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fe'Ìòrtóo, Venerdì 6 Giugno 18S6.
.......................—^ --T,
lA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carili
Ekks. IV. 15.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero centesimi IO. — Ter cadnna linea d’inserzione centesimi 2(1.
Condizioni d’Associazione >
PerToRiso — Un Anno L. 5. — A domicilio L. « •
Sei raesi ■ a. — . 3 **
Tre mesi • ». — . » t5
— l’uuvisciK L. « *0.
- . a 93.
— ■ » 50.
Per Francia « Srizzera franco a deslinazionc, e per l’Inghilterra franco al conine lire »
per un anno, e lire » i)cr sei mesi.
Le A>i“K:iazioni ni ricev(mo : in Timmo allX'IIUIo d«‘l «¿lornuir, viule del Re, num. 31.
— A iJeniiva, alla l'iipprlln TaldFHC. mura di S. Cliiura.
Nelle |)i cu incie, prusuo timi gli l'flirii ¡mstali por mezzodì faglia, die dovranno OMcrc iiiviall
frnruo al Diretlure dell» Hi oxa Novki.i.a o non aUriiiii'iiti.
All
Pamiìi.
«lai sigg. ..........
Los*>sa, dal sig. Delafoniainc liliralo.
All’estero, ai segnenti indirizzi: LciMOiiA.dai si^g. .Nissliett e r. librai, Ji ItiTners-stre.'«!;
«Itti, didla libreria C. Meyrucis, rue Troiiclict, V; Nimks, dal «ig. Pcyrot-Tlncl libraio; LiF.oe;
i sigg. Deni» et Pelil Pierre librai, me Neuve, i»; üisLvuA,dal »ig. E. «Oinud hbraiu
Soiiiiiiario.
Appendice; Cenni storici sulla riforma in Italia nel secolo XVI. — Sinodo della Chiesa Valdese II. —
Collocamento della pietraifondamentale deU'Or,
fanatrofio di Torre. —John B. Goagh.—II fratto
serotino. — Notizie : Roma. — Annnnzi.
OSPE».\LE EVANGELICO
di
GENOVA
Ricordiamo che una soUoscnzIone per
questo pio slabilimento è aperta io Torino, presso i pastori della Chiesa Val‘iese, e all Ifficio della BUO)ÌA \OVELLA.
SI.\ODO DELL.4 CHIESA VALDESE.
II.
Dopo ranalist che in un precedente articolo
ci siamo provato di dare del rapporto della V.
Tavola combinalo con quello della commissione,
ci resta a brevemente accennare alle principali
questioni che furono argomento alle deliberazioni dell’Assemblea.
Il Sinodo del 1855 avea nominalo quattro
Commissioni, la prima delle quali era incaricala
di mettere i varii regolamenti che reggono la
Chiesa Valdese in armonia colla vigenie costituzione; la seconda, di compilare libri di lettura,
italiani e francesi, ad uso delle scuole elementari; la terza, di preparare una nuova raccolta
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XXVIII.
Le diocesi di Capo d'Istria e di Pola rette dai
fratelli Vergerio, entrambi sospetti d’eresia, furono invase anch'esse dagli agenti di Roma.
L’inquisilore Annibaie Grisone, vi sparse, al
primo suo apparire, l’allarme e il terrore. Per
dare piena esecuzione alla bolla pontificia ricorse
a’ più turpi espedienti, intimando persino ai fe
di salmi ed inni destinala a surrogare l’attuale
nel culto pubblico e privato; la quarta infine, di
comporre un calechismo ad uso speciale della
Chiesa Valdese. La prima di quelle commissioni,
forse per essere troppo numerosa e composta di
individui ai quali, per la lontananza in cui vivono ijli uni dagli allri, era difficile di riunirsi,
non aveva disimpegnato Usuo mandalo,e venne
surrogata da un’altra composta di soli tre membri.— Non cosi della commissione per i libri
di lelliira, chc si dichiarò in grado di pubblicare
per l’epoca della riapertura delle stuoie uno dei
tre libri che sla compilando. Auche il lavoro della
commissione pella nuova raccolta di Cantici fu
giudicato inoltrato abbastanza onde venisse, nel
termine di quattro mesi, difinitivamente sottoposto airacceilazione del Corpo dei pastori, acciò
delegato dal Sinodo. Nè la commissione incaricata della redazione di un Calechifmo era rimasta inattiva: anzi daU’ottirao rapporto letto
sul proposito dal rererendo ...g. .Vppia, apparve
con quale serietà e con quale zelo essa avesse
posto mano a quell’opera cosi importante. Ma
appunto per camminare con più sicurezza, essa
avea voluto, prima di proseguire, interrogare il
sentimento della Chiesa in proposito, e questa,
per organo del Sinodo, mostrava la di lei gratitudine per un lavoro cosi coscienzioso, inritando la slessa commissione a portarlo a compimento.
