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LA BUONA NOVELL^
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANAt .
V-' r
Segueinio la verit» nella carità. — Efb?. TI. 16
PRKZZO DI ASSOCIAZIONK ; LE ASSOCIAZIONI SI KICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00
Per la Svizzera e Francfa, id........... „ 4 25
Per l’Inghilterra, ia................... „ 6 60
In TOEi.NO all'Uffizio de! Giornale, via dei Principe
Tommaso dietro il Tempio Valdeae.
Nelle Proviscib presso tutti gli Uffizj postali per
Per la Germania id................... „ 6 60 \ mezzo di Vaglia, che dovremo essere inviati
Non ai ricevono associazioni i>er meno di on anno. \ franco al Direttore della Buona Novella.
Aircstero, a* seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meynieig, nio Rivoli
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella,
SOMMARIO
Avviso imporiantiàslmo. — La diffusione deU’evangelismo in Italia causa diretta ma infallibile della
nazionale concordia.— I^a Libertà Cattolica e la Buona Novella. — Uno sguardo retrospettivo sul
movimento religioso degli Stati Uniti. — Della libertà religiosa In Inghilterra. — Cronaca della
quindicina. —
AVVISO IMPORTANTISSIMO
Mentre caldamente invitiamo quei sigg. Associati, sì esteri
che ìuizionali, che som tutt'ora indietro pel pagamento ddla
loro quota di associazione, a voler senza ulteriore ritardo
soddisfare al loro obbligo; altrettanto caldamente preghiamo
coloro che intendono di seguitare la loi'o associazione alla
Buona Novella^ per Vanno venturo, a dichiararci per tempo
la loro intenzione, e ciò a scanso di ritardo ndla spedizione
dd Giornale. Il modo e le condizioni d'associazione rimangono gli stessi che ndl'anno scadente.
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LA DIFFUSIONE DELU EVANGELISMO IN ITALIA
CAUSA INDIKETTA
MA INFALLIBILE DELLA NAZIONALE CONCORDIA *
II principio religioso, quantunque a prima \'ista non sembri, pure
è quello cbe sovranamente informa lo spirito della vita privata e pubblica dei cittadini d’uno Stato. Per quanto grande sia l’importanza
che si voglia attribuire al pi’oblema economico ed al problema politico,
io sono convinto per la doppia attestazione della storia e dello tendenze dello spirito umano, eh’ entrambi sono di una minore portata
e sottoposti ad un più arduo, più giave, più elevato, qual’è il problema religioso.
Egli è per tale mio convincimento che credo utile cosa di cercale
ima soluzione alla ipotesi dell’influenza che l’introduzione della pura
dottrina evangelica eserciterebbe in Italia, qualora vi si verificasse
una volta, sotto il rapporto morale e sociale.
Quantunque prevegga l’obbiezione che da taluno mi verrà forse
fatta: nulla esservi di più facile quanto il dare una soluzione \nittoriosa ad una ipotesi, tutta\àa io mi proverò di addm-re in suo appoggio
delle riigluui uubì praiiclie e popièiT-e, die ammessa necessa.ria.m.ente
la loro verità, si dovi’à pure ammettere la necessità delle conseguenze
a cui conducono quelle premesse, qualora sieno dimostrate vere cd
irrefutabili.
E prima di tutto mi gioverà respingere una taccia che i Clericali
sogliono opporre alle comunità evangeliche, accusandole di portare
nel seno il germe dell’anarcliìa e della divisione degli sphiti.
Qual n’è secondo essi la causa precipua? La libertà di coscienza di
cui gode il fedele d’interpretare la parola ed il comando divino,
quale si trova rivelato ed espresso nei sacri libri.
Certo a primo aspetto l’uniformità di credenza che presenta, la
Chiesa romana ha qualche cosa di specioso e di abbagliante per gli
spiriti superficiali, e che non sogliono veder l’ordine che là .soltanto
dove si fa sentire la voce d’un assoluto comando accolto dall’univei
* Dovendo far nostro il qui annesso articolo che oggi stampiamo, dottato da chi
trovasi ancora esternamente nello file del cattolicismo romano, alcune cose ne
avremmo soppresse, ]>lù altre nc avremmo aggiunte acciì) la dottrina evangelica
vi fosse fedelmente riprodotta; ma atteso la sua origine, di cui ognuno che sia
esperto delle coso religiose si accorgerà di leggieri, abbiamo stimato meglio stamparlo tale e quale, lasciando del contenuto, la risponsabilità all’Autore.
La Dibexiose.
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sale silenzio. Ma questa uniformità è ben lungi dal corrispondere
all’idea d’nnitè e di quella dignità di cui Dio ha rivestita ogni anima
vivente col crearla a sua immagine e àmiglianza.
L’imità di fede delle comunitiì evangeliche è costituita dall’nnanime concerto col quale riconoscoho come fondamento della fede l’origine divina delle Sacre Scrittme, e come tali le interpretano e
seguono.
La differenzi! d’opinioni costitmsce essa agli occhi de’ clericali
l’anarchìa? Ma allora a questo mondo l’anarchìa sarebbe in ogni cosa;
e.ssa esisterebbe anche se nell’universo si trovassero due soli individui
della specie umana, poiché una divergenza di pareri sarebbe sempre
possibile su qualunque oggetto essi ]>reudes8ero a discutere per il loro
comune vantaggio. La tlivergeiiza delle opinioni nella unità de’ priucipj, anziché anarchìa, deve considerarsi come una caratteristica
veramente umana, quella che solleva l’uomo al di sopra della uniformità che si riscontra negli atti de’ bruti.
