1
)2
llnfonfcioiie
evangelica in rete
CHIESE E
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PI Torino CMP Nord
Euro 1,14 - Lire 2200
Anno IX - numero 5 -1“ febbraio 2002
lEDITORIALEl
L'aria che respiriamo
di GIORGIO GARDIOL
■ BIBBIA E ATTUALITÀB
LA GIUSTIZIA
DI DIO
«Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non
frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità. Egli
non verrà meno e non si abbatterà finché abbia stabilito la giustizia sulla
terra; e le isole aspetteranno fiduciose
la sua legge»
Isaia 42, 2-4
Giustizia è il termine evocato
dal nostro passo, un termine di
cui si discute fnolto nel nostro paese
in questi tempi, ma tra la giustizia di
Dio e la nostra resta un abisso, noi al
massimo possiamo tentare di regolamentare il male, arginarlo. La giustizia di Dio è il bene assoluto, il bene
che governa, che appartiene al suo
Regno; possiamo capire perché, rifacendosi a questo passo di Isaia, i primi cristiani vi abbiano visto un annuncio del Cristo. A Natale abbiamo
: ricordato che questo Regno ha coì minciato ad agire nel mondo, vi si è
^ affacciato anche se non pienamente
manifestato: in questo passo vi sono
tre descrizioni di quella giustizia di
Dio che si annuncia a questo mondo.
Le prime due affermazioni sono in
negativo: la giustizia di Dio non è
teatrale e non disprezza la debolezza.
Riflettiamoci in questi tempi in cui
basta guardare uno qualsiasi dei salotti televisivi e vi scorgiamo il teatro
dove non contano tanto le convinzioni quanto la forza con cui le si afferma. Non serve argomentare per convincere, ma bisogna fare audience,
possibilmente gridando. Dove anche
il cristianesimo conta se si dimostra
convincente: miracoli, santi e guaritori, si sa, «tirano» più di una «noiosa» citazione della parola di Dio. E viviamo in un mondo dove la debolezza è una colpa: tu che sei più forte, se
puoi pagare svariati milioni per passare davanti ad altri nella lista dei trapianti, perché non farlo? Non appare
ogni tanto la notizia sui giornali di
qualche nostro connazionale andato
in un paese povero per farsi fare un
intervento, senza indagare troppo per
sapere chi sia il donatore? Eppure
canne rotte e lumini tremolanti fanno parte organica del progetto di giustizia divino. E, forse, nel nostro futuro, essere cristiani sarà anche saper
dire di no a chi, con sistemi non proprio leciti, ci proporrà un allungamento della nostra vita. Dovremo saper scegliere di morire e lasciare volontariamente i nostri organi ad altri
che verranno dopo di noi.
L") AFFERMAZIONE in positivo
I dice: il progetto di Dio non può
essere bloccato. L’onnipotenza del
Signore consiste in questo: il progetto non può essere distrutto, il progettista non può essere fermato e
non avrà ripensamenti. A noi cristiani non viene chiesto nulla, se non di
fidarci del compimento di questa
opera. La nostra fede è e rimane
sempre in bilico tra questo fare nulla
aspettando che Dio faccia tutto, e fare tutto il possibile perché un po’ di
quella giustizia che annunciamo sia
già evidente nelle cose che facciamo
e nel modo in cui le facciamo. Detto
in altri termini lottiamo per la giustizia umana, non accontentandoci
della umana giustizia. Dio sorprenderà noi e le «isole lontane» con la
sua giustizia, l’unica vera.
Claudio Pasquet
giustizia intemazionale
di MICHELE VELLANO
IZIMBABW
Bisogna rispettare i valori cristìani
appello del vescovo luterano del paese africano
. ■
ECO DELLE VALLII
CU ebrei salvati a Rorà
di MASSIMO GNONE
Anche i protestanti 3H'incontro interreligioso di Assisi promosso dal papa
Non nel nome di Dio
Chi utilizza il nome di Dio e la religione per fomentare la violenza e la guerra ne
contraddice l'autentica e profonda ispirazione. L'impegno per la pace e la giustizia
PAOLO NASO
ASSISI, ma soprattutto New York,
Kabul, Gerusalemme, il Kashmir, l’Indonesia, la Nigeria. Fisicamente l’incontro di preghiera del 24
gennaio si è svolto nella cittadella
del frate povero Francesco, ma i luoghi che ciascuno dei convenuti portava con sé erano ben altri, diversi e
distanti. In quei luoghi spesso non
c’è né tempo né spazio per le celebrazioni ecumeniche o interreligiose; lì, oggi, è difficile persino sperare.
Per recuperare il senso e il gusto della speranza, bisogna abbandonarli
per un attimo e convergere altrove.
È questa la chiave del successo
dell’incontro proposto da Giovanni
Paolo II e al quale hanno aderito, ci è
parso con piena convinzione, espo
Eruzione in Congo
Il soccorso
delle chiese
Dopo l’eruzione del 17 gennaio del
vulcano Nyiragongo nella Repubblica democratica del Congo, si mobilitano le organizzazioni umanitarie
delle chiese cristiane per offrire sostegno alle centinaia di migliaia di
persone colpite dal disastro. Nella
città di Coma, fra le centinaia di edifici distrutti dalla lava, vi è anche la
sede della Chiesa awentista del Settimo giorno; «Quasi tutti i membri della nostra comunità hanno' perso la
casa e sono ormai profughi», è la testimonianza dei responsabili della
comunità awentista. L’azione umanitaria delle chiese cristiane è coordinata da Action by Churches Together
(Act), una coalizione di chiese e delle
relative agenzie di soccorso umanitario che ha immediatamente avviato il
programma di soccorso. (nev)
nenti del mondo ebraico e islamico,
buddista e induista, zoroastriani e
animisti oltre, ovviamente, a cristiani delle diverse chiese. Significativa
anche la presenza protestante: dal
segretario generale dell’Alleanza
riformata mondiale, Setri Nyomi, al
presidènte del Consiglio metodista
mondiale, Sunday Mbang; dal segretario generale dell’Alleanza battista
mondiale. Dentón Lotz, al segretario
della Federazione luterana mondiale, Ishmael Noko; dal moderatore
della Chiesa di Scozia, John Miller, ai
rappresentanti delle chiese evangeliche italiane: valdesi, metodisti, battisti, luterani, awentisti.
Alcune di queste chiese avevano
già partecipato al precedente e analogo incontro del 1986; altre, e tra
queste le delegazioni evangeliche
italiane, giungevano ad Assisi per la
prima volta. «Abbiamo accolto questo invito - ci ha spiegato la pastora
Maria Bonafede, vicemoderatore
della Tavola valdese - soprattutto
per la situazione che si è determinata nel mondo dopo l’il settembre.
Sempre più spesso le religioni diventano pretesto per giustificare la violenza. Come evangelici abbiamo
sentito nostro dovere partecipare a
un incontro di preghiera che invece
impegna le religioni a testimoniare
in prima persona la giustizia e la pace. In particolare abbiamo condiviso
la scelta della preghiera perché non
è affatto un modo per eludere i problemi ma, invece, per affrontarli in
uno spirito di fedeltà alla vocazione
Segue a pag. 4
, Memoria della Shoà
L'impegno
della Fcei
In una lettera ad Amos Luzzatto,
presidente dell’Unione delle comunità èbraiche, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei), Gianni Long, ha affermato che la Giornata della memoria (27
gennaio di ogni anno) può essere
l’occasione per fare un’«intelligente e
attualizzata memoria della Shoà»,
proprio in un momento in cui «nel
nostro paese come nel mondo emergono particolarismi, intolleranze e si
riaffacciano vecchi fantasmi di razzismo e antisemitismo». «In questo
senso - prosegue Long - esprimiamo
la nostra preoccupazione per la sostanziale assenza di iniziative promosse dal governo». Sensibilizzare le
istituzioni sulla Qiornata della memoria sarà per il futuro uno degli impegni prioritari della Fcei. (nev)
Valli valdesi
La chiesa verso
il territorio
La storia valdese (i fatti, ma anche
la cultura che hanno lasciato come
sedimento) rappresentano una grande risorsa per le 113111 e il Pinerolese,
ma occorre che essa sia gestita in
prima persona dalle chiese: non bisogna, cioè, che venga qualcuno «da
fuori» a raccontare ai valdesi chi sono. Una nuova consapevolezza deve
formarsi, e l’a'wicinamento tra chiese e territorio è premessa indispensabile per questa finalità. Così, successivamente alla Conferenza del 1
distretto, nel giugno scorso, sono
stati promossi degli incontri a livello
di circuiti per affrontare il tema secondo angolature diverse: cultura e
turismo: politica e amministrazione;
ambiente e sviluppo sostenibile.
Apag.7
L'OPINIONE
UN'EVANGELICA
AD ASSISI
Perché sei andata ad Assisi? Visibilità? «Era una visibilità collettiva». Per
fare la differenza? «Non credo che molti
si siano accorti di me». E allora perché?
«Posso rispondere semplicemente, così
come mi viene, dal cuore?». Sì, perché
no? «Ci sono andata per pregare». Per
pregare? Fino ad Assisi per pregare?
«Sì». E non potevi pregare a casa tua,
nella tua camera, nella tua comunità?
«Quello lo faccio comunque». E allora
perché andare fin lì a pregare? Perché lì
c’era il papa cattolico? «Lui ha invitato
e molti hanno risposto. Io ho risposto».
Perché? «Perché il mondo è in fiamm§
ed è anche colpa nostra». Nostra di chi?
«Nostra, nostra, di chi si dichiara credente ma poi spesso fa i propri interessi alleandosi con i più forti». E allora ?
«E allora ad Assisi ci sono andata per
pregare con gli altri perché Dio ci renda muti quando stiamo per usare il suo
nome per ferire, per odiare, per dominare, per uccidere». Ci renda muti? «Sì,
ci renda muti». Questa è stata la tua
preghiera? «Sì». E tutti hanno pregato
come te? «Non saprei dirlo. Forse sì».
Anche il papa? «Anche il papa».
E non ti sei offesa perché lì hanno
continuato a fare la differenza fra
chiese e comunità ecclesiali e noi protestanti non siamo considerati mai
pienamente chiese? «Sì, mi è dispiaciuto. Ma non è un problema mio». E
di chi? «Di chi fa questa distinzione.
Solo Dio conosce la sua chiesa». Sei
stanca? «Sì, è stata una giornata lunga.
E poi le attese, la folla... Non sono abituata alla folla. Nella mia chiesa alla
riunione di preghiera per la pace ogni
martedì siamo in quindici, a volte
qualcuno in più». Lì invece? «Non so.
Migliaia». Perché c’era Q papa. «Molti
erano lì per questo, certo, e c’erano dei
giovani ultrà del papa che scandivano
il suo nome, imbarazzando gli altri.
Altri invece erano lì perché sono attivi
da anni nei movimenti nonviolenti italiani e internazionali. Come tutti gli
eventi mediatici, poi, è stata anche una
passerella per politici e porporati non
sempre limpidi nelle loro motivazioni.
Solo Dio giudica i cuori».
Cosa ti ha colpito di più? «La preghiera di un rappresentante di un’antica chiesa mediorientale che ha pregato in aramaico, la lingua di Gesù.
Avrei tanto voluto capire quella lingua». Un giorno capiremo tutte le lingue? «Sì, un giorno ci capiremo. Quel
giorno sarà venuta la pace». E nel frattempo? «Preghiamo. E camminiamo. E
camminando, ci parliamo e parlandoci, cerchiamo di ascoltare chi cammina a fianco a noi. E ascoltando, cerchiamo di comprendere il suo punto
di vista. E comprendendo, forse impariamo ad amare. Se amiamo, la pace è
più vicina». Dopo Assisi la pace è più
vicina? «Assisi è stato solo un simbolo.
La pace si fa dove non c’è ancora: in
Palestina, in Israele, in Congo, in Kashmir, in Afghanistan, in tanti paesi
senza pace». E per questi paesi la pace
è più vicina? «Se i credenti non offrono
più appoggio di alcun genere alla violenza, verbale e fisica, se i credenti si
spendono per la riconciliazione e il
perdono, non contribuiscono a dividere ma a unire, se lavorano per una distribuzione più equa delle risorse c’è
qualche speranza, almeno». Anche nel
nostro paese? «In tutti i paesi dove è in
pericolo la giustizia e sono violati i diritti dei più deboli, degli indifesi» Lo
dicevano anche i profeti. «Sì, il mondo
da allora non è cambiato molto».
Anna Maffei
2
ì
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
«'^Mentre Gesù
usciva per la via,
un tale accorse e,
inginocchiatosi
davanti a lui, gli
domandò:
“Maestro buono,
che cosa devo fare
per ereditare la.
vita eterna?”
gli disse:
“Perché mi chiami
buono? Nessuno
è buono tranne
uno solo. Cioè Dio.
^^Tusaii
comandamenti:
Non uccidere;
non commettere
adulterio;
non rubare;
non dire falsa
testimonianza...
onora tuo padre
e tua madre”.
^°Ed egli rispose:
“Maestro, tutte
queste cose le ho
osservate fin dalla
mia gioventù”.
^^Gesù, guardatolo,
Vamò e gli disse:
“Una cosa ti
manca! Va’, vendi
tutto ciò che hai
e dallo ai poveri
’ e avrai un tesoro
in cielo; poi vieni
e seguimi”.
^Ma egli,
rattristato da
quella parola,
se ne andò dolente,
perché aveva molti
beni. ^Gesù,
guardatosi
attorno, disse
ai suoi discepoli:
“Quanto
difficilmente
coloro che hanno
delle ricchezze
entreranno nel
regno di Dio!”.
discepoli si
stupirono di queste
sue parole. E Gesù
replicò loro:
^^“...É più facile
ad un cammello
passare attraverso
la cruna di un ago,
che per un ricco
entrare nel regno
di Dio”. ^^Ed essi
sempre più stupiti
dicevano
tra di loro: “Chi
dunque può essere
salvato?” Gesù
fissò lo sguardo
su di loro e disse:
“Agli uomini è
impossibile, ma
non a Dio; perché
ogni cosa è
possibile a Dio”»
«UNA COSA TI MANCA»
Dio regna nella compassione e nella condivisione. Il Regno non necessita dei tuoi
soldi, ma sei tu ad aver bisogno della povertà e della comunione con gli ultimi
lONATHAN TCRINO
PRIMA di liberarci, l’Evangelo.fa rimbalzare davanti ai
nostri occhi come in uno specchio la nostra cultura con i suoi
miti, che emergono dalle antiche conversazioni. Le domande
poste, gli atteggiamenti e le
priorità sembrano eccezionalmente moderni.
(Marco 10,17-27)
Il giovane ricco
E il caso del ricco che si presenta a Gesù. Ecco uno yuppie, giovane rampante di successo, vero e proprio prodotto del
protestantesimo. Ecco un uomo
secondo il cuore di Dio, che sa
coniugare il suo orgoglio storico
e la prosperità meritata alla
squisita qualità della sincerità
quasi ingenua. Anche noi percepiamo di essere spesso giustificati agli occhi della chiesa non
per grazia, ma per il successo sociale raggiunto grazie all’onestà
intellettuale e aH’integrità morale che ci caratterizzano, a differenza dei bambini che nell’episodio precedente di Marco si avvicinano a Gesù senza diritti o
bontà, virtù o riconoscimenti.
Una domanda esistenziale
IL ricco va preso sul serio, non
come caricatura. La sua domanda esistenziale riguarda la
questione del significato. Gesù
non ne deride l’integrità, mentre i discepoli, più che sbigottiti,
sono scandalizzati: se non si salva questo giovane promettente
e premiato da Dio, chi potrà esserlo? Dal punto di vista razionale, nessuno farà come ha indicato il Maestro, perciò nessu
Preghiamo
Signore, Dio onnipotente,
perdona alla tua chiesa
la sua ricchezza in mezzo ai poveri
le sue paure in mezzo alle ingiustizie
le sue viltà in mezzo agli oppressi.
Perdona a noi tuoi figli
la nostra mancanza di fiducia in te
la nostra mancanza di speranza nel tuo regno
la nostra mancanza di fede nella tua presenza
la nostra mancanza di amore per la tua creazione.
La tua grazia ci ristabilisca nel tuo patto
con il tuo popolo,
ci conduca a un vero pentimento;
ci insegni ad accettare il dono di Gesù Cristo;
ci renda forti con l’aiuto del tuo Spirito.
Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen
(da Risk)
no sarà salvato. Noi tutti conosciamo l’attenuante spirituale
per far passare i cammelli ingrassati per la cruna; tenersi le
ricchezze va bene, purché (in
certi casi estremi che non ci riguardano) non costituiscano un
ostacolo al seguire Cristo. Ma il
Manifesto del Regno non sembra essere stato confezionato
per il ricco, che ne resterà scandalizzato, a meno che non esista
una differenza tra chiesa per i
poveri e chiesa povera, tra la
scelta di stare con gli ultimi e la
condizione degli ultimi! Se parliamo di solidarietà, patrocinando nel nostro piccolo grandi
progetti è perché siamo appunto ricchi onesti e buoni. 11 problema del giovane non è che
non sia buono; non è abbastanza buono. O meglio, la bontà
che proietta sul Maestro non è’
buona abbastanza.
«Vendi i tuoi beni e dalli ai poveri» significa forse: «La vita
eterna che vuoi ereditare è la
pienezza del governo di Dio, il
futuro già presente nel mio ministero. Dio regna nella compassione e'nella condivisione. 11 regno non necessita dei tuoi soldi,
ma sei tu ad aver bisogno della
povertà e della comunione con
gli ultimi, di mangiare alla loro
tavola un unico pane. 11 Padre
non si occupa di anime belle e
disincarnate alla ricerca di un biglietto per il cielo, ma di persone, in particolare dei corpi affamati dei prigionieri e dei malati.
Vendi i tuoi talenti, il tuo tempo,
la tua bellezza, i tuoi piani, i tuoi
figli, le tue ambizioni. Rinuncia a
tutto questo e seguimi!». Non è
solo una questione di denaro,
ma soprattutto di denaro. L’imperativo di rinuncia ai soldi, pegno di quanto abbiamo e di chi
siamo, ci turba nel profondo.
toccabili e gli impuri. Le possessioni si insinuano nella nostra
esistenza come padroni. Ci seducono proprio nel loro potenziale positivo, di estrema utilità
agli altri. Non bisogna cambiare
argomento con tanta facilità e
parlare di altri tipi di attaccamento. Mammona è un dio tutto particolare che ci riguarda più
dell’orgoglio o della sessualità.
Il banchetto messianico
La gioia del banchetto messianico è proprio questa condivisione con gli ultimi della terra;
ma non è la vita eterna che cercavamo. Ecco che per Dio è possibile cambiare persino la nostra
volontà, affinché entriamo, con il
povero Lazzaro e i patriarchi, nel
suo regno. Nel frattempo, la nostra tristezza è determinata dal
fatto che sappiamo che cosa ci
viene richiesto per ereditare shalom, la perfezione. Fossimo pure
disposti a pagarne il prezzo, si
tratterebbe sempre di una via
impraticabile. Preferendo perdere noi stessi piuttosto che ciò che
nell’avere siamo, ce ne andiamo
via dolenti. La tristezza è figlia
della conoscenza.
critica tra la società e il Regno.
Per quanto inevitabile, l’amicizia
con Mammona incoraggiata da
Gesù finirà col produrre la stessa
tensione che aveva motivato in
primo luogo la richiesta del giovane ricco. La discussione sinodale valdese sulla ripartizione
delle quote non espresse tradiva
questo turbamento. Siccome la
Chiesa non potrà mai ritirarsi
dall’arena della società e della
cultura, cadrà sempre sotto il
giudizio sovversivo di Dio: i primi saranno ultimi e gli ultimi
primi. Troppi ultimi sono diventati primi prima del tempo. Viviamo male questo sfasamento
inevitabile. Gesù non ci condanna: «Ogni cosa è possibile a Dio,
anche la salvezza dei primi». Ma
sarebbe blasfemo volgere la grazia di Dio, che salva l’impossibile, in una nostra virtù, come pure confidare nell’efficacia di una
nostra rinuncia alle ricchezze.
Restiamo peccatori.
La fede che osa rischiare
Tra Valdo e Calvino
Il tassello mancante
SOLTANTO Marco ci dice che
«Gesù lo amò»: non è l’ora
della sentimentalità, ma l’istante
della parola vitale, quando la
persona si trova in bilico tra la
vita e la morte, e ha esaurito
ogni ragione per vivere. «Una
cosa ti manca»: il tassello mancante è in realtà il vuoto totale
della persona, lo spiraglio che
lascia scorgere l’assenza di significato di una devozione asettica;
Gesù è venuto per spezzare i legami degli averi e per liberare la
persona dal suo interno, perché
entri in comunione con gli in
CON la promessa a Pietro del
centuplo in questo tempo,
Gesù esclude per i suoi seguaci
l’ascetismo. Dovranno trafficare
con il denaro, facendolo fmttare.
La chiamata radicale ed impossibile non è di diventare mendicanti o fraticelli girovaghi. Noi
protestanti abbiamo affinato il
sospetto del pauperismo, perché
vi scorgiamo il volto umile della
prepotenza ecclesiastica. Non
siamo totalmente convinti della
causa francescana che ci pare
(forse a torto) qualitativamente
diversa da quella ereticale valdese. Crediamo che la povertà volontaria di Valdo, evento fondatore primitivo, vada letta alla luce della pienezza riformata.
Con Calvino riconosciamo la
legittimità dell’uso pianificato
del capitale e siamo per la globalizzazione di un mercato equo.
Però, come investire il capitale e
maneggiare risorse al servizio
dei poveri, senza essere ricchi
corresponsabili dell’oppressione? Con l’aggiunta «insieme a
persecuzioni» Gesù ci ricorda
che non è possibile negoziare
una pace permanente con il
mondo, né con la propria coscienza, perché resta la tensione
ALL’INIZIO del Novecento,
nel loro credo liberale i ricchi unitariani nordamericani affermavano «la salvezza per carattere». Al di là della moralità
convenzionale, fino alla capitolazione di vecchie sicurezze, Gesù promette invece l’impossibilità di Dio. Ecco un linguaggio
che Giobbe avrebbe compreso;
levandosi dall’altro estremo povero della sua disperazione
avrebbe riconosciuto proprio
nell’assurdo della situazione
personale la propria salvezza. Solo il più inverosimile dei
miracoli può salvarci. Per questo
la conversione di Zaccheo sarà
segno di salvezza. Dio non sarà
contenuto in un nostro stato di
rinuncia: veniamo spinti al di là
di noi stessi in una fede che osa
sfidare e rischiare. Se il giovane
ricco avesse seguito alla lettera
(ci potevano essere altri sensi?)
le parole del Maestro buono, sarebbe statò ancora una volta travolto dalla crisi della rinuncia di
fronte ad un nuovo ciclo di cose
e relazioni accumulate. Non ci è
dato di essere perfetti, né di
compiacerci di essere finalmente poveri. Poveri peccatori ricchi.
Nella sua grazia, Dio ci deve costantemente riportare alla condizione di ultimi, perché possiamo ricevere, come bambini, la
sua grazia e il Regno che viene.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
VENERDÌ 1” FEBBRAIO 2(
Note
omiletiche
u
VENERI
Marco, che non è
storico puro, ci priva
una biografia di Gesù
sauriente o lineare. Oit
alla nascita e ali'infani
omette anche gli evei
post-pasquali e termina
16, 8 con una suspense,
racconto si muove di se®
in scena senza spiegai
ne, c'è deli'aitro che gii
teressa: primo, l'inizio di
l'Evangelo (1, 1), ai cui ce
tro vi è Gesù Cristo, in co
tinuità con i'attività preo
dente di Dio nel mond
che annuncia ii Regno vi
no: cambiate mentaiitj
credete al lieto annunci
li predicatore dei Regr
non è ancora evento prei '
cato, se non da fonti si
prannaturaii (voce dai ci
10 e demoni). Il Messia,
chiarate da dietro ie qui
te «Figiio» nei titolo
l'opera e dalla voce di D
(1, 11), trova conferma c
miracoli, dove ie opere s
no paroie, ie paraboies
gni duri, fino aila conte
sione ardita di Pietro, occ
sione di inciampo. |
Per i primi otto capiti
ci sorprende i'autorità ii
contrastata sopra mala
tia, natura e demoni. Ma
co dice sempre «immedi
tamente», perché ha fre
ta di portarci ad esciam
re; «Una cosa così nc
i'abbiamo mai vistai»!
12) . Ma come scoprirà™
i primi iettori minacciati!
persecuzione, non intera
fermarsi aiia teoiogia del
gloria. La cristologia elei«
ta di 1, 1-13 e la febbi
dei miracoli di 1-8 non s
no che preliminari perdi:
qualcos'altro. Il primo»
gnale di inversione di ta
denza viene all'inizio dell
predicazione: alla geni
dice non solo di ascoltar
ma di (re)agire, di intei
dere. Due fuochi; «Osserv
attentamente chi è Gesi
e «Come deve risponde:
11 discepolo a Gesù». Da
31 in poi fa una svolt
strategica radicale sera
perdere la sua identità
autorità, si incammina ve
so un confronto apert
con il potere religioso
Parla dell'inevitabilità
sofferenza, rigetto e mo
te: messia è questo. L'opo
ratore di prodigi diventa
un tratto colui che si sol
topone al destino dell
crocifissione, senza lascia
mai intendere che gli si
sfuggita la situazione,
segreto messianico non
una proiezione a posterio
ri della chiesa sul fallimer
to di Gesù. Si passa co
determinazione dalla fai
della gloria a quella del
la croce, in un solo movi
mento per eseguire la vo
lontà del Padre. Le soleni
predizioni della passioni
di Gesù (8, 31; 9, 31; li
33) sono accompagnai
da dichiarazioni sulla na
tura del discepolato eh
stabiliscono l'equazioni
centrale «a tale maestra
tale discepolo».
