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Anno 120 n. 10
9 marzo 1984
L. 500
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Siç. FF.LLEGRUÍI Elio
Via Caiuti Libai'la’ 3
10066 TCRHH PfcLLlGE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
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TESTIiViONIANZA EVANGELICA NEGLI STATI UNITI
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8 marzo: è ormai una data che
sì è imposta come « festa » delle
donne, ma dietro i cortesi mazzolini di mimosa, quanto del travaglio femminista è stato preso
sul serio e assunto sia nelle relazioni interpersonali sia nelle
analisi della realtà?
Le donne hanno avuto difQcoltà
a farsi capire anche dagli interlocutori più sensibili perché la
loro riflessione presuppone l’esperienza riconosciuta e valorizzata in tutte le sue componenti
razionali ed affettive.
Le donne parlano il linguaggio
della parità, dell’amicizia, del
confronto, cioè, fra persone autonome, che si ascoltano a vicenda e non si giudicano pur esprimendo disaccordi.
Propongono un rapporto d’amore che non sia la proiezione
di reciproche insicurezze o bisogno di protezione. Le donne con
gli uomini non vogliono fare né
le figlie ed essere tutelate, né le
madri e dispensare energie nutritive, la loro grossa utopia, la
loro lacerante scommessa è essere riconosciute, direi ironicamente, umane: né idealizzate, né
inferiorizzate. Su questo obiettivo pesano tuttavia gravose dipendenze.
Quella economica, ad esempio,
dato che la crisi dei posti di lavoro colpisce in particolare le
donne.
Quali sono, dunque, oggi, le
frontiere delle donne? Lo scarto
fra come vorremmo vivere e come effettivamente siamo trattate lascia ancora aperti molti conti con questa società. Lo scacco
vissuto nelle diverse situazioni e
i sensi di colpa derivati dall’aver
deviato dai modelli tradizionalmente femmhiili, non devono farcì perdere la fiducia. La nostra
identità si è giocata e si gioca
nello spazio e nel tempo aperti
fra il futuro del nostro desiderio
e la lotta alle catene che hanno
profonde radici nel passato. La
nostra non è esagerata costruzione di sé, ma solidarietà che diventa storia con le modalità e le
molteplici soluzioni date da ognuna all’esistenza. Attualmente
si cita spesso la cultura della pace sollecitando l’intervento di esperti, psicologi e sociologi, dimenticando che le donne hanno
speso oceani di energie nell’affrontare, e certo non teoricamente, il conflitto, le paure, le sicurezze e le insicurezze. Un modo
di vivere che consideri l’altro
non come nemico comincia proprio dentro di noi, dalla nostra
soggettività, daU’educare il nostro io alla differenza a partire
dalla prima contrapposizione naturale fra maschio e femmina.
E infine, in questo percorso
del movimento delle donne, ormai più che decennale, come ha
reagito la parte maschile? Molti
hanno ascoltato e poi scosso il
capo, altri hanno cercato nuove
sicurezze, alcuni non ci hanno
badato affatto, altri sono «scoppiati » e altri ancora hanno faticosamente ricostruito una loro
Identità. Penso che sia tempo che
ci dicano cosa hanno imparato,
cosa in loro si è modificato, cosa ci rimproverano. Un bilancio
non si fa solo sul fronte interno.
Bruna Peyrot
L'ora di un discepolato costoso
La risposta alla sfida lanciata quarantanni fa da Dietrich Bonhoeffer riguarda casi eccezionali e situazioni ipotetiche o diventa una necessità improrogabile per il tempo in cui viviamo?
Ha iniziato in gennaio le pubblicazioni un nuovo mensile
di informazione per presbiteriani e riformati negli Stati Uniti
dal titolo "Seventh Angel" che richiama il settimo angelo di
Apocalisse 11: 15. Dal primo numero, 15 gennaio, riportiamo
un articolo di Richard Shaull, professore di teologia alla
Facoltà di Princeton N.S. di cui anni or sono la Claudiana ha
pubblicato un’opera dal titolo "Oltre le regole del gioco".
Quarant’anni fa Dietrich Bonhoeffer lanciò una sfida al mondo cristiano che gli valse la morte. Vivendo nella Germania nazista si rese conto che ci sono
momenti nella storia in cui una
linea netta separa la vita dalla
morte, la verità dalla menzogna,
la giustizia daH’ingiustizia. In
queste situazioni, dichiarò, i discepoli di Gesù Cristo devono
prendere posizione, agire coraggiosamente e pagarne il prezzo.
Oggi la stessa sfida è presentata a noi non da un individuo
isolato in una situazione estrema,
ma da comunità di fede sparse
per tutto il mondo.
Alcuni mesi or sono sono stato
in Salvador con una commissione che indagava sulle violazioni dei diritti umani. Abbiamo capito ben presto che eravamo in
un paese in cui poche famiglie
alleate con un esercito senza
scrupoli erano implicate nell’uccisione di migliaia dei propri
concittadini al fine di mantenere
la loro posizione di benessere e
potere.
L'ultimo giorno parlammo con
diversi cristiani che si oppongono a questo regno di morte:
un arcivescovo che difendeva i
poveri; professori universitari gesuiti che tenevano informato il
mondo su ciò che avveniva nel
loro paese; donne responsabili
dell’ufficio per i diritti umani
che raccoglievano dati sulle torture e gli assassini. Siamo stati
colpiti nel constatare che ognuna
delle persone con cui parlavamo
aveva assunto il suo compito
specifico sapendo che questo poteva condurla alla morte in qualsiasi momento. Dal tempo della
nostra visita, l’arcivescovo ha avuto minacce di morte; la casa dei
gesuiti è stata bombardata e il
direttore deH’uificio per i diritti
umani è stato assassinato.
Ho avuto stretti contatti con
un certo numero di Nordamericani che prendono una posizione
simile; donne e uomini che sono
andati in Nicaragua per vivere
in villaggi alla frontiera con
r Honduras dove ex mihziani della Guardia nazionale somozista, armati e finanziati dalla
CIA, fanno scorrerie violentando donne, bruciando raccolti e
case e uccidendo.
Quelli che prendono parte a
questa Testimonianza per la _Pace vanno in Nicaragua per vivere in solidarietà con le vittime
della nostra politica e per avvertire il nostro governo che un’invasione del Nicaragua minaccerebbe le vite anche di cittadini
nordamericani.
Un membro del gruppo è un
pastore presbiteriano di 62 anni
che ha lasciato una comoda parrocchia per spendere il resto della sua vita lavorando per la pace
e la giustizia. Un altro, una giovane donna appena uscita dall’università ha detto: « Finora
ho provato rabbia e frustrazione
per ciò che il mio paese sta facendo nell’America Centrale. Ma
LUCA 12: 32
Non temere, piccai gregge
La domenica successiva all’ll
febbraio 1929 — mi ha detto un
fratello dalla limpida memoria
— la comunità metodista di Bologna ascoltò dal suo pastore un
sermone sulla parola di Gesù:
« non temere, piccol gregge; poiché al Padre vostro è piaciuto di
darvi il regno ». All'indomani della firma del nuovo Concordato,
e dell’Intesa, vorrei provare a
riascoltare quello stesso testo.
Come doveva parlare questo
detto di Gesù agli evangelici che
lo ascoltavano nel 1929!
A poco più di sei anni dalla
presa del potere del fascismo, a
quattro anni dalla promulgazione
delle « leggi fascistissime » del
1925 che avevano assicurato all’organizzazione del dittatore un
potere assoluto e incontrollato,
ecco l’ultimo fiore di un mazzo
di successi che fino a quel momento Mussolini sembrava cogliere a piene mani: col Concordato finiva l’opposizione cattolica, si stabiliva — pur nella tensione — un’alleanza tra regime e
chiesa e Mussolini riportava sul
piano internazionale uno strepitoso successo di prestigio per
aver chiuso la questione romana
e aver riportato gli occhi ammirati del mondo sulla città eterna
pacificata.
Come non temere — in quanto evangelici, considerati propaggini del mondo protestante anglosassone, sentiti dal regime
come oppositori potenziali o effettivi, dalla Chiesa cattolica come peste eretica da isolare e ste
rilizzare — come non temere che
quel torbido abbraccio tra « il vicario di Cristo »e « l’uomo della
provvidenza » avrebbe soffocato
l’evangelismo italiano?
E infatti di lì a quattro
mesi doveva comparire puntuale
la legge sui « culti ammessi », inasprita l’anno successivo dal decreto di applicazione, che poneva gravissimi limiti alla libertà
di culto di tutti gli « acattolici »,
uniti in un forzato e anonimo
ecumenismo della discriminazione e della repressione poliziesca.
« Non temere, piccol gregge... ».
Non sappiamo cosa disse su questo testo il pastore metodista di
Bologna Postpischel predicando la domenica 17 febbraio 1929.
Ma non è difficile ammirare la
lucidità e sensibilità profetica
nella scelta del testo e immaginare una forte e serena parola
evangelica di rassicurazione di
fronte ai pericoli di un incerto
futuro, basata non sulle forze del
piccol gregge, bensì sulle promesse del Padre.
E oggi? La situazione in cui viviamo ha ben poco in comune
con quella del 1929. Oggi, dopo
la doppia firma relativa ai rapporti chiese e stato cresce l’interesse per la nostra impostazione,
siamo chiamciti a destra e a sinistra per dibattiti, articoli, interviste. E del fatto che non si
tratti di un interesse effimero nei
nostri riguardi è indizio l’anno
che si è appena concluso, in cui
la ripresentazione del messaggio
di Lutero ha incontrato attenzio
ne insospettata. Si può dire che
non solo non siamo in una situazione simile a quella di 55 anni
fa, ma che anzi siamo in una situazione diametralmente opposta: non rinchiusi bensì fatti
uscire dai nostri ghetti; non fatti tacere, bensì invitati a parlare.
Che mai abbiamo dunque da temere?
La parola di Gesù — o almeno
il suo appello iniziale — non sembra a prima vista avere un aggancio con la nostra situazione.
Ma è necessario fare uno sforzo e andare più in profondità. I
nostri timori e le nostre paure,
appunto perché sono tali, possono essere molto ben nascosti ed
è necessario uno sforzo per portarli alla luce. Ebbene, uno di
questi timori, per noi evangelici
del 1984, mi sembra essere la
paura deff’inutilità.
Nell’ultimo decennio abbiamo
fatto tutto il vossibile per inserire una voce diversa nel dialogo
tra stato e chiese; e ora ci ritroviamo — accolti, certo, e anche
apprezzati — in un paese in cui
continua a dominare inarnovibile una concezione istituzionale,
garantista e privilegiaría del cristianesimo. Abbiamo detto il nostro dissenso, quando discutevamo i documenti di Accra su Battesimo Eucaristia e Ministero nel
1974; e ci ritroviamo ora con i
documenti di Lima in un movimento ecumenico che continua
imperturbabile a camminare per
Franco GiampiccoU
(continua a pag. 12)
la mia rabbia mi ha paralizzata.
Ora ho trovato qualcosa che posso fare e continuerò a starci attaccata finché la politica degli
Stati Uniti non sarà cambiata ».
Queste persone, che rischiano la
vita, sono singolarmente vive. C(>
loro che pagano il prezzo del discepolato sperimentano un rinnovamento della loro fede, una
nuova profondità di significato
nella loro vita e la gioia di condividère con altri la lotta comune.
Confesso che questa gente mi
mette a disagio. Ho sempre pensato che questo tipo di costoso
discepolato fosse richiesto in situazioni rare, in casi estremi. Con
la loro testimonianza essi dicono
però che di questo discepolato
c’è necessità proprio ora. Forse
hanno ragione.
Stiamo vivendo in un tempo
in cui l’olocausto nucleare potrebbe segnare la fine della vita
civilizzata su questo pianeta. Non
richiede questo da noi, in quanto
cristiani, un impegno eccezionale nel nostro tempo e le nostre
energie nella lotta per la pace?
Siamo tutti cittadini di una
nazione che minaccia di invadere
il Nicaragua per distruggere il
regime che in America centrale
cerca maggiormente di rispondere al grido della maggioranza
dei poveri.
Nello stesso tempo il nostro governo si prepara per un intervento militare più massiccio nel
Salvador. Non siamo chiamati a
fare tutto ciò che è nelle nostre
possibilità per cambiare questa
politica prima che centinaia di
migliaia di persone muoiano?
E che dire della situazione del
nostro paese in cui ci sono milioni di disoccupati; in cui neri,
ispanici e donne sono vittime deh
la discriminazione; dove tanti
sono senza speranza per il futuro; dove tanti problemi, vecchi
e nuovi, richiedono esperimenti
coraggiosi e creativi per la riorganizzazione sociale?
Durante tutti questi anni la
costosa risposta di Bonhoeffer
ha profondamente influenzato
molte persone. Una risposta simile da parte di gruppi di cristiani in varie parti del mondo
potrebbe aprire o?fti la via ad
una rinascita della speranza nel
nostro tempo.
Richard Shaull
SOMMARIO
□ Un confronto - scontro
diretto su Lutero, di
E. Bein, p. 3
G Giobbe, pazienza o rivolta?, a cura di G.
Conte, p. 6
□ Pensionamento: terza
tappa della vita, a cura della Federazione
Femminile, p. 7
□ Pronto intervento per
la nace, di J.J. Peyronel, p. 12
2
2 fede e cultura
9 marzo 1984
RASSEGNA STAMPA
SULL’IMPOSTAZIONE DEL GIORNALE
L'Intesa il giorno dopo
La notizia della firma dell’Intesa è stata ripresa da molti organi di stampa con un certo rilievo. In fretta scorriamo le prime testate che abbiamo ricevuto
in redazione. L’Avvenire del 22/2
dopo la descrizione della « cerimonia della firma » avvenuta
« non si sa se in qualche modo
allusivo » sotto un quadro di Garibaldi e accanto alla bandiera
tricolore presenta un ampio commento del fatto ( « Un altro frutto indiretto del Concordato »i di
Pier Giorgio Liverani. Sul punto
dell’istruzione religiosa Liverani
riferisce il contenuto dell’Intesa
a modo suo: « gli scolari valdesi
e metodisti potranno richiedere
lo ’’studio" del fatto religioso e
delle sue implicanze con insegnanti evangelici ». Si ricorda
inoltre il riconoscimento dei titoli di studio della Facoltà Valdese e per tutte le altre questioni si precisa che gli oneri finanziari derivanti dall’esplicitazione
delle diverse attività ecclesiastiche valdesi-metodiste sono senza oneri economici per lo Stato:
«un fatto che i negoziatori, hanno voluto sottolineare con forza,
al di là del necessario ». « Al di
là dì un certo sapore rivendicativo — prosegue Liverani — ciò
che, dal punto di vista esteriore
e della presenza i cattolici hanno perduto nella revisione del
Concordato, i riformati hanno
guadagnato nella stipulazione di
questa Intesa ». Tuttavia, conclude il notista cattolico, l’Intesa va
salutata con soddisfazione « senza timore di confronti inutili e
fuori luogo » poiché « tutti e due »
owero il nuovo Concordato e
l’Intesa sono e restano « strumenti di concordia ».
Un commento molto preciso
comparso sull’Avanti, sempre del
22/2, nota che il testo dell’Intesa ha ricevuto poche ore prima
della firma « alcune modifiche
formali ». Vengono inoltre riportati stralci essenziali dei discorsi
dell’on. Craxi, del past. Bouchard
e del prof. Giorgio Spini. In particolare quest’ultimo nel mettere
a fuoco le differenze tra Concordato e Intesa ha detto: « Nel
Concordato stato e chiesa hanno trattato da potenza a potenza
e stipulato un accordo di carattere internazionale. In questa Intesa è rifiutato ogni segno di potenza e privilegio: essa va considerata pertanto un contributo
non secondario alla maturazione
della coscienza civile degli italiani nel campo dei rapporti tra
stato e chiesa ».
Cantiamo
a Te
E’ uscito « Cantiamo a Te ».
Questo agile album contiene 40
canti adatti ai bambini e ai ragazzi, quasi tutti di ispirazione
biblica, già aitarsi in circa otto
anni sulla Rivista « La Scuola
domenicale ».
La grafica è molto curata (copertina plastificata di Floriana
Bleynat, disegni di Silvia Chiarenzi, grafica di Jorge Monjaraz).
I canti sono stati accuratamente
revisionati da Annamaria Lorandi (che è l’autrice della maggior
parte delle parole e delle melodie) per ottenere una migliore
aderenza ritmica del testo alla
linea melodica. Sia i testi che la
musica sono stati riscritti e ristampati in modo chiaro e uniforme.
Costola con spirale per facilitare l’apertura sul leggio, dimensioni 25 X 17, pp. 96, L. 5.000.
Per acquisti rivolgersi alla
Editrice Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, 10125 Torino o a
una delle librerie Claudiana di
Milano, Torino e Torre Pellice.
Alceste Santini su l’Unità del
22/2 ha ricordato che il testo dell’Intesa definito nel 1981 era rimasto: « ingiustificatamente fernio perché è prevalsa nei governi l’idea di doverlo approvare
solo dopo la firma del nuovo
Concordato tra l’Italia e la Santa Sede». Santini nota ancora
che « a differenza dei concordati
che sono trattati internazionali
in quanto i contraenti sono due
Stati, le Intese nel caso specifico
servono a dare una garanzia costituzionale di libertà alle chiese
valdesi e metodiste che hanno
sofferto nel passato restrizioni
gravi di libertà». L’articolo chiude con la sottolineatura del fatto che l’Intesa all’art. 3 chiede allo Stato di cancellare dal bilancio
di previsione gli oneri previsti
per il culto valdese.
Il Corriere della Sera in un documentato articolo di Luigi Accattoli_ («Oa ieri metodisti e
valdesi non sono più discriminati ») ripercorre la storia dell’Intesa affermando che « per la prirna volta in Italia una confessione religiosa diversa dalla cattolica ha avuto gli onori della
grande ufficialità statuale». Per
il Presidente Craxi — nota Accattoli —- l’Intesa costituisce anche
un « risarcimento per una storia
di discriminazione » mentre il
pastore Bouchard non ha voluto
fare paragoni tra Concordato e
Intesa anche se « il paragone era
implicito in quella fiera rivendicazione della libertà, oltre che
nel testo stesso dell’Intesa ».
La Stampa di Torino ha presentato l’Intesa in im ampio resoconto di Marco Tosatti: « Da
un punto di vista pratico raccordo consente ai valdesi e ai
metodisti una maggiore libertà
di culto e di assistenza religiosa
nelle scuole, negli ospedali, nelle
caserme e nelle carceri, stabilendo come diritto quello che ancor
oggi è affidato alla comprensione e alla buona volontà di pubblici ufficiali responsabili di queste istituzioni ». Concludendo
l’articolo, Tosatti pone un interrogativo a Bouchard: « Il Concordato nega che in Italia vi sia
una religione di Stato, la scomparsa di questo concetto non rendeva superflua la firma di un’Intesa? In linea di principio —
avrebbe risposto sorprendentemente Bouchard — sì, non c’era
più bisogno di firmare l’Intesa (...). In piena buona volontà
i legislatori fanno su di noi leggi
che sono vestiti non tagliati a nostra misura. Ci danno diritti o ci
impongono limitazioni non accettabili. Con rintesa siamo in grado di dire agli organi della Repubblica quali cose ci si attagliano, e quali no ».
Su La Repubblica segnaliamo
l’articolo dall’infelice titolo:
« Concordato anche con i Valdesi, i primi protestanti d’Italia »
di Domenico del Rio, apparso il
22 ed ttn’ampia intervista, sempre di del Rio a Giorgio Bouchard '( « Ma la fede non si regola per legge ») apparsa il 1° marzo in cui si precisano i caratteri dell’Intesa: « Il nostro non è
un Concordato, la vita di una
chiesa non può essere oggetto di
ingerenze esterne. Non vi sarebbe
nulla di più sciagurato se da
un’epoca di clericalismo si passasse ad un’epoca di strapotere
statale sulle coscienze ».
Infine II Tempo, sempre del
22/2, per la penna di Orazio Petrosillo precisa che l’Intesa riguarda « una sparuta minoranza
di italiani » e non va confusa con
il Concordato. « I valdo-metodisti hanno più volte ribadito con
orgoglio questa differenza, anche
in mòdo polemico nei confronti
della Chiesa cattolica. Dimenticano però — al di là di lodevoli
intenzioni per una scelta che vuole essere di radicale evangelicità — le grandi differenze a livello istituzionale con la Chiesa
cattolica strutturata in modo gerarchico e il ruolo rilevante che
il cattolicesimo ha svolto e svolge in Italia ».
L’Intesa alla TV
Dopo i consueti servizi apparsi ai Telegiornali, lunedì 5 marzo
un’edizione speciale di Protestantesimo ha presentato l’essenziale della cerimonia dellà firma con .
il seguito dei due discorsi dei
firmatari. La trasmissione condotta da Renato Maiocchi, è proseguita con interviste agli (Onorevoli Craxi, Forlani, Valdo Spini
e ai giuristi Margiotta-Broglio e
Cardia. Con angolatirre e sfumature diverse tutti gli intervistati
hanno colto nell’Intesa un momento di crescita democratica
del Paese, nella positività di un
pluralismo religioso che esiste e
che è stato finalmente riconosciuto. Al prof. Giorgio Spini e al
pastore Bouchard è toccata la
conclusione di una trasmissione
(sulla quale meriterebbe tornare
con più ampiezza) che si apriva
anche al domani, ricordando i
nuovi compiti posti di fronte al
protestantesimo italiano nell’era
del post-Intesa. G. P.
UNA DICHIARAZIONE DELL’ON. SPINI
Per una sollecita
approvazione
L’on. Valdo Spini, vicesegretario del
Partito socialista italiano, interpellato
dall'agenzia » nev » della Federazione
chiese evangeliche in Italia ha dichiarato:
,« Come ha detto ieri Craxi al momento della firma, la Repubblica italiana vive, con la stipulazione dell'Intesa,
un'esperienza del tutto inedita. Si pone
cioè su un terreno nuovo e mai sperimentato. E' certo che grande è oggi
la differenza rispetto al clima di sostanziale disinteresse che circondò II
17 marzo 1980 la discussione delle interpellanze socialista e radicale per
sollecitare la conclusione della vicenda.
E' avvenuta una maturazione complessiva dell'opinione pubblica di cui va
dato grande merito alle chiese valdesi
e metodiste, per la tenacia con, cui
hanno richiesto, formulato e sollecitato l'intesa.
Dal punto di vista sostanziale, con
la firma di Palazzo Chigi tra Craxi e
Bouchard, il più è fatto. Questo non significa però che l'Intesa sia perfetta
formalmente. Il Consiglio dei ministri
deve ora inviare al Parlamento il disegno di legge di approvazione deH'Intesa stessa. E il Parlamento dovrà provvedere a questo adempimento.
Perché peraltro il governo non ha fatto altro che conformarsi ali'invito che
sia il Senato che la Camera gli avevano formalmente rivolto, al termine
del dibattito parlamentare, di concludere le trattative in atto sia per II Concordato che per l'Intesa con la Tavola
valdese, non credo che ci siano problemi di sorta.
