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L'AMORE
E LA MORTE
«Perché l’amore è forte come la morte»
Cantico dei Cantici 8, 6
CfÈ una relazione fra la guerra e il
desiderio di potere, da parte di
certe élite che non tollerano due cose:
la riduzione del divario fra potenti e
impoveriti e il possibile cambiamento
nello stato di disuguaglianza fra gli individui e i popoli. Sul piano sociale si
verifica così un’opposizione istintiva, e
perciò pericolosa, dei membri delle élite a qualunque mutamento degli equilibri esistenti in una singola società o
degli equilibri «squilibrati» di dipendenza fra le diverse regioni della Terra.
Secondo Freud la guerra, che tende alla
distruzione dell’avversario, ci riporta
agli strati profondi della nostra mitologia inconscia. Freud applicò all’analisi della guerra la sua teoria delle pulsioni 0 degli istinti primordiali. Thànatos, la pulsione della morte, è la
realtà sommersa che conduce un collettivo umano alla guerra. Essa suppone il trionfo totale e definitivo di Thànatos. Il risultato della guerra è la devastazione, la distruzione, la morte,
^hé in un collettivo si è insediato e
ìka'iiinto l’istinto della morte.
UANDO lo spirito di Thànatos inizia la sua lotta, occorre sostenere
strenuamente l’amore che si batte per
la vita e per costruire. Bisogna sostenere Eros anche quando infuria il peso
distruttivo di Thànatos, per non urlare
poi impotenti come il profeta: «Non c’è
speranza nel mio dolore». Invece, c’è
speranza perché lo spirito di Eros è forte come lo spirito di Thànatos e può in
qualunque momento sconfiggerlo. Chi
può prevedere l’esito dell’eterno conflitto fra Eros e Thànatos, del quale
questa guerra come ogni guerra è un
momento forte?. Dal bombardamento
della città di Guernica da parte degli
aerei nazisti, durante la guerra civile
spagnola, il bombardamento delle
città è uno dei simboli della guerra
moderna. Da allora sono aumentate le
capacità distruttrici degli strumenti
utilizzati e anche la precisione e l’impunità che deriva da essi: i missili e gli
aerei invisibili, le bombe intelligenti.
Queste immense possibilità di Thànatos devono mettere in guardia la nostra sensibilità. La domanda è se non
solo una guerra qualsiasi, ma in particolare una guerra fondata sulla distruzione di città, infrastrutture, industrie e fabbriche di una nazione, una
guerra fatta da lontano, in modo distaccato, lanciando missili o bombe
intelligenti da aerei irraggiungibili,
possa essere giustificata eticamente.
Le conseguenze di dolore, orrore, distruzione della guerra ci devono
portare alla riflessione. In ogni circostanza dobbiamo interrogarci sul valore umano degli strumenti che adoperiamo per risolvere i conflitti. La guerra non può essere considerata semplicemente un errore, una possibile variabile, un possibile sbocco di conflitti
esasperati. La guerra è sempre una
manifestazione di quanto siano fragili
le speranze umane e le utopie di fratellanza universale. La marea umana
sofferente fino all’indicibile dei profughi lo dimostra. La guerra è sempre un
«eccesso», va oltre le coordinate delle
possibilità di ogni conflitto, ciò che ingombra la strada non sono le utopie e
fe speranze di pace, ma la guerra che le
nega e squarta. Perciò converrebbe,
prima di proclamare giusta o necessaria una guerra, o di teorizzare la possibilità di una guerra «giusta o necessaria», non rinunciare così in fretta al rigore etico che ci spinge a considerare
ngni guerra la soluzione peggiore di un
determinato conflitto.
Martin Ibarra
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Sono necessarie misure che non facciano pagare alle popolazioni i crimini dei loro capi
Ingerenza umanitaria^ ma con giudizio
/ drammatici conflitti di questo decennio rendono urgente la necessità di gestire le emergenze
con nuovi strumenti politici e giuridici a livello internazionale. Il ruolo dell'Onu e della Nato
ALBERTO CORSAMI
ORA che il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha
fatto proprie le «cinque condizioni»
poste dalla Nato alla Serbia per una
cessazione dei bombardamenti (fine delle espulsioni dei profughi albanesi del Kosovo, possibilità del
loro rientro, ritiro delle forze serbe
dal Kosovo stesso, presenza di una
forza militare internazionale sul
territorio e verifica dell’attuazione
di tali impegni), è possibile fare un
ragionamento su alcuni aspetti di
questa guerra in riferimento a
quella dell’inverno 1991 contro
Saddam Hussein.
Allora la coalizione occidentale
godeva di una legittimazione istituzionale maggiore: l’Iraq aveva invaso uno stato sovrano (il Kuwait), e
rOnu aveva dato «via libera» a
un’azione per ristabilire, anche con
la forza, la legalità. Ci furono perplessità e reazioni negative molto
forti. Infatti l’esercito iracheno era
stato avvistato dai satelliti nel luglio 1990 e fu lasciato proseguire;
l’arsenale di bombe scaricato sull’Iraq fu devastante (di circa 10 volte superiore, a quanto pare, fu il
numero di bombardieri impiegati
rispetto a quello che sta colpendo
la Jugoslavia); le bombe spacciate
per «intelligenti» in realtà colpivano un po’ tutti indiscriminatamente facendo molte vittime civili;
rOnu stessa era stata costretta a
accettare che quella coalizione
svolgesse il compito di «polizia internazionale», non disponendo di
forze proprie disponibili alla bisogna, tanto che il segretario Perez de
Cuellar disse a Le monde (8 febbraio ’91): «Le ostilità sono state autorizzate dal Consiglio di sicurezza.
Non è una guerra dell’Onu. Non ci
sono “caschi blu” o bandiere dell’Onu (...) [La guerra] è legale nel
senso che è stata autorizzata dal
Consiglio. L’ampiezza del conflitto,
questo è tutt’altro affare». C’era il
sospetto che in assenza di una forza
«sovranazionale» al di sopra delle
parti, il blocco occidentale si volesse porre in situazione di egemonia
Un’autorimessa distrutta a Pristina
nell’area: lo dimostrò il coinvolgimento dei curdi in una battaglia di
terra contro l’Iraq, tentativo abbandonato dopo qualche giorno, con i
curdi lasciati al macello.
La guerra contro la Serbia di Milosevic parte con altre premesse:
scarsa la legittimità formale, è invece ampia la legittimazione politica e
in alcuni casi anche morale. Nonostante le ambiguità degli intenti dichiarati, che vanno dalla necessità
di rendere inservibile un apparato
bellico potenzialmente pericoloso
per l’Europa a quella di garantire la
sopravvivenza dei kosovari, quest’
ultimo aspetto orienta, sulla scorta
dell’esperienza della guerra in Bosnia, molte prese di posizione, a livello politico e istituzionale e individuale. È difficile non vedere la necessità dì bloccare il massacro dei
civili in fuga. Il fatto nuovo è l’abbondare di reazioni negative di provenienza estranea al pacifismo; so
no molte le critiche, di natura tecnico-operativo, che vengono da ambienti sicuramente non antiamericani, non di estrema sinistra, non
del pacifismo radicale cattolico.
A questo punto si impone una riflessione più generale: dopo la
guerra del Golfo ci fu la Somalia,
poi il Ruanda e il Congo di Kabila,
lungo tutto il decennio la crisi in ex
Jugoslavia e le stragi in Bosnia. I
pacifisti hanno dato valutazioni diverse a seconda dei casi (e in precedenza, in Mozambico, approvarono la missione dell’esercito italiano); molti di loro non si opposero al bombardamento Nato seguito
all’assedio di Srebrenica (estate
1995) da parte (toh?) di Milosevic.
Atteggiamenti forse contraddittori,
che però hanno segnalato una questione elusa finora da altri soggetti:
questa entità sovranazionale che
gestisca le crisi locali la vogliamo
fare nascere? Siamo in un mondo
Dal 1991, oltre 2 milioni di profughi e almeno 200.000 morti
Sarà mai possibile una nuova convivenza nei Balcani?
che vede l’esplodere di conflitti di
natura etnica, secondo un principio purtroppo legittimatosi con gli
accordi di Dayton: solo la «separazione» sembra in Bosnia garantire
la cessazione delle ostilità e sarà
così un giorno anche per il Kosovo.
Se questo principio sembra oggi
affermarsi, occorrerà attrezzarsi a
gestire diversamente le emergenze,
in modo che una legalità tutta da
inventare si intrecci e si accordi
con una visione politica (e si spera
morale) di ciò che è accettabile o
inaccettabile in campo internazionale. I recenti pronunciamenti delle autorità inglesi su Pinochet hanno già detto che non c’è più garanzia di impunità per i dittatori: ora
dobbiamo passare ai comportamenti criminali delle nazioni, cercando il più possibile di non coinvolgere le popolazioni nelle misure
destinate a colpire i loro capi e le
loro milizie più o meno ufficiali.
MEDITAZIONE«
¡Nato oscuro di Dio
di LUCIANO DÉODATO
I Balcani, zona di confine tra Oriente e Occidente, sono da secoli un crogiuolo di convivenze multietniche e multireligiose
più o meno difficili. Dopo
la lunga parentesi di pacifica convivenza della Jugoslavia di Tito (19451980), che però ha alla sua
genesi la «pulizia etnica»
della minoranza italiana
in Istria, Slovenia e Dalmazia, il processo di disintegrazione dello stato
federale, conseguente alla
caduta del muro di Berlino (1989), e la costituzioni di stati e di «entità statuali» (come in Bosnia) etnicamente «pulite» hanno
prodotto, fino all’attuale
crisi del Kosovo, una «nazione» di oltre 2 milioni di
profughi di tutte le etnie
e almeno 200.000 morti.
Nel 1991 la Slovenia si
separa con un conflitto
molto breve con l’esercito
jugoslavo. A parte la residua minoranza italiana,
con le sue memorie dolorose per gli esodi del dopoguerra e le limitazioni
culturali a cui è soggetta
oggi, la Slovenia è «etnicamente pura». Il conflitto
fra Croazia e Serbia, scoppiato in continuità con lo
«sganciamento» della Slovenia, vede vincitrice la
Croazia che riconquista la
Slavonia e, più tardi, la
Krajina. La guerra causa
l’espulsione di almeno
200.000 serbi, molti dei
quali riparano nel Kosovo.
Così anche la Croazia è
sostanzialmente una nazione «etnicamente pura».
La Bosnia, dopo il lungo
e sanguinoso conflitto degli anni scorsi, è ora formalmente unita ma suddivisa in tre entità etnicamente omogenee sancite
dagli accordi di Dayton
(1995): i croati in Erzegovina, i musulmani nella
Bosnia centrale e a Sarajevo, i serbo-bosniaci
nella repubblica di Pale. Il
conflitto in Bosnia ha causato oltre un milione di
profughi, in parte in Europa in parte in località diverse da quelle di origine,
secondo il principio della
«pulizia etnica», applicato
nei fatti anche nella Bosnia del dopo Dayton.
La Serbia, uscita sostanzialmente sconfitta dal
dissolvimento della Jugoslavia di Tito, fino alla cri
si del Kosovo conteneva al
suo interno, quindi comprendendo la repubblica
federata del Montenegro,
minoranze albanesi, musulmane, ebraiche, turche
e ungheresi per un totale
del 34% della sua popolazione. La Serbia, dunque,
diventata in questi giorni
simbolo di «pulizia etnica», in realtà diventerà
quasi «etnicamente pura»
solo se riuscirà nel suo
progetto di espulsione
della popolazione albanese del Kosovo.
Della vecchia Jugoslavia del maresciallo Tito
resta ancora la Macedonia
che mantiene un fragile
equilibrio fra le diverse etnie. Riuscirà a evitare le
tragedie della moderna
«balcanizzazione»? (e.b.)
Il pozzo, luogo di vita
di LUCA BARATTO ^
EDITORIALE
Tra guerra e referendum
di EUGENIO BERNARDINI
COMMENTO^^»!
I limiti dell'etica del lavoro
di PAOLO FABBRI
IDAL MONDO ■
Per la pace nei Balcani
Notizie da avventisti e battisti
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 16 APRILE Ijon
«.. .Dio mise alla
prova Abraamo
e gli disse:
“Abraamo!”. Egli
rispose: “Eccomi”.
E Dio disse:
“Prendi ora tuo
figlio, il tuo unico,
colui che ami,
Isacco, e vai nel
paese di Moria,
e offrilo là in
olocausto sopra
uno dei monti che
ti dirò”. Abraamo
(...) partì verso il
luogo che Dio gli
aveva indicato.
Il terzo giorno,
Abraamo alzò gli
occhi e vide da
lontano il luogo.
(...) Isacco parlò
ad Abraamo suo
padre e disse:
“Padre mio!”.
Abraamo rispose:
“Eccomi qui, figlio
mio”. E Isacco:
“Ecco il fuoco
e la legna; ma
dov’è l’agnello
per l’olocausto?”.
Abraamo rispose:
“Figlio mio,
Dio stesso si
provvederà
l’agnello per
l’olocausto”.
E proseguirono
tutti e due insieme.
Giunsero al luogo
che Dio gli aveva
detto. Abraamo
costruì l’altare e vi
accomodò la legna;
legò Isacco suo
figlio e lo mise
sull’altare, sopra
la legna. Abraamo
stese la mano e
prese il coltello per
scannare suo figlio.
Ma l’angelo del
Signore lo chiamò
dal cielo e disse:
“Abraamo,
Abraamo!”. Egli
rispose: “Eccomi”.
E l’angelo: “Non
stendere la mano
contro il ragazzo
e non fargli male!
Ora so che tu temi
Iddio, poiché non
mi hai rifiutato tuo
figlio, l’unico tuo”.
Abraamo alzò gli
occhi, guardò, ed
ecco dietro a sé un
montone
impigliato
per le corna
in un cespuglio.
Abraamo andò,
prese il montone
e l’offerse in
olocausto invece
del figlio»
(Genesi 22,1-13)
IL LATO OSCURO DI DIO
Come quella di Abramo, la nostra fede è un percorso con momenti duri di
silenzio, oscurità, assenza da parte di Dio, e da parte nostra di costanza e fiducia
LUCIANO DEODATO
IMBARAZZO e disagio, e se
preso sul serio anche orrore,
ci suscita la lettura del sacrificio
di Isacco, talmente assurda, e
perciò ancora più crudele, è la
prova alla quale è sottoposto il
gran patriarca Abramo. Solo un
dio tiranno e spietato può giungere a tanto, e solo un pazzo fanatico cede alla suggestione di
provare la propria fede spingendosi fino agli estremi suoi confini, e cioè la morte, non di se
stesso, che sarebbe ancora accettabile, ma quella del figlio
della donna amata, frutto unico
dell’amore, compimento del
progetto di vita, promessa e speranza del futuro, creatura unica
e irripetibile.
Essendo noi molto preoccupati di salvare il buon nome di
Dio, e quello di Abramo, nostro
«padre nella fede», ci arrovelliamo per cercare spiegazioni che
abbiano un qualche fondamento di logica e razionalità. E così,
dopo avere scoperto quanta
parte abbia in noi l’inconscio, ci
tranquillizziamo pensando che
no, non Dio dall’alto del cielo
ha dato quell’ordine, ma esso è
venuto lentamente maturando
e prendendo corpo in un solitario dialogo tra Abramo e se stesso. Non con Dio, dunque, ma
col suo proprio io. Una suggestione germogliata forse dal
confronto con le religioni cananee, dove i fedeli erano ben capaci di sacrificare al dio Moloch
i propri primogeniti. Così ci rassicuriamo, paghi di avere salvato Dio che non può essere confuso con nessuna divinità crudele e sanguinaria, e Abramo,
anche se la sua fede ne esce un
po’ ridimensionata.
Ma la Bibbia non dice questo.
Anzi il racconto inizia in modo
tale da non lasciare spazio a
dubbi o scappatoie: «Dio mise
alla prova Abraamo». E se dice
«Dio» ciò significa che è Dio e
non un altro e colui che viene
messo alla prova è Abramo,”non
viceversa. Anzi, «Abraamo», non
più l’uomo di Ur dei Caldei,
adoratore di idoli costruiti da
mano d’uomo, ma l’eletto, il
chiamato, che ha imparato l’ubbidienza e che per fede ha creduto alla promessa. L’uomo benedetto perché ubbidiente, e
ubbidiente perché benedetto.
Quest’uomo benedetto, che
ha visto moltiplicare il suo gregge, e la donna amata dargli l’erede tanto desiderato, sopravvissuto alla precarietà del deserto,
scampato dai predoni e dalle
fiere, ma anche dal rischio di
perdere la propria identità e la
promessa nelle terre ubertose
dell’Egitto dove il faraone può
tutto ciò che vuole, deve imparare ora a conoscere il lato oscuro di Dio. Perché non di altro si
tratta, anche se ci è difficile pensarlo e ancora di più crederlo
dal momento che abbiamo imparato, e così ci è stato anche insegnato, che «Dio è amore».
Preghiamo
Come cerva che assetata brama l’acqua d’un ruscel,
l’alma afflitta e contristata desioso vol^ al del.
E ti cerco o Dio d’amor, e ti narro il mio dolor,
ed aspetto la parola che rigenera e consola.
Ma tu tardi e allor mi chiede dei nemici tuoi lo stuol:
A che vale la tua fede? Il tuo Dio ti lascia sol!
Ed il dubbio notte e di, in me penetra così
Che resister più non giova al torrente della prova.
O mio cuor non dubitare, ma confida nel tuo Re!
Quand’ei sembra più tardare, non temere egli è con te.
L’ora attesa alfin verrà che vittoria ti darà,
e all’Iddio tre volte santo leverai di lode un canto.
(Innario cristiano n. 103)
Un dio inquietante
Non parliamo volentieri del
lato oscuro di Dio, sebbene
sia nello sfondo dei nostri pensieri. C’è per esempio quando,
usciti da una malattia, diciamo
con superficialità, o talvolta anche con fede: «Grazie a Dio sono
guarito o guarita». Ma se ci
esprimiamo in questo modo,
dobbiamo anche accettare di
esprimerci in modo contrario,
quando la vita o la sorte ci si rivolgono contro. Invece no, ci
fermiamo spaventati, perché
abbiamo paura di ipotizzare
l’esistenza di un dio avverso, tenebroso. E se per un momento
ci inoltriamo in questo cammino insidioso, il nostro parlare
assume il tono della bestemmia,
la fisionomia della rivolta. Allora
preferiamo l’incredulità. L’immagine che ci siamo fatti di Dio
non ci serve più, ce ne sbarazziamo, e continuiamo il faticoso
cammino dell’esistenza in una
coraggiosa ed eroica solitudine,
concentrandoci «laicamente»,
quando va bene, sull’umano e
prendendo le distanze da un dio
inquietante e incomprensibile.
Tuttavia il percorso di Abraamo è diverso. Egli accetta la
«prova-tentazione», e ubbidisce
senza fare domande. Certo, anche questo ci fa problema. An
che questa ubbidienza senza
una parola o un sospiro sembra
appartenere al lato oscuro della
fede, che assume la forma del
fanatismo, presente in tanta
parte di credenti, non solo islamici, ma cristiani delle varie
confessioni. Uomini e donne affascinati dalla categoria del «sacrificio», della «rinuncia», capaci
di passare sopra ad affetti, azzerare sentimenti, interamente votati alla causa. Intendiamoci, il
«sacrificio» non appartiene solo
al mondo religioso, è anche
ateo; non è qualcosa del passato
ma del nostro presente, pervade
l’intera società, dalle cose minime, alle massime. Si fanno «sacrifici» per risparmiare, studiare,
costruirsi la casa, dare un avvenire ai figli; ma si fanno anche
«sacrifici» per la patria, la libertà, la giustizia: o per cose
grandi, ma meno nobili: il potere, la ricchezza eccetera. Se questo è vero, la storia di Abramo e
della sua fede messa alla prova,
ci appaiono meno paradossali di
prima: il lato oscuro della sua fede appartiene anche a noi, così
come il lato oscuro di Dio è
quello che, prima o poi, incrocia
il nostro cammino. Perciò è importante seguire il percorso di
Abramo. Il racconto di Genesi
22 descrive i particolari dei preparativi, i gesti misurati ed essenziali di Abramo. Muto esegue
ogni cosa. Non una preghiera,
un lamento, un sospiro. Ed è così fino al «terzo giorno».
Il «venerdì santo» di Abramo
Ma è solo al terzo giorno che
egli pronuncia questa semplice e
grande parola di fiducia. Al «terzo giorno...» per noi è un’indicazione preziosa per capire, in
quanto ci rimanda a un altro periodo di assenza e di silenzio. Ma
per ora il cammino di Abramo
prosegue «nella valle delTombra
della morte»: Abramo lega il figlio, afferra il coltello e... nel
momento stesso in cui sta per vibrare il colpo, il silenzio si spezza! Dio lo chiama per due volte:
«Abraamo, Abraamo». Alza gli
occhi e vede ciò che non aveva
visto prima: certo, il montone
impigliato nel cespuglio, ma più
che questo il Dio di misericordia
e d’amore e, commenta l’autore
anonimo della lettera agli Ebrei,
«riebbe Isacco come per una resurrezione» (Ebr. 11,19).
Il Dio della vita
A BRAMO vive, ma lo diciamo
noi per capirci, il «venerdì
santo» della sua esistenza. Dio,
presente all’inizio del racconto,
tace come se fosse assente. In
questa atmosfera fatta di silenzio e assenza. Abramo passo dopo passo percorre tutta la strada
che lo porta al monte sconosciuto; all’appuntamento in cui
si gioca tutto: passato, presente
e futuro. Abramo non si aspetta
nulla. Se nel suo cuore c’era la
segreta speranza che l’ineluttabile non avvenisse, di certo la
Bibbia non ce lo dice e pertanto
neppure noi possiamo azzardare qualche ipotesi. Accettiamo
questo silenzio, come di chi non
si aspetta nulla. A meno che la
risposta ambigua, data ad Isacco preoccupato per la mancanza della vittima da sacrificare,
non sia da interpretare come
certezza disperata che Dio in
modi che solo lui conosce, non
si sa come, interverrà.
A questo punto la tensione si
allenta, il racconto prosegue, ma su un altro registro, dilaga in uqa benedizione illimitata che coinvolge non solo
Abramo, la sua tribù, il popolo
che nascerà ma l’umanità intera. Il Dio luminoso è talmente
grande da poter inglobare in sé
anche il Dio oscuro. «Sperando
contro speranza» (Rom. 4, 18)
Abramo ha creduto che il Dio
oscuro era anche il Dio della vita che è la nostra luce. Può la
nostra fede essere diversa da
quella di Abramo? Come la sua
è un percorso con momenti duri di silenzio, oscurità, assenza
da parte di Dio, e da parte nostra di costanza e fiducia. Àbramo ha compiuto questo cammino prima di noi e sullo sfondo
della sua storia leggiamo in filigrana l’altra grande storia dell’Agnello sacrificato per noi.
È possibile che anche Dio
compia un percorso parallelo e
simile a quello di Abramo? 11 Dio
che, all’inizio del racconto, pretende, si rivela alla fine come il
Dio che dà. Il nostro mondo
continua ad andare avanti con
l’ideologia del sacrificio; nel nome del benessere, della civiltà,
della scienza, della supremazia e
perfino della giustizia vengono
sacrificate ogni giorno creature
innocenti. Dio ha posto fine, una
volta per tutte, all’ideologia del
sacrificio. Da lì è nato un mondo
nuovo sotto il segno della benedizione e della vita. In quel mondo noi crediamo. Per fede.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
m Note
, omiletiche
racconto del sacrifici,
di Isacco nella sua appj
rente fluidità narrativi
contiene in realtà um
grande densità di signifj,
cati, per cui l'interpreta!
zione risulta quanto ttiai
complessa e problematica
Una lettura anche sola
superficiale permette d"
individuare nel testo eie.
menti diversi, a testimo.
niare un complesso prò.
cesso di elaborazione. Ilv,
14 per esempio giustifica
il nome di un certo santuario, di difficile localiz.
zazione. Sebbene la tradizione posteriore abbia voluto vedere sulla collina
del Tempio il luogo del
sacrificio di Isacco, va detto che nella Bibbia mancano elementi probanti,
In II Cronache 3, 1 con
questo nome si indica il
luogo su cui deve sorgere
il Tempio ma la motivazione si richiama a un episodio della vita di Davide,
Ciò significa che all'epoca
della monarchia il luogo
non era conosciuto come
quello del sacrificio di
Isacco. La versione siriaca
dell'A. T. presenta una variante: non «Moria», ma
«paese degli Amorei».
Difficile dire se vada accettata, tuttavia anche
nel nostro testo «Moria»
indica non un monte specifico, ma una regione.
I VV.12 e 13 sembrano
motivare la prassi del sacrificio sostitutivo. Israele
disapprovava con orrore
la prassi in uso presso le
popolazioni cananee di
sacrificare i propri figli. La
figura del sacrificio sostitutivo ha assunto un alto
valore nella lettura cristologica del passo fatta dal
Nuovo Testamento, come
si vede in Giovanni 3, 16,
e nella identificazione dì
Gesù quale «agnello di
Dio». I vv. 15-18 ripetono
con alcune varianti la promessa già fatta in Gen. 17,
Iss.; 12, Iss.; 15,4-5.
Tra queste va segnalata
la formula introduttiva,
molto solenne, dove Dio
giura «per se stesso», con
la quale viene definita l'eternità del patto. Passando a elementi più sostanziali, c'è da domandarsi in
che cosa consista la «prova», perché Dio ha la necessità di «provare» Àbramo. La prova può anche
essere vista come «tentazione». Sebbene ci sia difficile vedere Dio come
«tentatore», bisogna capire che cosa intendiamo
quando, recitando il Pedre Nostro, chiediamo a
Dio di non indurci, esporci
alla tentazione. In altri
termini di non mettere alla prova la nostra fede.
Su questo elemento la
discussione è sempre stata
aspra, senza riuscire a trovare una risposta soddisfacente, né noi certa;
mente siamo in grado di
fornirne una. Possiamo
aderire alle parole di Lutero, quando esclamava«Dlo qui si contraddice
apertamente perché da
un lato dice ad Abramo
che gli darà una progenie
e dall'altro gli dice: pce^P'
tuo figlio e offrilo in olocausto». E aggiunge che
la contraddizione si scioglie solo se pensiamo cn
Abramo credesse che anche dalla cenere di Isa«
Dio sarebbe stato capace
di realizzare la prornei)
di una discendenza in«h
ta come le stelle del eie
e la sabbia del mare.
\/ENERDÌ
Nel
il lu(
Per
approfondire
- Gerhard von Rad,
nes/, Paideia, Bresci«'
1978.
- Soren Kierkegaard n
scritto una pagina m
perabile in «Timore e
more» (1843).
Nella foto: Rembran*
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uFNERDÌ 16 APRILE 1999
PAG. 3 RIFORMA
I La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
Il pozzo, luogo di incontri e di vita
Nella Bibbia il pozzo è il luogo della vita e della sopravvivenza, ma è anche
il luogo degli incontri, degli scontri e delle alleanze. Cesò è l'acqua della vita
LUCA BARATTO
POI Giacobbe si mise in
cammino e andò nel
paese degli orientali. Egli vide nei campi un pozzo sulla
cui bocca era una grande piegai...). Giunse Rachele con il
gregge di suo padre Labano
(...) Quando Giacobbe la -vide
rotolò la pietra del pozzo, la
iraciò, alzò la voce e pianse»
(Gen. 29,1-14).
È presso un pozzo che Giacobbe incontra per la prima
volta Rachele, la donna che
egli amava e che sposerà dopo un’attesa e una contesa
con il padre di lei, durata
.([uattordici anni. Ed è sempre
Iptesso un pozzo che il servo
"di Isacco vede Rebecca, futura
fcoglie del suo padrone, e
Mosè incontra Sefora. Nella
Itoria di Israele e soprattutto
del patriarchi il pozzo è il luogo degli incontri, attorno al
■|uale molte delle vicende
Umane si svolgono. Innanzilitto, il pozzo è il luogo della
vita e della sopravvivenza. Ad
èsse si abbeverano esseri
umani e animali, da esso at
f*'“ngono il bene prezioso deiacqua le carovane che solca,no il deserto, le donne dei villaggi, le greggi e gli armenti
degli allevatori e dei nomadi.
Ma il pozzo è anche il luogo
della vita intesa appunto come relazione e incontro. Un
po’ come i fiumi dell’Africa
nella stagione secca, presso i
quali si raccolgono tutti gli
animali, prede e predatori insieme, per abbeverarsi, così
anche i pozzi sono i luoghi in
cui gli abitanti delle zone aride della Palestina si incontrano e, talvolta, si scontrano.
Non solo ai pozzi si va a moglie o a marito, ma si stabiliscono alleanze come quella
tra Abramo e Abimelec presso
il pozzo di Beer-Sceba (Gen.
21, 25-31), si fa festa come gli
israeliti a Beer (Num. 21, 1618). Oppure ci si fronteggia,
come i pastori di Isacco con
quelli di Gherar (Gen. 26). Infine, i pozzi sono anche i luoghi dell’incontro tra gli esseri
umani e Dio. È, questa, per
esempio, l’esperienza di Agar,
la serva di Abramo e Sara. E,
presso la fonte di Lacai-Roi
che il Signore le parla e le annuncia la grandezza della sua
discendenza (Gen. 16, 7-14)
ed è sempre Agar, nella sua
fuga nel deserto, a sperimentare il pozzo, a cui viene condotta dall’angelo del Signore,
come luogo di salvezza per lei
e suo figlio (Gen. 21,9-21).
Il pozzo può essere visto
anche come un luogo di incontro simbolico che unisce
due diverse dimensioni della
vita. Esso mette in comunicazione la superficie con le
profondità della terra, il deserto con le fonti d’acqua viva, la sete e la polvere con il
refrigerio e il vigore dell’acqua che scorre e che costantemente alimenta la riserva a
cui si attinge. Al contrario
delle cisterne che sono serbatoi di acqua ferma, stagnante,
simbolo piuttosto dell’accumulare umano e usate dal
profeta Geremia per esprimere il peccato del popolo:
«Avete abbandonato me, sorgente di acqua viva, per costruirvi delle cisterne» (Ger. 2,
13), i pozzi fanno affiorare
un’energia che emerge dal
profondo della terra, nascosta
e sconosciuta alla superficie
arida e desolata. Congiungono la fatica di un’esistenza in
superficie con il vigore della
vita profonda.