Gesù non rigetta i titol
regali e messianici, bensì
modelli scontati. Perdi
preferisce il titolo ambi
guo «Figlio dell'uomo»,
cui associa l'autorità mas
sianica e il destino del sef
vo sofferente. Gli altri ti
toli, Messia-re e-Figlioli
Dìo, verranno riletti anchi
da un pagano alla luci
della passione. Come pd
Paolo, la vita del discepo
lo è l'esperienza del mori
re e risorgere con il Mas
sia. Il Cristo risorto vieni
incontro alla comunitl
nella sua passione
Per
approfondire
- Eduard Schweizer, j
Vangelo secondo Marco
Paideia;
- Hugh Anderson, Tbi
Gospel óf Mark, Oliphantsi
- Donald English, Thi
Message of Mark, Inter
Varsity;
- Fernando Belo, Ur>
lettura politica del Vang>
lo, Claudiana.
Il
Ho¡
Q
Dur
di qu
dall’l
il patr
spiriti
dossi,
al dia
muso
dialo]
prezic
i lead
svolgi
nel pi
rlstab
rato i
durar
nizza
della
Barto
tuata
dossi
islami
«D(
altri c
rità e
prenc
logo,
natisi
logo
pregii
impei
cifice
triare
comí
nella
11 p
celeb
chies
Tehe
mem
nom
paesi
arme
ca, li
tratte
riforn
tami
della
l’ayat
«L
Sei
Chiei
farci
la lai
stazi
gion
pron
Nuot
della
tawa
rato:
pubi
gove
ogni
timo
L’ar:
che i
nazii
sulp
to, tr
dell’
al qi
mini
rapp
era s
rifle:
miss
che
goni
glilJ
ve i
pava
111
«sua
smo
had
tapi
peni
loro
relig
Ilpe
mul
met
fede
3
MO 20
venerdì r FEBBRAIO 2002
PAG. 3 RIFORMA
he
n è Ul
priva
Gesù
re. Oli
infanz:
li evei
srmina
pense,
di sce
liegazi
he gli;
lizio di
I cui ce
X in co
tà prei
mond
igno vi
ntalità
nnuncii
;l Regi
to prei
Fonti
! dal ci
essia, I
le qui
tolo di
:e di D
erma o
)peres
ibole !
I confo
:ro, occ
È stata la prima di un patriarca ortodosso dopo la rivoluzione islamica del 1979
Il patriarca Bartolomeo in visita in Iran
Ha incontrato il presidente Khatami e l'ayatollah Khamenei Khatanfii ha lanciato un appello
al dialogo e ha esortato i credenti di tutte le religioni a «seguire i messaggi dei profeti»
< capiti
orità
3 mala
)ni. Ma
mmedii
ha fra
esclami
osi no
sta!»
prirani
acciati
intera
già del
la elevi
I febbi
I non a
per dii
rimo a
e di tei
zio dell
a geni
iscoltan
Ji intei
«Ossei
è Gesi
pondei
j». Da
3 svolt
e sera
entità
nina ve
apert
ligioso
bilità
) e moi
0. L'op«
liventa
e si sol
IO dell
a lascia
e gli si
rione.
0 non
)osteriO
allimen
issa co
alla fasi
ella del
lo movi
■e la vo
1 soleni
)assioni
31
lagnati
ulla na
ato chi
jaziom
naestrfl
a i titd
, bensì
, Perdi
o ambi
omo»,
ità mes
del sef
altri ti
figlio li
ti anchi
Ila luci
ime pd
discepo
el mori
il Mes
:o vieni
muniti
dire
eizer,
Marca
on, Tris
phantsi
sh, Thi
, Inter
lo, uni
Vanga'
Durante una visita storica
di quattro giorni in Iran,
daini al 14 gennaio scorso,
il patriarca Bartolomeo, capo
spirituale dei cristiani ortodossi, ha lanciato un appello
al dialogo tra i responsabili
musulmani e cristiani: «Il
dialogo è uno dei doni più
preziosi di Dio all’umanità, e
i leader religiosi dovrebbero
svolgere un ruolo essenziale
nel placare le tensioni e nel
ristabilire la pace», ha dichiarato il patriarca ecumenico
durante un seminario organizzato a Teheran nel corso
della sua visita. La visita di
Bartolomeo è la prima effettuata da un patriarca ortodosso dopo la rivoluzione
islamica del 1979 in Iran.
Ascoltare gli altri
«Dovremmo ascoltare gli
altri con attenzione e sincerità e con la volontà di comprendere e di accettare il dialogo, senza arroganza né fanatismo, affinché questo dialogo permetta di superare i
pregiudizi e tutto quello che
impedisce la coesistenza pacifica», ha dichiarato il patriarca il quale è riconosciuto
come «primus inter pares»
nella gerarchia ortodossa.
Il patriarca Bartolomeo ha
celebrato un servizio nella
chiesa greco-ortodossa di
Teheran dove ha incontrato
membri della più grande denominazione cristiana del
paese, la Chiesa apostolica
armena, nella capitale storica, Ispahan. Si è inoltre intrattenuto con il presidente
riformatore Mohammad Khatami e con la guida suprema
della Repubblica islamica,,
l’ayatollah Ali Khamenei.
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo
Appello al dialogo
interreligioso
Secondo il giornale di lingua inglese Teheran Times,
durante quell’incontro il presidente Khatami ha lanciato
un appello al dialogo interreligioso e ha esortato i credenti di tutte le religioni a «seguire i messaggi dei profeti e a
incoraggiare i valori religiosi,
per porre fine alla discriminazione e all’ingiustizia e per
allontanare le minacce che
pesano sulla civiltà». Recentemente, i leader iraniani
hanno parlato delle conces
sioni date alle minoranze religiose, la maggior parte delle
quali hanno sofferto di discriminazioni nel campo del
lavoro e dell’istruzione da
quando preti e pastori sono
stati costretti a lasciare il paese dopo la rivoluzione. Il
giornale riferisce inoltre che
durante l’incontro il ministro
della cultura, Ahmad Masjed
Jamei, si è impegnato a promuovere scambi culturali tra
musulmani e cristiani, ed ha
chiesto agli esperti di «definire un quadro per la cooperazione tra religioni».
Lo sviluppo dei rapporti
con il mondo esterno
Questa visita del patriarca
Bartolomeo si iscrive nel quadro degli sforzi compiuti di
recente dai responsabili iraniani sciiti per sviluppare i
rapporti con il mondo esterno. Nel febbraio scorso, il
cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna,
membro del Consiglio pontificio per la cultura, è stato la
prima personalità cattolica a
recarsi nell’Iran del dopo rivoluzione. Nel novembre
scorso il cardinale ha raggiunto un accordo con i leader iraniani riguardante diversi progetti, tra cui la pub• blicazione di manuali per i
bambini musulmani e cristiani, la cooperazione sulle questioni etiche e ambientali, e
scambi tra giovani al di sotto
dei 25 anni, i quali rappresentano il 60% della popolazione (70 milioni di abitanti).
Anche due rappresentanti
del Vaticano, che aveva accolto il presidente Khatami
nel 1999, si sono recati in
Iran nel 2001, in particolare il
cardinale Francis Arinze che
dirige il Consiglio pontificio
per il dialogo interreligioso.
Il patriarca Bartolomeo ha
dichiarato all’agenzia Asso
ciated Press che i leader iraniani, la cui apertura al dialo
go é ritenuta cruciale per il
futuro delle relazioni tra cristiani e musulmani, hanno
accettato di partecipare a incontri sul «ruolo che può
svolgere la religione nella lotta contro il terrorismo», che
si terranno a Istanbul e ad
Atene nei prossimi mesi di
febbraio e maggio. (eni)
Secondo il primate della
Chiesa anglicana del Canada,
l’arcivescovo Michael Peers,
la laicità minaccia la manifestazione pubblica della religione. Durante il sermone
pronunciato in occasione del
Nuovo Anno, nella cattedrale
della Chiesa del Cristo, a Ottawa, l’arcivescovo ha dichiarato che, durante le cerimonie
pubbliche, i rappresentati del
governo prescindevano da
ogni riferimento religioso per
timore di offendere qualcuno.
L’arcivescovo ha ricordato
che in occasione del servizio
nazionale di lutto celebrato
sul prato davanti al Parlamento, tre giorni dopo gli attentati
dell’il settembre negli Lisa e
al quale assistevano il primo
ministro Jean Chrétien e altri
rappresentanti del governo,
ara stata evitata ogni tipo di
riflessione religiosa. Tale omissione aveva suscitato critiche ed erano stati fatti paragoni con i servizi celebrati negli Usa e nel Regno Unito dove i riferimenti religiosi occupavano un posto importante.
Laicità e pluralismo
Il Canada è orgoglioso della
«sua laicità, del suo pluralismo e della sua democrazia»,
ha detto l’arcivescovo, e molti
rappresentanti del governo
pensano che la laicità esiga da
loro di eliminare i riferimenti
religiosi dai discorsi pubblici.
Il paese è orgoglioso del suo
multiculturalismo ma commette l’errore di ignorare la
fede sulla quale sono fondate
m mmoannc»
claudtana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
molte di queste culture, ha
aggiunto l’arcivescovo; «La
cultura è molto di più che folclore, e questo è particolarmente vero per i credenti».
I timori del governo
La senatrice Lois Wilson, ex
presidente della Chiesa unita del Canada, condivide la
stessa opinione. «Essi [i rappresentanti del governo]
pensano che evitare ogni riferimento, in particolare alla
religione cristiana, eliminerà
il rischio di offendere qualcuno», ha detto. Il servizio
celebrato dopo gli avvenimenti dell’11 settembre non
può essere considerato come
un fatto isolato, ha fatto notare, ricordando il servizio
organizzato dopo il crash,
nel 1998, del volo ili della
Swissair vicino alle coste di
Peggy’s Cove nella Nuova
Scozia. I cristiani presenti alla
cerimonia erano stati espressamente invitati a non leggere i vangeli, né a recitare preghiere cristiane né a menzionare Gesù. «Penso che il governo sia proprio in ritardo rispetto alle comunità religiose; esso ha ancora vecchi stereotipi di comunità religiose
incapaci di andare d’accordo
- ha fatto notare la Wilson,
che è stata anche presidente
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) -. Ora questo
tempo è trascorso, e penso
che il governo sia spaventato;
ai suoi occhi la religione è un
tema tanto delicato da temere di affrontare».
La pastora Marion Pardy,
presidente della Chiesa unita
del Canada, spera che fosse
solo una «mancanza di discernimento da parte degli
organizzatori della cerimonia
celebrata dopo l’il settembre, e non una volontà di non
includere riferimenti qlle
molteplici espressioni religiose in Canada». Subito dopo gli attentati, «i membri
delle comunità religiose e la
gente senza religione determinata cercavano un aiuto
spirituale - ha fatto notare
Marion Pardy -. Ma neanche
un servizio prettamente cristiano sarebbe stato più appropriato. Quando saliamo
sul palcoscenico pubblico,
dobbiamo stare attenti a non
urtare le sensibilità religidse
delle altre comunità».
Il ruolo delle religioni
nello spazio pubblico
Per Peter Schonenbach, segretario generale della Confe
L'ammonimento fatto a Capodanno dal primate della Chiesa anglicana in Canada
«La laicità minaccia l'espressione pubblica della fede»
renza episcopale canadese, i
responsabili religiosi hanno
un ruolo da svolgere nel processo democratico. Per questo, egli ha rimproverato ai
rappresentanti di chiesa di
sottovalutare gli inviti a partecipare ad avvenimenti pubblici e spesso di non accettarli.
L’arcivescovo Michael Peers ha concluso il suo sermone per l’anno nuovo esortando i cristiani a impegnarsi
nella società affinché «a partire da quello che è stato un avvenimento terrificante dell’anno trascorso emerga, certo non subito ma a lungo termine, nell’ora scelta da Dio e
forse quando saremo ancora
vivi, un rapporto più profondo tra la religione e la società,
che Gesù voleva e per il quale
preghiamo». (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
In collaborazione con l'Alto Commissariato Onu
Adra Pakistan continua
ad aiutare i rifugiati afghani
PESHAWAR — In collaborazione con l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur), 1 Agenzia ayventista per lo sviluppo e il soccorso (Adra) a Peshawar, iri
Pakistan, sta fornendo utensili per le famiglie afghane che si
trovano nell’accampamento di Kotkai nella provincia del
Pakistan a nord-ovest. Adra Pakistan fornirà 2.800 teiere e
3.000 lampade al cherosene a 6.000 famiglie che barino cercato il rifugio negli accampamenti provvisori lungo il confine. L’Acnur fornirà, invece, il cherosene agli accampamenti.
Oltre alla situazione attuale, le famiglie stanno soffrendo a
causa di tre anni dì siccità. Esse hanno dovuto abbandonare
i loro beni di famiglia o hanno dovuto vendere tutto per
comprare da mangiare. Le teiere e le lampade sono particolarmente necessarie durante i mesi freddi d’inverno. Peshawar è situata al confine del Pakistan a est di Kabul. Chi
volesse avere maggiori informazioni, può consultare U sito
di Adra International www.adra.org (adn)
B) Consiglio ecumenico delle chiese
Programma di lotta contro il razzismo:
sostenuti dieci progetti nel 2001
GINEVRA — Nel 2001 il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) tramite il suo Programma di lotta contro il razzismo ha
distribuito oltre 70.000 dollari per sostenere dieci progetti
per l’uguaglianza razziale. Tre le direttive guida: no al razzismo, sostegno alle donne vittime di soprusi razzisti, appoggio ai movimenti per l’autonomia indigena. Dalla sua costituzione, 30 anni fa, il Progetto di lotta contro il razzismo ha
distribuito oltre 12 milioni di dollari in 50 paesi. (nev/bip)
Chiesa valdese del Rio de la Piata
Benedire le «coppie di fatto»?
COLONIA (Uruguay) — Importante momento di ricerca e
di riflessione per il corpo pastorale della Chiesa valdese del
Rio de la Piata, chiamato su richiesta delle comunità a riflettere su un tema di grande attualità: la possibilità di impartire la
benedizione alle «coppie dì fatto». In una riunione speciale
convocata a Colonia il 1° e 2 febbraio, il tema verrà affrontato
sia nei suoi aspetti teologici che in quelli legali. (nev/pv)
Colpita la più grande chiesa awentista di Palu
Attentati, a Capodanno, ad alcuni
edifici di culto in Indonesia
PALU — Secondo alcune fonti awentiste è emerso che,
fra le quattro chiese che sono state colpite da bombe alla
vigilia del nuovo anno, c’era la chiesa awentista più grande
di Palu, nella provincia indonesiana orientale del Sulawesi.
I locali awentisti sono stati colpiti per primi, alle 23,50 del
31 dicembre, con una bomba di fattura artigianale. La deflagrazione ha danneggiato la porta d’ingresso principale e
quasi tutte le finestre, ma non ci sono state vittime. Qualche minuto dopo, altre bombe sono state fatte esplodere
alla Christian Church indonesiana e la chiesa pentecostale.
Una quarta bomba è esplosa in un altro luogo di culto pentecostale la mattina seguente, il 1° gennaio. Fortunatamente i membri della Chiesa awentista si sono incontrati per il
servizio di Capodanno al tramonto e non a mezzanotte. È
tragico che tali conflitti religiosi continuino. Negli ultimi 3
anni, nella regione, più di 1.000 sono le persone morte negli
scontri tra cristiani e musulmani. (adn)
Un sondaggio realizzato dal giornale «La croix»
Francia: il 69% si dichiara cattolico
il 2% protestante, il 22% ateo
PARIGI — Secondo un ampio sondaggio realizzato dal
giornale cattolico «La Croix», in Francia il 69% della popolazione si dichiara di religione cattolica (l’81% nel 1986 e il
67% nel 1994) ma solo il 10% frequenta regolarmente la
propria parrocchia. Sempre secondo il sondaggio, il 2% della popolazione si dichiara protestante (-i-l% rispetto al 1986,
lo stesso del 1994). Sono invece in forte aumento gli atei dichiarati: dal 15,5% del 1986 all’attuale 22%. (nev/bip)
In un'intervista alla «Gazeta Wyborcza» durante la sua recente visita in Polonia
Putin pronto a invitare il papa a Mosca; no del patriarca
Il presidente russo, Vladimir Putin, nel
corso di una visita di stato in Polonia a
metà gennaio, ha dichiarato che il suo
paese è fiero che il papa sia slavo e di
sperare di accogliere Giovanni Paolo II a
Mosca durante il suo mandato a capo
dello stato russo. Queste dichiarazioni,
fatte in un’intervista a un giornale polacco, sono state vivamente criticate dal
primate della Chiesa ortodossa russa, il
patriarca Alessio IL Quest’ultimo ha detto di non essere disposto ad accogliere il
papa finché la Chiesa cattolica romana
non avrà smesso la sua «espansione» negli ex territori sovietici.
«Non c’è alcun problema nei rapporti
tra la Russia e il Vaticano, e io sono
pronto ad invitare il papa in qualsiasi
momento - ha detto Putin -. Ma se verrà
a Mosca, vorrà certamente che la sua visita abbia tutto il suo valore, il che significherà rafforzare i rapporti con la Chiesa ortodossa russa. E questo, purtroppo,
non dipende da me». L’intervista è stata
pubblicata dal giornale Gazeta Wyborcza il 16 gennaio scorso, giorno dell’arrivo di Putin in Polonia. Essa è stata salutata come un passo significativo nella
storia agitata dei rapporti tra Russia e
Polonia. Putin ha dichiarato dì provare
un «profondo rispetto» per Giovanni
Paolo II, e ha «ricordato con commozione» l’«accoglienza calorosa» avuta in Vaticano nel 2000.
Andrei Yelesiev, che dirige il segretariato del Patriarcato di Mosca per i rapporti
tra cristiani, ritiene che la dichiarazione
‘ del presidente sia soggetta a controver
sie. Il leader russo sa che una visita papale non approderà a nulla se non miglioreranno i rapporti tra le chiese cattolica romana e ortodossa. Una visita del papa
«non significherebbe nulla nella situazione attuale» e «avrebbe un carattere puramente politico», ha fatto notare all’agenzia di informazione cattolica polacca
(Kai). La possibilità di una visita papale
in Russia è stata Invece salutata con
«grande gioia» dall’arcivescovo Tadeùsz
Kondrusiewicz, responsabile della comunità cattolica romana russa, forte di
500.000 membri. «Ci sono segni sempre
più numerosi che dimostrano che la società russa aspetta seriamente una visita
• del papa, e questo deve essere portato
all’attenzione del governo e della Chiesa
ortodossa», ha detto l’arcivescovo, (eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 1“ FEBBRAIO 2(1 VENERO'
vmcKui r i-tbBKftiu 20Í
Conferenza di Amos Luzzatto, presidente dell'Llnione delle comunità ebraiche
L'ebreo in rapporto con Dio
L'incontro è avvenuto nell'ambito dello giornata sull'ebraismo che precede la Settimana
di preghiera per l'unità dei cristiani II Dio dei filosofi è altra cosa da quello dei credenti
FEDERICA AMBROSINI
IL 17 gennaio ha avuto luogo a Venezia rincontro dedicato all’ebraismo che precede la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Nella sua veste di moderatore, il teologo luterano Frithjof
Roch ha ricordato come solo
dopo le tragedie del secondo
conflitto mondiale le chiese
cristiane si siano rese conto
della necessità di un radicale
cambiamento di rotta nei
confronti dei fratelli dai quali
traiamo le nostre origini. E
qualcosa ha cominciato a
muoversi: a passi fin troppo
piccoli e prudenti, perché le
chiese nel loro insieme sono
molto lente a recepire questo
messaggio, ma non senza risultati importanti. Fra i più
recenti, Roch ne ha ricordati
due: il rapporto Christen und
Juden, terzo documento ufficiale della Chiesa evangelica
di Germania sul tema delle
relazioni cristiano-ebraiche,
e per la Chiesa cattolica il documento, di particolare rilievo in quanto firmato dal
card. Ratzinger, sul rapporto
fra Bibbia cristiana e tradizione ebraica delle Sacre Scritture. Venezia, poi, vanta una
tradizione secolare di scambio e di confronto culturale,
filosofico e anche religioso
tra la componente cristiana e
quella ebraica della popolazione. Negli ultimi decenni
questi contatti hanno preso
particolare vigore grazie all’attività del Sae, che anche
in questi mesi sta curando à
Venezia due cicli di incontri {Leggere i profeti: Isaia e
Geremia e Etica e dialogo nel
mondo ebraico nel XX secolo,
questo in collaborazione con
la Chiesa luterana).
L’incontro ha avuto come
tema L’ebreo in rapporto con
Dio. Tema «affascinante e difficilissimo» come lo ha definito il relatore, il presidente
delle Comunità ebraiche in
Italia, prof. Amos Luzzatto,
il quale tuttavia lo ha svolto
assai brillantemente dando
prova ancora una volta delle
doti per le quali è apprezzato:
rigore intellettuale e vivacità
espositiva. La domanda corretta non è quella, consueta,
«Lei crede in Dio?», bensì «Lei
come si rapporta a Dio?». Ma
con quale Dio? con quello dei
filosofi o con quello dei credenti? E, se si tratta del Dio
dei filosofi: è il Dio dei filosofi
che non lo cercano, o il Dio
dei filosofi che vogliono dimostrarne l’esistenza, ricorrendo però inevitabilmente,
in questo caso, a scuole e a sistemi di pensiero che in futuro potranno rivelarsi obsoleti?
Il Dio dei filosofi è altra cosa da quello dei credenti: ed
è questo il Dio sul quale Luzzatto ha incentrato la sua relazione, intessuta di apologhi, di brevi racconti, di ri
cordi personali. Come quello
relativo al nonno che, a una
domanda del giovanissimo
Amos impressionato e un po’
turbato dal racconto biblico
della chiamata di Samuele, rispose spiegando che un’eventuale chiamata di Dio gli si sarebbe manifestata come «una
specie di voce interna che ti
chiama dal profondo»: e proprio questo, secondo Luzzatto, è un primo modo di rapportarsi a Dio. Un secondo
modo è quello mistico, in cui
nella preghiera si cerca di
astrarsi dalla corporeità.
Ma il relatore si è soffermato soprattutto sul terzo modo:
mettersi in rapporto con Dio
sulla base dell’esperienza della nostra vita, delle gioie e dei
dolori che essa ci fa assaporare, a livello personale e comunitario. «Perché e come» queste cose entrano nella nostra
esperienza, sono allora le domande che sorgono: e, spesso, «perché a me?» (il pensiero corre subito a Giobbe).
Confrontato con queste domande universali, l’ebreo cerca di avere uno strumento
con cui aiutarsi, e lo trova
nelle Scritture e nelle loro tre
componenti: quella narrativa,
quella normativa e quella sapienziale. Le prime due sono
spesso associate, in racconti
che illustrano un principio e
che quindi contengono (come l’episodio di Caino) una
normativa, o meglio indicano
i valori sui quali si deve basare una società che accetta la
volontà di Dio. La normativa
vera e propria, cioè gli strumenti sociali e giuridici mediante i quali questi valori
vanno garantiti, fanno parte
della tradizione postbiblica,
sono un compito che spetta a
noi. Compito ineludibile eppure estremamente arduo, se
solo si pensi ai problemi suscitati dal comandamento
«non uccidere»: come ha
spiegato Luzzatto, questa è la
traduzione inesatta di un comandamento che prescrive in
realtà di «non assassinare», e
sono fin troppo evidenti i dilemmi che ne derivano relativamente alla liceità o meno
della pena capitale.
La terza componente delle
Scritture è quella sapienziale.
Suo scopo è quello di dare
voce ai dubbi dell’uomo: essi
vanno affrontati partendo da
un presupposto: la fiducia di
poterli risolvere basandosi
sui valori ai quali ci si richiama, cioè quelli che si sono
appresi dalle Scritture come
«veri e stabili». La fiducia,
cioè, che esista una verità
sulla quale può basarsi il rapporto dell’uomo con Dio.
Questo insegna la letteratura
sapienziale: a scavare dentro
di noi alla ricerca di questa
verità anche nei momenti di
sconforto e di sfiducia, a ristabilire il posto dei valori nel
momento del dubbio.
Un libro collettivo fa ll punto su un tema trasversale alle culture
Le molte forme del confronto fra uomo e tragico
Tempi tragici, quelli che l’umanità sta vivendo. E della dimensione tragica insita sia nell’essere sia nella realtà quotidiana la filosofia si è sempre occupata, perché la filosofia non si
misura con le astrattezze anche se non sempre risulta facile seguirne orizzonti percorsi tragitti direzioni. Basta sfogliare un
recente testo di Mondadori, terzo volume della Collana «I fili
del pensiero» diretta da Gianni Vattimo e Giovanni Fornero*.
