1
Sig.a
LOitóO SEIilA
CÄsa Valiese
“lORRE PELLICE
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
'' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXJX - N. 4
Una copia Li re 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per l’interno
L. 1.600 per l’eatero
Eco e La Luce: L. 1.800 per l’intemo
L. 2.500 per l’eatero
Spediz. abb. postale - il Gruppo
Cambio d’indirizzo Lire S U
TORRE PELLICE - 23 Gennaio 1959
Ammin. Claudiana Torre PeUire ' C.C.P- 2-17557
Socialismo aolonomista
Se è vero che una delle grandi ipoteche che hanno pesato sul P.S.I.
in quest’ultimo decennio è stato Tequivcco « frontista » — dovuto alla
ricerca di un ironie comune col P.C.I. contro le destre e il centro, poli
tica dimostratasi per nulla saggia alla prova dei fatti - è pur vero che
negli ultimi anni, con alterne vicende, per vie non sempre lineari, con
quegli strani ritorni che caratterizzano la vita politica e quella italiana
in particolare, si è fatta sentire nei
e
socialismo italiano una netta corrente autonomista nei riguardi del comuniSmo nostrano, che ha sempre più
acquistato seguito.
Questa tendenza autonomista —
che non vuole del resto rinnegare le
battaglie sindacali combattute, e forse da combattere a fianco del P.C.I.
- aveva già fatto sentire il suo peso
nel Congresso del P.S.I. a Venezia,
cne si era però chiuso senza grandi
rinnovamenti. Non si può dire la stessa cosa del 33^ Congresso socialista
che si è tenuto nei giorni scorsi a Napoli. na tendenza autommista, autolevoimente difesa da Nsnni, Lombardi e molti aUri, ha ripi riato un netto
.successo' SUI «irontisu/>: nel Gomitalo centrale i primi hanno conquistato
47 seggi contro 27 delia sinistra e 7 di
Lasso; hanno quindi in maggioranza
assoluta, ed infatti la nuova direzione del partito è forme.ta da 15 membri tutti autonomisti.
Questo rinnovamenti tieilo schieramento ufficiale sociaiisi:-,i porterà et
tettive novità sulla scena politica ital'anaV C’è da augurar.seio 'divamente,
aliene ss è molto presto per lare pronostici. Comunque la corrente autonomista ha voluto segnare nettamente SIP, il suo rinuto oi cciiaborare ili
alcun modo con la DC it imori e i
.aspetti verso l’autononua tial P.C.I.
erano che il P.S.I. si avvicinasse troppo, come aveva, fatto il i:\B.Li.L., alia.
lJ.C. pur di potere avete un peso politico immediato nella vita italiana)
sia la sua impossibilita a seguire la
direzione del comuniSmo, con cui può
lUtt’al più sussistere una cooperazioiie su! piano amministralivo e sindacale ma con cui, malgrado le speranze sorte dopo il XX Congresso sovietico e la destalinizzazione, non è possibile una piena unita di venute poliiiche C’è da augurarsi che questo distacco dal P.C.I. non segni alcun passo indietro, in futuro, che sarebbe
grave e negativo nella conquista delia fiducia dell’elettorato italiano.
Le reazioni dei partiti sono siate
assai diverse. Il P.b.C.l. si è dichiara,0 deluso nel non aver trovalo alcuna
porta aperta per la riumhcazione .so.mlista che tanti — con piu o meno
sincerità — auspicano; in realtà, con
11 netto distacco dal « frontismo » e
l'accettazione senza riserve delle vie
democratiche, non si vede più quali
ostacoli, oggettivamente, impediscano tale ritinihcazione. Nella D.C. le
correnti di sinistra si sono mostrate
deluse della «chiusura» socialista,
meni re quelle di destra hanno triontato sostenendo con ironia che nulla
è cambiato ( Sceiba ha parlato di
«frontismo in frigorifero»). I repub
Dlicani guardano con un certo sospetio a Nenni che considerano un aspirante De Gaulle italiano, più o meno
auti ritaric salvatore di una democrazia che fa acqua ; per i liberali, niente
di nuovo sotto il sole socialista.
Ora, qualcosa di nuovo c’è stato, invece. Vi ho accennato sopra. Una certa chiarificazione si è fatta. Nenni ha
ora in mano uno strumento unitario
e più maneggevole, e la direzione autonomista può mostrare alla prova
dei fatti, dei singoli fatti della nostra
vita politica, quel che intende ponendosi come alternativa democratica fra
l'estrema sinistra comunista e la de
stra (poiché tale si mostra) democristiana.
Non .si tratta, naturalmente, d.
chiedi re al sccialismo che non sia
più socialista. Ma si tratta di vedere
.se l’ideologia marxista è e deve rimanere la sua base intangibile; si tratta
di vedere se il socialismo italiane) può
non soltanto in una generica dichiarazione in sede politica, ma in tutta
la sua azione, anche in sede sociale,
economica, mostrarsi svincolato da
una visione materiali.stica della vita
t soprattutto da ogni statalismo di
tipo .sovietico. E’ caratteristico', anche
.se un po’ grottesco, che aH’Interiia
zinnale socialista di Londra il sociàr
lismo italiano sia rappresentato dal
P.S.D.I. e non dal P.S.I. ! Riuscirà,
cioè, il socialismo nostrano, non solo
a riunire tutte le sue forze, ma ad avvicinarsi al laburismo inglese; ad essere cioè il grande partito d’opposizione costruttiva, un partito di provata
fede demccratica? Porise l’elettorato
italiano è più in attesa di quanto si
pensi. Ma perchè questo socialismo
conquisti una fiducia maggiore di
quilla di cui gode ora, bisogna che
abbia dato dei segni della sua solidità
democratica. Bisogna — credo — che
abbandoni il suo carattere e anche
il sue linguaggio classista:; questo
insistere, finora comune al P.C.I. (e
forse ad altri parliti) sulla propria
azione come rivendicazione dei diritti
dei lavoratori, ecc. tee. ha sempre una
spiacevole nota demagogica: forse
cne tutti gli altri partiti rappresentano solo quelle poche centinaia di migl'aia di «furbi» profittatori — cui
accennava vivacemente alcune settimane fa Giorgio Tourn, su queste colonne — e non invece milioni di lavolatori? Vi seno nel nostro paese molte categorie che hanno assai più bisogno di assistenza e di « giustizia » che
non gli operai della grande industria,
costituiti in potenti sindacati; per
non pensare ai due milioni di disoccupati... . questi problemi, quello delTelevazione del livello di vita di mi
boni di italiani e quello, precedente,
deireliinin-azione dell’indiretta concorrenza rappresentata da questi due
milioni di disoccupati, non si risolvono con agitazioni e azioni di forza,
ma attraverso investimenti e piani a
lunga scadenza decisi dal Parlamento (cosi ha ricordato al Congresso
Lombardi ) : quindi niente opposizione a tutti 1 costi e iStlf di far chiasso.
Infine un allargamento della fidu
eia il socialismo se lo guadagnerà,
nella borghesia — che noli è tutta
grassa borghesia soddisfatta! —, se
saprà darle garanzie di rispetto verso quei valori liberali che sono stati
lenta e dura conquista del secolo scorso e a CUI per ragioni ben più profonde che rinteresse non accetterebbe di
rinunciare, specie dopo l’esperienza di
dittatura per cui siamo passati. L’economia non deve .soffocare l’uomo, ma
ervirlo. Gino Conte
Giovani itiformati iVaiicesi
predano e otTroiio per Adeltia
Un settimanale della Chiesa Riformata di Francia, nella sua pagina dei
giovani, riporta un articolo illustrato
su « Adeltia », in cui viene esposta la
storia di questo centro comunitario
giovanile che sorge sulla costa meridionale siciliana. In occasione della
Settimana di Preghiera per l’Unità (1825 gennaio) lutti i giovani protestanti
di Francia sono infatti stati chiamati
dall’Entr’aide oecuménique des jeunes
a un’offerta ecumenica alla Chiesa
Valdese, in favore di quest’opera che
sta sorgendo in Sicilia. Anche Réforme dedica un articolo a « Un Agape
du Sud », e così pure l’Illustré Protestant. Con grande riconoscenza pensiamo a questi fratelli che pregando
per l’unità della Chiesa vogliono darci
questo segno tangibile della fraternità
che già ci unisce. E con grande confusione ci chiediamo : E noi, a chi pensiamo? cosa facciamo?
POSITIVO
Il comune e la parrocchia cattolici di Sarnen ( Unterwalden,
Svizzera ) hanno devoluto ciascuno 5.000 franchi svizzeri alla
piccola comunità protestante di
Obwald per la costruzione del
suo tempio.
NEGA rivo
Informando sulla fine del
« caso » di Prato La Vie Protestante ha intitolato : « En Italie
l'Etat cède le pas à l'Eglise » ; e
Rétorme : « L'attaire des ' époux
laïcs ' rebondit et c'est, pour
l'Etat italien, Canossa ». E purtroppo è vero.
Vous êtes tous frères
...... Matthieu 23: 1-12 -----------;------
La parole de Jésus a, dans le contexte de l'fcvangile de saint Matthieu, une signlTication particulière; «Ne vous taites pas appeler;
/viaitre, car vous n avez qu'un seul Maître et vous êtes tous frères; et
n appelez personne sur la terre votre père, car vous n'avez qu'un seul
here, qui est dans les cieux ; et ne vous taites pas appeler directeurs,
car vous n avez qu un seul directeur; le Christ. Mais le plus grand d entre vous sera votre serviteur ». Voilà ce que dit Jésus aux pharisiens
de son temps, donc aux pharisiens de tous les temps, donc à nousrnemes aupurd nui, n'est-ce pas? Un grand obstacle à la fraternité, c'est
que nous aspirons toupurs a d autres grandeurs que celle du service.
