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Anno 119 - n. 3
21 gennaio 1983
L. 500
Sped. abixinamento postale
I gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
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INTERVISTA AL SEGRETARIO DELLA COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
Nelle dichiarazioni programmatiche del governo, il nuovo
presidente Fanfani non ha inizialmente fatto cenno al problema deU’intesa tra lo stato e le
chiese valdesi e metodiste.
In sede di discussione del programma nessuno al Senato ha
sollevato il problema. Alla Camera invece un solo deputato, Francesco Corleone, radicale, ha affrontato in aula il problema ricordando come la questione fosse già presente nei programmi
dei governi «Cossiga uno», «Cossiga due», «Forlani», «Spadolini
uno» e «Spadolini due» e che sull’argomento esistono ben tredici
interpellanze, interrogazioni e
mozioni « ancora in attesa di risposta ».
Parallelamente all’intervento di
Corleone, anche il vicesegretario
del PSI, Valdo Spini, in una lettera sollevava la questione.
Di fronte a queste prese di posizioni finalmente il presidente
Fanfani replicava: « Né tra gli
impegni che ereditiamo posso dimenticare quanto il presidente
Forlani e poi il presidente Spadolini dissero circa la volontà di
rendere operanti le intese raggiunte con la Chiesa valdese ».
Lo ha fatto però in un passaggio del suo discorso in cui affrontava i problemi delle minoranze linguistiche e territoriali,
dopo aver parlato dei problemi
di Trieste, dell’Alto Adige e della
Val d’Aosta e prima di affrontare i problemi della Calabria.
È una indubbia novità questa.
È la prima volta che un presidente parla dell’intesa slegandola
dal discorso sul concordato (su
cui Fanfani per altro non dice
nulla) e non lascia intendere che
le due cose sono in qualche modo collegate. Non c’è che da rallegrarsi di questo.
Però questo giudizio positivo
va attenuato visto il contesto
in cui Fanfani colloca il problema dell’intesa.
Signor Presidente del consiglio, non si tratta di un problema di minoranze da tutelare. Si
tratta dell’applicazione dell’articolo 8 della costituzione, della
cancellazione delle norme fasciste che ancora reggono i nostri
rapporti con lo stato, di esprimere un giudizio politico sull’opportunità che i rapporti tra lo stato e le chiese valdesi e metodiste
siano regolati mediante una intesa che riconosce il principio
della libertà di coscienza e che
si attua senza privilegi economici
di sorta. Noi, valdesi e metodisti,
abbiamo sollevato il problema
dell’intesa non per essere tutelati nel nostro essere minoranza
religiosa nel paese, ma per indicare un modo democratico e laico di regolare 1 rapporti tra stato e chiesa per un passo in avanti verso la realizzazione, giuridica
e di fatto, della laicità dello stato. Questa posizione sta faticosamente facendosi strada nei partiti politici italiani che finalmente cominciano a comprendere il
valore dell’intesa. Saremo quindi felici che un presidente cattolico porti a termine l’iter (ormai
troppo lungo) dell’Intesa perché
questo sarebbe un importante segnale dell’evoluzione democratica
nel nostro paese.
Giorgio Gardiol
Internazionale cristiana di scambio
Il termine « missione » è accettabile solo se non inimica un rapporto a senso unico e se consente che chiese diverse condividano le risorse di cui dispongono in un servizio comune
In veste di segretario generale della Comunità Evangelica di
Azione Apostolica (CEvAA) compie un anno proprio in questi giorni.
Prima era pastore nella chiesa evangelica del Togo. Adesso, quando
non viag^a attraverso le ventotto chiese della sua nuova comunità
intemazionale, è a Parigi dove ha anche studiatb teologia. Parliamo
con Samuel K. Ada, 41 anni, un uomo semplice, vivo, pragmatico.
Ha tutta l’aria di conoscere a fondo il suo Paese, il Togo, e anche
questa nostra vecchia Europa.
— Come affronta il suo lavoro?
— Con una certa dose di ottimismo perché credo, al di là di
tutti i problemi che ho di fronte,
nella collaborazione tra le chiese.
— Questa collaborazione tra
chiese evangeliche lontane, che
costituisce un po' l’anima stessa della CEvAA, potrà ulteriormente allargarsi?
— Ricevo costantemente, soprattutto daH’Africa, domande
di adesione da parte di nuove
chiese cristiane e, altro dato interessante, questa nostra volontà di dar vita ad una intemazionale cristiana di condivisione
dei doni e delle risorse di ciascuno interessa profondamente
anche altre società missionarie
che si trovano in Europa o negli
Stati Uniti d’America. In conclusione mi pare che lo sviluppo dei contatti tra le chiese della CEvAA, il loro scambio di informazioni e di energie, finisca
col ripercuotersi positivamente
anche fuori del nostro quadro
ecclesiastico.
— Parlare di CEvAA vuole ancora dire, per molti, parlare di
missione: un termine ambiguo
perché evoca un atteggiamento
fondamentalmente colonialista.
Cosa ne pensa?
— La vera missione consiste
nel dare e nel saper ricevere.
Non vogliamo una missione a
senso unico come è stato nel passato e da qui si spiega la carica
negativa che la parola missione
porta con sé. Noi chiediamo alle
chiese, e non soltanto a quelle
europee, di essere pronte non
solo a dare ma anche a ricevere;
siamo e vogliamo essere una comunità di scambio.
Un esempio
— Facciamo un esempio concreto che dia Videa di come funziona questo scambio di energie
ed esperienze tra le chiese.
— Il primo esempio che mi viene in mente concerne il caso, del
resto recente, di un pastore battista del Camerún che è stato
richiesto da una chiesa evangelica svizzera per un periodo determinato. Non è stato richiesto
perché in quella località svizzera vi era una sede pastorale vacante. L’esigenza di quella comunità era un’altra. Si voleva qual
II pastore togolese Samuel K. Ada
cuno che, venendo da fuori, testimoniasse di un modo diverso
di essere cristiani e al tempo
stesso della universalità della
chiesa. Inviando un pastore del
Camerún in questa chiesa europea abbiamo risposto ad una
esigenza locale ed entrambi usciranno arricchiti spiritualmente
da questo scambio di esperienze.
— Una domanda diretta: lei,
esponente qualificato della chiesa. evangelica del Togo, ha, studiato teologia a Parigi. Non ritiene di aver cosi acquisito, forse in modo definitivo, una men
GIACOMO 2: 14-19
Giustificazione^ fede^ opere
Che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può ia fette saivarlo? Se un fratello o una sorella son nudi e mancanti del cibo quotidiano, e un di voi dice loro: Andatevene in pace,
scaldatevi e satollatevi; ma non date loro le cose necessarie al corpo, che giova? Così è della fede; se non ha le opere, è per se stessa
morta.
Anzi uno piuttosto dirà: Tu hai la fede, ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che v’è un sol Dio, e fai bene; anche i
demoni lo credono e tremano.
Giustificazione, fede, opere, era
il problema scottante del I secolo ed è il nostro problema scottante quando ci domandiamo
quale sia il nostro compito di
credenti in questa società e come
esprimerlo. Ora, giustificazione,
fede, opere, non è un triplice
concetto col quale posso fare
delle combinazioni: giustificazione -b fede = opere; giustificazione = fede -I- opere; ma sono entità che interagiscono in ogni
momento della nostra vita.
Nelle Epistole neotestamentarie esistono due modi di esprimere questa dinamica. Un rnodq
è quello di Paolo: la tua giustificazione è assolutamente gratuita. Le tue opere sono il risultato
della tua fede nella gratuita giustificazione di Dio. L'altro modo
è quello di Giacomo: ricordati
che la tua fede nella giustificazione non è semplice contemplazione della bontà di Dio al tuo
riguardo, rna ha una dimensione attiva: il tuo operare.
Paolo afferma l’assoluta gratuità della giustificazione per
mettere in guardia quelli che
pensavano che la giustificazione
dipendesse dal loro comportamento. Giacomo afferma la dimensione attiva della fede per
mettere in guardia quelli che
pensavano che, avendo ricevuto
gratuitamente la giustificazione
non ci fosse altro da fare.
Le due accentuazioni, lungi dall'opporsi, si integrano in un solo,
grande orizzonte di fronte al quale è posto il cristiano: quello che
tu hai non ti spetta, per cui.
quando lo hai ricevuto, lo devi rendere. Lo hai ricevuto da
Dio, lo devi rendere agli uomini.
Se lo tenessi per te, si isterilirebbe anche in te.
Il discorso di Giacomo lo sentiamo distante se lo comprendiamo moralisticamente, ponendoci
dal punto di vista delle opere e
non da quello della fede, lo sentiamo meno distante se comprendiamo la preoccupazione di
Giacomo che ci fa presente la
necessità che esprimiamo concretamente la nostra fede. Perché una fede che non comporta
l'azione è una non-fede.
In che modo possiamo sentirlo più vicino? in che modo dobbiamo recepirne il messaggio e
trasformarlo in esperienza viva
per l’oggi?
Non certo ponendolo come alternativo o separandolo dal messaggio di Paolo sulla giustificazione per fede, punto centrale
della teologia paolina e della nostra posizione teologica di protestanti. Giacomo non è un teologo. Quello che accomuna Paolo
Eva Rostain L’Ecrivaln
{continua a pag. 2)
talità ben diversa dai suoi connazionali in Africa?
— Questo suo chiaro ed audace interrogativo sottolinea un rischio reale a cui sia io che molti
altri andiamo incontro. Ed è proprio per evitare tali rischi che
noi, in modo sempre più energico, sosteniamo che la formazione teologica e pastorale deve avvenire a livello locale. Siamo per
la costruzione di scuole e di centri di formazione giovanile là dovè la chiesa vive e si confronta
'con i problemi locali. Oggi la
CEvAA sostiene sia la Facoltà
teologica di Yaoundè nel Camerún sia la nuova Facoltà teologica del Madagascar e ai giovani che intraprendono la strada
del pastorato chiediamo, prioritariamente, di studiare, sempre
che esistano, nei centri teologici
del lóro Paese natio. Ma se gli
studi base debbono svolgersi —
così almeno pensiamo noi — nell’ambito culturale da cui proviene il futuro pastore è anche vero
che un periodo di studio e di formazione in località o continenti
lontani permette una comjjenetrazione migliore delle conoscenze e delle diverse culture, a tutto vantaggio della predicazione
delTEvangelo.
Il futuro
— Dunque c’è un futuro per
la CEvAA?
— Questa domanda richiama
alla mia mente una nostra recente seduta del Consiglio in cui
ci siamo interrogati proprio sul
futuro della CEvAA e proprio
partendo da questo interrogativo ci rendiamo conto che c’è ancora molto lavoro da fare a livello di ogni chiesa. Le nostre
chiese, da tempo, hanno deciso
di entrare nel vivo di tutti i problemi sociali e politici dei loro
Paesi di appartenenza. In sostanza più contatti tra le chiese, maggiore conoscenza reciproca, costituiscono l’ossigeno vitale della CEvAA in cui debbono ulteriormente infittirsi le visite tra
le chiese membro, le corrisjjondenze e lo scambio delle informazioni. Non solo aspettare informazioni ma essere pronti a
trasmetterle.
— Ma ci sono barriere linguistiche, culturali, e come fate a
capire quali sono le notizie che
possono interessare gli altri
’partners’ della Comunità?
— E’ vero, ci sono grosse difficoltà, Io riconosco. Riguardo alle notizie ogni chiesa decide in
proprio quali informazioni trasmettere nel quadro della CEvAA.
Prossimamente intendiamo organizzare un dibattito con rappresentanti di ’mass media’ ecclesiastici anche per capire come
migliorare Tinformazione. E se
riusciamo a migliorare l’informazione riusciremo, di conseguenza, a migliorare anche la
partecipazione delle nostre chiese al comune progetto che vogliamo portare avanti con l’aiuto
di Dio.
a cura di Giuseppe Platone
2
2 fede e cultura
21 gennaio 1983
TRA I LIBRI
Conquiste malgrado la chiesa
Il Medioevo, un periodo storico tradizionalmente considerato
di transizione, « un intervallo
della grande storia », costituisce
per J. Le Goff, uno dei più noti
storici contemporanei, « ...il momento della creazione della società moderna. Esso ha creato
la città, la nazione, lo stato, TUniversità, il mulino, la macchina,
l’ora e l’orologio, il libro, la forchetta, la biancheria e finalmente la rivoluzione», come l’autore
stesso _ dice testualmente nella
prefazione a questa raccolta di
saggi sul lavoro e la cultura nel
Medioevo
L’autore fa una lettura del Medioevo attraverso i documenti religiosi dell’epoca: manuali del
confessore, atti ecclesiastici,
Summae teologiche, regole monastiche ecc., e ricerca le origini
della religiosità popolare negli
antichi miti pagani. Preziosa testimonianza dei conflitti ideologici e religiosi che sono all’origine del mondo moderno e delle
trasformazioni avvenute nell’insegnamento della Chiesa a causa di concrete spinte sociali ed
economiche. In un Medioevo dominato dalle leggi della Chiesa,
vengono poste le basi della secolarizzazione della società. Con la
presa di coscienza delle nuove
società urbane, la scienza esce
dai chiostri ed entra nelle Università. La Chiesa guarda con sospetto tale istituzione, al suo interno si levano molte voci di consenso e di dissenso, ma ben presto essa si avvede dei vantaggi
che ne può trarre (non bisogna
dimenticare il carattere prevalentemente clericale delle imiversità) e concede privilegi e benefici ecclesiastici alle corporazio
« OBIEZIONE
IN FABBRICA »
Stim.mo Pastore,
(...) Vorrei farle parte di una mia riflessione che ho già discusso a tu per
tu con dei credenti e in assemblea di
chiesa.
Si fanno marce per la pace, marce
contro i missili a Comiso, si fanno
marce contro gli armamenti, e nello
stesso tempo lavorano a pieno ritmo le
fabbriche delle armi. Lavorano scienziati nucleari per inventare più micidiali armi che, contrariamente a quanto
dicono certi guerrafondai, che • si fa
la pace solo preparandosi alla guerra »,
serviranno purtroppo per un domani di
distruzione di tutti e di tutto. Chi occupa un posto di lavoro in quelle fabbriche o in quei gabinetti scientifici di
morte, tutto e solo perché guadagna
un buon stipendio che fa vivere agiatamente « oggi », quando prende quella busta paga non si sente tremare di
paura per il « domani » di distruzione
sua, dei suoi familiari, del suo prossimo? E quando prega il Signore della
pace, quando ricorda il S. Natale di
Gesù portatore di pace agli uomini di
buona volontà, celebra la S. Cena nel
nome di Gesù che è pace e amore?...
lo ne sono sgomenta perché proprio
dei credenti evangelici che leggono e
predicano la Sacra Scrittura risposero
ai miei interrogativi di coscienza che
bisogna pur lavorare per vivere, ed essendo difficile trovare un posto di lavoro, va bene, è anche necessario, lavorare nelle fabbriche della « morte ».
Come si può ragionare così senza prendere provvedimenti presso e con chi
di dovere per ristrutturare le fabbriche
delle armi in fabbriche di prodotti di
pace?
Penso che ci sarebbero possibilità di
buona sopravvivenza civile e umana se
non si continuasse a favorire chi comanda e elargisce il lavoro utile alla
distruzione, I satanici cervelli dei guerrafondai saranno pure loro coinvolti
nella distruzione tramite le loro macabre invenzioni; non sono degli invulnerabili e non servirà il famoso « aereo
del giudizio universale » di Reagan per
salvarlo.
Penso che quei credenti che lavo
ni universitarie. I ceti emergenti; tecnici, artigiani, mercanti, in
un mondo in cui vi è l’impossibilità di esprimersi al di fuori di
riferimenti religiosi, cercano e
trovano la loro legittimazione
proprio nella religione. Dice Le
Goff: « ...così ogni mestiere ha il
suo santo patrono, più di uno
talvolta e le corporazioni... allontanano ogni diffidenza ormai
sconveniente nei confronti di una
attività illustrata da così potenti e venerabili rappresentanti ».
(68). Il tradizionale disprezzo
della Chiesa per le « attività servili » è superato. In im periodo
ili cui il prestito ad interesse è
di vitale importanza per lo sviluppo commerciale ed economico, anche l'usura è assolta.
I manuali dei confessori ci informano che nel XIII secolo la Chiesa si adegua al nuovo assetto
sociale anche nella pratica penitenziale. All’evoluzione dell’opinione pubblica, segue l’evoluzione della confessione: accanto alle categorie dei peccati sono ora
considerate anche le categorie
dei peccatori a seconda della loro condizione socio-professionale. Così ci sono peccati particolari per ogni mestiere e professione. Ma la sollecitudine della
Chiesa per la classe lavoratrice
è più apparente che reale. La divisione è aU’intemo stesso del lavoro, fra il lavoro intellettuale e
lavoro manuale.
Parlando della Chiesa Le Goff
così si esprime: «...Di fatto il mestiere non fa parte del suo orizzonte... è troppo legata alle classi dirigenti per influire in modo
decisivo suiratteggiamento nei
confronti dei mestieri » e continua: « La Riforma a questo ri
guardo non promuoverà grandi
mutamenti » e se « il valore del
lavoro è più affermato nel mondo protestante che nel mondo
cattolico, ciò è esclusivamente in
funzione di un più stretto assoggettamento alle aristocrazie e alle borghesie protestanti delle
masse più duramente sottomesse
alla legge del lavoro ». (70). Non
la Riforma, dunque, ma la Rivoluzione Industriale del XVIII
e XIX secolo segnerà la fine del
lungo Medioevo e la nascita dell’età moderna. Al « Tempo della
Chiesa » regolato dalle campane
che chiamano alla preghiera e alle pratiche religiose, si sostituisce il « Tempo del Mercante » i
cui orologi dalle torri urbane
scandiscono i ritmi del lavoro e
della produzione.
I risultati della rigorosa analisi documentaria del fenomeno
religioso in rapporto alla evoluzione sociale del Medioevo, non
solo suscita più di una riflessione, ma pone inquietanti interrogativi alla sensibilità dei credenti. La fine della servitù feudale,
l’istruzione, la dignità del lavoro sono tutte conquiste sociali
avvenute malgrado la Chiesa. Il
Medioevo non è maturo per affrontare la questione femminile,
sarà la Rivoluzione Industriale a
proporla con forza e anche questa volta malgrado la Chiesa.
Quando Dietrich Bonhoeffer nel
1944, in una sua lettera dal carcere, cercò di fare il bilancio del
cristianesimo, scrisse testualmente: « Sociologicamente; nessuna azione sulle grandi masse...
forte gravame di idee pesanti,
tradizionali » (schema per un
saggio). Le Goff afferma: « le religioni e le ideologie si manife
stano in questo contesto più come prodotti che come cause »
(71). Ma Bonhoeffer non si limita a fare un’analisi, un bilancio.
Egli dà delle indicazioni alla
« Chiesa in autodifesa », come
egli la chiama. Ascoltiamolo:
« La Chiesa è Chiesa solo se e in
quanto esiste per gli altri... La
Chiesa deve collaborare ai dove
ri profcmi della vita sociale, non
dominando, ma aiutando e servendo. Deve dire agli uomini di
tutte le professioni che cosa è
una vita con Cristo ».
Vera V^uto
1 Jacques Le Goff, Tempo della
Chiesa e tempo del mercante - Einaudi.
Giustificazione
(segue da pag. lì
e Giacomo non è, perciò, la teologia, ma la fede in Cristo e il
comandamento dell’amore. Giacomo pone fortemente l’accento
sul comandamento dell’amore e
sull’invito a realizzarlo attraverso l’azione. Questo pressante,
reiterato appello, rivolto proprio
ad ognuno di noi: « fammi vedere che la tua fede ti fa vivere
una vita nuova », comporta per
noi un grosso impegno: percorrere le vie del profano come vie
di Dio in mezzo agli uomini. Cercare di scoprire, di volta in volta,
in quale nuova direzione dobbiamo lavorare, realizzando, in ogni
possibile modo, l’unica dimensione dell’amore di Dio che non
cambia, per un mondo che cambia e cercando di costruire una
nuova coscienza tra gli uomini.
Le nostre comunità non possono più accontentarsi di se stesse, preoccuparsi di se stesse', di
una pace interna, una pace privata. Il nuovo popolo di Dio non
è più l’antico Israele aggrovigliato su se stesso, intento ad obbedire alla voce tonante del suo
Dio che gli parla dall’alto dei
cieli e nella casa del quale egli
desidera abitare lunghi giorni.
Il nuovo popolo di Dio ha un
orizzonte grande quanto t confini della terra. E’ facile sentirsi
rano per le armi si potranno sentire responsabili, corresponsabili di certe azioni criminali fatte con quelle armi che
hanno contribuito a fabbricare, ma non
tutti responsabili, corresponsabili, come chi ha avuto il coraggio di asserire
dopo ii macabro attentato di Bologna.
