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Anno VII
numero 45
del 19 novembre 1999
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r- r-.
rumori e silenzio
«Ecco che il Signore sta passando.
Un vento impetuoso e forte da fondere
le montagne e spezzare le pietre andava davanti al Signore: non era nel vento il Signore. E dopo il vento un terremoto: non era nel terremoto il Signore.
E dopo il terremoto un fuoco: non era
nel fuoco il Signore. E dopo il fuoco,
una voce, un sussurro sottile...»
IRe 19,11-12
/L 20 febbraio 1909, su «Le Figaro»,
apparve a firma di Filippo Tommaso Marinetti il «Manifesto del Futurismo». Viva la civiltà della macchina,
cantava il manifesto che salutava con
un inno alla vita l'alba del millennio
tecnico. Ci interessiamo qui solo dell’aspetto acustico e cinetico di quel
movimento, che influenzò la letteratura, la pittura, la filosofia ecc. Energia, potenza, nazione (e nazionalismo) dovevano concorrere a spazzare
via i ritmi lenti delle millenarie civiltà
agricole, portare ovunque forza e innovazione, lasciare entrare il vento
caldo dei bolidi a vapore nella sonnolenta esistenza. In Valtellina sfrecciava, già nel 1902, il locomotore trifase E
360. In Svizzera, il trenino rosso che
sale al Bernina e attraversa TEngadina, è lento: l’alternativa veloce può essere un super tunnel che corra sotto le
\ montagne, in due ore potremmo, con
dei bei Tgv, attraversare il fazzoletto
di terra elvetica da un capo all’altro.
Ma non vedremmo la montagna, i colori stupendi delle sue stagioni, gli incantevoli paesaggi.
\JEL libro dei Re ci viene detto che il
Signore è presente con una voce,
un sussurro sottile o, con altra traduzione, una «voce di sottile silenzio».
Noi siamo ormai, con le nostre città, il
nostro traffico, le nostre tv, tutte le
macchine che il Marinetti avrebbe potuto prevedere solo con la fantasia di
Jules Verne, naufragati in un mare di
assordante rumore. Forse anche lo stile
dei nostri incontri è improntato al
trionfo dei suoni in rapida successione. Anche i nostri culti sono sovente un
diluvio di parole senza pause di silenzio. Il silenzio forse ci sembra una cosa
da monastero. Tacere, nel clima del
parossistico cicaleccio e rumore, ci
sembra perdere tempo. Forse fa anche
un poco paura, il silenzio. Movimenti
pseudoreligiosi, inventati per curare
l'anima con le diete, i colori e i sapori
genuini di una volta, trovano nuovi
adepti. Molti sono pronti a entrare nei
nuovi santuari, nelle oasi del silenzio
terapeutico, i nuovi monasteri senza
dei e preghiere, ove non ci si pente né
ci si rallegra, ma ci si cura.
SE la frenesia, la velocità e Tiperattivismo sono il clima della nostra vita, non sarà facile udire la «voce di sottile silenzio». Siamo poco disponibili
all’ascolto, al silenzio, alla quiete, cotne abbiamo poco tempo per incontri
che non siano pieni di qualcosa da fate. Se i demoni hanno un nome, quelli
del nostro tempo si chiamano fragore e
velocità. Io non so dire se sia possibile
ridurre a 35 le ore settimanali di lavoro, ma sono certo che le ore libere saranno presto conquistate dalle «Agenzie della felicità» che ci venderanno
qualcosa per occupare quel tempo libero. Non dobbiamo noi, cristiani, impegnarci per liberarci e liberare dalla
follia della corsa e dello stordimento?
Torniamo a un’ecologia evangelica del
tem.po, del corpo e della mente. La «voce di sottile silenzio», se l’ascoltiamo, ci
insegnerà a stare insieme agli altri per
la reciproca gioia della comunione. «Il
silenzio duole, ma nel silenzio le cose
prendono forma, e noi dobbiamo aspettare e vegliare» (K. Gibran). Il Salmo ci esorta: «Sta in silenzio davanti
rtl Signore, e aspettalo» (37, 7).
Alfredo Berlendis
SETTIMANAIÆ DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Dieci anni fa cadeva il muro di Berlino e iniziava il processo di riunificazione tedesca
Quel che resta del Muro
Il movimento per i diritti civili e le chiese evangeliche in Germania Est svolsero un ruolo
fondamentale; chiedevano riforme e democrazia e non l'annessione alla Germania Ovest
THOMAS ELSER
STOCCARDA —11 9 novembre si
è svolta la celebrazione del 10° anniversario della caduta del muro di
Berlino al Bundestag, il Parlamento
tedesco, da poco trasferitosi da
Bonn a Berlino. Illustre la lista degli
oratori: George Bush, Michail Gorbaciov, Helmut Kohl, Gerhard Schroeder, e poi Wolfgang Thierse,
presidente del Parlamento, e Joachim Gauck, amministratore dell’archivio della Stasi. Gli ultimi due
sono stati attivisti del movimento
per i diritti civili nella Germania Est
e sono stati loro a chiarire chi fu il
protagonista della caduta del Muro: il popolo della Germania Est.
Thierse ha affermato: «Questa giornata è stata forse la più felice dei
tedeschi in questo secolo», e ha ricordato gli altri avvenimenti storici
del 9 novembre: nel 1918 la proclamazione della Repubblica e nel
1938 la notte dei cristalli. Gauck,
parlando della cultura politica, ha
detto: «Dappertutto c’era l’impegno di quelli che erano messi sotto
curatela per tanto tempo». Insomma, le speranze erano molte, perciò la delusione è stata profonda
quando si è visto che il sistema politico occidentale è tutt’altro che
una democrazia di base.
Oltre alla celebrazione ufficiale,
si sono radunate più di 40.000 persone alla porta di Brandeburgo per
una grande festa. Nella notte del
miracolo di dieci anni fa non ci fu il
tempo per organizzare la festa: chi
veniva era spesso in pigiama, con
qualche strumento musicale, con
martelli per abbattere il Muro, salivano in cima al Muro, ballavano, ci
si abbracciava, gente mai conosciuta prima si sentiva amica. Bisogna ricordare che l’apertura del
Muro è avvenuta per caso, per un
malinteso del membro del governo
della Germania Est, Schabowski
che, nel caos di quei giorni, aveva
dato per approvata, e quindi già in
vigore, quella che era solo una proposta di legge sulla libertà di viaggiare all’estero. Così, inaspettatamente per tutti, la pressione di una
massa incredibile di persone sui
passaggi di confine faceva aprire le
barriere nella tarda serata.
Che cosa era successo dieci anni
fa? Certamente non solo un errore
di una persona singola. Da tanto
tempo si era sviluppato qualcosa
che doveva prima o poi mettersi in
evidenza: dall’inizio degli Anni 80
si era creato nell’ambito delle chiese protestanti il movimento per la
pace. Questi gruppi di pacifisti erano il nucleo del movimento per i
diritti civili, un vero movimento
che si allargava verso tutti i gruppi
della società. Erano sempre le comunità evangeliche a ospitare il
movimento, integrando così persone molto diverse: pacifisti, credenti, oppositori del sistema politico,
artisti, persone scontente per qualche motivo concreto. D’altra parte
c’erano le riforme nell’Unione Sovietica, perestroika e g/osnost a preparare il terreno culturale e politi
co. La speranza di questo movimento in Germania Est si indirizzava verso una maggiore libertà
nella società esistente. Infatti la
grande dimostrazione del 4 novembre 1989, cinque giorni prima
dell’apertura del Muro, con un milione di partecipanti, chiedeva un
socialismo riformato in uno stato
separato, nessuna riunifìcazione.
L’apertura caotica del muro fu
l’implosione di una società e di un
sistema politico, il socialismo reale,
arrivato alla fine; fu il premio per
un popolo che per tutta l’estate del
1989 aveva combattuto per il diritto di viaggiare, e fu anche l’inizio
della fine delle discussioni su come
creare una società deniocratica di
base. In meno di un anno i due stati tedeschi furono riunificati, ma in
realtà si trattò di un’annessione: il
mercato dell’Ovest è stato imposto
all’Est, il sistema politico dell’Ovest
è rimasto immutato, l’Est ha vissu
Chiesa evangelica tedesca
La chiesa è un «tesoro»
per l'intera società
Sul tema «Missione ed
evangelizzazione» si sono
incontrati 120 delegati del
Sinodo della Ghiesa evangelica tedesca (Ekd), riunito a Lipsia dal 7 al 12
novembre. Il presidente
del Consiglio della Ekd, il
«Praeses» Manfred Kock,
si è mostrato ottimista sul
futuro definendo «infondato» il timore che nel
mondo moderno la Buona notizia di Dio possa essere messa ai margini:
con il suo messaggio, la
chiesa rappresenta un
«tesoro» per l’intera società civile. «Le comunità cristiane saranno anche in futuro luoghi in cui
la fede è vissuta e testi
moniata», ha dichiarato
Kock. In particolare, le comunità devono stare vicino a quelle persone «che
hanno bisogno di cura e
di aiuto, come i disoccupati e altre persone che
hanno difficoltà a gestire
la propria vita». Il 9 novembre il Sinodo, che significativamente si è svolto a Lipsia, nell’ex Germania Est, ha celebrato i dieci anni dalla caduta del
muro di Berlino e la riunificazione della Germania.
In quegli anni, ha ricordato il presidente Kock, «sono stati proprio i cristiani
e le comunità di credenti
ad agire per il cambiamento pacifico». (nev)
Vicepresidente luterana
La Chiesa cattolica
dia più spazio alle donne
In occasione della firma della Dichiarazione
cattolico-luterana sulla
giustificazione avvenuta
a Augusta il 31 ottobre,
in una intervista rilasciata alla rubrica televisiva
«Protestantesimo» (Raidue) andata in onda domenica 14 novembre, la
vicepresidente della Federazione luterana mondiale (Firn), Parmata Ishaya, ha espresso la speranza che anche la Chiesa
cattolica, col passare del
tempo, sappia ricercare le
strade adeguate per conferire più spazio alla presenza femminile. «Come
luterani - ha affermato chiediamo alle nostre
chiese di dare almeno il
40% delle responsabilità
alle donne, soprattutto
nelle questioni decisionali. Credo che questo dovrebbe accadere anche
nella Chiesa cattolica.
Non dico che le donne
dovrebbero essere presenti nella stessa percentuale ma con il tempo, la
discussione, il dialogo,
speriamo che il ruolo delle donne nella Chiesa cattolica migliori, perché siamo tutti creature di Dio,
che ci ha creato perché ci
completassimo e aiutassimo vicendevolmente.
Per questo dovremmo
avere le stesse opportunità di servirlo». (nev)
to una vera restaurazione politica.
Da qui tante delusioni oggi: la disoccupazione rimane alta, attorno
al 20% a seconda dei Land (le Regioni autonome); la criminalità è in
continuo aumento; rimangono le
differenze economiche tra Est e
Ovest; si sono perse le vecchie attività sociali e la cultura del comunicare; non esiste più la rete sociale
con le sue istituzioni che garantivano un servizio di base. D’altronde la gente dell’Ovest deve pagare
ancora oggi il «contributo di solidarietà», una sovrattassa. La popolazione dell’Est risponde con
r«ostalgia» (gioco di parole che significa nostalgia verso l’est=ost),
ricordando i vecchi tempi che,
sembra ora, non erano poi così
male. Questa nostalgia si esprime
anche con un crescente aumento
di voti per il Pds, il partito successore del vecchio Sed, unico partito
della Germania Est. Ultimamente
si parla di «muro nelle teste», la divisione mentale ancora da superare. Visto che tanti contributi vanno
spesi per progetti di ricostruzione
nell’Est si sente già parlare dei «pigroni dell’Est».
E le chiese? Anche le chiese
evangeliche dell’Est subiscono ancora dei mutamenti in parte molto
dolorosi. Non c’è più l’atmosfera di
lotta di cui erano protagoniste. La
ricerca delle visioni di quel periodo
è faticosa. Le chiese evangeliche
sono in ricostruzione, anche loro si
sentono annesse, tutto è andato
troppo velocemente. Tanti si pentono per questo ma, dopo un periodo di attivismo sul piano delle
strutture, si ricomincia a cercare
una collocazione nella società. I
protestanti dell’Est si definiscono
«minoranza con un futuro», un’affermazione importante visto che
finora le chiese in Germania assumono di solito il ruolo di chiesa di
popolo: importante, per esempio,
per affrontare le difficoltà finanziarie che hanno colpito tutte le chiese tedesche; le chiese dell’Est ne
hanno una lunga esperienza e possono aiutare ad affrontare questi
problemi in modo costruttivo.
MEDITAZIONE^^
Trasformati dallo Spirito
di MAX BOURGEOIS
iCULTURAi
e cinema
di ALBERTO CORSAMI
editoriale
La voce degli evangelici
dì GIUSEPPE PLATCME
Le chiese bmv
di EMMANUELE PASCHETTO
^^^FRANCIA^^^
Patto dvUe di solidarietà
di FRANCO CALVET7I
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
“Questo Gesù,
Dio lo ha
risuscitato; di ciò,
noi tutti siamo
testimoni.
^^Egli dunque,
essendo stato
esaltato dalla
destra di Dio
e avendo ricevuto
dal Padre
lo Spirito Santo
promesso, ha
sparso quello che
ora vedete e udite.
Davide infatti
non è salito in
cielo; eppure egli
stesso dice: ‘Il
Signore ha detto
al mio Signore:
Siedi alla mia
destra, finché
io abbia posto
i tuoi nemici per
sgabello dei tuoi
piedi’. ^^Sappia
dunque con
certezza tutta la
casa d’Israele che
Dio ha costituito
Signore e Cristo
quel Gesù che voi
avete crocifìsso”.
Udite queste
cose, essi furono
compunti nel
cuore, e dissero a
Pietro e agli altri
apostoli: “Fratelli,
che dobbiamo
fare?”. Pietro a
loro: “Ravvedetevi
e ciascuno di voi
sia battezzato nel
nome di Gesù
Cristo, per il
perdono dei vostri
peccati, e voiriceverete il dono
dello Spirito
Santo. ^^Perché per
voi è la promessa,
per i vostri figli, e
per tutti quelli che
sono lontani, per
quanti il Signore,
nostro Dio,
ne chiamerà”.
con molte
altre parole li
scongiurava e li
esortava, dicendo:
“Salvatevi da
questa perversa
generazione”.
^'Quelli che
accettarono la sua
parola furono
battezzati;
e in quel giorno
furono aggiunte a
loro circa tremila
persone»
(Atti 2, 32-41)
TRASFORMATI DALLO SPIRITO
Dal giorno della Pentecoste si è avviata una formidabile dinamica: l'azione dello
Spirito trasforma i comportamenti, produce opere di solidarietà e di generosità
MAX BOURGEOIS*
Bonjour... Mboté... Guten Tag!
Qui, a Bonn, come in molte delle
nostre grandi città europee, uomini e donne di cittadinanze diverse si ritrovano fianco a fianco.
Un mondo multinazionale
Viviamo in un mondo multinazionale. Per noi, che
siamo riuniti in questa cappella, è una grande gioia potere incontrare fratelli e sorelle provenienti da diversi paesi. Abbiamo preso l’abitudine di cantare
e di pregare insieme. Ci conosciamo abbastanza bene. Il nostro sguardo non si sofferma
più sulle differenze esterne come il colore della nostra pelle.
Ci conosciamo con i nostri nomi. Le nostre differenze sono
altrettante ricchezze e fonti di
scoperte. Siamo uniti dallo
stesso desiderio di ascoltare la
parola di Dio. La lingua francese è la nostra lunghezza d’onda
comune e, al di là delle parole,
siamo alla ricerca dello stesso
spirito, uno spirito di accoglienza, di tolleranza, di servizio: lo Spirito del Cristo.
Ma sappiamo anche che a
qualche centinaio di chilometri, nell’ex Jugoslavia, è quella
stessa diversità di origine e di
cultura che fa problema. Le differenze etniche fanno scorrere
sangue e lacrime. Come spesso
accade nella storia, la paura e
l’odio dello straniero provocano violenze e sofferenze. Come
ognuno e ognuna di voi, sono
sconvolto alla vista di quei
bambini e di quelle donne che
vengono cacciati dalle loro case
e separati dai loro padri e dai
loro mariti. Sono sconvolto nel
vedere che per tentare di frenare quest’esodo, la Nato non abbia trovato altri mezzi che far
saltare i ponti. La distruzione
dei ponti è un simbolo forte di
questa crisi.
Questa mattina, al momento
di leggere la Bibbia con voi, si
sovrappongono nella mia testa
diverse immagini. Vedo i volti
chiusi e doloranti di quelli e di
quelle che vivono la guerra, e ho
davanti a me un’assemblea multicolore, con il sorriso e il cuore
aperto. Perché gli uni sono pieni
di paura e di odio? Perché altri
hanno il coraggio dell’accoglienza, lo slancio della generosità e il
sorriso dell’amicizia?
«ognuno di voi sia battezzato
nel nome di Gesù Cristo per il
perdono dei propri peccati»; c)
«voi riceverete il dono dello Spirito Santo».
Ora queste parole sono cariche del peso della storia della
chiesa. Ognuno di noi le ascolta
con gli accenti che sono stati
posti sul nostro catechismo.
Sentirete forse l’eco di vibranti
appelli alla conversione, oppure
queste parole risvegliano dispute a proposito del battesimo e
delle manifestazioni dello Spirito Santo. Questo racconto degli
eventi del giorno della Pentecoste testimonia del dinamismo
dello Spirito.
Ci piacciono le parole forti, ma
l’azione dello Spirito va oltre.
L’azione dello Spirito trasforma i comportamenti, produce
opere di solidarietà, di soccorso, di generosità.
Nuovi comportamenti
Ostacoli
non insormontabili
A Gerusalemme
Preghiamo
Siete venuti da lontano,
avete aspettato a lungo,
siete stanchi.
Siediamoci fianco a fianco,
condividiamo lo stesso cibo,
attinto alla stessa sorgente,
per calmare la stessa fame
che ci rende deboli.
Poi, in piedi, fianco a fianco,
condividiamo lo stesso Spirito,
gli stessi pensieri,
che, una volta ancora, ci uniscono
nell’amicizia, l'unità e la pace.
«Prières d’Ozawamick»
indiani del Canada
(tratto da Quando è giorno? déùa. Cevaa)
Questo stesso contrasto, lo
leggiamo nel testo di oggi. È
un estratto di quello che è successo il giorno della festa della
Pentecoste: «Sappia dunque
con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che
voi avete crocifisso!».
Con questa frase, Pietro ricorda il grande sconvolgimento di
Pasqua, il grande contrasto tra il
quadro della folla cieca che crocifigge l’innocente e la visione
del grande vincitore che esce
dalla tomba e che sale al cielo.
Questo formidabile sconvolgimento ne provocherà altri.
Prima di tutto nel comportamento dei discepoli. L’apostolo
Pietro, tremante di paura davanti a una donna che lo interrogava nel cortile del palazzo di
giustizia, diventa un predicatore
che osa dire a tutta una folla le
sue quattro verità: «Voi lo avete
ucciso, lo avete crocifisso!». Tremila persone, ci viene detto,
verranno poi battezzate per significare il grande cambiamento, la conversione attraverso la
quale sono passate.
In alcune frasi, come se questo fosse ovvio e semplice,
l’evangelista Luca ci riferisce ciò
che è successo il giorno della
Pentecoste. La folla sconvolta
dalla predicazione di Pietro pone la domanda: «Fratelli, che
dobbiamo fare?». Pietro risponde con quello che è diventato
Tabe delTinsegnamento della
Chiesa: a) «Ravvedetevi»; b)
Le differenze di lingue non
sono un ostacolo insormontabile. Il giorno della Pentecoste,
uomini e donne di lingue diverse si sono capiti come gente che
ha la stessa lingua materna.
Hanno scoperto che avevano
qualcosa di molto profondo in
comune. Un marito e una moglie possono parlare la stessa
lingua e non potere più comunicare. Due persone che si amano
possono comprendersi senza
una parola. I diplomatici possono esprimersi nella stessa lingua
senza riuscire ad avvicinare i loro punti di vista. Dei cristiani
possono leggere la stessa Bibbia
e rimanere separati. Quando si è
animati dallo stesso spirito, ci si
può comprendere. Le parole
possono fare male. «La lettera
può uccidere, è lo Spirito che vivifica», dice Giovanni.
L'azione dello Spirito
Lf AZIONE dello Spirito non è
I chissà quale azione mistica. Essa dà il coraggio di una
parola vera. L’apostolo Pietro
osa dire in modo molto diretto
alla folla, voi avete una parte di
responsabilità nella crocifissione di Gesù: «Voi Io avete ucciso». Tutte le parole che mi fanno prendere coscienza delle
mie responsabilità, tutte quelle
che illuminano il mio comportamento e i miei sentimenti costituiscono una possibilità di
cambiamento, di rinnovamento, di conversione. «La verità vi
farà liberi», ha detto Gesù. Noi,
protestanti, potremmo limitarci
alla ricerca esigente della verità.
Da quel giorno della Pentecoste, si è avviata una formidabile dinamica. Essa continua a
sconvolgere migliaia di uomini e
di donne. Sono impressionato
dallo slancio di generosità per
venire in aiuto ai rifugiati del Kosovo. E da tutte le iniziative di
buona volontà che nascono nei
settori più difficili, come i gruppi
di visitatori negli ospedali, le
chiese domestiche nei quartieri a
rischio delle grandi città...
In conclusione, torno alla mia
domanda: perché gli uni sono
abitati dalla paura degli altri,
dall’odio e dalla violenza, soprattutto nei confronti di coloro
che non sono come loro? Perché
le differenze di situazione sociale, di cultura e di religione, provocano in altri un desiderio di
comprensione, di accoglienza e
di aiuto? Ci sono i buoni e i cattivi? Questa è forse la conclusione affrettata alla quale si potrebbe giungere, aizzando così gli
uni contro gli altri. La parola di
questo giorno mette piuttosto in
evidenza che i cattivi di ieri possono diventare i buoni di oggi.
Coloro che hanno crocifisso Gesù lo hanno poi riconosciuto come il loro Signore, come Tapo^ stolo Paolo fu prima un persecutore della chiesa prima di diventarne un formidabile difensore.
Ognuno di noi non è forse capace del peggio e del meglio? Da
dove viene questo? Lo spirito
che abita in noi è decisivo. Che
Dio conceda a ognuno di noi il
suo Spirito, come ce lo ha promesso, e che possiamo rimanere
aperti a questa offerta. Spirito
che ci mette sul cammino della
comprensione reciproca. Spirito
che dà il coraggio della verità.
Spirito che sconvolge i comportamenti e spinge all’azione.
* pastore della Chiesa riformata
francofona di Bonn (Germania)
(Ultima meditazione della serie
«Lingue diverse, un solo spirito»,
trasmessa nella primavera scorsa
dai Servizi protestanti della radio
svizzera romando e della radio
francese. Traduzione di Jean-Jacques Peyronel)
omiletiche
L'ultima predir,.
della serie
*'r''i9uedl«! '
un solo spirito»,
buchiamo in
Pt
store Max BourgeokLi
chiesa riformata fra;^ b/One
na di Bonn, in Germ* '
Anch'essa si riferis,:3
narrazione del ni„.. “v"
laiiaiiUMC aei giofi, '
la Pentecoste a Geru^
in particolarr^
discorso di Pietrr
me, e
moso
or
folla. Pietro, l'apo ^ LSif ,
per tre volte aveva I°?|di Mose
gato Gesù prima delia! iva"^
cifissione, è ora un uo, pedizioi
r^adicalmente trasfor™ sSCegU«
dall azione dello Spiri diétuv
Santo, quello stesso si Senza
che soffia sulla folla or
pinta riunita a GerusaS:Lto
me per ia festa della
tecoste e che peririet#’'®
ognuno di compreniJngioco a:
l'altro, anche se di lingSConfere
di cultura diversa. Sell'Ecen
Alla possente predicajTtian Env
ne di Pietro che poiìify mei
ebrei di fronte alla|,2rr„t; nr
parte di responsabilità?®”^*/'
la recente crocifission,V®*“l‘^/
Gesù, la folla frastornataj
sponde con la nota doj^entale e
da: «Che dobbiamo fantoademia
E Pietro risponde: «Rayliini, vicini
detevi e ciascuno di 31 o1
battezzato nel nomediil^uj noti 0
sù Cristo, per il perdo* . ,1
dei vostri peccati, evolti
coverete il dono delloSpii^ di fond
to Santo» (v. 38). Repubbl
Nei molti ostacoli die« torso, coi
come allora dividonojlii pnza dell
seri umani (etnia, lipju jrjw dava
cultura, religione coÉ pr,
sione, politica, ecc.)noiiL^
dunque nulla di ineludi nuid- un
La possente azione del pe,iltec
Spirito Santo non anni U Coni
queste differenze, queipta in dui
diversità, ma trasformitena e op
steccati in ponti e I «ne^un lato
ci» in «fratelli e sorelikjjgj gj^.
p (camt
Questa dinamica della Pi
tecoste, che ha la suaf;L
nella risurrezione deli^PCCti e
sto, è il fondamentoiSleconoi
quale è stata costruitil^azione,
chiesa. Per questo lediidÉa, gestii
tutte le chiese che coiil|fco, ed
sano il nome di Cristo,li(|LTgyj
no una responsabilità pL^ _, '
coiare in tutte le situaii^^^®^^'
di conflitto che dividora|P.™bUca c
esseri umani. Infatti, #nn6teolc
chiesa è la comunità dilSUg^isceni
loro che si sono ravvedi Laricad
che sono stati batte%ofi ¿0]]^
nel nome di Gesù Cristotepo; ^
il perdono dei Pt?P"Sformati
cati, e che hanno ricevi* ..
dono dello Spirito SaffPPidi
«tutto questo - dice 1'#«»«vello
stolo Paolo nella setoli
lettera ai Corinzi (2 Coi.p
18-19)-viene da Dio*
ha riconciliati con séjta
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mezzo di Cristo e ci ha«
dato ii ministero del»|
conciliazione. Ir|b«i,*| |,«,_
era in Cristo nel ricontw^||^
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Brescia, 1977. ,
- Ernst Kàseman^ ^0 In
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La sfida delLecologia alla teologia
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dello Spi,! Khé tu viva, tu e la tua diSpili! ^denza» (Deuteronomio
folla vait 19), Queste le parole con
! *^ofvsal(Jf j j, culto di apertura riman5ta della ^ spessore della posta
'oSXgiodO ai partecipanti alla
I se di lin3conferenza internazionale
ersa. JelI’Ecen (European Chriitian Environmental NetBiric), membri di chiese pròastanti, anglicana, ortodossa
I cattolica, convenuti da 15
laesi differenti dell’Europa
dentale e occidentale nella
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ISO, con la quale la Confeinza delle chiese europee
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irima. Lingue ufficiali: l’inle, il tedesco e il russo.
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di Cristo, li.
L’Accademia evangelica di Loccum, vicino a Hannover
annoi La Conferenza era struttura in due parti: una più inpia e operativa nella quale
la un lato impostare l’agendei gmppi di lavoro tema:i (cambiamenti climatici,
iporti e mobilità, ecologia
economia, il giorno della
¡azione. Agenda 21 e stili di
I, gestione ambientale, tu.0, educazione) e dall’al-5;jdiscutere sugli assetti orJtuj^Äzzativi della rete, e una'
ne dividonoiP^f^'lfi'^a destinata alla rifles. infatti.stSlooc teologica e al confronto
omunità di liugti scenari,
jno ravvedi Laricaduta concreta dei last! battez%ii ¿0jju prima parte è dujesù Cristotapg, carattere
generale sugli
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3 - dice ri 1^olivello europeo attraverso
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nesso i" Kirchentag della Chiesa
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'6 della cliü^tederike Woldt, 44 anni,
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luterana della
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> ^ Germania: subentra
Iti dal *“,,,IMargot Kässmann, eletta
“"tate scorse
blesa evang
battezza'! a**« ui Hannover.
il sito Internet (WWW.ecen.
org) e dall’altro di stimolo e
serbatoio di proposte per la
neonata Commissione ambientale della Fcei il cui impegno è da considerarsi un
contributo allo sviluppo della
rete europea. La seconda parte invece si è focalizzata su
due temi: la sfida della sostenibilità per la teologia cristiana, e i cambiamenti climatici
in relazione alla mobilità.
In un tempo in cui si moltiplicano gli universi di riferimento e le chiese diventano
sempre più marginali, l’ecologia sfida la teologia a dire
parole comprensibili. Ciò a
partire da una concezione
antropologica secondo cui
l’umanità segnata dal peccato non può che ridimensionare il sogno di affiancare
Dio nell’opera creatrice: la
crisi ambientale è infatti un
prodotto del lavoro umano
orientato alla propria sopravvivenza ma anche al dominio
e al profitto. Sfortunatamente gli sforzi in tal senso sono
stati coronati da insuccesso
negli ultimi 50 anni, mostrando con evidenza la distanza fra la realtà e la narra
zione di sé degli umani come
possibili amministratori amorevoli della natura, super
partes rispetto ai cicli naturali e alle catene alimentari cui
Dio aveva dato prima la vita e
poi la benedizione. È dunque
possibile che in base al comandamento di non uccidere ci verrà chiesto conto dei
nostri gesti quotidiani.
