e riconon
su di sé la sovranità dell’unico Signore della chiesa?
Eugenio Bernardi
Un momento dei lavori in aula
(foto R. Ribet)
prende sul serio, che ci avvertono come delle realtà di libertà, come degli spazi di democrazia, in cui si è ascoltati,
in cui davvero si può camminare insieme.
E dal dialogo si passa alTaccoglienza: accogliere gli
altri e le altre rendendo conto
di quell’accoglienza che Dio
esercita nei nostri confronti
fa parte della nostra vocazione e anche della nostra sensibilità. Lo facciamo da molto
tempo: si può parlare del lavoro del Servizio migranti, si
può parlare del progetto «Essere chiesa insieme». Ma io
parlo di un’accoglienza che
va anche al di là di questo:
dobbiamo riuscire a comunicare agli altri che nelle nostre
chiese le porte sono davvero
aperte, nelle nostre chiese c’è
posto anche per chi è dubbioso 0 mantiene un punto
interrogativo forte sulla confessione della fede. Sappiamo
essere interlocutori di chi
non osa credere oggi, di chi
non ha chiesa perché non ha
sufficienti certezze ma che al
tempo stesso non vuole coltivare le illusioni che la nostra
società sovente offre.
Ne abbiamo parlato un po’
anche nelle due giornate di
sedute congiunte con i fratelli e le sorelle battisti quando
da parte di alcuni fratelli e
sorelle ci è giunto un documento sulla questione dell’omosessualità. Anche qui
abbiamo avuto l’impressione
di essere considerati delle
chiese che accolgono, che
sanno non giudicare, che
sanno portare una parola di
salvezza e di apertura, anche
quando sembra coniugarsi
difficilmente, forse, con qualche versetto biblico. Ma noi
ce ne prendiamo la responsabilità serenamente, nella fiduciosa certezza che questo
nostro atteggiamento cerca
sempre e soltanto di rendere
conto del fatto che l’amore
ha il primato sulla speranza e
sulla fede. Un giorno non ci
verrà chiesto quale tipo di catechismo abbiamo fatto ma
ci verrà chiesto se abbiamo
saputo amare, e se siamo stati consapevoli dell’amore di
cui siamo oggetto. Anche la
nostra diaconia, che preoccupa qualcuno per le risorse
e le energie che richiede, che
conosce difficoltà, fatica,
contraddizioni, anche la diaconia cerca semplicemente
di rendere conto di questo
Il neomoderatore, Gianni Genre
primato dell’amore. Se la
speranza e la fede durano,
l’amore è più grande della
speranza e della fede.
L’Evangelo di Marco, al capitolo 2, narra la storia del
paralitico portato dai suoi
amici a Gesù; Gesù, dopo
avere visto la fede degli amici
del paralitico, lo guarisce.
Vorrei che potessimo sperimentare nelle nostre chiese,
a tutti i livelli, questa dimensione di una fede che porta a
Gesù. È importante essere
portati dagli altri a Gesù
quando noi (e può venire il
momento in cui questo accade) non siamo più in grado di
andare da lui. Credo che
ognuno di noi abbia vissuto
nel corso della propria vita
dei momenti in cui ci sentiamo stanchi, immobilizzati
come il paralitico del racconto evangelico. Allora è fondamentale incontrare una chiesa che può sperare per me
quando io non ci riesco, che
può credere per me quando
io non riesco più.
Mentre ci prepariamo ad
affrontare il servizio per cui il
Sinodo ci ha eletti, vorrei
chiedervi due cose: da una
parte la preghiera (oggi ho
avvertito da parte di molti di
voi il senso di una solidarietà
profonda) e dall’altra la franchezza. Credo che tutti i moderatori che mi hanno preceduto abbiano fatto questa richiesta: un dialogo e una critica costruttiva e franca attraverso cui riuscire a crescere
insieme. Tra le tante cose che
le donne ci hanno insegnato
in questi anni c’è l’invito a
mettere da parte l’ansia della
prestazione, i deliri di onnipotenza: siamo persone segnate dai nostri limiti e dalle
nostre ambiguità. E ci ha®
anche detto che è importât
e fondamentale mantenen
curare una dimensione f*
liare, una dimensione pefl
naie di rapporti con gli^
di rapporti di amicizia. W
biamo imparare questale®
ne che, dal mio punto di«
maschile, viene dall’altraJ
tà della chiesa.
In questi anni ho incoi
to delle persone preoccupi
per il calo numerico delle!
stre chiese o per i probi®
economici che dobbiai®“'
frontare costantemente,?
sone preoccupate percliì
sentono come appese a ui<
lo. Lo siamo come chiesa,'
siamo anche come indivi®
perché ci rendiamo co®
della precarietà, della fw
della nostra esistenza. Mi
certezza che mi ha accoif
gnato, e che spero possa*
compagnarci in questi an®
che questo filo è il filo
Grazia di Dio, ed è un fd®
non si spezza, è il filo che
non ci ha mai fatto man®*
Se guardiamo indietro®^
nostra storia possiamo tre
re mille date che ci parlan^
quest’esperienza di ess_
davvero una minoranza!
nitesimale, che rischia c®
nuamente di essere ut®
definitivamente in discu®
ne. E ogni volta siamo riu
a superare la paura nel®
mento in cui abbiamo cap
De
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nità:si
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Come
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che questo filo era s^lda
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convinto che se 5
il senso della presenza d
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Sono stati molti i temi affrontati nella discussione sinodale sulla vita delle chiese
Più coerenza tra fede e vita delle chiese
Domande aperte: come misurare la vitalità di una comunità? Come evangelizzare di più
e meglio? Come proseguire il dialogo ecumenico nel rispetto reciproco e nella libertà?
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IL dibattito più ampio affrontato nel gruppo di lavoro sulla vita delle chiese ha
riguardato la classificazione
delle chiese. La domanda posta era se è possibile misurare il livello di vitalità di una
chiesa, trovare dei parametri
oggettivi per stabilire la «qualità» della vita di una comunità: si tratta solo in apparenza di noiosi problemi di amministrazione; in numerosi
ambiti (chiese locali, circuiti,
distretti) si sente infatti la necessità di una maggiore precisione nelle nostre classificazioni. Facciamo un esempio: una piccola comunità
che perde membri di chiesa
può comunque rimanere significativa in un territorio
dove la popolazione è ridotta, come per esempio Tramonti. Oppure, un piccolo
numero di membri comuni; canti può essere sostenuto
vuoi da una nutrita schiera di
fe “(giovani, vuoi da un folto e atp-, tivo gruppo di simpatizzanti.
Icome comportarsi, allora? È
'davvero giusto «retrocedere»
queste comunità, con le con(seguenze sia psicologiche sia
di rappresentanza in Sinodo?
Il secondo distretto ha proli' posto di classificare le chiese
sulla base di criteri che non
siano solo numerici. Diverse
voci hanno sollevato l’obiezione che trovare questi altri
interi senza cadere nella soggettività della valutazione
L:,,w]0on è possibile. Si è anche
' ’’sottolineato il rischio di cadere nella tentazione di celare la crisi della nostra chiesa
semplicemente abbassando i
parametri di valutazione. Alla
fine il Sinodo ha deciso di attuare una soluzione di compromesso, invitando la Tavola a nominare una commissione che studi con maggiore
profondità la questione dei
parametri di valutazione.
La discussione sulTevangelizzazione ha suscitato un in
teressante dibattito, dal quale sono emerse due linee di
azione, di fatto complementari. Alcuni interventi hanno
infatti espresso il desiderio di
una riscoperta da parte dei
membri di chiesa dell’assunto fondamentale che l’evangelizzazione si fa, prima di
tutto, da persona a persona:
ogni cristiano è personalmente responsabile di comunicare la sua fede, con parole
e opere, a chi gli sta accanto.
Se questo è il punto di partenza, a esso si deve affiancare la consapevolezza che anche la chiesa nel suo insieme
si deve attrezzare. Oggi noi
siamo pronti a investire notevoli risorse nella diaconia o
nella cultura, ma facciamo
fatica a trovare i soldi per
l’evangelizzazione. Serve
materiale, ma chi lo prepara?
È necessario avere le strutture apposite, ma dove le troviamo? È necessario investire
tempo e persone nella riflessione, nella formazione e
nell’azione, ma i nostri quadri sono sommersi da «altro»
lavoro.
' In sintesi, dalla discussione è emersa, ancora una volta, la volontà di riprendere
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Rio de la Plata
II Sinodo, esprimendo la propria gratitudine a Dio per I ottimo
esito dello scambio pastorale avvenuto tra il febbraio del 1998 e
il gennaio del 2000, tra i pastori Sergio Ribet e Miguel A. Caprera e le loro famiglie, riconoscendo in tale progetto un ulteriore
segno della comunione che lega le chiese italiane e quplle rioplatensi, invita la Tv a tenere in considerazione la possibilità di
ulteriori scambi in futuro.
Chiesa di Tarariras
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, sessione europea,
- informato della decisione della chiesa di Tarariras e Artilleros, ricompresa nella giurisdizione della sessione sinodale rioplatense, di separarsi dalla comunione della Chiesa evangelica va dese e presa visione delle decisioni della detta sessione, specialmente con gli atti 6/SR/OO, 7/SR/OO e 12/SR/OO;
- ferma la esclusiva competenza, prevista dall'art. 29 della Disciplina generale, della detta sessione sul merito della questione,
manifesta, tuttavia, nello spirito di piena fraternità con I area
rioplatense e nella ribadita volontà di condividerne vicende liete
e tristi, il proprio apprezzamento e la propria solidarietà per il
senso pastorale e l'attenzione alle implicazioni giuridico-ecclesiologiche con i quali è stata affrontata la questione medesima,
riafferma lo spirito unitario che sta alla base della nostra chiesa,
come attestano gli antichi Patto dell'Unione del 1561 e Unione
delle Valli del 1571 e, più di recente, la disciplina generale del 74
e il patto d'integrazione tra le chiese valdesi e metodiste del 1975,
ritiene in conseguenza che:
1) nessuna chiesa locale possa legittimamente sciogliere con
decisione unilaterale il patto che la lega all'«unico corpo» di cui
parlano l'art. 1 della disciplina generale e l'art. 4 del patto d integrazione;
2) nessuna chiesa locale possa definirsi legittimamente «chiesa
valdese» e, per quel che riguarda l'Italia, «chiesa metodista» se
non rimane nella comunione ecclesiologica e giuridica attestata
dalle comuni discipline;
3) i rapporti fra le chiese possano essere legittimamente niodificati e i conflitti legittimamente risolti soltanto nel rispetto delle procedure e delle competenze stabilite dalle dette comuni discipline;
riafferma la disponibilità delle chiese dell'area europea, per il
tramite della Tavola valdese, ad ogni possibile apporto che serva
a facilitare la ricomposizione della frattura;
4) chiede al Signore che la sua grazia sovrabbondi (Rom. 5, 20)
In un nuovo inizio riconciliato. ________________
questa strada e non sono
sfuggite le difficoltà che incontriamo a percorrerla. Ne
è nato un rinnovato invito allo studio del problema, con
nuove modalità rispetto all’anno passato, soprattutto
in riferimento alle motivazioni di chi è entrato di recente
nelle nostre chiese. Dalla discussione mi sembra, però,
emerso un altro dato non
espresso con chiarezza nell’atto: smettiamo di parlarne
soltanto e mettiamoci davvero a evangelizzare, anche se
aprirsi al mondo può mettere
a dura prova il nostro modo
di essere chiesa.
A proposito dell’ecumenismo, la discussione si è concentrata su alcune modifiche
da apportare alla stesura della «Carta ecumenica». Le modifiche apportate riguardano
per lo più tre (questioni: 1)
esiste uno «spirito europeo»,
alla cui creazione/diffusione
le chiese possono contribuire? 2) Il problema della laicità; 3) il problema del proselitismo; se è vero che dobbiamo rifiutare ogni genere di
pressione sulle persone perché si convertano a un’altra
fede, è altrettanto vero che il
passaggio consapevole e volontario da una confessione all’altra non solo non deve essere impedito, ma va
vissuto nella coscienza della
comune appartenenza alla
chiesa di Cristo. Dall’accettazione 0 meno di principi che,
come questi, sono per noi
fondamentali per una piattaforma del dialogo ecumenico, dipenderà la nostra adesione alla Carta, che nel dibattito è stata messa in questione nella sua interezza solo da pochi interventi.
11 lavoro del gruppo è stato
nel suo insieme interessante,
perché ha messo a nudo alcuni aspetti problematici della vita delle chiese; soprattutto è emersa, in più interventi,
il desiderio di una maggiore
coerenza tra la nostra fede e
la vita della nostra chiesa.
Peccato poi che il tempo a disposizione non sia stato sufficiente per una più approfondita discussione dei vari argomenti rimasti nel cassetto,
soprattutto della questione
ecumenica; oppure, più semplicemente, in questo anno
di giubileo, abbiamo fatto un
po’ indigestione di discussioni sull’ecumenismo?
Chiese valdesi dell'area rioplatense
Conoscersi oltre l'oceano
DAVIDE ROSSO
La separazione della Chiesa
valdese di Tarariras (Uruguay) dall’Unione delle chiese
valdesi del Rio della Piata è
stato il tema che più ha fatto
riflettere in riferimento alle
chiese rioplatensi. Nel corso
dei lavori sinodali, però, non
sono stati pochi i momenti in
cui si è fatto riferimento ai
rapporti e agli scambi tra la
realtà europea e (quella sudamericana della chiesa valdese.
È stato valutato positivamente lo scambio pastorale di
due anni, tra i pastori Sergio
Ribet (Pomaretto) e Miguel
Angel Cabrera (Fray BentosUruguay) così come è stato
vissuto con soddisfazione il
viaggio di quest’anno del moderatore Gianni Rostan al di
là dell’oceano. Non è mancato un messaggio di saluto del
nuovo moderador della Mesa,
Hugo Armand Pilón, che non
si è fermato a un discorso di
circostanza ma è entrato nel
merito dei rapporti fra le chiese, ricordando anche il pastore Alberto Ricciardi (recentemente scomparso) che partito
dall’Italia ha prestato servizio
per anni come professore
airisedet, la facoltà teologica
di Buenos Aires.
Infine c’è chi (il pastore Aldo Comba) ha lanciato l’idea
di un gemellaggio, per il 2002,
fra la comunità di Torino e
Evangelizzazione
quella di Montevideo, in occasione del cinquantenario
dell’edificazione della chiesa
uruguayana, a testimonianza
di un passaggio avvenuto negli anni passati nel mondo
valdese da una realtà mrale a
una cittadina. In ogni caso
sembra che dall’Aula sinodale
sia emersa una volontà diffusa nella chiesa, al di qua e al
di là dell’oceano, di «riconoscersi» e che questo obiettivo
possa essere ottenuto attraverso uno scambio fraterno di
persone e di doni che può rivelarsi proficuo per entrambe
le realtà.
Purtroppo però il tema Tarariras portava con sé la realtà
di una chiesa (delle 25 di cui è
composta l’Unione rioplatense) che ha fatto una scelta di
separazione, maturata dopo
una lunga discussione e dopo
diversi incontri tra i rappresentanti della chiesa di Tarariras e del Sinodo rioplatense.
La questione della scissione è
complessa e il Sinodo non ha
voluto comunque entrare nel
merito di questa decisione
ma ha voluto, con forza, ricordare e riflettere sul fatto
che per la prima volta si è verificata una separazione nell’Unione delle chiese valdesi e
ha sottolineato l’importanza
di quest’unione per le chiese
augurandosi che la crisi possa
essere ricomposta e le difficoltà superate.
Il Sinodo ribadisce che l'evangelizzazione non è un'attività aggiuntiva nella vita della chiesa, ma è parte costitutiva e fondante
di tutte le sue attività, interne ed esterne;
invita le chiese, ispirandosi agli atti 18/51/99 e 20/51/99,
- a esaminare la propria situazione partendo dalle motivazioni
e dai progetti di vita di quelle donne e quegli uomini che sono
entrati nella chiesa negli ultimi ventanni;
- a individuare i settori nei quali assicurare una presenza di
predicazione, anche attraverso i circuiti e nel quadro di collaborazioni territoriali più ampie;
- a curare in modo particolare la catechesi e la preparazione
in vista della fede come momento centrale di predicazione;
- ad accogliere i fratelli e le sorelle che vengono dalle chiese
evangeliche di altri paesi, adoperandosi perché possano essere
condivise integrando espressioni diverse della fede comune;
- a vivere e rafforzare i propri rapporti interni alla luce dell'agape di Gesù Cristo; . ^ ■
- invita la Tavola a coordinare la raccolta e l'analisi dei dati sugli effetti della nostra predicazione negli ultimi venti anni.
Charta oecumenica
Il Sinodo, ricevuto il parere sulla Charta oecumenica comune
alle chiese membro della Kek e del Ccee redatto dalla Commissione consultiva relazióni ecumeniche, che ha raccolto i pareri inviati dalle chiese;
preso atto delle proposte di modifica alla Charta oecumenica
sulla base del dibattito svoltosi in ambito sinodale;
ringrazia la Commissione per il lavoro svolto e fa proprio il documento redatto con gli emendamenti;
dà mandato alla Tavola valdese e al Cp-Opeemi di segnalare
alla Kek in tempo utile tali proposte di modifica affinché il documento possa venire migliorato.
5i riserva di esaminare il testo definitivo per farlo proprio nel
prossimo Sinodo.
