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Anno VI
numero 19
del 8 maggio 1998
L. 2000
spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/B legge 662/96
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LA FESTA
DELLA MAMMA
«Se uno (...) non odia suo padre, sua
madre (...) non può essere mio discepolo»
Luca 14,26
La Festa della mamma sembra fare
a pugni con queste parole di Gesù.
Peraltro verso questa festa, di relativamente recente istituzione, viene criticata perché è diventata un’occasione di
speculazione commerciale, per vendere
dolci, regali e quant’altro. Come per il
Natale o per la Pasqua, non c’è voluto
molto per trasformarla in una faccenda di consumo e di affari miliardari.
Natale e Pasqua, nonostante tutto, resistono, perché celebrano il messaggio
centrale della salvezza. La Festa della
mamma, invece, anche perché sembra
celebrare la creatura e non il creatore,
regredisce nelle nostre chiese e nessuno
se ne rammarica molto. Ho sperimentato la Festa della mamma per la prima volta nel 1963, in occasione della
mia prima partecipazione al culto in
una chiesa evangelica. A distanza di
anni penso ancora che si sia trattato di
un’esperienza significativa. Quel culto,
nella sua sobrietà, non distaccato dalla
attenzione agli ajfetti umani, mi diede
una nuova dimensione in tema di fede,
prassi religiosa e dimensione comunitaria. Con linguaggio da iniziati si direbbe che ero stato chiamato in chiesa
per lasciare il mondo e i suoi ajfetti, invece la chiesa mi ha restituito alla mia
dimensione umana. Ho scoperto l’Evangelo che sa fornire le giuste priorità,
come suggerisce il brano parallelo di
Matteo (10, 37), che sa mettere Dio al
primo posto, ma non per questo ci
chiama ad abbandonare la dimensione
umana nella quale siamo vissuti e nella quale continueremo a vivere.
A TON ci interessa una festa trasforlyi mata in occasione di consumo,
ma non vorremmo gettare via l’acqua
sporca con il bambino dentro. Festa significa celebrazione, ricordo di un
evento o di una persona per ribadire la
sua validità nel presente. Vi sono buone ragioni per festeggiare una persona
come la mamma: mamme sono quelle
persone anziane, spesso abbandonate
come auto fuori uso, perché non più
funzionali nel mondo della produzione, degli ajfetti, dell’utilità quotidiana.
Ricordarsi di queste mamme non con
una visita frettolosa e infastidita ma
valorizzarle per il ruolo avuto nel passato, vuol dire umanizzare la nostra
società fredda e calcolatrice; mamme
sono quelle giovani donne che sacrificano la loro carriera, o si addossano
una doppia fatica, per dare all’umanità nuove generazioni, bambini e
bambine che allietano le nostre case, le
nostre chiese, le nostre città. Queste
mamme trasformano la sterilità della
nostra esistenza in fecondità di vita;
mamme sono quelle nostre sorelle a cui
viene demandato di educare alla fede i
propri figli. Le nostre chiese avrebbero
poco da dire a una buona fetta delle
nuove generazioni, se queste non venissero nutrite di parole di speranza
udite dalle loro madri. Vero è che la fede si ha per mezzo dell’udire la parola
di Cristo, ma sono le madri che annunciano per prime quella parola. Lo fanno con i loro gesti, con il loro stile di vita, lo fanno inculcando quella parola.
Fare festa per la mamma non vuol dire
ticordarci di loro una volta Vanno o relegarle nel ruolo tradizionale di «angelo del focolare». Vuol dire invece che gli
nomini si mettano al loro fianco peref/d il loro ruolo vitale venga svolto
senza soverchi sacrifici personali. Vuole anche dire che nelle famiglie, come
nelle chiese e nella società, si viva il
tuolo della mamma come un ruolo
ventrale, umanizzante, qualificante
‘ insieme delle nostre attività.
Salvatore Rapisarda
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La Resistenza, benché opera di una minoranza, fu un'esperienza di libertà e democrazia
Valori forti, senza compromessi
La retorica celebrativa e il revisionismo storico non sono necessari per vivere oggi nell'unità
e nella concordia. Ci sono battaglie giuste da affrontare senza timore di essere minoranza
GIORGIO ROCHAT
OGNI anno la scadenza del 25
aprile ripropone il tema della
Resistenza, tra il fastidio delle celebrazioni ufficiali, qualche polemica
giornalistica, gli inviti a consegnare
questa data alla storia, ossia a dimenticarla, e la difficoltà per chi
ancora la ritiene importante di trovare il giusto tono per ricordarla
senza cadere nella retorica reducistica. La Resistenza è sempre stata
difficile da accettare e celebrare
perché è un tema che divide, che
obbliga a prendere posizione. Criticata e messa ai margini negli anni
della guerra fredda, fu ricuperata e
celebrata negli Anni 70 e 80 come
gloria nazionale, mettendone cosi
in ombra la caricà di rottura sociale
e politica. La Resistenza come momento epico da celebrare in quanto passato, più o meno come i rivoluzionari Garibaldi e Mazzini furono ricuperati nel Risorgimento di
Cavour e Vittorio Emanuele IL
La situazione degli Anni 90 è più
complessa. A livello europeo si è
sviluppato il «revisionismo», un
movimento storico-politico che ridimensiona il giudizio di condanna
dei regimi nazifascisti. Per lo storico tedesco Ernst Nolte, il nazismo
nacque come reazione difensiva allo stalinismo, il che non significa
negarne la dimensione criminale,
ma in qualche modo giustificarla: i
lager nazisti di sterminio di massa
trovano un precedente nei gulag
sovietici, i piani hitleriani di dominio sono una risposta a quelli di
Stalin. Lo sviluppo estremo di questa interpretazione è il «negazionismo», il tentativo di negare la politica nazista di sterminio pianificato: i sei milioni di ebrei (e i milioni
di antifascisti, russi, zingari, omosessuali) morti nei lager nazisti sarebbero un’invenzione della propaganda sionista e antifascista, che
amplifica episodi limitati.
Pur condannato da storici e politici, il «negazionismo» ha un certo
successo in Francia e echi minori in
altri paesi. In Italia i mass media
hanno dato grande rilievo al «revi
Verona, 26 aprile 1945
sionismo» dello storico De Felice,
che presenta la dittatura fascista
come moderata, ridimensiona l’antisemitismo fascista, dimentica gli
orrori del colonialismo italiano e
delle nostre occupazioni balcaniche (e la dura repressione di pentecostali e Testimoni di Geova) e pone suUo stesso piano la Resistenza
e la Repubblica di Salò, liquidando
l’antifascismo come minoranza
trascurabile (salvo poi addebitare
ai partiti della Resistenza il fallimento dei governi di Craxi, Andreotti e soci).
Su un altro piano. Ton. D’Alema
ha teorizzato con lucidità quello
che altri uomini politici dicono a
mezza voce: la Resistenza è un passato che divide, oggi il paese ha bisogno di ritrovare unità e concordia
su valori nazionali comuni e diffusi.
Libertà, democrazia, progresso sociale, autonomia sono e devono rimanere valori fondanti, ma senza
la carica polemica e la pregiudiziale
antifascista della Resistenza, in modo da poter essere più largamente
accettati. Una posizione che ha trovato nelTon. Violante un interprete
autorevole (e più misurato di quanto dicano le amplificazioni giornalistiche) con i suoi inviti a ricostruire
sulle divisioni del passato una concordia nazionale.
Siamo dinanzi a interpretazioni
diverse e legittime (salvo il «negazionismo»), su cui si può discutere,
perché non esistono tabù, miti intoccabili. E tuttavia le semplificazioni dei mass media sono pericolose, perché superficiali e a senso
unico (la nostra televisione riesce
raramente a occuparsi di storia con
serietà e equilibrio). Per me tre
punti sono fondamentali:
- la condanna radicale dei nazifascismo. Tutti i grandi movimenti di
rinnovamento della storia, dalla
Riforma protestante alla Rivoluzione francese fino alle diverse rivoluzioni comuniste hanno prodotto regimi dittatoriali che ne contraddicevano i principi, i quali non per
questo perdono valore; il credente
sa che l’opera delle sue mani si
svolge sotto il segno del peccato,
ma non per questo rinuncia a operare nel mondo. Soltanto nelle varie
forme del nazifascismo non riesco a
trovare alcun segno di speranza, di
valori condivisibili, ma soltanto sopraffazione e violenza verso l’esterno e Tinterno, con l’impiego scientifico dei mezzi distruttivi più raffinati della civiltà moderna;
- la Resistenza fu uno straordinario momento di libertà, di democrazia e di indipendeirza, opera di una
minoranza che, nel vuoto aperto
dal fallimento dello stato, si facevano carico delle speranze di rinnovamento radicale, con le illusioni e le
forzature inevitabili. Ebbe le sue
pagine nere, fallì nei suoi grandi sogni, ma aprì la via a una Repubblica
ragionevolmente democratica. L’8
settembre 1943 non è morta la patria, come dicono giornalisti alla
moda, è morta la patria fascista e
monarchica, ma nella Resistenza è
cresciuta una patria nuova e moderna, in cui mi riconosco;
- la Resistenza va ricordata, studiata (e celebrata, se si riesce a farlo senza retorica) come momento
di divisione, di guerra civile (anche
se il termine dispiace ai vecchi partigiani), non per riaprire oggi uno
scontro frontale, ma per riaffermare che esistono valori forti che non
ammettono compromessi, nonché
una dimensione di moralità, di impegno civile, anche di utopia. In
un’epoca dominata dalle semplificazioni televisive e dagli appelli ai
buoni sentimenti di massa, la Resistenza ci dice ancora che ci sono
battaglie giuste da affrontare con
serietà e durezza, senza timore di
essere minoranza.
L'1 -2 maggio è nata ufficialmente l'unione monetaria europea
Dall'Europa della ragione all'Europa del cuore
JEAN-JACQUES PEYRONEL
QUARANTUNO anni
dopo il Trattato di
Roma che istituì il Mercato Comune dell’Europa dei Sei, è nato ufficialmente l’Euro che,
dal 1“ gennaio 2002, diventerà la moneta unica
di undici paesi europei.
Per la prima volta nella
sua storia, il vecchio
continente si dota di un’
istituzione sovranazionale comune, la Banca
centrale europea, che
avrà un peso decisivo
nelTorientare l’economia europea nella grande sfida mondiale della
glob^izzazione dei mercati. È stato un parto doloroso che per poco ha
rischiato di uccidere il
bambino non ancora nato. L’Euro quindi è nato
da un travagliato compromesso tra Francia e
Germania così come T
idea stessa dell’Europa
era nata, all’indomani
della seconda guerra
mondiale, dalla volontà
politica di questi due
stati di costruire un futuro in cui la guerra non
sarebbe più stata possibile. L’idea forza dei padri dell’Europa fu di fondare questa scommessa
sull’unico terreno in grado di vincolare un destino comune, quello dell’
economia. La nascita
dell’Euro, proposta da
François Mitterrand nel
1987 e accettata dal cancelliere Kohl nonostante
le reticenze dei tedeschi,
è la conseguenza di questa sfida. Che la costruzione dell’Europa sia
un’avventura e una sfida
permanente, lo riconosce lo stesso Jacques Delors che di questa nuova
Europa è stato per dieci
anni il più convinto artefice. Ma ora che l’Euro
sigilla questa volontà di
fare «l’Europa della ragione», fondata sui rigidi
parametri di Maastricht,
Delors è il primo ad affermare che urge fare 1’
«Europa del cuore», cioè
un’Europa che non lasci
sull’orlo della strada
nessuno dei propri cittadini, a cominciare dagli
oltre diciotto milioni di
disoccupati, e nessuno
dei cittadini «extraeuropei» che si trovano a vi
vere in questo continente. Insomma l’Europa,
che in un prossimo futuro dovrà includere sia i
quattro paesi rimasti
fuori dall’unione economica e monetaria sia i
paesi della sua frontiera
orientale, ha bisogno
non solo di una banca
comune ma anche di
una direzione politica
comune che si faccia carico di tutte le esigenze
(economiche, ma anche
sociali, culturali e spirituali) dei suoi cittadini.
E questo non lo potrà
mai fare la «mano invisibile» e cieca del mercato, quand’anche fosse
«unico». Ci auguriamo
che questa sia la lezione
da trarre dalla lunga
notte di Bruxelles.
IL SINODO DELLA CHIESA
LUTERANA IN ITALIA
Si è svolta dal 23 al 26 aprile a Sestri
Levante (Genova) la prima sessione del
XVII Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), a cui hanno partecipato una trentina di pastori e laici in rappresentanza delle n comunità luterane
(prevalentemente di lingua tedesca, con
un totale di 7.000 fedeli). Nella sua relazione, il decano Hartmut Diekmann ha
messo l'accento sulla metamorfosi in atto
nella Celi: da «una chiesa luterana in Italia con un forte orientamento verso la
chiesa tedesca a una chiesa che, con l'Intesa con lo stato, si è data un primo strato di colori nazionali italiani». Il Sinodo
ha dedicato ampio spazio alla discussione
della bozza di «Dichiarazione comune»
cattolico-luterana sulla giustificazione.
Pur con alcuni rilievi critici, il Sinodo ha
espresso un parere sostanzialmente positivo, approvando fra l'altro la proposta di
eliminare le reciproche condanne dottrinali fra le due confessioni e affermando
che la «Dichiarazione comune» costituisce un aiuto importante per il dialogo
ecumenico nel contesto italiano. Ampio
servizio sul prossimo numero.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«Gesù andava
attorno per i
villaggi
circostanti,
insegnando.
Poi chiamò a sé
i dodici e cominciò
a mandarli a due
a due... E, partiti,
predicavano
alla gente
di ravvedersi;
scacciavano
molti demoni,
ungevano d’olio
molti infermi
e li guarivano»
(Marco 6, 6b-7;
12-13)
«Gli apostoli si
riunirono attorno
a Gesù e gli
riferirono tutto
quello che avevano
fatto e insegnato.
Ed egli disse loro:
“Venitevene ora in
disparte, in un
luogo solitario,
e riposatevi un
poco”. Difatti, era
tanta la gente che
andava e veniva,
che essi non
avevano neppure
il tempo di
mangiare.
Partirono dunque
con la barca per
andare in un luogo
solitario in
disparte. Molti
li videro partire
e li riconobbero;
e da tutte le città
accorsero a piedi e
giunsero là prima
di loro. Come Gesù
fu sbarcato, vide
una gran folla e ne
ebbe compassione,
perché erano come
pecore che non
hanno pastore; e si
mise ad insegnar
loro molte cose»
(Marco 6, 30-34)
«Subito dopo Gesù
obbligò i suoi
discepoli a salire
sulla barca
e a precederlo
sull’altra riva
verso Betsaida... »
(Marco 6, 45)
«Poi Gesù partì
di là e andò verso
la regione di Tiro»
(Marco 7, 24a)
«Gesù partì di
nuovo dalla
regione di Tiro
e, passando per
Sidone, tornò verso
il mar di Galilea
attraversando
il territorio
della Decapali»
(Marco 7,31)
ATTRAVERSARE I CONFINI
Gesù andava a cercare le pecore perdute della casa dlsraele in luoghi di confine
Anche le nostre chiese sono chiamate a vivere e a predicare nelle periferie
ANNA MAFFEI
SE si leggono senza interru
:.....................
zione i capitoli da 6 a 8 dell’Evangelo di Marco, e si segue il
racconto avendo davanti a sé
una carta geografica della regione dove si svolgono gli eventi
narrati, ci si rende conto quanto
la missione di Gesù fosse caratterizzata da continuo movimento. Alcuni fra i luoghi visitati da
Gesù e dal suo gruppo vengono
citati per nome, in altri casi si
accenna solo alla regione attraversata. Non c’è alcuna appa-.
rente sistematicità nel passare
da un posto all’altro, anzi. In
qualche caso, come quando Gesù si reca nella regione di Tiro,
provincia siriana, non capiamo
affatto perché Gesù avesse deciso di andarci, dal momento che
non voleva neppure far sapere
che era li. Né capiamo perché al
ritorno passa nel territorio della
Decapoli prima di arrivare alle
sponde del lago di Gennesareth.
Ma anche se è oggi impossibile
risalire alle ragioni della scelta
degli itinerari, queste osservazioni topografiche sono preziose
per intuire qualcosa del carattere del gruppo guidato da Gesù.
Far pervenire ovunque
il messaggio
Cf ERA, per Gesù e i suoi, la
preoccupazione di far per
venire un po' dappertutto un
messaggio che si considerava
cruciale per la vita di moltissimi
loro contemporanei. Era un
tempo speciale quello che si stava vivendo: un tempo che man
mano si caratterizzava come
tempo messianico, anche se, soprattutto in Marco, il riserbo
sulla messianicità rimase assoluto fino alla fine. C’era nell’aria
Preghiamo
«Voglio ringraziarti. Signore per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte che gli uomini sono
angeli con un’ala soltanto.
Possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte nei momenti di confidenza posso pensare.
Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto.
L’altra la tieni nascosta per farmi capire che tu
non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita,
perché fossi tuo compagno di volo».
Tonino Bello
un’ansia di condivisione: se era
Dio stesso che stava visitando
Israele, se era il suo regno che
stava cominciando, allora tutti
dovevano saperlo. Come? Prima
di tutto ascoltando tale annuncio e accogliendolo, manifestando una reale disponibilità a
cambiare strada, a farsi guidare
da esso. Poi rendendone partecipi altri, magari contagiandoli
nel discepolato itinerante.
C’è da chiedersi, a quasi 2.000
anni dagli eventi narrati, se sia
rimasto qualcosa dell’entusiasmo contagioso di Gesù che pur
di annunciare il Regno rinunciava a un posto «dove posare il capo». Se i secoli abbiano placato
del tutto quell’ansia di «andare e
annunciare», se la vita di movimento si sia definitivamente trasformata in statica vita di culto,
per esempio per noi, chiese storiche. Se abbiamo conservato
qualcosa della freschezza dell’annuncio e della sua assoluta
priorità su ogni altra considerazione. La domanda mi sembra
pertinente perché è chiaro che i
percorsi imprevedibili del movimento di Gesù erano guidati
dalla convinzione che si stessero
vivendo tempi straordinari, e
che questa convinzione possa
essersi persa oggi. Questi, altro
che tempi straordinari, ci appaiono come tempi di decadenza in cui anche il religioso, come
tutto il resto, è venduto a buon
prezzo sugli scaffali scintillanti
di una società di apparenze. In
questo contesto come fare ad
«andare e annunciare» con lo
stesso entusiasmo di allora,
quando sappiamo che quasi
certamente saremo fraintesi e il
nostro messaggio sarà probabilmente allineato accanto ad altri,
considerati equivalenti?
no parte della giornata con i propri allievi. Si apprendeva la parola di Dio vivendo insieme, interrogando la quotidianità dell’esistenza. Dunque anche per Gesù
e i suoi era la stessa cosa. I loro
dialoghi andavano ben oltre
l’ascolto passivo degli insegnamenti che il maestro impartiva
alle folle. La condivisione di risorse e tempo, il cammino e la
vita comune erano indispensabili veicoli del messaggio che si
intendeva comunicare.
Niente comunità «ideale»
N
ON che quella fosse in alcun modo una comunità
Un messaggio vissuto
da Gesù e dai discepoli
IL messaggio di Gesù e dei suoi
discepoli non era un messaggio verbale solamente, ma un
messaggio vissuto e vissuto insieme da Gesù e dai suoi discepoli. Questo è un tratto importante per capire anche noi come
cercare di uscire, almeno in parte, dal destino di ambiguità cui
ogni comunicazione odierna appare condannata. La scelta di vita comune fra discepoli e maestro non era a quel tempo esclusiva della cerchia di Gesù. I rabbini trascorrevano spesso alme
«ideale». C’erano incomprensioni, dispute e anche conflitti fra i
discepoli, e fra loro e Gesù. Ma
quello che era chiaro per tutti
era l’intento: vivere con Gesù,
nutrirsi del suo messaggio, restare accoglienti di altri disposti
a percorrere lo stesso cammino.
Insieme all’entusiasmo (e all’ansia) di comunicare la buona notizia del Regno ad altri, noi sembriamo aver smarrito come discepoli anche quest’altra caratteristica, la vita comune. Molte
nostre comunità sono ridotte a
gruppi cultuali, persone che si
incontrano per un’oretta una
volta la settimana o poco più.
Il messaggio globale che scaturisce dalla condivisione di
tempo e risorse si è man mano
trasformato in annuncio solo
verbale, disgiunto dalla vita vissuta. La fede condivisa anche
molto concretamente è spesso
divenuta aderenza razionale a
principi teologici e culturali. È
così e non c’è rimedio? Oppure
qualcosa da fare ci sarebbe? Siamo disposti a cambiare un po’ la
nostra vita per recuperare la fatica, ma anche la freschezza e la
sfida del vivere di più insieme?
Solo se diveniamo più esigenti
anche da noi stessi, possiamo
sperare di essere più «contagiosi» come discepoli di Gesù Cristo. Accontentarci e rassegnarci
ci conduce nel limbo dell’apatia.
Ultima osservazione sulle peregrinazioni di Gesù e dei suoi:
la scelta delle periferie. Certo,
Gesù stesso era uomo di periferia: «Può forse venir qualcosa di
buono da Nazaret?», chiede Natanaele, ma non solo lui. Non
Gerusalemme e la Giudea, non
le aristocrazie della capitale costituirono il cuore pulsante del
movimento di Gesù. Non ne siamo certi ma, almeno per i primi
tre Vangeli, Gerusalemme costituì solo la tragica tappa conclusiva di Gesù, rabbino di provincia. In ogni caso, per provenienza o per scelta, Gesù va a cercare
le pecore perdute della casa
d’Israele in posti lontani, in luoghi di confine. Confini che ama
attraversare. Confini geografici,
certo, fra una provincia e l’altra
del grande impero romano, ma
anche confini di altro tipo. La
Galilea, ma anche la Samaria, la
Decapoli, la regione di Tiro erano luoghi in cui nulla più era
puro: si erano mescolate credenze, tradizioni e costumi diversi, molti dei quali poco o nulla avevano a che fare con l’antica fede di Israele.
E Gesù è proprio là fra gente
con la quale diventava complicato perfino l’osservanza delle
più elementari regole rituali. È lì
che Gesù spende gran parte del
proprio tempo e delle proprie
energie, e i discepoli con lui. E le
periferie, dove si incontrava
gente un po’ ibrida, risultarono
anche i luoghi più fertili alla sua
semina. A volte sorprendendo lo
stesso Gesù, come avvenne per
il comportamento della donna
sirofenicia. Nei luoghi della dispersione, le persone «come pecore senza pastore» accorrevano
alla ricerca di una parola vera e
di qualcuno che si prendesse
cura di loro.
Andare ai confini
Anche questa terza osserva2’ ■
.zione CI pone qualche interrogativo. Non solo la circostanza
che noi tutti apparteniamo al
primo mondo, e alla parte più
ricca di esso. C’è anche il fatto
che come chiese, quasi sempre
con locali situati al centro delle
città, riusciamo a raggiungere
poco le periferie e la gente di
confine. Ma almeno ci tentiamo? La realtà è, ci diciamo per
autoassolverci, che la gente delle periferie, quella più confusa
fra tradizioni popolari e sottocultura, neanche ci capirebbe.
Ma noi non cerchiamo neppure
di farci capire. E così continuiamo a rivolgerci a chi abita al
«centro» e abbandoniamo le periferie a chi, come Gesù, ci è nato. Ma non siamo anche noi,
chiese evangeliche «storiche»,
nate nelle periferie? Il problema
è che abbiamo fatto carriera.
Note
omiletiche
La riflessione odiem,
che conclude questa pj,
cola serie di tre medita
zioni sul discepolato cp
stiano parte non da u»
singolo testo dell'Evang^
lo di Marco ma da alcun,
annotazioni geografici,
che costituiscono la corni,
ce di alcuni importanti
episodi narrati. Tali episo,
di non sono affrontati nd
corso dello studio biblico
proposto, e anche la cerni,
ta dei brani riportati noii
rappresenta che una selj.
zione esemplificativa del
carattere itinerante del
ministero pubblico di Gj.
sù. Andando più in pmfondita di tali indicazioni
geografiche possiamo scoprire come molte di esse
particolarmente quelle
più vaghe, quelle cioè che
fanno menzione solo della
regione attraversata, abbiano carattere redazionale, siano cioè state inserite, insieme ad alcuni
sommari sull'attività di
Gesù, da chi ha messo insieme le varie tradizioni in
un unico racconto.
Ma tali osservazioni critiche nulla tolgono al dato storicamente inoppugnabile sul quale si basa la
riflessione. Tutte le tradizioni evangeliche concordano sul fatto che il movimento di Gesù avesse carattere itinerante, che lo
stile di vita di Gesù e dei
suoi fosse improntato alla
condivisione di tempo e risorse, che gran parte del
ministero pubblico di Gesù si fosse svolto in regioni
periferiche rispetto al centro religioso, politico e
culturale della Palestina,
cioè Gerusalemme. Esempi
di tali sommari possono
essere Marco 6, 12-13e
ancora 6, 53-56.
Una classica trattazione
del secondo dei tre punti
sopra accennati, ossia
quello della condivisione
di vita fra i discepoli di
Gesù è fatta da Dietr/r/r
Bonhoeffer nel libro Viti
comune (Queriniana, Brescia, 1991). Vorrei segnalare in particolare il primo
capitolo di tale testo in cui
si parla della comunità dei
credenti non come realtà
ideale ma come realtà divina, dono della Grazia.
Bonhoeffer dice che la comunità non va scambiata
come luogo di sogno dove
la vita comune deve rispondere ad un ideale di
perfezione da realizzare.
In questo caso infatti non
appena il quadro idilliaco
si dissolve a causa di crisi
interne delle relazioni in;
terpersonali, l'idealista si
trasforma neil'accusatore della comunità, poi accusatore di Dio, e infi;
ne disperato accusatore di
se stesso. La comunità e
al contrario il luogo in
cui anche il peccato e l'incomprensione divengono
luoghi di riconoscenza.
«Non è infatti il fratello
che pecca ancora un fratello con il quale anch'io
mi trovo sotto la parola di
Cristo? Non sarà il suo
peccato una costante occasione per ringraziare
che entrambi possiamo vivere nell'amore di Dio che
perdona in Gesù Cristo?»
Per
approfondife
Tutti i commentari dell
Evangelo di Marco.
Ad esempio: ,
- Eduard Schweizer,
Vangelo secondo
Paideia editrice, Brescia.
1971
- Rudolf Pesch, Il Vang ^
lo di Marco, Paideia editnce, Brescia, 1980.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
NCV agenzia stampa
notizie evangeliche
abbonamento annuo
L. 60.000 da versare sul
ccp 82441007intestatoa
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Fede e Spiritualità
Continua la nostra riflessione sul tempo, la fede e la vita quotidiana
«Se non fosse stato per il Signore...»
pi fronte alle molte difficoltà della vita, che il passare del tempo spesso acuisce
il credente non deve dimenticare che la parola di Dio lo accompagna sempre
PAG. 3 RIFORMA
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3 Marco.
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Il Vafìf:
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La nostra vita si svolge nel
tempo e il tempo scandisce ogni ora del nostro vivete Si dice: «Il tempo è galantuomo: lenisce ogni piaga».
Sciocchezze. Cento volte mi
son sentito ripetere questo
vecchio adagio da carissimi
amici i quali, certo in buona
fede, pensavano di offrirmi il
loro conforto. Ma in quel
modo no! Il tempo è una
grandezza relativa per quanto ci concerne (un’ora può
essere interminabile e può
scorrere veloce come un
lampo) ed è perfido nei confronti delle creature umane
(basta osservare le date sulle
lapidi al cimitero). Il tempo
non guarisce nulla: ti obbliga
a imparare a convivere con
le tue piaghe. Questa è la
mia esperienza e la vivo ora
(ora, alla mia età) in varie e
diverse dimensioni. Ne indico solo tre.
La solitudine
Quasi tutti siamo obbligati
a passare attraverso questa
esperienza. Prima o poi, nella
vita di coppia, uno dei due se
ne va. Vorresti trattenerlo,
ma la morte è impietosa. E tu
rimani solo. Sì, certo: ci sono
i figli, gli amici, i parenti. Non
è la stessa cosa. Soprattutto
seiavita della coppia è stata
intensa sentimentalmente e
intellettualmente, ti viene a
mancare proprio la metà di
testesso;per me la mia metà
migliore. E il vuoto è lì, quotidiano, incolmabile: il tempo
nonio cambia, anzi lo inchioda. Dice Bonhoeffer:
«Non c’è nulla che possa sostituire l’assenza di una persona a noi cara... finché il
vuoto rimane aperto, si resta
legati l’uno all’altra per suo
mezzo. È falso dire che Dio
riempie il vuoto; egli non lo
riempie affatto, ma lo tiene
espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica recipro
ca comunione, sia pure nel
dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in gioia silenziosa». Dai
più insignificanti atti quotidiani (com’è difficile medicarsi da soli un graffio sulla
schiena...) ai momenti in cui
si avrebbe bisogno di condividere una gioia, un pensiero,
un dispiacere... ma davanti a
te non c’è nessuno, solo il
tempo che scorre. Eppure tu
parli come se l’altro fosse ancora lì. Come se il tempo si
fosse fermato.
Il decadimento
Inevitabile con gli anni.
Anche qui il tempo è maligno perché colpisce gli uni a
un’età e gli altri a un’altra e
in maniere molto diverse. La
decadenza fisica (quando
non è accompagnata da gravi
malattie) è sopportabile e sovente i credenti sanno conviverci con una buona dose di
humor. Ma quella cerebrale è
veramente tenebrosa.
Vivo questa angoscia in
prospettiva (per ora) quando
mi trovo davanti a cari fratelli e sorelle ai quali sono legato da profonda amicizia, e
che ho conosciuto nella pienezza della vita e dell’impegno nelle loro comunità, e
che ora mostrano i segni della devastazione psichica del
tempo. Una visione che provoca in me un tormento insopportabile. Mi domando:
in questi casi la medicina
prolunga la vita o soltanto
l’esistenza? È un bene o è un
male? Sale dal mio cuore una
preghiera egoista: «Signore,
se è possibile, non farmi passare per questa anticamera...». E il prolungamento
enorme del numero degli anni, anche quando il cervello
è abbastanza lucido, provoca
sovente la perdita dell’autosufficienza: altro dramma
penoso, che mina la dignità
della creatura umana. «Perché il Signore sì è dimenticato di me?» è la domanda che
mi rivolgono sempre i nostri
quasi centenari anziani, ancora lucidi, ma bloccati da
mille sofferenze. E per loro il
tempo non passa mai, è di
una lunghezza infinita, inaccettabile. Allora, ancor di
più, ci si rende conto che il
tempo è malandrino!
La morte
Non ho mai pensato molto
alla morte. Non mi ha mai
fatto paura neppure quando,
ventenne, ero ricercato dai
fascisti. Neppure nei momenti drammatici della vita. Poi, tre anni fa, l’ho vista
entrare violentemente nella
nostra camera da letto per
ghermire Lucia. Era così concreta, quasi fisica (chiedo
scusa per l’immagine) che mi
è venuto l’istinto di combatterla con le mie mani. Ma
non è possibile. Da allora è
presente alla mia vita ogni
giorno, ogni ora; scandisce il
mio tempo.
Non è una presenza angosciosa, anzi; so che la morte è
«l’ultimo nemico» ma so anche che è stato sconfitto. Dopo la croce e la resurrezione
nessuno muore più come
Cristo è morto. In questo
tratto del cammino mi sono
imbattuto in un libro straordinario «La morte amica»
della dottoressa de Hennezel, la quale assiste i malati
Le memorie del passato e la fiducia nel Signore
La nostra vita fra il tempo e l'eternità
ELENA GIROLAMI
/ypER tutto c’è il suo
"a tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il
tielo... Dio ha fatto ogni cosa
oella a suo tempo: egli ha
perfino messo nei loro cuori
“Pensiero dell’eternità». Cosi scrive l’antico saggio nel
^epitolo 3 dell’Ecclesiaste.
Tempo ed eternità. Noi abbiamo scandito il tempo in
^ni, mesi e giorni, abbiamo
nato un aspetto cronologico
®ile cose, e un nome all’ordiPe naturale. Tutto ciò è inserto nel tempo senza princiPip e senza fine, il tempo di
Tiio per il quale «mille anni
sono presso di lui come il
porno di ieri quando è pasPto». Secondo il saggio il
®mpo della vita condiziona
a nostre scelte: le nostre
foni si snodano secondo le
ppgenze che di volta in volta
ai presentano: c’è tempo
par ridere, c’è tempo per
P*®ngere... c’è 1b gioia e c’è il
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esprime in
diversa secondo
giovinezza, maturità.
vecchiezza, come recita un
nostro vecchio e caro inno:
«Non foglie no che il vento
invola ma fiori e frutti io ti
darò» ma l’ardore, il vigore e
la serenità di cui parla ci accompagnano per tutto l’arco
della vita fino all’ultimo giorno in cui entreremo nel tempo di Dìo.
La fede è una fiamma che
non si spegno, ma essa è anche un dono che bisogna
coltivare. Se ad una pianta,
ad esempio, non si dà l’acqua tutti i giorni, essa sfiorirà
e si seccherà: così è la fede
che deve essere sempre nutrita dalla lettura della Parola, dalla preghiera e da una
crescita spirituale. Allora potrà dare frutti d’amore, di solidarietà e di condivisione
nella comunità e verso il
prossimo e un costante impegno nel quotidiano, nelle
vicende umane sociali e politiche in cui viviamo.
Quando andiamo avanti
negli anni, man mano che gli
impegni della famiglia e del
lavoro diventano meno assillanti ed entriamo nell’autunno della vita, capita di tornare con la memoria al passato,
e gli eventi che ne hanno segnato le tappe più importanti scorrono davanti agli occhi
della nostra mente così vivi e
nitidi da sentire ancora le
sensazioni di quando sono
avvenuti: la nostra conversione all’Evangelo, il battesimo, il primo amore, il matrimonio, la nascita del primo
figlio, la perdita di parenti e
di amici, le esperienze positive e negative. Nello svolgersi
di questo film di memorie
constatiamo allora con profonda gratitudine di aver
avuto un compagno di strada
eccezionale, che ci ha aiutato
a rialzarci dalle cadute, sorretti quando abbiamo vacillato, gioito con la nostra
gioia, ascoltato le nostre richieste e le ha esaudite anche se, come e quando ha
voluto. Questo compagno,
nel quale abbiamo avuto fede, è lo Spirito di Dio, il nostro Consolatore, il nostro difensore come ce lo ha annunciato Gesù Cristo. La
consapevolezza della sua
continua presenza ci infonde
serenità e coraggio per proseguire il cammino della fede insieme a lui e portare ancora dei frutti alla sua gloria. Come scrive il salmista
«Quelli che sono piantati nella casa del Signore fioriranno
nei cortili del nostro Dio.
Porteranno ancora del frutto
nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti,
per annunziare che il Signore
è giusto; egli è la mia rocca, e
non v’è ingiustizia in lui»
(Salmo 92,13-15).
terminali e li aiuta a giungere
serenamente al traguardo e
dalle loro esperienze trae lezioni fondamentali per i viventi. È giunto al momento
giusto e mi ha confermato
nel mio atteggiamento: so
che il mio tempo ha un limite e chi lo segnerà (la morte)
è sempre presente al mio
spirito. Ormai è una presenza serena (anche se non posso sapere quali saranno le
mie reazioni al momento). A
volte ci guardiamo negli occhi, come due avversari, di
cui uno avrà il sopravvento,
ma solo per un istante, perché ormai è stato definitivamente debellato dal Cristo. È
un tempo interessante, di
preparazione (lunga? breve?
non so) che dà fortemente il
senso della provvisorietà delle nostre realtà umane.
La vita del credente è accompagnata nel tempo dalla
parola di Dio. Ognuno, poi,
ha una particolare «parola»
per se stesso. Per me è il Salmo 124: «Se non fosse stato
per il Signore che è stato per
noi, lo dica pùre Israele... allora le acque ci avrebbero
sommerso». Israele guarda al
passato e capisce che non la
sua forza, ma la grazia di Dio
gli ha permesso di superare i
guadi difficili del suo cammino. Molti sono i guadi critici
che dobbiamo attraversare
nella vita. Ne ho indicati tre:
uno lo sto attraversando e
posso testimoniare che il Signore è per me e con me,
molto concretamente. Gli
chiedo di non farmi attraversare il secondo, se possibile.