Durante la Conferenza dell’Ecen, a Bonn era in corso la
5« «Conferenza delle parti», il
lungo e faticoso cammino iniziato a Rio de Janeiro nel 1992
con la Conferenza Gnu su
«ainbiente e sviluppo», finalizzato a trovare i modi per ridurre le emissioni di gas di
serra responsabili dei cambiamenti climatici in atto. Ciò
ha consentito di avere fra i relatori della sessione sul clima
e i trasporti due inviati del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), il canadese David Hallmann e l’indiana Nafisa Goga d’Souza che ci ha rimandato un Sud del mondo
al tempo stesso povero e inquinato come conseguenza
dell’inquinamento dello sviluppo nordoccidentale.
L’ungherese Barbara Mihok
ha invece introdotto la presentazione di Bankwatch
network (www.bank watch.
org), una rete internazionale
non governativa fra Bulgaria,
Bielorussia, Repubblica ceca,
Estonia, Georgia, Ungheria,
Lituania, Polonia, Romania,
Repubblica slovacca e Ucraina. Nata nel 1995, questa rete
vuole essere un osservatorio
sui comportamenti di investimento nell’area dei trasporti e dell’energia delle più
importanti banche, dal Fondo moneteuio internazionale
alla Banca mondiale, alla
Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
Jutta Steigerwald ha quindi
illustrato un progetto di studio da lei seguito per conto
del Cec e dell’Accademia evangelica di Bad Boll sulle
prospettive di una mobilità
sostenibile su scala mondiale
a partire da una riduzione
delle emissioni provenienti
dalla motorizzazione (responsabile per il 23% della
produzione di gas di serra) e
da un aumento di altre forme
di trasporto e di altre fonti di
rifornimento energetico.
Paul Beekmanns, esponente delle ferrovie europee, ha
illustrato le difficoltà del suo
lavoro, e infine Anjia Kohne,
coordinatrice per le politiche
europee dell’organizzazione
tedesca «Natura & ambiente»
(www.dnr.de) ha suggerito
come e a quali livelli le chiese
possono operare politiche di
sostegno della salvaguardia
del creato, valorizzando la
propria credibilità etica, uno
strumento che manca ai laici,
vittime del tramonto delle
ideologie e di un sistema di
valori condiviso.
La prossima Assemblea
dell’Ecen è già stata prevista
per la primavera del 2001.
Nel frattempo ci si augura
che la rete diventi sempre più
utile e significativa.
Ha 44 anni ed è pastora della Chiesa evangelica luterana vicino a Dresda
Una tedesca dell'Est nuova segretaria generale del Kirchentag
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dove i cristiani erano
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Oggi apprezza l’apertura
mentale del Kirchentag: «È
un movimento mera'viglioso
che supera molte frontiere».
Rüdiger Runge, portavoce
del Kirchentag, sottolinea
che Friederike Woldt è stata
nominata per succedere a
Margot Kässmann «perché
ambedue sono giovani donne energiche. La sua perso
nalità e la sua fama di teologa
le hanno permesso di ottenere questo nuovo incarico».
Come la Kassmann, la Woldt
ha figli, di 16, 17 e 20 anni.
Nata nel ’55 a Gersdorf, vicino a Lipsia, ha studiato teologia dal ’73 al '79. Nell’83 ha
cominciato a lavorare per il
Junge Gemeinde (il movimento giovanile della chiesa)
in Sassonia, ed è pastora di
Kreischa, non lontano da
Dresda dal ’93. È stata l’unica
donna pastore della Germania dell’Est a diventare membro del gruppo ecumenico
protestante-cattolico che nel
’77 pubblicò una dichiarazione importante sulle sfide sociali alle quali doveva far
fronte la Germania. (eni)
Austria: Christine Gleixner è stata eletta all'unanimità
Una suora alla guida del Consiglio delle chiese
Una suora cattolica romana, Christine Gleixner, è stata nominata presidente del
Consiglio ecumenico delle
chiese dell’Austria. Secondo i
leader ecclesiastici austriaci,
i rapporti ecumenici in Austria potrebbero servire da
modello per le chiese nel
mondo, incoraggiando i cattolici romani a giocare un
maggiore ruolo nell’ambito
del movimento ecumenico,
visto che in molti paesi la
Chiesa cattolica rom^a non
è membro di Consigli n^ionali di chiese o di organisrni
analoghi. In Austria invece la
Chiesa cattolica, alla quale
appartiene il 70% dei 7,8 milioni di austriaci, è diventata
membro a pieno titolo del
Consiglio ecumenico nazionale nel 1994, dopo avere
avuto lo statuto di osservatore per 24 anni.
Durante una riunione del
Consiglio tenutasi il 21 ottobre suor Christine Gleixner,
che ha studiato teologia nei
Paesi Bassi, è stata eletta all’unanimità, dopo essere stata osservatrice per la sua
chiesa dal 1970 e vicepresidente del Consiglio dal 1995.
È sta# inoltre eletto il vescovo luterano Herwig Sturm alla vicepresidenza del Consiglio. «Questo è lo sbocco dei
miei lunghi anni di impegno
al servizio dell’ecumenismo ha detto suor Christine, che è
membro dell’ordine di Betania -. Anche se donna, sono
prima di tutto cristiana e
suora; e il mio compito è di
creare possibilità per la chiesa e per i suoi dirigenti».
Il vescovo Sturm, capo
della Chiesa luterana dell’
Austria, che conta 340.000
membri, è stato uno dei firmatari della Dichiarazione
cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione.
Parlando della nomina della
Gleixner, Sturm ha affermato: «È un’avanzata significativa per la Chiesa cattolica e
l’ecumenismo in generale, il
quale deve molto ai lunghi
anni di impegno di alcune
persone. Christine Gleixner è
capace di gestire le differenze
tra le chiese sulla questione
dell’ordinazione delle donne
e altri problemi. Rispetta tutte le chiese e si è guadagnato
il loro rispetto. Questa nomina dimostra che simili iniziative possono essere prese in
altri paesi». (eni)
^ Elisabeth Raiser nominata copresidente
del Kirchentag ecumenico del 2003
FULDA — Elisabeth Raiser, storica tedesca, è stata nominata copresidente del Kirchentag ecumenico che riunirà cattolici e protestanti a Berlino nel 2003. Elisabeth Raiser ha un ampia esperienza ecumenica: è stata tra l’altro copresidente del
Forum ecumenico delle donne cristiane d’Europa, e ha collaborato all’organizzazione della prima Assemblea ecumenica
europea «Pace e giustizia» svoltasi a Basilea nel 1989. (eni)
Germania: terza Conferenza mondiale
dei luterani di colore
WITTENBERG — Benché parzialmente oscurato dalla firma
della Dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione, un
altro importante avvenimento religioso si è svolto in questi
giorni a Wittenberg (Germania) dove si è tenuta la terza Conferenza mondiale dei luterani di colore che riunisce pastori, laici
e teologi prevalentemente africani (Cibi). Fondata nel 1986, la
Conferenza ha come scopo l’approfondimento dei rapporti tra
le chiese luterane del mondo e quelle africane, la valorizzazione del contributo africano al luteranesimo mondiale e il miglioramento della ricerca teologica luterana autoctona. (nev/lwi)
India: «Celebrazione ecumenica
del millennio delle donne»
NUOVA DELHI — «Un millennio uguale per tutti, fuori e
dentro le chiese»: è la richiesta avanzata dalla «Celebrazione
ecumenica del millennio delle donne», un’assemblea che ha
riunito a Nuova Delhi (14-17 ottobre) oltre 2.000 donne delle
chiese del Consiglio nazionale delle chiese dell’India (Ned), 29
chiese in maggioranza protestanti storiche o ortodosse, e che è
risultata la più grande riunione delle donne cristiane nella storia del paese. «Vogliamo rompere la cultura del silenzio - è detto in un comunicato - per giungere al più presto alla parità dei
ministeri almeno nelle chiese che aderiscono al Ncci». (nev/eni)
Un dono di 2 miliardi e mezzo
all'Istituto Bossey
GINEVRA — Grande soddisfazione al Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) per la donazione di un fondo di circa 2 miliardi e mezzo di lire all’Istituto ecumenico di Bossey, la «scuola teologica» del Cec che si occupa di studi ecumenici. La donazione proviene dalla Chiesa metodista unita' degli Usa e
verrà utilizzata per fondare una cattedra che si occuperà del
«significato della missione nel nuovo millennio». (nev/eni)
Ucraina: La Chiesa avventista
apre il primo «college» privato
UCRAINA — Proseguono nel segno del disgelo in Ucraina i
rapporti tra lo stato e le chiese di minoranza. La Chiesa avventista ha ottenuto il permesso per aprire una scuola di economia e di inglese a livello universitario: sarà il primo college
privato abilitato a rilasciare lauree riconosciute dallo stato.
Situato a 20 chilometri dalla capitale Kiev, il nuovo istituto ha
già 86 studenti iscritti (avventisti e non). (nev/apd)
Venezuela: libertà di coscienza
e di religione garantita dalla Costituzione
CARACAS — Fondamentale apertura alla libertà di coscienza e di religione in Venezuela. Dopo numerosi incontri con le
minoranze religiose presenti nel paese, l’Assemblea nazionale ha approvato tre nuovi articoli della Costituzione che garantiscono a tutti la libertà di culto, l’autonomia delle chiese,
il diritto alla libertà di coscienzrfe quindi anche all’obiezione
al servizio militare per motivi di fede. (nev/alc)
Finlandia: obiettori di coscienza
in servizio negli istituti avventisti
HELSINKI — Dal 1° ottobre gli obiettori di coscienza finlandesi potranno prestare servizio negli istituti della Chiesa avventista. Il decreto, firmato dal presidente della Repubblica,
Martti Ahtisaari, permette così ai giovani fedeli avventisti di
impegnarsi attivamente nella vita della loro chiesa anche durante il periodo corrispondente alla leva militare. Con oltre
5.000 membri adulti e 68 comunità, la Chiesa avventista è la
terza denominazione protestante della Finlandia. (nev/apd)
Russia: è stata ufficialmente riconosciuta
la Chiesa del Nazareno
MOSCA — La Chiesa del Nazareno è stata ufficialmente riconosciuta dal governo msso, scongiurando così il pericolo di
una sua espulsione dal paese. Una nuova legge sulla libertà di
religione, infatti, impone a tutte le chiese di superare alcuni requisiti, richiesti dalla Duma, per ottenere una nuova «registrazione» necessaria per svolgere la propria attività ufficialmente.
Nel mondo la Chiesa del Nazareno conta oltre 15.000 pastori e
circa 1 milione 200.000 fedeli (1997). (nev/apd)
■ Canada: tutte le campane delle chiese
suoneranno all'alba del r gennaio 2000
CANADA — I cristiani del Canada entreranno nel nuovo millennio suonando insieme, le campane delle loro chiese all’alba
del 1“ gennaio del 2000. È il progetto «Insieme 2000», sponsorizzato dal Consiglio delle chiese canadesi e dall’Alleanza evangelica del Canada. È la prima volta che il Consiglio delle chiese canadesi (che riunisce protestanti storici, anglicani, ortodossi e
cattolici) e l’Alleanza evangelica del Canada (32 chiese di matrice pentecostale) lanciano un progetto in comune. (nev/eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 19 NOVE^i^p.
A Genova un convegno organizzato dall'associazione laica «Biblia»
Quando la Bibbia incontra il cinema
Due linguaggi che, forse perché sono diversi e distanti huno dall'altro, danno
luogo a volte a incontri significativi sia per i credenti che per i non credenti
ALBERTO CORSAMI
Le vie della Bibbia e quelle
del cinema si incontrano
per la prima volta non nelle
tante «Passioni» dell’epoca
del muto (sorte soprattutto in
Francia, nel tentativo di «nobilitare» con una materia elevata un’arte ritenuta attrazione da baraccone, piena di
complessi di inferiorità nei
confronti del teatro) o nei kolossal hollywoodiani; si incontrano forse, stando all’ardita ma affascinante suggestione fornita da Paolo De
Benedetti, biblista e studioso
di giudaismo, in due pagine
della Bibbia stessa: quando
Dio mostra a Mosè il paese in
cui non farà in tempo ad arrivare, e gli dispiega dall’alto
del monte un vero e proprio
film; e quando il diavolo tenta Gesù mostrandogli «tutti i
regni del mondo». In questi
testi (Deuteronomio 34 e
Matteo 4) la parola scritta
cerca l’alleanza della visione,
dello sguardo panoramico su
una realtà da conoscere con
gli occhi. E proprio l’antinomia fra parola scritta e immagine è stata un filo rosso per
relatori e partecipanti al convegno internazionale «Il cinema e la Bibbia», che l’associazione Biblia ha organizzato a
Genova dal 30 ottobre al 1“
novembre.
Biblisti, saggisti, critici cinematografici e docenti di
Storia e critica del cinema,
ma anche professionisti dell’agire cinematografici e televisivo, come i registi Alessandro D’Alatri (suo il recente I
giardini dell'Eden, dedicato
agli anni giovanili di Gesù) e
Joe Sargent, autore del film
televisivo Abramo, nella serie
«Le storie della Bibbia» prodotte dalla Rai con la supervisione di Ettore Bernabei
(pure lui presente al convegno) negli anni di preparazione al 2000, si sono confrontati partendo da presupposti diversi e indagando in
quale modo un materiale che
è nelle coscienze di tutti o
quasi, almeno nella tradizione occidentale, rappresenta o
lo spunto per dei fdm o il retroterra ineludibili con cui
confrontarsi.
Tali dinamiche sono in effetti molto diverse fra lóro:
altra cosa è prendere l’idea
dal testo biblico, come avveniva per le già citate passioni,
per i telefilm di recente produzione a cui si accennava
qui sopra oppure andando a
interpretare la stessa cultura
occidentale che già si era rifatta a testi biblici (emblematico il film di Jean-Marie
Straub e Danièle Huillet Mosè
e Aronne, tutto costruito
sull’omonima opera di Arnold Schonberg, oppure il
Vangelo secondo Matteo di
Pasolini, che legge Cristo attraverso le parole bibliche ma
anche attraverso la tradizione pittorica italiana e le musiche sacre da Bach ai negro
spiritual)-, altra cosa è inserire qua e là il riferimento a
una cultura (e qui il terreno
più ricco di riferimenti è
quello del western, oggetto insieme a altri film non dichiaratamente biblici della relazione con esempi filmati del
professor Gavriel Moses dell’Università di Berkeley: la
cultura puritana, l’idea della
frontiera da raggiungere, di
un paese da fondare in base a
un patto che riecheggia quello
di Dio con il suo popolo può
affiorare anche se si parla di
ladri di cavalli o di gangster).
Insomma se la Bibbia, come dice il regista parigino-ginevrino e calvinista per formazione Jean-Luc Godard, è
la più nota delle sceneggiature (e il critico televisivo Claudio G. Fava la definiva scherzosamente una sorta di «Siae
infinita»), a seconda degli interessi di autori e sceneggiatori essa diventa punto di riferimento formativo o anche
semplicemente pretesto per
parlare di come vivono gli
uomini. È forse questo il caso
dei tre «pezzi da novanta» affrontati nella relazione di padre Nazareno Taddei, gesuita, che ha affrontato Cari Th.
Dreyer, Ingmar Bergman e
Andrej Tarkovskij. Nel loro
cinema la presenza o la lontananza di Dio sono immediatamente riflesse nel modo
di vivere angosciato degli uomini, nello stabilirsi o nel
frantumarsi dei loro rapporti
interpersonali: e la figura ricorrente, quella della «metafora della passione» probabilmente accentua proprio il
carattere tutto terreno della
loro riflessione.
Altri autori affrontati sono
stati Robert Bresson (cattolico di un rigore «giansenistico»), Krzysztof Kieslowski,
l’autore di un Decalogo che
intende rivolgersi alla coscienza morale di credenti e
non credenti, il Pasolini del
Vangelo ma anche del SalòSade, Godard stesso, che con
Je vous salite. Marie sconvolse la critica integralista mettendo in scena un’annunciazione e poi la gravidanza di
una ragazza novella Maria, in
un film ricco di poesia e per
nidla blasfemo. Ma forse, tra
testo scritto e risultanze visive, il dato che più ha lasciato
inquietudine, una sana inquietudine, nei partecipanti
è stato il disagio, l’interrogarsi di produttori, sceneggiatori, registi e consulenti (fra gli
altri i proff. Daniele Garrone
e Alberto Soggin) su quale
dovesse essere, nei telefilm
in corso di realizzazione, la
«voce di Dio»: ne hanno parlato i diretti interessati (nel
caso di Abramo il problema
si è risolto facendo assumere
al patriarca stesso una riflessione interiore, con la propria voce, su quanto il Signore gli dice): hanno scelto una
strada, forse la migliore,
sempre forzatamente inadeguata. Ma questo è un limite
che il cinema da solo non
potrà mai superare, alla visione dei film biblici o ispirati dalla Bibbia, almeno per gli
spettatori credenti, si accompagnerà la lettura e lo scavo
del testo, come sempre interprete di se stesso.
Fra i partecipanti al convegno
Uomini e donne di oggi
interpellati dalla Bibbia
A margine del convegno
abbiamo rivolto alcune domande a Daniele Garrone,
docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, e a Sandro Bernardi,
che insegna Storia e critica
del cinema all’Università di
Firenze.
- Che cosa può offrire la
Bibbia al cinema?
«Quello che offre a tutti i
lettori - risponde Garrone -:
Dio di fronte all’uomo e l’uomo di fronte a Dio. Chi fa cinema allora deve occupare
con l’immagine lo spazio
che la Bibbia normalmente
lascia all’ascolto, al commento. Questo diciamo che è il
dramma di una trasposizione
cinematografica».
-Dove ritrova di più la Bibbia al cinema?
«La ritrovo quando ritrovo
le parole della Bibbia, messe
in un contesto in cui non ci
siano troppi elementi che me
le fanno dimenticare. Il mio
criterio è che l’invenzione
dev’essere “leggera”: non si
devono cioè inventare dei temi forti. Bisogna supplire alle
lacune del racconto biblico.
Insomma la parola forte,
l’evento che coinvolge e trascina dev’essere il più possibile quello della Bibbia».
- Ci sono dei film, come II
Decalogo di Kieslowski, che
parlano della Bibbia senza
narrare la Bibbia. Parlando
dei problemi dell’oggi. Che
cosa ne pensa?
«Penso che è la sfida più
difficile, ma in ultima analisi è
quella vera. Quando spieghiamo la Bibbia, in fondo la vera
spiegazione non è quella che
ha chiarito tutto in termini di
filologia, archeologia
testo storico e letterari,
quella che alla fine
per me oggi questa pJJ '
gnifica questo. ForsèFiJI
approdo è quello di
VI
4UC11U QlVedph A
cinema degli uominie* A
donne di oggi in cui
della Bibbia magari sc5 ¿fa età
re, ma rimane
ttraversi
■iccoratf
gendo
un ascolto della Bibbia " a
verso la vita di
verso la vita di quelli borato
diamo sulla scena». ho i
In una linea abbastaa,, ,& y,
mile si esprime anche feri ic£
Bernardi. «II conflitto* ■
pande amore del -poi
la Bibbia-dice-è in4Sne?C
diano i
lif mia. Di
alla cultura stessa e
porto tra il pensiero eie» I^t’an
Tra pensiero ed esperi, miti
sensibile. Perché se
miti
è il monumento alla sci?, JfeS
Qui sopra e in alto due inquadrature dal «Decalaogo» di K. Kieslowski
e il regno della parola, iltìjl Linbo,
ma è il monumento alleif naccia c
magini e quindi U regpo%jB,o e c
visione, il trionfo dell’e» questa i
rienza visiva. Dove si ari^ ij-oni
la parola cominciano lek ^uri, e
magini e dove le imma^jovare 1
non arrivano bisogna di? rezza, n
vo ricorrere alla parolapf vista fin
ché sono due mondi entrain eanienti
bi necessari a comunicaiijt sulle imi
aH’esperienza». ju qu
- Allora come fa il ciimi sui treni
raccontare la Bibbia? i focato q
«Io credo che quando}! quasi ai
nema comincia a racconte non die
storie bibliche cada qw.p/ifo£s d
sempre nella scenograi,j!marpio
melodramma, e spessotlforma
“polpettone”. Però inqii^ioè la ]
caso non ha niente a chei^icolata,
con la Bibbia: la prendd^moraln
usa, se ne appropria pert' die è fii
lizzare dei modelli suoi,! lomanz
neri di avventura, genellnadiui
guerra, di amore e ma po viva
Che sono cinematogra! Biacchi
ma non hanno a che far« àieforj
le grandi metafore bibli umani i
Allora il modo migliorij deliaco
cogliere questa profoii Unat
metaforica, che è nella! questo
bia, sta proprio nel “pai troper
d’altro". Per esempioH PieraEj
Eclisse di Michelangeloin centesc
ninni ritrovano tanti# d’unve
dell’Apocalisse, la solimi ìfoman
la perdita del senso. Ili* zo di fo
del 1962 l’epoca dellapH tivo e c
del conflitto nucleare.l mente s
penso anche ad altri tosco a]
Pasolini, Salò-Sade, Edifil to mete
con il loro senso dell’aiii verso u
o del divino, oppure sm espress
Dreyer con Ordet e hment
qui non c’è un riferinii Hetà d
alla Bibbia, ma c’è ib^ ^
del male e il silenzio“’ Al centi
parola di Dio; o BergmW un pug
Settimo sigillo, con«“ d
senso della fine del mniet
con il cavaliere Max che» A ter
contro la morte».
Il testo di Deuteronomio 34
Mosè osserva le terre che
non potrà più raggiungere
Poi Mosè salì dalle pianure
di Moab sul monte Nebo, in
vetta al Pisga, che è di fronte
a Gerico. E il Signore gli fece
vedere tutto il paese: Galaad
fino a Dan, tutto Neftali, il
paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare occidentale, la regione meridionale, il bacino
del Giordano e la valle di Gerico, città delle palme, fino a
Soar. Il Signore gli disse:
«Questo è il paese riguardo al
quale io feci ad Abramo, a
Isacco e a Giacobbe, questo
giuramento: "Io lo darò ai
tuoi discendenti”. Te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi,
ma tu non vi entrerai».
Mosè, servo del Signore,
morì là nel paese di Moab,
come il Signore aveva comandato. E il Signore lo seppellì nella valle, nel paese di
Moab, di fronte a Bet-Peor; e
nessuno fino a oggi ha mai
saputo dove è la sua tomba.
Mosè aveva centovent’anni
quando morì; la vista non gli
si era indebolita e il vigore
non gli era venuto meno. I figli di Israele lo piansero nelle
pianure di Moab per trenta
giorni; si compirono così i
giorni del piano per il lutto
per Mosè.
Il testo di Matteo 4
Gesù di fronte allo spettacolo
di tutti i regni del mondo
Allora Gesù fu condotto
dallo Spirito nel deserto, per
essere tentato dal diavolo. E,
dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla
fine ebbe fame. E il tentatore,
avvicinatosi, gli disse; «Se tu
sei Figlio di Dio, ordina che
queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: «Sta
scritto: “Non di pane soltanto
Per ì vostri acquisti, per gii abbonamenti ai periodici evangeiici
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tel.012i/91422 tei. 06/3225493
vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca
di Dio”». Allora il diavolo lo
portò con sé nella città santa,
10 pose sul pinnacolo del
tempio, e gli disse: «Se tu sei
Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno
sulle loro mani, perché tu
non urti con il piede contro
una pietra”». Gesù gli rispose:
«È altresì scritto: "Nontentare il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo
portò con sé sopra un monte
altissimo e gli mostrò tutti i
regni del mondo e la loro
gloria, dicendogli: «Tutte
queste cose ti darò, se tu ti
prostri e mi adori». Allora
Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora
11 Signore Dio tuo e a lui solo
rendi il culto”».
L'associazione «Biblia»
Da quindici anni un'attività
di studio della cultura bibli<i dando
tuitacc
zia e d
evideni
na, ant
sonanz
0 dimi
borghe
sées: ui
sito e c
Tatrice
Dal 1984 l’associazione laica di cultura biblica «Biblia»
è un punto di riferimento per
chi vuole studiare e promuovere la conoscenza della Bibbia sullo sfondo di un ambiente che raramente la considera come oggetto di attenzione culturale. Senza cadere
in equivoci di tipo laicista o
antireligiosi, l’associazione promuove in maniera autonoma la conoscenza del
messaggio religioso del testo
biblico anche attraverso il
piano letterario e artistico.
Per questo sono stati organizzati negli anni passati
convegni e seminari sulla
niusica nella Bibbia, sulla
Bibbia nell’arte, sulla presenza e il valore degli animali
nei testi biblici, sul problema
della violenza, e ancora studi
su figure bibliche e su singoli
libri, viaggi di studio nonché
c^ti, s
vari corsi di lingue sei# «e e fi
e bibliche.
Al tempo stesso Bibljg^a
vendica gj^stamen« *
re «luogo di ospitai » ^
denti e non credente ^
proposito di P tanto f
comune
Í „Ha e iw latito e
Lv Fonda.. ìli”
ni Tassinario, l’associ'
ha visto fra i suoi nn g|f
Primo Levi, Margherita^
Giuseppe De manzo
Magris. Nel corso de^,
2000 sono previsti
nano a Lucca su «H h^jji pabije
del ritorno: l’epoca
la Bibbia» (27-30 jq' lescen
convegno a Bresc* ^ iella r
tempo e la Bibbia 0® ^ tità de
ra contemporanea» pegjj^
le) e due seminari Cf, diclas
cati al profeta j Quel
lettera agli Ebrei. P Hascet
mazioni tei. 055-882 I
5
IíIbrei
)| 19 novembre 1999
PAG. 5 RIFORMA
a
n primo 1
‘ Bibbia:
È il sottotitolo dell'ultimo romanzo di Piera Egidi «Vent'anni appena»
Diario di una generazione onnipotente
Vent'anni nel Sessantotto, trenta negli anni di piombo, quaranta nel craxismo e
cinquanta oggi quando, crollati muri e miti, si guarda criticamente alla storia
aMTOMIO di grado
elogia,
osa^
estaparoi
Forse l'u
lo di Vi
omini e ^
>cuilaviXui*e che questa è la più
igari scoiu Lia età della vita». Il notissi" ^0 incipit di Paul Nizan at
taversa la mente come un
M » VEVO vent’anni. Non
iil|(((^permetterò a nessuiio
^ oiDDiaan ___
^“®**‘tlièi«corato tema melodico, legla»- I jendo il romanzo di Piera
ibbastan2,iL(ji, Vent’anni appena, auancheSai,„criticamente sottotitolato
^onflittolj),(|rio di una generazione
lelcineniaJ„„njpoiCTie.* Quale genera1 - èine4^p„e? Quella dell’autrice. E
issaeak ,„ia. Di chi aveva appunto
iieroelea, vent’anni nel vitale fragore
^ ^sperifc del mitico, e perciò obliato,
'é se la Bii Sessantotto, e trenta nell’o1 alla seri?,paca caligine degli anni di
carola, illi hiombo, e quaranta nella bo>ento aly „accia ottundente del craxi' il regnoi,sino e cinquanta, infine, in
ifo dell’esp questa nicchia di saggezza e
'ove sian^, di ironia che al riparo dei
ncianoletmuri, e dei miti, crollati può
le immajlcovare la nostalgia e l’amasognadi»' rezza, ma consente pure una
a parolapif vista finalmente libera, e lailondi ent* cernente critica, sui misfatti e
:omunica»^ sulle imposture della storia.
Su quella generazione, e
/ui/cÌM^ suitrent’anni che hanno sofbbia? j focato quei sogni, nessuno o
quandoif quasi aveva ancora scritto, e
i a racconthnon dico degl’irrisori pame cada <\w,.phlets dei reduci sfigati o dei
enografiti^marpioni riciclati, ma della
e spessotilforma più impegnativa, e
ero inqa^ioè la più complessa e artinte a cheÌ!|'iolata, e intellettualmente e
la prend^moralmente responsabile,
opria peti thè è fino a prova contraria il
lelll suoii)-iomanzo, la commedia umana, geneilfla di una società e di un tumore e moi po vivacemente affrescati, la
matogral rtacchina della narrazione
a che fare che forgia e innesta i destini
fore bibli umani nel fuoco dei conflitti
migliorei della coscienza e della storia,
a profoii Un atto di responsabilità,
3 è nella I questo di incrociare e orien) nel “pad tare personaggi e destini, che
sempioi» Piera Egidi assume con ottolangeloM centesco scrupolo, da autrice
0 tanti la d’unvero e proprio Bildungla solitili ìToman, ovvero d’un roman3nso, Illa 20 di formazione, ma colleta dellapti tivo e corale, che inevitabillUcleare F mente slitta verso il novecen
1 altri fili' tesco approdo d’una scrittuade, ra metamorfica e polifonica,
0 dell’alt* verso una pluralità di registri
ipure anclt «pressivi che rasenta lo spedi e Diasi* tìmentalismo e una preca
1 riferinii rietà di fedi e opzioni che
I c’è ils^ ®™ca crisi e cesure epocali,
ilenzio w Al centro della narrazione c’è
gergHiand tin pugno di ragazze e di ra3, con il* 8?2zi di estrazioni e inclinazioni eterogenee.
