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BIBLIOTECA VALDESE
■ i ^ TORRE POLLICE
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DELLE mm VALDESI
Setlimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVJ - N. 47
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TORRE PELLICK — 2 dicembre 1966
\mmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Solidarietà
In questo numero, relativamente
agli alluvionati, pubblichiamo una
corrispondenza del pastore Santini
da Firenze ; una sua lettera in cui
puntualizza in modo sobrio ed eloquente le esigenze sul piano della vita comunitaria valdese; un primo
elenco delle offerte in denaro raccolte nel primo Distretto e trasmesse
alla Tavola dalla Commissione distrettuale.
In seguito a varie richieste di chiarimento da parte di lettori, in particolare a proposito dell’indicazione da
noi fornita circa il Centro Evangelico di Solidarietà fiorentino, riteniamo opportuno precisare;
1) le offerte delle comunità (e
anche di privati che intendono passare per i « canali ecclesiastici ») confluiscono, attraverso le Commissioni
Distrettuali e la Tavola Valdese, al
Consiglio Federale. Fin dalla sua prima corrispondenza, il past. Santini
aveva notato che la Giunta del C.F.
si era riunita tempestivamente a Firenze, ponendo le basi per l’organizzazione di un aiuto effettivo e rapido; ed effettivamente a Firenze gli
aiuti sono stati rapidi, scevri di ogni
lungaggine burocratica;
2) se abbiamo indicato il Centro
evangelico di solidarietà fiorentino,
è stato perchè avevamo ricevuto da
esso un appello particolare (rivolto
personalmente a tutti coloro che già
in passato hanno sostenuto in qualche modo quest’attività). L’opera è
interdenominazionale, ma non è direttamente dipendente da alcuna
delle Chiese di cui fanno parte i membri del Centro stesso. CI è sembrato
che fosse naturale, essendoci a Firenze questo Centro, additarlo a quanti
desideravano contribuire in modo più
ampio all’opera di solidarietà. Il Centro, come ha sempre fatto nei suoi
« bilanci » normali, pubblicherà senza dubbio un resoconto delle offerte
-'tlcevute (che sono state cospicue);
così come non abbiamo alcun dubbio
sul fatto che queste offerte, che sono state inviate per gli alluvionati,
agli alluvionati andranno integralmente, in pieno rispetto per lo scopo
preciso per il quale sono state inviate ;
3) via via che il tempo passa e
che si precisano i danni, via via che
si completerà il rilevamento dei sinistri, da parte del Consiglio Federale — una dettagliata relazione è
necessaria in ogni comunità evangelica — non potremo non renderci tutti conto, in modo sempre più completo, che le necessità cui ci sarà da
rispondere, anche soltanto tenendo
conto delle famiglie delle nostre comunità e delle nostre istituzioni, saranno gravi, probabilmente per molti
mesi. Deve essere, questo, un tempo
di solidarietà. Ci accorgeremo facilmente di quanto « superffuo » consumiamo quotidianamente.
s|s ijt 5):
Ci giunge intanto notizia che varie
Chiese sorelle all’estero stanno manifestando la loro solidarietà, in particolare quelle della vicina Svizzera,
tramiti Tovganizzazione assistenziale
dell’EPER. Abbiamo sempre conosciuto questa sollecita solidarietà e ne
siamo assai grati. Naturalmente, essa
ci impegna tutti a non lasciar fare
da altri quel che possiamo e dobbiamo fare noi stessi: se ci saremo veramente impegnati, e contiriueremo a
farlo (perchè le esigenze si potrarranno a lungo) potremo ricevere con
grata e serena coscienza questi pre, ziosi segni di fraternità red.
A due settimane dai diluvio, a Firenze
Il bilancio si aggrava
Una solidarietà popolare che ricorda i tempi della resistenza e dell’emergenza - Anche la nostra gioventù valdese ha lavorato senza risparmio Il danno grave, anche economico, colpisce la nostra comunità iìorentina
in un momento cosi delicato - Uno comunità si ritrova nella dura prova
Sono passate due settimane dal diluvio. Detto questa corrispondenza
ancora al lume delle candele, quando
acqua e telefono sono di là da tornare. Come i tanti che hanno sofferto
questo dramma di una città intera,
non vorrei tornare su quello che è stato, ma lo devo alle tante e tante persone che hanno manifestato la loro
solidarietà per la Comunità "Valdese
fiorentina.
Col passare dei giorni, ci avvediamo ohe il bilancio si aggrava. Per una
nazione povera come la nostra, non
basterà lo sforzo di una generazione
per riportare Firenze al livello di vita
del 3 novembre. E questo, senza fermarsi in rimpianti per quanto è stato
irrimediabilmente perduto per la civiltà occidentale.
Lo stato d’animo generale della popolazione si è come polarizzato su alcune linee, affiorate l’indomani del
disastro ; una rabbiosa volontà di ristabilire in tutti i settori una vita civile e ordinata; lo sdegno manifesto
per la ottusa e inconcludente lentezza
degli organi centrali dello Stato; una
solidarietà popolare che ricorda i
tempi della resistenza e dell’emergenza.
Non a caso ricordiamo quei giorni.
Tutti li hanno avuti dinanzi agli occhi in questi momenti. Ed è sintoma
DISXIIETTO
Le prime offerte per ^li alluvionati
Chiesa di Angrogna capoluogo L. 45.000;
Chiesa di Bobbio Pellice 250.000; Chiesa di
Mass-ello 11.500; Chiesa di S. Giovanni (1<>
vers.) 110.00; Chiesa di S. Germano 100.000;
Chiesa di Villar Pellice 175.000; Famiglia
Enrico Eynard T. P. 2.000; Colon. Grill
T. P. 10.000; Giordan Luigi e Albertina
T. P. 5.000; Alina e Bianca Avondet T. P.
(per istituto Ferretti) 5.000; Gardiol Susanna (Ciarmis) 5.000; Breuza Renato (Pinerolo) 10.000; Vola Arturo T. P. 5.000; Jone
Carlon T. P. 1.000; Corale Valdese T. P.
50.000; Ass. Enrico Arnaud 20.000; U.G.V.
Inverso Pinasca 5.000; Unione Madri Inverso Pinasca 10.000.
La Commissione Distrettuale
tico il fatto che fra gli uomini ohe più
si adoperano per la rinascita della
città troviamo i nomi di tanti ohe
ebbero una parte nella resistenza,
mentre dalle organizzazioni popolari
nate all’indomani della liberazione
viene la risposta più immediata e
continua.
A osservare quello che hanno fatto
e fanno i giovani in queste settimane
viene da modificare quel giudizio pes
simistico che l’osservazione di certe
clamorose stupidità sembrava suggerire ieri. I giovani hanno lavorato dap
pertutto; li abbiamo veduti nel fango putrido delle strade, negli alloggi
devastati, nelle biblioteche e nell’estenuante lavoro di rifornimento viveri
per le zone o gli isolati più colpiti.
Anche la nostra gioventù valdese ha
lavorato senza risparmio. Per 10 giorni almeno 25 giovani hanno dato tutte le loro energie in tma gara di dedizione: non una famìglia colpita dal
disastro è stata dimenticata, non una
richiesta è rimasta senza risposta. Essi hanno rifornito e riforniscono di
acqua e di viveri persone dislocate
talvolta nelle periferie più lontane o
nei borghi ancora infognati nel fango; hanno spalato tonnellate di fango, aiutato famiglie a recuperare quello che era possibile, ripulito appartamenti e negozi. I nostri gouldini più
grandi e alcune ferrettine sono stati
ammirevoli, lavorando con gli altri
giovani fino airestremo delle energie.
Credo che sul piano di questo servizio ormai i giovani sono spremuti
al limite ragionevole delle possibilità,
e del resto il punto critico- è superato
e non saremo più divorati dal fango.
Continua il servizio, al quale collaborano molti adulti, su altri piani: il
prezioso vaccino fornitoci dall’Ospedale Valdese di Torino sta raggiungendo tutti i bambini della Comunità;
un censimento dei danneggiati più
gravi ci consente di precisare alcime
forme di aiuto; per chi ne abbia bisogno, ci occupiamo delle pratiche
per ottenere le provvidenze in corso
all’Unione Commercianti ed al Comune. Con questo vogliamo cUre anche ohe siamo nella fase prosaicamente italiana, così cara ai nostri eredi
del genio giuridico romano, delle scartoffle, forse dèlie i»sfeni affidate alle domande, ai moduli, alle cartacce
che riempiranno -gli scaffali e daranno tanto lavoro.
«Che vuole, signor pastore, io ho
ancora da riscuotere i danni di guerra ! » mi diceva un nostro modesto
calzolaio, che ha avuto il negozio ridotto a una pattumiera dall’acqua
giunta oltre l’insegna sulla strada.
Nella comunità sta avvenendo un fenomeno interessante; persone e famiglie che appena si conoscevano di
vista, come accade nella dispersione
di una grossa città, impararlo a conoscersi davvero ed a simpatizzare ; la
unione giovanile è naturatorite disorganizzata, ma i giovani si ritrovano addirittura ogni giorno, insieme
faticano, si distribuiscono i compiti e
preparano il servizio per rindomani,
le sorelle non hanno il famoso « cucito», ma lavorano tanto: chi si W;
cupa di bambine del Ferretti, cto
porta viveri, stabilisce collegamenti,
visita. Il vecchio :< centro comunitario Valdese» è divenuto davvero il
centro di una comunità che nella sofferenza ha trovato se stessa.- la predica della carità di Cristo ohe nella
chiesa da generazioni di pastori è
stata ripetuta, non è stata davvero
una semina vana.
Per tre giorni abbiamo avuto fra
noi un gruppo di volontari di Agape
(Frali) con due pompe: essi sono stati la generosa, fraterna avanguardia
di un campo di lavoro artigianale
che speriamo avrà luogo fra un paio
di settim;ine.
Nonostante la rapida ripulitura del
piano terreno ed il faticoso lavoro
fatto dai giovani nella melma pu
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii
« Un paese fragile » — ha scritto Vittorio
Gorresio sul n. 256 de « La Stampa » (9 novembre 1966), e pro.segue: «Non ci rallegreremo oltremodo, pertanto, se le attrezzature di soccorso si saranno dimostrate efficienti... non ce ne accontenteremo, per meglio dire ». Già Fanno scorso — continua
Gorresio — nel numero di Domenica 5 settembre 1965 « La Stampa » pubblicava su
cinque colonne della prima pagina, il medesimo titolo tragico di oggi a Un terzo dell’Italia allagata ». « Nulla di imprevedibile,
se basta una collezione di giornale ad attestare Fincombenza d un pericolo (...). Non
abitiamo, dopo tutto, in zona di cicloni, ed
i nostri fiumi — l’Adige, il Po, FArno,
FOmbrone, il Tevere, l’Arrone — non sono
il Mississipi o Io Yang-Tze ».
Sono parole di una estrema chiarezza;
tanto chiare che non ci è più stato lecito leggere quella firma su quell’argomento. Ho
visto pubblicata invece, il giorno successivo
(10-XI) la lettera al Direttore di «Didimo»,
su tre colonne, che notava come nessun rimboschimento avrebbe potuto evitare « l’eccezionale acqua alta di Venezia o la burrasca
che ha flagellato le coste tirreniche ». Il
che mi sembra un semplice « passeggiare »
attorno all’argomento. Dello stesso valore, per
intenderci, di quell’articolo apparso sull’ultimo numero dell’« Eco del Chisone », ove
il Dott. Guiga.s, in riferimento al recente
convegno di Pinerolo per l’esame del « comprensorio economico del Pinerolese », si profonde in gioiose considerazioni sul fatto che
Sestrieres è consideralo « polo turistico » dell'alta Val Chsone, come se lo avessero scoperto ora e non il Sen. Agnelli quarant’an
ni fa, e come se il « turismo » avesse qualche
possibilità di risolvere in modo apprezzabile
i problemi che ci affliggono. Apprezziamo
molto di più un On.le che in un più recente convegno di Amministratori, a Torino,
ha detto, anche a costo di non essere popolare ma non rinunciando ad essere intelli
gente, che le possibilità turistiche hanno una
funzione ed un interesse particolarmente limitato. D’altronde Io stesso studio pubblica
to dalla Assoc. Piemonte-Italìa, dà una oc
cupazione annua nel settore turistico di ap
pena 800 persone; quindi pure creare il dop
pio di ciò che c’è non sarebbe un gran passo
Ma per tornare all’argomento v’è da dire
una ed una sola cosa ; le alluvioni non na
scono da sole in pianure, con una genesi
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
Riaffiora Via Manzoni. (Foto Renalo Ribet).
tente dello scantinato, la situazione
dell’Istituto Ferretti ci preoccupa.
Sarà forse necessario decidere il dislocamento di parte delle bambine
altrove almeno ffne a Natale. Anche
i danni materiali sono rilevanti.
Precisando ulteriormente i dati già
forniti, segnaliamo che le famiglie
sinistrate sono 24 ed i negozi e le
piccole industrie devastate "dalle acque sono 16. A questo dobbiamo aggiungere 3 famiglie delia diaspora
(Empoli e Montevarchi) anch’esse alluvionate. Anche se parte di questi
sinistrati hanno possibilità di rifarsi
da sè, resta un fatto che un flagello
che di colpo ferisce 40 famiglie porta
un sensibile impoverimento economico della comunità. La chiesa Valdese
a Firenze ha avuto, da sola, più -danni di tutte le altre comunità evangeliche insieme.
Questo danno, anche economico, ci
colpisce nel momento delicato dell’acquisto del nuovo tempio, quando
ci eravamo impegnati a contribuire
alla spesa con la somma di 20 milioni, 6 dei quali da raccogliersi a
breve scadenza. Ma non ci scoraggiamo. Anche questo impegno, piccolo
fra i grandi che coinvolgono la vita
della intera città, va mantenuto. Il
nostro tempio nuovo è provvidenzialmente intatto. Domenica anche i fratelli della comunità riformata svizzera erano con noi, avendo essi subito
gravi danni al loro tempio. La colletta di domenica prossima andrà ai
fratelli di Venezia, anche essi duramente provati. Pensiamo a loro, ed a
quelli di tutto il Veneto, con una simpatia maturata daH’esperienza. Voglia il Signore che tanta prova non
sia venuta invano, e ohe usciamo da
questo pelago più convinti e decisi a
vivere per la testimonianza di Dio,
ora che sappiamo come la vita è più
del nutrimento ed il corpo più del
vestito.
L.S.
A Dio soltanto la gloria
L'Evàngelo richiama e libera l'uomo dal suo naturale ripiegamento su sé stesso, sui propri valori quanto sui propri disvalori, e ciò vale anche e soprattutto
per l'uomo religioso, per la Chiesa: tale è stata la riscoperta della Riforma,
tale permane la perenne validità del suo messaggio.
UN PAESE FRAGILE.
Un discorso da fare ora, mentre si parla di Firenze, di Cencenighe e, una volta ancora, del Polesine
Lutero comprese che il peccato— e
la maledizione, la sofferenza — dell’uomo è l’essere ripiegato su sè stesso, incurvatus in se ; e la stessa cosa
affermò, con accentuazione caratteristica, Calvino: a Dio solo la gloria.
Vivevano entrambi in ima società
che non poteva essere più impregnata
di «cristianesimo», e nella quale, d’altra parte, stava irrompendo una delle
più virulente ondate di paganesimo
che la nostra storia abbia conosciuto :
nella cristianità come nell’umanesimo si glorificava l’Uomo, o la Chiesa, che è lo stesso.
Non è necessario insistere sul modo
con cui, oggi, si presenta massiccio
questo ripiegamento dell'uomo su sè
stesso. L’angoscia esistenziale, la solitudine dell’uomo collettivo e «massificato », Il mito e la realtà dell’incomunicabilità, la profonda alienazione, a
tutti i livelli della scala sociale, dalle
forme più raffinate a quelle più grossolane, sono tutti i giorni sotto i nostri occhi e in noi stessi, non abbiamo bisogno di documentazione. Uomini tristemente ripiegati su sè stessi,
« incurvati in se », in un senso di var
nità cui non sfugge nè il -filosofo che
più nobilmente affronta la situazione
nè lo spensierato che fu^e — invano — nel benessere o nello svago.
Ripiegato su sè stesso è pure l’homo
politicus di oggi. Non parlo tanto della cosiddetta «classe politica», ove
pochi uomini seri, in ogni raggnrppamento, sono attorniati da ve:^ognosi
mestieranti parassiti (che ci siamo
eletti, del resto). Parlo di coloro che
in ogni campo — dall’impostazione
della struttura sociale alle tecniche
economiche, alla vita sindacale, all’insegnamento, all’imi>egno assistenziale, alla vita culturale — sono since
ramente e onestamente attivi, pieni
programmi, di speranze, di «piani»;
e questo a occidente come ad oriente.
Uomini che forse non danno affatto
l’impressione di essere « ripiegati »,
anzi, sono in pieno slancio, culturalmente, socialmente, economicamente
produttivi, ricchi di prospettive.
Il fatto è che l’uomo ripiegato su
sè stesso non è in primo luogo una
realtà psicologica, ma teologica; una
vecchia storia, cominciata da quando
Eva e Adamo, in pieno fervore attivo,
in fase di scoperta, hanno steso la
mano nella loro «concupiscenza» (la
(1) Questo articolo era stato preparato per
il numero della Riforma. Impostato a Torino, ha impiegato 23 giorni a percorrere i 55
km. fino a Torre Pellice. Ci spiace del disguido, ma forse lo scritto non è invecchiato...
ybris dell’uomo prometeico), hanno
voluto essere come Dio (grottesca illusione: sono divenuti meno che uomini), padroni non dopo Dio, ma senza Dio. Questa concupiscenza della
carne, questa superbia della vita hanno la loro versione collettiva, a Babele. E la profonda verità dei miti biblici non ha cessato di riveriflcarsi,
fino ad oggi. Non solo nell’egoismo
individuale e collettivo (nazione; razza, classe, partito), ma nella filantropia individuale e collettiva, non solo
nella grettezza borghese o burocratica
ma nel liberalismo più illuminato è
nel socialismo più ricco di autentica
canea umana. Non anzitutto sui propri disvalori, ma sui propri valori più
alti e più nobili l’uomo è naturalmente ripiegato. Sugli uni e sugli altri
SI fonda la sua disperazione e la sua
speranza. È l’Uomo.
Se dobbiamo, forse, fare qualche
sforzo per individuare, nel mondo in
cui siamo innestati e nella nostra
stessa vita, le linee di questo « ripiegamento», ciò dipende dal fatto che
viviamo in una società « cristiana »
che da secoli non ha cessato di camuffarlo sub specie religiosa e cristiana. Appena il «rivestimento» si incrina o si dissolve, riaffiora il fondo
intimamente pagano, com’è stato nei
Rinascimento, nell’Illuminismo, nel
Romanticismo, e ora nell’esistenzialismo e nel marxismo, quando l’uno o
l’altro assurgono alle forme religiose
dell’Ideclogia.
Ma questo ripiegamento, questa incurvati» hominis in se è presente nella comunità di Cristo, nella vita del
cristiano, e questo soprattutto ci importa rilevare e approfondire, celebrando l’anniversario della Riforma'.
Lutero era nella chiesa fino alla punta
dei capelli: e li, nell’impegno impressionante della quintessenza della vita
spirituale contemporanea, nello studio e nell’insegnamento teologico, nel
rigore di ima vita «pià», ha individuato — attraverso un travaglio lungo e doloroso — la concupiscenza più
sottile, il peccato estremamente j)eccante, il ripiegamento del cristiano
su sè, sulla propria giustizia e ricerca
di giustizia; poi, gradatamente, gli si
chiari, di fronte alle opposizioni ecclesiastiche, òhe questo peccato aveva
una terribile versione collettiva, e ohe
anche la chiesa era « incurvata in se »,
ripiegata su sè stessa, sulla propria
autorità e santità. Seppe, da Dio, che
(X)NTTNUA
IN OTTAVA PAGINA
2
pag. 2
'^v a:
N. 47 — 2 dicembre 1966
Tempi duri per i progressisti,, cattolici ?
ap p unti
Da qualche mese la stampa italiana ed estera ha tentato di fornire ai
propri lettori delle «rivelazioni» su
una lettera segreta che il Card. Ottaviani — proprefetto della Congregazione per la Dottrina della fede — aveva indirizzato alla fine di luglio alle
Conferenze episcopali cattoliche, per
denunciare errori particolarmente gravi, circolanti fra i teologi cattolici.
Attualmente questa lettera non è più
segreta, ma è stata pubblicata ufficialmente negli « Acta Apostolicae Sedis ».
Crediamo utile fame conoscere il te^
sto ai nostri lettori perchè si tratta
di im documento di capitale importanza per fare il prmto sulla situazione presente del cattolicesimo postconciliare. Riferiamo la traduzione
italiana presentata da « Civiltà Cattolica» 1966, voi. IV, pp. 292-294:
« Giacché il Concilio Ecumenico Vaticano II, da poco felicemente eoncluso, ha
promulgato sapientissimi documenti, sia in
materia dottrinale sia in materia disciplinare, allo scopo di promuovere efficacemente
la vita della Chiesa, a tutto il Popolo di Dio
incombe il grave dovere di impegnarsi con
ogni sforzo all’attuazione di quanto, sotto
l’influsso dello Spirito Santo, è stato solennemente proposto e decretato da quella universale assemblea di vescovi presieduta dal
Sommo Pontefice.
« Spetta alla gerarchia il diritto e il dovere di vigilare, guidare e promuovere il
movimento di rinnovamento iniziato dal Concilio, in maniera che i documenti e i decreti conciliari siano rettamente interpretati
Un segreto non mantenuto - L'ex-S. Ufficio denuncia gli « errori » di « progressisti » cattolici - Le Conferenze episcopali invitate a « sradicarli e prevenirli » Il difficile programma della « riforma dall'interno » - Arbitrio tra neo-cattolicesimo e teologia della Croce.
al loro valore e al loro spirito. Questa dottrina, infatti, dev’essere difesa dai vescovi, giacché essi, con a capo Pietro, hanno il mandato di insegnare con autorità. Lodevolmente molti pastori hanno già cominciato a spiegare come si conviene la dottrina del Concilio.
« Tuttavia bisogna confessare con
dolore che da varie parti son pervenute notizie infauste circa abusi che
vanno prendendo piede neli’intepretare la dottrina conciliare, come pure
di alcune opinioni peregrine ed audaci qua e là insorgenti, con non piccolo turbamento di molti fedeli.
<c Sono degni di lode gli studi e gli sforzi
per investigare più profondamente la verità,
distinguendo onestamente tra ciò che é materia di fede e ciò che é opinabile; ma dai
documenti esaminati da questa Congregazione risulta trattarsi di non poche affermazioni, lo quali, oltrepassando facilmente i limiti dell’ipotesi o della semplice opinione, sembrano toccare in certa misura lo stesso domma ed i fondamenti della lede.