Attenzione cari « credenti » che ci sono già stati due casi di persone rispettabilissime cattoiiche che hanno perso
ii posto di lavoro per aver rifiutato,
l'uno a continuare a fare dei pezzi destinati a costruire una mina; l'aitro per
aver rifiutato un posto di iavoro destinato alla progettazione e realizzazione
nel settore nucleare. Queste persone
hanno manifestato con una « obiezione
in fabbrica » contro tutto quanto viene
fatto per la guerra, pur essendo grave
il danno personale finanziario. Ecco questa obiezione di coscienza che fa riflettere e insegna ad ogni singola coscienza a rispondere con i fatti alla
volontà del Signore della pace e dell'amore.
Fraternamente saluto e molti auguri
nel nome di Gesù.
Eunice Biglione, Nervi
DIBATTITO
MANCATO
Rispondere alla sorella Silvana Marchetti, è molto difficile; lei vive nel suo
splendido isolamento dove non esistono maggioranza e minoranze, ha assistito ai Sinodo quest'anno e afferma
che tutte le persone avevano una sufficiente competenza, che tutto va bene.
Cosa vuoie che Le dica... anch'io esco
spesso a prendere il tè!
So perfettamente che i versetti della Bibbia non servono a creare un buon
membro di Chiesa, ia mia era una figura retorica, un traslato, per dire che
non si insegna abbastanza la Bibbia;
eppure la Parola di Dio, fino a prova
contraria, resta l'unica guida della nostra fede.
« La scuola domenicale cosa c'entra
con le nostre scuole? » si chiede la
mia interlocutrice. A me sembra che
le due cose siano molto vicine. Secondo Lei, neile nostre scuole non si deve
pariare di fede e ieggere la Parola? Ho
toccato vari argomenti e non capisco
perché non avrei dovuto parlare di una
cosa e dell'aitra.
La soreila conclude: « perché attaccare sempre la EGEI? » Il mio « attacco »
era molto blando, comunque lei non perde l'occasione per attaccare la TEV. Ma
questo è un dialogo tra sordi, come lo
è quello tra Fgei e Tev, purtroppo.
Paolo Naso, invece, perde una buona occasione per citarmi i meriti della
Fgei, che io « non conosco ». Avevo
mosso una piccola critica, tra le righe,
« sulla priorità data dalla Fgei alla politica ». Naso smentisce, ma subito dopo illustra l'impegno per la pace, aggregati a varie forze politiche (addirittura ai monaci buddisti). (...)
10 ritengo si debba dire di NO a tutte le alleanze spurie: gli unici alleati
nostri sono il Signore e la Sua Parola:
tutto il resto non serve, non conta, non
può che danneggiare la causa del Signore. Finché non ci orienteremo in
questo senso, in tutte le nostre attività 0 manifestazioni, non otterremo alcun risultato, in nessun campo.
11 fratello Naso mi informa che i
membri Fgei sono 600; i dati precedenti ne indicavano molto meno: non mi
formalizzo sul loro numero, se non per
constatare che su 3 o 4000 giovani nella Chiesa, gli iscritti alla Fgei siano
soltanto 600 e confermo che, essendo
pochi, per quel poco che riescono a
fare, fanno « molto chiasso »,
Naso conclude dicendo che « parlare
di minoranze e maggioranze in seno
alla Chiesa è una concezione illegittima! » Quello che veramente è « illegittimo » è che una trentina di pèrsone
soffochino qualsiasi altra voce, non tengano conto della volontà della base, la
trascinino dove vogliono oppure la ignorino. È soprattutto illegittimo parlare di
unità se non si accettano critiche e
voci discordanti.
Devo con amarezza riconoscere che
il mio articolo, inserito giustamente nel
la rubrica « dibattito » ha fallito completamente il suo scopo; non ci può
essere dibattito, ma solo sterile polemica con chi dice sempre >■ non è vero » e non si addentra nelle questioni
che avevo cercato di sollevare, che non
erano certo II numero degli aderenti
alla Fgei, la competenza dei membri del
Sinodo 0 il buon membro di Chiesa
che conosca più o meno bene i versetti
a memoria!
Per il resto è silenzio: evidentemente
si tratta di questioni, che alcuni preferiscono ignorare e che ad altri non interessano. È più facile essere acquiescenti alle autorità del momento, piuttosto che impegnarsi.
In entrambi i casi, purtroppo, come
volevasi dimostrare.
Aldo Rostain, Torino
LACRIME DI GIOIA
Vi voglio dire, per incoraggiarvi,
quanto ho apprezzato l'articolo al principio ', dopo la lettura della Parola di
Dio che già mi aveva benedetta. Ho
versato lacrime di umiliazione, di gioia,
di dolore, di approvazione. Desidero rileggerlo e leggerlo ad altri. Mi ha fatto tanto bene. Che Dio vi benedica. Desidero sperimentare di più la Sua presenza e gioia nel suo amore e nel suo
timore, col suo aiuto. Le barzellette valgono poco.
Cordiali saluti e auguri.
Lidia Frache, Villar Pellice
' “ Un appello alla gioia per l'oggi »
di Gino Conte, sul n. 1/83 (n.d.r.).
SOSTITUIRE
LA PACE A CRISTO?
Spet.le Redazione,
facendo un riassunto di buona parte
degli articoli del vostro giornale si ottiene che:
— esiste un unico peccato: non volere la pace:
— questo peccato si esplica non fa
popolo di Dio dentro la chiesa,
è difficile esserlo nel mondo. Pure il nuovo popolo di Dio deve
cercare e trovare la propria pienezza, deve andare in cerca della
giustizia e della pace esterna. La
sua grandezza non è più in se
stesso, ma fuori di sé. La comunità dei credenti sa che l’Evangelo più che un’etica è una nuova realtà. « Il vecchio mondo è
passato e tutto è nuovo » (Il Cor.
5; 17) e questa nuova realtà bisogna che sia manifestata.
Testimoniare la Parola di Dio
nella libertà e nella responsabilità _ vuol dire anche mettersi in
crisi, commettere degli errori,
lottare, ma vuol dire soprattutto avere determinazione, forza,
agire coraggiosamente. Ripensiamo alle parole di Giacomo che
così vivacemente ci invita ad
agire e ricordiamoci che riconoscere Gesù come il Cristo, il figlio dell’Iddio vivente, è sequela
ed è azione.
La comunità dei credenti non
è nulla in sé, è qualcosa soltanto se si fa lievito e seme. Riacquisterà la propria identità ogni
volta che la perderà al servizio
del mondo nel quale, per il coraggioso volere di Dio, e non certo
per la pavida pusillanimità propria, è stata proiettata e immersa.
Eva Rostain L’Ecrivain
cendo marce, non manifestando, non
pensando, non scrivendo contro la responsabile di questa mancanza di pace
che è l'America;
— l'unico messaggio evangelico è la
pace;
— Gesù è morto perché gli uomini
non volevano la pace;
— non esiste il bene e il male, ciò
che è cristiano e non, c'é chi è per la
pace e chi no;
— questa pace non è altro che il
predominio in campo nazionale dei partiti di sinistra;
— questa pace non è altro che il predominio in campo internazionale dell'URSS;
— in nome di questa pace e per
questa pace si può fare di tutto, anche
le cose più vili ed abbiette:
— il centro della predicazione cristiana non è Gesù Cristo ma la pace;
— chi non si adatta a questo modo
dì essere, a questa pace non è più
cristiano ma un guerrafondaio e come
tale va perseguitato:
— questa pace fa avere grossi buchi
nella memoria.
Chiedo alla Redazione ed ai lettori:
— è questa la riscoperta del Vangelo
fatta dalla Riforma?
— dunque chi vuole essere cristiano
deve essere politicamente di sinistra,
marxista?
— l'annuncio è quindi la pace?
— la pace non assume ora nel protestantesimo il ruolo che ha la madonna nel cattolicesimo?
Grato per le eventuali risposte.
Francesco Spinelli, Cusano (MI)
Più che un riassunto, francamente questa lettera ci è sembrata una caricatura del nostro
giornale. Si sarebbe così tentati
di rispondere per le rime « leggendo » dietro le parole * di chi
l’ha scritta le stesse affermazioni rovesciate:
— la pace non fa parte del
messaggio evangelico;
— nel nome della difesa si può
fare di tutto, anche le cose più
pie e virtuose; ecc.
Ma non sarebbe serio. Meglio
lasciare la parola ai lettori — se
lo crederanno opportuno — e,
per parte nostra, ritornare sulla
sostanza dell’argomento un’altra
volta.
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3
21 gennaio 1983
fede e cultura 3
LETTURE E PENSIERI RACCOLTI DAL VIVO
NOVITÀ' CLAUDIANA
Gli anziani sono persone
ROMOLO CEGNA
Si parla spesso, oggi, di anziani. Si studiano i loro problemi e
si promuovono delle iniziative in
loro favore. E’ certamente una
cosa molto bella. L’accento, però
non dovrebbe essere posto unicamente sulla parola « anziano »
ma bensì sulla parola « persona >1.
■Tempo fa una quattordicenne
chiese ad una persona anziana:
— Se lei dovesse scegliere fra
una società giusta, ma senza Dio,
senza la chiesa, senza le attività...
e una società ingiusta, ma con
Dio, con la chiesa, con le attività,
cosa sceglierebbe?
La persona anziana rispose:
— Sceglierei la società ingiusta, ma con Dio, con la chiesa e
con le attività. Una società giusta, senza Dio, potrebbe forse assistermi ma non mi darebbe la
sola cosa che veramente conti:
il perdono dei miei peccati e il
conforto di fronte al problema
della sofferenza e della morte.
(Il dialogo continuò, vivo).
La quattordicenne, forse perplessa di fronte all’eliminazione
di Dio, avanzò cautamente la seguente proposta: ma non si potrebbe avere ugualmente una società giusta e avere... « vicino, un
po’ di Dio? ».
« Un po’ di Dio! ». Noi pensiamo a quella sorella anziana tanto provata dalla vita e nella salute che pur tra le lacrime, riesce a dire sorridendo: quando
si ha Gesù, si ha tutto. Pensiamo anche a quell’altra sorella
anziana, vicina alla grande chiamata che aspetta con fiducia e a
chi le canta gli inni francesi del
Psaumes et Cantiques afferma la
sua certezza di fede: non c'è che
questo.
Ci succede spesso di vedere attorno a noi delle persone anziane che, giunte alla vecchiaia, sanno posare sulla loro vita che sta
terminando uno sguardo sereno
e riconoscente. Purtroppo c’è anche il rovescio della medaglia:
altre persone anziane, giunte alla vecchiaia hanno il cuore colmo di amarezza. Da che cosa dipende, dunque, che la vecchiaia
sia una vecchiaia aperta e serena, oppure una vecchiaia amara e sconfitta?
Due risposte
Leggiamo, in un opuscolo, due
risposte:
1) Una buona riuscita sul piano materiale e intellettuale non
coincide necessariamente con
una vecchiaia serena. D’altra
parte le sconfitte materiali e
intellettuali non sono necessariamente la causa dell’amarezza.
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Una vita vissuta con altruismo
può essere resa meschina se termina nella vanità e nelTorgoglio.
Ma una vita carica di errori e di
colpe può essere salvata quando
si impara a passare dal rimorso
al pentimento e dalla tristezza
che produce la morte alla tristezza che conduce alla vita. (Poiché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena
alla salvezza e del quale non c'è
mai da pentirsi; ma la tristezza
del mondo produce la morte.
(2 Cor. 7: 10).
2) Se è vero che siamo chiamati, per fede, a vivere non per
noi stessi ma per gli altri e con
gli altri, Gesù Cristo ci invita a
ben altra cosa che ad adornare
la nostra « piccola statua individuale ». Egli vuole scioglierci e
méttere fine a quella vita che noi
avevamo organizzato attorno al
centro del « noi stessi ». E’ vivendo solidali con gli altri che
cammineremo verso una vecchiaia serena (da « Ayancer dans
la vie »).
La parola agli anziani
— Devo essere coraggiosa. Dio
non vuole che mi impietosisca
sulle miserie della mia salute.
Come ho i miei punti di appoggio per fare le mie piccole passeggiate nel corridoio e nella mia
camera, così ho l’appoggio di Dio
per avere la calma interiore:
Resta con noi Signore.
— Prego tanto. Dio mi ha esaudita per la guarigione di una persona cara, adesso l’esaudimento
tarda a venire per me.
— Quand’Ei sembra più tardare, non temere: Egli è con te.
— Mia figlia mi ha detto: Mamma, le medicine fanno una parte,
l’altra parte dipende da te. Anziana, invalida le ho risposto: ho
Dio.
— Sono anziano e sono invalido ma posso assicurare che
questo periodo rappresenta la
parte più se.rena della mia vita.
— La vecchiaia è l’età del riposo ma non dell’inerzia: posso
ascoltare, parlare, confortare e
aiutare.
— Purtroppo la vecchiaia è
l’età della solitudine. I rapporti
si sono diradati, gli amici sono
scomparsi. Non potendo più partecipare al presente, penso al
passato e ricordo tante cose. La
solitudine può anche essere buona perché si ha tempo di pensare e di riflettere di più. ,
— La vecchiaia ci distacca da
tante cose, tutto si semplifica,
tutto si allontana e Dio Si avvicina. Egli ,ci ascolta quando
tutto tace: è l’ora della confidenza.
— E’ anche l’ora del ringraziamento. Dopo aver ricevuto tanti
benefici ripetiamo: grazie Signore.
Un angolo asciutto
Una espressione antica definisce questo mondo « Una valle di
lacrime ». Noi persone anziane
potremmo, con l’aiuto del Signore, essere in questa valle di lacrime, un angolo asciutto. Un
angolo m cui la pace interiore
rappresenti qualche cosa che la
sofferenza non . può distruggere,
qualche cosa che ci permetta di
non essere in balìa della noia o
del ripiegamento su noi stessi.
Qualche cosa che ci permetta
di dare e di accettare.
(da « Avancer dans la vie »).
Nelly Rostan
RIFLESSIONI DI FEDE PRATICA
Libertà di parola
Libertà vera è, credo, inevitabilmente libertà di fare la scelta
sbagliata (forse il primo esempio è la storia di Adamo ed Eva).
Se così è, libertà di parola vuol
dire diritto non solo di esprimere opinioni opinabili, anche se
non condivise dalla maggioranza, ma di fare affermazioni che
altri giudicano erronee o addirittura menzognere.
E’ un grosso rischio, come tutte le libertà del resto, perché diffondere errori può causare danni enormi; tuttavia questo pericolo va combattuto non imbavagliando, o, peggio, eliminando
chi, secondo noi, sostiene il falso, ma impegnandoci a contrapporgli la nostra testimonianza
del vero.
In altre parole, non si combatte la menzogna, per esempio, di
chi ha osato sostenere l’inesistenza dei genocidi nazisti, perseguitandolo o impedendogli di scrivere o di pubblicare i suoi scritti, così come non si elimina la
pornografia con la censura su
film e stampa; ma, una volta detto questo, non si può poi vivere
indifferenti in mezzo alla malafede ed allo squallore, altrimenti
ne diverremmo complici passivi.
Lasciar vivere anche l’errore è
giusto e lecito solo se contemporaneamente lo affrontiamo e lo
denunciamo come tale, combattendo senza 'riposo per la verità.
Oggi in teoria la libertà di parola è riconosciuta quasi o.vunque come unó dei diritti fondamentali dell’uomo, almeno se teniamo conto del numero di Stati
che hanno sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti.
Concretamente però tendiamo
sempre a limitarla entro i margini più o meno ristretti degli
atteggiamenti che accettiamo o
che siamo disposti a sopportare.
E la posizione dei credenti
qual è?
L’insegnamento evangelico dalla parabola della zizzania in Matteo 13 mi pare sia dn invito alla
tolleranza e la chiesa primitiva,
almeno fino all’apologià di Tertulliano nel III secolo rivendica
spesso il diritto deH’uomo alla
libertà di pensiero e di parola.
Ma già nel V secolo Agostino
chiedeva quale morte dell’anima
fosse peggiore della libertà di
sbagliare (Ouae peior mors animae quam libertas erroris?) e
giunse a sostenere che vi è una
persecuzione ingiusta, quella dell’empio che agisce contro la chiesa di Cristo, e vi è una persecuzione giusta che è quella cui ricorrono le chiese di Cristo nei
confronti delTempio.
La storia del Cristianesimo
quindi, come quella di tutta l’umanità, procede spesso nello
scontro fra chi rivendica il diritto di proclamare la propria
verità e chi è convinto che lasciare via libera all’errore e alla menzogna dell’altro significhi
farsene complici.
Il cammino fra la complicità
inerte e la intolleranza fanatica
è stretto, scomodo e lungo, ma
è l’unico corretto: non, ci permette di scégliere una volta per
tutte il modo pratico di vivere
la nostra fede, ma rimette continuamente in discussione le nostre scelte alla luce di questa
fede.
Marcella Gay
(1. continua)
Fede ed etica
valdese nel ’400
Il « Libro espositivo » e il « Tesoro e luce della fede »
8°, pp. 380 -I- 8 tav. f.t. a colori, L. 18.000
Per la prima volta i Maestri valdesi (detti « Barba » o « Apostoli » per le loro missioni itineranti) si presentano in prima persona
con testi di dogmatica e di etica scelti, tradotti e adattati per la loro testimonianza. È dunque la voce della loro predicazione segreta
— nei cenacoli notturni, fra mille pericoli — che riemerge da queste
pagine pazientemente ricostruite.
Il loro linguaggio era semplice perché aderiva alle esigenze e
alle possibilità culturali del popolo, al quale venivano così resi accessibili (grande inerito storico del Valdismo!) testi solitamente riservati alle Scuole ecclesiastiche. Semplice ma non rózzo e incolto.
Anzi questi Barba, figli certo del popolo, spesso accusati ingiustamente di essere digiuni di ogni nozione teologica scolàstica, stupiscono per l’acutezza con cui formulano la loro « protesta » evangelica e per l’abilità con cui adattano alle necessità del loro popolo il
messaggio boemo e taborita.
Merito non secondario del libro è di aver ambientato il Valdismo del ’400 (con un particolare sforzo di approfondimento) nel
paesaggio, poco noto in Italia, dei movimenti riformatori boemi, cui
è dedicata un’ampia introduzione sulla storia della teologia valdese
nel Medioevo e un’appendice che costituisce un utile sommario di
storia della Riforma boema del XV secolo. Un commento puntuale
e numerose note forniscono il corredo necessario per una comprensione approfondita delia problematica teologica ed etica, inserita nel
processo culturale del tempo.
Non solo l’impegno cristiano ma anche la conoscenza storica
della civiltà e cultura europea del ’400 (di cui la dissidenza valdese
è parte viva) troveranno nutrimento e arricchimento in queste an- •
tiche pagine che ci riportano alla spiritualità di chi condanna giuramento, violenza, usura, menzogna, senza alcun compromesso, e tutte le superstizioni del paganesimo sempre risorgente.
Il volume è arricchito da una preziosità iconografica: la prima
riproduzione a colori della «Tavola dei 10. Comandamenti » della
chiesa di S. Maria di Danzica (ora al Museo di Varsavia), di pittore
anonimo tedesco dei ’400, sicuramente infiuenzato dalla spiritualità
valdese.
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DIBATTITO SUL SACRIFICIO
Lacrime amare
Caro fratello Giampiccoli, vorrei esprimere qualche osservazione in merito al dibattito che
hai aperto sul tema del « sacrificio », avviandomi a questo dal
di dentro di quella « questione
omosessuale » di cui si parla
frequentemente su qqesto giornale. ,
Io credo che tu non intendessi portare nessuna soluzione finale e risolutiva della questione;
perciò non desidero in alcun
modo oppormi alle tue considerazioni ma solo cercare di comprendere meglio un argomento
così complesso.
Riconoscerai, penso, che Taver
ricordato il problema omosessuale anche solo in apertura e in
rapidi accenni, nel tuo intervento, potrebbe condurre all’impressione che l’accettazione del vissuto omosessuale implichi il rifiuto del sacrificio, rifiuto che tu,
come è giusto, non trovi coerente con l’indicazione evangelica
del dimenticarsi e del perdersi.
Mi era sembrato che la lettera
delle due studentesse di teologia, da cui prendi le mosse, si
riferisse criticamente al sacrificio inteso come annullamento
,,della dimensione emotivo-affettivo-sessuale dell’esistenza umana, ma non contestasse aprioidsticamente il sacrificio in se stesso, richiamato anche dal fatto
che una vita di dono è il criterio
di una accumulazione di ricchezze e di sicurezze, e che anche nell’amore c’è senza dubbio sacrificio e abbandono.
Se è vero, come tutti sappiamo, che la dimensione affettiva
è giudicata non solo buona ma
è pure richiesta dal messaggio
biblico, perché « non è bene che
l’uomo stia solo », mi sembra
giusto chiarire che in questo
campo l’esigenza del sacrificio
non richieda la cancellazione del
la espressione vitale di quella
esperienza ma riguardi il fatto
che nel viverla ci si disponga al
dono di sé per non sottomettere
l'altro che si vuole amare.