Non ho dubbio che il Signore
sarà con me quando dovrò
affrontare il terzo guado. E
quando l’avrò attraversato,
canterò anch’io (finalmente
senza stonare) «Se non fosse
stato per il Signore...». In una
bella pagina, Barth afferma:
«Dio sostiene la tua vita e ne
è responsabile... quindi non
sarai mai solo in nessuna circostanza: tutti gli angeli di
Dio sono con te».
Dall'«lnnario cristiano»
Non foglie no
Proseguendo la nostra riflessione di fede sul tempo, accogliamo da oggi e per altri due numeri del nostro Ornale le
testimonianze su come viviamo in un’ottica di fede il nostro
tempo, cioè la nostra età. Lo faremo sulla falsariga di un
vecchio inno che canta la consacrazione dei credenti al Signore in tutte le stamoni della vita. Og^ diamo la parola a
persone che vivono la loro esperienza di credenti avendo anche molti anni di fede alle spalle. Accogliamo con gratitudine te loro testimonianze. (a.m.)
Non foglie, no, che il vento invola,
ma fiori e frutti io ti darò;
non il sospir, non la parola,
ma la mia vita offrir ti vo’.
(rit)
A te l’ardor di giovinezza,
a te degli anni il pien vigor,
a te il seren della vecchiezza,
a te soltanto, o mio Signor.
La lode a te del canto mio
e dèlia mente il più bel fior,
a te i miei beni, o sommo Iddio
ed ogni affetto del mio cor.
(rit)
La formazione spirituale nel confronto con la Scrittura
Il mio incontro con il fratello Pietro Grua
GUSTAVO BOUCHARD
Da un po’ di tempo a questa parte sono solito recarmi in visita, il lunedì mattina, a un caro fratello ultranovantenne, ospite di un
pensionato a Chiavati. Date
le sue condizioni di salute lui
non può più recarsi in chiesa
per lodare il Signore insieme
alle sorelle e i fratelli a cui è
molto affezionato: allora abbiamo questo simpatico appuntamento a cui partecipano anche alcune sorelle della
comunità, per leggere la Bibbia e pregare insieme.
Ogni volta che estraggo
dalla tasca il mio Nuovo Testamento, racchiuso in una
custodia in pelle con chiusura lampo, il fratello Carlo sorride compiaciuto perché conosce la storia di questo oggetto prezioso che ha dietro
di sé il racconto interessante
di una conversione che forse
può interessare a qualche lettore del nostro settimanale.
Durante il mio ministerio
ho incontrato sul mio cammino tante figure di credenti; Pietro Grua è una di quelle che ha lasciato un ricordo
indelebile. Fino a 50 anni
Pietro è stato un uomo «di
mondo», un esperto pantofolaio che dedicava il suo
tempo libero al gioco e agli
amici del bar, che scherzosa
mente definiva la sua chiesa.
Ma il Signore aveva per lui
un piano diverso: in occasione del funerale di un suo caro amico, il predicatore ricordava l’urgenza della vigilanza (I Pietro 5, 8) in vista
del perdono poiché «non v’è
alcuna condanna per coloro
che sono in Cristo Gesù»
(Romani 8,1).
La potenza dello Spirito
che irradiava dal messaggio
del pastore operò come folgore nel cuore e nella mente del fratello Pietro Grua aprendo la strada a una nuova
vita, tormentata all’inizio da
un lavorio interiore che darà
una svolta alla sua esistenza.
Poco per volta Grua abbandona il bar come punto di riferimento per la sua esistenza, e scopre nella Chiesa del
risveglio di Torino non solo
nuovi amici, ma un grande
arricchimento spirituale. Dopo essersi equipaggiato di
una buona conoscenza biblica, divenne a sua volta un
entusiasta testimone e diffusore della Parola.
Ora non si accontenta più
di sfornare belle pantofole; si
procura dei nuovi Testamenti, ne confeziona delle custodie e le offre ai suoi clienti
perché anch’essi ne divengano degli appassionati lettori.
Il Nuovo Testamento che mi
accompagna nelle visite è
uno di quelli. Pietro non era
colto, ma era ricco di una carica spirituale commovente.
Ho un ricordo molto vivo del
contributo che diede a un
campo famiglie ad Agape:
riusciva a trasmettere il suo
entusiasmo a tutti, di qualunque estrazione sociale o generazione fossero. Non si vergognò di presiedere il culto di
fronte a una folta schiera di
giovani e professori della Facoltà di teologia. Quando ero
pastore a Sampierdarena e
Sestri, era solito venire a visitare le comunità ogni autunno, portando la sua vibrante
testimonianza con sermoni
sempre arricchiti dal racconto di incontri fatti durante i
suoi viaggi e sul lavoro.
La testimonianza del fratello Pietro Grua si inserisce nella lunga schiera dei colportori
e di «laici» che umilmente
diffondono l’Evangelo utilizzando come pulpito di predicazione il loro luogo di lavoro. Non lasciamo soli i nostri
pastori a lavorare nella vigna
del Signore perché il compito
spetta ad ogni credente.
4
PAG. 4
RIFORMA
VENERDÌ 8 MAGGIO
199¡
VENEI
J Intervista a Jacques Caillot, ex vescovo di Évreux, in visita a Napoli
«Perché sto dalla parte degli esclusi
»
In fatto di immigrazione «penso che ci voglia una politica di apertura delle
frontiere con la rispettiva valorizzazione e integrazione dei flussi migratori»
PAWEL GAJEWSKI
A vita prima dei dogmi.
>'J_jGli atti prima della parola. La spiritualità prima della morale. L’essere umano
prima di tutto»: queste quattro frasi sono una sorta di credo di Jacques Gaillot, vescovo
cattolico che in seguito a una
decisione romana, resa nota
in data 13 gennaio 1995, si è
ritrovato «trasferito» da
Évreux, cittadina a Nord della
Francia, a Partenia... ovvero
in una diocesi che non è che
un ricordo perduto della storia cristiana. Così è nata una
«diocesi virtuale» che è il simbolo della battaglia a favore
degli esclusi, del dialogo con
tutto il mondo e di una possibile riforma e rinascita del
cristianesimo. In occasione
della visita di Jacques Gaillot
a Napoli, organizzata nell’aprile scorso daH’associazione
«Partenia», associazione che
prende il nome proprio dalla
diocesi virtuale assegnata a
Gaillot, in collaborazione con
ü Consiglio delle chiese evangeliche di Napoli e il Coordinamento ecumenico per la
pace e il disarmo, abbiamo rivolto al vescovo «senza diocesi fissa» alcune domande.
- Mons. Gaillot, una delle
voci circolate dopo la decisione di sollevarla dall’incarico
vescovile individuava la causa di questo provvedimento
nelle sue pubbliche prese di
posizione riguardanti l’aborto, la morale sessuale, in particolare il problema dell’omosessualità. È la verità oppure
è una visione parziale della
situazione?
«È una visione parziale. La
causa principale di questo
provvedimento va piuttosto
cercata nelle pressioni del governo francese esercitate sul
Vaticano dopo alcuni dei miei
interventi riguardanti principalmente la questione degli
immigrati irregolari, i "sans
papier”. Come vescovo e come cristiano non potevo che
schierarmi con coloro che sono emarginati dalla società.
Per quanto invece riguarda la
seconda parte della domanda, alla quale si può anche
aggiungere il problema dei
divorziati risposati o dei preti
sposati, è in fondo lo stesso
discorso, perché tutte queste
situazioni generano discrimi
0
Jacques Gaillot, «vescovo di Partenia», durante la visita a Napoli
nazioni ed esclusioni».
- Quindi un «vescovo degli
esclusi»?
«Non c’è un vescovo degli
esclusi perché gli esclusi non
sono monopolio di nessuno,
tanto meno di una chiesa o di
un vescovo. Tutti sono chiamati ad avere un legame con
gli esclusi».
- Chi sono per lei gli esclusi?
«Per me un escluso è una
persona che non esiste per gli
altri, è stata rifiutata, respinta. Qualcuno a cui non vengono riconosciuti i diritti
umani fondamentali, la libertà, i documenti, la casa, il
lavoro ma anche il diritto di
amare e di essere amato, il
diritto alla felicità».
- Nella complessità del fenomeno dell’esclusione che lei
ha presentato sembra porsi
anche il problema delle chiese
cristiane. L’attuale situazione
del cristianesimo risente di
una serie di esclusioni, scomuniche reciproche, e anche
oggi, ad esempio, il tavolo
della Santa Cena è sempre
più un segno di divisione che
di comunione. Esiste, secondo
lei, una soluzione «qui e ora»?
«Oggi si prende sempre
più coscienza che bisogna
parlare delle chiese e non
della chiesa, intesa come
l’unica vera chiesa. Anche in
ambito cattolico c’è la chiesa
“sul campo” e ci sono le gerarchie, e le due realtà non
camminano sempre perfettamente allineate. È un mosaico. La conoscenza della
propria tradizione è fondamentale ma io credo che oggi come oggi, le questioni
fondamentali non riguardano più la teologia o la liturgia
ma l’umanità e su questo
campo si può lavorare e si la
Subentrerà al pastore metodista argentino Felipe Adolf
Un cubano nominato segretario generale
del Consiglio delle chiese d'America Latina
Il pastore Israel Batista,
pastore metodista cubano,
sarà il nuovo segretario generale del Consiglio delle
chiese dell’America Latina
(dai). Assumerà le sue funzioni a partire dal 1" gennaio
1999, subentrando al pastore
Felipe Adolf. La nomina è
stata annunciata durante la
riunione del Comitato direttivo del Clai, riunito a Saò
Leopoldo, in Brasile. II Clai
riunisce molte delle grandi
chiese protestanti e alcune
chiese pentecostali dell’
America Latina.
Istrael Batista, 55 anni, lavora al Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) dal 1988 ed
è attualmente segretario esecutivo presso l’Unità «Giustizia, pace e creato». Ha giocato un ruolo importante nella
costituzione della rete latinoamericana della Commissione di partecipazione delle
chiese allo sviluppo e ha in
coraggiato i processi di riflessione sulla mondializzazione,
l’esclusione e i movimenti sociali. Israel Batista ha studiato
teologia al Seminario protestante di Matanzas, a Cuba,
ed è stato pastore di chiese
metodiste nelle città di Cienfuegos, Matanzas e L’Avana,
nonché decano del Seminario
protestante. È stato inoltre
segretario generale del movimento cristiano studenti di
Cuba e coordinatore nazionale del Consiglio ecumenico di
Cuba e direttore del dipartimento «Chiesa e società» di
questo stesso Consiglio.
Intervistato poco dopo
l’annuncio della sua nomina,
Israel Batista ha sottolineato
che una delle sfide maggiori
alle quali le chiese si trovano
oggi confrontate è di rispondere alla «nuova realtà ecclesiologica» nella zona e «di
scoprire nuovi modi di essere
chiesa». «Il nostro linguaggio.
la nostra teologia e le nostre
pratiche non baitano a comprendere le nuove tendenze,
possibilità e interpellazioni»,
ha detto.
Un’altra priorità per il Clai
è «di chiamare le chiese ad
assumere più responsabilità
di fronte alle tendenze attuali
della mondializzazione, alla
spaccatura delle nostre società e alla povertà crescente
delle nostre popolazioni»,
aiutandole a «promuovere
una cultura della solidarietà e
a costruire comunità di riconciliazione». Israel Batista ha
inoltre posto l’accento sulla
«realtà plurale» dell’America
Latina dove le chiese sono
chiamate a trovare i modi di
«costruire insieme un nuovo
stile di vita e nuove società
fondate sulla ricchezza delle
nostre culture. Bisogna - ha
detto - che le chiese imparino
a lavorare con gli altri e ad
apprendere dagli altri», (eni)
vora insieme. Come Chiesa
cattolica in Francia abbiamo
imparato molto dalla Chiesa
riformata che prima di noi si
è pronunciata molto chiaramente a favore dei «sans papier» e oggi lavoriamo insieme in questo settore anche a
livello ufficiale. Per quanto
invece riguarda la teologia e
la liturgia... non di rado si
fanno in Francia celebrazioni comuni anche con la condivisione del pane e del vino.
È una cosa che le gerarchle
non sanno o non vogliono
sapere, però credo che la
collaborazione e la comunione nasca “sul campo” e
non tra le gerarchie. Del resto penso che l’anno 2000
potrebbe essere per la Chiesa cattolica un’ottima occasione per togliere tutte le sue
scomuniche, sia quelle interne che quelle direttamente o
indirettamente rivolte verso
altri credenti».
- Lei ha menzionato l’impegno per gli immigrati. È un
tema che ultimamente in Italia, nel contesto della nuova
legge sull’immigrazione, ha
suscitato molte discussioni.
Sulla base delle sue esperienze
personali, quali caratteristiche dovrebbe avere una buona legge sull’immigrazione?
«È molto più facile definire
una legge cattiva e, a mio avviso, come tale deve essere
considerata la legge francese
con la sua chiusura delle
frontiere, con una prassi amministrativa molto repressiva
che fa dallo straniero un sospetto, un emarginato che
preferibilmente dovrebbe essere rimandato al suo paese.
Penso che ci voglia una politica di apertura delle frontiere con la rispettiva valorizzazione e integrazione dei flussi
migratori. Gli stranieri sono
un’enorme ricchezza. Bisogna però anche favorire la
politica degli investimenti e
dello sviluppo nei paesi dai
quali provengono i migranti.
Così si potrà raggiungere una
situazione nella quale avremo il movimento delle persone in tutte e due le direzioni e
così la Francia ma anche
l’Italia, o meglio tutta la Comunità europea, potranno
diventare una tappa per coloro che decidono di lasciare il
proprio paese per tornarvi
più ricchi, non solo in termini economici ma anche nella
loro crescita umana».
La semplicità delle parole
di Jacques Gaillot è molto
convincente. Ascoltando il
suo modo di parlare, pacato,
tranquillo, riflettendo sui
contenuti non si ha l’impressione di incontrare un dissidente, un ribelle. È una testimonianza molto evangelica
che non danneggia né l’ortodossia cattolica né l’ordine
sociale. Chissà perché la sua
persona fa ancora paura agli
impiegati della curia arcivescovile di Napoli, così tanta
paura da minacciare la preside di una scuola statale professionale che, durante questo soggiorno partenopeo, ha
voluto invitare il vescovo di
Partenia a parlare agli studenti dell’istituto.
El Salvador: visita del presidente della Fli^
SAN SALVADOR — L’importanza dell’unità e della
'"icercj
comune della pace è stata al centro del primo discorso uffici
le del vescovo luterano Christian Krause, a San Salvador n!
TVIO Hi 1^ _______X___*_______*1 _ - . i /FA'
ma tappa di un viaggio che lo porterà entro aprile anche inta
caragua. Costa Rica, Suriname, Brasile e Argentina. Kraus!
neoeletto presidente della Federazione luterana mondiali
rappresenta i circa 60 milioni di luterani del mondo, (nevlln^
India: fusione delle undici chiese luteran
le
NEW DELHI — Prendendo spunto dalla Chiesa luterana uni
ta della Germania (Velkd) anche le 11 chiese luterane dell’]«
dia, attualmente riunite in Unione, si fonderanno in una chies
unica. Secondo un emendamento proposto, il milione circai
luterani indiani formeranno un’unica entità con la possibiliij
di ordinare al ministero pastorale, intavolare rapporti ecuiuenici a tutti i livelli ed essere rappresentati unitariamente in tutf
gli organismi denommazionali mondiali. fnev/lw¡¡'
Pastore Usa: esagerate le voci
di persecuzioni dei cristiani in Egitto
NEW YORK — Le voci di persecuzioni di massa dei cristiani
in Egitto sono grossolane esagerazioni: è il commento del pastore Calvin Butts che ha guidato una delegazione di ecclesiastici americani che ha visitato il paese incontrando autorità
governative e leader religiosi protestanti, ortodossi e musulmani dal 10 al 15 marzo. Butts, pastore di una chiesa battista
ad Harlem e presidente del Consiglio delle chiese di New
York, ha dichiarato che, contrariamente a quanto riporta la
stampa, in Egitto i rapporti tra cristiani e musulmani sono
quelli che ci si può aspettare tra una religione di maggioranza
e una confessione di minoranza. (nevlenij
Filippi
)ine: protesta della Chiesa unita
di Cristo per la costruzione di una diga
MANILA — Protesta la Chiesa unita di Cristo delle Filippine
(Uccp) per come il governo sta gestendo la costruzione della
diga di San Roque, un progetto che sarà terminato nel 2004
divenendo la più grande diga dell’Asia, ma che prevede la distruzione delle case e l’inondazione dei campi di 600 famiglie
contadine, al 90% membri della Uccp, la cui chiesa locale è
stata misteriosamente distrutta da un incendio doloso il mese scorso. Il portavoce della Uccp, Hilario Gomez, ha preannunciato un ricorso al presidente delle Filippine, FidelRamos, che è membro della Uccp. fnevleni)
Finlandia: in 10 anni consacrate
722 donne pastore luterane
HELSINKI — Sono passati 10 anni da quando, il 6mM0
1988, con un culto solenne vennero consacrate nella cattedrale
di Helsinki le prime donne pastore della Chiesa luterana finlandese. Oggi, su 3.300 pastori ben 722 sono donne, fnevllwi)
Australia: le chiese schierate
a favore dei diritti degli aborigeni
MELBOURNE — Lettera aperta fortemente critica dei leader delle chiese australiane, indirizzata al governo, in vista del
dibattito parlamentare sui diritti delle popolazioni aborigene.
«I diritti dei nativi australiani sono troppo importanti per diventare merce di scambio nelle prossime elezioni politiche dice la lettera, criticando l’impostazione che il governo badato al problema -. Chiediamo al primo ministro di riconsiderare l’offerta delle organizzazioni aborigene per ridiscutere e rinegoziare tutta la questione dell’occupazione delle terre». La
lettera è firmata dall’esecutivo del Consiglio nazionale deUe
chiese australiane (Ncca) di cui fanno parte le chiese cattolica,
anglicana, ortodossa e quelle protestanti. (nev/eniì
Cuba: riaperto il tempio protestante
più antico delFAvana
L’AVANA — Ancora segni di distensione nei rapporti statochiesa a Cuba. Il 12 aprile, con un culto solenne, è stato riaperto il tempio protestante più antico dell’Avana, la chiesa
presbiteriana riformata, chiusa da oltre 50 anni. Edificato nel
1906, il tempio è stato completamente restaurato grazie allo
sforzo della comunità con il contributo del Fap, la Fondazione
per il sostegno alla diaspora protestante nel mondo, un’organizzazione fondata nel 1979 con sede a Ginevra. (nev/akì
Francia: Assemblea della Fpf
NANTES — Ristrutturazione di alcuni servizi, una miglio^^
ripartizione delle disponibilità e alcuni problemi genera'
(rapporti ecumenici, Europa, mobilità sociale) sono stati i te'
mi al centro del dibattito alla recente Assemblea generale dela Federazione protestante di Francia (Fpf), tenuta a fine
marzo a Nantes. Della Fpf è entrata a far parte l’Alleanza b'
blica francese (membro dell’Alleanza biblica universale) acu
fa capo tutta l’attività di traduzione e diffusione dei testi b'
blici per i paesi francofoni. (nev/btpl
Tradotto in lingua swahili
il «Piccolo catechismo» di Lutero
NAIROBI — Successo editoriale insperato per le 30.000 e
pie stampate del Piccolo catechismo di Martin Lutero (15
tradotto in lingua swahili. Il volume, pubblicato in
zinne dalla Chiesa luterana della Tanzania e da quella j|j
nia, è il primo di una serie che prevede la traduzione
principali opere del riformatore. Lo swahili è parlato
correntemente da oltre 100 milioni di persone, in
zania, Ruanda, Burundi e Congo.
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L'autore del «Paradiso perduto» si interessò anche alla causa dei valdesi
John Milton^ «Alighieri protestante»
Merita di essere riscoperto questo poema seicentesco, ricco di rimandi e simboli
biblici e teologici. Si tratta di una delle opere immortali della letteratura mondiale
^ franco campanelli
Riproposto recentemente in una bella edizione patinata (e costosetta)
da Einaudi, il Paradiso perduto di John Milton è anche
abbordabile in varie edizioni
economiche, come quella
con cui mi sono confrontato*. Ritengo che il poema
miltoniano, compreso tra le
opere immortali della letteratura mondiale, si debba riscoprire sia per l’intrinseco
valore simbolico-teologico
sia per l’indubbio fascino che
accadimenti e pensieri di tre
secoli or sono possono avere
ancora oggi sul nostro modo
di pensare: e che ci spinge a
scoprire come talune idee,
circolanti a metà del XVII secolo, influissero a tal punto
da addurre cambiamenti radicali; e una volta mutate le
vigenti situazioni, come da
queste potessero derivare
nuove straordinarie idee, in
un continuo ciclico ricambio,
talché furono proprio le diffuse concezioni teologiche di
allora a dare fondamento alla
singolare reinterpretazione
del libro della Genesi.
Dunque l’Inghilterra del
’600, il breve empito rivoluzionario, l’intervallo di democrazia parlamentare, il governo del generale Oliver Cromwell, il sogno «puritano» di
George Fox, dei predicatori
Baxter e Bunyah, dello stesso
Milton e di tanti altri, seguito
dalla dura Restaurazione
stuartiana. Come utile compendio rileggeremo un classico, Il mondo alla rovescia
dell’inglese Cristopher Hill
(Einaudi, 1981) che, da par
suo, ci offre una puntuale disamina storico-cronologica,
nonché un’analisi approfondita delle condizioni sociopolitiche e religiose nelle
quali si muovevano quei personaggi. A John Milton inoltre
accorderemo la nostra simpatia per il suo fattivo interessamento alla causa valdese,
in quel fatidico 1655. Chi non
ha mai sentito parlare del sonetto che dice: «Segna nel libro con eterni inchiostri/ delle
tue pecorelle uccise i pianti,/
che al prisco ovil rapian sabaudi mostri! gittando dalle
rupi madri e infanti»!
Con la Restaurazione, soffocate le speranze, i suoi ideali repubblicani, forzataniente isolato in casa e quasi
cieco, Milton concepì tuttala le sue opere più famose,
dalla celebre lirica When i
consider how my tight is spent
(«Quando rifletto sulla mia
uce ormai spenta») all’idealizzazione proprio della luce,
nel III libro del Paradise Lost.
«ie stagioni così riedon col^unno,/ ma il giorno a me
’ton. riede: io più non veggo/
He i dolci raggi del mattin che
spunta,/ né quei del Sol che
ende; io più non veggo/ di priftavera i fior, né rosa estiva,/
’ton più scherzosi armenti,
’ton più mandre,/ e non più
’tolto d'uom, divina imago:/
folta nube invece e buio
eterno/ mi cinge intorno, e dai
piacer che dolce/ fanno la viH, mi divide; invano! del bel
oper, delle grand’opre sue,/
Pre natura il libro; è per me
do/ oscuro, voto, cancellato
Chiusa/ m’è a Sapienza una
sran via per sempre».
Dii perduto è molto
F U che una rappresentazio_ del peccato origi
6: indubbiamente la «cae“//* .d* Adamo è solo un
Pisodio minore, aH’interno
a ac schema, mirante
la «Eterna Prowi?. ® giustificare di
Sion ^ ’ nomini «le vie del
gnore». Per fare ciò Milton
Cromwell detta a Milton la protesta a favore dei valdesi (stampa del
secolo scorso)
torna a ispirarsi alla Genesi.
Ne risulta una «sintesi di tutte le acquisizioni del pensiero
occidentale fino alla metà del
XVII secolo». Ci sono, in effetti, in questo lavoro evidenti riferimenti a Omero, Virgilio, Dante, Tasso, Ariosto e
Spenser; in una parola si rinvengono le tracce di tutta la
cultura biblica, classica, medievale e rinascimentale.
È interessante ripercorrere,
in una breve carrellata, i giudizi critici che si sono succeduti intorno a questo capolavoro letterario: Samuel Johnson, nel 1780, ebbe a sentenziare causticamente: «Non c’è
chi possa volerlo più lungo».
E, a onor del vero, non si può
negare una certa prolissità
dell’opera. E il drammaturgo
T. S. Eliot definì Milton «poeta delle sonorità verbali, della
parola enfatizzata e rimbombante». Ma Emile G. Léonard,
storico del protestantesimo,
scrisse: «Avendo per tutta la
vita resistito e predicato la resistenza alla tentazione di
sottomettersi alla tirannia ecclesiastica e politica, divenuto
per i suoi patimenti un autentico Giobbe, egli scrisse la tri
LIBM
plice storia della Tentazione,
vittoriosa su Adamo nel giardino dell’Eden (Paradiso perduto), respinta da Gesù nel
deserto (Paradiso ritrovato) e
trionfante e infine vinta in
Sansone (SamsonAgonistès).
Dalla critica di «Repubblica» e docente di Letteratura
inglese Nadia Fusini recepiamo forse il giudizio più convincente: «Certamente ci dà
una novella versione degli inizi. Mette al centro del poema,
al cuore della sua azione, la
conoscenza. E due attori,
Adamo e Èva, due creature
che in un contesto di influenze angeliche vivono il dramma della conoscenza come
una lotta, di cui sono in realtà
vittime, tra Satanasso e i suoi
diavoli, che imbrogliano, danno false informazioni, e gli Arcangeli che dicono il vero, ma
non li proteggono abbastanza
(...). Ma è proprio questo il
bello del poema». E ancora:
«...da tutto Milton, grande
classicista, attinge, e tutto rielabora in una sintassi compressa, ellittica, dove l’ordine
normale delle parole si disloca a favore di un periodare
spesso enfatico, sempre so
lenne, ma anche dolce, intimo, commovente. Come è del
resto straordinaria l’impresa,
la quale se non altro testimonia del vitalismo eroico del
poeta, del suo fermo consistere al proprio progetto, solido
come roccia».
Da spiriti irrequieti quali
noi siamo, perennemente
stressati e combattuti sì nell’intimo, ma dalle moderne
nevrosi, ci è facile esaltarci,
parteggiare per il nostro eroe
puritano, ritrovarci in lui, seguirlo negli arditi slanci verso
un’idealizzata conoscenza: riscoprirci Sansoni senza chiome, per avere ceduto (qualche
volta) a delle innocenti lussurie o addirittura, indossati i
panni di Adamo e Èva, arrabattarci per meritevoli giustificazioni ai nostri cedimenti.
E tenerci per «iscusati», perché appunto umanamente
fragili e inclini alle debolezze.
Non propriamente questo
ci deve far propendere per
Milton. Piuttosto deve farci
pensare il carico grossolano
di ingenuità che conduce
l’uomo a rinunciare al suo
stato di grazia per tener dietro ad allettanti speranze, sogni di gloria e mitiche suggestioni, volontà di potenza e
autocelebrazioni e velleità di
dominio. Per non rinvenire,
alla fine, che lo sconsolante
stato di perenne asservimento alle proprie inderogabili
mansioni, al proprio irrinunciabile dovere, alla propria
incontenibile illibertà: «...il
mondo! stava davanti a loro,
dove guidati dalla Provvidenza/scegliere il luogo in cui fermarsi: la mano nella mano,/
per la pianura dell’Eden a
passi lenti e incerti/ presero il
loro cammino solitario».
(*) lOHN Milton: Paradiso perduto. Milano, Mondadori, pp.
650, £ 24.000.
Un libro di Franco G. Brambilla
In dialogo con i teologi a
proposito della resurrezione
FULVIO FERRARIO
Questo giornale ha già
avuto modo di segnalare la notevole vivacità della
produzione teologica cattolica in Italia negli ultimi anni.
Il tempo in cui le collane più
prestigiose pubblicavano solo traduzioni, di solito dal tedesco, sembra finito, e pagine importanti di riflessione
teologica vengono redatte in
italiano. Di questa felice stagione fa parte il volume che
Franco Giulio Brambilla, teologo della scuola milanese,
dedica alla risurrezione di
Gesù e che porta il numero
99 nella «Biblioteca di Teologia contemporanea»*.
L’opera è divisa in due
parti: la prima tratta la questione esegetico-teologica
della genesi della fede nella
resurrezione che potrebbe,
semplificando un po’, essere
ricondotta alla domanda:
che cosa significa che il Risorto «apparve»? La seconda
presenta la risurrezione come «mistero di salvezza»: in
che senso il Crocifisso risorto
costituisce un evento salvifico per gli esseri umani, per la
storia nel suo insieme e, in
molte prospettive, anche per
la natura?
Le due grandi domande
vengono approfondite in
dialogo critico con alcune
decisive proposte teologiche
del nostro secolo. Nella prima parte ascoltiamo Schillebeeekx, Pesch, Rahner, Lohfink, Verveyen e Lùdemann,
analizzati da Brambilla con
notevole efficacia. L’autore
non nasconde la propria diffidenza nei confronti di tesi (Pesch, Verveyen, Lùdemann) che sottovalutano, o
addirittura negano, il significato delle apparizioni per la
genesi della fede: anche la
posizione di Schillebeeckx (di
cui Brambilla stesso è uno
dei massimi conoscitori) non
è sempre scevra di ambiguità. Secondo l’autore, le
apparizioni del Risorto furono decisive per radunare i discepoli dispersi e dare inizio
alla chiesa: ogni tentativo di
stemperarne il significato è
nella sostanza infedele all’intenzione, oltre che alla lettera, della testimonianza biblica. Nella seconda parte poi
Brambilla dialoga con Barth,
ancora con Rahner, Pannenberg, Moltmann, Von Balthasar, Kessler; la risurrezione
del Crocifisso rivela compiutamente la verità di Gesù,
permettendo ai discepoli di
accedervi e di viverne. L’incontro con il Risorto è autocomunicazione del Dio trino:
in quanto tale genera l’annuncio e la comunità. Il libro
si conclude con una bella
meditazione teologica sull’episodio dei discepoli di
Emmaus, per molti aspetti
una vera summa dell’annuncio neotestamentario della risurrezione.
Si tratta di un’opera di livello scientifico, la cui lettura
richiede impegno: il tema è
tuttavia talmente appassionante da aiutare chi legge ad
affrontare con una certa baldanza anche le discussioni
tecniche meno agevoli. L’impianto della tesi di Brambilla
appare solido, aperto a ulteriori approfondimenti (soprattutto nella seconda parte), spiritualmente stimolante. Qua e là l’autore lascia trapelare una certa diffidenza
nei confronti delle prospettive teologiche che egli chiama
«pratico-liberazioniste». Proprio la sua ricerca, tuttavia,
mostra che la risurrezione di
Gesù ha risvolti «liberazionisti», e dunque anche «pratici»
che sarebbe peccato (è il caso
di dirlo) ignorare.
(*) F. G. Brambilla: Il Crocifisso risorto. Brescia, Queriniana,
Biblioteca di Teologia contemporanea, 1998, pp. 325, £ 42.000.
Un romanzo di Massimo Carlotto affronta gli anni più tristi della storia dell'Argentina
Con le nonne dei desaparecidos nell'orrore della dittatura militare
MANFREDO PAVONI
TT AI visto com’è la vita,
KKXJ. hombre, uno cerca la
storia del nonno, una bella
favoletta di fine Ottocento e si
ritrova nel più brutto incubo
argentino del Novecento».
Proprio di questo incubo argentino si occupa il bel libro
di Massimo Carlotto*, scrittore di genere noir che, andato
a Buenos Aires per raccontare
la storia del nonno anarchico
emigrato dal Veneto, scopre
la storia dei desaparecidos e
di Estela Carlotto, presidentessa delle «Nonne di Plaza de
Mayo». Estela è madre di Laura, sequestrata nel 1977 mentre aspettava un bimbo poi
nato in prigionia, e illegalmente affidato a una famiglia
di militari (forse gli stessi
aguzzini di Laura), e la sua è
una delle più importanti associazioni politiche argentine
che lottano per rendere giustizia alle decine di migliaia
di uomini, donne, giovani e
bambini eliminati fra gli Anni
70 e 80 in Argentina.
Un incubo ancora poco conosciuto in Europa, quello di
una dittatura sudamericana
che si profila come la più efferata e criminale della storia
di questo paese. In pochi anni circa 30.000 argentini (ma
secondo l’autore molti di più)
scompaiono, sequestrati illegalmente dai militari e dalla
polizia segreta, che dopo
averli torturati e uccisi fa sparire i loro corpi gettandoli
nell’oceano o seppellendoli
in fosse comuni. Tra costoro
c’erano centinaia di cittadini
tedeschi, francesi e di altri
paesi europei: un’intera generazione, come viene raccontato dall’autore, annientata attraverso una strategia
studiata a tavolino, simile per
certi versi a quella pensata e
attuata dal regime nazista.
Attraverso un autista di autobus specializzato appunto
nell’ùorror tour, il libro ci
conduce con delicatezza ma
anche con un crudo realismo
storico a incontrare i protagonisti di quel periodo, giovani
studenti, sindacalisti, operai
intellettuali, bambini e mamme scomparsi durante la dittatura. Un resoconto incalzante condotto con una scrittura che va dalla cronaca serrata alla fiction, che ripercorre il coraggioso lavoro delle
mamme e delle nonne di Plaza de Mayo affinché i responsabili tuttora impuniti siano
condannati e i nipoti nati durante la prigionia restituiti alle
loro legittime famiglie. Il libro
descrive con una intensità assoluta le bellissime figure di
queste nonne che hanno
creato un’importante associazione per ritrovare i nipoti
scomparsi. Fino a oggi 50 nipoti sono stati trovati, ormai
adolescenti, proprio grazie a
una équipe medico-psicologica che attraverso i test emogenetici sul Dna è riuscita a
stabilire il grado di «nonnità»
del giovani che finora si sono
sottoposti all’esame. Un’altra
équipe poi, di psicologi, aiuta
Veduta aerea di Buenos Aires
i ragazzi nel faticoso ricupero
della loro identità e nell’elaborazione del lutto per la
morte dei genitori: è anche
una lotta contro il tempo a
causa dell’età delle nonne,
che hanno costituito una banca del sangue fino al 2050 per
poter continuare a cercare le
centinaia di nipoti che restano ancora sconosciuti alle famiglie legittime.
I racconti del desaparecidos
durante il viaggio che l’autore compie con l’autista Santiago si intrecciano poi con le
storie di tanti militanti Impe
gnati nelle lotte contro le varie dittature latinoamericane
che vanno dagli Anni 70 fino
a oggi. È proprio la memoria
del passato uno degli elementi più importanti che
grazie a questo libro dà una
forte aiuto alle organizzazioni per i diritti umani che in
Germania e in Italia stanno
offrendo tutto il loro sostegno ai familiari europei che
hanno chiesto giustizia ai governi dei propri paesi d’origine. Come ha recentemente
detto Estela Carlotto durante
la presentazione del libro a
Milano, «fino a che ci sarà
memoria i desaparecidos vivranno e la loro lotta per una
società più giusta non sarà
stata inutile. Perché i protagonisti di questo libro non
siamo noi mamme e nonne,
che certo ci battiamo con tutte le nostre forze, ma sono loro, i desaparecidos argentini,
un’intera generazione che ha
avuto il coraggio di ribellarsi
alla barbarie della dittatura».
(*) Massimo Carlotto: Le irregolari. Buenos Aires Horror
Tour. Roma, e/o, 1998, pp. 185,
£ 24.000.
6
PAG. 6
RIFORMA
VENERDÌ 8 MAGGIO 19qs
: Quindici anni di attività
Festa al Comitato torinese
per la laicità della scuola
FRANCO CALVETTI
Quindici anni di attività
del Comitato torinese
per la laicità della scuola e
dieci anni di pubblicazione
del trimestrale Laicità* meritavano ben una festa. E, come
si conviene fra persone serie,
la festa è iniziata il pomeriggio del 20 aprile, nella sala
lauree della facoltà di Lettere
e filosofìa con una serie di interventi che hanno fatto il
punto della situazione.
Marcello Vigli, del Comitato nazionale Scuola e Costituzione, ha ricordato gli ohiettivi che hanno permesso
l’aggregazione sul piano nazionali di tante associazioni,
gruppi, singoli attorno alla
tematica della laicità della
scuola, laicità tanto compromessa dal Concordato CraxiCasaroli del 1984 e dalle conseguenti circolari FalcucciPoletti. Il Comitato nazionale
è riuscito solo in parte a arginare l’arroganza del ministro
della Pubblica istruzione di
allora, che sentenziava: «Chi
non farà l’Irc [insegnamento
della religione cattolica] potrà giocare a tressette». In
questi anni, con sofferenza e
con polemiche, sono state
messe in essere le ore di attività alternativa con progetti
validi che hanno visto negli
anni l’aumento dei frequentanti l’ora dei non awalentisi.
