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Roma, 18 Laglio 1908
SI pobbllea ogni Sabato
ANNO 1 - N. 29
T. A
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Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « * 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli,wVia Magenta 18, Roma
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Fer tutto ciò che concerne non
solo la direzione, xaa anche ramministrazione del periodico, rivolgersi da qui innanzi a B. Celli — Via
Magenta 13 — Ftoma.
Guardando attorno
(Noterei!© e Spigolature)
Tiene ancora il campo l’on. Nasi, la cui liberazione è stata raccontata per filo e per segno da
tutti i nostri giornali. L’ex ministro torna nella sua
Trapani e di là muoverà per tutta la Sicilia e vorrà
essere un giro trionfale con un subisso di evviva e
di abbasso, poiché esige la logica^Ée non si possa
gridare viva qualcuno se non si vocia pure morte a
tal altro.
Assisteremo ad una rifioritura dunque di complimenti pepati all’indirizzo di chi non la pensa a quel
modo.
Ne fu riportato tutto un florilegio nell’eccellente iifvista Popolare dell’on. Colajanni, nella Stampa, nel
Corriere della Sera in occasione della condanna riportata dall’on. Nasi, attendiamoci ad una seconda
edizione riveduta ed accresciuta con note e commenti
dei peggiori autori e intanto discorriamone.
Si prestano a malinconiche considerazioni ma guardando le cose da vicino cessa ogni irritazione e subentra un senso di benevolo compatimento.
Succede spesso così : non è raro di sentire un più che
modesto pretino, salito in bigoncia, parlare addirittura a nome della Chiesa, a nome della Religione,
tanto se la bigoncia gli è il pulpito di una chiesetta
di campagna o la colonnina del giornaletto clericale
diocesano ; non è raro l’udire il maestrino di villaggio
trinciar giudizi in nome della Scienza ; così il primo
giornalista venuto si crede investito di chi sa quale
alta autorità, fa la voce grossa e, dice lui, parla a nome
di tutt’una popolazione, di una regione intera e non
é vero nulla ! Gli è uno studentello in perenne pericolo di bocciatura, un’impiegatuccio a spasso, magari una guardia daziaria sospesa a d vinis per talune irregolarità commesse, tutto quel che si vuole,
ma la popolazione, generosa, attiva, onesta non c’entra
affatto, allo scrittorello non ha lasciato nessuna procura o l’ignora o lo compatisce e tira via. Chi ha rivelato autorevolmente il fenomeno, non nuovo per
chi conosce certe regioni d’Italia e le ama, è lo stesso
non sospetto on. Colajanhi. Stando al deputato per
Castrogiovanni, informatissimo, nè Palermo, nè Caltanisetta, nè Catania, nè la stessa sua Trapani non
professano nella loro maggioranza l’entusiasmo che
nella penisola si attribuisce loro per 1’on Nasi, nè
meno che mai, intendono condividerne la responsabilità. E una.
Per noi le sono parole grosse assassini, farabutti,
canaglie, mascalzoni per tacere di altre che nell’intenzione degli scrittori vorrebbero essere terribilmente ingiuriose e stando al vocabolario della gente
per bene sembrerebbero tali ed è un secondo errore.
Molto spesso gli scrittorelli sullodati, osservava un
giorno una cattiva lingua, si spogliano semplicemente
dei loro titoli per regalarli altrui ma più spesso an
‘ cora cacciano sulla carta come vìen viene quanto
s’è loro affacciato alla mente, senza ponderazione, senza
misura. Farabutti ? Un modo di dire come un altro
per significare che non si milita nello stesso partito,
che la si pensa diversamente, nient’altro che questo.
Si rimane intesi che se il presunto avversario si
ricrede, lì per lì, su’ due piedi per non dire di più
si trasforma in un perfetto gentiluomo. Le sono
espressioni estremamente comuni che han corso, ma
per quel tanto che possono valere e che s’avrebbe
torto grave di pigliare per oro di zecca.
Dunque restiamo intesi : non . abbiamo a pronunziarci nè intorno alle colpe vere o non vere dell'ex
ministro nè intorno alle dimostrazioni che stan per accoglierlo, ma crediamo d’essere nel vero per l’affetto
che abbiamo verso l’Isola nobilissima e per la conoscenza che ne abbiamo, di premunirci con queste
brevi avvertenze.
L’egregio Alceste De Ambris, lui, dopo avere messo
a sconquasso la provincia di Parma, saputo di un
mandato di cattura a suo caripo, ha dùnque riparato
a, Lugano. ■ *. Vv'* .
Certo si deve respirarvi molto meglio ma, francamente, il gesto è brutto assai.
S’atteggiava a pastore del gregge proletario parmense, s’atteggiava, e pure rifuggendo dal citare le
parole del nostro Maestro non possiamo a meno di
rammentarci di quel « mercenario » che » abbandona
le pecore ». E almeno ora stesse zitto; ma no, seguita
a scrivere lunghi proclami che vorrebbero essere incendiari, spingendo e spronando, da Lugano.
Siamo stati in Sicilia con i seguaci dell’on. Nasi,
torniamoci coll’on. De Felice. Si può non cond'ividere
le idee del deputato di Catania ma almeno don Peppino pagava di persona, lui ; il primo sempre nell’ora
del pericolo, anche se solo. Nell’anno 1894 al principio
dello stato d’assedio, avvertito a Roma che se metteva
i piedi in Sicilia era immediatamente arrestato, piglia
il primo diretto per Napoli ed accorre a Palermo ove
una condanna di 18 anni di reclusione l’attende. Come
gesto fu splendido e si sa le cose belle piacciono a
tutti.
Ripiglio il filo del discorso. Mi cade sott’occhio un
telegramma nel quale si tenta di descrivere un’imponente dimostrazione col relativo entusiasmo, avvenuta
a Trapani allo scoccare della mezzanotte dell’altra domenica, termine della prigionia dell’ex ministro Nasi.
Vuole essere la prima di una novissima serie e parrai
franchi la spesa di discorrerne un po’.
S’è dei papi quel che suole dirsi dei pasticcini :
non conviene vederli a fare chè uno se ne disgusta:
io vi aggiungerei anche le dimostrazioni, per quel
pochino che ne ho veduto.
Ne rammento una, tipica, clamorosa, scoppiata improvvisa nel cuore della notte e precisamente nell’inverno del 1896 poche settimane prima dei disastro di
Adua Marzo). Durò un bel pezzo ; la banda cittadina, ricca in ottoni, rotto diremo così il sonno a
molta gente che o impaurita o spinta dalla curiosità
balzò dal letto in istrada, ingrossando man mano il
corteo che diventò imponente — l’aggettivo è di ri
gore — non c’è da stupirsi se si potè dire riuscita
l’affermò persino un giorno dopo l’on. Crispí in Par
lamento. Quando si dice le combinazioni ! L’eccellen
tissimo signor Prefetto, benché si fosse nelle ore pie
cine, essendo ancora alzato ed in ufficio come appa
riva dai lumi accesi, la folla accorse al palazzo
della Provincia e con insistenti evviva ottenne s’af
facciasse a una finestra pronunziando poche 'parole
che furono credute di ringraziamento e di lode, perchè stante il vociare noù si potè comprender nulla,
ed infatti ereno tali, corredate dall’assicurazione che
il superiore governo sarebbe stato prontamente avvisato di tanta, espressione di patriottismo. La stessa
mattina il Giornale di Sicilia, telegraficamente informato, dava l’annunzio della dimostrazione unendolo a quello d’altre non poche, guardate un po’che
casi si danno, che improvvisamente, alla stessa ora
erano scoppiate in varie altré città dell’Isola.
Rammento dunque che aLtìuittino m’imbattei in un
conoscente, ussaro di professione, famoso per servizi
diremo così d’avanscoperta, ch’io sapevo informatore
per eccellenza. — Gli chiesi a bruciapelo : E come fu ?
— Un piccolo successo in Africa per le nostre armi
che, inter nos, in alto si voleva gonfiare un. po’, e se
ne attendeva la conferma ufficiale ieri sera verso
le dieci. Il sindaco mi chiama in disparte e mi sussurra gli ordini ; attento poi, a un'aio cenno, avvisa
gli amici, nessuno manchi, pronti tutti chè c’è il
beveraggio. Io tenevo d’occhio il sindaco impaziente
.serrato, ^I gjsino^ ^ei ® tratta gli
si avvicina una guardTa Wmlfa'cfe'soambìatp sècolui
due parole, via, sparisce. )
Mi fa il cavaliere un segno, lo trasmetto agli amici
e via tutti anche noi, sguinzagliati in tutte le direzioni
come una muta di cani urlanti come lupi. In un batter d’occhio la musica scese in piazza e diede Lato
alle trombe. Avremmo risvegliati i morti !
E codesta osservai timidamente, sarebbe poi una
dimostrazione spontanea ? Mi piace quella spontaneità, curioso,-mi rammenta il povero Laici, ai suoi
bei tempi uno dei primi baritoni delle scene italiane.
Non gli mancava che una cosa: la voce! Bravo ! Ma
io Tavrei chiamata un po’ diversamente.
S’accomodi pure e la chiami un po’ come vuole, mi
disse l’ussaro punto sul vivo, da noi, per sua norma
qual più qual meno le son tutte così ! Ne pigli nota,
che le servirà.
E mi servì, infatti, nel 1901 in Palermo dinanzi ad
un’altra ben più numerosa. Ci stavo fantasticando
attorno lì ai Quattro canti quando mi passò rasente
un egregio avvocato : Rivoluzione, marca Fiorio ! Fu
una rivelazione, un ridestarsi di memorie sopite, e
¿e sono tuttora edificato.
Se il benevolo lettore vuol edificarsi anche lui questo è il momento buono.
Pio X ha emanato un decreto per la riforma dei
dicasteri della Santa Sede. Tale riforma è nella sua
essenza un atto puramente amministrativo e non porterà conseguenze nè politiche nè religiose. ~È certamente un grande tentativo per modernizzare il funzionamento burocratico degli innumerevoli uffici dipendenti dalla Santa Sede e per semplificare il meccanismo procedurale antico degli uffizi Vaticani. Molti
abusi vengono tolti, molte ingiustizie evitate, molte
facilitazioni ai poveri concesse, e ciò è molto per chi
guardi le cose dal lato puramente mondano e materiale. Considerando la Santa Sede come uno Stato
civile, tale riforma è da ritenersi non soltanto opportuna, ma indispensabile. Ma ci sia permesso di domandarci se dltre riforme ben più importanti, ben
più vitali non dovrebbero essere studiate e decretate
da colui che vuol essere considerato come il capo
della religione del Cristo, e il Vicario suo in terra ! 1
Non è ancora spenta l’eco della grande rivoluzione
in Persia e già altre voci di rivolte e di bombardamenti ci giungono dal Paraguay.