Classificazione delle chiese
il 5inodo, esaurita la questione della classificazione delle chiese locali sollevata dalla proposta di variazione dei due regolamenti sulle chiese locali avanzata dalla Conferenza del 11 distretto del 1999 e da dodici chiese locali metodiste;
tenuto conto del pronunciamento a riguardo delle Conferenze del I, III e IV distretto nonché della relazione della Commissione discipline;
ritenuto che l'abbandono'dell'attuale criterio numerico come
elemento risolutore della classificazione può essere accolto a
condizione che ad esso si sostituiscano criteri di carattere obiettivo, evitando un giudizio discrezionale delle Conferenze distrettuali che potrebbe determinare disparità di trattamento per situazioni sostanzialmente eguali;
ritenuto che la proposta del 11 distretto e delle dodici chiese
metodiste contiene l'indicazione di una serie di elementi sicuramente validi per definire la completezza o meno della vita ecclesiastica e che gli stessi sono suscettibili di essere espressi in termini numerici o secondo criteri di oggettività;
ritenuto pertanto che la materia, come attualmente disciplinata dal regolamento sulle chiese locali valdesi (R0.4) e da quello
sulle chiese locali metodiste (R0.4M), debba essere oggetto di
nuova e più adeguata regolamentazione che tenga conto di
quanto sopra affermato:
1) ribadisce che la classificazione riguarda solo l'aspetto organizzativo della vita delle chiese e non mette in discussione la certezza, fondata sulla parola di Gesù «ovunque due o tre si riuniscono nel mio nome, io sono in mezzo a loro»;
2) invita il Seggio a nominare una Commissione ad referendum che elabori una proposta di riforma della materia tenendo
conto
- della proposta della CD/ll/99 e delle dodici chiese metodiste
e della documentazione ad essa allegata per il Sinodo 99;
-degli atti di CD/l/00, CD/lll/00, CD/lV/00;
- della relazione della CR al Sinodo 2000;
- delle linee direttive fissate nel presente atto;
■ 3) stabilisce che la Commissione ad referendum riferisca alla
prossima sessione ordinaria del Sinodo del 2001, inviando 1 elaborato alle chiese metodiste in tempo utile perché le stesse, volendo, si esprimano ai sensi dell'art. 38 R0.4M;
4) precisa che la proposta di riforma della materia deve estendersi all'armonizzazione dei criteri di composizione delle deputazioni sinodali;
5) invita le Conferenze distrettuali a sospendere ogni decisione sulla classificazione delle chiese locali fino alla pronuncia definitiva del Sinodo sulla proposta di riforma della materia.
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Il pastore Claudio Pasque! ha presieduto I lavori del Sinodo
12
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 8 SEnEMBRE20on I
Un bilancio di sette anni di attività della Commissione sinodale per la diaconia
La politica diaconale della chiesa
Al centro del dibattito il riordino giuridico-amministrotivo delle opere e istituti, il rilancio e lo
sviluppo degli ospedali di Pomaretto, Torino e Torre Pellice, il futuro della diaconia evangelica
JEAN-IACQUES PEYRONEL
QUEST’ANNO la discussione sulla diaconia coincideva con il compimento del
primo settennio di attività
della Commissione sinodale
per la diaconia (Csd). Nulla
di strano quindi che il gruppo di lavoro sulla diaconia sia
stato uno dei più numerosi e
partecipati. La Commissione
d’esame sull’operato della
Csd ha proposto all’attenzione del gruppo tre ordini di
problemi: a) la Ciov (Commissione istituti ospitalieri
valdesi); b) gli aspetti giuridici dei rapporti tra Csd, opere
e istituti ad essa affidati e stato; c) il futuro della Csd.
La Ciov, che ora comprende oltre agli ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto l’ospedale evangelico di Torino, si trova ad operare su un fronte in
continua evoluzione che richiede grandi capacità manageriali, organizzative e progettuali per poter salvaguardare e sviluppare l’attività dei
tre ospedali ad essa affidati.
Mentre il piano, di rilancio e
di sviluppo dell’ospedale di
Torino sembra procedere positivamente, offrendo servizi
di qualità competitivi sul
mercato metropolitano, più
critica appare la situazione
degli ospedali delle Valli che
sembrano risentire maggiormente della loro collocazione
in ambiente montano. Ma
anche per questi due ospedali
si aprono prospettive promettenti con il progetto, ancora in fase di elaborazione,
di riorientamento strategico
basato sul modello sperimentale di ospedali di distretto,
che dovrebbe consentire di
salvaguardare e sviluppare
l’attività dei due presidi sanitari ai quali tutta la popolazione delle Valli è particolarmente legata.
Come è stato detto nel
gruppo di lavoro la Csd, in
stretta collaborazione con la
Ciov, è quindi chiamata a
portare avanti, con costanza,
impegno e intelligenza, una
unica strategia (la salvaguardia dei tre ospedali), con due
tattiche diverse: una di ancoraggio nel «sociale», alle Valli
e una di competitività sul
mercato, a Torino. Ovviamente, in questa fase delicatissima di ristrutturazioni,
ampliamenti e ridefinizione
della natura dei tre ospedali,
si registra una situazione finanziaria critica (circa 32,7
miliardi di deficit complessivamente nell’ultimo triennio). A fronte di questo dato
preoccupante, si valuta favorevolmente la delibera della
Regione Piemonte del 31-1299 di assegnare un budget
globale di 65 miliardi (40 Torino, 25 Torre Pellice e Pomaretto) per il periodo 19992003, budget aumentato nel
luglio scorso a 67 miliardi per
il periodo 2000-2003. 11 problema però è che il giro d’affari dell’esercizio 1999 raggiunge i 73 miliardi. Come
coprire la differenza e raggiungere il pareggio? Finora,
buona parte della copertura è
stata assicurata da doni, lasciti e fondi dell’otto per mille, per un totale di circa 9,5
miliardi nell’ultimo triennio.
A sette anni dalla sua istituzione, la Csd presenta tuttora,
a parere della Cde, alcune
ambiguità sotto il profilo giuridico. Avendo ottenuto la
personalità giuridica in data
26 marzo 1998, la Csd ha
provveduto, con due atti notarili (18.9.98 e 18.12.98),
air«accorpamento» di 15
opere, secondo specifiche delibere sinodali: Ciov, Rifugio
Re Carlo Alberto, Casa delle
La Csd: da sin. Lino Pigoni, Marco Jourdan, Maja Koenig, Eiio Forneron, Piervaldo Durand, Eugenio Bernardini, Vito Gardioi
diaconesse. Asilo di San Germano, Il Gignoro, Asilo Vittoria, Comunità alloggio Torre
Pellice-Uliveto, Gould, Ferretti, Casa Rio Marina, Vallecrosia. Foresteria di Torre
Pellice, Foresteria di Venezia,
Casa di Borgio Verezzi, Casa
femminile valdese di Torino.
Con tali atti, la Csd ha inteso
attuare il punto 6 dell’atto
28/SI/96 con il quale il Sinodo varava il «progetto di riordino amministrativo» degli
Istituti e Opere da esso affidati alla Csd. Con ciò però, sostiene la Cde, dal punto di vista giuridico esterno all’ordinamento valdese, e cioè secondo il Codice civile, è avvenuto di fatto il trasferimento
alla Csd stessa degli immobili
e di tutto il restante patrimonio delle opere facenti capo,
alla Csd. Operazione leggittima o forzatura per poter esercitare appieno il compito di
coordinamento, gestione,
controllo e «alta amministrazione» delle opere affidatele?
Secondo la Cde, con tale
operazione viene a cessare di
fatto resistenza di tali opere
che quindi sono solo più rami dipendenti di un unico
ente gestionale: la Csd. Se
così fosse, quale sarebbe la
funzione dei comitati delle
opere e dei loro rispettivi
presidenti? Altri sostengono
invece che con l’istituzione
della Csd, la Chiesa valdese
ha fatto la scommessa di
combinare l’accentramento
(amministrativo, fiscale e
giuridico) delle opere ad essa
affidate con il mantenimento
dell’autonomia delle stesse,
ciò in base all’Intesa con la
quale lo stato riconosce l’autonomia dell’ordinamento
valdese. Il Sinodo ha chiesto
alla Csd di predisporre uno
studio su questa questione
per superare le attuali difficoltà interpretative.
Da questo, ma non solo, dipende il futuro della Csd, terzo punto in discussione. Così
com’è attualmente, e consi
derando soltanto l’aspetto
giuridico-amministrativo, la
Csd comprende solo una parte, benché rilevante, dell’attività diaconale della Chiesa
valdese. Questo vuol dire che
può parlare solo a nome delle
opere che ad essa fanno capo,
oppure ha anche un ruolo, riconosciutole dal Sinodo, di
riflessione e di elaborazione
di una teologia e di una politica diaconale della chiesa? La
Cde ritiene che la Csd dovrebbe diventare il «laboratorio privilegiato, ancorché non
esclusivo, dove dibattere, pianificare, dare avvio alle nuove
iniziative nel campo diaconale, elaborate per rispondere ai
bisogni che si manifestano
nella realtà sociale e civile del
nostro paese (emarginazione,
immigrazioni, prostituzione,
droga, ecc.)». In questo senso,
il Sinodo dello scorso anno
aveva chiesto alla Csd di redigere una bozza di «Carta della
diaconia», da sottoporre all’attenzione delle opere e delle chiese, ma finora nessun
commento è giunto da parte
di queste ultime.
A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei
paesi deU’Europa occidentale,
l’attività diaconale della chiesa valdese, «leggera» e «pesante», è sempre stata strettamente legata alla vita delle
chiese, almeno dal punto di
vista ecclesiologico. Per questo, la Csd è nata come commissione sinodale per la diaconia e non come Federazione di associazioni diaconali
autonome. Andrebbe valorizzato questo carattere specifico della nostra diaconia, anche per dare un contributo
originale nell’ambito più vasto della diaconia protestante
in Europa (Eurodiaconia).
La discussione sul Servizio cristiano di Riesi
L'impegno sociale deve proseguire
FEDERICA TOURN
La discussione sull’attività
del Servizio cristiano di
Riesi è stata una delle più appassionate di quest’anno: a
partire da una relazione della
Commissione d’esame (Cde)
particolarmente critica, il dibattito si è incentrato sulla
necessità di continuare a
sostenere il progetto della
«Meccanica Riesi», iniziato da
Tullio Vinay, e dell’Uliva srl,
costituita nel ’97 per mettere
a frutto l’impegno nel campo
della coltivazione biologica.
Sulla Meccanica la Cde è
stata lapidaria: l’attività è
inattuale, deficitaria e senza
nessuna possibilità di sviluppo, la Tavola dovrebbe cedere
la propria quota di partecipazione nella società con lo
svizzero Oertli. La reazione è
stata immediata; «La Mecca
nica fu il tentativo di Vinay di
inserire la chiesa nel tessuto
industriale - ha detto Gianni
Rostan - e credo che entrare
in relazione con il mondo del
lavoro, industriale e agricolo,
sia una sfida a cui non possiamo sottrarci nemmeno oggi».
E se è vero che i macchinari
sono obsoleti, ha aggiunto,
forse l’azienda può salvarsi
dalla crisi ritagliandosi una
nicchia nel mercato della tecnologia più sofisticata. «Si
tratta solo di 13 posti di lavoro, ma liberi - ha rincarato il
pastore Luciano Deodato chiudere la Meccanica significherebbe ammettere che la
nostra predicazione non vuole confrontarsi con le asprezze del nostro tempo». «Certamente il Servizio Cristiano
non rende - ha sottolineato il
pastore Giuseppe Platone, già
direttore a Riesi - ma se si
HWi
m
Servizio cristiano di Riesi
Il Sinodo, dopo avere discusso realtà e prospettive del Servizio
cristiano che continua a svolgere, attraverso una serie di attività
e servizi, una testimonianza significativa nel preciso contesto in
cui si trova ad operare,
invita la Tavola valdese, in accordo con la direzione del Comitato generale del Servizio cristiano, a promuovere un convegno
straordinario che, nel quadro delle mutate condizioni sociali ed
economiche della situazione italiana e particolarmente del Mezzogiorno,
rifletta sulle motivazioni evangeliche che hanno presieduto la
nascita e lo sviluppo, ormai quarantennale, dell'opera di Tullio
Vinay e delle sue collaboratrici e collaboratori a Riesi, in vista di
una ridefinizione anche alla luce delle preoccupazioni e speranze espresse dalla relazione della Cde e dal dibattito sinodale, del
progetto complessivo del Servizio cristiano nella continuità
dell'annuncio del nuovo mondo di Cristo nella società siciliana.
Chiede alla Tavola valdese di riferire in Sinodo le risultanze del
Convegno straordinario.
pensa al contesto di sottosviluppo in cui è nato e continua
a lavorare si comprende che è
un irrinunciabile presidio per
la nostra testimonianza».
La pastora Erika Tomassone, direttrice uscente, ha poi
ribadito l’importanza del lavoro formativo fatto a Riesi,
coinvolgendo enti pubblici,
agenzie educative e sociali
del territorio: «Dobbiamo
puntare a rimanere in rete
con gli altri agenti sociali del
territorio - ha detto - per poter meglio utilizzare fondi
pubblici e risorse umane».
Quanto all’Uliva, la pastora
ha spiegato che il lavoro è
soltanto all’inizio. Questo è
stato l’anno del lancio commerciale: i prodotti del Servizio cristiano oggi si possono
trovare, con regolare etichetta, in alcuni negozi specializzati per prodotti biologici.
Alla levata di scudi in favore dell’impegno sociale a Riesi, la Cde, le cui preoccupazioni sono state fatte proprie
da alcuni altri interventi, ha
precisato che la sua intenzione non era quella di proporre
la chiusura del Servizio cristiano, ma di ridefinirne il
progetto, chiudendo attività
che non sono più da considerare vitali. Da più parti si è allora proposto di organizzare
un convegno per il quarantennale in cui si ridiscuta l’intero progetto e i suoi modi di
attuazione: «la Sicilia di oggi
non è quella di 40 anni fa - ha
detto Paolo Ricca - e lo stesso
sogno di Vinay va adeguato ai
tempi perché l’opera di testimonianza della nostra chiesa
continui a essere efficace».
*l*J
E ......
La diaconia e il suo futuro
Il Sinodo, dopo sette anni di vita della Csd e in seguito ai cambiamenti radicali che sono sorti nell'organizzazione della diaconia delle nostre chiese;
a) riflettendo sulle linee generali della diaconia in Italia e sul
futuro della stessa Csd;
b) considerando le molteplici problematiche legate alla formazione, al rapporto chiese e opere, allo sviluppo delle opere sul
territorio e più in generale alla vocazione delle nostre opere;
c) nella certezza che il fronte della diaconia rappresenta ancora una forte scommessa di testimonianza nell'annuncio
dell'Evangelo e nella lotta contro l'ingiustizia;
d) evidenziando il contesto socio-culturale odierno in cui prevale un forte senso di sconforto politico e di prevaricazione sociale, immigrazione, disoccupazione, povertà culturale, criminalità; e nel sorgere, dall'altra, di nuovi disagi; solitudine, problematicità dei luoghi tradizionalmente preposti a fornire punti di
riferimento validi alle nuovi generazioni (scuola, famiglia, associazioni, chiese, partiti, ecc.), emersione di tendenze conservatrici e autoritarie, difficoltà di comunicazione e socializzazione;
ritiene che sia giunto il momento di operare una riflessione
generale sul mandato della Csd stessa.
Indica, perciò, per la Csd una duplice funzione di servizio e responsabilità in modo tale che essa:
1) continui ad essere l'ente esponenziale delle opere ad essa
affidate favorendone lo sviluppo;
2) sia un laboratorio privilegiato seppur non esclusivo di elaborazione di linee e di visioni più ampie sulla diaconia, svolgendo
funzione di formazione, favorendo la collaborazione e la progettazione della diaconia della chiesa secondo le indicazioni sinodali.
In questo contesto, il Sinodo dà mandato a circuiti e distretti
di favorire una riflessione tra le chiese inerente la problematica
diaconia-chiese, diaconia-problemi sociali, senso evangelico delle
opere, servizio diaconale specifico delle comunità, affinché queste inviino alla Csd una documentazione che sia il risultato di tale riflessione e che favorisca l'elaborazione di un documento
programmatico su: «La diaconia e il suo futuro» che la Csd possa
presentare al prossimo Sinodo.
Csd e riordino amministrativo
Il Sinodo, in merito alla situazione giuridica determinatasi a
seguito dell'operazione di riordino amministrativo realizzata
dalla Csd, constatata l'esistenza di diverse valutazioni della situazione attuale, dà mandato alla Csd di predisporre per la prossima sessione sinodale uno studio sull'argomento, volto a superare le attuali difficoltà interpretative.
Carta della diaconia
Il Sinodo accoglie il documento redatto dalla Csd dal titolo
«Carta della diaconia». Si rammarica per l'assenza di suggerì
menti da parte delle chiese e, giudicando questo documento apprezzabile, ritiene che su un argomento tanto importante, per
contenuti e finalità, siano necessarie una maggiore diffusione e
la ricerca di un consenso quanto più generale possibile.
Pertanto, dà mandato alla Csd di inviare nuovamente questo
documento, con l'integrazione di note esplicative, di chiarimento e spiegandone le finalità, non solo alle chiese ma anche alle
opere per accoglierne suggerimenti e per pervenire a successivi
miglioramenti.
Formazione del personale
Il Sinodo, nell'apprezzare l'impegno profuso dalla Csd nell'or
ganizzare dei corsi di formazione per il personale operante all'interno delle opere, invita la Csd a proseguire in tale direzione.
Rifugiati e migranti
Il Sinodo, nella considerazione che il lavoro svolto dal Servizio
rifugiati e migranti (Srm) della Fcei è un'attività di alto contenuto
diaconale, e consapevole della grande pressione che l'Europa e in
particolare il nostro paese stanno vivendo in questo campo, invita
la Csd a una maggiore e più fattiva collaborazione con il Ssm, evi
tando sovrapposizioni, nell'ottica di trovare le risposte ai bisogni
degli immigrati e in un quadro più ampio di quello nazionale.