Gianluca Garelli, del Dipartimento di discipline filosofiche
dell’Università di Torino, ha raccolto e sistemato testi scelti della filosofia del Novecento attraverso i quali la problematica del
tragico viene messa a nudo nella poliedricità sua propria; una
problematica che coinvolge (né potrebbe essere diversamente)
pure la teologia, quale rapporto tra Dio-dio e l’uomo nella sua
complessa concretezza. Il tragico implica in sé per definizione il
«segno del salto e della frattura», «una spaccatura insanabile».
Il suo polivalente significato viene enucleato da singoli contesti
teorici, che ricoprono aree di ricerca e di pensiero differenziate e
interagenti a un tempo, inclusive e non esclusive. Ciò appare
con chiarezza dall’articolazione della raccolta antologica
SERGIO RONCHI
IL tragico attraversa i territori compresi tra psicologia
e cosmologia: «L’uomo tragico si sente in una certa relazione di dipendenza nei confronti del suo destino, analogamente a come l’uomo religioso si sente nei confronti di
Dio», scrive Leopold Ziegler:
mentre Johannes Volkelt, riferendosi all’evento della Grande Guerra, puntualizza: «I
lunghi decenni di pace ci hanno quasi disabituati a trattare
del tragico come di una categoria cosmico-storica».
Il tragico solca i sentieri del
la cultura: la tragedia della
cultura rinvenibile nelle analisi di Georg Simmel, il conflitto
fra valori di cui parla Max
Scheler, una sorta di apologia
della contraddizione che Miguel de Unamuno intravede
nello «scandalo del cristianesimo: quello di un Dio che si
fa uomo per patire e morire e
risuscitare per aver patito ed
essere morto, quello di un Dio
che soffre e muore». Conduce
al Dio sofferente, al Dio spettatore, al Dio nascosto: tre
elementi interagenti. Secondo
Gyorgy Lukàcs, il tragico sottolinea un vuoto di senso
(«nude anime dialogano soli
tarie con nudi destini») e il
dramma «è un gioco: un gioco
tra l’uomo e il destino: un gioco dove Dio è lo spettatore»:
la tragicità dell’uomo moderno borghese è al centro del
pensiero di L. Goldmann.
Parla del morire di immortalità: la dialettica del tragico trova in Peter Szondi un esponente inevitabile, secondo il quale «tragico è soltanto
quel soccombere che deriva
dal ribaltamento di una cosa
nel suo contrario, daO’autoscissione». Mette su un terreno in bilico fra trascendenza,
religione e immanenza: tragicità e trascendenza si ritrovano nell’opera di Karl Jaspers,
che vede nel «naufragio» la
manifestazione dell’essere e
che precisa: «Nel naufragio
l’essere non è perduto, non vi
è tragicità priva di trascendenza». In René Girard si legge: «[la Passione cristiana
svela] le cose nascoste sin
dalla fondazione del mondo».
Hans Jonas si pone la questione di una nuova comprensione di Dio dopo Auschwitz: «Dopo essersi affidato totalmente al divenire del
mondo, Dio non ha più nulla
da dare: ora tocca all’uomo
dare. E l’uomo può dare, se
nei sentieri della sua vita si
cura che non accada o non
accada troppo sovente, e non
per colpa sua, che Dio abbia
a pentirsi di aver concesso il
divenire del mondo». Sergio
Quinzio si sofferma sulla tragedia cristiana: «La rivelazione biblica abolendo ogni universale e razionale riferimento all’assoluto al di là della vita ha aperto il varco al nulla,
svelando vero e tragico nulla
la consumazione della vita e
del suo senso». Ferruccio
Masini sottolinea l’impossibilità di disgiungere la salvezza dalla disperazione («è la
disperazione stessa che genera la salvezza») e vede nel
Crocifisso «che insiste nella
tragicità una risposta più
profonda al dolore perché lo
assume totalmente».
Fa riflettere su ontologia e
tragedia: necessità e libertà.
Luigi Pareyson aiuta a scoprire l’attualità del pensiero tragico, confermata dalla «situazione dell’umanità dopo la
seconda guerra mondiale.
Com’è possibile, mi chiedevo,
che la filosofia chiuda gli occhi di fronte al trionfo del male, alla natura assolutamente
diabolica di certe forme di
malvagità?». E Sergio Givone
sostiene una convergenza del
mito greco e del mito cristiano nel tragico e vede nel cristianesimo l’annunciatore
della «libertà dei figli di Dio,
che Dio chiama alla salvezza
eterna». Pone, infine, di fronte all’ambivalenza della catarsi (purificazione): è un interrogarsi su Platone e, soprattutto, su Aristotele. E a tal
proposito Emanuele Severino
sostiene che per Platone la
verità della scienza «è il rimedio contro il dolore», mentre
per Aristotele la catarsi «prodotta dalla poesia tragica è il
vero rimedio contro l’angoscia del divenire».
Certo si tratta di pagine, di
parole, di concetti difficili
spesso destinati ai soli specialisti. Però, si può tentare di
afferrare quanto di comprensibile sottende il «complicato» mondo filosofico. Forse, a
conclusione, le seguenti parole di Gyorgy Lukàcs possono risultare utili a tale scopo:
«Ogni parola ha una testa di
Giano, chi la pronuncia vede sempre una faccia, chi l’ascolta vede l’altra faccia e
non c’è possibilità di avvicinamento. Ogni parola che
dovrebbe servire come tramite ha a sua volta bisogno di
un tramite. Così alla fine ciascuno resta solo e non c’è comunanza dinanzi al destino».
(*) GIANI.UCA Garelli (a cura di).
Filosofie del tragico. Milano,
Bruno Mondadori, 2001, pp. 168,
euro 12,91.
Assisi: l’ulivo della pace
(foto Andrea Sabbadii
Non nel nome di Dio
che Dio ci rivolge». E, secondo le aspettative, il tema della
pace è stato il filo conduttore
dell’intero incontro.
«Mai più violenze in nome
di Dio», è stato l’impegno ricorrente negli interventi di
vescovi e pastori, imam e rabbini, archimandriti e maestri
di meditazione. Un impegno
che, implicitamente, riconosceva anche delle responsabilità, come per altro ha riconosciuto lo stesso Giovanni Paolo II affermando che «tragici
conflitti sono spesso derivati
dall’ingiusta associazione
della religione con interessi
nazionalistici, politici, economici o di altro genere». «Ancora una volta noi, insieme
qui riuniti - ha quindi sottolineato il papa - affermiamo
che chi utilizza la religione
per fomentare la violenza ne
contraddice l’ispirazione più
autentica e profonda».
Necessità dell'autocritica
Le religioni devono insomma acquistare coscienza anche delle ombre che si sono
distese sulla loro storia: nessuno degli oltre 60 conflitti
che oggi si combattono nel
mondo è una «guerra di religione» così come quelle combattute in Europa tra Seicento e Settecento: eppure oltre
la metà di essi contiene, al
suo interno, elementi religiosi che interagiscono pericolosamente con le spinte nazionalistiche, gli interessi economici, le mire egerhoniche e
di conquista. Insomma le religioni non possono onestamente e sinceramente impegnarsi per la pace senza fare i
conti con la propria storia e il
proprio peccato.
Forse è stata questa la
sottolineature protestante
più importante della giornata di Assisi: il costante richiamo alla conversione, alla
confessione di peccato. «Come protestanti - ha dichiarato all’agenzia Nev il segretario della Federazione luterana, pastore Noko - dobbiamo impegnarci a offrire al
dialogo interreligioso questa
nostra capacità di essere autocritici. Non si può dialogare se non si è disponibili a essere critici anche nei confronti di se stessi. Dobbiamo
far valere la nostra tradizione
di tolleranza, tolleranza verso gli altri, tolleranza al nostro interno». Uniti nell’im
pegno per la pace, viene ij
dire per la conversione al|
pace: eppure distinti nei
preghiera. Per una volta I
stinti ma non divisi. CiasciÉ
na comunità di fede, infatl
si è raccolta in un’aula di
convento francescano dal
quale, con l’eccezione de
luogo di incontro cristiani^
erano stati levati i crocefissi'
limpegno per la pace I
Dopo la preghiera, il ritol
no nel tendone allestito sui
salita laterale rispetto al col
vento: sul palco nessun sin|
bolo religioso, solo un grai?
de albero di ulivo. Lì, ciasaj
no dei leader religiosi convfj
nuti ha proposto il suo impei
gno solenne per la pace ac
cendendo una piccola lai*
terna a olio: tra gli altri il pa*
store Konrad Raiser, segreti!
rio generale del Consiglio ei
cumenico delle chiese (Cecl
«Noi ci impegniamo a ptoj
clamare la nostra ferma coli
vinzione che la violenza el
terrorismo contrastano coK
l’autentico spirito religiosoi
ha affermato - e nel condail
nare ogni ricorso alla violeiì
za e alla guerra in nome d
Dio o della religione, ci imi
pegniamo a fare quanto!
possibile per sradicarci!
cause del terrorismo». E ctó
non siano solo parole lo di'
mostra l’impegno quotidiaj
no del Cec, prima e sicura|
mente dopo l’incontro di As-]
sisi, a promuovere iniziativi
di pace, dialogo e riconcilia'!
zinne nelle aree di conflitto. \
Infine è giunto il momentój
degli abbracci e dei saluti: sd|
palco ma anche nella platdj
solo italiani. Moltissimi i giO'
vani, rumorosissimi e spontr
nei, persino irriverenti al pun'*
to di lanciare qualche fischiai
quando il papa ha salutato Jj
premier Silvio Berlusconi.
Nel 1986, si ricorda, la giof'j
nata si concluse con un arcO’’
baleno che apparve sulla col',
lina di Assisi. Non è stato codi
nel 2002, quando per tutta
giornata ha soffiato un vento
freddo e il cielo è rimasto
gonfio di pioggia. Forse è giU'
sto così. Le parole pronuncia'
te nel nome di Dio nella citW'
della francescana sono stato
forti e toccanti: ma non è (p
che c’è bisogno di un arcoba'
leno di pace e di giustizia.
Paolo Naso
L'inizi
dal
«U
sto non
la pren
viene p
L’imrna
tuale ir
freddo 1
epidem
dotto il
che la
evangel
òrganiz
di Vali
naio. L’
approd
zione, c
to ben
proven!
da Tori
ria. Il te
della vi'
della ri
evangel
Siam
riflette!
dal «Di
la viole
sigilo e
(Cec) n
l’anno
vittime
contini
nefasti
stora I
dottor
hanno
tentari
quali si
le form
biamo
lenza (
modi c
tied nc
prendi
una SOI
che in i
forme i
dobbii
che la
fuori d
noi e sj
consap
mo a cl
Ci di
convin
ma la r
tra dir'
questi 1
Non è
tastrof
mere d
pa. Sei
23
affollata da migliaia di persoi
ne, non solo cattolici e noti
pa
5
02(i VENERDÌ 1° febbraio 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Il corso di formazione a Vallecrosia della Federazione donne evangeliche italiane
La violenza è contagiosa
Hiniziotiva della Fdei si è situata nell'ambito del «Decennio per superare la violenza» lanciato
dal Consiglio ecumenico delle chiese. Gli interventi di Erika Tomassone e Paolo Chiapperò
badil
ne é
e alt
nei
ta
ascii.
afai
la di
dall
e di„
:ian|
fissi'
ce
ritoi
I suit;
I COBs
I sia!'
graij
asa
□nvej
mpei
:e acf
i laif
il pjì
prêtai
lioeji
:CecÌ
pro
cow
,a e|
J coi|
OSO'Î
)dai|
olenl
ne &
i im^
atol
re If
3 cM
0 di|
:ura|
liAsi
ativli
cilial
tto. ¡
lenffi
ti: sii
latei
ersenot!
1 giO'l
onta!
pun-':
schitf
ato il;
. \
giofj
arco1 col
I coà
tta
fenW
asti
igiu
ncia
:itta
statf
È qiii
:oba
DANIELA FERRARO
■r A violenza è contagiosa
<<J_jconae Tinfluenza. Questo non vuol dire che tutti se
la prendano e, soprattutto,
viene presa in modo diverso».
L’immagine, decisamente attuale in queste settimane di
freddo rigido e inquinato, con
epidemie dilaganti, ha introdotto il corso di formazione
che la Federazione donne
evangeliche in Italia (Fdei) ha
organizzato alla Casa valdese
di Vallecrosia il 19-20 gennaio. L’appuntamento, ormai
approdato alla sua quarta edizione, come nel passato è stato ben frequentato da sorelle
provenienti dalle valli valdesi,
da Torino e dalla stessa Liguria. Il tema affrontato è quello
della violenza, che è al centro
della riflessione delle donne
evangeliche.
Siamo anche sollecitate a
riflettere su questa tematica
dal «Decennio per superare
la violenza» lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) nel cui quadro si situa
l’anno di solidarietà con le
vittime che hanno subito o
continuano a subire gli effetti
nefasti della violenza. La pastora Erika Tomassone e il
dottor Paolo Chiapperò ci
hanno aiutato a scavare e
tentare di mettere a fuoco
quali siano, o possano essere
le forme di violenza che abbiamo dentro di noi. La violenza ci spaventa, in tutti i
modi ci dichiariamo volentieri nonviolenti cercando di
prenderne le distanze per
una sorta di paura congenita
che in genere ci allontana da
forme di violenza. E tuttavia
dobbiamo pur ammettere
che la violenza non è solo
fuori di noi ma è dentro di
noi e spesso, pur in modo inconsapevole, la riproponiamo a chi ci sta accanto.
Ci dichiariamo volentieri e
convintamene nonviolente
ma la realtà va sovente in altra direzione e la paura, su
questi temi, la fa da padrone.
Non è il caso di fare del catastrofismo o di farsi opprimere da perenni sensi di colpa. Secondo la pastora To
Un gruppo di partecipanti ai convegno
spesso nella famiglia, che è il
massone non bisogna cedere
alla «tentazione deH’armagheddom ossia al credere che
Satana travolga tutti nel male. Il male esiste, ma possiamo combatterlo; possiamo,
per dirla con l’apostolo, «sperare contro speranza». Una
speranza consapevole, non
evasiva, che ha la forza dell’indignazione e il coraggio
determinato a denunciare
ogni forma di violenza.
Non ci illudiamo che si possa eliminare la violenza dall’umanità ma vogliamo evidenziare alcuni importanti
fattori che generano forme di
violenza. Esse hanno origine
primo mondo che conosciamo e che ci forma; Nel nucleo
famigliare la donna può esercitare violenza verso se stessa
scivolando nella trascuratezza, o verso i figli. Sono situazioni, a volte, di stress, di isolamento, di amarezza e logoramento. Ma le situazioni
possono essere modificate, se
assumiamo la prospettiva della visione di Isaia di riconvertire strumenti di morte in
strumenti di pace. Combattere la violenza si può e perciò
non si può restarvi di fronte in
una posizione neutrale. È importante conoscerne i mecca
nismi interni per depotenziarla e riconvertirla.
In questo senso, come lo
psicologo Chiapperò ha evidenziato, l’aspetto che sembra contare di più è l’ascolto.
Pare che più una persona riesce a esprimersi tanto più riesce a elaborare le pulsioni
violente o comunque a non
riattivarle. Del resto mai come
oggi anche i grandi sistemi
economici, culturali, religiosi,
politici hanno bisogno di
ascoltare le ragioni degli uni e
degli altri. C’è una bella storiella rabbinica che in una
battuta esemplifica la necessità dell’ascolto. Fu chiesto a
un rabbino come mai Dio ci
abbia dotati di una bocca soltanto e di due orecchie. Risposta: perché dobbiamo
ascoltare più che parlare.
Nel convegno non si sono
solo ascoltate le relazioni, ma
ampio spazio è stato riservato
per dibattere e ascoltare varie,
importanti esperienze. Siamo
così tornate a casa convinte
che questi percorsi di dialogo
e confronto ci impegnano ancor di più a trasformare situazioni negative, operando con
gli strumenti della comprensione, dell’ascolto e non perdendo di vista il traguardo di
una società solidale nella verità e giustizia mosse dalla fede che in Cristo ci unisce.
AGENDA
r febbraio
Un applaudito concerto alla chiesa battista di Grosseto
Pregare avvolti e coinvolti dalla musica
FRANCESCO lANNITTI
Ha avuto luogo sabato 22
dicembre 2001 il quarto
concerto di Natale nella chiesa evangelica battista a Grosseto. «Sing Pray Shout!», si
legge sul frontespizio della
«brochure» colorata e fantasiosa. Entriamo, e l’atmosfera
è già carica di aspettative: dopo le ultime raccomandazioni, sussurrate fra i componenti del coro in perfetto stile
«dal vivo», esso si dispone a
ferro di cavallo davanti a noi,
e a un cenno della giovane
Commissione permanente studi
LABORATORI
OMILETICO^LITURGICI
per predicatori e predicatrici locali
candidati e iscritti al ruolo e per tutti
gli interessati al culto e alla predicazione
Laboratorio liturgico:
il culto tra tradizione e rinnovamento
23-24 febbraio 2002, Casa Materna, Portici
docenti: past. Anna Maffei, past. Teodora Tosatti
coordinamento: past. Luca Anziani
per informazioni su programma e costi:
past. Luca Anziani, via Appia 58, 71042 Cerignola (Fg)
tei 0885-417476 - anzianideangelis@libero.it
comunicare la propria iscrizione a Luca Anziani
Entro e non oltre il 5 febbraio!
1
Laboratorio omiletico:
dal testo biblico al sermone
•2-3 marzo 2002, Istituto Gould
docenti: prof. Ermanno Genre, past. Raffaele Volpe
coordinamento: past. Jonathan Terino
per informazioni su programma e costi:
Roberto Bot,tazzi, Facoltà valdese di teologia
tei 06-3207049-fvt.formadist@chiesavaldese.org
comunicare la propria iscrizione a Roberto Bottazzi
Entro e non oltre il 5 febbraio!
direttrice, Sara Saccomani,
schierata con loro, si inizia
con il primo dei cinque negro
spiritual: Three countries dances in one di Thomas Ravenscroft, per passare attraverso i
celeberrimi Nobody knows.
Swing low, sweet Chariot,
Ipharadisi, sino al gioioso l’m
gonna sing: interessante la
scelta degli strumenti con i
quali si accompagnano, cimbali e «djmbè», strumento a
percussione tipico della musica africàna: brano dopo
brano crescono fra noi l’entusiasmo e la tensione emotiva:
i coristi, bravi e fantasiosi, si
esprimono in modo sempre
più coinvolgente, accompagnandosi anche con naturali
e quanto mai necessari movimenti del corpo, incoraggiati
dall’incontenibile partecipazione del battito delle nostre
mani. La loro vocalità, semplice ed espressiva è resa più
ricca dagli interventi solistici
e si fonde perfettamente con
la ritmica precisa e discreta.
Il concerto prosegue nella
seconda parte con brani
strumentali affidati aH’interpretazione ed esecuzione dei
coristi stessi i quali hanno
dato prova di sapere, oltre
che cantare, suonare tutti
uno strumento: abbiamo
quindi avuto il, piacere di
ascoltare brani per flauto,
come il Preludio e aria di
Quantz, o il bellissimo madrigale a due voci di Fonghetti Vidi da due bei lumi.
Hanno aperto e chiuso questa seconda parte due brani
per «djmbè», suonato con
tutte le possibili combinazioni fra pimi e dita delle mani
da un bravissimo percussionista che ha letteralmente
fatto «impazzire» la platea.
Ringraziamo perciò il coro,
0 per meglio dire, l’ensemble
vocale-strumentale di Livorno, che ci ha regalato momenti di vera preghiera e meditazione, unendo le nostre
mani per suonare e cantare la
gloria al Signore.
CRONACHE DELLE CHIESE
PINEROLO — A grande maggioranza l’assemblea di chiesa
del 20 gennaio, hai votato il consuntivo del 2001 e il preventivo per il 2002. Sono inoltre stati eletti revisori dei
conti Davide Rosso, Gianni Pons e Valerio Roccione.
• La comunità ringtazia il presidente della Fcei, Gianni
Long, che ha presieduto il culto del 31 dicembre scorso.
• Tutta la comunità si è stretta intorno alle cinque figlie e
al figlio di Anna Cortese ved. Montaldo, tolta al loro affetto alla veneranda età di 90 anni.
VILLASECCA — Il periodo natalizio ha registrato una buona
riuscita delle celebrazioni. L’integrazione delle scuole domenicali di Perrero e di Villasecca, in particolare, permette alla festa del 26 dicembre nel vecchio tempio di avere
una buona partecipazione di famiglie e di membri di
chiesa in generale.
• Purtroppo il 2002 è iniziato con un lutto improvviso. Ci
ha lasciato Rina Peyronel Massel dei Trossieri alla vigilia
del suo ottantesimo compleanno. Ricordiamo con molto
affetto la sua viva partecipazione alle attività ecclesiastiche e l’ospitalità con cui ha accolto per molti anni in casa
sua, insieme al marito, le nostre riunioni quartierali.
m mmeuBtrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http:/Awww.claudiana.it
TORINO — Alle ore 18, nella sala conferenze del Centro teologico (corso Stati Uniti 11/h), con l’organizzazione congiunta del Centro evangelico di cultura «A. Pascal», Giorgio
Barberi Squarotti (Università di Torino), Enzo Bianchi (priore della Comunità di Bose) e il giornalista Giorgio Calcagno
presentano delle «poesie su Dio scritte durante Tapparentemente ateo secolo XX». Presiede Piera Egidi Bouchard.
1-2 febbraio
TORRE PELLICE — A partire dalle 17,30 del venerdì; alla Casa valdese (via Beckwith 2), l’Associazione 31 Ottobre tiene
un convegno nazionale sulla scuola. Relazioni di Valdo Spini, Elena Bein Ricco. Nel pomeriggio del sabato si svolge
l’assemblea nazionale degli iscritti con relazioni di Rosanna
Ciappa, Nicola Pantaleo, Francesco Grassi.
4 febbraio
BARI — Alle ore 18,30, al teatro Esedra (largo A. Curi 17), la
Compagnia pugliese di produzione teatrale mette in scena lo
spettacolo «Dio» da Woody Alien.
ROMA —Alle 17, nella sede dell’Amicizia ebraico-cristiana
(v. Calamatta 38), per il ciclo di incontri su «Sogno e preghiera», Antonella Anedda parla sul tema «Sogno e letteratura».
5 febbraio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a) la pastora Lidia Maggi prosegue il ciclo di
studi sui «Vangeli dell’infanzia» con il tema «Il dittico di Luca: due quadri Gesù - Giovanni Battista».
PADOVA — Alle ore 16, nei locali della chiesa metodista
(corso Milano 6), il past. Fulvio Terrario parla sul tema «La
sfida della fede: fra Dio e l’idolo (Esodo 32)».
7 febbraio ^ ..... ^ ........
GENOVA — Alle 17,30, nella sala della Società li^re di storia
patria (Palazzo Ducale, lato p. De Ferrari), per il ciclo di incontri del Sai sui profeti, Giorgio Karalis, direttore di «Italia
ortodossa» parla sul tema «Profeti e padri della Chiesa».
8 febbraio
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro «J. Lombardini»
(V. Monte Grappa 62/b, IV p.), per il ciclo di incontri sull’attualità della storia, il past. Antonio Adamo parla sul teina
«Martin Luther King: i cristiani e il movimento pacifista».
9 febbraio
ROMA — A partire dalle ore 9,30, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, La Società laica e plurale, insieme al
Centro culturale valdese e varie associazioni, organizza un
convegno sul tema «2004: una Costituzione laica per l’Europa». Intervengono fra gli altri Mario Aighiero Manacorda,
Carlo A. Viano, Italo Mereu, Elisabetta Galeotti, Sergio Lariccia, Georges Liénard, Stefano Rodotà.
MILANO — Ale 17, alla chiesa metodista (v. Porro Lambertenghi 28), per il ciclo di incontri «Perché Dio? La ricerca religiosa nella letteratura europea del Novecento», Cesare G.
De Michelis parla sul tema «Scrittori russi e tradizione giudaico-cristiana: Bulgakov, Mandelstam e Majakovskij».
BERGAMO — Ale ore 17, al Cento culturale protestante (via
Tasso 55, primo piano), si conclude la serie di studi biblici a
cura del pastore Salvatore Ricciardi sul tema «La memoria e
il Patto: chiavi di lettura del Deuteronomio».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Chiesa valdese di Caltanissetta
Giovanni Cimino
amico della comunità
ULRICH ECKERT
ALL’ETÀ di 67 anni, alTimprowiso, è deceduto il 2
gennaio il fratello Giovanni
Cimino, proprietario di un
negozio di ferramenta. Non
era membro della comunità
valdese locale, ma la frequentava dai tempi del pastore Langeneck con sempre
maggiore interesse e disponibilità: tant’è vero che aveva
presentato domanda al Consiglio di chiesa di essere ammesso in chiesa: la data stabilità sarebbe stata quella del
13 gennaio.