« Conviene, a titolo di esempio, accennare
ad alcune di siffatte opinioni ed errori, così
come risultano dai rapporti di persone competenti e da scritti pubblicati :
« 1) In primo luogo circa la stessa sacra Rivelazione : ci sono alcuni, infatti, che
e vengano attuati con la più assoluta fedeltà ricorrono alla Sacra Scrittura lasciando deli
Cl
ci
sa e
Incontrarci con il Signore
(Luca 2V13-35)
Una volta un discepolo, Filippo, chiese a Gesù: « Signore, mostraci il Padre e ci basta ». E Gesù: « Da tanto tempo sono con voi, e
tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre »
(Giovanni 14: 8-9). Ma appunto la questione, anche per noi cristiani
di oggi, è questa: dove e come vedere il Signore? dove incontrarlo?
L’episodio narrato da Luca ci aiuta a rispondere a questa domanda. Ed anzitutto: non incontriamo il Signore solamente là dove
sembra normale che Egli sia, e nel giorno in cui, per così dire. Egli
ha fissato un appuntamento. Non lo incontriamo cioè, solo in Chiee nel giorno che gli abbiamo consacrato. Anzi, il nostro errore è
appunto quello di credere che Egli sia soltanto lì, e che soltanto allora, nel Suo giorno, ci sia facile riconoscerlo.
Luca ci mostra come quei due discepoli lo abbiano incontrato per
la strada, ed in un giorno comune (allora la domenica non era ancora il « giorno del Signore » ; era un comune giorno feriale).
L’errore di molti cristiani è appunto quello di disinteressarsi dei
loro rapporti col Signore nella loro vita « normale » e quindi di non
sentirlo presente in ogni manifestazione dell’operare umano.
Tuttavia, perchè questa presenza del Signore nella nostra vita
sia avvertibile, Dio pone particolari condizioni o, se preferite, richiede particolari disposizioni dello spiritp. Infatti quei due « discorrevano tra loro di tutte le cose che erano accadute ».
Nei nostri contatti umani, per la strada, nei caffè, nel nostro posto di lavoro, raramente parliamo di Lui. Parliamo di politica, di
sport, di letteratura, di tante cose spesso frivole; ne parliamo perchè
ci interessano. Non parliamo dei problemi fondamentali deH’uomo,
perchè non ci interessano o perchè pensiamo non interessino il nostro compagno di conversazione: e poi, non vogliamo passare per...
bigotti.
E’ vero che quei due discepoli non parlano di Gesù con esattezza
(per loro, infatti. Egli « era un profeta potente in opere ed in parole »), ma ne parlano : Egli è al centro dei loro interessi.
Ed allora Gesù interviene, anzitutto per chiarire: solo Lui sa
parlare bene di Sè. E per questo li rimanda alle Scritture, rimproverandoli per il fatto che essi si mostrino così « insensati e tardi di cuore
a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette ». Questo rimprovero tocca soprattutto noi cristiani, così restii a dare la nostra fiducia
ad un Cristo sofferente, ad un Cristo che, nel mondo, sembra ancora
un vinto.
Certo anche la Scrittura, per la nostra incredulità, può non essere
sufficiente, così come non lo sono le esperienze di altri credenti:
« Vero è che certe donne d’infra noi ci hanno fatto stupire... ». La
nostra fede, è sì fondata sulla testimonianza dei profeti e degli apostoli, ma se non si è verificato un incontro personale con Cristo, essa
resta teoria. Non mi basta la fede della mia Chiesa, della mia famiglia, di altri che hanno veramente trovato il Signore: debbo trovarlo
anch’io.
Ma ora Gesù si avvicina ancora di più; ma può farlo quando, piu
che discutere di Lui, facciamo qualche cosa per Lui, agiamo come
Egli vuole che agiamo a favore di chiunque abbia bisogno di noi e di
un nostro atto d’amore.
Quando i due trattengono lo sconosciuto compagno di viaggio
facendogli forza (« rimani con noi perchè si fa sera »), compiono un
atto d’amore che ha un senso soprattutto per la sua gratuità: essi non
sanno infatti Chi Egli sia; non si attendono cioè ringraziamenti o
premi. E così dobbiamo comportarci anche noi: « Se uno vuol fare
la volontà di Lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio » (Giovanni 7: 17).
Solo allora « gli occhi loro furono aperti ». La Grazia irrompe
nella nostra vita, e ci fa capire il senso del nostro agire e del nostro
soffrire. Ci. fa capire che la vita è servizio, dono di sè, e che, in quanto lo abbiamo fatto ad uno di questi minimi, lo abbiamo fatto a Lui.
Dal riconoscimento, alla testimonianza, subito. E’ sera, i pericoli
della strada sono tanti, ma i due non possono indugiare a comunicare agli altri, che Cristo è veramente risuscitato e che essi sono stati
con Lui.
Oggi ancora la nostra evangelizzazione si dimostra efficace, solo
quando essa cessa di essere una diffusione delle idee della nostra
Chiesa o della nostra mente, per essere l’annunzio vero, l’annunzio
buono: Cristo è risuscitato, ha vinto, noi siamo stati con Lui, Egli
ci è apparso nella Sua vera dimensione di vincitore del pecc-ato e della morte, perchè ha vinto anzitutto la nostra incredulità ed ha guarita la nostra cecità. Enrico Corsani
beratamente da parte la Tradizione, ma poi
restringono l’ambito e la forza della ispirazione biblica e dell’inerranza, né hanno una
giusta nozione del valore dei testi storici.
« 2) Per quanto riguarda la dottrina
della fede, viene affermato che le formule
dommatiche sono soggette all’evoluzione storica al punto che anche lo stesso loro significato oggettivo è suscettibile di mutazione.
« 3) Il magistero ordinario della Chiesa,
particolarmente quello del Romano Pontefice, é talvolta così negletto e sminuito, fino
a venir relegato quasi nella sfera delle libere
opinioni.
« 4) Alcuni quasi non riconoscono una
verità oggettiva assoluta, stabile ed immutabile, e tutto sottopongono ad un certo relativismo col pretesto che ogni verità segue
necessariamente il ritmo evolutivo della coscienza e della storia.
tt 5) La stessa persona adorabile di N.S.
Gesù Cristo é chiamata in causa quando,
neU’elaborazione della dottrina cristologica,
si adoperano, circa la natura e la persona,
concetti difjicilmente conciliabili con le definizioni dommatiche. Serpeggia un certo
umanesimo cristologico che riduce Cristo alla
condizione di un semplice uomo, il quale un
po’ per volta acquistò la consapevolezza della
sua filiazione divina. Il suo concepimento
virginale, i miracoli, la stessa risurrezione
vengono ammessi solo a parole, dal momento
che vengono ridotti al puro ordine naturale.
« 6) Similmente nella teologia sacramentaria alcuni elementi o vengono ignorati
0 non sono tenuti nel debito conto, specialmente per quanto riguarda l’Eucarestia. Circa la presenza reale di Cristo sotto le specie
del pane e del vino non mancano alcuni che
ne parlano inclinando ad un esagerato simbolismo, quasi che, in forza della transustanziazione, il pane e il vino non si mutassero
in Corpo e Sangue di N. S. Gesù Cristo, ma
fossero semplicemente trasferiti ad una determinata significazione. Ci sono alcuni che,
a proposito della messa, insistono più del dovuto sul concetto di convito (agapes) a scapito del concetto di sacrificio.
« 7) Alcuni vorrebbero spiegare il sacramento della penitenza come un mezzo di riconciliazione con la Chiesa, non esprimendo
sufficientemente il concetto di riconciliazione con Dio offeso. Affermano pure che nella
amministrazione di questo sacramento non
é necessaria l’accusa personale dei peccati,
sforzandosi di esprimere unicamente la funzione sociale della riconciliazione con la
Chiesa.
« 8) Nè mancano alcuni che o non tengono in debito conto la dottrina del Concilio
di Trento circa il pecidto originale, o la spiegano in modo che la colpa originale di Adamo e la trasmissione del suo peccato ne restano perlomeno offuscate.
« 9) Nè minori sono gli errori che si
vanno propagando nel campo della teologia
morale. Non pochi, infatti, osano rigettare il
criterio oggettivo di moralità; altri non ammettono la legge naturale, affermando invece la legittimità della cosidetla etica della situazione. Opinioni deleterie vanno propagandosi circa la moralità e la responsabilità in
materia sessuale e matrimoniale.
« 10) A quanto s’è detto bisogna aggiungere alcune parole circa l’Ecumenismo. La
Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro
che nello spirito del decreto conciliare sull’ecumenismo promuovono iniziative destinate
a fomentare la carità verso i fratelli separati
e ad attirarli alCunità della Chiesa; n>a si
duole del fatto che non mancano alcuni i
quali, interpretando a modo proprio il decreto conciliare, propugnano un’azione ecumenica tale da offendere la verità circa l’unità della fede e della Chiesa, favorendo un
pernicioso irenismo e un indifferentismo del
tutto alieno dalla mente del Concilio.
K Questi pericolosi errori, diffusi quale in
un luogo quale in un altro, sono stati sommariamente raccolti in sintesi in questa lettera agli ordinari di luogo, affinchè ciascuno
secondo la sua funzione ed il suo ufficio, si
sforzi di sradicarli e di prevenirli.
« Questo sacro Dicastero prega vivamente
1 medesimi ordinari, riuniti in Conferenze
Episcopali, di farne oggetto di trattazione e
di riferire opportunamente alla Santa Sede
inviando i propri pareri prima del Natale
dell'anno in corso.
<t Gli ordinari e quanti altri ai quali per
giusta causa essi riterranno opportuno mostrare questa lettera, la custodiscano sotto
stretto segreto, giacché un’evidente ragione
di prudenza ne sconsiglia la pubblicazione.
« Roma, 24 luglio 1966 - A. Ottaviani ».
N. B. - l corsivi sono nostri.
La lettera meriterebbe uno studio
approfondito; nella impossibilità di
farlo in questa sede ed ora, ci limitiamo a qualche commento di presentazione.
UNA TATTICA
NON RIUSCITA
La lettera doveva rimanere segreta,
e invece, circostanze esterne hanno
costretto la Congregazione romana a
pubblicarla. Questo fatto deriva dalla
nuova situazione creatasi col Concilio. Anzitutto è cambiata la struttura
stessa della Congregazione romana
(ex S. Ufficio). Prima essa era arbitro assoluto in fatto di disciplina e
di dottrina. Non doveva rendere conto a nessuno dei suo operato, eccetto
al papa, che è il Prefetto della Congregazione stessa. I suoi interventi
dovevano essere custoditi sotto il più
assoluto segreto, la cui violazione
comportava le massime pene canoniche, non elencate neppure nel Codice
di Diritto Canonico, ma riservate all’arbitrio della Congregazione stessa.
La nuova struttura della Congrega
zione, decretata da Paolo VI, ha abolito l’aspetto più paradossale del suo
assolutismo e ha riconosciuto ai vescovi il diritto di intervento, almeno
quando si tratta di giudicare loro
sudditi. Questo spiega perchè la Congregazione non abbia colpito direttamente i « pericolosi errori », ma si
sia limitata, pier il momento, a richiedere il parere e la collaborazione di
vescovi. Il segreto della iniziativa poteva essere ancora un’arma utile, ma
dobbiamo pur constatare che Tatmosfera è mutata e che la tattica non è
riuscita appieno. La Curia dovrà procedere con molta cautela nel tentativo di ricuperare il terreno perduto durante il Concilio.
ANALOGIE
DEL PASSATO RECENTE
Il contenuto della lettera non è nuovo. ma presenta significative analogie
con interventi della Curia romana del
passato recente. Viene spontaneo il
confronto col Decreto « Lamentabili »
del 3 luglio 1907 che sintetizzò e condannò le posizioni dei teologi chiamati allora « modernisti ». Nonostante la diversità esteriore (il Decreto
« Lamentabili » era molto dettagliato,
mentre la lettera attuale si limita a
indicazioni più generiche), i punti
controversi sono fondamentalmente i
medesimi, il ohe dimostra che il movimento di rinnovamento della dommatica cattolica non era stato allora
estinto, ma si è riprodotto e ha progredito durante tutti questi anni.
Altro precedente autorevole è l’Enciclica « Humani Generis » pubblicata
da Pio XII il 12 agosto 1950. Si potrebbero citare altri documenti più
recenti, come la Enciclica « Mysterium Fidei » di Paolo VI ( 12 settembre 1965) e numerosi altri suoi discorsi.
Questi richiami indicano l’entità
della tensione ohe da lungo tempo
agita nel suo interno la chiesa cattolica. Sotto la rigida raffigurazione
dell’unità, mantenuta da una ferrea
disciplina ohe si avvale — quando e
come può — anche della collaborazione dei poteri politici (regimi concordatari), si urtano tendenze fortemente contrastanti. C’è un « vecchio » e
un « nuovo » che si combattono e cercano di superarsi; di conservare il
dominio o di conquistarlo. Finora il
« vecchio » ha avuto il sopravvento,
ma non è riuscito ad eliminare il
« nuovo » e neppure a svigorirlo, anzi se l’è trovato dinanzi, nel Concilio
Vaticano II, più forte che mai.
SIGNIFICATO ED ENTITÀ
DEGLI « ERRORI »
Dalla lettera della Congregazione
appare la gravità e Timportanza delle
tesi contrastanti: almeno per alcune
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
RETTIFICA
A rettifica di quanto abbiamo pubblicalo,
notiamo che il Soepi — il bollettino d informazoine del Consiglio ecumenico — nel suo
n. dei 10 c. m. ha pubblicato una breve
corrispondenza da Berlino sul Congresso
mondiale per Tevangelizzazione. in cui dopo
poche righe di notizie si precisa :
« Il Consiglio ecumenico delle Chiese
(CEC) è stato ripetutamente messo in causa
nel corso delle prime sedute. Gli è stato
rimproverato di paralizzare l’evangelizzazione con il suo « universalismo » e di sostituire alPevangelizzazione biblica preoccupazioni
sociali 8 politiche. Billy Graham, nella sua
prima conferenza, ha detto in particolare
che il CEC si autodistruggerebbe, se definisse che cos’è Tevangelizzazione. Tuttavia ha
precisato pù tardi che il Congresso mondiale per Tevangelizzazione non desidera opporsi al CEC, ma esserne piuttosto il complemento. Il Congresso ha pure sottolineato che
non si può evangelizzare senza assumere pure una responsabilità sociale, e in particolare che la discriminazione razziale, in formale contraddizione con la predicazione evangelica, è di ostacolo all’evangelizzazione.
« Il past. Walter Hollenweger, direttore
della Divisione per l’evangelizzazione, era
osservatore del CEC presso questo Congres
Non uccidere
Non ho da fare racconti edificanti, solo qualche nota di colore locale che introduce a pensieri generali.
l giornali riferiscono che un giovane emigrante sangiovannese (36
anni) ha commesso omicidio, in
Germania. Non faccio parte dell’accusa, nè della difesa, quindi mi dispenso dal riferire come e perchè.
Lui non è evangelico, la sua famiglia risiede in alta Italia da alcuni
anni, ha parenti a S. Giovanni che
sono della Comunità.
Stupore, commiserazione, sdegno,
condanna; a seconda dei contrastanti punti di vista. Tutto è inquadrato da punti opposti, qui. Tanto più
in questo caso. Il buono, totalmente buono non esiste; esattamente
come il malvagio, totalmente malvagio, non c’è.
Sulla piazza, i giornali passano
di mano in mano e si commenta, a
crocchi. Ci sono anch’io. Sono sconvolto. Conosco lui, la moglie, i quattro figli, gli altri parenti. Una sciagura. In un gruppo abbastanza vicino al mio, F. A. G. sentenzia:
’’Per forza! era comunista e protestante, non poteva che finire così!
Comunista sì, protestante no; ina
non è una consolazione.
Un uomo ucciso! Aveva 51 anni.
Un tedesco.
”La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra” (Gen.
4: 10).
Le ideologie non c’entrano. Il delitto è delitto. La coscienza, la responsabilità, ¡’ambiente, redwnzione, le facoltà mentali, eccetera,
eccetera. Giusto. I giudici cercheranno di capirci qualche cosa e di
avvicinarsi quanto più è possibile a
quella che chiamiamo giustizia, per
la vittima e per il sue> autore. Il tribunale di Dio non lo conosciamo.
’’Non giudicate...”.
Ghe. senso hanno le parole di F.
A. G.F ammesso che lo abbiano un
quedehe senso?
Diciamo che no, che non hauuo
senso, che non è vero. Diciamo ciie
è vero solo in parte, in altre parole, che non è vero per niente, p'-rchè la mezza verità non è verità, di
sono comunisti che uccidono, ci ■ >no protestanti che uccidono; se ¡potessimo escludere tutti gli altri, rurebbe una grandissima cosa; p'>rtroppo, anche altri uccidono, di altri partiti, di altre confessioni n-ligiose, .se mai ne ha una l’omicicn.
C’è bisogno di chiarire questo? l
S. Giovanni Lipioni sembra di sì.
Oppure F. A. G. ha creduto di cedere un legame tra comiinismo-pì <>testantesimo e delitto? E’ assurdo.
Ha parlato da denigratore irragionevole? Certamente. Una mancini a
di fango sulla faccia altrui è .sempre
irragionevole, che importa?, basta
che sporchi. Fango pulito non esista.
Solo che dovremmo essere tutti d accordo nel chiamare fango il fango.
Cesare è ucciso? Se .sono un Bruto, è una ’’liberazione”! Se sono con
.Antonio, è un ’’delitto”! Faccio un
esempio vecchissimo, potrei farne altri, freschi freschi.
’’Non uccidere”. Non si tratta di
vedere .se ha ragione Bruto o Antonio. Qui c’è da prendere partito, in
nome di Dio, a costo di sporcarsi.
Si uccide troppo, oggi, da tutte le
parti. E si uccide anche facendo morire di fame la gente.
Giulio Vicentini
iiiiitiiiiimiiiiiiuiiiiiitiiKi
iiiiiimKiiiiiiimiiiitiMiiiimiimiiiniiiiMMiiii
iiiiimiiMiliiiiimitiiiiiiiiimiimi
Cristiani nel mondo
COSTANTINIANI
ATE.NE (soepi). - Il governo ellenico lia
approvalo le nomine di quindici molropolili falle dalla gerarchia ortodossa greca
nel novembre 196.S, in contraslo con il
divieto governativo. La gerarchia potrà pure operare trasferimento di sedi; i prelati
riceveranno uno slipendio corrispondenle a
quello di un magislralo di grado superiore,
in cambio delle prebende clic saranno messe in comune.
INDESIDERATO
PRETORIA (soepi) — Il governo sudafricano ha rifiutato il visto d'ingresso al
pastore Albert van den Heuvel. segretario
esecutivo della Divisione della gioventù del
CEC. Egli era stato invitato a dare una serie di lezioni e di conferenze dalla divisione giovanile della Chiesa metodista sudafricana. Quest’organismo ha domandato spiegazioni al governo del proprio paese. E la
prima volta che un membro del personale
del CEC si vede rifiutare il vi.sto d ingresso
nel Sudafrica.
(Per la (Tonaca, ricordiamo che, prima e
durante la Conferenza ecumenica '’Chiesa e
Società”, tenutasi nel luglio scorso a Ginevra, il past. van den Heuvel aveva espresso
con ogni chiarezza e recisione il suo pensiero critico nei confronti di varie s'ituazioni
monditdi. fra cui quella sudafricana. Red.).
Culto radio
Domenica 4 Dicembre
'ast. Alfredo SCORSONELLI
Genova
Domenica 11 Dicembre
Pastore PAOLO RICCA
Torino
3
2 dicembre 1966 — N. 47
pag. 3
L’Assemblea Generale della Società delle Missioni di Parigi
Extra Ecclesiam.
• •
In piena trasformazione il senso delia chiesa è fuori di essa
Una dimostrazione pratica deil’universolUà della Chiesa - Alla ricerca
di nuore strutture - L’Azione Apostolica Comune prende l’abbrivio
Come ogni anno la Società delle
Missioni Evangeliche di Parigi ha convocato per la sua Assemblea Generale
i rapresentanti delle Chiese d’Europa
che ne sostengono l’opera. A questi
delegati ufficiali si uniscono altre persone interessate, i missionari in congedo, vari invitati appartenenti a
Chiese e Società che hanno qualche
relazione con la Società delle Missio,
ni e i rappresentanti delle Chiese
fondate da essa in vari continenti.
La Chiesa Valdese era rapprerentata
dal suo Moderatore, pastore Neri
Giam,piccoli, quale invitato, e dal sottoscritto, quale presidente della Commissione Missionaria del I Distretto.
^ 4: *
Due temi hanno dominato i dibattiti: l’Azione Apostolica Comune, di
cui abbiamo già parlato in precedenti
articoli, e la Riforma delle Strutture
della Società Missionaria, la cui necessità è stata riconosciuta già dalla
Assemblea del 1965.
Durante il dibattito sull’Azione Apostolica Comune, la seduta fu presieduta dal presidente del comitato ohe
è stato costituito alla consultazione
di Lomé, nel giugno scorso, per dirigere questa nuova opera missionaria,
e al posto del direttore della Società
delle Missioni siedeva il segretario
generale. Pastore Seth Nomenyo, che
è stato incaricato della sua organizzazione. Questa sostituzione, legalmente discutibile, poiché si trattava
di una seduta delFAssemblea Generale della Società, è stato un atto simbolico significativo del nuovo indirizzo dell’opera apostolica della Chiesa. Infatti, non si tratta più di una
missione che parte daH’Europa (così
detta cristiana) alla volta dei continenti pagani, ma di una missione di
chiese viventi in vari continenti che
va verso un popolo non ancora evangelizzato.
Dal rapporto presentato dal segretario e dala discussione sono emersi
i punti seguenti;
a) Le basi per la messa in cantiere della preparazione per una prima missione nel paese dei Fon (Dahomey) sono state poste solidamente. I
comitati di coordinamento previsti
presso le varie chiese, che hanno accettato di collaborare, sono stati costituiti, o si stanno costituendo.
b) Alcune candidature sono già
allo studio, fra cui mi pare abbastanza significativa quella di un giovane
pastore di Tahiti, che si è offerto per
l’opera apostolica nel Dahomey.
c) Dal punto di vista finanziario,
tutte le chiese partecipanti hanno
promesso contribuzioni più o meno
importanti secondo le loro possibilità. Qui ancora citiamo la Chiesa di
Tahiti, che ha già versato 22.CKX) f.f.
(Lire 2.844.000).
d) Alcuni dei principi già stabiliti
sono stati ancora ribaditi; in modo
particolare è stato di nuovo affermato
che questa missione avrà l’unico
scopo di annunziare il Vangelo di
Cristo ; questo però non esclude atti
di solidarietà quali la cura dei inalati che si trovano nei villaggi visitati, un insegnamento pratico per il
miglioramento dell’igiene familiare, o
dell’agricoltura, tutti intesi a manifestare concretamente l’amore di Dio
per le sue creature, e appoggiare concretamente la predicazione del Vangelo dell’amore Pertanto la « équipe »
da formare comprenderà, accanto a
pastori ed evangelisti, elementi capaci di svolgere questa testimonianza
concreta. Però, appena apparirà necessario stabilire delle istituzioni permanenti, per esempio scuole di vario
genere, o ambulatori, o di costituire
chiese coi loro propri pastori, interverrà la Chiesa Metodista, già all’opera nel Dahomey meridionale.
