1
Anno 119 - n. 7
18 febbraio 1983
L. 500
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
Sig. FELLFG'nìU Elio
Via Ca'luti Liberta* 3
10066 TORRE PELLIGE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
■a'
È vero che la Giunta della Regione Piemonte ha fatto sapere
di non poter intervenire e ha differito di una settimana il proprio interessamento, ma dove sono le scuole e le organizzazioni
culturali invitate a sentire cos’ha
da dire la comunità nigeriana di
Torino che ha indetto un incontro per dare informazioni e precisazioni sul dramma dell’espulsione degli immigrati da Lagos?
Mezz’ora dopo l’ora stabilita la
grande sala è completamente
vuota e il presidente della comunità nigeriana a Torino parla con
gli unici intervenuti, un paio di
pastori che egli del resto ben conosce essendo iftemhro della locale Chiesa evangelica di lingua
inglese.
Per questo incontro ha preso
contatti diretti con l’ambasciata
del suo paese a Roma, ma è critico nei confronti dell’esodo forzato che il governo nigeriano ha
imposto a centinaia di migliaia
di immigrati nella capitale, soprattutto dal Ghana. Il problema
è reale e 3-4 milioni di inurbati
esterni avevano intasato in modo
impossibile la capitale. Ma — recrimina — si sarebbe dovuto
provvedere con una preparazione molto più approfondita, con
termini molto più agevoli, studiando di accreditare all’estero
una somma per ogni persona che
avesse accettato di lasciare Lagos spontaneamente per tornare
al proprio paese. Soprattutto è
turbato perché questa violenta
cacciata distrugge il già incerto
profilo di una capacità degli africani di agire al di sopra delle
frontiere astratte imposte dal
colonialismo all’Africa...
Mentre parla ciò che tuttavia
colpisce di più non è la serie di
pur importanti chiarimenti che
fornisce, bensì il vuoto corposo
deUa sala. Tutto quello che la nostra società conosce del senso
del peccato — ha detto recentemente un nostro teologo — è un
sussulto, un orrore televisivo che
ci lascia comunque sempre estranei, spettatori, non partecipi.
Tutti abbiamo sussultato con orrore vedendo le frustate dei poliziotti nigeriani che ricacciavano nella miseria disperata centinaia di migliaia di esseri umani.
Ma al di là di questo sussulto
televisivo?
Il fratello nigeriano commenta
mesto la lentezza e l’esitazione
della Regione. Si è parlato di due
aerei, di 80 milioni di soccorsi,
ma poi tutto è rinviato, tutto
sfuma... Poi apro il giornale, dice amaro, e vedo che a Torino
si spendono 250 milioni per il carnevale.
Ma neppure in questo ci lasciamo coinvolgere. Ben prima che
il tragico lutto cittadino del cinema Statuto bloccasse 1 coriandoli di stato era già naufragato
ñ tentativo del Comune di «inventare» un carnevale che rappresentasse un momento di aggregazione per una città attiva ma ac.
Ipmizzata. Con angoscia viene in
meiiteTr frase con cui l’Evangelo interpella un’intera generandone, oggi come allora: «Vi abbiamo sonato il flauto e non avete
ballato; abbiamo cantato dei lamenti e non avete pianto ».
Franco Giampiccoli
SCUOLA LAICA E SCUOLA PRIVATA CATTOLICA IN FRANCIA
Fine di una “guerra di centanni"?
Un progetto governativo riaccende la miccia di un conflitto mai sopito - Sulla creazione di un
grande servizio pubblico, unificato e laico i cattolici sono contrari, i protestanti favorevoli
Da un po’ più di un mese si
sta verificando in Francia un acceso dibattito che, per certi versi,
sembra avere riportato il paese
indietro di cento anni. Oggetto
di tanta passione è il confrontoscontro tra insegnarnento pubblico e insegnamento privato. A
riaccendere la miccia di un conflitto mai sopito è stata, il 20
dicembre scprso, la presentazione, da parte del ministro socialista defl’istruzione Alain Savary,
di una serie di proposte miranti
ad una riforma profonda del sistema educativo che dovrebbe
sfociare nella creazione di un
« grande servizio pubblico, unificato e laico ». Non si tratta per
ora di una legge-quadro ma di
proposte di orientamento per
porre le basi a futuri negoziati
tra le parti.
La reazione, da parte cattolica,
non si è fatta attendere: l’indomani stesso (21 dicembre) la
Commissione permanente dell’insegnamento cattolico rendeva
pubblica una dichiarazione che
rifiutava di prendere in considerazione le proposte avanzate dal
ministro, considerate come un
tentativo di affossare la libertà
d’insegnamento. Paul Guìberteau,
presidente della Commissione
permanente, dichiarava tra l’altro: « Il progetto del Signor Savary annuncia una volontà di
abolire tutta la legislazione che
definisce da oltre vent’anni i rapporti tra gli istituti d’insegnamento privato e lo Stato... Le
proposte avanzate portano un
colpo alle condizioni di esercizio
della libertà d’insegnamento. La
nuova struttura degli istituti d’interesse pubblico porta al dominio del potere pubblico sull’insieme della vita scolastica delle
scuole cattoliche ».
In ambito protestante
Ben diverse invece le reazioni
in ambito protestante: in una intervista pubblicata il 22 dicembre su « Le Figaro », Jeanine
Kohler, segretaria generale della
Federazione Protestante dell’insegnamento, dichiarava: « Ad
una prima lettura, queste proposte ci sembrano costituire basi
valide di negoziato... Apprezziamo la volontà di concertazione
del ministro e vogliamo cogliere
quest’invito al dialogo, come
abbiamo già fatto recentemente (allusione ad un incontro col
ministro nel febbraio scorso N.d.r.)... La nostra Federazione
ritiene dannoso il dualismo scolastico... Tale dualismo non va
nel senso di un migliore servizio
da rendere agli allievi... Speriamo dunque che tali proposte sé
gneranno l’inizio di una volontà
di rinnovamento dell'insegnamento in Francia ».
Certo, il peso dell’insegnamento protestante in Francia non è
minimamente paragonabile a
quello cattolico: quest’ultimo,
da solo, rappresenta oltre il 93%
dell’insegnamento privato, con
7.000 scuole elementari, 2.850
scuole medie, 120.000 insegnanti e più di 2 milioni di allievi,
mentre le scuole pfotestanti sono una diecina (nel Sud, in Alsazia e nella regione parigina) con
appena 10.000 allievi. (I rapporti
con lo Stato sono attualmente
definiti dalla « Legge Debré » del
1958 che prevede due tipi di contratto, uno « semplice », e uno di
«associazione»). Ma tale differenza numerica non basta a spiegare le reazioni diametralmente opposte di fronte al progetto del
ministro. La discriminante —
crediamo — sta piuttosto , nel
concetto di laicità, il quale non
fa problema per i protestanti
che ne sono stati i precursori,
ma si rivela invece incompatibile
con l’integralismo cattolicd. Questo sul piano dei principi. Sul piano politico-pratico la questione è
un’altra: ad alzare unanimemente
gli scudi contro il ministro Savary (e quindi contro il governo socialista) sono stati tutti i partiti
d’opposizione di centro-destra.
MARCO 9: 38-40
Esclusivismo ecclesiastico
« Giovanni gli disse : Maestro, noi abhiam veduto uno che cacciava i demoni nel nome tuo, il quale non ci seguita; e glielo abbiamo vietatOx perché non ci seguitava» (Marco 9: 38-40).
E’ difficile ascoltare una predicazione su questo passo, forse
perché esso pone dei problemi
sullo stesso terreno dell'esegesi
nel senso che è poco chiara l’identificazione e la raffigurazione del non discepolo. Si è tentati a credere che la scarsa frequenza abbia una motivazione
profóndamente ecclesiastica, perché il detto conclusivo di Gesù
pone in crisi certi esclusivismi
nelle opere di testimonianza e la
teologia della « diversità » di tutto ciò che viene fatto in nome
di Cristo (per es. la lotta per la
pace). Questo atteggiamento va
aggredito partendo da alcune
considerazioni esegetiche, che
valgano ad orientarci per comprendere il senso delle parole di
Gesù per nulla estranee nel confronto con il suo messaggio e la
sua azione complessivi.
Il passo è presente anche nell'evangelo secondo Luca, sebbene
in forma stringata. Tale presenza non è fortuita, se consideriamo che questi due evangeli sono
diretti ad un pubblico non ebreo.
Si può mettere in evidenza inoltre che i versetti di cui et interessiamo sono compresi- in un
blocco di indicazioni per la chiesa, nella quale, intorno agli anni
della comparizione dei due evangeli, serpeggiavano perplessità su
fenomeni di liberazione indirettamente ispirati da quello che
era prassi nelle comunità cristiane.
Il fatto è questo: uno che non
segue Gesù, che non ha accettato di essere suo discepolo caccia
i demoni servendosi del suo nome. Da vari passi del N.T. si
evince che i discepoli possono
agir^ per incarico di Gesù e compiere opere strepitose di liberazione e di aiuto verso il prossimo in quanto si trovano insieme
a lui, cioè nel suo raggio di azione. «Nel tuo nome ci sono sottoposti anche i demoni » (Le. 10:
17). E’ chiara quindi in quelli che
seguono Gesù la coscienza che la
potenza di lui opera in loro, in
quante lo seguono e sono incaricati di compiere una missione.
Non altrettanto chiara è la valutazione di quello che succede
tramite persone che non si trovano nella condizione dei discepoli. La domanda che si impone
allora è la seguente (come la formula il teologo Zahn): è da in
terdirsi (da scomunicare, da rifiutare) un uomo il cui errore è
quello che a suo proprio modo
pratica l’amore verso chi ha bisogno?
La proposizione del chiarimento può essere presentata in maniera più stringente: soltanto la
chiesa può compiere vere opere
di liberazione, perché Gesù ne è
il suggeritore e l’animatore?
La risposta risolve queste domande a favore di coloro che
compiono le stesse opere con le
stesse finalità. Infatti il mondo
disordinato e demoniaco non lotta contro se stesso, altrimenti si
candida alla autodistruzione. Se
quindi qualcuno si oppone a questo sistema di valori e di azioni
antiumani non è contro Gesù di
Nazareth né contro i suoi discepoli. In questo schema di comprensione dell’opera del Figlio di
Dio le due espressioni: chi non è
con me è contro di me — chi non
è contro a noi, è per noi, si equivalgono. Se si vuole allargare il
discorso si può anche dire che
non tutto quello che è nella chiesa è bene né quello che è fuori
di essa è tutto male. Quello che
conta per chiunque è agire nell’ambito del significato potente
Alfonso Manocchio
(continua a pag. 6)
in funzione decisamente strumentale ed elettoralistica prima di
tutto (è iniziata la grande battaglia delle elezioni amministrative di marzo) ma anche perché,
tradizionalmente, le scuole cattoliche sono sempre state serbatoio della conservazione.
Come spiegare, se no, il rifiuto
a priori dei responsabili dell’insegnamento cattolico ad un progetto che non mira affatto alla
morte deU’insegnamento privato
ma alla sua unificazione con l’insegnamento pubblico?
Un progetto anzi che recepisce in sé meriti riconosciuti all’insegnamento privato sul
piano didattico-pedagogico e organizzativo. Cosa si propone infatti il progetto in questione?
Nella sua dichiarazione del 20 dicembre, il ministro Savary lo ha
così presentato: « Queste proposte hanno per 'oggetto di assicurare una migliore gestione materiale, morale e sociale dell’educazione nazionale. Esse si inscrivono in ima prospettiva di evoluzione che deve permettere: a) il
rinnovamento, lo snellimento e la
generalizzazione della mappa scolastica: b) Finserimento del settore privato d’insegnamento alr interno del servizio pubblico
sotto la nuova forma di istituto
d’interesse pubblico; c) la partecipazione di tqtte le parti al funzionamento dèi sistema educati' vo; d) lo sviluppo della responsabilità e dell’identità degli istituti d’insegnamento; e) l’armonizzazione degli statuti del personale d’insegnamento e di educazione;.!) l’organizzazione, dentro
e accanto all’istituto, di attività
educative più numerose e più diversificate, elementi di un progetto globale di educazione ».
La sostanza del progetto è riassumibile in cinque punti: 1) La
scelta tra diversi istituti sarebbe consentita a tutti i genitori e
non solo come ora a quelli che
si sérvono del settore privato; 2)
Le scuole private verrebbero inserite nel servizio pubblico, diventando istituti di interesse
pubblico; 3) Gli statuti del personale verrebbero armonizzati; 4)
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Dall’obolo di S. Pietro
allo lOR, di Gianni
Long, p. 2.
n Un documento del
Consiglio della Facoltà di teologia, p. 5
□ Firenze: Centro Sociale Evangelico, p. 7
n Una lettera dallo
Zambia, di Graziella
dalla, p. 8
□ Un appello per il.
Ghana, p. 12
2
2 fede e cultura
18 febbraio 1983
UN VOLUME SULLE FINANZE PONTIFICIE
Dall’obolo di S. Pietro allo lOR
Molto a proposito, in un momento in cui molto si discute
sulla gestione delle finanze vaticane, questa libro di Carlo Crocella^ ricostruisce il sorgere della Santa Sede come potenza economica. Non si tratta però di
un’opera nata sull’onda dell’attualità, ma di un lavoro che ha
richiesto anni di pazienti ricerche d’archivio e che è corredato
da tutta una serie di documenti
inediti.
Negli ultimi anni del potere
temporale la situazione economica dello Stato Pontificio era
andata pesantemeqte aggravandosi: il mancato rinnovamento
dell'economia, la gestione dello
Stato affidata quasi esclusivamente a personale ecclesiastico,
il peso di tutta l’attività della
Chiesa cattolica che ricadeva
quasi esclusivamente sui contribuenti dello Stato Pontificio erano le cause di questa decadenza.
Con le vicende del 1859-60, le
province più prospere (Emilia,
Romagna, Marche, Umbria)* entrarono a far parte del Regno
d’Italia. Rimasero invece quasi
inalterate le uscite, dovute alle
spese per la gestione centrale
della Chiesa e al complesso « Stato assistenzale » che si era creato in particolare nella città di Roma dove più di ventimila persone
venivano giornalmente nutrite a
spese pubbliche. Roma e il Lazio erano come una enorme
testa ormai priva di corpo e di
attività economiche tali da creare un sufficiente flusso di entrate. A ritardare il crollo del
potere temporale intervenne la
mobilitazione spontanea dei cattolici di tutto il mondo, che proprio nel 1859-60 iniziarono a versare a Roma somme più imponenti come frutto di collette per
il Papa. Venne ripreso l’antico
nome di « obolo di San Pietro »;
ma mentre quest’ultimo rappresentava nel Medioevo un tributo dei re al Pontefice, nel secolo
REALISMO
scorso è il laicato, il « popolo
cattolico », a mobilitarsi direttamente. L’obolo rappresenta in
qualche modo il preludio alla
formazione di forze politiche e
partiti di ispirazione cattolica in
molte parti di Europa.
La tentazione
del capitalismo
Ma in quegli stessi anni tra il
1860 e la presa di Roma si delinea anche un altro fenomeno:
esponenti del nascente capitalismo cattolico propongono alla
Santa Sede altri mezzi di finanziamento. Si tratta della creazione di banche e società «cattoliche » che inseriscano pienamente la Chiesa tra le grandi potenze finanziarie e capitalistiche
del mondo. Sino alla caduta di
JRoma questa tentazione viene
respinta. Forse è la secolare avversione della Chiesa per l’usura,
a cui si possono ricondurre gli
strumenti del capitalismo; o forse è la fiducia nella garanzia offerta dal potere temporale, sia
pxure ridotto. Sta di fatto che Pio
IX rifiuta queste proposte; e tra
l’altro ciò risparmia alla Santa
Sede di essere coinvolta nel clamoroso dissesto del banchiere
belga Langrand-Dumonceau, che
era stato il più attivo nel sostenere l’opportunità che la Santa
Sede entrasse appieno nell’economia capitalistica. Evidentemente i « finanzieri d’assalto »
hanno sempre prediletto il Vaticano...
Sino alla fine dello Stato pontificio l’obolo di San Pietro resta
quindi l’unico puntello delle traballanti finanze romane, l’unico
sollievo all’« augusta miseria »
del Pontefice, come la definisce
in una sua lettera il Cardinale
Antonelli, segretario di Stato, con
una felice espressione che dà il
titolo al libro di Crocella.
Fine di una «guerra
di cento anni»?
(segue da pag. 1;
Ogni istituto definirebbe il proprio progetto educativo; 5) Il
nuovo sistema pubblico unificato
verrebbe sottoposto ad un controllo tripartito: personale, utenti, collettività territoriali. Va sottolineato che si tratta di un progetto globale che, pertanto, riguarda anche il cambiamento e
il rinnovamento del settore pubblico il quale risente sempre di
più il peso della bur^razia, della centralizzazione e del corporativismo degli insegnanti.
Un dibattito ignorato
Così, a 100 anni esatti dall’ultima legge di Jtiles Ferry (28 marzo 1882) che stabiliva la scuola
gratuita, obbligatoria e laica, il
dibattito sulla laicità della scuola riprende vigore nel momento
in cui un uomo intelligente e
prudente come Alain Savary propone il superamento del dualismo tra pubblico e privato in un
progetto d’unificazione che dovrebbe risultare vantaggioso ad
entrambi. Nell’intenzione del ministro, i negoziati avrebbero dovuto iniziare a metà gennaio. Ma
il 9 gennaio, i responsabili cattolici — che avevano promesso a
dicembre di fare le proprie proposte — hanno ribadito il loro
no all’apertura di negoziati. Non
solo: il 29 gennaio, i tre sindacati dell’insegnamento cattolico
e privato hanno organizzato una
giornata nazionale di azione per
la difesa della libertà d’insegnamento, che ha radunato 4.000
persone a Arras, 3.000 a Lille,
2.000 a Lione. Scopo della manifestazione era di ribadire « il rifiuto del personale di negoziare
sulle basi proposte dal governo »
e « di mantenere la legislazione
attuale, fattore di pace scolastica » (Le Monde - 1 febbraio). Se
questi settori conservatori avessero a cuore i destinatari dell’insegnamento, cioè i giovani, e non
la difesa ad oltranza di un principio confessionale pagato col denaro pubblico, avrebbero accettato il dialogo. Del restò, molti
cattolici progressisti francesi
hanno appoggiato decisamente le
proposte del ministro. Lo stesso
capo dei gesuiti francesi. Padre
Henri Madelin, ha dichiarato a
« Le Monde » (28 dicembre): « Se
il grande servizio nubblico, unificato e laico permette il pluralismo, io sono d’accordo ».
Nei «riorni scorsi Alain Savary
ha ribadito di non aver perso la
speranza, malgrado tutto, di
giungere ai negoziati, fedele al
suo principio che è di « convincere, non di costringere ». Se ci dovesse riuscire, sarebbe la fine di
una « guerra di cent’anni » tra
scuola pubblica laica e scuola
privata cattolica: il che sarebbe
davvero un avvenimento storico.
Ma non avrebbe comunque alcuna ripercussione in Italia, tant’è
vero che la stampa nostrana ha
del tutto ignorato il dibattito in
corso oltralpe!
Jean-Jacques Pcyronel
La presa di Roma da parte dell’esercito italiano arreca paradossalmente grande sollievo alle
finanze pontificie, poiché 1’« usurpatore » si accolla le spese per la
città di Roma ed anche il rimborso dei ratei del debito pubblico.
L’obolo di San Pietro resta l’unica fonte di entrata, ma poiché le
uscite sono enormemente diminuite, esso è più che sufficiente
alle necessità e consente anche
un consistente surplus. E’ a questo punto che rispunta la tentazione « capitalistica »: con il denaro accumulato il Vaticano inizia a finanziare imprese edilizie
per la lottizzazione di Roma, società di servizi e così via, allontanandosi sempre più dallo scopo originario dell’obolo: sopperire alle necessità immediate del
Papa e della Chiesa. Alla « sicurezza » offerta alla Chiesa dall’avere uno stato territoriale, un
esercito ecc. si sostituisce la « sicurezza » data da una solida posizione economica, dal controllare banche e industrie, dall’esercitare un ruolo importante nella finanza mondiale.
Interrogativi
L’opera di Crocella è di grande interesse storico, rivelando
molti fatti sinora ignorati che
sono alla base di tutta una
serie di sviluppi successivi, sino
a quelli più recenti di Marcinkus
e dello lOR; ma soprattutto essa
apre una serie di interrogativi,
in parte accennati nelle ultime
pagine del volume. Non si tratta
qui dell’interrogativo, abbastanza astratto, se ima Chiesa cristiana possa accettare un certo
assetto sociale ed economico. Ma
di quello, concreto e attualissimo, del comportamento della
Chiesa stessa rispetto al denaro
ed ai beni economici di cui, per
via magari di lodevolissime collette dei fedeli, viene in possesso.
Le più recenti vicende vaticane,
con lo scandalo Calvi-Ambrosiano, indicano chiaramente la portata del problema.
Ma la questione non riguarda
solo i cattolici. Le Chiese evangeliche italiane sono notoriamente povere; quando però si legge
che Chiese evangeliche nord-europee o americane tentano di
influenzare banche ed industrie
nei rispettivi paesi mediante oculati spostamenti dei depositi
bancari o dei pacchetti azionari
controllati dalle Chiese stesse (a
fini di lotta al razzismo o di campagna per il disarmo), non si può
non concludere che il problema
è più generale. Sino a che punto una qualsiasi Chiesa può trovare la propria sicurezza e perseguire i propri scopi attraverso
strumenti del genere? E come
potrà una Chiesa pretendere di
dare al mondo un messaggio etico sorreggendolo con manovre
degne di Calvi e di Sindona? Una
riflessione è in proposito più che
mai opportuna.
Gianni Long
1 C.4RLO Crocella, Augusta miseria - Aspetti delle finanze pontificie
nelVetà del capitalismo. Nuovo Istituto Editoriale Italiano, Milano 1982,
pag. 196, L. 16.800.
Il Nazareno
Un appuntamento bimestrale per chi si interessa dei fratelli Wesley e dei movimenti
sorti dal risveglio metodista.
Scritti storici e teologici wesleyani.