D’altronde quali sono i vantaggi di questa libertà d’interpretazione? Il vantaggio massimo è appunto quello, che conservando alle
quahtà dell’uomo l’esercizio libero delle attribuzioni che sono ad esse
innate, si evita precisamente l’anarchìa che i Cattolici vogliono iii
quella hbertà ravvisare. lufiitti dov’è maggiore il pericolo di disordine? tra gli Evangelici ofra i Cattolici? Si voglia essere imparziali
uclla risposta.
Gli Evangelici, prendendo la Bibbia per legge, coiiccdono a tutti
l’uso della ragione per intenderla e spiegarla a se medesimi. Ora è
egli probabile che uti fedele si rivolti contro le_sue quahtà d’uomo?
rinneghi la propria ragione per entrare in guerra con se medesimo,
e pi-omuovere il regno del disordine in mezzo al pacifido ed umano
dominio delle libere opinioni? Non mai. Ma per un cattolico dove
comincia veramente l’anarchìa? Là subitamente dove alcuno si avvisasse di far uso della propria ragione in materia religiosa. Or è
egli improbabile che un uomo, per quaùto sia educato all’idea d’un
obbedienza passiva, non si senta un qualche momento portato a far
uso della qualità più nobile che Dio gli ha dato, in un argomento
così vivo e che tanto lo interessa qual’è la sua fede? Ec*co a qual filo
è attaccato l’ordine cattolico: al silenzio della ragione, alla rinuncia
volontaria che un uomo dee fare alle sue facoltà d’uomo.
Or si risponda in coscienza (.la quale delle due parti è più fivcile
questa temuta anarchìa ? Non ì)astei'à il dissenso di un solo per gittare ü turbamento nelle file dei Cattolici?
Ricordino a questo proposito gl’italiani che i paesi per eccellenza
delle guerre civili sono i paesi cattolici ; che la pretesa unione degli
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spiriti nella loro patria non può essere assicurata che da un mortale
silenzio, e che nulla maggiormente la compromette quanto l’uniformità della Ghie,sa romana sotto la menzognera apparenza dell’unità
della fede.
Il primo beneficio dunque che l’evangelismo apporterebbe all’Italia sarebbe quello di toghervi il fomite più possente de’ cittadini
dissidj, di cui la credenza della Chiesa romana è fonte unico e perpetuo.
Ma non mi terrò pago di quest’ argomentazione. Io stimo che nessuno vorrà contrastarmi, che i principj i quali noi succhiamo col latte
abbiano un’influenza gravissima su tutta la condotta di vita d’un
nomo, e ne divengono la sua norma e criterio.
Ora se un cattolico crede necessaria in tutti l’uniformità della fede
religiosa onde un ordine sia possibile ; se questa uniformità è il suo
ideale riguardo ad un oggetto che per lui è il massimo ed il più importante; questo ideale non si sentirà egli tentato a volerlo realizzare
anche nell’ordine politico, o meglio nell’intero ordine sociale? Su ciò
non v’ha dubbio; egli lo vorrà istintivamente, e deve ragionevolmente volerlo. Ora vi è egli nuUa di più problematico, o piuttosto
impossibile, quanto l’uniformità in materia politica e sociale? Ogni
atto d’indipendenza nelle proprie opinioni non sarà esso riguardato
come un atto d’ostilità da tutti coloro che la pensano diversamente?
Egli è proprio da questa fonte che scaturisce l’intolleranza religiosa
e ci\àle, la fede caparbia nella infallibilità delle opinioni proprie, la
tendenza a volerle imporre come uniche vere, la teorìa inumana e
brutale del chi non è con me è contro di me ; donde l’anarchìa vera,
le passioni dispotiche, l’onnipotenza de’ pochi che manomettono la
giustizia ed i diritti dei molti.
Se ciò intendessero gl’ italiani, essi vedrebbero che l’evangelismo
e la libertà di coscienza sono il rimedio il più efficace a spegnere
quelle tendenze e passioni che formarono la causa costante della loro
nazionale rovina, la di cui responsabilità si deve far risalire non
al vescovo di Eoma, ma alla dottrina che egli proclama, rappresenta
e difende.
Con ciò rimane eziandìo indirettamente provato che l’evangelismo
col suo spirito d’amore, di tolleranza, di fratellanza e quindi di associazione è il più proprio a spegnere un altro malefico effetto del romanesimo, il quale è di natm-a da produrre inevitabilmente la tendenza insocievole del tm-pe egoismo.
Il romanesimo come fu di anzi provato si appoggia sull’abnegazione compiuta della ragione ; ma come non è in suo potere nè di
cancellarla nè di farla assolutamente ammutire, così egli deve con-
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tìnuamente eluderla; e ciò egli fa accordando ai son.si ¡inanto egli
toglie allo spirito. Ma se una volta sola si pon mano alle elusioni
dellanimo, e più ancora lo si educa in esse, allora le consegu(ìnze ne
discendono rapide, inevitabili; la elusione della ragione trae seco
quella del sentimento religioso, e con que.sto di tutta la morale religio.sa.
8e un nomo crederà di poter soddi.sfare con opere d’esteriorità e
con vuote pratiche ai suoi doveri verso Dio, e di poter con esse
espiare le proprie colpe ed ottenerne il perdono, si può esser certi
che così fatta fede, la quale permette una scappat<^ja a tutte le basse
passioni, porterà i suoi pes.simi frutti sia nell individuo sia neH’ordine
•sociale.
Ora si combini questo erompere delle passioni con quella procli\'ità
favorita dal romanesimo, la quale fu di 80])ra notata, e che alletta
in ciascuno la jìersuasione neH’eccellenza propria, ed uno spirito di
avv'ersione per tutti coloro che non hanno fede in essa, e si vedrà
uscirne fuori spontaneo l’egoismo che segnalammo come turpi^ssima
delle passioni.
Il carattere proprio dell’egoismo è la fede nella persona, aiizichè
ne’ principj ; e che ciò sia vero è dimostrato dal carattere delle due
dottrine che da noi furono poste a fronte.
