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Anno 124 - n. 7
19 febbraio 1988
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
POLITICA E CORRUZIONE
Le immagini della rivolta e
della repressione in Palestina
sembrano tragicamente innalzare il livello « visivo » dei nostri
TG, altrimenti costretti alle dichiarazioni ufficiali di rito in
ogni crisi di governo. Ma, la
settimana scorsa, un evento ancor più spettacolare si è prodotto.
Mercoledì, ore 13, RAI 2: le
iiiimagini, riprese dall’eiicottero
di una troupe televisiva che casualmente sorvolava Denver
(USA), ci mostrano un rapinatore che fugge in auto: fermato
però da un albero, egli prosegue a piedi, cerca di rubare
un’altra auto, poi sequestra un
ciimioncino e, ovviamente, il
s: o proprietario. Il commentatore RAI si premura di awisar( £ dell’eccezionaiità della sequenzs: tecnicamente, è vero, la quali fa è alta. Ma la fuga continua,
finché l’elicottero, avvisata la polizia, si posa tagliando la strada al camioncino; in pochi attimi esso è circondato dai tiratori scelti: anch’essi tecnicamente ineccepibili, lasciando illeso
il malcapitato automobilista,
freddano il rapinatore sotto una
gragnuob, li colpi. Anzi, non lo
freddai»erché poi gli riservano il rituale colpo di grazia. La
sera, al ' G3, si dirà che le immagini i commentano da sole.
E’ ver,; nella tragicità della
situ;;z.ii«ue era meglio non insistere sull’« eccezionalità » del
doci!!nento. Ma forse un altro
taglio lo si poteva fare: non era
forse impudica queU’immagine
dei colpo di grazia? Inessenziale per la cronaca, giacché, ferito a morte il rapinatore e liberato l’ostaggio, la vicenda era
chiusa, l’immagine calpesta la
dignità del morire, anche se a
morire è un delinquente. Che
senso ha avuto proporla? Ma
forse è questo ragionare che
non ha senso: forse è scontato
che il pubblico televisivo in
realtà non reagisce, oppure
prende l’iniziativa solo quando
si tratta di partecipare ai quiz.
Se così non fosse, governi e autorità ci penserebbero due volte prima di smentire, sfrontatamente fatti che tutti possono
vedere (un esempio è quello del
soldato israeliano che spara un
lacrimogeno all’interno di una
moschea, ma se ne potrebbero
fare molti altri): tutto è concesso allo spettacolo, anche a
quello della realtà. Non è così
per un film: venerdì sera, RAI
I: l’annunciatrice, nel presentare « C’era una volta in America », avverte che è riservato al
pubblico adulto.
Che ne dirà il ragazzino a cui
è stata negata la visione del
film di gangster?
Che il colpo di grazia al rapinatore si può vedere perché il
criminale ha fatto la fine che
meritava? O perché è un fatto
vero? Certo, 1 fatti del mondo,
per quanto tragici, non devono
essere nascosti al più giovani:
ma allora, per favore, non facciamone uno spettacolo. E, se
invece ci si mette nell’ottica del
cinema, ricordiamoci della regola d’oro del film classico
hollywoodiano: il buon regfista
deve sapere qual è il momento
giusto per « tagliare ». « C’era
una volta in America ».
Alberto Corsanl
Presi per la tangente
800 denunce all’anno per corruzione: sono principalmente i cittadini, soli di fronte all’apparato statale a farne le spese - Un dato strutturale e un pericolo per la democrazia
La « questione morale », in
questo periodo di crisi governativa, di « lobbismo » sfrenato sulla legge finanziaria, non gode più
di buona stampa. La trasparenza degli atti amministrativi, delle spese dei partiti e degli uomini politici, non fa più notizia.
I progetti di legge, che intendono regolamentare la trasparenza e la correttezza amministrativa e politica (ve n’è uno buono
dell’on. Valdo Spini) sono finiti
in fondo al cassetto del Parlamento e nessuno si decide a tirarli fuori.
Eppure qualche mese fa sembrava che fosse una questione
prioritaria... Intanto i giornali,
stancamente, ci informano di
nuovi casi di corruzione, di peculato e di concussione da parte
di uomini pubblici o preposti a
pubblico servizio.
« Dal 1870 al 1985 nono stati
denunciati circa 90.000 reati di
corruzione e peculato, e circa 160
mila reati di interesse privato in
atti di ufficio, omissione, abuso
di potere — nota Franco Cazzola, docente di scienza della politica all'Università di Catania
ed autore di una ricerca sulla
corruzione politica —. La media
annua di denunce per corruzione passa da 865 negli anni '80
del secolo scorso, a 808 nel periodo 1983-85. Per l’interesse privato si passa da circa 700 reati denunciati ogni anno ai circa 3.000
attuali ».
Dai dati emerge dunque una
prima considerazione: diminuisce la corruzione in senso stretto, mentre aumentano i corrotti in senso generale. Non possiamo infatti non considerare « corrotti » i responsabili di interesse privato in atti d’ufficio.
Ma se consideriamo le cose
in senso relativo, bisogna rapportare questi reati al fatto che
in un secolo la popolazione italiana è triplicata, che il numero dei funzionari pubblici è di
quindici volte superiore, che il
ruolo dell’intervento pubblico
nell'economia è molto maggiore.
Allora, se teniamo conto di tutto
questo, dovremmo dire che la corruzione demmciata è diminuita
percentualmente rispetto ad un
secolo fa. Ma la corruzione è
proprio diminuita?
«Se si guardano le regioni da
dove provengono le denunce, la
situazione è sorprendente — sono ancora parole di Franco Caz
zola —. La corruzione è crollata in assoluto in Sicilia, nel sud,
nelle regioni del centro Italia;
molto meno al centro nord e
al nord. Im. denuncia della corruzione quasi scompare in Sicilia: solo 74 casi l’anno; nelle regioni del sud continentale si passa da 540 a 230 casi annui. Proprio là dove l’intervento statale
è stato più ampio, dove la società civile è più debole, dove
i partiti, come organizzazione diffusa e radicata nel territorio, sono più fragili, la denuncia è latitante. Senza pretese di enunciazione di una legge ferrea, si
può affermare che quanto più
il cittadino è lasciato sólo, come
singolo individuo, di fronte al
potere pubblico politico, tanto
meno la cultura civica del ’’buon
governo", del senso dello stato
e del pubblico è presente, ma
probabilmente tanto più si diffonde la corruzione reale ».
A quanto ammonta oggi annualmente la pratica deH’ungere
le ruote? Una stima di Giuseppe
Pennisi, giornalista economico,
parla di almeno « un paio di
migliaia di miliardi » l’anno. Con
questi soldi si potrebbero costruire circa 100 ospedali di 100 posti
letto ciascuno!
A praticare la corruzione pare siano in moltissimi: uno studio del Formez narla addirittura del 40% di dipendenti pubblici come persone disponibili a
cedere alle sollecitazioni dei faccendieri.
C'è chi sostiene che la corruzione è ormai un dato strutturale del funzionamento dello stato e che la sua pratica — che
ha un costo — dovrebbe essere
contabilizzata come indispensabile all’economia. Attivare burocrati pigri, mal pagati, incaricati di gestire leggi incomprensibili, contraddittorie, serve per velocizzare il rendimento del denaro in tma società di mercato.
In realtà la corruzione è una
mina vagante per ogni democrazia. La corruzione, da quella spicciola del « baratto » di chi. per
esempio, paga l'usciere perché
porti lui la domanda in ufficio,
per evitare la coda allo sportello, a quella « sistemica » che vede coinvolta una serie di perso;
ne (dai decisori politici fino ai
funzionari incaricati dell’esecuzione dei lavori) implica infatti:
Gioito Gardiol
(continua a pag. 11)
LA FIDUCIA NELLA PROMESSA
Il dubbio cristiano
« Quando ebbe finito di dare le sue istruzioni ai suoi dodici discepoli, Gesù se ne andò di là per insegnare e predicare nelle loro
città. Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del
Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: Sei tu colui che
deve venire, o dobbiamo aspettare un altro? Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete.; i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i
sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato dì me! ».
(Matteo 11: 1-6)
Il dubbio messianico di Giovanni Battista è il dubbio cristiano, il dubbio che noi ci portiamo dietro e dentro dopo averlo esorcizzato durante il tempo
di avvento. Dubbio cristiano, non
ebraico. Gli ebrei non hanno di
questi dubbi; il dubbio del Battista è diventato certezza e dogma della fede ebraica: essi aspettano un altro messia! Il dubbio sulla messianicità di Gesù
può essere soltanto dalla parte
dei cristiani.
Ma è un dubbio che non è necessariamente sinonimo di peccato o di assenzA di fede. Il dubbio del Battista nasce all’interno della fede messianica: se non
avesse creduto nel messia, non
avrebbe dubitato... Il Battista
che dubita non è forse anche il
Battista che dice a Gesù: « Sono
io che avrei bisogno di essere
battezzato da te; e tu invece vieni a me?» (Mt. 3; 14)? Il dubbio
è realtà della nostra vita e dunque anche della nostra fede: noi
crediamo dubitando e dubitiamo credendo. In altre parole: vi
è in noi un dubbio che nasce
nella fede e che ha di mira una
fede più certa e matura e al tempo stesso vi è in noi anche un
dubbio che cerca di liberarsi dalla fede e vivere in piena autonomia. E’ la strada pericolosa
dell’indifferenza, dell’indecisione,
dell’eterna incertezza. Quanto
vorremmo liberarci definitivamente da ogni ombra di dubbio!
Eppure la consapevolezza della
nostra fede ci dice, al di là di
ogni imbroglio, che il dubbio ci
accompagna lungo l’intero arco
della nostra vita: è quella parte
di noi che non possiamo negare,
ma che ci è dato di controllare
e di ordinare, di combattere e
di vincere ogni qual volta lo Spirito ci visita e ci regala nuova
certezza e gioia nella fede.
Il dubbio di Giovanni non nasce dalla sfiducia nella parola di
Dio, al contrario, esso nasce proprio a partire da una piena fiducia nella sua promessa: il suo
dubbio nasce dalle opere che Gesù compie in quanto messia atteso. E’ la realtà presente del
messia in azione che mette in
crisi la fede nel messia della
promessa. Giovanni dubita perché scorge contraddizione tra la
parola della promessa e le opere
che il messia compie (e non compie). E’ vero, l’evangelo è predicato ai poveri, i miracoli non
mancano, ma... questo messia si
comporta in modo strano: dove
si manifesta il trionfo di Dio e
del suo Regno? E perché i prigionieri sono ancora dentro le
carceri? Che ne è della promessa di Isaia 61? In altre parole:
il dubbio nasce dentro la stessa
Scrittura, nel cuore delle promesse profetiche. L’unità tra parola
ed azione che il Battista si attende è contraddetta, il messia
in azione viene ad aprire l'interrogativo fondamentale proprio là
dove la fede nell’attesa sembrava certa ed indiscutibile. E’ anche l’esperienza dei discepoli, di
Pietro in particolare (Mt. 16: 1623!), l’esperienza della fede cristiana in ogni tempo.
Gesù mette in crisi ogni nostra attesa di lui: noi sappiamo
dubitare, non sappiamo attendere. Il nostro dubbio permane
perché siamo incapaci di scorgere i segni del Regno nella dimensione dell’umiltà e della debolezza, del piccolo e dell’ultimo.
Cerchiamo il messia dove non
c’è. Siamo noi stessi a crearci
questo vicolo cieco senza sbocchi e ad alimentare il dubbio.
E la risposta di Gesù che rinvia
alle opere sembra proprio li per
aumentare il dubbio all’ennesima
potenza. Le opere sono le opere,
sono quelle e non altre. Il Re
gno annunciato vive nelVum'ltà
e nel suo contrario: Dio si fa
trovare là dove nessuno si aspetta nulla, cresce dove nessuno osa
scommettere.
E chi poteva scommettere su
Gesù di Nazareth? Perciò « beato chi non si sarà scandalizzato
di me », beato chi sopporterà la
contraddizione, beato chi saprà
scorgere l’unità non apparente
tra parola ed opere in un itinerario messianico all'insegna dell’umiltà e delta debolezza.
Il venire di Dio non è un venire che viene a confermare ciò
che già sappiamo; egli viene per
mettere in crisi la nostra attesa, le nostre attese, perché sono
attese troppo umane, sono attese che devono fare l’esperienza
della conversione.
Vivere nel raggio della beatitudine promessa da Gesù significa però vivere nell’operosità, e
non neUa rassegnazione e nell’inerzia: significa vivere nella dimensione della scommessa sul
suo nome. Dire Regno di Dio significa dire attesa nell’azione, attesa nell’attività gioiosa e riconoscente. Perché non dire, con
l’ebreo Chouraqui: « In marcia
l’uomo che non si inciampa a
causa di me »?
Giovanni Battista è stato quest’uomo in marcia, simbolo di
un’attesa appassionata: un uomo
che ha dubitato, ma la cui fede
nel messia non si è dileguata
nel dubbio. Egli non è stato una
canna al vento: la sua fermezza
nella fede è già chiaramente delineata nel IV vangelo e sarà
successivamente interpretata in
questa luce nella storia dell’arte
cristiana (ad es. M. Griìnewald).
Ermanno Genre
2
commenti e dibattiti
19 febbraio 1988
I
COSE DI CUI SI PARLA
Il rito
Il carattere apparente del rituale e l’interiorità - La religiosità
come apparato di fronte alla forza dello Spirito - Solo un sospetto?
LE MALATTIE
VERGOGNOSE
Ceronetti su La Stampa
(Sussurri e grida: Fu la messa - 17.1.’88) è in vena di nostalgie: la nuova messa cattolica, quella, per intenderci, proposta da Paolo VI in
linea con le conclusioni del
Vaticano II, non lo soddisfa:
« Se entro in ima chiesa dove è in corso una messa, esco
quasi subito. Non sopporto
l’oltraggio liturgico (...) gli
altari spostati come fossero
tavoli da biliardo, » (...) « buttato il latino (...) nella spazzatura, » (...) « le traduzioni
del testo sacro da far racca
pricciare im asino, » mentre
i predicatori sono fatti scendere «dai pergami per avvicinare di più la messa alla
tavola rotonda », e si getta
« la scolorina sulla funzione
sacerdotale
A ciascuno la libertà delle proprie scelte e dei personalissimi gusti e non sarò
proprio io — irriducibile protestante che non riesce ad
assistere neppure per un istante persino alla nuova
messa, per motivi ovviamente opposti — a pensare di
poter fornire indicazioni illuminanti ad un cattolico:
ma non mi par proprio di
dover rinunciare a qualche
commento. C’è chi sente ed
avverte il sacro come ascolto di ciò che parla dentro
(Noli ire foras... in interiore
homine habitat veritas!) e rifugge perciò da ogni pompa
esteriore, da ogni rituale non
solo perché inutile, incapace
di aggiunte, ma anche perché disturbante, e preferisce
il silenzio — disadorno magari ma non distratto — del
cuore, vero tempio dell’Iddio vivente.
Se così è, è diffìcile capire
la teatralità del rito, la ripetitività liturgica, la pompa
dei paramenti, l’ingiusta distanza fra sacerdoti e fedeli, accentuata dall'uso di
una lingua ormai desueta
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Giuseppe iPlatone
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Longo, Plervaldo Rostan
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Bragaglia, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera EgidI, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
Il n. 6/88 è stato consegnato agli Uffici postaii di Torino il 10 febbraio
1988 e a quelli decentrati delle valli valdesi l’il febbraio 88.
Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Anziani. Antonio Kovacs,
Teofilo Pons. Bruno Rostagno.
(ma non siamo tutti sacerdoti, come dice Pietro?).
C’è di più: molto dipende
da un certo modo di intendere la religione come apparato, istituzione, tramite unico autorizzato fra sacro e
profano, umano e divino,
rottura dell’unico popolo di
Dio in fedeli di prima categoria, eletti agli uffici misteriosi, e di seconda, ai quali
è escluso il privilegio dell’ingresso « oltre la cortina ». Il
sospetto — forse infondato,
forse malevolo — è che chi
cerca la religione nel profumo dell’incenso — e nei sacerdoti senza scolorina, nei
riti e nei gesti teatrali e taumaturgici — forse crede poco alla presenza di Dio nel
cuore, alla onnipotenza dello
Spirito, che soffia dove vuole,
alla ricerca di Dio nel profondo della coscienza.
Ma forse, lo ripeto, la mia
è solo sensibilità sospettosa
di dissidente.
Certo è che il mio modo
di intendere il rapporto con
Dio è diverso: e nel mio culto a Dio, incenso, candele,
pompe sacerdotali e riti, sono solo vieti residui di paganesimo. Ho timore che il
chiasso dei profumi, dei colori e dei suoni, riescano a
soffocare la voce autentica
del Dio che chiama e urge
dentro.
Paolo Angeleri
UNA PROPOSTA
Evangelizzare
a Parigi
Evangelizzazione, accoglienza e
incontri saranno i momenti salienti della manifestazione organizzata dalla Mission Intérieure
della Chiesa evangelica luterana
di Francia a Parigi durante la
prossima estate, nei mesi di luglio ed agosto, nel Cloître des Billettes, del XIV sec., chiostro di
cui la Chiesa dispone nel cuore
di Parigi.
Oltre ad aprire le porte di un
chiostro la cui architettura dalla semplice grandezza è testimonianza di una fede vivente,
l'obiettivo è quello di portare il
messaggio dell’Evangelo ai turisti ed ai parigini. E’ l'occasione
per costituire intorno ad un’« équipe » francese un gruppo internazionale che viva la giornata in
comune (pasti, vita spirituale, vita culturale...).
La Chiesa si prende carico dell’alloggio e del vitto, mentre ciascuno si occupa del proprio viaggio. Naturalmente è necessario
parlare correntemente francese.
Momenti di distensione e pausa sono assicurati per permettere ad ognuno di visitare Parigi,
mentre la partecipazione attiva
alla vita del gruppo, (accoglienza
dei turisti, animazione delle serate, vita spirituale...) arricchirà questo soggiorno di esperienze interessanti.
Per ulteriori informazioni o
per iscrivervi scrivete senza indugio a: Mission Intérieure - 22, rue
des archives - 75004 Paris - Tél.
(1) 272 49 84.
Egregio Direttore,
ho letto a dir poco con entusiasmo
i due servizi sulla malattia a cura di
François Rochat.
Vorrei porre ora un problema; quello delle malattie cosiddette <• vergognose », quelle di cui non si iparla se
non con pochissimi intimi, come si
farebbe di un delitto segreto, di uno
scheletro nell'armadio.
Si parla tanto, a questo proposito,
dei sieropositivi. Ma ci sono malattie « vergognose » che già Gesù guariva duemila anni fa e che non sono
affatto sparite, nemmeno qui tra noi.
