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DELLE mil VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE FELL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 22
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QUALE
LIBERTÀ ?
Due settimane fa, commentando qui
brevemente i risultati del referendum,
scrivevo: « una buona notizia, un motivo di gioia ». Non ho affatto mutato
parere. Forse però si può aggiungere
qualche considerazione, suggerita anche da una breve lettera che si può
leggere a pag. 7.
Chi ha vinto, in fondo, il referendum? Contro il clericalismo, là secolarizzazione.
Senza dubbio vi sono stati cristiani
che hanno parlato, prima, e hanno poi
votato con motivazioni evangeliche che
si possono così condensare: da un lato
l’Evangelo della croce segna per noi in
modo tassativo la via della testimonianza e ci vieta in modo altrettanto tassativo il ricorso a qualsiasi
« braccio secolare »; dall’altro, per
noi, l'Evangelo che ci annuncia che
Dio vuole la coppia umana unita da
un patto definitivo, non può diventare
una legge, con l’inevitabile casistica,
ma rimane una sfida e un appello alla
fede. Questa è stata la posizione da
parte protestante, condivisa pure da
un numero consistente di cattolici. Ciò
non vuol dire, per altro, che anche qui
non abbiano giocato altri motivi, collaterali o estranei a queste motivazioni
evangeliche, nelle nostre campagne, nei
nostri proclami e nei discorsi che abbiam fatto con i nostri conoscenti:
forse non c’è da stupirsene e scandalizzarsene, ma dobbiamo sforzarci di
averli lucidamente presenti, questi altri motivi, cercando di distinguere quel
che vien daH'Evangelo e quel che vien
da un’opzione politica., quel che vien
dalla fede e quel che viene dall’anticlericalismo, di segno liberale o di segno
marxista. È interessante, ad esempio,
considerare come anche fra noi, su
queste stesse colonne, si è valutato il
risultato del referendum: a una valutazione tendenzialmente "liberale” qual
era — me ne rendo conto — quella
che ho dato parlando di « fronte libertario », di « battaglia di libertà », se ne
affiancano altre che sono tendenzialmente “marxiste” esprimendo l’auspicio e la volontà che quest’affermazione
popolare contro il più forte centro di
potere oggi esistente in Italia proceda,
porti ad ulteriori traguardi di classe.
In ogni caso, non è che i cristiani
nrofessi si siano improvvisamente moltiplicati, in occasione del referendum.
Il grosso dei « no » ha, con ogni probabilità, la propria matrice nella secolarizzazione, non in una fede che si
sforza di lasciarsi purificare e orientare dall’Evangelo. Anche in questo senso l’Italia ha fatto — e con un bel ritardo, come si notava — una scelta
moderna, europea: ha mostrato che la
stessa secolarizzazione che da tempo
si manifesta in altre nazioni, sia pro; ostanti sia anche cattoliche, come la
Francia, ha raggiunto il nostro paese,
almeno al punto da intaccare e mettej in minoranza la presa clericale che
su di esso si è finora esercitata.
Ora, la secolarizzazione può anche
essere per la chiesa un fattore, magari
corrosivo, di pulizia spirituale. Ed è
senza dubbio preferibile la secolarizzazione al clericalismo, sia in termini politici sia soprattutto in prospettiva
evangelica: lo snaturarsi aU’interno è,
ner la chiesa, una minaccia ben più
"^rave e subdola che l’essere attaccata
dall’esterno. La secolarizzazione è un
avversario — o, se vogliamo, il mondo
senza maschera —, il clericalismo è
un’eresia, un cancro. Non che sia sempre neutra, la secolarizzazione, libera
da dèmoni: gli idoli risorgono in ogni
generazione, anche in quelle secolarizzate, e hanno una capacità trasformistica e mimetica degna dei camaleonti. Tuttavia le difficoltà, le messe
in discussione e le opposizioni che essa rappresenta per una ’cristianità co
stituita conformista e clericalizzata
possono sempre essere, nella mano
del Signore, una utilissima, necessaria
verga correttiva.
La chiesa, però, deve aver ben chiaro che si tratta di una verga, non dell’Evangelo. Non deve identificare la
secolarizzazione, e tutto ciò che comporta, con l’Evangelo. Perché la secolarizzazione significa né più. né meno
il rifiuto di Dio, l'evacuazione di questa ’ipotesi inutile’, se non addirittura
nociva, e l’affermazione dell’uomo autonomo, ’adulto’, sostanzialmente (anche se in fondo illusoriamente) padrone di sé, della sua vita e della sua morte. Dietro una grande massa di « no»,
c’erano questo rifiuto e questa affermazione. Molti, magari con indifferenza, senza farsi problemi, dicendo « no »
alla chiesa (romana) hanno sostanzialmente detto « no » anche a Dio. Lo
si sente nell’aria, anche, nel graduale
mutare della sensibilità nei confronti
di problematiche quali l’eutanasia e
l’aborto. Non intendo dire che ogni
modo nuovo di porre, da parte di cristiani, queste problematiche sia indice
di secolarizzazione; ma che anche qui
la secolarizzazione, cioè la contestazione magari inconscia della sovranità di
Dio sulla vita, si fa largamente sentire, e bisogna stare all’erta.
La chiesa deve aver coscienza delle
sue responsabilità e delle sue colpe.
Come potrebbero ragionare altrimenti
— nel rifiutare giustamente il paternalismo e l’oppressione clericale — masse alle quali nessuno ha mai prospettato, ad esempio, le motivazioni evangeliche suaccennate? « E come crederanno, se non c’è chi predichi? ». Resta, nella sua chiarezza inquietante, il
fatto che molti rifiutando il messaggero rifiutano il messaggio. O, come
nel caso recente, accettano volentieri
dei compagni di strada e di lotta, del
tutto indifferenti ai moventi ai quali
questi cercano di obbedire.
Ed ecco perché la domanda del titolo. Nella vittoria dei « no », che è
stata un’affermazione di libertà, sono
occasionalmente confluite libertà molto diverse, come la libertà liberale e
quella marxista e tutte le sfumature intermedie; e ha fatto umile apparizione anche la libertà evangelica. Perciò
terminavo lo scorso articolo scrivendo
che in quest’occasione, per la debole
testimonianza di un certo numero, proporzionalmente esiguo, di cristiani,
« l’Evangelo è stato anche indicazione
di libertà, perché richiamo alla sola
sovranità di Dio sulle coscienze ». Ma
che cosa significhi di fatto questa libertà del cristiano, e come la si viva
anche nella città, è arduo da illustrare, e più arduo da vivere. Siamo però
almeno d’accordo su questa esigenza
fondamentale di identità cristiana?
Pentecoste: l’azione dello Spirito e i suoi doni
Fede, speranza, amore
« Or dunque queste tre còse durano: fede, speranza, amore; ma
la più grande di esse è l'amore »
(I Corinzi 13, 13). Questo dice
l'apostolo Paolo. Ma e proprio così? È.ia fede che dura, o non piuttosto l'incredulità, mentre la fede
svanisce? E la speranza che dura,
o non piuttosto la rassegnazione,
mentre la speraliza langue? È
l'amore che dura o^ non piuttosto
l'odio, mentre l'amore si raffredda? Molti cristiani del nostro
tempo non sanno più che cosa
dura. Fede, speranza ,e .amore
stanno crescendo o diminuendo
nel mondo? Durano o tramontano? Resistono o cadono? Sono
vincenti o perdenti? Ce lo chiediamo. La certezza d| Paolo è diventata un interrogativo. Noi proiettiamo sull'evangelo l'ombra delle
nostre inquietudini. Paolo proietta sulle sue inquietudini la luce
dell'evangelo. Fede, speranza, amore — egli dice — durano. Non
dice: durano in me, ma semplicemente; durano. Anche quando vacillano in me, esse durano. Anche
se non sono io a farle durare, esse ugualmente durano anche per
me. Esse mi cercano, si fanno
avanti, possono entrare in me e
quivi durare. È possibile che non
solo fuori, di me ma anche in me,
sia la fede a durare e non l'incredulità, la speranza e non la rassegnazione, l'amore e non rindifferenza. Questo significa che nessuna incredulità, nessuna rassegnazione, nessuna indifferenza possono essere considerate definitive
nella vita di un uomo e del rnondo.
Fede, speranza, amore: Paolo le
ha messe insieme, noi le abbiamo
separate e perciò mutilate. È una
amara sorpresa dover constatare
quante persone, pur credendo
molto, amano poco e quante
altre, invece, pur amando molto, credono poco. Abbiamo difficoltà a tenere unite e vivere insie
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiii
Gino Conte
Si esita ad aggiungere paroie alle molte che in questi giorni fluiscono
nel nostro paese. C’è un senso di ritegno di fronte al tatto, e la strage di
Brescia è, dopo moltí altri, più grave
di molti altri, un lut|p nazionale.
Non un lutto deklfninato da una
catastrofe naturale^rbensi da un crimine, odioso tanto più quanto più assurdo. Lo sciopero nazionale ha voluto esprimere un fermo « no » afla feroce e vigliacca violenza di chi sembra sentirsi vivere solo in un pazzesco
programma distruttivo, in una delirante volontà di potere disposta a passare su mucchi di cadaveri, sognando un
popolo di servi.
La strage ha stretto nuovamente una
forte parte del nostro popolo in un
« no » deciso opposto alla prepotenza.
Tuttavia la infezione fascista e squadrista, debitamente aggiornata, è evidentemente ben presente neU’organismo italiano. I terroristi criminali, vili
assassini di persone inermi, sono senza dubbio infime minoranze marginali,
Ancora NO
identificate e messe
in condizioni di
non nuocere. Ma
senza dubbio esse
ritengono di poter contare se non sulla
complicità, almeno sulla passiva acquiescenza di una parte non indiffe
rente di italiani, e di responsabili in
particolare ; o comunque di poterli frastornare con una strategia di pressione violenta e di far loro così desiderare un governo ’forte’, qualunque esso
sia, un ’ordine’, qualunque prezzo costì.
Al fascismo va detto un « no » civUe,
politico ; forse soprattutto un « no »
spirituale, nella cerchia modesta ma
concreta delle responsabilità di ognuno, là dove vive e nei rapporti con coloro accanto ai quali vive, lavora, riflette, parla, decide.
E grazie di cuore a coloro che, valendosi dei mezzi di comunicazione di
massa, offrono intensi momenti e motivi di riflessione come quelli che
proprio nei giorni scorsi sono stati costituiti dalle puntate dello sceneggiato
televisivo « L’assassinio dei fratelli
Rosselli ».
niiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiMi
che è augurabile, necessario siano
l'""l!IHin!llillllllllllllll|||||||||||llllllllll||l||ll|||||||||l||||||||||llllllllll{lll|||||||||||||||||||||{||||||||;i|||||||||||||||||ii||||||||!|{||||||||||||||||||{||||||||||||||||{||||||||||||
MALGRADO L’OPPOSIZIONE DELLA CINA POPOLARE
L’Alleanza Riformata Mondiale ha ottenuto voce
consultiva In un organismo delle Nazioni Unite
Decisione analoga per l’Alleanza Battista Mondiale: in questo caso
all’opposizione cinese si è unita quella sovietica
New York (spr) — Le Nazioni Unite
hanno accettato, con voto, la domanda
dell’Alleanza riformata mondiale di
avere voce consultiva presso il Consigliò economico e sociale (ECOSOC);
un solo voto contrario: quello della
delegazione della Repubblica popolare
cinese. L’Unione sovietica si è associata alla Cina per rifiutare, poi, una domanda analoga presentata daH’Alleanza battista mondiale, ma la loro opposizione è stata vinta.
L’opposizione della Cina era motivata dal fatto che la Cina nazionalista
è ancora rappresentata nell’ARM. Wang
Tsu-Ciuan, delegato cinese, ha dichiarato che il suo paese era fermamente
contrario allo stabilimento di qualsia
« Romagna solatìa, dolce paese », « il paese ove
andando ci accompagna l’azzurra vìsion di San
Marino » : a più d’una delle 150 donne evangeliche
riunite a Rimiifi, ai primi di maggio, saran tornati in mente questi versi del Pascoli. E, finiti i
loro lavori, parecchie sono salite alla pìccola repubblica, per un breve svago, prima di riprendere il lavoro quotidiano. Sì erano riunite, il 4 e 5
maggio, per i rispettivi Congressi femminili, battista, metodista e valdese, e quindi, tutte insieme, per il 2» Congresso femminile interdenominazionale. Nell’interno la doppia pagina periodica della FFV ne riferisce, curata da Marie-France
Coisson, Fernanda Comba e Berta Subilia con
varie collaboratrici.
si relazione fra l’ECOSOC e organizzazioni non-governative, quali FARM, le
quali non hanno seguito la risoluzione
dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, nel 1971, di « restaurare i diritti
della Repubblica popolare cinese alle
Nazioni Unite ». Il sig. Wang ha così
proseguito la sua requisitoria: « Elementi della cricca di Ciang Kai-Shek,
manipolando e sostenendo un pugno
di forze reazionarie che cercano di
creare 'due Cine', utilizzano oggi ancora il nome della Cina per proseguire
le loro attività in alcune organizzazioni non governative, come il Consiglio
internazionale delle Società di design
internazionale, l'Alleanza battista mondiale e l'Alleanza riformata mondiale ».
Nel corso dei dibattiti su queste domande di candidatura, il delegato statunitense ha espresso la sua costernazione perché i paesi comunisti chiedono la voce consultiva per le proprie
organizzazioni ma la rifiutano a quelle
occidentali; da parte sua il delegato liberiano ha deplorato che la discussione abbia preso un carattere eccessivamente politicizzato. Alla fine di questa
discussione, l’accreditamento dell’ARM
e dell’ABM, come quella di altre organizzazioni non-governative, è stata accordata senza ulteriore votazione.
L’ARM conta fra le Chiese che ne sono membro la Chiesa di Cristo in Cina
(Cina continentale), con la quale durante gli ultimi 25 anni le è stato impossibile di conservare relazioni ufficiali, e la Chiesa presbiteriana a Tai
wan (Formosa), che conta 200.000 membri.
Alla fine del 1970 il Comitato esecutivo della Chiesa presbiteriana a Taiwan aveva pubblicato una « Dichiarazione pubblica sul nostro destino nazionale » (ne avevamo a suo tempo
pubblicato qui il testo, n.d.r.), esigendo il diritto all’autodeterminazione per
il popolo taiwanese, definendo tale diritto « concesso da Dio e affermato dalla Carta delle Nazioni Unite »; essa esigeva pure elezioni « di tutti i rappresentanti negli organi governativi superiori per sostituire gli attuali rappresentanti eletti 25 anni fa nella Cina
continentale ». In occasione di una conferenza di taiwanesi residenti in Europa è stata rivolta al regime nazionalista di Taipeh analoga richiesta di « lasciare che la maggioranza decida del
proprio futuro politico ».
Sui 15 milioni di abitanti di Taiwan,
circa 12 milioni di taiwanesi abitano
in quest’isola da tre secoli e anche più,
200.000 persone sono di origine polinesiana e 3 milioni di cinesi sono venuti
dal continente alla fine della seconda
guerra mondiale, soprattutto dopo la
costituzione della Repubblica popolare.
Sebbene da alcuni anni alcuni funzionari di origine taiwanese abbiano avuto accesso a posti di governo, il potere è, di fatto, nelle mani degli antichi
rifugiati cinesi.
Leggere a pag. 3 la richiesta di riconoscere il diritto taiwanese all’autodeterminazione,
avanzata da riformatori statunitensi.
me fede, speranza e amore. Son
solo tre cose, ma per noi sono già
troppe. A mala pena riusciamo a
realizzarne una nella nostra vita.
È così anche tra i maggiori testimoni. Ad esempio Lutero può certo insegnare a crederò ma non ad
amare (si pensi alla guerra dei
contadini). Albert Schweitzer ci
ha insegnato ad amare ma non a
sperare (per lui è vana l'attesa del
ritorno di Gesù). La odierna teologia politica parla molto di speranza ma poco di fede. Così la nostra vita cristiana presenta molti
vuoti. Abbiamo bisogno di ritrovarne la pienezza. La debolezza
della chiesa oggi è dovuta alla sua
vita monca, con troppi vuoti.
Non fede soltanto, ma fede,
speranza e amore. Al tempo della
Riforma era necessario dire: sola
fides (« la fede soltanto »), per
sconfiggere la religione delle opere. Oggi è necessario dire: fede,
speranza , amore, per colmare i
vuoti della nostra vita cristiana.
Abbiamo bisogno di fede per far
posto a Dio, oggi che si afferma
che esiste solo l'uomo. .Abbiamo
bisogno di amore per far posto
all'uomo, noi che facciamo tanta
fatica a occuparci dell'uomo anziché della chiesa. Abbiamo bisogno di speranza per mettere e
mantenere in movimento fede e
amore, in mezzo ai conflitti, alle
sconfitte e alle delusioni. Pentecoste è là dove la fede non diventa
solitaria ma resta in compagnia
di amore e speranza. Pentecoste è
là dove la fede cerca Dio senza
dimenticare l'uomo, l'amore cerca l'uomo senza dimenticare Dio,
la speranza guarda al futuro senza dimenticare il presente. Pentecoste è là dove l'uomo, liberato
da se stesso grazie alla fede, che
10 trasferisce in Dio, e aH'amore,
che lo trasferisce nel prossimo, si
mette in movimento verso entrambi grazie alla speranza.
Fede, speranza e amore, in realtà, non sono troppo: se una manca, anche le altre due si snaturano. Ma Paolo precisa che « la più
grande di esse è l’amore ». Perché
l'amore è più grande? Perché è
più vicino a Dio. Dio non è fede,
non è speranza ma è amore. Dicendo che l'amore è la cosa più
grande Paolo polemizza contro
certi cristiani del suo tempo i
quali sostenevano che la cosa più
grande erano la conoscenza dei
misteri di Dio e l'estasi religiosa.
Paolo replica: il mistero di Dio è
11 suo amore, che conosciamo non
in esperienze mistiche ma meditando la croce. Ma si ha l'impressione che questo insegnamento di
Paolo è stato presto dimenticato
e che la chiesa non sia vissuta come se l'amore fosse davvero la cosa più grande. Tante altre cose
sono state più grandi e più importanti, anche per la chiesa. Così forse questo primato dell’amore è ancora da scoprire. Forse abbiamo scoperto la beneficienza
più che l'amore. Abbiamo esplorato in ogni direzione la fede
e ci siamo molto preoccupati di
essa. Stiamo in questi anni esplorando la speranza e cercando di
comprenderla e viverla. Ma la cosa più grande, senza la quale tutto il resto non è nulla, compresa
la fede e le sue opere stesse (I Corinzi 13: 1-3), forse dobbiamo ancora scoprirla. Pentecoste è là dove si scopre il primato dell'amore
come senso e compimento di tutto, e lo si vive. Paolo Ricca
2
pag. 2
U iEpIpi^ il Sinodo
dellÉ IfMesa riforrnata di Francia ricorda,
nei siloi lavori, Ì'8" centenario valdese
Un fratello, originario di S. Giacomo, degli Schiàvoni e ddñmolti anni emigrato per lavoro a Frauenfeld, in Svizzera, rispondendo a una nostra sollecitazione, ci dice che cosa significa per lui l’S" centenario del movimento valdese e
quali frutti, per il dopo, ne spèra. Lo ringraziamo e pubblichiamo con piacere
il suo scrìtto. ' red.
Le ricoirenze sono scritturali. Come sappiamo, la « Pasqua » degli ebrei è
ordinp di Diff iEsodo 12,14) e divenne poi, per noi cristiani la «Pasqua di risurreziorfe ». Ricordiamo i giorni più’ belli della nostra vita e ei rallegriamo insieme ai nostri congiunti. Abbiamo ricordato il centenario della « Emancipazione » nel 1948^ e ^s^bene'_fossirno nell’immediato dopoguerra, ci siamo rallegrati cantando mni dì giubilo,' recitando drammi storici sui valdesi che ci hanno preceduto e su come hanno saputo soffrire e morire per la fede.
Qui viene la domanda: chi era Valdo e i suoi seguaci, perché ce ne ricordiamo? Rispónderei con un’altra domanda: chi era e chi è il Cristo, perché lo
ricordiamo e lo dobbiamo ricordare ogni giorno? Ogni valdese, ogni metodista,
ogni battista saprà dare la risposta giusta, come pure tutti gli altri cristiani.
Nessun credente può dare per ’scontato’ Cristo: la croce del Golgota e la tomba aperta, la mattina del primo giorno della settimana.) Se questo fatto così
meraviglioso e sublime non si può tener per ’scontato’, dobbiamo allora riconoscere che la S_. Scrittura, l’Antico e il Nuovo Patto non può esser ’scontato’.
Questo è stato il punto essenziale per Valdo, per Luteto, per Calvino e
per tutti i riformatori che hanno voluto rilanciare i due Patti di Dio con
l’uomo, affinché questi potesse ritrovare la giusta via e attingere egli stesso alla
sorgente pura e limpida per avere la vita, e vita « ad esuberanza ».
Per noi che viviamo in questo tempo di progresso, che cosa significa il
« Patto di Dio con l’uomo »? Noi che ci chiamiamo figli della Riforma — perché
anche Valdo è stato un riformatore —, come ci comporteremo e che cosa faremo « dopo il Centenario »? Continueremo — nessuno si offenda — a scaldare i
banchi della chiesa per sentire eloquenti sermoni e poi tornare a casa, come
al solito, portando sulle spalle il nostro fardello senza averlo deposto ai piedi
della croce? Continueremo a disprezzare il comandamento di Dio che impone
l’amore e il rispetto reciproco, affinché gli altri potessero riconoscere che non
a caso siamo figli della Riforma, dopo che figli di Dio? Sj, figli della Riforma
perché essa ha soffiato come un vento nuovo, anzi, come il vento antico che
non sofiiava più dacché i cristiani, dopo alcuni secoli di evangelizzazione con
persecuzioni, martirio, roghi, avevano ottenuto la emancipazione e più tardi
si erano immedesimati nel paganesimo. Questo vento ripnovatore che si è risvegliato con Valdo e con altri movimentii, poi cOn la grande Riforma seguita
alcuni secoli dopo, ha soffiato sulle « ossà secche » ed’esse hanno preso a rivivere; ha potuto, mediante la potenza delPEvàngelo, soffiare cOn più forza affinché la chiesa risorgesse a nuova vita, affrontando persecuzi^i e martirio, come
è avvenuto. A quanto pare, la vita della Chiesa va oggi afl|evoléndosi, perché,
per amore del gran benessere e ben vivere, l’Evangelo è dimenticato.