L'Evangelizzazione da qualche anno intrapresa
e proseguita, non senza successo, per opera
della Chiesa Valdese, fu fra gli argomenti che
maggiormente richiamarono l’attenzione dell’.\ssemblea. Il desiderio esternato dalla commissione di esame, che si avvisasse ai mezzi più
acconci onde interessare viemaggiormente le
deli cattolici di denunziare, sotto pena di scomunica, le persone sospette d’eresia, a costo
anche di violare ogni fede e tradire ogni sacro
vincolo, fosse pure di gratitudine, d'amicizia, di
sangue. Profittando deU’agitazione degli animi
e del generale spavento sali egli, in giorno di
festa, sul pulpito della cattedrale di Capo d’Istria,
ed aringò la moltitudine in quesli sensi; «Infinite calamità vi circondano, o fedeli; le vostre
messi, i vostri oliveti,le vostre vigne, tutto è perito da qualche anno a questa parte; le greggi
distrutte, la vita stessa in continuo periglio per
lunghe e angosciose malattie, ogni vostro bene
ha sofferlo danni incalcolabili... E perchè ciò?...
qual’è la fonte di tante sciagure? É il vostro vescovo ! sono gli erelici che vivono in mezzo a
voi!... Oh, non ¡sperate alcun sollievo ai vostri
mali sino a che codesti empii non avranno su
greggie tutte ad un’opera che doveva essere al
sommo grado quella della Chiesa, venne sancito
dair.\ssemblca, e la V. Tavola inviUilu ad adoprarsi in avvenire, come avea fallo per lo passalo, con ogni [sorta di cure e sforzi a prò di
questi! sanla impresa. Un membro del Sinodo
avendo esternalo il desiderio e l'atlu sentire la
necessità, che mentre si lavorava fra quei del di
fuori, nou foiisero dimenticati quuili che, per
essere surti d'infra noi, sono più degli altri ancora raccomandali al noslro intercàsainento, e
che specialmente si prendesse in seria considerazione lo stalo spirituale doi nostri correligionarii sparsi iu gran numero nelle varie citta del
mezzodì della t rancia, ove vengono esposti, in
riguardo alla lede ed ai costumi, a continui pericoli di cui non può mancare la nostra Chiesa
di provare il contracolpo, il reverendo sig. Appia,
autore della mozione, fu dal Sinodo incaricato
di visitare quei nostri fratelli e di prendere di
accordo coi pastori delle tarie località ove risiedono, quelle disposizioni che verranno giudicate
le più atte a sottrarli ai pericoli in cui incorrono.
Ua’altra deputazione, composta dei reverendi
Bert e Meille di Torino, fu incaricala di portare
alle nobili cbiese italiane dei Grigioni, coi saluti
della Chiesa Valdese, l’espressione del vivo suo
desiderio che vincoli ognora più strelti si stabiliscano tra queste due frazioni del corpo di Cristo
poste in circostanze assai somiglianti, e che un
grande aiuto possono arrecarsi vicendevolmente
nel compito che pare ad esse più specialmente
assegnato.
Anche le questioni in rapporto coll’/s/razione pubblica, cosi elementare che superiore,
vennero a lungo trattate in seno all’Assemblea
sinodale. Varie determinazioni furono prese
bito il meritato castigo... E perchè, o fedeli, perchè non correte a lapidarli ?.... ».
A cosi maligne insinuazioni ricorrevano i clericali a somiglianza de’ sacerdoti pagani che
lutti i mali del romano imperio attribuivano alle
dottrine de’ primi cristiani, caratterizzando i
naturali disastri quali flagelli degli Dei, onde
spingere il basso popolo e tutti i fanatici credenti ad ogni eccesso. Pier Paolo Vergerio, calunniato e vilipeso, campava a stento la vita
prima celandosi e poi lasciando furtivamente il
paese. — in mezzo a tanta confusione, moriva
Giovanni Battista Vergerio vescovo di Pola, e
forse, come alcuui sospettarono, di veleno.
Le altre provincie venete erano in pari (ernpo
funestate da altri agenti del Sant'Uffizio, minori
di grado, non di ferocia; e la loro presenza,
come quella del turbine devastatore, lasciava
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in riguardo cosi al Collegio di Torre come a
«|uello supplemeiUario di Pomareto allo scopo già
indicato di rendere siffalti slabilimenti profiltevoli al maggior numero possibile; in riguardo
alla scuoki di Teologia, i professori della quale
dovranno essere defìnitivamenle nominati nello
spazio di nn anno, durando in carica fino a
quell’epoca i professori provvisorii; in riguardo M'Isliliilo delle damigelle che si brama ardentemente possa estendere il beneficio della
sua foiidiizione, non che alle ragazze delle Valli
a quante vorranno approfittarne ; fu inoltre
dal Sinodo nominata nna Commissione col mandalo speciale di allenlamenle studiare tutte le
«luestioni spettanti all’istruzione primaria in
seno alla Chiesa Valdese, ed ai mezzi di perfezionarla. Un Ispettore da essere sottoposto
aH’approvazione del governo venne altresì nominalo nella persona del reverendo sig. Malan
pastore di Torre. — Anche i'Orfanoti'ofio ebbe a
diventare oggetto delle deliberazioni dell’ Assemblea ia occasione della presenza nel di
lei seno dei deputati del Comitato inglese promotore di questo pio stabilimenlo, reverendo
sig. Meck e sig. Bracebridge, incaricati di
stabilirne le basi, d’accordo coU’aulorilà della
(Chiesa Valdese, e la seguente proposta venne
votata all'unanimità : «Il Sinodo incarica la
4 V. Tavola ili trattare in nome suo coi venera« bili promotori stranieri deirOrfanotrofio per
«quanto concerne siffatto stabilimento, come
« anche di esternare loro, e per essi ai loro
« amici, la profonda gratitudine di cui ècom« presa per questo nuovo atteslato della carità
» dei cristiani d’Inghilterra a prò della Chiesa
« Valdese ».