Ora, anche se le tue intenzioni
fossero contrarie, forse è possibile che coloro che ci hanno attaccato nelle stesse pagine di
« La Luce » possano trovare nel
tuo scritto qualche spunto per il
loro discorso, secondo il quale il
« normale » si sacrifica anche attraverso l’espressione della propria affettività e in vista della
pienezza del suo essere relazionale, l’omosessuale invece si sacrifica negandosi qualsiasi moto
spontaneo d’affètti e in vista delTimpoverimento-aridimento (fino
al l’annullamento) della propria
sfera profonda di comunicabilità. Dipenderebbe allora da come
si nasce o da come ci si aqcorge
di essere la possibilità o meno
di poter avere il cuore rallegrato da rispondenze d’affetti.
Dopo le deludenti prove (pur
dettate da credibili tentativi) dei
vari collegamenti tipo Bibbia e
religione, Bibbia e morale, Bibbia e mondo moderno, Bibbia e
politica, avremmo questa volta
di fronte il legame Bibbia e psicologia che per il suo fondamento scientista positivista, dovrebbe mettere in sospetto qualunque persona di fede.
Vorrei dire che sono d’accordo
con te sulla centralità del sacrificio e dato che viviamo in una
vita falsa, nella difficile proclamazione del nuovo le lacrime
dovranno ancora esserci. Facciamo però in modo che siano in
vista di una gioia più vera e in
direzione delTallargarsi di un
petto finalmente liberato e capace di respirare. Le lacrime in vista dell’angustia sono solo crudeli.
Fabrizio Oppo
4
4 vita delle cMese
21 gennaio 1983
IL GRUPPO DEI TROMBETTIERI VALDESI
Al servizio delle chiese
Forse, pochi sanno o ricordano
come è nata l'opera dei trombettieri valdesi in Italia di cui si è
celebrato nel 1982 il venticinquennale e come lavora oggi. *
Rivolgiamo quindi alcune domande a Luciano Ribet, che è
stato primo direttore del gruppo formatosi a Pomaretto e a Renato Ribet attuale direttore.
— Potreste raccontarci come è
nato il gruppo?
— Nel 1957 a Villar Pellice, il
Pastore Geymet aveva formato il
primo gruppo, con l’aiuto degli
amici trombettieri del Baden,
che avevano regalato un doppio
quartetto.
Alcuni anni dopo, grazie alVappoggio e alla costante collaborazione del pastore Gustavo Bouchard, i trombettieri del Baden
inviavano a Pomaretto un doppio
quartetto (in parte fu un regalo,
e in parte contribuirono i futuri
trombettieri e il Concistoro).
Il gruppo di Pomaretto poteva
contare su uno o due giovani con
una buona preparazione musicale e strumentale. Io stesso mi
sono impegnato ad istruire tutti
quelli che volevano entrare nel
gruppo.
Nel giro di un anno eravamo
in grado di suonare i cantici dell’innario e di accompagnare il
canto dell’assemblea, in chiesa.
Intanto il Pastore Geymet veniva trasferito a Villar Penosa e altri gruppi trombettieri si venivano formando a Prarostino, Luserna S. Giovanni, Angrogna.
— Cera collaborazione tra i
vari gruppi?
— Il quartier generale dei
trombettieri era la cappella di
Villar Penosa, dove ci trovavamo
almeno una volta alla settimana,
per le prove. Il Pastore Geymet
era l’anima del gruppo: pur
f avendo parecchi anni più di noi,
era molto più attivo ed entusiasta. Stava mettendo in piedi la
nuova chiesa di Villar Penosa e il
gruppo trombettieri, con gioia,
con amore, con caparbietà; perché questa era l’opera che egli
doveva compiere per il Signore.
— In quali occasioni suonavate?
— Spesso suonavamo ai culti a
Villar Perosa o in altre chiese,
che ci invitavano. Eravamo sempre presenti alla festa del XV
agosto.
— E in quali rapporti eravate
con i vostri colleghi tedeschi?
— Alcuni di noi partecipavano
annualmente ai corsi che si tenevano in Germania, sia per il solfeggio, sia per l’imposttizione
dello strumento. Durante la permanenza estiva di gruppi di
trombettieri, non mancavamo di
ritrovarci e di suonare insieme.
Spesso ci siamo recati in Germania con grupni delle Valli, organizzati dal Pastore Geymet e
abbiamo visitato le colonie vaidesi di Perouse, Serre, GrossVilar, Klein-Vilar.
Abbiamo così contribuito alla
« costruzione del ponte » di amicizia e di fratellanza, voluto dal
Pastore Geymet.
— In che modo vi preparate?
— Ci troviamo, di solito il sabato dalle 17 alle 19,30, nella sala
dei trombettieri donataci dal Pastore Geymet, nel Convitto di Villar Perosa e ultimamente ogni
lunedì alle 20 ad Angrogna.
— Dai vari gruppi di un tempo, sappiamo che ne è scaturito
uno solo; chi ne fa parte?
— Infatti il gruppo è uno solo
e comprentìe giovani provenienti dalle comunità di Villar Pellice (l’unico superstite del gruppo
costituitosi 25 anni fa). Torre
Pellice, Angrogna, Villar Perosa
e il gruppo più numeroso da Pomaretto. Sono operai, impiegati,
studenti, il più giovane dei quali
ha 14 anni. Abbiamo anche la
collaborazione di un giovane appartenente alla Comunità Cattolica di Villar Perosa.
Ci prepaliamo studiando degli
inni e dei pezzi di musica antica,
che seguiamo su libri, che ci vengono inviati dai trombettieri tedeschi del Badén, con i quali abbiamo continui contatti.
— Qual è il rapporto del gruppo trombettieri con le nostre
Chiese?
— Generalmente i Pastori ci
invitano a suonare durante i culti o in occasione di particolari
festività; altre volte chiediamo
noi stessi di partecipare. In questi ultimi anni abbiamo partecipato ad alcuni concerti con la
corale di Pomaretto, con la quale
siamo in niù stretto collegamento.
— Le prospettive per il futuro?
— Ultimamente siamo stati invitati ad Angrogna, per suonare
durante il culto. Il Pastore Platone aveva invitato, per l’occasione, alcuni ex-trombettieri e alcuni giovani interessati. Abbiamo
avuto uno scambio di idee: ner
un certo periodo uno dei giovani
di Angrogna istruisce quelli che
sono completamente digiuni di
musica e poi, poco per volta si
inseriranno nel nostro gruppo.
Sarebbe auspicabile che altre
chiese seguissero l’esempio di Angrosna, che altri giovani si sentissero spinti verso questo servizio nella chiesa; che molti capissero tutta la bellezza del suono
della tromba che loda Dio.
Intervista a cura di
Paola Revel Ribet
COSTRUIRE UN CULTO CON I BAMBINI
Il Padre Nostro
visto dai ragazzi
PINEROLO — Da alcune settimane i bambini della Scuola
domenicale e del pre-catechismo
erano in fermento per la preparazione del culto del 26 dicembre.
Dopo le consuete prove, piene
di ansie e di disguidi, finalmente il grande giorno è arrivato e
tutti hanno collaborato con impegno portando alla comunità
un messaggio di speranza e di
fede sul testo del Padre nostro.
La liturgia è stata presieduta
da ragazzi del precatechismo. Il
gruppo della pre-scuola ha sottolineato l’importanza della preghiera intesa come colloquio con
Dio, nostro padre e nostro amico, sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte e a perdonarci.
I ragazzi di prima media hanno messo in evidenza l’importanza della nostra testimonianza per santificare il nome di Dio.
La quarta elementare ha riflettuto in particolare su « Venga il tuo regno », facendoci me'ditare sull’attesa del regno di
Dio. Noi Valdesi siamo spesso
come le 5 ragazze stolte?
II gruppo della terza elementare si è augurato che noi ci comportassimo come il Aglio che dice no al padre, ma poi, pentitosi, fa la Sua volontà.
In particolare durante le feste
di fine anno è diffìcile per i bambini del nostro ricco mondo chiedere a Dio « Dacci oggi il nostro
pane quotidiano » ; così, i bambini di prima e seconda elementare hanno chiarito che noi chiediamo a Dio tutto il necessario
(il cibo, l’affetto, la scuola, il lavoro, le cure) non solo per noi.
Essere insieme
Giungono ancora notizie sul
periodo natalizio o dei culti di
fine o d’inizio d’anno. Per tutti
una costante positiva: i culti sono stati ben frequentati in tutte
le comunità. Come vuole la tradizione — per citare solo alcune
chiese — in molte località i gruppi giovanili (per esempio Angrogna) o le Unioni femminili (come a Pomaretto o Villar PeUice) hanno visitato le persone più
anziane portando *un messaggio
e un pensiero tangibile. In alcune località le cosiddette « Feste
dell’albero » o i culti la domenica precedente il Natale sono stati caratterizzati da vivaci riflessioni sul tema della pace, del Padre Nostro o della natività: così
per esempio è avvenuto con ottima partecipazione a Lusema
San Giovanni, Prarostino, Villar
Perosa, Pramollo. In particolare
a Perrero, domenica 9 gennaio,
gli spunti delle riflessioni natalizie e la voglia di reincontrarsi
sono sfociati in una bella giornata comunitaria vissuta con i
bambini e animata da Dario
Tron.
Nuovo anziano
PR.AMOLLO — Durante il culto di domenica 9 gennaio è stata insediata quale nuovo anziano, membro del Concistoro, la
sorella Rina Ferrerò Sappè. Nel
manifestarle la riconoscenza della comunità, ed in modo particolare del quartiere Ruata, di
cui lei è responsabile, le auguriamo di saper svolgere sempre
con gioia e con fede il servizio
a cui è stata chiamata.
• Esprimiamo un ringraziamento al fratello Renato Ribet
che ha curato il primo culto del
nuovo anno, domenica 2 gennaio, in assenza del nostro pastore.
• Siamo vicini ai familiari di
Secondino Beux, originario dei
Pellenchi, deceduto improvvisamente all’età di 61 anni. Il Signore è l’unico consolatore, le
nostre parole, spesso sono vane.
Matrimoni
MANIGLIA — Il 29 dicembre
u. s. il Candidato al Ministero
Gianni Gente e la sig.na Franca
Long si sono sposati in municipio a S. Germano, e la benedizione del matrimonio ha avuto
luogo nel tempio di Maniglia,
presieduta dal pastore Paolo Marauda. In una cordiale e gioiosa
atmosfera numerosi parenti ed
amici si sono stretti intorno agli
sposi, ai quali rinnoviamo i più
cari auguri.
PRAROSTINO — Sabato 8
gennaio, nel tempio di San Bartolomeo, si sono uniti in matrimonio Godin Alfredo di Praia
rossa e Fornerone Enrica della
Losera di Roccapiatta. Il matrimonio è stato celebrato dal pastore Marco Ayassot di Pinerolo. Agli sposi rinnoviamo i nostri migliori auguri.
Comitato Bagnau
ANGROGNA — Venerdì 21,
alle ore 20,30, s’incontra il Comitato Bagnau al Presbiterio e
sabato 22, alle ore 20, il Concistoro.
• Nelle riunioni della prossima settimana (Serre, Martel, Cacet, Buonanotte) prosegue la riflessione sulla Riforma protestante.
25 anni insieme
VILLAR PEROSA — Ettore e
Irma Ghigo hanno compiuto il
22 dicembre 25 anni di matrimonio. La lieta ricorrenza è stata
ricordata anche nel culto del 2
gennaio, con la preghiera e la
partecipazione affettuosa della
comunità.
• Sabato 15 gennaio è stato
celebrato nel tempio il matrimonio di' Gino Bertalotto Raissent
e Marinella Bolero. Allo sposo,
membro della nostra comunità,
e alla sposa, della comunità cat
tolica di San Donato, l’augurio
di poter maturare insieme, alla
luce della Parola di Dio, le deci
, sioni importanti della loro vita.
• Esprimiamo la solidarietà
della comunità alla sorella Alfonsina Stocco Charrier e ai
suoi figli, per la dipartita di Giovanni Stocco, di anni 71, avvenuta il 18 dicembre.
Il 27 dicembre si spegneva, all’Asilo di San Germano, all’età
di 89 anni, Alìna Mathieu ved
Serre, madre di Samuele Serre
e dell’Anziano Silvio Serre.
Lutti
PINEROLO — Due sorelle della comunità hanno lasciato un
vuoto che ci ha profondamente
rattristato. Sono decedute negli
scorsi giorni Alma Giraud nata Paschetto e Giuseppina Rivoira nata Long. Siamo in preghiera vicini ai familiari.
ALLE VALLI VALDESI
« E’ stata presentata al battesimo la piccola Susanna D’Amore, figlia di Angelo e Paola Geymonat della Gioietta.
VILLASECCA — La nostra comunità esprime la propria solidarietà cristiana alla famiglia
Menusan-Bounous per la morte
di Luigi Menusan e alla famiglia Giacomino-Peyronel per la
morte di Giovanni Alessandro
Menusan. La certezza di fede della resurrezione dei morti in Cristo è l’unica nostra forza e nostra consolazione,
PERRERO — In quest’anno
appena cominciato, già due volte
ci siamo raccolti per salutare
dei fratelli che ci hanno lasciato: il 4 gennaio, Valdo Tron, di
57 anni di Salza ed il 12 gennaio
Renato Peyrot, di 49 anni, del
Crosetto. Ambedue erano da lungo tempo in ospedale, afflitti dal
male che li ha stroncati.
Alle famiglie colpite dal lutto
vogliamo su queste pagine rinnovare la nostra simpatia e ricordare l’annuncio di speranza
che ci proviene da Cristo.
VILLAR PELLICE — Sabato
18 dicembre la benedizione del
Signore è stata invocata sul matrimonio di Barolin Arturo e di
Volpe Franca; nello stesso giorno il Sindaco univa in matrimonio Ghirardi Osvaldo e Bruno
Carla Giovanna Maria ed il giorno successivo Cairus Franco e
Biolato Tiziana. A questi sposi
l’augurio fraterno di una vita in
comune ricca di significato sotto lo sguardo del Signore.
• Lunedì 27 dicembre è deceduta presso l’ospedale di Torre
Pellice la sorella Anna Maria
Geymonat all’età di 66 anni. Ai
familiari la fraterna solidarietà
della Chiesa.
ma per tutto il mondo, pregando anche di aiutarci a rinunciare al superfluo.
Il gruppo quinta elementare
ha ricordato che il nostro debito con Dio è infinito e ci può essere rimesso solo se noi impariamo a perdonare il nostro
prossimo.
I ragazzi di seconda media
hanno affermato che si può vincere la tentazione seguendo l’esempio di Gesù che può capirci
perché è stato tentato, e pregando che ci insegni a vincere il male: la violenza, la guerra, l’egoismo.
II gruppo terza media si è soffermato sul finale del Padre nostro, frase che non compare nei
testi originali, ma è ugualmente
significativa : tutta la preghiera
ha un senso solo in quanto ogni
cosa appartiene a Dio.
Il canto di « Io non sono degno » e di « Padre nostro » ha
completato la riflessione dei
bambini e ha reso lode a Dio.
All’uscita dal culto tutti hanno potuto leggere la sintesi delle riflessioni sul Padre nostro su
di un cartellone, come pure altri lavori realizzati dai ragazzi
sullo stesso tema.
La giornata è proseguita con
un allegro pic-nic nella saletta
adiacente al tempio e, nel pomeriggio, con momenti di gioco,
preceduti e seguiti da un breve
raccoglimento.
L’esperienza è stata apprezzata dalla comunità e dai bambini partecipanti e ha ricordato
che una delle caratteristiche del
Valdismo è proprio lo « scandalo » della predicazione di tutti i
credenti. Inoltre, vivendo esperienze di questo tipo, i ragazzi
iniziano ad inserirsi attivamente
nella comunità prima (oltre che
dopo) la confermazione, imparando a testimoniare e lavorare
con i coetanei nella Scuola domenicale, nel pre-catechismo e
poi nel catechismo.
Anna e Remo Long
Giovedì 20 gennaio
n INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a, casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo, con inizio alle ore 20.30.
Sabato 22 gennaio
n TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va in onda la trasmissione - Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 23 gennaio
□ INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Con inizio alle ore 15
nei locali della Chiesa valdese {Via
dei Mille 1) si tiene il 2” incontro sui
matrimoni interconfessionali sul tema
« Dichiarazione di intenzione e partecK
pozione aiia liturgia di matrimonio ». Introducono un pastore, un sacerdote
cattolico e alcuni rappresentanti di coppie interconfessionali.
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
5
21''gennaio 1983
vita delle chiese 5
COMPONENTE DELLA SOCIETÀ’ O MINORANZA SIGNIFICATIVA?
PER TARANTO, TORINO, VERCELLI
Ad Agape il punto sul iniziative teologiche
protestantesimo italiano ® cni*uraii
« Il protestantesimo italiano:
componente della società italiana o minoranza significativa? »:
questo il titolo del campo invernale svoltosi ad Agape organizzato dalla FGEI.
E’ stato un campo studi dal
ritmo serrato, vissuto in modo
assai partecipato dai circa 140
giovani presenti, provenienti da
12 regioni (il 60% dal Nord, il
40% dal Centro-Sud).
Parlare dell’evangelismo italiano non è cosa semplice, sia
per la diversa oidgine e storia che
sta dietro alle varie denominazioni che ne fanno parte, sia per
la particolarità del nostro paese,
paese cattolico segnato dalla Controriforma. Sul piano dell’informazione il campo è stato molto
ricco. Certamente non ha esaurito il tema, né lo poteva. Ma
credo che esso abbia saputo essere propositivo quanto alla riflessione sulle prospettive della
nostra testimonianza oggi.
Giorgio Bouchard ha tracciato il profilo del protestantesimo
italiano dal risorgimento ad oggi. DeH’ultimo ventennio égli ha
sottolineato quattro punti nodali: patto di integrazione tra le
chiese valdesi e metodiste; nascita ed azione della FCEI; Vaticano II e Intese; incontro con
il marxismo. La sua tesi che il
protestantesimo italiano è stato
puntuale con gli appuntamenti
della storia — dalla resistenza
ai referendum su divorzio e aborto fino all'impegno nel movimento per la pace — è parsa a molti
non del tutto convincente: in
molti casi le chiese hanno brillato per la loro assenza e anche
quando hanno fatto sentire la
loro voce, questa è stata più
espressione di gruppi ristretti
che non delle comunità nel loro
insieme. Un altro aspetto che ha
suscitato perplessità è stato il
continuo riferimento alla storia
valdese come storia-guida, che
tutto il protestantesimo italiano
deve assumere come propria.
Le specificità delle chiese bat
tiste sono state illustrate da
Paolo Spanu. Dopo aver tratteggiato le radici storiche del congregazionalismo battista, Spanu
si è soffermato su alcune caratteristiche de! battismo in Italia:
autonomia di ogni comunità,
battesimo degli adulti, sacerdozio universale, apostolicità, cioè
senso del mandato di Dio, processi di emancijjazione dalla
missione anglo-americana.
Un vivace dibattito ha riguardato l'attuale collocazione del
protestantesimo italiano, riassunta nel titolo del campo. La
discussione è stata introdotta da
due comunicazioni di Marco Rostan e Giorgio Peyrot, che, come
del resto altri relatori, hanno
dato interpretazioni anche profondamente diverse degli stessi
termini, minoranza e componente. Le conclusioni del camI>o su questo punto sono riportate nella prima parte del documento finale, che in sostanza
propone il superamento della
contrapposizione rigida dei due
termini.
Una giornata è stata dedicata
al tema della cultura. Mario
Miegge ha ripercorso, per quel
che riguarda lo specifico aspetto
del lavoro culturale, lo stesso arco di tempo abbracciato dalla
relazione di Bouchard: dal Risveglio di fine ’800 al periodo di
Gioventù Cristiana, ad Agape, all’incontro tra marxismo e cristianesimo. Miegge ha sostanzialmente parlato della cultura valdese, e in particolare dei gruppi più avanzati, sottolineando la
funzione propositiva e trainante
delle loro scelte, anche quelle di
rottura.
Diverso e complementare è
Vn gruppo di partecipanti al campo invernale di Agape.
stato l’approccio di Giorgio
Tourn. Se la cultura non è semplicemente una riflessione sui
concetti e sui libri, ma uno stile
di vita, l’unico luogo in cui si è
espressa nel nostro paese una
cultura protestante (sul piano
della formazione, dei comportanienti quotidiani, della responsabilità) è rappresentato dalle
Valli valdesi: questo patrimonio
di relazioni, di modi di essere
ecc., fa parte della nostra storia,
è dentro di noi, è una cultura di
vita significativa non solo per
quei credenti che l’hanno vissuta
ma per tutti. Tourn ha inoltre
trattato il rapporto tra le Valli
e la Diaspora, e quello tra Tessere protestanti e Tessere italiani. Ha sottolineato, nel primo caso, l’importanza del superamento di una contrapposizione che
è di per sé perdente; e, nel secondo, che la nostra cultura pur
non essendo propriamente italiana, va espressa con forza proprio
in questo nostro paese che « trasuderà » sempre cattolicesimo.
Se vogliamo sopravvivere, dovremo riuscire a gestire in senso
protestante il rilancio della dimensione religiosa odierna; e inventare una espressione protestante della ricerca sul personale oggi così diffusa.
