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Roma, 25 Aprile 1908
Si pobbllea ogni Sabato
ANÑÓ Í- N. 17
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Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMKNTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero ; » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
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I manosoritti non si restituiscono
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DIREZIOliC: Via COagenta, 18
SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — Sprachenparagraf, TJ.
Janni — Cronaca del movimento religioso —
Pasqua, L. Clerico — A proposito di cilicio, E.
Eivoieb — Arte, letteratura e scienza : I mar
tiri del lavoro — Fatti e idee — Leggendo V Evaugelo — Attacchi e difese : Le ciàcole dell’Atanti ! — Questioni sociali e morali : La soluzione
della qiipstioue sociale, E. Meyniee — Pagine di
storia ; Il colportore valdese, G. Jalla — Problemi
di educazione e distruzione: « I jibri scolastici
a servizio del clero », E. Robutti — La dottrina
cristiana spiegata al popolo : Il V Comandamento
del Decalogo, u. J. — Informazioni — Bibliografia
%
AVVISO IMPORTÌ^NTE
Per inserzioni, abbonamenti, cambiamenti
d'indirizzo ere. rivolgersi al sig. Antonio
Rostan, amministratore del giornale : i07,
via Razionai e.
Damandare il cambiamento d’indirizzo
per mezzo di cartoline con risposta pagata.
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31 Picembre, Lire 2.
ELI aSilEHIlllEKTI DEL GiORHO
*■
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Parve per un momento che la Pasqua di quest’anno
dovesse portare alla nostra patria la guerra : la mattina di Sabato 18 Aprile gli italiani furono fulmineamente colpiti dalla nuova che 1’ armata aveva avuto
l’ordine di concentrarsi nelle acque di Gaeta e di
salpare per l’Oriente ad imporre alla Turchia il rispetto de’ trattati.
Cominciarono a correre le voci più disparate ; il
Ministero degli esteri spiegava al pubblico la cosa,
ma, naturalmente, nessuno credeva alla versione della
Consulta. Si credeva generalmente che la questione
degli uffici postali fosse un pretesto per occupare la
Tripolitania, tanto più, si notava, che la mossa coincideva con la presenza in Rpma del principe di Biilow. E così si stette in ansia per un paio di giorni,
e i giornali erano letti con avidità, e si correva da
un luogo all’altro in cerca di nuove spiegazioni, e
si chiedevano colloqui a’ personaggi che si supponeva potessero saperne più dei comuni mortali.
Quand’ecco la lieta novella: la squadra è richiamata in patria ; la Turchìa con ammirabile celerità
cede alle domande italiane.
Tutti i petti emisero un lungo respiro di soddisfazione e su tutti i visi spuntò i! sorriso della com'
piacenza. La pace ! Evitata la guerra, l’avventura, l’ignoto ! Il Governo aveva, sì, fatto sapere che non s’imbarcava in un’ avventura ; ma questa specie di cose,
pur trattandosi della Turchia che non ha flotta, non
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rAnnirnSTRAZIOME : via flaziopak, 107
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si sa mài dove vanno a finire. ^Abissinia co’
quattro predoni insegni. 1
suoi
Noi, senza entrare nel merito^ delia delicatissima
questione, che richiede grande fompetenza in diritto
internazionale, ci compiacciamofvivamente della pacifica soluzione del conflitto e, còme italiani, siamo
contenti del fatto che le domat^de dell’ Italia sono
state giudicate all’ estero come Iggittime e niente affatto arbitrarie. Il Timts autorevolissimo, in fatti,
alla tesi della Turchia che escludeva trattarsi dell’osservanza leale di contratti interhazionali in questo
caso, opponeva una recisa e franca smentita documentata con la citazione di numerosi trattati, in
base a’ quali le potenze possono aprire ufficìi postali
propri in 5 città turche. Cosa divenuta necessaria al
buon andamento de’ commerci, à cagione dell’ assoluta deficienza dell’ amministrazione delle poste
turche. -k,
Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene. Rimetti la tua spada nel fodero ha detto all’ Italia la
Pasqua.
Pio Naldi, il recluso di Volterra, si trova a Roma,
dove è venuto per testimoniare nel processo OcehiCorriere d’Italia. Il Naldi, cornei;si sa, scrisse un
memoriale dopo ì\ dibattiment'¿,Í|ii Torino: memoriale che aveva indotto l’autorità giudiziaria ad
aprire un’ inchiesta suppletoria sulla uccisione del
Bonmartini. Per un momento parve che si fosse alla
vigilia di nuove rivelazioni, ma poi non se ne parlò
più affatto.
Intanto i giornali avevano divolgato il nome del1’Occhi come di un complice nell’efferato delitto.
L’ Occhi sporse querela contro il clericale Corriere
d'Italia e la causa è stata discussa in questi giorni
davanti al Tribunale di Roma. Il Naldi fu chiamato
a testimoniare; grande era la curiosità del pubblico,
degli avvocati, di tutti ; ma egli dopo avere lanciate
molte accuse, trovatosi di fronte all’ Occhi, smentì
tutto quello che aveva affermato poco prima. La sorpresa e la delusione si possono facilmente immaginare; ma intanto il contegno del Naldi, tutto il contegno tenuto dal momento dell’ arresto fino alla deposizione testimoniale in Roma, dà luogo a commenti
molteplici, di cui il più comune e il più logico è
questo: il Naldi deve sapere qualcosa, il Naldi non
ha detto tutto ciò che sa, il mistero di quel tremendo delitto è ancora inesplorato.
Sicuro, anche noi crediamo che il Naldi nasconda
un segreto. Ma perchè, dunque, non parla ?
Molti dicono: è un misero pazzo che non sa quel
che si dica. Può darsi benissimo che sia uno squilibrato; ma ciò non toglie che egli non faccia l’impressione di un uomo perplesso, il quale, mentre si accinge a rivelare, si penta di un subito come sotto
l’imperio di una forza occulta che lo domini e riveli
sciocchezze, mezze fandonie senza costrutto che poi
smentisce tanto più facilmente quanto più le sa false.
Che spettacolo di degradazione miseranda !
Ed anche il delitto di Venezia con le sue due vittime
come è doloroso !
Un giovane avvocato, il Munari, ucciso dalla sua
amante, la Vanin, la quale poi si suicida: tale il fatto
nella sua terribile semplicità di linee.
Una sola osservazione : non ci meravigliamo di tale
funesta conseguenza, ci meravigliamo piuttosto che
i legami impuri, in cui purtroppo molti giovani vivono prima del matrimonio, non funestino maggiormente la società nostra.
È naturale, in fatti, che qualche volta anco la donna
caduta conservi un cuore e s’affezioni aH’uomo che
con lei convive e lo consideri come suo. Ma l’uomo
ciò non intende ; intende, per contro, godere della
donna fino a tanto che non gli capiti un buon matri
monio conveniente.
Quando quest'occasiona gli si premuta, dice addio
alla disgraziata e parte pel viaggio di nozze beato,
dimentico, soddisfatto di se stesso. _
Lettrici gentili, lettori coscienziosi, gitìdicate’Voi
e immaginate voi lo schianto di un povero cuore ohe
avea creduto di trovare un sotegno e che ad un tratto
si ritrova vedovo e deserto ! Perchè il più brjitto
poi è il vezzo quasi costante che ha l'uomo di promettere, giurare, spergiurare ciò che sa di nofi potere
e di non volere mantenere. , .
I nostri giovani imparino, dùnque, da ciò che precede a valutare l’importanza delia missione che hanno,
come cristiani e che devono esercitare con l’esempio
e con la parola.
*
Per finire : Un buon professore viennése si reca
insieme con la moglie e la cognata il giorno di Pa^
squa in Vaticano a vedere il Papa. Assiste alla messapontificale celebrata da Pio X >e -si avvicina a ricevere
la particola insieme con la ipogHc e la. cognata^ Ma,
...
non possono mangfSe
perciò furtivamente cercano'di spiitaTla. Scoperti,-tìe
nasce uno scandalo gròsso ; accorrono preti, canonici,
svizzeri ecc... ; il professore, la moglie e la cognata
sono condotii in sacrestia e interrogati...
La cosa termina con una dichiarazione rispettosa e
deferente dei sacrileghi ; ma noi Ci domandiamo :
perche questi signori andarono in Vaticano e si. avivicinarono a ricevere la comunione ?
Sprachenparagraf
È una parola daU’aspro suono per noi dell’
gentile, e il significato di essa è : paragrafo delle
lingue. 11 lettore ha già compreso ch’io m’ accingo
a discorrere della legge recentemente approvata dal
Parlamento germanico, la quale introduce un diritto
unitario per tutto l’Impero ; essa contiene un paragrafo che dirige le sue batterie contro le aspirazioni anti-tedesche dei polacchi.
Che dobbiamo pensare di questa legge ? Dichiaro
innanzi tutto che non intendo discorrerne a fondo,
sia perchè non posseggo tutti gli elementi necessari a tanta impresa, sia perchè il trattare a fondo
una tale questione non si addice all’indole del nostro foglio.
*
^ 4c
Il modesto compito di questo articolo è di rispondere al desiderio manifestatomi dal nostro Direttore
chiarendo alcun ^poco la questione in modo da renderla comprensibile sotto l’aspetto etnico, storico, religioso.
Molti giornali han gridato il criicrflge al Parlamento. Genminico ed hanno data la stura a tutte le
correnti sentimentali a cui può dar esca il Vive In
Pologne, Monsienr del compianto Floqnet. Noi non
intendiamo pronunziarci a favore delta recente legge.
2
LA LUCE
ma ci guardiamo bene, anzi benissimo, dallo schierarci contro di essa, come molti fanno con si grande
snperficialità di pensiero e penuria d’informazioni,
tanto da meritare che i tedeschi scaraventino loro
in faccia il cemento di Lutero all’ottavo (secondo
la numerazione luterana) comandamento del Decalogo : « Dobbiamo temere ed amare Dio per non
dire bugie a carico del nostro prossimo, per non
tradirlo, per non fargli una cattiva riputazione, cercando anzi di scusarlo, di dire del bene di lui, d’interpretare tutto nel suo senso buono».
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Il regno di Polonia fu diviso dalla Russia, Austria e Prussia tre volte : nel 1772, nel 1793 e
nel 1795. Ciascuna di queste tre potenze ne prese
un boccone ; il boccone più piccolo toccò alla Prussia.
Un celebre storico dei nostri giorni, parlando della
prima divisione della Polonia dice :
« Il modo come le tre potenze disposero del territorio polacco, riveste — come ogni violenza —
un carattere disgustoso. Tuttavia bisogna tener
conto : 1® Che la nobiltà polacca ebbe quello che
aveva completamente meritato per la sua dissolutezza e pel suo egoismo. 2‘ Che la Russia e la Prussia si aggregarono popolazioni che per la maggior
parte appartenevano loro etnicamente (Russi e Germani) e religiosamente (cattolici-greci ed evangelici).