Sono affetta da una di queste malattie fin dall'adolescenza, tanto da esserne stata condizionata negli aspetti esistenziali più fondamentali: niente matrimonio, lavoro difficile, pensionamento precoce con conseguente precoce solitudine ed emarginazione dal.la vita attiva, per non dire di tutto
ciò che ho sofferto non dico su un
piano di rapporti (privati, ma persino
su un piano legale. Un medico fiscale mi disse una volta: <■ Lei si porterà il marchio di questo suo male per
tutta la vita». Il marchio: sì. Come
le prostitute tatuate sul braccio nei
secoli scorsi, come un internato di
Auschwitz, E che dire di un pastore
che, alla vigilia della mia entrata in
Chiesa valdese, ormai tanti anni fa.
mi consigliò di non parlare nell ambiente della Chiesa stessa del mio
male, non potendosene controllare le
reazioni dei miei futuri confratelli di
fede? E che dire del fatto ohe tuttora devo tacere, o mentire, facendo
credere (devo pur spiegare il perché
di certe mie impossibilità) di avere
una malattia diversa, appunto meno
» vergognosa » di quella di cui soffro,
senza la benché minima mia col(pa.
fin da quella che viene chiamata l’età dell'innocenza?
Non c'è solo la mia malattia. Quando ero giovane, una mia amica si ammalò di tubercolosi a 21 anni d'età.
Si era ancora nel dopoguerra. La abbandonarono tutti, compreso il fidanzato. Siccome ero rimasta io sola ad
andarla a trovare in sanatorio, mi sentivo anche rimproverare perché rischiavo, cosi spensieratamente, il contagio. Questa mia amica è poi guarita, si è sposata, ha avuto un ottimo
figlio ora adulto. Ma è rimasta per
sempre una donna profondamente infelice, senza fede, chiusa in se stessa,
senza amicizie, senza vita veramente
dotata di un senso.
E' rimasta come per sempre ammalata nell'anima, di una ferita che non
si è rimarginata mai più. E non è
stato certo per l'aspetto fisico della
malattia, per la semplice paura della
morte. Si parla appunto, tanto, di
morte. Ma c'è anche una morte dell’anima, mille volte peggiore per se
stessi, per gli altri e anche, credo,
per Dio.
Per questo vorrei che il dialogo continuasse, sul problema della malattia,
così come è felicemente (si fa per
dire) cominciato. Mi piacerebbe sapere cosa pensa François Rochat circa il problema da me posto (...).
Vera Buggeri, Cusano Milanino
La questione mi sembra dunque di
estrema importanza per le nostre chiese e meriterebbe certamente un confronto ed un dialogo molto serio sulla qualità e i limiti della interpretazione storico-critica che, onestamente,
non mi sento in grado di iniziare. Però, dato che personalmente mi trovo
in condizioni di estremo disagio di
fronte a studi biblici o sermoni che
travisano, in maniera che io giudico
intollerabile, la mia sensibilità e gli insegnamenti che dalla lontana infanzia
hanno fatto parte della mia personalità di cristiano, non posso fare a
meno di esporre anche il mio pensiero (...).
Penso che sia assolutamente necessario chiarire per tutti;
— Se ed entro quali limiti deve essere autodisciplinata l'analisi storicocritica, per rimanere un fatto religioso, accettabile e comprensibile per le
comunità.
— Se nelle nostre chiese devono
essere ancora tollerati, forse ancora
per poco, data la loro età media, i
credenti ancora legati ad interpretazioni fondamentaliste e a concezioni
pietiste. In caso positivo, il loro modo
dì sentire il Cristo deve essere rispettato sia nei sermoni che negli
studi biblici, e nelle nostre facoltà
teologiche dovrebbe essere insegnata,
in primo luogo, la deferenza verso le
opinioni religiose di tutti e dovrebbero, possibilmente, attuarsi confronti seri e paritari fra le diverse idee.
— Qualora si intendesse fare la rivoluzione, la si faccia; onestamente,
prima, la si dichiari in maniera formale. Sono certo che molti fratelli che
sentono Cristo in maniera diversa da
quello che risulterebbe il « dogmatismo ufficiale » preferirebbero, anche
se con immenso dolore, prendere una
decisione radicale, quale quella di trasferirsi ad altre chiese riformate, piuttosto che continuare a subire il ■> lavaggio del cervello e del cuore ».
Reto Bonifazi, Terni
ATTENZIONE
AL METODO
ISRAELE E I
PALESTINESI
Gentilissimo Direttore,
mi riferisco al garbato articolo « Come leggiamo la Bibbia » apparso sul
n. 3 del 22 gennaio, firmato da Alba
lazeolla Kovacs.
Mi rallegro prima di tutto con la
Sig.ra Kovacs per le sue esperienze
personali; evidentemente ha potuto
sperimentare, contrariamente a quanto
è successo a me, esposizioni storicocritiche misurate ed obiettive. DI certo la possibilità di conoscere, in maniera seria e serena, i collegamenti
storici di alcune esposizioni bibliche,
pur con tutti i limiti che anche la ricerca storica ha in sé, può aiutare
ad una migliore comprensione degli
eventi narrati dalla sacra scrittura.
Mi sembra invece non accettabile
che con tale dizione si nasconda troppo spesso un metodo di interpretazione sistematica dei fatti biblici che,
dietro una cortina fumogena di pensieri teologici ermetici ai più, giunga
a conclusioni più care alla politica
che alla fede.
Nel n. 49/87, ho letto l'articolo di
Alberto Cersani ■■ Negoziato per la Pa
lestina ». Vorrei chiedere all'articolista alcuni chiarimenti;
1) Di quale colpa l'imperatore romano Tito incolpò gli ebrei, per meritare
l'esproprio delle loro terre, il massacro del popolo, e la sua conseguente
dispersione nella diaspora delle potenze europee?
2) Dico questo perché, leggendo la
storia, si apprende che il popolo ebreo
era vissuto nella cosiddetta » terra promessa » per oltre 1000 anni tranquillamente, senza minacciare l'impero romano. E’ noto che l'ONU ha deciso
di far convivere la nazione ebraica coi
ipalestinesi, seguaci dell'OLP, come
due entità nazionali, libere, vicine e
indipendenti, sapendo che questa enclave ebraica di pochi milioni di abitanti avrebbe per vicini la massa
islamica di 700 milioni di fedayin, tutti
compatti nel combattere questa sistemazione.
3) Chi garantirebbe la sopravvivenza degli ebrei, in questo momento favorevole agli arabi perché possessori
delle ricchezze del petrolio? Ricordo
quanto disse un giorno il prof. Jemolo: se gli ebrei venissero tutti uccisi,
nessun europeo muoverebbe un dito in
loro difesa! Gli ebrei conoscono la
loro situazione nei riguardi dell'islamismo, in più sono condizionati dai
ricordi dell’olocausto! Ecco perché rispondono con durezza ai loro aggressori. Soluzioni ragionevoli ce ne
sarebbero molte, perché il mondo è
grande e potrebbe bastare a tutti, ma
alla resa dei conti, ognuno pensa ai
fatti propri! Giunti a questo punto che
tutto si basa sulla forza, se non si
metteranno d'accordo le grandi potenze, Russia ed America in primo luogo,
non sarà possibile venire ad una conclusione umana, ed il problema dei
confini e della sicurezza sfocerà In
un massacro, ohe rappresenterà la
vergogna per tutta l'umanità! Fin qui
si viaggia nelle buone intenzioni, e
tutta la situazione rimane invariata;
belle parole, e basta!
Il cristianesimo non ha certo le
carte in regola per esprimere giudizi e
condanne! Crociate, guerre di religione, deportazioni, torture, roghi, fame! E si potrebbe seguitare!
Guglielmo Sellar!, Torino
3
r
19 febbraio 1988
marta e maria
IN ITALIA
CEC 1988-1998
La
parola
e
alle
chiese
!l culto pasquale preparato dalle donne - Il
materiale informativo
Il Sinodo dello scorso agosto ha aderito all’iniziativa del Consiglio ecumenico
delle chiese di indire un decennio delle chiese di solidarietà con le donne (32/'SII
’S7) e ha espresso, con Vatio stesso, alcuni mandati.
La Tavola è stata incaricata di favorire l’inizio del
decennio stabilendo una dala comune. Ci è sembrato
che la data di Pasqua, con
cui parte il decennio per il
CEC, sia molto adatta e la
Tavola raccomanda perciò
alle chiese di dare particolare attenzione a questo inizio
nel culto di Pasqua.
Il Sinodo ha inoltre incaricato la Tavola di distribuire tempestivamente il materiale T": gico e informativo.
E' (j’jr'iuo sta facendo e farà
la (, ummissione donne e uomini nella chiesa, che dalla
Tavola ha ricevuto l’incarico
di occuparsi stabilmente di
qucsio argomento e che si
è già mossa prima ancora
che il materiale arrivasse da
Ginevra.
Infine il Sinodo ha chiesto
alla Tavola di valutare gli
scopi previsti dal CEC per
questo decennio e di determinare le priorità per la nostra situazione italiana. A tal
fine la Tavola ha chiesto un
parere alla commissione consultiva per le relazioni ecumeniche (come indicato nell’atto sinodale) e in base ad
esso seguirà il lavoro della
Commissione donne e uomini nella chiesa dandole i necessari indirizzi.
L’atto sinodale fa riferimento alla Tavola e a tutte
le chiese. Non ha tenuto conto che per i rapporti ecumenici le responsabilità fanno
capo distintamente a Tavola
e Comitato permanente dell'OPCEMI per le chiese metodiste. Lo ha fatto evidentemente per semplificare,
dando alla Tavola un incarico complessivo. Così lo ha
inteso la Tavola — in pieno
accordo con l’OPCEMI —
che si rivolge quindi, anche
per questa materia, a tutte
le chiese, valdesi e metodiste.
La parola è dunque ora
alle chiese, affinché l’adesione del Sinodo diventi lettera viva.
Franco Glampiccoll
Inizia il decennio
ecumenico di soiidarietà
delle chiese con le donne
Una risposta allappello biblico in favore della giustizia - L’adeguamento del programma
rispetto alle necessità delle singole realtà - Le priorità indicate per le chiese italiane
Il Consiglio ecumenico delle
chiese (CEC) ha deciso, l’anno
scorso, di lanciare un decennio
ecumenico di « solidarietà delle
chiese con le donne », « per rispondere all'appello biblico per
la giustizia e per un’autentica comunità di donne e uomini ».
Ha chiesto alle chiese di iniziare a Pasqua 1988.
Nei quattro evangeli le donne
sono le prime testimoni e le prime incaricate deH’annuncio del
messaggio della risurrezione di
Cristo. La direttrice del dipartimento « Le donne nella chiesa e
nella società », pastore Anna Karin Hammai', parla così del decennio: « La mattina in cui le
donne uscirono per recarsi alla
tomba di Gesù, non sapevano come avrebbero fatto per rimuovere il pesante masso che chiudeva
Ventrata. Ma andarono lo stesso,
senza avere trovato una soluzione al problema. Era la mattina di
un nuovo giorno, un nuovo inizio. E una nuova creazione ».
Ogni comunità locale, ogni
gruppo di donne, ogni organizzazione ecumenica è libera di stabilire le proprie priorità di lavoro
durante il decennio; ma il CEC
insiste su 3 punti essenziali:
a) La piena partecipazione
delle donne.
b) I loro modi di pensare e i
loro impegni a proposito di « Giustizia, pace e integrità della creazione ».
c) Il loro modo di fare teologia
e condividere la spiritualità.
Ogni paese è anche libero di
scegliere un tema particolare all’interno di quello più generale
(si possono trovare le prime piste della ricerca nel n. 4^13.11.’87
del nostro giornale).
Il CEC invita le donne ad inaugurare li decennio nella propria
comunità con un culto preparato
dalle donne a Pasqua.
A.K. Hammar osserva a questo
proposito: « Vi suggeriamo di
parlarne col gruppo femminile, al
vostro pastore e agli altri responsabili nella chiesa già fin d’ora,
per vedere come organizzare il
culto della domenica di Pasqua ».
« Sorelle, siamo felici per questa opportunità che ci vien concessa di lavorare con voi per la
vita, per la giustizia, contro tutte
le forme di oppressione della donna. Come donne, create ad immagine di Dio, battezzate in Cristo
e in una comunità libera da pregiudizi di razza, di sesso e di classe, noi sentiamo questo impegno
come il centro della fede cristiana. Tuttavia, noi sappiamo che
affinché il decennio ecumenico
non sia soltanto una vuota parola, è necessario adattarlo e organizzarlo secondo le necessità di
ciascuna realtà ».
Piano di lavoro
La commissione « Comunità
delle donne e degli uomini nella
chiesa », incaricata di dare suggerimenti riguardo al decennio, ha
accolto le proposte del CEC, e desidera rivolgersi, in questa fase
iniziale, a quattro gruppi di persone:
— Ognuno di noi è chiamato
ad entrare in questa ricerca, perché in tante parti del mondo, e
anche in gruppi religiosi cristiani
e non cristiani, le donne soffrono
ingiustizie, privazioni e in certi
casi perfino violenze, solo perché
sono donne.
— Ogni nostra chiesa è invitata a cercare il tempo per informarsi e riflettere, sostenendo le
donne e collaborando con loro, e
agire là dove lo ritiene necessario. « La giustizia inizia a casa ».
Non dimentichiamo che il decennio non interessa solo le donne
cristiane, ma tutte le donne.
— I consigli di chiesa, i concistori, i loro presidenti, sono invitati in modo particolare a prendere in considerazione il tema
suggerito per il culto di Pasqua,
a incoraggiare una donna o un
gruppo di donne a preparare il
culto, o una parte del culto, assieme al pastore, organizzandosi
in modo che possa essere dato
spazio a una donna nella predicazione o in un altro momento
del culto (unioni femminili, monitrici, predicatrici locali, donne dei consigli di chiesa, volontarie...)'.
—• Le unioni femminili e gli altri gruppi di donne impegnate
nella chiesa sono invitati ad accogliere un altro suggerimento
del CEC: incoraggiare le donne
ad esprimere le loro priorità, a
elencare i problemi urgenti, i loro bisogni, in modo visibile, ad
esempio attraverso lavori artigianali come foulard, striscioni,
poster... che possono contenere
messaggi verbali o non verbali
(ad esempio: cosa significa la solidarietà con le donne nella propria regione? Quali sono i principali problemi?).
Come pianificare ii decennio
localmente?
1 - Riflettere tra sorelle: quali
cambiamenti vorreste vedere realizzati durante U decennio?
2 ■ Che cosa potete fare voi
per realizzarli? Scambiate le vostre intuizioni e problemi. Cercate metodi creativi. Usate Bibbia, preghiera e canti.
3 ■ Cercate altre donne — e uomini — che possano coUaborare.
4 ■ Agite e riflettete sulla situazione finché troverete una soluzione.
La conclusione del decennio,
nel 1998. coinciderà con il 50° anniversario del CEC. « E’ per l’unità della chiesa e per l’unità del
genere umano che in quanto donne lottiamo ».
Marie-France Maurin Co'isson
' E' in preparazione per le unioni e i
gruppi italiani una traccia della predicazione che, unitamente ad aicune proposte di iiturgia e informazioni sul decennio, può essere richiesta al past.
Letizia Tomassone, Via Curtatone 2/5
- 16122 Genova.
ROMA, 12-13 MARZO: CONVEGNO FCEI
Maria, nostra sorella
Perché gli evangelici si interessano a Maria?
Per due ragioni: la prima
è che Maria è presente nei
testi evangelici; la seconda è
che nel nome di Maria si è
formata e si sviluppa
sempre più una religiosità
che trasfigura la Maria degli
evangeli e la rende simbolo
insieme equivoco e accattivante.
Quali letture sono legittime
e quali invece illegittime della figura della madre di Gesù?
Possono esservi punti d’accordo tra il « fenomeno niariano » e la pietà delle chiese evangeliche?
Anche come donna, e alla
luce delle ricérche femministe, la figura di Maria di Nazareth suscita nuovi spunti
di riflessione.
Con un uso onesto del metodo, nel rispetto per il peso
del tema e nell’ascolto reci
proco dei fratelli, le chiese
evangeliche desiderano con
questo convegno offrire una
sede di dibattito e di riflessione tesa a conferire a Maria il suo posto nel coro della testimonianza cristiana.
Programma
SABATO 12 MARZO
ore 9.15
Presidenza: Sergio Rostagno
Saluto della Facoltà di teologia (Paolo Ricca); Saluto
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (iYanca
Long); Presentazione del documento preparatorio « Maria, Cristo e la Chiesa» (Sergio Rostagno).
Ore 11
« Maria nello sviluppo delle
tradizioni cristiane. Come è
nata e come si è sviluppata
la devozione mariana » (Emidio Campi); Dibattito.
Ore 13 Pranzo.
Ore 15
Presidenza: Maria Sbaffl
Girardet
« Maria nel Nuovo Testamento» (Giuseppe Barbaglio);
Dibattito.
Ore 17.30
« Teologia femminista e mariologia» (Erika Tomassone);
« Maria e il concetto di mediazione » (Domenico ’Tomasetto); Dibattito.
DOMENICA 13 MARZO
Ore 9.15
Presidenza: Paolo Spanu
« Maria e la religiosità popolare » (Cesare Milaneschi);
« Il simbolo di Maria oggi »
( Letizia Tomassone ).
Ore 11
Presentazione di una bozza di documento finale (Gianna Soiclone); Dibattito e
conclusioni.
Ore 13 Pranzo.
Indicazioni
pratiche
• Quota d'iscrizione al convegno
(comprensiva della cartella di
documenti) L. 10.000.
• Costo del convegno per chi partecipa da fuori Roma L. 55.000
(comprende la quota d'iscrizione, 1 pernottamento e 3 pasti).
• Costo dei singoli pasti presso
la Facoltà L. 10.000.
• Il pernottamento avrà luogo a
Villa Betania, via Antelao 14,
tei. 890941 (Villa Betania è raggiungibile dalla Stazione Termini con l’autobus n. 36).
• Le prenotazioni, anche telefoniche, vanno fatte entro il 29
febbraio alla segreteria FCEI,
via Firenze 38, 00184 'Roma, tei.
4755120 o 483768.
4
fede e cultura
19 febbraio 1988
f
IL «PROTESTANTESIMO» FRANCESE
FEDI VIVENTI
Il messaggio evangelico
ad Antenne 2
Oltre
della
ì confini
cristianità
Storia, costume, confronti con la politica e con la cultura: una lezione di ricerca della libertà nella trasmissione sul popolo Karen
La televisione Antenne 2, da Parigi, è visibile dalla Toscana e
diventa per il nostro « Protestantesimo » un motivo di aiuto e
di confronto.