La grande tentation des tglises, c est d exercer un gouvernement piulut que de consentir un service. Le chemin de la traternité humaine,
comme celui de i unité chrétienne, ne doit pas être cherché seulemeht
ni d abord dans des rapprochements en quelque sorte en surface, dans
des etrorts de compréhension au même niveau, si légitimes et meme
inüispensabies que soient pourtant, bien sür! ces efrorts. Ce chemin,
c est o abord celui de notre toi au seul beigneur et de notre obéissance
du seul /viaicre. bon amour tait de nous des frères, mais c'est dans notre commune dépendance, dans notre commune reconnaissance de sa
souveraineté unique et de son autorité toute-puissante, que nous pouvons ennn recevoir ce grand secret de toute fraternité qui est: l'humilité, le renoncement à toute prétention, le retus de toute sécurité, le
desinteressement joyeux de ceux qui s'offrent sans calcul au service du
seul Maître; la ou nous servons sans partage le seul beigneur, plus rien
ne nous séparé de notre prochain. « Quand ils se convertiront au beigneur, dit saint Paul, le voue sera ôté»; le voile qui nous sépare de
lui, qui nous empeene ae le reconnaître, mais aussi le voue qui nous
séparé les uns des autres, qui nous empêche de nous reconnaître comme des frères.
(-e qui est vrai pour les personnes est vrai pour les Eglises; ne
devons-nous pas croire que seule une nouvelle fidélité au beui Maître,
I oserai dire; une nouvelle conversion au seul Seigneur, peut les rapprocher les unes des autres et taire s'ettondrer toutes les clôtures ecclesiastiques .r L unité n est pas d abord un problème de théologie ou
d organisation, eue est un mystère de toi et de soumission, toi en
Lnnst seul, soumission au c-nrist seul. Loué soit Dieu! qui nous appelle,
en ces jours ce priere universelle, a nous tourner ensemble vers notre
seul oeigneur, a le reconnaître comme le seul Maître, à nous orrrir a
lui pour le seul service, a proclamer au monde la seuie esperance ;
vous eæs tous rreres i rreres, aujourd hui par l'amour du seul Pere,
demain aans la gioire du Koyaurne ou « Lieu sera tout en tous ».
{roi et Vie, i/'iyd/', p. i2-U)
Charles Westphal.
La i'ObIÌHizioiic ilei primi nuclei
valdesi nel biellese risale a cirea 7d
anni fa: nel 188ii-89 venne infatti iiiiziata Ja jirediciizione evangeliea
prima a Liedieavallo, j)oi in Biella.
Per un perioilo abbastanza lungo
la piccola comunità di Piedicavallo
( ostimi il più importante nneleo vait ese della zona. Ma dopo qualche
tleeennio di vita fioreiile. anelie Piedieavallo venne toccala dal generale
leiioineno dello spopolamento delle
zone montane: e nel giro «li alcuni
anni la nostra chiesa vmnip ridotta
;i poche unita: tutti gli altri emigrarono a Torino, Genova, negli Stali Uniti e un po’ dovunqtie. Fortunatamente alcune famiglie scelsero
come luogo di residenza la città di
Piella ed i suoi dintorni: esse costiIniseono tuttora una imi)ortanie se
/ione della nostra comunità: ad es.si
ranno aggiunti elementi provenienti dalle Valli Valdesi, alcuni .stranieri (Porigine protestante (svizzeri,
francesi, tedeschi), qualche famiglia
proveniente dalla cliicsa dei Iratidli ,c(l un follo nucleo di persone provenienti dal cattolicesimo romano,
convertitr' nel corso deirnlliina generazione. Questa è l’origine e la lisionoinia s|)irituale della nostra comunità: si trutta, beninteso, di nn;i
chiesa mollo piccola (specie se la
conlroiiiiamo con le chiese di massa
dell,. Valli); e.ssa è infatti composta
•la circa 1(10 membri comnnicaini,
inoltre, lina cbiesa dispersa, perclìè soli;)nto poche famiglie vivono
nella città: la grande maggioranza
vive in villaggi e cittadine distami
ha i ò i 30 eliilomelri da Biella.
Malgrado le buone comunicazioni
esistenti nel biellese, questa situazione pone, per la vita della eliiesa.
dei problemi che sono talvolta di
difficile soluzione. Un altro proble
La Comunità di Biella
.1, ancor più importante, e quello
(li esser presenti in modo vivo, coinè eoimmità evangelica, in questa
(ittà ed in questa regione. 11 biellese jire.senla infatti una interessante
fisionomia spirituale: da una parte,
il generale culto degli affari e del
(ienaro( assai accentualo in questa
zona (li cui è nota la vivacissima attività industriale e Pintraprendenza
commerciale) tendono ad attutire
I interesse per le cose dell’Evangeic. ; a ciò si aggiunge Fonnipotenza
religiosa e politica della cliiesa cattolica, che Jia instaurato un certo
clima di conformismo ed un regime
clericale. Ma d’altra parte c’è nella citladinanza (specialmente negli
elementi operai, ma non solo in essi) una certa reazione contro il elima dominante, ed una ajiertura alle idee nuove ed al noneonforinismo
religioso, in misura forse maggiore
elle in altri centri de! Piemonte.
I^ereiò la nostra modesta eoimmità
ha delle jiossibilità di testimonianza
reali, sepptire limitale; e numerosi
membri (ii cbiesa cercano di valersi
(li queste possibilità, certi di rispoii(lere in ciò ad una precisa vocazione. La nostra comunità ha cosi avul(j negli ultimi anni una certa espansione, favorita dalla jiresenza di ini
|iaslore nella città (p^r molti anni,
in passato, questa chiesa era soltanto stata visitata da pastori residenti
altrove). Affinchè la nostra presenza
il! Biella fosse più forte ed efficace,
era però necessario avere, un adeguato locale di culto. Per molto
tempo i valdesi di Biella hanno dovuto invece accontentarsi di sale
piccole, mai situale e poco decorose. fiiialmenie, qualctie anno la e
emersa un idea elle ei ha permesso
••) risolvere questo proDleina: e sta.() prugetiato Taequisto d’un locale
nlilizzanite per il cullo e per le altro attivila ecelesiasticiie, in uno
ilei numerosi stanili clic venivano
( osirnili in condominio nella paru:
nuova (Iella citta. Gon notevole rapidità rpiesto progetto e stato attuato, grazie alla miona volontà ed
alia generosità nei memori nella
cniesa di tiietta, e grazie all aiuto
sostanziate detta favola (cne si e
Kceotiata la maggior jiarte dette spese). La nostra comunità dispope oo..1 ut un vasto locate al pian terreno
ut uno stabile recentemente costriii.() in una zona destinala ad lar jiaric, tra pochi anni, del centro iiuo,o (Iella città. (Questo locale è dotalo anche di servizi e d’iina saletla
aggiunta, utilizzabile per le vane
attività. L’insieme dispone di un ingresso proprio, che facilita l’alllusso
degJi estranei. Naturalmente il nos.ro locale di culto non è una chic
•a vera e propria: ma è una vasta
e comoda sala, ben illuminata, dotala di bei vetri cattedrale clic creano un’atmosfera 8Ìmpaticamenl(!
raccolta, ed ha una capienza che
jiuò sfiorare i 200 posti a sedere.
IfobbiainO e,ssere veramente grati
agli amici ed alla Tavola che ci lian() permesso di entrare in possesso
di un’attrezzatura cosi notevole per
una piccola cbiesa come la nostra:
essa ci dà la possibilità sia di sviluppare liberamente le nostre attività
eech'siastielie, sia di avere una pre
senza visibili! e (ligiiiiosa nei cuore
nella citta. liU iiuo\a saia era già in
lunzioiie ua alcuni mesi, ma soltanto net mese scorso essa e stata inaugurala: la uomeiiica / Dicemnre il
luoueratore ivosiaii na posato la Binbia sul tavolo netta eoniunione, simtioieggiando in eio ia aedicazioiie
(iella saia al servizio detta l'arola di
izio. iVeila sua vigorosa preiiieazioiie e net messaggi personali ene Iia
portato ,egii ci iia dato una sensiriiie espressione netta comunione
nella ciiiesa Valdese, ti,rano conve.*uti, per ascoltarlo e per partecipa.e atta nostra gioia molti evangelici
da Ivrea, Aosta, baiitnià, lormo,
oeuova, iViiiano, Favia, busa ecc.
Ael pomeriggio questa piccola folla
,1 è nuovamente riunita per ascoltare una conferenza del pastore locate sul tema : tt La presenza evangelica in lialia ». La cniesa di Biel,a, che vive un po’ isolata a causa
della sua posizione geografica, è
-tata lieta e commossa di questa partecipazione di tanti fratelli e delle
autorità della nostra chiesa.
Ora il tempo delle solennità è
(lassato, e noi confidiamo nell’aiuto
di Uio e nella intercessione dei fratelli affinchè la nostra comimità pos1 jiroseguire il suo cammino con
fedeltà e con forza.
Giorgio Bouchard
I a gioia ('; la cosa più cara, nel
mondo, la più straordinaria
Troviamo lud mondo molta austerità, deir entusiasmo fanatico, dello
zelo senza humor. Ma della gioia?
Toichè la conoscenza dell’ Iddio
vivente rara. In Dio, il nostro Salvatore, se Vabbiamo trovato o se egli
CI ha trovato, in lui rallegriamoci.
Karl Barth.
2
2 —
l'ECO DELLE VALLI VALDESI
Cuor!..;
Ho due cose da dirvi: prima raccontarvi un piccolo dramma a lieto fine cui ho assistito oggi personalmente
e che mi ha fatto un immenso piacere;
trarne poi la consolante morale.
Prima, ¡I dramma. E’ un dramma
pastorale a due personaggi: il cane e
la pecora; e in due atti.
Atto primo : la pecora, assieme alle
compagne del gregge, ha la peggio. E’
un meriggio d’estate, il gregge pascola
pacificamente. Il pastore mezzo assopito per la calura estiva ha lasciato che
il gregge sconfinasse nel prato vicino.
Non tarda però ad accorgersene. Un
rapido gesto al cane che giace sdraiato ai suoi piedi e che parte come una
freccia. Un abbaiare furioso basta perchè il gregge mangi la foglia e ripassi
in tutta fretta la frontiera. 11 cane però
non se la dà per intesa. Gli prudono
terribilmente i denti ed ha una voglia
matta di piantarli negli stinchi di quelle imbelli creature. Una zannata qui.
una zannata là ed il gregge si disperde
in una fuga pazza e disperata. Ma il
padrone interrompe con un fischio il...
glorioso inseguimento ed il cane fa ritorno con la coda tra le gambe. Sente
che una volta ancora ha commesso un
abuso di potere
Atto secondo : il cane finisce lui ad
avere la peggio. E’ passata una mezz'ora dall’atto precedente. La pecora,
la nostra pecora, si è scostata dal gregge e pascola sola col suo agnellino tra
le zampe. Non lungi da lei ma alquanto discosto dal padrone dorme il cane.