Il lavoro indefesso, col quale Federico il grande cominciò a rilevare moralmente e civilmente quella
regione, dimostrò che l’annessione di quel territorio
aveva per giustificazione la salute del popolo ».
Senonchè, il popolo polacco aspirò fin d’ allora
alla restaurazione della sua nazionalità. Però qui
accade di muovere una domanda : Che significa l’espressione popolo polacco ? Il popolo propriamente
detto — ceto medio e contadini — o non c’ era, o
non aveva mai posseduto, nell’antico regno polacco
stesso, alcun diritto. Cerano soltanto, come elementi consapevoli, la nobiltà e i preti. Queste due
classi non ristavano dall’evocare l’antico « splendore »
del regno polacco dimenticando interamente la mi-,
seria ed il sudiciume del popolino inschiavito completamente al clero. làd Stàto Prussiano, al contrario,
promosse l’istituzione di ottime scuole, favori 1’ agricoltura, diede incremento alle industrie ed ai commerci costruendo strade e ferrovie....
Ma tutto fu vano. I Polacchi della Prussia orientale mantengono la loro attitudine rivoluzionaria.
Ciò, al confine dell’ Impero, costituisce un grave
pericolo in permanenza. Il governo Prussiano si reputa quindi in istato di legittima difesa espropriando, entro certi limiti e condizioni le terre, previo
indennizzo ai proprietari, per affidarle a mani tedesche di fedeltà non dubbia.
Ha ragione in tutto ciò il Governo imperiale ?
Lo giudichi il lettore, noi volemmo solo rilevare
gli argomenti che chiariscono e sostengono il punto
di veduta prussiano in questa faccenda.
Aggiungeremo che i polacchi e il Centro clericale sono alleati ciascuno per sfruttare l’alleanza a
suo pro : i Polacchi aiutano il papismo e il Centro
clericale pei loro fini d’autonomia ; il Centro e i
papisti aiutano il partito polacco per averne 1’ appoggio nei loro tentativi di egemonia sulla Germania tutta quanta. I compagni... poi spalleggiano i
preti e i polacchi non si sa ben perché, visto che
la legge, nel suo complesso, è assai più liberale
che le leggi precedentemente in vigore.
Ma i colossali sforzi del Centro papale, dei compagni socialisti e dei nobili polacchi si sono infranti contro la compagine del blocco conservatore
liberale-radicale.
Che cosa ha tenuto saldo e resistente il blocco ?
Forse le ragioni di piccola politica e di schermaglia
parlamentare ? Non lo crediamo. La legge fiacca i
latifondisti oppressori, autori del finis Poloniae ed
avvalora l’azione civilizzatrice e moralizzatrice della
Germania. Questa fu l'anima della compagine del
blocco. Del resto, il giudizio sugli eventi parlamentari di questi giorni lo pronunzierà un giorno, autorevolmente, la Storia.
Ugo «Janni
Cronaca del iKo4inento religiosi)
1TA.L.IA.
Il processo di S. Benedetto de’ Marsi
Come avevamo promesso, diamo notizia della sente«
pronunziata Giovedì, 16 Aprile, dal pretore di Pesci!
(da cui dipende S. Benedetto de’ Marsi) nel procem
intentato a’ provocatori di disordini contro gli evangeli
I clericali, ad onta degli sforzi de’ loro difenso
sono stati condannati in base all’articolo 140 (c arce
fino a tre mesi, multa da 50 a 500 lire).
Hanno interposto appello ; ma ciò non cambia nu
perchè intanto il pretore locale, che conosce gli av
nimenti sempre meglio di quei che sono lontani,
condannato. E il pretore locale non è un evangeli
si noti bene ; caso mai, se avesse voluto favorire
cuno (cosa che non supponiamo se non per comoi^i
di ragionamento), egli avrebbe sicuramente favo:
quei di parte papista, come spesso è avvenuto,
ha condannato : segno evidente che i papisti avevi):
troppi torti da parte loro.
E ci congratuliamo co’ valenti avvocati di parte
stra, che seppero far valere i diritti alla libera es
cazione di ogni convincimento onesto e leale. Il po
impari a rispettare tutti, comunque la pensino, e
pari, cosa più facile, che non sempre il prete rie
a proteggere coloro che si lasciano aizzare da lui.
Le solite scenate
Al Giornale d'Italia scrivono da Gerace Marina
data 19 Aprile :
« Nel vicino comune di Grotteria le funzioni sacre del
vedi Santo, cUe si dovevano svolgere in quella cattedra! ej
reno turbate da clamorose dimostrazioni. La cittadinap:
commenta vivacemente i gravi fatti avvenuti, stigmatizzai
e deplorando gli atti inconsulti a cui si é lasciato andare
gruppo di sedicenti socialisti.
Mentre, dunque, nella chiesa i sacerdoti pontificavano
l’altare maggiore e la folla delle devote gremiva la navata
solennità delle sacre funzioni fu interrotta impi’ovvisame:
dal rumoroso ingresso in chiesa di un turbolento gruppo
giovani.
Per la chiesa echeggiarono alte e violente le grida :
basso i preti ! Viva Giordano Bruno !
A tale provocazione, l fedeli, risposero protestando e
dando al sacrilegio. Qualcuno afferrò per il collo il più viv
degli schiamazzatori, e stava per ridurlo in male arnese,
tri cercarono di respingere quei giovani fuori del Tempio,
tutto fu inutile.
I sacerdoti abbandonarono frettolosamente l’altare magg
sospendendo le funzioni, e si ritirarono in sacrestia ».
Nou continuiamo a riportare la corrispondenza
chè il resto si indovina : rottura di sedie, di candelib
di arredi sacri ; donne svenute ; bambini piangeni;
poi arrivò la truppa ; poi pace e tranquillità.
C’è da giurare clie a Grotteria d’ora in avanti
chiese rimarranno chiuse e che tutti gli abitanti
stati convertiti al libero pensiero !
Eh, con quei metodi cosi sapienti e carezzevoli !
Di nuovo la Corte de Conti
II regolamento generale del Ministro Bava sull
struzioue elementare è stato respinto dalla Corte
Conti. Il regolamento contiene la famosa disposi:
suU’inseguamento religioso, disposizione che il Co)i
glio di Stato non vuole riconoscere perchè la re
contraria alla legge Casati.
Non facciamo commenti di alcuna sorta ; ma
diamo che sia giunto il momento della soluzione d
nitiva e chiara. Vorrà l’on Rava coraggiosamente
nire al Parlamento con un bel progetto di legge ?
E’ ciò che speriamo, affinchè l’indegno spettai
del conflitto tra Governo e Corte de’ Conti cessi
buona volta.
vi
Le lettere di un prete modernista
Dopo le lettere del Loisy, che sono state già
dannate dall’ arcivescovo di Parigi, abbiamo qu
altre in Italia, le quali saranno anch’esse certameb
bandite subito. Giacché, a quel che ci si assicti:
esse sono importanti e gravi e scritte bene.
La grande questione religiosa del modernismo
trattata con chiarezza é con ricchezza ; é un voln
in cui si può imparare che cosa precisamente il
dernismo sia e come sia esploso d’un tratto sotto
X e come covasse sotto Leone XIII.
Importante è questo : l’autore crede che la soluzi))
del conflitto sarà in senso rivoluzionario. Beni,
queste idee provano il risoluto animo di molti.
Torneremo a parlare di questo volume.
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FRANCIA
Sinodi Evangelici
Il sinodo della 2. circoscrizione (Normandia) della
Unione Nazionale delle Chiese Riformate si riunirà ne’
giorni 27 e 28 Aprile a Dieppe.
Il Sinodo della 13. e 14. circoscrizione (Basse-Cevennes e Lozère) si riunirà ne’ giorni 28 e 29 Aprile
nelle sale della Chiesa Riformata a Bèthanie.
Il Sinodo della 1. circoscrizione (Nord-Est) si riunirà il giorno 18 Maggio al Cateau.
SFAGNA
Inaugurazione d’una Cappella Evangelica
Una nuova Cappella Evangelica è stata inaugurata
il giorno 25 Marzo u. s. in Montsunis, tre chilometri
distante da Artesa de Segre, con grande concorso di
popolo ai servizi di inaugurazione tenutisi in quel
giorno. Che il nuov<) locale sia la luce che riluce
nelle tenebre e lo strumento per la conversione di
molte anime al Cristo.
FILIFPiNF
Pi’ogressi consolanti
La Chiesa Metodista d’America lavora nelle isole
Filippine con sempre crescente successo in mezzo alla
simpatia degli indigeni, de’ quali ha saputo in breve
volger di anni elevare sensibilmente il livello intellettuale per mezzo di buone scuole e di un lavoro educativo indefesso. Cosa ohe i frati spagnuoli non si
eran mai sognato di fare.
SVIZZERA
La separazione a Ginevra
Nella seduta del 2 Aprile il Consiglio Nazionale,
seguendo l’esempio del Consiglio degli Stati (della cui
deliberazione noi già informammo i nostri lettori), ha
concesso all’ unanimità la garanzia federale alla legge
costituzionale ginevrina sulla Separazione delle chiess
dallo Stato.
EGITTO
La missione tra’ musulmani
Da una lettera che il sig. S. Ferro ci dirige e nella
quale è una vivace descrizione delle feste maomettane
(descrizione che non pubblichiamo perchè nou eonteuìote cose nuove, pep gli italiani, abituaci a fuochi,
spari, processioni ecc.,..), siamo informati che al Cairo
esiste una missione inglese cristiana. La missione ha
una chiesa bella e pastori zelanti che lavorano molto
e pubblicano un giornale intitolato : Orient and Oc
cident ; pare che le cose vadano bene e che i progressi non siano piccoli.
Il nostro concittadino che ci scrive assicura inoltre
che i musulmani, divenuti cristiani evangelici, cantano molto bene i nostri inni. Ciò prova la sincerità
della loro conversione e l’ardente anima di cui sono
dotati i figli dell’Islam, soggetti religiosi veramenti
stupendi.
STATI UNITI
Progresso Evangelico nell’America del Nord
Riceviamo dal nostro amico Aleandro Luzzi, pastore
a New York, questa interessante corrispondenza ;
Le tre grandi denominazioni Evangeliche, Metodista,
Presbiteriana e Battista, che sono come i tre più grandiosi ed estesi rami, viventi di vera vita divina, dell’albero secolare, che è la Chiesa di Cristo, avente le
sue radici nel mondo degli uomini, e ergente la sua
cima nel mondo degli spiriti, che è il vero regno di
Dio, stanno facendo a gara per propagare ovunque il
Vangelo di Cristo con il maggiore successo per la
gloria di Dio e per la conversione delle anime umane.