In quest’ottica che si può
leggere anche rincontro tra
la donna samaritana e Gesù
al pozzo di Giacobbe. Il testo
mette in evidenza la fatica di
un’esistenza di superfìcie, segnata dalla necessità: Gesù si
ferma esausto del cammino,
la donna arriva sotto il sole di
mezzogiorno, il pozzo è
profondo, infine la donna
esprime il desiderio di poter
evitare la fatica di tornare ad
attingere a quel pozzo. Questa fatica fisica si mescola
con una fatica che nasce da
rigidi vincoli sociali: è la fatica di essere donna e samaritana. In questo contesto Gesù parla del dono dell’acqua
viva che scaturisce in vita
eterna (Giov. 4, 14), parla di
una energia sconosciuta a chi
vive nella superficie polverosa e arida dei vincoli della necessità e del controllo sociale.
Parla di una vita piena e diversa, libera e dignitosa, che
può cambiare l’esistenza degli esseri umani. Una vita che
permette alla donna di lasciar cadere il secchio con cui
doveva faticosamente attingere l’acqua e sentirsi libera
di correre in città a condividere la sua scoperta.
Oggi i pozzi in quanto tali
sono scomparsi dalla nostra
esperienza di uomini e donne moderni. Tuttavia, il valore simbolico di quest’immagine rimane e ci sprona a cercare nelle nostre città, nei
nostri paesi, i moderni pozzi:
quelli in cui la gente si incontra e si scontra, vive la propria vita e la propria fatica e
in cui Resistenza, legata da
tante necessità e vincoli sociali, si incontra con una Vita
che è libertà e riscatto.
Riflessioni in tempo di guerra
nemico è mio fratello
f
GIANNA SCICLONE
' /^ iuseppe andò in cerca
dei suoi fratelli e li tro-'
É a Dotan. Essi lo videro da
intano e, prima che fosse vitino a loro, complottarono per
Mcciderlo. Dissero l'uno all’altro: "Ecco, il sognatore arriva!
forza uccidiamolo e gettiamo
10 in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce
l'ha divorato e vedremo che ne
Sarà dei suoi sogni''» (Genesi
37,18-20). Una cisterna come
simbolo di occultamento e di
morte ci richiama alla realtà
odierna fatta di omicidi e distruzione. È l'agghiacciante
realtà della «pulizia etnica». È
11 fratello che uccide il fratello,
^mpre di nuovo.
Quando sento parlare di
case incendiate, di villaggi
evacuati, di violenze su donne e bambini, di giovani
esposti a morte crudele 0 di
ragazzi-bambini capaci di
accidere, quando vedo lunghe torme di gente sfollata
che porta con sé i suoi poveri
averi e vedo soprattutto i
hambini affamati, infreddolihi malati provo compassione
per le vittime e rabbia per chi
a costringe; cerco il nemico
aa combattere, il colpevole di
*awa atrocità.
Basterebbe eliminarlo per
^sparire il male!
Basterebbe eliminarlo per
far sparire il male?
Bisognerebbe braccarlo,
Sorprenderlo, ucciderlo... ma
^anserebbe la guerra?
Altri sono da braccare, sorprendere, uccidere... molti.
E altri, molti, si identificherebbero in loro e sarebbero
sach’essi da braccare, sorprendere, uccidere... e altri,
®olti, vedrebbero noi come i
arnici da braccare, sorprenare, uccidere... per far spa^a il male che insanguina e
avasta la loro terra.
‘'Amate i vostri nemici, pre
gate per quelli che vi perseguitano»...
Solo l’amore ha ragione
dell’odio, la preghiera rompe
la catena della vendetta. Gesù insegna ad amare i nemici:
«Padre perdona loro, perché
non sanno quello che fanno»!
Il serbo è il nemico da
amare, i soldati che braccano, sorprendono, uccidono?
«Padre perdona loro perché
non sanno quello che fanno».
Ama il tuo fratello, odia il
tuo nemico. A volte perfino il
fratello è nemico, il vicino di
casa, il collega d’ufficio, o il
parente o il passante 0 l’autista distratto, poi c’è lo zingaro, l’albanese, il marocchino,
l’africano, Pasiatlco, ma anche l’islamico, il protestante,
il buddista, il cattolico.
«Amate i vostri nemici»: Io
non sono capace di amare
neanche gli amici e i fratelli!
Il serbo è mio fratello, l’albanese è mio fratello; la kosovara è mia sorella, e anche la
bosniaca, la slovena; il croato
è mio fratello, come anche il
macedone, il bulgaro, il romeno, il curdo e il turco; l’eritreo è mio fratello, come anche l’etiope, il somalo, il tutsi
e l’hutu, il bantu o il watussi.
Lo zingaro è mio fratello, il
vicino, rautomobilista distratto, il giovane malato 0 il
vecchio insopportabile. Io
sono sorella del cattolico, del
musulmano e del buddista.
lo voglio amare i miei fratelli e le mie sorelle, alle quali
torti ben più gravi sono fatti.
Io voglio amare i miei nemici,
prego per loro; «Padre perdona, perché non sanno quello
che fanno».
«Padre, fa che sappiano
quello che fanno!» voglio impedire ai miei nemici che
spargano sangue innocente,
ma anch’io spargo sangue innocente. Padre, perdona anche noi che non sappiamo
quel che facciamo!
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Una preghiera
Fonte di acqua viva
Spirito creatore, fonte di acqua viva,
fonte delle nostre vite,
come la pioggia dona refrigerio e cade
tanto sui giusti quanto sugli ingiusti,
vieni a ristorarci con la tua grazia,
tu che conosci la nostra ingiustizia.
Come il torrente scorre veloce e deciso
tra le irregolarità dei sassi e delle acque,
vieni tu a scorrere sopra ogni confine
e barriera che ci separa gli uni dagli altri.
Come le acque del nostro battesimo
ci hanno lavati e accolti vieni a rinnovarci
in novità di vita e in unità di amore.
Come un tempo eravamo protetti
nelle acque nel grembo delle nostre madri
custodiscici nella forza e nella pace
della tua costante presenza.
(da The pattern ofour days: litur^es and resources
fot worship, raccolta curata dalla Iona Community)
LA MIA ANIMA HA SETE DI TE
Signore, come una giovane pianta di miglio
si secca sotto il sole cocente
ed è bruciata dal sole,
così, ha sete di Te l’anima mia.
Sì, o Signore ho bevuto l’acqua di questo pozzo
ho bevuto l’acqua di questa riviera
ho vuotato l’otre di acqua fresca.
Ma secca è la mia bocca,
aride sono le mie labbra,
il mio seme è ormai privo di linfa vitale
e sempre muoio di sete.
Ma, Signore, io cerco la tua pioggia,
per essere bagnato come un campo di mais,
per fiorire come un albero dai frutti generosi,
per granire come le spighe nella stagione buona
che riempiono i granai affamati,
fanno gioire donne e bambini
e rendono tranquilli i padri.
Signore,
donami l’acqua che sgorga da Te,
indicami il cammino per lafua sorgente.
Tu che fai vivere per l’eternità.
Signore, è vuoto il mio otre
e cerco te per riempirlo.
Te, l’Acqua Viva, Gesù Cristo
che appaghi la sete del mondo.
(preghiera di Basile Ouerdraogo tratta dal quaderno
della Cevaa Al di là delle barriere)
L'ACQUA DELLA VITA
Ho sete, dice Gesù,
e non mi date da bere.
Ho sete di amicizia e mi ignorate per le vostre strade
perché sono uno straniero.
Ho sete di pace e vi arricchite con le armi,
con le quali altri si massacrano.
Ho fame e sete di giustizia e nessuno fra voi
perde il sonno perché sono torturato,
perché ho fame, perché non ho né casa né patria.
Io sono la vita, dice Gesù,
io sono la sorgente d’acqua viva.
L’acqua della vita è ripartita
in modo ineguale nel mondo, per colpa degli uomini.
Abitiamo vicino alle sorgenti della scienza,
ma cerchiamo degli stranieri per fare il lavoro
che noi rifiutiamo. Li paghiamo per questo
e ci sentiamo la coscienza a posto.
Signore, abbi pietà di noi.
Signore, abbi pietà di noi.
Abitiamo vicino alle sorgenti della ricchezza
e ci rifiutiamo di lasciare il nostro posto di potere
e di rinunciare ai nostri privilegi.
Diamo la nostra elemosina
e ci sentiamo la coscienza a posto.
Signore, abbi pietà di noi.
Signore, abbi pietà di noi.
Abitiamo vicino alle sorgenti della fede ma noi stessi
ne beviamo troppo poco e non sappiamo offrirla ad altri.
Facciamo il nostro dovere e ci sentiamo la coscienza a posto.
Signore, abbi pietà di noi.
Signore, abbi pietà di noi.
Sciupiamo l’acqua di cui altri sono assetati.
Signore, abbia pietà di noi.
Signore, abbi pietà di noi.
(dal quaderno della Cevaa Quando è giorno?)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 16 APRILE IQqo
La Costituzione sancisce l'ortodossia «religione dominante» del paese
Grecia: evangelici e cattolici chiedono l'uguaglianza religiosa
Dopo la visita di alcuni vescovi della Conferenza episcopale greca a Roma, i responsabili cattolici romani
ed evangelici della Grecia
hanno ripreso l’appello lanciato da Giovanni Paolo II e
chiesto che le minoranze religiose ottengano gli stessi diritti e le stesse libertà della
chiesa maggioritaria di Grecia (ortodossa). Essi hanno
chiesto inoltre alla Chiesa ortodossa, che dichiara di rappresentare la grande maggioranza dei 10,4 milioni di cittadini, di essere più aperta
all’ecumenismo.
«Legalmente, la libertà religiosa è garantita - ha fatto osservare Antoni Koulouris, segretario generale della Chiesa
evangelica greca (riformata) -.
Ma si è soliti pensare che i cittadini debbano essere ortodossi, e che tutti i membri di
altre chiese siano eretici e non
siano patrioti». Antoni Koulouris si è espresso così poco
dopo il discorso di Giovanni
Paolo II tenuto il 5 febbraio
scorso ai sei vescovi della
Conferenza episcopale greca,
in visita a Roma. Secondo
l’agenzia di stampa internazionale cattolica «Apic» di Friburgo (Svizzera), il papa ave
Intronizzazione di Christodoulos, arcivescovo ortodosso di Grecia
va menzionato i problemi legati all’assenza di statuto giuridico della Chiesa cattolica in
Grecia, e incoraggiato i vescovi a favorire il dialogo con le
diverse autorità interessate
per risolvere la questione in
modo giusto ed equo.
In un’intervista rilasciata
all’agenzia Eni, Antoni Koulouris ha dichiarato che le restrizioni legali imposte alle
chiese minoritarie sotto la
dittatura del generale Metaxas nel 1936-37, restano in
vigore, in particolare l’obbli
go di ottenere l’approvazione
di un vescovo ortodosso per
stabilire un luogo di culto.
Anche se alcune restrizioni
non vengono più applicate,
ha fatto notare Koulouris, ciò
dipende dalle decisioni del
tribunale. «La Chiesa ortodossa gioca un ruolo cmciale
nella vita politica, influenzando la politica e la legislazione - ha detto ancora Koulouris in quanto chiesa
maggioritaria, la Chiesa ortodossa considera che tutti i
greci ne siano membri, anche
se soltanto l’l% o il 2% vanno
regolarmente in chiesa».
L’articolo 3 della Costituzione greca stipula che l’ortodossia è la «religione dominante» del paese e vieta le
traduzioni della Bibbia senza
l’autorizzazione preventiva
della Chiesa ortodossa. In un
rapporto del 1998, la Federazione internazionale di Helsinki per i diritti umani menzionava che 14 comunità appartenenti alla Chiesa evangelica greca e alla Comunità
delle chiese evangeliche libere, tra cui una parrocchia
di Salonicco, erano state accusate nel 1997 di praticare il
loro culto senza autorizzazione. Il rapporto aggiungeva che il governo greco aveva
respinto ogni tentativo della
minoranza musulmana, che
è composta di 150.000 membri, di eleggere i propri dirigenti religiosi.
Il 5 febbraio Giovanni Paolo II aveva espresso la speranza che la libertà religiosa fosse concessa «a tutti i greci,
senza distinzione di religione» e si era dichiarato felice
di vedere che «sforzi importanti» vengono compiuti per
trovare una «giusta soluzione
ai problemi non risolti», (eni)
Il nuovo presidente mondiale della Chiesa avventista, pastore Jan Raulsen
La più grande sfida è quella delle diversità etniche e culturali
Cauta apertura verso l’accesso delle donne al pastorato, grande interesse per rapporto dei giovani e delle istituzioni educative: questi alcuni dei punti toccati dal neoeletto presidente mondiale
della Chiesa avventista del 7°
giorno, pastore Jan Paulsen,
nel corso della sua prima conferenza stampa, svoltasi a Silver Spring, nel Maryland
(Usa) in occasione di una speciale trasmissione televisiva
satellitare, ai primi di marzo.
Sulla questione delle donne
pastore, Paulsen ha affermato
che la Chiesa avventista sta riflettendo sull’argomento e
continuerà a farlo, e ha sottolineato la «forte presenza par
tecipativa e creativa» sia delle
donne che dei giovani nella
vita della Chiesa avventista. A
livello locale, esistono già
donne pastore awentiste in
America del Nord e in Finlandia; ma in molti paesi, e specialmente in America Latina e
Africa, gli avventisti vi si oppongono. In Italia non ci sono donne pastore, ma si consacrano donne come anziano
di chiesa, e in questa veste alcune donne già guidano alcune comunità awentiste.
Paulsen, che ha conseguito
un dottorato presso l’Università di Tubinga (Germania) e
per molti anni ha insegnato
in istituzioni universitarie avventiste, ha sottolineato la
sua apertura verso le esigenze delle varie istituzioni educative e dei numerosi ospedali gestiti dagli awentisti nel
mondo. Infine, Paulsen ha
sottolineato il carattere mondiede della Chiesa awentista,
nata alla fine del secolo scorso negli Usa (lo stesso presidente è norvegese): «La nostra chiesa - ha detto - cresce
rapidamente; il numero di
membri ha superato la quota
dei 10 milioni di adulti battezzati. Se ad essi aggiungiamo i bambini, costituiamo
una comunità spirituale di
circa 15 milioni di persone
nel mondo intero. 11 90 per
cento di questi membri si
trova al di fuori del Nord
America, è presente in ogni
parte del mondo, virtualmente in ogni cultura, ed è in forte crescita. Per questo lodiamo il Signore e siamo lieti di
far parte del programma del
Signore nei confronti della
umanità intera». Le diversità
etniche e culturali presenti
nella Chiesa awentista, ha
detto il nuovo presidente, costituiscono una «enorme benedizione» e al tempo stesso
«la maggiore sfida che sta di
fronte a noi», perché si tratta
di «conservare l’unità» e al
tempo stesso «sostenere la
famiglia dei credenti in tutte
le culture e comunità etniche
per la loro crescita e il loro
rafforzamento». (nev)
Il pastore danese Nielsen aveva usato la formula «verso il nome di Dio»
Licenziato per la sua concezione eterodossa del battesimo
ANDERS STOKHOLM
UN «tribunale pastorale»
della Chiesa evangelica
luterana di stato di Danimarca composto da giudici
laici ed ecclesiastici ha deciso il licenziamento del pastore Bent Feldbaek Nielsen.
11 pastore Nielsen aveva battezzato un bambino invece
che «nel nome» di Dio, con
la formula «verso il nome» di
Dio. La corte ha rilevato che
con questa espressione si
viene a negare la sacramentalità del battesimo che assume solo più l’aspetto di
una promessa.
È la prima volta nel ventesimo secolo che in Danimarca un pastore viene allontanato dal suo incarico per motivi teologici. Nielsen, fino al
1996 pastore a Snedsted, si è
mostrato deluso per la decisione del tribunale. Secondo
il quotidiano «Kristeligt Dagblad» ha manifestato tuttavia
la sua soddisfazione per esser
riuscito ad esporre pubblicamente la sua concezione del
battesimo. Per questo aveva
fatto in modo di essere sottoposto a un giudizio di carattere dottrinale. Adesso il pastore Bent Feldbaek Nielsen
spera in un risveglio: «Dal
punto di vista spirituale la
chiesa di stato si trova in una
situazione catastrofica: la comunità è sempre più latitante; la gente pensa che tutto
sia in ordine se è stata battezzata. Ci sono sempre più pastori che pensano che il certificato di battesimo sia un
passaporto per l’eternità». Il
suo difensore, l’awocato Aksel Holst Nielsen, sta esami
nando la possibilità di portare la questione davanti al
Hojesteret il massimo organo
giudiziario danese.
È stata la prima volta che
un cosiddetto tribunale pastorale ha dovuto celebrare
un processo. Era necessario
che una corte ecclesiastica
pronunciasse un verdetto.
perché i pastori danesi con
l’ordinazione giurano di essere fedeli alle confessioni di
fede dei riformatori nelle
quali, fra l’altro, c’è anche
una definizione precisa del
battesimo. Il pastore Nielsen
è pertanto reo nei confronti
del diritto civile e della dottrina della chiesa. (Ref. Presse)
Intervista al presidente dell'ex Unione Sovietica
Gorbaciov e la libertà religiosa in Russia
Michail Gorbaciov ha risposto a domande sulla libertà religiosa in Russia formulate da Gina Wahien,
un’awentista del 7” giorno,
durante una conferenza al
King’s College, a Cambridge,
in Inghilterra, il 15 marzo
scorso. «Come vede la libertà
di religione nel futuro della
Russia? Vi sarà una religione
di stato, o alle altre religioni
sarà dato uguale riconoscimento?», ha domandato Wahien, dopo che Gorbaciov
aveva presentato la sua conferenza intitolata: «Russia:
tra passato e futuro».
«Questa questione è stata
già sollevata da me - ha risposto Gorbaciov, riferendo
si ad un progetto di legge del
quale era stato responsabile
negli Anni 80 -. Da allora, sono stati fatti certamente dei
passi indietro, ma questo si è
reso necessario per combattere certe sette pericolose».
Gorbaciov ha menzionato a
questo punto un certo gruppo in Russia che era stato
presumibilmente responsabile di assassini!.
Ma tutte le religioni godono di diritti e di supporti.
Molti edifìci ecclesiastici sono stati restituiti alle chiese,
e tutti sono liberi. «La religione guadagnerà slancio ha predetto - come accade
sempre in tempi difficili. La
Chiesa ortodossa, e altre, la
vorano per sostenere lo spirito delle gente».
Gorbaciov ha continuato
dicendo che era intervenuto
recentemente alla celebrazione del 70” compleanno
del patriarca russo ortodosso
Alessio li. Ha detto che il patriarca lo ha assicurato di essere «sempre favorevole alle
idee che sono state presentate alla Conferenza sulla libertà religiosa tenuta alla fine degli Anni 80, la quale ha
concesso nuove libertà religiose neirUnione Sovietica».
Gorbaciov ha concluso la
sua risposta alla domanda
con questa asserzione: «Voglio che la chiesa stia lontana dalla politica». (bia)
Accolto con favore dai protestanti inglesi
il pronunciamento sui caso Pinochet
LONDRA — Il recente pronunciamento della Camera dei
Lords che ha decretato la perseguibilità dell’ex presidente cile.
no Pinochet per i crimini commessi durante il suo mandato è
stato accolto con favore dalle chiese protestanti inglesi, «(j^j
decisione significativa e giusta che lascia l’ultima parola al tri.
bunale» è stato il commento di Steve Jenkins, portavoce della
Chiesa anglicana. Favorevoli anche la chiesa metodista («È stato
finalmente stabilito che la tortura è un crimine perseguibile oltre tutti i confini») e quella battista («Nessuno può pretendere di
non essere giudicato per quello che ha commesso»). (nevleni]
Usa: ancora aperto il dibattito creazione
e evoluzione nelle scuole pubbliche
USA — Il dibattito evoluzione-creazione costituisce tuttora
un problema nelle scuole pubbliche americane. Nel 1987 la
Corte Suprema degli Usa ha stabilito che il creazionismo è una
credenza religiosa e non può quindi essere insegnata nelle
scuole pubbliche. Tuttavia in diversi stati, fra cui recentemente l’Alabama, l’Arizona, il Colorado, l’Idaho e il Texas, sono
state fatte pressioni perché la teoria evoluzionista non sia insegnata come un dato certo e gli studenti abbiano la possibilità di conoscere le alternative all’evoluzione. «Noi siamo fermamente ancorati al concetto che Dio è il creatore dell’universo, compreso il mondo e l’umanità - dice Humberto Rasi,
responsabile a livello mondiale dell’educazione per la Chiesa
awentista del Settimo Giorno -. Nelle nostre scuole, ovviamente, presentiamo la creazione e discutiamo dell’evoluzione
come di una teoria, non come di un fatto certo. Personalmente ritengo più ragionevole e scientifico accettare la spiegazione biblica della creazione piuttosto che credere nello sviluppo
graduale degli esseri viventi awenuto in milioni di anni. Credo, però, sia importante presentare le prove a sostegno delle
varie teorie e incoraggiare gli studenti a farsi un’opinione,
Non siamo oscurantisti che vivono nel passato, ma cristiani
onesti e aperti che credono in una fede intelligente». (bia]
Zimbabwe: le chiese respingono
l'invito del presidente Mugabe
HARARE — Le chiese cristiane e le organizzazioni non governative del paese, nonostante l’invito del presidente Mugabe, non intendono partecipare alla Commissione designata ad
elaborare la nuova Costituzione dello Zimbabwe. Secondo il
Consiglio delle chiese dello Zimbabwe (Zcc) «non è possibile
partecipare a un processo decisionale così importante che
però non presenta garanzie di trasparenza e di apoliticità».
Sempre secondo lo Zcc, la Commissione (150 parlamentari e
150 esponenti delTindustria e della società scelti dal governo)
dovrebbe essere «eletta dal popolo dello Zimbabwe», (nevleni)
La Conferenza della Chiesa metodista
cubana ha eletto il nuovo vescovo
L’AVANA — L’ottava Conferenza generale della Chiesa metodista cubana, svoltasi a L’Avana dal 24 al 28 marzo scorso,
ha eletto alla sua guida il vescovo Ricardo Pereira Diaz, 43 anni, due figli, finora a capo del distretto di Marianao. La Chiesa
metodista cubana è in un momento di grande espansione: ha
oltre 10.000 membri, 124 pastori e 70 diaconi che si occupano
delle 250 chiese esistenti. (nev)
Prima visita in Africa del presidente
delia Federazione luterana mondiale
AFRICA — Prima visita in Africa del vescovo Christian Krause, presidente della Federazione luterana mondiale (Firn). Si
svolgerà dal 6 al 26 aprile e prevede brevi soggiorni in Etiopia,
Tanzania, Kenia, Madagascar e Sud Africa. Di rilievo l’Incontro previsto in Etiopia con Mekane Yesus, presidente della
Chiesa evangelica die è la seconda chiesa luterana più grande
del continente (oltre 2 milioni di fedeli) dopo quella della
Tanzania (circa 3 milioni di credenti luterani). (nevlM
Chiesa evangelica del Rio de la Piata
contraria alla rielezione di Menem
RIO DE LA PIATA — «Gli uomini sono strumenti nelle mani
di Dio e non devono cedere alla tentazione di credersi indispensabili»: così in una lettera pastorale Juan Pedro Schaad,
presidente della Chiesa evangelica del Rio de la Piata, commenta il progetto del presidente argentino Menem di ripresentare la propria candidatura alle prossime elezioni nonostante la Costituzione argentina escluda esplicitamente la sua
possibilità di accedere a un nuovo mandato. (nevlaltì
India: conferenza nazionale sulla povertà
NUOVA DELHI — Al termine della Conferenza nazionale
sulla povertà, organizzata a Nuova Delhi dal 16 al 18 marzo
dal Consiglio nazionale delle chiese dell’India (Ned), è stata
inviata al governo una forte protesta contro le continue vim
I— ------»—------------------T . . — fjella
lenze e atrocità commesse contro le comunità cristiane.
lettera inviata al governo si richiede un forte impegno dello
stato per riportare l’ordine e l’impegno a ricostruire le chiese
e gli edifici ecclesiastici danneggiati. L’Ncci rappresenta oltre
13 milioni di cristiani indiani. (nev/W
Caraibi: tradurre la Bibbia in «patois>i
CARAIBI — Curiosa iniziativa della Società biblica dol ^
raibi che, sotto l'egida dell’Alleanza biblica universale, ha lan
ciato un piano di sei anni per giungere alla traduzione
pietà della Bibbia nel «patois» parlato nella regione. «Ftjrte^
in tutte le case una Bibbia non stampata ma incisa su
con un linguaggio che è quello quotidiano dei nostri poP°‘
ha detto il segretario della Società biblica. (nemi
venerdì
lld
risp
LUCIi
IL dial
è una
jità. È un
per la nost
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PAG. 5 RIFORMA
Una serie di incontri culturali svolti a Sondrio
Gesù secondo le altre fedi
Il dialogo interreligioso trae forza dai contributo delle
rispettive idee e dal riferimento a una matrice comune
LUCIANA CERGNAR______
IL dialogo interreligioso
è una grossa opportujjtà- È un fenomeno nuovo
per la nostra società ed è ai
ijuoi inizi, quindi a volte è
jiolto cauto, a volte troppo
'dovane: ma è molto impor^te perché attraverso esso
ji possono instillare i semi
pace, del rispetto e della
l^eranza perché deve portale alla conoscenza di altri poli e altri credi, e attraverso
■pesta conoscenza ritrovare
Oio in tutti i diversi linguaggi
¡eH’uomo». Così Svamini
¿msananda Giri, induista,
lia introdotto il proprio inter:o al secondo incontro sul
ima «Gesù nel dialogo interpigioso» svoltosi il 30 marzo
a sala Desta della Banca
ppolare di Sondrio.
Ma chi è Gesù nell’indui¡B0? Secondo la dottrina
ilefle ripetute discese di Dio
itara) è Dio, in forma vièile, con un corpo salvifico
isignato come «incarnazioie (Svina». Dio che, quando
lel mondo il male ha il soIpawento, interviene personalmente perché ama le creature e vuole il loro benessere ma, a differenza del cristianesimo, Gesù come intamazione divina non è centrale neU’induismo. Nell’efpeiienza mistica indù Gesù
èilmaestro che insegna ai diMpoU la rinuncia materiale
che potta al regno dei cieli, e
lamsananda Giri ha citato in
ferffosito alcuni brani del
welo di Matteo. Una ripcia che è realizzazione di
iche è utile e discernimenlilii ciò che è da ciò che non
fiholtre il cardine dell’insepiamento di Cristo è l’amore
«me anche affermano gli
ffltichi testi sacri, i Veda. La
relatrice ha concluso: «La via
della rinuncia e dell’amore
sono vie ascetiche dure da
realizzare, se i cuori degli uomini non sono aperti al desiderio infinito di unirsi a Dio
nel suo amore eterno», perché questo è lo scopo dell’esistenza dell’uomo.
Per Lobzang Dorji, maestro
di buddismo tibetano, Gesù è
un «budda», un illuminato,
un «risvegliato», una guida.
Anche Gesù ha indicato la via
deU’illuminazione con il suo
messaggio di predicatore itinerante che fa appello all’uomo e alle sue capacità razionati e conoscitive perché si liberi da se stesso e intraprenda la via della liberazione e
della salvezza mediante una
esperienza religiosa e una
conversione interiore. Tutto
ciò porterà a una partecipazione alla gioia e all’amore.
Anche Lobzang Dorji ha sottolineato l’importanza del
dialogo che non può generare
paura se si è aperti all’ascolto
e alla conoscenza dell’altro.
La serata è stata introdotta e
moderata dalla prof. Bianca
Ceresara Declich.
Questi due interventi erano
stati preceduti da altre due riflessioni sulla figura di Gesù,
nell’ebraismo e nell’islamismo. Il 3 marzo il rabbino
Elia Richetti aveva tracciato
un quadro dell’evolversi dei
rapporti tra ebraismo e cristianesimo dall’antica polemica fra ebrei e cristiani su
Gesù alla possibilità, oggi, di
porre la domanda: chi è Gesù? Siamo nel tempo del dialogo, dell’interesse da parte
di studiosi ebrei del personaggio Gesù visto, in questo
secolo, con occhi diversi. Gesù, un uomo che aveva una
buona conoscenza del testo
biblico, vicino agli ambienti
di Qumran, un pio ebreo. Un
maestro, sicuramente, sicuramente una guida per la
gente della terra, ma non un
maestro di ebraismo.
Il prof. Gabriel Mandel,
musulmano e maestro sufi, si
è chiesto chi sia Gesù per il
Corano, per Maometto e per i
sufi, mistici dell’Islam. Per
l’Islam Gesù è un grande profeta, a cui Dio dà l’incarico di
giudicare i vivi e i morti nel
giorno del giudizio finale.
Egli è citato in 93 versetti del
Corano; nei suoi detti Maometto chiama Gesù «Verbo di
Dio e suo spirito, servo di Dio
e suo inviato» e alla venuta
delTanticristo, «Dio altissimo
manderà il Messia, figlio di
Maria, che inseguirà l’anticristo, lo raggiungerà e lo ucciderà». Infine per secoli i sufi
hanno scritto di Gesù, gli
hanno attribuito insegnamenti profondi e azioni mirabili, «una sorta di Vangelo parallelo, certo in gran parte inventato, ma non per questo
privo di suggestione».
Nel cammino mistico del
sufi, di sette gradi evolutivi,
ciascuno dei quali raffigurato
da un profeta, Gesù è collocato a un punto cruciale, importantissimo dell’evoluzione mistica, «vera pietra angolare deU’edificio spirituale»: il
sesto grado. Esso è «accoglimento in sé dell’ispirazione
divina, ed è simbolizzato da
Gesù perché fu Gesù che annunciò il “nome” di Dio».
Mandel ha concluso con brevi accenni ad alcune comunità che «vivono la figura di
Gesù in modo più intenso»,
dedicandogli un culto, venerandolo come guida o (a Siringar, India), conservando
una sua tomba che reca la
scritta: «Tomba di Gesù, un
profeta stanco e povero».