Se quel vento rinnovatore penetra nel nostro cuore ci fa riflettere e confrontare là nostra vita presente con quella che hanno vissuto i cristiani dei primi tre secoli, i successori di Valdo e la generazione^dei riformatori, allora le
nostre « ossa secche » riprenderanno vita e saremo veramente figli di Dio in
La Chiesa Riformata di Francia ha
tenuto il suo Sinodo Nazionale il 24,
25, 26 maggio a Lione o meglio alla periferia della città, non molto lontano
dalla Via Pietro Valdo. Sede del Sinodo era un ex seminario cattolico ora
attrezzato a centro di incontri. Un cen
suo saluto al Sinodo, ma soprattutto
ne ha parlato il Presidente Maury nel
suo messaggio: « Siamo a Lione nel
l’anno in cui i nostri fratelli della Chiesa Valdese celebrano l’ottavo centenario di Pietro Valdo e di cui la loro
chiesa porta il nome poiché essi ne ri
4.:_• _ J. V - .--- . . La 11 IIWIIIC pUiUliC caai lic 11
tinaio di camere indipendenti, servizi trovano l'origine nella viva protesta
Qi retettorio, saloni e sale di incontro di questo mercante lionese che abbanparticqlarrnente adatto lo donò le sue proprietà per andare, in
edificio ai lavori Sinodali. Non ho vi- compagnia di altri «poveri di Lione»
nrP ®c^9Siastico, unico se- a predicar per le strade e per le piazze
gno di cattolicesipjO un manifesto del- l’Evangelo di liberazione. Fino al mo1 anno santo a uii, muro, e una cappe!
E ora che fare ?
consentito indicare' uno dei commi del
Concordato, quello che dice: La religione Cattolica e la-religione dello Stato! Inconcepibile!Il Ma Io Stato chi è?
non è forse « tutto » il Popolo italiano?
Ecco dunque una disposizione di legge
coercitiva che irnpone a tutti una religione, anche a coloro che non ne vogliono sapere: che costringe tutti gli
alunni di tutte le scuole a subire le le
metalliche, fino aP punto da farsi sanguinare! ; ^
Perciò il giofino’ appresso, mi recai
sul viale principale dove una folla numerosa era già assiepata; e lavorando
di gomiti riuscii' a raggiungere una
buona posizione, nelle primissime file.
Ora non c’era che da aspettare.
Ed ecco finalmente spuntare prima
zioni di una religione resa obbligato- >1 plotoncino dei, chierichetti e poi
ria. Chi non vuole seguirle è costretto " ' ---
a fare tempestivamente una domanda
di esenzione. L’effetto di questa legge
non si riscontra solo nella scuola ma
perfino nell’Esercito. E qui vorrei terminare citando due fatti personali che
mi sono occorsi durante il mio servizio militare:
PRIMO FATTO
Ero giunto a Rieti da pochi giorni;
alla domenica mattina verso le 9, suona l’adunata per la Messa che viene
celebrata nello stesso cortile della caserma dove è stato allestito un altare
da carnpo. Io mi astengo naturalmente, e rimango in camerata in compagnia di 11 albanesi di religione mussulmana. Dopo pochi minuti arriva di
corsa il sergente maggiore e mi chiede
concitato perché non mi sono presentato. Rispondo: perché io, non essendo Cattolico, non intendo partecipare
alla Messa.
— Poche storie, ribatte il mio superiore, devi scendere! — Al mio rifiuto
passa alle rninacce: — Rifiuti un ordine, ebbene io ti denuncio nel mio rapporto. — Io ribadisco: — Non rifiuto
un ordine, esercito semplicemente un
mio diritto. — Bene, bene! — conclude
lui — vedremo come andrà a finire:
intanto lava tutti i vetri della camerata! —
Più tardi fui convocato dal Capitano
al quale spiegai il mio caso: fu molto
comprensivo e la cosa finì così...
SECONDO FATTO
Sempre a Rieti, qualche mese dopo.
Domani è il Corpus Domini; festa
nazionale, il che significa per noi, libera uscita tutto il pomeriggio. La « libera » è sempre la benvenuta, anche
se a Rieti (1930) ci si annoia un po’
qualche volta; difatti la città non offre molte distrazioni, se non qualche
partita al biliardo in qualche caffè. Ma
domani, la distrazione ci dovrebbe essere, poiché mi riprometto di assistere alla sfilata della grande processione,
che mi hanno descritto come favolosa,
almeno per me che al paese, ho sempre assistito a processioni assai modeste e per nulla spettacolari, mentre in
niiella di domani gli elementi spettacolari non dovrebbero mancare; m’interessa particolarmente vedere se veramente ci sono quei fedeli che, a torso nudo, si percuotono il petto e la
schiena con corregge munite di punte
man mano tutti gli altri. Ero talmente
intento a cercare 'con lo sguardo l’oggetto principale della mia eùriosità che
non mi ero accorto dell’approssimarsi
del baldacchino sotto il quale si trovava il vescovo officiante munito di paramenti e di tutti gli oggetti detti sacri. A differenza che da noi, dove la
gente si limita a farsi il segno di croce quando passa il baldacchino, tutta
quella folla s’inginocchiò, e così io ri
per chi ci siede acfcanto.
Allora le nostre chiese, anziché diminuire di membri — come diminuiscono —, crescerebbero come crescevano al tempo degli apostoli e si direbbe anche opi, come allora, che « la Parola di Dio si diffonifeva e il numero dei discepoli si moltiplicava assai in Gerusalemme e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede » (Atti 6, 7). Era la fede, la verà fede.
Come sarà la nostra, dopo il Centenario? ?
’. Domenico Di Toro
DOPO
IL REFERENDUM
Il risultato finale del « Referendum »
mi ha portato ad alcune riflessioni che
potrebbero interessare qualche lettore
dell’Eco-Luce. Lavorando un po’ con la
fantasia mi sono immaginato, per qualche breve momento, di essere un deputato alla Camera, e di rivolgermi all’assemblea in questi termini:
« On.li colleghi, il risultato finale del
Referendum mi ha suggerito essenzialmente due cose. La prima è che le statistiche, secondo cui il popolo italiano
era per il 99% composto da buoni cattolici, praticanti, osservanti e sottomessi alle ingiunzioni della Curia, non
sono esatte; difatti dal 99% il numero
è ridotto a poco più del 40%. La seconda è che nel 60% di quelli che hanno
« scelto la libertà » vi è una notevole
frangia di gente « maturata » di recente; intendo parlare di tutti quei cattolici del dissenso, i quali hanno capito
che, siccome il Signore ha dotato ognuno di noi di una testa con un cervello
e una certa dose di intelligenza, tanto
vale servirsene senza aspettare sempre rimbeccata che viene dal pulpito
o dalla cattedra.
« Ora, di fronte ad una simile situazione, on.li colleghi, mi sembra che
non bisogna fermarsi lì, ma proseguire decisamente la marcia in avanti, onde liberarci da tutti i vincoli che ancora ci tengono legati a situazioni assolutamente antidemocratiche e anticostituzionali, quali ad esempio l’articolo 7 della Costituzione. In quell’articolo è detto che i rapporti fra Stato
e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi. Ora è risaputo e storicamente dimostrato che quando due contraenti stringono un Patto, ciò avviene
sempre ai danni di qualcuno. Difatti,
anche nel nostro caso specifico, notiamo che le clausole del Concordato sono fortemente discriminanti. Facciamo
un esempio: Un cittadino italiano possiede una bella fattoria di 1.000 ha. che
ha ereditato dal padre. Egli ha dovuto
pagare la tassa di successione, e poi
ogni anno paga le tasse sui fabbricati,
sui terreni e sul reddito. Ora immaginiamo che un bel giorno questo proprietario molto pio, morendo lasci in
eredità la sua fattoria alla Chiesa (cose che succedono). Orbene, in questo
caso la Chiesa ne diventa proprietaria
Senza pagare un soldo per la successione e anche nel futuro non pagherà mai
nessuna tassa! ».
A questo punto, il mio ruolo di deputato immaginario cessa, s’imporrebbe il dovere logico e conseguente di
presentare un progetto di legge per la
abrogazione totale del succitato art. 7.
Ma siccome ciò esula dalla mia competenza specifica lascio il compito ad
altri e mi auguro che questa idea venga in mente a qualche bravo, autentico onorevole come Basiini, Fortuna,
Antonicelli, Galante Garrone ecc. e che
presenti lui un progetto di legge adeguato.
Prima di terminare mi sia ancora
mento in cui il primato dei Gaules
dell’epoca non lo cacciò dalla sua città e in cui, d’improvviso, — come accade ogni volta che i potenti tentano
di fermare l’Evangelo nella sua marcia — il suo movimento si estende nell’Europa tutta per fissarsi poi, dopo
molte persecuzioni e ' sofferenze, in
quelle alte valli del Piemonte alle quali ci sentiamo così vicini. Eccoci dunque con questo richiamo del 'Vangelo
che del continuo vuole rivivere in noi
come una passione che non ha rivali ».
Il Presidente Maury non potrà in
agosto essere alle valli, sarà presente
con un messaggio; e la Chiesa Riformata di Francia sarà ufficialmente rappresentata dal suo Segretario Generale pastore Guiraud.
* * *
Vi sono diversità fra il Sinodo della
Chiesa Riformata di Francia ed il nostro. Dato che il lavoro è ripartito
nei Sinodi regionali, molto più importanti delle nostre Conferenze Distrettuali e che, data l’ampiezza della Chiesa stessa, il decentramento amministrativo è molto più accentuato che da
noi, il Sinodo si limita solo a questioni di interesse generale. L’autonomia
amministrativa è molto più accentuata che da noi. La relazione del Presidente e quella del Segretario Generale
hanno preso poco più di un’ora di discussione e per lo più il vasto lavoro
di preparazione è stato approvato a
grande maggioranza quasi sempre dopo brevi discussioni. Così tutto il lavoro si è svolto in meno di tre giorni Dur
tenendo conto che una ,- parte della
mattinata del sabato fu ¿»reso da uÁ ^
ricevimento in Municipio e che la domenica mattina vi è stato il culto e il
sabato dopo cena una visita alla veci
chia città di Lioné.
* * *
Il Sinodo comprendeva circa 150
pèrsone, ma di queste solo la metà
erano membri « con voce deliberativa » e cioè solo i delegati ufficiali delle
Regioni, i membri con « voce consultiva » erano circa una quarantina, fra
questi il Presidente Maury, il Segretario Generale Guiraud che pure sedevano al tavolo della presidenza e gli altri membri del Comitato Nazionale
non membri ad altro titolo del Sinodo
(cioè non delegati di una Regione). Vi
erano poi una trentina di invitati, non
solo delegati di altre chiese, ma tre
studenti in teologia e due osservatori
della Conferenza episcopale cattolica.
•* * *
Fra gli argomenti che hanno preso
più tempo nelle discussioni Sinodali vi
è stato un ordine del giorno, per altro
______ ____^ a grande maggioranza, in cui si
masi il solo in piedi, come un alberei- Federazione di prender
In in nn nrntn 1 iniziativa della Creazione di un Comi
tato interdenominazionale di aiuto agli
la, sempre deserta, al pian terreno.
Le relazioni fra protestantesimo e
cattolicesimo sono buone in Francia.
Due « osservatprr» cattolici hanno ufficialmente partecipato a tutti i lavori sinodali ed il Pastore Appia, ufficialmente incaricato ài tener i contatti fra
Cattolicesimo e Ciiiesa Riformata ha
proposto ed il Sinodo ha accettato che
venga posto aU’Qfdine del giorno di
uno dei prossimU Sinodi il problema
dei rapporti col ¿áttolícesimo: le norme fissate una quindicina di anni orsono,j devono esser considerate come
superate.
La scelta della .Sede sinodale non è
stata apprezpta da tutti, un professore di Facolta Teòlogica, per protesta,
ha ufficialmente ^sertato il Sinodo.
.’'fui* *
Mentre un soloi. -manifesto anonimo
ricordava il cattolicesimo, Riesi ed il
pastore Vinay erano ben presenti. Una
esposizione di fotografie e scritte presentavano l’opera di Riesi, su un tavolo all’entrata erano esposti i libri di
Vinay su Riesi e sul Vietnam, e per tre
giorni su un tavolo vennero esposti in
vendita i lavori delle ricamatrici della
Scuola di Riesi. La Chiesa Riformata
di Francia ha sempre seguito con molto interesse l’opera di Tullio Vinay in
Sicilia. )
* ? *
Nel Sinodo a Lione il nostro centenario non poteva esser dimenticato, lo
ha ricordato il Pastore di Lione nel
10 in un prato
Qualche attimo dopo, la folla si era
rialzata ed io avevo ripreso a guardare con curiosità quando sentii una mano battermi sulla spalla. Credevo che
fosse qualche mio amico; ma voltandomi, con sorpresa mi trovai in presenza di un ufficiale che mi chiese nome e cognome. Rimasi a bocca aperta
dalla sorpresa e non riuscii neppure
ad articolare una parola. « Per ora vada pure », mi disse Tufficiale con un
sorriso sarcastico, « domani avrà mie
notizie ».
Difatti l’indomani fui convocato in
presenza del colonnello il quale, senza
preamboli, mi chiese: « Lei ha certamente studiato il regolamento militare. Mi dica un po’: a chi è dovuto il
saluto militare? » Rispondo: « Il saluto militare è dovuto a S. M. il Re ed
ai suoi reali successori, al SS. Sacramento, a tutti gli ufficiali... ». « Basta
così », mi disse; « e allora, come mai
ieri lei non ha salutato il S.S. al passaggio della processione? ». Raccolsi le
mie idee e risposi: « Signor Colonnello, quando c’insegnarono queste cose,
l’istruttore ci fece vedere su di un tabellone murale, il disegno di tutti i
gradi, dalla greca del generale fino al
semplice filetto del sergente; e quelli
11 conosco bene. Ma come sia fatto il
S.S. Sacramento nessuno me lo ha mai
detto; ed io, personalmente, non mi
sono mai interessato di saperlo, tantopiù che, in quanto Evangelico non credo nella sacralità di un oggetto, e quindi per me il rendere omaggio ad un
oggetto sa di superstizione medievale ».
« Bene », riprese il colonnello cercando di dissimulare un sorrisetto sotto i folti baffi ormai canuti; « per questa volta non la punisco, ma per il futuro le consiglio di aprire bene gli
occhi ».
Salutai ringraziando e me n’andai.
Ma giunto nel corridoio, chissà perché,
mi venne di pensare a Guglielmo Teli.
Armando Beux
obiettori di coscienza. Il grande probletna era quali obiettori dovessero
essere aiutati, in che modo potevano
esser aiutati e quando dovevano esser
aiutati. Bisogna tener presente che i
militari evangelici in Francia sono forse 15.000, e che alla loro cura spirituale provvedono una cinquantina di cappellani, quasi tutti a pieno tempo.
D’altro lato l’obiezione di coscienza
può aver diverse motivazioni: devono
esser considerati da aiutare i Testimo
ni di Geova, nella loro contestazione
alla nostra vita associata, gli obiettori
per ragioni puramente politiche, oppure solo coloro che per fedeltà all’Evangelo rifiutano di portare le arrni? Il problema non è stato risolto: il
Sinodo si è dimostrato soddisfatto di
aver messo in moto una assistenza
pratica. L’esperienza aiuterà a veder
chiaro anche negli altri problemi.
* ■* *
Altro argomento a lungo discusso è
stato lo statuto dei « candidati al ministero ». La chiesa si trova di fronte
a importanti casi di candidati al ministero che pur avendone i titoli non
intendono esser consacrati, in base ad
un concetto teologico che fa leva sul
principio del sacerdozio universale. In
una nuova legislazione è stata definita
la posizione di questi « pastori non
consacrati » che possono esser assunti
con contratto di lavoro a tempo nella
chiesa. Da un ordine del giorno è stato però messo in luce che questa è
una misura contingente in attesa di una precisazione del concetto dei ministeri nella chiesa.
La domenica mattina il Sinodo ha
partecipato al culto nella più antica
chiesa riformata nella città: quella
della « Place du Change » situata nella
vecchia città, in quella che aveva visto
l’opera di Valdo. Culto molto solenne
di installazione del Comitato Nazionale, e culto di S. Cena.
Alcuni anni fa, al Sinodo di Royan,
in occasione dell’inaugurazione del
nuovo Tempio, tutti i pastori erano
stati pregati di portar la toga e per
aver una certa uniformità a tutti era
stato distribuito un paio di facciole. Si
accentuava così la volontà di una apparente uniformità liturgica chiaramente sottolineata. Coloro che parteciparono alla liturgia del culto di Lione erano tutti in borghese, neppure in
abito scuro. Almeno quattro dei sei
liturgi erano pastori, nessuno salì sul
pulpito colla evidente volontà di confondersi nel popolo dei credenti. Il
culto fu naturalmente solènne, il messaggio biblico efficace, interessante il
sistema della Santa Cena servita nei
banchi in cui ogni credente offre pane e
vino al vicino di banco.
Ma un punto mi è rimasto come problema insoluto: il modo di presiedere
il culto: era veramente una esaltazione del sacerdozio ùmvè'fs'àlè', o'TfSff ITt^
vece un tentativo di mimetizzare dei
pastori confondendoli coi laici?
* * *
Il sabato mattina tre grandi autobus hanno portato i membri del Sinodo al Municipio dove ebbe' luogo un
ricevimento ufficiale. Rappresentava il
Comune il doti. Baridon, fiero della
sua origine Valdese, fortemente legato alle nostre valli che ebbe parole
molto cortesi di saluto per la nostra
chiesa. Per buona parte del ricevimento si fermò a conversare col nostro
delegato e con i pastori presenti che
sono legati alle Valli per vincoli di famiglia. Molto sintomatico questo contributo civile e religioso alla vita della
Chiesa sorella e di Lione in modo particolare da parte di Valdesi. Così ritorna dopo secoli di storia il frutto
dell’opera che otto secoli fa un mercante di Lione, abbandonata la sua città, venne a compiere, nel nome del Cristo, al di qua delle Alpi.
Alberto Ribet
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Marie-France Coisson. Giovanni Conte, Arnaldo Genre, Giorgio
Gardiol, Ermanno Genre, Zizzi Platone,
Roberto Peyrot, Teofilo Pons, Giorgio
Tourn, Elsa e Speranza Tron.
Leggendo
ii sermone
sul monte
MANSUETI
La terza beatitudine dell'evangelo di Matteo è uno dei passi
che meglio rappresentano il carattere sconvolgente, contestatario
fino all'assurdo, del messaggio evangelico; « Beati i mansueti
perché essi erederanno la terra » (Matt. 5; 5). Ma come! La conquista della terra è un’opera tremenda fra le più tremende che il
tentatore mette nel cuore degli uomini perché vi sprechino fatiche e sangue, come abbiamo visto in tutti i tempi da Caino in poi,
come vediamo anche oggi nel Vietnam, nell’Irlanda, nel Medio
Oriente ed in altri luoghi.
Eppure il vangelo dice che alla fine questa terra sanguinosa,
quando avrà finalmente pace, apparterrà, o più esattamente, sarà
da Dio data in appannaggio, in amministrazione ai miti, ai mansueti, a coloro che non avranno versato il sangue dei fratelli ma
avranno in tutti i tempi spiegato, invece della forza fisica, una formidabile forza spirituale e morale che avrà permesso loro di vincere nei mille combattimenti dei quali la prova continua della loro fede avrà intessuto la loro vita, allenandoli a vincere sempreil male non con altro male ma col bene; a coloro che sempre
avranno osservato la regola di respingere la forza con la forza
non secondo il modo umano di opporre alla violenza, altra violenza, alle armi altre armi più potenti, ma alla forza naturale e
bestiale, la forza più vera, quella invincibile dello spirito, quella
che il Padre dà sempre a coloro che, per mezzo di Gesù Cristo, si
tengono costantemente in contatto con Lui.
Lino De Nicola
3
31 maggio 1974 — N. 22
pag. 3
‘
MESSAGGIO DI PENTECOSTE DEI PRESIDENTI
DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
L’IMPULSO DELLO SPIRITO
' ' ' ^ / - v“ '- ¡ 'j,^
Nell Epistola ai Calati l'apostolo Paolo dice idi lasciarsi condurre ‘d^llo
Spirito e di camminare sotto l'impulso dello Spirito. Enumera i frutti dello
Spirito, e sono tutti tratti caratteristici del nostro Signore. Essere in contatto
con lo Spirito nella comunione fraterna della Chiesa, ecco quel che potremmo chiamctro « nascere alla vita ».
« Se viviamo per lo Spirito — dice l'apostolo — camminiarno anche
sotto l'impulso dello Spirito. Non siarho vanitosi ; fra noi, niente provocazioni ; fra noi, niente invidia» (Calati 5: 25-26).
Paolo scrive alle chiese della Calazia. Il suo messaggio non si rivolge soltanto ai cristiani a titolo individuale, ma anche alle assemblee di cristiani ; le
sue parole sono valide per le comunioni cristiane.
Nella colletta della sua liturgia di Pentecoste, una delle Chiese membro
del Consiglio ecumenico delle Chiese dice:
«Quando discese a confondere le lingue, l'Altissimo disperse le
genti ; qunado condivise le lingue di fuoco, ci ha chiamati tutti all'unità. Ad una voce, lodiamo il santissimo Spirito ».