Io che mi trovo qua da 16 mesi, e che sono 1’ ultimo
fra tutti, 0, come dice S Paolo, « l'abortivo », me ne
resto incantato a contemplare tanta energia, tanto affetto, tanta tenacia e smania unite al più brillante intelletto d’amore, purificato dalla grazia di Dio, nel
propagare il Vangelo in queste contrade dove, purtroppo, invece della vera libertà, trionfa e signoreggia
la più spudorata licenza.
E noi dobbiamo combattere con Socialisti anarchici
e rivoluzionari, con atei, con materialisti, con preti
papisti ed anche con Sabatisti, Spiritisti, Spiritualisti
ecc. ecc. ma sopratutto con gl’ ipocriti di tutti i colori, di tutti i partiti, di tutte le confessioni... che il
buon Dio lì converta tutti !...
Per ora, d’interessante posso comunicare alla mia
cara « Luce » che nella « Bible Teachers Training
School » al N' 541 Lexington Avenue, sono, fino ad
3
LA LUCE
ggi, accolti 20 giovani studenti e 4 studentesse,
(tutti italiani), cui vengono impartite, in inglese ed
in italiano, lezioni bibliche e teologiche, nonché letterarie, per potere un giorno diventare. Ministri Evangelici, Colportori, Missionari e Missionarie. Il carissimo amico rev. Agide Pirazzini D.D. ne è Direttore,
e tutti i giovani me ne parlarono con i più delicati
sentimenti di affetto e di simpatia due settimane or
sono che fui invitato dal Pirazzini stesso a tenere una
breve Conferenza Evangelica a quei bravi e buoni studenti, cui il Signore voglia benedire e far tutti santi
Ministri del suo Vangelo !
Altra cosa degna di nota sono state le belle conferenze Evangeliche e Sociali tenute in molte Chiese
nostre degli Stati Uniti del nord America dal valente
Direttore del « Lumen de Lamine », Eev. Alfredo
Taglialatela, il quale ha sempre trasportato e quasi
infatuato il suo uditorio con la sua bella ed eloquente
parola, animata da vero spirito cristiano. I giornali
Italo-Americani hanno riferito che, con quella predicazione, molti si sono convertiti dall’ errore al puro
Vangelo di Cristo ; e questo è il nostro più fervido
augurio, perchè, se no, l’eloquenza umana è vox eiamantis in deserto !...
Qui le Chiese Metodiste Episcopali, Presbiteriane e
Battiste fraternizzano e simpatizzano tra loro in modo
veramente degno di lode, ed è certo che la benedizione
di Dio accompagnerà i voti comuni espressi nella predicazione del Vangelo di Cristo fatta, quasi tutte le
sere, in ognuna di esse. In una prossima corrispondenza parlerò dettagliatamente di parecchie di queste
nostre Chiese in America.
Intanto, noi, di qua, sospiriamo sempre alla madre
patria lontana, e pensiamo, con dolce affetto cristiano,
ai nostri colleghi e fratelli di fede che in essa combattono, come noi, le sante battaglie della verità o
della Giustizia; e preghiamo per loro.
TUnCHIA.
Missione irai Musulmani
Verso la fine di Gennaio scorso, i Cristiani di Londra
consacrarono una settimana di preghiere speciali per
i Musulmani, che formano un popolo di 260 milioni
d’anime. Essi respingono l’asserzione di coloro che pretendono il tempo non essere ancora venuto per evangelizzare i discepoli di Maometto, che le porte non
sono ancora aperte, che i Musulmani non saranno mai
convertiti.
Il Dr. Lepsius di Germania dice : Il tempo non è
ancora venuto perchè abbiamo dimenticato di caricare
l’orologio ; le porte sono chiuse perchè conserviamo le
chiavi nelle tasche ; i Musulmani non sono convertibili
perchè non siamo noi stessi abbastanza convertiti.
Noi tedeschi abbiamo un orfanotrofio per gli orfani
Musulmani, e delle scuole per i fanciulli, fra i kurdi
e alle frontiere Turco-Persiane. Il Diarbekir sarà presto occupato da una missione medica, che lavorerà
pure nel Kurdistan Turco. Fiutanto che non c’è libertà di predicare ai Musulmani turchi e persiani, ci
contentiamo di spargere la Bibbia tradotta nella loro
lingua e altri libri d’istruzione, di lavorare mediante
scuole, e missioni mediche. Ma verrà il tempo in cui
presto potremo predicare pubblicamente la buona novella del Vangelo. T.
A s u
Sin da’ miti lontani, ai quali prestavan fede « le
genti antiche nell’antico errore, » la primavera fu
sempre cosa sacra e solenne. Era forse rimasto in
mezzo alle loro sopestizioni un tenue raggio della
verità divina ; e dinnanzi al risveglio della natura
come al fremito dell’alba, essi enrvavan la testa e
adoravano ; forse sognando a quell’ età dell’ oro, di
cui cantavano i poeti, che nn giorno dovea tornar
sulla terra...
*
Per noi cristiani, ben più alto e più splendido è
il messaggio della primavera. Tra i nuovi fiori, tra
i canti degli augelli, nel soffio tepido dell’ Aprile,
ci giunge il santo annunzio del Cristo risuscitato ;
annunzio che ha traversato i secoli, che ha consolato tanti e tanti cuori, che ha detto la parola di
vita su tante tombe, e che ancora risuonerà giocondo sulla terra quando noi ne saremo spariti.
Il nostro Dio non è un Dio morto, un Martire,
per quanto glorioso, scomparso dopo un breve ciclo
di anni. Egli è il Vivente, il Risuscitato trionfante :
« Io vivo, ha detto e voi anéora viverete ».
♦
Attorno a noi tutto muore, ed a noi pure sembra
talvolta di morire, nn poco ogni giorno, colle nostre
illusioni, i nostri sogni brevi e fallaci, la nostra
giovinezza, tutto quello che abbiamo amato e che
fatalmente ci abbandona. E se non è morte la nostra, è almeno un triste letargo simile a quello che
assali i discepoli nel Getsemane : le ombre del tramonto ci hanno avvolto e, stanchi di attendere,
stanchi di vegliare, i nostri occhi si sono chiusi ;
ma le nostre lampade ardono ancora... alla voce
dello sposo ci sveglieremo !
Ah! svegliamoci, poiché la sua voce echeggia...
Passa il fremito della primavera sulla campagna as-"
sopita ; una canzone novella sale dai nidi e dai fiori.
Passa sul mondo addormentato nel male e nel dolore, sulla Chiesa sfiduciata e fredda, passa il Messaggio della Pasqua... La sua voce uditela « Io vivo
e voi ancora viverete ! » . .
' «
* %
Noi viviamo, e il tempo del sonno é passato, l’inverno è finito colle sue mestizie, l’Aprile è giunto !
Leviamoci ed andiamo incontro al nostro Maestro,
con mani cariche di fiori, con cuori ardenti di amore ; ed una volta ancora, nel divino rinnovellarsi
delle cose, consacriamogli in viyente sacrifizio, la
nostra vita e Fani me nostre !
liisa Clepìeo
R proposito di cilicio
Il Direttore, gentilmente, mi passa gli appunti
che un fratello di Napoli, il sig. Sgherzi Alibrandi,
muove al mio articoletto < Santità formale », e
m’invita a risponderci. Cercherò di farlo il più brevemente e nel modo più chiaro che sia possibile.
Queiregregio fratello trova « poco corretto e
poco cristiano lo stigmatizzare .il cilicio », come
feci io discorrendo del frate Heinrichs assassinato
in America. E fin qui sono disposto a dar ragione
a quel fratello, più vecchio di me e pertanto più
assennato e più equanime. Nella foga del dire e nel
difendere ciò che crediamo essere il vero, siamo
facilmente tratti a peccare contro la legge della
carità.
Però, più che un individuo, io ho criticato é
condannato una tendenza, nn indirizzo che credo
fermamente sia una deviazione del Cristianesimo, una
forma morbosa-della pietà. Che dal punto di vista
didattico, « una sola via non possa essere ugualmente accettabile a tutti », come dice il mio contradittore, è evidente; ma sta sempre il fatto che
una via é migliore che l'altra. Ma, a meno d’intendere certe espressioni del nuovo Testamento in modo
del tutto materiale e di mettere il Cristianesimo a
livello dell’ascetismo medioovale, del fanatismo musulmano 0 pagano, non si potrà mai sostenere che
l’nso del cilicio o il martoriare in qualunque altro
modo il proprio corpo sia la via migliore alla santità e sia la manifestazione di una vita sana e normale. Non credo che il mio critico voglia prendere
alla lettera parole da lui citate, quali le seguenti :
« se l’occhio tuo ti fa intoppare, cavalo », e qnell’altra circa gli eunuchi. Qui è veramente il caso
di dire che « la lettera uccide e lo spirito vivifica ».
Donde deriva l’errore in cui è caduto l’ascetismo
cattolico-romano ? Dal fatto che si dà alla pai ola
« carne » usata nel nuovo Testamento il senso
materiale, anatomico. La « carne • anziché semplice
strumento, é sede e causa del peccato : dunque,
dàlli al corpo.
« ce pelé, ce galeux
d’où nous vient tout le mal ».
Sarebbe tempo che nn tale concetto, generatore
dell’ascetismo anticristiano e di tutti i casi patologici della pietà, esulasse dal nostro sistema etico,
j La « carne », non é il corpo soltanto, ma è tutto
quello che di peccaminoso e di corruttibile e di caduco vi é in noi. Il peccato non ha la sua fonte nella
materia, ma nello spirito : » dal cuore procedono
pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti
ecc. (Matt. 15 i 19.) In quanto al corpo, ben lungi
dall’adoprarsi a guastarlo e a'rovinarlo, si deve averne cura come di organismo destinato a diventare
il « tempio di Dio. Se alcuno guasta il tempio di
Dio, lidio guasterà lui. » (1 Cor. 3[16, li)
Alla luce di queste e di altre parole cons Imilr,
e sopratutto alla luce àeWesempio di Cristo, il quale,
10 ripeto, non parlò mai cilicio, non si ritirò mai
nella propria cameretta per darsi la disciplina, non
trattò mai male il proprio corpo e non lo chiamò
neppure, come Saverio di Maistre, la « sua bestia »,
é forse fare atto d’improntitudine e mancare alle
norme della carità cristiana il giudicare, anche severamente, una tendenza che fa a pugni colla su
accennata direttiva e che ha contribuito grandemente
a rendere il cristianesimo antipatico e odioso ? Credo
anzi sia nostro dovere, e se c’é cosa che possa
recar meraviglia é piuttosto d’incontrare evangelici
protestanti i quali dimostrano simpatia per tali
sistemi. Sarà quistione di atavismo.