A tenerli insieme è la forbùta contiguità di una infanzia e di un’adolescenza di
evidente pronunzia subalpina, ancorché variegata di rison^e aspramente operaie
0 dimessamente piccoloborghesi ovvero agiate e blatées: un microcosmo compoI |% , *ho e conflittuale che la narnl|£l ■^zice ricompone awicenoando trasalimenti e disincanti, salotti e periferie, oste, semi® rie e fughe in collina e amnuccando, per ovvie ragioni
I gjbli!' ^agrafiche, al Pavese di Tra
ite di®** ‘tonne sole o del Diavolo sulle
ità fdf ^iiine o del Compagno, se si
ti, uni® presta attenzione alle uniche
di pto^ j epifanie maschili, altretla e i»*i *®bto e pur diversamente enello (la scontrosa moralità
Agbcs? ni Giorgio, il fragile carisma
jociazi* huigi), che si insinuano
prom<^ noli ininterrotto cicaleccio di
aritaH" nn gineceo ben altrimenti
u (il j ® ricco, e di un ro
jgll’aii m^o decisamente «al femi un ^nile»; e se si presta attendi por ni®’ soprattutto, all’impalpersi®' evolversi di quel gru
niiaio)'. jno di umori e amori di adocia *“1! n ®centi negli eroici furori e
iella 0'® precoce, arcigna matu
(7-9 5 no del Sessantotto, dell’im■stivi“! P?gno militante, della «scelta
\ele4
r iHq Quella scelta, e quei furori,
nscevano da radici esisten
axchel*
ziali prima e più che politiche: dai «pugni in tasca»
stretti con rabbia e dalla porta di casa sbattuta alle spalle,
dal sesso scoperto e consumato con la stessa maldestra
e brutale ingenuità con cui si
apprendevano le parole e i
gesti della rivolta, da un’élite
soffocata e sgomitante, smaniosa di imporsi, e di imporre
le sue febbrili letture e i suoi
cinefórum e un’inappagata
ricerca di Dio travasandoli
nel lessico volutamente limitato, e nelle illimitate utopie,
della Rivoluzione imminente.
E allora non può che essere
il romanzo, piuttosto che
l’ennesimo saggio, a dar conto di quel crogiuolo di sentimenti e risentimenti, di quel
viluppo di nervi scoperti e
sangue palpitante; insomma
a restituire l’arida cronaca di
eventi e conflitti, sigle e slogan (delizioso, lo sciocchezzaio alla Flaubert accumulato
da Piera Egidi nei suoi meticolosi resoconti di riunioni
gruppettaro 0 sindacali, 0 in
un godibile glossarietto di
polverosissima terminologia
extraparlamentare) alla sua
autentica e originaria dimensione, al vissuto, ai traumi, ai
turbamenti di un mucchio di
giovani esistenze, al nodo di
purezza e ferocia che esplose
loro in petto scatenando una
rivoluzione, se non nelle istituzioni, certo nella cultura e
nel costume, nell’immaginario e nei valori. Una smisurata vitalità, travolgente e inevitabilmente, forse legittimamente faziosa, «onnipotente»
e tracotante, e perciò alla lunga «colpevole», suggerisce
l’autrice, delle vite vendute,
dei fragili compagni di strada
bruciati sull’altare dei miti
più violenti ed esigenti, delle
tante esistenze travolte: quelle delle donne in primo luogo, angeli del ciclostile o
amanti di una notte ovvero,
come Clotilde, snaturate maschiette solo a tal prezzo messe a parte della leadership.
Eppure, accanto all’aspra
Clotilde e al suo esangue
«doppio» sacrificale, la sorella Fabia, alcune luminose figure femminili riscattano,
nel romanzo della Egidi, l’infinita dissipazione del riflusso, della follia armata, delle
ordinarie odissee di aborti e
follie: e in primo luogo Adele,
la comprensiva, non bella,
tenace e dolorante Adele,
umile «ragno» tessitore di un
fallimentare sogno di convi
venza e armonia, la patetica
Dede che porta i pesi degli
altri fino a rischiare il precipizio dell’autodistruzione
(ed è qui che le accensioni
sperimentali scompaginano
la narrazione, ne rivoltano un
espressionistico «sottosuolo»
di orrore e di delirio, di flussi
di coscienza e sdoppiamenti,
su cui vigila beffardo un gatto
hoffmanniano), l’Adele sopravvissuta e a suo modo
vincente che infine incarna e
addita, in un’operosa e defilata routine di militanza e di
maternità, tutta la dispersa e
mortificata, sommessa e tuttavia vitale, caparbia positività ancora viva nelle ceneri
di quelle esistenze bruciate e
di quegli spenti furori.
E allora tutto può nuovamente riaprirsi e ricominciare, a partire da una magica
notte di san Giovanni che è
appena una nota accennata,
una scena intravista tra le
pieghe del sipario, una promessa di vita e di storia oltre
il buio, e dunque di prossimi,
auspicabili cimenti narrativi.
(*) Piera Ecidi: Vent’anni appena. Diario di una generazione
onnipotente. Torino, Leone &
Griffa, 1999, pp 445. Distribuzione Ciaudiana, £. 34.000.
Una pubblicazione del progetto «Intra montes»
L'uomo e la fede a confronto con l'ambiente
Effetto uomo è il nome di
una pubblicazione all’interno di un progetto biennale
(1999-2000) che ruota intorno alla rivista Intra montes,
realizzato in Valle d’Aosta, di
approfondimento multiculturale e plutidisciplinare. Opportunamente gli ideatori
hanno pensato all’ecologia,
scienza transdisciplinare, e
hanno chiesto a Davide Pelanda, insegnante di religione
nella scuola superiore, di curare un numero monografico
uscito in settembre.
L’intenzione dell’opera,
sostanzialmente di area cattolica nei suoi riferimenti,
benché l’autore sia coinvolto
nel dialogo ecumenico e interreligioso, è di orientare un
lettore inesperto nella problematica ambientale. Il testo di prefazione di Guido
Ceronetti è dunque seguito
dalla presentazione delle radici storiche della crisi maturata fra umani e ambiente,
identificate nella cultura del
dominio, che peraltro trova
conforto nelle parole di Genesi 1, 28. La sezione piu
strettamente teologica, «I
credenti e l’ambiente», comprende un lavoro esegetico
su Genesi 1 e 2, i pronunciamenti della Chiesa cattolica
in materia ambientale («Il
magistero della Chiesa e il
problema ecologico»), gli impegni assunti dalle Assemblee ecumeniche di Basilea
(1989), Seoul (1990) e Graz
Q997) e un ritratto di Francesco d’Assisi. E prosegue
sottolineando la presenza
cattolica ai più importanti
appuntamenti politici internazionali, dalla Conferenza
dell’Onu a Rio de laneiro su
ambiente e sviluppo alle successive conferenze sul clima,
l’ultima delle quali, ricordiamo, si è svolta alla fine di ottobre a Bonn.
Ha delle lacune invece il
Singolare mostra a Parigi
La scultura che si associa
al codice urbanistico
FRANCO CALVETTI
paragrafo relativo ai movimenti ambientalisti presentati come un arcipelago indistinto e letti attraverso una
pubblicazione dei Verdi del
1991, all’interno della quale
figura il contributo del parlamentare evangelico Lino De
Benetti. Chiude significativamente la pubblicazione una
battuta estratta dal film Crimini e misfatti di Woody Alien: «Siamo la somma delle
nostre scelte», (a.v.)
(*) D. Pelanda: Effetto uomo.
Convivere responsabilmente
con l’ambiente. Progetto «Intra
montes», Chàtillon, Ed. Cervino,
1999, pp 80, £7.000.
PARIGI si distingue coinè
metropoli per la teatralità
del suo assetto urbanistico.
Alla ricerca della sua teatralità è dal 1996 che la municipalità investe in grandi esposizioni di scultura all’aperto.
Sui Campi Elisi, e precisamente fra i grandi boulevards e Place de la Concorde
di fronte al Grand e al Petit
Palais, 54 artisti contemporanei di 26 paesi diversi espongono le loro ultime opere,
tutte monumentali e di grande impatto visivo. L’intento è
quello dell’acculturazione artistica ed è encomiabile: avvicinare il maggior numero di
persone all’arte del nostro secolo, o meglio degli ultimi 30
anni, con una formula espositiva molto riuscita; è gratuita, con accesso libero, sulla
strada, nel bel mezzo dello
spazio della vita di ogni giorno. I musei, templi dell’arte,
non possono più bastare da
soli a far conoscere e amare i
canoni della bellezza, la più
recente e la più originale.
L’operazione culturale è
stata chiamata «I Campi della
scultura» e apre le manifestazioni culturali previste per il
Duemila. È un documento
eccezionale come il riflesso
della creazione mondiale a
Parigi ben si presta a fare da
palcoscenico di prestigio. Ci
accompagna lungo la passeggiata artistica l’opera di Daniel Burén, l’artista francese
più conosciuto: un arcobaleno di colori che si snoda
dall’Arco di Trionfo fino alla
Concorde [3 km). Sono 280
pannelli alti quattro metri sospesi come bandiere con i
colori dei paesi ospiti della
Francia per le visite ufficiali.
L’idea è semplice e luminosa:
dirottare l’oggetto dal suo significato comune. L’Italia è
presente con due grandi artisti: Giuseppe Penone e Michelangelo Pistolotto, tutti e
due conosciuti come artisti
dell’arte povera. Penone inescola vita vegetale e vita
umana, intervenendo sui vegetali per modificarne la crescita. Pistolotto prospetta
una dialettica degli opposti,
insistendo sul rapporto pesoleggerezza. L’opera presentata, Spazio libero, consiste in
un recinto che non rinchiude
nulla e nasce a seguito di
un’attività da lui svolta all’interno di una prigione.
È bello vedere deambulare tante gente lungo i viali,
guardare, chi con occhio
compiaciuto chi con occhio
scandalizzato, tante opere
curiose sistemate sotto gli alberi, sul cemento e i fiori, in
mezzo al traffico del corso.
Ma sono i bimbi i più felici
perché possono guardare (e
buttare immondizia) nei buchi della gigantesca sfera di
Vladimir Skoda (Repubblica
Ceca), possono provare ad
arrampicarsi sull’albero chiamato La révolte di Frans
Krajcberg (Polonia), possono
camminare sulle assi sollevate da una palla di Maria Serebriakova (Russia). Ma l’oggetto sculturale che più mi ha
fatto meditare è stata l’opera
di Dani Karavan (Israele) che
con gesto simbolico pianta
un ulivo in una installazione
in legno su cui spiccano la
peirola pace sia in arabo sia in
ebraico. Ancora una volta Parigi ha saputo coniugare arte
e cultura, arte e popolo, arte
e divertimento.
i Un libro di Stefano Cazzato
Come adeguare il linguaggio
alla comprensione della fede
MAURIZIO ABBA
All’Assemblea ecumenica di Graz ’97 c’era anche chi faceva dimostrazioni sull’impiego dell’energia solare (foto E. Paschetto)
IL libro dell’Ecclesiaste, in
ebraico Qohèlet, ci ricorda
(12, 14) di fare attenzione in
quanto «si fanno dei libri in
numero infinito»; dovendo
scegliere, occorre saper discernere appunto e valorizzare i testi che invitano a una
riflessione matura e approfondita. Esercizi di realismo*
di Stefano Cazzato è un breve
testo dal taglio filosofico: richiede indubbiamente impegno e concentrazione ma ripaga offrendo spunti su cui il
lettore può meditare proficuamente. Cazzato, nato a
Lecce, studi di filosofia a Pisa, insegna al Liceo classico
di Spoleto; collabora da vari
anni a Rocca, quindicinale
della Pro Civitate Christiana
di Assisi (un periodico che offre un’informazione precisa e
acuta sia sul mondo della
scuola che del lavoro, il dibattito etico, la teologia, nel
settore biblico si avvale della
preziosa collaborazione della
pastora battista Lidia Maggi).
Cazzato presenta qui due
scritti inediti, mentre gli altri
sono apparsi sulla rivista, nel
periodo che va dal 1995 al
1999. Un libro che invita a fare ulteriori esercizi per pensare. In particolare mi soffermo
su questa affermazione (p. 76)
per quest’annotazione personale; «Per ascoltare il linguaggio dell’uomo, Dio non ha bisogno di un traduttore, capace com’è df capire finanche i
singhiozzi»; questa affermazione, quasi un aforisma, ci
aiuta a capire ancora una volta come il linguaggio sia un
mezzo per comprenderci,
mentre sovente invece ci
fraintendiamo; il linguaggio
che utilizziamo per ragionare
e vivere la nostra fede è un
mezzo appunto umano e non
angelico, terrestre e non celeste, ma è quello che Dio ci ha
donato, mentre Dio ci raggiunge e scandaglia quindi la
nostra esistenza, per smentire
i nostri progetti e confermare
la sua volontà in noi e per noi.
Dio sa cogliere puntucilmente
e precisamente le nostre gioie
ma anche i nostri disagi, ci
raggiunge anche negli anfratti
più reconditi del nostro io,
conosce i nostri sentimenti, le
nostre gioie e i nostri dolori,
nulla gli è nascosto.
Cazzato sa unire realismo e
speranza (ancora da p. 76):
«Ho cercato Dio tutto il giorno poi, quando s’è fatta notte
e ho smesso di cercare, lui mi
ha trovato». Realismo e speranza, uno dei modi per dire
benedizione.
{•) Stefano Cazzato: Esercizi di
reaiismo. Lecce, Piero Manni,
1999, pp. 86.
ulto
"^adio
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20,000
L. 20,000
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a; «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
6
PAG. 6 RIFORMA
Il 21-22 ottobre si è tenuto a Roma un convegno della rivista «Confronti»
Donna^ famiglie e tradizioni religiose
L'uso della forma plurale del termine «famiglia» rimanda a una molteplicità
di modelli che si propongono in una società laica e rispettosa delle diversità
LUCIA CUOCCI
01 donne ancora oggi
facciamo fatica a parlare con le nostre parole, le
nostre sono ancora parole
maschili». Emmanuelle Marie, ex suora domenicana di
Betania, ha concluso così la
sua testimonianza al convegno «Donna, famiglie, educazione e tradizioni religiose»
promosso dalla rivista Confronti e svoltosi a Roma, nel
salone della chiesa metodista
di via XX Settembre, gli scorsi
21 e 22 ottobre. Il convegno,
che proseguiva una riflessione già iniziata con «Islam plurale», un analogo incontro
svoltosi nel giugno del 1998, si
è aperto con alcune testimonianze di donne appartenenti
o vicine a diverse tradizioni
religiose che hanno raccontato momenti significativi della
loro storia personale e, alcune
di loro, percorsi di fede. Grazie ai contributi di altre donne
si è poi cercato di inquadrare
la famiglia in diverse tradizioni religiose: protestante, buddista, islamica ed ebraica.
Siena Bein Ricco, docente e
curatrice di un volume sui
Nuovi volti della famiglia
(Claudiana, 1997) ha inquadrato la famiglia nella tradizione della Riforma: «Lutero
ha avuto il coraggio di un
pensiero laico sul matrimonio e sulla famiglia, in base al
fatto che nella Bibbia non vi è
indicazione alcuna di una sacramentalità del matrimonio.
Con Lutero il matrimonio laicizzato cessa di essere sottoposto a una serie di regole e
norme e diventa un affare di
coscienza, di etica vocazionale e di risposta alla chiamata
di Dio. Laicizzandolo, cambiano anche gli scopi del matrimonio: esso diventa un
progetto di vita in comune ed
è la scommessa di una fede
che trovi visibilità in un vissuto quotidiano e i figli che ne
conseguono devono essere
educati, come dice Lutero,
perché siano utili al mondo».
Le ha fatto seguito Vera Bevesti, monaca zen del monastero Shobozan Fudenji di Salsomapiore, che ha parlato di
famiglia intesa come sangha,
comunità: «L’insieme di tutti
gli esseri che conosciamo è la
famiglia, sul piano razionale
questo non è assolutamente
accettabile, si tratta, però, di
elaborare sul piano psico-fisico-spirituale una capacità di
incontro e impegnarsi per accettare l’altro che ci disturba
e che é diverso da noi».
11 momento centrale del
convegno è stato poi individuato nell’uso della forma
plurale del termine «famiglia»
che rimanda a una molteplicità di modelli familiari che si
propongono alla società.
Franca Fossati, addetta stampa del ministro della Solidarietà sociale, Livia Turco, ha
sottolineato come l’uso politico del termine famiglia sia
molto corrente: «Molto spesso la questione simbolico-terminologica diventa uno spartiacque. C’è una distinzione
sottilissima nel linguaggio dei
politici tra chi usa la parola
famiglia e chi usa la parola famiglie, è una scelta che divide
e che fa sì che in certi casi ne
conseguano delle politiche
differenti. La famiglia non
può non essere un interlocutore dello stato e va quindi,
per le responsabilità che ne
conseguono, sostenuta e riconosciuta ma non può, come luogo di relazioni, essere
l’unico interlocutore e per di
più assunto a modello unico».
Al convegno hanno partecipato in qualità di relatrici
anche la giornalista Matilde
Da sinistra Rosa Caizavari, Emmanueiie Marie, Lucia Cuocci, Matiide Passa
Passa, per oltre un anno curatrice della pagina «Religioni» dell’ Unità; la pastora Monica Michelin Salomon, Misa
Chivari della Comunità di base di San Paolo di Roma, la
storica ebrea Micaela Preocaccia. Alba Dini, presidente
del Centro italiano femminile
e Hamid Rabie, irachena,
dell’Associazione Arabroma.
La tavola rotonda conclusiva
è stata dedicata al tema centrale del convegno: modelli
di famiglia e laicità dello stato italiano. «Nella storia dell’organizzazione sociale - ha
affermato il giurista Gianni
Long - si è compiuto un passo decisivo quando l’anagrafe è passato dalla gestione ecclesiastica a quella pubblica:
era il segnale, peraltro giunto
in epoca recente, di una distinzione puntuale tra la sfera di competenza ecclesiastica e quella dell’organizzazione civile e laica». E nell’affermazione di questa distinzione molto resta ancora da fare, come ha rilevato Pupa
Garribba, della redazione di
Confronti, che ha citato numerosi esempi di invasione
di segno confessionale nel
campo civile. Di segno diver
so l’intervento di Sidqi Elbatoul, una insegnante marocchina che lavora al Centro
islamico di Roma: «Il modello
laico della famiglia - ha affermato - ha fondato un paradigma del rapporto tra lo stato e le religioni che è diventato cieco di fronte a qualsiasi
specificità». Le recenti polemiche sul «velo islamico»
confermano questa difficoltà.
D’altra parte, ha concluso la
Elbatoul, «è proprio lo spirito
laico, per come si è affermato
in Italia, che può aiutarci ad
accettare giuridicamente famiglie e modelli diversi».
; Si è tenuto a Torino un convegno di grande attualità
Uscire da una cultura dominata dalla violenza
SABINA BARAI
Suggestioni per un ideale progetto delle donne per uscire dalla violenza è
il titolo di un interessante
convegno tenutosi a Torino il
23 ottobre dall’associazione
«Donne contro la violenza».
Dagli interventi delle donne
presenti sono emersi dati allarmanti che evidenzierebbero come nei p.aesi cosiddetti
sviluppati una donna su cinque sia vittima di violenze familiari. Secondo Daniela
Converso, del dipartimento
di Psicologia dell’Università
di Torino, «ogni presidio medico conterebbe ventiquattro
casi Tanno di donne percosse
dal marito», senza tenere
conto di quelle violenze non
apertamente dichiarate. Da
questi dati sconcertanti si
nota come gran parte della
violenza abbia come nucleo
centrale la famiglia annoverando spesso fra le vittime
donne che già durante la loro
infanzia sono state sottoposte a traumi di vario genere,
dalle cure invadenti agli abbandoni fisici e psicologici.
Da qui «l’importanza di una
formazione specifica per gli
operatori sanitari e la necessità di creare spazi e luoghi di
accoglienza, ambienti protetti in grado di tutelare le donne da una cultura dominante
intrisa di violenza». A questo
proposito si evidenzia una
difficoltà di rapporti fra le associazioni e le istituzioni nella realizzazione di questi centri di accoglienza.
Difficoltà riscontrate anche da Maria Pia Brunato,
assessore alle Politiche sociali della Provincia di Torino,
che si è soffermata sulla difficile approvazione del progetto «Tampep» da parte della
giunta provinciale, progetto
basato su una campagna di
informazione rivolta alle donne extracomunitarie vittime
della prostituzione. Educare
alla differenza e alla nonviolenza è un obiettivo fondamentale in una società che
troppo spesso sembra concepire la violenza come un
comportamento innato, anziché appreso all’interno di una
cultura del dominio che come tale deve essere sostituita
da una cultura del rispetto, rispetto per la differenza, in
primis quella sessuale.
Centrale a questo proposito
la relazione di Ferdinanda Vigliani, del Centro studi documentazione del pensiero
femminile, che ha posto l’accento sul pensiero della differenza. Le donne una volta
smesso di credere nella razionalità dell’uomo, nella centralità di un soggetto astratto
neutrale ma in realtà sessuato, avrebbero (come afferma
la filosofa Adriana Cavarero)
«liberato la filosofia dalla sua
tragedia». Ne risulta una valorizzazione del metodo del
«partire da sé» capace di operare una femminilizzazione
di un mondo piegato alla tecnologia maschile. Anche Li
dia Menapace, pilastro del
pensiero femminile italiano,
sembra metterci in guardia
da una «sorta di vendetta del
patriarcato» evidente nelle
politica che fa della guerra
una sua componente così come nell’imminente Giubileo
cattolico, definito come «l’ultima operazione imperialistica in corso». Per questo è necessario lottare contro gli archetipi presenti ripercorrendo la storia al fine di ritrovare
miti e simboli ormai offuscati, testimoni esemplari di una
società diversa, pacifica e antimilitarista, a cui fanno eco
le parole di Cassandra secondo cui non possono esistere
doni umanitari da parte di chi
fa la guerra.
In mezzo a questa autorità
tutta al femminile si è poi inserita anche la testimonianza
di Beppe Pavan, del Gruppo
uomini di Pinerolo, che denunciando l’intreccio tra potere e maschilismo si è detto
pronto a collaborate con le
donne per la fine del patriarcato, ricercando un modello
maschile simbolico alternativo. Certamente è importante
la riflessione del genere maschile riguardo queste tematiche così come è indispensabile la loro responsabilità in
merito alla violenza sulle
donne ma non nascondo la
mia perplessità nei confronti
di quegli uomini che si definiscono profemministi, appropriandosi di esperienze e
categorie di interpretazione
del reale che non appartengono loro. A questo proposito mi sembrano efficaci le
parole di Rosi Braidotti quando in Soletto nomade scrive:
«Gli uomini non sono e non
devono essere nel femminismo, lo spazio femminista
non è il loro e non è lì perché
loro lo guardino».
■i Le destinazioni dell'otto per mille
L'aiuto della Tavola valdese
a un progetto per il Brasile
ELENA MARINI
LO scorso mese di gennaio ho avuto modo di leggere il foglio in cui la Tavola
valdese pubblicava come aveva speso il denaro affluito
nelle sue casse attraverso T8
per mille. Già da parecchi anni sia io sia altri amici, simpatizzanti della Chiesa valdese,
firmiamo sulla cartella delle
nostre tasse, nella casella di
questa chiesa.
Sono pensionata e dal 1993
lavoro come volontaria nelle
periferie delle grandi città
brasiliane; con l’aiuto di amiche e amici pensionati come
me e dislocati in quasi tutte
le città italiane, cerco di condurre in porto dei progetti
che, anche se gocce nel mare
della immensa miseria di
questo Sud del mondo, aiutano in modo diretto i bambini che ne hanno bisogno. I
miei progetti sono progetti
allegri, magari un po’ folli,
ma mirati a dare la possibilità di godere di cose, talvolta
giudicate superflue, come il
divertimento o il gioco.
Nel 1997 ho avuto modo di
sperimentare l’amicizia di
persone come Rosaria, la responsabile della Casa materna di Portici a Napoh, che ha
ospitato con generosità un
gruppo di ragazzini brasiliani
che hanno portato in tournée in alcune città d’Italia
uno spettacolo frutto di un
progetto di Scuola di Capoeira da noi fondata cercando di
aiutare una suora che aveva
organizzato un doposcuola
in una favela della periferia
di Sào Paulo.
Oggi il progetto Favela di
Sào Paulo sta andando benissimo grazie a degli sponsor
italiani. Ed è per questo che
ho cercato di aiutarne un altro sempre in Brasile. A Caruarù, una città dell’interno
del Nord-Est di Recife, ho incontrato un’altra suora operaia dello stesso ordine di
quella di Sào Paulo (Irmazinhas da Assun^ao). Questa
suora. Franca Sessa, che è
emigrata da Milano una ventina di anni fa, ha organizzato nella periferia caruarense
una cooperativa di raccoglitori e riciclatori di rifiuti urbani. La vita della periferia
nordestina è caratterizzata da
una povertà estrema. Credo
che veramente qui ci sia il
massimo del non lavoro, della non acqua, delle malattie
endemiche più terribili e della mancanza di servizi come
scuole e «posti de saude».
Forse per noi che
nella «caatinga» dove^^
razione è solo cespugli
tus, vi è un certo fascino^
per i «sem terra» chevi
morire di denutrizione m
bambini e che
maticamente respinti
loro occupazioni di terrJ
incolti, vi è solo la
di riuscire a farcela un
o l’altro e che la
va la «secca» di sempre"
Le persone che stanno j,]
ganizzandosi in Cooperai
(l’Asproma) sono exfaveìé
e quello dei raccoglitori dj.l
fiuti è già il loro lavoro w
gruppo vi sono soprattutt,,
donne che spesso sonoaln’
re dai figli ragazzini. Quam'
sono andata a Caruariielj'
incontrato le raccoglitry
nelle loro povere caseecijl
loro carrettini spinti «
l’aiuto dei figli ho visto comi
nelle discariche a cielo apa
to, si lavorasse a mani nudi
con ai piedi delle ciabatte i’
plastica oppure addirittim!
scalzi. Veramente Tandaree
piedi nudi qui è un’abitudi«'
dei bambini di tutte le etili
spesso con loro corrono»
pre, cani e qualche cavai;
Ho persino incontrato, seti'
pre a piedi nudi, anche unn|
gazzetto di nove o dieci ami
che stava sorvegliando,®
una fogna a cielo aperto, il
cuni grassi maiali neri.
A Caruarù non c’è lavo®
per i poveri. Non ci sonoii'
dustrie, solo un grande nni
cato che viene utilizzatot
tutti i nordestini dei dintoii
e che produce... spazzatili
Ho dunque cercato di data
da fare per aiutare econom
cernente le persone che st
vano unendo le loro scars
sime risorse per poter lavo»
re decorosamente, ma sci
riuscita a raccogliere sol
una cifra insufficiente. Hi
provato dunque a manda
una richiesta aIT8 pernii
dei valdesi perché il progel
mi sembrava in sintonia®
gli altri che apparivano nel
pubblicazioni precedenti.
Dopo il Sinodo mihan*
comunicato che il progetti
da me presentato è stato af
provato e la richiesta dii!
milioni è stata accettata. Vo
levo dunque con questa!
tera raccontare quello chei
avvenuto e ringraziare tu#
la Chiesa valdese e tuttjt
suoi membri che hanno®'
mostrato una volta di piti’
concretamente che si pos®
no aiutare le persone al nt*
del loro credo e della lDt'|
condizione.
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Il Brasile necessita di mezzi per la lavorazione della terra
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^ comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
o di mancato recapito si prega restituire
¡¡mittente presso i'Ufficio PTTorino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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FRALI: NEVICA, MA NON ABBASTANZA — Siamo
ormai arrivati alla terza nevicata in questo scorcio di autunno umido come non si ricordava da anni, ma non ce n’è ancora abbastanza per aprire le piste di sci. «La neve caduta
con le prime nevicate, nell’ordine di una quindicina di centimetri a Frali, si è velocemente sciolta e quella caduta nella
notte di lunedì non è sufficiente - commenta Carlo Raviol,
delle Seggiovie speriamo in una nevicata abbondante».
Gli impianti sono pronti per accogliere gli appassionati degli
sport invernali; la stagione è alle porte e i presupposti sembrano migliori: altre perturbazioni sono infatti aH’orizzonte.
VENERDÌ 19 NOVEMBRE 1999
ANNO 135 - N. 45
LIRE 2.000-EURO 1,03
C9 è la flessibilità (tutti
sanno che cos’è) e c’è
quello che chiamerei la fregabilità; è quando sei sfruttato
senza essere pagato. E un sistema vecchio come il mondo. Un tempo, quando l’attività umana consisteva in lavoro manuale e fatica, lo
sfruttamento era fare lavorare
la gente il più possibile (e
cioè usare le braccia e faticare) pagandola il meno possibile. Nella nostra società moderna, in cui il lavoro non è
più manuale ma tecnico o tecnologico e si espandono i settori del terziario e soprattutto
dei servizi, l’arte della fregabilità (e cioè dello sfruttamento) consiste nel trovare
collaborazione senza pagarla.
E cosa si può sfruttare nel
LE IDEE E LA LORO PROPRIETÀ
LA FREGABILITÀ
GIORGIO TOURN
mondo dei servizi ? Le idee. I
soldi oggi non mancano e
nemmeno i computer, quello
che manca sono le idee, gli
spunti di riflessione, le immagini, non scarseggiano l’abilità e la tecnica ma l’intelligenza, la ricchezza materiale
non manca quello che manca
è r umanità, ci sono le cose è
raro l’uomo. Di qui la caccia
di giornalisti, fotografi, scrittori, pubblicisti a gente che
abbia una nuova idea, sia interessante, sia autentica. Uno
fa un servizio sulle pecore,
sulle montagna, sulle case,
sul dialetto, sui vecchi alpini?
Niente di più facile che andare a cercare qualche persona
che queste cose le sa, intervistarlo, fotografarlo.
Che cosa si può dire? Anzitutto che si tratta di un furto.