Dorme ma con un occhio solo. Ad un
tratto la pecora ha scorto... il nemico.
« Eccolo li »! pensa tra sè e sè, « il
manigoldo, lo sbirro prepotente ». In
un balzo è addosso al malcapitato, incurante del pericolo, dimentica di sè e
sollecita solo della difesa della sua
creatura, punta avanti a guisa di ariete la sua fronte indifesa. M’aspetto che
il mastino la metta fuori combattimento con una sola furiosa zannata. Ma
no! 11 vigliacco, non più sostenuto dalla volontà del padrone, ha perso tutta
la sua baldanza e non ha altro pensiero che alzare le berze e correre ad
accucciarsi tutto tremante ai piedi del
padrone.
Il dramma è finito e finito bene. Ed
era eccovi la morale. E' una morale
che porta, l’avete subito intuito, sul
problema assillante e ango.scioso della
obbiezione di coscienza. Su quel problema, dopo molte perplessità, sono
giunto per conto mio ad una conclusione positiva; positiva come quella
della pecora. E come il dramma si è
snodato in due atti, così la morale consterà di due parti, e ci offrirà due in
pecora
segnamenti.
Il primo insegnamento è che i prepotenti sono in fondo dei vili che capiscono solo il linguaggio della forza.
Finta nto che hanno le spalle ben coperte e hanno da fare con chi non ha
denti per mordere o si fa scrupolo di
adoperarli, fanno la voce grossa; quando invece si trovano davanti a chi ha
dei denti e non esita a farne uso, come
per incanto, da lupi diventano agnelli.
E’ una pia illusione il pensare che un
atteggiamento passivo da parte dei
buoni possa, data la cruda realtà dei
fatti, disarmare i cattivi; anzi è precisamente quell’atteggiamento remissivo
dei primi che produce e fomenta l’aggressività dei secondi e per questo fatto
stesso diventa colpevole. Parlo della
cruda realtà dei fatti, perchè non escludo che la remissività, quando ubbidisca
ad un impulso generoso, possa, ma
solo talvolta, operare dei miracoli.
11 secondo insegnamento è che per
giudicare se un’azione è buona o cattiva. si deve badare al movente che la
ispira piuttosto che al modo della sua
esplicazione. L’escludere aprioristicamente l’uso della forza sempre e dovunque, il partire dalla premessa assunta come precetto evangelico inderogabile che un’azione è cattiva se è
violenta, ci impedisce di vedere che le
grandi ingiustizie sociali non si commettono tanto con la violenza quanto
con la frode, l'astuzia sleale, la corruzione e lo sfruttamento operato dietro
la maschera della più santimoniosa
ipocrisia rispettosa di tutte le forme.
Fra i tanti modi dell’agire umano,
la violenza può talvolta essere il più
onesto e, se vogliamo, il meno disonesto. Se la violenza, come quella usata
senza scrupolo dalla pecora, per difendere il suo agnellino, ubbidisce ad un
movente generoso, disinteressato, nobile, essa non è solo lecita ma doverosa.
Il ricorrere ad essa ci è del resto imposto per lo più da un impulso irresistibile che ci trascende. Ci sono al disopra di noi delle forze spirituali a cui
involontariamente, dobbiamo ubbidire; delle forze che ci strappano violentemente al chiuso mondo del nostro
egoismo e ci spingono a mettere allo
sbaraglio i nostri interessi, i nostri comodi. la nostra tranquillità con una
azione decisa e coraggiosa. Ubbidire
a quelle forze o a quelle forze resistere, ecco dal punto di vista umano e
cristiano l’unica differenza che esiste
tra fare il bene e fare il male.
Samuele Tran
.Siam» lieti ehe si riprciirla il prolilema
(leir»l>ie/,i«iie di cosrienza: ma ri pare
iiidIi» semplicistica l'accennata divisione
in linoni e cattivi. reti.
Desideriamo rinnovare il più vivo
ringraziamento a
quanti hanno risposto all’ appello
per il «Natale dei
Carcerati>x. Siamo
lieti di poter dire
che l’introito di
quest’anno ha sorpassato di parecchio quello degli anni passati. Abbiamo avuto anche un maggior numero
di doni in natura (indumenti di lana) che ci sono stati molto utili.
Questo ci ha permesso di inviare 40
vaglia e 7 pacchi, e possiamo assicurarvi che sono stati ricevuti con riconoscenza ed apprezzati da tutti.
Abbiamo ancora una buona rimanenza in cassa, che ci permetterà di
inviare i doni per Pasqua, e di rispondere ad eventuali necessità, che non
mancano mai di presentarsi nel cor
ringraziamento
Il fiatale dei cai'cenifi
so deiranno.
Abbiamo ringraziato personalmente tutti i donatori.
Desideriamo però
ringraziare, da queste colonne, quanti ci hanno inviato
doni anonimi, ed
ai quali non abbiamo nerciò potuto
scrivi re direttamente.
Essi sono: A.L.T. (L. 5.000); L.O.S.,
Torino (L. 5.000); Anonimo, in bustina (L. 3.000); M.T., sorella in Cristo
(L. 1.000); E.G., Sanremo (L. 1.000);
Anonimo, in bustina abbrunata (L.
I CCC); Anonimo, in bustina, a mezzo
Claudiana (L. 1.000); inoltre: R. Deo
dato (L. 100) e L. Bois (L. 100), di cui
non conosciamo l’indirizzo.
A tutti un grazie di vero cuore, e
che il Signore vi benedica.
Selma I.ongo
Per le nuslre filodrammatìclie
Il sapore del sale
Non bollanto pi rrht* le nostre filodraminalirlie sono sempre UTribilinente a rorto
<li materiale nuovn e recitabile, ma perché
veramente questo nuovo (Iraiiima di E. Ribet porterà in molle linioni e comunità un
l>uon iiiessagf'io., ."iamo as.sai lieti di presentarlo ai lettori.
Va dato atto all’Autrice della .sua viva
preoccupazione per questo lato così importante delle nostre << attività» ecclesiastiche;
le fìlodralnmaliclic. in cui ogni anno decine e decine d* giovani e meno giovani, dalle unioni quarlierali d’alta montagna alle
più ambiziose fi lodrammal ielle cittadine,
profondono una massa dì tempo e di energbi che dà da pen-are: è veramente troppo
peccalo quando tinto ((ueslo è volto ad un
fine di divertimento o di « ca.ssetla ». Abbiamo qui una grande ims.sibilìlà di far
pensare la genti* attraverso il vivace linguaggio scenico: ma naturalmente non è
altrettanto facile trovare materiale leso a
que.slo scopo, pur re.stando a portala del
gran pubblico.
Questo dramma *• un lodevole .sforzo per
colmare un poco ipiesla mancanza, e mentre potrà essere l>cnissimo recitato con soddi.sfazione dalle h lodrammaticbe più quotale. non presenta grandi difficoltà neppure
per le più .semplii i. .Non ci troviamo, qui.
di fronte ai « grandi problemi delfora »,
certo. Ma l’Evangclu ci ricorda rimportanza profonda delle piccole, umili cose.
11 tema del dramma è la contrapposizione
fra rabitudinaria vita ecclesiastica di una
comunità vallìgiana e l’intensità di vita cristiana di un piccolu gruppo deH'evangelizzazione. Trait «riinion fra questi due mondi. un giovane professore che dalle Valli
si trova sbalestrato^ in prima nomina, in
lina cittadina siciliana dove vive uno sparuto gruppetto di evangelici, commovente
nella .semplicità e nel fervore della sua fede; e nella loro atmosfera il giovane valdese. confermato a suo temim forse senza
sapere liene il perchè, comincia a vivere la
sua fede, ad approfondire la sua vocazione. a sentire l’esigenza di un servizio.
11 primo atto si svolge in una coiiuinità
delle Vaili, gli altri tre nella (iltadina sì(iliana: il più vivace è forse il ]>rimo. in
cui traspare con tratti di lieve, garbala caricatura, la situazione non mollo ediiicanle
di qiie.sta coimiriità: strapperà il riso a molli. e c‘t* da augurarsi che sia il riso Imono
di chi si sente bonariamente ma nettamelile localo, proprio luì e non, come senitire, « gli altri ». Pur non mancando qua
e là alcuni elementi che non contribuiscono alla u draminalìcilà » detrazione, questo
secondo lavoro drammatico dì E. Ribel è
teatralmente assai più curato di <( Cisterne
screpolale », e offrirà maggiori possibilità
per la rappresentazione.
Siamo certi che questo dramma non contribuirà a far sentire più netta la ilìslanza,
non solo geografica, fra le Valli e l’Evangelizzazione — niente sarebbe più opposto
all’intenzjone deH’Autrice! — ci auguriamo
al contrario che molle comunità delle Valli siano toccate dal sentimento della loro
|X)ca vitalità; e che d’altra parte le comunità dell’Evangelizzazione continuino ad avere nei loro riguardi il commovente, stimolante senso di fiducia e di attesa che ferve nei cuori degli umili iredenli di Ticusa,
isolali in M terra straniera ». guardanti alle
\aìlì come ad una quasi mitica Terra pronic.ssa... c.
EDINA RIBET R08TA1N: Il sapore ilei
sale - dramma in 4 atti. Serie « Teatro
Evangelico ». Claudiana 1959. L. 500.
ONORIFICENZA
La Facoltà di teologia di Montpellier
(Francia) ha concesso il dottorato
« Honoris causa » al Prof. Giovanni
Miegge della Fadoltà Valdese di Teologia. In due anni il Prof. Miegge ha
ottenuto ben 4 dottorati ( i precedenti
sono delle Facoltà teologiche di Ginevra ; St. Andrews; Lipsia). Ci rallegriamo per questa distinzione che
onora la persona del Professore Valdese, ne riconosce l'opera sempre più
nota nel mondo teologico protestante, e al tempo stesso costituisce un attestato di stima per la nostra Facoltà.
vocabolario j
Nella Scrittura, l’uomo non ha un’anima, è un’anima : « L’Eterno
Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un
alito vitale, e l’uom.o divenne uii’anima vivente» (Gen. 2: 7). «Anima
vivente» significa qui evidentemente «essere vivente, animato»; del
resto, lo ste.sso termine ebraico (nefesh) qui usato, è usato pure (Gen.