Il Muro del pianto a Gerusalemme ovest
La conoscenza dell'«altro» attraverso le religioni
Un uomo in cammino verso il dialogo
Il primo incontro di un secon(lo ciclo di studi, dal titolo
«L’uomo in cammino tra religione, cultura, spiritualità» si
è svolto il 3 marzo, diretto dal
prof. Pier Francesco Forni,
con la partecipazione di don
Abramo Levi, del rabbino Elia
Richetti e del prof. Gabriel
Mandel sul tema: «Abramo,
padre comune». È stata una
tavola rotonda interessante
che, da angolature diverse,
ha visto i tre relatori convergere sul riconoscimento di
un comune riferimento al patriarca. Il rabbino, pur affermando che esiste un ebraismo e non un «abramismo»,
ha tratteggiato la figura del
patriarca nei momenti più significativi della sua vicenda,
così come sono tramandati
nella Genesi, nel Talmud, nel
Midrash e nelle interpretazioni rabbiniche; non mitizzando il personaggio né tacendo le sue debolezze, Richetti ha sottolineato la fiducia incrollabile di Abramo in
Dio, dal quale nulla di male
può venire, e la fedele osservanza della Torah, anche se
non ancora rivelata. Insomma. Abramo come primo mo
Un dibattito a Siena a partire dal recente libro di Eugenio Stretti
movimento pentecostale e la libertà religiosa in Italia
DANIELE PAVONE
LO scorso 9 marzo, presso
la facoltà di Giurisprufenza dell’Università di Siesi è tenuta una conferen® sul tema La libertà di telile in Italia: il caso pentecostale, in occasione della
presentazione del libro II
Movimento pentecostale: le
^semblee di Dio in Italia
IQaudiana). Sono intervenuPl'autore del libro, Eugenio
“•retti, il prof Enzo Balocchi,
recente di Diritto ammini’•rativo presso la facoltà di
»eienze politiche, e il prof,
«rgio Spini.
H pastore Stretti ha aperto i
wori ricordando come an^•®pggi in Italia la libertà di
•*l>gione sia considerata un
problema di ordine pubblico
™<luanto di competenza del
Ministero degli Interni) e ciarlo i nomi (li alcune persoeiegate in vario modo alla
.wllitazione dei pentecosta,;idue giuristi valdesi Mario
—i e Giorgio Peyrot (il
roitio magistrato e il seconavvocato), che molto hanjlottato in nome della lireligiosa in Italia; il filo»l^iuseppe Gangale, che
ta fi'^ sottolineò l’importanQel dialogo tra valdesi e
^^•ecostali; Miriam CastidiJ'®; la prima ad avere stustaL ròovimento penteco'^^liano; e Jacques Ellul,
1946 individuò tre
nei rapporti statoij, e dopo aver passato
e i|T®8òa il cesaropapismo
^'Sterna concordatario.
indicò nella «coordinazione»
la strada da seguire. Il prof.
Balocchi si è soffermato prevalentemente sulla struttura
del libro, facendo notare come il suo nucleo essenziale
sia costituito dalle origini
delle Adi e dalle misure restrittive imposte dal regime
fascista nei loro confronti.
Anche in Italia come all’estero i pentecostali trovarono
diffusione tra i ceti meno abbienti e si affermarono per la
necessità di esprimere la propria fede diversamente (Jalla
tradizione cattolica e per
l’adesione che riscuoteva il
loro proposito di risveglio inteso come ritorno alla sorgente della fede.
Ma proprio la composizione sociale di queste riunioni
era motivo di preoccupazione per il regime, che vedeva
in esse potenziali spinte sovversive. L’atto giuridico sotto
accusa per le sue limitazioni
alla libertà di culto è la circolare Buffarini-Guidi, risalente
al ’35 ma rimasta in vigore
per i successivi 20 anni, cioè
anche durante i primi 10 anni
di governi democristiani. Balocchi ha infine preso spunto
da questa clamorosa «svista»
per esortare a fare molta attenzione, poiché anche
nell’era repubblicana gli atti
amministrativi possono offendere lo spirito.
Il prof. Spini ha completalo
il quadro analizzando l’origine sociologica e teologica dei
vari movimenti di risveglio
che seguirono la Riforma e ha
ribadito come tutti questi si
siano sviluppati in seno alle
classi subalterne della società
e come fossero contraddistinti da un rinnovato fermento spirituale e da un’individualizzazione della confessione di fede, tradizionalmente considerata una faccenda collettiva. Spini ha poi
precisato che quando si parla
di movimenti di risveglio, e
quindi anche dei pentecostali, è opportuno tenere distinti
i vari momenti della vita delle
chiese, e in particolare il momento della nascita e della
prima giovinezza, caratterizzato da fervore religioso e da
accesa spiritualità, va separato dal momento sociale,
quello dell’organizzazione e
dell’istituzionalizzazione,
che coincide con una fase di
«raffreddamento» della fede.
In chiusura lo storico ha evidenziato i riferimenti alla di
Eugenio .Stiviu
il Mo¥Ìmeiito
pentecostale*
Le Assemblee di Dio
In Italia
l'rcseiiUizioiie di iTiincesco Toppi
fesa dell’integrità fisica e psichica della razza contenuti
nella circolare, la quale anticipava così le leggi razziali
del ’38, ritenendo i pentecostali pericolosi in quanto minacciavano la razza al suo interno (contrariamente agli
ebrei, che la contaminavano
dall’esterno).
La partecipazione all’incontro è stata superiore alle
attese e il pubblico era alquanto composito, se si considera la tipica «indifferenza
religiosa della cittadinanza
senese» (Balocchi). Erano
presenti, tra gli altri, alcuni
membri della Chiesa dei Fratelli, un membro delle Adi di
Firenze e il rappresentante
per la cultura della comunità
ebraica di Siena, oltre a diversi valdesi della città: una
pluralità di esperienze di fede diverse che per l’occasione si sono incontrate e ritrovate sulla comune volontà di
appoggiare ogni confessione
di fede e di sostenere ogni
forma di espressione della
fede, individuale e collettiva:
una coesistenza di fedi diverse certo solo momentanea,
ma che ha inaugurato nel
migliore dei modi l’invito
con cui i due relatori hanno
voluto concludere i loro interventi, e cioè l’esortazione
a andare oltre «la semplice
tolleranza illuministica» e
l’auspicio che vi sia da parte
di tutti uno spirito di rispetto
e di apprezzamento verso
certe «ricerche spirituali con
un’alta dignità di indipendenzaumana» (Spini).
noteista e missionario, ma
anche come primo convertito
all’ebraismo.
Mandel, citando il Corano,
parla di Abramo come di un
hanif, puro credente monoteista né ebreo né cristiano,
modello di dedizione sconfinata a Dio, estremamente
operoso e sempre pronto a difendere Dio. I sufi, nella loro
ascesi mistica, pongono Àbramo al terzo gradino come
«l’intimo di Dio». Don Levi, in
consonanza con gli altri due
reiatori nell’accettazione da
parte di Abramo della volontà
divina, ha messo in evidenza
la paternità di Dio e la paternità umana, il silenzio di
Abramo nelTobbedire anche
quando Dio gli chiede di riconsegnargli il figlio Isacco,
pur dono divino.
Riassumendo si può dire
che le tre religioni monoteistiche fanno espressamente riferimento allo stesso patriarca.
Abramo non è né ebreo né
cristiano e neppure musulmano, ma è l’amico di Dio capace di insegnare l’amicizia
con Dio. «Abramo è l’uomo
che cerca Dio, è una moltitudine, è tutti coloro che cerca
no Dio, è ciascuno di noi in
cammino alla ricerca di Dio
per adeguarsi alla sua parola»,
ha scritto il card. Martini.
Volendo fare un bilancio di
questo ciclo di incontri (promosso dal Gruppo ecumenico
«D. Bonhoeffer» e dalla cooperativa «Sir John»), l’incontro con l’altro e l’ascolto
dell’altro sono stati arricchimento della propria religiosità che, se vissuta con serietà,
porta a percepire qualcosa
come delle «somiglianze di famiglia» e delle differenze, tutte eloquenti. Il dialogo, in futuro, potrà essere fruttuoso e
redditizio se le parti saranno
veramente aperte alla conoscenza. Se davvero crederanno all’esistenza di elementi
preziosi in ciascuna tradizione e alla possibilità di apprendere reciprocamente, riscopriranno anche molti validi
aspetti della propria fede grazie a un tale incontro. Il dialogo vero ci renderà più aperti,
comprensivi e rispettosi perché condividere sapienza e
esperienza non significa volere che gli altri abbandonino le
proprie radici spirituali e abbraccino l’altrui fede, (l.c.)
Un discusso libro fotografico
Il Gesù irriverente
della fotografia di Chirac
FRANCO CALVETTI
I britannici si irritano ed entrano in controversie fra di
loro per il manifesto che li incita a recarsi in chiesa avvalendosi dell’immagine popolarissima di Che Guevara? La
notizia [Riforma del 5-2-1999)
mi ha fatto ricordare lo stupore e la perplessità che ho provato nello sfogliare il volume
fotografico Imi, Gesù di Nazaret, re dei Giudei di Bettina
Reims, uscito in Francia alla
fine dello scorso anno.
Bettina Reims è conosciuta
in Francia e all’estero sia come fotografa del sesso sia come fotografa ufficiale del
presidente Jacques Chirac.
La foto da lei scattata con
mirabile professionalità all’indomani dell’elezione del
presidente francese fa bella
mostra di sé nei 36.664 municipi francesi. L’ultima fatica fotografica di Bettina
Reims, che ha fatto discutere
i francesi senza peraltro
giungere ad alcun anatema,
è la storia di Gesù, rivisitata
dall’artista sul tipo delle superproduzioni hollywoodiane con luci e colori del più
smaccato kitsch. L’impresa
di illustrare fotograficamente
gli Evangeli ha richiesto
l’opera di 17 tecnici, le pose
di 156 attori e attrici selezionati fra un migliaio di aspiranti ed è costata circa mezzo miliardo di lire.
Dall’Annunciazione fino
all’Ascensione di Gesù passando dalle nozze di Cana,
l’Ultima Cena, i miracoli, la
Via Crucis... Quali la teatralità
e le fantasie della Reims? Solo
per dare qualche esempio il
re Balthazar è vestito da leopardo e inforca occhiali neri,
il bambino Gesù nasce illuminato dai fari di un camioncino, la Sacra Famiglia spunta da uno schermo televisivo,
gli angeli vanno in altalena,
Gesù e i suoi 12 sono ripresi a
camminare lungo una ferrovia, Giuda è biondo ossigenato e si spara con una rivoltella, Salomé è torero, Maddalena indossa uno slip rosso. Ma
è la copertina che disorienta:
Gesù in croce è una giovanetta con i seni nudi.
Ovviamente mentre la cultura laica francese ha visto
l’operazione come una documentazione creativa, la Chiesa cattolica francese ha detto
la sua con alcune riserve, che
comunque stupiscono noi italiani che conosciamo gli
ostracismi del Vaticano. Monsignor Bernard Lagoute, che è
stato intervistato, non pensa
minimamente alla censura.
Sulle foto dice: «Se voglio essere gentile dirò che sono
brutali, se voglio esserlo meno dirò che sono choquantes,
traumatizzanti». E conclude
l’intervista così: «Bettina
Reims è partita con una buona intenzione ma temo che
non ci sia valore catechetico
nelle sue fotografie».
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
venerdì 16 APRILE
IA Genova Dario Fo e Franca Rame hanno presentato un libro importante
inganno droga^ l'esperienza di un prete
it'anni di collaborazione con la comunità genovese di San Benedetto, c
L'i
In trentanni di collaborazione con la comunità genovese di San Benedetto, don
Andrea Gallo ha scoperto l'importanza dell'etica della responsabilità nella libertà
ERMINIO PODESTÀ
VENERDÌ 26 febbraio, nella sala chiamata del Porto di Genova, Dario Fo e
Franca Rame hanno presentato, a modo loro, il libro firmato da don Andrea Gallo,
definito il prete della mala,
dal titolo L'inganno droga.
(Tivoli, ed. Sensibili alle foglie, 1998, pp. 103, £ 20.000).
Questo lavoro è una raccolta
di testimonianze, di fatti e di
affermazioni suddivise in capitoli all’inizio dei quali ci sono frasi emblematiche. In
uno di questi capitoli Andrea
presenta la comunità di San
Benedetto che segue ormai
da trent’anni, scrivendo che
questa comunità nasce come
gruppo nel 1970. Inizia con il
sacco a pelo e, nel 1975, grazie all’accoglienza di don Fe
Genova
dorico Rebora apre la porta
dell’accoglienza residenziale
nella Canonica della parrocchia della S. S.Trinità e di San
Benedetto.
Oggi può ospitare fino a
150 persone in 6 comunità
residenziali e in 14 appartamenti, nella città di Genova,
definiti «cellule di condivisione»: ambienti che hanno l’intenzione di essere una risposta concreta alle necessità
della città, per ottenere più
spazi d’accoglienza. Oltre alle
cascine residenziali la Comunità promuove molte altre
iniziative di lavoro (ristoranti,
cooperative agricole, laboratori): corsi di formazione: occasioni di discussione: centri
sociali e anche una « clinica
rurale» e una scuola di alfabetizzazione a Las Galeras
(Repubblica Dominicana) e
la partecipazione al progetto
O Cidadao Solidario che si rivolge principalmente ai ragazzi di strada, a Salvador de
Bahia ( Brasile).
Questa comunità, per essere fedele al suo processo è cosciente di doverlo vivere in
tensione esercitando costantemente una lucida autocritica: di non essere in grado di
adagiarsi sulle conquiste realizzate, ma di doversi costantemente reinventare per non
rischiare di diventare il giardino del Palazzo o della Chiesa.
Infatti Irma, della comunità,
in un corsivo dichiara: «Se vogliamo essere creduti dobbiamo riconoscere che il nostro
* Tra teologia e filosofia
Le lezioni di Pannenberg
«somma» di una carriera
FULVIO FERRARIO
Giunto ai termine della
sua attività accademica
e dopo aver proposto l’elaborazione matura del suo
pensiero in un imponente
Teologia sistematica in tre
grossi volumi Wolfhart Pannenberg, uno dei più eminenti teologi evangelici della
seconda metà del secolo, ha
pubblicato le sue lezioni di
filosofia ad uso degli studenti in teologia, che l’editrice Queriniana presenta ora
nell’ottima traduzione italiana di Giuliano Sansonetti*.
Il libro analizza il rapporto
tra filosofia e teologia a partire dall’antichità greca. Dopo
aver sottolineato come la filosofia nasca dalla domanda
teologica, Pannenberg esamina i grandi movimenti filosofici greci (platonismo, nelle
sue tre maggiori manifestazioni, aristotelismo e stoicismo), approfondendone il
complesso rapporto con la
teologia cristiana antica e
medievale; l’autore non manca di sottolineare che non solo la filosofia ha influenzato il
pensiero cristiano, ma anche
quest’ultimo ha radicalmente
modificato i termini dell’interrogazione filosofica. Sono
pagine splendide, in cui Pannenberg dispiega ancora una
volta la sua padronanza impressionante sia della problematica filosofica, sia di quella
biblico-teologica.
Il libro prosegue trattando il
rapporto tra fede cristiana e
filosofia moderna, da Cartesio
fino a Hegel, concludendosi
poi con l’analisi della svolta
della filosofia moderna dalla domanda su Dio a quella
sull'essere umano. In questo
quadro, Pannenberg espone
la propria tesi circa l’importanza decisiva della filosofia
di Hegel per una teologia cristiana che intenda essere al
passo con la cultura del nostro tempo. Hegel ha saputo
mostrare in che senso il discorso su Dio sia essenziale
per una riflessione che voglia
interpretare l’umano nella
sua pienezza e nella complessità delle sue articolazioni.
Come mostra Sansonetti
nella postfazione, questa valutazione di Hegel è solidale
con rimpianto generale della
riflessione pannenberghiana
e anche il volume nel suo insieme è ben più di un’introduzione storico-teorica al tema: esso riflette la tesi centrale di Pannenberg, secondo la
quale la teologia scientifica
non può essere solo teologia
«della Parola di Dio», ma richiede una fondazione filosofica. Va detto tuttavia con
chiarezza che anche il lettore
o la lettrice che non ritengano
di poter accogliere la prospettiva pannenberghiana, trarranno dal libro profitto enorme. Un solo rammarico, ma
di rilievo; da un teologo evangelico ci si aspetterebbe un
approfondimento, o almeno
una trattazione un poco articolata, delle obiezioni della
Riforma alla filosofia scolastica e del loro significato teologico; l’assenza del tema non
può non suscitare, anche nel
lettore ammirato dalla straripante erudizione dell’autore
e dalla sua sagacia sistematica, una sgradevole impressione di «rimozione».
(*) Woi.FHART PANNF.NBLR(,:
Teologia e filosofia. Il loro rapporto alla luce della storia comune. Postfazione di Giuliano
Sansonetti. Brescia, Queriniana,
1999, pp. 349, £55.000,
progetto è bello, ma che siamo lontani dall’aver- lo realizzato. Lo viviamo tra mille
contraddizioni ma vogliamo
dire agli altri che questa strada dalla dipendenza alla pratica della libertà vale la pena
di percorrerla».
Il desiderio di don Gallo,
attraverso le pagine del libro,
è quello di capire che cosa si
può fare di costruttivo per risolvere il problema della tossicodipendenza. Come punto
fermo e essenziale don Andrea indica la «libertà». Grazie alla sua trentennale esperienza maturata sulla strada
ritiene che occorre farsi carico delle persone senza pretendere da alcuno risposte
definitive. L’accanimento
contro la libertà di drogarsi,
oltre a non essere utilmente
apprezzabile per i suoi risultati empirici, bltre a creare
una enorme confusione concettuale, è fonte di sofferenze
indicibili. Bisogna educare e
non punire. Prima bisogna
riuscire a farsi amare. Don
Gallo difende con convinzione e vigore questo suo concetto e in una parte del libro
scrive testualmente: «Quanti
errori! Che dire del triste e arrogante comportamento di
preti, insegnanti, genitori,
magistrati, forze di polizia,
nel campo della droga? L’ignoranza del problema vero,
globale, è crassa, supina e
perciò gravemente colpevole.
La nostra pedagogia diventi
quindi umana, semplice. Se
miniamo la gioia e l’entusiasmo di vivere. Sarà la migliore ricerca della nostra stessa
identità personale. Abbiamo
commesso tanti errori... Facciamone tesoro. Vogliamo
puntare tutto sull’etica della
responsabilità e non sull’etica dell’obbedienza. Non obbedienza servile, ma libertà
di sbagliare per far frutto salutare dei nostri errori».
È un libro che si legge tutto
d’un fiato, ma che offre un
messaggio molto importante; cioè che non attraverso la
costrizione, bensì mediante
la capacità di farsi amare, nel
rispetto della libertà, si annienta r«inganno droga». Al
termine della presentazione
del libro è stato anche proiettato un film sulla storia e
sulle testimonianze degli appartenenti alla comunità di
San Benedetto, intitolato
L’ultimo treno. Ha impressionato molto la testimonianza di Sergio, che ha raccontato tutta la sua odissea con il
mondo della droga. È entrato
in comunità, ne è uscito, è
rientrato e alia fine Don Gallo
gli ha detto: «Ricordati che
questo è l’ultimo treno». È
stato per lui l’ultimo treno,
perché Sergio è morto. Ma la
comunità ha ripreso il cammino dopo questa sconfitta
con la convinzione che bisogna continuare a percorrere
questa strada insieme agli
«ultimi» come uomini liberi,
capaci di posizioni radicali,
innovative e costruttive.
Il libro pubblicato dalla Claudiana
Kurt Marti legge l'Esodo
come testo per la meditazione
BLASCO RAMIREZ
Kurt Marti, pastore protestante in Svizzera, legge i primi 14 capitoli del libro
dell’Esodo* facendosi guidare da un doppio criterio. Il
primo è quello della «ricerca
di un Dio affrancato dall’idolatria». Il secondo, che poi è
l’altra faccia della stessa medaglia, è la fede che identifica
in questo Dio il «precursore
della liberazione umana»
(paginas).
L’effetto di questa chiave di
lettura è palpabile in ogni pagina del libro ed è evidenziata dall'autore fino alle righe
conclusive del suo lavoro,
quando scrive: «Io credo che i
primi capitoli del libro dell’Esodo contengano affermazioni fondamentali, e nel
contempo altamente attuali,
su Dio, sulle necessarie correzioni della nostra immagine di Dio e sull’azione di
questo Dio, il cui nome è
Yhwh, “io sono colui che sono”, “io sarò colui che sarò”,
“io sarò presente come l’io
che sarà presente”» (pag. 94).
Queste «necessarie correzioni» alla nostra immagine di
Dio devono essere fatte a
partire dalla scoperta di Dio
«ispiratore della nostra liberazione e della nostra libertà»
(pag. 94). Alleati di Dio dunque, non è in senso stretto un
libro di studio sui primi 14
capitoli dell’Esodo, ma una
riflessione teologica suH’immagine di Dio nella chiesa
occidentale del nostro tempo: non è un libro dominato
da una preoccupazione esegetica ma pastorale, perché
l’autore non cerca di risalire
al senso del testo biblico ma
di individuare quale possa
essere il valore e le implica
zioni teologiche di questo per
il credente oggi.
Bisogna dire che Kurt Marti fa talvolta riferimento a
questioni e/o teorie che la ricerca biblico-teologica ha
sollevato nello sforzo di comprendere meglio questi primi
formidabili capitoli. Ma ciò
viene fatto non in modo sistematico, e solo quando
può essere utile a introdurre
o avvalorare la tesi dell’autore, talvolta scivolando anche
nell’apologetica. In definitiva, Alleati di Dio è un libro di
meditazione e non di studio.
e m questo senso si presenta
come una lettura stimolante
e drammaticamente attuale.
Capita che la forza di un’opera dipenda dal particolare
momento in cui essa vede la
luce. Le dolorose immagini
di guerra, violenza, deportazione, aspirazione alla liberazione, solidarietà, con tutto il loro carico di sofferenze
e di perché che caratterizzano questi giorni, trovano
nell’edizione italiana dell’opera di Kurt Marti un puntuale aggancio e un attuale
strumento di riflessione. In
tale prospettiva questo libro,
ricco com’è di riferimenti ai
problemi della chiesa e del
nostro tempo, potrebbe essere usato utilmente come
base di discussione in gruppi
di credenti, oltre che a offrire
ai predicatori numerosi e interessanti spunti per i loro
messaggi.
A pagina 53 c’è un’imprecisione: manca la negazione
«non» all’inizio del penultimo rigo, che si dovrebbe perciò leggere «non parlino volentieri o bene».
(•) Kurt Marti: Alleati di Dio.
Esodo 1-14. Torino, Claudiana
1998, pp 95, £ 15.000.
Un particolare del dipinto pensato per «La Noce»
* L'incontro con un artista
Pippo Madé pittore della
Sicilia e amico de «La Noce>
FRANCO CALVETTI
Tutti mi dicevano che
Pippo Madé è il pittore
della Sicilia, l’artista simbolo
indiscusso della Trinacria.
Tramite amici prendo appuntamento con lui presentandomi come collaboratore
della rivista d’arte Iride. Mi
accoglie insieme alla moglie
nella sua grande casa a ridosso della piazza Politeama
con compita formalità. Ma il
momento delle presentazioni formali si tramuterà in un
abbraccio caloroso appena
sente che sono un amico del
Centro diaconale La Noce,
che sono valdese, che conosco il pastore Panasela. L’abbraccio spontaneo, mi spiegherà, gli viene dal fatto che
conosce bene «gli evangelisti» di piazza Noce: là egli
abitò per lunghi anni, là cominciò a operare in progetti
di legalità accompagnandosi
a Pietro Valdo Panasela, a
Ignazio Buttitta, a Pio La Torre, all’autista Rosario. Di quel
periodo, antesignano del
movimento antimafia, parla
di «scontro fisico» con la mafia e i suoi occhi brillano di
determinazione e di sdegno.
Una visita improvvisa della
segretaria del sindaco Orlando per la messa a punto di un
progetto artistico per conto
del Comune interrompe il
nostro colloquio e mi permette di prendere visione dei
saloni dove le pareti sono coperte di quadri e dove i mobili sono ingombri di giare gigantesche, di piatti, di sculture fabbricati a Santo Stefano
di Camastra o a Caltagirone.
La prima cosa che ti cattura è
il tripudio di colori, squillanti
e caldi. In un secondo tempo
ti accorgi che tutto è creato
per esaltare la terra di Sicilia:
frutta, fiori, legumi, oggetti
comuni, attrezzi agricoli, scene di vita popolare sono enfatizzazioni di quella terra, di
quel luogo che Goethe non
ha esitato a definire «il più
meraviglioso del mondo».
Tutto è luminoso, solare,
caldo. Troneggia, è il caso di
dirlo, «La finestra sul golfo»,
che è l’omaggio di Madé al
grande Guttuso, suo indiscusso maestro. Non è solo
un commemorare sul tipo di
amarcord, fa di più: vive egli
stesso aH’interno delle visioni
evocate e delle evidenze rappresentate. E emerge prepotente il simbolo del limone
che rinvia al gusto aspro ma
saporito della vita. U c’è tutto
Madé: fremito per un’emozione, intrico di pensieri esistenziali, presenze di corpo
reità vissuta, grido della miseria, poesia delle cose semplici. Rimani sedotto dal crescendo di rossi profondi, di
blu sparati, di gialli onirici. È
tutta una scoperta; i suoi Mestieri, i suoi Briganti, la collezione No alla violenza, la serie Le mele d’oro, le sculture
del Presepe incantato, in vetro di Murano, irripetibili.
Nel lungo incontro concessomi, Pippo Madé parlerà
poco di sé (è nato a Palermo,
è autodidatta, lavora a Urbino per le incisioni, a Venezia
per il vetro, ha espostolo
tutte le metropoli del mondo, sono suoi i manifesti per
il Columbus 500 year, perii
Campionato internazionale di calcio del Mediterraneo, per le Universiadi del
1997 in Sicilia). In coinpenso
mi parlerà con dovizia di
particolari legati alle sua
amate creature: dipinti su tela, guazzi, chine, tecnici
miste, litografie, acqueforti
sculture in vetro, ceramiche.
allestimenti per teatro.
Ulti
mi suoi impegni sono statila
grande mostra antologica
«L’isola del cielo» nella chiesa di San Giorgio dei genovesi a Palermo, e sempre a Palermo al museo dell’Orto Botanico «Le mele d’oro».
Gli ultimi argomenti dell
nostra conversazione tocca |
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MANCINO A PINEROLO — Il presidente del Senato,
Nicola Mancino, ha mantenuto fede agli impegni e lunedì
12 è approdato a Pinerolo dove è stato accolto dal sindaco,
dalla presidente della Provincia e dai parlamentari locali. Si
è parlato di riforme istituzionali e del funzionamento della
pubblica amministrazione, «riforme che devono proseguire
nonostante il fallimento della Bicamerale» ha ricordato
Mancino. A dare un senso particolare alla giornata anche la
consegna, da parte del sacerdote Bruno Marabotto in rappresentanza del Comitato pinerolese «No alla guerra», di
una petizione con oltre 1.000 firme che chiede al governo
di agire nel rispetto della Costituzione e di riavviare urgentemente il dialogo fra le parti. L’appello è stato letto in sala
prima dell’apertura del convegno.
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Sabato prima di Pasqua. Sto
leggendo un quotidiano di
qualche giorno prima: il prefetto di Torino ha inviato una
lettera ai 315 sindaci della
Provincia di Torino per sondare la loro disponibilità a ospitare una famiglia di profughi
del Kosovo in ogni Comune.
Mi sembra una buona iniziativa e non posso che auspicare
una risposta positiva da parte
degli esponenti politici locali.
Mi torna però in mente una
chiacchiera che ho sentito alcuni giorni prima in un negozio e che, ora comprendo,
commentava questo fatto, ma
i toni erano decisamente differenti: ci si lamentava a gran
voce di questa iniziativa e si
criticava duramente e con termini molto forti la popolazio
VENERDÌ 16 APRILE 1999 ANNO 135 - N. 16 LIRE 2.000-EURO 1,03
LA GUERRA E I PROFUGHI
IN FUGA
TULLIO PARISE
ne albanese perseguitata dai
serbi. «Li hai visti alla televisione, che facce da delinquente? E noi dovremmo averli attorno?». «Già, sono tutti ladri
o peggio; hai sentito di quella
guardia giurata che, scesa dal
letto di notte perché aveva
sentito dei rumori, ha trovato
tre albanesi in casa e ne ha
ammazzato uno?». «Ha fatto
bene!». «Sì, ha fatto bene!».
Sono allibito: c’è stata una
serata interconfessionale molto bella (anche se si è sentita
la mancanza dei rappresentanti politici locali) a Torre Penice, per riflettere e pregare insieme per la pace in Serbia e
Kosovo, ma i discorsi che si
sentono sono molto differenti:
albanesi oggi, marocchini ieri,
meridionali ieri l’altro, kosovari domani, tutti ladri e delinquenti che vengono da noi per
rubarci la nostra «roba», il no
stro lavoro, il nostro benessere. Ma abbiamo dimenticato,
noi, generazione figlia di chi
ha subito anni fa i bombardamenti, che cosa vuol dire essere profughi, emigrare, aver
perduto tutto, anche la patria?
Quanto parlare inutile, se non
cominciamo a cambiare mentalità, a considerare anche
questa gente come nostro
prossimo, così come noi siamo il prossimo di chi ci aiuta.
Certo, arriveranno anche i disperati, i fuorilegge, gente simile a quella che molti anni fa
dall’Italia andò in America.
Ma è nostro preciso dovere
etico aiutare le popolazioni
che ora soffrono. A Pasqua
per noi e per loro Cristo è risorto: sia questo il nostro modo di celebrare la Pasqua.
Regione Piemonte
Le donne
e l'attività
politica
La «Consulta delle elette»
della Regione Piemonte, in
collaborazione con l’Abacus,
ha condotto un’interessante ricerca sulla partecipazione politica e gli atteggiamenti verso
la politica in Piemonte. L’indagine, compiuta su un campione di 1.098 persone in Piemonte e 1.190 nel resto d’Italia, ha puntato l’attenzione
sulle differenze di genere. Innanzitutto gli intervistati dichiarano uno scarso interesse
per la politica, ma sono le
donne le più indifferenti (in
Piemonte il 77,9%, rispetto al
59,1% degli uomini; la percentuale cresce fino all’81,8%
delle donne nel resto d’Italia):
non discutono di politica (il
72,3% delle donne afferma di
non parlare mai o raramente
di politica, contro il 37,5% degli uomini) e soprattutto non
partecipano attivamente alla
politica (il 96;2% delle donne
contro il 90,6% degli uomini
dichiara di non andare a manifestazioni 0 dibattiti politici).