Il bisogno che non alcuni soltanto, ma tutli i
membri della Chiesa partecipino, più che sia
possibile, al buon andamento di essa, bisogno
che, con vero soddisfacimento, vediamo farsi
ognora più sentito infra di noi, diede origine a
due proposte che vennero ambedue accettale;
la prima cioè, d’incaricare il segretario del Sinodo, sig. Pilatte di far stampare, entro due
mesi al più lardi, un reso conto succinto delle
precipue operazioni deH’Assemblea ; l’altra che
d’ora in avanti ii rapporto della V. Tavola
fosse stampalo e distribuito ai membri del Sinodo
prima dell’apertura di questo.
dovunque ampie e miserande tracce di miseria
e di lutto.
Non ostante la sofferla sciagura, restavano in
Venezia non pochi seguaci delle dottrine evangeliche, e tenevano segrete riunioni. Ma scoperti
e denunziati, caddero nelle mani deH'Inquisizione tutti quelli fra essi che non ebbero agio
ili mettersi in salvo. Ed anche i fuggitivi che
recaronsi in Islria, col favore delle tenebre, onde
rifuggirsi poscia in paese straniero, soggiaquero
al medesimo destino.
Fino a quell’efioca le autorilà civili di Venezia non avevano intlitto ai protestanti la pena
iiapitale; solo in alcune lontane provincie della
Repubblica era stato permesso agli inquisitori
qualche esempio di questo genere. Il senato si
arrese infine alle reiterate istanze della romana curia, c allora incominciò una serie di
Lo stato di penuria in cui si trova, per i molivi già indicati, una buona parte della popolazione valdese, e i progetti di emigrazione che ne
sono la necessaria conseguenza, non potevano
non essere contemplati con sommo interesse
dall’Assemblea dei rappresentanti della nostra
Chiesa, la quale dopo una discussione abbastanza prolungata in proposito,nominò una commissione delta di heiìeficenza « allo scopo d’in« leressarsi alla condizione temporale della pois polazione valdese, e di presenlare al sinodo
« venturo un rapporto sui mezzi più ovvii onde
« migliqrarla ».
Per non interrompere questo noslro resoconto
delle operazioni del Sinodo, abbiamo rimandato
fin qui quello che sarebbesi dovuto dire prima,
cioè che in quest’anno, come negli antecedenti,
l’Assemblea fu consolala per la presenza di varii
rappresentanti delle Chiese estere, fra i quali ci
piace notare i rev. Meck e Nusey della Chiesa
episc. d’Inghilterra, Forbes di quella d’irlanda,
Stewart, Kay e Buchanan della Chiesa libera di
Scozia, i signori Bracebridge e liobert, anch’essi
della Chiesa episc., i quali presentati nell’Assemblea dal presidente ci fecero sentire, a nome
proprio e delle Chiese che rappresentavano, parole di caldo affetto e di cristiano incoraggiamento. Una lettera, di cui erano portatori i deputati della Chiesa libera di Scozia, facendo istanza
perchè una deputazione valdese fosse inviata alla
futura Assemblea generale di detta Chiesa, tale
invito venne con gratitudine accettato, e furono
scelti a quest’onorevole incarico i reverendi
Pilatte di Nizza ed il vice-moderatore signor
Lantaret.
Il Sinodo, sentito il rapporto dei reverendi
Meille e Pilatte sulla loro deputazione presso
la Chiesa presbiteriana d’Irlanda, votò con acclamazione un indirizzo airAssemblea generale
della medesima per ringraziarla dell’accoglienza
più che fraterna falla ai nostri deputati, e delle
testimonianze singolari d’interesse e d’amor crisliano di cui si mostrò larga verso la Chiesa
Valdese.
La V. Tavola aveva nel suo rapporto accennato a perdile dolorosissime testé fatte dalla
Chiesa nostra nelle persone dei signori De Lacroix di Berlino, Brewin di Tiverton e doUore
Gilly di Durham. L’Assemblea unanime uni il
crudeltà che per lungo tempo disonorarono quel
libero governo. I confessori della fede evangelica eranodannati a perire sommersi nelle acquj;
— fu adottato codesto genere di supplizio, sia
perche sembrasse meno odioso e meno crudele
delle fiamme, sia perché fosse reputato più conforme agli usi di Venezia. Ma se lali Auto-da-fè
erano meno ributtanti chc quelli di Spagna,
pure il silenzio tenebroso- e il funebre apparato
che li circondava raddoppiarane l’orrore.— A
mezzanotte traevasi il prigioniero fuori del suo
carcere, per farlo salire su d’una gondola , in
cui non erano che i marinari od un prete destinato ad assistere la vittima. Il legno si avanzava in alto mare, al di là di due castelli, ed
ivi era atteso da un’altra barca. A traverso di
queste due gondole si gettava una tavola sulla
quale il prigioniero era disteso, carico di ca
suo compianto a quello della V. Tavola sulla
morte acerba di questi Ire insigni benefattori,
ed accolse con entusiasmo misto a profonda
commozione la doppia proposta che faceva la V.