1: 20,21) per indicare gli animali, quali esseri viventi (ricordiamo ancora come il sangue fos.se considerato sede dell’anima, della vita; «il
sangue è la vita» (refesh). Deut. 12: 23). Appare quindi una divergenza fra la mentalità biblica e i termini di cui ci serviamo per tra.durne il messaggio nelle nostre lingue e nelle nostre forme di pensiero
modem«*. Il termine « anima », che giunge a noi attraverso l’eredità del
pensiero g^o e occidentale desidia comunemente nel nostro linguaggio odierno i! principio immateriale che con l’entità fisica del
corpo costituisce Trome, la cui vita si manifesta fra questi due poli:
quello materiale e quello spirituale; sempre lontani — anche se inconsci! — debitori del pensiero filosofico greco, noi attribuiamo generai
mente all’anima un valore superiore (eterno?) in contrapposizione alla
forma esteriore e caduca del nostro corpo, in cui l’anima è stata a
lungo impngionata e da cui un giorno si libera
Ma tutto questo non trova alcun ri.scontro nella rivelazione biblica, anzi ne è recisamente contraddette. Il messaggio della creazione
dell’uomo non dice che al mucchietto di terra con cui ha modellato
una forma umana Dio aggiunga un’anima,: è detto invece che al
mucchietto di terra Dio .soffia il suo Spirito datore di vita (nello stesso
senso si parla nel N.T di Spirito vivificante), e quel mucchietto di
terra, quella forma umana inerte e sjnza vita diventa un’anima vivente: è esso stesso, ormai, l’essere vivente «uomo». L’« anima» designa
quindi l’nomo tutto qu.anto, quale essere animato dalla vita che ha
ricevuto da Dio. La cosa risulta chiaramente se notiamo quanto spesso le espressioni « l’anima mia », « tua », « sua » sostituiscono, nei libri
biblici, il pronome personale o quello riflessivo; quando Davide si lamenta per i nemici « che cercano l’anima mia per farla perire » egli
vuol dire semplicemente quelli <> che mi cercano...» (Sai. 40: 14);
quando il Salmista invita; «Benedici, anima mia, TEtemo.. » (Sai.
103: 1), egli invita semplicemente sè stesso, «tutto ciò che è in lui», a
benedire il Nome Suo santo; nello .stesso senso Maria dirà: «L’anima
mia (=io) magnifica il Signore...», e il ricco stolto della parabola:
«Anima mia, tu hai molti beni: mangia, bevi, gedi (!)» (Luca 12: 19);
Gesù avvertirà gravemente: «Che giova all’uomo se guadagna tutto
il mondo e perde poi l’anima sua?» (= .sè stesso).
Nè d’altra parte l’anima è la vita, il principio della vita: è la manifestazione della vita, di cui Dio rimane l’unico sovrano datore, l’unico
che può ridomandarla, riducendo l’uomo al mucchietto di terra da cui
il Suo Spirito vitale Tha tratto: il testo ebraico può parlare addirittura di «anime morte», per indicare un cadavere (cfr. Num. 6; 6 dove,
per quanto nella nostra traduzione italiana si parli di « corpo morto »,
Torlginale ha il termine nefesh).
Certamente, se l’anima desila tutto l’uomo in quanto essere vivente ed animato, ricco di vitalità, non vengono negati i vari a.spetti
della vita umana; nello .stesso «grande comandamento» 1’« amerai il
ANIMA
Signore... con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la
mente tua, c«^n tutta 1:*. tua forza» vuo;c insistere sui vari aspetti
della persona c della vita umana: ma è caratteri.stica della rivelazione
biblica l’assoluta e strettissima u.nità a cui sono ricc-ndoite la vita fisica, quella inteliettuale, quella .sentimentale; Tiiomo è, vive, soltanto
finché lo Spirito vitale di Dio lo mantiene in vita in tutte le sue funzioni. Anche Paolo, pur distinguendo evidentemente i’anima (e lo spirito) dal corpo, cioè facendo suo il vocabolario del mondo ellenico in
cui predicava, rifiuta costantemente la contrapposizione, tipica di questo mondo, fra corpo e anima io spirito umano) ma contrappone all’uomo che come inscindibile unità psieoH.sica (anima, corpo e spirito)
è « carnale » lo Spirito di Dio. che solo può creare la nuova vita, la
vita eterna, nelTuomo credente, battezzato nel sangue purificatore di
Cristo, in attesa della manifestazione della sua vera vita nella nuova
creazione.
Poiché l’anima non è dunque il principio immateriale e superiore
delTuomo, ma è l’uomo che vive, in quanto essere animato, vitale, attivo, è naturale che la Scrittura consideri come cosa tristemente naturale, dopo la caduta e il giudizio, che Tanima perisca: è quest’uomo
stesso che vive che un gicrno quando l’Eterno ritira il suo soffio, cessa di vivere. Il Salmista può dire con speranza: «Iddio riscatterà l’anima mia dal soggiorno dei morti» (Sai. 49: 15; cfr. Sai. 16: 10; «Tu
hai liberata Tanima mia dalla morte» (Sai. 116; 8). Ezechiele predica
contro i falsi profeti che « fanno morire anime che non devono morire» (13: 17) e ricorda gravemente che «l’anima che pecca morrà»
(18: 14). Gesù inviando i suoi messaggeri li esorta: «Non temete coloro
che uccidono il corpo ma non possono uccidere Tanima ( non hanno
alcun potere sulla vita eterna); temete piuttosto colui (il Signore!)
che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna (che può cioè
distruggere interamente e per sempre, senza speranza, l’uomo)» (Matt.
10: 28).
Su quest’uomo, essere -inimato, la cui vitalità è un muto rifles.so
della meravigiio.sa potenza di vita di Dio che giorno dopo giorno, generazione dopo ger.erazione fa di lui un'« anima », una persona vivente,
plana quindi l’ombra severa del giudizio: «Tu sei polvere, e in iwlvere
tornerai»; ma in quest’ombra .spicca tanto più luminoso e gioioso i'
me.ssaggio biblico: «li primo uomo, Adamo, fu fatto anima (-essere, persona) vivente; l’ultimo Adamo (Cristo) è .spirito vivificante»
(1 Cor. 15: 45). Cristo è lui stesso, incarnate, lo spirito datore di vita
di Dio, che soffia .‘^ulle is-;a secche e morte della vecchia creazione e
fa ogni cosa nuova, veramente e per sempre viva.
Perciò «come la cerva agogna i rivi dell’acque, cosi Tanima mia
agogna te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, dell’Iddio vivente »
(Sai. 42: 1). Gino Conte
A coloro che forse vorranno approfondire maggiormente lo studio,
consigliamo di cercare tutti i passi indicati nella Chiave Biblica, nonché il termine «anima» nel Dizionario Biblico, Claudiana 1957; a
quanti vorranno chiederci chiarimenti .saremo lieti di cercar di rispondere.
Ici, notre bon
vieux français!
2Sm La neIffBm
Le blanc linceul est arrivé, mercredi matin. Poésie de la neige, ébats des
jeunes sur la neige, tableaux de la
neige, qui font le plaisir des photographes...
Comme pour toutes les autres choses, notre temps a cependant changé
de fond en comble les perspectives
humaines. Dans les grandes villes, l’arrivée de la neige est le pain assuré
pour des centaines et des centaines de
chômeurs. Pour eux, le proverbe italien a passablement changé: .«con la
neve, pane ». Sur les grandes routes,
l’arrivée de la neige est suivie d’une
activité débordante; d’énormes chasse-neige entrent en fonction, les bureaux météorologiques lancent force
communiqués concernant la viabilité
routière, les avalanches sont quelquefois même annoncées d’avance (que
ne réussit-il pas à prévoir, cet homme? Seulement l’heure de mort, évidemment, ni son destin éternel). Enfin, les sociétés électriques se réjouissent parce que toute cette neige, quand
elle fondra, se transformera, dans les
bassins artificiels, en millions de kilowatts. (Quittes naturellement à nous
faire paier des surtaxes et des surimpôts. même si Ton tirait l’électricité
de... la Méditerranée!).
Et quant aux spectacles sur la neige, on n'en voit plus qu'en Hollande,
sur les canaux gelés et neigeux. Partout ailleurs, l’industrie américaine
vous présente ses derniers shows, comme dans le film « La guerre et la
paix », avec la neige artificielle; ou
comme dans les variétés sur glace, en
plein été.
Voilà. Et on ne peut pas dire qu'on
vit mieux aujourd’hui qu'hier. Ni même le contraire serait vrai. Seulement,
on ne s'étonne plus de rien, on ne rê\e
plus à rien, on ne jouit plus de rien.
On exploite, on soupèse, on dissèque,
jusqu'à la moelle. Voilà tout. Et c'est
une forme nouvelle de poésie. L important. c'est de la comprendre.
29m.Leciures
Plusieurs petits groupes d'amis des
livres ont l'habitude, depuis des années (mais ces amis du livre existaient,
chez nous, il y a déjà trois epiarts de
siècle), de se constituer en petite hihiiothèque circulante. Au nombre de
24 personnes par groupe, iis .vc lolisent. choisis.sent des houepiins d'actualité on d'intérêt spécial, et ciniepic
/5 jours lisent im livre (généralement
bon. toujours intéressant), et ce’ci à
pcie de freiis.
Ces derniers temps, l'inilieilive semble s'être développée. On ne peut epie
s'en réjemir. Lei population des Veillées est toujours une population epii
lit? ou ce plaisir est-il limité, bêlas,
à epiekjues .secteurs de notre inilien
(peir e.xemple les professeurs, les perseMnes d'un certain e"ige, les dames
cultivées, les vieu.xYl
Pemr souligner l'intérêt epee cette
peipuleition a pour le jreuiçeiis, il serait utile qu'un etc ces groupes el'amis
des livres se constitue exclnsivememt
penir les lectures françaises. A’ cet
égeird, nents nems mettems à la dispeisition de ceux qui voudrems cemsiituer
ce grempe. S’aeiresser à la IJhrairie
daudiana. Les volumes qui feraient
l'eihjet des lectures de ce groupe eleinneraient un aperçu autant que possible cennplet des lettres françaises actuelles: et peut-être pemrrait-on inclure dans la liste quelques classique e>uhbeK’ Qu'on nems le eli.se!