L'impegno è se mai quello di un’approvazione sollecita, che sappia corrispondere adeguatamente all'attesa urgente e pressante che vi è nel paese
per l’abrogazione della legge del 19291930 sui « culti ammessi » che l'Intesa stessa sancisce ».
Sono rimasto
sorpreso perchè...
Da Gianni Rostan, membro della Tavola valdese, riceviamo
alcuni rilievi e dissensi che qui di seguito pubblichiamo.
Caro Franco,
sono rimasto sorpreso ed un
po’ amareggiato per il modo col
quale TEco-Luce ha presentato,
nello scorso numero, la soluzione della trattativa sull’Intesa.
Penso quindi che sia giusto richiamare la tua attenzione sui
rnotivi del mio rammarico, motivi che possono riassumersi in
tre punti.
1) Il titolo, di tipo « ferroviario », che induce il lettore a pensare più agli aspetti negativi, ormai superati, della trattativa (il
ritardo di anni subito dalTIntesa) senza evidenziare, se non
marginalmente, l’altro aspetto,
pure importante e che è finalmente positivo: le Intese sono
state firmate e la legge di approvazione sta per essere presentata immediatamente al Parlamento, come dice il verbale
della seduta.
Nell’ordine delle priorità, il titolo doveva dare prima il messaggio positivo, la firma, e magari il sottotitolo ricordare il
limgo tempo trascorso dalla
sigla alla firma. Il come io
non lo so, non faccio il giornalista; so solo che il messaggio andava capovolto. A meno
che non si voglia cedere al principio che è sempre bene lamentarsi sempre, ciò che è facile e
comodo: ma credo proprio che
questo principio, così poco protestante, non sia nelle tue intenzioni!
Cè un tempo per ogni cosa,
dice TEcclesiaste, c’è tempo anche per gioire: riconosciamo i
fatti positivi, quando vengono,
e le vittorie. Sono così poche!
Perché di vittoria si tratta. Entusiasmo eccessivo? Ma sai anche tu, se hai mai cercato di ottenere — lecitamente — una delibera, una risposta da un Ente
pubblico comunale, provinciale,
regionale, ecc. quanta fatica e
quanta pazienza ci vuole. La prepoten^ della burocrazia assume
infiniti aspetti, ha infiniti alibi
per provocare ritardi e insabbiamenti. La nostra delegazione rappresentava 30.000 anime, 15.000
voti. Quella governativa rappresentava 30 milioni di anime, 15
milioni di voti. Il rapporto è di
uno a mille. L’avere ottenuto il
99 per cento di quello che si voleva non è neanche una vittoria,
e un miracolo. Perché è avvenuto? Per tre fattori, che bisogna
che i nostri fratelli sappiano.
Primo, la preparazione tecnica (giuridica) della nostra delegazione, la sua volontà di ottenere il risultato erano il massimo che si poteva desiderare. Le
nostre chiese hanno un grosso,
enorme direi, debito di ricoiioscenza verso Giorgio Peyrot e
per gli altri due componenti la
delegazione, Giorgio Spini e Sergio Bianconi. La delegazione ha
ottenuto un testo quasi perfetto,
che le cannonate dell’altra parte
non hanno potuto, o saputo, modificare se non in infima parte.
Certo, per la nostra sobrietà
evangelica, è difficile ringraziare
qualcuno, è quasi disdicevole.
Però, via, l’eccezione può ben
confermare la regola! Io credo
che si debba veramente gioire
con questi fratelli che hanno lavorato seriamente, appassionatauiente, e bene. Se non siamo
gioiosi in questi casi, quando
mai lo dovremmo essere?
Secondo, certo, la contingenza
politica che ha portato i laici
dell’attuale governo a giocare la
carta delle Intese in contrapposizione con il Concordato. Le Intese sono state strumentalizzate.
Ma è così peccato? Io non credo, hanno incominciato subito a
servire a qualche cosa. E credo
che la Commissione che studia
gli aspetti finanziari del Concor
dato trarrà non poco giovamento dal testo delle Intese, per
fare, o almeno tentare, im altro
passo per eliminare i privilegi
che ancora sono insiti nell’attuale nuovo testo concordatario.
Forse è solo una speranza, ma
può darsi che le Intese siano
davvero un « sale » significativo!
■Terzo, l’aiuto prezioso, specie
nei momenti critici (e ce ne sono stati un bel po’, specie nella
stretta finale della trattativa!)
dato da un fratello in fede che,
per scelta vocazionale, si trova
in una certa posizione in un partito politico: 'Valdo Spini. Perché non dirlo? Ma guarda caso,
il suo nome compare solo due
volte in tutto questo numero del
giornale, ed è associato ad ingiurie di dubbio (o pessimo) gusto. Credo semplicemente che
questo non sia giusto.
2) Il secondo motivo del mio
rammarico sta, e me ne dispiace, nella rubrica « Punti di vista », che ho trovato stonata,
sulla prima pagina del numero
del nostro giornale che annunciava la firma delle Intese. Certo, trattandosi di « Punti di vista » uno può scrivere ciò che
vuole, o quasi. Ma trattandosi
di punti di vista solitamente autorevoli, che in qualche modo
determinano una parte almeno
dell’opinione pubblica delle nostre chiese, avrei preferito un
commento sulla vicenda delle Intese, una breve analisi, un commento (stavo per dire un cenno
di ringraziamento...). E magari
il commento sul Concordato poteva andare al numero successivo, traendo anche vantaggio e
spunto dall’articolo di Cardia su
Rinascita che, direi, fa più giustizia sul Concordato di quanto
non ne faccia il tuo punto di vista. Si può essere anti-concordatari (e credo che tutti noi lo
siamo) ma occorre anche riconoscere che sono mutate molte
— certo, non tutte — posizioni.
3) Terzo motivo di rammarico: fra le lettere al direttore, il
buon gusto avrebbe dovuto consigliare di rimandare la pubblicazione della lettera di "Tiziano
Stefanelli o magari, e meglio, di
togliervi o correggervi la frase
per lo meno stantia e volgare
scritta secondo clichés che non
sono proprio quelli della fraternità evangelica cui dovremmo
richiamarci e che ricalcano invece il gergo di chi ritiene che
il confronto sacrosanto delle
idee possa essere sostituito dalle ingiurie. Alla comprensione
della ietterà non era indispensabile né la scopa né la strega. Anzi, ne ha falsato sostanzialmente
il messaggio. Con questo non voglio conculcare la libertà del cristiano, né quella di coscienza, né
la libertà di stampa! Ma l’etica
professionale (se non vogliamo
parlare di carità nel senso di
I Corinzi 13) obbliga ciascun laico ad una certa autodisciplina,
per verificare che quanto dice
non arrivi sostanzialmente distorto a chi ascolta. Credo che
non sia sconveniente chiedere
anche alla Redazione delTEcoLuce la stessa scrupolosa attenzione perché fa parte del mestiere del giornalista il trovare
i modi di comunicare senza distoreere.
Scusa questo sfogo assolutamente personale, ma qualche
volta il non intervenire può essere frainteso (chi tace acconsente...) e questa volta proprio
ho ritenuto doveroso farti arrivare il mio modesto feed-back.
Nella mia professione ti garantisco che li trovo preziosissimi,
ancorché rari. Si dannò volentieri solo agli amici. Per questo te
lo mando. Ciao, buon lavoro!
Gianni Rostan
3
9 marzo 1984
fede e cultura 3
LUTERO CONTINUA A FAR DISCUTERE
Un confronto - scontro diretto
4
L’il febbraio scorso, nel Liceo
scientifico di Legnano (MI), ha
avuto luogo un dibattito su Lutero e la Riforma protestante,
durante il normale orario scolastico. Erano presenti circa duecento allievi frequentanti le classi quarte e numerosi insegnanti.
Hanno introdotto la discussione
il pastore valdese Giorgio Tourn
e il prof. Don Luigi Negri, docente di filosofia morale all’Università Cattolica di Milano.
Inutile dire che l’iniziativa ha
costituito per la scuola un avvenimento importante e significativo: per la prima volta si è avuta la possibilità di partecipare
ad un confronto/scontro diretto,
tra un pastore protestante e un
prete cattolico, tra due modalità
opposte (di intendere la fede cristiana; per la prima volta si è
spezzata la routine delle lezioni
scolastiche per lasciar spazio alla vivacità dialettica del dibattito tra posizioni diverse. Senza
dimenticare il fatto che la presenza di un pastore valdese in
quel di Legnano — paese massicciamente cattolico e con una forte presenza di Comimione e Liberazione — costituiva già di per
sé un avvenimento del tutto insolito!
Coscienza,
vocazione e servizio
Giorgio Tourn, con grande
chiarezza, ha esoosto i punti fondamentali della proposta di Lutero, dando particolare rilievo
aUe tematiche della coscienza,
della vocazione e del servizio.
La coscienza è da im lato il
luogo di quella profonda esperienza di coinvolgimento personale per cui la verità di Cristo
diviene una verità per il singolo
attraverso rincontro con la Scrittura e grazie alla quale la fede
cessa di essere adesione formale
ad una serie di enunciati dogmatici per diventare risposta responsabile del credente alla Parola che gli viene rivolta; dall’altro la coscienza è sinonimo di
convinzione (così come emerge
dalla famosa dichiarazione di
Lutero a Worms: « Non posso e
non voglio ritrattare nulla perché non è giusto né salutare andare contro coscienza ») e porta
con sé TimiDortante conseguenza
che nessuna autorità ha il potere
di costringermi a riimegare quello che nel profondo è intima convinzione. Per quanto riguarda la
vocazione, Lutero ne dà una interpretazione totalmente diversa
rispetto a quella tradizionale:
non più vocazione alla vita religiosa (che vedeva nel monaco il
suo simbolo), ma vocazione rivolta da Dio a tutti i credenti di
vivere la fede nel mondo, nella
quotidianeità dei rapnqrti in cui
si è inseriti. Ed infine, anche il
servizio, vale a dire la dimensione in cui si vive l’amore del
prossimo, riceve una valutazione
del tutto nuova: agire per amore significa che l’azione non ha
valore né ner chi la compie (non
sussiste più la logica delle opere
meritorie), né per Dio (l’atteggiamento gradito a Dio è la fede), ma unicamente per chi ne
è l’oggetto, solo in riferimento
alTaltro.
Fallimento?
Il prof. Don Luigi Negri ha
iniziato il suo discorso con Taffermazione che il Protestantesimo è nato come sovvertimento
radicale dello schema portante
del Cattolicesimo che può essere così enunciato: Cristo rivela
Dio e rivela Tuomo e la chiesa è
essenzialmente il sacramento di
Cristo. Il Protestantesimo dissolve tale schema perché privatizza e soggettivizza il fatto religioso: alla chiesa come « sacramento di Cristo » sostituisce il rap
porto diretto dell’uomo con Dio,
alla oggettività sacramentale sostituisce la centralità del singolo per il quale la « fede flduciale » basta a se stessa. Il problema centrale diviene con Lutero
il problema esistenziale di come
il singolo può essere salvato e
la risposta è il raggiimgimento
della certezza « esperienziale »
della salvezza, di una certezza
in senso afiettivo-emozionale, una
fede che si risolve nelTinteriorità
del soggetto il quale perde in
tal modo ogni garanzia esterna e
ogni riferimento oggettivo (così
ad esempio il Protestantesimo
ha vanificato il significato che il
battesimo ha per i cattolici, come « incorporazione » delTindividuo nel mistero di Cristo e della
chiesa). Affermando che la fede
« fiduciale » nella propria salvezza basta a se stessa, ci si preclude ogni possibilità di giustificare
razionalmente Tatteggiamento
religioso e si apre la strada al
dualismo proprio del Protestantesimo tra sentimento e fede da
un lato e ragione dalTaltro, tra
predestinati e non predestinati;
privatizzando la salvezza come
fatto concernente il singolo, il
Protestantesimo non considera
più la salvezza come operante
nella storia. E inoltre vìen meno
la funzione della chiesa che cessa di essere realtà « misterica »
e al massimo conserva una funzione solamente pedagogica e liturgica.
Il relatore ha noi preso in considerazione il rapporto che si è
configurato storicamente tra Protestantesimo e mondo moderno.
Un rapporto definito di « connivenza» e di accettazione da parte
dei protestanti delle componenti
essenziali del mondo moderno,
il razionalismo, il capitalismo e
il totalitarismo, a differenza del
Cattolicesimo che ha opposto
una forte resistenza al mondo
moderno. H Protestantesimo non
è stato in grado idi far fronte al
mondo moderno proprio a causa della privatizzazione della religione, della sua riduzione a pura esperienza interiore: centrando la sua attenzione sulla coscienza intima del singolo il Protestantesimo non ha nulla da dire sulla realtà e sulla storia; non
possedendo una concezione del
fatto cristiano come «ontologia»,
oggettività in sé, non è in grado
di offrire quel messaggio evangelico globale sperimentato nella
sto'ria di cui è invece portatore
il Cattolicesimo. Per questo — e
con tale interrogativo in certo
modo provocatorio si chiude il
discorso di Don Negri — che
cosa può ancora dire il Protestantesimo di fronte alla crisi
radicale del mondo moderno che
caratterizza l’epoca in cui viviamo? Quali alternative può mai
offrire? Il Protestantesimo non
è forse legato irrimediabilmente
al fallimento del mondo moderno con cui si è compromesso?
Il dibattito
Alle due relazioni è seguito
un dibattito assai vivace; sono
intervenuti numerosi studenti
ponendo molte domande, rivolte
quasi tutte a G. Tourn il cui discorso così chiaro e puntuale (e
per lo più quasi del tutto nuovo
per l’uditorio) ha costituito uno
stimolo efficace di riflessione critica. Gli interrogativi posti hanno offerto a Tourn l’opportunità
di chiarificare ulteriormente gli
asnetti centrali della Riforma e
di ribaltare criticamente molte
affermazioni contenute nella relazione introduttiva di Don Ne
gri. In particolare, per quanto
concerne la fede, ha ribadito
Tourn, essa non va intesa come
esperienza emotiva ma come ap
propriazione del messaggio di
Cristo attraverso l’incontro personale con la p>arola delTEvangelo, come momento in cui Cristo diviene signore della mia vita e dà im orientamento nuovo
alle mie scelte. Proprio in quanto la fede non si dissolve in
un’emotività irrazionale, essa
non viene ad essere in contrasto con la ragione, in quanto il
credente sente il bisogno fondamentale di capire la fede, di entrare nel «sistema della fede»
che è il « sistema biblico ». La
ragione ha poi una sua oodlocazione ben precìsa: è lo strumento di gestione della realtà, serve
a organizzare il mondo!
Per quanto riguarda poi il rapporto tra Protestantesimo e
mondo moderno, Tourn ha insistito sul fatto che da un lato il
Protestantesimo ha accettato di
rispondere alla sfida del mondo
moderno, in quanto la fede non
può mai sottrarsi al dialogo col
mondo (anche gli apostoli hanno dialogato, anche scontrandosi, col loro tempo) ma dalTaltro
il Protestantesimo non è poi così legato al mondo moderno da
poter essere archiviato con esso!
E inoltre non è legittima una
troppo facile liquidazione del
mondo moderno, non si può tornare indietro, non si può fare come se non ci fossero stati TIlluminismo, Kant e Marx! L’alternativa alla crisi del mondo moderno non va ricercata nella riproposta di istanze pre-modeme,
in un impossibile ritorno al’indietro, ma se mai nella capacità
di guardare in avanti.
Quest’ultima considerazione di
Tourn ci pone dinnanzi un interrogativo fondamentale al quale
noi come protestanti oggi non
possiamo sottrarci; per rispondere in modo propositivo alla
sfida rappresentata dalla crisi del
nostro tempo dobbiamo ripensare nuovi strumenti di analisi e
di riflessione teologica.
Elena Bein Ricco
8 MARZO, GIORNATA DELLA DONNA
Essere tante
Camminando fra l’azzurro, di
sentieri gialli coperti di mimosa
che cade a grappoli, giù per la
strada.
Sul bordo del muretto si sono
fermati tutti i problemi, i pensieri che mi arrovellano la mente; si estende davanti la campagna ligure schizzata a tratti
dall’arancio — dal giallo dei limoni.
E’ una giornata limpida di febbraio, il sole è già caldo, si sente nell’aria sia pure frizzantina il
tepore della primavera che sta
per arrivare; i gabbiani formano
un tappeto bianco sulla spiaggia:
ed io penso, essere finito nell’universo infinito. Perché ci arrabattiamo, perché dividiamo il nostro
essere in continue inquietudini,
affanni, corse, problemi, ansie a
tal punto da sembrare tanti
puzzles male incollati, da un pittore che non ha voglia di rimettere insieme i vari pezzi. Perché?
Una musica attraversa la mia
mente, bellissima, stupenda: il
concerto per violino e orchestra
di Ciajkovskij e il mare blu-intenso è laggiù, che sprofonda nelTinfinito dei miei pensieri: passa una donna anziana. Il suo volto è tracciato da solchi, rughe:
sono i sentieri della sua lunga
vita di donna. La sua solitudine
che si unisce, si confonde con le
righe lasciate dai bambini che
corronp sulla sabbia.
Si siede accanto a me. Non sappiamo cosa dirci: lei di questa
terra assolata, io del brumoso
Nord, della nebbia, del gelo.
Nei suoi occhi azzurri immergo
i miei e leggo il romanzo della
sua, della mia, della tua esistenza.
Forse potremmo dirci tante
cose, parlare dei figli cresciuti,
andati chi di qua, chi di là, del
compagno che non c’è, della salute che non va, tante, tante immagini; ma rimangono sospese
nel vuoto; rimane il silenzio, il
suo silenzio, il mio, quello di noi
tutte, coperto dallo stormire delle foglie al vento marino.
Volano i gabbiani... sono tanti,
tantissimi.
Non conoscono fratture, abbandoni, solitudine, sono un gruppo.
un colore nel cielo, che attraversa la nostra mattinata come una
luce nuova, diversa da ieri.
Essere tante, una miriade, a
raccontare, a parlare del nostro
vivere, del nostro sentire; mentre
il tempo tace, sulla mimosa, che
sporge dai muri.
Rina Lydia Caponetto
• La Libreria Claudiana di Torino - Via Principe Tommaso 1 durante il mese di marzo — allestisce un’esposizione delle ultime novità librarie .sulla donna
(narrativa, psicologia, politica,
teologia eoe.).
UNA PAROLA PER TE
Abbondanza
dei cuore
Questa rubrica è dedicata ai
fratelli e alle sorelle che rischiano di perdere la speranza, che
lottano contro lo scoraggiamento, che cercano un aiuto per
pregare.
L’evangelista Matteo scrive:
« Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla » (Matteo 12:
34). Questo significa che se Cristo ha riempito il mio cuore devo parlare, predicare. Di questa
fonte, che si chiama Cristo, colui che ha vinto la morte e la so;
praffazione da parte dei signori
di questa terra, ha vissuto per
secoli il movimento valdese, poi
popolo-chiesa, incontrando naturalmente sul suo cammino più
difficoltà e amarezza che tranquillità e sviluppo. Altro che prosp>ettiva e prosperità, tranquillità e pace... Quando ci succede un brutto evento, quando
l’orizzonte sembra chiudersi davanti a noi e i guai si moltiplicano, succede che oarliamo abbastanza presto di disorientamento,
mettiamo da parte la nostra fede e magari sentiamo con crescente interesse l’oroscopo.
Invece possiamo reagire in modo molto diverso: prendere la
crisi come momento più significante per essere fedeli alla volontà di Dio, Vedere la crisi come
un periodo di azione, di intervento divino sul nostro carattere.
Sappiamo che per rendere duro
il ferro è necessario un processo
di tempera a temperature estreme. E perché a noi, non devono
succedere cose estreme se sono
successe anche ai nostri antenati ,
nella fede? Diventare comunità
del Cristo risorto significa dare
testimonianza di fedeltà e ubbidienza al Signore anche nei momenti che umanamente parlando sono i più brutti e non solo
quando tutto sembra andare liscio e bene.
(dalla circolare di chiesa di un
pastore la cui famiglia ha da
poco perso un bimbo appena
nato).
Una preghiera
Signore, fammi partecipe della tua
volontà. Che i tuoi voleri siano i miei
voleri. Ohe la tua forza aiuti la mia
debolezza. Che in tutto quanto ti circonda io ti ritrovi : fammi un tuo eletto, Signore.
Conducimi per mano sul sentiero di
luce, e dammi la forza per concentrarmi nella tua volontà.
Ascolta queste mie povere parole,
povere di significato ma dense di desiderio di obbedirti.
A.M.C.
OMEGNA E VERBANIA
Dibattiti su Nicaragua e Libano
Organizzate dal Comitato delTAltonovarese per la Pace, del
quale fanno parte diversi membri delle nostre chiese di Omegna e di Verbania, sono state
fatte due tavole rotonde su temi
di viva attualità coimessi strettamente col problema della giustizia e della pace nel mondo.
La prima tavola rotonda è stata fatta ad Omegna martedì 7
febbraio alle ore 20.45 presso il
Circolo Ferraris sul tema: « Nicaragua: costruire la speranza ».
Dopo la proiezione di numerose
diapositive che mostravano la situazione di grande povertà e di
sofferta in^ustizia di molta gente del Nicaragua, commentata
dal frate francescano Bernardino Formicolìi, da Contardo e
Maria De Agostini, di ritorno da
quel Paese, si è svolto un breve,
ma interessante dibattito fra i
numerosi presenti, fra i quali
c’erano circa tredici dei nostri.
L’altra tavola rotonda si è tenuta a Verbania-Pallanza, presso
Villa Olimpia, venerdì 10 febbraio alle ore 20.45 sulla questione libanese e palestinese. Qui i
relatori sono stati: il past. Sergio
Ribet (venuto da Rorà), un par
lestinese membro delTO.L.P. e
Guido Ambrosino redattore de
« Il Manifesto ». Il primo oratore ha presentato la situazione libanese come si è venuta determinando storicamente, etnologicamente (varie popolazioni) e religiosamente (varie religioni e
sette interne) in connessione con
gli interessi economici e politici
delle grandi Potenze mondiali. Il
secondo ha raccontato dal vivo,
come esperienza personale, quan
to è sofferto dafie popolazioni
libanese e palestinese e le cause
di queste sofferenze, quindi i
motivi e gli scopi della lotta delTO.L.P. che si riassumono nell’intenzione di creare uno Stato laico. libero, democratico con uguali diritti per tutte le componenti
etniche, religiose, sociali e politiche. Il terzo oratore ha parlato
della « trappola » libanese e del
pericolo che questa rappresenta
anche per la pace del mondo. I
tre relatori hanno poi risposto
alle domande appropriate del
pubblico, composto da circa 50
persone, fra cui una quindicina
di evangelici di Verbania e di
Omegna.
Ringraziamo anche qui il past.
Ribet ner l’apprezzato contributo di parola e di testimonianza
che ci ha portato in quest’occasione.
