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ECO
DELLE miXI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 4
Una copia Lire 4U
ABBONAMENTJ
ì
Eco: !.. 2.000 per I’inlerno
!.. 2.SUO per l’estero
“»peili/ione in abbonamento postale . I Gruppo
Cambio di indiriszo Lir"' 50
TORRE PELLICE. 22 gennaio 1965
Ammin. Claudiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17557
I DOCUMENTI PREPARATORI
AL CONGRESSO EVANGELICO SONO ARRIVATI
Da 50 anni a Lambarénè
Ld nostra vnrs7Ìnnp in It8li8 ^^huiGitzfir hfl 90 3nni
vA V vAmlm I I I IBI ‘ /„ molti paesi del mondo stato ricoT- Poi, con il lulo amico, si mise a
Al principio di Gennaio ci sono arrivati i tanto
attesi documenti preparatori del Congresso Evangelico Italiano, che ci sono necessari per una buona
preparazione del Congresso stesso. La struttura di
questi documenti è relativamente complessa, dato
che si è dovuto fare in modo che il maggior nume
ro possibile di opinioni si potessero fare sentire: il
fascicolo che abbiamo tra le mani è così costituito
da Itila serie di articoli spesso ottimi, ma comunque
abbastanza diversi gli uni dagli altri: solo un attento
studio permette di risalire dalla diversità dei docii
menti e di impostazioni ad una vistone unitaria ei,
organica dei vari problemi.
Per facilitare questo studio iniziamo la pubblicazione d una serie di articoli, curati dai redattori di
” Gioventù Evangelica ” e che compaiono su vari
periodici evangelici italiani, nei quali, cerchiamo di
presentare in forma organica il contefiuto dei docu •
menti e di mettere in rilievo i problemi che essi ci
aiutano a discutere.
Nafiralmente questi articoli sono e saranno solo
un modesto complemento al fascicolo dei documenti.
- Di fronte alla religione
iesfli Italiani
I due primi documenti (redatti rispettivamente da Luigi Santini e da
i-aoio Spanu) pongono davanti a noi
p problema più direttamente e vivali cui e «sentito» dal nostro protep antesimo ; il significato della nostra presenza in un paese pieno di in. ' (.cluli ma storioamente ed attuaip!-.me cielerminato da ana massìccia
r-ealta c-eilolica.
lUigi Santini, pastore in una città
i. 'ata d’un cattolicesimo piuttosto
V 'TI p interessante (Firenze), ha le
carte in regola per avvisarci che anclie in Italia il cattolicesimo sta cambiando rapidamente, con una capacita di adattamento e di rinnovamento
cne sarebbe irresponsabile sottovalutare: mentre alTinizio di questo dopoguerra il distacco polemico di larghe masse dal cattolicesimo serribrava il dato più siniomatico della situazione religiosa italiana, in questi ulroTji anni la chiesa cattolica è riusci*0 dopo un tenace lavoro religiosocolitico, a riprendere il controllo del
>mma religiosa del Paese: il vistoso
s'iceesso ottenuto dal papato di Giovanni XXIII è stato insieme strumento e conferma di questa ripresa
fi- controllo. Ciò non significa affatto
cr.e tutti gli italiani siano ridiventai
<: 'diano per ridiventare cattolici: sipuifica semplicemente che il cattoli'c uno sta procedendo alla riconquiiiligiosa (e non più solo politica)
deilltalia.
GU strumenti di questa riconquista
sono assai vari (e noi li conosciamo
tioppo poco): vanno dalla rivista di
cultura al settimanale femminile, dai‘'.associazione dei maestri cattolici alle modernissime case editrici. Soprattutto, il cattolicesimo- in Italia può
ormai contare su una schiera crescente di laici seriamente impegnati, spiritualmente desti, intellettualmente
attenti. . .
La vitalità di questi gruppi di laici
SI fa notare proprio in queUe zone in
cui il cattolicesimo tradizionale e
maggiormente in crisi : nell Emilia
dalle chiese semivuote, nelle grandi
aree industriali in cui si spegne la, religiosità entusiastica e superstiziosa
degli immigrati meridionali.
Naturalmente il quadro in cui si
svolge l’attività di questi nuovi grupoi cattolici è assai vario: c’è il cattolicesimo meridionale, ancora pesante
mente arretrato, cos i come c è il cattolicesimo lombardo-veneto, legato da
vincoli tenaci con la tradizione
Controriforma : ma la tendenza di
fondo è quella indicata dai gruppi
cVavanguardia.
L’errore più grave che il Protestan
(esimo italiano potrebbe commett?re, ora che il Congresso si prepara a
fare il suo esame di coscienza a
stabilire il bilancio delle sue possibilità, sarebbe di chiudere gli occhi, pei
nigrizia mentale o scarsa fiducia ne la sua irriducibile vocazione di Protesta, di fronte a questa nuova realta
cattolica. La tentazione di chiudere
gli occhi, riconosciamolo, è presmte
tra di noi. Perciò Santini ci avverte;
l Protestantesimo italiano vive oggi
Torà dell’« essere o non essere» .
Noi dobbiamo cioè, in quest’ora d.mcile ed appassionante, domandarci
quale sia concretamente la nostra ragion d’essere in Italia
La risposta non la possiamo trovare semplicemente in una fedele continuazione della nostra secolare tradizione evangelica: una posizione conservatrice ci porterebbe, anche in^-wertitamente, a ridurci a semplici fiancheggiatori del cattolicesimo. La risposta dipende dalla nostra capacita
di lasciarci profondamente riformare
dalla Parola e dallo Spirito, tenendo
l’occhio attento al presente e al futu
ro.
Per Santini, pur dopo la sua severa
critica alle nostre attuali illusioni, le
possibilità d’una rinascita protestane in Italia restano insieme grandi e
precise: e perciò il suo scritto si chiù
de con una serie di proposte e di indicazioni, che vanno dalla « strategia
evangelistica » alla riabilitazione dela comunità locale, dal rinnovamento
biblico aH’accentuazione del valor,:
della testimonianza:
« L’eredità cristiana post-risorgimentale si va esaurendo rapidamente,
e domani vivranno quelle comunità che non avranno mai dubitato deU’impegno di evangelizzare;
le altre saranno nulla ».
Paolo Spanu sembra condividere
sostanzialmente questa analisi della
situazione religiosa italiana, ma ag
giunge un elemento fondamentale per
la nostra rifiessione: il cattolicesimo
vecchio e nuovo che oggi si ripresenta a noi è storicamente, ed attualmente, inquadrato in un sistema ben preciso: il sistema costantiniano. In que
sto quadro, la chiesa si considera come potenza, organicamente collegati'
con le altre potenze presenti nella società: la chiesa è un sistema di potere, spirituale ed anche politico.
Questo sistema costantiniano do
mina la vita religiosa dell’Italia da oltre un millennio e mezzo, e non va affatto scomparendo: il rinnovamento
cattolico a cui assistiamo avviene ir:fatti in chiave neócostantiniana. Questa impostazione si ritrova in alcune
maniffestazioni ipoito tipiche della
vita cattolica;
— il rilancio del primato papale, in
forme adatte ai tempi.
— il neoclericalismo, teso ad assicu
rare dovunque, dalle cappellai) ie
militari alle riviste famminili, dalle fabbriche ai ministeri, la presenza autoritativa del saceidozio.
— la stessa rivalutazione del laicato
vista come mezzo d’inserimento
attivo della chiesa nel mondo.
— il mito dell’Italia «popolo cristiano », ed il senso di sofferenza e d'.
scandalo di fronte a chi, come noi,
ritiene di avere una vocazione
evangelistica in mezzo a questo popolo.
Tuttavia, ci avverte Spanu, il condizionamento ecstantimano non include però tutta 'a realtà della chiesa di maggioranza: esiste un fervore
biblico e missionario, un’ansia spirituaie, le cui fonti sono certamente genuine, anche se il loro fluire storico
viene poi coartato dal sistema vigente nella chiesa. E per conver», Spanu è bene attento alla realtà delle
grandi masse staccate dal cattolicesimo: i cristiani delusi dalla loro chiesa, e i milioni di italiani ormai orientati da una concezioone umanistica
della vita (il «socialismo»), capaci
di lottare e di resistere con forza e
dignità: una massa che per molti anni — forse per sempre — resterà un
SEGUE
IN TERZA PAGINA
In molti paesi del mondo è stato ricordato e celebrato il 90° anniversario del doti.
A. Schweitzer, premio Nobel per la pace.
Innumeri periodici e quotidiani ne hanno
ripresentata e commentata la figura e l'opera. Il 14 gennaio, data della ricorrenza, Radio-Luxembourg ha pure trasmesso uno speciale programma, ’’Omaggio al doti. Schweitzer’ , con la partecipazione del past. Marc
Boegner, del musicista Charles Miinch, di
alcuni studiosi, dello scrittore Gilbert Cesbron, dell’attore Pierre Fresnay e dell'abbé
Pierre. Al termine è stato radiotrasmesso il
dramma di G. Cesbron: ”E’ mezzanotte, dott.
Schweitzer”.
Da ”La Vie protestante”, settimanale ginevrino, riportiamo quest’articolo del missionario P. Vittoz.
Avete letto che è un teologo, un
chirurgo, un organista, un musicologo, un missionario, premio Nobel.
Che è un genio del nostro secolo,
Albert Schweitzer.
Avete pure letto che il suo ospedale è in cattive condizioni, che
questo o quello dei suoi collaboratori Fila presto abbandonato, disgustato dal suo autoritarismo, che non
crede alle possibilità di progresso
degli Africani, che è orgoglioso e
paternalista.
Rannicchiato sulla piroga che danzava sull’Ogoué ero hen deciso a
farmi un’opinione personale di questa testa discussa.
Si offriva un’occasione favorevole : non era giorno di visita per giornalisti e Americani, ma il dottore
attendeva un collega che accompagnavo.
Presentazioni. In una frazione di
secondi il vegliardo mi situa e m’interroga su una certa setta orientale
su cui è ferratissimo:
— E’ il mio pallino.
Uno di più...
Dopo poche frasi ritrovavo una
tendenza che già mi aveva sorpreso
in questa o in quella pagina di
Schweitzer: il suo rispetto estremo
per ogni vita (lascia correre le formiche sul suo scrittoio) e le sue idee
più filosofiche che bibliche.
La Chiesa Valdese
airìnizio del 1965
Il 19 gennaio è partilo, alla volta degli
Stati Uniti, il Moderatore past. Ermanno
Rostan, che una volta ancora ha varcato
roceano per un giro di visite, di culti e di
conferenze presso chiese evangeliche ameri
cane, giro organizzatogli dai responsabili del
[’American Waldensian Aid Society. Dai
soconti che egli ha inviato al nostro setti
manale nel corso dei suoi precedenti viagg
similari, sappiamo che un giro di questo ge^
nere, a parte la lontananza dalla famiglia e
dalla vita della propria chiesa, è una fatica
notevole, un periodo sotto ogni riguardo
assai impegnativo. Seguiamo il Moderatore
Rostan con il nostro grato pensiero e con
il nostro augurio fraterno.
Durante la sua assenza, la responsabilità
della Moderatura sarà tenuta dal Vicemoderatore. past. A Ribet. attualmente aPisa.
Dalla circolare che il Moderatore ha inviato. proprio alla vigilia della sua partenza,
e subito dopo le sedute di gennaio della
Tavola Valdese, stralciamo alcune notizie
che sono di interesse generale.