Sviluppo degli ospedali valdesi
Il Sinodo, informato dell'andamento complessivo degli ospedali
e delle loro prospettive attuali, prende atto della positiva evolu
zione della gestione dell'ospedale di Torino che appare avviata
verso il completamento del programma di rilancio e di sviluppo
Invita la Csd in collaborazione con la Ciov a:
1) dedicare maggiori energie e capacità manageriali e proget
tuali agli ospedali delle Valli che paiono maggiormente soffrire
della situazione contingente, pur seguendo nel contempo con
massima attenzione il completamento del piano di sviluppo
dell'ospedale di Torino;
2) produrre il massimo sforzo nei prossimi mesi al fine di defi
nire e completare in tutti i suoi aspetti, in concertazione con le
istanze sanitarie pubbliche, il progetto di riorientamento strate
gico degli ospedali di Torre Pellice e Pomaretto con la definizio
ne dell'innovativo modello di ospedali di distretto, nella prospettiva di salvaguardare e sviluppare sia il livello dei servizi erogati
sia il coinvolgimento del personale dipendente;
3) presentare al prossimo Sinodo un documento programmati
co a breve-medio termine che illustri in dettaglio il progetto nel
le sue linee strategiche e negli obiettivi, compresi gli aspetti economico-finanziari e le previsioni temporali circa il raggiungimento dell'equilibrio della gestione, sul quale poter impegnare la so
lidarietà di tutta la chiesa a cominciare dalle chiese delle Valli,
che sono particolarmente interessate al mantenimento e svilup
po degli ospedali in loco.
Gestione degii ospedali valdesi
Il Sinodo, informato della situazione degli ospedali e tenuto
conto della complessità e variabilità dei fattori che influiscono
sulla loro gestione, invita la Csd ad operare affinché la Ciov
rafforzi e renda pienamente operativi gli strumenti di pianificazione e controllo, quali:
la redazione del bilancio preventivo in tempo utile, prima
dell'inizio dell'esercizio cui si riferisce;
.. monitoraggio costante dell'andamento della gestione, ish"
tuendo momenti di controllo che prevedano il periodico aggiornamento, almeno trimestrali, dei dati previsionali;
- il commento degli scostamenti più significativi rispetto a
preventivo e l'illustrazione delle decisioni assunte per il superamento di eventuali situazioni critiche;
- la presentazione in Sinodo, nell'agosto di ogni anno, di una
situazione previsionale aggiornata del primo semestre dell'esercizio in corso, in modo che il Sinodo sia informato tempestivament
circa l'andamento complessivo della gestione degli ospedali Ciov.
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iiNODO Valdese
PAG. 13 RIFORMA
B Un ulteriore passo ecumenico nel campo dei matrimoni interconfessionali
Approvato il «Testo applicativo»
Si dispone ora di norme di applicazione chiare e ufficiali, redatte in una prospettiva
nspettosamente ecumenica, che dovrebbero evitare molte ansie, sofferenze e conflitti
FUIVIO FERBAWO
Venerdì so agosto, ore ii
circa, nella «sala rossa»
della Tavola alla Casa valdese di Torre Pellice, Maria
Sbaffi Girardet, a nome del
Sinodo, e monsignor Alberto
Abiondi, a nome della Conferenza episcopale italiana
(Gei), firmano il «Testo applicativo» del documento di indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali tra
valdesi, metodisti e cattolici
romani. Si tratta della conclusione di un lavoro durato
dodici anni, che ha saputo
affrontare e superare difficoltà a volte notevoli e che
renderà alle coppie e alle
chiese un servizio enorme.
Sinodo e Conferenza episcopale italiana avevano approvato il documento di indirizzo pastorale, il «Testo comune», tra il 1995 e U 1997; il documento appena sottoscritto
affronta le questioni applicative, spesso assai delicate,
permettendo così all’accordo
di mostrare nella pratica la
propria fecondità.
L’esperienza del passato è
fin troppo nota: ogni celebrazione di matrimonio interconfessionale rappresentava
un’incognita. Spesso si trattava di belle esperienze di
comunione ecclesiale, altrettanto spesso si aveva a che
fare con resistenze dovute
soprattutto a incertezze e disinformazione, sia sul piano
teologico sia su quello giuridico: bisogna tener conto in
tale contesto del fatto che,
mentre per gli evangelici italiani il confronto con il cattolicesimo è normale, anche e
proprio nelle questioni quotidiane, tale situazione non è
reciproca. Ora il singolo parroco può disporre di un documento ufficiale del proprio
episcopato e di norme di applicazione redatti in prospettiva ecumenica, i quali dovrebbero evitare molte ansie
e sofferenze che hanno afflitto fino a ieri coppie e chiese.
Naturalmente bisogna aggiungere, per banale che pos
II vescovo Alberto Abiondi firma con Maria Sbaffi Girardet, nella Sala rossa della Tavola valdese, il
«Testo applicativo» sui matrimoni interconfessionali
sa sembrare, che nessun testo ha poteri miracolosi e che
la buona volontà resta necessaria; ma da oggi il lavoro in
questo campo sarà meno difficile. Il documento (che sarà
pubblicato in un apposito libretto in coedizione Claudiana-Ldc) è accompagnato da
una lettera alle coppie interconfessionali, nella quale si
riassume la storia del dialogo
e si esprime «il rammarico e
l’umiliazione per le sofferenze, le ansie, le scelte obbligate che le chiese vi hanno imposto nel passato»; la lettera,
però, è firmata solo da Maria
Sbaffi, non dal rappresentante della Gei.
Intervenendo in Sinodo,
mons. Abiondi ha paragonato il cammino ecumenico
alTesperienza di Elia nel deserto: la stanchezza e lo scoraggiamento possono essere
superati solo nell’ascolto della parola di Dio: «Ancora lungo è il cammino»: Momenti
come la firma del testo sui
matrimoni sono come soste
ristoratrici. Il presidente del
Sinodo, past. Claudio Pasquet, nel suo indirizzo di saluto al vescovo Abiondi, ha
sottolineato come questo
momento lieto e promettente cada in un anno difficile
per l’ecumenismo; esiste anche il rischio che «certo giornalismo, spesso servile, possa porre questa firma sotto la
luce di un giubileo che non
vogliamo e non apprezziamo». Ciò tuttavia non deve
costituire una remora, perché «i frutti dello Spirito possono nascere anche nei territori spinosi».
ODALI • L
Matrimoni interconfessionali
Il Sinodo si rallegra della conclusione del lavoro congiunto delle Commissioni della Conferenza episcopale italiana e del Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste sul tema dei matrimoni misti interconfessionali che completa con il Testo applicativo il Testo comune approvato nel 1996;
riconosce la sostanziale conformità del Testo applicativo alla
versione ricevuta con 65/SI/99;
preso atto dell'approvazione della Conferenza episcopale italiana avvenuta nel marzo 2000;
approva il testo applicativo in allegato e la Prefapone predisposta in vista della pubblicazione congiunta (Claudiana, Elle Di
Ci) dei due Testi sui matrimoni misti interconfessionali;
dà mandato alla presidente della Commissione valdese-metodista di firmare a nome del Sinodo i Testi approvati insieme al
presidente della Commissione cattolica a nome della Conferenza
episcopale italiana;
fa propria la lettera alle coppie interconfessionali predisposta
dalle due commissioni anche se non arrivata ad una approvazione della Cel e chiede alla Tavola valdese di portarla a conoscenza
delle chiese.
Il rev.mo Jossif Restagno ha rappresentato al Sinodo la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia
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Ciov.
LI saluto al Sinodo del rappresentante della Conferenza episcopale italiana
Difficoltà e realizzazioni del cammino ecumenico
GIUSEPPE CHIAREni*
CARE sorelle e cari fratelli
in Cristo, pur essendo
questo nostro incontro ormai
tradizionale, non nascondo
un certo imbarazzo nel prendere la parola, a causa delle
dissonanze insorte tra noi in
questo anno giubilare, bimillenario della nascita di Cristo, tanto da provocare in alcuni casi un discusso e sofferto «digiuno ecumenico».
Ma (...) questo è anche un
anno privilegiato: anzi un anno veramente e seriamente
ecumenico, sia per i suoi contenuti cristologici e trinitari e
il forte appello al perdono e
alla riconciliazione, sia per la
conclusione dell’annosa questione dei matrimoni misti interconfessionali, che ha trovato una soddisfacente soluzione giuridica e celebrativa quale da tempo si desiderava.
L’iter pastorale dell’Intesa è
ancora tutto da sperimentare;
6 proprio questa necessaria
sperimentazione, che sarà fatta insieme dalle comunità cristiane, consente di ipotizzare
ulteriori traguardi, che non
possono però essere ora codificati in un testo scritto. Il traguardo raggiunto, al di là di
tutti i nostri possibili desideri,
è in sé talmente grande e significativo (è, in fondo, il primo gesto di riconciliazione
dopo otto lunghi secoli di incomprensione!) che non dobbiamo né minimizzarlo né
enfatizzarlo oltre misura (...).
In questo momento sento
di dover esprimere gratitudine alla misericordia di Dio
che, dandoci questa consolazione, ci invoglia a proseguire
il cammino ecumenico di riconciliazione, stimolandoci
anche alla reciproca correzione fraterna, la quale ha da essere chiara e caritatevole, e
cioè con le caratteristiche che
Paolo descrive al cap. 13 della
sua prima lettera alla comunità di Corinto. E questo lo
dico pensando anche a un’altra situazione difficile in cui si
è trovato Paolo, quella della
contesa con Pietro e con altre
personalità ragguardevoli
della comunità madre di Gerusalemme; la questione cioè
Ospiti al culto inaugurale: da sin. il vescovo Chiaretti, il vescovo di
Pinerolo Piergiorgio Debernardi, e il decano della Chiesa luterana
Italia, pastore Jürgen Astfalk
il vescovo Chiaretti
della circoncisione, traumatica per la chiesa giudaico-cristiana delle origini. Paolo, più
sensibile al mondo pagano
che aveva egualmente diritto
all’annuncio del Vangelo, difese con ardore la sua tesi; e
fu allora trovato, pur nella diversità provvisoria delle prassi pastorali e forse anche delle
teologie, un punto d’incontro; la carità verso i poveri
della chiesa di Gerusalemme,
«ciò che - dice Paolo - mi sono proprio preoccupato di fare» (Galati 2, 10). Quel «darsi
la destra in segno di comunione» (2, 9), tra Paolo e i
membri ragguardevoli della
comunità di Gerusalemme,
suggellava un accordo scaturito da una situazione provvisoria, ma esprimeva anche la
volontà di una comunione
più profonda, di cui il servizio
dei poveri era il segno. Forse
più che arroccarsi sulle polemiche e sui percorsi storici
carichi di sofferenza, dovremmo noi pure incontrarci di
più nel servizio comune ai
poveri e nella carità reciproca; anche il dialogo ecumenico ne trarrebbe vantaggio.
In ogni caso c’è un fatto
preciso che viene a interpellare i nostri rapporti di chiese
ancora sospettose Luna dell’altra 0 non coraggiose a sufficienza; e cioè l’irrompere
sulla scena italiana ed europea, la cui cultura di fondo è
certamente ebraico-cristiana,
di nuovi popoli, nuove religioni, nuove culture. Oggi siamo presi dal problema della
prima accoglienza e assistenza, ma è ugualmente urgente
il problema dell’annunzio e
del dialogo interreligioso e
culturale, che ci riguarda insieme come cristiani. Si pone
allora anche per noi l’interrogativo di Edimburgo all’inizio
del secolo scorso, che spinse i
missionari delle diverse confessioni cristiane a chiedersi;
quale Gesù stiamo annunziando? quale salvezza stiamo
proponendo (...) viste le nostre tante identità non solo diverse, ma spesso divergenti e
in contrasto tra loro. Si riproporrà con forza l’accorata
preghiera di Gesù dinanzi alle
previste nostre divisioni. «Che
siano, Padre, una cosa sola
perché il mondo creda che tu
mi hai mandato...».
Tali cose ho spesso pensato
in questo anno non facile, che
comunque ha portato con sé
questa «gemma» che è la definizione dell’Intesa e del Regolamento applicativo sui matrimoni misti, in un contesto
di fede e di rispetto reciproco
nella carità. Il Signore Gesù,
nostra indulgenza e nostra riconciliazione, ci doni lo Spirito della risurrezione per ulteriori passi in avanti.
* arcivescovo di PerugiaCittà della Pieve; presidente
della Commissione episcopale
Cei per l'ecumenismo e
il dialogo interreligioso.
’ • Il (dialogo con il cattolicesimo romano
La risposta del
presidente del Sinodo
Caro fratello in Cristo, sapevamo che il cammino ecumenico sarebbe stato irto di
sofferenze. Se lo sapevamo
solo teoricamente, quest’anno lo abbiamo sperimentato.
Abbiamo però ribadito la
volontà di dialogo, non senza difficoltà alTinterno delle
nostre comunità e, a volte,
alTinterno di ognuno di noi.
Eppure riteniamo che la storia, e soprattutto la fede in
Cristo, ci riportino costante
mente alla necessità del dialogo.
Sappia dunque che la sua
presenza fra noi è gradita come sempre, ma questa non ci
impedirà mai di dire con
franchezza le nostre riserve
su argomenti e affermazioni
che ci fanno soffrire.
A lei e alla Cei vada il saluto
del nostro Sinodo.
Claudio Pasquet
presidente del Sinodo
Un momento dei lavori in aula
(foto R. Ribet)
14
PAG. 14 RIFORMA
VENERDÌ 8 SEnEMBRE20on
venerdì
■ ‘ Il dibattito sinodale si è concentrato sul tema del diritto a una morte dignitosa
La morte e la libertà di scelta
È stata respinta una formulazione che approvava il principio del diritto del malato «a un
aiuto a morire» ed è stata sostituita con una che richiede un supplemento di riflessione
FEDERICA TOURN
PIÙ che di bioetica in generale, quest’anno si è di
fatto parlato di nuovo di eutanasia. Di tutto il documento redatto dal gruppo di lavoro sui «problemi etici posti
dalla scienza» (pubblicato
qui sotto nella sua forma definitiva) il Sinodo ha esaminato soltanto il punto in cui
si sosteneva che il malato in
fase terminale avesse diritto
al ricorso a un aiuto a morire.
È stata questa frase, «aiuto
a morire», la pietra dello
scandalo su cui si è concentrata la discussione: «Se per
“aiuto a morire” si intende
“eutanasia” - ha detto il pastore Bruno Rostagno - devo
chiedere che sia tolta dal documento, perché è una scelta
definitiva che di per sé preclude altre strade e che comunque va meditata e giustificata accuratamente». Dello
stesso avviso si è mostrato il
pastore Franco Giampiccoli;
«Se approviamo if documento
con quella frase - ha detto l’unico messaggio che trasmetteremo sarà quello di approvare l’eutanasià». Favorevoli invece al mantenimento
della frase incriminata sono
stati i pastori Eugenio Bernardini («si tratta di un principio
etico che vuole evitare ogni
accanimento terapeutico; come già avviene in paesi di cultura protestante, la società
dovrà poi legiferare laicamente e accuratamente su questa
delicata questione»), Gianni
Gente («ci sono casi molto
concreti in cui in fase terminale le terapie contro il dolore
non sono sufficienti, in questi
casi la persona malata, e in
gravissima sofferenza, deve
avere il diritto di scegliere una
morte dignitosa») e Eugenio
Stretti, che ha ammonito il Sinodo a non lasciarsi influenzare, a proposito del dolore e
della malattia, da un concetto
Pubblichiamo il documento di indirizzo sulla bioetica approvato dal Sinodo
I problemi etici posti dalla scienza
I problemi posti dalia scienza e dalle tecnologie derivano
dalla costante evoluzione delle scoperte scientifiche e dal
rapido diffondersi del loro impiego tecnologico e pratico.
Tali problemi creano processi
difficili da controllare; in essi
l’umanità rischia di diventare
sempre più dipendente da
procedure e determinismi
sconosciuti e inafferrabili. Sarebbe ingiusto, d’altra parte,
dimenticare gli innegabili
vantaggi che, proprio in virtù
delle possibilità offerte da
scienza e tecnologia, possono
essere messi alla portata di
qualsiasi persona.
Nel prendere posizione su
tali problemi, le chiese non
pretendono di imporre una
propria visione scientifica. La
scienza non ci detta che cosa
credere e la fede non ci detta
che cosa conoscere. Riconoscerlo non equivale tuttavia a
decretare una completa separazione tra i due campi. Le
chiese rivendicano una competenza dal momento che si
situano sul terreno della discussione pubblica dei problemi a partire dagli interessi
e dai bisogni delle persone
coinvolte, soprattutto quando
si tratta di salvaguardare diritti delle persone più vulnerabili. L’intenzione è quella di
fare chiarezza sui problemi,
promuovere l’informazione e
di conseguenza far crescere
la consapevolezza e diffondere il senso di responsabilità
nella società tenendo conto
delle acquisizioni scientifiche.
Le chiese nelle loro scelte
etiche muovono dall’Evangelo di Gesù Cristo, che apre diverse dimensioni e punti di
riferimento variamente collegati tra di loro:
- un motivo di fiducia profonda non riposta astrattamente nell’umanità o nelle
cose, ma rispondente piuttosto al patto tra Dio e la realtà
umana, che suscita un nuovo
sguardo sulle cose (Salmo
ili, 7-9; Giovanni 10,10);
- un momento critico, che
pone interrogativi a ogni proposito e senza reverenze per
nessuno e che sarà perciò anche fondamentalmente autocritico;
- un momento di solidarietà costruttiva, tesa a superare contrasti, a trovare soluzioni, disposta a non lasciarsi
richiudere in rigide alternative e ad accettare invece anche l’esistenza di situazioni
aperte non risolvibili e di
conseguenza ad agire nella
misericordia per assorbire le
contraddizioni e lenire le sofferenze;
- un anelito universalista,
disposto alla collaborazione e
non particolarista, teso alla
costruzione di società aperte
all’accoglienza, che tengano
in onore libertà ed eguaglianza, e dove ogni persona (di
qualsiasi provenienza) sia resa partecipe del comune proposito;
- un invito rivolto a ogni
singola persona affinché ma
turi una consapevolezza profonda del proprio essere, superi con successo le crisi e rispecchi se stessa nel compito
che le viene affidato.