Per la chiesa di Caltanissetta, Giovanni era un aiuto e
uno stimolo per la testimonianza concreta nel capoluogo nisseno. Proveniva dal
mondo cattolico, aveva fatto
molti approfondimenti storici
ma anche teologici ed ecumenici; alcuni anni addietro si
era iscritto ih una comunità
pentecostale, la Chiesa evangelica internazionale di Agrigento-Villaggio Mosè. Il suo
spirito di evangelizzazione
cercava però ulteriormente
un ancoramento nel continuo
critico studio della parola di
Dio e nella riflessione teologica e sociale. Così Giovanni si
era avvicinato alla comunità
valdese nissena, dove in diverse occasione aveva offerto
il suo stimolo a una maggiore
apertura ecumenica verso le
chiese pentecostali e verso le
realtà cattoliche, ma anche
verso un coinvolgimento più
forte nelle problematiche sociali e della pace.
I funerali di Giovanni Cimino sono stati celebrati nella parrocchia cattolica vicino
a casa sua, dato che i parenti
non hanno avvisato la comunità valdese della sua scomparsa. Ma l’estremo saluto su
questa terra è diventato una
forte testimonianza ecumenica dato che, per rendere
onore e ringraziamento al Signore, erano presenti quasi
tutta la comunità valdese,
molti fratelli e sorelle di varie
comunità pentecostali nonché cattolici. Chiediamo al
Signore di benedire la testimonianza di Giovanni in
mezzo a noi e di poter fare
tesoro del suo esempio e del
suo incoraggiamento.
6
PAG. 6 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 1° FEBBRAIO 20Q; ygNERC
L'ARIA
CHE RESPIRIAMO
GIORGIO GARDIOL
L’aria che respiriamo è costituita per il 78,9% da azoto, per
il 20,9% da ossigeno e per lo
0,2% da anidride carbonica e
gas nobili (elio, argon, neon,
ozono ecc.) e idrogeno. L’aria è
indispensabile per la vita degli
organismi viventi: infatti è fonte dell’ossigeno necessario ai
processi di produzione dell’energia che sono alla base della
vita e dell’attività cellulare. Gli
interscambi tra aria atmosferica e organismi viventi avvengono attraverso vari organi e apparati, tra questi l’apparato respiratorio rappresenta il principale sistema di contatto con
l’atmosfera e tutto ciò che in essa è presente. L’
inquinamento
atmosferico è
dato dalla presenza nell’aria
di sostanze indesiderabili in
quantità e per
una durata tali
da alterare la salubrità dell’aria
e da costituire
un pericolo per
la salute dell’uomo e delle altre
specie. In condizioni di riposo
un adulto respira dai 6 ai 9 litri
di aria al minuto (9-13 metri cubi al giorno); durante una attività física respira 60 litri al minuto; durante una attività fìsica
intensa 130 litri al minuto. Questi volumi d’aria sono filtrati da
una superficie respiratoria che
si sviluppa per una estensione
complessiva di 130-150 metri
quadrati.
Di qui l’importanza per la salute di avere aria pulita da respirare. I principali inquinanti
dell’aria sono cinque; l’ossido di
carbonio, il biossido di zolfo, gli
ossidi di azoto, gli idrocarburi,
il particolato o le polveri. Una
direttiva europea (la 33-99-Ce)
stabilisce i valori limite della
concentrazione degli inquinanti
nell’aria, al di sopra dei quali
occorre che le autorità prendano provvedimenti per limitarli.
Attenzione però, osserva l’Organizzazione mondiale della sanità, anche quando le concentrazioni rientrano in quei limiti
non signifíca che sia un’aria di
ottima qualità. Non esiste un
valore minimo di sicurezza, ma
più le concentrazioni sono basse più l’aria è salubre.
L’Italia ha cominciato ad affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico nel 1966,
e nel 1983 ha affidato alle Regioni il compito di controllare il
rispetto dei limiti di concentrazioni degli inquinanti e la predisposizione dei piani di risa
Oltre a intervenire
sui trasporti, occorre
pensare e progettare
altri modi di vivere,
abitare, lavorare
namento. I risultato è abbastanza deludente. Le Regioni hanno
adottato piani di risanamento
molto poco omogenei anche per
il rilevamento dei dati. L’unica
Regione che ha posto una limitazione sul valore delle polveri è
la Lombardia. Nessuna Regione
ha adottato misure che prendono in considerazione il rischio
mutageno-cancerogeno associato alle miscele complesse disperse nell’atmosfera, né ha
previsto l’applicazione di test
sui sistemi biologici in grado di
valutare l’efficacia degli interventi (chiusura dei centri urbani al traffico, modifica della viabilità, ecc.). Le fonti di generazinne dell’inquinamento sono diverse e riguardano sia eventi naturali sia derivati
dalle attività dell’uomo. Considerando i cinque
principali inquinanti, quello emesso in maggiore quantità è l’ossido di carbonio
che proviene dalle combustioni
di idrocarburi legati al trasporto. Per questo le misure si traducono quasi sempre in limitazioni del traffico.
Il lungo periodo di siccità ha
fatto ulteriormente emergere
una situazione di drammatica
realtà. In Italia circolano 33 milioni di autoveicoli e 8 milioni
di moto e motorini che sono i
responsabili del 70% dell’inquinamento. Le imprese produttrici dei veicoli hanno da
tempo cominciato una strategia tecnologica per ridurre il
contributo aH’inquinamento.
Una vettura immatricolata nel
’93 inquina come 8 vetture immatricolate nel 2001. Ma la sostituzione di tutte le auto vecchie con quelle moderne e meno impattanti sull’ambiente
non è sufficiente. Se la densità
di circolazione privata rimane
quella esistente (il diritto alla
mobilità non è solo per i cittadini di Torino, di Milano e di
New York) e si estende anche ai
paesi emergenti, il respiro di
tutti sarà più problematico.
Allora occorre pensare a progettare altri modi di vivere, abitare e lavorare. Con più sobrietà avendo conoscenza dei
limiti naturali allo sviluppo. Ricordiamoci che Gesù ha detto
«beati i mansueti perché erediteranno la terra». Già la terra
che è il nostro limite. Ma chi sono oggi i «mansueti» tra i nostri concittadini, le nostre autorità, i nostri manager?
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino§riforma.i1:
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazlone.napoli@riforma.il;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei, 0121/371238
fax 0121/323831, e-mall: edipro@tpellice.it
DIRETTuRE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglla, Avemmo DI
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
» ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr; euro 30,00;
sostenitore: euro 105,00.
Estero ordinario: euro 90,00; v. aerea; euro 105,00; semestr: euro 47,00;
sostenitore; euro 130,00.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm. L'eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 4 del 25 gennaio 2002 è stato spedito dall’LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 gennaio 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Urgono più norme comuni per combattere la criminalità
Per una giustizia internazionale
Tra stati di alta tradizione democratica, la maggiore collaborazione
può giungere a una parziale e reciproca rinuncia alla piena sovranità
MICHELE VELLANO
Nelle ultime settimane il
tema dell’amministrazione della giustizia ha assunto
in Italia un particolare rilievo.
Non sono mancati in questo
contesto ampi riferimenti
all’Unione europea e, più in
generale, ai rapporti con altri
stati (soprattutto in vista di
un’efficace lotta al terrorismo
internazionale). Gli sforzi di
coordinamento si producono,
già da tempo, nella fase della
raccolta e della trasmissione
delle prove (le cosiddette rogatorie internazionali), della
cattura ed estradizione degli
imputati e, infine, del riconoscimento delle sentenze emesse all’estero. In particolare, nel contesto dell’Unione
europea (e, quindi, tra i quindici stati che vi aderiscono)
non mancano accordi particolarmente estesi e stringenti.
Il mandato di cattura
europeo
Da ultimo, è stato varato il
progetto di addivenire alla
definizione di un mandato di
cattura comune. Il mandato,
una volta operativo, dovrebbe consentire a un giudice di
uno stato membro di ottenere, in base a una procedura
semplificata, l’immediato arresto di un imputato (per determinati reati) in un altro
stato membro. Anche quest’
ultimo passaggio è, evidentemente, preordinato ad assicurare alla giustizia l’imputato (salvo successivamente celebrare un processo che accerti le sue eventuali responsabilità) che si trovi sul territorio dell’Unione europea.
L’adesione ad accordi del
tipo di quelli sulle rogatorie
intemazionali o sul mandato
di cattura europeo implicano
per gli stati una rinuncia, più
o meno consistente, alla propria piena sovranftà. In pratica, a seconda dei casi, lo stato accetta una prova raccolta
all’estero, ovvero una sentenza 0 addirittura di fare arrestare, su richiesta di un giudice straniero, un proprio cittadino. La rinuncia alla sovranità avviene su base di reciprocità e nella consapevolezza che una stretta e leale collaborazione è il vero presupposto per contrapporsi adeguatamente alla criminalità
(soprattutto, se organizzata)
che già opera in maniera trasversale rispetto agli ordinamenti dei singoli stati.
Se tali accordi maturano nel
contesto dell’Unione europea
la garanzia sulla congruità ed
equilibrio del loro contenuto
DOPO rii settembre nulla è più come prima; è
ciò che tutti hanno detto e
pensato all’indomani della
immane tragedia delle Torri
Gemelle. Ce lo ricorda un
ascoltatore di Milano, che
nella sua lettera procede a
una esemplificazione di questo cambiamento. L’il settembre tutto è cambiato e
quindi non possiamo permetterci di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche,
perché, scrive, non è il momento di «chiedere agli italiani di rinunciare alle loro
tradizioni per favorire gli immigrati (...) di altre religioni». Ulteriori esempi ci vengono da altre lettere.
L’il settembre tutto è cambiato e quindi non possiamo
permetterci il dialogo: «Quando parlate di tolleranza, integrazione con gli extracomunitari islamici - ci scrive un
ascoltatore di Legnano - non
mi trovate d’accordo perché
molte di queste persone (...)
è massima. Infatti, il negoziato che porta alla loro approvazione prevede la partecipazione di stati di alta tradizione
democratica con caratteristiche ed esigenze da difendere
e fare valere tra loro complementari e non necessariamente coincidenti. Diverso
sarebbe il caso in cui il negoziato si concludesse, su base
bilaterale, tra solo due stati.
La lotta al terrorismo
internazionale
Il richiamo al negoziato
multilaterale, svolto eventualmente nella cornice di
un’organizzazione internazionale, appare tanto più opportuno e urgente di fronte ai
recenti sviluppi della lotta al
terrorismo internazionale.
Gli Stati Uniti, parte lesa dai
gravissimi attacchi dell’11
settembre, hanno cominciato
a trasportare dall’Afghanistan alla base militare di
Guantanamo, a Cuba, prigionieri taliban e di Al Quaed
per sottoporli al giudizio di
tribunali militari ad hoc. Si
tratta di una decisione che
suscita perplessità e preoccupazione in eguale misura.
La scelta operata dall’am
ministrazione statunitense si
colloca nella direzione diametralmente opposta a quella della gestione condivisa
dell’amministrazione della
giustizia e può rappresentare
un pericoloso precedente. Il
mancato riconoscimento di
legittimi combattenti ai prigionieri catturati in Afghanistan li sottrae, inoltre, alle garanzie delle Convenzioni di
Ginevra del 1949 e ai successivi protocolli di applicazione, escludendoli, almeno in
teoria, da importanti garanzie pre’viste dal diritto internazionale bellico.
Torna, dunque, a sentirsi la
necessità di accelerare il procedimento di ratifica (e la
consequenziale entrata in vigore) dell’accordo internazionale, approvato a Roma il
17 luglio 1998, che dispone
l’istituzione della Corte penale internazionale. Tale Corte,
in quanto organo giurisdizionale costituito sulla base
dell’assenso di un’ampia collettività di Stati e dotato di
sfera cognitiva generale (estesa anche ai reati di terrorismo di particolare gravità)
garantisce, infatti, i presupposti di cui si è detto.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 e alle
ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 3 febbraio, ore 24 circa, andrà in onda: «Giornata di preghiera interreligiosa ad Assisi»; «Un’estranea con me: l'accompagnamento e l'assistenza
sprituale nella malattia e nel dolore»; «Dietro le parole», riflessione biblica a cura del prof. Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunedì 11 febbraio alle 9,30 circa e alle ore 24.
Í
'J'j j
LUCA BARAHO
sono qui da noi per minare la
nostra società...». Secondo un
ascoltatore di Saluzzo dopo
ni settembre non possiamo
permetterci di sostenere la
laicità del nostro stato. «L’Italia - scrive - non è uno stato
laico (...) con le nostre chiese
e le nostre usanze, siamo impregnati nel bene e nel male
della religiosità cattolica,
piaccia o non piaccia (...) noi
siamo così!».
L’il settembre sembra dunque aver cambiato in peggio il
nostro mondo e, potremmo
dire, anche le nostre coscienze. Non è infatti possibile
pensare di debellare un male,
il radicalismo integralista religioso, con dei rimedi che mostrano più un nesso di corrispondenza che di opposizione con i fenomeni che denunciano: infatti, confessionalismo e intransigenza ideologica e culturale sono, nell’Occidente democratico e secolarizzato dell’anno 2002, il corrispettivo dell’integralismo
del medioevo talebano.
Vorrei rispondere così: l’il
settembre tutto è cambiato e
vi sono alcune cose a cui non
possiamo rinunciare. Non
possiamo rinunciare alla lai
SUI GIORNALI
A^«iiire
Il valore della Charta
Intervistato dal quotidiano cattolico alla vigila della
«Settimana per l’unità», il
presidente della Fcei, Gianni Long, esprime valutazioni positive per la «Charta
oecumenica», ma esprime
anche un rammarico: «Mi
sembra - dice a Giorgio
Bernardelli (18 gennaio) che (...) finora la Charta non
sia stata ancora recepita in
tutta la sua importanza dal
mondo della cultura e, più
in generale, dall’opinione
pubblica. Ed è un peccato
perché pur essendo nata
fondamentalmente in un
ambiente svizzero-tedesco,
questo documento tiene
ben presente anche situazioni come quella italiana».
Due punti sono per Long da
valorizzare: «Innanzitutto la
questione della libertà religiosa: la Charta - spiega ha un’impostazione per
certi versi vicina alla sensibilità della futura Costituzione europea. E affermare
(...) che le chiese si impegnano a confrontarsi tra loro prima di lanciare campagne di evangelizzazione e
(...) a rispettare la scelta di
chi decide di passare da una
confessione all’altra, è un
punto importante. In passato non è stato così». L’altro
elemento da valorizzare è
«la questione dei rapporti
con gli ebrei, con i musulmani ma anche con i nuovi
movimenti religiosi».
LA STAMPA
Understatement olimpico
L’8 febbraio iniziano le
Olimpiadi invernali a Salt
Lake City (Utah), patria dei
Mormoni. Maurizio Molinari riferisce tuttavia (21 gennaio) che le direttive dei
vertici mormoni sono volte
a non fare del proselitismo.
Quando fu presa la decisione di assegnare le gare a Salt
Lake, ad alcuni praticanti
sembrò «il compimento della profezia di Brigham Young, uno dei fondatori della
chiesa», che scriveva «“Re,
imperatori, nobili e saggi
della Terra ci visiteranno...’’». Era «un’occasione
enorme per fare pubblicità mondiale alla Church of
Jesus Christ of Latter-day
Saints, di cui fanno parte 11
milioni di persone, tra cui il
70% degli abitanti dello
Utah». Ma si è scoperto che
due mormoni, a capo del
Comitato organizzatore, sono inquisiti per tangenti: da
qui la scelta della prudenza,
apprezzata dal vescovo cattolico: «È una sfida stare con
grazia nella maggioranza,
così come nella minoranza».
1'
cità del nostro stato. Il confes-1
sionalismo favorisce la tutela
della coscienza della maggioranza é la messa sotto tutela i
delle coscienze di chi mag-i
gioranza non è. Le coscienze;
non vanno tutelate o condì-/
zionate, ma rispettate e mes-,
se in dialogo: questa è la laicità. In secondo luogo, non
possiamo rinunciare al dialogo. Chi non dialoga vive in
quel silenzio in cui ogni cosa
muore, anche la fede che diventa puro soliloquio. Infine
non possiamo rinunciarea
lottare per la libertà e la giustizia nel mondo e nel nostro
paese, quando ci si accorge;
che la propria libertà non è'
altro che un aspetto della li-.
bertà o mancanza di libertà '
degli altri allora un mondo di- !
verso è possibile. Questo sì|
sarebbe un cambiamento.
«0
di chie:
parsi c
la spir
una pi
testim
arrivi c
chiesa
ne hai
sto set
anche
catoria
fetenze
2001 c
dato a
esecul
(Ced) I
rifless
sulla te
Prop
a livelli
temati
prile i
progrt
gno in
quale,
sono ai
chiese
contri!
temat
statas
circuiti
sta occ
e turisi
eamm
di ami
sosteni
ca, in (
no ten
del 2“
Quante
confor
discusi
di quai
chiese
cora p
muniti
so nei
Rioni q
All’a
circuì
nmbiei
suo sfr
getti il
PO. Si (
sogno
re opp
sul ter
il fatti
luppo
phe no
in sfru
torio 0
t'e, che
limita
gualcì
tteces!
sbbian
ria sue
AII’e
(Rubrica «Parliamone insii'
me» della trasmissione di R<t-■
diouno «Culto evangelico» dellf i
Federazione delle chiese evangeli- '
che in Italia del 27gennaio)
ttifcuil
riferiti
distrib
ai vari
delle c
e sul t
7
o 2O0J VENERDÌ 1“ FEBBRAIO 2002
PAG. 7 RIFORMA
ills
idiadella
à», il
5ianaziolarta
rime
«Mi
irgio
io)
Í non
ta in
a dal
, più
ione
:cato
nata
n un
esco,
iene
ituama».
ig da
tto la
reli;gaper
ensititunare
npea lonpane e
ta di
i una
è un
assaaltro
tre è
3 orti
tsulluovi
?A
>ICO
IO le
Salt
a dei
linagen; dei
TOlte
smo.
:isioi Salt
:anti
• delI Yodella
(“Re,
aggi
ranione
ilici;h of
-day
te 11
cui il
lello
I che
) del
I, soli da
;nza,
cat; con
nza,
iza».
onfes-1
tutela i
aggio-:
tutela 1
mag-|
cienze '
rondi-!
? mesla lai-1
). noii j
dialo- ;
ive in I
li cosa;
he di-i
Infine
iare a ;
la giu-1
nostro ;
:corge,
non è;
ella li-.
ibertàj
ido di- i
;sto sì
to.
■ insiedi Ro» delle
angeli
0
Sabato commemorazione a Pra d'Gay
L'eccidio all'Inverso di Torre
Per vendicarsi della dura sconfitta subita a Rio Cros e
dell’occupazione, da parte dei partigiani, della caserma della
milizia a Bobbio Pellice, il 4 febbraio 1944 i nazifascisti diedero
vita a una feroce rappresaglia nell’Inverso di Torre Pellice: furono uccise 7 persone, fra cui dei giovanissimi. Altre violenze
fasciste seguirono, da queU’inverno del ’44 fino alla Liberazione dell’aprile 1945, determinando in tutta la valle la distruzione di molte case civili e l’uccisione di 5 cittadini. Sabato 2 febbraio verranno ricordati quei fatti, dapprima, alle 15, con il ritrovo al cippo eretto a Pra d’ Gay nel 1985 (foto), poi, nella sala
consigliare del municipio con il ricordo di quegli avvenimenti.
Interverrà il presidente regionale delTAnpi, Gino Cattaneo.
Convegno nazionale sulla scuola
Le frontiere della laicità
L’Associazione 31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista,
organizza a Torre Pellice, alla Casa valdese, il secondo convegno nazionale. L’incontro inizierà venerdì 1“ febbraio, alle ore
17,30, con un dibattito a cui parteciperanno Ton. Valdo Spini
(foto) che parlerà di «Scuola, chiese, società tra pubblico e
privato» e la prof.ssa Elena Bein Ricco che tratterà il tema
«Educazione interculturale e studio del fatto religioso». Il corivegno proseguirà poi anche il sabato 2 quando, alle 9,30, si discuterà in gruppi la proposta di un insegnamento sulle reli. gioni nella scuola (Marco Rostan) e della formazione degli insegnanti nell’università (Nicola Pantaleo). Alle 15 infine si
svolgerà l’assemblea degli iscritti dell’Associazione stessa.
Riforma
De
A
[Fondato nel 1848
Proseguono gli incontri di dibattito e di confronto nelle chiese valdesi del primo distretto
La chiesa incontra ii territorio
In visto di un convegno che si svolgerà il prossimo aprile si parla di cultura, politica, sviluppo
sostenibile; sul dibattito incombe però l'ombra della scarsa partecipazione alla vita civile
DAVIDE ROSSO
/^CCORRE cbe le
nostre assemblee
di chiesa tornino a occuparsi del territorio. Che
la spinta alla ricerca di
una presenza e di una
testimonianza comune
arrivi dalle persone della
chiesa e non solo da chi
ne ha la dirigenza». Questo sembrava emergere,
anche se un po’ provocatoriamente, dalla Conferenza del I distretto del
2001 che ha dato mandato alla Commissione
esecutiva distrettuale
(Ced) di preparare una
riflessione più ampia
sulla tematica.
Proprio per affrontare
a livello allargato queste
tematiche, per metà aprile il distretto ha in
programma un convegno in preparazione del
quale, in questi mesi, si
sono attivati i circuiti e le
chiese per portare il loro
contributo in materia. La
tematica allo studio è
stata,suddivisa fra i tre
circuiti delle Valli: il 1° si
sta occupando di cultura
e turismo, il 2° di politica
e amministrazione e il 3°
di ambiente e sviluppo
sostenibile. In quest’ottica, in questi giorni si sono tenute le assemblee
del 2° e del 3° circuito.
Quanto è emerso appare
confortante: la voglia di
discussione, di occuparsi
di quanto sta intorno alle
chiese sembra essere ancora presente nelle comunità, dove si è discusso nei gmppi e nelle riunioni quartierali.
All’assemblea del 3°
circuito si è parlato di
ambiente, di acqua e del
suo sfruttamento, di progetti integrati di sviluppo. Si è sottolineato il bisogno di crescere e create opportunità di lavoro
sul territorio, ma anche
fatto che questo sviluppo sia sostenibile,
che non si trasformi cioè
m sfruttamento del territorio o, ugualmente grat'e, che questo finisca per
limitare la libertà di
ilualcuno. E poi c’è la
necessità che le chiesé
abbiano una voce unitala su questi problemi.
All’assemblea del 1“
mtcuito il Consiglio, ha
tiferito sul questionario
distribuito a suo tempo
ai vari gruppi di attività
delle chiese sulla cultura
® sul turismo. I risultati
Un momento della Conferenza distrettuale del 2001
parlano di uno scarso
uso, da parte dei membri di chiesa, dei mezzi
di informazione legati
alla chiesa, del fatto che
pochissimi utilizzano la
biblioteca del Centro
culturale valdese, che
quasi tutti considerano i
templi come patrimonio
culturale non solo valdese e in genere sono critici sull’uso del costume
valdese come elemento
folcloristico.
Si vorrebbe anche che
gli accompagnatori-guide fossero persone delle
nostre chiese appositamente preparate, e c’è
disponibilità verso i turisti, vedendo anche bene
l’apertura dei templi per
visite e conferenze. Si
conoscono e si accettano come positive le varie
«emanazioni» culturalturistiche delle chiese,
ma c’è anche il rischio di
delegare a queste strutture la presenza valdese
sul territorio.
A livello di territorio, si
sa, la storia valdese rappresenta una grande risorsa, ma la sfida che si
pone è quella di non lasciare gestire questa risorsa solo da altri. Inoltre, emerge anche l’importanza di essere maggiormente presenti nella
politica, non solo locale,
sulla base dell’impegno
per la libertà che ci contraddistingue. Di fronte a
tutto questo, si lamenta
un certo disinteresse o
distrazione delle chiese
per quanto riguarda le
grosse iniziative sul territorio non propriamente
ecclesiastiche, come la
Crumière o Villa Olanda,
che potrebbero anche
essere una possibilità di
lavoro per giovani delle
Valli e che rischiano invece di essere sempre e
solo gestite da altri.
Il tema del rapporto
con la politica e con la
politica locale in particolare è affidato al 2° circuito che, però, è ancora
un po’ indietro con i lavori e si attende marzo,
quando il Consiglio di
circuito presenterà all’assemblea i risultati
dell’apposito questionario che è stato distribuito
alle chiese del circuito.
In ogni caso, le riflessioni che stanno emergendo sono ancora, per
così dire, pensieri in
cammino. Sono però riflessioni importanti, che
aiutano le chiese ad avere una visione più organica e partecipe dei problemi quotidiani e delle
prospettive, a creare un
pensiero comune che
dia un apporto critico ai
vari progetti che nascono sul territorio, senza
subire sempre passivamente tutto quanto viene proposto. Insomma,
un aiuto per una testimonianza più incisiva.
Ma per questo occorre
che le chiese si lascino
interrogare. Insieme.
Allarme all'ospedale di Torre
Molto fumo ma
poche fiamme
Incendio all’ospedale
valdese di Torre Pellice; la
notizia ha fatto rapidamente il giro del paese,
anche perché sabato sera
intorno alle 20, nel giro di
pochi minuti numerosi
mezzi dei vigili del fuoco
di Torre Pellice, Luserna
San Giovanni e Pinerolo
sono saliti verso l’ospedale. Di fuoco se ne è visto
poco, fumo invece, irritante e pericoloso, molto.