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LA LUCE
Il Marocco pure è sempre in ebulllzione e non
sarebbe meraviglia se una vera e propria guerra civile
scoppiasse in tempo non molto lontano.
Intanto i giornali ci dànno l’annunzio che il 26
Luglio si aprirà in Londra il XVII Congresso universale per la pace.... Quanta ironia nelle vicende
umane !
Questa è da ridere. Il Senato ha dovuto riunirsi
in Alta Corte di giustizia per giudicare due Senatori.
Un caso che sembrerebbe più grave e più complesso
del caso Nasi! Ma udite: Uno dei colpevoli era imputato di aver nascosto alla Commissione di requisizione
dei quadrupedi due cavalli- di sua proprietà, l’altro
d’aver tenuto la benzina per l’automobile in una damigiana di vetro anziché in una di latta! Il secondo
fu assolto ; il primo, quello dei cavalli, fu condannato a 102 lire di multa. E i cavalli in questione
erano morti già da 12 anni ! Non è da ridere ?
N. N.
W. ivOBHE)
Va meatovato anche dal nostro giornale il nome
di nn'uomo che compì un’opera straordinaria, del
qnale venne celebrato il centenario nel Febbraio
scorso. L’umile villaggio della Franconia, Nendettelsan, dove esercitò il suo ministerio e trascorse
la vita, gode oggi di celebrità universale in grazia
di lui. Pure, , egli non fu mai popolare, per un certo
suo fare aristocratico e grave ; onde, la sua azione,
come quella degli isolati, si restrinse ad una piccola
ed eletta cerchia. La sua predicazione, piena di nobiltà e di eleganza, era schiettamente evangelica,
in un tempo in cui regnava sovrano il razionalismo.
Loehe possedeva una natura artistica. Egli amava
le belle forme liturgiche del culto, e, siccome quell’idea, che poi fece cammino, non si comprendeva
nella chiesa luterana cui apparteneva, fu fatto segno a maldicen^ quasi propendesse al romanesimo,
0 non comprenij^se il culto in ispirito e verità, da
lui posto in realtà innanzi ad ogni altra cosa. L’amore della bellezza artistica nel culto non gli tolse
la chiara visione deile’*^rftà centrali del cristianesimo. Nell’ardente brama di soccorrere la dolente
umanità, egli intraprese un’opera missionaria in
pro delle Pelli Rosse d’America. Quella missione
sorti poco esito, ma fece scoprire negli Stati dell’Ovest numerose popolazioni, di lingua tedesca e di
origine luterana, le quali versavano in vero abbandono spirituale. Loehe formò dei pastori che poi
mandò in quelle regioni, segnatamente nel Missouri,
nel Jovva ecc. Lo sviluppo di quelle chiese è uno
dei fatti più meravigliosi della storia.
Oggi, i protestanti luterani, d’ogni lingua ed
origine, in America, salgono a parecchi milioni. Un
semplice pastore di campagna diede l’aire a quell’immenso movimento. Ciò basterebbe perchè fosse
ricordato e benedetto il nome di W. Loehe ! Ma
in Germania lo si ricorda e benedice per altri motivi ancora ; la sua ardente carità fece sorgere
varie opere di beneficenza ; un asilo per gli scemi ;
un altro per le traviate pentite, poi, via via una
casa di salute, un collegio per giovinette che prese
grande sviluppo, delle scuole professionali, ecc.
Il complesso di tali Istituti forma oggi una città
dove regna molta animazione.
Furono delle donne a profferirsi quali collaboratrici di lui. Loehe seppe egregiamente organizzarle,
sicché, oggi, l’opera delle diaconesse di Neudettelsan conta oltre 700 suore occupate, non solo in
Baviera, ma in molti luoghi, anche all’estero e
nelle colonie. Le opere di Loehe si contrassegnano
per la somma cura con cui sono organizzate fin nei
minimi particolari.
Non basta lanciare un’opera. Bisogna conservarle
la vita e l’entusiasmo! Questo è in fondo la cosa
essenziale. Loehe non lo dimenticò, ed egli servi di
esempio a tutti i suoi collaboratori. La memoria di
quel modesto cristiano va celebrata oltre i confini
della sua patria.
(Sunteggiato da « L’Ami Chrétien de famille »)
Emilio Ì^iVoif
¿Jpa lettera del padr^ (Jiaeli^to
--------------------^-------ig----—:-----------------.—
L’illustre Padre Giacinto pubblica nel giornale parigino Le Siècle e favorisce anche a noi in autografo
— per mezzo di un egregio Colonnello italiano, che non nominiamo, perchè non sappiamo s’egli desideri
d’esser nominato — la seguente lettera indirizzata agli Autori dell’ opuscolo II Processo don Piva e
Riflessioni di un gruppo di sacerdoti.
Ginevra, 7 Luglio 1908
Signori e cari Colleghi,
Non conosco il vostro nome, che voi celate a cagione delle persecuzioni farisaiche ;
ma io provo il bisogno di congratularmi con voi per il coraggioso, luminoso e degnissimo
opuscolo da voi testé pubblicato contro il celibato forzato, o, per dir più esatto, a
favore del pubblico e santo matrimonio dei preti. L’illustre amico mio, ora morto.
Monsignor Puccher-Passavalli dell’Ordine dei Cappuccini, arcivescovo d’icona, predicatore
en atre di Papa Pio IX e prevosto del capitolo di S. Pietro, mi ebbe a dire più d’una
volta che il celibato dei preti e dei monaci, come vige ormai da molto tempo, è una
delle piaghe più profonde, quantunque meno conosciute o piuttosto meno riconosciute,
della Chiesa. Lo stesso Pio IX diceva al P. d’Alzon, fondatore e primo generale degli
Assunzionisti : « Pregate per i preti : la metà del clero cattolico è nel fango ! »
Questo m’è stato riferito dal P. D’Alzon in persona. Vero è che il Papa eccettuava
il clero francese. Dopo cosi autorevoli parole, a me sarà lecito di asserire che una
seria riforma deve, non già concludersi — come sostiene il Loisy in uno de’ suoi
ultimi scritti — ma iniziarsi con l’abolizione di questa legge tirannica feconda di
dolori e d’obbrobrio.
Il clero cattolico non è una mandra di non uomini, bensì una tribù di ierofanti.
Per essere compiutamente prete, è necessario essere uomo compiutamente, con qualche
attributo di più e non già di meno. « Bisogna » secondo le parole di S. Paolo che
voi tanto opportunamente citate « bisogna che il vescovo sia marito d’una sola moglie,
che governi bene la sua propria famiglia e tenga i figlioli in soggezione, con ogni
gravità ; ma, se alcuno non sa governar la sua propria famiglia come avrà egli cura
della chiesa di Dio ? »
Quant’a me, ecco, son molt^anni che la penso a questo modo ; il matrimonio dei
preti è una di quelle libertà che bisogna, non chiedere, ma prendersi. È un diritto
inalienabile dell’uomo e del cristiano; contro il quale nnlla dovrebbero potere divieti
arbitrari. Divenendo sposo e padre, pur rimanendo prete, ho avuto la benedizion di
Dio e là stima degli uomini, di quegli uomini almeno alla cui stima aspiravo; e adesso,
vecchio più che ottuagenario e con un piede, a cosi dire,- nella fossa, vo ripetendo
più convinto che mai, con la pace e la gioia nella coscienza, le parole bibliche che
includono la filosofia della vita : « Nè l’uomo senza la donna, nè la donna senza l’uomo ;
ma l’uomo e la donna nel Signore. »
Tutto vostro, o Signori e cari Colleghi, nella fede e nell’amor del Cristo.
Giacinto Loyson
Professori e Giornalisti
Professori e Giornalisti hanno nella Società una
funzione eminentemente educatrice. Gli uni esercitano la loro influenza sugli individui preparandoli
alla vita, sviluppando le loro energie, addestrandoli
alla lotta. Gli altri coltivano quella che generalmente si chiama la pubblica opinione, dirigono in
certo qual modo le masse, attraendole nell’orbita dei
loro convincimenti e delle loro opinioni. Una tale
influenza è enorme, e forse molti professori, e la
maggior parte dei giornalisti non si rendono conto
esattamente del potere di cui essi dispongono. Chi
non sa qnale benefico impulso può sviluppare un
professore nei suoi studenti durante le sue lezioni,
di qualunque genere esse siano, quando egli ha per
somma e precipua cura di additare a coloro che l’ascoltano un ideale qualsiasi ? D’altra parte, basta
che guardiamo intorno a noi, per vedere come il
popolo, che non può essere guidato ed istruito dai
professori, ricerchi appunto nei giornali quel nutrimento intellettuale di cui egli risente il bisogno,
forse incosciamente, e del giornale succhi le idee,
i sentimenti, i pensieri, le opinioni, come una spu
gna può avidamente assorbire un liquido qualsiasi. E
quindi più che giusto, che nella vita sociale a costoro che sono posti in alto incomba maggior responsabilità, come è naturale che il popolo indistintamente, dal povero al ricco, dall’ignorante allo
scienziato, guardi a questi che si chiamano luminari
della scienza, a questo — terso potere — e ne segua con interesse le azioni.
Or bene, ecco che cosa abbiamo osservato ; ieri,
i giornalisti, credutisi offesi dal Presidente della
Camera, non esitano un momento ad interrompere
il loro compito, a dimenticare il loro dovere. Spunta
fra di essi, come una tenera pianticella, il concetto
che la loro classe deve ottenere una qualsiasi soddisfazione e non curanti di qualunque altro interesse, pensano solo a se stessi, a ripristinare la loro
fama, che per un momento hanno creduta offuscata,
.a ricercare ciò che possa soddisfare il proprio io,
0 meglio il proprio orgoglio, che una volta ferito
non transige, oscura qualsiasi altro sentimento, e
solo regna potente nel cuore e nella mente. Oggi,
vediamo i poveri professori deU'università, che offesi dalla bocciatura di un progetto di legge tendènte al loro miglioramento economico, non esitano
a dimenticare il loro dovere imprescindibile (non
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LA LUCE
tutti, per buona fortuna) e rassegnano le loro didimissionij o le minacciano a breve scadenza.