Tali punti di riferimento
portano a respingere atteggiamenti quali:
a) un atteggiamento dualistico, che favorisce visioni
troppo semplificate della realtà e mira a ritagliare per sé
un’innocente «parte buona»;
b) una visione clericale,
che scomunica a priori qualsiasi tentativo razionale e incornicia ogni atto umano in
una sfera di sacralità regolata
da un principio sacerdotale, e
così divide i cittadini in buoni e meno buoni, legandoli a
concezioni paternalistiche,
conservatrici e autoritarie;
c) una concezione meccanicistica ed eccessivamente
fiduciosa nella scienza, dove
essendo la realtà ridotta a mero oggetto di studio e di esperimento, si arriverebbe a perdere di vista la complessità
del vivente e l’interazione di
fattori umani e culturali.
I problemi etici posti dalla
scienza possono essere affrontati in base a quattro nozioni di vasta portata, quali
quelle di limite e di autonomia-, di rispetto e di diritto,
considerate nei loro vari legami e riferite alla scienza, alla
persona e all’ambiente. Vogliamo qui descrivere tali legami e indicare le conseguenze che se ne possono trarre.
L’etica non disconosce il
di «natura» e «naturale» fortemente influenzato dalla cultura cattolica.
Il punto su cui focalizzare
l’attenzione non deve essere
l’eutanasia ma le cure palliative, ha aggiunto poi Giampiccoli. «Dobbiamo lanciare
messaggi positivi - ha detto il
pastore Alberto Taccia -; il
nostro obiettivo è far sì che
tutti vivano nel modo più sereno possibile la parte finale
della vita. E allora la domanda
è; quando interrompere le terapie che tengono in vita il
malato?». A questo proposito,
ha spiegato Taccia, la Ciov ha
in progetto di avviare nelle
nostre strutture ospedaliere
proprio un programma di cure pailiative. Miriam Pisani,
medico, ha allora proposto
che nel documento si specificasse il diritto del malato a essere accompagnato a una
morte dignitosa «evitando
ogni accanimento terapeutico». Proprio per quest’ultima
frase, però, che è sembrata a
molti troppo vaga, l’emendamento è stato poi respinto.
Il documento è stato alla fine approvato con la modifica
della frase in cui il diritto all’«aiuto a morire» è stato trasformato nel diritto all’«accompagnamento alla morte»;
inoltre, nella fase terminale
della malattia, laddove le terapie risultino insufficienti ad
alleviare il dolore, si raccomanda una «riflessione alla
luce del principio della libertà
di scelta del malato stesso».
Su una questione delicata come quella dell’eutanasia la
posizione raggiunta non poteva che essere interlocutoria:
ad alcuni la nuova formulazione della frase è sembrata
un passo indietro rispetto alla
precedente e alla discussione
di due anni fa da cui aveva
avuto origine; certamente è
emerso dal Sinodo un invito a
riesaminare l’argomento con
attenzione e prudenza.
Come ogni anno il pubblico ha seguito dalla galleria I lavori del Sinodo
(foto R. Ribet)
concetto di autonomia della
scienza. Le strutture conoscitive sono potenzialmente illimitate, senza limiti aprioristici. Non esiste la possibilità
di definire un limite assoluto
della scienza o un ambito che
le possa essere sottratto.
Si prospetta tuttavia un’intima relazione tra conoscenza e responsabilità. Il limite
cui la scienza è sottoposta è
imposto dalla natura della
materia vivente, nonché dalla
struttura storica e temporale
della cultura umana. Ogni
scoperta apre nuove vie, ma
va elaborata e valutata anche
in base al grado di evoluzione
dell’umanità che vi è coinvolta. A ogni nuova soglia di conoscenza inerisce una nuova
considerazione della responsabilità globale che essa ha
contribuito a far sorgere.
Insieme e in relazione con
questo concetto di autonomia
della scienza, l’etica riconosce e usa perciò il concetto di
limite, per cui non tutto quel
che è possibile va necessariamente fatto, in particolare là
dove è in gioco l’alterazione
del patrimonio genetico.
L’etica riconosce e impiega
il concetto di rispetto, che si
applica a ogni forma di vita e
all’ambiente nella sua globalità, e contribuisce alla ricerca di soluzioni nei casi in cui
gli interessi della comunità
umana confliggano con quelli delle altre forme di vita.
Tale rispetto si applica in
modo particolare alì’embrione umano, che non deve diventare oggetto di impiego
per nessuna ragione e può al
massimo essere studiato in
connessione con una stretta
regolamentazione scientifica
tendente a promuovere conoscenze essenziali e universali. Circa la procreazione
medicalmente assistita, il rispetto delle scelte individuali, in particolar modo quelle
della donna, dovranno essere affiancate da una adeguata informazione su tutti gli aspetti del problema, a cominciare dalle conseguenze
non ancora abbastanza note
delle terapie.
Insieme e in relazione con
tale nozione di rispetto, l’etica riconosce e usa la nozione
di diritto, autonomia e difesa
della persona. La libertà della
persona va limitata soltanto
per motivi di carattere generale e mai per asserire parti
II culto conclusivo delle Assemblee riunite a Villar Pellice
colati visioni appartenenti a
tradizioni filosofiche o religiose. Dal diritto nasce però
anche l’obbligo. Si afferma
quindi il dovere della legge di
porre limiti e obblighi, dove
la libertà, lasciata a se stessa,
metterebbe fuori causa le acquisizioni di giustizia e uguaglianza faticosamente elaborate e parzialmente realizzate
dall’umanità.
La concezione etica qui
adottata implica la lotta contro ogni male che affligge
l’umanità. Va respinta perciò
l’idea di un valore intrinseco
della sofferenza fisica. La sofferenza, sia per le persone, sia
per gli animali, può oggi essere fortemente ridotta e la medicina vi si deve impegnare
senza esitazioni. L’essere
umano ha diritto a un accompagnamento alla morte,
nonché una morte dignitosa:
su queste basi, l’eventualità
di una fase terminale della
malattia, in cui la terapia
non sia più in grado di alleviare le sofferenze, richiede
una riflessione alla luce del
principio della libertà di
scelta del malato stesso*.
L’umanità vede nella difesa
dai mali naturali che l’affliggono un compito nobile e decisivo, che essa affida in gran
parte alla scienza. Va però
evitata l’illusione - creata in
qualche modo da una percezione distorta dello stesso
progresso scientifico - di un
mondo privo di sofferenze,
nel quale i mali naturali siano
completamente rimossi. Tale
idea può indurre mistificazioni che è bene denunciare.
La scienza non va considerata come un toccasana dotato
di poteri illimitati, ma un aiuto efficace, da sollecitare e ricevere responsabilmente.
La solidarietà con le persone sofferenti implica che l’atteggiamento verso fenomeni
sociali problematici (per e
sempio l’interruzione volontaria della gravidanza) non si
trasformi mai in giudizio ver-,
so le persone coinvolte, ma
sia piuttosto affiancato dalla
immedesimazione nella parte più sofferente.
L’intreccio dei problemi
delineati ci porta infine a far
menzione del loro aspetto
economico. A questo livello
troviamo altri importanti nessi di natura morale e giuridica
legati alle nozioni già incontrate di limite e di diritto. Si
sta svolgendo una importante
discussione a proposito di allocazione delle risorse e di
brevettazione di parti o interi
organismi viventi. Nella nostra prospettiva, i risultati
della scienza debbono entrare a far parte del patrimonio
della comunità scientifica internazionale ed essere utilizzati a beneficio dell’umanità
senza condizionamenti di carattere economico.
In base a quanto detto le
chiese hanno il compito di
diffondere l’informazione e
animare i dibattiti, in una
prospettiva di apertura e di
dialogo tra cittadini e operatori dei vari settori.
L’etica tende infatti a promuovere un consenso inton
no a comportamenti reali,
non solo teorie, e va praticata
chiamando persone di ogni
provenienza a partecipare
con pari dignità alla scoperta
di soluzioni eque e universalmente applicabili, esse stesse
espressione di una comune
volontà di cittadinanza.
La frase evidenziata ha
sostituito il testo precedente
che riportiamo di seguito:
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più in grado di alleviare le
sofferenze, rientra nel diritto
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Il pastore Fulvio Ferrario sarà il docente di teologia sistematica alla Facoltà valdese
L'articolazione della cultura protestante
Si è valutato positivamente il lavoro della Facoltà di Roma, del Centro culturale valdese
e dei vari centri culturali locali, della Claudiana e del Centro per la Formazione diaconale
pavide DAtMAS_
PAG. 15 RIFORMA
Quando ì mezzi d’informazione italiani si accorgono del Sinodo, solitamente
^interesse si concentra su temi scelti dalTesterno: con&onti con il mondo cattolico
(cosa pensano i protestanti
del Giubileo dei giovani, come funziona una chiesa diversa dalla monarchia papale, ecc.) oppure scelte etiche
discusse nella società (dall’eutanasia alla pena di morte). E non è necessario che
questi temi siano stati effettivamente discussi dall’assemblea, è sufficiente che qualcuno li evochi in una conferenza stampa.
Molto raramente, invece,
accade che balugini all’esterno qualche immagine del dibattito sulla cultura e la formazione, benché siano l’oggetto del lavoro di uno dei
quattro gruppi in cui si divide
il Sinodo da due anni. Forse
questo accade anche perché,
nonostante il clima stia cambiando, all’interno delle nostre chiese questa riflessione
non è considerata di particolare rilevanza.
Eppure, in particolare quest’anno, diverse novità e decisioni relative a questi ambiti potrebbero essere il punto
di partenza per considerazioni più ampie. La nomina di
un nuovo professore straordinario di teologia sistematica, indicato dal corpo pastorale e ratificato dal Sinodo a
larghissima maggioranza, ma
non senza posizioni contrarie, rappresenta, per esempio, un momento importante
di valutazione della direzione
che sta prendendo la riflessione teologica. È stato nominato Fulvio Ferrario ma le
altre due candidature, di Elizabeth Green e Gabriella Let, tini, sono state prese seriamente in considerazione. La
discussione, non solo interna
al corpo pastorale, ha rappresentato il dibattito degli
ultimi anni e dato indicazioni
che andranno colte in futuro.
La discussione sulla Facoltà
non si è limitata, però, ai nomi dei possibili professori,
ma ha toccato in generale la
struttura dell’insegnamento,
tanto che si è deciso di dare
mandato al Consiglio di Facoltà di studiare tutta la questione, dalla durata degli incarichi al numero delle cattedre, dall’attivazione di nuove
figure come gli assistenti alla
funzione dei professori incaricati (quest’anno ne sono
Il Consiglio della Facoltà di teologia; da sin. Giovanna Pons, Daniele Garrone, Debora Spini, Rosanna
Ciappa, Paolo Landi e il decano Ermanno Genre (assente Davide Rostan)
visione complessiva del lavoro degli ultimi anni, in particolare individuando nel «Forum della cultura» (la seconda edizione avrà luogo a Ecumene il 23 e il 24 settembre
prossimi) l’ambito privilegiato per lo scambio di informazioni, per l’avvio di collaborazioni, ma soprattutto per l’elaborazione di una strategia
culturale comune. L’anno
scorso è stato effettivamente
un successo, ma si trattava
del primo anno e l’unico rischio era quello di una partecipazione ridotta. Ora si tratta
di decidere come fare funzionare al meglio questo nuovo
strumento per renderlo veramente quel momentp centrale che il Sinodo ha auspicato.
Per questo è necessario l’intervento attivo e motivato di
tutte le diverse «agenzie» culturali e soprattutto di tutte le
persone che intendono andare oltre un percorso strettamente individuale.
stati nominati tre: Blasco Ramirez nell’ambito dell’insegnamento dell’Antico Testamento, Laura Ronchi De IVlichelis, per la Storia della
chiesa e Gianni Long per la
Teologia pratica). 11 Consiglio
dovrà riferire le proprie valutazioni generali nel prossimo
Sinodo.
Un’altra novità nell’ambito
della formazione è stata la costituzione come istituto autonomo del Centro per la formazione diaconale «Giuseppe
Comandi» di Firenze, che viene rilanciato non solo come
luogo deputato per preparare
i diaconi o chi desidera lavorare nelle opere, ma anche
come agenzia di formazione a
livello più ampio, che organizza incontri e seminari sull’intreccio tra diaconia e teologia, rivolti non soltanto agli
iscritti, ma anche a chi già lavora, a chi deve organizzare
corsi e così via.
Per quanto riguarda invece
il Centro culturale valdese di
Torre Pellice, la novità è rappresentata dall’emeritazione
di Giorgio Tourn, il principale ispiratore della sua nascita
e dei primi dieci anni di attività. Il Sinodo gli ha espresso,
con un lungo applauso, la
propria gratitudine, nella certezza che continuerà a collaborare alla vita del Centro,
che si sta ampliando e consolidando sia a livello locale,
con la nascita dell’ufficio «Il
barba» per l’accoglienza dei
visitatori e il coordinamento
tra i musei delle Valli e le
strutture ricettive, sia a livello
nazionale, dove è stato ribadito il ruolo di raccolta e valorizzazione dell’attività dei
centri culturali evangelici attivi in tutta Italia.
Insomma, le decisioni e le
novità ratificate sono state
molte, e basti vedere il numero degli ordini del giorno approvati. Il primo di questi, in
particolare, tenta di dare una
Il past. Fulvio Ferrario sarà professore di Teologia sistematica
a partire dal 2002
Cultura e formazione
Il Sinodo, preso atto della ricchezza e dell'articolaziorie delle
agenzie di formazione e di produzione culturale presenti all interno
della chiesa (Facoltà valdese di teologia, Ccv, Cfd, Agape e alvi Centri giovanili, centri evangelici di cultura espressione delle chiese locali, istituti di istruzione, ecc.): .
1) esprime riconoscenza a Dio per la moltitudine di doni e di competenze messi a disposizione della chiesa per uria presenza della
cultura evangelica e protestante ampia e significativa;
2) individua nel «Forum della cultura» l'ambito privilegiato dello
scambio di informazioni, di programmazione, di messa in atto di sinergie tra le agenzie di livello nazionale e internazionale e quelle
locali per l'elaborazione di una strategia culturale comune.
Pertanto, invita:
1) le chiese locali a valorizzare la presenza culturale sul territorio
di propria pertinenza attraverso i centri culturali, usufruendo d^la
possibilità di elaborazione di progetti offerti dai differenti «nodi»
della nostra «rete culturale»; . .
2) la Tv a incrementare l'attuale tendenza a impegnare maggiori
risorse umane e finanziarie nel perseguimento di una vera e propria
strategia culturale del protestantesimo italiano;
3) le diverse agenzie culturali a intensificare il comune lavoro «in
rete».
Centro culturale valdese
Il Sinodo, constatato il consolidamento delle attività del Centro
culturale valdese nei suoi primi dieci anni di attività (1989-1999),
esprime il suo vivo ringraziamento a tutte le persone che con il loro
impegno hanno contribuito a dargli una struttura solida ed efficace
In vista della diffusione della cultura protestante e valdese, alle Valli
® in Italia tutta.
La sede del Centro per la formazione diaconale a Firenze
Forum della cultura
Il Sinodo,
invita le agenzie culturali a partecipare al secondo Forum de la
cultura (Ecumene 23-24 settembre 2000), portandovi il carico delle
loro esperienze e della loro riflessione; . •
invita i centri culturali evangelici a fornire con maggior regolarità
i dati sulla propria attività al Ccv; .
invita il Ccv a raccogliere e a ripresentare il materiale prodotto in
modo che diventi un patrimonio disponibile a tutti.
Claudiana
Il Sinodo, apprezzando i buoni risultati editoriali della Claudiana,
ringrazia il Comitato di redazione, il direttore e il Comitato di gestione per il lavoro svolto.
Rende attente le chiese al fatto che da loro dipende una buor^
parte del successo dei libri della Claudiana e sollecita i Consigli di
chiesa e i Concistori a promuovere un'incisiva informazione sulle
pubblicazioni in occasione delle iniziative comunitarie.
Libreria Claudiana di Firenze
Il Sinodo si rallegra per l'apertura, prevista entro l'anno, della nuova Libreria Claudiana di Firenze. Chiede alle chiese ficirentine e della
regione di dare alla libreria quei supporti di collaborazione che le permetteranno un inserimento proficuo nella vita culturale della città.
«Incaricati» alla Facoltà valdese di teologia
Il Sinodo nomina i seguenti professori incaricati: prof. Laura
Ronchi De Michelis (ambito Storia della chiesa); past. Blasco Ramírez (ambito Antico Testamento); prof. Gianni Long (ambito
Teologia pratica). Ringraziandoli per la loro disponibilità il Sinodo augura loro un proficuo lavoro presso la Facoltà.
Ringraziamenti
Il Sinodo ringrazia tutti fratelli e le sorelle, le associazioni di
amici della Facoltà, sia in Italia sia all'estero, e le chiese valdesi e
metodiste italiane per il sostegno che offrono affinché la Facolta
raggiunga i suoi scopi.
Colletta Domenica della Facoltà di teologia
Il Sinodo, rallegrandosi per l'interesse che il corso di diploma
(corso a distanza) sta incontrando, ma anche preoccupato per
l'incidenza che esso ha sull'economia della Facoltà, invita le chiese a incrementare la colletta della Domenica della Facoltà a sostegno del corso a distanza, utilizzando, per una informazione il
più capillare possibile, il materiale predisposto.
Formazione predicatori locali -1
Il sinodo, preso atto della relazione della Commissiorie permanente studi (Cps) nel volume a stampa 2000, ne accoglie l'impostazione e precisa quanto segue.
Dal prossimo anno ecclesiastico la formazione dei predicatori
locali (PI) si articolerà in due diversi momenti:
a) a cura della Facoltà: corso di formazione teologica a distanza
(diploma e attestato) secondo l'indirizzo pratico-comunicazione;
b) a cura della Cps: laboratori omileto-liturgici a livello di zona.
1) La responsabilità primaria di formazione dei PI resta alla Cps.