Così mentre la maggioranza dei pazienti ricoverati non si è in pratica accorta di nulla (comunque
fuori erano pronte alcune
ambulanze), ai piani bassi si andava alla ricerca
dell’origine di quel fumo.
L’incendio è probabilmente partito da un
computer nel locale accettazione: «11 meccanismo antincendio ha funzionato al meglio - racconta il direttore sanitario dott. Macario Gioia
il sistema di rilevazione
del fumo si è attivato immediatamente, le porte si
sono chiuse e i danni si
sono così limitati a quel
solo locale». Nel pomeriggio di domenica si è
ICONTRAPPUNTOI
«CARO RIFIUTO»
MENO RIFIUTI
PIERVALDO ROSTAN
costituita una «unità di
crisi» per affrontare l’emergenza (quella parte di
edificio è comunque stata posta sotto sequestro)
e disposto, ad esempio,
la risistemazione del terzo piano dell’edificio vecchio onde poterlo utilizzare per la fisioterapia.
«I danni secondo le prime stime ammontano ad
alcune centinaia di milioni di lire - dice il presidente della Ciov, Giancarlo Griot - naturalmente coperti da assicurazione». Difficoltà nei servizi?
«Stiamo lavorando per
avere il massimo di operatività - aggiunge il dott.
Macario gli spazi day
hospital e prelievi sono
stati spostati in altra parte dell’ospedale; per le
endoscopie dirottiamo le
visite a Pomaretto». Qualche problema per oculistica e per il day hospital:
in questo caso perché le
cartelle cliniche dei pazienti in cura sono in un
locale chiuso e sotto sequestro. Sono previste altre riunioni per ridurre al
minimo i problemi; informazioni: 0121-952611.
Comuni e, di conseguenza, cittadini stanno «scoprendo» un costante aumento della bolletta dei rifiuti. Il costo cresce da alcuni anni in modo ben superiore alla cosiddetta «inflazione programmata»: -t20%, -t-16% 0 anche di più,
a seconda dei paesi. In
realtà c’è poco da stupirsi.
Già da alcuni
anni, i rappresentanti dei
nostri Comuni, approvando i piani di
investimento
dell’Acea avevano avallato gli aumenti
che ora ci stanno colpendo.
Gli investimenti che il consorzio dei
Comuni pinerolesi sta realizzando parlano di cifre
che nelle vecchie lire erano
nell’ordine di decine di miliardi. Tutto questo perché,
al di là delle giuste normative, la gestione dello smaltimento dei rifiuti con le attuali discariche era ormai
prossima alla fine: chiunque transiti sulla tangenziale di Pinerolo può vedere
con i suoi occhi il progressivo crescere delle «colline»
del Torrione.
Ottenuta l’autorizzazione
alla sopraelevazione la discarica sta comunque rapidamente chiudendo la sua
vita; e dopo? Fu così che, girando il mondo alla ricerca
di una soluzione ottimale
per il problema, i tecnici
dell’Acea individuarono in
un impianto di tecnologia
finlandese la possibile risposta: separazione a monte, cioè in casa, della frazione umida da quella secca,
verifica ulteriore nell’impianto e strade diverse per i
rifiuti ottenuti. Da una parte il secco (estremamente
compattato e inerte) dall’altro l’umido, destinato all’impianto di compostaggio;
impianto, quest’ultimo, entrato in funzione da meno
di un anno. Lo schema parrebbe funzionare, le verifiche a breve. È però un po’
semplicistico attribuire alla
sola necessità di denaro per
affrontare questi importanti investimenti l’aumento
dei costi della gestione rifiuti; infatti a far crescere la
bolletta c’è anche la troppo
alta quantità di rifiuti buttati nei cassonetti.
Della necessità di differenziare in misura sempre
maggiore ciò che non utilizziamo si parla da anni e nell’ultima legislatura sono
dimenti precisi; tuttavia
non sempre i cittadini tengono comportamenti «virtuosi». Anzi sia a livello pinerolese che nazionale emerge uh dato: una parte di
persone mette in pratica,
e in modo puntuale, la raccolta differenziata ma un’
altra parte, purtroppo ancora la maggioranza, butta nel
cassonetto un
Aumentano le
bollette e i dttadini
mantengono tutte
le loro brutte
abitudini
po’ di tutto.
Così non è raro trovare nei
contenitori
(o accanto ad
essi) cartone,
ramaglie, erba tagliata da
qualche lussuoso giardino, perfno e™™**™‘**™' lettrodomestici. Resta dunque molto
da fare, sul piano dell’educazione dei cittadini.
C’è poi un altro problema; prima ancora che differenziare (e in certi casi riutilizzare) i rifiuti, bisognerebbe produrne di meno. In
questo caso bene ha fatto’
Legambiente a promuovere
per sabato 2 febbraio una
campagna in tal senso in
tutta Italia. L’attuazione di
questo principio, affermato
anche dalla normativa vigente, consente minori costi
di gestione e un minore impatto ambientale determinato da inceneritori e discariche. Gli imballaggi rappresentano una quota importante dei rifiuti solidi
urbani: circa il 40% in peso
e il 60% in volume, mentre
negli Anni 70 costituivano
soltanto il 20%. Due milioni
di tonnellate di plastica finiscono ogni anno tra i rifiuti e sono consumati non
meno di quattro miliardi di
sacchetti e oltre tre miliardi
di bottiglie di plastica.
L’italiano medio produce
ogni anno una quantità di
rifiuti pari a cinque volte il
suo peso e si consumano in
media in un anno 1,5 miliardi di lattine di alluminio. In occasione di questa
campagna, sabato 2 febbraio, i circoli Legambiente
del Pinerolese organizzeranno, davanti ad alcuni su'permercati, dei banchetti di
informazione. Sarà un momento di proposta, informazione, sottoscrizione di
petizione e compilazione di
un questionario rivolto a
sensibilizzare i cittadini sui
problemi imballo, rifiuti,
smaltimento e quant’altro
legato all’argomento. Verranno anche distribuiti,
dietro offerta, delle sacche
da spesa in tela in alternati
stati anche assunti prowe- va al sacchetto di plastica.
8
PAG. 8 RIFORMA
E Eco Delle Valu ¥vldesi
VENERDÌ 1“ FEBBRAIO 200j
VENE
PEROSA: IL CENTRO ANZIANI FESTEGGIA I SUOI
25 ANNI — Il Centro aperto per anziani di Perosa
Argentina ha festeggiato, domenica 27 gennaio, i
25 anni di attività. Le celebrazioni sono cominciate nella mattinata con un momento ecumenico a cui sono seguiti, dopo il ricordo delle vittime
dei campi di internamento naziste, alcuni interventi che hanno ripercorso la storia della struttura. Nel corso della cerimonia il direttore del Centro anziani, Danilo Galiano, ha voluto anche ricordare che l’impegno nei confronti degli anziani
oltre a continuare si sta ampliando con l’avvio
del servizio di pasti a domicilio, in collaborazione
con l’Asilo valdese di San Germano, e con la
prossima attivazione a Roure di una nuova struttura che potrà ospitare Alto a 16 persone.
UN ACCORDO PER LA SUMI? — Un tavolo di lavoro
per giungere a un accordo Facoltà di Economia
sulla Scuola universitaria di Pinerolo (Sumi) e una
posizione veramente super partes del rettore Bertolino. È il risultato delì’incontro che il senatore
di Pinerolo Lucio Malan ha chiesto e ottenuto al
rettore per chiarire a situazione della Sumi di Pinerolo. AI termine, Malan ha dichiarato: «È stato
un momento di utile chiarimento in cui il rettore
ha potuto sentire le ragioni di entrambe le parti.
Io ho messo in chiaro che la presenza della Sumi
è irrinunciabile per Pinerolo e il Pinerolese. Il rettore, ascoltati tutti, ha apertamente mostrato alcune perplessità e ha promosso un tavolo di lavoro per giungere a un accordo. Per quanto mi riguarda, difenderò come priorità assoluta gU interessi degli studenti e del nostro territorio».
CHIUDE LA COOPERATIVA DI TORRE PELLICE —
Con l’assemblea dei soci della Cooperativa operaia di consumo di Torre PeUice si è dato avvio
alla liquidazione della società. Da alcuni anni la
storica cooperativa (nata oltre 100 anni fa) lanciava periodici «gridi d’allarme» sul suo futuro.
La crisi del settore commerciale stava producendo un buco di gestione e il direttivo non è
riuscito a trovare altre soluzioni e di conseguenza, a fine anno ne è stata dichiarata la cessazione (il negozio è stato ceduto a un privato).
TERZO MANDATO AI SINDACI: MERLO CI RIPROVA — La commissione Affari costituzionali della
Camera dei deputati ha iniziato ad affrontare la
questione del terzo mandato dei sindaci proposto tra gli altri dall’on. Giorgio Merlo, che sostiene la necessità di riammettere la possibilità per
un sindaco di ricandidarsi per un terzo mandato
per risolvere la grande difficoltà di molti Comuni
nel cercare e trovare un ricambio alla classe amministratrice. «Ne è la riprova la presenza, in
molti Comuni, di una sola lista alle elezioni».
GAP È CITTÀ DELLE ALPI 2002 — Sette anni fa
molte città d'eH’arco alpino si sono associate per
promuovere lo sviluppo «durable» dei cittadini e
del territorio. Quest’anno è stata Gap a essere
scelta come «Città delle Alpi 2002». La cerimonia
si è tenuta nella città francese sabato 26 gennaio,
con la partecipazione del vicesindaco di Pinerolo (città gemellata con Gap), Chiabrando, e il
sindaco di Bobbio Pellice, Charbonnier, a rappresentanza dell’Alleanza per le Alpi.
MERCEDES BRESSO A PORTO ALEGRE — Per il secondo anno consecutivo, dal 31 gennaio al 4 febbraio, la città di Porto Aiegre in Brasile sarà l’appuntamento d’obbligo per le «alternative a questa globalizzazione», ma anche un incontro di
migliaia di amministratori locali provenienti da
ogni parte del mondo. Ci sarà anche Mercedes
Bresso, presidente della Provincia di Torino e
della Federazione mondiale delle città unite, che
relazionerà nella sessione dedicata alla pace.
DISIMBALLIAMOCI IN VAL PELLICE — Il circolo Legambiente Valpellice ha aderito all’iniziativa della
Legambiente nazionale «Disimballiamoci». Sabato 2 febbraio saranno sistemati due banchetti di
fronte ai maggiori supermercati di valle (l’Ok di
Torre Pellice e il Basko di Luserna San Giovanni)
con volantini e raccolta firme. L’iniziativa si propone di sensibilizzare i consumatori per l’abolizione degli imballaggi inutili, l’impiego di contenitori e confezioni ecocompatibili e l’incentivazione del riutilizzo e del «vuoto a rendere».
IL BOLLITO RE DELLA TAVOLA — Sarà il bollito alla piemontese il protagoriista, sabato 2 febbraio,
alle 20, all’Argal di Frossasco, il secondo appuntamento con «Le serate del gusto» organizzate
dal Comune di Frossasco, dalle Montagnedoc, e
dalla Comunità montana Pinerolese pedemontano che si avvalgono di volta in volta della collaborazione di un ristorante locale. «La manifestazione - sottolineano gli organizzatori - vuole essere uno stimolo e un richiamo per la valorizzazione e la conoscenza dei prodotti tipici locali».
Una ricerca degli studenti presentata a Torre
Rorà che nascose gli ebrei
L'ospitalità nel villaggio nnontano potè contare sulla
collaborazione e l'omertà di tutte le famiglie
MASSIMO GNONE
Da Oscar Schindler di
Spielberg alla più
recente «scoperta» italiana di Giorgio Perlasca. Si
moltiplicano i tentativi di
recupero storico delle vicende di tutte quelle persone che, a fatica e mettendo a repentaglio le
proprie vite, hanno salvato dallo sterminio decine,
se non migliaia, di famiglie di religione ebraica.
In occasione della Giornata della memoria, celebrata il 27 gennaio, anche nel Pinerolese si è discusso, ricordato, pianto.
Lo hanno fatto i ragazzi
dell’istituto professionale per l’agricoltura di
Osasco e l’Istituto Alberti
di Luserna San Giovanni,
che sabato 26 hanno presentato a Torre Pellice le
proprie ricerche sul campo di sterminio di Mauthausen e la storia degli
ebrei a Rorà. Forse non
tutti sanno che proprio
Rorà accolse alcune famiglie ebraiche (dai conti
fatti sembrano essere state 16) che tra l’inverno
del ’43 e la primavera del
’44, scappando dalla Torino bombardata e scampate alle leggi razziali del
1938, arrivarono sulle
montagne del Pinerolese.
A Rorà l’ospitalità, e
quindi la salvezza, fu un
evento corale. L’omertà
sulla presenza degli ebrei
interessò collettivamente
tutti gli abitanti: si sapeva
eppure durante i numerosi rastrellamenti dei nazifascisti si tacque. Gli
ebrei non ebbero «grane»,
nessuno fu catturato. Le
famiglie ebraiche rappresentarono una presenza
silenziosa, i cognomi furono cambiati (per esempio Levi si trasformò in
Ollearo), i partigiani fornirono documenti falsi e
la popolazione aprì loro
le porte delle case. «Venivano da Torino, insieme
agli sfollati dei bombardamenti, gli ebrei erano
gente istruita - ci racconta un’anziana signora di
Rorà -: da una professoressa io prendevo lezioni
di matematica».
A Rorà incontriamo
Odella Rivoira. Per due
anni la casa del suocero.
Albino Pavarin, ospitò la
famiglia Terracini. L’architetto Roberto Terracini, poi diventato Ferraguti, è stato scultore rinomato, conosciuto a livello nazionale. «Era la
primavera del ’44 - racconta con l’emozione dei
ricordi Odella Rivoira noi li conoscevamo perché prima della guerra
avevano affittato a Luserna. Nessuno ci aveva avvertito, sono arrivati per
conto loro, aH’improwiso, e mio suocero, poverino, per sei mesi ha dovuto dormire nel fienile».
La signora Rivoira, ricordando la bambina di cinque anni che tremava
per il freddo dell’inverno, ritorna alle tante volte che «arrivava il rastrellamento e la signora, che
era una professoressa e
conosceva molte lingue
straniere, faceva mettere
a letto il marito e lui fingeva di essere epilettico,
mettendosi l’acqua intorno alla bocca e respirando affannato. Addirittura mi ricordo una volta
che, dopo la perquisizione, l’ufficiale tedesco
venne da noi e disse: “Aiutate la signora vostra
vicina perché suo marito
sta molto male”».
In vai Pellice la famiglia Terracini si fermò
due anni, prima a Rorà e
poi, sul finire della guerra, a Luserna. Nacquero
anche due gemelli; poi
nel ’46 il ritorno a Torino. Odella Rivoira ci mostra un quadro: è il ritratto, a matita, del suocero.
In basso a destra, ci sono
la firma dell’autore e una
data: Ferraguti, 1944.
1.500 insegnanti nel Pinerolese
No alla riforma
CARMELINA MAURIZIO
SONO oltre 1.500 gli
insegnanti del Pinerolese che hanno sottoscritto un appello contro
la riforma Moratti, appello con il quale intendono non solo promuovere una maggiore conoscenza e consapevolezza
dei rischi legati alla riforma proposta dal ministro, ma soprattutto essere uniti in una lotta per
una scuola di tutti.
«Il progetto MorattiBerlusconi - scrivono gli
insegnanti riuniti in un
coordinamento del quale
fanno parte insegnanti
delle scuole del Pinerolese di ogni ordine e grado
- vuole marginalizzare la
scuola statale, svuotandola di contenuti, privandola di risorse, cancellandone la natura pluralistica ed egualitaria». Questi
i principali punti del documento: no a una scuola
nella quale si chiederebbe ai giovani sin dai 12
anni di effettuare una
scelta precoce tra lavori
di tipo pratico manuale e
una cultura di tipo supe
Ultimo atto per i «lavori socialmente utili»
Tirocinio presso aziende private
La Provincia, utilizzando fondi del
’99, metterà prossimamente in cantiere
«percorsi di orientamento e formazione
professionale con tirocini presso aziende private» per 203 persone. Si tratterà
probabilmente dell’ultima volta per
quelli che in questi anni sono stati, i lavori socialmente utili indirizzati a chi è
in attesa di trovare un impiego. Scaduto
il 31 gennaio il tempo per presentare le
domande ai Centri per l’impiego ora in
molti aspettano l’ammissione ai «percorsi» da parte della Provincia che però
pare non abbia ancora individuato le
aziende dove si svolgeranno i tirocini.
«Per la verità - dicono all’ufficio lavoro della Comunità montana valli Chisone e Germanasca - non sono stati in
molti a chiedere informazioni e ritirare i
moduli per presentare la domanda agli
uffici per l’impiego anche perché il bando era abbastanza circoscritto e mirato». L’esperienza dei lavori socialmente
utili comunque sembra essere arrivata
alla conclusione del suo cammino anche se in questi anni sono stati parecchie le persone che hanno usufruito di
questa opportunità di lavoro e di formazione. Proporzionalmente pochi sono stati invece quelli che hanno poi trovato collocazione fissa o che da questa
esperienza hanno tratto beneficio lavorativo per il futuro. «Nella nostra zona
sono stati alnieno 5 i lavoratori che sono stati assunti dalle amministrazioni e
una persona è stata “stabilizzata” ai servizi sociali dalla Comunità - dicono ancora all’ente - ma ovviamente tutto in
proporzione alle ridotte finanze degli
enti che prossimamente non potranno
più usufruire della possibilità di un contributo all’assunzione. Quello che è importante a questo punto, terminata
l’esperienza dei lavori socialmente utili,
è che si continui a lavorare in prospettiva sulle tematiche del lavoro».
A colloquio con il sindaco uscente di Angrogna, Jean-Louis Sappé
La fatica deiramministrazione locale
«Significativa ma poco
gratificante, e logorante».
Servono tre aggettivi a
Jean-Louis Sappé per
riassumere l’esperienza
come primo cittadino di
Angrogna. Un periodo
che tra circa quattro mesi
volgerà al termine. Nell’attesa di passare il testimone al suo successore, il
sindaco si presta a un bilancio del mandato.
- Perché proprio questi
tre aggettivi per guardare
al suo «doppio» periodo
di amministrazione?
«L’esperienza è significativa perché nelle piccole realtà tutti dovrebbero fare qualche anno
di amministrazione, almeno come consiglieri:
soprattutto quelli che
amano stare alla finestra.
Ma è anche un’esperienza poco gratificante: avevo messo in conto quasi
tutto, dai pettegolezzi alle lettere anonime: mai
mi sarei aspettato che in
un Comune delle Valli lo
scontro politico assumesse un livello così basso come quello che nel
gennaio del 1998 portò
alla caduta della mia prima amministrazione. Fare il sindaco è anche logorante: richiede una
specifica professionalità,
necessaria ad affrontare
la burocrazia che allunga
all’infinito i tempi di un
progetto».
- Ma i risultati previsti
sono stati raggiunti?
«Complessivamente sì,
e la lista è lunga. Questo
grazie all’impegno della
giunta, soprattutto degli
assessori Borgarello e Rivoira, e di tutti i consiglieri, compresi la minoranza, che dopo un iniziale periodo di opposizione, ha collaborato positivamente. L’obiettivo
probabilmente più importante è stato il risanamento della situazione
finanziaria, con il pareggio ordinario. Un risultato ottenuto anche grazie
alla contestata revisione
delfici».
- Essere sindaco vuol
dire avere un occhio privilegiato sui propri concittadini. Quale valutazione può dare della comunità di Angrogna?
«1 casi in cui sono intervenuto a dirimere piccoli litigi fra cittadini sono stati molti numerosi.
Sulla partecipazione si
può fare una considerazione interessante: fino a
qualche anno fa era diffi
cile trovare cittadini cattolici che volessero impegnarsi nell’amministrazione. Attualmente si
registra un ribaltamento
e i valdesi diminuiscono.
La Chiesa valdese è sempre stata un forte luogo
di formazione civile: le
Unioni giovanili, per fare
un esempio, sono state
in passato l’unica occasione per confrontarsi e
discutere».
- Prevedere il futuro è
sempre difficile, se non
impossibile, ma quali sono le idee per lo sviluppo
di Angrogna?
«Una domanda: le Olimpiadi 2006 dovrebbero portare una pioggia di
miliardi in vai Pellice?
Resto un po’ scettico. Se
parte di questi capitali
dovesse arrivare in vai
d’Angrogna, i nostri progetti sono pronti: valorizzazione turistica della
Vaccera, con la sistemazione della rete stradale
che dalle Bmere e dal capoluogo conduce al Colle, sistemazione del rifugio escursionistico, ripristino dell’anello di fondo
e realizzazione di percorsi ciclo-turistici. L’intreccio fra cultura e turismo è una via obbligata per qualsiasi amministrazione che voglia
puntare a uno sviluppo
del territorio».
- Come proseguirà il
suo impegno per Angrogna?
«Sono l’amministratore
angrognino con la più
lunga militanza: a maggio
saranno 27 anni. Mi è stato chiesto di rimanere: se
lo farò, sarà soltanto come consigliere, ammesso
che mi votino. Vorrei ritrovare un po’ di tempo,
quel poco che la dialisi
mi concede, per la mia
famiglia, le ricerche di
cultura popolare e naturalmente il Gmppo teatro
Angrogna. E, perché no?,
per coltivare il pezzo di
terra che mio padre mi ha
lasciato al Mattel».
riore; no a una riduzione?
delle ore settimanali dj!
lezione (25 a partire dalle;
elementari) incidendo;'
negativamente sulla qua.l
lità della formazione cui.:
turale, in una società nel.:
la quale si richiedono;
sempre maggiori livellii
di formazione; no a unj?
scuola che prevede laj
possibilità di scegliere di?
frequentare all’esterno[
attività sinora offerte dal-s
la scuola (educazione fisi.;
ca, seconda lingua stra '
niera, informatica, musica, educazione artistica),*
intaccando l’unità del
percorso formativo e fa.’
vorendo le disuguaglian-?
ze, sia tra gli allievi che*
tra gli insegnanti; no a!
una scuola che propone!
di anticipare l’ingresso
nelle elementari a cinque|
anni, relegando tra l’altro
la scuola dell’infanzia a
puro luogo assistenzialeil
no a una gerarchizzazione delle materie; no a un|;
esame di maturità conj
tutti i commissari interni;!
no ai tagli alla scuola!
pubblica, e ai finanzia!
menti alla scuola privata!
l’istruzione e la formazio-’
ne non devono essere ri j
dotte a merce da venderei
e comprare; no alla regio-i
nalizzazione (alle Regioni!
verrebbe affidata la fot *
mazione e l’istruzionei
professionale): il locali-;
smo infatti scardinerebbe!
l’unità culturale dellal
scuola italiana; no infine!
a una scuola che divide*
favorendo le istituzioniì
scolastiche private, cre-i
andò scuole e culture se-*
parate, in base al reddito,
all’ideologia, alla religio-,
ne, al territorio. I
Gli insegnanti firmatari)
del Pinerolese chiedono!
una scuola che assicuri i
libero confronto tra le
idee, che recluti imparzialmente i docenti, che
garantisca la libertà e
l’autonomia dell’insegnamento, nell’interesse dell’allievo, che sia aperta all’integrazione di culture
diverse, che assicuri standard minimi in termini di
servizio e programmi.
Bricherasio
La «variante»
in questione
Un incontro a porte
chiuse fra la Comunità
montana vai Pellice e
l’Agenzia olimpica sià
tenuto martedì 22 gennaio a Bricherasio per discutere sulle prospettive
di realizzazione della variante alla provinciale
161, asse stradale che
collega la vai Pellice con
Pinerolo. Alla riunione
hanno partecipato i
dott. Perotto per l’Agen
zia, Erminio Ribet per i
Comitato olimpico (Toroc), il presidente delle
Comunità montana vai
Pellice, Claudio Bertalot
l’assessore alla viabilità
Giorgio Odetto, e il responsabile di settore,
Gaydou. Per il Comune
di Bricherasio c’era il sindaco, Luigi Bosio.
Dalla riunione è emersa una novità che pO'
trebbe essere determi
nànte. La competenze
non sarà della Provincie
di Torino, come iniziai
mente deciso, ma resterebbe all’Agenzia. Que;
st’ultima impone tempj
decisamente ristretti: ad
esempio lo studio di fattibilità deve essere pronto fra un mese.
ridi
T ^
1jS(
giosa
braio
avrà
co p<
tive (
to «V
desti
ni de
tana,
denz
ques
ha VE
getto
pren
ziato
euro]
midi
sposi
lioni
to d
Prov
Provi
pron
euro
obiet
sport
crea:
cons
zione
gno Í
off»,
in pr
gio d
Per 1
azioi
indiri
getti
re un
ritàp
Su
muo
Spon
Pelli!
assoc
siden
mont
lot il con
ne e
8Q
D
vate
nanzi
conn
inver:
finali
èsem
timat
contr
re vei
Regie
l’elen
nute
bili a
Si tra
circa
a froi
prove
di 1,5
attua
370 s
rantit
no dt
nenze
care
d’ast
previ
olimp
Ver
cifico
dalla
dtarii
mo ti
Venti
ntan;
strad
Pellic,
quinci
consi
fascia
le pe
radde
ferroi
e la t
nietr
perla
.lice, s
9
IO 200Ï
VENERDÌ 1“ FEBBRAIO 2002
E Eco Delle Valli "Iàldesi
PAG. 9 RIFORMA
^1—
g , A Luserna uno sportello per le attività produttive
«Val Penice impresa»
Il servizio si rivolge agli operatori di tutto il territorio e
ridurrà molto operazioni burocratiche e atti amministrativi
uzione’
nali di;
■e dallej
dendol
la qua.;
ne cui.'