L’evangelismo rappresenta l’obbedienza alla legge di\'ina, la sommessione a Dio, l’eguaglianza dei fratelli nel rispetto dovutogh e
nell’obbedienza ai suoi comandi.
Il romanesimo rappresenta l’autorità incarnata nell’indinduo, e la
comune sommeis^sione ai comandi di quest’oracolo vivente.
¡Si trasporti ora l’ossen^azione nell’ordine sociale onde riscontrarvi
gh effetti di quella educazione che la diversità del principio religioso
deve indurre negli animi, e si vedrà che il carattere precipuo dei
paesi ove regna l’evangelismo è il rispetto aUa legge ; laddove caratteristica de’ paesi cattolici è il ris{)etto alla jiersona che applica la
legge ; gli uni servono al principio, gli altri s’inchinano alla pei’sona ;
gli uni obbediscono come si addice ad uomini, gli altri obbediscono
nel modo che è proprio degli schiavi. Ed è certo l’effetto immanchevole di così fatta religiosa educazione, quello che rende così malagevole il regno d’una vera, rispettata e pacifica libertà ne’ paesi
soggetti al dominio religioso di Koma; che anzi la vanità degli esperimenti fece pensare a profondi scrittori che in Società cattoliche la
libertà sarebbe un iwrpetuo de.siderato.
Ned è a farne le maraviglie, avvegnaché il romanesimo per prolungare la precarietà di sua vita ha bisogno di fomentare l’idtima
delle piaghe morali di già notate, cioè l’ipocrisia; ha bisogno che
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l’uomo parli come non pensa, e pensi come non parla, che insegni
come vero ciò che reputa falso e che veneri in pubblico ciò che in casa
dispregia.
L’anarchia, r egoismo, l’ipocrisia ecco i mali che si celano sotto
l’uniformità del romanesimo, ecco i frutti sociali che esso non mancherà mai di produrre là dove mette radici ed alligna.
L'evangelismo che è l’unità della fede congiunta alla libertà dell’opinione, la sommessione alla legge nell’eguaglianza fraterna, la sincera conoscenza de’ rapporti dell’uomo con Dio, libero davanti a lui,
ma sotto il peso d’una grande responsabilità che tutta ne signoreggia
la di lui coscienza, ecco la dottrina la quale sebbene non miri all’acquisto del mondo, pure per quella perfezione che è nell’opera divina
è la più propria a creare e promuovere quel benessere sociale che
consiste nel vivere come più si addice ad umane creature, ossia come
enti operosi, liberi, obbedieQti alle leggi ed uni pel santo legame
dell’amore fraterno.
Ohe gli italiani meditino su questo argomento gravissimo ; la loro
coscienza d’uomini e di cittadini n’ è interessata, onde conseguire
quella concordia a cui anelano invano, ed in cui ripongono ogni speranza di patria salute.
LA
lilBERTÀ CATTOlilCA e la BIJOIVA AìOTEIìIìA
La Libertà Cattolica ha risposto nel suo numei’o del 28 nov. p. p.
al doppio quesito che, a proposito di un suo articolo sull’apertma del
Tempio Valdese di Genova, ci eravamo fatto lecito di rivolgerle.
Il primo di tali quesiti era il seguente: “È egli seriamente che parla
di miità religiosa in Italia, la quale sarebbe rimasta intatta fino
“ all’erezione di un Tempio Evangelico in Genova? ” — La Libertà
CattoUca risponde : “Noi saremmo profondamente convinti che i
“ 26 milioni d’italiani sono altrettanti sinceri cattolici, se il nostro
“ Maestro uon avesse paragonato il regno dei Cieli, cioè la Chiesa,
“ a quella benedetta reto da pescatore, che gittata nel mare, raduna
“ pesci d’ogni qualità buoni e cattivi, e se non fossimo persuasi che
“ fra questi catti^T pesci vi sono naturalmente compresi i bestem“ miatori, gli atei, i deisti, gli eretici, gl’indifferentisti ecc.; ma sic“ come questi si trovano rinchiusi ancora nella gran rete, noi no-
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“ mini semplici affidati a quel benedetto : simile est regnum ccelo“ rum sagena; missce in mare est, ” crediamo che sieno da computarsi fra i Cattolici, almeno in apparenza.
L’avete sentito, o lettori! ad onta di tutto quello che odono, vedono, toccano per così dire con mano, e che porge loro la prova più
inconfutabile, che la gran maggioranza degl’italiani, sovratutto nella
classe cólta, non credono la centesima parte di quello che conviene
credere per potersi dire con ragione membro della Chiesa Cattolica,
gli scrittori della Libertà Cattolica sarebbero 'profondamente convinti che que’ 25 milioni d’italiani sono altrettanti sincerì Cattolici,
se dal Hignor nostro G. Cristo non fosse stata pronunciata la parabola della rete! Il fatto di questa parabola è quello che li dispensa
dairannnettere una cosa così incredibile! Ma cessando di credere
questo, essi credono ancora che l’essere empio, bestemmiatore, deista, eretico, non rompe l’unità della Chiesa, epperciò non si lamentano , non si addolorano finche non succede altro. Ma venga
dai Valdesi innalzato un Tempio in cui non sarà predicato altro che
il puro Evangelo; in cui verranno i peccatori penitenti invitati a
valersi della grazia che Iddio offre loro in Gesù Cristo; gl’impenitenti scongiurati a sfuggire dall’ira avvenire; tutti che vi converranno esortati alla pratica delle cristiane e civili virtù, e motivo vero
di cordoglio e di pianto sarà questo ! da annoverarsi fra i giorni infausti stimerassi quello in cui si sarà verificato un tale avvenimento !
l’unità religiosa d’Italia sarà infranta! e non si potrà immaginai’e
sventura da porsi con questa in confronto ! Davvero che la parabola
della rete la fanno servire, i redattori della Libertà Cattolica, ad un
uso a cui il nostro Signore non a\"ea certamente pensato; e che l’idea
che si fanno deH’unità della Chiesa deve essere straordinariamenttì
superficiale e formalistica, perchè, movendo da essa, si possa giungeio
a tali conseguenze !