Il Consiglio ecumenico delle Chiese si sforza di rispondere a questo appello all'unità. Con l'aiuto dello Spirito Santo sono stati realizzati progressi
sensibili sulla via della riunione delle comunioni e delle comunità cristiane che
un tempo vivevano nell'isolamento e talvolta nel sospetto e nell'ostilità reciproca.
Il Nuovo Testamento presenta lo Spirito come un dono di Dio che dà la
luce, il fuoco, la libertà e la comunione fraterna. Lo Spirito guida gli uomini a
una comprensione più completa della verità. Se lo Spirito permette agli uomini di vedere visioni e sognare sogni, sono tutti aspetti della sua opera tendente
a glorificare Cristo. Lo Spirito da agli uomini vitalità e forza, affinché possano
partecipare insieme al culto, alla testimonianza e al servizio.
Noi che ci rivolgiamo a voi in nome del Consiglio ecumenico delle Chiese,
siamo cittadini di paesi diversi e apparteniamo a diverse tradizioni cristiane.
Vi invitiamo con calore a unrvi a noi, a Pentecoste, per glorificare lo Spirito
Santo e pregare per l'unità dei cristiani e per il rinnovamento della Chiesa, sì
che essa possa rendere sempre più efficace il suo servizio al mondo.
I presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese:
Past. W. Visser 't Hooft, presidente onorario, Ginevra
Signora Kiyoka Takeda Cho, Tokio
Patriarca German di Serbia, Belgrado
Vescovo Hanns Lilie, Hannover
Pastore Ernest A. Payynye, Pitsford, Gran Bretagna
Pastore J.C. Smith, New York
Vescovo A. H. Zolu, Eshowe, Africa del Sud
TACCUINO, AFRICANO
La Chiesa riformata statunitense
esige i’autodeterminazione di Taiwan
New York (spr) — Il recente rifiuto
del governo di Taiwan di accordare un
nuovo visto d’ingresso al pastore Karsen e a sua moglie, missionari della
Chiesa presbiteriana negli USA, i quali
avevano ricevuto una richiesta speciale della Chiesa presbiteriana a Taiwan
affinché ritornassero nell’isola dopo il
loro periodo di vacanza, ha spinto il
Consiglio della programmazione generale della Chiesa riformata in America
a pubblicare una dichiarazione di solidarietà con la grande maggioranza
dei taiwanesi, privati dei loro diritti.
Il documento dichiara fra l’altro:
« Abbiamo appreso quali sono le speranze e le frustrazioni dei 15 milioni di
abitanti di Taiwan, i quali sono pri
vati del loro diritto all’auto-determinazione a causa della politica • estera di
molte nazioni, fra le quali la nòstra ».
Il Consiglio ha pure chiesto ai membri della Chiesa riformata in America
di informarsi sui problemi suscitati
daH’aspirazione dei taiwanesi alla dignità umana, e di scrivere ai loro rappresentanti e senatori pregandoli di
appoggiare il principio dell’autodeterminazione della popolazione di Taiwan.
La dichiarazione chiede infine al Presidente e al Segretario di Stato statunitensi « di ascoltare, quando negoziano nuove politiche e nuove relazioni, i
Taiwanesi, ima volta di più minacciati
dalla politica delle potenze mondiali ».
¡11
NELLA FAMIGLIA DELLA CEVAA
Scuole protestanti nel Madagascar
L’apertura del nuovo anno scolastico 1974 è avvenuta all’inizio della seconda settimana di gennaio, con date
diverse a seconda delle scuole; ma alla fine del mese molti Licei e CEG non
funzionavano ancora. Non avendo ricevuto i nuovi programmi in tempo
debito, maestri e professori si sono
trovati in difficoltà. Nell’attesa, i responsabili dell’Istruzione Nazionale
hanno però dato consigli via radio sul
programma d’insegnamento.
Nelle scuole priniarie protestanti il
numero degli allievi è molto diminuito, perché lo Stato ha aperto nuove
scuole e nuove classi negli edifici esistenti. Molti genitori sono lieti di questa evoluzione, che evita loro l’aggravio delle tasse scolastiche. Ma le Chiese e la direzione delle scuole devono
affrontare considerevoli difficoltà, dolorose talvolta per gli insegnanti, perché fino ad ora le scuole protestanti
vivevano essenzialmente delle tasse
scolastiche.
Nelle scuole secondarie, la situazione è in generale migliore, specialmente là dove i Comitati scolastici e gli
insegnanti collaborano. I risultati dell’anno 1973 hanno manifestato una vol
Vescovi denunciati
dal Partito Radicale
Roma ■ Il bollettinodel partito radicale dà
notizia che sono stati denunciati dal partito
stesso per « violazione delle norme di legge in
materia elettorale » avvenute durante la
campagna per il « referendum » i cardinali :
Siri arcivescovo di Genova. Pappalardo arcivescovo di Palermo e Poma arcivescovo di
Bologna; tutti i vescovi della Liguria e delrUmbria; l’arcivescovo di Ferrara, i vescovi
di Concordia, Caserta, Nola, Otranto, Cefalù
e numerosissimi parroci e superiori di istituzioni religiose. (ANSA).
ta ancora che le scuole della FJKM
non sono affatto inferiori alle altre ed
in più offrono il vantaggio di dare ai
loro alunni una formazione spirituale.
Ripresa d'attività della Scuola
Teologica F.J.K.M. d'Ivato
Attualmente gli studenti di questa
Scuola sono 56. I nuovi iscritti sono 18.
di cui 11 originari dagli altipiani e 7
dalle regioni dell’est, del nord e dell’ovest. L’accresciuto numero di giovani che intendono consacrarsi al ministero pastorale è motivo di gioia. Anche il loro livello culturale va sensibilmente migliorando.
Da alcuni anni è pure in aumento il
numero delle giovani, studentesse della Scuola. Per loro è stata iniziata la
costruzione di un nuovo convitto, che
si spera di poter presto ultimare, grazie anche al contributo finanziario dell’Associazione delle donne cristiane
(chiamata Dorkasy); denaro già messo a parte per l’impianto elettrico della Scuola Teologica, ma che poi è stato devoluto per il nuovo edificio che
accoglierà le studentesse.
L’attuale sviluppo della Scuola Teologica è una benedizione di Dio che la
Chiesa FJKM accoglie come un invito
per nuovi impegni, sia per quanto concerne il bilancio ordinario (borse di
studio, stipendi dei professori, manutenzione della biblioteca, degli stabili
e spese generali), sia soprattutto per
quanto riguarda il bilancio straordinario: fine dei lavori in corso e costruzione di nuovi edifici, indispensabili
per l’aumentato numero di studenti.
La Chiesa ed i cristiani malgasci, pur
essendo vivamente riconoscenti per gli
aiuti dall’estero, sono coscienti di essere però i principali responsabili della loro Scuola Teologica e del suo sviluppo. {da “Vaovao )
((Non so quel che la Chiesa farebbe,
senza il liworo delle donne»
l
In questo numero nel quale le donne affermano la loro,presenza, mi pare
utile raccogliere alcune note suH’attivit^, femminile in alpune Offese della
CEVÀA, i cui rappre^eptapti erano riuniti a Porto^Novo. , .
« Non so quel che Ìa npsttà Chiesa
farebbe, senza il lavóro ÌSellè donne»
— così ha dichiarato'.nel suo ampio
rapporto il prof. Joel'.Chisanga, direttore della Scuola teologica dèlia Chiesa Unita dello ZAMBIA, a Kitwe. In
questa Chiesa il mbWrñento feinminile, e in particolare qiioljo delle « anamoyo » (« quelle che ’dannò la vita ») è
largamente sviluppato e' éostituisce una delle strutture portanti della vita e
dell’opera della chiesàvhél paese. Tale
movimento sta per. àvérè una leader
appositamente prepàfata,_ la quale al
térnffne degli studi téologiti è stata inviata a perfezionarsi ip. Australia, è ài
suo prossimo ritorno sarà consacrata
a questo ministero pariicólafe. Il movimento ha due caratteristiche. Anzitutto è fortemente “laico”: i pastori e
i responsabili non vi Si ingerisèono, se
non quando sono ricnfesti per collaborazione, studi etc., né fiesiderano affatto farlo, perché il rpòviniento, perfettamente integrato néllà chiesa, piostra
una rallegrante vitalità e autonomia
ed è un esempio indicativo di pàrtecipazione “laica" matura e responsabile.
In secondo luogo, hanuna forte tensione evangelistica: le; organizzazioni
femminili, che si ramificano, in tutto
il paese, sono molto dinamiche e svolgono un’efficace evangelizzazione in
un’ampia gamma di interventi: visite
a malati e anziani, visite alle donne, a
domicilio, in città e ¡-Hillaggi, consultori domestici e matrimoniali, portando
in tutta questa attività sociale una
esplicita testimonianza alTEvangelo.
Anche una caratteristica esteriore le
contraddistingue (ed è im elemento
presente pure in altre Chiese, in altre
nazioni): hanno un loro costume particolare, che costituisce’ un’attrazione,
sia pure esteriore, per molte donne; ma
soprattutto sanno dare il senso di occuparsi di strati dèlia popolazione
femminile ancora largamente lasciati
a se stessi e alla loro arretratezza. Ne
è indice un esempio recente: dopo una
attività d’evangelizza^nè in una regione, pagana, nella #ale era già operante la Chiesa cattolica, masse di
donne sonò passate iq blocco al movimento femminile evangelico, e hanno
vivacemente posto alla Chiesa Unita
dello Zambia il djfemma: O ci curate,
o torneremo al paganesimo; rion torneremo comunque al cattolicesimo,
che non si è curato di noi. Si comprende dunque che il prof. Chisanga, concludendo questo punto, ribadisse:
« Saremmo davvero una povera chiesa,
senza le nostre donne ».
Anche nel CAMERUN, ci riferiva il
pastore Ejengélé. i movimenti femminili sono molto forti (ricordo che anche la Chiesa evangelica nel Camerún
è una Chiesa numerosa, 150.000 membri comunicanti) e attivi; e anche qui
hanno un loro costume, quasi un’uniforme, in questo caso bianca. Evidentemente quest’idea del costume, che
dà un senso di compattezza associativa, ha una certa importanza; e infatti
è molta la grazia con la quale anche le
donne più semplici, per non dire misere, che s’incontrano per strada o in un
mercato brulicante,' amano avvolgersi
in tuniche e turbanti dai colori a volte
sgargianti ma mai stonati, c’è in loro
un senso innato dell’eleganza e del colore, e Io mettono a frutto. Comunque,
l’attività è anche qui molta e si sviluppa soprattutto su linee di formazione,
con laboratori e corsi di cucito, di tessitura, di economia domestica e di alfabetizzazione, fra donne di tutte le
età. In certi casi i movimenti femminili organizzano, a livello locale o più
vasto, seminari su temi specifici per i
quali invitano degli specialisti, medici,
insegnanti economisti. Sviluppate sono
pure le visite diaconali, e anche qui la
attività femminile opera numerose
conversioni, sia dal paganesimo, sia
iiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiii
■A Nell’Ucraina occidentale si fa sentire una pressione psicologica sul
monastero di Potshaiev: l’abate del
monastero lamenta che uno degli edifici è stato trasformato in un istituto
per malattie nervose e un altro in una
clinica. Proprio sotto le celle dei monaci si è installato ùn club, che ovviamente disturba cori il chiasso e il vae-vieni le preghiere dei monaci, mentre le grida dei malati mentali si odono dalla chiesa attigua. È evidente che
questi istituti sono stati trasferiti deliberatamente là per esercitare una
pressione psicologica sul monastero,
disturbare i fedeli che partecipano ai
culti e ferire i loro sentimenti.
■A- Malgrado la pressione statale nuovamente crescente contro i cristiani, nella stessa « Pravda » si ammette
che si può constatare un movimento
religioso fra i giovani. L'articolo in
questione ricorda, richiamandosi a Lenin, che il ’divieto’ della religione non
DUO servire alla diffusione dell’ateismo
bensì soltanto a rafforzare il fanatismo
religioso; è tuttavia necessario un
« controllo sull’osservanza della legislazione sui culti ».
anche dal cattolicesirno. Naturalmente
l’elemento femrriinile dà un forte apporto alla diffusissima attività corale,
e certo più di ibetà Mei 40.000 coralisti, dei quali ho già parlato, sono bambine, giovani e dionne di quella Chiesa
evangelica.
Quanto al TOGO,: il pastore Seth
Nomenyo segnalava che la Federazione dei movimenti femminili, costituita
nel 1971, è senz’altro il raggruppamento più forte e più attivo della Chiesa
evangelica togolese. Anche qui le attività vanno in varie direzioni: gruppi
biblici, « Jeunes femmes», attività diaconale delle « Donne di buona volontà ». Attualmente questi movimenti
stanno studiando e dibattendo sopratutto la tensione esistente fra, la fede
cristiana e le usanze e credenze indigene: un problema che forse noi non
avvertiamo più molto (e pur dovremmo, perché l’intonacatura “cristiana”
della nostra società è superficiale e
non poco incrinata e scrostata), ma
che pone alle chiese nelle giovani nazioni, in modo a voltq lacerante, il problema dell’identità, di cui si è già parlato. Ultimamente sono state svolte,
per iniziativa fernminile, in tutta la
chiesa ricerche e inchieste sulla condizione delle vedove, sul culto degli
antenati e su altri temi analoghi. I ìnovimenti e i gruppi di studio femminili
partecipano attivamente alle ricerche
e alle discussioni avviate, da alcuni
anni, dal dipàrtimento « sessualità,
matrimonio, famiglia » costituito appositamente dal Sinodo togolese e diretto appunto da Seth Nomenyo,. il
quale ha già diretto seminari specializzati in varie chiese e regioni, in
Africa e in Nuova Caledonia.
Una questione che preoccupa molto
alcune delle Chiese rappresentate a
Porto-Novo è la poligamia, che perdura largamente in varie nazioni e in
certi casi sembra oersino conoscere
una reviviscenza. Forse sarà interessante ritornare un’altra volta sul problema, che non è poi così ’’risolto” e
scontato come può forse sembrarci; le
cui dimensioni, comunque, è giusto conoscere con più precisione, prima di
tranciare giudizi.
Anche Kafui Nomenyo, moglie del
past. Nomenyo e anch’essa responsabile, per nomina della sua chiesa, del
coordinamento del lavoro catechetico
e femminile, ha notato che l’autonomia della Chiesa ha fortemente stimolato il lavoro famminile: le donne sono ora presenti a tutti i livelli, anche
se non si è ancora posto il problema
del pastorato femminile e se finora
non vi sono donne nella direzione ecclesiastica. Molte son le ’’animatrici
bibliche”, le anziane di chiesa, le catéchiste. le animatrici di gruppi femminili. Nel DAHOMEY, la cui vita ecclesiastica protestante è strettamente
legata, in una sorta d’integrazione, a
quella del Togo, il Sinodo della Chiesa
Metodista ha deciso che le donne siano accolte, non solo come mogli di studenti in teologia, alla Scuola teologica
di Porto-Novo. Al riguardo, anche il
rappresentante del MADAGASCAR ha
fatto presente che pure in quella chiesa evangelica le donne sono presenti e
attive a tutti i livelli e che sono al lavoro anche alcune donne pastore.
Ripensavo a quello che alcuni mesi
fa, al termine di una vivace scorsa storica piena di scoperte e riscoperte sull’apporto della donna valdese, Fernanda Comba scriveva qui commentando
criticamente la nostra situazione attuale. La responsabilità effettiva, a livello direttivo, riconosciuta alle donne
nella Chiesa 'Valdese non è affatto proporzionale all’effettivo impegno di lavoro che esse si assumono. Occorre
tenerne conto. Comunque, ogni chiesa
può dire, come Joel Chisanga, che
sarebbe ben misera e inconsistente,
senza l’opera delle donne. E questa
non è un’affermazione, nonostante
tutto, paternalistica, gonfia di pretesa
superiorità maschile, ma una lieta e
grata constatazione.
Gino Conte
Notiziario Evangelico Italiano
«VOCE DELLA BIBBIA» (Modena) diffonde un foglio di evangelizzazione : « Qui... voce della Bibbia » inviandolo a 25.000 indirizzi, e « Il Traguardo », periodico per ragazzi, spedito a 15.000 corrispondenti. Dopo aver
iniziato la sua attività editoriale con
brevi pubblicazioni destinate al pubblico radiofonico. Voce della Bibbia ha
continuato con libri sempre più impegnativi; dopo la« Introduzione all’Antico e Nuovo Testamento» e il primo
volume del « Commentario esegetico »,
è stata pubblicata una novità ; « Spiritualità vera » di P. Schaeffer.
A Modena si è tenuto un convegno
per aspiranti scrittori evangelici, con
lezioni teoriche, conversazioni, esercitazioni, sotto la guida di personale
specializzato.
Novità cassette, inni con e senza parole, cantici, racconti biblici con effetti sonori per bambini, messaggi di
evangelizzazione, sono stati recentemente incisi e si può chiederne il catalogo a: Voce della Bibbia, Cas. Post.
580, 41100 Modena.
L’ESERCITO DELLA SALVEZZA
segnala una sua pubblicazione; «Cosa
avviene quando lo Spirito Santo è venuto » di S. Logan Brengle. L. 1200.
Nell’incanto dell’isola d’Ischia, in
Forio (Napoli) si può godere l’ospitalità della casa salutista « Concordia ».
Per informazioni e moduli di prenotazione scrivere a: Esercito della Salvezza, Via Ariosto 32, Roma.
Inda Ade
la ventilata fusione delle due testate
« Nuovi tempi e « Com », il più diffuso
periodico del dissenso cattolico. Da
parte evangelica del problema si è parlato in varie sedi, e in particolare nel
convegno di Pasqua, ad Agape, vertente suH’informazione e sui nostri organi di stampa.
Assemblea Battista
Due settimane fa abbiamo pubblicato un rapporto sulla recente Assemblea dell’Unione Battista d’Italia, tenutasi a Rimini. A rettifica o integrazione di alcune notizie ’brevi’, relative alle nomine, segnaliamo che il vicepresidente deirUCÉBI è ora il pastore Mario (non Paolo) Marziale; a tesoriere
è stato confermato il signor Mario Girolami, mentre il pastore Michele Foligno è il segretario per l’evangelizza
fc Nuovi Tempi 11 trasloca
La redazione di « Nuovi Tempi », finora in Via Marianna Dionigi 57, si è
trasferita in questi giorni in Via Firenze38. 00184 Roma, nello stesso edificio
di proprietà della Chiesa Metodista,
che già ospita oltre alla sede della
Chiesa Metodista, quella della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e del suo Servizio stampa-radio-televisione.
In questo periodo procedono serrate le trattative e la discussione circa
• La rubrica televisiva « Protestantesimo », nella trasmisisone del 16
maggio, ha presentato i congressi femminili tenutisi a Rimini, di cui si riferisce a pag. 4 e 5.
9 Dai questionari diffusi dalla FFV
nelle unioni femminili valdesi è risultato che queste raccolgono ogni anno circa 40 milioni di lire, devoluti per
la maggior parte a istituti, all’assistenza in generale e a lavori di restauro.
# A Torino, nel quadro delle manifestazioni pubbliche per l’8° centenario valdese, che la locale chiesa
valdese ha voluto fossero di tutti gli
evangelici torinesi, nel pomeriggio dell’Ascensione si è avuto un culto, per
il quole si è riempito il grande tempio
di Corso Vittorio. Particolarmente forte la partecipazione pentecostale.
Quattro messaggi — Germano Giuliani, pentecostale delle Assemblee di
Dio, Domenico Maselli, della Comunione delle Chiese Libere, Paolo Ricca,
valdese e Paolo Spanu, battista —, canti, la preghiera: ore di forte e corroborante comunione. La serie delle manifestazioni si è poi conclusa il martedì 28 maggio, nella Galleria d’Arte Moderna, con una conferenza del prof.
Raoul Manselli, dell’Università di Roma, su « Valdo nel mondo religioso del
XII secolo »: ottima presentarione e
buona partecipazione.
4
pag. 4
N. 22 — 31 maggio 1974
a cura della federazione femminile valdese
due congressi femminili evangelici a Rimini: 15i
della
comune
«Maria, postasi
a sedere ai piedi
di Gesù,
àscoiiava
ia sua paroia»
(Luca 10, 39)
La chiesa valdese di Rimini. NelValtra
foto: il Palazzo dèi Capitani del popolo, sulla piazza di San Marino, dove le
■congressiste si sono recate in gita.
il congresso valdese
le unioni cercano nuove vie
pur conservando le loro attività
il primo giorno battiste, metodiste e valdesi
svolgevano il loro congresso denominazionale
Sabato 4 maggio 1974 si è tenuto a Rimini il IX congresso
della Federazione Femminile
Valdese. Erano presenti circa
una settantina di unioniste di
cui 46 con diritto di voto.
La giornata di lavoro è iniziata con un culto tenuto dal pastore Aldo Comba; indi si è subito
passati alla lettura e alla discussione della relazione del Comitato Nazione.
tiva: quella di cancellare l’unione femminile legata ad un concetto in ultima analisi paternalistico e Creare al suo posto un
nuovo gruppo, sì femminile, ma
aperto sempre più ài problemi
del mondo ed impegnato fattivamente in questo senso.
Il momento di più ampio e
aperto confronto d’idee tra le
congressiste si è avuto discutendo il significato del bazar e delle
« nuove esperienze » di cui si legge nella relcizione del Comitato
Nazionale. Sono emerse due direttrici di comportamento nei
confronti del bazar: l’una di radicale rifiuto di esso e quindi di
integrazione delle entrate, che
pure cospicue produce il bazar,
con offerte personali sganciate
completamente dal concetto di
IL NUOVO
COMITATO NAZIONALE
Ade Gardiol
Mariuccia Barbiani
Marie-France Coïsson
Berta SubUia
Angela Lombardo
Santina Briante
Rosanna Moroni
Fernanda Comba
Licia Cielo
acquisto-merce. L’altra, pur riconoscendo che il bazar inteso come unica attività delle leghe
femminili presenta dei limiti, ne
sottolinea gli aspetti positivi
mettendo in luce soprattutto il
fatto che non tutte le unioniste
potrebbero dare un’offerta in denaro, ma possono (e lo fanno volentieri) offrire il loro tempo e il
loro lavoro.