Ecco, dunque, l’esempio che ci viene dall’alto;
in poche parole, gli uni e gli altri hanno eseguito
un pronunciamento, hanno abbozzato, in certo qual
modo, uno sciopero, pronti domani a stigmatizzare
dalla loro cattedra, o dal loro giornale, con parole di
fuoco, qualche movimento inconsulto di una scolaresca turbolenta, o un temibile sciopero dei ferrovieri,
oppure qualche ammutinamento dei soldati. Eppure
allora si potrebbero ripetere le parole di Gesù : —
Chi é senza peccato scagli la prima pietra...
Lo spettacolo di questi giornalisti che si allontanano dall’aula del Parlamento, di questi Professori
che abbandonano le loro cattedre, mi rende triste,
e mio malgrado sorge dal mio cuore spontanea la
domanda ; perché anche costoro, che sono intelligenti, istruiti, dotti, infinitamente superiori alla
massa del volgo, perchè essi, che sono educatori
del popolo, danno un cosi funesto esempio ?
— Mediee, cura te ipsum — dice l’antico adagio
latino, ed a quei Signori che hanno per compito di
educare gli individui e le masse, vorrei che questo
proverbio potesse essere ora ripetuto. Manca purtroppo in essi la visione esatta, precisa e luminosa
del proprio dovere ! Quante volte non viene esso
trascurato, offuscato da altri sentimenti ! Se giornalisti e professori avessero avuto miglior concezione dei loro obblighi, non si sarebbero abbandonati ad atti inconsulti, dettati forse dalla collera,
ma sarebbero stati fermi al loro posto a dimostrare
che prima del proprio individuo viene la collettività,
prima del proprio orgoglio viene il dovere. Che si
direbbe di un presidio che difende una piazza forte,
se, al primo giorno in cui la prudenza del comanmandante fa diminuire le razioni, i soldati abbandonassero le armi, in segno di protesta ? Invece tanto
maggiormente essi saranno da lodare, se avranno
resistito ugualmente al nemico, se dinanzi ad essi
sarà continuato a risplendere il faro del dovere.
Questo sentimento che pretendiamo nei soldati, vale
a dire la rinuncia a se stesso, non dovrebbe forse
a maggior ragione essere messo in pratica dai profes.sori, dai giornalisti ?
Ma vi è un altro sentimento, cui già ho accennato ; che impedisce appunto aldovere di brillare
dinanzi alla coscienza degli individui, senza essere
offuscato. Quest’ altro sentimento è l’egoismo ; ohimè
quanti danni non ha sempre portato questo io che
talvolta sorge impetuoso, sconvolge, rovina, abbatte
ogni cosa.... Educhiamo le masse, gridano i socialisti ; ma io dico che prima e sempre noi dovremo
educare noi stessi ; sorvegliarci, riconoscere nel nostro cuore, nella nostra mente, i passi astuti e subboli dell’egoismo, e lottare, e annullare, annientare
tale sentimento, sostituirlo col culto del dovere e
sopra tutto coll’amore per il prossimo ; e allora,
quando avremo vinto noi stessi, potremo guidare
ed istruire le masse.... Questo, io credo, è vero socialismo.
Milano. X. V.
II giubilBO della teapia darwiniana
E’ stato recentemente con grande solennità celebrato dalla Società Linneana in Londra il giubileo
della teoria detta darwiniana. Cinquant’anni fa,
per Tappunto, veniva letta in una delle sedute
pubbliche della suddetta Società una memoria intitolata ; « Sulla tendenza delle specie a formare
delle varietà e sulla perpetuazione delle varietà e
delle specie mediante la selezione naturale », Questa, che avrebbe condotto l’nomo, gloria e maraviglia dell'universo, da uno stato inferiore ed animalesco allo stato attuale, consiste in una legge, per
cui cosi nelle specie inferiori, come nella, specie
umana, viene a prodursi una specie di scelta,^che
conduce col tempo al miglioramento della specie.
Questa scelta naturale si sarebbe avverata per mezzo
di altre leggi, quali ; La lotta per l’esistensa, per
cui nel conflitto dei deboli coi forti, delle razze più
vigorose e vitali con quelle che sono meno, verrebbero a prevalere i più forti e le razze più vigorose
e vitali ; La variabilità della specie, per cui dal
medesimo ceppo, per certe forze che non si possono ancora spiegare, possono partire dei prodotti
eterogenei e diversi ; La trasmissione ereditaria,
in^ virtù della quale, i miglioramenti che si vengono
facendo nelle razze, si trasmettono dai genitori ai
figli.
E’ superfluo notare che non tutti i naturalisti
hanno accettato la teoria darwiniana. Fra gli altri,
ne ha impugnate le conclusioni, con grande dottrina,
il protestante De Quatrefages nel suo classico libro :
Unite de l’Espèce Humaine.
Altri naturalisti rigettano la suddetta teoria per
certi ordini di animali : il Deshayes per i molluschi ;
i’Agazzy per i pesci : l’Owen per i mammiferi.
Del resto la teoria del -trasformismo non è ancora
una dottrina, di cui ci sia stata ^ data la dimostrazione
in tntte le sue parti. E la selezione naturale non
dimostra già la derivazione delle specie esistenti
da un unico ceppo o da un’unica specie : quella
legge, 0 quella causa principale, alla quale se ne
aggiungono delle altre, come Tinfluenza delle circostanze esterne, rinfluenza dell’nso o del non uso
di certi organi, la scelta in rapporto, col sesso,
sembrano spiegare ùnicamente le variazioni della
specie, non già la trasformazione di essa in un’altra totalmente diversa.
Del resto la teoria daiwiniaua non implica necesl’iamente la negazione di Dio creatore, poiché un
principio ha dovuto esservi, e Tevoluzione, tendendo
al miglioramento, al perfezionamento, segue un dato
piano, un dato disegno ; il che non può essere prodotto che da una causalità intelligente e potente
nel tempo stesso.
E’ da notarsi poi che il Darwin non fu il solo
a scoprire o ad annunciare la teoria che si chiamò
dal suo nome, poiché un altro scienziato vi concorse,
Alfredo Eussel Wallace. Ora questi che vive tuttora
(ha 76 anni) è uno spiritualista convinto, e in un
suo recente libro sul posto deH’uòmo nell’Universo
ha rimesso in onore l'antropocentrismo, cioè l’antica idea che l’Universo è fatto per la terra e per
l’uomo.
Enpieo ODeyniei'.
Crisfianesimo sociale
{Continuazione vedi N. prec.}
Logico ? Ma gli uomini non sou mai tali interamente. Se quel molto o quel poco che voi avete, o per
esservelo procurato o per averlo ricevuto, è per ciò
stesso che lo possedete, macchiato di sangue, oh perchè
non ve ne liberate immediatamente ?
« Neppur per sogno » risponde la persona di cui si
tratla, la qual non ha danari a palate, ed è andata a
sentire i socialisti milionari di Francia e di Germania.
« Liberarmene ? Ciò di cui io mi priverei andrebbe a
ingrossare i tesori della società capitalistica e prolungherebbe resistenza di questa; mentre, se io conservo
il mio gruzzoletto, me ne posso valere come mezzo
d’azione per apparecchiar l’avvenimento della società
futura »
Mirabile sofisma, ma... sofisma. Imaginate un piantatore, al tempo della schiavitù, il quale predichi con
quanto .fiato abbia nei polmoni contro la schiavitù, e
continui a tenersi i suoi schiavi, e a chi gliene faccia
rimprovero risponda : « ISe io libero i miei schiavi,
l’infame istituzione rimarrà egualmente; ma, tenendomeli, uè cavo un guadagno che mi consente di combattere l’istituzione e d’apparecchiarne l’abolizione ».
Oppure non imaginate nulla che concerna il passato,
e pensate a un biscazziere che condanni le bische e
si sensi, per non aver soppresso la sua, dicendo che,
sopprimendo questa, le bische resterebbero; laddove,
tenendo aperta la sua, ne ricava un tanto che gli dà
agio di lottare per la distruzione di tutte quante le
bische e in. ispecie di quella di Monaco.
La coscienza socialista potrà acconciarsi a questo
ragionamento ; non cosi la coscienza cristiana. Tanto
più che ñon è vero che dei milionari socialisti dian
nulla per la propaganda, quando pure non siano costi etti dai loro partito ; ed anche allora non pagano di
tasca propria, ma servendosi dell’indennità parlamentare ; condizione per ottenere d’esser rieletti. Coi danari loro propri fanno vita splendida, e neppur sempre, ahimè, tra le pareti domestiche ! Come mai dunque, se vi par scandalo grave lo spettacolo di cristiani
« che,dicono e non fanno » come mai vi adattate a
giudicar il contegno di que’ socialisti razionale e sapientissimo, e stimate che bisogni imitarlo ?
Non mi ci raccapezzo ; lo dico franco, non mi ci raccapezzo. S’io fossi persuaso che la proprietà privata è
da considerarsi come un male e come un ostacolo all’avvento del Eegno di Dio sulla terra, nessuna considerazione mi indurrebbe a serbar quanto ho accumulato via via a stenti e fatiche, durante vent’anui e
con un lavoro di venti ore sopra ventiquattro. Mani
pulite : ecco quel che mi premerebbe ad ogni costo.
{continua).
G- Sr
Cristianesimo pratico
Interessanti, dotte, commoventi parole pronunziarono al Congresso evangelico sociale di Dessan i
professori, dottori o deputati al parlamento, Harnack,
Titins, Ebeling, Naumann, Franke eco., chi mettendo
in rilievo l’origine democratica del cristianesimo,
ehi la necessità di studiare con maggiore amore i
bisogni- materiali e morali delle classi più derelitte,
chi il modo di riempire il vuoto creato dal fallimento dell’utopia socialista dello stato modello che
dovrebbe tosto rischiarare il problematico Sol dell'avvenire.
