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Cpstt.
Biblioteca ValdQso
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TOBBS FELLICS
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC Num. 8
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TORRE PELLICE — 19 Febbraio 1960
Ammìn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
ALLA RICERCA
DI UN SIGNIFICATO
Passata la festa, gabbato lo santo,
dice il vecchio adagio, condensando
il pessimismo di una plurisecolare
esperienza civile e religiosa di conformismo nostrano: «funzioni», manifestazioni di massa, tornei e giostre
oratorie: viva il Santo. Poi la vita
quotidiana riprende il suo corso normale. Ciascuno ritorna ai suoi affari.
Così avveniva nelle novelle di messer Boccaccio ed altri.
Ricordate l'episodio: il povero diavolo non sapeva come fare per pagare il suo debito; era in chiesa ed
ascoltava, triste ed avvilito, la predica. Accanto a lui il creditore, l'usuraio giulivo e ben pasciuto ascoltava,
anche lui, la predica.
Una predica che bollava l'usura ed
esortava all'amore fraterno, alla solidarietà cristiana.
Era commosso il debitore; era
commosso il creditore.
Uscirono ambedue; il povero,
asciugando le sue lacrime, disse al
ricco che asciugava pure lui le sue:
« Che bella predica... » e volle spiegare che non poteva pagare nè debito nè interesse; invocava pietà ed
amore fraterno; ricordava la predica.
Ma il ricco, che si era asciugato le
lacrime rispose: «Le prediche son
belle, ma il danaro è buono; paga
o va in prigione ».
Les affaires sont les affaires!
Ci pensavo al pranzo del XVII. Che
belle prediche.L .Che., bella,,m§nifg.3,ts^zione di solidarietà ! Poiché non abbiamo Santi, bisognerà forse modificare il vecchio adagio? « Passato il
pranzo - gabbato il XVII febbraio? »
Qual'è il vero significato di questa
celebrazione del XVII? Un'altra do>manda che ritorna regolarmente nella oratoria conviviale o agapica del
XVII.
Non credo che sia una domanda
puramente retorica. Ho l'impressione
che tutti gli oratori, in perfetta buona fede, continuino a riproporsi la
domanda perchè questa « commemorazione » assume, a vòlta a volta,
una veste che risente di influssi vari,
politici, ecclesiastici, teologici e filosofici.
In fondo in fondo, come direbbe il
mio amico L. A. Vaimal, è una data
più grande di noi. (Noi, piccolo popolo o piccola chiesa che dir si voglia). Troppo grande, per noi, che
finiamo col ridurla ad una commemorazione di un fatto storico (Lettere Patenti di Carlo Alberto), o ad un
incontro Chiesa-popolo (i Valdesi del
XVII vedono il pastore).
Forse, ancora una volta, nella nostra storia gli altri hanno visto meglio di noi.
Per esempio, il giornalista cattolico che nel 1848 scriveva nel quotidiano La Concordia (Torino), fondato dal sacerdote e filosofo e teologo
ili Sfilo
iiiriiiio1i(‘aiii‘siiiio
l^ondra. La Commissione liturgica della
Ch esa Anglicana raccomanda il battesimo
degli adulti, considerandolo come il modo
di procedere « normale e conforme al
Nuovo Testamento ». La commissione proI>one di non amministrare il battesimo ai
fanciulli che in una « forma modificata ».
Inoltre, considerando che il battesimo e
la confermazione sono strettamente legati
nel Nuovo Testamento, si suggerisce che
questi due sacramenti siano celebrati nel
corso dello stesso culto. Quest’ultimo non
dovrebbe aver inizio con una esortazione
ma con una introduzione simile a quella
che prepara alla Santa Cena, e prosegu're
con delle letture bibliche e la predicazione. Questo modo di procedere, afferma la
Commissione Liturgica, « sarebbe nella linea tanto della prassi della Chiesa primitiva quanto di quella della Riforma ».
Vincenzo Gioberti, queste parole in
difesa dell'Emancipazione dei Vaidesi :
« Come cattolici, desideriamo la libertà religiosa, la invochiamo ardentemente nell'interesse della religione
stessa. La religione non ha da temere
della libertà, questa ne è all'incontro il complemento, imperocché il comando e la compressione generano
bensì la simulazione, le pratiche esteriori, non l'opera viva che si crea
soltanto nel libero convincimento del
cuore ».
Per esempio, quest'altro giornalista cattolico che ancora nel 1848 scriveva nel quotidiano torinese II Risorgimento, fondato da un altro storico
cattolico, Cesare Balbo, queste parole, nella stessa occasione: «I fatti
della storia passata e contemporanea
dimostrano essere la protezione privilegiata dei Re della terra stata dannosa anziché utile alla Chiesa : bastare a lei la protezione del Re del Cielo, ossia bastare Dio alla Verità ! ».
E' proprio ridicolo orgoglio od assurdo pensare che la celebrazione
del XVII febbraio possa un giorno
uscire dalle chiuse sale delle nostre
comunità per diventare la festa della
Emancipazione, in tutta la nostra pa
CI.
Come siamo noi valdesi?
A C. Jemolo comincia così su La Stampa (7 genn.) uno dei suoi
magistrali articoli, intitolato « Come siamo noi italiani » : « In un
quotidiano, ciò che sempre più interessa sono le missive dei lettori.
Note direzionali, articoli di fondo e di terza pagina, critiche teatrali,
cronaca, provengono tutti da persone che in fondo appartengono alla
stessa famigliai, parlano il medesimo linguaggio anche se nutrano convinzioni diverse, hanno accettato certi imperativi comuni. Nelle lettere del pubblico affiora veramente il pensiero intimo, non frenato
nell’espressione dalla necessità di inchinarsi a certi tabù, comune alla
più gran parte: del paese ».
Lo Jemolo procede poi deducendo alcuni dei « temi » più appariscenti che risultano dall’esame della corrispondenza dei lettori, e
che in qualche modo danno il polso dei pensieri e dei sentimenti dell’opinione pubblica. L’articolo è un modello. Ma oltre ai « temi » che
pone in evidenza, ci fornisce pure l’occasione di riferirci al posto che
la corrispondenza dei lettori, la nostra piccola « opinione pubblica »,
ha nei nostri periodici evangelici. Certo, il nostro potenziale numerico
è assai limitato, e ridotta è la percentuale proporzionale di quanti
prendono la penna e scrivono in redazione; pprò ci pare che questi
ultimi siano veramente troppo pochi. Nel corso dell’anno, sull’ECO
ad esempio, abbiamo avuto alcuni dibattiti (sul XVII febbraio, sulla
obiezione di coscienza, sugli alpini e il militarismo e il problema della guerra, più recentemente — ma più ristretto — sul marxismo): ce
ne siamo profondamente rallegrati, è stato segno che si son toccati
problemi vivi; ma si è trattato di una corrispondenza suscitata da nostri articoli. E invece vediamo e auspichiamo la corrispondenza dei
lettori anche come suscitatrice di articoli, di spunti: una corrispondenza che ci faccia sentire su tutti i temi il polso di quanti ci leggono,
e quello che attendono da noi. Questa corrispondenza è assai scarsa;
perciò non possiamo trascrivere in chiave valdese il titolo dello Jemolo
come un’affermazione, ma solo come un’interrogativo : « Come siamo
noi valdesi? ». Un interrogativo, però, fiducioso di trovar risposta in
voi, cari lettori, una risposta vera e viva. L’ECO
Lo spaveittapasserì
n
Vuole dirglielo Lei, signor Pastore?
tt
Non vi adombrate, genitori pieni
di esperienza, se un novellino in que
sto ed in altri campi, si permette di
fare una chiacchierata con voi su di
un argomento che gli sta a cuore co
me padre e come pastore!
Mi è più volte capitato (nè penso
di essere il solo) di essere chiamato
in causa a proposito di un argomento sempre attuale: padre e figli. Anzi sarebbe meglio dire volontà dei
genitori e volontà dei figli. Non poche volte i genitori, desiderosi di
convincere i loro figlioli ad accettare
una decisone per loro poco gradita,
mi hanno, in parole povere, chiesto: « Vuol dirglielo lei a nostro fi glio, signor Pastore, vuol convincerlo lei? ». Dietro questa richiesta,
espressa o meno, stava la convinzione che il pastore ha un qualche fluido particolare, capace di rendere i
figlioli altrui ubbidienti, ragionevoli ed assennati, tutto rispetto per
coloro che li hanno messi al mondo
Ma soprattutto c’era, a me sembra,
il desiderio di « non mettersi male »
col figlio o la figlia, di fargli o farle
fare ciò che si desidera cercando,
tuttavia, di declinare ogni responsabilità in proposito. Quel che è curioso è che, talvolta, non si ricorre
all’opera del pastore per delle questioni spinose, che investono tutto il
presente o il futuro del figliolo (in
questo caso la cosa sarebbe più giustificata). Al contrario, si tratta magari soltanto di convincere il lui o
il lei... a non andare ad una gita perchè potrebbe prendere freddo! Oppure vi sentirete chiedere di fare il
poliziotto per scoprire chi ha imbrattato di pece le molto onorabili
porte della Scuola Comunale (ma
quando il bricconcello è trovato nessuno, nè genitori, nè « autorità » responsabili, si preoccupano di fargli
in qualche modo rimediare al danno)! E’ cosi che la maggior gloria
di un Pastore (ben inteso quando sia
stato trasferito ad altra comunità) è
quella... a cui certo non aspirereb
be: si tratta della gloria di essere
uno spaventapasseri modello. « Se
sapeste come ’ lui ’, il Pastore Y, faceva obbedire i ragazzi che, con noi,
facevano tutto quello che volevano », sembrano talvolta dire i genitori.