La situazione economica delle Valli Valdesi, fattasi grave per il succedersi di licenziamenti cospicui in varie industrie valligìane, ha preoccupato la Tavola, che si tiene
in ' contatto con la Commissione del I Distretto, seguendo «lo sviluppo degli eveuti,
onde far sentire la presenza della Chiesa sul
piano della cooperazione e della solidarietà
fraterna, non soltanto a parole o in preghiera, ma a fatti e in verità. Questo compito
spetta soprattutto ai responsabili delle Chiese del I Distretto. D'altra parte la presenza
della Chiesa deve farsi sentire anche sul piano della predicazione e della cura d’anime
in questo particolare momento, nel quale in
breve tempo molte persone possono passare
dal relativo benessere alla precarietà e alle
difficoltà materiali delTesistenza. La Chiesa
ha un messaggio per questo tempo e pertanto dev'essere vicina agli uomini con quel
messaggio particolare che il Signore le affida. affinchè essi possano considerare la vita
nella luce della fede in Dio e dell’amore fraterno 'senza rinnegare e profanare il nome
di Dio’ (Prov. 30: 9)».
Sia pure con ritardo sull’auspicato, sono
ormai giunti in tutte le comunità i documenti preparatori al Congresso Evangelico.
Sì confida che ogni comunità li studierà e
discuterà con la serietà e Timpegno che la
questione richiede, e che vi si disponga senza
euforiche facilonerie, ma anche — e in certi casi bisogna dire soprattutto — senza preconcetto scetticismo. Ci è comunque offerta un'occasione seria di approfondimento e
di confronto, un’opportunità di riprendere
maggior coscienza della nostra vocazione, di
esaminare insieme la situazione nella quale
siamo chiamati a vìvere e a testimoniare,
situazione che evolve più rapidamente e più
profondamente di quel che forse non pensiamo.
Poiché i rapporti con il Cattolicesimo costituiscono un problema che si pone in termini nuovi, almeno esteriormente, a molte
comunità, e poiché sono sempre più necessarie prese di posizione poggiate su fonti ben
conosciute e studiate, la Tavola, prendendo
atto con soddisfazione del buon lavoro svolto
dal « Servizio informazione e stampa » curato dal past. Paolo Ricca per conto del
Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche
d’Italia — il suo bollettino, in cinque lingue, è stato apprezzato e citato in larghissimi ambienti — ha giudicato opportuno di
creare, indipendentemente da esso, una
« Commissione di studio e di informazione »;
i nomi dei suoi componenti saranno ulteriormente resi noli. E’ giusto segnalare due testimonianze protestanti estere che rivelano
quanto la posizione adottata generalmente
dalla nostra Chiesa sia seguita e apprezzata
in vari ambienti (1).
Il dr. Ralph W. Lloyd, ex-presidente del
l’Alleanza Riformata Mondiale, scriveva recentemente al Moderatore Rostan : « Mi pare che gli sviluppi del Concilio abbiano messo in evidenza alcune previsioni e cautele
già indicate da voi e dalla vostra Chiesa. E’
chiaro che alcune ottimistiche aspettative,
manifestate su larga scala, sembrano adesso
superficiali. La Chiesa Valdese e le vostre
interpretazioni sono utili a tutti noi ». E miss
Margaret Shannon, Segretaria generale delTEcumenical Mission and Relations della
United Presbyterìan Church in USA, scriveva: «Nessuna Chiesa come quella Valdese ha svolto così bene il suo compito nello
studio intelligente del Cattolicesimo romano
e nel dialogo con la Chiesa cattolica ».
Doni e offerte di amici e di chiese sorelle
hanno ancora sostenuto, in questi mesi, la
vita della nostra Chiesa, nonché alcuni progetti di costruzione e di pubblicazioni (il
« Nuovo Testamento commentato », di cui
dovrebbe uscire fra qualche mese il primo
volume, dedicato agli Evangeli Sinottici).
Dopo il richiamo pre-natalizio, sono affluite più copiose le contribuzioni alla Cassa
culto; tuttavia la situazione non è ancora
sensibilmente migliorata. E’ cosa di tutti noi.
Poi, con i] mio amico, si mise a
sgranare un interminabile scambio
ili notizie sui missionari del Gabon
e del Camerún : voleva conoscere
minuziosamente le gioie e le preoccupazioni di ognuno, e faceva mandare i suoi saluti al sig. A e un vaso
di marmellata alla sig.a B.
Si era nel 1959, al tempo dei grandi esperimenti atomici. Schweitzer
era partito in campagna serrata per
la salute del mondo. Ci mostrò testimonianze, analisi, fotografie, per
provarci che il mondo intero rischiava l’avi'elenamento attraverso l’aria, il latte, i legumi.
— E ogni volta che comprate una
scatola di sardine, ricevete per giunta una razione di Stronzio 90. Gratis!
Incredibile vitalità. Un uomo i
cui interessi, le cui amicizie, la cui
preoccupazione umana sono cresciuti senza soste.
Nella misera sua abitazione avevo
già individuato la lampada a petrolio dalla quale non vuole separarsi.
A parte la sala operatoria, la cui attrezzatura è perfetta, l’ospedale ha
proprio quell’aspetto vecchio e corroso che ha scandalizzato molti visitatori. Dubbio gusto dell’originalità? E’ possibile. Età avanzata dell’uomo che, da quando ha raggiunto i 60 anni (nel 1935!) non ha più
saputo evolversi? E’ probabile. Ma
c’è dell’altro:
— Per aiutare i Gabonesi, non voglio andare più svelto di loro. Educarli, non forzarli.
Dietro queste parole c’è una prudenza contadina che corrisponde
d’altronde all’umorismo e all’andatura ondeggiante dell’uomo.
C’è pure un contadino nella straordinaria fedeltà mostrata da Schweitzer per Lambaréné. Noi abbiamo la
smania del movimento, abbiamo
passato dieci anni, due anni, qualche settimana all’estero. Che possiamo dire di fronte a un uomo che,
da prima che nascessimo, ha accettato di rinchiudersi nell’umidità e
nel calore dell’equatore e della sua
foresta? Alla parte d’intelligenza e
(li talento che gli è stata accordata,
ha aggiunto una virtù cristiana impressionante: la perseveranza.
—■ Che tipo di malati avete, soprattutto?
— Il 60% hanno malattie ripugnanti; fra gli altri, soprattutto lebbrosi.
Essere fedeli a una « bella » causa, passi. Ma, dal 1914, consacrare
la propria vita a curare uomini difformi o ripugnanti... V’è qui una
dimensione dell’amore che non può
essere misurata nè dalla nostra tecnica, nè dalla nostra educazione e
neppure dalla nostra teologia.
Una dimensione che solo Dio accorda.
Pierre Vittoz
(I) Dopo la traduzione inglese e Tedizione americana, è uscita subito prima di Natale l’edizione svedese (Problemet Katolizismen, Stoccolma 1964) del saggio II problema del Cattolicesimo (Claudiana, Torino
1962, L. 1.800) di V. Subilia; ne è in stampa la versione francese, nella collana « Les
Bergers et le Mages » che già ha accolto la
traduzione del saggio di G. Miegge, La Vergine Maria. Le ricerche del prof. Subilia, che
egli ha ora continuato e approfondito nella
sua qualità di osservatore delegato dell’Alleanza Riformata Mondiale presso il Concilio Vaticano II durante la terza sessione,
sono state determinanti nel creare questo
atteggiamento e queste valutazioni.
Vi ricordiamo qualche libro
Opere di A. Schweitzer :
Rispetto per la vita. Comunità, Milano 1957
L. 3.000.
Dove comincia la foresta vergine. Comunità,
Milano 1960, L. 1.200.
Storie africane. Il Saggiatore, Milano 1962
L. 500.
Agonia della civiltà. Comunità, Milano 1963
L. 600.
I popoli devono sapere. « Libri bianchi » Einaudi (Esaurito).
Ma vie et ma pensée. Albin Michel. Paris
1960, L. 1.800.
Le secret historique de la vie de Jésus. Albin
Michel, Paris 1961, L. 1.150.
E. Atassot: Il medico della giungla. Vita
e opere del dott. Alberto Schweitzer, Premio Nobel 1953 per la pace, II ediz. accresciuta, Claudiana, Torino 1963, L. 1.000.
P. VICENTIN : Albert Schweitzer. L’uomo,
il messaggio. Boria, Torino 1958, L. 900.
G. Cesbron : E’ mezzanotte, dottor Schweitzer. Ed. Massimo. L. 1.200.
2
rag. 2
N. 4 — 22 gennaio ISG.t
Ognuno dei quattro evangelisti
racconta il fatto della moltiplicazione dei pani : tutti sono concordi nel
rilevare che coi resti empirono ben
dodici ceste. Secondo Giovanni (6:
12) Gesù disse : « Raccogliete i pezzi avanzati, chè nulla se ne perda ».
Strano, che il Signore non abbia operato la moltiplicazione dei pani
ni. Tutto deve essere nuovo, più
nuovo. E risparmiare, riadattare
ecc. sono in qualche modo un delitto contro una società che ha bisogno di consumare di più per produrre di più. Ma nel racconto della
moltiplicazione dei pani è sottolineata una parsimonia, una sorta di
GbIìIgo,
la Scienza
Dopo le celebrazioni
dell’ Anno Galileiano
@
o la Fetta
nella misura esatta del fabbisogno.
gretterìa » di Cristo: quei beni
e strano anche l’ordine di non sprecare nulla dei resti d’un gigantesco
desinare di cinquemila persone. Sono due cose che mal combaciano
con la mentalità organizzativa, con
la « civiltà dei consumi » tipiche
del nostro tempo.
Noi siamo allenati a far combaciare Teflicienza e la produttività
con un « margine » ridottissimo di
« sprechi » : quello che è un di più
lo chiamiamo passivo, spreco e disorganizzazione. Ma nel dono della
grazia di Dio osserviamo questa
sfasatura, questa misura sovrabbondante e traboccante : un andare oltre la comprensione (la « presa »)
umana che testimonia d’un amore
di Dio « incommensur,abile ». Basta riflettere, e ci avvediamo ch’è
comune esperienza del credente:
Dio interviene nella nostra vita, in
Cristo, in una misura che ci supera; e proprio per questo le nostre
sollecitudini sono « ansiose », indebite.
Ma —^ per un contrasto evidente
— oggi siamo nell’epoca dello spreco, della cosidetta civiltà dei consumi che impone l’uso e la rapida
liquidazione, eliminazione, dei be
utili per la vita dei quali noi usufruiamo come di un dono, hanno
un loro valore totale: anche nei
resti v’è il segno d’una sovrabbondante benedizione di Dio. Per questo il credente non sa, non può essere un dissipatore, un facile festaiolo, un allegro «consumatore»:
egli sa che in quel « nulla se ne
perda » v’è un criterio valido per
condurre se stesso e la propria famiglia.
In tutto questo, la fede s’esercita
con l’umiltà : viene alla mente quella donna che stim,ava tanto le briciole che cadevano dalla tavola imbandita della grazia di Dio, la donna sirofenicia. Gretterìa? avarizia?
Forse il richiamo è ad uno stile
sobrio, ad un reagire alle grandezzate — dei poveri come dei ricebi
— del nostro tempo, a vivere in
modo evangelico una sorta di civiltà del risparmio. E’ un riscoprire
la saor.alità della vita in Cristo ed
applicarla a quella parte non indifferente della nostra esistenza che
chi.amiamo « economìa ».
Ripensiamo a queste dodici ceste che portavano qualcosa d’una
grazia di Dio manifestata dal Signore. L. Santini
( coiuin nazione)
5) Il metodo sperimentale creato da
Galileo, si affermò e perfezionò gra
datamente, nelle generazioni seguenti, non seriza incertezze e deviazioni.