Abbonamenti 1983 L. .5.000
c.c.p. intestato a « Il Nazareno », via Fogazzaro 11, 00137
Roma.
Caro Direttore,
il sermone « per un esame di coscienza di questo secolo • è stato pronunciato a Comiso, dopo la relazione dell'on. Cerquetti,
Cerquetti aveva detto che le chiese
hanno certo il diritto e forse il compito di far delle proposte utopiche, ma i
politici hanno il dovere di essere realisti.
Mentre avevo vivamente apprezzato
la relazione di Cerquetti, questa distinzione non mi era piaciuta: perciò
ho reagito dicendo che le chiese devono far proposte « realistiche » sui
problemi più brucianti come quello della pace: esattamente come quando la
chiesa costruisce un ospedale, essa deve fare un ospedale efficiente, e non
un ospedale « ideale ».
Certo, costruzione di ospedali e azioni per la bape non sostituiscono la predicazione dell'Evangelo, che è base e
misura di ogni cosa: su questo, credo
che ben pochi di noi abbiano dei dubbi.
Giorgio Bouchard, Roma
ANCORA SUI
MISKITOS
Caro Direttore,
vorrei fare alcune precisazioni al pur
documentato articolo di lavo Burat sulla questione dei Miskitos in Nicaragua
comparso su La Luce del 28 gennaio
u.s. Credo che Burat abbia fatto bene
a sollevare questo problema perché è
indubbiamente uno dei più difficili che
il nuovo Nicaragua sta affrontando in
questi anni soprattutto per le sue dimensioni umane, culturali e razziali.
Prima di tutto la situazione: la cosiddetta Costa Atlantica del Nicaragua occupa quasi- la metà del territorio nazionale, è scarsamente popolata ed è quella più devastata dal saccheggio delle
multinazionali statunitensi che aH’epoca di Somoza la consideravano una loro proprietà privata (taglio di intere foreste dal legno pregiato senza alcuna
preoccupazione di rimboschimento, esaurimento di alcune miniere d'oro, pesca sistematica della preziosa testuggine che oggi è finalmente protetta per
impedirne la scomparsa, ecc.). L'isolamento di questa zona è il risultato di
ragioni geografiche (la catena montuosa e i due grandi laghi che la separano dalla costa pacifica, la più densamente popolata), di ragioni razziali e
culturali (la presenza di tre gruppi indigeni: i miskitos, i sumos, i ramas
insieme ai circa 80.000 afroamericani
arrivati dalle isole dei Caraibi di cui
parlano il particolare «inglese), di ragioni storiche (gli spagnoli non riuscirono mai a colonizzare questa zona anche perché gli inglesi fecero di tutto
per impedirlo, alleandosi coi forti miskitos contro gli spagnoli per cui, nel
'600, i miskitos ricevettero graziosamente dalla corona britannica la possibilità
di organizzarsi in regno autonomo; ma,
ovviamente, « protetto » (!) dagli inglesi), e di ragioni politiche (gli Stati
Uniti sostituirono gli inglesi, appoggiarono Somoza e in cambio, fra le altre
cose, vollero mano libera sulla costa
atlantica).
Questa situazione ha determinato
la quasi estraneità delle due coste una
dall'altra; estraneità anche nella lotta,
durissima, di liberazione contro il regime somozista: la costa atlantica non
ha conosciuto gli orrori di Somoza perché erano sufficienti quelli delle multinazionali, quindi non ha conosciuto neanche lo sforzo umano e ideale per
scrollarsi di dosso la dittatura. Avvenne soltanto che le multinazionali se ne
andarono prima del '79 lasciando dietro
di sé distruzione delie risorse e disoccupazione, e le poche guarnigioni somoziste scapparono in Honduras.
All'inizio il Fronte Sandinista non si
rese conto della particolarità di questa
regione ed effettivamente, come dice
Burat nel suo articolo. la considerò una
zona come un'altra del paese. Da lì gli
errori che per bocca degli stessi dirigenti sandinisti sono stati ammessi.
Ma gli errori, spesso, non si fanno da
una sola parte. Proprio per la particolare colonizzazione in lingua inglese della costa atlantica, nel 1849 sbarcarono
i primi missionari della Chiesa Morava
che divenne ben presto la confessione
più diffusa. Gli sforzi dei missionari
furono enormi, anche dal punto di vista
della indigenizzazione dei quadri dirigenti della chiesa, ma la cultura, purtroppo, rimase nordamericana e fortemente
anticattolica. Da qui gli errori della
Chiesa Morava nei confronti del nuovo Nicaragua, come ammette il vescovo moravo John Wilson in un intervento pubblicato dall'importante rivista
teologica protestante latinoamericana
Cristianismo y Sociedad 3/1982, pp.
59-61, che portarono alcuni pastori e '
non, ad agire concretamente ■■ contro
la Rivoluzione Sandinista e gli interessi profondi del nostro stesso popolo »
(p. 60).
Con questo non voglio giustificare
nulla, tutt'altro. Ha fatto bene Burat a
mettere il dito sulla piaga e c'è da augurarsi che il Fronte Sandinista e la
popolazione della costa pacifica capiscano la necessità di rapportarsi correttamente con i popoli, le culture e
la fede della costa atlantica in modo
da sviluppare una nuova società nell'intera nazione, nel rispetto reciproco
e nella libertà dei diversi. Un fatto va
riconosciuto comunque: dopo secoli di
oppressione, i gruppi etnici della costa
atlantica possono far ascoltare la loro
voce perché c'è qualcuno ohe li ascolta e vuole rispettarli (non dimentichiamo che la campagna di alfabetizzazione
del 1980 si è svolta in spagnolo, miskito e inglese!). Meglio avrebbero fatto gli Stati Uniti e la gerarchia cattolica — che oggi si ergono a paladini dei
diritti umani di queste etnie — a difendere le minoranze nicaraguensi già
sotto Somoza e le multinazionali: oggi
forse non saremmo a questo punto.
Eugenio Bernardini
PACE E DISARMO
Spett.le Redazione,
convivere in Pace in questo mondo
dovrebbe essere il traguardo di tutti a
partire dai Cristiani.
Ma cosa intendiamo come Pace? Vogliamo la pace a tutti i costi anche se
« potrebbe » significare essere sottoposti ad un Governo tipo nazista oppure
essere controllati da qualche pazzo dal
Cremlino o da Washington?
0 forse nell'eventualità contiamo di
essere salvati da qualche Nazione non
ancora disarmata?
Personalmente penso che protestare
contro le armi nucleari con la marcia
non è tempo sprecato; la marcia ha lo
scopo di far conoscere al cittadino, una
grave situazione e di attirare sempre
più simpatizzanti. Altre misure hanno
l'opposto risultato.
Le malefatte di questi orribili ordigni'
anche se usati in autodifesa, superano
in grande misura i vantaggi cosicché
sono anch'io del parere che il disarmo
nucleare unilaterale è un rischio che
vale la pena prendere.
Però non voglio essere presuntuosa.
Riconosco che ci sono persone (di
religione o semplicemente umanitarie,
di diverse filosofie politiche) che pure
desiderano vivere e lasciare vivere in
pace, ma che ritengono che è il terrore di rilasciare questa immensa carica
nucleare, distruttrice e incontrollabile,
che frena e trattiene i Governi ad iniziare guerre.
Che cosa è che attrae questi giovani ad essere Pacifisti!? Si rendono conto
che per ottenere l'attuale libertà di
prendere parte a queste manifestazioni si è dovuto lottare e vincere la
guerra?
Cosa rispondono a chi li accusa di
saltare sul carro dell'opportunismo puf
di non fare il servizio militare? Di optare per la via tacile per paura di andare lontano di casa, dover badare a se
stessi, dover discutere con persone di
opinione diversa dalla propria, dover
radersi la barba, alzarsi presto, camminare anziché salire sul motorino o in
auto, dover dare e eseguire ordini ecc.?
Consapevoli di non avere alcuna garanzia per il nostro continuo benessere
materiale, siamo sinceri quando diciamo no alle armi e no anche all'energia
nucleare?
Abbiamo abbastanza fede e coraggio
per vivere questo idealismo?
Graziella Benigno, Inghilterra
Se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se rimproveri, rimprovera per amore; se hai
riguardo per qualcuno, fa che
sia per amore. (Agostino)
3
18 febbraio 1983
fede e cultura 3
CINEMA
Guardando dietro a «Fitzcarraldo»
La lavorazione del film di Herzog ha riprodotto un po’ troppo realisticamente lo schiavismo
dell’inizio di questo secolo messo in opera daH’avventuriero irlandese Brian S. Fitzgerald
Il meno che si può dire del
film Fitzcarraldo di Werner Herzog, è che vi traspare tutto il disprezzo per gli Indios, filmati come facente parte della foresta
allo stesso titolo degli alberi e
nulla più. Si sa che il regista tedesco ha avuto grosse « grane »
per terminare il suo film, cominciato quattro anni or sono,
e che sotto la vicenda ci sono cose poco chiare; ma si ignora, o
si vuol ignorare il perché. Quali
furono le condizioni reali in cui
si girò il film?
Fin dal 1978, Herzog decide di
istallarsi nei Perù settentrionale,
nel territorio degli Indios Aguarunas (gruppo linguistico degli
Jvaro), ciò che fece appunto agli
inizi del 1979, senza consultare
il Consiglio Aguaruna creato nel
1977, nel quadro della « legge per
le comunità autoctone » del 1974
(quando anche la lingua quechua
fu parificata ufficialmente al castigliano, durante la presidenza
di Juan Velasco Alverado). I cineasti arrivano nella comunità di
WawaYm. che rifiuta questa invasione.
Storia di un sopruso
Ma Herzog tenta in tutti i modi di « legalizzare » la sua presenza e quella della sua troupe,
sottomettendo alla sua « autorità » alcuni ufficiali locali e tentando di mettere fuori legge il
Consiglio Aguaruna. Fa appello
alla vicina guarnigione la quale,
usando la forza e nella più grande confusione, riesce a far firmare da cinque persone un documento in violazione di tutta la
legislazione sul lavoro peruviano
(che rappresenta un trattaménto
di favore e giunge sino ad attribuire all’autorità militare la funzione arbitrale nelle controversie
di lavoro). In più, l’équipe di
Herzog denuncia i capi del Consiglio. Il documento verrà in seguito giudicato nullo, ma intanto Herzog continua a inquinare
i rapporti tra gli Indios ed il Governo, cosicché il consiglio Aguaruna si vede costretto ad indire
l’assemblea generale dei delegati
di tutti i villaggi, per decidere
come far fronte all’aggressione
in piena regola perpetrata dalla
compagnia tedesca che, nel frattempo, ha creato una filiale peruviana per meglio raggiungere
i suoi scopi. Poco dopo, la compagnia si lancia in una campagna internazionale di stampa per
tentare non soltanto di screditare ed emarginare gli Aguarunas
dal resto della società peruvia
CASA VALDESE
DI RIO MARINA
Isola d’Elba
La casa offre ospitalità alle
famiglie che vogliano trascorrere un periodo al mare in un
ambiente di viva comunità
cristiana.
Essa è aperta dal 15 giugno
aF 15 settembre.
Per informazioni e prenotazioni, rivolgersi a Roberto Romussi - Via del Passeggio n. 8 02044 Forano S. (RI) - Telefono 0765-5018.
Nel periodo di apertura della casa, indirizzare le richieste
in Piazza Mazzini n. 1 - 57038
Rio Marina (LI) - Tel. 0565 962141.
na, ma anche per esercitare una
pressione sul Governo così da
scatenarne le ire contro alcuni
leaders Aguaruna, accusati di essere il nucleo di un progettato
movimento autonomista Jivaro.
Gli Aguaruna reagiscono attaccando, il 1" dicembre 1979, il campo dei cineasti e cacciandoli dal
territorio indiano. Fu il modo
migliore per farla finita con una
faccenda che andava mettendosi
molto male, avvelenando gli animi: infatti, due Aguaruna erano
stati imprigionati per 20 giorni
e tutta la regione era stata occupata militarmente, mentre le
guarnigioni erano in stato di allarme da tre settimane.
Ma il Nostro non rinuncia alla sua megalomania. Nel luglio
1980, tenta di riprendere a girare il film nel terrtorio dei Machiguenga (ad oriente di Cuzco, dipartimento della Convención),
più isolati e, si sperava, più docili. Ma poiché essi rifiutavano
partecipare alle riprese, utilizza
come comparse quattrocento indios Campa appositamente fatti
arrivare da una regione più a
Nord, in aereo o per nave. Dopo
tre mesi di lavoro, i cineasti hanno delle noie tecniche, gli attori
si ammalano... Tutta questa bella gente rientra allora in Europa
e negli Stati Uniti, ma i 400 Campa sono abbandonati sino al giugno 1981, a circa 500 km. dai loro villaggi. Il 15 luglio 1981, Herzog vuol riprendere a girare; i
Machiguenga si oppongono perché egli non aveva mantenuto
gli impegni promessi alla comunità per ottenerne il consenso
(scuole, battelli, stazioni sanitarie). Il suo vice, Walter Saxer,
fa appello alle truppe antiguerriglia di Pucallpa, per costringere
gli Indiani ad eccettare la troupe
Un momento di pausa per un
giovane Indio sul set di « Fitzcarraldo » di Herzog.
sul proprio territorio fino a novembre 1981. Gli indiani riuniti in
consiglio esigono allora la partenza del cineasta ed il ritiro della
truppa. Herzog ritorna quindi nel
11 FEBBRAIO
Senza urgènza
Diversi articoli di quotidiani
hanno ripreso, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi, la dichiarazione del presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche Aurelio Sbaffl a proposito del ritardo che si
accumula sull’Intesa tra lo Stato e le Chiese valdesi e metodi-ste. Tra questi ci è sembrato leggermente stonato quello di Luigi
Accattoli (Corriere della Sera
11.2). Dopo aver annotato che
per la revisione del Concordato
non si manifesta alcuna urgenza
né da parte cattolica né da parte statale, Accattoli afferma che
« ad avere urgenza sono invece
le minoranze religiose» che pur
non essendo direttamente interessate alla revisione del Concordato vi sarebbero «indirettamente e malgrado loro coinvolte ».
In tal modo non solo si accredita come oggettiva la subordinazione della stipula di qualsiasi intesa alla previa revisione del
Concordato, ma si attribuisce a
Valdesi Metodisti ed Ebrei una
gratuita impazienza nei confronti di tale revisione del Concordato senza la quale la loro posizione ( improvvisamente, chissà
perché, dopo più di 50 anni) si
farebbe « insostenibile ».
Sarà bene che Accattoli non
ci presti sentimenti che non abbiamo. Richiedendo che il Governo porti in Parlamento l’Intesa
che aspetta ormai da anni, non
manifestiamo alcuna urgenza nei
confronti della revisione del Concordato (che molti di noi desiderano non rivisto bensì abolito) perché siamo convinti che
la subordinazione di quèlla a
questa è un fatto puramente politico e non è assolutamente un
collegamento necessario e oggettivo.
F. G.
Certezze
edita dai Gruppi Biblici
Universitari
Voci diverse dell’Evangelismo italiano presentano, specialmente — ma non solo —
agli studenti, problemi della
fede nella vita pratica e nella
vita di pensiero.
Certezze esce nove volte all’anno, talvolta con numeri
speciali dedicati ad un solo
argomento.
Abbonamenti 1983
Annuo per studenti L. 13.000
Annuo ordinario L. 15.000
Annuo sostenitore L. 20.000
Gli abbonamenti possono
essere versati sul c.c.p. numero 25526005 intestato a : M. Fanelli, via M. Poggioli 9, 00161
Roma. Indicare la causale sul
bollettino.
novembre 1981 per terminare il
suo « Fitzcarraldo » in tale triste
situazione.
Affinità culturale
Il film che ha vinto il festival
di Cannes, non è comunque stato indenne da critiche, che però
si sono fermate al fatto estetico,
lamentando la regia penosa (’minable’, come si legge nelle note
dei critici francesi), la lentezza
e prolissità dello stile. Sarebbe
stato ben strano che tali condizioni di lavoro non avessero lasciato il segno nelle quasi tre
ore di proiezione, durante le quali il pubblico occidentale scopre
come il fòlle irlandese Brian
Sweeney Fitzgerald, il cui nome
fu appunto latinizzato in Fitzacarraldo, abbia offerto l’opera lirica ai « selvaggi » per renderli
civili e ciò, dopo averne soppresso alcune centinaia nel suo
delirio distruttore.
La megalomania del regista
non è poi molto inferiore a quella del suo personaggio; tra i due
c’è un’affinità « culturale » ed
Herzog è proprio l’illustre discendente ideologico di Fitzcarraldo; gli Indios sono stati i primi a rendersi conto della somiglianza. Avrebbero preferito esser risparmiati da questa ignobile risurrezione filmata del genocidio voluto dal re della gomma che si arricchì sfruttando e
massacrando gli Indios, 77 anni
, or sono giusti giusti.
So bene che questa nota contribuisce alla pubblicità del film,
ma ritengo più importante che
ci sia almeno una protesta, e che
qualcuno prenda coscienza del
l’impatto etnocida di una tale
impresa cinematografara di gente convinta che tutto sia consentito al denaro, al consumismo,
alla cultura bianca... malgrado i
bei discorsi per la pace, la comprensione e la fratellanza tra i
popoli; in linea con la politica
economica, culturale e religiosa
che ha caratterizzato i rapporti
dell’Occidente « cristiano » con i
popoli autoctoni... « giocando »,
come in quésti casi, sulla pelle
rossa in particolare.
Tavo Burat
MEDITAZIONE
Sera
BARI — Venerdì 18 febbraio alle ore
18 nella sala della Chiesa battista di
C.so Sennino 23 la prof. Silvana Nitti
deiruniversità di Napoli parlerà su « Il
laicato protestante ».
PÀDOVA — Martedì 22 febbraio ore
21 presso la'Sala del Redentore, C.so
Vittorio Emanuele 174 (Santa Croce) il
prof. Paolo Ricca, invitato dal Centro
Studi e Documentazione “ Marco Salizzato », parlerà su » Il Documento del
Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste suH'ecumenismo ».
VERONA — Venerdì 25 febbraio, ore
20.45, presso la Sala Goethe della Biblioteca civica (via Cappello) il prof.
Paolo Ricca terrà una, conferenza su
« L'attualità di Lutero ».
NAPOLI — Sabato 5 e domenica 6
marzo avrà luogo presso la Chiesa valdese di via dei Cimbri un Convegno
corrispondenti della Luce a cui sono
invitati i corrispondenti di circuito del
sud e i corrispondenti locali della zona di Napoli e dintorni. Inizio ore 15
del sabato e conclusione nel primo pomeriggio della domenica. Partecipano I
membri della redazione residenti al sud
e il direttore.
MILANO — Per i giorni 18, 19, 20
marzo il Gruppo del Guado (Cristiani
omosessuali di Milano) organizza in località dell'Italia centrale un incontro sul
tema « Omosessualità e famiglia », aperto a chiunque sia interessato. Per
informazioni scrivere a Gruppo del Guado, via Agordat 50, 20127 Milano.
SERRAVALLE SESIA — Il 24 febbraio
alle ore 20.30, presso l’Accademia di
Cultura « Renato Colombo », don Franco Barbero dì Pinerolo e don Franco
Borrelli dì Vercélll parleranno su « Per-,
ché un anno Santo ».
Dedicato ai fratelli e alle sorelle che rischiano di perdere la
speranza, che lottano contro lo
scoraggiamento e l’angoscia, che
cercano un aiuto per pregare.
Un’ora di pace.
La sera si è rischiarata.
Fiocchi di nubi rosate
passano alti e dileguano.
Le creste dei monti
traspaiono tra le nebbie.
Silenzio.
Nella mia stanza
la luce del tramonto
colora di riposo
gli oggetti che la vestono.
Penso alla stanchezza umana.
"Verrà il giorno
in cui andremo sereni
su per gli alti pascoli
verso l’ultimo orizzonte.
Questa vita
di continua pena ed errore
sarà finita.
Un’altra comincerà
in cui cammineremo
per sentieri di pace e libertà
col cuore puro e sazio.
Serenità e gioia
saranno il nostro pane.
La riconoscenza
sarà il nostro inalienabile dono.
Il male non sarà più.
Gli uomini saranno felici.
Non conosceranno più affanni
e timori e schiavitù e separazioni
e sofferenza senza remissione
ed invocazione non corrisposta.
Il cuore dell’uomo
sarà colmo di luce
come il fondo del mare
dalle acque che lo coprono.
' Forse questo nuovo mondo
non sarà molto diverso
da questo che ci è stato dato
come dimora.
Diversi saremo noi,
con occhi nuovi ed un’anima
pura.
Tu serba in cuor tuo
¡a speranza la pace e la riconoscenza.
Nelle ore
di totale solitudine e silenzio
il tuo pensiero corra più chiaro
e spedito
alla meta eterna.
Avanti con fiducia
sinché avremo la forza,
anche poca.
Dopo, la terra ci avvolgerà
nel suo manto pietoso
in un sonno perfetto
sinché il Creatore
vorrà richiamarci in vita,
un’altra vita,
non questa.
Questa, povera, guasta e corrotta,
sarà trasformata nell’altra,
integra, giusta, perfetta.
Allora vedremo con occhi nuovi
e conosceremo ciò che ora vediamo in modo oscuro, •
come in uno specchio d’acqua
torbida.
Tra questa vita di parvenza
e l’altra di verità
vi è di mezzo il mistero profondo.
Questa è come un seme che non
è vivificato
se prima non muore.
Io aspetto con fiducia
verità e pace.
E non solo per me,
perché ogni altra vita
dimora e pulsa in me.
Carlo Lupo
4
4
18 febbraio 1983
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
I musei valdesi
CONCERTO A PINEROLO
Due anni or sono era stato
pubblicato a cura dell’Assessorato alla Montagna della provincia di Torino un fascicolo illustrativo dei musei di montagna,
da distribuirsi gratuitamente
che aveva incentivato non poco
la visita e la conoscenza di queste istituzioni cultuali. Lo stesso Assessorato ha accolto e patrocinato, quest’anno, una nostra proposta che prevedeva la
pubblicazione di 6 guide per l’area delle Valli Valdesi, e l’ha ritenuto di interesse generale sì
da estenderla a tutti i musei esistenti nel territorio.