E’ indiscutibile che anche il Pa
store deve farsi obbedire e vorrebbe
poterlo sempre ottenere con la con
vinzione. Ma è inconcepibile di assi
stere quotidianamente all’affermazio
ne massiccia della volontà dei barn
bini rispetto a quella dei genitori
« Non posso più tenerlo, non mi
ascolta, non vuol fare questo o quel
l’altro, non gli si può chiedere nul
la ». Ecco alcune quasi-giustificazio
ni che si odono molto spesso.
Non mi curo eccessivamente di
stabilire se, come e quanto questo
fenomeno sia particolarmente accentuato oggi. Rimane comunque il
fatto che i nostri ragazzi non sono,
di per se stessi, dei sovversivi o dei
malnati più di quanto lo fossero in
passato. Preferirei paragonarli a dei
passerotti. Dei passerotti essi hanno
l’instancabile vivacità e una certa
impertinenza. Come sapete pochi
ricorrono alla doppietta per tenere
a bada i passeri, ma molti ricorrono
aH’omino di stracci e di stoppa che
tende interminabilmente le braccia
in atteggiamente pseudo minaccioso.
Ebbene, anche se non ve ne rendete esattamente conto, ogni volta
che chiamate in causa il Pastore a
sproposito (« lo dico al Pastore! »)
riducete quelt’ultimo al rango di
uno spaventapasseri di lusso, con
braccia e gambe mobili e con la voce; ma pur sempre soltanto spaventapasseri. Questo può essere più o
meno piacevole per il Pastore ma è
soprattutto colpevole da parte vostra. Il Signore ha affidato innanzitutto a voi i vostri figlioli e soltanto se voi adempirete fedelmente il
vostro compito il Pastore non parlerà nel vuoto quando dirà: « onora il padre e la madre ». Mi rendo
ben conto che le soluzioni non si trovano sempre su due piedi e che il
compito di genitore è uno dei più impegnativi che esistano, ma non è
sfuggendo alle proprie responsabilità, piccole o grandi, in questo
campo che le cose andranno meglio!
L’usare fermezza con i propri figlioli è spesso un compito ingrato. Eppure se amate veramente i vostri figlioli userete, spesso e volentieri,
una giusta fermezza nei loro confronti. La stanchezza o le molte altre preoccupazioni fanno sì che, talvolta, voi lasciate correre. Ed invece si tratta di non lasciar correre
neppure una volta perchè, sin dai
primi anni, i bambini sanno benissimo se e come possono condurvi là
dove vogliono. E sanno anche capire o intuire benissimo che, là dove i
genitori falliscono, il Pastore non
può prendere il loro posto. Il Pastore a anche Pastore dei vostri figlioli,
non il vostro sostituto!
Questo è vero anche per quel che
riguarda la frequenza alla Scuola
Domenicale o la partecipazione al
culto. Se voi, allargando le braccia,
dite: « Che posso farci, mio figlio
non ha voglia di venire », non ci
sarà parole, minaccia, o azione del
Pastore che possa vincere la barriera creata dalla vostra indifferenza,
dalla vostra mancanza di senso di responsabilità. Giovanni Conte
l Presbiteriani si preoccupano
delle missioni
(New York) —■ Una équipe internazionale comprendente cinque personalità degli Stati Uniti ed una per ognuna delle seguenti regioni: Asia, Afri
ca, Medio Oriente, America latina e
Europa, si metterà al lavoro sotto la
presidenza del prof. C. H. Hwang, di
rettore del Collegio teologico di Tainan (Formosa). Scopo del lavoro?
« Non possiamo fare a meno di constatare — ha detto il Hwang — che
in Asia ed altrove le missioni hanno
sempre avuto un’impronta denominazionale. Riconosciamo con gratitudine tutto ciò che dobbiamo alle missioni, ma non possiamo più separare
la missione dalla ricerca dell’unità».
7 giorni
GIOVEDÌ’ 11
In aitesa del ritorno del presidente Gronchi, la stampa valuta con maggior cautela
i risultati dell’incontro. I quotidiani di
« destra » pongono in rilievo il discorso
di Kruscev all’Ambasciata per affermare
che la politica russa è immutata nei confronti dell’unificazione germanica che rimane al centro di tutte le discussioni. Gli
altri osservano che questo viaggio può
considerarsi positivo in vista dello scopo
propostosi dal Presidente; « poter vivere
vicini, anche restando ideologicamente lontani, come due uomini possono camminare accanto, pur essendo di pareri diversi sui grandi problemi della vita ».
Nuovi accordi commerciali sono stati
firmati o sono in corso di perfezionamento con rU.R.S.S., la Romania e la Polonia.
In Algeria De Gaulle ordina lo scioglimento della milizia civile, d’ispirazione
nazionalista.
Il Presidente Gronchi è arrivato a Roma. Al suo arrivo a Ciampino ha rivolto
brevi e chiare parole per affermare la sua
convinzione sull’ulilità di questa presa di
contatto, augurando la continuazione del
dialogo, contro ogni faziosità di critiche
preconcette e indelicate.
VENERDÌ’ 12
I lavori della Conferenza ginevrina sulle armi atomiche sono sempre bloccati;
una nuova proposta del Presidente degli
Stati Uniti è stata giudicata insufficiente
dai delegali dell’U.R.S.S.
Una nuova legislazione per sistemare in
modo più organico l’imposta sui fabbricati è stata approvata.
Un sommergibile sconosciuto sarebbe
bloccalo nelle acque argentine.
Sono sute riprese le trattative in merito alle basi militari inglesi a Cipro.
SABATO 13
La prima bomba « atomica » francese è
esplosa nel Sahara; la stampa francese
esalta il successo sul piano tecnico e militare. Relazioni contrastanti e sfavorevoli
in vari stati.
Kruscev ha iniziato, a Nuova Delhi,
conversazioni con Nehru.
In Francia gli avversari del regime sfruttano il malcontento degli agricoltori contro la politica di De Gaulle, Si segnalano
sanguinosi incidenti ad Amiens.
DOMENICA 14
Continuano le reazioni negative alla
esplosione della prima bomba atomica
francese. La Federazione degli scienziati
Stati-Unitensi hanno auspicato la sospensione degli esperimenti di esplosioni nucleari. Gli stati indipendenti dell’Africa
protestano ed il Marocco annunzia provvedimenti.
La visita del ministro deU’U.R.S.S.
Mikoian a Fidel Castro si è conclusa con
l’annunzio di un prestito dell’U.R.S.S. al
governo Cubano e della possibilità che
vengano ristabilite le relazioni diplomatiche interrotte da 8 anni.
LUNEDI’ 15
Secondo informazioni di fonte francese,
la prima bomba atomica francese sarebbe
costata circa 1 miliardo e 760 milioni ; si
spera che essa apra la via del Club atomico alla Francia. Russia, Inghilterra e
Stati Uniti sembrano per ora riluttanti.
Nasser ha riaffermato la sua fedeltà all’ideale della riunione delle genti arabe.
11 presidente del Consiglio Marocchino
è in visita a Roma.
MARTEDÌ’ 16
La politica interna ha il primo posto
nella cronaca, che sembra diventare cronaca nera. Allo scandalo Roisecco il cui
processo si trascina stancamente di settimana in settimana, con la sua ridda di
personalità coinvolte, succede lo scandalo
Milazzo. Un deputato democristiano afferma di aver ricevuto un assegno di lOO milioni per votare contro il suo partito.
MERCOLEDÌ’ 17
La stampa riferisce sugli sviluppi dello
scandalo Milazzo ; l’interessalo nega l’autenticità della sua firma sull’assegno.
L’atteggiamento di De Gaulle sembra
inteso a sfruttare il successo della esplosione della prima bomba atomica e di una
imminente seconda bomba H; la Nato è
messa in difficoltà dalle esigenze della
« grandeur » della Francia.
Diminuisce ;1 numero dei disoccupati a
quanto riferisce il Ministero del Lavoro;
aumenta però il numero dei giovani ohe
sono in aspettativa di lavoro.
11 dramma di Chessman condannato a
morte dod.ci anni fa si avvia al suo epilogo. Sul piano legale tutto sembra ormai
perduto per il prigioniero-scrittore. Si spera solo più nella sensibilità morale e politica deUe competenti autorità di fronte alle
reazioni negative che si sono manifestate in
tutti gli stati.
In Algeria Abbas formula nuove proposte per creare un clima di comprensione
franco-tunisino.
2
pag. a
L’ECO DELLE VAlitX VALDESI
19 febbraio 1960 — N. 8
Punii vista divèrsi (ma non avvolsii)
ir- f\r^
[ • ' <•
Parliamo ancora del Concilio Ecumenico e dell’unità della Chiesa
QUALCOSA SI MUOVE
Limedì 1“ febbraio il Padre Michalon di Lione ha tenuto a San Remo
una conferenza su « Le Concil Oecuménique et l’Unité des Chrétiens ».
