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TOmtE PEl-XiOí';. 21 Gennaio X?4:J
K<SfM.*diaione in Abbonamento po^tiiie > í Gruppo
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// patire ¿'onore: à
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SETTIMANALE DELLA
GIOVANNI Ml EGGE
GESÙ’ disse :
' Bisogna che compia le opere di colui che mi
ha mandato mentre è giorno : la notte viene
in cui nessuno può operare
(Giov. 9: 4)
-‘m
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Ho latto alcuni articoli di Capodanno, nei giornali evangelici e-i
steri : piuttosto grigi, talvolta quasi neri. Uno di essi parlava degli
auguri che si fanno in questa parte dell’anno, e diceva dhe sembrano
assurdi e un tantino ridicoli: tanto non cambiano nulla alla realtà, si
tratti della nostra salute, dello stolto delle nostre finanze private ó
pubbliche, o del grande duello tra Occidente e Oriente. Espressioni
di malumore, di sfiducia verso gli uomini e gli avvenimenti; persind
Cespressione della fiducia in Dio sembra in tono minore.
E’ vero che le ragioni di inquietudini non mancalo, in questo
mondo sconquassato, scosso da tremiti sinistri, e percorso da fiammate minacciose di guerra e di rivoluzione. E’ vero che lutto è pos-sibiie, il peggio come il meglio, e a molti il peggio sembra senz’altrtt
il più probabile. E’ vero che non sappiamo leueralmente quello ohe
ci^pprberà questo benedetto 1949 - per noi, in itaUth d 49 ha già un
cfdor grigio per Le memorie di scuola, che ci perseguitano fitte wegìi anni maturi: non è l’anno deila «brumai iVotaro»?
Eppure non sarebbe giusto, e sopratutto non sarebbe cristiano,
abbandonarci ai foschi presagi ed alle inquietudini ansiose. Anzi
tutto non siamo profeti, e ho ben paura, che in questa nostra generazione.^ di profeti non ce ne siano davvero: neanche i profeti di
catastrofi sanno, in fin dei conti l’avvenire. Dobbiamo guardarci dal
prendere per mitentiche visioni tutti gli incubi della nostra .stanchezza coltettivti: sono dieci amti ahnertXr che TifvUimo in condijdon^
anormali e in mezzo a tensioni talvolta insopportabili. Alla fine i
nervi non ne possono piùi E dobbiamo evitare di alimentare un oscuro presentimento di catastrofi, sposmido i terrori di una borghesia perchè non dirlo - che vede quasi dovunque crollare pezza per pezzo
le. sue fortune; o immaginarci die siamo alla fine del mondo, soltanto perchè in Europa la ’’civiltà occidentale” vacilla sulle sue fondamenta. Le vie di Dio sono veramente alte e misteriose. 'Dalvoltai
possono essere terribili. Ma non è terribile anche il peccato in cui
ci crogioliamo. nonostante tutte le catastrofi e tutti gli avvertimenti?
♦ * *
Dopo tutto, l'avvenire sarà quello che sarà. L’Evangelo non ci
ha mai promesso che vivremo in tempi facili. Del resto, vi sono tempi facili per la fede cristiana? Gli anni terribili (Aie abbiamo passati,
non erano forse pervasi da un misterioso fervore, da una profonda
fratetiiità umana, 'che ora getnbmno nuovamente dileguarsi? Se è
vero che non sappiamo quello che ci riserva il 1949, non è meno vero che dobbiamo abbandonare a DAo il futuro, e che la sola cosa che
ci è richiesta è che viviamo la nostra vita di cristiani, che seguiamo
la no.stra ’’corsa”, verso la ’’superna vocazione”, qualunque siano le
circostanze; e che dopo tutto la peggior cosa che può cuxadere ad un
uomo in questa tata, è quella che diciamo nel nostro 'linguaggio cristiano, forse senza pensarci abbastanza, '’arrivare al porto”.
* * *
Intanto, dobbiamo riconoscere che oggi, in confronto degli anni
oscuri che abbiamo vissuti, ”e gforno” Abbiamo la pace, per quanto
pretoria; abbiamo la libertà, per quanto insidiata; abbiamo il pane
rotidiano, per quanto costoso; abbiamo un lento, ma reede miglioramento delle condizioni generali di esistenza. Se non fosse l’inquieugdine che ci avvelena, ned potremmo cominciare a stirarci le membra
con sollievo, pensando che l’alba è venuta e U sole sta per spuntare!