La trasmissione evangelica ha
luogo la domenica mattina, e
non alle nostre ore quasi antelucane. Si concreta nel quadro
delle trasmissioni religiose: IslEun, Israel, Ortodossia, Presenza protestante. Cattolicesimo. La
situazione francese è molto diversa dalla nostra: il numero
dei musulmani è altissimo, specialmente nelle zone meridionali
del paese, gli ebrei hanno una
percentuale inferiore a quella italiana, i protestanti, con i forti
gruppi nella regione di Montbéliard e nell'Alsazia ^Lorena, coprono la zona parigina con antiche e nuove comunità, i cattolici segnalano dei cali numerici
fra i laici e i non frequentanti.
Gli « umanisti », diffìcili da identificare, raggruppano gente che
si dice atea e gente che rifiuta
una definizione confessionale,
pur senza dimenticare la propria
origine.
Le trasmissioni religiose sono
consap)0voli della varietà dei problemi dei loro uditori. A chi si
parla? Come si stabilisce una
relazione, come si segna una
rottura? Qual è il problema della propria identità? Chi si vuole raggiimgere con un discorso?
Fermiamoci agli evangelici. Il
termine « presenza protestante »
comporta programmi di storia,
di costume, di confronto con la
politica, con la cultura. Alcune
trasmissioni si arroccano nel passato, direi troppo nel passato:
così la visione desolata dei villaggi abbandonati delle Cevenne
e del Massiccio centrale si accompagna a sospiri sentimentali poco persuasivi per le giovani
generazioni, senza riuscire a influenzare i ricordi delle persone
anziane. In alcune trasmissioni
si avverte un clima di evangelizzazione vecchio stile. La « presenza protestante » intesa come
quadro sentimentale rende meno incisivo il messaggio.
Fra le ultime trasmissioni sono state notevoli quelle sulla
CEVAA e quelle sulla diffusione
della Bibbia. Alcune volte mi è
sembrata più consapevole la volontà degli ebrei di spiegare in
termini culturali le loro tradizioni.
Eccezionale è stata la trasmis
sione del 13 dicembre. Due pastori interpellano due giovani inviati in Asia per meglio conoscere la storia di un piccolo popolo, in opposizione politica con
il governo birmano. Il pc^olo si
chiama Karen e vive praticamente in una continua guerriglia in
mezzo alla giungla, menando una
grama vita fra fiume, foreste,
villaggi distrutti o semidistrutti.
Questo gruppo sarebbe sorto, secondo la leggenda, da un bianco, che vi avrebbe p>ortato un
libro. Verso la metà del secolo
scorso la profezia si sarebbe
realizzata con un missionario americano. La Bibbia avrebbe ferméntete nella gente creando una
appassionata sete di libertà. Il
gruppo vive in un clima battistaavventista, con una notevole cultura biblica.
Nell’intervista il pastore Revet
fa rilevare la complessità del fe
nomeno nel tempo attuale, in cui
da un lato il protestantesimo
francese ricorda le guerre di religione del passato, e dall'altro
il messaggio, la vita e la morte
del pastore Martin Luther King,
che promuovono im forte consenso alla nonviolenza. Un cammino di fede è sempre un
cammino fra le spine. Né esiste
la possibilità di un immobilismo a limgo termine, capace di
annullare, solo perché immobile,
il clima di violenza che imperversa nella presente generazione.
Forse non sarebbe inutile mia
maggiore interconoscenza fra le
emissioni evangeliche in Europa.
Né è inutile l’esame del messaggio che oggi la chiesa di Cristo
deve annunziare e vivere. Un esame comunitario, attento ad un
Evangelo che non taccia fra le
molte voci del nostro secolo.
Carlo Gay
Da qualche anno l’interesse
del movimento ecumenico si
rivolge oltre i confini della cristianità. Si è iniziato con il confronto ebraico-cristiano e sono
sorti in molte città gruppi di
amicizia ebraico-cristiana. Questo sembrava abbastanza naturale, sia per le riflessioni alle quali 1’« olocausto » ha portato la
cristianità accidentale, sia per
la riscoperta delle « radici ebraiche » del cristianesimo.
L’interesse si è andato ulteriormente allargando verso l’Islam (la terza delle cosiddette
« religioni monoteiste », che hanno comune riferimento al Dio
di Abramo), e poi verso le altre
« religioni imiviersali », senza escludere il dialogo con coloro
che si dichiarano al di fuori delle
religioni.
Sorge in molti — anche nelle nostre chiese — la domanda:
E’ possibile questo? L’ecumenismo, che è sorto all’interno della
cristianità in vista dell’unità dei
cristiani, non perde la sua identità aprendosi a realtà diverse?
Il timore di molti è che si
svuoti il messaggio cristiano e
TORINO
Personale di Filippo Scroppo
Nelle opere del periodo MAC colori, luci e geometrie esprimono razionalità, coerenza, emozioni - La ricerca di nuove forme del "vedere”
Si è inaugurata il A
a Torino, presso la
febbraio
Galleria
Sant’Agostino in corso Siccardi
15, una personale di Filippo
Scropipo, che raccoglie le opere
del periodo M.A.C. (Movimento
Arte Concreta), dal 1948 al 1954.
E’ una serie di grandi oli che
si godono sia singolarmente che
nel loro sviluppo: partendo dalla rigorosa geometria dei primi
« Immagine nello spazio » (del
’49) o « Composizione orizzontale », scanditi nei colori piatti e
dissonanti, passando attraverso
l’espressione luminosa e solare
deU’intensissimo « Forme nello
spazio» del ’51, per approdare,
come una intuizione del nuovo
che presagisce il futuro, alle forme morbide e sfumate di « Viluppo nello spazio », che è del
’59.
si, quei lilla dati in spazi grandi, geometrici, con una pennellata piatta e piena. « Sono puliti, netti », osservava un altro
collega. Un po’ orecchiavo i commenti muovendomi da un gruppo all’altro della galleria, un po’
con domande li sollecitavo: « C’è
un rigorismo religioso valdese
nell’architettura delle forme ».
« Sì, ma c’è anche un libertarismo profondo e convinto ». « C'è
razionalismo, coerenza ». « Ma c’è
anche una luminosità tutta siciliana ».
gergli la mano.
« Devi amarlo » comandò scherzevolmente accanto a me l’anziano pittore. « Dobbiamo tutti
amarlo ».
Dobbiamo? Pensavo io guardando intorno la folla festosa.
E come fare altrimenti?
Piera Egidi
Il concretismo
« Cantano, i suoi colori », commentava, mezzo in piemontese,
un anziano pittore indicando
quei gialli, quei verdi, quei ros
In un angolo, seduto con accanto le sue stampelle, il maestro e patriarca chinava la bella testa canuta firmando paziente le copie del catalogo con una
frase attenta per ciascuno, con
un suo sorriso personale, dolce
e ironico, riservato ad o^uno.
Una folla festosa di allievi, colleghi, amici e visitatori si accalcava intorno a lui aspettando
il turno di felicitarsi, di strin
Abbiamo richiesto una breve
riflessione e commento critico al
pittore Eugenio Comencini, che
qui pubblichiamo.
Claudiana editrice
W. MARXSEN
La prima lettera ai Tessalonicesi
Guida alla lettura del primo scritto dei Nuovo Testamento
112 pp,, Lire 10,500, Coll. « Parola per l’uomo d’oggi ».
’Trad. M. Abate Leibbrand, ediz. a cura di B. Rostagno.
Commentario biblico.
GIORGIO BOUCHARD
I Valdesi e l'Italia
Prospettive di una vocazione
160 pp., L. 12.000, « Piccola Collana Moderna n. 58 »
Il senso di una presenza valdese in Italia negli ultimi 3 secoli. Il passaggio dal ghetto
alla componente sociale riconosciuta. I rischi dell’integrazione e le prospettive future.
Materiale di dibattito e riflessione per le chiese evangeliche.
LD
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
Giovedì sera, alla inaugurazin
ne della bellissima mostra di Filippo Scroppo, tutta incentrata
sul periodo dell’Arte Concreta
degli anni ’50, qualcuno rilevava una mia parentela artistica
con l’autore. Oltre all’amicizia e
alla simpatia che ci uniscono da
tempo e al fatto che da quattro
anni insegno alla Scuola libera
del nudo dell’Accademia Albertina, che Scroppo occupò per diversi anni prima di me, devo
confessare che soprattutto in
queste « composizioni » conchiuse e aperte insieme, dove il colore si fa luce e supporto di una
profonda ricerca pittorica, intrigante e stringata, ritrovo l’idea
base del mio insegnamento. In
questi dipinti, come seppur in
altro modo e con altro intento
in quelli del pittore Deluigi, che
ho avuto la fortuna di avere come insegnante alla facoltà di Architettura di Venezia proprio negli anni ’60, c’è una razionalità
ricca di indicazioni che va oltre
la pittura da « appendere » alla
parete e anticipa discorsi ancor
oggi attuali nella apertura verso nuovi spazi e modi di vedere
che sono nati dono gli anni ’70.
Il concretismo di Filippo Scroppo entra a pieno diritto nella
grande pittura europea, al di là
di quella regionale dei cespugli
alla Fontanesi (peraltro grandissimo nella sua epoca) che ancora si annida in molti studi di
pittori piemontesi e italiani.
Eugenio Comencini
si cada nel « sincretismo », cioè
che sorga una posizione religiosa derivata da un miscuglio di
idee basate sul compromesso.
Il problema oggi non è astratto, perché nel nostro occidente
la presenza delle altre religioni è
Un fenomeno che sta allargandosi e perché la presenza cristiana
in paesi a grandissima maggioranza di tradizione religiosa diversa pone oggi problemi nuovi, con raffermarsi della loro
sovranità politica.
Il problema che in molte situazioni diventa drammatico è
quello del reciproco rispetto e
tolleranza. E’ il problema delle
« conversioni » e dei matrimoni
misti, particolarmente nei paesi islamici. Molti di noi si ricordano certamente come era il
clima da noi quando tm cattolico si faceva protestante o sposava un coniuge protestante e
viceversa. Quale crisi nelle famiglie e nella società circostante! Non raramente venivano rotti i rapporti familiari e anche
di lavoro. Oggi questo non succede più, anche se rimangono
molte difficoltà. Immaginiamo
quello che succede in paesi di
radicata tradizione islamica. C’è
il peso di secoli di conflittualità,
ci sono problemi di cultura, c’è
anche il modo in cui l’occidente (con etichetta « cristiano ») si
presenta a questi popoli e l’insorgere di fondamentalismi nazionalisti.
Il cammino della pacificazione dei popoli è lungo ed irto
di difficoltà e nessuno può illudersi di percorrerlo velocemente.
Qualcuno si potrebbe chiedere perché devono essere proprio
i cristiani ad iniziarlo. In realtà
il dialogo fra le religioni e le
culture ha i suoi pionieri, come
li ha avuti il movimento iecumenico. I cristiani sono particolarmente impegnati.
Anzitutto — almeno per quanto riguarda la cristianità occidentale — perché hanno avuto
in mano il potere e ancora condizionano la vita degli altri popoli. Quale sarebbe l’atteggiamento dell’occidente verso i paesi arabi, se questi non avessero
il petrolio e, quindi, non condizionassero in modo notevole lo
sviluppo della grande industria?
Non possiamo valutare l’uorno
soltanto secondo il vantaggio
economico che ci può dare. Dobbiamo prenderlo sul serio anche nella sua realtà più profonda.
Ma in quanto cristiani c’è una
ragione più profonda, ed è l’Evangelo della grazia e della liberazione che ci è stato dato
mediante Gesù Cristo per tutta
l’umanità. Per questo è nostro
compito prendere l’iniziativa e
studiare i modi e le forme per
un rapporta pacifico e rispettoso. Il famoso incontro di Assisi
— pur con, tutte le riserve — è
stato positivo, quasi come atto
di riparazione, nella misura in
cui ha voluto essere un atto di
rispetto verso gli « altri », in vista di un futuro confronto, chiaro, ma sereno, con la rimozione
di quei fattori « non-teologici »
che gravano ancora nello stesso
confronto tra le confessioni cristiane.
Vogliamo concludere queste
osservazioni assicurando che
non c’è nessuna tentazione di
«sincretismo», ma soltanto lo
impegno di tendere al rasserenamento di un clima che ancora
oggi è molto teso e non giova
certo alla pace e alla collaborazione tra i popoli. C’è anche un
incipiente confronto « teologico », ma soltanto fra « pionieri »
di un dialogo che richiede anche
per noi una seria riflessione
sulla reale autenticità del nostro essere discepoli di Cristo.
Alfredo Sonelli
i
5
r
19 febbraio 1988
fede e cultura
A CONFRONTO CON I TELESPETTATORI
TORINO
A notte fonda: Ecumenismo
Protestantesimo in TV culture
Nonostante l’infelice collocazione oraria la trasmissione suscita
interessamento e reazioni da parte del pubblico anche non evangelico
Rivedremo « Protestantesimo »
a notte meno fonda? Il dubbio è
giustificato, dopo anni di amare
esperienze, ma l’impegno è ufficiale. In un incontro che si è
svolto recentemente fra i rappresentanti deirUnione delle Comunità Israelitiche, i rappresentanti della FCEI e il direttore di
RAIDUE, Locatelli, quest’ultimo
ha dichiarato che dal 20 febbraio
prossimo la trasmissione « Moda » sarà spostata al sabato e che
dal giorno seguente, domenica 21,
le due rubriche « Protestantesimo » e « Sorgente di vita » andranno in onda immediatamente
dopo il « TG sera ». Se son rose,
dice il proverbio, fioriranno, finora abbiamo visto solamente le
spine...
Eppure, anche tra le spine nasce talvolta qualche fiore. In questi mesi di programmazione a
cavallo o decisamente dopo la
mezzanotte, lo sconforto che si
coglieva fra gli evangelici non era
tanto « va in onda troppo tardi,
non riusciamo a vederla » quanto — giustamente — « è la nostra unica occasione di parlare
attraverso la TV, ma a quell’ora
chi ci vede? ».
Ebbene, incredibilmente, in
questo periodo non c’è stato un
silenzio totale da parte dei telespettatori, anzi in qualche caso
abbiamo avuto più reazioni del
solito. Vorrei illustrare uno di
ques?' . :i, anche per fornire
una Vi,:;a tanto un esempio dei
dive si tipi di persone che « Pro' testaiilesimo » spinge a scrivere.
La trasmissione risale al 15 novemlire scorso, una di quelle che
noi chiamiamo scherzosamente
« roloprot » e che presentiamo
come « mensile di attualità, cultura, vita evangelica».
Una trasmissione — a parere
dello staff — di livello medio, comunque non eccezionale: un’intervista al fisico Franco Dupré
sul « che fare » dopo il referendum sul nucleare; un servizio
filmato sulle nuove schede catechetiche prodotte dal Servizio
Istruzione ed Educazione della
FCEI, « 1-fl » sull’ora di religione nelle scuole e un festoso filmalo sulle celebrazioni di Fra
Dolcino.
La trasmissione inizia praticamente a mezzanotte (23,54). Verso mezzanotte e dieci va in onda
il servizio sulle schede catechetiche e il cuore mi si stringe al
pensiero che a quell’ora nessuno,
ma veramente nessuno si interesserà mai a un simile argomento.
Qualche giorno dopo, la sorpresa: gli indici d’ascolto danno una
cifra media di 244.000 decisamente alta per quell’ora. Poi, cominciano ad arrivare le lettere.
Quattro giovani di Sannicandro Garganico (Foggia) scrivono:
« Carissimi fratelli in Cristo, siamo giovani credenti che, a tempo
libero, ci piace evangelizzare dando opuscoli che parlano del nostro Signor Gesù Cristo. Spesso
ci è capitato di seguire delle trasmissioni dei vostri gruppi e ci
sono parsi molto interessanti ed
hanno toccato il nostro spirito
cristiano. Salutiamo tutti voi (...)
e aspettiamo con fiducia degli
stampati di diverso tipo (illustrati e non, paginette o libri di vangelo, ecc.)». E’ un tipo di lettera
non frequentissima, ma nemmeno ignota: evangelici, verosimilmente membri di chiese che non
fanno parte della FCEI, che vedono con interesse e simpatia
"Protestantesimo” e non hanno
altri canali che questo per entra
« Protestantesimo in
TV »: riusciremo a
vederlo prima della
mezzanotte?
re in contatto con le nostre comunità o col nostro materiale
stampato.
Altra lettera, completamente
diversa, anche questa di tipo non
sconosciuto ai nostri archivi. Viene da San Benedetto del Tronto
e dice tra Taltro (ma è molto più
lunga): « Il sottoscritto è un
’’vecchio lupo marxista” che come la sua compagna di fede e di
vita ha vissuto partecipe tante
lotte nel nome dell’ideale con il
Partito e il Sindacato, ha assaporato in vari modi la vita, soltanto ’’qualcosa” ha subito controvoglia: l’impatto con la religione,
intendo quella di stato e di Città
del Vaticano. (...) In breve, io sono tutt’oggi agnostico e la mia
compagna credo pure, certamente è anticlericale. Ora però dalla
nostra unione è nato un bimbo
maschio. Il battesimo Tha ’’subito” anche lui, ma io sono deciso a non cedere per gli altri sacramenti, se vuole quando sarà
in grado di capire sceglierà lui,
mi dico. (...) Non mi dispiacerebbe, se mio figlio dovesse essere
avvicinato alla fede, lo fosse in
modo graduale, così da poter alla
fine decidere da solo e nel caso
da non perdere di vista mai i
valori autentici della vita terrena, e nel segno del perseguimento di giusti ideali. (...) Se non vi
sono comunità in questa zona,
vorrei sapere se vi sono evangelisti (sic! ndr) che risiedono da
queste parti, con i quali magari
avere i primi contatti. Naturalmente prima vorrei rendermi
conto da vicino della vostra realtà (ho sentito difatti parlare anche di protestanti bigotti) ». Come spesso accade, l’autore della
lettera ci mitizza probabilmente
un po’ e la fama che ci precede è
forse eccessiva. (Curioso, però:
ha sentito dire che ci sono anche
dei protestanti bigotti. Dove saranno mai...?!). Ma nell’insieme
— onestamente — le sue aspettative mi sembra corrispondano
abbastanza a quello che è il nostro modo di essere e di vivere la
fede. Comunque, è un caso tipico
in cui la televisione apre il primo contatto, rilanciando alle comunità il compito dell’annunzio.
Lapidaria, ma testimonianza
inequivocabile di un ascolto non
distratto, nonostante la mezza
notte, la lettera di un telespettatore di Abano Terme (Padova):
« Vi prego di volermi inviare, a
pagamento, quanto da voi pubblicato sul catechismo compilato
dalla Chiesa Evangelica e se per
caso avete pubblicazioni su ’’Fra
Dolcino”, vi prego di inviarmele.