Tavola in riguardo al signor Gilly, 1“ di rileggere la lettera che un anno fa e prima di visitarci per l’ultima volta quel venerando amico e
costante benefattore indirizzava al nostro Sinodo; 2° di aprire fra i membri della Chiesa
una sottoscrizione a 25 cent, e al disotto, il di
cui prodotto servirebbe ad erigere, nell’alrio del
collegio di Torre, una lapide in marmo nero che
ricordasse ai posteri ciò che a prò di essa Chiesa
era stato ed avea operato il dottore W. Stefen
Gilly.
Altri ringraziamenti non meno sentiti furono
votati ai benefattori tutti della Chiesa Valdese, al
Ile, al Governo, alla popolazione ed alla Guardia
Nazionale di Torre, airUfficio, ecc. ecc., dopo
di che si passò aH’ultima, ma non la meno imporiante delle operazioni del Sinodo, la nomina
cioè della Tavola ossia Amministrazione. Erano
vicine le due dopo mezzanotte, eppure non mancavano che due membri al più nell’Assemblea,
e molte persone, uomini e donne, occupavano
ancora i posti al pubblico riserbalo.
11 moderatore ed il vice-moderatore signori
Bevel e Lantaret vennero ambidue confermati
al primo giro di squiltinio con 42 voci sopra 62;
la nomina del segretario non riusci cosi spedita,
ma alla fine venne anche confermato l’antico
sig. Durando-Canlon. Ambo i due membri laici,
sig. Malan dep., e Gay di Perosa, vennero altresi
confermati, il primo quasi aU'unanimità, il secondo con forte maggioranza. Il segretario lesse
allora gli Atti del Sinodo, che furono all’unanimità approvati. Non rimaneva più che a firmare. Il presidente invitò l'Assemblea a raccogliersi ancora una volta per ringraziare Iddio
deH’assislenza che le avea cosi visibilmente compartita e del buon andamento delle deliberazioni.
AH’amen della preghiera successe immantinente
il canto deH’ultimo versetto del Te Deum; e non
possiamo esprimere con parole l’effetto sublime
di questo concerto della Chiesa, chè tale si potea
chiamare con ragione, sotto quelle vòlte debolmente rischiarate, ad ora tarda, glorificando il
Nome del Padre, del Figlio e delloSpirito Santo,
che dopo averla conquistata a se stesso, la so
tene, con un sasso legalo a’ piedi; al segnale
convenuto le ilue gondole scostavansi l’una dall’allra e l’infelice era inghiottito dalle acque.
Di questa misera morie perirono, fra gli altri,
Giulio Ghirlanda di Treviso, Antonio Ricetto di
Vicenza, Francesco Spinola di Milano.
■Ma il più distinto fra quelli che subirono a
Venezia l’estremo supplizio fu Baldo Lupelino
d’Albona, piccola città deU’Illiria. La sua nobile
origine, la dottrina ond’eri. fornito, i suoi illibati costumi, avean reso il suo nome assai caro
e venerato in tutto il paese. Eletto provinciale
de'Francescani, usò tutti i mezzi ch’erano iu
sna balia per propagare la fude evangelica e proteggere quelli che l’avevano abbracciata. L’inquisitore e il legato pontificio, quando l’ebbero
nelle mani, lo fecero rinchiudere in un’angusta
prigione, dove l’infelice invecchiò. Venti anni
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stiene e la regge con amorosa sollecitudine nell’arduo suo sentiero. Sicché di F^ui ed a Lui solo
sia la gloria, nel secolo dei secoli. Amen/
Collocaiiieiito della pietra fondamentale
deirOrfanotrollo di Torre-Valdese.