L’oratore ha esordito ricordando che
l’annuncio del prossimo Concilio ecumenico ha suscitato il più vivo stupore nel mondo ed è subito stato diversamente frainteso. La stampa ha
cominciato a passare in rivista le varie Chiese non romane cercando di
scoprire quale possibilità di dialogo
vi fosse tra i Cristiani separati e la
Chiesa Cattolica, come se il Concilio
ecumenico dovesse essere, nell’intenzione del Papa, un « parlamento della Cristianità » in cui i rappresentanti delle varie Chiese dovessero sedere allo stesso tavolo per discutere
deU’unità. Da questa interpretazione
sono derivati un facile ottimismo o
uno scettico pessimismo. Il Concilio
ecumenico non è e non può essere un
« parlamento della Cristianità » : è
una assemblea interna della Chiesa
Cattolico-Romana. Lo stadio dei rapporti con i Cristiani separati non è
rappresentato dal Concilio ecumenico, ma è al di là di esso, in un secondo tempo. Per il momento la Chiesa
Cattolica non è ancora uscita dal suo
isolamento, cosa che invece è avvenuta per le Chiese che hanno aderito al Consiglio ecumenico delle
Chiese. E’ passato il tempo in cui
l’unità veniva predicata e ricercata,
in campo non romano, da singoli individui, come Lord Halifax o il Vescovo N. Soederblom. Ora nel Consiglio ecumenico sono delle Chiese
che si incontrano nella ricerca della
unità in quanto Chiese. Per questo,
ha affermato l’oratore, la data del
1948, che segna la costituzione del
Consiglio ecumenico delle Chiese, ha
nel nostro secolo un’importanza pari
a quella che ha avuto per i cattolici
Ü Concilio di Trento nel sedicesimo.
Ma se la Chiesa Cattolica non è ancora uscita dal suo isolamento, l’epoca dello sforzo individuale per l’imità
(vedi per es. l’opera dell’abate Couturier) sta finendo anche per la Chiesa
Cattolica. Già i Vescovi sono stati invitati ad occuparsi attivamente del
problema dell’unità; il Concilio ecumenico deve essere un passo avanti
e dovrebbe creare una speciale commissione ecumenica incaricata dei
rapporti con i Cristiani non romani.
Un dialogo che tenda all’unità può
essere oggi un dialogo serio perchè
basato, in ogni parte della Cristianità, sulla fedeltà di ogni Chiesa ai
propri principi dottrinali. Le posizioni di intransigenza dottrinale non sono un ostacolo insormontabile ; le
Chiese protestanti e ortodosse hanno
già potuto incontrarsi nel Consiglio
ecumenico proprio per aver preteso
le une dalle altre non il compromesso
ma la chiarezza. L’oratore ha ricordato la dichiarazione di Toronto del
1950 che stabilisce chiaramente che a
nessuna Chiesa che entri a far parte
del Consiglio ecumenico delle Chiese
è chiesto di considerare le altre Chiese come vere Chiese nel pieno senso
della parola o di di modificare la
propria ecclesiologia. Pur non parlando di un ingresso della Chiesa
Cattolica nel Consiglio ecumenico, il
P. Michalon ha riconosciuto in questi articoli una grande garanzia offerta alla Chiesa Cattolica.
Nella seconda parte della conferenza l’oratore ha illustrato alcuni
punti di contatto tra cattolici ortodossi anglicani e protestanti; ha dichiarato che nel tempo attuale le Chiese
sono chiamate a far conoscere agli
altri il loro vero volto approfondendo in chiarezza le loro dottrine, e a
ricercare il vero volto degli altri sotto la patina della polemica che ha
finora impedito la ricerca dell’unità.
Terminando il P. Michalon, che ha
parlato con estrema franchezza e onestà, ha preso come simbolo della ricerca dell’unità quella croce su cui
è stato versato tanto sangue in passato: la croce ugonotta con la sua
piccola colomba, simbolo di pace.
♦ * ♦
Forse il resoconto di questa conferenza del P. Michalon potrà interessare non solo chi si preoccupa dell’unità delle Chiese, ma anche quanti, in seguito all’articolo di S. Ro
- stagno, si sono scagliati contro qualsiasi apertura verso la Chiesa Cattolica. Certo è inevitabile che si osservi che la voce di uno non è la voce
ufficiale della Chiesa; ma appunto
prendendo questa voce per quello
che è, una voce Jndividùale, essa mi
sembra molto più viva di altre apparse ultimamente sull’Eco.
A parte tutte le questioni particolari sollevate dai Sigg. Cantalupo e
Brioni, la leggerezza con cui si parla
del Concilio ecumenico della Chiesa
Cattolica, un avvenimento di cui non
si può ancora assolutamente prevedere il carattere; la facilità di giudizio che si ha, abituati. come si è ai
numerosi cambiamenti (non sempre
« riforme ») delle nostre Chiese, di
fronte all’immobilismo di un organismo così lento e pesante come la
Chiesa Cattolica; il qualunquismo religioso che afferma « ogni Chiesa segua la strada e bando a ogni sorta
di sentimentalismi » (« specialmente
nel campio delle missioni », aggiungerei, già che ci siamo!); a parte tutto
questo, ciò che lascia perplessi è la
netta e dichiarata volontà di non voler sperare nell’unità, di non volere
(mi si perdoni quella che spero vivamente essere una illazione sbagliata)
pregare per Tunità, di non voler credere a quell’unità che, impossibile
, agli uomini, è possibile a Dio. E’
I triste coiistatare che si preferisce l’in! segnamento della storia, che insegnerebbe l’impossibilità di un ravvicinamento delle membra del corpo di Crii sto, all’insegnamento della preghiera
I di Cristo, che siano tutti uno; che si
preferisce il Sillabo e « le stragi passate e moderne » (perchè si tratta di
una vera preferenza) a quanto di nuovo, per poco che sia, appare nella
Chiesa Cattolica; che non si voglia
insomma nessun dialogo, mai, neppure se questo diventasse una possibilità concreta : « Le due posizioni,
dice il Sig. Brioni, non si incontreranno mai, ed è bene che sia così,
perchè nella eventualità molto lontana che il Cattolicesimo aderisse al
movimento ecumenico, farebbe da
freno ». Questo, mi scusi Sig. Brioni,
io lo chiamo nazismo.
Il Padre Michalon per parte sua
continua imperterrito nella sua opera; parla di una ricerca di unità che
ha come scopo non un fronte comune ma l’ubbidienza al comandamento
del Signore, parla con tristezza e sincerità dei massacri delle Cévennes e
con ardente speranza dell’atteggiamento di alcuni vescovi spagnoli e
colombiani verso i protestanti, stamIpa i suoi fascicoli sulla preghiera per
'l’unità, invita i non cattolici a prega
re per il Concilio Ecumenico. E’ un
illuso, pover’uomo; non sa che dall’altra parte si levano^ voci che gridano in fondo lo slogan di una nuova
crociata: «Dio non lo vuole». O
forse lo sa e continua lo stesso e supplica per questo i suoi fratelli di mostrargli il loro vero volto che non è
quello della polemica priva di carità.
Deve essere uno di quegli illusi che
sognano pur avendo gli occhi spalancati. E’ solo una voce tra le altre, ma
per parte mia preferisco ascoltare la
sua voce a quella di chi grida « Dio
non lo vuole » o dice semplicemente
« è impossibile ».
Ditemi pure che le voci come quella del P. Michalon'sono solo propaganda; non sono ancora abbastanza
cinico per crederlo e ho ancora abbastanza fiducia in Dio e nei Suoi servitori, dovunque essi siano.
F. Giampiccoli.
LA CURIA NON SI MUOVE
Si è chiuso Domenica 31 Gennaio.
Tra gli atti preparatori del futuro Concilio Ecumenico il Sinodo della Diocesi
di Roma della quale è Vescovo il Papa,
può considerarsi una prova in iseala ridona; la diocesi romana r'producendo in
piccolo l’universalità della Chiesa. Certo
che per noi, abituati ai nostri Sinodi,
aperti al pubblico e nei quali ecclesiastici
e laici parlano, discutono, disputano liberamente, codesto Sinodo a porte chiuse,
limitato al clero, nel quale uno solo, a
quel che ci è dato sapere, ha parlato, senza interruzioni o interpellanze, ha piuttosto il carattere di « Gran Rapporto » sul
tipo di quelli a cui ci avevano abituati le
dittature. Sono stati letti gli ordinamenti
diocesani, raccolti e redatti da una commissione, ma questi non avranno vigore
se non saranno prima approvati ^naturaimente, dal papa (il naturalmente non è
nostro).
Cosa c’è di cambiato dunque? Quali
speranze si possono trarre da codesta so
Veder lontano...
Si ripete spesso e volentièri che la
Curia Vaticana è aflìitta da immobilismo tradizionale e congenito, che
fa da freno alle forze vive e progressive del corpo della Chiesa. Può darsi
che i competenti abbiano ragione, però bisogna riconoscere che il Vaticano
sa vedere e prevedere; che non perde
un’occasione per arrivare primo, per
assicurarsi posizioni di manovra utili
ad una strategia ecclesiastica collaudata da secoli.
Così è avvenuto, recentemente, sul
piano internazionale. La stampa ci ha
informati dell’avvenuta costituzione
di una parrocchia « europea », d’una
cappellania europea (ovverossia cattolica) con il compito di curare gli interessi e la vita spirituale dei funzionari e personalità europeiste del consesso della Piccola Europa che sta faticosamente cercando di uscire dal
periodo di gestazione.
Così sta per avvenire a proposito
delle Olimpiadi.
Come tutti sanno, le Olimpiadi si
svolgeranno a Roma. E’ un avvenimento di notevole importanza che interessa non soltanto gli sportivi, ma
quanti sanno ancora vedere nello
sport un elemento capace di affratellare gli uomini.
Sappiamo perfettamente che anche
lo sport ha perso alcune delle sue
caratteristiche più nobili; i « dilettanti » hanno ceduto il posto ai « professionisti »; le società sportive spendono fior di milioni per assicurarsi questo o quest’altro giocatore.