L’idea di ricorrere, nella scienza, a
spiegazioni di natura trascendente,
continuò limgamente ad essere colti
vata, e del resto essa affiora ancor oggi qua e ^à, sebbene molto raramente
La verità è che simili spiegazioni ci
sembrano un abuso; a nostro avviso,
esse non fanno scienza, ma pseudoscienza. Per es la recente teoria dell’astronoimo Hoyle e di altri (gli astrinomi sono, in m.aggioranza, credenti),
sulla creazione continua deirunivers \
ci sembra una congettura non giustificabile in alcun modo (1) Ancor meno' giustificabile ci sembra la lunga
espo.sizione, fatta da Newton nelle u’tlme pagine della sua celeberrima
oper : <; Philosophiae nataralis princil)ia mathematica» (1687-1726), con la
pretesa di provare Tonnipresenza e la
continua azione di Dio; neH’Universo :
« Tale Ente regge il tutto, non come
Anima del mondo, ma come Signore
di tutte le cose... Egli dura sempre ed
è presente ovunque, ed esistendo sempre ed ovunque, costituisce la durata
e lo spazio, il tempo e l’infinità. Poiché
ogni particella dello spazio è sempre,
ed Oigni momento indivisibile della
durata dura ovunque, non può darsi
certamente che il Creatore e il Signerii di tutte le cose non sia mai, e in
nessun luogo. Esso è onnipresente
non solo quando alla virtù, ma anche
sostanzialmente; perchè non può sus
sistere virtù senza sostanza. In Esso
sono contenute e si muovono tutte le
cose, senza che tali cose lo affettino
in alcun modo. Dio non risente affatto il moto dei corpi; e questi non sono soggetti ad alcuna resistenza provocata dalla sua onnipresenza ecc. ».
Pagine stupende se interpretate co
iiiiimimimiimimi
C
TRIBUNA LIBERA
Il cristiano e la guerra - 6
li sesto comandamento
Neiraffronlare il problema, in senso ge*
nerale. relativo alle varie interpretazioni ed
estensioni (o restrizioni) date al comandamento « non uccidere pensiamo sia necessario ripetere, come per i precedenti articoli, la premessa che, per forza di cose, tale
esame sarà limitato e superficiale e non potrà toccare tutti gli aspetti (politici, sociali
ed economici) che Targomento stesso suggerisce, ad esempio : pena di morte, polizia,
legittima difesa personale e nazionale, servizio militare, ecc.
Poiché finora abbiamo parlato del cristiano dinanzi alla violenza e alla guerra, sorge spontanea una domanda, riferita al presente argomento : « Il sesto comandamento
riguarda Tassassimo individuale o piuttosto
la guerra?, e allora farne oggetto di uno
studio in questa prospettiva non è forse un
controsenso? ». Pensiamo di no! Cerchiamo invece di esaminare insieme quale sia
il significato più generale del sesto comandamento.
Circa il senso originale delTespressione,
citiamo solo un'annotazione del prof. Michaélì, il quale osserva che l’uso del verbo
ebraico « uccidere » (ratsach) è riferito, in
genere, solo alle uccisioni individuali; infatti quando si parla di Mosè, che ha dovuto chiedere a ciascuno di « uccidere » il
proprio fratello, il verbo che viene usalo è
un altro (harag). Non è diiTicile affermare
che a non uccidere », in senso formale, significhi « non assassinare ». Possiamo dire
altresì che il senso morale e religioso del
comandamento è estendibile oltre il puro e
semplice caso di morte individuale. L’interpretazione del sesto comandamento data da
Mosè, e in genere dalTA. T., suona condanna delTassassinio (uccisione individuale) trascurando però l’estensione della condanna
agli assassinii collettivi (guerre, genocìdi,
ecc.). E’ altrettanto vero del resto che gli
uomini dclTA. T.. per tutto quanto riguardasse le uccisioni, si riferivano alla legge del
taglione (Gen. 9: 6).
La domanda centrale che 1 pone alTinterprelazione (( restrittiva » cioè individuale
del verbo uccidere, è questa : la maggior
parte dei 10 comandamenti, non esprìme
forse condanne generali relative a fatti,
azioni o atteggiamenti che oltrepassano dì
gran lunga Tatto individuale? Quando si fa
riferimento alle parole specifiche usale in
un comandamento, pensiamo occorra saperne intendere e comprendere lo spìrito generale, riferendo la portata profonda del messaggio al contesto centrale in cui sì situano.
Vale infatti tutto quanto si è detto e si dice
in merito aTinterprelazione di un versetto
biblico; che cioè esso è legalo al contesto da
cui è stato tolto. Se facessimo il contrario,
si cadrebbe negli errori caratteristici denunciati da Gesù stesso come rabliinisrai farisaici (Matt. 15: 4; 25: 16-24; Marco 3: 4;
II Cor. 3: 6). Se affermiamo che il comandamento « non uccidere » si riferisce solo
alla condanna delTuccisione individuale e
perciò legittima quelle collettive, dovremmo
ammettere che tutti gli altri comandamenti
legittimano la poligamia, la prostituzione, la
disonestà contributiva, ecc. Sappiamo invece
che Gesù ha formalmente e chiaramente da
to un interpretazione estensiva e quasi assoluta a questo comandamento (Matt. 5:21-22),
come agli altri (Matt. 5: 27; Mar. 3: 4).
« La chiesa cristiana — scrìve il past.
Lasserre — ha dato una interpretazione
« estensiva » a tutti i dieci comandamenti,
nel loro spirito generale e così pure la teologia. C’è da chiedersi come mai da secoli
(dopo Costantino) la teologia e la chiesa cristiana abbiano però interpretato in maniera
« restrittiva » solo il sesto comandamento,
legittimando o tacendo le uccisioni collettive, dalle Crociate all’Inquisizione, dal genocidio di milioni di ebrei alla morte radioattiva di Hiroshima » (1).
Che cosa dicono i catechismi cristiani in
propo.sito? Sarebbe interessante un esame
più approfondito! Diciamo semplicemente
che in genere il problema è stato affrontato
superficialmente (2) e solo qualche catechismo evangelico (come ad es. quello dei quaccheri) accenna al fatto che il cristiano « in
qualche caso » ha il diritto ed il dovere di
rifiutarsi di uccidere il proprio fratello partecipando alle guerre. E’ certo che il compito della Chiesa rimane quello delTannuncio,
della predicazione, dell’evangelizzazione, ma
crediamo che sìa anche quello di una testimonianza traducibile in un impegno pratico
ed attivo di pace, come scrisse il past. F.
Giampiccoli : « ...il compito della Chiesa è
oggi nettamente un compito di azione pacifista... » (vedi Eco-Luce n. 25/1964, pag. 3).
Gesii ha infatti detto: «non solo voi non
dovete uccidere ma non dovete essere in collera verso il vostro prossimo... ». Tutto il
N.T. riafferma questa estensione del sesto
comandamento. Ma in realtà, quaTè l’interpretazione pratica che è stata data e che si
dà tra le « comunità cristiane »? Sì. certo,
viene ripetuta la formula del « non uccidere », con il divieto espresso ad ogni fedele dì
uccidere, per conto suo personale, il prossimo, o di mettersi in collera contro dì lui;
ma quando Io Stato chiama gli stessi alla
guerra contro i « fratelli » nemici, allora è
« tutl’altra cosa »: essi « devono fare il loro
dovere patriottico », cioè uccidere più nemici
possibile, certi di non disobbetlire alla legge di Dio (non sappiamo bene come!?).
Sia ben chiaro che queste parole non vogliono accusare (e con quali poteri?) catechismi, teologie, comunità, credenti, che di
fronte a questo problema hanno taciuto o
permesso e legittimato Tuccìsione di altri
fratelli; vogliamo invece, se possibile, aprire un sincero dialogo ed una chiara ed obiettiva discussione su un problema nei confronti del quale non vi sono ancora precise
risposte o indicazioni, ma permangono invece tante incertezze, dubbi, indecisioni da
parte dì tutte le chiese.
Abbiamo parlato di Stato e facciamo quindi un accenno a questo problema. Per lo
Stato il rubare è rubare e quindi è condannabile ed i tribunali inilìggono pene; così è
per la menzogna, per Tadultcrìo o per altri
comandamenti: ma le uccisioni non sempre
sono {( uccisioni da condannare ». Lasciamo
da parte il « delitto d'onore » e chiediamoci :
la morale dello Stalo è formalmente diversa
da quella delTindividuo? lo Stato ha però
il diritto di uccidere (e dì ordinare d’ucci
me dichiarazioni di fede, ma prive di
valore scientifico, perchè « lo spirito è
la negazione della diretta immediatez
za; se Cristo è vero Dio, dev’essere
nelTinconoscibile; la conoscibilità diretta è la caratteristica degTidoli »
(Kierkegaard), e «la fede si rivolge
alle cose invisibili; affinchè vi sia occasione per la fede, tutto ciò che deve essere creduto deve essere nascosto; ma è nascosto nel modo più prò
fondo, quando è proprio opposto alT apparenza, ai sensi ed alT espsrieri
za» (Lutero) (2).
Se ammiriamo la profonda umiltà e
il senso del mistero che hanno, per
(Utta la vita, dominato Teccelso spirito di Newton («A me stesso fo Teifetto d’un bimbo che giuochi sulla ri
va del mare, divertendosi a raccoglie
re ora una pietra più levigata ora una
conchiglia più brillante delle solite,
mentre Toceano sconfinato della verità si estende inesplorato innanzi a
me »), siamo d’altra parte fermi nella
convinzione che dalla scienza debbano essere banditi il ricorso a Dio, ogni
dogma, ogni credenza religiosa di qua
lunque genere. Già il Laplace, fatto
omaggio della sua « Meccanica celeste » (1789-1805 a Napoleone, alla do
manda di questo : « come mai non fosse nominato una sola volta, in auel
trattato, TAutore delTuniverso », ebbe
giustamente a rispondere: «non avevc, bisogno di questa ipotesi », volendo
costi significare che la scienza non
pretende di raggiungere la conoscenza del reale, di ciò che è in senso
assoluto, ma soltanto la conoscenza
di ciò che appare (con linguaggio kan
tiano' : essa procura la conoscenza nor
del noumeno, ma del fenomeno). Od
anche: essa può solo dedurre delle
conseguenze da certe ipotesi ammes
se, ma la validità di tali ipotesi può,
ed anzi deve .sempre di nuovo esser
messa in discussione.
6) Le deviazioni dal metodo sperimentale che il lucido e preciso genio
di Galileo, quasi incarnazione del perfetto equilìbrio' e della compostissima
e razionale arte pisana, ideò e oer
primo applicò, travagliarono il lungo
c faticoso cammino della scienza in
molteplici direzioni. Non meno' grave
della deviazione di cui or ora abbiamo parlato e che potremmo' chiamare
lìdeista, è quella opposta scientista,
alla quale abbiamo già accennato e
dere), cioè il diritto di fare ciò che è condannabile se fatto individualmente dal singolo cittadino. E‘ possibile sostenere che le
uccisioni compiute ed ordinate dallo Stato
non sono uccisioni e quindi non condannabili? Se è così, è certo che lo Stato non è
per nulla sottomesso alla legge di Dio; di
qui la difficoltà di trovare il giusto limite
per il cittadino e per il cristiano chiamato
a servire questo Stato, ad obbedirgli o a rifiutarsi.
Veniamo cosi ad una riflessione generale;
è senz’altro esatto che il verbo usato nel sesto comandamento significa « assassinare »,
ma è altrettanto vero che il comandamento
nel suo senso generale esprime una condanna generica a tutti gli attentati alla vita
umana. Nessuna creatura umana è esclusa
dall’obbedienza a questo comandamento, lo
Stato per primo (3), come tutti gli altri: il
Figliuolo di Dio stesso ha trascorso la sua
vita nella sottomissione a questo comandamento. E’ onestamente ed obbiettivamente
difficile considerare la guerra (in quanto uccisione totale di creature umane) esclusa dalla competenza di questo comandamento: lo
sì potrebbe fare introducendo delle distinzioni sottili e fuori luogo tra « morte individuale » e « morte collettiva ». tra « uccisioni
criminali » e « uccisioni legittime », ma ci
pare che la Scrittura, e il Decalogo in particolare, escludano queste possibilità, p. t.