L’altro nostro quesito si riferiva all’asserzione della Libertà Cattolica che lo “ spirito delle tenelwe ” avea presieduto all’erezione del
Tempio Valdese; sul qual proposito, domandavamo del quale dei
due Templi inalzatisi in via Assarotti, si potea dire con più ragiono
esserlo stato dallo s|>irito delle tenebre; tlel Valdese cretto alLi predicazione del puro Vangelo ed al culto in Ispirito e verità, o di quello
da dedicarsi aìVImmacolata, vale a dire destinato a preconizzare il
damma j)iù contrario che vi si», così allo spirito come alla lettera
deU’Evangelo, e cho gli Apostoli ed i primi Cristiani avrebbero certamente respinto con oiTore?
A questo secondo quesito rispondono i signori scrittori della Libf.rtà Cattolicn : che come Cattolici hanno per sacro cd intangibile
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quest» dogma perchè approvato da uu Conciho Ecumenico e promulgato dal supremo Gerarca;.... che credono perchè hanno un’autorità che propone loro gli articoli da credersi, i Concilj cioè ed i
Pontefici, mentre di fede sono incapaci gli Evangelici, perchè quel
magistero non l’hanno, e la loro credenza invece di fondarla sopra
decreti di Concilj o di Papi, la fondano unicamente (vedete che aberrazione!) sulla Parola di Cristo e degli Apostoli!!
Che se a qualcuno venisse in mente (tanto sembrerà incredibile
ima tal risposta) che siamo noi che l’abbiamo foggiata, a bella posta
per renderci piii facile la vittoria suUa Libertà Cattolica, noi possiamo accertarlo ch’ei s’inganna, e che tale, in sostanza, ci venne dai
nostri awersarj somministrata. E perchè, al postutto, farne le maraviglie? Non ci hanno da molto tempo awezzati a questo modo di
rispondere i difensori del Romanesimo ? Posti alle strette, interrogati di quello che credono realmente, del perchè lo credono, non
li vediamo noi rifugiarsi immantinente dietro questo o quel Concilio, come se, quando hanno pronunziata la parola Concilio di
Trento, fossero dispensati d’ogn’altra cosa, dispensati in ispecial
modo di quella fede, la sola che valga, che è in noi un’adesione
della coscienza e del cuore più ancora che della mente, ad una
verità che come tale s’impose a noi, dietro combattimento più o
meno violente, più o meno prolungato. Ma se questa lisposta vale per
chi ammette come criterio supremo del vero il Tridentino Concilio,
che vale ella per noi che quel concilio all’ incontro lo proclamiamo,
in più punti, in aperta ctmtraddizione colla Parola di Dio ? Che vale
una tal risposta }wr noi che, colla Pai’ola di Dio alla mano, neghiamo
ricisamente così l’opiwrtunità che la realtà di un tale magistero? La
risposta che fanno al nostro quesito i redattori della Libertà Cattolica potrà forse bastare per i bambini che sono incombenzati di catechizzare, ma non basta certo per noi, che nelle nostre domande
siamo alquanto più esigenti od indiscreti che si vogha dire, percui
non stupiranno i nostri awersarj, uè ci taccier<mno di soverchia
pretenzione, se aspettiamo da loro un’altra risposta più degna di loro
e di noi.
UNO SGUARDO RETROSPETTIVO
SUL
MOVIMENTO RELIGIOSO DEGLI STATI UNITI
Il portentoso risorgimento che sul principio dell’anno scuoteva il Nuovo
Mondo, e qual fiamma d'incendio tra l’atlantico cd il pacifico oceano rapi-
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tlissiino scorrea, noi suo turbine trascinando come di forza, uomini, chiesc
e città, e dovunque seminando frutti da eccitare in psu-i tempo l’ammirazione dei cristiani, e degrincreduli lo stupore,... ormai ha cessato di spandere la benefica sua influenza su quella terra privileggiata della libertà. —
0 ahneno se continua segreta e nascosta una certa influenza a farsi sentire
nei cuori, la quale senza dubbio estenderassi per sino alle future generazioni. .. ne cessarono le pubbliche manifestazioni e le quasi elettriche commozioni — Talché puossi ormai considerare quel cosi detto Rkve<jUo come
giunto al suo termine.
Epperò non riceviamo più quelle notizie che confermavano di quel movimento la continuazione e la progressiva intensità, e che ci ricohnavano
di gioja e di simpatica maraviglia, per quell’opera magnifica del divino
Spirito, il cui caratteristico più insigne era per l’appunto la lunga permanenza e la graduale ascenzione in cui persistette.
E dovevamo aspettarci a vederlo presto o tardi rallentarsi e finire. Xon
già cho cessi mai lo Spirito di risvegliar lo anime, ma la pubblica e nazionale fermentazione non può durare, essendo che, a seconda della natura,
momentanee sieno siffatte generali scosse e transitoric'le Pentecosti del
Signore, come ce lo dimostra dei secoli la lunga esperienza.
Quindi ci par giunto il momento di rivolgere indietro gli sguardi e riponendo quel fatto nel regno della storia alla quale ormai appartiene, di
sottometterlo al giudizio di sana ed imparziale critica, onde poterne dare
fedele apprezziazione e giusta idea. — Ci rincresce il non aver potuto presentare al pubblico italiano uua descrizione succinta ad un tempo ed esatta
dell'accaduto, tale da pot<jr non solo istruire il popolo e farlo consapevole
della religiosa storia dei nostri tempi, ma eziandio da promovere nel paese
ed in tutte le chiese quel bisogno della cristiana vita, che tanto ci vien
meno, ed a preparar fra noi simile felice risorgimento.