Particolarmente significativo
ma difficile da riassumere è stato
il lavoro nei gruppi introdotto
da quattro interventi sulla evangelizzazione in situazioni concrete: le aree metropolitane (Valdo
Benecchi), la diakonia (Alberto
Taccia), il mezzogiorno (Mario
Berutti), le zone terremotate
(Toti Bouchard).
Per quanto riguarda le prospettive della nostra testimonianza
oggi vorrei riprendere la parte
finale della relazione di M. Ro
stan. Se puntiamo come protestanti a diventare un organismo
di massa che ha dei momenti
confessanti e che partecipa alla
vita del paese per riformarla, occorre sapersi muovere in tre direzioni:
a) dedicare più tempo e attenzione alla cura d’anime, alle
visite, all’evangelizzazione « minuta » (cioè non solo collettiva,
attraverso momenti assembleaci,
ma anche individuale, personale),
cercando di favorire i doni e lo
sviluppo della collaboreizione
del maggior numero di persone
sia all’interno sia all’esterno delle nostre comunità;
b) rilanciare la dimensione
di vita del servizio, arricchita da
tutta Tanalisi e da tutto il patrimonio di fede e politica da una
parte, e da tutta la ricerca sui temi della soggettività dall’altra,
entrambi elementi costitutivi della nostra storia recente;
c) ridare una nuova centralità alla politica nella vita delle
nostre chiese, senza dogmatismi,
ribellandoci alTindifferenza oggi
dilagante, sapendo che Tevangelo non ci chiama a condividere
la mentalità del mondo, ma a testimoniare la nostra fede in una
prospettiva di trasformazione e
liberazione.
In conclusione due brevi considerazioni. E’ stato un campo molto pieno, però sono mancati più
momenti di lavoro di grunno,
così come è mancata la presenza
di voci « esterne » al protestantesimo: è stato insomma un campo di riflessione interna. Il « clima » di comunicazione tra i partecipanti è stato molto bello...
ma occorrerebbe un altro articolo per raccontarlo.
Silvio Vola
Alcune chiese hanno promosso in queste settimane serie di
incontri su temi teologici e culturali di rilevanza ecumenica.
A Taranto si sta svolgendo un
ciclo sulla Teologia della liberazione a cura di un gruppo di cattolici e valdesi. Dopo un primo
incontro introduttivo a cura della teologa Lina Bofl gli incontri
proseguono con questo programma.
20.1 : Past. Eugenio Rivoir - Incontri in America latina.
24.1: Gianni Novelli, vice presidente di Pax Christi e Sergio
Bibet - Spunti di riflessione teologica sulle situazioni di oppressione.
28.1 : Past. Eugenio Bernardini - La teologia della liberazione: lineamenti e valutazioni.
Gli incontri si tengono nei locali della Chiesa valdese alle
ore 18.
A Torino inizia il 20 gennaio
una serie di incontri organizzati
dalla Chiesa valdese e dalla Commissione ecumenica diocesana
di Torino sul tema « Ecumenismo oggi ». Il programma prevede tre « coppie » di interventi,
cattolico e valdese: il prof. Renzo Savarino e il past. Giorgio
Tourn daranno, rispettivamente
il 20.1 e il 27.1, una presentazione dei tratti essenziali del pensiero teologico cattolico e protestante.
Il prof. Franco Ardusso e il
past. Franco Giampiccoli, il 3.2
e il 10.2, presenteranno alternatamente la vita e la concezione
della chiesa nella prospettiva cattolica e valdese.
Infine il prof. Franco Collo e
il past. Eugenio Rivoir rivolgeranno, l’uno alla Chiesa valdese
il 17.2 e l’altro alla Chiesa cattolica il 24.2, interrogativi sui problemi ecumenici ritenuti essenziali.
Gli incontri si svolgono alle
ore 20.45 nella Sala valdese di
C.so Vittorio Emanuele 23.
A Vercelli, nel 5° centenario
della nascita di Lutero, il Centro d’incontro evangelico organizza una serie di conferenze:
21.1. Prof. Luigi Avonto: Inizi
della Riforma in Germania: le
ragioni storiche.
18.2. Past. Giuliana Gandolfo:
Il cammino spirituale di Lutero.
Indirizzo errato
Segnaliamo che l'indirizzo del pastore Domenico Cappella pubblicato sul
calendario » Valli Nostre » è errato.
Quello esatto è: via Wlonfalcone 15,
86.100 Campobasso, tei. 0874/65.608.
CORRISPONDENZE
Una visita del dr. G. Williams
PORTICI — Il Signore ha benedetto i nostri culti di Natale
e Capodanno: la Comunità era
quasi tutta presente e la Chiesa
era piena. I due culti, con celebrazione della Santa Cena, sono
stati presieduti dal pastore Emanuele Santi che ha anche tenuto
il sermone di Natale. Il sermone
di Capodanno è stato, invece, tenuto dal dott. Glenn Williams, Segretario Generale della Conferenza Europea delle Chiese con
sede in Ginevra, in visita a Portici per un breve periodo di riposo. Il dott. Williams, traendo
lo spunto dalla 2“ Epistola di
Paolo ai Corinzi, al cap. 4°, ha
fatto una disamina della situazione della cristianità nel nostro tempo, situazione in molti
punti simile a quella del tempo
in cui è vissuto Paolo, ed ha
esortato l’uditorio a non scoraggiarsi ma a reagire perché « viviamo nella potenza del Signore ». Non perché siamo capaci di
reagire ma perché abbiamo un
Signore che ci dice : « Io sono
con voi tutti i giorni sino alla
fine dei tempi». Siamo grati al
dott. Williams per le sue parole
che ci hanno molto confortato
ed augurandogli un buon anno
di lavoro, speriamo di rivederlo
presto tra di noi.
Anita Cabria
FELONICA PO — Venerdì 10
dicembre è stata tumulata nel
cimitero di Felonica Anita Cabria, vedova Borsari, deceduta
all’ospedale di Castalmassa (Rovigo). Mentre rinnoviamo la solidarietà della nostra comunità
con i nipoti e i parenti in lutto
ricordiamo con affetto questa sorella in fede che, rimasta vedova parecchi anni fa era emigrata col figlio in Venezuela. Tornata in Italia nel ’76 dopo la morte di quell’unico figlio si era stabilita a Calto (Ro) e aveva ricominciato a parlare l’italiano e
il dialetto, quasi dimenticati, che
inframmezzava di parole spagnole.
26.3. Prof. Paolo Ricca: La teologia di Lutero.
15.4. Past. Renato Di Lorenzo:
La libertà del cristiano, la lettera a Leone X.
22.4. Past. Giuliana Gandolfo:
La libertà del cristiano, lo scritto.
20.5. Don Mario Capellino e
past. Giuliana Gandolfo: Attualità di Lutero nella formazione
dei preti e negli scritti cattolici.
Concluderà la serie un incontro, in data da stabilire, sugli
Inni della Riforma con la partecipazione di una Corale valdese.
Gli incontri si tengono in via
Bodo 10 alle ore 21.
DAL SUD AMERICA
Benvenuto
a Pancho e
Lilly Gönnet
Quante chiese valdesi e metodiste non sono mai comparse in
questa rubrica?
Sono giunti in Italia dalla regione rioplatense Hugo Gönnet
(detto Pancho) e sua moglie Lilly Artus. Chiediamo al pastore
Thommy Soggin di Milano qualche informazione su questa visita.
— Chi sono e cosa fanno i coniugi Gönnet?
— Pancho è un candidato in
teologia che è in Italia per compiere il suo « anno all’estero » e
si occupa di animazione giovanile; Lilly è una specialista dell’animazione musicale. Insieme gireranno l’Italia visitando le chiese
e mettendosi a disposizione dei
gruppi e delle comunità che lo
chiederanno per studi biblici, animazione giovanile e musicale, e
naturalmente per informazione
sulla Chiesa valdese nell’area rioplatense e sull’America latina.
— Qual è grosso modo il loro
programma?
— In gennaio e febbraio Pancho e Lilly vivranno nella comune di Cinisello svolgendo un lavoro di animazione musicale con
la scuola del Centro Jacopo Lombardini e prendendo contatto con
le chiese valdesi e metodiste di
Milano e della Lombardia. In
marzo saranno a Roma per un
lavoro alla Facoltà di teologia
secondo un programma che sarà
stabilito dalla Facoltà stessa. Farà parte del loro lavoro alla Facoltà anche il corso di aggiornamento pastorale che si svolgerà
dal 4 alTll maggio. Dal 31 marzo
al 26 aprile saranno nella zona
Torino-Valli, da dove torneranno
a Cinisello per alcuni giorni prima di scendere al sud. Dopo il
corso alla Facoltà saranno nel
Sud Italia dal 13 maggio al 4 giugno, visitando la zona del terremoto e la Sicilia. Torneranno
quindi a Cinisello per ripartire il
10 giugno per il Sud America.
— Chi si occupa dei dettagli
del programma nelle varie zone?
— È stato chiesto a me per il
11 distretto; per il programma
alle Valli provvede il pastore
Bruno Rostagno e per il Sud Salvatore Ricciardi.
Ringraziamo Thommy Soggin
e diamo un cordiale benvenuto
a Pancho e Lilly, augurando loro di trovarsi tra noi come a
casa loro e di dare e ricevere in
abbondanza.
6
6 prospettive bibliche
21 gennaio 1963
Quando ci si trova davanti ad
un testo biblico originale, che abbia un significato oscuro o ambiguo, si è tentati di risolvere la
difficoltà servendosi della parafrasi cioè aggiimgendo alcune informazioni ritenute indispensabili per la comprensione. L’aggiunta può essere volontaria o dichiarata, oppure nascosta, ma legittima o illegittima.
Sorge allora la domanda sulla
opportimità di servirsi della parafrasi e su quali siano i criteri
al di là dell’intuizione benintenzionata del traduttore.
Al limite ogni traduzione è una
parafrasi perché le parole non si
corrispondono esattamente nel
passaggio da una lingua all’altra.
Si è quindi costretti ad inserire
delle sfumature di sipiflcato e
delle connotazioni linguistiche
che non si riscontrano nell’originale. Di fronte aH’inevitabile il
traduttore deve potersi orientare
con criteri chiari e accettati.
Si racconta che in Africa abbiano individuato una soluzione
soddisfacente richiamandosi alla
« legge del pitone ». Quando la
preda è troppo grossa per la propria bocca, il serpente la stritola
e rallunga avvinghiandosi intorno ad essa fino ad assicurarsi le
giuste dimensioni. Non per questo si tratta di un’altra preda.
Non per questo il peso della vittima cambia.
La parafrasi volontaria o dichiarata ha avuto le sue fortune.
Ricordiamo la « Living Bible » di
cui esiste una traduzione dall’inglese in italiano per quanto ri
PROBLEMI DELLA TRADUZIONE IN LINGUA CORRENTE - 3
Parafrasi e ambiguità
guarda il N. T. (Una parola, una
vita). Ne esistono altre con tagli
diversi. L’Alleanza Biblica preferisce all’uso di questo tipo di
parafrasi suggerire l’uso di buoni commentari.
A volte è necessario ampliare
il testo per rendere esplicite
quelle informazioni linguistiche
che a noi sfuggono mentre erano
ben chiare per i primi lettori. Si
tratta di applicare correttamente
la legge del pitone. In frasi sovrabbondanti di nomi estranei
è, a volte, difficile distinguere i
riferimenti alle persone da quelli
delle città e delle regioni. Si ritiene dunque legittimo inserire le
indicazioni: « villaggio », « città »,
« famiglia di », « abitanti di ». Lo
stesso si può dire per strumenti
musicali, flora e fauna a noi sconosciuti.
Con questo non si aggiunge
nessuna informazione culturale o
storica che non faccia parte integrante del testo.
Si tratta di una parafrasi legittima. Si passerebbe, invece, ad
una parafrasi illegittima se si andasse oltre l’esplieitazione dell’implicito caricando il testo di
informazioni culturali che non vi
sono contenute. L’operazione non
è sempre facile ed occorre molta
esperienza per potersi muovere
correttamente.
Ambiguità
Nella Bibbia non mancano certo le ambiguità. Dal punto di vista dell’autore l’ambiguità può
essere voluta o non voluta. Le
prime sono « reali » e vanno rispptate; le seconde sono « apparenti » e vanno risolte con criteri soddisfacenti.
Dal punto di vista del destinatario si può guardare al problema in modo diverso. Può darsi
che il messaggio ricevuto sia ben
cl^iaro e comprensibile, ma che
non corrisponda affatto al messaggio trasmesso dall’autore.
Può, invece, darsi che il lettore
resti nell’incertezza. È facile rendersi conto che le difficoltà hanno un’origine molto diversa.
a) A volte è il doppio significato di una parola originale che
può suscitare dubbi nella comprensione di un testo. Pensiamo
al termine greco « pneuma » che
vuol dire sia « spirito » (umano
o divino) sia « vento ».
b) Altre volte è difficile uscir
ne per le parole che ricorrono
una volta sola nel testo biblico.
Il procedimento si complica se
manca anche il soggetto. Nel
mondo ebraico si adoperava volentieri il passivo per evitare di
nominare il nome di Dio. Un
esempio classico ci è dato da
Luca 1: 28. Il passivo era tradotto dalla Riveduta con « Favorita
dalla grazia » e dalle traduzioni
cattoliche con « piena di grazia ».
L’esplieitazione del soggetto dell’azione e l’uso dell’attivo hanno permesso di risolvere le difficoltà con soddisfazione di tutti:
« Il Signore è con te: egli ti ha
colmata di grazia» (Tilc).
c) Altre volte ancora l’azione
può essere riferita a due soggetti
diversi. Se l’ambiguità è « reale »
va rispettata. È il caso di Me. 3:
21: «dicevano che (Gesù) era diventato pazzo ». Tradizionalmente l’esegesi cattolica riferiva il
« dicevano » alla « gente », mentre
quella protestante ai « familiari »
di Gesù. Il traduttore è tenuto
a mantenere l’ambiguità del testo.
d) Infine ricordiamo ancora
l’esprèssione « amore di Dio » che
esige una verifica. Si tratta di
« qualcuno che ama Dio » o di
« Dio che ama qualcuno »? L’ambiguità potrebbe essere solo « apparente» e quindi essere sciolta
a favore del lettore.
Criteri operativi
1) È legittimo rendere esplicito ciò che era implicito nella cultura dell’autore biblico. Non è
sempre necessario esplicitare elementi secondari e qualche volta può restare implicito nella
nostra cultura ciò che era esplicito nella cultura biblica. Le ripetizioni non sono molto apprezzabili in italiano!
2) Il contesto può rendere inutile l’esplicitazione. Le ambiguità « apparenti » perdono il loro
carattere di difficoltà appunto se
il contesto è sufficientemente
chiaro e conciso.
3) Si può scomporre il discorso nelle sue frasi componenti
passando dalla « struttura superficiale » a quella « profonda ». Si
tratta di evidenziare le « frasi
nocciolo ». Abbiamo prima scomposto l’espressione « amore di
Dio ». Il procedimento ha le sue
regole, è molto impegnativo per
il traduttore e richiede un lungo
esercizio, ma alla fine permette
di assicurare la presenza di tutte le componenti del discorso originale. Si deve poi ricostruire la
frase nella nostra lingua, secondo la sua congenialità e la sua
struttura, senza togliere o aggiungere alcuna informazione rispetto alla Bibbia,
Renzo Bertalot
PROSPEniVE MISSIONARIE
DEL 4» EVANGELO
Componendo un’opera ”di frontiera”,
Giovanni sembra rivolgersi simultaneamente a diversi interlocutori, cristiani, ebrei e pagani. Scrive certo per la chiesa
del suo tempo, ma anche per gruppi di
cristiani influenzati dal docetismo, ambienti cioè inclini a negare la realtà della
incarnazione e quindi delTumanità e sofferenza del Cristo. I giudei, cioè il giudaismo di tipo prevalentemente farisaico sopravvissuto alla catastrofe del 70, sono i
principali interlocutori del Cristo giovannico, il quale però si rivolge anche, senza
menzionarli, ai settari di Qumràn, come
pure agli adepti ^ella comunità religiosa
che vedeva il messia ùi Giovanni il Battista anziché in Gesù. Quanto al mondo pagano, esso è ripetutamente chiamato in
causa e non solo in funzione polemica:
più volte Giovanni manifesta espliciti propositi missionari nei confronti di un pubblico pagano spiritualmente eterogeneo
ma assetato di verità, che non era infrequente incontrare nell’area culturale e religiosa dell’impero romano all’inizio della
nostra era.
Fra i vari ambienti e gruppi cui Tevangelo di Giovanni si rivolge con intenti di
volta in volta diversi, ora pastorali, ora
polemici, ora apologetici, ora decisamente
missionari, due rivestono particolare interesse e meritano particolare considerazione: il primo è Israele, il secondo è il
vasto mondo pagano.
Israele
Non si può leggere il quarto evangelo
senza rimanere colpiti dalla violenza della polemica del Cristo giovannico contro
« i giudei ». Anche i sinottici riportano alcune dure invettive di Gesù contro dottori
della legge, farisei e capi sacerdoti, ma
non contengono nulla di paragonabile alla dichiarazione giovannica secondo cui i
giudei sarebbero «figli del diavolo» (8:
44), quindi non figli di Dio (8: 42) e neppure di Abramo (8: 39). Nella stessa linea
si afferma che i giudei non conoscono Dio
(8: 19) e ignorano la sua parola (5: 37),
pur investigando continuamente le scritture (5: 39). I giudei sono « di questo mondo » (8: 23), mentre i cristiani, come Gesù, non lo sono (8: 23; 15: 19). I giudei non
sono più il popolo di Dio ma il popolo
contro Dio: nei confronti di Gesù e della
rivelazione rappresentano il mondo nel
suo cieco e ostinato rifiuto di Dio. Anziché
essere testimoni dell’apertura di Dio verso il mondo (3: 16), i giudei sono testimoni della chiusura del mondo verso Dio.
Essi sono lo specchio dell’incredulità costituzionale deU’uomo, che la presenza,
l’azione e la predicazione del figlio di Dio
rivelano fino in fondo. Il ruolo religioso
dei giudei nel quarto evangelo è unicamente negativo: essi sono il contrario di
a cura di Gino Conte
In queste settimane nelle quali le nostre chiese sono sollecitate a riflettere in modo
particolare sulla dimensione missionaria della loro vocazione, sulle responsabilità e
sui problemi che essa comporta, vicino e lontano, ci sono utili le pagine che Paolo
Ricca dedica alle prospettive missionarie dei 4° Evangeio, nella sua bella e ampia Introduzione, nel voiume suil’Evangelo di Giovanni, nell’edizione dei quattro Evangeli curata da IDOC e pubblicata nei 1973 negli Oscar Mondadori. Si tratta delle
pagine 29 e ss.
quello che dovrebbero essere, sono la vivente contraddizione della loro vocazione
[come può diventarlo la chiesa pii ogni
tempo].
È chiaro che il quarto evangelista proietta nel tempo di Gesù l’immagine del
giudaismo a lui contemporaneo, quello sopravvissuto alla catastrofe del 70, un giudaismo ormai alquanto semplificato, rispetto a quello descritto dai sinottici, sia
sul piano religioso (sono scomparsi sadducei,. zeloti, erodiani, dottori della legge) che sul piano politico-sociale (non si
parla più di esattori delle dogane, è svanita la contrapposizione tra peccatori e
giusti e quella tra ricchi e poveri). La scena è dominata dai farisei, l’unico partito
superstite dopo la distruzione del tempio.
Tutto il giudaismo è ormai di marca farisaica; i farisei personificano l’intero popolo ebraico. Di solito quindi l’espressione « i giudei » non designa nel quarto evangelo il popolo ma solo la sua leadership
guidata dai farisei; sono costoro che in
nome e a motivo della legge trattano Gesù da indemoniato (8: 48) e bestemmiatore! 10: 33).
L’Incredulità
La differenza nella presentazione dei farisei negli evangeli sinottici e in Giovanni è significativa: ciò che caratterizza i
farisei nei sinottici è la loro pietà legalista
e ipocrita, in Giovanni la loro incredulità. Parallelamente la protesta antifarisaica ha nel quarto evangelo un contenuto
diverso che nei primi tre. Qui (Tesù censurava i farisei per il loro legalismo morale e la loro ipocrisia religiosa (si veda,
in proposito, il discorso di Mt. 23), nel
quarto evangelo Invece Gesù gli rinfaccia
unicamente la loro incredulità. Nei sinottici il peccato dei farisei è di credere male in Dio; in Giovanni è di non credere.
Questa diversa caratterizzazione dei farisei nel quarto evangelo si spiega con la
mutata situazione storica: il quarto evangelo è stato scritto dopo il 70, quando la
rottura tra chiesa e sinagoga si stava generalizzando e giudei e cristiani si trovavano ormai su fronti contrapposti, impegnati in una polemica sempre più violenta e amara, tutta centrata sul problema
della messianità di Gesù di Nazareth. Le
due fedi che all’inizio riuscirono a convivere, per così dire, sotto lo stesso tetto
(Atti 3: 1), sono oramai profondamente
divise: riconoscere Gesù come messia
comporta infatti l’espulsione dalla sinagoga (9: 22). Secondo i sinottici Gesù preannuncia ai suoi discepoli che saranno fatti
comparire nelle sinagoghe, processati e
battuti (Mar. 13: 9); nel quarto evangelo
siamo già alla fase successiva: vi espelleranno dalle sinagoghe... (16: 2).