Interpellate sulle caratteristiche ritenute rilevanti nella
scelta del sindaco, le donne si
sono dimostrate meno attente
degli uomini al programma
presentato dal candidato e più
sensibili alle capacità personali del candidato stesso. Sono
inoltre convinte che se le donne fossero più numerose nella
gestione della cosa pubblica,
vi sarebbe più moralità (56%)
e più concretezza nell’affrontare i problemi (68,4%). 1 dati
dimostrano poi che le donne
sono più favorevoli ad eleggere una donna nelle varie cariche istituzionali che non gli
uomini, e che la propensione a
votare una donna varia a seconda dell’importanza della
carica (voterebbe per una donna presidente della Repubblica Ì’86,7% delle donne e il
77,1% degli uomini, mentre
voterebbe per una donna sindaco il 95,4% delle donne e il
90,8% degli uomini).
Convegno della Comunità montana del Pinerolese pedemontano
L'agricoltura è viva, non vinta
PIERVALDO ROSTAN
Non è di un’agricoltura
da «mondo dei vinti»
quella di cui si è parlato a Pinerolo sabato scorso durante
un convegno sull’agricoltura
in montagna promosso dalla
Comunità montana Pinerolese pedemontano; certo, le cifre globali sulla montagna
piemontese fanno riflettere.
Negli ultimi 30 anni il numero di imprese agricole in
montagna si è ridotto di circa
60.000 unità, superando di
poco le 30.000 in tutta la regione Piemonte. Nello stesso
tempo si è assistito a un accorpamento che ha portato al
raddoppio della superficie
aziendale che oggi sfiora i 10
ettari per azienda.
La superficie agricola utilizzata è per il 90% composta
da prati e pascoli, con colture
permanenti al 5% e seminativi
al 4,5%. AH’intemo delle colture permanenti spiccano il
castagno e il pero che coprono il 15% della superficie
mentre un certo interesse si ha
pure per i piccoli frutti, le ortive, la fragola. Un posto di rilievo in zona Alpi lo detiene
comunque la zootecnia: il
68% del totale regionale di
ovini vive in montagna così
come il 60% dei caprini; senza trascurare l’allevamento
bovino che presenta oltre
100.000 capi destinati per lo
più alla produzione di latte. Si
lavora generalmente per la
vendita, o mediante cooperative o con la vendita diretta al
consumatore. Presentati questi dati, il convegno di Pinerolo si proponeva di verificare
qual è il ruolo dell’agricoltura
montana e fino a dove essa
rappresenta ancora un settore
primario.
Si sono così confrontati
esponenti del mondo universitario e rappresentanti di produttori, ma i grandi assenti sono stati proprio gli agricoltori,
e con essi gli amministratori
locali. È venuto così a mancare un necessario confronto fra
chi sul campo lavora ogni
giorno, chi fa le scelte politiche e chi può esercitare un
ruolo di promozione. Perché,
e pare oggi più evidente di ieri, il mondo universitario è disposto a farsi coinvolgere offrendo un suo contributo non
meramente accademico e fine
a se stesso. Selezionare nuove
e più resistenti varietà, recu
perare fruttiferi storici e di
grande interesse è un’operazione che si deve fare con
l’ausilio della scienza.
Il ruolo dell’agricoltura è
comunque stato riletto sotto
diversi profili. Un agricoltore
«moderno» o più banalmente
giovane (e i dati che emergono ad esempio in vai Pellice
fanno dire che questo settore
ha davvero un futuro se i giovani ritornano alla campagna)
deve essere consapevole del
ruolo che può giocare; in termini di produzioni, necessariamente ridotte quantitativamente ma più valide sotto il
profilo della qualità (è stato
ricordato uno slogan diffuso
in Trentino: «Una montagna
di buone cose. Produciamo
meno, ma produciamo meglio»), ma anche come elemento di tutela del territorio,
delPambiente e del paesaggio.
Naturalmente c’è un fattore
economico; ben difficilmente
in montagna un’azienda senza zootecnia può sopravvivere; l’alternativa all’allevamento animale è di conseguenza un pari time in altro
settore. E forse una vera e ancora poco esplorata via di
reddito potrebbe derivare dal
La Chiesa valdese è retta da una gerarchia di assemblee. Iniziando dalla chiesa locale, abbiamo innanzitutto
Vassemblea di chiesa, che decide di tutte
le questioni che riguardano, appunto, la
chiesa locale: vita spirituale, culti, riunioni, esame dell’operato del Concistoro
o Consiglio di chiesa, amministrazione
straordinaria degli stabili ecc. Nelle
chiese autonome (cioè, in pratica, nelle
chiese più consistenti per nurnero di
membri comunicanti e di membri elettori) l’assemblea designa anche il pastore
titolare. Nelle chiese metodiste i pastori
sono assegnati al circuito e il loro legame con una chiesa locale è un fatto piu
che altro di residenza. Il Concistoro o
Consiglio di chiesa esegue le deliberazioni dell’assemblea ed è composto dai
pastori, anziani e diaconi. Gli anziani e i
diaconi sono eletti daH’assemblea di
chiesa per non più di quindici anni consecutivi. Alle sedute del Consiglio di
IL FILO DEI GIORNI
LE ASSEMBLEE
a cura di CLAUDIO TRON
chiesa possono partecipare con voce
consultiva anche rappresentanti delle attività settoriali (Gruppo giovanile. Unione femminile). Nelle chiese metodiste la
presenza dei rappresentanti dei gruppi è
a pieno titolo.
Abbiamo poi, il circuito che ha una sua
assemblea di circuito, la quale non ha responsabilità amministrative ma si occupa
solo di coordinare la vita spirituale di
una zona omogenea. A questa assemblea
partecipano rappresentanti dei Concistori
e delle attività settoriali. Le sue deliberazioni sono eseguite dal Consiglio di cir
la integrazione con il turismo:
c’è un’integrazione diretta, la
vendita dei propri prodotti a
chi viene in montagna a cercare un po’ di verde e di aria
pulita, e ce n’è una meno semplice ma altrettanto intrigante,
quella dell’accoglienza turistica presso le aziende agricole: in questo modo oltre alla
vendita diretta ci si mette in
rete nel complesso sistema
degli agriturismi e degli affittacamere. E chiaramente una
opportunità che va studiata
attentamente e verso cui bisogna essere preparati, ma è
probabilmente una scommes
cuito. Il circuito è una preziosa eredità
del metodismo. Originariamente era la
zona che poteva ragionevolmente essere
seguita da un ministro che disponesse,
per spostarsi, di un cavallo. Oggi il circuito serve, tra l’altro, a garantire la cura
pastorale anche di piccoli gruppi e di
chiese che non hanno un pastore. I circuiti in Italia sono 16.
La Chiesa valdese in Italia si articola,
infine, in quattro distretti, la cui assemblea è la Conferenza distrettuale. A questa partecipano i pastori e i deputati delle chiese, eletti in assemblea di chiesa.
La Conferenza distrettuale si occupa di
tutte le questioni spirituali e amministrative delle chiese e degli istituti del distretto. Le sue deliberazioni sono eseguite dalla Commissione esecutiva distrettuale. L’operato di quest’ultima è
esaminato e passato al setaccio da
un’apposita Commissione d’esame, eletta dalla Conferenza stessa.
sa per il futuro. Prodotti tipici, di qualità, consumati
nell’azienda che li produce,
dove magari si trascorre un
soggiorno di una settimana:
questa è una ricetta che altre
regioni già sperimentano con
successo da anni e che la
montagna piemontese comincia solo ora a considerare.
Il tutto potrebbe davvero offrire un buon reddito non solo
integrativo, a patto però che
l’agricoltura montana sappia
assumere una maggiore imprenditorialità. Attenzione
però: da una verifica effettuata dalla stessa comunità montana attraverso il suo assessore all’Agricoltura, Claudio Rivoira, un imprenditore agricolo che operi in montagna, oggi
come oggi, riesce ad ottenere
un buon introito anche dai vari contributi pubblici: «Fra la
cosiddetta “indennità compensativa’’, i premi per la monticazione, gli aiuti a chi pratica
l’agricoltura secondo i metodi
biologici o della lotta integrata - ha riconosciuto Rivoira un agricoltore in montagna
con un’azienda di medie dimensioni introita diversi milioni, fino anche al 50-60%
del suo reddito totale». Una
cifra che da un lato è un riconoscimento del ruolo dell’agricoltore di montagna ma
dall’altro potrebbe mortificare
almeno in parte proprio quella
voglia e capacità imprenditoriale di cui tutto il settore ha
un gran bisogno.
8
PAG. Il
CONVEGNO EGEI — Invasioni, sottrazione di territori, occupazione. Spazi vitali sottratti e conquistati con la forza, il
sangue versato e l’identità di individui e popolazioni intere
cancellata. Profughi, rifugiati, emigrazioni forzate; esili, incarcerazioni. Nel corso della storia dell’umanità innumerevoli sono le vicende che hanno avuto come protagonisti, loro malgrado, uomini e donne costretti a rinunciare alla propria casa, alla propria terra: la vita annullata, la biografia ridotta e costretta alle poche cose trasportate sulle spalle. Proviamo a riflettere intorno al nostro concetto di «spazio», inteso anche come luogo fisico e ideale di relazioni, di messa
in comune, di dialogo; pensiamo al nostro agire, alla vita come processo che inevitabilmente prevede e comporta un luogo (e un tempo) di svolgimento. Per questo la giunta FgeiValli organizza un week-end alla Rocciaglia di Pradeltomo
ad Angrogna per tutti i giovani del I distretto. L’appuntamento è per sabato 17 aprile alle ore 14,30 in piazza Pietro
Micca a Torre Pellice. Per informazioni e adesioni telefonare a Sabina(0121-81794) o a Massimo (0121-932240).
L’ATL LAVORA IN COMMISSIONI — L Atl di Pinerolo e
vai Susa ha deciso di approfondire la riflessione su alcuni
settori lavorando con due commissioni. La prima si occuperà
di gestione delle abitazioni turistiche (affittacamere, «bed &
breakfast»), problemi fiscali e legislativi, strumenti di sostegno alle imprese; la seconda si occuperà di immagine, cultura dell’accoglienza, offerte integrate nel sistema turistico.
UN CORSO DI AGRICOLTURA BIOLOGICA — L Agribio Piemonte e il circolo «Ecologia della salute», col patrocinio delle Comunità montane vai Pellice e Pinerolese pedemontano, organizzano un corso di base di agricoltura biologica e biodinamica. Il primo incontro avrà luogo a San
Secondo al centro polivalente del Comune, venerdì 23 aprile alle 20. Chi fosse interessato può mettersi in contatto con
Erica Revel (0121-909003) oppure al circolo, 0121-954003,
o ancora con le due Comunità montane.
TORRE PELLICE: AL VIA I LAVORI PER IL NUOVO
PARCHEGGIO — Sono iniziati con le opere di scavo i lavori di realizzazione del nuovo parcheggio intermodale adiacente la stazione Fs di Torre Pellice. L’area, concessa in affitto al Comune dalle Fs, era stata negli ultimi anni compietamente abbandonata; col parcheggio si realizzerà un’opera
utile sia per i viaggiatori che per i fruitori del palaghiaccio.
Entro breve tempo dovrebbe anche essere completamente rifatta l’asfaltatura nel piazzale superiore della stazione.
CONSIGLIO A BOBBIO CON SURROGA DI CONSIGLIERE — La crisi in maggioranza per la vicenda cammelli di cui raccontiamo a fianco, ha portato alle dimissioni il
giovane consigliere Luca Bandiera, in aperto contrasto con il
sindaco sulla gestione della vicenda. Delle dimissioni si è
preso atto nel Consiglio di lunedì; al suo posto è stata chiamata la prima esclusa delle ultime elezioni. Laura Paolasso.
REFERENDUM E OLTRE — È questo il titolo di un incontro
che si svolgerà a Pinerolo. al Centro sociale di via Lequio.
venerdì 16 aprile, alle 20.45, sulle ragioni del sì e del no al
referendum: interverranno l’on. Merlo e il sen. Passone.
FIERA DE SANT MARCELIN A MAGRA — Sabato 24 e
domenica 25 aprile a Macra si svolge la tradizionale fiera di
San Marcelin. L’identità occitana sarà il filo conduttore della fiera; oltre al dibattito sul tema «Occitania, un espaci per
deman? Identità e sviluppo nelle valli del 2000», previsto
per sabato pomeriggio, il Gruppo teatro Angrogna presenterà la sera il suo spettacolo «Fort Village» e domenica proseguiranno le esposizioni della Chambra d'Oc e nel pomeriggio ballo occitano e musica con il «Rescontre d’sonaires» di Sergio Berardo. Inoltre sono in programma visite
guidate alle chiese di San Salvatore e San Peyre.
E Eco Delle Yaui "\àldesi
VENERDÌ 16 APRILE 1999
NO ALLA GUERRA: IL COMITATO IN PIAZZA — Il
comitato pinerolese per il «No alla guerra» è sceso in piazza sabato scorso; alcune centinaia di firme sono state raccolte a Pinerolo (nella foto il gazebo in corso Torino), a
Torre Pellice e a San Secondo, al termine dello spettacolo
«Fort Village» del Gruppo teatro Angrogna su una petizione che chiede di arrivare al più presto a una risoluzione pacifica del conflitto in atto. Prosegue dunque la mobilitazione del comitato sorto fin dall’inizio della guerra con sede
presso l’Alp in via Bignone a Pinerolo e che vede tra gli altri impegnati la Chiesa valdese di Pinerolo, Radio
Beckwith, Arci, Stranamore, Legambiente, Alp-Cub, Fgei,
Comunità di base. Comunità San Lazzaro, Oratorio San
Domenico, Rifondazione comunista e i Verdi.
Gli animali esotici a Bobbio Pellice
I cammelli agitano
la maggioranza
MASSIMO GNOME
Due pacifici cammelli
sembrano aver sconvolto la tranquilla vita di Bobbio
Pellice; da un po’ di tempo
non si parla d’altro al punto
che vista di qui la guerra nei
Balcani pare più lontana...
Sette anni fa Orlando, i suoi
amici e la sua famiglia partivano con due cammelli dalla
regione del Gobi: un grande
deserto arido e freddo che si
estende fra la Mongolia e la
Cina, una zona abitata da nomadi che vivono di allevamento. Orlando inizia la sua
lunga avventura in compagnia
dei due animali: il grande
cammello batriano e il dromedario; un’avventura che lo
porterà a percorrere migliaia
di chilometri attraverso il
Sahara, l’Europa e poi l’Italia;
un’avventura che finisce, per
il momento, a Bobbio Pellice
dove nelle ultime settimane la
singolare compagnia ha deciso di stabilirsi.
Orlando ha un camion e
poche cose; vive di quanto
guadagna con la sua attività,
le offerte e i contributi delle
persone che a centinaia vengono a vedere i due grandi e
strani animali. «Quella del
nomadismo - spiega Orlando
- è una scelta di vita che
comprende sacrifici ma dà
una grande libertà: mi auguro
che in futuro tutti possano essere definiti seminomadi».
Orlando non vuole la carità
della gente, la compassione,
ma «un progetto di scambio,
la creazione di un alpeggio
per l’allevamento di cammelli per la produzione di latte,
yogurt e formaggi: un progetto che per la sua valenza culturale possa dare un contributo allo sviluppo turistico della zona». I cammelli come
possibilità culturale, quindi.
L’attività didattica con le
scuole è uno degli spazi concreti e già esplorati dal gruppo in passato. «Il cammello ricorda Orlando - è praticamente sconosciuto dalla
scienza: si pensi al fatto che
non si conosce nemmeno la
durata della gestazione... Abbiamo già preso contatti con
l’Università di Torino per lo
studio delle caratteristiche di
questo animale».
Ma le polemiche si sono
già accese a Bobbio Pellice:
la presunta mancanza di documenti che dimostrino lo
stato di salute dei due animali, gli articoli sui giornali e la
presenza comunque «scomoda» della compagnia. «Tutto
è in regola - assicura Orlando - già a Bologna i cammelli hanno trascorso un periodo
di quarantena per i controlli
necessari». Nel frattempo sono già tantissimi i turisti, con
tanti bambini, arrivati fino
all’accampamento per vedere
gli animali. Le polemiche
vorrebbero essere tenute lontane dai cammelli ma nei
Un dibattito pubblico a Pinerolo
Cammino alla ricerca
delPautentico giubileo
DAVIDE ROSSO
giorni scorsi si e arrivati anche alle dimissioni di un consigliere di maggioranza. Luca
Bandiera, in polemica con
l’atteggiamento tenuto dal
sindaco, Aldo Charbonnier,
nella vicenda.
Venerdì 9 aprile, nei locali
della chiesa valdese di
via dei Mille a Pinerolo, in un
incontro pubblico si sono
confrontati su queste tematiche, di fronte a un buon numero di persone, il pastore
valdese Giuseppe Platone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, e Guido Bonino, sacerdote cattolico di Ciriè.
«Il giubileo biblico - ha ricordato il pastore Platone - è
un ritorno alla giustizia, un
porre limite all’ingordigia
dell’uomo, e in questi termini
torna più volte anche nelle
parole di Gesù e dei primi
cristiani. Occorre oggi evidenziare l’aspetto commerciale del Giubileo indetto da
Roma, e di contro avviare un
programma internazionale di
remissione dei debiti per i
paesi del Terzo Mondo, programma per cui occorrerebbe
anche il contributo cattolico.
Ma occorre cambiare mentalità, avere l’idea della dipendenza l’uno dall’altro ed è
difficile smuovere, immaginare un mondo dove le ricchezze siano condivise. Questa è l’utopia del giubileo:
non accumulare ma dividere
il denaro, azzerare il debito».
Don Bonino, per chiarire il
suo punto di vista, è partito
dal suo modo di sentire il giubileo. «Non ho esultato molto
per la parola giubileo - ha
detto -, ho esultato semmai
alla parola Gesù. Ma mi sono
anche chiesto quale risposta
A colloquio con Gian Mario Gillio, un collaboratore dell'emittente di Torre Pellice
Radio Beckwith evangelica tra fede e società
FEDERICA TOURN
Sono parecchie le novità
messe in campo da Radio
Beckwith evangelica in que.sti
ultimi tempi: novità nella redazione e nel Consiglio direttivo, e novità soprattutto nei
programmi che cercano di armonizzare le consuete rubriche di informazione del mondo protestante a nuove tra.smissioni di attualità e musica. Cerchiamo di saperne di
più da Gian Mario Gillio,
Jimmy, eollaboratore fisso di
Radio Beckwith.
- Ci pili) parlare più nel
dettaglio dei programmi, a
cominciare da quelli redazionali?
«In ordine sparso posso citare la trasmissione in collaborazione con l’Asl 10 di Pinerolo, “Pensiamo alla nostra
salute”, che vede la partecipazione di medici, specialisti e
primari; poi “Libramente”, di
Andrea Ughetto e Massimo
Gnone, letture e novità librarie in collaborazione con la libreria “Volare” di Pinerolo;
“Buonanotte biricchini”, fiabe e racconti con Guido Castiglia dell’associazione teatrale “Nonsoloteatro”, e i racconti e le poesie in piemontese di Adriana Demo. Naturalmente non manca l’ormai
consolidata trasmissione
“Tempi protestanti”, con i
commenti ai libri della collana “Cinquantapagine” della
Claudiana; “Fra le righe”, la
rassegna stampa e il commento ai fatti della settimana
a cura di Sergio Pasetto, e
“L'argomento del giorno”,
interviste e dibattiti sull'at
tualità delle Valli e del Pinerolese, tutte rubriche che da
anni trovano un riscontro positivo nei nostri ascoltatori».
- Voi trasmettete puntualmente anche il culto...
«Infatti; il culto evangelico
curato dai nostri pastori, che
arriva via etere nelle case soprattutto di ehi per motivi di
salute o anzianità non ha la
possibilità di andare in ehiesa,
è il nostro punto di orgoglio
proprio perché era l’obiettivo
iniziale di questa radio».
- Che cosa proponete invece a livello di promozione
culturale delle nostre valli?
«La nostra radio è molto
sensibile ai problemi del ter
ritorio e sempre disponibile a
eollaborare con enti e associazioni per la diffusione della cultura e della lingua delle
Valli; voglio ricordare a questo proposito le trasmissioni
in patuci, francese e piemontese e il fatto che spesso si
può ascoltare musica popolare occitana».
- A proposito di musica:
quali .sono le vostre scelte?
«Sulla nostra emittente è
possibile ascoltare esclusivamente musica trasmessa in
digitale: musica classica, pop,
jazz, e i grandi successi dei
cantautori italiani. I programmi musicali da segnalare sono “Stargate”, che manda
musica acid Jazz, ambient e
New Age; “Libero emblema”
con Stefano Franzese, “Acoustic distortion” con musica techno, e una nuova trasmissione di Cesare Scanso, già noto
per “Storia del jazz” e “Vecchia America”. Ricordo infine la collaborazione con l'associazione teatrale “Tragala”
di Pinerolo per un programma sulla vita e le musiche di
Demetrio Stratos, che andrà
in onda venerdì 16 aprile alle
ore 21, replica mercoledì 21
sempre alle 21».
Le frequenze di Radio Beckwith sono; 91.200 per la vai
Pellice, 96.600 per il Pinerolese e cintura di Torino.
Pinerolo: allo studio la trasformazione dello scalo merci
Un nuovo parcheggio per le auto
Comincia a prendere corpo
l'idea di trasformare in «Centro intermodale» l’attuale sede
dello scalo merci di Pinerolo.
Il 16 marzo rappresentanti del
Comune, della Provincia, della Regione e delle Fs si sono
incontrati per discutere il progetto. che prevede la costruzione nell’area di un parcheggio per 150 posti macchina e
la costruzione di una stazione
bus e taxi lasciando in uso
uno degli attuali binari.
Da parte delle Fs pare sia
stato dimostrato interesse al
progetto che per il Comune,
come dice il Sindaco Alberto
Barbero, «rappresenterebbe
un’importante risposta al cronico problema dei parcheggi
oltre che alla razionalizzazione degli spazi cittadini». I
partecipanti all’incontro si sono lasciati con l'impegno a
proseguire sulla strada fin qui
percorsa anche eon la collaborazione della Provincia e della
Regione che paiono poter garantire tra l'altro un so,stegno
finanziario agli interventi.
Nel corso della seduta con i
rappresentanti delle Ferrovie
il sindaco ha posto poi anche
la questione dei tempi lunghi
della chiusura del passaggio a
livello di corso Torino che
spesso «provocano ingorghi e
lamentele da parte dei cittadini». L'amministrazione ha
chie.sto alle Fs da un lato che
vengano ridotti i tempi di attesa e dall'altro venga reso
possibile il coordinamento
della rete semaforica cittadina
con la chiusura del passaggio
a livello. I rappresentanti delle Fs si sono dimostrati dispO'
ni bili a collaborare a un miglioramento del servizio consegnando un «contatto caldo
per col legarsi ai semafori cittadini» ma anche a prendere
in considerazione l'ipotesi di
una riduzione eventuale dei
tempi di chiusura della barriera di corso Torino.
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identità
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QIORG
avevo dato io a Gesù Cristo?
Qual è la risposta che abbiamo dato alla comunione? Come ci siamo posti di fronte
agli altri perché non ci vedano solo come struttura di
chiesa?». Per don Bonino
dentro il giubileo si vede il
grande progetto di Gesù ed è
per questo che nella sua parrocchia dì Ciriè ha proposto,
e sta portando avanti, un progetto di rievangelizzazione
come miglior preparazione al
Giubileo del 2000.
«Riguardo alle indulgenze
- ha sostenuto in chiusura
don Bonino - penso che sia
importante ehe la gente prima
incontri Gesù: questo non
perehé non credo al loro valore ma perché la corsia preferenziale è da attribuite al progetto di Gesù. Il pellegrinaggio invece lo vedo come simbolo del mio camminare verso Gesù. Bisogna partire da
lui per una fioritura unica ma
diversificata. Sono d’accordo
nel portare avanti una soluzione economica ma sento
anche il bisogno di avviare
dei percorsi di comunione, di
dialogo con le chiese sorelle
che aiutino ad arricehirsi reciproeamente». Ma la Chiesa
cattolica e le sue gerarchie
sono veramente avviate sulla
strada della comunione, di un
dialogo con le chiese sorelle?
Probabilmente molti fratelli
cattolici lo sono ma occorre
che questi premano sugli altri
perché questa sia la strada di
tutti, anche di quanti sono rimasti indietro lungo un’impostazione da superare.
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1 oche da noi stanno dun^que giungendo gli ecojjei; con un ritardo di de
0 perché si tratta di attilàche in Europa, del Nord e
IfEst, si conoscono da de(ji, in forme diverse. L’inuione è salvare e manteneijvita attività, luoghi, mafstti: una miniera, un forun mulino in modo che il
iilatore odierno incontri
jtà non più presenti nella
ivita. Alla base di questi
jgetti c’è un’idea molto
¡cisa: la cultura non è solo
(Ila artistica (di cui il noli paese abbonda) ma ogni
ività umana. Tutto bene
S)ue e tutto chiaro, e natumente il fatto che un ecoiseo possa essere attrattiva
Isettore turistico, e come
(Utile all’economia di una
ia,non è da sottovalutare.
IfeU’avviare il piccolo eco^ della pietra di Rorà, di
fabbiamo dato notizia su
sto giornale, ci è stato darò occasione di riflettere
li commissari che per
Ilo del Consiglio d’Europa
lavano i lavori. Due sono
loblemi emersi su cui sarà
lortuno riflettere molto
j sto; la gestione di queste
1 e la loro ricaduta sulla
aunità locale. Gestire non
lifica solo amministrare,
tnlare il flusso turistico,
vegliare il sito che, restanlincustodito, è alla mercè
(visitatori, ma significa
thè introdurre questi a
nptettàere l’attività docuatati: spiegare una lavorape/chi non l’ha effettuata
^ icile, e quando non ci
¡più i vecchi lavoratori
imuseo diventa morto
il Museo egizio di ToLo notava recentemente
ino il rappresentante del
eilesso minerario francete Creuzot.
Isecondo problema è però
fc) più complesso e ci tocpiù direttamente. Un ecoSeo crea un’immagine e
l’immagine esprime un’identità. Prendiamo il caso rorengo: la gente visita la cava e
questa immagine si impone a
poco a poco come essendo
quella del paese. Rorà=cave e
rorenghi=cavatori; immagine
errata, come quella del pralino=minatore, per due motivi.
Anzitutto né l’uno né l’altro si
identificavano con la cava e la
miniera, erano molto più di
quello, contadini che falciavano, boscaioli, muratori, artigiani. Non siamo nel Borinage
dove tutto era carbone, e la vita si riassumeva nella miniera.
Cava e miniera sono solo uno
dei luoghi di vita in cui questa
gente di montagna, erede di
una cultura molto complessa,
ha espresso se stessa, fatto essenziale che non è possibile
tacere senza falsare l’immagine; di tutto questo sembrano
rendersi conto i benintenzionati che stanno lanciando queste iniziative.
Ma c’è di più: l’identità del
rorengo e del praline non è
solo quella del montanaro polivalente. Alle loro spalle
stanno infatti una storia e una
cultura non solo «altra» da
quella espressa dell’ecomuseo ma una cultura «alta»,
non materiale, fatta di libri,
scuole, assemblee, teologie,
ideali. La loro identità non è
la miniera, la cava, il pascolo
ma quello che sta dentro di
loro, la loro anima, intesa non
solo in senso religioso ma antropologico. Erano montanari
di fede riformata. Tutto questo non rischia di essere cancellato se l’ecomuseo diventa
la chiave di lettura del loro
territorio? Non si rischia il
paradosso di distruggere un
mondo nel momento in cui lo
si vuole salvare? Un po’ come se nel salvare San Marco
si cancellasse Venezia?
I commissari europei convenivano con noi; non basta
essere benintenzionati nel
lanciare iniziative, occorre
leggere i problemi al loro sorgere per correggere la rotta;
nulla di grave, basta saperlo.
Incontri con i servizi veterinari a Angrogna e a Perosa Argentina
Nuove norme relative ai bovini
LILIANA VIGLIELMO
L? abbandono della montagna negli ultimi cinquant’anni ha avuto come uno
dei segnali più evidenti, anche
nelle valli Chisone e Germanasca, la scomparsa dei piccoli allevamenti di bovini. Le
stalle ristrutturate sono diventate garage o minialloggi e i
boschi selvaggi hanno avuto
la meglio sui prati trascurati.
Tuttavia l’insostituibile qualità del foraggio dei pascoli
montani e l’ambiente non
contaminato non hanno smesso di attirare sul territorio
mandrie e greggi provenienti
dalla pianura piemontese: per
esempio a Maniglia, nel comune di Ferrerò, si sta discutendo la possibilità di ospitare
alcune centinaia di pecore,
come è già successo l’anno
scorso, nei prati non più falciati vicino alle borgate.
Per questi arrivi massicci e
per quel po’ di allevamento
stanziale ancora presente,
l’équipe del Servizio veterinario dell’Asl 10 ha tenuto a
Angrogna e successivamente
a Perosa Argentina, incontri
informativi sulle nuove leggi
e su quelle non tanto nuove
ma mai applicate. I veterinari
delTAsl si sono espressi in
termini tranquillizzanti, assicurando la loro disponibilità a
largire più consigli che sanzioni, ma non nascondendo
che dall’applicazione delle
norme europee derivano anche premi e contributi senza i
quali allevare animali non è
certo un lavoro produttivo.
1 temi trattati erano l’identificazione degli animali, in
particolare dei bovini, la monticazione, la produzione dei
formaggi; il primo adempimento crea problemi agli allevatori, che si trovano alle prese con moduli, registri di stalla, passaporti, marche auricolari, tatuaggi, certificati di
buona salute. Su questo punto,
tuttavia, non ci sono sconti:
l’Asl 10, che già da tempo
combatte una battaglia per il
recente antologia pubblicata da Michele L. Straniero
ànto popolare piemontese
mervaldo rostan
uscito di recente un’inteiBssante «Antologia della
^ne popolare piemontese
Settecento e Novecento»
*8 da Michele L. Straniero dei nomi più noti del
La raccolta di canzoni
wsa, fmtto di un'appasricerca nell’ambito loE un periodo molto amiche evidentemente risen*®numerevoli fatti e pe^torici; e in questo lungo
pO non sono mancati alitativi di coordinare il
f** patrimonio musicale
J®8ione o più semplice. di qualche area geo- ben definita. Il '900 è
Jri>larmente ricco di fer‘ musicali e soprattutto
|. hzzato dall'uscita dei
.• di canto popolare, più
cassette e ora i Cd.
ficerca e una riproposiIj Don sempre fedelissima
ijhginari, ma va anche
■ Che di molte canzoni
Avarie versioni, spesj, ]f V? P®'" P«chi particoli^j. *'bro propone i testi
igua piemontese con
in italiano: in
ly« ?**,vengono offerte
8da''?*’ ^ ^^‘^f’nda di doSuftn ' sono state raccol® parte del materiale
è stato attinto al ricco archivio del Crei (Centro regionale
etnografico linguistico) e dal
Centro di cultura popolare
(Folk club) di Torino diretto
da Franco Lucà che risultano
pertanto decisivi nell’uscita
del libro. Un altro pregio del
volume è indubbiamente la
presenza delle partiture musicali: la possibilità di leggere
un testo musicale è fondamentale per chi si voglia eventualmente accingere ad un
lavoro di riproposta.