(Ij J. Lasserre: La guerre et lévangile,
pag. 195; ved. anche 0. LasaGìNA: I cristiani sono contro le guerre?, pag. 45-65.
(2) Ved. ad es. i catechismi di Lutero,
Cai,VINO, Heidelberg, N.iegaard. De Robert, Breve catec. evang.. pag. 24 e 100;
sole con Rot ano De Puri. ■ R. Ch\pal - R.
.Ieanneret: Io sono il Signore, il tuo Dio.
si inizia a parlare di pena di morte, di guerra e di non violenza (pag. 76-77).
(3) Vedi I Pietro 2; 13; le autorità politiche sono indicate da Pietro con i! termine
di « creature » (ktisis), perchè con ogni probabilità egli voleva così reagire alla tendenza comune di idealizzare lo Slato Romano.
Il Comitato Italiano per le migrazioni,
rende noto che dal 29 maggio al 3 giugno
1965, a cura del Comitato Europeo delle
Chiese presso i lavoratori migranti in Europa Occidentale, avrà luogo a Bossey un Seminario per trattare i problemi della emigrazione nel tempo pre.sente.
Il programma di massima del Seminario
è il seguente : sqbato 29 maggio : arrivo e
introduzione da parte del presidente del Comitato Europeo, pastore Pierluigi Jalla; domenica 30 maggio : aspetti storici e sociologici del fenomeno della emigrazione; lunedì
31 maggio: fondamenti biblici della emigrazione; martedì P giugno: l’emigrante e la
parrocchia locale; mercoledì 2 giugno: il
rinnovamento della parrocchia; giovedì 3
giugno: studio a gruppi e conclusioni.
« La confusione (fra ordine del mondi, e leggi della natura) non è possibi
le che per partito^preso, in una pregiudiziale d’ateismo nella quale non
nulla di scientifico. Ora la possibilità dei miraceli non può e non deve
tf^sere pensata in funzione della nostra conoscenza delle leggi della natura. ma a partire dalTordine del
mondo e in funzione di esso (cioè i
miracoli sono si violazioni di certe
leggi della natura, non violazioni d^I^.'ordine del mondo). Del resto, noi
non possiamo pronunciarci sulla possibilità d’un fatto dal punto di vista
slrettameni;e scientifico, perchè la
scienza non s/occupa di ciò ch’è possibile o no, ma di ciò che è stato consvatato. Cosi, per es., tutta la storia
di Gesù Cristo è una pura e semplice
impossibilità teorica, dal punto di vista della nostra conoscenza delTuomo
e^^della storia .Ma eccO', quella storia
s'è attuata, ed è alla luce di questa attuazione che noi dobbiamo pronunciare un giudizio sulle nostre conoscenze,
e non il contrario. Cosi, il miracolo
vk'la sempre e soltanto la nostra concscenza dei reale. Non è per la natura che il miracolo è uno scandalo rna
solo per il nostro spirito : e lo è solo se
noi abbiamo, già in precedenza deciso
di fare del nostro spirito la misura
di tutte le rose, cioè se noi abbiamo
già in precedenza deciso di essere
Dio ».
Tullio Viola
(la fine al prossimo numero)
(1) Un cenno di tale teorìa si trova ne^
bellissimo libro di SiR Bernard Lovetj, sul
la Radioastronomia, recentemente trad-oU )
in italiano, edil. MoRdadori.
(2i Queste due citazioni sono traile dal
Commentario aWEpistola ai Romani, di
K. Barth. edit. Feltrinelli p. 14. L’Autore
tratta ivi con ampiezza tale problema.
(3) G. Crespy. teologo a Mcntpellier.
Spigolature di attualità
I POVERI
che ora vogliamo un poco illustrare.
Già scientista è lo stesso Lapace,
quando (nel 1812) afferma che; «Nei
dobbiamo considerare io stato presente deH’universo come reffetto del
suo stato anteriore e la causa di quello che seguirà. Un'intelligenza che,
per un istante dato, conoscesse tutte
le forze da cui la natura è animata e
la situazione rispettiva degli esseri
che la compongono, se fosse abbastanza vasta per sottomettere questi
dati al calcolo, abbraccerebbe nella,
stessa formula i movimenti dei più
grandi corpi deU’universo e quelli del
più leggero atomo; niente sarebbe incerto per essa e l’avvenire come il passato sarebbe presente ai suoi occhi »
Forme di vera e propria idolatria della scienza si accentuano e diffordon'reila seconda metà del sec. XI.X e
nella prima del XX, particolarmente
ad opera della varie correnti del posi
tivismo e degli squilibri ideologici degli scienziati tedeschi. Oggi esse sono
in lento ma costante declino, sia per
gl’indirizzi più moderni della matematica (alla quale taluni pretende
rebbero attribuire un significato pu
ramente convenzionale) e della fìsica
( probabilismo, principio d’indeterm’nazione di Heisenberg ecc.), sia pe,..
raffermarsi di nuove correnti filosòfiche' (esistenzialismo).
Tutto ciò meriterebbe d’essere ara.
piamente esaminato, ma non può es
serio in questa sede. A noi sembra che
un giudizio equilibrato e pertinente,
per concludere questa parte della nastra esposizione, possa essere espresso
dal seguente passo (3) in cui è fatta
chiaradistinzione fra quello ohe si può
chiamare ordine del mondo (che Dio
conovsce. non l’uomo) e leggi della natura (formule in cui s’esprime e con
cui si misura il modo, apparentemente costante, di succedersi e concatenarsi dei fatti che l’esperienza può
constatare e spesso produrre);
MILIONARI
Chiese e migrazioni
Il Comitato europeo meite a disposizione
delTltalia dieci posti c, pcrlanlo, il Comilato Italiano invita coloro che si interessano
o desiderano interessarsi di problemi sociali
con particolare riguardo a quelli delTemigrazione, di voler premiere contano con il
Comitato stesso per maggiori informazioni.
A titolo orientativo si fa presente che la
parlecipazione al Seminario non è riservala
soltanto a persone che lavorano nelTambilo
di una organizzazione confessionale, assistenti sociali, pastori; ma anche a laici che sieno in stretto contatto con lavoratori migranti, come ad es. un capo operaio, un sindacalista, un medico, un capo personale ecc.
Comitato Italiano per le migrazioni
Via Antonio Chinotto 1 - Roma
Quando i giornali, la radio, la televisione,
danno notizia di un evento particolare (per
esempio, il genetliaco di un personaggio importante, la scelta per un incarico di grande
responsabilitcì) vi e sempre un accenno che
mi colpisce, e non saprei — sinceramente
parlando — se mi sento offeso o se devo far
prevalere il senso deWumorismo. Ecco qui.
tanto per citare a caso: ’7 registri, posti nella sala d'aspetto, si riempiono rapidamente,
di firme di deputati, senatori, ministri, personalità della cultura e dell'arte, ambasciatori, e di 'semplici cittadini \
Ogni volta mi chiedo se Vattribulo ''semplice'' sottintende una specie di disprezzo, di
discriminazione ( veramente disprezzo e. discriminazione si equivalgono). Capisco che
le intenzioni dei giornalisti e dei radiocronisti non sono cattive, ma l'uomo ’‘semplice
si sente un tantino diminuito, ridotto ai minimi termini. L’impressione diventa ancor
piu evidente quando si leggono gli elenchi
dei multimilionari che ogni anno, di questi giorni, sono ai ferri corti col fisco, per
la denunzia dei redditi. Poffarhacco, che sfilata di papaveri alti alti alti! Una ridda di
milioni da far venire il capogiro. Ma più di
ogni altra considerazione, mi ha sbalordito
Vinchiesta svolta da un giornale milanese
(« Il IGiorno ») che ha per titolo, su sei colonne: ’'Quattro milioni al mese e gli vanno
stretti”. Cifre alla mano, il milionario intervistato dimostra che i poveretti che hanno la
disgrazia di fruire di tale reddito, per sopravvivere sono costretti alle più crudeli rinunzie: Licenziare il maggiordomo, fare a
meno del cuoco, della crociera nelle regioni
esotiche, ecc... L'intervistato aggiunge che
per i suoi tre cani, "di solo mangiare ’ (carne
fresca e di prima scelta ogni giorno) spende
quattrocentomila lire al mese.
Niente di più probabile, penso, che un
giorno o l’altro sia obbligato a mandare la
domestica al Monte di Pietà, per pegnorare
i gioielli, il vasellame e la posateria d'argento. Se non vi è costretto, è un'idea che va
presa in considerazione; la cedo gratuitamente: le polizze di pegno possono servire
benissimo pe'’ dimostrare ai fuiiziounri del
fisco che le condizioni economiche sono davvero fallimentari.
’'Quattro milioni al mese e gli vanno stretti”; all'opposto — afferma il giornalista —
vi sono uomini e donne che ’’con ventiventicinquemila lire il mese riescono a fare
un sacco di cose, a vestirsi e a mangiare, e
sovente a essere felici".
Ma c'è anche chi muore di fame!
Milionari e pezzenti insieme, le persone
dui quattro milioni inensUi; pezzenti e milionari i secondi, i "semplici'’ cittadini che.
’'sovente riescono ad essere felici”, malgrado
lo streinenzito salario che appena appena
può essere contenuto nel taschino del panciotto.
Mi pare che. senza arzigogolare troppo,
senza rimpianti, soprattutto senza invidia,
sia preferibile appartenere a quest’ullima categoria: l'aristocrazia dei nullatenenti.
Alberto Guadalaxara
3
î2 ^&nmio 1965 — N. 4
pag. 3
Matrimoni civiii e reiigiosi
Un lettore, da Torino', do di rimanere inserito nella sua co
ll pastore G. Conte, rispondendo munita, pur debole ed imperfetta coad un quesito postogli da un lettore, me essa è. Se i due sposi sono conha affrontato, nel n. 2/1965 dell’Eco- j vinti che alla loro unione non è estraLuce. un problema veramente attua- nea la volontà divina (« quello che
le. quello cioè rappresentato dall’au- , Dio ha congiunto, ruomu non lo semento, nelle nostre comunità, dei ma- pari »), occorre che in qualche modo,
triraoni celebrati soltanto civilmente. * di fronte a Dìo e alla presenza dei
Egli dice di esprimere un parere fratelli riaffermino questa loro consainolto personale su questo problema; ‘ pevolezza, ne diano testimonianza e
è infatti un argomento molto aperto j ne ringrazino Ìl Signore, chiedendo
alla discussione, ad un franco scam- la Sua benedizione,
bio <U idee e sul quale non è facile : Riportata ad una cerimonia puradare una risposta esauriente. j mente religiosa, quale ne sarà il con
E' evidente che il problema esiste tenuto? predicazione? dichiarazione
solíanlo quando si tratta di sposi che degli sposi? benedizione? Direi tutte
hanno e confessano una fede. Per e tre le cose insieme: ma con estrema
quelli in condizione di « non-fede » il serietà e sobrietà. La festa, i corianrifiuto di una cerimonia religiosa è doli, le foto si faranno poi, in famidei tutto normale e fuori di luogo glia. Daniele Rochat
sarebbe ogni tentativo, in nome di -------
tradizioni familiari, di consuetudini, | Mi aspettavo, veramente, più vidi limori di scandali o di qualsiasi brate reazioni al mio scritto: verranaltra ragione, di indurli a partecipare no, penso; comunque sono grato al
doti. Rochat di aver ripreso Vargomento, dandomi occasione di precisare meglio quanto intendevo. Vedo che
siamo d'accordo per un largo tratto:
non del tutto, però. Penso infatti che
la distinzione fra matrimonio civile e
religioso, che Vomico Rochat abbina,
rifacendosi alVesempio di molti altri
paesi, al problema della separazione
fra Stato e Chiesa, debba essere radicalizzata. Da un lato_ per un riformato la stessa distinzione fra vita ''civile” e vita ‘'religiosa” non ha ragion
d'essere (sebbene in senso opposto a
quello cattolico!), e questo intendevo
non un'insistenza sul carattere "privato” della fede — dicendo che a mio
avviso un matrimonio civile di credenti può e deve essere un atto di
passivamente a tale cerimonia.