*
Il professore Barone v. ^den pur riconoscendo
quanto v’ha di vero nell’affermazione dell’origine democratica del cristianesimo primitivo mette in guardia
contro le esagerazioni : Gesù oltre all’essere profeta
era uno studioso, un letterató che trattava cogli
Scribi, coi Farisei delle classi dirigenti come coi
suoi pari ; nè dobbiamo considerare Pietro o Matteo
Levi come appartenenti all'infimo ceto ; nè l’autore
delle epistole ai Romani, ai Galati, ai Filippesi, nè
coloro cui quei documenti di alta cultura intellet
tuale eran destinati possono annoverarsi fra i meno
intelligenti o educati. No, l’Evangelo non conosce
alcuna differenza fra il ricco e il povero, il dotto o
l’ignorante, il nobile o il popolano, l’Evangelo getta
un ponte su tutte le differenze sociali, egli è per
tutti coloro che sono puri di cuore. F. C.
Quardiaiuoci dal polipo
No, neanche polipo, piovra addirittura ; e come gigantesca e mostruosa !
Ho ancora presente alla mente un’ incisione sensazionale che guardai a lungo in un Giornale di viaggi
quand’ero ancora bambino. Una piovra enorme, spaventosa, orribile occupava il centro del quadro e lanciava
i suoi orridi tentacoli in ogni direzione.
Un vigoroso marinaio, armato di scure, era alle
prese col mostro. Per mezzo di colpi arditi e ben applicati era già riuscito a ferire gravemente la piovra, e le aveva troncato uno o due degli spaventosi
tentacoli; ma la lotta non era finita; e non doveva
finire, ahimè ! colla vittoria dell’uomo, ma con quella
del mostro. ì tentacoli erano numerosi, potenti, inevitabili. Uno di essi era già attorto intorno alla vita del
valoroso ; un altro lo minacciava alla gola ; e ce n’erano
degli altri in riserva. Il povero marinaio ne rimase la
vittima. Eppure aveva lottato bravamente.
Quella piovra mi ritorna in mente ancor oggi qnando
penso alla Chiesa Romana, al sistema papale. La lotta
è impegnata da secoli fra essa e l’umanità. Chi vincerà ?
La risposta non può esser dubbia. La vittoria definitiva apparterrà all’umanità, perchè Dio lo vuole ; ma
quante vittime prima della vittoria 1 Perchè saremmo
4
LA LUGE
tra queste? Perchè anzi non tenteremmo di sottrarre
il maggior numero di vittime che ci sarà possibile ?
Durante il corso della storia sono già stati, la Dio
mercè, troncati alla bestia alcuni dei suoi più potenti
tentacoli ; ma ce ne restano ancora, e i più’ insidiosi.
Contro di essi ci conviene metterci in guardia, perchè
essi minacciano terribilmente e i così detti liberi pensatori, e gli Evangelici sttssi.
La bestia sa tutte le finte, tutte le astuzie, tutti i
raggiri ; ed è perciò tanto più pericolosa, tanto più
micidiale ; guardiamoci da essa !
Mostrerò a chi voglia vederli i due ultimi fra i tentacoli che essa ha messo in azione, e mediante i quali
essa ritorna all’antica tattica del maledetto serpente :
Voi non morrete.
Pericolo di clericalismo! vi dicono alcuni liberi pensatori, fra cui il prof. Tocco di Firenze. Ma questa è
una burla! Tale pericolo non esiste se non nella fantasia di alcuni esaltati o mistificatori. La Francia può
aver avuto le sue ragioni di combattere contro la Corte
papale ; ma quelle ragioni non esistono affatto per l’Italia. « Noi^taliani abbiam sempre saputo affrontare
la quistione dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato con
maggior abilità e buon senso pratico. È la massoneria
che trova comodo ai suoi fini l’agitare di tanto in tanto
il bandierone deH’anticlericalismo ; maTItalia non deve
fare il comodo delle società segrete, e mostrerebbe di
aver perduto tutto ad un tratto il tatto e l’accorgimento onde è stata finora non à torto lodata, se per
fare piacere all’Oriente ed all’Oecidente, inventasse di
sana pianta nemici immaginari, mettendosi in assetto
di guerra e gridando « al fuoco, al fuoco, » quando non
brucia neanche la fuliggine del camino.
Capite? Pericolo non ce n’è; dormite pure in pace
durante la vostra vita ; il tentacolo della bestia vi avvolgerà con tanta delicatezza che voi non ne risentirete incomodo alcuno; neanche ve ne accorgerete, se
la vostra coscienza è sufficientemente ottusa e la vostra
dignità abbastanza degradata ; vivrete in pace, e solo
al momento della morte vedrete comparire innanzi a
voi la figura untuosa di qualche cappellano che, se vi
resta un briciol di sentimento, vi farà capire che siete
scivolato nella gola della piovra. Un illustre moribondo
(morto forse al momento in cui scrivo) informi.
Ma è ancor più sottile, più astuto, più traditore l’altro tentacolo che mi resta a mostrarvi. E’ così lungo
e finisce in una bocca tanto simile a quella di una
creatura per bene, che voi non credereste neppure che
appartenga alla bestia. Sapete che è derivato da essa,
ma vi appare staccato. Voi vi fidate ; non solo, ma credete perfino di poter intendervi bene con esso, chissà ?
di potere fors’anche confortarlo della vostra simpatia,
del vostro aiuto. E’ il Modernismo. Non v’ ispira il
minimo sospetto, anzi vi attira. E’ tanto grazioso, tanto
simpatico che desiderereste far lega con lui e piano
piano attrarlo nel vostro campo.
Guardatevene ! Osservatelo bene, e voi riconoscerete
che non solo esso non è staccato dal corpo del mostro,
ma che anzi, ingrossandosi verso la base come ramo
d’albero, esso vi aderisce perfettamente.
La fàccia sua era faccia d’uom giusto, ma le sue
origini, le sue tendenze sono indiscutibilmente papali.
Se qualche Evangelico avesse la malaugurata idea di
avvicinarsi a lui e di cercare di entrare con esso in
comunione, la comunione avverrà, ma con conseguenze
molto diverse da quelle che l’Evangelico si aspettava.
Quel tentacolo si ritrarrà, dopo essersi avviluppato intorno alla vita del suo nuovo amico, ma non si ritrarrà
al di fuori, bensì al di dentro ; non verso la separazione
dal mostro, ma verso la orribile gola Mi lui. Non può fare
altrimenti : l’estremità libera si volgerà graziosa e lun^
singhiera in tutte le direzioni, ma la fine del movimento
sarà sempre questa ; ritornare al corpo a cui è saldamente attaccata ; instanrareomnia... nel papa.
E chi ci si vuol provare ci si provi ; dopotutto, fra le
altre libertà, chissà perchè non si potrà invocare anche
quella del suicidio ?
Ma noi parliamo per quelli che vogliono vivere, non
per chi vuol morire.
Gius. Banchetti
GIUSEPPINA ASTESANO OSCULATI
EY/ìNQELi5nO E FflFIònO
JRisposta alle lettere d una fervente
Cattolica - romana
Bel volume di 247 pag. 13 per 20.
L, 1. franco di porto
dirigersi al Sig. L. Bartoli
Fiani di Vallecrosia
(Porto Maurizio)
flbFamo in Up de’ [aldei
Circa un secolo prima della nascita di Abramo
regnava in Ur dei Caldei una potente monarchia
che avea estese le sue conquiste da Elam (Persia)
al Libano (Siria), A questa monarchia ne era successa un’altra, che ebbe per capitale Babilonia, e che
sembra essere stata di origine araba. Il suo fondatore
fu Siimu-Abi, « Sem (è) mio padre x ; ma, poco
dopo, la Babilonide soggiacque al dominio Elamita,
mentre un regno rivale a quello di Babilonia sorgeva in Larsa, non discosta da Ur, ma situata sulla
sponda opposta (sinistra) dell’Enfrate. Al tempo di
Abramo, il Re di Larsa chiamavasi Eri-Akii, che
si reputa essere il Biblico « Arioc, re di Ellasar »
del pari che Hammnrabi è ritenuto per essere lo
< Amrafel, re di Sinear » (Gen. 14, 1).
Del resto osservasi : che gli appellativi di « Cananei » e di « Amorrei » si scambian spesso l’nn
coll’altro in molti luoghi del Pentateuco ; che havvi
affinità tra la lingua loro è quella dei Babilonesi,
siccome risulta dalle tavolette cuneiformi, sulle
quali fu trovato il nome di Abira-mu, « Abramo * ;
e che tutti costoro intendevano la lingua degli
Ebrei (cfr. Isa. 19, 18), Non vi è quindi nulla di
straordinario nel fatto che una famiglia ebrea come
quella di Tare, sia venuta a dimorare in Ur : il
padre del patriarca avea seguita la corrente migratoria che già avea trascinati molti Babilonesi ed
Amorrei verso le regioni circonvicine.
Sin, la « Luna », dea patrona di Ur, era pur
quella di Charran, dove avea un santuario. L’influenza
politica e religiosa babilonese era diffusa in tutto lo
spazio compreso tra i due grandi Fiumi e il Mediterraneo, di guisa che Abramo, nel suo pellegrinare da Charran al paese di Canaan, si aggirava
in un territorio sottoposto alla « zona d’influenza »
babilonese.
Come ora spiegare che in codesto ambiente la
fede di Abramo nel Dio unico e vero siasi formata
non solo, ma conservata così perfetta ? Noi ne
troviamo la ragione nel fatto che, mentre i re e le
popolazioni della Bassa Caldea erano di schiatta
cuscita, discendente cioè da Cush figlio di Cam, la
cui caratteristica generale, che la storia vie più
dimostra, era quella di una civiltà tutta terrestre
e mondana — Abramo invece apparteneva alla stirpe
Semita, la quale, sin dai suoi primordi, era stata
e si manteneva inchinevole alle cose spirituali e
alla religione.
Tuttavia non bastano le attitudini della razza semitica per spiegare l’apparizione del « Padre dei
credenti » e far comprendere come in mezzo al paganesimo rozzo in cui viveva, Abramo abbia potuto
conservare la spiritualità, sia pur relativa, dei suoi
rapporti con Dio. Per giudicare, secondo il suo giusto valore un fatto simile, conviene ammettere ancora e innanzi tutto, un intervento specialissimo,
un’azione diretta e provvida del Dio della storia, il
quale, con Abramo, torna a manifestarsi come il
Dio della rivelasioue : « Iddio apparve ad Abramo ;
Iddio parlò ad Abramo ».