Era invitabile che parlando
della validità o meno del bazar,
il discorso si ampliasse ulteriormente sino a trasferirsi al significato delle Unioni Femminili
oggi. È parso dunque ad alcune
congressiste che l’unione femminile inteso come gruppo che
si occupa di lavori a scopo di beneficenza sia ormai tramontato
e pressocché chiuso alla realtà
socio-politica che ci circonda. Si
apre allora una nuova prospet
Rita Fumagalli
0. d. g. del congresso valdese
« Il Congresso della Federazione femminile valdese, riunito a
Rimini il 4 maggio 1974, decide di modificare l’art. 8 dello Statuto
della F.P.V. in modo che dica così,: Sono membri del congresso le
componenti del C.N. e le delegate delle Unioni federate in proporzione di una ogni 10 socie o frazione di 10. Chiede al Sinodo di convalidare questa decisione ».
«Il Congresso della Federazione femminile valdese, riunito a
Rimini il 4 maggio 1974, dà mandato al C.N. di studiare con il Consiglio di collegamento, la possibilità per le donne protestanti di
essere presenti nel CNDI. Incoraggia le singole unioni a stabilire,
là dove è possibile, dei rapporti con altri movimenti femminili ».
ABORTO
Naturalmente non tutte sono
state d’accordo con questa proposta in sé rivoluzionaria. D’altra parte è giusto non fermarci
agli aspetti tradizionali delle
unioni femminili e perciò è opportuno integrare le consuete attività con una maggiore informazione e un maggior studio dei
problemi quotidiani che investono tutte le unioniste non in
quanto tali, ma anche in quanto
donne inserite in un determinato contesto sociale. Sempre secondo questa linea d’azione, l’unione femminile legata alla comunità evangelica locale non
può e non deve scomparire, perché proprio questo suo essere
legata ad una comunità evangelica è il segno distintivo da tutte le altre unioni e associazioni
femminili che esistono.
di affrontare il problema,
iiirattutto come comunità
la nòstra coscienza cristiana ci impedisce di
accettare la liberalizzazione dell’aborto - creare una educazione socio-sessuale - sviluppare
ii controllo delle nascite
Nel pomeriggio i lavori sono
continuati con la discussione
sulla liturgia della giornata di
preghiera. E stato infatti espresso il dubbio (rivelatosi poi fondato) che la liturgia non sia
completamente piaciuta e perché troppo carica di argomenti
e perché in certi punti molto
faticosa a comprendere. Tuttavia abbiamo cercato di renderci
conto che la liturgia è composta
da donne che hanno realtà e situazioni diverse, ma soprattutto
una mentalità differente. Se la
giornata di preghiera deve voler
dire e continuare ad essere un
momento di comunione fraterna
in cui tutte abbiamo presenti
coloro che nel mondo soffrono,
allora dobbiamo metterci nella
disposizione d’animo per comprendere le varie forme di preghiera.
Per questa pagina sull'EcoLuce che viene pubblicata
quattro volte all’anno e vuole essere un lavoro di base,
durante questi ultimi due anni, hanno collaborato una
cinquantina di donne e circa
16 unioni.
(Tutti e due approvati all’unanimità).
Le relazioni e discussioni sul
problema dell’aborto hanno occupato, buona parte della giornata, del 5 maggio 1974, dedicata al
Congresso femminile interdenominazionale.
Presentatori del problema, il
prof. Peyrot e il pastore Cappella.
Il prof. Peyrot dichiara di approvare i documenti e studi presentati prima del Congresso e
di porsi sotto la stessa angolatura. Egli mette anzitutto in rilievo l’importanza della concezione
morale dominante nei vari paesi: così ad esempio in Francia,
paese prevalentemente cattolico,
il medico protestante salva il
bambino e non la madre, mentre
negli Stati Uniti, paese a prevalenza protestante, anche il medico cattolico si preoccupa di salvare la madre.
In Italia naturalmente prevale
il condizionamento cattolico, per
cui si rifiuta di affrontare il problema dell’aborto, mentre decine
di migliaia di donne — sopratutto dei ceti poveri — muoiono
ogni anno per aver fatto ricorso
all’aborto clandestino, praticato
nelle peggiori condizioni di igiene e capacità tecnica.
Il primo problema è quello di
creare una coscienza e un’educazione sessuale dell’uomo e della donna, in particolare dell’uomo, responsabilizzandolo in senso opposto a quello che è il costume e la mentalità corrente
dell’uomo italiano. L’oratore rileva che purtroppo l’educazione
socio-sessuale della donna è
quanto mai carente e se essa
riuscirà a trovare la sua vera
identità su un piano d’eguaglianza (I Cor. 7: 3-4) riuscirà a contribuire all’opera di educazione
del maschio. Le parole dell’Apostolo Paolo ci portano ad una
concezione totalmente diversa
(Ef. 5: 3; I Cor. 7) da quella cattolica del matrimonio, visto solo
in funzione della procreazione.
L’aborto è una soluzione equivoca di un equivoco morale nel
rapporto sessuale e data l’ineducazione sessuale del nostro popolo, si giunge alla tragedia p.
es., di ben 180 denuncie per procurato aborto in soli dieci giorni
in una città italiana.
A questo punto, una legge non
permissiva, che regoli seriamente i casi dolorosi in cui l’aborto
deve essere praticato è da auspicare, mentre la nostra coscienza
cristiana ci impedisce di accettare la liberalizzazione dell’aborto.
Il pastore Cappella esordisce
dimostrando che nell’Antico Testamento il problema dell’aborto
è sconosciuto, ma c’è piuttosto
il problema inverso della sterilità. Ogni nascita è considerata
una benedizone del Signore e lo
adempimento della promessa
dell’Eterno ad Abramo.
Nel Nuovo Testamento c’è un
rovesciamento dell’inquadratura
teologica: non più lunghi elenchi
di genealogie che dimostravano
l’adempimento della promessa,
ma l’affermazione che il popolo
di Dio è creato dalla Parola e
con Cristo finiscono le genealogie. Non vi è nulla nel N. T. che
consideri come unico scopo del
matrimonio la procreazione come nella dottrina cattolica, ma
l’importanza maggiore viene data alla coppia (Matt. 19: 5-6).
Per il credente la prospettiva
in cui va visto il problema dell’aborto è la necessità di rendere una buona testimonianza.
L’oratore è contrario sia a un
no perentorio, che ad un si altrettanto perentorio e categorico o a un possibilismo vago. Le
nascite indesiderate non possono
essere risolte con l’aborto, ma
con il controllo delle nascite e
pertanto con la diffusione sempre più larga dell’educazione
sessuale. L’aborto non può essere accettato come norma, ma
soltanto come dolorosa situazione di emergenza in casi particolari. D’altra parte si deve respingere il giudizio, che solo Dio
può dare in casi particolarmente
drammatici, in quanto sono pur
sempre scelte in situazione di
peccato — una vita contro un’altra vita —. Sta a noi, alla comunità, di cercare in tutti i modi di
rimuovere le cause che spingono
all’aborto.
La sera prima del Convegno
ci eravamo riunite in dieci gruppi per discutere fra noi l’argomento : le relazioni delle capogruppo sono seguite agli interventi degli oratori. La posizione
generale dei gruppi, pur con
qualche sfumatura, accetta la
regolamentazione dell’aborto —
in particolare dell’aborto terapeutico — ma ne respinge chiaramente la liberalizzazione, insistendo, come gli oratori, sulla
necessità dell’educazione sessuale già a livello scolastico, sulla
diffusione dei consultori pre e
post-matrimoniali, sulla diffusione e la libera vendita degli antifecondativi.
Nella Greppi Giampiccoli
e SU due quesj
IMPRESSIONI !
Rimini, luogo di incontro e ambiente.
Arrivare a Rimini all’inizio del
mese di maggio, e in una giornata fredda e piovosa, significa
avere l’impressione di una città
mezza-morta; molti alberghi, nati dal bisogno turistico, sono ancora chiusi e squallidi in questa
stagione. Anche le strade sono
quasi deserte e per questo motivo quando sono arrivata nel
luogo del nostro Congresso ho
sentito maggiormente . la diversità tra l’ambiente della città e
quello delle congressiste, così
piene di vivacità, curiose e così
tanto entusiaste.
Mimma Sardi
(Torino)
Che impressione ti ha fatto il
congresso valdese?
Come rappresentante nuova a
un congresso ne ho avuto una
impressione buona. La voce portata da tante sorelle è un materiale prezioso da riportare ciascuna alla propria sede. Ogni
unione dovrebbe sentirsi maggiormente impegnata a partecipare perché soltanto in essi si
sente la voce viva della chiesa.
Silvia Rocco
(Aosta)
Che cosa è mancato nel congresso valdese?
Secondo me è stato un congresso piuttosto passivo : non ne
sono venute proposte di iniziative diverse o di studi da svol
gere.
Il lavoro del Comitato nazionale è stato approvato senza discussione, il che se da un lato
è molto incoraggiante, d’altro lato non fornisce indicazioni per
linee di lavoro e d’impegno. Un
congresso non dovrebbe soltanto approvare il lavoro fatto nel
passato, ma dare anche indicazioni per il futuro.
Fernanda Comba
(Roma)
Il congresso è stato interessante, ben organizzato, però a
mio giudizio si è parlato poco
del lavoro svolto durante l’anno
dalle varie unioni- femminili, anche per trarne delle idee per poi
effettuarle in ogni singola unione. Interessante rincontro con
le metodiste e le battiste, le discussioni animate che sono sorte durante la giornata.
Linette Rivoira
( Angrogna)
Che impressione riporti del congresso interdenominazionale?
Il congresso non ha preso nessuna posizione precisa su questo
problema dell'aborto, così delicato, complesso e tragico.
Le unioni, e noi tutti, siamo
invitati a continuare ad approfondire l’argomento, perciò presentiamo qui due testi che illustrano due posizioni:
'< ... La distruzione dell’embrione nel grembo della madre è una
violazione del diritto alla vita
conferito da Dio a quella vita nascente. Chiedersi se si tratti già
di un essere umano o no, significa soltanto voler nascondere il
fatto semplicissimo che Dio voleva creare un essere umano e
che a questo essere umano in
formazione è stata deliberatamente tolta la vita. Questo è un
puro e semplice assassinio. La
condotta personale e pastorale
nei riguardi di chi commette
quell’atto sarà naturalmente diversa secondo i motivi che Thanno determinato; quando è un atto di disperazione commesso ki
uno stato di abbandono e di miseria umana ed economica, la
colpa ne ricade molto più sulla
società che sul singolo; spesso
il denaro riesce proprio in questa materia a mascherare le conseguenze dell’incoscienza, mentre
l’atto commesso con grande riluttanza dal povero viene più facilmente alla luce; ma tutto ciò
È la prima volta che assisto
ad un congresso interdenominazionale e ne ho avuto un’impressione positiva, sia per come è
stato condotto, sia per lo spirito
che ha animato rincontro. Ho
sentito quanto sia necessario lo
stare insieme, l’ascoltarci l’un
l’altro, il muoversi insieme. Mi
è parso di sentire la volontà di
portare avanti insieme nuove
necessità delle nostre unioni,
che non possono né debbono vivere per sé stesse. Buona la proposta di partecipare ad altri organismi che si occupano di problemi femminili. Ritengo positiva l’esigenza che si è manifestata al congresso, di dare maggior
rilievo a quei temi di attualità
che preoccupano la società odiejj
na. Le meditazioni che abbiainQ
ascoltato ci hanno permesso (jj
confrontare le nostre linee d’iu.
pegno ed anche la tematica par.
ticolare del congresso, alla lucji
del Vangelo. Molte unioni hqJ
erano tra noi. Non ne cono-i
SCO i motivi, ma mi dispiace che
non abbiano avuto la possibilità
di partecipare ad un’esperienza
così valida, come quella del nostro incontro.
Florence Sbaffi
( Roma)
Impressioni sul tuo gruppo ^
discussione.
Secondo me le unioni femminili hanno senso soltanto se aiutano le comunità a portare la testimonianza al di fuori dell’ambito della chiesa. Su questa base il congresso avrebbe potuto
dare maggiori indicazioni per,
permettere alle unioni di uscire
da linee tradizionali di lavoro!
Per quanto riguarda il lavoro
di gruppo è stato utile, ma bi
sognava concentrare Tattenziono
sopra un sola argomento e cioi
sul problema delicato e importantissimo dell’aborto, dato che
su matrimonio e divorzio tutte
avevamo ormai le idee chiare.
Rose Marie Del Priore
( Taranto)
Quale scopo principale ha raggiunto ii congresso?
Per noi, delegate di Catanzaro, il congresso ha raggiunto due
scopi principali:
1) ha dato modo ad alcune
delegate che per la prima volta
vi partecipavano, di rendersi
conto dell’organizzazione e del
funzionamento della Federazione ; di quanto sia piacevole ritrovarsi insieme per conoscersi
e discutere su problemi di inte
resse comune;
2) ha sensibilizzato maggiormente in ognuna di noi il pre
blema dell’aborto anche se, ce
me era prevedibile, l’esposizione
e la discussione del téma non
hanno portato ad una conclusione. Siamo certe che ritornando
nelle nostre unioni, le varie opinioni, anche se accettate con riserve, saranno oggetto di meditazione.
C. Santoro
( Catanzaro)
Gli ordini del giorno e le conclusioni sono stati soddisfacenti?
Si. Non troppi argomenti in
una sola volta!
Buono il metodo di riunire i
gruppi prima delle relazioni sui
temi (sempre che giunga alle
unioni una traccia di studio prima del congresso).
Gli argomenti riguardanti l'attività interdenominazionale (studi, giornata mondiale di pru
ghiera) vengano trattati nel congresso interdenominazionale e
non più in quello denominazionale.
Delia Beri
(Trieste)
Critica alle relazioni.
Buone. Vivaci. Serie. Ci P®;
mettiamo di raccomandare ®
futuri congressi di non voler
trattare due argomenti, ma seW’
pre uno solo, per non disperde
re l’attenzione e appesantire le
discussione.
non toglie che si tratti di assassinio » (Karl Barth).
Al loro congresso, l’anno scorso, i gruppi francesi Jeunes Femmes, hanno votato una mozione
sull’aborto. Una di loro scriveva: « il voto della mozione è stato sofferto — molte si sono sentite strumentalizzate... ». La mozione dice:
« Delle partecipanti al congresso Jeunes Femmes 1973, riunite
a Alès:
— protestano contro il progetto di legge del governo relativo
all’aborto che giudicano superato e troppo restrittivo;
— stimano che questa riforma
della legge di 1920 continua ad
attentare al diritto fondamentale di ogni donna di disporre liberamente del proprio corpo e
di scegliere il momento e il numero delle sue gravidanze;
— affermano la necessità di
un’informazione contracettiva regolare e generalizzata alla radio;
— richiedono che le Mutue assumano i carichi degli atti medici relativi alla contracezione e
all’aborto;
—• si dichiarano solidali con
tutti quelli che sono già impesnati nella lotta per la generalizzazione della contracezione e
della libertà cleH’aborto ».
Come possiamo vedere Tav''®'
nire delle nostre unioni?
Vi sarà probabilmente una tl*'
sformazione nella struttura O“’
le unioni che dipenderà dal tipj
di società cui andremo incontip
e dal tipo di donna che ne us®'
rà. Non potrà però non rimai'®'
re, alla base, la scelta che se®^
pre si ripete dopo, che è sta®
fatta per la prima volta nella p®'
sa di Betania. Bisognerà
che le unioni sappiano trovai
la maniera opportuna di comp®
re un servizio non tradiziona®
ma che contemporaneamente ri
scoprano, anche in un coi'*'®?},
nuovo, la necessità deirasco*®
di Gesù che precede ogni a»
utile e buono.
Berta Subilla
(Roma)
de
Secondo le proposte e le '
cisioni prese al congresso 1*
venire immediato sembra pi®®
di promesse ; si è sentito un e®i
to entusiasmo che fa sperare
uno slancio nuovo, su stra^
nuove, se sapremo non rimari
re a delle parole, e se avremo
coraggio di lanciarci.
Due punti positivi sono essej;
zialmente da sottolineare : in P*‘
mo luogo il desiderio di lavoi
re sempre più unite, sia a Ih®
5
31 maggio 1974 ■— N. 22
pag.
¡donne discutono sul senso
bni di attualità: divorzio e aborto
l'accoglieiiza della camaBità di Riinini
lo denominazionale che interdejominazionale : si è sentito che
ouesta collaborazione deve eflet^rsi prima di tutto a livello
regionale o distrettuale : ogni
Ojiione viene incoraggiata a non
(oncentrare le sue attività su se
jtessa o la propria comunità, ma
a ricercare rincontro e la collaIjorazione con unioni vicine. Per
le valdesi, già un certo numero
di responsabili distrettuali che
lianno accettato di impegnarsi
jjgionalmente fa sperare che ci
slncammina su questa strada.
In secondo luogo, l’apertura verso l’esterno: si è insistito sul
fatto di essere presenti nel movimenti femminili e nella vita
pubblica in generale per portarvi la nostra voce di donne evangeliche. Può darsi che non sia
facile; ma testimoni, non lo possiamo essere per noi stessi, ma
per gli altri.
Per quel che riguarda l’awenire più lontano delle unioni, personalmente penso che il fatto di
avere dei gruppi soltanto femminili sia la conseguenza di una
carenza, di un difetto della nostra società (e dellè nostre comunità) in cui le donne hanno
questa necessità di ritrovarsi assieme,. perché noa. hanno il posto che dovrebbero avere a tutti
i livelli della vita sociale.
Sogno un giorno in cui i gruppi femminili (cristiani e non cristiani) non saranno più necessari, perché tutti, uomini e donne, nella loro complementarietà,
parteciperanno alla vita sociale,
con la pienezza dei propri doni,
senza soffocarne nessuno, e senza discriminazione di nessuna
categoria.
Ma per ora, nella nostra realtà, le unioni femminili devono
esistere e lottare oggi per non
dover esistere più domani, quando avranno contribuito a rendere il nostro mondo più umano,
come segno del Regno che viene.
Marie-France Coïsson
(Angrogna)
quando una piccola comunità di diaspora riceve un congresso numeroso
il congresso interdenominazionale
ricerca di una maggiore unità
interna e di contatti esterni
sulla via di una federazione femminile?
Ipotenziare il lavoro regionale
La giornata del congresso unino delle tre Federazioni femmi|m!t, battista, metodista, valdese,
si è aperto in modo informale
sabato nel pomeriggio, prima
con un ricevimento offerto dalle
ideile della Chiesa Valdese di
Eimini, poi la sera con una riunione a gruppi per la discussiom dei due temi del congresso:
^Orto e divorzio. Il problema
id divorzio è stato dato per
scontato. Il lavoro nei gruppi,
prima della esposizione dei relatori era stata voluta in modo da
^permettere alle partecipanti dì
esprìmersi libere da condizionamenti:- In realtà quello che è it
•¡scito dalla sofferta discussione è
{stato nella linea dei relatori, quasi a confermare la perplessità
del credente di fronte a queste
richieste della società, la sua visione "altra” del matrimonio e
della procreazione, ma contemporaneamente la sua disponibilità alla comprensione di situazioni dolorose, spesso drammatiche, che richiedono interventi
definitivi.
Il congresso si è aperto ufficialmente la mattina della domenica 5 con un culto di comunione presieduto dal past. A.
Comba che ha predicato sul tema « del comandamento per
l’uomo e non l'uomo per il comandamento » (Matt. 12; Marco
2; 27, 28), orientando l’assemblea
^ Verso un’apertura indispensabii le per la comprensione dei prò' blemi.
Al culto è seguita la relazione
del Consiglio di Collegamento
che è stata approvata: si è sen■ tita la necessità di un allarga,
'' rnento del C.C. per potenziare gli
incontri regionali, che sono lo
frumento più idoneo a creare
unità nei differenti gruppi e per
meglio potenziare la giornata
universale di preghiera, che rerìu l’unica occasione di incontri
ut vista di aperture verso una
Icstimonianza all’esterno, nella
società civile. Questo tema è stato ripreso e allargato da un ordine del giorno presentato per
le metodiste da Lina Aquilante,
che auspica che si addivenga,
quanto prima possibile ad una
Federazione evangelica femminile, organismo adatto a permettere alle donne evangeliche di
partecipare alle Consulte femminili, là dove esistono, a livello regionale, provinciale o comunale, attraverso i CAF (Comitati
associazioni femminili) che raccolgono tutte le organizzazioni
femminili operanti in Italia ' o
tramite il Consiglio nazionale
donne italiane. Si apre un dibattito sul problema: sembra a parecchie prematuro addivenire alla Federazione e si prospetta la
possibilità di restare Comitato
di collegamento, allargando la
partecipazione a delegate regionali. Viene alla fine presentato
un nuovo o.d.g. che auspica la
creazione di congressi regionali
che riprendano il problema della Federazione e quindi della
partecipazione ai CAF, sulla base di una esauriente documentazione che il C.d.C. farà pervenire alle varie unioni. Si sente l’urgenza del problema che è messo
in evidenza nell’o.d.g.
Seguono le relazioni del prof.
Giorgio Peyrot e del past. Cappella sull’aborto al mattino e sul
divorzio nel pomeriggio. Sul
problema del divorzio l’assemblea approva un o.d.g. da dare
alla stampa in cui si ribatte la
posizione evangelica di fronte al
divorzio e la necessità di votare
contro l’abrogazione di una legge che è strumento di libertà.