D'altra parte il past. Conte ci trova
d'accordo sul significato ibrido della
cerimonia religiosa come essa viene
celebrata nelle nostre comunità in Italia, dove rofficiante ha la doppia veste di delegato dell’ufficiale dello stato fiviìe e di pastore della comunità.
Uno sdoppiamento della cerimonia,
prima civile in Comune, poi religiosa
in i blesa, gioverebbe ad una maggiore chiarezza sul duplice significato,
e religioso, dell’atto del matri5, In tal senso reputo privilegiati
hslanti fuori d’Italia, i quali,
it petto di una netta separazione
ii'ivia e Stato, possono, dopo il
. . ile, recarsi in chiesa, per una
‘.Ila concentrata unicamente
u‘ll.0 religioso della loro deci
civil
mou '
1 pv
nel
tra
rito
ceni
sull fiione.
Tc lo ciò però è, a mio parere,
in.su’»udiente, per degli sposi credenti,
per ^im.stihcare il rifiuto di una cerimoi'ir. icligiosa e limitarsi al matrimoni; Civile. E non vale aflermare
che ■ .loro mutuo impegno, dichiaralo p .■iihcamcnte di fronte al rappresenl ; 'c civile, avrà ugualmente un
vaio.- ’cligioso se questo impegno essi
intuì orlile e recìprocamente lo prendoti ' ’ ella loro consapevolezza di cristia< Come ci si può limitare a dire
che ’!l‘al più gli sposi potrebbero»,
in .' Ulto, presentarsi alla comunità
dei . (lenti e chiedere rintercessione
comi .'tiar:a per la loro unione?
M; domando anche se è possibile
dire he il fatto
aver (-araltere strettamente privato;
certa e ¡ente si, se ciò vuol dire non
cade. neireqiTìvoco *di una rèligiohe
dì ^ iu. Ma per un membro di una
nost /- comunità come è possibile far
si (•' ■ una decisione che lo impegna
di J; ’U' a Dio debba rimanere chiusa u 'ihntimo de’la propria coscienza, <‘>'a farne partecipe la comunità
e Si" ' -, testimoniare della propria de-■
cisi- :w' di fronte ad essa?
E, ■ rio che quando vediamo che
cren-'i . (non solo di nome) delle nostre i umità sì limitano alla sola cerini« ‘ ... civile del loro matrimonio,
dobo n.io riconoscere che ciò rappreseli! ima forte critica alle istituzioni
delle nostra chiesa, critica di cui dobbiain. prendere atto: occorre ripor
tuie !;i i*crimonia religiosa del matrimonio ad una sobrietà di apparato e
ad ima profondità teologica di cui
spi ss,, d sente la mancanza. Ma non
vori'f j ohe accadesse, per il matrimonio ‘ ngioso. quello che mi sembra
talo .i avvenire a proposito di altre
cervinonie, deve al credente è chiesto,
dì boato a Dio e alla presenza dei
fraioll! ni fede, di assumere impegni
solcaini (vedi confermazione); nella
pioti;, legittimità di una posizione critica o nella ricerca di una maggiore
purezza teologica e di una migliore
ìnijmstazione liturgico - istituzionale
delle nostre C'*3rimonie religiose, il credente deve pur tuttavia trovare il mo
fede e di riconoscenza, vissuto pienamente nella comunità degli uomini,
che è il suo quadro vero e normale:
mi pare del resto che questa fosse la
posizione del cristianesimo primitivo,
e di quello riformato fi! matrimonio
fa parte delVeconoinia di questo mondo). D'altro lato poiché questo è. secondo me. il vero quadro del matrimonio. non vedo perche dovrebbe essere ripetuto "religiosamente" (e ovviamente con un implicita squalifica
dell'atto civile, di grado inferiore e
di tipo imperfetto): comprendo e condivido il desiderio che la comunità
cristiana partecipi alle gioie dei suoi
membri, prenda atto con riconoscen
za € serietà degli impegni che essi
hanno assunto: penso quindi che nella comunità dei credewi vi potrebbe
essere un momento nel quale gli sposi
si presentano ai fratelli e viene loro
ancora ricordata la parola del Signore che li ha dati l uno all altro e davanti al quale si sono impegnati l uno
per Vuìtro: ma questo momento non
dev'essere, a mio avviso, considerato
come la celebrazione del matrimonio:
la stipulazione giuridica del medesimo. pienamente valida nella prospettiva cristiana, è già avvenuta, nella
più ampia comunità degli uomini.
Una meditata strutturazione liturgica
potrebbe inserire questo momento nella vita della chiesa: ma il carattere
di quest’atto liturgico dovrebbe essere tenuto ben distinto dalla celebrazione” del matrimonio.
Sono anch'io attento al fatto che,
a forza di sfrondare, si rischia di annientare. c diversa è la mia posizione
per il problema della (onfermazioneprofessione di fede Ma appunto, si
tratta di due questioni ben diverse, di
due atti la cui portata teologica e ecclesiastica e assai diversa.
Gino Conte
E’ possibile delimitare ii Protestantesimo?
Un lettore, da Napoli
Caro direttore.
\ adano i lettori, ed in particolare
' i fratelli Valdesi, ad assistere ad un
I Culto Avventisla e ad una « Messa
mi riferisco all articolo « Questo Evangelica », e rispondano poi alla
ecumenismo a molte facce » del pa-1 mia domanda : Quale, tra le due destore luterano Domenico Giani, com- : nominazioni, secondo loro, è la più
parso sul n. 1 dell'Eco-Luce; mentre « Evangelica »?
mi trovo pienamente d’accordo con j Paolo Olivieri
l'autore per tutto c'ò che concerne __________________
r« Ecumenismo nei rapporti con la | /Vo/i so se it past. Giani interverrà
Chiesa Cattolica », mi trovo molto j ancora. Faccio comunque alcune predissenziente con lui per tutto ciò che cisazioni.
riguarda la parte « Chiese Evangeli- \ j non e esatto dire che voler caratche ed altre organizzazioni in Italia » : ; terizzare con esattezza il protestante0 Per Evangelici o protestanti », ' simo sia ìiecessariamente una manifescrive il pastore Giani, « noi dobbia- | stazione controriformistica. Nessuno
mo chiaramente intendere quella par- ; contesta ad altre comunità cristiane nè
te dell unica Chiesa fondata da Cri- , Uappellativo di chiese nè tanto meno
sto che ha accettato in un preciso mo- i l'appartenenza alla Chiesa di Cristo;
mento storico di riformarsi, tornando §i vuol solo sottolineare che non sono
alle fonti della Parola »... | chiese protestanti, riformate,«è esse
A questo punto il Giani avrebbe stesse intendono esserlo.
Pietà per i deamicisiani
Un lettore, da Milano :
Caro Direttore,
sono un lettore giovane e le scrivo
non per fare della polemica, ma solo
per esprimere una personale opinione.
Desidererei una sua risposta a proposito.
Ho letto sul numero di Natale dell’Eco-Luce il racconto di A. Guadalaxara « Due Barboni ». La mia prima impressione è stala di stupore e
di incredulità. Ma come! Dopo le « tirate » dei nostri pastori dai pulpiti,
digioso dovrebbe I dopo i sermoni unanimi nello spogliare il Natale da ogni falso sentimentalismo, dopo tutto questo, un
giornale evangelico tra i più diffusi,
forse il più diffuso, pubblica un racconto di un così scadente tono deamicisiano, circondato da una cornicetta
natalizia, molto natalizia, dì figure e
stelle luminose stile giornale di parrocchia.
Frasi come « ...sfilare in parata con
macchine fuori serie » oppure « ...il
vecchio barbone che fende a stento la
folla (stile siluro ’15-’18)... zoppo
com’è... », frasi di questo tipo di cui
il racconto straripa, sono assolutamente ridicole; che dire poi a riguardo deir umorismo di scarsa levatura che anima frasi come : « Que
st’anno il comune si è fatto onore!
Un abete alto così! Già ma se qualche città ci superasse? Basterebbero
pochi centimetri e addio primato... Se
ciò accadrà, il Sindaco dovrà dimettersi... » (A parte il fatto che quest’anno l’albero era miserello anzichenò, date le particolari condizioni
di congiuntura economica).
Il povero barbone zoppo, paralitico
da un braccio, balbuziente, insultato
dal volgo villano è il vecchio barbone
alla De Amicis, che « distende una
sdrucita coperta di lana, sulla paglia
sparsa sul pavimento ». Ma quando il
povero vecchio barbone, con gli occhi
rossi di commozione, si volta al barbone giovane e gli mormora : « Gesù
Cristo l'è chi » beh! allora uno si
domanda perchè queste quattro colonne con tanto di frase famosa (Baudelaire) e cornicetta natalizia, non le
avete pubblicale sull'« Amico dei
Fanciulli ». Fanno un po’ ridere certe rafiigurazioni del ricco malvagio
imbottito di vodka e caviale, nelb
dovuto precisare che cosa si intende
per « preciso momento storico »; infatti se esso si intende limitato al periodo storico, durato circa un secolo,
in cui sono vissuti i Grandi Riformatori (Lutero, Calvino, Zwingli, etc.),
allora il pastore Giani vorrebbe creare
delle discriminazioni in base al così
detto « diritto storico », che a me
sembra equivalga a dire : Tradizione.
Sarebbe esattamente la stessa posizione che ha assunto la Chiesa Cattolica
della Controriforma nei confronti delle Chiese nate dalla Riforma ; secondo il pensiero cattolico, infatti, l’unica
che avesse il diritto di chiamarsi
« Chiesa » era quella Cattolica Romana, perchè era l’unica che potesse
vantare una tradizione di quindici secoli (= diritto storico di quindici secoli!).
Oppure se questo « preciso momento storico » è più indeterminato nel
tempo,, allora io non vedo perchè la
maggioranza delle cosidette « sette »
non dovrebbero avere il diritto dì
chiamarsi Evangeliche o Protestanti!
Infatti, in base a questa seconda interpretazione (che dovrebbe essere la
più vicina al pensiero del Giani, altrimenti neppure i Metodisti ed i
Battisti avrebbero diritto di chiamarsi Evangelici o Protestanti!) la maggior parte di queste cosidette « sette »
soddisfano alla definizione data dal
Giani stesso: infatti quasi tutte quan
2) l'appartenenza al protestantesimo implica infatti, a mio avviso, non
un generico richiamo alla Parola, ma
l'adesione a una determinata posizione confessionale (cioè interpretazione
della Parola), e quindi l’inserimento
in una tradizione (soltanto i settari
pretendono, illudendosi, di vivere fuori della storia); e per tradizione intendo qui non un bagaglio dottrinale da ricevere supinamente ma un
determinato modo di impostare la
comprensione e la confessione della
fede. E' chiaro che in questo senso
la divergenza fra ” evangelici ” può
essere persiti violenta.