Obiettivi perseguiti ma non
raggiunti sono stati la collocazione fuori daH’orario scolastico di tutti dell’insegnamento confessionale e la
soppressione delle due ore di
Ire nelle materne. Ma oltre al
«muro di gomma» con cui
oggi la controparte risponde,
c’è un nuovo pericolo rappresentato dall’autonomia
delle scuole: si profila il pericolo che i Consigli di istituto
possano procedere per deliberare di introdurre pratiche
religiose o altro.
Carlo Ottino ha tracciato
un bilancio dell’attività del
comitato, nato 15 anni fa,
concludendo con alcune linee prospettiche. In un’Italia
che sta per entrare in Europa
e nel mondo, si vive una
grande, profonda trasformazione in cui si avverte il pericolo dell’integralismo vista la
complessità e la contraddittorietà degli eventi. Ricordando due date, il 1938 anno
delle leggi antiebraiche, e il
1948, anno di entrata in vigore della Costituzione, Ottino
ha messo in guardia riguardo
la destabilizzazione che può
produrre la mutazione genetica del sistema-scuola della
Repubblica.
Dopo la ricchezza di sollecitazioni che hanno animato
un buon dibattito nella tavola rotonda sulla bioetica, ci
siamo ritrovati nella serata
attorno a un ricco buffet in
un locale cittadino di prestigio, concludendo la serata
con fragorose risate che hanno punteggiato la performance di Franco Cardellino e con
il suo spettacolo di cabaret
Storie. Riflessioni tragicomiche sui diritti. Si è dimostrato
così che i laici sanno chiedere in prestito aìì’humour
quella completezza di cultura
che avvicina laicamente fra
di loro gli uomini e le donne
del nostro tempo.
Tavola rotonda sulla bioetica
Un atteggiamento laico
di fronte alle nuove sfide
(*) Per abbonamenti ccp
23802101 intestato a: Comitato
torinese per la laicità della scuola, via Papacino 23,10121 Torino.
Costo £ 25.000.
Una tavola rotonda abilmente coordinata da Cesare
Pianciola e Lidia De Federicis
ha visto come nostri interlocutori Amalia Sosia, docente
di Biochimica, Francesco Remotti, antropologo, e il pedagogista Remo Fornace dell’
Università di Torino. Nell’impostazione della biotecnica si
assiste a un confronto serrato
in cui si invoca da una parte
la sacralità della vita e dall’altra la qualità della vita.
È importante riflettere sul
fatto che «le credenze e le regole morali possono cambiare mano a mano che si presentano nuove situazioni»,
come asserisce il filosofo Viano. È vero che i problemi
bioetici (la clonazione, le tecniche riproduttive...) si sono
affacciati prepotentemente
alla ribalta solo in questi ultimi tempi, ma ci si chiede se
le leggi specifiche in senso
prescrittivo servano a centrare la realtà e a gestirla nel migliore dei modi.
La professoressa Bosia ha
efficacemente illustrato le
numerose, quasi infantili,
contraddizioni che vengono
a determinarsi in molti casi,
quale quello del dono rispetto allo scalpore suscitato
dalla maternità surrogata.
La conclusione ha ripreso
le raccomandazioni dell’Unesco secondo cui occorre
puntare sul rispetto della dignità umana, sulla libertà
della ricerca, suUa solidarietà
fra uomini.
Francesco Remotti ha esordito considerando che
l’atteggiamento pluriculturale, interculturale rischia di
essere una forma aristocratica del pensiero laico. Oggi è
difficile sostenere che vi sia
una natura umana completa. L’uomo è un essere biologicamente incompleto e è la
cultura che interviene per
completarlo. Le culture non
sono isole, non si giustificano da sole ma si completano
a vicenda. Dobbiamo coltivare la capacità di liberarsi
dai ceppi delle tradizioni primitive, riconoscendo in questo modo la propria incompletezza anche per riuscire a
dialogare, attivando cosi un
atteggiamento laico.
Remo Fornaca, iniziando
con una provocazione secondo cui bisognerebbe essere capaci di sopportare un
po’ meno di quanto facciamo, ha esaminato la politica
della pedagogia cattolica, il
cui nocciolo forte è stato
sempre quello di difendere a
spada tratta la scuola cattolica e farla passare, elaborando i concetti di autonomia.
integrazione e parità, per
scuola pubblica. Con il ministro Gentile (1923) l’introduzione dell’insegnamento religioso cattolico diventa una
costante della scuola italiana
che non si riuscirà a sradicare: «Una strada tutta in salita
per il Comitato - ha detto
Fornaca -. Il guaio italiano è
rappresentato dal fatto che
quando si parla di religione
si intende unicamente quella
cattolica e tutto si risolve
parlando di credenti cattolici
e di non credenti, dimenticando le religioni “altre”, in
via di crescita». Secondo Fornaca la pedagogia scientifica
ha tolto forza alla laicità e le
problematiche connesse
all’extrascolastico non sono
state affrontate adeguatamente dalle istituzioni della
Repubblica. (f.c.)
Un convegno organizzato da Amnesty International a Torino
Le religioni e i diritti umani nel mondo
STEFANO MATTONE
LAURA MONTAGNA
CINZIA SANNAZZARO
Amnesty international
organizza, con il patrocinio del Comune di Torino
e in collaborazione con la
Commissione chiesa-società
della Chiesa valdese di Torino, un convegno sul tema
«Religione e diritti umani»: si
tratta di un argomento sinora
poco affrontato e dibattuto
sia da chi si occupa nello specifico di difesa dei diritti
umani sia da coloro che si interessano di questioni religiose. Da entrambe le prospettive ci si propone l’obiettivo di
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via F. Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
TORINO:
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ROMA
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
esaminare la questione evitando visioni preconcette e
pregiudizi in cui tutti, laici e
credenti, possono cadere.
L’intento che si prefigge
Amnesty è quello di scoprire
che valore hanno, nelle diverse tradizioni religiose, i diritti
umani considerati universali,
quali il diritto alla vita, alla libertà, all’autonomia di pensiero e di espressione. Ci si
chiede qual è l’atteggiamento
di un credente verso i diritti
umani: se egli li considera come derivati dalla volontà divina e dai dettami comportamentali della religione, e per
questo motivo soltanto li rispetta, o se invece li ritiene
anche conquiste del pensiero
umano lungo i secoli e, di
conseguenza, patrimonio indispensabile di ciascuno. Si
vuole capire, inoltre, se le religioni si possono porre in
contrasto con il rispetto dei
diritti umani, in nome della
propria ortodossia.
Tuttavia non si intende ridurre il dibattito a una mera
condanna dei vari integralismi religiosi, nella consapevolezza che il problema del
rapporto tra religioni e diritti
umani è una questione molto più complessa e generale
che coinvolge ogni credente.
A questo proposito, il taglio
che Amnesty vuole dare al
dibattito sarà quello di un
approccio generale, senza
trattare di casi specifici che
limiterebbero troppo l’ambito della discussione.
L’impostazione pragmatica propria di Amnesty si riscontra in questa occasione
nella volontà di superare i
particolarismi teorici, culturah e teologici che caratterizzano ogni visione religiosa.
Chi si occupa di diritti umani
sa molto bene, purtroppo,
che in molte parti del mondo, nemmeno tanto lontane
dal nostro Paese, i diritti umani sono continuamente
calpestati e ignorati: di fronte
a questa emergenza, forse, le
comunità religiose potrebbero fornire contributi specifici
o nuovi spunti di riflessione.
In questo modo, sarà forse
possibile costruire un terreno comune d’azione, anche
passando attraverso il riconoscimento da parte delle
religioni del primato del rispetto della dignità umana,
riuscendo così a affermare i
diritti umani nella coscienza
e nella sensibilità collettiva
quale presupposto irrinunciabile per la convivenza pacifica tra i popoli e le identità
religiose. Riconoscendo 1’
ambizione di questo progetto, Amnesty International si
propone di riprendere ancora in futuro l’argomento, in
modo da costruire una sti
molante e fruttuosa collaborazione con le diverse corhunità religiose. A tale scopo, a
questo incontro interverranno esponenti delle principali
confessioni presenti sul nostro territorio: Anne Marie
Dupré, presidente del Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia; Enrico
Peyretti, direttore del mensile cattolico «Il foglio»; Mustafà E1 Kharfibibi, consulente del ministero della Giustizia per l’immigrazione; Alessandro Abrate, rappresentante dell’«ltalian Soka Gakkai». Inoltre, per il punto di
vista ebraico, avremo il piacere di leggere la relazione
che gentilmente ci invierà la
dottoressa Nedelia Tedeschi.
Moderatore dell’incontro
sarà Matteo Verderio, appartenente al coordinamento
«Mondo religioso» di Amnesty International. Amnesty,
dunque, aspetta chiunque
sia interessato all’argomento, sabato 16 maggio, alle ore
15, nella sala valdese di corso
Vittorio Emanuele 23. In particolare, conoscendo la sensibilità e l’interessamento del
mondo protestante sui diritti
umani, speriamo che l’iniziativa possa avvalersi del contributo partecipativo delle
diverse realtà del mondo
evangelico.
I protestanti nel Comitato
I valori comuni della laicità
FRANCO GIAMPICCOLI
Questo articolo è stato pubblicato sul numero 1-2 del 1998 di
«Laicità» in occasione del decennale del periodico stesso.
Non sono pochi dieci anni di vita per un modesto foglio
che sventola la bandiera della laicità in un paese dominato da ricorrenti ondate di confessionalismo. Nato nel pieno della battaglia per l’affermazione della facoltatività
delTinsegnamento della religione cattolica a scuola, avrebbe
potuto tranquillamente morire negli anni in cui la pratica
della facoltatività, pur affermata in teoria, si impantanava
nella palude del disinteresse e delle abitudini consolidate.
Cresciuto negli anni in cui la scuola pubblica era considerata il terreno di cultura del pluralismo e quindi della laicità,
avrebbe potuto deperire nel tempo in cui una larga maggioranza è disposta a far rientrare in qualche modo sotto lo
stesso mantello del finanziamento pubblico scuola statale e
scuola privata, scuola laica e scuola di tendenza. E invece resiste tuttora il drappello, che sta dietro a questo foglio, di coloro che continuano ad affermare l’importanza della laicità
per la salute psichica e spirituale non solo di alcuni pochi diversi che cantano fuori del coro, ma di tutto il paese.
Di questi fanno parte alcuni protestanti che si sono impegnati fin dalla costituzione del «Comitato torinese per la
laicità della scuola» su questo terreno comune. Qual è stato e quale vuol essere l’apporto dei protestanti a «Laicità»?
Al di là di una condivisione delTobbiettivo di fondo di una
trasformazione in senso laico dell’organizzazione dello
stato e delle sue istituzioni (in primis la scuola), i protestanti hanno un patrimonio specifico da condividere. I
protestanti sentono infatti la laicità come costitutiva
dell’equilibrio umano, della giusta posizione dell’essere
umano nel creato nel pieno della sua responsabilità individuale e collettiva. «I cieli sono i cieli del Signore - recita un
salmo che riassume questa convinzione - ma la terra l’ha
data agli uomini» (Salmo 1,15-16). Questa «giusta posizione» viene riaffermata dai protestanti nei confronti di due
possibili deviazioni.
La prima è la sutura di questo taglio tra cielo e terra, operata tradizionalmente dal cattolicesimo. Nella sua concezione una scala ontocratica congiunge cielo e terra senza
soluzione di continuità. L’umano è così assorbito nel divino a mezzo di una sacralizzazione dell’esistente. Il prezzo
di questa «salvezza» è la perdita di una reale e responsabile
autonomia dell’essere umano e la sua dipendenza da una
eteronomia etica imposta ovunque è possibile nell’organizzazione civile della società.
La seconda dipende storicamente dalla prima, in quanto
nasce in reazione ad essa. È l’allargamento del fossato tra
cielo e terra fino a cancellare il cielo. Diventa così, in reazione a una integralistica fusione tra cielo e terra, l’affermazione della terra contro il cielo, la trasformazione
dell’autonomia in antinomia. La laicità, come esigenza di
neutralità religiosa dell’organizzazione della società civile
che tuteli l’uguaglianza di ogni posizione di fede o di non
fede, tende allora a diventare laicismo, inteso come ideologia antireligiosa, anticlericale, che considera qualsiasi fede
come un ostacolo alla piena realizzazione umana.
E chiaro che nell’ambito di un foglio come «Laicità», e
più in generale del Comitato che lo promuove, non è il primo di questi due pericoli che si presenta come prossimo. E
invece il secondo che è sempre presente, latente. Quanto
più forte è la spinta della sacralizzazione religiosa, tanto
più reattiva rischia di essere la risposta. L’ apporto che i
protestanti hanno dato e si propongono di continuare
dare nell’ambito di «Laicità» è, insieme a una profonda
condivisione delle sue battaglie storiche, una particolare
vigilanza nei confronti dei rischi involutivi della laicità
«Laicità sì, laicismo no»: questo slogan, che del resto non è
per nulla esclusivo dei protestanti, caratterizza l’apporto
solidale e convinto a «Laicità» da parte dei protestanti.
Avanti dunque, insieme, a sventolare la bandiera della
laicità per un secondo decennio!
Morti sospette in Europa
Una migliore definizione
dello status dei rifugiati
Più di 1.000 morti con nome, cognome, data della
morte, paese di origine, modo in cui si è verificata la
morte, fonte dell’informazione: è impressionante l’elenco
dei 1.000 morti pubblicato da
«United» per lanciare la campagna «Death by Policy». Dal
1993 United ha monitorato le
conseguenze mortali delle
politiche portate avanti nel
processo di costruzione della
«Fortezza Europa». Queste
morti possono essere imputate alle militarizzazioni delle
frontiere, alle leggi sull’asilo,
alle politiche di detenzione,
alle espulsioni e alle sanzioni
per i vettori, all’esecuzione
del Trattato di Schengen e alle conseguenze della Convenzione di Dublino.
Queste morti non sono singoli incidenti, ma sono il sintomo di politiche che non vedono l’umanità di coloro che
partono dai loro paesi, ma
preferiscono vederli come
numeri, o peggio, come un
disastro naturale. United ha
elaborato il testo di una lettera di protesta da inviare a
Parlamento europeo, al Consiglio dell’Unione europea^
ai Parlamenti nazionali. L
lettera denuncia la chiusura
delle frontiere di fronte ai rifugiati e chiede che si arrivi
una nuova definizione di n
fugiato che comprenda no
solo coloro che sono pm*®
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anche coloro che sono
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nel loro paese. United invi
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Fondato nel 1848
L’ALP VINCE ALLA BELOIT, MA... — Dopo anni
di assenza di rappresentanza sindacale si è andati alle elezioni in Beloit proprio nel momento di grave crisi che lo
stabilimento sta attraversando. A causa del regolamento
elettorale che privilegia il sindacato confederale all’Alp
(60% dei voti) sono stati attribuiti 2 seggi e 3 alla Fiom.
Ma subito dopo l’azienda ha messo in discussione le elezioni: ha votato solo una parte (gli operai) e Alp non ha firmato l’accordo del 23 luglio, sono le critiche della direzione. La commissione elettorale ha respinto il ricorso ma non
finirà così; intanto c’è da augurarsi che i veri problemi vengano sul tappeto, prima che sia troppo tardi.
LE
V T T
1
VENERDÌ 8 MAGGIO 1998 ANNO 134 - N. 19 LIRE 2000
Il mio ricordo dei giorni di
Cernobil, fine aprile 1986,
si collega sempre al congresso
Fgei che si svolgeva in quei
giorni ad Agape; piovve per
diversi giorni di seguito e lassù la notizia di quanto stava
accadendo arrivò poco alla
volta. Erano poche le informazioni e scarse anche le occasioni per seguire i notiziari
radio e tv. Ma nel corso dei
giorni ci si rese conto di quanto era accaduto. Ogni paese
assunse differenti azioni a difesa dei propri cittadini: così
in Germania era bandito il
consumo di latte fresco e di
ortaggi e nella vicina Francia
tutto era possibile.
Oggi «scopriamo» che uno
studio condotto da esperti indipendenti evidenzia come su
A 12 ANNI DALL'INCIDENTE DI CERNOBIL
CESIO 137
PIERVALDO ROSTAN
tutto l’arco alpino ci sia una
elevata contaminazione da
cesio, uno degli elementi radioattivi liberati con l’esplosione della centrale ucraina.
Un elemento che impiega almeno 30 anni a scomparire.
Naturalmente ci si affretta ad
assicurare: non c’è pericolo
per gli esseri umani o animali. Certo nessuno vuol diventare allarmista. E poi ci sono
di mezzo, oltre agli abitanti
dell’Alpe, anche i milioni di
turisti che annualmente scelgono la catena alpina come
meta delle loro vacanze.
Ricordo però e meglio capisco le parole di quell’amico
medico, da anni operante nel
Pinerolese, che alla mia domanda sui rischi collegabili
alla presenza con la vicina
centrale francese del Superphénix, mi disse un paio
di anni fa: «Nelle nostre valli
non c’è praticamente presenza di plutonio (l’elemento utilizzato nella centrale francese
ndr), ma c’è invece una elevata presenza di cesio probabilmente proveniente da Cernobil». Ricordo ancora episodi in cui si denunciava una
«certa radioattività nei funghi
o nei mirtilli del Cuneese». Si
diceva: sono solo voci, così
come quella di un aumento
delle malattie tumorali (ma
intanto dalla Gazzetta ufficiale si apprende che il Piemonte
è la prima regione d’Italia in
quanto a tumori come causa
di morte...).
Le voci girano, a volte sono
fuori dalla realtà; poi arriva
uno studio condotto in modo
serio, da esperti: c’è, almeno,
un credito di informazione...
« ^ ^ •
Sicurezza sul lavoro
Ribaditi
1
dei lavoratori
La Pretura di Pinerolo ha
emesso la sentenza sulla causa intentata dalla Fiom-Cgil
contro la ditta Hayes Lemmerz di Campiglione Fenile
per comportamento antisindacale nei confronti di Fabrizio
Plavan, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
«Erano stati assunti, nei confronti del nostro rappresentante sindacale, ben quattro
provvedimenti disciplinari
(più un quinto a processo iniziato) - ricordano in Fiom -;
e tutti, guarda caso dopo che
Plavan era diventato rappresentante dei lavoratori e sempre dopo qualche attrito con
la direzione. Noi volevamo
tutelare la figura del rappresentante per la sicurezza, ruolo ben definito dalla legge
626, cosa che la Hayes Lemnierz non ha mai fatto. Anzi
si può affermare che la ditta
non ha adempiuto agli obblighi di legge». Il pretore ha
accolto la tesi del sindacato: i
provvedimenti disciplinari sono stati dichiarati nulli, chiedendo alla ditta per il futuro
«di astenersi dall’adottare illegittimi e/o sproporzionati
provvedimenti disciplinari nei
confronti del Rsl Fabrizio
Plavan». L’azienda è stata
inoltre condannata ad esporre
per almeno 10 giorni la sentenza in bacheca e al pagatnento delle spese processuali. «E una sentenza importante - ha sottolineato il responsabile di zona della Cgil di
Pinerolo, Vincenzo Bertalmio
' perché valorizza un’attività
di prevenzione svolta da Plavan e pone fine a un atteggianiento di chiusura da parte
della Hayes-Lemmerz. Il monito che emerge dalla sentenza potrà essere di stimolo alla
valorizzazione dell’attività,
®tii temi ambientali, in tutti i
luoghi di lavoro, riconsegnando al sindacato la possibilità
1 incidere nella tutela della
salute di tutti i lavoratori».
Iniziati i lavori nel territorio al confine con Roletto che vedrà sorgere il futuro Piano integrato di sviluppo
Pinerolo: Parea di sviluppo chiama gli imprenditori
DAVIDE ROSSO
L9 idea di costruire un’area industriale a Pinerolo risale agli Anni 70, ma è
solo agli inizi degli Anni 90
che si è posto il problema veramente come esigenza. Oggi
sembra ormai una realtà la
costruzione di un’area, posta
al confine con il Comune di
Roletto, di circa 39 ettari di
superficie attrezzata di vari
servizi alle imprese che nella
speranza di molti, e dell’amministrazione della città, dovrebbe ridare impulso e sviluppo all’economia pinerolese. Sono infatti già iniziati i
lavori di urbanizzazione di
quello che diventerà il Polo
integrato di sviluppo (Pis) di
Pinerolo (il 30% dei lavori di
movimento terra sono stati
eseguiti) e per settembre è
previsto l’inizio della costruzione dei capannoni per l’insediamento delle imprese
nell’area, che dovrebbe avvenire nella primavera del ’99.
La superficie per il momento
edificabile del Polo integrato
di sviluppo pinerolese (realizzato grazie anche ai finanziamenti Cee e regionali) è di
173.000 mq con lotti per i capannoni che prevedono al
massimo una superficie coperta di 50.000 mq. Sono previste nell’area la costruzione
di varie infrastrutture, non ultimi uno scalo merci ferroviario e un centro servizi in grado di garantire le necessità
gestionali e operative delle
varie aziende che si insedieranno nel Pis.
Giovedì 30 aprile nei locali
del Circolo sociale a Pinerolo
è stata presentata contemporaneamente alla nuova sede
del Cilo (Centro di iniziativa
locale per l’occupazione), la
sede operativa della Soprim,
la società che in virtù di una
convenzione stipulata con il
Comune di Pinerolo si occuperà della realizzazione materiale dell’area. «Il progetto
del Pis - ha detto nel corso
dell’incontro il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - è
un progetto nato alcuni anni
fa che vede oggi il suo avvio.
È un impegno del passato e
del presente; le infrastrutture
sono un elemento cardine per
far decollare l’area. A spingere gli imprenditori ad insediarvisi dovrebbe essere, oltre
alla qualità del progetto, anche ciò che offre la città di
Pinerolo e il territorio pinerolese in termini di scuole, tradizioni storiche e culturali».
Per gli imprenditori che intendono insediarsi nella nuova area, tra l’altro, il Comune
ha previsto anche semplificazioni a livello burocratico con
l’unificazione delle procedure
per l’edificabilità. La scelta di
presentare insieme le nuove
sedi di Soprim e Cilo, nelle
intenzioni dell’amministrazione di Pinerolo non è stata fatta
a caso: «La difesa del lavoro
- ha detto infatti l’assessore al
Lavoro di Pinerolo, Antonio
Bruno - è centrale per questa
amministrazione. Il nuovo Polo integrato per lo sviluppo in
quest’ottica è importante per
il rilancio e lo sviluppo del
nostro territorio, ma bisogna
dotarlo dei servizi giusti e valorizzarlo come area di servizio al Pinerolese. Abbiamo
Il turista che percorre la conca dei 13
Laghi in alta vai Germanasca, oltre
che dalle bellezze naturali, è colpito dalla presenza di resti di due cannoni di
grosso calibro e di diverse vecchie costruzioni abbandonate. Mentre i due
cannoni sono un ricordo della guerra
contro la Francia nel 1940 e del poco
glorioso e inutile cannoneggiamento del
villaggio francese di Abries, le costruzioni dal tetto piatto sono caserme costruite durante la prima guerra mondiale
quando l’alta vai Germanasca era zona
di allenamento degli alpini destinati al
fronte (allora si diceva: alla fronte).
In quell’occasione venne anche costruita la strada carrozzabile che giunge a
Frali (fino ad allora c’era solo una mulattiera che la neve bloccava tutti gli inverni). Per costruire questa strada e il suo
terrapieno nel ripido tratto sopra la miniera della Gianna vennero fatte saltare
le rocce della parete sovrastante e distrutto un bel ricordo della storia valde
IL FILO DEI GIORNI
GALMOUNT
FRANCO DAVITE
se: la Balma di Galmount, un ricovero
naturale sotto la roccia, in piena parete
quasi verticale e raggiungibile solo per
mezzo di una traccia di sentiero non molto più agevole del Bars della Tagliola in
vai Pellice (a proposito di strade militari,
mi si permetta di spendere una parola per
la camionabile del vallone di Faetto, che
porta ai laghetti della Cialancia a ridosso
dei Tredici Laghi. Questa strada molto
panoramica è interrotta a 2 chilometri dai
Laghi da un masso caduto ormai da parecchi anni. Una mina e mezza giornata
di pala meccanica basterebbero per ripararla. Possibile che la Provincia di Tori
no non possa provvedere?). A questa balma è legato il ricordo del pastore Pierre
Leydet, appartenente a un’antica famiglia valdese di Pinasca.
Nel fatale 1686, quando le Valli vennero spopolate in seguito alla revoca
dell’Editto di Nantes e alla campagna
militare che sbaragliò le difese valdesi e
costrinse all’esilio in Svizzera e Germania, il Leydet era pastore a Frali e nei tragici giorni in cui le truppe franco-sabaude occuparono la Valle si rifugiò in questa balma con un altro valdese di nome
Micol. Il nascondiglio non venne scoperto fino al giorno che il pastore cantando i
Salmi (l’antico innario riformato) tradì la
sua presenza. Mentre il Micol piuttosto
che arrendersi si faceva uccidere dopo
una strenua e sanguinosa resistenza, il
pastore venne catturato, condotto nelle
segrete del castello di Lusema e, avendo
fermamente rifiutato ogni ipotesi di abiura, fu arso sul rogo al forte di San Michele che sovrastava Lusema.
presentato recentemente in
Regione un progetto che prevede la costruzione all’interno
del Pis di “incubatoi”, cioè di
aree attrezzate rivolte a cbi intende testare la possibilità di
creare nuove attività o sviluppare la proprie ma non ne ha i
mezzi economici per affrontare gli studi tecnici e di marketing necessari. Questa iniziativa, se riceverà il parere favorevole, sarà un ulteriore fattore di caratterizzazione della
nascentè area».
Del resto anche Concetto
Maugeri, responsabile dei
Servizi politiche attive del lavoro della Regione, ha affermato che i Cilo devono porsi
anche come compito quello
di occuparsi di politiche relative all’occupazione, in un’
ottica che favorisca i servizi
per l’inserimento all’interno
del mondo del lavoro. Bisogna parlare non solo di insediamento ma anche di creazione di nuova impresa: è
cioè importante sostenere la
capacità di creazione e lo sviluppo di questa in aree come
il Pis di Pinerolo. Il polo integrato quindi come fattore di
sviluppo e di crescita per il
territorio, un’area attrezzata
dove le aziende vadano ad insediarsi e a produrre, ma ci
sono anche dei lati ancora da
potenziare o da migliorare,
come ad esempio T intervento
delle banche nel sostenere gli
investimenti delle imprese e
la questione dell’autostrada
Pinerolo-Torino, la cui costruzione costituirebbe un importante incentivo all’insediamento degli imprenditori nella zona. Il problema è far sì
che le aziende si insedino
nell’area e raccogliere l’adesione degli imprenditori. In
questi giorni si è aperto il
bando per l’assegnazione dei
lotti e dei capannoni, la Soprim per parte sua ha previsto
dei meccanismi di pre-finanziamento alle aziende anteriori all’insediamento e nel suo
ufficio di Pinerolo è prevista
anche un’attività di consulenza a questo fine.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yalli "Bldesi
VENERDÌ 8 MAGGIO jjQj
LAVORI AL PALAGHIACCIO — Sono iniziati i lavori di
ulteriore, parziale, chiusura del palaghiaccio di Torre Penice; Foperazione dovrebbe ridurre Timpatto del freddo sulla
tribuna lato Pellice e fornire una copertura alla scala di
emergenza. Nel contempo verranno rifatti gli spogliatoi sotto la tribuna lato Filatoio.
RAID NOTTURNO DI DUE GIOVANI — Due giovani
dell’alta vai Chisone, Nicol Breuza, 19 anni di Roure e Alfredo Sallen, 21 anni di Usseaux, sono stati protagonisti di
vari tentativi di furto culminati in un inseguimento dei carabinieri, nella serata di giovedì 30 aprile. Rubata una Fiat
Panda a Umberto Poèt di Torre Pellice, hanno dapprima
aggredito un minorenne, D.L. a Pomaretto intorno alle
19,50; alla sua reazione sono fuggiti verso Perosa dove pochi minuti dopo hanno cercato di sottrarre il portafoglio a
un pensionato di 85 anni. Luigi David. Alla sua reazione
sono fuggiti verso Pinerolo dove hanno ancora tentato un
furto ai danni di un altro pensionato, Giuseppe Favero; nella breve collutazione i due fanno suonare l’allarme di un
auto e spaventati fuggono verso Frossasco. I due giovani
vengono intercettati dai carabinieri del nucleo radiomobile
di Pinerolo; il breve inseguimento finisce quando i due
vanno a sbattere contro un’altra auto: Breuza viene arrestato subito, Salem il 2 maggio dopo alcune indagini.
ASSISTENZA DOMICILIARE — Si svolgerà a Cuneo, il
prossimo 16 maggio, un incontro organizzato dalla «Bottega del possibile» di Torre Pellice in collaborazione con gli
enti gestori dei Servizi socio-assistenziali del Cuneese, dedicato al tema «L’assistente domiciliare e dei servizi tutelari, la figura professionale: come costruirla correttamente,
come conoscerla». Interverranno tra gli altri la presidente
della «Bottega del possibile» Mariena Scassellati Gaietti,
gruppi di coordinamento di assistenti domiciliari di Ivrea,
Aosta e vai Pellice; coordina Enzo Salvagno, psicologo. Per
informazioni: «Bottega del possibile», tei. 0121-953377.
CURA «DI BELLA» — «Cura “Di Bella’’: tra realtà e speranza» è il titolo di un incontro organizzato dall’Associazione medici di famiglia vai Pellice, dall’Associazione per
la ricerca biomedica di Pinerolo e dal Comune di Torre
Pellice che si svolgerà martedì 12 maggio alle 21 al cinema
Trento. Interverranno i dott. Giovanni Mathieu, primario di
Medicina al Civile di Pinerolo; Giuseppe Ventriglia, medico di famiglia, Oscar Berretto, oncologo, Andrea Giorgis,
ricercatore presso la Facoltà di Giurisprudenza di Torino, il
pastore valdese Alberto Taccia; modererà la serata il giornalista di Raitre Battista Gardoncini.
UN’AZALEA PER LA RICERCA — Domenica 10 maggio,
oltre che festa della mamma, sarà anche l’occasione, in numerose città d’Italia, per dare un contributo alla ricerca sul
cancro mediante l’acquisto di un’azalea. I banchetti saranno
allestiti a Pinerolo piazza Cavour e a Torre Pellice.
MAGGIOLIBRI A PINEROLO — Anche quest’anno nel
mese di maggio i libri saranno al centro delle iniziative culturali organizzate a Pinerolo. Sono infatti numerosi gli appuntamenti previsti all’interno della manifestazione «Maggiolibri a Pinerolo», iniziata mercoledì 29 aprile e che si
concluderà alla fine di maggio; si va dalle presentazioni del
libro «Viaggio affascinante nella fortezza di Fenestrelle» e
«Passi in galleria: l’attività estrattiva nelle valli Chisone e
Germanasca» alle mostre sui manifesti elettorali del Pinerolese dal 1946 ad oggi, per arrivare il 30 maggio all’assegnazione del «Premio editore donna». Ma i protagonisti della
manifestazione anche quest’anno saranno gli allievi delle
scuole, le case editrici locali, i librai; molti momenti saranno legati alle celebrazioni per i 150 anni delle Lettere Patenti di Carlo Alberto e avranno per tema, come si legge
nella presentazione della manifestazione firmata dal sindaco di Pinerolo, «la storia delle valli valdesi i problemi antichi e moderni legati aH'intolleranza e alla discriminazione»,
in particolare il tema è trattato dalla mostra «dalla persecuzione alla libertà: testimonianze sulla storia valdese nei libri
e nei documenti della biblioteca di Pinerolo».
TENSIONI FRA LA DIREZIONE DELL’SKF E IL SINDACATO ALP — Recentemente l’Skf ha deciso di trasferire Giampiero Clement, appartenente all’organizzazione sindacale, dagli stabilimenti di Villar Perosa a quelli
Airasca trasferimento che è stato visto dal sindacato come
un «tentativo di trasferire un compagno molto rappresentativo di Alp nel nostro stabilimento per indebolire il nostro
sindacato». Clement ha deciso di avvalersi della legge 816
che prevede il divieto di trasferimento per i lavoratori dipendenti eletti nei Consigli comunali ma l’azienda è andata avanti per la sua strada comunicando ufficialmente il
trasferimento e riaccendendo così il conflitto.
Intervista a Enzo Alessio, assessore alla Viabilità
Lavori in centro a Torre Pellice
MASSIMO GNONE
1er Torre Pellice è arriva
rinnovamento del centro storico, cercando di mantenerne
inalterate, e anzi migliorando, le caratteristiche e l’aspetto tradizionale. Parliamo
di questa iniziativa con l’assessore Enzo Alessio, responsabile di viabilità e arredo urbano.
- Il comune ha venduto
Casa Beri, lo stabile adiacente la casa comunale: che
ne sarà di questa struttura?
«L’edificio rimarrà in parte
ancora disponibile per Tamministrazione, che vi collocherà gli uffici, già presenti,
della polizia urbana e della
Pro Loco; nell’ammezzato si
prevede la realizzazione di
locali destinati all’incontro e
ad associazioni presenti sul
territorio comunale; nei piani
superiori la ditta che ha acquistato lo stabile porterà a
termine degli appartamenti
da affittare».
-Può illustrarci l’intervento che si opererà sul centro
storico con i proventi della
vendita di Casa Bert?
«L’intervento riguarda uno
studio generale aperto alla
consultazione con i cittadini,
partendo da piazza San Martino e proseguendo fino al
monumento di Arnaud; si
avrà un occhio di particolare
riguardo per tre settori: la pavimentazione, Tilluminazione e l’arredo urbano. Deve
risultare un progetto omogeneo e spendibile negli anni,
tenendo conto della base iniziale di trecento milioni con
Anniversari
70 anni di
vita comune
Si è parlato di viaggi in
Vespa in Riviera, «quando
ancora non c’era tutto il traffico che c’è adesso»; si è parlato di lavoro in fabbrica, alla
stamperia Mazzonis, «quando si lavorava dieci ore per
due lire al giorno»; si è parlato di uscite con gli alpini, in
treno, «quando bastava poco
per divertirsi». Così abbiamo
incontrato Augusto Charbonnier e Maria Malan di Torre
Pellice che da poco, il 7 aprile scorso, hanno festeggiato i
settant’anni di matrimonio:
una coppia come poche, una
vitalità bella e solida, una
simpatia che supera ogni differenza di età, generazione,
esperienze.
Augusto ricorda e racconta,
nel modo caratteristico che
tende ad annullare la differenza tra fatti accaduti ieri e
avvenimenti della guerra,
della Resistenza o del fascismo. Tutti dovrebbero prendersi un po’ di tempo e stare
semplicemente ad ascoltare
le storie dei tempi passati.
Meglio, forse, di tante serate
trascorse davanti al televisore... Augusto e Maria, senza
retorica, rappresentano l’ideale di vita matrimoniale
nella gioia e nel dolore, insieme uniti per superare le difficoltà e i momenti duri e tristi
che hanno seguito il fatidico
sì e le foto di gruppo in piazza Cavour. Ancora: auguri!
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.5Œ) e 91.200
tei. 0121-954194
cui bisognerà affrontare lo
studio e una prima parte di
realizzazione. La ditta incaricata sta^ cercando cartoline
d’epoca, mappe e altro: materiale utile a dare un senso
di continuità pur nel rinnovamento. Il problema della
nuova pavimentazione in
piazza San Martino sarà risolto e non comporterà spese
per l’amministrazione. Da
segnalare anche l’opportunità
per abbellire balconi e case:
l’amministrazione si impegna a partecipare alla spesa
dei cittadini nell’acquisto di
piante e fiori».
- Come proseguirà il lavoro sui viali del paese, questione oggetto di non poche
polemiche in passato?
«Le polemiche tra l’amministrazione e alcuni cittadini
furono dovuti al fatto che da
parte nostra ci fu carenza di
informazione riguardo all’azione intrapresa. La pericolosità degli alberi presenti ha
STA
Lega Nord
In riferimento all’articolo
apparso su L’eco delle valli
valdesi del 24 aprile 1998, in
merito alle liste per l’elezione
diretta del sindaco e del Consiglio del Comune di Angrogna, si richiede una rettifica
di precisazione, con uguale
spazio in base alla legge sulla
stampa, relativa al ruolo ricoperto nella Lega Nord Piemont dal signor Ercole Danna, che non ha alcun titolo né
alcuna autorizzazione per il
rilascio di dichiarazioni per
conto o per nome della Lega
Nord Piemont stessa.