Cai-issimo fratello,
11 merooledi 28 di maggio ora decorso, la popolazLone delle nostre Valli era spetti^trice di un
avvenimento interessantissimo e profondamente
commovente, cioè del posamento che si fece
della prima pietra nelle fondamenta del nostro
Orfanotroflo valdese. Non ignorerete forse che
l’anno passato , la signora Williams, deputata
delle dame di Clifton, si fermò parecchi mesi
nelle Valli onde trattare per la fabbrica di questo edificio, senza che potesse però venire in un
subito ad una conclusione definitiva. Nulladimeno, il terreno era stato comprato da qualche
tempo, e si stavano discutendo i varii piani di
esso, quando qui capitarono i signori Meek e
Bracebridge, quei nostri amici medesimi, che
nell’uhimo sinodo cotanto c’interessarono, comunicandoci le loro benevolenti intenzioni su
questo proposito. Stabilire dei principii, collettaro dei fondi, costruire un locale proporzionato
ai bisogni del paese, affidando poi interamente
l’istituzione alla saviezza dell’autorità ecclesiastica, ecco qual sia il nostro mandato, dicevano
quei venerabili benefattori, i quali il 28 di maggio assisterono alla cerimonia sopraccennata.—
Intorno dunque alle 5 pomeridiane un gran numero degli abitanti di queste Valli, lasciato chi
il traffico e chi il lavoro dei campi, se ne venne al sobborgo della Torre, nel luogo detto
gli Apiots, dove già s’eran raccolti 1 fanciulli
delle nostre scuole, la pensione delle donzelle
e quella delle fanciulle indigenti. Gli allievi
del collegio e le orfanelle aspettavan colà i nostri eccellenti amici onde aprissero il corteo che
doveva incamminarsi al luogo dove intendiamo
di fabbricare la casa. La spettevole signora Bracebridge a braccio del rev. sig. Meek, era nella
prima fila, cui seguitava a cavallo il marito suo,
ora infermo per le fatiche che ha generosamente
sopportate negli spedali militari della Crimea.
Veniva indi dappresso uu gran numero di dame
valdesi e forestiere, tutte bene affette al nostro
Orfanotrofio, e poi le orfanelle medesime colle
loro amorevoli direttrici. Finalmente la piccola
truppa collegiale vestita del suo bell’uniforme
di carcere, di privazioni« di torture non bastarono a fargli abiurare le dottrine della riforma.
Ogni volta che i satelliti del Sant’Uffizio recavansi a visitarlo colla speranza di veder domala
quella volontà di ferro, con molta sorpresa in
quel corpo affralito trovavano imo spirito sempre giovane e vigoroso e la sua fede incrollabile.
Dall’un capo all’altro della penisola e in tutla
l’Europa divenne celebre il nome di questo venerantlo martire di;l Vangelo. 1 principi d’.\leinagna da una parte sollecitavano il senato a
liberarlo, e dall’altra il nunzio apostolico, l’inquisitore e sino il papa con replicate istanze
ne domandavano il supplizio. Ma il doge ed il
senato non sapevano a qnal partito appigliarsi;
i loro atli e le loro parole erano in continua
contradizione, ora-resistendo ed ora cedendo,
per tornare indi a poco a resistere e cedere
seguitava portando due grandi bandiere, l'itnliana
e l'inglese, ed al suono delle sue fanfare—rauche
è vero, anzi che no — venne a mettersi in linea
sul ciglio del gran fossato che ora fu aperto per
i fondamenti della fabbrica. Un paiiighoncello
ornato di fronde e di fiori era riserbato ad accogliere le signore; ed alla signora Bracebridge
si era preparato uno scannello tutto di fiori abbellito, sul quale essa venne a sedersi, tenendo
in una mano una mestola d’argento e nell’altra
una bottiglia dove son chiuse su pergamena le
firme dei fondatori, la data della fondazione,
delle monete del nostro millesimo e cose siffatte.
Alla conclusione d’un beH’inno, die fu cantato
dalla gioventù delle nostre scuole, tutte le dame
presenti, precedute dalla signora Bracebridge
che presiedeva, scesero nel fossato, andarono a
toccare colla mestola d’argento la pietra angolare dell’edifizio, nello scavo della quale la signora Bracebridge, avendo deposto i manoscritti
all’uopo preparati, pronunciò in francese queste
parole: Noi posiamo la prima pietra di questa
casa, fidandoci nelTaiuto di Dio Padre, Figliuolo
e Spirito Santo.
Allora il rev. sig. Meek, riandando le origini
del nostro Orfanotrofio, disse che Guglielmo
Forster ed il suo fratello Giosia, rappresentanti della Società degli Amici o Quaccheri,
furono i primi ad occuparsi di questa instituzione, alla quale in seguito ¡il signore e la signora Bracebridge somministrarono i fondi necessarii per il primo anno, e poi delle somme
rilevantissime. I signori coniugi Bernard e la
damigella Atherway, viaggiando nelle valli, si
accorsero quanto urgesse di provvedere prontamente alle povere orfanelle, che con loro meraviglia vedevano essere state senza asilo fino a quel
tempo. Anche il signor Meek e la sua consorte
si adoperarono attivamente per questa sauta
opera; e la damigella Williams, che con molto
brio e talento scrisse la storia dei Valdesi, la
quale il dottor Gilly illustrò di una erudita prefazione, aveva consacrato a quella il prodotto
del suo libro — .3000. franchi — Il signor Meek
poi andò innanzi, insistendo molto, e provando
quanto convenisse che questo stabilimento pigliasse un carattere industriale, onde cosi potesse poi provvedere, per quanto sarebbe possibile, ai proprii bisogni, ed osservò che capacitando i fanciulletti a guadagnarsi onestamente
la vita, noi verremo al tempo medesimo a rinvigorire lo stato morale c materiale della nostra
popolazione. Termino facendo voti caldissimi
sia allo stabilimento incipiente e sia alla prosperità dei Valdesi in generale.
nuovamente alle papali esigenze, tjuando il giudizio fu compiuto, non seppero far altro che opporsi con decreto formale alla sentenza che condannava la vittima a perir nelle fìainme. Al misero veci'hio, dopo tante prove di coraggio e di
fermezza , dopo venti anni di prigionia , non fu
dalo rivedere la luce nemmeno quando lo trascinavano a morire — era notte; e la città sepolta nel silenzio. Quando la barca fatale giunse
al lungo destinalo il martire diede a’suoi carnefici un mesto e pacifico addio e spari nelle onde.