11 libro è accompagnato da
un Cd che raccoglie una vera
e propria antologia della musica popolare in Piemonte negli ultimi 40 anni, dal ’57 al
Michele L.
ANTOIOGIA DELU CANZONE
POPOURE PIEMONTESE TRA
SETTECENTO E NOVECENTO
’97. In realtà sono gli ultimi
15 anni a farla da padrone,
così come è avvenuto nell’ambito musicale. Gruppi come Lou Dalfin, Tre martelli.
Cantovivo, Ciapa Rousa, la
Camerata corale La Grangia,
sono in pista, con le loro caratteristiche e i loro repertori
da tantissimi anni. Qualcuno
ha evoluto fortemente il proprio repertorio (è il caso di
Lou Dalfin), altri hanno mantenuto nel tempo inalterate le
linee musicali. Nel Cd ritroviamo musicisti che hanno segnato un’epoca come Fausto
Amedei o che non calcano
più le scene come i Cantambanchi che negli Anni 70-80
non mancavano nessun appuntamento anche nel Pinerolese. Ritroviamo la Cantarana,
che da ormai alcuni anni ha
abbandonato la ricerca e il
canto a livello di gruppo, il
coro Bajolese, l’Astrolabio, la
Lionetta, i Troubaires di
Coumboscuro e i bagnolesi
Da pare ’n fieul. Una raccolta
insomma che ci fa ripercorrere un periodo particolarmente
ricco e vivace della riproposizione della musica popolare.
Michele L. Straniero: Antologia della canzone popolare
piemontese tra Settecento e
Novecento. Paravia, 1999. pp
288, £ 60.000.
risanamento bovino con buoni
risultati, non può permettersi
di abbassare la guardia, rischiando l’immissione di capi
non controllati o la ricomparsa
di focolai di infezione.
Stesso discorso per gli alpeggi, dove si allarga il rapporto tra allevatore e veterinario, perché ci sono le competenze del sindaco del Comune
dove gli animali passeranno
l’estate: controlli, certificati,
ordinanze e anche possibile rifiuto del permesso d’ingresso.
Questo rapporto triangolare
diventa quadrangolare là dove, come in vai Germanasca,
gli alpeggi sono dati in affitto
da un consorzio di proprietari.
A questi compete la messa a
norma dei ricoveri per il bestiame, dei locali di abitazione
e di quéllo per la produzione
del formaggio. Sul territorio
della Comunità montana, effettivamente, si sono fatte
molte migliorie usufruendo di
contributi vari e anche i margari che salgono dalla pianura
non sono più rozzi e sprovveduti come in passato.
Dal latte al formaggio: quello che è uno dei più antichi
alimenti del mondo, risorsa
nutritiva di valore incalcolabile, è oggi sottoposto alle regole igieniche comunitarie, che
Toponomastica
Il Comune
di Ostana
nell'Atlante
OSVALDO COÎSSON
E uscito in questi giorni il
13° volume dell’Atlante
toponomastico del Piemonte
montano, dedicato alla toponomastica del comune di
Ostana (area occitana. Comunità montana valli Po, Bronda
e Infernotto), iniziata anni fa
per iniziativa e sotto la direzione, fino alla sua prematura
scomparsa, di Arturo Genre e
ora dal suo collega Lorenzo
Massobrio. I tomi sono più o
meno corposi, a seconda del
numero dei toponimi del comune in esame; questo volume è uno dei più grossi e
comprende circa 300 pagine
di toponimi, oltre a circa 170
pagine dell’indice alfabetico
ruotato dei toponimi, e allegate in una cartella a parte 23 tavole catastali in scala 1:5000.
I primi 11 volumi (Gaiola,
Aisone, Mombasilio, Ayassolo, Chianocchio, Roccesparverga, Givoletto, La Cassa, Val della Torre, Vallo e
Varisella) vanno dalle 70 alle
140 pagine e nel risvolto della copertina contengono anche le mappe catastali relative. Più consistente è il volume 12 su Demonte.
Ogni volume reca in appendice l’elenco delle Comunità
montane del Piemonte e dei
relativi Comuni compresi nella ricerca dell’Atlante toponomastico. Da questo possiamo vedere che le comunità in
esame sono in tutto 45 e ciascuna comprende da 10 a 15
Comuni, quindi i Comuni su
cui verrà fatta questa ricerca
toponomastica sono oltre
500. Questi primi 13 volumi
sono usciti dal 1990 al 1998,
e sono annunciati di prossima
pubblicazione il 14° e il 15°.
A fronte degli oltre 500 Comuni, abbiamo una pubblicazione di poco più di un volume l’anno; di questo passo ci
vorranno più di 300 anni per
completare la ricerca.
non rendono la vita facile ai
piccoli produttori. Locali piastrellati, recipienti e attrezzi in
acciaio inossidabile, pavimenti lavabili sono i requisiti indispensabili per un’attività di
produzione rivolta alla vendita nei negozi o nei supermercati. Si possono chiedere contributi per l’adeguamento alle
norme e i veterinari sono disposti a consigliare chi si rivolge agli uffici del servizio.
Le norme igieniche vanno a
vantaggio del consumatore,
anche se non influiscono sulla
qualità del formaggio, che
nelle nostre valli è comunque
eccellente, ma proprio per
questo bisogna favorire una
produzione che è così apprezzata dai consumatori.
Solidarietà
M. Gaietti
premiata dal
ministro Turco
ALBERTO TACCIA
«D!
onne della solidarietà»: si tratta di un
attestato conferito a 9 donne,
nell’ambito della manifestazione a livello nazionale che
ha avuto luogo a Roma l’8
marzo dal titolo «Solidarietà,
parola femminile». Il premio
è stato consegnato dal ministro per gli Affari sociali Livia Turco e dalla scrittrice
Dacia Maraini. Tra le donne
premiate c’è stata anche Mariena Scassellati Gaietti, promotrice, come sappiamo, della cultura della domiciliarità
attraverso il centro, da lei
fondato, della «Bottega del
possibile» a Torre Pellice. È
noto come la proposta della
Bottega si è irradiata e è ormai conosciuta, accolta, applicata in molte regioni d’Italia. Essa tende a rivalutare il
concetto di casa, non soltanto
come luogo fisico di abitazione, ma come elemento costitutivo di un progetto che garantisca, per quanto possibile,
le condizioni necessarie ad
anziani, infermi, portatori di
handicap, famiglie in stato di
difficoltà, per consentire loro
di continuare a permanere in
quel contesto abitativo e familiare, ricco di significati vitali. Affinché il progetto diventi realtà è necessario il
coordinamento e l’integrazione di servizi e risorse da parte
di organismi pubblici e privati, volontariato e comunità locali, che affianchino e sostengano l’impegno delle assistenti domiciliari. Anche le
Case di riposo possono validamente contribuire offrendo
disponibilità per accoglienze
temporanee di sollievo e servizi aperti aH’estemo.
Gì felicitiamo ancora una
volta con Mariena Gaietti per
questo riconoscimento, che
premia il suo lavoro compiuto senza risparmio di energie
e con competenza e passione.
Nelle
Chiese
Valdesi
CORSO MUSICALE
AL CASTAGNETO —
Sabato 17 e domenica 18
aprile, al Castagneto di
Villar Pellice, corso musicale col maestro Sebastian
Korn; l’orario è sabato dalle 14,30 alle 19,30 e domenica dalle 9 alle 12 e dalle
14 alle 16. Per prenotazioni rivolgersi a Gisela Lazier, 0121-930779.
CATECUMENI — Incontro dei catecumeni del
distretto degli ultimi due
anni ad Agape sabato 24 e
domenica 25 aprile. Per
prenotazioni e informazioni rivolgersi ai catechisti.
EGEI — Sabato 17 e
domenica 18 aprile convegno Fgei alla Rocciaglia.
ANGROGNA — Domenica 18 gita di precatechisimo e scuola domenicale a Frali in pullman (lire
10.000 a persona, pranzo
al sacco); prenotazione
dalle monitrici.
BOBBIO PELLICE —
Giovedì 15 aprile, alle ore
15.30, incontro dell’Unione femminile e della comunità di Bobbio con la
Casa Miramonti di Villar.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: venerdì 16 alle ore
20,30 agli Airali, mercoledì 21 alla borgata Peyrot.
MASSELLO — Domenica 18 aprile assemblea di
chiesa alle 11,15: relazione
finanziaria e morale ed elezione del deputato alla
Conferenza distrettuale.
PINEROLO — Domenica 18 alle 10 culto con
assemblea di chiesa; all’
odg dibattito e approvazione di un documento che
esprima il parere della
chiesa di Pinerolo sul tema
dell’eutanasia, elezione dei
deputati alla Conferenza
distrettuale e al Sinodo.
POMARETTO — Incontro dell’Unione femminile venerdì 23 aprile al
Clot. Culto al Centro anziani venerdì 23. Riunione
quartierale mercoledì 21,
alle 20,30, a Pomaretto.
PRAROSTINO — Do
menica 18, alle 10, assemblea di chiesa con elezione
dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Alle 14,30 incontro dell’Unione feminile.
SAN SECONDO —
Domenica 18 aprile culto
alle 10 presieduto da un
membro dell’Upl.
TORRE PELLICE —
Domenica 18 aprile, alle
10, culto con la partecipazione della scuola domenicale e del precatechismo.
Venerdì 23, alle 20,45, alla
Casa unionista il pastore
Alberto Taccia parlerà su
«Ecumenismo ed evangelizzazione: due forme della
stessa vocazione o due
realtà incompatibili?».
VILLASECCA — Riunione quartierale giovedì
15 aprile, alle 20.
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422
fax 0121-323831
10
PAG. IV
E Eco Delle Vaij.t moEsi
VENERDÌ 16 APRILE 1999
Sport
PALLAMANO
Verso la chiusura i campionati di pallamano. In serie C
ultima partita per il 3S Pinerolo che è stato superato per 4922 dal Città Giardino: troppa
la differenza in campo per i
giovani pinerolesi che comunque hanno ribattuto, fin quando è stato possibile, ai più titolati torinesi. Di misura (2220) invece la sconfitta della
Under 19 opposta in trasferta
al Casale; superando gli avversari il 3S avrebbe messo
una seria ipoteca sul secondo
posto, cogliendo così l’occasione di giocare la fase interregionale del campionato. Così non è stato malgrado la bella partita di Trematore in porta (6 rigori parati), di Vellano
(10 reti) e di capitan Rosso. In
realtà la seconda fase del campionato è stata persa in altre
partite, giocate a volte con
scarsa concentrazione e impegno ridotto. L’under 19 giocherà il 18 aprile a Tortona.
Quasi una sorpresa per
l’under 16: i giovani guidati
da Miriam Bellion hanno perso a Vercelli per 20-30 dopo
aver chiuso il primo tempo
addirittura sul 12-12. Una
buona esperienza quella dei
giovani pinerolesi, alcuni dei
quali al primo anno di attività. Fra i migliori marcatori,
anche a Vercelli, Polzella e
Stefano Rivoira.
TENNIS TAVOLO
Il memorial di ping pong in
ricordo di Aldo Vola e Giacomo Geymet, organizzato sabato scorso dal Cai e dalla
Polisportiva Valpellice ha riscosso un notevole successo:
ben 10 coppie si sono affrontate in un clima di grande
amicizia, proprio come era
nel carattere di Aldo e Giacomo. Alla fine hanno prevalso
Valdo Bellion e Davide Gay
davanti a Pasquale Regni e
Marco Malano; terzi Franco
Benecchio e Paolo Rosso.
Quarantadue amici si sono
poi ritrovati a cena all’hotel
Gilly dove è avvenuta la premiazione da parte dei parenti
di Vola e Geymet.
CICLISMO
Con un allungo finale in cui
ha staccato i suoi compagni
di fuga il 1 Senne Marco Marengo si è aggiudicato domenica pomeriggio il primo trofeo «Liste nozze Lasagne»
per allievi organizzato dalla
società ciclistica Bricherasio.
Il percorso, di 56 km, si snodava nella pianura pinerolese
con un circuito fra Bibiana e
Cavour da ripetersi due volte
con arrivo in salita a Bricherasio. Per i 73 corridori al via
una ulteriore difficoltà è stata
determinata dalla pioggia che
ha preso a cadere, fredda e insistente, nell’ultima parte della gara. Nel tratto tortuoso fra
Cavour e Bibiana ha preso
corpo la fuga decisiva con
Marengo, Paolo Genovese (2°
alla fine) e Simone Bruson
(3°) che si sono poi giocati la
vittoria nell’ultima, breve ma
impegnativa salita.
DA LUSERNA IN
SLOVACCHIA
Quasi 100 atleti, accompagnati dal sindaco di Luserna,
Ohibò, e dal presidente del
3S, Eros Gonin, hanno partecipato la scorsa settimana nella Repubblica slovacca alla
cerimonia di gemellaggio
Prievidza-Luserna San Giovanni. La delegazione italiana
ha visitato gli impianti sportivi di Poprad Tatry (una delle
rivali di Torino per la candidatura olimpica del 2006) e
alcune delle zone più suggestive della regione. C’è stato
spazio ovviamente anche per
le manifestazioni sportive:
nella pallavolo femminile il
3S è giunto 3° e stesso piazzamento ha ottenuto il Morgan
maschile mentre in pallamano
c’è stato un successo per parte
con la rappresentativa piemontese vincente fra i ragazzi
e sconfitta fra le ragazze.
La corsa di Bricherasio poco prima della partenza
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: San Giovanni, cimitero
Data: 19 ottobre 1632
In occasione di una visita di controllo ordinata da Vittorio Amedeo al suo «collaterale»
Sfilano, passando di fronte al cimitero, il priore dice a Sillano «ecco un cimitero dei cattolici che è stato occupato da quelli della religione». Al che il Gilles risponde: «Sono più di
400 anni che la gente di San Giovanni è della
religione. Vi prego di dirmi dove era il loro
cimitero prima di questa pretesa occupazione
e se non trovate nessun altro posto dove seppellivano i loro morti, vuol dire che non c’è
alcuna usurpazione ma un uso continuo di generazione in generazione e dunque che siamo
in legittimo possesso di questo cimitero».
cui mura viene eretta la chiesa di Santa Maria
Assunta. Fino a metà Ottocento sulla facciata
si poteva vedere un affresco su «la fuga del
pastore valdese» e una lapide celebrante il recupero del paese alla fede cattolica. Quelli
che non abiurarono conobbero l’esilio del
1686, il Rimpatrio e poi l’espulsione definitiva del 1698, stabilendosi in gran parte nel
Wurtemberg, dove fondarono villaggi che nel
nome ricordano i paesi la.sciati: Gros Villar
Kleinvillar, Pinache, Perouse.
Luogo: Pinasca-Dubbione, templi
Data: sec.XVll
L’accordo di Cavour concedeva ai valdesi
di Pinasca di riunirsi al Grandiblon. dove esisteva un tempio; essendo poi più numerosi a
Pinasca che a Dubbione, si accordarono con i
cattolici per uno scambio d’uso degli edifici e
si riunirono nella chiesa parrocchiale di Pinasca. Questo accordo fu annullato nel 1597 dal
governatore Ponte; dopo varie contese la
chiesa fu riconsacrata alla Vergine Maria e la
vendetta del Ponte colpì la famiglia del pa.store Ughetto che aveva voluto predicarvi nonostante il divieto. Nel 1603 i valdesi si ripresero il tempio di Dubbione e successivamente
intrapresero la costruzione a Pina.sca, dove il
tempio lungo la strada maestra fu dotato in
seguito anche di campanile, provocando le ire
dei vari missionari che erano inviati a convertire i valdesi e interventi dei militari nel 1623.
Nel 1632 le chiese di Pina.sca e Dubbione sono restituire al culto cattolico; da Pinasca viene inviato nel 1655 l’appello alle nazioni protestanti perché intervengano presso il duca
per far cessare le stragi; a Pina.sca si rifugia
Gianavello ferito. Nel 1656 i pinaschesi ricostruiscono il campanile, ma un nuovo provvedimento ingiunge di demolirlo; con la revoca
dell’Editto di Nantes (1685) finisce la presenza di comunità valdesi sulla sinistra orografica del Chi.sone, i templi sono abbattuti, come
avviene per il Grandubbione, o riconvertiti
come per il grande tempio di Pinasca, sulle
Luogo: Coppieri, tempio
Data: 1608 (?)
Sicuramente posteriore alla data del 1556
indicata in una lapide al suo interno, la costruzione è successiva alle tragiche vicende
che ripetutamente colpirono la zona e in particolare il Tagliaretto dove esisteva un tempio
( e altri ce n’erano sulle pendici del Vandalino). Nel 1594 i valdesi si accordarono con i
cattolici per usare la loro cappella di Santa
Margherita, ma questa fu oggetto di un violento attacco e al suo posto rimane una croce
sulla piazzetta della borgata che porta lo stesso nome. Nel 1633 il tempio è annoverato tra
quelli fuori dai limiti di Cavour e su tale questione si apre un lungo contenzioso giuridico
riguardante il percorso del torrente Billione,
che appunto .segnava il confine. Nel 1640 si
realizzò il sagrato e nel 1644 il campanile. Fu
incendiato il 19 aprile 1655, ma già ricostruito, insieme a quello dei Bouissa, nel 1663.
Nuova distruzione nel 1686: ciononostante ai
Coppieri, in locali di fortuna, si tenne il primo Sinodo dopo il Rimpatrio. Grazie al Consiglio della città di Ginevra, fu possibile una
nuova costruzione ultimata nel 1706. Famoso
l’organo automatico installato nel 1821: inserendo rulli di carta forata si potevano ottenere
oltre 150 tra salmi e canti. Con il 1848 si potè
mantenere il vecchio tempio e costruire quello nuovo nel centro di Torre dove già sorgeva
il Collegio; nel 1861 un profondo restauro
modificò rintemo, togliendo la galleria, spostando il pulpito al centro e realizzando un
nuovo pavimento in parte con vecchi banchi
di cui si riconoscono ancora le iniziali di famiglia; nel 1889 fu costruita la scalinata; sulla facciata c’era una meridiana.
Appuntamenti
15 aprile, giovedì
PINEROLO: Alle 21,15, nei
locali dell’associazione Stranamore, incontro conclusivo sulla
filosofia del Novecento con Costanzo Preve e Franco Berardi
che parleranno su «Critica della
modernità».
TORINO: Ore 16-20,45, nella sala valdese di via Pio V, primo incontro del corso su «La
fede interpreta il mondo».
16 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: All’ospedale valdese, oee 8,30-11,
30, prelievo mensile di sangue.
ANGROGNA: Alle 21, nel
tempio del Serre, proiezione del
video «La combattente» di
Adonella Marena: la storia e il
volto di Frida Malan (anteprima
in vai Pellice), testimonianze di
donne in situazioni di conflitto
di ieri e di oggi, interventi di
esponenti di associazioni impegnate per la difesa dei diritti
delle donne in vari paesi, letture
e canti a cura del Gruppo teatro
Angrogna.
TORRE PELLICE: Alle
20.45, alla biblioteca della Casa
valdese, conferenza del prof.
Giorgio Spini su «I valdesi tra il
1870 e il 1900» con il Gruppo
di studio vai Lucerna.
PINEROLO: Alle 21, nella
chiesa di San Giuseppe, concerto di R. Azzario al violino e A.
Bonansea al pianoforte, con
musiche di Grieg, Hindemith,
Brahms. Ingresso libero.
PORTE: Alle 21, nella sala
comunale, presentazione del volume «Le terre fantastiche» di
Fabrizio Legger, in contemporanea esposizione delle tavole
di Beppe Viello.
17 aprile, sabato
PRAMOLLO: Nel tempio
valdese in frazione Ruata, alle
20.45, concerto del gruppo corale «Les.harmonies», con melodie e canti delle valli valdesi.
Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Nella
sede dell’associazione «L’era
deH’acquario», dalle 15 alle 18,
e dalle 10 alle 13 di domenica
18, stage di danze africane
«Tarn tam ra» con Elena Fazari.
PINASCA: Nel salone parrocchiale di Dubbione, alle 21,
la compagnia dialettale Clot
pre,senta «Evristo ’1 rancin».
TORRE PELLICE: Alle 18.
nella biblioteca della Casa valdese, conferenza di Mario Cignoni su «La Repubblica romana del 1849 e i valdesi».
Posta
Qualità
degli ospedali
valdesi
Leggo su Lm Stampa del 21
marzo un articolo a commento di rilievi critici dell’assessorato alla Sanità del Piemonte all’attività dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice. Ho
avuto modo casualmente di
fruire dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice di quello di
Pomaretto, ho goduto di trattamento clinico e di accoglienza degni delle migliori cliniche d’oltralpe, tali da
consigliare caldamente a
chiunque necessiti di ospedalizzazione o di assistenza ambulatoriale di rivolgersi a
queste eccellenti strutture.
Quale sanitario conosco
perfettamente la funzionalità
e le manchevolezze dei nostri
nosocomi e indico gli ospedali valdesi ad esempio di conduzione manageriale e clinica. Invito la presidente degli
istituti ospedalieri valdesi, la
signora Franca Coisson, alla
più vivace reazione nei confronti dell’assessorato della
Sanità a difesa della verità e
degli interessi dei pazienti.
Alfredo Cama glia - Torino
PEROSA ARGENTINA:
Alle 16,30, nella sede della Comunità montana, incontro su
«Magia di Bourcet. Memoria,
immagini e itinerari dal libro al
video», presentazione del libro
di D. Leglia e G. V. Avondo.
TORRE PELLICE: Alle
21,15, al teatro del Forte, per la
rassegna «Amatoriale», la compagnia Sottopalco presenta «E
se venisse Dario Fo?»; ingresso
lire 10.000.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Al|a sala mostre, dalle 10
alle 12, incontro a cura della
Leche League su «Alimentazione e svezzamento».
TORRE PELLICE: Alle 21,
nel tempio valdese, concerto
dell’orchestra Pinarolium sinfonietta dell’istituto Corelli diretta
da Claudio Morbo. La serata è
organizzata in favore dei bambini di Cemobil.
PINEROLO: Alle 20,45, nel
tempio valdese, concerto del
gruppo Turba Concinens di San
Secondo e Voces Nocturnae di
Cuneo; saranno raccolte offerte
a favore del restauro del tempio.
18 aprile, domenica
PINEROLO: Nella saletta
del Borg, fino al 25 aprile, mostra della Bottega degli artisti di
W. Piccone. Orario: festivi ore
10-12 e 15,30-18,30, feriali
15,30-18,30.
SAN GERMANO CHISO
NE: Alle 21, nel tempio, il
Gruppo teatro Angrogna presenta «L’aprile che verrà», canti
e testimonianze della Resistenza di ieri e di oggi e «Insieme
cantando», melodie tradizionali
presentate dal piccolo coro di S.
Prot. Nel corso della serata
verrà presentato il libro «Magia
di Bourcet» di G. V. Avondo.
TORRE PELLICE: Alle 13,
all’hotel Gilly, pranzo conviviale degli ex allievi e degli Amici
del Collegio valdese; prenotazioni entro giovedì 15 allo
0121-932477.
19 aprile, lunedì
PINEROLO: Al Salone dei
cavalieri, alle 17, incontro su
«Il prolungamento dell’obbligo» con dirigenti della Cgil.
20 aprile, martedì
PINEROLO: Nella sede
dell’Associazione «Il Mandala», dalle 21 alle 23, incontro su
«Il gioco» promosso dall’associazione Chiaroscuro.
TORRE PELLICE: Alle
20.30, nella biblioteca del Centro culturale, incontro di formazione per i nuovi accompagnatori di musei e luoghi storici
valdesi, con il pastore Claudio
Pasquet.
ANGROGNA: Alle 21, nella
scuola grande del capoluogo incontro pubblico su «I valdesi
del Rio de La Piata», proiezione
di diapositive con il pastore Miguel Cabrera.
22 aprile, giovedì
PINEROLO: Alle 20,45, al
Salone dei cavalieri, incontro
pubblico su «Animali di città:
una convivenza possibile» con
A. Barbero, sindaco di Pinerolo,
G. Blanc, assessore ai Lavori
Pubblici e all’Ambiente, A. Filippin, coordinatore Servizio
veterinario, V. Fedele, responsabile Sanità animale Asl 10, E.
Monconi, associazione Culturale veterinaria di salute pubblica.
TORRE PELLICE: Alle
15.30, nella biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, concerto con Davide Grasso, alla chitarra, e Elena Polizio al pianoforte; musiche di Carulli,
Rossini, Beethoven.
Servizi
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 18 APRILE
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, telef
81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 18 APRILE
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
23 aprile, venerdì
PINEROLO; Dalle I7 alle
19, all’auditorium del liceo
scientifico, incontro su «Politica e pace» con Enrico Peyretti,
saggista, e su «Difesa della patria e servizio civile» con Rodolfo Venditti, magistrato.
24 aprile, sabato
TORRE PELLICE: Dalle
15 alle 17, nella biblioteca della
Casa valdese, incontro di formazione su «L’intervista e le
sue griglie interpretative», con
Daniele Jalla.
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 15 aprile e
venerdì 16, ore 21,15, Ballando a Lughnasa (irlandese,
con Marlin Streep). Giovedì
22, ore 21, Achtung banditi
di Carlo Lizzani, Italia 1951;
ingresso gratuito. Sabato 17,
ore 20 e 22,10, domenica ore
16,15, 18, 20,10, 22,10 e lunedì e martedì, ore 21,15, La
fame e la sete.
BARGE — Il cinema Co
munale propone, venerdì 16
ore 21,15, Panni sporchi; sa
bato 17, ore 21,15, Il gioca
tore; domenica ore 15,15
17,15, 19,15, 21,15, e lunedì
martedì, e giovedì, ore 21,15
Batch adams.
PINEROLO — La multi
sala Italia propone, alla sala
«5cento» La vita è bella di e
con Roberto Benigni; feriali
19,50 e 22,20, sabato 19,50 e
22,30, domenica ore 14,50,
17,20, 19,50 e 22,20. Alla sala «2cento», spettacolo unico, feriali e festivi, ore 21,30,
La sottile linea rossa; sabato
e domenica pomeriggio Babe
va in città.
Economici
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323841
recapito Torre P®ll'®® .„0
tei. OI21W9O; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con
non può essere venduto
Rag. Tribunale di Pinerolo n. 175'
Resp. ai sensi di legge Piero Eg
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Ecumenismo «operativo» a Reggio Calabria
Fra danza e coopcrazione
Un'iniziativa del Sae che ha coinvolto chiese e istituzioni
civili nel segno di una coinvolgente ricerca spirituale
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FRANCESCA MELE TRIPEPI
È Stato un incontro nuovo
per Reggio Calabria quello che si è svolto venerdì 26
marzo nel teatro della scuola
dementare «E. De Amicis», su
mondialità e cooperazione allo sviluppo. L’iniziativa è stata del gruppo locale del Senetariato attività ecumenidie (Sae) che, sulla linea della
prima Assemblea ecumenica
iuropea di Basilea, ha scelto
tome campo d’azione comune ai cristiani delle diverse
confessioni le problematiche
lelative a «Giustizia, pace e
àlvaguardia del creato». È
nata così la collaborazione
con l’associazione indiana
.jlssefa che, ispirandosi a
jSandhi, opera per lo sviluppo
^tegrale dell’uomo, col Centro regionale di intervento
perla cooperazione (Cric) e
(ol Movimento di cooperaàione internazionale (Moci).
Inata così l’idea di una ma|ìfestazione che coinvolgesinsieme a queste associa^ni, tutte le forze che operano in questo ambito; dagli asissorati alla cultura e alle
itiche sociali del Comune,
associazioni impegnate
iella cooperazione decentra,sia laiche sia ecclesiali.
'Singolare cornice dell’ineontro è stato lo spettacolo di
danza classica indiana in stile
iBharatanatyam» eseguita da
Angela Dellepiane, direttrice
del Coltro danza «Mudra» di
Chtovati, da anni vicina
¡alìÈsefa.
manifestazione si è svoldue tempi; dopo la dandi apertura sono state iUuite con sussidi audiovisivi
Gandhi (a destra) in compagnia di Nehru
le attività svolte AdU’Assefa in
India, dal Cric in Palestina e
dal Moci in Ruanda, presentate rispettivamente dal segretario dell'Assefa in Italia,
Marco Nikiforos, dal presidente del Cric Bruno Neri e
dal presidente del Moci, Santo Caserta. La seconda parte
è stata interamente dedicata
alla danza classica indiana;
uno spettacolo davvero suggestivo, sia per la coreografia
incentrata sulla statuetta di
Shiva circondata da fiori gialli, simbolo della luce, espressa anche da una candela accesa, pure gialla, sia per la
straordinaria abilità della
danzatrice. La spiegazione
del significato simbolico dei
gesti sacri, da parte della
stessa danzatrice, ha accostato i presenti ad un mondo
in cui la dimensione spirituale è ancora elemento essenziale di vita. Con la collaborazione degli obiettori di
coscienza della Caritas e del
Moci è stata anche allestita
una mostra delle attività e
dei progetti delle associazioni che operano nell’ambito
della cooperazione decentrata e sono state raccolte le firme contro la pena di morte.
1^
{■ Mobilitazione della Chiesa battista di Gioia del Colle
Contro le bombe e contro la pulizia etnica
ita mo;
oggetti
al Geri) si af'
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6.
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ottimo
l. 0121
LA Chiesa battista di Gioia
del Colle, in questo grave
®omentp in cui divampa
®a guerra terribile, è mobiliassieme aile associazioni
l*r la pace, ai movimenti e
organizzazioni politiche,
per dire un forte no alla guerce. Dal 27 marzo, tutti i sabatoflno alla cessazione della
Iferra, la comunità ha preso
'Impegno di manifestare
®ntro l’azione militare della
"sto, che è intervenuta nelJugoslavia, e contro la
pulizia etnica dei serbi. La
comunità soprattutto con'^na con forza che la guerra
Ue intesa come l’unica riso
Pra
Tel.
EDOARDO ARCIDIACONO
lozione delle controversie internazionali e dei conflitti interni agli stati. Ogni sabato
dunque, la Chiesa battista ha
così l’opportunità di testimoniare la propria presenza sul
territorio di Gioia del Colle
(dove sorge una base militare
Nato) prendendo, alla luce
dell’Evangelo di Cristo, delle
posizioni ben precise e chiare per quanto riguarda la
guerra e i conflitti in genere.