In seguito sarebbe opportuna, certi della vostra buona
fede, la verifica da parte vostra delle dichiarazioni o interviste che vi vengono rilasciate. Si precisa altresì che la
sezione «Val Pellice» raggruppa i seguenti Comuni:
Luserna San Giovanni, Lusernetta. Torre Pellice, Angrogna, Rorà, Villar Pellice,
Bobbio Pellice.
Giovanni Corda
segretario della Lega Nord
Piemont, sez. «Val Pellice»
Luserna San Giovanni
Una scelta
Siamo due ragazze neoconfermate di Perrero e Villar
Pellice e vorremmo rispondere all’articolo che abbiamo
letto per caso sul mensile II
piccolo riguardante le confermazioni. Siamo molto indignate per quanto è stato scritto, innanzitutto perché la confermazione non è un rito, e
per la maggior parte non è un
obbligo imposto dai genitori.
Noi abbiamo fatto questa
richiesto la loro sostituzione
che ha comportato un lavoro
di pavimentazione dei marciapiedi che in viale Trento e
viale Rimembranza non esistevano. La rimanenza delle
alberate è stata oggetto di
studio: indispensabile un intervento rispettando il patrimonio cittadino e la memoria
storica che questi alberi rappresentano».
- Per quanto riguarda la
viabilità, quali sono gli interventi previsti?
«E in corso l’esproprio di
due vaste aree per la maggior
parte di proprietà delle Ferrovie per la realizzazione di
parcheggi: 130 i posti previsti, utili alla decongestione
del centro. Oltre a questo, è
da studiare la sistemazione
dell’accesso all’istituto San
Giuseppe. Un sogno dell’amministrazione: una collocazione diversa di piazza della
Libertà che potrebbe venire
ulteriormente valorizzata».
scelta perché eravamo consapevoli di ciò a cui stavamo
andando incontro. Inoltre siamo orgogliose di indossare il
costume valdese, poiché è un
elemento caratteristico della
nostra religione.
Un altro punto dell’articolo
che ci ha lasciate sconcertate
è il corso di religione cattolica
nelle scuole. Perché dovremmo seguire l’ora di religione
cattolica essendo noi valdesi?
Non siamo assolutamente razziste, come la giornalista ci
definisce. La lezione di religione sarebbe un’occasione di
dialogo se venissero affrontate tute le religioni e non solamente quella cattolica. A parte questo, siamo contro l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, in
quanto in Italia non esiste solo il cattolicesimo ma anche
altre confessioni.
Per concludere vorremmo
sapere dalla giornalista che
cosa hanno a che fare i genitori divorziati con le confermazioni.
Annalisa Bonjour,
Sara Tron
Con questa lettera riteniamo chiuse le risposte all 'infelice articolo pubblicato da II
piccolo,’ non si tratta di polemica fine a se stessa ma di
doverose precisazioni a un
atteggiamento dettato da pura disinformazione.
San Germano
Estremo saluto
al partigiano
Edvi Jahier
Il 30 aprile San Germano si
è fermato per il funerale dj
Edvi Jahier, noto come Vivi
Il tempio non è riuscito ¿
contenere quanti sono venuti
anche dai paesi vicini, pet
esprimere il proprio cordoglio
alla vedova e ai familiari.
La vita di Vivi era stata
stroncata un paio di giorni
prima in un incidente sulle
strade della Savoia: aveva 72
anni. La sua vita è stata caratterizzata da un alto impegno
civile e politico. Ancora ragazzo aveva preso parte alla
Resistenza nelle formazioni
di Giustizia e Libertà; in questo ultimo 25 aprile aveva ancora partecipato alle celebrazioni commemorative, distribuendo opuscqli. A 14 anni
era rimasto orfano di padre,
dietro a lui una serie di fratelli e sorelle minori per cui
aveva dovuto ben presto imparare la durezza della vita e
assumersi le responsabilità di
un adulto. Una disgrazia che
aveva unito quella grande famiglia in un vincolo profondo
di reciproco aiuto, e Vivi ne
era stato in un certo senso il
perno, il punto di riferimento,
l’appoggio per ognuno.
Il testo che aveva scelto da
tempo per il suo funerale era
la nota parola dell’apostolo
Paolo: «Ho combattuto il
buon combattimento, ho serbato la fede» (2 Timoteo!,
7). Paolo si riferiva probabilmente alla battaglia pet
l’Evangelo, alla predicazione
svolta in mezzo a mille difficoltà. Vivi non è stato un
«missionario» ma un laico
che ha vissuto interamente à
laico, anche se sentiva fortemente il suo legame con la
Chiesa valdese, la sua storia,
la sua testimonianza nel passato e nel presente. Per lui il
«buon combattimento» era
schierarsi dalla parte della
giustizia e la «fede» era la
certezza di un mondo migliore per il quale valeva la pena
impegnare la propria esistenza. In coerenza con questa visione negli anni cupi della
dittatura si era iscritto, ancora
ragazzo, al Partito comunista,
passando poi in tempi recenti
al Pds. E fino all’ultimo ha
mantenuto convinto il suo
impegno morale e civile.
Il rimpianto per la sua figura, il cordoglio corale della
popolazione testimoniano il
valore della scelta di vita fatta
da Vivi e la benedizione di
una vocazione cristiana vissuta laicamente, con semplicità
e coerenza. Alla vedova, alla
figlia, all’anziana mamma, ai
fratelli e alle sorelle e ai parenti tutti rinnoviamo il sentimento del nostro profondo
cordoglio.
FESTA DI CANTO DELLE
SCUOLE DOMENICALI
DEL 1° CIRCUITO
Si svolgerà domenica 17 maggio a Luserna San Giovanni la
festa che segna la chiusura
delle attività delle scuole do;
menicali. Il programma
massima prevede il culto alle
10 gestito da monitori/trici e
bambini, il pranzo al sacco intorno alle 12 e il pomeriggi®
dedicato a giochi, socializzazione e divertimento.
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Gìacotto & c.
Funerali ovunque
Via 1 ■ Maggk> 8,10062 tusema San Giovanni (To)
tal. e fax 0121/954340 (notturno e festivo)
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
GIOVANI E CHIESE
Documento del Consiglio nazionale della Federazione giovanile
2. Giovane è bello
Questo documento, scritto dal Consiglio
della Fgei nel marzo ‘98, pubblicato sul Notiziario Fgei di maggio, vuole essere una delle
voci di un dibattito sulla questione giovani e
chiese. Speriamo che questo testo possa servire alle comunità come spunto di discussione, che possa servire ai gruppi giovanili come
un riassunto delle tematiche discusse in questi anni, per trovare il nodo del conflitto inter
generazionale e creare una nuova modalità di
collaborazione.
Da qualche anno le chiese e la Fgei lavorano sulla questione della relazione tra generazioni airmterno della comunità. Con questo
documento vorremmo esporre alcune delle riflessioni fatte nel nostro ambito sperando di
ricevere le riflessioni di altri ambiti. Ci interessa in primo luogo richiamare l’attenzione sulle
attività esistenti in modo che ci si confronti su
queste; in secondo luogo crediamo che dalla
lettura comune dei tipi di relazione che intercorrono tra giovani e chiese si possa costruire
un linguaggio e una prassi comune.
1. Alcune esperienze significative.
Vorremmo iniziare questo documento scrivendo di alcune delle esperienze fatte coi giovani nelle nostre chiese, poiché riteniamo che
molte sono già le iniziative esistenti un po’
ovunque. Difficile essere esaustivi nel descrivere la realtà di incontri tra giovani e chiese
perché esistono milioni di esperienze uguali e
diverse, in cui “le due parti” sono in conflitto,
collaborano, si aprono lentamente, si delegano a vicenda, vanno d’accordo, si arricchiscono l’un l’altro, eco. In realtà ci piacerebbe poter pensare che non esiste una questione giovani-chiese, ma solo la costruzione di chiese
in cui si esprimono tante voci diverse, tra cui
quella giovanile.
Vorremo raggruppare queste esperienze
degli ultimi anni, per come ne siamo a conoscenza, secondo cinque modalità di relazione
riscontrate. Le prime due sono forse le più comuni, cioè si inventano dei progetti in sede
separata e/o parallela. Le ultime tre sono le
sperimentazioni di una progettazione comune, con diversi tipi di collaborazione nella fase
di attuazione.
Iniziativa dei giovani che si aspettano il
sostegno delle chiese. In molti luoghi i giovani
organizzano la propria attività di gruppo 0 inoontri tra gruppi in totale autonomia. La Fgei è
speèso molto orgogliosa di questo modo di lavorare: essere capaci di organizzare un gruppo, un’attività, una discussione, eco. È importante e necessario per la crescita e l’autostinra. Le chiese spesso ignorano totalmente
questo lavoro. Molti dei convegni regionali
della Fgei avvengono in un clima di indifferen^3. quasi mai di diffusione nelle comunità,
probabilmente per mancanza di adeguato
preavviso. I giovani si aspettano viceversa un
sostegno a priori -per il solo fatto di fare qualcosa- sostegno anche concreto e tangibile.
Iniziativa delle chiese in cui ci si aspetta la
presenza giovanile. Sono i casi in cui le chiese fanno un proprio progetto giovanile senza
consultare nessuno dei loro giovani presenti 0
èssenti, creando una serie di iniziative a cui
aderire. In questo caso i giovani si sentono
utilizzati da una parte e dall’altra misconosciu' nelle proprie competenze e priorità, mentre
9 ' adulti”, non trovando accolte le proprie
perdono maggiormente fiducia nelle capacità e nelle iniziative giovanili.
Iniziativa delle chiese che offrono alcune
'sorse affinché i giovani si incontrino. Il pro9® 0 del gruppo Aleph a Torino è stato ideato
dalla chiesa a favore dei giovani. Aver messo
una risorsa a disposizione dei giovani, in questo caso un animatore giovanile, in altri casi
anche solo i locali, la luce, eco., permette a
delle persone giovani di crescere, di formare
un gruppo, di avere uno spazio per pensare e
divertirsi.
Iniziativa giovanile con il sostegno esterno
delle chiese. Il Coordinamento Giovani in
Lombardia è nato grazie al desiderio di alcuni/e giovani, ma è stato sostenuto fortemente
da pastori/e della zona e dal Circuito. Questo
ha permesso che i/le giovani elaborassero un
proprio progetto autonomamente, che tuttora
lo portino avanti e che siano riusciti a coinvolgere un discreto numero di gruppi giovanili.
Senza l’appoggio della propria comunità può
capitare che un gruppo giovanile non accolga
inviti a convegni o incontri e la segnalazione
dei/le pastori/e 0 di membri della comunità diventa spesso fondamentale.
Iniziativa comune, con progettazione comune. Questa è stata l’idea fondante degli ultimi progetti Fgei in Puglia-Lucania e a Napoli.
Progetti che si basavano sulla presenza di varie forze esistenti che potessero collaborare
per la visibilità dei/lle giovani. Queste esperienze hanno visto soprattutto la collaborazione di giovani e di pastori/e con alcuni incontri
di progettazione comune e poi lo svolgersi del
progetto affidato a gruppi sia eterogenei sia
omogenei.
In questi ultimi tempi, le chiese dimostrano
un interesse sempre più marcato verso i giovani. Qltre che nei succitati progetti mirati, tale tendenza si esplicita, ad esempio, nella
presenza significativa dei/delle giovani nelle
posizioni decisionali. Consigli di chiesa, comitati esecutivi ecclesiastici tanto a livello locale
quanto a livello regionale o addirittura nazionale, comitati di opere, commissioni su temi
specifici: tutti luoghi che vedono una presenza di persone con età inferiore ai 35 anni non
trascurabile, inimmaginabile fino solo ad un
paio di lustri fa. Più in generale, è ormai comune e diffusa la consapevolezza della necessità di tenere in conto il punto di vista giovanile nell’organizzazione e nella conduzione
di qualsivoglia iniziativa.
A fronte di questa ricerca, a volte ostentata, della voce dei giovani, viene spontaneo
chiedersi perché il giovane vada di moda e se
di moda si tratti.
Tra le risposte più frequenti a questo interrogativo vi è l’ammissione di un crescente timore di un veloce invecchiamento delle chiese. La constatazione di un continuo ridimensionamento numerico delle nostre comunità
contestualmente all’innalzamento della media
d’età della componente praticante prefigurano
il fantasma dell’estinzione. Coinvolgere e responsabilizzare i/le giovani corrisponde dunque a garantire la sopravvivenza delle chiese
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'J’Jl Li:;
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La prossima estate, a Ecumene, monitrici e monitori e tutti coloro che sono interessati
alla scuola domenicale e all'approfondimento delle tecniche d'insegnamento del testo biblico a bambini e ragazzi, avranno l'occasione di riunirsi per dedicare una settimana a
questo loro appassionante impegno.
Il Sie (Servizio istruzione educazione della Fcei) organizza un campo per monitori pieno
di stimoli e di sfide.
la staff ha pensato di suddividere il tempo utile, sei giornate complete, in altrettanti laboratori e seminari teorico pratici. Ci si confronterà quindi con la teoria della preparazione
dei monitori/trici; ci si immergerà nello studio delle differenti tecniche di narrazione; le tecniche di animazione verranno approfondite attraverso la possibilità di vivere esperienze
concrete; ci sarà l'opportunità di discutere le attività manuali per stimolare i bambini e i ragazzi e anche di metterle in pratica. Nella stessa settimana ovviamente sono previsti anche alcuni momenti di socializzazione e una gita.
Questo campo monitori sarà un appuntamento unico
per aggiornarsi, ma anche per scambiarsi esperienze e sensazione rispetto al non facile, ma affascinante, compito di
testimoniare la nostra fede alle generazioni più giovani.
Il campo si terrà a Ecumene (Velletri) da domenica 26 luglio a sabato 1° agosto 1998.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Sie, via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano (tei. 02-69.00.08.83; fax 02-668.26.45).
.0 2
maggio 1998
e risponde all’ansia della dispersione e della
frammentazione.
A questa tesi, se ne aggiunge un’altra, in
parte complementare. Più che il timore
dell’estizione, emerge la stanchezza determinata da una presunta staticità e routine della
vita comunitaria: ecco che allora una più forte
presenza giovanile incarna la promessa di
una maggior vivacità. Le/i giovani - si ritiene non soltanto recano allegria e giocosità, ma
portano messaggi forti e provocatori, esprimono posizioni di rottura e, conseguentemente,
possono dare qualche scossone benefico
all’esistenza un po’ grigia delle chiese. Questo modello ha le sue radici nella realtà sociale degli anni settanta (periodo in cui i nostri
genitori avevano la nostra età!), quando era
forte la contestazione giovanile: con delusione di taluni, tale modello non si applica specularmente alla realtà odierna.
Ma è vero che i giovani sono i grandi assenti? Qualcuno sostiene che i veri assenti
sono le persone dell’età di mezzo, diciamo
quelle tra i 30 ed i 50 anni. Il vuoto di partecipazione e di responsabilizzazione che
quest’assenza implica può essere allora riempito dai giovani, deputati a occupare, per necessità, posizioni anche delicate, magari senza l’esperienza necessaria: con il rischio di
“bruciare” delle persone, a seguito di incarichi
prematuri. Chi appoggia questa tesi considera
a volte eccessiva la responsabilizzazione che
viene chiesta ai/alle giovani, cui corrisponde
in realtà una deresponsabilizzazione di parecchi adulti.
Alla domanda iniziale circa i motivi del rinnovato interesse per i giovani aH’interno delle
nostre comunità è possibile rispondere con un
approccio diverso: un approccio che non si limita a guardare alle mancanze, alle assenze,
ma che ragiona in termini di ricchezza e di valorizzazione. Si può infatti dire che oggi è più
profonda e radicata in tutti/e la consapevolezza che la comunità esista in quanto insieme
plurale di voci: giovani, adulti, uomini, donne,
anziani, bambini sono tutti tasselli imprescindibili della comunità che vive nella dialettica
tra queste componenti. Ciascuna di queste,
giovani inclusi, per poter interagire positivamente con le altre deve aver lo spazio per vivere la propria specificità e deve essere messa in condizione di comunicare la propria diversità: l’incontro diventa poi fonte di arricchimento generale.
3. Un incontro difficile
Quale che sia la risposta giusta, resta evidente il fatto che tra la generazione dei giovani e quella degli adulti l’incontro, ancorché voluto da entrambe le parti, resta problematico.
Una spiegazione a tale difficoltà va forse ricercata in una divergenza tra le aspettative
reciproche.
Come già menzionato in precedenza, gli
adulti, forse influenzati dalle caratteristiche
della loro modalità passata di essere giovani,
si aspettano dai giovani d’oggi dei messaggi
netti e delle azioni forti. Viceversa, i/le giovani
propongono sé stessile occupando spazi significativi con un’espressione del loro pensiero fortemente connotata nei modi e nei contenuti, ma sempre calata nel contesto secondo
una modalità di compartecipazione. In una
realtà ove la comunicazione avviene più nei
circuiti telematici che nelle piazze, ove prevale la dimensione del dubbio a quella delle parole d’ordine, la presenza dei giovani è più di
Continua in 2® e 3® pagina
10
GE E LA EGEI: LA SPADA NELLA ROCCIA RISPONDE
Abbiamo letto l’articolo di P.Montesanto
(«Il Congresso che vorrei...») sul n°1 (marzo
‘98) del Notiziario. Il significato delle parole
relative a GE ci è parso abbastanza oscuro
mentre è chiaro l'intento critico e polemico.
Casualmente, l’articolo è uscito pochi giorni
prima della riunione semestrale del Comitato
di redazione: vista dalla parte di chi la fa, la rivista non sembra molto «ferma incastrata»! Ci
pare quindi utile fare qualche puntualizzazione.
1) Nel 1993, il Congresso della Egei decise
la ristrutturazione di «gioventù evangelica».
Dopo una lunga e anche travagliata fase
istruttoria - che comprese, fra l’altro, un’inchiesta sui lettori (1993), un convegno nazionale di discussione (1994), molti incontri del
comitato di redazione, incontri con il Consiglio
della EGEI e molti editoriali - si decise di procedere ad alcuni cambiamenti. Così, con il
1995, si ebbero: una nuova direzione
una nuova redazione, una nuova
veste grafica, una nuova impaginazione per sezioni, la
pubblicazione di un nuovo
inserto. Si disse anche cosa GE voleva essere: una
rivista di riflessione non
accademica ma rigorosa;
una rivista di libero dibattito;
una rivista di incontro tra ge
nerazioni diverse; una rivista in
contatto con e tra circuiti diversi;
una rivista del protestantesimo italiano.
Da quel momento sono stati pubblicati 13
fascicoli, un numero sufficiente per fare un
primo bilancio dell’esperienza fatta fin qui. In
questi tre anni e mezzo, sono stati pubblicati
166 tra articoli, interventi, ecc.. Gli argomenti
più trattati sono stati: le donne e i diritti/i diritti
delle donne; predicazione e mass-media;
bioetica; Internet; discussione teologica (otto
nodi); i problemi della modernità; evangelismo
italiano; EGEI; cultura protestante; l’attualità
di Bonhoeffer; i problemi della scuola/scuola
statale e scuola privata; le nuove forme di religiosità. Seguono, poi, altri argomenti: l’Albania; i campi teologici di Agape; il cristianesimo
sociale; il problema della laicità; le donne e la
storia/la storia delle donne.
È stato cambiato il modo di fare GE: grazie
alla sperimentazione di questi anni, oggi è
possibile dirigere GE in un luogo (Milano) e
stamparla in un altro (Roma). Il processo di
produzione della rivista è stato semplificato;
insomma, oggi e in futuro è/sarà più facile
fabbricare la rivista,
te della penisola.
2) L’intervento pubblicato dal Notiziario ha
comunque il merito di riproporre alcune questioni sul rapporto tra GE e I gruppi EGEI che
vanno senz’altro affrontate. Ne prendiamo
brevemente in considerazione alcune.
3) Prima questione. GE non può sostituire
o sostituirsi alla vita della federazione giovanile. La federazione è un’insieme di attività, un
tessuto di relazioni. La vita della federazione
è fatta dell’incontro di persone che si danno
un programma da realizzare, di relazioni tra
gruppi, di convegni regionali e nazionali, di
campi studio, di congressi, di viaggi, di relazioni con altre associazioni, di iniziative verso
le chiese, verso la propria città ecc... Una rivista ha una funzione sussidiaria e strumentale.
Più l’insieme di attività è vivace, più ricco il
tessuto di relazioni, maggiori sono le ricadute
positive della vita della federazione sulla rivista. Ovviamente si può criticare
GE ma occorre non scaricare sulla rivista
problemi che sono della federazione.
4) Seconda questione. Pgeini e
igeine leggono poco GE
' perché è difficile.
Risulta, però, che
molti fgeini/ne sono
studenti (universitari o no) e
che quasi i 3/4 hanno un titolo di scuola media superiore. Molti, dunque, hanno un’esperienza di studio nelle scuole secondarie superiori e altri di studio universitario. Leggere un
articolo di GE richiede, nella maggior parte
dei casi, un’attenzione minore che leggere un
mezzo capitolo di un manuale di filosofia per i
licei e meno impegno che svolgere un esercizio di elettrotecnica proposto da un manuale
per gli istituti tecnici. Se poi facciamo un paragone con una qualsiasi unità di studio - lezione, seminario, capitolo, paragrafo, ecc. - di un
qualsiasi corso universitario, le distanze si allungano. La maggior parte di ciò che pubblichiamo è più comprensibile degli articoli di
fondo, di commento politico ed economico
che appaiono tutti i giorni sui quotidiani nazionali. Qualcuno potrebbe dire: appunto, la
maggior parte dei più giovani non legge questi articoli (e, in molti casi, come dar loro torto?), perché dovrebbe leggere quelli di GE? È
un’osservazione giusta. GE è meno
una trasmissione radiofonica - di radio sulla rivista, come abbiamo fatto, possiamo solo
scrivere - GE è meno accattivante di una trasmissione televisiva - anche qui possiamo solo scrivere sulla TV e l’abbiamo fatto - GE è
meno invogliente di una bella navigazione in
Internet - noi abbiamo potuto solo proporre
sulla rivista una riflessione sui nuovi strumenti
di comunicazione. Di qui una domanda: GE è
poco letta perché è difficile o perché il suo
pubblico potenziale più giovane legge poco e
quindi legge poco anche GE?
5) Eorse igeine e fgeini leggono poco GE
perché gli argomenti trattati non li interessano. Qui ci avviciniamo di più al vero problema.
La gamma di argomenti trattati dalla rivista è
abbastanza vasta ma può benissimo darsi
che nessuno interessi fgeini/e. Tuttavia, abbiamo registrato dei fatti contraddittori che andrebbero discussi. Abbiamo ricevuto apprezzamenti per studi biblici, bioetica. Internet, Albania. Abbiamo sollecitato i gruppi EGEI (uno
a uno via lettera) a segnalare temi di interesse o a intervenire direttamente ma senza alcun risultato apprezzabile. I pochissimi contributi che abbiamo ricevuto spesso non erano
pubblicabili. GE viene criticata perché pubblica articoli troppo lunghi e troppo difficili ma ha
ricevuto - p. e. - da un gruppo EGEI un documento - che pure conteneva argomentazioni
interessanti - molto più lungo degli articoli
«lunghi» che pubblichiamo, scritto ricorrendo
a concetti e riferimenti filosofici comprensibili
a pochissimi.
6) Direzione e redazione di GE restano
convinte che ci siano molti temi di comune interesse tra coloro che prò tempore hanno la
responsabilità della rivista e i gruppi EGEI. È
questo il caso di due temi di cui la rivista ha
iniziato o vuole iniziare a occuparsi: il tema
delle forme di religiosità e dell’espressione
della fede e il tema del lavoro. Crediamo che
si potrebbe mettere in piedi un programma di
lavoro e di riflessione congiunto su questi temi tra redazione, consiglio, gruppi, soprattutto
sul tema dell’espressione della fede a livello
giovanile e su quello del lavoro giovanile. Il
congresso potrebbe discuterne; si potrebbero
costituire dei gruppi di lavoro regionali o nazionali. Almeno per la rivista, la finalità sarebbe la pubblicazione di articoli.
7) Il futuro della rivista resta sempre legato
all’esistenza di tre opzioni che erano state
messe a fuoco qualche anno fa, durante la fase istruttoria. Queste opzioni erano: a) fare
di GE un giornale
per i giovani
evangelici italiani (federati
e non); per
do Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
E-mail: riforma@alpcom.it
L’C
fare seriamente un giornale del genere ci vogliono però competenze e risorse che 5 anni
fa non si è ritenuto ci fossero; b) fare di GE
una rivista del protestantesimo italiano indirizzata a giovani e ad adulti autonoma dalla
EGEI; c) continuare a essere la rivista della
EGEI ma non solo per la EGEI che GE è sempre stata. L’impressione di chi dirige la rivista
- ma potremmo sbagliarci - è che, esclusa
l’opzione a), GE oscilli - pur restando fedele
alle indicazioni programmatiche ricordate al
punto 1 - tra le altre due opzioni, non tanto
per volontà ma semplicemente perché la rivista riflette nel bene e nel male le caratteristiche personali di chi la fa e le reti di relazioni in
cui chi la fa è inserito.
8) Il discorso su GE è, infine, complicato
dalTammontare molto contenuto delle risorse
disponibiii e dai fatto che ii panorama della
stampa evangelica è piuttosto affollato in presenza di un pubblico piuttosto ristretto. È difficile parlare di GE senza tenere conto, infatti,
di Riforma, del Notiziario, di Protestantesimo
e di Confronti (e, da quest’anno, anche di
Agape Immaginaria), il pubblico e i coilaboratori di queste riviste, infatti, costituiscono per
GE al tempo stesso una risorsa e dei concorrenti: è possibiie trovare la miscela giusta tn
competizione e cooperazione?
Ci auguriamo che queste brevi note non
siano lette come una pignola autodifesa corporativa, ma come un contributo alla riflessione della EGEI sulla «sua» rivista («sua» io
modo diverso da com’è suo il Notiziario, ma
pur sempre suo). Il Congresso di settembre
(non c’è bisogno di attendere la Eine MUennio) sarà una preziosa occasione, come dice
la relazione dei Consiglio, per «valutare \a
nuova veste di GE, per individuare delle proposte da fare alla rivista, per capire come aumentare, sia l’interesse dei gruppi e dei singoli/e fgeini/e, sia ia visibilità della EGEI nei
battiti in corso».
Nei frattempo, ricordiamo che la buca delle
lettere (cartacee o elettroniche) di GE è sempre aperta per interventi, critiche, proposte di
singoli/e e gruppi.
Giorgio Guelmani, Michele Rostan (Milano)
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(autonomia,
e, in definiti
direttamente
mani... lavoi
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perl’incontrc
si terrà a Pa
divalorizzaz
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CONTINUA) DOCUMENTO GIOUONI £ CHIESE
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screta, meno dirompente, ma non per questo
meno dotata di spessore. Tale situazione, vera in generale, si ritrova immancabilmente
aH’interno delle nostre chiese, portando con
sé le conseguenze del caso: le attese e le
proiezioni degli adulti non trovano riscontro, la
voce dei giovani rimane per lo più inascoltata
0 incompresa, con delusione dei primi e frustrazione dei secondi. Le prospettive delle
due generazioni rimangono differenti e la collaborazione, a parità di intenti e presupposti,
si stabilisce solo a costo di parecchie difficoltà.
4. Il ruolo della Federazione Giovanile
Evangelica italiana
E la Egei che ruolo svolge rispetto alle
chiese e rispetto ai giovani?
L'atteggiamento della Egei verso le chiese è cambiato dal ‘69 a questa parte: una
volta si parlava persino della Egei come di
una chiesa parallela; oggi il legame all’interno della propria comunità è fortissimo. Molti
giovani sono attivi e responsabili in tutto il
settore giovanile: scuola domenicale, catechismo, gruppo giovanile, coretto, qualche
volta sono alla guida della corale, spesso
sono l’unico gruppo della chiesa che prepara un culto.
La nostra ricerca sui rapporti intergenerazionali nelle chiese si è centrata maggiormente su questi temi: quali sono gli spazi di
dialogo e di potere nelle comunità, come gestire le relazioni all’insegna della partecipazione e della responsabilità, quali sono i diritti
e doveri dei giovani, quali le aspettative e i
desideri della parte adulta nei confronti dei
giovani e viceversa.. Non sono forse domande che riguardano le comunità locali o la
chiesa nel suo insieme: come attuiamo la
pratica della democrazia, dell’ascolto e del
pluralismo oggi?
Le modalità di formazione e di aggregazione sono per noi molto importanti, qualche
volta più delle finalità delle stesse. Il lavoro
d’animazione dei gruppi, sull’animazione teologica in particolare, è cresciuto sempre di
più e queste competenze si sono allargate a
sempre più persone. Non si tratta di tecniche.
ma di contenuti, ma è sicuramente un patrimonio che abbiamo da mettere a disposizione, vedi per esempio il lavoro nei centri giovanili.
La formazione nella Egei di persone più
giovani avviene attraverso la preparazione
comune di attività. Quando formiamo un
gruppo di lavoro lo strutturiamo sempre con
persone più esperte e con persone alle prime
esperienze organizzativo-pensative. Questa
formula funziona perché permette sia la comunicazione di saperi diversi sia l’accompagnamento e la cura dei/le più giovani a cui si
riconoscono capacità, idee e abilità. Nella
collaborazione con le chiese questo potrebbe
essere un modello proponibile: i/le giovani,
anche se con minor esperienza, sono pur
sempre portatori (pericolosi?) di sapienza, di
memoria, di visioni.
La Egei non sente di essere l’agenzia delle chiese dedita all’aggregazione giovanile e
ha spesso rifiutato ciò che poteva sembrare
una delega. Eppure vuole essere presente
ogni volta che si discute la questione giovanile o si decide un progetto che li/ci riguardi.
Non vogliamo essere ignorati, ma neanche
investiti. D’altra parte è una federazione che
raccoglie solo una piccola parte dei giovani
evangelici, ma “rappresenta” i giovani in qua'
si tutti i luoghi decisionali delle nostre chiese.
Già viaggiare in mezzo a queste contraddizioni è abbastanza complicato e non basta,
la Egei vuole aggregare tutti/e, ma non vuole
rinunciare ad avere dei contenuti.
Ultimamente la Egei organizza attivila
omettendo la propria sigla. Questo permetta
di coinvolgere nuove persone oltre i soliti n
fiuti e pregiudizi. E’ possibile che l’unica erga
nizzazione giovanile all’Interno del BMV de
ba “nascondersi” per poter avere credito? tchiese potrebbero valorizzare la ricchezz
delle attività Egei, pur non nascondendo i
miti e i difetti che certamente ci sono. La Fg
è un sottoinsieme minoritario però fa mille co
se come se coordinasse centinaia di giov^ '
Si potrebbe sfruttare di più questa federazw
ne, sostenendo i suoi progetti, aiutandola
essere una rete sempre più aperta,
nendo nuove modalità quando se ne
l’esigenza.
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11
L’OCCHIO DELLA EGEI
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(Milano)
|yli sono trovato nella situazione di voler
5rtivere due articoli contemporaneamente per
^tro Notiziario. Ogni tanto si sente l’esiInzadi parlare della e alla Fgei!
^11 primo articolo voleva essere un breve rea^nto della mia esperienza alla Conferenza
yiSCF (Movimento Cristiano Studenti) dal
lolo “High education: commodity or community?” tenutasi a Waldsieverhausen
Irlino) dal 16 al 22 marzo u.s.
Il secondo un intervento sulla rubrica “Il
congresso che vorrei...”. Ho deciso di
jconomizzare le mie energie scrivendo un
solo articolo che includa, in quanto intimamente connessi, i due argomenti.
Essere un igeino in un incontro tra
-ruppi giovanili all’estero è guardare ai temi in gioco e alle opinioni con due occhi
idiversi: l’uno, il proprio, l’altro, quello della
fgei. L’immagine che i due occhi osservano può essere nitida quando essi lavorano
in accordo e l’asse visivo è in equilibrio;
può essere sfocata quando, non in armonia tra loro, rendono l’asse sbilanciato su
uno solo dei due; può confondersi e rendersi pressoché invisibile, quando l’asse
di spezza e ogni occhio lavora per conto
proprio 0 qualcuno dei due non lavora proprio. Stando a questa... metafora oculistica, a quale immagine hanno dato vita i
miei due occhi in quel di Berlino? Se devo
essere sincero, l’occhio-Fgei è rimasto
cieco, da cui confusione e spaesamento.
Durante la conferenza infatti ho sofferto
l’assenza di un punto di vista fgeino suille
tematiche trattate: un enorme vuoto di riflessione. In quella occasione abbiamo discusso dei mutamnti in atto nel mondo del
lavoro (da cui nuove esigenze e condizioni
con le quali fare i conti per accedervi: mobilità, flessibilità, qualificazione specializzata, ecc ), dei nuovi rapporti tra lavoro e
istruzione (il famoso paradigma “Long Life
Learning”), dell’incidenza tra dinamiche di
mercato e politiche gestionali universitarie
(autonomia, finanziamenti pubblici-privati)
e, in definitiva, di tutto ciò che coinvolge
direttamente chi oggi sta studiando e domaiii.,. lavorerà. La prospettiva che è prevalsa (e che ha prodotto un documento
petl’incontro UNESCO sull’università che
siterràa Parigi il prossimo ottobre) è stata
divalorizzazione dei mutamenti in atto. Un
sempre maggior coinvolgimento critico in •
essi permetterebbe d’incidere su quegli
espelli che, se non controllati, porterebbero a
fadute negative sulla qualità dell’istruzione e
Cavita studentesca.
Su questi temi mi sono trovato a rappresentare una Fgei “cieca”. Ha funzionato il mio
®cliio (che spesso si è volutamente chiuso!)
manon quello della Fgei. Ciò mi ha fatto pensose e mi ha immediatamente rimandato alla
questione tanto discussa in questo periodo,
del rapporto Fgei-società, Fgei-politica.
Come è possibile proporsi come soggetto
plurale e collettivo, in cui tante storie singole
si sradicano dall’assolutizzazione di sé e dalla
gestione individuale ( o esclusivamente individuale) del proprio cammino e si mettono in
* discussione su temi come la ricerca di fe
* de, la sessualità, la testimonianza, la memoria, senza riconoscersi come potenziale
critico nei confronti della società in cui viviamo? Come è possibile che noi innamorati dello stare insieme non includiamo in
questa storia d’amore le nostre città, le nostre periferie, le nostre università, i nostri
posti di lavoro e i nostri non-posti di lavoro... le nostre immigrazioni e le nostre
emarginazioni? È infatti parte integrante
dell’identità protestante che ci unisce il
pensare a quelle realtà che, se immediatamente non ci appartengono, costituiscono
comunque il luogo e il tempo in cui viviamo e verso le quali ci dobbiamo rapportare
con responsabilità. Non solo, è conseguenza necessaria se abbiamo deciso di
pensare al nostro IO come ad un NOI: nella Fgei ognuno e ognuna trascina, come in
un imbuto, il proprio contesto dal quale
non può astrarsi. L’occhio della Fgei non
può dunque, secondo me, giustificare la
propria cecità con passati politici da esorcizzare, presenti di confusione politica o
ancora con improbabile morte della politica.
Quando ci poniamo il problema del rapporto Fgei-politica in termini di aut-aut, non
diamo forse un senso limitato alla parola
“ideologia della cittadinanza” che fa della
sfera politica solamente il luogo della rappresentanza e del ruolo politico del cittadino solamente quello della delega? Non riduciamo così la politica a dovere e potere
di amministrazione e decisione in mano a
pochi rappresentanti? Se ridiamo invece al
termine politica qual senso ampio che gli
spetta ci accorgiamo che quando riflettiamo sulla fede, sulla testimonianza o sulla
sessualità siamo già una Fgei politica. Qui
la Fgei assume un ruolo di spazio collettivo e plurale in cui la voce di ognuno e
ognuna confluisce in una riflessione comune su temi di interesse comune.
Riassumiamoci dunque la responsabi■ lità nei confronti di quei temi politici che altrimenti ci siamo abituati a delegare!
Cerchiamo di essere coraggiosi ed abbandonare semplicemente posizioni di “sospensione del giudizio” al fine di ridefinire la nostra
identità politica il che, mi auguro che si sia capito, non significa né “iscriviamoci ad un partito” né “per questo ci sono i partiti”. Finché non
rifletteremo su queste cose, rimarremo una
Fgei cieca di fronte allo svolgersi delle dinamiche socio-economiche e culturali che costituiscono i nostri contesti. Ecco dunque il Congresso che vorrei: un Congresso coraggioso,
non appiattito su certa apoliticità ma che riapra la discussione su questi temi; un Congresso che si guardi intorno cercando di cogliere tutte quelle occasioni di riflessione e
azione politica attraverso le quali testimoniare
una Fgei consapevole della propria identità
politica e del proprio ruolo profetico.