Inversamente, da parte cristiana, si comincia a biasimare i giudei che, pur credendo in Gesù, non lo confessavano a
causa dei farisei, per non essere espulsi
dalla sinagoga (12: 42): l’evangelista censura questa prima forma di cristianesimo
clandestino che, per evitare la scomunica
o sanzioni analoghe, rinuncia a rendere
pubblica la propria fede, dimostrando così di amare la gloria degli uomini più della gloria di Dio (12: 43). Invece Nicodemo
che in pieno giorno, davanti agli occhi di
tutti (non più di notte, come quando si
recò da Gesù), porta una mistura di
aromi per la sepoltura del Cristo (19: 39);
il cieco nato che non recede dal testimoniare il bene che Gesù gli ha fatto anche
a costo di essere « espulso » dalla sinagoga (9: 34); Giuseppe d’Arimatea, lui pure
discepolo «clandestino» di Gesù (19: 38),
che rende pubblica testimonianza della
sua fede recandosi da Filato a chiedere
il corpo di Gesù — sono altrettanti esempi di un giudaismo che rompe gl’indugi,
precisa la sua scelta cristiana e abbandona la sinagoga.
La salvezza viene dal Giudei
Il rigore della polemica antigiudaica (si
badi: non antisemita!) del quarto evangelo non impedisce al suo autore di riconoscere il ruolo fondamentale d’Israele nella storia della salvezza. Ê proprio Giovanni che dichiara: la salvezza viene dai giudei (4: 22). D’altronde i giudei con i quali
il quarto evangelo polemizza sono giudei
solo di nome, proprio come oggi molti
cristiani sono tali solo di nome. Sono come quelli di cui parla l’Apocalisse: dicono
d’esser giudei e non lo sono, ma sono una
sinagoga di Satana (Ap. 2: 9). Se fossero
davvero giudei sarebbero figli di Abramo,
ma non lo sono perché non agiscono co
me lui (8: 39). Se fossero davvero giudei
sarebbero discepoli di Mosé, ma pur pretendendo di esserlo (9: 28) non lo sono,
perché se lo fossero crederebbero a Mosé
e quindi anche a Gesù dato che Mosé parla di lui (5: 46). La fede in Mosé e la fede in Gesù si richiamano a vicenda: la
prima implica la seconda, la seconda presuppone la prima. Così sostanziale è secondo Giovanni l’unità tra l’economia
dell’Antico Testamento e quella del Nuovo! Così profonda la continuità tra la fede di Israele e la fede della chiesa! Perciò
il Cristo giovannico non polemizza mai
contro l’Antico Testamento e neppure lo
rettifica, come invece fa il Gesù dei sinottici (Mt. 5: 21 s. 27 s. ecc.). La scrittura
non può essere smentita (10: 35) dichiara
Gesù nel quarto evangelo, però non è in
lei che si trova la vita eterna ma in Gesù
(5: 39). L’economia veterotestamentaria
non dà la salvezza, la prefigura soltanto:
non Mosé vi ha dato il pane... ma il padre
mio vi dà il vero pane (6: 32); per mezzo
di Mosé è venuta la legge, non la grazia
e la verità che son venute soltanto con Gesù (1: 17). L’Antico Testamento e la storia
d’Israele valgono, non però in sé ma come testimonianze a Cristo.
Il vero Israelita
Il senso di Israele risiede nella speranza di vedere il giorno di Cristo (8: 56).
Abramo l’ha visto, per anticipazione profetica, e se n’è rallegrato: ogni vero figlio
di Abramo condivide questa gioia. I giudei
che davanti al Cristo diventano ciechi (9:
39) così da non vedere il suo giorno e non
riconoscerlo, dimostrano di non discendere da Abramo, di non essere ebrei nel senso in cui Abramo lo fu. Eppure potrebbero esserlo: il quarto evangelo presenta
la figura di un «vero israelita» (1: 47),
Natanaele, il quale partendo da una posizione di scetticismo quasi scanzonato
giimge a credere in Gesù. Il vero israelita, cioè quello che si colloca in una linea
di continuità con i suoi padri nella fede,
crede in Gesù. L’identità vera dell’israelita si esprime nella fede in Gesù. Accettare
Gesù non significa rinnegare Mosé; al contrario, rinnega Mosé chi non crede in Gesù. La fede in Gesù non comporta l’abiura
dell’ebraismo, ma il suo inveramento.
Seguendo questa linea e in questo senso, anche se nei termini negativi e scostanti della polemica, il quarto evangelo si rivolge, per lo più implicitamente, al popolo
ebraico — soprattutto a quello disperso
fuori di Palestina (11: 52; 7; 35) — cercando di ricondurlo alla fede dei padri e da
quella alla fede di Gesù. Il quarto evan*
gelo vuole condurre Israele a Gesù passando per Abramo, Mosé, Isaia. Per credere in Gesù Israele deve tornare a essere se stesso, deve ritrovare se stesso ponendosi in una reale successione di fede
con i padri.
Paolo Ricca
7
21 gennaio 1983
7
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
30 gennaio: una giornata
per l'impegno missionario
Su di esso le chiese centrano la riflessione, il culto, la colletta
In occasione della giornata annuale della Comunità Evangelica di Azione Apostolica la nostra chiesa vuole ancora una volta sottolineare il suo impegno missionario in comune con le altre ventotto
chiese membro. In questo numero il Comitato
CEvAA è lieto di presentare una corrispondenza
della nostra inviata Laura Nishet dal Lesotho, assieme ad una breve scheda sulla situazione di quel
paese e di quella chiesa dell’Africa australe. I lettori pongano mente all’appello lanciato, anche at
traverso queste pagine, per il reperimento di un segretario finanziario per gli uffici parigini della
CEvAA.
Nei prossimi numeri puhblleheremo la prima corrispondenza dal Camerún di Lucilla Tron
che ci dà notizie rallegranti dell’inizio del suo lavoro e che ringraziamo fin d’ora, e una corrispondenza di Graziella Jalla dallo Zambia dove è tornata 'ormai da parecchi anni, alla quale pure inviamo un affettuoso saluto.
LA CHIESA EVANGELICA DEL LESOTHO
Una difficile fedeltà
DA UNA LETTERA DI LAURA NISBET
Dal Lesotho con speranza
r
Il regno del Lesotho è un piccolo paese (grande come il Belgio), interamente circondato dal
territorio del Sud Africa e situato all’altezza delle città di Durban all’est e di Bloemfontein all’ovest. Conta all’incirca 1.200.000
abitanti di cui 110.000 minatori
migranti. Fa parte dei venticinque paesi più poveri del mondo.
Diventato stato indipendente
nel 1966, dopo esser stato protettorato britannico, il paese è attualmente diretto da un governo
autoritario presieduto da Leabua
Jonathan, in seguito al colpo di
stato del 30 gennaio 1970.
La Chiesa Evangelica del Lesotho è una chiesa presbiteriana
con circa 60.000 membri comunicanti suddivisi in 55 comunità.
Si vale di una scuola pastorale,
una scuola per evangelisti, un
centro giovanile, un’editrice (casa editrice, giornale, tipografia),
due ospedali e vari ambulatori,
nonché di scuole elementari e
superiori. La Chiesa Evangelica
è autonoma dal 1964, fa parte del
Consiglio Cristiano del Lesotho e
dei vari organismi ecumenici internazionali, ed è membro fondatore della CEvAA.
Il Lesotho e
le missioni cristiane
La Chiesa Evangelica del Lesotho è nata dall’attività della Società delle Missioni di Parigi, che
inviò nel 1833 tre missionari francesi, su richiesta del Capo Moshoeshoe. Il pastore Casalis consigliò al Capo Moshoeshoe di
chiedere la protezione della Corona britannica durante le guerre difensive contro i coloni boeri. Il 12 marzo 1868, avvenne l’annessione del Lesotho da parte
del governo britannico. Prima di
morire il Capo Moshoeshoe diede l’autorizzazione di svolgere la
loro attività anche a missionari
cattolici (1862), mentre il suo
successore autorizzò l’entrata nel
paese ai missionari anglicani.
Queste tre confessioni cristiane hanno profondamente influenzato i basotho, anche perché, contrariamente ad altri, il Lesotho
gode di un’invidiabile unità linguistico-nazionale. Fino all’inizio
del 20“ secolo, la Missione di Parigi fu la più importante nel
campo dell’istruzione, dell’evangelizzazione e della stampa. Per
contro, la missione cattolica, più
tollerante nei confronti della poligamia, è riuscita ad esercitare
una forte influenza sui capi e
sulle loro famiglie. Nel 1945 ha
aperto un’Università cattolica a
Roma, che è poi divenuta Università statale nel 1964. La missione anglicana si è occupata soprattutto dei centri deU’amministrazione britannica. Ha formato
ima piccola élite di insegnanti ba■sotho, tra cui i leaders di due
dei partiti politici attuali.
Il lavoro compiuto dalla Chiesa Evangelica nel campo dell’istrùzione ha portato -i, suoi fratti, dando al paese, oltre che degli insegnanti, dei pastori e dei
funzionari coscienziosi. Molti
protestanti, muniti di diplomi
universitari, sono stati direttori
di scuola o hanno insegnato all’Università di Roma.
Chiesa e
autorità statali
Nel corso della sua storia, la
Chiesa Evangelica ha sempre rispettato l’autorità del Capo, dei
suoi successori e del governo dei
capi locali. Certi missionari hanno, anzi, difeso questa autorità
contro decisioni errate dell’amministrazione inglese.
A ciò si aggitmga un rapporto
eccezionalmente democratico tra
i capi ed il popolo, con frequenti
assemblee (« pitso ») popolari,
convocate dagli stessi capi, ed in
cui il popolo poteva liberamente
esprimersi, rimanendo sempre in
posizione di responsabilità critica nei confronti dei governanti.
Si ritrova lo stesso rapporto di
rispetto e di libertà tra laici e
pastori nelle comunità della Chiesa del Lesotho.
Nel periodo precedente l’indipendenza (1966), due partiti attaccarono Tamministrazione britannica reclamando l’indipendenza (i loro leaders erano, curiosamente, anglicani). Il terzo partito, il Basutoland National Party
(BNP) si oppose agli avversari
accusandoli di essere comunisti
ed antireligiosi. Quest’ultimo partito avrebbe dovuto, logicamente,
chiamarsi democristiano, essendo di chiaro stampo cattolico e
sotto il patronato della gerarchia
cattolica del Lesotho. Ma si preferì un nome più « prudente »
onde attirare anche membri delle
Chiese protestante ed anglicana.
La maggior parte dei capi fa parte di questo partito, trattandosi
di cattolici invitati a lottare per
il cristianesimo e contro il comunismo ateo. Al momento delle
elezioni il BNP di Leabua Jonathan ebbe una lieve maggioranza
che gli permise di formare il governo.
La Chiesa cattolica, valorizzando le strutture gerarchiche, aveva incitato i capi a riconoscere
l’autorità spirituale della Chiesa
ed a segnare un certo distacco
dal re, capo secolare dello stato.
Quest’ultimo, pur essendo cattolico, manterrà un atteggiamento di indipendenza nei confronti
delle tre Chiese presenti nel paese, come già avevano fatto i suoi
predecessori.
La Chiesa Evangelica, incoraggiando le iniziative individuali,
(continua a pag. 12)
Dopo essersi rallegrata perché;
« Dopo venti anni di attività in
Africa, il mio sogno di veder un
altro membro della Chiesa Valdese dirigersi verso questo Continente per operarvi nel quadro
della Comunità delle Chiese, si
è realizzato » {partenza di Lucilla Tron), Laura Nisbet aggiunge;
« Dall’inizio di dicembre le
scuole sono chiuse e spesso il
pomeriggio salgo alla diga che
si trova a metà strada sulla montagna di Morija. Qui il mio cane
che ha appena imparato a nuotare, quasi impazzisce alla vista
delle anitre selvatiche che sguazzano nel laghetto, e si butta al
loro inseguimento, ritornando
puntualmente a riva con le pive
nel sacco. Mi ha improvvisamente colpita l'idea che qui, l’impresa di smantellamento del muro
di separazione razziale sembra
altrettanto infruttuosa dei fatili
tentativi del cane. La scarsezza
di dialogo tra i leaders della
Chiesa e gli inviati è una realtà
per la quale, soprattutto in Africa australe, non mancano le ragioni. Ma quel che la mente capisce, il cuore trova duro da
accettare. L’han potuto constatare anche il presidente ed il segretario generale della (¿EvAA
che sono venuti a visitare la
Chiesa del Lesotho per due set
timane. Benedetti incontri, se
potessero essere più frequenti!
La Chiesa Evangelica del Lesotho non ha un compito facile,
essendo stata identificata col
partito di opposizione al governo illegittimo di Leabua Jonathan, governo col quale i rapporti sono sempre più tesi.
Motuba, l’editore del Leselinyana (rÉco-Luce locale) è stato
assassinato. Ben Mastio è in esilio, non passa giorno senza la notizia di un arresto o un attentato, l’eterna promessa delle elezioni viene continuamente rinviata, radio Lesotho non perde
un’occasione di attaccare la
Chiesa, la Commissione Esecutiva ed i due licei di Peka e Thabeng che formerebbero dei rivoluzionari...
Ieri sera, verso le 22, son venuti da Koapeng, la scuola di
teologia, a dirmi che erano stati
avvertiti che ima bomba sarebbe
esplosa a Morija durante la notte. Siccome, dove abito, non rimane più molto da distruggere
dopo l’incendio di due anni fa,
non mi sono impressionata oltremodo e sono andata a letto. Non
è successo niente! ».
Laura Nisbet dice di aver partecipato con interesse ad un corso di aggiornamento per pastori.
Poi aggiunge: « I professori ca
PER IL SETTORE FINANZIARIO
Segretario cercasi
Per il suo Ufficio amministrativo di Parigi la CEvAA cerca urgentemente un segretario finanziario. I responsabili hanno rivolto esplicita richiesta anche alla
nostra chiesa perché si preoccupi di trovare nei suoi ranghi la
persona adatta.
I compiti del segretario finanziario (quèllo attuale andrà in
pensione) sono i seguenti:
a) collaborare col Cassiere e
con la Commissione finanziaria
allo scopo di stabilire e di applicare una politica finanziaria della
Comunità;
b) riunire ed ordinare tutti
gli elementi destinati all’elaborazione del preventivo di spesa annuale;
c) vegliare sulle condizioni
materiali e finanziarie che le chiese riservano agli inviati della
CEvAA;
d) eseguire le decisioni concernenti le varie spese occasionate dall'attività della Comunità;
e) tenere una contabilità tale da soddisfare le disposizioni
in merito dell’Amministrazione
francese e da poter informare
regolarmente il Consiglio sulla
vita finanziaria della Comunità;
f) vegliare a che la contabilità sia in accordo completo con
quella dei Cassieri delle 28 chiese
membro;
g) offrire ai cassieri delle varie chiese la possibilità di esaminare con qualcuno venuto dall’esterno i propri problemi di gestione.
Data la vastità e la delicatezza
dei compiti indicati non ci si stupirà se le qualifiche richieste sono le seguenti:
— Impegno nella vita della Chiesa.
— Buona conoscenza in materia
di contabilità e di problemi
finanziari.
— Capacità di prender parte ad
una riflessione teologica.
— Capacità di lavorare in équipe
in un contesto multiculturale.
— Facilità di entrare in un dialogo ecumenico.
— Capacità di parlare e scrivere
correntemente il francese e
l’inglese.
Ripetiamo: questo servizio deve trovare ai più presto la persona giusta: forse sei tu, che leggi.
nadesi della facoltà di teologia
stan progettando di trasformare il loro veicolo in una biblioteca ambulante, per permettere
almeno ad un certo numero di
pastori di valersi di un più largo
ventaglio di pubblicazioni. Vorrebbero anche iniziare la diffusione di una circolare per mantenere i contatti e a titolo di aggiornamento dei pastori (il Leselinyana si occupa prevalentemente di politica) ».
Altro avvenimento significativo è stato l’inaugurazione della
nuova tipografìa di Morija, a coronamento di un progetto approvato dalla Chiesa nel 1976 e sostenuto dalle chiese evangeliche
tedesca e olandese e dalla CEvAA.
« Il re Moshoeshoe II che doveva essere l’ospite d’onore non
aveva potuto venire perché quello stesso giorno c’era il funerale
del figlio di un ministro morto
in un attentato. Ma avevamo tra
gli ospiti il signor Zurcher, ottantenne, uno degli ex-direttori
della tipografia per una trentina
d’anni, venuto apposta dalla
Svìzzera per. l’occasione ».
Per quel che riguarda il suo
lavoro specifico Laura scrive;
« Il liceo dove insegno il francese ha avuto un anno regolare. Si
preparano ora vari cambiamenti. Prima di tutto, il vice-direttore inglese è ripartito essendogli
stato rifiutato il rinnovo del contratto. Abbiamo dunque un vicedirettore mosotho, padre di famiglia, laureato all’università di
Roma (Lesotho), pare una persona simpaticé. Diversi professori
stanno per partire (basotho ed
indiani) e tre nuovi sono arrivati dalla Germania (questa scuola
è un po' un porto di mare). Diretti da un giovane architetto inglese, gli operai hanno infine cominciato la ricostruzione della
cappella, che sarà più fanzionale della vecchia costruzione.
La maggior parte dei miei colleghi è partita in vacanza ed anch’io mi preparo a visitare una
regione del Lesotho che non conosco ancora: il Sani Pass, presso la frontiera del Natal, a 2867
metri, dove passerò 4 giorni sotto tenda. Lì, nello scenario suggestivo della catena dei Drakensberg, si erge un arco di pietre
con la scritta in sesotho « Kena
ka khotse »: « entra in pace » (in
questo paese). Voglia il Signore
che il messaggio di pace e ricon- ,
ciliazione possa prevalere in questo mondo che pare solo conoscere violenza ed odio, voglia
Egli farci messaggeri di pace ».
La lettera termina con gli auguri ed i saluti per tutta la chiesa che ricambiamo di cuore a
nome di tutti, ringraziando per
il vivace resoconto fattoci pervenire; il primo di molti, speriamo! Buon lavoro. Laura, in questo tempo difficile eppure pieno
di occasioni di servizio.
8
S ecumenismo
21 gennaio 1983
1° INCONTRO TRA VALDESI, METODISTI E APOSTOLICI IN ITALIA I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Chiese a confronto
Come i sordomuti?
A fine novembre l’evangelismo
italiano ha vissuto im significativo momento: ad Ecumene si è
svolto il primo convegno tra le
chiese valdese, metodista, apostolica in Italia. Realtà diverse
(le une chiese storiche, l’altra
chiesa carismatica), ritenute da
taluni, opposte e inconciliabili,
hanno invece mostrato la capacità di comprendersi e di sentirsi uno in (ìristo.
Senza dubbio le Chiese attraverso questo convegno hanno
potuto liberare il campo da molti pregiudizi ed approfondire la
loro conoscenza reciproca; hanno realizzato che l’area del reciproco consenso può essere ampia e dilatabile.
Anche se hanno diversa data
di nascita, tutte si ricollegano
alla riforma e tutte sentono di
sorgere da momenti di risveglio
spirituale dovuti alla predicazione della parola.
Ognuna inoltre trova in sé, sin
dal primi attimi di vita, la forza
di proporsi con moto proprio ed
ori^nalissimo, come una alternativa al presente secolo per la
salvezza dell’uomo.
Da ciò discende l’accento comune sull’evangelizzazione e la
predicazione della parola.
Inoltre non deve essere dimenticata l’importante data del convegno di Roma quando furono
poste le basi per la nascita della Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane; momento al
quale le rispettive Chiese dettero il loro più ampio consenso;
solo gli eventi successivi infatti
hanno fino ad oggi impedito l’adesione della Chiesa Apostolica
in Italia alla FCEI.
Tuttavia ciò non ha impedito
l’impegno comune nelle battaglie per la libertà religiosa.
Essere chiesa
In realtà i partecipanti si sono confrontati ed in maniera positiva sul modo stesso di essere
diversamente Chiesa; strutture,
obiettivi, organizzazione ecclesiastica, impegni, confessione di
fede, sono stati i temi che variamente sono stati toccati in un
disegno composito, al fine di
avere un’immagine nettamente
visibile delle Chiese.
Nella giornata dei lavori è stato dato ai convenuti un quadro
storico, teologico, statistico delle tre confessioni.
Subito è apparso chiaro come
il diverso cammino storico dovuto alla diversa « età » delle Chiese abbia notevolmente influito
sulla loro attuale realtà.