E’ vero, verissimo che certi risultati
di certe gare vedono certe vittorie che
sono già previste in partenza; certi
verdetti lasciano perplessi gli spettatori. Al campionato di calcio è lega
to il funzionamento di quel Totocalcio che è un perfezionamento, con
l’Enalotto, del vecchio decrepito Lotto. Eppure le Olimpiadi costituiscono
ancora un avvenimento verso il quale
si polarizza ancora l’attenzione e l’interesse delle masse (anche se non
manca lo sfruttamento commerciale
dell’avvenimento).
Le Olimpiadi però hanno sempre
cercato, e vi sono quasi sempre riuscite, a mantener vivo il loro carattere di manifestazione « pura » : senza contaminazioni o interferenze di
ordine politico o confessionale.
Si fanno delle gare sportive, e basta.
Ma ci saranno milioni di spettatori, migliaia di atleti.
E a Roma c’è il Papa!
Dunque...?
La Settimana del Clero, autorevole
rivista ecclesiastica, ha messo le mani
avanti, così, sans en avoir l’air; non
si sa mai!
Ha gettato il buon seme!
« Si può esser certi che la massima
parte degli olimpionici che converranno a Roma {e speriamo che siano proprio tutti a farlo, non esclusi i sovietici) domanderanno di esser ricevuti
dal Scinto Padre. E il Santo Padre li
riceverà e li benedirà cordialmente,
tenendo loro un bel discorso di occasione ».
Sotto a chi tocca, signori!
Abbiamo l’impressione che il discorso paterno sia già pronto; manca
solo più l’autorevole autorità che sappia sapientemente inquadrare lo spontaneo afflusso di tutti gli olimpionici.
Ma forse pecchiamo di ingenuità;
anche quella è già pronta!
L. A. Vaimal.
DUE AMICI SCOMPARSI
Se pure in ritardo, a causa della
mancanza di notizie immediate, desidero ricordare in questa breve cronaca il nome e la figura di due amici
della Chiesa Valdese recentemente
deceduti all’estero.
Il primo nome è quello del Pastore
PhiUppe Cherix, deceduto a Marsiglia
il 23 dicembre u. s.
Lo avevamo conosciuto diversi anni or sorio a Neuchâtel dov’era Pastore. La sua parlata italiana ed il
suo profondo affetto per la nostra
Chiesa lo avevano indotto a seguire
molto da vicino i numerosi Valdesi
ed evangelici italiani risiedenti nel
Cantone di Neuchâtel per motivi di
lavoro negli anni dopo la guerra. Si
teneva a contatto con loro, li ricercava negli Istituti o nelle campagne
dov’erano impiegati, celebrava un cui.
to in italiano, si adoprava per trovare una sistemazione adatta ai loro
bisogni ed alle loro capacità. Quanti
giovani Valdesi delle Valli e della Sicilia ricorderanno il suo volto' sorridente ed energico, il suo amore per
l’Italia, la sua piena comprensione
della nostra opera di evangelizzazione !
Dopo averlo incontrato varie volte
a Neuchâtel, lo ritrovai l’anno scorso
a Marsiglia dove esercitava il suo ministero presso la Chiesa Svizzera. Par,
tecipò con i Valdesi di Marsiglia alle celebrazioni del 17 Febbraio, pranzammo insieme in casa della famiglia Pons, riconfermò il suo interes■sc per una testimonianza chiaramente protestante da parte della nostra
Chiesa.
A Marsiglia era amato e stimato
dai nostri fratelli Valdesi. Scriveva
spesso per i settimanali svizzeri e lo
faceva con un dono particolare per
il giornalismo. Abbiamo verso di lui
un debito di riconoscenza e lo diciamo ora, alla Sua memoria, nella luce
della speranza cristiana. La chiamata è giunta improvvisa all’età di 62
anni. Giunga alla vedova ed ai membri della sua famiglia respressione
della simpatia della Chiesa Valdese.
L’altro nome che scrivo, con un velo di tristezza nell’animo, è quello del
prof. Guido Lageard, deceduto a Bri
Scuola Latina
di Pomaretto
Doni e contributi volontari alunni ricevuti dalla Direzione:
Doti. Guido Botturi (Torino) L. 10.000
— Sig.ra Clelia Vigliano-Uanelietti (Bari)
L. 1.000 —■ Sig.ra Alina Balma (Poinaretto) L. 2.000
In memoria sig.ra Elisa Lautaret: AimeCougn Maria (Bobbio Pellice) L. 2.000 —
Balma Claudio (Pomaretto) L. 2.000 —
Peyran Ferruccio (Ferrerò) L. 10.000 —
Sig. Attilio Pons (Pomaretto): legna.
“La Gianavella,,
Agli amici che in occasione del 17 febbraio vorranno inviarci il loro dono per
il riscatto della casa di G. Gianavcllo, la
« Pro Valli » ricorda il numero del Conto
Corrente Postale 2/36094 intestato al suo
Cassiere Dott. Bosio Emanuele - Viale
Dante 28 - Torre Pellice.
stol, in Inghilterra, il 9 gennaio u. s.
Non aveva che 50 armi ed il suo
nome rievoca molti ricordi d’infanzia vissuta insieme a Pomaretto in
anni ormai lontani. Era figlio dei
missionario Lageard, oriundo di Pomaretto; Guido, insieme con i fratelli Jean, Teodoro e Dino abitava pres
so la villa « Mon repos » e frequentava le scuole locali. La madre li circondava di molto affetto e visse con
loro vari anni in Inghilterra dove tut.
ti si trasferirono e dove li ritrovai, a
Londra, nel mio primo viaggio verso
Edimburgo.
La distanza e il volgere degli anni
non attenuarono in Guidoi Lageard
l’amore per la Chiesa e per le Valli
Valdesi. A Bristol, dove insegnava
lingue moderne in un Collegio, riceveva i nostri giornali ecclesiastici e
seguiva le nostre vicende. Fra noi la
corrispondenza era rara, ma i ricordi d’infanzia e l’insegnamento ricevuto dai genitori lasciarono nel carattere di Guido Lageard una nota di
inconfondibile attaccamento alla
Chiesa dove, ragazzo dal volto aperto ed intelligente, ricevette l’istruzione religiosa insieme con tanti altri
giovani i quali, oggi ed a Pomaretto,
IO ricorderanno.
Egli lascia la moglie con due piccole bambine: Priscilla di 10 anni e
Isabella di 6.
Nel rievocare la memoria di Guido
Lageard, facciamo pervenire alla sua
famiglia ed ai suoi fratelli il messag-.
gio della solidarietà cristiana nel dolore e nella divina consolazione.
Ermanno Rostan
lenne manifestazione, se non di un’unione, almeno di quel riavvicinamento tra
Roma e le chiese separate che alcuni fra
noi si ostinano a ritenere possibile a scadenza non troppo lontana? A parer no.stro nessuna, anzi! Sia ben chiaro che siamo pienamente convinti della sincerità
delle intenzioni di Giovanni XXllI e della
sua buona volontà. Ma... nessuno più di
un autocrate è schiavo del proprio ambiente, sia che l’abbia formato lui o che
l’abbia trovato preesistente e chi più autocrate del Papa? Quale ambiente più tirannico e immutabile della Curia Romana?
Intanto il Papa, nei suoi discorsi, ha
ribadito a sazietà la separazione tra clero
e popolo e la superiorità indiscussa del
primo sul secondo. I quadri della Chiesa
sono esclusivamente composti di ecclesiastici, messi a parte da un carattere quasi sovrumano ; ai laici non resterebbe die
qualche incarico di... fureria. Come possono conciliarsi simili affermazioni con il
concetto riformato del sacerdozio universale?
A illustrare quali debbono essere le caratteristiche del buon sacerdote, il Pontefice ha largamente citato TEvangelo e le
Epistole paoline. Ciò può anche farci piacere, ma, osservando bene, ci si accorge
che egli applica al clero e solo al clero
le esortazioni, gli inviti che l’Apostolo
rivolge a tutti i cristiani e che i « santi n
delle Epistole non sono più i componenti
la comunità, ma una ristretta cerchia clericale alla quale Paolo non ha certamente
mai pensato.
Infine il XXIIIo Giovanni riprende, a s(-l
secoli di distanza, con maggior carità c
minore asprezza, il tema caro al XXll".
quell’esaltazione dell’ohbedienza che diede esca a tanti turbamenti e fuoco a tanti
roghi attraverso il XIV secolo, a spese spec-almente di quei francescani che sostenevano una obbedienza superiore a quella
verso la Curia romana. Obbedienza, ossia
asservimento totale, obliterazione delTindividuo nel sistema... « Non più io vivo,
ma Cristo vive in me » — diceva l’Apostolo; « non più io vivo, ma Roma viviin me» deve poter dire il perfetto sacerdote cattolico. E se, per ipotesi, al Sinodo fosse stato presente Francesco d’Assisi, forse lo avrebbero lasciato parlare ed
è da immaginare che, con quel senso dell’umorismo che gli veniva dal materno
sangue provenzale, avrebbe probabilmente detto: Padre Santo, sono settecento anni che lo dico: Sai cosa c’è di perfettamente obbediente? Il corpo morto! Anche questo tema, tanto caro ai gesuiti, dell’obbedienza assoluta, non sembra incoraggiare un avvicinametno perchè conferma
quanto da parte nostra è stato tante volteripetuto: Roma non vuole unione, ma
sottomissione.