Per vostra conoscenza sono un
ex cattolico ora ateo alla ricerca di qualcosa ».
Altro tipo di lettera non infrequente, quella di telespettatori
che non ci conoscono e ci hanno
visti per caso. Questa viene da
Casalpusterlengo: « Da anni pensavo di rivolgermi a una comunità evangelica, ma abito in una
piccola cittadina tagliata fuori
dai circoli culturali e svolgo una
attività che mi lascia poco tempo libero (sono medico). Vi sarei
grato se mi poteste fornire notizie circa comunità evangeliche in
città a me vicine, e qualche indicazione bibliografica e di lettura biblica che mi possano iniziare ad un eventuale ingresso in
una chiesa evangelica ».
Infine, un biglietto di un telespettatore di Milano decisamente
insolito: « Desidero ringraziarvi
per quei pochi, troppo pochi minuti dedicati in TV alla vostra
rubrica. Sono un radicale iscritto e vi amo. Ho frequentato per
qualche tempo gli studi biblici
del pastore... (segue il nome, ndr)
di Milano ».
Cinque lettere costituiscono un
record, se si considera che la televisione, a differenza della radio,
non è un mezzo che induce a
scrivere, e se si tiene conto dell’ora notturna (ma quattro su
cinque hanno la data del 15.11, si
direbbero scritte la notte stessa,
dopo la trasmissione!). Per altro
verso possono sembrare poche:
« tutto quel lavoro per cinque
contatti? » qualcuno potrebbe dire. Ma, poche o tante, per me sono preziose, preziosissime: anche senza scomodare la parabola
del buon pastore, ci dicono questo: che dobbiamo curare sempre meglio le nostre trasmissioni, dobb'amo esigere con fermezza una collocazione oraria più dignitosa; ma anche nutrire fiducia
che sia « a tempo » sia « fuor di
tempo » se lo Spirito vuole può
soffiare nel nostro messaggio.
Renato Malocchi
La sera del 22 gennaio il prof.
Paolo Ricca, della Facoltà teologica valdese, don Carlo Collo,
della Facoltà teologica torinese,
e il rev. Gheorghe Vasilescu, della Chiesa romena ortodossa, hanno animato una manifestazione
promossa dal C.E.C. di Torino,
dal Centro Teologico e da numerose altre associazioni, fra cui
le Comunità cristiane di base,
con larghissimo afflusso di pubblico. Presiedeva p. Eugenio Costa jr, e tema del dibattito
era un libro recentemente pubblicato dalla SEI, Cristo nella
teologia africana, a cura di F.
Kabaselé, J. Dorè e R. Luneau,
con numerosi contributi di teologi e scrittori africani.
Spunto centrale del libro e degli interventi era il presupposto
che la domanda di Gesù ai discepoli: « E voi, chi dite ch’io
sia? » (Mt. 16: 15) venisse rivolta agli africani in quanto tali
e in quanto portatori delle proprie radici culturali. Ne scaturiscono nel libro temi come Cristologia del villaggio. Cristo come capo. Cristo come antenato
e figlio maggiore, Gesù maestro
d’iniziazione, Gesù guaritore?...
Dopo l’introduzione di p. Costa,
che ha esposto l’articolazione
e il contenuto del libro. Paolo
Ricca ha imperniato la prima
parte del suo intervento sulTinteresse, nel corso della settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani, di un testo che anziché
insistere sul tema abituale dei
rapporti fra le confessioni cristiane occidentali, lascia da parte l’ecumenismo confessionale
per considerare l’ecumenismo
culturale, imposta il dialogo non
fra confessioni che hanno tanto in comune, a cominciare dai
Concili cristologici, ma fra queste e un mondo diverso ed estraneo a tale formazione. Libro contestato perché rimette in questione Tidentità di Gesù, quindi
il dogma. Ma la domanda di Gesù legittima tale impresa: è proprio della libertà di Gesù e degli africani di uscire dal solco
storico. Quanto alle caratteristiche che tale diverso fondamento culturale manifesta. Ricca sottolinea come in Africa, nella sostituzione del codice semantico
per esprimere Cristo, al « credo »
si sostituisca « crediamo », si dissolva il fondamento storico del
pensiero ebraico, sia messa in
questione la tradizione missionaria — che parte dai padri apologeti — di considerare Cristo
compimento di ogni diversa religione, sia implicato il rapporto fra la liberazione culturale e
quella politica: tutte difficoltà
che peraltro stimolano nell’ecumenismo una mentalità veramente dialogica.
In un certo senso opposto e
complementare è stato il discorso di Carlo Collo, che ha man
mano esplorato la pòssibilità della trascrizione nella dogmatica
cristiana occidentale delle proposte interpretative africane.
Non senza però rilevare come
l'esigenza da cui parte il libro
sia Tincomprensione degli occidentali verso Tuiomo africano;
come la risposta alla difficoltà
di accogliere Cristo nelle culture africane debba andare nella
direzione di non perderne di vista il mistero; e come l’Africa
stia riuscendo a far sorgere una
cristologia provocante, che fa
esplodere le nostre concezioni,
rinnovando' e ravvivando il senso' delle antiche dispute.
Il rev. Vasilescu ha messo in
evidenza la peculiare posizione,
nei confronti di un testo come
il presente, dell’Qrtodossia, non
missionaria ma tradizionale, anch’egli però rilevando quei concetti che stimolano la riflessione sulle nostre posizioni e ne
consentono una migliore presa
di coscienza.
Breve è stata la successiva discussione, ma certamente i presenti hanno ricavato un’impressione profonda dalle cose udite
e si sono disposti ad approfondirle con la lettura.
Augusto Comba
ROMA
Maria nel pensiero
protestante
E’ interessante il fatto che il
gruppo ecumenico della parrocchia di Cristo Re 'abbia chiesto
di dedicare uno dei suoi incontri culturali al tema di Maria
e della mariologia da un punto
di vista protestante.
Gianna Sciclone, invitata a parlare sul tema, davanti ad un
buon pubblico, ha fatto osservare anzitutto la vastità del tema il quale coinvolge il nostre
rapportarci a Cristo, il rapporto
fra uomo e Dio nell’ambito della salvezza, il significato dell’avere, in ambito cattolico, trasferito i titoli, dati dalla chiesa
primitiva a Cristo, su M’aria.
La figura di Maria, forse per
posizione polemica, ha finito, in
ambito protestante, col non: aver più alcuna rilevanza. Solo
in questi ultimi tempi, per la
spinta del movimento ecumenico, alcuni teologi hanno ripreso
una riflessione sul tema mariano. Bimane il fatto che in ambito protestante, sia nel culto
sia nella pietà, Maria non ha
alcun posto. D’altra parte, avendo come fondamento della fede
il «sola Scriptura», appare chiaro che dai soli testi biblici Maria è avvicinabile a tutti gli al
tri discepoli, con le sue luci e
le sue ombre. Lo stesso « fìat »
(sia fatta la tua volontà), su cui
lavora tanto la teologia cattolica, non. è diverso da molte 'altre confessioni di ubbidienza di
profeti e discepoli. Maria, per
noi, rientra in questa umanità
di cui la Scrittura dice: « Ogni
carne è come l’erba... », « Tutti
hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ».
Porre una creatura come Maria in un posto speciale minaccia di ricreare una autoidolatria
dell’uomo. La mariologia è nata
come difesa dei dogmi riguardanti Cristo. Maria nella sua
umanità, madre di 'Gesù, si può
capire, ma nel cattolicesimo non
è diventata essa stessa divinità?
Ma anche nel suo aspetto umano essa non può sostituire Gesù Cristo: di lui è detto « Ecce
homo », ecco l’uomo, il vero, 'autentico uomo. Tuttavia si riconosce che nel protestantesimo
sarebbe utile una seria riflessione riguardo a Maria ed a quelle che essa possa esprimere, come donna credente, nell’ambito
della fede evangelica.
Franco Sommanl
6
6 prospettive bìbliche
19 febbraio 1988
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
PECCATORI,
AVETE IL MIO
CUORE
Anche in Italia si è accesa, o riaccesa, di recente la discussione sui trapianti di organi: quali siano leciti, e fino a che punto. E’ sempre più
aperta, e urgente, la questione della bioetica, fino all’ingegneria genetica
(il caso limite, finora, e più sconcertante: due coniugi concepiscono una
creatura e ne procurano l’aborto, per utilizzare suoi organi per un altro figlio, menomato! Ma se ne vedranno altre...). Si è aperto così, anche per la
fede, un campo di riflessione, di azione e, talvolta, dì resistenza, per « non
conformarci » supinamente « al presente secolo », per « esaminare ogni
cosa e ritenere il bene » e rifiutare il male. Ma oggi, più che affrontare
la questione di fondo, vi proponiamo di risentire al vivo il nostro testo di
Paolo, a confronto con l’articolo semiserio, ironico, surreale comparso in
occasione di questa discussione su un quotidiano, e di cui riportiamo
uno stralcio. Più « Bibbia e giornale » di così...
a cura dì GINO CONTE
« ...difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per
una persona buona uno avrebbe il coraggio di morire; Dio
mostra invece la grandezza del
proprio amore per noi in questo: mentre eravamo ancora
peccatori. Cristo è morto per
noi ».
(Romani 5: 7-8)
sì, a quell’altro invece no, renderebbe di fatto il dono impossibile, inattuabile, nella nostra società di mas
sa.
La nostra moralità
« Antipatico, non avrai il mio cuore! » — ironizza l’articolo; ma sappiamo bene che la caricatura non
cambia le cose, se è fatta bene: ne
accentua i tratti, affinché ciò che si
vuole sottolineare balzi più evidente. Ci possiamo forse ritrovare senza difficoltà nelle domande e negli
scatti di rivolta dei nostri due umoristi-moralisti. Vorremmo davvero
aiutare gente come Hitler, o Pinochet, o Khomeini etc. etc., a prolungare la loro esistenza grazie a nostri
organi? Lasceremmo volentieri il nostro cuore a un torturatore o a uno
stupratore?
Istintivamente riteniamo moralmente giusto preservare e difendere
il nostro diritto a disporre del nostro
corpo e delle sue parti, anche dopo
morti. Vien fatto di pensare — non
abbiamo dimenticato il «1984» di
Orwell — a ciò che potrebbe fare di
noi, anche dopo morti, uno Stato totalitario che, dopo aver preteso di
"possederci” e usarci anima e corpo,
in vita, trovasse vantaggioso — e
dunque dichiarasse "morale", e obbligatorio — il servirsi del nostro
corpo anche da morti, magari a fini
umanitari, per trapianti in serie, oppure per trasformarci in fertilizzante
ad alto valore organico, o in fonte organica di energia...
Eppure, nei suoi termini ironici e
surreali, questo articolo ci mette a
nudo; in esso ci ritroviamo, nell’intimo. In tutti i sensi noi cerchiamo di
manifestare simpatia, amicizia, amore, di offrire aiuto, anche quando ci
costi, a chi riteniamo degno, meritevole. Sappiamo bene come siamo: se
qualcuno ha carpito la nostra buona
fede, non è stato schietto con noi, ci
ha ingannati, è finita: con noi, ha
chiuso.
Anche nei casi estremi — pensiamo all’umile e grande sacrificio di
Salvo d’Acquisto, il giovane carabiniere che si era dato in ostaggio, e
alla morte, per salvare un gruppo di
ostaggi civili, prendendo il loro posto
davanti al plotone di esecuzione —,
ci può forse essere chi sia disposto
a morire non solo per degli amici,
ma anche per degli sconosciuti, in
quanto esseri umani: ma per dei
malvagi, dei disonesti, dei crudeli,
dei violenti, dei nemici, no.
La nostra "moralità” non arriva a
tanto. Vi sentiremmo qualcosa di immorale, in fondo. Forse questo è per
noi il limite.
Ma Dio non è così!
O si dà, o non si dà
Pure, anche su questo piano, le cose non son così semplici e facili. Si
pensi a quella parte di noi così vitale che tanti primitivi, e l’Israele
biblico, hanno identificato con la vita: il nostro sangue (e chissà che anche i nostri due umoristi-moralisti
non abbian già dovuto o non debbano, in avvenire, ricorrere a qualche
trasfusione: la condizioneranno a un
certificato di simpatia del donatore?). O si dona, o non si dona. Un
dono condizionato, a questo sì, a
quella no, a un dato tipo di persone
Antipatico, non
avrai il mio cuore
In un articolo di questo titolo, su « La Stampa »
del 17.1.1988 la nota coppia della penna, Frutterò e
Lucentini, reagiva con umorismo surreale al dibattito sui trapianti di organi. Eccone uno stralcio:
...« Perché mai un simile personaggio dovrebbe campare
altri cinque, altri dieci anni grazie al rnio fegato, alla mia
milza? » — ci dicemmo con un grido di rivolta.
E subito si presentarono alla nostra immaginazione dozzine, centinaia di persone, intere categorie di persone, alla cui
sopravvivenza, non ci sentiremmo assolutamente di contribuì*
re con i nostri organi. Dagli spacciatori di droga ai picchiatori
di moglie e figli, dai fanatfci d’ogni specie, fazione, religione,
agli impiegati, uscieri, centralinisti, guardamacchine che ti trattano come un verme fastidioso. E ci raffigurammo ospedali pieni di guidatori prepotenti e botfegai ladri, corsie gremite di deputati senatori, portaborse, assessori, manutengoli varij tutti
lì paliidi, irti di tubicini, ad aspettare ansiosamente l'elicotlero recante un nostro occhio, magari 150 grammi del nostro
cervello. Eh no, cari! .
In realtà la legge dovrebbe preoccuparsi di mettere il donatore (o chi per lui) in condizione di sapere, di scegliere.
Ogni cittadino dovrebbe girare munito di una specie di Certificato di simpatia, con testimonianze e attestati della famiglia,
degli amici e dei colleghi di lavoro (...).
...Uno avrà pure il diritto, a noi sembra, di non voler avere niente a che fare con certa gente, nemmeno da morto.
Carlo Frutterò
Franco Lucentini
giusto, ma forse per una persona
buona, retta, qualcuno avrebbe il coraggio di morire.
Dio invece mostra la grandezza
del proprio éimore per noi in questo:
mentre eravamo ancora peccatori.
Cristo è morto per noi ».
Peccatori, questo eravamo
e siamo
E gridiamogli grazie! Se Dio avesse
vissuto e vivesse secondo la nostra
"moralità”, se i suoi pensieri fossero
i nostri, e si comportasse come ci
comportiamo noi (cfr. Isaia 55: 8 s.),
per noi sarebbe finita, e da molto.
Se Dio avesse intitolato la sua Notizia: « Egoista, incredulo, ribelle,
non avrai il mio amore, non avrai
mio Figlio, né il mio Spirito, non
avrai la mia vita », non sarebbe più
stata la Buona Notizia, il gioioso
Comunicato. Sarebbe la notizia giusta ma cruda che per noi è finita, prima o poi; che Dio ci tratta come ci
meritiamo. Nelle nostre vite Dio vede ben più neU’intimo di quanto
scorga il moralista più acuto. E in
noi non c’è proprio nessun motivo
che lo attiri e lo leghi a noi, lo coinvolga a salvarci, lo impegni ad amarci, qualunque prezzo gli costi.
« A stento uno morirebbe per un
Peccatori. Con almeno una vena
di disonestà, un’ombra di menzogna,
o di mezza verità, una vena impura,
un fondo di orgoglio, di violenza.
Specchiamoci nei bambini, che ancora non son levigati (esteriormente)
dall’educazione, ancora non mascherati daH’ipocrisia... Non che l’educazione e una certa ipocrisia non aiutino a convivere, ma sono appunto il
segno del nostro peccato, di quanto è
forte, e radicato; non possiamo essere lasciati alla nostra "naturalezza”,
con buona pace di... Rousseau! E se
Gesù avesse dato come esempio i
bambini non per la loro presunta "innocenza” (chi ci crede?), ma per la
loro almeno iniziale "nudità”? Peccatori: di un’incredulità sempre risorgente, e che si manifesta in disubbidienze esteriori e interiori sempre ripetute. Peccatori religiosi: desiderosi di avere Dio, la sua potenza, la sua
pazienza, il suo amore a nostra illimitata disposizione; abilissimi invece nello schivare ed eludere la sua
esigenza — di amore! — di averci al
suo servizio. Peccatori: capaci di trasformare il bene in male (contraffazione dell’agire di Dio!), la generosità in segreto orgoglio, (« non sappia
la tua destra... »), l’amore in volontà
di possesso, il dono in strumento magari inconfessato di dominio, la religione e la pietà in segreta rivolta e
incredulità, il culto in ipocrisia...
Davanti a Sodoma, ignara dell’apocalisse, Abramo ha pregato e
pregato, intercedendo a lungo perché Dio non distruggesse la città
corrotta, non facesse perire insieme
giusto e ingiusto; ma non c’erano
nemmeno 50 giusti, nemmeno 20,
nemmeno 10. Nemmeno uno. Non
c’è mai nessun giusto, nemmeno uno
(Romani 3: 10). Nemmeno 1’« ultimo
dei giusti » lo è, fuori dal romanzo.
L’amore di Dio, che alla fede si manifesta nella morte e nella risurrezione di Gesù, non ha in noi alcuna
base, alcun presupposto o aggancio.
Il vero ravvedimento è capire questo; cominciare a vivere con questa
coscienza. E allora esplode lo stupore riconoscente e adorante: « Dio
mostra la grandezza dell’amore che
ha per noi proprio nel fatto che Cristo è morto per noi quando eravamo
— e siamo — ancora peccatori ».
Come a Zaccheo..
Eppure..
Peccatori, così, e negli infiniti altri
modi (l’ingratitudine: dimentica, o
recriminante, o rivendicativa, sempre così cieca!) in cui lo siamo stati
e lo siamo — eppure Cristo è morto
per noi. Non solo a causa nostra, ma
al nostro posto e affinché ci fosse
schiusa, grazie al suo sacrificio, la
possibilità di vivere, ci fosse donata
vita esuberante, in un avvenire che
già oggi — dopo Cristo — pùò e deve
essere caparra e segno.
Come a Zaccheo sulla piazza di Gerico, anche a noi Dio non ha posto pre-condizioni, clausole capestro,
non ci ha fatto firmare — e attuare
— impegni preventivi; Gesù ci ha offerto da parte sua, a prezzo della vita
(e proprio quest’atteggiamento ha
innescato il processo che lo ha liquidato), la sua comunione, oggi e per
un domani durevole.