3) il ” libero esame ” non è un
principio riformato, nè luterano nè
calvinista, e ben lo hanno saputo gli
oppositori dei Riformatori; è troppo
facile regolare la questione dicendo
che si trattava di intemperanza di caratteri e di tempi duri. Questo principio è, nella sua origine storica e nella
sua radice spirituale, un principio razionalistico che esalta l'Uomo, it singolo. a misura di tutte le cose; tale
origine e radice non è abolita se, anche in buona fede, ci si richiama alla
ispirazione dello Spirito. Agli "spirituali” e agli "illuminati” — spesso
così più vivi sotto certi aspetti — le
chiese della Riforma hanno avuto da
secoli vocazione di ricordare che lo
Spirito di Dio parla unicamente attraverso la Parola, ma presa non a
versetti o in lati particolari, bensì
nelTìnsieme della testimonianza profetica e apostolica che essa rende al
Dio di Gesù Cristo; e, ancora, che la
Parola è stata fatta "carne" in Cristo,
€ tanto più nella testimonianza a Cristo: questa carne va conosciuta, compresa e interpretata: ed è cosa sì immensa che non è possibile se non nel
quadro della secolare meditazione corale della Chiesa. Da parte loro, le
chiese della Riforma hanno da apprendere, da altre chiese e movimenti,
che hanno trascurato questo o quel
lato della fede e della vita cristiana;
e devono considerarle con rispetto,
serietà, gratitudine. Ma, appunto, non
si deve "far di ogni erba un fascio".
4) E vengo qui al punto di dissenso che avevo espresso dal Giani:
il termine "evangelici" rischia di essere un termine un po' equivoco, polivalente (oltre che un tantino orgoglioso, se inteso in senso esclusivo);
perciò non credo che possa identificarsi con il termine "protestanti". Il
protestantesimo italiano, nelle sue diverse accentuazioni, ha una sua coesione che si tratta di mettere maggiormente in luce e in atto; V "evangelismo" italiano sarà sempre, per intima forza delle cose, un agglomerato
informe; non per questo dovrà mancargli reciproca fraternità. g. c.
braccia dì Mammana, c del povero. ]
calunniato, disprezzato, zoppo, ])arali- i te affermano di essere ritornate alle
tico, balbuziente e magari anche raf- ¡ ‘f fonti della Parola ». Lasciamo stare
freddato, chiuso in una baracca di
latta, che sì mette a sermoneggiare
in milanese.
Un’altra volta, prima di dedicare
mezza seconda pagina a un racconto
di tal genere io ci penserei due volte.
Il giornaletto di parrocchia è un
pericolo molto vicino.
Con osservanza (perdoni la franchezza).
Gianfranco Manfredi
Mi creda, fra i nostri lettori ci sono — forse non a Milano — più
"deamicisiani" di quanto Lei non
pensi, i quali saranno stati urtati dall'articolo natalizio "pasoliniano" quanto Lei da quello in questione. Nè capisco perchè uno stile e un contenuto. che Lei considera deteriori, debbano essere riservati a "L'Amico dei
fanciulli l'ironia prende la mano,
a volte... Lo so che lo spirito "parrocchiale" è un pericolo molto vici
il fatto che noi, cd anche io in particolare, non condividiamo la loro interpretazione della Parola di Dio! Se
abbiamo, all’epoca della Riforma, ammesso una volta per sempre il principio del « Libero Esame della Scrittura » (e ad opera proprio di Lutero
ai cui seguaci Giani dice di appartenere), che diritto abbiamo noi di stabilii e « obiettivamente » che queste
Sinist - conformismo
per hobby?
Un lettore, dalle Valli Valdesi; )
Mi permetta, caro direttore, di intervenire sulla questione del c< sinistconformismo » apparsa recentemente
sul nostro giornale, per esporre alcuni dubbi e perplessità, che non sono
soltanto miei ma sono condivisi da
tanta gente che guarda con stupore
quanto succede, e trova molta difficoltà a orientarsi...
1) Non sarebbe giusto e opportuno
che una buona volta la nostra Chiesa
dichiarasse non la sua professione dì
fede politica, è chiaro, ma illuminas
« sette » predicano dottrine « palese- ! se i credenti sui limiti a cui il crimente » contrarie alla Scrittura? Pos- ^ stiano può giungere nelle sue prosiamo tutt’al più dire ; secondo me fessioni di fede fede politica senza
la Scrittura non intende dire questo,
ma quest’altro ». Facendo diversamente, ricadremmo nello stesso errore della Chiesa Cattolica, calpestando
palesemente il principio del « Libero
Esame », base della Riforma!
Inoltre il Giani fa cc di tutta l’erba
un fascio ».
Ammetto che esistono alcune « sette » che anch'io non mi sentirei dì
definire non solo Evangeliche, ma
memoria. Però qualche barbone c e
ancora, no?
no, e fa sempre bene rinfrescare la ! neppure Cristiane! (Per fare un esempio: I Testimoni di Geova!); ma è
vero anche che esistono molte altre
cosidette « sette », per es. la Chiesa
Avventista (di cui io ben conosco le
dottrine, e su quali passi biblici le
appoggino, per avere alcuni parenti
appartenenti a quella denominazione,
tra cui mia madre stessa ed anche
uno zio pastore) che, benché loro stessi non amino definirsi Evangelici o
ABBIAMO
RICEVUTO
Pro Cassa Centrale : Giuseppe Cigersa (Torino) L. 50.000
Protestanti, ma Cristiani Avventisti, a
Pro Biblioteca Circolante Evangelica mio parere sono certamente molto più
Braille: William May (Torino) Evangelici di altri che hanno nelle 1 campo politico stesso, ma poi e an
L. 5.000. loro chiese altari, ceri e crocifissi! 1 che dannoso, per la barriera sempre
compromettere o bestemmiare il nome di cristiano? So che questo argomento susciterà un vespaio, che sarà
accolto come espressione di una mentalità superata ecc. So peraltro che
quarant’anni fa o anche solo trent anni fa sì è atteso invano dalla Chiesa
la sua professione di fede verso una
determinata politica, e che ci si è lamentati in seguito di tale agnosticismo : oggi verso le politiche varie
e diverse perchè non dovremmo chiarire le nostre posizioni !
2) Sono sempre stato, grazie alla
mia mentalità protestante, un nemi
co di qualsiasi conformismo : ogg
sono piuttosto scettico sul valore d
un sinist-conformismo impersonato da
play-boys della nostra borghesia valdese, che si danno convegno, ad esempio. nelle Valli sia d’estate che d’in^^erno, perchè esso è ridicolo; e ne
sono anche nemico, perchè esso è controproducente, prima dì tutto nel
più forte di incomprensione tra i veri
proletari delle Valli e questi figli di
papà che snobbano a fare i difensori
dei diritti del popolo, per il vuoto e
per l’aridità spirituale che esso lascia
nei giovani quando sono sbolliti i vapori dei 15/18 anni; come del resto
cominciamo già a sentire nella vita
della Chiesa.
3) Ciò premesso, è giusto che gli
incontri dei nostri giovani, e soprattutto quelli di un ambiente noto per
la comprensione reciproca e l’amore
cristiano, siano perennemente e necessariamente imperniati su bandiera
rosa e che in nome di quella libertà
che si crede di difendere e di monopolizzare, sia preclusa la voce e la presenza a tanti altri che sono semplicemente degli agnostici in politica e
che desiderano semplicemente, ripeto,
incontrare dei fratelli in fede, e non
dei politicanti più o meno invasati?
Forse abbiamo dimenticato che la
chiesa deve preparare dei cristiani per
la vita del mondo, e quindi anche per
la politica, ma non deve poi trasformarsi in s€>de di partiti da cui escano dei politici che si ricordino anche,
ogni tanto, di essere dei cristiani...
E non dico di più, per quanto i
miei dubbi c le mie perplessità non
siano esaurite; ma non vorrei eccedere...
Grato deH’attenzione che vorrà dare a questa mia, invio cordiali saluti.
Un malcontento
(lettera firmata)
Il Past. Girardet, in un suo articolo (n. 47J1964), ha già precisato
la posizione di Agape.
La nostra vocazione
in Italia
CONTINA DALLA PRIMA PAGINA
dato costante del panorama spirituale italiano'.
La vocazicne delle chiC'SS evangeliche deve conseguentemente_ orientarsi in due direzioni assai diverse; la
testimonianza verso il mondo della
chiesa ufficiale, e la iestimonianza
vero il più vasto mondo del popolo,
parzialmente a-cristiano, del nostro
Paese. Ciò significa:
— In primo luogo, riconoiscere serenamente che neH’interno della chi'i
sa cattolica 1o- Spirito Sanco è ail opera ; « Non dobbiamo cadere nel laccic dell’anticericalismo che vede :n
ogni prete un ipocrita ». Dobbiamo
essere attenti, senza paure, alla fernsentazione spirituale chhe si produce tra i credenti deU’altra sponda.
— Ma proprio perchè riconosciamo
ques’opera dello Spirito, siamo tenuti a chiedere che sia posta fine al sistema costantiniano. Si tratta qui d;
un messaggio profetico, cioè di un
messaggio « che non ci appartiene in
proprio, ma che scaturisce dalla Parola di Dio».
— La rinuncia al sistema costant.nlano, che siamo chiamati a doman
dare, comporta anzitutto il riconosci
mento di Cristo sopra la chiesa, senza deleghe ; e come conseguenza, il ri
ocnoscimento del carisma proprio di
ogni credente (sacerdozio universalei
la rinuncia alla macchina istituzionale e gerarchica.
_ La rinuncia ai sistema costanti
Diano comporta anche la rinuncia
ai mito del «popolo cristiano»: il
popolo italiano ha bisogno di essere
invitato al ravvedimento, non al « ritorno» ad un ovile ecclesiastico da
cui molti sono sempre stati fuori.
— Di fronte alla grande massa
non- cristiana, le nostre chiese devono essere testimoni della liberta cristiana: e non si potrà trattare della
tradizionale « libertà interiore », della «pace dell’anima» che abbiamo
troppe volte predicato. « I nostri con
cittadini non accettano spesso una
soluzione intimistica dei loro problemi ma pretendono una testimonianza che li aiuti a risolvere 1 loro rap
porti reciproci». , .
Ma con questo sbocchi.5.mo già sin
problemi affrontati dalla seconda
copia di documenti, che trattano
della nostra vocazione di fronte alla
situazione sociale del Paese g. b.
ARRIVI
m
J. JEREMTAS - Il problema del Gesù
storico. Paideia, Brescia 1964, pagg.
48, L, 500.
J. JEREMIAS - Il significato teologico dei reperti del Mar Morto. Paideia, Brescia 1964, pagg. 48, L. 500.
K RAHNER - Il latino lingua della
Chiesa. Paideia, Brescia 1964, pagg.
104, L. 700.
A. PEREGO - La fecondazione umana
in vitro e sua problematica morale
e teologica. Paideia, Brescia 1964,
pagg. 64, L. 500.
E. BUONAIUTI - Pio XII. Editori Riuniti, Roma 1964, pagg. 250, L. 2.500.
M. SERAEIAN - La difficile scelta: il
Concilio e la Chiesa tra Giovanni
XXIII e Paolo VI. Eeltrinelli, Milano 1964, pag. 246, L. 1.800.
NATALIA GINZBURG, Cinque romanzi brevi. Einaudi, Torino 1965,
L. 3.500.
CARLO LEVI, Tutto il miele è finito.
Einaudi, Torino 1965, L. 1.000.
RRENZO BERTALOT, Necessità del
dialogo ecumenico. Morcelliana, Brescia 1964. L. 600.
— La grande svolta. Dal liberalismo
al rinnovamento teologico. Quaderni F.U.V., L. 500.
Ecumenismo cattolico
Sabato 16 gennaio, nel quadro delle « Conferenze di Cultura cattolica », il domenicano
Yve.s M. Congar ha tenuto al Teatro Carignano dì Torino una conferenza su « Situazione ed esigenze dell'ecumenismo ». Lo studioso. che è « esperto teologico » presso ìl
Concilio Vaticano II, ha dato, essenzialmente. una presentazione del decreto « De
Oecumenismo », approvato nell ultima sessione conciliare, affiancandola con alcuni accenni airattualità teologica e ecclesiastica
dell'ortodossia orientale (recente conferenza
panortodossa di Rodi) e del Protestantesimo.