2) Resta Invariato l'iter di avvio agli studi (Consiglio di chiesa.
Consiglio di circuito, Cps) e la procedura di accoglimento (attestato di idoneità. Assemblea di circuito, ruolo PI tenuto dal circuito).
3) Gli attuali iscritti possono completare il curriculum tradizionale entro due anni.
4) Per quanto attiene alla Cps, essa, oltre alla responsabilità
del curriculum formativo dei candidati e delle candidate PI, avrà
il compito di coordinare la rete dei tutori locali.
Formazione predicatori locali - 2
Il Sinodo
- invita la Tv a sondare la possibilità di una collaborazione con
il Dipartimento di teologia dell'Ucebi in vista di una formazione
comurie;
- invita la Tv a sollecitare i circuiti e le chiese ad adoperarsi per
il reperimento dei fondi necessari affinché i costi connessi alla
partecipazione al corso a distanza non costituiscano un freno
per chi si iscrive in vista di un ministero riconosciuto nell'ambito
circuitale;
- dà mandato alla Cr di predisporre una nuova normativa riguardante la Cps in base ai criteri esposti nell'art. (provv. 82),
mantenendo il contatto con la Cps, la Facoltà di teologia (corso a
distanza) e l'Unione predicatori locali (Upl).
Centro per la formazione diaconale
Il Sinodo, ricevute le informazioni relative, si rallegra per la
realizzazione del progetto riguardante il nuovo Centro per la
formazione diaconale di Firenze, e lo approva;
augura a tutti coloro che hanno profuso le proprie energie nel
Cfd, e ancora vi si impegneranno, un lavoro efficace riella prospettiva del conseguimento degli obiettivi che il Centro si pone;
invita tutte le chiese valdesi e metodiste, a cominciare da quelle di Firenze che si unirono nel 1989 per dare vita al primo progetto, a sostenere quest'opera anche nel lavoro di informazione,
mirato alla ricerca di nuovi studenti e nuove studentesse.
Agenzia di formazione diaconia-teologia
Il Sinodo, considerata la creazione all'interno del Cfd, della
«Agenzia di formazione», auspica la miglior collaborazione tra
Cfd stesso, Csd e Fvt al fine di utilizzare al meglio questa offerta,
in vista della formazione a tutto campo che non riguarda soltanto coloro che intendono impegnarsi nelle chiese e nelle opere,
ma anche chi, per motivi professionali, può essere interessato ad
approfondire uno scambio tra diaconia e teologia.
Confronti
Il Sinodo raccomanda alle chiese la lettura e la diffusione del
mensile Confronti, riconoscendo nella rivista un prezioso strumento di informazione e riflessione sul pluralismo culturale e religioso e soprattutto un luogo permanente di incontro e confronto tra cristiani (protestanti e cattolici), ebrei, musulmani
sull'intreccio fede-politica-etica-laicità.
Il vicepresidente Renato Serra assistito dagli assessori Gianiuca
Nigro e Laura Micheietti procede ailo spogiio di una votazione
16
I
PAG. 16 RIFORMA
iiNODo Valdese
i Trasparenza e partecipazione per affrontare i temi economici e amministrativi
L'amministrazione della chiesa
Le contribuzioni sono aumentate ma non hanno raggiunto l'obiettivo prefissato. L'assegno
dei pastori e diaconi richiede di essere adeguato al più presto. Il dibattito sull'otto per mille
ARRIGO BONNES
PRESO atto che le contribuzioni delle chiese sono
aumentate con un andamento superiore a quello dell’inflazione (-h3,6%) esse comunque non hanno impedito che
il conto economico della Tavola si chiudesse con un passivo, anche se modesto. Ciò è
dovuto a tre motivi ben precisi; 1) nonostante l’aumento,
le contribuzioni sono state
comunque inferiori rispetto al
preventivo sia per la cassa
culto che per il fondo emeriti;
2) il costante calo dei doni
dall’estero: 3) l’aumento, anche se oculato, delle spese di
gestione. A gennaio 2000 la
Tavola ha apportato un ritocco all’assegno degli iscritti a
ruolo, che copre unicamente
l’effetto inflazione e non diminuisce lo stato di disagio
soprattutto per le famiglie
monoreddito. Su queste ultime e sul trattamento degli
emeriti e delle vedove si è
concentrata l’attenzione e il
dibattito del gruppo che ha
affrontato il tema «finanze». Il
Sinodo, dopo avere preso atto
dell’ampio sforzo sostenuto
da tutta la chiesa, indica alle
chiese un cammino di ulteriore sensibilizzazione dei membri e impegna la Tavola e il
Comitato permanente dell’
Opcemi a individuare le più
idonee misure di adeguamento dell’assegno e di sostegno
delle e degli iscritti a molo.
Buono anche il risultato del
conto economico presentato
dal Comitato permanente
deU’Opcemi. Per la prima
volta dopo tanti anni è stato
raggiunto il pareggio. Il Sinodo, dopo avere preso atto del
Enrico Marìotti, relatore della Commissione d'esame, interviene in aula
(foto R. Ribet)
l’impegno profuso dal Comitato permanente e dalle chiese, incoraggia il primo a proseguire in questo cammino
attraverso anche un’ulteriore
valorizzazione del patrimonio
immobiliare e le seconde a
manifestare la loro solidarietà
e la loro responsabilità curando la puntualità dell’invio
delle proprie contribuzioni.
Dopo avere approvato la ripartizione dell’otto per mille
attuata dalla Tavola il dibattito si è concentrato sulla questione delle «quote non espresse», sollevata dalla Commissione d’esame in seguito
alla scambio epistolare apparso su Riforma nei numeri 22 e
24. I dati provvisori delTOpm
dell’anno 1996, che si incasseranno nel 2000, indicano che
su 29 milioni di dichiaranti
solo 11,9 milioni, pari al
41,15% hanno espresso la
propria volontà di destinazione deirOpm. Di questi
Tl,59% si sono espressi a nostro favore. La quota non
espressa è quindi sull’ordine
del 58% che, in base alla legge viene ripartita tra la chiesa
cattolica, lo stato e le altre
confessioni religiose che
hanno stipulato le intese eccezion fatta per la Chiesa valdese e le Assemblee di Dio in
Italia (Adi) che l’hanno esplicitamente rifiutata e Thanno
devoluta allo stato. La differenza, nel nostro caso, si aggi
ra sull’ordine dei 13-15 miliardi annui. Indubbiamente
vivace è stato il dibattito sia
alTinterno del gruppo che in
Aula sinodale. Qualche ottimista è giunto ad affermare
che il 95% dei membri di
chiesa sarebbe d’accordo di
avviare le trattative con lo stato per modificare l’Intesa e
accedere anche alle quote
non espresse delTOpm. In
realtà il Sinodo ha approvato
con uno scarto di soli 10 voti
Tatto con il quale si nomina
una commissione che elaborerà una relazione che verrà
inviata alle chiese in vista di
un dibattito al loro interno e i
cui risultati saranno poi affrontati nel Sinodo del 2001.
Dibattito suirOpcemi: risanamento economico, Ecumene, la missione oggi
La testimoniania del metodismo italiano
GIANLUCA NIGRO
IL risanamento economico,
una riflessione sul tema
della missione, la ristrutturazione e il rilancio dell’attività
del centro di Ecumene: questi sono i temi principali che
TOpcemi ha presentato al Sinodo 2000. Sinodo che è
coinciso, tra l’altro, con la ricorrenza del 25° anniversario
del Patto d’integrazione tra le
chiese valdesi e metodiste.
11 risanamento economico
innanzitutto. Il grande impegno profuso dal Comitato
permanente, in collaborazione con la Tavola valdese, ha
cominciato a dare risultati
concreti: 11 bilancio 1999 si è
infatti concluso con un sostanziale pareggio. Un altro
segno della validità del lavoro
svolto è la ritrovata fiducia
presso molte chiese metodiste estere, che si è concretizzata in un significativo aumento dei doni. Rimane ancora molta strada da fare, in
particolare sarà fondamentale sensibilizzare le comunità
sulla necessità di dare un apporto maggiore e più tempestivo al lavoro delTOpcemi,
ma ciò che è stato conseguito
finora dimostra che si sta seguendo la strada giusta.
Per quanto riguarda la riflessione sulla missione, il Comitato permanente ha contribuito alla discussione del Sinodo su questo tema con il
documento «Missione oggi»,
che era stato in precedenza
discusso dalla Consultazione
metodista che si è tenuta a
Ecumene in primavera.
La ristrutturazione e il rilancio del Centro di Ecumene, il laboratorio teologico da
cui sono venuti i più significativi contributi del metodismo al protestantesimo italiano, è stato il terzo tema
che TOpcemi ha proposto alla riflessione sinodale. Infatti,
dopo aver lavorato al necessario risanamento di quest’opera, il Comitato perma
Il Comitato permanente delTOpcemi: da sin. Alberto Cristoferi, Daniela Manfrini, Valdo Benecchi, Giunio Censi
Il Sinodo, ritenuto che l'impegno profuso dal Cp-Opcemi in relazione al risanamento della situazione economica finanziaria
dell'opera ha prodotto positivi risultati, lo ringrazia e lo incoraggia
a proseguire nello sforzo idoneo a consolidare tali risultati anche attraverso l'ulteriore valorizzazione del patrimonio immobiliare. Invita le chiese a manifestare la loro solidarietà e la loro responsabilità
in particolare curando la puntualità nell'invio delle contribuzioni al
Fondo ministero e al Fondo pensioni.
Patto di integrazione
Il Sinodo, a venticinque anni dall'approvazione del Patto di integrazione globale tra le chiese valdesi e metodiste, si rallegra per il
cammino percorso nel quadro dell'integrazione.
Esorta le chiese a sostenere con disponibilità e impegno, anche attraverso le vecchie e le nuove opere diaconali, il progetto complessivo della testimonianza evangelica nella società contemporanea.
nente ha avviato una riflessione sulle possibili strategie
di rinnovamento sia materiale che vocazionale. Riflessione che ha portato alla stesura
di un progetto complessivo
che prevede non solo l’adeguamento del centro alle
normative di legge e il miglioramento delle strutture
ricettive, ma anche un ripensamento dell’attività che vi si
svolge. Un’attività, da realizzare in collaborazione con la
comunità locale, che dovrà
essere aperta al confronto
con le tematiche contemporanee e che si estrinsecherà,
tra l’altro, nell’organizzazione di campi di formazione, di
elaborazione teologica, di
week-end a tema, di campi
giovanili e per bambini.
A queste iniziative, che rimangono ancora oggi il motivo stesso dell’esistenza di
Ecumene, si prevede inoltre
di affiancare la gestione di
una foresteria per singoli e/o
gruppi. Taffitto del Centro
per la realizzazione di convegni e la collaborazione con gli
enti locali per la realizzazione
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Amministrazione
Il Sinodo esprime vivo apprezzamento per lo sforzo fatto dagli
uffici della Tavola valdese per rendere più leggibili e comprensibili le informazioni relative al bilancio.
Invita la Tavola valdese stessa a proseguire su questa linea anche al fine di offrire al Sinodo un quadro d'insieme degli aspetti
economico-finanziari delle attività ad essa riconducibili. Invita altresì la Tavola valdese a evidenziare gli impegni verso istituti di
credito rappresentati da garanzie, fideiussioni, lettere di patronage, ecc., classificandoli secondo i livelli di rischio che vi sono
connessi.
Gestione degli stabili
Il Sinodo approva la politica di gestione degli stabili perseguita dalla Tavola valdese. Il Sinodo, richiamando Tatto 36/SI/99, invita la Tavola valdese a continuare nello sforzo di ottimizzazione
dell'uso dei locali di servizio, nonché nella ricerca di alloggi consoni da offrire al personale in emeritazione e alle vedove.
Contribuzioni
di concerti e altre manifestazioni. Sarà possibile in questo modo garantire Tutilizzo
della struttura per tutto l’arco
dell’anno e avere una fonte di
reddito aggiuntiva che possa
aumentare le risorse disponibili per la ristmtturazione.
Tuttavia il lavoro delTOpcemi e delle comunità metodiste non si è limitato al consolidamento dell’esistente.
L’esperienza delle comunità
di Intra, Luino e Omegna,
che stanno lavorando alla
creazione di un centro di seconda accoglienza nei locali
della chiesa a Intra (in collaborazione con diversi enti e
associazioni locali), dimostra
che il metodismo italiano è
ancora capace di proporre,
nonostante le difficoltà e le
risorse umane ed economiche limitate, una testimonianza evangelica estremamente concreta e rivolta al
sociale. Una testimonianza
che il dibattito sinodale ha riconosciuto essere diventata
patrimonio comune dell’intera Unione delle chiese vaidesi e metodiste.
Il Sinodo, preso atto che l'ampio sforzo sostenuto dalla chiesa
a tutti i suoi livelli tendente a far sì che i membri di chiesa manifestino la propria responsabilità nei confronti dell'opera comune
e attraverso il versamento di contributi in misura proporzionale
del reddito personale ha dato risultati sensibili
- evidenzia che ciò ha impedito che si realizzasse compiutamente il pur programmato incremento degli assegni alle e agli
iscritti a ruolo (ai ministri in servizio e in emeritazione e alle vedove), idoneo ad assicurare agli stessi «un'esistenza libera e dignitosa»;
- impegna le chiese a riprendere un'efficace azione di sensibilizzazione dei membri di chiesa, anche attraverso un'esplicitazione dello stretto collegamento che esiste trà una fede coerentemente vissuta e il sostenimento dei costi di organizzazione in vista della fedele predicazione delTevangelo;
- richiamato Tatto 40/SI/99, impegna la Tavola valdese e il CpOpcemi ad utilizzare l'auspicato incremento delle contribuzioni,
individuando le più idonee misure di adeguamento dell'assegno
e di sostegno delle e degli iscritti a ruolo, affrontando in via
prioritaria le situazioni di bisogno dei nuclei famigliari monoreddito, degli emeriti e delle vedove.
Ripartizione otto per mille
Il Sinodo approva la ripartizione delTOpm attuata dalla Tavola
valdese nel rispetto degli orientamenti sinodali e con attenzione
alla corretta tenuta della contabilità da parte delle opere e delle
strutture richiedenti.
Ringrazia la Commissione otto per mille (Opm) per il supporto
fornito alla Tavola valdese e si rallegra per la trasparenza e il rigore con i quali è gestita l'intera materia.
«Quote non espresse» dell'otto per mille
Il Sinodo dopo ampia discussione circa Tutilizzo dei fondi provenienti dalTOpm e circa i limiti che la nostra chiesa si è imposta
in ordine alla loro acquisizione limitata alla quota espressa
delTOpm (limitata alla quota dei cittadini che abbiano manifestato esplicitamente la volontà di destinarli all'Unione delle chiese valdesi e metodiste);
rilevato che il mutare delle condizioni oggettive e delle valutazioni soggettive che hanno determinato Tautoimposizione di
tali limiti (consistente riduzione dei cittadini soggetti alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi, chiarezza, corretta ed
efficacia della gestione; entità delle scelte in favore della nostra
chiesa; assenza di riflessi negativi nell'impegno contributivo dei
membri di chiesa; esigenza di combattere efficacemente il tragico problema della fame nel mondo; proficua collaborazione cori
le chiese evangeliche e con le organizzazioni locali presenti nei
paesi più poveri del mondo) suggeriscono una verifica delia persistenza nella chiesa di tale volontà
delibera
di avviare il processo di verifica attraverso
a) la nomina di una Commissione ad referendum, composta da
sette membri, che elabori, entro il 30 novembre 2000, un'ampia
relazione idonea a presentare alle chiese l'intera problematica
anche attraverso una ricostruzione delle scelte compiute e dei
motivi che le hanno determinate, nonché delle differenti posizioni registrate in occasione dei dibattiti sulTargomento;
b) l'invio di tale relazione alle chiese, affinché queste, anche
tramite gli organismi intermedi, si esprimano circa l'opportunità
di riaprire il dibattito sulTargomento e manifestino il loro orientamento in merito;
c) l'invito alle chiese a fare pervenire i risultati del loro dibattito interno alla commissione entro il 15 maggio 2001;
d) il mandato dalla Commissione di presentare al Sinodo 2001
una relazione che tenga conto dei pareri espressi;
e) l'impegno di affrontare la specifica tematica nel corso dei
lavori del Sinodo 2001;
- dà mandato al Seggio di procedere alla costituzione della
Commissione avendo cura che vi siano rappresentate tutte le posizioni che si sono espresse nei precedenti dibattiti sinodali.
Commissione di studio otto per mille
Il Seggio nomina la Commissione ad referendum incaricata di
preparare una relazione per le chiese relativa alle quote inespresse dell'Otto per mille di cui alTart. 103 (provv.) nelle seguenti persone: Davide Dalmas, Giuseppe Ficara, Laura Leone,
Paolo Ribet, Sergio Ribet, Debora Spini e Piero Trotta.
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A colloquio con i due nuovi «emeriti attivi»: Eugenio Rivoir e Giorgio Tourn
pastori anche per chi è fuori dalle chiese
Rivoir ha svolto un ministero pastorale in tutta Italia e ora dialoga con gli ascoltatori
del Culto radio, Tourn ha dato un contributo fondamentale alla ricerca storica e culturale
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Tourn. Agape, 1977: ai partecipanti a un campo cadetti
sull’etica viene riproposta
una conversazione che Tourn
ha tenuto l’anno prima in
Quella sede. In molti, implumi e alla prima esperienza
agapina, ci ritroviamo per
ascoltare in un saloncino la
registrazione. Fra noi anche il
direttore di Agape, Rivoir.
Questo per me ha significato
due punti fermi: il primo, ovvio, era che quella relazione
valeva davvero molto [Gioventù evangelica l’aveva nel
frattempo pubblicata); il secondo punto fermo è meno
ovvio: se il direttore in persona, oltre a noi giovani sprovveduti, se ne sta compunto a
riascoltare un intervento dell’anno prima, e prende appunti, significa che il nostro
ambiente rifiuta l’uso effimero della cultura, l’usa e getta
del pensiero: una riflessione
importante si conserva e si
diffonde il più possibile.