Il progetto, realizzato in collaborazione con i sovrintendenti
dei nostri diversi musei, è stato
progettato dalla Società e da lei
coordinato ed è giimto a realizzazione nelle ultime settimane
dello scorso anno.
Le guidine possono essere acquistate presso i singoli musei
e presso la Società al prezzo di
L. 1.000 (Bàlziglia, Rorà, OdinBertot, Rodoretto) o 1.500 (Torre PeUice, Frali).
Abbiamo detto guidine a ragion vedute, si tratta infatti di
agili fascicoli, 16 o 32 pagine,
ampiamente ihustrate, con un
testo molto scorrevole e sintetitico. Costituiscono una prima introduzione alla visita, una traccia ^r. ulteriori approfondimen
ti ed anche un piacevole ricordo
da conservare.
Il testo si divide in 4 parti: le
Valli Valdesi (inquadramento
storico ambientale), la storia del
museo, visita al museo, uscendo
dal museo (breve itinerario a carattere storico), chiude una pagina di presentazione dell’intero
complesso dei Musei delle Valli
Valdesi ed una breve bibliografìa.
Questa iniziativa costituisce
un ulteriore passo nella valorizzazione del nostro patrimonio
culturale e contribuisce alla sua
diffusione; ma è altresì vero che
impone alla Società un impegno
di lavoro non indifferente. Una
adeguata valorizzazione del nostro patrimonio richiede idee
nuove, uso'di tecniche moderne,
conoscenza museale. Alcune cose nuove si stanno facendo a
Frali, Rodoretto e Rorà sono
in fase di allestimènto, a San
Germano si sviluppa im interessante progetto di lavoro, a
Torre Pellice il museo è stato
rinnovato nel ’74 in occasione
del Centenario 4i Valdo ma si
dovrà quanto prima mettere in
cantiere un progetto di ampliamento e di risìstemazione che
lo renda pienamente funzionale
e moderno.
G. Toum
Lutero teologo
musico e poeta
Sabato 12 febbraio, presso il
Tempio Valdese di Pinerolo, è
stato tenuto un interessantissimo
concerto della Corale di VillarBobbio Pellice, diretta da Dino
C;iesch, che ha eseguito una serie di corali luterani.
Le buone esecuzioni dei coristi,
hanno senz’altro messo in luce
quella tipica forza e vigore del
corale luterano, che scaturisce
dalla sua precisa e rigorosa quadratura formale. Tale quadratura formale può essere interpretata come un sinonimo di
certezza dell’uomo, nei confronti
della grazia divina. Queste composizioni ci indicano, quindi, un
uomo non più schiavo di timori
ed insicurezze medievali, ma responsabile e cosciente. Da questa
responsabilità e coscienza, nasce
il bisogno di una comunicazione
chiara e immediata, ottenibile
solamente grazie all’utilizzo della
lingua comune: il tedesco.
Da ciò l’uomo, divenuto responsabile, non può più essere
semplicemente spettatore, ma
deve diventare testimone attivo
della propria fede, e quindi il
canto nella Comunità non può
che essere comune.
Non bisogna però considerare
il canto luterano come musica
rivoluzionaria.
Gli agganci con il passato sono
molti, ed il più lampante è l'utilizzo di melodie appartenenti alla tradizione liederistica tedesca,
radicati da tempo nella coscienza popolare. In questo modo,
Lutero, utilizzando tali melodie
e diffondendole, ha creato un
linguaggio universale a tutte le
comimità protestanti tedesche, e
ciò può essere considerato come
il primo sintomo di una unità
neizionale, che viene, anche in
questi giorni, riscoperto nelle
due Germanie.
Il direttore del Coro, Dino
Ciesch, ha bene interpretato i
vari corali (tra cui un’ottima esecuzione del famoso corale: « Una
forte rocca è il nostro Dio »), con
grande attenzione per quanto
concerne la bellezza dell’emissione del suono, riuscendo così ad
ottenere un buon successo, tributato da un pùbblico assai folto.
Roberto Morbo
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Sabato 19 febbraio
a TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo ■
(a cura di Mbrco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 20 febbraio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12,30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del M
Circuito.
Giovedì 24 febbraio ~
n INCONTRO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Si tiene, con inizio alle ore 20.45, presso la Chiesa Valdese
di Pinerolo (via dei Mille) un incontro
biblico ecumenico in preparazione della
assemblea del Consìglio ecumenico
delle Chiese a Vancouver. Tema della
serata: « Il pane di vita ».
ALLE VALLI VALDESI
La Riforma interessa ancora i giovani
Quest’ultimo fine settimana è
stato caratterizzato da im’intensa e riuscita ’giornata luterana’
a Pinerolo, organizzata dalla
Commissione del Distretto e dal
Centro Sociale Protestante, che
ha registrato una significativa
presenza di pubblico proveniente anche dalle alte Valli. Come
già annunciato sul manifesto
della ’Settimana della Libertà’
(il cui contenuto non ha però
soddisfatto tutti i ’gusti’) il pomeriggio di sabato 12 si è tenuta, di fronte ad un Auditorium
gremito ed attento, la conferenza-dibattito di Paolo Ricca della
Facoltà Valdese e di cui riferiremo prossimamente.
In serata nel Tempio pinerolese si è poi avuto un riuscitissimo concerto di canti luterani ohe
ha concluso una giornata dedicata all’informazione e alla riflessione del pensiero del grande Riformatore. Ora siamo in
attesa di notizie, riguardo ad iniziative prese dalle altre chiese
in Italia durante la settimana
della libertà, per presentare ai
nostri lettori im quadro il più
possibile completo di quello che
è successo. Li daremo dettagliate informazioni sull’iniziativa pinerolese realmente tonificante
dal punto di vista della fede. Ci
fermiamo ad un’unica considerazione : molti giovani. Lutero
insomma interessa ancora.
Decessi
PRAROSTINO — E’ deceduto
il nostro fratello Paschetto Edilio del quartiere dei Gay. Ricoverato qualche settimana fa all’Ospedale Civile di Pinerolo,
sembrava rimettersi, quando è
peggiorato improvvisamente, e
all’alba del 21 gennaio terminava la sua carriera terrena, all’età
di 72 anni.
I funerali si sono svolti a San
Bartolomeo sabato 22 gennaio.
Ai familiari in lutto rinnoviamo
l’espressione della nostra simpatia cristiana. Il Signore consoli
i vostri cuori con le sue luminose promesse.
• I culti del 2 gennaio a Rocca
piatta e del 30 gennaio a San
Bartolomeo (questo a causa delrinfluenza del Pastore) sono stati tenuti dal nostro fratello Claudio Paschetto; e il culto del 23
gennaio al -Roc è stato tenuto
dal nostro fratello Rino Cardon. Li ringraziamo per il loro
messaggio e per la loro collaborazione. .
SAN SECONDO — Esprimiamo la nostra solidarietà fraterna anche ai figili di Carlo Bonin
deceduto a Miradolo all’età di
88 anni ed alla famiglia Sigot
per la scomparsa dei nonni Malan e Sigot avvenuta a pochi
giorni di distanza.
FRALI — La comunità esprime la sua solidarietà ed il suo
affetto ai familiari della nostra
sorella Long Alessandrina in
Garrou, venuta a mancare improvvisamente, ed alla quale tutti erano molto affezionati.
• E’ deceduto il nostro fratello Grill Pietro Francesco di Villa : la comunità esprime la sua
simpatia ai familiari nel lutto.
• Una parola di ringraziamento va alla corale ed al gruppo
trombettieri di Pomaretto (calorosamente applauditi dagli intervenuti), per la piacevolissima serata che ci hanno offerto.
PINEROLO — Il culto del 23
gennaio è stato presieduto dal
pastore Ernesto Ayassot, che ringraziamo per il suo forte messaggio, e quello del 6 febbraio
dall’Unione femminile sul «Sermone sul monte », tema trattato
nell’ultimo seminario delle Unio-,
ni nel distretto.
• Le nostre condoglianze alla
moglie, al figlio, a tutti i parenti
di Erminio Boimous, originario
di Pomeano di Pramollo, deceduto il 4/2 e sepolto nel cimitero di Porte, ed alla famiglia Rabito per la dipartita di Valvo Maria v. Costa, deceduta all’Ospedale civile all’età di 88 anni.
I principi
protestanti
ANGROGNA — Nelle riunioni della settimana (Serre, Martel, Cacét, Buonanotte) continua
l’illustrazione dei punti principali della Riforma protestante.
v
• La comunità si è raccolta,
martedì 8, nell’ascolto della pa
rola di risurrezione per la dipartenza di Pietro Coisson (Pierino) di anni 74 del Serre. Ai familiari la nostra solidarietà in
Cristo.
Nuovi anziani
RORA’ — Domenica 13 ha
avuto luogo l’insediamento dei
nuovi anziani e diaconi eletti
dall’ultima assemblea di Chiesa,
1 fratelli Vilma Martina, Ferdinando Rivoira e Napoleone Rivoira.
• Lunedì 14, alle ore 18, abbiamo potuto incontrare Cesar Rodriguez, il responsabile del Centro Emmanuel di Colonia Vaidense (Uruguay), che ci ha dato
notizie della vita delle chiese nel
Rio de la Piata.
Soggiorno marino
per famiglie
VILLAR PEROSA — La Casa
Valdese di Vallecrosia ci ha riservato delle camere per famiglie della nostra chiesa e della
chiesa di Frali, che desiderino
trascorrere un periodo al mare.
Il soggiorno va dal 13 ai 29 giugno 1983. I posti sono limitati;
preghiamo perciò gli interessati
di iscriversi entro il 31 marzo
presso il presbiterio di Villar
Perosa (tei. 51.372) dove riceveranno anche tutte le informazioni necessarie circa il viaggio in
pullman ecc. In caso di esaurimento dei posti disponibili, le
camere verranno logicamente assegnate a quelli che si sono
iscritti pen primi.
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — Una laboriosa e lunga Assemblea di
chiesa, presieduta con abilità da
Antonio ¿ovacs, ha' proceauto
atlu iiumliia Oi alcuni membri del
Concistoro e delle deputazioni
ecclesiastiche.
L’anziano Rodolfo Tomasini è
stato riconfermato quale anziano degli Appiotti, mentre Carlo
Alberto Morel e Pier Valdo Rostan sono i nuovi àìi^àhi di CopplèiT è~5. Miff^erita JI~è~naio
Polis è stato eletto quale digW
rioTltlla Conferenza DistrettiuSft
parteciperanno Edgardo Paschetto, Walter Tomasini e Eldma
Bellión^^gli^Ina: al Sinodo DaméTeTfoicnairèEdgardo Paschetto.
Sono stati eletti anche i revisori dei conti nelle persone di
Gianfranco Mathleu, Luciano
Panerò e Laura Eynard-ReynauA tutti'questr fratèlli climmati all’impegno nella chiesa la
comunità augura un periodo di
Collegio Valdese
di Torre Pellice
COMUNICATO
Sono aperte le pre-iscrizioni
per l'anno scolastico 1983-84
alle cinque classi del GinnasioLiceo Classico Pareggiato e alla prima e seconda classe del
Liceo Linguistico.
f
Per maggiori informazioni
rivolgersi a: Collegio Valdese,
via Beckwith 1, 10066 Torre
Pellice (To), tei. (0121) 91260,
orario segreteria: ore 8,3011,30 dal lunedì al sabato.
lavoro benedetto dal Signore.
• Ci viene da Neuchâtel la triste notizia della dipartenza improvvisa della signora Mimi GayGanière. Era molto affezionata
alle Valli Valdesi, dove ritornavar volentieri ogni anno con
suo marito William Ganière. A
Torre Pellice aveva passato la
sua giovinezza, era ben conosciuta per la sua gentilezza e bontà.
Lascia nel dolore la sorella
Lisetta, il fratello Aldo, parenti
ed amici. Il Signore faccia sentire loro la realtà della Sua presenza.
Concerto
BOBBIO PELLICE — Sabato
29 gennaio il coretto di Torre
Pellice ha tenuto un concerto nel
tempio di Bobbio Pellice ; lo
spettacolo ha avuto un ottimo
successo ed è stato sinceramente apprezzato da tutti gli intervenuti.
• L’evangelo della resurrezione è stato annunciato il 19 gennaio nel tempio in seguito alla
scomparsa del fratello Giovanni
Pietro Gönnet. Ai familiari vadano tutta la nostra solidarietà
e simpatia cristiane.
Scuola Latina di
Pomaretto
COMUNICATO
Le preiscrizioni alle classi:
1*, 2", 3", presso la Scuola
Latina legalmente riconosciuta di Pomaretto, sono aperte
a tutti gli interessati nei seguenti giorni:
Venerdì 25 febbraio: ore 11-13
Venerdì 4 marzo: ore 11-13
Sabato 5 marzo: ore 9-11
La Presidenza
5
18 febbraio 1983
vita dellexhiese 5
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
h'
Per una testimonianza
teologicamente avvertita
FGEI TRIVENETO
Per capire la Bibbia
I j
Il Consiglio di Facoltà e il Collegio Accademico hanno svolto i
compiti loro affidati dal Sinodo
e qui di seguito esposti. Sul documento del Consiglio saremo
lieti di aprire un dibattito tra i
lettori.
Il Consiglio di Facoltà e il Collegio Accademico hanno svolto i
compiti loro affidati dal Sinodo.
Le loro conclusioni sono contenute in questo breve documento.
Ringraziamo la redazione dell’Eco-Luce per l’ospitalità e ci
permettiamo di invitare i lettori
a mandare le loro osservazioni al
giornale.
Non riprendiamo qui gli argomenti esposti lo scorso anno nel
documento sulla quinta cattedra,
pubblicato su Eco-Luce del 4 giugno 1982. Ci sembra che essi siano stati nella sostanza recepiti
dal Sinodo, mentre alcune chiese
locali e circuiti si erano espressi
sia a favore, sia contro la quinta
cattedra. Il Sinodo ha comunque
deciso di continuare l’esame della questione, dando nel contempo parere favorevole circa l’opportunità e la necessità di rafforzare il corpo docente.
Tenuto presente anche l’ordine
del giorno sinodale 53/SI/1981,
non riteniamo che gioverebbe al
lavoro della Facoltà un prolungarsi delle discussioni e ci auguriamo che si possa arrivare già
nel prossimo Sinodo a soluzioni
operative, con conseguente inizio
delle procedure per rafforzare il
corpo docente, se non addirittura alla nomina pura e semplice
del quinto professore.
Anche alla luce del dibattito avvenuto in varie sedi, sembra si
possa dire che la nomina del
quinto professore non dev’esser
solo il completamento del numero dei docenti, ma occorre che
essa contribuisca anche al rilancio dei rapporti tra Facoltà e altri organismi {istituti universitari o chiese) operanti in vario modo nello stesso ambito di problemi. Le persone interessate di matrice evangelica o di altra provenienza, che abbiano riconosciute
competenze a livello universitario o professionale, devono potersi inserire nella Facoltà portando
il loro contributo di esperienza e
di preparazione specifica. Questo
fatto, del resto, non farebbe che
ampliare quanto già avvide per
tutte le discipline insegnate; diverse esperienze in merito sono
già state ripetutamente fatte.
Il campo su cui oggi si deve
puntare l’attenzione è senza dubbio quello della teologia pratica.
Vi è in primo luogo da tener presente il fatto che in futuro presumibilmente le nostre chiese dovranno non soltanto curare la
preparazione di pastori attraverso la Facoltà, com’è avvenuto finora, ma dovranno preparare anche persone specializzate in mansioni che — pur non richiedendo la stessa competenza specifica nella cura d’anime e nella predicazione — dovranno esser svolte con una sicura base vocazionale e richiederanno quindi nozioni teologiche e teologico pratiche
assai prossime a quelle che si
elaborano in Facoltà. In questo
senso, del resto, andavano le indicazioni sinodali dell’atto 62 del
Sinodo 1980. Vi è poi da riflettere seriamente sui compiti pratici
richiesti ai pastori. In un recente studio della Chiesa di Scozia
sul problema della preparazione
dei futuri pastori, si osserva per
esempio che per circa il 50% del
suo tempo il pastore svolge attività di visita o di amministrazione, mentre una sola delle cinque discipline insegnate belle facoltà si riferisce a tali attività. Di
conseguenza gli autori dello studio in questione sottolineano un
rilievo già contenuto nel Rappor
Il mandato sinodale
Il Sinodo, ritenendo che la Facoltà di Teologia rappresenti già oggi
e debba rappresentare ancor di più
nel prossimo futuro, un valido strumento di elaborazione teologica utile a tutto il protestantesimo italiano, in un contesto ancora pesantemente determinato dalla cultura cattolica, dove quel che ci è richiesto
è una testimonianza teologicamente
avvertita,
decide di rafforzare il corpo docente o provvedendo entro il limite
massimo di due anni a completare
l'organico dei professori ordinari ovvero adottando soluzioni alternative.
Dà mandato al Consiglio di Facoltà in collegamento col Collegio Accademico di approfondire le possibili soluzioni alla luce del dibattito
sinodale e di riferire al prossimo
Sinodo. (59/SI/82).
to annuo alla General Assembly
di detta Chiesa, nel 1969, dove si
chiedeva di dare maggior importanza alTallenamento per « gli
aspetti e le responsabilità quotidiane del ministero pastorale »
(J. M. WOLFE, K. PiCKFORD, The
Church of Scotland. An Economie Survey, Londra 1980, p. 334).
Tutto questo porterebbe alla conclusione che nella nostra Facoltà
dev’essere sviluppato soprattutto, in questo momento, il settore della teologia pratica.
Abbiamo altresì discusso varie
possibilità nel quadro delle « soluzioni alternative », di cui al citato articolo 59/SI/82. L’ipotesi
di mantenere a quattro il numero di teologi (professori titolari)
sviluppando la quinta cattedra
con soli apporti esterni appare
criticabile perché questo comporterebbe che si affidassero a
uno dei professori interni ulteriori mansioni organizzative (che
andrebbero ad aggiungersi a
quelle attuali della biblioteca, del
convitto, ecc.) e dunque non si
otterrebbe il rafforzamento desiderato.
Una prospettiva che appare invece più convincente e forse attuabile tra alcuni anni è quella
di riorganizzare la Facoltà secondo le tre aree fondamentali di
studio e di ricerca: le scienze
bibliche, le discipline storico-sistematiche e il gruppo della teologia pratica, etica, pastorale, psicologia, sociologia religiosa, ecc.
secondo quanto varato nel 1982
per la facoltà teologica dell’università di Losanna, per esempio.
Queste tre aree, si capisce, sono
interdipendenti, eppure appaiono ben caratterizzate. In futuro
potrebbero esser coperte con insegnanti titolari o incaricati, valorizzando anche apporti dall’esterno presi tra le persone competenti, pastori o non pastori.
Anche nel quadro di una simile
prospettiva il rafforzamento dell’attuale corpo docente con lo
sdoppiamento delle cattedre di
storia e di teologia pratica appare un buon investimento. Nell’immediato il Consiglio ritiene che
la soluzione ottimale sia. la copertura della quinta cattedra con
un docente regolare nominato
come gli altri dal Sinodo. Altrimenti non‘si avrebbe alcun rafforzamento dell’organico.
A questo punto quale sarà la
procedura da seguire? La nomina del prof. Ricca nel 1974 è avvenuta per le cattedre di teologia pratica e di storia. Di conseguenza la nuova situazione determinatasi dovrebbe essere esaminata dal Corpo Pastorale, in
dialogo con l’attuale docente. La
nomina di un nuovo professore
deve farsi a norma delTart. 28 del
Regolamento per la Facoltà di
teologia, che prevede che il Corpo Pastorale abbia diritto di presentare le candidature al Sinodo.
La prassi seguita nelle ultime elezioni era quella che il Consiglio
di Facoltà, a sua volta, presentasse delle candidature al Corpo
Pastorale.
Giunti così al termine del no
stro esame, passiamo di nuovo la
parola alla discussione generale
e a quanti, interessati al problema che si dibatte, vorranno mandare le loro osservazioni anche
soltanto nella forma di una breve lèttera. Questo non solo faciliterà lo studio dei vari aspetti
della questione, ma certamente
contribuirà a mantenere vivo il
legame tra la Facoltà e le chiese.
II Consiglio della Facoltà
Valdese di Teologia
Nei giorni 22 e 23 gennaio si è
tenuto a Venezia, nella locale Foresteria Valdese, il primo incontro-convegno della Federazione
Giovanile Evangelica del Triveneto nell’anno 1983.
Come già più volte sottolineato riteniamo che l’impegno di
studio biblico sia centrale alTinterno del lavoro che, come gruppi giovanili svolgiamo. In conseguenza di ciò, dopo un lavoro
di preparazione condotto affrontando alcuni capitoli del libro
« Per capire la Bibbia » di T.
Soggin, ci siamo dati appuntamento a Venezia per un incontro
di studio biblico fra tutti i gruppi FGEI e giovanili della nostra
« Triregione ». Il lavoro è risultate valido e stimolante, soprattutto per i più giovani, grazie all’uso di sistemi di studio innovativi.
Abbiamo infatti esaminato tre
testi (Marco 11: 1-11, Luca 8:
26-39 e Giudici 6: 1-16 e 25-31)
con due metodi differenziati: il
primo consiste nel dividere i partecipanti in tre gruppi che esaminano rispettivamente l’aspetto sinottico, l’inquadramento biblico e le parole chiave del testo con l’ausilio del Dizionario
Biblico, per poi riferire a tutti
i risultati della loro ricerca; il
secondo metodo prevede che i
partecipanti rispondano a delle
domande proposte dal conduttore dividendosi in minigruppi
di due persone che, dopo essersi scambiate le proprie opinioni,
si riuniscano ad un altro minigruppo confrontando le risposte
e così via fino a ricostituire il
gruppo generale.
Un altro momento caratterizzante delTincontro si è avuto
con il « Processo a Gesù » ove
i partecipanti, dividendosi in
gruppi che rappresentano gli Zeloti, gli Esseni, i Farisei e i Sadducei, illustravano al conduttore, trasformatosi nell’avvocato
difensore di Gesù, i motivi per
cui Gesù stesso poteva o non
poteva essere ammesso in uno
dei quattro raggruppamenti.
