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Anno 122 - n. 37
26 settembre 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE SU UN TEMA D'ATTUALITA'
Fede e religione
Non è la prima volta che i
giudici d’appeUo riformano integralmente il giudizio di primo grado, assolvendo quanti
erano stati condannati ( o condannando quanti erano stati assolti). La vicenda Tortora non
avrebbe quindi carattere di novità, se non si inserisse in un
contesto nel quale confluiscono
elementi un tempo estranei alla
prassi ed alla cultura giudiziaria, quali i fenomeni dell’emergenza, del pentitismo, dei mar
xiprocessi.
Da tale vicenda si possono
trarre alcune utili soUecitazioni
e indicazioni.
1) Giudicare è un mestiere
difflcile, ma proprio per questo
quanti, per libera scelta o dovere di cittadino (non si dimentichi la componente dei giudici
popolari nei confronti dei quali
l’ormai ricorrente richiamo alla ’’professionalità” è privo di
senso), vi sono chiomati, devono accostarsi al loro lavoro con
grande umiltà, con la consapevolezza delle possibilità di sbagliare, senza farsi però da tale
consapevolezza paralizzare.
2) Sul terreno tecnico, è ora
che il potere politico si decida
a varare un codice di procedura
penale dal quale siano banditi
i residuati della legislazione dell’emergenza, e nel quale carcerazione preventiva e termini
della stessa siano stabiliti in
più stretta aderenza al principio
costituzionale che l’imputato
non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva e il
diritto di difesa trovi ampia articolazione anche nella fase istruttoria. E’ nel sistema processuale, infatti, che si realizzano in concreto le garanzie del
cittadino imputato. Finora il le- .
gislatore è intervenuto con rabberciamenti spesso improntati a
spinte contingenti, con leggi che
consentono doppie letture, con
disposizioni spesso in tutto o in
parte rimangiate, contribuendo
al disorientamento attuale.
3) Non v’è dubbio cbe se
più brevi fossero stati i tempi
del procedimento e più limitati i periodi di carcerazione preventiva degli imputati arrestati,
il divario tra le decisioni di primo e di secondo girado nel processo Tortora avrebbe scosso
meno la pubblica opinione e limitato i danni degli imputati
riconosciuti prima colpevoli e
poi assolti.
4) Sulla responsabilità dei
giudicanti, così nel processo in
questione come in linea generale, non penso si possa seriamente ipotizzare una malafede, né
in quelli che hanno condannato,
né in quelli che hanno assolto,
né penso che una diversa valutazione degli elementi emersi contro o a favore degli imputati
possa mai essere assunta come
criterio per sanzionare l’operato dei giudici, al di là della
ipotesi del dolo.
Quel che appare certo è che
allo Stato dovrebbe addossarsi
la responsabilità civile dell’integrale risarcimento dei danni
subiti dall’imputato cbe abbia
sofferto carcerazione preventiva per reati dai quali sia stato
poi definitivamente assolto con
formula ampia.
Aldo Ribet
Dalla classica (distinzione della teologia riformata tra ’’fede” e ’’religione ai problemi delI’« ora di religione » nella scuola - Non ci sono ambiti sacri, tutto il creato appartiene a uio
Abitualmente i due termini si
considerano sinonirmi, avere una
determinata fede o una determinata religione è equivalente. Sotto un certo aspetto si può comprendere, in quanto oggi queste
parole indicano indifferentemente lo stesso aspetto del nostro
comportamento, quello .appunto
ohe riguarda la nostra vita religiosa, che distinguiamo da quella politica, sociale, culturale ecc.
Eppure una differenza esiste,
ed è anzi fondamentale ai nostri
occhi di cristiani evangelici.
Le due parole provengono dalla lingua latina e non è senza interesse vedere che significato
avessero in quel mondo lontano
da cui provengono. Che cosa rappresentava per i romani la « religio »? Lo dice Cicerone con una
bella formula: « Religio deorum
cultu pio continetur » (la religione consiste nell’ onorare piamente gli dei). E’ cioè quell’insieme di regole, cerimonie, pratiche che si devono fare per accontentare gli dei, offrendo loro voti,
sacrifici, preghiere ecc.
Chi compie tutto questo in
modo giusto, cioè con spirito libero, senza fanatismo è un
uomo pio, come l’antenato Enea.
Da pio viene pietas che si deve
tradurre con "devozione”, è ancora Cicerone che ce ne dà una bella definizione quando dice: « Est
pietas iustitia adversum deos »
(la pietà è la giustizia, il giusto
comportamento verso gli dei).
Ohe radice ha questo termine?
I latini non lo sapevano con certezza, poteva derivare da due
verbi un po’ simili ma con significato diverso: religere e rilegar e.
Religere significa legare, in questo caso la religione è quel sistema di regole che lega l’uomo al
mondo degli dei, che regola i loro rapporti. Gli uomini sono legati al mondo divino, alle potenze divine, è rm sistema che deve
essere rispettato, altrimenti nessuno sa più chi sia e come convenga comportarsi. Come non si
può giocare una partita di football senza osservarne le regole,
non si può vivere con gli dei senza osservare le loro regole, la religione. Se invece si fa derivare
religio dal verbo rilegare, cioè
leggere di nuovo, cosa vuole essere la religione? La rilettura delle
cose fatte e dette in passato, il
mantenere vivo il ricordo, la tradizione, la trasmissione delle cose e dei valori ricevuti.
■ La religione è sempre conservatrice, tradizionale, custode del
passato e delle regole di vita ri
cevute e questo non deve suonare come un giudizio negativo perché solo da pochi decenni la gente si è convinta che bisogna
cambiare sempre, perché il meglio è sempre davanti, nel futuro.
La parola fede invece deriva da
fides, parola ohe non ha p^tic<>
lare significato religioso. Fido significa aver fiducia, fidarsi e fides vuol dire fiducia, parola data, promessa: fidem frangere e
fìdem exsolvere significano rompere e mantenere la promessa.
Nella nostra stessa lingua il si;
gnifioato permane in locuzioni
come: degno di fede, far fede di
qualcosa, la fede per indicare l’anello nuziale. La fede dunque è
altra cosa dalla religiop, è la fiducia che ognuno di noi ha, e merita, nel suo rapporto con gli altri e perciò anche con Dio. E’
la fiducia che metto, come credente, in Dio e, parlando da cristiani, in Cristo, nella sua opera,
nella salvezza. Ho fede quando
vivo questa piena fiducia nella
presenza di Dio e quando merito
la sua fiducia; un credente
nel vero senso della parola
è infatti una persona che non
solo crede in modo pieno e si
affida a Dio, ma anche una persona di cui egli si può fidare.
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Sentinelle di Dio
Lettura: Ezechiele 3: 1-21
« Ezechiele, ti farò sentinella per avvertire il popolo d’Israele.
Quando sentirai le mie parole le riferirai agli Israeliti. Se io dico
che un uomo malvagio deve morire, tu hai il compito di avvertirlo
perché cambi vita. Se tu non l’awerti egli morirà per le sue colpe,
ma per me tu sarai responsabile della sua morte. Se invece tu lo
avverti >di cambiare il suo comportamento ed egli non lo fa, morirà per le sue colpe, ma tu avrai salvato la tua vita ».
(Eteechiele 33: 7-9)
Cari fratelli e sorelle, abbiamo
davanti a noi questi testi che
hanno una ricchezza notevole e
che ci interrogano su quel lavoro che noi, come credenti e come comunità, anche oggi dobbiamo svolgere. Da questi testi
si può trarre la conclusione che
un ruolo importante dei credenti e della comunità è quello di
essere sentinella. Ovvero il compito di colui che vede, di colui
che è pronto a cogliere qualsiasi mutamento attorno a sé, che
è pronto ad avvertire tutto l'accampamento di un pericolo che
lo sta minacciando; colui che ha
gli occhi aperti e la mente sveglia, colui che deve sorvegliare.
Ma non soltanto questo: deve
guardare nel profondo della
realtà e delle situazioni.
Abbiamo letto che il profeta
è posto a sentinella del popolo;
non con le sue idee, visioni, ma
soprattutto con la parola di Dio
che è sempre diversa da quello
che noi pensiamo e da quello che
noi vogliamo. Il profeta svolge
quindi un compito molto deli
cato e di grande responsabilità.
E questo è un compito che si
svolge nelle situazioni più diverse; deve assumere in forma personale l’incarico di svolgere una
attenta sorveglianza per proteggere delle vite che gli sono state affidate; è una responsabilità
che viene conferita dalla volontà stessa di Dio. Per poter essere sentinella il profeta Ezechiele
— come è scritto nel terzo capitolo — ha dovuto mangiare il
libro, cioè la parola vivente di
Dio. Soltanto quando si mangia
questo libro, quando si conosce, quando si vive quello che la
parola di Dio dice si può diventare una sentinella. Il contenuto
del suo essere sentinella ha origine dalla parola di vita e di
giudizio di Dio, parola che mette in crisi tutta la vita dell’uomo, la società, la comunità, il
popolo.
Così anche noi, come credenti,
abbiamo da svolgere questo
compito personale e comunitario; abbiamo da portare la nostra responsabilità che sorge
dalla parola, dall’appello che abbiamo ricevuto da Dio. E non
possiamo delegare questa responsabilità senza attirare su di
noi il giudizio. Non si tratta soltanto di guardare attorno e dire:
qui c’è il male, là c’è il male,
questo è il peccato, anche quello; e meno ancora si tratta di
farlo quando il popolo in mezzo al quale ci troviamo soffre e
ha anche perso molte speranze
e neppure quando il popolo lotta soltanto per sopravvivere.
Questa responsabilità di essere
sentinella non la possiamo eludere. Ma questa responsabilità,
se è vero che è dura da portare,
è anche vero che ci dà la gioia
di essere portatori della salvezza e della parola di vita che
nasce dall’amore di Dio.
Il profeta Ezechiele ha dovuto assumere questa responsabilità in mezzo al suo popolo. Anche noi oggi siamo chiamati ad
essere sentinelle, ad avere gli
occhi aperti nelle diverse situazioni, ad ascoltare la parola di
Dio e ascoltarla dentro le situazioni storiche in cui ci troviamo. Anche noi possiamo assumere la responsabilità, come credenti, come comunità, di diventare sentinelle di Dio nella società del nostro tempo. Non è
facile, ma è possibile!
Hugo Malan
come l’antico patriarca Abramo.
Si può, peraltro, essere religiosi senza aver fede, praticare
cioè le regole del sistema di valori religiosi senza aver fiducia in
Dio.
Due considerazioni ancora, di
ordine generale, su cui merita
riflettere. I cristiani sono considerati oggi una delle molte religioni del mondo ma al mornento della costituzione delle prime
chiese venivano giudicati come
gente empia (non pia), irreligiosa, senza legge; lo dice
questa frase lapidaria: «Deos
despuunt, nullas aras habent,
tempia nulla, nulla nota simulacra, rident sacra» (disprezzano gli
dei, non hanno né altari, né immagini, né templi, deridono le
cose sacre). Può lasciarci perplessi, dubbiosi, ma un dato di
fatto ineliminabile della fede cristiana antica è questa spregiudicatezza, questo disprezzo, questa
critica per tutto quello che nella
vita di una società diventa assoluto. Il cristiano ha un solo Signore: Gesù Cristo, e nessun altro può assumere di conseguenza
un valore assoluto.
La seconda considerazione e
questa: la religione riguarda un
aspetto della vita, quello appunto religioso, gli altri ambiti sono
regolati da leggi proprie.
Secondo la logica della religione, quando sono in chiesa, sono un uomo religioso e mi attengo alle regole della religione,
quando sono allo stadio sono uno
sportivo e seguo le regole dello
sport.
Invece, se la fede è fiducia in
Dio e Dio è dovunque, un credente deve meritarsi la fiducia di
Dio dovunque si trovi, in chiesa,
in casa o allo stadio. Non c è più
nessun luogo sacro. E’ il credente che è santo, votato a Dio.
Da quanto detto sin qui risulta chiaro quale sia la nostra posizione a proposito dell’insegnamento della religione nella scuola e quale sia la soluzione che
cerchiamo di dare al problema
nella nostra scuola.
La fede non si insegna a scuola. La fiducia in Dio e l’amore
del prossimo non sono materie
scolastiche; li si insegna in casa
o nella comunità dei credenti.
Non è escluso che un insegnante
Giorgio Toum
(continua a pag. 10)
SOMMARIO
□ Religione a scuola
pag. 2
□ Conferenza
delle Chiese Europee
pag. 3
□ All’ascolto
della Parola - pag. 4
□ Il Collegio valdese
di Torre - pag. 5
□ Risparmio energetico
pag. 10
2
2 religione a scuola
26 settembre 1986
1986- 1987: ANNO SCOLASTICO DELLA DISCRIMINAZIONE
La giustizia non siede
sui banchi di scuoia
La contraddizione tra la facoltatività dell’ora di religione e l’obbligo di
optare — Del tutto disattese le indicazioni delia Camera dei Deputati
L’anno scolastico 1986-87 sarà
certamente ricordato come l’anno della discriminazione fra gli
alunni frequentanti le scuole
dello Stato italiano. E rischia di
essere il primo di una lunga serie se non sapremo lottare con
forza e intelligenza per esigere
che nelle scuole pubbliche i diritti dei cittadini garantiti dalla Costituzione della Repubblica
vengano rispettati. Il Ministro
Palcucci, a seguito del Concordato fra Stato e Vaticano e a
fronte dell’Intesa fra la Repubblica e la Conferenza episcopale
italiana, ha diramato negli ultimi 8 mesi circolari di applicazione che contengono tutta una
serie di disposizioni tendenti a
privilegiare in modo palese i
genitori (o gli studenti se ultraquattordicenni) che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica 6 gli insegnanti
statali delle materne e delle elementari che dichiarano la loro
disponibilità all’insegnamento
della religione secondo la dottrina cattolica.
Neppure l’ordinanza del Tribunale Amministrativo della Regione Lazio (giugno 1986) che
richiedeva la sospensiva per la
applicazione delle circolari di
mag^o del Ministro Palcucci è
riuscita a frenare questa dispotica corsa del Ministro verso la
discriminazione, l’ineguaglianza,
l’ingiustizia.
Rip-rendiamo brevemente la
questione.
L’art. 9 n. 2 Legge 121/85 (il
Nuovo Concordato) stabilisce
che «è garantito a ciascuno il
diritto di scegliere se avvalersi
o non avvalersi » dell’insegnamento della religione cattolica.
L’ultimo comma della succitata
Legge precisa poi che « all’atto
della iscrizione gli studenti o i
genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell’autorità scolastica, senza che la loro scelta
possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione». Ciò che
non siamo ancora riusciti a far
capire a molti cittadini. Ministro della Pubblica Istruzione
compreso, è che se si tratta di
«un diritto di scelta» non vi può
essere im « obbligo » di scegliere; di conseguenza, secondo noi,
solo chi sceglie di avvalersi di
tale diritto è tenuto a manifestare la sua volontà all’atto dell’iscrizione.
Nelle sue circolari il Ministro
della Pubblica Istruzione, con
evidente violazione del diritto di
libertà di coscienza e con lo
scopo fin troppo palese di condizionare la scelta, stravolgendo la lettera e lo spirito della
norma concordataria, ha imposto a tutti un referendum fra
cittadini divisi in chi richiede
l’insegnamento cattolico e chi
non lo richiede. La norma concordataria, innovando la previgente normativa, configura tale
insegnamento come « facoltativo ». Nella relazione illustrativa
sulle proposte di modificazione
del Concordato si afferma infatti che «lo specifico riferimento
all’esercizio del diritto di scelta
— che sostituisce l’esonero —
in relazione all’awalersi o non
avvalersi dell’insegnamento di
religione, garantisce la libertà
di coscienza e la piena facoltatività dell’insegnamento». E’ fin
troppo ovvio che un insegnamento facoltativo non può essere collocato nel quadro dell’orario delle lezioni obbligatorie per
tutti. Ma il Ministro, collocando
l’insegnamento della religione
cattolica all’interno deU’orario
scolastico obbligatorio per tutti,
non ha trovato di meglio che
trasformarlo da facoltativo in
opzionale obbligando chi non si
avvale di questa opzione a frequentare un’attività alternativa.
