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ECO
DELLE VALLI VALDESI
su. rEYTOT .Arturo
'' C. Cabel la ^2/5
1612> GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nam. 1? I ABBQNAMENTI ^ L. 3.000 per I’interno / Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE — 19 Marzo 1971
Una copia Lire 80 L. 4.000 per Feslero / Cambio di indirizzo Lire 100 1 Aram.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellìce - c.c.p. 2/33094
l Evangelo e la realtà
Un discorso biblicamente conforme
e fedele, ma di fatto inutilizzabile e
deludente, perché nella sua genericità
è privo di concrete indicazioni positive; utile, quindi, soltanto negativamente, in quanto « richiamo a non cedere
o indulgere a nessun genere di conformismo, a non confondere la contesta-zione cristiana con nessuna forma di
contestazione umana anche radicale ».
Questo, in sintesi, il giudizio che Paolo
Ricca ha dato di L'Evangelo della contestazione, l'ultima opera di Vittorio
SuBiLiA, da lui presentata qui la scorsa settimana (Razza di contestatori).
Il problema posto dal libro e dal contrappunto di questa presentazione merita di essere ulteriormente dibattuto
e sarebbe buona cosa se altri interventi venissero a contribuire a questa
riflessione comune. Intanto, formulo a
mia volta alcune osservazioni.
Nella sua stessa formulazione, il giudizio di Paolo Ricca mi pare esporsi a
questo interrogativo critico: un discorso che è profondamente radicato nelYhumus biblico, un discorso nel quale
palpita, e non soltanto per ricchezza
esteriore di citazioni, il messaggio del
Nuovo Testamento — questo viene cordialmente riconosciuto — può essere
poi accantonato come « generico » senza che questa valutazione ricada, per
poco o per molto, sulla stessa testi
Dieci anni fa moriva
Giovanni Miegge
Dieci anni fa moriva Giovanni
Miegge. Abbiamo chiesto a
Claudio Tron, che ne ha studiato con cura particolare la vita
e l'opera, di tracciarne per i
nostri lettori il profilo, in alcuni articoli. Grati per questo
contributo, pubblichiamo a pagina 2 il primo articolo della
serie, con ia quale desideriamo
rendere alla memoria di questo
nostro teologo l’omaggio più
vero e grato: fare sentire, senza
esaltazioni agiografiche, la vitalità del servizio che gli è stato
dato di offrire alla Chiesa. .
monianza scritturale? La predicazione
di Gesù, la testimonianza degli apostoli
ha quella « concretezza » che qui viene richiesta, lamentando la « genericità» dell’esposizione di V. Subbia?
Passate al vaglio dell’esemplificazione
critica di Ricca, non rischierebbero anch'essc di risultare « sterili », « vaghe »,
« immobiliste », « miraggi » anziché
« realtà »?
Infatti si ha un bel cercare o forzare i testi, non una parola neo testamentaria può essere indicata come esempio di contestazione strutturale; l’appello al ravvedimento si situa sempre
a livello del peccato personale, ovviamente non soltanto morale (si pensi
al giovane ricco e a certi farisei); troviamo solo questa contestazione, veramente globale («sterile»?): «lo schema di questo mondo passa » (I Corinzi 7: 31).
Così pure è innegabile in Gesù e negli apostoli la volontà di distinguersi
chiaramente, fino a dissociarsi, dalle
altre contestazioni dell’epoca, pur senza chiudere gli occhi sulle giustificazioni storiche reali che esse presentavano (il lavoro di Oscar Cullmann, Gesù e i rivoluzionari del suo tempo,
pubblicalo ultimamente anche in italiano e ampiamente recensito da V. Subbia su « Protestantesimo » 4/1970, mi
pare sintetizzare lucidamente e con
grande equilibrio la testimonianza del
Nuovo Testamento in proposito); la
loro è stata forse, con ciò, una posizione « vaga », « evasiva »?
Ancora: « il problema — dibattuto
in molte coscienze cristiane — se la
rivoluzione va fatta o no », così come
lo pone P. Ricca è esso stesso generh
co, tanto diverse sono le situazioni
nelle quali questo problema può porsi
e si pone; comunque, sia Gesù sia gli
apostoli hanno decisamente rifiutato
tale problema, su questo non ci può
essere dubbio: ma si può affermare
che il loro è stato un discorso « equidistante », « neutrale », « immobilista »?
Sempre ci troviamo alle prese con una
dimensione diversa, che non riusciamo
a far rientrare nei nostri schemi di conservazione o di rivoluzione.
Quanto alla « via del deserto », anche per lo stesso Israele essa costituì
solo eccezionalmente e provvisoriamente una situazione storica « concreta », « reale »; eppure nella profezia,
nel culto, nella pietà, negli inni il deserto è rimasto come un punto di riferimento, non « miraggio » che lascia
« tutto come prima », ma condizione
di vita, la quale percorre come esiguo
residuo santo la storia del popolo di
Dio e della quale Gesù venendo ha trovato traccia négli umili che « aspettavano la consolazione d’Israele ». Condizione che Gesù ha assunto in modo
perfetto, affermando con pieno diritto
che « non aveva dove posare il capo »,
e che gli apostoli propongono invitando i credenti a « usare di questo mondo come se non se ne usasse »: eppure non risulta che chiamassero le chiese a condividere la loro vita errabonda, né che le spingessero all’ascetismo,
né che si distinguessero per particolari originalità strutturali — nell’amore
sì, ma quello non è struttura, e nella
speranza pure, ma in quella speranza
particolarissima che guarda al Regno
veniente e che per ogni persona realista è oppio, fumo negli occhi, tuffai
più miraggio alienante.
Prima di capire e di accettare i discepoli stessi hanno ripetutamente
considerato sterile, vaga, immobilista
la posizione di Gesù, impazienti, sempre più delusi, fino all’abbandono, al
rinnegamento, fino a venderlo, affinché
almeno a questo servisse; e anche la
folla, alla fine, gli ha realisticamente
preferito Barabba, il miraggio era svanito. Solo la ’novità’ di Pasqua — ma
quella sì, per ogni età — rende feconda, precisa e concreta, fermentante la
predicazione di Gesù, la testimonianza
apostolica. Colui al quale lo Spirito
della Pentecoste non ha svelato l’evento di Pasqua non può che continuare
a vedere soltanto il trascinarsi della
vecchia vita palestinese, della contraddittoria pax romana e di tutte le altre
che si sono avvicendate fino ad oggi.
Chi ha contemplato nella fede il Risorto e crede alle sue promesse, « leva
il capo, perché la redenzione è vicina ».
Paolo Ricca sa perfettamente quanto sopra e indubbiamente lo condivide
e può insegnarmelo. Comprendo, d’altro lato, che in sostanza i suoi rilievi
critici equivalevano a richiedere indicazioni etiche concrete, desunte dall’indiscusso fondamento teologico. La
richiesta è legittima e sono in molti
a farla, anche se comporta l’incamminarci sul terreno infido, comunque rischioso dei nostri ’prolungamenti’ interpretativi. Forse però P. Ricca non
si è reso conto di formulare i suoi rilievi in modo tale da lasciare l’impressione che la verità evangelica acquisti
peso e realtà, esca dalla sterilità verbale, dal velleitarismo immobilista,
dalla vaghezza nella misura in cui si
precisa e si realizza storicamente, nella misura in cui prende forma nelle
nostre azioni e nelle nostre strutture
o ristrutturazioni. Non è questo il suo
pensiero, ma così suonava sostanzialmente il suo discorso, la scorsa settimana. Non è un discorso nuovo; è un
discorso che va oggi per la maggiore;
è il vecchio discorso pietista che si ripresenta in forma aggiornata e che
molti (non tutti) fanno esplicitamente
o implicitamente su « Nuovi tempi » e
su « Gioventù evangelica », che Mario
Miegge ha teorizzato ne 11 protestante
nella storia e che la FGEI ha proposto
alla riflessione dei nostri giovani; è lo
« spirito dell’epoca » che riaffiora continuamente nelle classi di catechismo,
nei gruppi di studio e d’impegno, che
anima tanta parte dell’attività cristiana a livello ecclesiastico e a livello ecumenico e che, come notavo qui recentemente, illumina di una luce evangelicamente ambigua anche l’aspetto più
radicale del programma del CEC contro il razzismo, in appoggio ai movimenti di liberazione africani. Contro
questo primato della nostra prassi,
contro la pretesa di mutare la fede in
visione (dando spazio pletorico alla
testimonianza secondaria di Giacomo),
L'Evangelo della contestazione protesta a mio avviso con piena validità
evangelica, senza con ciò trascurare
cenni etici (che indubbiamente saranno utilmente esplicitati, precisati, applicati), frammentari come sono quelli del Nuovo Testamento, umilmente
riferiti al centro cui va tutta l’adorazione c tutta la speranza; Gesù crocifisso, risorto, veniente. È la limpida
testimonianza che Paolo Ricca dà continuamente da queste colonne: comprenderà se mi ha sconcertato — e
non me soltanto — avvertire nel suo
scritto una nota diversa, e ribatterà
se l’ho frainteso... come spero!
Gino Conte
LA CHIESA ALLA RICERCA DI SE STESSA
L’avvenire della Chiesa
I lettori forse ricorderanno che nel
settembre dell’anno scorso ebbe luogo
a Bruxelles un importante congresso di
teologi cattolici indetto dalla rivista
Concilium. A che scopo? Lo precisò, all’inizio dei lavori, il presidente del congresso: « Non ci siamo qui riuniti in
un atteggiamento di sicurezza e sufficienza per proporre solamente dei
grandiosi progetti concernenti l'avvenire della Chiesa... Ciò che qui ci riunisce è il bisogno, vista la situazione nella Chiesa e nel mondo, di cercare insieme con la riflessione e la discussione
ciò che, al di là del pluralismo sempre
crescente fra noi, può essere enunciato
di comune accordo in relazione all'avvenire della Chiesa ». L’obiettivo del
congresso era dunque la ricerca di un
consenso teologico e di fede intorno ad
alcune questioni fondamentali relative
alla condizione e funzione cristiana nel
mondo di oggi e di domani. A Bruxelles
convennero oltre duecento teologi, tutti
o quasi della linea progressista, appartenenti a 34 paesi diversi. Il tema generale; L'avvenire della Chiesa si articolò
in quattro sottotemi che vertevano, nell’ordine, sul futuro della teologia, sul
futuro del messaggio cristiano, sul futuro del mondo e presenza, in esso,
della Chiesa, sulle future strutture del
iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiMmiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
la Chiesa. Ciascun argomento fu fatto
oggetto di tre diverse relazioni affidate
ad alcuni fra i più illustri teologi cattolici del nostro tempo: Kung, Rahner,
Schillebeeckx, Metz, Congar, ecc. Al
termine dei lavori furono votate dodici risoluzioni sui vari problemi discussi, che rivelarono Resistenza di un
largo consenso fra i teologi presenti. Intorno ad altre quattro mozioni, pure
poste in votazione, si manifestò invece
un notevole dissenso (una mozione venne addirittura respinta) in quanto riguardavano l'impegno politico e civile
del cristiano e costituivano una presa
di posizione esplicita su alcuni problemi e situazioni scottanti. Apparve anche a Bruxelles quella che è ormai
una caratteristica tipica della cristianità odierna: membri (anche teologi) di
una stessa chiesa sono uniti sul piano
della professione di fede ma divisi su
quello dell’impegno, concreto.
E ora uscito, edito dalla Queriniana,
Il libro del Congresso, che riproduce
integralmente il testo dei discorsi, delle
relazioni e delle decisioni, oltreché fornire una serie di istruttivi dati statistici. È un libro importante perché importante fu il congresso. Importante
La politica dellagape
e la speranza cristiana
Nella politica dell’''gape un elemento
fondamentale è l’attésa del ritorno di
Cristo. Questo non rappresenta solo la
vera speranza cristiana, ma è un fatto
determinante in tutte le nostre scelte e
azioni. È come l’attesa di operai che
lottano per le loro rivendicazioni ma
sanno che solo un rovescimento totale
delle attuali strutture darà loro la giustizia e la libertà alle quali aspirano. 11
ritorno di Cristo non va visto in funzione solo della salvezza personale ma
proprio, e ben di più, dell’avvenire
vero dell’umanità. Infatti, tutti gli sforzi umani, compresi quelli dei credenti,
potranno condurre ad un miglioramento delle relazioni fra gli uomini e della
loro convivenza, ma non riusciranno a
sanare il male vero che rende instabili
anche le migliori istituzioni, le più sane
strutture, i più puri movimenti. Tutto
è sotto il segno della corruzione e della morte e nulla resiste al logorio non
solo del tempo ma della stessa instabilità umana.
V’è sempre chi penserà che parlare
di ritorno di Cristo nella specificità di
una posizione politica non sia cosa pratica né seria. Ma v’è qualcosa di più
pratico e di più serio della verità? O
questa ci serve solo per le meditazioni
di sacrestia e per le discussioni di salotto? Non deve essa scendere nella
vita e perciò nella politica? Il ritorno
di Cristo è un fatto di primissima rilevanza nel messaggio evangelico. Se per
noi credenti è cosa seria parlarne nella
ricerca teologica, come non dovrebbe
esserlo in quella politica?
E indispensabile, dunque, nell’impegno politico avere gli occhi fissi alla
realtà ultima del ritorno di Cristo e dei
nuovi cieli e della nuova terra ch’Egli
ha promesso di stabilire. Si rischia, altrimenti, anche se coscienti di essere
solo strumenti dell’azione del Risorto,
di illuderci di esser noi i costruttori
del « nuovo mondo ». Questo si manifesta laddove e quando siamo in comunione col Cristo, come luce che
splende nella notte, ma la notte non è
tolta. La promessa, invece, è che Egli
verrà a toglierla e la sua luce splenderà
finalmente senza contrasto di tenebre.
La sua attuale presenza fra gli uomini,
che egli guida col suo Spirito, è un
anticipo dell’era nuova, della nuova
creazione, ma non ancora questa. La
nuova creazione non è prodotta dalla
nostra fragile obbedienza ma piuttosto
dal suo intervento definitivo, nell’ora e
nel giorno che a nessuno è dato di conoscere, ma che è così fortemente e
esplicitamente promesso nel Nuovo Testamento. Gesù Cristo rivela in sé un
« mondo nuovo » e dà ai suoi discepoli
il mandato di annunziarlo con parole
e con atti, parole ed atti che siano segni e profezia del Suo nuovo mondo cd
al tempo stesso, servizio fraterno ai
minimi di questo nostro rnondo; ma
dobbiamo riconoscere che né in Lui né
nell’insegnamento apostolico y’è alcuna
parola che ci dia l’illusione di esser noi
i costruttori di una società veramente
nuova. In altre parole la politica dell'agape ci spinge a rinunciare a noi
stessi ed entrare nel sistema della croce, come sola via vera per ogni attività
umana e come nuova dimensione della
grandezza, ma non ci illude di poter
andar oltre la croce. Per ora, solo Cristo ci ha preceduto nel mondo della resurrezione. Ed Egli tornerà per instaurarlo in mezzo agli uomini. Allora ogni
cosa sarà fatta nuova.
Per quanto lo amassero, i discepoli
non potevano risuscitare quel Gesù che
Caiafa e Pilato avevano ucciso. Dio lo
ha fatto, ed in modo che il risorto non
è più soggetto alle torture ed alla morte dei suoi passati e presenti persecutori. Così questo mondo rovinato (e
chissà un giorno forse anche distrutto)
dai suoi Caiafa e Pilati non potrà, certo, esser riedificato o rifatto da noi, ma
sarà, secondo la promessa dell’Evangelo, ri-creato dall’Iddio della Resurrezione in una nuova terra ed in nuovi
cieli. L’agape difatti non viene meno.
La verità dell’agape di Dio rimane verità anche se gli uomini la crocifiggono
La speranza cristiana sta proprio in
questo che l’Iddio creatore si è manifestato in Cristo Risorto come Colui
che fa ogni cosa nuova. Questa nostra
stessa materia sarà un giorno trasformata per partecipare alla gloria dei
figliuoli di Dio.
L’attesa del ’nuovo’ di Dio, quello che
lui opera, non ci può lasciare inoperosi. Chi ama vuol già ora partecipare, in
qualche modo, al mondo dell’agape anche se questo avrà piena realizzazione
al termine dei tempi. Ed è per questo
che si associa alle sofferenze di Cristo
e trae la sua forza dalla croce di Lui
ove tutto è compiuto. Son, poi, le nostre scelte e le nostre azioni che manifestano la nostra attesa, non mai l’inerzia pigra delle vergini sonnacchiose
(Matt. 25: 5).
« Così, secondo il Nuovo Testamento
tutto è coinvolto nel processo della salvezza, di cui Cristo è il centro ed il promotore. La creazione, la redenzione, ma
anche l’attesa del tempo presente in
vista deH’adempimento finale, dipendono dalla morte di Cristo. Questo adempimento sarà proprio un atto creatore
d’un nuovo cielo e di una nuova terra (2 Pietro 3; 13). Per questo Cristo
tornerà sulla terra. L’evento decisivo,
come la prima volta sotto Ponzio Pilato, avverrà sulla terra, poiché la materia stessa dev’essere anch’essa ricreata » (Q. Cullmann, Il ritorno di Cristo).
Al di là del nostro servizio, profetico
e fraterno, sta una realtà assolutamente nuova, che sarà manifesta col ritorno di Cristo, non il risultato delle nostre scelte e del nostro impegno. I risultati delle nostre azioni son comunque provvisori ed assai relativi. Anche
nella migliore delle ipotesi la comunità
umana porta pur sempre in sé il germe
della corruzione e della morte. Quel
che ci è promesso è una resurrezione
(contìnua a pag. 3)
Tullio Vinay
per il tema, il cui interesse non ha bisogno di essere illustrato; importante
per la qualità degli oratori, che costituiscono il meglio della teologia cattolica contemporanea, anche se non la
rappresentano tutta (la « linea Paolo VI » fu presente a Bruxelles con soli
sette esponenti mentre mancavano i
cosiddetti « riconvertiti » post-conciliari come Daniélou); importante infine
sul piano ecumenico — è a questo titolo che ce ne occupiamo — come termine di confronto nel dibattito interconfessionale. In effetti il tema generale del congresso e quelli particolari
occupano un posto di primo piano
nella ricerca che molti cristiani di tutte le chiese stanno conducendo nella
speranza di riscoprire e ridare alla
Chiesa una fisionomia che sia autenticamente evangelica. Con alcuni articoli
ci proponiamo di illustrare la tematica
svolta a Bruxelles e discuterla criticamente. Qggi ci limitiamo a un paio
di osservazioni introduttive.