Il supplizio di Lupetino diede l’ultimo crollo
alla Chiesa evangelica, in qnesl’altra parie della
penisola. .Molti credenti, anziché comperare salvezza con vile abiurazione, preferirono ad esempio di tanti altri, di abbandonare la patria, la
famiglia, i comodi e le abitudini della vita, e
vivere miseri e raminghi in paesi stranieri t
Dopo di lui, cosi preso a discorrere il signor
Bracebridge: « Mentre io sono fra di voi sjiettatore di questa caritatevole e pacifica cerimonia,
non posso trattenermi dal tornare involontariamente col pensiero in quei paesi che or non ha
guari ho lasciati. — La bandiera rossa dell’Inghilerra, ed il vessillo tricolore del Piemonte
che sventolano adesso sulle fondamenta deU’Orfanotrofio e della scuola industriale valdese, io
gli ho veduti testi'* uniti insieme sul campo di
battaglia; cd ho pur veduti i Bersaglieri piemontesi eseguire su quelle lontane pianure le
loro svelte evoluzioni; gli ho veduti arrampicarsi sopra ad alture molto somiglianti a queste
vostre colline, irrompere verso il ponte di Tracktir, e, cacciatine i Tartari, impossessarsene. E
trovando adesso questi Piemontesi medesimi
che vengono ad unirsi fraternamente cou noi in
un’ojiera che, lo speriamo, riuscirà benedetta
perla vostra Chiosa, mi è impossibile di non ripensare eziandio a quei tempi sciagurati quando
voi geinevato nelle catene e sotto il ferro de’ vostri persecutori. Oh, quanto venerabile e commovente è a me l’aspetto di questi luoghi, specialmente dacché, dopo averli visitati la j>riraa
volla, ne ho più a fondo studiata la storiai Essi
m’inspirano venerazione non sólo, ma gratitudine. Ora che quei tempi (!osi felic emente cambiarono, noi speriamo che raccoglierete de'
frutti di benedizione dalla libertà che vi fu concessa ». E rivolgendosi alla gioventù valdese, il
signor Bracebridge gli esprimeva i suoi sentimenti affettuosi, dicendo che sperava di vederla
camminare sulla via del bene e del progresso,
ora apertale innanzi da quello Statuto liberale
cosi tanto giustamente apprezzato da lei; e conchiuse in queste parole: n Sotto il governo di un
re che vi ama e che riamate, sotto la disciplina di
maestri fedeli aiprincipii de’vostri padri, in mezzo
ai combattimenti ed alle difficoltà, imparate dunque ad esclamare con loro, come pur dianzi
cantavate — Trionfiamo in Gesù, e viviamo per
piacergli! >.
I nostri benefattori stranieri non concepiranno
mai pienamente quante commozioni diverse faccia nascere nei petti dei figliuoli dei martiri italiani la loro presenza nelle nostre valli. Essi,
venendo a farci del bene, ci dicono che lo fanno
mossi da gratitudine verso di noi: e, portandoci
il loro danaro, ci pregano a disporne a nostro
talento, aggiungendo che siamo noi ima calamita che tira a sè naturalmente il cuore di tutti
i cristiani. Ah, che a noi, eredi infiacchiti di un
passato cotanto glorioso, non si spetta questa,
lode eccellente! I Beckwith, i Gilly, i Brewin,
allri subirono coraggiosanientr le pene inlìille
dal barbaro tribunale; i^ltri rassegnaronsi a vedersi spogliali dei loro beni, additati e sfuggili siccome empi e maledetti. Le crudeltà
usate contro i prigionieri fiirono spinte a lale
eccesso, che ci manca l’animo di narrarie. Alcuni di essi riacquistarono un di la libertà, non
più la salute; scarni e pallidi come la morte,
consumali da’patimenti slrascinavansi a mala
pena; altri nelle stesse prigioni cadevano mietuti da orribili malori, ai quali davano causa
la fame, l’umidità dei luoghi, le sevizie degli
inumani custodi. — Girolamo Galateo dopo dieci
anni di reclusione, non ne usciva che freddo
cadavere.
(Conlinua).
4
i Bracebridge e tanti altri amici a uoi benevolenti , sono la catena d’oro che riunisce il
passato al nostro avvenire, la catena ammanitaci dalla divina Provvidenza. Quando essi però
ci dicono che ci amano a cagione de’ nostri
padri e che sperano di vederci camminare
sulle orme di quelli, noi, in loro, dobbiamo vedere non già degli uomini solamente, ma la
mano del nostro Dio che pure ha detto; «Non
abbandonerò giammai la posterità dei giusti ».
Preghiamo dunque affinchè non abbiano ad esser
deluse cosi grandi speranze, e perchè una cosi
grande responsabilità non sia indegna di noi.