La Camera aveva richiesto al
Ministro fin dal gennaio scorso di garantire una scelta tra
alternative « entrambe note e
definite ». Nulla è stato latto ;
anzi, disattendendo alle richieste
parlamentari, il Ministro ha predisposto la organizzazione delle
cosiddette attività alternative in
modo quanto mai generico e
approssimativo.
L’ultima circolare del Ministro (C.M. 211 del 24 luglio 1986)
è un cairolavoro di discriminazione religiosa (i primi 10 articoli sono stilati per garantire a
allievi e insegnanti optanti per
la religione cattolica un trattamento di riguardo mentre gli
ultimi 3 articoli abbracciano una
programmazione e una organizzazione delle attività alternative in modo veramente pietoso).
Per illustrare questo carattere altamente discriminatorio
presente nell’ultima circolare
Palcucci propongo il seguente
schema contrastivo :
Insegnamento della religione cattoiica
si tratta di insegnamento
ha per fondamento giuridico le leggi dello Stato (Concordato-Intesa)
i programmi di insegnamento sono promulgati
dal Capo dello Stato e sono uniformi su tutto
il territorio nazionale
criteri di reclutamento degli insegnanti (titolari e supplenti) con definizione dei titoli necessari
nessun controllo da parte dello Stato; dipendenza di gradimento da parte deirUflìcio Catechistico diocesano
acquisizione dei titoli validi per l’insegnamento presso istituzioni private confessionali
l’aggiornamento istituzionale (con soldi dello
Stato) è previsto
un giro di miliardi per l’operazione « religione
cattolica» si impone
Proposta di attività alternative
si tratta di attività e non di insegnamento
ha per fondamento giuridico circolari ministeriali (C.M. 268/85 - C.M. 128 - 129 - 130 - 131/86 C.M. 211/1986)
non vi sono programmi ufficiali ma solo proposte elaborate da insegnanti, genitori e alunni (della scuola superiore), differenziati da
scuola a scuola
- nessun criterio di reclutamento: tutti gli insegnanti titolari e supplenti (di qualsiasi disciplina) sono reclutati (chi ha un orario da completare è ritenuto il più idoneo)
gli insegnanti sono sotto il controllo diretto
deH’Amministrazione scolastica
non è prevista acquisizione di titoli o di abilitazioni ,
nessun aggiornamento
il massimo contenimento della spesa (è prevista una supplenza per le attività alternative solo se nella scuola tutti gli insegnanti delle materne e elementari praticano l’insegnamento di
religione cattolica o se tutti i professori harmo
esaurito l’orario di cattedra)
Una legge sbagliata (Concordato e Intesa) trascina con sé
queste discriminazioni e queste
sperequazioni provocando un
grave attentato all’impianto democratico dell’istituzione scuola. Il complesso delle leggi e delle circolari modifica e quel che
è peggio stravolge lo stato giuridico (ed economico!) del personale della scuola; gli Organi
Collegiali subiscono forzature
di gestione; l’utenza viene pesantemente discriminata e traumatizzata (specie a livello delle
scuole materne e elementari);
i Capi Istituto sono chiamati a
emettere provvedimenti (nomine, organizzazione, rapporti con
le famiglie) senza una normativa di riferimento esaustiva.
Solo un deciso scrollone al
Concordato e una decisa modifica dell’Intesa possono garantire pari dignità a tutti gli alunni e il rispetto del dettato costituzionale che non ammette,
anzi combatte, le discriminazioni in base alla fede religiosa.
La riconquista di queste garanzie costituzionali non è solo
impegno irrinunciabile per coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica ma anche per tutti
quei cattolici che, in base al
messaggio dell’Evangelo, ritengono che il loro diritto non deve trasformarsi in ingiustizia
per gli altri.
Il Presidente della Repubblica
ha indirizzato il suo saluto per
l’inizio dell’anno scolastico a tutti gli studenti e fra l’altro così
si è espresso ; « L’irrinunciabile
obiettivo di ogni comunità è garantire il proprio avvenire, il
proprio equilibrato sviluppo, l’avanzamento complessivo della
società verso nuovi traguardi di
livello civile e culturale, di prosperità, di giustizia, di pace ».
Parole che rischiano di suonare ancora una volta parole
vuote, come buone intenzioni
sulla carta. La giustizia non siede fra i banchi della scuola italiana e la non discriminazione
fra chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica e chi
non se ne avvale è tutta da realizzare.
Franco Calvetti
Questa pagina
In questi giorni nelle scuole italiane, soprattutto al nord,
si susseguono assemblee e dibattiti, spesso accesi. Il problema
in discussione è l'organizzazione dell’ora(e) alternativa(e) per
chi ha scelto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico.
Eniergono problemi pratici (mancanza di insegnanti, di
aule, di libri di testo), nascono i primi abusi, le prime forzature della legge e delle circolari ministeriali.
E’ una battaglia che vede le nostre chiese, i genitori e
gli insegnanti evangelici in prima linea per far conoscere le
nostre posizioni, per informare tutti che esiste anche un modo non concordatario, previsto anche da una legge della Repubblica, la 449 del 1984, di vedere il problema e garantire la
libertà di coscienza di tutti.
Di fronte a questa situazione la redazione ha deciso di
offrire ai lettori una pagina del giornale per segnalare fatti,
problemi, interpretazioni legislative, proposte. Chiediamo perciò la collaborazione di quanti vorranno segnalarci — sia per
lettera che per telefono — notizie, episodi, problemi, quesiti
su cui riflettere. Pubblicheremo le notizie più significative e
un gruppo di esperti risponderà ai quesiti che verrano posti.
Le lettere vanno inviate al seguente indirizzo:
Redazione La Luce, via Pio V n. 15, 10125 TORINO
oppure Redazione Eco delle Valli Valdesi, casella postale, 10066 TORRE PELLICE
Le telefonate vanno fatte al n. 011/655278 (Attenzione: se
vi risponde la segreteria telefonica lasciate un messaggio con
il vostro nome, il numero di telefono e l’ora in cui siete disposti a ricevere una telefonata di un redattore).
Notizie flash
Ora alternativa e possibili discriminazioni
TORINO — L’Associazione Scuola libera, il Cogidas, il Coordinamento Genitori Democratici, il Comitato torinese per la laicità
della scuola, la Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media, il
Movimento di Cooperazione educativa, la CGIL-scuola, la UIL-scuola, DP, PCI, PLI, PRI, PSDI, PSI, e la Sinistra Indipendente hanno
preso posizione sulle possibili discriminazioni derivanti daU’organiz
zazione dell’ora alternativa con un comunicato in cui tra l’altro
sollecitano « l’Autorità scolastica provinciale sui seguenti punti fon
d'amentali:
a) che non venga avviato nei singoli Istituti l’insegnamento
religioso cattolico prima che ogni scuola abbia stabilito nei suoi
Organi collegiali e formalmente comunicato al Provveditorato agli
studi le condizioni per evitare, a norma di legge, qualsiasi discri
minazione fra i propri utenti;
b) che venga fornita una informazione tempestiva e continua sulle specifiche fasi di attuazione della normativa suddetta ».
132 presidi dichiarano di non poter garantire
la non discriminazione
TORINO — L’il settembre scorso i presidi delle scuole medie
e superiori della città si sono riuniti nei locali della parrocchia
cattolica antistante il Provveditorato, appositamente affìttati dallo
stesso Provveditorato (si vede che il funzionario preposto ai locali
aveva pensato che erano adatti per creare l’atmosfera del dibatti
to!) per discutere il problema dell’organizzazione deH’ora di reli
gione e dell’ora alternativa.
Al termine della riunione 132 presidi si sono « autodenunciati »
al provveditore dichiarando: « Noi sottoscritti, presidi delle scuole
medie inferiori e superiori della provincia di TORINO, viste tutte
le problematiche poste in essere e non risolte dalla successione di
Circolari Ministeriali suU’insegnamento della religione, dichiariamo
di non poter in alcun modo garantire la non discriminazione nei
confronti degli allievi, come invece richiesto dalle CC.MM. 130 - 131
del 3 maggio 1986 ».
Rinegoziare l’intesa Palcucci - Poletti
ROMA — Un gruppo di deputati del PCI e della Sinistra indipendente ha presentato un’interrogazione e un’interpellanza al Presidente del Consiglio e al Ministro della Pubblica Istruzione. Ne
riportiamo alcuni punti essenziali:
Dall’Interpellanza : « Premesso che l’articolo 9 della legge 449
(approvazione dell’Intesa tra lo Stato e la Tavola Valdese) stabilisce che per dare effettività al diritto di non avvalersi deH’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica (...) l’insegnamento ed ogni eventuale pratica religiosa non abbiano luogo in
occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari
che abbiano effetti discriminanti; premesso che il medesimo principio appare invece vanificato dal Protocollo addizionale all’Accordo per la modificazione del Concordato con la Chiesa Cattolica, laddove prevede un’organizzazione dell’insegnamento cattolico
’nel quadro degli orari delle lezioni’, — si chiede — se il governo
intenda rinegoziare la modifica del Par. 5 del Prot. addizionale in
modo da renderlo compatibile con l’art. 9 della legge 449/1984 che
approva l’Intesa con la Tavola Valdese; rinegoziare l’Intesa Falcucci-Poletti (...)».
Dall’Interrogazione : si chiede « se le circolari ministeriali del
3.5.86, rinviando alla competenza dei collegi dei docenti la definizione delle attività alternative entro il primo mese dall’inizio delle
lezioni scolastiche, violino la risoluzione della Camera, del 16.1.86,
che impegnava il Governo a fissare indirizzi e modalità delle attività alternative in modo che la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento religioso avvenisse ’tra alternative entrambe note e
definite’ ».
3
26 settembre 1986
ecumenismo 3
A STIRLING (SCOZIA) LA CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
PACE, GIUSTIZIA, DIRITTI UMANI
La Conferenza delle Chiese Europee
(K.E.K.) ha avuto luogo a Stirling, centro storico e geografico della Scozia, dal
4 all’ll settembre. Sette giornate piene
di lavoro, lettura di documenti, dibattiti,
studi biblici e culti hanno riunito i delegati delle chiese protestanti e ortodosse di Europa aderenti al Consiglio Ecumenico di Ginevra. Erano presenti alcuni « delegati fraterni » della chiesa cattolica.
Su 114 chiese membro , di 26 paesi di
Europa, 97 hanno nominato i 186 delegati con voce deliberativa; ad essi si devono aggiungere 25 membri del « Presidium » e del « Comitato Consultivo » (che
formano l’esecutivo) con eguale voce deliberativa. Per cui la 9’ Assemblea della
K.E.K. era formata da 211 delegati di
cui 41 donne e 15 delegati al di sotto dei
25 anni.
La partecipazione dei giovani, anche se
modesta per il numero, è stata qualificante per alcuni interventi. Le donne
hanno ritagliato alcuni spazi di tempo,
nonostante il pesante orario della Conferenza, per riunirsi insieme ed avere
uno scambio di informazioni con l’esame delle prospettive future della K.E.K.
e della partecipazione delle donne ad
essa.
La percentuale di giovani e di donne
L’Assemblea in breve
nell’esecutivo è un po’ aumentata rispetto al precedente, mentre il numero dei
laici rimane fortemente minoritario nei
riguardi dei « consacrati ».
Due nuove chiese, che ne hanno fatto
domanda, sono state ammesse a far
parte della K.E.K. quali membri: la grande chiesa serbo-ortodossa di Jugoslavia
e la piccola chiesa metodista unita di
Estonia.
Tema della Conferenza era; « Gloria a
Dio e pace in terra ». La relazione introduttiva è stata presentata da Paolo Ricca, professore alla Facoltà valdese di
teologia di Roma.
Il tema emerso con più frequenza e
urgenza è stato quello della pace, giustizia e diritti umani.
Dopo 25 anni di instancabile lavoro il
past. Glen G. Williams, ben conosciuto
anche in Italia, ha terminato il suo
compito di Segretario Generale della
K.E.K. E’ stato sostituito dall’ing. Jean
Fischer, precedentemente nominato dal
Presidium e dal Comitato Consultivo.
La delegazione italiana era composta
da; Cristina Spanu per l’Unione Battista;
Paolo Sbaffi per la Chiesa metodista;
Maria e Thomas Soggin per la Chiesa
valdese e Paolo Spanu per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Quest’ultimo è stato eletto quale membro
del Comitato Consultivo.
I lavori
— Un gruppo internazionale di giovani, ben 39, è stato raccolto per rendere possibile il funzionamento di
tutti gli uffici della KEK e della complessa macchina connessa con l'Assemblea. Questo vasto gruppo di servizio volontario si è reso disponibile
anche perché questa è stata per loro l'unica opportunità di apprendere
e di conoscere la KEK e di familiarizzarsi con il movimento ecumenico.
— i culti, anche quelli del mattino,
sono stati accompagnati da corali del
luogo e da trombettieri, tutti giovani.
— Questo non toglie che i giovani
incaricati delle preghiere in occasione del culto finale si siano visti « epurare » le preghiere da loro scritte con
dei testi stampati che non erano di
loro gradimento. Essi non hanno accettato questa imposizione, passata
inosservata ai più, ma evidentemente
le loro preghiere pronunciate mancavano della traduzione.
— Gli ortodossi greci erano molto
preoccupati dal problema del proselitismo compiuto da alcuni gruppi evangelistic! nel loro paese. Hanno scritto
in proposito un documento e avrebbero voluto da parte dell'Assemblea una
condanna del fenomeno. L'Assemblea
non ha condannato ma ha deciso di
studiare l'argomento, proponendolo
come tema da affrontare nel prossimi anni.
— L'Università di Stirling, che ha
ospitato la KEK, è stata costruita circa 20 anni fa. Diversi edifici sparsi
su un'area grandissima, tutta a prato,
e con in mezzo un lago e tante attrezzature sportive. I cibi venivano
consumati in due ristoranti col « selfservice ». L'Assemblea si è svolta
nella grande palestra vicino alla piscina, fornita di almeno 400 posti a
sedere. Ogni partecipante era fornito
di cuffia e apparecchio ricevente per
la traduzione simultanea. Un tempo
ì
- ' %
Il past. Glen Garfield Williams,
battista del Galles, lascia la KEK
dopo 1 anni quale segretario
esecutivo e dopo 18 quale segretario generale.
Sul disarmo
La dichiarazione inizia con alcune
affermazioni introduttive e quindi prosegue:
L'esistenza e l'uso possibile di armi
nucleari minacciano di distruggere
l'Europa e l'umanità intera. L'« escalation » della corsa alle armi nucleari e tradizionali rischia di annientare
tutti gii sforzi dei gruppi, ivi comprese ie chiese, che cercano nella società di promuovere la mutua intesa, la
fiducia, la comunicazione e i diritti
dell'uomo.
Per questo motivo lanciamo un appello ai nostri concittadini europei e
ai nostri responsabili politici, perché
rinuncino ad un tipo di rapporto imperniato sulla sfiducia reciproca e adottino delle misure tendenti a garantire una sicurezza collettiva che
permettano a tutti gli individui e a
tutte le nazioni di vivere liberi dal timore del nucleare e senza il rischio
di interventi esterni. Se l'abolizione
della guerra in Europa passa per un
disarmo nucleare e tradizionale equilibrato, la nostra situazione attuale
esige che ciascuna delle parti interessate prenda delle iniziative unilaterali per stabilire un clima di fiducia indispensabile al disarmo.
Per questo chiediamo all'URSS di
prorogare oltre il dicembre 1986 la
moratoria che si è imposta. Inoltre
chiediamo vivamente a tutte le altre
potenze nucleari di frenare il passo
senza indugio annunciando una moratoria. Ciò potrebbe costituire un passo
verso un trattato globale che vieti
gli esperimenti nucleari. La tappa se
guente, nel processo del disarmo, potrebbe essere lo stabilire zone denuclearizzate. Le forze armate tradizionali sono attualmente in Europa
molto superiori a ciò che esige la
legittima sicurezza delle nazioni. Per
questo motivo sottolineiamo la necessità di approntare nuovi strumenti che
permettano lo scambio delle informazioni sui movimenti degli eserciti e
di applicare delle misure di controllo
accettabili, in conformità con l'Atto
Finale di Helsinki.