Il p. Congar è uno degli alfieri dell ecumenìsmo cattolico; egli preferirebbe che dicessimo : alfiere cattolico dell ecumenismo,
ma mi pare che la prima dizione resti la più
conforme alla realtà ; Tecumenismo romano,
anche il più aperto, spirituale e fraterno
quaì'è indubbiamente ìl suo. resta pur sempre recumenismo — cioè il sofferto senso
(lì un'universalità non pienamente realizzata
storicamente — di un uomo che è ferniamente convìnto e che dice senza riserve che
il Magistero romano detiene la verità.
Egli, che conosce per lunga dimestichezza gli ambienti ecumenici non-romani e che
da decenni studia i problemi del confronto
interconfessionale, certo conosce e comprende questa nostra posizione : che, cioè, non
ci basta udire affermare che occorre riconoscere il (( positivo cristiano » che è negli altri. e lasciare gli altri essere appunto altri,
diversi, nei limiti delLunìtà della fede, quando questa unità è fissata in modo unilaterale
e indiscutibile dal Magistero; nè ci basta
che egli dichiari, con una sincerità d’accento e una passione su cui non abbiamo dubbi, che occorre onorare in tal modo il dialogo, da prendere sul serio gli altri — anche dissentendo — nei loro problemi e nei
oro interro gali vi : resta però la certezza del
possesso della verità, non ancora pienamente
esplicitata, non sempre \erameiite vissuta,
eppure pos.seduta, in quell'« ontologia della
grazia ». cioè in quella riiallà profonda della
Chiesa (cattolicamente concepita, in senso
sacramentale e in senso gerarchico-magisterialc) di cui parlava il Congar e che è il
cuore pulsante dì una chiesa che dimentica
di essere solo testimone e messaggera della
grazia, e si considera essa stessa grazia divina
vivente fra gli uomini. Finché questa falsa
certezza non sarà scrollata, non ci sarà riforma nella Chiesa di Roma nè parteciperà, co.
me islilnzione, airecimieiiismo ; e nel suo
seno vivranno uomini che conoscono la pa.ssionc ecumenica, ma la vivono a uria .speranza che non potrà die essere delusa: poi
che non c.ì sarà mai un ritomo.
Cosi ho vissuto la vigilia della « settimana
di preghiera per l'unità », di fronte a un
uomo a cui, quasi con dispetto, mi sentivo
unito da una comune vocazione, ma con cui
mi chiedevo come pregare, perchè avremmo
chiesto cose diverse, a tratti opposte. ^
4
pag. 4
N. 4 — 22 genna o 1965
r
Conosciamo
F I R E N Z F nostre opere
Una giornata
al Centro Evangelico
di Solidarietà
\U libro della settimana
Una vivace storia della Chiesa
Le strade fiorentine già brulicano di
gente che va a lavorare. Sono le sette
e trenta. Da via Ghibellina, passando
per via dei Pepi, si avvia verso il magazzino di Via del Pico il nostro Carbut. Ha inizio così la giornata di lavoro nel magazzino. Si incomincia ad
esaminare il lavoro da svolgere. Quante chiamate... tutte urgenti!
Verso le nove giunge Jannuzzi e
preso il vecchio arrugginito triciclo,
con il sole o la pioggia, si mette in
marcia per il giro di raccolta. Quanti
chilometri da fare! Intanto Rossi si
avvia verso l’uflìcio, in via dei Benci.
Pratiche su pratiche, « grane » a non
finire. Sono grane degli altri che il
Centro cerca di alleggerire o togliere
completamente. Non sono passati dieminuti òhe già il telefono squilla.
Si chiede aiuto, spessissimo, si informa che c’è della cartaccia da andare
ritirare, con urgenza.
Alla porta picchiano: Avanti! Scusi è il centro evangelistico? Sa sene: stato mandato dal pastore. — Quale pastore? — Quello la! — Non conosciamo la persona, ma può essere un
caso veramente interessante. Allora
ascoltiamo. - Alla fine : « prenda questi indumenti : verremo a casa Sua. Il
ccmitato esaminerà la situazione. Falerno qualcosa anche per Lei, con
l’aiuto del Signore ».
La macchina da scrivere inizia an
eh’essa il suo lavoro. Lettere a persone che possono aiutare il centro per
risolvere questo o quel caso; relazioni.
Bussano ancora alla porta. « Il Centro di Solidarietà?». Si accomodi. E’
na persona presentata da un pastore.
— IL caso è difficile : importante.
Quanto lavoro si presenta davanti e
quanti problemi. Il telefono entra in
azione. Una, due tre... dieci telefonate
per i primi aiuti. — Il Rossi si trasforma in legale ; sollecita debitori ; implora dilazioni dai creditori della persona
testé presentatasi. E’ un altro caso
che si aggiunge ad altri, lurighi e diffìcili da risolversi. Sono disadattati,
sfortunati, svogliati òhe si rivolgono
al Centro! Dobbiamo sostituirci a loro, Permesso? —- Avanti. — E’ un forestiero. Non parla perfettamente italiano. Capisce. Chiede del pastore, di
★ ★★★★★★
Vi si0to forniti?
Meditazioni Bibiiche 1965
L. 600
Valii nostre 1965
L. 600
★
Edizioni Claudiana
•*•■*■★★★★★ ★★★★★★
un nastore. Diamo una copia della
guida che il Centro ha appositamente stampato. Lo straniero ringrazia,
va via.
La macchina da scrivere riprende il
suo lavoro. Squilla il telefono; bisogna provvedere ad aiutare della gente
che non ha mezzi per fare un trasloco. Si prende la commissione: chiederemo aiuto ai volontari. Arriva la posta; richieste di aiuto. Una piccola offerta. E’ già mezzogiorno. Dopo dieci
minuti arriva Carbut dal magazzino.
E' sudato, affatira/to. Dopo poco arriva anche Sansone. Ora sono tre; breve consiglio. Si esaminano alcune pratiche. Si decide di agire in questo o
quel modo.
Ore 12,30 si chiude per andare a
casa Breve riposo. Sono le ore 14 e
Carbut è già nuovamente in magazzino, Jannuzzi rientra con un grosso
carico. La prima gita è conclusa.
Quanta cartaccia, giornali, stracci da
selezionare e preparare per la vendita! Breve riposo: ripresa del cammino. Nuova sudata del Carbut.
Rossi è di nuovo fra le sue scartol
fie, attaccato al telefono che squilla
0 che lavora per quanto c’è da fare.
Bussano alla porta; è un nuovo caso !
Rossi ascolta, prende appunti. Si tratta di un prestito. Vedremo! — Ma è
urgente! — Allora questa sera, quando potrò parlare con Sansone e con
gli altri del Consiglio. La sera il prestito è concesso. La cassa si assottiglia Sono le ore 18 rientra Carbut più
sudato e affaticato di oggi. Accende
una sigaretta, inforca gli occhiali;
c’è la contabilità da mettere in ordine; ci sono tanti conti da pagare. Sono conti per tutto quanto è stato fat
to per gli altri, per aiutare gli altri. Il
registro si riempie di molte piccole
voci in entrata, abbastanza in uscita,
e molto grosse! La cassa si assottiglia
ancora. Ora giungono gli amici. La
cassa riprende fiato. Il Signore ci ha
aiutato anche oggi- Domani è un altro giorno.
All’ ambulatorio ferve l’attività.
Quante persone in attesa dei medici.
Ma chi sono? Gente della nostra comunità? Ne vediamo poche: sono soprattutto estranei. C’è qualcuno ohe
sarà visitato gratuitamente, che avrà
bisogno di medicine. L’armadietto si
riempie e si vuota. Il dott. Luciano
Monti provvede a questa bisogna.
Via dei Benci; ore 18,30, ritorna
Sansone. Si parla di quanto avvenuto
durante il giorno. Si fa consiglio tra
Rossi, Carbut, Sansone e gli amici
presenti. Non si può terminare parche
bussano: una, due tre e anche quattro
persone. C’è chi ha bisogno di indumenti: chi di mobilia. Chi cerca lavoro.
Da Palazzo vecchio rintoccano le
ore 20. Le luci del nostro ufficio sono
ancora accese. A casa ci aspettano.
Siamo' stanchi veramente! Contenti?
Delusi? Amareggiati? Non lo sappiamo. Sappiamo soltanto di aver dato
tutto quanto potevamo in questa giornata; e domani? Domani è un altro
giorno grave di preoccupazioni come
quello di oggi: non sappiamo cosa sarà. Sappiamo soltanto che ; « quantuque lo avrete fatto ad uno di questi
minimi, lo avrete fatto a ME ».
Uno degli aspetti più interessanti della
cultnra anglosassone è la sua capacità di divulgazione. Gli inglesi sono stati primi nell’arte del ridurre grossi volumi in poche
pagine, sono stati i maestri delle edizioni economiche e popolari che lentamente stanno
penetrando anche da noi. Il libro che questa settimana presentiamo ai lettori del nostro giornale è un esempio perfetto di questa arte divulgativa.
L’autore è celebre per le sue ricerche di
storia, specialmente del periodo della Riforma, ed è certo un’autorità indiscussa nel
campo della storia del cristianesimo. Il suo
volume di poco più di 200 pagine presenta
in modo estremamente semplice la storia
della chiesa cristiana dalla sua fondazione
ai giorni nostri. E’ un volume che tutti posono leggere — sotto certi aspetti ci sembra
a volte persin troppo semplice — tutti coloro che amano la storia della chiesa cristiana nel passato. La lingua è molto scorrevole, piana, senza termini e concetti difficili.
La nostra testimonianza valdese è menzionata con simpatia nel medioevo, è passata
sotto silenzio nel periodo del 1600 mentre
è trattata ampiamente l’epopea ugonotta; è
un fatto di cui possiamo prendere atto : per
gli storici noi valdesi siamo sempre gli uomini discendenti dai credenti del Medioevo,
coloro che hanno saputo opporre alla chiesa
papale trionfante la loro protesta in nome
dell’evangelo. Con grande serenità ed equilibrio il Bainton esamina le vicende delle
chiese orientali e cattoliche cercando di ve
dere molti elementi jositivi delle vicende
del passato: il monacheSimo, la civiltà cristiana dell’alto medioevo. Non è sempre una
giustificazione del passato, ma il tentativo di
comprenderlo con rispetto. Qualche lettore
potrebbe fare delle riserve e delle critiche
su molte aflerniazioni del Bainton ma sono
critiche di dettaglio; ci possiamo perciò pienamente lidare della serietà di questa pubblicazione, anche se ognuno di noi potrà
ravvivarne la lettura con piccole critiche
personali. Giorgio Tourn
ROLAND H. BAINTON, Notre Eglise
a deux mille ans. Labor et Fides,
Genève 1964, pagg. 224, L. 1.700
Per la " Pro Valli „
Offerte per la Gianavella : Forneron rag.
Edilio L. 1.000; Abate Domenico e Elsa
1.000; Rag. Parise Massimo 500; Longo
prof. Renato 2.000; Maurizio Quagliolo
2.500. Grazie.
Avete rinnovato
U vostro
abbonamento ?
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILLASECCA
La comunità ha vissuto il periodo delle
feste natalizie e di fine d’anno come un
tempo di grazia concesso dal Signore.
Il giorno di Natale il nostro bel tempio
di Chiotti era al completo. La corale ha contribuito ad arricchire il culto cantando « Dal
tronco secolare ». Buona è stata la partecipazione alla Santa Cena.
Purtroppo una bella nevicata il giorno dopo ha impedito la programmata festa dell’Albero nel quartiere più alto di Bovile. Ma
la festa ha avuto luogo ugualmente la sera
di Capodanno con una buona partecipazione
di grandi e piccoli; mentre a Villasecca, a
causa delle strade quasi impossibili per la
recente nevicata, solo un modesto gruppo
ha potuto raccogliersi intorno al bell’abete
scintillante dì luci. Tutti bravi i nostri bambini che hanno intrattenuto il pubblieo con
recito e poesie ben intonate al Natale. Molto
ben riuscite sono state pure le varie feste
dell’Albero nei quartieri di Linsardo e Trussan; ringraziamo vivamente tutti coloro che
vi hanno collaborato.