JOIIAI B. GOUGH
Apostolo della Temperanzu.
Togliamo dal Semeur Canadien alcuni particolari sovra un uomo, si può dire, passato in un
giorno dalla morte alla vita spirituale. Non molti
anni or sono una mattina la città di Newbury, a
poche leghe da Boston, veniva traversata dal
giovane John B. Gough, che trovavasi in balia
della più furiosa ubbriachezza. Teneva una bottiglia d'alcool fra le mani, e se la recava ancora
macchinalmente alle labbra: sostenuto da un
esaltamento febbrile e schifoso, egli si trascinò
barcollando fino al cimitero. Colà giunto, si
lasciò cadere sulla prima tomba scontrata, e nel
suo delirio succhiò le ultime stille dell’atroce
liquore.
John voleva morire davvero ; s’era questa volta
dato all’ubbriachezza espressamente : infatti ne
aveva toccato l’ultimo periodo, e la vita andava
certo ad essere soffocata per l’azione deH'alcool,
quando un caso, in apparenza volgare, fu causa
di salvezza. Volendo quasi spremere la bottiglia
perchè ne uscissero le poche molecole del liquido aderenti al vetro, questo si ruppe sulla di
lui bocca e si ferì gravemente il volto; lo spargimento del sangue produsse in lui una reazione
salutare ; i vapori dell’ubbriachezza cominciarono a dissiparsi ; gli tornò il desiderio della
vita; pervenne ad alzarsi e a far qualche passo
fuor del recinto. Però le forze lo abbandonarono
e stava per cadere in grave pericolo, quando un
braccio lo trattenne, lo trasportò in una casa
vicina e ravvivò ben presto la di lui vita quasi
spenta.
Il salvatore di John B. Gough era uno dei più
zelanti propagatori di quelle società di temperanza che negli Stati Uniti, come iu Inghilterra,
sorsero, onde por argine all’esteso flagello dell’ubbriachezza. Per cura de’suoi novelli amici,
Gough qualche giorno dopo era alloggiato, assistito, guarito, risuscitato, e soprattutto spiritualmente.
Ricuperata la ragione e la fede, John giurò di
dedicare la propria vita a secondare i di lui salvatori nella generosa missione ch'eglino si proponevano : e tenne parola.
Egli prese il bastone dell’apostolo viaggiatore,
e colla forza che gli inspirava questo nobile
scopo, si pose a percorrere l’Ainerica, narrando
a tutti la sua caduta e il suo risorgimento, e dovunque predicando la temperanza, la sobrietà.
Non andò molto che si manifestò in lui un
dono fino allora ignorato; Gough divenne oratore; la sua convinzione suscitò la sua parola,
in guisa che uon tardò a riunirsi intorno a lui
una grande moltitudine entusiasta ed assidua.
John B. Gough è ora forse il più grande oratore popolare non soltanto dell’America, ma
eziandio di tutti i paesi dove una parola nobile
e coscienziosa è atta ad entusiastare. Che l’uditorio gli sia simpatico o no, che si vegga attorniato da cuori semplici, poco pregiatori degli
artifizi rettorici, o dalle intelligenze abituate ai
fiori di una eloquenza studiata, basta che Gough
faccia intendere alcuni accordi delle sue frasi
perchè tutti gli animi si commuovano, s’animino alla fiamma della sua parola semplice, ardente e persuasiva.
Due anni sono, Gough fu. chiamato a Londra
dalle società di temperanza per farvi delle predicazioni. Il successo è immenso; dacché vi si
trova egli fece udire circa 230 discorsi pubblici;
in una parola dopo che divenne apostolo della
temperanza, egli non conosce nè riposo, nè distrazióni ; la sua vita è un viaggio ed una applicazione continua. A spese delle società percorse,
non sappiam dire quante volte, l’Inghilterra, la
Scozia e le due Americhe, sempre premuroso,
infaticabile, trovando nuova lena nelle sue fatiche e nuovo zelo in ogni sua conversione.
A migliaia sono le famiglie che devono a lui
la prosperità, l’armonia, il benessere turbato
dalla funesta passione dell’ubbriachezza ,, che
rompe le affezioni, uccide le gioie domestiche
ed isola il disgraziato che n’è colto in un’atroce
brutalità.
John Gough è modesto come un vero apostolo ; compie la sua missione come un dovere
senza inquietarsi di ciò che dicono gli uomini.
Ciò che lo mantiene in questo sentimento di
modestia e d’abnegazione si è il convincimento
che ha d’essere stato salvato dalla morte per dedicarsi al bene morale e fisico de’suoi concittadini.
John B. Gough nacque in Inghilterra a Sandgate il 22 agosto 1817, passò in America in età
di circa 12 anni ; quindi ora ne conta trentanove.
IL FRUTTO SEROTLNO
Alcune volte un granello di buona semente,
quantunque cada in fertile terreno, per circostanze particolari, tarda a germogliare, ed il
frutto matura a stagione avanzata, ma la ricolta
non è meno sicura. Lo prova l’aneddoto seguente
narrato dal sig. di Pressensé padre, in una delle
assemblee religiose tenute or ora a Parigi.