«È un onore per il vecchio
montanaro passare in tv o
comparire su un libro!», ti dicono quelli e forse, nella loro
visione distorta del mondo,
sono sinceri ma mentono perché nella realtà lo stanno solo
sfruttando: loro sono pagati
per fare quello che fanno,
quindi guadagnano: lui no. Il
diritto di proprietà è uno dei
fondamenti della nostra cultura ma vale solo per i beni materiali (provare a prendere
una mela al mercato) ma la
proprietà per l’intelligenza, i
ricordi, l’identità sembra non
esistere. Dobbiamo diventare
moderni anche in questo
campo: qualunque informazione, parola, ricordo, scritto,
documento non va concesso
se non pagato: ti fanno la foto? Se sei un vecchietto caratteristico vale 50.000 lire.
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A Pinerolo
Giunti al via
i lavori per il
Teatro Sociale
Tra una quindicina di giorni sarà aperto il cantiere per
la ricostruzione del Teatro
Sociale a Pinerolo. Dopo anni
di attesa i pinerolesi potranno
così veder finalmente avviati
i lavori che dovrebbero restituire alla città una struttura
che anni fa andò letteralmente in fumo in un incendio e
sulla cui sorte per anni si è dibattuto confrontandosi prima
con la scarsa volontà di intervento da parte delle istituzioni e poi con la mancanza di
fondi per procedere al recupero della struttura.
La settimana scorsa, dopo
che recentemente si era provveduto al reperimento dei fondi, circa 9 miliardi, avvenuto
con la vendita di una parte
dell’edificio, l’accensione di
un mutuo e con finanziamenti
regionali, anche l’ultimo atto
formale che dovrebbe portare
alla ricostruzione del «Sociale» è stato compiuto. Il 10 novembre l’amministrazione
della città ha firmato il contratto con la ditta Castelli di
Milano che si era aggiudicata
a settembre i lavori di ricostruzione vincendo la gara
d’appalto indetta dal Comune.
Ea ditta milanese realizzerà un
edificio che il progetto prevede venga poi utilizzato sia coure sala conferenze che come
teatro e che potrà contenere
575 persone. 1 lavori interesseranno inizialmente solo la
parte dello stabile dell’ex tea.^0 che si affaccia su piazza
: Vittorio Veneto dove sarà
chiuso al traffico il tratto di
strada antistante la struttura.
Sulla parte posteriore dell’ediificio, quella che si affaccia su
Via Trieste, invece i lavori conrinceranno dopo il 6 gennaio,
3 festività concluse: «Questo spiegano in Comune - per non
danneggiare le attività comU(crciali nel periodo natali^0». In via Trieste comunque
3 circolazione sarà consentita
3nche nel corso dei lavori.
Le proposte dei diversi stati in un convegno della Cipra
Invecchiare nel territorio alpino
VERA COÏSSON
ssere giovani e invecxvjl/ chiare nel territorio alpino: prospettive future e dialogo fra le generazioni» è il titolo del convegno annuale che
la Cipra (Commissione internazionale per la protezione
delle Alpi) ha tenuto nel monastero di Benediktbeuern, in
Baviera, dal 28 al 30 ottobre.
La «Bottega del possibile»,
attratta dall’argomento che
evocava il concetto di domiciliarità, ha voluto parteciparvi.
Tutti gli stati delle Alpi erano
rappresentati sia da singole
persone sia da gruppi che
hanno a cuore il mondo alpino. Infatti sono circa un centinaio le associazioni che fanno
. capo alla Cipra, un’organizzazione internazionale non governativa, fondata nel 1952,
con sede a Vaduz, che concretizza il suo impegno nella salvaguardia complessiva del patrimonio naturale e culturale
dell’arco alpino.
La Cipra è inoltre osservatore ufficiale presso la Convenzione delle Alpi, un trattato intemazionale per uno svi
luppo sostenibile nell’arco alpino, sottoscritto dagli stati
alpini e dalla Comunità europea nel 1991. All’atto della
sua costituzione, essa aveva
individuato 12 settori chiave
su cui era fondamentale che
gli stati si confrontassero; finora sono stati realizzati solo
alcuni dei protocolli di attuazione della Convezione (protezione della natura, turismo,
energia, agricoltura di montagna). L’ambiente alpino è stato analizzato ma senza i suoi
abitanti; è come un palcoscenico ben preparato senza attori. La Cipra, organizzando
questo convegno, aveva
l’obiettivo di dare delle indicazioni per la stesura del protocollo «popolazione e cultura». In questo progetto sono
stati coinvolti la popolazione
residente, le organizzazioni e
le associazioni presenti sul
territorio, le università, gli
amministratori pubblici.
Tutti hanno trasmesso il
proprio sapere utilizzando
modalità diverse: dotte relazioni e semplici presentazioni
della propria esperienza quotidiana. Chi vive in un picco
lo paese isolato si pone tosto
o tardi la domanda; restare, o
andare in un posto più
confortevole? La risposta dipende dalle situazioni sociali,
economiche e culturali a disposizione: quali sono le possibilità di formazione, di collegamento, di assistenza sociale e sanitaria, di lavoro, di
ricreazione? In particolar modo i politici devono contribuire a creare le condizioni per
uno sviluppo variegato e la
realizzazione di reti sociali
funzionanti, al fine di «rispettare, mantenere e sviluppare
l’autonomia culturale e sociale della popolazione residente, nonché la garanzia delle
loro basi di vita» (art. 2 della
Convenzione delle Alpi).
Ma come coniugare tutto
ciò? La visita e l’ascolto di
esperienze vissute in prima
persona da contadini e amministratori locali hanno dato
forma alle riflessioni teoriche
offerte in aula dai relatori. La
conclusione alla quale si giunge è che, là dove i cittadini si
sono sforzati di cercare delle
soluzioni per garantire una
qualità di vita a lunga scaden
za, i risultati sono sorprendenti. Nel Voralberg (regione alpina dell’Austria) con la creazione di punti di approvvigionamento distribuiti sul territorio, in alternativa ai grandi
magazzini nelle periferie delle
città, si è dato vita a dei luoghi
di incontro, si è rinforzata la
Nel 1909 Valentino Klett, maestro
evangelista a Tenda, venne improvvisamente trasferito a Felónica Po fin
dalla primavera. Il tono della sua relazione annua è amareggiato e risentito.
«L’alba del risveglio ch’io aspettava dopo fatiche e sospiri, non è ancora spuntata, e Tenda ha avuto ciò che per ora s’è
meritato». Nella nuova sede restò poco,
trasferito a Santa Lucia di Quistello, per
motivi di salute si ritirò in emeritazione a
Bibiana, dove morì a sessant’anni il 17
giugno 1912. Nel lungo necrologio comparso su «La luce» del 20 giugno lo si ricorda come «lavoratore operosissimo» e
«anima semplice, buona, coscienziosa».
A Tenda non venne più mandato alcun
«operaio» e la cura pastorale fu affidata
al responsabile della comunità di Cuneo,
il colportore Davide Gaydou. Costui,
sempre impegnato in viaggi di evangelizzazione, trascurò completamente la
piccola realtà tendese, e il suo successore il pastore Eli Bertalot, trovò «un’accoglienza molto fredda»: conferenze de
ILFILO DEI GIORNI
LA FINE
_____________MARCO FRASCHIA_____________
serte e persone che «volevano parlare
male dei preti invece di discorrere di religione». Per due anni di seguito, malgrado l’opposizione di un assessore clericale, riuscì ad affittare al Comune, che
aveva bisogno di locali scolastici, la
grande sala e l’alloggio del maestro, per
un totale di 225 lire annue, con la clausola che non venissero cancellati i versetti biblici scritti sulle pareti e gli insegnanti fossero laici.
In seguito l’edificio venne ancora affittato saltuariamente ad alcuni operai e artigiani stagionali, ma le entrate coprivano a stento le spese di manutenzione.
Nel 1932, dopo un sopralluogo del pa
store Davide Pons di Vallecrosia, si cominciò a valutare la possibilità di vendere la casa, «ma - come scrive Pons al
moderatore in una lettera del 8 ottobre
1932 - chi potrebbe essere quel tale che,
avendo 10.000 lire da spendere per un
“ciabot” per l’estate, vorrà andare ad
abitare in quel vecchio quartiere, con un
“entourage” poco simpatico e lontano da
ogni comodità?».
Bisognerà infatti aspettare fino al 1940
quando, dopo essere stato utilizzato come
ricovero per le truppe militari allora stanziate nella zona di confine, per la somma
di 4.000 lire l’edificio venne finalmente
venduto al municipio di Tenda che dopo
la guerra lo cedette a privati. Ora, in
quella che un tempo era via Municipio e
poi via Vittorio Veneto, al numero 145 di
Rue de France stanno tre famiglie dal nome italiano. Sull’arco dove c’era il portone d’ingresso una striscia di intonaco azzurro ha cancellato la scritta «Chiesa cristiana evangelica», unica traccia di un
passato per certi versi scomodo.
solidarietà, si è tutelato l’ambiente con la riduzione dei trasporti e si sono creati dei posti
di lavoro. In Baviera molte
aziende agricole si sono specializzate nella loro attività
primaria (allevamento di mucche 0 solo da latte o solo da
macello) e hanno cercato un’
attività complementare trasformando una parte della loro casa in alloggiVcamere per ferie.
Sempre in Baviera molti
contadini si sono resi disponibili a curare i cosiddetti prati
gibbosi ricevendo un contributo dello stato. Si tratta di gobbe nel terreno presenti sia sui
pendi! ripidi sia nel fondo valle; queste formazioni sono
molto interessanti dal punto di
vista della flora ma i prati sono molto difficili da falciare.
Si tratta di un impegno affrontato anche da contadini giovani che si riconoscono in una
duplice funzione, quella di
contadino e quella di conservatore del paesaggio ereditato
dalle generazioni precedenti.
Questi sono solo alcuni dei
tanti esempi descritti dai quali
si deduce che la partecipazione della popolazione è fondamentale per la cura dell’ambiente e della natura con la
soddisfazione dei suoi abitanti.
8
PAG. Il
LUSERNA: VIVACE CONSIGLIO — Il gruppo Alternativa
per Lusema ha più volte accusato la Lega Nord di essere
una «stampella della maggioranza», ma durante il Consiglio
comunale di martedì 9 novembre le due opposizioni hanno
dato insieme battaglia all’esecutivo Ghibò. Prima presentando una serie di interrogazioni, sulle modalità di elezione
del nuovo presidente della Pro Loco e su varie proposte di
lavori pubblici, poi bocciando, col proprio no, l’allargamento della giunta da 4 a 6 membri. Le nuove leggi in materia
prevedono che i Consigli comunali possano decidere di aumentare il numero degli assessori; ciò deve avvenire mediante modifica dello statuto e col voto favorevole dei due
terzi dei consiglieri, ma a causa dell’assenza di due esponenti di maggioranza (Charbonnier e Delmirani) e del voto
contrario dei cinque consiglieri di opposizione, la proposta
non è passata. Il Consiglio ha poi dato l’assenso alla proposta della Provincia di trasformare la linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pollice in metropolitana leggera.
PINEROLO: VERSO L’AMPLIAMENTO DEL TRIBUNALE — Pinerolo è pronta a fare la sua parte per l’ampliamento del tribunale; è questo il senso di una lettera inviata
dal sindaco Barbero al ministero di Grazia e Giustizia. Visto che l’Asl 10 ha deciso di costruire una nuova sede, resteranno a disposizione gli attuali uffici Asl a fianco del tribunale. «Si libereranno anche molti parcheggi raggiungendo i 150 posti auto - precisa il sindaco - senza contare altri
parcheggi alcuni raggiungibili dagli uffici giudiziari con
una camminata di pochi minuti».
LA SCUOLA DI ANGROGNA... IERI — È questo il titolo
di una serata organizzata dalla Pro Loco sabato 20 novembre alle 21 nel tempio del Serre. Grazie anche a delle diapositive di Ethel Bonnet, verrà ripercorsa la storia della scuola
dal 1950 al 1970. Alla serata interverranno le maestre Marilena D’Amico e Ethel Bonnet, il sindaco Jean-Louis Sappé,
il direttore didattico Marco Armand Hugon e Gianclaudio
Magra della Comunità montana vai Pellice.
INCONTRI DI MEDICI — 1 primari di medicina degli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto hanno organizzato
all’hotel Gilly di Torre Pellice una conferenza del prof. Fiorenzo Gaita, primario di cardiologia all’ospedaie di Asti, sulle nuove tecniche antiaritmiche, su cui si è particolarmente
specializzato con un gruppo di ricerca. La relazione estremamente interessante e chiara ha destato molta attenzione tra i
numerosi medici ospedalieri e territoriali delle valli e del Pinerolese convenuti all’incontro. 11 successo dell’iniziativa
stimola a organizzare altri incontri del genere per l’arricchimento professionale e lo scambio di esperienze fra medici. Si
segnala che per il programma promosso dalla Ciov su Radio
Beckwith la prossima settimana, sarà in studio il dott. Alessio Mattei che parlerà suH’enfisema polmonare. Il programma va in onda lunedì 22 alle 16,30 e mercoledì 24 alle 9.
GIORNATA DI RADIO BECKWITH — Domenica 21 novembre festa di Radio Beckwith; il programma prevede alle
10 il culto con la chiesa valdese di Torre Pellice e a seguire
saluto e comunicazioni sull’attività della radio. Alle ore
12,30 pranzo alla foresteria valdese (prenotazioni al tei.
0121-91801) e, nel pomeriggio, ore 14,30: incontro con la
redazione di Radio Beckwith; ore 15,30: momento musicale
con la partecipazione del coro «Les harmonies»; ore 16,15:
un tè in amicizia, banco pesca; ore 17: cantiamo con Maurizio Volpe e col coro «Les harmonies».
E Eco Delle ^lli "\àldesi
VENERDÌ 19 NOVEMBR^^
SAN SECONDO RIVOLUZIONA IL TRAFFICO — Ulteriori novità nella circolazione stradale nel centro di San Secondo (foto); l’aministrazione, nel tentativo di rendere più
vivibile il centro del paese attraversato anche dal traffico
che collega le due valli Pellice e Chisone, ha messo a punto
un nuovo sistema di circolazione a senso unico: chi arriva
dalle scuole medie non entra più direttamente in paese ma
deve prima raggiungere la zona ufficio postale e municipio e
quindi scendere verso la parte bassa del centro cittadino.
NIENTE SCONTI SUL METANO — La norma entrata in vigore lo scorso 18 ottobre sul gasolio e sul gpl da? riscaldamento non riguarda il metano distribuito mediante le reti comunali. In tal senso erano state avanzate numerose richieste
ma l’interpretazione corretta, fornitaci direttamente sia
dall’Acea che dall’Italgas (i due soggetti erogatori nel Pinerolese) è chiara: non ci sono sconti sul metano né dovrebbero essercene nemmeno sul gasolio, nei comuni metanizzati,
salvo particolari situazioni di frazioni non raggiunte dalla rete del metano. Ci sarà invece lo sconto in quelle situazioni (è
il caso in vai Pellice di Rorà e Bobbio Pellice) dove esiste un
sistema di distribuzione locale con un bombolone di una ditta. «Lo sconto per settembre e ottobre verrà già inserito nella
prossima fattura — dicono alla Lampogas, che partecipa al
consorzio Palagas che serve Bobbio —; per quanto riguarda
gli altri mesi (la riduzione parte da gennaio, ndr) il rimborso
verrà applicato con le ultime fatture del 1999. In ogni caso i
cittadini non devono fare nessuna richiesta di rimborso».
La Comunità montana vai Pellice ha un nuovo presidente
Bertalot: valorizzare il territorio
MASSIMO GNONE
Per cinque anni sarà alla
guida della Comunità
montana vai Pellice. Il nuovo
presidente designato, Claudio
Bertalot, che abbiamo incontrato sabato, dovrà essere votato, insieme con la nuova
giunta, nel Consiglio di mercoledì 17 novembre, a giornale già in stampa.
«Le funzioni delle Comunità montane - spiega l’ex assessore di Torre Pellice - sono state decisamente modificate da una legge entrata in
vigore nell’agosto di quest’
anno: non si tratta più di enti
locali equiparati ai Comuni,
ma si stabilisce che le Comunità montane siano enti a servizio, cioè che servano a gestire servizi associati dei Comuni». E questo sarà quanto
dovrà coordinare la nuova
giunta che dovrebbe essere
composta dal vicepresidente
Giorgine Cesano e dagli assessori Ezio Borgarello, Domenico Nicola, Giorgio Odetto, Mauro Pons ed Ernesto
Rivoira, affiancati dai consiglieri delegati Piervaldo Rostan e Marco Tumminello.
«Nel nostro programma continua Bertalot - abbiamo
ipotizzato alcuni modi di gestione associata: su tutti l’ufficio tributi e la maggiore collaborazione fra le polizie municipali. Questo per offrire un
servizio migliore soprattutto
nei periodi di grande affluenza in valle. Altre possibilità
sono, ad esempio, l’informatica e l’apertura di un unico
ufficio di accoglienza per gli
stranieri. Alcune strutture, come la Crumière, hanno già
una valenza sovracomunale».
Lo statuto della Comunità
montana vai Pellice dichiara
come fondamentale uno sviluppo sostenibile del territo
La sede della Comunità montana Val Pellice
rio, mettendo al primo posto il
miglioramento della qualità di
vita dei cittadini: «Nella nostra gestione - afferma il nuovo presidente - escluderemo
tutte quelle attività che comportano delle compromissioni
del territorio: punteremo sulla
valorizzazione dell’agricoltura, soprattutto biologica e di
qualità, e del turismo. Si tratta
di ampliare la nostra offerta
anche verso coloro che cercano un ambiente montano non
compromesso». Recentemente
molte funzioni e competenze
riguardanti il mondo agricolo
e prima gestite direttamente
dalla Regione Piemonte sono
passate a Province e Comunità
montane. Anche il turismo
culturale è in crescita: «Occorre realizzare maggiori sinergie con la Chiesa valdese;
un censimento completo di
tutte le stmtture è indispensabile per il successivo inserimento nei pacchetti turistici».
Il Patto territoriale del Pinerolese coinvolge anche la vai
Pellice: «Intendiamo puntare
- rilancia il neopresidente sulle attività artigianali e commerciali, settori che non consideriamo affatto in crisi. Og
L'Associazione astrofili Urania di Luserna
Dieci anni trascorsi
a... rimirar le stelle
L’Associazione astrofili
Urania di Luserna San Giovanni compie 10 anni e festeggerà l’anniversario sabato 20 novembre. In questi 10
anni sono stati fatti grandi e
importanti passi: visite guidate per singoli, scuole o gruppi, corsi di astronomia, osservazioni del cielo notturno, la
creazione di una biblioteca
tematica. E soprattutto il planetario «Goto ex 3», dispositivo capace di rappresentare,
all’interno di uno schermo
fatto a cupola, la volta del
cielo con il moto apparente
degli astri, del sole, della luna e dei pianeti; l’osservazione può essere effettuata anche di giorno o col cielo nuvoloso. La cupola ha un diametro di 3 metri e può ospitare oltre 20 persone che, sedute, contemplano i movimenti
apparenti del cielo.
La giornata di sabato presenta, per gli appassionati di
astronomia e per i semplici
«curiosi», un programma assai ampio e di grande livello
scientifico. Alle 17 è previsto
il ritrovo alla sede in località
Bric del Colletto con visita
all’osservatorio e alle strutture annesse; alle 17,45 il dott.
Claudio Copresti, coordinatore nazionale della commissione astrofili della Sait (Società
astronomica italiana) parlerà
su «Astronomia digitale». Se
guono un rinfresco e, al bocciodromo, una cena di lavoro.
Alle 21, all’auditorium del
municipio, il presidente, dott.
Giovanni Peyrot, ricorderà
l’attività dell’associazione in
questi anni; il prof. Luigi
Briatore, dell’Università di
Torino e socio fondatore di
«Urania», consegnerà gli attestati di frequenza ai partecipati al 3° corso di astronomia
organizzato dall’associazione; il prof. Achille Leani, di
Cremona, parlerà su «Oggetti
celesti dell’emisfero australe»; infine il dott. Luigi Baldinelli, di Bologna, interverrà
su «Astronomi di 5.000 anni
fa»; seguiranno proiezioni e
filmati sull’eclisse di sole
dell’11 agosto.
L’osservatorio di Luserna
gi si può avere un lavoro non
legato alla grande industria».
Un nodo particolamente
spinoso è quello della viabilità, con il traffico pesante
che attraversa ancora i centri
abitati. «Nel nostro programma - dice Bertalot - facciamo
molte proposte, ma purtroppo
non esistono risorse per la
realizzazione: pensiamo a un
raccordo con l’autostrada Torino-Pinerolo che passi nella
zona di Osasco, evitando così
San Secondo e Bricherasio.
Si potrebbe poi realizzare
una circonvallazione a Bibiana per poi riprendere la vecchia idea dell’Asse di valle
per Luserna, Torre e Villar
Pellice. Ci sono anche alcune
difficoltà di carattere idrogeologico». Il problema maggiore è il passaggio dei mezzi
pesanti delle cave agli Airali
di Lusema: «Partiremo subito
gon una strada parallela fino
a Bibiana». Puntare sul trasporto pubblico sembra essere la soluzione più ragionevole: «Con Provincia e Regione
bisogna ancora lavorare per
la trasformazione della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice in
metropolitana leggera».
A Riva di Pinerolt
35 miliardi
per il nuovo
carcere
Il governo ha stanziato;,
miliardi per la realizza^
del nuovo carcere di Pine,oJ
la notizia si evince dalla (W
zetta ufficiale del 25 ott*
scorso che pubblica un de®
to per la verità dello scoi»
maggio. Sono già stati erow
altri cinque miliardi ma i %
di necessari per il nuovo®,
cere sono stati inseriti
esercizio 2.000. Il nuovo ».!
cere sorgerà vicino allafraajl
ne Riva, in prossimità eoa ti
strada vecchia di Piscina, |
«La notizia dello stamii. i
mento di 35 miliardi-|i
commentato il sindaco, Fin,
co Barbero - è il coroiìamei.'
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del senatore Passone. PerPj.i
nerolo è un importante rico-1
noscimento; il nuovo carceitsarà ospitato da una strutta
rispettosa di tutti i moderai'
crismi in materia penitenàiria». In effetti il nuovo carcere sarà un istituto a vigilana
attenuata, dove verranno praticate sperimentazioni su regimi di pena che già contraddistinsero l’esperienza carceraria pinerolese prima del
chiusura. Tra gli effetti ti^
sarà anche il ritorno in cM‘
degli agenti di polizia peii-l
tenziaria, cosa che evidentt-l
mente non sarebbe avvemlii
con il trasferimento del caiif
re in altra città, Torino o 1
luzzo che fosse. Il Comii
ha già concluso l’acquisir»
ne dei terreni su cui sorge
la struttura carceraria, meni
la permuta del vecchio edif
ciò di pena andrà, in accori
col ministero, a consenti«
l’ampliamento del municipio.|
A Pinerolo una indagine fra gli esercenti,
I clienti diminuiscono
DAVIDE ROSSO
Sono stati resi noti in questi
giorni i risultati della prima parte dell’indagine condotta dal dott. Enrico Allasino
per conto del Comune di Pinerolo, sulle opinioni di 110
fra commercianti ed esercenti
che operano nel centro storico
della città sulla zona a traffico
limitato (Ztl). L’indagine, che
ha come obiettivo dichiarato
«quello di far emergere, fra
chi opera e vive nella zona del
centro storico, le preferenze
in materia di gestione della
circolazione nel centro storico», è stata condotta nel mese
di luglio dopo le varie manifestazioni di protesta di artigiani e commercianti della zona contro la Ztl.
Dai dati emerge fra l’altro
che molti esercenti del centro
storico (il 72,4% degli intervistati) attribuiscono all’introduzione della Ztl una diminuzione dell afflusso di clienti mentre solo in 20 ritengono che la
vivibilità del centro sia migliorata, contro 43 persone
che dichiarano che le limitazioni al traffico non hanno
portato miglioramenti alla vivibilità. Questi e gli altri dati
raccolti a questo punto andranno però affiancati agli altri in preparazione, e quindi
non ancora resi pubblici, che
emergeranno dalle interviste
condotte con la popolazione
residente, I dati presentati infatti si riferiscono solo alla
prima parte della ricerca che è
ancora, per ammissione de»
stesso sindaco, Alberto Bad*'
ro, «parziale, ma si compì*'
terà nei primi mesi del pro»|
mo anno con l’indagine ri»
ta a residenti e liberi prò®)
sionisti». L’indagine infc®i
vuole tener conto ovvianierit
nella valutazione della Ztl,®'
che del parere della popoL
zione residente per cerche
ottenere un ventaglio'1,P*
ampio possibile di opinio®«L’amministrazione
l’assessore al Comrnef*'':
Giuseppino Berti - ha
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giani, e quindi di liberi p
fessionisti e resideriti, q“®
base per la ricerca di som®
ni che incontrino il più
consenso delle componi
interessate. Siamo ora disF
nibili a nuovi confronti, «
ragionamento diffuso con
operatori di commercio e
ripianato, svolgendo una n
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coltà indicate, sempre ne
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delle potenzialità ¡i
storico». In questi
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presentati all’associa®' j
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PEDERICA tourn_________
1 piemontesi sono come i
cavoli, una volta trapiantati crescono meglio».
Un saluto originale per i 191
delegati delle altrettante associazioni di piemontesi convenuti il 12 e il 13 novembre al
Centro congressi del Lingotto
per la prima Conferenza retonale dei piemontesi nel
mondo. A parlare era il prof.
Giorgio Lombardi, docente di
Diritto costituzionale e comparato airUniversità di Torino, che ha spiegato nel suo
intervento di venerdì 12 come
l’emigrazione piemontese sia
diversa dalle altre, «perché i
piemontesi ovunque vadano
rimangono quelli che sono».
L’iniziativa era promossa dalla Regione e si proponeva di
analizzare l’emigrazione piemontese nelle sue diverse fasi
e di studiare nuovi sistemi di
collaborazione fra il Piemonte e i quasi 4 milioni di piemontesi d’origine sparsi in
tutto il mondo. L’emigrazione ha riguardato da vicino anche la nostra zona: sono diversi i comuni oggi gemellati
con città con un’importante
presenza di piemontesi di origine: da Rorà, gemellata con
Alejandra a San Secondo con
Carlos Pellegrini, entrambe in
Argentina. Si parla di un fenomeno che è cominciato
nella seconda metà dell’Ottocento ed è proseguito a momenti alterni fino alla seconda guerra mondiale: oggi i
rappresentanti delle associazioni fondate dai primi emigrati non hanno imparato
l’italiano ma parlano ancora
-benissimo il piemontese.
Il maggior numero dei presenti alla Conferenza proviene dall’Argentina (50 delegati), molti sono i brasiliani e i
francesi, ma non mancano australiani, giapponesi e sudafricani. Ad accoglierli al suono della fanfara, oltre alla
Giunta regionale, i sindaci di
diverse cittadine piemontesi,
tra cui il sindaco di Pinerolo
Alberto Barbero (il sindaco di
Torino Valentino Castellani è
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Da Guardia Piemontese a Torre Peiiice
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La strada
per Frali
A dispetto delle solite lamentele, vorrei segnalare che
abitando a Prali ho notato con
grmde soddisfazione che negli ultimi tempi il distaccamento della Provincia di Pomaretto ha disposto un laborioso lavoro con interventi
vari sulla strada provinciale
Porosa Argentina-Prali. Da
anni non si vedevano tanti
cantieri per migliorare la suddetta strada (l’unica per giungere a Prali).
Mi sento a volte ripetere
che la strada necessita di ulteriori interventi ma rispondo
sempre: «Prendiamo atto già
del lavoro svolto». Un,grazie
a tutti gli operatori che hanno
contribuito alla messa in opera di questi cantieri e un grazie alla Provincia per la sensihilità qui dimostrata, perché
anche questi interventi sono
necessari per favorire lo sviluppo turistico di una località.
1 risultati sono una maggiore
sicurezza per la viabilità, una
corretta manutenzione della
carreggiata e ultima, ma non
per questo meno importante,
nn immagine più ordinata
della «nostra strada».
Distinti saluti
Marina Zancanaro - Prali
assente), il vescovo di Pinerolo mons. Debemardi e il pittore Ugo Nespolo. Non può
mancare l’Association Piemonteisa e il poeta dialettale
Camillo Brere.
Acclamato l’intervento di Michele Colombino, presidente
deir associazione «Piemontesi nel mondo», che ha sottolineato l’importanza di rinnovare le tradizionali forme di
aggregazione aH’intemo delle
associazioni, lasciando spazio
- e il timone del comando ai giovani. In questo senso si
vanno sviluppando molte iniziative a favore della formazione: a Buenoà Aires, per
esempio, con la collaborazione della facoltà di Economia
e commercio di Torino si sta
cercando di istituire un corso
di laurea in Economia che rilasci titoli di studio automaticamente riconosciuti nel nostro paese.
L’obiettivo generale alla base
della Conferenza sembra essere quello di coinvolgere
maggiormente i piemontesi
all’estero facendoli diventare
soggetti attivi che partecipano
allo sviluppo e alla crescita
del Piemonte. «I piemontesi
nel mondo non devono soltanto mantenere vive le tradi
zioni culturali - ha detto il
presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo - ma agevolare la penetrazione nei mercati esteri dei nostri prodotti,
realizzando contatti e trovando nuovi investitori». Colombino ha aggiunto che il Giubileo del prossimo anno potrebbe essere sfruttato come occasione per un «turismo di ritorno», nell’ottica di coniugare turismo, tradizione culturale e emigrazione.