Il tema del congresso: « L’avvenire
della Chiesa » deve anzitutto essere
confrontato con l’Evangelo, il che purtroppo a Bruxelles non accadde. Posto
in questa'luce, il tema rivela immediatarnente la sua scarsa consistenza evangelica e appare bisognoso di sostanziose rettifiche. È facile avvedersi leggendo il Nuovo 'Testamento che per la fede
cristiana originaria l’avvenire della
Chiesa non è un problema. Secondo il
Nuovo Testamento la fede non ha da
occuparsi del futuro della Chiesa ma
da un lato della presenza del Regno e
dall altro del futuro del Signore, cioè
del suo ritorno. Può sembrare che si
tratti soltanto di un innocuo mutamento di prospettiva che non intacca
la sostanza né pregiudica l’equilibrio
del discorso. Invece è in gioco proprio
l’orientamento di fondo e la natura
stessa della fede. Non si tratta di un
mutarnento di prospettiva ma di una
inversione delle priorità stabilite dei
primi cristiani. Se si vogliono rispettate queste priorità occorre che anche
oggi i cristiani si occupino non del futuro della Chiesa (cioè di loro stessi!)
ma del Signore che col suo ritorno è
l’unico avvenire della Chiesa (se ne ha
uno!), e del Regno che è il suo unico
presente (sempre se ne ha uno!).
Una seconda osservazione critica, dettata non più dal Nuovo Testamento ma
dalla condizione attuale della Chiesa,
può esser questa. Scegliere di parlare
della Chiesa di domani piuttosto che
della Chiesa di oggi può essere un’opera intelligente e costruttiva di previsione e preparazione del futuro ma può
anche costituire, senza volerlo, un classico esempio di fuga in avanti: si programma il domani perché non si può,
non si vuole, o non si osa programmare l’oggi. Comunque sia, i teologi riuniti a Bruxelles, pur preferendo immaginare la Chiesa del futuro piuttosto
che affrontare la Chiesa del presente,
hanno anche indirettamente parlato di
quest’ultima e a quest’ultima. Il loro
intento era proprio questo: parlare
della Chiesa di domani alla Chiesa di
oggi invitando quest’ultima a modellarsi sulla prima. Invito implicito, non
esplicito, ma ugualmente pressante. Anche qui però una domanda si pone: il
modello che è opportuno proporre alla
Chiesa di oggi è proprio la Chiesa di
domani, cioè tutto sommato un’ipotesi
più o meno plausibile? Se si vuole proporre un modello alla Chiesa di oggi
perché non ricorrere direttamente a
quello (o quelli) del Nuovo Testamento? I modelli apostolici non sono forse più autentici e autorevoli di tutti
gli altri, presenti o futuri (anche se non
si pretenderà, ovviamente, che la Chiesa di oggi sia una pura e semplice imitazione o riproduzione, di quella apostolica)?
Apprendiamo infine dal libro del congresso che quest’ultimo è stato patrocinato da un « comitato d’onore » costituito da 19 personalità ecclesiastiche
e civili, il cui elenco apre solennemente il volume. Vi si notano: una « eminenza », sei « eccellenze » (5 ministri e
1 primo ministro), un cavaliere, un barone, cinque presidenti, eccetera. Difficilmente si poteva formare un comitato d’onore più « costantiniano » e più
« classista » di questo. Dobbiamo prendere anche questa come un’indicazione
programmatica per la Chiesa di domani? In tal caso, sarebbe molto simile a quella di ieri. E comunque: in
mezzo a queste eminenze ed eccellenze,
baroni e cavalieri, come si troverebbe,
domani e anche oggi, il falegname di
Nazareth ?
Paolo Ricca
2
pag. Z
N. 12 — 19 marzo 1971
L’ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
Glowpnni mieGGe, uomo di pRoniieRR
1 - La vita di un uomo libero
Scrivere di Giovanni Miegge ad un
decennio dalla sua scomparsa non è
una cosa che possa farsi senza passione. Vorremmo almeno farlo senza passionalità, anche se è difficile pure questo in un ambiente ristretto come il
nostro, in cui, come si esprimeva Giorgio Spini su « 11 Ponte » in occasione
della morte di Miegge, egli è stato un
« padre della chiesa nel senso augusto
ed antico del termine: l’uomo che addita agli altri la via con impareggiata
autorità morale, interpretando il messaggio evangelico nel linguaggio della
generazione presente ed alla stregua
dei suoi problemi ». Come rinunziare,
quando è possibile senza troppe forzature, a fare di un padre della chiesa
il padre delle proprie idee? Paradossalmente, proprio un uomo come Giovanni Miegge, dal pensiero lucido quanto
nessun altro nel nostro secolo fra i
protestanti italiani, si presta assai facilmente ad essere strumentalizzato
per fini che non erano suoi, dalle diverse componenti attuali del dibattito
interno delle chiese evangeliche.
Cronologicamente Miegge è un uomo della generazione dei pastori emeriti di oggi — vissuto fra il 1900 e il
1961 —; ma gli ultimi anni dell’800 e i
primissimi del ’900 furono assai avari
di vocazioni pastorali nella Chiesa Valdese, perciò è difficile cercare termini
di confronto con uomini oggi viventi
per capire la sua vita. Tutti i tentativi di assumere Miegge come padrino
di posizioni oggi esistenti sono privi
di fondamento.
Al momento attuale si riscontrano
in Miegge posizioni contrastanti fra di
loro, perché dalla sua morte in poi
queste si sono radicalizzate e si rende
necessario fare una scelta che al suo
tempo non era necessario fare. Questo non significa che il suo pensiero
abbia perso la sua attualità, ma solo
che non è possibile fare della teologia
che valga per sempre. La teologia é
un modesto servizio all’annunzio dell’Evangelo, per un certo tempo. Ma,
per quanto indispensabile, la teologia
non può mai essere definitiva ed invariabile in ogni sua parte. Giovanni
Miegge ha risposto con la sua teologia al suo tempo, da uomo libero; ma
anche nell’arco òtesso della sua vita
c’è stata una parabola che sarebbe pericolosissimo interpretare come correzione di un pensiero inizialmente sbagliato o parziale. Alludiamo all’apparente contrasto che c’è fra il barthismo della « divinità di Dio » e la « rivalutazione del finito ». Fissiamo due decenni: gli anni '20 e gli anni '40. Negli
anni ’20 Miegge, come i Barthiani in
genere, rivendica, di fronte al tentativo di superare lo schok della prima
guerra mondiale mediante le glorie fasciste. la divinità di Dio: la guerra
aveva tolto le illusioni fondate sulla
visione del progresso umano, ma in
tutta Europa forze varie tentavano di
creare altre illusioni fondate su una
pretesa grandezza umana: quella della
razza e del nazionalismo; la teologia
evangelica reagisce dicendo che l’uomo è destinato alla morte e che a Dio
solo appartiene la gloria. Come la Riforma aveva negato la gloria ai Santi,
così la teologia evangelica degli anni '20 la nega ai duci. La seconda guerra mondiale renderebbe, però, questa
predicazione banale e scontata: tutti
10 vedono che i duci cadono. Giovanni Miegge è allora tra i primi a portare avanti in Italia la teologia della
« rivalutazione del finito »: la gloria
di Dio non è un bene di cui Egli gode
noncurante delle miserie dell'universo,
ma si manifesta nella grazia che fa
agli uomini e alla creazione intera. Anche le cose finite, dunque, cioè limitate e sottoposte alla morte, hanno una
loro validità non intrinseca, ma concessa da Dio, che è giunto al punto di
farsi uomo nella persona del suo Figliolo, cioè di farsi finito, limitato, anche Lui. fn un tempo in cui la profezia di sventura, per usare un termine
dell’Antico Testamento, servirebbe al
massimo a confermare quello che tutti già sanno, la rivalutazione del finito
è una parola di speranza, un evangelo,
un buon annunzio, quando non ci sono
più annunzi buoni, nemmeno falsi, come nel ventennio.
Queste posizioni teologiche sono
dunque, se vediamo bene, strettamente vincolate al loro tempo, non nel
senso che ne traggano indicazioni per
11 contenuto della predicazione, che
non può venire se non dalla Parola di
Dio, ma perché dalla Parola di Dio
prendono il messaggio che può essere
dato in risposta alle situazioni storiche. Tuttavia sarebbe difficile ricondurre tutta l’opera di Miegge entro
questi schemi. Sono, infatti, presenti
in lui atteggiamenti che è assai più
difficile conciliare tra di loro.
Il maggior teologo della nostra chiesa non è un genio precoce: i suoi primi articoli compaiono sull’« Echo des
Valides Vaudoises » e sulla «Luce»
nell’agosto e nell’ottobre del 1922 e
non sono di argomento teologico. Quello dell’agoslo, sulla « Luce », è contro
l'infatuazione sportiva; quello dell’ottobre, sull’« Echo », è una difesa della
legge delle otto ore lavorative contro
uno scritto apparso precedentemente
sullo stesso giornale in difesa delle
dieci ore di lavoro. Non intendiamo
dire con questo che la maturazione sociale e politica di Miegge sia venuta
prima di quella teologica, ma si deve
riconoscere che egli non ha aspettato
di avere una teologia elaborata per
farne derivare le conseguenze sul piano dei rapporti umani, bensì le due cose sono procedute per lui di pari passo fin dall’inizio. La teologia non si è
mai ridotta a disciplina ma è sempre
stata solidamente legata alla prassi.
Più difficili ancora da conciliare che
non teologia e prassi, sono, però, taluni aspetti del lavoro ecclesiastico di
Miegge come pastore, soprattutto, ma
anche come professore. Innanzitutto il
tenace, duro, completo attaccamento
al Valdismo, inteso non solo come confessione di fede, ma anche come popolo. Miegge rivela in tutta la vita questo attaccamento, ma in modo speciale in alcuni articoli pubblicati sulla
« Luce » negli anni 1926-’29 sotto il titolo generale di « Profili valdesi »: vi
si parla di « un savio »: figura venerabile di vecchio valdese che riflette nel
suo pensiero la formazione e la vita in
un popolo di antica tradizione protestante; della « priero »: la riunione
quartierale alle Valli; del « mercante
di Bibbie »; dell’« olmo di Arnaud »; di
« un eletto »: un valdese che riflette la
elezione nel senso di Israele; della « fèto » del XVII febbraio (tema che torna
spesso in Miegge); del matrimonio con
la presenza paesana, ma anche fraterna, alla cerimonia nuziale. Possiamo
citare ancora il suo opuscolo su « L’eredità dei padri », il cui titolo da solo
evoca un tipo di ideologia che comprendiamo assai meglio nei valdesi filofascisti. Questo attaccamento a un
valdismo, certo fatto di eletti e non
di eroi — particolare assai significativo — si spiega difficilmente se pensiamo 2i\Vapertura europea ed ecumenica
di Miegge, priva di provincialismo
umano ed ecclesiastico, se non attribuendolo ad una personalità poliedrica in cui erano effettivamente compresenti posizioni che oggi non possono
più esserlo. Miegge non risparmia la
critica a questo popolo di eletti: contemporaneamente ai « profili » pubblica una serie di articoli sugli « idoletti
del focolare » della teologia liberale:
l’esempio, l’altruismo e il praticismo:
cose di cui si gloria anche la gente
valdese, evidentemente. E il suo desiderio di vederla cambiare si esprime
nello sforzo paziente, fino alla morte,
di dare una formazione teologica barthiana attraverso i giornali popolari —
più ancora che attraverso le riviste —
a un popolo la cui fede, fino ad oggi,
è soprattutto di natura fondamentali.sta e pietista o, in qualche ambiente,
liberale. Basti pensare che nel ’35
Miegge tentava di divulgare la Dogmatica di Barth sulla « Luce ». Se si pensa che più o meno un decennio prima
lo stesso uomo aveva introdotto a Massello la festa deW'albero di natale, si
potrebbe supporre che fosse avvenuto
in lui un rovesciamento di impostazione ecclesiastica; invece, no: era lo
stesso uomo.
Più paradossale ancora è la discussione sul battesimo fra Giovanni Miegge e Paolo Bosio. Giovanni Miegge,
l’uomo di chiesa confessante, tutto
sommato; l’uomo che in tempi di fascismo esalta il pacifismo sull’« Echo »
(1927), fa conoscere I’« altra Germania », quella dell’opposizione confessante, appunto; che pensa in dimensioni
europee in periodo nazionalista; e che,
quindi, dovrebbe pensare a una chiesa
fatta di credenti confessanti e non di
battezzati indifl'erenti, sostiene il battesimo dei fanciulli. Paolo Bosio: l’uomo della chiesa-popolo; l’uomo che sostiene la battaglia della Federazione
Giovanile Valdese, che taglia la gioventù valdese non solo dai rapporti
internazionali, ma anche da quelli interdenominazionali in Italia; l’uomo
della chiesa costantiniana in modo cosciente e pieno (abbiamo riletto proprio in questi giorni per caso una sua
conferenza su « I Valdesi e la patria »),
esprime, invece, la preferenza per il
battesimo dei credenti.
Cercare, un superamento di queste
contraddizioni sarebbe voler costringere Miegge in schemi che non gli erano propri. La sua vita paradossale, le
le sue posizioni contraddittorie, la sua
spregiudicatezza possono solo essere
viste come sintomi della libertà del
l’Evangelo come è stata vissuta da
quest’uomo. Ci ripromettiamo, in una
serie di prossimi articoli, di esporre,
invece, i punti salienti del suo pensiero teologico nelle opere più impegnative, nelle quali, invece, ci è dato di
scorgere una linea coerente e sicura
che fa sì che Giovanni Miegge possa
ancora per molti anni essere per noi
un maestro da seguire con la stessa libertà di cui è vissuto lui, senza volerne ricalcare le orme in maniera pedissequa ma tenendo tuttavia conto dell’impronta evangelica inconfondibile
che riveste la sua n.cditazione.
M. c. TRON
Sull eventualità delVingresso
della Chiesa Romana nel C, E. C.
È doveroso, per ogni credente, continuare e approfondire la discussione, oltre il dissenso Bertalot - Suhilia
iiiiiiMiiiiMMiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMtmiimMimi immMMiiiiiiiiimimiiii
QUALE DIO ?
Nell’operetta di L. Gagnehin, nella nuova collana « /•¡ethina », una
presentazione, che vuol essere discutibile e discussa, di certi aspetti del problema di Dio quale si pone alla coscienza c -ntemporanea
L'autore è un giovane pastore nato nel 1939
a Losanna, attualmente al servizio della chiesa
del Foyer de l'âme di Parigi. Ha già pubblicato altre opere su A. Gide, .4. Camus, S.
de Beauvoir. Arte e religione.
Ecco come egli presenta il suo lavoro : « Il
carattere sovente audace e polemico di Quel
Dieu? è dedicato alla domanda: a quale Dio
lare al messaggio evangelico: esso soltanto dà
a queste pagine le loro vere dimensioni e Quel
Dieu? è un dedicato alla domanda: a che Din
possiamo ancora credere oggi? Questo studio,
volutamente limitato e personale, non è riservato agli specialisti della teologia: è stato
scritto per il pubblico e con lui. La risposta
ivi proposta non segue alcun settarismo, ma si
iscrive nel quadro di una ricerca di cui sarebbe vano negare l'importanza. Da notare
che è .sembrato molto meno importante dare
l'impressione della serietà che prendere sul
serio l'eventuale lettore, evitando un linguaggio troppo accademico... ».
Seguendo ora le pagine del volumetto, incontriamo nel primo capitolo la domanda :
dare la prova di Dio, anche se fo.sse possibile,
a che servirebbe? 1 teologi ed i filosofi che
hanno voluto stabilire detta prova, per scuotere e distruggere ogni po.s.sibilith di dubitare,
per eliminare l’ateismo, in che senso hanno
lavorato? Il Dio che fabbrichiamo, gli atei lo
contestano, ed c forse un bene; poiché Dio che
la Bibbia ci annuncia non è quello che noi
comprendiamo, ma quello che ci comprende.
Non è oggetto, ma Signore della nostra fede,
n Credere in Dio non è avere una idea di Dio.
E' vivere, comportarsi in modo tale da testimoniare a favore della esistenza di Dio ».
Questo Dio della Bibbia, com'è? (Gap. 2).
.4s.soluto, impersonale, dio dei filosofi, del
buddi.smo...? Opimre è il Dio che amiamo
perché Egli ci ha amati per primo? Nel discutere questa domanda, l'aulore si sofferma sulla
definizione della religione e sulle ragioni della
scelta cristiana. 11 Din in cui crediamo è un
Dio cui siamo legati da un legame di amore, e
(|uesto legame ei riallaccia anche ai nostri fratelli. Dio non è .\SSOLlTTO ( ~ senza legami. a .se stante e solitario, autosuffieiente). ma
RELATIVO ( = in relazione con noi). Non è
neanebe impersonale, come si .sente dire spesso. ma (ler.sonale. nel sen.so di « persona »
(conlra)iposta a «individuo»; si nasce individuo. si diventa una ])cr.«ona). Egli è il Dio
vivente che mi trasforma in una persona capace di amare.
J, Si chiedeva un giorno ad Ernesto Kenan
se Din esistesse: rispose finemente: "Non ancora". Questa boutade risponde a una profonda verità » (eap. 3). .Secondo la Bibbia. Dio
non è. ma diventa, cioè non è fisso né immobile, eternamente arre-l.ilo nella prigione del
Nirvana. « Dio ancora > . titolo di questo capitolo. sta a .significan questa realtà; Dio e
Gesù non appartengont» a un passato remoto,
ma precedono la nostra marcia verso il futuro.
Si potrebbe dire conu- Renan che neanche
l'uomo esiste ancora; si è incamminato nella
direzione di questo Dio che cammina incontro a lui.