Ora la comunità si prepara a celebrare il
17 febbraio in uno spirito di riconoscenza
al Signore. Ma prima ancora si radunerà
numerosa (lo speriamo) a Chiotti domenica
prossima 31 Gennaio per ascoltare la predicazione del Pastore Bouchard di Pomaretto;
e nel pomeriggio le sorelle per ricevere la
visita della Signora Bouchard e ascoltare il
suo messaggio. Diamo sin d’ora al Pastore
Bouchard e alla sua gentile Signora il nostro più cordiale benvenuto.
ed incoraggiati con interesse e generosità.
L’Unione delle madri di Villar Perosa ha
visitato le sorelle della nostra parrocchia il
13 dicembre scorso. Il nostro sentito ringraziamento per questo benefico incontro ed
alla sig.ra E. Geymet per il suo messaggio.
Le celebrazioni del Natale ci hanno permesso di raccoglierci in assemblee numerose
nei due templi per il culto. A Perrero è
stato molto gradilo il concorso del gruppo
corale che ha eseguito ottimamente un coro
ed un inno. Molto ben riuscite anche le feste dell’albero dei nostri bambini delle scuole domenicali a Perrero, diretti dalla sig.ra
L. Rivoira, la domenica 20 dicembre ed a
Maniglia, preparati dall’insegnante sig. R.
Genre, la sera del 25 con la esecuzione di
quattro inni da parte di alcune giovani di
Perrero.
A tutti coloro che hanno collaborato per
queste ncslrc attività l’espressione della nostra viva gratitudine.
FORANO SABINO
La nostra Unione giovanile ha trascorso,
alla fine di novembre, un’ottima serata con
la consorella di Villar Perosa, che ringraziamo ancora per la fraterna accoglienza.
Il bazar dei cadetti che ha luogo tradizionalmente nel periodo dell’Avvento, ancora
una volta, il 29 novembre 1964, ha avuto
un esito molto lusinghiero. La nostra riconoscenza va ai nostri giovanissimi per il loro
lavoro ed a tutti coloro che li hanno seguiti^
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 24 GENNAIO
Pastore Carmelo Mollica
D03IENICA 31 GENNAIO
Pastore Carmelo Mollica
L’Evangelo alla Eadio-TV
della Svizzera Italiana
DOMENICA 24 GENNAIO
La Parola del Signore
Ore 22 circa (alla fine delle trasmissioni) - Televisione
DOMENICA 31 GENNAIO
ore 9,15 - Radio
Conversazione evangelica
la vita dell'agricoltare
iuovi ulTici periferici
dell’Ispettorato dgrario
Per intensificare l’assistenza tecnica agli
agricoltori, il Ministero dell’Agricoltura ha
istituito, alle dipendenze degli Ispettori Agrari Provinciali, nuovi Uffici periferici retti
da Agronomi i quali, alleggeriti da compiti
burocratici, dovranno esplicare essenzialmente attività in campagna, come facevano le
preziose e non dimenticate Cattedre Ambulanti di Agricoltura di un tempo.
Nella Provincia di Torino gli Uffici a disposizione degli agricoltori saranno pertanto, oltre a quello del Capoluogo, in numero
di dieci e così ubicati : Pinerolo - Perosa
Argentina - Susa - Ivrea - Chivasso - Cuorgnè - Ciriè - Chieri - Avigliana e Carmagnola.
Tutti coloro che desiderano tenersi al corrente dei moderni metodi della coltivazione
dei terreni e dell’allevamento del bestiame
potranno dunque rivolgersi con poco disturbo all’Ufficio Agrario della propria Zona.
La pensione alle donne
coltivatrici di 63 anni
Per effetto delle norme transitorie della
legge 26 ottobre 1957 e della legge 9 gennaio 1963, a partire dal 1° gennaio 1965 le
coltivatrici dirette, mezzadre e coione assicurate per Fìnvalidità-vecchiaia-superstiti e
in possesso dei requisiti di legge potranno
ottenere la pensione di vecchiaia al compimento del 63® anno.
In base alle norme transitorie sopraddette, per avere diritto alla pensione di vecchiaia le assicurate dovranno essere in possesso dei requisiti seguenti: 1) avere compiuto l’età di 63 anni; 2) avere almeno 8
anni di contribuzione; si considera raggiunto un anno di contribuzione per ogni 104
contributi giornalieri versati; 3) avere fatto
parte, come unità attive di nuclei familiari
coltivatori diretti mezzadrili e colonici per
almeno cinque anni in epoca anteriore al
1® gennaio 1957.
La luce di Natale ha dovuto splendere
viva e forte in molte tenebre che si sono
addensate sulla nostra Comunità, proprio nel
periodo natalizio, con Limprovvisa scomparsa del nostro fratello in fede Tito Gennari,
che il 23 dicembre, dopo una breve ma inesorabile malattìa, è mancalo a soli 50 anni.
Il Pastore Paolo Ricca ha rivolto il messaggio della beatitudine evangelica, anche nella
morte, predicando sul testo « Beati i morti
che muoiono nel Signore, perchè si riposano delle loro fatiche e le loro opere li seguono ». Malgrado rinclemenza del tempo,
la chiesa era gremita e molti non hanno potuto entrare. La comunità ha cantato gli
inni della speranza cristiana. Nel sermone,
il Pastore ha spiegato perchè i morti nel Signore sono beati e in seguito ha detto quali
erano le opere che Tito ha compiuto: esse
si possono riassumere nella parola (c amore ».
Questo amore era stato avvertito dalla popolazione di Forano che, presenziando numerosissima al funerale, ha voluto manifestare
il suo affetto ad un uomo che veramente lo
meritava. Con il suo amore disinteressato e
cordiale verso il prossimo, il nostro fratello
ha lasciato un ricordo vivo e bello in coloro
che l’hanno conosciuto e stimato.
Nel 1964, la nostra Comunità è stata particolarmente colpita dal lutto. Coloro che ci
hanno preceduto nella casa del Padre sono
stati quattro. Vogliamo ricordarli: Marino
Scarinci, Irma Scarinciy Vittoria Pazzaglia e
Tito Gennari. Il Signore, nella sua imperscrutabile saggezza ci ricorda che siamo polvere, che siamo come l’erba dei campi che
la mattina fiorisce e la sera è tagliata e si
secca. Ma ci dà altresì (e questa è la nostra
forza) la certezza della risurrezione col Signore, che è risurrezione e vita. Alle famiglie colpite dal lutto,rinnoviamo l’espressione
del nostro cordoglio e della nostra simpatia
cristiana.
* * *
Il 20 dicembre, nei pomeriggio, abbiamo
avuto la consueta Festa di Natale, con un
bel programma di recite e poesie preparate
in parte dalla Maestra Sig.na Fiorella Meynier e in parte dall’Unione Giovanile, che
ha messo in scena una bellissima leggenda
russa di Natale, in cui vi sono non tre ma
quattro Re Magi, e il quarto invece di giungere alla grotta di Betlemme, viene guidato
dalla stella cometa alla croce del Golgota.
Questa leggenda è stata rappresentata dai
giovani con dei quadri viventi, molto efficaci.
Alla Festa erano presenti anche i nostri
fratelli della Diaspora (Magliano-Calvi), nonché un certo numero di bambini e adulti
cattolici.
Il 31 dicembre, dopo cena, la Comunità
si è raccolta per una serata fraterna, per
attendere insieme il nuovo anno. Siamo stati
piacevolmente intrattenuti per oltre due ore
dai giovani, che hanno recitato un atto unico di ispirazione evangelica e vari sketches
comici assai divertenti, per merito soprattutto deirimpareggiahile Teodoro. Venti minuti
prima della mezzanotte ci siamo raccolti in
preghiera e nell’ascolto dell’Evangelo, tratto
dal Salmo 90. Abbiamo così iniziato insieme, nella comunione fraterna e con Dio,
il 1965.
Nel periodo natalizio abbiamo ricevuto
molte lettere e cartoline di auguri da parte
dei numerosi amici della Chiesa Valdese di
Forano. Li ringraziamo Rocco Giuliani
POMARETTO
Mercoledì 27 gennaio : riunione quartierale a Perosa Argentina, alle ore 20,30.
TORRE PEUÏCE
Domenica 27 dicembre ultimo scor.-o al
le ore 17 ha avuto luogo nel Tempio di
Torre Pellice un concerto di musica sacra
per organo e coro.
Si è trattato di una bella iniziativa della Associazione Amici del Collegio Vald-.-se, la quale ha ■'oLuto inserire, fra le
proprie attività, una manifestazione di solidarietà a favore delle maestranze della
\ aliala colpite dalla crisi di lavoro die,
purtroippo, continua a non trovare soluzione.
fé, non si può parlare dj una assemblea
niponente, cosa d’altra parte impensabile
a Torre Pellice, alla fine di dicembre, in
un periodo di feste e con il tempo indeniente, guard-ando i risultati si può essere
abbastanza soddisfaitti per le finalità die
ci si erano proposte. Infaitti la manifeslazrone ha fruttato 'a somma di L. 65.006, die
costituisce una soddisfazione tangibile per
gli sforzi degli organizzatori.
^ul piano musicale il concerto può i-on-siderars: completamente riuscito, sia per
la accorta scelta dei brani legali quasi miti ada festa di Natale, sia per l’equilibrata ripartizione dei brani fra organo e corale, sia per il livello artistico delle esecii
zioni deirorganisla Prof. Ferruccio Corsani e defila Corale Valdese di Torre Pcllii-e
dado Stesso preparata e diretta.
Il programma spaziava attraverso diveroi
sei-o’i di music.a: dai secentisti Padielbi'i e
Daquin al contemporaneo Karg-Elert, non
dimenticando Badi, Mozart e Frank. !
singoli brani erano presentati e bre-venico? commemati dal DoU. Enrico Gardi.jl
con note interessanti die ne Jianno reso (adie la -comprensione.
inoltre Faudizione ha .avuto il merito di
presentare preziose composizioni poco noe al imbblico, aumentando quindi le ,ono.scenze musicali, nonché di farci ris-ntire la voce -del nostro bell’organo con fesue aumentate poissibililà (ma anclie con ie
■le neces.sltà di ulteriori cure).
Va reso merito alla buona volontà lei
(•cristi ed alla tenacia del Prof. Corsaiii se
Torre Pelli-ce può -diapoiTe a tutt’oggi -.li
una fra le migliori nostre Corali.
Grazie dunque agli organizzatori pi - e
Lellissinie ore offerteci; al Prof. Cor.s,,-.)i
anche l’incitamenito a farsi sentire di più.
jeinni.
PERSONAUA
Si sono sposati, ad Agape, il Pt; ;t,
Sergio Rostagno e la Sig.na Erts-a
Gay. Partecipiamo alla loroi gioia e
auguriamo loro fraternamente lu-.a
serena vita e un proficuo minisi-',- o
insieme
Direttore resp.; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 17.5, 8-7-1066
Ciò. Subalpina ».n.a - Torre Pellice C i
avvisi economici
CAUSA ETÀ’ cedesi centro Torre Pelli, e ;
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RINGRAZIAMENTO
La famiglia del comipianto
Davide Michelin Salomon
esprim.e la sua riconocenza a tutti
coloro che presero parte in qualsiasi
modo al loro grande doilore. Un ringraziamento particolare al Dott. Gardiol, alla Direzione e al Personale
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
Villar Pellice, Buffa, 11 gennaio 186i
RIPARAZIONI
Radio TV — Elettrodomestici
Apparecchi elettronici
Laboratorio attrezzato
Ferrerò Carlo
Figlio
(studente in elettronica)
POMARETTO
Borgata Maselli, 4