Si rilegga quanto nel numero del 2:')
Gennaio hanno scritto Giovanni Cantalupo e Giorgio Brioni; purtroppo non c’c
che da sottoscrivere senza riserve quanto
affermano. La Curia Romana è in teoria
■sottoposta al Papa, è vero, ma in realtà
è essa che determina le azioni ed il pensiero del Pontefice; sono secoli che essa
gode di una pessima stampa e non è il
caso di rievocare Dante e le sue invettive; come tutte le autocrazie, il Papato
non può riformarsi dall’interino; per ciò
far, onde avere un papato col quale sia
possibile l’unione bisognerebbe che un
papa decidesse di non essere più tale e
non è nelle previsioni umane che ciò possa accadere entro un termine storico. E
pertanto si può fin d’adesso prevedere che
se vi sarà Concilio, Ecumenico almeno
geograficamente, esso sarà come i precedenti, soltanto un’affermazione della grandezza, e un tentativo di aumentare la potenza della Chiesa Romana, identificata,
come sappiamo, col Regno di Dio.
Tuttavia non ci sentiamo di condannare
gli ottimisti tra noi, anche se possono
sembrarci illusi; il Signore ha potenza
per trasformare gli eventi e di cambiare
in benedizioni impensate i nostri maldestri e non sempre sinceri tentativi. Ed è
pert'iò che, malgrado tutto, preghiamo
per l’unità.
M. Eynard.
UfFei'te ribevnto
per tl^ giornale
Bassetto Angelo L. .500 Rafia Matilde
1.000 — Long Eugenio 200 — dot Desiderata 100 — Jahier Giovanni 200 — Rostan Maria 200 — Gardiol Clotilde 200 _____
Gonin Louis 700 — Frache Aldo 200 —
Guderzo Giacomo 100 — Kesselring Erica
250 — Calamita Luciano 200 — Rosa Brusin Lidia 100 — Bertin Luigia 200 — Jahiei- Vitale 200 — Bernard Giacomo 500
- Micol Ernesto 200 — Long Arturo 700
- Bova Demetrio 250 — Gandini Gaspare
500 — Citernesi Paola 200 — Barai Albino
100 - Pini Ernesto 200 — Mathè Arduina
500 — Fratelli Lazzani lOO — Bertin Luigi 700 - Bert Teofilo 500 — Rostan Carlo
300 — Lautaret Lidia 500 — Jalla Adolfo
200 ^ Stocker Hanna 200 — Balmas Clemente 200 — Piacentini Mario 500 —
Melile Ada 200 - Durand Cesarina 400 -—
Vola Adolfo 100 — Carletti Maria 200 —
Long Edmondo lOO ~ Rivoira Adriano
200 - Gardiol Bartolomeo 200 — Gay
yUdo 100. — Grazie.
3
y
N. 8 — 19 febbraio 1%0
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pag. 3
UN LIBRO FAMOSO Dl 250 ANNI FA ^
Enrico Arnanri o Vincenzo Minntoli?
L’attribuzione ad Enrico Arnaud
della redazione della «Histoire de la
Glorieuse Rentrée» non ci era rugì
parsa convincente e molti dubbi eran.
ci rimasti al riguardo: specie dopo
che fu possibile stabilire un confronto fra l’edizione originaria del 1710 e
quella del 1913. Non ci ha mai persuaso la forma impersonale e l’uso della
terza persona, che si riscontra nella
Storia del Rimpatrio, ad imitazione
di Giulio Cesare, e che avrebbe presupposto in Enrico Arnaud una altissima stima o presunzione delle sue
qualità, sia come stratega, sia com-,
sciittore.
Inoltre, il silenzio completo che si
incontra nella «Histoire» dell’opera
importantissima a favore del Rimpatrio di Giosuè Gianavello. con le sue
ben note « Istruzioni » che praticamente furono il piano di campagne,
della spedizione (seguite alla lettera
fin dalla prima giornata), e della riconquista delle Valli e deireroica disperata difesa alla Balsiglia, sarebbe
non solo imperdonabile, ma’ addirit^
tura offensivo, se riferito aH’Arnaud
Mentre esso può essere compreso, se
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aVtfi jtotMaK /a. mra.t fu//¡»rMÍMf. •-/ßarf a-iT
Î
fm- simile del'ci prima pagina della ” His'oire des
Vaudois ” compilata dal Minutali (copia della S.S.V.)
non del tutto giustificato, ove lo si
attribuisca al Minutoli, non valdese,
e quindi in parte ignaro e del valore
passato e delle capacità strategiche
del valoroso capitano di Rorà. Anche,
se si deve supporre che il silenzio su
la parte attiva avuta dal capitano vai.
dese nella organizzazione e preparazione del Rimpatrio, nelle relazioni
coeve, possa considerarsi un atto di
prudenza indispensabile, per non mettere il Gianavello in una situazione
cltremodo delicata nei riguardi delle
Autorità svizzere che lo ospitavano e
che non dovevano essere in alcun moL
do compromesse di fronte alle corti
di Francia e del Piemonte nell’affare
dei Valdesi.
Ci sono in terzo luogo delle espres
sicni, nel testo pubblicato nel 1913 e
quindi nella « Histoire », che suonerebbero assai strane sotto la penna
deH’Arnaud, mentre fanno onore alla obbiettività del Minutoli, se a lui
devesi attribuire la redazione dell’o
pera suddetta. Cosi, ad es. non riusciamo a riconoscere il duce del Rimpatrio che accennando alla visita in
Olanda, alla fine del 1688, per consultarvi il principe d’Orange, afferma
che questi « sut bien lui reprocher ses
impatiences et d’avoir jusques-là mal
pris son temps» (1913, p. 20).
E corne spiegare certi dettagli etimologici concernenti -Yvoire e la porta Aquaria di Ginevra, di uguale significato, se non attribuendoli ad un
ginevrino, ottimo conoscitore della
sua città, anziché ad un piemontese
che vi aveva soggiornato un annoi o
due come studente in teologia? (1913,
p. 27).
E le espressioni cosi elogiative di
Arnaud « qu’on peut nommer leur Patriarche » oppure « le zélé et fameux
conducteur» suonerebbero male attribuite ad Enrico Arnaud, mentre sono
naturali nel Minutólo. Anche le espressioni « français et piemontais »,
per indicare « ugonotti e valdesi » non
si comprendono in Arnaud mentre si
giustificano ampiamente attribuite a
Vincenzo Minutoli.
Com’è possibile attribuire ad Arnaud la frase severa riferita all’azione dei Valdesi del 31 agosto . 10 settembre 1689, dopo la riconquista del
borgo di Bobbio, frase che coraggiosamente deplora il modo di comportarsi dei Valdesi?« Mais il faut avouer
ICI quelque chose de honteux aux Vau.
dols,^ qui est qu’au lieu de suivre l’ennemi, une partie s’amusa à butiner et
saccager la ville » : per cui si comprende come l'indomani 1-11 settem
bre, a Sibaud, fu solennemente pronunciato il celebre « giuro », che a
due riprese appunto accenna al bottino che dovrà essere messo in comu
ne, per le necessità generali dell’impresa (1913, p. 74) e che aveva verosimilmente motivato il giuramento
solenne,
* * *
Ed il macabro particolare che si
legge dopo l’assalto infelice del Catinat al Castello? « Le lendemain, 3
mai, la première chose qu’on fit après
la prière, fut de couper les têtes des
32 morts et de les planter de di'us
en deux posées sur les palissades, pour
récréer la vue des ennemis» (1913.
p. 130).
Altrove ancora, parlando dei Valdesi, la nostra relazione si serve della
espressioni quasi spregiativa « ces
gens-là », che è più verosimile attribuire al Minutoli che all’Arnaud.
In seguito a queste riflessioni e ad altre considerazioni analoghe di insoddisfatta
curiosità, ci eravamo rivolti,
da tempo, in Svizzera con la
speranza di riuscire a trovare qualche dato utile a chiarire la questione della pater
nità della « Histoire » ohe va
sotto il nome di Arnaud. Ma
per lungo tempo nessun documentoi nuovo ci era stato
possibile rintracciare sull’interessante argomento e le poiche notizie rinvenute in opere storiche del secolo scorso
non avevano recato alcuna
luce al riguardo.
Il Bert infatti, nel suo
« Livre de famille » ( Genève,
1830, p. 12) esprime bensì la
opinione che Arnaud non sia
l’autore della « Histoire de la
Glorieuse Rentrée », per supporre che autore della medesima sia stato il Moutoux o
il Reynaudin, ma senza dar
ne la minima prova. Anche
il Beattie, neH’opera su « Les
V auees V audoises pittoresques »... a p. 124, ritiene assai
improbabile che l’autore della storia della spedizione del
1689 sia Enrico Arnaud
indica lui pure il pastora
Moutoux come il probabile
redattore della « Histoire ».
Se ne sarebbe attribuita au
Arnaud la paternità, per attrarre maggiormente su di
essa la pubblica attenzione.
J.-1U ciiiaramcnte il üisc,
nel suo lavoro intitolato « Le
retour des Vaudois dans les
Vallées», Leyda 1846, afferma
ohe « évidemment Arnaud
n’en était pas l’auteur» Ideila Histoire! e che egli compose amicamente la dedica e la prefazione, dirigendone la edizione del 1710.
Il Monastier sembra non pronunziarsi sulla prima parte della storia,
per poter attèrmare (con la prudente riserva di un « si nous ne nous
trompons pas») che la «seconde partie du livre de la Glorieuse Rentrée
est l’oeuvre originale d’Arnaud luimême ».
Il Muston se la cava sbrigativamen.
te con raffermare che la storia è in
obbligo di ridurre la parte avuta da
Enrico Arnaud nella spedizione del
1689: egli sarebbe stato l’editore della relazione Reynaudin, che avrebbe
« un peu modifiée ». In quanto ai quaderni autografi della edizione del 1710,
depositati presso la Biblioteca Reale
di Berlino, secondo il prof. E. Comba
essi sarebbero ridotti a 24 pagine, e
non sono di mano dell’Arnaud, se
non nelle note e correzioni, poco frequenti (Enrico Arnaud, Firenze; 1889,
p 160).