Del resto padrone ognuno di adoperare quei
mezzi che crede più acconci a migliorare se stesso ;
ma padroni anche altri di trovare che non rispondono a un’idea sana nella vita cristiana. In quanto
al « peccato della carne », come lo chiama il caro
fratello, e al modo di combatterlo, ci sarebbe da
dire assai ; ma non é il momento né il luogo. Quando
la cosa é possibile, ottimo' é il precetto di S. Paolo :
« meglio é maritarsi che, ardere » ; a questo precetto dovrebbero uniformarsi i religiosi di S. Madre
e non avrebbero bisogno di cilicio.
Enrico l^ivoìre.
Al caro amico sig. Sgherzi Alibrandi, che mi chiedeva
11 mio parere sull’argomento, rispondo che io concordo
pienamente con quello che dice il prof. Kivoire.
E spero che egli sarà convinto dalla fraterna e chiara
risposta del nostro valente collaboratore.
Il Direttore
¿irte, Letteratura, Scienza
I Alartiri del lavoro
È il titolo di una nuova commedia di G. Antona
Traversi, rappresentata al teatro Argentina di Roma
Sabato sera, 11 Aprile. Non avendo noi assistito
alla rappresentazione, non possiamo dare al lettore
su cotesto lavoro importante, che ha fini morali e
sociali altissimi, oltre che artistici, il nostro giudizio ; perciò, non volendo tacerne, data l’indole
del nostro giornale, riferiamo quel che dice il critico della Tribuna Stanis : Manca.
«.... la nuova commedia ha tutte le qualità per dilettare e per interessare. Il suo comico intreccio, le
sue trovate umoristiche e le sue battute ricche d’arguzia, possono ben far dimenticare la tenuità del.soggetto e dei caratteri.
Chi sono dunque questi Martiri del lavoro, recati
sulla scena dal Traversi ?
Sono coloro che non facendo nulla, giungono alla
fine della loro giornata stanchi e sfiniti. Sembra un
paradosso, eppure è una verità.
Vediamo infatti i tre tempi della commedia.
Il mattino della contessa Laura Yelledi e di suo
marito il conte Rinaldo è molto laborioso. Le loro
fatiche mondane incominciano appena essi aprono
gli occhi. Un discreto cortinaggio ci nasconde ancora
le fattezze della contessa, che si sta levando da letto,
e già la sua fida cameriera Concetta si trova in stretto
colloquio con la sarta Lucia, venuta a misurare un
abito nuovo alla signora. Questa sarta pare che sia
al corrente di tutti i misteri del mondo aristocratico.
Essa, per esempio, sa benissimo con quali danari vengono saldati i suoi conti, o meglio indovina facilmente se la toilette di una signora viene pagata piuttosto dall’amante che dal marito I
Ma ecco la contessa che fa la sua toilette, che si
prova l’abito, e discute con la sarta, ed ecco giungere
dal vicino appartamento il conte Rinaldo, anche egli
molto preoccupato per il suo abbigliamento mattutino.
Il telefono, con i suoi ripetuti squilli, complica le ardue faccende dei due coniugi e rammenta loro i diversi ritrovi della giornata, il meet, la conferenza,
4
'W'
'•’V'.
LA LUCE
un appuntamento al circolo, ¡1 thè di beneficen*a, una
svariata serie di lavóri, come si vede, che terrà entrambi occupati fino a notte senza concedere loro
un momento di sosta.
Eppure Rinaldo desidererebbe tanto di rimanere un
po’ solo con la moglie, ili cui è ancora innamorato;
ma come si fa, Dio mio, con tante gravi occupazioni ?
Finalmente studiando e ristudiando essi scoprono
con compiacimento che alle sei hanno un’ ora di libertà, e che ne potranno approfittare per ricordarsi...
che sono marito e moglie e si vogliono bene.
Si annunzia una visita intima. È donna Ippolita
Marni la quale viene a proporre a Laura una breve
escursione in automobile fino ad Anzio, annunziando
indifferentemente che faranno parte della comitiva
il marchese Luca Alteni ed il giovinetto Renzo Malvini.
Donna Ippolita appartiene alla categoria di quelle
dame che pongono sempre l’amore in cima a tutte le
cure mondane.
Presentemente ha per amante Renzo, un vero ragazzo, tanto che i maligni dicono che essa potrebbe
essere accusata di corruzione di minorenni, ma non
si dimentica di essere stata l’amante di Rinaldo,
quando egli era scapolo, e non sarebbe aliena, come
variante, ad un ritorno al passato ; ma il conte sa
schermirsi abilmente, e d'altra parte, non c’è tempo
da perdere, e la giornata di lavoro trascorre con
una rapidità spaventosa !
Ha molta fretta anche un’altra visitatrice, la duchessa Evelina di Valle Chiusa, il cui bambino, inalato di febbre, essa non vede mai, giacché è assai occupata e deve correre.... all’asilo per l’infanzia abbandonata !
Quando tutti se ne vanno.... al lavoro comparisce
assonnato, e cogli abiti in disordine, il giovine fratello di Laura, don Orazio, e la contessa uscendo gli
consegna una lettera della madre che non ha avuto
il tempo di leggere.
Orazio, affidato alle cure di Laura e di Rinaldo,
lavora di notte, intorno al tappeto verde, e per conseguenza è costretto a dormire di giorno !
Nel meriggio il lavoro mondano ha raggiunto il
massimo fervore. Di ritorno dalla caccia alla volpe
Rinaldo riceve Don Augusto marito di donna Ippolita,
il quale viene a pregarlo, pare impossibile, di domandare ad un amico se, in una cena alla Rosetta, aveva
voluto alludere anche a lui definendo per mariti....
contenti tutti quelli di sua conoscenza!
Viceversa viene a salutare Laura il marchese Gian
Luca Alteni, che le fa la corte, e così veniamo ad apprendere che donna Ippolita aveva combinato la gita
automobilistica dei mattino, con relativa panne durante il percorso, per lasciar soli il marchese e la
contessa.
Laura se ne mostra sdegnata, e toglie dal capo di
Alteni qualsiasi velleità corteggiatrice, ed il duca,
che evidentemente appartiene al vecchio repertorio,
si accontenta di rimanere un suo bravo amico, dopo
avere prestato, in una scena a parte s’intende, qualche centinaio di lire a don Orazio.
Anche donna IppoliU ritorna in casa Velledi, mentre
Laura è corsa ad altri ritrovi mondani, e questa volta
per riconquistare definitivamente Rinaldo, che si lascia strappare la promessa di un appuntamento, baciandola !
E la vincitrice se ne va soddisfatta esclamando :
— Ed ora corro alla Propaganda cattolica dove
abbiamo fondato un istituto per le giovani pericolanti del nostro quartiere !
Scoccano finalmente le sei.
Laura ora è libera, e si ripromette di poter abbracciare suo marito, in una dolce e solitaria intimità.
Ma Rinaldo dorme profondamente, stanco di tante
fatiche, ed anche i servitori in livrea che dovevano
essere passati in rivista da lui fanno, silenziosi, un
umoristico fronte indietro !
La sera in casa dei conti Velledi, non è meno laboriosa, naturalmente, del mattino e del meriggio.
In un grande salone stanno raccolti numerosi invitati, quasi tutti intenti al giuoco del bridge. È un
giuoco molto complicato, come spiega il marchese
Alteni. Anzi in Inghilterra è stato diffuso uno speciale trattato che occorre studiare bene.
Si formano piccoli gruppi di maldicenza elegante,
e l’intrigo sottile della commedia dispiega i suoi ultimi fili.
In una scena un po' melodrammatica. Laura, che
ha scoperto il doppio intento di Ippolita di portarle
via il marito e di procurarle un amante, investe l’amica per rompere ogni rapporto con lei, e dopo che
tutti gli invitati se ne sono andati, i due coniugi, rimasti soli, si buttano sopra un divano, affranti dalla
fatica !
— Le gambe mi si piegano — dice Laura — sono
sfinita ! Pensa : diciasette ore.... senza un minuto di
riposo !
— Diciasette ore — soggiunge Rinaldo. — E c’ è
chi si lagna di lavorarne otto!
E la commedia si chiude con l’arrivo di Don Orazio
dal giuoco del baccarat, e con un incidente finale.
Nè Don Orazio nè Laura avevano avuto il tempo
di leggere le lettere della loro mamma, la quale era
passata in giornata per. Roma e li aveva attesi invano
alla stazione ! •
FATTI E IPEE
L’ on. QiolittI z i ciDenjatograii
Molto opportunamente 1’ on. Giolitti ha diramato
questa circolare a’ prefetti del Regno :
« Richiamo in modo speciale l'attenzione delle SS.
LL. sullo sviluppo che vanno assumendo nel Regno
gl’ impianti cinematógrafici e sulla trasformazione
che tale genere di pubblico divertimento a poco a
poco subisce, in quanto che alle riproduzioni sulla
tela a semplice scopo ricreativo.si associano ora rappresentazioni sensazionali e suggestive, che costituiscono talvolta anche offesa alla morale ed al buon
costume.
A quali spiacevoli inconvenienti possa condurre
un tale stato di cose è facile comprendere ; onde la
necessità che, nel concedere e rinnovare le licenze di
agibilità, come altresì nel disporre per la debita sorveglianza, le autorità politiche e di pubblica sicurezza
si attengano rigorosamente alle disposizioni vigenti,
sia nei riguardi della pubblica incolumità, sia per
quanto concerne il genere delle rappresentazioni, al
qual uopo già questo Ministero, con circolare 15 maggio 1907 numero 1350, ebbe a far presenti gli inconvenienti, cui possono dare occasione specialmente le
produzioni cinematografiche, che rappresentano fatti
impressionanti, tali da destare spavento e ribrezzo.
Non è poi superfluo rilevare come tali trattenimenti vengano per lo più eseguiti in località che assunte di solito in affitto e destinate originariamente
a tutt’altro scopo, difficilmente sono susoettibil; degli adattamenti necessarii per la tutela della incolumità pubblica, data la ristrettezza degli ambienti e
la continua affluenza del pubblico, richiamato dalle
maggiori attrattive che si cerca di dare a questi
spettacoli.
S’impone quindi, anche per questo riguardo, che
le autorità, pel disporre,la visita ai locali prescelti,
non manchino di richiamare le commissioni, giusta
gli articoli 42 della legge di pubblica sicurezza e 40
del regolamento relativo, incaricate della verifica dei
medesimi, a predisporre tutte quelle garanzie, che,
pur tenuto conto della varia importanza degli impianti, devono esigersi, come per tutti i luoghi destinati a pubblico spettacolo.
Noi che siamo stati non degli ultimi a denunziare lo scandaloso sviluppo delle rappresentazioni
cinematografiche eccitanti al delitto e alle male
azioni (vedi articolo di R. Piva nel N. 7 di Luce),
lodiamo altamente il capo del Governo e ci auguriamo che le sue istruzioni non rimangano lettera
morta.