4
4 vita delle chiese
9 marzo 1984
III CIRCUITO
La cappellania neH’ospedale di Pomaretto
_ Dopo un anno di attività continuata ritengo opportuno dare
notizia di questo lavoro che sto
svolgendo.
Durante gli ultimi mesi del
1982 è stata avvertita la necessità di dare nuovo impulso alla
« cappellania » presso il nostro
ospedale di Pomaretto, intendendo con questo termine un
servizio di predicazione e di cura pastorale all’intemo dell’ospedale.
La predicazione avveniva già
da tempo ogni settimana, ma
era svolta a turno dai pastori e
da qualche predicatore locale del
III Circuito.
E’ sembrato invece che se svolto da una sola persona, questo
servizio avrebbe assunto — come effettivamente ha assunto in
maniera sempre più chiara —
tm carattere più personale e continuato soprattutto dal punto di
vista dei degenti e per i degenti.
Ciò non toglie, come non deve
togliere, nulla al carattere delle
visite dei pastori delle comunità
di provenienza dei malati. Sono
queste, due forme di servigio diverse tra loro, ma che corrono
parallelamente nella stessa linea
della solidarietà e della comunione fraterna.
Questa nuova forma di servi
zio è nata dalla oppiortunità di
considerare tutti i degenti dell'ospedale come ima comunità
con una struttura particolarissima a causa del frequente avvicendamento delle persone, della
loro pluralità culturale e della
loro diversità di fede.
Uno degli aspetti più interessanti che questa forma di servizio consente di realizzare sono
le visite personalizzate. Ogni degente deve poter sentire che la
visita è proprio per lui o lei come individuo e che con lui o lei
si vuol stabilire un dialogo entrando nella sua situazione di debolezza fisica, che è quasi sempre anche morale e spirituale. E
quando c’è stato chi ha accettato
questa offerta, il dialogo è stato
sempre costruttivo perché è nella sofferenza che i problemi di
fede emergono con viva acutezza
ed immediatezza.
Si tratta di essere disponibili
ad essere coinvolti nei loro problemi più diversi di carattere
familiare e personale, problemi
che insorgono prepotenti e nuovi allorquando si viene a vivere
per alcuni giorni e, in qualche
caso, alcuni mesi in ambiente
ospedaliero. Il « fuori », la casa,
la famiglia acquistano connotazioni e contenuti nuovi- Ed è qui
che a volte esplodono le proprie
incertezze e le proprie paure,
che in alcuni casi sfociano in
profonde ribellioni da parte di
chi si pone il problema della sofferenza.
Si tratta di dimostrare di voler ascoltare lo scettico ed il credente, il ribelle ed il rassegnato,
l’indifferente e l’arrogante, ed
avere una parola che esprima
aiuto, solidarietà, comprensione;
ma soprattutto speranza e promessa di vita nuova in Cristo.
Si è lì come portatori di quella Parola da tradurre in termini
attuali e che aiuti l’interlocutore
a trovare ima risposta evangelica adeguata ai problemi che egli
sta vivendo in maniera così
drammatica.
Questa comunità è in continuo ricambio. E si è chiamati a
stabilire nuovi contatti umani e
fraterni con chi arriva. A molti degenti è capitato di tornare per la seconda e più volte successive; per costoro è stato di
conforto incontrarsi con chi li
aveva già conosciuti e seguiti
prima.
Oltre ai tanti segni di apertura
al dialogo ed alla ricerca di comprensione fraterna reciproca,
condotta senza alcuna discriminazione confessionale, è awenu
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La Giornata mondiale di preghiera alle valli
A Bobbio Pellice, attorno a un
pozzo con tante donne, qualche
uomo e qualche fanciullo.
Il pozzo è quello di Giacobbe
vicino a Sicàr dove Gesù incontrò la donna samaritana, e la
folla che ha riempito il tempio
valdese di Bobbio è venuta dalle
tre valli per raccogliersi intorno
a Gesù seduto vicino a quel pozzo. Attorno a Gesù sorgente di
acqua viva,^ Gesù nostra speranza: questo è il tema proposto
dalle donne svedesi alle donne
cristiane di tutto il mondo.
Tema accolto con viva partecipazione nei lavori preparatori e
«con, un raccoglimento e una
forza che mi ha fatto pensare»,
come si è espresso un fratello
presente, durante lo svolgimento
dell’incontro pomeridiano.
L’atmosfera familiare, creatasi subito aH’inizio dell’incontro,
anche nell’apprendere i canti
nuovi per la liturgia, ha fatto
vivere con spontaneità la conduzione del culto suddivisa fra
le varie Unioni femminili e l’Esercito della Salvezza.
Un grande telo con dipinto un
fiume pendeva dal pulpito per
raffigurarci « il fiume dell’acqua
della vita » e sulle sponde di quel
fiume abbiamo lasciato le nostre brocche, di carta per l’occasione, come la donna samaritana lasciò il suo secchio vicino
al pozzo per correre a parlare
con chi poco prima cercava di
evitare e dare loro l’annuncio
che le aveva fatto superare di
colpo il muro dei condizionamenti sociali e delle situazioni
personali.
Gesù ha riguardo ai problemi
di ogni essere umano e dove il
Suo Spirito agisce si apre la via
nuova verso la vita che scatu. risce dalla sorgente ed annulla
tutte le divisioni. Non ne è un
segno questo modo di ritrovarci mondialmente uniti in spirito
a Gesù con la preghiera di intercessione e nell’ascolto della
parola di vita?
La risposta collettiva è stata
la colletta destinata a favore dei
profughi del Salvador che ha
raccolto una somma superiore
a 700.000 lire.
Sulle brocche lasciate sulle
sponde del fiume alcune portavano dei pensieri scritti. Tra
questi una domanda: perché si
fa solamente il culto con breve
incontro per la Giornata mondiale di preghiera? Una risposta è venuta da una sorella con
la proposta per il Consiglio nazionale PFEVM di inviare alle
Unioni come materiale di studio
la liturgia per questa Giornata
che per il 1985 è già arrivato ed
è stato tradotto da una sorella.
Il tema è di interesse per tutti:
Pace attraverso la preghiera e
l’azione, ricco di riferimenti biblici e snodato su tre piste di
lavoro: pace con se stessi, nelle
relazioni umane e nell’ambito
socio-economico. E’ stato preparato dalle donne cristiane dell’India.
Confidiamo che il Consiglio nazionale possa favorire questa
proposta di lavoro per le Unioni.
di diritto nel nostro paese.
• Domenica 11 marzo, con inizio alle ore 10, è convocata l’Assemblea di Chiesa a Ferrerò per
discutere sulle decisioni da prendere a seguito della designazione da parte della Tavola del
past. Paolo Ribet come pastore
di S. Germano. Vista l’importanza dell’argomento, tutti i
membri elettori sono invitati a
partecipare.
Segnaliamo fin da ora che domenica 25 marzo a Ferrerò, con
inizio alle ore 14,30, si terrà una
Assemblea di Chiesa speciale
per esaminare il documento del
Consiglio Ecumenico su Battesimo, Eucarestia e Ministeri.
E’ deceduto improvvisamente,
anche se dopo un breve periodo
di degenza ospedaliera, il nostro
fratello Francesco Rostan di Villa. Alla vedova ed ai familiari va
la simpatia fraterna della comunità.
Attività
A questo Consiglio l’assemblea ha dato un’indicazione per
il prossimo Congresso: potrebbe essere accolto a Torre Pellice con la disponibilità delle sorelle delle Valli ad ospitare quelle che vengono da lontano.
Siamo riconoscenti a tutte le
sorelle che con impegno hanno
collaborato all’organizzazione di
questa Giornata e in particolare
a Ruth Tourn per il messaggio,
a Erika Tomassone che, dopo
il culto ci ha espresso alcuni pensieri sul tema che potrebbero
essere altrettanti spunti di riflessione per le Unioni, e alle sorelle di Bobbio per la loro calorosa accoglienza.
Assemblea di chiesa
Domenica della
gioventù
FERRERÒ - MANIGLIA —
Domenica 4 marzo, in occasione
della domenica della gioventù,
due giovani leve della nostra
chiesa, Sandra Barai e Umberto
Poet, hanno tenuto li culto. Seguendo la proposta della EGEI
essi hanno affrontato lo spinosissimo tema delle carceri in Italia, chiedendo poi alla comunità
di proseguire, iniziando subito
con un dibattito, l’approfondimento del tema. La comunità
raccolta per il culto ha ascoltato con interesse la riflessione
condotta dai due giovani ed ha
contribuito al dibattito con alcuni interventi, centrati sulla
preoccupazione da taluni espressa che l’attuale caos carcerario
non finisca per ledere lo stato
FRALI — Domenica 11 marzo
con inizio alle ore 10, avremo il
nostro culto con la celebrazione
della Cena del Signore e l'assemblea di chiesa. All’ordine del giorno: a) dopo le riunioni quartierali dei mesi scorsi sul BEM,
dovremo ora cercare di tirare le
somme sui temi del battesimo,
dell’eucaristia e dei ministeri,
per poi comunicare alla Tavola i
nostri eventuali suggerimenti sul
documento di Lima; b) elezione
dei nostri delegati al Sinodo ed
alla Conferenza distrettuale.
• La nostra giornata del 17
febbraio ha visto una partecipazione ancora maggiore dello scorso anno.
La colletta del culto, da inviare ai nostri fratelli del Rio de
la Piata, è stata di L. 441.750, alle
quali aggiungeremo la somma di
L. 200.000, come da preventivo finanziario. Approfittiamo dell’occasione p>er ringraziare ancora
una volta le signore che si sono
incaricate dell’organizzazione delTagape comunitaria.
• Le riunioni quartierali di
marzo avranno il seguente calendario: 12 Giordano/Pomieri, 14
Qrgere, 16 Malzat, 26 Villa, 27
Ghigo.
• La comunità si è stretta attorno ai familiari del compianto Oreste Pascal, deceduto all’età di 77 anni, dopo un lungo
periodo di sofferenze. Ai parenti
tutti rinnoviamo il nostro sentimento di solidarietà e di fraterno affetto.
ANGROGNA — Continua il
« giro » quartierale dell’Unione
Femminile: lunedì 12 al Baussan
e martedì 13 ai Jourdan. Il programma presenta letture, meditazioni bibliche canti e una riflessione sull’Unione delle madri
di ieri e di oggi.
• Domenica 11 alle 14,30 incontro dell’Unione Femminile al Serre, osipite Erika Tomassone
pastore a San Secondo. Al mattino, al culto del Capoluogo avremo tra noi una giovane coppia interconfessionale di sposi. Sempre
domenica 11 alle 10 s’incontrano
nel tempio tutti i bambini per le
prove di canto sotto la guida
della signora Rivoira.
Nuovi anziani
TORRE FELLICE — Domenica U marzo la chiesa di Torre
Pellice è chiamata ad eleggere gli
anziani dei quartieri di Villa I,
Ravadera, Simound.
I membri elettori non devono
mancare.
• L’Unione dei Coppieri ha
ospitato quella della Piantà sabato scorso ;< i giovani di Villar
Pellice hanno presentato la loro
recita preparata per il 17 febbraio. Analogo incontro avrà luogo domenica 11; ai Coppieri sarà ospite l’Unione di Bobbio Pellice.
SEDE VACANTE
A PERRERO
La Tavola proclama la vacanza della Chiesa di Ferrerò
a partire dal 1.10.1984. La designazione del nuovo pastore
dovrà aver luogo entro il 10
giugno 1984 in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento sulle chiese locali valdesi.
Fer la Tavola Valdese
Il Moderatore
Calendario
Giovedì 8 marzo
to sovente che alcune persone
di fede cattolica hanno partecipato alla Cena del Signore. Questa partecipazione si è resa possibile — ei sembra — soprattutto
in seguito ad una catechesi in
cui sono stati precisati i termini
della nostra concezione biblica
della Cena del Signore, ed anche
dalla continuità di un servizio
personalizzato.
Anche questo servizio è una
scuola dove si impara a vivere
in un modo diverso, nuovo le relazioni col prossimo e con se
stessi. Si impara a vivere la solidarietà umana, la comunione
di fede e di speranza. Si impara
a vivere l’amore di Dio che non
viene mai meno.
Un lodevole ed importante servizio viene svolto da un gruppo
di sorelle che ogni settimana —
e per alcune di loro anche più
volte in una stessa settimana —
sono presenti al culto ed aiutano il pastore nel canto e nelle
visite. E’ un gruppo aperto alla
collaborazione ed alla partecipazione di chiunque voglia aggiungersi, uomo o donna che sia.
Aldo RutlgHano
Calendario Culto; ogni martedì alle
ore 18.45.
Celebrazione della Cena del Signore:
ogni 1” martedì del mese.
n IL BATTESIMO,
SECONDO LA
TEOLOGIA BATTISTA
PINGROLO — Alle ore 20,30 si tiene
presso la Chiesa Valdese la riunione
dei collettivi ecumenici sul tema del
battesimo secondo la teologia battista.
Introduce il pastore Domenico Tomasetto.
Venerdì 9 marzo
□ INCONTRO DEGLI
OPERATORI GASE PER
ANZIANI
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dalle
ore 9 alle 16 presso II Rifugio si terrà un Incontro sul tema; La sofferenza,
la malattia, la morte. Come affrontarle?
Introducono: Vera Coìsson, Alberto
Taccia.
Per esigenze organizzative, segnalare la partecipazione aìT'incontro e la
presenza ai pasti (consumati presso le
strutture ospitanti) a: Carla Longo - Via
Beckwith, 18 . Torre Pellice - tei. 91801
/91550.
L’Incontro sarà ripetuto sabato 10
marzo dalle ore 9 alle ore 16 presso
l'Asilo Valdese.
Gli Incontri sono aperti a tutti gli interessati.
Domenica 11 marzo
□ GIORNATA
COMUNITARIA
LUSERNA SAN GIOVANNI — I ragazzi del precatechismo del 1“ Circuito
si ritrovano alla sala Albarin alle ore
10. Pranzo al sacco.
Termine dell’incontro ore 16.30.
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
Lunedì 12 marzo
□ INCONTRO PASTORALE
POMARETTO — L’incontro avrà luogo all’Eicolo Orando, con inizio alle
9.15:
— Riflessione biblica;
— Tema della giornata: Il volontariato;
— Questioni organizzative.
Martedì 13 marzo
□ CULTO PRESSO
L’OSPEDALE
POMARETTO — Alle ore 18.45 culto
presso l’ospedale valdese per ricoverati, parenti e tutti quanti vogliono
partecipare.
Mercoledì 14 marzo
□ SOLIDARIETÀ’ COI
LAVORATORI
FIAT di VILLAR PEROSA — Alle ore
17 presso il garage prefabbricato si
tiene la riunione della Commissione
lavoro della OED del 1” distretto e della Pastorale del lavoro della chiesa
cattolica.
La riunione è aperta a tutti quanti
vogliaino esprimere solidarietà coi lavoratori minacciati dalla chiusura della fabbrica.
Giovedì 15 marzo
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con Inizio alle ore 20.30,
la rinliiirtiriL
iusbmL.MeNB * c.
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9 marzo 1984
vita delle chiese 9
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IMPARIAMO A CONOSCERCI: CHIESA VALDESE DI COLLEFERRO
Giovani e città e chiesa
GINEVRA E LOSANNA
Il 17 in Svizzera
Colleferro, che comprende circa ventimila abitanti, è uno dei
più giovani comuni d’Italia, essendo stato creato nel dopoguerra. Dista airincirca 30 Km. da
Roma e fa parte della sua provincia. La città è composta da abitanti provenienti da tutte le Regioni d’Italia, specialmente Marche, Toscana, Veneto, Calabria.
Questa è una particolarità di tutti i centri creati dal regime fascista, come Latina, Aprilia, Sabaudia.
Il orimo agglomerato di case
è sorto negli anni trenta attorno
alla fabbrica Bombrini-ParodiDelfmo, creata per esigenze militari (proiettili) e per carri ferroviari.
Alcuni anni or sono fu rilevata dalla. y^IA ed attualmente vi
si fabbricano, oltre ad esplosivi
di vario genere, anche dei tipi
particolari di missili balistici che
sono anche esportati in altri
paesi.
In origine la città era una frazione del Comune di Segni, noto
territorio politico del ministro G.
Andreotti.
Nel dopoguerra vi è sorto il
primo gruppo valdese del Basso
Lazio neH’ambiente operaio socialcomunista, dopo un funerale
di una sorella evangelica, figlia
di un pastore.
La Comunità, ha circa 90 membri di chiesa quasi tutti residenti in loco. Alcuni però sono a
Valmontone, Anagni, Anagni campagna, Artena, Albano Laziale.
I membri della comunità sono
in buona parte operai o pensionati della SNIA. Alcuni sono artigiani (falegnami) altri impiegati, infermieri, uno è libero professionista, imo è insegnante.
Il momento d’incontro è sempre stato in particolare quello
del culto domenicale o dello studio biblico che potrebbero essere maggiormente frequentati di
anello che sono, dato che le distanze sono minime. Negli ultimi anni sono decedute improvvisamente alcune persone tra le
più preparate ed impegnate che
hanno creato dei vuoti. Attualmente comunque alcuni fratelli
non membri di chiesa si sono
impegnati in alcune attività.
Nel complesso si tratta di una
comunità ben preparata ed unita dove molto vivo è il senso- del
sacerdozio universale dei credenti. Oltre alle normali, tra le attività caratteristiche, possiamo enumerare:
— L’incontro delle Giovani
Coppie (una dozzina) ogni quindici giorni per uno studio comunitario su temi biblici e di vario
genere che si concludono con
un’agape fraterna.
— L’incontro Predicatori Locali che oltre a compiere insieme
un lavoro esegetico in vista delle
predicazioni dei laici, tende anche alla formazione di nuovi predicatori.
— Conferenze per la Città di
carattere culturale, cui seguono
delle agapi fraterne aperte a
tutti.
Data la caratteristica dei suddetti incontri e per il fatto che
anche in altre numerose occasioni la comunità celebra delle agapi fraterne, è attualmente allo
studio la possibilità di installare in modo permanente, nel locale di culto, delle tavole sul mo.
dello di Agape.
L’emigrazione è stata notevole
nel passato specie in Svizzera,
ma molti ormai sono rientrati o
rientrano in città.
Oltre alla SNIA altre industrie
di notevole mole (sul territorio
di Anagni) sono la Geymonat
(chimica), la Squibb (farmaceutica). la Lepetit (medicinali), la
CEAT (gomme).
Religiosamente Colleferro non
si può definire, forse -per la sua
particolare natura etnica, una
città molto religiosa. -Le due
parrocchie cattoliche sono sufficienti per la popolazione. Una di
queste costruita nelle vicinanze
della chiesa valdese forse ad indicare la volontà -di frenare l’evangelizzazione degli anni cinquanta, è la più tradizionale. L’altra è certamente più aperta e dinamica e con questa si è avuto
un ottimo lavoro ecumenico. Inspiegabilmente -però, lo scorso
anno, hanno interrotto ogni rapporto con la chiesa valdese. Sollecitati per iscritto a definircene
i motivi, non abbiamo avuto risposta.
Abbiamo notizia dell’esistenza
di un piccolo gruppo awentista
e di un altro pentecostale.
GINEVRA — Tradizionalmente a Ginevra festeggiamo la
« emancipazione » nella domenica più vicina al XVII Febbraio.
Quest’anno il nostro ospite veniva dalle Valli Valdesi. Lo abbiamo incontrato, nell’ambito
della chiesa di lingua italiana, il
venerdì sera intorno ad una
«radette». Giuseppe Platone ai
partecipanti ha illustrato i temi
del nuovo Concordato e dell’Intesa, rispondendo ai diversi quesiti. Ma rincontro più frequentato è stato domenica 12 con tutti i valdesi dell’« Union Vaudoise» di Ginevra. Alle ore 10, nel
tempio della comunità ginevrina
dei Pàquis, il nostro ospite ha
predicato nel culto di lingua
francese con il pastore del luogo A. Sapsezian.
In seguito ci siamo incontrati
numerosi per un’agaj^ fraterna
cui hanno fatto seguito tre interventi: Platone ha illustrato i
temi principali che oggi si dibat
tono nella chiesa valdese in Italia, Sapsezian, brasiliano vissuto
per anni in Sud America, ci ha
raccontato dei valdesi conosciuti nel Rio de la Piata. Infine Jacques Picot, grande appassionato
di storia valdese, ci ha dato un
resoconto del suo recente viaggio a Valdese (USA) sottolineando gli affascinanti aspetti
storici di questa singolare emigrazione. Al termine abbiamo
cantato insieme, con grande
emozione, il « Giuro di Sibaud ».
Ma la giornata non è finita qui;
Platone ci ha fatto vedere splendide diapositive della Val d’An
CORRISPONDENZE
Orsara: chiesa e socialismo
ORSARA DI PUGLIA — Di
fronte ad una quarantina di partecipanti, nella Biblioteca Comunale di Orsara, il 18 febbraio.
Maria Adelaide Lupi ha tenuto
una conferenza su « La Chiesa
Valdese di Orsara; 1900-1950 », in
cui è emersa una storia non molto dissimile da quella di tante
comunità meridionali; il ritorno
verso la fine del secolo scorso di
emigrati orsaresi che negli USA
avevano ascoltato l’annuncio dell’Evangelo, la costituzione di un
piccolo gruppo di credenti, la
chiamata di un pastore, la costituzione ufficiale di Chiesa nel
1900. Poi gli anni difficili della polemica clericale, gli anni del fascismo (con la chiusura d’autorità della chiesa per un certo periodo), la liberazione e la costituzione delia prima giunta comunale (socialista) tutta valdese,
segno della stima e del radicamento che gli evangelici furono
in grado di attuare in tempi difficili. Nel lungo e appassionato
dibattito che è seguito, numerosi interventi di non valdesi hanno sottolineato il ruolo educativo e formativo per le coscienze
svolto dai valdesi, che non sono
stati solo un’alternativa religiosa, ma anche un’alternativa culturale in cui il rispetto per l’altro e l’amore per la democrazia
e la partecipazione sono stati gli
elementi più sottolineati. E il
presente? Pur in una realtà lacerata dal punto di vista sociale
e senza molte prospettive dal
punto di vista economico, la chiesa di Orsara ha da svolgere il
suo compito di testimonianza
evangelica e di presenza sociale
e culturale nel paese, questo è
quanto richiesto ad una comunità che, nonostante le difficoltà
del momento presente, continua
ad avere un oredito ed una simpatia fra la maggior parte della
popolazione.
Il giorno dopo, domenica, la
comunità di Poggia e alcuni fratelli e sorelle di Cerignola si sono uniti alla comunità di Orsara per il culto nel quale è stata
battezzata Simona MarottoU; la
predicazione è stata tenuta da
Odoardo Lupi. E’ seguita la tradizionale agape in cui è stata celebrata la cena del Signore.