Il calendario stabilito per questa
nuova impresa missionaria, prevede
per tutta la équipe un periodo di preparazione di 6 mesi a cominciare dal
lo luglio 1967, e quindi l’inizio della
missione nel paese dei Fon nel gennaio 1968. Durante quei sei mesi verranno vagliati alla luce delle esperienze del passato, i vecchi metodi e
i nuovi che saranno proposti, per
cercare come presentare il più efficacemente possibile il Vangelo di Cristo
a quelle popolazioni ancora pagane,
ma che hanno subito più o meno direttamente Tinfluenza della civiltà
occidentale.
n; >1«
L’Assemblea Generale del 1965 aveva incaricato il Comitato della Società delle Missioni di nominare una
commissione che studiasse i cambiamenti necessari per adeguare la Società alla situazione creata dagli avvenimenti di questi ultimi anni.
In vari settori esiste un disagio più
o meno profondo. Le giovani chiese
diventate membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dopo la proclamazione della loro autonomia, anelano a stabilire relazioni dirette con
le chiese degli altri continenti, senza
passare per il tramite delle società
missionarie che le hanno fondate.
Dove alcune giovani chiese si sono
unite localmente per formare delle
chiese unite tcome è avvenuto nella
Zambia) le relazioni multilaterali con
varie società missionarie creano difficoltà talvolta quasi insuperabili, onde l’esigenza di un cambiamento radicale. D’altra parte il disagio tra società missionarie e chiese, che è stato
superato felicemente in Svizzera con
la creazione del Sinodo Missionario
delle Chiese di lingua francese, sussiste tuttora in Francia. Deriva in parte dal fatto che le Chiese oggi sentono profondamente la loro responsabilità missionaria (fatto inesistente
ai principio del secolo scorso, ouando
furono fondate le società missionarie), e non accettano volentieri di
agire nel mondo tramite una società
indipendente dall’autorità ecclesiastica. D’altra parte, i membri dei comitati ausiliari, che dirigono lo sforzo missionario locale in Francia, sentono di non avere tutta l’autorità necessaria nelle singole parrocchie, a
causa del modo in cui vengono costituite.
Ma le molteplici relazioni che una
società missionaria come quella di
gii Roberto Coìsson
Parigi ha stabilito con molte chiese
in vari paesi, e gli impegni assunti 1n
varie circostanze della sua lunga storia ,creano « un mondo di problemi ».
Tale è l’espressione usata dal Signor
Louis Joubert, un laico, presidente
della Commissione di Studio creata
secondo il desiderio espresso dall'Assemblea del 1965.
Quest’anno il suo rapporto è stato
breve, e ha semplicemente spiegato il
lavoro fatto nelle numerose sedute
della commissione p le consultaziini
avute con vari enti interessati al problema. L’oggetto dello studio è la Società delle Missioni, ma è inteso che
la commissione prosegue il suo studio
indipendentemente dalla direzione
della detta soicetà, ed esprimerà liberamente le sue conclusioni alla prossima Assemblea Generale.
Nella discussione sono stati ribaditi
alcuni principi fondamentali;
1) La soluzione definitiva non dovrà assolutamente provocare una diminuzione dello sforzo missionario
delle chiese, anzi si tratta di aumentarlo.
2) Dovrà inserirsi armoniosamente nel quadro del movirremo ecumenico in cui tutte le chiese interessate
sono già impegnate.
3) Non si tratta « a priori » di sopprimere la Società delle Missioni, o
di aiutarla a sopravvivere. Quel che
si vuole è una trasformazione che
corrisponda alla situazione attuale,
in cui una « società » del tipo 19“ secolo non ha più ragione di esistere.
Per ora le soluzioni prese in considerazione sono varie e spesso contrastanti, quindi la commissione avrà da
percorrere un lungo e arduo cammino, prima di giungere ad una conclusicne soddisfacente. Ciò nonostante
si è impegnata a presentarla nel novembre 1967. Nel suo lento lavoro
essa cerca di raccogliere tutti gli elementi da considerare, affinchè le sue
conclusioni possano essere veramente
efficaci e costruttive.
* *
Mentre TAssemblea si è occupata
seriamente dei due temi principali,
non ha, però, potuto ignorare i problemi normali dell’attività della Società delle Missioni, che continua ad
aiutare le giovani chiese nella loro
testimonianza, con l’invio di uomini
e mezzi finai’ziari.
La presenza accanto ai missUjTiari
di giovani esentati dal servizio militare, a condizione che servano per
due anni nei nuovi stati indipendenti,
ha permesso di far fronte alle numerose richieste di insegnanti per le
scuole secondarie. Nell’insieme questo servizio è stato molto apprezzato
dalle giovani chiese. È invece difficile trovare i candidati per le a'rre
attività missionarie; prima dell’otto
iiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiii
Non templi ma sale
GINEVRA (spp) — Da alcuni anni si pone il problema deU'opportunità o meno di
costruire templi nei nuovi quartieri che sorgono alla periferia ginevrina. Data la bassa
partecipazione al culto pubblico, pare più
savio consacrare gli .sforzi finanziari, che comunque s'impongono, a costruire nuovi locali comunitari aperti a tutti e adatti all azione in équipe. Rimane un luogo di culto, sotto
forma di cappella, cui .si desidera dare una
viva espressione artistica.
Questa è la soluzione adottata dal Concistoro della Chiesa nazionale protestante di
Ginevra, nella sua seduta dell’ottobre scorso,
a proposito del quartiere del Lignon, per il
quale il progetto primitivo ha dovuto essere
totalmente riveduto. NeH’insieme la Chiesa
nazionale protestante di Ginevra dovrà consacrare più di otto milioni di franchi, fra il
1966 e il 1970, a nuove costruzioni.
bre 1967 sarebbe necessario trovare
15 pastori e 7 infermiere per occupare tutti i posti di cui ^a boote, à
Missionaria ha accettato la responsabilità. ...
D’altra narte la situazione finanziaria dell’anno in corso è grave, e ha
indotto il comitato a non prevedere
alcun aumento sul totale del bilaiicio preventivo per il 1967. Ciò significa che gli assegni dei missioriari
non potranno essere aumentati. L: Assemblea ha vivamente reagito a questa proposta, considerando che, mentre in questi ultimi anni le chiese
francesi hanno provveduto un aumento del 106% per i pastori celibi,
ai Gabon, nello stesso periodo di tempo, ai missionari celibi è stato concesso soltanto un aumento del 49%.
Alla fine della discussione è stata accettata una soluzione di ripiego, e
cioè che la voce « Azione Apostolica
Comune » venga tolta dal bilancio
normale e la somma prevista per essa
sia utilizzata per un modesto aumento al missionari. I fondi necessari per
l’Azione apostolica comune verranno
trovati mediante doni specialmente
sollecitati a questo scopo.
Diciamo che è una, soluzione di ripiego perchè il problema fondamentale rimane, ed è il fatto che l’aumento della generosità dei cristiani
è sempre inadeguato all’aumento del
costo della vita. Eppure si tratta qui
della nostra responsabilità neH’amministrare i beni che Dio ci concede,
quindi di una questione essenzialmente spirituale.
^ Hs *
Il programma di ogni assemblea
generale prevede delle conferenze iri
marcine ai dibattiti, e vari messaggi
dei fapnresentanti di enti amici della
Società! Fra quelli di quest’anno meritano di essere menzionati;
1) Una conferenza dei prof. Roger Mehl di Strasburgo, sulla recente
conferenza ecumenica di Ginevra, che
ha studiato i problemi della Chiesa
di fronte alla società moderna. L’EcoLuce ha già pubblicato im resoconto
completo, quindi non è il caso di ripetere cose già dette.
2) Il messaggio del Presidente
delTAssociazione de^i Studenti Protestanti Africani e Malgasci in Francia, che ha suscitato un vivo interesse. Egli ha parlato con forza polemizzando con gli organizzatori della Azione Apostolica Comune. Egli ha
detto che quando questa Azione fu
proposta i giovani l’hanno accolta con
gioia, ma dopo tre anni è evidente
che essa sta diventando una copia
della missione tipo secolo «corso.
Perchè deve essa cominciare la sua
azione proprio in Africa e non per
esempio, fra la grande massa degli
studenti della Sorbonne a Parigi? I
giovani e gli studenti in particolare
non sono stati associati alla elaborazione di quel progetto, e in modo generale è stato affare degli « ecclesiastici », con pochissima partecipazione
dei laici, «Questa Azione Apostolica
Comune, se non si sta attenti, potrà
diventare qualche cosa di diabolico ».
Questo intervento, tipico della critica severa della nuova generazione
africana verso coloro che oggi dirigono le giovani chiese, è però un segno rallegrante deH’interesse che questi studenti africani e malgasci hanno per la Chiesa e la sua opera nel
mondo. In una conversazione nei corridoi dell’Assemblea ho sentito una
persona, che conosce bene l’ambiente
universitario di Parigi, dire che spesso
gli studenti protestanti africani testimoniano della loro fede presso 1
compagni, più coraggiosamente che
gl; studenti protestanti francesi.
4: :|c 4:
Il culto di S. Cena che ha preceduto i lavori dell'ultima giornata è
stato come sempre un momento di
meditazione e di raccoglimento benedetto, nel corso di due pomate di
intenso lavoro. L’impressione generale che esse mi hanno lasciato e
quella di una « assemblea in aspettativa » ;
aspettativa, in vista della realizzazione dell’Azione Apostolica Comune, che sarà forse l’inizio di una era
nuova nella storia delle missioni protestanti ;
aspettativa, in vista dei cambiamenti delle strutture della Società.
Una aspettativa che si può riassumere in una espressione inglese molto efficace : « Wait and see », aspetta
e vedi.
Aspettativa che si risolverà probabilmente in un impegno maggiore e
più intenso, anche se in un quadro
rinnovato,
ma aspettativa che, come ce lo ha
ricordato con grande insistenza il venerando pastore Marc Boegner in un
breve discorso di chiusura, non avrà
il suo vero valore e il suo giusto scioglimento, ohe nella misura in cui
sarà ispirata e pervasa da uno spirito
di preghiera sincero e perseverante.
Abbiamo interrotto la lettura del grosso
volume su II Primato di Pietro, di Cullmann
ed altri, pubblicato da a II Mulino » di Bologna, per scorrere le pagine di questo agile
volumetto del Crespy e, francamente, ci è
sembrato che il vero dissenso fra il Nnovo
Testamento e la Chiesa Romana non stia tanto nei problemi della fallibilità o dell’infallibilità, ma in un’impostazione diversa della
fede, che è ben messa in luce dalle pagine
del teologo francese, anche se non in chiave
polemica. Il problema non è, infatti, di stabilire quali prerogative il Cristo ha conferito
alla Chiesa, ma quale missione le ha affidato:
prerogativa e missione sono i due poli della
gravissima infedeltà non solo della chiesa cattolica, ma anche delle chiese della riforma
nei confronti deH’Evangelo.
Mentre le une e l’altra hanno la tendenza
a dire che fuori della chiesa non v è salvezza, il Crespy (come Sergio Rostagno, nell’ultimo quaderno di « Diakonia », che presenta non pochi punti di contatto col volume che presentiamo; da notare che i due testi sono usciti quasi contemporaneamente) dice che per il Nuovo Testamento, fuori della
Chiesa non solo c’è la salvezza — Cristo
ma lo stesso senso della chiesa : il mondo,
quel mondo che Dio ha tanto amato, quelle
tenebre nelle quali deve risplendere la luce
e che non si possono mai qualificare come
indegne di riceverla.
C’è ben stato un tempo in cui la chiesa
non aveva esteriore: nel Medioevo, la cristianità coincideva col mondo abitato, praticamente; ma oggi questa situazione è definitivamente tramontata. Oggi la Chiesa non
può neppure più avere la pretesa di colmare
un bisogno (religioso) degli uomini, perchè
questo bisogno non esiste e, caso mai, crea
degli idoli e non la fede cristiana. Non pensiamo che queste idee abbiano veramente
trionfato al Concilio Vaticano II, come a
un certo punto il Crespy sembra supporre
(pag. 28), ma è un fatto che le cose stanno
realmente così: la fede è esattamente il contrario della religione (pag. 43).
La chiesa è chiamata a' vivere oggi in
modo diverso dal passato il tempo e lo spazio; lo spazio : infatti adesso la chiesa ha
un’ (t dì fuori » che non conosceva nel Medioevo e neppure, forse, fino alTIlluminismo;
il tempo : non può vivere il tempo dell’impazienza della venuta del Regno come all età
apostolica; non può sovrapporre 1 eternità^ al
tempo con la pretesa di amministrare l’aldilà;
deve, invece, rendersi conto con realismo che
la storia ha una fine e che termina con l’avvento del Regno e non con un Paradiso che
si sovrappone alla storia stessa. Ma questo
non giustifica agli occhi degli uomini la presenza della Chiesa, come, del resto, non ha
giustificato la presenza di Gesù Cristo. E’,
però, ugualmente necessario che essa si presenti non come rappresentante della Signoria
di Cristo, ma del suo servizio.
Il servizio di Cristo è totale; e nel fatto che
Egli si fa servo, che entra nella storia non
degli imperatori, ma dei paralitici e dei ciechi, la chiesa ha la misura del senso in cui
deve continuare la sua opera. Essa è chiamata
ad annunziarlo servendo; Egli è presente
dove la ehiesa serve. Con una certa esagerazione, ci sembra, Crespy giunge a dire che
è quasi indifferente parlare di transustanziazione, di consustanziazione, di presenza reale, o simbolica, perchè non siamo mai cosi
lontani da Dio come quando vogliamo definire i modi della sua presenza (pag. 105).
Comprendiamo il fondo dell’argomentazione,
ma non ci sembra che la scelta delle espressioni teologiche relative alla Cena sia indifferente, perchè è altresi vero che la Chiesa
non è mai lontana dal Signore come quando vuole impossessarsi della sua presenza.
Questa pretesa non è monopolio di una certa concezione del sacramento, ma è necessariamente legata a quella data concezione,
mentre non lo è altrettanto alla concezione
riformata.
Dunque il senso della Chiesa è il servizio
del Signore, l’annunzio del Regno. Con che
linguaggio? E’ proprio vero che il linguaggio di ieri non serve più, non è più capito? E’ vero che la predicazione ha assunto
espressioni tecniche come redenzione, peccato, creazione ecc. Ma anche le squadre sportive hanno espressioni tecniche: non è forse solo un problema di linguaggio, anche se
questo non esime la chiesa, nel servizio del
mondo, dalla ricerca di un linguaggio comprensibile. A patto, però, che sia chiaro che
è Dìo che spiega le parole e non viceversa.
Quando diciamo che Dio è amore, non intendiamo dire come è fatto Dio, ma in che
cosa consiste l’amore. (Sia detto per inciso,
il famoso passo di I Giovanni 4: 8 è precisamente inserito in un discorso che spiega
che cos’è l’amore. Ci sembra ohe in questo stia l’obiezione fondamentale al famoso
« Dio non è così » del vescovo Robinson : non
si può dire : l’amore è dio. Crespy non accenna qui, naturalmente, a questo testo).
Il servizio del mondo implica che la chiesa entri nel politico. Crespy distingue fra la
politica (quella di partito) e il politico:
ogni fatto che abbia ripercussioni e caratteristiche politiche. In questo secondo senso
va inteso l’impegno della chiesa. Agli occhi
degli uomini è chiaro che questo impegno
sarà scambiato per politica di partito; ma
anche l’impegno e il servizio di Cristo è
stato scambiato con quello degli zeloti ed
Egli è stato crocifisso come un sovversivo
politico. Non è dato alla chiesa di avere un
atteggiamento che possa non essere ambiguo,
se quello del Signore stesso lo è stato. L’ambiguità cessa soltanto il giorno di Pasqua.
Allora è possibile vedere chiaramente che il
Cristo non è un comune sovversivo; nelTeconomia della risurrezione e del Regno è possibile vedere lo sbocco deU’ambi^ità, non
altrimenti. Non far politica significa rifugiarsi nel religioso che, come abbiam visto è
proprio il contrario della fede cristiana.
Con due citazioni di Tullio Vinay — non
”mors tua, vita mea”, ma ”mors mea, vita
tua », dobbiamo dire e predicare e vivere
nel mondo — si chiude questo ottimo volumetto che raccomandiamo caldamente anche se, come abbiamo rilevato, suscita qua
e là alcune poche riserve. m. c. tron
GEORGE CRBSiPY : L’église servante
des hommes - Coll. Ethique, Labor
et FideB, Genève 1966, pagg. 162,
L. 1.500.
iiiiiiiimiiiioiiiiiDiKiKiiiiiMiiiiiiummiiiiiiiiiiiiiciiiuiiiiiiniiMiiniiiJiiiiiiKit
Agape compie vent’anni
BSlancio e prospettive - Programma pel *67
(Agape, novembre). Nell’estate del
’47 si iniziò la costruzione di Agape:
il prossimo anno Agape avrà dunque
vent’anni. Siamo alieni dalle celebrazioni, e celebrazioni non ce ne saranno; per misurare la strada fatta
e per vedere quello che Agape rappresenta di Vivo oggi, la cosa imgliore
è presentare semplicemente il pr^
gramma delle attività previste per il
prossimo anno. Questo programma
non va visto a sè, come una serie di
simpatici incontri occasionali : chè
ptìtH Agape rappresenta una seria
possibilità di misurarsi con la realtà
del nostro tempo e con il messaggio
della redenzione che in essa si inserisce. Nel ’66 i partecipanti hanno
raggiunto la cifra record di 41 nazioni — quanti nel ’67?
Per gli italiani si avrà di importante il campo della gioventù evangelica
italiana (agosto); si ripeterà, sempre
ad agosto, il campo incontro per le
famiglie evangeliche, sulla scia del
buon successo avuto quest’anno; si
amplieranno le attività per i cadetti,
i quali avranno, come si suol dire,
pane per i loro denti: oltre al tradizionale campo «lungo» di giugno-luglio e al campo invernale si avrà un
terzo campo a settembre.
Per le attività internazionali _ avremo la grossa novità del campo-incontro America-Europa, diretto da Giorgio Spini, sul tema del « dissenso»; il
primo campo internazionale, dedicato
come sempre alla ricerca ecumenica,
a cura di tma équii>e italo-francese di
protestanti e cattolici, studierà l’argomento «I cristiani e le altre religioni» (direttore Georges Crespy);
l’incontro Africa-Europa, giunto alla
settima edizione consecutiva, proseguirà, sempre a cura della stessa
équipe mista (diretta da Jean Hadzi
e Mario Miegge), la ricerca sulla solidarietà tra i due continenti («L’iniziativa politica e la presa di coscienza delle masse»); altra novità,
infine, per il quarto campo intema
zionale, a metà settembre; il problema delle migrazioni in Europa. Accanto a queste attività si avrà, all’inizio di settembre, la conferenza giovanile dell’Alleanza riformata mondiale.
Per il periodo da marzo a .giugno
sono in programma attività di nove
gruppi, da varie nazioni, con circa trecento iscritti. Di interesse per gli
italiani si avrà a Pasqua il campo
della gioventù evangelica dei paesi
latini, preparato durante l’inverno da
vari gruppi di lavoro : tema « La critica alla religione».
..................................
.............................
Radio-!V della Svizzera Italiana
DOMENICA 4 DICEMBRE
Radio: ore 9,15, « Conversazione evangelica », pasiore Guido Rivoir.
Televisione : ore 10, culto ritrasmesso da
Affoltern am Albis; ore 22,45, « La Parola
del Signore », Pastore Silvio Long.
DOMENICA 11 DICEMBRE
Ramo: ore 9,15, « Conversazione evangelica », pastore Otto Ranch.
Televisione: ore 10, culto evangelico .da
Arosa. Co>mimento e traduzione pastore
Guido Rivoir. Ore 22,45, « La Parola del
Signore», pastore Guido Rivoir.
Novità Claudiana
Reginald Kissack
GIOVANNI WESLEY
la vita e il pensiero
(con antologia di scritti wesleyanl)
Traduzione di Roberto Sbaffi
Pagg. 128, con 10 tavole f. t., L. 1.000
4
pag. 4
N. 47 — 2 dicembre 1966
Letture
itvenne |>ep i nosLvi
dS Bea*€ai Subili«
PER N0I\I DIMENTICARE
I ragazzi del ghetto di Varsavia
WINPRIED BRUCKNER - I ragazzi
di Varsavia. « I premiati del mondo », BemporadiMarzocco, Firenze
1966, p. 206, L. 1.500.
Più il tempo del nazismo «classico»
si allontana e riusciamo a osservarlo
con l’occhio freddo con cui si osserva
la storia passata, più massiccio diventa il giudizio sul popolo tedesco.
Non può essere diverso e a ohe cosa
serve che le prefazioni di libri come
I ragazzi di Varsavia o le loro recensioni dichiarino che odio non ci deve
essere? Non vogliamo certo noi raccomandare l’odio! Ma non possiamo
fare a meno di pensare che un giudizio chiaro deve, a un certo pimto, farsi anche nelle menti e nelle coscienze
dei più giovani. Non si usa ora indulgere troppo sulla distinzione fra peccato e peccatore, fra regime e popolo,
fra dottrina e chi la professa? Non
c’è fra i due termini uno stretto legame, una solidarietà ohe a nessun costo va disgiimta?
— Credi davvero che potrà tornare
la normalit à? Non dico per noi, ma in
generale. Credi che ci possa di nuovo
Pel di carota
In coscienza non potrei mai consigliare di
dare da leggere ai ragazzi Pel di Carota. Non
credo che la letteratura infantile conosca altro libro angoscioso come questo, che esprime in ogni pagina e in ogni riga I odio di
una madre per il figlio. Non c è trama, non
c’è racconto, non c’è niente altro in questo
libro che una volontà spasmodica di uccidere moralmente questo ragazzo. Se all’autore
è piaciuto produrre una grottesca aberrazione dei genere, per non si sa quale capriccio
de] suo subcosciente, a noi non risulta che
il libro abbia delle garanzie per influire favorevolmente sulla psiche infantile.
J. RENARD: Pel di carota - Mondadori, «Biblioteca degli anni verdi»
L. 400.
essere un mondo di pace? Come se
niente fosse accaduto? Come se i
bimbi come Patya non fossero mai
morti in una fogna puzzolente?
— Sciocchezze. Naturalmente la vita
continuerà. Senza di noi. Gli uomini
continueranno a maltrattarsi a vicenda. E dei bimbi come Patya non si
verrà a saper nulla. Si dirà che non
ce ne sono mai stati.
— No! Questo no. Tutto, ma non
questo.
Per un dialogo del genere, tra due
ebrei del ghetto di Varsavia, bisogna
che i ragazzi leggano anche libri crudi come questo e sappiano a cosa
ha condotto l’odio. Per poter odiare
l’odio.