Pi TiT Vaux)
F. U.V. - Gru|)po Valli
Tutti gli Unionisti del Gruppo Valli sono cordialmente invitati al
CONVEGNO
GENERALE
Domenica 1 febbraio — Pinerolo
Ore 14: Arrivo a Via dei Mille 1 ;
ore 14,15: presentazioni ed introduzione del Pastore Giorgio Tourn sul seguente toma : « Responsabilità del
giovane valdese verso le varie attività della Chiesa e verso la società in
cui vive»; ore 15,30; discussione a
gruppi; ore 16: riepilogo generale;
ore 16,30 : chiusura.
Il Capogruppo: Edgardo Paschetto
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
I lettori ci scrivono
Francese e\ iialien!
(o esperanio?)
M.r le Directeur,
Je m’apprêtais à répondre à l’article de
M. Guglielmo Sellari, quand j’ai reçu L’Eleo
du 9 Janvier dans lequel figurait la réponse
de M. Waller Baeclistaedt-Malan sous le titre « Vogliamo il francese ».
Cosicché anch’io, ora, sono perplesso!
Quale lingua dehim scegliere? Dois-je écrire en français comme le demande M. W.
B.-M.? Scriverò in lingua italiana affinchè
il Sig. G. S. non ahhia da sprecar troppo
tempo?
Car le prohlènie est là. chers lecteurs:
L'Eco delle Valli Valdesi e.\ Echo des l'allées est lu, à la fois, par des gens pratiquant soit le français, soit l’italien (sans
compter les Vaudois des Amériques qui souvent ne connaissent ni Tune ni l’autre de
ces langues M. Corne risolverlo questo prohlema, se non puhhlicando anche articoli
in Irancese in mezzo a testi italiani.
L’Eco, en effet, est lu aussi hors d'Italie
par des Vaudois qui n’ont jamais appris
l’italien ou l’ont oublié (dans les 2 cas, ils
ont eu tort!). De plus, il faut reconnaitre
objectivement que le français est beaucoup
plus répandu à travers le monde que l’ilalicii. Per far un esempio: il francese mi ha
servito più volte per conversare con Vailles! che venivano dagli Stati Uniti. Et je
me souviens encore de ce 15 Août au cours
(liu|iiel des Vaudois d’Uruguay s’adressèrent à nous en français et même en patois!
I.a preuve est donc faite que le Vaudois
est un Iteti polyglotte. E questo è un vanlaggio enorme: se a Marsiglia, ad esempio,
i Valdesi si sono fatti strada, sarà mollo
perchè, arrivando, sa|tevano un po’ di francese, forse imparato las.sù nelle montagne
leggendo la ìiible.
•V moti avis donc, voici la recette du
cocktail (!l Eco delle Valli Valdesi: 1/3
de français. 2/3 d'ital’en. un soupçon de
honne volonté et... beaucoup de bons articles intéressimls !
('.Oli tante scuse, da dividere per metà
Ira i Sigg. G. S. e W. B-M!
l a Valdese de Eranre
Zooiecnica
K.iír<*ííio Siji. Direllore
In ((Liei (lì Pramollo e per iniziativa di
(jiicl Sindaco solerle, alcuni Agricoltori si
-fint) convinli che per ritrarre dal proprio
l(»iì(hi un reddito maggiore, occorre procedere a d«*gli assestamenti, come sono stati
suggeriti da esponenti della « Associazione
IViivìm iale Allevatori ». con la immissione nel patrimonio zootecniio. di <api di
l»e.s!ialite sidezionati per la maggiore produzione lattifera. E mentre plaudiamo alla
iniziativa de! (lav. Isidoro Rosia t* dei .•¿noi
l'ollahoratori. non possiamo fare a meno di
riflettere:
1) Per avere un reddito maggiore, oltre
alla .‘iclezione delle produttrici di latte, ocI orre jnire i iirare il mangime e orientarsi
\erso la coltura intensiva dei prati, con
irrigazione naturale e a pioggia, raccolta
c conservazione delle erbe in Silos, per
avere, durante lutto l’anno, una produziotu‘ costante e più uniforme.
2) Ottenuta una maggiore produzione <li
latte, di 4|ualità migliore occorrerà pure
elle se in* rilra:¿ga il miglior profitto pos
ìhilc.
Quaniilà di luttv costantes ammassato per
liorgate o <mmuni, in modo da ottenere la
finalità nniforrnv per avere ropporlunità,
anzi la possibilità, di prinlurre burro e ¡orniagfd tipici, cin*. j>reparati in pezzature e
< »mfi'zioni api>ropriate siano presentabili alla più csificntc clientela.
d; SoIanuMìti' allora gli ,\grÌ4oltori avranno oittMiulo (pianto hanno diritto di aspettarsi dalle propri(‘ terre... non più avare.
(dii li metterà sn «piosta strada?
(Ti* lina Scuola di AgrÌ('oltura! Mah!
E, As fìeux
1%’ lii biioiDi sianipa
Kofla Matilde !.. 500; Alliaud Elisa 100;
\ iglielnio Elena r>(); (dot Desiderata 200;
jalla (riigliidnio 100; Sanlolìqnido Saverio
10(f; Kostan Ottorino 100; Morena Bruno
25il; Beux (denienle dOO; Vinçon Aldo 200;
(^ay India 100; (Ìarnière .André 200; Ribet
Remo 500; Pons Iniisa 300; Malati Long
Marthe 100; Rivoire Maria 300; Campra
Angela 300; (riaiine Enrico 200; Gaydou
Giiisepiie 200; l'anlino Guido 100; Pellenc
Kiceardo 200; Bellion Valdo 300; Cougn
Elvina 200; (duign Rosa 200; Varese Vera
300; l’ascal Arturo 200; Di GiiiLan Lino
100: Reynaiid Maurizio 170; Selli Alberto
100; Donna Gino e Anna 200; Martìnat
Enrico 300; Bracco Pietro 250; Berloli Giulia 300; Jyciila Lunati Angela Maria 100;
Ballila Alice 300; Seaccioni Botti Linda
100; (rionlaitino Davide 100; Perron Marcello 200; Barai Albino 200; Pons Mario
100; Valente Bianca 350; Di Pietro (îiovaniìi 100; Decker Manfredo 150; (nelo
(Geremia 350; Marauda Alice 100; Peyronel Margherita ved. 200: Mosca Tuba Maria 200; l^ini (L Ernesto 200; Messina Giovanni 500; Fontana Blanc Nella 100; Tognina Enrico 400; Masi Giorgio 4.000; Caini.s Luigi 300; Miissolti ('dina 300; Avondetto Ferniccio 350; Berlin Lina KM); Ballila Elsa 100; (autre Maria 150; Rivoiro
Adolfo 200; Beux Susanna 2ÌMI; Balnia Giulietta KM); (rodino John 300; .Malhé Ruggero Ardiiina ìì50; Poet Luigi 100; Bassetto
Mario 400; Barri Paolo, con iigi, 100; Peyrol Susanna 100; Peyrol Alberto 200; Frache Aldo 200; Scianna Damiano 100; N.
\. 1.000. Grazie!
Per informazione, comunichiamo ni nostri cortesi ed affezionati oblatori che le
offerte che ci pervengono senza particolare
designazione vengono divise in parti ugnali fra " Eco " e ì.iice
LUX LUCET IN TENEBRIS
Nelle unioni giovanili della Chiesa Unita del
Baden abbiamo udito questo vecchio inno dei nostri fratelli valdesi di Germania. Poiché ci è parso,
tra tutti i nostri canti, uno dei più genuinamente
valdesi, abbiamo pensato bene di offrirlo in omaggio ai lettori dell'« Eco ».
e
' Ringraziamo sentitamente il prof. Ferruccio
Corsani il quale ha voluto avere la bontà di scrivercene l'armonizzazione e ringraziamo pure il
professore che — vietandoci di fare il suo nome — ha voluto tradurre nella nostra lingua i
concetti espressi dal canto. Enrico Geymet.
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sàl-cU re-sta-re vo-o^Uam E II
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■rro-meVàWe se por-ta-re Poi-cKè perGe-sùnoi lol-Uam Luxlu-cet in te -ae-bris.
j I I j j j-j-è -J li JS J «1 J I r J
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J-.J Ti'
Per ri-scKidTar le te-ac-bre Id-d-LO et gal-de-ra , Id - duo cigai-de-ra
J J -.t V j , K , J -ef ^ ^
r r r
■f t f r
E
Mai nulla potrà separarci
Ma, uniti le menti ed i cuor.
Vogliamo alle genti mostrarci
Fedeli ad un solo Signor.
W
Ognun sappia saldo restare
Al posto che Dio gli darà
Con cuore costante vegliare
Fidar nella sua fedeltà.
E
Così, in ogni tempo e paese.
Dovunque il Signore vorrà.
All'opera ! Popol Valdese,
L'Eterno tuo scudo sarà.
ASSOCIAZIONE
Enrico Arnaud
Avendo la direzione interpellato il
Comitato Direttivo della O.I.O.V. per
avere un esposto dei nostri Istituti
ospitalieri alla nostra seduta di Gennaio, la domanda venne favorevolmente accolta e la presidenza assicurò Ü suo intervento. La direzione allora giudicò opportuno d’in» tiare il
pubblico il (juale accorse numeroso.
L’ex vicepresidente del Comitato, pastore Luigi Marauda, intrattenne l’uditorio su due Istituti che ha visto
nascere, il Rifugio Re Carlo Alberto
a San Giovanni e l’Asilo dei 'Vecchi
a Sar Germano. Il pastore Umberto
Bert, presidente, tracciò brevemente
la storia di due Istituti molto più anziani: l’Orfanotrofio femminile e il
nostro Ospedale. Rievoca2done interessante di un bel passato. Menzionò pure come sorsero l’Ospedale e
1 Orfanotrofio maschile di Pomaretto.
Rilevò come queste opere benefiche
furono volute e fatte sorgere da quattro persone di fede cristiana amanti
del prossimo derelitto. Espose il funzionamento amministrativo del Comitato facendo un caldo invito a tutti di lavorare per l’aumento delle entrate affinchè i bisognosi possano essere ammessi e i 1 Comitato sia in
grado di eseguire i lavori di ampliamento che si rendano necessari al
Rifugio e all’Ospedale di Pomaretto.