Infine domandiamo con insistenza
che i negoziati bilaterali vengano proseguiti tra gli Stati Uniti e l’URSS.
Ciò non toglie che dei negoziati multilaterali tra tutte le nazioni interessate dovrebbero in ogni caso proseguire.
In questo anno, proclamato dalle
Nazioni Unite anno internazionale della pace, noi, chiese europee, affermiamo l'importanza che le nazioni d'Europa continuino a sostenere gli sforzi
delle Nazioni Unite destinati a mantenere e a promuovere la pace.
Alle soglie dell'anno 2000 del nostro Signore, noi ci impegniamo a pregare e a lavorare per la pace e il disarmo.
Invitiamo gli uomini e le donne
del nostro continente intero a unirsi
a noi nella nostra lotta per l'instaurazione di una sicurezza collettiva e
per un mondo libero dalla minaccia
nucleare.
A cura di
Maria e Thomas Soggin
eccezionalmente soleggiato e mite ha
favorito i partecipanti e ha permesso
loro di godere del bellissimo paesaggio scozzese.
— Il nuovo Présidium » eletto dall'Assemblea è composto dal metropolita Alexy, ortodosso russo e dal metropolita Antonio, rumeno; dal vescovo anglicano John Arnold; dalla signora Marjolaine Chevallier, riformata di
Francia; dal metropolita Damaskinos,
ortodosso di Costantinopoli residente a Ginevra; dal vescovo Hans Gernot Jung della chiesa evangelica tedesca; dal sovrintendente Adam Kuczma, metodista di Polonia e dal prof.
Pertti Pesonen, luterano di Finlandia.
L’Assemblea si è svolta in sette giornate complete di lavoro,
più la domenica che è stata dedicata alla visita di molte chiese
sparse per la Scozia, da parte dei vari delegati. Le serate sono state dedicate a tavole rotonde e a manifestazioni culturali, artistiche
e di culto.
L’Assemblea è stata impostata su un lavoro di informazione e
di formazione.
L’informazione è stata data dalla lettura e discussione delle
varie relazioni preparate dall’esecutivo sul lavoro svolto.
La formazione si è imperniata sui due studi iniziali tenuti da
Paolo Ricca e da Evamaria Taut, pastore della Repubblica Democratica Tedesca, sul tema « Gloria a Dio e pace in terra ».
Cinque culti con studio biblico hanno aperto altrettante giornate di lavoro.
L’Assemblea è stata in seguito divisa in vari gruppi di studio
tra i quali le quattro sezioni sui seguenti temi: 1) La gloria di Dio;
2) La gloria di Dio e Tunità; 3) La gloria di Dio e la creazione;
4) La gloria di Dio e la pace.
Il documento finale
Per la nona volta dal 1959
cristiani, uomini e donne,
giunti da ogni parte del nostro piccolo continente, si sono incontrati nel quadro della Conferenza delle Chiese
Europee, per ricercare la volontà di Cristo. La Conferenza si è svolta quest’anno
presso l'Università di Stirling
e siamo stati accolti calorosamente dalle chiese di Scozia.
Riflettendo sul tema della
Conferenza, « Gloria a Dio,
pace sulla terra », riconosciamo, nel profondo . del cuore,
che Dio in Cristo ha mostrato la sua gloria rinunciando
al potere e diventando uno
di noi, lavandoci i piedi, partecipando alle nostre gioie e
dolori, soffrendo e morendo
per mano degli uomini, affinché la nostra umanità spezzata e decaduta possa essere
guarita e che noi possiamo
vivere. E’ Lui che, nella sua
vita risorta, è la nostra gloria. Questa gloria è la nostra
pace, una pace da condividere con l'umanità intera.
Il nostro continente e il
nostro mondo non sono veramente in pace e le nostre
chiese non sono ancora veramente un’unica realtà.
Terrore, ingiustizia, inquinamento e minaccia di guerra sono, per noi e per i giovani, motivo di angoscia.
Come Gesù ha pianto su
Gerusalemme cosi piange sulle nostre città. Le nostre nazioni si minacciano a vicenda,
con armi costose, di distruzione di massa mentre altri
bambini muoiono di fame.
Non è certo che la nostra civiltà veda l'inizio del terzo
millennio dell’era cristiana.
La gloria di Dio si manife.sta
anche nel giudizio di Dio. Noi
che portiamo il nome di Cristo partecipiamo pienamente
alla colpa di un mondo che è
stato portato alla soglia della distruzione.
Tuttavia il Dio che ci chiama ad essere facitori di pa
ce è un Dio di perdono e speranza, di vita e di luce. Non
è troppo tardi per pentirci.
La pace, con la giustizia per
i poveri del mondo, è possibile. Non cederemo al peccato e alla disperazione.
Impegneremo noi stessi e
le chiese a lavorare con coloro che sono pronti ad abbattere le barriere della paura e del sospetto per passare
dalla guerra fredda a una calda pace, da una coesistenza
ostile a una coesistenza solidale. In molti uomini e donne che non conoscono Cristo
noi riconosciamo la sapienza
e l’amore di Dio.
Impegniamo anche noi e le
nostre chiese ad appoggiare
tutte quelle propóste pratiche
volte a porre fine, passo per
passo, e a rovesciare la corsa agli armamenti e specialmente la corsa alle armi nucleari che, ad altissimi costi,
minacciano anche di invadere lo spazio. Noi crediamo
che nulla possa giustificare i
continui esperimenti e sviluppi delle armi nucleari. L’ora di fermarsi è arrivata
adesso.
Abbiamo reso omaggio, nella nostra Conferenza, alla visione di una sicurezza collettiva incarnata nella vita e nel
pensiero di Olof Palme, così
tragicamente assassinato. Questa visione dà una realtà politica al comandamento del
nostro Signore di amare i nostri nemici. Quando comprendiamo che i bisogni dei nostri avversari sono anche i
nostri bisogni e i nostri anche i loro, l’inimicizia comincia ad essere superata.
Preghiamo perché i capi
delle nazioni ricevano la sapienza, la pazienza e il coraggio di rischiare per la pace
e fare dei sacrifìci per la giustizia.
Incoraggiamo le nostre chiese a sostenere il progetto di
una Assemblea ecumenica per
la pace che unisca le chiese
negli stati firmatari dell’Atto
Finale di Helsinki. Crediamo
che questo ci avvicinerà al
giorno in cui i cristiani, ad
una voce, si rivolgeranno al
mondo che reclama ardentemente la pace. Una tale A.ssemblea promuoverebbe, lo
speriamo, il necessario dialogo tra pacifisti e non pacifisti. Possa così avvicinarsi il
giorno in cui i giovani non
siano più chiamati ad imparare l’arte della guerra. Che
tutti coloro che sono chiamati a prestare servizio militare
nei loro paesi possano ricercare la volontà di Dio e ricevere la forza di comjnerla.
Uomini e donne insieme,
non dimentichiamo i molti
altri pesi portati dalla gente
delle comunità dalle quali
proveniamo, sia all’interno
che all'esterno delle chiese:
la sofferenza delle famiglie
spezzate, la solitudine di molti nella giungla di cemento
delle nostre città, la disperazione delle vittime dell’alcool
e della droga e, attraverso
tutto questo, il grido dell’essere umano in cerca di un
senso della vita e di amore.
Cristo, attraverso la .sua
chiesa, offre la sua vita a tutti. In questo tempo di scetticismo, dubbio e disillusione, ci chiama a riscoprire la
natura della nostra missione.
Possano i credenti di altri
continenti, con i quali dobbiamo spartire il pane, riportarci la ricchezza della fede
un tempo portata dalle nostre rive alle loro; uno scambio d'amore, condivisione del
Cristo universale, nel quale e
per il quale siamo chiamati
ad essere uno affinché il mondo possa credere e partecipare alla nuova creazione di
Dio, in terra come in cielo.
Vi invitiamo, sorelle e fratelli, a non indietreggiare di
fronte a compiti che sembrano impossibili, a non aver
paura perché l’amore perfetto di Cristo caccia via la
paura. Unitevi a noi in questo pellegrinaggio di speranza.
4
4 prospettive bibliche
26 settembre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GLORIA A DIO,
PACE IN TERRA!
Il divorzio infecondo tra
la glorificazione di
e la pace in terra
- 2
Il divorzio fra la glorificazione di
Dio e la pace in terra, nella storia e nella coscienza della cristianità europea, è stato fatale.
Fatale, anzitutto, all'idea stessa di
« gloria di Dio », la quale, separata
dal suo corollario evangelico naturale — la pace in terra — ha acquistato un senso e una risonanza in
parte estranei alla Bibbia, soprattutto dopo che il cristianesimo si è
mostrato sensibile all'ideologia imperiale e, entro certi limiti, vi si è
lasciato integrare.
Una gloria deformata
Da quel momento la « gloria » (anche quella divina) è stata associata
quasi esclusivamente a idee di potere, di potenza, di dominazione, di
prestigio, di egemonia, le quali hanno finito per pesare negativamente
sia sul modo di comprendere la gloria di Dio sia sul modo in cui le chiese hanno compreso se stesse, anzitutto in relazione alla società nella
quale hanno preteso di occupare
una posizione sempre più privilegiata, eminente e fin egemonica; in secondo luogo, in relazione alla comunione fraterna fra le varie chiese locali: si è manifestata una certa concorrenza, anzi una rivalità e il litigio — quanto penoso! — fra i discepoli « per sapere chi fosse il maggiore » (Marco 9: 34) si è perpetuato
nella storia delle chiese e dei loro
rapporti reciproci, fino a oggi. Ci si
crede chiamati a occupare il primo
posto (Matteo 23: 61) e si pretende
di esercitare un’egemonia che si propone di essere puro servizio ma che
di fatto è una strana mescolanza,
assai poco evangelica, fra servizio
e potere.
Servizio o potere?
Questo potere è assai concreto,
chiaramente formulato e saldamente istituito. In tutte le chiese, in ogni
comunità cristiana sorgono incessantemente varie forme di primato, espressioni diverse dello spi
Proseguiamo la pubblicazione, in versione italiana, del testo che il
prof. Paolo Ricca ha presentato come relazione di fondo alla sessione inaugurale della IX Assemblea della Conferenza delle Chiese europee (KEK)
riunita dal 4 al 12 settembre a Stirling, in Scozia. Ricordato che, nei fatti, l’Europa è stata nella sua storia il più secolarizzato e il meno pacifico
dei continenti. Ricca rilevava che alla radice di questo vi è stato il sostanziale divorzio fra la glorificazione di Dio e la pace in terra, che egli vuole.
a cura di GINO CONTE
rito egemonico, più o meno espUcite, più o meno massicce, più o meno spiritualizzate: sono tutte ugualmente lontane dall’unica posizione
evangelica possibile, quella indicata
e vissuta da Gesù (Marco 9: 35; 10:
43-45).
Questa ’gloria’ mediocre del primato (mediocre perché mondana) è
di per sé un ostacolo alla pace fra
i discepoli di Gesù. Perché dobbiamo pur ammetterlo: la pace non
manca soltanto « in terra », ma anche nel territorio delle chiese! Tutte rendono gloria a Dio senza avere
ancora stabilito la pace fra loro. La
mondanizzazione della nozione di
« gloria di Dio » ha impedito loro di
mantenere i rapporti pacifici che
avevano aU’inizio, cioè quelli della
comunione nella fraternità e nella
piena reciprocità. La pace fra le chiese potrà essere ristabilita quando la
nozione di gloria sarà purificata dalle sue contaminazioni 'imperiali' e
le chiese impareranno a vivere fino
in fondo la loro « sororità » in Cristo.
La dimensione perduta:
il riferimento teologico
della pace
Ma il divorzio fra la glorificazione
di Dio e la pace in terra è stato fatale anche per l’atteggiamento cristiano di fronte alla pace. La « pace
in terra », separata dal suo corollario evangelico naturale — la glorificazione di Dio — ha perso nella coscienza cristiana la sua dimensione
essenzialmente teologica, il suo aggancio immediato e sostanziale con
la realtà di Dio e della vita divina.
Sicché le chiese si sono sentite autorizzate a glorificare Dio con la liturgia e con la vita etica, senza
preoccuparsi troppo del destino della pace in terra. La militanza pacifista non sembrava loro una conseguenza necessaria della gloria che
rendevano assiduamente a Dio.
Soprattutto, non erano più in grado di cogliere la natura essenzialmente teologica della pace, la sua
qualità di specchio della vita divina,
di riflesso della Trinità. La pace diventava, fra gli stessi cristiani, un
fatto eminentemente politico e diplomatico, e sempre meno un’opera
dello Spirito e quindi un compito
per la fede.
La secolarizzazione
del concetto di pace
Il divorzio fra glorificazione di Dio
e pace in terra ha causato la secolarizzazione della nozione di pace, fra
i cristiani. I costruttori di pace, che
Gesù dichiara « beati », non hanno
avuto molta fortuna in seno alle
chiese, che a lungo li hanno disconosciuti e fin sospettati, avendo elaborato nel corso della loro storia
una teologia della guerra assai prima di elaborare una teologia della
pace.
Di fatto, sono quei cristiani che
hanno « obiettato » alla guerra e alle armi, ad aver dovuto giustificare
il loro stesso atteggiamento davanti
alle chiese e non invece — che paradosso! — coloro che non avevano
nulla da obiettare né alla guerra né
alle armi. E’ evidente che, in un quadro simile, la pace biblica non po
teva che essere spiritualizzata, iute
riorizzata e individualizzata: la « pace in terra » stava diventando sen'.
plicemente la pace dell’anima.
Dalla pace in terra
alla pace dell’anima
A causa del divorzio menzionato,,
è pure accaduto che certi cristiani,
i quali, specie negli anni più recenti, hanno assunto il rischio di « osa
re la pace per fede »', hanno evitate,
talvolta di riferire esplicitamente a
Dio la loro attività pacifista. Il divorzio consumato nella coscienza
cristiana fra Dio e la pace ha avuto
due conseguenze opposte: da un lato ha neutralizzato presso la maggioranza dei cristiani l’approccio
teologico alla pace; d’altro lato ha
paralizzato la confessione della fede
in questo o quel cristiano militante
pacifista. Senza scivolare nell’integrismo e senza trasformare la testimonianza in propaganda, è possibile rendere esplicitamente gloria a
Dio costruendo concretamente la
pace in terra.
Riscoprire il nesso
E’ tempo, dunque, di riscoprire il
nesso necessario fra la gloria di Dio
e la pace in terra, affinché la gloria
di Dio si radichi in terra e la pace in
terra si radichi in Dio. Una glorificazione di Dio che non sbocchi in
una iniziativa pacifista può essere
una fuga e può diventare alienante.
Un’attività pacifista che non abbia
la sua fonte perenne in Dio, può essere velleitaria e rischia di diventare frustrante.
Paolo Ricca
(2 - continua)
' E’ la formula che meglio riassume la
posizione e la proposta di Dietrich Bonhoeffer nelle sue due conferenze di Gland
(1932) e di Pano (1934) (Gesammelte
Schriften I, Kaiser, München, 1965, pp.
162-170, 216-219). Queste conferenze restano a tutt’oggi la parola cristiana più coraggiosa e più autentica sulla pace, pronunciata nel corso del nostro secolo.
5
26 settembre 1986
obiettivo aperto 5
IL COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE HA INIZIATO IL SUO 156° ANNO SCOLASTICO
La realtà di una «scuola critica»
Giovedì 18 settembre, a Torre Pellice, in un’aula sinodale gremita, e stato inaugurato il 156« anno scolastico del Collegio Valdese. Nel corso dell’incontro, il pastore Marco Ayassot ha svolto
una riflessione biblica, mentre indirizzi di saluto sono stati rivolti
da Marco Gay, presidente del Comitato del Collegio, e da Enrico
Gardiol, presidente deU’Associazione « Amici del Collegio ». Il professor Roberto Giacone, preside dell’istituto, ha riferito sull’anno
scolastico trascorso e sulle novità previste per quello appena co^
minciato.
Il pastore Giorgio Tourn, infine, ha tenuto una prolusione sul
tema « Fede e religione », che, per il suo interesse generale, pubblichiamo in prima pagina.
Sono ormai trascorsi 20 anni
da quando iniziò il dibattito sull opportunità o meno della chiusura dei nostri Istituti di istruzione secondaria alle Valli.