Eppure le statistiche dicono che per molta
gente Dio è morto (ca|>. 4). I cristiani e la
Chiesa portano una grande e pesante respon.sabilità circa questo ateismo; la storia cristiana è troppo piena di abusi, di crimini e di
guerre perché ce la possiamo .scrollare di do.sso
facilmente. Però bisogna anche dire questo; è
giusto che un certo dio muoia. Muoia il dio
delle mitologie, seduto in fondo al cielo e legato ad una rappresentazione del mondo a tre
piani Muoia il dio delle vendette, dei sacrifici
e delle guerre dell'Antico Testamento e del nazionali.smo o del tribalismo. Muoia ancora il
dio aristotelico che mise in moto l'universo e
che non serve più a niente, ora. Muoia infine
il dio tappa-buchi che .spiega le cose rimaste inspiegate, che si invoca nella disperazione, e che
sta fi ad aspettare i desideri dei buoni credenti per subito esaudirli. Giustino diceva già
(III sec.); « ci chiamano atei, e dicono bene;
confessiamo di esserlo. Siamo gli atei di tutti
i falsi dei ». Se Dio è quello che dicono, ben
venga la sua morte.
Ma allora, che cosa è la fede? La condizione del credente non è forse quella di una
fede legata ad un dubbio (cap. 5)? Cioè di
una fede che non si « ha ». ma che vive e con
la (piale si vive e si cerca Dio.'' l.a fede è un
combattimento, non una credenza. E una
forza che finirà per vincere il male, che fa
trionfare l'amore, prima di essere una dottrina sicura nutrita di certezze e di dogmatismi.
« La fede è una lotta che trasforma tutte le disfatte. tutte le croci ■— cominciando con quella di Cristo — in altrettante occasioni di vittoria ».
Rinviamo il lettore ai commenti eventuali
per la valutazione dell'opera. Ripetiamo .semplieeinenfe che l'autore ha voluto aprire una
serie di ])orle [ler rispondere a domande molt.) freipienti oggigiorno. Presenta delle idee, ei
proiione una via. ma non fa opera .scientifica.
E for.se è meglio, perché lo si segue più facilmente e lo si legge anche senza laurea in
teologia. L'opera riflette tutta una prohlemaliea attuale, almeno nel protestantesimo di lingua francese. Ma voi Italiani, siete poi cosi
differenti?
.1. F. Rkokai i)
È un vero peccato che Vittorio Subilia non abbia inteso rispondere a
Renzo Bertalot se non con poche righe velate d’arnara ironia (cf. « EcoLuce » nn. 3 e 4 del 15 e 22 gennaio ’71),
perché così è stato bloccato un dialogo che invece è urgente fare tra noi,
nelle nostre comunità, a tutti i livelli,
con estrema sincerità, da parte di tutti, pastori o laici che siamo, se è vero
quanto scriveva Visser’t Hooft nel suo
rapporto all’Assemblea costituente del
C.E.C. ad Amsterdam nel 1948, che
cioè « spetta a ciascuna chiesa,’ per
conto suo, e persino a ciascun fedele
(il corsivo è mio) di decidere caso per
caso se riconoscere nel Consiglio Ecumenico una manifestazione del corpo
unico che compie la volontà del Capo ». Se prendo la penna sull’argomen10,^ non è certamente per dar ragione
all’uno e torto all’altro, ma perché sono convinto che l’eventualità dell’ingresso della Chiesa romana nel C.E.C.
riguarda noi evangelici italiani assai
più di qualunque altra chiesa già membro di esso.
Di fatto l’evangelismo italiano, condizionato da secoli di coesistenza non
sempre fraterna con Roma, è forse
più sensibile di fronte alle massicce
estrinsecazioni dell’istituzionalismo vaticano e rischia persino di rimanere
freddo di fronte al cattolicesimo del
dissenso, vuoi per un certo pudore che
lo inibisce a servirsene per fini meramente confessionali, vuoi per una innata diffidenza verso manifestazioni
spesso valutate con lo spirito di Gamaliele o peggio come semplici « ballons d’essai »! Ma tutto questo, più e
meglio che di « oscurantismo », si potrà
tacciare di « provincialismo », intendendo con questo termine la tendenza
abbastanza diffusa tra noi a sottovalutare o addirittura ad ignorare quel
che avviene fuori dai confini angusti
delle nostre comunità. Certo, un po’ di
autocritica ecumenica non nuoce: chi
fra noi ha letto e meditato, non dico i
grandi teorici dell’ecumenismo d’oltralpe, ma almeno qualcuno dei pochi
contributi usciti in casa nostra sull’argomento, come La nuova cattolicità
del cattolicesimo di V. Subilia o Ecumenismo protestante di R. Bertalot? Ben
venga dunque il materiale di studio
che la Tavola Valdese ha predisposto
per la discussione nelle singole comunità.
V’è infatti tutta una serie di quesiti
che dobbiamo porre a noi stessi, indipendentemente dalla soluzione che verrà data al grosso problema dell’ingresso o meno di Roma nel Consiglio ginevrino. L’editoriale del n. 3 dell’« EcoLuce » lamenta a ragione che « la nostra riflessione e diciamo pure la nostra passione ecumenica — se mai è
diventata fatto diffu.so c sentito nella
Chiesa Valdese e nell’evangelismo italiano — ha subito un ristagno crescente, anche se si è andato accentuando,
per altri versi, un ecumenismo sentimentale e superficiale ». È ovvio, c’è
ecumenismo e ecumenismo, come vi
sono ecumenisti e ecumenisti. C’è l’ecumenismo protestante e c’è quello
cattolico e, nell’uno e nell’altro, vi sono ecumenisti sociali ed ecumenisti
escatologici, ecumenisti integristi ed
ecumenisti progressisti. L’etichettatura potrebbe continuare, e sarebbe facile fare anche dei nomi, ma preferisco limitarmi a qualche riflessione, venutami in mente rileggendo le poche
righe di aggiornamento sul movimento ecumenico che troviamo nell’Appendice III della « Enciclopedia Italiana » (1949-1960, A-L, col. 508 a-b) a firma del professore Gustave Thti.s dell’Università di Lovanio, autore fra l’altro di una Histoire doctrinale du mouvement oecuménique uscita più di 15
anni fa nel 1955.
Di fronte alle dichiarazioni non solo di Visser’t Hooft (si veda anche il
suo contributo su Various meanings of
unity and thè unily which thè World
Council of Churches seeks to promove,
in « Ecumenical Review » del 1955) ma
soprattutto delle varie assemblee ecumeniche da Amsterdam in poi, che
cioè il C.E.C. non è VUna Sancta ma
solo un mezzo e un metodo per manifestare l’unità della Chiesa ogni volta
che il Signore ce ne fa dono, e che assolve a questo compilo ogni volta che
le chiese che ne fanno parte rendono
insieme testimonianza della loro comune sottomissione a Gesù Cristo pur
nella diversità delle loro ecclesiologie
— ma Subilia ha scritto recentemente
che « se il protestantesimo, nella sua
prassi e nella sua teologia, accedesse
a una ecclesiologia, non sarebbe più
protestante cioè... evangelicamente fondato » (cf. «Protestantesimo» 1/1971,
p, 41) — di fronte a lutto ciò, che è
evidente manifestazione di un ecumenismo di marca protestante, accettalo
però con qualche riserva anche dall’anglicanesimo e dall’ortodossismo,
abbiamo una grande varietà di prese
di posizione cattoliche, che vanno da
quelle di un integrista come il gesuita CttARi.F.s Boyf.r a quelle rccentissimvdi un cattolico del dissenso quale
Pi;i’i’iNO ORi.ANno. Il primo (cf. il suo
volumetto italiano Sant’Agostino e i
problemi dell’ecurnenistno, nella collana «Universale Studium » n. 109-110,
Roma 1969, p. 190), richiamandosi
esplicitamente al decreto sull’ecumenismo dell’ultimo Concilio Vaticano,
afferma senza ambagi che « verità e
salvezza sono nella vera chiesa », che
detta vera chiesa « non ha potuto
scomparire » perché il suo Fondatore
« l’ha espressamente garantita contro
le potenze dell’inferno », e che la sua
perenne identità « si vede considerando la successione dei vescovi, in particolare la successione ben nota dei vescovi della Sede apostolica» (p. 180).
Com’è facile riscontrare, è sempre il
vecchio principio della indefettibilità
della Chiesa, già difeso contro i Vaidesi lombardi della prima metà del secolo XIII dal domenicano Moneta di
Cremona che non poteva tollerare che
costoro sostenessero la defezione di
Roma nell’atto di accettare la donazione di Costantino; o, se volete, non è
altro che il domma fondamentale dell’ecclesiologia romana affermante l’unicità, la santità, la cattolicità e l’apostolicità della Chiesa, fuori della quale
non c’è salvezza, cioè un’istituzione
ben diversa da quella descritta da Poppino Qrlando, per il quale la vecchia
struttura controriformistica del cattolicesimo romano è ormai soppiantata
dal pluralismo delle chiese e delle confessioni diverse viventi nel suo seno.
Se dunque un problema c’è, riguarda innanzi tutto i catttolici, supposto
ma non ancora ammesso che la Chiesa romana, accettando di entrare nel
C.E.C., ne rispetti fino in fondo il fair
play; e qui avrebbe ragione Bertalot
quando mette in evidenza nella prima
parte del Rapporto dei Sei due punti
corne il primato del pontefice e la Santa Sede che « sollevano a prima vista
grosse perplessità sia per il C.E.C. che
per Roma », ma non sono convinto che
questi siano temi di discussione da rimandare al futuro. Bertalot non ero
presente ad Amsterdam nei 1948, ma
c’ero io insieme con Subilio, con Giorgio Girardet e col compiamo Emanuele Sbaffi, e ricordo come se fosse iei i
la risposta data da Karl Barth in uno
delle conferenze stampa proprio sulla
eventualità che oggi si discute: se è
pacifico che i delegati delle varie Chiese costituenti il Consiglio Ecumenico
possono sedere tutti allo stesso tavolo,
chi a destra chi a sinistra e chi al centro, non si vede quale posto vorrà per
sé il futuro delegato della Chiesa romana finché essa considera il suo capo come vicario, cioè come supplente
visibile di Cristo in terra, vale a dii'e
se allo stesso livello degli altri oppure
sopra uno sgabello più alto e più decoroso.
Dato tutto ciò, non possiamo non vigilare, come singoli credenti e come
comunità; e, nell’attesa che il Signore
ci faccia libero dono dell’unità nella
verità secondo la Sua parola, perché
non sentirci come viandanti che.— come scrive Subilia — vedono il Cristo
all’opera « non nella stabilità di uno
status patriae, ma nella provvisorietà
dello status viae verso il Regno », cioè
in una sistemazione che non superi
« la dimensione provvisoria di una tenda, che si pianta per una notte per poi
proseguire nel cammino »? (cf. art. cit.,
p. 41). A Subilia piacciono queste immagini concrete della via e (Iella tenda, anzi aggiunge che il cristiano protestante, ricordando che Cristo « sino
all’ultimo giorno non ha in questo
mondo un luogo dove posare il capo...,
considera la Chiesa come il cantiere e
l’impalcatura dove si lavora per porre
i fondamenti, ma sa che la casa potrà essere costruita e abitata soltanto
nel regime del Regno ».
Questa tensione escatologica non dovrebbe far ombra a noi Valdesi, purché ricordiamo che il movimento valdese, prima di sfociare nella sua attuale organizzazione presbiteriana, è
vissuto per secoli sotto la tenda, piantata or qua or là da uomini e donne
che vedevano nella predicazione itinerante l’unica possibilità di testimonianza evangelica, fatta in umiltà c povertà, senza il peso di beni ecclesiastici ed immuni da qualsiasi compromissione costantiniana con lo Stato e con
le sue forze di potere.
Giovanni Gonnf.t
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
RIVISTA "PROTESTANTESIMO”
1,ÌI Rivisla miiiica (lei scgiienli fascicoli;
1946: 1-2-.3-4-5/6 — 1947: 7-8-9-10/11-12 —
UH8: 1-2-3-I — 19T9: 1-2-3-4 — 1950: 1 e
3 — 195! : I. 3. 4 — 1952: 1-2-3-4 -- 1956;
1 _ 1957: 3 — 1962: 1 e 3 — J963: I c 2
— 1964: 1.
r.,a Hotlazionr .sarà mollo graia a rìii vorrà
rcdorlo a lìlolo gratuito o a pagamento i fasricoli e.saiiriti elio fo,s.s(*ro in suo iiossos.-^o.
Preghiamo di rivolgersi alla Hpdazlone di
i*rotestantPSÌmn. Via Pietro Cos.sa. 42 - 00193
Koina.
3
19 marzo 1971 — N. 12
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
NELLA CHIESA EVANGELICA DEL GABON
Dissolti, su intervento del capo dello Stato, I due
eletti dalle due fazioni che travayliane quella
Nuovi progetti educativi curati daiie Chiese
consioli antagonisti
giovane Chiesa
Coloro che sono in contatto con le nostre missionarie al lavoro nel Gabon, nel quadro di quella
Chiesa evangelica — le signorine Anita Gay e Laura
Nishet — conoscono la grave scissione che da anni
ormai tormenta la vita di quella giovane Chiesa.
Tale tensione ha, finora, impedito a Laura Nishet
di riprendere, dopo un periodo di riposo, il suo lavoro africano, che si proponeva di dedicare particolarmente alle scuole domenicali gabonesi (non vi è,
in quella Chiesa, alcuna traccia di attività specializzata in questo settore); malgrado il suo desiderio
di decollare alla volta di Libreville, la Direzione della Società delle Missioni Evangeliche di Parigi
(SMEP) non le ha, per il momento, dato il « via »,
attendendo il chiarificarsi della situazione. Da un
dispaccio d'agenzia risulta ora che, forse, ci si avvia a tale chiarificazione: è doloroso che sia stato
necessario un intervento del capo dello Stato —
bisogna rallegrarsi di questa nuova forma di cesaropapismo? — per richiamare cristiani litigiosi alla
loro responsabilità! Si ha intanto notizia che il nuovo direttore della SMEP, J. Pont, è partito alla volta di Libreville per seguire la situazione e dare —
con tutto il tatto del caso — il proprio apporto alla
soluzione auspicata. Auguriamo che l’Evangelo richiamo alla pace questi fratelli divisi e che Laura
Nisbet possa presto riprendere il suo ministero,
mentre pensiamo con viva simpatia ad Anita Gay.
Libreville (Reuter) - Albert-Bernard
Bongo, presidente della Repubblica gabonese, ha presieduto l'il marzo una
riunione dei principali dirigenti della
Chiesa protestante del Gabon. A conclusione di questa riunione sono state
decise le seguenti misure;
— i due consigli della Chiesa evangelica protestante del Gabon sono disciolti;
— nel più breve tempo deve riunirsi
in sessione un sinodo nazionale per
eleggere un consiglio « valido e leale »;
questo sinodo si terrà alla presenza dei
membri delle comunità evangeliche;
— d’altro lato il ministro dell’Interno ha ricevuto ordini rigorosi dal capo
dello Stato circa l’espulsione, entro la
fine del mese in corso, di tutti i pastori
non originari della Repubblica gabonese.
Autonoma dal 1961, la Chiesa evangelica del Gabon conta circa ottantamila
fedeli e una trentina di pastori gabonesi, ed è assistita da una quindicina di
missionari, due dei quali pastori.
Da due anni gravi tensioni, dovute a
beghe personali, si manifestano in seno
a questa Chiesa. Patrocinato dalla Società delle Missioni Evangeliche di Parigi, un Sinodo nazionale convocato nel
gennaio 1970 aveva designato un nuovo
consiglio. Ma, raccolti dietro una parte
dei loro pastori, numerosi fedeli hanno
contestato l’autorità di questa nuova
istanza e hanno eletto, alcuni mesi or
sono, un proprio consiglio. La decisione di convocare un nuovo sinodo intende appunto por fine all’esistenza di
questi due consigli nazionali antagonisti.
L’intervento del presidente della Repubblica si spiega se si tiene conto del
fatto che numerosi ministri e alti funzionari gabonesi sono di confessione
protestante; ma le discordie che divi
Nella SVIZZERA il pastore JeanClaude Margot ha terminato la traduzione del Nuovo Testamento in lingua
francese corrente, ed ha spiegato agli
studenti dell’Istituto ecumenico di
Bossey i concetti e i metodi delTeqm'valenza dinamica in materia di traduzione. Le Società bibliche, infatti, preferiscono questa alla tradizionale equivalenza formale per la traduzione del
testo sacro, il quale risulta così più immediatamente comprensibile ai non
iniziati.
In FRANCIA la traduzione del Nuovo Testamento da parte del pastore
Margot è stata esaminata da un gruppo inter-confessionale di esegeti, invitati dalla Società biblica a comunicare le loro osservazioni al traduttore,
in vista della seconda edizione.
miiiMiiMMiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiimiiiiii
La politica dell’agape
e la speranza cristiana
(segue da pag. 1 )
oltre la corruzione e la morte, cioè una
creazione nuova in cui tutto sarà trasformato., e uomini e materia, per essere gli uni e l’altra il regno dell’agape
di Dio manifestata in Cristo.
Proprio per questo — anche se, oggi,
strumenti coscienti o incoscienti delTazionc del Signore nel mondo — non
possiamii j.stituirci a Lui. Siamo, in
un cciio ‘ enso, sempre «servitori inutili» coperti e portati dall’agape di
Colui dìe ama più noi uomini che Tope• che noi compiamo. Poiché sempre
'¡¡'».ulìclenti a creare dell’umanità un
corpo solo, il Suo definitivo intervento
larà quel che noi abbiamo cercato invano di realizzare nella fatica e nelle
lotte.
Ci troviamo, dunque, in questa posizione dialettica che, scoperto in Cristo
un nuovo mondo, non possiamo non testimoniare d’esso con le nostre scelte
concrete, politiche, e col nostro impegno. Infatti, fuori di questa VIA non
vi sono altre vie vere. Da qui tutta la
nostra tensione e fatica. D’altra parte
sappiamo bene che non possiamo mutare le cose nel profondo e che l’uomo
c le sue istituzioni portano in se la tara del peccato. Solo la promessa dell’intervento di Dio, quando e come vorrà, ci da speranza e fiducia. Senza questa speranza vivremmo in un mondo
di tristi fantasmi, in una fatica di Sisifo senza fine. Mentre da un lato siamo chiamati a non vivere per noi stessi, come Cristo non ha vissuto per sé
stesso, ma a dare la nostra vita per gli
altri come Cristo ha dato la sua vita
perché noi avessimo vita in abbondanza, dall’altro lato Colui che è stato crocifisso ci assicura che verrà a compiere
quel che noi siamo incapaci di realizzare. La prima chiesa cristiana che sapeva partecipare a tutti gli uomini la
sua fede ed i suoi beni pregava: « vieni, Signor Gesù ». Noi insieme alla richiesta del pane quotidiano per tutti
e nella lotto perché sia dato a tutti, abbiamo un solo sospiro: « il Tuo Regno
venga »!