I momenti chiave delTincontro sono stati collegati con delle domande « flashes » a cui si
doveva rispondere nel più breve
tempo possibile (Chi è Gesù per
me? Chi sono gli Scribi?).
Ho già riferito sulla qualità
del lavoro, ma ciò che più ha
colpito in questi due giorni è
stato il coinvolgimento pieno, stimolante e gioioso di tutti i partecipanti ai lavori che hanno dimostrato come un incontro di
studio sulla Parola del Signore
possa rivelarsi un’occasione di
divertimento oltre che di edificazione.
M. C.
CORRISPONDENZE
Pegli: interessa la ricerca biblica
Tra le attività avviate in questo periodo ricordiamo : gli studi
biblici settimanali in Sampierdarena in collaborazione con Genova e di recente a Pegli, segno
dell’interesse che suscita la ricerca biblica e il clima di preghiera che l’anima; le richieste
non mancano e ce ne rallegriamo, segno che il Signore apre
per noi le porte nella misura in
cui l’invochiamo (Coiossesi 4:
2, 3). Sempre su questo tema si
stanno tenendo conferenze sulla
preghiera a Palazzo ducale seguite da discussione; vi collaborano i due pastori valdesi con
dei sacerdoti; nel mese di gennaio, riservato particolarmente
agli incontri ecumenici non si è
accettato di partecipare alle veglie di preghiera bensì allo studio della Parola in vista d’un
confronto e d’uno scambio di
pensieri su quanto ci divide più
che su ciò che ci unisce, nel rispetto delle proprie convinzioni.
Continuano gli incontri biblici a
Salita Santa Caterina sempre
nel clima ecumenico.
Visite: anche quest’anno è venuto Pietro Grua da Torino e la
maggiore Figliola dell’Esercito
della Salvezza; abbiamo gioito
per le testimonianze che ci hanno dato sia della chiesa del Risveglio sia dell’opera straordinaria compiuta nelle zone terremotate sul piano sociale e spirituale ad un tempo da parte
dei Salutisti.
Proseguono i corsi biblici per
predicatori in Via Assarotti e di
recente sempre a Genova s’è tenuto un collettivo teologico sul
battesimo particolarmente riuscito.
Siamo grati al gruppo di predicatori che collaborano attivamente per le varie comunità.
Segnaliamo il buon avvio anche numerico della Scuola domenicale di Sestri P. dopo un periodo di stasi nel passato.
Professioni di fede: la domenica 23 gennaio sei giovani hanno fatto professione della loro
fede: Patrizià e Nadia Solarino,
Giovanni ed Elena Mazzarello,
Andrea Quartino e Daniela Bouchard. Il gruppo ha dato il messaggio biblico, collaborato alla
liturgia, nel clima delle preghiere spontanee, con dei cori preparati con gli altri giovani delle
chiese vicine, sotto la guida di
Paolo. A turno i « conflrmandi »
hanno espresso quello che sentivano a seconda delle esperienze
provate per chi proveniva dal
mondo cattolico oppure dalla
« vieille roche » valdese delle Valli o della diaspora. Che il Signore benedica questa pattuglia di
figlioli del Signore perché continuino a restare uniti alla co- ■
munità e aperti ai problemi di
fuori come lo sono stati sino ad
ora.
Visita dell’Esercito
BRESCIA — Sabato e domenica 22-23 gennaio abbiamo avuto un incontro con l’Esercito della Salvezza. Nel pomeriggio la
Brigadiera Antonina Figliola e
la signora Donini (entrambe residenti a Torre Pellice) hanno
dato un’informazione storica
sulle origini e sul lavoro dell’Esercito della Salvezza nel mondo ed in Italia, illustrando l’esposizione con diapositive. Domenica era anche presente il Capitano lannarone ed un gruppo di,
giovani salutisti di Milano. Il
Culto è stato presieduto dalla
Brigadiera A. Figliola e dal Capitano lannarone, secondo le caratteristiche proprie dell’Esercito della Salvezza: canti, preghiere spontanee, testimonianze. Aggiungiamo con piacere che erano presenti numerosi giovani
Pentecostali di Brescia e di Verona, da noi invitati.
Dopo il Culto vi è stata un’agape alla quale, oltre agli ospiti,
hanno partecipato parecchi fratelii della Comunità.
Settimana
della libertà
Nel prossimo numero contiamo di
dar conto di tutte le manifestazioni
organizzate per la « settimana della
libertà » di cui giunga notizia in redazione, per espresso o telefono,
entro domenica 20.
Attività femminili
PADOVA — Dallo scorso ottobre il Gruppo di attività femminile della locale Chiesa Metodista si riunisce settimanalmente, seguendo un programma
di lavoro che viene elaborato
ogni trimestre. Tale lavoro spazia in diversi ambiti: va dall’organizzazione di incontri settimanali per la discussione e il dibattito su argomenti di carattere
teologico, culturale e di attualità, alla preparazione di feste e
riunioni comunitarie; alle visite
ai membri anziani e malati; alla
discussione dei problemi che si
presentano di volta in volta nella comunità.
Per ciò che riguarda il lavoro
culturale, nel trimestre ottobredicembre sono stati trattati due
temi richiamati all’attenzione anche dal Sinodo ’82 ; « I diritti dei
malati e dei morenti » e « L’ecumenismo », con interventi, fra
gli altri, anche del pastore Berlendis di Venezia e di G. Grimaldi, pastore della nostra comunità.
Il mese di gennaio è stato dedicato a un altro dei temi che
stanno molto a cuore al mondo
protestante: la pace. Si sono tenute tre riunioni, nelle quali alcuni rappresentanti del « Centro
di documentazione per la pace »
(un gruppo di studenti medi ed
universitari molto attivo, che si
rifinisce regolarmente'- nei nostri
locali sociali) ci hanno parlato
della loro attività e dei loro progetti e hanno proiettato l’audiovisivo della FGEI «-...e la chiamano pace...»; mentre un rappresentante del MIR ci ha illustrato le origini, la storia e le finalità del Movimento Intfernazionale di Riconciliazione.
A febbraio sarà dato spazio
alla riflessione teologica con due
studi sul « Padre nostro » tenuti
dal pastore Grimaldi, mentre
marzo sarà dedicato a Lutero,
con un ciclo di conversazioni su
« La Germania al tempo di Lutero », « Le radici storiche e teologiche di Lutero » e « Lutero
teologo », a cura della prof. L.
Manfredini e del past. Berlendis.
6
6 prospettive bìbliche
VARIAZIONI su UNA SUGGESTIVA PAROLA BIBLICA
I misteri deir Arca
10
(II parte)
« Per fede Noè preparò un’arca, e per essa fede condannò il
mondo e fu fatto erede della
giustizia che si ha mediante la
fede ».
(AgU Ebrei 11: 7).
Arca è un SARCOFAGO, una
tomba per i morti.
E di morti ve ne sono di due
specie.
Quelli che, vivi, si sono raccolti nell’Arca di Dio per fuggire la
morte dell’anima. E questi, veramente, hanno trovato la vera vita in Dio, e nella comunione
frateraa. Ma, per la vita che si
trascina fra le tempeste e i lampi, ed è sballottata dalle furie
uraganiche fuori dall’Arca, sulla
terra e sulle acque, essi sono veramente morti.
E la seconda specie di morti
sono quelli che, entrati nell’Arca
insienie con gli altri, non hanno
tuttavia voluto cambiare né abitudini né sentimenti, né speranze
né ambizioni, né ragioni né certezze; e mentre l’Arca va galleggiando sicura sulle acque in temp^ta, essi guardano dai finestrini alla desolazione ch’è di fuori,
e la vedono come se fosse un
paradiso terrestre; alle urla degli
infelici che annegano, e sembra
loro che càntino melodie celesti;
agli alberi secolari che con gran
fragore si abbattono sulla terra
o in mezzo alle onde dei fiumi in
piena, e sembra loro che siano
le fondamenta di nuove; possenti, idolatriche costruzioni. E rimpiangono la perduta libertà d’azione, sprezzano ed evitano la
compagnia degli altri, e si pentono di essere entrati nell’Arca,
ed architettano astuti piani per
uscire ed evadere, e fors’anche
riescono nei loro intenti. Costoro sono veramente morti, morti
nei loro falli e nei loro peccati,
morti all’incolumità personale e
alla grazia e alla salvezza di dentro l’Arca; e morti perché il loro
spirito, la loro speranza, i loro
ideali sono fuori dell’Arca, e sono in realtà la preda, lividi cadaveri portatori qua e là per i mari,
delle acque limacciose portate
dall’uragano.
Annegati e morti.
Arca dell’ALLEANZA è l’Arca
che contiene le tavole della Legge divina, data al popolo d’Israele per mezzo di Mosè, e per mezzo del popolo d’Israele a tutti
noi.
Entrare nell’Arca è quindi accogliere nel proprio cuore la buona ed accettevole volontà della
Parola, è applicare nella propria
vita i Dieci Comandamenti e il
loro Sommario, dettato da Gesù
(perché già scolpito nell’Antico
Patto).
Entrare nell’Arca dell’Alleanza
significa essere amici di Dio; e
poiché chi è amico di qualcuno
fa la volontà di questi, colui che
è amico di Dio cerca in ogni modo di fare la volontà di Lui.
Entrare nell’Arca significa firmare un patto con Dio e tenerlo
fermo nel cuore, sempre, in ogni
circostanza, anche a costo della
propria vita. Poiché se il nostro
Amico che è Dio è fedele e non
può rinnegare Se stesso, come
potremmo noi venir meno alla
fede giurata e all’alleanza sottoscritta, che ci uniscono a Lui?
8
SCRIGNO è l’Arca: ossia ricettacolo, nascondiglio dei preziosi.
Perle rarissime, valori incalcolabili, tesori immarcescibili, ricchezze inaudite, titoli ed obbliga
zioni di beni sconfinati, sono stivati nell’Arca, custoditi senza bisogno di custodi né di casseforti,
esposti senza che occorra proteggerli dalle rapine. Sono perle di
saggezza che adornano con i loro splendidi bagliori, valori morali che nessuna ricchezza della
terra può pagare o contraccambiare, titoli e talenti non riconosciuti nelle quotazioni di borsa,
ma ai primissimi posti nelle valutazioni del libero e puro spirito umano. Tutto ciò è in quel
magnifico scrigno che si chiama
Arca, in cui si possono contemplare le storie segrete degli umili, dei semplici, degli onesti, dei
veridici, dei pacifici, dei puri di
spirito, insomma di tutti coloro
che combatterono e combattono
con tutte le loro energie contro
l’orgoglio, l’iniquità, l’ipocrisia,
la sopraffazione, l’invidia, l’odio.
L’Arca, questo scrigno incommensurabile, che contiene l’esempio di tutte le bontà, di tutte le
bellezze morali, di tutte le manifestazioni dello spirito, è davvero
il Museo delle meraviglie pmane,
che dico?, il Santuario dei figli
di Dio.
Ma dove sono oggi, coloro che
rievocano i trionfi della saggezza, della bontà, di tutte le bellezze plorali, per ispirarsene, per
ripeterle e per darne gloria a
Diio?
L’Arca è il segno della benevolenza e della GRAZIA di Dio. Ma
questa grazia ha un nome: Gesù Cristo. L’Arca è Cristo!
Rifugiarsi nell’Arca è rift^iarsi in Cristo, affidare se stessi alTArca, per un viaggio che potrà
essere lungo, difficile, drammatico, e perfino mortale, significa
affidar se stessi, interamente, a
Gesù Cristo. « Ora, l’Arca era
CRISTO ».
Arca di SCIENZA è ogni essere
umano che si è rifugiato nell’Arca. Poiché l’Arca è il luogo dell’universo dove tutti i segreti e
tutti i misteri del mondo saranno disvelati agli uomini di
fede.
Perché là povertà? perché la
paura? perché il dolore? perché
il male? perché il peccato? perché la tentazione? perché l’odio?
perché la solitudine? perché la
malattia? perché la morte? Nella risposta a codesti interrogativi è la scienza della scienza, la
più alta conoscenza che sia mai
stata data all’uomo, e che egli
possa apprendere; e codesta conoscenza si trova, si assimila, si
fa diventar sangue del nostro
sangue, soltanto nell’Arca, dove
il Maestro impareggiabile è Cristo, il testo unico ed insuperato
è la Parola scritta, e il premio
finale è la sapienza di Dio in cui
anche gli angeli vorrebbero guardare addentro.
(fine)
Teodoro Balma
Esclusivismo ecclesiastico
, (segue da pag. lì
del « nome di Gesù ». Quello che
conta è la scelta di campo.
Quello che conta, data la dimensione storica ed universale
della ^ volontà di liberazione di
Dio, è porsi nella direzione degli
atti salvifici rivelatisi in Gesù
Cristo. Al tempo in cui si affacciava nella chiesa la predicazione del pluralismo di azione liberatrice era un atto di coraggio
riferirsi in qualche modo al nome di Gesù. Infatti era un nome
oggetto di scherno e votato alla
cancellazione anche con la persecuzione. E comunque è sempre
un atto di coraggio scegliere il
campo che lotta contro il mondo
vecchio, fatto di oppressioni, di
ingiustizie, di odio, di stragi e di
guerre..
In questa ottica quello che non
è lecito è prendere in prestito il
nome di Gesù per propri fini, per
il proprio tornaconto. Una siffatta appropriazione non trova
giustificazione nell'ambito del.
piano di Dio. Pertanto sono doverosi lo smascheramento e la
condanna (Atti 19: 13-16).
Ritornando alla risposta di Gesù dobbiamo metterla in relazione con altri passi del N.T. per
verificarne l’omogeneità con il
messaggio globale. Vanno infatti
nella stessa direzione sia il commento al comportamento del centurione romano (Mt. 8: 5-13):
« Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato tan
ta fede », sia la parabola del Samaritano, nella quale l’agire di
un eretico viene additato come
esempio: « Va’ e fa’ tu il simigUante» (Le. 10: 37). Ma certamente il principio che viene ristabilito è quello espresso in
Mt. 25: 31 ss.: « In verità vi dico
che quanto l’avete fatto ad uno
di questi miei minimi fratelli
l’avete fatto a me... In verità vi
dico in quanto non l’avete fatto
ad uno di questi minimi, non
l’avete fatto a me... ».
Capire il senso della storia di
Gesù Cristo in quanto samaritano e in quanto servo sofferente
è advere a disposizione un blocco
di idee molto utili in un tempo
in cui è varia e variegata la mobilitazione intorno ai grandi problemi mondiali (pace, fame ecc.)
e a quelli quartierali (luce, pulizia, strade, scuole ecc.).
Alla luce di queste idee, di questa predicazione o di questa teologia è legittimo e doveroso verificare anche l’atteggiamento
della chiesa, perché la discriminante è la volontà liberatrice
di Dio, che noi cristiani riconosciamo presente in Gesù Cristo.
Quindi in ultima analisi quello
su cui deve modellarsi il nostro
comportamento non è l’ufficialità della nostra vocazione ma l'enorme potenzialità della signoria
di Dio, la quale non può essere
racchiusa in cervelli, in mani e
in cuori determinati.
Alfonso Manocchio
ESSERE LIBERI - 2
« Fratelli, voi siete' stati chiamati alla libertà; soltanto, non fate della libertà una
occasione alla carne, ma per mezzo deU’amore servite gli uni gli altri».
(Galatl 5: 13)
Una seconda sorpresa ci coglie in questo testo, nel quale Paolo aggiunge: « Badate soltanto che con la libertà non diate
spazio alla carne... ». Paolo parla qui dell'uso della libertà. Siamo chiamati non a
lodare la libertà, ma a usarla. Perché
l’uomo è libero soltanto quando applica
la propria libertà. L’uomo non libero, asservito non è quello che non ha la libertà, ma quello che non la usa. Ora, noi siamo sempre pronti a lodare la libertà, a
difenderla, a farle spazio. Ma siamo altrettanto pronti a usarla? Una libertà
non utilizzata diventa presto — per così
dire — una libertà arrugginita. E una libertà arrugginita è una libertà perduta.
Perciò alla domanda: Che vuol dire essere protestanti? risponderemo cosi: vuol
dire non tanto esaltare la libertà, ma praticarla. Il rischio peggiore per la Chiesa
protestante di oggi non è una carenza di
libertà, ma una carenza nell’uso della libertà. Ma come la si deve usare? Non in
modo da dare spazio alla carne, dice Paolo. Che vuol dire? Lo si può spiegare in
modi diversi, ma in sostanza si può dire
che dare spazio alta carne significa togliere spazio alla croce di Cristo. Dove regna la carne, sparisce la croce. Un cristianesimo carnale passa accanto alla croce e
non porta la propria croce, è insomma un
cristianesimo senza croce. li retto uso
della libertà dà spazio alla croce di Cristo. Possiamo fare due esempi.
Due esempi di libertà
a) In primo luogo: libertà nel dialogo
ecumenico. Non soltanto libertà di dialogo, ma libertà nel dialogo. La libertà di
dialogo è generalmente praticata, assai
meno la libertà nel dialogo. Nel dialogo
a cura di Gino Conte
ConclucUamo la pubblicazione del primo degli studi biblici tenuti Hai nmf Pani«
Ricca a unassemblea generale dell’Evangelischer Bund (l’AUeanza ProtesUnte tede
sca) centrata sul tema: «Essere cristiani oggi _ che vuoi^resser^proS^^^^
Nel numero scorso, la prima parte dello studio su Gal. 5: 13 aveva cffitÌ cÌè la
liberta non e uno stato che può essere constatato e posseduto ma nnn •
è proiMisto, un invito che ci è rivolto. Proseguiremo^r prossi.^ settlm^a^^ la
pubblicazione di un altro studio, su Matt. 12: 1-8. Prossime settimane, con la
ecumenico non si dicono le stesse cose
che si dicono fra noi. Si tacciono molte
cose. Molti pensieri non vengono esternati. Cautele diplomatiche frenano e riducono spesso, in misura maggiore o minore, la libertà nel dialogo. La croce della
verità viene evitata, si preferisce la pace
della mezza verità. Ebbene, che vuol dire
essere protestanti? Vuol dire condurre il
dialogo ecumenico in modo tale che al di
sopra delle verità confessionali è messa in
luce la verità dell’Evangelo. Perché in ultima analisi « la verità (cioè la verità dell’Evangelo) vi farà liberi » (Giov. 8: 32).
Chi si accontenta di mezze verità, è libero a metà.
b) In secondo luogo: l’uso della libertà
nel rapporto con le potenze e con i potenti del mondo. Sotto molti punti di vista
si adatta alla chiesa odierna la parola rivolta da Gesù ai farisei: « Guide cieche,
che colate il moscerino e inghiottite il
cammello! » (Mat. 23: 24). La chiesa è stata imprigionata ideologicamente. La cattività ideologica della chiesa è la sua cattività babilonese attuale. Ci sono (specie all’Est) ideologie aperte, palesi, ma ci
sono anche (specie all’Ovest) ideologie coperte, nascoste. Le ideologie sono ovunque potenti e non sopportano contraddizione. Chi obietta, contraddice, dovrà soffrire. Che vuol dire, in questo caso, la libertà? Che vuol dire essere protestanti?
Vuol dire rendere una testimonianza al1 Evangelo che non sia ideologicamente
vincolata.
E’ vera quando è reciproca
cioè uguale per tutti
Ed eccoci al terzo passo: « ... ma, per
mezzo dell’amore servite gli uni gli altri ».
Ci sarebbe molto da dire su questa profonda prospettiva evangelica, che il servizio è la più alta realizzazione della libertà
e che l’amore è l’humus da cui nasce la
libertà. Ci limiteremo a due osservazioni.
Anzitutto, « l’uno serva l’altro » — e viceversa. Viene così espressa la reciprocità sostanziale della libertà cristiana. La
libertà è reale soltanto quando è reciproca, cioè quando è uguale per tutti. Io non
sono libero se tu non lo sei. Se la mia libertà comporta la tua schiavitù, non è una
libertà genuina. Se la mia libertà è più
grande della tua, se io sono più libero di
te, allora la mia libertà è ambigua e discutibile. Ovvero siamo tutti uguali nella libertà, ovvero siamo, tutti, non veramente
liberi. Se non posso scambiare la mia libertà con la tua, qualcosa è andato storto. Nell’Evangelo non ci sono gerarchie
di libertà. Il Concilio ha parlato di una
gerarchia di verità. Resta questione aperta se un tale concetto sia davvero utile.
Ma una gerarchia di libertà non è prevista dall’Evangelo. La libertà evangelica
non è una libertà sotto l’altro, ma con lui.
In tal modo si evidenzia pure la grande
differenza fra la concezione protestante e
quella cattolica della libertà: « libertà sotto » nell’interpretazione cattolica, « libertà con» in quella protestante. Ma allora,
che vuol dire essere protestanti? Vuol dire realizzare la reciprocità della libertà in
modo tale che la libertà dell’uno possa
essere scambiata con quella dell’altro.
Affinché l’altro
sia libero
Qui si aggancia la seconda e ultima osservazione. « L’uno deve servire l’altro ».
Questo servizio include tutto; ma nel
quadro di questo studio biblico vorrei sottolineare un aspetto: cioè il servizio dell’altro come servizio per la sua libertà.
Dunque: uomini, che non temono la libertà delle donne, ma si mettono al suo servizio. (tenitori che non temono la libertà
dei figli, ma si mettono al suo servizio.
Insegnanti che non temono la libertà degli
studenti, ma si mettono al suo servizio.
Datori di lavoro che non temono la libertà dei prestatori d’opera, ma si mettono
al suo servizio. Uomini bianchi che non
temono la libertà dei neri, ma si mettono
al suo servizio. Direzioni ecclesiastiche
che non temono la libertà delle chiese locali, ma si mettono al suo servizio. Si potrebbe proseguire, ma non è necessario.
Il senso di quanto precede è chiaro: il
servizio più alto che si può rendere all’altro, è mettersi al servizio della sua libertà. Servire alla libertà degli altri — a
questo siamo chiamati. Non godere privatamente la nostra libertà, ma considerarla e viverla come servizio reso alla libertà dell’altro — questo è essere protestanti! Perché ogni uomo è chiamato alla libertà, e la libertà è perfetta solo quando
nessuno ne rimane escluso.