Nel tardo pomeriggio, infine,
partiti gli ospiti, la comunità ha
partecipato ad un’assemblea
pubblica promossa dal Comitato
Orsarese per la pace a cui la
Chiesa ha aderito.
Suirecumenismo
PADOVA — Riportiamo l’ordine d 1 giorno votato recentemente.
« L’Assemblea della comunità
metodista di Padova, riunita il
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29.1.1984, interrogatasi sul tema
ecumenico, ritiene di dover esprimere quanto segue:
— Ribadisce la propria posizione negativa, più volte espressa
nel passato, riguardo al cosiddetto ’’ecumenismo di vertice” che
si risolve, nella pratica, in un
appoggio ad una concezione ecclesiologica non evangelica. Per
questo rifiuta ogni attività interpretabile secondo questa linea.
— Ribadisce inoltre che, nello
spirito di libertà responsabile
proprio della nostra fede, ciascun
membro di chiesa è libero di assumere qualunque posizione ed
iniziativa a titolo personale, purché essa non coinvolga la predetta posizione comunitaria».
Storia del metodismo
FELONICA PO — E’ ormai
una consuetudine a cui molti sono affezionati, che nella ricorrenza del XVII Febbraio ci si
ritrovi a Felonica per il culto
seguito dall’àgape fraterna e da
una conversazione pomeridiana.
Quest’anno ci siamo ritrovati il
19 febbraio e la giornata comunitaria è ben riuscita.
Ci si ritrova insieme sin dal
mattino con gente che non viene
soltanto da Felonica; quest’anno la novità è stata la partecipazione di ben 10 persone da
Modena, tre da Bologna oltre
gli habitués di Ferrara eMantova. Cosi, è accaduto che si incontrassero anche persone che
non si vedevano da trent’anni!
L’ospite della giornata, il pastore metodista emerito Sergio
Carile, di Bologna, oltre alla
predicazione del mattino ci ha
intrattenuto nel pomeriggio sul
tema richiestogli della storia del
metodismo: piccola anticipazione della più completa storia che
potremo leggere nel libro che
egli sta per dare alla stampa e
al quale auguriamo ampia diffusione. Il tema scelto ha anche
avuto l’intenzione di smentire
chi sostiene che i Valdesi vivono
per lo più gloriandosi del loro
passato! Essi sanno e vogliono
vivere nel presente, e l’integrazione Valdese-Metodista è storia
del presente, di un presente che
amplia la nostra fraternità ecclesiale e impegna per un futuro di più chiara testimonianza
evangelica.
Convegno distrettuale
I giovani e la
predicazione
Abbiamo già dato notizia del
Convegno che la Commissione
Esecutiva Distrettuale (CED)
del II Distretto sta organizzando in collaborazione con la Federazione Giovanile Evangelica
Italiana delle regioni interessate
sul tema : « Cbndlzione giovanile
e predicazione evangelica». Siamo ora in grado di dare il programma del Convegno e pubblicheremo sul prossimo numero
un articolo che illustrerà più
ampiamente le finalità del Convegno che dà attuazione ad un
preciso mandato della Conferenza distrettuale dello scorso giugno.
Sede: via Porro Lambertenghi 28, Milano, presso la chiesa
metodista.
Data: 24-25 marzo.
Programma:
Sabato 24, ore 15: inizio del
Convegno. Comunicazioni. «Perché questo Convegno », a cura
della CED; «La questione giovanile oggi». Paolo Naso; «La
predicazione ai giovani». Maria
Bonafede. Discussione in gruppi, cena, discussione generale.
Domenica 25, ore 9 : « Conclusioni e prospettive », culto, pranzo e partenze.
Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a Paolo Sbaffi, via Venezia 3, Bologna, tei. 051/239237.
gregna, dove è pastore, e di
Israele. A tutti è piaciuto vede;
re, anche solo sul muro, luoghi
conosciuti ed amati e sentire interessanti commenti pieni di
« humour ».
Abbiamo terminato con il tradizionale « café au lait » dove
in un’atniosfera gioiosa e familiare i discorsi sono continuati
(anche in patois) insieme allo
scambio di informazioni. Per
concludere: una bellissima giornata.
F. B.
Serata comunitaria
LOSANNA — I Valdesi del
Cantone di Vaud, nella Svizzera
Romahda, hanno tenuto a so^
tolineare ancora una volta, il significato della data storica del
17 Febbraio 1848 con una bella
serata comunitaria a Losanna,
l’il febbraio. Una sessantina di
membri ed amici, rispondendo
all’appello, si sono ritrovati nella grande e moderna sala del
Centro Parrocchiale di St.-Jào
ques, che ospita da diversi anni
le riunioni mensili del gruppo
vald.ese.
Siamo grati al pastore Giuseppe Platone di Angrogna, che
ha presieduto il Culto di commemorazione e che, seguito da
un uditorio attento e partecipe,
ci ha portato il messaggio di speranza e di fede nella riconoscenza incondizionata al Signore della vita (Marco 14: 3-9), come
pure per la visione di diapositive concernenti i luoghi ed i momenti della testimonianza valdese.
Abbiamo salutato gli ospiti
d’onore: il pastore Jean-Daniel
Chapuis, presidente del Consiglio Sinodale della Chiesa Riformata del Cantone di Vaud; il
pastore Paul Vouga, presidente
del Comitato Romando per le
Chiese e le Valli Valdesi del Piemonte. Essi hanno voluto rivolgerci il loro messaggio. Con loro
erano pure presenti il pastore:
Albert Girardet, vicario della
Chiesa di St.-Jacques e Suor Lina Renfer, direttrice del Foyer
omonimo.
Desideriamo esprimere tutta
la nostra riconoscenza alle signore e sorelle: C. Messiaux, E.
e P. Mourglia, C. Vincent, F. Bevilacqua e a quanti hanno collar
borato con loro permettendo,
anno dopo anno, questi incontri
ed augurandoci che essi siano
validi, non solo a rinsaldare 1
legami tra i « valdesi » ma anche
e soprattutto a riscoprire la nostra identità come comunità di
testimonianza evangelica.
S. M.
Audiovisivo
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6 prospettive bibliche
9 marzo 1984
LA FEDE INTERROGA II millennio
Il rapimento della chiesa
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
La triboiazione
Nel Nuovo Testamento ci sono
alcune cose diificili riguardo agli
ultimi tempi che devono venire:
per esempio il rapimento in cielo
dei credenti, la tribolazione che
deve precedere la fine e anche il
millennio. Come dobbiamo intendere queste cose? Gradirei
una risposta da un pastore nella
rubrica "La fede interroga".
Per illuminare i neo-convertiti
— turbati perché stipppnevano
che i credenti morti prima-del ritorno di Cristo non-potessero, in
quanto morti, realizzare la salvezza allora portata dal Signore — l’apostolo Paolo dice in
I Tessal. 4: 13-18 che quando
Cristo verrà a manifestare la sua
gloria e la sua potenza divine
prima di tutto risusciterà tutti
coloro che hanno creduto in Lui
e che sono morti prima di quell'evento; quindi i credenti allora
viventi saranno « rapiti » o elevati a nuova condizione di vita insieme coi risorti presso il veniente Signore e, secondo I Corinzi
15: 51-55, saranno « mutati in un
momento », trasformati in una
condizione di incorruttibilità ed
immortalità, per rimanere sempre col Signore.
■In sostanza, il messaggio che
qui ci è dato è che comunque sia,
i credenti precedentemente morti
e quelli allora viventi, grazie all’opera di redenzione già compiuta dal Signore Gesù Cristo con la
sua morte e la sua risurrezione,
saranno accolti nel suo regno di
salvezza in uno stato di perfetta
vita nella gioia della comunione
con Lui e tra di loro per sempre.
■Detto questo, che è l’essenziale, non sembra che si possa e si
debba necessariamente cercare
■di definire un preciso ordine cronolo^co in cui si svolgeranno gli
eventi finali, fissando esattamente le tappe e i modi dell’accadimento di quelle « cose che occhio
non ha mai vedute e che orecchio
non ha mai udite e che non sono
salite nel cuore dell’uomo... e che
Dio ha preparate per coloro che
l’amano » (I Cor. 2: 9), cose che
i credenti hanno cercato di esprimere col linguaggio e quindi col
rivestimento culturale dell’epoca
e dell’ambiente in cui sono vissuti.
Anche per quel che concerne la
« tribolazione », non sembra di
poter indicare un tempo ben
preciso, perché — sebbene Marco 13:19 e Matteo 24: 21 parlino
di una « tribolazione (o affiizione") tale che non v’è stata l’uguale dal principio del mondo..., né
mai più vi sarà » — in ogni tempo gli stessi credenti passano attraverso svariate ed intense tribolazioni {cfr. Giov. 16: 33; Atti
14: 22; Rom. 8: 18-25; Apoc. 1: 9;
7: 14, ecc.) che comunque non
potranno separarli dall’amore di
Dio in Cristo (Rom. 8: 35-39).
Perciò, anche qui, più che cercare di «sapere i tempi o i momenti» (Atti 1: 7) in cui si svolgeranno gli eventi che precederanno la
manifestazione di Cristo e del
suo regno, dovremmo prestare
maggiore attenzione all’esortazione che il Signore stesso ci rivolge
a vivere nel frattempo nell’assidua vi^lanza (Marco 13: 33-37),
nella ricerca della giustizia di Dio
fatta in preghiera perseverante
(Luca 18:1-8), nell’impegno della
testimonianza cristiana con l’annunzio dell’Evangelo con la parola e coerenti atti significativi
(Atti 1: 7-8), impiegando tutti i
talenti che il Signore ci ha dato
per il compimento della missione che Egli ci ha affidata (Matteo 25: 14-30).
Di tutti gli scritti del N.T. solo
il capitolo 20 dell’Apocalisse parla del « millennio »: cioè di un
periodo di mille anni («mille»
nel linguaggio simbolico dell’Apocalisse indica una grande quantità, umanamente non determinabile), durante il quale i fedeli
già morti risusciteranno (in questa prima risturezione distinta
dalla seconda che sarà quella degli altri in vista del giudizio) e
regneranno con Cristo; mentre
Satana, il grande Avversario di
Dio e degli uomini, rimarrà legato ed imprigionato, per essere poi
definitivamente affrontato e vinto al momento dello stabilimento
pieno ed eterno del regno di
Dio.
Nella storia della Chiesa ci sono state molte speculazioni originate daH’idea apocalittica del
« millennio » e sono sorte di
tempo in tempo varie speranze di
tipo « millenaristico », basate
su di un’interpretazione letterale
di Apocalisse 20. Agostino di Ippona, seguito da altri, ha invece
interpretato il « millennio » come corrispondente al tempo, lungo ed indeterminato umanamente, della Chiesa, tra la prima venuta e il ritorno glorioso di Cristo. Il « millennio », così, sarebbe
il nostro tempo, in cui il regno
del Signore risorto e vivente si
afferma sulla terra con la conversione degli eletti, nella lotta contro le potenze del male già sconfitte con la risurrezione di Cristo
e che saranno finalmente del tutto aimientate.
Quest’idea era già presente nella letteratura apocalittica giudaica esistente al tempo in cui l’Apocalisse di Giovanni è stata scritta. Infatti, diversi scritti apocalittici giudaici (come Enoc 91: 12 ss.,
IV Esdra 7: 28 ss., Baruc 29: 3 ss.,
40: 3 ss.ed altri) annunciavano fra
l’altro l’avvento imminente di
un regno messianico come regno
intermedio, di varia durata, fra il
tempo presente, in cui ancora regna « il Principe di questo mondo », e quello futuro del trionfo
pieno e glorioso del regno di Dio.
L’autore della nostra Apocalisse ha usato quest’idea, dandole
una forma cristiana, preoccupandosi soprattutto di incoraggiare
con essa i fedeli che lottano per
la testimonianza che rendono a
Gesù in un mondo così avverso,
assicurando loro la vittoria nell’unione col loro vivente e potente Signore.
In ogni caso, qualunque sia l’interpretazione particolare. che si
crede di dare a questo capitolo
dell’Apocalisse, sia che si veda in
esso una specie di descrizione anticipata di come si svolgeranno
cronologicamente e dettagliatamente le cose andando verso la
manifestazione piena e definitiva
■del regno di Dio, sia che lo si intenda in im senso figurato o altro, è bene non perdere di vista
il suo messaggio fondamentale
che, come dicevamo sopra, vuole essere una parola di incoraggiamento rivolta ai credenti che
lottano per la testimonianza del
regno di Cristo nel mondo, mostrando loro la visione della fede
e della speranza che contempla
già la vittoria e l’affermazione
della signoria di Cristo e di loro
uniti a Lui sin da ora e per sempre.
GIOBBE,
PAZIENZA O RIVOLTA?
Alla religione si attribuiscono solitamente due compiti: spiegare i misteri
della vi-ta e, in tal modo, consolare dagli
enigmi dolorosi dell’esistenza, invitando
a farsene una ragione, ad accettare — a
rassegnarsi? — sperando magari in un
compenso avvenire.
Allora la fede ebraica e la fede cristiana — quelle genuine — NON sono una
religione. E nella Bibbia, in questo libro
sostanzialmente non-religioso (anche se
ci sono pure venature religiose), in questa biblioteca, in questo multiforme dossier di testimonianze non-reUgiose bensì
di fede contrastata fra gioia e dolore,
contraddetta cosi spesso dall’esistenza
eppure nmi spenta, il libro di Giobbe è
forse il più irreligioso o il più antireligioso. O, più esattamente, è queUo in cui la
sicurezza religiosa, per la quale tutto
quadra e va al suo posto, e il tormento
della fede assetata del Dio vivente si
scontrano senza esclusioni di colpi, nel
modo più spregiudicato.
A leggere questo libro, c’è da rimanere
sbalorditi, e ammirati, che la comunità
ebraica prima, quella cristiana poi' abbiano conservato nella loro Bibbia questo
testo sconvolgente, sconcertante. Siamo,
per così dire, « al di là del bene e del male » — almeno secondo le nostre dimensioni e la nostra comprensione umane.
a cura dì Gino Conte
Iniziamo con questo numero una serie di puntate della nostra rubrica biblica dedicate ad uno dei libri più famosi, ma anche più disconosciuti, della Bibbia: il
libro di Giobbe.
prova, l’uomo della toccante, pia dichiarazione: « Il Signore ha dato, il Signore ha
tolto. Sia benedetto il nome del Signore ».
Invece il poema che costituisce il corpo
di questo libro, presenta — autobiograficamente? — il più impaziente di tutti gli
uomini, quasi im titano in rivolta contro
il cielo, uno che non cede, non si stanca
di chieder conto a Dio dell’enigma del male che infierisce intorno a lui e in lui; anzi, chiede a Dio dov’è mai andato a nascondersi, sfuggendo chi ha sete di lui!
Giobbe, mio amico,
mio aiuto!
«...La pazienza di Giobbe... »
E’ imo degli scritti più famosi della
Bibbia, ma anche uno dei più disconosciuti e fraintesi. A che pensiamo, appena lo sentiamo citare? Alla pazienza di
Giobbe, divenuta proverbiale! Lo stesso
Nuovo Testamento ne iparla, stranamente,
in im CMO solo e proprio in questi termini: Giacomo, nella sua lettera, cita a
nostro esempio nelle prove « la pazienza
(o costanza) di Giobbe » (Giac. 5: 11); ma
in tal modo sembra conoscere la cornice,
più che il vero cuore del libro, li grandioso, ampio poema che ne costituisce
il corpo e che si stende appunto nella
cornice narrativa, fra il prologo (ciq). 1
e 2) e l’epilogo (42: 7-17). In questo poema Giobbe è li più impaziente degli uomini, il più rivoltato dei credenti!
Il racconto in prosa è la sceneggiatura
di una vicenda rievocante, in termini se
non leggendari, favolistici -- «c’era ima
volta a Uts... » — la figura di un ricco,
fortunato sceicco che viveva, verosimilmente, nel paese di Edom. Lo si ricordava, tradizionalmente, come un modello di
religiosità, uno fra 1 giusti e i pii per eccellenza (lo cita così Ezechiele 14: 14, 20),
capace di resistere paziente a qualsiasi
■La figura dell’eroe pio e ipaziente ha
colpito l’immaginazione della sinagoga e
della chiesa, che ne hanno fatto im modello edificante. La seconda figura appare invece sconcertante, ai limiti del
protervo e del blasfemo: la spiritualità
ebraica e cristiana hanno cercato spesso
di dimenticarla.
Ma chiimque sia davvero tormentato,
e rifiuti la morfina religiosa, e non rifugga dal duro esercizio di guardare in faccia la dura realtà, drizza le orecchie, quando percepisce la voce di Giobbe. S. Kierkegaard, il pensatore cristiano danese,
gli ha dedicato molte pagine della sua
opera « La ripresa »: « Non hai altro da
dire, non osi dire più di quanto dicano i
consolatori .ufficiali eh© idistribuiscono
parole agli infelici, quei consolatori di
mestiere, rigidi come maestri di cerimonia, che prescrivono agli afflitti di dire
nel momento della prova: « Il Signore ha
dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il
nome del Signore » né più né meno come
se si dicesse « salute! » a chi starnuta?!
No... tu non hai ingannato gli uomini
quando tutto sprofondava intorno a te: la
tua voce è stata voce di sofferente, grido
di oppresso, clamore di angosciato, parola
di pace per tutti quelli a cui il dolore
chiude la bocca; fosti il fedel testimone
di tutta rangoscia e di ogni strazio che il
cuore possa contenere, il portavoce di colui ehe osa lamentarsi « nelTamarezza del
suo cuore» e discutere con Dio. Perché
lo si nasconde?... guai a chi cerca di rapire all’afflitto la breve consolazione che, gli
viene dallo sfogare il suo dolore « contestando con Dio»!
« Ho bisogno di te, ho bisogno di im
uomo che sappia lamentarsi ad alta voce, facendo rimbombare il cielo dove Dio
decide con Satana dei piani contro l’uomo! Lamentati, l’Eterno non teme, sa difendersi, ma come può farlo se nessimo
osa lamentarsi? Alza la voce, parla forte,
Dio sa parlare ancora molto più forte,
lui che ha il tuono a sua disposizione —
ma il tuono è una risposta certa, degna
di fede, di prima mano, una risposta di
Dio stesso, risposta che anche se fulmina è più grandiosa dei pettegolezzi e delle ciarle sulla giustizia e sulla provvidenza inventati dalla -perspicacia umana e
colportati da vecchie comari e da eunuchi! O Giobbe tormentato, sei il mio amico indimenticabile! ».
l’antico racconto: ma in questo racconto
edificante, e a lieto fine (che suona esso
stesso carico d’ironia: quante volte il ’lieto fine”, collettivo e individuale, non si verifica? e comunque, per restare nella
’’favola”, altri figli compensano forse quelli persi?), dove tutto sembra scivolare
suU’olio, piamente lubrificato, in questa
cornice ha incastonato il suo poema incandescente, pieno di strazio, ma anche
di una lede al calor bianco, una ferita M
vivo, ma viva, appunto, che erompe nel
« lamento » del cap. 3 e dilaga nella sempre più irruente contestazione, rifiutando
lo scettico consiglio della moglie: « Ma
lascia stare Dio, e muori! ».
Fascino
Un’opera composita,
tesa fra due poli
Il fascino di questo libro — certo non
solo letterario, ma esistenziale — sta proprio nei suoi contrasti: fra la parte narrativa, la ’’cornice” e il poema, e all’interno del poema stesso nella contrapposizione via via più accesa fra gli amici
consolatori, poi accusatori, e Giobbe. Si
affrontano non solo due modi di considerare e cercare di spiegare la sofferenza,
il male, due visioni religiose della vita,
ma due rapporti con Dio, due fedi, inconciliabfii.
Questo confronto-scontro, lo esamineremo prossimamente.
Gino Conte
Come l’abbiamo ora, il libro di Giobbe
è dunque un’opera composita, o piuttosto
è nato da due matrici. C’era l’antico racconto dell’esempio di pazienza nella prova. Poi, all’epoca della deportazione babilonese, un credente a nei Ignoto, ma
della famiglia spirituale di im Geremia,
un uomo ’’rotto” alla sapienza di Israele
ma anche abbastanza spregiudicato per
vederne i limiti, ha dato voce all’angoscia
per lo sfacelo sia collettivo sia, con tutta
probabilità, personale. In questo sfacelo
la ’’sapienza” corrente mostrava la corda,
non riusciva a spiegare tutto, il « dio » di
qurata sapienza non riusiciva a far quadrare in im quadro di superiore igiustizia
e di pur tragica armonia l’orrore che ci
si trova di fronte nel sacco feroce di una
città e di un paese, nella disgregazione di
una società e di una famiglia, nel disfacimento del proprio stesso organismo.
Come sempre nelle grandi crisi storiche,
il male si addensa e si scarica come un
atroce ascesso su di una generazione non
più colpevole delle altre — così come la
sofferenza di certi uomini e di certe donne grida giustizia, in mezzo al benessere
di tanti altri, grida al cielo.
Questo credente in rivolta è partito dal
‘ Nella Bibbia ebraica il libro di Giobbe fa parte del gruppo degli « Scritti » (agiografi), Il terzo
accanto alla Legge e ai iProfeti. Questi « Scritti .,
tuttavia, non facevano ancora parte della Bibbia
ebraica nella Palestina dell’epoca di Gesù e dei
primi cristiani: fu loro riconosciuta autorità canonica soltanto nel sinodo (giudaico) di Jamnla,
verso la fine del I sec. d.C. Forse per questo
rton ha, stranamente, riscontro negli scritti del
Nupvo Testamento, la Ghiesa primitiva séilìbra
averlo ignorato o, comunque, trascurato. Per di
più, la versione greca (LXX) del libro è spesso,
più che una traduzione, una parafrasi, talvolta
assai libera e con una tendenza ad attenuare gii
aspetti più ’’scarrdalosl" del testo originale. A
titolo di curiosità, nel suo commento a Giobbe
S. Temien ha notato il fatto singolare che K.
Barth abbia trascurato Giobbe trattando di temi nel
quali tuttavia avrebbe portato un riferimento biblico illuminante: « La religione come Incredulità », « la vera religione », ,» l'uomo davanti a
Dio », « l'incognito di Dio » ecc. Lucido e penetrante, nella sua brevità. Il capitolo melativo nella
Introduzione all'Antico Testamento (Paldeia) di
J. A. SOGOIN. E citiamo una volta ancora II volumetto di R. DE PURY, Giobbe, l’uoino in rivolta;
esaurito, sarebbe assai utile die la Claudiana lo
ripubblicasse, magari arricchendolo con un confronto con i frutti prodotti da un rinn.ovato interesse per questo libro biblico: una Interessante
panoramica al riguardo si trovava In una doppia
pagina di « Com-nuovi tempi» n. 31 (27.9.1981).
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n
7
9 marzo 1984
oMéttìvo aperto 7
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4
Pensionamento : terza tappa della vita
Il pensionamento è oggi un passaggio obbligato a
cui giunge ogni lavoratore. Il dipendente sa che questo momento arriverà anche per lui, e spesso conta gli
anni e i mesi che lo separano dalla pensione come se
questa fosse sinonimo di libertà. Libertà dalla costrizione di un orario e dalla dipendenza, libertà insomma
di fare quello che vuole. Tutti dovrebbero quindi essere
preparati al pensionamento.