Rispose poi a diverse domande dei
i^resenti.
Il prof. Jalla rilevò che nella corona dei nostri Istituti di beneficenza
bisogna menzionare l’Asilo dei Vecchi di San Giovanni il quale è amministrato dalla Chiesa locale e serve a tutta la Valle.
Il presidente dell’Associazione ringrazia sentitamente gli oratori e gli
intervenuti, spera che i soci faranno
il loro dovere. Sarebbe desiderabile
che lo spirito che spinse i nostri padri al Sinodo di Chanforan per la
traduzione della Bibbia da loro interamente pagata in 1.5(X) scudi d’oro,
animasse i lontani discendenti per
aprire gioiosamente la borsa.
Per la Domenica 25 corr. alle 20,30
nella sala della casa unionista è indetta una riunione speciale sul tema:
Presenza e responsabilità dei Valderi a Torre Pellice. I soci sono pregati
d’intervenire con i loro amici.
ROMA
Il Signore ha richiamato improvvisamente a se il nostro fratello Lodovico Pisciti i mentre, in un mattino di
Domenica, conduceva le sue nipotine
alla Scuola Domenicale. Tutta la comunità partecipa al lutto della famiglia Piscini. La cerimonia fimebre,
nel Tempio di Piazza Cavour è stata
una testimonianza evangelica di
fronte ad una folla di amici ed estimatori.
E\:iininaiil le butin que les deux praniolliiis avaient porté ilu Kaët. une femme en
la grotte, reeonnul une robe qu'elle avait
laissée an ('.ROlJSET. dans sa maison. On
avait avec ça, la preuve que les calboliqiies
du Eaët avaient l'ranebi la montagne pour
rapiner les maisons des vaudois laissées vides. quelques jours avant, fuyant devant les
perseetileiirs armés.
L’on avait doue la itreiive tpio le mouvant de la perséciilion pouvait bien être
aussi la I anse de la religion, mais que les
baltilanis lalliorKiucs et les mlliiiens à la
suite des troupes, avaient pour but seiileiiient de saceager les biens des vaudous.
« Aiieun pardon, pas de misérieorde - disait COUIRA —. On a tout brûlé, tout
pillé; on a tué, massacré tout le monde cl
emmené prisonniers ces (pieltpies peu qui
n’ont pas étés détruits. .Nous sommes bra(|iiés, poiircbassés comme des fauves, et on
ne nous réserve qus de cruels IrailemeiUs,
si nous nous laissons prendre. Ils se font
un lioiincur de nous Irabir. de nous mentir! Je vous promet, moi. foi de COUIRA.
que dé.sormais je ne laisserais plus vivre
quiconque, de ceux-là. soldats ou miliciens, qui me tombe sous la main. El si je
trouve quelqu’un, (quicomiiic soit-il) dans
nos bameaux, dans nos masures, je les mettrais en pièces! Pas de quartier pour nous,
pas de quartier pour eux!
El c’est eux qui l'ont voulu.
On partit de la caverne (pi'il fesait nuit
encore; Fédric obtint de faire part de
l'expédition. On le fournit d'un large coutelas avec empoignure à crochet, qu’il appliqua à sa ceinture de cuir.
« Tu ne .sait pas manier une arquebuse.
Elle est trop lourde pour loi - lui direntils. El les voilà partis!
■An point du jour ils virent une escouade
armée qui surveillait, de la crête du mont,
les deux versants de Pramol et d’Angrogne.
«C’est nous qu'ils cberclicnl ; dit
FOULAT —. Il faudra leur signer le saufconduit, pour qu’ils ne retournent pins. Toi
garçon, lu remonte et arrive sur la crête,
près du Grand Truc; de là-liaiil lu va rouler des pierres pour attirer leur attention.
Ils te verront et lâclieronl de le rejoindre;
nous leurs couperons tonte retraite. Tu sais
le chemin jioiir rentrer, la nuit venue, a
notre réduit! Va! ».
L’enfant partit cl quand il fut enfin a
l'endroit destiné il commença a rouler des
pierres, vers les ennemis. On ne larda pas
à comprendre que ce n’était pas des chamois à la course qui détcrinimiieni ces roulements, et deux liommes .se niironl à sa
poursuite.
Tout en se retirant il tenait toujours la
crête et quand ses poursuivants étaient à sa
IMirléc il leurs roulait quelques gros rocs,
dans l'espérance de les atteindre.
lettre do lid de l’Ours”
VI
Il n'eni pas cette cbaiicc.
Comme aussi, quand il entendit les coups
de feu de ses amis et ceux des autres qui répondaient, il eut un moment l'espérance
ipic les deux auraient rebroussé cbemin.
Tandis qu’ils le poursuivirent jusqu'aux
contreforts du Mont Fréydour. Là ils eurent
quelques hésitations et Fédric en profila
pour se porter bien au dessus d’eux et leur
précipiter quatre gros rocs, l’un après l'autre. Un coup de feu le convinquil bien vile
à ( banger d’opinion. La balle rebondit tout
prés de lui et fil sauter un éclat de pierre
(|iii lui blessa le front.
Il repartit et du haut du Fréydour il vit
la vallée rocailleuse de l'Avalanche et s'y
précipita, espérant bien de pouvoir se cailler parmi ces roches.
Il était presque au fond quand les deux
hommes du haut de la crête lui lâchèrent
lieux coup d'arquebuse qui lui sifflèrent
bien des oreilles.
De roc en roc, il commença à monter
la pente opposée, esseyanl de temps à autre
quelque coup de feu. Il arriva sain et sauf
au Col de l'Avalanche.
Il fesait jour encore, et Fédric, se garda
de traîner ses porsuivants vers le refuge de
ses gens. 11 prit donc le cliemin à droite;
descendit aux Grand Lacs et constata que
ses hommes ne l'y avaient pas poursuivi.
Ils étaient en effet retournés sur leurs pas
cl tombèrent sous les coups des amis de
Fédric.
La stratégie de Tron-Poiilal avait i>orlé
son fruit. La troupe divisée par les pierres de Fédric, fut attaquée, au couvert de.s
broussailles, et, décimée à coup de feu, fut
finie à l'arme Itlanrbc. On se chargea des
armes et nuinilions et des babils des morts;
|)uis on suivit les deux qui poursuivaient
Frédéric. « Ces deux arquebuses cl leur
munitions, doivent ce soir, être dans la
caverne disait le brave Con’ira, bien décidé a ne pas pcrmellrc à ees deux de porter des nouvelles à leurs amis et eominanibints.
Au monieni ou Fédric fraiiebissail le Col
de l'Avalanebc, les deux bondirent j>our
le rallrapper a la course, mais du baiil de
la eréle, l'oeil infallible de COUIRA en fît
tomber un; l’autre lâchant de lui porter
aide s’arrêta: Tron-Poulal le fulmina de
même.
On descendit, on dépouilla les deux morts
et l’on rentra dans la caverne. On espérait
de voir aussitôt reparaître le garçon qui
avait par sa conduite permis une si belle
victoire. On voulait l’en féliciter.
Lui ne rentra pas.
Il n'avait pas enleniln les couji de feu
l ié. dans la vallée de rAvalambe alors
qu'il était au deçà de la montagne: et craignant de tomber en les mains des bandits,
il SC dirigea vers l'Envie.
M rcnconlra sur son cbemin un (JnimlTétras, ce qui lui fil désirer de trouver
quelques nourritures. Il savait que dans la
jiiurnée, ce Grand Coq de Bruyère reste
sous les sapins, â la recberebe de sa nourriture (oeufs de fourmis, insectes, vers,
graines de genièvre, fraises framboises, ele.)
et sc repose sons quelque buisson: il espérait de le surprendre et s’en emparer: il
esi'.érail aussi de tomber sur quelques nids
de iterdrix en descendant v“rs le bas.
Las de marcher il s’allongea prés d'un
bu isson (le rododendrons et finit par s’endormir.
Il fui tiré de son sommeil par le bruit
que fesait un de ees Grand Coq qui grattait une fourmilière tout prés, et qui ne
s'ela’l pas méfié de ce grand eorp immoliile.
Fédric, .sans se lioiigcr ouvrit un oeil, vit
l’animal a sa portée: d’un bond s’y jeta
dessus, le surprit sons la broussaille, qui
ne lui permit pas de déployer ses ailes pour
s’envoler.
II en eut bien vile raison, et le priva de
vie Puis tout joyeux de sa (basse il se
regarda autour pour s’orienter. Il constata
alors (pie le soleil déclinait rapidement,
mais il ne se fiait pas de retourner sur ses
pas vers la caverne, do peur de ses perséeiitciirs. Il lésolnt donc de descendre jus(|ue an Nid de l'Ours et si le fauve le lui
permettrait, d'y passer la nuit.
En passant il glâna par ci par là, des
graines de genièvre, quelques poignées
(l'Iierbe tendre et vers le nid. il trouva
maintes plantes d'anis qu'il arrarlia et mangea avec avidité.
A la tombée de la nuit il était arrivé.
Se rappelant des leçons de l'Ancien Rostan
il ramassa, plusieurs lirancbes cl des pierres, aussi grosses que possible et se fit un
rempart a l’enlrée de la grotte.
El il en eut bien besoin, car, vers l’anrore, il enleiidil grogner, et gratter a l’enlrée de sa caverne. Fédric, son sabre a la
main, vint recevoir son ours et lui empéclier de rentrer. El lui disait:
« Mon cher Martin Grognard, il le faut
eliereber un autre gîte. Ta présenee me dit
que nos pcrséeuleurs l’ont laissé le pays,
et t’ont fait maître de céant. Cependant,
celle grotte est pour moi un refuge parfait.
Va-l-en eliereber ailicur une chambre a
coiielier.