A toccare sì nobile scopo, sarebbe stato d’uopo ragranellare insieme
tutte le notizie più degne di fede e tradurre i rapporti più importanti (1)
per estrarne poi i fatti principali, i caratteri diversi osservati, e tutti quei
ragg\iagli interessanti assai da poter contribuire a formare un abozzo fedele
dell’intiera risveglia. — In mancanza di tali schiarimenti osiamo presentare
il sunto delle proprie nostre osservazioni e le conclusioni che ne abbiamo
dedotte : sotto tre aspetti puossi e deesi studiare ogni religioso evento ondo
conoscerlo per bene, e così per l'americano risorgimento:
1° Nelle sue cause, vale a dire negli agenti operanti, sì divini che umani
i quali lo prepararono e lo provocarono.
“2° Nei suoi caratt-eristici, nelle interne ed esterne (jualità cioè, che ne
sono il distintivo e ue fissano il valore.
(1) Fra le fonti alle quali puossi attignere, le più abbondanti ad un tempo e lu
più sincere sono gli articoli delldi Kuova-York e l’opuscolo stampato
in Edimburgo dietro domanda della riunione dei pastori e membri delle cbiese
Evangeliche Scozzesi tenuta in quella città sul far dell'ultimo aprile, avendo per
titolo; “ Eeligious movcment in United States. ”
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3“ Noi situi frutti, o nella somma del bene reale cke poi ne risulta pell’individuo, pella fairiiglia e pella Società.
Fra le cause del risveglio , la prima , la più possente insieme e la più
evidente, la caiLsa creatrice cho contiene in se tutto il movimento e persino
le altre cause secondarie, si fu senza dubbio lo Spirito stesso di Dio. Tutti
furono costretti allo spuntar di quella nuova luce, come pure nel seguito,
di confessare che dall’alto scendeva; l’esame dei fatti lo prova, e chi lo
negasse si porrebbe nell’impossibilità di spiegarne le conseguenze e l’indole
stessa. — Come spiegarsi infatti quel subitaneo e generale scuotersi di
un popolo aiFacendato nei secolareschi interessi, addormentato nella pace
e la prosperità e, quello che è più grave, satollo della stessa religione, senza
l'intervento di quel vivificante soffio del divo Spirito, il quale,, come ce lo
dipinge r energico Ezechiele, d’infra le valli e le pianure d’ ossami e di
ceneri ricoperte, può far sorgere ad un tratto potente armata di soldati di
Dio.
Vero è che per quanto improvviso e subitaneo sia tale impulso, quasi sempre, da lungi e per varj me/szi, vien preparato, sì occulti ¡che aperti, essendo
la preparanoìte legge troppo naturale e necessaria nelle cose che all’uomo
spettano. “ Le crisi religiose, dice un narratore del Kisveglio, nelle chiese
come negl’individui, nou sono quanto pajono aU’ osservatore improvvise :
Esse hanno come le crisi del mondo natui-ale le loro inwsibili preparatorie
cagioni.
Fra le quali cagioni accenneremo in prima linea la religiosa educazione
tlcl popolo per jiiiozizio di vftrl© ietitiizloni o specialiiicnt© per mezzo delle
scuole della Domenica le quali, come in altro numero di cotesto giornale
lo dicemmo, mano mano preparando le giovani generazioni e formando la
coscienza, rialzano il livello morale di un popolo e lo mettono in grado di
ricevere il benefizio d’un risorgimenti. Tali scuole numerose di già negli
Stati-Uniti, videro sul far dell’anno scorso raddoppiare il loro numero, e
triplicare quello dei loro scolari, e deve la prodigiosa attività che in esse
scuole fu spiegata, fra gli antecedenti della risveglia annoverarsi.
Attività che trovò eco in un altro campo, quello cioè della predicaaione
e della cura pastorale. Negli ultimi giorni del 1857 una riunione di 200
ministi'i, e con essi molti laici, scrisse una lettera pastorale in cui s’invitavano caldamente tutti i pastori a predicare sulla necessità di un risveglio
e tutti gli anziani e diaconi delle chiese a prestar loro ajuto acciocché visite
pastorali fossero fatte in ogni famiglia ad oggetto di evangelizzar le persone e d’incoraggirle a frequentare il culto della domenica. Il che si fe««
dovunque con gi-an frutto nelle famiglie dell’alto e del basso ceto, ed ebbe
l’influenza che se ne aspettava.
Frammezzo a quei preparativi dettati da universali presentimenti e indizj
non vaghi del religioso bollore, cadde inaspettata sul nuovo mondo la tremenda crisi finanziaria, la quale cogliendo i più fermi, li precipitò a duo
dita della loro rovina, e paralizzò in un attimo ogni pcambio , ogni commercio.
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Con ragione vuolssi (jousiderare quella nazionale stìiagm'a quasi la caut^a
più immediata del risveglio, perchè da essa furono le anime spinte a cercar
in Dio il solo ajuto, il vero beue. “ Infatti, dice la signora Beecher-Stowe
i\^WIiuUpeMlent^, durante questa crisi, quando Iddio ebbe colle, sue saette
distrutto ogni idolo; quando i partiti politici giacevano prostrati come Dago,
e che il vitello d’oro era calpestato, ridotto in polvere e sparso sulle acque;
in quell’epoca di terrore e di umiliazione nazionale furono stabilito le riunioni di preghiera in Nuova-York e per tutto il paese; venne il flagello
come Giovanni nel diserto, gridando: pentitevi, il regno dei cieli è vichio."