I ragazzi di Varsavia è la descrizione di un angolo del ghetto fanioso,
dove mezzo milione di ebrei ha vissuto comq in im’anticamera di Auschwitz. È ima narrazione impressionante con squarci di poesia, di delicatez;
za, di amore. Se la ferocia dei soldati
nazisti fa orrore, il coraggio, la forza
d’animo, la capacità di amare dei
protagonisti, ragazzi e adulti, sono così, luminosi che formano la linfa viva
del racconto. H libro fa ricordare certe scene nelle fogne sotto il ghettò di
Varsavia descritte in Exodus e certe
riflessioni del Diario di Anna Franck.
È per ragazzi maturi, intelligenti,
seri. Le raccapriccianti storie di orchi,
le macchinazioni crudeli di maghi e
streghe, con cui i fratelli Grimm e
altri novellieri tedeschi avevano allucinato la nostra infanzia, impallidiscono di fronte al documentario della
realtà dei ghetti dove regnava terrore, lame, tifo e dove i calci dei lucili
e i mitragliatori erano in perenne agguato. Pure una dolcezza, una poesia
pervade tutto il libro ohe è condotto
con mano molto sensibile. Alla obbiezione se i libri di questo genere non
portano a rinfocolare l’odio e a turbare la necessaria serenità dei ragazzi direi di no. Li chiamerei esp>erienze che, anche se impressionanti,
vanno vissute, perchè aiutano a seritire come intollerabile la sopravvivenza di certi germi funesti.
Cina graziosa collanina
mondadoriana
La graziosa collanina « La stella d’oro »
avanza trionfante. La serie azzurra è dedicata ai bambini fino ai 10 anni, quella rossa
oltre i 10 anni.
W, DISNEY ; Zio Paperone alle piramidi (serie azzurra).
L’epopea dei paparini è entrata ormai nella letteratura infantile del nostro secolo e
tutti sono afferrati dalla freschezza, dalla
bizzarria, forse da una certa fondamentale
bontà di quegli animali umanizzati.
H. C. ANDERSEN; Gianni il babbeo
(serie azzurra).
Il libro di Andersen contiene parecchie
delle più celebri fiabe del grande scrittore
danese.
M. P. BOS&ARD : Stanley e Livingstone (serie rossa) - Mondadori, Collana « La stella d'oro », L. 250 oad.
Bossard narra l’incontro avvenuto in Africa fra Tesploratore americano e il missionario scozzese e il libro vuole mostrare ai ragazzi come la loro opera coraggiosa abbia
portalo airAfrica una voce di speranza e
un’ansia di civiltà. Peccato che il volumetto
sorvoli rapidamente, almeno nella versione
italiana, sull’opera missionaria del Livingstone, e non dica neppure esplicitamente
che era protestante...
Fra avventura
Semola, il miagherlino
/ LORO ERO!
e fantasia
Disney ha reso celebre con i suoi « cartoni » il libro di T. H. White dal titolo La
spada nella roccia. Ora Mondadori rende celebre per i piccoli il film di Disney, con
ANIMALI AMICI
PHILIPPA PEARCE: Chihuahua
■Vallecchi, «Il martiri pescatore»,
Firenze 1966, p. 196, L. 2.000. (9-11
anni).
Avere un cane! Tutto il libro è imperniato sul desiderio intenso, sul sogno spasmodico di un ragazzino non più piccolo nè ancora grande, il cui animo e studiato con realismo e profonda conoscenza dall’autrice che
non solo è scrittrice per l’infanzia, ma che
anche lavora nell editoria infantile.
Bella l’inquadratura di una Londra nella
nebbia e nel sole, dove troneggia Big Ben e
L'incontro
11 ritorno dal Lager
Un gruppo di ex-prigionieri italiani, in
attesa di rimpatrio dalla Germania dopo
l’ultima guerra, vivono un periodo di tempo in una caserma fuori uso. La riempiono
di tutta la loro vitalità, delle più scanzonate imprese, burle, mariuolerie che possano immaginare, della loro esuberanza e
voglia di vivere. Sono abbastanza canaglie,
eppure quanta parte ha il commovente in
questo libro! "Vengono toccati delicatamente tanti problemi della pre-adolescenza :
l’amore, il superamento del nazionalismo,
l’amicizia, la lealtà. È un libro divertente
e umano, condotto in modo anti-convenzionale che mi sembra rispondere perfettamente alla gioventù di oggi alla quale,
quindi, insegna e dice qualche cosa. ^
illustrazioni sono riproduzioni di disegni di
Chagall.
con la vita vissuta
di ragazzi » è un’intelligente e valida raccolta
di opere per ragazzi e adolescenti di noti
scrittori e pedagoghi italiani : Gobetti, Monti,
Rodari. Arpiño, Calvino e altri. E però pec
cato che il prezzo di questi volumi resti relativamente alto.
11 più famoso romanzo di Dickens che rispecchia l’Inghilterra verso la metà dell’800
attraverso una interpretazione della vita ottimistica e sicura della forza che il bene a
Eroi missionari
Sono qui raccolti 12 medaglioni di missionari, salvo Livingstone per lo più sconosciuti ai nostri ragazzi, che vanno in Birmania. in India, nei mari del Sud, fra gli Esquimesi. fra gli Indiani del nord America, col
loro ardore, con la loro fede, con il loro coraggio e la loro gioia. Dalla loro esperienza,
vissuta nel tempo ormai eroico della Missione. i ragazzi potranno trovare una ricca ispirazione.
scorre largo il Tamigi, in un traffico di strade rumorose e nella pace dei parchi. Ma in
questa Londra un cane non può essere che
un sogno e Ben, i cui genitori non gli permare con la fantasia un piccolo cane di un
mettono di averne uno, è costretto a trasforquadretto che ha avuto in dono, in un cagnolino vivo che però egli vede solo se chiude gli occhi. Quando poi il cane, nella casa
dei nonni situata nella campagna piatta e
tranquilla della periferia londinese, diventa
realtà, non sarà più il grazioso piccolo cane
sognato, bensì un cane non tanto bello, bastardo. senza molto charme. In questa dialettica tra fantasia e realtà il protagonista e
i nostri bambini imparano a sapere che
« non si possono avere cose impossibili », che
la realtà è diversa dal sogno, ma va accettata
e amata e che però « sognare » rimane una
esigenza fondamentale degli uomini. Il libro
è nella collana IL Martin Pescatore che raccoglie una bella serie di « nuovi classici »
per la gioventù.
S. NORTH: Briccone - Bompiani, «I
delfini d’acciaio », Milano 1966, p.
L. 900. (9-11 anni).
DICKENS C.
Mondadori,, L.
PIETRO BISSA - La banda di Döhren
- Einaudi. L. 2.000
(12-15 anni)
^ Ricordiamo che tutta la collana « Einau
- David Copperfield.
800.
Dopo il periodo in cui i rapzzi sono avidi
di avventura subentra il periodo in
noscere i propri simili è una necessità. L 8
ci fornisce delle caratteristiche figure nettamente stagliate, che come queste di Balzac,
rimangono indimenticabili. E’ un capolavoro che ha ancora il .suo fascino, inquadrato
come è in una cornice d altri tempi.
DE BALZAC H. - Eugenia Grandet.
Mondadori, L. 400.
Pearl Buck narra per l’infanzìa
Fraternità umana
Le bimbe saranno orgogliose di leggere un
libro scritto per loro dall autrice cara alle
loro mamme e davvero in queste storie della Buck per i piccoli, si sente il suo polso
e il suo stile. Sono storie semplici, graziose,
delicate come le porcellane cinesi; in esse i
bambini della Cina e dell’America si incontrano, si amano e si scoprono simili. Potesse questa essere una profezia per un tempo
non troppo lontano!
PEARL S. BUCK: Il pesce drago e
altre storie - Mondadori, « Biblioteca anni verdi », L. 600 - 10-12 anni.
Ancora Karen
Chi ha letto e si è appassionato di Karen
troverà qui la continuazione della storia della famiglia Killilea. Non è più la scoperta
di Karen e del travagliato mondo degli spastici che tanto ci aveva commosso, ma continuano a essere narrate le esperienze di
quella straordinaria famiglia, molto all « americana », nella quale tutto si svolge in
modo grandioso, va rapido e allegramente e
ottimisticamente. Parte del libro è centrato
sulla storia dell'amore di una delle ragazze
Killilea, cattolica, per un giovane non cattolico. Praticamente il libro e i suoi problemi interessano le più grandi.
MARIE KILLILEA: Da Karen con
amore - Bompiani, Milano 1966,
p. 296, L. 1.200.
VERNON HOWARD - Eroi missionari. Centro Biblico, L. 750.
Le Edizioni Uomini Nuovi hanno pubblicato. fra le loro novità, due libri per la gioventù di Madeleine Secreton :
— Avventure al villaggio (L. .500).
— Partenza per l'America (L. 900).
Della stessa Casa ricordiamo:
Selma Lonco: La lamiglia del missionario
(L. 400).
I premiati dei moniio
L’editrice fiorentina Bemporad-Marzocco ha
avuto purtroppo i propri magazzini danneggiati dalla recente alluvione; ci auguriamo
che i danni non rallentino il ritmo di lavoro
di questa Casa specializzata in letteratura per
l’infanzia ad alto livello. Ne ricordiamo in
particolare, la splendida collana « I premiati
del mondo », di cui in questa pagina presentiamo uno degli ultimi volumi, « I ragazzi dì
Varsavia »: della medesima serie (L. 1.500
cad ) ricordiamo i migliori volumi apparsi
negli ultimi anni e da noi presentati su queste colonne:
Urban : La scuola di banibii (India).
O" Dell: LHsola dei delfini blu (Pacifico).
Reboull: La neve deve restare bianca
(Groenlandia).
JiiRGiELEWicz : Lo straniero (Polonia).
Guillot; Griska e Vorso (Siberia).
Biilaic: Carovana alata (Jugoslavia).
Chauncy: Il segreto della vallata (Tasmania).
Bruckner : Il gran sole di Hiroshima.
Alla Clauiiiana
Chiedete alla Claudiana il catalogo delle
sue pubblicazioni; una sezione è dedicala a
bambini, adolescenti e giovani; vi ricordiamo
in particolare questi libri di Giorgio Tourn;
— Giorgio Appio,, dalle Alpi allo Sicilia
(L. ,500).
— Calvino e la Rilorma a Ginevra (L. 750).
— Bonhoeffer e la Chiesa sotto il nazismo
(L. 650).
questo albo riccamente illustrato con adattamenti dei disegni originali. La storia è nota:
a Semola, un ragazzino smilzo, è dato di vivere straordinarie avventure col mago Merlino che lo istruisce nel bosco e lungo il torrente e quando poi riesce, inconsapevolmente, a estrarre una spada da una roccia nella
quale era stata conficcata, diventa il celebre,
buono, saggio, leggendario re Artù di una
antica, favolosa Inghilterra. Le 32
hanno più di 40 illustrazioni.
pagine
WALT DISNEY : La spada nella roccia - Mondadori, « Albi d’oro nuova
serie», L. 500.
Il Robin Hood
della Californ ia
Ogni paese e ogni tempo ha avuto il suo
leggendario Robin Hood. La California delTinizio dell’800 ha avuto Zorro, la Volpe.
E un nome di battaglia preso da un noliile
giovane spagnolo che, mascherato e col cappello a larga tesa, in una situazione di tirannia, di soprusi c di ingiustizie creata da) locale governatore, combatte per punire la
prepotenza, la violenza e la cattiveria. Questi
difensori della libertà, specie di partigiani
ante litteram, dal cuore leale, daU'animo buono e coraggioso, hanno indubbiamente sugli
adolescenti un ascendente positivo. Disney,
ispirandosi al romanzo di j. Me Culley. lie
ha fatto un film televisivo.
W. DISNEY : Zorro - Mondadori, « .Biblioteca degli anni verdi », L .400 11-13 anni.
Sul Nautil U6
Una volta era jules Verne l’aulore di
Ventimila leghe sotto i mari! Questo libr^- o
piuttosto questo Albo, è tratto dairomouLirìo
film di Disney ispirato al famoso Vingt-mules
lieues sous les mers del Verne. La bellissi 'sa
veste tipografica è il maggior pregio del libro : lo spazio delle illustrazioni supera quello del testo che racconta le avventure del
sottomarino Nautilus sfreccìante agile su uno
splendido fondo marino. Ci si domanda se
dopo aver letto queste riduzioni i ragazzi
leggeranno ancora l'originale o se esse non
abitueranno sempre più alla pigrizia iiLr-I
lettuale cui
porta questa nostra epoca v!ie
vuol fare sempre più in fretta... Rimane comunque aperta la scelta e il presente V(dlime di Mondadori è una bellissima realizzazione.
Per quelli che amano gli animali è un libro aflascinante. tanto è vero che ha ricevuto un premio per « il miglior libro di animali ». La storia, che va dal maggio 1918 al
maggio 1919. mentre la prima guerra mondiale romba lontano, ci parla di un ragazzo
che vive in una grande casa di campagna
nella zona del Mississipi. Vive circondato dai
suoi animali prediletti, le puzzole. le marmotte. la cornacchia, il procione, a contatto
con una natura ancora vergine e piena di
meraviglie, dove le spiagge dei laghi sono
cosparse di agate, i boschi risuonano del
whipp-poor-will del caprimulgo cd egli pensa
che nulla può superare Tesperienza di aver
visto i primi orsi, i primi daini, il primo
porcospino! Con Io svolgersi dell’anno solare
si seguono, in questo libro così umano e pieno al tempo stesso dì poesìa, le vicende della natura e la crescita di un procione, una
specie dì orsetto lavatore, da cucciolo a adulto (Briccone resterà il procione per i nostri
ragazzi), mentre a Natale le campane della
chiesa metodista suonano nello sfondo e nel
lepore della casa, fra gli animali appisolati,
la sorella maggiore legge il capitolo 2 dell’Evangelo di Luca.
W. DISNEY : 20.000 leghe sotto i mari
- Mondadori, L. 1.500
H. C. Andersen
Ogni anno, dal 1835. Andersen pref»ai;i\n
per i ragazzi danesi una raccollina di fiaiie
elle uscivano proprio nei giorni precedenti
il Natale. « Sembrava che nessun, albero di
Natale potesse esistere senza le mie fia'. .- »
scriveva egli stesso nella sua biografia, \c
scrisse ben 156... Il libro che presentiane
ne raccoglie 5 : La Sirenetta La ree na
delle nevi — I vestiti nuovi dell'imperut rK
— Il brutto anatroccolo — 1 cigni selvuwi.
tutte molto belle e dotate di quello che è
uno dei grandi pregi di Ander.sen : egli raramente forza la fantasia e, pur servendosi di
elementi favolosi, non evade nel magico, ma
rimane sul terreno del mondo reale che è
reso poetico e divertente dalle possibilità
della sua fantasia.
H. C. ANDERSEN : La Sirenetta e
altre fiabe - Mondadori, « Biblioteca anni verdi», L. 400 - Fino a 10
anni.
Ai ragazzi, in genere, non interessano
tanto le « gemme » come tali, le considerano cose riguardanti la vanità, la ricchezza che per loro non costituiscono ancora
pro'blemi. Ma l’Anguissola ha saputo in
questo libro prenderli dal lato della faiilascienza, facendo parlare e vivere perle,
brillanti, rubini, zaffiri, ametiste, smeraldi,
topazi, lapislazzuli che raccontano la loro
origine e la loro storia dai cuscinetti di
velluto rosso delle vetrine dei gioiellieri.
C’è nel libro del vero e c’è della fantasia,
cose entrambe ebe piacciono ai ragazzi.
GIANA ANGUISSOLA - La vetrina
dell’orefice - Ed. Mursia. L. 1.800.
(10-12 anni)
I vostri bambini
sono abbonati?
L'amico dei fanciulli
Mensile evangelico per ragazzi. Abbonamento annuo: Italia L. 750,
estero L. 1.000. Versamenti sol c. e. p. 2/21641 intestato aU'Editrice
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino. Le Scuole Domenicali vogliono curare la diffusione? Su richiesta si inviano copie di saggio. Un
mezzo per rompere l'isolamento della diaspora, che i nostri ragazzi sentono sempre fortemente.
5
N. 47
2 dicembre 1966
pag. 6
GIORNI A RIESI
libri
Una città della speranza
nella Sicilia del Gattopardo
Spesso ci poniamo questo interrogativo :
perchè la predicazione della nostra Chiesa,
pur basata su una teologia giusta ed ortodossa, non trasforma le nostre comunità, non
incide nella nostra vita sì da darle un orientamento del tutto nuovo; perchè la Chiesa
sembra « incapsulata » e non porta al mondo quel messaggio di « vita nuova » che le è
proprio?
Una risposta ci viene lai volume « Giorni
a Kiest » di Tullio e Gio Vinay, uscito recentemente nella collana « Nostro tempo »
della casa editrice « CJ.aud.iana o : a Comunemente si dice che il messaggio cristiano è
invecchiato e non incide più nella vita della
società di oggi. Non è vero. 11 messaggio del
Regno è vivo come prima, più che mai vivo, solo non sopporta di essere astrazione,
teoria, senza invecchiare di colpo e stuccare
la genie. E’ stato l'atto carne — e carne crocifissa! — la Chiesa deve divenirne il corpo, corpo che si dona per la vita del mondo.
Altrimenti non ha più nulla da dire. L Evangelo è vita, vila di Cristo, per la vita degli uomini. Non può essere portalo come
dottrina staccata dalla vita »,
E qui forse possono sembrare ancora solo
parole. Ma il volume è, al contrario, proprio
una l'uccolla di /(itti, una lostiinoiiianza di
vita; pagine di diario e ridessioni che il pastore valdese Tullio Vinay c suo figlio Giù
hanno raccolto fin dal 1961. quando, con U
piccolo griippo comunitario di « Servizio cristiano », hanno iniziato un’opera di predicazione e testimonianza a Riesi, piccola città
della Sicilia. Lavoro che, pur essendo predicazione ed opera pastorale, rompe con tutti
gli schctni istituzionali della nostra Chiesa
per /(irsi vita in mezzo all’ignoranza, alla miseria cd alla superstizione di quel popolo;
spezza il cerchio chiuso delle nostre comunità 0 fine a se stesse » per irrompere con il
messaggio del « Regno di Cristo » nel mondo. e realizzare in esso quei segni della « vita
nuova » che potranno trasformare la città e
creare... « una nuova Riesi »!
Opera corlamente non facile in una terra
« dove la legge non serve, dove il potere dello Stalo non arriva e dove regna solo la prepotenza e ringanno », « ...V’è la legge della
giungla. Mondo che respira la morte e vive
di Vive sidla inerte altrui e con la
paura di essa la domina e sfrutta. Non può
sussistere se non distruggendo l'altro e nutrendogli con la vita deiraltro... ».
Furberia e raggiri di briganti, mafia, omertà. \inlenza non risparmiano Riesi; eppure
nelle pagine del Vinay la miseria materiale e
mora!? è colta nel vivo proprio nella sua
espressione di vita giornaliera: è là che la
comunità di « Servizio cristiano » incontra
la città nelle ,^ue piaghe più profonde: povertà delle case, delle famiglie, lavoratori
maltraltati in miniera, vita triste e pesante
delle donne, uomini costretti airemigrazione. Iiaiiìliini alibandonati a se stessi, dispera•zione delia fame, scioperi di disoccupati, processioni vi.'to'p e vuote... « In questo quadro
— scrivo il Vinay —- non è facile la testimonianza ('.liiesa, dico Chiesa come popolo
che vile. iu>n. solo come predicatori che parlano. (La sottolineatura è nostra!) Ognuno lo
comprende. O altra parte è impossibile una
attesa de! Kegno nella vila dello spirito quando si lascia correre il mondo per la sua strada. II mondo è pure chiamato alla redenzione ed è legato a noi nei profondi tessuti di
una sola esistenza. Additare il Regno, anche
•con pcrlella teologia, non basta. La testimonianza non è di parole, ma di parole e fatti.
La testimonianza della Chiesa è il suo essere
nel mondo »>.
E’ cosi che l'opera di « Servizio cristiano »
anziché mettersi ad imbastire « discorsi » o
a cercare in qualche modo un « dialogo »
astratto con la società, con reconomia. con
la politica, diventa essa stessa una nuova
società, diventa essa stessa economia, e diventa essa stessa politica, pur non impegnandosi in nessun partito. Così, pur non enunciando nes.suno schema teologico, diventa essa sle.ssa teologia incarnata.
Società, economia, teologia e polìtica si intersecano e si fondono in una sola realtà,
che si esprime nella vita di tutti i giorni
nel servizio, che prende aspetto visibile nelle nuove opere che stanno sorgendo, come
l'asilo, la scuola-officina, il laboratorio di ricamo. ecc„ che comprende ed interessa non
solo il gruppo di « Servizio cristiano » ma
quanti vengono a contatto con la loro vita:
operai del cantiere, ragazzi randagi, famiglie
che chiedono aiuto, lavoratori della miniera,
contadini dell’enfiteusi. Comitato cittadino
ccc. Eppure Funico fondamento di tutta questa « vita ». nella sua varietà e molteplicità
di espressioni, è Yobbedienza all Evangelo.
« Poiché più che mai in questa situazione. ¡‘unum necessarium c l’annunzio del
Regno di Dio. Esso è potenza rinnovatrice
qui non meno che nelle metropoli, nelle metropoli non meno che qui. La traduzione in
termini sociali dell'annunzio dell'Evangelo,
che si esprime non nella competizione, ma
nel dono di sé, non nello sfruttamento dell’altro, ma nel servizio, conduce sempre alla
comprensione profonda dei maggiori problemi che il mondo agita ».
« Cristo non è verità solo ecclesiastica. (La
sottolineatura è nostra!) E’ verità neH'economia come nella politica. E la politica e l’economia che non ne tengano conio sono scadenti ».
« La sola vera politica è quella che si fonda sull’« agape » — ”la mia morte è la tua
vita”.., ».
E però la posizione di Tullio Vinay e del
gruppo comunitario che con lui collabora,
non è quella di una Chiesa che trionfalmente marci verso il mondo, con le mani piene,
pronta a calpestare il mondo con un falso
farisaismo, illusa di possedere i doni dello
spirito. No, anzi, in « Giorni a Riesi » vi
sono pagine cariche di tutto il peso della
nostra umanità che « frena » l'opera di testimonianza. « Noi apriamo tutti i giorni verso
Dio le nostre mani vuote, perchè Egli ce le
riempia di grazia » : questa è diventata ormai
una frase retorico-barthiana. Nelle pagine del
Vinay la frase non compare e tanto meno la
retorica : ne compare invece ;1 senso profondo,
vissuto e sofferto, vero : la lotta umana fra la
propria insufficienza e debolezza e la grandezza della missione affidata da Dio. E poi
il bisogno dì veder chiara la propria vocazione, anche qui fuori dal senso retorico che
ormai diamo a questa parola, il senso della
nostra chiamata, l’autenticità del nostro servizio...