FraiDmenti di Evaogeli scoperti io Egitto
Il prof. Alessandro Cliiappelli scrive nel Oiornale d'Italia un bell’ articolo in cui dà ragguagli preziosi intorno ad un’ultima scoperta archeologica, che interessa immensamente i cultori di studii biblici. Si tratta di nuove parole di Gesù da aggiungere nell’ ultimo capitolo dell’ Evangelo di Marco,
secondo un codice antichissimo scritto in greco.
Il codice, che risale al V secolo, contiene i 4
Vangeli canonici. Le frasi nuove sono le seguenti
e hanno da porsi sub;to dopo il v. 14 del cap. XVI
di Marco :
«... E costoro risposero dicendo : questo secolo
d'iniquità e d’incredulità é sotto la potestà di
Satana, il quale non consente per via degli spiriti immondi di apprendere la vera jrotenza di
Dio. Perciò (o Signore) manifesta ora la tua giustizia. E Cristo soggiunse loro : Compiuto è il termine degli anni della potestà di Satana. Ma sono
imminenti altri flagelli. E per i peccatori io fui
dato a morte, affinché si convertano alia verità
nè pecchino più ed ereditino nel cielo la gloria
spirituale e incorruttibile della giustizia... ».
Continua il testo comune di Marco dal v. 15
in poi.
Notiamo che la prima parte del nuovo passo, fino
alla parola giustiaia, già si conosceva in latino da
una citazione di Girolamo ; ma ora abbiamo il testo
greco di quella parte e il seghito.
Discutere non possiamo su questo periodico popolare la questione critica che involve tutto il
passo Marco XVI, 9 20, radiato da’ più autorevoli
critici, come si sa, al quale appartiene la importante aggiunta ora scoperta. Ma non sappiamo comprendere la ragione per cui il prof. Chiappelli non
vuole aderire alla supposizioue naturalissima delr Harnak, secondo la quale il passo novellamente
venuto in luce sarebbe da ritenersi proveniente
dalla medesima fonte onde emana tutto il passo
Marco XVI, 9-20. Aspettiamo che egli chiarisca
bene il suo pensiero.
Dell’ altro frammento scoperto dal Grenfell non
parliamo perchè fu da noi pubblicato integralmente
quando il Grenfell stesso ne fece oggetto di una
conferenza al Collegio Romano (vedi N. 2 di Luce).
LEGGENDO L’EVANGELO
Niun uomo parlò giammai come costui.
Gio. VII, 46
I sergenti ai principali sacerdoti e ai farisei, che li rimproveravano di non avere arrestato Gesù, risposero quasi a loro giustificazione : Niun uomo parlò giammai
come costui. Risposta sublime che esprime
un sentimento tuttora condiviso dai credenti e da moltissimi altri non credenti ;
risposta che rivela pure la grandezza della
persona del Cristo e la magnificenza della
sua dottrina.
Difatti nei discorsi di Gesù noi ammiriamo una semplicità ineifahile che bellamente si unisce a profondità di pensieri e
di concetti.
La semplicità è dovunque, nei grandi
discorsi come nelle parole rivolte ai singoli;
questo pregio si rivela poi in tutto il suo
splendore nelle parabole, forma d’insegnamento che non muore, nè può morire mai.
E nello stesso tempo, quale profondità !
Chi mai ha rivelato l’uomo a l’uomo come
ha fatto Gesù ? Nessuno come lui ne ha
descritta cosi efficacemente la natura morale, e ha investigato l’origine e la causa
del male. Così dicasi pure di Dio, del suo
essere, dei suoi attributi, e delle verità
morali e spirituali. Non è forse maravigliosa questa suprema profondità unita con
la suprema semplicità ? Negli altri, queste
qualità si escludono in genere vicendevolmente, non in Gesù, in cui esse formano
un sol tratto armonico in sommo grado.
E perciò la caratteristiwi dei discorsi di
Gesù è quella della attualità. Forma e sostanza corrispondono mirabilmente alle condizioni stàbili e permanenti della natura
umana. 11 Cristo non affronta nei loro caratteri specifici le quistioni politico-sociali
che possono mutare di aspetto e di natura,
a seconda dei tempi, ma formula della
verità, dei prihcipii, svolgendoli nel suo
insegnamento, in modo da potersi applicare sempre, e perciò egli volle costantemente rimanere nella sfera religiosa e morale. Le formule sono cosa transitoria e
caduca, non cosi i principii. E perciò Gesù
parlava con autorità. E questa virtù procedeva daH’esperienza, cioè non solo da
quella del passato che il ricordo riproduce,
ma sopratutto da una esperienza personale.
5
ÍT:
'«Mr-]
LA LUCE
vivente: Gesù vide, di (jui .la potenza delle
sue affermazioni, si tratti di rivelare Iddio,
si tratti di descrivere il mondo avvenire.
Niun uomo adunque parlò come Gesii,
e le sue parole ci sono state conservate,
con grande vantaggio deirumanità. Imperocché qualun<iue potrà essere in avvenire
di progresso dei popoli nella conquista del'
benessere,, e pur supponendo che l’umana
iamiglia raggiungerà i più alti gradi del
suo sviluppo integrale, la parola del Cristo
sarà sempre quella che fornirà le norme
■direttive della vita ad una società supei’iore.
« La santità del Vangelo — lasciò scritto
il Rousseau — parla al mio cuore. Vedete
i libri dei filosofi con tutta la loro pompa,
tjuanto suno piccoli al paragone ! È egli
possibile che un libro così sublime e semplice nel tempo istesso sia- l’opera degli
uominiÈ egli possibile che colui del quale
racconta la storia, non sia che un uomo
lui stesso f Quale dolcezza, quale purità
nei suoi costumi ! Quale grazia conimovente
nelle sue istruzioni ! finale elevatezza, nelle
sue massime ! Quale profonda sapienza nei
suoi discorsi ! »
Si, nessun uomo parlò giammai come
Gesù.
e. m.
PREGHIERA
Domenica, 26 Aprile
Dio onnipotente, inizia tu ogni cosa in noi. In
nulla vogliamo esser padroni ma in tutto tuoi servi
accettando la volontà tua perfetta, e ricercando nella
comunione con la tua possanza la virtù di compierla.
Desideriamo cominciare la vita nostra impiegando
con saviezza i giorni del nostro presente pellegrinaggio. Quaggiù é soltanto il principio. La pienezza
della vita nostra avverrà quando, squarciato e distrutto il velo, noi trapasseremo nell’eternità e conosceremo in modo più completo e luminoso i tuoi
disegni. Amen.
ATTACCHI E DIFESE
Le ciácole dell’ yìvanfi !
Sotto il titolo : L'Armata dì Sua Santità..., l’Aranti ! stampa queste quattro ponderate parole :
A Spezia per tutta la settimana di passione di N. S.
Gesù Cristo la bandiera abbrunata sventolò dal balcone
della casa deH’ammiragliato, e dal portone principale
del regio arsenale. È questo un rito consuetudinario
della Regia Marina, la quale non tralascia occasione
dì ribadire la sua profonda devozione alla chiesa di'
Roma.
Epperò noi non . domanderemo in forza di qual
legge o regolamento dello Stato, le bandiera d’Italia
debba sventolare nelle ricorrenze, ora tristi e ora
liete, della favoleggiata esistenza di un profeta ebreo.
Tale domanda sarebbe semplicemente molto ingeuna. Solo vogliam segnalare questo fatto a documento
del sentimento clericale e íoyaíí'sfe che ancora domina
nell’armata navale.
Lasciamo tutto e prendiamo una sola frase die
d interessa; favoleggiata esistensa di un profeta
ebreo.
In queste chiacchere è evidente il dispregio per
Gesù di Nazaret ed anche più evidènte è la supina
ignoranza dello scrittore. Il quale deve aver sentito qualche volta l’eco delle gravi questioni che si
dibattono intorno al grandissimo fra’ grandi ed ora
dottoreggia con aria molto grottesca, sbrigandosele
con poche sillabe.
Deplorevole questa confusione nel partito socialista ; micidiale questo cinismo di fronte al Gran
Martire che amò tutti gli uomini. Che cosa ha da
vedere Gesù col portone dell’ Ammiragliato e col
portone... di bronzo ? Se le vecchie costumanze si
vogliono combattere, si combattano ragionando, mostrando in che sono errate o dannose, ma non si
venga sempre con queste ributtanti e pochissimo
spiritose frasi fatte, che tatti i socialisti sanno a
memoria, le quali trascinano il nome venerato del
Maestro nel fango delle ambizioni di partito e delle
contese cieche.
Ma si potrebbe fare un’altra osservazione ; si potrebbe dire ai redattori del foglio socialista: mettetevi d’accordo tra voi e diteci che cosa veramente
desiderate. Nello stesso numero, infatti, si vedeva
una vignetta rappresentante Gesù ritto di fronte a
due proprietari, che dicono ; « È il nostro Salvatore ..
ma non è vestito da carabiniere ! » qui l’artista ha
luto rispettare a modo suo la figura del Cristo e
servirsene a buon fine : è chiaro.
Dunque ? Ci credete o non ci credete ? Lo stimate 0 non lo stimate ■-> ?
Parlate pure senza veli ; Egli è abituato a tutti
i linguaggi, ma è anche abituato a tutte le vittorie.
L’hanno insultato uomini, che valevano un pochino di più de’ signori deIl’Ara«r/.f Eppure : Egli
vive e guida gli uomini con la sua parola, quei
tali... nessuno li conosce neanche di nome.
Non parliamo, no, per paura che dopo le ciácole
dell’Ai’a«* / il regno di Gesù possa essere distrutto ;
ma parliamo perchè sarebbe viltà da parte nostra non
ribattere tanta leggerezza e'presunzione, e perchè
non vorremmo chei redattori Avanti ! credessero d’aver sempre a che fare con conigli rintanati.
Sappiano che molta gente ancora reputa sommo
onore testimoniare del glorioso Redentore del genere umano e difenderlo a viso aperto.
QUESTIONI 20CI/1U E nORflLI
La aalaziiaa dalla qatallaia saeiale
L’illustre sociologo russo Novicow ha nientemeno
che la pretesa di risolvere là* formidabile questione
sociale, naturalmente sulla carta.... del Gonrrier Earopéén. Che cosa darà a tutti i popoli la pace, la prosperità economica e il benessere morale ? La federazione dei governi, la quale dovrebbe regolare sopratutto la produzione. Davvero la semplicità del mezzo
stupisce ; e appunto perchè il mezzo è cosi semplice,
è perfettamente inadegnato allo scopo di risolvere la
gravissima questione sociale, che pure oggidì s’impone
nei consigli dei regnanti, nqlle assemblee politiche,
nei comizii del popolo.