In quello spirito di preghiera che allora invase la popolazione tocchiamo
l’ultima e più intima causa del movimento quella cioè che rilegando colla
creatrice, tutte le secondarie cagioni, e l'uomo con Dio, ci svela il segreto. Preghiere pubbliche cotidiana, preghiere fatte nelle chiese, nelle
case, nei luoghi di commercio e nelle ore più occupate del giorno, preghiere
fatte dai pastori e dai laici, e da tutti senza distinzione, e, quel che più
vale, un vero sj/irito di preghiera che animò tutte le chiese. “ Questo spi
rito dice U New-York Observer, cominciò a dar prova deirindubitata sua
presenza nelle riunioni, sin dal mese di ottobre 1857, e questo molto prima
che fosse entrata nella mente alla chiesa, la sola idea d’un gran risveglio,
molio prima che le riunioni avessero cattivata la generale attenzione. ” In
questo consiste il segreto del risorgimento.
La preghiera fu quella che attirò sxJ paese il dono dello Spirito e fu sorgente di quel fiume che sì rapido lo inondò.
La preghiera fu quella che lo mantenne e ne costituì la forza, giaoohò
come dice la signora Beecher-Stowe..“ Nessuna forma di religiosa risveglia
nou sia più interamente spoglia d’ogni debolezza, quanto quella che consiste
in uno spirito universale di preghiera.”
Fin qui per lo cause ; ora per i caratteri.
H movimento che in siffatti elementi trovava la sua sorgente doveva per
certo essere da insigni distintivi accompagnato. Epperò si erede chc verun
risveglio fra gli americani in ispecie, e fra tutti gli altri dogli antichi e
moderni tempi in genere, non fu mai, trannne la prima pentecoete, adorno
di sì brillanti e sode qualità.
Annoverando le ([uidi, noi per essere fedeli al ruolo di giudico imparziale,
noteremo qua e là quei sebben rari difetti, che in parte le hanno alterate.
Appena, dietro ai sovraccennati preliminari, fu egli dichiarato il risveglio,
che acquistò tale una forza di espanzione, da invadere in pochi giorni tutti
gli Stati, conimuuicandosi di città in città, come il fuoco dell’ incendio di
casa in casa, ed in ogni senso percorrendo quelle inmiense terre coUa rapidità deU’eletti-ico fluido. “ H risveglio, dice il New-York Tribune, è passato
sopra il paese come un’onda. ” “Egli si propaga dicea un'altro giornale,
quasi >ma contagione, e l’entusiasmo si spande più ratto della fiamma nelle
pianure. ” — Cosa strana e degna di osservazione peli’America, quel progresso fu ad un tempo pronto e calmo, e procedette insieme con serio
0 con vivacità. “ La risveglia dice un narratore, si distii\guc per uii;\
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traiKiuiUità inusitata iu tali circostanze, e differisce da tutte le altre antecedenti (camp-meetinga) per l’assenza di ogni stravaganza di misure, di
maniere e di spirito, per una premura seria nei cristiani e per una rispettosa
considerazione neUe persone del mondo. ” “ I cristiani dice un altro, ragunansi col semplice disegno di offrire le loro preghiere a Dio con serietà,
con raccoglimento e senza il minimo eccitamento, le quali cose potrebbero
soddisfare il più severo insistente sul decoro del culto; in quanto ai non
convertiti esiste fra loro un inconsueto rispetto. ” Per chi lo vide dev’essere stato impressivo spettacolo, quello di una riunione di due mila persone
in uu teatro, concesso a quell’uso dal proprietario stesso, e nella quale non
vi fu verun eccesso, ma ove regnava invece una santa emozione, che con trastava coU’apparato del locale, e dopo la quale, la folla se n’andò tranquillamente.
Non dimeno ci pare a noi quel risveglio non essere stato affatto scevro
d'ogni eccitamento. Certo non è da paragonarsi coi così dotti camp-meetings,
i quali erano vere crisi nervose, vere malattie religiose, ma in quel subitaneo
infiammarsi di tutte le menti, in quello stabilir dovunque riunioni, e far
innumerevoli preghiere, in queU'affaccendarsi religioso, e sopratutto in quel
comunicarsi per mezzo della stampa e del telegi-afo le pubbliche e private
emozioni noi vediamo un difetto, un'imprudente premura, una qualche febbrile eccitazione, la quale d'altronde si confà coll’americano vivace indole.
— Due altri caratteri da notarsi nel Eisveglio sono quelli dell’individualità e della nazionalità.
— Trìiiivìtlualc fa il Eiuvoglìo, v.alo a diro cho ognuno vi si associò con
piena libertà e con personale convinzione. Il che non deve farci maraviglia
peU’America, dove non esistendo i pregiudizj della nascita-cristiana, dello
Stato-cristiano ecc. ... ossia la confusione tra il mondo e la Chiesa......
ognuno cerca la propria religione , ognuno deve diventar cristiano per
propria esperienza, in una parola ognuno fa per sè. Là chi non è cristiano
non dice di esserlo, e non è per lui un obbrobrio. L’obbrobrio è per chi dice
di essere cristiano e che non lo è. E chi diventa cristiano, lo diventa per
libera e spontanea adesione, cioè individualmente. Così fu nell’ultimo risorgimento, in cui non solo non si osservò la menoma coercizione, ma ove regnò
assoluta la consueta straordinaria americana libertà.