Certo, la salvezza è davvero entrata in casa sua quando Zaccheo ha
cominciato a tirare le conseguenze
del dono di Dio. E la vita che Dio ci
offre in Cristo senza alcuna condizione, diventa nostra carne e nostro
sangue, entra nella nostra casa, nel
nostro lavoro, nei nostri rapporti
umani, nella nostra reale esistenza,
insomma, quando cominciamo a
trarre le conseguenze del dono di
poter vivere nell’atmosfera ossigenata, vitale di questo suo amore.
Sì, r "immoralità” di Dio che non
ci tratta come ci meritiamo quella "immoralità” che ha tanto scandalizzato nel comportamento divino” di Gesù — butti un po’ per aria
la nostra "moralità” verso gli altri.
Ci renda meno calcolatori nel misurare la nostra solidarietà e pazienza
agli altri. Meno calcolatori nell’assegnare magari, in morte, il nostro muscolo cardiaco. Se vale ancora qualcosa.
Gino Conte
7
19 febbraio 1988
obiettivo aperto
REPORTAGE DALLA STRISCIA DI GAZA
I RAGAZZI CHE TIRANO LE PIETRE
Nascosti fra i detriti, i giovani palestinesi spiano quanto avviene nelle strade - La repressione che colpisce anche
donne e bambini - Il coinvolgimento del fattore religioso nella ribellione - Fino a che punto arriverà la lotta?
Raphaël Aubert, della radio
svizzera romanda, si è recato a
Gaza e in Israele nei giorni
scorsi e ha scritto per « La vie
protestante » alcuni flash che riportiamo qui appresso, ad ulteriore testimonianza di quella
drammatica situazione.
...Siamo nella «striscia» (l’autore allude alla striscia di Gaza):
un nome inventato da un diplomatico comodamente installato in qualche ufficio, per designare questo stretto lembo di
terra, 341 km^ lungo il mare,
incastrati fra Egitto ed Israele,
dove si ammucchiano qualcosa
come 600 mila palestinesi, giunti in maggioranza nel 1948 (ndt:
dopo la proclamazione dello Stato di Israele). E lì che, dopo
vent’anni di giogo israeliano, è
cominciata la rivolta, il 9 dicembre scorso, quando le prime pietre si sono abbattute sugli autoveicoli militari, ed in cui vi è
stato il primo morto, il primo di
una lunga serie.
Questi « ragazzi di pietra », come vengono ormai chiamati dai
mass media, hanno un’età che
vana dai tredici ai quindici anni; alcuni sono più grandi, ma
tanti altri sono ancora più piccoli: è impossibile non notarli,
man mano che ci avviciniamo
ai .sobborghi di Gaza. A gruppi
di Ire, di quattro, di dieci, spiano qualsiasi veicolo e dobloiamo
destreggiarci fra mucchi di pietre, di bidoni e di pneumatici
(a volte incendiati) che sbarrano il passaggio. Sopraggiunge
un mezzo israeliano ed i sassi
cominciano a volare. Se una
pattuglia si sente bloccata o se
rischia di essere circondata, la
parola passa alle armi e sovente si compie un dramma.
Beach Camp, il Campo della
spiaggia. Una bidonville con
straducole in terra battuta, con
gli scarichi a cielo aperte e dalla sporcizia ripugnante, prolungamento tentacolare della città
di Gaza. Qui vivono 50 mila persone. Mentre ci viene offerto un
caffè fatto su un braciere, un padre racconta del figlio ammazzato nei giorni scorsi: «Ne ho altri
tre da dare», dice. Improvvisamente sopraggiunge una irrespirabile ventata di gas lacrimogeni. E’ un elicottero che li sparge, come ogni giorno. « Perché?
Qui ci sono solo donne e bambini ». La nostra interprete, Nadia, una palestinese di trenta
anni di Gaza, precisa: « A Gaza
non si vive meglio: tutti soffrono, tanto i poveri quanto i ricchi. Il mondo intero ci ha dimenticati, ivi compresi i paesi
arabi. Noi desideriamo solamente imo Stato per poter vivere in
pace con Israele ».
Ritorniamo a Gerusalemme.
Migliaia di musulmani del quar
tiere Est convergono sullo spiazzo antistante le moschee. Sono
forse 30 mila. La voce dello
sceicco si innalza per denunciare i «perpetuatori di iniquità»
che la giustizia di Dio raggiungerà. Gli israeliani non vengono mai nominati, ma tutti capiscono. Terminata la funzione,
la gente sfolla lentamente, mentre migliaia di voci scandiscono:
« Col nostro sangue, con le nostre
lacrime libereremo la Palestina »•
I soldati israeliani, coi mitragliatori a spalla ed i manganelli alla cintura, cominciano ad innervosirsi. Ma, a parte qualche
scontro e lanci di gas lacrimogeni, la cosa non ha un seguito.
« Siamo sorpresi da questi disordini », ammette il laburista
Aaron Narmies, vicepresidente
della Knesset (ndt: il Parlamento israeliano). Egli ricorda che il suo partito reclama da
parecchio tempo la riunione di
una Conferenza internazionale.
Che cosa ne pensa della manifestazione di solidarietà del
21 dicembre scorso da parte degli a.rabi israeliani? « La cosa
ci preoccupa, ma bisogna anche
considerare che sono palestinesi. Non bisogna però dimenticare che durante 40 anni hanno
vissuto accanto a noi senza problemi ».
E’ sabato. Sciopero generale
dei commercianti arabi. Geru
salemme Est assume l’aspetto
di una città morta. « Abbiamo
iniziato il boicottaggio di prodotti israeliani; poi chiederemo
alle popolazioni dei territori occupati di non pagare più le tasse .», spiega Hanna Siniora, redattore capo del quotidiane palestinese « Al Pajr » (ndt ; arrestato cinque volte, e poi rilasciato, Siniora è un autorevole e
sponente dei moderati palestinesi, fautore della trattativa e
del metodo nonviolento). «Fino
a che punto ritenete di portare
avanti la vostra lotta? » gli chiediamo. « In India — risponde
— la cosa è cominciata col boicottaggio del sale, ed è finita
con la partenza degli inglesi».
Raphaël Aubert
(trad. di Roberto Peyrot)
Il congresso del « National Religious
Broadcasters » apertosi con il saluto augurale dello stesso presidente Ronald Reagan, che controlla il 75% delle trasmissioni rel'V' e radio-televisive e che ha
un rub , di 40 milioni di ascoltatori,
si è ' < . luso a Washington mercoledì 3
febbra o con una mattinata di preghiera
in onore di Israele, alla quale ha partecipato tra gli altri l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Mosè Arad. Ancora una volta, durante l’annuale convention,
è emerso il fatto che Israele rimane il
più glande amico degli Stati Uniti e « il
fermo baluardo all'espansionismo sovietico e al terrorismo nel Medio Oriente ».
Ma nel coro delle lodi tributate dall’organizzazione cristiana più conservatrice
d’America c’è stata anche qualche nota
stonata. « Perché i cristiani americani —
ha scritto il predicatore Michael Kavas
— dovrebbero continuare ad onorare una
nazione che si oppone alle attività dei
nostri missionari in Israele, che impedisce l'installazione di radio evangeliche,
che ci coinvolge in guerre lontane che
prima o poi paghiamo con la vita dei
nostri cittadini? Perché dovremmo continuare ad onorare una nazione che sostanzialmente non garantisce libertà di
parola e di religione e che discrimina la
gente sulla base della razza, della religione e del sesso? ». Sul fronte delle chiese
protestanti statunitensi la condanna per
l'attuale politica di Israele è pressoché
unanime. L’United Church of Christ (UCC)
chiede ai propri membri di scrivere al
Segretario di stato, Schultz, che il governo non si limiti a criticare Israele, ma
gli chieda molto chiaramente la fine dell’occupazione della striscia di Gaza e della Cisgiordania e che si fissi la data di
una conferenza intemazionale di pace.
« Una pace giusta — dice John Barnett,
presidente deH’ufficio missionario della
UCC — non arriva con le pallottole o le
manganellate, essa può essere solo costruita nel mutuo riconoscimento e nella
negoziazione politica ». Margaret Thomas,
responsabile dell’ufficio della Chiesa presbiteriana per i rapporti con il Medio
Oriente, nell’informarmi che dal. 29- giugno al 1“ luglio di quest’anno si terrà
presso la sede delle Nazioni Unite di New
York un grande incontro di organismi
non governativi nordamericani sulla questione palestinese in cui le chiese cattoliche e protestanti saranno in prima linea, mi mostra soddisfatta il telex giunto recentemente da Gerusalemme e firmato dai responsabili di tutte le comunità cristiane che vivono in Israele e nei
territori occupati. « Siamo dalla parte
dei sofferenti, — afferma tra l’altro il co
LA QUESTIONE PALESTINESE
Davide e Golia
Le chiese americane dalla parte di chi soffre - Critiche al
governo Shamir - La richiesta di una soluzione politica
manicato, che si fa portavoce della comunità cristiana del paese, all’incirca
lOO.OfW persone — degli oppressi, dei rifugiati, dei deportati. Chiediamo a tutti
i credenti di lavorare per la pace e la giustizia, nel pieno rispetto della persona
umana ».
Le critiche al governo PeresShamir arrivano insomma da tutte le parti, comprese quelle tradizionalmente equidistanti o sostenitrici di Israele. Il New York
Times, filo-israeliano e legato alle più
importanti lobby ebraiche, critica ormai
apertamente l’attuale governo di Gerusalemme; lo ha fatto pubblicando le foto
della tragica violenza di questi giorni e
numerosi articoli critici, come la lettera
del noto attore-regista Woody Alien («sono atterrito per il trattamento riservato
dagli ebrei ai palestinesi ribelli... far picchiare la gente dai soldati per dare una
lezione? Spezzare le mani di uomini e
donne in modo che non possano scagliare sassi? Tirar fuori con la violenza i
civili dalle loro abitazioni, alla cieca, prenderli a bastonate nel tentativo di terrorizzare una popolazione per farla tacere? »), oppure le riflessioni del columnist
Lewis, che ritiene che in questo momento, in Medio Oriente, non ci siano leader
di grande statura che sappiano personalmente rischiare per la pace, come fece
a suo tempo Sadat. Lo stesso rappresentante a Washington del comitato ebraicoamericano, H. Bookbinder, ha espresso
la preoccupazione che la violenza della
polizia israeliana rischi oggi di compromettere il sostegno finanziarlo a Israele.
Non c’è sera ormai che i principali canali televisivi non trasmettano le immagini di violenza nelle baraccopoli palestinesi pattugliate dai militari israeliani.
E proprio queste immagini, ancor più dell’articolata gamma di posizioni critiche,
fanno apparire, nella vita americana,
sempre di più Israele come il grande e
crudele Cìolia e i palestinesi come il piccolo Davide che ha il coraggio di affrontare il potente guerriero filisteo. Alla TV
non si vedono le ragioni profonde della
rivolta, si vede soltanto la polizia che
spara su dei giovani e che sfonda le
porte delle case, si vede soltanto della
povera gente che tira dei sassi contro
un esercito equipaggiato con autoblindo e
armi automatiche. E intanto il numero
dei morti continua a salire.
Purtroppo — lo abbiamo capito una
volta di più leggendo i libri di Primo
Levi — ogni occupazione genera oppressione, dalToppressione nasce la resistenza e da qui scaturisce quel conflitto peimanente che abbiamo tristemente impa.rato a conoscere in questi anni. Intellettuali ebrei americani, che si riconoscono
nella rivista progressista' « Tikkuii » di
San Francisco, chiedono che Israele riconosca il diritto all’autodeterminazione
del popolo palestinese, che chiuda definitivamente il triste episodio dell'occupazione.
Ai leader palestinesi, gli intellettuali
ebrei nordamericani chiedono di riconoscere pubblicamente lo stato d’Israele e
di adoperarsi, entrambi, per una conferenza internazionale di pace.
Intanto, riferisce il New York Times
del 27 gennaio, gli incidenti antisemiti
negli USA sono cresciuti del 12% ed è
probabile che l’attuale politica annessionista d’Israele sia una delle cause che
spesso fomentano l’irrazionalità antisemita. Mentre il governo Shamir-Peres,
con i suoi raid polizieschi, sta facendo
perdere la faccia a Israele, cresce la solidarietà internazionale con il popolo oppresso che vive dietro il filo spinato.
La bomba demografica
La NEU, l’istituto nazionale per la comprensione dei problemi del Medio Oriente, con sede a New York, ha pubblicato
tutte le cifre deli-esplosione demografica
palestinese e del declino della immigrazione ebraica. Il numero degli ebrei emigrati da Israele supem quello degli immigrati (il deficit tra partenze e ritorni
sfiora le 100.000 unità) e mentre l’incremento della popolazione ebraica della Pa.
lestina è dovuto soprattutto all’immigra
zione dall’estero, i discendenti delle popolazioni originarie della Palestina araba
conoscono una rapida crescita naturale
che neppure l’espulsione dai loro territori pare arrestare.
Nella sola striscia di Gaza (3.560 pen
sone per miglio quadrato, una delle più
alte densità demografiche del pianeta) vivono oggi 600.000 palestinesi che --- secondo la NEU — diveiranno un milione
nel 2000. Nelle stesse proporzioni cresceranno gli attuali 900.000 palestinesi della
Cisgiordania e i 700.000 che vivono nello
stato d’Israele.
Se l’emigrazione in Palestina è stata
l’arma principale degli ebrei in questi
40 anni per rivendicare una loro patria
a distanza di 2000 anni. Tarma della pc>
poi azione araba palestinese per rivendicare la legittimità di vivere nella propria
patria è stata l’aumento demografico. Un
aumento che va di pari passo con un
nuovo senso di identità nazionale palestinese, che l’attuale repressione in corso
ingigantisce.
Prima che Tintegralismo islamico strumentalizzi gli odi di 20 anni di sofferenze, prima che Israele perda veramente
la faccia sulla scena internazionale, è im^
portante che si arrivi alla conferenza di
pace che affronti il non più rinviabile
problema arabo-israeliano.
« Israele — ha detto giorni fa il rabbino Alexander Schindler, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche americane — non può installarsi in quei territori e aspettare che arrivi la pace. Lo
status quo si presenta come un conflitto
senza fine ».
Nel corso di quest’anno ci saranno in
Israele grandi manifestazioni per il quarantennale della nascita della nazione ebraica. Speriamo che questo anniversario
coincida anche con il riconoscimento del
diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Non si vede perché i valori e gli ideali che hanno portato alla
nascita di una nazione non possano valere per un’altra nazione. Ci sono infatti
dei valori universali, di rispetto della dignità umana, di giustizia, di libertà, che
non hanno frontiere e die la stessa tradizione ebraica ha fissato nei sacri testi,
non solo corflè' antico codice di comportamento, ma come attualità etica, e che
per noi si riassumono nell’imperativo dell’ebreo Gesù: « Le cose che volete che gli
uomini vi facciano, fatele anche voi a
loro» (Matteo 7: 12). Un principio, quest’ultimo, spesso dimenticato da ebrei e
cristiani, che dovrebbero puntare, per la
soluzione dei loro problemi, più sulla forza di Dio che su quella delle armi, in
armonia con la fede professata.
Giuseppe Platone
8
8 vita delle chiese
19 febbraio 1988
SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
NEW YORK
I laici nelle chiese
Il 22 gennaio, ospiti dei padri
Scolopi, i cattolici, gli evangelici, gli ortodossi hanno avuto la
sesta tavola rotonda. Il pastore
Piero Bensì e il dott. Chiaroni,
in rappresentanza dèi cardinale
Piovanelli, (assente perché in
Brasile) hanno presieduto una
folta assemblea, che prendeva in
esame il tema: « I laici nella riflessione della chiesa ». In Borgognissanti, si susseguono gli incontri in chiese cattoliche, ortodosse, anglicana. L’incontro ha
segnato tm approfondimento delrinformazioije sulle tendenze teologiche e sulla testimonianza della fede cristiana nel mondo.
Siamo ormai lontani da un
formalismo cerimoniale ed astratto. Dalla « settimana » si
passa ad una comunione di ricerca, che accompagna il cammino delle parrocchie o dei gruppi più impegnati come testimoni di Cristo nel mondo.
Gli oratori sono l’arciprete ortodosso rumeno Peter Coman,
che guida una comunità ortodossa, formata da una maggioranza di greci che studiano o lavorano in città. Maria Girardet
Sbaffi e Mario Toschi, di Lucca,
discepolo di Lorenzo Milani.
Il primo espone le linee tradizionali della Chiesa ortodossa.
Ne risulta il quadro di una chiesa molto articolata in chiese autocefale, ma con fondamenta segnate dalla ricerca di una conferma storica della propria fede, in un confronto fra chiesa
indivisa dei primi sette concili
ecumenici e le varie fasi storiche di obbedienza e disobbedienza. Coman non vede una rottura
fra sacerdoti e laici in senso anticlericale e presenta un quadro
di collaborazione. Molti sono i
teologi ortodossi « laici » e, mentre non viene accettata la consacrazione di donne al sacerdozio, viene fortemente sottolineata la presenza attiva di molte
sorelle nel mondo monacale, nei
Servizi ecclesiastici e nell’opera
diaconale.
Maria Girardet inizia con la
dichiarazione: nel protestantesimo odierno quello che fa questione non è il laicato, ma è il
clero (citazione di Paolo Ricca).
I « ministeri » non coprono tutta l’attività delle chiese, che san
LE CHIESE DEL SUD
Contro la camorra
CASERTA — Si ritorna a parlare di lotta alla camorra. Questa volta non si tratta di una
manifestazione a Napoli o ad
Ottaviano (quest’ultimo è il
cernirne vesuviano dove nacque
il boss Raffaele Cutolo). La zona interessata a questa nuova
lotta è quella di diversa, con un
comprensorio di circa 780.000
abitanti (però con 130.000 disoccupati e 12.000 cassintegrati),
in provincia di Caserta..
Venerdì 29 gennaio giovani,
studenti medi, operai, rappresentanti di forze politiche e dei
sindacati, parlamentari, amministratori locali, movimenti ambientalisti e comunità religiose
hanno risposto all’appello del
Comitato permanente per la lotta alla camorra sorto a San
Cipriano di Aversa lo scorso
settembre. Un grande corteo si
è snodato dalla stazione ferroviaria di Aversa alla piazza principale della città. Tra i partecipanti vi era il pastore delle
comunità metodiste della zona
(S. Maria Capua Vetere, Alvignano, Dragoni), Giovanni Anziani,
in rappresentanza delle chiese
evangeliche libere, metodiste e
valdesi della Campania.
Da diversi anni le nostre chiese della regione si sono mosse,
nonostante la loro debolezza,
per condividere con altri un
cammino di liberazione da quella criminalità organizzata dhe
molti chiamano « il cancro del
Mezzogiorno ». Questo cammino
ha avuto alcune tappe: la marcia anti-camorra da Somma Vesuviana ad Ottaviano di alcuni
anni fa, l’adesione al Comitato
campano per la lotta alla camorra, la manifestazione di
Aversa.