Il moderatore Bouchard ha ricordato come la Chiesa Valdese si riproponga ancor oggi come la custode del patrimonio
teologico dell’evangelismo di tipo
calvinista ed ha dichiarato che
l’interrogativo che oggi la Chiesa Valdese deve superare è quello di sapere in cosa consista la
sua specialità nel mondo moderno; proporsi come una Chiesa
d’élite, di cultura, oppure come
una realtà radicata nel paese con
un’enfasi particolare per la cura
delle attività evangelistiche.
Il pastore Aquilante, presidente deirOPCEMI, ha illustrato la
nascita della Chiesa Metodista
Italiana ed ha posto in risalto
come la Chiesa Metodista sia
un fenomeno unico nel suo genere, variegata come è delle componenti Inglesi, Americane, Italiane e come questa sua unicità
si possa riscontrare anche nella
ormai avvenuta immedesimazione tra le Chiese Valdesi e Meto
AVVENTISTI
« Credere e comprendere - pubblica
sul n. 1/83 una risposta di G. Leonardi
all’articoio di Massimo Rubboli che abbiamo riportato ,sull'Eco-Luce n. 52/82
col titolo “ Bancarotta finanziaria e crisi dottrinale ». Contiamo pubblicarne
l’essenziale in uno dei prossimi numeri.
Documento conclusivo
Dal 26 al 28/11/82 si è svolto ad
Ecumene 11 primo convegno tra le
Chiese Valdesi, Metodiste ed Apostolica in Italia.
Sul tema dei ministeri sono state
presentate al convegno due relazioni. Al di là di metodi esegetici diversi ciò ha posto l'uditorio dinanzi
alla realtà di due letture ugualmente legittime della parola di Dio,
Luigi Roncavasaglia ha analizzato
l'insieme dei testi del Nuovo Testamento ed ha spiegato come mai
nell’ottica della Chiesa Apostolica
in Italia tutti i ministeri presenti
nel Nuovo Testamento possono e
debbono essere presenti nella chiesa di oggi {apostoli, profeti, pastori,
evangelisti, dottori, anziani, diaconi).
Bruno Corsani ha descritto le diverse ecclesiologie come emergono
da una lettura di vari gruppi di
scritti neotestamentari, a ciascuno
dei quali sembra corrispondere una
diversa concezione dei ministeri. Ha
rilevato che nel Nuovo Testamento
esiste una grande varietà organizzativa, che va dallo spontaneismo carismatico a forme stabilizzate di ministerio, in una feconda tensione tra
libertà dello Spirito e istituzioni:
questa tensione lascia emergere una
trasformazione dei ministeri nel
tempo a seconda delle diverse esigenze della testimonianza.
La discussione, partita dalla necessità di approfondire la conoscenza reciproca si è subito centrata intorno al tema del sacerdozio universale che, riconosciuto come qualificante da tutte e tre le componenti, ha permesso di chiarire definitivamente che in nessun caso i ministeri hanno funzione mediatrice. La
loro diversità non è altro che una
specificazione di quell'unica vocazione che è rivolta a tutti i credenti. I vari ministeri sono doni del
Cristo alla chiesa per la sua edificazione; non sono cariche o gradi,
ma funzioni specifiche, che si situano nelia fedeità alia paroia di Dio.
i ministeri sono un servizio per ia
edificazione della chiesa e per la
sua testimonianza nel mondo e in
nessun caso sono una struttura clericale.
Le diverse modalità con le quali
sono vissuti i ministeri, nella Chiesa Apostolica da un lato e nelle
Chiese Valdesi e Metodiste dall’altra, sembra potersi collegare ad un
diverso modo di vivere la comune
presenza evangelica oggi in italia.
Miranti ad un’unica missione di
evangelizzazione e centrate nella
medesima parola di Dio, esse presentano forme diverse che si esprimono di fatto in strutture ecclesiastiche diverse. L'una Chiesa (l’Apostolica) è caratterizzata da uno spirito fortemente missionario, da una
forte strutturazione dei ministeri
e da una organizzazione piuttosto
centralizzata, anche se agile e flessibile; le altre (Valdese e Metodista) impiantate da lungo tempo in
Italia e caratterizzate da un largo impegno nel sociale, si sono dotate
di una struttura assembleare per il
governo della chiesa, mantenendo
una forte sottolineatura del ministerio della Parola, esercitato collegialmente da tutti i credenti.
La discussione si è volta poi a
chiarire da parte della Chiesa Apostolica la diversità fra doni delfo
Spirito e Ministeri ed alla illustrazione delle funzioni del ministerio
apostolico come è vissuto in quella
Chiesa.
Sulla particolare figura dell’apostolo una lunga serie di domande,
originate dal desiderio di comprender questa funzione da parte della
componente Valdese e Metodista,
ha permesso di chiarire, senza peraltro affrontare una discussione nel
merito, le posizioni della Chiesa
Apostolica.
Il convegno si è concluso con
l’auspicio che le tre denominazioni
possano avere altre occasioni di incontro e di approfondimento sui problemi della comune testimonianza.
diste che ha portato dal 1975 al
1979 alla costituzione di un’unica assemblea sinodale. Oggi l’Opera Metodista Italiana è impegnata sul concetto che la Chiesa non ha il compito di preservare se stessa, ma di promuovere la liberazione dei minimi
dai gioghi dell’oppressione, attraverso l’opera di uomini nuovi, nati di nuovo, attraverso la
esperienza della predicazione della Parola.
Il pastore Howells, presidente del consiglio nazionale della
Chiesa Apostolica, ha spiegato
come la Chiesa Apostolica non
sia nata dalla scissione con altra
chiesa, ma sia un movimento internazionale, presente in molte
nazioni del mondo avente una
sua propria origine ed una sua
propria vita.
In Europa, Africa, India, nelle
Americhe, nel Continente Australe, ovunque si predica lo stesso Vangelo della Signoria di Cristo nella sua Chiesa e del proponimento di Dio per il governo
della stessa tramite uomini da
Lui chiamati.
La Chiesa Apostolica, originata
dal Risveglio Gallese del 1904/5,
ha in Italia una breve storia, essendo effettivamente rinata in
Grosseto solo dopo l’ultima
guerra, benché la predicazione
fosse stata data anche vari anni
prima. Oggi la Chiesa Apostolica, non è in nulla la copia della
Chiesa Inglese, anche se da essa
sono venuti in Italia i missionari, ed è protesa a vivere la fede
in maniera consona agli italiani,
essendo uno dei suoi punti di
forza il rispetto delle esigenze
nazionali dei vari popoli dove
opera.
Per questo ritiene di potersi
Tutti i giornali — ed anche il
nostro — si sono occupati della
intervista rilasciata dal Segretario di un grosso partito italiano,
nella quale (per la prima volta a
nostra conoscenza) si parla ad
alto livello politico della presenza protestante in Italia. Enrico
Berlinguer ha riconfermato l’intenzione di difendere al massimo le minoranze religiose e la
Intesa valdese-metodista. Peccato che, nel corso della intervista,
parlando del mondo cattolico, lo
stesso Segretario abbia anche difeso la sopravvivenza del Concordato, sia pure auspicandone
la revisione.
Le attività ecumeniche hanno
visto in primo luogo il Convegno
romano del Capodanno, centrato sul tema della concordia fra
le varie confessioni cristiane, nel
quale la presenza caratterizzante, oltre ad ortodossi e anglicani, è stata quella dei « monaci
protestanti » di Taizè, guidati da
Roger Schultz. Anche il tema
della pace e del disarmo ha dato
luogo a molte manifestazioni,
tra le quali da ricordare; la proposta di « Azione Ecumenica Internazionale » per la esposizione,
la notte di Natale, di uria candela ad ogni finestra, come simbolo di pace; un movimento antirazzista in Germania a difesa dei
lavoratori immigrati; una veglia
per la pace a Ferrara, con partecipazione battista e valdese ;
una manifestazione pacifista nella Germania Est, conclusa, purtroppo, con molti arresti tra i
partecipanti ; un voto solenne dei
vescovi anglicani contro gli ar
mamenti nucleari, che ha provocato le critiche del governo inglese ; una buona rievocazione
su Popoli e Missioni delle aperture ecumeniche di papa Giovanni; un dibattito in Umbria tra
medici contro armamenti e rifugi nucleari (considerati questi
come una accettazione implicita
di quelli).
La Chiesa dei Fratelli di Bologna ha allestito una « Mostra
della Bibbia » che pare aver avuto una notevole affluenza.
L’Unità invita a visitare la
Germania Est in occasione del
centenario di Lutero. La proda:
mazione dell’anno santo ha provocato critiche varie per i suoi
aspetti finanziari. Il Presidente
della F.C.E.I., cui il TG2 ha dato pubblicità, ha rievocato il
mercato delle indulgenze, in grottesca coincidenza col centenario
di Lutero. Altri, come G. Franzoni, invitano il Vaticano a chiedere alle Comunità protestanti
« come fanne a reggersi finanziariamente ».
Il past. Platone vede ospitato
da un settimanale di Savigliano
un suo ampio commento sugli
aspetti ecumenici del Concilio
Vaticano II.
E «per finire» una citazione
da Espansione, che parlando dei
servizi radiotelevisivi definisce
« minoranze chiassose » i « protestanti, ecologisti, sordomuti (?)
e handicappati». Mentre ricorda
come A. Barbato, quando era
direttore del TG2, riteneva che
« i protestanti e i sordomuti devono parlare solo a se stessi ».
Niso De Michelis
"4- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooisson
inserire a pieno diritto nel panorama evangelico italiano con
la convinzione di avere una visione da proporre, ma con im
carrimino tutto da percorrere e
da scoprire.
Ottime relazioni sono state
presentate dal pastore Roncavasaglia e dal professor Corsani,
i quali pur con angolazioni diverse e con un diverso modo di
fare esegesi hanno presentato la
realtà dpi Ministerio nel dettato
evangelico.
Fuoco di fila
Il dibattito è stato dominato
dalla volontà di capire una diversa realtà: i rappresentanti
della Chiesa Apostolica sono
stati sottoposti ad un fuoco di
fila di domande sulla concezione
del ministerio, sul battesimo con
lo Spirito Santo e la glossolalia, sui carismi, sulla profezia e
sull’apostolato e non ultimo sulla posizione e funzione della
donna nella Chiesa. Ma più che
di un dibattito si è trattato di
un incontro interlocutorio da cui
è nata la convinzione che il tema non è affatto esaurito, anzi
merita ulteriori studi ed approfondimenti anche in altre sedi.
Momenti di particolare comunione sono stati vissuti dai partecipanti nella celebrazione comune del culto e della Cena del
Signore.
Ecumene, come al solito, ha
dato a tutti la più calda accoglienza, ed Ecumene, senza dubbio, sarà ancora il punto d’incontro tra queste Chiese per un
nuovo confronto sul tema della
evangelizzazione.
Paolo Montecchi
Kenia: prestigio
dei Pentecostaii
(Pentecostal Evangeli — Il presidente del Kenia, Daniel Arap
Moi ha assistito alla 13“ Conferenza Mondiale Pentecostale che
ha avuto luogo a Nairobi, portando un messaggio di benvenuto ai partecipanti.
Sette giorni dopo l’attentato
contro il governo del Kenia il
presidente Arap Moi ha pàrtecipato ad un culto nel tempio pentecostale di Nairobi. Egli ha dichiarato, citando il Salmo 46:
« Dio è per noi un rifugio ed una
forza, un aiuto certo nel pericolo. Dio ha il dominio su ogni cosa... accoglie le nostre preghiere
e protegge i suoi diletti ».
Il segretario CETA
in visita nel Togo
(Soepi) —■ La Conferenza del;e chiese di tutta l’Africa (CETA)
lavora innanzitutto per l’unità
delle chiese — è quanto ha dichiarato il suo Segretario Generale il past. Maxime Rafransoa,
al generale Eyadema, presidente
della Repubblica del Togo.
Le 108 chiese membro della
CETA presenti in 40 paesi, rappresentano la maggioranza dei
cristiani africani.
Secondo il past. Rafransoa tutte queste chiese, protestanti, ortodosse e indipendenti, sono legate dalla comune vocazione di
annunciare l’Evangelo e di testimoniare per la giustizia, la pace,
l’amore e la solidarietà.
Se la CETA lavora innanzitutto per l’unità delle chiese questo non vuol dire che non sia im
pegnata anche in una partecipazione attiva ai programmi per
10 sviluppo, l’educazione, i rifugiati, la liberazione del!Africa
australe, i diritti dell’uomo ed i
problemi di ideologia.
Il past. Rafransoa si trovava
nel Togo per partecipare ad un
seminario sul problema dei rifugiati organizzato dalla CETA.
Il Segretario generale della
CETA si è dichiarato convinto
che la religione può aiutare molto bene l’uomo a realizzarsi e
che questo realizzarsi deve renderlo più cosciente delle proprie
responsabilità nella lotta contro
la corruzione e l’oppressione.
Sri Lanka; arresti
di ecclesiastici
(Soepi) — Secondo il servizio
di informazione di Sri Lanka,
parecchi membri del clero cattolico, anglicano e metodista, sarebbero stati messi in prigione
11 mese scorso sotto l’accusa di
sovversione. Molti di loro sarebbero già stati rimessi in libertà.
Secondo il giornale del governo
« Evening Observer » i terroristi
si farebbero passare per membri del clero, come copertura alla loro azione.
Governo francese
e sviluppo delle sette
(Soepi) — Il governo francese
ha chiesto un rapporto sul « problema posto dallo sviluppo delle
sette religiose e dei movimenti
pseudoreligiosi in Francia». Il
rapporto dovrà essere pronto
per il 15 febbraio.
9
21 gennaio 1983
cronaca
9
PINEROLO
Incontro con i Palestinesi
Spinta
alVunità
Conferenza l’altra sera a Torre
Pellice con due oratori preparati e direttamente coinvolti nel tema da trattare. Si aspetta, di
fronte alle sedie vuote, il classico « quart d’heure vaudois » poi
bisogna cominciare. Il pubblico
è composto da dieci persone ma
la conferenza si tiene lo stesso.
Alla fine si tenta, non dico di fare un bilancio della serata, ma
almeno di capire il fiasco nella
partecipazione. Il giorno andava
bene; si trattava di un sabato sera. La sede pure, centralissima
(la casa unionista di fronte al
tempio di Torre Pellice), non presta il fianco a critiche. Dunque
cosa c’è che non andava? Forse
organizziamo troppe riunioni, dibattiti, convegni? Oppure, molto
più semplicemente, come notavano alcuni, il tema non interessava. Titolo della serata era: «Dove va la Federazione delle chiese evangeliche in Italia?».
Dopo aver fatto la storia del
cammino della Federazione —
Congresso evangelico del
1965 a Roma alla costituente sino alle ultime assemblee — si
sono esaminate le tematiche e lo
sviluppo, discontinuo ma appassionante, di questa spinta ideale
all’unità del protestantesimo italiano. Molti gli interrogativi aperti sui "servizi" che oggi la Federazione offre (radio, televisione,
scuole domenicali eccetera) e
sull’impegno che ancora si sta
svolgendo nei confronti delle popolazioni terremotate... peccato
che il dibattito sia stato ristretto a poche persone. Meritava più gente proprio a Torre Pellice dove, quattro anni fa, si svolse la 5“ assemblea della Federazione (« Gli evangelici in Italia,
una proposta alternativa »j che
tanta eco ebbe presso le comunità valligiane.
Ricordo al proposito una frequentatissima tavola rotonda in
cui Spini tese la rnano di associazione al cattolicesimo del dissenso, Girardet parlò dell’attualità
della Riforma e Foligno sostenne l’urgenza di una testimonianza credibile da parte dei cristiani. Quella sera la gente delle Valli era numerosa e pose domande
importanti. Non intendo qui accostare quella storica serata del
1979 con l’iniziativa dell’altra sera. Ma l’accostamento dei due avvenimenti mi suggerisce una
preoccupazione che spero infondata. Mi chiedo se dietro alla
carenza di partecipazione non ci
sia un disinteresse di fondo per
tutto ciò che riguarda il confronto tra le denominazioni e, in ultimo, anche una certa freddezza
circa la spinta ideale all’unità del
protestantesimo italiano. Questo
non per cattiva volontà ma perché alle Valli non ci sono realtà
metodiste e battiste o altro con
cui confrontarsi. Sì è vero che in
Val Pellice ci sono piccoli gruppi di salutisti, di "fratelli" o pentecostali (anche a Pinerolo i pentecostali sono presenti) ma non
s'intessono rapporti significativi.
Si vive così immersi in una realtà tutta valdese privi dell’arricchimento che potrebbe provenirci dal confronto con denominazioni diverse dalla nostra. E’ necessario quindi insistere, per il
futuro specie qui, sulle tematiche
della Federazione e non lasciar
cadere la spinta ideale all’unità del protestantesimo italiano.
Giuseppe Platone
Organizzato dal comitato pinerolese per la pace e il disarmo
si è tenuto domenica scorsa,
presso il quartiere di San Lazzaro uii incontro con un gruppo di
palestinesi. Si tratta di un
gruppo di militanti dell’OLP feriti in occasione degli scontri in
Libano la scorsa estate. Queste
persone, ferite, erano state evacuate daL Libano in Siria, a Damasco; di qui, avute le prime cure, sono stati trasferiti in Piemonte perché potesse essere loro
applicata una protesi. Di un gruppo iniziale di 52, ne sono rimasti
una trentina essendo gli altri già
rientrati a Damasco.
Si tratta di un gruppo di giovani sotto i trent’anni che portano
sulle loro carni i segni di una terribile guerra; a ognuno manca
qualcosa, un braccio, una gamba,
un piede, un occhio.
Nella discussione che c’è stata
emersa chiaramente una volontà di pace. Non una pace facile,
cioè l’assenza di guerra, ma una
pa.ce che derivi dal rispetto del
criterio dell’ autodeterminazione
dpi popoli.
« E’ una situazione drammatica — hanno detto — un popolo
come quello Israeliano che ha
conosciuto la diaspora, che costringe un altro popolo alla diaspora. Un popolo che ha subito
gli orrori dei campi di concentramento che costruisce, quasi con
identici criteri altri campi di
concentramento nel sud del Libano ».
Il desiderio di pace si traduce
allora nell’obiettivo della creazione di uno stato unico democratico palestinese in ‘Cui possano convivere insieme israeliani
e palestinesi.
« Se per questo non ci sono le
condizioni politiche ci accontentiamo di uno stato palestinese
autonomo, nella nostra terra, che
abbia confini certi con Israele »
— hanno aggiunto.
« L’ONU è responsabile della
creazione di Israele, deve aiutarci a trovàre una terra su cui possiamo vivere. Anche gli altri paesi del mondo — Italia compresa — devono impegnarsi per
trovare úna soluzione pacifica al
nostro problema che dura ormai
da 34 anni ».
Non è sempre facile di fronte
a uomini che hanno pagato di
persona le loro convinzioni, fare
obiezioni, portare altri punti di
vista, così il discorso si è sposta
Come mangiavano
TORRE PELLICE — Tre ristoranti cittadini hanno lanciato
una iniziativa sulla cucina tradizionale delle valli. Si tratta del
Bistro, della Civetta, e di Flipot,
i cui titolari hanno la scorsa estate vinto un premio di cucina con
una ricetta tipica: « la zuppa valdese ». I cuochi di questi ristoranti sono interessati a ricevere
ricette tipiche delle valli e a sperimentarle nei loro ristoranti.
« La cucina — dicono — è anche
il riflesso della cultura di un po
CORALI VALDESI
Tempo di concerti
Le corali di alcune comunità
delle Valli hanno dato vita, negli ultimi 20 giorni, a diversi
concerti, dando ognuna un saggio del suo repertorio e dimostrando ognuna un serio lavoro'
di preparazione, di studio ed uno
spirito vivo animato sempre dalla volontà di rendere lode al Signore tramite il canto.
La Corale di Villar Pellice e
Bobbio Pellice ha presentato il
29 dicembre una serie di canti
per lo più ispirati al Natale, in
un concerto nel Duomo di Pinerolo, invitata dal Comune di Pinerolo per le manifestazioni del
« Cantiamo insieme il Natale ».
Nella medesima serata si è pure esibito il gruppo polifonico
« Turba concinens » del Civico
Istituto musicale « Corelli » di
Pinerolo.
Inni tratti dall’Innario cristiano, alcuni corali di J. S. Bach
ed una composizione di carattere più moderno formavano il
programma del concerto della
Corale di Pinerolo, tenutosi il 15
gennaio nel Tempio.
Ciascun canto, in questo concerto come in quello della Corale di Villar-Bobbio, era preceduto da una breve presentazione
che lo inquadrava nel messaggio
di testimonianza della fede in
Gesù Cristo che esso voleva recare a chi ascoltava, al di là della bellezza del canto in sé e delle buone esecuzioni.
Il 16 gennaio, nel Tempio di
Luserna S. Giovanni, la locale
Corale ha ospitato la Corale di
Pomaretto ed i Trombettieri vaidesi, con i quali gruppi ha pre^sentato un concerto di atmosfe*^ra natalizia, conclusosi poi con
il canto, intonato insieme dalle
due Corali, dalle trombe e dal
pubblico, dell’inno di Lutero
« Qual forte rocca è il nostro
Dio ».