Rileggendo i documenti del
tempo si ha l’impressione che
resistenza del Ginnasio-Liceo di
Torre fosse molto più avversata di quella delle Scuole Medie
di Torre e Pomaretto, in quanto
« scuola borghese e classista »,
superata dai tempi ed « in perdita di prestigio» (sic) e per di
più con iscrizioni in costante
calo. Si richiedeva perciò l’immediata chiusura dell’unico istituto superiore, mentre si riconosceva non ancora del tutto
esaurita la funzione delle due
medie inferiori.
Successe di fatto il contrario:
hanno di recente chiuso i battenti le due medie ma è rimasto aperto il Ginnasio-Liceo (il
« Collegio »). Data la limitatezza di fondi a disposizione e la
necessità di scegliere, ritengo
personalmente che la strada imboccata sia stata quella giusta.
A Torre Pellice e Perosa Argentina esistono attualmente
due buone medie : i doppioni
(per di più costosi) erano inutili. Anche se le chiusure creano
sempre profonda amarezza.
Inoltre era più logico impegnarsi su una proposta culturale in una scuola superiore, dove è più facile (teoricamente e
praticamente) effettuare analisi
critiche, lavori seminariali, ecc.
Certo, parlare a posteriori è
facile. Sta di fatto che le previsioni espresse 15-20 anni fa da
sostenitori ed oppositori del
Collegio non si rivelarono in
genere azzeccate.
I sostenitori del Collegio dicevano che media e liceo erano
un binomio inscindibile. La chiusura della media avrebbe avuto
riflessi negativi sul reclutamento degli allievi del liceo. Non è
avvenuto così. Da due anni non
vi sono mai stati tanti allievi
nelle prime classi; alcune domande hanno dovuto esser rifiutate. E nel giro di 4 anni il
numero globale degli allievi è
quasi raddoppiato, passando da
71 a 134 unità.
Gli oppositori affermavano invece che la riforma della scuola
superiore (biennio polivalente)
era imminente, e quindi il liceo
non aveva più senso di esistere,
o — all’esatto opposto — che la
riforma avrebbe effettivamente
rappresentato l’occasione di un
nuovo modo di far scuola: ma
questa ipotesi era « lontana e
confusa». E lavorare in vista di
ipotetiche trasformazioni era
« una scelta poco seria ».
La riforma non è — di fatto •—
fino ad oggi venuta. Ma fin dal
1974, grazie al D.P.B. n. 419,
art, 3, sarebbe stato possibile
anticipare dettami e principi di
questa riforma, aggiornando i
programmi di un liceo classico
(ma non solo di questo!) ormai
obsoleti e fuori dal tempo.
Così il Collegio ha fatto. Dal
1982 ha iniziato uno studio approfondito su come rendere attuale il curriculum di studi liceale e dal 1984 — con piena
approvazione del Ministero della P.I. — ha avviato due indirizzi di studio (classico e linguistico) rinnovati nei contenuti e nelle metodologie. A partire da quest’anno scolastico poi
vengono introdotte a pieno titolo materie come « Storia locale » (n.d.r.: vedi intervista in
questa pagina) ed «Economia e
diritto » ( con grande interesse
del Ministero, che presto vorrebbe introdurla in tutti i licei statali); mentre la «Storia delle
Religioni », al terzo anno di insegnamento curriculare, suscita
in questi giorni interesse negli
organi di stampa e di informazione.
Metodologia, contenuti, obiettivi didattici dell’Istituto sembrano per il presente ormai chiariti. Se la riforma finalmente
verrà, il Collegio avrà comunque qualcosa da dire grazie all’esperienza che va maturando.
Rimane il problema della linea.
Nessuno di noi, penso, vorrebbe oggi creare una scuola
confessionale, una scuola che
cioè imponga una ideologia.
Vale perciò ancora la traccia
indicata dalla Tavola al Sinodo
1969 : « Non si tratta di adoperare la scuola e le materie che
vi si insegnano per contrabbandare una formazione religiosa.
Si tratta invece di creare una
scuola critica, cioè che educhi
alla capacità di giudizio e di
valutazione dei fatti, che proponga la ricerca come metodo
di lavoro; ma in cui chi opera
nella scuola non si nasconde
dietro la legge o la pura tecnica, ma partecipa consapevolmente alla ricerca e in essa rende
testimonianza della fede ».
Sul futuro a medio/lungo termine del Collegio non ci pronunciamo: il nostro impegno si
situa nell’oggi. Di questo oggi
ci sentiamo parte in causa: ed
intendiamo fornire, per quanto
è possibile, il nostro apporto.
Roberto Giacone
L’importanza
della nostra storia
Il principale fatto nuovo del
Collegio per il 1986-87 è Bruna
Peyrot. 35 anni, ricercatrice storica presso la Società di Studi
Valdesi, Bruna terrà da questo
anno un corso dal tema insolito
e impegnativo: « Storia locale e
metodologia della ricerca storica ».
« Storia locale non vuol dire
storia ’minore’; — premette subito la Peyrot, quasi a spazzare
il campo da un equivoco che la
disturba — si tratta invece di
avvicinarsi ai fatti storici da un
punto di vista non tradizionale.
In parole povere, leggendo i segni lasciati da avvenimenti accaduti intorno a te, puoi penetrare la specificità della storia
del tuo paese, e al tempo stesso ricostruire lo sviluppo di una
intera epoca. Questo approccio,
fra l’altro, comporta l’uso di documenti facilmente accessibili
negli archivi comimali e parrocchiali, è, praticato nella scuola, consente agli studenti di impadronirsi della metodologia della ricerca ».
Allieve in Germania
/ programmi di scambio con scuole estere sono una tradizione
più che decennale del Collegio. Curati dalla prof. Amalia Geymet,
sono in corso anche altri contatti con comunità evangeliche tedesche. Grazie ad essi, alcune allieve hanno potuto fare quest’estate
nuove esperienze.
Un’occasione per approfondire la mia conoscenza della lingua tedesca: questa era la mia
idea principale quando sono
partita per fare Tassistente in
una colonia in Germania.
(Questa possibilità era stata offerta a me e ad altri allievi del
Collegio dalla Chiesa evangelica
del Baden che da anni mantiene rapporti con la nostra scuola. In realtà si è trattato di una
esperienza molto più profonda
di quel che pensavo. Prima di
tutto perché mi ha permesso
di entrare in contatto con l’ambiente evangelico tedesco e poi
perché ha rappresentato una
esperienza umana indimenticabile. Un’esperienza di vita comunitaria di questo tipo è sempre un momento di crescita personale, ma per me, come cattolica, è anche stato un momento
di confronto con una realtà religiosa diversa.
Elisa Campaci
Quest’anno ho sperimentato
un nuovo tipo di vacanze all’estero: fare la vigilatrice con un
gruppo di ragazzi tedeschi a
Skeldeinsel in Danimarca. L’e
sperienza è stata positiva : all’inizio temevo di non essere ben
accettata perché non parlavo
correttamente la loro lingua, invece dopo un paio di giorni l’amicizia era fatta.
Posso veramente dire che a
livello didattico l’esperienza con
questi ragazzi è stata molto positiva; ho dovuto parlare tedesco per quindici giorni e quindi il mio vocabolario si è veramente arricchito: con uno sforzo comune ci siamo intesi perfettamente.
Roberta Pellegrin
L’estate scorsa ho trascorso
una quindicina di giorni in una
città tedesca, Friburgo. Qui lavoravamo in una casa per anziani come volontarie e in cambio dei nostri piccoli servizi ci
venivano forniti il vitto e l’alloggio. E’ stata una esperienza
meravigliosa, che mi ha aiutata
a maturare ed a essere più indipendente, oltre che migliorare
la mia conoscenza del tedesco.
Una cosa è certa : ripartirei
subito per un altro viaggio all’estero.
Mara Baridon
Esistono altre esperienze —
domando — di un simile insegnamento della storia nelle scuole superiori?
« E’ stato tentato qua e là —
è la risposta — ma con grandi
difficoltà perché è un tipo di lavoro che richiede molto tempo
e si scontra con l’esigenza di
svolgere i programmi.
Mi sembra buona l’idea del
Collegio di fame un’ora a parte, in più rispetto alla storia ’tradizionale’, che ci consentirà di
lavorare con più calma. E' anche vero che un’ora alla settimana, come quella che mi è stata richiesta, non è molto, ma nulla
vieta che alcune ricerche possano aver luogo anche extra-orario scolastico ».
Colpisce, osservo in modo un
po’ provocatorio, che una persona come Bruna Peyrot, che
una ventina di anni fa era fra i
sostenitori della abolizione del
Collegio, ora si appresti a varcarne la soglia come docente.
« Le critiche di allora — ribatte pronta Bmna — mantengono in gran parte la loro validità. E’ il Collegio che in questi
anni è cambiato. Per esempio,
si è compreso che il Collegio non
ha senso come scuola e basta,
ma dev’essere un pezzo nello
scacchiere di una linea culturale di cui fanno parte anche organismi come la Biblioteca, la
Società di Studi Valdesi, l’Eco
delle Valli, Agape, Radio Beckwith...
Il Collegio in questi anni si è
aperto alla società, non è più
un ambito di élite. Ma questo richiede spalle robuste, una coscienza solida della propria identità, per non essere assorbiti. Il
corso di storia locale è da leggere anche in questa prospettiva, giacché storia locale alle
Valli è soprattutto storia valdese, anche se qualcuno (!’« Eoo
del Chisone », ndr) finge di non
saperlo.
Di certo, a scuola non si trasmette la fede, ma la cultura.
Conoscere la nostra storia, però,
è importante anche per capire
e vivere più profondamente la
nostra fede, (iredo che possiamo far nostra l’espressione usata a proposito del Collegio dal
professor Augusto Armand Hugon, che ne era allora il preside: ’una scuola non confessionale ma confessante’ ».
In questa prospettiva — chiedo — il Collegio potrebbe diventare un punto di riferimento
non solo per le Valli, ma per tutti i protestanti italiani?
« Sì », è la risposta di Bruna.
Paolo Fiorio
150 anni
in sintesi
L’inizio di una istruzione secondaria valdese risale probabilmente al principio del ’600 e coincide
con l’istituzione dell’école générale,
ove un <■ régent » aveva il compito
di insegnare latino, filosofia e cultura generale.
Nel 1701 tale scuola prende il
nome di « Ecole latine et italienne »
con sede a Torre Pellice. Dal 1724
il Sinodo decise che essa si tenesse alternativamente per tre anni consecutivi in Val Pellice e tre
in Val S. Martino.
Chiusa per qualche anno e riaperta nel 1768, fu posta sotto il
patronato finanziario del Comitato
Vallone e quindi divisa in due cicli di studi, inferiore e superiore.
Il ciclo inferiore venne nuovamente spostato a Pomaretto alla fine
del ’700.
La fondazione del Collegio Valdese risale al 1831, in anni caratterizzati daH’apertura di numerose
scuole valdesi, primarie e secondarie, grazie aH'interessamento del
pastore inglese W. Gilly, che intendeva trasformare l’esistente scuola
latina di Torre Pellice in un istituto simile ai collegi inglesi (con
corsi di istruzione e convitto).
Lo chiamò » Collegium Sanctae
Trinitatis apud Valdenses »: questo
nome non ebbe però fortuna e
non venne praticamente mai utilizzato.
Nel 1836 (dunque esattamente
150 anni fa) fu ultimato l’edificio
tuttora esistente.
Per più di 50 anni rimase un istituto privato, dipendente esclusivamente dall’amministrazione ecclesiastica valdese, anche se dal febbraio 1849 fino alla fine del 1881
riuscì ad ottenere dal Ministero
della Pubblica 'Istruzione una » gratificazione » di L. 2.500 annuali
(circa 10 milioni in lire odierne).
Nel 1890, uniformandosi totalmente al curriculum di studi delle
scuole regie, ottenne il pareggiamento per il ginnasio e nel 1898 per
il liceo.
Da aliora ha funzionato continuativamente, come un liceo statale,
attraversando periodi felici ed altri meno.
Dal 1984 ha ottenuto l’approvazione dal Ministero della P.l. di
anticipare l’attuazione della riforma
deiia scuola media superiore. Il
curriculum di studi attuale — seguito dailo stesso Ministero con
attenzione ed interesse — pone il
Collegio aH’avanguardia nel campo deH’insegnamento generale e
linguistico (classico e moderno).
Dai 71 allievi del 1982 si è passati ai 134 dell’anno scolastico appena iniziato.
Cos’è il
pareggiamento
Per scuola pareggiata si intende quelia che può conferire, per
quanto attiene al valore degli studi, l’equiparazione alle corrispondenti scuole statali, con piena parità di tutti i titoli rilasciati ai propri alunni ed ai candidati privatisti.
L’istituto del pareggiamento risale alla legge BuoncompagnI del
4 ottobre 1848, anche se la materia venne poi globalmente regolata dal Regio Decreto del 21 giugno 1895 e successive modifiche.
La condizione inderogabile era ohe
istituzione e gestione di scuole pareggiate fossero curate da comuni, province o enti morali.
Le scuole comunali e provinciali sono state in gran parte assorbite dallo Stato, per cui esistono
oggi in Italia solo 12 licei-ginnasi
pareggiati. Centinaia sono invece
le scuole legalmente riconosciute
e migliaia quelle private.
6
6 vita delle chiese
26 settembre 1986
SEMPRE PIU’ TESA LA SITUAZIONE IN SUD AFRICA
RIFLESSIONI SULL’ORA DI RELIGIONE
La repressione
colpisce le chiese
«In mancanza
ì meglio»
L’UCEBI invia un telegramma a Craxi - La strategia del governo razzista per piegare il Consiglio delle Chiese Sudafricane - Arresti
« Il dipartimento evangelizzazione deirUnione Cristiana Evangelica Battista Italiana chiede
con urgenza al presidente del
Consiglio dei Ministri di inoltrare
immediata et energica denuncia
al governo razzista di Pretoria
per violenta repressione in Sud
Africa et liberazione oltre diecimila prigionieri politici et richiedere in particolare liberazione
immediata padre Mkhatshwa attualmente sottopMDsto a tortura
in prigione ».
Di tale tenore è un telegramma che il segretario del dipartimento evangelizzazione dell’UCEBI, Saverio Guarna, ha inviato alcuni giorni fa a Craxi. Alla
base dell’iniziativa, le notizie,
molto preoccupanti, che negli ultimi tempi sono ^unte in Europa
tramite il Consiglio Ecumenico
delle Chiese, a proposito della
situazione in Sud Africa.
La repressione del governo di
Botha sembra accanirsi contro
il SACC, cioè il Consiglio delle
Chiese sudafricane.
Il pastore Beyers Naudé, segretario del Consiglio delle Chiese
Sudafricane (SACC). Dopo l'ultimo giro di vite del regime razzista,
sono ora le chiese il principale obiettivo della repressione.
Gli uffici del SACC sono stati
oggetto di perquisizioni ripetute
da parte delle forze di polizia, ed
ora alcuni esponenti particolarmente qualificati sono stati arrestati. Tra gli altri Donovan Nadison, presidente del movimento giovanile delle chiese sudafricane, e con lui anche Michael
Coetzee e Edwin Arrison. Sono
stati arrestati mentre rientravano in patria dopo aver partecipato ad una conferenza del movimento giovanile, indetta dal
CEC ad Harare (nello Zimbabwe).
Perchè la repressione colpisce
in modo particolare il SACC?
Perchè in questi ultimi tempi il
governo di Botha ha cercato, ed
è anche riuscito in parte, a troncare le linee di comunicazione
tra i neri oppressi ed il mondo
esterno. Di fronte alle dure restrizioni imposte il SACC è diventato la maggiore fonte d’informazioni critiche per le chiese
ed i gruppi impegnati nel mondo contro l’apartheid. Il SACC
inoltre è una organizzazione che
in questo momento fornisce un
aiuto concreto ai 70.000 neri rimasti senza casa, dopo la distruzione della comunità di Crossroads. Isolare il SACC, emarginarlo, troncare i suoi collegamenti con l’estero, ecco gli scopi dell’attuale pressione esercitata dal governo; una pressione
che, protebilmente, andrà aggravandosi ancora di più nel prossimo futuro.
statato la sua difficoltà a stare
in piedi e a camminare, ma non
è riuscito ad avere particolari
circa le torture patite.