Gli Indiani di una importante tribù
del sud del VENEZUELA possiedono
ora la traduzione del Nuovo 'Testamento nella loro lingua. E interessante notare che il volume costa alla Società biblica circa 20 franchi svizzeri,
ed è venduto invece a 3 franchi. I traduttori hanno lavorato 13 anni per la
preparazione di questa edizione.
Vf * *
Nel VIET-NAM un colportore riferisce di essere stato testimone di phi
di cento conversioni di persone alle
quali aveva venduto la Scrittura, e con
le quali aveva potuto mantenere un
certo contatto. La Società biblica occupa nel Viet-Nam 12 colportori a pieno tempo.
* * *
ETIOPIA. L’imperatore Hailé Sélassié ha fatto dono alla Società biblica
di un terreno di 700 mq. ad Addis Abeba per costruire una « casa della Bibbia », ed ha manifestato la sua viva
soddisfazione per i progressi della diffusione biblica nel suo paese.
* * *
CINA. Alcune stazioni radio-trasmittenti evangeliche in Asia e in Africa
difTondono parecchi programmi alla
settimana ad uso della Cina. Le Società bibliche contribuiscono a questa
iniziativa con letture e dettati di porzioni bibliche per gli ascoltatori cinesi. Il direttore di una delle compagnie
impegnate in questo lavoro, dopo aver
fatto una lunga inchiesta presso rifugiati, amici e corrispondenti clandestini, riferisce che molto probabilmente
le emissioni religiose evangeliche sono
ascoltate da migliaia di persone in
Cina.
NIGERIA — Anche qui i corsi di diffusione biblica danno ottimi risultati:
in un mercato in 3 ore è stato possibile vendere 50 Bibbie e Nuovi Testamenti, 1250 Evangeli, e 5.000 Selezioni
bibliche.
IIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIÌIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Templi insostenibili
(epd) - Secondo un rapporto sulla Chiesa
della Sa.ssonia, pubblicato nella « Meeklenburgisebe Kirchenzeitung », nei prossimi anni in quella provincia ecclesiastica circa 150
chiese in disuso devono essere vendute o abbattute. Dal 1967 sono già stati venduti cinque templi, uno dei quali è diventato un tempio cattolico, gli altri quattro laboratori di
lignite. Già nello scorso aulunno il vescovo
evangelico Krusche aveva parlato della necessità di abbandonare chiese e cappelle, oltre
alle abitazioni e agli edifici agricoli non piii
utilizzati a scopi ecclesiastici. Tali misure sono
detertninate anzitutto da motivi economici,
ma devono pure permettere una concentrazione dell’attività ecclesiastica. Per conservare
nella .situazione attuale il patrimonio immobiliare della Chiesa sarebbero necessari, nei
pro.s.simi anni. 60-70 milioni di marchi (9-10
miliardi di lire), una cifra irraggiungibile per
la Chiesa. Se dei templi, non più necessari,
devono essere conservati per ragioni di cura
dei monumenti o di edilizia urbana, s’impone
il finanziamento pubblico.
dono la Chiesa evangelica del Gabon
non hanno — pare — alcun carattere
politico. D’altro canto la decisione di
espellere i pastoia non gabonesi sembra dettata dalla preoccupazione di tenere il Sinodo libero da qualsiasi ingerenza straniera.
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimMiiiMiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La Chiesa copta
e il movimento ecumenico
Alessandria d’Egitto (soepi) - Dopo la sessione del Comitato ' entrale del CEC di AddisAbeba, alla quale la stampa religiosa copta
ha dedicato numerosi articoli, una settimana
di studi della « unione copta » si è svolta ad
Alessandria per studiare il ruolo della Chiesa
copta aH’interno étl movimento ecumenico.
In una relazione, la teologa laica del Libano, professoressa iris Habib-Masri, ha sviluppato il tema : « : a ' oce della Chiesa Copta
nel Consiglio ecuin nico ». La sua analisi era
rivolta sui principi fot damentali e sulle conseguenze pratiche che comporta la presenza
copta nel seno delia comunità ecumenica.
Per troppo tempo — ha dichiarato — la
Chiesa copta ha isolatamente seguito il principio di una direzi. ne collegiale della Chiesa
antica, chiamata Cousio;lio dei cinque patriarchi (Roma, Costantinojoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme). Questa espressione al
giorno d’oggi non : orr'sponde più né ad una
realtà ecclesiastica né alle esigenze di una
Chiesa universale. D'altra parte, però, i copti
considerano il Consiglio ecumenico come una
nuova versione delLi 'ollegialilà del cristianesimo primitivo.
Il suo ruolo di organo consultativo deve
dunque svilujjparsi e giungere ad un accordo
con Tautorità riconosciuta da tutto il cristianesimo.
In pratica, la collaborazione su di un piano
di eguaglianza fra copti e protestanti nel Consiglio ecumenico ha messo fine alle attività di
conversione che, nel Medio Oriente, erano
praticamente soprattutto dei metodisti.
Ginevra (soepi) — Formazione dei
giovani per la ricostruzione della valle
del Belice in Sicilia, devastata dal terremoto; lavori di ricerca sul programma di studi dell’educazione cristiana
per le scuole nazionalizzate della Tanzania (Africa); gruppo di riflessione
sulla funzione delle scuole private in
India; istituto ecumenico per gli studenti in teologia di San Paolo in Brasile: sono questi alcuni dei progetti
che figurano fra altri nel programma
del Fondo per il Rinnovamento della
Educazione (FRE).
Durante l’ultima riunione sono stati
approvati 9 nuovi progetti per un ammontare di 75.250 dollari (n.d.r.: oltre
45 milioni di lire) in Asia, Africa, Europa e America Latina.
Il FRE, patrocinato dal Cec e dal
Consiglio mondiale dell’educazione cristiana, è stato lanciato nel 1969 con un
obbiettivo di due milioni di dollari per
tre anni. Di questi, gli organismi assistenziali hanno già annunciato degli
impegni — versati al 40% — di 700 mila dollari.
I progetti approvati contribuiscono
al rinnovamento dell’educazione nella
Chiesa e nella società, favoriscono dei
cambiamenti costruttivi, si caratterizzano per la loro dimensione ecumenica o mirano a promuovere la giustizia
sociale.
Altri fondi sono stati concessi per i
missionari che si dedicano allo svilup
po del Terzo Mondo, a un istituto di
studi in India, ad un’associazione di
scuole domenicali in Sudafrica e a
seminari di formazione in Giappone.
Il...
Un'inchiesta svedese
La Chiesa
e l’opinione pubblica
Stoccolma (soepi) — Più dell’80%
degli Svedesi pensa che « l’ideale cristiano debba essere conservato nella
società svedese ». Questo è stato il risultato di una inchiesta svolta nel 1969
dal Consiglio Centrale della Chiesa in
Svezia col fine di definire « l'atmosfera
generale che regna intorno alla Chiesa ».
Il 75% delle persone interrogate pensano che gli ideali definiti dal Cristo
debbano essere rispettati da tutti gli
uomini, al 73% piacerebbe avere dei
figli istruiti cristianamente e la metà
delle persone interrogate si augura « di
abituare i propri figli a pregare ».
M. I. Stolz, relatore teologico presso
il Consiglio centrale e responsabile
delTinchiesta, ha fatto il seguente commento a proposito dell’apprezzamento
positivo del personaggio del Cristo:
« Il vivo interesse dimostrato ai gior
100, 1.000. Non è una punizione d’essere
« rinchiuso » ma un’opportunità data
ai nostri fanciulli di essere preparati
per la giusta lotta, senza violenza per
Io sviluppo del proprio paese.
Il convitto non si occupa solo dei propri bambini, ma anche di quelli del
quartiere. E quale è il nostro compito?
Occuparci dei problemi dei vicini. Abbiamo visto che mancano le cose essenziali per vivere: l’acqua, la strada, la
pulizia.
Intervenendo presso le autorità siamo riusciti a fare aggiustare la strada.
Durante una notte i giovani hanno pulito la strada. Furono prima osservati
con sfiducia, poi con interesse e per
finire sono scesi tutti a fare pulizia. Ab
iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiuiiiiiiiiiiimiMiiiMMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiniiiiiiiiiiiimniiiiiimMiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMi
Ùn aspetto del servizio del 4 Centro Diaconale» di Palermo
Un convitto che tenta di essere diverso
La Sicilia ha bisogno che sorga una
diversa concezione della vita economica e sociale. La Sicilia ha una sua lunga storia di dominazioni e di sfruttamento. Sulla Sicilia sono passare le civiltà del Mediterraneo e vi hanno lasciato un segno che dura attraverso i
secoli. Ma la Sicilia è stata anche l’osteria del Mediterraneo, ove ogni popolo
ha saputo mangiare e farsi servire.
Questo spiega la ragione per la quale il
siciliano è diffidente, non ha fiducia in
alcuno e per i mancati tentativi che ha
fatto per rialzarsi non ha fiducia neppure in se stesso.
In questa realtà, operare per mutare
le coscienze e per migliorare le condizioni di vita, è ben dillicile.
In una situazione tanto difficile, in
una grande città come Palermo dove la
Chiesa cattolica ha molte opere e anche bene attrezzate, che cosa speriamo
di risolvere col nostro convitto che può
appena accogliere 40 bambini? Cerchiamo di fare concorrenza?
Considerando le migliaia di fanciulli
abbandonati in mezzo alla strada, non
si può parlare di concorrenza. Le famiglie non si occupano dei loro figli
perché ne hanno troppi e lo stato non
ha i mezzi sufficienti per assicurare
l’istruzione e l’educazione.
Dunque il lavoro è strettamente assistenziale? Salviamo ogni anno una quarantina di bambini che poi un giorno
« sopporteranno con pazienza e rassegnazione cristiana l’ingiustizia, la sofferenza e la povertà », come scriveva il
Cardinale Rufficini in una sua pastorale?
Certo il nostro compito come cristiani è di dare anche un aiuto immediato.
Dobbiamo sfamare chi ha fame e vestire chi è nudo. Ma se il nostro lavoro
finisce lì, diventiamo colpevoli di fronte a queste creature di cui abbiamo sì,
salvato la vita, ma per poi metterli in
un mondo di sofferenza e di violenza.
L’aiuto immediato vuol essere la base per un impegno e un’azione più vasti. Educando al rispetto della vita, alla
giustizia, alla responsabilità, al rispetto
verso l’altro possiamo formare una
nuova generazione. Oggi sono 10 persone che si impegnano a dare un nuovo
volto alla Sicilia, domani saranno 40,
ni nostri per i problemi di valore trova il suo punto di appoggio nel personaggio di Cristo... Gesù riunisce la teoria, la dottrina e la vita in un solo insieme: è questo che è convincente ».
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiii
Nelle Chiese lecJesche
Berlino (soepi). « Se i cristiani evangelici in
Germania riuscissero a considerarsi effettivamente come una ChiesUy allora potrebbe darsi
che la voce della Riforma risuoni in maniera
più chiara e distinta in seno al movimento
ecumenico ». Cosi si è espresso il pastore
L. Vischer, direttore del dipartimento Fede e
Costituzione del CEC indirizzandosi ai membri
del sinodo della Evangelische Kirche in Deutschland (EKD).
I due temi principali di questo sinodo erano la discussione del programma di lotta al
razzismo e la ricerca di nuove strutture più
appropriate alla situazione attuale, anche tenuto conto del fatto che da una parte le chiese della Germania orientale si sono separate
dalUEKD e d’altra parte che la comunione
nei sacramenti, fra le Chiese nate dalla Riforma, è praticamente una cosa acquisita in
Germania e nel mondo.
I partecipanti si sono ])ronunciati alFiinanimità in favore della lotta del CEC contro
il razzismo; inoltre, per quanto riguarda le
nuove strutture essi hanno tempo fino al prossimo sinodo per fare le loro proposte.
^ ^
Dopo oltre dodici anni di interruzione, oono
ripresi i rapporti fra le Chiese ed il governo
tedesco orientale. Il segretario di stato responsabile per gli afi'ari ecclesiastici ha ricevuto
il Comitato direttivo della Federazione delle
Chiese evangeliche della Germania orientale.
* * *
La Chiesa evangelica in Austria ha deci.so di
appoggiare il programma di lotta contro il
razzismo del CEC. Inoltre, essa continuerà a
discutere tutte le implicazioni teologiche insite in questa azione.
biamo ottenuto per tutto il quartiere
una maggiore erogazione di acqua. In
discu.ssioni con la gente del quartiere
nel nostro Convitto, si cerca poi di inculcare un senso di re.sponsabilità cd
insegnare a far valere i propri diritti.
« Finora nessuno si è mai occupato di
noi fuor che durante i tempi delle elezioni », ci ha detto qualcuno.
Certo non possiamo risolvere noi, come piccola minoranza, i vari e grandi
problemi che travagliano la nostra società, ma i nostri sforzi porteranno
frutto e siamo fiduciosi di dare il nostro contributo valido per una nuova
realtà. Ingi: SciiXdli-r
IN BREVE
Di ritorno da un viaggio in
Sudafrica di dodici giorni, il pastore A. Appel, segretario generale della Federazione luterana
mondiale, ha dichiarato che un
numero sempre crescente di cristiani del Sudafrica si lamentano
per la difficoltà di vivere sotto
un regime che pratica lo sviluppo separato (n.d.r.: cioè l’apartheid). Come egli ha precisato,
dal 1965 sono stati ritirati permessi di soggiorno temporaneo a
18 membri di chiesa, e di essi, nove nell’ultimo semestre. Durante
un incontro col pastore Vorster
della chiesa riformata olandese,
fratello del premier sudafricano,
Appel ha chiesto che si avvìi
un dialogo fra luterani e riformati, come altrove. Il fratello
del primo ministro ha giudicato
severamente i teologi europei, dicendo che essi avevano abbandonato l’interpretazione tradizionale della Bibbia e di conseguenza
hanno assunto posizioni diverse
sui problemi della società.
q- Un nuovo patriarca verrà
eletto dal Concilio locale della
chiesa ortodossa russa che si riunirà dal 30 maggio al 2 giugno
prossimi a Mosca. Qgnuno dei 70
vescovi che la chiesa russa conta
è eleggibile. In rappresentanza
del CÉC, sarà presente il pastore
Blake.
-*r La chiesa evangelica luterana
del Brasile potrebbe ben presto
avere delle donne come pastori.
Lo statuto di questa Chiesa dice
che « in via di principio non vi è
alcuna differenza giuridica fra
uomini e donne » e che l’amministrazione di una parrocchia può
senz’altro essere assunta anche
da una donna. Una giovane ha
testé terminato gli studi teologici presso il seminario di S. Leopoldo, mentre altre due proseguono negli studi.
■A- Le venti Chiese protestanti
della Svizzera si sono pronunciate per l’abrogazione degli art. 51
e 52 della Costituzione (che vietano la presenza di gesuiti e
T apertura di nuovi conventi).
Questo risultato positivo inciterà
senz’altro il governo a organizzare una votazione separata in vista dell’abrogazione di delti articoli, dato che è prevista, più oltre, una revisione totale della Costituzione federale.
q- Una biblioteca ecumenica e
scientifica di studi biblici è stata
recentemente inaugurata a Parigi. Questa biblioteca deve riunire
tutti i documenti concernenti il
mondo ed i testi dell’Antico e del
Nuovo Testamento. Essa è già dotata di 13 mila volumi e di 118
raccolte di periodici. Questa biblioteca è stata creata grazie agli
sforzi delTAssociazione ecumenica per la ricerca biblica.
(soepi)
■jf: Alla redazione di questa pagina
hanno collaborato Claudia e Roberto Peyrot.
4
pag. 4
N. 12 — 19 marzo 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Dalle Chiese Battiste
« Avrete una stessa legge per il forestiero quanto per il nativo del
paese: poiché io sono l'Eterno,
l’Iddio vostro » (Levitico 24; 22).
Dal notiziario del « Messaggero Evangelico » di nov.-dic. '70 apprendiamo
che a Thalwil (Svizzera) si è costituita da tre anni una comunità battista
di lingua italiana, composta in prevalenza di emigrati del nostro sud. Essa
ha allacciato rapporti di collaborazione con le organizzazioni operaie del
cantone di Zurigo, prodigandosi insieme a queste per aiutare gli emigrati
italiani con iniziative varie. La comunità battista di Thalwil, unitamente a
una organizzazione italiana, ha redatto una lettera indirizzata al Ministero
degli Esteri, al Ministero del lavoro a
Roma e alla Commissione mista ItaloSvizzera a Berna, dove vengono messi
in evidenza i problemi umani, sociali
ed economici del lavoratore straniero
e viene chiesto che sia abolita la categoria dello « stagionale » con tutte
le misure discriminatorie che lo colpiscono, al fine di raggiungere parità di
trattamento tra tutti gli operai che lavorano nella Svizzera.
« Voi osservate giorni e mesi e stagioni, io temo per voi ».
(Calati 4: 10).
Il Pastore Vianello, in occasione del
Natale, ha spedito ai suoi colleghi una
cartolina a stampa. Il versetto di Calati su riportato era spiegato dal past.
Vianello con questo concetto: non vi
debbono essere giorni dedicati a festività come Natale, Pasqua, perché
tutti i giorni dell’anno sono un annunzio di salvezza. La celebrazione di feste religiose sono in sostanza espressioni pagane; le energie sprecate in
tali circostanze potrebbero essere impiegate per miglior uso.
A questa cartolina risponde, sul
« Messaggero Evangelico », il Pastore
Castelluccio, che dice di non poter accettare il consiglio del Collega. Egli
non lo può accettare, almeno, per le
chiese dell’Irpinia affidate alle sue cure, composte di pastori e braccianti,
per cui la festa è conforto e gioia anche in senso materiale. « Sarebbe —
egli dice — criminoso toglierci il glorioso conforto della celebrazione del
Natale, conforto ancora valido per tutti i diseredati della terra ».
« Ecco essi sono un solo popolo,
hanno tutti il medesimo linguaggio » (Genesi 11; 6).
Come tutti sanno, l’esperanto è una
lingua artificiale, proposta nel 1887 da
un polacco per divenire lingua internazionale. Non molto diffusa, ha tuttavia i suoi seguaci.
Un gruppo di Svedesi e di Norvegesi di passaggio per Grosseto, hanno
partecipato al culto nella chiesa battista. Siccome erano tutti esperantisti,
e anche il pastore locale, Pietro Suman, conosceva l’esperanto, essi hanno potuto partecipare attivamente al
culto.