Nel corso dei concerti nel
Tempio di S. Giovanni ed in
quello di Pinerolo si sono esibiti
pure alcuni giovani artisti, che
hanno meritato gli applausi loro
destinati pei' le loro esecuzioni
(a Pinerolo violino e tromba, ciascuno in duo con l’organo; a
S. Giovanni un duo di flauti).
P. G.
to sulle prospettive, sul, ruolo
che giocano i paesi aram, sulla
portata sociale della « rivoluzione palestinese », sul ruolo umanitario dell’esercito italiano.
Dalla discussione è emerso il
profondo convincimento che la
soluzione è molto lontana anche
se esistono segni di speranza,
quali la nascita in Israele del movimento per la pace (« shalom »).
Ed è appunto nello sviluppo
dei movimenti della pace che si
può trovare la forza per lottare
per una pace che sia il frutto
della giustizia. Con l’impegno a
tener presente il problema palestinese si è chiuso un incontro
significativo. G. G.
COMPRENSORIO
Alla scoperta
di nuovi
mercati
PINEROLO — Per discutere le possibilità concrete del programma industriale e commerciale del comprensorio
« Pinerolo vende qualità », si è tenuta
una riunione di rappresentanti di un
centinaio di aziende pinerolesi con esportatori in alcuni paesi arabi. Secondo i relatori esistono concrete possibilità di iniziare un interscambio con paesi quali il Sudan, l'Egitto, il Kuwait, la
Tunisia che hanno programmi di sviluppo industriale che pjDtrebbero utilizzare
prodotti delle aziende pinerolesi.
Questi paesi godono di finanziamenti
importanti e senza interesse da parie
delle banche arabe é possono quindi essere degli interlocutori molto validi.
PER FARE STORIA
L’archivio storico
UNA INIZIATIVA
polo. Non si possono riscoprire
soltanto le tradizioni di cori, canti, costumi. Ma è anche necessario scoprire ’’come si mangiava
una volta” ».
Chi vuole collaborare può inviare le ricette ai vari ristoranti
e chi le invia sarà ospite del ristorante per assaggiare il piatto
proposto.
Poi si organizzeranno serate
particolari in cui verranno serviti solo piatti tipici.
I. P.
L’Istituto G. Salvemini di Torino ha promosso nei mesi scorsi un seminario per insegnanti
articolato in 7 incontri sul tema
« Gli oggetti e le immagini ». In
pratica si è voluto fare riferimento ad una serie di realtà e
di istituzioni (quali per esempio
gli archivi, l’iconografia, il museo, la morfologia urbana, la fabbrica e la sua archeologia, il
giornale, il documentario), che
si presentano cosi ricche di informazioni storiche da costituire uno strumento insostituibile
per l’insegnamento. Vorrei brevemente esporre alcuni punti e
qualche impressione personale
su quegli argomenti che più
esplicitamente hanno una connotazione storica nella realtà
delle nostre valli. Inizierò con le
fonti archivistiche, la cui importanza comincia pian piano ad
essere riconosciuta da fasce
sempre più ampie di utenti. Non
sono infatti soltanto più gli addetti ai lavori o gli appassionati
del settore che si avvicinano al
documenti archivistici, bensì anche gli studenti e le generazioni
più giovani.
Il relatore della lezione, Nicola Vassallo dell’Archivio di Stato di Cuneo, ha sottolineato come in campo scolastico sia necessario attingere sempre più alle fonti archivistiche e non necessariamente solo per la storia,
che naturalmente resta però la
materia privilegiata, ma anche
per altre discipline, esistono infatti molti argomenti quali per
esempio i catasti, che possono essere trattati interdisciplinariamente. Egli ha inoltre- ribadito
che si vorrebbe auspicare che il
rapporto Scuola-Archivio venisse istituzionalizzato con la creazione nell’ambito dell’organizzazione archivistica italiana di un
« Servizio educativo », con il
compito di promuovere mediante mostre, visite guidate, audiovisivi, programmi televisivi, conferenze, la conoscenza del patrimonio archivistico e l’uso corretto delle fonti. Poiché esistono infatti vari tipi di approccio
alle fonti archivistiche, sarebbe
opportuno che gli studenti po
tessero avere una visita guidata
negli Archivi disponibili con lo
scopo di far conoscere la struttura, i compiti e il funzionamento dell’Archivio stesso, di illustrare come si sono formati i
principali fondi, le tecniche di
conservazione e di ordinamento, le modalità di consultazione
e l’uso degli strumenti per la ricerca dei documenti. Dalla discussione assembleare è però
emerso come gli enti non abbiano saputo rispondere alla maggiore domanda di utenza, mi riferisco in particolare allo Stato
ed ai Comuni, i cui archivi non
solo mancano- di inventario, ma
spesso sono nell’abbandono più
completo. Manca infatti da più
parti la sensibilità e la volontà
per affrontare il problema della
salvaguardia dei beni culturali.
Il relatore ha infine dato delle
.indicazioni precise circa l’utilizzo dei documenti d’archivio, avvalendosi di una serie di diapositive su documenti di epoche diverse ed ha invitato i presenti
a visitare come campione l’Archivio del Comune di Torino. Ha
.anche segnalato l’Archivio della
Tavola a Torre e questo per noi
può essere motivo di soddisfazione, anche perché ha sottolineato come nelle Valli Valdesi
esiste una maggiore sensibilizzazione verso i problemi legati alla cultura.
Noi sappiamo però che, se è
vero che l’Archivio di Torre è
veramente efficiente grazie alla
disponibilità di chi vi lavora, non
altrettanto si può dire degli archivi delle Chiese e soprattutto
dei Comuni. Chi ha a cuore questo problema cerchi pertanto di
stimolare l’opinione pubblica affinché i nostri archivi siano maggiormente tutelati ed ordinati,
in modo da rendere più agevole
la consultazione a chiunque.
Facciamo in modo che l’incuria, l’umidità degli scantinati in
cui spesso vengono relegati gli
archivi, non deteriorino irrimediabilmente preziosi documenti.
Se un documento si rovina è una
parte della nostra storia che
scompare per sempre.
Clara Bounons
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Vìa Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) ■ (Telef. 0121/22671)
10
10 cronaca delle Valli
21 gennaio 1983
DISCUTIAMO LE « MARCE PER LA PACE »
Essere segni
credibili nel mondo
INCONTRI FFEVM NEL PRIMO E SECONDO CIRCUITO
Mi riferisco allo scritto della
TEV. Penso che non dirò niente
di nuovo perché altri heuino già
spiegato con articoli, dibattiti
ecc. tutta la situazione, esprimo
solo la mia convinzione sulla validità dell’adesione delle Chiese
a certe manifestazioni.
Ci sembra chiaro che le marce per la pace e tutto ciò che riguetrda tale argomento, non sono
la bacchetta magica per risolvere un problema di tale rilevanza,
a monte del quale ci sono altri
gravi problemi non facilmente
risolubili; ma sono espressione
di rifiuto ad ima fatalità bellica,
sono un modo per sensibilizzare
la gente sull’impegno per la pace e per far giungere ai responsabili che detengono il pote,re,
l’opinione popolare. Più quest’importanza diventa radicata nelle
coscienze, più si estende ad altri
e diventa forza dirompente che
si può opporre alle forze contrastanti.
_Ci dicono che tutto ciò è utopistico ed inutile, ma penso che
continuare in questo impegno
non sia un fatto in contrasto con
Comitati per la pace
PINEROLO — Il comitato per la
pace si ritrova venerdì 21 gennaio alle
ore 21 presso la CGIL (Via Demo 8)
per discutere ie proposte di disarmo
dell'URSS.
Teatro
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato
29 gennaio alle ore 21 verrà rappresentato presso il Cinema Lusernese,
Il lavoro teatrale - Senza trucco, tutta
in nero ». Regìa di Renzo Dotti e Roberto Vernocchi. Con Erio Masina.
Dibattiti
PINEROLO — Il centro sociale protestante organizza per venerdì 28 gennaio alle ore 21 nella Sala valdese
(Via dei Mille 1) un dibattito sul tema
« Israele e la questione palestinese ».
Introduce Enrico Rambaldi.
Segnalazioni
PINEROLO — Il comitato per la laicità della scuola si riunisce iunedì 31
gennaio alle ore 21 presso la Chiesa
valdese (Via dei Mille 1).
Le pensioni del 1983
MINIMI LAVORATORI DIPENDENTI
Trimestre Gennaio-Marzo
Aprile-Giugno
Luglio-Settembre
Ottobre-Dicembre
LAVORATORI AUTONOMI
Trimestre Gennaio-Marzo
Aprile-Giugno
Luglio-Settembre
Ottobre-Dicembre
PENSIONI SOCIALI
Trimestre Gennaio-Marzo
Aprile-Giugno
Luglio-Settembre
Ottobre-Dicembre
— 780 contributi -f780 contributi
L. 276.050 L. 293.900
L. 286.800 L. 305.350
L. 297.100 L. 316.300
L. 306.900 L. 326.750
60-65 anni
206.650
214.700
222.450
229.800
L. 165.500
L. 172.000
L. 178.200
L. 184.100
Il lavoro di Amnesty
la volontà di Dio e rinsegnamento di Gesù.
Nello scritto indicato si legge:
« Le Chiese vengono meno alla
loro missione allineandosi a delle manifestazioni ispirate dal terrore... ». Non comprendo. bene il
significato di questa frase, so soltanto che, pochi o molti di noi
pensano il contrario e cioè che
le Chiese vengono meno .alla loro missione se non dimostrano
con' impegni concreti che « hanno accettato il trattato di pace
offerto da Dio e firmato col. sangue di Gesù Cristo... che vogliono invitare gli uomini ad unirsi
al corteo della pace del Signore... ».
Per capire questo penso che il
mondo oggi non si contenti ^olo
di parole, di un Cristo predicato
a parole, vuole dei segni credibili, con una testimonianza palese. In che modo le Chiese pensano di dare questi,segni?
Molto spesso aU’estemo si percepisce inconsciamente l’azione
di amore e solidarietà («Lo Spirito soffia dove vuole... se i figliuoli non parlano le pietre grideranno ») ed è la Chiesa che deve unirsi agli altri perché è in ritardo ed in retroguardia, va a
rimorchio.
Sappiamo anche che, attraverso i secoli, il Signore si è servito
di persone e mezzi i più impensabili, per portare a termine il
suo piano ed anche porre fine alla'follia di uomini.
L’amore di Dio si manifesta
anche nei rapporti tra uomini,
popoli e nazioni, tanto più la
Chiesa deve levare la voce contro la logica del terrore e della
morte.
Ciò non esclude la nostra convinzione che solo la presenza di
Cristo può cambiare il nostro
modo di vedere le cose, porci di
fronte ad esse e cambiare anche i rapporti umani.
Concludo dicendo che i cristiani che fanno o non fanno certe
scelte sono convinti che è giusto
di farle o non farle; mi pare perciò utile che le opinioni vengano
espresse anche attraverso il giornale.
Alba lazeolla
Hanno collaborato a questo
numero: Pasquale Consiglio,
Consiglio di chiesa di Portici,
Giovanni Conte, Bruno Costabel, Ivana Costabel, Renato
Di Lorenzo, Paolo Gay, Italo
Pons, Teofilo Pons, Paolo Ribet. Bruno Rostagno, Aldo
Rutigliano, Cipriano Toitrn.
« I nazisti in Germania eliminarono i comunisti ed io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi eliminarono gli ebrei ed
10 non dissi nulla perché non ero
ebreo. Essi eliminarono i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi eliminarono me e questa volta non
era rimasto nessuno che osasse
dire qualche cosa » (Past. M. Niemoeller).
Questa era una delle scritte
affisse al muro della sala di Via
dei Mille, 1 a Pinerolo la sera
di sabato 8 gennaio in occasione
della visita di Lilia Sommani invitata dalla F.F.E.V.M. alle Valli.
Questa visita è stata articolata
in due incontri di cui uno appunto a Pinerolo e l’altro domenica
9 a Luserna San Giovanni.
A Pinerolo una ventina di
membri della comunità, con alcune rappresentanti di altre comunità, si è riunita prima per
accogliere l’ospite e trascorrere
durante un’agape una di quelle
ore di fraterna letizia che dovrebbero essere sempre più numerose nella vita delle nostre
chiese. Dopo cena una rappresentanza delle Unioni Femminili del
11 e III circuito, unitamente ad
alcuni membri della comunità di
Pinerolo, in prevalenza uomini,
hanno formato un buon uditorio
attento ed interessato all’esposizione chiara e documentata.
Essa parlandoci di Amnesty International (che è un movimento
mondiale per i diritti umani che
lavora per il rilascio di uomini e
donne imprigionati in qualsiasi
luogo a causa del loro credo, origine etnica, lingua o religione i
quali non abbiano fatto uso o
sostenuto la violenza), ci ha dato
una panoramica interessante delle origini del movimento, della
sua nascita in Italia, della sua
crescita e della sua incidenza attuale. Amnesty International può
oggigiorno far sentire la sua voce all’Assemblea delle Nazioni
Unite e del Parlamento Europeo.
Sono stati indicati i principi
fondamentali del movimento (imparzialità, indipendenza, autofinanziamento) ed è stata sottolineata come struttura portante
di tutta l’organizzazione il gruppo, prima tappa, relativamente
semplice^ per l’inizio del lavoro.
Una nota di speranza ha pervaso, nonostante tutto, l’esposizione di situazioni oltremodo dolorose e laceranti in quanto Foratrice ha insistito dicendo « ogni
Ietterà brucia nelle mani di chi
la riceve » e vale perciò la pena
di scriverla. Per ogni caso in cui
si è intervenuti si ha sempre avuto un risultato: o rilascio del prigioniero o attenuazione di pena.
Come durante le Pasque Piemontesi del 1655 (in cui sono accaduti fatti simili a quelli che
accadono attualmente in tante
parti del mondo) il moderatore
valdese Léger riuscì a mobilitare l’opinione delle potenze protestanti che intervennero in favore dei valdesi martoriati così noi
ossi dobbiamo denunziare con
forza e perseveranza tutto quello
che si compie nel mondo contro
i diritti umani.
A Luserna San Giovanni nel
pomeriggio della domenica 9/1,
sono convenute le rappresentanze di tutte le attività femminili
del 1° circuito che con il loro numero (più di un centinaio) e con
i loro interventi dopo l’esposizione hanno dimostrato di essere
molto interessate e sensibili al
lavoro di Amnesty International.
Non è che questo lavoro fosse
sconosciuto qui alle Valli (alcune
sorelle fanno parte già del movimento) però ci au^riamo che
dopo la visita di Lilia Sommani
più persone possano essere sensibilizzate al problema e coinvolte in questa pratica di amore del
prossimo.
Si parla spesso di trovare nuove vie di testimonianza; questa,
mi pare possa esserne una sia
in seno alle nostre comunità, sia
fuori di esse anche in mezzo a
coloro che non sono sensibili a
problemi puramente ecclesiastici.
In fondo la sezione italiana del
movimento è nata in gran parte
per l’interessamento delle donne
evangeliche delle Unioni Femminili di Roma fin dal 1974 e tuttora alcune unioniste lavorano
direttamente in quel campo ed
altre ne sostensono finanziariamente il lavoro.
Elsa Rostan
Diamo l’indirizzo di Amnesty
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11
21 gennaio 1983
cronaca delle Valli li
DROGA, METADONE
E OSPEDALE
DI POMARETTO
Ho letto con molto interesse gli articoli del numero 52 del 24 dicembre '82,
in particolare mi hanno colpito quello
« Alle valli oggi », intitolato « Metadone »: e ■■ punti di vista » di F. Giampiccoli, insieme mi è venuto automatico associarli alla lettera del Prof. Varese, a proposito dell'ospedale di Pomaretto.
Innanzi a tutto vorrei dire ad Adriano Longo che, pur apprezzando in linea
di massima il suo intervento, mi trovo
"dall'altro lato", proprio per quanto affermato da F. Giampiccoli in prima pagina.
« Metadone »? È sempre una domanda aperta: c'è chi sostiene il suo uso
come mezzo per entrare in contatto col
dipendente, ma c'è pure chi sostiene il
suo uso come: "metà-done": l'altra
metà eroina o altro... Teniamo presente
che il metadone è una sostanza che
rientra nel gruppo degli "oppiacei", e
che è un prodotto di esclusiva sintesi
chimica; e ancora che: « La tossicomania, specie quella da eroina e da metadone, è in rapida diffusione nel mondo
occidentale » (da: L. CancrinI, Tossico,
manie, ed. Riuniti, pag. 115).
Praticamente la « cura » cosiddetta
col metadone, non considera le cause
reali della tossicomania, e quindi il modo di affrontarle costruttivamente e positivamente. « Si è spacciato per curativo quello che è ai più un tentativo
di limitare l’espansione del mercato nero ed il rischio legato ad alcuni momenti drammatici della carriera del tossicomane. Ma ciò è servito soltanto alla preparazione ed alla diffusione di
un'altra tossicomania, quella provocata
dal metadone » (Cancrini, cit., p. 97).
In concreto posso affermare che quello ritenuto il "farmaco-panacea”, non
è che un alibi morale che ci si può costruire: come un paraocchi per poter
dire "qualcosa ho fatto". Quella ragazza potrà pure uscire dall'ospedale "disintossicata", col metadone: ma "dopo"
dove andrà? E in che condizioni fisiopsicologiche? Cosa abbiamo fatto veramente per lei?
No, non credo proprio che « ...forse
anche noi dobbiamo trovare il nostro
"metadone" »; ma credo anzi che dob
biamo buttare via quel poco che ne è
rimasto in qualcuno di noi, credo che
per primi dobbiamo disintossicarci noi
dalla dipendenza da "metadone", per
essere più lucidi e capire II messaggio
"vero”, non il palliativo.
Se è vero che questo è stato un
« anno di occasioni aperte per la nostra testimonianza» (F. Giampiccoli), è
anche vero che solo attraverso una profonda meditazione sui concetti espressi: libertà, fiducia, responsabilità; possiamo concretizzare queste possibilità o
"occasioni aperte", (ed io aggiungo)
"non sfruttate" come avremmo dovuto,
» Teniamole strette come fragili doni », e cioè teniamo presente questa
fragilità che può farli rompere da un
attimo all’altro; proprio come la ragazza di cui paria A. Longo: sarà dimessa,
ma difficilmente sarà stata « soggetto
di una proposta di riconquista della salute », di se stessa e del suo valore.
Sono pochissimi e fortunati quelli che
hanno potuto avere questo "rapporto
umano" nella "fabbrica della salute".
•' Libertà, fiducia,, responsabilità... Teniamole strette come fragili doni », ci
dice Giampiccoli, rinnoviamole giorno
per giorno, stando bene attenti.
È la nostra libertà che va difesa costantemente, libertà di essere consapevolmente quello che si è; libertà di scegliere con chiarezza, libertà di essere
liberi. È libertà l'essere considerati
sempre uomini e persone e non oggetti, <• oggetti di terapie » per gli ospedali; oggetti di altre persone, oggetti...
Vuol dire essere felici della propria
condizione di uomo; vuol dire anche
riuscire a "dare” questa felicità.
Ed è qui che vedo allora la funzione
dei nostri ospedali.
Penso che anche storicamente la funzione operante dei nostri Istituti, dovrebbe essere sempre quella innovatrice, quella de-istituzionalizzata, nel senso di una impostazione di base già di
per sé "diversa”.
Il rapporto col "paziente" è di tipo
soggettivo od oggettivo?
Anche I nostri ospedali sono "fabbriche della salute" o sono realmente
un momento di "cura e riabilitazione”
della persona, trattata come tale, non
un numero ed un cartellino, ma un essere che necessita di "vivere”?
La scelta dell’attività interna agli istituti è vocazionale, o è gerarchico-istituzionale-economica?
Come operano realmente, con quali
possibilità ed aiuti e mete, come possono intervenire positivamente questi
Istituti?
Non ho mai ben capito: per esempio,
¡I discorso sul "metadone" portato avanti dall'ospedale di Pomaretto.
Certamente, in linea di principio sono contraria al metadone di per sé. È
pur vero che però esistono altre sostanze che pur aiutando fisicamente il
tossicomane non provocano assuefazione, È anche vero che qualsiasi sostanza
data senza l'aiuto e l'alternativa alla
possibilità di scegliere, per chi Io voglia, la "vita", non serve. In questo caso cosa fanno I nostri Istituti oggi?
Simonetta Colucci ftibet
CHI LEGGE QUESTO
GIORNALE?
Campagna di abbonamenti. Sempre
più difficile; non solo per il prezzo (che
pure, anche se è un « prezzo politico »,
comincia ad incidere pesantemente,
specie nelle buone case valdesi dove
c’era l’abitudine di abbonare all'Eco il
nonno, il padre, il figlio, il nipote). È
anche il fatto che « manca la cronaca
delle Valli ». Certo, alcune comunità
hanno un corrispondente attento, informato, vigile; in altre il pastore si accolla anche questo compito — e poi ci
si lamenta perché fa tutto lui!