;tà nel-'
e dono;,
livelli,
a una;
ede lai
liere di'
sterno'
'te dal-j
ne fisi.;
a stra..
musi-'
istica),!
tà del!
0 e fa-L
aglian-f
!vi che?
i; no a’
■oponej
gresso
cinque|
1 l’altroj
inzia a
nziale;
szazio-i
IO a udì
tà CODE
nterni;
scuola!
anziat
rrivatai
maziosere ri-j
enderej
i regio-(
legioni
la fori
izionei
locali'!
erebbej:
: dellaj
I infine!
divide,
uzionl
e, ereure seeddito,
religio-,,
I
rmataii;
ledono;
ìicuri i
tra le
impariti, che
ertà e
isegnaise deierta almlture
ri stanminidi
mi.
MASSIMO GNONE
)
ite»
ne
porte
nuniü
Hice e
ca si í
2 geiiper dipettive
illa vanciale
le che
ce con
inione
ato il
’Agentperil
;o (Toe della
na val
ertalot
abilitá,
3 il reíttore,
rmune
a il sin
emerle po'
termijtenza
rvincií
nizlal
, reste
- Que;
tenapí
3tti: ad
di fat; prpn
LA «voglia di impresa»
sembra essere contagiosa. Da venerdì 1“ febbraio anche la vai Pellice
avrà il suo Sportello unico per le attività produttive (denominato appunto «Valpellice impresa»),
destinato a tutti i Comuni della Comunità montana. Ma c’è una coincidenza interessante: in
questi giorni la Regione
ha varato un nuovo progetto di sviluppo dell’imprenditorialità, cofinanziato dal Fondo sociale
europeo, che nei prossimi due anni metterà a disposizione quasi 13 milioni di euro e sarà gestito direttamente dalle
Provincie. Per la sola
Provincia di Torino sono
pronti oltre 4 milioni di
euro, con una serie di
obiettivi: l’attivazione di
sportelli permanenti, la
creazione di servizi di
consulenza per la creazione d’impresa, il sostegno al cosiddetto «spinoff», ovvero il «mettersi
in proprio», e il tutoraggio delle nuove attività.
Per la Regione, queste
azioni dovranno essere
indirizzate a «tutti i soggetti che vogliono avviare un’impresa, con priorità per i disoccupati».
Su questi binari si
muove anche il nuovo
Sportello unico della vai
Pellice. «Questo servizio
associato - spiega il presidente della Comunità
montana, Claudio Bertalot - è stato attivato con
U contributo della Regione e sarà gestito dalla
Comunità montana. Lo
Sportello nasce dalla
convenzione dei Comuni
e si rivolge agli operatori
legati ad attività di produzione di beni e servizi,
comprese le attività agricole, commerciali, artigiane, le attività turistiche e alberghiere, i servizi resi dalle banche e dagli intermediari finanziari, e i servizi di telecomunicazioni». In pratica, ci
sarà un unico interlocutore con il quale si intende garantire un taglio
netto alle operazioni burocratiche e ai procedimenti amministrativi,
sovente molto lunghi,
nei casi che riguardano
interventi di realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione,
riattivazione e riconversione dell’attività produttiva, oltre all’esecuzione di opere esterne.
L’ufficio di via Roma a
Luserna San Giovanni
sarà aperto il mercoledì
dalle 14 alle 17 e il venerdì dalle 9 alle Ì2 {lo
Sportello risponde allo
0121-90620 e al sito Internet www.valpelliceimpresa.it si può accedere al
software gestionale dei
procedimenti). Lo Sportello unico per le imprese
è già attivo a Pinerolo (la
sede è di fronte al municipio), dove dopo un primo anno, il 2000, nel
quale l’attività è stata
modesta, lo scorso anno
si è registrato un vero
boom, con Tespletamento di ben 330 pratiche. Lo
Sportello pinerolese è
aperto dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12 e il venerdì dalle 10 alle là,30.
Per quanto riguarda le
valli Chisone e Germanasca, lo Sportello dovrebbe presto trovare la sua
sistemazione definitiva
(con l’apertura ogni mercoledì dalle 14 alle 16,30)
presso il Centro interaziendale per la formazione professionale (nell’ex
Scuola Riv di via nazionale 14, a Villar Perosa). Per
il momento gli operatori
possono rivolgersi in Comunità montana, telefonando allo 0121-802505.
Luci e ombre nella classificazione dei progetti
800 miliardi di opere connesse
DAVIDE ROSSO
DOPO le notizie non
entusiasmanti arrivate in dicembre sui finanziamenti per le opere
connesse alle olimpiadi
invernali di Torino 2006,
finalmente una schiarita
è sembrata arrivare la settimana scorsa. In un incontro, tenutosi a Sestriere venerdì 25 gennaio, la
Regione ha comunicato
l’elenco delle opere ritenute prioritarie o inseribili a livello piemontese.
Si tratta di interventi per
circa 800 miliardi di lire,
a fronte di una richiesta
proveniente dal territorio
di 1.500, di cui disponibili
attualmente 130 e altri
370 sarebbero stati garantiti per il prossimo anno dal governo, la rimanenza sarebbero da ricercare attraverso i ribassi
d asta sugli interventi
previsti per le strutture
nlinipiche vere e proprie.
Venendo più nello specifico alle opere indicate
dalla Regione come prioritarie per le Valli trovianio tra gli altri gli intert^cnti su Prali in vai Gertttanasca e quelli sulla
atrada delle cave in vai
cllice. Tra gli «inseribili»,
quindi per così dire quelli
considerati in «seconda
ascia», il collettore di val® per la vai Pellice e il
addoppio selettivo della
arrovia Torino-Pinerolo
la trasformazione in
d'etropolitana leggera
per la Pinerolo-Torre Pel'ce. Soddisfazione ovvia
mente a Prali dove arriverebbero 12 miliardi. Alcune perplessità invece a livello di Comunità montane dove si sottolinea
che nell’elenco «sono inserite opere valide e altre
che, pur senza nulla togliere all’intervento particolare, non si inseriscono
appieno in un’economia
di valle a largo respiro».
«A questo punto - dice
Claudio Bertalot, presidente della /Comunità
montana vai Pellice - ritengo che l’elenco andrebbe verificato anche
con la Provincia e il To
me, assenti all’incontro
di Sestriere, e con il territorio a livello di Comunità montane. La nostra
proposta in ogni caso è
stata quella di avere tutti
gli interventi sul ciclo
delle acque tra i prioritari
e per quel che riguarda
strettamente la vai Pellice
l’inserimento delle opere
richieste sul centro storico di Torre Pellice ora
escluse». Per il momento
dalla Regione non è arrivata nessuna risposta ma
spetterà comunque all’
ente regionale l’ultima
parola in materia.
Bricherasio: Consiglio comunale
Tensione per un
volantino a scuola
A Bricherasio la minoranza se ne va sbattendo
la porta; è successo nella
seduta di Consiglio comunale di martedì 22
gennaio quando, a pochi
minuti dall’inizio, tutti i
consiglieri dell’opposizione di centro-destra si
sono alzati e accusando
la maggioranza di «mancanza di democrazia»
hanno abbandonato la
sala. La bagarre nasce
quasi subito durante la
lettura del verbale del 30
novembre scorso: per la
minoranza prende la parola la consigliera Anna
Maria Garzena, che accusa la segretaria comunale
di non aver rispettato il
contenuto dei suoi interventi nella seduta precedente. Gli animi si scaldano. Dopo il botta e risposta fra sindaco, Bosio, e
opposizione e la richiesta
di stralciare dal verbale
alcune frasi non ritenute
rispondenti al vero, arriva
la decisione di lasciare il
Consiglio. L’accusa rivolta alTamministrazione è
di non dare la possibilità
di discutere. «La nostra
presenza noh è più indispensabile - le fa eco il
consigliere Renzo Bonan
sea -: in questo paese si è
persa la democrazia».
Nel pubblico c’era attesa per la risposta del sindaco al consigliere Emilio
Bolla, che nella seduta
del 30 novembre aveva
letto un volantino «Uno
straccio di pace» trovato
nei locali della biblioteca
comunale di Bricherasio.
Il capogruppo di minoranza e consigliere regionale di Forza Italia (assente durante nella seduta di martedì 22) aveva
avanzato Tipotesi di reato
per la presenza del volantino, spingendosi a invocare una «verifica ispettiva» alle scuole elementari
di Bricherasio, dove era
stata «segnalata» la presenza del documento. La
risposta dei sindaco non
si è fatta attendere: «Il volantino fa parte di una
campagna di sensibilizzazione alla pace promossa dall’associazione
Emergency e la manifestazione di un proprio
pensiero è un diritto sancito dalla nostra Costituzione». Il sindaco comunica inoltre di non avere
«alcuna giurisdizione nel
mondo scolastico né alcuna competenza».
Il municipio di Bricherasio
Í Progetti europei per la montagna
Lo sviluppo alpino
È un gran susseguirsi
di incontri questo periodo che precede la presentazione dei progetti
su varie linee di finanziamento europeo; si va dal
Leader + ai nuovi Docup
e alla terza tranche di Interreg. Su quest’ultima
opportunità da tempo le
valli italiane di Susa, Chisone e Pellice stanno lavorando insieme ai rispettivi partner francesi
(Haute Maurienne, canton de Modafie, Briangonnais, Queyras, Hautes Alpes, Savoie) in
quella che è stata definl
Nuovo sistema di diagnosi per Torino e Cuneo
Interferone contro la tbc bovina
La Regione Piemonte, nell’intento di
sradicare completamente la tbc bovina, ha deciso con un decreto del marzo
scorso che nelle province di Torino e
Cuneo, in situazioni ritenute particolarmente a rischio, di far utilizzare per
la diagnosi di questa malattia un sistema nuovo denominato «q interferone».
In sostanza, poiché le altre province
del Piemonte sono ormai da tempo
«ufficialmente indenni da tbc» e le due
in questione no, la scelta della giunta
regionale è stata quella di utilizzare un
metodo di verifica più preciso onde
scovare eventuali focolai o semplicemente capi bovini ammalati.
Fin qui nulla di particolare: in fondo
si tratta di fornire ai cittadini consumatori ulteriori elementi di certezza e tutèla alimentare. Il problema diventa pesante per gli allevatori ebe, dopo aver
visto per anni i propri animali controllati con un sistema probabilmente me
no preciso, si trovano, di fronte alla positività dei loro capi desunta col «g interferone», a dover abbattere gli ammali infetti e al divieto di conferire il latte
per un certo periodo. Come far fronte
al danno economico? Qual è la realtà
dei controlli nel Pinerolese?
Su questo problema la Comunità
montana vai Pellice ha organizzato venerdì scorso un incontro a cui hanno
partecipato i veterinari delTAsl 10 e
molti allevatori. Fra gli allevamenti
controllati, quasi tutte le positività sono state definite isolate; solo in due casi gli animali ammalati sono risultati
molti. Per quanto riguarda il danno
economico sono previsti degli indennizzi, di certo non sufficienti. Tutti si
sono detti d’accordo nel chiedere alla
Regione, che ha lanciato questo giusto
piano straordinario di eliminazione
della tbc, di provvedere ai doverosi risarcimenti alle aziende agricole.
ta «Conferenza delle alte
valli». Il progetto prevede
la costituzione di un comitato di pilotaggio a livello politico, di un comitato tecnico e di una
struttura di animazione.
Il compito di questi diversi livelli è quello di redigere i veri e propri progetti, tenendo conto che
questa tranche di finanziamenti europei, che generalmente prevede la
conclusione degli interventi nel 2006,- potrebbe
anche essere l’ultima per
le nostre aree: l’allargamento a Est dell’Unione
europea comporterà probabilmente anche una
distribuzione di risorse
di sostegno in quei paesi.
Tornando ad Interreg 3
i territori franco italiani
stanno lavorando su più
piani: si va dalla valorizzazione del patrimonio
minerario alle antiche vie
militari o alle vecchie fortezza. Senza dimenticare
il comune patrimonio
linguistico franco-provenzale e la ricchezza culturale dell’area nonché i
prodotti tipici di un’agricoltura montana che garantisce insieme qualità
sulle mense e nei ristoranti e presidio di un territorio fino a pochi anni
fa destinato al totale abbandono. I progetti dovranno essere in grado di
creare un sistema capace
di avviare processi di sviluppo locale, favorendo
la partecipazione di attori
(leggasi aziende piuttosto
che enti o associazioni).
NELLE CHIESE VALDESI
VERSO LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
— Per preparare insieme la Giornata mondiale di preghiera, sabato 2 febbraio, ore 14,30, nella sala valdese
di via dei Mille 1 a Pinerolo è organizzato un incontro
sul tema: «Incontriamo l’ortodossia; icone, incenso,
simboli e gesti: una spiritualità che parla ai cinque
sensi». Intervengono Caterina Dupré, pastora valdese,
e Ilinca Vasilescu, della comunità ortodossa di Torino.
I DISTRETTO — Domenica 3 febbraio, incontro dei
catecumeni a Prarostino.
ANGROGNA — L’incontro del giovedì fissato il 7
febbraio (libri di T. Ben Belloum) è spostato al 14 febbraio. L’Assemblea di chiesa del 3 febbraio è spostata
al 10 febbraio. L’incontro dei monitori del Bagnòou
fissato per il 10 febbraio è confermato, ma inizierà alle ore 16 e si concluderà con la cena. La riunione
quartierale dei Jourdan il 29 gennaio è spostata al 19
febbraio. Il pastore Taglierò, dal 24 gennaio al 7 febbraio, sarà in Uruguay e in Argentina per accompagnare il moderatore, pastore Gianni Genre, nella sua
visita ufficiale alla Chiesa valdese del Rio de la Piata
durante il Sinodo (2-7 febbraio). Il pastore in special
modo incontrerà i responsabili dei progetti Cevaa
(Azione Apostolica Comune) che sono stati sviluppati
laggiù anche in vista di scambi e visite future.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale all’Inverso, martedì 5 febbraio, alle 15. Culto animato dai
giovani, domenica 3 febbraio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
venerdì 1° febbraio, alle 20,30, agli Airali, venerdì 8
febbraio, alle 20,30, a Boer Priorato. Martedì 5 febbraio, alle 20,45, studio biblico.
POMARETTO — Venerdì 1° febbraio, riunione
quartierale all’Inverso Clot alle 15, lunedì 4 febbraio,
alle 20, ai Masselli, mercoledì 6 febbraio, alle 20, alla
borgata Pons. Sabato 9 febbraio, dalle 14,30 alle 17,
scuola domenicale all’Inverso.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 3 febbraio, alle
10, culto unico a Maniglia. Riunioni quartierali: martedì 5 febbraio, alle 14,30, alla Baissa, mercoledì 6
febbraio, alle Grangette, alle 14.
PRALI — Riunioni quartierali: martedì 5 febbraio,
alle 20, a Cugno, mercoledì 6 febbraio, alle 20, a Villa.
PRAROSTINO — Giovedì 7, alle 20,30, studio biblico
RORÀ — Giovedì 7 febbraio, alle 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Martedì 5 febbraio, alle 21, studio biblico sulTEcclesiaste. Mercoledì 6 febbraio, riunione quartierale alla Lombarda.
TORRE PELLICE — Sabato 2 febbraio, alle 20,30, aUa
Casa unionista, serata dedicata a quanti sono stati
confermati nel decennio dal 1992 al 2001. Domenica 3
febbraio, alle 15, alla Casa unionista, incontro dell’Unione femminile, con il pastore Ennio del Priore, riflessione su «Amore fraterno». Riunioni quartierali: venerdì 1° febbraio, alla Ravadera, martedì 5 febbraio, alle 20, ai Simund, a cura dell’Unione femminile.
VILLAR PELLICE — Domenica 3 febbraio, culto con
cena del Signore. Mercoledì 6,20,30, studio biblico.
Corali di Bobbio e Villar Pellice
Viaggio fra i ricordi
«In uno scatolone dimenticato nella legnaia
della Sala unionista di
Villar Pellice è stato trovato un quaderno: fodera
grigia, fogli cuciti con filo
grezzo e due date scritte
con la matita rossa: 18761877...». Così comincia
quello che era nato come
semplice curiosità di alcuni coralisti a conoscere
il volto e l’operato di chi
li aveva preceduti nell’attività canora e che poi si
è trasformato in un vero
e proprio viaggio fra i ricordi. Al termine di una
lunga e accurata ricerca
aU’archivio del Centro
culturale di Torre Pellice
e grazie alla disponibilità
di coralisti ed ex coralisti
che hanno fornito fotografie e informazioni, ai
quali va un nostro caloroso ringraziamento, abbiamo potuto pubblicare
l’opuscolo «Il canto orale
nella storia delle comunità di Bobbio e di Villar».
Il libretto si presenta
suddiviso in tre parti. Le
prime due raccontano la
nascita e lo sviluppo rispettivamente della corale di Villar e di quella di
Bobbio. La terza parte comincia con il 1970, anno
in cui il gruppo villarese
accoglie alcuni cantori
bobbiesi rimasti senza direttore, e giunge fino ai
giorni nostri. In queste
pagine si possono trovare
argomenti tuttora attuali
come la raccomandazione, nel 1907, della Conferenza distrettuale rivolta
ajle chiese locali affinché
fosse dato uno spazio più
ampio al canto sacro, oppure l’invito da parte del
Concistoro di Villar, nel
1930, a partecipare ai culti più frequentemente
possibile. Qualche curiosità: nel 1908, per esempio, vi erano già notevoli difficoltà nel far
cantare i maschi villaresi,
negli anni 1960-’61 a
Bobbio, le prove della corale si svolgevano dalle 20
alle 21 del sabato sera
prima dell’Unione giovanile, e le donne, «benché
numerose, sono timide e
quando cantano in pubblico non danno libero
sfogo alle loro capacità
canore». Il tutto è contornato da numerose fotografie a colori e in bianco
e nero, nelle quali molti
potranno riconoscersi o
individuare facce note.
Concludendo crediamo che la lettura dell’opuscolo sia utile e interessante per ricordare
avvenimenti appartenuti
al passato, ma sia anche
una occasione per riflettere sull’importanza del
canto come gioiosa testimonianza di fede. «Il
canto corale nella storia
delle comunità di Bobbio
e di Villar» è in vendita
nelle chiese di Bobbio, di
Villar e alla libreria Claudiana di Torre Pellice.
RADIO
BECKWITH
FM 91.200 - 96.550
10
PAC. 10 RIFORMA
mi
i E Eco Delle vaï.o Aàldesi
VENERDÌ 1“ FEBBRAIO 200¡; VENEI
SPORT
VERSO TORINO 2006
Una novantina di pattinatori
hanno partecipato sabato 26 gennaio al 3“ Trofeo «Verso Torino
2006», gara nazionale di pattinaggio artistico che si è disputata al
Palaghiaccio di Pinerolo.
Tra i giovani atleti, provenienti
da Lombardia, Valle d’Aosta, Abruzzo, Lazio oltre che da tutto il
Piemonte, anche alcune promesse
del pattinaggio figura nazionale,
come Marcella De Trovato, che ha
vinto nella categoria principianti.
La giovane torinese, allenata da
Valeria Vercellino, ha cominciato a
pattinare all’età di 4 anni e oggi
che ne ha 11 è una piccola campionessa: inserita nella categoria superiore (per l’età sarebbe un’esordiente, ma ha ormai acquisito gli
elementi della cat. principianti), ha
vinto tutti i trofei nazionali più importanti (Trofeo delle Regioni e
Trofeo Prezzemolo), quest’anno è
arrivata in Slovenia e 5“ nella
Repubblica slovacca in tornei internazionali con 30 nazioni presenti e da tre anni è campionessa
italiana Uisp. Promettono bene
anche le prime tre classificate nella
categoria esordienti: Alice Balestra,
Sofia Curci e Bianca Balzarini.
Nella classifica a squadre la
Lombardia si è confermata come
la regione numero uno in Italia
per tradizione, numeri e risultati:
dietro la rappresentativa del Piemonte con qualche buona prestazione delle giovani del 3S Lusema.
La gara di pattinaggio è la seconda tappa del calendario di «Verso
Torino 2006», la manifestazione
ideata dal Coni provinciale degli
enti pubblici e dei Comuni olimpi■ ci, per promuovere e diffondere gli
sport invernali e del ghiaccio sul
territorio olimpico e per accompagnare i giovani atleti verso i Giochi
del 2006. Il prossimo appuntamento di «Verso Torino 2006» sarà il 25
26 febbraio a Pragelato per i tornei
scuole di sci nordico.
HOCKEY GHIACCIO
Brutta giornata per l’hockey piemontese. L’All stars femminile in
serie A è stata battuta ad Alba di
Canazei dal Fassa per 2-0. Per una
interpretazione sbagliata del calendario inizialmente la partita era
prevista a Pinerolo; in realtà le ragazze hanno dovuto affrontare una
lunga trasferta con due sole linee.
Per due tempi e.mezzo le reti sono
rimaste inviolate, poi, a 5’ dal termine le piemontesi hanno subito
una rete in inferiorità numerica:
tolto il portiere nel finale alla ricerca della rimonta è invece arrivata
la seconda rete. Domenica prossima ancora trasferta a Bolzano, poi
l’ultimo girone, tutto in casa, con
buone possibilità di accedere ai
play off. Non si è invece presentato
il Fassa a Pinerolo nel campionato
under 19; tra infortuni e squalifiche gli atesini hanno ritenuto di
non essere competitivi e hanno
preferito perdere 0-5 a tavolino, alla faccia della sportività: domenica
la squadra riposa e nel prossimo
turno sarà in trasferta ad Appiano.
La C infine dovrebbe disputare un
play out a 8 squadre con le migliori
della C2: domenica prima trasferta,
a Como per affrontare il Casate.
PALLAVOLO
Per i campionati giovanili da segnalare il bel successo per 3-1 nel
campionato maschile under 20 del
3S Pinerolo sul campo del Carmagnola; sconfitte invece per il Volley
Pinerolo opposto alla Noi com Torino nell’under 17 maschile (0-3)
ed il 3S Luserna in terza divisione
femminile (0-3 in casa con il Moncalieri). Tre incontri per il campionato under 15: nel girone E femminile il 3S Pinerolo ha perso a Cambiano per 0-3; nel girone B maschile il Volley Pinerolo ha battuto l’Ar
ti & mestieri per 3-1; nel girone B
femminile il 3S Pinerolo ha superato le cugine del 3S Luserna per 3-0.
Infine neU’under 13 il 3S Pinerolo
ha battuto il Noi Com per 3-0.
CALCIO
Emozionante pareggio fra la
Fossanese e la capolista Pinerolo
nel campionato di Eccellenza: i ragazzi di Merlo vanno subito sotto
tanto che dopo 11’ il punteggio è
già di 2-0 a favore dei cuneesi. Poi,
piano piano, la rimonta, prima su
autorete e nel finale grazie a Bittolo Bon appena entrato. Il Pinerolo
mantiene così la testa del campionato anche se vede avvicinarsi
l’Orbassano Venaria che nelle ultime domeniche sembra essere diventato il più attendibile rivale per
la promozione. Domenica prossima partita da vincere: al Barbieri
arriverà il Giaveno Coazze.
TENNIS TAVOLO
La polisportiva Valpellice continua ad ottenere brillanti risultati
nei campionati in cui è impegnata; solo la formazione più giovane
paga lo scotto del passaggio di categoria. In CI nazionaleri valligiani
si sono imposti per 5-2 al Fiat con
due punti di Walter Fresch ed uno
a testa di Rosso, Malano e Davide
Gay. In C2, girone D vittoria a Rivoli sempre per 5-2 con due punti
di Riccardo Rossetti e Giuseppe
Ghirardotti ed uno di Sergio Ghiri.
Vittoria per 5-2 anche per la formazione che disputa il girone F
della C2: a Verzuolo i pinerolesi si
sono imposti grafie a tre punti di
Lioy e due di Andrea Girardon.
Sconfitta invece nel girone E; opposti al capoclassifica Cus Torino,
i valligiani hanno perso per 1-5
con il solo punto di Mauro Cesano; al palo Alfredo Peracchione e
Luca Del Pero. Sabato 2 febbraio,
in via Filatoio a Torre Pellice, dalle
16 incontri di CI e C2.
APPUNTAMENTI
31 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
conferenza della prefissa Lidia Sgambetterra su «La
commedia di Goldoni».