« Un soldato vedendo un colportore distribuire
de’ Nuovi Testamenti, s’avvicinò a lui, esternando viva premura d’averne una copia, e l’ottenne. Non si tosto l’ebbe fra mani, che disse
al colportore; «Eccovi ben burlato, buon uom»;
« non pensate- già ch’io voglia leggere il vostro
« libro ; ne accenderò la pipa ». Il colportore gli
indirizzò allora delle serie parole, ma lo vide
allontanarsi in breve, e rimase sotto il peso di
tale minaccia. Scorse dappoi mollo tempo, ed
un giorno egli entrò in un modesto albergo dove
tutti giacevano uella desolazione; s'informò della
causa, e seppe che il figlio unico della casa era
morto al suo ritorno daU'armata. « Ma, vedete,
« esclamava la povera madre, ciò ohe mi con« sola si è che egli è morto nella pietà; leggeva
« sempre in un libro che certo mercante gli
« aveva dato, ed era assai contento. — Mostra« temi cotesto libro, vi prego », soggiunge il
« colportore; e gli fu recato un Nuovo Testamento, in parte lacero, sulla coperta del quale
si leggevano queste parole: Biceviito a...... il....
(v’era la data e il luogo della scena surriferita),
e più sotto questo altre; In prima disprezzalo,
vilipeso; poi letto, creduto, e trovata la mia salute !
ERRATA-CORRIGE
Nella Statistica che nell’ultimo numero abbiamo data dell’istruzione elementare negli Stati
Sardi, invece di ventisei sopra cento che sanno
leggere nell’isola di Sardegna, dicasi sei sopra
cento.
IV O '3T M K K e:
Roiw. —Leggesi quanto segue in un carteggio àeWOpinione. — Moriva in Roma, vittima di
una tisi, una giovinetta figlia di una signora inglese; moriva all’età di vent’anni, e la breve sua
vita, trascinata sempre in misera condizione di
salute, era stata purissima e conforme ai buoni
esempi di sua famiglia, che ormai non componevasi più che di sua madre, fatta tapina per la
morte di tutti i suoi cari ! Quanti conoscono la
madre la considerano veramente una povera
martire visitata crudelmente dalla sventura, e
quanti conobbero la figlia la giudicarono sem
fire un angiolo. E la povera madre alla sua desoazione trovava conforto nella fede della beatidine promessa alle anime pure, e a suo conforto
e a memoria della vita pura della giovinetta
morta, aveva fatto incidere sulla tomba di questa
il versetto di S. Matteo — Blessed are thè pure
in heart, for they shall see God — (Benedetti i
puri di cuore perchè vedranno il Signore).
Devo qui farvi avvertito che gli Inglesi hanno
il loro cimitero a Roma, e i morti vi sono come
in casa loro, e pareva perciò che dovessero almeno avere il diritto di avvolgerli in un lenzuolo a modo loro, e sulle lapidi inscrivere le
parole che più loro piacciono. Ma non è cosi;
la censura pretesca entra anche nel domicilio
altrui, anche in quello dei trapassati; ed ua bel
giorno, frugando e fiutando le tombe dei protestanti, s’imbattè nella lapide che portava il citato
versetto di S. Matteo. Irata, ordinò che la iscrizione fosse cancellata, perchè fuori del cattolicismo non vi può essere salvazione, e perché
gli eretici non possono nè debbono vedere il Signore (sic). Figuratevi che colpo fu quello per
la povera madre, che mentre disponevasi a lasciar Roma, divenutale insopportabile dimora,
dovè invece rimanervi anche qualche giorno per
impetrare che si rispettasse la lapide che copriva
l'ultima stanza di sua figlia ; ma noi potè ottenere, e solo dopo molti impegni e preghiere le
venne accordato di sostituire alla prima un’altra
lapide che portasse il versetto di S. Matteo, ma
dimezzato, cioè soltanto le parole ; Blessed are
thè pure in hearl... [Benedetti i puri di cuore...).
Vedete che non sono solamente cattivi, ma anche sciocchi, poiché permettendo quei puntini
di reticenza lasciano indovinare quello che
hanno soppresso; e d’altronde questo versetto di
S, Matteo è cosi noto, che a quasi tutti quelle
prime parole richiameranno in mente le altre
che lo compiscono.
Io non so capire come la potente Inghilterra
non sappia tutelare le tombe de’ suoi sudditi, ella
che domina i mari, che innalza la sua bandiera
sulle più lontane terre. A me poco importa del
fatto speciale che ho narrato ; quello che mi interessa è di dare a voi una chiara e precisa idea
di questo governo, perchè possiate poi arrivare
a capire quale vita debbasi condurre dai sudditi
dello Stato pontificio, sotto un governo che ha
per principio e per base I’intolleranìa.
firoNso Domenico gerente.
TORINO
PRKSSO IL DEPOSITO OKI I.IBRI RELHilOSI
Viale dol Re, N” 31
e presso i principali librai.
IL
ARABIA
NINIVE
COX C.MITK LIlOl-RAFICtir.
l‘rczKO l,n. f.