In realtà, nella stragrande maggioranza dei casi,
manca una preparazione cosciente e interiorizzata,
manca una programmazione di quello che sarà il proprio "status” di pensionato. Così, arrivato il fatidico
giorno, il lavoratore vive un iniziale momento di euforia come se avesse davanti un bel periodo di ferie. In
seguito si rende conto che tutta una serie di impegni
e di rapporti umani sono irrimediabilmente tagliati e
si ritrova ad essere un individuo fluttuante nel nulla.
I rapporti con i colleghi di lavoro si fanno sempre più
formali e diradati per mancanza di contatti e di problemi in comune, le giornate sono vuote e il tempo si
dilata. Così o si rinchiude in se stesso, in un isolamento che è rifiuto di una società che non ha più bisogno
di lui, o cerca il contatto con altri pensionati e spesso
le ore trascorrono al bar, ai giardini pubblici o davanti
al televisore. Capita sovente di trovare uomini e donne
dediti all’alcool, e questo è purtroppo uno dei modi con
cui si cerca di evadere da una situazione di sofferenza
dovuta all’isolamento e alla perdita di identità sociale.
L’uomo beve in compagnia e riesce così ad avere almeno una parvenza di vita sociale, la donna, al contrario,
beve in solitudine, e questo è ancora peggio.
Ricordo un signore che, arrivato vicino alla pensione, mi diceva di aver ripreso ad occuparsi della raccolta di coleotteri, un interesse che aveva in gioventù,^
proprio per avere un programma, un obiettivo a cui
dedicare il suo tempo. Sicuramente, essendo una persona di molti interessi, non si sarà dedicato solo ai coleotteri, porto questo esempio solo per esporre il mio
pensiero. Bisogna che ognuno si preoccupi di programmare il proprio pensionamento, vedendolo non come la
fine di ogni impegno ma come il momento in cui potrà
occuparsi completamente di quelle attività verso cui si
è sempre sentito attratto pur non avendo avuto la possibilità di spenderci abbastanza tempo. E' statisticamente dimostrato che le persone che _ hanno interessi
diversi da quella che è la loro professione, conservano
nel periodo di fine lavoro tutta la loro vitalità e dinamicità intellettuale, e conservano più a lungo integre
le loro capacità mentali.
Pur considerando le varie Università per la terza
età strumenti validi per chi vuole approfondire interessi preesistenti e per chi vuole migliorare te proprie
capacità in un determinato campo, credo che siano del
tutto inutili per chi non ha interessi. _ Chi ama la musica o la pittura o altro, può trovare in queste Università la possibilità di incontrare gente con gli stessi interessi e migliorare le proprie capacità. Ma chi si è interessato solo del proprio lavoro, difficilmente troverà
in queste organizzazioni lo stimolo e la possibilità di
occupare in modo valido il proprio tempo, anche se le
possibilità offerte sono svariatissime.
Per le donne il problema si pone in termini che
sono solo in apparenza diversi. Arrivata alla pensione
la donna si rende conto di avere più tempo per quelle
attività che prima doveva fare nei ritagli di tempo. Inizialmente sarà felice di poter tenere la propria casa^
con più ordine, occuparsi di più della preparazione dei
pasti, ecc. Ma chi è stato abituato a fare rapidamente i
i lavori di casa, continuerà a farli esattamente come
prima e si troverà a non saper come spendere il tempo rimasto.
Nel nostro ambiente evangelico, spesso i pensionati
offrono il loro tempo in forme di lavoro volontario per
la chiesa. Ma anche questo non si può improvvisare.
Già prima della pensione bisogna interessarsi di certe
attività, o seguire un’opera o un settore della vita della
chiesa, in modo da essere in grado, dopo e con maggiori disponibilità di tempo, di dare un contributo efficace.
Pur nelle diminuite possibilità economiche derivanti dal pensionamento, ritengo che ognuno deve avere
la possibilità di guardare con_ serenità a questo periodo proprio perché, se le condizioni di salute non sono
troppo precarie, è il momento in cui ognuno può realizzare quella parte del proprio io che è stata forzatamente trascurata.
Vorrei quindi consigliare a tutti coloro che sono
ancora giovani di pensare e programmare oggi quella
che vogliono sia la loro vecchiaia domani, perché la vita
non è fatta di periodi staccati uno dall’altro, mfanpa,
giovinezza, maturità e vecchiaia, ma ognuno è la diretta conseguenza dei precedenti.
Anna Celli
TESTIMONIANZE
Come vivi... il tuo pensionamento?
Per una casalinga, anche se arriva la pensione, cosa può cambiare nel suo modo di vivere?
Il pensionamento rappresenta
tempo aperto, tempo libero davanti a me. Resta però determinante, per impiegarlo, come possiamo porci di fronte ad esso,
perché la situazione di salute e
familiare hanno il loro peso.
E’ opinione corrente che sia un
tempo di meritato riposo dopo
una vita di lavoro, ma oggi si
può andare in pensione in età
non troppo avanzata e diventerebbe un periodo limghissimo ed
estenuante di ferie.
In questo periodo possiamo
avvalerci di esperienze acquisite
e, sfrondando fra gli impegni dal
ritmo giornaliero, possiamo giungere concretamente ad avere
tempo a disposizione da dedicare a ciò che conta per noi, per
gli altri, e soprattutto per il servizio del Signore della vita.
Il nostro orizzonte può aprirsi a nuove prospettive proprio
quando tutto sembra chiudersi
sopra di noi.
Maria Tamietti
Come sto vivendo il pensionamento? Ridimensionando alcuni
obiettivi che mi ero proposto,
specialmente certi «hobbies» che
avevano spaventato tm mio caro
amico pastore, senza nostalgie o
rimpianti per quanto non ho potuto o non posso fare, lo vivo
con molta gioia ed altrettanta
serenità, pur con tutte le inadeguatezze del comportamento umano sovente carente. Limitato
ora, più dai primi acciacchi della 3* età, che dal tempo a disposizione, penso ai tanti problemi
della vita moderna che secolarizzano il mondo vicino a noi e noi
stessi. Ritornando al nostro argomento, fatto forte della mia
esperienza, affermo che ci può e
ci deve essere una linea di continuità tra il tempo del lavoro
attivo ed il ten^o della pensione pure essa attiva. Riempire bene e con oculatezza lo spazio del
tempo lìbero, oggi molto più abbondante che negli anni 50 e 60,
é attrezzarsi in tempo per vivere meglio la pensione.
Concludo dicendo che ho due
rimpianti per due lactme ora difficili da colmare: non aver partecipato in modo più efficace alla vita pubblica (una sola breve
esperienza nella scuola); non
aver colto le chiamate che il Signore mi ha rivolto un giorno o
in giorni più recenti; ci chiama
sempre, ma in modo diverso.
Per rispondere ora' ol sono i
ma e i se della terza età; a tutte
le età bisogna tenerne conto con
più slancio e meno raziocinio
ed egoismo.
Costantino Messina
Bianca Natali ha dovuto lasciare il lavoro senza aver raggiunto
i limiti di età; abbiamo chiesto
anche la sua opinione:
Posso dire senza esitazione
che vivo molto bene il mio pensionamento e probabilmente questo avviene anche perché sono
molto occupata. Infatti già prima di lasciare il lavoro avevo
pensato a come sostituirlo con
delle attività volontarie. Non ho
certo avuto problemi a trovarne... Anzi, il primo anno l’ho vissuto addirittura in modo frenetico: guardandomi attorno mi
ero accorta che c’erano tante cose da fare per me stessa e per
gli altri, tanti modi di rendermi
utile in qualche misura. Inizialmente ho tentato di fare molte
cose, troppe, e solo in un secondo tempo ho fatto delie scelte.
Sono tornata a lavorare coi
ragazzi, ma solo nella mia comunità ed ho delle grosse soddisfazioni. Mi occupo ovviamente anche di altri problemi e finalmente ho del tempo per
« parlare coi miei figli », per leggere, per incontrare gli amici;
mi sento « realizzata ».
Io penso che il « pensionamento » sia uno dei tanti momenti
della vita di un individuo, momento che va vissuto pienamente cogliendo ciò che offre.
Bianca Maria Natali
...l'emeritazione?
Nella nostra chiesa abbiamo delle persone in pensione alle quali tutti, direttamente o indirettamente, dobbiamo qualcosa: i pastori che hanno dedicato tutta la loro vita al servizio del Signore e
di noi tutti. Ci siamo mai chiesti come vivono la loro emeritazione?
Proposte del volontariato
Accettare il pensionamento significa accettare di andare verso l’invecchiamento e tale accettazione comporta un atteggiamento interiore che dobbiamo
affrontare da soli. La vita è come una strada a senso unico, la
sua legge è uguale per tutti: si
va avanti, non si torna indietro,
La nostra vita di pensionati
dipende molto da come abbiamo vissuto la nostra vita di lavoratori stipendiati. Se abbiamo
solo lavorato sulla base del denaro, senza far posto ad attività
di carattere interiore, rischiamo
di vivere il nostro pensionamenr
to come chi non ha più compiti
da svolgere, non ha più scopi,
non sa più dare un senso alla
propria vita e, conseguentemente, ha più delle' sperahSs^.
Non c’è milla di peggio che vivere senza speranza. Se, invece,
vicino alla nostra attività produttiva avremo messo anche
una attività volontaria, cercando di arricchirci interiormente sia mediante letture o impegni volti verso il prossimo,
avremo più probabilità di rendere il periodo del nostro pensionamento più fecondo. Saranno proprio le attività di carattere interiore che ci aiuteranno
ad affrontare la terza tappa della nostra vita e a viverla con
speranza.
Per tanti anni, durante la nostra vita lavorativa, ci siamo lamentati di non avere del tempo
per noi stessi. Diventando dei
pensionati abbiamo più tempo a
nostra disposizione. Come lo impieghiamo? Ci è detto che dob
biamo essere attivi finché è possibile. Pensiamo un momento
alle nostre comunità: hanno tanto bisogno di collaboratori, in
tutti i campi. Dio ci apre tante
porte, solo che sappiamo o vogliamo vederle.
Ci è detto anche che dobbiamo essere socievoli quanto più si
può, malgrado l’inevitabile senso di solitudine, che dobbiamo
farci delle idee nuove, meditare,
riflettere, acquistare una certa
saggezza.
Si, vi sono nella vita del pensionato, più risorse di quanto si
pensi. Le occasioni per svilupparci non mancano, in questo
mondo, anche in una età un po’
avanzata: bisogna aprire gli occhi per vederle e per afferrarle.
Può esserci il pericolo che, nel
nostro zelo, siamo tentati di voler eccellere. Dobbiamo perciò
imparare a saperci fermare, riposare e ritrovare il nostro equilibriOj diversamente rischieremmo di cadere in uno zelo emotivo che non corrisponde allo zelo
che Dio attende da noi.
Col trascorrere degli anni, le
condizioni di salute possono diventare precarie e far vacillare
la nostra bella sicurezza.
« È’ questa una dura scuola
nella quale dobbiamo attingere
una sicurezza nuova. A questa
scuola impareremo a non trarre
vanità da quella che riteniamo
essere la nostra saggezza. Faremo ancora quanto è possibile
per gli altri ma sarà al Signore
ed al Signore soltanto che ne attribuiremo tutta la gloria».
Nelly Rostan
Quando un pastore va in pensione si dice nel nostro linguaggio ecclesiastico che va in « emeritazione ». Non c’è in questo termine nessun richiamo al merito
di cui egli sarebbe oggetto, ma
forse solo ima reminiscenza del
termine latino « emeritus » che
veniva dato (secondo quanto dice il vocabolario) ai soldati licenziati per « un lungo servizio
prestato ».
In fondo i due concetti di servizio e di lunghezza si addicono
bene in genere al lavoro di un
pastore che si svolge fino ai 70
anni, salvo limiti di malattia o di
morte. Evidentemente si giunge
spesso ai 70 anni un po’ logori,
un po’ stanchi: se c’è da un lato
un senso di pace e di riposo nel
pensare che sta per venir meno
una grande responsabilità assunta nel corso di un ministero iniziato sui 24 o 25 anni, dall’altro
lato ci si rende conto che è difficile deporre proprio completamente quella responsabilità di
servizio da im giorno all’altro ed
allora vien fatto di pensare che
un po’ di quella responsabilità si
può comunque assumere non più
in quella comunità che era stata
affidata alle nostre cure ma in
quella in cui ci sarà dato di poterci inserire con la nostra presenza e con la nostra testimonianza, secondo i modi ed i tempi
fissati da Dio per noi.
L’emeritazione non è un dolce
far niente, ma un tempo nuovo
ed una nuova condizione di lavoro nel servizio del Signore e dei
fratelli. E’ anche un tempo di riposo, certarnente, ma di un,jp,poso attivo, frutto di riflession.fe e
di maturazione. Ufi tempo in cui,
dopo aver parlato molto ed anche operato con i doni ricevuti
dal Signore, bisogna disporsi ad
ascoltare e ad imparare cose
vecchie e cose nuove in un silenzio umile e fecondo.
In vista della emeritazione accade anche che si facciano dei progetti; può succedere, com’è successo ad uno di npi,. che i limiti
imposti dallo stato di salute siano però maggiori di quello che
si pensasse e costituiscano un vero e proprio impedimento. Che
cosa si deve fare quando viene
l’ora di accantonare quei progetti? Rinchiuderci nel nostro guscio, parlare soltanto più del nostro passato e dei malanni del
tempo presente? Non ci è sembrata la migliore delle soluzioni.
Abbiamo cercato di lottare contro questa tentazione con una
diversa presenza nella vita della
comunità, entro limiti più modesti di testimonianza e di collaborazione, tali però da permetterci di non estraniarci da quella
che, in fondo, era stata la ragione nella nostra esistenza.
« Dobbiamo essere pronti a lasciarci interrompere da Dio » dice Bonhoeffer. « Il servizio che
in una comunità cristiana l’imo
deve rendere all’altro è l’aiuto
concreto e attivo. Si pensa a piccoli e semplici servizi materiali.
In ogni vita comunitaria se ne
trova un’infinità. Nessuno è troppo alto per un piccolo servizio al
prossimo». Così facendo si acquista una conoscenza non solo dei
nostri problemi ma di quelli dei
nostri fratelli; e si ringrazia il Signore per il dono della comunità
cristiana che si vorrebbe più viva, è vero, più aperta e più disponibile, ma che comunque, con
■¡tutti iiSuoi limiti, ci aiutala non
sentirci soli, scoraggiati e inoperosi nel tempo della nostra
« emeritazione ».
Elsa ed Ermaimo Rostan
Non per tutti il tempo della pensione significa il momento in
cui puoi realizzare tutti i tuoi hobbies, anzi, esso può essere l’inizio
di una grande solitudine in una delle tante camere anonime di un
istituto.
Durante una intervista televisiva di “Dossier” ad un anziano signore era stato chiesto come viveva il suo pensionamento. Il grande silenzio che ne seguì fu una risposta muta ma eloquente. Non
aveva altra prospettiva che aspettare la morte in un ambiente non
suo; la sua vita oramai non aveva più alcun senso...
Penso che il problema si debba ricercare nel significato che si
dà alla vita. La nostra vita, la vita di tutti, è molto importante, non
va spesa solo alla ricerca di un salario mensile. Questa è solo una
piccola parte, necessaria, ma non la più importante. Il tempo libero
dovrebbe essere speso per noi stessi — letture, viaggi, ecc. — e
messo a disposizione per quanti vivono vicino a noi, nel nostro caso
per la comunità. Questi interessi potranno essere un arricchimento
per il nostro futuro di pensionati e... di anziani.
Pagina a cura della FFEVM
8
8 ecumenismo
9 marzo 1984
CONFERENZA DELLE CHIESE CRISTIANE D’EUROPA
ERITREA
Una sfida per le Chiese un triste ritorno
Un pubblico numeroso e vivace ha rappresentato la cornir
ce più degna per rincontro che
il pastore GIen G. Williams, segretario generale della Conferenza delle chiese cristiane d’Europa, ha tenuto nella sala valdese di Milano domenica 19 febbraio. Il pastore Williams si era
ripromesso di analizzare ruoli e
prospettive delle chiese cristiane nel vecchio continente, alla
luce del difScile dialogo tra est
e ovest e della non meno complessa costruzione di una politica
comunitaria tra i paesi dell’Europa occidentale.
un diritto di primazia. La sfida
è una sfida ecumenica, e tutti
dobbiamo essere pronti a rispondere alla verità del Cristo
vivente.
Prendendo le mosse da una
esperienza di lavoro ormai vecchia di cinque lustri, l’intervento ha delineato gli ampi spazi
;;boc oggi oGcupàrio le chiese cristiane in Europa, frammentate
in oltre duecento denominazioni, ma, senza eccezione alcuna,
È^^enioria vivente di secoli di vicende storiche e sociali riconducibili da un lato a episodi poco
edificanti e dall’altro, però, testimonianza di servizio e di solidarietà. Non ci si può nascondere che sussistono divisioni, sia
sptto il profilo confessionale che
politico, é non è nemmeno possibile passare un colpo di spugna sopra squilibri in termini
di numero di membri confessanti tra le grandi chiese nazionali
e le piccole comunità di minoranza. Però esiste un elemento
comune, verificabile sia a est
che a ovest: ed è la sfida che il
mondo moderno propone a chiese tese più a riposare su un passato glorioso che a coniugare
energie adeguate per rispondere
ai pressanti quesiti della nostra
epoca.
La secolarizzazione, negli stati
dell’Europa orientale, discende
direttamente dall’ideologia statale. In Occidente, però, pur se
non è immediatamente percepibile, si insinua nel quotidiano: e
le esperienze dei fratelli deH’Est
ci sono assai utili per averne
comprensione. Nessuna chiesa
può arrogarsi su questo punto
Williams ha poi focalizzato
tre priorità che dovrebbero caratterizzare il lavoro delle chiese, negli anni a venire. Una decisa opera di evangelizzazione,
poiché l’azione di missione, svolta cioè nell’ambito sociale, può
essere complementare ma non
sostitutiva. Un impegno preminente nella ricerca della giustizia, teso a rivalutare i diritti
fondamentali dell’individuo e a
spronare l’umanità verso traguardi costruttivi e non assistenziali. Una battaglia senza ambiguità per la pace. Non si conseguono risultati durevoli solo mediante accordi di vertice tra le
superpotenze. Si tratta di creare una rete di microrapporti sul
lavoro, tra i ceti sociali, con il
prossimo che ogni giorno incontriamo. Qui le chiese possono
davvero giocare un ruolo fondamentale, a patto che non ci si
riduca a formali incontri tra i
capi delle confessioni. Occorre
uno slancio di base che superi
diffidenze e incomprensioni: essere in pace come chiese è un
segnale lanciato al mondo dei
politici.
mondo sono parte cospicua del
nostro sistema produttivo, anche
se spesso marginalizzati o privi
di quelle tutele che dovrebbero
essere garantite a ogni lavoratore. Difficoltà economiche, dunque, per questi fratelli, ma ancora più sensibili problemi di
integrazione in schemi sociali e
culturali totalmente alieni rispetto alle aree di provenienza. I
musulmani spesso non hanno
moschee in cui pregare: come
devono comportarsi le nostre
chiese? Tentare, ancora succede,
di «convertirli» al Cristianesimo, con il risultato di incrementare la perdita di radici, o mettere loro a disposizione locali e
avviare un serio colloquio ecumenico? Anche in questa ipotesi,
le chiese dell’est, avvezze da secoli a contatti con l’Islam, ci possono fornire preziose indicazioni.
I campi d’azione
Quali campi d’azione, allora,
possono accomunare le nostre
tensioni e le nostre speranze? In
primo luogo, ha suggerito Williams, im lavoro di studio e di
discussione. Solo attraverso la
mutua comprensione si abbattono steccati. Il discorso sulla
pace è un fattore fondamentale
finalizzato all’unità di intenti tra
cristiani dell’est e dell’ovest.
Vi è poi un altro elemento che
sta mutando i connotati dei nostri paesi, riassumibile nella
espressione « Islam europeo ».
Milioni di immigrati dal terzo
Ci sono poi altre questioni che
premono: il discorso sui diritti
dell’uomo e delle donne, intesi
in termini individuali in occidente e sociali nell’est. I rapporti con la chiesa cattolica,
che procedono in modo promettente. Ma l’obiettivo forse più
stimolante per le Chiese europee
riguarda da vicino anche i protestanti italiani. E' il cosiddetto
’progetto Mediterraneo’ : sulle
rive del mare che lambisce le
nostre coste si catalizzano le tensioni più gravi che attualmente
scuotono il mondo: dal problema del Medio Oriente ai rapporti con l’Africa, dalle spinte dell’Islam fondamentalistico, alla
presenza delle superpotenze. Non
sarà una presa di coscienza immediata: ma si vorrebbe arrivare a un incontro delle chiese cristiane dei paesi che si affacciano
sul Mediterraneo. Se tale dialogo prenderà corpo, si sarà compiuto un piccolo, ma significativo passo, verso la decantazione
di una realtà che, consapevoli o
meno, non ci risparmia come
credenti evangelici nell’Italia degli anni Ottanta.
Marco Rossi
Quando una persona dopo tanto tempo ha la possibilità idi ritornare nel suo paese natio è
certamente felice, perché oltre
che rivedere la sua terra può
riabbracciare i suoi cari.
Burtroppo non sempre si può
trovare ciò che si desidera; con
il tempo molte cose cambiano,
condizionate anche dal comportamento deU’uomo che il più delle volte si lascia trascinare dalTegoismo, dalla sete di potere e
di grandezza. Così facendo trasgredisce al comandamento: « ama il tuo prossimo come te
stesso »; se non si è imparato a
rispettare se stessi non si può rispettare il proprio prossimo.
Una donna è appena ritornata
daH’Eritrea, un paese dimenticato, ecco come .racconta la sua
triste esperienza: « Ho rivisto la
mia terra, la mia gente dopo dieci lunghi anni. Non potete immaginare quanto dolore abbia
provato nel trovare cambiate
molte cose.
Asmara si è fatta più bella:
o^ strada, ogni edifìcio, sembra
dire che tutto va bene.
Purtroppo io sono cresciuta in
quella graziosa città, la conosco
e non mi si i>uò ingannare; appena sono arrivata mi sono resa conto che Asmara sta soffrendo, l’aria non è più la stessa, essa emana rodere del sangue versato da tanti innocenti.
Inoltre la gente deve sopportare anche una penosa carestia
perché non piove più e gli alimenti scarseggiano insieme ai
medicinali.
Il governo non aiuta la gente,
anzi non fa che peggiorare la situazione; viene impedita la fuga
di notizie, pensate che per i giornalisti non è certo facile entrarvi. Ho visto anche a Massaua
la testimonianza di tale crudeltà,
quando è stato Impedito ai pescatori di pescare nelle acque
del loro mare.