Anche per questo caso si fa appello alla solidarietà internazionale (e interconfessionale). La
Commissione del CEC per la
lotta contro il razzismo chiede
che siano inviati telegrammi di
protesta al governo sudafricano,
nei quali si chieda la cessazione
immediata di ogni pratica di tortura e la liberazione di Padre
Mkhatshwa e di tutti gli altri
prigionieri politici. Il CEC nel
suo appello suggerisce anche di
mandare copia dei telegrammi
al Vaticano, presso Padre William Murphy, Commissione Giustizia e Pace, ed alla Conferenza
Episcopale del Sud Africa (Telex:
320776)..
E’ sperabile che le nostre chiese, che al Sinodo hanno votato
con convinzione un bell’ordine
del giorno contro il razzismo in
Sud Africa, sappiano rispondere
in modo adeguato a questo urgente e pressante appello.
Luciano Deodato
Leggevo in un articolo qualche
tempo fa che gli italiani sono
quelli dell’« in mancanza di meglio ». In mancanza di meglio
si accetta la prima cosa che capita, una cosa qualunque. In
mancanza di un « meglio » che
si è troppo pigri per immaginare possibile si segue la corrente. E’ quello che è accaduto, mi
pare, per la scelta compiuta da
genitori e studenti sull’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole.
Siamo delusi. E’ un fatto che,
al di là del gonfiamento e della
mistificazione delle cifre, gli
italiani hanno finito per scegliere l’ora cattolica per non fare
un salto nel buio, in mancanza,
appunto, di alternative credibili.
Eppure nei dibattiti, nelle discussioni, nelle assemblee era
sembrato che si fosse costituito un largo fronte di rifiuto,
composito al suo interno, ma
fortemente motivato. Un errore di prospettiva, evidentemente. Ci siamo contati, ci siamo detti le nostre ragioni e ci
siamo sempre più convinti. Me
li ricordo quei gruppi di preti
seduti in fondo alla sala, attentissimi ma sempre silenziosi.
Una maggioranza silenziosa.
E i laici? Inutile parlarne.
« Che vuoi — mi diceva un
compagno serissimo e incerto
fino alla fine — il bambino si è
proprio impuntato, lo ha chiesto lui di fare la religione, non
abbiamo potuto traumatizzarlo».
Recriminare non serve, meglio piuttosto chiedersi che fare. Gli ordini del giorno sinodali di quest’anno, per la verità,
non mi sembra contengano novità di rilievo. Partirei da quello in cui si chiede alla Tavola,
alle Commissioni Esecutive Distrettuali e ai Consigli di Circuito di promuovere « la costituzione di strumenti di collega
CORRISPONDENZE
Daniela e Daniele
Ecco perchè è quanto mai necessario che giunga dall’esterno
un sostegno concreto. I fratelli
e le sorelle del Sud Africa chiedono che siano inviati telegrammi al presidente del governo
sudafricano, P. W. Botha e, per
conoscenza, all’ambasciata in Italia, chiedendo che cessino le perquisizioni, i sequestri di materiale, l’arresto degli impiegati
del SACC e che siano immediatamente rilasciati gli studenti
Nadison, Coetzee, Arrison.
ROMA — Due avvenimenti
hanno rallegrato domenica 21
settembre la chiesa di piazza
Cavour. La comunità ha potuto
infatti stringersi affettuosamente intorno alla piccola Sara Romeinazzo, battezzata durante il
culto, e ai suoi genitori, Shiomi
e Maurizio.
Inoltre, Daniela Di Carlo e
Daniele Bouchard hanno voluto
condividere con la comunità la
loro gioia di essere uniti in matrimonio. Nel corso della cerimonia, Daniela e Daniele sono
stati ringraziati per l’impegno
profuso durante la loro perma^
nenza a Roma (sono in procinto di trasferirsi alle Valli valdesi), e sono stati loro rivolti caldi auguri per la loro vita in comune e per il loro futuro ministerio pastorale.
La mattinata si è conclusa con
un allegro e fraterno pranzo comunitario offerto dagli sposi.
La morte
di Enrico Dotti
La repressione non risparmia
neppure la chiesa cattolica. E'
ancora detenuto Padre Smangaliso Mkhatshwa, Segretario generale della Conferenza Episcopale. Arrestato il 12 giugno scorso Padre Mkhatshwa ha subito
interrogatori preceduti da torture. Il 21 agosto il suo segretario
ha potuto avvicinarlo ed ha con
ALASSIO — La comunità è
stata dolorosamente colpita dalla morte del fratello Enrico Dotti, mancato improvvisamente
domenica 24 agosto all’età di 65
anni. Colpito alcuni anni or sono da una lieve infermità, egli
aveva tuttavia continuato a partecipare attivamente alla vita
della chiesa, oltre che ad essere
impegnato nella sua professio
ne di intelligente costruttore edile.
La comunità lo ha visto sempre impegnato nella partecipazione alle sue attività (culti,
studi biblici, generosità nelle
contribuzioni per l’opera del Signore ecc.). Rappresentò la chiesa di Alassio a conferenze distrettuali e Sinodi (chi non lo
ricorda appassionato « fotografo » delle nostre massime assemblee?). Ad Alassio egli manteneva i contatti della comunità
con la chiesa anglicana, che generosamente ospita da molti anni la nostra chiesa.
E’ stato per oltre venti anni
membro del Comitato della Casa Valdese di Vallecrosia. Scrive il Direttore Sergio Nisbet:
« Costernati, abbiamo appreso
la notizia dell’immatura dipartenza deiring. Dotti di Alassio,
avvenuta lo scorso 24 agosto.
Con la sua scomparsa, non piangiamo solamente il fraterno amico ma anche il valido collaboratore e consigliere che il fratello Dotti fu per la Casa nella
sua qualità di membro del Comitato fin dal marzo 1965. Ventuno anni di collaborazione e di
coinvolgimento fattivo che hanno permesso alla Casa gli attuali traguardi di efficienza ».
Conosciuto e molto stimato
da tutta la cittadinanza di Alassio e oltre, al suo funerale, martedì 26 agosto, la pur grande
chiesa anglicana di Alassio non
ha potuto contenere le centinaia
e centinaia di persone convenu
Giona improvvisato
mento e formazione » degli insegnanti evangelici. Mi pare
complessivamente un’esigenza
avvertita non soltanto per portare all’interno della scuola italiana la dimensione religiosa nelle
sue implicazioni culturali, ma
per svolgere un lavoro puntuale di informazione e di orientamento di cui si ha molto bisogno aU’interno delle comunità,
lavoro che non può essere adeguatamente svolto da una commissione sinodale centralizzata,
come in qualche modo è stato
finora; dunque, non un’associazione corporativa di insegnanti
evangelici, ma gruppi decentrati
di « tecnici » del problema, insegnanti, presidi, direttori, genitori.
Tanto più mi pare utile oggi
un collegamento in rapporto a
due questioni.
Le attività alternative. Che
farne?
Risulta che la maggior parte
degli evangelici ha scelto di non
avvalersi dell’ora cattolica oppure ha rifiutato di scegliere per
evitare di dover accettare a scatola chiusa queste imprecisate
attività alternative. Al solito, in
mancanza di alternative, c’è chi
accetta quello che gli danno, c’è
chi rifiuta.
Una coerenza per la verità
solo un tantino astratta richiederebbe — mi pare — un ragionamento di questo tipo: chi non
si avvale dell’ora cattolica ha
diritto ad un orario pieno e
completo, ad un’ora alternativa
dai contenuti seri e qualificati;
perché dovrebbe esserne privato? Già il vecchio esonero discriminava perché di fatto privava
di un’ora effettiva di lezione.
Ora l’istituzione è tenuta ad organizzare le attività alternative.
te per rendere omaggio e il loro
saluto all’amico fraterno. Dinanzi a tanta folla, il pastore
Peyrot ha ricordato con sobrietà la figura del fratello Enrico,
ma anche, di fronte alla morte,
il messaggio dell’Evangelo, partendo dal testo di Rom. 4: 17,
24 : « Dio fa rivivere i morti e
chiama le cose che non sono come se fossero. Noi crediamo in
Colui che ha risuscitato dai
morti Gesù, nostro Signore ».
Prima di decidere di non parteciparvi sarei disposta, come
genitore, lì dove se ne diano le
condizioni concrete, a dare un
contributo per organizzarle,
proprio nello spirito delle prese di posizione sinodali, per portare alTinterno della scuola l'esigenza di uno studio scientifico
e critico del fatto religioso.
MONTEFORTE IRPINO —
Una trentina di bambini, provenienti dalle scuole domenicali
delle chiese valdese e metodista
del Vomero, e dalla comunità
cattolica di base del VomeroArenella (Napoli) hanno aperto
il loro anno di attività ritrovandosi coi monitori al Villaggio
Evangelico di Monteforte dal 19
al 21 settembre.
Durante l’incontro, che ha
coinvolto bambini di età compresa fra i 4 e i 12 anni, oltre
all’occasione di stare insieme e
giocare in spazi insolitamente
ampi per chi è abituato a vivere
in città, è stata colta l’opportunità di confrontare alcuni argomenti studiati dalle due scuole
domenicali, quella valdese-metodista e quella cattolica. I bambini
della comunità di base hanno
presentato delle riflessioni su
tre grandi oersonaggi della Bibbia: Abramo, Mosè e Gesù; i
fanciulli evangelici hanno invece effettuato, con un po’ di improvvisazione ma molta partecipazione, una drammatizzazione della storia di Giona.
La seconda questione è quella
dei contenuti deU’art. 10. Il dibattito che si è sviluppato dopo l’Intesa ha lasciato emergere una linea di tendenza che
precisa sempre meglio i limiti
entro i quali è possibile un nostro intervento; limiti che non
renderei elastici a piacimento,
dettati, come sono, dall’esigenza di non smentire noi stessi.
Innanzitutto evitare una presenza che costituisca la legittimazione di un’ora che abbiamo
contestato; sarebbe facile e certamente interessante per tutti
andare a parlare di noi stessi,
della nostra storia alTinterno
dell’ora cattolica, e credo che
richieste in questo senso potranno esserci fatte, ma non si
può ignorare il contesto in cui
questo avverrebbe.
Credo invece che un nostro
intervento sia possibile alTinterno degli orari e dei programmi
scolastici, nel quadro delle discipline esistenti. Dobbiamo inoltre riflettere su un nostro
eventuale intervento anche all’interno delle attività alternative, purché volto ad approfondire aspetti e problemi puntuali
di programmi di studio che, secondo le circolari emanate a
maggio, sembrano abbastanza
generici e ripetitivi di discipline esistenti, storia, educazione
civica, filosofia, valori legati alla convivenza civile. Non mi
sembra che si uscirebbe dal
quadro della nostra Intesa.
Rosanna Nitti
7
26 settembre 1986
vita delle chiese 7
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Mostre del libro evangelico
Con la fine dell’estate sono
anche terminate le mostre dell’artigianato e dei prodotti agricoli, organizzate da varie Pro
Loco, che hanno animato alcune
località della nostra zona. Malgrado le ben note difficoltà causate sia dal notevole impegno
che ogni manifestazione richiede, sia dall’adeguamento non
sempre agevole alle nuove norme di sicurezza, alla chiusura
degli stands gli organizzatori
hanno in genere riscontrato apprezzamenti positivi per le iniziative e interesse per i prodotti esposti.
In questo modo, la manifestazione più imponente, la Mostra
dell’Artigianato di Pinerolo, è
entrata nella tradizione, anche
se i pochi autentici artigiani si
devono cercare con il lanternino
in mezzo all’esposizione della
produzione industriale e degli
hobby di vario genere.
Alle mostre di Perosa Argentina, Pinerolo e Porte, i gruppi di colportaggio del secondo
e del terzo Circuito anche quest’anno sono stati presenti con
i banchi vendita dei libri Claudiana e di altre analoghe edizioni.
A Perosa è stato presentato
in anteprima il secondo volume
di Guido Baret : « Pomaretto in
vai Perosa », di prossima pubblicazione, per il quale l’autore
ha raccolto numerose prenotazioni.
A Pinerolo il banco libri ha
condiviso con parecchi altri
espositori un’infelice collocazione che, come lo scorso anno,
ha costretto a togliere e riportare il materiale in vendita ogni
giorno.
Con l’aiuto di molti collaboratori che per alcune ore si sono improvvisati venditori, la presenza dell’editoria protestante è
stata assicurata e se gli incassi
non sono stati favolosi (i libri
impegnativi contrastano un po’
con il clima spensierato delle
manifestazioni), si è avuta comunque la possibilità di parlare
con la gente e di uscire per alcuni giorni dallo stretto ambito
delle nostre chiese.
Alla scuoletta
dell’Inverso
TORRE PELLICE — Domenica 21 ha avuto luogo il preannunziato incontro alla scuoletta
dell’Inverso per la sua inaugurazione. Non è una vera inaugurazione perché la scuola esiste già da molti anni ma ogni
volta che si rimette a nuovo una
casa, nella vita della chiesa, è
un po’ come se si inaugurasse
una volta ancora perché gli stabili servono per le attività e
quando c’è attività c’è vita. Restaurata, nelle sue strutture, a
cura del Concistoro, i fratelli
dell’Inverso hanno lavorato molti giorni per rendere la scuola
un vero luogo di incontro con
lavori di rifinitura, sistemazione
dell’interno, impianto luce ecc.
La giornata molto bella di domenica ha favorito rincontro a
cui hanno partecipato ima sessantina di persone dell’Inverso
e di Torre. Dopo un pranzo comunitario il pomeriggio è trascorso in una riunione con messaggio del past. Zotta, saluti,
canti ed a sottolineare il senso
di solidarietà di tutti una pesca
con premi.
Lo stesso giorno la Corale partecipava in Germania a Mùhlacher alla festa annua del Waldenserverein che compiva quest’anno il suo cinquantennio di
vita, bellissime giornate di canto e fraternità che hanno rinsaldato i vincoli fra i valdesi
d’Italia e di Germania.
Funerali
FERRERÒ ■ MANIGLIA —
La comunità di Perrero-Maniglia si è riunita per ascoltare la
predicazione dell’evangelo della
resurrezione in occasione dei funerali di Ulisse Pons di 71 anni,
residente da molti anni a Pinerolo, e di Alina Poét ved. Peyran, anche lei di 71 anni, appartenente ormai alla Chiesa di Pomaretto, ma presente durante i
mesi estivi al Forengo. Ai familiari la comunità esprime simpatia nel lutto.
Vito e Tatiana
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Sabato mattina il candidato
in teologia Vito Gardiol, da un
anno coadiutore nella nostra comunità, si è unito in matrimonio con la sig.na Tatiana Gobello, figlia del direttore dell’Asilo
Valdese.
Dopo il rito civile che il padre della sposa, vice sindaco del
Comune, ha officiato in Municipio, gli sposi, festéggiati da un
gruppo numeroso di parenti e
amici, si sono diretti al Tempio
per la funzione religiosa durante la quale i nostri coralisti hanno voluto tributare un simpatico segno del loro affetto con il
canto di un inno di circostanza.
Convegno
su Karl Barth
nel centenario della sua nascita (1886)
31 OTTOBRE (venerdì) ore 15.30:
G. BOP, La ricezione di Barth in Italia
B. ROSTAGNO, Barth pastore
W. KRECK, Barth politico
1" NOVEMBRE (sabato) ore 9.00:
Seminario sulla teologia dell’elezione:
La dottrina dell’elezione come centro della teologia?
Testo introduttivo preparatorio di S. Rostagno; interventi
vari; dibattito.
1“ NOVEMBRE ore 15.30:
Barth ecumenico
A. BELLINI, La teologia cattolica di fronte a Barth
P. RICCA, Barth di fronte al cattolicesimo e aU’ecumenismo.
Un programma più dettagliato potrà essere chiesto alla
Facoltà Valdese di Teologia, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
Un limitato numero di posti-letto è dlspombile alla Facoltà stessa: si raccomanda di prenotare con molto anticipo.
Chi sta in albergo o da privati potrà prendere i pasti alla
mensa di Facoltà durante il Convegno, indicandolo al momen.
to dell’arrivo.
Dopo la pausa estiva riprendono le attività delle chiese alle valli.