Il Congresso si chiude alle
17,30, con una visita alla chiesa
valdese di Rimini ed un incontro con la comunità che ha fraternamente e gioiosamente collaborato per la riuscita di queste giornate. Ai membri e al pastore Zotta un caloroso grazie
per tutto. Lucilla Santini
m.g. del congresso interdenominazionale
«Il II Congresso Femminile Interdenominazionale, riunitosi a
®ùnini il 5 maggio 1974:
— avendo rilevato le iniziative in atto per un lavoro in collafrazione con gruppi femminili delle varie denominazioni;
— constatato il desiderio di una reciproca maggior conoscenza
® arricchimento spirituale;
afferma l’esigenza di un sempre più profondo e cornpleto coor®namento nell’opera di testimonianza evangelica e di impegno responsabile ed auspica la costituzione-di una federazione femminile
Pur nel rispetto della piena autonomia delle singole denominazioni ».
« Le partecipanti al II Congresso Interdenominazionale riconoscono la necessità di partecipare, come donne evanpliche, alla vita
Pubblica per la risoluzione di problemi specifici ritardanti la ristrutturazione della società nel campo della famiglia, della scuola
s della sanità, per cui danno mandato al Consiglio di Collegamento
1) di preparare tutto il materiale sufficiente e delle proposte
Sonerete da inviare ai Gruppi Femminili per esaminare come at
, tuare tale partecipazione; t. r
2) di organizzare convegni regionali dove, alla luce di tali
' Studi, possano essere prese decisioni operative aderendo ai CAF
stie già lavorano in questo senso o facendosi promotori della forj Plazione di consulte regionali dove queste non esistono ».
!|"! L’ordine del giorno sul divorzio è già stato pubblicato su Ecc';jfce n. 19 del 10 maggio.
"OeRdamento allo Statuto del Comitato di Collegamento
«Art. 2 - Sono membri del Consiglio 4 rappresentanti designadai comitati direttivi di ciascuna denominazione di cui almenp
®Ue siano membri effettivi dei comitati stessi.
« Art. 5 - Il Consiglio si riunisce almeno due volte l’anno ».
Una delle molte note positive del Congresso è certamente stato l'incontro delle
Congressiste con la piccola
Comunità valdese di Rimini.
Come dimenticare il benvenuto del pastore Zotta, le
premure di Ada d’Ari, dei
coniugi Lombardo, di tutti?
come dimenticare il calore
deH'accoglienza nel ricevimento offerto a tutte noi, così numerose? e il culto di
chiusura nella cappella gremita fino aU’inverosimile? e
gli intermezzi di orgai o e
flauto preparati da mamma
e figlio proprio per noi? e il
messaggio dell’anziana sorella Trobia che ci chiedeva
di cantare il giuro di Sibaud? e l'emozione di tutte
valdesi e no? e il suono della
campana che salutava la nostra partenza? sono ricordi
ineffabili, preziosi che abbia
mo portato via con noi e diciamo perciò alla Comunità
di Rimini « grazie » di tutto
a tutti con l’augurio di una
sempre più viva e valida testimonianza.
Ade Gardiol
messaggio della
Federazione Femminile
Evangelica Valdese
del Rio de la Piata
Colonia, 16 febbraio '74
Alla Federazione Femminile
Valdese - Italia
Carissime sorelle,
noi, donne valdesi del Rio
de la Piata affratellate nella
fede e nella speranza, vogliamo farvi giungere un affettuoso saluto. La presenza
del Moderatore Sbaffi alla
nostra Assemblea ci ha aiutato a sentirci più vicine a
voi.
Ringraziamo Iddio perché
l’oceano che ci separa non
impedisce che, unite in uno
stesso amore, ci dedichiamo
al servizio di Gesù Cristo
per l’avanzamento del suo
Regno e il bene del nostro
prossimo.
Il Signore vi rafforzi nella
vostra opera di amore, e le
sue benedizioni scendano abbondantemente su di voi.
Con un abbraccio fraterno
Enrichetta Tourn
Alba Davyt
Noris Barolin
Rio de la Piata
dal rapporto della Federación Femenina Vaidense stralciamo aicune notizie
(a cura di Fernanda Comba)
Il Rapporto inizia con l’affermazione del C.N.: « Ci siamo
preoccupate innanzitutto della
riconciliazione in Cristo e di ricercare il suo aiuto perché l’opera della Federazione possa guidare tutte le Leghe a integrarsi
sempre più nella comunità dei
credenti affinché tutti siamo uno
in Cristo. Chiediamo a Dio la
sua benedizione e il suo intervento: che i suoi piani misteriosi rendano possibile ciò che noi
umanamente non possiamo compiere ».
Per il terzo anno il C.N., composto da nove membri, è retto
non da una Presidente ma da un
triumvirato che si è suddiviso il
lavoro di corrispondenza e di redazione di circolari e di relazioni.
Sono stati organizzati cinque
incontri regionali, tre in Uruguay e due in Argentina. I temi
trattati in queste giornate sono
stati sempre diversi, ma riguardanti problemi femminili: « Il
ruolo della donna qui e ora »,
« Che cosa si esige da una donna
cristiana nella chiesa, nella famiglia e nel lavoro ». La mattina
era dedicata a uno studio biblico o al culto. Soltanto un incontro è stato consacrato interamente allo studio biblico del
passo: « Cercate piuttosto il regno di Dio ».
È stato inoltre organizzato a
Colonia il convegno annuo della
LUME (Lega Uruguayana Donne
Evangeliche, interdenominazionale) dedicato al tema dell’Evangelizzazione.
È stata celebrata in marzo la
Giornata Mondiale di Preghiera,
secondo la liturgia inviata dal
Comitato internazionale responsabile di questa giornata, e in
settembre la Giornata Nazionale
di Preghiera, secondo il programma inviato dalla LUME. Le
collette sono state destinate rispettivamente alle vittime della
guerra e alla Casa Nimmo.
Tutti questi incontri sono stati molto ben frequentati. In parecchie chiese le Giornate di
Preghiera sono state aperte a
tutta la comunità oppure organizzate insieme con altri gruppi
denominazional i.
Molto notevole il lavoro assistenziale svolto dalle varie Unioni femminili a favore degli
Istituti della chiesa, ma soprattutto verso l’esterno, sotto forme diverse: contributi settimanali di viveri e indumenti a centri operanti in quartieri poveri,
offerte e madrinati per colonie
estive e mense scolastiche, borse
di studio, doni per l’opera fra gli
Indios Tobas in Argentina.
Per mezzo della LUME si è
continuata l’opera nel carcere di
Punta Carretas a Montevideo.
Molto alto il numero delle visite fatte ai ricoverati in istituti vari (non evangelici) in molte
località diverse, in Uruguay e in
Argentina: ospedali, case di riposo per anziani, convitti e istituti per bambini.
Nelle chiese locali è stata « costante preoccupazione » delle Unioni quella di visitare gli ammalati.
Il rapporto non menziona il
numero delle Leghe, ma precisa
quello delle socie:
Uruguay Argentina Totale
Socie attive (con diritto di voto) 711 195 906
Collaboratrici 445 131 576
Totale 1156 326 1482
Di solito le Leghe si riuniscono una volta al mese. Quasi tutte hanno svolto degli studi biblici, sull'Epistola ai Romani, oppure utilizzando il materiale inviato dal C.N. sul tema « Donne
in azione ». Si trattava di studi
su personaggi femminili dell’An
tico e del Nuovo Testamento,
che sono stati molto apprezzati
e considerati utili.
Speriamo che queste notizie
risultino stimolanti per tutte e
rafforzino i vincoli di solidarietà
con le nostre sorelle del Rio de
la Piata.
Marta e Maria
Le due sorelle, Marta e Maria, possono essere considerate come due simboli, oppure come due persone in carne
ed ossa.
Quasi sempre nei sermoni Marta e Maria sono viste come simboli : Maria ascolta, Marta lavora ; Maria crede, Marta
serve; Maria è la fede, Marta le opere. Ecco dunque le due
sorelle diventate simbolo delle opere e della fede; se ne ricava un classico insegnamento riformato: la preminenza della fede sulle opere. Allo stesso modo qualcuno fa di Marta
il simbolo dell'azione sociale e di Maria il simbolo dell'adorazione, per concludere che il comandamento dell'amore per
Dio è più importante di quello dell'amore per il prossimo.
Ma trasformare le persone in simboli è pericoloso. Si rischia
di dire cose ovvie oppure arbitrarie,.e di passare accanto al
significato più semplice del brano biblico.
Marta e Maria sono due donne in carne ed ossa, creature vive del loro tempo. Creature di un tempo in cui la divisione dei ruoli era ancora più radicale di oggi. La donna era
destinata a servire; solo l'uomo poteva pensare. Il posto della donna era accanto ai fornelli. Soltanto l'uomo poteva studiare (« stare ai piedi di qualcuno » nel linguaggio biblico
non significava venerare una persona, ma essere suo alunno;
così il libro degli Atti parla di Paolo che fu allevato « ai piedi di Gamallele », cioè studiò con lui). Maria, mettendosi ai
piedi di un maestro fa una cosa da uomo, una cosa che a
quel tempo andava contro le regole sociali, era quasi scandalosa. '
Il richiamo di Marta, che vorrebbe che Maria tornasse a
sfaccendare con lei, non è dettato solo da interesse personale,
ma soprattutto da obbedienza alle consuetudini, dal disappunto di vedere che sua sorella non sta al posto che la tradizione la assegna accanto ai fornelli, e pretende far cose diverse, nuove, inaudite.
Ma Gesù loda Maria. La loda perché per farsi discepola
di lui, per seguirlo e obbedirlo, ha saputo rompere l'educazione ricevuta e trasgredire le regole e i ruoli che la società
le imponeva. Però Gesù non loda Maria perché si è ribellata,
ma perché lo ha fatto per diventare sua 'discepola.
Anche a noi è stata imposta una educazione, assegnati
dei ruoli e prescritte delle regole. Dobbiamo saper trasgredire tutto ciò per fare delle cose nuove e diverse: quelle che
ci sono richieste dall'essere discepoli di Gesù. È lui che ci dà
questa libertà.
ALDO COMBA
CARTELLONI
Studi: al congresso un cartellone illustrato portava un elenco
di una ventina di tìtoli di studi
per i quali ognuna poteva dare
le sue preferenze; fra i titoli che
hanno avuto più successo citiamo per ordine: argomenti biblici: non giudicare - genitori e figli - confessare Cristo oggi - La
buona novella ai poveri; argomenti etici: la terza età - assistenza ospedaliera - problemi
della donna che lavora - la violenza oggi; argomenti vari: i movimenti femminili.
Gruppi di lavoro: un altro cartellone più impegnativo richiedeva la collaborazione di persone
interessate a certi problemi, per
cercare di creare delle commissioni o settori di lavoro; anche
se le offerte sono state poche si
spera per ora di poter iniziare
delle ricerche in 3 settori: studi
biblici, problemi e movimenti
femminili, terza età. Chi è interessata o conosce persone che
potrebbero interessarsi di questi
argomenti lo segnali a MarieFrance Coïsson - 10060 Angrogna
(Torino).
DIVORZIO
A referendum avvenuto, dinanzi alla larga maggioranza di
Italiani che hanno risposto con
il NO, al tentativo di imposizione di una legge che, senza rimuovere le cause delle rotture
familiari, si limita a coartare la
volontà dei contraenti, va sottolineato il valore religioso e spirituale della chiara posizione
antiabolizionista del 2° congresso femminile evangelico di Rimini. Il No compatto delle delegate al Congresso, non è stato motivato da ragioni politiche o da
mera avversione ad iniziative
clerico-cattoliche, ma è derivato
direttamente e spontaneamente
dalla presa di coscienza del valore del matrimonio cristiano.
Il matrimonio cristiano è una
realtà che scaturisce dall’impegno quotidiano degli sposi a risolvere i loro problemi e quelli
della famiglia, dinanzi al Signore alla luce di una fede intimamente rivissuta e sofferta. Il matrimonio inteso in tal senso è
una continua conquista spirituale ed assume nei confronti degli
altri il valore di una vivace e
sentita testimonianza cristiana.
Una legge civile non può dare
significato cristiano ad un matrimonio che ne sia priva, né tanto
meno può imporsi, mediante la
legge, un valore cristiano al matrimonio di chi cristiano non è.
Non con la legge, ma con la testimonianza viva e concreta del
suo personale matrimònio, il cristiano può ottemperare all’impegno di credente nel mondo.
Resta d’altra parte il grave
problema delle molte cause di
natura socio-politico-economica,
che neH’attuale struttura della
società incidono negativamente
sul matrimonio, esasperando le
difficoltà della vita familiare.
Non occorre una legge repressiva quindi, ma una nuova e più
rispondente legislazione sociale
che tenda a rimuovere le condizioni di base che possono rifiettersi negativamente sul matrimonio. Testimonianza cristiana
ed impegno sociale, sonò congiuntamente intesi, il compito
al quale il NO del 5 maggio a
Rimini, ha chiamato le donne
evangeliche.
Clara Ranchetti
notizie varie
Per la prima volta il Consiglio Nazionale delle Chiese
americane ha eletto una donna
alla carica di segretario generale, una delle più alte e prestigiose degli Stati Uniti. Si tratta della signorina Claire Randall, che
è stata co-direttrice dell’Associazione delle donne di chiesa
(Church Women United) che
comprende cattoliche, protestanti e ortodosse.
(Da « Christianisme au XX'"'
siècle »).
La Chiesa Unita di Cristo
(United Church of Christ),
che conta due milioni di membri, ha eletto come moderatore
del suo ultimo sinodo la signora
Margaret Haywood. La signora,
che è giudice aggiunto alla Corte suprema del distretto di Coluipbia (Washington), ha presieduto i dibattiti e resterà per due
anni alla direzione della chiesa.
È la prima donna di razza negra
eletta a quella carica.
(Da « Christianisme pu .XX'"'
siede »).
6
pag. 6
CRONACA DELLE VALLI
N. 22 — 31 maggio 1974
Ospedale Valdese
di Pomarelto
Note di medicina vai|igiana
Se diamo uno sguardo alla Casistica dei pazienti ricoverati nel 1973 presso
l’Ospedale Valdese di Pomaretto, notiamo come su 1366 malattie diagnosticate,
il 26% xrano rappresentate da malattie broncopolmonari, che erano precedute
solo dalle malattie di cuore (43,6%). L’alta incidenza delle broncopneumatopatie
trova la sua triste conferma in un altro dato: esse, hanno rappresentato, dopo
i tumori, la più frequente causa di morte tra i ricoverati deceduti nello scorso
anno. Va segnalato che a livello nazionale, le broncopneumopatie sono, invece,
al quarto posto come causa di morta- ----------------:-----------------
lità. Negli Stati Uniti più di 700.0Ò0
persone sono rese inabili dalla insufficenza respiratoria.
Queste osservazioni, mentre confermano quanto già da qualche anno andiamo osservando, pongono ai Medici
dell’Ospedale alcune riflessioni sui vari aspetti delle broncopneumopatie
croniche dei valligiani, sia per quanto
concerne l’aspetto diagnostico, terapeutico e riabilitativo, sia per quanto
ci può essere dato di fare, per la loro
prevenzione.
Dall’esame delle cartelle cliniche si
rileva, anzitutto, come la maggior parte dei pazienti affetti da broncopneumopatie croniche, appartenga al sesso
maschile e che la causa primitiva che
ha portato aH’insufficienza respiratoria cronica è stata rappresentata dalla
bronchite cronica associata o meno alla silicosi. Tutti i pazienti osservati
presentavano età avanzata, mentre il
riscontro della silicosi risultava più
raro sotto i 50 anni.
È noto come questa malattia ad inizio molto subdolo, non possa essere
riconosciuta se non quando il danno
polmonare abbià raggiunto im certo
grado, in quanto mancano dati diagnostici sicuri per una diagnosi precoce.
Si sa inoltre che non esiste possibilità
di guarigione una volta che la malattia si sia instaurata, anche se il danno
polmonare può stabilizzarsi e non
sempre portare alla insufficienza respiratoria.
NeH’ambito della vita dei minatori la silicosi non è l’unica malattia pol
1-13 luglio
CAMPO DI LAVORO
al Convitto femminile
di Torre PelUce
Ogni anno si rendono necessari dei lavori piccoli e grossi per
riaggiustare i nostri istituti, soprattutto quelli sorti verso la
metà del secolo scorso, come il
nostro. Vorremmo, quest’estate,
terminare l’opera di tinteggiatura interna alla casa che in parte
è già stata fatta, aggiustare porte e maniglie, finestre e persiane,
costruire un campo di palla-volo,
ed altri lavoretti che insieme potranno essere decisi.
— Per questo lavoro occorrono 15 giovani di età non inferiore ai 16 anni che siano disposti
ad impegnare 13 giorni delle loro vacanze.
— Sarà nello stesso tempo
ima possibilità concreta di conoscere, con i contatti che si stabiliranno con l’équipe del Convitto, il lavoro che viene svolto
in questi istituti.
— Non abbiamo voluto cercare all’estero i volontari (sarebbe
stato facile) perché siamo certi
di poterli trovare anche nelle
valli e nell’evangelismo italiano.
Anche perché riteniamo necessario sensibilizzare maggiormente i giovani delle nostre comunità a questo tipo di lavoro e ai
problemi dei minori.
— Le iscrizioni dovranno pervenire alla direzione del Convitto (Via Angrogna 12,10066 Torre
Pellice), tei. 91237 entro il 21 giugno.
— Il Convitto prowederà per
l’assicurazione dei partecipanti
al Campo di lavoro.
L’équipe del Convitto
monare: altre malattie si aggiungono
quali la bronchite cronica, secondaria
sia alle variazioni di temperatura ambientale della miniera, sia alla diffusa
abitudine del fumo. Bronchite cronica
più silicosi rappresentano un triste binomio di concansa nell’accelerare la
comparsa della insufficienza respiratoria cronica.
Nei pazienti minatori ricoverati è
stata osservata anche una elevata incidenza di malattie del fegato, particolarmente della cirrosi. Il perché di
questo può essere trovato nella constatazione che la sudorazione dovuta
dal tipo di lavoro e l’arsura delle fauci, secondaria al pulviscolo, determinano un aumento dello stimolo della
sete, il che comporta una elevata introduzione di bevande, particolarmente di vino.
Le osservazioni che stiamo facendo
sono valide per formulare un giudizio
estensivo sulle brancopneumopatie croniche relative alla popolazione in generale. Per uno studio valido e completo
bisognerebbe avere dati più completi
secondari ad una indagine di massa
che è al di fuori delle nostre possibilità. Noi, all’Ospedale, osserviamo generalmente le malattie ormai da anni
instaurate e per lo più in persone anziane che hanno lavorato in condizioni
ambientali quali oggi non esistono
più: sfuggono dal nostro controllo i
giovani i cui controlli sanitari vengono svolti dagli Enti di prevenzione o
da altri Ospedali.
Rimane tuttavia il fatto che oggi ci
ì ■'3
teggere il' poimorte dall’azione nociva
di altri enzimi, normalmente presenti:
quest’ultimi, in assenza dell’alfa-unoantitripsina, attaccano il polmone, lo
« digeriscono », dando luogo cosi, sin
dall’età giovanile ; ad ima particolare
malattia detta enfisema, la quale, progredendo porta alla insufficienza respiratoria.
Ma possono mancare, od essere presenti in basse concentrazioni, anche le
immunoglobuline che fanno da barriera alle infezioni, Ig quali approfittano
delle minori resistenze per impiantarsi nel polmone . ,e dare luogo alle
bronchiti batteriche. ,
Quale è quindi l’importanza della ricerca nei giovani!¡della alfa-uno-antitripsina e delle ifpmunoglobuline? È,
evidente che un individuo con scarse
difese, si ammalèi|i di malattie broncopolmonari con estrema facilità, molto più di altri che presentano invece
norniali difese. Chi presenta d,eficit di
alfa-uno-antitripsinà deve, nel modo
più assoluto, nonü'esporsi a contatto
con il silicio, con fumi tossici e smettere hinmediatame#e;'4* (timare.
Lai scoperta dèi ffi^éanisipoíhi dif&
sa ;déÌla'-i^fa-unò^ài^^Thsinà poirà forse spiegare comeij^i alcuni individui,
yanno iridontro x^idamerite:! alla insufficienza' respiràTOria, mèhtie altri,’
a parità di rischio, si ammalano più
tardivamente. ■
Noi crediamo che un depistage di
massa, sui minatori, possa rappresentare una indubbia »Utilità per l’adozione immediata di càmbio di tipo di lavoro in mansioni ohe non comportino
il rischio di broncopneumopatia. Diagnosi precoce, quindi, che esige provvedimenti di prevenzione.
Presso l’Ospedale di: Pomaretto siamo
in grado di eseguire queste ricerche e
per questo scopo abbiamo inviato una
nostra tecnica presso un centro specializzato per mettere a punto le metodiche. «
Per risolvere alcuni problemi economici-organizzativi interpelleremo gli
enti locali e la Comunità Montana. Se
essi ci daranno aiuto potremo estendere questa ricerca,' già iniziata, e cóllaborare così neH’impedire la comparsa della insufficienza respiratoria cronica in soggetti congenitamente predisposti e che, pur in buone apparenti
condizioni clinichef ignorano la precarietà del loro equilibrio difensivo e sono predestinati, se non si prendono
drastici provvedimenti, alla insufficienza respiratoria cronica.
il Pr. Valerio Gay ,
Primario Mèdico
Ospedale Valdese di Pomaretto
troviamo dinnanzi a due realtà: la
prima è rappresentata da un elevato
numero di broncopnèumopatici-silicotici di età matura o avanzata; la seconda che numerosi valligiani si espongono ad un quotidiàno contatto con il
silicio. ,
Ecco quindi due problemi da affrontare per servire la vallé: uno di natura
terapeutica e riabilitazionale a malattia conclamata, uno di diagnosi precoce e di profilassi.