Dopo aver consegnato, sabato 13, il premio intemazionale «Piemontese nel mondo»
a 5 piemontesi d’origine che
si sono distinti per meriti particolari, domenica è stato
inaugurato, di fronte al monumento «Ai piemontesi nel
mondo» costruito nel 1974 a
San Pietro in vai Lemina, un
bassorilievo in bronzo raffigurante le varie fasi deH’emigrazione piemontese. Una
emigrazione quanto mai varia
e originata non solo da crisi
economiche ma anche da curiosità e spirito d’avventura.
Perché, come ha ricordato il
prof. Lombardi, i piemontesi
sono bugia nen non perché
non amino muoversi, «ma
perché sono irremovibili dalle
proprie decisioni».
Dal Consiglio comunale di Pomaretto
Appello per ¡I lavoro
________DAVIDE ROSSO_______
\Tista la situazione di
V “stallo” nella crisi
Beloit, i sindacati Firn Fiom e
Uilm hanno deciso di ricorrere allo sciopero generale del
Pinerolese per dare più visibilità e continuità alle iniziative
intraprese per chiedere alle
istituzioni di adoperarsi per
attivare i percorsi concordati
e per costringere la proprietà
a cambiare scelte». Con cjueste parole le associazioni di
categoria hanno annunciato la
settimana scorsa una serie di
manifestazioni che sono cominciate martedì 16 novembre, quando si è tenuta una
manifestazione dei lavoratori
per le vie di Pinerolo e che
prevedono un secondo momento di sciopero per lunedì
22, con una manifestazione
davanti alla fabbrica con presidio dei cancelli, e martedì
23 quando una manifestazione è prevista a Torino in concomitanza con la riunione del
Consiglio di amministrazione
dell’azienda che dovrebbe decidere definitivamente in merito al futuro degli stabilimenti pinerolesi della Beloit.
La crisi della Beloit a Pinerolo ma anche quella della
Pramec (ex Scot) a Pinasca,
preoccupa molto anche gli
amministratori locali delle
Valli che in queste settimane
hanno cercato di muoversi
ascoltando le ragioni dei dipendenti, raccogliendo dove
possibile informazioni dalle
proprietà dei due stabilimenti,
cercando di coinvolgere la
Provincia, la Regione e il Governo nella ricerca di una soluzione di queste crisi che vedono da una parte coinvolte
proprietà multinazionali ovviamente non legate al territorio e quindi con cui è difficile portare avanti un dialogo
e una trattativa dall’altro una
conseguente perdita consistente di posti di lavoro
nell’industria in un territorio
che sembra destinato a impoverirsi sempre di più perdendo i suoi insediamenti industriali storici. Tra le varie iniziative che hanno visto coinvolte in prima persona le varie amministrazioni comunali
ricordiamo sicuramente quelle che hanno visto partecipe il
Comune di Pinerolo e di Pinasca ma anche le mozioni
preparate e diffuse dal Comune di Pomaretto e Villar Porosa. Sono importanti perché
sono un segnale che queste
crisi non possono essere considerate solo un problema di
Pinerolo o Pinasca, dove le
aziende hanno sede, ma di
tutto il territorio pinerolese.
Sono il sintomo di un abbandono, di un disinvestimento a
livello industriale a cui occorre porre rimedio. Il punto è
però al di là dei casi specifici
per cui è forse il caso di presentar dei piani alternativi di
fronte al calo dei posti lavorativi nell’industria.
Nei «Quaderni» pubblicati dalla Chiesa valdese di Bari
Schegge di storia valdese
In occasione del 17 febbraio
di quest’anno la Chiesa valdese di Bari ha pubblicato, a cura di Evelina Vigliano, il suo
«Quaderno n. 8», consacrato a
conversazioni su «Le donne
nel valdismo». È un volume di
45 pagine, illustrato in parte
da riproduzioni di opere di
Paolo Paschetto provenienti
da una collezione privata. Il
«Quaderno» contiene, oltre a
una conversazione tenuta dalla Vigliano il 17 febbraio
scorso nella chiesa valdese di
Bari e un suo studio su «Le
donne alla conquista dei propri diritti nella Chiesa valdese», 8 brani tratti da varie
Luserna Alta
Gli 80 anni
della Casa
Pro Senectute
La casa per anziani Pro Senectute di Luserna Alta compie 80 anni e per ricordare
l’avvenimento sono state organizzate diverse manifestazioni. Già domenica scorsa 14
novembre si è svolta la festa
con i parenti e gli amici degli
ospiti in un affollato pomeriggio con momenti musicali.
Venerdì sera, alle 21, verrà
presentato un libro che è stato
realizzato proprio sugli 80
anni di vita della «Casa famiglia San Giacomo-Pro Senectute» con un percorso a ritroso sugli albori della struttura
nata a cavallo fra le due guerre e nel corso anni inserita nel
piano di assistenza in convenzioni con gli enti pubblici:
viene così sottolineato il passaggio storico dalla fase della
beneficenza a quella dell’assistenza organizzata.
Sabato pomeriggio, alle 16,
ci sarà spazio per un incontro
sulla geriatria con una relazione del professor Fabris
dell’istituto di geriatria e gerontologia dell’Università degli studi di Torino, a cui farà
seguito la parte ufficiale della
manifestazione con la presenza di esponenti del mondo
politico e amministrativo,
inaugurazione di una mostra
fotografica e visita alla struttura. In serata, alle 21,15, nella chiesa di San Giacomo,
concerto dell’orchestra «Bartolomeo Bruni» che presenterà musiche di Haendel, Mozart, Albinoni e Shubert. Domenica pranzo sociale.
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
rbe@tpellice.it
tei. 0121-954194
pubblicazioni di Augusto Armand-Hugon, Franca Long e
Rita Pietro, Martin Lutero,
Alister Me Grath, Ada Meille,
Amedeo Molnàr, Giorgio Peyrot, Giorgio Tourn, oltre a una
ricca bibliografia e un indice
delle 15 illustrazioni di cui il
volume è dotato.
È una collana interessante,
giunta ora al numero 8; i numeri sono normalmente pubblicati in occasione del 17
febbraio ma anche in altre occasioni speciali, co.me per
esempio il numero 4 del 15
ottobre ’97, a commemorazione del 500° anniversario
della nascita di Filippo Me
lanine. Particolarmente interessante il quaderno n. 5, del
17 febbraio 1998, sempre a
cura di Evelina Vigliano e altri dedicato allo stemma valdese, con una raccolta di
scritti e immagini del candeliere dalle sette stelle.
È una collana interessante,
che potremmo paragonare alla serie dello storico opuscolo del XVII Febbraio, pubblicato dalla Società di studi
valdesi, e ci auguriamo che
l’esempio della chiesa di Bari
venga seguito da altre nostre
chiese, contribuendo così alla
raccolta di notizie relative alla nostra storia.
Nelle
Chiese Valdesi
ANGROGNA — Domenica 21 novembre festa per la riapertura della sala unionista. Alle 10, culto con cena del
Signore, nella scuola grande; alle 12,15, pranzo nella sala
(biglietti presso il pastore e/o gli anziani); alle 14,30 porte aperte alla sala unionista, presentazione dei lavori, diapositive della Nuova Caledonia (Oceano Pacifico), apertura sottoscrizione a premi, pacchi sorpresa, tè. Riunione
quartierale martedì 23 novembre, alle 20,30, al Serre.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale ai Campi il
23 novembre, ore 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali alle
20,30: lunedì 22 a Bricherasio, martedì 23 alle Vigne,
giovedì 25 a Boer Priorato. Martedì 23, alle 20,45, studio
biblico al presbiterio su «Un solo Dio Padre (e madre)».
FERRERÒ — Martedì 23 novembre, alle 14,30, incontro
dell’Unione femminile. Mercoledì 24 novembre, alle
20,30, riunione quartierale all’Eirassa.
POMARETTO — Riunioni quartierali: mercoledì 24, alle
20.30 ai Maurini, venerdì 26, alle 20,30 a Perosa.
FRALI — Riunioni religiose su «Fondamentalismo: speranza o disastro per il protestantesimo?»: venerdì 19 novembre, alle 20, a Cugno, mercoledì 24, alle 20, a Orgiere, venerdì 26, alle 20, a Giordano Pomieri.
PRAROSTINO — Per esprimere soddisfazione e riconoscenza per il restauro del tempio, il 23 novembre si avrà
un culto speciale presieduto dal pastore Luciano Deodato, presidente della Ced, a cui seguirà un’agape nei locali
del presbiterio (si richiede contributo di £ 20.000).
RORÀ — Il gruppo donne si ritrova ogni primo e terzo
martedì del mese, alle ore 15, al presbiterio; il tema di
quest’anno sarà «La preghiera non esaudita».
SAN SECONDO — Mercoledì 24 novembre, alle 20,30,
riunione quartierale a Lombarda Grotta.
TORRE PELLICE — Domenica 21, alle 10, culto nel
tempio del centro con la partecipazione della scuola domenicale e del precatechismo. Riunioni quartierali: martedì 23 all’Inverso, venerdì 26, agli Appiotti.
VILLAR PELLICE — Domenica 21, alle 12,30, incontro
per quanti hanno partecipato ai viaggi comunitari, per
una bagna cauda e per ipotizzare una meta per il viaggio
del 2000, prenotarsi presso Italia Cairus o Vanda Michelin Salomon. Riunioni quartierali: venerdì 19, alle
20.30 alla Piantà, martedì 23 alle 20,30 all’Inverso.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: giovedì 18 novembre, alle 14,30 a Bovile; alle 20, a Pian Faetto; mercoledì 24, alle 20, alla Roccia; giovedì 25, alle 14,30, ai
Trossieri; alle 20, a Villasecca.
Per la pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
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(di Frante aIU caserma aIpìnì «BERARdi»)
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10
PAG. IV
E Eco Delle Yalli Iäldim
VENERDÌ 19 NOVEMBRE iggo
vener
TENNISTAVOLO
La Polisportiva Valpellice
viaggia in testa alla classifica
a pieno punteggio nel campionato di serie C2; nel recupero
di sabato scorso i valligiani si
sono imposti sul Sisport Fiat
grazie a 3 punti di Maurizio
Migliore e due di Sergio Chiri. Il tennis tavolo tornerà a
Torre Pellice sabato 20 novembre con le partite delle
squadre Cl, C2 e DI «A», avversarie rispettivamente del
Torino, Ciriè e Ciriè «A»; la
squadra «B» della DI giocherà venerdì a Ciriè contro la
squadra B e mercoledì 24 a
Torre Pellice contro il Torino.
Nuova cassetta
«La notte
in sogno»
HOCKEY GHIACCIO
Si avvia alla ripresa il campionato di serie A dopo la parentesi delle nazionali; l’under
20, che ha avuto il suo ritiro a
Torre Pellice, ha affrontato e
battuto il Valpellice per 4-2,
con il secondo portiere della
Valpe Michel Favre nella gabbia della nazionale e il ritorno
al gol di Ralph Marziale. Venerdì sera altro hockey con il
Milano, pur in versione allenamento, capace di strapazzare gli azzurrini battendoli per
7-0. Giovedì sera a Torre Pellice arriverà il temuto Asiago,
una delle squadre meglio attrezzate per vincere i campionato, sabato la Valpe sarà in
trasferta ad Alleghe (squadra
storicamente difficile per i
valligiani) e martedì a Torre
Pellice arriverà il Como dalle
mille battaglie e che quest’anno schiera anche l’ex Volante.
Intanto è giunta la prima
vittoria del Pinerolo in serie
B; grazie ai numerosi innesti
dei giovani del Valpellice la
formazione allenata da Gajda
ha superato il Valle d’Aosta
dell’ex Valpe Sbicego per 9-2.
Scelta felice quella del coro
«La draia»; per festeggiare
degnamente i primi dieci anni
di attività il gruppo corale,
sotto la direzione di Silvio Avondetto, ha realizzato un’audiocassetta che raccoglie alcune delle più suggestive melodie delle valli alpine sotto il
titolo «La notte in sogno».
E un coro giovane, questa
«Draia» (il cui significato in
patuà è traccia, pista o sentiero), che nell’ottobre del 1989
nasce in vai d’Angrogna ma
ben presto va oltre, sia nel
senso di coinvolgere cantori
di tutta la valle sia perché
propone apprezzati concerti
in molte occasioni; il coro,
per scelta, batte le strade del
canto popolare, della ricerca
musicale e della riproposta di
canti che rischiano di scomparire. Giovane il coro, giovani molti coristi anche se
tanti hanno al loro attivo già
l’esperienza del canto in altre
formazioni e più ancora la
passione del canto nella quotidianità della vita.
La cassetta ripropone brani
da apprezzati musicisti locali
(Corsani e Rivoir) e da «miti»
del canto popolare alpino (De
Marzi e Agazzani); c’è spazio
anche per una canzone raccolta in vai d’Angrogna («L’
altra notte al Serre» è la sua
traduzione in italiano) e per
una della caratteristiche di
questo coro: due voci femminili (Anna Bounous e Alessandra Avondetto) che arricchiscono la formazione e,
nella raccolta appena pubblicata, finiscono anche con il
rendere più fresco e allegro
l’insieme dei canti.
Un incontro di studio a Pinerolo
Rito, «trance» e follia
«Rito, trance e follia» è il
titolo di un convegno, organizzato dalla Sissc (Società
italiana per lo studio degli
stati di coscienza) in collaborazione con Nautilus edizioni,
il 23, 24 e 25 novembre nella
sede dell’associazione Stranamore, in via Bignone 89 a
Pinerolo.
L’apertura del convegno è
prevista alle ore 17 di martedì
23 novembre; alle 18 Renato
Curdo parlerà della «Trance
come risorsa vitale», alle 21
l’antropologo Francesco Spagna spiegherà «L’uso del
tamburo ad acqua nelle iniziazioni degli indiani del
Nord America, mentre Sandro Pravisani e Luca Xodo
presenteranno al pubblico il
didgeridoo australiano. Mercoledì 24 alle 18 lo scrittore
Giovanni Feo ripercorrerà «I
percorsi iniziatici etruschi: le
vie cave di Pitigliano», e alle
21 alcuni psicanalisti parleranno della «Trance nella ricerca sperimentale psichiatrica». Giovedì 25 alle 18 è prevista una tavola rotonda sul
tema «Uso e abuso delle nuove droghe: proibire serve?; e
alle 21 l’antropologo David
Bellatalla concluderà il convegno con una relazione su
«Sciamanismo e sacro fra i
buriati della Mongolia». Saranno inoltre presenti banchetti di libri, riviste e documentazione relativa agli stati
modificati di coscienza ed è
prevista la proiezione di film
etnografici. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Fulvio
Cosso, tei. 0121-501765.
La Sissc è stata fondata nel
dicembre 1990 e si propone
come luogo di approfondi
CTOKÌNHA EUROPEA
mm
PROVINCU DI TORINO
REGIONE PIEMONTE
VUOI CREARE NUOVA IMPRESA
IN UNO DI QUESTI SETTORI?
SERVIZI
DELLA VITA QUOTIDIANA
TURISMO-CULTURA
AMBIENTE-AGRICOLTURA
COMMERCIO
PARTECIPA AGLI INCONTRI
che si terranno a:
CHIVASSO 29 novembre 1999 .
ore 14,15 do Comune di Chivasso - piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, 5
PINEROLO 30 novembre 1999
ore 14,15 c/o sala riunioni del Circondario - via dei Rochis, 12
SUSA 1“ dicembre 1999
eoe 14,15 c/o sala riunioni del Circondario - corso Couvert, 21
' 5' 7, CARMAGNOLA 2 dicembre 1999
ore 14,15 c/o Ist. Agroambientale libertini - via San Francesco di Sales, 190
IVREA 3 dicembre 1999
ore 14,15 c/o sala riunioni del Circondario - via Jervis, 22
LANZO 6 dicembre 1999
ore 14,15 c/o salone Atl - via Umberto 1,9
CHIERI7 dicembre 1999
ore 14,15 c/o Comune di Chieri -r Sala conceria - via Conceria, 2
È un ’iniziativa del Servizio programmazione economica della Provincia di Torino
in attuazione del Docup 97/99 del Reg. Cee 2081/93 Ob. 2 Misura 6.4
-'si ' 'r ì, ' • ■ . " '
■ \> , A' „ 2
Il progetto è realizzato in collaborazione con:
ENAIP,CHlNTANÀ,»^a»Hi«®A,MKTG *
mento e di diffusione delle
informazioni che riguardano
il campo di ricerca degli stati
di coscienza, dagli stati di
possessione e di trance sciamaniche alla neurofisiologia
degli stati estatici, dai nuovi
movimenti religiosi e filosofici alla storia del rapporto degli uomini con i vegetali e i
composti psicoattivi. Dal
punto di vista operativo, la
società è impegnata a formare gruppi che aggreghino i
membri con omologhi indirizzi di studio e ad approfondire alcune linee di lavoro, tra
cui gli stati di coscienza e la
psicoterapia, le estasi religiose e la neurofisiologia degli
stati di coscienza. La Sissc
gestisce anche la rivista Altrove, edita annualmente dalle edizioni Nautilus di Torino. Chi volesse associarsi alla
Sissc può farlo inviando un
curriculum vitae a: Sissc, Casella postale 10094, Giaveno
(To); la quota del socio ordinario è di 50.000 lire.'
Torre Pellice
Quartetto
da camera
all'Unitrè
GIULIANA BOLOGNA
Giovedì 4 novembre si è
inaugurato l’anno accademico 1999-2000 dell’Unitrè
di Torre Pellice con un concerto da un affiatatissimo
quartetto di giovani musicisti:
Federica Chiara al pianoforte,
Jacopo Chiara al violino. Alma Mandóles! viola e Margherita Monnet violoncello.
Nella prima parte è stata
eseguita una sonata in sol
maggiore per violino, viola e
basso continuo, di Telemann,
compositore tedesco autodidatta, contemporaneo di Bach
ma anche protagonista della
tarda civiltà barocca. Forse la
scelta di questo autore è stata
un omaggio alla recente mostra «Trionfo del Barocco».
La notevole bravura degli
esecutori ha fatto apprezzare
al numeroso pubblico questo
versatile e poco conosciuto
compositore.
Sempre nella prima parte, è
stata eseguita una sonata per
viola e pianoforte in «la minore» di Schubert. La perfetta
sintonia degli artisti ha evocato, specie nell’adagio, una
magica atmosfera che avvolge e pervade l’ascoltatore attento. Per finire una brillante
esecuzione del quartetto al
gran completo, che ha eseguito il quartetto per pianoforte,
violino, viola e violoncello
Kv 478 di Mozart. È stato un
momento di grande godimento artistico seguito da numerosi applausi che hanno concluso io splendido concerto.
18 novembre, giovedì
PINEROLO: Alle 21, al
teatro Incontro, concerto del
Trio Degas (flauto, violoncello, arpa).
TORRE PELLICE: Alle
15,30, nella biblioteca della
Casa valdese, concerto con
Nathalie Dorigato, oboe, e
Ombretta Bressa, pianoforte;
musiche di Cimarosa, Donizetti, Chopin, Haendel.
TORRE PELLICE: Alla
Bottega del possibile incontro
su «Handicap, domiciliarità e
promozione», prosegue venerdì 19.
BRICHERASIO: Alle 21,
al Centro culturale, per l’Unitrè, lezione di astrologia.
19 novembre, venerdì
CANTALUPA: Alla villa
comunale, via Chiesa 73, alle
21, conferenza del prof. G.
Oliva su «Mille anni nel Pinerolese».
PINEROLO: Alle 21, al
teatro Incontro, concerto di
bluse con lo «Sweet Betty
Quintetto», voce, chitarra, batteria e basso. Ingresso 15.000.
TORRE PELLICE: Alla
sede del Cai, alle 21, serata
su «Popolazioni d’Africa»,
diapositive a cura di M. Pons.
20 novembre, sabato
CUMIANA: Alle 21,15,
alla sala incontri «F. Carena»,
va, in scena «L’importanza di
chiamarsi Ernst», con la compagnia «Arteviva Productions», regia di Franco Urban.
Ingresso lire 12.000.
TORRE PELLICE: Alle
ore 21,15, al teatro del Forte, va In scena «Acide e lucide», della compagnia «Teatro
di Anghiari». Ingresso lire
15.000, ridotto lire 12.000.
INVERSO PINASCA: Al
le 21, nei locali della Pro Loco, a Fleccia, Piero Montanaro e Pino Milenr presentano
«Canté e cunté mia tèra».
VILLAR PELLICE: Alle
20,45, nel tempio, il gmppo «I
Deivai», presenta musiche e
canti della tradizione alpina,
dal Giura alle Valli: corni da
caccia, corno delle Alpi evoci
melodiose. Ingresso libero.
21 novembre, domenica
PINEROLO: Alle 21, al
teatro Incontro, per il «Festival musicale d’autunno»,
concerto dell’orchestra filarmonica di Torino.
TORRE PELLICE: Alle
16, al teatro del Forte, per la
rassegna «Domenica in tre»,
va in scena «Kookaburra.
Storie aborigene al tempo dei
sogni», con la compagnia
«Laboratorio teatro Settimo».
Ingresso lire 6.000.
23 novembre, martedì
TORINO: AI teatro Alfieri, alle 21, concerto «Quattro
soldi», a favore della ristmtturazione e dell’ampliamento
dell’ospedale evangelico di
Torino. Posto unico 25.000.
PINEROLO: All’auditorium del liceo scientifico statale «M. Curie», dalle 15 alle
18, lezione del corso di aggiornamento sulla didattica
della storia su «La costruzione della democrazia», con
Franco Scalambrino.
25 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
ore 15,30, alla biblioteca della Casa valdese, conferenza
della prof.ssa Anna Maria
Albani su «Leonardo da Vinci a Milano».
28 novembre, domenica
TORRE PELLICE: Nella
chiesa dei Fratelli di corso
Gramsci 24, l’ing. Davide
Valente parlerà alle ore 10,30
su «Il giubileo: aspetti biblici
e contenuti sociali», (il culto
inizia alle ore 10); alle ore 15
su «Le indulgenze: facile richiamo per le folle».
SERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 21 NOVEMBRE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58771
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLJCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 21 NOVEMBRE
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 19,
alle 21, Fra i giganti; sabato
20, alle 21, Sogno di una
notte di mezza estate.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programrna, giovedì 18, venerdì
19, ore 21,15, Il dolce rumore della vita di Bertolucci,
con Franco Neri; sabato 20,
ore 20,10 e 22,10, domenica
21, ore 18, 20,10 e 22,10, lunedì 22, martedì 24, mercoledì 25, giovedì 24, venerdì
25, ore 21,15 L’amante perduto, film di Roberto Faenza; domenica 21, alle ore 16,
Asterix contro Cesare.
PINEROLO — La multi
sala Italia (tei. 0121-393905)
ha in programma, alla sala
«2cento», da giovedì, Haunting-presenze; feriali 20 e
22.20, sabato 20 e 22,30, domenica 15,15, 17,40, 20,
22.20. Alla sala «5cento», da
venerdì, American pie.
Al circolo Stranamore, in
via Bignone 89, proseguono
le proiezioni del martedì sera:
il 30 novembre sarà posto in
visione Le balene d’agosto,
con inizio alle ore 21,15. Ingresso ri.servato ai soci Arci.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto sòparatamenta
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisieriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
A Napoli il 1° corso intensivo di formazione alla pastorale clinica
Uno spazio di relazione per guarire
Il ciclo di lezioni e incontri si è svolto presso l'ospedale evangelico «Villa Betania»
e ha affrontato anche le problematiche legate all'inserimento nella realtà sociale
CRISTINA ARCIDIACONO
SIMONPIETRO MARCHESE
Dal Centro «Emilio Nitti»,
dove siamo alloggiati,
all'ospedale Villa Betania
camminiamo lungo strade
svegliate da poco; ci accolgono ^vaci colori e voci vitali
del mattino. Lungo il tragitto
chiacchieriamo della giornata appena passata, delle sensazioni avute, della stanchezza accumulata ieri e dell’entusiasmo rinnovato oggi, del
programma di lavoro che ci
aspetta. Ci avviciniamo all’ospedale e indossiamo i cartellini che ci identificano, salutiamo i guardiani, entriamo. Luoghi ormai familiari,
l’angolo del Pronto soccorso,
lo spazio riservato alle accettazioni, l’entrata agli ambulatori, il bar, l’ufficio della cappellania, volti ogni giorno diversi, storie di vita sconosciute che si sfiorano in un atrio.
Avolte in ufficio c’è qualcuno
che desidera parlare con il
cappellano, esperienze e diversità di bisogni che chiedono di essere ascoltati.
Ecco, ci siamo tutti: i pastori Massimo Aprile e Nicola
Leila, l’operatore diaconale
Enzo Polverino e noi sei studenti di teologia, qui a Napoli
per tre settimane per partecipare a un corso intensivo di
«Educazione alla pastorale
clinica» organizzato dal Dipartimento di teologia deli’Ucebi, in collaborazione
con la Facoltà valdese di teologia e la Fondazione evangelica «Villa Betania».
La sala mensa è il luogo dei
uestri incontri mattutini; la
»ditazione biblica che, a
turno, ciascuno di noi prepara, ha in sé narrazione, biografia, condivisione di riflessioni e di impressioni sul nostro presente... È un momento die avvertiamo come fondamentale nella nostra giornata, in cui nel riconoscimento della nostra inadeguatezza presentiamo in preghiera al Signore le ansie, le
paure, l’inconcludenza a cui
spesso ci portano le nostre
parole, la responsabilità dell’essere presenti.
Scopriamo, nei nostri limiti. degli spazi di apertura che
possono essere occasioni di
incontro, impariamo a non
temere il silenzio, ma a renderlo presenza attenta, riconosciamo in un luogo generaluiente associato alla solitudine e alla sofferenza la
possibilità di una relazione
^he è comunione profonda.
Nelle visite ai malati sperimentiamo l’inenarrabilità
della sofferenza, e contempofuneamente il bisogno di raccontare da parte dei pazienti;
mloro vita, la loro esperienza
di fede, a volte la loro ribelhone. La rielaborazione comune delle visite compiute
nei vari reparti ci permette di
confrontarci con le nostre
Pnure, con l’assenza di parole
di fronte al dolore, con la ne•^nssità di immedesimarsi
dell’altro e di condividere il
nostro vissuto.
Gli incontri pomeridiani a
ema con medici e operatori
dell ospedale ci fanno rifletere su quanto sia importante
’d 1 uggiornamento e la formazione quanto l’affidarsi a
n gruppo. L’esperienza in
spedale ci cambia ogni giorn> 1 esempio di Stein, proposto dalla relazione della
In . d Marialuisa Stornaiuoi’.di ritorna spesso in mente:
n lavoro di cura che è sitpn ■ ,m9'dmento e alle atnzionl di una madre che va
= viene senza mai abbandom/^j nspettative, le donde che possono sorgere
L’ospedale evangelico Villa Betania a Ponticelli (Napoli)
sul senso di ciò che facciamo
si incontrano e si scontrano
con una realtà complessa di
una struttura di frontiera
quale è «Villa Betania», in cui
la malattia non è esclusivamente quella delle persone
ricoverate, ma anche quella
di una amministrazione regionale che trascura le urgenze poste da un servizio come
l’ospedale generale di zona,
in un quartiere molte volte
abbandonato a se stesso.
Scopriamo la realtà di un
ospedale che rappresenta anche dignità del lavoro e scuola nel territorio. Ci sentiamo
parte attiva di «Villa Betania»,
del lavoro condotto dal servizio di cappellania, osserviamo, siamo resi partecipi della
storia e degli sforzi che si
stanno compiendo per rendere questo un luogo dove il
traguardo della «qualità del
servizio», possa coinvolgere e
motivare tutto il personale.
Se il cittadino determina la
fortuna della struttura sociosanitaria, si può capire perché si lavora oltre gli standard di legge, ma per la maggior parte c’è consapevolezza
della sfida di questo impegno. Ci sono équipe di reparto come i pediatri della Terapia intensiva che si sono trasferiti qui cinque anni fa, da
un ospedale più grande, per
maggiore libertà nella ricerca
e nel loro lavoro, quindi per
una questione etica e per
soddisfazione professionale.
Registriamo dove manca il
lavoro d’équipe e pensiamo
che questa sensibilità sia una
caratteristica peculiare del
nostro lavoro di apportare in
questo, come in altri luoghi
della presenza pastorale.
Si condividono i sogni:
quello più vicino da realizzare è quello di ampliare il
Pronto soccorso, passato dai
5.000 ricoveri del ’94 agli
11.000 del ’99 per non considerare le oltre 50.000 prestazioni non seguite da ospedalizzazione; nei piani superiori verranno costruite nuove
sale operatorie e in quelli inferiori si aumenteranno i laboratori di analisi. I sogni più
sociali, quello di diventare
scuola per il quartiere: già
vengono organizzati dai medici i corsi di preparazione al
parto al Centro Nitti, ma
molti interventi di cultura
della prevenzione sul territorio si potrebbero organizzare, oltre a un lavoro coordinato di assistenza domiciliare già iniziato per alcuni malati terminali o cronici. Dalla
relazione del dottor Pasquale
Contiello è venuto l’invito a
coinvolgere la coppia nella
preghiera, anche al fine di
riavvicinare al parto il padre
spesso assente.