Nella foto: l’interno di una chiesa durante il culto domenicale.
Grazie, Martin
e Ingrid
SAN GERMANO — Il 'Culto del 17 agosto è stato a cura
dell’Asilo; la predicazione dello
studente in teologia e volontario nel nostro istituto, Martin
Domer, è stata assai apprezzata dai molti presenti al culto i
quali certamente non la dimenticheranno. I canti con accompagnamento di chitarra e flauto ci sono stati presentati da un
gruppo di giovani che lavorano
nel nostro asilo fra cui Ingrid
Frank che, insieme con Martin,
avendo compiuto il periodo di
volontariato, sono stati salutati
ufficialmente l’il settembre; dopo il culto del giovedì infatti ha
avuto luogo una festicciola durante la quale gli ospiti ed il personale deirAsUo hanno offerto
ai due giovani tedeschi im piccolo segno di riconoscenza per il
loro validissimo ed apprezzatissimo servizio. Grazie, cari Martin ed Ingrid, non solo da parte
della famiglia dell’Asilo, ma anche da parte della comunità tutta che si rallegra al pensiero di
rivedervi fra noi, Dio volendo,
l’anno prossimo.
• Il nostro fratello Luigi Robert, di 94 anni, ha terminato la
sua esistenza terrena; ai familiari ed in particolare alla nipote vada ancora l’espressione della nostra simpatia cristiana.
• Il 13 settembre, nel nostro
Tempio, si sono uniti in matrimonio Daniela Peyran e Gianni
Turagli©. Il Signore li benedica
in ogni cosa.
• Durante la seduta dell’ll
settembre il Concistoro ha stabilito la data di inizio delle attività: sarà il 5 ottobre, mentre
il 12 avrà luogo l’assemblea di
Chiesa per ascoltare la relazione delle deputate al Sinodo.
Giovani americani
PRAMOLLO — Durante l’estate abbiamo avuto l’occasione
di ascoltare ed apprezzare le
predicazioni che ci sono state rivolte nei culti domenicali da vari amici: si tratta
dei pastori Paolo Marauda e Giovanni Conte, di John Hobbins,
candidato in teologia, del fratello Ugo Zeni; nel corso di un culto ci ha pure rivolto tm messaggio Frank Gibson, appartenente
all’AWAS. Li ringraziamo tutti
vivamente e speriamo di rivederli presto a Preimollo.
Quest’estate abbiamo anche
avuto la visita di un gruppo di
giovani americani che non si sono limitati ad una piacevole vacanza, ma hanno svolto lavori
vari, fra i quali la tinteggiatura
esterna completa del tempio;
prima di partire hanno tenuto
un culto domenicale, il 3 agosto.
Siamo loro grati per tutto questo; è stato piacevole conoscerli
e stare insieme.
• In queste ultime settimane
la nostra comunità è stata colpita da alcuni lutti: ci hanno lasciati le sorelle Clementina Willy
ved. Balmas di 83 anni e Fanny
Balmas di 79 anni, entrambe sepolte nel cimitero di Pomeano;
in seguito è deceduta all’età di 65
anni, dopo lunghi anni di infermità, Elena Peyronel Balmas,
che abitava a San Germano; infine ci ha lasciati tragicamente
Sergio Long (Ruata) a soli 46
anni. Inoltre, venerdì 19 settembre ha avuto luogo il funerale
della sorella Lidia Giaiero ved.
Long (Ciotti), deceduta presso
l’Ospedale di Pomaretto all’età
di 88 anni.
Avvenimenti gioiosi
POMARETTO — Una serie
di avvenimenti gioiosi ha rallegrato la vita della comunità
in queste ultime settimane.
Sabato 13 settembre Daniele
Ribet di Inverso Rinasca e Cristina Long di Perosa si sono
sposati ricercando nella benedizione del Signore la luce della
loro vita.
Domenica 14 abbiamo avuto
il battesimo di Daniela Pons di
Valdo e Matilde Breuza e di
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO • Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Ingrid Tron di Umberto e Donatella Gaietto, mentre Adriano e Margherita Massel celebravano le nozze d’oro ed il figlio Italo e Anita quelle d’argento.
Lo stesso giorno nasceva Davide Pascal di Giancarlo e Giuliana Bernard.
Esprimiamo a nome di tutta
la comunità i nostri rallegramenti a tutti chiedendo al Signore che la luce della sua grazia possa dare ad ognuno pienezza di vita.
Verso la
ripresa
VILLAR PEROSA — Sabato
27 iniziano la Scuola Domenicale
(ore 14.30) e il Catechismo: I
anno 14.30i, II ore 16, III ore 17,
IV ore 18.
• Domenica 28 ; culto con Santa Cena nel tempio.
• Domenica 5 ottobre: culto
con i ragazzi della scuola domenicale, i catecumeni e le famiglie.
• Ringraziamo Flavio Micol,
Umberto Rovara e 'Tom Noflke
per aver presieduto i culti in
assenza del pastore.
• Nel mese di agosto non abbiamo potuto dare notizia della
morte della sorella Elvira Costantino. Alle sorelle e al cognato rinnoviamo l’espressione
della nostra solidarietà nella
prova.
Culti di ottobre
ANGROGNA — Con il culto
di domenica 28 a Pradeltorno
(10.30) si conclude l’orario estivo dei culti unificati. Dalla prima domenica di ottobre i culti
si terranno tutte le domeniche
al Capoluogo e in alternanza,
ogni quindici giorni, al Serre
(domenica pomeriggio alle 14.30)
e sabato sera alle 20' a Pradeltorno. Domenica 5 ottobre avremo
un messaggio in francese sia al
CaxKìluogo (10.30) che al Serre
(alle 14.30) del pastore Ernesto
Ayassot. ■
• Ci siamo raccolti, Itmedi 15
settembre, intorno ai familiari
di Valdesina Bertin in Odin, deceduta al Serre all’età di 73 anni. Rinnoviamo da queste colonne la nostra solidarietà nel Cristo che risorge dai morti.
Sabato 27 settembre
Domenica 28 settembre
n INCONTRO MONITORI
Il E III CIRCUITO
AGAPE — Con Inizio alio ore 16 di
sabato 27 settembre si tiene presso
il Centro ecumenico di Agape un seminario di preparazione dei monitori
del II e Ili circuito. Verranno discusse le schede della sequenza: « Verso
Gerusalemme ■>. Per prenotazioni ed
informazioni rivolgersi al pastore Thomas Noffke (tei. 0121/58020). Costo
dell'intero incontro L. 22.000.
Domenica 28 settembre
n ASSEMBLEA TEV
TORBE PELLICE — Alle ore 15, presso la Sala valdese si tiene l’Assemblea mensile del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese.
Mercoledì 1° ottobre
□ INCONTRO PASTORALE
1« CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
9.15 incontro, presso il Presbiterio,
di programmazione trimestrale dei culti cui partecipano pastori e predicatori
locali.
Domenica 5 ottobre
□ ASSEMBLEA
Il CIRCUITO
PRAROSTINO — Alle ore 15 presso
la Chiesa valdese si tiene l'Assemblea del II circuito sul tema «La religione a scuola ». Introduce Beniamino Lami.
8
8 cronaca delle Valli
26 settembre 1986
Il tempo
dello
studio
Si fa presto ad indossare una
armatura da guerra, salire a cavallo e combattere; ma ci vuole
molto più. tempo per farsi una
cultura, per apprendere un’arte,
per imparare qualcosa dalla vita:
questo è il bene più prezioso.
Prendo a prestito quest’immagine di Lutero che rimbalza in una
sua predica sul (cito a memoria)
« dovere e la necessità di mandare i bambini a scuola ». Un discorso vecchio, si dirà (infatti è
del 1530), eppure anche oggi questi bambini, e più tardi ragazzi,
li mandiamo a scuola sempre meno volentieri. Mi pare che, in
questi anni, ci sia stato un progressivo « décalage » di amore
per lo studio e quindi per la
scuola. Ricordo nell'ambito della mia generazione di (quasi)
quarantenne che per certi miei
compagni di scuola, a Pinerolo,
i loro genitori si levavano letteralmente il pan di bocca per farli arrivare al fatidico «pezzo di
carta». Torino, poi, con l’Università, era la città del sacrificio
estremo; viaggi stressanti e continui, soffitte umide e maleodoranti, mense universitarie superaffollate di candidati all’ulcera:
pur di arrivare alla laurea!
Oggi, in cui mediamente circola, anche nel sottoproletariato,
più denaro di ieri, si punta per
i propri figli al guadagno immediato. Figli dotati per lo studio
che vengono avviati all’aiuto muratore o alla vita dei campi sono
in continuo aumento anche alle
Valli. Si fa prima a diciotto anni
ad infilarsi il casco e salire su
una moto giapponese da quattro
milioni piuttosto che affrontare
cinque anni di Istituto tecnico o
di Liceo, per non dire dell’Università. Sullo sfondo dei lunghi
itinerari di studio lo spettro della disoccupazione scoraggia anche i meglio intenzionati nei confronti della scuola. I geometri, i
ragionieri, le maestre a spasso e
i laureati in perenne ricerca del
primo impiego non sono presenze incoraggianti. Ma il tempo
dello studio, purché non sia uno
studio imposto dall’alto, è sempre un tempo prezioso capace di
produrre l’unico capitale che non
si deteriora, che è la conoscenza,
insomma la cultura in senso ampio.
Forse bisognerebbe pensare i
traguardi scolastici e culturali
non esclusivamente in termini economici ma in termini di soddisfazione generale.
Se lo studio è finalizzato esclusivamente al guadagno esso garantisce soltanto una cosa: la
perenne frustrazione. Occorrerebbe riscoprire il vecchio amore per lo studio che qui nelle
Valli ha avuto una lunga importante stagione, anche nelle classi
più umili. Si pensi, per esempio,
a quanti professori e pastori ha
dato il vallone sperduto di Massello. Impegnarsi per una cultura che ti aiuti a vivere e leggere
criticamente la realtà non è mai
tempo perso. La lezione di Lutero è ancora attuale: il vero capitale è la cultura. Da notare che
sia lui sia Calvino sono morti poveri in canna. Eppure avevano
studiato parecchio. Certamente
più di noi.
Giuseppe Platone
I SI’ E I NO ALL’ORA DI RELIGIONE ALLE VALLI E NEL PINEROLESE
Forte richiesta per una
scuola iaica
Pubblichiamo in questa pagina i risultati di una rapida inchiesta da noi condotta in merito alle opzioni sull’ora di religione nell’ambito delle Valli valdesi. Si tratta di dati ancora
provvisori e, per quanto largamente significativi, in qualche
parte incompleti ; ciò non impedisce, però, di basare su di
essi alcune rifiessioni. La prima
— la più ovvia — è che, mentre
a livello nazionale si è avuto un
« sì » massiccio e omogeneo nei
vari tipi di scuola all’insegnamento confessionale cattolico,
questo non è avvenuto nelle nostre Valli.
I dati indicano una prevalenza schiacciante dei «no» e delle mancate risposte (che hanno
lo stesso valore, per quanto il
nuovo quadro normativo sia
piuttosto confuso) in Val Pellice, e una prevalenza più contenuta in Val Germanasca. Ciò
vale soprattutto per le scuole
elementari e materne, mentre
per le medie e le superiori, essendo di norma gli istituti concentrati nei centri più grossi, è
più difficile collegare le scelte
alla provenienza geografica degli aluimi e delle loro famiglie.
In alcune località — in particolare Pinerolo, Bibiana, Bricherasio — che non sono ’storicamente’ valdesi, ma che alle Valli sono comimque in qualche
modo collegate, si ha invece una
prevalenza di « sì », ma non si
può fare a meno di notare che
la percentuale dei « no » supera
largamente la media nazionale.
Colpisce, infine, il fatto che i
« no » siano particolarmente numerosi proprio nelle materne e
nelle elementari : qui appare
probabile che anche molti genitori cattolici abbiano voluto in
tal modo esprimere il loro dissenso e la loro preoccupazione
per gli intenti della Palcucci di
« confessionalizzare » anche Questi livelli scolastici.
(a cura di Alberto Corsani
e Paolo Florio)
Centro
documentazione
Val Troncea
PRAGELATO — Il Parco Naturale Regionale della Val Troncea sta raccogliendo materiale
bibliografico per la creazione di
un centro di documentazione sul
territorio adibito a Parco e zone circostanti avente carattere
interdisciplinare ed aperto al
pubblico.
Chiunque fosse in possesso di
documenti storici, vecchie fotografie, pubblicazioni, tesi, scritti
storici, di scienze naturali, architettura, antropologia, etnologia ecc. inerenti la Val Troncea
ed il Pragelatese è gentilmente
pregato di volerli fornire in copia o comunque segnalarli a:
Parco Naturale Regionale della Val Troncea, via S. Lorenzo
23, 10060 Pragelato - tei. (0122)
78849 - Orario : dal lunedì al venerdì 8-12 e 13.30-16.30.
SCUOLE MATERNE
Circolo di Torre PeUice
Angrogna
Bobbio Penice
Lusernetta
Torre Pellice capolucgo
Villar Pellice
Circolo di Luserna San Giovanni
Totale Valpellice
Circolo I Pinerolo
Circolo II Pinerolo
Circolo III Pinerolo
Circolo IV Pinerolo
Totale Pinerolo
Circolo Villar Perosa
Circolo Perosà Argentina
Totale Val Chisone e Germanasca
SCUOLE ELEMENTARI
Circolo Torre Pellice
Angrogna
Bobbio Pellice
Luserna Alta
Lusernetta
Rorà
Torre Pellice Capoluogo
Torre Pellice Bouìssa
Villar Pellice
Circolo Luserna San Giovanni
Luserna capoluogo
Luserna San Giovanni
Bibiana
Bricherasio
Totale Valpellice
Circolo I Pinerolo
Circolo II Pinerolo
Circolo III Pinerolo
Circolo IV Pinerolo
Totale Pinerolo
Circolo Villar Perosa
Circolo Perosa Argentina
Totale Val Chisone e Germanasca
SCUOLE MEDIE
Torre Pellice
Luserna San Giovanni
Bibiana
Bricherasio
Totale Valpellice
Pinerolo « Pellico » -i- zona Serena
Pinerolo « Brigncne »
Pinerolo « San Lazzaro »
Abbadia Alpina
San Secondo di Pinerolo
Totale Pinerolo
Villar Perosa
Perosa Argentina
Perrero
Fenestrelle
Totale Val Chisone e Germanasca
SCUOLE MEDIE SUPERIORI
Istituto Professionale « Bosso »
IPSIA « Capetti »
Istituto Professionale « Buniva »
Totale Valpellice
Istituto Agrario - Osasco
Istituto Alberghiero
Istituto Magistrale
Liceo Classico
Liceo Scientifico
Istituto « Buniva »
IPSIA « Capetti »
ITIS
Totale Pinerolese
SI
NO Non risponde
— 16 —
.— 15 —
18 — —
— 58 —
— 20 —
2 17 41
20 126 41
122 77 63
114 79 84
70 100 —
3 63 —
309 319 147
7 10 35
39 58 8
46 68 43
8 8
— 28 —
47 10 —
34 1 —
— 17 —
— 101 —
— 47 —
— 63 —
9 41 97
3 61 24
129 4 13
129 17 33
361 396 167
488 118 12
405 156 159
377 232 —
71 93 47
1341 599 218
180 151 72
302 92 19
482 243 91
40 158 68
152 87 52
91 4 —
183 19 —
466 268 120
499 49 —
381 40 —
410 80 61
168 11 n.p.
98 73 n.p.
1556 253 61
211 82 —
154 42 53
18 20 10
43 1 2
426 145 65
41 32
32 21 —
222 112 —
295 165
101 18 6
594 88 n.p.
383 no 26
163 16 —
571 300 —
n.p. n.p. n.p.
215 33 —
476 58 —
2503 623 32
n un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
Gruppo di base
handicappati
PINEROLO — Il « gruppo di
base handicappati », che svolge
la sua attività dal 1977, riprende gli incontri regolari a partire da sabato 27 settembre alle
ore 15.30 presso il Centro Sociale di San Lazzaro (Via De’ Rochis, 3 - Pinerolo).
Sono invitati al gruppo gli
handicappati stessi, le famiglie
con problemi di handicap e tutti i cittadini interessati all’argomento.