Paolo Ricca
7
18 febbraio 1983
obiettivo aperto 7
UN SERVIZIO CHE CONTINUA ININTERROTTAMENTE DA 24 ANNI
FIRENZE: CENTRO SOCIALE EVANGELICO
Per iniziativa dei giovani battisti, metodisti e
valdesi, il 1” maggio 1959, veniva fondato il Centro
Evangelico di Solidarietà, erede del Centro Evangelico di Assistenza istituito dal Concistoro delle
chiese di Firenze in occasione dell’alluvione del Polesine nel 1950.
Scopi primari erano quelli di raccogliere insieme gli evangelici fiorentini in una azione permanente di testimonianza e solidarietà, in particolare verso le innumerevoli situazioni precarie di moltissimi nuclei familiari protestanti, senza escludere
l’iniziativa — nei limiti del possibile — in alcune
difficili situazioni esterne.
I mezzi finanziari erano raccolti fra gli stessi aderenti all’iniziativa, mediante il recupero e la vendita di materiali di scarto (carta straccia, stracci
vecchi, ferro, ecc.), di offerte spontanee di membri
e amici di chiesa e con il dono giornaliero del
« diecino ».
Questo lavoro, iniziato con entusiasmo dai giovani di allora, è continuato ininterrottamente fino
al 10 maggio 1979 quando, mutate le situazioni all’interno delle Comunità, come in tutto il Paese,
con un nuovo statuto, si è costituito in Centro Sociale Evangelico (C.S.E.), che oggi si esprime in
un servizio, che possiamo riassumere in quattro
sezioni:
a) Servizio Sociale e Assistenziale: tratta giornalmente i « casi » che vanno dalla assistenza legale a quella morale, dall’aiuto spicciolo alla
piena partecipazione in ogni problema;
b) Servizio Educativo e Scolastico: svolto da
molti giovani volontari attraverso la Scuola Serale « G. Barberi » (istituita nel 1972) per l’istruzione rivolta verso analfabeti o analfabeti
di ritorno al fine del conseguimento della licenza media;
c) Servizio Aggregativo e di collaborazione: sostenuto dai membri stessi del Centro con attività diverse e con scopi anche, ove possibile,
di autofinanziamento;
d) Servizio di Testimonianza e Ospitalità: volto
all’incontro e all’aggregazione della « diaspora
evangelica toscana », istituito presso la Casa
Comunitaria in località Tresanti nel Comune di
Montespertoli (PI).
Presso la sede del Centro, nel quartiere 1 di
Santa Croce, oltre ad un bel gruppo di volontari,
operano a tempo pieno una segretaria amministrativa e due operatori sociali. Alla scuola « Gaetano Barberi » prestano servizio volontario una
ventina di giovani e una segretaria a metà tempo.
La Casa comunitaria di Tresanti avrà dal mese
prossimo un gruppo residente.
Il finanziamento di tutto il servizio è tratto
dalle contribuzioni dei soci, dalle offerte di amici
sparsi un po’ dovunque in Italia e all’estero, dalla
vendita di materiali di recupero, dal ricavato di
« inercatini » o altre iniziative aggregative di carattere ricreativo.
Il C.S.E. è guidato dall’Assemblea Generale dei
soci che esprìme nel Consiglio Direttivo e per
mezzo della Giunta Esecutiva l’attuazione di tutto il lavoro e del servizio svolto jornalmente.
I membri del Consiglio Direttivo appartengono alle chiese battista, metodista, valdese e riformata della Città, eletti ogni due anni e rappresentano un segno concreto di ecumenismo protestante.
SERVIZIO DI TESTIMONIANZA E OSPITALITÀ’
La casa comunitaria
La dispersione dei credenti
evangelici in Toscana, il desiderio di avere uno « strumento »
a disposizione per particolari attività aggregative e di aiuto a
certe situazioni sociali, la richiesta da parte di molti gruppi di
protestanti italiani e stranieri per
incontrare i fratelli toscani, per
loro soggiorni di studio e lavoro, la consolidata esperienza fatta nel corso degli anni mediante
l’organizzazione presso altri enti di « colonie estive » per ragazzi delle Comunità e della città,
tutte queste considerazioni nell’insieme, hanno convinto i soci
e gli amici del Centro Sociale
Evangelico ad affrontare un grosso impegno avviando una nuova
attività in una località a 35 km.
dal centro cittadino, mediante
l’acquisto e l’uso di una proprietà in campagna, una vecchia
casa colonica della seconda metà del ’700, a Tresanti.
Sin dal momento d jl’acquisto
ha avuto inizio una intensa ^ attività che è andata dai campi di
lavoro agli incontri comunitari
di massa (come quelli del Lunedi di Pasqua), dai convegni di
giovani agli incontri di responsabili di chiese, dai soggiorni di
gruppi di fratelli protestanti
stranieri a periodi di vacanza
estiva per famiglie, singole pen
sone e assistenza a diverse situazioni di ammalati, disadattati, disoccupati.
E’ un’opera nata dalTentusiasmo dei soci e degli amici, che
credono in questo seirizio; T^
quisto operato nel febbraio 1979
e concluso nell’aprile del 1980,
come tutte le spese di riordino,
restauro e ripristino, sono state sostenute grazie agli aiuti di
molti amici italiani e strameri,
ma anche per la costante attenzione posta dalla apposita Cornmissione di volontari che ha tratto tutte le spese dalla gestione,
senza gravare di una sola lira
il magro bilancio delle altre attività del Centro.
La Casa Comunitaria di Tresanti è uno « strumento » a db
sposizione degli evangelici italiani, oltre che -toscani ; entro il
1983 avrà una équipe permanente in servizio per la gestione ge
nerale.
Si possono organizzare convegni, incontri, soggiorni. Per incontri o convegni di un sol giorno non vi sono limiti di partecipazione, ma per i pernottamenti e soggiorni (lunghi o brevi) la capienza massima è di 25
persone, tenendo conto che una
parte della Casa è riservata al
servizio del Centro per i suoi
programmi di lavoro.
Ai tanti altri centri protestanti italiani si aggiunge quindi Tresanti, che ha anche lo scopo di
una testimonianza per mezzo di
azioni di pace e di amore.
Dallo Statuto
« L’Associazione è un Centro
sociale protestante, apartitico,
senza fini di lucro che opera
al servizio del prossimo, confessando il Signore Gesù Cristo come unico salvatore, ritenendo la parola di Dio quale regola di fede e di vita.
Scopi del C.S.E. sono di concretizzare l’amore fraterno fra
gli associati; aiutare coloro
che hanno bisogni morali e
materiali, intraprendendo opportune azioni sociali ispirate
ai principi del Centro stesso,
in armonia e collegamento
con le Chiese evangeliche fiorentine ». (Art. 3).
SERVIZIO EDUCATIVO E SCOLASTICO
La scuola serale
Sulla scuola serale « Gaetano
Barberi » sono state scritte molte cose. Sono state fatte relazioni, pubblicati articoli, è stato
scritto un libro (Via dei Macci edito dalla Filadelfia editrice),
Confronto (la pubblicazione edita dal C.S.E. dal 1978 al 1981)
le ha dedicato un numero speciale. Perciò è diffìcile dire cose
nuove se non che certamente
stiamo parlando di un fenomeno abbastanza raro, e cioè di
un’attività nata sullo slancio del
’68 che ancora vive ed opera a
dispetto del riflusso, della crisi
dei valori, del silenzio profondo
di quasi tutte le altre imziative
del genere nate in quegli anni.
La scuola ha dunque potuto resistere al mutare dei tempi per
tre motivi fondamentali.
Prima di tutto perché al sup
interno ha trovato dei validi ricambi fra i suoi operatori che
hanno dato sempre nuovo vigore ed hanno permesso che questa esperienza potesse continuare. Dato statistico che rileva questo è il seguente: gli insegnanti
che hanno iniziato la scuola erano sette, nel corso di questi un' didi anni se ne sono avvicendati
Tresanti: una vecchia casa colonica si sta trasformando in centro
di accogliènza.
SERVIZIO SOCIALE
Incontrare l’uomo
una cinquantina, di quei sette ne
rimangono due soltanto (attualmente il corpo insegnante è composto di 15 persone).
In secondo luogo perché ha
saputo adattarsi e venire incontro alle diverse richieste ed esigenze del momento storico in
cui ha operato. Prima gli immigrati meridionali analfabeti, poi
molti adulti del quartiere di
S. Croce che volevano prendere
la Licenza Media, attualmente
schiere di ragazzi dai quindici ai
diciotto anni, che la scuola statale (che ha ricominciato a selezionare) respinge bocciando ed invogliando i ragazzi ad abbandonarla non appena compiuti i 14
anni.
Infine perché i sempre maggiori rapporti con gli Enti locali
le hanno permesso di essere più
pienamente inserita in un lavoro
sociale di più ampio respiro.
Una volta tanto, dunque, le
lotte e le lunghe sofferte discussioni sull’impegno del credente
nella società, nate sul finire degli anni sessanta, continuano a
portare i loro frutti e ad essere
un punto di riferimento anche
per i giovani degli anni ottanta.
— Quale senso ha il Servizio
Sociale del vostro Centro in una
città dove la cosa pubblica ha
proliferato una serie di servizi
socio-sanitari?
— Sì, è vero, la Toscana e più
precisamente Firenze, per le sue
scelte politiche viene incontro
alle esigenze dei cittadini con
strutture abbastanza funzionali
anche se carenti per la molteplicità dei bisogni e delle richieste.
Tali strutture, cercano di rispondere alle diverse esigenze dell’uomo come «utente», tendendo quasi a sezionarlo e non a prenderlo a carico nella sua « interezza ».
Noi non intendiamo affatto sostituirci ad esse, né tamponarne le
falle — assurda pretesa! — ma,
pur non avendo ufia precisa specializzazione, prinia di adoprarci
per un qualsiasi intervento, cerchiamo di « incontrare l’uomo »
e di creare con lui quel rapporto che lo renda capace di ricercare, accettare, l’intervento più opportuno nel suo caso, anche quello specialistico.
— E quali sono gli uomini che
voi incontrate nel vostro servizio?
— Incontriamo l’uomo. Viene
perché ha fame, freddo, dorme
sotto i ponti, non ha lavoro; in
apparenza il suo problema è' la
sopravvivenza; ma se si scava
un po’ più a fondo, se si cerca
di aiutarlo ad «organizzarsi» emerge tutta la sua storia, traspare tutta la sua miseria; è qui di
fronte a noi perché esce dalla
galera o è nel giro della droga,
perché soffre nel corpo, nella
mente, nello spirito e sente che
tutto il suo equilibrio è in pericolo, perché è stato tradito e la
società lo emargina, ma lui spera
qui di fronte a noi o cerca di
fare il furbo... Noi cerchiamo di
aiutarlo a scoprire se stesso,
dando indicazioni, indirizzando,
sensibilizzando Enti pubblici e
privati, chiedendo in vece sua
(parabola giudice iniquo...). Non
INDIRIZZI
La sede del Centro Sociale Evangelico
è in via Manzoni 21, tei. 055/666.376.
Uffici aperti tutti i giorni feriali da mattina a sera.
La Scuola serale ha sede in P.za de’
Ciompi 23, tei. 055/241.147; aperta dal
lunedì al venerdì, pomeriggio e sera.
La Casa comunitaria è in via Uliveto
2, Tresanti, Montespertoli (FI), telef,
0571/60.355.
I
tutto va in porto; si alternano
le delusioni alle speranze; talvolta accade di trovare il nostro
protagonista sulla « cronaca »,
ma accade anche che persone
« perse » per la società o completamente « istituzionalizzate »,
attraverso la possibilità del lavoro — a loro mai offerta prima — ritrovino dignità e fiducia
in se stesse.
Quali sono gli Enti con i quali entrate in contatto per lo svolgimento del vostro servizio?
— Unità Sanitarie Locali della
città, provincia ed altre regioni.
Centri di Igiene Mentale, Ospedali psichiatrici e loro operatori.
Tribunale (Avvocati, Magistrati), Istituti Giudiziari, Ufficio
Provinciale del Lavoro ed in particolare il Servizio Collocamento
Invalidi, C.M.A.S. (assistenza a
tossicodipendenti). Caritas, Opere delle chiese evangeliche (Servizio Cristiano di Riesi, Villaggio della Gioventù S. Severa, Esercito della Salvezza, ecc.) e altri ancora.
Quale sviluppo intravedete nel
vostro campo di lavoro?
— Come non ci siamo mai prefissi di « cambiare » il nostro interlocutore, non ci siamo mai
prefissi di raggiungere alcuna
meta, né tantomeno di creare dei
servizi che non siano una risposta alle reali esigenze di chi si
presenta a noi; ma come avete
potuto constatare il nostro lavoro ci porta a contatto con operatori di Enti e Strutture le più
diverse ed ovunque abbiamo riscontrato grande interesse per
la nostra opera e grande disponibilità per cui, fin dallo scorso
anno, sono in corso le pratiche
per l’organizzazione di « corsi di
preformazione C.E.E. » nei nostri
locali per tutte quelle persone
che le USSL stesse ci chiedono
di sostenere. Questo è solo un
esempio, potremmo portarne
molti altri...
— Pur considerando le diverse realtà socio-politiche, pensate
che anche in altre città italiane
sia opportuno sorgano iniziative
sìmili al Servizio Sociale del Centro Evangelico?
Senz’altro! Le nostre forze numeriche sono ovunque abbastanza limitate; proprio per questo
motivo è indispensabile aggregarsi a tutte quelle forze socio-politiche sensibili ai problemi della
emarginazione, delTingiustizia e
della sofferenza in genere.
8
8 ecumenismo
i3 febbraio 1983
UN’ALTA ONORIFICENZA CONFERITA A GRAZIELLA JALLA DAL PRESIDENTE DELLO ZAMBIA K. KAUNDA
Quando la missione
non è colonialista
« La storia delle Missioni in Africa Australe è stata per secoli
stoi la di sostegno alla colonizzuzione delle popolazioni indigene e
di strumentalizzazione della fede cristiana per inculcare ai neri obbedienza e sottomissione nei confronti degli sfruttatori bianchi. Su
questa concezione è stato fatto un approfondito esame di coscienza,
e negli ultimi decenni le cose sono in buona parte cambiate ».
Così la redazione del settimanale Com Nuovi Tempi, nel n. del
-- 9 gennaio scorso, introduce una
nota sulle Chiese cristiane dell’^ica Australe, di fronte alla
situazione creata dalla politica
dell’apartheid, in margine ad im
lungo articolo, molto bene informato, che descrive la situazione politica ed economica degli
stati deU'Africa Australe, cioè
dal Capo di Buona Speranza fino
al Congo.
Questa definizione piuttosto
generica del ruolo delle Missioni
cristime durante il periodo del
colonialismo, è anche parzialmente giusta; è stata però chiaramente smentita da un fatto di
cronaca, ignorato dai mass-media di informazione, avvenuto il
24 ottobre scorso a Lusaka, capitale dello Zambia, (ex colonia
della Rhodesia del Nord). Quel
giorno, nella ricorrenza della celebrazione della fondazione della
giovane repubblica, il presidente
Kenneth Kaunda ha insignita
Graziella falla, ex missionaria
della Missione di Parigi, quale
Ufficiale del Servizio d’Onore dello Zambia (Qfficer of Distinguished Service). Ma per capire l’importanza storica e il significato
profondo di questa cerimonia è
opportuno ricordare brevemente
la biografia dei due protagonisti.
Graziella Jalia
Graziella falla è figlia del missionario Adolfo falla, collaboratore del fondatore della Missione
dello Zambezi, François Coillard,
che ha svolto opera di pioniere,
e posto le basi di una modesta
letteratura del Lozi, la lingua degli indigeni della regione b Nata
in quel paese, dopo gli annT^
srmîtov“tT5scôrsi a Torre Pellice,
vi tornò quale maestra missionaria. Nel 1927, foTnlu còli due còllàboratrici europee, la scuola
femminile di Mabumbu, e ne fu
direttrice fino a che, giunta all’età della pensione, nel 1961 tornò in'Italia. Del lavoro svolto in
I quegli anni dalle scuole femminili delle Missioni, così si esprime P.D. Snelson nel suo libro
che ricorda lo sviluppo delTEdu, opzione nella Rhodesia del Nord
^ dal lòói al 1945: « Una nuova generazione di donne africane uscirono da queste scuole: ragazze
intelligenti, attive, abili nei lavori domestici; esse hanno dato un
esempio che altre hanno seguito,
anche se, alle volte, piuttosto lentamente » In riconoscenza del
suo lavoro, Graziella falla fu insignita, poco prima del suo ritorno in Italia, della onorificenza di
Membro delTImpero Britannico.
(«Member of thè British Empire»). Nel 1977, quando la Chiesa
Unita dello Zambia decise di celebrare il cinquantenario della
fondazione della Scuola Femminile di Mabumbu, alcune ex-alunne l’invitarono ad assistere alla
cerimonia, pagandole il viaggio
in aereo. Da allora non più torpata in Italia, essendosi sistemata pre'Ss'O dùè ex alunne, che raccolgono alternativamente nelle
loro case, a Lusaka e a Sefula
(dove si trova la tomba^ del padre Adolfò falla), uuàl'e'foro'madre spuTnraléT’^ nonna dei loro
figli!
t \A
Kenneth Kaunda
L’altro protagonista, il presidente Kenneth Kaunda, è nato,
lui pure, (9fT) una stazione missionaria, nelTa parte N. OrìBlTtaTè
dèi paese. Suo nadre oriundo del
Nyassaland,' dopo aver completato gli studi a Livingstonia, centro scolastico importante della
Missione della Chiesa Scozzese,
era stato mandato a predicare il
Vangèlo, nella 'vicina Rlindèsia
del Nord. Dopo alcuni anni, dato
il successo da lui ottenuto presso
Lpagani della re:gione, venne raggìunto da un ñiís^síonario scozzese, e assieme fondarono la stazione di Lubwa, coadiuvati dalle
rispettive mogli. Fu in quell’ambiente, creato dalla armoniosa
collaborazione di due bianchi e,
due neri, che nel 1924 nacque
Kenneth Kaunda. Egli stesso,
una quarantina d’anni più tardi,
evoca le relazioni che allora esistevano sulla stazione di Lubwa,
così: « Entrambi i missionari,
l’europeo e l’indigeno, erano amati dalla gente fra cui si svolgeva
la loro operai Lì Kaunda trascorse l’infanzia e la giovinezza,
e ricevette quella formazione morale e religiosa che fu alla base
della sua notevole personalità.
Ivi iniziò la carriera di insegnante elementare, ma già nel 1947,
volle allargare la sua conoscenza
del mondo che circondava la
quiete della stazione missionaria.
Fu assistente sociale nella regione delle miniere di rame (Copper
Belt), poi mercante di vestiario
usato, che andava a comprare nel
Congo Belga. Diventato membro
del Congresso che lottava per la
indipendenza della colonia, ben
presto ne fu Segretario, e in quel
Metodisti a Herrnhut
Le Chiese metodiste europee si
sono riunite per la prima volta
nella Repubblica Democratica
Tedesca per il loro raduno annuale. Hanno scelto un luogo
d’incontro particolarmente significativo: Herrnhut, il Centro della Chiesa morava, dove fohn Wesley soggiornò nel 17.38 dopo aver
ricevuto l’assicurazione della propria salvezza. Partecipavano alla
Conferenza 100 delegati da 16
chiese europee e invitati da Cuba e Stati Uniti per discutere il
tema « Proclamare l’Evangelo in
Europa oggi ».
La Conferenza, che è stata preceduta dalla riunione del Consiglio Metodista Unito, è stata diretta dal vescovo Armin Haertel
nella sua qualità di ospitante e
dal past. Charles Eyre, presidente della Chiesa metodista in Irlanda. Quest’ultimo è stato eletto
nuovo segretario della Conferenza. La prossima Conferenza si
terrà in Irlanda nel 1984.
I partecipanti, che hanno avuto
modo di visitare chiese locali
nella RDT, si sono impegnati ad
elaborare una nuova prospettiva
per ciò che concerne la difesa
della pace in Europa. Il Consiglio
europeo della Chiesa Metodista
Unita ha insediato un comitato
per la pace dal quale si attendono suggerimenti riguardo alla
possibilità di contribuire in modo indipendente alla causa della
pace in settori specifici della
Chiesa.
la veste visitò l’Inghilterra, un
paese senza « barriere di colore »,
poi rindia, dove ebbe contatti diretti con la campagna non violenta del Congresso Indiano, per
la liberazione delTIndia; da un
negro, amico di Martin Luther
King, ebbe informazioni sul metodo non violento usato per la
abolizione della « color bar » negli Stati Uniti. cjHuu/v
Non è il caso di seguire qui
dettagliatamente la sua attività
politica al ritorno in Rhodesia,
per far accettare dai neri che,
come lui, lottavano per Tindinendenza del loro paese, il principio
della non-violenza, seguendo la
linea adottata da Luther King e
Ghandi. Abbastanza rapidamente,
questo figlio di un immigrato dal
Nyassaland, che non annartenej^a^ ad alcuna defle tnbîTTôcalfr
'TOÌme riconosciuto'"cSpÔ~3ër^ici^
vimento per la liberazione del
paese, grazie alla sua intelligenza, canacità e personalità morale
e spirituale. Vorrei però segnalare un fatto soltanto. Quando nel 1960, Kaunda volle far conoscere al pubblico europeo e indigeno il suo programma per un
governo votato da una masgioranza nera, (qualora venisse concesso ad ogni residente il diritto
di voto) lo fece in un libro intitolato: Black Government? (un
governo nero?) Esso contiene
una breve presentazione biografica, scritta da un missionario
metodista, e l’esposizione dell’argomento sotto forma di una
discussione con il pastore bianco di una comunità metodista
europea della « Copper Belt »
(centro minerario importante)
che, davanti alla sua chiesa, aveva posto questo avviso « This
Church is CoIot Blind » (Questa
chiesa non distingue i colori).
In una breve prefazione, uno
degli uomini politici di tendenza
liberale più in vista, dichiarava:
« Quelli di noi, europei, che conoscono personalmente il Sig.