Ha espresso verbalmente in
pubblico il disagio e il dolore
nell’assistere passivamente
che la pace si possa ottenere
con la guerra. E stato inoltre
preparato un volantino che,
prendendo spunto dalla frase
di M. L. King: «Non ho paura
^Chiesa valdese di Bari
Assemblea dei soci
ilei Centro «La casetta»
— UURA GIANCANE___________
^El locali della chiesa val^ uese di Bari si è tenuta, il
b^^naio scorso, l'assemjj I® ilei soci del Centro soevangelico «La casetta»
jl ato in via Gentile 106 per
ilj^riovo del Consiglio e per
w. 'Jlere problemi organizj(... e gestionali. Molti sono
Mli profusi da fra
f^lgllorauella «Casetta»; a tutti
l»De ringraziamen
Cjil Jl opera svolta. 11 nuovo
Wa • ” ^ formato da: Isaia
(presidente), Valerio
Bernardi (vicepresidente),
Tommaso Gelao (segretario),
Martin Ibarra, Bruno Gabrielli, Lorenzo Scornaienchi,
Giovanni Arcidiacono. «La
casetta» che continuerà ad
essere centro di seconda accoglienza per migranti e di
testimonianza evangelica,
consta di alcuni locali, servizi
e un ampio giardino e ha bisogno continuamente di lavori di manutenzione. Per
diventare soci o per informazioni contattare il segretariocassiere Tommaso Gelao, via
Angelini De Miccolis 6, 70125
Bari; tei e fax 080-5012008.
delle parole dei violenti ma
del silenzio degli onesti», è
diventato il messaggio ufficiale della chiesa locale per
tutto il periodo della guerra
in Kosovo. «L’Italia deve assolvere la funzione che deve
avere, - recita a un certo punto il volantino - cioè quella
del rispetto della Costituzione repubblicana riprendendo
l’iniziativa di pace per fare
cessare i bombardamenti e
contemporaneamente i massacri e le barbarie nel Kosovo.
La resurrezione di Cristo è
servita perché l’umanità intera possa vivere nella giustizia,
nella libertà e nella pace.
L’Evangelo dice che Gesù è
risorto per questo».
L'OTTO PER MILLE INFORMA
L'anno scorso 133.086 contribuenti
hanno scelto la Chiesa valdese
L'otto per mille del 1998
Il ministero delle Finanze ci ha fornito, per
la prima volta, i dati disaggregati dell’otto
per mille (Opm) relativo all’Irpef dell’anno
1994 dichiarata nel 1995.
Dichiaranti con modello 740: dichiaranti
con scelta espressa: 9.650.000, pari al 53%
del totale. Scelte regolari; 9.320.000, pari al
98,6% dei dichiaranti. Scelte per la Chiesa
valdese: 92.128, pari allo 0,99%.
Dichiaranti con modello 730: dichiaranti
con scelta espressa: 2.510.000, pari al 78%
del totale. Scelte regolari 2.494.000, pari al
99,35% dei dichiaranti. Scelte per la Chiesa
valdese: 38.478, pari all’1,54%.
Dichiaranti con modello 101-201: dichiaranti con scelta espressa: 336.128, pari al
4,13% del totale. Scelte regolari: 330.000, pari al 98,23% dei dichiaranti. Scelte per la
Chiesa valdese: 2.480 pari allo 0,75%.
In totale le scelte per la Chiesa evangelica
valdese ammontano a 133.086, pari al 1,10%
delle scelte espresse regolari, per un importo
di 5.160 milioni, cioè lire 38.772 a firma.
È evidente che il problema, per noi che
non partecipiamo al monte delle scelte non
espresse, riguarda gli 8.131.000 dichiaranti
con modello 101 o 201 che in ben 7.794.000
non hanno espresso alcuna scelta, forse per
mancanza di informazione, forse perché
non aiutati, forse perché ritengono di dover
pagare qualcosa.
Chi non presenta i modelli 740 o 730
Ricordiamo che tutti coloro che intendono
assegnare l’otto per mille alla Chiesa valdese
e che sono esonerati dal presentare i modelli
740 o 730, devono:
1) utilizzare i modelli ex 101 e 201 esprimendo la scelta ogni anno;
2) firmare la copia del modulo entro la casella «Chiesa evangelica valdese. Unione
delle chiese valdesi e metodiste», senza superarne i bordi;
3) firmare la copia del modulo dove è
scritto «Firma»;
4) inserire la copia in una busta su cui deve essere scritto «Scelta per la destinazione
dell’otto per mille dell’Irpef relativa all’anno
1998», oppure munirsi della busta di trasmissione acquistabile presto i tabaccai e i
negozi tipo «Buffetti»;
5) scrivere sulla busta il proprio codice fiscale e il proprio cognome e nome;
6) consegnare la busta chiusa alio sportello di una banca o di un ufficio postale.
Si ricorda che la scelta non comporta nessuna maggiore imposta da pagare.
I nuovi progetti 1999
AlTufficio Opm della Tavola valdese sono
arrivati 75 progetti relativi all’Italia e 40 relativi all’estero. Il lavoro delFufficio riguarda
ora l’analisi dei singoii progetti per verificare
la completezza della documentazione e per
organizzare la presentazione alla Commissione Opm. Questa si riunirà il 28 maggio, in
tempo per esprimere il proprio parere e le
proprie raccomandazioni per le sedute della
Tavola previste in giugno. Come al solito si
dovrà aspettare la comunicazione ufficiale
degli importi assegnati del ministero delle
Finanze a fine giugno per sapere quanti progetti potranno essere finanziati e l’approvazione finale del Sinodo in agosto.
Per la diaconia delle chiese ortodosse
Sono due i progetti dell’otto per mille che
riguardano la diaconia delle chiese ortodosse, entrambi in collaborazione con la Heks.
Il progetto «Bambini di strada» di Bucarest
viene svolto da Aidrom, un’associazione diaconale fondata da ortodossi, riformati e luterani in Romania nei 1991. La casa di accoglienza Santa Macrina, base del programma,
è stata inaugurata nel 1998, ha una capienza
di 25 posti letto e offre assistenza durante il
giorno ad altri 15 bambini che trovano da
mangiare, cambio di vestiti e uno staff medico per l’assistenza sanitaria. Un team di assistenti sociali, un medico e un pastore lavora
ogni giorno nella casa, nelle strade e nelle
stazioni.
Nel periodo maggio-dicembre 1998, il programma per i bambini residenti ha ospitato
nella casa di Santa Macrina 26 bambini, con
età tra i 5 e i 15 anni: 13 sono stati reintegrati
nelle scuole, 7 hanno fatto ritorno alla famiglia di origine, 2 sono stati trasferiti a un’altra associazione che li ha presi in cura e 2 sono ritornati nelle strade.
Il programma di lavoro sociale nelle strade
si rivolge a giovani più anziani che spesso
hanno vissuto già alcuni anni in condizioni
disastrose e sono molto più difficili da reintegrare: tuttavia negli stessi mesi per 7 giovani si è trovato un lavoro, 3 sono stati reintrodotti nelle loro famiglie e 7 sono ora ospiti
nella casa. Questo è un lavoro molto difficile
che richiede pazienza, coraggio e tenacia
prima di conseguire qualche risultato. La
causa della fuga di questi bambini è per il
60% dei casi l’estrema povertà delle loro famiglie, spesso essi sono letteralmente buttati fuori di casa, e per il 40% le condizioni
paurose in cui versano gli orfanotrofi pubblici da cui si cerca di scappare appena si
può. L’Opm ha contribuito alle spese del
progetto sociale Aidrom con 80 milioni di lire nel 1997 ed altrettanti nel 1998.
Il secondo progetto denominato Diaconia
Agapes viene svolto in Albania. A partire dal
1991 in Albania è ripresa la vita religiosa e la
Chiesa ortodossa albanese ha avviato un lavoro con i giovani che spesso hanno un’unica prospettiva e desiderio; lasciare il loro
paese. I giovani ortodossi albanesi vedono
come loro vocazione il proporre a tutti i giovani senso di responsabilità e di speranza
per il loro futuro nel loro paese sulla base
della fede cristiana. Il progetto prevede la
costituzione di luoghi d’incontro in cui i giovani possano vedersi, discutere, partecipare
a corsi di formazione, avviare iniziative. Il
gruppo di Tirana è il meglio organizzato e ha
intrapreso attività in 4 settori: crescita, testimonianza, servizio e comunità: inoltre ha
organizzato un raduno nazionale a cui hanno partecipato 113 giovani da ogni parte del
paese. Sono infatti in corso di formazione
gruppi di giovani ortodossi a Dürres, Kavaja,
Elbasan, Korea e Libofsha. Il contributo
Opm è stato di 45 milioni nel 1998.
Progetti in Mozambico
Nel 1998 è stato approvato un piccolo progetto dell’importo di 10 miiioni presentato
dalla Cevaa per la cooperativa Manzir per
l’acquisto di 10 bovini. Siamo stati informati
dal pastore Sibane che i contadini, al ricevimento della notizia del prossimo arrivo deile
mucche, sono esplosi in canti e danze di
gioia per ringraziare il Signore. «Medici senza
frontiere» ha presentato un progetto di lotta
al colera in una provincia del Mozambico
con la creazione di fonti di approvvigionamento d’acqua potabile per la popolazione e
di prevenzione sanitaria: il progetto approvato dalla Tavola è stato immediatamente avviato per anticipare una imminente nuova
ondata di recrudescenza della malattia.
UAsilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
ricerca
un/una infermiere/a professionale
da inserire nel proprio organico
a tempo indeterminato.
Si prega di inviare curriculum dettagliato entro il 30
aprile 1999 al seguente indirizzo;
Asilo dei Vecchi - via C. A. Tron, 13
10065 ' San Germano Chisone (To)
IL CONCISTORO VALDESE
Torre Pellice (Torino- Italia)
VENDE
nel centro di Torre Pellice, inintermediari, immobile da ristrutturare con due piani di mq 145 ciascuno e mq 40 di cantina,
nonché mq 1200 di giardino non edificabile.
Gli interessati scrivano al Concistoro stesso, via Beckwith 4,
10066 Torre Pellice (To-ltalia) per le informazioni del caso.
OTTO PER MILLE
I pensionati e i dipendenti
Gli anziani titolari di pensione e i lavoratori dipendenti con
dichiarazione dei redditi a mezzo dei modelli ex 101 e 201
non partecipano alla scelta dell’Otto per mille
forse per mancanza di informazione o di assistenza o perché temono di dover pagare una maggiore imposta.
Solo 330.000 su 8.131.000 degli aventi diritto hanno fatto
la loro scelta.
L’ufficio Otto per mille della Tavola valdese ricerca volontari disposti a diffondere presso le comunità o Centri per
anziani, le sale di attesa delle Usi, i dopolavoro o crai aziendali o i circoli sociali, i centri Caaf, le informazioni e l’assistenza per compilare la scelta.
Verranno inviati:
- le istruzioni precise, comunque stampate (in piccolo)
sul retro dei modelli ex 101 e 201;
- i dati relativi all’impiego dei fondi Opm da parte della
Chiesa valdese, con riferimento al sostegno agli anziani;
- le buste precompilate per l’inoltro delle dichiarazioni
agli uffici postali o alle banche.
L’ufficio Opm è aperto dalle ore 8,30 alle 13, dal lunedì al
venerdì, al numero di telefono 06-4815903 o via e-mail
8xmille@chiesavaldese.org, risponde Emanuela Tallo.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 16 APRILE iggp
Seminario delle scuole domenicali della Toscana
culto^ i bambini e i catecumeni
Il coinvolgimento di piccoli e grandi nel culto è spesso
problematico. Suggerite alcune proposte da sperimentare
JUDITH STEGEL
CAPITA spesso negli ultimi tempi di vedere grande attenzione posta sul problema di come fare crescere i
più piccoli della comunità
nella vita nuova preparata
per 1 credenti per mezzo di
Gesù Cristo. Da parte delle
chiese, dei gruppi giovanili e
di chi gestisce o collabora
per la produzione di materiali per le scuole domenicali
e il catechismo si susseguono
incontri, feste e culti. Ciò ci
deve rallegrare perché anche
questo ministerio prepara
per la vita di fede. In questo
senso è stato organizzato
dalla Commissione per le
scuole domenicali del 10°
circuito e dell’Associazione
delle chiese evangeliche battiate della Toscana (Acebt) il
terzo seminario, tenutosi
nella chiesa valdese di Pisa il
14 marzo scorso. Sui 14 presenti 10 erano monitori, uno
era del gruppo giovanile, una
era direttrice di scuola domenicale e tre relatori; il pastore Marco Cisoia, Francesca Giaccone e la pastora Ursel Koenigsmann.
Alternando momenti di
presentazione con quelli del
lavoro di gruppo, la giornata
è stata intensa, ricca e ha lasciato buone tracce per il lavoro nelle singole comunità.
Il tema scelto è stato «Come
coinvolgere bambini e catecumeni nel culto». Per prima
cosa è stata posta la domanda che cos’è il culto?, rilevandone i momenti salienti, già
per altro ben rappresentati
nell’ordine del culto, che
quindi è diventato la base per
il lavoro di gmppo.
Come coinvolgere i bambini e i giovani nel culto? Bisogna ricordare che nel culto
Dio ci invita a un dialogo in
cui noi ascoltiamo e rispondiamo. Come preparare i culti per tutta la comunità, con
la partecipazione dei bambini? Come premessa, è stato
sottolineato che ai monitori è
richiesto un grosso lavoro,
che si potrebbe articolare nei
seguenti punti.
1) scegliere un testo in cui
si trovano legami con i momenti liturgici. Deve essere
conosciuto o di facile comprensione; 2) nei testi stessi si
possono trovare varie funzioni già presenti nella liturgia,
quindi un racconto può essere la base per tutto il culto: 3)
la predicazione può diventare narrazione, intercalata con
momenti di attualità per gli
adulti; 4) la simbologia diventa elemento intergenerazionale come valore visivo,
ma i bambini, va ricordato,
devono fare.
Questa è stata la base del
lavoro, svolto utilizzando il
racconto di Giona, sviscerato
per riportarlo ai momenti essenziali dell’ordine del culto.
Alla fine della giornata abbiamo svolto noi stessi il culto, condividendo nella preghiera, nel canto, nella confessione e il perdono, con il
mandato finale di essere testimoni, il frutto della nostra
ricerca.
Alcuni pensieri emersi durante la giornata meritano la
nostra attenzione e meditazione. Per prima cosa non bisogna preparare troppo i
bambini, altrimenti il culto
diventa spettacolo. Questo
può costituire un problema;
qualche volta noi adulti accettiamo lo spettacolo ma
non sappiamo accettare di
fare un culto insieme ai bambini. Per risolvere questo dilemma, alcune strategie sono
state individuate; durante la
predicazione, i bambini stanno a un tavolo a disegnare la
loro risposta, mostrandola
dopo alla comunità. In genere 1 risultati dimostrano che
almeno ascoltano. Questo
genere di attività non va proposto troppo spesso, ma in
questo modo i bambini si
abituano all’ascolto senza, è
chiaro, l’obbligo di capire
tutto, ma anche per addestrare al confronto critico
verso la predicazione.
Sicuramente ci siamo salutati con la sensazione di essere stati insieme per un culto durato tutta una giornata.
Un grazie di cuore alla comunità valdese di Pisa, che ci
ha accolti con calore e che ci
ha preparato un pranzo sostanzioso. Arrivederci all’autunno, probabilmente a Casa
Cares (il tema; la spiritualità
del bambino e del giovane).
Costituito nei giorni scorsi a norma del nuovo Statuto
Il Comitato italiano di «Casa materna»
Secondo quanto previsto
dallo Statuto di Casa materna
è stato costituito il «Comitato
italiano dei sostenitori della
Casa materna». Il Comitato,
come è scritto nell’articolo 3
dell’Atto costitutivo, «ha per
scopo il sostegno morale e finanziario dell’attività di Casa
materna e a tal fine promuove la raccolta di fondi e iniziative di solidarietà a favore
dell’istituto».
Secondo lo Statuto di Casa
materna, approvato dallo
scorso Sinodo valdese, il Comitato italiano è rappresentato nel Comitato generale di
Casa materna, composto dai
Comitati degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Germania, dell’Olanda e della
Svizzera. I Comitati di altri
paesi sono attivi da anni e con
la loro azione hanno assicurato la sopravvivenza di Casa
materna nei suoi circa cento
anni di attività. Pur avendo
Casa materna ospitato nella
sua lunga storia migliaia di ragazzi e ragazze italiane, il Comitato italiano nasce per ultimo. In passato l’aiuto per Casa materna giungeva quasi
esclusivamente dall’estero.
Oggi che l’Italia è uno dei
paesi economicamente più
Casa materna di Portici
avanzati, gli italiani non possono sottrarsi alla responsabilità di darsi carico di questa
istituzione, la cui opera appare più che mai necessaria in
un periodo nel quale il mondo giovanile risente le conseguenze della droga, della criminalità organizzata, della disoccupazione giovanile.
I membri fondatori del Comitato italiano per Casa materna rivolgono un vivo appello affinché altre persone e
altri organismi ne entrino a
far parte per elaborare tutte le
iniziative possibili per offrire
8 Campobasso
Organismo
ecumenico
Si è costituito lo scorso 10
marzo il Consiglio ecumenico
pastorale della città di Campobasso, un nuovo organismo ecumenico che intende
rendere visibile la presenza e
l’opera delle diverse confessioni cristiane per incrementare il dialogo e «camminare
verso la comunione e il dialogo fraterno». Ne fanno parte il francescano Aldo Broccato, vicario episcopale per l’ecumenismo delTarcidiocesi
di Campobasso e Bosiano, il
pastore Franco Bosio della
Chiesa cristiana della Riconciliazione (una chiesa evangelica pentecostale), il pastore valdese Salvatore Carcò,
il pastore battista Dario Saccomani, responsabile delle
chiese valdese e battista di
Campobasso e valdese di Pescolanciano. Un primo incontro, a cui prenderanno
parte anche altri rappresentanti delle diverse chiese
coinvolte, è previsto per il 14
aprile, al Convento dei Cappuccini di Campobasso, (nev)
M Roma-p. Cavour
Un culto
con i bambini
Una ventata d’aria fresca
ha animato il culto del 28
marzo nella chiesa valdese di
piazza Cavour a Roma, per la
partecipazione attiva della
scuola domenicale. Seguendo la proposta del Sie i bambini e le bambine, insieme alle monitrici hanno fatto una
riflessione sul giubileo biblico e un’animazione che mirava a cercarne l’attualizzazione nella realtà di oggi. 1
cartelloni e gli oggetti simbolici che avevano preparato, i
loro canti e le brevi preghiere
hanno portato un messaggio
efficace alla comunità adulta.
Una bambina ha chiesto;
«Dio, fai che anche noi ci
rimbocchiamo le maniche e
non chiediamo sempre tutto
a Te». All’uscita un banchetto
con alcuni prodotti del Terzo
Mondo, offerti sul mercato,
senza fini di lucro, dal «Commercio equo e solidale», ha
dato un’indicazione pratica
di come si può operare per la
giustizia con iniziative alla
portata di tutti. (l.s.)
Chiesa battista di Meana di Susa
Insediato il pastore Dentice
Con la nomina del past. Domenico Dentico a conduttore
della comunità (l’insediamento è avvenuto domenica 4
aprile), la chiesa di Meana di
Susa cessa di essere diaspora
delle chiese battiste di Torino
e della vai di Susa e acquista
una sua autonomia ecclesiale.
Per l’occasione i pastori battisti del colloquio pastorale del
Piemonte hanno voluto esprimere alla chiesa e al fratello
Dentico, per mezzo di una telefonata seguita da una lettera
a firma del past. Francesco
Casanova, la loro profonda
soddisfazione per la scelta
operata a favore del collega,
insieme a un gioioso benvenuto. «Preghiamo il Signore
perché il ministero del fratello
Dentico - dice la lettera - sia
portato avanti con gioia, fede,
dedizione, capacità, umiltà
(segni dell’approvazione di
Dio) e che la chiesa di Meana
sappia esprimere riconoscenza e gratitudine al Signore e
solidarietà e disponibilità al
pastore Dentico...».
Ogni membro della comunità sente pertanto il privile
Per godersi i privilègi della terza età
^‘Mio padre è andato
a vivere da solo”
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione",
io gli ho proposto una soluzione residenziale.'
Lui cercava un posto tranquillo, immerso
’illa
nel verde, io gli ho trovato una bella villa
confortevole con un grande parco facilmente
raggiungibile dalla città.tif
Lui voleva mantenere la libertà delle sue
abitudinie io ho provveduto ad assicurargli anche un
servizio qualificato e un'assistenza continua*
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici di stare
così bene insieme ogni volta che ci vediamo.
gio e soprattutto il dovere di
ringraziare vivamente i pastori che in tutti questi anni
si sono assunti la responsabilità di presiederne i culti e le
diverse attività. La Chiesa
battista di Meana di Susa ha
previsto per il 9 maggio alle
15,30 (come è consuetudine
ogni anno) la festa di ringraziamento al Signore per ricordare il primo annunzio
della Parola di Dio nella valle
di Susa, 104 anni or sono. La
speciale ricorrenza si concluderà con un piccolo rinfresco
presso il Villaggio Martin
Luther King. L’indirizzo della
chiesa è; frazione Campo del
Carro, 10050 Meana di Susa
(To), tei. 0122-39138; abitazione del pastore 011-332703.
ISSO la
^corretta,
preci
la lezic
izione.
jra che
1-e oltre
ralla ripi
gpmmen
comur
i rischio
, , .. tutti i tipi
un sostegno morale e finan- Lq per le i
ziario. Per svolgere la sua ^ti e ser
missione Casa materna deve
apenetras
continuamente adeguare lel¿ni. Spei
sue strutture alle nuove realtà juti sulla
nella quale svolge la sua azio- [
ne. Negli anni scorsi i vecchi
dormitori, che ospitavano fino a 20 letti, sono stati trasformati in accoglienti stanze
di tre-quattro letti e ciò grazie
anche a un contributo otto
per mille della Tavola valdese. Sono stati inoltre attivati
una scuola frequentata da
studenti esterni; un Centro
dell’Azienda sanitaria locale
per malati di mente, una palestra. Nei prossimi mesi sarà
necessario completare la rete
fognaria e rifare tutti i servizi
igienico-sanitari. Si dovranno
inoltre realizzare due o tre case famiglie per minori affidati
e allestire la casa del cappellano ed un centro per attività
religiose, sociali e culturali.
Per realizzare tutto ciò e
continuare nella gestione di
quanto già esiste è necessario
il sostegno morale e finanziario di quanti vorranno aderire al Comitato italiano per
Casa materna. Al momentc
l’adesione al Comitato nonà
comporta alcuna spesa. Per
aderire basta scrivere a Casa
materna, corso Garibaldi 235,
80055 Portici (Napoli); oppure inviare un fax al n. 081
ihiamo c
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Itipl è rege
475338; oppure scrivere a ca- lun proprie
samaterna@iol.it. Le offerte W dai Gire
invece possono essere inviate » J presen
tramite conto corrente posta
le n. 13741806.
ire la prep,
solitament
11 presidente del Comitato ® P'
italiano. Massimo Finoia
pi hanno c
A Siena dal 2 al 6 maggio
Incontro internazionale
cappellani delle carceri
dei
Comitato
pole rispe[fanno part
tente ai dis
Segretari de
*io (’86-93),
Dal 2 al 6 maggio avrà luogo a Siena, organizzato dalla
loro associazione internazionale (Ipca), un incontro internazionale dei cappelani
delle carceri. L’incontrò si
terrà presso le Orsoline, Casa
dei ritiri. Villa Santa Regina,
via Bianca Piccolomini, località Due Ponti, Siena, tei.
0039 057-7221206. Le iscrizioni all’incontro, che vale
come aggiornamento pastorale. vanno indirizzate al pastore Odoardo Lupi, via Derna 13, 56126 Pisa, tei. 05028566. Le lingue utilizzate saranno il francese e l’italiano.
Interverranno i monsignori Gaetano Bonicelli, arcivescovo di Siena, Giorgio Caniato, cappellano generale
delle carceri italiane, la dott.
Luigia Culla, psicoioga e re
sponsabile della formazione
del personale delle carceri, ■professori Philippe GaudiI
(Francia), Ermanno Genree
Paolo Ricca della Facoltà vai*
dese di teologia e il signoj
Ivan Zakine, presidente del
Comitato europeo per la pt®'j
venzione della tortura. Son^
previsti partecipanti dallAlg
menia, Belgio, Egitto, Fran^
eia, Grecia, Italia, Libano«
Marocco, Portogallo, RonrO*^
nia, Spagna, Svizzera. j
1 lavori inizieranno la seri
di domenica 2 maggio (am
e cena) per concludersi gio tteLaiaj«vedi 6 maggio nella primi
mattinata. Il costo per la p0‘
tecipazione è di 150.000 i
(ai pastori/e valdesi e mo
disti il costo viene rirnbors
to dietro presentazione
nota spese).
Regala
un abbonai
Wb chi
liber
jjj-'■e può
L* 000 lire
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"^ORMA.
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13
^^pjERPÍ 16 APRILE 1999
Vita Delle Chiese ì
In vista della prossima Assemblea annuale dell'Unione predicatori locali
La gioia della predicazione evangelica
fiche nell'annuncio evangelico bisogna imparare a «pensare in grande», cioè
condo lo Spirito, seminando ideali e speranze e sconfiggendo l'indifferenza
PAG. 9 RIFORMA
MARIO CIGNONI*
ISO la predicazione è
torretta, documentata,
Jjie precisa, ma sembra
a lezione che una preione. A volte invece
ira che non si riesca a
•e oltre il proprio naso.
Ila ripetizione di qualimmentario, di qualche
comune. E nei due casi
rischio che i predicatori
tutti i tipi) vivano sempre
e finan- per le idee che portano
' pti e sempre più per la
na deve ^penetrazione con le isti'uarele ¡gni. Spesso siamo come
/e realtà jgti sulla riva del mare,
uaazio- chiamo con i ciottoli e le
i vecchi chiglie più belle, schervanofi- jjjo con le onde che si
tati tra- jgQno sulla riva; ma quan;i stana sete di verità ci chiama
0 grazie | oltre, a partire per la rido otto a solcare il mare, bisoa vdde- deostruire una nave. E se
attivati di costmire una nave, non
tata da [mare uomini per raccoCentrO| fg y legno e distribuire i
a locale ¡piti, ma insegna loro la
una pa- ygia del mare ampio e
lesi sarà ¡,jto. Racconta delle vele
e la rete ,fjg vento, del fischio
1 servizi; |g sartie di notte, del treavranno |jj ¿gjja marina, delle on
0 tre ca- jàntillanti sotto il sole, del
1 affidati
cappel
Scheda
to ciò e
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cessarlo
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jsa. Per
: a Casa
lidi 235,
I; oppun. 081ire a caI offerte
3 Inviate
e posta
cielo che si vede dal mare, del
brivido della barca in planata, quando si sente la deriva
fremere come un animale...
A volte poi, costruita la nave, ci troviamo in uno spazio
ristretto. Che è mai questa vita (questa chiesa) che viviamo, questa realtà di piccolo
cabotaggio nella quale siamo
costretti a fare la spola come
in una laguna, non è forse diversa da come ce la immaginavamo quando eravamo
meno smaliziati, quando sognavamo la navigazione di
lungo corso in mare aperto?
Fratelli, sorelle e amici, recuperiamo l’ideale, il grande
sogno, orientiamo le vele oltre l’orizzonte aprendole come ali al vento e lanciamoci
in un «folle volo», folle non
perché è pazzesco, ma perché
la meta è sempre oltre, in un
evangelo che non è fatto della
ricerca frenetica di pianiQcare tutto, di programmare tutto, dell’esegesi di una precisione che non si fa mai verità,
ma di pensare in grande, di
pensare «secondo lo Spirito»;
allora saranno grandi anche i
piccoli progetti, allora sarà
piena e felice anche la vita.
Allora, spinti da una volontà irresistibile, avremo la
omitato
0 Finoia
lei
Un centinaio di predicatori
^ nei ruoli dell'Unione
Inione predicatori locali (Upl) compie vent'anni. Nata nel 1979
luito all'integrazione tra le chiese valdesi e metodiste, riunisce
fdina, a liveilo nazionale, i predicatori locali (pi) dei vari circui:ualmente gii iscritti nei ruoli sono un centinaio a cui bisogna
ngere una sessantina di candidati (alcuni in corso, ia maggiofuori corso).
(Upl è regoiata, secondo le discipline dell'ordinamento valdese e
[un proprio statuto. Per essere iscritto nei ruoli ufficiaii, che sono
liti dai Circuiti, bisogna avere alcuni requisiti. È prevista una letidi presentazione del Consiglio di chiesa al Consiglio di Circuito
idi norma, si avvale della Commissione permanente studi per vaire la preparazione del candidato. La Cps valuta tale preparazio»litamente assegnando un programma di studi personalizzato
lesami e prove di predicazione, in media della durata di due anlAccertata la preparazione, il candidato viene immesso nei ruoli
suo Circuito e quindi in quelli dell'Upl.
Ipl hanno un'assemblea annuale nel corso della quale viene elet« Comitato (segretario e due consiglieri). Sono rappresentati, senio le rispettive discipline, nei consigli di chiesa metodisti e vaidehnno parte del Consiglio di Circuito, mandano un loro rappreWante ai distretti e al Sinodo.
lagretari dell'Upi sono stati Claudio Tron (1979-86), Leonardo Calili (’86-93), Gabrieie Lala ('93-95) e dal 1995 Mario Cignoni.
nazione
arceri, i
Gaudin
Gerire e
oltàvalI signor
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r la pre•a SonOj
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3, Fran'
LibanOi
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0 (arrida
jrsi gir’"
1 prima
r la par'
.000 lira
e iTior°'
-nborsa;
^retari dell’Upl (da sin. Mario Cignoni, Leonardo Casorio, Ga^1-Ala) con Laura Carrari in occasione di una passata assemblea
;ione
Ogni settimana...
I^'PORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
Hoello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
^^onamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi uti're liberamente l'abbonamento ridotto di S5.000 lire.
puoi fare un abbonamento semestrale che costa
lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
Ohamento sostenitore di 200.000 lire o 'mv\anAoc\ una
®iasi cifra in dono; aiuterai chi non se lo può permettere,
ci sono diversi modi per non rinunciare a
Gà qli
Il ‘'‘’onamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
,^^'hiento della prima copia del giornale.