Ed a qual fine ? — Per farlo uscire dalla città
di Ur de’ Caldei, dov’era sin allora vissuto, avanti
che la limpida corrente della fede primitiva s’intorbidasse in lui. Imperocché, per cagion della sua fede,
e non per altra cagione. Iddio volle fare di lui, non
solo il Capostipite della Nazione eletta, sibbone ancora il Padre dei credenti, in ogni nazione. La
sua paternità è « secondo la carne » per il popolo
d’Israele ; dessa è « secondo lo Spirito »'jier tutti
coloro, indistintamente. Ebrei e Gentili, che « vivono
per fede ».
TRFNTFNNF impiegato in qualità
I niill 1 ullllu di contabile in una importante
Ditta commerciale, desidererebbe occuparsi qualche
ora della sera presso un ufficio, o negozio, oppure
terrebbe volentieri piccola amministrazione.
Scrivere Amministrazione La Luce,\01 Via Nazionale, Roma.
LEGGENDO L’EVANGELO
Poi Gesù, passando oltre, vide un
uomo che sedeva al banco della
gabella, chiamato Matteo, ed
egli gli disse : Seguitami. Ed
egli, levatosi, lo seguitò.
Matt. IX, 9
Nella maniera più semplice Gesù
chiamò a sè quelli che dovevano essere i
suoi apostoli. Un giorno, passeggiando lungo
il mare della Galilea, vide due fratelli. Simone, detto Pietro, e Andrea, intenti a
pescare, e disse loro : « Venite dietro a me,
ed io vi farò pescatori d’uomini ». Ed essi,
lasciate prontamente le reti, lo seguitarono.
Vide, in seguito, più oltre, due altri fratelli, i figlioli di Zebedeo, i quali stavano
racconciando lè loro reti, e li chiamò. Ed
essi, lasciata prestamente la navicella e il
padre loro, lo seguitarono.
Matteo pure, tostochè Gesù lo invita a
seguirlo,' prontamente ubbidisce.
Come si spiegano queste vocazioni così
subitanee che trovano così pronta rispondenza ?
Il grande Maestro aveva evidentemente
il dono di saper leggere nel cuore degli
uomini ne investigava i sentimenti più intimi, le predisposizioni più profonde. E
perciò, egli vide in questi uomini rozzi, rudi,
degli istrumenti grandi per la diffusione
della nuova fede. Egli fu persuaso che quei
galilei, educati alla sua scuola, avrebbero
dato alla causa del Vangelo se stessi, la
vita loro, tutto, pronti a qualsiasi sacrificio.
E, d’altra parte, se quegli uomini, al
primo cenno, alla prima parola, seguono
chi li chiama in maniera.così improvvisa,
gli è perchè dallo sguardo di Gesù, dalla
sua parola, da tutta la sua persona, emana
una forza soprannaturale, alla quale non
è possibile resistere. Essi sentono che quella
voce che li chiama, non è la voce di un
uomo qualsiasi, e, persuasi che un grande
profeta, anzi il più grande di tutti quelli
che già erano sorti in Israele, è Colui che
li vuole come discepoli, con fiducia somma,
gli si abbandonano, convinti neH’intimo
del loro essere che Dio li ha destinati a
cose grandi.
Le circostanze possono cambiare, ma le
vocazioni devono accadere nella stessa
maniera. .Gesù chiama pure oggidì quelli
che nella sua opera possono essere degli
strumenti efficaci e benedetti.
E, come gli apostoli dei Vangeli, quelli
che si sentono chiamati, devono rispondere
prontamente, senza indugio, senza preoccuparsi menomamente dell’avvenire. E l’avvenire,' come già fu per gli apostoli, non
potrà non essere glorioso, e fecondo di
grandi risultati- per la causa del Vangelo,
se ad essa tutto si sacrifica, tutto si pospone. Matteo lasciò ogni cosa e seguitò
Gesù.,
' E. fW.
5
LA LUCE
La dottrina cristiana spiegata al popolo
L’Evangele preparato - Leggi di Mose
{Seguito e fine del Capitolo)
D. — In che consistevano principalmente le cerimonie del Culto ?
R. — Nei sacrifici. Alcuni erano sanguinosi, e venivano offerti 0 per espiazione di un peccato o per
riconoscenza di un beneficio. Le vittime dovevano
essere buoi, capre, montoni, talvolta anche piccioni e
tortore; ma non si poteva immolare nessun animale
ammalato o difettoso. Si conduceva la vittima davanti
all’altare, si posava la mano sulla sua testa, i sacerdoti
l’immolavano ed aspergevano del suo sangue il suolo
all’entrata del Luogo Santo. Nel frattempo, si accendeva il fuoco sull’altare, la vittima vi era consumata
in tutto 0 in parte.
D. — Qual era lo scopo di questi sacrifici ?
E. — Lo scopo di siffatta istituzione era duplice :
1°. Ricordare la gravità del peccato e la morte che
ne è la conseguenza e la sanzione.
2“ Simboleggiare il futuro sacrificio di Cristo, unico
mezzo di redenzione.
Da parte del peccatore, il racrificio esprimeva una
■confessione di colpevolezza e il desiderio di ottenere
il perdono. {Lev. V, 5)
D. . — V’erano altri sacrifici, oltre questi ?
E. — Si ; i sacrifici non sanguinosi delle offerte ;
consistevano in donazioni di vino, di focacce, di frutti
ecc.
D. — Quali erano le feste stabilite da Mosé?
E. — Erano le seguenti :
La festa di Pasqua, istituita in memoria dell’uscita dalla schiavitù d’Egitto. Durava sette giorni.
Il primo e l’ultimo erano considerati come i più solenni. Durante la festa, il popolo non mangiava Che
pani azzimi. Si facevano molti sacrifici, e veniva immolato e mangiato,l’agnello pasquale. Riunita la famiglia per il pasto, il padre spezzava il pane e lo benediceva; a domanda del più giovane dei figli, spiegava
il senso della festa; faceva passare a tutti il calice
pieno di vino annacquato, e quando il terzo calice —
chiamato calice della benedizione — era stato vuotato
la famiglia cantava i Salmi indicati per questa occasione. {Sai. 115 118 120 137)
2*^ La festa di Pentecoste. Aveva luogo cinquanta
giorni dopo la Pasqua. Duplice scopo delle festa : ricordare la promulgazione della Legge, e solennizzare la
raccolta delle primizie della terra.
3^ La festa dei Tabernacoli (tende). Ricordava il
soggiorno nel deserto. Durante questa festa, gli Ebrei
dovevano lasciare le loro case ed abitare sotto tende
0 capanne di foglie. La festa terminava con numerosi
sacrifici.
4‘ La festa delle Espiazioni. Si celebrava cinque
giorni prima di quella dei Tabernacoli. Il sommo sacerdote non entrava che in questo giorno nel Luogo
Santissimo. Dopo esser.si purificato e preparato durante
parecchi giorni, egli conduceva all’altare un giovane
toro, considerato vittima espiatoria dei suoi peccati e due
giovani becchi, considerati vittime espiatorie dei peccati
del popolo. Il toro veniva immolato; poi si faceva decidere dalla sorte quale dei due becchi dovesse essere
sacrificato. Uscendo dal Luogo santissimo, il Sommo
Sacerdote posava la mano sulla testa del becco rimasto
vivo, il quale veniva poi condotto nel deserto ed abbandonato come carico di tutti i peccati del popolo.
Questi sono i simboli nei quali la pietà israelitica esprimeva l’immanente bisogno morale di espiazione,
l’ardente anelito al perdono divino da cui la sua coscienza, come quella di tutta l’umanità, era posseduta.
D. — Quali erano le leggi morali mosaiche ?
R. — Trovansi riassunte nel Decalogo {Esodol cap.
XX) Per l’ordine logico della nostra esposizione ne abbiamo ragionato in altro capitolo.
a. i.
Preghiera — Dio onnipotente, tu dài riposo a coloro che vengono a te : essi depougono il loro fardello
tanto pesante e dimenticano la loro stanchezza entrando fin da quaggiù neH’infinita pace del cielo. Grande
è la pace di quelli che amano la tua legge : essa non
è mero silenzio, tranquillità e quiete, ma è la grande
riconciliazione dell’umano col divino, del nostro cuore
con la tua volontà. Noi agognamo questo riposo : sen
za di esso v’è tumulto, distretta e timore; senza di
esso la notte supera il giorno, e l’inverno vince la primavera e perfino la state. Ma, per la dimora del tuo
Spirito nei nostri cuori, noi ci riposiamo nel Signore,
aspettiamo pazientemente la sua venuta, udiamo Usuo
arrivo nel silenzio dell’ora del sonno, sebbene egli venga
leggero come un sogno, e s’elevi davanti a noi senza rumore come una visione. Deh ! riempici della tua pace,...
della tua pace che sopravanza ogni intelletto, che non
è il compromesso del mondo, ma la serenità appartenente a Cristo. Amen.
IN VATICANO E FUORI
Maria Flagellatrice « periodico indirizzato all’epurazione e miglioramento del clero e dedicato a S.
S. Pio X e a tutti i veri cattolici d’Italia » che si
pubblica a Napoli, sotto la direzione del Sac. Luigi Cirillo... flagella senza misericordia il Vicario Generale
di quella Diocesi, chiamandolo eretico, anzi eresiarca-,
e mena con egual energia la frusta contso i Parroehi
della « Chiesa di Napoli. » — Citiamo questi brani
per Tedificaziune dei nostri Lettoli :
« Contemplano i nostri parroci il Decalogo dì e
notte, fatte le debite eccezioni ? Sventuratamente no,
perchè si vede che la loro vita non è affatto conforme
alle norme di esso ! Eglino dovrebbero annunziare il
Vangelo con purità e sincerità e non vergognarsene,
dovrebbero istruire ed esortare, insegnare con mansuetudine e con mansuetudine riprendere, reprimere le discussioni e le discussioni varie e profane, schivare le
quistioni inutili, convincere i contradicenti ecc. ecc....
Ma nulla di tutto questo ! I parroci si recano nelle loro
Chiese per ricevere gli omaggi delle pinzocchere, per
raccogliere quattrini coi monti, colle sottoscrizioni e
con tanti altri mezzi che sanno escogitare ; ma la salute delle anime a doro poco o niente importa. Che
nelle ottine delle loro parrocchie vi siano poveri, i
quali muoiano di fame, donzelle pericolanti, ecc. questi
sono affari, i quali non li riguardano.