* * *
Ora se questi autori sono unanimemente concordi nel non ritenere l’Arnaud autore della « Histoire », essi
non offrono alcun aiuto efficace nella ricerca del vero redattore.
La quistione rimaneva dunque in
alto mare e senza possibilità di essere
risolta nella mancanza assoluta di documenti nuovi, e nella grande difficoltà di trovarli qui alle Valli o in
Piemonte.
Perciò, fin da qualche anno fa, perduta la speranza di trovare qualche
documento utile alla precisazione del.
la parte avuta dal Minutoli nella re
dazione della storia del Rimpatrio, avevamo esposto i nostri dubbi in proposito al sig. Augusto La Coste, di Basilea, col quale eravamo da anni in
corrispondenza e che sta dando l’ultima mano ad una nuova biografia di
Enrico Arnaud, chiedendogli di cercare di chiarire, se possibile, quale sia
stato il contributo di quest’ultimo alla redazione della « Glorieuse Rentrée » e di determinare in qual modo poteva il Minutoli essere considerato redattore del testo pifbblicato
nel 1913 dalla Società di Storia Valdese,
Fortunatamente, nello scorso dicembre, il sig. La Coste ha potuto scopri
re e far fotografare ima lettera ori
ginale del Minutoli, conservata nella
Biblioteca Universitaria di Basilea, e
mandarcene copia per un confronto
con la scrittura del MS posseduto dal.
la nostra Società e pubblicato sul
Bollettino n. 31 del 1913.
Il confronto è stato fatto con molta accuratezza e siam giunti alla ccn
clusione che oramai non può più sus
sistere perplessità al riguardo. La
copia posseduta dalla S.S.V. è di ma
no del Minutoli e quindi la redazione
originale della « Glorieuse Rentrée »
gli deve essere attribuita, sciogliendo
ogni ulteriore esitazione al riguardo
Oggi non può più esistere il minimo
dubbio e si deve convenire che fu ef
fettivamente Vincenzo Minutoli a
scrivere, come gli era stato richiesto
dal ministro Arnaud, la storia del
Rimpatrio dei Valdesi, mentre l’ope
ra di Enrico Arnaud si ridusse ad aggiungervi, come s’è detto, la dedica,
la prefazione, una breve conclusione
e numerose modifiche, di dettaglio sì,
ma non del tutto anodine.
T, P.
/' fpr Cùnwu. ù Ì'ù/ dt'ia
al dño-nj' d'api/rurJn pUf. fnon
(jl Jon h ¡'Hit Ctímana/iár cJ/oTUfOira
é- ‘Vffre JitfiVtuídíidu. dt
edd/ du fndmt hit d JM/ifipiut it Ct^mfiati' ù /iu
(fifpryi (ñ -.W íjuafÁW, m, daifaefigfiy a
fUif u dou/fu
faupictd ^a//tr a'pmffuvAt d&i
'pdif dt^^vutti^ dftflisduide.
duit Vtlfìé- odtfttilx
'pi'ffi kJfenft QyioTUiitur^ ima/mm(edk
umi fdff fii fffHdrxt-'à aucmépuj/am ftu-L
'¡lufJL ^ ^ ^ Cki/dfm'
' - iywJrui 'taré am ^4ftfihdà
fdm di/t doifoir m oetwton. di dmtmr
Qamdfrt. Cadmn
idundi 'Mm, H
Juif . ’ ‘,
/ f t 4 ~ ¿Psfn értjÁimíí H-dnj
â flit ai à ti di y Ma ■
Fac simile deWuUima pagina di una lettera del Minutali^ conservata alla Biblioteca Univers. di Basilea (cliché A. Lacoste).
Agricoltori protestanti ad Altenkirchen
-4ttraversando la Germania occidenlale
si ha veramente rimpressione di un paese
molto densamente popolato : appena lasciata una città se ne incontra un’altra,
e per poco r he la vista possa spaziare dall’alto di qualche collina si vedono in
ogni Inolio numerosi e grossi villaggi di
campagna. Pochi di questi, però, sono
abitati eschusivaniente da contadini; ormai dappertutto si vedono fabbriche ed
officine, e anche il villaggio che non possiede uno stabilimento vede però una buona parte della sua popolazione prendere
la via delle fabbriche verso i villaggi e le
città vicine.
Contadini ed operai, che vivono negli
stessi villaggi vanno d’accordo? Il figlio
che lavora in fabbrica non avrà la tentazione di l'onsiderare suo padre « arretrato » solo perchè continua a lavorare
la terra? E l’agricoltore non ha forse la
tentazione di comprare un trattore anche
se non ne ha veramente bisogno, ma solo
perchè « fa modèrno »?
Ma la situazione odierna pone altri e
più gravi jiroblemi: quali cambiamenti
avvengono nella vita di famiglia a causa
dell industrializzazione e della meccanizzazione? Come si possono affrontare questi cambiamenti senza che la famiglia ne
venga distrutta? Che valore hanno oggi
le tradizioni del passato? Come prepararsi ai grandi cambiamenti che il Mercato Comune Europeo produrrà nell’agricoltura? Come ottenere, in un paese industriale, dei guadagni giusti per l’agricoltore?
Molte, moltissime domande di questo
genere sorgono quando un paese di antica
tradizione contadina come la Germania
Vita contadina e industrializzazione - Come oU
tenere un equo prezzo del prodotto agricolo?
sviluppa una industria moderna, invadente ed onnipresente. I giovani contadini
non sono generalmente preparati ad affrontare questi problemi: spesso si lasciano trascinare dalla tradizione o dalla moda del secolo, senza avere la possibilità di
prendere una decisione libera e spesso
senza neppure essere in grado di capire
bene i termini dei problemi che si pongono loro
Come aiutarli?
Nel dopoguerra in Germania alcuni pastori di chiese rurali ed alcuni agricoltori
cristiani si son resi conto dell’esistenza
di questi problemi ed han cercato di fare
qualche cosa: ne son nate, dopo diversi
tentativi, delle riunioni di villaggio; non
delle conferenze, ma delle conversazioni
a cui partecipavano tutti i contadini presenti esponendo le proprie difficoltà e discutendo le soluzioni proposte- Talora le
riunioni si ripetevano per diverse settimane di seguito, quando gli argomenti
trattati erano particolarmente difficili. Ma
in ogni caso si cercava di ottenere che diventassero un colloquio, con la partecipazione di tutti, e non delle semplici lezioni in cui uno parla e gli altri passivamente ascoltano.
Col tempo alcuni dei giovani che avevano preso parte a queste riunioni vollero
organizzarne essi stessi in altre zone ed
in altri villaggi, ma si sentivano insufficientemente preparati. Sorgeva cosi il problema di istruire questi giovani contadini
volonterosi in modo che essi potessero, a
loro volta, fare un lavoro di raggruppa
Un difficile incontro
Ai lettori segnaliamo il n. 53 di
Ver bum Caro (1960): rivista teologica ed ecclesiastica. Riflette il pensiero
della « Communauté de Taizé ». La
sua presa di posizione in merito alla
lacerazione dell’unità cristiana è molto interessante e significativa.
In un ampio studio Jean Jacques
von Alimeli esamina quale è e quale
deve essere « l’attitude chrétienne devant le schisme de l’Eglise ». Muove
dalla realtà: «.../e fait que l’Eglise
de Jésus-Christ se présente sous l’aspect de confessions diverses et contradictoires, qui toutes se prétendent de
Vauthentique Eglise chrétienne, et qui,
de ce fait, dénient avec plus ou moins
de rigueur aux autres confessions le
droit de revendiquer le titre d’Eglise
de Jésus-Christ ».
Una dolorosa realtà nella quale viviamo, operiamo e inquadriamo tutti
i problemi della vita della Chiesa,
non ultimo quello della valutazione
del Concilio ecumenico.
A limen discute serenamente le sue
tre tesi:
1”) L’existence du schisme nous
pousse d’abord à un témoignage con
fessionel loyal, car le schisme ne sera
pas surmonté par le défaitisme confessionel.
2“) L’existence du schisme nous
pousse dnsuite à une mise en question
consciencieuse de notre confession, car
le schisme ne sera pas surmonté par
l'orgueil confessionel.
3®) L’existence du schisme nous
pousse enfin à détester ce schisme, et
par conséquent à chercher les méthodes par lesquelles, au-delà du défaitisme et de l’orgueil confessiônels, il
pourra être surmonté.
Tre tesi che l’autore analizza coraggiosamente, sotto tutti gli aspetti,
senza falsi timori, convinto della necessità che l’anelito all’unità non deve rimanere una vaga aspirazione :
« ...affinchè siano uno », ma deve essere sentito alla base, nella parrocchia : « Non pas pour favoriser un indifférentisme confessionel — ce qui
serait néfaste, en particulier au moment OÌ4 les mariages interconfessionels, les mariages bigarrés, comme
on disait ‘naguère, ont tendance à se
multiplier — mais pour éliminer la
haine, les ressentiments et la méfiance ». Cl.
E’ vero che negli Stati Unit!
sono proibite le lotterie ?