Samuele Pigoni (Codroipo)
SARANNO FAMOSI
fgruppi alla ribaltaJ
Il gruppo di Albano è costituito di un numero che varia dalle 12 alle
16 persone. Abbiamo dai 18 ai 28 anni e per la maggior parte siamo
studenti universitari anche se alcuni di noi frequentano il Liceo ed alcuni già lavorano- Solo alcuni di noi vengono da famiglie evangeliche,
la maggior parte ha iniziato a frequentare il gruppo un po’ per casp e ci si è trovata bene. Siamo
entrati nella FGEI quest’anno anche se vi avevamo aderito già anni fa. La partecipazione al campo formazione centro è stato il primo momento in cui alcuni di noi hanno potuto toccare con mano la realtà della FGEI.
Ci riuniamo il giovedì sera e dopo la riunione mangiamo insieme. Il pasto in comune è un momento molto intenso e sebbene
sia molto informale permette di continuare a discutere di temi che
non abbiamo affrontato durante la riunione o che comunque non
affronteremo visti i limiti di tempo. Il gruppo esiste già da molti anni. In questi ultimi due anni si è
concentrato maggiormente nello studio della Bibbia e sulla propria ricerca di fede, tutto ciò è vissuto in un clima di libertà e di ascolto.
Questa primavera abbiamo organizzato un fine settimana a S. Severa per conoscerci meglio e
per potere discutere con serenità e senza fretta di cosa pensiamo della famiglia. Il convegno si è
concluso con l’organizzazione di un culto al quale abbiamo partecipato tutti e tutte quante. Per
alcuni di noi questa è stata un’esperienza inedita e importante.
Insieme alia comunità, con la quale abbiamo ancora dei rapporti saltuari, abbiamo organizzato
il culto di Venerdì Santo. Abbiamo costruito una liturgia in cui si sono accompagnate letture della
passione e un concerto di batteria sola suonata da un fratello di Chiesa.
Tra i vari rapporti che stiamo istituendo c’è quello con il coro di Napoli Hiparadisi. Il 4 aprile siamo stati a Napoli per il trentennale della morte di M. L. King. Speriamo che la nostra entrata nella
rete della FGEI possa essere un elemento di arricchimento per la crescita del nostro gruppo.
Sandro Spanu (Roma)
ALBANO
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— ciaf consigCio^^^
Spero che ormai tutti i gruppi abbiano ricevuto la Relazione del Consiglio in preparazione del Congresso. Avete ragione non siamo stati molto sintetici, d’altra parte si
parla di due anni di lavoro, in cui abbiamo messo testa e pancia. In questo periodo si
svolgono i pre-congressi e tocca ora alle vostre pance e teste. C’è una frase di un libro che mi piace moltissimo: «La sorpresa è una lepre, e chi va a caccia non la vedrà
mai dormire nell’erba», ovvero le cose succedono quando meno te le aspetti. Così
sto provando a vivere questo tempo in attesa del XII Congresso, tempo anche un po’
speciale per me visto che a settembre finirò il lavoro per la Fgei. Le sorprese che mi
aspetto magari non si avvereranno, mentre succederà qualcosa d’imprevisto. Difficile
essere preparati all’ignoto e saper ripartire ogni volta da zero. Spero poi che nei precongressi di parli della Fgei non astrattamente, ma di noi stessi e noi stesse, di ciò
che desideriamo per noi, anche egoisticamente; che si viva questa passione per la
Fgei anche da posizioni diverse, ma sempre riconoscendo l’onestà di cuore degli altri
e delle altre.
In questo numero del Notiziario trovate il documento giovani-chiese scritto da!
Consigiio. Non lasciatelo dormire sui vostri comodini: pariatene con aitri giovani, utiiizzatelo nelie vostre comunità, discutetene coi vostri genitori, ribattete ai contenuti,
contestatelo o adottatelo, avvolgeteci il panino dei primo picnic di primavera, insomma usatelo!
%
V
XIII Congresso FGEI
ISCRIZIONI entro il 30 GIUGNO Presso:
Silvia Rostagno 0121-807514
Lula Nini 081-284393
Silvia Rostagno (Agape)
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J
r
atti
Firenze 7-8 marzo 1998
\
74. Si nomina Samuele Pigoni corrispondente nazionale per i rapporti con il Movimento Cristiano Studenti Europeo.
75. Si nomina Beatrice Passerini corrispondente nazionale per i rapporti con ii Consiglio Giovanile Metodista Europeo (EYMC).
76. Ringraziamo Luciano Kovacs e Enrico Bertollini per l’impegno e la passione profuse nelle relazioni ecumeniche internazionaii, per conto della Fgei.
CONTINUA DOCUMENTO GIOVANI E CHIESE
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5. Per una collaborazione reale
j-a tesi del presente documento, supportata
® considerazioni precedenti, è che la conj ''“ità tra la generazione dei giovani e quel®9li adulti si evidenzia nelle questioni di
iij(i intervento piuttosto che nei contequesti ultimi, per altro, le ragioni di
to sono più limitate e meno probabili perifig ®°no sempre meno variegati (decisajg ® più poveri - direbbe taluno) e
Wott 'consolidati attorno ad un numero
lig 1° ^iioni generalmente acquisiti. Insomre '^i genesi di nuove idee appa
8ener'°°'*°^°’ '' ® prescindere dalle
scoraggiarci nel
liuti nostra ricerca in fatto di conte
;iii6rit’'loesfottica’ aitiamo due argomenti
ütetiiari® approfondimento:
Huello rt I f fostimonianza tra le generazioni e
Che coio^ ■ '®*^®'^®^'on® di una predicazione
f^orna e problemi dei giovani.
'Ile che niodalità, ci sembra in gene
8ori22a I ' nascano laddove chi spon
® iniziative non è chi si fa carico della
loro esecuzione, laddove chi pensa l’idea e la
lancia non è chi la rende concreta. In altre parole, quando si instaura un rapporto asimmetrico tra soggetti, quando cioè si parte dalla
collaborazione e si finisce con la delega, la
strada diventa tortuosa. In presenza di parti
che, originariamente sullo stesso piano, si trovano a giocare ruoli di subalternità, il conflitto
generazionale si insinua nelle distanze, con
tutto quanto il suo portato di incomprensioni e
di non ascolto, e le amplifica rendendole ingestibili. Non solo: il conflitto generazionale, di
per sé, si presta a creare ruoiizzazioni controproducenti al dialogo. La collaborazione tra
giovani e adulti è dunque intrinsecamente instabile e va continuamente monitorata per evitare il divergere degli intendimenti: l’essere vigili a che non si creino diversità di ruoli è parte
integrante di tale monitoraggio.
Parlando poi di modalità di intervento in progetti aventi come destinatari i giovani, è da notare che esistono diverse sensibilità e diversi
approcci. Semplificando un poco, ci limitiamo a
segnalare l’approccio “empatico” e l’approccio
“positivista” e, per descriverli, ci rifacciamo a
due tipi di iniziative esemplari in questo contesto: il convegno ed il censimento. Il convegno
deve essere pubblicizzato ed organizzato, deve avere un tema ed una struttura: ma il suo
successo si misura sulla sua capacità di far interagire le persone, di creare nuove conoscenze e nuovi legami in un circolo virtuoso in cui la
relazione e l’elaborazione si alimentano vicendevolmente. Il censimento nasce invece
dall’idea di fare il punto oggettivo della situazione, di avere i dati per fare le analisi, di tener
sotto controllo il contesto: l’ipotesi, sicuramente
fondata, è che conoscere dove e quanti sono i
giovani, senza ancora incontrarli direttamente,
aiuta a pianificare delle iniziative nei loro confronti. Nell’approccio empatico la molla è nella
relazione tra persona e persona, nell’approccio
positivista la molla è nella conoscenza del contesto. Affermare in termini assoluti che l’approccio empatico è tipico dei giovani e quello
positivista è tipico degli adulti è arrischiato, appare forse ragionevole in termini di tendenza.
Ciò che qui preme dire è che l’approccio positivista, se portato alle sue conseguenze estreme, non può che essere elemento di difficoltà:
pensare ad esempio di censire in maniera rigorosa ed esaustiva la realtà giovanile evangelica
in Italia è un’impresa difficilmente completabile
con le sole forze della Fgei, un’impresa che per
altro restituirebbe dati il cui utilizzo proficuo non
è scontato. D’altra parte è vero che conviene
ogni tanto capire chi ci è intorno e che per
qualche motivo non raggiungiamo, per poterli/e
aggregare. La Fgei ha da sempre puntato
sull’approccio empatico: di sicuro esso non è
l’unico, ma il dialogo tra giovani e chiese deve
tenere in debito conto quest’orientamento, quale importante nodo di mediazione.
Per concludere, ci sembra che la modalità
della collaborazione, per essere durevole e rispettosa delle parti in causa, debba essere impostata come un percorso: un cammino in cui
si comincia definendo insieme gli obiettivi e si
prosegue ritarandoli e riverificandoli continuamente. Gestire i progetti comuni in maniera tale da limitarne l’instabilità intrinseca è probabilmente l’attività meno semplice, ancorché sistematicamente sottovalutata: riuscire a vivere il
dialogo fino in fondo dunque è la sfida che ci si
presenta innanzi.
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( campi estivi per ragazzi e ragazze
Val Chis
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Agape Ecumene
Centro ecumenico Centro Studie e vita comunitai
10060 Frali (TO) Contrada Cigliolo
tei. 0121/807514 00049 Velletri (RM)
tei. 06/9633310
Campo (6-8 anni)
13-20 giugno Campo cadetti (8-14 anni)
Scusi: per il mar Rosso? 27 giugno-17 luglio Spazzatura amore mio
Campo (9-10 anni)
20-27 giugno Campo lavoro
Sulla grandi pianure 25 giugno-30 settembre
con Nuvola rossa (periodo minimo: 15 giorni)
Campo (11-13 anni)
30 agosto-6 settembre Disagio Santa Severi
e protesta Centro evangelico
Campo (14-17 anni) Villaggio della gioventù
27 giugno-7 luglio Lungomare Pirgy, 13
Disagio e protesta 00050 Santa Severa (Roma)
Campo (14-17 anni) tei. 0766/570055
7-17 luglio Campo cadetti (13-17 anni)
Quando 17-30 luglio
le sensazioni Violenza e non violenza:
prendono corpo «Te come la vedi?»
Rocca
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di Papa
Bethel
Centro evangelico
via Vecchia di Velletri, 26 - fraz.
Campi d’Annibale
00040 Rocca di Papa (RM)
tei. 06/9499014-5780412
Centro evangelico
c/o past. Bruno Gabrielli,
via XX Settembre 62
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ini: è
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Campo ragazzi (6-10 anni)
14-25 giugno
Camminare con Gesù
Un amico in cui fidare
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ilufflerosa 1
Palazzo Palila - 88100 Catanza«*“^
tel/fax 0961 /728045 ¡„ÌiÌe ciÌ
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27 giugno-7 luglio ' 11 giorno
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Campo cadetti (13-17 anni) ^gentina. C
8-20 luglio
L'identità degli altri
2- Campo ragazzi (11-13 anni)
26 giugno-7 luglio
Le avventure e le traversie
dell'apostolo Paolo nei suoi viaggi
missionari
1- Campo ragazzi (14-17 anni)
8-19 luglio
«Sono stato sulla cima della montagna...
da lontano ho potuto vedere la
terra promessa..."
M.L King
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I campi giovani in dettaglio
1-13 agosto
«Una, nessuna, centomila famiglie»
La famiglia è garanzia di felicità? È questa la domanda sulla quale sta lavorando
la staff che sta preparando il campo giovani di questa estate a S. Severa. La famiglia è stata, ed è il luogo della nostra crescita e della nostra formazione, ma non
sempre essa garantisce la felicità delle persone che la compongono, anzi a volte è
un luogo di violenza e di alienazione. D’altra parte la famiglia come l’abbiamo conosciuta è in crisi e non riesce a sostenere le sfide che la contemporaneità le pone.
Se la rottura del modello tradizionale della famiglia è fonte di grosse sofferenze
non sono stati ancora elaborati né dei nuovi modelli di famiglia che si siano affermati, né dei percorsi che possano accompagnare la sofferenza di chi vive una separazione 0 una lacerazione del nucleo famigliare. La staff non ha la pretesa di rispondere a queste domande, mà spera di poterle mettere a fuoco insieme ai campisti e alle campiste nel campo di queste estate. Il campo in grandi linee si strutturerà su quattro parti. Una prima parte sarà dedicata all’analisi sociologica e storica
(una specie di album delle foto di famiglia), una seconda alle persone che vivono
nel contesto delle famiglie, una terza ai nuovi modelli di famiglia, ad esempio le famiglie omosessuali, e in un quarto
momento ci concentreremo su /
quanto noi pensiamo di tutto ciò,
su quali sono i nostri sogni e le
nostre paure. Ci sposeremo ancora con il velo bianco ed il
boucquè? Abbiamo ancora il coraggio di costruire una famiglia,
e come? Come credenti e come
chiese abbiamo qualcosa da dire
in proposito?
Questo campo vuole essere
l’inizio di un percorso che raccolga le sollecitazioni che già ci sono state nella FGEI e che possa
avviare un dibattito più ampio del
campo giovani di S. Severa. A
queste estate allora...
21 luglio-2 agosto
«Droga e droghe»
Dipendenze chimiche e fisiche, dipendenze
sociali e culturali. Un viaggio attraverso i bisogni veri e artificiali che condizionano il nostro
modo di essere e di vivere il nostro tempo e le
nostre relazioni. Questo campo si propone di
scoprire e prendere coscienza dei tanti condizionamenti e bisogni indotti che giocano un ruolo determinante, inconscio o volontario, nella
nsotra vita.
I 7-23 agosto
«Sesso e dintorni»
Il sesso è una delle componenti fondamentali della nostra umanità, per questo con il sesso
c’è gioia, affetto, voglia di vivere, ma anche interessi economici, come pornografia e prostituzione, discriminazioni e violenze soprattutto contro donne, gay e bambini. In più spesso le religioni ne hanno fatto un frutto del diavolo e non un dono di Dio. Parlare di sesso può allora
divenire difficile, ma proprio per questo ne vogliamo parlare con la schiettezza che caratterizza i cristiani evangelici. Con un medico dell’AlED parleremo di contraccezione e di come
difendersi dall’AIDS, con un rappresentante dell’ArciGay, forse lo stesso Franco Grillini, discuteremo sulle discriminazioni ancora presenti contro gli omosessuali e sulle unioni civili fra
persone dello stesso sesso, /
con Monica Michelin-Salomon, pastora a Siena, faremo delle animazioni per avvicinarsi, senza annoiarci,
alla teologia femminista e al
pensiero della differenza,
con Stefano D’Archino, chi
scrive, ci confronteremo con
i testi biblici e sulle interpretazione cristiane in una prospettiva protestante. Fondamentali come di consueto
saranno poi gli spazi di gioco e di discussione, come i
video e i film che vedremo.
Due i titoli che anticipiamo il
divertente «Tutto ciò che
avreste voluto sapere sul
sesso» di Woody Alien e
l’indimenticabile «Il bacio
della donna ragno» che affronta il tema del rapporto
fra pubblico e privato.
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2-9 agosto
«La comunità delle memorie»
Hai un’età tra i 18 e i 25 anni? Non hai ancora deciso come trascof ®^*®''sibi
rere le tue vacanze estive? Hai voglia di conoscere ragazzi e ragazP ^ atto i
giovani come te provenienti da altri paesi dell’Europa? ^«per^a d
Se non hai risposto neanche con un NO, credo ti interesserà sape" ^
che dal 2 al 9 Agosto, al Centro di Agape, avrà vita ii Campo Giova" ^ ^
internazionale. he il presid
Il tema è «La comunità delle memorie» e le lingue ufficiali saranno Lucia
italiano, inglese, francese e tedesco; tutti i iavori si avvaleranno di unS
sterna di traduzione simultanea. Il campo si propone di ospitare un ijj
sieme di gruppi, divisi dalla diversa provenienza, ma disposti a viva"
un esperienza di comunità, costruita sulia condivisione delle ptop"*,
memorie - personali, europee, religiose - e sul confronto delle ptop""
identità: qual è il ruolo che giocano le nostre memorie neila costruzia
della nostra identità sociale? Per le prenotazioni - già aperte - conta
^e il Centro di Agape attraverso:
Vali
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro Romeo.
A Napoli Deborah D’Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Paolo De Luca, Lula NItti.
^HANNO COLLABORATO A QUEST^^MERO: GioMto GuelmanURrzo Marziale^amuele Pig^TSilvia Rostro, Michele Rastan, Sandro Spanu
CORRISPONDENTI REGIONALI: (^¡^a ArcidiacQi^^ura Casja^f^ri Pallagjj^^arah Maria Mj^Brello, Gianljj|^uggioni,^^atella RoAgno,Oriana S^llier, Paolo Testa
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Fascicolo interno a RIFORMA n. 19deH’8 maggio 1998. Reg. Trib. Pinerolo n. 175/1951. Responsaolle ai sensi di legge: Piera
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondovì.
Edizioni Protestanti srl, vi^
^io V n. 15 blsTl0125 Torino:
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PAG. Ili
ValChisone: iniziative delle scuole per ricordare il XXV Aprile
la Resistenza vista dai ragazzini
:o
»rielli,
i62
tri
Ili
yi Resistenza salvata dai
*^;zini: è successo in vai
joe quest’anno in occa,g del 25 aprile. Hanno
rofflinciato quelli delle elelentari di Porte, presentando
la sera del 24 una serie di
ladri scenici con il dramma
llle persecuzioni razziali.
Numerosa la partecipazione
^ ffiaccolata: le stime oscilla*45 jo dalle cinquecento alle mille persone (un dato ecceziotole per un piccolo paese di
2 anni)|ienodi novecento anime!).
Il giorno dopo è stata la
, Ulta dei ragazzi e delle raUzze della IH media dell’Istituto Gouthier di Perosa
anni) Igentina. Guidati dagli insegnanti, hanno a lungo studiato il periodo del fascismo e
della Resistenza: hanno letto
gioite pubblicazioni, facendo
“ -ognuna una scheda; hanno
iterrogato i testimoni, raccoiendo dalla loro viva voce i
lonti delle loro vicende
sonali; hanno visitato i
della sofferenza, comp^inn pellegrinaggio nei
di sterminio come Dai(^^costruzione dei fatti,
mi, valutazioni: ogni
è'stata raccolta in due
i, Per non dimenticare
S un ipertesto, a disposizio§|ne di tutti presso la scuola
Gouthier.
La giornata del 25 aprile si
è aperta con una visita a uno
dei rifugi antiaerei, una serie
di cunicoli scavati nel masso
all’ingresso del paese per chi
provenga dalla pianura. In
queste gallerie il percorso
proposto era duplice: sulle
pareti una serie di pannelli
con fotografie e documenti
relativi all’avvento del nazismoin Germania e del fascismo in Italia, dello scoppio
Mail guerra mondiale, del
rollo del fascismo e del periodo della Resistenza alle
Valli e altrove permettevano
di compiere un viaggio nella
memoria storica; il camminalenel labirinto delle gallerie
Wide e fiocamente illuminaleera segno della difficoltà di
[tovare il percorso giusto per
dalle tenebre e ritrovala la luce del giorno.
Voi nella sala dell’Avls,
prona di giovani e di anziani,
®olti hanno parlato per ricor■ndarelo sterminio nazifascista,
lon nel segno della vendetta,
® della ricerca della giustihfflno parlato i partigiani
“Orgio Coalova, uno dei posopravvissuti ai campi di
'^centramento, i rappresen®li delle comunità religiose
' politici meravigliati e con■''h di trovare nei ragazzi
ne trasci*|?*® sensibilità e conoscenza
e ragazzi ® ^atto fondamentale per
¡Vita della nostra Repubbliorà democrazia in Eu
*ta e 1 rifugi è venuto an
po
annodi
idi unsi
^ Il presidente della Came
sarannu ^ o„ Luciano Violante.
no u. , fc».
tare un i*
;ti a vive»
llle propj^
ìlle proP*
lostruzios*
- conta®
Il 27 gennaio 1945 arrivarono i soldati dell’Armata rossa
a liberare gli internati a Auschwitz; è Primo Levi nella
Tregua a descrivere il terribile
spettacolo del campo abbandonato in fretta dai nazisti e
dei pochi sopravvissuti che si
trascinano dall’infermeria alla
fossa comune nel tentativo di
seppellire i morti. Tutti i popoli d’Europa sono passati attraverso i lager, così come tutte le categorie dei discriminati, ebrei in testa, e gli appartenenti alle diverse confessioni
religiose. È fuori luogo pensare che l’Europa unita che in
questi giorni prende corpo, è
in realtà nata nel comune dolore e nella comune sofferenza dei lager, nella comune lotta contro la barbarie nazifascista e la sua ideologia disumanizzante? Al termine della
giornata, la compagnia «Teatro Angrogna» con Jean-Louis
Sappé ha presentato uno dei
suoi toccanti spettacoli.
L’operazione compiuta dalla scuola di Perosa Argentina
non cade oggi a caso. Perché
ricordare oggi (più che ieri) la
Resistenza? Certo, da un lato
la distanza dagli avvenimenti
può portare a ridurre a formalità la celebrazione di un anniversario, per cui è necessario stimolare la riflessione
trovando nuovi elementi di
interesse; ma dall’altro la pagina nuova che si apre per la
storia dei paesi europei ha le
sue radici in quel recente passato. Per non dimenticare
non è operazione di semplice
ricerca storica d’archivio, rivolta al passato, ma tentativo
di leggere e costruire un presente che è tale perché ha un
passato; e la somma del nostro passato e del nostro presente ci consente di proiettare
la nostra storia nel futuro.
Comunità montana vai Pollice
Ignazio Prinzivalli
difensore civico
Dall’inizio dell’anno anche
la Comunità vai Pellice ha
nominato il suo difensore civico. La figura del difensore
dei cittadini dai soprusi, o
semplicemente dagli errori
involontari dell’ente pubblico, era stata prevista nel quadro della legge 142/90. Fino a
quel momento solo enti di più
grande dimensione, come ad
esempio la Regione, aveva il
suo difensore civico.
Per la verità in questi anni
pochi Comuni (Torre Pellice,
poi Luserna San Giovanni e
Pinerolo) dopo averne prevista la nomina nello statuto,
hanno poi concretizzato l’indicazione di principio individuando una persona. Non si è
fatta neppure molta pubblicità
fra la gente per cui i difensori
Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca
Il Presidente della Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca
^ AVVISA
^ .®®f°ciazioni sindacali, imprenditoriali, culturali, di vo*^ill *0*° e gli ordini professionali operanti sul territorio
9 Comunità che sono aperti i termini per la designazio'«lel difensore civico.
dia'^s ’^'*^*^.'®sti il possesso del titolo di studio di scuola me'Ute ® l'assenza delle cause d'ineleggibilità stabi
II ® '^bgolamento approvato dal Consiglio dell’Ente.
per la presentazione delle designazioni o delle
^'^didature è fissato nel 14/5/1998.
'•8l4g®dori informazioni telefonare ai numeri 0121/81190
Il Presidente
____ (dott. Erminio Ribet)
civici non hanno avuto fin qui
molto lavoro. Il neo «difensore» della vai Pellice è il dott.
Ignazio Prinzivalli, per molti
anni segretario comunale a
Luserna; riceve il pubblico,
presso la sede della Comunità
montana a Torre Pellice, ogni
martedì dalle 9,30 alle 12,30.
«Fin qui non ho avuto molti
casi da affrontare - ammette
il dott. Prinzivali - mi sono
occupato della tassa sui rifiuti
per alcuni casi in cui i cittadini si erano venuti a trovare
nelle condizioni di pagare cifre assai elevate, oppure di
problemi legati ad un concorso dell’ente». Presto il lavoro
potrebbe aumentare: è infatti
allo studio, e pare vi sia una
volontà politica generale dei
sindaci, la proposta di avere
un unico difensore civico di
valle a disposizione di tutti i
cittadini e magari anche con
uno sportello a Luserna. E da
ricordare che questa figura
non ha nulla a che vedere col
giudice conciliatore e con
eventuali controversie fra vicini ma ha soltanto l’incarico
di vigilare sul buon andamento degli enti pubblici nei confronti dei cittadini.
Il 12-13 giugno a Torre Pellice
Fare domìciliarìtà
ALBERTO TACCIA
Anche Olga Praszczewski
e Arcadio Pisarek, provenienti da Cracovia (Polonia) e
responsabili dell’Associazione cristiana Ognisko a favore
delle persone disabili, delle
loro famiglie e dei loro amici,
erano presenti all’assemblea
dei soci della «Bottega del
possibile» a Torre Pellice.
L’interesse per la riflessione che in questa sede viene
sviluppata e che consiste nella diffusione e nella promozione della «cultura della domiciliarità» si sta estendendo
sempre più non soltanto in
Piemonte ma in diverse regioni italiane presso amministratori pubblici e privati,
operatori sanitari e socio-assistenziali, cooperative sociali,
volontari ecc., per uno scambio di idee e di esperienze e
per elaborare nuove proposte
e nuovi progetti in vista di
una politica sociale più flessibile, aperta a una pluralità di
interventi non emarginanti e
non segreganti ma più vicini
e sensibili alle esigenze, alle
scelte e ai bisogni delle persone e in particolare delle fasce più deboli e indifese.
Si tratta di adoperarsi perché anche le persone in difficoltà possano continuare a rimanere, per quanto possibile
e se lo desiderano, in quel
contesto che rappresenta la
loro domiciliarità. In tale dimensione è eompresa la persona con la sua casa, come
luogo normale di esistenza e
quello che essa significa: le
relazioni umane, il vissuto, la
storia, le gioie, i dolori, i ri
cordi... Attorno a questo tema
e alla ramificazione di tutti i
suoi possibili sviluppi si raccoglie un numero sempre
maggiore di persone (i soci
iscritti sono oltre 200) rappresentanti di diverse professioni
e istituzioni legate alla «condizione umana» a cui intendono dare un futuro che valorizzi e tuteli il rispetto e la dignità di ciascuno. Si spera
che l’esperienza e la riflessione di molti possano contribuire a dare contenuto alla famosa legge quadro sull’assistenza che attendiamo dal 1890!
La risposta alle lunghe liste
d’attesa presso le case di riposo deve essere trovata non
nella proliferazione di tali
strutture ma nello sviluppo di
servizi sul territorio e domiciliari bene organizzati, che tutti devono concorrere e realizzare, ciascuno secondo la sua
competenza, al di là dei limiti
del mero assistenzialismo.
A questo proposito tra i
programmi della «Bottega»
avrà un ruolo di particolare
rilievo il Punto di ascolto:
«Domiciliarità, solidarietà,
condivisione, responsabilità»,
che avrà luogo il 12 e 13 giugno presso il Cinema Trento
a Torre Pellice con la presenza tra gli altri del prof. Francesco Antonini, geriatra di Firenze, da don Ciotti del Gruppo Abele, dal prof. Rodolfo
Venditti, magistrato a Torino,
e dal prof. Mario Pollo, pedagogista sociale di Roma. Richiedere per tempo il programma completo alla «Bottega del possibile», viale
Trento 7, Torre Pellice, tei. e
fax 0121-953377.
Le fotografie di Lina Gavina
Un paesaggio
in cui immergersi
ALBERTO CORSAMI
Nel campo della fotografia
di paesaggio il discrimine è immediato fra quei fotografi che fanno «reportage»,
che girano il mondo alla ricerca delle curiosità, e quelli
che invece «vivono» il proprio territorio. A questa linea
appartiene anche Lina Cavina, che espone a Torre Pellice
(Civica galleria d’arte contemporanea) nell’ambito della rassegna «Valli e valdesi».
Ma non è tutto. Perché un
conto è aderire simpateticamente a un ambiente che si
sente e si riconosce come
proprio, muoversi a proprio
agio tra baite, pascoli, boschi
e animali, ritraendoli in modo
del tutto naturale, e un altro
conto (è probabilmente il nostro caso) è interiorizzare
questo ambiente al punto di
restituircelo arricchito di una
visione personale, consegnando allo spettatore uno spettacolo di linee, nebbie, volute,
pesi e contrappesi che hanno
la loro localizzazione (nelle
vallate laterali piuttosto che
nelle borgate) ma anche un
loro significato più astratto, e
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quindi universale. Tali sono
per esempio le serie dedicate
alle forme degli alberi, o
quelle poche immagini a colori, dove il colore in realtà
quasi scompare nella nebbia,
costruite sullo stupore di
fronte a un gregge avvistato a
una curva che viene da chissà
dove. Insomma, il dato locale
c’è, e giustamente ogni immagine ne porta in calce la
specificazione; ma in tutte le
foto, riassuntive di anni e anni di scatti, c’è una dimensione ulteriore, spaesata, che lascia spazio all’interpretazione
di ognuno.
Così pure per i ritratti delle
persone di montagna dedite a
antichi lavori. In genere siamo soliti dividere queste ultime fra i ritratti «costruiti»
con la complicità dei soggetti, che spesso appaiono un
po’ forzati e innaturali e le
foto, invece, carpite a insaputa dei protagonisti: più spontanee, forse, ma necessariamente riprese da più lontano,
i tratti caratteristici spesso
sovrastanti rispetto al contesto ambientale: le foto di Lina Gavina sembrano rispondere a un’altra logica, i ritratti sembrano fotogrammi
bloccati di un film che scorre
altrove, quello della conoscenza diretta, dell’adesione
anche emotiva a questi luoghi e a queste atmosfere, a
volte incantate malgrado la
durezza della vita che per
molti soggetti la montagna
rappresenta. Uno sguardo diverso, affascinato e affascinante per chiunque.
ASSEMBLEA DI CIRCUITO — Venerdì 15 maggio alle 20,45 a Bobbio Pellice assemblea del 1° circuito.
GIORNALINO DEI GIOVANI — Venerdì 8 maggio,
alla sala dei Coppieri a Torre
Pellice, ore 21, incontro per il
giornalino di valle redattodai giovani.
CAMPI AL BAGNOOU —
Si svolgeranno a partire dal
prossimo mese di luglio i
campi estivi per bambini e
ragazzi in località Bagnòou
ad Angrogna. Il primo si
svolgerà dal 19 al 23 luglio e
per i ragazzi che hanno frequentato le ultime tre classi
delle elementari; per prenotarsi ci si può rivolgere a Marinella Lausarot, tei. 0121932969. Dal 24 al 29 luglio
sarà il turno delle medie, sulle fedi viventi; per prenotarsi
rivolgersi a Franco Taglierò
tei. 0121-944182. Infine il
campo piccoli, fino alla seconda elementare, si svolgerà dal 30 luglio al 2 agosto; prenotazioni presso
Maura Bertin, teefono 0121953026.
INCONTRI TEOLOGICI
«MIEGGE» — Si svolgerà
domenica 17 maggio a San
Secondo di Pinerolo, nella
sala delle attività della chiesa valdese, alle 17, l'incontro
del gruppo «Giovanni Miegge» sulla cristologia.
SCUOLE DOMENICALI 2°
CIRCUITO — Sabato 16 e domenica 17 maggio si svolgerà
la gita delle scuole domenicali del 2° circuito a Vallecrosia. Possono partecipare
bambini, ragazzi e genitori.
Chi è interessato può rivolgersi a monitori e monitrici.
ANGROGNA — Dall'8 al
10 maggio la comunità ospiterà una corale francese del
Pays de Montbéliard, che domenica 10 maggio parteciperà al culto (in francese) al
capoluogo alle 10.
BOBBIO PELLICE — Do
menica 10 maggio: presentazione e discussione della
relazione morale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lo studio biblico terminerà giovedì 7 maggio alle
20,45 al presbiterio.
PERRERO-MANIGLIA —
Domenica 10 maggio si svolgerà il bazar annuale a partire dalle 14,30.
PINEROLO — Venerdì 8
maggio alle 20,45 assemblea
di chiesa straordinaria sul tema dell'ora di religione a
scuola e sull'istruzione religiosa.
POMARETTO — Culto al
centro anziani di Perosa Argentina venerdì 8 maggio.
PRAROSTINO — Domeni
ca 10 maggio si svolgerà il
bazar annuale a partire dalle 14,30. Nei giorni precedenti i ragazzi della scuola
domenicale e del precatechismo passeranno nelle borgate per offrire i biglietti della
sottoscrizione e per raccogliere i doni offerti per il bazar; è necessario che i doni,
soprattutto quelli per i dolci,
pervengano entro il 7 maggio al presbiterio; sabato 9
maggio si ritroveranno i volontari e le volontarie che
vorranno preparare la sala
del teatro.
TORRE PELLICE — Dome
nica 10 maggio assemblea di
chiesa alle 10 nel tempio del
centro, all'odg: elezione di
due anziani, relazione annua del Concistoro sulle attività della chiesa. Lunedì 11
maggio, alle 20,45, al presbiterio, ultimo incontro per lo
studio biblico sul tema «Bar
timeo: la fede sicura». Mar
co 10, 46-52.
VILLAR PELLICE — Do
menica 17 e lunedì 18 mag
gio bazar dell'Unione fem
minile.
VILLASECCA — Incontro
dell'Unione femminile gio
vedi 14 maggio con la parte
cipazione di Bruna Peyrot.
14
PAG. IV
E Eco Delle ¥^lli "^àldesi
VENERDÌ 8 MAGGIO igq.
TENNIS TAVOLO
I campionati pinerolesi di
tennis tavolo si svolgeranno
quest’anno a Pinasca, al palazzotto dello sport, sabato 9
maggio. L’inizio delle gare è
previsto per le 13,30, con gli
amatori maschile e femminile,
r under 16 e gli over 40. Alle
14,30 ci saranno gli assoluti,
alle 16 i doppi. Le finali di
ogni categoria dopo le 20,30.
Le iscrizioni alla manifestazione, organizzata dal Tennis
tavolo Villar Porosa con la
collaborazione del gruppo
sportivo Pinasca, si ricevono
fino alle 23 di giovedì 7 maggio presso Nevach (tei. 0330429472 o Costabello).
ATLETICA LEGGERA
Sabato 2 maggio si è disputato a Torino il campionato
provinciale cadette su pista;
Sara Salvi (3S Lusema Sangermanese) ha vinto il titolo
sugli 80 m correndo in 10”6,
nuovo primato personale, ed
è giunta 3“ sui 300 m correndo in 44”5. Per quanto riguarda l’attività su strada, si è disputata a Lusema, con l’organizzazione delTAnpi, una
kermesse a staffetta riservata
alle categorie assolute, e una
corsa podistica per le categorie giovanili. Fabrizio Cogno
e Renato Agli fra i maschi e
Claudia Bertinat in coppia
con Federica Bertin non hanno avuto problemi a dominare sugli avversari. Negli allievi da rilevare il ritorno alle
gare di Valerio Gullì (Atl. Pinerolo) in vista della trasferta
che lo vedrà difendere i colori
della nazionale in Lituania.
Nelle altre gare giovanili,
successi di Matteo Riba fra
gli esordienti, Cristian Zanchetta fra i cadetti. Roñal Mirabile fra i ragazzi, Elisabetta
Petracca fra le ragazze.
CALCIO
TEATRO A SCUOLA
Il 12 maggio, a Torre Penice, alla Foresteria, alle 21, i
ragazzi della P B di Courmayeur e il Centro di studi
«Alessandro Milano» con
l'Associazione per la pace
Valpellice e l'Unicef «Valle
d'Aosta» organizzano la serata teatrale «La fantasia è
una cosa seria...».
Il Pinerolo retrocede vincendo; in trasferta a Savona i
pinerolesi hanno vinto sui liguri, a loro volta caduti in Eccellenza, per 1-0 grazie ad
una rete di Mollica. Buone le
prestazioni dei due giovanissimi portieri schierati dal Pinerolo, Fossa e Basano, entrambi meno che ventenni. È
andata male anche alla Fossanese che incontrando Formai
promossa Sanremese ha perso
per 0-2 finendo così al quart’
ultimo posto e dunque fra le
retrocesse. Il Piemonte sudoccidentale perde così di colpo due sue rappresentanti nel
campionato dilettanti.
In prima categoria il Luserna ha vinto a Cornegliano per
2- 1, il Barge ha superato per
3- 1 Formai promosso Olmo
Donatello, il Cavour a lungo
capolista ha pareggiato 0-0 a
Racconigi e il San Secondo
ha vinto 2-0 sul Giovancalcio.