Unione predicatori locali
Assemblea a Torre Pellice
il 17-18 aprile
L'Assemblea annuale deH'Unione predicatori locali (Upl) si
terrà a Torre Pellice nei giorni 17-18 aprile 1999. Oltre alla
relazione e alle incombenze amministrative, questi saranno i
momenti salienti ai quali sono invitati tutti coloro che sono
interessati.
Sabato 17
ore 9: culto iniziale presieduto da Giacomo Quartino, presso la Foresteria;
ore 10,30: lezione di Claudio Tron, predicatore locale che
ha ricevuto la laurea «honoris causa» dalla Facoltà valdese di
Teologia, presso la Foresteria;
ore 18; conferenza di M. Cignoni su «La Repubblica romana del 1849 e i valdesi», presso la Biblioteca valdese.
Domenica 18
in quasi tutte le chiese del I Distretto (valli valdesi) i culti
saranno presieduti da predicatori locali.
Come Comitato Upl ringraziamo tutte le chiese che con generosità hanno sostenuto e sostengono economicamente l'UpI,
segno che siamo presenti nei vostri pensieri e nelle vostre preghiere. Il vostro contributo è la nostra unica entrata. Viene utilizzato, con sobrietà, per sostenere la preparazione dei predicatori e dei candidati, per sostenere a nostra volta qualche piccolo programma evangelistico, per mantenere fra noi i contatti e per organizzare l'assemblea annuale. Graziedunque.
Il Comitato Upl
forza di spezzare le catene
dell’indifferenza e di sconfiggere l’apatia. Se semineremo
ideali e speranza vedremo le
nostre chiese rifiorire, e non
solo le chiese che sarebbe poco e misero, ma sapremo uscire dalle sacrestie e incidere
nella società civile perché
l’evangelo è per tutti; per continuare con la metafora marinara, sapremo uscire fuori
daile oscure sentine e dai gavoni e salire per le sartie volanti e per le griselle (scale di
corda) su in alto verso le coffe
o le vele di gabbia dell’albero
di maestra. Là ci sveglieremo
come un uomo forte si desta
dal sonno e si spurga gli occhi
alla sorgente stessa del celeste
splendore e la vista scorrerà a
cercare terre lontane...
Certo, il cuore dell’oceano
rimarrà lontano da noi, insondabile al nostro pensiero,
invalicabile al nostro navigare, ma ne ascolteremo il battito possente, il respiro ampio e ci basterà per essere testimoni della sua bellezza e
della sua verità. Vivere non è
necessario - dicevano gli antichi - necessario è navigare,
ricercare la bellezza e la verità del Vangelo e annunciarla, predicarla. In questa ricerca e in questa predicazione è
vita, iibertà, felicità. Abbiate
nostalgia del mare ampio e
infinito, troverete, troveremo
degli aitri, uomini e donne,
che vogliono salire a bordo
con noi.
* segretario dell'Unione
predicatori locali
W Sant'Antonino di Susa
Iniziative per coinvolgere
tutti i fratelli e le sorelle
Domenica 7 marzo la nostra comunità ha ricevuto la
gradita visita del fratello Serafino Borsellino dell’organizzazione «Porte aperte». Sono
stati proiettati alcuni filmati
sulla «Chiesa perseguitata»
del Centro America, e sono
state illustrate le attività
dell’associazione per portare
nuove Bibbie alle popolazioni dell’Est e della Cina. A una
di queste «spedizioni» ha preso parte di recente la giovane
sorella Valentina Paternò della nostra comunità, che da
pochi mesi ha dato la sua testimonianza di fede mediante il battesimo.
Non tutti i membri di chiesa, a causa di infermità, ricoveri ospedalieri o per l’età
avanzata, possono partecipare ai culti domenicali con regolarità. Per ovviare a questa
situazione il pastore Adriano
Dorma, con la collaborazione
di alcune sorelle e fratelli di
buona volontà, ha provveduto a registrare su cassette una
serie di meditazioni e canti, e
quindi a farle circolare. L’iniziativa, senza nulla togliere
alla regolarità delle visite pastorali, ha riscosso grande
consenso nella comunità.
Per rendere più «partecipativi» gli studi biblici infrasettimanali, si è provveduto
da qualche tempo e con ca
denza mensile a organizzare
degli incontri su tematiche
prestabilite dagli stessi partecipanti a rotazione. L’esperimento sta riscuotendo un
notevole successo. Il 26 aprile Clara e Ivo Blandino introdurranno il tema: «Le ricorrenze festive in Israele», a cui
seguirà la discussione.
Un grave lutto ha colpito la
famiglia Blandino con la perdita del papà Virgilio. Il funerale si è svolto lunedì 15 marzo, con le modalità della
chiesa evangelica anche se
egli non era membro di chiesa, e questo per espresso desiderio dei familiari, tutti
molto impegnati nella vita
della comunità. L’occasione
ha permesso di dare una
grande testimonianza della
nostra fede alle numerosissime persone presenti. 11 pastore Adriano Dorma ha saputo, con parole appropriate, portare una parola di consolazione alla moglie Dina e
a tutti i familiari. 11 gradito
intervento della sorella Cocumelli e di alcune corali
della zona hanno reso particolarmente toccante la mesta ma edificante testimonianza cristiana. Il Signore
consoli, con le sue promesse,
la famiglia e l’aiuti a superare
questa prova nella speranza
della resurrezione.
Agenda
UDINE — Alle ore 18, nella chiesa del Carmine, si tiene un
incontro ecumenico sul documento cattolico-luterano
«Chiesa e giustificazione» organizzato dall’arcidiocesi e
dalla Chiesa metodista. Introduce il past. Andreas Kohn.
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, a Villa Ghirlanda (via
Frova), il Centro culturale «J. Lombardini» organizza un dibattito sul tema: «Eutanasia: limiti e possibilità» con il prof.
Ermanno Genre e il dott. Roberto Labianca.
———
MILANO — Alle ore 17, nella sala di via F. Sforza 12/a, il
Centro culturale protestante organizza una conferenza del
professor Ermanno Genre sul tema: «Dare dignità al morire. Il dibattito sull’eutanasia».
FIRENZE — Alle 16, alla Casa di riposo «Il Gignoro» (via del
Gignoro 40), i dr. Paola Sconfienza e Giacomo Dovmie parlano su: «“Ho perso le parole...’’: riabilitazione in musica».
SARONNO (Va) —Alle ore 21, nell’Aula consiliare della
scuola «Aldo Moro», l’Associazione culturale protestante
organizza un incontro-dibattito sul tema: «Etica e scienza
ai confini della vita», a cui interverranno il pastore Ermanno Genre e il dottor Luciano Orsi.
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, si tiene un concerto gospel del gmppo «Free
voices Gospel Choir». Ingresso lire 5.000.
TORINO — Alle ore 17, nella chiesa evangelica battista di
via Passalacqua 12, per il Centro evangelico di cultura «L. e
P. Paschetto» il Sestetto evangelico condotto da Amelia
Cocumeili canta «Inni e corali della Riforma».
MESTRE — Con inizio aile ore 11, nella chiesa vaidese (via
Cavallotti 8), si tiene un incontro con il dott. Daniele Busetto su: «L’eutanasia e ii suicidio assistito. Dignità dei morire».
19 aprile
MILANO — Alle ore 18, in piazza San Fedele 4, il professor
Angelo Maffeis parla sul tema: «Nel cammino del Consiglio ecumenico delle chiese» per ii ciclo di incontri su
«Identità confessionale e autocoscienza ecumenica».
22 aprile
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (1 piano), per il corso «La fede interpreta il mondo», i pastori Daniela Di Carlo e Giorgio Bouchard parlano
sul tema; «La costola di Adamo (Genesi 2)».
PALERMO — Alle ore 17,30, al Centro evangelico di cultura «G. Bonelli» (via Spezio 43), i teologi Giovanni Cereti e
Paolo Ricca parlano sul tema: «Ecumenismo: prospettive
ail’inizio dei terzo millennio» nell’ambito del ciclo di incontri dedicati al giubileo e all’ecumenismo.
GORIZIA — Alle ore 17, nella chiesa metodista di via Armando Diaz, ii professor Michele Cassese parla sul tema:
«La preghiera neila tradizione popolare».
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio,
per «Musica e preghiera», gli organisti Chiara Cassin e
Massimo De Grandis eseguono musiche di Mozart e Soler.
TRIESTE — Alle ore 17, presso il Centro culturale «A.
Schweitzer» (piazzetta S. Silvestro 1), Aldo Natale Terrin,
Eugenio Stretti, Antonio Russo, Sergio Rostagno e Dario
Fiorensoli discutono il tema: «Pluralismo religioso: valori
di verità che si incontrano o si escludono».
NAPOLI —Alle ore 18, presso il Centro culturale evangelico «G. Caracciolo» (via dei Cimbri ang. via Duomo), la professoressa Clara Lingria Ranchetti presentà il libro di Piera
Egidi «Incontri». Sarà presente l’autrice.
FIRENZE — Dalle 14,30 alle 19, nella chiesa metodista (via
de’ Benci 9), si tiene il I seminario per i predicatori locali
della Toscana organizzato dalla Acebt e dal 10° circuito sul
tema: «Il predicatore: ambasciatore di Cristo» (II Corinzi 5,
20). Rivolgersi al past. Pietro Ciavarella (tei. 055-288143).
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VA ve.
PALERMO — A partire dalle ore 10 del sabato, al Centro
diaconale «La Noce», si svolgono le celebrazioni dal titolo:
«1959-1999, quarant’annl di servizio nella città di Palermo», che prevedono visita al Centro, mostra fotografica, il
dibattito «Continuità nella varietà, le scelte del Centro diaconale in 40 anni di servizio», le conclusioni della prima
giornata da parte del ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco. La domenica conferenza del prof. Paolo Ricca
(«La diaconia evangelica, motivazioni e prospettive»), interventi delle corali e culto alle ore 15. Tel. 091-6817941;
fax: 091-6820118, e-mail: c.d.lanoce@mclink.it.
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appunta
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a do
maniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della
settimana seguente. Domenica 18 aprile (replica lunedì 26
aprile) andrà in onda: «Il debito estero: il caso Zimbabwe;
“Un filo tenace:’’ lettere dal carcere di Willy Jervis: Un’opera della Chiesa awentista a favore degli anziani».
A VVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica de
ve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 16 APRILE
Riforma
Tra guerra e referendum
Eugenio Bernardini
Riuscirà il referendum del 18 aprile per l’abrogazione
della residua quota proporzionale del 25% dalla legge elettorale per la Camera dei deputati a raggiungere il quorum
necessario per essere valido (il 50% più uno degli aventi diritto al voto)? È la domanda che in queste settimane ha
preoccupato i sostenitori del «sì», convinti di vincere «alla
grande» contro il fronte del «no» accusato di «volere tornare indietro», alla famigerata «Prima Repubblica» e al suo
consodativlsmo, impedendo sostanzialmente il processo
di modernizzazione politica del sistema Italia. Il fronte del
«no» ha replicato affermando le sue ragioni, e cioè che una
legge elettorale maggioritaria al 75% aUa Camera e al 100%
al Senato ha prodotto la peggiore frammentazione partitica e il peggiore trasformismo (ribaltoni e ribattini vari) di
tutta la storia repubblicana e che U bipolarismo si può ottenere anche con un sistema proporzionale con sbarramento
o con un sistema misto, come dimostra l’esperienza di dodici paesi sui quindici dell’Unione europea.
La drammatica situazione di guerra alle porte di casa nostra, con il sofferto ma pieno impegno italiano nelle operazioni belliche della Nato, il grande sforzo di assistenza alle
popolazioni investite dalla tragedia balcanica, che vede di
nuovo il nostro paese in prima linea, le tensioni e le polemiche politiche e morali che tutto ciò ha inevitabilmente scatenato, ha giustamente messo in secondo piano tutto il resto, comprese le vicende di politica interna e del referendum in particolare. Poteva essere altrimenti? No, non poteva. In questo «spostamento» di interesse è apparsa ancora
più chiara la fragilità argomentativa di una campagna referendaria sostenuta dai due comitati, quello del «sì» e quello
del «no», composti entrambi da rappresentanti dei due
schieramenti, della maggioranza e dell’opposizione. Da qui
la tiepidezza del sostegno al referendiun da parte dei due
leader D’Alema e Berlusconi che non devono solo fare i
conti con un fronte interno diviso, ma anche con la certezza
che qualsiasi risultato venga fuori dalle urne del 18 aprile
non sarà risolutivo, dovrà comunque essere gestito politicamente e dovrà andtne oltre la sola legge elettorale.
Referendum inutile dunque? Non abbiamo mai nascosto
le nostre perplessità. Nelle riflessioni che abbiamo fatto tra i
redattori e collaboratori del giornale sono emerse le più diverse sfumature e opinioni, di cui abbiamo anche reso conto sulla pagina speciale del 26 marzo. Certamente tutti, a
prescindere dal comportamento che terremo domenica
prossima, avremmo preferito e continuiamo a preferire che
su materie così complesse, non esauribili con un semplice
«sì o no», sia il Parlamento a pronunciarsi, dando forma a
quel quadro articolato di nuove regole di cui tutti avvertiamo l’urgente necessità e che ci dovrebbe consentire di fare
un salto di qualità di tipo europeo. Il referendum potrà essere uno stimolo per un Parlamento che è stato incapace di
evitarlo? Ce lo auguriamo, anche se si può avere qualche
dubbio sulla volontà di fare dopo quello che, meglio, si sarebbe potuto fare prima. Anche perché le prossime scadenze politiche, dall’elezione del presidente della Repubblica
alle elezioni europee, per non parlare delle altre questioni
legate alla giustizia, creeranno sicuramente ulteriori tensioni e scarsa disponibilità ad accordi di ampia portata.
E poi c’è la guerra in corso, con tutte le incognite sui
suoi sviluppi e sulla sua fine, che ci auguriamo vicinissima. Non si può pensare che il governo italiano non sarà
chiamato a partecipare alla gestione della tregua e dei negoziati che si preannunciano molto complicati. In questi
giorni, il problema di una politica estera consapevole e
responsabile, frutto di discussioni e scelte approfondite e
lungimiranti, concepita non al traino di qualcuno o dei
soli interessi economici di breve termine ma nel contesto
della nuova Europa comunitaria, è entrata prepotentemente e drammaticamente nella nostra vita. Non si può
pensare e non vogliamo pensare che quanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo in queste settimane di sofferenze e
gravi interrogativi politici e morali, si possa racchiudere
in una parentesi. Il Parlamento dovrà impegnarsi a formulare il nuovo quadro di regole politiche, le cosiddette
grandi riforme, tenendo conto delle nuove responsabilità
intemazionali a cui siamo richiamati.
Riforma
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DIRETTORE Eugenio Bernardini VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami. Pasquale lacobino, Milena Martinat. Carmelina Maurizio. Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo. Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera EgidI
REVISIONE EDITORIALE:Slelio Annand-Hugon; GRARCA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate II 5 marzo 1993.
Il numero 15 del 9 aprile 1999 è stato spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 7 aprile 1999.
issa
Anoclato alla
Uniona stampa
periodica Italiana
Continua la nostra riflessione sui giovani e il lavoro
I limiti delPetica puritana
Le attuali condizioni lavorative richiedono una revisione
della tradizione protestante del lavoro come vocazione
PAOLO FABBRI
UNA qua
flessibilità, diffìcilmente
valutabile in termini quantitativi, è indubbiamente già
presente nel mercato del lavoro giovanile: il processo di
globalizzazione in atto determinerà inevitabilmente l’estensione di questo tipo di
mercato nonostante l’opposizione, peraltro senza nessun respiro strategico, del
sindacato. Di qui l’utilità di
una lezione sui criteri da utilizzare per rapportarsi al
mercato stesso, come si fa
all’inizio di un corso postuniversitario e come, più sinteticamente, è stata pubblicata su Riforma da Bruno
Ricca. Occorre però porre attenzione al fatto che l’immagine del mondo del lavoro dipinta sullo sfondo e quella
del credente che si appresta a
entrarvi si prestano a conclusioni errate soprattutto sul
piano etico.
Dairetìca puritana
al mito del successo
La prima considerazione
che viene spontanea è il collegamento fra questa figura
di giovane brillante, proattivo, imprenditore di se
stesso e quella proposta dai
puritani calvinisti del XVI secolo, acutamente analizzati
da Mario Miegge [Vocation et
travail. Essai sul l’éthique puritaine, Ginevra, Labor et Fides), in cui le virtù cristiane e
quelle del buon cittadino e
buon imprenditore si associano per produrre la figura
onesta, sobria, diligente, efficiente nell’operatività, razionale nelle sue scelte, dove la
professione viene prospettata
come una scelta ben ponderata di un progetto vocazionale in cui servire Dio e in cui
a un comportamento corretto non può che corrispondere un risultato positivo. La figura insomma che Max Weber ha preso in esame quando ha definito questa etica lo
«spirito del capitalismo»
[Economia e società, Ed. di
Comunità). È questa l’etica
da indicare ai giovani nell’affrontare il problema lavoro?
Cominciamo col dire che
nelle loro riflessioni i puritani
hanno lasciato da parte le
condizioni di lavoro. Dice
Karl Barth in proposito: «È
necessario comunque fare
prova oggi di un cinico ottimismo per non vedere le
condizioni di lavoro inumane
nelle quali lavoriamo tutti
più o meno (...) e per osare
difendere la famosa tesi che il
lavoro è anche un servizio a
Da un’inchiesta apparsa
nei giorni scorsi, in tre
puntate, su un quotidiano
risulta che nel 1998 sono
scomparsi nel nostro paese
ben 1.300 minorenni, fra
italiani e stranieri, di cui oltre cento bambini piccoli e
neonati, venduti dai propri
genitori. Fra questi, è stata
individuata una giovane
donna di 22 anni dell’Irpinia,
la quale cinque anni fa ha
dato alla luce un bambino.
Con vari stratagemmi era
riuscita a tenere nascosto il
suo stato di gravidanza andando poi a partorire in casa
di una mammana, la quale
riuscì subito a collocare il
bambino presso una coppia
sterile, in cambio di denaro.
ragazza, che all’epoca aveva solo 17 anni, non aveva
avuto la forza di opporsi a
questo commercio. Era terrorizzata dalle inevitabili rea
Dio, altrimenti che con molta
moderazione, prudenza e riserve» [Dogmatica, ed. francese Labor et Fides, voi. 3°,
tomo 4°, p. 233). Il mondo del
lavoro risulta essere ancora
oggi assai più drammaticamente peggiore di quanto
non emerga dalla pittura
«sullo sfondo» sia dell’articolo di Ricca sia dei testi puritani. Per restare nel mercato
giovanile richiamato, che riguarda un po’ tutte le categorie (ma la lezione si rivolge di
fatto al più ristretto gruppo
dei laureati e diplomati nei
paesi industrializzati) l’attività si svolge in un contesto
esasperatamente competitivo, in cui l’etica della responsabilità verso il prossimo (e
verso Dio) viene sostituita dal
mito del successo personale,
con i suoi corollari di angosce, depressioni, invidie. A
questo proposito, analizzando l’etica protestante nella
sua realtà odierna, il teologo
svizzero Erich Fuchs sottolinea la perdita di priorità del
senso della grazia, sostituito
daH’utilitarismo: «Non si agisce più, come nel caso dei
riformatori, spinti dalla riconoscenza per la grazia ricevuta, ma in vista di un risultato, che diventa allora la giustificazione dell’azione (...):
come evitare l’utilitarismo
quando si difende un’etica
della libertà e della responsabilità?» [L’etica protestante,
ed. Dehoniane, p. 70).
gli imprenditori di se stessi,
allora si cade in basso, si
scende di livello sociale e magari si hanno problemi di sopravvivenza. Sono i «costi sociali» che costituiscono il rovescio della medaglia della
flessibilità (che ribadisco in
certa misura inevitabile), che
si manifesteranno in misura
sempre maggiore.
È necessaria una nuova
etica protestante del lavoro
Il «modello americano»
In Italia, dove l’etica protestante storicamente non ha
trovato spazio, sono comunque entrati alcuni suoi aspetti degenerativi, come
quello indicato da Fuchs,
tramite l’influenza del cosiddetto modello americano.
Nel mondo del lavoro nostrano i riferimenti a un’etica
non di responsabilità ma anche solo di rispetto verso il
prossimo sono molto labili.
Nella competizione non si
guarda tanto per il sottile per
conquistarsi un incarico di
consulenza o per acquisire
un cliente: il confronto è una
battaglia che si conclude con
un vincitore e un vinto e chi
ha perso il senso della priorità della grazia del Signore
piomba nello sconforto, perché la sua prospettiva è
nell’immediato risultato e
non nel regno di Dio che viene. È pur vero che le sconfitte
di solito non sono definitive,
ma se queste capitano a
qualcuno più fragile oppure
in un momento di depressione, o se interviene una malattia durante questa navigazione nel procelloso mondo de
In questo contesto prendere consapevolezza che bisogna essere imprenditori di se
stessi è fondamentale, ma Io
è ancor più evitare l’illusione
che la professionalità sia sufficiente a vincere le battaglie
nel mondo del lavoro e contemporaneamente avere una
chiara prospettiva vocazionale. A questo proposito
Barth ci insegna che, senza
negare validità alle \drtù puritane sopra richiamate, il lavoro non costituisce di per sé
un progetto vocazionale, ma
è una dura necessità, che va
vissuta nell’ambito della vocazione rivolta da Dio a ciascuno di noi e alla comunità.
Un’altra illusione da sfatare è
pertanto quella che il lavoro
debba essere un modo attraverso cui ci si realizza. L’aspirazione a fare un lavoro corrispondente alle proprie tendenze è certo legittima, però
non giustifica il rifiuto di
mansioni considerate inferiori, restando nella condizione non dignitosa di disoccupati, quando ciò non sia
imposto dalla situazione. Invano si cercherebbe nelle parole di Paolo, come nel resto
del Nuovo Testamento, il
pathos con cui i riformatori
hanno interpretato Genesi
1,28: «sottomettete la terra».
Sviluppando il suo pensiero
Barth fa notare che (3esù non
ha mai chiamato nessuno a
lavorare - anche se le sue parabole sono ricche di riferimenti al lavoro - ma semmai
a seguirlo, lasciando le proprie occupazioni. Anche Paolo, che lavora per non essere di peso a alcuno (II Tessalonicesi 3,8; I Corinzi 4,2; II
Corinzi 11,7) e esorta i cristiani a fare lo stesso (I Tessalonicesi, II Tessalonicesi
3,10 ss.; Efesini 4,28) non attribuisce importanza al lavoro in sé e le sue direttive in
proposito restano ai margini
dei suoi insegnamenti (K.
Barth, cit., pp. 162-164; 222224; 233-240). La lezione di
Barth ci porta più rigorosamente alla Scrittura e a una
più corretta definizione della
nostra vocazione, da cui partire per affrontare il lavoro.
la Repubblica
Turbato,
Iti di ffor
D • j I n (ó svüuppo
Prima del Regno jiico, ma
A proposito della gue„
del 9 api
devo di
liti scritti
amenti
mi è sei
e umile
irientan
iferimer
Nato alla Jugoslavia lo sto, ; beni^s
co della letteratura Pietro ( ha i
tati scrive (7 aprile): «Quaia Jeva o si
noci dice: Rinunciate al 'fare ht
forza”, ripetendo agli uoij
che SI odiano la parola d, f^jform,
Vangelo. Certo, la parola d, Ldo in
Vangelo deve essere coni^
nuamente proclamata e rii
tuta: la forza deve essere nal
gata, la violenza deve esse,,
maledetta, nella speranti
che il mondo si raccolga a
fine nella nuova Gerusalei
me celeste, attorno all’albeti,
della vita. Non dobbiami|[flu^e'n
mai dimenticare che Cristi, irritto s
sta per giungere: la storia,
che crediamo una cosa sem.
plicemente umana, è divora,
ta dall’imminenza divinai
Ma, prosegue il commento
dello studioso, «il regno 1
Dio scenderà in terra soltanto alla fine dei tempi: priina
di allora non conosceremo
l’albero della vita. Se vogliamo anticiparlo, realizzando
completamente e totalmente
il regno di Dio, costruirem
soltanto l’edificio del Malo
assoluto, come ci hanno
mostrato tutti i tempi e i paesi. Intanto, mentre viviamo in
questo tempo intermediaiio,i
dobbiamo accontentarci dijl
mete limitate». Come limitali
re d’autorità l’uso della fon
Tutto sta nel «come».
[afino, 1
mdelle v
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cazione
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Jiersi c
LA STAMPJl/profo
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\ crede
Via crucis
Tre giorni prima (4 aprile)
il quotidiano torinese aveva
proposto una riflessionedl
Barbara Spinelli sulle parole
del papa alla via crucis in
questo tempo di guerra. Le
parole di Cristo («Pater, il
manus tuas commendo spiritum meum», ndr) scrive,il
pontefice non le considera
«una chiusura bensì un’aper- (gjg ^
Testarne,
a aman
si dà un
tura quasi apocalittica a nuovi tempi». E più avanti: «Non
è chiaro quel che Gesù abbia ^ ^
detto davvero, suU’ordignod jj
morte. Ma certo il secondo hpenac
millennio sembra concludersi con il suo grido più ango- j
sciato, misterioso, e non solo
Gii
lagu
jià nell’/
Dandami
e», e no
ni fra ne
con le sue parole di cupa, tra
zione.P"'
certo il ventesimo secolo » gj
sfigurante rassegnazione. Di
z'one.» sita ogni
------- ----------- Princ
conclude con genocidi e ae- mejjyjgp,
portazioni che l’Europa not
aveva più visto in casa pr»'
pria dopo il ’47: dunque fi®'
sce in quell’urlo che interroga, che si rivolta, perpetua i
do nei secoli non soltanto la I
salvezza, ma anche lo scaO-J
dalo della Croce».
T7
V—-tiiU’
PIERO bensì
zioni del padre, che l’avrebbe
picchiata e cacciata di casa
per la sua gravidanza e sarebbe stata oggetto di disprezzo
da parte del villaggio dove
abitava. Ora la giovane donna
vorrebbe ritrovare suo figlio,
angosciata per averlo ceduto.
Sembra incredibile che. alle soglie del Duemila, esistano ancora situazioni di questo genere in Italia. Non vorrei essere frainteso. I^ ragazza ha sbagliato: ma non per
questo doveva sentirsi rifiu
tata. Personalmente sono
contrario a una certa educazione lassista, tanto di moda
oggi, per cui i figli sono liberi
di fare quel che vogliono senza che mai i genitori intervengano, sia per amor di
quieto vivere, sia (peggio ancora) perché troppo dediti
entrambi a far soldi, guadagnare, accumulare denaro,
per cui non hanno tempo per
i figli. Questi crescono nella
convinzione che tutto sia loro lecito e dovuto.
Non deve essere così: ^5
ducazione implica seinp è
una certa dose di discipl'”. - e1
Detto questo, però, i 8®”’, 1 ®
devono pur essere > PjK;^®grati
amici dei figli e se una
sbaglia deve anche sap ' jg
che padre e madre saprai' ÌStruttur
aiutarla. Certi genitor vaj
educati ad amare. Nel no
caso, chi è più colpevole P
la vendita del bambinopovera ragazza diciasse«
ne confusa e disotientai ,
suo padre che la terrorizz
La Bibbia, che pure ms'
sull’obbligo di onorare 1 g
tori, aggiunge anche:
genitori non esasperate
stri figli, ma date loro u
educazione e una disc y
degna del Signore».
uncoK.
appalti
(Rubrica «Un fatto, mento» della trasmjsswn,^
lOlt
tn,c.nny" *-■— rtùììCtL*
Radiouno «Culto
curata dalla Fcei anda^
da domenica 11 aprilo)
Impoi
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'¡che tul
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Ifale di (
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'azione,
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la gueri
i. lo sto:
Pietro
iNessuna
certezza se
^non nella fede
Jira Turbato, sconvolto come
piti di fronte al nuovo tragisviluppo del dramma bdco, ma più incerto e conio di come risultano essere
jlti altri, che sembrano saje benissimo chi ha ragio„ ,Je chi ha torto, e quel che si
«Qualci| jfova o si dovrebbe fare, o
'Cíate all) ,jfare, ho letto con tesa atSb uornlii j^one tutto quello che an'arola de Riforma ha pubblicato al
parola dd jardo, in particolare nel n.
'Cc conti (jei 9 aprile. Con dispiaceutae ripe- ¡¿evo dire che di questi
essere ne jiti scritti, quello che mi ha
3ve esseri [amente colpito, quello
speranti^mi è sembrato più genuie umile nel suo desolato
rientamento, pur nel forliferimento di fede, quello
„quale mi sono ritrovato è
he Cristj icritto sofferto di Ettore
la storia, afino, nella pag. Ili de
cosa sera. ¡g¡¡elle valli valdesi.
'y® (li auguro che data la sua
razione non sia sfuggito a
rmmento gmio al di fuori delle valli
regtio di jggj g scritto da un laico,
ra soitan- jjj fratello credente, che la
ipi. prina dovuto farla e pa
ceremo ¡jj parte proprio in quei
e voglia- guerra istituzionale
:colga
erusalem-l
all’albei.
obbianiol
otalment{|
struiremii
lotta partigiana. Mi augurile il richiamo grave, frakamente critico che ha
del M^tjkjgto sia ascoltato, preso
ranno di-^ ^
pieipae-É
àviamoiii
mediano,
mtarci
ne limita-i
ella forzai
jiserio. Ha avuto coraggio a
'ere quel che ha scritto,
lesemente controcorrente
;i fa onore che abbia potufarlo). Pur più giovane,
za aver vissuto la sua
lenenza né le responsabile in passato ha dovuto
iSiliersi con sofferenza, mi
profondamente all’unicon lui, come uomo,
le credente.
Gino Conte- Firenze
Non accettare
la guerra
Jià nell’Antico Patto c’è il
ndo spW’^andamento di «Non ucciscrive,
onsidera
(4 aprile)
ese aveva
ssione
Ile parole
crucisi»
uerra. Le
'Pater, i»
le», e non si fanno distin, ni fra nemico, amico, colì un aper-^oig q innocente. Nel Nuoica a nuointi; «Non
esù abbia
Testamento si insegna perii a amare il nemico; di fat,.ySi dà un nuovo comandairdignoffl jj cristiano che sostiela pena di morte per il preoncluaer colpevole rigetta en
più ango j comandamenti; quel! non solo •
cupa, tra (;i(jg colpevoli e innocenti,
che accetta la guerra, che
^ comandamento e
. ai principio umanitario,
® ie il rispetto della vita.
fuori del mon
casa pw
nque AB'
e interra'
erpetu®'
oltantol»
; lo scali'
do, ma non capisco le bombe
umanitarie, scagliate su colpevoli e innocenti. Quale
umanità può sorgere dal sangue versato in suo nome? E
forse sono anche un sognatore, pensando che una grande
nave di credenti e non credenti, tutti pacifisti e nonviolenti, attracchi domani a Valona e sbarchi i suoi passeggeri, che corrono a formare
una muraglia umana disarmata tra le due schiere impazzite. Ci sarei anch’io, naturalmente.