Allora proprio dall’etica
partiamo nell’incontro con
questi due pastori, diversamente impegnati sul terreno
della comunicazione, Tourn
dal Centro culturale valdese
e nell’attività editoriale, Rivoir nel dialogo con gli ascoltatori dai microfoni del «Culto radio» della domenica
mattina su Radiouno. «Le richieste del mondo esterno
- eifferma Tourn - si presentano su due livelli: in superficie la domanda è di natura
etica, si chiedono indicazioni
sui modelli di comportamento: ma questa richiesta ne
nasconde un’altra, inconscia: perché le indicazioni di
comportamento sono sempre legate alla visione del
mondo e alle verità che si individuano nel nostro stare al
mondo. Un’etica basata sulla
"ricerca della felicità”, per
quanto edonistica sia, presuppone sempre una visione
del mondo in cui la felicità
sia il bene massimo. E storicamente alle chiese si è sempre chiesta una duplice risposta, anche se le domande
specifiche erano diverse a seconda delle epoche. Tutto
questo naturalmente non
esclude che strada facendo
nascano dubbi e perplessità
sul fatto che la verità che si
insegne sia del tutto giusta:
dai dubbi che il mondo moderno, 0 postmoderno, ha riversato sul concetto di verità,
derivano anche le incertezze
sui modi di comportarsi».
A questo punto è naturale
spostare il discorso sulle peculiarità del protestantesimo
nell’ambiente culturale italiano; «Il protestantesimo
~ prosegue Tourn - colloca
j esercizio della responsabiutà nel mondo concreto. Si
batta di interpretare la verità
Campo giovanile ad Agape alla fine degli Anni 70
(o Tinfinito, come dice il direttore di Micromega, Flores
d’Arcais) qui nel mondo finito. La presenza di Dio si traduce secondo l’apostolo Paolo in comportamenti diversificati di persone che intendono tutte rispondere a Dio,
ognuno secondo quelli che
Paolo chiama carismi. La nostra chiesa, più che porsi il
problema se seguire più la
mistica o più l’etica, cerca di
vivere entrambi gli aspetti,
senza pretendere che uno di
essi debba risolvere anche
l’altro. Si ricerca la spiritualità, ma vivendo sempre nella
concretezza: la verità per noi
non è principio metafisico
ma storico; per questo a volte
non siamo capiti dagli interlocutori laici».
Un panorama più indistinto, con idee meno chiare ma
al tempo stesso più complesso dal punto di vista umano,
è quello ché si trova di fronte
Rivoir: «Gli ascoltatori del
Culto radio - dice - credo
rappresentino quella parte di
popolazione che non trova
nessuno con cui parlare, che
cerca "compagnia” o almeno
“presenza”: persone alla ricerca di tutto quello che non
hanno avuto e forse avrebbero voluto, cioè parlare, sentir
rispondere, respirare una vicinanza; altri sono i “curiosi”,
i ricercatori. I primi hanno
bisogno di aiuto, i secondi
hanno voglia di capire. Questi ultimi, in genere, mi sembrano molto individualisti.
Certo, in quasi tutti c’è anche
un certo stupore: come fate,
ci chiedono, a vivere in niodo
così diverso? Come si può essere così sereni nell’Italia dei
nostri giorni?».
Richieste di dialogo, quindi, a volte a partire da una
certa confusione. In qualche
modo questa incertezza trova
conferma nelle parole di
Tourn, che nella sua copiosa
attività editoriale pubblicò fra
l’altro, nei primi Anni 70, Una
chiesa in analisi; alla Chiesa
valdese di oggi servirebbe
una nuova edizione di quel li
bro, sarebbe ancora fattibile?
«Forse servirebbe ancora - risponde -: ci sono ventenni e
trentenni che lo leggono e ci
si ritrovano. Naturalmente
oggi bisognerebbe tenere
conto del fatto che viviamo in
una società in cui la “offerta
religiosa’’ e spirituale si è
molto allargata e comprende
altri'soggetti; il nostro quadro
di riferimento si è dilatato, e
anche fra chi incontra i valdesi provenendo dal mondo
esterno alle volte ha difficoltà
ad analizzare ■ ò che ha ricevuto; è difficile dire quali elementi ha maturato dall’incontro con noi piuttosto che
da altri soggetti».
«In tutta la mia vita mi sono sentito interpellato da
questa domanda - aggiunge
Rivoir -: come “essere pastore” cercando di occuparmi al
massimo di coloro che non
sono membri della chiesa in
cui vivo; gli altri sono determinanti per noi. La città conta moltissimo, la città significa gli atei, i poco ortodossi, i
“diversi” in tutti i sensi, quelli
che non pensano come te,
quelli che non sono interessati. Con i membri della comunità in cui vivi (e in cui hai
vissuto) puoi riflettere sui
rapporti con gli altri: la nostra responsabilità, la nostra
necessaria pazienza, le nostre incapacità di capire, i nostri stupori, la nostra difficoltà di comunicazione. Così
nelle città in cui sono stato,
Catania, Agrigento e Caltanissetta nel tempo del terremoto del Belice, quando il
nostro Centro di Adelfia veniva messo a disposizione degli
sfollati; poi Verona, da cui seguivo anche Mantova, Brescia e il carcere militare di
Peschiera; e ancora, dopo gli
anni di Agape e il soggiorno
nell’Uruguay e l’Argentina
delle dittature, Torino, ho
cercato di vivere i problemi
del luogo». E a Torino, in
quegli Anni 80, i problemi
erano la crisi dell’auto e le
sconfitte del sindacato. «In
fondo - conclude il pastore
Rivoir - se il paese sta male,
stai un po’ male anche tu; ma
sei anche contento quando le
cose vanno meglio, e gioiamo
tutti insieme».
Concludiamo la nostra conversazione al di là dei libri e
dei musei, al di là dei microfoni. Giorgio Tourn è stato
pastore nelle valli valdesi oltre che direttore del Centro
culturale valdese e presidente della Società di studi vaidesi, e dell’ambiente valligiano conserva, tenendosele
strette, alcune modalità di vita; a Torre Pellice a fianco al
presbiterio teneva Torto, e
ora a Rorà alleva i conigli che
poi mangia anche. Parlando
di etica, dunque, viene naturale sfiorare anche il tema dei
rapporti con le altre creature,
e sorge una preoccupazione:
«Possiamo trattare con affetto il nostro cane, ma facciamo del bene tenendo ur\ husky in appartamento invece
che a correre sulla neve? Per
molte persone - dice Tourn
- Tunica forma di relazione
con il mondo sembra essere
legata agli animali, ma questo è indice di debolezza,
perché quella sarà sempre
una forma di relazione a senso unico, in cui l’animale, in
fin dei conti, non ti mette
realmente in questione; una
spia, insomma, delle difficoltà di avere rapporti interpersonali».
Per Eugenio Rivoir il rapporto con gli altri passa anche attraverso altre strade,
strade che ha percorso, per
esempio, nel lavoro dell’educazione alla fede e del catechismo: «Mi ha sempre affascinato un duplice aspetto
della vita: la letteratura e l’arte; perché con l’arte e con la
scrittura qualcuno ha cercato
di capire che cosa significa
vivere e ha cercato di descriverlo, ciascuno, appunto, a
modo suo. E il mio problema,
di ieri, di oggi, di sempre è
questo: una parola leggera,
semplice, debole mi ha incontrato: come trasmetterla a
coloro che incontro?».
Due decisioni
legate all'attualità
Internet
Il Sinodo, considerando la grande diffusione che Internet sta
avendo nel nostro paese e i possibili riflessi, sia positivi che negativi, che questo può avere per la vita e la testimonianza evangelica della nostra chiesa,
considerando inoltre le potenzialità offerte da questo strumento per il miglioramento e l'ampliamento non solo della comunicazione verso l'esterno, ma anche di quella rivolta verso il
nostro interno,
chiede alla Tv di incoraggiare e sostenere, rinominandola, il lavoro della Commissione Internet e di dare alla medesima i seguenti obiettivi:
1) terminare il censimento dell'attuale presenza in Internet
delle strutture della nostra chiesa a tutti i livelli;
2) verificare le strategie adottate dalle chiese sorelle, sia in Italia che all'estero, per gestire una presenza su Internet;
3) studiare gli aspetti legali relativi all'uso del termine «valdese»
e «metodista» sui siti di altri enti, chiese e organizzazioni vane;
4) proporre al prossimo Sinodo un documento di respiro strategico sulla strutturazione della presenza in Internet della nostra
chiesa, comprendente anche una valutazione delle risorse umane ed economiche necessarie.
Olimpiadi
Il Sinodo, preso atto della relazione della Commissione per le
«Olimpiadi invernali del 2006» nominata dalla Tavola valdese,
- ritiene che le Olimpiadi possano costituire un'occasione di
presenza evangelica in tutto il Piemonte, ma in modo particolare
nella provincia di Torino;
- invita i nostri enti culturali, le opere sociosanitarie e le strutture ricettive che operano in questo contesto geografico a valutare l'interesse e la possibilità di una loro partecipazione
all'evento;
- raccomanda altresì alla Commissione di mantenersi in con
tatto con le chiese battiste e con altre chiese evangeliche della
provincia di Torino. _________________
Gli incarichi
per il 2000-2001
La Tavola valdese è stata eletta nelle persone di Gianni
Genre, moderatore; Maria Bonafede, vicemoderatore; Marcella Giampiccoli, Giovanni Carrari, Frrmco Siciliano, Bruno Gabrielli, Pietro Trotta, membri.
Il Comitato permanente delTOpcemi è stato eletto nelle
persone di: Valdo Benecchi; presidente; Giunio Censi, Daniela Manfrini, Alberto Cristoferi, membri.
Il Consiglio della Facoltà valdese di teologia è stato eletto
nelle persone di: Ermanno Genre, decano; Daniele Garrone, vicedecano: Rosanna Ciappa, Paolo Landi, Giovanna
Pons, Davide Rostan, Debora Spini, membri.
La Commissione sinodale per la diaconia è stata eletta
nelle persone di: Marco Jourdan, presidente: Vito Gardiol,
Lino Pigoni, Piervaldo Durand, Maja Koenig, Eugenio Bernardini, Elio Forneron, membri.
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola valdese, delTOpcemi e del Consiglio dèlia Facoltà valdese di teologia è stata eletta nelle persone di: Sergio Ribet, relatore;
Gianna Urizio, Mauro Pons, Samuele Pigoni (supplenti
Laura Vezzosi, Bruno Giaccone, Paolo Fabbri, Leonardo
Casorio).
La Commissione d’esame sull’operato della Commissione sinodale per la diaconia è stata eletta nelle persone di
Christian Gysin, relatore; Arnaldo Visco Gilardi, Davide
Rosso, Maurice Bodmer (supplenti Greetje Van der Veer,
Gian Andrea Nicolai, Gregorio Plescan, Bruno Giaccone).
Il Sinodo ha designato come presidente della prossima
sessione la pastora Gianna Sciclone.
Eugenio Rivoir
Kit-4
Giorgio Tourn
La nuova Tavola valdese: da sinistra Pietro Trotta, Franco Siciliano, Giovanni Carrari, Maria Bonafede, Gianni Genre, Marcella
Giampiccoli, Bruno Gabrielli
La scuola domenicale
Abbonamento per l’interno ......................E. 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...........E. 50.000
Abbonamento per l’estero .......................E. 40.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)...................E. 30.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 Intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro LsmbertonQhi 28 • 20159 Milano
18
PAG. 18 RIFORMA
iiNODO Valdese
VENERO) 8 SEHEMBRE^n^'
Circa quaranta ospiti hanno rappresentanto le chiese e le istituzioni europee
La cornice internazionale del Sinodo
L'ampia rappresentanza estera testimonia della credibilità del mondo protestante italiano
ma soprattutto dei profondi legami di solidarietà e di amicizia con le chiese sorelle
GIUSEPPE PLATONE
..O ONO onorato di por
tarvi i saluti della direzione della Chiesa evangelica
tedesca (Ekd) nel quadro della fraternità che, da secoli, ci
lega. Occorre che l’Europa
ascolti la voce del protestantesimo e la Conferenza delle
chiese d’Europa (Kek) ha lo
scopo di rendere, in questo
nostro continente, una comune testimonianza. E voi,
con la vostra incredibile storia e le vostre scelte attuali,
offrite un prezioso contributo alla riflessione della famiglia evangelica nel nostro
continente. Trovo notevole
che, attraverso i proventi
dell’otto mille, partecipiate
generosamente a sostenere
progetti diaconali e assistenziali in Africa e in Sud America. Questa vostra presenza
attiva sul piano finanziario fa
sì che oggi quella strada che,
sino a ieri, era a senso unico
sia diventata a doppio senso
di marcia. La vostra attiva
cooperazione contro la fame
nel mondo è di stimolo a tutte le chiese».
Il saluto, qui sintetizzato,
del pastore Paul Oppenheim
di Hannover è uno tra quelli
che gli ospiti stranieri hanno
rivolto al nostro Sinodo. Si è
trattato di una quarantina di
persone che, in rappresentanza di chiese e vari organismi ecclesiastici europei hanno partecipato, grazie anche
all’équipe dei traduttori simultanei, a gran parte dei lavori sia del Sinodo sia della
sessione congiunta con i battisti. Come ogni anno agli
ospiti è stata dedicata un intera serata. L’incontro è avvenuto nella residenza del Castagneto di Villar Pellice della
famiglia Lazier. Nel grande
salone di questo Centro vacanze, immerso tra castagni
secolari, tra una portata e
l’altra della cena, vari ospiti
hanno preso la parola per
portare il proprio saluto. 11
Andrew McLellan
presidente del Sinodo, pastore Claudio Pasquet, ha suddiviso gli interventi tra la serata
festosa e i lavori del Sinodo. A
ognuno di essi ha spesso risposto con humour e con
cordialità.
Da Parigi il pastore Michel
Bertrand, moderatore dei
riformati francesi, ha portato
il saluto del Consiglio nazionale e della Federazione protestante. Bertrand ha notato
che stiamo vivendo una crisi
senza precedenti riguardante
proprio la trasmissione della
fede: «Le chiese protestanti
francesi si rendono conto che
mai come oggi l’Evangelo è
stato misconosciuto e al tempo stesso fortemente atteso».
Dalla Francia erano anche
presenti i pastori Gerard Cadier, vecchio amico del mondo valdese e del Servizio cristiano di Riesi, e Alain Rey,
della Comunità di chiese in
missione (Cevaa).
La schiera più nutrita di
ospiti, come spesso è successo in questi anni, è giunta
dalla Svizzera. Erano presenti
Charles Buffai, molto conosciuto specie nelle valli vaidesi, insieme a Rolf Mader
del Comitato valdese di Berna e Alfred Kùnzler con Susi
Hoegger-Passera per quello
di Basilea. Il decano Alberto
La delegazione renana: Ingrid Schäfer, Harald Kamp e Elke Wieja
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redaz@riforma.it:
REDAZIONE NAPOLI:
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fax 081/291175, e-mail: rifornna.na@mbox,netway.it:
REDAZIONEPINEROLO:
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fax 0121/323831. e-mail: edipro@tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecctìi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacqbino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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ordinario: L. 105.000: ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 55.000;
UÊM O sostenitore: L. 200.000.
Pcfarn r' Of^Hnarlo: L. 170.000; V. aerea: L. 195.000; semestrale: L. 80.000;
IV sostenitore: L. 250.000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) E 30.000. Partecipazioni: mm/colonna E 1.800. Economici: a parola E1.000.
La testata Riforma è registrata dai Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dioembre1999).
Il numero 33 del 1® settembre 2000 è stato spedito dall'LIfficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 30 agosto 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Pool, del Sinodo della Chiesa
evangelica dei Grigioni, ha
sottolineato nel suo intervento nell’aula sinodale l’unione
antica che collega le nostre
chiese. Ha ricordato come
nella Commissione radio-tv
della sua chiesa intervengano
spesso pastori italiani il che
permette di far meglio conoscere in Svizzera le nostre posizioni, spesso in controtendenza. Il pastore Paolo Tognina ha portato il saluto della Chiesa evangelica riformata del Ticino. La pastora basilese Ines Gloor Rivera, in rappresentanza della Chiesa
riformata d’oltralpe, nel ricordare il suo anno di studio
alla Facoltà valdese nel 1968
ha invitato le nostre chiese a
mettere in agenda una riflessione sui temi della sessualità. La pastora Rivera, che lavora in un Centro per malati
di Aids in Svizzera, ha tra l’altro affermato: «Oggi l’etica
sessuale è semplicemente un
disastro, i giovani sono sovente vittime indifese di una
cultura sessuofobica oppure
acritica e consumistica anche
nei rapporti interpersonali.
Bisogna che anche nelle chiese si cominci a riflettere sul
valore della sessualità nella libertà e nella tolleranza». Ancora da Basilea abbiamo
ascoltato il saluto della pastora Doris Voegelin, che segue
con interesse il lavoro del nostro Asilo degli anziani di Vittoria (Rg). L’agenzia svizzera
di aiuto internazionale Heks
era rappresentata da Andreas
Hess e da Inge Schaedler, che
ha trascorso molti anni di lavoro in Sicilia e che continua
con appassionata fedeltà a
seguire molti fronti di impegno sociale delle nostre chiese. L’Alleanza riformata mondiale (Arm), con sede a Ginevra, è stata presente al Sinodo
con il brasiliano Odair Pedroso Mateus.