È naturale, come il nostro Ospedale,
classificato zonale per lungodegenti e
convalescenti, abbia anzitutto il compito terapeutico e riabilitazionale nei
confronti di chi;vi viene ricoverato: e
possiamo dire che a tre anni dal funzionamento a tipo Ospedaliero siamo
in grado di affrontare questi complessi
problemi. Da pochi giorni abbiamo
messo in funzione una nuova apparecchiatura che ci permette di valutare il grado dell’insufficienza respiratoria, mediante analisi dei gas del sangue, in completo automatismo in modo che possiamo, in certi casi eseguire terapie più efficaci, controllate periodicamente da questo tipo d¡ analisi: e siamo in attesa di una apparecchiatura a respirazione automatica a
pressione costante di ossigeno per poter far superare ad alcuni pazienti le
gravissime conseguenze deH’insufficenza respiratoria cronica riacutizzata.
Per quanto concerne la nostra disponibilità per la diagnosi precoce e la
prevenzione, stiamo preparando una
indagine di massa, relative ai minatori, usufruendo di recenti acquisizioni
che si prospettano di notevole utilità.
E vediamo di cosa si tratta.
Esistono nel nostro organismo, tra
gli innumerevoli costituenti biologici,
delle particolari sostanze detti enzimi
ed altre, dette immunoglobuline. I primi intervengono nel nostro metabolismo, le seconde hanno compito di proteggerci dall’azipne nociva dei microbi e dei virus.
È stato recentemente scoperto, e qui
compare il dato nuovo, che a causa di
fenomeni ereditari alcuni individui
presentano basse concentrazioni, od
anche assenza totale, di un particolare enzima detto alfa-uno-antitripsina.
Il compito di questo enziamo è di pro
.(iiiiiiuiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi. ............................................................................
Bita delle cominità^^ dl Angregna a Uone
INIZIATI I LAVORI
DELL’AUTOSTRADA
TORINO-PINEROLO
Pinerolo. Dopo le recenti polemiche,
e dopo che la Regione e la Provincia
avevano riaffermato la loro volontà
di arrivare alla costruzione dell’autostrada, nei giorni scorsi sono iniziati
i lavori di sbancamento. Alle popolazioni e ai contadini che chiedono,, assicurazioni circa i sottopassaggi per la
viabilità locale e circa il futuro assetto idrogeologico della zona la società
concessionaria ATIVA non ha ancora
risposto. Per questo sono in previsione nei prossimi giorni alcune manifestazioni contro l’ingresso delle ruspe
nei terreni dove dovrebbe passare l’autostrada.
DOPOREFERENDUM
AL COMUNE DI PINEROLO
Pinerolo. L’assessore all’assistenza
del comune di Pinerolo, la derhocristiana Cosso, ha rassegnato le dimissioni
per motivi di lavoro. Sufla sua succellsipne si è aperta una contrattazione
tra la DO ed il PSI locale. La DC páre
intenzionata á mantenere questo assessorato che pure è richiesto-dal PSI.
Nella contrattazione è entrato ora anche in gioco il posto di presidente dell’Ospedale Civile, avendo l’attuale presidente (DO) l’intenzione di dimettersi.
SCIOPERI
Pinerolo. Nel quadro delle agitazioni
previste per il rinnovo del contratto
aziendale, i magazzini della UPIM di
Pinerolo sono rimasti chiusi martedì,
scorso 21 maggio.
Scioperi articolati di 1 ora per turno si sono svolti anche alla Giiterman
di Perosa. I delegati degli operai si sono incontrati con la direzione generale
del complesso e sono pervenuti ad un
primo accordo per ciò che riguarda la
occupazione. L’azienda si è impegnata
a non licenziare personale né a ricorrere alla Cassa integrazione durante il
periodo di 5 anni in cui verrà effettuata la ristrutturazione produttiva degli
stabilimenti di Perosa. Non dimeno la
ristrutturazione significherà la riduzione dell’occupazione di 200 posti di lavoro.
Si arriverà a una occupazione di 500
operai contro i 700 attuali. Non si
procederà a licenziamenti in quanto
non si sostituiranno i lavoratori che
andranno in pensione, attuando così, il
blocco delle assunzioni: un altro du
ro colpo alla
della zona!
situazione economica
La comunità di Angrogna con i pastori Coìsson e Platone, in occasione
dell’ottavo centenario della conversione di Valdo, ha organizzato nei giorni
23-26 maggio ima gita in pullmann a
Lione e dintorni, alla quale hanno partecipato più di 30 persone provenienti
da diverse località : Torino, Torre Pellice, San Giovanni, Angrogna. Affiatamento, buon umore, bel tempo hanno
accompagnato lungo tutto il percorso
il piccolo gruppo alla ricerca della città nella quale Valdo ha iniziato la sua
predicazione, e di nuove comunità da
conoscere.
All’andata, una prima fermata a Vizine, piccola località oltre Briangn e
visita al castello del duca di Lesdiguières (1543-1627), capo del protestantesimo delfinese per molto tempo. Nello stesso castello si ebbe nel 1788 la
riunone degli stati delfinesi e lì, si chiese la convocazione degli Stati Generali, il che doveva poi portare alla rivoluzione francese (1789).
Un’altra fermata a Grenoble per il
pranzo e una corsa in funivia per salire alla Bastille e contemplare dall’alto
la città, posta alla confluenza del Drac
e dell’Isère e sede delle olimpiadi del
1968.
Verso sera l’arrivo a Lione, l’antica
Lugdunum, fondata nel 43 a.C., alla
confluenza della Saona col Rodano.
Subito la nostra comitiva si dirige al
« Centre Pierre Valdo », sulla collina,
dove viene salutata dal gruppo residente e ospitata per i tre giorni di
permanenza a Lione. Il « Centre » è
un luogo simpatico, familiare, semplice e pienamente rispondente alle nostre esigenze: ci ha lasciato un ottimo
ricordo. Inoltre abbiamo avuto la piacevole sorpresa di trovare nella sala
da pranzo un’interessante mostra in
pannelli sul movimento valdese, allestita in occasione del nostro arrivo.
Al mattino seguente dopo un breve
culto e una chiara itroduzione storica
sulla città di Lione, partiamo alla ricerca dei luoghi già esistenti al tempo
di Valdo: l’abside della cattedrale di
Saint Jean, il muro del chiostro dei
cantori (« Manecantorie ») la cripta
della chiesa di Saint Nizier, la chiesa
di Saint Paul e la basilica di Saint
Martin d’Anay, primo santuario lionese costruito dai benedettini. Nella rue
Saint’Etienne, tra le macerie di una
casa in demolizione, riusciamo a scorgere dei reperti architettonici dell’antica cattedrale di Saint’Etienne. In questa zona nel 1180 venne convocato tutto il clero della regione per un concilio: in quella occasione Valdo sottoscrisse una confessione di fede cattolica, di cui è stato ritrovato il testo.
ed ebbe il permesso di predicare. Ma
quattro anni dopo, cambiato l’arcivescovo, Valdo dovette rompere i rapporti con la chiesa definitivamente,
pronunciando la famosa frase « Meglio
ubbidire a Dio anziché agli uomini ».
Da allora il movimento valdese dovrà
agire nella clandestinità per sopravvivere.
Dal « Pont du Change » ci addentriamo nei quartieri della borghesia nascente nell’XI secolo, curiosando nei
cortili e nelle viuzze attraverso le caratteristiche « traboules », stretti corridoi che congiungono i vicoli della vecchia Lione, e arriviamo nella « rue de
la Poulaillierie, dove si sa che Valdo
avesse delle proprietà, come risulta
da documenti del tempo.
Nel pomeriggio alcuni di noi col pastore Coìsson si recano a far visita alla signora Jeannette Bertin-Garnier
che, seppure in via di guarigione, si
trova ancora in una clinica di Lione,
in seguito al grave incidente, in cui ha
trovato la morte il marito, pastore
Renato Bertin, di Angrogna. Ci commuoviamo nell’incontrarla cosi, serena,
malgrado il dolore morale e fisico e
ricordiamo rincontro di due anni fa
con lei e il marito nella loro comunità
di Marsillargues, dove ci avevano così
calorosafnente accolti, ricordando con
noi le valli da cui provenivano entrambi.
La sera incontriamo la comunità di
Vienne, ad una trentina di chilometri
da Lione e parliamo di vari problemi,
comuni malgrado la distanza: Battesimo, Confermazione. La serata termina con la proiezione di molte diapositive sulle valli.
Il giorno seguente, sabato, partiamo
alla volta di Cluny e visitiamo l’antica
abbazia fondata nel 910, sede della riforma monastica iniziata da Oddone,
che tanta importanza doveva avere in
Europa. Di lì, ci avviamo verso Teizé,
dove assistiamo all’« office » di mezzogiorno celebrato dai monaci di quella
comunità nella Chiesa della Riconciliazione eretta nel 1962. Ci impressiona l’assoluto silenzio che regna mentre
uno stuolo di giovani di ogni provenienza si riversa nelle, chiesa. Molti si
mettono in ginocchio in preghiera,
mentre i monaci entrano lentamente a
due a due per celebrare la liturgia del
giorno.
Rimaniamo colpiti dai lunghi canti
sommessi, dall’immagine illuminata
della Madonna, dall’atmosfera estremamente mistica che si crea nel gioco
dei colori delle vetrate. Dopo un pranzo nei locali della comunità e una
breve visita al villaggio, abbiamo un
incontro con fratello Paolo, un giovane italiano della comunità di Taizé,
che ce ne illustra il senso e gli scopi.
Gli facciamo molte domande, ma le
sue risposte ci lasciano assai perplessi: non riusciamo a concepire le preghiere di suffragio per i morti, l’abito
bianco indossato durante le funzioni
religiose, il voto monastico a vita e infine la celebrazione eucaristica, a cui
i cattolici non possono partecipare se
officiata da un protestante, mentre i
protestanti partecipano a quella distribuita dai cattolici. È parso a tutti noi
una contraddizione il fatto che una
comunità la quale mira al superamem
to delle barriere confessionali, nei fatti accetti, almeno per la parte cattolica, la dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica.
Con ogni probabilità il richiamo
principale per le migliaia di giovani
che vanno a Taizé è questa moderna
visione della mistica.
Quest’incontro è stato comunque
un’interessante esperienza, che ci ha
permesso di conoscere meglio una comunità monastica istituita dal protestantesimo, ma ora a nostro parere
assai riavvicinata al cattolicesimo.
L’indomani, domenica, giorno del
nostro ritorno, visita a Vienne, antica
città romana, ricca di monumenti dell’epoca: il tempio di Augusto e Rivia,
il gran teatro Odèon, il teatro e il tempio di Cibele in parte conservati e altre vestigia ancora. Nella tarda mattinata ci rechiamo alla « Kermesse » della comunità di Vienne, una giornata
all’aperto, tipo la nostra festa del XV
agosto. Partecipiamo al culto e al
pranzo in campagna e facciamo un giro intorno ai banchi di vendita prima
della nostra partenza. Molti ci accompagnano al pullmann e ci salutiamo
felici di questo incontro tra due piccoie comunità riformate. Attraverso il
Moncenisio ancora coperto di neve,
ritorniamo n Italia, riconoscenti a Dio
per queste giornate così dense di significato per tutti noi.
Franca Coìsson
Primo Distretto
Il colloquio pastorale di fine anno
avrà luogo lunedì 3 giugno a Villar Perosa col seguente o.d.g.:
Ore 9,30: Culto (past. Roberto Coisson).
Ore 14: problemi del Distretto,
delle comunità alle Valli.
Ore 14: problemi del Distretto.
Ore 16: chiusura.
I pastori sono pregati di comunicare
alla Commissione Distrettuale le nomine dei delegati alla Conferenza e di
trasmettere i sunti delle Relazioni.
La Commissione Distrettuale
RIFORMA SANITARIA
Pinerolo. È in corso di elaborazione da parte dei sindacati un testo per
la discussione delle assemblee degli
operai sulla riforma sanitaria nel pL
nerolese. Non si tratta solo di elaborazioni teoriche ma di risultati già acquisiti dalle lotte dei lavoratori sul
problema della nocività del lavoro di
fabbrica. Inolre il gruppo di studio sindacale sta preparando apposite relazioni sugli ospedali, sui servizi ambulatoriali e mutualistici, sull’assistenza domiciliare agli anziani, sulle case di riposo per anziani, sugli asili nido e sui
convitti per minori, sulla medicina scolastica.
È NECESSARIA LA COSTRUZIONE
DI UNA NUOVA CASERMA
PER I CARABINIERI DI LUSERNA?
Luserna S. Giovanni. L’amministrazione comunale ha messo in bilancio
per l’anno prossimo la somma di 100
milioni per la costruzione di una nuova caserma dei carabinieri. Non sappiamo le ragioni per le quali il ministero della difesa abbia deciso la costruzione di questa nuova caserma. La
situazione della criminalità in vai Pellice non è tale da esigere un aumento
degli organici delle forze deH’ordine.
Né ci sembra che la repressione sia il
miglior mezzo per combattere le forme di criminaiità della nostra zona
(piccoli furti dovuti generalmente alle
difficili condizioni di vita).
Un maggior sviluppo dei servizi sociali di prevenzione, lo sviluppo della
politica di assistenza sociale, l’eliminazione delle cause sociali della criminalità: queste dovevano essere le linee
da seguire, e con 1(X) milioni si poteva
cominciare a fare qualcosa. Con la
nuova caserma invece tutti questi problemi sono lasciati da parte.
L’INFORMAZIONE
NEL PINEROLESE
Angrogna. Giovedì dell’Ascensione
si è svolto a Pradeltorno un convegno
Egei sul tema dell’informazione locale.
In questi ultimi tempi la Fgei ha riflettuto sulla struttura economica del
pinerolese e sui compiti di testimonianza degli evangelici.
L’informazione della gente è stata
individuata come uno dei problemi
fondamentali da affrontare. Infatti
benché numerosi fogli vengano pubblicati settimanalmente nella nostra
regione non si può dire che la nostra
gente sia in possesso di tutte quelle
informazioni necessarie per decidere
ii proprio futuro. Di qui la necessità
di impegnarsi nel lavoro di controinformazione sia potenziando gli strumenti che già ci sono sia realizzando
nuove forme di informazione: mostre
spettacoli teatrali, film, ecc.
Su questi argomenti si è avuto un
ampio scambio di idee e di proposte
che saranno riprese nelle prossime
riunioni del comitato di coordinamento della Pgei-valli.
limi
Frali
Verso il superamento
della crisi comunale?
Il Consiglio comunale di Frali non
ha ritenuto di dover accettare le dimissioni del sindaco Oreste Breusa.
L’argomento è stato discusso nella
seduta straordinaria di mercoledì 22
maggio, quando i consiglieri hanno
preso ufficialmente conoscenza della
famosa lettera di dimissioni, ormai di
dominio pubblico.
Infatti la « Gazzetta del Popolo » di
domenica 19 maggio riportava quasi
integralmente il testo della lettera a
beneficio dei propri lettori, suscitando
reazioni contrastanti.
Il sindaco Breusa giustificava la sua
decisione elencando i gravi problemi
amministrativi di Frali e lamentando
la valanga di critiche che gli si erano
rovesciate addosso: chiedeva solidarietà ai colleghi amministratori e comprensione alla popolazione.
Durante la discussione è stato fatto
osservare che la preoccupazione di un
sindaco di assicurarsi un consenso alle proprie iniziative è più che legittimo, ma che non era il caso di drammatizzare la situazione in quel modo;
i problemi di Frali sono più o meno
quelli di tutte le zone turistiche in rapido sviluppo e non si risolvono con
un sempliche ricambio di persona.
La prospettiva di una crisi ad un
anno dalle elezioni amministrative ha
preoccupato molto il Consiglio e lo
ha determinato nella decisione di respingere le dimissioni del sindaco, risultato abbastanza scontato in partenza, dopo l’articolo della « Gazzetta ».
La mania dei referendum popolari è
evidentemente contagiosa.
In fine di seduta, il nuovamente sindaco di Frali ha espresso il timore di
poter essere considerato da qualche
maligno una persona poco seria: l’ultima parola su questo argomento spetterà senz’altro alle elezioni amministrative dell’anno prossimo.
Liliana Viglielmo
7
31 maggio 1974 — N. 22
Vita, problemi, prbspetave delle chiese valdesi
pag. 7
Corali
canto; una
Coralisti e pubblico che puntualmente ogni anno, anche se in numero
sempre più ridotto, si ritrovano all’appuntamento delle feste di canto,
sanno che uno degli argomenti principali dei messaggi ufficiali e delle loro conversazioni sarà quello della crisi delle corali. Giusto: visto che la crisi c’è non si potrebbe pensare a sede
migliore e ad assemblea più qualificata per parlarne. Tanto più che le conclusioni, alla fin fine, sono ancora positive. È sempre confortante infatti,
constatare che, pur attraverso mille
difficoltà, l’impegno responsabile di
un modesto gruppo di persone riesce
a tenere in vita corali e feste di canto.
Ma fino a quando?
A questa domanda, che tutti ci siamo posti, si può rispondere o attraverso uno dei soliti dibattiti, noiosi o
divertenti, non importa, comunque in
Attribuzioni
dei Consigli di chiesa
Torino, 20 maggio 1974
Sono lieto che Claudio Tron nella sua del
14 corr. su <c L’Eco-Luce » del 17.5.74 abbia
esplicitamente accettato quanto dissi nella
mia del 3.5.1974 su « LEco-Lucé » del 10
maggio 1974 collo scrivere : « Certamente occorrerà che nelle deliberazioni si abbia la
niaggioranza di ogni Concistoro e non solo
dei membri della riunione presa nel suo insieme ». In altre parole egli conferma che ha
valore la deliberazione del Concistoro della
singola Chiesa e non quella dei Concistori
riuniti. Gli sono grato della sua correttezza
e della sua lealtà, anche se^ nel suo scritto,
può sembrare che egli contesti le affermazioni della mia precedente lettera. Con questo
credo chiusa la discussione e spero che presto potrò parlare con Claudio di tutto quanto
scritto nella mia lettera intitolata « Bandiere » (il cui titolo — non mio — francamente
non mi è piaciuto).
Fraternamente
Nino Rostagno
I nostri ospedali
Torino, 23 maggio 1974
Caro direttore.
ho letto sul n. 20 del 17 maggio la corrispondenza sull’assemblea dì chiesa di Tori-,
no, che ha dibattuto sull’avvenire dell’ospedale e che ha portato alla votazione di un ordine del giorno che autorizza la Tavola valdese ad avviare intese collo Stato ; allo scopo
di salvaguardarne Tautonomia amministrativa..« aiiche.. in., caso di. enlàfìcazìone^». m
In quanto facente parte della commissione
direttiva del suddetto ospedale avrei desiderato prendere la parola in occasione dell’assemblea. ma non l’ho fatto per un elementare senso di correttezza, essendo stato chiamato a presiederla.
Vorrei farlo ora qui, dato che questo problema non investe solo la chiesa di Torino,
e tanto più che la serie di articoli del pastore Franco Giampiccolì — che ha posto a tutti noi dei seri interrogativi — non ha fin qui
avuto praticamente risposta.
La tesi di Giampiccoli, e di diversi altri
fratelli — direi specialmente nel campo giovanile — è ben nota e chiara : gli ospedali
debbono essere pubblici, devono essere un servizio sociale gestito dal basso perché, in caso
contrario, si ostacolerebbe da un lato la riforma sanitaria e dall’altro si peccherebbe di
una grave incocrenza in quanto si dovrebbe
ricorrere a privilegi che a parole combattiamo, ma di fatto, accettiamo e ricerchiamo.
Debbo dire che, in occasione della prima
relazione Giampiccoli in assemblea di chiesa
dello scorso gennaio, le tesi esposte mi colpirono fortemente e mi misero « in crisi »
cd anzi fui sul punto di accettarle. Meditai a
[ungo su quella relazione ed alla fine mi con\ insi invece che la Chiesa valdese, coi suoi
ospedali o, per meglio dire, coH’autonomia
amministrativa (indipendentemente dalla proprietà) ha ancora la possibilità dì esprimere
la sua testimonianza e di far sentire la sua
presenza nella società odierna. Ritengo che
la Chiesa sia ben lontana dall’aver assolto il
suo pur imperfetto e modesto compito, se si
tien conto dell’attuale spaventosa situazione
ospedaliera italiana (caotica e scandalistica)
in cui il malato, anziché essere un « minimo » da difendere, diventa troppo sovente,
prima un « pretesto » e poi una vittima di
abusi e soprusi vari.
È inutile nascondersi che le amministrazioni ospedaliere pubbliche, coi loro vari amministratori delegati dai partiti, sono altrettanti centri di potere e di sottogoverno. Inoltre, da quanto se ne sa, gli ultimi progetti di
riforma sono piuttosto inadeguati,
Ritengo pertanto che il ricorso alle intese
— secondo l’art. 8 della Costituzione — sia
non solo legittimo ma deve essere la prova
che lo Stato rispetta la libertà religiosa. Potremo a nostra volta dare la nostra testimonianza allo stesso Stato (accettando tutti i
suoi controlli) anche mediante una retta amministrazione del pubblico danaro ed impedendo che un luogo di servìzio si trasformi
in un centro di potere.
Debbo inoltre ricordare che gli indirizzi
sinodali, a partire dal 1961 (in occasione della presentazione del progetto di « riforma
Giardina ») recano la costante preoccupazione di mantenere l’autonomia ai nostri istituti ospedalieri (libero naturalmente il sinodo
di mutare parere). Anche nel sinodo del 1973
mi pare traspaia questa preoccupazione nell’ordine del giorno (Atto n. 24) che parla di
« un più razionale coordinamento » delle attività delle opere, e di un « maggior collegamento » fra di loro.
In conclusione, ritengo che la previsione
di eventuali digiltilose intese collo Stato (in
concludenti, oppure con l’impegno di
realizzare un programma, modesto magari, ma concreto. Nessun dubbio, siamo tutti per la concretezza. E allora,
avanti con le propóste.
Un intefvento diretto sulle corali è
da escludère data la difficoltà, se non
l’impossibilità, di risolvere i problemi particc4ari e di fondo causa della
crisi, mentre un intervento indiretto
sarebbe realizzabile, senza dover affrontare particolari difficoltà, proprio
attraverso le feste di canto.