Negli Stati Uniti d’America la maggioranza dei cittadini è di religione protestante. Una convinzione radicata nei protestanti è che qualsiasi forma di gioco affidato alla fortuna cieca, al caso non sia
rigidamente morale. Per loro, i beni vanno conquistati con la fatica e il lavoro del
proprio cervello o delle proprie mani. E’
un concetto teoricamente giusto e dignitoso, non c’è che dire, ma è anche possibile
osservare che simili criteri ben si adattano
in pratica ad un paese ad alto livello economico, dove a tutti è dato di lavorare
e di guadagnare, in un paese infine, dove
il disoccupato percepisce uno stipendio
che lo mette al riparo da ogni preoccupazione di vita,
F. B.
mento di persone e discussione di problemi in un numero sempre maggiore di villaggi rurali. Veniva così decisa la costruzione di una scuola apposita che, finanziata dalla Chiesa tedesca, si inaugurava
nel 1957 col nome di « Accademia evangelica per la gioventù rurale ».
Situata nelle vicinanze della cittadina
di Altenkirchen, gode dei vantaggi offerti
da un centro abitato, ma al tempo stesso
si trova in piena zona agricola, in grado
quindi di rimanere in contatto intimo e
costante con la gioventù della campagna.
La Accademia di Altenkirchen funziona
un po’ come Agàpe, nel senso che non
si preoccupa soltanto di istruire i giovani,
ma anche e specialmente di insegnar loro
a vivere in comunità, a collaborare gli
uni con gli altri e a partecipare attivamente allo sviluppo di attività comuni:
Una differenza consiste nel fatto che l’Aecademia di Altenkirchen è attrezzata anche per dei soggiorni di lunga durata. Nei
giorni in cui sono stato colà vi era una
quarantina di giovani contadini, ragazzi
e ragazze, che seguivano un corso di alcuni mesi nel quale acquistavano una buona preparazione biblica, una conoscenza
dei pr^lemi sociali, politici ed economici dell’agricoltura, e si esercitavano in
lavori pratici; venivano inoltre istruiti
sulla tecnica della discussione e della organizzazione giovanile- Ecco dunque pronti, tra pochi mesi, una quarantina di giovani contadini che nei loro villaggi agiranno da fermento di nuove idee, di nuove tecniche agricole e di rinnovata consacrazione cristiana.
L’Accademia di Altenkirchen è naturalmente aperta anche per corsi più brevi;
anzi, gran parte del programma prevede
corsi di una settimana o di un fine-settimana dedicati di volta in volta a diverse
categorie di persone (agricoltori, maestri,
insegnanti di scuole agrarie, anziani e
diaconi, pastori, consiglieri comunali, medici) occupati nell’ambiente rurale. I temi
studiati sono molto vari ed alcuni anche
coraggiosamente anticonformisti, come
quello che sarà studiato dal 9 al 14 marzo
di quest’anno sul tema « Noi tedeschi ed
il nostro passato », nel quale ci si chiederà come mai la nuova generazione tedesca conosce così poco e male la storia del
nazismo, come mai sia così indifferente
ai delitti commes.si allora, e se sia capace
di ricavare qualche insegnamento dal passato recente del suo paese.
Come si vede, dunque, è un programma
vario, impegnativo ed interessante, ed i
contadini tedeschi hanno veramente in
Altenkirchen un centro che può servire
loro di ispirazione e di guida nella loro
vita spirituale e materiale. L’uomo non è
divisibile in parti staccate; la sua vita è
sempre un tutto unico e se la Chiesa
vuole aiutare una persona deve aiutarla
tutta intera, nei suoi problemi spirituali
come nella sua vita concreta: perciò tra
il personale direttivo dell’Accademia di
Altenkirchen si trovano tecnici dell’agricoltura e teologi, e tra ì collaboratori più
assidui vi sono alcuni agricoltori non ancora quarantenni, credenti convinti, che
volontariamente danno del loro tempo per
guidare nel lavoro e nelle discussioni i
colleglli più giovani.
Ho pensato più volte, nei giorni passati
ad Altenkirchen, al bisogno che avremmo
qui alle Valli di un’istituzione simile e
mi sono domandato se forse qualcuna di
quelle che già esistono non potrebbe sviluppare dei programmi simili a quelli di
Altenkirchen. Ma non voglio parlare di
progetti che hanno bisogno di lungo ed
accurato studio prima di essere enunciati:
ho voluto soltanto illustrar'e le caratteristiclie deH’ambiente dove si è riunito dal
25 al 29 gennaio il convegno di studio su
« Vocazione e adattamento dell’agricoltore
nell’Europa di domani ».
Sui lavori del Convegno darò qualche
notizia in un prossimo articolo.
Aldo Comba.
4
Novità alla Claudiana!
I BAMBINI
DI PRATOFIORITO
(lire 200)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMANI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
[ cristiani solidali
con gli ebrei
«Chi ha seminato nei cuori dei
nostri figlioli l’odio per i neutri fratelli ebrei e li ha incitati a questi atti
criminali? Perchè si nasconde alla
nostra gioventù — a scuola come a
casa — gli atroci crimini commessi
dal nostro popolo contro gli ebrei?».
Oggi, ogni cristiano responsabile in
Germania deve porsi queste domande — ha dichiarato il Past. E. WUm,
presidente della Chiesa di Westfalia,
a un corrispondente del Servizio
evangelico di stampa (E.P.D.), nel
corso di un’intervista sugli atti di
antisemitismo perpetrati nella Repubblica federale tedesca, che hanno
condotto aH’arresto di numerosi giovani.
Nella discussione, centrata sulla
domanda: il cittadino e U cristiano
possonoi accontentarsi di saliere che
la polizia e i tribunali ricercano i
colpevoli e li puniscono severamente? Il Past. Wilm ha sottolineato la
necessità che nelle comunità, e soprattutto nei gruppi giovanili, come
nelle diverse organizzazioni ecclesia
stiche, si crei un atteggiamento vera
cernente cristiano verso gli uomini di
altre razze e di altri credo. « Quando
noi cristiani incontriamo imo dei nostri fratelli israeliti, non possiamo
che provare un amore decuplicato;
poiché è una grazia oggi trovare sul
nostro cammino im ebreo rimasto in
vita, di poterlo amare p>er amore dei
milioni di ebrei uccisi, e riparare in
minima misura il male fatto ai suoi
fratelli e alle sue sorelle».
Si ha pure notizia che il vescovo
Otto Dibelius, presidente del consiglio della Chiesa Evangelica in Germania, ha inviatoi im telegramma a
Ben Gourion. presidente del consiglio israeliano, per esprimere « la
confusione e l’orrore» dei cristiani
tedeschi di fronte alle recenti manifestazioni antisemite. Accompagnava
questo telegramma un dono di 100.000
marchi (ca. 15 milioni di lire) per gli
immigrati in Israele. (S.OE.P.I.)
Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Prof. Dr. Franco Dperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino : Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
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DALLE NOSTRE COMUNITÀ
RORÀ
Sabato ©corso, 13 febbraio, VUnione Giovanile ha fatto visita, insieme a quella dei
Coppieri, all'Unione di Pinerolo. E’ stata
una simpatica serata e diciamo ai pinerolesi la nostra riconoscenza per raccoglienza affettnosa che ci hanno riBcrvato. Nel
corso della serata il past. Conte, nella ©uà
qualità d: Capogruppo Valli, ha parlato
della prossima Conferenza giovanile ecumenica di Losanna. E’ necessario ohe si
prenda sul serio la necessità di prepararvisi adeguatamente. Subito dopo tin programma di giochi ha riscosso la generale
approvazione, tanto più che biscotti e thè
non sono manicati tra un gioco e l’altro.
Ai nostri amici ancora un grazie di cuore!
Domenica, 14 febbraio, ha avuto luogo
la celebrazione ufficiale ed anticipata
del XVII. Al culto con Santa Cena erano
presenti in molti, ma certi vuoti non han
no mancato di rattristarci. La Corale, di
retta dalla- Sig.na Edda Toum, ha corona
to un lungo ed accurato periodo di prepa
razione cantante un inno di confessione d
fede ne Signore che, solo, libera piena
mente ogni credente, dandogli il fonda
mento della Parola che rimane in eterno
Siamo riconoscenti a quanti... non diven
tane muti quando si tratta di cantare altro
che ’Liboro’!
All’agape fraterna, ha partecipato una
quarantina di amici. Essa si è evolta in una
g'oiosa atmoisfera ed è all’Unione delle
Madri che dobbiamo la sua piena riuscita.
Figuratevi che ci si è persino « accapigliati )) per servire ! Magari fosse cosi :n tutte
‘e occasioni!
Erano presenti anche alcuni ospiti giunti da Torino : il prof. Rotta, direttore dei
Servizi Sanitari della Fiat, il Cav. Mattatoglio, funzionario dell’Istituto della Previdenza Sociale, la Sig.a VigUeno. Ce li ha
presentali il doti. Meynet, dando loro il
benvenuto a nome del Comune. Tanto il
doti Rotta quanto il Cav. Mattasogl'o hanno poi rivolto ai presenti alcune parole
di circostanza, sottolineando quanto essi si
sentdjsscro vicini alle nostre difScoltà f
quanto coraprendesisero le nostre esigenze
di libertà, esigenze Che hanno un fondamento cosi solido come quello biblico! Il
pastore, dal canto suo, ringraziando gli
ospiti e chiedendo loro di continuare ad
interesisarsi: e ad interessare fattivamente
altri alla causa delle popolazioni montane,
ha ricordato che la Chiesa, cioè noi tutti,
siamo profondamente occupati e preoccupati dalle questioni sociali che travagliano
la nostra zona. Ma soprattutto ci preoccupa la realizzazione, ancora lontana, di
quella più completa libertà politica ed economico-saciale, che nessuna politica può
dare, ove essa non sia sottomessa alla Parola di Dio.
Ringraziamo assai i nostri ospiti per i
doni che hanno voluto farci pervenire per
i bambini rorenghi!
La sera del 15 u. s., alle ore 17,30, si è
svolta una festicciola familiare ai Rumer.