— Libertà che non impedì il Kisveglio d’essere nazionale, cioè di scuotere
l’intiera nazione e di farla prostarsi davanti a Dio a guisa d’uom solo. “ La
Kisveglia dice il Religious-movement, cominciò in quasi tutte le parti delr.America simultaneamente, e se alcune gi-andi città, come Boston, Nuora
York e Filadelfia sono i gran centri del movimento, si può dire, chc in tutti
gli stati, in tutte le città ed in tutti i villaggi, le anime cercano anziosamente
la loro salute... ” “ La religione e divenuta il soggetto principale del trattenimento nelle strade, nei magazzini, negli alberghi, nelle vetture, nei
vapori e nelle famiglie, e l’interesse religioso è talmente universale che dovunque si vedono avvisi pelle riunioni. I giornali secolari stessi abbondano
di notizie su quest'opera senza pari. Il forestiere rimane attonito nel veder
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quel concentrato entusiasmo religioso che ha invaso una nazione intiera. \'i
è qualche cosa d'imponente nello spettacolo di quel che si può seiua esagerazione chiamare, niia risvegJia nazionale. ”
(Confivua)
DELI.A
LilBERTÀ REIilGlOSl I.\ l\«lllliTF>RR\
Con questo titolo il Paese di Vercelli stampava nel suo n.° del 4 dicembre, e la Vespa di Voghera immantinente riportava con encomio un’articolo
in cui l’autore, valendosi di alcuni testi di legge, esistenti bensì in Inghilterra, ma da molto tempo dimenticati e fuori d’uso, imprende a dimostrare,
che in quel paese la KheHà religiosa non esiste niente più che a Roma, e
che 6 puro ciarlatanismo quanto si cerca di far credere in contrario.
Quando l’articolista del Paese avesse impreso a dimostrare che a mezzogiorno non ci si vede niente più che a mezzanotte, la posizione di chi volesse
provargli il contrario sarebbe, bisogna convenirue, delle più perplesse, poiché
cosa s’ha da sperare doll’effioacia d'argomenti, fossero anche i più irresistibili, sopra chi si dimostra siffattamente insen.sibile all’evidenza? Ma lo sarebbe
olla più che non quella di chi imprendesse a confutare la tesi di cui il Paese
si è fatto sostenitore?—Francamente non lo crediamo. Epperciò noi non vi ci
proveremo, limitandoci a fare voti perchè il Paese e la Vespa, che stimiamo
giornali amici della libertà vera e conseguentemente della verità, non sì laf;eino dalla loro anglofobia trascinare a giudizj, che sotto la penna dei Don
Margotti e dei Don Ferrando non farebbero stupire nessuno, ma che destano maraviglia, quando vengono adoprati da persone come gli scrittori dei
giornali suddetti.
Intanto, perchè veggano i lettori il caso chc si debba fare delle asserzioni del Paese, invocheremo sul proposito la testimonianza, non già di
qualche zelante evangelico, nè di qualche libero pensatore, ma di chi, col
suo zelo cattolico si è meritato il soprannome di figlio primogenito della
Chiesa, del difensore più ardente dei gesuiti, dello stesso conte di Montalambert, il quale nel suo famoso scritto intitolato Un Débat sur VInde au
Parlemenf , anglais così si esprime : “ De tout ce qui précède, il est permis
de conclure... que nulle paH aujourd’hui dans le monde l’Église catholique
ne .TOBIT, T5N MIT, d’unb libeiìte aussi complete et aitssi absolue qu’en anOLETERUB. Dopo quosta dichiarazione il nobile Scrittore soggiunge ; “ Ajou“ tons que ctm hoc si non propter hoc, nulle Société au monde n’est plus
insultée aujourd’hui, par la plupart des journaux catholiqucs de Belgiqvie,
de France et d’Italie ” p. 2‘2.
H Paese e la Vespa agognerebbero per avventura di essere anch’cssi annoverati fra quei giornali ai quali allude il nobile conte, vale a diro messi
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a fascio coir Armonia, Camjmnile e Gattolico ì —- Noi vogliamo credere
di no......
CRONACA DELLA QUINDICINA
Allo zelo missionario delle Chiese Evangeliche in Inoiiilterea rendeva
giorni sono non sospetta testimonianza un giornale ultra-cattolico irlandese,
il Tahhtt, il quale esprimevasi in questi precisi termini: “ Le sottoscrizioni raccolte nel Eegno-TJnito a prò dell’opera missionaria protestante, ammontano a circa 19, 475,000 fr. annui; le sottoscriziom cattoliche allo stesso
fine sono di 39,000 fr. all’incirca. H rapporto della popolazione cattolica
alla popolazione protestante può valutarsi un ventesimo ; ma le sottoscrizioni
cattoliche non ammontano ad un cinque centesimo delle sottoscrizioni protestanti; vale a dire che per ojini Ziro sfei-Zirea consecrata alla propagazione
della fede cattolica, cinquecento lire vengono consecrate alla propaganda
protestante. I protestanti spendono annualmente 3,227,000 fr. per la pubblioaziono e diffusione di libri religiosi a buon mercato; i cattolici wiejiie;
Esistono 57 Società protestanti, dedicato all’educazione dei poveri ed i cui
redditi riuniti sommano a 2,550, 000 fr. i cattolici hanno il Comitato delle
«cuoio per i poveri oon un reddito di 12Ì2, .'>00 fr. I Wesleiani, il di cui numero nel Eegno-Unito è inferiore a quello dei cattolici, fanno fronte alle
spese cagionate dalle loro scuole e dalle loro missioni per via di contribuzioni volontarie, che raggiunsero l’anno scorso, la cifra di 3,077,000 fr. La
Chiesa libera di Scozia sostenuta da sole contribuzioni volontarie, dopo un
esistenza di 15 anni, ha consecrato l’anno scorso, 586,000 fr. alle sue missioni straniere, coloniali e continentali. Il numero totale dei membri di detta
Chiesa non supera il milione, ed hanno dato nel decorso dell’ anno p. p.
8,297,000 fr. doi quali 1,420,000 fr. furono applicati alle missioni estere ed
aH’educazione.