BOCCE
Con i play off disputatisi a
Ossi, nei pressi di Cagliari, si
è concluso il campionato di
serie A di bocce; il titolo italiano è tornato nel Pinerolese
grazie al successo del Ferrerò
Vigono che in finale ha superato la rivale storica della
Chiavarese per 12-8 al termine di una gara appassionante
e sempre sul filo della parità.
VOLLEY
Il Magic Traco in B1 femminile, dopo aver conquistato
la matematica salvezza, ha
imposto alla seconda del girone, il Pink volley Biella, il tie
break da cui è però uscito
sconfitto. Vince invece il
Body Cisco (3-0 sulla Pallavolo Massa in B2 maschile)
mentre il Cerotti in B2 femminile è sconfitto in casa per
3-1 dal Bieffe Cuneo. In terza
divisione maschile il 3S Pinerolo ha perso in casa dal Nichelino per 3-1, mentre con
analogo punteggio il 3S Pinerolo in terza divisione femminile ha battuto il Carignano.
Nel memorial Ferrazza, categoria ragazze femminile, il
Bricherasio ha vinto a Porte
per 3-0 e con uguale punteggio è stato sconfitto dal 3S.
Val Pel lice
Una guida
degli studenti
È uscita una nuova guida
turistica della vai Pellice, che
illustra i vari aspetti della valle, dalla flora e fauna alla storia e tradizione, alla lingua,
arte, economia e ecologia,
informa sugli itinerari turistici e culturali e mostra uno per
uno i nove Comuni. La particolarità? È stata pensata,
scritta e disegnata in tre anni
dagli studenti delle classi 3“ B
ragionieri, 4’ e 5 “ Pni (Piano
nazionale d’informatica) e 1“,
2“, 3° A operatori turistici
delFItcgs e Professionale turistico «L. B. Alberti» di Luserna San Giovanni e Torre
Pellice, coordinati dai proff.
Bianchi e Falco.
Nato da un interesse dei ragazzi per il proprio territorio
e dal desiderio di favorire
l’apertura della scuola alla
comunità locale, «La vai Pellice per itinerari» è un lavoro
accurato e preciso sotto il
profilo dei testi e della grafica, vivace e stmtturato secondo gli aspetti generali, naturalistici e sociologici della valle. Si possono trovare notizie
storiche (è presente una pagina sulla presenza dei valdesi
e diverse note sui nostri luoghi storici), artistiche e culinarie, curiosità e tutte le coordinate per andare alla scoperta delle bellezze naturali e
delle borgate della valle, e in
appendice non si trascura di
segnalare indirizzi utili per il
turista che viene per la prima
volta dalle nostre parti. Annesso alla guida vera e propria, c’è anche un cd-rom
multimediale, che ripropone
parte dei testi e delle fotografie, con in più interventi musicali «scelti con amore e, anche se non sempre, con criterio» (come scrivono i ragazzi
nell’illustrazione del contenuto della guida) e 30 filmati. Il
tutto per permettere a chi utilizza il computer di «entrare»
nel vivo della valle e dei suoi
mezzi espressivi.
La guida multimediale è disponibile presso l’Istituto Alberti in via Tegas 6 a Lusema
San Giovanni.
Teatro Angrogna
«Fort Village
al debutto
»
«Fort village» è il titolo dell’ultimo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna e che debutterà sabato 16 maggio alla
sala unionista di Angrogna per
essere riproposto fino al 13
giugno ogni sabato e domenica sera alle 21,15.
Lo spettacolo racconta di
una valle (che potrebbe essere la vai Pellice) dove alcuni abitanti sono tentati da
un’offerta destinata a cambiare radicalmente la propria vita; fra strani figuri, chi interessato al denaro, chi a rendere la valle famosa, fra personaggi fantastici e irrazionali,
si sviluppa una trama tra il
grottesco e l’ironico. I quesiti
di tante discussioni, le perplessità su quale futuro si
prospetti per le nostre valli,
sono il pretesto per far divertire, discutere ed agire.
Quindici sono le persone
coinvolte, con la regia di
Claudio Raimondo, sia nella
scrittura che nella messa in
scena dello spettacolo; il tema, di stretta attualità e apparentemente legato ad uno
specifico territorio, in realtà
vuole proporsi come metafora
della prepotenz del potere anche quando si mostra democratico e progressista.
Cantavalli
Musica zigana
a Pragelato
Cantavalli approda a Pragelato, sabato 9 alle 21,15, nella
consueta cornice della palestra
della Ruà; sarà la volta della
musica zigana e dello stile
«manouche» presentata dal
gmppo «Tsirba». Questo trio,
composto da Pierre Marinet
(violino), Stéphane Milleret
(organetto) e Marie Marille
(clarinetto), riesce a ben miscelare la musica tradizionale
dell’Est europeo, senza rinunciare a libere rielaborazioni.
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4- ' Í ^ ^ X \ »
Pro ristrutturazione
Casa delle diaconesse
di Torre Pellice
dal 1° settembre’97 al 31 marzo ’98
£ 10.000; Lelia Gay, Torre Pellice.
£ 20.000: Franca Eynard, Torre Pellice.
£ 25.000: Rita Alimonda, Genova.
£ 30.000: Guido Favout, Lusema S. G.,
Teresina Azzola Gönnet, Torino.
£ 50.000: Armando e Marcella Ribet in
mem. di Lilia Davite, San Secondo;
Emma Bertalot, San Germano. Prarostino: Bruno e Aurora Avondetto in
mem. di Emilia Avondet Raval, Claudina Godino, Amilda Gardiol Gay in
mem. di Erminio; Elena e Eugenia
Breda, Flaminio Ragnano. Torre Pellice; Bianca Sappè, in mem. di Anita e
Mario Eynard, Alice Jouve, Bianca
Prochet, Giuseppe Reinaudo in mem.
di Franco Quattrini; Mirella Argentieri
Bein, Calgaro Roberto, Ivonne Clot
ved. Long, Alina Gonin, Ernesto
Bonjour, Erminia Bessone, Mirabile
Fara per Irene Cesan, Nini Sappè. Pinerolo: Armando e Marcella Ribet in
mem. di Giovanna Meynet. Torino:
Gemma Bodoira Almani. Genova: Renata Panpuro, Egle Cattaneo. Ivrea; Bice Bertarione, Cristoforo A. e E.. Lusema San Giovanni: Ester Micol; Umberto Rovara. Poirino: le colleghe di
Daniela Bmsco in mem. del papà Emanuele andato col Signore il 17/12/97.
£ 55.000: N.N.
£ 65.000: Eunice Biglione, Genova.
£ 68.938: Alfredo JanaveI, Usa, in mem.
di Franco Quattrini.
£ 80.000; E. Gianotti, Ivrea.
1 100.000: Torino: Ester Balma Gianotti.Teresa Cerrina. Torre Pellice; Ulrico
Scroppo, Paola Calissano, Nini e Domenico Sereno, Bmno Gonin e Daniela
Armand Ugon, Elena Avondet, N.N.
Torino; Renata Besson Foriero. Prarostino; Giulia Bartoli, Laurenzia e Jolanda Forneron. Lusema S. G.: N.N., B.
Kramer, Marcella e Aldo Charbonnier
in mem. di Lilia. Milano: Renato Giuntini in mem. della sorella Guglielmina;
Lidia Podio. Svizzera: Olga e Dora Naso; Marcello Cignoni in mem. di Franco
Quattrini. Pinerolo; A. e D. Bosio, Giulietta e Elsa Balma, N.B.B.; un’amica
in mem. di Giovanna Tagliaferro. V.
Del Priore, Ivrea. Corale di Torre Pellice; N.N. in mem. di Guido Pasquet.
150.000: N.N.
£ 450.000: gli amici della Casa in mem.
di Lilia Davite.
£ 193.620: gmppo pastori di Germania.
£ 200.000: Severino Zotta, Genova; Attilio Fornerone, Busto Arsizio. Torre
Pellice: llda Buffa, Giovanni Ayassot,
Nelly Gonin. Pinerolo: Guido e Siria
La Montagna in mem. di zia la; le colleghe di scuola di Clara Griglio in
mem. del papà Livio. Torino: Giuliana
e Luisa Giampiccoli; Dora e Daniele
Tron in mem. di Eugenio Tron.
£ 230.000; Concerto di Natale, corale di
Prarostino.
£ 300.000: Pinerolo: Leila e Nino in mem.
di la. T. Pellice: Costante e Lelia Costantino, Nelly Giordan, famiglie Battaglia-Griglio-Artus in mem. di Guido
Pasquet. Franco e Anna Schellebaum,
Torino. Chiesa valdese di Villar Pellice.
£ 350.000: Unione femminile di San Secondo; Chiesa valdese di Como.
£ 400.000: Susanna e Caterina Long,
Torre Pellice; Alberto e Lidia Bianco,
Torino; Erica Armand Pilon, Genova.
£ 500.000: grappo donne Chiesa valdese
di Rorà; Miranda Giraud, Pinerolo.
Torre Pellice: Goss Prospero; Franco
Rivoira e Lucetta Geymonat. Lusema
S. G.: Cornelio e Marylou Gai; Franco
e Maria Luisa Davite in mem. di Lilia;
Massimo Pulejo, Belgio; Unione femminile di Villar Pellice; N.N.
£ 550.600: Colletta Convegno delle opere a Firenze.
£ 594.530: Chiesa evangelica di lingua
italiana, Zurigo.
£ 600.000: Torre Pellice: I figli e la sorella in mem. della cara Elsa Cesan
Gamba; Mlg.
£ 700.000: bazar di Natale.£ 992.550:
Colletta giornata comunitaria di Torre
Pellice.
£ 1.000.000: N.N. in mem. di Paulette
Bertinat, N.N.. Torre Pellice: suor Ermellina Pons; Alma Bertinat in mem.
diRuben Dubs; Emilio Buffa.
£ 2.000.000: Ernesto Imberti.
£ 2.100.000: Bruno, Corrado e Valdo
Bellion.
£ 2.160.000: Società di cucito. Torre Pellice.
£ 3.000,000: N.N in mem. di Sofia Servette Coìsson.
£ 3.700.000: Famiglia Tagliaferro in
mem. della mamma, Canada.
£ 5,000,000: Adele Theiler Gardiol, Torre Pellice.
£ 6.658.904: Ruth Wacker, Germania.
£ 9.501.895: Elisabeth Barth Guentel,
Zurigo.
£ 14.145.512; Com. romando. Svizzera.
£ 80.000.000: A. O. ricordando l’opera
delle diaconesse valdesi.
8 maggio, venerdì — TORRE PELLICE: Presso la biblioteca comunale, alle 16,40,
il Gruppo teatro Angrogna presenta «Fiabe, fiabe, fiabe», fiabe per bambini da «L’enciclopedia della favola» di Rodari.
8 maggio, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto del
duo di chitarre «Duo Alexandre
Transmann». Ingresso libero.
8 maggio, venerdì — BIBIANA: Al municipio, via Cavour, alle 21 Bruna Peyrot e
Gaetano Leo presentano «Prigioniere della Torre».
9 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Nella sala
della Comunità montana, alle
16,45, Giorgio Tourn parlerà
sul tema «La Rivoluzione francese alle valli valdesi».
9 maggio, sabato — PINEROLO: Nel tempio valdese alle 21 concerto con il coretto di
Pinerolo e il gruppo vocale
«Tranneuno», musica americana degli Anni Sessanta, spiritual, musica leggere, madrigali
rinascimentali. Ingresso libero.
9 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Nella chiesa di
San Martino, alle 20,45, si
svolge un concerto con la partecipazione della corale valdese di Torre Pellice, del grappo
vocale «Cantus ecclesiae» e
della «Schola cantorum San
Martino». Ingresso libero.
11 maggio, lunedì — TORRE PELLICE: Alla «Bottega
del possibile» alle ore 21 si
terrà una serata su Cemobil organizzata dall’Associazione
Senza Confini sezione vai Pellice (Comitato prò bambini di
Cemobil) in collaborazione con
l’Associazione Coruss di Torino, durante la quale verranno
proiettati tre video sull’incidente. Sarà presente il giornalista
Rai Girolamo Mangano.
13 maggio, mercoledì —
PINEROLO: Nella sala al
pianterreno del seminario vescovile, alle 20,45, incontro
con il professor Passet Gros sul
tema «Il fusto: la pianta “cammina” verso il sole».
14 maggio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle 15,30, conferenza per FUnitrè sul tema «Condizione socio-economico-sanitaria
dell’anziano: strategie di intervento» con il dr. Mourglia.
15 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alla
«Bottega del possibile» dalle 9
alle 12 e dalle 13 alle 16 giornata su «1 diritti delle persone
anziane: le tematiche etiche e
giuridiche» con Alberto Taccia, pastore valdese, don Moine, Caritas diocesana, e Piercarlo Pazè, giudice tutelare.
15 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE; Alla biblioteca comunale, alle 16,40,
«Fiabe e tradizioni africane»:
Laura Nisbet e Elena Ravazzini
presentano «Ditaolane ripopola
il mondo».
15 maggio, venerdì — VILLAR PELLICE: Nella sala
unionista in piazza Jervis, alle
20,45, incontro sul tema «Il
medico può aiutare chi ha problemi di abuso di alcol?» con
un gruppo di medici di famiglia della vai Pellice e la dottoressa M. Giovanna Portuosi del
Sert di Torre Pellice.
15 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Comunità
montana alle 20,45 il grappo di
studi Val Lucerna organizza
una conferenza sul tema «Crisi
dell’identità nel romanzo del
Novecento» con il professor
Alberto Gabella.
16 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Nella
sede della Comunità Montana
alle 16,45 per i pomeriggi del
patuà «E mi contiou, mi contiou», racconti, musica, video a
cura del gruppo promotore del
progetto «Moun pai, ma lèngo».
16 maggio, sabato — PINEROLO: Nel tempio valdese, alle 21, concerto del grappo
corale «Les Harmonies» a favore del Collegio valdese.
VALLI
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Ospedale di Pomaretto, lei. siijJ
Guardia farmaceutica:
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PINEROLO ‘-polti luoghi,
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notturna, prefestiva, festiva: pngo»,
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Ospedale civile, tei. 2331
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cinema Trento ha in programma, giovedì 7, ore 21,15, Ken
ne va plus di Claude Chabrol, chiedere mi
versione italiana; venerdì S poraneamei
ore 21,15, Rien ne va plus; sciare dapa:
sabato, ore 17 e domenica ore tati per potè
16 e 18, Flubber, un professore tra le nuvole; sabato i
ore 20,10 e 22,10, àoaenics
209,10 e 22,10, lunedi oie
21,15, Full monty.
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BARGE — Il cinema Co- ||||'Q|*|'^
munale ha in programma, venerdì 8 maggio, ore 21,15
Grazie signora Tatcher, sa- Favori di
bato, ore 21,15 Mezzanotte élla Bibli
nel giardino del bene e dtl ®Il'ambito
male; domenica, ore 14,30, »stituzione
16,45, 19, 21,15, lunedì, mar- nei loca
tedi, mercoledì e giovedì, ore iniziano
21,15 La maschera di ferro. soluzioi
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Resp. ai sensi di legge Piera K
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lì 8 MAGGIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
ZI In vista alcune novità alla Biblioteca valdese di Torre Pellice
Un luogo per gli amici dei libri
ia semplicità delle procedure agevola il compito dei fruitori, che troveranno
¡¡ì futuro innovazioni tecniche e maggiore razionalizzazione delle disponibilità
, festiva'
tei. 8115^
ca:
mVIDE PALMAS
AGGIO
Farmacial
erto I, te., »Biblioteca valdese di
Torre Pellice respira inibiamente un’atmosfera
81000 ^colare. Chi gira un po’
201454 “le strutture che paiono
costruite più per con
2664
ìRISTI
e piamente conservare
lìbrUhe per metterli a diI, festiva' Ksizioit^ di chi li cerca, si è
' 5vuto spesso dichiarare
ìutica- accordo con Umberto Eco
lArrio le, qua« vent’anni fa, aveva
o ^ ° atto sarcastici consigli su
Garella. organizzare una biblio
m pubblica. Questa specie
(decalogo comprendeva al953355 regole auree che effetti
tei. 598790 jjiente sono osservate in
! 10IÜ luoghi, come per esem;iio; «Il tempo tra richiesta e
'insegna deve essere molto
I, festiva'lungo», «Non bisogna dare
31 più di un libro alla volta», «Il
prestito deve essere scorag¿ato»,«Non deve essere possibile ritrovare il proprio libro
il domo dopo», perché in definitiva «il maggior nemico
presso ledella biblioteca è lo studente
lavoratore; il miglior amico è
III qualcuno che
’J'-ANislia una biblioteca in proprio,
;he quindi non ha bisogno di
mire in biblioteca e quando
more la lascia in eredità».
Ebbene allora la Biblioteca
valdese ha molti elementi per
...issere considerata piuttosto
una «antibiblioteca». Infatti
CE - Il Bormalmente la consegna avprogmi- fcene immediatamente dopo
1,15,Km Sa domanda, si possono ri: Chabrol, chiedere molti libri contem/enerdì 8 poraneamente, si possono lava plus; sciare da pane i libri consullenica ore tati per poterli ritrovare ann profes- thè topo un’apsenza di una
sabato P, ___________________________
domenica
L’interno della Biblioteca valdese
settimana. Soprattutto, la
semplicità delle procedure
(domande, iscrizione, prestito, ecc.) evita lo scoramento
di chi proseguirebbe ancora
le proprie ricerche, se non
dovesse compilare nuovamente in triplice copia quella
domanda con tutti i propri
dati anagrafici, il codice fiscale, le malattie contratte...
Questo clima di semplicità
e disponibilità è ovviamente
reso possibile dalle sue dimensioni, dal numero non
esorbitante di frequentatori,
ma è frutto soprattutto della
gentilezza e competenza di
chi ci lavora. Certo, è una biblioteca piuttosto di studio,
di ricerca, che di largo «consumo», ma molte delle cose
che si scrivono e dibattono,
idee, argomenti e analisi hanno avuto la loro origine proprio nelle discussioni informali che si sviluppano quasi
quotidianamente, con la bibliotecaria, i vari frequenta
tori, gli altri membri del Centro culturale valdese, le persone che vengono a fare ricerche, provenienti da tutta
Italia e spesso dall’estero.
È un po’ di tempo, poi, che
si è tornati a parlare spesso di
biblioteche in vai Pellice. A
Villaf è nata una biblioteca
comunale, che aggiunge al
collegamento col sistema interbibliotecario di Pinerolo
(che fa viaggiare alcuni dei
suoi libri in vari Comuni del
pinerolese e li sostituisce periodicamente), una dotazione stabile che crea una vera e
propria biblioteca, con una
sede propria e orari di apertura più ampi. Anche la Biblioteca valdese vive un periodo di modificazioni e miglioramenti negli ultimi anni
(vedi scheda sotto). L’acquisto di computer e programmi
specializzati permette adesso
l’avvio di una più sistematica
catalogazione informatizzata;
infatti, mentre il materiale
medi Ole
■Biblioteca: un ampio progetto di ristrutturazione
Informatizzazione e nuovi orari
ire 21,15
tcher, sa- ¡lavori di ristrutturazione
izzanotte iella Biblioteca valdese
ene e del (nelfambito del progetto di
re 14,30, »stituzione del Centro cultuledì, mar- ilo nei locali dell’ex Convitovedì, ore iniziano nel 1988, awiandi ferro, l^nsoluzione annosi proble
______niiil'ei bibliotecari avevano
’nntualmente e reiteratamente segnalato negli anni
riguardanti so|iattutto la mancanza di spasela scarsa idoneità dei loACE ni- eli della Casa valdese presso
n bagno, “ilabiblioteca era collocata,
ara. Tel Progetto prevedeva:
' il trasferimento della
ICE ven-l’®^^°r parte dei fondi in un
i. ragazzino librario apposita
nmobilia- '=°®t‘tuito, che offrisse
a terreno ,7 necessarie garanzie
nn circa, li“.anto riguarda la
nn circa, uguarua la cun
j- /nlaersi ,^^’°ne e la sicurezza del
Li volg®'Materiale;
" creazione di una sala di
iCE collezioni dei
estivi al nodici in corso e opere di
, Tel. onpultazione;
in formazione di un «fonre valdesi, ^Pf^riale», collocato nel
fitto zoni uP"Co della sala di lettura,
eferenzO' .^Accogliesse opere sulla
le Valli e l’e________ italiano, di carat
mo gSSatii^sS
Adi valdesi, anch’essa col145-51375 7^1161 soppalco;
1 Sf„L.^®ntenimento della
/ ospitai jig sola della biblioteca
Soni ri-AA^ldese, con colle
10 nia ' ’“'■1 ^1 interesse stori
tonn.a 1^'A^.^'^'l’ilntonte non
riL dai lettori.
.989 n?*®Ato nel corso del
11 libra^^^l^erimento dei fonie e ria* nuovo magazzi
lei)., *. efinita la fisionomi:
/aldesi
^ Pinerob
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le, si X Pi^esso la Casa valdel'iccesZl'i.r^dnto ’anno
l^lla sai,j sistemazione
'ala di lettura e del «fon
do speciale», alla creazione di
un reparto di consultazione e
aH’inizio del trasferimento
dei periodici, riaprendo al
tempo stesso la biblioteca
all’uso pubblico, ad esclusione del prestito, riattivato in
seguito nel maggio 1991.11 lavoro, sotto la direzione del direttore del Centro culturale
past. Giorgio Tourn, è stato
svolto da un piccolo gruppo
di volontari e da un operatore
a metà tempo. A partire dal
l’autunno 1992 il Centro ha
assunto una persona a pieno
tempo per la biblioteca.
Terminata la fase iniziale,
pionieristica del lavoro, coincidente in gran parte con il
trasferimento fisico del materiale e le operazioni sugli
schedari rese necessarie dalla
riorganizzazione di parte dei
fondi, sono state individuate
tre priorità:
- Vintervento sui fondi librari pregressi, limitato per il
momento alle operazioni di
razionalizzazione dell’esistente giudicate indispensabili per permettere una corretta fruizione dei materiali
da parte del pubblico: lo sforzo maggiore si è concentrato sui periodici, separando
quelli terminati da quelli in
corso, inventariandoli e compilando gli schedoni amministrativi, riaccorpando le collezioni e iniziando le operazioni di completamento;
- la sistemazione dei doni
pervenuti alla Biblioteca in
passato o di recente acquisizione, inventariando ogni
fondo, controllandolo a schedario in modo da scartare i
«doppi» e i libri che non si intende prendere in carico, così
da poter intervenire in una
fase successiva, a livello di catalogazione, in modo mirato;
_ il progetto di informatizzazione dei cataloghi, perfezionato con l’acquisto nella
primavera del 1996 di un programma di catalogazione
compatibile con la rete Sbn
(Servizio bibliotecario nazionale), con cui vengono catalogate le nuove acquisizioni
tanto della Biblioteca valdese
quanto della Biblioteca della
Società di studi valdesi.
Nella primavera del 1994 si
è costituita l’associazione degli «Amici della Biblioteca valdese», con lo scopo di farne
conoscere ed espandere l’attività: il sostegno finanziario offerto e la possibilità di parlare
insieme dei problemi e dei
progetti hanno costituito un
aiuto prezioso. L’affluenza
degli utenti è stata in costante
crescita nel corso di questi
anni, stabilizzandosi poi nel
corso del 1997 intorno alle
1.750 presenze annue; l’incremento delle presenze potrà
essere determinato da una
oculata politica di acquisti e
dalla tempestiva disponibilità
delle nuove acquisizioni. I
nuovi orari della Biblioteca
sono i seguenti; martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle
9 alle 12,30 e dalle 14 alle 18.
Chiusura lunedì e giovedì.
già schedato in modo tradizionale per ora resta su schede cartacee, è in corso l’inserimento direttamente su
computer dei materiali recenti, provenienti da acquisti
e soprattutto doni. Tutto il
materiale nuovo va inventariato, occorre ricercare sul
catalogo precedente se non
sia già presente, per poter poi
procedere alla schedatura vera e propria. Per poter fare al
meglio questo lavoro, che si
sta sempre più accumulando,
si è pensato di dedicare un
giorno alla settimana solo ai
lavori di catalogazione. In
questo modo l’apertura al
pubblico sarà di quattro giorni settimanali, mantenendo
l’apertura al sabato, che va
espressamente contro una
delle «regole» di Eco. Infatti
era stata scelta proprio per
favorire l’accesso di tutti coloro che per motivi di lavoro
non possono andare in biblioteca dal lunedì al venerdì.
Insomma, la razionalizzazione dell’organizzazione continua e l’impegno per offrire il
miglior servizio possibile viene rilanciato daU’informatizzazione dei nuovi materiali,
che potranno così uscire dal
limbo ed essere disponibili
per tutti. Una bella risposta a
questo rinnovato impegno
sarebbe un’ulteriore incremento delle presenze. La biblioteca è aperta a tutti, ed è
sì specializzata, ma possiede
anche molto materiale inaspettato (ottimi fondi scientifici, oppure di classici della
letteratura) e di interesse generale. Proviamo a farle una
visita, ogni tanto.
Bologna
Il pastore dal
Capo dello stato
Giovedì 23 aprile il pastore
della chiesa metodista di Bologna Giovanni Anziani è stato ricevuto in udienza privata
dal presidente Oscar Luigi
Scalfaro. Si è trattato di un incontro da tempo atteso dopo
uno scambio epistolare in occasione dell’invio, da parte
della Chiesa metodista di un
opuscolo sulla storia del metodismo nella città emiliana.
Durante rincontro il Capo
dello stato ha ricordato i segni
tangibili dell’opera culturale,
religiosa e sociale delle chiese
evangeliche nel nostro paese,
sottolineando come il vissuto
della fede cristiana conduca
sempre a momenti alti di solidarietà civile. Il pastore Anziani ha fatto omaggio di alcuni volumi sul metodismo
editi dalla Claudiana e degli
Atti del Convegno svoltosi
presso la Facoltà valdese di
teologia a Roma nel 1991 e
patrocinato dalla Presidenza
della Repubblica. Nel colloquio si è data informazione al
presidente della Repubblica
della presenza a Roma, a pochi passi dal Quirinale, della
chiesa evangelica metodista e
della pubblicazione di un
opuscolo illustrativo sulle vetrate dipinte da Paolo Paschetto (autore tra l’altro anche dell’emblema della Repubblica). Anziani ha anche
donato al Presidente copia del
libro del pastore emerito Giuseppe Anziani Un uomo una
vita, a testimonianza di un
esempio di fede vissuta «sulle
orme di John Wesley». Su richiesta del Capo dello stato, il
colloquio si è concluso con
una breve preghiera del past.
Anziani che ha invocato la benedizione del Signore.
Battesimi a Napoli
Dalla Pasqua un'indicazione
per il discepolato cristiano
MARTA VAURIA
12 aprile 1998, ore 6 del
mattino. I contorni sono ancora avvolti dall’oscurità. Si
ripercorre la storia di due
donne che, una mattina di
duemila anni fa, molto presto,
si recarono per ungere con
olii profumati il corpo senza
vita del loro amato Gesù. Ma
giunte al luogo stabilito, videro la gran pietra rotolata e trovarono il sepolcro vuoto. Paura, tremore, stupore. I primi
raggi dell’alba portarono alle
due discepole l’annuncio sorprendente della resurrezione.
La memoria di questa vicenda, alcune preghiere e canti a
fior di labbra, la fiamma tremolante di una candela e il
ritmo continuo di uno scroscio d’acqua che andava riempiendo lentamente la vasca battesimale, hanno arricchito «la liturgia pasquale
dell’Aurora», vissuta, con
profondo senso di condivisione, per il secondo anno di seguito, da una trentina di persone della Chiesa battista di
via Porla a Napoli. A questo
gruppetto si è successivamente aggiunta la comunità tutta
per partecipare al culto del
giorno di Pasqua, che ha avuto come momento liturgico
centrale la celebrazione dei
battesimi di Maria Luisa Stornaiuolo e Pawel Gajewski.
«Questo battesimo - ha
detto Maria Luisa - è per me
come ricominciare daccapo,
più consapevolmente, con li
bertà e responsabilità. Quando si cerca qualcosa, quando
si cammina, succede che si
incontrano dei compagni di
viaggio e qualcuno, magari
una persona più matura, ti
indica la strada da seguire.
Può succedere anche che si
trovi quello che si stava cercando da tanto tempo».
Pawel Gajewski, affermando che la sua decisione di
aderire alla Riforma protestante non deve essere considerata una negazione o un rifiuto della sua precedente
posizione nella Chiesa cattolica, dove era sacerdote, ha
concluso così la sua testimonianza di fede: «La mia è una
scelta per Gesù Cristo, mio
Salvatore e unico capo della
chiesa; per la verità dell’Evangelo; per la libertà che nasce dalla scoperta del dono
della salvezza per sola grazia
di Dio, mediante la fede; per
la responsabilità fondata sulla “coscienza ■vincolata dalla
parola di Dio” (Lutero)».
State ascoltate anche le parole di esortazione al discepolato cristiano che l’anziano
Dante Cocca, ritornato in comunità dopo tre mesi circa di
assenza per motivi di salute,
ha rivolto ai due giovani e alle
quasi duecento persone presenti nella chiesa. A conclusione del culto è stata organizzata un’agape fraterna
condivisa con lo stesso spirito
di comunione nato alle prime
luci dell’alba di questo speciale giorno di Pasqua.
ISLAM PLURALE PLURALISMO NELLMSLAM
DIALOGO CON LMSLAM
Roma 12-14 giugno 1998
Aula Magna Facoltà valdese di teologia
via Pietro Cassa 40
L'IsIam è una delle presenze sempre più significative della società
europea e italiana di oggi. Eppure nell'inconfro e nel dialogo
con l’IsIam pesano ancora le ombre di un passato di pregiudizio
e scontro. Lo conoscenza dell'IsIam, della sua complessità e delle
sue dialettiche interne è quindi premessa essenziale per la costruzione di un vero pluralismo sul piano culturale e religioso.
Per queste ragioni, nella linea di ricerca che da anni caratterizza
la nostra rivista. Confronti organizza un convegno dal titolo
«IsIam plurale». Un'occasione per conoscere, dialogare, incontrare la realtà della seconda comunità religiosa per numero di aderenti presente in Italia.
PROGRAMMA
ENERDi 1 a GIUGNO
ore 17,30: I nuovi turchi: mass media, scuola e IsIam (con contributi multimediali). Interventi di Enzo Pace, sociologo; Mahmoud
Salem El Sheikh, giornalista e islamologo; Soana Tortora, Adi.
ABATO 13 GlUG
ore 9; IsIam di ieri e IsIam di oggi: presentazione multimediale.
Complessità e dinamiche dell'IsIam nelle terre dell'IsIam,
in Europa e in Italia: le risorse del dialogo (Mahmoud Salem El Sheikh, giornalista e islamologo);
ore 1 1,30: Stefano Allievi, sociologo; Saud Abu Abbà, vicedirettore dello Lego islamico - sezione italiana, moschea di
Roma; Vittorio lanari, membro del Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo della Cei; Giovanni Franzoni, teologo e saggista;
ore 14,30: Visita alla moschea di Roma; incontro con alcuni responsabili (è necessaria lo prenotazione),
ore 17:/ problemi sul tappeto
- I rapporti con la società e le istituzioni: Giulio hi. Soravio, comunità islamica di Bologna e Ali Schutz, comunità
islamico di Milano, Ucoii;
- Il lavoro, la famiglia, la donna: Zahra Sheikh Usuf, Associazione donne immigrate, Emilia Romagna;
- Vivere la fede: Noureddine Chemmaoui, Comunità islamica di Roma.
MENICA 14 GIUGNO
ore 9,30-12: Noi, l'IsIam, il futuro
presiede D. Garrone, Facoltà valdese di teologia
Interventi di Aboul Khier Breigheche, vicepresidente Ucoii;
Amos Luzzatto, comunità ebraico di Venezia, direttore de
«La rassegna mensile di Israel»; Michael Fitzgerald, pontificio Consiglio per il dialogo; Annamaria Mania, Confronti.
Per iscrizioni, prenotazioni e informazioni rivolgersi a Confronti
ufficio Programmi, 06-4820503; fax 06-48903241. I costi d
partecipazione, comprensivi di sistemazione in albergo (Coso
valdese), posti, trasporto olla moschea e quota di iscrizione sono
di lire 165.000. I posti sono limitati. La quota di iscrizione, per
chi non ha bisogno della sistemazione alberghiera, è di lire
35.000 (comprensiva dei materiali preparatori, del buffet per il
pranzo di sabato e del trasporto alla moschea).
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Tramonti di Sopra: un appello alla solidarietà
Centro «Menegon», proseguono i lavori
VANIA PRADOLIN
PROSEGUONO speditamente e nei tempi programmati i lavori di ristrutturazione del Centro ecumenico «Luciano Menegon» a
Tramonti di Sopra, iniziati
nel novembre scorso. Grazie
a un inverno particolarmente mite e poco piovoso, finalmente un nuovo tetto in legno e tegole ricopre la parte
di ampliamento e quella della zona notte completamente
ristrutturata.
Il nuovo edificio collegato
ora da una scala interna si
presenta senz’altro più funzionale. Si stanno adesso realizzando gli impianti idraulici
ed elettrici, mentre sono già
stati ordinati serramenti e
piastrelle, per i cui costi contiamo molto sull’aiuto di tutte le chiese nonché sulla solidarietà di tutte le amiche
e amici di Tramonti. Pertanto attendiamo fiduciosi un
concreto contributo da parte di tutte le comunità evangeliche italiane e estere e di
I lavori di ristrutturazione al centro «Menegon»
quanti hanno a cuore Tramonti, ricordando che in tal
modo ognuno di noi potrà
partecipare alla realizzazione
di un’opera che vuole continuare a essere una testimonianza di fede e diventare un
punto d’incontro fra etnie e
culture diverse di tutta l’Europa, gettando un ponte verso l’Est europeo, per la costruzione «insieme» della
cultura della pace e della fratellanza.
Le offerte potranno essere
versate sul conto corrente
bancario n. 7170500192 domiciliato presso la Banca
commerciale italiana, filiale
di Pordenone (ABI 2002 CAB
12500); oppure sul ccp numero 12168597 intestato a
Pradolin Alessio, via S. Caterina 3,33170 Pordenone.
Un concerto organizzato dalla Chiesa valdese di Bari
La fede evangelica nella musica di Bach
ELENA VIGLIANO'
NELL’AMBITO delle manifestazioni organizzate
dalla Chiesa valdese di Bari
per il 150° anniversario delle
Lettere Patenti, il 4 aprile ha
avuto luogo un secondo concerto, questa volta dedicato
completamente a musiche di
Johann Sebastian Bach, che
può essere considerato il
cantore della Riforma con il
suo continuo ricorrere alle
melodie dei corali luterani,
elaborati sia vocalmente che
strumentalmente, tenendo
conto del significato del testo, anche nelle versioni organistiche.
Sono stati eseguiti sette
Preludi a corale per organo,
che si rifacevano a una consuetudine pratica: l’organista
svolgeva il preludio sulla melodia del corale che sarebbe
poi stato eseguito dalla comunità nel corso del culto, in
modo da ricordare a tutti la
melodia stessa. Questa pratica si riscontra anche prima di
Bach, e sia Pachelbel sia Buxtehude (per citare solo i musicisti più importanti) hanno
praticato tale tipo di composizione organistica, comprensiva anche di Variazioni
su corale. Partite, Fantasie.
Essi determinarono fortemente la formazione di Bach,
l’uno (Buxtehude) nel contrappunto austero, l’altro
(Pachelbel) con lo stile cantabile e toccatistico: il tutto
porterà a una perfetta fusione e equilibrio nella produzione organistica di Bach.
Nel predisporre il programma si è tenuta presente questa successione, facendo precedere ai Corali, egregiamente eseguiti dal Coro ecumeni
L'Unione Cristiana
Evangelica Battista d'Italia
ha avviato le procedure per la selezione
di un/a candidato/a all'incarico di
Segretario generale
che deve possedere i seguenti requisiti:
✓ laurea in discipline giuridiche o economiche oppure
diploma di scuola media superiore con pluriennale
esperienza di gestione amministrativa;
✓ ottima conoscenza dell'inglese parlato e scritto e,
preferibilmente, di altre lingue;
✓ capacità realizzativa di concretizzare le decisioni
prese, di lavorare per progetti, di proattività e di
aara;
coordinare il lavoro di squai
✓ capacità di gestione del personale degli uffici, di valutazione, motivazione e qualificazione professionale
delle persone;
✓ capacità di gestione deH'amministrazione dell'Ucebi
e della redazione dei bilanci e dei rendiconti amministrativi secondo corretti principi contabili;
^ capacità di analisi dei fatti economico-finanziari, dei
bilanci, della loro interpretazione e della formulazione di azioni propositive;
✓ capacità di rappresentanza dell'Ucebi in consessi nazionali ed internazionali nelle fattispecie delegate;
✓ preferibile appartenenza all'ambiente evangelico e
conoscenza dello stesso.