Purché percepiscano le loro mille e più lire al mese;
questo si è il necessario, lo essenziale. Ma ciò che ordina il Concilio di Trento ? Oh da quel Concilio sino ad
oggi sono passati quattro secoli ! Siamo al secolo ventesimo. Ah costoro delle lorc cariche sono soltanto tenaci custodi in quel che riguarda il loro utile, nia per
quel che spetta a’ doveri annessi èssi sono aboliti dalle
loro coscienze sanciate I
E voi vedete parroci abitar fuori delle loro ottine
mentre sono obbligati sotto gravi, pene di coscienza a
dimorare in parrocchia ; li vedete ne’ mesi estivi recarsi a villeggiare fuori la città alla barba della Chiesa, e dello Stato che li pagano lautamente, non certo
per gli occhi belli di cni sono forniti, ma acciocché provveggano al bene spirituale di tutti i loro filiani ed al
sostentamento materiale de’ poveri, che si trovano nel
perimetro della loro ottina. »
*
» *
Togliamo dal foglio settimanale Dibattimenti:
« Sembra un paradosso, ma è cosi : Pio X si è tirato
sul capo la scomunica, che egli aveva ad altri minacciata.
Eccone la ragione. — Dopo mille tergiversazioni
Monsignor Cani è riuscito ad introdurre gli atti preparatori per la beatificazione di Pio IX, e ha dovuto
sudare chissà quante camicie per riuscirvi....!
Gli entusiasmi del 21 aprile a Pio IX — l’angelico —
ormai si sono dileguati alla distanza di circa trent’anni....
Ora è fatto obbligo a tutti quelli che possiedono
scritti di Pio IX, specialmente lettere, di consegnarle
sotto pena di scomunica, alla Postulazione della causa.
È naturale che sieno stati richiesti anche alla Segreteria di Stato ; ma questa ,per bocca di Pio X, vi si è
rifiutata, adducendo ragioni d’ordine politico ? !
C’è da immaginarsi il motivo pel quale il Vaticano
cela l’epistolario di Pio IX : quel carteggio, che tanta
luce potrebbe dare alla vita politica del Papa del sillabo !
Sta intanto di fatto che l’epistolano Vaticano, spettante a Pio IX, non si avrà.....
La scomunica dunque dovrebbe per logica conseguenza piombare sul capo di Pio X.. ? 1 !
Ma il postulatore è stato furbo.
Ha saputo che, sotto il pontificato di Leone XIII,
venne concesso al nobile conte Sederini di copiare oltre
200 lettere di Pio IX, importantissime per la storia
politica di Leone XIII, cui badato mano da un pezzo:
e il postulatore ha potuto ottenere mediante un ricambio di altri scritti di ricopiare quelle lettere.
Ecco fatti contenti e gabbati i troppo canti custodi
dell’archivio segreto di Pio IX. »
*
* *
Da qualche tempo Serradifalco già noto ai nostri
lettori, è in piena rivoluzione religiosa ; la costanza
delle visite evangelistiche, in questo paesello di zolfatai, del pastore di Caltanisetta, ha suscitato le ire
dell’arciprete che con tutti i mezzi ha deliberato di
« annientarci. ».
I culti, che si tengono a turno in casa di vari fratelli,
suscitano veri incendi nei vari rioni del paese, al punto
da rendere finora le case ospitali troppo anguste; ma
l’odio dell’arciprete ha trovato buon terreno fra alcune
vecchie bigotte e fra alcuni uomini ignoranti e superstiziosi ; infatti con la scusa che il « Divinissimo »
non può passare nelle strade in cui abitano i nostri
scomunicati, fu chiesto al brigadiere dei R, R. Carabinieri d’obbligare i nostri fratelli ad uscire dal paese.
Per fortuna il brigadiere da uomo pratico e di buon
senso fece comprendere che chi non è scomunicato
dalle autorità politiche non è pericoloso, e come di dovere protesse i nostri fratelli che avevano già ricevuto
delle sassate.
Avuto l’arciprete questo primo smacco, un altro lo
aspettava.
In paese s’era deciso ormai che il capo degli scomunicati (il pastore) non avrebbe più dovuto venire,
e la padrona dell’unico albergo del paese infatti era
stata sotto minaccia divietata da molti di ospitare
nel suo albergo il pastore ; già si trovava pronta ad
indicarci la porta di casa quando le solite buone maniere, le spiegazioni del vangelo, il nom e dì Dio, di
Gesù Cristo e specialmente quello di Maria, la convinsero che chi si presentava a chiedere ospitalità era una
persona degna d’essere ricevuta, e da ostile che era
la brava donna arrivava a meravigliarsi che il popolo
odiasse una persona che parlava tanto cristianamente,
e concludeva il suo dire affermando che « l’arciprete
doveva aver confusi gli evangelici con i protestanti, »
i primi essendo per lei cristiani, i secondi atei immorali, ecc.
Intanto il delegato di P. S., per misura di prudenza,
veniva sollecitato a prendere qualche provvedimento e
finora grazie a Dio, all’infuori di qualche insulto nelle
strade, nulla è più successo.
Evidentemente il parroco del paese era stato ammonito, come poi alcuni ci dissero : ma il lupo cambia
il pelo e non il vizio, ei il buon parroco cambiò soltanto tattica: fatti chiamare da terze persone i nostri
fratelli e specialmente alcuni più ferventi, con ogni
gentilezza fece loro dire che firmando una ritrattazione
dall’idee- evangeliche avrebbero ricevuto la somma di
200 lire ciascuno. Inutile dire che i nòstri fratelli con
orrore rifiutarono l’offerta e con forza risposero che
non avrebbero mai venduto l’anima loro neppure per
mezzo milione.
II fatto a noi oggi accaduto ha un tale fondamento
storico che è degno d’essere rilevato come indice dei
principii morali di quei signori dalla nera sottana !
*
« *
Austria — La chiesa romana sta organizzandosi
per lottare contro il movimento Los Von Èom e combattere il protestantesimo. Il sodalizio del Piusverein
sussidia giornali, organizza conferenze, distribuisce
trattati ; esso conta già 320. sezioni.
(Témoignage)
>
* #
Inghilterra — Nel 1872 il romanesimo contava in
Inghilterra 6,000,000 di aderenti su una popolazione
di 34,440,419.
Oggi sur una popolazione di 42,940,000, i cattolici romani sono 5,625,000.
E’ quindi una diminuzione di 375,000 anime in 28
anni ; mentre sarebbero 7,700,000, se fosse cresciuto il
loro numero nella proporzione stessa della popolazione.
(Journal religieux de Neuchâtel)
CRONACA DELL’ATEISMO
Berlino. —Già quando alcuni mesi or sono
sviluppavasi l’incendio che distrusse l’antica Oarnisonskirche vi fu chi espresse il sospetto essere
stato il fuoco appiccato a posta ; ma la cosa pareva
talmente improbabile che non ci si pensò più. Ora
nn secondo incendio sviluppatosi la seconda festa di
Pentecoste nella Paulas Kirche e per fortuna seo-
6
6
LA LUCE
perto prima che divampasse in tutto l’edifizio ha
condotto la polizia [alla certezza che c’è una banda
bene organizzata di birbanti che pare che prendano
il diabolico divertimento di appiccare il fuoco un
giorno a una casa, un’altro giorno a un’ altra ed
anche già a due belle chiese. ‘Fatto sta che da alcuni mesi nulla dies sine linea, non passa un giorno
senza un incendio o magari due o tre in pari tempo.
Frutto (iell’educazione ateo-anarchica di tutta una
categoria di persone che più non vogliono aver che
fare colla religione. F. C.
Francia. — Chastand, nuovo collaboratore
del giornale il Siècle, scrive un articolo dal titolo :
« Un grido d’allarme >,_riassumendovi uno scritto
di Gabriele Compayré ; il quale addita la tendenza
nei recenti libri scolastici a sopprimere l’idea del
dovere. A un pochino per volta, conclude Compayré, noi siamo discesi a questa conclusione finale ;
Non occorre insegnar alcun dovere ai fanciulli ; l’educazione morale è arbitraria, impossibile, aggressiva.
Ecco a che ci ha condotti l’ateismo ; se andiamo
avanti di questo passo — dice saggiamente Cha
stand — la scuola laica, farà fallimento.
}(ella Penisola c nelle 3sole
(Notizie delle nostre Chiese)
Firenze
Ecco i nomi dei delegati al Sinodo eletti da questa
Conferenza Distrettuale ;
Delegati effettivi', signori Rag. Ettore Eavazzini,
Avv. Vittorio Vannuccini, Avv. Carlo Padelletti. Delegati supplentiSignori Paris Melani, Egisto Cignoni,
Alfredo Nardelli, Prof. Antonio Niaati.
Fachino (Sicilia)
Domenica, 5 Luglio, fummo allietati dalla visita del
nostro Capo-Distretto Signor Luigi Rostagno che ci
regalò una bellissima conferenza sulle parole di Cristo :
« Investigate le Scritture > (Giov. V. 39)
L’oratore con la sua smagliante parola attirò l’attenzione di più che 150 uditori, fra cui molte signore,
che con religioso silenzio ascoltarono sino alla fine
l’eccellente discorso. Un bigotto romanista, entrato per
caso nella nostra chiesa e invitato da un suo amico,
col quale era venuto, ad uscire per andare a godere
un po’ di fresco in piazza, rispose : Vattene pure, io
resto ; non senti come parla bene e quante bellissime
verità ci dice ? Infatti rimase in piedi, mancando le
seggiole, fino all’ultimo, esclamando ad ogni momento
Non potevo mai immaginare che nella chiesa evangelica si dicessero tutte queste belle cose.
I vari e convincentissimi argomenti con i quali l’oratore provò l’ispirazione e la santità della Bibbia, e
le esortazioni ad investigare il libro santo resteranno;
indelebili nelle nienti e nei cuori di questi fratelli.
Voglia il Signore benedire e fecondare la sementa
che abbondante viene sparsa in questo campo di lavoro,
onde moltissimi e buoni se ne possano raccogliere i
frutti.
Vittorio Trobia
italiani fuori d’Jtalia
Progresso Evangelico negli Stati Uniti
New York, 15 giugno 1908
1® Noi miai.stri Evangelici di tutte le denominazioni
residenti in New York, New Jersey ed altri Stati vicini,
abbiamo formata « l’Italian Ministerial Association »
per trattare affari, sempre importanti, riguardanti il
buon andamento delle nostre Chiese e la nostra vera
ed efficace attitudine di fronte alle esigenze religiose e
sociali dei nostri connazionali qua residenti e sbarcanti.