Davide Melodia, quacchero
Frino Ghiffa (Vb)
M Cristiani
indifferenti
È triste vedere coloro che
dicono di essere nati di nuovo (nei momenti in cui molti
nostri fratelli subiscono la
guerra, soffrono la fame, il
freddo, i maltrattamenti)
partire verso i posti di 'villeggiatura per festeggiare la Pasqua. È triste che anche in
questi momenti così difficili
continuiamo a essere separati tra noi, a non fare sentire
la nostra voce e dire basta alla guerra.
È vergognoso vivere indifferenti come se nulla stesse
accadendo. È vergognoso dire durante il culto che amiamo Dio, che non vediamo, e
ci mostriamo indifferenti verso il bisogno urgente di molti
nostri simili. È vergognoso, lo
ripeto ancora una volta, considerarci cristiani e pensare
al regalo che dobbiamo acquistare per il tal dei tali. Anche noi un giorno periremo
con il mondo. Che Dio abbia
pietà di noi.
Mimmo Longo
Settimo torinese
M Candidi pacifisti
evangelici
Franco Ferrarotti, sociologo italiano dei più noti, autore fra l’altro di importanti
studi di sociologia della religione, ha scritto per «Il Sole24 ore» (9 aprile) un articolo
su come l’Italia tende a vivere
questa orribile, tragica guerra
dei Balcani. Questa che alcuni chiamano «guerra della
Nato» sulla quale dissentono
tanti candidi pacifisti delle
chiese evangeliche «che pure
non stanno con Milosevic».
Poiché penso esattamente
le stesse cose che pensa Ferrarotti, mi limiterò a citare
un paio di brani dell’articolo.
«C’è un Dna della nazione
italiana, un gusto particolare
per l’equidistanza, il rifiuto
dello aut-aut troppo drastico, percepito probabilmente
C.I.O.V.
Commissione Istituti
Beckwith 3, 10065 Torre
Ospitalieri Valdesi
Penice-tei. 0121-952711
così: l'6'
1 sempt*
liscipli»^
i genito^
e i prif
una
le sapef®
sapraiB®
ori vanno
Jel nostio
levolepo'
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lata Iti e
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ESTRATTO AVVISO DI GARA D'APPALTO
È indetta, ai sensi dell'art. 21 comma 1 lettera b)
Iella legge 11.2.1994 n. 109, così come modificata e
Ijtegrata dalla legge 18.11.1998 n. 415, una gara
“Appalto da esprimersi mediante licitazione privata
la realizzazione dei lavori di completamento e
^nutturazione dell'Ospedale Valdese di Torre PelliImporto a base d'asta L. 3.403.243.484 IVA, som*|e a disposizione dell'amministrazione e spese tecniche tutte escluse; è richiesta l'iscrizione all'A.N.C. n. 2 classe 7 fino a L. 6.000 milioni. Il bando inte
Èl^sle di gara e gli atti relativi sono in visione presso
ficio tecnico della C.I.O.V. La domanda di parteciione, in carta da bollo da L. 20.000, dovrà essere
,3tta in lingua italiana e dovrà essere corredata
documenti richiesti nel bando integrale di gara;
^ dovrà pervenire alla C.I.O.V. entro le ore 12.00
120.04.1999. La richiesta d'invito non vincola l'En^ Appaltante.
Tor
re Penice, lì 23.03.1999
Dr
Il presidente
Franca COÍSSON
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Prosegue in città il «digiuno ecumenico per la pace»
L'Ospedale evangelico dì Napoli per il Kosovo
MARTA ITAURIA
SABATO 10 aprile nella sala mensa
dell’ospedale evangelico «Villa Betania» di Ponticelli si è tenuto un incontro, organizzato dal servizio di cappellania, che ha avuto come oggetto
l’organizzazione dell’attività di volontariato per i profughi del Kosovo. Vi
hanno partecipato 16 persone, tra cui
il presidente della Fondazione «Betania», Sergio Nitti, il direttore sanitario.
Pasquale Accardo, i cappellani Massimo Aprile e Nicola Leila e una decina
di medici in rappresentanza di numerosi altri sanitari che non potevano essere presenti. A conclusione dell’incontro, vissuto dai presenti come un
momento di lavoro molto proficuo, sono state prese alcune decisioni, formulate in un documento.
In primo luogo è stata accolta la proposta del pastore Massimo Aprile di
preferire il canale non governativo di
solidarietà dell’Ics (Consorzio italiano
di solidarietà), a cui fa capo anche la
Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei,) sia per l’invio di aiuti
umanitari che di volontari. Inoltre è
stato raccomandato a tutti i dipendenti dell’ospedale che hanno aderito
all’iniziativa dei sindacati «Un’ora del
tuo lavoro» di devolvere tale dono al
suddetto organismo.
Per quanto riguarda la raccolta di fondi, all’ufficio di cappellania evangelica è
stato affidato il compito di raccogliere le
offerte, rilasciando una ricevuta, e di fare un rendiconto dei doni ricevuti e del
loro utilizzo. Tutto quanto verrà raccolto sarà utilizzato, di concerto con il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della
Fcei, in prima istanza per sostenere
l’iniziativa dei volontari di Villa Betania
i quali nel medio e breve termine si renderanno disponibili per periodi di servizio qualificati in Albania o anche in Italia. A questo proposito si è pensato di
procedere a un censimento ragionato
delle disponibilità mediante un semplice questionario, tenendo presente che
per i medici è richiesto un servizio non
inferiore a due settimane e per le altre
professionalità un servizio non inferiore
a tre settimane. Infine il comitato direttivo della Fondazione «Villa Betania»,
che si riunisce a giorni, esprimerà con
maggiore precisione il suo contributo a
queste iniziative. Per l’organizzazione
di un esercizio di volontariato per i profughi del Kosovo, la cappellania
dell’ospedale evangelico è in contatto
con il Servìzio rifugiati e migranti, che
attualmente è impegnato nella raccolta
di nominativi di volontari e di informazioni sulle iniziative di solidarietà che le
chiese stanno svolgendo a livello locale.
Prosegue inoltre nella città di Napoli
la mobilitazione di diverse chiese
evangeliche, chiese cattoliche e di associazioni cristiane di varie estrazioni
con l’iniziativa del «digiuno ecumenico per la pace». Da martedì 6 aprile un
gruppetto di cinque digiunatoti si ritrovano al mattino nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e nel pomeriggio
nella chiesa valdese di via dei Cimbri
per testimoniare con la preghiera una
sincera vicinanza con le vittime della
guerra. Sabato pomeriggio, poi, lungo
le stradine del centro storico napoletano e nell’ampia galleria Umberto I, il
coro «Ipharadisi» ha intonato alcuni
canti di speranza che idealmente sono
diventati le voci delle tante "vittime di
questa folle guerra che invocano la pace e la riconciliazione.
come poco estetico, la tendenza a mettersi d’accordo
in nome della sopra'wivenza,
con taraUucci e vino, in ogni
caso la ricerca del male minore, sia pure a scapito della
coerenza morale...». «Sta di
fatto che dal 1861 l’Italia unita ha di regola cominciato le
guerre con una parte belligerante e le ha terminate con
l’altra», preoccupata di «buttarsi dalla parte del vincitore». Questo pone ogni volta
l’Italia nella comunità occidentale «in una situazione di
sostanziale irrilevanza storica e politica».
Aggiungo una considerazione mia. Ferrarotti non lo
dice ma quello che denuncia
è esattamente il Dna che viene dalla caratterizzazione
cattolica (pur se, a me pare, il
papa polacco si è espresso
tutt’altro che male in questa
crisi). Infatti tipicamente cattolico è il preferire l’et-et
a\Vaut-aut, l’estetica all’etica,
il perdonismo e il compromesso alla responsabilità indi’viduale e collettiva misurata sugli opposti: tutta roba
che tende a tradursi sul piano
politico in basso opportunismo che ci scredita di fronte
alle altre nazioni. Sta di fatto
che in questo paese il Dna
cattolico informa di sé in
qualche misura il Dna protestante. La lettura di Riforma
in questi giorni è eloquente.
Da sempre la cosa mi appare
così ovvia e connotata che
non mi scandalizzo affatto.
Sergio N. Turtulici
Pinerolo
€ La mano
fermata da Dìo
Perché Dio ha fermato la
mano di Abramo e non ha
fermato la sua? quale mistero
si nasconde dietro questa verità? Forse perché Abramo
era un uomo e quindi con
tutte le debolezze e fragilità
umane e, come tutti gli uomini e le donne finora, è stato provato dal Signore; perché altri sapessero quale fede
accompagnava la sua vita di
servizio e ubbidienza a Dio.
Forse per questa grande prova, certamente nella storia
del popolo di Dio la più grande, il Signore lo ha scelto come capostipite delle nazioni
con caratteristiche similari.
Forse Dio non ha fermato la
sua mano perché tutto il
mondo sapesse, attraverso la
sua Parola, la sacra Bibbia,
del sacrificio estremo del suo
unigenito figlio, che ubbidisce al Padre fino alla morte,
avendo come uomo anche lui
le medesime paure e fragilità
(«Padre, se puoi allontana da
questa coppa, se no sia fatta
la tua volontà»). Pochi giorni
fa si è festeggiata la santa Pasqua, ed è giusto festeggiare
perché è una Pasqua di resurrezione, e non va solo ricordata come sacrificio. Se
vogliamo seguire Gesù dobbiamo anche noi morire, ma
avendo fede che vivremo
(«Chi crede in me e morirà, in
me rivivrà»).
Luigi Vighetto
Luserna San Giovanni
cxynfixmti
APRILE 1999
Kosovo
Un conflitto evitabile
Sviluppo
Il debito diventa di moda
Africa
La guerra dei bambini soldati
Società
Che ne sarà del volontariato?
Islam
La fatica di interpretare la parola di Dio
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(aostenitorè lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http;//hella.stm.iVmarket/sct/home.htm)
Dal sindacato
assistenti sociali
Seguo con interesse gli articoli di Riforma, apprezzandone i contenuti. Intendo
esprimere il mio consenso
all’articolo «Sacrifici umani»
a firma di Giuseppe Platone,
sul n. 13 del 26 marzo scorso.
Nel commentare i fatti, con
la consueta precisione e lucidità con cui Riforma affronta
i temi di attualità, qui vengono citati gli assistenti sociali
non come inadatti operatori
incapaci e cattivi, come ci pare di leggerci in altra stampa,
ma come attori spesso soffocati da meccanismi più grandi di noi, che determinano e
sottolineano l’ancora contemporanea esiguità delle
nostre forze.
Ecco perché auspichiamo
un’organizzazione rinnovata,
posta nell’ambito del Dipartimento della solidarietà sociale, che possa fornire risposte realistiche e sollecite alle
difficoltà della popolazione
più indifesa.
Chiara Spallicci
Sindacato unitario nazionale
assist, sociali - Alessandria
W- Errata corrige
Nel n. 15 a pag. 5, l’articolo
di Renato Coisson sul Diodati
contiene un refuso. Dove si
dice che egli, con Tronchin,
contribuì «non poco alla vittoria degli arminiani», deve
intendersi «sugli arminiani».
AI LETTORI
Il nostro settimanale non
pubblica lettere anonime.
Sono tali anche quelle che
non riportano l'indirizzo
completo (che ovviamente
non pubblichiamo) o ne riportano lino di fantasia.
Fate dunque attenzione e,
soprattutto, siate brevi.
Al pastore
Piero Bensì
Mi dispiace, caro pastore
Bensì, che lei sia così deluso
e scoraggiato. Non vedo bene
come riuscirà a fare il suo lavoro «con l’entusiasmo e la
gioia di sempre» in tali condizioni. Ma il suo scritto {Riforma n. 12) susciterà delle reazioni benefiche e incoraggianti: non ne dubito, visto
che anch’io, lontana, mezza
miscredente e attaccata alla
Chiesa valdese attraverso
Agape e Riesi ormai soltanto
(anche se il nonno era il pastore Benvenuto Celli e tutti i
Giampiccoli parenti stretti)
vengo a sostenerla.
Lei ha seminato e semina,
non vedrà i risultati. Anche
Gesù ha pianto su Gerusalemme. Il mondo intero va a
rovescio e solo i dittatori
scuotono le folle o qualche
predicatore americano telegenico. Ma chi cambia i cuori? So di cattolici che ascoltano i culti radio e sono toccati
dai suoi messaggi. Anche se il
suo granello di senape non
darà un albero maestoso,
qualche umile fogliolina nascerà dalle sue azioni di pastore modesto e accorato, ne
sono sicura. Per una sola pecorella ne vale la pena.
Violetta Fasanari
Losanna
Levitìco 25
In riferimento all’articolo
di Erminio Podestà {Riforma
del 9 aprile) su un mio intervento a Genova in tema di
Giubileo, desidero precisare
cbe, nell’edizione della Bibbia in mio possesso, l’istituto
del giubileo è trattato in Levitico 25 (e non 27, come l’articolo afferma che avrei detto)
e a tale numerazione mi sono
attenuto nella conferenza.
Fulvio Ferrario - Milano
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I familiari di
Roberto Poèt
riconoscenti, ringraziano di cuore
tutti coloro che hanno partecipato
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla vicina di casa Ivonne Ferrerò,
alla dott.ssa Anita Tarascio, all’Ospedale valdese di Pomaretto, alia Croce Verde di Perosa Argentina e alla past. Daniela Di Carlo.
Borgata Grangette di Ferrerò
3 aprile 1999
RINGRAZIAMENTO
«Alzo gli occhi
verso i monti
Da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene
dal Signore
che ha fatto
il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
I familiari della cara
Dina Grisetto
ved. Fornerone
di anni 85
ringraziano tutti coloro che con
scritti, fiori, parole di conforto e
presenza hanno preso parte al loro grande dolore.
Prarostino, 15 aprile 1999
16
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 16 APRILE 1999
L'impegno dell'agenzia avventista Adra in Albania
Balcani, un'immensa catastrofe umana
L’Agenzia avventista per lo
sviluppo e il soccorso Adra
Italia si è già attivata per soccorrere le vittime della guerra
nel Kosovo, mettendo a disposizione per l’accoglienza
in Albania e eventuale accoglienza in Italia 300 milioni di
lire, grazie ai fondi dell’otto
per mille deU’Unione italiana
delle chiese cristiane awentiste del 7° giorno.
Adra Italia lavora in sinergia con le altre Agenzie Adra
dell’Europa, coordinate dalla
Divisione di Berna: Adra Germania si occuperà dei progetti relativi alla Macedonia;
Adra Danimarca interverrà
per l’accoglienza in Albania;
Adra Belgio su richiesta del
governo collaborerà con altri
organismi protestanti per fare un progetto d’emergenza.
Intanto Adra Italia ha già
predisposto un container,
contenente 20.000 kg di riso,
da inviare prossimamente in
Macedonia per soccorrere i
profughi, grazie all’aereo delle Nazioni Unite che partirà
da Pisa. Il container predisposto per il Kosovo è rimasto ovviamente bloccato a
causa della guerra, ma sarà
inviato quanto prima, sempre grazie ai voli delle Nazioni Unite, completo di coperte
e di quanto ci verrà richiesto
per il fabbisogno locale.
Le sezioni locali di Adra Italia della zona costiera adriatica sono state convocate dalle
prefetture della Puglia e delle
Marche che opereranno da
filtro per lo smistamento delle ondate di profughi che si
prevedono su tutto il territorio nazionale. Queste sezioni
locali di Adra Italia si stanno
predisponendo alla formazione di volontari e sono disponibili in qualsiasi momento la
prefettura dovesse convocarle per un’azione sinergica
sull’intero territorio nazionale. In particolare in Puglia,
Adra Bari collaborerà con i
volontari delle comunità e
vangeliche.
120.000 rifugiati
Adra Albania si è già mobilitata per assistere i rifugiati
con cibo, rifugio temporaneo
e aiuto medico, con il consenso di Sean Robinson, direttore
di Adra in Albania. Adra ha
costituito una squadra di
coordinazione rapida per valutare la situazione e rispondere immediatamente ai problemi, e collegarsi con l’ufficio di Adra Albania per l’assistenza. La squadra albanese
include un dottore albanese.
un responsabile della sistemazione logistica e il direttore
nazionale di Adra. «È una catastrofe umana con molte vittime tra cui ci sono molte
donne e bambini - dice Robinson riguardo la situazione
-. I rifugiati avranno bisogno
di assistenza medica adeguata
per malattie e traumi dovuti
alla prolungata esposizione a
temperature rigide».
In accordo con le notizie
riferite, circa 120.000 rifugiati
hanno già attraversato il confine albanese e ora la frontiera è stata chiusa. Almeno
10.000 ulteriori rifugiati stanno aspettando in Morine per
la riapertura della frontiera.
Il governo dell’Albania ha costituito una commissione interministeriale per dislocare i
rifugiati in Albania e prevenire sovraffollamenti nei vari
ricoveri.
Chi volesse dare un contributo a favore delle popolazioni del Kosovo può farlo, specificando la causale «Emergenza Kosovo». I contributi a favore di Adra Italia godono dei
seguenti benefici fiscali ai
sensi dell’art. 13 legge 460/97:
privati, detrazione d’imposta
del 19% fino a un massimo di
lire 4.000.000; imprese individuali e societarie, 2% del reddito dichiarato entro un limite
di lire 4.000.000.
Le offerte possono essere
inviate aU’indirizzo seguente:
Monte dei Paschi di Siena,
Agenzia 3, via Cola di Rienzo
240, 00192 Roma. C/c Adra
Italia 866909 - Abi 10306 Cab 03203; oppure sul conto
corrente postale intestato a:
Adra Italia n. 16080004.
Accordo tra Adra e Onu
Mai progetto più grande
(fino a 100.000 rifugiati in Albania) è stato affidato all’Agenzia Adra. Si pensa che
questo sia il progetto di sussidio umanitario più grande
intrapreso dalla Chiesa avventista del 7° giorno.
I pasti vengono portati negli
accampamenti dei rifugiati
del Kosovo nel nord dell’Albania a mezzo di elicotteri perché le strade sono intasate dal
traffico locale che fluisce dentro e fuori dell’accampamento. «La maggior parte della
gente che sta arrivando è trasferita da altri campi del sud
per evitare il sovraffollamento», dice Sean Robinson, direttore di Adra Albania. Gli 8
accampamenti restanti sono
Vlore, Bajrum Curri, Cibre,
Pier, Korce, Berat e Gjirokaster. I pasti sono donati dal
programma mondiale di alimentazione (Wfp) e sono distribuiti dal personale di Adra.
Domenica 4 aprile l’Onu e
Adra hanno firmato un accordo che fa di Adra l’agenzia
ufficiale per la distribuzione
di viveri ai rifugiati del Kosovo in Albania. Adra ha preso
in carica 9 regioni del paese.
All’inizio aveva solo la responsabilità di quattro regioni, ma l’opinione dei dirigenti deirOnu era che gli avventisti potevano prendersi cura
anche delle altre cinque.
Da lunedì 5 aprile Adra è
completamente operativa nel
paese. Adra Danimarca sta
inviando cinque camion in
Albania che saranno usati per
trasportare gli alimenti agli
accampamenti dei rifugiati.
Adra Germania sta inviando
un aereo con varie merci nella regione.
Evangelizzazione
nei rifugi antiaerei
I bombardamenti della
Nato sulla Jugoslavia hanno
creato occasioni per evangelizzare. «Contro questa disperata distruzione, Dio è
potente ed è al lavoro - dice
Radisa Antic, presidente della Chiesa degh avventisti del
7° giorno in Jugoslavia -. Alcuni membri della chiesa
stanno prendendo le Bibbie
e altri libri religiosi portandoli nei rifugi antiaerei condividendo la speranza in Gesù Cristo. Attualmente, molta gente si è avvicinata a Cristo, chiedendo di essere battezzata. Stiamo pregando
perché il Signore Gesù ci
conduca a una meravigliosa
vittoria per il suo Regno».
Dichiarazione sul Kosovo
La Chiesa avventista del 7°
giorno sta preparando una
dichiarazione ufficiale sulla
crisi del Kosovo. La dichiarazione si pronuncerà sulla
neutralità della chiesa per gli
interessi politici che ci sono,
ma condannerà l’uso della
violenza come mezzo di risoluzione dei problemi. La chiesa farà tutto quello che può
per un ritorno alla pace e per
il rispetto dei diritti umani.
Allo stesso tempo, Adra, il
braccio umanitario della chiesa, aiuterà le vittime del conflitto senza tener conto di differenze etniche o religiose. È
previsto che la dichiarazione
sarà votata dai rappresentanti
della chiesa che si incontrrano negli Stati Uniti in questi
giorni. (Bia-Adra Italia)
in
Lettera del Cec al primo ministro francese Lionel Jospin
apere la verità sui test nucleari in Polinesia
Durante la Vili Assemblea
del Consiglio ecumenico della
chiese (Cec) che si è tenuta ad
Harare nel dicembre scorso, è
stata discussa la questione delle
conseguenze dei test nucleari
francesi in Polinesia. È stato
quindi deciso di inviare una
lettera al primo ministro francese, Lionel Jospin. La lettera,
firmata da Aram I, presidente
del Comitato centrale, e da
Konrad Raiser, segretario generale del Cec, dice fra l’altro:
«Riuniti ad Harare in occasione della Vili Assemblea
del Consiglio ecumenico delle chiese, i delegati delle oltre
300 chiese membro hanno
dibattuto le grandi questioni
riguardanti il movimento
ecumenico nel campo della
Hai fatto
Tabbonameni
difesa dei diritti umani, della
giustizia e della pace, alla vigilia del terzo millennio.
In questa occasione, le domande rimaste finora senza
risposta circa le conseguenze
reali dei test nucleari francesi
sulla salute e suH’ambiente
delle popolazioni della zona,
sono state sollevate dalla
Chiesa evangelica della Polinesia francese. L’opinione
prevalente è che non è stata
detta tutta la verità da parte
delle autorità francesi.
Per dissipare il clima di
paura e di sospetto persistente su questo punto, diamo il nostro pieno appoggio
alla richiesta della Chiesa
evangelica della Polinesia
francese di autorizzare l’accesso agli archivi e alla documentazione della direzione
dei centri di sperimentazione nucleari, per tutto quello
che non concerne direttamente gli aspetti di tecnica
militare della bomba, i soli
protetti dal segreto militare.
La messa in luce dell’insie
me dei fatti e la trasparenza riguardante la rivelazione delle conseguenze degli
esperimenti nucleari in Polinesia, contribuirebbero grandemente a ristabilire la fiducia delle popolazioni e a
prendere tutte le misure che
si renderebbero necessarie in
materia di salute pubblica e
di ripristino dell’ambiente.
Speriamo, Signor primo
ministro, che il Suo governo
saprà comprendere l’inquietudine legittima dei popoli
della regione, così come è
stata espressa dalla Chiesa
evangelica della Polinesia
francese, e che permetterà
loro di accedere all’insieme
delle informazioni che li riguardano in primo luogo.
Certi che Lei condivida con
noi e con i cristiani della Polinesia la convinzione che la
Verità è il fondamento di tutte le relazioni basate sul rispetto reciproco, voglia gradire, Signor primo ministro,
l’espressione della nostra alta
considerazione». (bip)
Appello del presidente dell'Unione battista bulgara
«Credenti, pregate per la pace nei Balcani»
Le lunghe settimane di
bombardamenti operati dalla
Nato nell’area serba della Jugoslavia e l’azione dell’esercito serbo attraverso la regione
del Kosovo hanno scavato un
ampio solco di devastazione
nelle vite dei popoli coinvolti
nel conflitto. Il 2 aprile, funzionari albanesi hanno stimato che sono circa 120.000 i
rifugiati in Albania che si aggiungono ai 20.000 giunti
l’anno scorso. Tutte le chiese
presenti in Albania si stanno
attivando, alcune stanno
contattando il Centro battista
di accoglienza presente a Tirana per avere maggiori informazioni su come aiutare i
rifugiati che sono condotti
nelle loro aree. Molte sono le
cose di cui necessita l’Albania. L’infrastruttura del paese
sta compiendo degli sforzi:
servizi pubblici, forniture
mediche, prodotti chimici
necessari per la depurazione
dell’acqua sono grandemente richiesti.
Le persone che arrivano in
Albania non hanno più nulla.
I kosovari albanesi sono stati
spogliati di tutto il danaro,
degli oggetti di valore e anche
delle carte di identità, dei passaporti, delle patenti automobilistiche mentre, secondo i
resoconti fatti, i certificati di
proprietà, le licenze di matrimonio e altri documenti ufficialmente registrati sono stati
distrutti negli uffici a Pristina.
Le organizzazioni umanitarie
definiscono tutto ciò «eliminazione dell’identità», quando cioè un popolo è spogliato
della memoria della propria
vita e della propria cittadinanza. Il grande sforzo che si
sta compiendo è di registrare
le persone non appena esse
arrivano, ma i numeri hanno
sopraffatto ampiamente i
processi di registrazione, almeno durante l’attuale crisi.
In maggior parte i nuovi arrivati non parlano molto. «Sono
confusi, traumatizzati - ha
detto Bekim Beka, egli stesso
profugo di Pristina -. Alcuni
non riescono a parlare. Se poi
parlano, subito cominciano a
piangere».
Secondo i messaggi che arrivano, i cristiani in Jugoslavia stanno affrontando le
possibili rappresaglie in due
modi. Alcuni stanno combattendo contro il reclutamento
obbligatorio dei soldati che
ignora la tradizionale posizione pacifista che molti cristiani assumono contro il
servizio militare. Altri rischiano di essere etichettati
come spie occidentali avendo avuto un qualche legame
con le persone che si trovano
fuori della Serbia. «Noi chiediamo ai credenti del nostro
paese - ha detto Theodor Angelov, presidente dell’Unione battista bulgara -, all’Europa occidentale e all’intero
continente, di pregare con
urgenza per la pace nei Balcani, e nelle anime di tutti
coloro che stanno soffrendo
nel conflitto; per il cambia
mento della mente (e del
cuore) dei governanti in Serbia e in tutti i paesi coinvolti
nel conflitto; per la riconcialiazione tra le nazioni in
quanto soltanto la potenza di
Dio può trasformare l’odio in
pacifica coesistenza; per
l’obbedienza al comando di
Dio: Non uccidere! Il comando di Cristo è di amare il nostro prossimo; se proviamo
ad amare il nostro prossimo,'
noi non cadremo in questa
terribile situazione.
Usiamo le nostre preghiere
come potente strumento per
trasformare il tempo della
guerra in un tempo di pace;
usiamo le nostre mani come
strumenti di misericordia, of
frendo rifugio e protezione ai
senzatetto; usiamo le nostre
parole come espressione dell’amore di Cristo per portare
speranza e salvezza a un
mondo perduto e sofferente».
Consiglio della Federazione protestante di Francia
Dichiarazione sulla costruzione europea
La Federazione protestante di Francia (Fpf) continua
a contribuire’* alla costruzione europea portando la propria tradizione culturale fatta di responsabilità individuale, di impegno collettivo
e di rispetto del pluralismo.
Essa vuole raccogliere la sfida etica: costruire uno spazio di pace e di giustizia sociale, rafforzare cioè una società fondata su valori comuni di fratellanza e di giustizia. Ereditati dal passato,
questi valori vengono a volte
vissuti in modi contraddittori a seconda dei paesi; tuttavia la loro base comune, che
è anche quella dei valori
umanisti, rappresenta una
speranza per il futuro.
Le chiese, per lungo tempo
indecise di fronte alla costruzione europea, devono ormai
garantire il proprio ruolo nel
compimento di questa promessa di pace, aiutando a
sciogliere le divisioni, le incomprensioni tra paesi vicini
e fratelli, e a fare di questo
mosaico di popoli che è l’Europa, lo spazio di pace e di
giustizia sociale che avevano
sognato i suoi promotori.
All’inizio si trattava di una
vera e propria scommessa in
un continente segnato da
due guerre mondiali cruenti.
Pace e riconciliazione ne costituivano le parole d’ordine.
Da allora, questo spazio si è
costruito privilegiando l’integrazione economica (il
«grande mercato», la «moneta unica») a scapito della dimensione sociale e politica.
Ora, con la moneta unica, il
solo gioco della concorrenza
economica rischia di distruggere le forme di coesione sociale e di solidarietà
che restano fondate sulle
tradizioni di ogni paese. Allargare l’Unione ad altri paesi senza trasformare le istituzioni comunitarie e senza accettare trasferimenti di
sovranità rischia ormai di
ridurre l’Unione europea
ad essere soltanto una vasta
zona di libero scambio. Di
fronte a questa deriva, le
chiese devono contribuire a
fare prendere coscienza dell’importanza della posta in
gioco e delle sfide poste dalle attuali modalità della costruzione europea. In particolare, mettendo al primo
posto le sue priorità: giustizia sociale, cittadinanza europea, laicità.
Per questo, il Consiglio della Federazione protestante di
Francia invita le chiese membro, le istituzioni, le opere e i
movimenti a ricordare ai
propri membri la loro responsabilità di artigiani di
questa costruzione collettiva
- cercando di fare emergere i valori comuni di questa
identità europea, attraverso
una migliore conoscenza
delle tradizioni ecclesiali e
politiche dei nostri vicini,
partecipando alla promozione di una autentica cittadinanza europea;
- agendo per manifestare
concretamente la solidarietà
europea nei confronti dei
paesi in via di sviluppo;
- rifiutando di lasciare il
dibattito pubblico sull’Europa impantanarsi in Francia
in conflitti interni ai partiti
politici.
(Dichiarazione approvata
dal Consiglio della Fpf H
marzo 1999) (bip)
* Nell’ottobre 1950, a Nancj
la Federazione protestante a'
Francia aveva fatto una dichiarazione: «Convinta che i cristiani devono essere all avanguardia della riconciliazione dei popoli, l’Assemblea saluta lo sforzo per la creazion
di un’unione europea. Chieo
a tutti i governi di associar
all’Unione europea, accetta
do una limitazione di sovrani
nazionale e invita i protestan
di Francia a partecipare a
costruzione dell’Europa.
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