Le chiese presenti fanno quello che possono, ospitando fra le
loro mura molta gente.
Per quanto riguarda la piccola
comunità evangelica, posso dire
di essermi consolata quando ho
visto che il numero dei fedeli
non è diminuito e si può contare anche sulla partecipazione dei
giovani rimasti. Purtroppo i ragazzi dai diciotto ai trent’annl
vengono obbligatoriamente iscritti nelle liste militari, quindi presto andranno a combattere una guerra che non vogliono.
Esiste la scuola domenicale e
l’unione femminile è , composta
in massima parte da donne giovani.
Sono stata accolta con fraternità e questo mi ha resa felice.
Prima di me era venuto Bruno
Tron che purtroppo non ho potuto rivedere e salutare; tutta la
comunità lo ringrazia per l’aiuto
che ha dato.
Ho visto dalla terra arida di
Asmara sbocciare i fiori; così è
anche la gente che in mezzo a
innumerevoli difficoltà sopravvive e trova la forza di continuare, retta dalla fede nel Signore.
Quindi posso dire che vi è ancora speranza, lo testimoniano i
fiori che sbocciano ancora dalla
terra assetata d’acqua e la piccola comunità evangelica che lot.
ta per il suo popolo.
Per finire, posso dire come ha
scritto Bruno Tron in un precedente articolo sull’Eritrea: bisogna ricordare la piccola comunità evangelica; anche se geograficamente è lontana dairitalia,
con il cuore la dobbiamo sentire
vicina. Essa è il segno e la speranza di una vita che continua
in un paese ferito dairodio e dalla guerra ».
Così conclude la sua testimonianza la signora Rosina Pokt,
membro della comunità valdese
di Pinerolo.
Nelle sue parole traspare il
dolore per ciò che ha visto.
Come lei, anche tutti noi non
possiamo rimanere impassibili
alle sofferenze dei nostri fratelli che lottano per un mondo dove possa trionfare la pace, l’amore e la fratellanza nel nome
di Gesù Cristo.
A cura di Wienna e Sion Fokt
I finlandesi e il
pastorato femminile
(BIP) — Il 77% dei finlandesi sono favorevoli ad tm cambiamento della legislazione che
permetterebbe alle donne di diventare pastore, è quanto risulta da un sondaggio del Gallup
finlandese (Finska Gallup).
Secondo la stessa fonte, nel
1958 soltanto il 44% dei finlandesi erano di questo parere. La
proporzione è successivamente
passata al 66% nel 1970 ed al
69% nel 1979.
Fra i finlandesi al di sotto dei
25 anni il 91% è favorevole al
pastorato femminile. I pareri sono più riservati nelle campagne
che nelle città mentre gli intellettuali sono i più aperti su questa questione.
La chiesa maggioritaria in Finlandia è la chiesa luterana.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Cofsson
duta dal padre, il pastore Daniel
Vidal, Presidente della Chiesa
Evangelica spagnola e dal past.
Ignacio Mendoza, presidente della Commissione per i Ministeri.
E’ la Commissione per i Ministeri che ha fatto la domanda
di questa consacrazione per affidare alla Vidal un ministero di
ricerca sulle questioni della società a partire da un ministero
parrocchiale.
ne e l’occidentalizzazione del terzo mondo contribuiscono a rinforzare la militanza religiosa e
suscitano delle contro-reazioni
perché « gli uomini non sopportano troppi cambiamenti assieme ».
La fame uccide
più della guerra
Spagna: consacrata la
prima donna pastore
Il tempo delle crociate
non è ancora finito
(BIP) — La prima donna pastore della Chiesa Evangelica
spagnola, la signorina Esther
Vidal, è stata consacrata a Madrid nel corso di una cerimonia
che ha suscitato un grande interesse e che ha riunito numerosi membri delle chiese evangeliche della capitale e dei dintorni. L’imposizione delle mani
è stata fatta dai pastori presenti e dai rappresentanti dei Consigli di Chiesa, uomini e donne,
delle comunità 4i Madrid e di
Siviglia (dove la Vidal esercita
il suo ministero).
La cerimonia è stata presie
(SPP) — La religione gioca
un ruolo importante in tutti i
focolai di crisi nel mondo, afferma Moorehead Kennedy, direttore del Consiglio per la comprensione internazionale (New
York) citando i confiitti del Libano, Israele, Afghanistan, Irlanda del Nord, Cipro, Filippine.
Il tempo delle crociate non è
finito, dal momento che dei musulmani combattono contro dei
cristiani, dei cattolici contro dei
protestanti, degli hindú contro
dei buddisti.
Per Kennedy, che in quanto
diplomatico americano è stato
per 444 giorni ostaggio di militanti iraniani, la modernizzazio
(Soepi) — Nel corso degli ultimi cinque anni la fame ha ucciso più esseri umani di tutte
le guerre, le rivoluzioni e gli attentati degli ultimi 150 anni. Secondo TUnicef 40.000 bambini
muoiono ogni giorno a causa della sottoalimentazione e delle malattie infettive mentre, paradossalmente, il tasso della natalità
aumenta e l’esplosione demografica continua, facendo crescere
povertà e sottosviluppo. Nell’anno 2000 ci saranno 6 miliardi di
esseri umani sulla terra. Purtuttavia il cibo che oggi viene prodotto in tutto il mondo sarebbe
sufficiente per nutrire 8 miliardi
di ipersone. Invece zucchero, mais
ed anche frumento vengono trasformati per fame carburante.
Altri prodotti alimentari servono
per ingrassare il bestiame. Gli
affamati non hanno accesso ai
prodotti alimentari disponibili
in abbondanza, perché non possono pagarli.
Dalla Repubblica Centro Africana sono arrivate queste notizie che illustrano tragicamente
il rapporto deH’Unicef:
« Comincio a capire perché la
gente vive alla giornata: non
possono permettersi di avere delle riserve. Ogni giorno le donne
vanno al mercato per vendere i
loro prodotti in piccolissime
quantità. Sono stata colpita nel
constatare che lo zucchero viene
venduto a 4 quadretti alla volta,
il caffè a cucchiaiate, le cipolle
una alla volta, l’olio nella quantità che serve per pasto, le
spezie a pizzichi, è veramente il
minimo vitale e ancora! Qui i
bambini hanno sempre fame! ».
Il rapporto mondiale sull’alimentazione del 1983 precisa « i
depositi raccolti in ima parte del
mondo non servono a coloro che
altrove hanno il ventre vuoto ».
L’aiuto alimentare ha senso per
gli affamati soltanto come forma
di aiuto a breve termine in caso
di catastrofe. I politici di alcuni
paesi del terzo mondo hanno
tendenza ad appoggiarsi troppo
su questa forma di aiuto, invece
di centrare la loro iiolitica sullo
sviluppo di programmi per una
agricoltura autonoma.
della Nestlé il boicottaggio è stato tolto. Gli avversari di Nestlé
accusavano la multinazionale di
vendere i propri prodotti nel terzo mondo incoraggiando le madri a non più allattare i propri
figli. La conseguenza era che circa 1 milione di bambini moriva
ogni anno o per la mancanza di
igiene o per l’insufficiente quantità di latte in polvere usata a
causa del suo costo. Nestlé ha
ora accettato di conformarsi alle norme delTOrganizzazione
Mondiale della Sanità in materia di commercializzazione dei
sostituti del latte materno.
A loro volta il 5 febbraio a
Città del Messico i partigiani
europei del boicottaggio hanno
accettato, come già avevano fatto ■ gli americani ed i canadesi,
di sospendere la loro azione.
Questa sosnensione diventerà definitiva soltanto fra sei mesi
quando gli avversari di Nestlé
avranno maturato la certezza che
Nestlé si è effettivamente adeguata agli accordi sottoscritti.
Zaire: la Chiesa
riformata si sviluppa
Finito il boicottaggio
dei prodotti Nestlé
(Soepi) — In seguito all’accordo intervenuto il 26 gennaio
scorso fra Nestlé ed il Comitato
internazionale del boicottaggio
(SPR) — Un grande Congresso ecclesiastico ha riunito la chiesa riformata dello Zaire sul tema « Egli è la nostra pace ». Nel
corso del congresso, durato diversi giorni, si è avuta una grande cerimonia battesimale, la consacrazione di diversi diaconi, diaconesse, membri dei consigli di
chiesa ed infine la consacrazione
di 23 pastori, a quest’ultima cerimonia erano presenti anche le
autorità politiche della regione.
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9 marzo 1984
cronaca delleValli 9
VAL RELUCE
Le spese dei comuni
Al centro tra austerità e necessità
la bara?
Nevicava da alcune ore, le strade erano ormai impraticabili, il
freddo era pungente. Eppure per
il funerale non mancava nessuno.
Cera anche chi aveva camminato alcune ore per « rendere onore al morto ». Il giorno dopo,
stesso luogo, domenica mattina
un piccolo sparuto gruppetto partecipa al culto. Commento: ieri
eravamo in trecento, oggi in sei.
E’ la comunità del funerale che
si contrappone a quella della domenica. Ormai la gente si fa viva soltanto per i morti. Ma che
male c’è? Nessuno vieta di partecipare ai funerali. In fondo anche
il funerale è un incontro intorno
alla parola evangelica. Ma allora
se è un incontro intorno al Risorto perché portare la bara in
chiesa?
Il riformatore John Knox, nel
1556, scrisse intorno ai funerali:
« ...il corpo venga rispettosamente portato alla tomba, accompagnato dalla comunità, senz’altre
■cerimonie: dopo la sepoltura, il
ministro se è presente e se è richiesto, si rechi al Tempio (se esso ììon è troppo lontano) e pronunci davanti all'assemblea una
rassicurante esortazione sulla
morte e sulla risurrezione ».
La presenza della bara in chiesa rischia di trasformare il funerale in un rito per il morto e
tutto quello che si dice non può
evitare la realtà del sarcofago,
fisicamente al centro del Tempio.
Se sono ben informato il cristianesimo primitivo nel culto funebre celebrava anche la Santa
•Cena come atto di fede nel Risorto e preannuncio del banchetto del Regno, a cui tutti siamo
invitati.
Nel secolo della Riforma la lai•cità dei funerali riformati scandalizzava i cattolici ed era divenuta proverbiale l’assoluta semplicità dei cimiteri protestanti.
Lo stesso Calvino, scrivendo ai
correligionari di Montbéliard, affermava: « le voudrais seulement
qu’on portât le corps non pas au
temple, mais directement au cimetière. Là je voudrais qu’il y
■ air une exhortation pour ceux
qui assistent... ».
Ora senza andare tanto indietro basti dire che sino a circa
•cinquant’anni fa alle Valli dalla
casa del defunto si passava direttamente al cimitero. Più tardi,
per ragioni più pratiche che teologiche, un’intera generazione di
pastori si è battuta per svolgere
il funerale nel silenzio e nella
concentrazione offerta dal Tempio. E certamente di fronte alla
comunità raccolta per un evento
eccezionale come la morte si può
e si deve cogliere l’occasione di
annunciare l’Evangelo alla gloria
di Dio (e non alla gloria del
morto).
Ma allora se il funerale è per
i vivi perché portare il morto in
chiesa? Mi viene in mente la frase di Gesù: « lascia i morti seppellire i loro morti, ma tu vai ad
annunziare il Regno di Dio ». Mi
viene in mente come energico richiamo ad occuparci dei vivi, a
spendere questa vita, ora per ora,
per la causa dell’Evangelo senza
indugiare su un dominio in cui
non possiamo nulla. In questo
« rilancio » di partecipazione ai
funerali non c’è forse il segno
della crisi, dell’insicurezza e dell’angoscia del nostro tempo?
Giuseppe Platone
I comuni della valle hanno deciso a febbraio le attività deH’84 - In aumento le spese correnti - Difficoltà per gli investimenti
Tempo di bilanci, di preventivi per il 1984 per tutti i comuni
che per la prima volta dal 1976
si sono trovati entro la fine di
febbraio ad impostare la loro
azione per l’anno in corso.
La legge finanziaria approvata
dal Parlamento, se da una parte ha reso più agevole la stesura del bilanci, dall’altra con i
tagli alla spesa non risolve il
cronico problema della carenza
di entrate dei comuni anche se
lo Stato riconoscerà agli stessi
un importo pari al gettito della
SOCOP per l’anno ’83 e si accollerà la quota carico degli
stessi relativa agli oneri finanziari dei mutui contratti sempre
nel 1983.
In questo imbuto ormai si trovano tutti e in varie misure tutte le amministrazioni ne hanno
dibattuto poiché è indubbio che
vengono posti forti limiti alla
capacità dell’Amministrazione di
fare delle scelte. Ne risulta di
conseguenza q la riduzione o il
precario equilibrio dei servizi
resi alla popolazione.
inflazione) di alcuni servizi pubblici, quali la mensa sociale, i
soggiorni estivi, le tariffe cimiteriali, i contributi per gli allacciamenti delle fognature ed i ripristini stradali. Non sono invece stati modificati i prezzi delle
rette dell’Asilo Nido e della refezione scolastica. Anche a Lusema, essendo il contributo degli utenti pari al 27% del costo
dei servizi (dato minimo fissato
dal Governo) sono state riconfermate le tariffe precedenti, relative alla piscina, alla mensa
scolastica e all’asilo nido. Ma il
pesante deficit nella gestione di
quest’ultimo (150 milioni) pone
grossi problemi.
« Se non vi è una completa
utilizzazione dei posti disponibili — affermano i mèmbri della
minoranza — si ridiscuta la questione a livello di valle, poiché
non è possibile accettare passivi
così, onerosi se non per il tempo necessario per trovare una
soluzione ».
te fognaria (secondo e terzo lotto) per un totale di 230 milioni;
in graduatoria vengono poi gli
interventi per l’agricoltura, 165
milioni, con l’ampliamento dell’alpeggio del Pis della Rossa e
miglioramenti nella viabilità dì
accesso a molti altri alpeggi. Infine ancora 40 milioni per impianti sportivi.
A VUlar e Bobbio sono state
approvate le addizionali ENEL,
sia sui consumi domestici che
su quelli industriali. A Torre
Pellice verranno invece abbassati gli oneri relativi alla urbanizzazione nei settori commercio, attività direzionali, attività
turistiche, per equipararle a
quelli di altri comuni , della valle che erano più bassi.
Adriano Longo
Convenzioni
sociosanitarie
A Torre Pellice, a fronte di
una previsione di entrate correnti di un miliardo e 56 milioni
(più 4% nei confronti delle entrate ’83) si ha una previsione di
uscita sui costi del personale
( -t- 12-13%) per un totale di qusr
si 814 milioni. A Luserna il costo del personale è stato valutato il 41,90% della spesa corrènte,
il 36,2% per l’acquisto di beni
e servizi, mentre il 12,44% è l’importo che quella amministrazione dovrà affrontare per interessi passivi su mutui precedentemente contratti.
Per quanto riguarda le spese
di investimento a Torre Pellice
la previsione di 220 milioni per
adeguare le strutture scolastiche alle norme di sicurezza, come abbiamo già riferito il mese scorso, toglie al comune la
possibilità di intervenire in altri settori vitali, quali la viabilità e l’illuminazione.
Le spese per gii
investimenti
Ritornando alle spese di investimento, il comune di Angrogna prevede di spendere 110 milioni per il quarto tronco della
strada da Buonanotte ad Arvura, 46 milioni per il completamento fognatura, e 21 milioni
per manutenzione strade. A Villar Pellice, 100 milioni per il miglioramento alpeggi ed altrettanti, come prima accennavamo,
per la viabilità; 50 milioni per
la manutenzione degli alvei, altrettanti per lo smaltimento rifiuti con acquisto di attrezzature, ed infine 40 per impianti sportivi.
A Bobbio Pellice l’impegno
maggiore sarà dedicato alla re
II Comitato di gestione delrUSSL 42 si propone di concludere entro il 1984 le convenzioni
con le case di riposo per anziani esistenti sul territorio, che, nel
caso specifico, sono di proprietà di enti ecclesiastici; il Cottolengo di Rinasca e l’Asilo di San
Germano. Questi due istituti, come è noto, accolgono anche persone non autosufficientì, assolvendo un compito che l’ente pul>
blico non è (e forse non sarà
mai) in grado di svolgere.
In cambio della garanzia dì
avere posti liberi per anziani bisognosi di assistenza continua,
che altrove non avranno più possibilità di accoglienza, l’USSL
fornirà i servizi medici essenziali aperti anche all’esterno, come i servizi ambulatoriali e di
pédicure.
VAL GERMANASCA
A Lusema, su un totale di 4
miliardi 686 milioni, è devoluto
agli investimenti l’importo di un
miliardo 352 milioni, di cui 185
milioni per adeguamento edilizia scolastica, 178 per l’edilizia
pubblica, 260 per la stazione
di sollevamento dell’acquedotto,
mentre solo 100 sono stati destinati all’asfaltatura strade.
Quest’ultimo importo è stato
vivacemente contestato dalla minoranza che lo ritiene insufficiente a far fronte alle necessità
dì un comune che oltre ad essere molto esteso, ha una miriade di frazioni. Lo stesso importo per la viabilità è stato approvato dal comune di Vlllar Pellice
per il riassetto e l’asfaltatura
delle sue strade. Il Consiglio di
Torre ha poi approvato un aumento medio del 10% (secondo
l’indicazione programmata della
Paravalanghe
e miglioramenti viari
Dopo un inverno molto asciutto che aveva già reso problematico in alcune borgate il rifornimento dell’acqua e aveva messo
di malumore gli operatori turistici, la prima grossa nevicata
della stagione ha riportato tutto
nella normalità. Sono stati così
collaudati i paravalanghe (uno
terminato e l’altro composto soltanto dà un altissimo muro) che
la Provincia aveva fatto costruire lungo la strada di Frali.
Nel mese di febbraio, la ditta
Compagnia Italiana
di Assicurazioni
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Sciopero
autoconvocato
Anche nel pinefolese si svolgerà giovedì 8 marzo uno sciopero « autoconvocato » dai consigli di fabbrica delle principali
industrie del pinerolese. A questi si aggiungeranno anche i lavoratori della scuola e gli studenti delle scuole superiori.
Motivi dello sciopero che avrà
una durata di 4 ore, con un corteo a Pinerolo, il ritiro dei decreti governativi sulla scala mobile e la difesa della occupazione gravemente compromessa in
tutto il comprensorio.
Lo strapix) sindacale, nel pinerolese, non ha prodotto i guasti
di altre parti d’Italia. Qui CISL
e CX5IL sono sostanzialmente
d’accordo a richiedere om cambio
nei rapporti vertioe/base sindacale e nel richiedere un mutamento nella linea sindacale.
Edilia di Torino ha ripreso i lavori del paravalanghe in costruzione, situato a breve distanza
dalla stazione della teleferica di
Villa, il quale, anche se incompleto, fornisce già un sufficiente
riparo da una grossa slavina. La
stessa ditta ha completato un
muro di sostegno vicino al villaggio di Chiotti Inferiori, in una
zona dove le frane di terra e sassi sono continue nel periodo del
disgelo.
Dallo sciopero si dissociano
l’UIL e i vari sindacati autonomi di fabbrica.
Corsi di patois
La Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca intende
riproporre i corsi di ’patois’ per
i ragazzi delle scuole delle due
valli. Lo scorso anno l’iniziativa
ha interessato i Comuni di Pragelato, Usseaux, Penestrelle,
Roure, Pomaretto, Porosa Argentina, S. Germano.
La spesa, 2 milioni e 700 mila
lire circa, è stata quasi interamente coperta dal contributo regionale.
Per la prima infanzia
« Una scelta per l’infanzia. Asilo Nido, Scuoia Materna, e Servizi di Territorio » è il tema di un incontro di
studio organizzato dalla Comunità Montana Vai Pellice e dai Comuni di Luserna S. G. e Torre Peliloe.
Venerdì 9 marzo 1984
Foresterìa Valdese - Via Arnaud, 26
ore 15.30 ■ APERTURA LAVORI a cura
di Franca Coisson
« IL QUADRO POLITICO » interventi di
Marco Armand Hugon e Maria Merlo.
ore 16.30-19 - APPROFONDIMENTO
«IL QUADRO TECNICO»
— La Proposta Pedagogica relazione
del Prof. Franco Frabboni;
— Un Progetto per la tutela della salute deiriirfanzia relazione del Prof.
Sergio Nasso;
— I vincoli Amministrativi e Finanziari:
le soluzioni possibili relazione dei
Dott. Ezio Borgarello.
ore 21: «UNA GIORNATA AL NIDO»
(Filmato in videotape realizzato dal Comune e dal Comitato di Gestione Asilo
Nido di Torre Pellice).
Sabato 10 marzo 1984
ore 9-12 - ELASORAZIONE
Costituzione dei gruppi sul tre temi
di approfondimento:
GRUPPO 1
Sulla strada Perrero-Prali sono
state allargate alcune curve ed è
previsto l’ampliamento del ponte di Rodoretto. Anche a Ferrerò
è stato reso molto più ampio e
più sicuro l’imbocco della strada che conduce alla borgata
Eirassa.
« La proposta Pedagogica ». Conduttore: D.ssa Rita Gay.
— Comunicazione su: « La Regione per
la Formazione degli operatori della
r Infanzia » deila D.ssa Anna Totolo.
GRUPPO 2
« Un Progetto per la tutela della salute dell’Infanzia ». Conduttore: Paola Paiumbo.
— Comunicazioni su: « Aspetti non sanitari della salute del bambino » di
Antonietta Monaco.
Tutti questi lavori rendono certamente molto più agevoli gli
spostamenti di chi vuole recarsi
al lavoro o a divertirsi: c’è da
augurarsi piuttosto che non sia
soltanto la seconda circostanza
a prevalere, ma che .le strade
continuino a portare i lavoratori
al posto di lavoro, come è successo fino ad oggi.
GRUPPO 3
« I vincoli Amministrativi e Finanziari:
le soluzioni possibili ». Conduttore:
D.ssa Margherita Baravalle.
ore 14-16: Continuazione lavori di gruppo e Comunicazioni dei conduttori
di gruppo.
ore 16.30 - CONCLUSIONI di Sante BaJardi e di Mauro Suppo:
10
10 cronaca delle Valli
9 marzo 1984
VISITA NELLE VALLI DI DUE PACIFISTI
INIZIATIVE ECUMENICHE
Messaggeri di pace e disarmo
Il lavoro
Contatti con scuole, comunità, classi di catechismo hanno caratterizzato l’impegnativa visita alle Valli Valdesi
e la solidarietà
Siamo molto stanchi, ma soddisfatti ». Effettivamente hanno
lavorato intensamente i due giovani pacifisti stranieri invitati a
Torre Pellice durante la settimana del « 17 febbraio ». Non si
sono risparmiati nel fitto programma studiato per loro dalla
Commissione per la pace della
comunità valdese di Torre Pellice. La buona padronanza della
nostra lin^a ha contribuito a
rendere efficaci gli interventi dei
due giovani alle riunioni con differenti interlocutori. Imco, 23 anni, inviato dal Consiglio interecclesiale olandese (costituito dalla
Chiesa cattolica e da 8 chiese
evangeliche), impesmato presso il
C.U.D.I.P. di Comiso, mi ha detto: « E’ stato bello vedere il vivace interesse nelle scuole. Faccio due esemjn significativi. A
Lusema San Giovanni i ragazzini
della- media hanno rivelato con
domande pertinenti molteplici
interessi e conoscenze. E’ chiaro
che in questa scuola è stato fatto in precedenza un lavoro e mi
domando se ciò non sia dovuto
alla sensibilità degli insegnanti.