NeU’nltima seduta, per esempio, parlammo a lungo e
stabilimmo di costituire una Società, tra noi Ministri,
detta « Amici dell’Emigrante », la qnale comincerà
ad agire energicamente, con l’aiuto di Dio, nel pros
simo autunno. Ognuno vede l’importauza di una tale
benefica istituzione, perchè, per mezzo di essa, l’immi
grante o l’emigrante è sicuro di non cadere in mano
di spregevoli e schifosi esseri umani, i quali, sui luoghi di sbarco, vanno speculando vigliaccamente sulla
buona fede e ignoranza dei nostri amati connazionali.
In noi, invece, essi troveranno de’ veri amici e fratelli,
disinteressati, come solo può farne il puro e santo
Vangelo di Cristo !... ■
2° Altra bella istituzione benefica per i nostri connazionali è « la Biblioteca gratuita e la Sala di Lettura per gl’italiani », fondata nel 1894 dalla ricca ed
Evangelica Signora Anson Phelps Stokes, la quale è
tanto affezionata all’Italia e ai suoi figli.
La Biblioteca contiene più di 6000 volumi ed è
sempre frequentata da italiani in buon numero dalle
10 a. m. alle 10 p. m. nell’inverno, e dalle 10 a. m.
alle 6 p. m. nèll’estate.
Il Rev. Antonio Arrighi, il venerando Pastore più
che settuagenario della Chiesa Evangelica Italiana di
Broome Street N. 395, ove risiede la Biblioteca, ne è
11 Direttore ^l’anima sin dal 23 Luglio 1894, epoca
precisa in cui quella fu aperta al pubblico.
Infiniti ringraziamenti, a nome di tutti gl’italiani
sian resi aH’pttima Signora, che sborsò e sborsa il
danaro per fondarla e mantenerla, e all’ottimo collega
nostro, Rev. Arrighi, che ne fu l’ispiratore. — Oh,
sapessero almeno apprezzarla i nostri connazionali qua
residenti 1 !...
La Chiesa del Rev. Arrighi è un vero gioiello. Ieri
500 e più bambini delle sue Scuole Domenicali celebrarono il « Children day » o « giorno dei fanciulli »,
come ancora fu celebrato in tutte le nostre Chiese ;
ma lì, per il numero, fu una cosa straordinaria. Iddio
voglia benedire tutti i nostri bambini e farli crescere
veramente cristiani all’ombra della Sua Santa Parola
di Vita eterna!
Tale è lo scopo delle nostre Scuole Domenicali, dove
il maestro o il sopraintendente non deve contentarsi di
narrare e far ripetere pappagallescamente i fatti o
racconti biblici ; ma deve saperli insegnare e spiegare
ai propri allievi, facendoli diventare il loro vero cibo
spirituale e parte essenziale della loro vita religiosa
individuale, famigliare e sociale. Se no, quella Scuola
non avrà alcun valore nè risultato ! Sarà come la cosi
detta « Storia Sacra », che una volta si leggeva, anche da noi bambini, nelle Scuole Elementari. Cosaben
meschina e spesso anche dannosa !
3® Per finire, e per esilararci lyi po’ lo spirito, voglio
riferire alcune parole che il Cardinale Logue, Primate
d’Irlanda, si benignò... pronunziare, come suo ultimo
Ammonimento... all’America del Nord,, il giorno 6 del
corrente mese, dalla tolda del piTpscgfo « Campania »
della Canard Line ; quelle parole furono come il saluto al
nuovo mondo, dove, per : là eua età avanzata, il Sig.
Logue non conta più di tornare. Le sue testuali espres
sioni, eccole
« Non potei visitare la tomba di Washington a
« Mount Vernon sulle pittoresche rive del Potomac,
« senza che la mia anima ne rimanesse profondamente
« commossa. La grande semplicità, la quiete naturale
« che circondano come una ineffabile poesia la casa
« e la tomba del grand’uomo, fa, dico il vero, stridente
« contrasto con le lussuose residenze dei magnati delle
« finanze ».
Oh cecità d’un Cardinale ! Perchè non far anche un
po’ di confronto tra la stalla ove nacque Gesù e il
lussuoso Vaticano ove risiede il preteso Vicario di
Lui ?
Aleandro Luzzi
OLTRE LE ALVI E I MARI
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Francia
La relazione sulla Statistica presentata dal signor
Dupiu de Saint-André al Sinodo delle Chiese Evangeliche Riformate, tenutosi a Mazamet, offre i seguenti
dati importanti ;
Sono 370 le scuole domenicali ; essendo le chiese
410, vi sono quindi alcune chiese senza scuola ciò che
deplora il relatore.
Le spese dal 1® Gennaio al 31 Dicembre 1907 furono
di 1.462.884 franchi, mentre le entrate sommarono a
1.399.351 franchi ; Dia T anno era cominciato con un
fondo di cassa di 240.776 franchi, e termina quindi con
un avanzo di 177,244 fr.
L'opera in prò degli ex-preti cristiani sì è ricostituita
su nuova base, e la seduta inaugurale ebbe luogo a
Parigi, il 24 maggio u. s. nella Chapelledu Nord. L’or- ,
ganizzazione, rifatta di sana pianta, è così stabilita :
1®) Essa è condotta da un Comitato direttore unicamente composto di antichi preti cristiani ; L. Revoyre,
E. Huet.
2 ) Essa è posta sotto il .patronato di un Comitato
di pastori e di laici appartenenti alle varie chiese
protestanti : chiese riformate (Jean Bianquis,W. Monod^
E. Réveillaud, deputato, E. Eoberty) ; chiese libere
(Madame Dalencourt, J. Anglas, prof. E. Gonnelle) ;
chiesa luterana (A. Schaffner) ; chiesa metodista (E.
Gallienne).
Il pastore W. Monod, presidente della seduta e del
Comitato patrocinatore, accenna all'originalità dell’opera
così ricostituita sur una base veramente autonoma ed
interecclesiastica. Egli dice pure della fiducia che il
nuovo iniziatore, sig. Revoyre, seppe infondere al nuovo
Comitato. Il discorso del sig. Revoyre stesso, Agente
generale dell’opera, produsse una impressione profonda.
La Casa Ospitale die accoglie gli ex preti si è aperta
il 1® Luglio.
Em. Rivoir
Germania
La Società per la diffusione del Vangelo celebròtesté il suo ottavo anniversario con delle grandi adunanze tenutesi in Elberfeld. La statistica ufficiale ci
fa noto che 10.000 cattolici romani passano ogni annoai protestantesimo. Su 330.000 matrimoni misti quasi
57 0(0 dei bambini sono protestanti.
Em. R.
Inghilterra
Una fede religiosa profonda consolò la vita e le
ultime ore del grande statista inglese Sir Henry Campbell Bannerman, Poco prima di morire egli disse ;
« Scrivete che mi rallegro di affidare il mio destino
alla clemenza di Dio ». Ed ancora: « Nella mia fede,,
sta tutto il mio rifugio. A quante vuole Iddio io mi
rassegno : confido nella tenera sua misericordia ».
Il successore di Sir Campbell Bannerman, M. Asquith
è pur esso un uomo pio, di stampo puritano ; cresciuto
fra i dissidenti, egli vagheggiò un tempo l’idea di diventare pastore congregazionalista.
Em. R.
Spagna
Secondo la Revista Cristiana la Spagna non sarebbe
la nazione bacchettona che tutti dicono : là, come in
Italia, uua minoranza à\ fanatici e di increduli, & una
stragrande maggioranza di indifferenti.
Uraguay
Le nostre antiche colonie (nota la Revista Cristiana
che si pubblica in Ispagna) ci avanzano d’un bel po’ l
Un avvocato e segretario presso l’Alta Camera di Giustizia nella Repubblica dell’Uraguay, il Dott. Justo
Cubilò fa da monitore in una Scuola domenicale evangelica ; e manda ogni settimana un riassunto delle lezioni internazionali al periodico La Aurora, supplemento Estandarte Evangelico di Buenos Aires.
Isole Filippine
Una sola denominazione evangelica comprende 27678
membri, dei quali 7000 sono stati ammessi durante
l’anno passato. L’opera d’evangelizzazione è divìsa in
dieci distretti. Vi lavorano diaconesse indigene, e più
di cinquecento predicatori « locali » quasi tutti non
retribuiti. Solo venticinque di questi evangelizzatori
ricevono un sussidio che varia dai 2 pesos e mezzo ai
25.
— Stralciamo da una lettera pubblicata da El Cristiano :
« A Cebii, uno dei cristiani indigeni espresse i suoi
sentimenti dicendo : « Quando pure dovessi suggellar
la fede col mio sangue, non mi pentirei d’aver udito
TEvangelo ».
La plebaglia inferocita e capitanata dal sacerdote
armato andava furiosamente in cerca degli Evangelici ;
i quali scamparono per vero miracolo. Tuttavia molte
case furono saccheggiate e distrutte ».
Casa Internazioaale
dell’Unione Cristiana delle
Giovani. Pensione per Signorine (Studenti) Roma - 4, via Balbo 4 - Roma.
Apertura 1 Ottobre
Per informazioni rivolgersi alla Segretaria onoraria Sig.ra L. Pranza 14 via Quattro Fontane.
7
LA LUCE
COLLABORAZIOne FeMMiniLE
ir^ :viSMO
Conseguenze logiche
NOVELLA
(Continuazione vedi N. prec.)
La Marchesa è rimasta sola, sbalordita, annientata.
^Singhiozzando, nascondendosi il volto fra le mani
si abbandona in , un seggiolone esausta di forze.
■Come in sogno, come oppressa da un incubo doloroso ella si domanda ; « Che ho fatto ? Che ho
fatto ? » E ciascuna delle amare parole di sua figlia
le risuona ancora dentro e la ferisce di nuovo come
una lama acuta di pugnale.
Oh Marchesa, Marchesa, vi rammentate ora quante
volte nel corso della vostra sorprendente carriera
■avete fatto tacere la vostra coscienza che vi rimproverava la trascuranza in cui lasciavate la vostra
famiglia ? Vi ricordate quante volte avete frenato
i battiti del vostro cuore, che vi diceva : « abbandona la vita pubblica, non invadere il campo dell’aomo, non andare contro le leggi della natura ;
tu sei moglie, sei madre, il tao regno è fra le
pareti domestiche, cerea la tua felicità nell’ amore
del marito e dei figli » ?