Ebbene, perchè permettere che le ’’sollecitudini ansiose” ci guastino
questo momento favorevole? Perchè permettere che il pensiero di
un futuro - che forse sarà diviso da quello che temiamo - ti renda
intollerabile il presente? V’è qualche cosa di meglio da -fare, in questa,
incerto crepuscolo mattutino; lavorare: compiere le opere di Colui
cHe ci ha creati, e che ci ha collocali in questa parte del mondo, in
questa frazione di tempo perchè le facciamo. Compiere le opere della nostra vocazicme cristiana, compiere ’’con timore e tremore” la
nostra ’’santificazione”, senza la quale ’’nessuno vedrà il Signore” :
e compiere, come Chiesa Valdese, la nostra opera di testimonianza,
in quest’alba di Uhertà, ancora meerta, ma pure reale. E chissà che,
mentre nel fervóre dell’opera, avremo dimenticato di interrogare nel
cielo i segni forieri del bel tempo o della burrasca, questa incerta e fred■ da mattina non ceda il posto, a póCo a poco, ad un caldo e luminoso
meriggio? Dio lo voglia.
"^CET
CHIESA VALDESE
POVERA
Rrmanno Rostan
NAOREHELVETIAI
I giornali della setiimana scorsa ci
hanno recato la notizia di un tragiooi rogo avvenuto l\ Chateau d’Oex,
una delle infinite stazioni climatiche e turistiche dellg Svizzera.
Da qualche tempo. Chateau d’Oex
si-era anche creata «Qa sua specialità come paese ospitale dei bambini, non in colonie assistenziali, ma
in quelle leggiadre case - famiglia
o scuole - albergo, «he in terra elvetica prosperano eoi nome di «homes d’enfants» e rhè si sono meritatamente acquistata ila X*clucia delle mamme di tutto il- mondo.
In uno di questi «Komes» è piombata improvvisamente la sventura.
Quasi tutti i pìccoli-pensionati, ' poveri fancinllini di tre, quattro, cinque anni, sono passati dal sonno alla morte, sono cioè rimasti soffocati
dal Ìnmo letale di tmo stupido incendio, dovuto, a qjaantQ |»are, all’improntitudine dì fina nuraaaia.
II bilancio è spavi ntóso: 13 morti, dì cui 11 bambini.' Tutti i fanciulli sono di Ginevra, c’ ben sette delle
piccole vittime appa'rtengono ad" un
gruppo di dipendeiiii della Società
ginevrina di strumenti di fisica, alla
erti direzimie tocjcò ^ duro compito
efi infónirtarc i sette padri colpiti 'da
tanta sventura.
Annunziando e commentando il
fatto, Lavinia Mazzucchetti, ne <dLa
Nuova Stampa» del 13 c. m., così
si esprime:
« Il popolo svizzero ha Lènte reazioni. Un urlo di orrore non fa mai
immediatamente eCo rjH una datastrofe. Il giorntdismo drammatizzante, con inviati speciali e pezzi di
colore, ripugna a questo pubblico misurato e pudico dei suoi sentimenti. Ma non diremo che esso meno
soffre delle sue disgrazie, meno si
tormenta delle sue responsabilità.
Povere madri! sospira oggi ogni
confederato, vedendo nei giornali il
Crudo, triste elenco dei tredici nomi. Ma a noi viene fatto di aggiungere anche : Povera madre Helvetia! Povera madre comune di tutti quegli ’’uccelletti” soffocati dalle fiamme! Ogni sforzo della Svizzera è rivolto a sollevare i mali del
l’tnftnzia di tutti i Paesi, In questa
misàotte la Svizzera ha saputo davvero mp»are tuMe le angusUe ed i
suoi egoismi. Non lì, dunque, non
nel suo generoso amore per l’infanzim doveva essere ferita la Svizzera,
instancabile nell’ off rire il sole benefico delle sue montagne e guidi o non
meno salutare della ' sua pace spirituaìè a s&npre nuove schiere di
bimbi infelici! Oggi, vedendo distrutta questa felice nidiata di pic
coli figli svizzeri^ giunge (die mamme in lutto il compianto, fatto anche di memore gratitudine, di tutte le altre mamme europee che ebbero i figli beneficati è confortati
in quest’oasi di pace — ».