« Siamo venuti noi o il Signore ci ha
mandati? Oh. se veramente ci ha mandati,
tutto è più semplice, anche se non vedessimo un solo frutto, poiché la Sua volontà sarebbe già il senso del nostro tempo perduto.
E la nostra presenza qui un segno che Egli
regna, e basta ».
« L’annunzio dell’Evangelo è cosa tremenda, Si tratta dì dire e vìvere un « mondo
nuovo » quando il mondo vecchio prende e
possiede la nostra vita... La nostra carne, però, è vecchia. Non risponde allo spirito, come la vecchiaia impedisce l’agilità ed il dinamismo... ».
(( Solitudine? Neppur questo è vero... E’
forse solo il povero ’’vaso di terra” incapace
di portare il tesoro dell’amore di Dio ».
« ...fuori della nostra vocazione non c’è
senso alla vita e vìverla senza senso è un
tormento più grande di quello che ci spinge
ad avanzare. Questa gente pensa che siamo
forti, che diamo un esempio, che apriamo
una via. Quanta gente ci scrive che le nostre
notizie li fortificano... e noi, proprio noi, abbiamo bisogno di tutto, anche di una parola
fraterna, anche di compassione per la nostra
debolezza, di perdono per il nostro peccato... »
« Il senso, il senso della nostra fatica...
questa è la sola cosa essenziale! Ed il senso
è Cristo, il Signore. Non sia lontano! Venga! ».
E’ proprio in questo spirilo di umiltà e
di fede che anche noi siamo vicini al pastore Vinay ed al gruppo dì « Servizio cristiano » che a Riesi stanno continuando la loro
opera di testimonianza. Siano queste pagine
per tutti noi un invito alla riflessìoné sulla
nostra vita, sulla nostra vocazione, e sul
« come » esprìmerla non solo nella Chiesa
ma nel mondo. Il lavoro a Riesi è una testimonianza per noi. uh ìndice, un orientamento anche per il nostro « hic et nunc ».
Giuliana Pascal
TULLIO e GIO’ VINAY: Giorni a
Riesi. « Nostro tempo » 2, Claudiana,
Torino 1966, p. 200, L. 1.800.
Settimana
del Libro
Evangelico
Dopo vari anni di interruzione, la
Claudiana indice eccezionalmente,
quest’anno, una Settimana del libro
evangelico in tutte le comunità vaidesi, dal 4 alili dicembre. L’iniziativa, che si era protratta per vari anni,
era stata sospesa, in quanto si era
notato che... molti privati e molte
chiese attendevano sistematicamente quel periodo per provvedersi delle
pubblicazioni della Claudiana alle
condizioni di favore praticate in quel
periodo! In tal modo evidentemente
il senso e il valore dell’iniziativa veniva intimamente snaturato.
La rinnovata offerta di quest’anno
è del tutto eccezionale e non sarà ripetuta ogni anno. Una sorpresa, insomma, e la Claudiana si augura che
molti ne approfitteranno per acquistare qualcuna delle pubblicazioni
che hanno via via arricchito in modo notevole il suo catalogo, su varie
linee d'interesse.
Chi segue, non foss’altro che i nostri annunzi di « novità », via via che
escono, avrà certo notato che in questi ultimi anni la nostra piccola Kdi
tricb ha coinpiuto un notevole sforzo editoriale al servizio delle Comunità, impegnando un ingente Capitale in nuove pubblicazioni, ter poter
proseguire su questo cammino e attuare il vasto programma editoriale
che ha dinanzi, è assolutamente necessario l’appoggio di molti.
In questa settimana, potrete rivolgervi sia direttamente alla Claudiana
fVia Principe Tommaso 1, Torino),
sia ai depositi, assai numerosi, ormai,
che essa ha presso mólte comunità,
e ordinare e acquistare molte delle
pubblicazioni in catalogo (salvo le
ultimissime novità di questi giorni) a
prezzi notevolmente scontati.
Il periodo dell’anno è assai propizio: regalate i nostri libri, diffondeteli fra amici e conoscenti!
Per ulteriori e più precisi dati, rivolgetevi al locale responsabile della
Claudiana, oppure direttamente alla
sede di Torino ; richiedete pure il
nuovo catalogo, che esce in questi
giorni.
Un invito particolare è rivolto alle
persone e ai gruppi di giovani che si
sono impegnati in im’opera di colpcrtaggio. Anche per loro, offriamo
queste condizioni particolari, grati
per la loro collaborazione, che è per
noi un segno validissimo di incoraggiamento e di solidarietà sulla via
non sempre facile ^ cui cerchiamo
di procedere, ma iiuóui crediamo fermamente, ' pefi il ^^ne delle nostre
comunità e per la portata della no
stra testimonianza nel nostro paese.
La Claudia na
I# CaiioHoesimo del Concilio
Ona franca contestazione
fondata sulla Parola di Dio
Di quest’opera, ehe riesee in poeo più di
un centinaio di pagine ad esprimere un giudizio autenticamente Protestante sul recente
Concilio Vaticano II, non si saprebbe se ammirare di più la estrema lucidità teologica o
l'esattezza e il rigore scientifico, o infine la
capacità di penetrazione nel vivo dei vari
problemi successivamente esposti. La estrema lucidità teologica: beninteso dal punto
di vista cosi squisitamente protestante dell’Autorità della Parola di Dio. Si deve dar
atto al nostro valente teologo di esser riuscito a orientarsi, e a orientare il lettore, nel
dedalo complesso dei documenti conciliari,
notoriamente densi di considerazioni e di
problemi, proposti e riproposti, a volte, sotto
angoli visuali diversi- Cosi solo apparentemente il discorso del « De oecumenismo »
sembra aprire prospettive notevoli. In realtà,
per una esatta interpretazione, esso deve essere ricondotto al documento basilare ; il
« De ecclesia ». Cosi ancora i vari documenti
conciliari vanno confrontati e tra loro integrati, al fine di una loro più esauriente comprensione. Ma ci viene fornito un esempio,
anzi una testimonianza, di come tutto possa
(e debba!) essere ricondotto alTunico criterio
di validità e verìfica che è per noi protestanti la Parola, cioè Gesù Cristo. Come si esprime infatti il Ricca nella premessa « essere
critici significa per noi lasciarsi interrogare
e interpellare dalla Parola dell’Iddio vivente... essa sola ha l’autorità di criticare ».
Sul metro della Parola si misura la consistenza reale di molte formulazioni dei dofumenti conciliari; per talune non fa che
esser messa in migliore risalto la validità
veramente evangelica, che ci deve rallegrare
profondamente... per molte non fa che rendersi più evidente, crudamente, la gratuità,
infondatezza, in certi casi persino inconsistenza. Impossibile esemplificare; rimandia
IL BEL DONO
DI NATALE
Ada Melile
0 Paese
paese, paese.
90 poesie
s
9 secoli di storia valdese
2= edizione ampliata
Il libro che dovrebbe essere in ogni casa evangelica.
Per ordinazioni :
L. 2.500 alla Libreria Claudiana
■V. Principe Tommaso, 1 Torino
conto corrente postale 2/21641
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PIERO JA HI ER
è tornato alla sua
terra
Piero Jahier è tornato alla sua
terra.
Altri han parlato di lui, come
scrittore e come nomo. Io, che ho
avuto la triste ventura di accompagnarne la .salma al Cimitero, vorrei
dire che questo paese, questa terra
in cui egli ha chiesto di tornare per
Vestremo riposo, era veramente la
sita terra, nonostante i tristi ricordi, le incomprensioni, la lontananza
fisica e, talvolta, spirituale.
E’ da questa terra, da questa gente abituata da generazioni a lottare,
duramente per la vita, materiale e
spirituale, da questo paese lasciato
un poco da parte dalle grandi correnti turistiche, mondane ed ecumeniche, che Jahier ha ricevuto quella sua volontà di lotta, che a volte
era o poteva sembrare durezza,
quella sua passione di libertà che
non ammetteva neppure la supposizione di un qualunque inquarlramento morale o materiale e, soprattutto, quella sua permanente ricerca di ciò che è essenziale, nella parola scritta come nella vita vissuta,
al di sopra delle convenienze, degli
irsi, delle belle frasi, degli atteggiamenti formali e delle mode religiose o meno.
E tutto questo gli veniva, sì, da
questo paese, ma da questo paese in
quanto formato da secoli di Riforma, da secoli di lotta dura, chiama,
essenziale per la verità e la libertà
dell’ Evangelo.
Non era, con tutto ciò, un uomo
di Chiesa. Cresciuto al tempo della
teologia liberale per la quale la
Chiesa, tutte le Chiese, erano — si
diceva, e gli epigoni ancora dicono
— soltanto istituzione e formalità,
spettatore di compromessi e patteg
giamenti, che, allora come ora, nascondono e deturpano il vero volto
della Chiesa dei credenti, egli aveva
respinto la Chiesa istituzione, ma
portava in sè, forse senza saperlo, ciò
che ha fatto la Chie.sa come verità
e come giustizia.
E ora è seppellito in. questo cimitero in cui quasi ogni tomba porta
un versetto biblico, estrema affermazione della Signoria e della libertà di Cristo. Forse è. per questo
che egli ha scelto questo luogo per
il suo estremo riposo, forse era solo
la nostalgia ultima per la terra di
cui portava i segni in sè stesso.
Quello che è certo è che il Signore
conosce i suoi, che il Signore ha conosciuto Piero Jahier meglio di
quanto egli stesso si sia conosciuto,
che il Signore ora lo ha accolto nella Sua giustizia e nella Sua verità.
Pierluigi Jalla
mo il lettore alla lettura del testo, avvertendo comunque che in nessuna occasione sembra venir meno la vigile attenzione deU’autore nel farcì da guida nella interpretazione
della portata reale deUe affermazioni conciliari. E con questa considerazione veniamo
alla seconda constatazione dei pregi del lavoro: il suo notevole rigore scientifico. Mai
si nota una affermazione incontrollata e non
documentata, mai una critica precede la
esposizione obiettiva dei dati sui quali si
basa, mai è travisato, o peggio saltato, l’elemento sul quale si appunta la critica successiva, od anche, per quanto purtroppo ciò sia
possibile assai raramente, il consenso protestante. Come siamo lontani dai vecchi Ubri
di polemica, passionali e insufficientemente
documentati!
Ed infine, terzo e non ultimo pregio, la
grande capacità di penetrazione nel vivo dei
problemi, verso l’essenziale. Notoriamente
nulla rischia di essere più ambiguo, sfuggendo in ciò ad una esauriente valutazione, che
un insieme di documenti che sono ovviamente il risultato di un lavoro di fusione, e
sono stati redatti in un prolungato periodo
di tempo e con l’apporto di correnti e fonti
diverse. Si aggiunga a ciò il fatto che il Cattolicesimo è, quasi per essenza, come il Ricca
non manca di avvertire, la religione della
sintesi, e si vedrà come davvero ci sia Voluta
non poca capacità di penetrazione personale
unita a estrema chiarezza teologica (chiarezza
che è ovviamente tutto l’opposto di quella
ingenuità — oggi del tutto inammissìbile —
di coloro che pretendono giudicare senza basii
teologiche sufficienti!) per non lasciarsi disorientare e non cadere in valutazioni di superficie, non esaurienti ed ambigue!
Eppure, seguendo man mano l’Autore nella sua esposizione, si tocca ogni volta i’e.ssenziale, il fondo dei vari problemi. Si tratta
dunque di un lavoro intelligente, critico, rigoroso e impegnato.
Si aggiunga ancora la notevole chiarezza
di idee unita alla semplicità e alla sobrietà
della « prosa teologica »; a questo punto non
resta che invitare chiunque lo desideri alla
lettura, interessante ed avvincente. Un unico
avvertimento : non si cerchi nel libro un’opera di polemica! Tale infatti esso non è,
anche se con estrema franchezza « contesta »
non poche oose al Cattolicesimo uscito dal
Vaticano II. Le critiche, certo validissime, del
Ricca, hanno il loro fondamento, da un
lato, nella « norma » della Parola di Dio, e
dall’altro ricevono la loro validità daUo studio serio e approfondito dei documenti conciliari e quindi del Cattolicesimo stesso. Non
sarebbe dunque ammissibile che un lettore
piuttosto frettoloso si impadronisse, per cosi
dire, di talune critiche, e le sfoderasse come
argomento di polemica, prescindendo da una
più seria e documentata conoscenza personale del Cattolicesimo. Anzi il valore del libro è proprio quello di richiamare il lettore
alla esigenza di una conoscenza più approfondita del Cattolicesimo, ed anche del Protestantesimo. Esso si presenta come strumento utilissimo non già di polemica, ma di
dialogo vero, non facilmente elusivo, con i
Cattolici, e sappiamo tutti come queste occasioni di incontro siano oggi non solo possibili ma frequenti. Sulla base di questo documento non è possibile cadere nell’equivoco
o nell’ambiguità.
A quando — è questo l’interrogativo, che
ha il sapore di augurio, che formuliamo ringraziando l’Autore per la sua non lieve fatica — ci sarà data un’opera complementare
che ci presenti una valutazione altrettanto
chiara ed esauriente del protestantesimo al
momento attuale?
Ma intanto rallegriamoci che ci abbia dato
un libro giusto al momento giusto.
E. P.
N. d. r. : in uno dei prossimi numeri ricorderemo più ampiamente la figura e l’opera dello scrittore.
PAOLO RICCA - Il Cattolicesimo del
Concilio. Quaderni della Gioventù
Evangelica Italiana, Torino 1966,
p. 130, L. 600.
iiiiltitiililiimiiiiiir
iiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiuiiiii.
iiiiiiiiiiiiimiiii
IL COMPEG^O DELL’a. I. C. E. TEfilPTOSI fl PEROSa flRGEMTIMfl
I problemi della scuoia ìnledrata
Il 27 novembre u.s., come già annunciato attraverso questo giornale e
con circolari personali, si è tenuto a
Perosa Argentina il Convegno d’autunno dell’A.I.C.E. Al mattino un piccolo gruppo di insegnanti ha partecipato al culto nella nuova Cappella
(ex scuola Beckwith) e poi si è recato
al pranzo in comune, già dibattendo
alcune delle più grandi questioni della giornata. Nel primo pomeriggio,
aumentato il numero dei presenti, si
è svolto il tema prefissato e cioè «I
problemi della scuola integrata ossia
le attività del tempo libero ». La presentazione, da un punto di vista psicologico e pedagogico, è stata svolta
dall’amico Roberto Eynard, il quale
ha tratteggiato i caratteri salienti del
preadolescente (11-14 anni) ed ha dimostrato come — almeno sulla carta — la nuova scuola media unitaria
dovrebbe adeguarsi alle esigenze psicologiche ed intellettuali dell’allievo.
Il problema della scuola integrata è
un problema assai vasto, perchè abbraccia tutte quelle attmtà che dovrebbero trovare posto in una scuola
delTobbllgo, funzionante per tutti
dalle 8 alle 17, Si tratta non solo di
fare funzionare xm doposcuola (e
quanto già è diffìcile!), bensì di impegnare insegnanti ed alunni in attività nuove, atte a sopperire alle inevitabili carenze di preparazione di
base che si possono constatare e alla
mancanza di documentazione, dato
che non tutte le famiglie possono disporre di infinito materiale da consultare. Ma in ohe modo e con che
mezzi si può concretizzare una simile
scuola?
Il prof. Giuseppe Casini, preside di
scuola media, ha fatto conoscere l’iter
parlamentare delle varie leggi al riguardo e soprattutto circa i vari
stanziamenti ministeriali al fine di
pervenire veramente ad una scuola a
tempo pieno. Si sono quindi susseguiti vari rapidi interventi di colleghi
ed amici particolarmente impegnati
in alcuni settori. La Prof. Turk, col
suo intervento sulla musica, ha offerto tanti spunti agli insegnanti già
preoccupati per le prossime festività
natalizie. Indicando che cosa debba
intendersi per istruzione musicale e
per educazione musicale, ha dato un
brillante saggio delle sue capacità didattiche e della profonda conoscenza
per la sua materia. Il collega Franco
Calvetti ha portato alcuni esempi di
composizioni linguistiche della sua
classe torinese, insistendo sulla necessità di puntare oggi più ohe mai
sulla discussione in classe e sulla
corrispondenza interscolastica. In un
clima di libertà e di spontaneità possono nascere quelle belle liriche che
abbiamo avuto il piacere di ascoltare.
Il collezionista (e insegnante!) Desio
ha chiarito lo scopo delle raccolte,
spesso a carattere curioso perchè basate sulla collezione di oggetti normalmente trascurati.
A fine seduta, la Sig.na Pons ha
lanciato, a nome del C.N., un caldo
appello, subito accolto da molti presenti, circa un concreto aiuto per la
Scuola-Città Pestalozzi, in Firenze,
totalmente distrutta durante la recente alluvione (le nove classi si trovavano a ridosso della Chiesa di Santa Croce, uno dei luoghi più colpiti).
Tutti coloro che volessero seguire l’e
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
6
pag. 6
N. 47 — 2 dicembre 1966
Tempi duri per i “progressisti,, cattolici?
gli
uomini
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
correnti, i risultati del Concilio Vaticano n sono considerati già superati
e si mira a ixjsizioni teologiche molto più radicali. Gli argomenti controversi sono fondamentali per il
cattolicesimo. Viene esautorata la
tradizione, a tutto vantaggio della
Sacra Scrittura : il primato del papa e
la sua infallibilità sono di fatto respinti, oppure si dà a loro un significato radicalmente diverso da quello
inteso negli stessi testi conciliari; la
stessa dottrina cattolica della «transustanziazione » viene svuotata di contenuto e si affermano posizioni di
evidente analogia con quelle della
Riforma. Il domma cattolico appare
colpito nei suoi aspetti più vistosi.
Se il modernismo di sessant’anni
fa era fortemente infiuenzato daEa
cultura umanistica del tempo, attualmente le correnti teologiche prese di
mira dalla lettura sono fortemente infiuenzate dal pensiero protestante, sia
dei Riformatori, sia della nuova teologia biblica ohe ha preso l’avvio da
Karl Barth.
Benché la lettera della Congregazione cerchi di sminuire l’importanza
e la vastità del fenomeno, parlando
di « alcuni » ribelli, o -di affermazioni
fatte « talvolta », i suoi atti di accusa
si riferiscono a teologi e a scuole teologiche cattoliche di notevole interesse ed influenza: tutta l’ala «progressista» cattolica è coinvolta, sia pure
in misura diversa. Durante il Concilio le posizioni contrastanti avevano
cercato una linea di compromesso,
ma la lettera sembra indicare la fine
della tregua e l’inizio di nuove ostilità,
delle quali, per ora, non poliamo
valutare nè la portata, nè l’esito.
MIRE E TATTICA
DEI « PROGRESSISTI » :
LA RIFORMA DALL’INTERNO
Rimane spesso incomprensibile per
il protestante il fatto che, nonostante la profondità delle divergenze esistenti nel mondo Cattolico e la durezza delle misure disciplinari promosse periodicamente da Roma contro gli elementi più avanzati in campo teologico, non si producano in seno alla chiesa cattolica fratture di
rilievo. È ancora vivo nella memoria
il caso patetico del Buonaiuti, il quale benché respinto violentemente dal
la chiesa cattolica, si è sempre considerato cattolico ed ha amato quanto
altri mai .la sua chiesa.
L’intento dei progressisti cattolici
è la riforma della chiesa daH’interno.
È loro convinzione che soltanto rimanendovi possono influire efficace
mente e preparare l’atmosfera adatta
ad un rinnovamento, sia pure a lunga
scadenza. Molti di loro, benché ammirino il pensiero dei Riformatori, non
perdonano a loro di aver rotto con la
chiesa antica.
Sospinti da questo ideale, cercano
con tutte le forze e a qualsiasi costo
di non essere estromessi. Quando sono colpiti, si sottomettono, pur di rimanere entro la chiesa e lavorare, in
attesa di tempi migliori. Aioimi sono
passati più volte dalla gloria all’ignominia, negli ultimi trent’anni.
La tattica scelta è di dare a parole
vecchie significati nuovi. Consci che
non si può più smantellare l’edificio
dommatico cattolico dall’oggi al domani, ne accettano le strutture, cercando di svuotarle di contenuto. Non
negano la « transustanziazione », ma
ne propongono — cautamente e progressivamente — una spiegazione che
ne trasforma radicalmente il significato. Non combattono frontalmente il
primato e l’infallibilità del papa, ma
si comportano come se quella dottrina non esistesse. Co^i dicasi di altri
punti fondamentali della dommatica
cattolica, già esemplificati nella lettera.
Questa tattica quanto mai rischiosa
mira a preparare una « fede della
chiesa » diversa da quella tradizionale
e che permetta, al momento giusto,
il crollo spontaneo dell’edificio dommatico tradizionale.
IL NEO-CATTOLICESIMO
Questo atteggiamento da « clandestini» e da «cospiratori» in seno a
quella che dovrebbe essere la comunità della fede e dell’amore è ben poco
comprensibile a dei protestanti, per i
quali la sovranità della Parola di Dio
è la garanzia di libertà nei confronti
di qualsiasi interpretazione umana.
Ma la divergenza va al di là dei metodi: è veramente radicale.
Nonostante il progressivo avvicinarsi a posizioni ohe sembrano analoghe a quelle della Riforma, i cattolici
« prc^essisti » rimangono cattolici.
Per quanto profonda, la loro protesta
rimane all’interno della concezione
cattolica dell’Evangelo e non raggiunge il punto critico della decisione radicale. A nostro avviso, ciò che li mantiene « cattolici » è U rifiuto della « teologia della Croce ». Il salto compiuto
dai Riformatori implicava lo spogliamento della chiesa da tutte le sue
certezze e da tutti i titoli che essa poteva proporre come segni della sua
gloria, per affermare coraggiosamente
la gloria di Dio, in contrasto con la
povertà della chiesa. Il vivere per la
fede, significava non aver nessun fondamento umano di certezza ed essere
momento per momento a disposizione
della libera grazia di Dio. La chiesa
deU’Evangelo è continua creazione
della Parola e dello Spirito, secondo
la preordinata elezione di Dio Padre.
Come Cristo crocifisso, essa non ha
nessuno dei segni che danno sicurezza agli organismi umani: l’unità, la
santità, la cattolicità sono certe soltanto nella promessa di Cristo, sono
credute per fede e non possedute per
esteriorità di organizzazione. La chiesa non può essere « spettacolo al mondo » se non come lo è stato Cristo
crocifisso (1 Cor. 1: 18-25). Si tratta
veramente di uno salto nel buio di
tutto ciò che umanamente può contare e dare affidamento.