Viene anche da Grosseto la notizia
che è stata inaugurata dalla locale comunità battista una scuola materna
gratuita, autorizzata dal Provveditorato agli studi. La frequentano trenta
bambini, in gran parte cattolici, ed è
frutto dell’impegno di un gruppo di
servizio guidato dal Pastore, per realizzare un desiderio di testimonianza
evangelica. I lavori per l’adattamento
dei locali, che sono sovrastanti la chiesa, sono stati eseguiti dal gruppo di
servizio; un aiuto per le spese è venuto anche da alcuni fratelli della locale
Chiesa Apostolica.
« Una piccola luce evangelica » è stata accesa a Casorate Primo, in Lombardia, a circa 25 chliometri da Milano. La comunità battista, formatasi sei
anni fa, è composta per lo più da famiglie provenienti dalle Puglie ed è
curata dai Pastori di Milano C. Inguanti e Merrit.
La sala per le riunioni è stata messa a disposizione da un fratello di chiesa, e tutti contribuiscono allo sviluppo
dell’opera consacrando tempo e danaro.
A Rocca di Papa (Roma) il Centro
Battista che, per iniziativa del M.F.B.,
ha aperto le sue porte per un doposcuola ai ragazzi del paese, ne accoglie ora centoventi. L’iniziativa è incoraggiante e merita ogni attenzione.
Dalle Chiese dei Fratelli
« Ricordatevi dei carcerali come foste in carcere con loro ».
(Ebrei 13: 3).
Questo passo della Scrittura è un
passo che richiede un impegno totale.
Nel mese di agosto il Signore diede ai
Fratelli dell’Assemblea di Arezzo la
possibilità di cominciare un’opera di
testimonianza nelle carceri giudiziarie
S. Benedetto di Arezzo.
I Fratelli di Arezzo, trovandosi a
contatto con i carcerati hanno compreso come questi siano più bisognosi
di ogni altro di conoscere Gesù come
salvatore, e quale sia la nostra responsabilità di credenti.
« C’è una voce — essi scrivono —
che si leva da tutte le carceri italiane,
la voce di coloro che cercano la pace
dell’anima e che desiderano conoscere
la via per uscire fuori dalla loro drammatica situazione di uomini peccatori.
Noi siamo responsabili davanti a Dio
se questa voce non viene ascoltata... ».
« Leviamoci e mettiamoci a costruire... » (Nehemia 2: 18).
Lo stesso sentimento che animava la
gente di Nehemia anima oggi i Fratelli
della provincia di Foggia, a cui il Signore ha messo nel cuore il desiderio
di costruire un « campo biblico del
sud ».
Lungo la grande arteria che collega
Foggia a Bari, presso il paese di Carapelle, c’è una località chiamata « Torretta ». Un credente, Luigi Agnelli, viveva e lavorava nel suo podere, e un
giorno alcuni fratelli vennero e gli
chiesero di prestare il suo terreno per
un campeggio di giovani, dove questi
potessero vivere un periodo in comunione con altri credenti nello studio
della Parola.
Nel 1965 si tenne a Torretta il primo
campo biblico, non senza avere superato molte difficoltà.
A questo campo ne seguirono altri,
e sempre più numerosi erano i giovani da ospitare. Nacque così l’idea di
costruire un edificio per ospitare campeggi, agapi, convegni. Il terreno è stato donato dal fratello Agnelli, numerosi fratelli hanno offerto il loro lavoro gratuito, si sta ora lavorando al
progetto della costruzione. Molte difficoltà da superare, ma i Fi'atelli dicono: « Andiamo avanti, il Signore provvederà ».
«Tu coroni di beni l’annata».
(Salmo 65: 11).
Gian Nunzio e Elda Artini, che dirigono con amore l’Istituto Comandi di
Firenze, hanno scelto questo versetto
per esprimere la loro riconoscenza e la
speranza per il nuovo anno che è cominciato per la famiglia dell’Istituto.
Il Natale è passato lietamente; non
hanno voluto le decorazioni natalizie,
considerandole superflue alla pura
gioia della natività.
Sei persone si occupano direttamente dei ragazzi, cioè una ogni otto. Lo
studio dei ragazzi è oggetto di costante preoccupazione per i grandi, che
cercano di seguirli il più possibile. Ma
la maggiore responsabilità è quella che
essi sentono verso le giovani anime;
per far fronte a questa responsabilità
cercano di tenersi costantemente in comunione con il Signore e ogni mattina tutto il personale si riunisce per
meditare la Parola e pregare.
Dalla Chiesa Metodista
« ...andai a nascondere il tuo talento sotto terra » (Matteo 25; 26).
Nel nostro caso il talento sotterrato
è il canto, anzi il nuovo Innario.
Marcella Ravà, della Chiesa Metodista di Roma, pubblica su « Voce Metodista » alcune considerazioni a questo
proposito.
Il nuovo Innario — essa dice — non
piace a tutti, ma questa non è una
buona ragione per ignorare i nuovi inni, per cantare male o per non cantare.
« Anche il nuovo innario è un talento che ci è affidato e del quale dobbiamo fare l’u.so migliore di cui siamo capaci; non seppellirlo come quel tal
servo della parabola ».
Credo che Marcella Ravà non si rivolga soltanto ai Metodisti, ma a tutti noi Evangelici che siamo in possesso dello stesso innario e che non mettiamo nel canto queU’impegno e quell’entusiasmo che dovrebbero venire
dalla fede.
Inda Adr
niilllllllllliilililllliMiiiiiiiiiiilllillill iiliiillllliliilllililili
Fondo di solidarietà
Come i lettori sanno, la nostra iniziativa si sta ora interessando al « Centro évangélique familial » del Gabon,
allo scopo di poter inviare al più presto possibile, non appena il nostro conto lo consentirà, un altro milione a
quest’opera.
Mentre pubblichiamo qui sotto un
nuovo elenco di sottoscrittori, invitiamo i lettori ad inviare le loro offerte al
conto corr. postale n. 2/39878 intestato
a; Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Da Lucca: R. Cerchiai (due vera.) L. 4.000.
Da Riclaretlo: G. Clot 5.000.
Da S. Germano Chisone: N. N. con simpatia
5.000; Salmo 121: 1-2 5.000.
Da Bergamo: Un lettore 50.000.
Da Roma: N. Long .Vlarey 5.000; G. Conti
10.000; M. L. Vingiano ,3.000.
Da Torino: L. e G. C. 10.000.
Totale L. 107.000; prec. 64.785; in cassa
L. 171.785.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinniiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiniiimiini
Doni Eco-Luce
Da S. Germano Chisone: Emma Pons Ma.sscl 500; Eugenia Peyronel Mclchiori 1.000;
Bartolomeo Bouchard 300: Lidia Costantino 100.
Giusto De Walderstein, Ciniscllo 1.000; Eco
Giorgi, Pisa 1.000; Giacomo Avataneo. Villastellone 500; Franco Menusan, Perrero 500;
G. Velo, Caerano S, Marco 1.000: Sila Alberlazzi. Raima Bicllese 2.000: Carlo Monaya.
Aosta 1.000: Enrico Poet, Perrero 400; Enrico Peyronel, Rielaretto 200; Filiberto Garrou. Frali 500; Adelaide Tria, Como 1.000;
Edmondo Pascal, Perrero 500; Marcello Pons,
Perosa 500; Felix Canal, Pomarelto 1.000.
Grazie! {conliima)
GRUSSE aus KAUERN
Invito sulle rive del lago di Caldaro.fai piedi delle Dolomiti
La "Casa evangelica luterana per ginvani e per ferie"
Un’opera curata a Oberplanitzing (Bolzano) dalla Chiesa Evangelica Luterana in Italia
Nel cuore del caltolicìssimo Sud-Tirolo, notoriamente punto d’inrontro di popolazioni di
lingua, tradizioni, costumi, religione diversi,
sorge, unica nel suo genere, la « Casa Evangelica » (Evangelisch-1 ätherisches Jugend-Ferienheim). Si tratta di una casa, o meglio di
un piccolo complesso di recentissima costruzione (è stato inaugurato il lunedi di Pasqua
1968) che dipende ilirettamente dal Concistoro deirELKI (Chiesa Evangelica Luterana in
Italia, Via Toscana 7 Roma).
Aperta 11 mesi a iranno, la Casa, quando
non è occupata da diruppi giovanili o comunitari, accoglie anche ospiti singoli, famiglie di pastori o di “laici”, persone convalescenti o comunque hi.sognose di riposo. Casa
evangelica, costruita con offerte di luterani tedeschi. accoglie con piacere e gratitudine, a
ino’ di gioioso ecumenismo familiare, ogni
evangelico: e ha dato e dà il benvenuto a ogni
persona di buona volontà, cattolico, ortodosso,
musulmano ecc.
In questa diaspora .serena, grazie a un vero
lavoro di pionieri c con Tausilio degli incontri più vari e vivaci, può attuare in modo
ideale quella presenza, testimonianza, evangelizzazione che tulli perseguiamo. Questo lavoro, compiuto, con l'aiuto della base, dalle
due persone che dirigono la Casa, con iniziative di carattere sociale già attuate o in fase di
attuazione, per il m glioramento delle condizioni di vita della gente della zona, comincia a dare frutti che po : ebbero far presagire
u.n felice futuro per un ruolo notevole di questa Casa nella vita evai-L-ulica italiana.
La Casa E.L.K.I. sorgu su un terrazzo assolato fra Bolzano e Caldnro (Kaltem), dirimpetlaia delle rosseggianl »lomiti grandiose e
magiche, addossata alle cce della Mendola,
con un paesaggio a per d’occhi di vigneti,
frutteti e boschi, digra : verso valloncelli
che. allegri, compaiono • ■ unpaiono, sì rincor
rono e s’intrecciano in . gioco sempre nuovo
di luci e colori.
Lontano dagli sbalzi meteorologici di Bolzano. l’intera zona di I*. .. ‘rn gode lutto l’anno di un clima salubri mite, cui sono sconosciuti la nebbia e lo ' ■ data 1 assoluta assenza di fabbriche e fh stabilimenti. Può a
buon diritto dirsi una delle ultime remole
oasi in cui sì sono rifu .¡ali quiete e silenzio.
Oberplanitzing: ani !ic fontane allegre,
letti a sella, il rosso alto campanile gotico,
qualche furtiva visita u caprioli, qualche
scoiattolo, schiere trionl'aiili di uccellni; intatta nei secoli, nel sm» -die e nei suoi costumi. costituisce una delle ^elle frazioni, arrampicale sulle pendici dell«' montagne circostanti,
del Comune di Kaltem sul Iago. I laghi di
MonticcI e di Kaltem ((piestultimo è il più
caldo d'Europa) sono nit ic ideali di liagnanti c
pattinatori di ogni lingua e ]>aese. Oberplanilzing: di lontane origini havare.si, erede cattolica e a.shurgica fino alle midolla, con qualche
"peccaminosa” curiosità «id nuovo, conta quattrocento anime, comp^e^^' li* due mosche hiancre evangeliche che dirigono lo Jugendheim:
l’intera popolazione e costituita da frutticultori e vitìcultori.
Si arriva a Oberplanitzing (se non con mezzo proprio) con un autobus dì linea (BolzanoCaldaro) che fa capo a Bolzano, con fermata
facolttiva a Unlerplanilzing. distante dalla superiore Oberplanitzing poco più dì due chilometri di bella strada asfaltata tra vigneti e
frutteti.
La « Casa E.L.K.I. può ospitare fra le
30 e le 36 persone. Camere da 2-3-4 letti con
balconi e vedute panoramiche, riscaldamento,
acqua calda e fredda. Selle « loileltes » parzialmente con docce c hidets. Accogliente sala
di soggiorno, tirolese, per incontri, studi, discussioni. lavori e giochi: spaziosa sala da
pranzo; canluccì per il riposo: giardino ombroso in vista di prati e montagne; e lo sfogo
dei boschi, a ridotto della casa; posteggio, rudimentale ma sufficiente.
Uno dei capolavori della (chiesa ]>uò dirsi la
cucina: curata, sana, nalurale; Italia in tcsla.
con pennellale lirolcsi, eauli ditsaggi ledeschi.
garbati intcrvenlì francesi, sapienti correltivi
elvetici: menu ricrameiile variati; e con modico aumento, rispettate anche le diete.
Vrezzo (Ielle pensioni:
Ragazzi 6-12 anni E- L600
Ragazzi 12-16 anni « 1.800
Giovani 16-20 anni » 2.100
Ospiti in gruppi (da 20 anni in poi) » 2.600
Adulti singoli » 3.000
Per essere considerato, il « gruppo » deve
raggiungere almeno le 10 persone. Al gnipi»o
che supera i tre giorni dì permanenza si pratica tino sconto del 5%.
Culli evangelici domenicali in lingua italiana e tedesca nella chiesa cattolica di Ober
planitzing. Atmosfera familiare e cristiana,
corroborala da incontri e discussioni di giova
tii e comunità, conferenze, proiezione di diapositive, serale di divertimenti e di lavoro;
giornate fitte di programmi con gite, bagni nei
laghi, visite ai castelli tirolesi, escursioni per
le valli e sulle montagne delle Piccole e Grandi Dolomiti e ai celebri passi alpini, a modici
}) rezzi.
A differenza da opere analoghe, cattoliche,
la Casa non gode ovviamente dì alcuna sovvenzione statale: ma le stesse difficoltà oggettive e la diversità di lingue e visuali sono per
lutti uno stimolo costante, salutare agli effetti
di una tensione creativa che nel "nostro” mondo è condizione del "nostro” stesso vivere.
Così che sulla targa che fregia il nostro più
allo balcone saremmo tentati di aggiungere,
senza tema di retorica, alla scritta « Evangelisch-lutherisches Jugend- Ferienheim » le parole del poeta : « Qui Faurore del mattino
durai! tutta la giornata ».
Ada Fisciietti Zanfhim
Evang. Lulh. Ferienheim E1..K1. 39052 Oherplanitzìng (Bz). tei. 52260.
Un lettore, da Pont-de-Loup (Belgio):
Caro direttore,
Sono un lettore (ìeiVEco-Luce e leggo
con molta attenzione ciò ohe viene pubblicato. Nel mese dì Dicembre del 1970.
hanno attirato la mia attenzione gli articoli
(Dialogo delFavvento) scritti da Jean-Marc
Chappuis e Hans Ruedi Weber su come
vìvere l’Avvento, nella prospettiva dell'anticipazipne del Regno di Dìo. Nel corso
delle quattro puntate (n. 48-51) del dialogo. hanno fatto qualche domanda ai lettori ed io li ringrazio e colgo foccasione
di rispondere nel mio possibile. In questo
tempo c'è da riflettere seriamente; poiché
tutte le credenze degli uomini si frantumano in tutti i campi e a lutti i livelli...
la crisi è grave ed universale; è una crisi
posta airincrocìo, in cui un mondo reale
muore, e un mondo sconosciuto si sforza
di nascere, fra la convulsiva agonia dell’uno e i dolori del parto deH'altro. Il regno di Dio non è tanto lontano a manifestarsi, in luUa la sua maestosa potenza di
liberazione per tutta l'umanità gemente e
moribonda!
Ed io voglio unirmi ai due cari amici,
esponendo il mìo pensiero, suiranticìpazione del Regno di Dio.
Per me. i punti più interessanti che riguardano l’Avvento nel Nuovo Testamento
sono tre :
1) Matteo 24: 22: a E se quet giorni non lasserò stati abbreviati, nessuno
scamperebbe: ma a cagion degli eletti, quei
giorni saranno abbreviati Dunque per
amore degli eletti. Iddìo abbrevia i giorni
dì tribolazione nel mondo intero. Gli eletti
ci sono stati sempre e per certo ci sono
pure attualmente: noi cerchiamo di appartenere a questi e di vivere anticipatamente
l'etica e la prospettiva del Regno di Dio.
e cioè che tutte le nostre attività, lutti ì
nostri pensieri, i nostri sentimenti, senza
riserve e senza tergiversare, siano concentrati e tesi per il Regno di Dio, uniti consapevolmente al sacrificio del nostro Salvatore. Ma esaminiamo noi .«tessi... possiamo dire di essere retti, amorevoli, servizievoli, pacifici, virtù che dovremmo possedere. per potere aspirare alla schiera eletta
dal Signore, c così avere il privilegio di abbreviare i giorni di tribolazione? Dobbìamoes.sere pieni d’entusiasmo e vivere l'etìca della prospettiva del Regno di Dìo nel
nostro cuore (Luca 17: 21), affinché il Signore possa presto venire nel Suo Regno
(Matteo 6: 26) che gli Elelli hanno già
formalo prima che si inanifestas.se nella
realtà della Sua gloria!
2) L'Apostolo Pietro: «Poiché dun(fue tutte queste cose hanno da dissolversi,
quali non dovete voi essere per santità di
condotta e per pietà, aspettando e afjrelInndo la venuta del giorno di Pio n \2 } ieIro 3: li s.). I noslri pensieri .sono allettati da ciò che ei circonda e con facilità
siamo allratli dalla soluzione dei mondo
cii>è dalle cose visibili, e non dalle co.se del
Regno di Dio cd ecco jierché Pietro ci
dice; «quali dovete essere per una condotta santa vivendo la pieln » e così essere accessibili allo Spìrito di Dio! Dunque
con la santificazione personale, mediante
i nostri pensieri, le nostre iiarolc. le azioni sante, viviamo Velica della prospettiva
del Regno di Dio e la sua anticipazione e
affrettiamo il giorno glorioso di Dio!