Le domande, accompagnate da curriculum vitae e da
ogni altro documento considerato utile ai fini della candidatura, dovranno pervenire via e-mail, fax, ecc. entro
il 15 maggio 1998 a:
Ucebi, piazza S. Lorenzo in Lucina 35 - 00186
Roma - tei. 06-6876124/6872261; fax 066876185; e-mail Ucebi.it@Agora.stm.it.
co di Bari diretto dal maestro
Bepi Speranza, le elaborazioni organistiche delle stesse
melodie. I brani corali sono
stati tratti da varie cantate, e
il concerto si è concluso con il
corale della Cantata Ein feste
Burg ist unser Gott (Una forte
rocca è il nostro Dio). Molto
apprezzati sono stati le esecuzioni organistiche di Sergio
Biancofiore e l’impegno del
Coro ecumenico nell’affrontare un repertorio così entusiasmante. Il concerto, organizzato dall’Associazione musicale «Il coretto» d’intesa con
la Chiesa valdese, si è svolto
nella chiesa di Santa Maria
del Monte Carmelo, che ha
volentieri accolto gli esecutori e gli ascoltatori, con l’augurio del ripetersi di appuntamenti di questo tipo.
* presidente dell'Associazione
musicale «Il coretto»
M Venezia
Studi biblici
ecumenici
al Lido
Da ormai tre anni la Chiesa
valdese e metodista accoglie
il martedì allo studio biblico
condotto dalla pastora Laura
Leone anche alcune sorelle
cattoliche. In primo luogo sono state esaminate alcune figure femminili dell’Antico
Testamento; lo studio si è articolato in valutazioni storiche, sociologiche, etiche e
soprattutto di fede. Si parte
sempre da una premessa
molto ampia, in cui i riferimenti a altri passi della Scrittura sono letti e accuratamente meditati, dove la situazione viene esaminata con fedeltà al testo, e con continue
verifiche sul nostro modo di
vivere la parola di Dio e su
che tipo di testimonianza potremmo e dovremmo offrire
nella società in cui viviamo.
Oltre agli studi biblici consueti della Chiesa valdese e
metodista, si svolge quest’anno un’esperienza nuova iniziata al Lido a cui si presta la
pastora Laura Leone. Si tratta
di circa 20-25 persone, tra cui
quattro o cinque evangelici e
diversi cattolici con diverse
responsabilità nella loro chiesa: un parroco, tre diaconi ordinati, un lettore. Questo studio biblico ha riscosso un
grande entusiasmo da parte
di tutti. Speriamo che questa
luce, che è la luce di Cristo,
possa continuare a risplendere su di noi con il sostegno di
tutta la comunità valdese e
metodista di Venezia.
(m.p.p., dalla circolare
«L'aratro»)
La pastora Laura Leone
MONACHE
PINEROLO — Durante l’assemblea di chiesa del 19 aprile sono
stati eletti delegati alla Conferenza distrettuale Stefano
D’Amore, Loretta Cardon e Remo Long (supplente Ada
Gardiol) e deputate al Sinodo Mariangela Anrico e Maria
Luisa Mathieu (supplente Dina Rostagno). Nella stessa assemblea è stata eletta quale membro del Concistoro per la
zona di Piossasco Paola Maurino.
• Nel periodo di Pasqua hanno risposto alla chiamata del
Signore Roberto Bounous, originario di Villasecca, e Maddalena Melli Anrico, proveniente da Bobbio Pellice. Sia la
parola del Signore di conforto a coloro che li piangono.
SAN GERMANO — Emma Bouchard ved. Sappei, ospite
dell’Asilo da diversi anni, è deceduta all’età di 95 anni. Ai
numerosi nipoti sia a san Germano sia altrove vada
l’espressione di cristiana simpatia da parte di tutti noi che
le abbiamo voluto bene e l’abbiamo stimata. Anche Emanuele Arrigoni che, con il fratello Ernesto ormai scomparso
da vari anni è stato ospite dell’Asilo da lungo tempo, non è
più con noi. Alla sorella e al fratello diciamo ancora la nostra parola di cristiana e fraterna simpatia.
CARUNCHIO (Ch) — Domenica 10 maggio è convocata l’Assemblea del 12° circuito delle chiese valdesi e metodiste.
Dopo il culto viene preso in esame lo stato della vita spirituale delle chiese del circuito e il rapporto del Consiglio sul
proprio operato. A seguire relazione finanziaria e elezioni.
ANGROGNA — La comunità si è raccolta con simpatia fraterna
intorno ai familiari di Alida Chiavia Bertot, deceduta improvvisamente all’ospedale di Pinerolo, e di Filippo Pons,
da molti anni ospite dell’Asilo di San Giovanni.
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
venerdì 8 MAGGln
Agenda
NAPOLI — In occasione del 50° anniversario della Dichi,
razione universale dei diritti umani, l’associazione «p,
cultura» organizza il convegno con mostra «Una terra dii)
ce per far nascere una coscienza di pace e di fratellami
nelle menti e nei cuori degli uomini», con inizio alle ore
presso la sala Gemito (di fronte al Museo nazionale).
T
■ p-in mstn/iin
Come acci
w »jooaivalde:
in
ROMA — La Chiesa battista della Garbatella organizza p» ¿(^are ur
le tre mattinate, a partire dalle 10,30, la Mostra della Bj]). deliberar
bia. Inoltre il sabato alle 18,30 si tiene una tavola rotondiM’Ucebi
sul tema: «Attualità del libro dell’Esodo: dalla terradi dell’otto per
schiavitù alla terra promessa». Intervengono il teologa iptivazion
biblista cattolico Giuseppe Barbaglio, il prof. Daniele Gai, atura e non
rone, la pastora Anna Maffei, don Franco Amatori. La seri felicitate al
alle ore 20,30, concerto del coro «Ipharadisi». ^ Santa
ibre del 1
accettare
TORINO — Alle ore 16, nel salone valdese di corso Vittorio *°ttistfpòicl
Emanuele 23, il Centro evangelico di cultura organizza m ■ s ringhi
incontro sul tema: «La predicazione evangelica di fronte al ¿i la se
la crisi del XX secolo: l’esempio di Giovanni Miegge ed ¿gHo
Carlo Gay». Intervengono i pastori valdesi Daniela Di Cari ■ e qu<
e Luciano Deodato e Claudio Tron, insegnante e predicato *'*^'nassa at
re. Nel corso delTincontro saranno presentati il libro d L
sermoni di Carlo Gay («Il canto della fede») e il volume d ¡n i
«Scritti pastorali» di Giovanni Miegge (ed. Claudiana). fgssionis» St
L ' ... JOmaggio, ' ig’ct’
MESTRE — Alle 9,30, presso la Casa Cardinal Urbani(vi|^“®*^^*°’ *■
Castellana 16/A) inizia il LXXX Convegno dei gruppi Sat
'clero». Non 1
del Triveneto, che prevede una meditazione biblica a curi
di Lucia Ambrosini e una tavola rotonda sul tema: «L'O r
riente e l’Occidente di fronte alla natura». Intervengono «^ifangelica
proff. Antonio Rigopoulos e Sùnone Morandini. Per infot ° ®
mazioni: Paola Bressan (tei. 041-950340). Potrebbe es
MEANA DI SUSA — A partire dalle 15,30 la Chiesa battista [jyQjg dei b
(frazione Campo del carro) organizza la festa del 104“ anni- q per c
versarlo della sua presenza nella cittadina. dell'Opm ad
ROMA — Alle ore 16, in via Giusti 12, il Sae organizzano pegnate in a
incontro sul tema: «Ecumenismo, cammino di comunione rie, i cui me
con interventi di Innocenzo Gargano e di Valdo Benecchi. irocetta per
rebbeconse
Sbilancio de
Sonoinoti
TRIESTE — Alle ore 18,30, presso la sede del Gruppo ecu- convincoi
menico (via Tigor 24), si tiene un incontro sul tema: «Il mo- diamofspoi
vimento pentecostale a Trieste». ter/nflessic
i2 triàm ^ Ü
ROMA — Alle ore 18, nell’Aula magna della Chiesa metodista (via Firenze 38), Alfredo Galasso e Elio Veltriparlano
sul tema: «La questione morale. L’Italia di Tangentopoli»
per la serie di incontri «Come eravamo, come siamo» organizzata dall’associazione «L’altritalia».
Mjimaist
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iUncordatc
SONDRIO — Alle ore 20,45, nella sala «Besta» della Bana
popolare di Sondrio (via Vittorio Veneto) si tiene una tavola rotonda dal titolo: «Tra secoli e millenni: l’uomo eloj
scorrere del tempo». Partecipano il buddista L'^^*^°^®Lum;ornar
lottin; Andrea Caelli, docente presso il Seminario di Corno; ^ ^
Elia Richetti, docente presso il Collegio rabbinico di Mila- t
no; l’induista Rohini Devi; Domenico Paterna, islamico; *
Renato Di Lorenzo, pastore e membro del Gruppo ecumenico «Dietrich Bonhoeffer» di Sondrio. jgfurono^
TORINO — Alle ore 16 e alle ore 20,45, presso la sala valdc- Cogltuzione
se di via Pio V 15 (I piano), si tiene il quarto incontro de» i^gfogjjg ^jj
serie «Come è cresciuta la nostra fede -1 profeti» a curad» ¡léipg^jj
pastore Giorgio Bouchard, sul tema: «La giustizia sociale»- lon ricordc
■»tensibil
‘A della
17 maggio
CASORATE PRIMO — Alle ore 10,30, nella chiesa battisi
(via Tosi 21), avrà luogo, durante il culto, una cerimonia» irotestantes
ricordo del pastore Carmelo Inguanti, fondatore della c» jtgggg
munità, con la partecipazione del past. Piero Bensi. a coscienza
Radio e teieoisione T
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 si
primo programma radiofonico della Rai, predicazione .¡j
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appu®*!- sei
menti e commenti di attualità. «asse
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue acuj ftendum c
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ‘‘ ttanziame
smessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replic >
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Dome®
17 maggio (replica 25 maggio) andrà in onda: «Il
delle chiese nel processo di pace in Irlanda dopo gli acc
di Stormont; Incontri, rubrica biblica: cantare «are o
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa *1
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni^ dia barr
ve
ma del venerdì di uscita del settimanale.
ITALIA ESTERO,^ Ha l^bbo
- ordinario - ridotto £ 105.000 £ 85.000 - ordinario - via aerea f 160.0^ £ 195.^ £ 250.¡
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore
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- cumulativo Riforma + Confronti £145.000 (soioitalia)
Per abborìarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
Intestato a Edizioni Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Tot
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17
GIO15 8 MAGGIO 1998
PAG. 9 RIFORMA
a Dichij,
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atellaaj,
Weoreii
e).
Continua la discussione tra le chiese battiste italiane sull'eventuale accettazione dell'otto per mille dell'Irpef
¡pensiamo al senso della nostra testimonianza, cristiana e battista
iSeiie riflessioni e una proposta per dire un no definitivo a un meccanismo nato come privilegio ecclesiastico e che tale
^fa nonostante il suo allargamento a varie chiese evangeliche. L'anticonformismo è una caratteristica tipicamente battista
come accadde a suo temai valdesi, anche nella
’ '^^ILione battista una parte
Shostri fratelli propone di
nizzapj Attuare una retromarcia e
Iella Bib, faeliberare in Assemblea
irotond, M’Ucebi l’accettazione
I terrai deE’btto per mille (Opm). Le
teologai motivazioni sono di varia
“eie Gai, «atura e non tutte sono state
'•Laseri ¿citate al convegno tenuta Santa Severa nel dibre del 1997.
iccettare l’Opm. si dice,
jonlede la nostra identità di
0 Vittorij poiché l’Italia di oggi
Rizzai® ipj è l’Inghilterra del 1600 e
fronteal mindila separazione della
egge e d ¡jjjggg ¿alio stato (la nostra
'DiCarli ijjgjiii e quella dello stato)
redicatoiggjj passa attraverso il rifiuto
dell’Opm.
1 libro d|j^„’hfvn. L’Opm non pone
■bani (vii
■uppi Sai
ica a cuti
na: «L’Q,
tengono
Per infoi
a battista
04“ anni
mizza mi
pei
ìav
olumed agsstmi) in uno «status confessionis». Se si rifiuta l’Opm
occorrp rifiutare altre agevolazioni che finora abbiamo
accettato, come il «Fondo
clero». Non ha senso seguitare a jon accedervi, dopo che
gli altri evangelici «storici» e
«evangelicali», lo hanno accettato 0 si accingono a farlo.
Potrebbe essere l’occasione
ler impiantare un’attività a
favore dei bambini emarginati 0 per consentire l’uso
dell’Opm ad associazioni impegnate in attività umanitanunionei de, i cui membri barrino la
inecchi. 1 irocetta per noi. L’Opm porebbe consentirci di risanare
Ibilancio dell’Ucebi.
Sonotaotivazioni che non
dcondiltono e a cui intendiamofispondere con alcune
érea/filessioni.
I i - Il separatismo
c'entra eccome!
Visi vuole affermare che la
il® separazione della chieuifallo stato (per il quale i
ptisti e altri evangelici si
perone nel Seicento conpia monarchia inglese e la
■UaBancalf®sa anglicana) oggi è pieunatavo-^®“*^ realizzata nell’Italia
omo e loff”i*i’^bcana e democratica,
ianoZei- j*^teuna cosa non vera. Il
di Como; ’“."cordato mussoliniano,
3 di Mila lionato da Craxi, è pienaislamico; in vigore. Come non
0 ecume- ''““''dare che nel 1947 le Inicseper le minoranze religio1 oiHf. ^“““ono introdotte nella
. Il, i’CStftuzione per coprire con
" ri di fico la conferma
a cu Patti Lateranensi? Come
a;®" ricordare che nel 1985
istensibilità ad altri delvpm della Chiesa cattolica
ippo eoia: «limo.
.a
ìsametoriparlano
entopoli»
iamo» or
si.
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ue a (
Dome"“
rontribat
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98
battisi F"Posta dal radicale Spaimoniai', ® ® non richiesta dal
, ¿glia co ^ i"®iontesimo italiano) eb“ la stessa logica di salvare
“ coscienza ai laici offrendo
eoe alle minoranze religio— "ioro porziuncola di assi
le 7,27 SI '’“O^i^alismo? Nel nostro paecazionc Ir.ieoe ha avuto la Controorma senza essere stato
“ccato dalla Riforma) la
CUI dirigente, dopo un retdia tra ^®''dum che ha abrogato il
replico- dei
r, .Lonii^'fi- ha approvato una leg' he li finanzia con il 4 per
e dell’Irpef. Ma il 4 per
lutila * Poetiti è facoltativo, si
. '• „A ® c “cri dare (pare
ihv,-*"!? d degli italiani
K. barrato la crocetta)
P®e rnille alle reli“O'oon si può non dare.
ilji.°®®,dire, a proposito di
Ìtem degli altri», di un sibpn!-""® costringe chi non
gioso a finanziare le reli
,, Hai fatto
^ abbonamenti
gioni? Non dovremmo seguitare a difendere l’idea che la
fede debba reggersi, per le
sue materiali necessità, sul
contributo personale, diretto
e volontario di chi la professa? Quest’idea, ben presente
ai primi battisti che propugnavano la libertà religiosa, è
tutt’altro che acquisita nell’Italia che «va in Europa».
Dovremo invece confessare
che, avendo le tradizionali
forze laiche dismesso questa
battaglia e avendo noi firmato la nostra brava intesa, non
ci sentiamo di seguitare a
chiedere l’abolizione del
Concordato e dell’aspetto più
ributtante della legge sull’Opm; il diritto dei gruppi religiosi beneficiari a ripartirsi
se lo desiderano il gruzzolo
delle quote di Opm dei tanti
che non hanno barrato alcuna crocetta?
2 - Lo stato laico
e democratico e le tasse
A proposito di confronto
con l’Inghilterra del Seicento,
non si tratta di negare ciò che
è ovvio (e cioè che nell’Italia
di oggi la libertà di religione è
assicurata anche se non in
misura eguale per tutti).
Si tratta invece di vigilare
affinché ciò che «diamo a Cesare», l’Irpef e le altre imposte, venga usato per realizzare quei diritti che, secondo la
Costituzione, rendono concreta la democrazia e la libertà (e non solo quella religiosa): il diritto al lavoro,
all’istruzione, alla salute, a
una vecchiaia dignitosa; e
anche all’assistenza, quando
è necessario, ma non con i
residui di Opm di quanti non
optano per nessuna confessione religiosa! Viceversa,
nella Repubblica fondata sul
lavoro, milioni di cittadini
sopravvivono nella disoccupazione e nella povertà.
Ciò che diamo a Cesare viene usato per sostenere la vendita di auto, le scuole private
e le istituzioni religiose, secondo una gerarchia di valori che pone al sommo il dio
Mercato. Accade dunque che,
mentre si scatena in quasi tutte le minoranze religiose la
corsa all’otto per mille, moderna «auri sacra fames», il
governo riduce la spesa sociale, confessionalizza l’assistenza delegandone una parte alle
chiese, e finanzia le scuole
private e cattoliche, anziché
potenziare quella statale. Cosi
si crea per noi cristiani una
doppia illusione: a) che Cesare sia democratico poiché è
disposto a finanziare egualmente tutte le religioni (forse
perché è dell’Ulivo?): b) che
noi possiamo sopperire alle
sue inadempienze con le nostre buone «opere sociali»
(ma finanziate dal fisco).
Ampliando la visuale il nostro Cesare, inserito nell’Europa e nel club dei G7, alleato
e portatore di una religione
pagana la cui trinità è Profitto, Euro e Competizione Globale, contribuisce ad allargare la forbice fra il mondo sviluppato e i due terzi dell’umanità povera. Che cosa è
più vitale, spiritualmente e
materialmente, per noi oggi:
dissentire fortemente e profeticamente dallo stato (come fecero i battisti inglesi del
Seicento), o tacere e intascare la nostra parte? Chi vuole
ben osservare vedrà che
qualche continuità, fra il Seicento e oggi c’è. Comunque
Cesare (anche se non è Borgia) fa il suo mestiere. Ma
noi? daremo a Dio quel che è
di Cesare (l’Opm) e ci terremo in tasca quel che è di Dio
(le nostre «decime»)?
Foto di gruppo a un’assemblea battista
3 - Perché essere solo
favoriti se si può essere
scandalosamente
privilegiati?
L’argomento, serio, del
«Fondo clero» si riassume in
un sillogismo: Il «Fondo clero», che è un privilegio, lo abbiamo accettato; l’Opm è un
privilegio anch’esso; visto
che non sono in grado di rifiutare tutti e due subito, tanto vale per coerenza accettare anche l’Opm.
È come dire: il mio primo
figlio è disoccupato; il secondo ha un lavoro precario; dato che non riesco a trovare un
lavoro al primo tanto vale che
anche il secondo si licenzi.
Pur nella sua logica assurda, questo argomento è importante poiché ci aiuta a
mettere a fuoco 3 punti: a) ci
ricorda che non saremo mai
esenti da incoerenze e peccati (la stessa defiscalizzazione,
a suo tempo accettata, configura le nostre offerte per il
culto più come un penoso costo da «scaricare», che come
dono gioioso e convinto); b)
ci fa vedere che è insensato
fare del privilegio e del peccato il nostro criterio di scelta;
c) ci rassicura che tutti siamo
d’accordo nel considerare un
peccato sia l’Opm sia il «Fondo clero». Si tratta, oggi, di
decidere non tanto se tuffarci
nella purezza o nel peccato,
quanto la direzione verso cui
vogliamo andare, l’orizzonte
a cui tendere: quello della
crescente autonomia, del ri
definire i nostri obbiettivi di
testimonianza, del perseguirli
per fede, quindi con le nostre
tasche. Certo, l’alternativa è
più facile e deresponsabilizzante: far dipendere le nostre
buone opere dalla sovvenzione dello stato, sperando che
essa susciti nuove vocazioni
al diaconato e al servizio.
4 - Opm, conformismo
e identità battista
Quanto all’argomento che
non possiamo, noi battisti,
restar fuori dall’Opm dopo
che tutte le altre correnti, storiche e non, dell’evangelismo
italiano lo hanno accettato,
esso non dovrebbe sfiorarci
poiché si tratta del principio
del conformismo. I battisti
furono dissenzienti e anticonformisti sin dalle loro origini. Tuttavia basta interrogare i membri delle nostre
comunità per scoprire quanto sottile sia lo spessore della
memoria storica quasi che
coltivarla e interrogarsi su ciò
che significa essere battisti
oggi fosse irrilevante o indelicato (forse per i nostri rapporti con gli altri evangelici o
con i cristiani cattolici?). Non
bisognerebbe invece prendere esempio dai valdesi, che
coltivano con tanta cura la
memoria delle loro radici?
Nella vicenda storica dei
nostri predecessori possiamo
discernere ciò che ci sembra
positivo e degno di essere riproposto da ciò che rappresenta il peccato: contro lo
schiavismo e la segregazione
Appello
«Date e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, scossa, pigiata, traboccante; poiché con la misura
onde misurate, sarà misurato a voi» (Luca 6,38)
Proponiamo pertanto a tutte le comunità battiste italiane
1) Di discutere subito, prima dell’assemblea delI’Ucebi,
della questione dell’Otto per mille, e di restare congregazionaliste pronunciando un chiaro no al finanziamento
statale delle confessioni religiose;
2) di affrontare il problema del pareggio del bilancio
dell'Ucebi neU’unico modo coerente con il congregazionalismo battista promuovendo, prima dell’Assemblea, una
sottoscrizione straordinaria e vigilando, assistendo fraternamente e pregando per i fratelli destinati a guidare il risanamento dell’Unione.
Che l’Assemblea ci faccia incontrare con abbondanti frutti.
razziale, che pur coinvolse
anche molti battisti, scegliamo M. L. King e quindi la linea della fratellanza verso gli
immigrati: contro la conduzione «vescovile» delle comunità, che coinvolse vari pastori battisti anche in Italia, scegliamo la gestione democratica e congregazionalista. Tra
le tendenze dirigiste dei nostri fratelli missionari americani e la generosità con cui ci
sostennero a partire dal secondo dopoguerra, è questa
che scegliamo e riproponiamo a noi stessi come regola di
condotta. Per Grazia di Dio
siamo stati da loro sostenuti;
per Grazia siamo chiamati a
sostenere gli strumenti della
nostra fratellanza interna
(l’Unione, il Piano di solidarietà), che sono anche strumenti della nostra testimonianza della Buona Notizia.
La memoria del passato
aiuta a ridefinire la rotta per
il futuro (se crediamo che la
presenza battista in Italia abbia un senso e un futuro).
D’altronde gli stessi rapporti
ecumenici sono vivi se accanto ai livelli di unità e di
vera condivisione, permangono le caratteristiche peculiari di ciascun partner, che
rappresentano la ricchezza
feconda della diversità. Se viceversa prevale l’appiattimento ola tendenza a egemonizzare e inglobare, allora
si tratta di una vecchia umana storia di rapporti di forza,
di cui si può fare a meno.
5 - La scelta dell'Opm
e lo «status confessionis»
La relazione del Comitato
esecutivo (Ce) tende a escludere, in riferimento al convegno di Santa Severa, che un
eventuale accettazione delrOpm possa determinare
uno «status confessionis». Il
Ce ha pienamente ragione se
intende dire che nessuno dei
partecipanti al convegno
considerava i fratelli valdesi o
metodisti meno cristiani a
causa della loro accettazione
del finanziamento statale alla
loro fede. Ha torto se invece
ritiene che tutti i fratelli che
sentono l’indipendenza delle
chiese battiste dal finanziamento statale come elemen
to essenziale della loro identità possano serenamente
condividere questa fisionomia con chi la alterasse così
pesantemente con l’Opm.
Nessuna disciplina di partito,
di assemblea, di maggioranza
può imporre alla coscienza
individuale qualcosa che ad
essa ripugna. Anche per questo i battisti del 1600 (non da
soli e non solo per loro stessi)
lottarono.
6 - Dall'Opm nuove
vocazioni diaconali?
Allo scopo di prevenire lacerazioni interne sono state
avanzate, sia al convegno di
Santa Severa che più recentemente, proposte di uso delrOpm per opere umanitarie
(a favore dell’infanzia vittima
di vessazioni e violenze o di
associazioni che si adoperino
per obiettivi in sintonia con
la «pace, giustizia e salvaguardia del creato»). Queste
proposte non tengono conto
di 3 circostanze:
1) chi ripropone l’Opm
spesso pensa essenzialmente
al bilancio dell’Ucebi (rispetto al quale le nostre opere
hanno più spesso rappresentato un aiuto che un costo);
2) la scelta di impegnarsi
maggiormente per opere sociali non può dipendere dal
fatto che vi sia un gruzzolo
disponibile, quanto dall’abbondanza di risorse umane
(competenza e spirito vocazionale). È questa la nostra
situazione?
3) per associazioni no profit dedite a una molteplicità
di funzioni assistenziali,
umanitarie ed educative vi
sono fondi europei, «laici», a
disposizione di tutti gli esseri
di buona volontà, «senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, eccetera». Basta documentarsi e attrezzarsi sul piano organizzativo e
normativo.
7 - Con l'Opm si può
risanare il bilancio
dell'Ucebi?
C’è chi lo pensa. Ma l’Opm
non è l’unica strada, né la
migliore. Si tratta di ridurre e
razionalizzare le spese di gestione dell’Ucebi: probabilmente anche di cambiare il
nostro stile di gestione; di
rendere più redditizio il patrimonio immobiliare (dono
dei fratelli americani); di venderne, se necessario, un
«pezzo» per eliminare il debito accumulato; forse anche di
cambiare qualche nome. In
questa direzione stanno già
lavorando molti fratelli del
Comitato esecutivo e dell’apparato amministrativo della
Unione. Si tratta soprattutto
di sostenere i loro sforzi chiamando le comunità e i singoli
ad essere protagonisti del rilancio della testimonianza
battista e del risanamento del
bilancio dell’Ucebi.
Siamo convinti che affidarsi all’otto per Mille snatura la
fisionomia delle chiese battiste, impoverisce la varietà dei
doni del protestantesimo italiano, rende contraddittorio
il nostro impegno per uno
stato laico e democratico.
Siamo convinti che essere
cristiani battisti consista in
un unico processo che comincia con la nostra accettazione dell’Evangelo mediante
il battesimo e seguita con la
condivisione comunitaria dei
costi materiali della testimonianza cristiana.
Maurizio Girolami,
Giorgio Aimo, Domenico
Ferro, Elena Girolami,
Enrico Saccomani
18
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 8 MAGGIO V
Riforma
I 50 anni di Israele
Gioacchino Pistone
Le vicende che portarono alla fondazione del primo stato ebraico indipendente dopo quasi duemila anni, andrebbero meglio conosciute nel loro svolgimento, talvolta
epico, sempre drammatico, spesso tragico per tutti, sia
ebrei che arabi. Prima di tutto il sionismo che, con tutte le
specificità del caso, fu uno degli ultimi movimenti europei
di emancipazione nazionale. Caratterizzato in senso decisamente socialista e con forti influenze marxiste, rivalutò
il lavoro manuale, in particolare agricolo: si sperava che
sarebbero stati direttamente gli ebrei a far rifiorire U deserto e a trasformare lande semiabbandonate nella «terra
in cui scorre il latte e il miele». Queste convinzioni permearono il periodo deH’immigrazione e portarono allo
sviluppo delle fattorie agricole collettive, i kibbutzim, in
cui valeva il principio «da ciascuno secondo le possibilità,
a ciascuno secondo i bisogni», in cui vigeva una forte democrazia e si sperimentavano forme innovative di educazione dei bambini, di gestione degli spazi e del tempo. I
kibbutzim, che furono ii simbolo della ricostruzione dello
stato ebraico, sono oggi deUe moderne ed efficienti aziende cooperative agricole e industriali, continuano ad avere
un ruolo importante e riconosciuto, ma non costituiscono
più per tutta la società U modeUo di valori è prospettive.
Dal 1967 sono immigrati in Israele da ogni parte del
mondo più di un milione di ebrei su una popolazione che
è attualmente di 6 milioni. Accoglierli, insegnare a moltissimi di loro una lingua nuova, inserirU in una società a
loro estranea, dar loro casa, lavoro, assistenza sarebbe
stato uno sforzo titanico per qualunque nazione prospera
e pacifica (pensiamo ai problemi deU’immigrazione attuale in Italia), figurarsi in un paese in perdurante stato
di guerra. Ciononostante, Israele è un paese normale, nel
bene come nel male, in cui esistono anche la deUnquenza
spicciola e la corruzione politica. Ma sembra non avere il
diritto di essere normale, di essere giudicato, cioè, con gli
stessi criteri con cui si giudica qualunque altro stato. Le
sue azioni sembra debbano rispondere a criteri assoluti
meta-politici e meta-storici, che non ci si sogna di chiedere alla Siria o all’Egitto, alla Francia o all’Italia.
Certo, Israele è un paese con molti problemi irrisolti, in
cui esistono forme di ingiustizia anche palesi e in cui i legittimi diritti del popolo palestinese non sono ancora pienamente riconosciuti. Tuttavia, è l’unico stato democratico in cui si svolgano libere elezioni in un’ampia fascia
geografica che va dal Marocco al Sudan, all’Iran. Israele è
un paese segnato da tutti i drammi e le durezze di questa
guerra che dura da più di 50 anni.
Cinquant’anni anni di ferite e di lutti, da parte israeliana, palestinese e araba. Ciò spiega forse molte lentezze
del processo di pace, ma lo rende anche più urgente che
mai. Questa situazione ha avuto ovviamente delle conseguenze sulla democrazia israeliana, ha portato all’adozione di misure autoritarie, senza però degenerare in forme
di dittatura militare o civile. Non ci sono mai state neppure tentazioni in questo senso, cosa che invece è successa
in Italia per almeno un decennio. Nonostante l’impasse
attuale, il processo di pacificazione con i palestinesi e i vicini stati arabi appare irreversibile e inarrestabile alla
maggioranza degli osservatori. La soluzione che si intravede è senza precedenti nella storia, eppure è l’unica possibile: far convivere due stati nella stessa terra.
Lo stato di Israele avrebbe dovuto raccogliere, secondo
il sogno dei primi sionisti, tutti gli ebrei provenienti dalla
diaspora. Oggi solo un ebreo su tre vive in Israele. Ma tutti
sanno di avere uno stato in cui recarsi, se lo vogliono, e
che, se necessario, verrà loro in aiuto con i mezzi di cui dispone. Israele è profondamente segnato da duemila anni
di intolleranze e persecuzioni, in particolare dalla tragedia
della Shoah. Tra pochi anni non ci saranno più sopravvissuti dei campi di sterminio a dire: «Io c’ero, è successo».
Allora sarà l’esistenza stessa di Israele la memoria collettiva visibile affinché tutti ricordino e ciò che è accaduto non
si ripeta. Non è sicuramente un destino agevole, ma quando mai il popolo d’Israele ha avuto un destino agevole?
A
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRARCA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 18 del 1® maggio 1998 è stalo consegnato per l’inoltro
postale all’Ufficio CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino
mercoledì 29 aprile 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
L'Italia vista con gli occhi di una minoranza religiosa
Un mondo a rovescio
Continuare a cercare il dialogo in un mondo che ti ignora
misconosce o travisa richiede spesso un'eroica pazienza
PIERA ECIDI
COM’E il nostro mondo,
l’Italia, visto con gli occhi
di una minoranza religiosa?
Un mondo ora triste, ora
amaro, ora comico o addirittura grottesco, ma soprattutto a rovescio. Un mondo
gambe all’aria. Un mondo
che il più delle volte ti ignora,
o ti misconosce, o ti travisa, o
ti passa sopra con indifferenza brutale. Un mondo privo
di categorie culturali, psicologiche prima ancora che religiose, per essere in grado non
diciamo di capirti, ma neppure di vederti. Un mondo che
mescola tutto in una informe
paccottiglia da gran bazar, in
una centrifuga di usa e getta
di cui sono campioni i mass
media e la gran massa degli
odierni politici. E quanta esasperazione essi sono in grado
di produrre negli animi, e
quanti guasti e risentimenti
sono in grado di procurare,
quante incrinature nel filo del
dialogo e nell’ecumenismo,
che è intessuto invece di attenzione, di ascolto, di scoperta e riconoscimento reciproco: in una parola del
«camminare insieme».
Chi tra di noi, credenti delle
varie confessioni in Italia,
continua nonostante tutto a
parlarsi, a incontrarsi, a pregare in mezzo a tanto fastidio,
è veramente un eroe della pazienza e dell’amore. Così come sono stati «eroici» i valdesi
di oggi, eredi di secoli di sterminio, ad aprirsi per primi,
loro, le vittime di persecuzioni secolari, al perdonarsi reciproco nel cammino della riconciliazionè di Graz. E non è
poi molto lontano il tempo,
una, due generazioni da noi,
che un evangelico perdesse o
non trovasse il lavoro perché
tale, che fosse emarginato e
spiato, che pagasse cara e salata la sua fede.
Forse il ritrovato cammino
di fraternità disturba molti,
perché non mancano mai i
«falchi» in ogni situazione e,
per dirla tutta, spiace molto
per chi crede nell’incontro e
nel dialogo vedere sempre
più spesso uno spirito violento di conquista e di potere levarsi con intolleranza tra i
cattolici nel nostro paese, intrecciato strettamente all’aspra battaglia politica in corso, che vede la destra integralista giocare al rialzo e allo
sfascio, travolgendo, nel cinico gioco dei numeri, ogni solidarietà e comune spirito di
cittadinanza. E le forze della
sinistra, tradizionalmente più
attente in tempi di opposizione per non perdere consensi,
cioè numeri del loro elettora
to, trangugiare qualsiasi cosa
riguardi le minoranze che,
come si sa, sono quattro gatti,
e perciò non contano? Al
massimo si può fargli due o
tre riverenze, al momento di
raschiare il barile dei voti in
periodo elettorale. Abilissimi
in ciò i nostri politici, tutti o
quasi rigorosamente «cattolici», sembra un marchio di
qualità imprescindibile, nell’Italia del maggioritario.
Il guaio è, come notava su
altri temi Sabino Gassose («La
Repubblica» del 24 aprile),
che la Costituzione del 1948 è
già cambiata di fatto. Cambiata innanzitutto nella testa
della classe politica, prima
che della gente, per quanto
riguarda i principi di laicità
dello stato e di pari diritti religiosi dei cittadini. E questo
preoccupa non poco. Miliardi pubblici profusi a piene
mani per iniziative della confessione di maggioranza del
nostro paese, laicità della
scuola pubblica continuamente violata, assessorati alla carica per darsi notorietà e
introiti con l’ultima novità
del «turismo del sacro», profluvio di trasmissioni della tv
di stato su temi riguardanti
un’unica confessione religiosa, ecc. se con il proporzionale l’ago della bilancia erano i
laici, con il maggioritario diventano i voti cosiddetti «cattolici» e questo significherà,
nel tipico cinismo politico
italiano di cui siamo secolarmente campioni, che a chissà
quale sacco della comune
cittadinanza assisteremo tra
Torino e Roma, dalla prima
ostensione della Sindone al
Giubileo del 2000.
E a chissà quali frantumazioni nelle coscienze del forte
desiderio di comunione fraterna che si è espresso nel
cammino del cristiani del nostro paese a partire dal Concilio Vaticano II fino al benedetto appuntamento europeo
di Graz. Vogliamo arrivare al
2000 nei cocci di ogni ritrovato spirito di unità? Bisognerebbe che politici e giornalisti
fossero informati sull’impatto
di tutto questo frastuono.
L’ecumenismo è una cosa
troppo seria per lasciarla fare
al pragmatismo e alla barbarie del business! 0 dovremo
alla fine amaramente concludere, perdonatemi la parafrasi, «Quod non fecerunt Barberini, fecerunt barbari» (ciò
che non fecero i Barberini,
potente e corrotta famiglia
della nobiltà fiorentina che
dette nei secoli alto clero e
anche papa Urbano Vili, lo
fanno, oggi, i novelli barbari).