Kaunda, sono persuasi che possiamo fidarci di lui ». ^ —
~ Questo dunqnü~t l’uomo, che
è Presidente della Repubblica
dello Zambia, dèi 1963, e che nell’ottobre scorso ha insignita Graziella falla, quale Ufficiale dell’Ordine d’Onore della Repubblica, subito dopo aver conferito il
titolo di Grande Comandante dei
Compagni (Grand Comander of
Comparions) ad un suo vecchio
amico, compagno fin dall’inizio
nella lotta per la liberazione della Rhodesia dalla dominazione
coloniale. Non possiamo dubitare della sua sincerità, quando
l’ha ringraziata per il servizio
reso alla popolazione del paese
durante tutta la vita. Quando
questa vecchia signorina europea,
vestita còme usano ora vestire le
danTTr della" Lrlbll den "Vlauzi f-sn
esplicita richiesta del Primo Ministro, un Mulozi), si è avvicinata battendo Iè~mani, come us^
no questi indigeni fare, avvicinandosi ~ai' loro Capì tfìbù, sorretm per metà del percorso "31
-una"d51te .sue extgiunne, egli non
avrà œrtamente visto in lei un
« membro delTImpero Britannico », ma ben piuttosto la rappresentante delle donne missionarie, che come la collaboratrice
scozzese di sua madre a Lubwa,
hanno preparato lui e la sua generazione, in vista della liberazione del loro paese ed eventualmente, Dio volendo, ad assumere anche la presidenza della Giovane Repubblica dello Zambia.
Roberto Coisson
* V. ViNAY, Slorin dei Valdesi/3,
pag. 191.
® P.D. Snelson, Educational Development in N. Rhodesia, pag. 143.
’ K. Kaunda e Colin Morris, Black
Government?, pagg. 7 e 104.
Quattro generazioni: Graziella Jqlla con Flora, una delle sue “figlie
adottive” di Mabumbu, una nipote e una bisnipote.
Una lettera
dallo Zambia
Lusaka, dicembre 1982
Cari amici, cari fratelli e sorelle in Cristo, che ci recherà il
1983? La tv moltiplica gli orrori,
ci fa temere, enormemente dilatato, il disastro di Hiroshima;
la radio ci fa rivivere la tragedia palestinese e libanese. I quotidiani denunciano l’odio che si
perpetua tra cristiani, in Irlanda, la corsa al riarmo.
Il presidente zambiano Kaunda non si lascia sviare dal compito che si è prefìsso come propagandista della pace. Sua moglie, « marna Betty », assai apprezzata per la sua capacità di
contatto umano, ultimamente ha
reso omaggio all’opera del marito, che però non avrebbe avuto
lo stesso successo senza l’apporto della sua compagna, forza della loro famiglia. Il nostre presidente non si stanca ai ricordarci che dobbiamo amarci gli uni
gli altri per servire la nostra nazione.
Il 24 ottobre, nel 18“ anniversario dell’indipendenza, un folto
gruppo d’invitati si è riunito nel
vasto parco della State House,
la residenza presidenziale, popolato ct5~~anïïIogl7~gazzenir g"pavm
ni in liberta, ai decano liella lol-~
fa politicar Harris Nkumbula, è
stata conferita la massima onorificenza per il contributo rilevante da lui dato alTindipendenza. Il presidente ha tratteggiato
con quanto amore e quanta umiltà il suo compagno favorì la coalizione che portò al compimento
delTunità politica del popolo
dello Zambia.
Quella stessa domenica, 24 ottobre, Sefula, la ’stazione’ dei
pionieri della missione, festeggiava la venuta di Hute Yeta IV,
figlio di Yeta e nipotino di Lewanika. La chiesa locale aveva
deciso di accoglierlo come credente e discepolo del Signore.
Hute Yeta giunse con il suo seguito. I Malozi rimangono fedeli
alle regole tramandate dagli avi,
nelTaccogliere calorosamente il
Mulenà (re). La domenica, dalle
9 alle 17, la chiesa rimase piena
zeppa, I sabatisti e gli apostolici
si erano uniti alla nostra chiesa
(United Church of Zambia), in
un susseguirsi di Iodi all’Onnipotente, di letture bibliche, di esortazioni, di inni di riconoscenza
da parte della comunità e di varie corali. Nessuno si lagnò della durata!
Chiese di altre denominazioni
avevano cercato di fare pressione per attirare il nuovo monarca, ma il « Kuta » — il consiglio
dei vari capi dei Malozi — si oppose ricordando che Lewanika
aveva accolto per primo il pioniere François Coillard, della
Mission évangélique de Paris,
aprendo ij paese alTEvangelo.
Era obbligo del nuovo re rimanere fedele alla prima chiesa
missionaria. ---------
^Leggo~sémpre TEco-Luce con
molto interesse. Pur sotto diversi aspetti, problemi e difficoltà ci uniscono in una medesima lotta. Ieri l’altro, il terrorista
Mushala, addestrato darstfdSfTicani7 è siaro ucciso, tra.gliianrne
di sette anni consecutivi di assassinii e rapimenti, che hanno
immerso villaggi e città in orrori paurosi.
Il problema scolastico è difficile da risolvere, per Tinsufpcienza del personale. Di fatto,
specie ai livelli superiori, il diritto all’istruzione è ancora largamente un privilegio. Ad esempio il 19 novembre, data riservata per le iscrizioni alla prima
classe, al mattino soltanto madri che avevano trascorso tutta la notte all’aperto con la
prole, in coda, sono state ricompensate e hanno potuto iscrivere i loro piccoli. Ma che delusione per le centinaia di bimbi
che hanno dovuto essere rimandati ! Quanto alTeducaziong reli- ì
giosa, non è trascurata, hemmeno nei giardini d’infanzia. Lo abbiamo constatato con la piccola
Wabei, di Jo anni e mezzo, che
torna a casa e ci domanda : « Dio
ha creato Adamo e gli ha dato il
soffio di vita. Ma lui, chi lo ha
creato? » e « Dov’è la casa di Gesù? ». Libretti illustrati con le
storie della pecora smarrita, del
buon Samaritano, di Davide e
Golia etc. sono molto apprezzati
dai fanciulli e li aiutano a capire
e a ricordare le storie bibliche.
Accanto alla questione economica, il grosso problema è quello dei giovani che, terminate le
prime sette classi, non trovano
posto nelle secondarie e, specie
nelle città, si riuniscono in bande e finiscono delinquenti.
La ^Tta--sotffSTèrcc3ITinriltaria è
molto sviluppata, nello Zambia:
questo, pur non muovendomi
molto, mi permette di partecipare pienamente alla vita che
mi circonda.
II 26 novembre Malungwe (Aurora), di cui il Signore .si servi
per aprire la porta dell’asilo infantile di Mabumbu nel 1936 e
che ora è ispettrice scolastica,
è diventata nonna di una graziosa bimbetta. E così io sono due
volte bisnonna!
Non voglio dilungarmi, ma
mandare a lutti i lettori i nostri .
auguri fraterni per Natale e per /
Tanno_ nuovo, (¿uantfr'è"grande
il miracolo dell’amore di Dio rivelato in Cristo ! « Egli è la chiave che apre tutti i tesori nascosti della sapienza e della conoscenza di Dio» (Colossesi 2: 3).
Graziella .falla
9
18 febbraio 1983
cronaca delleValli 9
%
Falò
di libertà
Una volta in casa, nostro figlio ci racconta con entusiasmo
che all'asilo, per l'ultimo giorno
di carnevale, si brucierà il JMgliaccio di carta, costruito c^n
iSMa^pazìenzaTMl pare che qualcosa di simile si faccia anche in
Val di Susa in occasione della festa degli spadonari. Il fuoco insomma, come elemento purificatore, gioca ancora un ruolo importante in molte sagre e tradizioni popolari.
Sempre a questo proposito lasciatemi dire della doppia ossessione che motti di noi hanno vissuto sino all'altro giorno. Ossessione del fuoco perché incendi,
più o meno dolosi, hanno in più
punti annerito le nostre montagne. Evidentemente qualcuno,
tomplice l'eccezionale siccità di
gennaio, si è divertito a far correre le squadre antincendio. E
ossessione della neve che non arrivava. Molta gente valdese cominciava seriamente a preoccuparsi di non poter accendere, alla
vigilia del 17 i falò. Mentre scrivo nevica abbondantemente: i
falò si faranno, ma sia concesso
di distinguere il loro fuoco da
quello dei vari riti paganeggian-^
ti o carnevalesc}^TS~'qtCèSTÓ~pBf'
tfT ynoTtVt:' iriianio come simbolo in cui la nostra gente si riconosce da più di un secolo, poi
come momento autentico di gioia
per un antica liberazione giunta
troppo tarale infine come incontfò^'cohlWfUtario. Sappiamo benissimo che c'è chi si fa il suo
falò privato, magari in'giardino
(còsa volete: Tm31viduali..smÒ~'è
il nostro difetto peggtoTT} iTOT*
vince àncora, dTgfmilunga, il
falò comunitario, costruito con
cura e pazienza, dagli abitanti del
quartiere. Altro limite dei nostri
falò è la competitività che s'instaura tra loro: l'altro giorno, in
piazza, ho visto passare un camion stracolmo di fascine e
gomme (quelle non ci volevano!)
aisTvFIUto ad un Jàtù' che; nelfhia
permettendo, vedranno anche da
Pinerolo. Ma grandi o piccoli
quando finalmente i falò prendono fuoco e le voci intonano "complaintes” antiche vengono in
mente le vicende del ghetto alpino, le battaglie di questo popolo
amante della Bibbia e la sua liberazione.
Certo la libertà come il fuoco
dei falò, non si può contenere, si
può soltanto spegnere; non si
può nascondere perché occupa
tutto lo spazio che ha intorno, lo
si vede da lontano e riscalda i
cuori di chi è vicino. Con il fuoco dei falò non si può scherzare,
è pericoloso, così come è pericoloso giocare con la libertà. E
ben lo sapevano i vecchi di queste montagne che seppero subito collegare la libertà ricevuta
con un'occasione nuova di testimonianza: evangelizzare l'Italia.
Una libertà dunque, quella che
ricordiamo intorno al falò non
fine a sé stessa ma aperta all'amore e alla fede. La stessa che
insegnava Lutero al popolo tedesco agli inizi della Riforma
con il famoso paradosso che racchiude il segreti della vita del
credente: « Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e
non è sottoposto a nessuno. Un
cristiano è un servo volonteroso
in ogni cosa, e sottoposto ad
ognuno». La libertà che ha il suo
limite nell'amore del prossimo
può dare un senso alla nostra
vita personale e comunitaria. Come un fallessa può brillare a
lungo e costituire un orientamento per coloro che nelle tenebre
cercano una via d'uscita.
G. Platone
L’OPINIONE DI UN MEDICO OSPEDALIERO
Lo sciopero dei medici
Di Angrogna
Difesa della corporazione o lotta per una migliore salute di^tutti? jg||g vittime
Certo, la vertenza dei sessantamila medici Ospedalieri non è di
quelle che si attirano istintivamente la solidarietà dei cittadini:
la coda dei pazienti davanti agli
ambulatori chiusi per sciopero o
le brandine poste in fila una accanto all’altra nei corridoi degli
ospedali, sono immagini che suscitano nella maggior parte dei
telespettatori ben altri sentimenti che non la solidarietà agli scioperanti.
E indubbiamente lo sciopero
di disagi ne ha creati, non tanto
forse ai pazienti ricoverati —
che l’assistenza loro necessaria, a
giudicare almeno dali’«osservatorio piemontese», è stata sempre
assicurata — quanto per la mancata erogazione delle innumerevoli prestazioni che l’Ospedale
oggi offre: esami, radiografie,
controlli ai pazienti dimessi,
« day-hospital » ecc.
Eppure, i medici ospedalieri
(buona parte dei quali a tempo
pieno, vale a dire 40 ore di lavoro settimanale prestate tutte esclusivamente dentro la struttura ospedaliera) protagonisti di
tali scioperi, sono gli stessi che,
nella loro maggioranza, gli anni
scorsi avevano privilegiato la
struttuura pubblica rinunciando
ai vantaggi economici che assicurava la medicina privata, avevario chiesto a gran voce la riforma
sanitaria, avevano firmato nel
1974, tramite la loro organizzazione sindacale più rappresentativa, l’ANAAO, il contratto insieme alle confederazioni sindacali,
in parecchie migliaia si erano
iscritti alla CGIL.
Cosa ha contribuito allora a
modificare così radicalmente la
situazione?
Numerosi fattori, di cui vale la
pena citare solo i più importanti:
— L’approvazione della legge
di riforma sanitaria — avvenuta
nel periodo di massimo fulgore
del compromesso storico, autentica cappa di piombo per ì processi di trasformazione nel nostro paese — lungi dal dare spazio al protagonismo dei soggetti
sociali e ai patrimonio di esperienza e di cultura degli operatori sanitari burocratizza oltre ogni
dire la gestione della salute pubblica affidandola al sistema dei
partiti per il tramite di un’orda
innumerevole di funzionari, ad
esso strettamente legati, veri ras
la cui arroganza origina dalla
mancanza di qualsivoglia controllo sul loro operato;
— i tagli della spesa pubblica
che penalizzano i progetti di qualificazioni ed allargamento della
assistenza sanitaria, senza peraltro influire sul fiume di danaro
che alimenta l’assistenza privata;
— la mancanza di alcuna incentivazione culturale od economica al tempo pieno.
Ma basta questo a motivare
un disagio esploso in maniera
così acuta? Alle cause suddette,
necessarie ma non sufficienti ne
vanno aggiunte delle altre, meno
« nobili », ma altrettanto importanti, quali l’erosione del salario
reale, la disparità di trattamento
con i medici mutualistici, la comparsa — analogamente a quanto
avviene nel restante tessuto sociale italiano — di elementi pressanti di neo-corporativismo; il
recupero ambiguo di una identità del medico costruita in contrapposizione alle altre figure
professionali ospedaliere, l’ospedale inteso come cuccia calda,
riparo dai problemi che la gestione della salute sul territorio pone.
Una miscela esplosiva, dunque,
di cui però è necessario conoscere i componenti onde evitare la
deflagrazione dell’assistenza pubblica che gioverebbe solo ài fautori del « privato è bello » che da
sempre ingrassano speculando
sui bisogni primari della collettività.
Luciano Griso
del rogo
del Cinema Statuto
Nel tragico rogo del cinema
Statuto di Torino è deceduta anche Anita Gamba, di 23 anni, della frazione Poiata di Angrogna,
insegnante di scuola materna a
Orbassano.
Alla famiglia la nostra solidarietà e simpatia cristiana.
PROVINCIA DI TORINO
Impegno per i minori
La Provincia di Torino, attraverso l’Assessorato alla Sicurezza Sociale, nel 1982, ha speso poco meno di un miliardo per i cittadini handicappati e i minori
illegittimi del pinerolese: 186 persone in tutto.
Nel settore degli insufficienti
mentali:
— 444 milioni per la gestione indiretta, cioè le rette dei 28 assistiti ricoverati in istituti;
— 180 milioni per la conduzione
del Centro Socio-Terapeutico
di Pinerolo ove sono ospitati
27 handicappati psichici ultraquattordicenni;
— 78 milioni per, contributi a favore dei 35 assistiti non istituzionalizzati, versati al Comune per l’appoggio scolastico, ma soprattutto alle famiglie.
DIBATTITO A TORRE PELLICE
Stato laico e chiese
TORRE PELLICE — Martedì
8 febbraio, nel salone comunale,
ha avuto luogo alla presenza di
un buon pubblico, il dibattito organizzato dal PCI su « Stato laico e Comunità religiosè », moderatore Marco Armand Hugon.
Una relazione introduttiva di
Francesco Demitry dell’ufficio
stampa del PCI ha tracciato una
breve storia delle posizioni del
partito stesso nei confronti soprattutto del cattolicesimo, sotto
il profilo sia ideologico che politico. Dopo aver dato per scontato
che da tempo è caduta ogni incompatibilità di principio tra
l’essere credente e l’essere comunista, Francesco Demitry ha
sostenuto che non esiste contraddizione reale tra le diverse
strategie e proposte del partito
negli ultimi anni (solidarietà nazionale, compromesso storico, alternativa democratica). Dalla
speranza di una possibilità di
collaborazione e di cambiamento
nei modi di gestione del potere
in Italia, queste ipotesi sono approdate alTalternativa democratica in seguito alla verifica sconfortante dei fatti. Egli ha, però,
aggiunto che ciò non vanifica
l’autocritica all’interno del partito rispetto alla precedente preclusione nei confronti del mondo cattolico e del fenomeno religioso in genere. Si è infatti preso
coscienza della complessità della
composizione di queste aree dove, accanto a linee conservatrici,
emergono nuovi fermenti, coraggiose prese di posizione, ecc....
La relazione, certamente più
complessa di quanto qui non appaia, è terminata con l’enunciazione di una speranza che non
possiamo non condividere e cioè
che la ricerca di una società più
giusta sappia collegarsi fecondamente con la tensione della
fede. ^
Sono seguiti tre interventi: di
Franco Barbero, sacerdote comunista, che nel caso specifico portava la voce delle comunità di
base; di Donatella Coalova, presidente della Federazione degli
Universitari cattolici di Pinerolo
e di G. Platone, pastore di Angrogna. Nel primo e nel terzo di
questi interventi che qui unifico
e riduco per ragioni di tempo e
di spazio, è emerso con forza il
problema (tenuto piuttosto in ombra nella relazione introduttiva)
della posizione del PCI nei confronti dei rapporti stato-chiesa.
Si vorrebbe un impegno a favore dell’abrogazione del Concordato o — se ciò appare realisticamente improbabile — almeno
un’opera di sensibilizzazione sul
tema, all’interno e alTesterno del
partitò, abbinata ad un’azione
politica in vista di una sua sostanziale revisione. Viene indicato come modello di un nuovo
rapporto (per il suo rifiuto di
ogni privilegio e per la chiara
separazione delle sfere di competenza) il famoso testo delle
« Intese » con le Chiese valdesi
e metodiste italiane, tuttora bloccato in alto loco. Si porta pure
il discorso suH’insegnamento della religione nella scuola.
F. Barbero vorrebbe che una
più chiara consapevolezza delle
possibilità di incontro tra fede
cristiana ed azione politica per
la giustizia maturasse nel « corpo» sia cattolico che comunista,
ma giudica che a questo scopo
sia indispensabile rifiutare la linea concordataria.
Confesso che mi è difficile riassumere l’intervento di Donatella
Coalova anche perché non riuscivo a percepirlo distintamente. Ha
rimproverato al PCI di voler strumentalizzare e ghettizzare i cattolici italiani ad esempio tramite
la recente intervista del segretario Berlinguer in cui si individuano come interlocutori i cattolici
anziché i cittadini in genere e
questo col probabile intento di
sottrarre voti alla DC. L’oratrice
vi vede tm tentativo di realizzare un integralismo di segno inverso a quello che si rimprovera
spesso alla chiesa cattolica. Ha
poi contestato ripetutamente al
PCI di essere caduto ' in grave
contraddizione con l’immagine
che vuole dare di sé, quando ha
condotto la campagna « per
l’aborto » (Le è stato risposto
che appoggiare la 194 non significava reclamizzare l’aborto).
Ai tre oratori ed agli interventi
del pubblico ha poi risposto il
Demitry. Mi sembra siano apparse deboli, forse viziate da tatticismo o da una certa indifferenza per Targomento (ha ammesso ad es. di non aver ancora
letto il testo delle « Intese ») le
sue repliche alle critiche mosse
circa un insufficiente impegno
del PCI per la laicità (da non
confondere col «laicismo») dello stato italiano. Altre sue puntualizzazioni sono risultate invece valide e convincenti.
Nel complesso, si è offerta materia di riflessione sia per il pubblico sia — ritengo — per gli
oratori stessi.
Mirella Argentieri Bein
Nel settore degli audiolesi (6)
e dei non vedenti (3):
— 34 milioni sono stati spesi per
i 6 audiolesi, tutti in istituto;
— 10 milioni per i due non vedenti tenuti in famiglia;
— 7 milioni per il terzo non vp:
dente istituzionalizzato.
Questi dati naturalmente non
comprendono gli eventuali inserimenti nella scuola delTobbligo,
settore ove la Provincia non ha
alcuna competenza.
Settore dei minori illegittimi
(87):
— 31.617.350 lire per i sussidi a
favore di 67 bambini che vivono con le rispettive madri;
— 27.403.000 lire a sostegno dei
9 casi di affidamento;
— 39.454.000 lire per le rette dègù 11 minori ospitati in istituto.
Molte sono le iniziative importanti che hanno caratterizzato
l’impegno istituzionale nel settore./
Ricordiamo per esempio la partecipazione alla 6* mostra dell’Artigianato Locale di Pinerolo,
ove la Provincia, con l’aiuto del
Comune di Pinerolo che ha offerto lo spazio espositivo e una
spesa minima (6 milioni), ha aL■ lestito uno stand dove i ragazzi
seguiti dal Centro Socio Terapico di Pinerolo hanno esposto gli
oggetti di loro produzione e la
Amministrazióne ha potuto diffondere problemi e pubblicazioni relative agli interventi del
C.S.T. nel pinerolese.
La seconda iniziativa importante è il finanziamento di 20 miloni alla Cooperativa Quadrifoglio che interviene con un'équipe
di consulenti nella realizzazione
di alcuni servizi, come una le^toria e un’attrezzatura per tinteggiatura e pulizia, che l’Amministrazione provinciale intende
predisporre per i cittadini handicappati.
« L’impegno finanziario non indifferente e le molteplici iniziative dell’Assessorato alla Sicurezza Sociale — ha dichiarato il
Presidente della Provincia Eugenio Maccari — vanno verso il superamento della vecchia logica
delTassistenzialismo istituzionale. Sono sempre più curati, infatti, gli aspetti di integrazione nella soc^p^, civile delle persone
handicappate. *
Il successo del lavoro svolto,
inoltre, è certamente favorito,
sia dall’ottimo rapporto sorto
fra la Provincia, il Comprensorio e le 3 U.S.L. del pinerolese,
sia dal corretto utilizzo dei fondi previsti nel piano CEE ».
Partecipazioni
personali
ANGROGNA — E’ nato Mlcael di Maura e Jean Louis Sap
pé. La comunità si rallegra coi
genitori e le famiglie.