Siamo convinti che un altro
pezzo di strada è stato percorso. Da più parti è emersa
l’esigenza, e le nostre chiese
sono state interpellate per sostenerla, di allargare la battaglia
alla camorra oltre i confini regionali: costituire un coordinamento nazionale i>er una precisa strategia di lotta. Vedremo
nei prossimi mesi come si svilupperà quésta proposta signifioativa, che vede nella camorra non un fenomeno criminale locale, ma una potente
forza che distrugge il cuore
della democrazia nel nostro
paese.
CHIESA EVANGELICA VALDESE - TORINO
COMMISSIONE PER L’OPERA BALNEARE VALDESE
G.P. Melile - Borgio Verezzi (Sv)
Via S. Pio V, 15 - 10125 TORINO - tei. 011/669.28.38
COLONIA MARINA 1988
Sono stati fìssati i turni della colonia marina per l’anno 1988 a Borgio Verezzi (Savona) —Età dai 6 ai 12 anni compiuti (nati dopo il 1.1.1976 e non oltre il 31.5.1982).
1“ turno dal 16 giugno al 7 luglio 1988
2” turno dal 7 luglio al 28 luglio 1988
3“ turno dal 28 luglio al 18 agosto 1988
4° turno dal 18 agosto all’8 settembre 1988
I modd. per le iscrizioni possono essere richiesti direttamente presso la commissione a Torino dopo il 20 febbraio 1988 o presso i Pastori delle singole chiese ai quali verranno inviati su richiesta.
Termine delle iscrizioni: 15 maggio 1988.
Si accettano anche domande per personale (evangelico) addetto ai turni di colonia (monitrici/vigilatrici, infermiere, personale per i servizi) — Età minima 18 anni compiuti.
Per ogni informazione: Torino, Via S. Pio V, 15- tei. 011/669.28.38.
Il concistoro augura
no di essere o di volere essere
e di avere diritto ad essere il
popolo, che è chiamato ad annunziare al mondo la parola di
Dio, ad esercitare compiti ecclesiastici e diaconali, a riconoscere i carismi presenti nella chiesa e nel mondo. Le vicende del
terzo mondo hanno accompagnato e caratterizzato il cammino delle chiese del Consiglio Ecumenico, nel quale sono fermentate le linee di pensiero di
Hendrik Kremer, Suzanne de
Dietrich, Hans Ruedi Weber, André Dumas, Georges Casalis. La
« parte dimenticata », che designava un « laicato » congelato in
schemi fissi e in compiti secondari, si avvia verso una coscienza sempre più consapevole di responsabilità indipendenti da un
« clero », perché riconosce se
stessa come l’eredità del Signore. Maria Girardet sottolinea i
rischi e le speranze di una chiesa, che non vive per sè, ma per
il mondo nuovo di Dio. In quel
clima sono maturati i riconoscimenti dei carismi legati alla testimonianza di donne e uomini
nel tempo presente, senza sottili o pesanti differenziazioni.
Mario Toschi osserva che con
il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica trova nella nuova
ed antica dimensione di « popolo di Dio » la Sua spinta essenziale e invita i credenti a vivere il battesimo, nella comunione
eucaristica. I ministeri non possono fermare il popolo in una
situazione di « obbedienza » passiva.
I confronti, che emergono dalle varie relazioni, presumono la
continuazione di tanti discorsi,
che non possono essere limitati
ai tempi delle tavole rotonde.
Tutta la chiesa viene così portata sulle prime linee di una fedeltà, che non potrà rinchiudersi in un letteralismo o nelle griglie di un dogmatismo intollerante. Nella luce della grande
speranza del giorno del Signore
si potranno vedere le « disobbedienze storiche delle chiese » e
vivere l’attesa del Regno di Dio.
Non intendiamo « gonfiare »
manifestazioni come quella di
Firenze, nè occultarne le varie
ombre o problematiche, che ci
accompagnano nella nostra « povera » fede dell’oggi, ma non è
male che i nostri occhi siano
attenti a quanto avviene, anche
in Italia, nel campo della comunione ecumenica. Per questo le
voci di Milano, Torino, Padova,
Trieste, Roma, Napoli, Bari, Palermo saranno ascoltate come
segnali non inutili di una stagione non obbligatoriamente sorda al richiamo dell’Evangelo.
Carlo Gay
Il pastore Platone, in occasione del XVII febbraio, porge in
sieme alla chiesa di New York
gli auguri a tutti i nostri lettori.
Nel mese di marzo il pastore
Platone sostituirà il past. Alfredo Janavel, assente per un viaggio di studio in Israele.
« Qual è il futuro della chiesa
di New York? — si chiede Platone in una lettera — una risposta la troveremo con l’aiuto del
Signore ».
Nei giorni scorsi è deceduto un
anziano emigrato: Emilio Trovi,
di origine massellina.
Gli altri sono anziani come Letizia Rostan, Edina Cbisson di
origine angrognina, Ernestiii-i
Armand Bosc nata al Tagliare to di Torre. Il past. Platone sr.i
visitando queste famiglie e nt!le prossime settimane andrà a
Monnett nel Missouri. Un prezioso lavoro di contatti con « gì. te delle valli, sradicata per motivi economici, ma non nella mde in Dio che invece ci unisce
XVI CIRCUITO
I predicatori laici
al lavoro
Si è svolto a Pachino il primo
incontro di formazione alla predicazione delle chiese della Sicilia orientale, sabato 16 e domenica 17 gennaio. L’incontro è riuscito al di là di ogni attesa: 20
partecipanti (8 donne e 12 uomini), provenienti da Catania (2
battisti e 5 valdesi), Lentini-Floridia-Siracusa (8 battisti). Scicli
(2 metodisti). Pachino (3 valdesi). L’incontro, animato dai pastori Genre e Volpe, è stato molto intenso e partecipato; dopo
una prima parte introduttiva in
cui ci si è conosciuti e si sono
posti gli obiettivi del corso, precisati i metodi e gli strumenti
di lavoro (i testi, editi dalla Claudiana, di B. Corsani, Esegesi, e
di B. Rostagno, La fede nasce
dall’ascolto, sono e saranno ampiamente utilizzati), si è subito
passati alla pratica. Due ore di
lavoro esegetico su un racconto
di miracolo e successivamente
l'applicazione dell’esegesi all’architettura del sermone: le indicazioni teoriche sono state costantemente accompagnate dalla
verifica pratica, in una ricerca
corale. La serata è stata dedicata al racconto di esperienze di
predicazione, con alcuni momenti in cui l’attenzione si è focalizzata sulla « caricatura » del
predicatore (l’autoironia è saliliare!), mentre le prime ore della
domenica mattina sono state utilizzate per riprendere gli elementi del testo analizzato, con lo
sforzo di pervenire alla definizione dei diversi punti del sermone. Ogni partecipante al seminario è ora impegnato a scrivere,
per il prossimo appuntamento,
il sermone elaborato coralmente. Il culto con la comunità di
Pachino non è stato un momento di interruzione del seminario,
ma uno dei momenti costitutivi;
nel pomeriggio, infatti, il lavoro
è continuato con l’obiettivo di
individuare le diverse parti del
sermone ascoltato, con alcuni
momenti di verifica analitica e
di critica.
Il seminario si è concluso con
l’individuazione del programma
del prossimo incontro (12-13 marzo a Siracusa) e con una valutazione conclusiva molto positiva sotto tutti gli aspetti. Un grazie riconoscente alla comunità
di Pachino per la fraternità con
cui ci ha accolti. Il 27-28 febbraio
prossimo, analogo incontro a Palermo per i predicatori laici della Sicilia occidentale (Riesi, Agrigento, Palermo, Trapani e Marsala).
Pino Soaversani
Casa Balneare Valdese
Borgio Verezzi
Si comunica che sono aperte le prenotazioni per soggiorni presso la CASA BALNEARE VALDESE di BORGIO VEREZZI (Savona).
Rivolgersi alla Direzione: Albina e Nlcolino Canu, Casa
Balneare Valdese — Corso Italia, HO — 17027 PIETRA LIGURE (Savona) — telefono 019/611.907.
9
19 febbraio 1988
vita delle chiese
CASA CARES A REGGELLO
Tutti i programmi deiia
ristrutturazione
A Casa Cares l’anno 1987 può
essere riassunto sotto tre titoli:
ristrutturazione, volontari, e l’uso del centro. E’ stato un anno
senza grossi problemi e pieno di
soddisfazione ed esperienze utili.
Ristrutturazione
Come l’anno precedente, abbiamo dedicato i mesi invernali ad
una intensa ristrutturazione, I
nuovi bagni al 1® piano ci danno
molte più possibilità nell’uso delle camere da letto. Adesso cinque camere da letto hanno il bagno privato e le altre otto camere sono ben servite da altri
tre gruppi di servizi. Il cambiamento maggiore, però, è avvenuto nel seminterrato, con la cucina e la sala da pranzo utilizzate
dai gruppi autogestiti. Ne abbiamo spesso sentito il beneficio durante questi ultimi mesi, più spazio utile per gli ospiti ed anche
una terza camera da letto per i
collaboratori. Adesso la casa si
trova in uno stato molto funzionale per le cucine, il sistema
idraulico, quello elettrico, la sicurezza, il mantenimento generale.
Abbiamo fatto dei buoni passi
verso il nostro obiettivo di avere
un centro che possa rispondere
alle varie esigenze.
Volontari
Casa Cares, come diverse opere
valdesi-metodiste, non potrebbe
esistere senza il contributo del
volontariato. Tre brevi campi di
lavoro (dui’ svizzeri e uno tedesco) e 18 àngoli volontari (da
quindici g-orni a otto mesi, da
Italia, Ge mania. Svizzera, USA
e Canada ) ci hanno donato più
di mille giorni di lavoro. Questo
equivale al contributo di tre collaborato il a pieno tempo! Se si
aggiunge quello che ci dà il nostro volontario n. 1, Gioele Mongiovetto, si capisce facilmente il
loro impatto. Tanti compiti, nella fatt,oria e nella casa, sono fatti
quasi esclusivamente da questi
volontari. Poi ci sono altri con
capacità specifiche : falegnami,
artisti, giardinieri, che scambiano il loro lavoro con un breve
soggiorno nel centro. Spesso, poche ore dopo il suo arrivo, un volontario si chiede : « Come avrebbero fatto senza di me? », e anche noi ce lo chiediamo.
L’organizzazione è essenziale
per dare direzione all’entusiasmo
ed alle varie abilità dei nostri
volontari, diversi dei quali sono
fra i dicictto e i venticinque anni e sono alle loro prime esperienze di lavoro. Il rischio viene
dal non poter trovare abbastanza persone adatte per i nostri
lavori ,e per il nostro ambiente.
La gioia si trova nel vedere i
tanti lavori fatti.
Antoinette rimane l’unico collaboratore pagato a tempo pieno. Fortunatamente, quest’anno
In cucina lei ha avuto un grande aiuto da un’amica che abita
vicino e che viene quando c’è
bisogno.
Per il personale non è ancora
chiaro quello che l’anno in corso ci porterà, ma nel frattempo
godiamo quello che abbiamo
avuto e diciamo grazie.
L’attività nel 1987
Un’occhiata alle nostre statistiche rende l’idea di quanto aumenta il nostro lavoro : 3.469
pernottamenti nel 1985, 4.766 nel
1986 e 5.327 nel 1987.
Un’ulteriore considerazione del
nostro movimento sottolinea
l’aumento specialmente di gruppi, che già con un anno di anti
La Casa come si presenta attualmente.
cipo prenotano i loro soggiorni,
particolarmente durante il mese
di Pasqua e durante le settimane estive. Gli ospiti singoli, le
famiglie e i piccoli gruppi di amici riescono a trovare spazio più
facilmente durante i periodi fra
le grandi ferie, per esempio in
maggio, settembre, o ottobre,
che comunque possono essere
fra i periodi migliori per una visita in Toscana o un ritiro in
campagna.
Un buon numero dei nostri
gruppi proviene da chiese tedesche o da gruppi di giovani tedeschi che seguono studi biblici.
Fra i gruppi italiani quest’anno
c’erano il Gruppo biblico universitario di Firenze, le scuole domenicali delle chiese fiorentine.
Cantico nuovo di Prato e il Centro giovanile protestante - Gould.
I programmi che organizziamo
noi danno una struttura al nostro calendario e al nostro lavoro. Abbiamo iniziato con il falò
valdese (17 febbraio), poi la riunione degli amici della vecchia
Casa Cares e un seminario ecologico (maggio), un campo cadetti (giugno), e i due incontri
per i diaconi valdesi-metodisti
(marzo e novembre).
Questi ultimi incontri potrebbero essere particolarmente utili
per persone che lavorano o vogliono lavorare per le chiese. I
diaconi non hanno avuto il beneficio di una preparazione sistematica biblica e teologica, di
tempo per stare insieme e per
10 scambio di esperienze e di
idee. Oltre ai pastori, ci sono centinaia di persone che lavorano
nelle opere, nelle chiese, e negli
uffici valdesi e metodisti. Preparazione e bisogni professionali
variano moltissimo fra questi
collaboratori, ma in questi incontri ci interessa di più rispondere
alle esigenze che abbiamo in comune come persone impegnate
nell’organizzazione delle chiese.
L’incontro di questo autunno era
11 quarto a Casa Cares. Si cerca
ancora la giusta via per proseguire, ma nel frattempo speriamo di aver dato una base per
uno scambio molto sentito e molto utile.
Durante quest’ultimo incontro
abbiamo studiato il libro di
Amos ed 1 movimenti di riforma
in Italia ed abbiamo discusso su
quali sono le esigenze particolari dei diaconi.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Emma Travers
VILLAR PEROSA — Sabato
30 gennaio stava per iniziare la
seduta del concistoro. Emma
Travers Costantino, appena giunta, puntuale come al solito, veniva colta da malore. Sembrava
alTinizio qualcosa di serio, ma
che si sarebbe risolto con l’intervento di un medico ; si trattava invece di una gravissima
emorragia cerebrale, per la quale tutte le cure sono state vane.
Dopo appena un giorno la sorella Travers ci lasciava, senza aver
ripreso conoscenza.
Emma Travers era, nel quartiere di Chianaviere, all’Inverso
Pinasca, una presenza insostituibile, una persona sempre disposta ad aiutare parenti ed amici.
Ma era anche, fin dagli inizi della comunità di VUlar Perosa, una
sorella attiva, discreta e di poche
parole, ma profondamente interessata alla vita della chiesa. In
tempi non lontani Tavevano anche chiamata « la poetessa », perché per varie occasioni (e una di
queste fu l’inaugurazione del
tempio) scriveva poesie, sia in
italiano sia in patuà, da cui traspariva il suo carattere limpido.
sereno nonostante le fatiche.
Negli ultimi armi aveva svolto
con fedeltà il suo incarico di segretaria del concistoro. «H Signore è il mio pastore ; nulla mi
mancherà»; con questa affermazione di lede ha voluto salutarci.
Con questa fede ci stringiamo attorno ai suoi.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Ancora
una parola di gratitudine al numeroso gruppo dell’Unione Femminile di Torre Pellice per la
sua visita agli ospiti della Casa
« Miramonti » e per il messaggio vivo ed attuale che ci ha lasciato nel corso del culto.
• Ringraziamo vivamente anche il Coretto di Torre Pellice e
Franco Taglierò per Tapprezzato concerto offertoci, sabato sera 13 corr.
• La sorella Rosa Davìt in Giovenale ci ha lasciato all’età di
65 anni, dopo penose sofferenze.
Al marito ed a tutti i familiari
riimoviamo le condoglianze e la
fraterna solidarietà di tutta la
chiesa.
EGEI - VALLI
Il terzo inverno
Siamo giunti ormai al terzo
inverno da quando siamo tornati in Italia nel marzo ’85. E’ il
primo inverno non pieno di programmi di ristrutturazione. Speriamo in un periodo di consolidamento e di preparazione. Per
consolidamento intendiamo la
conclusione di lavori non portati
a termine ed il miglioramento
di certe cose fino ad ora trascurate, come per esempio le persiane, l’acquisto di letti e materassi, riparazioni varie e la pulizia
nel bosco. ;
Gli interventi si concentrano sullo sviluppo di una biblioteca, sui progetti per la ristrutturazione del piccolo stabile sopra la casa principale, sullo sviluppo dei programmi del centro,
e sull’uso del terreno. La biblioteca è importantissima per gli
ospiti che cercano di informarsi
sulla diaconia, sui movimenti di
riforma in Italia, sull’eredità storica ed artistica toscana, e sulla
teologia della creazione e la cura
del nostro mondo. Abbiamo già
diversi volumi su questi temi e
procediamo sulla base di un dono del Comitato di amici dei vaidesi di Berna. Per la ristrutturazione dello stabile che dovrebbe
dare gli alloggi per il gruppo di
lavoro, invece, saremo benedetti
da un’offerta della Gustav-AdolfWerk, un ente tedesco che sostiene chiese protestanti minoritarie
all’estero. Questo aiuto ci permetterà di realizzare i lavori
principali — tetto e solai —, mentre dovremo ancora cercare i
fondi per completare i lavori.
Per lo sviluppo dei programmi
e del terreno dobbiamo guardare attentamente le risorse e le
priorità che avremo.
Il nuovo anno ha già delle prenotazioni, spe.cialmente per Testate. E intendiamo ripetere i
programmi interni di questi anni, il falò valdese, un seminario
sull’ecologia, ed il campo cadetti,
per esempio. Ci incoraggia il fatto che tante persone ci tornano
volentieri; un’indicazione che in
qualche modo trovano qui qualcosa che serve.
Paul e Antoinette Krieg
La questione
palestinese
La F.G.E.I. ha organizzato per
sabato e domenica 20 e 21 febbraio un convegno sulla questione palestinese; questione che,
purtroppo, da quarant’anni è
sempre attuale, ma sta raggiungendo nelTultimo periodo dei livelli mai toccati prima.
Dai mezzi d’informazione abbiamo quotidianamente notizie
su cosa sta succedendo in Palestina, nelle regioni occupate da
Israele con la guerra del 1967;
i territori della Cisgiordania e
di Gaza. Dal conflitto si è passati ad un vero e proprio massacro; ogni giorno ci sono morti
e feriti e questa guerra sembra
dover durare alTinfinito: da una
parte un esercito israeliano che
sta inasprendo sempre più la
sua repressione e, dall’altra, un
popolo palestinese più che mai
deciso a difendere il suo diritto
di esistere.