L’attuale festa di canto che, lo si voglia o no, è diventata una esibizione di
corali, sempre meno convincente in
quanto punto di arrivo di un lavoro
non sempre sereno, mai facile e sempre abbastanza improvvisato, potrebbe infatti diventare un momento di riflessione e di studiò nel qùale le corali
dovrebbero riscoprire la lóro vocazio
ne e trovare un punto di riferimento
per la loro attività futura.
In termini concreti, le corali dovrebbero riunirsi per una' intera giornata
(una festività infrasettimanale, o una
domenica, o un sabato pomeriggio e
sera più la domenica pomeriggio) ed
il complesso dei coralisti, in base ai
suggerimenti ed ai giudizi dei direttori, potrebbe essere suddiviso in gruppi, di quattro voci miste, omogenei
come consistenza e cóme capacità. Ad
ogni gruppo, affidato ad un direttore,
dovrebbe essere assegnato un pezzo,
di media-minima difficoltà; da apprendere nel corso della giornata. A conclusione, nel tradizionsue concerto pubblico, i diversi gruppi presenterebbero, singolarmente, il'pezzo appreso e,
riuniti, i canti d’insieme. E, se proprio
si pensasse di non poterne' fare a meno, ogni corale apaiTOcchiale presen
te, potrebbe esibirsi col prqprio coro
di circostanza.
La realizzazione dell’incontro dovrebbe. naturalmente, essere preceduta da un certo numero di riunioni dei
direttori con la commissione del canto
sacro per risolvere i problemi organizzativi, scegliere i pezzi da eseguire,
discutere e definire, eventualmente con
la collaborazione di esperti anche
esterni, l’impostazione del lavoro sotto il profilo tecnico-artistico.
Questa la proposta nelle sue linee
generali. Non vuole essere certo una
formula magica che promette risultati
immediati e strabilianti. Ovviamente è
discutibile, migliorabile, modificabile.
Comunque, se la' si realizzasse, le feste di canto oltre ad acquistare un loro nuovo significato, offrirebbero alle
corali la possibilità di vivere una positiva esperienza cornunitaria.
Il che non sarebbe risultato da poco in un mondo sempre più impregnato di individualismo presuntuoso come quello in cui viviamo.
Dino Ciesch
iiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiitiiiiiiiiiMiimiiiiiiiiii
I lettori ci scrivono
dipendentemente,torno a ripeterlo, dalla proprietà dei muri) allo scopo di mantenere la
autonomìa amministrativa, sìa un mezzo legittimo per cercare di continuare a rendere
il nostro servizio nella comunità religiosa e
civile.
Tra i fautori dell’accettazione pura e semplice della riforma sanitaria viene affermato
che l’esigenza di mantenere fra le attività
istituzionali l’assistenza ospedaliera può essere realizzata senza che sia necessaria una
amministrazione diretta : la Chiesa è presente
ovunque i suoi membri lavorino, anche sparsi
nei vari ospedali. È ovvio che anche questa
costituisce una testimonianza di presenza
evangelica, ma ritengo che per « attività
istituzionale » sì debba intendere un’attività
organizzata che certamente riesce ad avere
un altro peso e un’altra incidenza nella società in cui viviamo.
Roberto Peyrot
Il NO, nuova speranza
Un lettore, da Torino:
Caro direttore,
nonostante l’aggressività dello schieramento antidivorzista e oscurantista, il 12
maggio con la vittoria dei «no» il paese,
nel suo insieme, non si è lasciato mettere al
margine delle nazioni civili. Questo consenso
di massa ha aperto muovi orizzonti per la democrazìa in Italia, nuova consapevolezza che
10 Stato non può "Rinunciare alla laicità e alla sua autonomia■ nel formulare le lev"! che
regolino là vita civile e democratica di tutti.
11 responso dèllè urne ha anche dimostrato
che la donna italiana ha anch’essa detto «no»
all’abrogazione del divorzio, ritenendo che
malgrado le imperfezioni la legge sia uno
strumento in grado di elevare la condizione
del coniuge socialmente più debole, e non le
umilianti sentenze canoniche di nullità pronunciate dalla Sacra Rota, senza alcuna protezione per i figli! La pesante sconfitta del
sen. Fanfani e dei suoi alleati Almirante e
Gabrio Lombardi, che hanno cercato invano
di falsificare e deformare la legge nella lettera e nello spirito, indica che Dio è presente
nella storia; il suo intervento ha fatto si che
fossero contrastati i tre tetri cavalieri apocalittici della lega vaticana — il Vaticano intendeva trarre vantaggi per la difesa delle
sue posizioni acquisite con quel Concordato
che moralmente discredita e la Chiesa e lo
Stato. Arginata questa manovra eversiva, si
pone con anche maggiore evidenza il problema della laicità dello Stato : sarebbe l’occasione per la svolta tanto attesa, per neutralizzare le forze conservatrici che vogliono concentrare il potere nelle loro mani secondo il binomio Stato-Chiesa tanto caro ai tempi di
Pio XII. Non a caso il sen. Fanfani ha aperto la campagna al grido di « 18 aprile 1948 ».
È tutta da scrivere la storia di chi ha voluto
questo referendum, e perché. Quella politica
fornisce proprio il terreno adatto ad attività
che nulla hanno da spartire con il messaggio
evangelico. Ora una nuova porta si è aperta,
e di qui passerà una nuova esperienza di
grande gioia, sempre nella speranza di « un
nuovo cielo e una nuova terra» (Apoc. 21: 1).
Cordialissimi saluti
Mario Desana
Anche una lacrima sul NO
Una collaboratrice, da Roma:
Caro direttore,
premetto che ho votato « no », che non
sono né fascista né democristiana. Vorrei dire un pensiero, possibilmente senza suscitare
le consuete guerre fratricide!
Abbiamo vinto, abbiamo detto no ad Almirante, no ai preti, è giusto che abbiamo
vinto. Ma quei cortei di gioia non erano un
po’ tristi? Il divorzio è sempre la conseguenza di uno sbaglio; ed è una cosa seria e triste. Io penso : vincere, si, ma rallegrarsi tanto è giusto?
Inda Ade
Chiese
e incoerenze sociali
Un lettore, da Torino:
La sera di mercoledì 15 maggio ero presente alla tavola rotonda tenutasi alla Galleria d’Arte Moderna indetta in occasione
dell’ottavo centenario del movimento Valdese.
Tra i diversi interventi, tutti veramente interessanti, mi colpì in modo particolare quello svolto dal fratello Rostan sul lavoro di
chiarificazione Evangelica che i Valdesi do
vrebbero svolgere nel campo contadino e
operaio.
Penso anche che alcune delle sue affermazioni sulla struttura della'nostra Chiesa ancora ferma su posizioni legate a vecchie tradizioni di stampo borghese-conservatore, non
siano del tutto errate. Altre delle sue dichiarazioni a sfondo socialista hanno urtato la
suscettibilità di alcuni dei presenti che per
esprimere il loro dissenso-, uscirono dalla sala. Subito dopo la riunione, durante una
breve conversazione avuta con un caro fratello Valdese, questi affermava che operai e
contadini sono refrattari al messaggio Evangelico e per dar peso alle sue parole concludendo disse : Provi qualcuno ad annunziare
la parola di Dio ai cancelli della Ì^.I.A.T. e
vedrà quali accoglienze gli saranno riservate.
A questo punto mi sia consentito di esprimere il mio pensiero in merito. In primo luogo
non è assolutamente vero che pregiudizialmente i lavoratori siano refrattari all’annunzio Evangelico, anzi i più attenti Trovano che
in esso sono racchiuse gran parte delle loro
aspirazioni per la costruzione di una società
più giusta ed umana. Nel mio caso particolare, fu proprio di un operaio che il Signore
si servì per annunziarmi il suo Evangelo di
salvezza. A quei fratelli fermi nei tempi e
sazi della loro religiosità, i quali pensano che
non sia il caso di modificare Tattuale struttura sociale per annunziare la Parola di Dio nel
mondo, dirò che la ragione per la quale la
classe operaia quasi litintivamente diffida
profondamente di tutto quello che gli viene
presentato come religione, è che durante il
suo lungo e sofferto-ftlftvagÌio, nelle lòtte per
la sua elevazione sociale, ha sempre trovato
nella Chiesa ufficiale, mvecé dì un riàturale
alleato, una spietata avversaria, sempre tesa
alla difesa dei suoi privilegi e al servizio, pur
adeguandosi ai tempi, .delle classi ricche e
privilegiate. Quando avfemo purificato le nostre Chiese da queste incoerenze sociali, allora e solo allora, potremo andare a cuore aperto e con l’aiuto del Signore anche ai cancelli
della Fiat per compiei« la nostra opera di
evangelizzazione. Fino a quando la posizione
di questa Chiesa non sarà radicalmente mutata, sarà sempre estremamente difficile aprire
con i contadini e con gli operai un dialogo
a sfondo religioso, ma sarà semplicemente e
solo una conversazione tra sordi.
Sergio Riposio
Vietnam Sud e Nord
Milano, 22 maggio 1974
Caro direttore,
ricevo solo oggi il n., del 5 maggio con la
lettera di M. T. Fiorio, che mi chiama in
causa a proposito del Vietnam, dopo che
L’Eco-Luce aveva pubblicato un mio breve
pezzo nel numero del 29 marzo scorso.
Scrivo non per polemizzare, ma solo per
illustrarci a vicenda idee ed esperienze. Il
signor Fiorio afferma ohe è impossibile che i
vietnamiti scappino dalle zone <e liberate »
dai vietcong e dai nordvietnamiti perché, dice, secondo la testimonianza del pastore Vinay, il regime di Saigon è oppressivo, corrotto, calpesta i diritti delFuomo, è un fantoccio
degli americani, ecc. D’altra parte, continua
Fiorio, il regime del Nord Vietnam è radicalmente diverso, tanto che il pastore Casalìs
« arriva a vedere in questo popolo... una manifestazione dell’uomo nuovo promesso dal
Vangelo ».
Non parlo del Nord Vietnam, dove non sono stato, parlo del Sud dove mi sono recato
tre volte e che conosco bene anche nelle regioni rurali e montane (mentre la maggior
parte dei visitatori si fermano a Saigon e dintorni). Non ho mai difeso il regime di Saigon,
perché è realmente oppressivo. Però vediamo
di non farcene un mito in senso negativo.
Vinay, nel suo recente volume, afferma chiaramente che Thieu è come Hitler c credo
che l’opinione comune di chi legge certe relazioni di gente che ha viaggiato in Sud
Vietnam sia la stessa. Vorrei chiedere: quando mai Hitler permetteva a centinaia e migliaia di giornalisti di viaggiare liberissimamente in tutto il paese, di incontrarsi con i
capi dell’opposizione, con l’associazione dei
parenti dei prigionieri politici; quando mai
Hitler permetteva la pubblicazione di giornali e riviste che raccontano le torture (autentiche) nelle sue carceri; quando mai permetteva a prigionieri politici, come la signora Ngo Ba Thanh, che io ho conosciuto personalmente, di scrivere articoli dalla prigione per giornali e riviste d’Europa, di uscire
dal carcere e parlare liberamente con giornalisti stranieri, fare conferenze stampa, fondare movimenti di opposizione al regime?
Piuttosto, vorrei chiedere; nel Nord Viet
nam, dove vi sarebbe la realizzazione dell’uoma nuovo evangelico, c’è stato qualche giornalista o visitatore che ha potuto uscire liberamente, da solo, da Hanoi? Che ha potuto incontrare almeno un oppositore del regime, uno solo? Che ha potuto parlare da solo
col popolo, senza interpreti e accompagnatori? C’è notizia che nel Nord Vietnam vi
sia, come nel Sud, un’associazione dei parenti dei prigionieri politici? Oppure qualcuno
è cosi ingenuo da pensare che nel Nord Vietnam non vi siano prigionieri politici?
Sono domande che faccio senza alcun intento polemico, ma che rivelano già il motivo di fondo per cui dalle zone « liberate »
dai nord-vietnamitti e vietcong la gente del
popolo scappa appena può. Questo l’ho visto
di persona in molte zone di frontiera del
Sud Vietnam, a Quang-Tri, a Kontum, Pleiku, Quang-Ngai, Ban Me Thuot, An Loc,
Bao Loc, Dalat, eco. La media delle fughe si
calcola sulle 30.000 persone al mese, gente
che scappa anche dopo uno due anni di permanenza sotto i comunisti. Potrei portare testimonianze concrete in proposito, ma lo spazio non lo permette. Chi desidera, può scrivermi e gli mando gratis il fascicolo del marzo scorso della mia rivista w Mondo e Missione », col resoconto molto ampio del mio ultimo viaggio in Vietnam (Piero Gheddo PIME - Via Mosè Bianchi, 94 - 20149 Milano).
D’altronde, la faccenda delle fughe è dimostrata da questo semplicissimo fatto : i
nord-vietnamiti hanno ormai occupato circa
il 75-80% del territorio sud-vietnamita ed
hanno meno del 10% della popolazione del
paese, che è venuta ad accumularsi nei campi profughi del governo dì Saigon, nelle città, in terre nuove da disboscare. Anzi la crisi più grave del Sud Vietnam è oggi questa :
che non ci sono più terre a sufficienza per
tutti questi milioni di profughi! Lo stesso fatto l’ho visto in Cambdgia e nel Laos : anche
in • questi due paesi i nord-vietnamiti, con i
comunisti locali, hanno occupato più del
70% del territorio, ma hanno pochissima
popolazione. Un giovane missionario italiano
del Laos, p. Zago, impegnato nel dialogo con
i bonzi buddisti, mi diceva : k Chi non ha
ancora sperimentato il regime comunista,
specie fra i giovani studenti di città, guarda
ad esso con una certa speranza, data la corruzione del governo; chi l’ha vìssuta personalmente, non vuol più saperne nel modo
più assoluto ».
Grazie della pubblicazione e cordiali saluti.
PiEBo Gheddo
N.d.r. Nel n. 19, del 10 maggio, un articolo
di Tullio Vinay ha notato che anche l’esercito di Van Thieu ha esercitato pressioni sulle
popolazioni perché ripiegassero nelle zone controllate dal governo di Saigon; nonché le responsabilità che anche una parte della Chiesa cattolica vietnamita ha nel crearsi della
paura anticomunista. Siamo comunque grati
per ogni informazione e testimonianza.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiii
Cambio d’indirizzo
Il past. Petro Valdo Panasela comunica il
suo nuovo indirizzo: Via G. E. Di Blasi 10,
90135 Palermo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiii
AVVISI ECONOMICI
CERCASI luglio-agosto cuoca Foresteria Valdese Pradeltorno. Telefonare sabato-domenica Luserna S. Giovanni 90270.
' San Secondo
— Il 10 maggio, la nostra comunità ha
partecipato con piena solidarietà e grande
commozione ai funerali di Dante Armeìlino,
deceduto all’ospedale Civile di Pinerolo, all’età di anni 44. Il nostro fratello, molto stimato da tutti, è stato sorretto d^la fede
durante la sua lunga malattia. Egli lascia
nel dolore la moglie, due bambine, di cui
una ancora in tenera età, il padre, i fratelli
e le sorelle.
Il Signore asciughi le loro lacrime e li aiuti a guardare verso l’alto, verso la Vita.
— Domenica 26 maggio, nel corso del culto, è stato battezzato il piccolo Marco Gardidl
di Renato e di Tesio Maria Maddalena (Brusiti). La grazia e la benedizione di Dio accompagni questo bimbo ed ì suoi genitori.
— La gita annuale dell’Unione Femminile, con le sorelle di Prarostino, ha avuto luogo il giorno dell’Ascensione a Varese, dove
sono state cordialmente ricevute dal pastore
Masino della chiesa Battista. La splendida
giornata di sole, che le ha accompagnate,
ha contribuito ad aumentare la loro gioia.
— 'L’assemblea dì chiesa è convocata per
domenica 16 giugno, subito dopo il culto
liturgico. Verrà letta la relazione morale e
finanziaria del Concistoro . e si eleggeranno
i delegati alla Conferenza Distrettuale ed al
Sinodo.
— Il 23 giugno la Scuola Domenica andrà
in gita a Pontechianale.
A. G.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiimi
Pramollo
— Ultimamente è stato amministrato il
battesimo a Patrizia di Long Giovanna (Ciampetti di S. Germano); la grazia del Signore
accompagni e guidi questa bambina ed i suoi
familiari.
— La benedizione del Signore è stata invocata sull’unione di Silvano Plavan e Claudia Clot. Nel tempio di Pinerolo è stato anche benedetto il matrimonio di Bruno Ribet
e Vanda Long. Iddio sia l’ospite di questi
nuovi focolari.
— Nel corso del culto di Domenica
19 corr. m. ha avuto luogo l’Assemblea di
Chiesa che ha ascoltato la lettura della relazione morale e finanziaria del Concistoro per
l’anno ecclesiastico 1973-74 éd ha nominato
i suoi delegati alla Conferenza Distrettuale
che, D. V., si terrà a Perrero nei giorni 29 e
30 giugno p. V. ed al Sinodo. Per la Conferenza sono stati eletti i sigg. Enrico Long di A.
(Pellenchi) e Valdo Menusan (Pellenchi),
supplente il sig. Guido Peyronel (Tournim)
e per il prossimo Sinodo il sig. Giorgio Mathieu (None) e la sig.na Ivana Costabel (Micialetti), supplente il Sig. Dante Long (Ciotti). A. revisori dei conti sono stati nominati
i sigg. Dante Long (Ciotti) e Roberto Long
(Ciotti).
— Domenica 26 corr. m. abbiamo ricevuto la visita della Corale della Chiesa di Angrogna insieme alla sue Direttrice sig .ra Rivoira ed un gruppo di altri angrognini. Al
mattino questi fratelli e sorelle hanno parterapato al culto portando il loro apprezzato
contributo col canto di diversi hini ed al pomeriggio nella sala ci hanno ancora salutato
con altri canti. Ringraziamo questi amici per
il messaggio lasciatoci e diciamo loro arrivederci.
— Nel pomeriggio della stessa domenica
si è svolto l’annuale bazar organizzato dallUnione Femminile col sempre prezioso apporto delle famiglie della Chiesa e di amici.
Buona la riuscita di questa attività, a cui è
intervenuto un numeroso pubblico. Desideriamo esprimere la nostra viva gratitudine
a tutti coloro, e non sono stati pochi, che in
un modo o nell’altro : con doni in natura o
in denaro e prestazione di mano d’opera,
hanno collaborato a questo incontro.
T. PoNS
VMIar Penosa
Scuola Professionale
RIV-SKF
Si riapre il 1° corso.
Sono in corso di pubblicazione i bandì di
iscrizione a questo corso che, per un anno,
era stato sospeso. Le domande che saranno pre*
sentale immediatamente non oltre il 15 giugno, riceveranno una risposta per il 15 luglio,
in modo da permettere a chi non può essere
accolto di scegliersi un^altra via. Le domande che giungeranno in ritardo potranno ricevere una risposta solo in settembre.
Il Convitto Valdese è pertanto a disposizione degli alunni che ne abbisognano.
Anche qui, le iscrizioni devono essere presentate con la massima urgenza indirizzando
a: Convitto Valdese - 10069 Villar Perosa.
NOVITÀ’
I ciau
11 dia
i na
Les Viudois au Miven Age
L’opera sul valdismo medioevale che da anni si annunziava e si attendeva è ora in libreria. Si tratta di un lavoro condotto con estrema serietà
da due studiosi, cne hanno già in passato dimostrato il loro interesse e la
loro competenza in questo settore della storia valdese, e che raccoglie una
messe di dati e di studi impressionante.
Proprio in questo volgere di tempo la vicenda valdese medievale sta
ritrovando tanta attualità ed è particolarmente significativo che sia diventato possibile per noi confrontarci con le generazioni che furono all’origine
del movimento valdese in un dialogo libero da preconcetti apologetici ma
criticamente fondato.
EDITRICE CLAUDIANA - c.c-p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 10125 TORINO
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 22 — 31 maggio 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Dove andremo a finire?
La vittoria delle forze progressiste richiede una più
chiara definizione del programma del governo Rumor,
ma non mancano serie preoccupazioni
Che cosa significa
la vittoria dei NO?
Silvana — Questo No è stato importante soprattutto per il Sud. La sua risposta ha stupito molti ma ha dimostrato il passo avanti che esso sta facendo per liberarsi da vecchie soggezioni culturali e morali e per guardare la realtà senza paraocchi e filtri deformanti. In Sicilia in particolare ha
avuto un ruolo determinante l'erronea
campagna elettorale dei Sì che andava
blaterando di unità della famiglia in
zone sconvolte dall'emigrazione, rivelando così la sua tendenza a spostare
l'attenzione dai problemi reali alle
enunciazioni astratte intorno alla « morale familiare ». ■ '
Marco — È stato un duro colpo per
l'egemonia che la, DC ha^da anni sulla
vita politicà italiana; l'eventuale vittoria dei Sì avrebbe consentito alla DC
di trattare in posizione di forza vari
problemi rimasti insoluti e accantonati dalla costituzione del 5° gabinetto
Rumor. Ma la gente ha saputo dire NO.
E in questa situazione le correnti di
sinistra della DC riprendono autonomia rispetto al centralismo non molto
democratico della segreteria Fanfani e
i partiti laici della coalizione di governo, soprattutto il PSI, guadagnano forza rispetto alla DC.
Pappino — La vittoria di una così
eterogenea coalizione per il NO non
privilegia certamente nessun partito,
ma determina una tendenza a vedere
i problemi in chiave progressista. Chi
risulta sicuramente sconfitta è la Chiesa Cattolica ufficiale con la sua gerarchia. Il colpo è stato certamente accusato duramente dalla Curia Romana;
mentre questo è un momento particolarmente favorevole per i cattolici del
dissenso e in generale per i cattolici
che aspirano ad im rinnovamento della loro chiesa.