E certo si può spiegare alla comunità che non fa cronaca la tazza di tè,
l'annuncio mortuario di una persona che
pure ci è stata carissima. E si può
spiegare che da Piossasco in giù non
interessano i turni delle farmacie in
Val Pellice; ma poi leggiamo della tazza
di tè della valle Camonica, o dell’Isola
tiberina; e l’annuncio di morte di tanti,
fedelissimi Mario Rossi o Verdi di tutta la penisola; e ci barcameniamo tra
il foglio locale (delle « Valli » nostre,
per intenderci), l’organo ufficiale/ufficioso delle chiese valdesi e metodiste,
la palestra.xlL.dibatt#i culturali, eccetera eccetera.
Riabboniamoci pure al giornale; sarà
sempre meglio che la. solita lamentela.
Ma chiediamoci anche dove andiamo, a
chi serve, chi lo legge, chi posso abbonare senza fare una magra figura.
La redazione è certo disponibile alle
critiche, a visitare gruppi e comunità,
a tenere redazioni aperte, periodiche,
sollecitando contributi e stimoli. Ma
in un mare di verde, in un’oasi di pace
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siamo veramente capaci di ascoltare, di
modificare?
lettera firmata, Rorà
Ogni terzo giovedì del mese, alle
20,30, la redazione Valli sHneontra con
i corrispondenti locali presso casa Gay
in via Cittadella 8 a Pinerolo, In quella sede dibattiamo molti dei problemi
che lei espone nella sua lettera. La invito quindi a partecipare proprio per
migliorare, anche attraverso il suo contributo, il nostro servizio. Il fatto che
sul giornale la realtà valdese delle Valli sHntrecci con la realtà nazionale della chiesa valdese e metodista non dipende da noi. E’ una scelta del Sinodo
che ha voluto un giornale unico per
tutti i valdesi e metodisti italiani.
(g-p.)
IL COMMERCIANTE
OCCITANO E IL
PROF. FANFANI
Bach, Beethoven, Gabrieli, Vivaldi,
Beatles, Pink Floyd, Jethro Tuli, Miles
Davis, Jarrett, Dalla, Battisti, Bennato,
Guccini, Canti popolari. Cori ecc. Per
il Governo Fanfani sono un lusso tipo
Rolls Royce, Jaguar, Maserati, Whisky,
Pellicce di visone. La cultura musicale
non esiste: va tutto tassato al 36%.
Guai a chi si permette di ascoltare e
vendere musica. Per parlare di un solo
aspetto dei D.L. del 30.12.82. Un piccolo commerciante del genere compreso
nei D. L., come ce ne sono centinaia,
per funzionare ha bisogno minimo di
un magazzino di 50-60 milioni, ora su
tale cifra dovrebbe sborsare nel giro
di 20 giorni 8-10 milioni, merce sulla
quale è già stata pagata un’IVA del
15-18%, e lo stesso dicasi per radio
tv foto cine ottica. È pazzesco fosse anche entro il 31.12.83; perciò se come
Associazioni di categoria non si riesce
a bloccare II D.L, in oggetto, saranno
costretti a chiudere e liquidare l’attività centinaia di piccoli esercenti. Dobbiamo sempre lasciare che degli incapaci ci governino? Se han bisogno di
soldi e l’evasione fiscale esiste ebbene
colpiscano quella, non tutti indiscriminatamente, non sono mica tutti evasori.
Cosa significano i vari D.L.? Mancanza
di volontà per fare una politica seria.
Contro I D.L. è ora che I commercianti
si uniscano solidarmente con I lavoratori tutti, promuovendo delle azioni di
protesta e scioperi a livello nazionale.
I commercianti potrebbero bloccare gli
acquisti obbligando così le Ditte ad appoggiare queste rivendicazioni.
Quando un Governo non è capace di
assolvere i propri compiti lo si cambia.
A nome della categoria un piccolo
commerciante Occitano.
Attilio Sibille, Torre Pellice
Borsa
di studio
Wiiiy Jervis
La Commissione nominata per l’assegnazione della Borsa di Studio « Willy
Jervis » comunica:
È bandito per l’anno scolastico 19821983 il concorso per l’assegnazione di
una Borsa di Studio di L. 140.000 per
studenti delle scuole secondarie oriundi delle Valli Valdesi, senza distinzione
di confessione religiosa, con preferenza
agli iscritti ad un Istituto Magistrale, al
Collegio Valdese (Liceo Ginnasio e
Scuola Media) e alla Scuola Latina di
Pomaretto. I candidati dovranno presentare i seguenti documenti:
a) Pagella dell’ultimo anno scolastico o
documento equivalente da cui risulti la promozione alla classe superiore con una media non inferiore al
sette decimi, compreso espressamente nel computo il voto di condotta.
b) Certificato in carta libera rilasciato
dall’ufficio delle imposte.
c) Dichiarazione di non godere di altra
borsa di importo superiore alle 50
mila lire.
d) Stato di famiglia.
Domanda e documenti dovranno essere fatti pervenire alla Commissione Borsa di Studio « Willy Jervis » presso la
Presidenza del Liceo Ginnasio Valdese
di Torre Pellice entro 30 giorni dalla
pubblicazione del presente bando.
Il Presidente della Commissione
Prof. Ermanno Armand Ugon
Si comunica che nelle bacheche della
Scuola Media Valdese, del Ginnasio-Liceo e della Scuola Latina sono esposti
i bandi delle borse di studio Lydia
Astengo, Fontana Roux, Arturo Long e
Guido Malan.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Giulio Plavan
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza e il loro aiuto hanno solidarizzato nella triste circostanza.
Angrogna, 4 gennaio 1983
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
Il Signore ha accolto nella Sua pace
Lidia Arimondi in Anziani
Fiduciosi nelle promesse del Signore ne
danno l’annuncio il marito Giuseppe,
i figli Davide e Giovanni con le loro
famiglie, la sorella Gilda, la cognata
Fernanda e la cara amica Maria Paganini.
Genova, 7 gennaio 1983.
« Nel sentiero della giustizia sta
la vita, e nella via che essa
traccia non c’è morte »
(Prov. 12; 28)
Il 31 dicembre 1982 è mancato
Edvico Bouchard
« Temicou »
Lo annunciano : il figlio Franco con
la moglie Marina Musso, i piccoli
Emanuela ed Enrico; la sorella, i fratelli, i cognati, le cognate, i nipoti, i figliocci e tutti i parenti.
Un sincero ringraziamento a tutti
coloro che hanno partecipato al loro
dolore.
S. Germano Chisone, 8 gennaio 1983
« Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita »
Le chiese di Cremona e Piacenza
esprimono la loro cristiana simpatia,
nella speranza della risurrezione, alla
famiglia Anziani per la morte della
cara
Lidia Arimondi in Anziani
Cremona, gennaio 1983
ABBONAMENTI
1983
Annuo: mìnimo L. 18.000
Semestrale: minimo » 10.000
Estero » 35.000
Sostenitore » 36.000
USL 42 • VALLI
CHI80NE-CERMANA8GA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 23 GENNAIO 1983
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 23 GENNAIO 1983
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44- PINEROLE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
i
12
12 limil e società
21 gennaio 1983
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE E PROSPETTIVE CORPORATIVE
I sindacati dimenticano ia laicità
Nella piattaforma contrattuale dei lavoratori della scuola una grave spinta corporativa che
ende ad allargare il confessionalismo dello Stato vince un emendamento della minoranza
Nel mese di dicembre dell’82
si è svolta in tutta Italia la consultazione sull’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto ’82/84 dei lavoratori della
scuola. La consultazione si è
conclusa con un’assemblea nazionale dei delegati e delle strutture sindacali CGIL-CISL-UIL
che si è svolta a Roma il 15 e 16
dicembre 1982.
Nella quasi totalità delle assemblee di base che si sono svolte nel pinerolese, la discussione
dei lavoratori ha affrontato con
particolare vivacità ed interesse
il punto qui a fianco riportato.
I rilievi critici degli interventi sono stati estremamente duri
nei confronti delle organizzazioni sindacali che rischiano — come ha affermato nel suo documento conclusivo l’assemblea del
comprensorio di Pinerolo — di
«passare come i garanti ed i razionalizzatori di una situazione
che va superata, gli estensori, di
fatto, di un privilegio che si contrappone in modo rigido e globale ad un’idea democratica di
società ».
Purtroppo questo non è che
uno degli aspetti che indicano
come ormai siamo di fronte ad
«una parabola dei contenuti riformatori e progressisti dei sindacati confederali della scuola ».
« Il movimento progressista e ,
riformatore della scuola ha sem- '
pre avuto un rapporto stretto
di iniziativa con i sindacati confederali ed al loro interno è ancora largamente presente anche
a livello di militanza. Uno degli
elementi cardine della sua iniziativa è stato ed è tuttora il concetto di laicità della scuola».
«I sindacati confederali, con
la loro proposta, ignorano questo patrimonio culturale e di lotta che in qualche misura è loro
proprio, e pongono le basi per
una separazione sempre più profonda tra essi e la parte più progressista della categoria». Particolarmente grave è stato giudicato il comma relativo alla
estensione della normativa vigente nelle scuole medie alle
scuole materne ed elementari
anche perché viene a cadere (in
« L’Eco delle Valli Valdesi >>: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Gomitate di. Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Miche
lis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo, Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigliai
mo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante ■ Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Birettore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLl
Rei.^ione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
• L'Eco delle Valli - La Luce ».
Abbonamenti '83: Annuo L. 18.000,
Semestrale 10.000; Estero 35.000;
Sostenitore 36.000. Gli abbonamenti decorrono dal r gennaio e dal 1”
luglio (semestrale).
Redazione Vaili: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
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Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 - economici
200 e partecipazioni personali 300
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Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a ■ La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
Dalla piattaforma
7. ASPETTI DI STATO GIURIDICO RELATIVO A PARTICOLARI CATEGORIE
insegnanti di religione
a) la determinazione dei posti orari di cattedra ripartiti per ambiti territoriali diocesani spetta al Provveditore agli Studi;
b) gli Ordinari diocesani fanno pervenire ai Provveditorati agli studi gli
elenchi di religiosi o laici approvati per l’insegnamento della religione,
gli elenchi possono essere aggiornati annualmente;
c) in riferimento ai titoli di studio, di famiglia e di servizio valutabili secondo le OO. MM. « incarichi e supplenze » vengono approntate a livello di Provveditorato graduatorie per ogni diocesi presente nella provincia solo degli aspiranti all’incarico presenti negli elenchi;
d) gli incarichi vengono conferiti seguendo le graduatorie in base alle preferenze degli interessati;
e) gli incarichi hanno la conferma automatica negli anni successivi, se rimane l’approvazione ecclesiastica;
f) gli incaricati con posto orario hanno diritto alla sistemazione;
g) estensione della normativa vigente per la scuola media e quella da acquisire con il presente contratto agli insegnanti di religione della
scuola materna ed elementare.
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pratica sconfessandola) nel mezzo di una battaglia che è caratterizzata da almeno due elementi nuovi:
1) la dichiarazione di non disponibilità dei docenti (elementari) aH’insegnamento confessionale della religione e la presa
di posizione e la lotta contro la
introduzione di personale estraneo nella scuola che impartisca
detto insegnamento;
2) le proposte di sperimentazione per un insegnamento non
confessionale della religione
(proposte spesso fatte da insegnanti e settori avanzati della
Chiesa cattolica).
Proposta
di soppressione
L’assemblea conclusiva del
comprensorio di Pinerolo ha
preso atto della discussione avvenuta sui luoghi di lavoro ed
Una difficile
fedeltà
(segue da pag. 1)
lo spirito critico e le strutture
democratiche, aveva formato dei
cittadini che volevano una Costituzione accettata dal popolo e
non imposta. Purtroppo ciò non
impedì al partito democristiano
di assumere il potere, che detiene tuttora, esautorando il re ed
instaurando un regime estremamente autoritario, anche nei confronti della Chiesa Evangelica,
come il lettore può constatare
dalla corrispondenza della nostra
inviata Laura Nisbet.
Il contesto storico, religioso e
politico, le circostanze che hanno giocato al momento deH’indipendenza del Lesotho, rendono
assai difficili la testimonianza
delle Chiese ed i loro sforzi di
riconciliazione nazionale. La
Chiesa Evangelica si vuole solidale con tutte le chiese che, in
Africa e nel mondo, lottano perché Gesù Cristo sia riconosciuto come Signore delle nazioni e
sorgente della giustizia, del perdono e della vita. Conta dunque
anche sul sostegno delle Chiese
riformate per poter rimanere fedele a Gesù Cristo nella preghiera e nell’azione.
ha votato all’unanimità un documento che nella parte conclusiva così recita:
« ...Rispetto a tutto questo non
possiamo che ribadire :
1) il principio della laicità
della scuola di stato che è tenuta al rispetto di tutte le minoranze come impone l’art. 3 della Costituzione;
2) il diritto dell’insegnante a
non essere obbligato in alcun
modo all’insegnamento confessionale della religione;
3) il diritto-dovere dell’insegnante e dello Stato di garantire la formazione autonoma della personalità degli alunni nel
rispetto dei loro sentimenti e
delle diverse realtà culturali ed
affettive ;
4) l’indipendenza reciproca
dello Stato italiano e della Chiesa cattolica (art. 7 della Costituzione), mentre nel caso della
assunzione della religione cattolica a « fondamento e coronamento » dell’insegnamento la
scuola perde la propria indipendenza ;
5) il fatto religioso ed i fenomeni religiosi vanno affrontati, nella scuola di stato, all’interno di discipline e di indagini a
carattere antropologico-sociologico-storico e quindi non debbono esserci né insegnanti, né
insegnamento specifico di qualsiasi religione come formazione,
informazione o indottrinamento.
Alla luce di quanto detto si richiede quindi la soppressione
dei punti e), f), g) del capitolo
in questione e, più in generale,
una sua globale riconsiderazione tenendo presente il dibattito
ed il movimento che, su questo
argomento, è presente al momento attuale ».
Roma batte Torino
Questo documento è stato successivamente messo in votazione all’assemblea regionale piemontese e poi all’assemblea nazionale dei delegati e delle strutture sindacali.
Mentre a Torino è passato a
grande maggioranza (dichiarazione e voto contrario della
Cisl) e quindi è entrato a far
parte della posizione regionale,
a Roma è stato respinto a maggioranza (determinante la posizione di Comunione e Liberazione presente nella Cisl), ad eccezione di un’aggiunta finale che
richiedeva un convegno nazionale su « Insegnamento della religione e laicità della scuola » che
è stato assunto come impegno
dalle segreterie nazionali.
Data la composizione estremamente filtrata dell’assemblea nazionale forse era inevitabile che
il documento fosse respinto. Non
ci rimane che prendere atto positivamente della posizione utile
ed interessante che è stata
espressa dai sindacati scuola del
pinerolese ed insistere nella nostra decisione di stimolare il dibattito su questo argomento perché, anche la storia di questo documento ce lo insegna, là dove
la discussione e la riflessione
esistono e vengono portate avanti con costanza e socializzate il
più possibile, la coscienza democratica della gente si manifesta
e sovente si dimostra più avanzata delle forze politiche e sindacali che la rappresentano.
Beniamino Lami
RIESI
Settimana
della pace
Come già la « Luce » ha pubblicato, a Riesi il Comitato per
la pace ha organizzato in occasione delle feste natalizie un
«meeting», Traendo le conclusioni di questa settimana possiamo affermare che dal lato prettamente ricreativo si è registrata un’attiva e folta partecipazione, mentre dal lato del vero e
proprio impegno per la pace e
il disarmo non possiamo fare
altro che rilevare, ancora una
volta, l’apatia e l’ignoranza che
domina nel nostro ambiente e
che lo strato « mafioso » alimenta.
La serata centrale è stata quella dedicata alla conferenza dibattito — tenutasi nell’aula consiliare — su 1’« Impegno per la
Pace», che, disertata dagli amministratori comunali, ha fatto
registrare una discreta partecipazione di pubblico, assumendo
in certi frangenti anche toni polemici di critica costruttiva e
non.
Ha introdotto la serata il presidente dell’ARCI locale, T. Boterà, che ha ricordato l’impronta indelebile che al Comitato
per la pace ha dato Luciano Deodato e l’impegno che questi vi
ha costantemente profuso. La
EGEI Riesi si associa pienamente a tali affermazioni.
La conferènza è stata aperta
dall’on. Cagnes, comunista, che
partecipava allo sciopero della
fame a Comiso, ed è continuata
con la relazione di padre Giuliana sulla dottrina della pace
in Cristo. Interessante è stata
altresì la relazione di P. Naso,
segretario nazionale della FGEI,
che ha arricchito rincontro di
dati statistici e di preziose notizie sulla sua esperienza negli
USA.
Il dibattito è stato alquanto
acceso anche se non è mancato
il « politico di turno » e il prete
polemico che ha preso per matti i pacifisti e ribadito la utilità
delle basi missilistiche a Comiso.
La FGEI Riesi, parte attiva
sia dell’ARCI che del Comitato
per la pace che hanno organizzato il meeting, vuole altresì
esprimere un auspicio per il prosieguo della lotta per la pace affinché i vari comitati utilizzino
meglio quelle forze nuove che
si muovono al loro interno.
FGEI Riesi
Fondo di
solidarietà
Le offerte pervenuteci in questi
ultimi tempi ci hanno consentito
di effettuare un versamento al
Consiglio ecumenico delle Chiese,
tramite la Tavola, di L. 7 milioni,
colle seguenti destinazioni: per il
Libano L. 1.250.000; per la Polonia L. 1.000.000; per il Salvador L.
1.250.000; per il Programma di
lotta al razzismo L. 1.000.000; contro la fame L. 2.500.000. Naturalmente, la ripartizione delle cifre
suddette è avvenuta in base alle
destinazioni indicate dai sottoscrittori.
Con questo invio, consideriamo chiuse le sottoscrizioni pro
Polonia, Libano e Salvador, a meno che non ci pervengano ancora ulteriori offerte di una certa
consistenza. Rimangono sempre
aperte le sottoscrizioni, a carattere permanente, a favore del
Programma di lotta al razzismo
e contro la fame nel mondo. Le
notizie che concernono questo
problema si fanno sempre più
drammatiche. Il direttore dell’UNICEP (il Fondo delle Nazioni
unite per l’infanzia) ha recentemente affermato che ogni giorno
muoiono quarantamila bambini
— quindici milioni all’anno — fra
i dodici mesi e i quattro anni di
età, uccisi dalla fame o dalle
malattie infettive. Un altro tragico esempio è dato dalla fascia
del Sahel, in Africa (a cavallo
fra il Sahara e l’Africa tropicale
e che si estende dalle isole Capo
Verde al Ciad) dove oltre 30 milioni di esseri umani sono condannati alla fame mentre il deserto avanza inesorabilmente a
causa della mancanza di piani adeguati. Intanto nelle nazioni ricche i silos scoppiano e si spendono negli armamenti cifre pazzesche pari ad un milione di dollari al minuto.
Non è certo con delle collette
che si possono risolvere questi
drammatici problemi, problemi
che sono di natura politica, ma
siamo del pari pienamente convinti che contribuendo, anche
con sacrificio, a delle iniziative
geograficamente lontane dobbiamo dare testimonianza di non
essere solo una piccola comunità
chiusa, provinciale, ma partecipe
e corresponsabile della realtà
mondiale.
Prima di pubblicare l’elenco
aggiornato, ci rivolgiamo ancora
una volta a quei lettori distratti
che per rinnovare l’abbonamento
al nostro giornale inviano le loro
quote al conto corr. del Fondo:
i conti correnti postari sono due,
ben distinti e figurano nel tassello redazionale. Quello per gli abbonamenti è indicato alla voce
« redazione e amministrazione »,
mentre quello per il Fondo (n.
11234101) è indicato in calce al
tassello stesso.
Ed ecco ora l’elenco:
M. Monasteri e L. Cacciola L. 10.000
Comunità valdese-metodista de La No
ce (PA) L. 50.000; S. e S. Gottard
150.000; E. Porta, in ricordo della mam
ma 100.000; A. Clemenzi 150.000; E
Giorgiolè (due vera.) 40.000; L. Buttaz
zoili 20.000; Colletta c.so Oddone Tori
no 42.500; S. Cornelio 50.000; A. Bel
trami 100.000; M. Armosini 20.000; Col
letta chiesa Pomaretto 299.000; A. Pel
lotta 8.000; A. Caruso 4.500; M. Cam
,pese 10.000; G. K. Comba 50.000; S
Vola 200.000; D. Fontana 100.000; M. e
E. Bein (due vera.) 130.000; N. N. 50
mila; M. Giordan 20.000; L. Cassetti 15
mila: Chiesa valdese Susa 50.000; G.
Coucourde 100.000; L. e P. 5.000; O. Bufalo 50.000; M. MIegge 100.300; V. Pascal e M. Garnier nei 60“ annivers. matrimonio 100.000; N. N. in rie. di Patrizia Diamanti Gottardi 10.000; M. Beirv
Buzzi 20.000; I. e G. Eynard 500.000.
Totale L. 2.554.000; prec. L. 4.655.933;
totale L. 7.209.933; verS. L. 7.000.000;
in cassa L. 209.933 (di cui L. 50.000 per
il P.L.R. e L. 159.000 contro la fame).