Nutrita anche la delegazione proveniente dalla Scozia
con il moderatore Andrew
McLellan e la moglie Irene accompagnati dai pastori lain e
Isabel Whyte e dal segretario
lan Alexander. Il moderatore
McLellan, il mattino di domenica 20 agosto, ha predicato
nel corso del culto della «English Speaking Church» di Torino. La visita si inserisce
nell’attuale ricerca avviata
dalla Chiesa riformata scozzese per trovare un nuovo pastore per la piccola comunità
di lingua inglese della città subalpina. Un piccolo comitato
nominato dalla nostra chiesa,
in accordo con un analogo in
Scozia, sta dialogando in que
sti giorni in vista della scelta
del candidato, scelta che dovrebbe avvenire a Edimburgo
entro fine settembre. La delegazione scozzese ha offerto
una cena a Torre Pellice agli
amici valdesi e metodisti che
intrattengono regolari rapporti con la Scozia. «Guardiamo con ammirazione - ha
detto McLellan - alla vostra
determinazione in materia di
fede che ha attraversato i secoli. Torniamo a casa tonificati dalle vostre discussioni e
decisioni». Pierre Mauron che
ha organizzato la visita della
delegazione scozzese al Sinodo è rimasto ben impressionato dal culto di apertura nel
Palazzetto del ghiaccio di Torre Pellice: «Ho trovato questo
luogo adattissimo alla riflessione, soffiava in quel pomeriggio uno spirito di reale fraternità. La comunione con i
fratelli e le sorelle battiste lo
leggo come un enorme passo
avanti, segno chiaro di condivisione che ci apre a nuove
possibilità».
Il moderatore deU’Assemblea generale della Chiesa
unita riformata (Urc), William Mahood, ha sottolineato
il valore prezioso dei contatti
con il mondo valdese e metodista italiano. «Vi porto - ha
aggiunto Mahood - anche il
saluto della mia piccola comunità di cui sono pastore
a St. Ives. Si tratta di una località a venti chilometri da
Cambridge. Qui sulla piazza
principale, di fronte al nostro
tempio, c’è una statua di Oliver Cromwell. La chiesa di St.
Ives fu fondata intorno al
1630 quando Oliver Cromwell, che in quegli anni viveva a St. Ives, radunò un gruppo di credenti a casa sua.
Questo ricordo storico è anche un legame perché anche
noi, come voi, sappiamo come quest’uomo abbia voluto
invitarci a diventare discepoli
di Cristo e ci ha ricordato la
nostra chiamata a essere,
ogni giorno, suoi discepoli a
qualunque prezzo».
Da Francoforte il pastore
Jiirgen Godhe ha portato il
saluto del Diakonisches Werk
della Chiesa evangelica nazionale. Godhe ha sviluppato
una riflessione intorno ai temi della diaconia; «Se si definisse il lavoro diaconale secondo le regole del mercato,
esso sarebbe superfluo. Per
questo bisogna smascherare
il mercato come soggetto che
non si prende cura dei poveri
e degli emarginati. L’emarginazione ha due volti: quello
della violenza e quello dell’irresponsabilità. Le comunità
Jan Capek ha portato il saluto dei Fratelli cechi
cristiane in Europa sono una
forza contro l’emarginazione
e la violenza e possono essere
aiutate dalla diaconia a rimanere in contatto con la politica e a prendere coscienza
della situazione degli emarginati». Godhe ha concluso dichiarando di portare i risultati della riflessione sinodale
nei vari comitati che in ambito protestante si occupano di
diaconia in Europa.
La giurista ecclesiastica
della Chiesa evangelica renana, Elke Wieja, ha portato il
saluto della sua chiesa da
Düsseldorf ricordando gli antichi legami con il mondo
valdese. «Ho notato - ha dichiarato Wieja - che vi state
confrontando con una serie
di temi che sono simili ai nostri. In particolare mi colpisce il vostro impegno in campo diaconale. Sul fronte teologico trovo importante come è stata impostata la questione del battesimo con le
chiese battiste. Anziché essere motivo di separazione diventa occasione di riflessione. Infine, il fatto che il Sinodo abbia dedicato tempo alla
Carta ecumenica europea indica la vostra sensibilità al
dialogo e al confronto, anche
con il mondo cattolico. Per
una chiesa di minoranza ogni
chiusura rischia di intristirla
mentre il coraggio del confronto irrobustisce la stessa
identità se essa è biblicamente fondata».
Dalla chiesa renana è giunto anche l’augurio della signora Ingrid Schäfer per conto della direzione ecclesiastica. Da Bergisch Gladbach è
giunto il saluto del circolo
degli amici dei valdesi (Freundeskreis der Waldenser
Kirche) tramite i pastori Roland Knuth e Haràld Kamp.
Knuth ha paragonato la Chiesa valdese a un cantiere perennemente aperto, con prospettive capaci di coinvolgere
anche la sensibilità concreta
di molti evangelici tedeschi.
Dal Baden, la neoresponsabi
le regionale delle relazioni
ecumeniche, la pastora Susanne Labsch, ha portato!
saluti della sua chiesa in un
perfetto italiano, avendo lavotato vari anni nelle valli
valdesi: «Il vostro Sinodo è un
insieme di efficienza tedesca
e di italiana convivenza».
Significativo, inoltre, anche
il messaggio di Jan Capek che
da Praga ha portato il saluto
del Sinodo delle chiese evangeliche dei Fratelli cechi. Capek, nel suo intervento, ha
voluto brevemente tratteggiare la figura del professore '
Amedeo Molnàr uno dei più
insigni storici valdesi del secolo: «Nel nostro paese, ex
socialista - ha detto Capekdopo i primi entusiasmi nei
confronti del cristianesimo
conseguenti alla caduta del
muro di Berlino, c’è stata in
Alberto Pool
La pastora Susanne Labsch presenta le problematiche sinodali agli ospiti tedeschi
questi ultimissimi anni una
ricaduta nella secolarizzazione. Oggi nella Repubblica ceca i pastori, le pastore, la
chiese sono fortemente sfidati a predicare la speranza cristiana che può cambiate la
vita. È un compito difficjl*
ma, con ostinazione, proviamo a svolgerlo ogni giorno c
alcuni risultati positivi cominciano già a vedersi. Questa necessità di dare costanza
ai nostri sforzi è una lezione
che riceviamo anche dalla
storia valdese che è parte anche della nostra storia, a partire dal Medio Evo».
Infine dall’Olanda, a nome
del Comitato valdese delle
chiese riformate vallone dei
Paesi Bassi, Archibald Ma;
claine Pont ha trasmesso ai
sinodali l’augurio di un sodalizio che esiste e opera attivamente sin dal tempo de
Rimpatrio valdese del XVh
secolo. Come si vede, la cornice internazionale del SinO'
do è stata, anche questa voh
ta, ampia. Essa testimonia d'
una credibilità che il piccole
mondo protestante si è conquistata sul campo. Certamente, tutto questo scarnbie
di messaggi, auguri e valutazioni da parte degli osp't'
stranieri non sarebbe state
possibile senza l’aiuto, uttcd
professionale, dell’équipe de
traduttori. Accanto ad El^d
Griffiths per l’inglese e Vim
cenzo Cortese per il tedesc '
hanno collaborato Mictoti
Munsey, Birgit Walter, M
chelle Rovara, John Brem
mer, Oriana Bert, Etiennetm
Jalla, Susanne Labsch.
Lo leg
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SETTEMBRE 2000
PAG. 19 RIFORMA
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Dal 9 settembre a Pinerolo
Al via la Festa dei giovani
Apre i battenti, sabato 9 settembre, alle ore 18, nei cortili
dell’Expo Fenulli a Pinerolo, la «Festa dei giovani 2000». Una
settimana intensa in cui sono fissati numerosi incontri, dibattiti, proiezioni di video, serate a tema e feste aperte a tutti che
si svolgeranno nell’area spettacoli; per i più piccoli è previsto
un grande spazio di animazione con giochi, laboratori e divertimenti vari. Come ogni anno ci sarà la presenza degli stand
delle associazioni e dei gruppi delle varie realtà territoriali,
mentre gli amanti della lettura troveranno il loro spazio nelle
sale all’entrata della festa, dove sarà allestita un’esposizione di
libri. Per ulteriori informazioni si possono contattare gli organizzatori tramite Bruno Marabotto (tei. 0121-37487).
Incontro a Rorà il ÌO settembre
I Tourn di mezzo mondo
Domenica 10 settembre si tiene a Rorà il quarto raduno mondiale della famiglia Tourn. Per l’occasione saranno presenti
molti dei Tourn sudamericani che si erano riuniti per il terzo raduno tenutosi a Santa Fè, in Argentina, il 26 febbraio scorso
(nella foto, alcuni dei partecipanti). Il programma di domenica
prevede alle 10 nel tempio di Rorà, il culto presieduto dal pastore Giorgio Tourn, a cui parteciperà la corale valdese; alle 11,30,
in piazza Fontana, la cerimonia ufficiale con il saluto del sindaco e lo scambio di messaggi con i Tourn dell’Uruguay e dell Argentina davanti a una targa commemorativa; alle 13 il pranzo
per tutti al Bric, nel parco pubblico montano di Rorà (per le prenotazioni telefonare al più presto a Silvio Tourn, 0121-93164).
KIFOEMA
T 1 I
-1 I A
Yaui mo:
Fondato nel 1848
Dimpiego e le prospettive dei lavoratori socialmente utili neH'ambito del Pinerolese
Una normativa troppo rigida
La legge 468 del 1997 tenta di regolamentare la complessa situazione attuale permettendo agli Enti
di assumere parte dei lavoratori, ma a condizioni poco praticabili secondo il sindacato
ICONTRAPPUNTOI
ANCHE L'INFORMAZIONE
SERVE A FARE TURISMO
DAVIDE ROSSO
MASSIMO GNONE
Flessibilità, contratti atipici e lavoro
autonomo. Parole di un
nuovo ordine dell’occupazione che anche in Italia sembrano avere la
meglio; almeno sulle prime pagine dei giornali.
Mentre altre categorie,
altre vite, non fanno più
notizia, dopo l’entusiasmo, e le polemiche, si
dimenticano: eppure dal
1996 a oggi sono 4.000 le
persone transitate in Piemonte con progetti differenti di lavoro socialmente utile.
Con la legge 468 del
1997 è iniziato il tentativo
di regolamentare una situazione divenuta via via
più difficile dopo il provvedimento d’istituzione
del 1991. L’ultimo intervento normativo risale al
maggio di quest’anno,
con la legge 81. «È un testo molto restrittivo commenta Giorgio Sasso,
della Camera del lavoro
di Torino - e, se a livello
nazionale la valutazione
assume toni più sfumati,
come sindacati piemontesi siamo contrari a buona parte del provvedimento». La nuova normativa prevede che per
accedere a questa possibilità bisogna dimostrare
di essere stato un lavoratore socialmente utile alla fine del 1999. L’ente
utilizzatore deve mettere
nero su bianco l’impegno
a trovare un impiego stabile ai lavoratori e dopo i
Progetti e iniziative
nelle valli valdesi
non hanno ancora
adeguate strategie
di immagine
primi sei mesi deve pagare il 50% dei costi del dipendente preso in carico:
il resto viene coperto dal
Fondo nazionale per
l’occupazione. Questo
passando dalla porta dell’ufficio di collocamento;
un’altra via è rappresentata dai Comuni che possono procedere alla assunzione per singoli progetti. «La legge è selettiva
- dice Vincenzo Bertalmio, della Cgll di Pinerolo - e molte persone si
sono trovate di fatto
escluse solamente perché lavoratori socialmente utili prima del 31 di
G'
ARREDA
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MOBILIFICIO vìa S. SeconcIo, 58
AbbAdiA AlpÌNA ' PìneRoIo (To)
(di ÌRONTE aHa CASERMA AlpiNÌ «BERAfidi»)
® 0121/201712 Iax 0121/505042
E'MAÌI: qRÌVA@qRÌVA.ÌT XWWW.qRiVA.iT
cembre del 1999: come
sindacati ci siamo subito
opposti».
Ma qual’è la situazione
nel Pinerolese? In vai Pellice si contano quattro
posti alla Comunità montana: un impiego all’Informagiovani, uno all’
assessorato allo sport e
due posti destinati al progetto Crumière. Senza
considerare i singoli Comuni. «La normativa è
davvero rigida», dice il responsabile Gianclaudio
Magra. Nelle valli Chisone e Germanasca ci sono
due progetti in corso che
nell’insieme coinvolgono
una trentina di persone
impegnate in programmi
formativi: la Comunità
montana da due anni gestisce direttamente quattro lavoratori, impietri
in mansioni d’ufficio e
nel settore turistico.
In Piemonte oltre il
70%) dei lavoratori socialmente utili è composto
da donne e il 50%> da diplomati o laureati. «Il futuro di queste persone è
incerto - afferma Sasso e si parla di collahorazione coordinata e continuativa, tempo determinato e lavoEO interinale:
queste non sono proposte di lavoro stabile». Se
l’Ipotesi del tirocinio formativo nelle imprese per
un successivo impiego
sembra essere limitata,
«un risultato concreto si
può ottenere nella pubblica amministrazione».
Convegno a Pinerolo
Il futuro va oltre
le Olimpiadi
In tanti pensavano che
fosse un errore di stampa
la data «2030» apparsa
nel titolo del convegno
«Pinerolo 2030: attese e
prospettive», tenutosi il
31 agosto alla scuola universitaria di Management
e Impresa di Pinerolo.
«Invece - come ha spiegato Luigi Chiabrera, presidente dell’Atl 2 Montagne doc - è stata volutamente scelta una data così distante per provare a
ragionare sul futuro senza troppi affanni e senza
scadenze pressanti».
Il tema centrale dei vari
interventi è sempre stato
quello spinoso delle olimpiadi del 2006. I problemi di cui si è parlato
sono ben noti: nelle nostre zone manca il modo
di offrirsi, di trattenere le
persone, ci basiamo su
un turismo «mordi e fuggi» che dura poche ore ed
è poco stabile; si deve
evitare che durante le
olimpiadi il pinerolese diventi solo luogo di gare,
proponendolo anche come luogo del dopo gara e
del ritorno, con strutture
e divertimenti che spin
gano le persone a soggiornare per più di due
giorni nelle nostre zone.
«Le olimpiadi saranno
un grande lascito per il
futuro: dobbiamo riuscire
a creare una piattaforma
solida per la valorizzazione del territorio da poter
portare avanti anche do
po il 2006 - ha ricordato il
sindaco di Pinerolo, Al
berto Barbero -. È nostra
responsabilità formare
una forte base che sia di
aiuto e non di intralcio
per ciò che vorranno rea
lizzare in ambito turistico
le future generazioni, so
prattutto evitando di costruire inutili cattedrali
nel deserto».
Paolo Alberti, segreta
rio generale della Cna di
Torino e Provincia, la
Confederazione nazio
naie dell’artigianato e
della piccola e media impresa, ha spiegato che
Tartigianato sta vivendo
un forte incremento nelle zone del Pinerolese; la
cultura futura dovrà es
sere di collaborazione tra
piccoli imprenditori, in
un’ottica di economia lo
cale e non globale
Giunti ormai a inizio settembre, dopo un agosto caratterizzato per la maggior
parte dal bel tempo, può
già essere il momento non
tanto di tirare le somme
sulla stagione turistica che
sta volgendo al termine,
quanto di pensare al futuro soprattutto ripensando
a quanto fatto in questa
anno nel setto- w«
re. Dopo un luglio non completamente
«sereno» l’agosto è parso,
stando alle cifre di cui si dispongono, migliore. Favorite dal bel tempo molte persone si sono
avventurate in gite ed escursioni alle Valli. Sul versante delle istituzioni questa è stata Testate del «Protocollo d’intesa sul turismo», che ha comportato la
presentazione per il finanziamento in Regione il 29
agosto di 57 progetti per un
totale di 14 miliardi di investimento, frutto di una
scrematura operata su ben
143 proposte di interventi.
Tutto sembra positivo, o
quasi, tuttavia l’impressione è che molto sia ancora
da fare. Certamente sul
piano dell’accoglienza e
delle strutture alberghiere,
annoso problema valligiano, ma anche sul piano dell’informazione e della comunicazione. Il nostro territorio in questi anni ha visto iholtiplicarsi le idee e i
progetti, molti dei quali
stanno andando in porto o
sono stati comunque iniziati, ma di questi spesso
poco si sa e, fatto più grave,
sovente nulla sanno i turisti, villeggianti o «mordi e
fuggi» che siano.
La mia impressione è che
se un territorio è vivo dal
punto di vista delle idee, e
le Valli tutto sommato lo
sono, logica vorrebbe che
nelle sue strategie di immagine si prevedesse anche la
comunicazione di questo
fatto. Ma alle Valli, forse
per umiltà, forse per dimenticanza, nessuno si
preoccupa più di tanto di
dire che esistono realtà che
stanno nascendo o rinascendo, come la struttura
polivalente di Villar Perosa
(destinata tra l’altro proprio a una sorta di prima
accoglienza del turista in
valle) o come il Teatro so
to, o più in piccolo, dal
punto di vista economico,
che sta nascendo un ecomuseo delle valli Chisone e
Germanasca che sta cercando di mettere in rete
varie realtà produttive e di
accoglienza delle due valli.
Intendiamoci, tutte queste
cose non è che siano tenute
nascoste e non siano state
pubblicate
ciale di Pinerolo, o che si
stanno facendo investimenti sulle seggiovie di
Prali per un loro rifacimen
sui giornali
locali ma mi
domando:
quante delle
persone che
visitano le
Valli ne sanno qualcosa?
E pensare che
basterebbero, per fare
cambiare anche l’immagine che si dà
della vivacità e dinamicità
del territorio, così come
per altro capita già in altre
zone anche italiane, l’allestimento di alcune bacheche, dislocate in punti strategici nelle nostre cittadine, che presentino un idea
che si sta realizzando, un
progetto andato in porto.
Da noi invece questo tipo
di informazione si può trovare solo nei palazzi comunali 0 in uffici decentrati
che non sono propriamente una tipica meta turistica.