Questo quartiere trova sempre il modo di
dar vita a qualche gradevole ’novità’ onde
solennizzare le date più importanti e ce ne
rallegriamo vivamente. Erano presenti alla
festa anche diversi rappresentanti del Centro giovani e meno giovani, tanto ohe s:
è potuto, con una Corale in formato ridotto, cantare anche lassù il Coro preparato in precedenza. Prima di riparth-e per
il ’ piano’, e dopo aver ringraziato chi
aveva preparato con cura ogni cosa, abbiamo ancora cantato alcuni inni sotto le
finestre di Magna Jacqueline, per dirle
quanto avremmo voluto che fosse con noi
alla festa.
ANGROGNA (Serre)
Ringraziamo lo studente sig. Nicolosi,
della società missionaria Pra del Torno per
aver presieduto il culto e la scuola domefi cale, al Serre, la domenica 24 Gennaio,
ed il sig. Aldo Varese per avere sostituito
il Pastore nel culto di commemorazione
del XVII Febbraio domenica 14 corr.
Giovedì 11 c. m. abbiamo accompagnalo
dal Saudonè alla sua estrema dimora, al cimitero di Angrogna la salma di Gaydou
Anna Margherita in Monnet, deceduta all’età di 84 anni.
Domenica 14 è stato inumato nel Ciniitero di Torre Pellice Sibille Davide, deceduto alFospedale VaHese dopo breve malattia, venerdì 12 corr. proprio il giorno in
cu’ ricorreva il suo 62® compleanno.
A coloro che da questi lutti sono stali
particolarmente colpiti ricordiamo le parole del Signore: «Fatevi animo. Io ho
vinto il mondo ».
;ii
Il 28 gennaio è stato celebrato il fmierale di Pons Ferruccio, di anni tre, di
Plancia, deceduto dopo pochi giorni di
malattia. Ai genitori, alla sorella ed ai
fratelli così duramente provali ripetiamo
l’espressione della nòstra profonda simpatia.
Il 7 febbraio abbiamo accompagnalo alla sua ultima dimora la spoglia mortale
della nostra sorella Giulia Ferrerò nata
Bounous, di Barbencia, deceduta all’ospedale di Pomaretto dopo lunga malattia all’età di 58 anni. Al marito, ai figli ed ai
parenti tutti rinnoviamo le nostre sentite
condoglianze.
Il 12 febbraio abbiamo reso le ultime
onoranze alla spoglia della nostra venerata sorella Enriclietla Peyran vedova
Pons, serenamente addormentatasi nel suo
Signore al Bessè, all’età di 86 anni. Al figlio ed alla sua famiglia, alla figliola ed
ai parenti tutti diciamo una volta ancora
la nostra commossa simpatia.
P8AR0STIH0
Matrimoni. Nel noislro Tempio, sono stati celebrati e benedetti ì matrimoni di
Galliano Marco (Pinerolo) e Fornerone EL
vina (Roccapiatla) il 31 gennaio; Godio
Guido (Pralaroissa) e Gönnet Del'a (Roc(apiatta) il 7 febbraio.
La loro unione sia anche una alleanza
( on Dio.
Campagna fraterna. La nostra Comunità
si prepara alla campagna di visite e riunioni, che avrà luogo su tutto il territorio
della parrocchia da martedì 23 a domenica 28 febbraio. Il programma è stato largamente diffuso. Ogni membro di chiesa
si senta personalmente impegnato in questa campagna: impegnato a intervenire alle riunioni e trarre buon profitto dei messaggi che saranno recati.
Daranno -la loro collaborazione i seguenti Pastori (ai quali la Cliisea di Prarostino
porge il suo fraterno benvenuto) : Gustavo
Bouchard (Pomaretto), Umberto Bert (S.
Germano), Achille Deodato (Pinerolo), Ro
berlo Jahicr (Luserna S. Giovann'h Cipriano Tourn (Luserna S. Giovanni), Giovanni Conte (Rorà), Franco Sommani (Torre Pellice), Emilio Ganz (Torre Pellice),
Bruno Costabel (Angrogna Serre), Enrico
Geymet (Villar Pellice), e il nostro Sovr'ntendente Alberto Ribet (Milano).
La Riv
e il 17 Febbraio
I dipendenti vaidesi della RIV di
Villar Perosa, riconoscenti per l’afler
mazione avuta nei riguardi deila sottoscrizione del XVìI Febbraio a favore dei loro Istituti di assistenza,
ringraziano la Direzione e le Maestranze che con le loro generose offerte hanno dimostrato solidarietà e
comprensione verso chi si trova nel
bisogno.
La sottoscrizione ha fruttato la
somma di 367.000 lire di cui:
Maestranze RIV L. 267.000
Direzione RIV L. 100.000
La somma raccolta è stata così distribuita :
Orfanotrofio di Pomaretto L. 52.000
Orfanotrofio di Torre P. L. 90.000
Artigianelli Valdesi di Torino L. 60.000
Asilo dei Vecchi di S. Germano L. 70.000
Asilo dei Vecchi di S. Giovanni L. 20.000
Rifugio Carlo Alberto L. 75.000
I dipendenti valdesi ringraziano
inoltre la RIV che anche quest’anno
ha considerato il 17 Febbraio giornata festiva e retribuita a tutti gli effetti.
CI SCRIVONO
A proposito
delle donne=pastori
Caro Direttore,
pur non volendo entrare in merito alla
questione delle donne pastori, mi pare
che la domanda contenuta nella lettera
pubblicala sul n. 6 dell’Eco sia mal posta,
perchè presuppone una contraddizione tra
« esigenze cristiane » ed « esigenze attuali », come se il cristianesimo fosse un edificio statico e non una Inquietudine in
cammino. Se però la scrivente ha intesa
riferirsi, dicendo « esigenza del giorno » a
una moda o meglio ad un confocmarsì al
secolo ©ul piano delle rivendicazioni femminili, più che mai preme precisare che
in questo campo non si tratta di rivendi
care ui. diritto da parte di nessuno, ma di
riesaminare, con mente sempre più sgom
bra da pregiudizi, la Parola di Dio per
sforzarci di essere fedeli ad essa sempre
Jiiù pienamente. Perc'ò questo problema
non riguarda le donne, ma riguarda lutti i
irislìani, cosi come il problema del ministero dei laici non r'guarda solo i laici,
ma tutta la Ohiesa. E’ un problema arduo,
che da noi non è sialo ancora nemmeno
imjvoistato ; inutile affrontarlo alla leggera
o con piglio polemico. Chi voglia averne
una prima presa di contatto, legga l’opuscolo d; Valdo Vinay « Diaconesse della
Parola nella Chiesa ».
Con cordiali saluti. Rita Gay
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunalt
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Recentemente abbiamo celebrato il servizio funebre di Baret Paolo abitante nella zona di Chianavasso (Inverso P.) e deceduto in giovane età dopo breve malattia: un folto stuolo di amici e parenti ha
seguito la bara ed ha ascoltato il messaggio della Speranza cristiana. Inviamo alla
vedova ed alla figlia un pensiero di profonda simpatìa cristiana.
All’orfanotrofio ha avuto luogo recentemente una simpatica festicciola intesa a
ricordare Pinsegnante Rivoira Mariuccia
nei suoi sei anni di permanenza alla direzione delPorfanotrofio. Il Presidente della C.I.O.V., Pastore Umberto Beri, accompagnalo dalla signora ha rivolto un messaggio riconoscente per l’opera compiuta,
mentre un alunno ha letto il saluto affettuoso da parte dei bambini ospiti dell’Istituto. La signorina Rivoira visibilmente commossa ha ringrazaito per i gentili
pensieri espressi e per il dono ricordo
che le è stato offerto ; era pure presente
il fratello della festeggiata il Pastore Lorenzo Rivoira titolare della parrocchia di
Perrero. Con alcuni canti dei bimbi e con
una ricca tazza di thè è terminata la festicciola in onore dcH’insegnante Rivoira
Mariuccia.
Al Convitto di Pomaretto è giunta una
signorina olandese, Ans Barn, la quale
offre il suo servizio volontario a pro’ dell’Istituto benemerito per questo anno scolastico. Siamo lieti di darle il benvenuto
in mezzo a noi, con la speranza che si
possa trovare bene nell’ambito della comunità di Pomaretto.
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RINGRAZIAMENTO
La famiglia Pons Enrico commossa
per la grande dimostrazione di stima
ricevuta in occasione della dipartita
del suo caro figlio
Ferruccio Pons
ringrazia quanti in qualsiasi modo
hanno dimostrato la loro simpatia
nella triste circostanza.
Maniglia 29-1-1960
La famiglia del rimpianto
Giovanni Pietro Ribet
ringrazia commossa quanti hanno
preso parte al suo dolore e particolarmente i Pastori Luigi Marauda, Franco Davite e Signora, il Concistoro
della Chiesa di Villasecca ed il Dr,
Emanuele Quattrini.
Bastia (Ferrerò), 6-2-1960.
Le famiglie Avondet e Bonucci commosse per la grande dimostrazione
di stima e di affetto dimostrata in
occasione dei funerali della cara
Mamma
Ottavia Jahier
ved. Avondet
ringraziano gli amici, i conoscenti, il
Pastore, il Dottore. Un particolare
ringraziamento alla cugina Nini Costabello che con abnegazione ha assistito la cara zia.
Ponte Palestro 12-2-1960
Suor Margherita Jourdan nell’im
possibilità di farlo personalmente
ringrazia tutti quelli che con parole
di simpatia e scritti, hanno preso parte al suo dolore, per la dipartita della
cara sorella
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