Già nou si dovrebbe mai parlare di soluzione della
questione sociale. La soluzione non sarà mai, crediamo,
possibile. È questa una di quelle questioni che saranno
sempre dibattute, ma non mai risolte. Sopratutto perchè si vedranno sempre risorgere dei bisogni, cui non
potranno soddisfare nè i calcoli della scienza, nè i
rimedi proposti dall’economia o dalla politica, di fronte
all’ideale deirugnaglianza non già solo in diritto, ma
nel fatto, si vedranno sempre delle disparità sociali
infinite, imprevedute, che nessuna legge, o istituzione
riuscirà mai a togliere. Se la soluzione della quistione
sociale, secondo noi, nou è che un’ utopia, si devono
però studiare i mezzi per sollevare a grado a grado
le classi povere dallo stato di abbiezione materiale e
morale in cui si trovano, per riavvicinare le varie
classi sociali oggidì in urto in una provvida collaborazione nel bene contro il male.
Ma, volendo restringere i termini del problema sociale nei limiti dei rapporti tra il capitale e il lavoro,
vi sono dei mezzi per giungere ad una relativa soluzione. Una piaga tremenda che affligge il corpo sociale
è quella della disoccupazione, che specialmente nelle
grandi città si presenta con tutti i caratteri di un
malo cronico.
Senza dubbio, molti sono disoccupati, perchè incautamente sono entrati nella società senza una adeguata
preparazione, cioè senza una professione o un mestiere
bene determinato. Ora il diritto al lavoro deve essere,
riconosciuto, e in questo il socialismo ha ragione. Dice
benissimo- Enrico Ferri che nell’organismo sociale nessuno individuo deve vivere senza lavoro. E S. Paolo
scrive su per giù lo ste.sso : Chi non vuole lavorare,
non mangi.
E, appunto per qu sto, la società dovrebbe procurare
ad ogni fancinllo povero una istruzione, 1’ avviamento
ad un mestiere, e sotto una forma qualunque un mezzo
di vivere onesto col proprio lavoro Invece, nelle grandi
città, sopratutto, si vedono frotte di ragazzi abbandonati a se stessi e crescere su noll’ozio e nel vizio.
Un altro mezzo per combattere la disoccupazione
consiste neH’abolizione del lavoro notturno per tutte
le industrie, e tíell’attuazione della giornata normale
di lavoro (otto, o, nove ore). Cosi l’impiego di un più
grande numero di operai sarebbe necessario.
Se poi si vuole porre fine aU’antagouismo fra il capitale e il lavoro, ci sono altri mezzi : primo fra tutti
la partecipazione degli operai ai benefici. E’ evidente
che se in una data industria il profitto è grande e continuo, ciò è dovuto non solo al Capitale ma anche al
lavoro. Ora è ingiusto che la ricchezza si riversi solo
sopra uno dei suoi fattori. E perciò la partecipazione
al profitto, in proporzioni naturalmente adeguate e ragionevoli, è un diritto che deve spettare secondo noi,
al lavoro. E questo mezzo non è di difficile attuazione.
Attuato già da molte case industriali ha dato risultati
eccellenti. ■
. D’altra parte, gli operai stessi, mediante le società
di cooperazione, possono otteuere più grandi risultati,
e pervenire addirittura alla cotanta desiderata emancipazione. La cojperazione invero codtitnisce l’immenso
vantaggio dì riavvìcinare gli operai per raggiungere
uno scopo comune ; ciascuno provvede a se stesso nello
stesso tempo che lavora per gli interessi degli associati. Tutti per ciascuno e ciascuno per tutti ; ecco la
divisa dei cooperatori. Ora vi sono società cooperative
di consumo e di pro lozione. Mediante le prime si cerca,
di sopprimere il negoziante, gli operai si riuniscono
insieme sottoscrivono delle azioni, comperano all’ ingrosso, vendono al minuto e si dividono i profitti ottenuti. Di più un fondo collettivo formato da una data
somma per cento sui benefici, unisce i cooperatori fra
di loro.
Una volta stabilito il sistema-commerciale coopera- ,
tivo, si può affrontare la stessa questione della produzione, questione assai più ardua. Con T ausilio della
statistica, si possono conoscere quali sono le merci e
gli articoli richiesti, e cosi si può pure regolare la
produzione. Con questa organizzazione, i cooperatori ottenendo un mercato quale loro conviene, producono
solo quello che è loro necessàrió ; e si ha il vàntangio
di impedire l’accumulazione delle ricchezze nella mani
di pochi e di godere il frutto del proprio lavoro. Di
più, sopprimendo i centri inutili di produzione, si sopprime ogni concorrenza. Questo programma è in parte
praticato da oltre ,un milione di famiglie. È noto che
le più promettenti e importanti società di produzione
si trovano in Inghilterra.
La cooperazione, creando dei centri regionali e nazionali, condurrà allo scambio dei prodotti fra questi
diversi centri : rapporti di vera fratellanza si potranno
stabilirò tra le associazioni in prima e in seguito nei
congressi nazionali, e, infine, nelle relazioni internazionali. Cosi verrebbe attuata nel campo economiccsocìale la grande parola del Cristo ; Voi tutti siete
fratelli.
Enfieo fneyniep.
pfvClHE PI STORIA
Il colportore VciUlese
E’ nota la bella poesia dell’americano Whittier :
Il colportore valdese, stata bellamente tradotta, in
francese dal De Felice, in italiano da G. Niccplini,
da E. Meille e da altri. La scena viva e fresca,
rappresentata in quei versi ispirati, non è già il
fruttò deH’immagiuazione esaltata dell’aatore, ma non
è altro che la riproduzióne di un brano dovutoalla mano di un inquisitore di Passau, in Baviera. '
Eccolo più 0 meno testualmente : « Essi cercano
d’insinuarsi nella famigliarità dei casati nobili e bisogna ammirarne la destrezza nel raggiungere quello
scopo. Entrati nella dimora feudale, offrono ai signori ed alle donne qualche merce che dia nell’occhio, anelli, veli et similia. Finita la vendita,
se si chiede al mereiaio quale altra cos*a abbia
da mostrare, egli risponde : Ho delle gemme più
preziose assai, che vi darò se promettete di non denunziarmi al clero. Ed, avutane rassicurazione, prosegue ; Ho una perla cosi brillante che ogni nomo
può, per. mezzo suo, conoscere Dio ; ne ho un’altra
cosi risplendente che accende l’amor di Dio nel
6
■it.
6 .
LA LUCE
cuore di chi la possiede. Poi, lasciando il parlar
figurato, prende a recitare Luca I 26 ; L'angelo
Gabriele fu mandato... oppure Giovanni XIII 1 :
Prima della festa... e, quando si è così assicurata
l’attenzione degli uditori passa a brani come questi :
Gli Scribi ed i Farisei siedono... ovvero : Guai a
voi, Scribi e Farisei ipocriti... ecc. Domandato di
spiegare a chi sieno rivolte quelle parole, le applica
quindi ai preti ed ai frati, paragonando lo stato
della chiesa romana con quello del suo partito. Il
clero vostro è dedito alla lussuria, noi conduciamo
una vita casta ciascuno colla propria moglie. Quelli
son ricchi ed avari, noi siamo soddisfatti quando
siamo cibati e vestiti. Essi provocano guerre, opprimono ed uccidono ; noi siamo perseguitati per la
giustizia. Essi mangiano il pane dell’ozio ; noi lavoriamo colle nostre mani. Essi pretendono di essere
dottori e ben si può dir loro : guai a voi dottori
della legge ! perché avete tolta la chiave della
sciensg... da noi, donne ed uomini insegnano ed un
discepolo di sette giorni già ne ammaestra un altro.
Sono rari fra loro i dottori che possono dire a
memoria qualche brano del Nuovo Testamento ; fra
noi, è raro l’uomo o la donna che non sappia recitare il testo volgare. Essi dicono e non fanno ;
noi ci sforziamo di praticare ciò che insegniamo.
Essi stanno attaccati alle tradizioni umane, osservano
digiuni, leste ecc. ; a noi basta persuadere i nostri
uditori ad osservare la dottrina di Cristo e degli
Apostoli....
Concludendo, il colportore dice : Vedete ora quale
sia la religione più perfetta, riflettete e scegliete.
E, prosegue l’inquisitore, chi è stato sviato in tal
modo, ci abbandona, si dà a favorire e difendere
l’eretico, lo nasconde in casa per mesi e mesi e
vien da esso iniziato in tutto ciò che riguarda quella
setta. E tale è lo zelo di quegli eretici che mi é
stato detto di uno, che ho conosciuto il quale, per
raggiungere quelli che voleva pervertire, non esitò
a passare a nuoto, in una notte invernale, l’Ips
(affluente del Danubio). Arrossisca la negligenza
dei dottori fedeli, osservando il fervore di costoro
nell'insegnare e nell’imparare.
GioV. Jalla
PfoMemi di educazione e d'istruzione
I libri scolastici arscrvizio del clero
Sotto questo titolo interessante e suggestivo un
giornale didattico di Milano, « La Scuola », per la
penna d’un ateo, preparò ai suoi lettori — or non è
molto — un piatto ricolmo di scfocchezze anti-religiose
frammiste — lo debbo affermare a onore del vero —
ad alcuni assennati giudizi.
Il firmatario dell’articolo — Lucattino Lucattini —
che — nel tema scelto — ha dinanzi a sè un vasto
campo aperto a savie considerazioni politiche, scientifiche, morali e religiose, si caccia, invece, iu un grave
ginepraio e crede quindi uscirne vittorioso intonando
il De Profundis sulla fede evangelica, sulla Sacra
Srittura 1 Poche citazioni seguite da bravissime osservazioni ; « La religione spiega l’origine dell’uomo, la
« scienza distrugge vittoriosamente queste origini. La
« religione spiega l’origine della terra e la scienza
« confuta — come .sopra — la spiegazione troppo
« empirica e facilona — Quante volte ho trovato nel
« mio libro di lettura l’origine dell’uomo e della donna
« per opera diretta dì Dio ! E quanti nou sono i libri
« che — 0 più avanti o più indietro, non ti cacciano
« qualche castroneria (!) o smargiassata (il) del buon
« popolo ebraico ? Quanti non ti creano it cielo e la
« terra secondo la narrazione biblica ?... » E basta !