Per arrivare alla pace bisogna
che il governo israeliano e TOLP,
l’organizzazione politica in cui la
maggior parte dei palestinesi si
riconosce, si incontrino e accettino il dialogo, per arrivare ad
una soluzione che preveda la co'stituzione di uno Stato palestinese che viva in rapporti di serenità con Israele.
Tutto questo sembra molto difficile, sembra più facile risolvere il problema sterminando uno
dei due popoli.
I popoli coinvolti, quello israeliano e quello palestinese, li sentiamo particolarmente vicini ed
è per questo che il nostro convegno, oltre ad analizzare la situazione politica, vuole anche
puntare l’attenzione sul fatto religioso, per cercare di capire fino a che punto arrivano le motivazioni politiche e dove cominciano quelle religiose o viceversa.
Riteniamo sia molto importante avere la possibilità di discutere e riflettere su questi problemi con la guida di un esperto (avremo con noi Daniele Garrone), per non rischiare di cadere nella superficialità, di confondere i termini della questione
e, per esempio, non distinguere
nettamente tra governo israeliano e popolo ebraico.
II nostro convegno prevede an.
che la partecipazione di uno studente palestinese di Torino che
potrà raccontarci cosa sta succedendo al suo popolo; avremo
un documentario girato nei territori occupati e sabato sera ci
sarà un film.
A questo punto non resta
che invitare le comunità a
partecipare al nostro convegno
che, jjer il tema che affronta, è
rivolto a tutti; ai giovani un invito particolare.
Allora appuntamento per sabato alle 16 al convitto di Villar
Perosa.
Rossella Sappé
Giovedì 18 febbraio
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso il centro
d'incontro di via Repubblica alle ore
20.45, l’israelita dott. Ventura parlerà
su « La creazione nella Bibbia ».
Sabato 20 febbraio ~~
n CONVEGNO EGEI
VILLAR PEROSA — Presso il convitto valdese, cO'n inizio alle ore 16, si
svolge un convegno sulla questione
palestinese; l'incontro prosegue domenica 21.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 21 FEBBRAIO
RAI 2 - ore 23 circa
In questo numero apre « Il
punta » sull’attualità con il
tema: politica ©d etica (totervista all’onorevole 'Valdo
Spini); segue una scheda filmata sul quindicinale COMNuovi Tempi; conclude il
« riflettore » sulla vita e le
opere di Van Gogh.
10
10 valli valdesi
19 febbraio 1988
afe?!
Quando
si è soli
A Pradeltomo sono rimaste poche famiglie, come a guardia di
un antico baluardo, memoria di
vicende passate: sfidano l’inverno in solitudine, fra le poche lu
ci accese nelle ultime borgate
tra una partita a carte e l’ascolto della radio.
Ma quasi ogni giorno salgono
fin lassù coppie di visitatori per
offrire come delle « sicurezze »,
tratte da convinzioni ben radicate e difficili da smontare da
parte di quegli ascoltatori che
non rifiutano la visita, anche se,
magari, l’accettano più che altro per rompere la, monotonia
della giornata.
Non so quanti proseliti i Testimoni di Geova abbiano fatto
nell’alta vai d’Angrogna, o in altre zone montane, ma è certo
che la costanza di questi itineranti « annunciatori delle verità
ultime » contribuisce alla rottura dell’isolamento alpino, così
come possono viverlo tanto il
valdese quanto il cattolico o l’indifferente.
Non cerco confronti con queste persone, che, tutto sommato, non mi infastidiscono: rispetto il pluralismo religioso, nell’augurio e nella speranza che nel
nostro paese esso trovi terreno
fertile.
Ho tuttavia l’impressione, e alcune voci allarmate sembrerebbero confermarlo, che in materia di religione « pensarla
come si vuole», oppure «pensarla
con la propria testa » non sia
cosa del tutto facile; ho l’impressione che molti si trovino
spaesati su ciò che bisognerebbe fare dopo l’ennesima visita
(o tentativo di risita) dei «testimoni ».
C’è chi li considera come vere e proprie calamità...
Salto all’indietro di un anno:
a Torre Pellice si svolse una bella serata di informazione e di
dibattito proprio con le persone che stanno diventando un
« incubo »: mi auguravo che il
rispetto per le idee diverse fosse in queste terre un valore da
sostenere e apprezzare, perché
molti ne hanno pagato un costo
non basso. In quella che giustamente chiamiamo « settimana
della libertà » vengono in mente coloro che hanno vissuto per
i sentimenti di libertà nei secoli
passati: il legame con queste vite, che furono spezzate mentre
cercavano uno. prospettiva « diversa» per vivere sia la religione, sia la politica, si mantiene
nei gesti, nelle idee di coloro che
abitano queste valli: ora, se chi
si confronta con i Testimoni di
Geova dice di essere colpito dalla convinzione del messaggio che
essi presentano, forse anche nella nostra cultura dovremmo interrogarci sul peso di alcune
convinzioni o prese di posizione un po’ drastiche e definitive.
Nella storia passata e nelle vicende odierne ci sono troppi ricordi di « tragiche convinzioni »:
esse ci invitano ad avere qualche fondato dubbio sulle cose
umane di cui si è eccessivamente convinti.
Mi ricordo che in quella sera
di febbraio dello scorso anno
si discuteva alla pari, senza trascurare le regole del rispetto reciproco: è forse solo ridando dignità al nostro rapporto ccm l’altro che possiamo contribuire al
superamento delle angosce e di
alcune paure che accompagnano
la nostra esistenza, senza con
questo rischiare di ledere la nostra e l’altrui sensibilità.
Italo Pons
ISTITUTO TECNICO DI LUSERNA S. GIOVANNI
"Scuola di menzogna"?
Ancora nessun chiarimento - I problemi più generali della gestione dell’istituto - Un’estensione degli inviti non prevista in origine
La scuola può essere scuola
di menzogna? Oppure deve essere scuola di verità? Questo il
centro di un appassionato intervento del preside E. Ugazio, dell’Istituto tecnico di Luserna San
Giovanni, nel corso di una assemblea convocata per fornire
chiarimenti a autorità (Provincia, Comune di Luserna, Provveditore, carabinieri, parroco e pastore), genitori, insegnanti, personale non docente, allievi, circa la campagna di stampa « scatenata » dall’Eco delle valli vaidesi contro la scuola.
Airinterrogativo retorico, il
preside ha risposto evidentemente che la scuola deve essere educazione alla verità e che per
questo erano da condannare le
falsità uscite sui giornali sulla
sua scuola. Circa l’episodio della preghiera in classe, oggetto
di un esposto di genitori al Provveditore (la cui notizia è stata
data dal nostro giornale), il preside ha contestato i termini temporali (si tratterebbe di un episodio svoltosi al termine e non
all’inizio della lezione) e lo ha
ridimensionato: una preghiera e
un segno di croce. Il preside ha
dichiarato di avere rispetto per
gli insegnanti « anche se... valdesi », e che la scuola doveva essere aiutata in questo momento
di inizio come istituto autonomo e non attaccata dai giornali
nazionali e locali.
Ha affermato che il Provveditore aveva chiesto con lettera
(non ancora giunta a Luserna,
ma di cui aveva una copia ottenuta in Provveditorato) spiegazioni circa gli episodi narrati
dalia stampa.
Quanto alle affermazioni di una
ragazza cattolica apparse su La
Stampa, il preside ha detto che
vi è una dichiarazione di questa
sul registro di classe che le smentiva. Invocava infine, il preside,
una inchiesta che testimoniasse
il suo corretto comportamento.
Terminato il suo appassionato
intervento, uno studente faceva
osservare che gli allievi, quando avevano chiesto il permesso
per l’assemblea, non avevano previsto la partecipazione di autorità, forze dell’ordine e genitori
in quanto l’obiettivo era quello
di giungere ad un chiarimento
tra studenti, professori, preside,
dopo che gli insegnanti avevano
inviato alle famiglie un ciclostilato, firmato da quasi tutti loro,
circa i difficili rapporti col preside, dopo le sue dichiarazioni
al giornale La Stampa.
Il preside a questo punto affermava di aver integrato la richiesta degli studenti. Ne nasceva un contrasto e il preside abbandonava l’assemblea. Poi ritornava e, affermando di avere
un malessere, delegava il vicepreside a rappresentarlo.
A questo punto Tassemblea
era in pratica finita: gli insegnanti confermavano una diffi
coltà di rapporti col preside (si
è alle lettere scritte) e la loro
volontà di insegnare nella scuola, i genitori protestavano per
l’atteggiamento del preside, gli
studenti manifestavano la loro
difficoltà in quella situazione. Alla fine il vicepreside annunciava la volontà del preside di
arrivare ad un accordo con gli
insegnanti.
L’impressione finale è che
niente sia chiarito (non c’è stato contraddittorio) e che i problemi siano ben più gravi di quelli dell’episodio della preghiera.
Sono quelli della gestione complessiva della scuola.
Giorgio Gardiol
PINEROLO
Verso il bipartito
Uscirebbero dalla maggioranza i repubblicani
con l’accusa di aver provocato l’ultima crisi
La conferenza dei capigruppo
consiliari ha pregato il sindaco
di convocare il consiglio per i
giorni 25 e 26 febbraio. In quella data si saprà se DC e PSI
esprimeranno una giunta che risolva la sesta crisi dalle elezioni
dell’85. All’accordo bipartito si è
giunti in ima riunione a Torino
con le segreterie provinciali.
Ai socialisti spetterebbero 4 assessori (tra cui il vicesindaco) e ai democristiani 4 assessori e il sindaco, che dovrebbe
essere Livio Trombetto (una
conferma).
Escono così dalla maggioranza i repubblicani, accusati di
essere gli autori della crisi, e i
socialdemocratici che, seppur appoggiati dai socialisti, avevano
richiesto un assessorato per l’ex
liberale Rivolo, oggi indipendente nel gruppo socialdemocratico. Su questa proposta c’è stata l’opposizione democristiana
che afferma la necessità di sal
vare la dignità dei politici e non
premiare con incarichi coloro
che, per ragioni di potere, passano da un raggruppamento ad
un altro.
Sulla carta questa maggioranza, che deve però ancora
scrivere l’aggiornamento del programma politico, conta 23 consiglieri su 40 ed è in grado di
arrivare fino al termine della
tornata amministrativa del ’90.
Ma sono in molti a chiederselo:
non nasceranno più contrasti o
già al momento del voto degli
assessori si manifesteranno le
ostilità dei franchi tiratori (il
voto è segreto) su questo o quel
nominativo?
In città molti si augurano che
ci sia finalmente la parola fine
alla crisi e che si comincino ad
affrontare seriamente, nella dialettica politica con l’opposizione, i problemi della città, che si
stanno sempre più aggravando.
G. G.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Crisi risoita
Proseguirà l’esperienza della giunta unitaria - L’assessore ai trasporti ha riferito sugli ultimi sviluppi della vicenda « rami secchi »
La sera del 10 febbraio si è
svolto il Consiglio della Comunità Montana Val Pellice. In apertura della seduta, il presidente Longo riferisce sul superamento della crisi che travagliava da tempo la Giunta. Le forze politiche si sono incontrate
a più riprese, trovando infine
l’accordo che consentirà la prosecuzione della « formula unitaria», con i rappresentanti dei
cornimi in Giunta, ma con l’assenza del P.L.I. Si attende solo
la designazione dei consiglieri
in sostituzione dei dimissionari.
Il Consiglio sarà riconvocato
per Tapprovazione definitiva del
bilancio 1988 e per parlare della
sostituzione dei componenti la
Giunta.
Il consigliere Pasque! protesta per il modo in cui sono state guidate le trattative, che hanno avuto come esito di fare entrare in Giunta un secondo democristiano.
Il democristiano Bonansea
ricorda che il suo partito ha impostato le trattative col P.S.I.
cercando di coinvolgere il P.L.I.,
le cui richieste però non si potevano appagare. Solo la sostituzione del vicepresidente (liberale) ha permesso la soluzione della crisi.
Il P.C.I. precisa che il suo
partito voleva si partisse dal
programma, e non dagli uomini, per risolvere la crisi. L’accordo consente all’esecutivo di dare finalmente le risposte ai problemi che da tempo incalzano.
Un altro consigliere raccomanda al presidente la presentazione del programma in tempi brevi e constata che con la soluzione data alla crisi è stata privilegiata la rappresentanza dei
comuni in Giunta e non quella
dei partiti.
Longo risponde precisando: 1)
nel riassetto della Giunta non vi
Degrado al
parco montano
PIOSSASCO — Il Comitato
per la tutela deU’ambiente ha
denunciato, con un comunicato,
la situazione di crescente degrado in cui è lasciato il parco montano del monte S. Giorgio da
parte delle autorità competenti.
Il parco, costituito con una
legge provinciale del 1969, presenta valori notevoli sia sul piano del bosco (180 ettari di pineta), sia sul piano faunistico e
botanico ed è da considerarsi
come un’esperienza valida per
la stessa Torino, distante pochi
km. Negli ultimi anni, dice ii
Comitato ambiente, la situazio
ne si è aggravata: il parco, abbandonato dal Comune, è dive
nuto sede di attività motoristiche, sia lecite che non lecite, ec
infine la costruzione di una strada consente l’accesso alla som
mità del monte, ogni domenica,
a decine di auto.
Vietato parlare con
i giornalisti?
PINEROLO — L’aver parlata
con un giornalista dell’Eco dal
Chisone circa le disfunzioni d'i
reparto di traumatologia dtlrOspedale Civile Agnelli ha pr vocato l’inizio di un procedimerto disciplinare contro la cap ■
sala, suor Edvige, e contro il dilegato sindacale, Bonardell a.
Questi due operatori sanità u,
stanchi per non aver ricevuto isposta dalla direzione dell’Ospedale circa le numerose letter-e
denuncianti le disfunzioni, strutturali e di organico, del reparto,
avevano rilasciato un’intervis l.i
al settimanale.
Per il direttore sanitario detrOspedale, l’aver detto ad un
giornale che manca personaje,
che mancano i servizi igienici p r
gli utenti, che ci sono carenze
nell’assistenza ai malati, è «violazione al segreto d’ufficio, inosservanza dei doveri d’ufficio, comportamento non conforme al decoro delle funzioni ».
Da notare che queste cose .sono davanti agli occhi di tutti : basta visitare l’Ospedale.
Hanno espresso perciò la solidarietà agli operatori i sindacati
GGIL, CISL, UIL, ANAO.
Nuova sede per
l’Ufficio postale
LUSERNA S. GIOVANNI —
Con il mese di febbraio è arrivata anche la nuova sede degli
uffici postali, attesa da anni; il
passaggio è avvenuto celermente fra la vecchia sede di via Roma e quella nuova nello stabile dell’ex albergo Vittoria in
viale De Amicis.
sarà la partecipazione ufficiale
del P.L.I., ma ai liberali è garantita la presenza di un consigliere delegato; 2) nel corso
delle trattative tutte le forze politiche. erano d’accordo con la soluzione poi concordata; il partito liberale doveva partecipare
nelle sedi politiche nelle quali
si determinano le scelte.
Bollettino
comunale
Ampio spazio è lanciato all’informazicns dell’assessore ai trasporti sui contatti avuti in Regione, dopo Tassemblea pubblica tenutasi a Torre Pellice sul
problema della ferrovia. La legge finanziaria in corso di approvazione alla Camera rinvia la
chiusura delle tratte deficitarie
al 1989 ma non si può, né si deve, allentare l’impegno di lotta.
E’ urgente però che il piano di
ristrutturazione della linea ferroviaria già studiato si attui subito, dato che l’utenza è in crescita. A. K.
ANGROGNA — L’ultimo numero del bollettino comunale di
Angrogna contiene fra l’altro la
presentazione del bilancio 1988,
che si avvia a sfiorare il miliardo di lire e verrà discusso nel
prossimo Consiglio comunale.
Accanto a ciò vengono presentate le opere cha prioritariamente l’amministrazione si propone
di realizzare quEst’anno: si va
dal miglioramento dell’acquedotto alla sistemazione di strade, in
particolare la « fondo valle », dall’ampliamento della rete fognaria ad importanti lavori allo
stesso palazzo comunale.
Intanto anche ad Angrogna
partirà la raccolta differenziata
di carta, pile usate e farmaci
scaduti, ma su questo tema torneremo sul prossimo numero
con un servizio a livello di Comunità Montana USSL 43.
i
11
f
valli valdesi 11
19 febbraio 1988
DIBATTITO A RADIO BECKWITH
Lo spirito di Gianaveiio
L’eredità di Beckwith verso il bicentenario della nascita: cultura,
evangelizzazione e attenzione anche per gli ambienti della diaspora
Ho letto con interesse gli articoli di Daniele Cericola su l'EcoLuce e di Erica Scroppo su « thè
waldensian review » a proposito
di radio Beckwith. Sono lieto deH'iniziativa di questa radio
evangelica dovuta aH'interesse
di un gruppo di persone e sotto
gli auspici del « circolo culturale Francesco Lo Bue », con l’incoi aggiamento e l’aiuto di Claudio Martelli in virtù della sua
ricca esperienza di Radio Trieste.
La linea programmatica contempla tra l’altro un aspetto culturale ed evangelico anche se,
osserva il cronista Daniele, quest’ultimo elemento « non è stato
recepito da alcuni ambienti della chiesa valdese ». Non dimentichiamo però che quel Charles
Beckwith, nome della radio di
Torre, ha preparato culturalmente e spiritualmente il popolo dei
montanari valdesi con scuole, biblioteche, letteratura popolare
con il chiaro obiettivo di evangelizzare il popolo italiano. Infatti sappiamo dalle relazioni annuali de! Comitato di evangelizzazione che nel clima risorgimentale furono istituite nella diaspora italiana decine di scuole, con
insegnanti provenienti in buona
parte dalle Valli Valdesi, che
furono prezioso vivaio delle scuole domenicali e delle comunità;
in una lettera inviata al pastore Lantaret, il Beckwith ricordava appunto che la scelta è: « restare nascosti nella propria oscurità o attirare l’attenzione della gente; e per far questo occorre impegnarsi... ».
Ho letto che tra gli obiettivi
del gruppi' c’è quello della realizzazione di un ponte radio a
Rocca Bcia, con la prospettiva
di raggili igere Pinerolo e Saluzzo. Se questa iniziativa si realizza, lo spirito di Giosuè Gianavel
lo esulta: in luogo di spari di
colubrine o del rotolar di massi
sulle orde dei massacratori, sulle ali della radio, giungerebbero nella regione dei « bandits »
e nella pianura melodie di salmi
in riconoscenza a Dio e messaggi di urgente richiamo per tutti: per i Valdesi « de la vieille
roche » a riflettere sul grave
torpore spirituale che li affligge e tornare al Signore per gustare la gioia della comunione
fraterna nelTascolto della sua
parola; j>er quanti poi sono in
ricerca, un messaggio può soccorrerli a trovare in Gesù Cristo l’unica speranza.