3) l/aposlolo Paolo in Roni. 8: 19-21
dice: « ÌVinlento e il desiderio del mondo
creato aspetta la manifestazione dei figliuoli di Dio per essere liberato... ». Per spiegare queste parole dell'apostolo Paolo, citerò
le parole della figliuola del Prof, llaiisRuedi Weber riguardo al rullo religioso di
una domenica; «il culto a che serve? ci
si annoia e non vedo la minima utilità in
un servizio del genere ». Ha molla ragiono,
ha detto la verità e così la pcn.sano molli
cristiani, e non cristiani: anche il pastore
ha riconosciuto : cc Conoscenza e azione rimangono tragicamente separate ». Tutto il
mondo è stanco di sentir parlare di rcLgione teoricamente; non crede più ail • elìgioni, e per conseguenza nemmeno a L‘ìo;
è lutto un formalismo! Ecco perché' 1 ipo
stolo Paolo ci dice che il mondo a'tende
la « Manifestazione dei figli dì li< .. per
essere liberato »... Questi figliuoli :f Dio
non sono quelli che conoscono la B.bbia
teoricamente, che ce l’hanno nel cervello,
ma che la fanno scendere nel cuore praticamente, e la manifestano nella propria
vita, in modo da far sentire il gusto del
Regno di Dio. che il mondo attende senza
saperlo! I pastori Chappuis e Weber, desidererebbero documentarsi suH'eticn della
prospettiva e delfanticipazione e anzi domandano ai lettori in questo punto se pos.soiio farlo. Ebbene, a me pare che si deve
domandare al Mae.stro dell Evangelo. Egli
ci dice: « Se alcuno vuol venire dietro a
me rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Matteo 16: 24). Ecco la
chiave che ci apre la porta e ci mette
sulla strada che dobbiamo percorrere per
vìvere fetica della prospettiva e deU’antìcipazione del Regno! Non c è altra via
da adottare alFìnfuori della rinunzia a se
stesso. Se io non rinunzio alla mia volontà,
non posso dire di appartenere agli Eletti
per abbreviare la tribolazione: se non mi
.santifico personalmente, non posso dire che
affretto il giorno di Dio; se non vivo la
rinuncia, non posso dire di appartenere
alla manifestazione dei figliuoli di Dìo per
la liberazione del mondo!
Così come hanno detto i pastori J. M.
Chappuis e H. R. Weber alla fine del
tlialogo: «prendere su di sé il male del
proprio amliiente affinché il pro.ssimo abbia vita »: questi sono i principi dì base
della legge universale. Volendo rinunziare,
ecco che si presentano le prove di fede, di
perseveranza e di paziente sopportazione,
ma tali difficoltà .sono eccellenti dolori disciplinari. affinché il vero di.scopolo divenga attento alla voce del suo Maestro per
sviluppare la nostra fede.
« Stretta è la porla ed angusta la via
che mena alla vita » (Matteo i : 14). Le
vie divine sono magnifiche quando le seguiamo con tutto il cuore! « Or noi .sappiamo che tutte le cose cooperano al
bene <li (pielli che amano Iddio » (Romani 8: 28). Dobbiamo dunque far violenza
al nostro vecchio uomo per poterci unire al
sacrificio di Gesù Cristo per la salvezza
deH’umanilà sofferente. Interrogando noi
stessi possiamo dire con sincerità di appartenere alla manifestazione dei figli di
Dio, per liberare il mondo dal male? Ri.'ipondiamo con la nostra vita pratica a
tale importante domanda. 11 più grande
bene che possiamo fare oggi è affrettare il
giorno di Dio; domani potrchhc essere
troppo lardi!
Sono il suo umilissimo amico
(iin.sEi’PE Fatxicua
Il Suo richiamo a vivere la fede, a pralieare la Parola è biblico. Ma ci sono due
vose ('he non mi paiono biblicamente corrette nella Sua lettera: 1) il messaggio apostolico non (i sollecita a santificarci
per essere c/ciii. ma perché siamo eletti,
e si IratUi di una differenza capitale, che
capovolge tutti i nostri rapporti con Dio:
2) la « manifestazione dei figli di Dio »
non avviene nella stona, nella santificazione dei cristiani, ma al ritorno del Signore. quando ciò che ora e ua.scosto sarà
rivelato, dalì'economia della fede .si pas.sera a quella della visione e ciò che ora è
rem « ni Cristo » dwerrà realtà perfetta:
anche qui. la differenza non é da poco.
Nonostante questi rilievi, grazie per il
Suo intervento /raierno. Gino Conte
5
19 marzo 1971 — N. 12
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Napoli (Via dei Cimbri)
Ho letto con interesse e condivido nella
massima j>arte. quanto ha scritto la signora
A. Sicilie Calvino nel n. 8 di « Eco-Luce » e
j)crciò mando queste brevi notizie sulla Chiesa Valdese di Via dei Cimbri, a Napoli. E'
certo che se le varie Comunità non mandano
loro notizie al nostro giornale, il direttore non
può farle pubblicare, perciò invito altre Chiese a farsi vive!
Ed ecco le notizie su quanto si è fatto, si
fa e anche... si farà nella nostra Comunità.
Non sto i)iù a parlare di avvenimenti ormai
lontani, come, per esempio, la festa delEAlbeTo di Natale che si è svolta, come gli anni passati. insieme agli alunni delle Comunità di
Caivano e Ponticelli: solo due cose vorrei far
rilevare: 1" quest'anno i ragazzi non hanno
ovulo il consueto regalo, oltre al sacchetto
dei dolci un po' più rieco <lel solito, e questo
perchi* una parte della somma raccolta è stala
versata nella sottoscrizione prò danneggiati
del Pakistan a nome delle nostre tre Scuole
Domenicali. Anche se forse qualcuno degli
alunni più piccoli ha potuto provare disappunto per non aver avuto il solito giocattolo, pensiamo che sia bene che i ragazzi evangelici fin
di piccoli, siano abituati a rinunziare a qualche cosa di superfluo in favore di fratelli, sia
pure lontani, colpiti da così gravi calamità e
che mancano del necessario! 2“ gli alunni dì
Ponticelli hanno ricevuto, da un gruppo di si«rnurt' della A.A.T.O., un’abbondante distribuzione di dolci e indumenti. Ringraziamo
queste gentili donatrici che hanno voluto procurare una gioia a questi bimbi di famiglie
piuttosto bisognose. Un grazie di cuore anche
ai fratelli di San Gallo (Svìzzera) per i loro
pacchetti-dono.
Il 17 febbraio è stato celelnato in due tempi, come facciamo già da vari anni.
Nel pomerìggio di mercoledì 17 febbraio
abbiamo avuto un piccolo trattenimento con
Buffet, pesca varia e una lotteria col l^’ premio consistente in una bellissima grande torta con lo stemma valdese, offerta ogni anno
da un nostro fratello e che quest’anno è andata a rallegrare la famiglia del Pastore. Anche se, essendo giornata lavorativa, gli intervenuti non sono stati molto numerosi, pure
abbiamo goduto (fualche ora di comunione
fraterna, cosa che fa sempre piacere. Abbiamo
sentito la mancanza della moglie del Pastore,
trattenuta al letto del figliolo minore operato
in quei giorni d appendicite all Ospedale Evangelico. L'operazione ha avuto esito felice e ce
ne rallegriamo col Pastore e la sua famiglia.
Alla fine del trattenimento il Pastore ha svolto un’interessante conversazione sul tema :
if Espansione della Chiesa Valdese dopo lemaiicìpazione », ricordando il sorgere progressivo delle nostre Comunità nelle varie regioni d'Italia. Anche il principale giornale cit^tadino « Il Mattino », nel suo numero del 17
febbraio, ha pubblicato un buon articolo sui
Valdesi, specialmente su quelli di Napoli e
provincia, con notizie abbastanza esatte sulorigine della Chiesa Valdese, sulla sua storia e
sulle principali caratteristiche del nostro culto
e della nostra fede. Il ' '
toiìco.
siornalista è un cat
La domenica 21 fel)hraio celebrazione religiosa della nostra festa con un culto seguito
dalla Santa Cena: erano presenti, ospiti gradili. il Pastore della Chiesa Avvenlìsta. il rappresentante della Cliiesa Luterana e quello
deU'Esercito della Salvezza, il direttore del
Centro Biblico, oltre ad un giovane studente
in teologia dì Parigi, della Chiesa Riformata
di Francia, occasionalmente in Italia e anche
un Pastore della Chiesa Evangelica d'Olanda.
dì passaggio per Napoli, diretto in Tunisia.
E' stato anche letto un bel messaggio di augurio del rappresentante della Chiesa Metodista. impossibilitato a intervenire di persona. Molti i presenti e buona la colletta che
va ad aumentare le offerte per la « Rinunzia ».
Il Concistoro si è riunito una volta al mese
e ha trattato vari argomenti importanti per il
buon andamento della Comunità. Ad una delle sue sedute abbiamo avuto il piacere della
presenza del delegato della Tavola, Pastore
E. Corsani.
Interessante è l'attività detta « gli incontri
del sabato » che ha, si può dire, sostituito le
riunioni dell’U.G. Vi partecipano, oltre ai giovani, anche vari adulti per lo studio di argomenti vari : battesimo, confermazione, matrimoni misti ecc.
L’Unione Cadetta ha pure le sue riunioni
il sabato, dopo lo studio del Catechismo. I
giovani sono affiatati e sì occupano di vari
argomenti.
Il 1° marzo, nella sala delle riunioni dell'Ospedale Evangelico a Ponticelli si è avuto
il primo incontro ecumenico tra evangelici e
cattolici per uno studio biblico in comune.
Per cominciare è stato iniziato lo studio del
Vangelo dì Luca.
Il 5 marzo riunione di preghiera mondiale
delle donne evangeliche. Si è tenuta nei locali
della N.A.T.O. Il testo delle letture e delle
preghiere, redatto in inglese, è stato mano
mano tradotto in italiano. La colletta va a
favore delLOspedale Evangelico.
Al culto della Domenica della Gioventù
abbiamo avuto la collaborazione di alcuni giovani e la colletta è andata a benefìcio della
Federazione Unioni Giovanili.
La domenica 21 marzo, dopo il culto, si
riunirà LAssemblea di Chiesa, sotto la presidenza della Commissione Distrettuale, per la
rielezione del Pastore Davide Cielo che ha terminato il suo primo settennio quale pastore di
Chiesa Autonoma; infatti era stato eletto a
grandissima maggioranza il 1“ marzo 1964.
Maggiori notizie di questa rielezione in una
prossima corrispondenza.
Fernanda Florio
Pomaretto
Sabato 20 marzo, ore 20,30, nel teatro il
past. Cipriano Tourn proietterà un interessante docuniantario sulla Valli, recentemente
premiato dal Circolo culturale di Perosa.
Prossime riunioni: mercoledì 24: Clot Inverso; giovedì 25 : Pomaretto.
Domenica 28 il culto del mattino sarà presieduto dal prof. Valdo Vinay. della nostra
Collegio Valdese di Torre Pellice
L'ecclesiologia di Giovanni Caivino
¡V ciclo di lezioni di teologia, a cura dei pici. \/aldo Uioay
Durante la settimana 21-28 marzo il
prof. Valdo Vinay sarà alle Valli per
dare il già preannunziato ciclo di lezioni di teologia e per predicare in due
parrocchie, nel quadro della collaborazione dei professori della Facoltà Valdese di Teologia di Roma con il Collegio di Torre Pellice.
Diamo qui di seguito il programma
della settimana:
Domenica 21-3 oi'e 10,30: predicazione a S. Germano.
Lunedì 22/3-venerdì 26/3, ore 20,30,
Foresteria Valdese, cinque lezioni su:
« L’ecclesiologia di Giovanni Calvino,
con particolare riguardo all’indagine
protestante e cattolica più recente».
Domenica 28/3, ore 10,30: predicazione a Pomaretto.
Domenica 28/3, ore 16: conferenza
pubblica presso la Foresteria Valdese
Ecclesiologia e etica politica nel pensiero di Giovanni Calvino »,
Il prof. Vinay terrà, in accordo con i
sigg. Presidi del Collegio, lezioni su Calvino agli studenti della Scuola Media
e del Ginnasio Liceo.
Sono inoltre in programma incontri
con il Comitato del Collegio, con professori e con allievi.
Il Comitato del Collegio, desidera ringraziare il prof. Vinay per la sua collaborazione.
iiiiiiiiiiniiiiiiimniiimi
Si comunica infine che il prof. Alberto Soggin ha messo a disposizione
n. 100 copie di dispense ciclostilate del
Corso di lezioni da lui svolto l’ottobre
scorso sull’argomento: « La fede nelr Iddio Creatore nell’ Antico Testamento ».
Le prenotazioni possono essere fatte
presso il Collegio o presso la Libreria
Claudiana. Prezzo delle dispense L. 250.
Il Comitato del Collegio Valdese
lllUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUIIinKlimilllllllllllllllllllllllllllllllMIMIIIIIIIIIIIIIIMIUIIIIIII
L’assemblea della chiesa di Pìnerolo
affronta il problema finanziario
L'utile lavoro di una commissione di studio
Come di eonsio !o d « 17 febbraio » si è
avuto al mattino U culto con celebrazione
della S. Cena, m. atre alla sera un numero
discreto di fratelli. qi anti permetteva la capienza della piccoUi s.'.la, si è incontrato per
l’àgape. Si è avuto la possibilità di trascorrere
una serata insiein ■ nella gioia e nella riconoscenza al Signore.
Il prof. Auguste Annand Hugon ha rivolto
ai convenuti un efficace messaggio riferendo
alcuni episodi di carattere storico svoltisi tra
il 1686 e il 1690.
I catecumeni hanno presentato scene che rispecchiano i problemi lì alcune comunità delle valli ambientate esattamente 100 anni fa,
e che sembrano riprc^porsi ai nostri giorni.
Durante il culto di domenica 21 febbraio è
stata data una breve informazione suirimpostazione del lavoro della Scuola Domenicale.
Una più ampia relazione, era stata in pre
Facoltà di Teologia
........................................... ............................................................................
Le riunioni
di Torre Pellice e di Luserna San Giovanili
Giornata ioadiale di preyhiera dada donne
Da quando, otto o nove anni f i. ^i è costituita la Federazione Femminile \ aldese e questa. in collaborazione con gli altri nuiviincnti
iomminill evangelici in Italia, ha organizzato
Ledizione italiana della Giornata mondiale di
preghiera delle donne il primo venerdì di
marzo, anche nelle Valli Valdesi la Giornata è
.-lata celebrata con gioia e serietà, spesso in
più centri per rendere più facile la partecipazà iu collegando d'altra ]>aiTe insieme più
comunità.
Nonostante il freddo intenso e le strade gelate. oltre una trentina dì sorelle di Luserna
S. Giovanni e di Torre si .sono riunite nella
sala delle atti^ità di Torre Pellice, insieme a
un gruppo deU'Esercito della Salvezza, il venerdì 5 marzo.
La liturgia per questa riunione era stata
pre}>aratii da donne della Chiesa dei Caraibi, e
<hfru<;) in 150 paesi. Il tema — Un popolo
nuovo per un'epoca nuova — costituiva un
monito a meditare sul nostro impegno concreto di donne cristiane al servizio del Signore,
chinandoci sulla miseria fisica e morale del
nostro prossimo.
Ispiramlosi a Isaia 58 : 6-9 (« Il digiuno di
cui mi compiaccio non è forse questo : che
tu divida il tuo pane con chi ha fame, che
tu conduca a casa tua gl'infelici, che quando
vedi un ignudo tu Io copra? » la nostra sorella Ketty Comba ci ha presentala con ampia
visione le sofTerenze di un mondo digiuno della salvezza in Cristo. Questa meditazione, concreta e im}»ressiva, era come un eco delle predicazioni che costantemente invitano tutta la
Chiesa ad abbattere il muro di separazione che
ci divide gli uni dagli altri. Con molta gioia
gli inni s'innalzarono dai nostri cuori verso
TEterno. Nessuno aveva fretta di allontanarsi
dalla sala calda e dal calore della comunione.
Nel pomeriggio della domenica 7 marzo,
nella grande .sala Alharin dì Luserna S. Gio^anni 130 sorelle da Pinerolo. S. Germano,
Praroslino, Angrogna. Rorà c Torre Pellice si
ritrovarono felici per pregare insieme. La presidente del Comitato Nazionale della FIV,
Ade (rardiol. introdusse la riunione ricordandoci l'esistenza, da due anni, del grande Ospedale Evangelico (inierdenoniinazionale) <li Ponticelli. in un sobborgo napoletano dove domina la miseria : quasi 2.000 neonati sono già
venuti alla luce in ((uelle sale moderne e accoglienti: a questo istillilo saranno devolute,
quest'anno, le eolletlo della Giornata.
Lo Spirilo di Cristo ci legava le une alle altre come ci esorta 1 Epìstola ai Golossesi : <ì Vestitevi della rarità, che è il vìncolo della per
fezione ». Nuovamente Ketty Comba ci ha invitate a fare ogni cosa nel nome del Signor
Gesù: massaie, madri di famiglia, operaie,
donne isolate, tutte sotto l'impulso della grazia impareremo, ogni giorno meglio, « come
eletti di Dio, a vestirci di tenera comprensione, di umiltà, di dolcezza, di generosità ». A
turno varie voci, sparse fra i due grandi cerchi che ci riunivano, si sono alternate nella
lettura della liturgia e in preghiere spontanee.
Le donne evangeliche dei Caraibi hanno
i[iii)iiiiiiiiiii)iiiiiiii(iiimiiiitinii>iiHi»i<ii»»>>i>>i>»<>»
Il Gruppo Teatro Z
a Torre Pellice
Un’iniziativa dal Centro
Culturale <cSergio Toja»
Per iniziativa del Centro Culturale « Sergio
Toja », venerdì 26 marzo alle ore 21, nel locale del Cinema Trento dì Torre Pellice gentilmente concesso, il « Gruppo Teatro 2 » presenterà « Digressioni per una Via Crucis » di
Mario Contini. Lo spettacolo ha incontrato
recentemente a Torino il consenso del pubblico e della critica.
« Una pedana, meglio se in mezzo al pubblico, e qualche riflettore sono quanto occorre a uno spettacolo con quattro attori in cui
Mario Contini, torinese, 37 anni, ripropone la
passione e la morte di Cristo al di fuori di
una facile agiografia e che il giovane Pier Giuseppe Corrado mette in scena cogliendone, e
sottolineandone, gli agganci con i problemi
d'oggi. La rappresentazione comincia infatti
eon una contestazione di se stessa che sconcerta lo spettatore, o lo provoca come oggi si
usa e si abusa, ma che già gli fornisce la
chiave dì una rievocazione incentrala su Cristo, nomo in mezzo ad altri uomini responsabili. lutti, della sua morte. Certo, non .-iono
cose nuove, ma i riferimenti all attualità sono discreti, la parola evangelica non subisce
vistose forzature, la retorica è contenuta entro lìmiti tollerabili e concetti ovvii o scontati trovano talvolta un contrappcso in noiazioni psicologiche, o psicanalìtiche ». (« La
Stampa ». 3 marzo 1971),
Si raccomanda Io spettacolo all attenzione
del pubblico per la sua novità e por il suo
interesse culturale e artìstico.
parafrasato l'inno all'a'nore cantato daH’apostolo Paolo (I Corinzi 13). che ci seguirà come
un’eco squillante fino alla Croce dove l'amore
perfetto dì Dìo è stato incarnato in Cristo:
« Quand'anche i nostri eloquenti discorsi
corressero sulle onde della radio e della televisione, se non abbiamo amore siamo un rame
risonante e un macchinario rimbombante.