Il gruppo mira innanzitutto a
discutere e a socializzare le problematiche dei ’portatori di handicap, superando ogni isolamento psicologico e sociale e intervenendo sul versante deiropinione pubblica e degli enti locali
(Comuni, USSL, servizi vari).
Finora si sono svolti degli interventi sulle barriere architettoniche, sull’accessibilità delle
varie parti della città, sull’inserimento nella scuola, sui servizi
di riabilitazione, ecc. e tutto
questo non con una logica corporativistica ma in collegamento con i quartieri e i gruppi di
base... per il bene di tutti.
Per informazioni telefonare a
Godine 75332, Spadoni 78601, Polastro 22426.
Paravalanghe
per Orgere
FRALI — Con la spesa prevista di 85 milioni verrà costruito
un paravalanghe a cUfesa del villaggio di Orgere nel Comune di
Prali, situato su un versante
particolarmente esposto al pericolo di valanghe. La Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca ha affidato l’incarico di
progettazione all’ing. Balzaretti
di Torino che ha progettato alcuni anni fa il paravalanghe di
Pomieri, a poca distanza da Orgere.
Purtroppo, il contributo della
Comunità Montana, coperto per
54 milioni da fondi regionali, non
è sufficiente per contenere la
grossa valanga che scende a destra del villaggio e che la primavera scorsa ha causato giorni di ansia agli abitanti.
Saranno invece eseguite alcune opere di difesa dalla parte
opposta della borgata, dove scende una minor quantità di neve,
ma dove sono egualmente esposte a rischio alcune case e messa in difficoltà la circolazione
sulla strada comunale.
Crisi alla
Maiera
INVERSO RINASCA — An
che per la Tecnomarmi Maiera
(ditta per la lavorazione del
marmo che occupa attualmente
una settantina di persone) pare
stia iniziando un periodo di crisi.
La ditta ha proposto ai dipendenti la cassa integrazione a rotazione per un periodo di circa
sei mesi ed una possibile diminuzione di personale, adducendo a motivo di ciò il calo del
dollaro e la conseguente diminuzione delle commesse da parte dei Paesi Arabi, che sono i
maggiori clienti.
Come sempre in queste circostanze, è quasi impossibile
comprendere le reali intenzioni
della ditta: capire cioè se dietro alle parole « ristrutturazione
e sacrifici » vi sia una volontà
concreta di salvaguardare l’occupazione, pur razionalizzando
il lavoro, o più semplicemente
il desiderio di accedere a fondi
pubblici e liberarsi di eventuali
dipendenti « scomodi ». Nelle assemblee di questi giorni si discute per addivenire ad un accordo interno che cerchi di non
scontentare troppo e non solo
i lavoratori.
9
26 settembre 1986
cronaca delle Valli 9
AMNESTY INTERNATIONAL
L’estate dei "tavolini"
Sì, certamente, per il Gruppo
in formazione 'Val Pellice’ di
A.I., l’estate '86 può ben definirsi l’estate dei ’tavolini’! Da tempo Amnesty International usa la
tecnica del tavolino per raccogliere le firme dei cittadini in
fa^ ore dei prigionieri per motivi di opinione, per farsi conoscere e per ricevere aiuti per la
sua attività. In occasione di manifestazioni culturali come concerti, conferenze, rassegne, o
commerciali o politiche come
Expo, fiere e festival, Amnesty
presenta uno stand o semplicemente un ’tavolino’ per le petizioni da firmare, per le pubblicazioni e gli oggetti promozionali. Al ’tavolino’ si accettano
anche le nuove iscrizioni all’associazione.
Il Gruppo ’Val Pellice’, che già
dal principio della sua attività
ha adottato questa tecnica, ha
presentato uno stand all’Expo di
ì-userna S. Giovanni dal 5 al 13
luglio. I visitatori hanno dimostrato notevole interesse per l’opera di Amnesty per il rispetto
dei diritti umani nel mondo e
hanno firmato con commossa
partecipazione le petizioni pre^
sentate, tra le altre sia quella
per il poeta vietnamita privato della libertà da ventitré anni. sia quella per il cittadino
sudafricano detenuto per motivi razziali. Il Gruppo ’Val Pellice' ha inoltre partecipato alla
Rassegna culturale torrese promossa dal Comune, organizzando dei ’tavolini’ nell’atrio del
Cinema Trento in occasione del
la proiezione di film sui diritti
dell’uomo, come Missing e Yol,
e in occasione della Mostra ’Pace e diritti umani raccontati dai
ragazzi’, esposta per iniziativa
del Comune il 27 agosto neH’isola pedonale di Torre Pellice.
Qui il Gruppo ’Val Pellice’ per
la prima volta ha messo un 'tavolino’ sulla strada, in mezzo al
paese, ed ha così potuto iniziare un importante colloquio con
i cittadini di Torre. Pure per la
prima volta è stato messo un
’tavolino’ in occasione del Sinodo Valdese, nei giorni 26, 27, 28
agosto, nel giardino della Casa
Valdese. Moltissime persone si
sono avvicinate a questo lunghissimo tavolo carico di libri,
di oggetti promozionali, di lettere da firmare... Tra le altre lettere quella ad es. in favore di
una cittadina sovietica, condannata a 12 anni di detenzione per
aver espresso liberamente il suo
pensiero molto critico riguardo
al rispetto dei diritti umani nel
suo paese oppure quella indirizzata alle autorità del Guatemala
per la ricerca di un cittadino
desaparecido dall’84. Anche a
questo ’tavolino’ sono state accettate con gioia nuove adesioni
ad Amnesty.
Ma Testate dei ’tavolini’ non
finisce qui, anzi, a questo punto
ha inizio la più grossa fatica da
parte dei soci della Val Pellice
e del Nucleo di Pinerolo: la
partecipazione alla Rassegna culturale promossa dal Comune di
Pinerolo nell’ambito della 10“
Mostra delTArtigianato (30/8
7/9). Per la terza volta consecutiva Amnesty è stata dunque
presente a questa manifestazione con una Mostra e due ’tavolini’. Ha esposto quest’anno alcuni degli elaborati degli allievi
delle scuole delTobbligo di Torre Pellice preparati per la 3“
Rassegna culturale torrese, dal
titolo « La pace e i diritti umani, una strada da percorrere insieme ». Sono stati scelti i lavori
in cui i ragazzi delle V elementari si sono espressi sui diritti dell’uomo e in particolare hanno
fatto un commento illustrato di
alcuni articoli della Dichiarazione universale dei Diritti delTuomo, molto ammirato dai visitatori per la viva spontaneità e la
lucida interpretazione del testo.
Sono stati anche molto ammirati due dipinti della Scuola Media ’Leonardo da Vinci', commossa e tragica espressione delle
sofferenze patite dai fanciulli
duraiite le guerre, i genocidi, le
repressioni... fino a quando? si
chiedono i ragazzi.
Questo è stato uno dei messaggi che si è voluto dare con la
Mostra: sottolineare l’importanza delTeducazione ai diritti umani nelle scuole.
Ma un altro messaggio è venuto dai cartelloni che presentavano grafici, statistiche, illustrazioni, molto significativi, dai
quali risultavano assai evidenti
le gravi conseguenze dell’apartheid per i neri del Sud Africa.
Anche a Pinerolo su un ’tavolino’ si sono susseguite varie lettere da firmare, tra le altre una
IL DIAVOLO
NELLA
LETTERATURA
Egregio direttore,
vorrei tornare all’argomento della tavola rotonda sull’esorcismo tenutasi
nel Tempio di Torre Pellice il 31 agosto scorso.
In quella occasione io sono intervenuta. ma in modo così breve e probabilmente confuso, che molti si saranno chiesti « per che diavolo » avevo
preso la parola.
•Il punto che volevo far notare e
che mi aveva colpita ascoltando il
ser.mone, come sempre illuminante,
del pastore Tourn quella stessa mattina. che preparava al dibattito serale,
era la somiglianza tra la figura di Satana e quella di lago nelTOthello, e
come Shakespeare affrontasse in modo molto ortodosso dal punto di vista biblico il problema del Male e
specificatamente della « possessione ».
il sermone del pastore Tourn, per
altro molto articolato, arrivava al
paradosso che Satana certamente esiste. ma che d'altra parte non esiste.
Dopo le tentazioni a Gesù nel deserto
Satana scompare: non lo si segue in
una possibile reazione od evoluzione
della sua mente malvagia. lEd è stato anche detto durante la tavola rotonda che Satana non faceva altro
che esprimere quello che il popolo
di Israele si aspettava da un Messia:
una onnipotenza terrena).
lago in Othello definisce se stesso
proprio nella terminologia sempre negativa con cui si può definire Satana.
Molti sono i possibili esempi, di cui
citerò (tradotti) solo alcuni particolarmente significativi.
« lo non sono quel che sono » (I, 1);
che può natu.almente voler dire: non
sono ciò che sembro, ma che è l'esatto opposto di « lo sono Colui che
è ». La negazione si estende dunque alla sua esistenza.
« lo non sono altro che un critico »
(II. 1), che ben si accorda alla etimologia della parola diavolo, come ciò
che si mette di traverso, l'ostacolo.
« La malizia non mostra il suo vero
sembiante se non quando è in opera » (H, 1). Il 'Maligno cioè non ha
una vera personalità, ma si attua
nell'uomo.
« Non chiedetemi nulla. Ciò che
sapete, sapete. E da questo momento non dirò una parola » (V, 2).
Questa è l’ultima battuta di lago,
che non soddisfa la curiosità degli
altri personaggi fperché il suo odio,
di cui alcune motivazioni vengono date, è arrivato a questi estremi?), ma
che soprattutto suscita molte discussioni da parte della critica. Qual è il
significato del comportamento di lago?
E quindi qual è il significato del Male? Il problema però non è nella psicologia di lago — se proviamo a cercare una soluzione in questo senso
non possiamo che trovare una risposta banale — ma nella psicologìa di
Othello.
E veniamo così al punto della possessione. Othello sembra, e in effetti è,
la storia di una possessione. Secondo
ogni apparenza l'anima grande, nobile, pura di Othello diventa posseduta
dall’anima maligna, vendicativa, oscena di lago. Un uomo grande, ma a
quanto pare molto stupido, cade preda
di un cattivo molto intelligente. Sembra che il cattivo gli metta in testa
idee, e in bocca parole, non sue.
Proprio come si dice che avvenga per
gii indemoniati.
Ma non è così. L'opera è sin dall'inizio brulicante di sensualità e di
erotismo bestiale (con abbondanza di
immagini alla Wojtyla, ma inseguendo
poi una ben diversa e misteriosa profondità); la possibilità di male è già
tutta presente, ed il testo l'ha già
espressa in tante voci, prima che lago inizi la sua vera e propria opera
di distruzione. Quando Othello e Desdemona poi compaiono sembrano
scacciare tutte le ombre, come immagine di una coppia perfettamente
felice e casta, ma lo spettatore ha
già assorbito e registrato nella sua
testa tutte le minacce a questa fe
licità: la diversità della razza, dell’età, della cultura, il dubbio che ciò
che fa superare ai protagonisti questi ostacoli non siano le nobili ragioni esposte da Othello al doge, ma
una sfrenata lussuria o comunque
delle pulsioni assurde, innaturali.
E pian piano l'oscenità passa dalla
bocca degli altri a quella di Othello,
e la sua mente corre così che le
sue parole precedono addirittura quelle di lago: « Perdio! Costui mi fa
l’eco...» (Ili, 3).
Si arriverebbe quindi per questa
strada ad una spiegazione tutta razionalistica del comportamento del
personaggio: date quelle premesse
sociali e psicologiche si arriva all'effetto delTassassinio. La responsabilità diventa limitata, il Male diventa un fatto più sociale che personale.
L'impressione che ricava lo spettatore di Othello però non è questa: è
invece Uno sgomento che trascende il
conoscibile e che viene costruito soprattutto attraverso la figura di lago.
Proprio la personificazione in lago di
una forza distruttrice che si oppone
per sua natura a ciò che è Bene, ed
a cui è difficile resistere, non permette che il Male sia spiegato in
senso totalmente laico e psicologico.
Non si riesce ad eliminare con una
spiegazicne razionale l'inquietudine
prodotta da lago, non perché non si
possano trovare motivazioni (in Othello, in lago, nella società del tempo),
ma perché queste non bastano a spiegare il modo di essere (e di non essere) di lago sulla scena. (Questa
sua personalità sfuggente ad una definizione e ad una puntualizzazione psicologica lo rende totalmente diverso
da queiraltra grande incarnazione del
Male che è II Satana dì Milton, che
è invece antropomorfizzato nella sua
psicologia, se pure ingigantito a Superuomo).
Non nella sostanza dei tormenti di
Othello, che gli psicanalisti possono
ben spiegare, ma nella forma della
figura di lago, che è così presente
e tuttavia ci dice egli stesso di non
essere, sta la « tentazione » religiosa di Shakespeare.
E mi chiedo: può essere l'arte veramente mai del tutto laica, o non
è sempre piuttosto, in vari modi, discutibili 0 anche inaccettabili, religiosa e sacra?
Anna Paschetto, Milano
in particolare ha turbato i firmatari: una lettera di vibrata
protesta da parte di Amnesty
contro un nuovo metodo (fucilazione a intervalli, incominciando dalle gambe) di esecuzione
capitale in Nigeria (Africa).
Molte altre petizioni di Amnesty rivelano purtroppo fin dove
può arrivare la ferocia umana!
Anna Marullo-Reedtz
PROVINCIA
Caccia
selezionata
La fascia alpina e prealpina
della Provincia di Torino è caratterizzata da una consistente
presenza di ungulati selvatici.
L’habitat idoneo ha favorito
Taccrescersi dei popolamenti di
cervi, caprioli, mufloni, camosci
e cinghiali, popolamenti i cui
areali di distribuzione, andando
via via sovrapponendosi, hanno
generato sacche con eccessi di
presenze, situazione pericolosa
per la salubrità degli animali
stessi oltre che deleteria per
l’impatto con le colture agricole
e la copertura forestale.
L’indubbia necessità pertanto
di una gestione scientifica e razionale degli ungulati ha fatto
sì che questa Amministrazione,
in via sperimentale e per la sola
Alta Valle Susa, abbia operato,
negli idonei periodi, precisi censimenti per specie degli animali presenti, formulando altresì
delle proposte per contenere e
riequilibrare quei popolamenti
ritenuti sovrabbondanti o sbilanciati nella sex-ratio o tra le
coorti di nascita.
In specifico, per l’ungulato camoscio, i censimenti hanno rimarcato l’eccessiva concentrazione di animali alTintemo delle zone precluse all’attività venatoria, l’alto numero di giovani rispetto agli animali adulti e
una sex-ratio pari a 1:2 a favore delle femmine, conseguenza
del prelievo venatorio effettuato
da sempre secondo i dettami di
legge che non impongono un
prelievo equilibrato tra sessi e
per classi di età (nel 1985 il prelievo registrato nel Comparto è
stato di circa il 90% sulla categoria maschi-riproduttori).
La Provincia di Torino ha previsto pertanto la chiusura generalizzata della caccia al camoscio per il Comparto Alpino n. 4,
approvando nel contempo un
piano di prelievo selettivo che,
oltre ad una funzione di riequilibrio, vuole sostituirsi alla non
più presente predazione naturale, favorendo la soppressione
dei capi con lesioni evidenti o
in condizione patologica evidente.
Il progetto, che ha goduto della collaborazione tecnico-scientifica della Facoltà di Medicina
Veterinaria dell’Università di
Torino, è stato approvato dalTlstìtuto Nazionale di Biologia
della Selvaggina e si pone come
esperienza pilota che, in caso
di risultati positivi, verrà estesa a tutti i Comparti Alpini provinciali.
In attesa dei risultati si stanno riqualificando gli Agenti di
Vigilanza, che operano in montagna, con corsi di formazione
tenuti da esperti altoatesini, affinché siano in grado di operare
quei censimenti già effettuati in
Valle Susa, per basare le scelte
di politica venatoria non più sulTempirismo, o peggio sull’emotività del momento, ma su una
precisa conoscenza dell’esistente e con criteri di assoluta scientificità.
• Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel, Dino
Gardiol, Giorgina Giacone, Evelina Girardet, Alba Nitti Fiorio,
Lucilla Peyrot, Dario Tron.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 25.9, ore
17, avrà luogo al Centro d'incontro una
riunione con II seguente o.d.g.; a) appello urgente contro la tortura cui sono sottoposti i prigionieri nelle carceri
del Bahrein (Asia) e protesta per la
morte di uno di loro avvenuta a causa
delle sevizie il 20.8.86; b) organizzazione del thè e mercato delle pulci
prò Amnesty; invito ai soci e amici a
collaborare (tei. 91041); c) varie.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Giovedì 25.9, alle ore 21, presso il Centro d’incontro
(via Repubblica), si terrà il primo incontro del collettivo biblico ecumenico. Quest’anno, a differenza degli
scorsi anni, non verrà fatta la lettura
continuata di un libro della Bibbia,
ma si tratterà il tema della pace attraverso una lettura biblica (sia Antico che Nuovo Testamento).
In tale riunione verrà strutturato il
lavoro di tutto Tanno.
TORRE PELLICE — Lunedì 29.9, alle
ore 21, presso il Centro d’incontro
Giovani (via Repubblica 5), riunione
del Comitato Pace Val Pellice, col
seguente ordine del giorno; 1) resoconto del coordinamento regionale; 2)
preparazione della manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 25 ottobre; 3) elaborazione di un programma per Tanno ’86-'87.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Valdesina Bertin in Odin
ringraziano sentitamente tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore. Un grazie particolare ai dottori Narcisi e Trompeo e al
personale dell’Ospedale Civile di PineTolo, al medico curante doti. Pevacqua, al pastore Platone e alla Signora
Elda Coisson.
Angrogna^ 13 settemibre 1986.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI Torre Pellice, camera cucina, servizi, legnaia. Telefono 0121/
901204.
IN TORRE PELLICE, Piazza Guardia
Piemontese, vendesi un negozio e alloggi nuovi grandi, medi, pìccoU. Riscaldamento autonomo. Mutuo. Dilazioni. Tel. 011/9399339, ore pasti.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta :
Sala Gùtflio, via Belfiore 83 - Nichelino, tei. (OH) 62 70 463.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 28 SETTEMBRE 1986
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica ;
Notturna, prefestive e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 28 SETTEMBRE 1986
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Vìllar Penice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
10
10 uomo e società
26 settembre 1986
TUTTI POSSIAMO CONTRIBUIRE A COMBATTERE L’INQUINAMENTO DA ENERGIA p0£|0
Modi di vita ed ecoiogia
e religione
Innanzitutto una considerazione: noi cerchiamo di ottenere i
vantaggi — minor fatica, semplicità, comodità — che ci vengono
dall’energia elettrica e da altri
« servizi », al minor costo, e fermandoci all’utilità qui ed ora,
senza valutare i maggiori costi
diretti e indiretti, immediati e
futuri che tali « servizi » non
realizzati nel modo migliore
comportano.
Tipico esempio le belle stanze da bagno, con eleganti piastrelle ed apparecchi, i cui scarichi finiscono direttamente nel
fiume, che si ammala, e noi con
lui.
E lo stesso vale per i rifiuti
solidi urbani.
L’opinione pubblica però ora
comincia a capire che im « servizio » non è completo finché
esso non minimizza l’impatto
sull’ambiente.
E che si deve pagare il servizio completo.
Così l’acqua potabile non ha
senso se non è completata con
collettori fognari ed un adeguato impianto di depurazione.
Se si spende qrianto necessario l’acqua restituita all’ambiente è uguale a quella in precedenza prelevata.
Purtroppo lo stesso discorso
non vale per l’energia.
Quasi tutti i processi che involgono trasferimenti o trasformazioni di energia lasciano un
segno sull’ambiente.
Innanzitutto calore.
Quando usiamo un combustibile, fossile (carbone, petrolio,
gas), rinnovabile (legna e biomassa), nucleare (fissione ed in
futuro fusione), tutta l’energia
sviluppata in calore che subito,
al camino o nell’acqua di raffreddamento, oppure dopo negli attriti di motori e macchine
mosse, nel calore di lampadine
e televisori, nei riscaldamenti
vari, si riversa nell’ambiente,
per ora con effetti generalmente localizzati nelTintorno dei
punti di rilascio.
Tipici gli effetti termici su acque di fiumi e laghi, ed il cambiamento di clima delle città,
che vedono ora meno nevicate
di una volta.
E poi prodotti della combustione: acqua, anidride carbonica, ossidi di azoto, composti
solforosi.
La prima non disturba, gli
ultimi, che sono presenti solo
quando v’è zolfo nei combustibili, con precessi a monte od a
valle della icombustione, assai
costosi, possono essere quasi
eliminati.
Gli ossidi di azoto sono più
diffìcili da eliminare, perché nascono nel momento della combustione, quando essa è a più
alta temperatura, ma d’altra
parte l’alta temperatura è ricercata per migliorare il rendimento del processo di trasformazione energetica.
E’ un problema da tempo allo studio dei tecnici della combustione. Lasciamolo a loro.
Rimane l’anidride carbonica,
responsabile dell’effetto serra,
e che è presente come prodotto
della combustione di ogni sostanza che contiene carbonio, cioè
carbone, legna, petrolio, gas naturale, sostanze organiche in
genere.
Se vi è possibilità di scelta
del combustibile meglio il petrolio del carbone, meglio il gas
del petrolio, ma anidride carbonica se ne produce sempre.
Come fare per ridurre tale
produzione?
Il passaggio al nucleare di fusione per produrre energia elettrica e idrogeno dalTacqua per
alimentare i mezzi dì trasporto, è ancora assai lontano.
Ove possibile usiamo quindi le
fonti rinnovabili, idraulica, eolica, solare, anche se non possiamo attenderci miracoli.
Questi sistemi hanno il vantaggio ulteriore di non aggiungere
calore all’ambiente naturale.
Infatti l’energia idraulica od
eolica trasformata in energia
elettrica, che poi degrada in
energia termica verso l’ambieiite, in assenza delle turbine idrauliche od eòliche si sarebbe
comunque trasformata direttamente, per attriti, in energia termica. Quindi il risultato finale, con turbine o no, dal punto
di vista termico, è pari.
Lo stesso vale per i collettori
solari, ove l’energia della radiazione solare, prima di riscaldare l’ambiente, viene fatta transitare a scaldare acqua sanitaria
o locali d’abitazione.
Altro mezzo per ridurre l’apporto di anidride carbonica all’ambiente è in certi casi l’uso
delle pompe di calore, anche se
deve essere attentamente valutato il tipo di fluido da usare
nel ciclo, onde non sia esso fonte di inquinamento.
Infine non rimane che miglio
IL DRAMMA DEGLI IMMIGRATI DAL TERZO MONDO
Faccia da turco
« Un particolare ringraziamento al don. Arnim Klumper che
con le sue arti mediche mi ha
“irrobustito le spalle” consentendomi di sostenere anche i lavori
più pesanti nonostante la mia
ernia del disco ». Queste brevi
parole di dedica sono già una
esplicita avvisaglia delle esperienze che il giornalista Giinter
Wallraff, genero dello scrittore
premio Nobel Heinrich Boll, ha
vissuto nel corso di due anni sotto le sembianze di un immigrato.
Non è la prima volta che Wallraff fa parlare di sé con le sue
inchieste: una di queste, tradotta anche in italiano, ebbe come
soggetto la manipolazione delle
informazioni nei metodi di Axel
Springer, magnate della stampa
tedesca.
Ganz unten (letteralmente: tutto in fondo) nasce però da una
vicenda drammaticamente vissuta in prima persona: si è trattato, per il giornalista, di truccarsi
da turco: baffi neri, capelli scurissimi, esercizi fisici, l’abitudine
a parlare un tedesco approssimativo, senza desinenze finali,
con i nessi sintattici sbagliati o
assenti. Una "prova generale” nei
locali dove è conosciuto, e poi il
via a questa vera e propria discesa negli abissi, in quel settore
della società dove non esiste tutela per i più deboli. « Per quanto esista una società relativamente protetta dalla costituzione e dalle leggi, vi sono al suo
interno dei gruppi che sfuggono
a queste leggi, che da queste leggi non sono protetti e ai quali
queste leggi non si applicano...
una società che si è stabilizzata
al di là della democrazìa formale scritta, una società che non
ha rappresentanza legale, sindacale e politica »: così ebbe a dire
Wallraff stesso in un’intervista al
mensile « Nigrizia ».
Ma quali sono le tappe di questo itinerario? « Alì », questo è
il nome fittizio del giornalista,
inizia pubblicando un annuncio:
« Straniero robusto cerca qualsiasi tipo di lavoro, anche come
operaio addetto ai lavori più
umili e pesanti, anche per un salario minimo ». Una fattoria è la
prima tappa, ma Alì non vede
un soldo, ed è costretto a vivere
in una stanza di un quartiere in
demolizione: la presenza di un
turco avrebbe esposto il podere
ai commenti dei vicini. E poi un
fast-food all’americana, in cui i
turni vengono arbitrariamente prolungati (ma questa sarà
una caratteristica di tutti gli impieghi sperimentati da Alì) o addirittura raddoppiati. Così capita anche nella serie di cantierifantasma, in cui una squadra lavora per alcuni giorni agli ordini di un "caporale”, intermediario tra i padroni e questi lavoratori reclutati in nero, assoldati
per paghe che non hanno confronto con nessun altro tipo di
impiego (anche solo cinque marchi l’ora). Le altre condizioni di
lavoro sono avvilenti, oltre ohe
pericolose ed estremamente malsane: cantieri o vecchi immobili da ripulire, affinché, in un
secondo momento, altri lavoratori (non più gli immigrati) svolgano i lavori « puliti ». E poi,
ciò che più ha amareggiato Wallraff, gli insulti, il disprezzo e
l’odio a cui i turchi, veri e propri
« paria » nella società tedesca,
sono sottoposti: battute, continui soprusi, scritte nei gabinetti.
Due altri episodi sono significativi: la ricerca di un prete disposto a battezzare Alì: molti
rifiuti, con pretesti disparati e
in contraddizione con il messaggio evangelico (« ci vuole l’autorizzazione del vescovo; non tutti
si possono battezzare », « mica
possiamo prendere tutti »).
In un agghiacciante episodio
Wallraff accetta poi di sottoporsi ad esperimenti in una ditta
farmaceutica: deve rinunciare
quando le condizioni di salute
vengono minacciate. Inscenerà
ancora, con degli amici attori,
la richiesta immaginaria da parte di una centrale nucleare a un
« caporale », di inviare una squadra di immigrati a fare un lavoro « sporco » ad alto rischio di
radiazioni: il mediatore assicura di trovare una dozzina di turchi già segnalati alla" polizia,
prossimi ad essere rimpatriati;
se fra vent’anni, laggiù al loro
paese moriranno di cancro, nessuno, in Germania, si ricorderà
più di loro. E loro, presi per fame, sono costretti ad accettare.
E’ inutile fare commenti ad
un libro che parla molto meglio
da solo: segnaliamo come sia
grave in particolare che l’odio e
il pregiudizio circolino tra i ceti
più poveri, tra gli operai a cui
si insegna che gli stranieri portano via il lavoro. Questo era il
caso della Germania, ma in
Francia il fascista Le Pen ha
raccolto in questo modo un milione di voti. E’ bene leggere e
far leggere questo libro-inchiesta-denuncia (due milioni e mezzo di copie vendute in nove mesi in RFT) prima che anche da
noi si diffondano episodi di sfruttamento, intolleranza e vero e
proprio razzismo, sperando che
non sia già tardi.
Alberto Corsani
G. Wai.lraff: Faccia da turcoTullio Pironti Editore, Salerno,
1986 - L. 16.000.
rare i rendimenti della produzione dell’energia elettrica e termica e del loro utilizzo.
Dal lato della produzione, cicli
combinati e cogenerazione o
caldaie ad alto rendimento permettono di ottenere la stessa
quantità di energia utile con minor quantità di combustibile,
quindi meno anidride carbonica e meno calore totale all’ambiente.
Dal lato dell’utilizzo migliori
isolamenti termici delle case e
degli impianti, lampade fluorescenti, motori ad alto rendimento permettono di ridurre i consumi, e quindi di ridurre la necessità di produrre energia.
Naturalmente tutte queste cose costano.
Perciò prima di decidere di
applicare una qualsiasi innovazione si fanno valutazioni economiche: quanto costa il nuovo
sistema, quanto sì risparmia in
energia, in quanto tempo si ricupera la spesa.
In queste valutazioni si evidenzia il costo dell’energia consumata, il costo degli impianti,;
la loro manutenzione, il personale di condotta (se c’è).
A volte si evidenziano anche
vantaggi non numericamente
quantificabili, come la comodità,
per esempio, del gas rispetto al
gasolio, ma generalmente non si
considera il vantaggio derivante dal minor impatto sull’ambiente, che significa miglior salute per noi e per i nostri figli.
Invece è proprio la considerazione del rispetto per l’ambiente che deve caratterizzare le valutazioni sull’energia, come ormai si fa per l’acqua.
E’ però molto difficile attribuire un valore economico alla
riduzione della produzione di
anidride carbonica, per introdurlo nei conti di convenienza.
Mettiamolo quindi nella voce
« comodità », quella di vivere.
Veniamo ora ad alcuni consigli pratici di piccole azioni volte a contribuire alla riduzione
dell’immissione dell’anidride carbonica nell’aria, che ciascuno di
noi può compiere:
— Evitare i lampadari con
tante lampadine piccole, ma preferire quelli con ima sola grossa, soprattutto perché può essere usata una lampadina fluorescente, che consuma un terzo
di quelle ad incandescenza.
— Quando si deve eseguire un
isolamento termico non temere
di abbondare con gli spessori
dell’isolante, che nel costo totale dell’operazione è solo una
parte.
— Quando si deve sostituire
un motore elettrico richiedere
un motore « ad alto rendimento ».
L’ENEA ha condotto una campagna di studi e prove in merito, e motori di tal tipo sono disponibili.
— Quando si deve passare da
una caldaia a gasolio ad una a
gas, come sarà prossimamente il caso in Val Pellice, valutare attentamente se è possibile
usare caldaie « a condensazione » che consentono un risparmio di almeno il 10% sulle caldaie più tradizionali. Il parametro guida è la temperatura richiesta per l’acqua di riscaldamento, che deve essere sufficientemente bassa da consentire la
condensazione dell’acqua di
combustione.
— Nel caso di impianti nuovi
conviene progettarli adatti per
le caldaie a condensazione, ed
eventualmente integrati con pannelli solari.
Sono tutte piccole azioni, ma
anche, l’oceano è fatto di gocce,
e possono rappresentare l’inizio
di una nuova mentalità nell’uso
delle energie, con maggiore rispetto per l’aria che ci circonda.
Giorgio Vidossich
(segue da pag. 1)
credente possa comunicare la
sua fede anche ai suoi alunni, e
— perché no? — nel suo insegnamento, ma come uno dei tanti
aspetti della sua persona. Però
— alcuni sostengono — se la religione è proprio quell’insieme di
regole e di buone maniere che
insegnano a vivere, perché non
insegnarle a scuola? Perché la
scuola nel nostro paese è un servizio reso a tutti i cittadini, come un treno o un ospedale e
deve insegnare a vivere da cittadini senza far intervenire Dio.
Per insegnare le regole elementari di morale, di sesso, di ecologia, di prevenzione dalla droga,
di socialità, ad esempio, c’è l'ora
di educazione civica.
Ma la religione ha una grande
importanza nella vita degli uomini e ne ha avuta ancor più in
passato, si dice, non possiamo
non tenerne conto, cancellarla
come se fossimo tutti atei o senza religione.
Giustissimo; e per questo non
difendiamo una scuola laicista
nel senso di un ambiente dove
venga in qualche modo diffusa,
nel nome della scienza, della filosofia, del progresso, quella sorta
di scetticismo banale, di anticlericalismo facile per cui dichiararsi ateo è un po’ come fumare à
14 anni, sentirsi più uomo.
Questo tipo di scuola non ci
interessa. Il fenomeno religioso
ha un posto determinante nella
storia del nostro naese e deve
essere conosciuto. Ma come fenomeno di cultura e di società;
deve perciò essere insegnato nell’ora di storia e filosofia.
Giorgio Tourii
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