Ci accorgiamo che la nostra presenza comincia a in
terrogare alcuni medici. Il
dottor Domenico Palomba,
primario di Medicina, ci invita a turno a indossare il camice bianco e a fare il giro di visite con lui. Dice che lo aiutiamo a concentrarsi sulla
persona in tutta la sua interezza; ci vediamo con lui fuori dall’orario programmato,
cominciamo a parlare di progetti di collaborazione più intensa e continuativa con la
Facoltà, ci presta libri da leggere e si apre in uno scambio
fraterno. Trasmette a tutti noi
una profondo senso di umiltà, di umanità e rispetto
della dignità della persona.
Un dato che fa sicuramente capire quanto sia stata positiva quest’esperienza è la
richiesta, in sede di valutazione, di aumentare almeno
di una settimana questo ciclo formativo. Torniamo a
casa con un arricchimento a
livello di conoscenze e relazioni, con una scoperta di
nuove potenzialità e strade
nuove da percorrere nelle
nostre vocazioni. La clinica
pastorale è un lavoro affascinante ma a forte usura, che
chiede ricambio. È urgente,
quindi, che il corso possa essere ripetuto oltre che da
studenti della Facoltà valdese e del Centro formazione
diaconale «G. Comandi» anche da pastori e diaconi in
servizio. Non è forse lontano
il giorno in cui troveremo
cappellanie in diverse delle
nostre opere socio-assistenziali, a volte così lontane dalle stesse comunità che le
hanno pensate e volute.
La conoscenza della realtà
evangelica napoletana non
deve essere dimenticata perché costituisce la consapevolezza che il progetto «Villa
Betania», oltre ad avere un
coraggioso passato, ha un
presente e un futuro. Il tempo libero l’abbiamo trascorso
tra partecipazioni alle attività
nelle diverse chiese e un incontro di solidarietà a «Casa
Materna», tra una festa organizzata dai nostri ospiti del
Centro Nitti alle prove del coro «Ipharadisi». Alla predicazione conclusiva, tenuta dal
pastore Giorgio Girardet domenica nella chiesa battista
di via Foria, hanno partecipato anche medici e personale
di Villa Betania.
Agrigento: un appuntamento che si vuole rinnovare
Un incontro fra valdesi e pentecostali
Martedì 9 novembre ha
avuto luogo ad Agrigento, nel
locale valdese, un culto in
comune tra la Chiesa cristiana pentecostale italiana e la
Chiesa valdese. Ha predicato
il pastore Carmine Napolitano della Chiesa pentecostale
di Cicciano (Na). Dopo parole di saluto e benvenuto e
l’invocazione della presenza
del Signore, ha presieduto il
culto il past. Giacomo Loggia, della Chiesa pentecostale di Gela. Anch’egli ha dato
un messaggio supportato da
una bella testimonianza personale. Da Gela è venuto anche un gruppo di giovani che
con strumenti musicali ha
animato il canto.
La seconda parte del culto è
stata presieduta dal past. Rosario Marchica di Agrigento,
mentre il fratello Germano
Dispensa, anch’egli pastore
di una chiesa pentecostale di
Agrigento, si è limitato a una
bella preghiera spontanea. Il
pastore Napolitano, nella sua
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997): se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 35.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55 000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o invianiioci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Ci sono diversi modi per non rinunciare a RIFORMA.
Battisti a Casorate Primo
Festa, musica e testimonianza
nonostante il maltempo
BRUNO COLOMBO
VALENTINA ROMEO
predica, ha espresso la propria gioia per questo incontro
che ha coronato nel modo
migliore il dialogo fra valdesi
e pentecostali, già avviato in
precedenza con l’apposita
commissione nominata dalla
Tavola valdese, e ha poi illustrato brevemente l'ecclesiologia della lettera agli Efesini,
con la chiesa intesa come
corpo di Cristo, di cui soltanto Cristo è il capo. Napolitano
ha detto che tra pentecostali
e valdesi ci sono differenze di
dottrina, di liturgia, di organizzazione e di comportamento, ma abbiamo in comune la fede nel nostro unico
Signore Gesù Cristo, al quale
in passato i valdesi hanno reso testimonianza anche con il
sacrificio della vita.
Alla fine l’esperimento è
stato valutato in modo positivo da tutti i presenti, compresi i valdesi della comunità
di Agrigento, e tutti hanno
espresso l’auspicio che esperienze di questo genere possano ripetersi nel futuro, fsg)
Domenica24 e martedì
26 ottobre, in concomitanza con il «festone», antica
fiera agricola di Casorate Primo, la comunità battista, in
collaborazione con la parrocchia cattolica di San Vittore e
con il patrocinio del Comune, ha organizzato una mostra interattiva, con la proiezione continuata del filmato
della Fcei L’utopia di Dio,
schede e foto di alcuni paesi
africani, asiatici e del Centro
e Sud America, e con la raccolta di firme per la cancellazione del debito internazionale e per la giustizia economica, con un tavolo di libri
Claudiana e di Bibbie, e con
la distribuzione gratuita di
opuscoli e volantini sul giubileo. La mostra è stata aperta
alla presenza del sindaco, Orlandi, e di un assessore, sotto
un acquazzone durato fino a
tarda sera.
La pioggia ha tenuto lontano dal «festone» le decine di
migliaia di persone che ogni
anno riempiono le strade del
centro, e così anche dalla nostra mostra, e ha impedito
all’Unione femminile di realizzare un bazar per la raccolta di fondi per le popolazioni recentemente colpite
da terremoti. Perciò pochissimi sono stati i visitatori e
ancora meno le firme. Il martedì non pioveva e il festone
e la mostra sono andate un
po’ meglio: il nostro impegno non è stato premiato secondo le aspettative, visto il
grande successo dell’anno
scorso con la mostra su Martin Luther King.
Domenica 31 invece abbiamo avuto una serata a dir poco entusiasmante e trascinante, di quelle che lasciano
il segno. La nostra comunità
aveva deciso in primavera, in
assemblea, di avere anche un
culto serale una volta al mese:
un culto di evangelizzazione,
come si faceva un tempo,
qualcuno direbbe «prima dell’imborghesimento» anche
nelle nostre comunità. Il
gruppo organizzatore, composto dal pastore e altri
membri di chiesa, aveva il
compito di unire la celebrazione della Riforma e l’appello rivolto dall’Evangelo di Gesù Cristo a uomini e donne.
Questa congiunzione è avvenuta in modo eccellente con
il contributo di diverse persone: la comunità, gli invitati e i
simpatizzanti; alcuni hanno
letto testi biblici appropriati,
letture dal libro Claudiana
Come pregare e eseguito canti
comunitari, espresso preghiere e rifiessioni, il tutto preparato dal pastore Colombo.
Soprattutto è stato importante l’impegno costante del
nostro organista, maestro e
pianista concertista Massimo
La Noce, che ha dapprima
riunito i cantanti, preparato il programma e poi diretto
la musica, accompagnando
ogni brano cantato. Il diacono Francesco Romeo con entusiasmo ha coinvolto la comunità nella riuscita del culto e si è impegnato nel canto
nonostante la recente influenza: come baritono canta
nella corale della comunità
milanese, che sarà in dicembre a Casorate. Il culto è stato trascinante e calorosamente partecipato grazie anche ai brani eseguiti; Vivaldi,
Schubert, Haendel, Mozart e
poi ancora gospel cantati da
Romeo; gli interpreti erano
tutti cantanti lirici stranieri,
venuti in Italia con borse di
studio per frequentare il
Conservatorio o le lezioni di
famosi maestri. Sono tutti
avviati al professionismo, e
aùguriamo loto di diventare
presto celebri: fra loro Denise Araneda e Cristian Senn,
cileni, frequentano la nostra
comunità quando non sono
impegnati in concerti; Lidia
Basterrechea è spagnola e i
signori Kyu Seong sono metodisti sudcoreani: a tutti la
comunità ha offerto un ricordo per la riuscitissima serata,
chiusa da un rinfresco e con
il sorriso pieno di gioia dei
partecipanti.
Chiesa battista di Torino-Lucento
Le donne per ricordare
il «tempo del creato»
DIDI SACCOMANI
Domenica31 ottobre le
donne della chiesa battista di Torino Lucento hanno
dedicato il culto al «Tempo
per il creato» seguendo l’esempio di molte chiese europee, secondo le indicazioni
dell’Assemblea ecumenica di
Graz del giugno 1997 e sulla
base del suggerimento della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Nello
svolgimento del culto si sono
alternate alcune sorelle che
hanno anche elaborato una liturgia originale inserendo
canti della nuova raccolta del
Gruppo musicale evangelico
(Grume) e preghiere corali.
Filo conduttore del culto è
stata la lettura del Salmo 104
in contrapposizione alla riflessione sulla città dove tutto è così lontano dall’immagine di «natura», di «creato» e
dove si aggira un’umanità ai
confini della vita che fa pensare all’assenza dell’uomo
nell’espressione dell’autorità
cittadina, all’assenza della
chiesa, fino a far dubitare
della stessa assenza di Dio.
Ma non è così. Ci sono segnali discreti della presenza
di Dio che non sempre è facile cogliere e che raramente si
manifestano attraverso l’azione dei credenti, così fragili
e incapaci di rendere testimonianza di Dio del suo Figlio e del suo Spirito!
La comunità di Lucento,
numerosa in questa occasione, forse anche curiosa di vedere «come se la cavano» le
donne, ha seguito con attenzione la liturgia, che è stata
coinvolgente e inconsueta,
ma alla fine apprezzata. Si è
voluto anche iniziare la sottoscrizione per un «fondo di
solidarietà» per un aiuto immediato a quanti bussano alla porta della chiesa. All’uscita del culto è stato dato un
omaggio simbolico ai presenti; un pugno di lenticchie,
cibo antico e umile, segno
della continuità del creato
nonostante l’azione negativa
dell’uomo.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 19 NOVEMBR^ng^
La casa ospiterà l'Istituto per la valorizzazione della pietra di Luserna
La ristrutturazione di Villa Olanda
Ci saranno spazi espositivi, un'area museale e multimediale, una biblioteca
scientifica di settore, la borsa valori della pietra, spazi di incontro e di ristoro
ANDREA RIBET
Nei prossimi giorni intorno a Villa Olanda ci sarà
grande movimento: incominciano i lavori di ristrutturazione della casa e del parco;
la villa ospiterà la sede dell’Istituto per la valorizzazione
della pietra di Luserna. La
Comunità montana lavorava
da tempo a un progetto di valorizzazione della pietra di
Luserna e cercava una soluzione adeguata per la sede; la
Tavola valdese, proprietaria
di Villa Olanda, dopo un periodo di inattività, era alla ricerca di un utilizzo degno
della struttura per un progetto di interesse generale. Il
momento è arrivato: nella villa troveranno spazio ambienti idonei per la divulgazione e
la conoscenza della pietra di
Luserna, spazi espositivi, area
museale anche multimediale,
biblioteca scientifica di settore, borsa valori della pietra,
spazi per incontri e per formazione inerenti il prodotto e
altro ancora. Accanto ai servizi offerti dall’Istituto della
pietra ci saranno anche una
caffetteria-ristorante e una
piccola foresteria.
La concretizzazione del
progetto è resa possibile grazie ai fondi europei, che coprono il 75% del costo totale,
e al lavoro di collegamento
che l’Associazione culturale
«Lou cialoun» ha svolto a suo
tempo tra la Tavola valdese e
la Comunità montana vai
Pellice. Sentiamo come è an
A Siracusa
Costituito
un comitato per
la Banca etica
Si è costituito a Siracusa il
comitato promotore per l’apertura di uno sportello della
Banca etica. Il comitato è
composto da chiese, enti
morali, associazioni del volontariato sociale, imprese
dell’economia sociale, associazioni imprenditoriali di categoria, sindacati. La Banca
etica corrisponde ai clienti gli
stessi servizi di qualunque altra banca, ma garantisce in
modo assolutamente trasparente che i fondi depositati
presso i suoi sportelli hanno
lo scopo esclusivo di finanziare tutte quelle iniziative che
difficilmente potrebbero accedere al credito ordinario,
come per esempio cooperative e imprese di servizio alla
persona, imprenditoria giovanile e femminile finalizzata al
recupero socio-ambientale,
alla valorizzazione del territorio, alla promozione culturale,
cooperative e imprese che recuperano, attraverso il lavoro,
soggetti a rischio, ecc. I soci
della Banca etica sono singoli
cittadini (la quota di associazione è di £ 100.000), enti locali, associazioni.
Avviare in città il discorso
sulla finanza etica è una nuova occasione per rilanciare le
problematiche sui finanziamenti all’economia sociale, il
cui ruolo strategico nel settore dei servizi alla persona deve essere riconosciuto: sul
credito in generale e sulla piaga dell’usura, che si diffonde
anche a causa delle restrizioni
creditizie imposte proprio ai
soggetti più deboli. Fra gli altri hanno aderito finora al comitato promotore la Cgil e Lisi, la Chiesa evangelica battista, il Forum del 3° settore.
data dalle parole del presidente, Claudio Rivoira: «L’Associazione “Lou cialoun”,
che ha sede in Villa Olanda,
nell’ex cappella ortodossa situata nel parco, si era posto il
problema del recupero edilizio di Villa Olanda fin dall’inizio della sua costituzione,
anche se questo non è mai
stato l’obiettivo primario; si
rendeva però conto che solo
con la ristrutturazione della
villa le sarebbe stato possibile perseguire i suoi scopi statutari. Quando siamo venuti
a conoscenza della possibilità di accedere a fondi Interreg, e che c’erano delle concrete possibilità di realizzo di
un progetto importante, abbiamo fatto presente la cosa
alla Tavola valdese.
AlTinizio l’Associazione ha
passato un breve momento
di smarrimento, anche per
questioni procedurali. Tuttavia con il chiarirsi del progetto stesso l’Associazione, pur
nelle sue limitate e modeste
forze, ha ritenuto di sostenerlo finanziariamente per la
quota parte di lire 450 milioni, pari a circa il 10% del costo totale. Insomma, siamo
anche fieri di contribuire positivamente, affinché il progetto possa realizzarsi».
Quali sono gli scopi statutari dell’Associazione «Lou Cialoun? «Lo scopo principale continua ü presidente Rivoira
- è quello di riuscire a creare
un luogo di incontro per i giovani della valle, e non solo,
che sia alternativo a quanto
oggi viene loro offerto, sia in
settori fortemente impegnati
sia semplicemente come occasione di svago, di intrattenimento e impiego del tempo libero. Già adesso possiamo
elencare alcune realizzazioni:
si tratta di piccole cose, perché siamo nati solo 4 anni fa e
abbiamo poche risorse: ma
siamo riusciti ad organizzare
4 campi internazionali a tema, alcuni concerti in collaborazione con altri organismi,
in primis la Comunità montana, iniziative varie di intrattenimento, offerto spazi di incontro a gruppi organizzati.
Infine puntiamo molto sul
frutteto didattico che sarà
pubblicizzato nelle scuole nel
prossimo futuro».
Ancora una domanda: Lou
Cialoun è conosciuto o no?
«Chi desidera frequentare le
nostre proposte, per esempio
i concerti, sa dove e come trovarci. In fiituro cercheremo di
organizzarci meglio; ma, come è facile capire, era necessario prima risolvere il problema della ristrutturazione
di Villa Olanda: il resto verrà
da solo. Per ora abbiamo coniato uno slogan che riassume il nostro programma; “Villa Olanda, obiettivo 2001: il
multispazio”. La data è ovvia,
perché il progetto di ristrutturazione, secondo gli accordi,
deve essere completato entro
il 2001. Il multispazio sta invece a indicare che a Villa
Olanda ci saranno molti spazi
che si intersecano, si sovrappongono, cambiano di scenario, m'a in modo coordinato e
interattivo, per esprimere e
sperimentare una pluralità di
possibilità in un quadro eco
compatibile. Non è forse un
progetto accattivante?».
Lentini: incontro delle chiese battiste di Calabria e Sicilia
Insieme per scoprire l'attualità della Riforma
PAWEL GAJEWSKI
DOPO rincontro di Siracusa (l°-3 ottobre) e la
sfida di testimoniare TEvangelo all’aperto nel cuore di
una delle più antiche e importanti città siciliane, le
chiese battiste di Calabria e di
Sicilia si sono date appuntamento a Lentini dal 29 al 31
ottobre. L’obiettivo di questa
seconda tappa era diverso:
una riflessione sull’attualità
della Riforma protestante. Il
luogo scelto per la manifestazione, l’Auditorio comunale,
voleva essere una chiara affermazione che gli evangelici
sono parte integrante e significativa della società e non un
elemento estraneo o marginale nel tessuto cittadino. La
prima serata della manifestazione, venerdì 29 ottobre, si è
articolata in due momenti
principali: la tavola rotonda
intitolata «Grazia, fede e il cristianesimo di oggi» e il concerto «Canti della Riforma».
I due relatori della tavola
rotonda, il pastore Filadelfo
Guglielmino, responsabile di
una delle comunità pentecostali di Lentini, e il pastore
Salvatore Rapisarda della
chiesa battista di Siracusa, si
sono concentrati sul tentativo
di tradurre in un linguaggio
corrente la grande scoperta
della Riforma: la salvezza per
grazia mediante la fede. «La
grazia non è altro che l’amore
che Dio ci ha manifestato nel
suo Figlio che ci dimostra
continuamente attraverso
l’azione dello Spirito», ha detto il past. Guglielmino. 11 pastore Rapisarda ha ricordato
invece che anche la fede non
deve essere mai considerata
una sorta di opera o merito
proprio, ma anch’essa è un
dono incondizionato di Dio.
Una discussione molto ani
mata, che si è sviluppata dopo le due relazioni, ha confermato la tesi che il tema della
salvezza per grazia mediante
la fede, tradotto in un linguaggio semplice ma non superficiale, sorprende oggi con
la sua straordinaria attualità.
A questo intenso momento di
riflessione teologica e di ricerca spirituale ha seguito il
concerto preparato dai cori
delle chiese di Lentini e di Siracusa e completato da una
eccellente esibizione del
gruppo «Freedom’s Sound» di
Catania cbe ha presentato
anche alcuni canti dei cristiani dell’ex Jugoslavia.
La seconda serata della
manifestazione è stata dedicata interamente alle donne.
Un breve ricordo di Katharina von Bora è diventato una
sorta di preludio a una vivace
conversazione sulla Riforma
vista e vissuta al femminile.
Hanno preso parte a questo
particolare incontro Elena
Chines, di Catania, Laura
Maci e Simona Insirello, di
Lentini. Elena Chines ha proposto una brillante riflessione sulla storia contemporanea dal punto di vista di una
donna evangelica. Laura Maci, invece, attraverso una vecchia fotografia scoperta nell’archivio della comunità, ha
raccontato la storia delle
donne della chiesa di Lentini
nella prima metà del Novecento che «chiamate con disprezzo “evangeliste”, spesso
incomprese in una società arretrata e maschilista, hanno
saputo crearsi notevoli spazi
di libertà e di testimonianza
evangelica».
La serata si è conclusa con
lo spettacolo a cura dell’associazione «I Triaggianti» intitolato «Nun c’è né masculu e né
femmina» (Calati 3,28b). «Più
che una commedia è una pre
dicazione in siciliano che fa
divertire il pubblico, ma al
tempo stesso trasmette un
messaggio molto forte», ha
definito lo spettacolo Enzo
Caruso, autore e regista della
commedia.
Domenica 31 ottobre la
manifestazione si è conclusa
con un solenne culto della
Riforma tenutosi nei locali
della chiesa battista. Il culto
ha coinvolto tutte le chiese
battiste della Sicilia nonché la
comunità filippina di Reggio
Calabria. Bisogna sottolineare il fatto che durante tutta la
manifestazione erano presenti gruppi provenienti da
tutte le chiese battiste, oltre
a una notevole rappresentanza delle chiese evangeliche libere della zona. Pubblicamente e in privato, i fratelli e
le sorelle di altre chiese evangeliche hanno sottolineato
che, nonostante le divergenze in campo teologico ed etico, tutte le chiese e i gruppi
evangelici possono unirsi nel
comune annuncio dell’Evangelo e che questo annuncio
non può essere mai né sostituito né confuso con relativismo confessionale e con irenismo tendente a ignorare la
sempre più prepotente posizione del Vaticano e dell’episcopato cattolico.
Il past. Salvatore Rapisarda
Chiesa battista di Miglionico
La comunità riscopre
i ricordi della propria storia
MARIA CASTELLARI!
I trascorsi 2-3 ottobre si è
celebrato il primo centenario della Chiesa battista di
Miglionico, ià occasione del
quale la comunità tutta si è
trovata a rispolverare fra antichi documenti e vecchie foto,
ingiallite dal tempo, ricordi di
fede e testimonianza storica e
religiosa. Questo incessante
lavoro di ricerca ha dato vita
a una dispensa a cura di Martin Ibarra e Elizabeth Green,
fotocopiata in proprio dalla
chiesa. Sabato 2 nella sala «La
taverna» è stata poi allestita
una mostra fotografica sul tema «Cento anni di testimonianza battista», e nel pomeriggio il presidente dell’Ucebi. Renato Maiocchi, ha tenuto una conferenza pubblica
sul tema «Battisti perché». In
serata si è poi esibito il coro
ecumenico di Bari, poi l’Unione femminile ha offerto
un rinfiresco. Erano presenti il
sindaco e altri esponenti
deH’amministrazione comunale, esponenti della Chiesa
cattolica di Matera, sindacalisti e rappresentanti di associazioni culturali e sportive
oltre che religiose, i rappresentanti delle chiese battiste
di Puglia e Lucania. La pastora Green ha ringraziato tutti
i presenti, tra cui i past. Nicola Leila e Claudio Musto, i
membri della comunità emigrati e giunti per l’occasione e
tutti i concittadini.
Domenica 3 ha avuto luogo
il culto di ringraziamento con
l’accompagnamento musicale
offerto dalla chiesa di Gravina. Il sermone è stato tenuto
da Renato Maiocchi sul testo
di Atti 6. Grande è statai
commozione per la riuscit!
del centenario, nonostante l!
difficoltà incontrate durante
la preparazione, non solo ali
vello economico ma per la ca
renza di persone, dato che la
comunità è costituita perla
più da anziani, la cui capostj.
pite è mia nonna Maria Lucia
Clementelli, che ha visto nascere e svilupparsi la fede in
Miglionico tra conflitti sociali
culturali, politici ed economi'
ci, ma soprattutto religiosi.
Questa piccola comunità,
piccola ma solida, ha testimoniato e testimonia ancot
oggi in nuovi contesti la fede
protestante nel Mezzogiorno
Non a caso è stata la prima
comunità battista in Lucania,
L’alternarsi dei pastori, le difficoltà economiche e religiose, per l’ostilità a ogni forma
di dialogo e per la chiusura
all’ecumenismo in un paese
cattolico più per tradizione e
devozione popolare, non
hanno impedito alla comunità di inserirsi a pieno titolo
e con dignità nel paese. Alzando gli occhi alla chiesa
battista, forse l’ultima nel suo
genere per le sua caratteristiche (il pulpito in noce, una
vecchia ma squillante campana, le volte celesti come il
cielo e le pareti color terra
con scritte di versetti biblici)
chi entra è invitato a immergersi in un’atmosfera tipicamente protestante, quasi che
la chiesa stessa parli e dichiari la centralità della Parola,
Così, rivisitando luoghi e spazi di un’antica ma indelebile
memoria, non si può fare altro che guardare in altee
continuare a pregare.
ven:
Il presidente dell’Llcebi, Renato Malocchi, con la pastora Elizabelt'
Green e don Donato, della parrocchia cattolica di Picciano
IVREA Domenica 31 ottobre la comunità valdese ha vissuto
una giornata particolarmente significativa e felice. Nelh
mattinata, durante il culto, Miriam Perini, Maria Grazh
Compero e Mberto Graziano, che avevano chiesto di diventare membri di chiesa, hanno pronunciato la loro professio® tutta la comunità si è stretta intorno a loro con
affetto e comrnozione. Dopo il culto un simpatico rinfresco
ha perinesso di intrattenersi ancora fraternamente e nel pO'
™^tiggio diversi membri di chiesa «vecchi e nuovi» si sono
una buonissima castagnata in casa di una sorella che ha messo a disposizione con grande amabilità casa, giardino e attrezzatura. Si dice spesso che le chiese invecchiano e si spopolano, ma il Signore ci concede di vivero
giornate così e questa è la cosa più importante per la quale
gli siamo profondamente riconoscenti, (cev)
nel
RORÀ Mercoledì 3 novembre il gruppo donne di Rorà, suo primo incontro di quest’anno, ha ricordato la cara so
relia Françoise Parisod. La comunità si associa a questo
cordo e si stringe attorno al dolore della famiglia Tourn
n
TORINO -—Il 10 novembre un foltissimo gruppo di amici epO'
renti si è raccolto al cimitero di Sangano per dare l’estrento
saluto a Ugo Toso, di 79 anni, della chiesa battista di vio
Passalacqua, spentosi dopo un lungo periodo di malattia- ®
stata un occasione carica di grande solidarietà umana, nell^
quale ancora una volta è stato predicato il Vangelo della tC"
surrezione in Cristo, speranza e consolazione di quelli uW
credoiro in lui. Alla moglie Corinna, alle figlie Claudia e FI®'
via e rispettive famiglie, ai fratelli, alle sorelle e parenti tut
vanno le più vive condoglianze della comunità.
PRAROSTINO — D^ 7 novembre i culti sono ripresi regol®’^
rnente nel tempio di San Bartolomeo che era rimasto iiu®
tilizzabile per vari lavori di ristrutturazione e ripulituraè trattato di un notevole impegno per la nostra chies®>
cui si sono sommati gli interventi necessari alla capp®*
del Roc; tutto questo è stato anche possibile per
prezioso e importante di molti volontari.
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19 NOVEMBRE 1999
Vita
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PAG. 9 RIFORMA
—ii
L'incontro a Pistoia dell'Associazione delle chiese battiste della Toscana
Cristo è il nostro giubileo
Culto con Piero Bensì, conferenza di Domenico Maselli e canti del coro bmv
di Firenze sono stati la formula di una riuscita giornata di evangelizzazione
pasquale iacobino
CULTO, conferenza e coro: è stata la formula
5(^lta dall’Associazione delle
chiese battiste della Toscana
(Acebt) per la giornata di
evangelizzazione tenutasi il
10 ottobre a Pistoia. La giornata è soleggiata, l’aria frizzante. Alla spicciolata si
giunge in mattinata alla chiesa battista di Pistoia. Piero
Sensi, pastore battista emerito, predica deciso su Atti
16,30: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato». In un colpo solo appaiono i frontoni
di decine e decine di chiese
evangeliche con questo versetto biblico all’entrata. Bisogna moltiplicarle: ecco «la visione» della giornata. Ok reverend, e siamo solo all’inizio. «Permette, un volantino... stiamo raccogliendo firme per...». Il tono militante
alla giornata lo ha dato anche il tavolo organizzato in
piazza, con volantinaggio e
raccolta di firme per la petizione Jubilee 2000 - Sdebitarsi, campagna per l’abolizione
del debito estero dei paesi
del Sud del mondo.
Centinaia di contatti, decine di colloqui brevi ma intensi: c’è ironia, a volte sospetto, ma c’è anche chi ascolta attentamente e decide
di firmare perché approva
l’iniziativa. E c’è chi vuol saperne di più sugli evangelici.
Qualcuno sottoscrive ma si
scusa perché non potrà es
Un momento della giornata di evangelizzazione
serci alla conferenza del pomeriggio, Il Giubileo nella
Bibbia e nella Storia con Domenico Maselli, storico del
cristianesimo, pastore evangelico e deputato al Parlamento. Gli evangelici toscani
ci sono: i battisti da Livorno,
Grosseto, Firenze e Pistoia
ma anche fratelli e sorelle
valdesi, metodisti, apostolici.
La splendida Sala maggiore
del Palazzo comunale è grande e austera. Si teme «l’effetto vuoto» e invece la sala si
riempie, si contano oltre 200
presenti, con circa la metà di
«non evangelici». Giacomo
Pistone, pastore battista a ri
poso e regista dell’operazione, sgrana gli occhi e ringrazia il buon Dio: «È la prima
volta che viene concessa la
Sala maggiore di domenica
pomeriggio... dal Coihune
quasi me lo sconsigliavano è
invece guardate quanta gente!». L’assessore alla Cultura
del Comune di Pistoia fa gli
onori di casa. È il momento
del coro. «Freedom is coming,
oh yes I know!». Vibrano le
voci delle ragazze e dei ragazzi battisti, metodisti e valdesi diretti da Anna Crabb,
giunti da Firenze per l’occasione. Seguono canti di gioia
e liberazione. «Soon I will be
done with thè troubles of thè
World», sì «brothers and sisters», presto la faremo finita
con le preoccupazioni di
questo mondo. Il pubblico
applaude e si scalda. Tuttavia, nel mondo siamo.
Visitatori della Sala maggiore si fermano incuriositi
ad ascoltare: alcuni notano il
banco libri all’entrata con le
ultime pubblicazioni della
Claudiana: «Protestanti!».
Ma la musica è più forte di
qualsiasi pregiudizio e inchioda all’ascolto anche i
più diffidenti. Domenico
Maselli fa risuonare parole
forti come liberazione, affrancamento, remissione dei
debiti, redistribuzione della
terra. Cavalcando tra Bibbia
e Storia evoca per la platea il
sogno radicale dei movimenti religiosi che nelle varie epoche hanno coniugato
giubileo e giustizia sociale:
Wycliff, il tumulto dei Ciompi, la predicazione dei fraticelli, gli anabattisti di Müntzer, e via di seguito per arrivare a proclamare che «Cristo è il nostro giubileo!».