All’Istituto "Buniva” di Luserna ci siamo rivolti a circa 350
studenti e a parecchi insegnanti
intervenuti alla riunione. Forse
è stato uno degli incontri più riusciti. Qualcuno ci ha chiesto:
’’noi qui cosa possiamo fare per
la pace?”. Localmente potete partecipare alle manifestazioni, lavorare nella scuola, impegnarvi per
la denuclearizzazione del proprio
Comune è stata la nostra risposta. Richieste di documentazione
e la volontà di costituire un gruppo per la pace, con buone probabilità di riuscita grazie alta
collaborazione di insegnanti e
preside, è il risultato dei colloqui avuti ».
Francis, 23 anni, statunitense,
delegato delle Chiese Metodiste
Unite degli U.S.A., il quale lavora presso il C.E.D.I.P. di Catania
mi ha espresso il suo pensiero.
« Nel breve giro alle valli valdesi
abbiamo parlato a circa 1300
persone fra giovani e adulti. Pubblico diverso, ma importante è
comunicare con la gente ver informarla. Per tutto il movimento per la pace il punto qualificante è lo scambio di informazioni.
Ritengo sia indispensabile conoscere tutte le realtà estere del
’’pacifismo". Un movimento che
si chiude è destinato a morire.
Bisogna intensificare al massimo
gli scambi di volontari per la
pace.
Il M.C.S. di cui in America faccio parte punta a raiforzare questi contatti all’estero. Non possiamo lavorare seriamente per
la pace se non conosciamo i nodi
del conflitto Nord-Sud di cui Comiso è solo un esempio ».
Imco e Francis, oltre a partecipare alla tavola rotonda a
Torre Pellice di cui si è già scritto, hanno avuto un vitale scambio di opinioni con il Comitato
per la pace di Pinerolo. Alla domanda di un sacerdote, che voleva sapere ouali sono, a parer loro, i difetti del movimento italiano per la pace, Imco ha risposto
dicendo: « il vostro rischio è di
non allacciare rapporti continuativi con tutte le forze contrarie al
discorso sulla pace, dai nartiti
politici al Governo ed alle grandi istituzioni ecclesiastiche.
Quando vogliamo impegnarci
per la pace non vi possono essere esclusioni dettate da antipatie
o da pregiudizi formali ».
Ho partecipato alla proiezione
del film « The Day after » con i
due amici e gli studenti di Pinerolo, al termine ho chiesto a
Francis il suo giudizio. « Come
americano — mi ha risposto —
direi che nel film si intravede
quel tipico procedimento ameri
cano di affrontare e risolvere i
problemi (da quando è stato
proiettato il film negli V.S.A. c’è
una corsa all’acquisto di rifugi
antiatomici) ma cosi non si centra il problema della pace. Consiglierei di vedere il documentario
"Profezia” girato in Giappone
dopo il lancio dell’atomica su Hiroshima. Non dico che questo
film-documento sia più serio, ma
più vero sì ».
A conclusione cito im’ultima
impressione riportata da Imco
nel giro fra noi. « Le valli valdesi
hanno dimostrato notevole interesse alle tematiche sulla pace.
Ci sono state aperte le scuole
per la grande disponibilità e sensibilità di insegnanti e studenti.
In Olanda abbiamo più difficoltà
ed i genitori arrivano a vietare
ai figli di partecipare a riunioni
per la pace. Non so se tutto questo sia dovuto sonrattutto alta
presenza valdese. Qui si avverte
qualcosa di diverso che non so
come ben definire, ma lo si realizza ».
Da queste colonne giunga un
ringraziamento a tutti coloro che
hanno collaborato alla buona
riuscita del programma e al segretario Fgei Paolo Naso, che ci
ha permesso di avere fra noi i
due giovani amici, l’espressione
della nostra gratitudine.
In calce a queste annotazioni
di una settimana intensa ricordo la testimonianza di Francis
data al culto di domenica 19 febbraio nella cappella degli Airali
richiamandosi a Matteo 16: 16:
« L’Iddio vivente in cui Cristo
si è incarnato ci dà la forza per
vincere nella speranza contro la
logica della fine dell’umanità ».
Italo Pons
CtJDIP = Comitato unitario per il
disarmo e la pace.
CEDIP = Centro di documentazione
e iniziative per la pace.
MCS = Movimento cristiano studenti.
Sono ormai 80 giorni che, a turno, i lavoratori della FIAT di
Villar Perosa presidiano i cancelli del loro stabilimento, nell’intento di impedirne lo smantellamento. Parallelamente ogni
giorno si effettua un’ora di sciopero. Attorno a questa lotta dei
lavoratori si è organizzata una
grande solidarietà, dagli enti locali alle chiese (dono rincontro
tra lavoratori FIAT e le chiese
valdesi il 17 febbraio, si è avuto
quello con la comunità di San
Lazzaro di Pinerolo, col vescovo
Giachetti, e colla « Pastorale
del lavoro » della Diocesi).
, Nonostante la grande solidarietà locale e regionale (è fattivo
l’impegno dei parlamentari piemontesi e del Consiglio regionale), nulla — o quasi — è annarso
sulla grande stampa nazionale.
« Hanno parlato di noi — dice
un delegato del consiglio di fabbrica — solo quando qualcuno
in assemblea ha detto che per
DIBATTITO A PINEROLO
Quale pace a Gerusalemme?
« Non sono un politico, e non
voglio essere un politico » — comincia col dire monsignor Capucci, vescovo cattolico di Gerusalemme oggi esule in Italia
per via del suo appoggio, anche
materiale, dato all’OLP (l’organizzazione della liberazione della
Palestina). « Sono soltanto un
messaggero di pace, perché sono
un cristiano. Il segno distintivo
dei cristiani è la carità che è offerta a tutti, nel mondo. Io non
posso perciò fare distinzioni tra
gli uomini, perché ogni uomo, sia
esso palestinese, ebreo, bianco o
nero o giallo, è’ mio fratello ».
Nonostante queste affermazioni, Capucci ha parlato di politica
e di politica internazionale cercando di vedere quali possono essere le possibilità di una soluzione del conflitto israeliano-palestinese.
« Come cristiano la mia preferenza va agli uomini sofferenti e
non c’è dubbio che oggi il palestinese è un uomo sofferente, cacciato dalla sua terra, costretto alla guerra per affermare il diritto
alla autodeterminazione del suo
popolo (4-5 milioni di abitanti) ».
dei palestinesi.
« Ma — ha chiesto un intervenuto — i palestinesi non vogliono
anche annientare gli israeliani? ».
« Nei recenti verticif e nell’ultima riunione del Cohsiglio Generale Palestinese, essi hanno
abbandonato questa posizione e
praticamente hanno accettato
una patria al di qua del Giordano, con Gaza e Gerusalemme est.
Il governo israeliano non vuole
capire. Questo vuol dire infatti
un riconoscimento automatico ed
implicito dello stato di Israele
nelle sue frontiere del 1967 ».
« Con quali mezzi allora si risolverà la questione? » chiede un
altro.
« Non con la guerra ■— risponde Capucci — chi dice guerra, dice problemi da risolvere. Con la
guerra tutti sono perdenti, anche
il vincitore è perdente. Bisogna
dunque arrivare ad una soluzione
pacifica attraverso le leggi inter
Per questo il problema palestinese è essenzialmente un problema umanitario e come tale lo ha
affrontato. « Non sono antisemita. Perché in quanto arabo sono
un semita, gli ebrei sono dunque
miei fratelli e miei amici. Il governo di Israele è sionista ed è
questo che io combatto, c’è una
grande differenza tra giudaismo
e sionismo... ».
Un catechismo
Comunità di base. Il Padre e i
fratelli. Edizioni TDF, Torino
1984, lire 4.000.
Come nel passato, Capucci aveva lottato con scritti contro il
genocidio degli ebrei, oggi egli
chiede che si metta fine alla sofferenza del popolo palestinese. La
responsabilità di questa sofferenza non è solo dello stato di Israele. ma anche degli stati europei
che alla fine della II guerra mondiale hanno creato lo stato ed
espulso gli abitanti arabi.
Oggi si nega ai palestinesi quello che si ammette per popoli molto più piccali. In Europa ci si è
mobilitati a fianco degli abitanti
delle isole Falkland per garantire
la loro autodeterminazione contro l’invasione Argentina, ma non
si pensa aU’autodeterminazione
Il volumetto contiene un breve itinerario catechistico proposto ai fanciulli dai 7 ai 10 anni,
ma ancor più una proposta di riflessione ad adulti che, nell’esperienza di fede cristiana, si propongano di accompagnare i fanciulli rimettendo in questione il
proprio impianto teologico e il
proprio « immaginario » religioso. Il formato quaderno è quindi suddiviso in otto "schede ’’ che
individuano otto diversi argomenti che poi vengono svolti in
un breve « racconto » e corredati
da suggerimenti bibliografici posti a supporto delle scelte compiute.
Dalla presentazione del libro
si rileva la modestia dell’intento:
mettere in circolazione una delle
tante esperienze di catechesi che
cercano le vie del rinnovamento.
Il volumetto si propone all’attenzione dei singoli e dei genito
sbloccare le cose si sarebbe dovuta bloccare la Juventus. Così
ne hanno parlato i giornali sportivi e anche "La nazione”, il giornale di Firenze... ».
L’accusa dei lavoratori è diretta: « ...dal giornale quotidiano
più diffuso da noi ”La Stampa”
neanche una riga... ».
Bisogna dunque vincere questo
silenzio stampa e così i lavoratori pensano seriamente di acquistare una pagina pubblicitaria
della Stampa « ...ma 18 milioni
sono molti... Forse questi diciotto milioni potrebbero essere spesi più utilmente verso quei settori più deboli della società che
non fanno mai notizia come gli
handicappati, gli anziani, i malati
psichici se i giornali facessero il
loro dovere di informazione ».
La tenacia e l’ostinazione di 380
lavoratori che hanno deciso di resistere alla potenza di uno dei
più grandi gruppi multinazionali
che — come si è visto — controlla anche i grandi mezzi di comunicazione riuscendo ad imporre
un efficiente « embargo » su tutte le informazioni a lui sfavorevoli, ha però già prodotto un primo risultato. E’ nato un ecume
nismo pratico tra la chiesa cattolica del pinerolese e quella valdese delle valli.
La « Commissione lavoro » della CED del 1° distretto si è incon
nazionali, la convenzione di Ginevra e le risoluzioni delle Nazioni Unite. Per questo però ci
vuole un cambiamento di ottica
nei governi occidentali e in quello degli USA. Occorre riconoscere il popolo palestinese e la sua
rappresentanza politica, l’OLP ».
I palestinesi sono oggi drammaticamente soli, bisogna conoscerli per comprendere le loro ragioni e per fare la pace tutti.
Oggi è necessario rilanciare il
dialogo. « Ed è importante che
questo si cominci a fare anche
in Israele come fa per esempio il
movimento "shalom” o il deputato Ury Avneri e le centinaia di
migliaia di israeliani che hanno
manifestato per la pace ».
Con questo segno di pace è possibile fare qualche passo in avanti per la pace se tutti ci impegneremo su questo fronte.
G. G.
COMUNITÀ’ DI BASE
ri, degli educatori e dei gruppi,
delle comunità e delle parrocchie.
Si preannuncia come il primo di
una serie. Può essere acquistato
presso le librerie della città o
richiesto alla Editrice Tempi di
Fraternità, Corso Palermo, 102 Torino.
trata recentemente con la « Pastorale del lavoro » della diocesi
ed ha stabilito un primo programma di lavoro.
Le due commissioni si incontreranno regolarmente ogni mercoledì alle ore 17 nella baracca
in lamiera che serve da riparo
per i lavoratori che effettuano il
presidio dei cancelli, per informarsi sulla situazione, per esprimere la solidarietà ai lavoratori,
per discutere iniziative comuni.
Tra queste ve ne è una immediata per contrastare la mancanza
di informazione: ogni domenica,
al termine del culto e delle messe, verrà letto un comunicato
congiunto che farà il punto della
situazione.
Inoltre è allo studio l’organizzazione di un convegno che dovrebbe coinvolgere i lavoratori, il
sindacato, le chiese valdesi delle
valli e di Firenze, la diocesi di Pinerolo e Firenze per cercare di
trovare forme efficaci di ridistribuzione del lavoro e di solidarietà. Come è noto infatti l’intenzione della FIAT è di chiudere lo
stabilimento di Villar, per trasferire la produzione qui fatta
in un altro stabilimento di Firenze, che, se no, dovrebbe chiudere.
E’ un convegno che vuole verificare la possibilità nel concreto di rifiutare la logica della
« mors tua, vita mea » che sembra essere alla base dei processi
di ristrutturazione industriale.
La solidarietà per le due commissioni è dunque un qualcosa
che sta aH’interno di una scelta,
quella di stare dalla parte delle
vittime dei processi di ristrutturazione e per affermare la giustizia.
Franca Gonella
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9 mar25o 1984
cronaca delleValli li
I BAMBINI IN CHIESA
Gentile Direttore,
Si dice che le abitudini sono già fissate prima del settimo anno d’età. Se
questo è vero, è forse il motivo per
cui ci sono tanti anziani in chiesa la
domenica? E se i genitori d'oggigiorno
non vengono al culto, né portano i loro
figliuoli, fra 10, 20, 30 anni non ci sarà più nessuno in chiesa la domenica!
Però il problema del disturbo che i
bambini possono portare è almeno in
gran parte risolvibile con un p>o’ di
preparazione da parte dei genitori e
della comunità stessa.
Dividiamo i bambini più o meno secondo l'età;
1) 1 bebé sotto i 9 mesi: portarli (nella culla portatile) al culto, con il succhietto e/o un biberon d'acqua. Per secoli in tutti i paesi del mondo è stato
accettato dalla comunità cristiana che
si cominci ad andare al culto sino dalla
nascita.
2) i bambini da 9 mesi a 2-3 anni:
Scegliere un giocattolo (o qualche oggettino) che non hanno ancora visto, adatto al loro momento di sviluppo fisico-psichico (aprire, chiudere, inserire, torcere, ecc.), e portare anche, forse l'orsachiotto o l'àriimalètto preferito. A questa età, se hanno tanto desiderio di camminare e muoversi portarli
fuori prima della predica (rimanendo
papà o mamma in chiesa a domeniche
alterne).
3) Da 2-3 a 5-6 anni: Un libro con
belle illustrazioni (forse religioso) che
è tenuto "speciale" per le domeniche,
e anche forse della carta e matite
colorate. Preparare le loro menti durante la settimana a come sarà bello
andare in chiesa. Sug.gerirgli che preparino qualche cosa per la quale vogliono dire "Grazie” a Dio.
Parlare della musica dell’organo e
del canto; essere pronti a rispondere alle tante domande (Padre nostro non è
papà?) perché, dove, quando, quale, intorno a Dio ed il culto.
4) da 6 a 10 anni: A questa età molti maschietti si sviluppano in modo
più fisico, hanno bisogno di attività
corporale, ci sono quelli che davvero
non stanno fermi in chiesa con piacere (rassomiglia forse troppo alla scuola!): e a cui le cose spirituali sono,
per il momento, lontane.
Per gli altri assicuratevi ohe abbiano il loro proprio innario (è forse anche la Bibbia); saranno fieri di trovare i numeri degli inni, e il posto della
lettura biblica. Se possibile informarsi
durante la settimana su quali inni saran.
no cantati e fare imparare a memoria
un versetto, che il bambino canterà
con molta soddisfazione.
5) Da 10 anni in su: Basato sulle abitudini qui sopra suggerite con lo
svolgimento di quello che fanno nelle
scuole domenicali e la crescente esperienza della preghiera propria, nutrito
in casa con la famiglia, il culto comincerà a nutrire il loro spirito. Se la pre.
dica è difficile, possono portare un libro religioso adatto ai loro interessi e
leggerlo durante il sermone.
Soprattutto non dimentichiamo che i
genitori che restano "tesi" con la paura che i loro bambini disturbino, creano i bambini "tesi" ohe disturbano!
E anche che la irelfgione è come una
infezione, è passata da un credente all’altro. Non è un buon genitore chi
nutre il corpo e l’intelligenza del suo
bambino, e trascura la terza parte, cioè
l’anima. In una famiglia dove la conversazione è facilmente portata alle
cose dello spirito, il culto della domenica viene del tutto naturale, interessante, e allegro.
S.D. Beerbohm, Torre Pellice
Abbiamo letto sull’Eco delle valli la
lettera scritta da Erica Scroppo su
« Bambini in Chiesa ».
Discutendo insieme sull’articolo abbiamo tratto le seguenti conclusioni.
Tutti i bambini (grandi e piccoli)
possono andare in chiesa come tutti
gli adulti.
Troviamo che Erica dice cose molto
giuste.
Siamo un gruppo di precatecumene
e ci chiamiiamo: Federica G. (11 anni).
Franca M. (12 anni), Monique G. (13
anni). Sabina V. (12 anni).
Noi qualche volta andiamo al culto,
alcune volte ci interessa dii più, altre
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Oggi
e domani
meno però ci sentiamo in diritto di
andare.
Cordiali saluti.
Federica, Franca, Monique,
Sabina, Rorà
QUANDO FINiRANNO
Gli AUMENTi?
Ci sono tanti che si fanno questa domanda: sarebbe bello sapere dove vuole arrivare l'ENEL con le sue tariffe In
continuo aumento?
Cbi è il cittadino che può credere
alla continua propaganda del governo,
di contenere l’inflazione al 10%, quando si vede uno spreco nelle spese pubbliche, da parte di chi ha il potere in
mano? Pare che la gente non si sia
ancora resa ben conto che quel dieci
per cento, è una spremuta che cade
soltanto su quelli che da sempre hanno dato di più allo Stato e cioè 1 più
poveri.
Chi è che nel nostro paese porta di
più l’inflazione, alla più alta percentuale? Sono tutti gli enti statali, in prima fila l’ENEL che con le sue tariffe
in continuo aumento supera tutti e
tutto.
L'ENEL nel 1983 ha portato 'Sull’energia elettrica, un aumento del 35% sui
contributi fìssi, per l’USo domestico il
52%; sui contributi fissi della seconda
casa (e cioè del secondo contatore)
anche se questa invece di seconda
casa è solo un deposito, una cantina
dislocata dalla abitazione, un ripostiglio qualunque, su quel secondo contatore ha fatto pesare un aumento del
110%, sul contributo fisso del contatore luce scale e riscaldamento, il così
detto a tariffa ridotta, secondo l’ENEL
un aumento del 21,5%, Queste quattro
voci sommate insieme e divise per
quattro sono uguali ad una inflazione
del 54,5% in un solo anno.
La benzina che non sì ferma mai; il
gasolio da riscaldamento nell’ottantatre
ha avuto un aumento del 21,5%.
E’ inutile ohe i nostri onorevoli che
abbiamo votato, ci vengano a raccontare favole e prenderci per degli analfabeti.
Poi per tutta risposta, per sanare le
piaghe si servono del pretesto della
S'cala mobile, che colpisce solo operai
e pensionati.
Al contrario non colpiscono mai i
grandi evasori, speculatori, di scandali e truffe di tutti i generi, poco se ne
parla subito e in poco tempo tutto
viene messo a tacere.
Gli onorevoli che i cittadini hanno
votato, credono 'che la soddisfazione degli elettori cessi il giorno dopo
degli scrutini?
Perché prendersela tanto con la scala mobile? Basta bloccare i prezzi e
in primo luogo le tariffe statali, poi
quando cessano i punti d’inflazione,
automaticamente la scala mobile si
raffredda da sola. Ma tutto questo pare che li nostri Governi non lo vogliano. Perché vogliono pestare le classi povere, operai, pensionati e tanti
altri; vogliono che i ricchi siano sempre più ricchi e i poveri sempre più
poveri.
Tanti saluti e un grazie per l’ospitalità.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
9 Hanno collaborato a questo
numero: Françoise Balmas,
Eugenio Bernardini, Bruno
Costabel, Dino Gardiol, Agostino Garufi, Franco Girardet,
Odoardo Lupi, Liviana Maggiore Rossi, Alma Melile Calvino, Sergio Minnucci, Lidia
Ribet Noffke, Franco Taglierò, Maria Tamietti, Dario
Tron.
Comitati per la pace
Si è costituito ufficialmente il comitato per la pace ed il disarmo delle
valli Chisone e Germanasca, che si
ritroverà con scadenza bisettimanale
presso il Convitto Valdese di Pomaretto.
Prossimo incontro: venerdì 9 marzo,
ore 20.30.
Per Informazioni o comunicazioni rivolgersi a: Marco Bellora, tei. 841S14
c/o Agape . Frali; Ada Poèt, tei. 848929
loc. Gran Bosco 1, Perrero; Rossella
Sappè, tei. 81273 c/o Convitto Valdese,
Pomaretto.
PIN'EROLO ■— Il Comitato per la pace e II disarmo si riunirà giovedì 8
■marzo, alle 20.45, presso la Camera
del Lavoro (via Demo, 8) per fare 11
punto sulla organizzazione della manifestazione contro i missili a Comiso e
contro l’escalation degli armamenti a
livello internazionale.
La manifestazione si svolgerà sabato
17 marzo, pomeriggio, con una camminata, tenendosi iper mano, per i
quartieri di Pinerolo e con la consegna
di una lettera al partiti ed airAmminlstrazione Comunale.
La prossima settimana comunicheremo nel dettaglio 11 programma.
Raccolti dalla CIOV
nel mese di gennaio 1984
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
L. 150.000: Gatti Lidovina, Porosa Argentina.
L. 100.000: Ida e Alessio Genre, Proli, in occasione festa « riconoscenti a
Dio »; Pascal Aldo e fam., Pomaretto; Oianalino Maria, Pomaretto; Long
Emma, Pinerolo; Adolfina Calzavara,
Villar Porosa, in mem. di Peyronel Emilio; Chiapperò Teresa, Villar Perosa.
L. 80.000: In mem. di Nino Bosio, i
cugirri della Sagnetta.
L. 60.000: Grill Onorina, Prali, in
mem. di Grill Alessio Luigi.
L. 50.000: Alimonda Rita, Genova; Vicino Roberto, San Secondo; Viglielm
Giovanna, Pomaretto.
L. 30.000: 'Fornerone Carolina, Prarostino, molto riconoscente; Long Fanny,
San Germano, in mem. dei suoi cari;
Chiesa Evangelica Valdese di Como.