I cattolici « progressisti », al centrario, danno l’impressione di temere il
vuoto' e il salto nel buio; sembra ohe
sentano il bisogno della protezione e
della sicurezza che umanamente è
data dall’appartenere ad un organismo ohe ha a suo vantaggio una limga tradizione di potenza e tante benemerenze, anche spirituali, sia pure accanto a tante miserie. La chiesa gerarchicamente costituita è sempre la loro
« madre », non tanto perchè in essa
hanno ricevuto la predicazione della
Parola, ma perchè vedono nella struttura gerarchica cattolica un potere
arcano, un mezzo imico di comunicazione con Dio, un luogo unico della
presenza di Cristo. Questo spiega il
loro insistere sulla chiesa « sacramento universale » della redenzione. Il
rimanere avvolti nella atmosfera
« sacra » deirorgani^o ecclesiastico
— ohe per noi è un vero e proprio
« credere nella chiesa » — acquista per
loro un’importanza maggiore del consenso di fede, tanto è vero ohe lo
desiderano anche a costo di ben profonde dilacerazioni.
Tocchiamo qui il punto fondamentale della divergenza tra cattolicesimo
e Riforma : è proprio il timore del salto nel vuoto che impedisce ai cattolici
progressisti la piena disponibilità all’attenzione di Dio e compromette
tutte le altre prospettive di riforma,
arrestandole entro i limiti di un neocattolicesimo, pronto a modernizzarsi,
pur di conservarsi.
IL NOSTRO COMPITO
Non possiamo far previsioni sul futuro, nè sappiamo fino a qual punto
ci sarà uno scontro, ma dinanzi al
dramma interiore di molti fratelli separati, non possiamo rimanere indifferenti, nè limitarci ad espressioni di
simpatia e solidarietà, che potrebbero
essere soltanto umane. Siamo chiamati ad una testimonianza franca che
si esprime nella preghiera, ma anche
nel chiederci in quale misura la nostra infedeltà aU’Evangelo costituisce
un intoppo alla decisione di molti
cattolici. Dobbiamo chiederci fino a
qual punto la « teologia della Croce »
è operante in noi e se siamo in concreto consapevoli che, sia pure in modo diverso, vale anche per noi quanto
ci è facile dire a loro, ohe la fede non
può essere frutto di tattiche o di eroismi, ma che consiste in quel salto nel
buio di ogni sicurezza umana, nel
quale soltanto la grazia di Dio si manifesta come salvezza nella nostra
miseria. Soli Deo gloria!
Alfredo Sonelli
iiiiiMimiiiiiimiiiiiriiiiiiiiiiiiiiitiimiiiiiiiiiiiiiiiii
PERSONALIA
Apprendiamo la scomparsa, a Riesi, di Filomena Baglio ved. Naso.
Esprimiamo la nostra fraterna simpatia a tutti i familiari, e in modo
particolare ai figli, pastori Liborio
ed Ernesto Naso.
È mancata, a Torino, Laura Ravazzini Gandini. Partecipiamo con fraterna simpatia al dolore dei familiari,
e in modo particolare del suo compagno, ring. Vittorio Ravazzini e della figlia, prof. Elena Corsani Ravazzini.
Il patriarca battista
MOSCA (ebps) — Il termine « patriarca » può sorprendere, trattandosi di una Chiesa battista, ma nell’URSS gli appellativi non
corrispondono ai nostri. Si tratta semplicemente di Jakov Ivanovich Zhidkov, Tuomo
che da 22 anni ha diretto TUnione battista
russa, la quale conta oltre 600.000 aderenti.
Ottantenne, aveva appena lasciato il suo incarico, passadolo a Ilya Ivanov, primo pastore della Chiesa battista di Mosca.
J. Zhidkov era stato eletto vicepresidente
dell’Alleanza battista mondiale, nel corso
del congresso giubilare tenutosi a Londra
nel 1955, e nel 1960 era stato conlemato in
queste funzioni.
Figlio di un colportore biblico ed evangelista itinerante, dopo aver seguito la scuola
secondaria di Tsaritsin, presso Volvograd. aveva seguito i corsi della Scuola biblica di
Leningrado (allora Pietroburgo), e dal 1905
aveva esercitato il ministero pastorale, prima a Tsaritsin, poi' a Pietrogrado, infine a
Mosca. La sua azione principale consistè nel
cercare di unire le comunità battiste sparse
nel paese e a istituire una unione con i pentecostali e con i mennoniti. Sposò a Pietrogrado Pellagheja Kapustinskaya, figlia di
un pastore luterano e colportore della Società biblica. In seguito alla sua attività religiosa, fu esiliata in Transcaucasia, dove mori. J. Zhidkov ha cercato di predicare .secondo le sue possibilità le verità cristiane in
tutto il paese, cercando la pace e Tarmonia.
Roland de Pury
Il past. Roland De Pury, dopo un servii
zio decennale presso le « giovani Chiese d,.
prima come professore presso la Scuola ¡mstorale di Ndoungué (Camerún), poi pr^-^o
quella di Ambatomanga (Madagascar), è
rientrato in Francia, e ha iniziato un ministero nelPambiente universitario nelle CUic'
se riformate della Provenza e della C«)sta
Azzurra, da Aix-en-Provence a Nizza a ]Marsiglia.
Roland De Pury, laureato in lettere olire
che in teologia, è predicatore e scrittore noto per tutta una serie di lavori, tradotti in
varie lingue; in italiano ricordiamo cc C ohbe, Fuomo in rivolta » e « Che cos’è il .Protestantesimo? , editi entrambi dalla Clauciiana di Torno.
Ci auguriamo che, specie nelle nostre comunità del nord Italia, possiamo qualche
volta ascoltarlo in mezzo a noi, in partirdare presso i nostri Centri evangelici di juItur-a.
I LE¥¥ORI CI SCRIVONO
Queste sono
le necessità
Da Firenze'.
Caro direttore,
da più parti mi scrivono chiedendo che sia segnalato qualche ’caso’ o
qualche necessità particolare a cui
destinare il danaro. Ora, s’è verificato
un fatto col quale siamo del tutto
consenzienti : per le vie normali sono
affluiti doni per le persone, le famiglie. Anche qui abbiamo creduto di
dovere servire le persone e le famiglie prima di ogni altra cosa; non per
caso U Centro Comunitario Valdese,
tolta la melma e lo sfasciarne di tutto
l’arredamento, libri, suppellettili, ecc.,
è come il primo giorno dopo il diluvio. Solo oggi, ventesimo giorno, i ragazzi ci lavorano.
Però è urgente poter ripristinare i
nostri locali, perchè il tempio intatto
di via Micheli offre unicamente il locale di culto; insomma, anche la comunità nel suo insieme ha avuto la
casa alluvionata, e in che modo! In
questo momento — con 42 famiglie
colpite direttamente, quando tutti offrono nell’ambito della chiesa e fuori
__ non è possibile un appello locale
(ed è in corso quello per il tempio!).
A chi domanda indicazione di bisogni
particolari, questo segnalo : 100 seg
giole per il salone comunitario, 1 arredamento della Scuola Domenicale
(non abbiamo più un innario, un armonium o pianoforte, i tavolini per
la classe dei ’pulcini’, un attaccapanni, ecc.), rimpianto esterno delle luci, la grande stufa per il salone, ecc.
Per l’Istituto Ferretti vale lo stesso
discorso : un frigorifero per comunità,
i banchi della scuoletta, l’impiantito
della sala di ricreazione (che era in
palchetto ed è sparito), il mobilio della direzione, ecc. Un esperto ha calcolato in 3 milioni il danno del Centro
Comunitario Valdese, ed in 2,5 milioni quelli del « Ferretti ».
Queste segnalazioni, va da sè, concernono doni particolari e non le eollette già indette (e versate, ritengo)
dalle chiese. Ringrazio per la ospitalità e mi scuso ; non desideriamo sollecitare dei doni, certo c'è chi ha più
bisogno di noi, ma solo indicare modesti scopi precisi a chi è perplesso
sul come impiegare la sua offerta fatta con sacrificio. Ringraziando ognuno che ha pensato alla Frenze nostra,
un saluto cordiale.
L. Santini, pastore
c.c.p. 5/6654
intestato a :
Chiesa Valdese dell’Oratorio
Via Manzoni 21 - Firenze
Una testimonianza
Da Milano :
Tengo a ringraziare il Past. L. Santini per il suo intervento per salvare
me e la mia famiglia, e cosi pure i
fratelli di chiesa che con indescrivibile generosità hanno fatto tutto il possibile per aiutarci, isolati com’eravamo, senza acqua, senza cibo e solo incompletamente vestiti, bagnati fradici, e hanno salvato per noi il pochissimo salvabile dalle acque fangose e
dalla melma, permettendoci di rifugiarci qui presso parenti, lasciando
quella che una volta era la nostra
casa; ed è già per miracolo che ci troviamo in vita, mia moglie era mezzo
sommersa nell’acqua melmosa! cc II
Signore ha dato, il Signore ha tolto.
Sia benedetto il nome del Signore »
— cosi dobbiamo ripetere con Giobbe.
F. Neumann
La lamentazioni
si fanno coro
Una lettrice^ da Napoli:
Ho letto con interesse le « lamentazioni » dell’Anziano di Genova, Federico Schenone (n. 43 della Luce), e
non posso che approvare in pieno
quanto ha scritto. Anche io. Anziana
del Concistoro di Napoli, via dei Cimbri, sono rimasta molto colpita quando ho letto sulla Circolare del Moderatore la notizia delle 28 Chiese che
in ottobre ancora non avevano fatto
alcun versamento alla Tavola. Mi auguro che, dopo aver ricevuto quella
circolare, i Consigli di quelle 28 Chiese si siano dati da fare per trovare
una somma, sia pur minima, da mandare al Cassiere della Tavola e cosi
alleggerirgli un po’ il gravoso compito di far fronte ai vari bisogni della
Chiesa Valdese.
Ma i Consigli di Chiesa non hanno tutta la colpa del mancato invio
di denaro alla Tavola, la colpa maggiore è dei singoli membri dì Chiesa
che mangiano, bevono, si vestono,
ascoltano la Radio e guardano la Televisione, comprano giornali e riviste,
fumano e vanno al caffè con amici,
vanno d’estate in viaggio o in villeggiatura ecc. ecc. e tutto questo certo
non gratuitamente; e per queste cose,
lecite non lo nego, il denaro lo trovano, ma non trovano quello da versare mensilmente al Cassiere della
loro Chiesa, il quale, poveretto, se
niente o troppo poco riceve, non può
mandare nulla alla Cassa Centrale!
Perchè, nel preventivo delle spese
mensili, accanto alle voci: affitto, luce, gas ecc. non trova il suo posticino anche quello : « Chiesa »?
Nella mia qualità di Cassiera della
mia Chiesa, ho talora avuto la tentazione di leggere in qualche assemblea
le parole del Signore riferite dal profeta Malachia (cap. 3: 8-10), ma invito tutti quelli che leggeranno queste mie righe a farlo e a meditarle.
Il segreto, cari fratelli, è nella buona
abitudine di fare versamenti mensili
regolari, non aspettare che vi si venga
a chiedere di ricordarvi della vostra
Chiesa. Se si aspetta aU’ultimo momento spesso non si ha disponibile la
somma che pur si vorrebbe dare e allora la nostra offerta non può essere
generosa. Nella mia Comunità vi sono
dei fratelli che certo non si possono
chiamare « ricchi », eppure con pi(>
cole offerte ripetute mensilmente o an
che settimanalmente, riescono a dare
in tutto Tanno alla loro Chiesa una
somma che non potrebbero dare tutta
insieme.
Voglio citarvi il caso di un caro
fratello, attualmente disoccupato, che
sì mostrava dolente e mortificato per
non poter in questo periodo versare
il suo modesto contributo mensile,
ma mi assicurava che, quando avrà
ottenuto il posto che attende, avrebbe
versato anche la somma che non può
dare in questo momento. Un altro,
che non può venire ogni domenica
al culto per motivi di lavoro, quando
viene fa un’offerta per la sua Chiesa.
A volte è soltanto una moneta da
100 lire, (( ma, mi dice sorridendo, se
non la dò poi la spendo e non la posso
dare più»!
Ricordiamoci delle necessità della
nostra Chiesa affinchè possa prosperare, non « derubiamo » il Signore di
quanto gli spetta, quello che abbiamo
e di cui godiamo è Lui che ce lo ha
dato, e potremo allora vedere « aprirsi
per noi le cateratte del Cielo e godere
di tanta benedizione divina che non
avremo più dove riporla »!
Fernanda Fiorio
Un lettore,, da Frauenfeld:
Signor direttore,
ho Ietto con piacere la lettera dell’Anziano F. Schenone di Genova:
condivido le sue lamentele, approvo
e apprezzo quanto dice. Purtroppo il
benessere, Tagiatezza, la corsa sfrenata al denaro scristianizzano molti
evangelici. « Fra il dire e il fare c’è
di mezzo il mare »; una cosa è l’ascoltare e un’altra il mettere in pratica la Parola di Dio. Però penso che
anche Tamministrazione della nostra
Chiesa dovrebbe rivedere certi lati ed
evitare ogni spreco di denaro, anche
se questo possa costare sacrificio a
qualcuno; mi riferisco in particolare
all’amministrazione e alTutilizzo dei
nostri stabili ecclesiastici. Grazie, con
stima Domenico Di Toro
Paradossi
indigesti
Un lettore, da Milano:
Mi par doveroso premettere che io
sono un cattolico; ma non è certo da
quel mio casuale inquadramento (sono tutt’altro che osservante) che muove la mìa critica a « La virtù non sta
nel mezzo », di S. Giambarresi, pubblicata nel n. 42. Essa trae invece origine da un senso religioso che, pur
non riuscendo a identificarsi in figurazioni precise, è certo — forse appunto per quella ragione — vivo, prò-1
fondo e, soprattutto, costante presenza. Già altre volte ero stato tentato
di lanciarmi all’arrembaggio di punti
di vista o di concezioni che di a religioso », a parer mio, altro non avevano che citazioni di comodo (discutibili anch’esse; perchè, per esempio,
non crederò mai che il mio Signore
abbia potuto dire « ...io ti vomiterò
dalla bocca », anche se un Ap. 3: 16
starebbe a provare il contrario). Non
Tho mai fatto perchè altre esperienze,
in diverso campo, mi hanno persuaso
che una penetrazione diretta in certe
mura è più probabile per le corna di
un ariete che non per un umano discorrere. Ma questa volta — nella fer
ma persuasione che il ginepraio di pa
role del Signor Giambarresi (accosta
bile a quello usato..., più giustifica
bilmente essendo egli in procinto di
partire per la Russia!, dal Signor De
Michelis nel N. 11 dì « Gioventù
Evangelica ») più che al Regno di Dio
si addica a quello della confusione —
vorrei proprio che mi si permettesse
di invitare i lettori ad alcune riflessioni.
1) Perchè chi non fa nè bene nè
male, dovrebbe essere « peggiore » di
colui che fa il male? Il Sig. Giambarresi dice che TEccJesiaste esorta a vivere la nostra vita: «Tutto quello
che trova la tua mano da fare » dì
bene o di male « fallo con tutte le tue
forze ». Sarà; ma di questo passo non
solo si arriva a riabilitare Hitler e
Stalin (i due nomi mi par che stiano
bene insieme anche perchè non sono
pochi coloro che, in tempi diversi, li
hanno confusi e serviti), ma addirittura a «preferirli » a qualche povero
diavolo che si limitava a fabbricare
bambole a Norimberga o a coltivare
grano in Ucraina.
2) Perchè la « tiepidezza » dovrebbe essere « Gran colpa »? Gli uomini soffrono, veramente e concretamente, quando a percuoterli sono il
troppo freddo e il gran fuoco : dall’uno si esce congelati e dall’altro arrosto!
3) E perchè, ancora, l’uomo, tutti
gli uomini, dovrebbero essere : « Con
Cristo o contro Cristo? ». Non sono
forse reminiscenze, certo involontarie,
del grido fascista : « Chi non è con
Noi è contro di Noi »?
4) Non è forse rettorica, squallida rettorica il continuare a predicare « che tutto quel che hai — intelligenza, denaro, forza, frutto del tuo lavoro — devi darlo agli altri »? E, caso mai, dar tutto questo a chi? Chi
sono questi « altri »? I poveri? Ma
sappiamo veramente chi siano i veri
poveri?
5) Continuiamo... « Se non vuoi
fare il bene, fai almeno il male ».
Ora, se le parole continuano ad avere
un senso, a me pare che l’invito a delinquere non potrebbe essere più esplicito. Riserbiamo quindi la riflessione
su quanto poco più avanti si incontra: «...Giuda è stato molto più in
gamba di te: tu tradisci il Signore
per niente e lui invece ci ha guadagnato trenta denari... ».
Val la pena di continuare? No, proprio non lo credo. Il Sig. Giambarresi — al quale chiedo scusa per essere
stato... quel che voleva lui e cioè tutt’altro che tiepido! — afferma che a
metterci di fronte alTalternativa da
lui indicata, è il Signore; ma sarà bene chiedere una conferma alle nostre
menti e soprattutto alle nostre anime.
Ezio Pinardì
Sì, peccato (secondo Lei) che Apoc.
3: 16 suoni proprio come suona. Ci
permetta, ma Lei ha totalmente frainteso il senso e il tono fortemente paradossale dello scritto in questione: eppure la citazione del ^’pecca fortiter,
sed crede jortius'^ di Lutero avrebbe
dovuto renderla attenta a questo. Ci
permetta pure di notare che non vediamo che cosa ci sia, in sè, di più
strano nel partire per Mosca che nel
partire per Parigi, New York o Buenos Aires. Gesù Cristo, poi, se ha detto un giorno: ''Chi non è contro di
noi è per noV {Me. 9: 40; Le. 9: 50),
ha pure detto, in altra occasione: "Chi
non è coji me è contro di me" {Mt.
12: 30; Le. 11: 23). Era un fascista
ante litteram? Provi a rileggere in
questa luce paradossale quello scritto
urtante (aveva urtato anche noi); e
si chieda se la geografia e la storia
non recano tracce di chiese tiepide
che il Signore ha "vomitato", rami
secchi, caduti o troncati; e rileggiamo
insieme con timore e tremore, accanto ad Apoc. 3, quel terribile cap. 6
di Isaia, in cui pure non manca la
promessa. red.
Le belle
valdesine
Un lettore,^ da Torino:
Caro Direttore,
su due rotocalchi delle ultime settimane ho osservato che un gruppo
di valdesine in costume si è gentil
mente prestato a farsi ritrarre co> .e
elemento decorativo in una sfilata di
vecchie automobili e nella presenta one pubblicitaria di veicoli sportivi.
E' inutile a questo proposito inr dnre le lamentazioni di Geremia : ti di:> n
che indubbiamente erano tutte iuà‘:.o
carine e ciò farà loro certamente p'acere. Ma il mio pensiero corre invtu.e
ad Alasia, fanciulla vìssuta nella S al
Luserna nel xiv secolo e che i do umenti di allora ci descrivono coue
« pulchra », bella cioè (e doveva e.s ; rlo veramente se il severo amanuense
senti il dovere di precisarcelo). Ala-ia
tuttavia non aveva vocazione artisT a
da fotomodella, ma era stata denuir iuta al tribunale dell’Inquisizione per;
sospetta di valdesìa : certo non leggeva nè Grand Hotel nè Le Confidenze
di Liala.
Cari saluti
Dario Varesv
Abbiamo ricevuto
Per dare una mano alla missionaj ria Laura Nisbet nel rifarsi il bagaI glio rovinato : Gruppo Missioni (To! rino) L. 30.000; Edina Ribet fifí )
j 1.000; L. e E. Conte (id.) 2.000;
! N. N. 2.000.
! IN MEMORIA
di Guido Comba
Per Villa Olanda: Letizia e Mario
Corsani L. 5.000.
di Laura Rav.azzini
Per l Ospedale Valdese di Torino:
Letizia e Mario Corsani L. 5.000.
di Mario Jahier
Pro Collegio : Elsa Decker Rollier
L. 15.000; Maestra Alice Jahier
10.000.
di Emilia Jahier Vidossich
Pro Collegio: Elisa Costabel 5.000.
Pro Giardino d'infanzia valdese di
Luserna S. Giov.: Malvina Besson
L. 20.000.
Per Asilo per vecchi di L. S. Giov. :
Anita e Geraldo Malhieu L. 10.000;
Caterina De Beaux L. 2.500.
Ringraziamo e trasmettiamo.
Cambio Indirizzo
H past. Ernesto Naso, di Taranto,
ci prega di comunicare il suo nuovo
indirizzo: Via Generale Messina 71
7
2 dicembre 1966
N. 47
pag. 7
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
P0MARETÏ
Abbiamo celebrato recentemente il servizio funebre di Bertalmio Adelaide nata
Pons deceduta a Perosa all’età di 81 anni.
Una folla di parenti ed amici ha preso parte al servizio celebratosi nella cappella. Inviamo alla famiglia, ai figli residenti nel
Sud America a Perosa ed in Isvizzera un
pensiero di viva solidarietà cristiana.
Ricordiamo che il giorno 11 dicembre (domenica) avrà luogo il bazar di beneficenza.
Invitiamo caldamente le famiglie di voler inviare al loro responsabile la loro offerta in
natura o denaro.
PRAMOLLO
Il fratello Bosio Alfredo, di anni 62, che
abitava con l’anziana madre nella frazione
Gianassoni di S. Germano Chisone, uscito dì
casa alcune settimane fa. non vi ha più fatto
ritorno e finora tutte le ricerche fatte nella
zona non hanno dato alcun esito. Esprimiamo perciò alla madre, sig.ra Bosio Celina,
alle sorelle, alle loro famiglie ed a tutti i parenti la nostra fraterna solidarietà nel dolore
•e nella speranza.
Abbiamo celebrato il matrimonio di Baimas Silvio (Ruata) e di Sappè Enrica (Pellenchi). A questi sposi che hanno fissato la
loro dimora ai Gondini di S. Germano Chisone rinnoviamo i nostri auguri e domandiamo a Dio di accompagnarli con la Sua grazia.
BOBBIO PELLiCE
Domenica 20 novembre nel corso del nostro cullo al)biamo posto il segno del Patto
sui bambini Catalin Ettore e Catalin Dario
di C iovanni c Collet Laura (Via Cromwell).
La grazia del Signore accompagni e circondi sempre i liambini e tutti i loro cari.
— Rivolgiamo vivissime congratulazioni e
fraterni auguri alla famiglia di Attilio e Lidia Geymonat della frazione Campi per la
nascita della loro primogenita Mirella, avvenuta a Pinerolo il 16 novembre 1966.
Mercoledì 23 novembre ha avuto luogo il
servizio funebre del nostro fratello Rostan
Davide fu G. Daniele deceduto alla frazione
Rostagnì il giorno 22 novembre. Il nostro
fratello, per più di tre anni è stato afflitto
da una dura prova che ne minava lentamente rorgiuiismo: egli ha sopportato questa prova con spirito di pazienza e di fede. Alla vedova. ai figli ed ai parenti tutti rinnoviamo
respressionc della nostra viva e fraterna sim
patia nisliana.
— Domenica 27 novembre, nel corso del
nostro culto, e stata presentata al Battesimo
la bimba Geymonat Ivana di Giuseppe e
Fontana Elda fVia Boschetti). La grazia del
Signore circondi sempre la bambina e tutti
i suoi cari.