Ce disait, il donnait un eoiip de .sabre
sur eliaquc patte qui voulait s’introduire au
dedans de la porte pour en arraneher les
pierre.s et les branches.
L ours s'aeliarna si bien qu’il devint terriblement furieux; e! perdit iin peu de sa
liriiilenee. Croyant d'avoir assez élargi un
trou dans la muraille, il y passa la tête;
l'édric, prompleineiil, lui as.séna un coup de
s((n sabre .sur le museau. Il pensait bien lui
lendre la tôle mais, csl-ec que l’ours fil un
mouvement de retraite, ou que le garçon
ne prit bien sa mesure, le coup porta sur
le museau et lui fendit le nez. Fédric redouble le eonp. mais fours, décidément
relire la tête et ne reçoit qii’nne égralignure, encore, sur le nez.
Le sang lui coule toules-fois, et ralentit
son ardeur; puis il retourne, bien décidé
à en venir à bout de cet intrus qui lui lient
oceiipé son jialais.
Il hasarde une palle et reçoit un fendant
qui lui Irunelie trois doigts. Il hurle, mais
le troll s'est élargi. 11 hasarde la tête et
une patte pour forcer l'entrée, et il y serait pervcnii. Mais le garçon, sans se laisser impressioner par les eris menaçant de
la bêle, lui assène nn grand coup sur la
tête, puis lui enfonce la lame dans la gueule ouverte.
L’ours, celle fois se relire et, clopin dopant sur ses pattes meurtries s’éloigne en
grognant et liiirlant de douleur.
Fédric qui craint maintenant que l’ours
ne soit pas seul, prend son coq cl remonte
rapidement vers le Chapeau d’Envie et, de
la. vers le.s Grands Iæcs (13 Lacs) pour
remonter au Col du Roux et rejoindre les
Vaudois dans la eavenie.
C’est vers le plateau des n petits lacs »
qu'il rencontra Coiiira avec PejTot et Gay
qui connaissent très bien la vallée de la
Germanus(|iie (qui est leur vallée).
Fédric leur raconte l’aventure de l’ours!
On retourne d’emblai et depuis la caverne on suit les traces sanglantes que la bête
a laissé sur le terrain et l’on perçoit enfin
ranimai, accroupi, sons une balme. On le
cerne et lui donne un grand coup de sabre
(pil le met hors de ]>eine. Rapidement les
hommes lui enlèvent sa fourrure et tranelienl ees morceaux de chair qui peut être
mangée. Ils s’en ebargenl tous trois et rentrent Iriomplianls dans leur relraîte.
La journée a été bonne: ils ont éliminés
8 ennemis auxquels ils ont pris les armes,
une peau d’ours, de la ebair et un coq de
l>niyèro qui fnl rôti sur le eliamp. Fédric
fut bien complimenté et on lui permit de
s’armer mieux avec un pistolet.
11 en fut orgueiiilleux. Nous verrons prochainement comment il perdit ses amis.
(À suivre)
H. DK Peyhanot
4
Sari Lui che recherà la pace.
Sarà chiamato Principe della
pace.
Mich. 5: 4 ; Is. 9 : 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; AAatt. 5: 9.
D/^LE NOSTRE COMUNITÀ’
RODOREno La T. l a dilla (llanda))
PR a LI
La nostra ultima cronaca da Frali
è di alcune settimane fa e non possiamo entrare nel dettaglio dgli ultimi avvenimenti se non per riassumere in maniera molto sommaria quell'
più importanti.
E in primo luogo desideriamo rinnovare alla famiglia Menusan di Indiritti le nostre condoglianze per il decesso (di cui ha già dato notizia questo giornale) del nostro fratello Sii
vio Menusan, avvenuto il 19 dicem
bre scorso. Egli è stato richiamato da
questo mondo in maniera repentina
In vita era stato un apprezzato mem
bro di Chiesa che con assidue letture
SI era formato una sua cultura perr
sonale. Per alcuni anni era stato responsabile dell’insegnamento della
religione nella scuola di Indiritti, e la
Chiesa serba un grato ricordo di que
sto suo lavoro.
Le notizie dello stato di salute della
signora Lidia Perrou indicano un netto miglioramento e speriamo di rivederla presto di nuovo tra noi. com
pletamente rimessa dalle conseguen
ze del suo infortunio. Il !<■ gennaio,
infatti .mentre, in compagnia di alti j
persone rincasava dopo il Culto di
capo d’anno, era stata investita da
una « giardinetta » cadendo violentemente sulla strada ghiacciata. In un
primo tempo si temeva una incrinatura o addirittura una frattura era
nica; fortunatamente le lesioni sono
state meno gravi per cui è possibile
sperare in una guarigione completa
e rapida.
E’ entrato ormai nella tradizione il
campeggio invernale ad Agape. Più
di un centinaio di giovani vi si sono
ritrovati tra il 27 dicembre ed il 6 gennaio non soltanto per passare le va
canze facendo dello sci, ma per scanibiare idee ed ascoltare conferenze sul
tema generale della riforma della
Chiesa. Si è studiata dapprima la Riforma, di Lutero e di Calvino per poi
considerare che cosa significhi « r.forma » nello stato attuale della chi-?
sa cristiana. La presenza di diversi
giovani cattolici e di un gruppetto di
giovani laici di idee socialiste ha stimolato il confronto e lo scambio di
idee accrescendo l’interesse del campeggio e dimostrando ancora una volta come ad Agàpe chiunque può partecipare alla vita comune in perfetta
libertà di azione e di pensiero.
Abbiamo ricevuto giorni or seno
un dono molto notevole da parte d.
un amico di Frali a favore del fondo
per la costruzione del nuovo Tempio.
Questo dono è un incoraggiamento
molto concreto che ci giunge nel momento in cui stiamo stucMandc i pregetti per il nuovo Tempio; il Concistoro ha avuto una seduta straordi
nana domenica 11 gennaio appunto
per esaminare tale questione affinchè
Il nuovo edificio possa essere adegualo alle nostre necessità, accogliente,
pratico, ed avere una linea estetica
che si accordi con l’ambiente circostante e che, pur nella opportuna modernità abbia un carattere nettamente religio.so. Mentre ringraziamo il generoso donatore, ci disponiamo a fai
conoscer^ in breve più ampie informazioni sullo .sviluppo dei progetti e
sulle previsioni relative alla costru
zione del nuovo Tempio.
POMARETTO
La comunità di Pomaretto ringrazia di cuore il Prof. Gino Costabel
per il suo caldo, profondo messaggio
rivolto alla Chiesa il 18 Gennaio. Ringraziandolo gli diciamo arrivederci.
La domenica l« Febbraio avrà luogo l’assemblea di chiesa che discuterà i seguenti argomenti: Matrimoni
misti; Restauri agli stabili.
Il Concistoro ha deliberato di lanciare un appello per gli stabili nella
settimana dal 1<> all’8 Febbraio. Il
desiderio di vedere rimesso a posto
il complesso edUizio della chiesa sarà
certamente accompagnato da un più
fermo desiderio di contribuire per
quello scopo.
PERRERII MAIVIRìLIA
Domenica 11 gennaio nella sala del
la attività della Chiesa di Penero i
giovani hanno presentato una commedia in tre atti. Le due rappresentazioni. nel pomeriggio e nella serata,
hanno avuto un buon successo ed il
pubblico è accorso numeroso. Un ringraziamento particolare alla SigneRivoira che, dopo aver preparate
gli attori, non ha potuto intervenire
alia recita.
Il 14 dicembre è stato battezzato
nella Chiesa di Maniglia Pons Ferruccio, di Beniamino. Possano i ge
nitori mantenere le promesse fatte ed
educarlo ad una vita Cristiana.
Nel mese di dicembre sono state
distribuite le buste per la prima raccolta delle contribuzioni annue. Qua
tutti haimo già versato la loro of
ferta. Racoomandiamo ai ritardatari
una pronta sollecitudine.
saw SECOIVIDO
Il 15 corr. è deceduta a Ponte Gal
lea Pasque! Carolina vedova Comba,
in età di 77 anni. Una numerosa folla ha testimoniato alla famiglia dela simpatia della Chiesa.
L’unione giovanile ha ricevuto sabato scorso la gradita visita del Comitato di gruppo nella persona del
sig. Edgardo Paschetto e del sig
Franco Rivoira
L’anziano del quartiere di Barbe
Prima, eletto dall’ultima assemblea
I' Chiesa è il sig. Remo Pastre, e noir
Aldo Pastre, come erroneamente e
stato pubblicato.
NEW ÏIIHR
Le 10 et le 11 décembre a eu lieu
notre Bazar, qui a bien réussi. On a
vu beaucoup de monde, bieir des gens
qu’on voit seulement une lois ou deux
par an, -au Bazar, au XVII lévrier ou
au « pic-nic » de la Société «La Val
dese... » Ce fut une belle occasion de
se rencontrer entre vieux amis et connaissances; il y en avait même quelques-uns qui venaient de Philadelphie. C’est bon de se tenir ainsi en
contact, de temps en temps, et c’est
notre devoir de faire de manière à
ce que ces rencontres réussis-sent le
mieux qu’on peut.
Encore un grand merci à tous ceux
qui crit travaillé à la réussite de notre bazar, d’un façon ou de l’autre;
et nous exprimons notre joie pour le
grand nombre de ceux qu’y ont participé. A tous nos meilleurs souhaits.
UIVIA IHTHKliSSAAlTE IIVI7.IATIVA
Corsi di confezione a maglia
Martedì, 13 corr. m., verso le ore
2,30 del mattino il forte suono della
campana della locale Chiesa Cattolica ha rotto improvvisamente il silenzio della notte, svegliando di sopprassalto gli abitanti delle borgate
di Villa, di Rodoretto e dei Bounous.