Che cosa ha significato
questa giornata per i battisti
pistoiesi? Afferma Patrizia lacopini, del Consiglio di chiesa: «È stata una grande occasione di mobilitazione, di visibilità, di unione e collaborazione tra le chiese battiste
della Toscana. Ma soprattutto è stato un importante momento di testimonianza di
fede rivolta alla nostra città».
A Cordenons un incontro di chiese evangeliche del Triveneto
Ila ricerca di una «koinonia» interdenominazionale
PAOLO BRANCE
IL2 ottobre scorso si è svolto a Cordenons (Pn), nei locali della Chiesa evangelica
pentecostale, il 5° incontro di
Potori, anziani e responsabili
di chiese del Triveneto. Erano
presenti 13 fratelli, appartenenti alle due aree dell’evangelismo italiano, quella storica e quella radicale: Giuliano
Severi, anziano della Chiesa
pentecostale libera di Cordenons, Pasquale Castelluccio,
pptore della Chiesa battista
di Pordenone, Geoffrey Alien,
pastore e sovrintendente delle
chiese della riconciliazione
dell’Italia settentrionale, Daniele Tescari, diacono della
Chiesa della riconciliazione di
Mestre, Giovanna Gandolfo,
prédicatrice locale della Chiesa metodista di Udine, Laura
Leone, pastora della Chiesa
lúdese-metodista di VeneziaMestre, Renato Coisson, pastore della Chiesa valdese di
^ Lneste, e sua moglie Marie' Lrance Maurin, prédicatrice
locale, il pastore battista emento Liberante Matta, Davide
“ormann, responsabile del
Centro cristiano evangelico di
irieste, Ennio Vitalini, responsabile della Chiesa evanSnlica libera di Aviano e chi
scrive, pastore della Chiesa
°®hi.sta di Marghera.
Gli incontri si prefiggono di
nrvita alla fcoinonfa interdeominazionale, di sensibiliznre le comunità evangeliche
uscire dal loro isolamento e
u andare incontro ad altre
ssemblee evangeliche le
j|ii3li. sebbene si differenzino
alcuni punti dottrinali, so“0, anch’esse figlie di Dio in
risto, fatte di fratelli perché
P^ano la loro fede nel solo
sm Grazia, sola fede,
ori- ?^*^iGura. Uno dei più
, losi peccati presenti in una
una parte delle chiese e
vangeliche, drammaticamente non riconosciuto come tale ma considerato un «atteggiamento virtuoso» dello zelo cristiano, è la pretesa di
essere i depositari della verità, intesa come conoscenza
religiosa di Dio e di Cristo attraverso l’adesione intellettuale a un raffinato e aristocratico sistema di articoli
dottrinali, considerato come
assoluto, avente la stessa autorità della parola di Dio,
cioè di Cristo. La dottrina assume così un valore salvifico
al pari del sacrificio espiatorio di Cristo. Una siffatta «razionalizzazione» della fede è
nociva al pari del liberalismo
teologico, che tende a svuotare il cristianesimo dei suoi
contenuti trascendentali, alli
neandolo a qualsiasi altra religione naturale.
Fino a quando leader e credenti, alleanze e associazioni
si ostineranno a proporre e a
vivere un Evangelo a basso
costo, ostacoleranno pericolosamente l’azione rigeneratrice dello Spirito Santo che
vuole attualizzare, storicizzare le parole rivoluzionarie di
Gesù: «Perché tutti siano una
sola cosa...» (Giovanni 17,
21ss.). La mancanza di unità
tra i cristiani è un grande
scandalo ed è un ostacolo al
progresso dell’Evangelo. E
l’Evangelo è Cristo: «Io sono
la via, la verità e la vita...»
(Giovanni 14,6).
Fino a quando la Chiesa appare come un’impresa commerciale che utilizza le mo
derne tecniche di promozione
per attirare proseliti, non sta
proclamando Cristo ma se
stessa, la sua dottrina, la sua
religiosità. È in questi ambienti che viene fomentata
l'idea settaria dell’integralismo, divenendo sordi all’invito dolce e suadente di Gesù
ad ascoltare la sua voce, a seguirlo, riconoscendo che essere i suoi testimoni non vuole dire essere possessori della
verità, ma significa mettersi
sul sentiero per il quale si è
condotti verso la verità. E la
verità è Cristo.
Il prossimo incontro si terrà
a Trieste presso la Chiesa valdese (040-632770 e 829234)
sabato 5 febbraio 2000, sul tema «Testimonianze e presentazione delle chiese».
Un'iniziativa della Chiesa metodista di Bologna
Musica e letture per la Giornata della Riforma
GIOVANNI ANZIANI
NELL’AMBITO delle iniziative deirattlvità evangelistica «Chiesa aperta», sabato
30 ottobre la chiesa metodista
di Bologna ha organizzato la
«Giornata della Riforma protestante» articolata in tre momenti significativi di carattere
culturale e musicale. Nella
mattina vi è stato Tallestimento di un banco Claudiana
con la presentazione, in particolare, dei libri della collana
«Opere scelte di Martin Lutero». Il pubblico ha potuto visitare questa esposizione acquistando diversi volumi e
chiedendo informazioni sulle
chiese evangeliche ai fratelli
presenti in chiesa.
Nel pomeriggio, con la collaborazione degli attori tea
trali Simonetta Venturini e
Renato Grilli vi è stata la lettura di testi di Lutero e Bernardino Ochino con intervalli
musicali a cura del fratello Jolando Scarpa. Si è così fatto
rivivere in scritti del tempo
della Riforma la voce dei protagonisti del movimento protestante, sottolineando anche
i caratteri di intolleranza del
tempo. Nella serata si è poi
svolto il tradizionale «Concerto della Riforma» per organo e voci corali. Sono state
eseguite musiche di Gabrieli,
Hassler, Trexell, Schütz, Steigleder, Monteferro e Vinaccesi: all’organo Jolando Scarpa.
Si è esibita la corale «Ensemble Laura Conti»: un concerto
con un taglio particolare in
quanto si è voluto, virtualmente, far dialogare musicisti
luterani con musicisti di matrice cattolica del ’600. Possiamo dire che il numeroso pubblico presente ha apprezzato
questa scelta.
Dopo molti anni si è riusciti a organizzare un’intera
giornata di evangelizzazione
e di testimonianza. La particolarità di questa iniziativa è
stata il coinvolgimento di
persone non della comunità,
le quali hanno offerto la propria professionalità con spirito fraterno. 1 risultati di presenze sono stati certamente
modesti ma, come spesso accade, diverse persone sono
ritornate nella nostra chiesa
domenica 31 per partecipare
al culto della Riforma con
l’impegno di continuare un
dialogo con questa comunità
evangelica cittadina.
Agenda
19 novembre
ROMA — A partire dalle 9, alla Facoltà valdese di teologia
(via P. Cossa 40), si tiene un convegno di studio su Richard
Rothe (1799-1867), con interventi di Sergio Rostagno, Hans
Michael Uhi, Denis Müller, Jürgen Krüger, con proiezioni
dei disegni di Rothe. Per informazioni tei. 06-3210789.
TORINO — Alle ore 20,45, nella sala valdese di via San Pio
V 15 (primo piano), il pastore Emanuele Fiume parla sul
tema: «Scipione Lentolo primo storico valdese».
SONDRIO — Alle 21, al Centro evangelico di cultura (v.
Malta 16), il past. Papacella parla su: «Il Vangelo di Marco».
TORINO — Alle 21 al teatro Bareni (via Bareni 4), Claudio
Canal e Marco Buttino, docente di Storia dell’Europa
orientale, introducono il tema: «Da che parte è la Cecenia?», con un preludio di letture dai classici russi.
BERGAMO —Alle ore 17,30, in via Tasso 55 (primo piano), il Centro culturale protestante organizza il primo incontro su Giovanni Gaspare Orelli (1787-1849), primo pastore protestante a Bergamo. Silvio Honegger parla sul tema: «Gli anni di Orelli a Bergamo (1807-1814).
20 novembre
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (Sforza 12/a), nell’ambito del ciclo sulla Spiritualità della Riforma
protestante, il past. Fulvio Ferrarlo parla su: «La fede nella
città: la Riforma nella Svizzera tedesca e a Strasburgo».
MILANO — Alle 15,30, in corso Matteotti 14, si tiene un ricordo di mons. Helder Carnata: interviene Luigi Bettazzi.
22-23 novembre
ROMA — A partire dalle ore 9 del lunedì 22 , nei saloni del
Centro congressi dell’Università La Sapienza (via Salaria
113), si tiene il simposio universitario «L’anno del Jovél-Il
Giubileo: una sfida sociale per un mondo più giusto», organizzato dalla sezione italiana dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa.
23 novembre
TORINO — Alle ore 21, al teatro Alfieri (piazza Solferino),
si tiene un concerto del gruppo «I Quattrosoldi», specializzato in canzoni che.hanno fatto ballare, sorridere, innamorare e cantare almeno tre generazioni. L’incasso sarà
devoluto al Comitato promotore per la ristrutturazione e
Tampliamento dell’Ospedale evangelico valdese di Torino.
Posto unico £ 25.000. Prevendita presso l’ospedale (via Silvio Pellico 19, portineria), la segreteria Ciov (tei. 0116540267) e la segreteria del Comitato (tei. 011-4502063).
BOLOGNA — Alle 20,45, nella chiesa metodista (v. Venezian
1), il Gruppo biblico interconfessionale organizza un incontro introdotto da Luigi Munari su: «Ecclesiaste capp. 5-8».
VENEZIA — Al Patronato San Travaso il prof. Franco Macchi parla su «Il male e il peccato nel nuovo millennio».
25 novembre
TORINO — Alle ore 16 e alle ore 20,45, neUa sala valdese
di V. Pio V 15 (primo piano), il pastore Giuseppe Platone
prosegue gli incontri di formazione per adulti sulle «Richieste del Padre nostro», affrontando il tema: «Non indurci in tentazione ma liberaci dal male».
TRENTO — Alle ore 20,30, nella sala della Regione (piazza
Dante), padre Kociorva Marius Giani, don Iginio Rogger, la
pastora Letizia Tomassone e il pastore Sebastian Zebe parlano sul tema: «“Quale” giubileo?».
26 novembre
SIRACUSA — Alle 18,30, nella chiesa battista (via Agatocle
50), si tiene un’assemblea per promozione della Banca etica,
GENOVA — Alle ore 17,30, alla Biblioteca della Società di
letture scientifiche (palazzo Ducale, p. ammezzato), per il
ciclo del Sae su «Fedi, religioni e cultura», Elena Bartolini
parla sul tema: «Arte e preghiera nella cultura ebraica».
26-28 novembre
SANTA SEVERA — Con inizio alle ore 16 del venerdì 26, al
Villaggio della gioventù (Lungomare Pyrgi 13) si tiene rincontro «Staffiamoci. L’organizzazione del lavoro interno ed
esterno al gruppo. Le tecniche di esposizione».
27 novembre
BIELLA — Alle 21, alla chiesa valdese (v. Feda di Cessato
9/c), presentazione del libro di Piera Egidi «Voci di donne».
FIRENZE — Alle ore 17, in via Manzoni 19/21, il Centro
culturale Vermigli organizza una conferenza del past. Gino
Conte sul tema: «Alle soglie del nuovo millennio e nel bimillenario cristiano la chiesa concede o chiede perdono?»
■ g- : .p
TORINO — Alle ore 21, alla libreria Fontana (v. Monte di
pietà 19/c), Marina Jarre e Giovanni Tesio presentano il romanzo di Piera Egidi «Vent’anni appena. Diario di una generazione onnipotente», con letture di Gisella Bein
,r ' V;.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, prediiazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,50 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Dome
nica 28 novembre (replica lunedì 6) andrà in onda: «I volti
della Serbia; Perle di vetro: storie di fede e vita quotidiana;
Giubileo 2000: un’occasione per ricominciare».
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RIFORMA
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Commenti
Riforma
La voce degli evangelici
Giuseppe Platone
Una bella penna, uno che quando ha voglia di scrivere è
irnmediatarnente ospitato sulle prime pagine dei quotidiani più diffusi, ci rimprovera di non dire nulla in questo generale perdonismo, vera e propria mania che caratterizza
la fine di questo millennio. Perdonismo cattolico, ex comunista, ex socialista eccetera. Di fronte a questa lunga
processione di penitenti, dice Alberto Asor Rosa, «U protestantesimo, da parte sua, tace quasi fosse giunto al capolinea della sua progressiva secolarizzazione» («La Repubblica» del 22 ottobre ’99). L’autorevole opinionista forse non
sa che noi pubblicamente parliamo alla televisione ogni
quindici giorni, sempre dopo mezzanotte, spesso verso
runa di notte. E predichiamo alla radio alle 7,30 della domenica mattina quando tutti, o quasi, giustamente dormono. E non scriviamo sulle prime pagine dei giornali
perché nessuno ce lo chiede. Forse Alberto Asor Rosa non
sa che siamo oggettivamente oscurati o comunque ignoratL L’aspetto cristiano, nei vari talk show, convegni di studio e congressi è appannaggio della chiesa di Roma, a parte alcune rare eccezioni che confermano la regola. Del resto, 30.000 valdesi o 5.000 metodisti o 10.000 battisti che
cosa contano in termini di voto politico? Una goccia
nell’oceano cattolico.
Mi sembra, però, forse anche a causa di questo insano
monopolio religioso, che stia nascendo qualcosa di nuovo
nel nostro popolo evangelico che sino a oggi sembra avere
per motto: pochi ma ben divisi. Recentemente ho partecipato, con una delegazione ufficiale della Federazione delle
chiese evangeliche, a una profìcua consultazione con dirigenti delFAlleanza evangelica che raccoglie in Italia un
buon numero di chiese. A Torino, in questi giorni si sono
svolti due avvenimenti ben fi^equentati sia dal mondo cosiddetto evangelicale e sia da quello storico (ma storici sono pure i pentecostali e le assemblee dei Fratelli che hanno
certamente più di un secolo di vita). In tutti e tre gli incontri ho colto uno spirito nuovo. Forse sta tramontando il
tempo del pregiudizio, del leggersi reciprocamente solo attraverso griglie fisse, che rinviano sempre alla stessa conclusione: io ho ragione e tu hai torto. La mia lettura biblica
è corretta, la tua è semplicistica e fuorviante. Forse le cose,
se si riesce a diedogare a fondo, sono più complesse per entrambi i fronti. Credo che mai come in quest’anno che arriva occorrerà fare un passo decisamente avanti sul piano
della collaborazione fraterna in casa evangelica se vogliamo rendere una testimonianza più corale e quindi incisiva.
Dobbiamo uscire in qualche modo dal silenzio in cui siamo sospinti anche perché nel paese, a livello religioso, la
situ^ìone peggiora. L’ultimatum del papa sulle scuole è
l’ultimo patetico atto consumato di fronte alla teoria di politici di destra e di sinistra, scolaretti che sembrano prendere ordini dal capo di stato vaticano. Inconcepibile questa formale quanto ipocrita sottomissione alla gerarchia
ecclesiastica (perché la morale del papa non è certo rappresentata nella morale degli itaiiani). Ma qui da noi va
bene così. Nessuno ha niente da dire, e chi lo dice, come
noi, è reso afono. In questa situazione, in quanto evangelici dobbiamo parlare forte con una voce sola (come è avvenuto mesi fa a Torino in occasione dell’ostensione delia
Sindone, con un documento di tutti gli evangelici torinesi
che Riforma ha pubblicato). Basta con la favoletta dell’Italia cattolica, sempre di più il nostro paese è plurale: anche
in sede cristiana. La costruzione dell’Europa sembrava
aiutarci in questa prospettiva pluralista, invece l’aggressivo rilancio del papato con l’aiuto dello stato, che si autodefinisce laico, tende a omogeneizzare il cristianesimo.
Un regno diviso non regge: se tra evangelici continueremo a ignorarci o a farci la guerra, continueranno ad ascoltarci a mezzanotte o all’alba della domenica. Lo so che per
certi versi è più facile fare dell’ecumenismo con quelle sorelle e fratelli cattolici che cercano sinceramente il confronto. Ma questo dialogo, teologicamente corretto, non dà
fiato al nostro dire, anzi contribuisce alla nostra afonia. Per
farci ascoltare occorre che il popolo evangelico parli con
una sola voce, allora c’è speranza che il messaggio arrivi.
Non sarà condiviso ma almeno sarà stato ascoltato. E sarà
almeno chiaro che la riflessione proviene da un mondo cristianamente laico anche se parla di fede in Gesù Cristo.
TORINO: Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/667542 e-mail: redaz@rifoma.it; NAPOLI: Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175, e-mail riforma.na@mbox.netway.it; PINEROLO: Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo tei. 0121/371238-fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaido Rostan (coordinatore de L’eco deiie valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gaiewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Paonnaio ----
Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto.Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 44 del 12 novembre 1999 è stato spedito daH’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 10 novembre 1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Il dibattito sui temi della prossima Assemblea Ucebi
I rapporti tra le chiese bmv
Le iniziative degli ultimi vent'anni sono altamente positive
ma il nostro obiettivo non deve essere l'integrazione
EMMANUELE PASCHETTO
Dai documenti preparatori dell’Assemblea generale straordinaria dell’Ucebi, inviati dal Comitato esecutivo in versione ancora ufficiosa, emergono diverse
questioni che meritano un
dibattito preassembleare approfondito. Accenno solo alla
questione che ritengo più importante perché permea tutta
la relazione; i rapporti bmv.
Per la prima volta si enuncia chiaramente una linea
che punta a pilotare l’Unione, come dice la seconda relazione «Attuali tendenze e
nuovi orizzonti», «verso forme sempre più strutturate di
unità fino a una effettiva integrazione». La relazione afferma infatti che l’Ucebi ha
davanti a sé solo due possibilità: rafforzare la collaborazione bmv già in atto o giungere all’integrazione.
Mi permetto di dissentire
da questa affermazione e dalla prospettiva dell’integrazione. L’affinità con le chiese
mv, dovuta alla particolare
situazione italiana, è una
realtà innegabile suffragata
da 120 anni di storia comune.
E le iniziative di collaborazione, di riconoscimenti reciproci, di «sinergie» messe in
atto negli ultimi vent’anni sono altamente positive, vanno
affinate, corrette, rafforzate.
Siamo debitori ai fratelli e alle sorelle mv di un arricchimento teologico e intellettuale, apprezziamo la loro disponibilità nel permetterci di
usufruire di loro organismi e
servizi. Ma credo che una
eventuale integrazione con i
valdesi, come fecero a suo
tempo i metodisti, non sia
positiva per il battismo italiano, e soprattutto non riscuota il consenso delle nostre
chiese. Non mi sembra saggio rischiare spaccature nell’Unione, inseguendo, o peggio, imponendo scelte che
molti non condividono.
Le rispettive posizioni sul
battesimo espresse nell’Assemblea-Sinodo del 1990 non
richiedono ulteriori chiarimenti. Come battisti, riconosciamo con grande gioia il
credente valdese o metodista, ma non il suo battesimo;
questa è la posizione in cui i
battisti italiani si ritrovano
unanimemente.
Nonostante la discussione
innescata negli Anni 70 sulle
pagine del «Testimonio» con
cui si è voluto definire i battisti «riformati» tout-court, per
sottolinearne le analogie con
i valdesi, nonostante il ripetuto slogan sulla «via italiana
al battismo» degli Anni 80,
che lasciava intendere una
nostra maggior affinità con le
chiese «storiche» italiane
piuttosto che con il battismo
internazionale e malgrado gli
studi dell’inizio degli Anni 90
che tendevano a dimostrare
che ormai il congregazionalismo va interpretato in senso
presbiteriano, i fatti ribadiscono che, come battisti italiani, abbiamo delle caratteristiche che ci differenziano da
valdesi e metodisti. E ritengo
Un momento della prima Assemblea-Sinodo (Roma piazza Cavour,
1990); sotto un’Assemblea battista a Santa Severa
che sarebbe controproducente, oltreché poco onesto,
tentare di coartare la natura
delle nostre chiese dirigendole verso l’integrazione.
Credo anche che ventilare
la creazione di un «Polo riformato» bmv (riformati i battisti? riformati i metodisti?)
don sia rendere un buon servizio all’evangelismo italiano.
A parte la poca simpatia che
ho per i «poli», penso che oggi più che mai sia necessario
rilanciare la «Federazione» in
un panorama evangelico italiano che (forse) va chiarificandosi, con le chiese federate da una parte, l’Alleanza
evangelica dall’altra e le Assemblee di Dio come terzo
nucleo aggregativo.
Senza trascurare l’intensa
collaborazione con valdesi e
metodisti e anche con gli altri
evangelici, concentriamoci
piuttosto sulla soluzione dei
nostri problemi interni; consacrazione personale e delle
chiese, raddrizzamento della
situazione finanziaria, chiarezza e trasparenza nella gestione, creazione dei quadri
intermedi «laici», ripresa dell’evangelizzazione, ecc. Nella
situazione di emergenza in
cui ci troviamo, non mi pare
saggio tentare operazioni che
rischiano di provocare drammatiche contrapposizioni.
Molte cose ancora vorrei
aggiungere. Mi limito a una
considerazione che riguarda
il terzo documento: «Piano di
cooperazione: proposte e prospettive». Trovo fuorviante
che le due «proposte» vengano presentate come se fossero qualcosa di più che non
dei contributi alla discussione, riflessioni sulla situazione
attuale dell’Unione e idee sul
come correggerla in positivo.
Non sono né «proposte» che
si elidono a vicenda, né «pacchetti» da prendere o lasciare, non si è chiamati a votare
per Luna o per l’altra.
Mi sembra che il Comitato
esecutivo non presenti bene
la materia dando adito ad
equivoci e personalismi:
«proposta Paschetto» versus
«proposta Spanu». Lo «scandalo» della riduzione dei pastori vuol solo ricordare che
dappertutto i battisti hanno
un rapporto pastore-chiesa
ben più alto dell’LlOO che
abbiamo noi, e hanno un
coinvolgimento dei «laici»
Nev
notizie evangeliche
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nell’opera ben più massiccio
di quanto avvenga da noi. E
che questo rapporto così basso è una delle principali cause dei nostri deficit cronici.
Che le due «proposte» non
siano alternative e che le
considerazioni sulla insostenibilità del rapporto 1:100
non siano folli lo si evince da
un passaggio della «proposta
Spanu»: «Questa proposta
non prevede una riduzione
dell’organico dei pastori e
operatori diaconali e neppure un blocco delle assunzioni
di nuovi pastori nei prossimi
anni, però sia il mantenimento dell’attuale organico
sia altre assunzioni di ministri saranno possibili solo se
il piano di risanamento farà
registrare nel giro di pochi
anni [10 azzarda il “Piano Paschetto’’] sostanziali progressi in termini economici e finanziari. Se tale piano non
dovesse sortire gli effetti sperati, alcuni tagli potranno
rendersi necessari e dunque i
criteri per tale eventualità
dovranno essere elaborati da
una commissione ad hoc».
imm,
jsemmt Mimum
IL FOGLIO
Enfant terrible?
I -j «Î,
La rivista della Facoltà
il manifesto
Soldi alle private
Fuori collana è uscita la terza edizione, riveduta e aggiornata, <
Giorgio Tourn
I VALDESI
La singolare vicenda di un popolo chiesa
304 pp., 89 ìll.ni f.t„ 10 cartine, L. 29.000, Euro 17,98, cod. 167
Terza edizione riveduta e aggiornata
Ecco finalmente l’attesa terza edizione dell’amato libro di Giorgio
Tourn che con tanto rigore storico e
piacevole linguaggio permette al
lettore di fare una avvincente cavalcata attraverso la storia del movimento valdese dalle origini medievali fino ad oggi alle soglie del terzo
millennio. Nelle sue edizioni in sei
lingue (italiana, inglese, francese,
federa, spagnola e olandese) questo libro ha abbondantemente superato le 50.000 copie vendute.
claudîanâ
TO TOMMASO, 1 -10125 TORINO ,
TEL. 011/668.^.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 207801®
Wtprf/Www4irpi»t.tt/-valdese/claudlan.htm
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Il successo di Cristoph Blocher nelle elezioni politichi
in Svizzera sono così commentate (26 ottobre): «Figliò
di un pastore protestante
amico del teologo Karl Barth
(che dai Blocher era di casa)
Cristoph è l’enfant terriblé
della famiglia. Se ne va giovanissimo sbattendo la porta
ma non per diventare unpoel
ta maledetto o per salire sulle
barricate dell’ideologia, come
nei destini familiari di tanto
protestantesimo europeo, No
(...) è un pragmatico, dotato
di uno spiccato fiuto per gli
affari». Chissà che vuol dire.
Nella finestrina settimanalmente dedicata alle riviste, Lucio Caracciolo cita (30
settembre) Protestantesimo,
rivista della Facoltà valdese
di teologia, e in particolare il
voi. 54-2-1999 dedicato al
convegno «Il cristianesimo
verso il Duemila» del novembre 1998. Nella presentazione del fascicolo si accenna
agli interventi di Konrad Kaiser («“allargare il tavolo ecumenico” che stabilisce le regole del dialogo fra le Chiese») e del sociologo ortodosso libanese Tarek Mitri.
Sofia Chiarusi riferisce il 23
ottobre dell’approvazione, da
parte della Regione Friuli Venezia Giulia, dell’impegno a
stanziare «contributi fino al
50% della spesa sostenuta
dalle scuole private». Commenta Antonio Luongo, segretario regionale della Cgil
scuola, che il provvedimento
«si spinge molto più in là del
già permissivo disegno di legge approvato dal governo e
(...) è, soprattutto, in evidente
contrasto con l’articolo 33
della Costituzione che impedisce il finanziamento diretto
alla scuola privata». «A beneficiarne - prosegue l’articolo,
- saranno principalmente le
scuole confessionali (la gran
parte degli istituti privati)»
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0 II dibattito sulle trasmissioni di «Protestantesimo» su Raidue del 31 ottobre
«Abbiamo realizzato un culto protestante in comunità
battiste che praticano da anni un ecumenismo ^^di base"»
g Accuse gravi
Caro direttore, mi dispiace
rhe il fratello Gajewski abbia
"ovato «profondo ramrnariL nel valutare il «culto della
Riforma» trasmesso il 31 otmbre a cura della redazione
gi protestantesimo. Egli accusa con nettezza il programma
di «ambiguità nel messaggio
annunciato» e richiama l’attenzione degli esecutivi delle
nostre chiese sottolineando
che «il culto è stato preparato
da chiese e ministri che fanno parte dell’Ucebi». L’accusa^ fondo è che una serie di
scelte redazionali e anche il
sermone del pastore Negro (e
immaginiamo la liturgia della
pastora Lio) «creano un’impressione fuorviente delle
chiese evangeliche italiane e
dell’ecumene cristiana».
Con ogni evidenza si tratta
di accuse gravi che probabilmente meritavano una maggiore articolazione: quando si
accusa una testata evangelica
di ambiguità, si definisce
fuorviante la predicazione di
un pastore e di un probabile
futuro collega, si richiama
l’attenzione degli esecutivi, si
mettono in discussione persone e strutture delle nostre
chiese: la chiarezza nella denuncia e l’articolazione delle
proprie ragioni sarebbe quindi necessaria e anzi doverosa.
E invece il fratello Gajewski
attacca senza spiegare e, con
ogni evidenza, rifiutandosi di
cogliere lo spirito della nostra
trasmissione. Sono quindi
necessarie delle precisazioni.
La nostra redazione ha realizzato la trasmissione del culto della Riforma affidandone
la cura alle chiese battiste di
Albano, Ariccia e Fontana di
Papa (tutte chiese membro
dell’Ucebi) sulla base di un
mandato del Comitato editoriale della rubrica e avendone
informato il Consiglio della
Federazione. Le tre comunità,
1 loro interlocutori ecumenici
,ei pastori Negro e Lio si sono
quindi impegnati a concordare uno schema di svolgimento del culto: Gajewski sa bene
ohe l’impegno ecumenico
delle comunità coinvolte non
è una «invenzione» estemporanea ma risponde a una linea vocazionale discussa e
chiarita anche in sedi istituzionali (Assemblea dell’Ucebi). Raccontare questo ecumenismo «di base», vissuto
uell’impegno per la «giustizia, la pace e la salvaguardia
del creato» ci è sembrato importante proprio nella domenica della Riforma in cui, ad
Augusta, si consumava un
evento ecumenico «di vertice». Le firme dei «capi» da
una parte e il culto gioioso
delle «comunità» dall’altra:
della dialettica e nella distanza tra i due momenti.
Quanto ai contenuti della
predicazione, ne è owiamend responsabile il predicatore
come è giusto che sia in una
chiesa della Riforma: e ci si
permetta di dire che non è
coerente con lo spirito della
libertà e della responsabilità
insegnatoci dalla Riforma invocare l’attenzione (0 la censura) di organismi centrali
nei confronti di una predicazione. Anzi, suona proprio
male. Altra questione è quella
della sede: ovvio, nessuna
chiesa evangelica dei Castelli
romani al momento è in grado di ospitare un culto teletrasmesso e si è chiesta ospitalità a una sede(non una
chiesa) cattolica. Del resto,
da oltre un anno la chiesa
battista di Ariccia è ospite di
una analoga sede cattolica.
A conclusione del suo intervento Gajewski invoca una
«ampia discussione» sull’argomento: e forse per questo
ha scritto al direttore di Riforma invece che a quello di
Protestantesimo. Un’ampia
discussione: ma su che cosa?
L’impegno ecumenico di tre
chiese evangeliche? La scelta
della rubrica di affidare loro
la preparazione di un culto?