— Continua la nostra raccolta di offerte
in denaro e natura per gli alluvionati; essa
ha dato a liUt'oggi la somma dì L. 2.50.000
€ molti pure sono i pacchi dì indumenti consegnati. Ringraziamo Iddio per il fatto che
i membri della nostra Comunità hanno dimostrato una vìva sensibilità nei riguardi dei
loro fratelli col])ili dalla sventura.
e. a.
AOSTA
no ingannare da atteggiamenti pseudoecumenici e sincretistici, oggi un po’ di moda qua
e là.
— La Comunità ha risposto con slancio e
generosità all’appello per i fratelli alluvionati della Toscana e del Veneto. E’ stato raccolto un bel po’ di indumenti e la bella somma di L. 140 mila.
— Tutte le attività tradizionali hanno ripreso appena arrivato il nuovo Pastore. Un
ricco programma è stato approntato per le
riunioni del mercoledì sera, così articolato :
primo mercoledì del mese riunione di informazione e di preghiera, secondo e terzo mercoledì studio biblico (per ora sui Profeti),
quarto mercoledì studio su argomenti di varia attualità sociale. AlTUnione Giovanile è
stato deciso di studiare, in una serie di riunioni, il Sermone sul monte... poi verranno
esaminati i vari movimenti religiosi evangelici del nostro tempo operanti in Italia. La
Lega femminile, in una prima riunione, ha
discusso sul suo programma di studio e di
attività sociale a favore delle opere della
chiesa.
Tutta la Comunità sta cercando di individuare quali vie da seguire, nei prossimi
mesi, per allargare la nostra testimonianza
al di là delle mura del nostro tempio e della
cerchia delle nostre famiglie, nell’ambiente
cittadino e della Valle in genere.
VERONA
— Domenica 11 settembre, il Pastore e la
Signora Marauda hanno preso congedo dalla
Comunità, dojio un ministero fedele e benedetto di sei anni. 1 nostri voti augurali li
seguono nella loro nuova sede di Genova.
— In attesa delTarrivo del nuovo Pastore,
i culli di domenica 18, 25 settembre e 2 e 9
ottobre sono stali presieduti dai Sigg. Carlo
Monaya e Ercole Marzone. membri del Consìglio (lì chiesa. Li ringraziamo per i loro
messaggi.
— 11 nuovo Pastore, Sig. Giovanni Peyrot, è giunto in mezzo a noi, con la sua famiglia, sabato 15 ottobre. AI culto di domenica 16 egli ha rivolto il suo primo messaggio alla Comunità, largamente presente, predicando sul testo di Atti 11: 23: « ...giunto
là e veduta la grazia di Dio, si rallegrò ».
Chi giunge in Valle di Aosta, come Barnaba ai suoi tempi in Antiochia, può vedere
molte c belle cose dal punto dì vista del turismo e del folklore... naturalmente anche
aspetti meno attraenti della vita sociale del
nostro tempo. Il ministro dell’Evangelo, o il
semplice credente, trova qui una piccola ma
simpatica c vivente Comunità..., un lindo
tempietto che sorge, vedi il caso, proprio di
fronte ad un monumento che vorrebbe ricordare una fantomatica « fuga » del Riformatore Calvino nel 1536. di passaggio per la
città, nel suo ritorno da Ferrara. E’ l’esistenza di questa Comunità, che incarna in Aosta la ])rcHcnzu della « grazia di Dìo », che
rallegra il cuore del nuovo Pastore e della
sua famìglia. Voglia i] Signore far sì che la
nostra Comunità sia sempre qui, come disse
il Pastore Peyrot, il cc segno vivente della
Sua Grazia ».
— L'insediamento del nuovo Pastore è
stato presieduto dal Sig. Carlo Baìardi, di
Sampierdarcna. vice presidente della Commissione Dislrelliwle.
— La Chiesa di Aosta e Diaspora ringrazia la Tavola Valdese per la positiva sistemazione data alla nostra sede pastorale decidendo di inviare tra noi il Pastore Peyrot.
— Il Pastore e la sua famiglia ringraziano
la Comunità per la affettuosa e fraterna accoglienza; in modo speciale ringraziano la
famiglia Monaya per l’ospitalità offerta in
attesa che arrivassero i mobili, e che Talloggio fosse messo in ordine.
— Domenica 30 ottobre abbiamo celebrato
la Riforma, con un impressivo sermone del
Pastore. Che i « figli della Riforma » siano
sempre degni dei loro Padri, e non si lasci
UAsseniblea di Chiesa si è riunita domenica 9 ottobre, ed ha preso in esame le varie possibilità che si presentano per il lavoro e la presenza della nostra chiesa. Si è
proceduto alia elezione dì due membri del
Consiglio di Chiesa: la signora Elsa Filippi
è stata riconfermata per altri 5 anni; e il
signor Samuele Vezzosi è stato eletto in sostituzione di Danilo Passini trasferito. L’insediamento dei due diaconi è avvenuto nel
corso del culto di domenica 23 ottobre.
L’Assemblea ha accolto la proposta di
mantenere il metodo della suddivisione in
due gruppi di studio, e di modificare il piano di lavoro : partendo dalla predicazione
del culto della domenica mattina, i gruppi
di studio ne proseguiranno la meditazione,
onde approfondire il messaggio e prendere
comunitariamente degli impegni di servizio
e di testimonianza fondati sul messaggio
della Parola.
ROVERETO. - Il 29 giugno un gruppo
della nostra comunità aveva visitato le famiglie evangeliche residenti a Rovereto; dalla conversazione era risultata la possibilità,
die ci è offerta dal Signore, di iniziare là
un lavoro regolare, avente di mira non soltanto la cura dei fratelli là residenti, ma
anche, e per loro mezzo, una testimonianza
evangelica concorde nella città.
Ai primi di ottobre il Consiglio di Chiesa
si è recato a Rovereto per riprendere il discorso con quei fratelli, uno dei quali ha
anche partecipato alla Assemblea di Chiesa
il 9 ottobre.
Sappiamo che la responsabilità e Timpegno
più diretto sono per chi là risiede e vive;
ma la nostra comunità tutta quanta è stata
richiamata alla responsabilità del lavoro nella Diaspora, mediante la richiesta di partecipazione al lavoro ed alle speranze, sia con
presenza, sia con preghiera, sia con appoggio
in ogni senso.
Ci siamo resi conto del fatto che, anzitut
to. è necessario che i fratelli di Rovereto s
riconoscono « comunità » confessante e testi
moniante la fede comune nel Salvatore (
Signore Gesù Cristo: e cosi abbiamo stabi
lito di iniziare delle Riunioni mensili do
menicali, con partecipazione anche dì Vero
nesi; nel frattempo ì membri del gruppo potranno riunirsi tra loro per letture e studio
deH’Evangelo. E’ un programma iniziale, limitato, che si svilupperà in quelle direzioni
ed impegni che man mano andranno chiarendosi. La prima riunione ha avuto luogo
domenica 30 ottobre.
Alla ripresa è stato presentato alla comunità un circostanziato bilancio preventivo, richiedendo ai membri di chiesa un impegno
individuale dì offerta mensile, secondo il sistema adottato lo scorso anno in tutto il nostro Distretto, che non ha mancalo di dare
ottimi risultali.
BERGAMO
Continua l'impegno di lavoro in comune
con le altre comunità del presbiterio lombardo: dal convegno del 1« a S. Fedele Inlelvi, alla serie di conferenze su problemi
matrimoniale, al convegno di membri di
Consigli di Chiesa (problema degli anziani e
dei diaconi), presentato dai past. G. Tourn
e T. Soggin.
I giovani si occupano attivamente della
diffusione della nostra stampa.
iiiimiiiiiMniiMHlHi
ÜDâ valdese della Carolina
VALDESE, 26 ottobre - La signora Catherine Garrou, che è morta l’altro giorno all’età di 81 anni, occupa un posto unico
nella storia di Valdese, per diritto proprio, e
come vedova di uno dei principali industriali
della comunità.
Che il suo spirito fosse vigoroso e resistente lo prova il fatto che visse cosi a
lungo, mentre una persona di volontà meno
tenace non avrebbe resistito alle malattie che
causarono poi la sua morte.
Catherine Christmas era nata nella Carolina
del Sud, dove aveva conosciuto e sposato il
giovane Francis Garrou quand’egli vi si era
recato con altri Valdesi per imparare l’arte
tessile. Quest'ultimo fu uno dei primi valdesi
provenienti da un ambiente agricolo delle
Alpi Cozie e che presto scoprirono che le
colline di argilla rossa di Burke County non
offrivano le migliori speranze per la perpetuazione della colonia. Ecco perchè si rivolsero all’industria.
Il sig. Garrou tornò a Valdese con la moglie e divenne un dirigente nell’industrializzazione della comunità. Non fu una conversione facile : richiese arduo lavoro e capacità
di guida.
La signora divenne quasi leggendaria a
Valdese, unendosi al marito nella vita energica e frugale che condussero per affermarsi
nel campo della manifattura.
Il loro successo è un capitolo ben noto nella storia di Valdese. Quando il sig. Garrou
mori nel 1937, egli era direttore della Compagnia Manifatturiera di Valdese, con interessi in altri affari. Rappresentò Burke
County all’Assemblea Generale della Carolina
del Nord per una legislatura, al principio
degli anni ’30. Il liceo della sua città porta
il suo nome.
La vita della sig.ra Garrou a Valdese abbracciò il periodo in cui il piccolo villaggio
originario si sviluppò nel fiorente centro industriale odierno : lei e suo marito furono
parte di queU’importante trasformazione.
(da The Valdese Neivs)
Mi sia concesso di usare un paragone marinaro : le navi stando in mare sviluppano
sotto lo scafo delle incrostazioni che con gli
anni possono diventare anche molto notevoli, al punto di compromettere la buona
navigazione; per questo occorre di quando
in quando portarle in bacino di carenaggio
e liberarle da tutte quelle incrostazioni.
Cosi anche il credente che vive nel mondo riceve dal contatto con l’ambiente esterno degli elementi, delle idee, delle abitudini
o dei criteri di valutazione del tutto estranei
e spesso contrari alla sua fede. Noi viviamo
come minoranza in un paese in parte cattolico ed in parte miscredente o ateo, e siamo continuamente esposti alle pressioni di
un mondo che trasforma le questioni di fede in un conformismo sociale o in un generico sentimentalismo religioso. E’ naturale che queste influenze esterne finiscano con
r« incrostarsi » sulle linee originali della nostra fede riformata, alterandole e compromettendone la fedeltà.
E’ necessario perciò di quando in quando
tornare a cercare i semplici e chiari fondamenti della nostra fede.
A questo scopo il Consiglio di Chiesa ha
deciso di dare quest’anno un’impostazione
particolare alle riunioni di studio del sabato
pomeriggio; anziché esaminare qualche passo scelto qua e là nella Bibbia, cercheremo
di studiare di seguito i momenti salienti della storia della fede neU'Antico e nel Nuovo
Testamento, per ritrovare cosi le linee più
autentiche del messaggio biblico.
DONI RICEVUTI
PER ECé-LUCE
Da Torino: Armida Ribet Turin: L. 1.000;
William May 1.500; Enrichetta e Luigi Conte 2.500; Anita Sandri 500.
Da Torre Pellice: Emilia Giordano L. 300;
Lidia Gay 200; Arturo Vola 500; Laura Jervis 1.000; Flora Tourn 500.
Da Luserna S. Giovanni: Enrico Favout L.
200; Tullio Beux 1.000; Liline Beux 500;
Dora Petrai 500; Emilia Peyrot 500.
Da Roma: Giulia Codagnone L. 740; Anna
Soggin Blauw 500; Luigi Sgarzi 1.000; Vittorio Beux 500.
Da Milano: Adriana Tagliabue L. 1.000;
Alfredo Plebani 500; Pietro Zaccaro 500;
Gustavo Tourn 250,
Da Bergamo: Gaspare Luchsinger L. 500;
Ernesto Pini 500; Elena Eynard 500; Idamaria Corradi 500.
Giulio Genre (Maniglia) L. 500; Nicola
Spremolla (Lido Camaiore) 2.500; Otto Diener (Schio) 500; Milca Cornelio Falchi (Lucca) 500; Arnoldo Durio (Ivrea) 1,000; Daniele Angeleri (Arezzo) 500; Carletta Quara
(Gassino Tor.) 500; Elsa Garibbo Bertalot
(Imperia) 500; Desiderata Clot (Perrero) 200;
Giovanni Alberto Tron (Massello) 500; Jean
Moret (Denens) 500; Giovanni Semadeni
(Svizz.) 500; Giuseppe Giorgiolè (Livorno)
500; Frida Jalla (Ventimiglia) 500; Alberto
Rochiara (Taranto) 500; Antonio Canohhio
(Lerici) 500; Ines Bassi (Parma) 500; S.lle
Lena (La Maddalena) 500; Basso Ragni (Cormano) 300; Enzo Barreca (Caltagirone) 500;
Angelo Patete (Pescolanciano) 500; Gysel
Peyronel (Zurigo) 500; N. N. (Svizz.) 250;
Anna Stauffer (Brescia) 500.
Grazie! (continua)
avvisi economici
AGAPE - CAMPO INVERNALE 1966
Un discorso da riaprire: l’etica
DATA
26 dicembre 1966 - 2 gennaio 1967
DIRETTORE
Franco Giampiccoli
QUOTA
lire 11.000 (più lire 1.600 di quota iscrizione)
PERCHE’ QUESTO TEMA
Di giorno in giorno siamo davanti a scelte sempre più numerose e pressanti: esse
pongono problemi etici, individuali e sociali, che richiedono una misura di coerenza e un orientamento non occasionali, aleatori. Dietro le risposte che diamo
c’è un problema di fondo che in larga misura non è stato ancora affrontato in
modo organico: su che base operiamo le nostre scelte?
COME VOGLIAMO IMPOSTARLO
Come alcuni anni or sono, con il campo invernale su « La grande svolta della
teologia protestante » (Barth), anche qui abbiamo scelto di partire con un esame
dei precedenti storici, onde fare un bilancio del materiale che abbiamo a disposizione per cominciare a studiare, per impostare e non certo concludere questo
discorso. Dal confronto con il passato, che nella sua sostanza non è mai lontanò,
vogliamo così aprirci alle scelte nuove che la seconda metà del xx secolo ci
impone.
STUDI E ORATORI
La rivoluzione etica della Riforma
Giorgo Tourn
Il Puritanesimo
Giorgio Bouchard
L’interpretazione di Max Weber dell’etica protestante
Mario Miegge
L’etica protestante nel nostro secolo
(tre esempi; Italia, Germania, Stati Uniti)
Sergio Rostagno, Maurizio Girolami, Sandro Sarti
Interrogativi per il tempo presente
Giovannino Mottura, Franco Giampiccoli
SEMINARI
su testi relativi ad alcuni degli studi
AGAPE - CAMPO INVERNALE CADETTI
Che cos’è il terzo mondo?
DATA
26 dicembre 1966 - 2 gennaio 1967
DIRETTORE
Thomas Soggin
QUOTA
lire 11.000 (più lire 1.600 di quota iscrizione)
ETÀ’
quindici-sedici anni
POSTI
ventotto
GLI STUDI
panorama informativo sui paesi cosiddetti « emergenti » (Africa, Asia, America
Latina)
GLI ORATORI
tra gli oratori già assicurati: Jean Camara (Guinea), Jean Hadzi (Togo), Giorgio
Rochat.
ISCRIVETEVI IN TEMPO
inviando le 1.600 lire deUa quota iscrizione (CCP/Agape, Prali/To, n. 2/20554)
IL CAMPO
inizia la sera del 26 dicembre, con la cena, termina la mattina del 2 gennaio,
con la colazione
ARRIVO
con autobus da Torino via Pio V 15, alle 16 del 26 dicembre costo lire 800
PARTENZA
con autobus per Torino Porta Nuova, la mattina del 2 gennaio, costo lire 800
(si presume che tutti usufruiranno di questi autobus; chi viaggia con mezzi propri
ce lo comunichi in tempo)
RICORDARSI
che occorre un documento di identità, e che Agape non provvede all’assicurazione
dei campisti contro incidenti
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a Prali funzionano impianti di seggiovia e skilift scuola di sci possibilità di
affitto sci e slittini.
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RINGRAZIAMENTO
I figli Guidubaldo e Valerio, le figlie
Gioietta Papini e Mirella Cossi con
le loro famiglie, i fratelli Enrico e
Gino col figlio Mario, ringraziano
commossi il pastore Pier Luigi Jalla,
la comimità di S. Germano Chisone,
l’Associazione Nazionale Alpini in congedo, Sezione S. Germano Chisone, le
autorità, gli amici e tutti quelli che
hanno reso l’ultimo saluto a
Piero Jahier
S. Germano Chisone, 21 novembre ’66
Pentecoste, chi era| costei!
Questa settimana parlando in prima media ai miei alunni impegnati nello studio
della storia antica e della preistoria, di quella che si potrebbe considerare come preistoria biblica, mi sono soffermato a fare qualche considerazione sulla torre di Babele
e ad un eerto punto m’è tornato opportuno un riferimento alla Pentecoste, e, ad
ogni buon conto, domando :
— Voi sapete naturalmente che cosa significa la parola Pentecoste?
___ 9»?
— Come, non lo sapete? Allora potrete
almeno dirmi quale avvenimento è ricordato
da questo vocabolo?
— ??? Il ritorno in cielo di Gesù — azzarda uno dei presenti...
— No, no, miei cari, proprio nessuno lo
sa? Nessuno!
Messo in allarme, Pindomani, rivolgo la
stessa domanda in seconda Media... Incredibile, il risultato è quasi identico. Una sola
alunna, una mia catecumena, riesce a ricordare la discesa dello Spirito Santo.
Non sono necessari dei commenti, mi sembra. Gli alunni in causa, 12-13 anni, appartenevano a varie parrocchie della Val Chisone, ma probabilmente scene consimili si
possono ripetere un po’ in tutte le valli.
Esse rivelano una imperdonabile carenza
nella istruzione religiosa che viene impartita
nel seno delle famiglie.
La chiesa e i maestri di religione delle
elementari fanno quel che possono, ma possono, oggi, infinitamente meno che in passato, per difetto di tempo e di possibilità
pratiche e materiali. E’ necessaria più che
mai la collaborazione delle famiglie.
Non si tratta certo di chieder loro cose
troppo gravose e imj^egnalive, ma il significato di Pentecoste, Pasqua e Natale e l’ubicazione di Gerusalemme e Nazaret, almeno
almeno, si può sperare che ogni papà e mamma possa insegnarlo ai suoi figliuoli, e vorremmo pregare tutti fraternamente e cordialmente di farlo.
Enrico Geymet
TORRE PELLICE
Un ringraziamento
Il Sindaco di Torre Pellice, Avv. Giorgio
Cotta Morandini, porta a conoscenza della popolazione, ed in particolare di quanti hanno
concorso alla raccolta di indumenti e viveri
in favore delle popolazioni alluvionate, la
seguente lettera inviata dal Sindaco di Alleghe, il Comune del Bellunese al quale sono
stati trasportati i generi offerti dalla popolazione di Torre Pellice :
« Caro collega.
La nobile e generosa gara di solidarietà
svoltasi nel Suo piccolo Comune ci ha ammirati c commossi per la immediata partecipazione e degli amministratori e della popolazione del Suo Comune che si sono uniti
a noi in uno spirituale gemellaggio.
La ringrazio di cuore per quanto avete
fatto e La prego di voler esprimere la mia
profonda gratitudine ai Suoi amministratori,
alle parrocchie, al Comitato locale della Croce Rossa Italiana, agli amici del Borgo Appiotti ed allo Istituto Farmaceutico Geymonat che hanno così generosamente contribuito con i loro aiuti a risollevarci nello spirito
in questa grave circostanza. Tutti ì generi
sono stati prontamente distribuiti ai sinistrati e bisognosi.
Ho già espresso a viva voce all Assessore
del Suo Comune la mia gratitudine e quella della popolazione e dei sinistrati del mìo
Comune, rammaricato che non abbia potuto
più a lungo trattenersi tra noi.
Tale gratitudine glieLa rinnovo vivamente
augurandomi che le circostanze mi consentano in futuro di manifestarla di persona.
Intanto si abbia i miei più cordiali saluti
ed auguri ».
I iiiiimiiiniiitKii
AVVISO
La Comunità Evangelica di (7743)
- Brusio, Canton Grigione (Svizzera) cerca un Pastore. Le condizioni
possono essere chieste al Concistoro.
8
1>ag. 8
N. 47
2 dicembre 1966
A Dio soltanto ia gloría
L’Evangelo ci richiama non soltanto dal cedere ai nostri “disvalori”,
ma dal pigro o orgoglioso ripiegamento sui nostri “valori” protestanti
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
quella illusoria e satanica sicurezza e
« unità » andava spezzata, perchè il
cristiano e la chiesa, potessero di nuovo volgere a Dio lo sguardo del piccolo
fanciullo, tendergli la mano del mendicante ed essere beati nella libertà
della grazia.
Non è il caso di insistere sull'attualità di questa protesta. Il trionfante
ripiegamento su sè stessa della Chiesa
romana ha fatto terribili passi innanzi, dal XVI secolo ad oggi. Non
dubitiamo degli stimoli ohe lo Spirito
del Signore, attraverso la sua Parola,
esercita neH’ambito della compagine
cattolica, e certo il Signore sa come
giudicare i piccoli e i poveri che ci
vivono, operano, credono, sperano. Ma
neppure dubitiamo che il Cattolicesimo romano, nel suo insieme e
nella sua ufficialità (e saxDpiamo che
là l’ufflcialità, la struttura gerarchica
è la realtà stessa), ha respinto questi
stimoli; 1’« aggiornamento », il «rinncvamento » non è riforma, è anzi
proprio l’opposto, è un vaccino antiriforma che la Chiesa ha sapientemente e accuratamente distillato dai
veleni esterni. Se un Dostoievski scnvesse, oggi, la « Leggenda del grande
inquisitore »... Ohe questo supremo
tentativo di difesa della Chiesa ripiegata su sè stessa, trionfante e ammirata di sè stessa, le riesca o meno, e
cosa che è nelle mani del Signore.
Ma il colmo, fra le riuscite del Maligno, sarebbe che noi, credenti e
chiese deUa Riforma, ci credessimo al
riparo da questa tentazione. Un e^
me sociologico delle nostre comi^tò
e della nostra personale vita «
sa» sarebbe un’esperienza estremamente utile, ma terribile. Forse ^
minceremmo a capire come ci vedm
no quelU «di fuori» (diciamo noi), e
avremmo davvero molte cose da imparare da loro, come avviene qua^o
d si dà la pena di leggerli e ^ af
tarli. Ma non direi che questa è la
strada maestra: possono essere dei
compagni di strada, ma ?
dà in cammino. Non è stata la cri
tica di Erasmo o degli umar^ti a
sconvolgere Lutero, è stata la Parola
^a del suo Dio; anche il ^agasUo
Srumanistico di
Melantone, è stato
uno strumento al servizio della loro
onera di riformatori, non ce^ il loro
movente (e infatti i
poterono rimanere nell ambito^ ^
ina, come oggi vi nmangom ^
e i Küng). Questa Parola ci nchi^a
dal nostro ripi^amento su ^
dalla nostra concupiscenza e^lesiale,
dalla nostra sicurezza
fa nostra ricerca di ima gara^^
clesiastica; dalle ^a
zioni di «cattolicesimo» nti fra
noi e rioi. Ci ricorda c^^la tent^
zione edenica e quella u» ”
percuotono, nella nuova cornee nell^tica economia del Patto, nella tentazione del Tempio e, al limite, neua
tentazione del libro.