Un pauroso incendio, provocato da
alcuni resti di fuliggine infuocata di
un camino, si era sviluppato nel fienile della casa del nostro fratello
Tron Alberto, il cui unico figlio stà
attualmente compiendo il suo servizio militare nel Batt, Alpino « Susa »,
e le fiamme, alimentate da ini forte
vento, già si erano estese a tutto il
tetto e minacciavano oltre all’abitazione del sig. Tron, in cui dormiva la
vecchia madre quasi novantenne, le
case attigue : quella del nostro fratei
lo Tron Gilberto e quella del Sig. Barai Geremia. In pochi minuti tutta la
popolazione dei v llaggi più vicini era
sul posto per dare la sua collaborazione, mentre alcuni giovani si reca
vano in fretta nei villaggi di Campo
Clot, Serrevecchio, Fontane e Garciiola a chiamare rinforzi ed altri telefonavano ai Carabinieri della Stazione di Penero che salirono immediatamente ed ai Vigili del fuoco di
Pinerolo, i cjuidi giunsero con una autopompa fino al Rivet. Li alcuni Rcdorini erano ao aspettarli e con una
slitta trainata da un mulo trasportarono velccrmente la pompa ed il rispettivo motore fin sotto Rodoretto ;
in poco tempo la pompa era pronta
all’azione.
Nel frattempo più di un centinaio
di uomini e non jjoche donne si prodigavano con tutte le loro forze a spegnere il rogo gigantesco; chi, salito
sul tetto già pericolante, toglieva le
ardesie onde poter meglio buttare
acqua sulle travi infuocate, chi portava acqua incessantemente, chi nel fienile si affacendava avvolto da un fumo acre a portare fuori il fieno e chi
metteva in salvo masserizie e bestiame, e tutto mentre il vento continuava a soffiare con raffiche violente e
gelide e con una temperatura di 14-15
gradi sotto zero che rendeva sdrucciolevoli le strade e gelava addosso gli
abiti bagnati.
Si lavorò instancabilmente fino all’alba, finché il fuoco non fu completamente domato o non pochi operai,
quella mattina, non si recarono al
loro solito lavoro nelle miniere di tal0 della Società Val Chisone, ma continuarono a prestare la loro opera
di soccorso. Fu un bell’esempio di
solidarietà fraterna quello che diede
la popolazione tutta quanta e che
continua a dare, perchè ora si tratta
di rimettere in sesto la casa lesionata prima che le intemperie ed il gelo
rovinino irreparabilmente i muri.
Purtroppo i danni subiti dal nostro
fratello Signor Tron Alberto ammontano a più di un milione e mezzo e
per un minatore che ha avuto gran
parte del tetto della sua abitazione:
travi ed ardesie, e quasi tutto il fieno necessario per il suo bestiame, distrutti dal fuoco e dall’acqua ed i soffitti delle stanze e della stalla seriamente lesionati, il danno non è indifferente. Però, nell’angoscia di quest’ora, dobb'amo esprimere la nostra
riconoscenza a Dio, nostro Padre in
Gesù Cristo, il quale ha evitato una
catastrofe maggiore non solo alla famiglia Tron, ma anche a tutta la borgata di Villa di Rodoretto.
Le famiglie : Tron Alberto e Tron
Gilberto, sensibili alle manifestazioni
di solidarietà fraterna ricevute, ringraziano tutta la popolazione del Vallone di Rodoretto, di Serrevecchio,
Fontane e Gardiola per quanto ha
compiuto per loro in questa triste circostanza.
Mercoleill 21 ¡leiinaio a Villa Olanda r’è
sialo indaffararsi di operatori della TV,
che riprendevano alenile sequenze per il
Telegiornale. Abitiamo pollilo conslatare
di persona qiianlo tempo e quanta pazienza coftino pochi minuti e talvolta pochi
secondi di riprese televisive. (Jli ospiti di
Villa Olanda, guidali da alcuni interpreti,
si soni) prestali volenterosi, e siamo lieti
che la TV ahhia deciso ili liresentare. sia
pure lugaceoienle. (piesl'opera in l'avore
dei iiroliighi. che la Chiesa Valdese si è
assunta come un doveroso conirihuio alraiulo liaterno, oHerlo a qiialeuno Ira i
profughi che a milioni sollrono nel mondo.
Il ii. (L. I', I. Ii;i h i
I lellori sono iihiluiiii n Iroviire s/iesso
(¡ueslii sifiln urlio noslrr colonne. Essa desinna il .Service OEciiménique de Presse et
irinlorination, rililo n rum del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, del Consiglio Inlerniiziowde delle Missioni, dell'.HieitiK-n
liiblicd unicerside. dei Consigli mondiidi
delle t.C.D.C. e V.C.U.G.. dell,! F.U..I.
C.E. ( Ceder, crisliann studenti), del Consiglio mondiule delVEducuzione cristinni.
.Ve è /)IH direttnmente. incuricttlo il Di/Mirtimento <l'Informiizione del Consiglio Ecumenico. Il Cinemi. Il S.OE.E.I. Ini unii
tiniturii settimiiniile ili circo 2.700 ioide,
con edizioni in jrtincese, inglese e tedesco
e iiortii notizie della cilii della Chiesti nel
inondo, sia alla stampa d’injormazione. che
a iiuellii ecclesiastica.
Grati per il prezioso sercizio di cui noi
pure godiamo, rivolgiamo alla redazione
del bollettino il nostro augurio jraterno,
riconoscente, dopo questo primo quarto di
secolo ili vita.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Mad.me Elisa Long, Mr. et Mad.me
Eli et Louise Long, Mr. et Mad.me
Edvy et Hélène Long et leurs enfants,
Mr. et Mad.me Albert et Vera Long
et leur garçon, Mr. et Mad.me Attilio
et Ida Travers et leurs enfants, ont
la douleur d’annonçer le décès de
SILVIO LONG
leur fils, frère, beau-frère et oncle, survenu le 18 décembre à Marseille.
Ils remercient en même temps les
parents et toutes les personnes qui
ont pris part à leur douleur et leur
ont témoigné leur sympathie chrétienne.
« Oui, c’est en Dieu que mon
âme se confie; de Lui vi nt
mon salut». (Ps. 62: 2)
Pramollo, janvier 1959
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à la direction d’une petite ferme près de
Strasbourg. S’adresser pour des détails à
Mad. F. Hoffet ■ Pasteur - Climont (Strasbourg). Comunicalo della Pio Valli
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Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
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Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese d;
Torino: Lunedi e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
[Ifitl. Enrico Pascal
SPECIALISTA
IN MALATTIE NERVOSE
Corso Montegrappa 37 - Torino
Tel. 756.615
Riceve presso l'Ospedale Valdese di
Torre Pellice il primo Venerdì di ogni
mese, dalle ore 10 alle 12, oppure
dietro appuntamento.
Per inizialiv.i del sig. Mario Sereno e degli amie! proprietari d'tin fiorente Maglitieio di Torino, una nuova protìriia allivilù
sarà introdotta eoi prossimo mese di telihraio presso la .Seuola Valdese d'Eronomia
Domesliea fai Monnet. I.iiserna S. Giovanni); il 2 febbraio si inizieranno dei Corsi
di confezione a maglia, per mezzo delle ben
note macelline Diibied; tali Corsi sono organizzali grazie aHinleressamenlo diretto
della stessa Ditta Dubied e del iiredello
Maglifieio torinese e saranno diretti <ia
un’insegnante speeializzala inviala espressamente dalla Dilla Dubied.
Essi hanno lo seopo di formare nella Valle del Pellice lavoratrici qualificale, le «piali. convenienlemenle preparate potranno intraprendere nel proprio doiniiilio una lavorazione a maglia, con notevole vantaggio
eiononiico. Si osserva a «piesto proposito
che tulla la produzione sarà acqiiislala. con
un congruo conijienso, da] Maglifìcio liredetto, pel tramile della Direzione della
Scuola d’Econoniia Domestica.
I Corsi si inizieranno il 2 febbraio e « onlinueranno tilleriornienle con turni successivi. Ogni Corso avrà la durala di tre settimane. dopo le «inali le allieve potranno
in seguilo ad esame pratico, ollenere un diploma «Tidoneilà come maglierista. Per
provvedere ad una parte della spesa, è richiesta una quota di iscrizione di L. 1.000,
da versarsi in due rate, la prima aH'allo delTiscrizione, la seconda alla fine del Corso.
L’orario d’ogni sìngolo Corso sarà combinato in seguito ad intesa fra l’insegnante
e le iscritte.
E’ evidente il vantaggio di «piesla prov
vida iniziativa, che potrà introdurre nella
popolazione valligiana un proficuo lavoro
di artigianato, contribuendo così al progresso «-conoin'i'o e sociale «lei paese.
Per le iscrizioni, occorre rivolgersi alla
Direzione «Iella Scuola. Si avverte «die coloro che iniemiono iscriversi, lo facciano
con solleciltidine. essenti«) il inimer«) delle
iscriz (ini limitalo per ragioni di organizzazione.
AVVERTIMENTO
Il Corpo Pastorale delle Valli, riunito a colloquio lunedì 19 gennaio a
Pinerolo, ha tra l'altro discusso sulla
liceità o meno di prendere fotografìe
durante lo svolgimento dei servizi religiosi. Poiché spesso si verificano incidenti spiacevoli, e lo scattare fotografìe non si addice affatto al momento in cui tutti dovrebbero esser coscienti di essere al cospetto del Signore e che l'incontro con Lui non può in
alcun modo diventare spettacolo, tutti
sono vivamente pregati di notare che
non sarà ammesso, nel corso dei servizi religiosi (culti, battesimi, matrimoni), che vengano prese fotografie.
Il Corpo Pastorale delle Valli
Dali’amministrazione
de “L’Eco,,
i /i pscni/fio d(i scfitiiri' p tfupllo <Ì(tlo dalla Chìpsa i aldp.sp di il finp di
una riorfianizzazittrip drl spn izio indirizzi
dpi fiiornaìp. il Conriston» di (¡un’Ila comi/nità ha dpliltprato di prpndpre a propritt
ranco la .•ipesa per la rorrczioup pd il rinnovo di lutlp le tarahettr in cui appaiono
errori di trascrizione, indirizzi imprecisi,
diciture fottofiraficlic inesatte, o .superale
( il caso </( l*rali può cniisitlerarsi tipico,
perche da /mro tern/fo <iueJ (.omune ha un
proprio ufficio postale, e {terciò le corrispondenze rum vendono piu appoggiate a
Perrero, rna raggiuniiono direttamente il
capoluogo di Prati).
Per questa concreta collahorazione, diciamo un vivo grazie agli amici pralini!
Chi seguirà ora il loro esempio?
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Redattore; (fino Conte
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Tipografia Subalpina - s. p. a
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