Il sermone di Luca Negro? La
liturgia curata dalla pastora
Lio? Il rapporto tra le decisioni degli esecutivi della Fcei e
dell’Ucebi e «ciò che la base
delle nostre chiese crede e testimonia quotidianamente»?
Un culto, come un sermone,
come un programma, può
piacere e può non piacere;
può essere apprezzato dal
pubblico (come indicano gli
indici di ascolto del culto teletrasmesso) 0 può passare
del tutto inosservata. Ma non
è sempre costruttivo mettersi
a tirare pietre su chi ha cercato di rendere un servizio e di
predicare l’Evangelo.
Paolo Naso
direttore di «Protestantesimo»
Riforma e
ecumenismo
Il fratello Pawel Gajewsky
conosce bene le comunità
battiste dei Castelli Romani,
per avervi predicato più volte
durante il suo anno di permanenza a Roma presso la
Facoltà valdese. In particolare, poi, egli conosce bene il
progetto ecumenico della
Comunità evangelica ecumenica di Albano, di cui sono
pastore: una comunità battista che ha scelto di privilegiare un ecumenismo a 360 gradi ma al tempo stesso ben radicato in una teologia riformata: un ecumenismo che
non è certo né di vertice né
«buonista», ma che è nato e
cresciuto nella scia del «processo conciliare» su giustizia,
pace e salvaguardia del creato. Colpisce dunque la virulenza delle sue critiche, tanto
più che, a parte le osservazioni di tipo coreografico, la lettera non entra nel merito del
messaggio «inquisito».
Al fratello Margara vorrei
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wssio della Gioventù
j-unsomare Pyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
fel-: 0766/570055 - Fax: 0766/571527 - Email: villa33i@tin.it
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dire molte cose ma, per limiti
di spazio, mi limito ad alcuni
accenni. Anzitutto, l’accostamento di Riforma ed ecumenismo non è in sé offensivo: a
titolo di esempio (e a proposito di quel protestantesimo europeo che secondo Margara
non sarebbe reo di eccessive
propensioni ecumeniche) si
potrebbe ricordare che la lezione inaugurale del nuovo
direttore del prestigioso Istituto evangelico di Bensheim
(Germania), Joerg Haustein
(16 giugno 1999), era intitolata appunto «Riforma ed ecumenismo». Vorrei poi sottolineare che il protestantesimo
italiano è una realtà plurale:
se abbiamo tenuto il culto in
un «capannone» è perché le
nostre comunità battiste non
dispongono di grandi «templi» (tra l’altro, nella tradizione battista il locale di culto
si chiamava semplicemente
«meeting house», casa di riunione): non usano toghe e,
pur non disdegnando gli inni
della Riforma, amano quei
«canti più 0 meno discutibili»,
che si rifanno alla tradizione
musicale dei neri d’America.
Infine, noto che anche Sergio Margara non ha speso
una parola sulla predicazione
e sui testi liturgici (curati dalla pastora Gabriela Lio): segnalo quindi che tutti i testi
sono disponibili sul sito web
della comunità di Albano
(www.yepa.eom/k/evang_ec
um) o possono essere richiesti a: Comunità evangelica
Ecumenica, via Risorgimento
87,00041 Albano Laziale.
Luca M. Negro - Roma
Una giornata
protestante
Domenica molto protestante sulla Rai quella del 31 ottobre scorso. E cominciata con
il Culto radio delle 7,30 su Radiouno, poi il culto ecumenico in televisione per la festa
della Riforma alle ore 10,05 su
Raidue, per terminare con la
rubrica Protestantesimo in
tarda serata Ho molto apprezzato la prima parte del
programma Protestantesimo,
quella che presentava tre
realtà diverse di predicatori
locali, con inseriti flash sul lavoro «profano» quotidiano
dei singoli, nel loro impegno
di testimonianza all’interno
delle proprie comunità. Significative le presentazioni che il
conduttore Marco Davite ha
1 saputo trarre dagli intervistati: il nome degli stessi appariva in sovrimpressione, solo
che (forse per un taglio funzionale di regia) non è comparso il nome del primo intervistato, di Franco Siciliano
cioè, così come poi sono apparsi i nomi di Gigi Di Somma
e di Silvana Nitti. Ben strutturato, il programma è riuscito
a far risaltare la laicità dell’impegno in una particolare
attività che è quella della predicazione dell’Evangelo.
Sicuramente per qualche
coraggioso spettatore (coraggioso per la tarda e imprevedibile ora di trasmissione)
quelle immagini avranno procurato raccapriccio e scandalo: come si fa ad attribuire la
santità del Vangelo e dare credibilità a delle persone «qualunque» che si spacciano per
predicatori? Sono convinto
che molto della cultura non
laica italiana non ammette tale possibilità. L’Evangelo è
una cosa santa (dicono) e può
divulgarlo solo chi ne ha (0 ne
ha ricevuto) l’autorità.
Forse andava più approfondita l’informazione che il
predicatore locale è una figura ben definita all’interno
della struttura dell’Unione
delle chiese metodiste e vaidesi, riconosciuta, e degna di
credibilità per la fede che è
alla base della scelta dei singoli e per la specifica preparazione teologica certificata
da un’assemblea di credenti,
la comunità di appartenenza.
A proposito, l’apprezzamento della sola prima parte del
programma, è dovuto al fatto
che, avendo potuto visionarlo il giorno dopo solo perché
l’avevo posto in videoregistrazione, pur programmandolo per un tempo superiore
ad un’ora rispetto quella prevista, non ho «acchiappato»
la seconda metà. E me ne rin
cresce.
Leonardo Casorio
Castiglioncello (Li)
Gli spazi per esprimere
il nostro pensiero
Ringraziamento
Vorrei ringraziare le sorelle e i fratelli che nei giorni di intenso dolore per l’improvvisa malattia e morte di mia madre mi sono stati vicini con le preghiere e l’affetto. Voglio
testimoniare che anche la morte di una persona cara può
essere l’occasione per una rinnovata gratitudine al Signore
per l’armonia della sua creazione e per la dolcezza del suo
comandamento «Amatevi gli uni gli altri». Mentre, nel corso
del coma, la stretta della mano di mia madre si affievoliva,
sentivo tutte le vostre mani che mi stringevano con sempre
maggior forza. La parola del Signore lungamente meditata in
quelle ore mi dava coraggio e la vostra vicinanza mi rassicurava: non ero sola, anche in quel durissimo momento.
Oggi la mia tristezza e il mio dolore sono mitigati dal fatto che, ancora una volta, ho avuto la riprova che lo Spirito
del Signore sta in mezzo a noi, ci trasforma e ci aiuta. Voglio anche render grazie a lui per questa grande, affettuosa
comunità dei credenti che oggi mi scalda e riempie un
grande vuoto. _ . .......
Doriana Giudici
Prendendo spunto da quanto i Sinodo ha espresso ed è stato
riportato da Riforma sul n. 35 del 10 settembre (corsivo a pag.
5 «Dal punto di vista ecumenico il Grande Giubileo del 2000 è
un’occasione mancata»), ho redatto una necessariamente
semplice e sintetica nota ad «uso esterno». Ho inviato la stessa
al quotidiano II Piccolo di Trieste, che la ha integralmente pubblicata nel numero dello scorso 30 ottobre.
Segnalo la cosa unicamente per incoraggiare tutti noi a
esprimere e precisare, anche per iscritto, il nostro pensiero su
questo o altri argomenti agli altri. Talvolta qualche piccolo
spazio si trova. Come già detto, anche recentemente, se ci
esprimiamo, scambio di opinioni interne a parte, solo su Riforma parliamo sempre e solo con noi stessi.
Emilio Bracco -Trieste
^ Ricordo di
Franco Alessio
Il 23 ottobre è scomparso
Franco Alessio. Ha insegnato
per più di quarant’anni Storia della filosofia medievale
alle Università di Milano, di
Cagliari e infine, dal 1970, di
Pavia, dove si era laureato nel
1947. È stato davvero un
maestro della storia della filosofia e non soltanto di
quella medievale, sia perché
ha dedicato smdi importanti
anche a figure del pensiero
moderno e contemporaneo,
sia soprattutto perché sapeva
cogliere con straordinaria finezza intellettuale 1 nessi tra
le dimensioni specifiche dei
concetti filosofici e di quelli
scientifici o teologici e tracciare con vivida puntualità il
radicamento di ogni discorso
teorico nei contesti istituzionali e storico-sociali in cui
viene svolto. Era eccezionale
in lui la capacità di insegnare, in una forma limpida e rigorosa (la stessa che tanti docenti e studenti dei licei apprezzano nelle parti dedicate
alla filosofia medievale e moderna dal manuale Zanichelli
Filosofie e società) e al tempo
stesso coinvolgente, tanto da
esercitare spesso su chi lo
ascoltava una sorta di vero e
proprio fascino. Del resto
l’insegnamento è stato l’impegno a cui ha dedicato l’intera vita, per il quale spendeva al meglio i risultati della
sua ricerca scientifica e di cui
non sapeva fare a meno, con
una passione didattica che è
raro trovare cosi forte nelle
aule e negli studi universitari.
Ma Franco Alessio è stato
anche un grande amico dei
valdesi, al punto di volere che
l’ultimo saluto gli fosse dato
non, secondo la tradizione
dell’ateneo pavese, nei cortili
alquanto solenni delTUniversità dove pure ha trascorso
gran parte della sua vita, ma
negli spazi tanto più modesti
della chiesa valdese di Pavia.
Per me, che l’ho avuto prima
maestro all’Università di Milano e poi amico per tanti an
ni, che proprio grazie a lui ne
sono stata a lungo collega
nell’Università di Pavia, trovarlo infine fratello nel modo
di accostarsi alTascolto delj,a
parola di Dio è stato un fatto
profondamente emozionante, sulle ragioni del quale
continuo a riflettere. Il legame con il mondo valdese era
per lui semplice e immediato
e al tempo stesso anche
profondamente colto ed elaborato. Da un lato infatti ritrovava nei luoghi e nella
gente delle Valli, di cui era
originario suo padre, ritmi di
vita sereni e valori umani solidi, che gli rendevano sempre più cari e ricercati con il
passare degli anni i soggiorni
nella casa di Villar Pellice. E
d’altro canto il legame con i
valdesi e le loro tradizioni di
pensiero e di vita discendeva
per lui anche dalla profonda
conoscenza che da studioso
aveva acquisito nel mondo
delle eresie medievali e
dall’intrinseca familiarità con
le fonti dottrinali e con chi
più le aveva studiate, primo
fra tutti Giovanni Gorinet.
A ben pensarci però tutto
questo ancora non spiega sino in fondo le ragioni del legame di Franco Alessio con il
mondo valdese e mi pare
piuttosto necessario rifarsi a
un tratto peculiare della sua
natura, che lo portava a vivere con grande intensità ogni
tipo di rapporto: questo poteva a volte rendere complicati o addirittura difficili i
rapporti umani con lui, sempre però significativi e profondi. È forse la stessa intensità, ricercata nel rapporto
con Dio, quello che ha, portato l’amico Franco vicino al
mondo della Riforma; vicino
a quel Dio nascosto e rivelato
al tempo stesso, di fronte al
quale ciascuno di noi è insieme peccatore e giusto, la cui
onnipotenza Lutero aveva rivendicato di contro a Erasmo. E proprio il ricordo di
tante conversazioni, in cui mi
diceva di sentirsi decisamente dalla parte di Lutero, mi è
caro testimoniare ai lettori di
Riforma, al novero dei quali
Franco Ales'sio si dichiarava
fiero di appartenere.
Fiorella De Michelis - Pavia
Trent'anni
dì Villa Betania
In un prato metallizzato
dalle automobili parcheggiate
convivono pini, palmizi e
piante fiorite. Tecnica e natura crescono armoniosamente.
Questo è quanto appare varcando il cancello d’ingresso
dell’Ospedale evangelico Villa
Betania. Medesima distensiva
impressione si ha prendendo
possesso della stanza assegnata. Mobilio colorato e
ogni esigenza soddisfatta. Ecco il primo favorevole impatto con la struttura, ma è l’occulto ciò che più conta.
Villa Betania è dotata di
apparecchiature sofisticate
ad alto livello qualitativo che
consentono sicurezza nel risultato delle indagini. Uguale efficienza troviamo nei laboratori di analisi cliniche,
citologiche e radiologiche.
Corpo sanitario professionalmente qualificato, umano, disponibile ad ascoltare
e soddisfare le mille domande dei pazienti e l’intero personale attento e vigile.
Questa è la testimonianza
evangefìca di Villa Betania,
un’oasi sorta in un contesto
cittadino piuttosto vivace per
non dire violento. Il 30 ottobre Villa Betania ha compiuto
il suo 31“ anniversario. Niente calici alzati, ma l’assicurazione di un domani sempre
più efficiente e disponibile.
Non è una semplice promessa, ma un serio impegno che
traspare dalla dedizione prodigata dal presidente Sergio
Nitti e dal Comitato direttivo.
Cece Rocchi Lanoir - Napoli
Pacifisti tifosi
Quale lettore di Riforma ho
notato i due pesi e le due misure utilizzati dai nostri pacifisti per il Kosovo e la Cecenia. Sarebbe inutile elencare
tutto quanto è stato detto,
anche dal pulpito, e scritto
contro la Nato «americana».
L’invito è, invece, a non
usare l’Evangelo quali tifosi
pacifisti ma a schierarci,
sempre, con gli oppressi non
solo per denunciare ma, soprattutto, per inviare contributi economici, tramite la
Fcei, a favore di tutti gli oppressi. Saremo testimoni più
credibili, non evangelici politicamente schierati, non sepolcri imbiancati.
Roberto Mollica
San Mauro (To)
ti Le preghiere
su «Riforma»
Desidero ringraziare il settimanale Riforma per le belle
preghiere che pubblica. Da
un po’ di tempo le vado copiando e ne leggo una per
volta la domenica nella nostra parrocchia, durante il silenzio che segue la Comunione. È un modo per sentirci in
comunione anche con voi.
don Liborio Asciutto
parrocchia delTItra - Cefalù
Hai fatto
rabbonamento a
16
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RIFORMA
i»ALE
VENERDÌ 19 NOVEMBRE IQqo
Dopo l'approvazione definitiva della legge da parte del Senato
Francia, varato il «Patto civile di solidarietà»
Non è un matrimonio bis, ma un contratto che sta a metà strada tra il matrimonio
e il concubinaggio. Una conquista ottenuta grazie all'impegno di molte donne
FRANCO CALVETTI
La Francia della «Liberté,
égalité, fraternité» esulta
per la vittoria dei sostenitori
del Pacs (Patto civile di solidarietà): dopo l’approvazione
deU’Assemblea Nazionale, il
Senato francese, pur tra tanti
alti e bassi, ha definitivamente varato la legge sulla parità
delle convivenze civili. Si è
giunti a questa vittoria grazie
soprattutto alla determinazione e all’impegno di molte
donne. Ricordiamo che nel
1989 il collettivo per il Contratto unione civili (Cuc) si
organizza attorno a personalità forti come Elisabeth Badinter, grazie alle quali il governo Bérégovoy deposita
una proposta di legge che
sarà quasi subito emendata,
per cui il contratto non riguarderà solo più coppie omosessuali ma l’insieme dei
concubini, omo ed etero. È
un’altra donna, Adeline Hazan, responsabile per le questioni sociali del Partito socialista, che inizia a parlare di
solidarietà e con questa parola-nozione riesce a convincere i membri dell’ufficio nazionale a interessarsi della questione. E sono ancora due
donne, Martine Aubry e Elisabeth Ghigou, che impostano
su questa tematica la campagna legislativa del 1997. Spinto dall’opinione pubblica Lionel Jospin, reticente sulla
questione, accetta che Catherine Tasca, presidente della
commissione leggi, dia incarico a due parlamentari di
elaborare il testo di compromesso che prenderà il nome
di Pacs. Un momento difficile
in cui «volano parole terribili», dicono le cronache, anche
fra i parlamentari di sinistra.
Il «Pacs» viene stretto tra due persone fisiche aduite, anche deiio stesso sesso
noti per essere disponibili a
esaminare la questione.
Che cosa comporta il Pacs
francese, nato da una battaglia alTinterno dei diritti civili
della persona? Non è un matrimonio bis, è un contratto
che sta a mezza strada tra il
matrimonio e il concubinaggio, che gode peraltro in Francia di uno stato legislativo
consolidato. Il patto viene
stretto fra due persone fisiche
adulte, anche dello stesso sesso, capaci di intendere e di
volere. Sono esclusi dal Pacs i
familiari consanguinei. Il matrimonio non è consentito
perché questi concerne l’istituzione di una famiglia e non
l’unione di individui. L’obbligazione nel Pacs è l’aiuto materiale reciproco, il regime patrimoniale è indiviso; il part
ner può ereditare godendo di
agevolazioni fiscali in presenza di un testamento redatto in
suo favore. La eventuale locazione dell’appartamento è
trasferita automaticamente al
sopravvissuto. Non vi è nessun vantaggio per decesso, invalidità, vedovanza o vecchiaia. Non è possibile adottare figli. Per gli stranieri il
partner può far valere il Pacs
come titolo di autorizzazione
al soggiorno. Da questa breve
carrellata di note si vede, a
ben guardare, che il Pacs, nonostante gli allarmisti, non offre vantaci eccezionali, la sicurezza giuridica è limitata.
Molte, variegate, contraddittorie le reazioni del mondo politico, civile, intellettuale, religioso. 11 mondo protestante si barcamena in una
serie di distinguo che suonano ipocrisia e perbenismo
mal celato. Come al solito
qualcuno fa un discorso profetico. Ascoltiamo e meditiamo quanto ha scritto sulla
questione l’avvocato JeanPierre Mignard: «La Chiesa
ha da rivolgersi a un compito
più alto se vuole diventare o
ridiventare il tempio dei dimenticati, degli emarginati.
Piuttosto che essere la dispensatrice di una piccola
morale, essa deve essere un
luogo di elevazione spirituale. Deve essere pacificatrice,
non inquisitrice e ricordarsi
di Jean de la Croix che era
convinto che gli uomini di
chiesa sono tanto più santi e
credibili quanto più sono
dolci e manifestano il dono
di non scandalizzarsi».
La nuova presidente dell'Alleanza mondiale delle Unioni cristiane femminili
«Spetta alle donne indicare la via della pace nel mondo»
Jane Lee Wolfe, nuova presidente dell’Alleanza mondiale delle Unioni cristiane
femminili (Ucf), un organismo che raggruppa 25 milioni di donne in un centinaio di
paesi, intende fare della pace
l’elemento propulsivo di questa organizzazione mondiale.
«La pace è il sacrificio supremo, ma è quello che siamo
poco disposti a fare», ha detto in un’intervista aU’agenzia
Eni a Ginevra. Jane Lee Wolfe
è convinta che le donne, in
particolare i membri dell’Alleanza mondiale delle Ucf,
devono intervenire e agire rapidamente, perché coloro
che governano il nostro mondo, per la maggior parte uomini, non sono riusciti a stabilire la pace sul pianeta. «Sarebbe un insulto dire che gli
uomini non vogliono la pace
- ha detto alludendo alle
donne che rimproverano agli
uomini tutti i mali della terra
-. Essi vogliono la pace, ma
non sanno come fare. È da
anni che ci provano».
A 60 anni, questa episcopaliana (anglicana) di Little
Rock (Arkansas), straripa di
energia, di entusiasmo e di
idee. Sicura di sé, non teme
di dire ciò che pensa, anche
se questo rischia di provocare controversie aH’interno
dell’Alleanza che ora dirige.
Il motto che sembra riassumere la sua filosofia è: «Impara ad essere quella che sei,
dove sei». Jane Wolfe è stata
membro del Consiglio nazionale delle Ucf negli Usa dal
1982 al 1994 ed è membro
del comitato esecutivo del
l’Alleanza mondiale dal 1992.
Ha studiato le religioni mondiali, l’educazione prescolare e la preparazione al ministero pastorale all’Università
di New York e al Centro per
lo studio delle religioni mondiali a Harvard. Ha trascorso
diversi anni a Gerusalemme
come assistente speciale del
decano di St George College, e la questione della pace
e della giustizia in Medio
Oriente le sta particolarmen
te a cuore. E stata inoltre
consulente in spiritualità
presso la Chiesa episcopale
degli Usa. Attualmente dirige il Centro della Chiesa del
Cristo a Little Rock. Il Centro
offre un «culto sperimentale» a coloro che, come dice
lei, sono «incapaci di ascoltare l’Evangelo in modo tradizionale. Parto dal principio
che ognuno ha una dimensione spirituale che deve essere nutrita».
I Spesso poveri e vittime del razzismo
Le chiese della Slovacchia
si mobilitano a favore dei Rom
Le chiese della Slovacchia
si stanno mobilitando per venire in aiuto agli zingari vittime della povertà e del razzismo. La Chiesa cattolica romana, che ha già fondato una
parrocchia zigana a Brezno,
prevede ora di creare una
diocesi non territoriale specializzata nella pastorale degli
zingari. Le altre chiese stanno
mettendo in piedi una commissione. «Le chiese devono
evangelizzare con gli atti.
Tutte dovrebbero correre in
soccorso degli zingari che rischiano di rappresentare un
grave problema sociale», ha
affermato Radovan Grolimus,
responsabile luterano presso
il Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) a Ginevra.
Secondo il «Minority Rights
Group» di Londra, la maggior
parte degli zingari d’Europa
centrale, i Rom, vivono al di
sotto della soglia di povertà,
spesso in condizioni di miseria, e sono vittime di attacchi
razziali. Questa è la ragione
per cui varie comunità hanno
costituito gruppi di autodifesa. Originari del Pendjab (India), i Rom sono giunti in Europa nel XIV secolo. Secondo
le statistiche ufficiali, sarebbero 250.000 in Slovacchia.
Cifre contestate dai capi Rom
che parlano di 600.000 persone. E potrebbero presto raggiungere la cifra di un milione
dato che il loro tasso di natalità è 4 volte superiore alla
media slovacca. (spp/apic)
Per spiegare la sua visione
di quello che dovrebbero fare
le donne, Jane Lee Wolfe sceglie un’immagine che, a suo
parere, «può essere “politicamente scorretta”. L’immagine della donna casalinga è
diventata insopportabile, ma
se pensiamo al nostro pianeta come se fosse la nostra casa, a noi donne spetta il compito di vigilare affinché i
bambini di questa casa ricevano le cure necessarie, vivano nella sicurezza, non litighino, e la casa stessa sia tenuta come si deve. 11 mio
compito, come donna, è di
garantire la sicurezza della
casa. Se non voglio che i
bambini della casa abbiano
armi, devo andare in città e
alzare striscioni davanti alle
fabbriche di armi».
Una delle teorie predilette
della Wolfe è che ogni 500
anni, il cristianesimo si arena in forme e strutture passate di moda. L’ultima crisi
ha portato alla Riforma avviata da Martin Lutero. Oggi
si impongono nuovi cambiamenti. Alla domanda: «Conosce il più famoso cittadino
di Little Rock, Bill Clinton?»,
risponde: «Quand’era governatore deH’Àrkansas, mi capitava di incontrarlo per
strada e gli dicevo “Salve,
Bill”, e lui rispondeva “Salve,
Jane”». Questa conoscenza
le potrà essere utile? La domanda le sembra futile ma
se, come vorrebbe, le donne
assumeranno la responsabilità del pianeta, forse sarà
Clinton a rivolgersi a lei per
chiederle aiuto. (erti)
Alla vigilia deLvertice dell'Omc
Un prete cattolico irlandese
dice no ai brevetti sulla vita
Un prete cattolico irlandese, Sean McDonagh, che coordina l’azione di una società missionaria nel campo
della giustizia e della pace,
esorta i paesi ricchi a cessare
di fare brevettare gli organismi viventi e i processi naturali. McDonagh, che ha vissuto nelle Filippine per 22
anni, spera che i paesi del
Terzo Mondo, guidati dall'India e dal Kenia, prenderanno una posizione ferma
su questo punto in occasione dell’incontro ministeriale
deirOrganizzazione mondiale del commercio (Omc),
che avrà luogo a Seattle, negli Usa, a partire dal prossimo 30 novembre.
La presa di posizione di
McDonagh fa eco a quella
dell’agenzia umanitaria britannica Christian Aid, che ha
chiesto una moratoria di cinque anni sulla commercializzazione di tecniche di modificazione genetica nella catena alimentare. L’incontro di
Seattle affronterà la questione dell’attuazione dell’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale riguardanti il commercio (Adpic), un accordo
molto controverso che prevede la concessione di brevetti
sulle risorse biologiche.
Molte aziende internazionali di biotecnologia sono
pronte a saccheggiare le risorse del Terzo Mondo, ha
detto McDonagh, «così come
il conquistador spagnolo
Hernán Cortés spogliò a suo
tempo l’America del Sud. La
vita, che una volta era considerata sacra e un dono di Dio
da parte di quasi tutte le religioni e culture del mondo,
viene oggi percepita come
un’invenzione umana, una
raccolta di geni e di sostanze
chimiche che un titolare di
brevetto può modificare,
comprare e vendere». Per ot
tenere un brevetto, bisogna
poter dimostrare che un pròdotto è nuovo, che esso im!
plica una parte di invenzione
e che ha un’applicazione
commerciale. In virtù del regime instaurato daU’Omc, i
brevetti si applicano in tutto
il mondo e riguardano sempre più la materia biologica
ivi compresi i geni.
I difensori dell’Adpic sostengono che un organismo
geneticamente modificato
(Ogm) è un’mvenzione umana e merita quindi di essere
protetto da un brevetto che
consenta al titolare del brevetto di recuperare le spese
di ricerca e di sviluppo e di
realizzare un beneficio ragionevole. 1 detrattori sostengono invece che la concessione di brevetti farà aumentare i costi, perché i proprietari di brevetti approfitteranno della loro posizione
di monopolio.
McDonagh teme di vedere
le risorse del Terzo Mondo
derubate dalle multinazionali dell’emisfero nord che detengono i brevetti: «Molti
popoli autoctoni non capiscono che le risorse o le conoscenze possano essere oggetto di diritti di proprietà
individuali - ha affermato -.
In un universo in cui il brevetto è re, è facile dimenticare che l’agricoltura europea
e l’agricoltura americana sono state sviluppate a partire
da vegetali e risorse genetiche importate gratuitamente
da altri paesi. Nello spirito
della giustizia, i paesi sviluppati dovrebbero rimborsare
il loro “debito genetico” al
mondo. All’incontro della
Omc a Seattle, molti paesi diranno che non vogliono “discutere dell’attuazione dell’
accordo, ma riconsiderare
l’insieme della questione”.
Spero che lo faranno», (eni)
L'ultimo rapporto di Eurostat
Occupazione in Europa
Enormi disparità tra le regior
La disoccupazione è una
piaga molto mal ripartita nell’Unione europea (Ue), come
risulta dall’ultimo rapporto
di Eurostat, l’Istituto statistico europeo, pubblicato a
metà settembre. Secondo il
rapporto, nelTaprile 1998 in
alcune regioni Ue si rilevava
un tasso di disoccupazione
inferiore al 3%: il Portogallo centrale (2,1%), le isole
finlandesi di Aaland (2,6%),
il Lussemburgo (2,8%) e il
Nord-Est della Scozia (2,9%).
In altre regioni, i disoccupati
superavano invece il 25%: la
Sicilia (25,6%), la Calabria
(27%), TEstremadura (28,8%)
e l’Andalusia (29,9%).
Nell’insieme, le regioni che
offrono meno opportunità di
lavoro si trovano nelTOvest e
nel Sud della Spagna, nel Sud
dell’Italia e nell’Est della Germania; le regioni invece con
un tasso di disoccupazione
limitato si situano in una fascia che va dal Lussemburgo
all’Italia del Nord, passando
per il Sud della Germania e
per l’Austria; si possono ancora aggiungere la Scozia
dell’Est, l’Inghilterra del Sud,
la Danimarca, e buona parte
dell’Olanda e del Portogallo.
Se si considera la disoccupazione femminile o quella
giovanile, gli scarti tra regioni
appaiono ancora più forti.
Per le donne, si passa dai
2,5% nella regione meno colpita, il Portogallo centrale, al
40,3% delTEstremadura, nella Spagna del Sud. Conside
razione poi sorprendente;
mentre nell’insieme della Ue
le donne sono colpite più degli uomini dalla mancanza di
lavoro, esistono tuttavia 65
regioni su 205 in cui la disoccupazione femminile resta
più bassa di quella maschile;
queste regioni si trovano nel
Regno Unito, nel Sud della
Germania, in Svezia, in Finlandia e in Irlanda.
Quanto ai giovani sotto i 25
anni, i tassi di disoccupazione spaziano dal 4,6% nell’Austria del Sud al 72,3% in Calabria. È nella Germania del
Sud, in Austria e in Olanda
che i giovani sono meno colpiti dalla disoccupazione. In
quasi tutte le regioni dell’Ita'
lia del Sud, invece, e nel
Nord-Ovest della Grecia, pid
della metà dei giovani è senza
lavoro; anzi, in queste regioni
la disoccupazione giovanile e
persino aumentata, quando
quasi ovunque diminuiva.
Le discrepanze regionali
nel settore della disoccupazione non si fanno solamente sentire su scala Ue, ma anche all’interno dei vari stati
membri. Il caso più impressionante è quello dell’Italia'
dove si rileva una percentuale di disoccupati otto volte
più elevata in Calabria che
nel Trentino-Alto Adige; forti
disparità tra regioni si constatano anche in Germania
tra il Sud e l’Est, in Spagna tra
il Nord-Est e il Sud, in Portogallo e in Finlandia.
(Eurofocus n. 301^^1
l
1