Anche qui, non voghamo parlare
dei nostri innumeri « disvalori » cristiani e protestanti: dovrebbero saltare agli occhi. Parliamo piuttosto <tei
nostri « valori », quelli in cui riponiamo il nostro cuore e la nostra flducia,
la nostra speranza, la nostra passione
e il nostro impegno.
Ci richiamiamo spesso e volentieri,
a cominciare da me, alla nostra « tradizione riformata». Non voglio dire
che si tratti di un puro guscio vuoto.
Si tratta anzi di im grosso bagaglio,
per molti forse abbastanza inconscio,
ma pur sempre ben reale. Il guaio è
che la « riforma » non è nè può essere
tradizione, bagaglio, deposito. Il «re
formata» senza il costante, pimtuale corrispettivo del « reformanda », è
una carrozzeria senza motore, un corpo senza capo nè cuore, una chiesa
senza Dio, insomma, senza il soffio
del suo Spirito vivificante e rinnovatore. Ogni mattina ci risvegliamo: è
Dio ohe ci chiama all’esistenza; ma il
suo Spirito, il dono supremo, egli vue
le che glielo chiediamo, che ne siamo
mendicanti. E invece quanto siamo
« beati possidentes » della salvezza,
dell’Evangelo: «questo è il Tempio
dell’Eterno » — « questa è la Parola
di Dio » — « Dio con noi », sicurezza
che è rovesciamento blasfemo, quand’anche inconscio, dell’ adorazione
sconvolta ed esultante di fronte all’annuncio dell’Emmanuele ! Ripiegati
su noi stessi, su una chiesa anche viva e attiva (lo sè, spesso), anziché
— senza per questo incrociare le braccia — essere sempre tesi alle promesse, all’operare di Dio.
In questi anni parliamo molto, anche noi protestanti, di riscoperta ecclesiale, di riforme strutturali, di ministeri. È un discorso in sè giusto e
necessario, anche se forse viene con
un po’ di ritardo, e se il « pio » individualista preoccupato della salvezza
dell’anima (o magari delle anime) è
un bersaglio ormai piuttosto sfocato
nella concretezza delle nostre comunità. Ma, credo, dobbiamo vedere ben
chiaro che dietro quest’interesse ecclesiologico (a livello di studio) ed ecclesiastico (a livello d’attuazione) si
profila una precisa tentazione — vedi
caso, anch’essa « cattolica », pur rimar
nendo senz’altro bravi riformati —,
ancora quella del ripiegamento della
chiesa su di sè, sui propri problemi,
sulle proprie strutture, sulla propria
articolazione interna. Ora, mi pare
che la gloria di Dio, cioè molto concretamente la sua sovranità, la sua
autorità, il suo posto, il suo essere al
centro delllnter^se, diminmsce proporzionalmente di quanto cresce l’uomo : l’uomo « pio » nella centralità
della sua anima bella (sfogliate solo
il nostro Innario!), l’Uomo pagano,
l’Uomo collettivo, ma anche e soprattutto la Chiesa: quello ohe accade
macroscopicamente nel cattolicesimo
romano, non dovrebbe scuoterci e inquietarci?, non è forse una suprema
astuzia di Satana, far tìi che l’osservazione critica del cattolicesimo romano spesso valga paradossalmente
a confermare il nostro « cattolicesimo », la nostra sicurema prot^tante,
assai spesso fondata in noi stessi ben
più che nella conoscenza della lìbera
sovranità di Dio? «Bisogna ohe Egli
cresca e ohe io diminuisca ». Ma noi
non vogliamo diminuire, vogliamo crescere, come tutti gli uomiiu e tutte
le chiese.
Abbiamo spesso parlato del proble
ma dell’unità. Dietro la vocazioiie dello Spirito di Dio, che ha mosso il movimento ecumenico e continua a muoverne le linee autentiche (poche,
probabilmente), si profila la tentazione satanica di una unità che è « valore » umano, ecclesiastico, fine a sè
stesso, strumento di sicurezza e di
affermazione nel mondo. La religione
dell’O.N.U., il nuovo sincretismo (sta
qui la radice del problema drammatico dei matrimoni misti).
Abbiamo anche parlato spesso del
problema politico, per il cristiano e
per la chiesa. Nel mondo, ma non del
mondo: una dialettica che non è a
misura d’uomo, un’impossibilità, per
cui il Cristo ha invocato dal Padre il
miracolo dello Spirito. Anche qui siamo in piena tentazione (prova), sia
che ci rifugiamo nel « niente politica »
(ma la facciamo comunque: la facciamo per fede?, sapendo di doverne rispondere al Signore della storia, del
nostro paese, della nostra congiimtura?), sia che ci immergiamo nell’«impegno piolitico» (vissuto per fede?.
AD ADELFIA - PRIMO CAMPO INVERNALE
Fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergine
DIRETTORE
Pastore G. Scuderi. Collaboreranilo nella direzione alcuni Pastori della Sicilia.
LUNEDI’ 26 DICEMBRE
nel pomeriggio : arrivo e sistemazione dei campisti
MARTEDÌ’ 27 DICEMBRE
Le profezie messianiche dell'Antico Testamento
MERCOLEDÌ’ 28 DICEMBRE
« Nacque da Maria vergine » - Corredenzione o inutilità dell’uomo?
GIOVEDÌ’ 29 DICEMBRE
Ricerca biblica comunitaria
VENERDÌ’ 30 DICEMBRE
« Fu concepito di Spirito Santo » - Lo Spirito collaboratore o Creatore?
SABATO 31 DICEMBRE
Ricerca biblica comunitaria
DOMENICA 1» GENNAIO
Culto con Santa Cena a Vittoria
LUNEDI’ 2 GENNAIO
La nostra umanità : strumento nelle mani di Dio
MARTEDÌ’ 3 GENNAIO
Il nostro impegno nel nuovo anno (studio del « prò memoria » votato dalla Conferenza Distrettuale di Catania)
MERCOLEDÌ' 4 GENNAIO
nella mattinala: partenza dei campisti.
Quota di partecipazione: Lire 7.500 più Lire 1.000 di iscrizione. E assolutamente
indispensabile che le domande di iscrizione pervengano al Direttore di Adelfia (Pastore
G. Scuderi - Via Garibaldi 60, Vittoria [RG]) entro il 10 dicembre. Il punto di incontro
è, come al solilo, presso la Chiesa di Vittoria all’indirizzo del Pastore per il pomeriggio
di lunedi 26 dicembre.
accettando che le scelte siano determinate in modo assoluto dalla fede?),
placidi — più o meno — borghesi,
impegnati — più o meno — marxisti,
scettici o convinti liberali o socialisti :
qual’è la nostra speranza? Abbiamo
sempre presente che la Bestia è lo
Stato «clericale» (cioè totalitario):
anche quello ateo per religione (la
Storia è con noi), certo, ma in modo
tutto particolare quello religioso (Dio
è con nop?, che l’aurora viene a noi
dall’Alito, che la nuova società, il nuovo mondo (la nuova Gerusalemme, in
cui non c’è più tempio) viene da Dio,
come una nuova creazione? e che
ogni nostra realizzazione, o-gni nostro
impegno, ogni nostra speranza e ogni
nostro piano hanno senso unicamente
come segni del fatto ohe già viviamo
nella tensione della nostra vita, della
nostra fede, della nostra speranza e
del nostro amore, un poco della cittadinanza di quella nuova « società »
che il Signore creerà? Sappiamo e diciamo sempre con chiarezza che ogni
trasformazione del mondo, ogni rivoluzione — tecnologica, culturale, sociale — può essere soltanto un segno
allusivo a quel compimento, ma non
una costruzione di quella realtà? Anche le opere più belle, più impegnate,
più dichiaratamente cristiane, come il
« Servizio cristiano a Riesi », non
sfuggono a questi interrogativi — e
ben lo sa chi vi opera — ma sono valide, « in speranza », soltanto nel riferimento quotidiano, teso, esplicito, appassionatamente concreto quanto
umile e sobrio, al Re che viene : nè la
Ginevra di Calvino nè la nuova Riesi
sono più che segni e allusioni all’Evangelo del Regno; e più dei rifugiati
accolti e plasmati a nuova dignità vocazionale entro i bastioni ginevrini,
nel XVI S8C., più degli uomini, delle
donne e dei bimbi cui a Riesi e altrove, nel XX sec., si cerca di offrire la
possibilità di una più vera statura
umana, più di loro importa quell’Evangelo di quel Regno. Di noi restano, tombe anonime, come quella di
Calvino. La gloria creatrice di Dio, in
Cristo, è la vita nostra e del mondo.
E poiché se n’è discorso in modo
speciale in queste settimane, nella
nostra chiesa, parliamo di stabili e
di denaro. Certo, noi non abbiamo
azioni nel casinò di Sanremo nè abbiamo la tentazione di frodare lo
Stato del pagamento della cedolare;
ma è concepibile, per una comunità
cristiana, trasformarsi in «immobiliare» (piccola o grande, è lo stesso).
per «sovvenire alle sue necessità»?
Sono mensilmente turbato dallo stipendio che ricevo, nella misura — sia
pur limitata — in cui non rappresenta l’offerta dei fratelli che riconoscono il mio ministero, bensì il frutto
dell’affitto di locali o di prestiti bancari (non è necessario dire che quest’interrogativo si rivolge alle comunità e solo in misura secondaria alle amministrazioni). Dietro i nostri piani
di rivalutazione immobiliare (ove non
si tratti di un’esigenza di locali per la
vita comunitaria, a livello locale e generale) e finanziaria, dietro questi
piani che tutti — anche io — finiamo per avallare, non c’è, crudamente,
un’incapacità a vivere veramente per
fede?, cioè un recalcitrare di fronte
alla follia delTEvangelo, un atteggiamento intimamente scettico sulle possibilità assolute dello Spirito di muovere i cuori al ravvedimento, alla gioiosa gratitudine, all’offerta? Bene ha
fatto la Tavola Valdese — con piena
sanzione sinodale — a stabilire in
modo tassativo che non si possa nè
si debba avviare alcun lavoro, senza
che siano stati assicurati i fondi necessari; ma affinchè questo non si
limiti a una « savia » misura amministrativa, a un ennesimo ripiegamento
su noi stessi, occorre che sia vissuta per fede, con tutta la carica di
fiducia e di attesa che ciò significa. Penso pure che, nel fervore
delle nostre opere e costruzioni,
dobbiamo ricordarci dei « poveri » da
cui proveniamo, dobbiamo ricordarci
che siamo « stranieri e pellegrini ».
Senza rivalutare il mito della stamberga, non dimentichiamo che la nostra dimora terrena, anche ecclesiastica, è una « tenda ».
Hi :|e
Il discorso sta diventando lungo, e
occorre interromperlo. Forse è apparso ohe il « soli Dee gloria » della Riforma non è una bella formuletta innocua, nè uno stinto e inattuale bla
sone. Ha. determinato, in parte, una
civiltà. Ma questa fu solo una conseguenza. Alla sua scaturigine, esso fu
il sobrio, vigoroso inno di lode con cui
risposero a Dio, nella concretezza della loro vita, del loro lavoro, del loro
impegno umano e della loro speranza,
uomini e donne che si erano sentiti
riscattati dalla incurvati» in se, dalla
suprema e maledetta concupiscenza;
riposando nella giustizia e nell’onnipotenza misericordiose di Dio, come
in una forte Rocca aperta al mondo,
avevano trovato nelTappartenergli la
loro consolazione in vita in morte. La
sua gloria era la loro vita, la loro ragion d’essere. È pure la nostra?
Gino Conte.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
_________________n. 175, 8-7-1960__________________
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
milMiii ■itiiMiiiiimiiiiiiimiiiiimiimimiiiiimii
Laura Haudini Itavazziiii
Martedì 22 novembre uno stuolo,
particolarmente numeroso, di amici e
conoscenti, sia della Città ohe dalle
Valli Valdesi, si raccoglieva nel Tempio di Torino per rivolgere un estremo saluto a Laura Gantfini Ravazzini, la devota compagna dell’Ing.
Vittorio Ravazzini, Direttore dell’Ufficio Tecnico della Tavola Valdese.
Per molti anni la Signora Ravaz.zini era conosciuta ed amata per le
sue doti e la sua attività nella Chiesa di Torino. Le attività femminili
della Chiesa, e in modo particolare
la Società di cucito « Dorcas », avevano sempre potuto contare stilla sua
fedele collaborazione, anche se, negli
ultimi anni, la sua declinante salute
l’aveva costretta a spendere con molta parsimonia il suo tempo e le sue
energie.
Proprio negli ultimi anni, quando
sarebbe stato naturale e comprensibile ohe, sia per l’età che per la salute,
la nostra sorella in fede divenisse più
esigente delle affettuose cure e della
presenza del marito, aveva invece accettato che egli assumesse il gravoso
incarico della direzione dell’Ufficio
Tecnico della Chiesa Valdese, che impone numerosi e, qualche volta, lunghi spostamenti. Tutti sanno infatti
come llngegnere Ravazzini, giunto al
culmine della sua carriera quale Capo
Divisione di un Ufficio Tecnico del
Municipio di Torino, abbia chiesto di
andare in pensione, non per riposarsi, ma per dedicare il rimanente della
sua vita alla Chiesa, dirigendone
l’Ufficio tecnico edilizio. Lo spirito di
sacrificio del nostro fratello non sarebbe stato possibile senza la comprensione affettuosa e devota della
sua compagna, la quale, proprio negli
anni nei quali la salute cominciava a
venire meno, accettò con sorridente
spirito di servizio, la nuova situazione
che l’obbligava e frequenti periodi, di
solitudine.
Dopo vari periodi di malattia, più
o meno m.inacciosa, la nostra Sorella
in fede è stata chiamata dal Signore
al riposo delle Sue dimore, dopo avere
testimoniato con serenità e pazienza
della sua fede in Cristo nel quale aveva fermamente creduto e ohe areva
servito per molti anni, quanto rncglio
aveva potuto, con grande spirit'o di
modestia e bontà.
AlTIng. Ravazzini ed alla sua figlia
Signora Elena Corsani, insegnante
con il marito Prof. Ferruccio presso
il Collegio Valdese di Torre Peliice,
nonché a tutti i familiari, i moltissimi
amici, sia della Chiesa di Torino,, che
di molte altre Comunità, esprimiamo
ancora qui il più affettuoso pensiero
di simpatia, nella comune fede in
Colui che è la risurrezione e la vita.
E. A.
UN PAESE FRAGILE
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
simile a quella di Venere dalle spume del
mare; le alluvioni, dalla prima alPultima,
da che mondo è mondo, nascono in montagna. L’Italia è per due terzi « montagna ».
Ed ecco perchè udiamo da tutti gli uomini politici e dai loro corifei : « fintanto che
un alpigiano vorrà restare ai suoi campi ed
alla sua casa sui monti, noi dobbiamo fornirgli le condizioni, ecc. ecc. ». e: «la montagna va difesa, più che per ragioni economiche, per ragioni umane e morali ».
Può essere, e senz’altro è, che chi le pronuncia, sia in perfetta buona fede. All’atto
pratico non sono molto dissimili dalle chiacchiere. Le stesse Leggi a favore della Montagna si risolvono in una bolla di sapone.
Tanto per fare un esempio, per favorire
insediamenti di artigiani e piccole industrie
in zone montane v’è una Legge che prevede
esenzioni fiscali per dieci anni e la concessione di Mutui agevolati e così via.
Quindi i nostri comuni montani gongolano ed aspettano.
Se però la stessa Legge viene in pratica
estesa, con altra Legge, a comuni come Cavour - Campiglione-Frossasco-Osasco, oppure
con abili colpi di mano applicata a comuni
come Villafranca, Vigone e Airasca, estremamente più « comodi », è chiaro che la
Legge a favore della Montagna viene, per
noi, totalmente svuotata di contenuto pratico; infatti, con tale sistema, la montagna
non ha più la minima agevolazione rispetto
alla pianura. Allora non v’è più freno al
piano inclinato delle statistiche le quali accertano come in montagna restino solo più
i « vecchi » e la montagna sia già spopolata. E per montagna, se re»3tiamo inattivi, si
intenderà in tempi non lontani, non solo
Bobbio o Ferrerò, ma Torre Pellice e Sangermano.
A Sangermano (e scrivo Sangermano perchè il Santo è stato cucito poi al nome originario celtico « germana », che significa
torrente impetuoso o il suo concetto: Val
Germanasca) si è tenuto giorni orsono un
convegno sui problemi economici delle Valli, convegno che purtroppo si è risolto nella
nomina di una specie dì Commissione, mentre invece occorreva un gesto di coraggio ed
un « mandato ». In tempi normali le cose
devono andare con le dovute regole. In tempi eccezionali le cose devono prima di ogni
altra considerazione andare avanti. Questo
non Io dico io, ma Io insegna a tutti il Generale Martinat il quale decidendo (v. La ritirata in Russia di E. Corradi) e guidando
personalmente la battaglia di sfondamento
di Nicholajewka, aveva in tasca sicuramente la fotografia dei Suoi cari ma non certamente il benestare del Comandante in capo
de!r.A.:R.M.I.R. nè del suo Generale, Nasci.
Bene. Si diceva che le alluvioni nascono
in montagna, e questo pare difficile da contestare. Esse hanno origine in buona parte
da due fattori : Non è solo la quantità di
acqua piovana caduta che decide deH’alluvione, bensì la mancanza di assorbimento e
la velocità di scorrimento. Un bacino imbrifero che trattenga una quota di precipitazione e smaltisca Teccedenza in, poniamo,
una settimana, non crea particolari problemi. Se lo stesso bacino non trattiene la
precipitazione d’acqua e la smaltisce tutta
nel giro di 24 o 48 ore crea l’alluvione.
Qualche anno fà ho dovuto occuparmi per
ragioni professionali di una questione che
sembrava quasi misteriosa. In una zona collinare un Cliente stava costruendo un condominio. Negli scavi venne rinvenuta una
tubazione di cui nemmeno gli uffici comunali conoscevano l’esistenza e, ritenuta una
qualche faccenda dell’esercito tedesco che
aveva operato nella zona^ venne recisa. Durante un acquazzone, non peggiore di tanti
altri, da quella condotta mozzata scaturì una
colonna d'acqua potentissima, che imperversò per mezza giornata e demolì in breve
il robusto muraglìone già eretto a valle per
il condominio, causando circa un milione e
mezzo di danni.
II mistero venne risolto da un Professore di Idraulica, ing. X, appurando che in
quel tubo si convogliavano semplicemente
mile
quel
duaccoche.
: dorado.
Convegno (iell'A.I.C.E.
SEGUE DALLA QUINTA PAGINA
sempio dei convenuti a Perosa Argentina possono versare il loro contributo sul c.c.p. 2/40715 intestato al Cassiere delTAJ.C.E., Levi Trento Dosio
(via E. Fermi, 2 - Pinerolo), non oltre
il 15 dicembre prossimo. Speriamo
nella comprensione di molti, al fine di
venire incontro ad un’istituzione educativa laica, alla quale spesso ci si
moggia rohè è un faro nella didattica italiana e che oggi si trova a
dover « ricostruire tutto da capo »,
come dice la Direttrice della Scuola
stessa in una lettera piena di angoscia. Ci siamo inoltre nniolto rallegrati
di avere alTA.I.C.E. la maestra Sig.na
Emma Gonin, la quale, pur avendo
meritatamente lasciato la scuola per
raggiunti limiti di età, non ha voluto mancare alTincontro. Auguriamo
a lei ed alla maestra Msissel, anch’ella
in riposo, un periodo pieno di gioia
e vivificato dal ricordo della vita scolastica e dalla compagnia dei colleghi. Un grazie particolare al Pastore
di Perosa Argentina per la cordiale
accoglienza riservataci e per l’interesse dimostrato alla nostra A.I.C.E.
le acque piovane di un « parco » in via di
formazione. La zona del parco era lailecedentemente sistemata a campi e vigne La
superficie del parco era grosso mod. un
quadrato di m. 200 per lato.
Sembrava impossibile che da una =
piccola estensione potesse uscire tutto
castigo; ma le cifre dimostrarono cln
rante un rovescio ivi si potevano
gliere centinaia di tonnellate d'acqua
non più trattenute dal terreno incolto
tate di veloce scorrimento, erano in f
nonostante il minuscolo bacino di ratoolta.
di causare guai imponenti.
Questo accade in montagna. Non -ì.Ìo i
campi e le vigne sono abbandonati, ma gli
stessi prati sono diventati sterpeti; i lioschi non rendono e non sono più curati.
1 sentieri e le mulattiere non servono più
a nessuno e restano con gli scoli distrutti
e sènza i tagli di fuoriuscita, cosicché quando piove ogni mulattiera si trasforma in
torrente. E le pioggie, anche senza essere
eccezionali, si rovesciano a valle dalla prima goccia all ultima nel giro di mezza
giornata. Una goccia che cada alla Vaccera o sul Vandalino è a Torino prima di
sera, e due giorni dopo fa tremare i Polesani.
Orbene, fin che v’è gente che ama la
propria valle, la propria montagna, la propria baita, è un assurdo economico levarle la
terra di sotto i piedi trasferendo industrie in
pianura, o non favorendo un minimo di industrializzazione nelle valli. Sarà un latto economicamente logico per Tinduslria, ma un
cattivo affare per la nazione. D’altronde la nazione può « compensare » l'industria favorendone l'installazione in molti modi.
Il Valligiano, oltre tutto, fornisce alla nazione due redditi: uno come operaio, e uno
come contadino. La nostra economia montana agricola è essenzialmente mista, e complementare all'attività industriale. Mancando
l’attività industriale scompare radicalmente
l’attività agricola, da sola insufficiente, ed
ecco lo spopolamento.
Noi difendiamo le nostre Valli per ragioni particolari, e le difenderemmo anche se
non vi fosse la minima delle ragioni economiche. Saremmo quindi i più abilitati a proclamare che l’alpigiano va difeso per ragioni
morali ed umane, e siamo naturalmente disposti a camminare con chi pronuncia pubblicamente tali affermazioni. Ma se il lato
morale ed umano dovesse essere un semplice
specchietto politico e di comodo, dobbiamo
coralmente affermare che il valligiano si difende per molte ragioni, tra cui (se è quella
l’unica corda che tocchi il patrio sentimento)
ragioni economiche di fondamentale importanza collettiva.
Questi sono discorsi da fare ora, mc:ntr:
si parla di Firenze, di Cencenighe, di Latisana. Mario Borgarelln