1“ febbraio, venerdì
PINEROLO: Alle 17,30, all’istituto Murialdo in via
Regis 34, incontro sul tema: «I diritti degli assistiti»,
come evitare l’emarginazione sociale degli anziani
malati cronici non autosufficienti e malati di Alzhaimer; interviene la dott. Maria Grazia Breda.
PINEROLO: Alle 20,45, alla sede della Comunità
cristiana di base, incontro di studio su «Morto per i
nostri peccati», il senso e il nonsenso di una formula.
Introduce Franco Barbero.
2 febbraio, sabato
PINEROLO: Alle 16, alla sede della Comunità cristiana di base, incontro sul tema: «Il tempo del meticciato», implicanze nella cultura e nella vita quotidiana: introduce Franco Barbero.
POMARETTO: Al teatro valdese, alle 16,15, assemblea annuale dei soci degli Amici della Scuola latina:
all’odg relazione del Consiglio direttivo, approvazione
del conto consuntivo e del bilancio preventivo, tesseramento 2002, sostituzione eventuali dimissionari: seguiranno un pasto e la presentazione di «Più di mille
giovedì» di Assemblea Teatro, con Gisella Bein.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, la
compagnia Crest presenta «La mattanza» per la rassegna «Con gli occhi dei vinti», ingresso euro 7,75, ridotto 6,20.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21, Paola Pitagora in «Caro Giacomo, note segrete in casa Leopardi», ingresso euro 19,63.
3 febbraio, domenica
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 16, Ruotalibera
teatro presenta «Ci Pi Ci», nell’ambito della rassegna
«Di Festa Teatrando», ingresso euro 3,10.
7 febbraio, giovedì
POMARETTO: Alla sala del Centro anziani, alle ore
14,30, incontro sulla Carta ecumenica con interventi
di Pawel Gayewski e Aldo Giordano, segretario delle
conferenze episcopali europee.
TORRE PELLICE: Alle ore 15,30, nella Casa valdese,
concerto con Monica Elias, soprano, e Alessandro Segreto, pianoforte, musiche di Berlioz e Schubert.
9 febbraio, sabato
RORÀ: Alle 21, nel tempio si svolge un concerto di
ElenaMartin (voce) e Patrizia Massel (pianoforte).
i Incontri culturali degli «Amici della Scuola latina»
Il patuà promosso a pieni voti
CLAUDIO TRON
Non si tratta di un
alunno. Si sa, d’altra
parte, che quando una
scuola boccia gli alunni
boccia se stessa. Infatti
se boccia è perché non è
stata capace di promuovere la formazione né il
recupero. Ma promossa
o bocciata può anche essere la cultura, in particolare la lingua. Con
grande ottimismo Tullio
Telmon e Franco Calvetti
hanno assicurato sul
proprio onore che il patuà a scuola sarà prossimamente promosso a
pieni voti e con lode: lo
hanno fatto sabato scorso, a Perosa Argentina, in
occasione del primo degli incontri culturali organizzati dagli Amici della Scuola latina, dalla Comunità montana e dal
Centro culturale valdese.
I due oratori hanno seguito in modo complementare lo schema dei
linguisti «sincronia-diacronia», cominciando da
quest’ultimo corno della
coppia. Tullio Telmon,
con la consueta maestria
e competenza, ha tratteggiato la storia delle lingue
locali, dalla loro fonte latina, gallica, celtica, ligure ecc., fino ai nostri giorni. Gli ultimi sviluppi degli studi e della cultura in
generale, anche se danno
l’impressione che si chiudano le porte quando i
buoi sono fuggiti, cioè
che si valorizzino le lingue locali quando ormai
sono dimenticate dai più,
lasciano ben sperare.
Mentre fino a pochi decenni fa gli scrittori «dialettali» seguivano a rimorchio quelli in lingue
nazionali, oggi il ritardo è
stato recuperato, e si direbbe anzi che siano all’avanguardia per originalità e acutezza.
Franco Calvetti, dal
canto suo, ha inserito le
sue considerazioni nella
dimensione «sincronica»,
cioè nel presente. La valorizzazione delle lingue
locali si inserisce molto
bene in un’educazione
all’uso di una pluralità di
lingue. Non è vero che
tale valorizzazione sia un
perditempo e un ostacolo allo studio di lingue
più usate. Anzi, maggiore è il numero delle lingue conosciuto, più facile risulta l’apprendimento di quelle nuove. D’altro canto un’educazione
plurilinguistica è uno stimolo a un atteggiamento
di dialogo interculturale
e di rispetto tra persone
dalla storia e dai costumi
diversi, quanto mai importante nel nostro villaggio globale. Alcuni docenti, tra cui il decano in
questo campo, Ugo Piton, hanno poi rapidamente presentato il lavoro che si fa nelle scuole
dei due istituti comprensivi di Perosa Argentina e
Villar Perosa.
Il trio «Etnoclassic» l'8 febbraio a Pomaretto
Note «colte» dal Sud America
Sarà una serata dedicata alla musica
«colta e profana» del Sud America quella dell’8 febbraio al tempio valdese di
Pomaretto. Il concerto del trio Etnoclassic in programma per le ore 21, secondo di una serie di appuntamenti
con la musica in vai Chisone che si inserisce all’interno della rassegna Musikè, sarà dedicato alla musica latinoamericana e ha in programma musiche
che andranno dal tango al flamenco
passando però attraverso sonorità tipiche del jazz e musica etnica.
11 gruppo Etnoclassic è nato musicalmente nel ’97 ed è composto da due
musicisti di formazione classica, il chitarrista Federico Pietroni e l’arpista
Cenni Tommasi a cui nel ’99 si aggiunse, con la sua armonica a bocca, Federico Bertelli, musicista di estrazione jazz.
L’interesse di Federico Pietroni per la
musica etnica, l’approfondirnento e lo
studio del jazz e del repertorio etnicoflamenco da parte di Cenni Tommasi, e
l’esperienza jazz di Federico Bertelli
danno ovviamente il tono del linguaggio musicale del trio che nei suoi concerti realizza una fusione originale della
musica flamenca, di quella classica, di
quella popolare e di quella jazz.
Il concerto di Pomaretto, così come
tutta la produzione del trio, sarà quindi il prodotto di un percorso musicale
e culturale dei tre che passa tra 1 altro
attraverso la trascrizione e l’arrangiamento di un repertorio in cui non
compare nessuna composizione scritta espressamente per l’insieme degli
strumenti suonati dagli Etnoclassic
(chitarra, arpa, armonica).
Al teatro del Forte di Torre Pellice il 2 febbraio
In scena il dramma di emigrare
Il fine settimana propone due spettacoli delle
due rassegne organizzate
da «Nonsoloteatro». Al
teatro del Forte di Torre
Pellice, sabato 2 febbraio, ore 21,15, per la
rassegna «Con gli occhi
dei vinti», la compagnia
Crest presenta «La mattanza» con Valerio Balestrieri e Pietro Minniti.
Due uomini, in una
notte d’inverno, in una
stalla abbandonata. Uno
è legato a una sedia, l’altro continua a parlare,
per sentirsi meno in colpa, forse. Due uomini
lontani migliaia di chilometri da casa. Quello legato alla sedia viene dalla
Tunisia, quello che parla
sempre da Mazara del
Vallo, Sicilia. Entrambi
hanno lasciato i loro affetti per venire a cercare
fortuna nella grande pianura del Nord Italia, entrambi con scarsi risultati: il primo vende sigarette di contrabbando
agli angoli della strada, il
secondo lava i piatti in un
ristorante «da signori».
Due vite difficili con un
sogno : tornare a casa.
Fondato nel 1977, il
Crest ha scelto subito,
quali interlocutori privilegiati, i ragazzi e i giovani. Intento principale
quello di creare in un
contesto difficile'^e privo
di strutture e realtà teatrali, come il Sud, un
punto di riferimento professionale e culturale sul
territorio. Ingresso 7,75
euro, ridotto 6,20.
Al teatro Incontro di via
Caprini a Pinerolo, domenica 3, alle 16, nell’
ambito della rassegna «Di
festa teatrando», la compagnia «Ruotalibera teatro» presenta «Ci Pi Ci»,
con Andrea Cosentino e
Francesca Di Cataldo. «Ci
Pi Ci» racconta di un
giorno particolare di Andrea e Francesca, il giorno della recita scolastica
e si snoda tra paura, desi
deri e fiaba, affiancando
al lavoro d’attore, le suggestioni del teatro delle
ombre, videoproiezioni,
foto di famiglia, immagini e parole di film.
«Ruotalibera teatro» è
presente nel panorama
teatrale italiano dal 1976.
La sua ricerca è passata
dalla fase di animazione
teatrale a quella di forte
impegno di formazione
arteriale non accademica,
approdando a una pratica sia di scrittura scenica
che di scrittura drammaturgica in cui il racconto
epico ricerca le originarie
forme di comunicazione
e offre nobiltà alle piccole
storie ignobili. L’attenzione alle tematiche relative
al mondo dell’infanzia e
dei giovani segna profondamente la sua ricerca e
la conduce, soprattutto a
partire dagli Anni Novanta, verso una poetica di
impegno culturale e civile, tesa a dar voce alle infanzie senza parola.
Un concerto vocale apre la stagione a Torre Pellice
Liriche e canzoni per l'Unitrè
Un primo concerto vocale il 10 gennaio dell’anno accademico 2001-2002
per l’Unitrè di Torre Pellice, momento
che è stato particolarmente gradito al
pubblico. Le interpreti sono state Sabrina Pecchenino, mezzo soprano, e
Michela Varda, pianista. La prima è nata a Castellamonte, nel 1974, diplomata al conservatorio Verdi di Torino, dal
vasto repertorio e interprete di varie
opere e musiche del ’900, ha collaborato con l’orchestra della Rai. Michela
Varda è nata a Cuorgnè nel 1975 e si è
diplomata in pianoforte con il massimo dei voti, ha conseguito il diploma
di musica corale e direzione.
Musica dell’800 per la prima parte
del programma: «Habanera» e «Seguedilla» dalla Carmen di Bizet, «Mon
coeur» da Sansone e Dalila di Saint
Saens, opera considerata il suo capolavoro, «Ave Maria» dall’Ofe//o, «Preludio» dalla Traviata e «Stride la vampa»
dal Trovatore di Verdi. La perfetta intesa delle concertiste ha facilitato la parte
vocale, perché l’attacco è immediato e
non consente una preparazione per entrare nel ruolo del personaggio.
Musica contemporanea nella seconda parte: «The Man 1 Love» e «Somebody loves me» di Gershwin; «Memory»
da Cats di Lloyd Webber; «Arià di Rose»
da Street Scene di Weill; «Fox della luna» da II paese dei campanelli di Ranzato infine «Non ti scordar di me» di De
Curtis, splendida canzone spesso interpretata da grandi cantanti lirici. Un genere completamente diverso in questa
seconda parte, ma le interpreti si sono
distinte dando prova di grande cura.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTIcI
(turni festivi con orario 8-22)1
DOMENICA 3 FEBBRAIO
BIbiana: Farmacia Garella.
via Pinerolo 21, tei. 55733
Pragelato: Doglia - via IV
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Balchet - p.za Sai
Donato 46, tei. 322723
SERVIZIO INFERMIERISTlJ
presso I distretti ”
- SERVIZIO ELIAMBULAN2
telefono
iisiieui
MBULANzI
1118
CINEMA
TORRE PELLICE -I
Cinema Trento propon^i
giovedì 31 e venerdì 1<
febbraio, ore 21,15, Assoi
lutamente famosi di Boi
minique Deruddère; sì(
bato 2, ore 20,10 e domfrnica, ore 16 e 18,15 Aidt
degli alberi (cartoni atà;
mati); sabato 2, alle ott;
22,20, domenica 3, ore
21,15, lunedì 4, ore 21,
Spy game con Brad Pittt
Robert Redfort.
VILLAR PEROSA-f
Nuovo cinema proponi
sabato 2, ore 20,10^
22,20, domenica 3 e k
nedì 4, alle ore 21,15, d'
cean’s eleven; domenica;Ì
ore 16 e 18,15, Atlanti^'
l’impero perduto.
PINEROLO — La mulf
risala Italia ha in proj
gramma, alla sala «5ceni
to». Vanilla sky. Alla s»
«2cento» La vera storii
di Jack lo squartatore. ;
BARGE — Il cinemi
Comunale ha in pro
gramma, venerdì 1“ feb
braio, ore 21, Tigerlanij
sabato 2, ore 21, Nelb
morsa del ragno: domò
nica, ore 15, 17, martei,
e giovedì, ore 19,30 e ^
Tomb raider; domenii
ore 19, 21, lunedì e mai|
tedi, ore 21, South Ken?
sington. '
INfORMAGIOVA|
VALPELLICE
Piazza Partigiani
Luserna S. Giovanni
0121-902603
1;
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi, ' |
tempo libero
Dal lunedì
al venerdì
ore 14' 17
Dall’inizio di feb
braio a fine aprile avrà
luogo un ciclo di 12
puntate sulle opere vai'
desi trasmesse da Radio
Beckwith il lunedì all^
ore 10,15 e in replicai
martedì alle ore 15. ¡
La prima puntai
sarà trasmessa il 4 eü|
5 febbraio: intervertí
Marco Jourdan, presi'!
dente della Commissidl
ne sinodale per la diai
conia, la quale ha la cui
ra della trasmissione.
Seguiranno le Cas*
di riposo delle Valli
l’Uliveto-Comunità ai
leggio, la Foresteria ®
Torre Pellice, la Casi
fernminile di Torino, f
Case valdesi di Borgio
Verezzi e Vallecrosia
Saranno presenti i”,
studio i presidenti dd
comitati e i direttori
ciascuna opera.
Cal
all’ar
di Bo
schio
scors
sente
contÉ
i mie
nale i
risco
sense
zione
dal gi
il cui
cons(
negai
degli
muni
inita
tivi d
tere <
diziai
vi; se
do é
40 ar
nuan
sena
somi
evitai
lunqi
semp
trollo
la lo!
ramp
ce, cl
col lil
col p
moer
impr
cui il
prete
Da'
e piu
ma R
gente
te i di
può I
prem
rato 1
denti
ment
to di
ta, su
una c
ma ni
demo
rocch
diatic
speci
la SCI
smo.
non è
non li
più u
gin n
ben (
autor
todel
Ver
indisi
come
l'Etat
LE OPERE !
VALDESI I
ALLA radio!
D
nell
Vali
part
ehm
Erar
ben:
inni
(spe
strui
re a
inni
frate
dele
11
nier
SCUCI
mosi
grazi
mor
del j
o qi
delle
cura
Bibl
nior
re, r
seco
and
nel 1
re. /
nane
11
IO 2O0í VENERDÌ 1 “ FEBBRAIO 2002
PAG. 11 RIFORMA
IPOSTAI
:e-i
ropon^::
erdì li
5, Assov
i di Do »
ère; sai
: doma
15 Aidi
nii ani-,
alle on
I 3, ori
re 21,li
id Pittr
5A-Ï
ropont
!O,10(;
3 e là
1,15, o:
menica,
tlantis
La muli
in proi
L «5ceaj
Ula si
1 storii
tore.
:ineni!
n prò
1° feb
;erlan4
, Nelb
; doma
martei;
30 e 2l|
meni(|
1 e mali
th Keaì
)VAN|
CE
su
li feb-j
ile avrà
) di 12
ere vai'
a Radio
edl all*;
;plica Ü'
15. ,
untatai
il 4 e il!
e r ver A
, presi'!
missio-j
la dia'
a la cU'l
ione. Í
e Casij
; Valili
nità aH
teria
a Casa
irino,
Borgi»
ero sia
enti i”,
;nti c
;ttori
9 Democrazia
non a rischio
Caro direttore, mi riferisco
all'articolo firmato Piera Egidi Bouchard Democrazia a rischio [Riforma del 18 gennaio
scorso) per precisare che dissento sia nella forma che nel
contenuto. Per chi non segue
i miei scritti su questo giornale 0 non mi conosce, chiarisco subito che il mio dissenso non significa approvazione della politica esprèssa
dal governo di centro-destra,
il cui operato credo lascerà
conseguenze profondamente
negative per la maggioranza
degli italiani. Non credo comunque che la democrazia
in Italia sia a rischio. I tentativi di prevaricazione del potere esecutivo su quello giudiziario non sono certo nuovi; se qualcosa sta cambiando è semmai nei metodi. Per
40 anni è prevalsa una insinuante logica curiale di cui il
senatore Andreotti è stato
sommo interprete, che ha
evitato la esplosione di qualunque scandalo, tenendone
sempre gli effetti sotto controllo. Ora si sta affermando
la logica di un capitalismo
rampante, che va per le spicce, che poco ha a che vedere
col liberalismo e tanto meno
col populismo cattolico democristiano, ma è piuttosto
improntato al liberismo di
cui il cav. Berlusconi è interprete molto determinato.
Davvero la clemocrazia oggi
è più a rischio che nella Prima Repubblica? Quante tangentopoli ci sono state durante i decenni democristiani? Si
può obiettare che l’attuale
premier dispone di un apparato mediático senza precedenti e questo è indubbiamente vero e crea un conflitto di interessi di vasta portata, su cui occorre sviluppare
una dura battaglia politica,
ma non dimentichiamo che i
democristiani avevano le parrocchie, che come potere mediático non erano inferiori,
specialmente se si aggiunge
la scomunica del comunismo. No, oggi la democrazia
non è più a rischio di quanto
non lo fosse in passato e ha in
più un forte punto di appoggio nell’Europa, che rende
ben difficile lo slittamento
autoritario di qualunque stato della comunità.
Venendo alla forma, l’uso
indiscriminato di espressioni
come democrazia a rischio,
l'Etat c’est moi, sprecano ter
mini, annacquandone il significato, senza arrecare alcun contributo alla comprensione degli effetti della politica berlusconiana da parte dei
suoi sostenitori che, non dimentichiamolo, sono anche
nel mondo evangelico e hanno il diritto di non essere
messi alla berlina e additati
come antidemocratici, poco
seri, irresponsabili. La politica
di Berlusconi va criticata evidenziandone puntualmente,
con chiarezza, i risvolti, le
conseguenze, evitando giudizi sommari e, per carità, evitando di esaltare Ruggero, definito in precedenza dalla sinistra «ministro dei poteri
forti» (in riferimento alla sua
sponsorizzazione da parte del
sen. Agnelli), ma semmai
chiarendo che l’europeismo
berlusconiano ci porta verso
un’Europa leggera, a metà del
guado fra gli stati nazionali
(in decadenza) e uno stato federale, un’Europa che lascia
più ampio spazio alle grandi
lobby economiche multinazionali di cui lo stesso Berlusconi fa parte o aspira a farne
parte. Il comportamento del
ministro della Giustizia va anch’esso spiegato per far risaltare la capziosità dei suoi interventi, evitando valutazioni
di carattere generale, che lasciano invariate le posizioni
di chi legge e semmai le irrigidiscono.
Paolo Fabbri - Milano
Fondare
la speranza
Premetto che sono abbona- to a Riforma da sempre, che il
«bmv» è il mio principale riferimento ecclesiale, e che ho
passato due mesi nel Rio della
Piata a stretto contatto con la
locale Chiesa valdese. Premetto anche che l’articolo
«Trasformare il mondo», di
Jean-Jacques Peyronel [Riforma del 18 gennaio), mi è parso assolutamente attuale e interessante, e totalmente condivisibile dal punto di vista
politico.
Quello che non riesco più
a sopportare è un certo «luogo comune» di una certa
teologia che si aggira tra vaidesi e anche cattolici, soprattutto italiani, che serve
solo a confondere i credenti
e a rendere «sale scipito» chi
se ne lascia avvolgere. La sua
origine è probabilmente «hegeliano-marxiana», sul filo
dell’ottimismo ottocentesco
%4é
Durante ü secolo xix e
fino a metà circa del XX,
uelle comunità valdesi delle
Valli [paroisses) rivestì un ruolo
particolare la figura del maître
chantre (maestro del canto).
Erano a lui affidate due incombenze: dirigere il canto degli
inni durante i culti nel tempio
(specialmente in assenza di uno
strumento musicale) e insegnate a cantare «a tempo» alcuni
■nni più difficili, forse nuovi, ai
fratelli riuniti in chiesa prima
del culto, ogni domenica.
Il maitre chantre era generalmente un régent (maestro di
scuola) che insegnava nelle famose scuolette pluriclasse nate
grazie all’iniziativa, allo sprone
morale e all’aiuto finanziario
del generale Beckwith in tutti,
o quasi, i «quartieri» dei paesi
delle Valli, Talvolta il maestro
curava anche la lettura della
oibbia al culto, presiedeva riuruoni pomeridiane di quartiere, nella scuoletta o all’aperto,
secondo le stagioni; o guidava
anche il culto di Capodanno
nel tempio, al posto del pastore. Alcuni maître chantre intonando al culto gli inni, non si
limitavano a indicare la prima
nota della melodia, ma anche
le note di contralto, tenore e
basso: ciò significa che non
pochi fedeli usavano e amavano cantare a quattro voci anche al culto e non solo alla corale, dove avevano imparato le
varie «parti».
Oltre a desumere queste note
da vecchie pagine dell’Ec/io des
vallées, ho anche intervistato
diverse gentili persone (alcune
delle quali non più tanto giovani...) alle quali va il mio ringraziamento. Esse ricordano ancora figure di maître chantre che
continuarono a esercitare il loro utile impegno all’incirca fino al 1940: per esempio Eli
Long a San Germano, Pramollo
e Villar Pellice; Théophile
Mathieu a Massello, dove tornava per le vacanze estive;
inoltre Jacques Micol di Massello, che era anche versato
nelle lettere greche, tanto da
cavare un giorno le sue patate
nel borgo montano recitando
l’Antibasi dello storico Senofonte in greco a un suo amico, professore di lettere classiche, che
era andato a fargli visita.
Come ci opponiamo aH'aumento delle miserie e delle povertà in Italia e nel mondo?
La nostra responsabilità di credenti
Non sono solita scrìvere al giornale
preferendo ascoltare e osservare piuttosto che esprimere delle idee che so che
sarebbero approvate da pochi e magari
molto criticate. Io sopporto male le critiche, non perché pensi che siano immeritate, anzi, al contrario, ogni critica
mi sembra sempre meritatissima e
quindi mi paralizza nell’agire. È un mio
limite, lo so. Mi sono però decisa oggi a
esporre il mio pensiero spaventata dagli
eventi che si susseguono nella nostra vita, nella nostra nazione, nel mondo. Io
vorrei che come credenti ci ponessimo
ancora con passione gli interrogativi che
tanti nostri fratelli che ci hanno preceduto si ponevano agli albori della catastrofe nazista e fascista. Resistere? .Sì.
Siamo in presenza di un sistema economico globalizzato che produce grandi ricchezze (poche) e grandissime, diffuse povertà, corsa forsennata al profitto a tutti i costi. Non so se tutti riflettono abbastanza sul significato di questa
corsa al profitto «a tutti i costi». Pensiamo alla salute: ci rendiamo conto che
nel nostro paese stiamo perdendo tanti
diritti che costituivano la conquista di
anni di lotte, proprio a favore dei più
deboli? Gli ammalati vengono mandati
a casa dopo pochi giorni da importanti
interventi e lasciati senza aiuto. Aumentano i casi di esasperazione delle
famiglie di malati di mente compietamente abbandonate, perché i servizi di
salute mentale sono stati s-guotati di
operatori. Spesso si tiene in piedi un
servizio solo a parole, dentro non c’è
più niente. Tutto costa troppo, tutto va
«razionalizzato» e quindi si eliminano
le tutele preesistenti senza eliminare i
veri sprechi. E così anche nel lavoro,
nei diritti civili (vedi l’educazione religiosa nelle scuole). Anche l’ambiente si
sta deteriorando velocemente perché le
tutele costano troppo, perché si deve
comunque produrre anche cose inquinanti, perché appunto il profitto deve
essere perseguito «a tutti i costi». La nostra economia si basa sul consumismo
e quindi sulla produzione di cose inutili
che occorre imporre sul mercato tramite imbonimenti e minacce. Gli imbonimenti attraverso la pubblicità martellante, le minacce perché appena calano
i consumi si minaccia la ro’vina sociale
e la chiusura delle produzioni, anziché
essere in grado di pensare un nuovo
modo di produrre e di consumare.
Nel mondo questo sistema economico sta producendo migliaia di morti e
grande miseria. Adesso sono a rischio
anche popolazioni che potrebbero raggiungere un discreto livello di ■vita o lo
avevano già raggiunto, ma sono state
stritolate dal debito estero o dal debito
pubblico (vedi Argentina). Non mi dilungo su questi temi perché ne siamo
sommersi dai giornali, le televisioni, le
analisi socioiogiche ed economiche ,
ecc. Quello che mi preme è chiedermi e
chiedervi: di fronte a un mondo che si
avvia alla catastrofe qual è la nostra responsabilità come credenti? Non vorrei
riaprire le disquisizioni che la chiesa
tedesca opponeva alla chiesa confessante. Dopo la guerra, dopo il nazismo,
dopo la Resistenza, mi pare che il giudizio su Bonhoeffer e i suoi compagni
non sia più in discussione. E noi? Come
opporci e resistere oggi? Come distanziarci con dignità dal silenzio o dall’atteggiamento di sterile e a volte puerile,
vaga e infruttuosa opposizione che
contraddistingue i politici? Come resistere? Come alzare la testa? *
La nostra fede ci esorta ad amare e a
essere fautori di pace, ma per essere fedeli dovremmo anche odiare il male. È
l’unico odio che ci è permesso: odiare il
male che fa soffrire sempre di più ii debole, il povero, l’ammalato. Odiare il
male che ottunde le menti e ci spinge a
segyire idoli pericolosi o, altrettanto
grave, ci toglie l’mdignazione, la pietà.