Se è un idea condivisibile
e positiva mettersi in rete
per pensare un progetto
comune in grado di dare
impulso e slancio al turismo, e se è vero che esistono luoghi deputati a comu^
nicare con i «visitatori», come TAtl e i punti informazione turistica penso che
sia indispensabile oggi comunicare oltre che sull’esistente anche sul futuro e su
quanto si sta facendo. Può
essere un modo per entrare
in comunicazione con chi
ci visita e una via, oltre tutto relativamente a basso
costo, per far sì da un lato
che passi un’idea di dinamicità del territorio e dall’altro che chi arriva si senta in qualche modo a casa e
forse invogliato a tornare
magari per visitare e utilizzare la nuova area in costruzione o il nuovo itinerario allo studio.
Certamente questo vuol
dire anche «impegnarsi»
nei confronti di chi viene
informato ma questo è il rischio della comunicazione
che se vuole essere efficace
deve essere sì completa ma
anche ingenerare un processo di fiducia tra i due
soggetti in gioco basata
sull’attendibilità e sulla
continuità del dialogo.
20
PAG. 20 RIFORMA
E Eco Delle Va hi moESi
venerdì 8 SETTEMBIIE im»,|
PINEROLO PREPARATIVI PER I CONCORSI IPPICI
— Pinerolo si prepara alla tradizionale rassegna
ippica di settembre. Nella «Città della cavalleria», in attesa del primo appuntamento previsto
per il 15,16 e 17 settembre quando si svolgerà il
14“ Concorso ippico internazionale di salto a
ostacoli Csi-A, fervono i preparativi e gli operai
del Comune hanno iniziato già dalla settimana
scorsa l’allestimento delle tribune e del campo
di gara in piazza d’Armi dove si terrà anche il 22,
23 e 24 del mese il 13“ Concorso ippico nazionale di salto a ostacoli tipo-A.
8 SETTEMBRE AL BAGNOÒU — Sono numerose le
manifestazioni organizzate in occasione deH’8
settembre in vai Pellice. Venerdì 8, alle 20,30,
fiaccolata a Torre Pellice con successiva inaugurazione della nuova sede delle associazioni
combattentistiche nel palazzo comunale. Domenica 10, alle 10,30 cerimonia al Bagnoòu, accanto alla lapide di Lombardini con orazione ufficiale del sindaco di Bricherasio, Bosio, e successivo pranzo. Il Gruppo teatro Angrogna presenterà il suo video «Gino, classe 1924, una storia di Resistenza», mercoledì 13 settembre alle
21 al cinema Trento e giovedì 14, ore 21 nella sala delle attività culturali di Angrogna.
RAGAZZI DEL 2006 — In vista delle Olimpiadi di
Torino del 2006 continua l’attività di incontro e
formazione con i ragazzi che alla data dei giochi
avranno da 18 a 25 anni. Conoscenza del territorio, della cultura locale e della storia: questi gli
obiettivi dei momenti di formazione cbe verranno organizzati per i «Ragazzi del 2006». In questi
giorni la Comunità montana vai Pellice ha inviato a tutti i giovani potenzialmente coinvolgibili
un questionario: chi è interessato ad aderire alla
proposta deve restituire il materiale inviato, debitamente compilato, presso i rispettivi comuni.
INCONTRI PER IL LEADER PLUS — La Comunità
montana vai Pellice sta lavorando con quelle
della vai Chisone e Germanasca, l’Alta vai Susa e
alcuni Comuni confinanti per la definizione della «manifestazione di interesse» da presentare
alla Regione in vista dell’accesso ai fondi comunitari del progetto Leader plus. Dovranno essere
costituiti dei «gruppi di azione locale» misti fra
pubblico e privato per individuare progetti integrati con la finalità di promuovere agricoltura,
artigianato tipico e turismo. Sono stati organizzati degli incontri con gli operatori dei settori il 7
settembre a Torre Pellice (ore 20,30 nella sede
della Comunità montana) l’il settembre, alle 21,
a Perosa Argentina nella sede della Comunità
montana e il 12 settembre al municipio di Oulx.
FESTA DE «LA VALADDO» — Dal 9 al 10 settembre
si terrà ad Oulx la 22“ festa de «La Valaddo». I
partecipanti verranno accolti sabato 9 settembre alle 16,30 a Savoulx con musica, canti e rinfresco. Domenica alle 10 sfilata per le vie del
paese, saluti ufficiali; alle 11,15 celebrazione
ecumenica nella chiesa parrocchiale. Alle 12,30
pranzo organizzato dall’Ana e, a seguire, musica
e spettacoli della cultura «patoisante».
ALLA RICERCA DEGLI STAMBECCHI — Domenica
10 settembre il parco Orsiera-Rocciavré organizza una giornata con i guardaparco «alla ricerca
degli stambecchi»; i primi stambecchi furono
reintrodotti nel 1995 e altri esemplari sono stati
successivamente rilasciati il ritrovo è alla sede del
parco in frazione Foresto di Bussoleno, alle ore 7.
Pranzo al sacco, abbigliamento adeguato.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI RADIO BECKWITH — Sabato 9 settembre alle 21,15, trasmissione in diretta dal tempio di San Giovanni del
concerto del «Quintetto Architorti» di Pinerolo.
Domenica 10 settembre, invece, dal tempio di
Lusema verrà trasmesso in diretta il culto.
LA VITA DI GRANDE STEVENS A CANTALUPA
l'ita di un avvocato è il titolo del libro autobiografico di Franzo Grande Stevens, pubblicato
dalla Cedam Edizioni, che verrà presentato sabato 9 settembre alle 16 a Cantalupa, nella Villa
comunale di via Chiesa 73. Intervengono Giampaolo Zancan, presidente dell’Ordine degli avvocati e procuratori di Torino e don Vittorio Morero, direttore de L’eco del Chisone; presiede Angelo Tartaglia, presidente del Centro culturale
Cantalupa. Sarà presente l’autore.
COLLEGIO VALDESE
Sarà inaugurato venerdì 8 settembre, alle 15,
nell’Aula sinodale della Casa valdese a Torre Pellice
l’anno scolastico 2000-2001 del Collegio valdese. La
prolusione che avrà per tema «Minoranze e globalizzazione», e che introdurrà la manifestazione,
sarà tenuta da Tullia Zevi, già presidente dell’Unione comunità ebraiche in Italia. La sera, alle 21, al
teatro del Forte, il gruppo teatrale del liceo presenterà «Lisistrata», un adattamento della commedia
di Aristofane (ingresso libero).
Un comitato spontaneo per la tutela del Chisone
Centraline della discordia
Fa discutere anche il primo progetto per la realizzazione
di un collettore fognario unificato per tutta la valle
DAVIDE ROSSO
CONTINUA la raccolta di firma del Comitato spontaneo per la salvaguardia del torrente
Chisone, nato sull’onda
delle perplessità suscitate dal progetto presentato dalla società Idroval
che prevede la costruzione di cinque nuove centrali idroelettriche sul
torrente nel tratto che va
da Pragelato a Pinerolo e
l’abbozzo per la realizzazione di un collettore fognario unico di valle.
Uno studio della proposta, solamente però
per quel che riguarda la
seconda parte del progetto, è stato affidato
dalla Comunità montana
valli Chisone e Germanasca all’mg. Piergiuseppe Daviero, che ha preparato un nuovo piano
di massima, in sostituzione di quello indicato a
suo tempo dalla Idroval.
L’iniziativa nella sua totalità, ma con un particolare riguardo alla questione centraline verrà
presentata pubblicamente nella mattinata di sabato 16 a Pinerolo nella
sede del Circondario per
iniziativa della Provincia.
Il «collettore di valle» comunque dovrebbe convógliare gli scarichi dei
vari Comuni ai depuratori posti a Perosa, Villar
Perosa e Pinerolo creando così una rete di depurazione più efficiente, almeno nelle intenzioni
degli estensori, permettendo al torrente di «respirare». Nella sua totalità poi il progetto prevede interventi sull’ambiente e la creazione di
aree attrezzate lungo il
percorso del Chisone.
Le perplessità degli
aderenti al comitato so
no relative soprattutto
alle centraline viste come
un ulteriore impoverimento del Chisone, «un
prelevare risorse dal territorio senza oltretutto
avere una reale contropartita», ma riguardano
anche le opere di realizzazione degli impianti
che comporterebbero tra
l’altro ingenti lavori di
scavo. Le concessioni comunque le deve dare la
Provincia e rincontro di
sabato 16 servirà all’assessore Ferro a raccogliere le impressioni e le reazioni sull’argomento per
poter quindi prendere
una decisione definitiva.
Il torrente Chisone all’altezza di Villar Perosa
Luserna San Giovanni
Corso d'astronomia
L’associazione astrofili «Urania» di Luserna San
Giovanni organizza il quarto corso di astronomia,
air«Osservatorio astronomico Valpellice», in località
Bric del Colletto 1 a Luserna. Il corso inizierà lunedì
11 settembre, alle 21, con un’introduzione all’astronomia e comprenderà 10 lezioni, che si terranno ogni
lunedì fino al 25 novembre nella sede dell’associazione. La frequenza al corso è limitata a 25 persone e costa 200.000 lire (con la possibilità di iscriversi anche
all’anno societario 2001 con la spesa suppletiva di
50.000 lire). I soci, inoltre, possono usufruire di tutte
le attività dell’associazione, dalla biblioteca alle videocassette, dagli apparecchi didattici al planetario.
Le iscrizioni verranno raccolte lunedì 11 durante il
primo incontro; per ulteriori informazioni rivolgersi a
Massimo Travet (0121-909974, ore pasti).
APPUNTAMENTI
8 settembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 15, nella biblioteca comunale di via D’Azeglio, quinto incontro del laboratorio di
fiabe nell’ambito del progetto Pollicino.
9 settembre, sabato
PINEROLO: Nell’ambito della Festa dei giovani, alle 21, all’Expo Fenulli, spettacolo di cabaret «Vietato
ai minori» con il duo Margiotta e Olcese.
9-10 settembre
TORRE PELLICE: Il Cai-Uget Valpellice organizza
una gita in valle Stura (tei. Bario Merlo, 0121-59315).
SALZA DI PINEROLO: Nel fine settimana si svolge
la festa del paese con grigliata e spettacoli musicali.
9-11 settembre
PORTE: Agli impianti sportivi si svolge la festa del
paese e la mostra «Il raccolto».
10 settembre, domenica
PRAMOLLO: Si svolge una gara di campionato regionale di Trial.
PINEROLO: Nella Festa dei giovani all’Expo Fenulli, alle 18, incontro su «Moratoria della pena di morte
e giubileo». Ore 21, «Giochi nelle frontiere».
TORRE PELLICE: Nelle vie del centro storico tradizionale fiera d’autunno.
11 settembre, lunedì
PINEROLO: Alle 21, alla Festa dei giovani nell’Expo
Fenulli, incontro su «Lo sport tra salute, divertimento, opportunità, soldi e doping». Intervengono il prof.
Alessandro Donati della commissione scientifica anti-doping, Maurizio Damilano, campione olimpionico, Luigi Pairetto, designatore arbitrale, Demetrio Albertini, calciatore.
Guillestre
E scomparso
l'amico
Pierre Ribet
FRANCO PASQUET
»Teatro
Un video sul
«Partigiano
Gino»
ALBERTO CORSARI
.. INO, classe 1924:
si. \ j 1
NELLE CHIESE VALDESI
PRAROSTINO — Domenica 10 settembre, alle 10,
culto a San Bartolomeo; alle 17 riunione al Roc e cena
comunitaria.
TORRE PELLICE — Domenica 10 settembre, giornata comunitaria ai Simound, alle ore 15.
VILLASECCA — Domenica 17 settembre, alle 9,
culto a Combagarino; nel pomeriggio alle 15, riunione a Bovile.
IL 25 agosto a Guillestre, sua città di residenza, è mancato, all’età
di 79 anni, il carissimo
amico Pierre Ribet, il cui
padre era originario della
vai Pellice. Pierre era un
uomo generoso, pieno di
iniziative e fu uno dei più
entusiasti fautori del gemellaggio fra Guillestre e
Torre Pellice.
Durante gli anni della
Resistenza ebbe un attivissimo ruolo nella valle
del Queyras per facilitare
gli incontri tra i partigiani dell’alta vai Pellice e
i comandi alleati, e fu
molto prodigo di aiuti alla famiglia dell’on. Matteo Gay che, nell’agosto
1944, fu costretta a riparare in Francia fino a
guerra finita; ricordo bene quanto la figlia dell’onorevole socialista
fosse riconoscente di
questo aiuto. Anche noi,
partigiani della vai Pellice, siamo grati a Pierrot
(così lo chiamavano in
famiglia) per aver dato
inizio a un legame fra noi
e i «maquis» francesi, invitandoci alla manifestazione che si tiene ogni
anno a La Monta l’ultima
domenica di agosto, per
ricordare i francesi trucidati là dai nazisti. In seguito divenne tradizionale la presenza di un
nutrito gruppo di francesi alle nostre manifestazioni del 25 aprile.
Ci auguriamo di tutto
cuore che, in nome di
Pierre Ribet, questi tradizionali incontri possano
continuare rinsaldando il
legame fra le nostre due
confinanti vallate. Ai familiari in lutto desideriamo esprimere tutta la nostra simpatia, mentre a
Pierre Ribet diciamo il
nostro grazie riconoscente per quanto ci ha dato.
una storia di Resistenza» è il titolo dell’ultima produzione video del Gruppo teatro
Angrogna, con la regia
televisiva di Enrico Venditti. La vicenda prende
le mosse dalla storia personale di un partigiano
della vai d’Angrogna,
quella che si racconta nel
precedente video {Boomerang), voluto dalla
Provincia di Torino e
pensato per una diffusione capillare nelle scuole,
ma diversi sono rimpianto e il linguaggio. Là
dove il lavoro precedente, destinato a un pubblico di ragazzi e giovani,
traeva la propria forza
dall’accostamento della
guerra partigiana con
eventi drammatici più vicini a noi (il Kosovo e i
bombardamenti sulla
Serbia) e da un ritmo incalzante fatto di arditi
accostamenti visivi, quest’ultimo video è concepito in maniera più tradizionale: brani recitati, altri raccontati da JeanLouis Sappé e Maura
Bertin, altri illustrati da
canzoni rigorosamente
eseguite sulla scena..
L’opera è in sostanza la
storia di una presa di coscienza, della maturazione di Gino attraverso la
famiglia (il padre «rifiuta» il sermone del pastore che elogia Mussolini),
lo sviluppo della capacità
critica (di fronte alle adunate fasciste e all’annuncio della richiesta di armistizio), la fede: sarà Jacopo Lombardini, al Bagnoòu a spiegare a Gino
e agli altri giovani partigiani il senso originale
del loro impegno.
Torre Pellice
Croce Rossa
nei segno
di J. S. Bach
SERVIZI
VALLI
CHISONE ■
Guardia medica:
notturna, pretest., festiva:
Per le celebrazioni del
250“ anniversario della
morte di J. S. Bach, il co
mitato femminile della
Croce Rossa di Torre Pel
lice, in occasione della
chiusura della mostra
delle «Tavole imbandi
te», ha offerto, venerdì 25
agosto, uno splendido
concerto, certamente
uno tra i più belli tenuti
nel tempio valdese.
I due valenti musicisti.
Marco Armoni (flauto
traverso) e Silvio Pinamonti (clavicembalo),
hanno estasiato il numeroso pubblico di intenditori e appassionati della
musica di Bach, con una
esecuzione perfetta, raffinata e attenta, di tre Sonate e due Partite. Gli applausi scroscianti hanno
datto ai due esecutori 1’
approvazione e la gratitudine dei presenti. Come fuoriprogramma, una
sonata a tre di Vivaldi,
con la partecipazione
della giovane e brava
flautista Valentina Branca, ha chiuso la serata.
La ripetizione del concerto avverrà in ottobre
quale inizio culturale
delle celebrazioni del
prossimo cinquantenario
dell’associazione Amici
del Collegio valdese di
Torre Pellice. (a.t.g.)
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
10 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Bagliati
- P.za Marconi 6, tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: 81000
Croce Verde, Porte: 201454
1
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefest., festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi orario 8-22)
10 SETTEMBRE
Luserna San Giovanni: Qti.
baudo - Via Roma 19 (Airali),
tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, 953355
C. V. - Bricherasio, 598790
SERVUNPERMIERISTICO:
dalle ore 8 alle 17 ai distretti,
. ELIAMBULANSV I
telefono 118
CINEMA
BARGE — 11 cinema
Comunale ha in prò-1
gramma, venerdì 8 settembre, ore 21,15, Lane- '
ve cade sui cedri; sabato
9, ore 21,15, La cena dei
cretini; da domenica a
mercoledì, ore 21,15,11
patriota; giovedì 14, Pane e tulipani.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «2cento», giovedì 7, ore 20,30 e *
22.20, Final destination;
da venerdì a giovedì 14,
Space Cowboy: feriali
19.50 e 22,20, sabato
19.50 e 22,30, domenica
14,50, 17,20, 19,50 e
22.20, Alla sala «Scento»
giovedì 7, ore 19,50 e
22.20, Space Cowboy; da
venerdì a mercoledì 13,
10, me e Irene.
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011-6693254.
I NECROLOGI •
RINGRAZIAMENTO
Inda, Giorgio, Paola, A®
e Michele Miegge ringraziano tutti coloro che con pie
senza e scritti hanno pr®®
parte al loro grande dolo
per la perdita della cara
Berta
Roma, 8 settembre 2000
RINGRAZIAMENTO
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento è chiuso
per ferie fino al 13 set- j|^'
tembre.
I familiari del caro
Claudio Bounous
riconoscenti, ringraziano te*
coloro che con »
ri, scritti, parole di ¡s
opere di bene hanno pt
parte al loro dolore. .
Un grazie
medici e infermieri dell o F
dale valdese di „m
che l'hanno assistito dur
gli anni di malattia, al ^
Angelo Gallian che
stato presente in
mento di bisogno, alla '
Verde di Porte, al U"
pastore Guglielmo Cruc
San Germano Chisone
8 settembre 2000
li
pos
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mei
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chi;
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Tu]
spe
ble
stei
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sul
me
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ra
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