« Anche se i nostri aerei a reazione ruggiscono sempre più veloci su continenti e oceani,
anche se scandagliamo le profondità del mare
e calpestiamo la faccia della Luna o di Marte,
anche se compiamo trapianti di cuore e scopriamo nuovi farmaci miracolosi, anche se
risolviamo tutti i problemi e misteri in modo
che persino i nostri calcolatori, sì guastano
sotto il peso delle risposte, quand’anche facessimo tutte queste cose, ma non avessimo
amore, non saremmo nulla.
« Se anche dessimo da mangiare a tutti gli
aiTamali del mondo, se vestissimo tutti gli
ignudi, se curassimo tutti i malati, se ci occupassimo dei vecchi e dei bambini, ma non
avessimo amore, tutto è vano.
(( Senza amore la nostra scienza e la nostra
tecnologia, la nostra potenza e la nostra sociologia non hanno valore alcuno e .si trasformano in maledizione.
« Signore, abbi pietà di noi ».
sH *
Poi. mentre le sorelle di S. Giovanni si affaccendavano intorno ai tavoli preparati con
amore, cui ci invitavano, un gruppetto di
quattro giovani milanesi ci ha fatto una visitasorpresa ed è stato come se i nostri pensieri e
le nostre preghiere per i popoli lontani immersi nella povertà e nell incubo di guerre .strazianti. avessero trovato un eco. Con molla
spontaneità questi giovani ci hanno spiegato
come fossero da tempo desiderosi di fare qualcosa per l'Africa, (rià. a turno, studenti in
medicina sì alternano per prestare là un aiuto sanitario, sovvenzionati dai loro amici. Anche questi giovani nostri ospiti ■— già tutti al
lavoro — mettono da parte denaro e sperano
di partire alla ricerca di un posto, sul continente nero, ove i)olraiino costruire un ospedale
c vivere in mozzo a una tribù fra le più arretrate. Essi continuano a raccogliere adesioni e
si rifaranno vìvi.
La loro venuta, il loro entusiasmo giovanile
(■ schiello. la loro volontà di agire direttamenlo. svincolali da una pesante struttura organizzativa. sono stati come una risposta alle
¡trcghicre di quella giornata, una promessa
della potenza deirEterno, il cui Spirito soffia
dai quattro venti, per ridare vita al Suo popolo.
Gbaziklla Jali-a
cedenza distribuita alle famiglie ed è stata
ancora discussa in occasione dell’àgape fraterna, alla Foresteria di Torre Pellice, la domenica 14 marzo.
Domenica 28 febbraio alle 14,30 ha avuto
luogo VAssemblea di Chiesa. Tema di discussione è stata la relazione predisposta dalla
Commissione, nominata dal Concistoro, per lo
studio del problema finanziario della Chiesa.
Questa relazione era stata distribuita nel corso della settimana per permettere una conoscenza più approfondita della situazione amministrativa deirOpera in generale e della comunità in particolare.
La relazione della Commissione ha illustrato
i quattro punti seguenti:
— ramministrazìone del denaro nella chiesa;
— ordini del giorno del Sinodo 1970;
— analisi delle contribuzioni e delle spese
della nostra comunità;
— metodi dì contribuzioni.
L’assemblea è stata concorde nel riconoscere che si deve compiere un ulteriore sforzo
per l’aumento dei doni pur riconoscendo la
validità della libera scelta dei metodi di contribuzione.
Ha preso le seguenti decisioni pratiche :
a) chiudere l’anno al 30 aprile e presentare entro la fine di maggio la relazione annua
alla comunità;
b) distribuire a tutti i membri un modulo sul quale possano segnalare l’importo che
prevedono di versare per il nuovo anno.
c) distribuire con il « Vincolo » di Pentecoste una prima busta relativa al nuovo
anno.
d) invitare ì membri che ne abbiano la
possibilità a versare tutto o in parte la loro
offerta in via anticipata.
I membri della commissione si sono impegnati a chiarire, attraverso un’informativa
più diretta e quartierale, l’argomento per sensibilizzare un numero più ampio di membri
della comunità.
Funerali: Luigi Grill, Luigi Poet, Rosina
Mourglia in Forneron, Adelina Peyronel.
Battesimi: Roberta Griva di Giorgio e di
Carla Ghersi.
Villar Perosa
Il nostro 17 febbraio ha avuto inizio il 14
con un culto solenne con S. Cena, nel quale
il Pastore ha ricordato vari episodi di Storia
Valdese.
La Corale ha cantato: « Jusqu'à la mort » e
una giovane trombettiera ha suonato « Oh
mon pays » accompagnala dall'organo.
L’assemblea, in piedi, ha poi cantato il
Giuro.
11 16 sera le nostre montagne sono state
illuminate dai falò, accesi al suono delle nostre campane. Spettacolo sempre bello e suggestivo! Al culto del 17 il Pastore ha parlato
sul passo (c Sii fedele fino alla morte ». Quindi i bambini delle elementari hanno recitato
alcuni Salmi e un dialogo sul 17 scritto da
una monitrice.
Poi è stata la volta dei catecumeni che
hanno interpretato un lavoro del Pastore Cipriano Tourn su Daniele, il pio, giovane israelita alla corte dì re Dario.
Alle 12,30 ci siamo ritrovati, un centinaio,
nel salone della nostra Foresteria in uno spirito di famiglia.
Erano con noi diversi graditi ospiti e il Pastore, dopo aver letto vari messaggi, ha ringraziato la Prof.ssa Bardi, direttrice didattica,
grazie alla quale finalmente possiamo avere le
lezioni di religione, non più nelle ore extra
scolastiche, ma durante la scuola stessa, con
grande vantaggio per i bimbi che abitano lontano.
Il sindaco di Pinasca, sig. Richiardone, ci
ha rivolto un nobile messaggio; il sig. Sappè
ci ha parlato con entusiasmo del Collegio, infine ha avuto la parola il prof. Griset applauditissimo.
Il pomeriggio è trascorso piacevolmente in
canti. Si è passato in rivista tutto il nostro repertorio, con grande gradimento non solo per
i canterini, ma anche per gli uditori!
La sera ci siamo ritrovati nuovamente per
ascoltare un magnifico concerto offertoci dalla
Banda di Inverso Rinasca diretta dal Maestro
Coucourde e per vedere il film a colori « Così
vìvevano i nostri padri » realizzato dai giovani
di Chiotti e presentato dal loro Pastore che,
con la sua Signora, è stato nostro gradito
ospite.
Il film è stato molto bello e tutti l'hanno
vivamente apprezzato.
Nozze. Il 30 gennaio i nostri fratelli Germano e Fiorine Bleynat hanno festeggiato le
loro nozze d'argento; il 7 febbraio Teofilo e
Elena Roccione quelle d’oro. Ad entrambe le
coppie abbiamo espresso le felicitazioni e gli
auguri della chiesa.
Il 20 febbraio, due giovani, Elvio Tron e
Graziella Rostagno hanno unito la loro vita
sotto lo sguardo di Dio. Ad essi pure il nostro
fraterno augurio.
Battesimi. Abbiamo battezzato i piccoli : Gabriele di Giovanni e Teresa Ribelli e Dario di
Elio e Ida Fraschia.
La grazia del Signore accompagni questi
bimbi e le loro famiglie.
La comunità, mentre attende sul piano pratico a perfezionare ed ultimare — a prezzo di
un magnifico slancio di lavoro volontario, incurante del freddo intenso di questi giorni —
le proprie costruzioni, si prepara ad ammettere nei suoi ranghi sette confermandi. 11 Pastore ha dedicato a questo avvenimento le sue
predicazioni dei culti 28 febbraio, 7 e 14 marzo. Il culto del 21 marzo sarà presieduto da
ex confermati, il culto del 28 marzo, dai confermandi stessi.
La confermazione solenne, accompagnala
dalle singole professioni di fede, avrà luogo
domenica delle Palme 4 aprile e la prima celebrazione della S. Cena con la comunità, il
giorno di Pasqua.
Invochiamo la benedizione di Dio in questi
giorni così importanti per la vita della nostra
chiesa.
Invito alle Corali
e agli Amici del Canto
Martedì sera 30 marzo alle ore 20,30
una valente corale Germanica saluterà
le Valli offrendo un concerto nel tempio di Villar Perosa. Tutte le corali che
ne hanno la possibilità sono cordialmente invitate ad intervenire e ad offrire un proprio canto. Tutti gli amici
del canto sono cordialmente invitali.
(iiiiiiii)imiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiniiitiiiMiiiiiiiiiiiiiiii
San Secondo
— Nelle celebrazioni del 17 febbraio svoltesi, anche quest’anno, in un clima di grande
entusiasmo e dì gioia sincera si è cercato di
portare la Comunità a riflettere non tanto
sulla fede dei padri quanto sulla infedeltà nostra, domandando a Dio di aiutarci a ritrovare
la fede in Lui e di consacrarci gioiosamente al
Suo servizio.
La sera della vigilia, le splendide colline di
Praroslino e San Secondo erano letteralmente
inondale dai bagliori di numerosi « falò » e
stemmi valdesi che potevano essere facilmente
visti da Torino. Al culto del 17, la Corale ha
portalo il suo contributo con resecuzione dì
un inno e di un coro di circostanza. L'assemblea, che gremiva il tempio, prima dì
sciogliersi, ha cantato con slancio il « Giuro
di Sibaud » in francese.
Alle 12.30. oltre un centinaio di persone si
sono ritrovale nella sala per l’agape fraterna.
Alla fine del pranzo, dopo il saluto rivolto dal
pastore, abbiamo ascoltato i messaggi dei fratelli : Dante Gardiol che cì ha dato iletlagliate informazioni sulla vita del Collegio Valdese.
Paolo Condola, Naialino di Asti c Remigio
Pons.
Prima di sejiararci. per richiesta unanime
dei convitati sono comparsi Renalo Don e
tutti quelli che con lui avevano preparato c
servito rotlimo pranzo; essi sono stati lungamente applauditi in segno di sincera riconoscenza.
— / culti delle domeniche 21 febbraio e
14 marzo sono stali rispettivamente presieduti
dai pastori Renzo Bertalot, direttore della Società Bìblica e P. Ellenherger. missionario nel
Lesolho. Ringraziamo ancora dì cuore questi
cari fratelli per gli efficaci messaggi rivoltici.
— La nostra Filodrammatica cì ha rappresentato il 6 e 13 marzo la bella commedia dal
titolo « Peg del mio cuore ». I molti applausi ricevuti hanno detto ai bravi attori quanto
il loro impegno e la loro fatica siano stati apprezzati. Sabato prossimo, 20 marzo, i nostri
giovani sì recheranno a Bobbio Pellice per restituire la vìsita fattaci da quella Filadrammatica.
— Il 7 marzo, VUnione Femminile, in occasione della giornata mondiale di preghiera,
ha ricevuto la visita delle sorelle dì Prarostino.
È stata seguita la liturgia indicata dal Comitato nazionale ed il Pastore locale ha fatto
la meditazione. In tutte le sorelle è rimasto il
ricordo di quel pomeriggio trascorso insieme.
— Domenica 14 marzo, lo nostre madri si
sono recate a Bobbio Pellice, dove sono stalo
accolte mollo gentilmente dairUnione Femminile locale e dal loro Pastore. Es.se .sono state
intrattenute dal missionario Ellenherger che
ha jiarlato sulla vita, sui costumi e sulla religione delle popolazioni del Lesotho. Forse
egli non ha avuto lutti i torti nel dire, terminando: Ne pensez-vous pas que le troisième
monde c'est ¡‘Europe?. Prima <li accomiatarci
dalle sorelle dì Bobbio le abbiamo ringraziale
}>er la generosa accoglienza e detto loro a arrivederci » a San Secondo.
— Il Coro Val Pellice. dirotto dal inaeslro
Edgardo Paschelto. sarà in mezzo a noi sabato
sera 27 marzo e ri darà un concerto nella
sala, alle ore 20.45. Chi ama il canto non manchi airappuntamento.
6
pag. 6
N. 12 — 19 marzo 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
(l LIBRI)
Le elezioni in India
Si sono concluse, nei 18 stali dell’Unione Indiana, le elezioni politiche, che
hanno visto l’eccezionale — seppure in
parte previsto — successo del partito
della signora Indirà Gandhi, figlia di
Nehru e continuatrice del suo programma. Tranne infatti che nel Bengala Occidentale, dove i comunisti sono assai forti, il partito del Nuovo
Congresso ha avuto un’affermazione
tale da raggiungere la maggioranza dei
due terzi dei voti.
La cosa ci induce a fare alcune brevi riflessioni. Anzitutto teniamo presente che l’India è abitata da 560 milioni di persone — un vero subcontinente —. Il suo tasso di natalità è del
3% annuo e cioè uno dei più alti che
esistano; l’analfabetismo è del 75% e
i disoccupati sono circa 15 milioni.
Ouelli che lavorano guadagnano ca. 200
lire al giorno, pari a seimila lire men
Il prezzo della paura
Glasgow (A.F.P.) - Una delegazione
del partito nazionalista scozzese ha presentato nei giorni scorsi all ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna
una fattura di 500 milioni di sterline,
destinata al presidente Nixon e rappresentante « Taffitto dovuto alla Scozia »
dieci anni dopo l’installazione a Holy
Loch della base militare americana di
sottomarini equipaggiati con razzi Polaris.
Situata presso Glasgow, la base costituisce •— secondo i nazionalisti scozzesi — una pesante minaccia sulla regione più popolosa della provincia, e
questo rischio vai bene un indennizzo.
L'ammontare della fattura non è stato fissato a caso : esso rappresenta —
come ha precisato il presidente del partito nazionalista scozzese — il doppio
della somma che il governo americano
si è impegnato a versare per un periodo
di cinque anni a quello di Madrid per
poter mantenere le sue basi in territorio spagnolo.
sili, mentre accanto a loro vivono famiglie fra le più ricche del mondo.
Il Partito del Congresso, di intonazione socialista, aveva già da tempo
fatto dei tentativi di riforme, tentativi peraltro fortemente frenati dall’ala
destra del partito stesso, ala che poi
se ne andò nell’estate del 1969. Nacque
allora il partito del Nuovo Congresso
che, rimasto in minoranza al governo,
si avvalse della collaborazione e della
alleanza col partito comunista di ispirazione sovietica e con alcuni altri
gmppi di sinistra.
Ora, con questa spettacolare vittoria, Indirà Gandhi non è più condizionata dal sostegno di altri partiti ed
ha completa libertà di movimento.
Certamente uno dei primi passi che
compirà, nel caso che la maggioranza
dei due terzi venga ufficialmente confermata, sarà quello di emendare la
Costituzione indiana affinché la Corte
suprema, molto conservatrice, non
continui ad annullare come per il passato le decisioni governative più avanzate, quali certe socializzazioni, le drastiche limitazioni delle proprietà immobiliari urbane e i provvedimenti
per l’istruzione e l’edilizia popolare.
Le elezioni si sono svolte in un clima arroventato che ha visto 350 rnorti fra assassini! politici e disordini di
piazza, contrasti di caste e rivalità a
sfondo sia etnico che religioso.
Si tratta di una indubbia, straordinaria prova di fiducia che centinaia di
milioni di persone, in gran parte prive
dei più elementari mezzi di sostentamento, hanno voluto dare ad un partito e ad una persona che si è impegnata per una lotta senza quartiere alla povertà e alla disoccupazione. Una
fiducia che ha quasi annientato le opposizioni della destra e della estrema
sinistra.
Il compito che attende la signora
Gandhi e gli altri suoi colleghi di governo è immenso: possano essi riuscire a portare il loro popolo ad un livello di vita accettabile per una creatura umana.
La guerra indocinese
Malgrado le indignate voci di protesta che si sono levate da tutto il
mondo, nei giorni scorsi l’azione delrimporialismo americano in Indocina
ha raggiunto dei livelli che fanno addirittura impallidire, ad esempio, i da
ti relativi ai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Oltre mille aerei hanno scaraventato degli spaventosi quantitativi di bombe, mentre
parallelamente le artiglierie terrestri e
navali hanno incessantemente bombardato villaggi e borgate, navi e giunche.
Di tragica efficacia ci pare il commento deW International Herald Tribune
che scrive: « L’America bombarda
quattro paesi e ne invade due per ritirarsi da uno ».
Gli elicotteri, poi, hanno assunto un
ruolo del tutto particolare e debbono
essere stati impiegati in numero enorme quando si pensi che ne sono stati
abbattuti diverse decine in pochi giorni. Questi velivoli si sono fra l’altro
specializzati nel trasporto e nei lancio
delle bombe più gigantesche della storia delle guerre; esse pesano sette tonnellate e pare siano particolarmente
indicate per preparare le zone di atterraggio degli elicotteri stessi dato
che ognuna di esse può spianare una
zona lunga cento metri.
E di questi giorni poi la dichiarazione del governo fantoccio sudvietnamita sulla possibilità di una invasione del Nord Vietnam. Il segretario di
Stato americano Rogers si è affrettato
a precisare che gli USA non interverrebbero pur non imponendo nessuna
restrizione militare ai sudvietnamiti e
cioè: se volete invadere il Nord state
pure certi che il nostro aiuto non vi
mancherà. Il vice presidente Agnew è
successivamente corso ai ripari dicen- .
do che gli Stati Uniti non approverebbero l’invasione del Nord Vietnam da
parte del Sud ed anche il presidente
Nixon in una sua intervista al « New
York Times » ha detto di voler por fine
alla guerra al più presto escludendo
quindi nuove iniziative a carattere militare. Sta di fatto che se il Sud deciderà di invadere il Nord, lo potrà fare
unicamente grazie agli aiuti ed agli armamenti americani.
Anche il solenne avvertimento della
Cina popolare ed il suo rinnovato impegno di alleanza coi paesi indocinesi
ci pare siano stati accolti con molta
leggerezza dagli USA, che si è limitata a confermare che la loro è un’azione limitata e che la Cina non ha nulla
da temere.