10
10 cronaca delle Valli
18 febbraio 1983
UN ESODO DOVUTO ALLE GUERRE DI RELIGIONE DEL 1500
VAL PELLICE
I 4.000 Ugonotti di Sisteron Nasce l’A.V.0.
Nel corso della gita organizzata dalla Società di Studi Vaidesi lo scorso giugno in Val Varaita, mi è accaduto di menzionare, illustrando le vicènde di la
Cianai, un episodio delle guerre
di religione in Francia accaduto
prt^rio in quella borgata allora
delfinatese: la marcia dei 4.000
di Sisteron. La menzionai perché
mi pareva significativa commettendo però un errore di percorso
che ho scoperto andandolo a verificare al mio ritorno, sui documenti.
Feci entrare i profughi dal colle dell’Agnello per passare attraverso le Valli Valdesi in Val Chisone; in realtà avevano effettuato il percorso inverso, attraversando sì il colle dell’Agnello ma
per andare in Queyras e di qui
poi in Pragelato. Dettaglio di poco conto che non toglie interesse
ad una vicenda degna, mi pare,
di una breve menzione sul nostro
giornale, anche se non cade in
una data storica.
Siamo nell’agosto 1562, durante
la prima guerra di religione fra
il partito cattolico e quello ugonotto, l’editto di gennaio, concesso dalla reggente Caterina dei
Medici, ha riconosciuto agli Ugonotti una notevole libertà di culto che favorisce la diffusione della Riforma: il 10 marzo a Vassy
una comunità riformata, riunita
per il culto, è massacrata da ima
banda di armati dell’esercito dei
Guisa. Si è così scatenata la
guerra.
Sisteron, nella valle della Durance, è una città ugonotta di notevole importanza perché controlla il Delfìnato e la Provenza.
Molti Ugonotti della regione, da
Merindol a Lourmarin, scampati al massacro delle comunità
valdesi 20 anni prima, vi cercano
rifugio. Il conte di Tenda, comandante l’esercito ugonotto nella
regione fortifica la città e l’affida
ad un brillante ufficiale, il Beaujeu. Nel luglio la città viene assediata dalle truppe cattoliche
ma non viene conquistata per
l’intervento dell’esercito ugonotto; agli inizi di settembre riprende però l’assedio; dopo im lungo
bombardamento, il 4 settembre
ha luogo un primo attacco. E’
una battaglia furibonda all’arma
bianca in cui tutta la popolazione interviene e l’attacco viene
respinto. La situazione appare
però insostenibile e rischiando il
tutto il Beaujeu decide di tenta
re la fuga. Di notte, lungo un
sentiero di campagna che i cattolici non hanno ritenuto dover
custodire, si mette in marcia la
popolazione dell’intera città: soldati, donne, vecchi, bambini con
le poche cose che si possono trasportare su muli ed asini. Camminando tutta la notte sotto una
pioggia incessante e dirigendosi
verso est raggiungono il paese di
Barles verso la valle dell’Ubaye.
Sfiniti, con i feriti che si lamentano, donne che hanno partorito
per strada, quasi senza viveri, i
AOOO di cui la metà soldati, si
fermano il tempo necessario per
tirare il fiato e riprendono poi la
fuga.
L’inverosimile marcia di questo « gregge umano » (questa è
l’espressione che ci sembra meglio si addica a questa massa di
sbandati), dura un mese, lungo
la valle dell’Ubaye, attraverso
l’alta Val Varaita, il Queyras, il
Pragelato e di qui nuovamente
l’alta Val Susa, la Durance, verso
U nord lungo la valle del Drac
sino a Lione dove il 4 ottobre i
sopravvissuti sono accolti ed
ospitati dai religionari. Centinaia
di km attraversando otto colli
di cui 5 superiori ai 2.000 metri!
Questa Tawentura dei 4.000 di
Sisteron.
Non si può non pensare al rimpatrio del 1689, ma il confronto
rende ancor più emozionante e
singolare la marcia degli tfgonotti.
Termini di paragone non sono
rappresentati tanto dalla lunghezza del viaggio e dalla sua durata quanto dalla composizione
dei due gruppi. Per i 900 del Rimpatrio il pericolo certo è grande
e tutto si decide sulla rapidità
della marcia, mentre gli Ugonotti di Sisteron attraversano
territori quasi sempre amici e,
passati i orimi giorni, possono
rallentare la marcia e ristorarsi
al sicuro ma i 900 del Rimpatrio
sono pur sempre militari, un
esercito organizzato, che parte in
condizioni di forza e di riposo, i
Sisteronesi sono una popolazione composita di donne, vecchi,
bambini che hanno vissuto mesi
di guerre, di assedio, di fame.
L’immagine di questo popolo
di profughi in cerca di una casa
suscita sentimenti diversi da
quelli suscitati dal Rimpatrio,
pietà più che ammirazione anche
se una pietà non disgiimta da
ammirazione.
Giorgio Tourn
Per iniziativa della Y.W.C.A. U.C.D.G. si sta costituendo in
Torre Pellice l’Associazione Volontari Ospedalieri (A.V.O.).
Con gli art. 1 e 45 della Riforma Sanitaria le leggi vigenti riconoscono la funzione delle Associazioni di volontariato al servizio sanitario ospedaliero come
già da tempo riconosciuto all’estero. L’A.V.0. non assolve in
alcun modo compiti infermieristici né s’ingerisce nel lavoro dei
medici, ma aiuta semplicemente
i malati a superare nel miglior
modo possibile il periodo di
degenza ospedaliera collaborando con i parenti e facendone le
veci nell’assenza di questi.
L’Associazione ha un carattere apartitito e aconfessionale e
presta la sua opera gratuitamente.
Il volontariato è un contatto
attivo . con l’ammalato, è la via
più semplice e più bella per offrire a chi soffre un aiuto, una
amicizia, una testimonianza di
solidarietà.
La Direzione dell’Ospedale valdese ha accolto favorevolmente
l’iniziativa e con il consiglio dei
medici e del Direttivo della Crocerossa locale sono stati individuati i settori nei quali il Volontariato potrà essere utile.
L’A.V.Ó. offre a quanti hanno
anche solo un po’ di tempo libero alla settimana la possibilità
d’impiegarlo bene al servizio del
prossimo. Non vi sono limiti di
età e uomini e donne possono
farne parte, Tessenziale è di avere salute, serietà, buona volontà
e il convincimento che un’opera
sociale al servizio del bene comune e l’amore per il prossimo
sono i gradini essenziali per una
società migliore. Le persone che
approvano e condividono le finalità di questa Associazione, ma
non si sentono d’impegnarsi attivamente possono essere soci
sostenitori.
L’Amministrazione comunale,
che ringraziamo sentitamente, ci
ha concesso l’uso dei locali del
Centro d’incontro ’Portici del
Municipio’.
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17.30 alle 19 una nostra incaricata, a partire da lunedì 14 febbraio presterà servizio per accogliere le domande di
volontariato, le offerte e per dare delucidazioni in proposito.
Le iscrizioni possono anche essere fatte tramite la sig.ra Ceresole (esponente della Charitas)
tei 91.202, Via Matteotti 3 e il
dott. Gardiol (esponente della
Croce Rossa) tei. 91.277 e presso
l’Associazione Pro Torre Pellice,
Via Caduti per la libertà (tei.
pubblico) tramite la sig.na Contino.
Graziella Perrin
PINEROLO
Comunità per handicappati
è quasi completo: è stato, infatti, già individuato un gruppo di
sei ultra-quattordicenni, maschi
e femmine.
I costi per la Provincia saranno previsti in L. 115.000 giornaliere per ogni utente, per un totale annuo di 290 milioni circa.
« Si tratta di un’iniziativa che
rispecchia le scelte operative dell’Amministrazione provinciale —
sottolinea il presidente Eugenio
Maccari —. Strutture residenziali di questo tipo, infatti, sono in
grado di favorire e realizzare
Tinserimento sociale e l’integrazione dei cittadini portatori di
handicap, nei vari settori della
società: lavoro, tempo libero,
sport, formazione professionale,
rimuovendo le cause di una
ernarginazione, sia dalle famiglie, qhe dalla società ormai anacronistica ».
Una comunità alloggio per
handicappati gravi ultraquattordicenni è in fase di allestimento a
Pinerolo, in un immobile di proprietà della Provincia di Torino,
al n. 34 di via Puccini. Essa potrà accogliere fino a 8 handicappati, mantenendo libero un posto per eventuali casi di pronto
intervento.
La gestione della struttura sarà affidata alla Cooperativa « La
Carabattola » costituita da educatori la cui preparazione, disponibilità e corretta metodologia
di lavoro sono state accuratamente vagliate attraverso indagini e colloqui .
I lavori di allestimento si stanno completando e l’Assessorato
alla Sicurezza Sociale prevede
l’avvio dell’iniziativa nella primavera avanzata.
Nel frattempo anche il numero dei componenti la comunità
Informazioni per gli automobilisti
Per quanto riguarda le famose leggi
sulla tassa di proprietà automobilistica
in vigore dal 1.1.83 si deve fare attenzione anzitutto alla scadenza che non
esiste per ora in quanto il Ministero
deve emanare delle disposizioni precise
a marzo. Quindi fino a marzo nulla scade, poiché gli utenti ovviamente non
possono sapere prima ciò che dovranno fare dopo, sarà contemporaneamente emanata una disposizione di condono
per eventuale ritardo o omissione di
pagamento. Fermo restando che comunque tutti coloro che hanno da tempo o
meno demolito o tolto dalla circolazione un veicolo lo devono comunicare al
PRA effettuando l'apposita pratica di
ritiro dalia circolazione (effettuabile all'ACI al PRA o presso le Agenzie di
Pratiche auto) è chiaro che chi lo ha
fatto da più di 5 anni cioè dal 31.12.77
in là non ha da temere penalità essendo in prescrizione. Chi invece lo fa
ora e si presume che il veicolo alfa
data del 31.12.82 era in circolazione
deve pagare il bollo per un periodo ma-garl limitato alla possibilità di effettuare l'operazione al PRA. Però fermo
resta che eventualmente ciò si dovrà
fare dopo marzo e cioè quando si saprà qualcosa.
Per quanto concerne le revisioni periodiche si fa presente che fino al 28
febbraio 83 devono essere presentate le
vetture immatricolate o revisionate prima del 31.12.70 sia prenotate che no,
mentre per quelle dal 1971 in poi non
è uscito alcun decreto. Contemporaneamente devono andare alla revisione i
veicoli che portano merce di qualsiasi
portatai
Ferruccio Malanot, Torre Pellice
Hanno collaborato a questo
numero: Renato Beriot, Gustavo Bouchard, Enrico Corsani, Franco Davite, Vera
Long, Piero Lucchini, Claudio Pasquet, Evelina Pons,
Sergio Ribet, Katharina Rostagno. Violetta SonelH, Leopoldo Sansoni, Franco Taglierò, Cipriano Tourn.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
% • Macchine per scrivere e calcolo
• Fotocopiatrici
• • Registratori (di cassa
• Mobili per ufficio
rii 1 • Sistemi contabili
• Accessori e assistenza
Massimino e C.
P.za Roma, 23 - Tel. 0121/22.886 10064 PINEROLO
11
18 febbraio 1983
cronaca delle Valli 11
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
L'aiuto ai terremotati
La Comunità Montana Val Pellice aveva raccolto a favore dei
terremotati la cifra di lire
29.777.369. Com’è stata spesa questa cifra? Una dettagliata relazione dell’assessore competente
illustra quanto è stato fatto e
presenta il conto consuntivo. Le
opere ohe si sono potute realizzare con l’utilizzo dei fondi proterremotati, sono costituite da
un capannone ad uso agricolo e
da una piccola stalla sociale costruita attiguamente al capannone. Il fabbricato è stato costruito
su un appezzamento . distinto a
catasto al F“ 17 n. 302 del Comune di San Rufo della superfìcie
totale di mq. 3.277, che la Cooperativa Sanrufese a.r.l. ha provveduto con fondi propri ad acquistare. Il capannone agricolo si
compone di una struttura portante metallica prefabbricata,
avente dimensioni esterne di m.
20,26x8,26.
La muratura perimetrale di
tamponamento è stata eseguita
con blocchi di cemento. Attiguamente al capannone, considerato
che per la sua costruzione non
si era utilizzato tutto l’importo
disponibile, di concerto tra la
Cooperativa Sanrufese e il Comitato di Gestione dei fondi proterremotati, e per esso la Comunità Montana Val Pellice si è
deciso di costruire anche una
stalla sociale per il ricovero di
n. 10 vacche. Oltre all’esecuzione
di tutte le opere murarie si è anche provveduto a dotare la stalla
delle necessarie attrezzature interne, quali poste in ferro, tazzette di abbeveraggio, ecc.
Al riguardo della costruzione
della stalla sociale, va precisato
che la sua realizzazione è stata
concordata dalla Cooperativa
Sanrufese anche con TAmministrazione provinciale di Alessandria che ha assunto l’onere di
fornire alla Cooperativa n. 10
manze di razza frisona di alta
genealogia, cosicché le due strutture vengono pienamente utilizzate.
L’importo totale occorso per la
realizzazione di dette opere somma a L. 27.338.280 come risulta
dalle relative fatture liquidate.
L’importo di L.2.439.089 ancora
disponibile si propone di devolverlo alla Cooperativa Sanrufese per il completamento dei lavori di rifinitura della stalla.
Oggi
e domani
Concerti
Conferenze
PINEROLO — Democrazia Proletaria
organizza neH'ambito di una serie di
incontri sulla crisi economica una conferenza-dibattito di Marco Revelli sul
tema: « La crisi economica e la composizione di classe ». La conferenza si
tiene presso il centro sociale di San
Lazzaro (Via dei Rochis 3) alle ore 21
di venerdì 25 febbraio.
NOI E LA FCEI
L
Credo che poche persone nel 1” Circuitto conoscano l'impegno e lo zelo
con cui il Consiglio ed il suo Presidente portano avanti linee e progetti
di lavoro. Non c'è proposta di iniziativa
che non venga presa in considerazione dal Consiglio che cerca di concretizzarlo compatibilmente con le sue possibilità. Una notevole mole di lavoro,
correlata da quistioni di ordine burocratico, spesso non stimolanti ma il
tutto condotto con molta passione.
Con questo spirito era stata proposta la serata del 5 gennaio sul tema:
- Dove va la Federazione delle Chiese
Evangeiiche in Italia ». Tuttavia il past.
Platone, sul colonnino Alle Valli oggi », considerando il risultato dell'Incontro (che è stato un buco nell'acqua)
lo definisce: « Fiasco della partecipazione - e cerca di analizzare i motivi.
Pur riconoscendo i meriti dèi lavoro
del Consiglio, pur condividendo alcune
considerazioni di Platone, desidero esprimere alcune mie perplessità, cercando di mettere in luce alcune possibilità che forse avrebbero evitato il
mancato interesse per l'argomento.
1) Coinvolgimento. Pubblicità e pubblicizzazione. '
Forse occorre rivedere le proposte di
iniziative centralizzate a Torre Pellice.
Proporrei, senza l'ambizione di dire cose nuove, il decentramento quartlerale, oppure portare gli argomenti in momenti specifici di singole attività comunitarie. Questo non per ridurre il problema ad un evento parrocchiale ma
perché il cammino è ancora lungo per
maturar uno spirito federativo. Forse,
in questo modo ogni singola comunità
avrebbe coinvolto più di » dieci persone -. L'inconveniente di tale soluzione
è il maggiore impegno e tempo richiesto a chi deve illustrare certi problemi.
Bisogna dire che non si possono ottenere risultati positivi soltanto comunicando sul giornale una data ed un
titolo di conferenza: si dovrebbe far
precedere un lungo lavoro di sensibilizzazione nelle Comunità, gruppi giovanili, sull'argomento che crediamo rilevante.
Altra considerazione è che forse si
è dimenticano di invitare direttamente
tre componenti presenti in Valle: a) la
Federazione Giovanile Evangelica Italiana (F.G.E.I.) di per sé già federata e
membro F.C.E.I.: b) la Federazione
Donne Evangeliche (F.D.E.I.) membro
della F.C.E.I.; c) l'Esercito della Salvezza nuovo membro della Federazione.
2] Gli oratori.
Dovendo parlare di Federazione mi
sarei aspettato di udire la voce di un
Battista e di un Metodista oltre che un
Valdese. Non vorrei condividere, a causa della sola presenza valdese, l'ipote
si maligna di chi ironizzava: « È stata
una riunione di corrente? ».
L'esposizione fatta dalle due persone smentiva tale affermazione, ma penso che nonostante ogni sforzo, esse
non possono aver dato la valutazione,
sul lavoro della Federazione, che sarebbe stata fatta dalle altre realtà denominazionali.
Credo che alle Valli bisognerà fare
una riflessione sull'informazione, sulla
sensibilizzazione e sull'incontro tra comunità evangeliche sia valdesi che di
altre denominazioni.
In Val Pellice esiste un gruppo della
comunità dei « Fratelli ». Da due anni
essi sono presenti all’incontro del Colle della Croce.
Riformati dì Francia e Italiani in quell'incontro sentono che le divisioni, pur
conservando ognuno le proprie caratteristiche, dovrebbero essere abbattute,
avendo tutti come punto di riferimento
Gesù Cristo.
Ma lasciando la cornice alpina del
Colle della Croce, anche qui, nelle
basse valli gli spunti per l'incontro
nella diversità dovrebbero essere coltivati maggiormente.
La spinta all'unità è ancora molto
lontana, ma è realizzabile la possibilità di una comune predicazione dell'Evangelo della solidarietà in un Paese
non ancora libero da dogmatismi ed
abiti talari. Italo Pons, Torre Pellice
LA SCUOLA
DEI BOUISSA
In riferimento al contenuto della delibera deH'Ammlnistrazione Comunale
di Torre Pellice (n. 10 del 18.1.83, avente c.ome oggetto il trasferimento dei
locali della Scuola Materna Statale di
Torre Pellice-Bouissa, via Bouissa n. 13
(in quanto non più gestibili ¡.locali della
sede staccata della Scuola Elementare)
presso i locali della Scuola Materna
Statale di Torre Pellice-Capoluogo. v.le
Rimembranza n. 9, desideriamo porre
in evidenza alcune considerazioni che
riteniamo estremamente importanti:
1) ci pare essenziale il manteni
mento della struttura pubblica in oggetto in quanto servizio decentrato e richiesto dà un numero considerevole di
utenza: '
2) lo spostamento della scuola materna impedirebbe la prosecuzione dell'attività di sperimentazione didattica
attualmente in atto tra allievi di scuo.la materna ed alunni di scuola elementare, frustrando un esperimento programmato, documentato e funzionante
di innovazione scolastica:
3) i criteri di territorialità (» gli alunni che dimorano nella zona a monte
della via Manzoni sono tenuti a frequentare la scuola del plesso Bouissa ») vigenti nel Comune di Torre Pellice co
stringerebbero, al termine della scuola
materna, la frequenza degli alufíñi alla
scuola elementare di Bouissa, senza
l'attuazione di attività didattiche di collegamento tra I due ordini di scuola, e
questo ci pare gravemente contraddittorio: inoltre lo spostamento della scuola
materna creerebbe dei problemi di ordine pratico alle famiglie;
4) riteniamo, di conseguenza, non
sufficiente l’intervento, da parte della
Amministrazione, dal lato puramente
ragionieristico-contabile saltando a pié
pari le considerazioni di ordine socioculturale e metodologiche-didattiche e,
conseguentemente, mettendo in secondo piano il concetto della scuola (anche come servizio sociale) principalmente indirizzato alla utenza, cioè ai
bambini, e questo viene ampiamente
suffragato dal lato della potenzialità
degli utenti che è attualmente di gran
lunga superiore al minimo richiesto
per l’esistenza della struttura;
5) ciò detto non vuole mettere in
subordine, da parte nostra, il problema della finanza locale, specialmente
nella drammatica situazione attuale per
quanto riguarda il deficit della finanza
pubblica; ci pare però che il problema
del contenimento della spesa debba essere visto ed affrontato dal lato della
sua distribuzione e riteniamo pericoloso che, nell'ottica di cui sopra, vengano
ad essere colpite strutture fondamentali come la scuola, e ciò rischiando di
incentivare nell’utenza delusa da questa
prassi la scelta delle strutture private
(esistenti nel Comune di Torre Pellice)
già pericolosamente in atto;
6) pur senza sottovalutare problemi che esistono riteniamo che debba
essere instaurato, dall'Amministrazione, un rapporto con utenza ed insegnanti finalizzato alla costruzione assieme di
eventuali soluzioni alternative, senza
quindi la negazione del confronto e
della discussione derhocratica, che ci
pare essere purtroppo la linea seguita
in questa occasione.
Ringraziando per la pubblicazione porgono cordiali saluti.
(Seguono 32 firme di genitori)
Gli avvisi da pubblicarsi in questa rubrica debbono pervenire in tipografia
entro le ore 9 del lunedi precedente
la data di pubblicazione del giornale.
Pro ristrutturazione
Ospedale Valdese
di Torre Pellice
(Doni ricevuti dalla CIOV)
Doni di dicembre 1982
L. 100.000: Godino Orfilia, Prarostino.
TORRE PELLICE — Giovedì 24 febbraio alle ore 16 nell'ambito della Università della Terza Età si terrà presso
l'Hôtel du Parc un Incontro musicale
con Sergio Lamberto e Giacomo Agazzini.
TORÀ EPELLICE — Organizzato dalla
Pro Loco si tiene presso il Tempio valdese, venerdì 25 febbraio alle ore 20.45,
un concerto per violino e pianoforte di
G. Rimonda e G. Cocozza.
k'ro Istituti Ospitalieri
'*'aldesi
Doni di dicembre 1982
L. 100.000: Fam. Robert, Prarostino, in
mem. del papà Robert Alessandro.
L. 80.000: Griglio Giulio, San Secondo
di Pinerolo.
L. 70.000: Florence Nieish Ossining
U.S.A.
L. 10.000: Rivoiro Adolfo e Liliana,. S.
Secondo di Pinerolo, in me-m. Remy
Pons.