Ricordo ai lettori che l’anno
prossimo ricorre il bicentenario
della nascita di Beckwith; accanto alle altre celebrazioni de!
rimpatrio, vale la pena di ricordare colui che ci diede 169 scuole,
collaborò per la fondazione del
« collegio » di Torre, fece costruire gli alloggi degli insegnanti
del « collegio » nonché la scuo
la latina di Pomaretto; non dimentichiamo il « pensionnat », diventato poi « scuola normale »,
e quattro templi, per ricordare
soltanto una parte della sua multiforme attività.
Penso che un motivo di riconoscenza l’abbiamo e possiamo
esprimerlo nel sostenere una radio evangelica che porta il suo
nome, perché abbia una sede nel
quadro della ristrutturazione dell’ex convitto, come è stato auspicato da un gruppo di sostenitori dell’emittente, avere un
materiale migliore sotto il profilo tecnico e realizzare il ponte radio a Rocca Bera. Sono certo che i lettori coglieranno l’importanza dell’unica radio
evangelica delle Valli e che risponderanno all’appello, soprattutto in prossimità del XVII febbraio, che rinnova in noi la riconoscenza al Signore per la libertà ottenuta.
Gustavo Bouchard
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio
TORRE PELLICE — Venerdì
19, alle ore 21, nel salone della
Eoresteria, verrà presentato l’opuscolo « Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio ». Proposta dalla
Società di Studi Valdesi, la pubblicazione è il frutto di un’accurata ricostruzione del viaggio, di
rimpatrio appunto, fatto dai vaidesi che partirono, nell’agosto
del 1689, dalle sponde del lago di
Ginevra per giungere, dopo quindici giorni, a Bobbio. Quel viaggio è stato fatto Tanno scorso
da Attilio Bosio, Aldo Visco Gilardi, Susanne Labsch, Albert de
Lange (estensore della guida).
Erica Malan, Samuele Montalbano, Sandro Paschetto e Luca Ri
bet, che ne hanno minuziosamente raccolto i particolari, ottenendo un documento prezioso per
chi volesse cimentarsi nell’avventura di una piacevolissima (e
lunga) gita. La guida prende in
considerazione il percorso originale, da fare ovviamente a piedi,
e un percorso alternativo da fare in automobile che raggiunge le
tappe più significative della traversata.
Nella guida sono annotate con
pignoleria tutte le indicazioni utili (« dietro la chiesa c’è un cartello giallo; dopo trenta metri, a
sinistra un sentiero... »), tutte le
possibilità di pernottamento (al
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Incontri
TORRE PELLICE — La Lega per
l'ambiente Val Pellice si riunisce lunedì 22 febbraio, ai le ore 21, presso i
locali del Centro d’incontro per discutere dell’attività per il 1988.
Cinema
TORRE PELLICE — I programmi del
Cinema Trento prevedono per II prossimo fine settimana: ven. 19, ore 21.15
« Lunga vita alla signora »; sabato 20
« Il siciliano »; dom. 21 «lo e mia sorella ».
Manifestazioni
PINEROLO — « Alla guerra rispondiamo con la vita »: questo è il tema di
una serie di manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese organizzate dal circolo giovanile di DP • il
filorosso » il 19 e 20 febbraio. Questo
il programma:
— venerdì 19, presso la sede dì DP
(corso Torino 18) :
ore 21: proiezione filmati registrati in
questi mesi a Gaza e in Cisgiordania; presentazione della iniziativa
di raccolta fondi per inviare latte,
medicinali, viveri ai bambini palestinesi;
ore 22: proiezione del film « Oltre le
sbarre ».
— sabato 20, presso il Centro sociale
di San Lazzaro:
ore 20.30: raccolta fondi con una riunione di socializzazione.
Consiglio comunale
LUSERNA S. GIOVANNI — Il Consiglio comunale è convocato in seduta straordinaria e pubblica per le
ore 21 di giovedì 18 febbraio.
Tangente
(segue da pag. 1)
borghi, rifugi, ostelli) le deviazioni da fare per rifornirsi di viveri. In tanta accuratezza mancano i prezzi, troppo soggetti a mutazioni per essere citati ma, dice
Albert de Lange, il viaggio può
essere affrontato agevolmente
con una spesa che si aggira intorno alle cinquecentomila lire.
Durante la serata organizzata
in collaborazione con il CAIUGET, saranno proiettate numerose diapositive, illustrate dai relatori.
« Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio » sarà messo in vendita a
10.000 lire.
— aumento delle pratiche illegali, che però, alla fine, sembrano « legittime »;
— aumento della spesa pubblica;
— inefficienza della politica e
mantenimento degli squilibri sociali;
— caduta delle regole del gioco democratico.
Che fare allora? Anche se siamo di fronte ad una caduta verticale dell’attenzione sulle varie
proposte di moralizzazione della
politica e della società, mi sembra siano necessari due tipi di
azioni: una a livello etico e l’altra di tipo legislativo. A quanti
in politica affermano che le corruzioni sono necessarie per raggiungere determinati scopi, che
sono « soluzioni politiche » di
problemi che altrimenti non sarebbero risolti, si può obiettare
che chi ruba rimane sempre un
ladro e che, anche in politica,
essere onesti non significa essere « fessi ». Rivendicare un’etica
accanto alla politica è quanto
mai urgente.
Sul piano legislativo invece è
necessario darsi strumenti preventivi, oltre a quelli repressivi.
A difesa del bene « democrazia »,
occorre rendere trasparenti le
attività dei politici (attraverso la
pubblicità reale e controllabile
dei loro introiti e sipese) e dei
pubblici dipendenti (tramite procedure snelle e limpide per gli
atti amministrativi).
Serve soprattutto capire cosa
succede, non adeguarsi. La corruzione nasce anche dalla nostra
acquiescenza.
Giorgio Gardiol
AVVISI ECONOMICI
UNA BEFFA PER
GLI AGRICOLTORI
1 contadini della Val Germanasca
hanno letto sul giornale l’articolo su
WWF e cacciatori insieme a difesa
dei cinghiaii; di fronte ali’articolo, coloro i quali conoscono le distruzioni
di questi animaii e ie fatiche della gente di montagna si interrogano preoccupati. Sembra quasi una beffa verso
gli agricoltori da parte di quelle persone che hanno immesso i cinghiali
0 non hanno fatto nulia per impedire
che ciò avvenisse.
Le persone che ancora lavorano la
terra sulle nostre montagne, quasi
sempre gente anziana, vorrebbero poter
mangiare del frutto del loro lavoro e
non dover far ricorso ai rimborsi per
1 danni, che sanno di elemosina.
Carlo Ferrerò, Pomaretto
RINGRAZIAMENTO
« Vegliate dunque perché non
sapete né il giorno né l’ora »
(Matteo 25: 13)
I familiaxi del compianto
Abele Nella Benech
profondamente riconoscenti per la
grande dimostrazione di stima e di affetto trd>utata al loro caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti eoloro ohe con offerte, sijritti e partecipazione al funerale, si sono
uniti al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare ai coniugi Giordan, alla Ouardia medica, al
Maresciallo dei Carabinieri, alla Croce
Rossa di Torre Pellice, alla dott.ssa
Grand, ai sigg. Agli Bruno, Bertin
Amato, Monnet Osvaldo, al pastore
Zotta, ai Coscritti e a tutti coloro ohe
si prodigarono nella triste circostanza.
Torre Pellice, 19 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Io so in chi ho creduto »
(II Timoteo 1: 12)
Il marito e familiari della cara
E lena Bianca Benech
in Richard
commossi e riconoscenti sentitamente
ringraziano tutti quanti hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare alla
direzione e tutto il personale deR’Asilo
Valdese di Luserna S. Giovanni ed al
pastore Bruno Bellion.
Bibiana, 18 febbraio 1988.
RAGAZZA 21enne cerca lavoro in zona Val Pellice o Pinerolese. Tel.
0121/598274 (ore serali).
YWCA - UCDG Unione cristiana delle giovani) ricerca per ostello-pensionato femminile in Roma responsabile disponibile risiedere. Inviare curriculum-referenze a YWCA-UCDG,
via S. Secondo 70 - 10128 Torino.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 FEBBRAIO 1988
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 FEBBRAIO 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta • Telef. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; Telefono 91.996.
k
12
12 fatti e problemi
19 febbraio 1988
LOTTA CONTRO L’APARTHEID
Respinti in Oianda i prodotti Oiivetti
Le misure governative colpiscono le ditte che hanno rapporti commerciali con il Sud Africa razzista - I problemi del
sindacato - Il ruolo dei computer nel controllo della popolazione - L’azione del « Comitato per l’Africa australe »
Per gentile concessione di Primopiano quindicinale (Via Cavour
39, 10123 Torino) pubblichiamo qui di seguito un articolo dedicato al
boicottaggio dei prodotti delle ditte che commerciano col Sud Africa.
Ricordiamo che sia il Consiglio Ecumenico delle Chiese che la CEE
hanno chiesto di applicare sanzioni economiche nei confronti della
Repubblica sudafricana resposabile del mantenimento del regime di
apartheid.
« La Olivetti si è vista annullare dal ministero della Difesa olandese un mega-contratto da 20
miliardi di lire per la fornitura
di 5 mila computer. E’ una delle
prime conseguenze del progetto
di legge presentato dal ministro
degli Esteri, Van der Roek, al
Parlamento olandese riguardante il boicottaggio economico al
Sud Africa e alle società che
mantengono rapporti con il governo razzista. Il progetto di legge vincola Tattività delle imprese olandesi in Sud Africa al rispetto di un codice che impone
tra Taltro di riconoscere i sindacati dei lavoratori neri e di
applicare la parità salariale. La
Olivetti, dojxj il ritiro della Ibm,
in seguito al boicottaggio statunitense, aveva intensidcato la
propria presenza in Sud Africa,
nonostante l'opposizione dei sindacati italiani ». Questa è la notizia trasmessa nel pomeriggio
del 28 dicembre scorso dal Gr3
e ripresa alcuni giorni dopo da
un servizio del Tg3 piemontese.
Un Benelux dolcenamaro per
Carlo De Benedetti, che a Bruxelles scala la « Société Générale de
Belgique », divenendo una figura
di primo piano nell’economia belga, ed all’Aia è invece ripudiato,
come mercante di computer che
fa affari con il Sud Africa.
Le chiese e le
battaglie civili
L'Olanda, si sa, si è sempre
distinta nelle battaglie civili e
per la pace, soprattutto grazie
alle spinte delle forti chiese prct
testanti locali.
Non c'è dunque da stupirsi se
il ministro degli Esteri olandese
Van der Roek è stato il primo
governante europeo a prendere
carta e penna per scrivere un
progetto di legge a favore del
boicottaggio economico de] Sud
Africa, in attuazione di una delle centinaia di direttive approvate aH’uneinimità dal Parlamento
europeo ma mai entrate in vigore in alcun stato membro. « Per
fortuna che agli olandesi i pronunciamenti verbali non bastano, al contrario di altri stati europei, vedi in special modo l’Italia », dice Paola" Gamba, del « Comitato piemontese contro l'apartheid e di solidarietà con i popoli
dell'Africa australe », consegnandoci una fitta lista di ditte italiane che intrattengono rapporti
economici con il regime di Pretoria.
Negli stabilimenti Olivetti come viene vissuta questa vicenda? Risponde Ugo Rigoni, della
Fiom-Cgil di Ivrea: « La nostra
organizzazione, unitamente alla
Fim-Cisl, ha promosso sin dall’aprile scorso una campagna antiapartheid, lanciando una petizione per richiedere all’Olivetti
l’abbandono del Sud Africa. Sempre lo scorso anno due cittadini
bianchi sudafricani sono giunti
presso una consociata del gruppo, la Siab Italia, per essere addestrati all’uso ed alla gestione
di alcune apparecchiature elettroniche. La quasi totalità degli
addetti si è rifiutata di collaborare con i due sudafricani e non
ha trasmesso loro alcuna conoscenza, nella convinzione che
qualsiasi insegnamento sarebbe
servito al rafforzamento del regime razzista e quindi a reprimere ancora di più la popolazione di colore di quel paese ».
Contro questo sciopero bianco si schierò la Uilm-Uil, « innanzitutto perché non si combatte contro l’apartheid esercitando forme di apartheid contro
un singolo lavoratore che non
ha di certo nessuna responsabilità per l’infamia del razzismo
imperante nel suo paese. Un sindacato serio chiede alla Olivetti
se in Sud Africa, come altrove,
paga i lavoratori, bianchi o neri
che siano, a seconda della mansione svolta e non a seconda del
colore della pelle. E’ una forma
insolita di solidarietà con i neri
del Sud Africa quella di farli
licenziare proponendo di chiudere la fabbrica », ci ha spiegato
Franco Sassano, segretario della Camera sindacale dell'Uilm
canavesana. Sassano sembra però non tener conto che negli ultimi tre anni sono state ben 93
le grandi compagnie statunitensi ritiratesi ufficialmente dal Sud
Africa e che, per esempio, nel
1987 il governo di Pretoria ha
speso 502 milioni di rand (la moneta locale) per 214.000 pensionati bianchi, a fronte di soli 418
milioni di rand per 417.000 pensionati neri.
Una posizione critica
sullo sciopero
« Noi non avevamo nulla di
personale nei confronti di quei
lavoratori sudafricani che erano
ad Ivrea per aggiornarsi. Anche
perché non li conoscevamo né
sapevamo della loro posizione
nei confronti del regime di Botha. Eravamo e siamo però convinti che in quel momento stavano aiutando l’apartheid — dice Giancarlo Zanoletti, della FimCisl —. Le tre confederazioni si
I computer servono per schedare gli abitanti secondo "le razze". Unii
pratica contraria ai diritti dell’uomo, ma funzionale àlVapartheu .
sono invece trovate d’accordo
ad organizzare una sottoscrizione per l’acquisto di un computer
M 24 da inviare ai giovani sudafricani dell’Anc (African National Congressi in esilio presso la
scuola superiore "Somafco” di
Mazinmbu, in Tanzania».
« La Olivetti in Sud Africa è
presente con circa 700 dipendenti. Installa computer nei settori
determinanti per il sostegno economico del regime segregazionista, anche in ministeri che, secondo i critici, sono direttamente coinvolti nella persecuzione
razziale », dice Maria De La Pierre, del Comitato pace e disarmo
di Ivrea. Secondo un giornale
sudafricano la Olivetti avrebbe
300 filiali nel Sud Africa e nella
vicina Namibia (occupata dal regime di Botha).
Di fatto la multinazionale di
De Benedetti controlla, in Sud
Africa, una cospicua fetta di mercato nel settore che va dalle
macchine da scrivere alle macchine da calcolo (con una percentuale che si avvicinerebbe al
65%).
In occasione del XVII Febbraio
regala un abbonamento
Il 17 febbraio 1848, 140 anni fa, i valdesi ottenevano i diritti civili. Una delle prime conseguenze di essi fu,
anche, la stampa dell’Eco delle Valli valdesi, fondato nell’agosto del 1848. Da allora il giornale ci ha accompagnato nei momenti forti e nei momenti deboli della nostra storia. Ci sono però ancora persone che non conoscono
il nostro giornale e certamente conosciamo qualche amico che vuole informazioni sulle nostre problematiche. Perché, allora, non fargli un dono in occasione del 17 febbraio, abbonandolo al nostro giornale?
Ogni abbonato può approfittare di una offerta speciale: Vabbonamento dono costa 30.000 L., che si possono versare
sul c.c.p. 20936100 intestato: AIP, via Pio V, 15 - 10125 Torino. Provvederemo noi ad avvisare il destinatario dell’abbonamento, non appena riceveremo il tagliando qui pubblicato.
Ritagliare e inviare a: Amministrazione Eco delle Vaili valdesi, casella postale, 10066 TORRE PELLICE (To)
ABBONATO:
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Cognome
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Città
Tel.
□ ho versato la quota abbonamento speciale « XVII febbraio »
sul c.c.p. 20936100
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□ desidero che il mio nome sia segnalato
□ non desidero che il mio nome sia segnalato
firma................................
Data......................
DESTINATARIO ABBONAMENTO DONO
XVII FEBBRAIO 1988
Nome
Cognome
Indirizzo
CAP
Città
«Molti dati riferiti ai contro ti di installazione delle linee cLJ
computer sono segreti, soprattutto quelli riguardanti le age zie di polizia. Una delle più in portanti funzioni dei compute',
in Sud Africa è il mantenimew i
dell’atto di registrazione delui
popolazione, che il Wall Stre< t
Journal descrive come la piet: i
miliare dell’apartheid. Sotto questa procedura amministrativa
parentemente banale, ogni pc ■sona residente in Sud Africa z
registrata secondo la razza ed
etichettata definitivamente nel a
società. Alcuni casi difficili di
classificazione sono risolti attriverso metodi che ricordano U
nazismo. Vengono- misurati -o
spessore del naso, delle labbri:,
l’arricciatura dei capelli. Una persona così classificata attraver-o
un sofisticato sistema di coiv inicazioni. che anche la Olive ti
installa, viene gestita per tinta
la vita dell’individuo non bianco. Viene così deciso dove - li
.sarà concesso di vivere, chi sposare, se lavorare e così via » afferma un documento redatto dal
Comitato pace e disarmo, dalia
Firn e dalla Fiom di Ivrea.
Boicottaggio
economico
L'annullamento di nuove commesse di computer da parte del
ministero della Difesa non è l’unica operazione di boicottaggio
economico già messa in molo
nella terra olandese nei confronti della multinazionale di De Benedetti. « Nei comuni di Hereveen, Emmen, Oostellingwerf e
Westellingwerf i consigli comunali hanno già messo ufficialmente al bando, con tanto di delibere, i prodotti Olivetti. Sono
quattro cittadine, il cui esempio
sarà presto contagioso. Il consiglio di amministrazione della prestigiosa Università di Tilburg
ha già all’ordine del giorno il
boicottaggio nei confronti dell’azienda di Ivrea », riferisce Silvia Ricchieri, del « Cospe » (Centro di cooperazione per lo sviluppo nei paesi emergenti) di
Bologna, che ha seguito da vicino la vicenda.
La campagna di boicottaggio
è stata promossa in Olanda dal
« Comitato per l'Africa australe »,
la cui sede nazionale è ad Amsterdam, in Achterburgwal 175.
Da lì ci è stato riferito che la direzione della Olivetti ha ufficialmente richiesto al comitato olandese lo svolgimento di un incontro nel più breve tempo possibile.
Si tratta di un vero e proprio riconoscimento politico del peso
dei movimenti antiapartheid e del
valore delle azioni di boicottaggio.
Renato Dutto