Questa Chiesa ha perfino speso 40,300 fr. per indurre i cattolici del continente a farsi seguaci di Gio. Knox. B cosa soddisfacente che siamo obbligati
a confessare che neU’anno 1857 i protestanti della Gran Bretagna, hanno
speso 25,250,000 fr. per le loro Società misionarie, di libri e di educazione,
mentre nello stesso lasso di tempo i cattolici della Gran Bretagna hanno
somministrato 39,000 fr. ad una loro Società e 122,500 ad un’altra, in
vista di opere analoghe ?” — Lo vedete, o lettori, come per propria confessione degli awersarj più accaniti, il protestantesimo in InghUterra sta
per mandare l’ultimo anelito !.
Dal rimarchevole discorso del principe reggente di Prussia che molti
giornali hanno riferito in modo più o meno troncato ed interpretato in varj
sensi togliamo le seguenti parole che hanno riguardo alla religione- “ Non
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v’ ha, dic’egli, (questione più diificile c più delicata dolhi (questione rcligbsa,
ed iu questa si concentrano gli ultimi sbagli. Prima di tutto è d'uopo che la
posizione delle due cristiane confessioni sia per quanto si può uguale. Poi
convien por fine alle clericali tendenze che in ambo le chiese si manifestarono ed il cui solo scopo è di far deUa religione manto alle loro politiche
mire. Esiste nella Chiesa Evangelica, chi può negarlo? una certa ortodo.ssia, la quale, incompatibile collo fondamentali verità del protestantismo, non
è atta che a far degl'ipocriti. Onde ha dessa infermata la salutare influenza
dell’ Unione che mancò dissolversi del tutto. Nondimeno, è mia ferma volontà ed assoluta risoluzione, il mantenere e .sviluppare l'unione delle due
confessioni evangeliche, conservando però a ciascuna, quanto dalla legge le
vien accordato. Necessiterà di tale progetto la realizzazione, non solo la
massima prudenza nella scelta del personale delle competenti eccle.siastiche
autorità, ma eziandio fra queste una modificazione. Strappiamo la maschera
all'ipocrisia, alla simulazione, ad ogni tendenza infine cho di Religión si
cuopre per farla servir di mezzo a' materiali interessi. Nella vita dell'uomo
si vede la vera pietà ; a lei dobbiamo fidare, non già all'esterne sembianze
delle persone. Spero pertanto che dii sarà più vicino al trono, al divino servizio sarà più fedele.
— “ I diritti e doveri della Chiesa cattolica essendo dai trattati regolati,
facilmente sarà conosciuta e repressa ogni usarpazionc per parte sua. La
pubblica i.'itruzione, ormai sarà basata suUa persuasione ch’è destinata la
J’ru.ssia al primato delle intelligenze per mezzo delle grandi suo instituzioni,
e che le sue scuole da un'altro lato, daranno alle diver.se classi dei suoi
abitanti, non più non mono della necessaria istruzione. L’esecuzione di tali
principj richiede non lievi sacrifizj. ” — A tali parole non fan d’uopo commenti, e molto auguriamo pell'avvcnire della Prussiana Chiosa da questo
spirito di tolleranza ad un tempo e di sincerità.
— L’organo deU’ultramontanismo in Francia, 1’iJíiñ’crs, credendo scorgere nei ridicoli tentativi di alcuni ministri pnseisti, i sintomi d’una ingente
reazione cattolica nell'anglicana Chiesa, aveva intuonato il solito Te Deum.
Il suo ardore fu sensibilmente diminuito nel veder l'iifi'etto prodotto in Ingliilterra dal discorso deirarcivoscovo-capo, il quale dimostrò la generale
opposizione alle pratiche ed alle dottrine cattoliche che in quella chiesa
regna, por le parole stesse del prelato e per le universali acclamazioni con
cui furono accolte. Tutta la stampa inglese inoltre precipitò sulle spalle al
sig. Veuillot; e quest’avalanea dove averlo convinto della vamtà dello sue
speranze. Se qualche cosa poteva andar contro alla causa del Puseismo e
renderla più impopolare e più odiosa in Inghilterra e dovunque, gli è per
certo l'appoggio Univers !... Avviso a chi è in At-monia con lui.!
— In fra gli Evangelisti a servizio della Chiesa Valdese vennero stabilite conferenze periodiche al triplice scopo di fortificarsi ed incoraggiarsi vicendevolmente, colla meditazione in comune della Parola di Dio, la preghiera
0 la celebrazione della S. Cena; 2° di rendere vieppiù intimala Comiuiione
tra le varie Chiese nascenti, tutte sorte dalla predicazione dell TCvangelo ;
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di acquistare una conoscenza sempre più intima dei bisogni dell’opera, per
quindi proporre a cbi spetta le misure più atte a soddisfars-i. Fra le determinazioni prese nella prima di queste conferenze, ci piace notare quella di
un’ora (le 7 ant. della domenica) settimanalmente consecrata a pregare per
l’opera in genere, e per ciascuno degli operai, individualmente, che vi attendono. Tre quistioni importantissime sono state poste all’ordine del giorno
per essere trattate nella prossima conferenza, ehe avrà luogo in febbrajo,
e sono le seguenti: 1° Quale è il metodo d’insegnamento che deve tenere
chi è chiamato ad evangelizzare i Romanisti ? 2° Quali sono gli argomenti
più atti a trattarsi in iscritto, per essere poi diffusi nel pubblico che ci attornia? 3° Come debbono, in vista del maggior bene possibile, gli Evangelisti della Chiesa Valdese, contenersi a fronte degli Evangelisti di quelle
Società Evangeliche con cui sono in contatto ?
Domenico Grosso gerente.
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Via Piincipe Tommaso
ADDIO AL PAPA
DI
GIAN GIACOMO MAURETTE
CURATO DI SERRA
SECONDA EDIZIONE TORINESE
UN VOLUMETTO DI 104 PAGINE
PREZZO 25 GENTES.
TORINO — Tipoirnfia CLAUDIANA, iliietl» <la K. Trombftta