Hanno avuto inizio nei
giorni scorsi, in Israele, i
festeggiamenti per il cinquantenario della nascita
della nazione, che avranno il
loro culmine il 14 maggio,
giorno in cui l’eroe nazionale,
David Ben Gurion, nel 1948,
proclamava ufficialmente lo
Stato d’Israele. Ricordo la
grande commozione dei nostri amici ebrei scampati alle
persecuzioni e ai campi di
sterminio. Ricordo la nostra
emozione, di noi che eravamo stati educati nella lettura
dell’Antico Testamento, avevamo seguito con simpatia
l’epopea sionista e avevamo
auspicato una casa per gli
ebrei di ogni paese, dopo la
spaventosa tragedia della
Shoah, di cui da poco avevamo la documentazione.
Disperso da 1.800 anni in
tutte le parti del mondo, finalmente il popolo ebreo.
sraele!
MM
PIERO bensì
che aveva pur conservato
una sua peculiarità dovunque si trovasse, poteva avere
una sua patria. Si realizzava
nuovamente l’antica promessa: «Io stesso, il Signore,
andrò in cerca delle mie pecore (...) e le trarrò di fra tutti
i popoli e le radunerò dai diversi paesi e le ricondurrò sul
loro suolo, e le pascerò sui
monti d’Israele...».
Cinquant’anni straordinari: i 600.000 di Ben Gurion,
male armati, peggio alloggia
iciazK
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Protestanti e natura
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Il mensile dei Verdi de*,
sul numero di aprile un ^ J
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e l’ambiente e parla del ^ :
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fronti del problema. Accertali le
che in una interpretazioneif,^.® •
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“riempite la terra e assoggl
tatela” (Genesi) non sono»
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umane sul creato», Enzo
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protestantesimo, e scrive 4
il lavoro indefesso è «prinii L’associaz
pio portante di tanto cris#°W™,T.* ¡
nesimo riformistico [sic!] („jb®®“®'
Lavoro e opere tese a vince!®? , ^
la resistenza della naturai,,*’?®'.?™ ^
e il cui successo corrispond®,®.
al segno tangibile di unaGti®??“^®'^®P P
zia (e salvezza) conquistai“® ®
dagli uomini. Il che si può ir®.™®.®* Pr
scontrare tra i metodisti
Wesley del 1700, tra i calviii f®“ ?
sti e nella dottrina pietista,i ®
presso i puritani di Richaii
Baxter». Per parte vaticanas
cita un pronunciamento dd
card. Villot (1971), per il qui
«ogni oltraggio alla creazioni
è un affronto al Creatore».
Post
IL GAZZETTINO
Omosessuali malati*. ^ paneV<
potei;e(HDio
In seguito all'infelice soi Muovo Testai
dell’on. Fini sugli omosessm queUodel me
li, il quotidiano veneto riiei latojftricoloi
sce (Il aprile) di un’inieraistì spirituale de
del vescovo Sennen Corrà di liisdre a sfe
Pordenone a una tv locale, in deì|otere ti
cui avrebbe detto: «(Jualèsta- moaìconforr
to l’atteggiamento di Gesù da- lÉi corrent
vanti all’adultera? Il perdono, tsesiè segi
ma anche il cambiamento. Di S|na ricordi
fronte all’omosessuale chel! fectocifisi
questa tendenza, anche sei Unoi non
per sé la tendenza nonè jipotere, ma
peccato, ci si deve porte cme. Le gius
questi presupposti. Nessuwducono so
cura un alcolista mettendifapno è ma
davanti una botte di vino, c(|»sslbile se]
non si può consentire alliiiicheil cris
mosessuale di coltivare la sfl^oniare
omosessualità. No, dico cheicheèfalso, v.
deve curare». Eppure da M ^bperazi'
l’Organizzazione mondii B®todiess<
della Sanità ha chiaritoti Aquesto pt
l’omosessualità non è ® tardare che
malattia (vedi articolo dii ¡potere; qc
berto Taccia sul numerose! ,5
so, pag. 10). Il discorso del' irtroppo
scovo, che non vorrebbe w_____
omosessuali in veste di ejj
catori, finisce con una pr»l)
sta alternativa di modi
questi tempi: «Si conceo^^
meno ai genitori la libe®
scegliersi un’altra scuola»'
or
ti, senza risorse, si sono trasformati in un popolo di sei
milioni di abitanti, che ha
costruito case per tutti, un
esercito fra i più efficienti del
mondo, istituti universitari
avanzatissimi, città moderne
e il deserto fiorito che dà i
suoi frutti. Israele è l’unico
stato democratico del Medio
Oriente. Circondati da duecento milioni di arabi che li
sbatterebbero volentieri a
mare, gli israeliani hanno
dovuto difendere i propri
confini con le armi e no
angolo del paese che
porti le cicatrici degù a'
tati subiti. Si dice che
lancio sia di un
giorno per tutto questo
zo secolo di storia.
Purtroppo non sew
Israele si è limitato a
dersi: talvolta ha usato 1
lenza, ha ucciso, ha c f
per primo, ha (¡j
estrema durezza i pale’
che vivono nel suo tetn
Questo ha
una mentalità estre
violenta, per cui spess
d’Israele e popolo e
non coincidono pi®'
sanno più udire Q®®
che grida: «Sh’ma
Ascolta Israele...»'
(Rubrica «Parliamone^
me» della trasmissione ,
evangelico» curata au ..
andata in onda dom
aprile).
Amn
In
VI
n
matr
19
L'Associazione di volontariato «Il sassolino bianco»
lidarietà con i bambini di CernobiI
PAG. 1 1 RIFORMA
^ociazione nazionale di
pinato «Il sassolino
promuove e gestisce
ÌHve di solidarietà rivolte
I polarmente al mondo
' SSfanzia. Per questo scooltre a realizzare iniziative
Mdarietà diretta, l’assoX làone attua un’opera di
itura Sbilizzazione sulla neI di conoscenza e interreciproci, tra appar!• ■ Sti ® culture e ambienti
.''Y'NSrsi, L’associazione può
nli*'^-Scipare in qualità anche
\ ' '^'’^18000 ad altre associazioni
volontariato, circoU,
enti pubblici e pn
ri 1 • ¿pi simili a quelli sopraeaei titfr g collaborare con oranismi, nazionali e internaInali, a finalità sociali. L’asIciazione non ha scopo di
Icio. L’associazione per il
lo carattere nazionale promuove la nascita di sezioni
• lerntoriali di volontari.
èS L’associazione organizza
Ito CTi ÌWomi di circa un mese di
3 Lei bielorussi che han
e a vin >o subito e continuano a sunatnrà bile le contaminazioni dirette
orr sSisin^to (cibi) delle radiali nn^r! doni causate dalla esplosione
mZsadclla centrale nucleare di
e s?Dut Cs™®bil presso famiglie e
ptoriUtiMtozioni. Questo mese, ri■a i caWn |d“to ogni anno, ha effetti
pLÌ^efici sulla salute dei radi Ridiali —^---------------------
vaticana!
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per il qui
I creazioK '
latore» ||| potere
non deimondo
inalatil AparteVesaltazione del
potere di Dio, e di Cristo, nel
dice S0Í Áííuw Testamento il potere,
imosessB qneHojdeJ mondo, è consideneto rifei latopticoloso per la crescita
n’ìnternsti spaiale del cristiano. Per
511 Corrà di liisdie a sfuggire al fascino
tv locale, il delpere terreno bisogna
«Qualesta- «offconformarsi» alla mondi Gesùda- Mlcorrente (Romani 12, 2)
II perdona Wsi è seguaci di Gesù, biiamento.Ks(igiia ricordare che il potere
uale cheMiactocifisso. Di fatto, molanchesej fdinoinon solo non evitano
a nonèfctere, ma spesso ne fanno
; porre cofee. Le giustificazioni che si
ti. Nessinidducono sono tante, ma se
nettendyprio è materialmente imdi vino,cjwossibile separarsi da esso,
intire alltìcheil cristiano può fare è
Ivate la siìt^tìlnoniare contro tutto ciò
, dicochescheifaiso, violento, ingiusto,
ure da aiWebperazioni del potere, a
; mondiiTOo di essere emarginato,
biurito 'lAquesto y^jg jg pena
^toare che vi sono tre livelli
•ceto f potere: quello dello stato.
Limerò fatiche in democrazia è
;orso del?
rrebbe ij.
aste di
una proi
li modi!
concedaj
la liberti!
scuola»- '
gazzi che così possono depurarsi delle radiazioni e abbassare la soglia di rischio per
tutte le affezioni provenienti
dalla contaminazione radioattiva.
In particolare l’associazione
attua in collaborazione con
alcuni orfanotrofi della Bielorussia campi in strutture ricettive adatte per l’accoglienza di circa un mese di bambini e ragazzi che non solo subiscono gli effetti di CernobiI
ma vivono una realtà di abbandono familiare o di mancanza di genitori. Questi ragazzi, per non creare loro ulteriori traumi psicologici, non
possono essere accolti presso
le famiglie, ma devono vivere
questo tempo in gruppo e
mantenendo inalterato il loro
ritmo di studio. Nel periodo
del loro soggiorno continuano così a frequentare la scuola grazie alla presenza, pagata
dall’associazione, di interpreti
e insegnanti bielorusse e a
svolgere numerose attività di
svago e di incontro con i loro
pari età italiani. Per l’organizzazione dei campi, oltre al
personale dei centri e delle
strutture ricettive, l’associazione utilizza gruppi di volontari che assistono i bambini in
ogni loro necessità.
Quest’anno è già stato fatto
un campo a Rio Marina (Isola
d’Elba),utilizzando la Casa
valdese per ferie, nel mese di
marzo. I prossimi campi si
svolgeranno a settembre a
Bobbio Penice (To) utilizzando il Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza; a dicembre a Reggello (Fi), utilizzando il Centro ecumenico di
Casa Cares; il prossimo anno
si ripeteranno gli stessi campi, con gli stessi bambini, nelle località citate e stiamo studiando la possibilità di organizzarne dei nuovi in provincia di Roma e in altre località
della penisola.
Ogni gruppo di bambini
degli orfanotrofi è composto
mediamente di 20 unità. Sono in corso di definizione
progetti di adozioni a distanza di bambini che vivono in
situazioni di disagio e di collaborazioni con istituti che lavorano in varie parti del mondo in questo campo. Abbiamo bisogno di soldi (ogni
soggiorno di un mese costa
circa 28 milioni di spese vive)
e di tempo dei volontari sia
per l’organizzazione a monte
sia per lo svolgimento dell’esperienza.
«Il sassolino bianco» ha sede a (50122) Firenze, via Manzoni 21, telefax 055-2346933.
Presidente Ignazio David Buttitta, tei. 0368-3399992.
E-mail: buttitta@iol.it.
Il XXXVIII Convegno della Società di studi valdesi a Torre Pellice
I protestanti nel Risorgimento italiano
«La Bibbia e il Tricolore. I protestanti nel
Risorgimento italiano» è il titolo del XXXVIII
Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia che la Società di studi valdesi, insieme al Centro culturale valdese, organizza per i giorni 30 agosto-l“ settembre a Torre Pellice. Sotto la direzione
scientifica del prof. Gian Paolo Romagnani,
il Convegno ideato nella ricorrenza dei 150
anni dalle Lettere Patenti del 1848, si aprirà
nel pomeriggio del 30 agosto con l’introduzione di Giorgio Tourn e le relazioni del
prof. Romagnani [Carlo Alberto e i valdesi
nel 1848) e di Barbara Modugno [Cittadini
valdesi nello Stato sabaudo 1848-1860). Seguirà una tavola rotonda sul tema Rile^endo «Risòrgimento e protestanti» di Giorgio
Spini, quarantanni dopo: partecipano Giorgio Bouchard, Claudio Pasquet, Paolo Ricca,
Giorgio Rochat per le conclusioni affidate
allo stesso Spini.
La mattina del 31 agosto si terranno le relazioni di Francesca Sofia [Ebrei e Risorgimento), Alberto Cavaglion [Gli ebrei in Italia
dopo il 1848: la lezione di David Levi), Gianni Long [Giuseppe Malan primo deputato
valdese nel Parlamento subalpino), Bartolomeo Gariglio [Felice Govean, la «Gazzetta
del Popolo» e i valdesi). Paolo Cozzo [La polemica antiprotestante dell'«Armonia»), Gabriella Solari [I colportori e la circolazione
della stampa evangelica). Nel pomeriggio,
dopo un’escursione sui luoghi storici e al
Museo storico, i lavori proseguono con gli
interventi di Domenico Maselli [Le Chiese lìbere in Italia), Augusto Comba [I valdesi e la
massoneria prima e dopo Punità), Bruna
Peyrot [Le comunità di Luserna e San Giovanni a metà Ottocento) e Andrea Merlotti (/
valdesi nella storiografia «sabaudista» fra
Ottocento e Novecento). In conclusione verrà
presentato il volume Religious Minorities,
State and Society in Nineteenth Century Europe (Manchester University Press). Intervengono S. Wedenhorst, R. Liedtke, A. Encrevé, D. Maselli, F. Sofia.
Al mattino del 1° settembre le relazioni
sono affidate a André Encrevé (I protestanti
francesi nel 1848), Peter Meadows [L’Inghilterra e gli evangelici italiani nell’Ottocento),
Stephen Wendehorst [Minoranze religiose e
costruzione dell’identità nazionale nell’Europa del XIX secolo), Michael W. Homer
[L’azione missionaria in Italia e nelle valli
valdesi dei gruppi americani «non tradizionali»: avventisti, mormoni, Testimoni di
Geova), Mario Cignoni [Guglielmo Gajani
dalla Repubblica romana alla Chiesa valdese). Nel pomeriggio vi sarà un tema conduttore: «Dall’Italia alle Americhe; emigrazione,
evangelizzazione», che comprenderà i contributi di Mauro Reginato [Minoranze e dinamiche migratorie), Carla Gerondi [La demografia storica e lo studio dei gruppi confessionali), Roberto Bernasconi [L’andamento demografico delle comunità di Torre Pellice, Luserna e San Giovanni prima e dopo il 1848),
Giuseppe Bodrero [L’emigrazione dalla vai
Pellice oltre Oceano), Flora Ferrerò [Dalle
valli valdesi al grande Lago salato: un percorso di conversione).
La Foresteria valdese mette a disposizione
alcune camere per i partecipanti (£ 50.000
pensione completa, 44.000 mezza pensione,
16.000 un pasto). Le iscrizioni devono pe'rvenire entro il 20 agosto presso la segreteria
della Società di studi valdesi (tei. 0121932179, fax 932566) dalle ore 15,30 alle 17,30.
)TA
ifoppo onnipotente; quel
10 di enti vari, che hanno in
pugno commercio, industrie,
beni di consumo, mass media, i quali possono condizionare a proprio vantaggio il
potere centrale; e una gamma
alquanto vasta di «loci» di potere «diffuso» sul territorio nazionale, come la famiglia, il
gruppo sociale, la religione, il
circolo culturale i quali, a seconda della società in cui si
articolano, possono a loro
volta vincolare il sistema governativo.
Il problema è farli contare
veramente, se vale la pena
che contino. E qui entra in
gioco l’opinione pubblica,
che può essere formata con
l’educazione, la conoscenza
dei fatti reali, la collaborazione fra scuola e famiglia. Le
chiese, specie quelle più
grandi e organizzate, se hanno dei privilegi da difendere,
vengono a compromessi con
11 potere politico in una misura non degna della sequela
di Gesù, povero e non garantito. Pur di mantenere la loro
influenza nella società, non
alzano il dito e la voce contro
le malefatte delle autorità, e
mentre così ottengono il riconoscimento da queste, magari mediante concordati.
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MAGGIO 1998
Shoah
Ammissioni, silenzi e impegni vaticani
Politica
Chi sta con i disoccupati?
Ecumenismo
viaggio verso un Concilio universale
Religioni
Raccontare l’Islam al plurale
j. Ebraismo
®^ùtrimonio, pietra del tempio senza luogo
una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
inw 4 1^20.000 con libro in om^gio). Versamento sul ccp 61288007
, to a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Ij copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
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fruendo di molti benefici terreni, di certo non ottengono
il beneplacito di Dio.
Davide Melodia - Livorno
Lettera aperta
al Presidente
Romano Prodi
Signor Presidente,
Lei è certamente a conoscenza del peso insostenibile
che per i paesi poveri rappresenta il debito verso i paesi
ricchi.
La Tavola valdese, che rappresenta le chiese valdesi e
metodiste in Italia, è particolarmente sensibile a questo
problema e, insieme con le
chiese dell’Ecumene cristiano che hanno parte nel Consiglio ecumenico delle chiese
(World Council of Churches)
con sede a Ginevra sta lanciando una campagna di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica affinché l’anno 2000,
0 anno del giubileo, possa
rappresentare non solo una
celebrazione rituale ma anche
e soprattutto un momento
qualificante, storico, arrivan
do a una cancellazione del
debito in modo controllato e
progressivo, e comunque sotto la vigilanza di adeguati organi internazionali.
La prossima riunione del
16 maggio del «G 8» a Birmingham, in Gran Bretagna, potrebbe affrontare questo problema, e avviarlo a soluzione
in modi politicamente, finanziariamente ed economicamente compatibili con il necessario equilibrio di ciascun
paese coinvolto.
L’augurio e la speranza della Tavola valdese sono rivolti
ai rappresentanti del governo
italiano, perché sappiano farsi portavoce di scelte coraggiose ma anche profetiche
per il futuro di tutti i paesi del
mondo, ricchi e poveri.
Certo della Sua comprensione le porgo i migliori saluti
Gianni Rostan
moderatore della Tavola
valdese
Lettere brevi
Preghiamo i lettori di voler contenere i loro graditi
interventi in15-20 righe
dattiloscritte. Grazie
Nella collana «Introduzioni e manuali» è uscito
Bruno Corsani
Introduzione
al Nuovo Testamento
volume II
Epistole e Apocalisse
Seconda edizione aggiornata
pp. 313, L 42.000
Con questo volume dedicato alle Epistole e Apocalisse si
conclude la seconda edizione, interamente riscritta e aggiornata,
della fondamentale Introduzione
al Nuovo Testamento del prof.
Corsani. Indispensabile strumento
di lavoro per una esatta comprensione del N.T., scritto con linguaggio piano e semplice che lo rende
accessibile ad ogni lettore.
Un’opera di cultura biblica serena
e obbiettiva che non può mancare
nelle case di coloro che mettono
la Parola del Signore al centro del- i
la loro vita.
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 • FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
.^nocofsani
pf nuovo
■ ■■■
•m2
Fac simile di lettera
Protestate con noi contro
il disservizio postale
Spett.le Direzione provinciale P.T. di.
Spett.le Direzione dei servizi postali
viale Europa 147
00144 ROMA
e per conoscenza
Spett.le Riforma
via S. Pio V15
10125 TORINO
Con la presente intendo reclamare poiché il/i numero/i
.............della pubblicazione «Riforma» consegnato
dall’editore all’Ufficio postale di Torino via Reiss Romoli 44
int. 11, in data (il mercoledì che precede la data di pubblicazione, che è di venerdì) mi è/sono stato/i recapitato/i solo il
giorno............... con un ritardo fortemente pregiudi
zievole per Tutilizzo di tale pubblicazione ovvero per la sua
lettura in termini di puntualità.
Non è la prima volta che si verifica questa inefficienza
nella consegna del settimanale, inoltre più volte il recapito
di alcuni numeri non è stato effettuato.
Chiedo risposta motivata e assicurazioni scritte
sull’adempimento regolare della consegna e sull’eliminazione dei ritardi nei futuri recapiti.
Distinti saluti
RTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 6-7
Diana, Anna, Èva, Matteo e famiglie Jahier, commossi per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata al caro
Vivi
ringraziano tutti coloro che hanno
condiviso questo momento di
grande dolore.
Pinerolo, 27 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione
e la vita; chi crede in me
anche se muore vivrà.
E chiunque vive e crede
in me, non morirà mai»
Giovanni 11, 25-26
I familiari della compianta
Elena Revei ved. Favout
di anni 88
commossi e riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con
presenza, scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro
dolore. Un ringraziamento particolare alla dott.ssa Pons, al personale infermieristico domiciliare
dell’AusI 10 di Luserna San Giovanni e ai pastori Mario Berruti e
Claudio Pasquet.
Luserna San Giovanni
8 maggio 1998
RINGRAZIAMENTO
La moglie, il fratello e i familiari
tutti del caro
Adolfo Schindler
profondamente commossi per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto tributata al loro caro,
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano di cuore tutti
coloro che con presenza, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
agli operatori dell’Ospedale evangelico di Torino e ai pastori Bouchard e Marottoli.
Torre Pellice, 30 aprile 1998
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
20
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 8 MAGGIO igo
E stato barbaramente ucciso nella tarda serata del 26 aprile scorso
Guatemala^ l^assassinio del vescovo che accusava ì militari
È con costernazione e grande emozione che i guatemaltechi hanno appreso il brutale assassinio del vescovo ausiliario di Città di Guatemala,
Juan Gerard! Conedera, che
aveva appena ultimato uno
studio intrapreso dalla Chiesa
cattolica romana per far luce
su quanto era successo durante la guerra civile.
Juan Gerard! Conedera è
stato assassinato, nella tarda
serata del 26 aprile, due giorni dopo aver presentato un
rapporto della Chiesa cattolica sui 36 anni di guerra civile
che hanno devastato il Guatemala fino al dicembre 1996.
Questo rapporto, «Guatemala: mai più», accusa i militari
del paese di essere responsabili dell’uccisione della maggior parte dei 150.000 morti e
delle 50.000 persone scomparse. Il vescovo era fondatore e dirigente dell’ufficio dei
diritti della persona dell’arcidiocesi di Città di Guatemala.
L’aggressore del vescovo
ha probabilmente atteso il ritorno del prelato e lo ha colpito più volte alla testa, rompendogli il cranio con un
blocco di cemento. La persona che ha scoperto il corpo
ha stentato a identificarlo e lo
ha riconosciuto solo grazie
all’anello episcopale. Alcuni
responsabili di chiesa ritengono che l’assassino avrebbe
lasciato il luogo del delitto e
sarebbe tornato dieci minuti
dopo, dopo essersi sbarazzato dai vestiti coperti di sangue. Il presidente guatemalteco Alvaro Arza ha decretato
tre giorni di lutto nazionale
in onore del vescovo e la po
Guatemala: mercato «quiché»
lizia ha immediatamente
aperto un’inchiesta. Un testimone che avrebbe visto l’assassino è stato posto sotto la
protezione del rappresentante deirOnu in Guatemala.
Il vescovo Gerard! conosceva bene questa violenza che
ha devastato il suo paese. Nel
1982, era scampato ad un attentato mentre era vescovo di
Quiché nelle zone montane
dell’Ovest. Diversi preti e religiosi della sua diocesi sono
stati assassinati dagli squadroni militari, ed egli stesso
era stato costretto a un esilio
di due anni dal governo militare di cdlora. Per ora non si
sa se il delitto è legato alla
presentazione del rapporto
sulla guerra civile. Ma per
molti guatemaltechi, abituati
da molto tempo a simili metodi e ai delitti politici, il momento in cui è stato commes
so il crimine è più che una
coincidenza. «Sembra che
qualcuno non abbia cambiato il proprio modo di pensare
o di agire - ha detto Carmen
Pena, giurista incaricata della
difesa dei diritti della persona
presso la Conferenza dei religiosi guatemaltechi -. La
morte colpisce sempre coloro
che denunciano la violenza e
dicono la verità».
Rigoberta Menchu, Premio
Nobel per la pace, si dichiara
«convinta» die questo delitto
sia un «assassinio politico,
mirante a intimidire tutte le
vittime che hanno raccontato
la loro storia per il rapporto».
Secondo Dennis Smitìi, direttore della comunicazione
presso il Centro evangelico
latinoamericano di studi pastorali, con sede a Città di
Guatemala, il modo di procedere indica che l’assassinio è
stato «compiuto a sangue
freddo. La questione non è di
sapere se l’esercito sia responsabile, ma quale ramo
dell’esercito è responsabile»
di questo delitto. Sembra che
alcuni responsabili militari
siano contrari ai cambiamenti costituzionali approvati nel
quadro degli accordi di pace
del 1996 che hanno posto fine alla guerra civile. Questi
cambiamenti dovrebbero ridurre i poteri dei militari e
imporre un civile alla testa
del ministero della Difesa.
Il vescovo Gerard! non temeva di prendersela con i militari. Aveva aperto l’ufficio
dei diritti della persona dell’arcidiocesi, che denunciava
regolarmente gli abusi commessi dai militari, nonché la
loro implicazione nei sequestri di persona, nei furti di
macchine e nel traffico di droga. Per il vescovo Alvaro Ramazzini, di San Marcos, questo delitto «getta un’ombra
sull’orizzonte che si era aperto per il processo di pace». Per
il cancelliere dell’arcidiocesi,
Efrain Hernandez, questo delitto rappresenta «un’aggressione spietata contro la Chiesa». Anche se questi metodi
ricordano altri delitti politici,
ha sottolineato Ronalth Ochaeta, direttrice dell’ufficio
dei dnitti della persona coordinato dal vescovo Gerard!,
esse non impediranno alla
Chiesa di compiere il proprio
ministerio: «Anzi, la nostra
azione ne risulterà rafforzata.
Il sangue del vescovo martire
ci incoraggia a continuare la
nostra azione a favore della
pace», ha concluso. (eni)
In occasione del funerale di un suo parente, giornalista anti gay
Zimbabwe, nuovo attacco di Mugabe contro gli omosessuali
Il 22 aprile scorso il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha lanciato un
nuovo attacco contro gli
omosessuali e ha criticato il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) che, ha detto,
ha intenzione di dibattere la
questione dell’omosessualità durante la sua Assemblea ad Harare nel prossimo
dicembre.
Nel panegerico che ha
pronunciato dopo la morte
di Charles Chikerema, redattore di un giornale governativo, The Herald, nella casa
del defunto, il presidente
Mugabe ha dichiarato che
l’omosessualità è un male.
«Gli animali della giungla sono migliori di quella gente
perché almeno sanno fare la
distinzione tra un maschio e
una femmina», ha affermato.
Ha quindi ribadito le sue po
sizioni, che avevano provocato una controversia internazionale alcuni anno or sono, secondo le quali l’omosessualità è inaccettabile, e
non è né africana né cristiana. Applaudito dai presenti,
ha chiesto: «Dio non ci punirà per simili pratiche?». Ed
ha aggiunto: «Il Consiglio
ecumenico delle chiese verrà
qui per dibattere sull’omosessualità, anche se è noto a
livello internazionale che lo
Zimbabwe si è opposto».
Per alcuni commentatori di
Harare è quasi certo che il
presidente, con queste sue
parole, reagisse alle informazioni pubblicate sulla stampa
del paese secondo le quali
un’organizzazione omosessuale dello Zimbabwe sarebbe stata autorizzata ad assistere all’Assemblea del Cec.
Secondo fonti governative,
questi articoli hanno provocato costernazione. Un portavoce del Cec a Ginevra ha
dichiarato che l’organizzazione, la «Gays and Lesbians
of Zimbabwe» non avrebbe
preso parte all’Assemblea in
quanto partecipante a pieno
titolo ma che aveva ottenuto
l’accredito per una parte speciale dell’Assemblea, nota come Padare (termine della lingua Shona dello Zimbabwe
per designare un luogo di incontro). Il portavoce del Cec
ha detto inoltre che il tema
dell’omosessualità non era
iscritto all’ordine del giorno
ufficiale dell’Assemblea, ma
che 1 delegati avrebbero potuto, ad esempio, raccomandare uno studio sulla questione della sessualità.
Giornalisti di Harare avrebbero appreso da fonti
governative che il presidente
PM.
1 Argentina: forum latinoamericano di «Dialogo 2000»
Cancellare il debito per il giubileo del 2000
Si sono riuniti lo scorso 30
marzo a Buenos Aires (Argentina) i rappresentanti delle organizzazioni non governative e religiose che fanno
capo all’iniziativa denominata «Dialogo 2000: un dialogo
verso il futuro della nostra
America». Nata nel 1995 in
America fratina allo scopo di
ricercare una forma di giustizia sociale, il rafforzamento
delle identità culturali e l’integrazione tra i popoli basata
sulla solidarietà, l’organizzazione della quale fa parte il
Consiglio latinoamericano
delle chiese (Clai), ha incentrato dal 1997 il proprio impegno sul problema del debito estero e sulla possibilità di
cancellarlo o di ridimensionarlo in occasione del giubi
leo del 2000. «Stiamo lavorando - ha dichiarato il premio Nobel per la pace Adolfo
Perez Esquivel - per contribuire alla creazione di una
cultura di solidarietà, e ci auguriamo di essere ogni giorno di più».
Una scelta rafforzata dalla
convinzione che il peso del
debito estero è correlato alla
iniqua retribuzione dei lavoratori, con una sistematica
violazione dei diritti umani,
del diritto alla salute, al cibo
e alla casa. Una sequenza infinita di effetti di natura politica, economica, religiosa,
etica e culturale, che per la
sua complessità richiede un
approccio multilaterale per il
quale le comunità religiose
hanno costituito un fronte
comune internazionale. Tra
le iniziative promosse, la realizzazione di un documento
comune affidato al teologo
metodista José Miguez Bonino e l’organizzazione di un
incontro interreligioso con i
vescovi cattolici che hanno
partecipato al recente sinodo
delle Americhe.
Il 25 aprile scorso, in una
comunità ebraica di Buenos
Aires, «Dialogo 2000» ha organizzato un seminario di riflessione sui costi del debito
estero in termini di vite umane e le alternative di vita. Secondo l’annuale rapporto
della Banca Mondiale il debito estero dell’America Latina
nel 1997 è salito del 4%, raggiungendo un totale di 538
miliardi di dollari. (nev)
Mugabe potrebbe rifiutare di
aprire l’Assemblea del Cec
qualora il tema dell’omosessualità dovesse esservi dibattuto. «Sarebbe per lui contraddittorio parlare in una
riunione che dovrebbe dibattere argomenti sui quali
egli ha vedute opposte», ha
dichiarato un membro del
governo.
La questione dell’omosessualità è un tema controverso
fra le 332 chiese membro del
Cec, protestanti, ortodosse e
anglicane. In seguito alle dichiarazioni fatte tre anni fa
dal presidente Mugabe che
denunciava l’omosessualità,
diverse chiese membro, negli
Usa e in Europa occidentale,
avevano espresso la loro preoccupazione riguardante la
tenuta dell’Assemblea ad Harare. Il Cec aveva allora concluso con il governo del presidente Mugabe un «Memorandum di accordo» che garantiva che il Cec avrebbe
potuto tenere la sua Assemblea senza ingerenza delle
autorità dello Zimbabwe.
Il 22 aprile il presidente ha
fatto gli elogi del defunto
Charles Chikerema, imparentato alla sua famiglia, che
spesso aveva condannato l’omosessualità nei suoi articoli, sottolineando che esso
aveva scritto articoli «positivi» sugli abitanti dello Zimbabwe. D’altra parte ha criticato alcuni mezzi di informazione indipendenti che,
ha detto, hanno l’abitudine
di imporre nuove culture al
popolo dello Zimbabwe. «In
Gran Bretagna non troverete
mai un giornale che scrive
brutte cose su quel paese, allora perché, nello Zimbabwe,
non adottiamo un’ideologia
comune?». I giornalisti occidentali scrivono positivamente sull’omosessualità,
ma i giornalisti dello Zimbabwe dovrebbero condannarla, ha aggiunto. (eni)
.^ì Con un carico di aiuti per i cuban
Partirà a luglio la carovana
dei «pastori per la pace»
La prossima e ottava carovana di aiuti per Cuba organizzata dai «Pastors for peace» (pastori per la pace) partirà ai primi di luglio, per attraversare tutti gli Stati Uniti,
oltrepassare il confine con il
Messico’a Laredo, da dove
continuerà il viaggio per imbarcarsi a Tampico per Cuba.
DalT88 «Pastors for peace»,
un progetto della Fondazione
interreligiosa per le organizzazioni comunitarie (Ifco)
con sede a New York, impegnata da più di trent’anni nel
sostenere ogni sforzo per una
società più giusta, organizza
delle carovane di aiuti verso i
paesi dell’America Latina e
verso Cuba eludendo gli embarghi economici statunitensi. «Quella di luglio sarà l’ottava carovana verso Cuba e
vuole essere la più importante finora realizzata per numero di partecipanti e per quantità di materiale» spiega la
coordinatrice per le comui
cazioni della Ifco, Gali W'
ker, in visita in Europa n
giorni scorsi per promuovei
la carovana che consegnerà
una commissione ecumenir
cubana aiuti di ogni generi»
medicinali, generi alimentarii
materiale scolastico e tecnoi
logico, Bibbie e altro.
«Lo scopo delle carovane
duplice: da una parte esse seri
vono ovviamente a portare
Cuba del materiale più eh«
necessario, dall’altra voglionl
essere uno strumento di seni
sibilizzazione contro l’embar
go che dura ormai da quasi!
anni e di educazione peri
pubblico americano» ha di
chiarate Walker. «L’uso deli,
disobbedienza civile nonvio '
lenta contro leggi ritenuti
profondamente immorali!
ingiuste può portare i suo
frutti, come ci ha dimostrati
Martin L. King» tiene a preci
sare Walker, che è battista
Profanate oltre cinquanta tombe
Turchia: si amplia Fondata
di intolleranza religiosa
«Nel
no leg
La profanazione di oltre 50
tombe in un cimitero grecoortodosso di Istanbul, ha provocato le reazioni della comunità internazionale e sollevato preoccupazioni circa la
sicurezza della minoranza
cristiana in Turchia. Secondo
l’agenzia di stampa internazionale cattolica Apic di Friburgo (Svizzera), 72 tombe
del cimitero cristiano di Sant’
Elephterios nel quartiere di
Kurtulus, sono state profanate: croci sono state strappate,
15 tombe sono state aperte e
le ossa dei morti sono state
sparse sul suolo. Il santo Sinodo del Patriarcato ecumenico di Istanbul ha immediatamente condannato questo
atto di intolleranza nei confronti della comunità grecoortodossa della Turchia.
I membri del clero e della
comunità collegata al Patriarcato ecumenico di Istanbul,
la cui storia risale al tempo in
cui la città era capitale bizantina e si chiamava Costantinopoli, rappresentano una
piccolissima minoranza cristiana in una città di oltre
dieci milioni di abitanti, a
forte maggioranza musulmana. La profanazione del cimitero è l’ultima di una serie di
provocazioni contro la minoranza cristiana ortodossa di
Istanbul. All’inizio dell’anno,
un sagrestano era stato mortalmente ferito da aggressori
che avevano rubato icone e
altri oggetti preziosi prima di
appiccare il fuoco alla chiesa
di Haghio Therapon. Nel di
cembre 1997 un attentato dinamitardo contro il Patriarcato aveva fatto un ferito irai
membri del personale. Ne)
1996, un altro attentato eoo
tro il Patriarcato aveva causato danni materiali, senza feriti. Due anni prima, alcuni
membri del Patriarcato avevano scoperto due bomber
scoppio ritardato, prontimente disinnescate, nel cortile del Patriarcato.
In una lettera al rappresentante permanente della Turchia presso TOnu a Ginevra,
il segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), Konrad Kaiser,
scrive che il Cec è «profondamente preoccupato dall’escalation della violenza contro le
minoranze cristiane in Turchia, da tempo esposte a simili atti di fanatismo che sono in violazione flagrante con
le norme fondamentali dei
diritti della persona umana e
della libertà religiosa».
11 Patriarcato ecumenico
è un membro fondatore del
Consiglio ecumenico. Pur
congratulandosi per «gli sforzi dimostrati dal governo pei
combattere il fondamentalismo che porta alla disgregazione della società», il pastore
Raiser chiede che «vengano
adottati provvedimenti pei
prevenire simili atti di intolle-j
ranza contro qualsiasi comu-i
nità religiosa e in particolare
contro le comunità cristiarie
di Turchia che vivono sulle
terre dei loro antenati da
tempo immemorabile»,
SEk
co
mento
pianai
cavani
fiali, ì
re che
neralt
Imettei
/fl vim
denti.
pport i
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fa. La
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Meor,
beali
taglia
mpoi
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presto
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P'
guern
tivolu
\che pi
faccia
,po Uti
li, su
conch
teress
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartoiomeo I, neila *****
dei patriarcato a istambul
meno
V
m
comii
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Vero I
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saltai
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in qi
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servi
esser
ve ai
difes
ta, d\
ma c
cioè
lori t
non
rola
giosi
di G
Babi
cate
nop,