L. 25.000: Bigllone Eunice, Genova:
Rostan Lina, Prali; Ida e Alessio Genre, Prali, per battesimo di Daniele; Famiglia Ferrerò Edoardo, Pinerolo.
L. 20.000: Ghigo Renata, Prali, in memoria di papà e mamma; Menusan Luciano e Valda, Prali, in mem. di Arturo
e del papà; Rostan Ida ved. Richard,
Prali, in mem. dei suoi cari; Ida e Alessio Genre, Frali, per 1 loro cari; Garrou Anita, Prali, in mem. dei suoi cari; Deodato Pomo Anna Maria, Frali,
in mem. della mamma; Baret Federico,
Pomaretto.
L. 15.000: Peyrot Giovanni e Garrou
Leontina, Prali, in mem. di Peyrot Ernesto; Pascal Elda, Prali, in mem. dei
suoi cari.
L. 10.000: Falchi Velia, Genova; Beux
Mario e Signora, San Germano; Baud
Filippo, Frali; Peyrot Ebba, Prali, in
mem. del papà Peyrot Ernesto; Rostan
Francesco e Bounous Adele, Prali; Mlcol Luigia ved. Rostan, Prali; Grill Fran
cesco, Prali; Grill Remo, Prali, in mem.
della mamma; Grill Margherita ved.
Garrou, Prali, in mem. dei suoi cari;
Martinat Paolina, Pinerolo, In mem. marito Aldo Rivoira, della mamma e sorelle.
i. 5.000: Garrou Grill Margherita,
Prali, in mem. del marito.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
L. 550.000: Unione Femminile Valdese di San Sebortdo di Pinerolo.
L. 150.000: Chiesa Valdese di Angrogna.
L. 100.000: Bianca Maria Assandria,
Torino.
L. 80.000: Griglio Giulio, San Secondo di Pinerolo.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
L. 100.000: Sibille Enrico, offerta per
acquisto ferro: In mem. di Ricca Guido,
il figlioccio Ricca Prosperino.
L. 50.000: Gönnet Margherita ed i
suoi figli Anna e Carlo Alberto, Torre
Pellice, in mem. di tutti 1 loro cari;
Giovanni e Lina Ferrino, Torre Pellice.
L. 40.000: N. N., in mem. di Giulio
Boyer; Baccella Rosetta, Roma.
L. 12.000: Locatelli A., Roma; Fasullo
Alfonso, Bergamo.
L. 10.000: Eliseo Veneziani, Trieste.
Pro Ospedale Valdese
di Torre PeiJice
L. 50.000: Rosetta Scroppo Wagnlère,
Torre Pellice, in mem. del marito Marcel; -Afimonda Rita,, Genova.
<L. 2S.OOO: Bigliohe Eunice, Genova;
Paschetto Liliana e fam., Ser di Prarostino.
1. 10.000; Falchi Velia, Genova.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Elenco dei doni ricevuti nei mesi precedenti:
Fam. Bernard v. Carlo Alberto, in
mem. di Giai Mlnl.etti Elvira L. 35.000;
Pons Enrico e Amelia 20.000; Maurino
Letizia, ricordando tutti i suoi cari 25
mila; In mem. di Barai Edoardo e Alice, i figli 30.000; Pons Aldo e Graziella 10.000; Pons Adelina e Elsa 5.000;
Bertalmìo Graverò Paolina 5.000; Griglio
Gustavo e Livia, in mem. di Umberto e
Ezio 50.000; Baret Mauro 10.000; Alice
Pastre 20.000; Micol Flavio e Anita 25
mila; Scoccimarro Letizia 5.000; Tron
Elda e Oreste 10.000; Ribet Giosuè, Susanna e Pierino 10.000; in mem. di
Umberto Mourglia, la moglie ed i figli
150.000; Long Edmondo e Letizia 50
mila; Martinat Fernando e Carmen, In
mem. della mammà Martinat Luigia 50
mila; Pons Elisa ved. Gardiol 5.500;
Long Eli » e Iris 10.000; Gardiol Eugenia
e Dante 5.000; Costabel Ernesto e Lisa
20.000; Fam. Coucourde Nino, in mem.
di Eugenia Griot v. Richiardone 25.000;
Ferrerò Carlo e Enrichetta 5.000; Castagno Luigi e Ines 40.000; Meytre Maria V. Peyran, in mem. dei suoi cari
10.000; Id., in mem. pastore Guido Mathieu e signora 10.000; Id., in mem.
sig.ra Laura Vigliani Tron 10.000; Jahier
Silvio e Eliana 20.000; Balmas Ester v.
Revel 5.000; Micol Flavio e Anita, in
mem. Alice Gufi 50.000; In mem. di
Ribet Dino, fi papà 40.000; Bertocchio
Alberto 10.000; Ribet Luciano e Ida n.
Pons 5.000; Long Ester v. Clot, in m.
del marito Ferdinando 5.000; Peyronel
Ferruccio e Elena 10.000; Micol Laura e
Adelaide 10.000; Ricordando Anseimo,
i tuoi amici partigiani 100.000; Rostagno Arturo 15.000; Rostagno Arturo, in
mem. di Irma Rostan Rostagno 15.000;
Bertalmìo Lidia v. Gardiol 20.000; Walter e Vera 'Ribet 5.000; Lageard Filiberto 10.000; Giaiero Ernesto e Celina 20
mila; Clot Giulietta e Luciano 20.000;
Bleynat Ida v. Charrier, in mem, di
tutti I miei cari 30.000; Micol Lidia 10
mila; Prini Vinçon, in mem. di Paolo
20.000; Baroelli Corrado e Adelina, in
mem. del genero Canonico Adriano 10
mila: Baroelli Alina v. Canonico, In
mem. del marito Adriano 10.000; Tra
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA 9 ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO > Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
T
vers Pugliese 5.000; N. N., in mem.
di Anna Massello in Baret 20.000; Rostan Clara 20.000; Marcella Pons In
mem. dei miei cari 15.000.
Totale L. 1.150.500.
Dalla RIV
per ij XVII Febbraio
La sottoscrizione a favore degli Istituti Assistenziali Valdesi alla RIV-SKF
di Villar Perosa ha fruttato la somma
di L. 2.513.000 di cui:
Direzione RIV-SKF
Maestranze stabilimento
Ditta Pellegrini
Devolute a:
Rifugio Carlo Alberto di
Luserna San Giovanni
Asilo dei Vecchi - S. Germano
Asilo dei Vecchi, Lus. S. G.
Convitto Femminile, Torre P.
Convitto Maschile, Pomaretto
250.000
2.235.000
28.000
400.000
973.000
300.000
400.000
440.000
2.513.000
Gli Istituti Valdesi esprimono la loro
riconoscenza, e ringraziano di cuore
tutti i donatori e collaboratori.
<c Io sono la resurrezione e
la vita » (Giov. 11: 2S)
Il 3 marzo è mancato all’affetto dei
suoi cari
Giuseppe Fratini
Lo annunciano con dolore Enrico,
Margrit e i nipotini. ,
La famiglia desidera e^rimere la
propria gratitudine al pastore Bellion,
al dott. Mathieu, m medici e a tutto il
personale dcirOspedale Valdese e a tutti coloro che lo hanno assistito.
Luserna San Giovanni, 5 marzo 1984
« Anima mia acquetati in
Dio solo » (Salmo 62 : 5)
Dopo lunga malattia il 5 marzo 1984
serenamente è tornata nella casa del
Padre
Elsa ReveI in Abate
Sorretti dalle certezze della fede, addolorati per la terrena separazione, lo annunziano il marito Domenico, i figli
Valdo e Hiltrud, Sergio e Renata col
figlio Giacomo, Mirella e Gunther e le
piccole Miriam, Laura e Natalie, le sorelle Bert e Picot e familiari tutti.
Non fiori ma offerte per l’UCDG Foyer Villa Elisa, Torre Pellice.
Torre Pellice, 5 marzo 1984
La redazione e i tipografi esprimono
a Domenico Abate e a tutti i familiari il senso della loro solidarietà per il
lutto che li ha colpiti.
USL 42 ■ VALLI
CHI80NE-GERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde)
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 11 MARZO 1984
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINEROLE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Val
dose)
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Maurlzlano)
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 11 MARZO 1984
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774,
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tei. 930705.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo esoctetà
9 marzo 1984:
1^:'
18-25 MARZO: SETTIMANA PER IL CENTRO AMERICA
I BAMBINI E NOI
Pronto intervento per la pace
i
Il Gruppo d aziono sul Salvador o l'Amorica contralo organizza una
settimana di mobilitazione dal 18 al 25 marzo negli Stati Uniti
Fame di pane
e fame di amore
« Noi, sottoscritti, ci opponiamo al continuo intervento militare degli Stati Uniti in Centro
America. Per raggiungere una
■ . pace giusta e durevole nella regione, noi crediamo che il nostro
governo debba ricercare attivamente negoziati. Esortiamo i nostri Denutati e Senatori, tramite
la parola e il , voto, a:
— OPPORSI all’aiuto militare
statimitense al Centro .America;
— FAR CESSARE gli attacchi,
appoggiati dalla CIA, contro il
Nicaragua;
— OPPORSI ad un intervento
militare diretto — con bombardamenti, cannoneggiamenti o battaglie sul terreno — in
E1 Salvador o in Nicaragua ».
Questo è il testo di una petizione nazionale che. verrà consegnata, il prossimo 20 marzo, ai
Senatori e Deputati americani,
in occasione di una marcia su
Washington organizzata dalla
« Inter-Religious Task Force on
Ei l^lvador and Central .America », im organismo interconfessionale che coordina grandi chiese americane, gnippi, associazioni, riviste reliciose e organizzazioni per la pace, per protestare e agire fattivamente contro il
cres^nte intervento militare americano in Centro America.
Come negli anni scorsi, anche
quest’aimo la « Settimana per il
Centro America», dal 18 al 25
marzo, mobiliterà diecine di migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti, sia a livello locale che
nazionale. Sarà una settimana di
pregWere, di culti, di riflessione,
di dibattiti, di marce e di proteste, per costringere il governo
USA a fermare il massacro che si
perpetua ormai da anni in quella
tormentata regione. Forte di una
perfetta ed eflìcientissima organizzazione, questa « forza interconfessionale di ipronto interven
< L'Eco delle Valli Valdesi '
tribunale di Pinerolo N. 175.
Reg.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchl, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Loiigo, Claudio H. Martelli,
' Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsoneill, Liliana VIglielmo.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
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prezzi si intèndono esclusa IVA.
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 • Torino.
StamiM: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
to per il Salvador e il Centro
America » ha predisposto migliaia di 'Dliichi contenenti tm’informazione dettagliata sulle varie
fasi della « Settimana », una serie di documenti sui diversi aspetti della situazione centroamericana (storica, politica, economica, religiosa, culturale), e
numerose indicazioni e proposte
di azioni concrete a livello locale. Così, le chiese, i gruppi e le
associazioni vengono invitati ad
organizzare culti, forum, v^lie
di preghiere, raccolte di Arme,
ecc., tutto ciò m collaborazione
con altre chiese, gruppi, sinda^
cati. Lo scopo dichiarato è di
« agire a f avore della giustizia e
dèlia pace in America Centrale »
e di « centrare l’attenzione sulla
distruzione della vita Umana in
Centro America, ricordando la
nostra responsabilità in quanto
comunità di fede chiamata ad
essere facitrice di pace ». Anche
i non credenti vengono sollecitati ad unirsi alla mobilitazione
«per riflettere sul concetto di
sicurezza nazionale usato per
giustificare la politica statimitense nei confronti di questa regione».
A Washington
A livello nazionale, tutte le azioni saranno concentrate a Washington' i giorni 19 e 20 marzo:
l’intera giornata del 19 sarà dedicata ad una serie di seminari
sui vari problemi del Centro
America, la sera dello stesso giorno vi sarà una grande celebrazione inter-confessionale di intercessione per la giustizia e la pace nella regione; il 20 marzo sarà la «Giornata Nazionale d’intervento », durante la quale i
convenuti incontreranno i pro
pri rappresentanti del Senato e
della Camera per rimetter loro
la petizione di cui sopra, pregandoli di impegnarsi personalmente per soddisfarne le richieste.
Infine, il sabato 24 marzo, 4°
anniversario deH’assassinio di
Monsignor Romero, sarà osservato come « giornata internazionale di preghiera e protesta pubbliche »: in moltissime comunità
su tutto il territorio nazionale
verranno organizzati servizi religiosi, processioni, campagne umanitarie. Per onesta occasione
è stata predisposta una speciale
liturgia comnrepdente alcune omelie di Monsignor Romero in
cui, accanto ad una ferma denuncia delTingiustizia, della violenza e deH’oppressione, viene
lanciato un forte appello alla
riconciliazione in Cristo.
Non c’è dubbio che questa
« Settimana in favore del Centro
America», che coinciderà con le
nuove elezioni-farsa in Salvador
e con la campagna elettorale delle primarie in USA, avrà un notevole imnatto sulla popolazione statunitense. E’ noto che la
maggior parte delle chiese storiche, e quindi una grossa parte
della popolazione americana, sono decisamente contrarie alla
politica militaristica e anti-umanitaria di Reagan in Centro America, non solo per la paura di
im nuovo Vietnam ma soprattutto perché là viene sistematicamente calpestata la giustizia.
La solidarietà attiva con i popoli
del Centro America è pertanto,
coerentemente, l’altra faccia della lotta per il disarmo nucleare.
Un’impostazione, questa, in cui
molti evangelici italiani, si riconoscono pienamente.
Jean-Jacques Peyronel
Quando lessi un’intervista a Madre Teresa di Calcutta, che parlava di una bambina affamata,
a cui ella diede un pezzo di pane,
rimasi colpita dal fatto che la
piccola avesse consumato quel
pane lentamente, fino alle ultime
briciole, e alla suora, che le domandava perché mangiasse così
adagio, la bimba avesse risposto:
« Perché ho paura, dopo, di non
avere più niente ».
Il problema impressionante
della fame nel mondo, non può
non occupare il primo posto nelle nostre coscienze di persone civili e, soprattutto, di ciedenti nel
messaggio evangelico; ma è tragicamente impossibile concorrere, in senso pratico, alla soluzione definitiva del problema da
parte delle volenterose minoranze religiose, politiche, sociali, che
fortunatamente esistono e mai si
arrenderanno alla « ineluttabilità » delle situazioni reali. La voce non più « clamans in deserto » deve ingigantire fino all’urlo
per scuotere finalmente i governanti, presunti onnipotenti, stoltamente impegnati nella corsa
agli armamenti. E’ chiaro che per
reperire i mezzi ingenti, per dare
pane agli affamati sotto ogni latitudine, la prima azione da compiere è quella di sopprimere le
smisurate spese militari, specie
se conseguenza di un auspicabile
disarmo universale. Sogni utopici? Fantasiose irrealtà? Fermamente crediamo il contrario, perciò vogliamo adoprarci alla indispensabile maturazione della
coscienza collettiva, che sola può
e deve decidere del pianeta terra
e deH'esistere dei suoi abitatori.
Decisamente ottimisti intanto,
ciascuno nel proprio campo, familiare e di lavoro, adoperiamoci
alla sensibilizzazione delle nuo
Non temere, piccol gregge
(segue da pag. 1)
.J
la via del compromesso e dei
mosaici confessionali. Sembriamo così aver acquisito un ruolo
istituzionalizzato nella società e
nell’ecumene: quello dei rompiscatole mai contenti. E siamo
accettati, perché no? Ci vuole di
tutto per fare un mondo, dicono
i francesi; e nel grande pluralismo moderno abbiamo il nostro
posto assicurato e imbalsamato.
E’ ancora utile?
E non è solo sui grandi fronti
esterni che noi incontriamo lo
spettro dell’inutilità. Lo incontriamo anche al nostro interno.
Avviene che facciamo il funerale
di una persona anziana che con
la propria morte conclude non
solo la sua vita ma anche l’esistenza di una famiglia evangelica: i figli o i nipoti sono cattolici
o del tutto staccati dalla matrice protestante... Certo non facciamo solo di questi funerali. Siamo pieni di attività le più varie
e disparate. Ma appunto: non sarà forse il nostro attivismo uno
dei modi più o meno inconsci
che usiamo nel tentativo di esorcizzare lo spettro dell’inutilità?
Ecco, è di fronte a questo specchio delle nostre paure nascoste
che abbiamo da riascoltare la parola di Gesù: « Non temere, piccol gregge... ».
Piccol gregge. Lo siamo stati
sempre. Lo saremo forse ancor
più? Chissà. L’importante è ricordare che per il messaggio biblico il numero _ piccolo ha un
valore non negativo bensì -positivo. Su cosa predicava Dietrich
Bonhoeffer, all’ indomani della
presa di potere di Hitler, a una
massa di studenti esaltati o disorientati? Su Gedeone che rovescia gU idoli ed è costretto a
ridurre i suoi uomini fino ad un
numero ridicolo, perché sia chiaro a chi appartiene la vittoria. I
grandi numeri lasciamoli serenamente a chi voglia usarli per trasformare i privilegi in diritti.
Ma guardiamoci dal farlo con
orgoglio. Non è con orgoglio
che si può ricevere questa parola di Gesù, ma solo con stupore riconoscente, scoprendo che
come sul piano individuale egli
va in cerca particolarmente dei
minimi, così sul viano collettivo è al piccol gregge che egli rivolge il suo affettuoso appello.
Perché? Perché ecco: solo dal
contrasto tra la piccolezza del
gregge e la grandezza della promessa può risaltare adeguatamente il modo di essere di un
Dio che sovverte le sicurezze, le
certezze, le posizioni acquisite,
le autosicurezze e le supergaranzie.
« Al Padre vostro è piaciuto di
darvi il regno ». Il regno! Nel
linguaggio della Bibbia questa
parola è ciò che esprime tutto
ciò che sta all’opposto del piccol
gregge: è il dominio, la gloria, la
potenza che sono dati al Figlio
dell’uomo (Dan. 7: 14). Questo
ci è promesso. Ma badiamo a
non ricevere questa promessa
nello spirito settario che contraddice totalmente l’annuncio
evangelico, pensando che sia nostro possesso ad esclusione di
tutti gli altri. La promessa del
regno è rivolta a noi nella misura in cui siamo disponibili ad essere piccoli strumenti della potenza di Dio. « Guardate tra voi.
fratelli. Chi sono quelli che Dio
ha chiamato? Vi sono forse tra
voi, dal punto di vista umano,
molti sapienti o molti potenti o
molti personaggi importanti? No!
Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti per
coprire di vergogna i sapienti;
ha scelto quelli che gli uomini
considerano deboli per distruggere quelli che si credono forti.
Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati o considerati come
se non esistessero, ver distruggere quelli che pensano di valere
qualcosa. Così, nessuno potrà
vantarsi davanti a Dio » ( 1 Cor.
1: 26-29). Questo è il senso dell’essere piccol gregge e questo
può far svanire to spettro dell'inutilità!
Ma per questo bisogna accogliere la parola di Gesù e cioè
« Non temere! ». E cos’altro significa questo, nella situazione
in cui viviamo, se non credere
che malgrado tutto il Signore sa
trasformare la nostra debolezza
in forza, le nostre malattie in salute, la nostra insicurezza in certezza, non solo o non tanto per
noi, quanto per altri a cui, come
piccol gregge, siamo chiamati a
portare testimonianza dell’Evangelo?
Davanti alle nostre paure nascoste, accogliamo l’affettuoso e
forte appello del Signore. Contro
ogni evidenza contraria, rallegriamoci e giubiliamo, perché il Signore è fedele e le sue promesse
non conoscono se non il compimento. Non temere, piccol gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.
Franco Giampiccoll
ve generazioni, che oltre al sacrosanto nutrimento del corpo hanno bisogno di anello spirituale,
hanno fame d’amore.
Già fin dall’inizio di questo
scritto, pensando al « non avere
più niente » della piccola indiana di Madre Teresa di Calcutta,
la mia mente è andata « oltre » il
tozzo di pane, agl’innumerevoli
aneliti dei piccoli: alle agognate
carezze, agli sguardi protettivi,,
al colloquio che interrompa le loro inquietanti solitudini. E mi sono detta che anche nelle nostre
case di piccoli borghesi, come in
queUe dellà grande borghesia esistono bambini « affamati ». Attesi spesso come oggetti gratificanti, come giocattoli o come feticci,
per motivi vari {sovente pretestuosi) non sono nutriti alla
mammella, ma allevati con polveri pediatriche inscatolate dalTindustria non di rado inadeguatamente; sottratti dunque alle
madri, al loro allattamento, a
quell’onda ineffabile che al neonato arriva dalla suzione che gli
mette in gioco labbra, lingua, palato conferendogli sicurezza (lo
dice Freud) come quando era nell'alveo materno. Gli occhi sperduti in quelli della nutrice, il piccolo confonde madre e latte, che
ha tutte le Qualità per immunizzarlo dalle malattie infettive aiutandolo per l’intera vita.
Ma anche se, per motivi vari,
le labbra del bimbo non potranno venire a contatto della nelle
rnaterna, bensì della gomma del
biberon (contenente brodo di riso, di orzo, di prano, di verdure...) il bimbo deve essere sempre tenuto amorosamente tra le
braccia di chi provvede al suo
nutrimento, deve poter colloquiare con l'adulto che gli è vicino
con gli occhi, il sorriso, i borbotti! inarticolati, la spontaneità
dei movimenti, i graduali giochi
propedeutici alla sua autonomia.
Beninteso, è norma fondamentale guardare alla qualità — assieme alla quantità — del cibo per
l’allevamento della nuova creatura; ma è indispensabile tener
conto del fatto che ciò che più
vale è la maniera di darlo, perché
il cibo dato male, anche se eccellente, PUÒ determinare stati
anoressici come la mancanza di
esso. E’ stato rilevato da alcuni
studiosi che lo sviluppo osseo
dei bambini che non ebbero le
carezze necessarie è di circa la
metà del peso dei bambini normali. Pare inoltre che alcune fobie, come la paura di cadere o
di addormentarsi, le improvvise
vertigini di talune persone traggono origine dal fatto che nell’infanzia esse non vennero prese in
braccio quando piangevano.
Rimangano solo figli del nostro
pensiero fino a quando non potremo garantire alle creature a
venire il nutrimento materiale
adeguato, ma soprattutto l’indispensabile amore che sublima la
nostra esistenza.
Lucia Scroppo
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 5.000
Vi'llar Perosa: Souller Ruffino fida —
Pomaretto: Grill Paola — Termoil; Maurizio Americo — Ferrerò: Monusan
Franco — Frali: Richard Alma, Peyrot
Attillo, Grill Oreste — Ivrea: Canale
Aldo — Svizzera: Rostaing Rachele,
Scheiffig E. — Viliar Pellice: Negrln
Paolina — RIclaretto: Soulier Léontine
— Bonassola: Givri Celli lima — Luaema S. Giov.: Gaydou Ada — Inverso
Pinasca: Long Ernesto — Marsala:
Garzia Salvatore — Brasile: Fam. Boero,
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