Ora i giornali danno notizia che i
sudvietnamiti si stanno ritirando dal
Laos con un notevole anticipo sul previsto. Secondo i piani originali, infatti, essi avrebbero dovuto terminare le
loro operazioni a fine aprile. Pare che
invece le grandi pioggie stiano per arrivare prima del previsto. Da quanto
ci è dato di sapere fino a questo momento in cui scriviamo, vengono abbandonati sul posto cannoni e materiali pesanti che i B.52 hanno subito
bombardato nel tentativo di distruggerli: « grandi pioggie » o « ritirata
strategica » di fascistica memoria?
Stato e chiesa in Spagna
Mentre in Italia l’opinione pubblica
viene sempre più sensibilizzata sulla
questione del Concordato fra chiesa e
stato e si rafforzano i movimenti che
si schierano decisamente per la sua
pura e semplice abrogazione anche dall’interno del cattolicesimo stesso (si
veda sul numero precedente la presentazione del libro Cattolici e laci
contro il Concordato), riteniamo sia
assai interessante vedere come la Chiesa cattolica romana stia affrontando,
in questi giorni, una trattativa concordataria, nella fattispecie con la Spagna. Ce ne fornisce l’occasione un recentissimo articolo di Raniero La Valle, il noto giornalista particolarmente
esperto dei temi e dei problemi che
occupano — e preoccupano — il mondo cattolico.
Ovviamente esiste già un Concordato fra Chiesa cattolica e Spagna: esso
è stato siglato nel 1953, ma viene considerato decrepito, più decrepito del
« nostro » che è del 1929.
E stato lo stesso pontefice romano
ad aprire il problema quando scrisse
nelTaprile del 1968 una lettera a Franco, chiedendogli di rinunciare al privilegio che ha il governo spagnolo di
nominare i nuovi vescovi, che ovviamente vengono scelti fra i candidati
più « ossequienti » al regime. Franco,
dopo oltre un mese, ribattè che il popolo non avrebbe mai acceduto ad una
simile richiesta se nel contempo non
si fosse proceduto ad altre revisioni di
privilegi, sia ecclesiastici che civili, in
contrasto coi nuovi orientamenti conciliari.
Di lì sono iniziati i pre negoziati e
ne è nato un progetto di concordato
che è stato respinto da tutti: perfino
la stampa del regime ha detto che era
arretrato e mediocre. Una rivista cattolica lo ha definito preconciliare e regressivo rispetto al precedente. Questa
stessa rivista, coll’occasione, ha anzi
nromosso un referendum ed è risultato che il 61%, su ca. seimila risposte,
si è pronunciato per l’abolizione pura
e semplice del Concordato.
Secondo La Valle la matrice del suddetto progetto è né più né meno che
il Concordato italiano del 1929: la
Chiesa cattolica si fa riconoscere dallo Stato spagnolo come « società perfetta »; gli articoli riguardanti il matrimonio ricalcano quelli italiani perfino colla « sempreverde » formula secondo cui la « santa sede » consente
che le cause di separazione personale
siano giudicate daH’autorità giudiziaria
civile. Così dicasi per vari altri punti
riguardanti la prc-notilicazione al governo dei vescovi da nominare, il processo e la detenzione di chierici, le
esenzioni fiscali, privilegi dei luoghi di
culto, ecc. Nell’insegnamento si va ancora oltre in quanto il progetto dice
che esso « sarà conforme ai principi
del dogma e della morale della Chiesa
cattolica ».
Indubbiamente fa piacere che la cattolica Spagna rifiuti di considerare
proposte del suddetto tipo ma è altrettanto sconsolante il constatare che il
Concilio e la « Populorum progressio »,
all’atto pratico, vengono volentieri
messi da parte dai loro stessi autori.
Roberto Peyrot
“90 giorni, o l'eternità"
iMiMiiimirniimiiMiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiMiiiiimim:iimiiiiiimiiiiiMiiiiiiiiiniMiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiimMiiiiiiiiiMiMiin
NEGLI STATI UNITI
Si accentua l'esailo nelle città, specie da parte dei neri
SrpoiuIo i (lati del rensiitienlo decennale
pnlddieati nei giorni seor.si negli USA. si è
fortemente aeereseinto il fhis.so della popolazione verso le città : attualmente vivono nelle
città il 75% degli americani (149..3 milioni),
mentre nel 1960 la proporzione era ancora inferiore al 70%. Gli Stati nei quali il tasso di
urbanizzazione è il piti forte .sono la California (90.9% della popolazione vive nelle città),
il New .lersey (88.9%), New York (85,5).
Nell’in.sieme la popolazione urbana è diventata più densa nell'Ovest (82.9) che nel Nord-Est
(80,4%), mentre nel Sud la proporzione degli
abitanti delle città è passata da 58,5 a 64,4%.
In questo flu.sso migratorio .sono particolarmente numerosi i neri. Nell ultimo decennio.
Le aberrazioni scientemente volute
dalla politica razzista sudafricana si
può dire trovino ogni giorno nuove
conferme e testimonianze.
L’allora primo ministro sudafricano
Malan aveva a più riprese pienamente « motivato » questa politica indegna
di persone che si proclamano non solo cristiane, ma che vedono nell’apartheid (che letteralmente tradotto vuol
dire «sviluppo separato») un efficace
sistema per la convivenza dei vari
gruppi etnici, naturalmente ad esclusivo vantaggio dei bianche
Ecco una delle tante dichiarazioni
del defunto leader:
« La coscienza razziale, profondamente radicata nei sudafricani bianchi, risulta dalla differenza fondamentale- fra i due gruppi, bianchi e neri.
La differenza di colore non è che la
manifestazione fìsica del contrasto che
esiste fra due modi di vita inconciliabili, tra la barbarie e la civilizzazione,
tra il paganesimo e il cristianesimo e
infine fra il numero schiacciante da
un lato e il numero insignificante dall'altro. Le differenze razziali sono così
nette come lo erano trecento anni fa.
Non è dunque sorprendente che l’istinto di conservazione sia così pronunciato nel sudafricano bianco ».
Questa frase appare nell’introduzione al libro 90 giorni o l’eternità (sottotitolo: Il terrore in Sud Africa) uscito
in questi giorni edito da La Nuova Ita
infatti. .3 milioni e mezzo di neri si .sono
stabiliti nelle mclropoli e sobborghi. Quattro
di quesle metropoli hanno ora una popolazione
in maggioranza nera; Washington 71%, Newark (New Jersey) 54%, Gary (Indiana) 5.3%,
.\llanta (Georgia) 51%, mentre dieci anni fa
Washinglon era la .sola città statunitense a
maggioranza nera: le tre prime sopra riportate hanno eletto un sindaco nero, mentre Tultima ha un vieesindaeo nero. Altre sette metropoli contano già oltre 40% di neri c una sola. negli USA, ha visto accrescersi la popolazione bianca. NcH'ultimo decennio dodici milioni di bianchi hanno lasciato le città per i
loro dintorni, mentre soltanto 762.000 neri
hanno seguito il medesimo movimento.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
NELLA VALIGIA
DI MONSIGNORE
^ «Nella valigia di monsignor Agostino Casaroli, di ritorno dall’URSS,
c'era la preziosa croce pettorale del
defunto Alessio, patriarca di Mosca e
di tutte le Russie, di cui tra un paio
di mesi verrà eletto il successore. Monsignor Nikodim e monsignor Pimen, i
due massimi dirigenti della Chiesa
Russa-Ortodossa (sono anche i due
unici candidati al seggio patriarcale),
avevano infatti stabilito di regalarla a
Paolo VI, e Lave'ano consegnata a
Casaroli (ministro degli esteri di Sua
Santità) al termine di un lungo colloquio svoltosi nella giornata di sabato
27.1 c. a. Ma monsignor Casaroli ha
portato al Papa solo questo di omaggio, o ha recato con sé altri e più concreti risultati politici c religiosi? ».
Con queste parole . inizia un lungo
articolo (siglato E. ù ) su «L’Astrolabio» del 7 c., nel qu ic il problema religioso è soltanto accennato (e del tutto marginalmente), mentre invece è
ben sviluppato quello dei rapporti politici fra Vaticano e Cremlino.
« Dalle diplomatici' ' affermazioni di
Casaroli si avrebbe quasi l’immagine
di un primo approc io ( tutt’altro che
negativo) tra due parli che non si erano mai incontrate. Invece la verità è
che ormai Vaticano URSS non sono
più al primo approc io, e la visita di
Casaroli (ufficialmente motivata con
la firma vaticana al trattato antinucleare) si e caratteri, zata proprio per
l’ingresso del dialogo sul terreno delle
questioni controverse. Un dialogo (si
badi) che ha avuto ed ha tre e non due
interlocutori: Santa Sede, Cremlino,
Patriarcato di Mosca.
In URSS esiste infatti una chiesa
nazionale, "leale” nei confronti dello
Stato e del tutto integrata nella vita
sovietica, per cui il progresso del dialogo ecumenico con i cristiani di quel
Paese non può essere perseguito senza un parallelo miglioramento dei rapporti diplomatici e politici con il Cremlino. (...) Appena arrivato, il Casaroli
ha incontrato Kozyrev, ed in gioco sono entrati subito i problemi di politica internazionale più scottanti, quelli sui quali la chiesa cattolica deve dare ai sovietici garanzia di essere diversa da quella degli anni della guerra fredda. Sicurezza europea, Vietnam,
M. Oriente sono stati gli argomenti di
questo "esanie preliminare" ». Il Casaroli avrebbe messo in luce:
« I) la volontà della S. Sede di favorire un assetto nuovo nel Continente, concretizzata dalla benedizione papale a Willy Brandt e dal disimpegno
ecclesiastico dalla battaglia dei suoi
oppositori de.;
2) l’intenzione vaticana di favorire
una svolta politica a Saigon, con l’ingresso del Fronte di Liberazione Nazionale nel governo (fatto questo di
cui, secondo notizie giornalistiche non
smentite dal Valicano, sarebbe stata
messa al corrente la signora Binh, rappresentante a Parigi dei partigiani
vietnamiti, nel corso del suo recente
soggiorno a Roma);
3) il sostegno della S. Sede alle posizioni dell’ONU sulla crisi mediorientale e la propensione vaticana alla internazionalizzazione della città di Gerusalemme.
Kozyrev ha così potuto confermare
l’impressione che già aveva avuto Gromiko nel .suo cordiale colloquio di
qualche mese fa con Paolo VI, un colloquio assai meno “tecnico” e preciso
di questo: con questa componente così influente della storia contemporanea
l’Unione Sovietica poteva avviare un
discorso, e si poteva quindi aprire la
trattativa sui modi e i termini della
sua presenza religiosa e diplomatica
in URSS. In seguito a questa messa a
punto di una serie di convergenze politiche, si è avuto il colloquio al quale
Casaroli teneva di più: quello con il
doti. Kuroiedov, l’uomo che regge l’ufficio governativo per le questioni religiose. Già a Gromiko il Papa aveva
chiesto “condizioni meno inadeguate
di vita religiosa per i cattolici delrURSS”, ed era stato ascoltato con rispetto ma con proclamata “incompetenza”. Kuroiedov è stato l’interlocutore giusto, “il competente" per raggiungere il quale la S. Sede ha completato, proprio con questo viaggio di
Casaroli, un lungo e difficile dialogo
con il Cremlino ».
DOPO LA SVEZIA
ANCHE LA SVIZZERA
La Svezia ha sorpreso il mondo
intero coi suoi disordini sociali, scoppiati improvvisamente dopo un lunghissimo periodo di ordine e di pace.
Ed ecco che anche la Svizzera, uno dei
paesi più solidi, più organizzati ed anche più democratici del mondo, « è
raggiunta a sua volta da scioperi selvaggi ».
Infatti, dal principio del mese, « scioperi scatenati contro il parere dei sindacati, paralizzano gran parte della
metallurgia della regione ginevrina.
Partito dall’officina Verntissa, antica
proprietà della Hispano-Suiza (riscattata a suo tempo dal gruppo Sulzer), il
movimento s’è rapidamente propagato
a quattro altre fabbriche. Lo seguono
circa mille operai.
Gli scioperanti contestano la politica detta “di convenzione collettiva”
praticata dai sindacati a partire dal
1937, politica che, fino ad oggi, aveva
garantita quella che, in Svizzera, si
chiama “la pace del lavoro”. A seguito
d’un accordo conclusosi nel dicembre
scorso fra l’Unione degl’industriali della metallurgia e la principale centrale
sindacale relativa (la “Federazione operai metallurgici e d’orologeria’’), i salari dovevano subire l'aumento del 7%
per la totalità dei lavoratori, più il 3%
suddiviso secondo la loro qualifica. Ma
gli operai reclamano un. aumento globale del 10% uguale per tutti, e intendono far trionfare la propria rivmdicazione con le proprie sole forze. Oltre
a ciò, essi criticano la “passività" dei
sindacati, ai quali del resto sono iscritti soltanto il 40% degli svizzeri, e soltanto il 3% degli stranieri che lavorano nella metallurgia del cantone di Ginevra. , ■ j
Certo questo movimento è di dimensioni limitate, ma costituisce un effettivo precedente. In un comunicato, il
sindacato sopra citato, visibilmente
sopraffatto dalla base, ha dichiarato
di voler prendere distanza da certi
“metodi importali che violano la convenzione”. La .stampa insiste sulla parte che, in questa sospensione di lavoro, avrebbero avuto gli operai stranieri,’ che .sono numerosi nella metallurgia. Ma. come fa osservare la “Presse
de Genève", "sarebbe un errore gettare la re.spon.sabilità degli scioperi selvaggi interamente sui lavoratori stranieri, perché il ruolo dei sindacati e la
pace del lavoro sono oggetto d’una
contestazione mollo viva, già da alcuni anni, da parte degli operai svizzeri” ».
(Articolo pubblicato .su «Le Monde» deIT11.3.’71, c siglato J.-C. B.).
lia (L. 1.500). Autrice di questo librodiario è la giornalista bianca sudafricana Ruth First che ha provato le
delizie della legge dei 90 giorni.
In base a c]uesta legge il governo
può imprigionare (con relativo isolamento e torture psicofisiche) senza
precise accuse, senza prove, senza processo, chiunque sia sospettato di partecipare a qualsiasi attività politica
considerata « illegale ». Naturalmente,
le vittime più numerose sono — sia fra
i bianchi che fra i « colorati » — coloro che cercano di opporsi all’infame
politica razziale del paese.
Ma i 90 giorni di detenzione non si
esauriscono « una tantum »: il sospettato può essere subito riarrestato e così teoricamente alTinfinito. E quanto è
appunto successo all’autrice che, allo
scadere dei primi 90 giorni, fu fatta
rivestire coi suoi abiti civili, accompagnata alla porta dicendole che era
libera, dato che nessuna prova era
emersa a suo carico, ed immediatamente riarrestata, appena varcata la
soglia, da altri poliziotti che l’attendevano.
Il diario è un drammatico susseguirsi dei sistemi usati dai carcerieri, che vanno dall’approccio brutale alla provocazione; dalle minacce alle lusinghe; dall’inganno alla correttezza
ufficiale; dalla generosità alla durezza;
dall’immedesimazione al giro di vite;
dal mistero alla presunzione; dalla tortura fisica a quella morale.
Concludiamo questa breve recensione dando la parola all’autrice: « / sudafricani, oltre ad essere inquisitori di
lunga esperienza, erano anche dilettanti che cominciavano ad imparare i
metodi della guerra psicologica. Diamo loro il tempo ed essi saranno abbastanza abili da superare qualsiasi'
Inquisizione poiché, come essi stessi
dicono, fanno soltanto il loro dovere...
Proprio come Eichmann (n.d.r.: noto
torturatore e massacratore nazista)
essi farebbero qualsiasi cosa in nome
del loro lavoro e non si riterrebbero
responsabili di niente. A questo punto la tortura è soltanto l’assolvimento
di un dovere quotidiano ».
PIERRE
iiiiiMiiiiMiMiiiiniiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMmiiiiiiiimiiiiiiiii
Il comitato civico and - divorzio
si rivolge alle diverse
diocesi d’Italia
Roma (Relazioni Religiose) - Il Comital»
Civico anti-divorzio ha diiTuso. nelle diocesi
italiane, per la sua campagna antì divorzista,
le copie della seguente lettera :
« Reverendissimo Padre,
il Comitato Civico ricorre alla sua carità
invocando il suo aiuto. Da due anni stiam»
combattendo una diffìcile battaglia contro il divorzio per svegliare i dormienti, impegnare i
buoni e per salvare la cellula della Chiesa e
della società cristiana : la famiglia.
« Siamo ora nella fa.se decisiva, perché entro la fine di maggio devono essere raccolte
500.000 firme per ottenere il referendum abrogalivo.
(( Ci permettiamo di inviarle copia delTAgenda Operativa che il Comitato Cìvico impone a sé stes.so in ogni parte detalla per collaborare efficacemente con il Comitato Nazionale per il Referendum sul Divorzio. Mi permetto di suggerirle di considerare attentamente tale agenda e di mettersi in contatto con il
Comitato Civico Locale, oppure con il Cedaf
locale (Centro Difesa Assistenza Famiglia), per
concertare il modo con cui portare alla raccolta il maggior numero di iìrme. Se Ella non
sapesse esattamente a chi rivolgersi, oppure vi
fossero problemi, incertezze, difficoltà, si rivolga liberamente al Comitato Civico Nazionale
Via del Corso 300, Roma.
(( Lo scopo principale della presente lettera
è però un altro : quello di chiederLc molla
]>reghiera per Toperazione Referendum che
ora comincia. L’impresa non è facile perché
complessa e rapida. Abbiamo estremo bisogn»
deH’aiuto di Dio e ci permettiamo di rivolgerci, nella carità di Cristo, a Lei perché voglia
stabilire questa particolare intenzione per leanime consacrate che da Lei dipendono e per
tutte le anime sulle quali può influire, specialmente sulle anime dei fanciulli: che la raccolta di firme abbia buon esito.
« 11 Comitato Civico Le è molto grato e si
augura che da questa prova coronata da vittoria la Chiesa italiana possa risorgere con nuovo impegno apostolico a nuove mete per la
gloria <Ii Dio. la pace e la felicità del nostropopolo.
Padre Lucio Migliaccio O.D.M
Prof. Luigi Gedda ».
AVVISI ECONOMICI
CERCASI in.servionle fissa per Convitto Mascbilc Valdese di Torre Pellice 10066 (Torino). Serivcre o telefonare al (0121) 912.30.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Torino}