Apriamo il fuoco con una^ breve considerazione d’indole generale che, se pare mi faccia uscire un pochino
di careggiata, servirà benissimo di ammaestramento
all’egregio Lucattino ed ai compagni suoi 1 La Bibbia
nou ha un contenuto scientifico, ma religioso ; non è
scritta, nè s’indirizza a nomini di scienza, ma di fede ;
non si rivolge e parla alla mente, ma al cuore ! In
essa troverai, indipendentemente dal lungo corteo delle
cognizioni scientifiche, umane, quella tranquillità d'animo che gode appunto solamente chi ha trovato, nel
Libro rivelato, la Potenza, la Sapienza, l’Amore della
Divinità 1 Nè si creda che le scoperte astronomiche,
geologiche, archeologiche accordandosi con la Parola di
Dio ne aumentino la verità, o che contraddicendole ne
diminuiscono l’importanza 1 Che ! Per la Fede nella
Santa Scrittura non v’è alcun termometro che segni
i diversi gradi (che non esistono) di... verità o d’importanza ! D’altra parte. Egregio Signore, la Bibbia
che ha sempre avuto la fede di migliaia di martiri
coraggiosi, di pensatori grandi, di scienziati illustri,
la Bibbia che è la base della fede di milioni di credenti, non è punto in contrasto con la Scienza, (stia
attento qui), per chi sa giustamente interpretare il
racconto Biblico e veramente comprendere l’indagine
scientifica ! ! Coloro che sono abbeverati alla limacciosa
fonte del grossolano materialismo blaterano in ogni
cantuccio : « L’uomo, per evoluzione, discende da specie inferiori ; la materia si è generata spontaneamente ;
oppure, la materia è eterna, ecc.» Ma vediamo, se l’oro
che .si vuol far passare come di buona lega non sia
piuttosto orpello d’ìuganno, di frode ! Le induzioni
scientifiche che vogliono dimostrare un fatto, tra le
quali non ultima e secondaria l’evoluzione deU’umana
specie, non intaccano affatto un modo diverso di spiegazione esterna del fatto stesso, tanto più che, secondo
i tempi ed i pensatori, esse induzioni, per quanto si
riferisce, lo ripeto, al modo con cui il fenomeno fu
operato, possono essere tutte fede degne ed accettabili.
Or bene ; ciò che non si può e non si deve disappj.‘ovare, nè tampoco sopprimere nei libri di testo, gli è
il principio che stabilisce Dio quale Creatore, non
preme il come, dell’essere vivente ragionevole, cosciente,
libero ; gli è il principio a cui s’inchinarono e credettero sommi filjsofi e scienziati.
Riguardo alla generazione spontanea o eterogonia,
poi, chi vi presta fede potrebbe passare a pieni voti
candidato al... manicomio. Difatti, per abbreviare, ogni
essere vivente è generato da un germe che risiede,
secondo i casi, in tutti 1 semi o in tutti gli ovuli ;
come si può dunque asserire stoltamente che l’e.ssere
ha acquistata da sé stesso la potenza della fecondazione,
dell’esistenza ? Chi avrà deposto il germe se nou un
Ente libero dall’essere stesso ?
La teoria della materia eterna infine, sopprimendo
la forza, il potere di un Essere Supremo, indipendente
della materia medesima, ci porterebbe aU’anti-scientifica
conclusione che questo mondo si trovò mille anni, un
milione d’anni fa... sempre, nello stesso stato in cui lo
scorgiamo attualmente. Aberrazione di mente debole,
vaneggiamento di spirito malsano 1 Si creda, adunque,
e s’insegni a credere nelle scuole « in Dio Padre, In« telletto ed Amore, Creatore ed Educatore dell’U« manità ». « Dio esiste. Noi non dobbiamo, nè vo« gliamo provarvelo : tentarlo, ci sembrerebbe bestem« mia, come negarlo, follia » Si dia quindi nei libri
di testo una certezza indefettibile che Dio c’è, che ha
creato l’Universo, che ama e giudicherà il mondo, che
sostiene i buoni ed abbatte i malvagi ! Quanti preziosi insegnamenti, tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, sotto forma di fatto storico o di massima
morale, ed inseriti saviamente nei trattati scolastici,
potrebbero giovare al ragazzo che vive iu un ambiente
viziato nel permanente perìcolo della corruzione che
dappertutto dilaga 1
Via, nei Libri approvati dal Ministro della P. I. o
dal C. S. P. ad uso delle Scuole Pubbliche, via, non
il sentimento religioso che è di giovamento al carattere
nazionale, ma la rédame fatta da penne rugiadose a
madonne e santuari che operano miracoli ; via, le false
idee e stolte della Potenza Divina ; via, la parodia
della Religione ; via, la causa dell ignorauza, il fomite
della superstizione.... Largo posto, invece, al vero, al
buono che ha il cous uso della coscienza retta e il
plauso della ragione illumiuata !
E. l^obutti
La dottrina cristiana spiegata al popoio
Il quinto Comaji^^del Decalogo
D. — Qual' è il quinto comandamento della legge
di Dio ?
R. — « Onora tuo padre e tua madre, acciocché i
tuoi giorni sieno prolungati sopra la terra la quale il
Signore Iddio tuo ti dà ».
D_ _ Qual’ é V oggetto di questo comandamento ?
R. — Il quinto comandamento ha per oggetto 1’ onore che i figli debbono ai loro genitori. Esso comprende quattro grandi doveri.
D. — QuaV è il primo di questi doveri ?
R. — L’ amore che Dio stesso ha ispirato nei nostri cuori e che deve, per tanti titoli, riversarsi su
coloro che hanno sofferto per noi, che hanno lavorato
per il nostro bene, che hanno vegliato sulla nostra
vita. Guai ai figli ingrati ed egoisti che non rendono
ai genitori amore per amore 1 Guai ai figli che sono
oggetto d’afflizione per i loro genitori ! {Prov. XXX, 17Ì.
D. — Qual’ è il secondo dovere ^
R. — Air amore dev’essere unito il rispetto. In
altri tempi, differenti usi che non esistono più indicavano esteriormente il rispetto dovuto dai figli ai genitori. Oggi questi rapporti sono divenuti più intimi,
più familiari, ma il rispetto resta sempre un dovere
positivo ed assoluto. {Prov. XX. 20 ; Deut. XXVII. 16).
D. — Qual’ 6 il terzo dovere ?
R. — L’ obbedienza che è la prova del nostro amore
e del nostro rispetto, come le opere sono la prova
della fede. Il figlio, ricordando che ciò che i genitori gli
ordinano è pel suo bene, ubbidisce immediatamente.
{Col. III. 20; Ef VI. I; Dent. XXL 18-21 ; Prov.
XXX. 17). La legge umana ha avuto delle ragioni
per esonerare, ad una certa età i figli dall’ ubbidienza ;
ma qui è il caso di ripetere ciò che Gesù diceva del
divorzio ; se la legge umana ha fatto ciò è a causa
della malvagità degli uomini. Quanto alla legge di
Dio, essa non ci dichiara mai maggiorenni. Supponendo
che r autorità dei genitori divenga ingiusta, noi nou
siamo emancipati da quest’ autorità se essa ferisce i
nostri interessi, i nostri gusti, i nostri desideri, ma
soltanto se volesse obbligarci a fare ciò che è contrario alla coscienza e alla legge di Dio.
D. — QuàVè il quarto dovere ?
R. — Il figlio deve, inoltre, ai genitori le cure,
r assistenza nella loro vecchiaia, nelle malattie e iu
tutta la vita (2- Tim. V. 4-9).
Iddio aveva congiunta al compimento di questi doveri una promessa temporale, ed oggi pure 1’ amore
filiale non ha mai cessato di essere benedetto ; Dio
lo ricompensa. Disgrazia e vergogna, per contro, a
coloro che non onorano i genitori. Riempiendo i loro
cuori di amarezza, si preparano da se stessi cocenti
rimorsi.
u. i.
Informazioni
Torino. — La nostra bella parrocchia evangelica di Torino, che ha come pastori i sigg. Ernesto Giampiccoli e Alberto Prochet, ha continuato
durante l'anuO 1907 a progredire sotto tutti gli
aspetti. Il rapporto che ora è stato pubblicato ne
è un documento, che si legge con vera soddisfazione. La parrocchia ha molti rami di attività : 10spedale, TEvangelizzazione nel quartiere di S. Donate, i culti organizzati per i Tedeschi numerosi
a Torino e che non hanno chiesa propria ecc.... fino
all’interesse per le diverse Associazioni Evangeliche
ed Opere, a cui poita il contributo delle proprie
forze.,
Voglia Iddio durante il 1908 far prosperare sempre di più questa bella Chiesa, benedicendo ed aiutando nel loro lavoro membri e pastori.
Torre Peilice. — È morto a Torre Pellice
àll età di 80 anni il pastore Antonio Gay, che fu
seppellito Domenica, 19 corr.
Egli fu uno dei primi evangelisti valdesi a Genova e successivamente lavorò in Alessandria e in
Pietra Murazzi.
Fu per molti anni pastore a Luserna S. Giovanni,* nelle Valli Valdesi ; ritiratosi dal ministeriOr
visse sempre in Torre Pellice.
Di carattere mite, fu uomo mansueto e pio. Andato a S. Giovanni in un momento molto critico per
quella parecchia, egli seppe a poco a poco far tornare la quiete e porre fine alle agitazioni e al inrbamento degli spiriti.
Ora egli è entrato placidamente nel suo riposo,
dopo un’attività benedetta. Noi mandiamo alla famiglia il nostro saluto di condoglianza e speriamo
che il Signore Iddio voglia ricolmare i vuoti che si
producono nelle nostre file, suscitando buoni e valorosi soldati giovani, che prendano animosamente
il posto de’ caduti.
7
LA LUCE
Rio IVIarina. — L’A. C. D. G. s’è ricostituitii prendendo il nome di Associazione Evangelica
per dare agio ai fratelli tutti di esserne membri
ancorché vecchi. Sono tanto pochi i giovani della
nostra chiesa !
Scopo della risorta Associazione, é quello di far
-del bene : ai soci istruendoli nella conoscenza dell’Evangelo, alla chiesa portandovi il contributo di
parecchie energie che altrimenti si sciuperebbero,
al paese cercando di presentare in più larga misura
il vero Salvatore tanto poco conosciuto.
Intanto, come prima prova de’ suoi fini, l’Associazione si è fatta promotrice di una gita a Rio Alto
(paese a poca distanza dal nostro) e Domenica 12
Aprile, vari gruppi di fratelli e sorelle di Rio Marina, si offrivano alla curiosità degli abitanti di quel
paese.
La simpatica riunione si tenne in casa di una
famiglia evangelica, e fu con vero piacere che potemmo vedere la sala affollata perfino da persone
estranee, cosa strana, perchè i nostri concittadini
non s’avvicinano tanto facilmente alle nostre riunioni
temendo... chissà ! forse la scomunica o per lo meno
un rimprovero da parte del prete.
La graziosa riunione si sciolse alle 4 pom. lasciando in tutti i cuori una grata impressione e
noi raccomandiamo alle preghiere dei fratelli la nostra risorta Associazione Evangelica.