Siamo dunque una chiesa confessante
in questo contesto? Se sì, come?
Graziella Mariani-Ivrea.
suila magnifica evoiuzione
deli’umanità.
A spezzare questo falso ottimismo bastò già la seconda
guerra mondiale, e ben ne
prese atto Karl Barth, che
prese le distanze dalla teologia liberaie. «Trasformare il
mondo»; il concentrato della
presunzione umana, a meno
che per «trasformare» non si
intenda sempiicemente «produrre dei cambiamenti», il
che è poi come scoprire l’acqua calda; perché è chiaro
che il mondo cambia (e questo è ia storia), ma non in
meglio. Insomma: una delle
verità della Riforma (e non la
minima per importanza) non
fu forse il «pessimismo antropologico»?
Mi sento già addosso la bufera di quelli che si indignano
perché pensando così, secondo ioro, io affosserei la
speranza. Invece io sono un
appassionato del tema della
speranza. Dico solo che se
facciamo della teologia, cerchiamo ia speranza di fondarla teologicamente, e biblicamente; fino a prova contraria, fondamento del nostro
modo di credere dovrebbero
essere le cose che Gesù ha
detto, e che sono state scritte.
Gesù ha forse detto di essere
venuto per «trasformare il
mondo»? non mi consta. Paragonò il mondo a un campo,
dove vengono seminati sia il
grano che la zizzania. Ambedue crescono e prosperano,
fino aila fine dei tempi. Il
campo (mondo) è solo il terreno, lo scenario. È neutrale,
non discrimina.
Però alla fine ci sarà il «giudizio». Il grano sarà posto nei
granai, e la zizzania gettata a
bruciare. E il campo? ha finito la sua funzione. Analoga
considerazione vale circa i
discorsi sul «motore della
storia». Quale «storia»? perché vogliamo restare neO’equivoco? Il Vangelo è chiarissimo: la storia del mondo è
buon grano ed è zizzania; i
suoi motori sono Dio e Mam
Passatempo
Soluzione
del cruciverba
del numero scorso
mona, l’agàpe ma anche i’egoismo, la salvezza in speranza ma anche la schiavitù
dei peccato. E allora cominciamo a cercar di fare una
«teologia delia speranza» che
sia veramente credibile: qual
è il progetto su cui si può riporre speranza? Gesù ci offre
il «progetto-chiesa», e il «progetto-regno di Dio». Nessuno
dei due si identifica col «futuro di questo pianeta», per
quanto esso ci stia a cuore
giustamente a tutti.
La chiesa è un luogo dove
si entra per vocazione, e dove
non tutti entriamo. Il «Regno» è stato «seminato» in
questo mondo, ma sarà reso
visibile solo con l’avvento
della Nuova Gerusalemme.
Tra il mondo e il «Regno» c’è
uno stacco netto. Oggi prende corpo la speranza nel «sociale». Sta delineandosi una
sorta di «chiesa dei sociale»,
luogo di speranza che rende
secondarie le differenze confessionaii, e luogo di speranza anche per tanti che rifiutano le religioni, ma che deve
essere considerata come un
valore, un fine in sé; il suo
avere senso non dipende, come molti pensano, dalla sua
capacità o meno di produrre
un mondo che nel 2010 sia
migliore di quello di adesso.
Il «miglioramento del mondo» che essa produce è solo
parziale (ruolo del «buon grano»), e certamente valido. Ma
è anche negativamente compensato dal «peggioramento
del mondo» prodotto dalla
«zizzania» (ed è cronaca di
ogni giorno). Il vero risultato?
sarà il «buon grano» stesso.
Conclusione? Gesù, che noi
consideriamo Signore e Salvatore, non è un illuso né un
frustrato nella sua opera, sia
pure valutata a partire dalla
terrìbile condizione del mondo d’oggi. E neppure noi lo
saremo se come obiettivi sceglieremo quelli da lui veramente proposti.
Stefano Costa - Genova
^ Fiocco azzurro
È nato Simone, figlio del
nostro grafico Pietro Romeo.
Auguri dail’amministrazione
e dalla redazione di Riforma.
Hai fatto
Tabbonamento
Strafalcioni
sulla stampa
Come è largamente risaputo ia stampa italiana, anche
quella che si pretende laica,
continua a pubblicare svarioni e inesattezze ogni voita che
tenta di fare riferimento a
quei mondo, ancora iargamente sconosciuto nel nostro
paese, che è il protestantesimo. In Italia i cristiani (veri)
sono soltanto i cattolici; gli altri sono «protestanti» e questo
termine tende ad assumere
un certo sapore denigratorio.
Ultimamente viehe volentieri
speso per definire (sia pur
giustamente) quegli «scervellati delinquenti» delTIrlanda
del Nord. Da qui sembra tacitamente evincersi, da parte
dei disinformati, una certa
corresponsabilità con tutto il
variegato mondo protestante.
Un esempio significativo di
questa situazione è dato dai
réportages relativi ai tragico
episodio in cui una comunità
protestante in Pakistan fu vittima di un sanguinoso attentato terrorista. Per l’occasione
tale comunità fu pudicamen
Un gerarca
del regime
Pur concordando con Alberto Rocchegiani che sulle
pagine di «questo» giornale
sarebbe meglio non incartarsi in discussioni esclusivamente politiche, confermo
che secondo me non c’è stato
nessun malinteso. Anzitutto
perché egli stesso ribadisce
l’«innocuità» del restauro
delle parole d’ordine fasciste
sui muri d’Italia (sai che opere d’arte!), e in secondo luogo
perché l’elogio delle «virtù»
(private) di «cittadini» d’epoca fascista è funzionale, piaccia 0 non piaccia, al disegno
di riabilitazione del loro pubblico vizio (il fascismo).
Nello specifico, suona curioso sentire definire un «cittadino» qualunque Araldo di
Crollalanza, ministro fascista
dei Lavori Pubblici al tempo
della bonifica delle Paludi
Pontine, di cui pubblicò un’apologia (per cui gli hanno dedicato una strada, ad Aprilia),
poi consulente per la stesura
della Costituzione della Repubblica di Salò, nel 1944: si
tratta di un gerarca del regime, solidale con esso fino al
plumbeo epilogo repubblichino, e i suoi «meriti» hanno la
stessa valenza dei «treni che
arrivavano in orario» (o della
bonifica delle paludi).
Cesare G. De Michelis - Roma
te definita «cristiana», per non
ingenerare confusioni nell’animo deil’italiano medio.
Ma, tra tutte le perle, vale la
pena rilevare una noticina apparsa sul Venerdì di Repubblica dell’11 gennaio, a proposito di una singolare iniziativa
di alcuni parroci della diocesi
di Milano i quali, applicando
un metodo ispirato ai principi
dell’efficacia e del risparmio,
anziché recarsi di casa in casa
per le benedizioni pasquali,
hanno messo a disposizione
delie famiglie un «kit acqua
santa», costituito da ampolline di acqua benedetta ai fine
di consentire una sorta di autobenedizione fai-da-te. II tono dell’articoletto era volutamente scherzoso nei confronti di una pratica quanto meno
discutibile anche dal versante
cattolico. Ma l’inaspettata
conciusione delia nota pone
l’accento non tanto sulla legittimità o meno del fatto in
sé, ma sull’eventualità che
l’autobenedizione, che renderebbe superflua la presenza
del sacerdote, «potrebbe sapere di chiesa protestante».
Alberto Taccia
Lusema San Giovanni
■ PARTECIPAZIONI ■
«Beato l'uomo che ripone
nell'Eterno la sua fiducia»
Salmo 40, 4
Si è dolcemente addormentata
nel suo Signore
Erica Gottardi
ved. Minguzzi
Lo annunciano con tanto dolore, ma con serenità nella certezza
di ritrovarla in Cristo, la figlia Anna, Il genero Giorgio, la nipote
Paola, la sorella llde e la grande
amica Florestana.
Bovisio Masciago (Mi)
23 gennaio 2002
Il Centro Ywca-Ucdg di Milano,
a cui si uniscono la presidente
nazionale e tutte le amiche deli’Associazione, partecipa con profonda tristezza al lutto per la
scomparsa della fedelissima socia professoressa
Erica Minguzzi
«Non per potenza, né per forza
ma per lo Spirito mio,
dice il Signore»
(Zaccaria 4, 6 - Ywca italiana, 1894)
Milano, 23 gennaio 2002
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278-fax 657542.
esodio 'j^adió
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
12
I
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 1° FEBBRAIO 2002
Appello del nuovo vescovo della Chiesa evangelica luterana dello Zimbabwe
Bisogna rispettare i valori cristiani
«Non possiamo accettare di mettere in pericolo valori quali la verità, la giustizia e l'amore
In quanto chiesa, dobbiamo opporci all'odio, alla cupidigia, all'egoismo e alla violenza»
Il nuovo vescovo della Chiesa evangelica luterana.dello
Zimbabwe ha chiesto alla popolazione di rispettare i valori
cristiani al fine di ristabilire la
pace in quel paese dell’Africa
australe dilaniato dalla violenza. Il vescovo Litsietsi Maqethula Dube, diventato capo
della chiesa alla fine del 2001,
ha dichiarato recentemente
che combatterà ogni forma di
ingiustizia. «Non possiamo
accettare di njettere in pericolo valori quali la verità, la giustizia e l’amore, perché questi
valori portano la pace - ha
detto -. La riconciliazione è
basata su questi valori. In
quanto chiesa, dobbiamo opporci all’odio, alla cupidigia,
all’egoismo e alla violenza».
Verso le elezioni
presidenziali
Oggi, in prossimità delle
elezioni presidenziali previste
per il 9 e 10 marzo, la violenza
è alle stelle. Per la prima volta
da 21 anni a questa parte il
presidente Robert Mugabe si
troverà confrontato a una
grande sfida in quanto potrebbe avere come avversario
Morgan Tsvangirai, leader del
Movimento per il cambiamento democratico (Mdc).
Due settimane fa, ij governo
ha approvato una legge elettorale e una legge sulla sicurezza che mirano a soffocare
ogni opposizione, dicono gli
osservatori. Le leggi rafforzano i poteri della polizia e restringono la libertà di azione
di osservatori elettorali indipendenti. Una legge repressiva sulla stampa è all’esame
del Parlamento. Per il vescovo Dube i cristiani, in quanto
membri della società, devono
impegnarsi nel processo sociale, politico ed econpmico
del paese: «Se ciò che succede
co. Viene trattata da un partito senza che l’altro partito sia
implicato. Per cui le differenze sono politiche».
La piaga dell'Aids
Parlando dell’Hiv-Aids, un’
altra questione urgente per lo
Zimbabwe, il vescovo ha
chiesto ai responsabili religiosi di promuovere un cambiamento dei comportamenti. Secondo statistiche dell’
Gnu, oltre 1,5 milioni di persone sono infettate dall’Hiv.
«So che è difficile cambiare i
comportamenti. Dobbiamo
informare la gente sui rischi»,
ha detto il vescovo, aggiungendo che i preservativi non
devono essere utilizzati per
promuovere la promiscuità:
«Accetto l’uso dei preservativi solo nel matrimonio».
Un vescovo nero
Zimbabwe: una delle zone colpite
viola i valori cristiani, mi ci
opporrò. Non transigerò sui
valori cristiani», ha afi’ermato.
Circa il 75% degli zimbabweani hanno delle credenze
cristiane. «Se rispettiamo gli
stessi valori cristiani, perché
dovrebbero esserci violenze
politiche? - si interroga il vescovo -. I cristiani devono essere dei cristiani a tempo pieno, e non solo la domenica.
Essi devono anche essere dei
cristiani in politica».
La questione della
ridistribuzione delle terre
Esprimendosi sul processo
controverso di ridistribuzione delle terre avviato dal governo, il vescovo Dube ha auspicato un programma esente da politica partigiana e ha
chiamato gli zimbabweani a
rimanere uniti per raggiungere quest’obiettivo. «Fin dal
dalla siccità alcuni anni fa
tempo della colonizzazione
esiste una ripartizione ingiusta della terra e bisogna raddrizzare le ingiustizie. Questo
è fuori discussione. La questione è di sapere come farlo». Il governo ha installato
dei neri senza terra nelle fattorie che ha confiscato, a volte in modo violento, ai proprietari terrieri bianchi, secondo un programma accelerato di ridistribuzione. A tale
programma viene rimproverato di non dare l’aiuto necessario alle persone reinstallate, e di non tenere in conto
il futuro di centinaia di lavoratori che erano impiegati in
quelle fattorie. Il vescovo attribuisce i difetti di questo
processo alla politica dei partiti: «C’è abbastanza terra per
tutti noi. Il problema è che la
questione della terra è stata
interpretata in modo politi
Litsietsi Maqethula è stato
insediato vescovo nel dicembre scorso, diventando così il
quarto vescovo nero a dirigere la Chiesa luterana, la quale conta 100.000 membri, dopo la sua fondazione nel
1903 ad opera dei missionari
svedesi. Egli ha iniziato la
sua formazione teologica
presso 11 Collegio di teologia
di Kwazulu, in Sud Africa, nel
1969, e ha ottenuto un diploma in teologia dell’università
del Sud Africa. È stato ordinato nel 1974 ed è stato eletto vescovo il 1° settembre
2001 per un mandato di cinque anni; subentra al vescovo Ambrose e Moyo, attuale
presidente del Consiglio delle chiese dello Zimbabwe, incarico che quest’ultimo dovrebbe lasciare fra poco. La
presidenza viene normalmente assunta dal responsabile di una delle chiese membro del Consiglio. (erti)
Iniziativa del Consiglio nazionale delle chiese Usa in collaborazione col Sierra Club
No ai pozzi petroliferi nel parco naturale dell'Alaska
Il Consiglio nazionale delle
chiese Usa si è associato a un
gruppo di difesa dell’ambiente per lanciare una campagna
pubblicitaria tendente a promuovere soluzioni alternative al progetto controverso di
trivellazioni petrolifere in
una riserva naturale dell’Alaska. La prima campagna mai
lanciata alla televisione e sui
giornali dal Consiglio delle
chiese e dal Sierra Club, una
delle più antiche organizzazioni di difesa dell’ambiente
negli Usa, afferma che le trivellazioni in «siti particolari»
come la riserva naturale nazionale dell’Alaska non forniranno la risposta ai bisogni
energetici del paese.
Il presidente Bush appoggia ii progetto ma i difensori
dell’ambiente sottolineano
che la trivellazione potrebbe
mettere in pericolo l’ecosistema della zona. Il Senato Usa
dovrebbe pronunciarsi durante questo mese sullo sfruttamento petrolifero in questa
riserva. La campagna pubblicitaria indica che si può rispondere ai bisogni energetici degli Usa ricorrendo a «tecnologie efficaci come l’energia solare, più rapide, più pulite, meno care e più sicure, e
a fonti di energia alternative
come il sole e il vento».
Questa iniziativa si iscrive
nell’ambito degli sforzi compiuti in questi ultimi anni dal
Consiglio delle chiese per dare una maggiore attenzione
alla protezione dell’ambiente.
Negli ultimi dieci anni, la comunità religiosa degli Usa è
diventata uno degli avvocati
della difesa dell’ambiente. «I
credenti prendono sul serio il
mandato biblico di essere i
custodi del creato, trovando
mezzi più credibili, più puliti
e più sicuri per rispondere ai
nostri bisogni senza mettere
in pericolo i doni insostituibili
della natura che sono stati affidati al nostro paese», ha sottolineato Robert Edgar, segretario generale del Consiglio,
in una dichiarazione riguardante la campagna. Per Robert Edgar, un ex parlamentare democratico, la preserva
zione dell’ambiente «procurerà benefici più importanti e
meno costosi a lungo termine
di un aumento modesto, e limitato nel tempo, dell’approwigionamento in petrolio,
ottenuto al prezzo della distruzione dell’ambiente».
La campagna pubblicitaria
è iniziata a fine gennaio sulle
reti televisive locali e sui giornali degli stati di Georgia, Arizona, North Dakota, Indiana,
Missouri e Delaware. Gli annunci parlano delle dichiarazioni bibliche che chiamano a
Soddisfazione delle chiese della regione
Grano e riso per milioni di
indiani colpiti dalla carestia
Le chiese indiane si sono
congratulate per la decisione
del governo federale di estendere la distribuzione di grano
e di riso sovvenzionati ai 7,3
milioni di abitanti delle regioni colpite dalla carestia nello
stato deirOrissa, nell’Est del
paese. «È una decisione molto
positiva», si è rallegrato A.C.
Khosla, eletto nel dicembre
scorso vescovo della chiesa
evangelica luterana di Jeypore. La decisione del governo fa
seguito alle critiche che denunciavano «l’indifferenza»
del governo dello stato dell’Orissa dopo i decessi provocati
dalla carestia della scorsa
estate mentre riserve di cibo
marcivano nei magazzini.
Tuttavia per Bibeknando Jash, responsabile delle urgenze
del servizio di azione sociale
del Consiglio nazionale delle
chiese dell’India, la priorità
del governo dovrebbe essere
quella di dare agli abitanti i
mezzi per comprare questi viveri. Infatti, anche se possono
essere ottenuti a prezzo ridotto, la gente non ha abbastanza soldi per comprarli. In
quella regione colpita dalla
siccità e minacciata di «povertà cronica», non c’è praticamente possibilità di lavoro,
ha detto Jash: «Se il governo
non intraprenderà progetti di
sviluppo economico importanti, la gente continuerà a
soffrire della carestia», (eni)
proteggere il creato, e citano
una preghiera ebraica: «Vi ho
dato un mondo stupendo.
Prendetene cura; non distruggetelo». Poi appaiono vedute
di zone costiere e montagnose seguite da un testo che afferma che gli Usa non hanno
alcun bisogno di «distruggere
la terra che amiamo, la terra
che ci è stata affidata, per rispondere ai bisogni energetici
deU’America».
Secondo Cari Pope, direttore del Sierra Club, «quando gli
Americani vogliono ritemprarsi e cercare una fonte di
ispirazione, se ne vanno vicino ad un fiume o in cima ad
una montagna. Gli stupendi
paesaggi dell’America sono
troppo preziosi per essere
scavati, trivellati e distrutti:
anzi, dobbiamo avere una politica energetica pulita e sicura. Con le tecnologie moderne, possiamo avere un’energia pulita e proteggere i luoghi che gli Americani amano».
Gli annunci, all’elaborazione dei quali ha collaborato il
Consiglio delle chiese, sono
stati pagati dal Sierra Club.
Richard Killmer, responsabile
del Dipartimento «giustizia
ecologica» del Consiglio delle
chiese, ha spiegato che il Sierra Club aveva presò contatto
con il Consiglio e gli aveva
chiesto di essere il suo partner
per via della sua fama in questo campo. «Abbiamo lavorato su queste tematiche. Il partenariato con gruppi quali il
Sierra Club non è nuovo per il
Consiglio che ha già partecipato a campagne pubblicitarie su altre questioni». (eni)
Il dramma degli sradicati del Congo
Si bussa alla porta della
Chiesa del Cristo in Congo
RAYMOND BITEMO
DESTO dramma ipter
pella tutte le coscienze; La società in genere e la
chiesa in particolare sono
chiamate a chiedersi come rispondere a questa sfida», ha
precisato il presidente nazionale della Chiesa del Cristo in
Congo (Ecc), Marini Bodho,
all’apertura del colloquio che
si è svolto a Kinshasa dal 5 al
16 agosto 2001 sul tema «La
chiesa e lo straniero: l’Ecc e
l’assistenza alle persone sradicate nella Repubblica democratica del Congo (Rdc)».
Il compito della Chiesa
del Cristo in Congo
L’iniziativa di riunire diversi attori sociali del paese nonché esperti stranieri per riflettere su questo tema dimostra
che l’Ecc è consapevole del
proprio compito di occuparsi
degli sradicati, ma che essa si
sente insufficientemente attrezzata per un simile lavoro.
I delegati sinodali delle province orientali occupate hanno tenuto ad effettuare il
viaggio a Kinshasa per condividere le loro esperienze. Un
pastore venuto da Bukavu,
nella provincia del Sud Kivu,
ha raccontato che la sua provincia «è la più colpita del
paese, con circa 500.000 profughi e sfollati a causa della
guerra, la maggior parte dei
quali bussano ogni giorno alle
porte della chiesa per chiedere aiuto. Appena il segretariato nazionale dell’Ecc ci ha
informati della tenuta di un
colloquio sui profughi, abbiamo preso il rischio di fare il
viaggio». Il gruppo del Sud Kivu ha preso l’aereo per Kinshasa, via Kigali e Nairobi, e i
suoi membri hanno buoni
motivi di temere per la propria vita al loro ritorno.
L'ampiezza del dramma
Altri rapporti giunti da diverse regioni rivelano lo stato
di disgregazione del paese e
l’ampiezza del dramma umanitario degli sradicati a causa
della guerra. Nelle province
occupate dai ribelli, i furti, gli
stupri, gli atti di saccheggiò e i
seppellimenti di persone vive
si moltiplicano. Gruppi di
gente errano nella savana, le
attività agricole sono paralizzate, le infrastrutture economiche, sociali, educative e sanitarie sono distrutte, il reclutamento dei bambini soldati
prosegue. Le province sotto
controllo governativo accolgono i rifugiati provenienti
dai paesi limitrofi e gli sfollati
all’interno del proprio paese,
ma le strutture sono insufficienti e la penuria di prodotti
di prima necessità è enorme.
Le differenti cause
dello sradicamento
Gli universitari locali'e stranieri, i membri del governo e
del Parlamento, i responsabili di chiese e i rappresentanti
delle agenzie umanitarie e
delle ambasciate occidentali
presenti al colloquio hanno
anche affrontato la questione
degli sradicati sotto i suoi
aspetti storici, teologici, giuridici, politici, umanitari, diplomatici ed economici.
Hanno individuato nella
povertà, l’ingiustizia, la xenofobia e la mondializzazione le cause maggiori della
guerra e dello sradicamento
della maggioranza della popolazione della Rdc che ne
deriva. Ma, ha fatto notare
il professore congolese Roger Kibasomba, della Wits University di Johannesburg,
«dobbiamo anche interrogarci sulle nostre responsabilità,
nella misura in cui abbiamo
lasciato svilupparsi una situazione oggi sfruttata da interessi economici esterni».
Là pastora Shirley DeWolf,
dello Zimbabwe, coordinatrice regionale del ministero
della chiesa presso gli sradicati dell’Africa australe e
membro della Commissione
delle chiese per gli affari internazionali (Ceai-Cec), ha
interpellato i partecipanti
mostrando loro due piante,
una delle quali si ergeva ben
dritta, con le radici ancorate
nel terreno che procurava
loro la sostanza nutritiva necessaria alla sua crescita, e
l’altra vacillante, con le radici estirpate, condannata a
morire per mancanza di nutrimento: «Che cosa significa
questa immagine per noi in
quanto chiesa?», ha chiesto
la DeWolf.
Aiutare tutti gli sradicati
Il vescovo Johnson Tilewa,
del Cambia, presidente del
Comitato per i rifugiati e le
urgenze della Conferenza
delle chiese di tutta l’Africa
(Ceta), ha sottolineato che
«in quanto chiesa, siamo
chiamati ad aiutare tutti gli
sradicati». Ha iricoraggiato
TEcc a elaborare un programma di accompagnamento nel quale «gli sradicati
sarebbero invitati a partecipare all’identificazione dei
propri bisogni». In risposta a
questo suggerimehto Bruno
Miteyo, direttore aggiunto
della Carltas, si è chiesto «come individuare i destinatari
degli aiuti in un paese in cui
la sicurezza alimentare non
esiste più e in cui la quasi totalità della popolazione, ivi
compresa la chiesa, si trova
in una situazione di disperazione in seguito al crollo economico e alla guerra».
Le raccomandazioni
avanzate dal colloquio
Il colloquio ha formulato
diverse raccomandazioni sul
modo in cui il ministero dell’Ecc per i rifugiati e le urgenze (Meru) potrebbe prepararsi a rispondere a queste numerose sfide nei prossimi
dieci anni. Le raccomandazioni riguardano la ristrutturazione interna, l’elaborazione di un programma di lavoio, la sensibilizzazione della
società in vista di una mobilitazione delle diverse risorse
nazionali, il rafforzamento
della capacità di gestione delle urgenze sulla base di una
rete di informazioni efficace,
il partenariato con il governo,
le agenzie umanitarie e le
chiese d’Europa, d’America
del Nord e del Canada. Il colloquio ha inoltre invitato il
Cec e la Ceta a contribuire
all’organizzazione di una
conferenza di responsabili di
chiese dei paesi della regione
dei Grandi Laghi, al fine di
esaminare la questione degli
sradicati e di proporre soluzioni di ricambio ai responsabili politici che devono
prendere le decisioni.
Cec info
traduzione di /.-/. Peyronel
(2 - continua)
B
di