(Doni ricevuti direttamente dall’Istituto)
Doni ricevuti nel mese di ottobre 1982
L. 150.000: N. N. P. I.
L. 50.000: Bounous Attilio, in mem,
della sorella Bounous Luisa Cambellotti.
L. 3.000: N. N.
Doni ricevuti nel mese di novembre ’82
L. 150.000: Schierano, in mem. di
Dibernardo Mario; N.N.P.I.; N.N.P.I.
L. 100.GO0: Pascal Umberto e Maddalena, Villar Pellice; N. O., per la giornata del Rifugio.
L. 50.000: Unione Femminile di Angrogna.
L. 30.0CO; Pasquini Irma ved. Benecchio, in mem. di Malan Isoline.
L. 20.000: Martinat Silvio e Delfina,
in mem. di Malan Isoline.
L. 5.000: S. F., Angrogna.
Doni ricevuti nel mese di dicembre ’82
L. 2.294.196: Comitato di Ginevra.
L. 1.000.000: M.C.M., Torre Pellice.
L. 265.000: I figli di Schioppi Maria
ved. Arnoldi, in mem. della Mamma.
L. 250.000: Unione Femminile dèlia
Chiesa Valdese di Bergamo.
L. 120.000: Unione Femminile Valdese
di Vallecrosia e Bordighera.
L. 100.000: M, R .T., Torre Pellice, in
ricordo di amici; Unione Femminile della
Chiesa Valdese di P.za Cavour, Roma;
Pons Mario, in mem. di Pietro e Ulderica. Torre Annunziata; Lega Femminile
Valdese di Como.
L. 50.000: Sorelle Isabelle, in mem. di
Rivoira Emma; Dalmas Adelina, ospite
Rifugio; Chiavia Firminio; Vanni e Ezio
Cambellotti, in mem. della moglie e
mamma: Comune di Prarostino; S.D.M.,
Torre Pellice; In memoria dei miei cari,
F. E; Libera e Dionigia Schioppi, in memoria della sorella M. Arnoldi; In mem.
di M. Schioppi ved. Arnoldi, la sorella
Gelmina col marito Angelini Agostino
ed il figlioccio Angelini Ernesto,
L. 30.000: Comunità Valdese di Como.
L. 20.000: Fam. Mansuino, San Remo;
Nelly Zecchin, Venezia; A.P.I.; Società
di Cucito, Torre Pellice, per 15,8.82;
Società di Cucito, Torre Pellice, per un
caffè; Merkii Hanni, Winterthur (Svizzera) .
L. 10.000: Cigersa; Elsa e Llly Carstanjen, Como; Selma Longo.
RINGRAZIAMENTO
I nipoti del compianto
Pietro Goìsson (Pierino)
ringraziano il personale dell’Ospedale
di Torre Pellice che Tha seguito nella
sua degenza, e in modo particolare il
dot^. Delleani e il pastore Platone dì
Angrogna.
Angrogna, 6 febbraio 1983
RINGRAZIAMENTO
(Doni ricevuti dalla CIOV)
Doni di dicembre 1982
L. 200.000: Lega Femminile Valdese, Como.
L. 50.000: Chiesa Evangelica Valdese
di Susa.
L. 15.000: Bleynat Aldo e Clementina,
Prarostino, in mem. nostri cari.
L. 5.000: Abate Domenico, Torre Pellice, riconoscente.
« A colui che è fermo nei suoi
sentimenti tu conservi la pace.
La pace perché confida in te ».
(Isaia 26: 3)
Le famiglie Maurin e Goìsson ringraziano quanti hanno loro manifestato la propria soUdarietà in occasione
della dipartenza di
Marcel Maurin
Mialet - Pomaretto, 30 gennaio 1983
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
(Doni, ricevuti dalla CIOV)
AVVISI ECONOMICI
PROFESSIONISTA cerca pensionata
come governante fissa, Superga. Telefonare 011/882863 segreteria telefonica.
CHIESA valdese di Torino cerca custode per tempio C.so Oddone offrendo compenso comprendente alloggio.
Inviare domande con dati personali
al Concistoro, via Pio V 15, 10125
Torino. Per informazioni telefonare
al 011/488980.
ABBONAMENTI
1983
Annuo: minimo L. 18.000
Semestrale: minimo » 10.000
Estero » 35.000
Sostenitore » 36.000
U8L 42 ■ VALLI
CHIS0NE-GERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 FEBBRAIO 1983
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINER0LE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza^
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43-VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 FEBBRAIO 1983
Lusema San Giovanni: FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
12
Í2 uomo e società
18 febbraio 1983
!
COSTRUIRE LA PACE
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Suir«ObÌezÌOne fiscale» S. o. s. per ll Ghana
Ricordiamoci che Cristo ci ha insegnato a deporre l’odio contro il
« nemico » e a porgergli una mano disarmata nel nome dell’agàpe
La pubblicazione in questa rubrica della lettera aperta del Movimento Nonviolento (M.N.) al
presidente Pertini ha provocato
finora tre risposte di lettori, pubblicate nei numeri scorsi del 10
e 24 dicembre e del 28 gennaio.
Ci pare che la questione vada ripresa, anche per chiarirci ulteriormente le idee in proposito e
soprattutto per cercare di ampliare il dibattito su una questione fondamentale del nostro
tempo.
Anzitutto, ricordiamo brevemente qual era il contenuto della lettera del M.N. In essa veniva ricordato come in Italia —
durante il periodo fascista —
diverse persone coraggiose, come ad esempio appunto lo stesso Pertini, osarono opporsi alle
leggi allora vigenti, sopportando
carcere ed esilio per il loro « agire illegale ». Ma anche nei Paesi
democratici — proseguiva la lettera — come ad esempio negli
Stati Uniti, vi è stato chi ha infranto la lesfp^e, come M. L. King
che si battè contro il razzismo
e per i diritti civili dei neri finendo varie volte in prigione
(per non parlare della sua tragica fine).
Di conseguenza — continuava
il documento — è più che legittimo che anche alcune centinaia
di cittadini si siano rifiutati (e
intendano farlo anche in avvenire in schiera sempre più numerosa) di pagare le tasse nella
percentuale dovuta alla « Difesa » in coerenza alla frase più
volte pronunciata' da Pertini:
«svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai ». Ciononostante,
il presidente della Repubblica,
cui era stata inviata la somma
di 13 milioni così ottenuta, non
ritenne opportuno trattenerla
per usarla a fini pacifici dato che
il suddetto gesto era « contrario
alla legge ».
Dopo più di 15 anni in cui si è occupato con sensibilità e
precisione del « Fondo di solidarietà », Roberto Peyrot ha chiesto un avvicendamento. Lo ringraziamo per quanto ci ha dato
ih questi anni e diamo il benvenuto a Maria Tamietti, di Torre
Pellice, che, prende il suo posto.
D’accordo con Pertini
non con l’obiezione
Il primo dei lettori nel suo
commento afferma che Pertini
ha fatto bene a respingere detta
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pineroio N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Vlglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
• L'Eco delle Valli - La Luce ».
Abbonamenti '83; Annuo L. 18.000,
Semestrale 10,000; Estero 35.000:
Sostenitore 36.000. Gii abbonamenti decorrono dal 1" gennaio e dal r
luglio (semestrale].
Redazione Valli: Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
Pubblicità; prezzo a modulo (mrn
49x49) L. 7.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna: mortuari
280 - sottoscrizioni 150 - economici
200 e partecipazioni personali 300
per parola (oltre IVA).
'Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
somma in quanto appunto la cosa è contro la legge: si cambi
semmai prima la legge, perché
non si può agire di testa propria.
Questo, a prescindere dal fatto
che questo fratello in fede premette di essere pacifista ad oltranza e di approvare i principi
etici e cristiani della nonviolenza. Nel pieno rispetto delle sue
convinzioni ed anzi, convinto che
r« obiezione fiscale » si risolverà
in un maggior onere economico
a carico del contribuente considerato « evasore », mi pare che
questa azione contribuisca in modo assai efficace — nei limiti della scarsissima pubblicità data
dalla stampa tradizionale ■*- a
tener vivo il problema degli armamenti e delle folli cifre ivi impegnate. Inoltre, non si può dimenticare che questi obiettori
fiscali sono pronti a finire in galera per testimoniare anche in
quel modo il loro « NO » alla politica delle armi.
Il secondo lettore, nel suo scritto, premette di non essere un
militarista, non solo, ma di aver
provato sulla propria carne gli
orrori della guerra, perdendo anche un figlio di sei anni in un
bombardamento. Anche egli afferma che l’azione degli obiettori fiscali non si può paragonare
alla situazione in cui agì Pertini
e che lo « stato di necessità w* richiamato dai medesimi non tiene conto della situazione reale
e contingente degli armamenti.
Disarmo unilaterale
bello ma impossibile
A questo punto, le due prime
lettere dei nostri fratelli esprimono concetti comuni affermando in sostanza che non è possibile — anche se molto bello —
pensare a disarmare unilateralmente quando il resto del mondo si arma sempre di più ed è
continuamente in agguato, pronto a piombare sul più debole, sul
più indifeso: occorre quindi pregare, abbandonarci alla Parola
di Dio e promuovere azioni globali mondiali per il disarmo generale.
Certo, chi non sarebbe lieto e
felice che finalmente le potenze
mondiali — grandi e piccole —
meditassero seriamente ed onestamente delle radicali azioni di
disarmo multilaterale nel duplice scopo di allontanare sempre
di più lo spettro di un conflitto
apocalittico da un lato, e dall’altro di liberare così immense ricchezze restituendole a quei popoli derubati per secoli e cercando così di instaurare la vera giustizia internazionale? Ma vediamo i fatti come si svolgono; le
grandi potenze si accusano a vicenda — alternando proposte di
disarmo più formali che di sostanza — di potenziare sempre di
più i propri arsenali e giustificando quindi i loro programmi
bellici sempre più massicci.
E’ bensì vero che col suo avvento in URSS, Andropov ha formulato delle proposte più realistiche e concrete (per altro subito battezzate dagli Stati Uniti
come « abile propaganda »). E’
anche vero che l’Europa sembra
cercare molto faticosamente una
certa qual autonomia (Francia e
Gran Bretagna escluse) dalle pesanti direttive dell’alleato americano — si pensi al socialdemocratico tedesco Vogel — ma la
situazione odierna è quella che è.
Basterebbe il 10%
Il potenziale distruttivo accumulato serve a distruggere la
TeiTa parecchie volte: un noto
futurologo ha affermato che anche riducendo del 90 per cento
gli armamenti (e si intendono
solò quelli nucleari) il nostro pianeta potrebbe ancora essere totalmente distrutto, ridotto ad
una landa selvaggia popolata da
qualche insetto e da alcuni vegetali. Ho recentemente letto un
libro di Jonathan Schell, scrittore americano, dal titolo: « Il destino della Terra », edito da Mondadori, Un libro definito « fondamentale, necessario e terribile »
da Primo I-evi: cari fratelli che
mi leggete, procuratevi questo
libro e vedrete che non basta attendere la buona volontà mondiale e pregare. Occorre agire,
ognuno nel suo ambiente e nel
suo settore e battersi quotidianamente per il « proprio » disarmo senza attendere quello degli
altri. Tanto più questo è un compito per noi credenti visto che i
politici e i governanti nella loro
quasi totalità si adeguano alla
mentalità corrente di questo
mondo. Cominciamo a batterci
noi contro i missili a Comiso e
contro le centinaia di altri ordigni nucleari sparsi un po’ in tutta Italia; pensiamo alla missione profetica della Chiesa e non
conformiamoci a questo mondo;
ricordiamoci che Cristo ci ha insegnato a deporre l’odio contro
il « nemico » o presunto tale, ed
a porgergli una mano disarmata,
in nome dell’agàpe, e della giustizia, come sottolinea anche la
terza lettera.
Questo, anche nel rispetto di
quelle generazioni future che non
solo stiamo già depredando in
tutti i modi, ma che a causa della nostra dissennata politica, rischiano di essere cancellate prima ancora di venire alla luce.
Roberto Peyrot
Un’altra drammatica vicenda,
dovuta alla crisi economica mondiale, si sta svolgendo davanti ai
nostri occhi. Molti di noi avranno certo visto le sconvolgenti immagini di quella folla scalza e"
stravolta cacciata a suqn di nerbate dalla Nigeria.
Gli antefatti sono noti: La Nigeria, con una superfìcie tre volte più grande di quella dell’Italia
e con una popolazione di 80 milioni di abitanti ha avuto improvvisamente nel corso degli
anni ’70 un boom economico dovuto al petrolio, la cui produzione aveva raggiunto una punta di
oltre un milione e mezzo di barili giornalieri. Di lì, l’apertura
delle frontiere a milioni di persone che, provenienti dai paesi
vicini, si sono adattate a sostituire i negeriani nei lavori più pesanti e meno remunerativi, ma
peraltro superiori economicamente a quelli dei loro paesi di
origine.
Improvvisamente, oltre due milioni di questi lavoratori, quasi
tutti del Ghana, ma anche del
Ciad, del Benin e del Togo sono
stati estromessi colla forza dai
loro posti di lavoro a causa del
forte declino delle vendite del1’« oro nero » che costituisce la
maggior fonte di reddito di quel
grande paese africano. Ecco un
ulteriore esempio (così frequente specie nel Terzo mondo) di
come sia nefasta la tendenza ad
affidarsi ad una « monocultura »
e cioè il basare la propria economia su un solo prodotto, essenzialmente agricolo o industriale.
Ma altri sono i fattori che hanno causato questo precipitare degli eventi. Chi conosce bene la
situazione locale afferma che
questa crisi favorirà una aperta
caccia allo straniero, basata sugli endemici conflitti etnici e religiosi. È poi fuori di dubbio che,
in vista delle imminenti elezioni
politiche il presidente nigeriano
in carica abbia voluto crearsi dei
« meriti » presso l’elettorato cacciando tutti questi « indesiderabili » che gravavano ormai sull’economia nazionale e non « servivano » più.
Ma, dopo questo dramma dell’esodo, una situazione ancor più
tragica si presenta per i profughi che tornano in Ghana; questo paese è in condizioni pietose.
Si calcola che il deficit cerealicolo sia di 300 mila tonnellate e la
situazione di emergenza improvvisamente creatasi rischia di
protrarsi per mesi e mesi, mentre gli aiuti si sono mossi piuttosto lentamente. Se poi si tiene conto che la popolazione del
Ghana si aggira sui 12 milioni
di persone, si pensi in che proporzione verrà a gravare questa
fiumana di gente.
Il locale Consiglio delle Chiese, che già provvede a 100 mila
profughi, non nasconde il suo
vivo allarme ed ha lanciato un
appello. Certamente il Consiglio
ecumenico delle Chiese assumerà a sua volta delle iniziative per
alleviare questa situazione.
Anche il nostro Fondo di solidarietà lancia un pressante appello a tutti i lettori invitandoli
a contribuire generosamente ed
urgentemente per soccorrere
questi diseredati. Ricordiamo che
abbiamo un appostito conto corr.
postale, intestato a La Luce, fondo di solidarietà, Torino, numero 11234101: attendiamo i vostri
doni, che ci auguriamo numerosi, e colla preghiera di voler indicare nella causale di versamento la destinazione. r. p.
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 2.000
Abbadia .Alpina: Paschetto Lidia —
Angrogna: Bertin Lamy, Buffa lima, Rivoira Alida, Coìsson Leo, Bertalot Anna, Roman Amato, Bertramino Claudia,
Puy Adelia, Malan Ernesto, Gaydou
Pierina, Rivoira Alberto — Agrigento:
Cesoia Calogero — Cosenza: Sivini Ada
— Cascine Vica: Rostan Adolfo — Catania: Nuzzi Arena Enrica — Drusacco
Canavese: Glaudo Pranza Irma — Genova: Tropea Enrico — Laveno: Rivoira
Paola — Luserna S. Giovanni: Malan
Rinaldo, Paschetto Bruno, Bonjour Daniela, Bonnet Bu(fa Lina, Meynet Renato, Gisola Paola — Malnate: Rosselli
— Opera: Serra Ornella — Pellestrina:
Marmi Santo — Prarostino: Robert Alessandro — Aosta: Monaya Carlo —
Bobbio Pellice: Catalin Laura — Bordighera: Malan Irene — Courmayeur:
Fiurzeler Walter — Prosinone: Corbe
Antonio — Lusernetta: Toscano Ivonne — La Spezia: Rosati Luigi •— Milano:
Eroi! Dina — Padova: Vedova Umberto
— Prato: Magni Franco — Ferrerò: Peyret Albertina, Tron .Milena, Poët Alberto — Pineroio: Feroldi Pietro, Campese
Genre Mary, 'Marino Tiziana. Poët Annamaria, Long Anna, Monnet Lina, Jaime Tron M. Luisa, Eynard Italo, Malavaso Prandino Giorgina, Vinçon Bartolomeo, Brosla Eliana, Prochet Renata,
Türk Elda, Gay Giovanni, Bounous Renata — Riclaretto: Clot Alberto, Perro
Tron Elvira — Ravenna: Colizzi Antonio
— Roma: ,Ceteroni Vittorio — S. Lucia
di Mentana: Giuliani Giovanni — Salza
di Pineroio: Meytre Paolo — Piossasco:
Malan Wanda — Vittuone: Rossi Pietro
— Savona: Gazzano Angelo — S. Secondo: Godine Elena, Dardanelli Anita,
Griglio Fanny, Fogliame Miranda, Codino Attilio, Bourne Melania, Bouchard
Elvi, Don Elvina, Gay Vanni, Griglio
Francesco, GardioI Fiorenzo, Genre Pie
tro Augusto, Griglio Nadia, Brosia Ines,
Gay Silvia, Beltramone Paolo, Gay Attilia ved. GardioI — Torre Pellice: Mathieu Geraldo, Mathieu Ersilia, Sappè
Aldo, Chiavia Olga, Gay Ester, Cavazzani Erica, GardioI Frida, Malan Paolo,
Avondet Emilio. Davit Roberto, Paolucci Giuseppe, Messina Costantino, Abate Domenico, Prochet Aldo, Bertolè Anna. Gamba Aldina, Rivoira Olga, Gay
Alessandro, ‘Morel Walter, Poèt Elena,
Genre Adele, Sibille Attilio, Comba Aldo, Ristorante Piemonte — Torre del
Greco: Mucciardi Antonio — Torino:
Rostagno Giovanni, Viviana Corrado, Farolfi Dino, Decker Vilma, Jon Scotta
Laura, Napolitano Nella, fam. Toscano,
Violo Primo, Curdo Armando, Giordano
Negro Elsa, Moresco Rosaria, Tron
Laura, Fantin Sisto, Beux Emma, Romagnani Matilde, Travers Niny, Pisani Dario, Fiore Adriana — Trieste: Gandolfo Giovanni, Satti Diana, Alessi Gina
Villar Pellice: Geymonat Luciano,
Ciesch Cecilia, Monnet Lina, Gay Enrico, Pascal Annina — Vicenza: Pavinato Angela — Vintebbio: Piasio Iginio,
DONI DI L. 3.000
Luserna S. Giovanni: Grill Ester, Pasquet Anita — Torino: Capostagno Costanza — Torre Pellice: Malanot Pellegrin Ernestina — Piscina: Classe Ili
media.
ti di Sopra: Facchin Peronello Emanuele — Svizzera: Tierque Emilia, Avondetto Peter Elisabetta, Kramer L., Fischi!
Elena, Coucourde Nino, Fogal Anita —
Riciaretto: Peyronel Cesare — Parma:
Tessoni Cinzia — Francia: Caratici Olga — Frali: Garrou Anita — S. Germano: Bertocohio Piero — Angrogna:
Malan Marcella— Villar Pellice: Negrin
Paolina.
DONI DI L. 6.000
Trieste: Bracchetti Bruno —• Parma:
Bassi Ines-— Venezia: Bensì Riccardo
— Loano: Baldoino Ada — Frali: Richard Silvio — Ivrea: Canale Aldo —
Torino; Giardini Luciano.
DONI DI L. 7.000
DONI DI L. 4.000
Pomaretto: Ferrerò Rosanna — Firenze: Nunzi Luigi — Loranzè: Cristoforo
Almerina — Luserna S. Giovanni; Bertalot Emilio, Danna Stefano — S. Germano Chisone: Baret Alfredo — Pineroio: Barrai Paolo, Poèt Adele — Torre
Pellice: Armand Hugon Valdo, Chauvie
Anita.
DONI DI L. 5.000
Bergamo: Frizzoni Vittoria — Luserna
S. Giovanni: Bertalot Ada — Torre Pellice: Casa delle Diaconesse — Tramon
Abbadia Alpina: Fornerone Dino, Pellene Roberto, Cardón Emilio — Baveno:
Udini Piero — Bologna; Cavezza Luigi
— Cascine Vica: Podio Ginetta — Collegno: Zebelloni Paolo — Milano: Cervi Claudio, Rochat Renata, Podio Lydia,
Ciceri Gilda — Imola: Camerlata Leda
— Ivrea: Marangoni Caterina — Luserna S. Giovanni: Plavan Franca, Bensì
Giordano — Novara: Costabello Tina —
Pavia: Nicolai Gianandrea — Pistoia:
Landucci Eva — Frali; Peyrot Gino. Richard Alma —■ Pineroio: Tron Enzo, Bessone Ada, fam. Koch — Roma: Lala
Eros — Torino: Gìampiccoli Luisa, Bertinatti Lea, Vay Maria, Perucco Eliana,
Dormelandi Peyronel Odette — S. Mau
rizio d'Opaglio: Bertinat Emilio — Ri
voli: Giaiero Adriano — Trieste: Ghi
rardelli Paola — Taranto: Valentlni Gae
tano — Verona: Chadima Judith — Ci
pressa: Tenger Lucietta — Como; Di
Toro Achille — Invorio: Baret Gabriel
la — Genova: Corlando Perside — Pa
lermo: Ciliari Enrico, fam. Scroppo —
Perosa Arg.: Marchetti Silvana, Peyronel
Valdo — Perrero; Menusan Franco —
Pisa: Platania Angelo — Pont Canavese: Roncagliene Bruno — Torre Pellice:
Moretti Dionira, Peilenc Riccardo —
Velletri: Riccobene Maria — Varago:
Bidinotto Rino — Orbassano: Sani William.