0. Nicosia
Falermo. — Dopo due mesi e mezzo di assenza spesi in Isvizzera a prò dell'opera di evangelizzazione ha fatto ritorno a Palermo il pastore
Luigi Rostagno. Il signor Ern. Senàrega che durante
<|uel tempo lo aveva sostituito lodevolmente, vedesi
costretto dalle necessità dell’opera a partire per
Riesi ove prenderà il posto del Sig. Bertinat che
per ragioni di salute ha ottenuto dal Comitato un
congedo. Nel suo nuovo campo di lavoro lo accompagnano le nostre preghiere e i nostri voti. In questa settimana santa sono state tenute nella Chiesa
'V’aldese delle conferenze religiose speciali le quali
hanno jittirato un numeroso uditorio che sera per
sera è andato sempre crescendo fino a non lasciare
la sera del Venerdì santo neppure un posto vuoto
del vasto locale di culto. In quella sera venne celebrata la Santa Cena ; e quantunque il pastore
nvesse avvisato dal pulpito che coloro che non intendevano parteciparvi erano liberi di uscire dopo
la benedizione, pochissimi furono coloro che si mossero. L’imponente assemblea composta per due terzi
di estranei volle prender parte alla cerimonia, avvicinandosi alla mensa i fratelli, rimanendo seduti
al loro posto gli uditori. Il silenzio, il rispetto, il
raccoglimento furono inappuntabili, e la cerimonia
riuscì veramente solenne ed edificante. — In queste sere il Verbo di grazia e d’amore è stato largamente annunziato a centinaia di uditori ben disposti.
Si è copiosamente seminato e adacquato. Voglia
l’Onnipotente far germinare la divina semenza nei
cuori e dare l’accrescimento ! —
DIBLlOQRflriA
C. Nicolet: « Dieu dii-. Que la lumière soit! ».
Sermón.
Il signor Nicolet è pastore della Chiisa Riformata
francese di Gopenhaghen. Questo sermone fu da lui
predicato il giorno 3 Novembre 1907 in occasione
della festa della Riforma ; i suoi uditori ne vollero
la pubblicazione ed il pastore Nicolet acconsenti a
pubblicarlo.
Ma con generoso pensiero egli volle che la vendita
andasse a profitto della Chiesa Valdese, che prosegue
in Italia 1’ opera della Riforma.
Il sermone del signor Nicolet è, in fatti, degno di
pubblicazione. R’ semplicissimo, è chiaro, è sobrio :
parla della Riforma, ponendola nella storia all’ altezza che realmente le spetta. Dice che la Riforma fu
un' opera di Dio, una luce che il Signore del cielo e
della terra fece risplendere in mezzo agli uomini
immersi da Roma nello più fitte tenebre. La tesi che
oramai tutti accettano, tranne i predicatori quaresimalisti della Cliiesa Romana.
Raccomandiamo agli amici di comprare questo opuscolo istruttivo; faranno due cose buone: arricchiranno le proprie cognizioni, aiuteranno la nostra
missione.
Si possono rivolgere domande all’ Amministrazione
del periodico nostro: Via Nazionale, 107.
*
* *
G. Giusti Siuopoli : Il Liberatore, dramma in 4 atti.
Presso la Casa Editrice Metodista, Via Firenze 38,
Roma. — Prezzo : L. 4,00.
Il Giusti Sinopoli è una vecchia conoscenza del
pubblico italiano ; il suo nome corse su tutte le bocche quando Giov. Grasso fece trionfare la Zolfai a e
Mastru Sinnacu.
Dicono gli intenditori che egli architetta bene un
dramma, bene lo conduce al termine, bene lo inquadra,
bene lo fa tutto, insomma. Finora ha dato prova di
saper fare, dunque è naturale supporre che questo
ultimo lavoro sia meritevole di laude come e più de’
precedenti.
Ma un giudizio, quand’anche potesse emanare autorevolmente da noi, intorno ad un dramma non può
darsi che in teatro. Un dramma noioso a leggersi può
essere stupendo sulle scene e viceversa. Aspettiamo
pertanto, che li Giusti Sinopoli faccia rappresentare
il suo lavoro ; allora ne riparleremo.
Per ora facciamo sapere che si tratti di un avvenimento palestinese in cui entrano essèni, i farisei, Ponzio Pilato, la moglie di costui, i sacerdoti, Gesù Cristo,
il Calvario eec. L’azione si svolge intorno ad una
linea guidatrice ; l’amore di Abisua, figlio di Giona
fariseo, ex amante di Claudia, moglie di Pilato, divenuto poi essèno, per una schiava che non è schiava,
ma nientemeno è figlia di Erode il Grande e sorella
di Erode Antipa.... Gesù, durante lo svolgersi del
dramma è assente e non sappiamo di lui, se non quel
poco che qualcuno dice. Solo alla fine egli compare,
quando si avvia al martirio e Abisua lo saluta e lo
esalta.
Questa sobrietà rispettosa nel parlare del Cristo è
lodevolissima ; il Cristo non parla mai, ma Egli pure
è presente nell’animo di tutti, aleggia nell’ambiente
che è tutto pregno di Lui. In ciò il Giusti Sinopoli
è stato artista mirabile. Ma una cosa non abbiamo
capito : chi è il Liberatore ? E’ Abisua che libera la
schiava ? E’ Gesù che liberà l’umano genere ? Ovvero
il poeta ha voluto mostrarci come l’idea di liberazione, discendendo dal Cristo, si spanda nella vita e
vi operi (esempio Abisua che ama la schiava e per
cagione di lei si lascia diseredare e scacciare)?
B. Labanca : Ultima polemica filosofica con una
nota sopra uno « Studio critico > della filosofia di
Hegel di B. Croce. Roma 1908.
Giovanni Gentile, professore di storia della Filosofia a Palermo, conduce uno studio su La filosofia
in Italia dopo il 1850 nella Critica, rivista diretta
da B. Cr-)ee. E il professor Gentile pare non sia tanto
gentile con coloro di cui' esamina le idee ; almeno
non lo è stato col prof. Labanca, il quale gli risponde
con la fierezza di un giovanotto e con la lucidità che
gli è consueta.
Lasciamo stare il dibattito delle idee, che è fecondo
sempre : il Gentile ha diritto di pensarla diversamente dal Labanca e questi ha diritto di difendersi.
Ma quel che colpisce dolorosamente in questo increscioso affare, onde originò 1’opuscolo che abbiamo
sott’ occhio, è il poco urbano modo con cui il Gentile ha parlato del venerabile prof. Labanca.
Filosoficamente sbrogliatavela tra di voi, signori ;
ma in linea di buona creanza, egregio ed anche illustre professor Gentile, noi dobbiamo darvi torto. Ce
ne dispiace, ma non possiamo fare altrimenti. Ogni
uomo il quale lavori onestamente è rispettabile, secondo ciò che si crede generalmente. Se poi adesso
è moda di maltrattare e di accusare coloro che faticano indefessamente, allorai.. è un altro conto : noi
non comprendiamo più. ;
La Rivista Cristiana. — Sommario del numero di
Aprile 1908 :
R. Mariano. ■— Lettera a Ugo Janni.
F. Lensi. — L’introduzione del Cristianesimo nelr IIli ria.
F. Granjon — Contro il falso Libero Pensiero.
G. Banchetti. — Piramide, sulla punta o piramide
sulla base.
E. Giampiccoli, M. Falchi, R. Prochet, eco. — Sui
nostri metodi di evangelizzazione.
U. Janni. — Cronaca del Movimento Religioso.
Pagine Omiletiche. ,
Il pensiero degli on. Stoppato, Pinchia ecc... sulla
religione.
Dalle Riviste e dai Giornali — In Biblioteca.
Nova et Vetera — Rivista quindicinale. — Sommario del n. 7 :
Studi : Paolo Vinci. — Perchè restiamo nella Chiesa.
Angelo Crespi. -- Critica storica - Critica filosofica
— Intuizione religiosa. — *** Cattolicismo medioevale
e neo cattolicismo. (Dalle « Lettere di un prete mo"
dernista »). I libri : A. Loisy. — Quelques lettres.
E Mach. — La connaissance et 1’ erreur. I. Ruskin
— Le fonti della ricchezza. R. Ottolenghi — Voci
d,’ Oriente. IF. Charpin — La question religieuse. F.
Heiner — Der neue Syllabus Pius X. — Fatti e commenti : Tyrrell e Loisy (Frottole di giornali clericali)
— Il casoWahrmund — Una delazione — La grande
infamia — Un prezioso giudizio sul modernismo —
B. Croce e il modernismo — Mons. Benigni, il sig.
Olivi, la Corrispondenza romana — Gesuiti àuguri
— P. Sabatier e le sue conferenze di Londra.
XJl^TIM’ORA
L’iiiaugiirazione dal Coagresso feDiminile
Giovedì, 23 Aprile
E’ stato questa mattina inaugurato il Congresso
femminile italiano nella sala degli Grazi e Curiazì in
Campidoglio alla presenisa di S. M. la Regina Elena
e di S. A. R. la Principessa Letizia.
L’animazione e il concorso erano grandissimi. Alle
10,25 la Regina eutra, salutata da un lungo applauso.
Veste un abito di color bigio chiaro semplice, elegantissimo e porta al collo un boa bianco. Saluta sorridendo e si siede, avendo a destra la Principessa.
Si alza a parlare il sindaco di Roma Natban, che
porta il saluto della città, iu cui, dice, 1’ elemento
femminile predomina leggermente. Egli si augura che
dalla mole degli argomenti posti in discussione si
sprigioni specialmente ciò che può essere utile e pratico nel momento presente.
Parla della vera e nobile emancipazione che ottiene
la donna nella sua funzione materna, di cui è alto
esempio la nostra Sovrana. Termina esortando alla
cooperazione dell’ uomo e della donna per il bene di
tutti.
Terminato il discorso del Sindaco, l’on. Rava, ministro della Pubblica Istruzione pronuncia un bellissimo discorso improntato a grande simpatia per questa riunione, di cui riconosce 1’ alta importanza e il
profondo significato. Accenna alla parte che ebbero le
nostri madri nella formazione deU’onità italiana e alla
missione educatrice della donna nella scuola.
Lo Stato, dice il ministro, non ha ancorja dato alla
donna la scuola che le compete, ma la donna ha dato
il suo prèzioso contributo alia scuola, aiutando poderosamente nella lotta contro l’analfabetismo. Si augura
che molti problemi abbiano pratica soluzione.
In mezzo alla generale e religiosa attenzione la contessa Spalletti legge un discorso pieno di buon senso,
riscuote molti applausi calorosi. Ella dice di sentire la
propria responsabilità come presidente del Comitato
Permanente e ringrazia tutti coloro che hanno cooperato alla buona riuscita del Congresso e tutti gli
intervenuti, cominciando dalla Regina. Il nostro femminismo non suona lotta — esclama la contessa Spalletti — ma concordia ed elevazione. La donna sarà
sempre donna e non vuole sostituirsi all’uomo.
Dichiara aperto il Congresso in nome di S. M. la
Regina.
{Daremo un resoconto dettagliato de’ lavori del Congresso al prossimo numero).
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