Rosanna — Non è stata certamente
la vittoria di un partito. Eppure ha evidenziato le grandi capacità politiche e
organizzative del PCI, che non solo ha
conservato i suoi élettori, ma ha saputo fare una politica di fusione, interpretando le istanze popolari e assumendo il carico maggiore della lotta.
Gino — È chiaro che la manovra del
Referendum aveva come obiettivo non
marginale lo sfondamento della base
di massa del PCI e in generale della
sinistra. Per fortuna è successo il contrario anche per l'arretratezza del
campo scelto dalla DC per questa battaglia. Ma non dimentichiamo che, se
il disegno fosse riuscito, si sarebbe
portato avanti un pericoloso piano reazionario di cui erano già sintomi allarmanti la corsa al controllo della stampa (Messaggero, Gazzetta del Popolo)
e l'accordo Montedison tra capitale
privato e statale.
E ora che si fa?
Pappino — La più spontanea osservazione è che non dovrebbe essere possibile che le forze di governo, che si
sono scontrate sul tema del referendum, continuino a lavorare assieme,
come se niente fosse accaduto. Ma esistono delle reali alternative? Ancora
un nuovo gabinetto Rumor? La logica
richiederebbe, dopo questo risultato
elettorale un governo più a sinistra e
impegnato nella realizzazione delle riforme... Ma è difficile azzardare previsioni.
Silvana — Se, come risulta, la vittoria del No indica la comune aspirazione di vasti strati sociali per una società più moderna, ciò dimostra che
aggregazioni politiche di sottoproletari, ceti medi e proletari su programmi concreti sono possibili e utili. Torna di attualità il compromesso storico,
che non è, è chiaro, semplicemente la
entrata nel governo del PCI, ma appunto il convergere degli interessi di
questi ceti, verso scelte di più reale
democrazia economica e sociale.
l“rlti socialisti,, In sostituzione
di quelli relidiosl
Mosca (Relazioni Religiose) - La « Kazakhstanskaja Pravda », organo del Partito Comunista del Kazakhstan e facente parte del
PCUS, ha auspicato la costituzione di una
cattedra, presso TUniversilà Popolare di questa repubblica, di « abitudini socialiste ». Secondo il giornale sovietico questa nuova cattedra dovrebbe formare esperti capaci di ideare i « riti socialisti », che dovranno stornare
la popolazione dai « resti delle cerimonie
cristiane ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Pappino — Ma è auspicabile la caduta dell'attuale governo Rumor, per
queste nuove prospettive? Non c'è il
pericolo invece di concedere spazi politici alla reazione?
Marco — La coalizione di governo
ha dimostrato da tempo la sua incoerenza (si ricordino ad esempio i dissensi non risolti in materia economico-finanziaria tra PSI e PRI) e il centro-sinistra è costituzionalmente debolè. Ma quali sorio le alternative? Un
nuovo centro-destra è inammissibile;
un monocolore potrebbe servire solo
a preparare elezioni anticipate, che
nessuno oggi vuole e meno di tutti la
DC. Il compromesso storico? Non illudiamoci, ci sono ancora troppi veti
e più pericolosi di quelli espliciti sono
quelli di forze che agiscono nell'ombra
come la CIA. A questo proposito è bene ricollegare al quadro politico generale alcuni fatti di cronaca per certi
aspetti misteriosi (come il rapimento
del giudice Sossi o le rivolte nelle carceri con l'epilogo raccapricciante di
Alessandria) che sono tipici della strategia della tensione, ma che non potrebbero avvenire senza adeguati mezzi e un'efficiente organizzazione. Tro
vare i responsabili e soprattutto i mandanti potrebbe risolvere molti dubbi.
Allo stato dei fatti il governo si regge
perché non c’è una soluzione di ricambio; questa però non è una buona prospettiva, perché vuol dire che, come al
solito, ciascuno tirerà dalla sua parte,
or qui or là, e le riforme non si faranno.
Rosanna — La garanzia dell’ordine
deinocratico oggi è di scottante attualità, ma è illusorio sperare di realizzarla senza l’estensione della gestione
dello Stato alle masse popolari.
Emilio — Comunque l’attuale governo deve meglio caratterizzarsi. Quando è nato ha lasciato in ombra troppi
aspetti del suo programma e sembrava aspettare i risultati del referendum.
In questi giorni gli incontri con i sindacati mirano a definire ' meglio punti
di convergenza e ■ di divergenza. Non
dimentichiamo che gli impegni per gli
investimenti nel Sud, conquistati negli
ultimi contratti, richiedono per la loro
attuazione una seria programmazione
economica e quindi un governo disposto a farla.
Gino —- Si prospetta una ripresa del
movinj^ntò di, masSa- per gli obiettivi
di rifónnia, tiie non SòMo più dilazionabili. L’alternativa è orinai o un óenti;-o-sinistra più. seriamente caratterizzato a sinistra ò la rottura del quadro
politico attuale. Il banco di prova è
proprio la politica èconomica; la stretta deflazionistica non è più sostenibile
senza contropartite, quali l’avvio delle
riforme e l’incremento dei consumi sociali rispetto a quelli privati.
OTTO REFERENDUM CONTRO IL REGIME
L'incostituzionalità
della giustizia militare
(Questa ^’tavola rotonda^* dei collaboratori
napoletani avrebbe dovuto giungere in tem~
po per il numero della scorsa settimana, ma
la posta ha fatto cileéca. Ce ne dispiace).
ORSS: sintesi bioiogica di un gene animaie
(Informations UNESCO) - È ormai vicino il momento in cui si potrà lottare contro
le malattie ereditarie sostituendo un gene
malato con un gene sano? Riuscirà Tuomo a
creare, grazie alla sintesi biologica, nuovi
tipi di piante, nuove razze animali? L’équipe
del prof. Nikolai Dublinin, dell’Istituto di
genetica dell’Accademia delle scienze del
rURSS, sembra voler orientare in tal senso
le sue ricerebe. Partendo dalle combinazioni
biologiche elementari proprie di ogni organismo vivente, il laboratorio del prof. Dublinin ha infatti ottenuto per sintesi un gene
animale analogo a quelli delle cellule sanguigne del coniglio.
L'Italia pioniera neiia protezione dei donatori di rene
(Informations UNESCO) - La prima legge
del mondo che definisce lo status del donatore di rene è stata adottata in Italia, nel giugno 1967. In quell’occasione il prof. Raffaele
Cortesini, della Facoltà di medicina e chirurgia deU’Università di Roma, il quale aveva
preso parte aU’elaborazione della legge, ne
aveva così riassunto le disposizioni essenziali;
« Il donatore vivente puh essere parente
del ricevente, ma se non c’e parentela occorre una istocompatibilità quasi perfetta;
«L’accordo dev’essere espresso davanti al
giudice per iscritto;
« Un comitato deve certificare il buono
stato di salute del donatore e Vistocompatibilità con il ricevente;
« L’autorizzazione al trapianto deve essere
compiuto in un centro universitario o in un
ospedale riconosciuto;
« Il donatore vivente beneficia di un’assicurazione speciale che lo protegge dalle
possibili conseguenze del prelievo del rene ».
Come il nostro giornale ha già riferito più volte, è in corso in tutt’Italia
la, raccolta delle firme necessarie per
annullare successivamente, nel 1975, le
leggi repressive, clericali, fasciste, corporative, militariste e classiste che, a
quasi un terzo di secolo dalla Liberazione, regolanp ancora in notevole parte la vita della nazione italiana.
Fra le varie manifestazioni e incontri organizzati, si è svolto nei giorni
scorsi un dibattito ' a Torino che ha
fatto il punto sull'attuale « giustizia
militare ». Fra gli otto referendum
abrogativi è infatti anche prevista la
abolizione deH'attuale codice militare
di pace {referendum ri. 3) eT’abolizione dell’ordinamento giudiziario militare (ri. 4)> ' r
Non starenio'.àidàre qui una cronaca della sératà ma ci limitefemo, |i rerider noti alcuni esempi dati àlBassemblea dall’oratore, TaVv. iGiari Paolo
Zancon, sul vigente ordinamento militare che —siamo certi — parecchi lettori non conoscono.
Dobbiamo però fare una premessa
e constatare come sia stata scarsa la
presenza del pubblico. E curioso o,
per meglio dire, preoccupante, dover
registrare ancora una volta come il
cittadino sia cauto e restìo neH’avvicinarsi ai gravi problemi del paese. In
modo particolare, si può affermare senza tema di smentita che, per quanto
riguarda l’esercito ed il suo ordinamento, essi vengono per lo più considerati dei « mostri sacri » e misteriosi,
ai quali è difficile avvicinarsi, una sorta di « tabù » che stanno bene così come sono.
L’oratore ha ampiamente dimostrato — codice e regolamento alla mano
— come essi siano del tutto anticostituzionali, in quanto contrastano con
l’art. 3 che vuole tutti i cittadini uguali davanti alla legge senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali o sociali. Il cittadino che indossa la divisa militare è anzitutto un
cittadino e quindi non si vede perché
debba sottostare ad una giustizia diversa (e quanto!) da quella normale.
Prendiamo li caso dell’insulto. Se la
offesa è rivolta da un superiore verso
l'inferiore, la condanna prevista è da
15 gg. a sei mesi; se invece essa viene
dal « basso » la pena varia da 3 a 7
anni!
In caso di lesioni gravi o gravissime
ülllllIülimilllimilllIllllllillllllllllllllllllllllllllllllllMIlllllliiiiiiiiiiiiiirllllllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiii
IRLANDA
SENZA PACE
Coop. Tip. Subalpina - Terre Pellice (Torino)
■yf La situazione
nella travagliata ir«la sta nuovamente e minacciosamente deterioran- ———
dosi. Nel 1973 era nata nell’Ulster (Irlanda del Nord) una grande speranza;
arrivare finalmente ad una pacificazione fra le tre capitali, Londra, Dublino
e Belfast. La pacificazione avrebbe dovuto essere il risultato, più o meno vicino, del cosiddetto « accordo di Sunningdale », secondo il quale avrebbe
dovuto costituirsi un Consiglio Generale d’Irlanda; « la prima istituzione,
dopo la spartizione dell’isola nel 1921,
diretta a riunire dei rappresentanti
del Nord e del Sud ».
« I risultati delle elezioni legislative
inglesi del febbraio u. s., hanno fatto
evidentemente girare la testa a quei
protestanti di Belfast, che maggiormente s’oppongono alla spartizione del
potere coi cattolici. Gli undici deputati "lealisti", eletti in febbraio, si tengono molto tranquilli a Westminster;
ma, nelle loro province d’origine, essi
hanno svolto una “campagna d’intossicazione’’ contro l’accordo di Sunningdale.
A metà maggio, scatenando uno sciopero che avrebbe dovuto essere generale secondo le intenzioni del consiglio dei lavoratori dell’Ulster, quel consiglio ha deciso d’iniziare una prova
di forza, simultaneamente con Londra
e con Dublino. Il suo programma è
semplice: arrivare ad annullare l’accordo di Sunningdale e a costringere
i due governi, l’inglese e l’irlandese, a
rinunciare alla creazione del suddetto,
Consiglio d’irlanda.
Può darsi che i “duri” protestanti
abbiano qualche ragione nel vedere;
nell’accordo di Sunningdale, un primo
passo verso una finale riunificazione
di tutta l’isola ». (Da « Le Monde » del
24.5.'74. Art. di testa).
Ed ecco quel ch’è successo a Dublino. «Tre auto imbottite di tritolo sono esplose, venerdì 17 c., nel centro
di Dublino, provocando una strage: 23
morti e 152 feriti, un centinaio dei quali in condizioni disperate. Al momento
delle esplosioni, Findlater Place, Talbot Street e South Leinster Street (ai
cui margini erano state abbandonate
in sosta le auto-ordigno) erano affollate di impiegati e di operai, che tornavano dal lavoro a piedi, a causa di uno
sciopero degli autobus. Quasi alla stessa ora, un altro attentato dinamitardo
uccideva cinque persone a Monagham,
ai confini con l’Ulster ». Orribili immagini di desolazione accompagnano, su
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
« Sette giorni » (del 26.5), queste notizie. Il settimanale conferma che « l’ondata di terrorismo che si è abbattuta
sull'Eire era prevista. (...) Le prime
indagini sull’attentato sembrano confermare la matrice protestante della
strage: le auto esplose erano state rubate nei quartieri “lealisti" di Belfast,
dove è impossibile ai cattolici penetrare impunemente, tantomeno rubarvi le auto ».
E « Le Monde » (loc. sopra cit.) commenta; « Profondamente traumatizzata dalla più sanguinosa serie di attentati dinamitardi dall’inizio dell’indipendenza, la Repubblica del Sud sembra, al presente, soprattutto desiderosa di temporeggiare.
La decisione, congiuntamente presa
dai leaders di Belfast e di Dublino, di
rimandare la ratifica dell’accordo di
Sunningdale “a dopo le elezioni del
1977”, sarà sufficiente a far scendere
la febbre di Belfast? Nulla è più incerto ».
Il governo dell’Ulster, per conto suo,
cerca di arginare come può l’ondata di
terrore sollevata dagli estremisti protestanti. Infatti una ventina di questi
« sono stati arrestati domenica 26.5 a
conclusione d’una serie di operazioni
effettuate dalla polizia nei quartieri
nord di Belfast. Un portavoce della polizia ha comunicato che le venti persone, membri parte dell’UDA ( = Associazione per la difesa dell’Ulster), parte dell’UVF ( — Forza dei volontari dell’Ulster), sono state interrogate nel
quadro dell’inchiesta sui vari attentati
commessi nell’Ulster negli ultimi giorni ». (Dal « Journal de Genève » del
27.5.74).
Protestanti... Cattolici...! Qual’è il mistero di questi due nomi che, ancor
oggi, a noi che credevamo le guerre di
religione ormai lontane nei secoli, tornano ad apparire quali cartelli indicatori d’una situazione storica ottenebrata dall’odio e bagnata dal sangue?
UN SUCCESSO MEDIOCRE
E UN AVVENIRE DIFFICILE
-Ir « Comunque si esamini e si soppesi il successo di Valéry Giscard d’Estaing, oggi terzo presidente della V Repubblica, esso risulta non solo assai
modesto (...), ma difficile da consolidare e da gestire. Tale vantaggio, date l’ascesa della sinistra unita, la crescente credibilità di François Mitter
rand e la turbolenza programmatica
di tutte le centrali
sindacali, può rivelarsi addirittura effimero. Il successo
si presenta più come un ricupero periglioso della destra e del centro alleati
aUa deriva, che come una vittoria, più
come un differimento d’una loro sconfitta probabile (le legislative del 1978 e
le presidenziali del 1981), che come una
possibilità offerta all’establishment di
restaurare il proprio potere. La destra,
anche se ancora al governo, sta dunque svegliandosi dal lungo sonno della supremazia incontrastata sulla parte avversa, inaugurata dal generale De
Gaulle all’indomani del putsch del 1958.
Risveglio tanto più angoscioso, in
quanto nessuno, sino a ieri, se lo aspettava. La V Repubblica, una serie di repliche della medesima, sembrava destinata a perpetuarsi. (...)
Lo stesso Giscard, lucido e navigato
amministratore della propria carriera,
appariva tranquillo. Poco prima della
morte subitanea di Georges Pompidou,
cioè dell’improvviso crollo del gollismo
e delle convulsioni di tutto lo schieramento conservatore, esposto al suffragio universale, Giscard mostrava di
credere alla perennità di una destra
sovrana. (...) Aveva detto: “Parliamoci
chiaro, bastano dieci uomini competenti per governare la Francia”. (...)
Che dieci uomini bastino (forse anche meno) può esser vero, ma costoro
devono poter lavorare sereni, o con la
forza o col consenso. Oggi, simili condizioni di base non sono riunite. Anzi, il nuovo presidente rischia di trovarsi impaniato in quelle stesse impasse di tribolazioni e squilibri che afflissero amministratori quali Laniel e
Gaillard, prototipi della IV Repubblica. (...)
L’epoca della destra imperante, quella gestita da dieci manager di élite,
espressione di una vasta maggioranza
silenziosa, sembra dunque finita. Comincia la stagione di un establishment
ridotto con le spalle al muro, lacerato
da contrasti e minacciato dal suo avversario naturale, la “gauche". Senza
il tempestivo e fortunato carrierismo
di Giscard, che il gollismo ortodosso
riteneva, sino a ieri, abietto e controproducente, senza questa “divina sorpresa", formalmente simile a quella
riservata dal maresciallo Pétain ai rottami della reazione di quegli anni, la
destra del 1974 si sarebbe probabilmente sfasciata sotto le spallate del
fronte popolare di François Mitterrand ».
(Da ui( articolo di Giancarlo Marmori su « L’Espresso » del 26.5.’74).
l’inferiore è punito coll’ergastolo; il superiore con una pena da 3 a 7 anni. In
caso di omicidio si' ha rispettivamente
l’ergastolo nel primo caso e un massimo di 21 anni nel secondo, e avanti di
questo passo.
Anche il regolamento di disciplina è
ispirato a principi discriminatori e autoritari. Si tenga presente che questo
non ha neppure l’attenuante di essere
stato fatto sotto il fascismo dato che
è del 1965!
Ad esempio, l’art. 41 dice che il militare che si ritiene leso può presentare reclamo anche verso i suoi superiori. Se il reclamo si riferisce a un ordine o a'una punizione, esso può essere
inoltrato solo a ordine eseguito e a
punizione scontata, e per di più il superiore che lo reinoltta lo accompagria
dalle sue osservazioni , e considerazioni.
Ma l’aspetto più macroscopico delle
leggi militari è dato dal fatto che nei
tribunali i magistrati e i giudici non
sono tali. Infatti, nel collegio giudicante l’unico magistrato di professione è
il giudice relatore; tutti gli altri sono
ufficiali comandati a fare da giudici.
Non crediamo che la cosa sia da commentare.
Non vogliamo rubare troppo spazio
al giornale e riteniamo che i suddetti
esempi siano più che sufficienti a confermare la necessità urgente che queste norme siano da abolire se siamo
convinti che le parole « libertà » e « democrazia » abbiano un senso.
Per abolire queste e le altre norme
incostituzionali, avvaliamoci dello
strumento che proprio la Costituzione
ci pone a disposizione; il referendum
popolare (come lo ha dimostrato la recente vittoria dei NQ a proposito della
campagna antidivorzista). Avvaliamoci
di questo strumento, perché se attendiamo che i partiti e le istituzioni parlamentari, tutti intenti ai loro giochi
politici, si decidano a un taglio netto
a situazioni che sono un vero insulto
alla democrazia, temo dovremo aspettare un bel pezzo! r. p.
Anarchismo e diuorzio
Devo innanzitutto scusarmi con Famico
Carmelo Viola per il ritardo con cui presento il suo recente libro sul divorzio^ che
avrebbe avuto un interesse maggiore prima
del referendum del 12 maggio. L’Autore ha
militato nel movimento anarchico tradizionale erede del congresso di Saint Imier (1872)
pur mantenendo nei suoi confronti certe
riserve di ordine tattico che lo hanno portato a uscirne in occasione dell’opposizione alla
candidatura Valpreda. L’urgenza di salvare
la vita di un innocente doveva essere per il
Viola più forte dell’adesione astratta al principio dell’astsensionismo totale.
Abbiamo avuto occasione di recensire altrove altre opere del Viola, sulla sua posizione di fronte alla guerra « No alle armi nucleari » e di fronte alla fede : « L’inaccessibile
dio ». Da queste recensioni hanno avuto inizio i contatti personali con l’Autore.
Sul problema del referendum la posizione
degli anarchici era evidentemente favorevole
al « no ». Il Viola sostiene questa posizione
nel contesto della difesa della libertà. Quest’ultima è connessa con lo stesso diritto alla vita, che non deriva più, come nell’ordinamento feudale, dalla graziosa concessione di
chi sta sopra, ma dal puro e semplice fatto di
essere nati. Si tratta, secondo il Viola, di un
diritto naturale.
In questa prospettiva ben rimanga il divorzio. Non perché sia un’istituzione liberante
in se, ma perché è meno opprimente del matrimonio indissolubile. Anche il divorzio, come possibilità di contrarre un secondo matrimonio, ma pure questo monogamico e vincolante, andrà superato dalla pratica della
comune familiare e sessuale o, come lo chiama il Viola, del « nucleo affettivo ». Un nucleo di persone legate di fatto da vincoli di
affetto, indipendentemente dal sesso o da legami giuridici,è Talternativa che viene proposta in sostituzione • del matrimonio e della
famiglia borghese.
L’uso del referendum per abrogare la legge
sul divorzio è illegittimo nel senso che questo istituto deve essere usato solo per trasformare obblighi in facoltà e non viceversa. Il
divorzio lascia la facoltà a chi vuole di mantenere i legami familiari tradizionali; la sua
abrogazione avrebbe trasformato questa facoltà in obbligo e sarebbe, quindi, andata contro un diritto naturale.
È superfluo avvertire che queste posizioni
non sono le nostre : non crediamo nell’esistenza di un diritto naturale: ogni diritto si
configura in rapporto alle circostanze storiche
che lo condizionano; ugualmente non ci convince nella situazione attuale né in una situazione ragionevolmente prevedibile l’idea
del « nucleo affettivo », perché temiamo che
permetterebbe atteggiamenti di sopraffazione — di un sesso sull’altro, di un gruppo su
altri ecc. — non meno gravi di quelli che si
verificano nella cosiddetta « famiglia borghese ». Questo non vuol dire, naturalmente, che
si debba negare il diritto di farne l’esperienza a suo rischio a chi lo vuole. Anche chi si
sposa lo fa a suo rischio; spesso anche, però,
bisogna pur dirlo, malgrado le inevitabili difficoltà, a sua gioia.
M. C. Tron
^ Carmelo R. Viola, Referendum contro il
divorzio: premeditato vilipendio alVuomo,
Edizioni « La Fiaccola », Ragusa, 1973, lire
1.000.