Oh, Marchesa, perchè piangete ora ? Siete vinta,
siete domata ? E’ infranto il vostro orgoglio ? Non
ancora ?
L’orologio suona le quattro. Una cameriera picchia
leggermente e, non udendo risposta, ardisce socchiudere l’uscio.
La Marchesa si scuote.
— Che c’è ? — domanda con impazienza,
— La carrozza è pronta. Signora. La Signora si
rammenta che la sedata del Comitato è per le quattro
e mezzo
— Va bene, vengo subito. Andate pure, non ho
bisogno di voi.
Reggendosi a stento e aggrappandosi qua e là ai
mobili, la Marchesa passa nella sua camera splendida
di dorature e di specchi !
Oh che triste volto riflettono quegli specchi !
Ala la Marchesa si affretta a far scomparire le
tracce delle lagrime.
Una douna che ha combattuto per venti anni imperterrita contro le più gravi difficoltà, che non ha
piegato mai il capo orgoglioso, che ha vinto sempre,
che è salita là dove mille nomini non hanno saputo
salire, che ha infuso il coraggio negli animi deboli,
che ha guidato le masse, che s’è imposta alle folle
ammirate, potrebbe forse mostrarsi ora cogli occhi
rossi di pianto ?
No, no. Nessuno saprà che ella oggi si è sentita
scossa nello sua ardente fede femminista, che ha
dubitato della bontà della sua causa ed è stata sul
punto di abbandonarla e di rinnegarla per sempre.
Coraggio 1 Non si può giudicare falso un sistema,
perchè qualche volta ne derivano conseguenze disastrose. Coraggio, e avanti ancota ! Tacciano le
voci della coscienza, tacciano i sentimenti materni 1
U na donna come la Marchesa di Sant’Albano non
cede al sentimentalismo e allo scoraggiamento, non
ha nè debolezze nè rimpianti.
E un sapiente colpo di spazzola ravvia i capelli
folti e lucenti, un lavacro profumato richiama il
colorito sulle guance. Lo specchio riflette una fronte
di nuovo serena, una bocca di nuovó sorridente.
La Signora scende la scalinata di marmo, è nel
vestibolo, sta per uscjre nel cortile e montare in
carrozza ; i servi rispettosi l’attendono.
Ed ecco da un uscio laterale s’avanza una giovanetta di diciassette anni e s’avvicina alla Marchesa.
E’ vestita semplicemente ; porta ancora le lunghe
trecce giù per le spalle ; ha un dolce sorriso negli
occhi buoni, profondi.
Perché batte con tanta forza il cuore dell’altera
Signora ? Perchè un rossore fugace le sale alla
fronte ?
La fanciulla le porge la guancia. Ella in fretta
la bacia e in fretta domanda :
— Come stai, Lily ? E il babbo ? E i piccini ?
— Stiamo bene tutti, mamma : non vorresti entrare un momentino nella stanza dei bimbi ?
— Non posso, carina, ho mille impegni, è tardi,
molto tardi. Forse al ritorno, forse domani... vedremo... Addio, Lily.
Il volto della dolce fanciulla s’è fatto scuro.
— Oh, mamma, quando potrai essere tutta per
noi ? 11 babbo è sempre cosi triste, ed io non riesco
a consolarlo. Tu potresti far tanto per lui...
Perchè tremano le labbra della Marchesa ? Mille
volte Lily le ha mormorato parole come queste ;
ma esse non l’hanno agitata mai come oggi. Senza
dubbio ella si fa vecchia e debole... Ah, non ancora,
non ancora... taci, cuore, taci...
— I bimbi — prosegue la dolce voce —non ti
conoscono quasi, e non hanno il coraggio di correrti
incontro per abbracciarti ; eppure essi son tanto carini e ti vorrebbero tanto bene se tu potessi occuparti di loro... Povera mamma ! Prenditi un poco
di riposo, entra qualche volta nelle nostre stanze...
abbiamo tutti tanto bisogno di te...
Taci, taci, cuore ribelle ; indietro, lagrime importune.
La Marchesa, mormorando un’altra scusa affrettata, sale in carrozza.
Ella non si riconosce più ; c’è dentro di lei un
commovimento cosi nuovo di tutto il suo essere
che quasi ne prova spavento.
All’opera, all’opera! Ella ha bisogno di ritemprarsi nel sano ambiente del lavoro 1
Via dunque pel campo della lotta ; via, lontano
da tutto ciò che tende a indebolire la ferrea fibra
della donna apostolo del progresso.
R. C. G.
(continua)
Primavera.
della Vita
Australia. — Seerge Le Hiinte attuale
governatore deH’Australia meridionale è ’noto per
il grande amore che porta ai suoi amministrati, e
specialmente alla gioventù. Egli è popolarissimo, ed
ha una grande influenza sui giovani studenti, ai
quali tiene spesso conferenze religiose. Dopo il culto
della domenica il Governatore ha l’abitudine di recarsi all’ospedale dei bambini, e di trattenervisi
un’ora a chiacchierare amichevolmente coi piccoli
malati, che lo amano immensamente.
Se molti grandi seguissero il suo esempio, quanto
bene potrebbero fare !
Madrid. — V Unione Cristiana dei Giovani
sta per intraprendere e forse avrà già intrapreso,
radunanze di propaganda evangelica in vari borghi,
cominciando dal borgo di Mocejon in provincia di
Toledo.
Amiche della Giov.inetta
Le società per la protezione delle giovani (Amies de
la jeune filie) pregano tutti i giornali seri di mettere
in guardia le giovinette contro le manovre di certi
infami speculatori, veri negozianti di carne umana, i
quali, più numerosi assai che non si creda, offrono posti
lautamente retribuiti in distinte famiglie(\) in cerca
chi di una istitutrice, chi di una cameriera che dovrebh’esser disposta a viaggiare. Il viaggio poi mette capo
generalmente in uua di quelle case dove vanno a perder si l’anima che il corpo.
P. C.
Salice Pianneote
CaTezaa
Dopo lunga malattia si addormentava nel Signore
Giuseppe Grangia nell’età di 69 anni. La sua esistenza
fu molto travagliata. Egli ebbe a patire moralmente
per la fallacia degli uomini, e fisicamente per la perdita della vista e per un’infermità che lo tenne durante venti mesi consecutivi inchiodato in un letto
di patimenti 1
Oh q^uante volte ci siamo adunati al suo capezzale
od abbiamo letto la Parola di Dio ed abbiamo pregato
insieme lAnche da vecchio, egli godeva di sentir cantare
l’inno :
Son bambino, son piccino
Ma il Signore mi vuol ben....
Lunedi 29’Giugno un numeroso corteo composto di
fratelli e sorelle di Carema e Champ de Praz accompagnava la salma del caro morto.
Il pastore signor Manrin e l’evangelista Bert ebbero
l’occasione di annunziare le consolanti promesse dell’evangelo davanti il numeroso uditorio.
Che il Signore consoli la vedova e susciti nella
Chiesa di Carema molti veri credenti che con la vita
e la calma nei patimètrti e la morte trionfale siano
una predicazione in atto della potenza delL’Evangelo !
Champ de Praz, 7 luglio 1908
G. Bert.
Livorno
Piccole bare, grandi dolori. — Ho ancora negli
occhi la visione di quella giovane madre piangente, china
a contemplare per l’ultima volta la sua bimba adagiata
nel piccolo feretro pieno di fiori. E il ricordo del dolore
muto e rassegnato di quei due genitori cosi crudamente
provati mi riempie ancora gli occhi di lagrime.
Partiti da Messina il Sig. 'Adolfo Chauvie e la sua
Signora coi loro,"due piccini, si recavano alle Valli
per passarvi le vacanze. La bimba era già da qualche
settimana sofferente, ma i genitori avevano fede nella
buona aria dei loro monti e si lusingavano nella speranza di veder presto rifiorire la loro cara creaturina.
Tale non era la volontà di^Dio.
11 viaggio per mare fu fatale alla povera piccina ;
cosicché, giusti a Livorno i genitori decisero di non
proseguire più oltre, e di ferinarsi per qualche giorno
nella nostra città, affinchè là bimba potesse riaversi.
Ma la picciha, ormai troppo sfinita, si addormentava,
poche ore dopo lo sbarco, nelle braccia del Padre celeste. I poveri genitori soli in una città sconosciuta,
senza parenti, senza amici chinarono il capo dinanzi
alla volontà di Dio e si sottomisero rassegnati.
Oggi abbiamo accompagnato al camposanto olandese
la piccola salma, o il signor Pietro Chauvie, accorso
da Rio Marina, ha detto ai desolati parenti parole di
consolazione e di speranza.
Adesso la piccola salma riposa nel giardino dei
morti accanto a quella di Aldo Rostagno deposta colà
due anni or'sono da altri genitori desolati.
Son due piccole tombe solitarie, che solo di quando
in quando qualche amico pietoso visiterà, ma ai genitori lontani sarà di conforto la certezza che i loro piccini non hanno ormai più bisogno di nulla, poiché un
Padre li stringe nelle sue braccia.
Forse in momenti cosi dolorosi può anche essere di
qualche sollievo la simpatia di quelli che vi conoscono
e che hanno veduto le vostre lagrime,
E noi, dalla città ove riposa la vostra bimba, vogliamo assicurarvi della nostra più viva simpatia, e
dirvi ancora una volta ; « Non piangete ; ella non è
morta, ma dorme 1 »
Livorno, 11 luglio 1908
Adele Celli
Domenico Giocoli, geYenie responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Signorina Enangelica liano, francese, inglese e
musica presso distinta Famiglia. Chiedere informazioni alla direzione di questo giornale.
Hledicn Enangeiicai accetterebbe qualsiasi impiego
Pretese modeste. Si rivolge a tutti i fratelli nella
fede per ottenere il loro appoggio morale. Scrivere
all’Amministrazione del giornale * La Luce » 107, Via
Nazionale, Roma, — alle iniziali Dr E. B.
Famiglia Enangalita persona (Lbbène. — Situazione splendida con vista sul mare e sui monti. —
Rivolgersi: Chiesa, Strada Provinciale 55, Cornigliano
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Sig. PAOLO CALTINO
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del MINISTERO
di Agricoltura,
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Esposizione Internazionale d'Atene 1903.
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seKnito »)<li studi ed alle prove da me
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