Non Vogliamo con altre parole
sciupare, questo sentito e delicato
comniiento di Lavinia Mazzucchetti ;
è una nota che doveva vibrare in
questa circostanza e che ha vibrato con intensità.
Vorremmo soltanto che la voce
nostra, la voce delle famiglie Valdesi che, in rilevante numero, hanno conosciuto in questi ultimi anni
la generosità e l’òspitalìtà del popolo svizzero, giungesse al di là delle
Alpi e recasse ai cuori afflitti l’espressione della nostra umana e cristiana solidarietà nel dolore.
Le sofferènze altrui non ci lasciano insensibili, specialmente le sofferenze di quanti così spesso ei hanno aperto Iis braccia ih se^o di fraternità. Perciò, se u» «jualcbe amico svizzero, leltorè d«i giornale, neavesse la possibilità, hK^i« pervcnirere alla «Madre Helvetla», .colpita in alcuni dei suoi più teneri fi«
la voce accorata di molle fa
i figli.
Vigile,
Lettera aperta at
Ile “L’Eco
Caro ed ignoto amico.
sul ¡nostro giornale valdesé —
proprio nel numero di Natale — sei
stato rimproverato da un altro collaboratore per avere chiuso l’ultima tua corrispondenza affermando
che chi serve il prossimo — anche
se non abbia conosciuto Cristo e il
suo Vangelo — in realtà è già cristiano.
me ». E questo Cristo vivente, essi
cercano — con l’aiuto di Dio — di
viverlo fin sulla croce per viverlo
poi nella Sua resurrezione. Questo
Cristo vivènte essi servono nella
persona dei loro simili e da Lui ricevono la luce e la forza necessaria
per servirlo, anche se — ecclesiasticamente — sono degli ignortliti
o degli «eretici».
— non la teoria, ma la realtà cristiana? ».
Apriamo insieme l’Evangelo.
Io ritengo, invece, che tu abbia
perÌettamenle ragione. Lascia dunque ch’io venga ad esprimerti tutta la mia simpatìa.
Vedi ; il mondo dei così detti
«credenti» (perchè occorrerebbe
stabilire ulta netta distinzione tra
credenza e fede), questi credenti, insomma, si possono - e si devono distinguere in due categorie che differiscono assai l’una dall’altra.
Nella prima categoria si annoverano tutti quegli pseudo Credenti
per i quali Cristo è un dogma teologico. Chi accetta la nascita miracolosa di Gesù, chi afferma che il
Cristo è la seconda persona della
Trinità, chi sottoscrive alla dottrina ortodossa della salvezza nell’Oltre tom,ba è un cristiano. Qii non
ammette questa speciale teologia è
un disgraziato, un reprobo, un dannato.
Per le due categorie, Tessenza
dell Evangelo è formulata nella parola giovannica: « Dio ha tanto amato il mondo ch’Egli ha dato il
Suo Unigenito Figliolo affinchè
chiunque CREI® IN (LUI non perisca, ma abbia vita eterna ». Per i
primi, il CREDERE IN LUI significa sottoscrivere una confessione di
fede o recitare correttamente il catechismo. Per i setwidi il CREDERE IN LUI significa abbandonarsi
alla Sua influenza, accettare la Sua
direzione, ubbidire ai Suoi ordini,
fare la Sua volontà e volerla fare.
Leggiamo la parabola del Buon
Samaritano; poi l’episodio dei Dieci Lebbrósi, di cui uno solo, un Samaritano, venne a ringraziare Gesù; poi l’imanortale capitolo della
Samaritana al pozzo. Gli Ebrei si
consideravano c(»ne il Popolo elet10. Gesù la pensava diversamente.
Poi leggiamo la parabola del GIUDIZIO FINAXE. Non « In quanto
vi siete confessati e comunicati, o in
quanto siete andati alla predica a
Natale e a Pasqua »; ma « In quanto voi lo avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli... » Più cliiaro di cosi!
Nella seconda categoria (ma gli
ultimi saranno i primi!) si annoverano lutti quei veri credenti per i
quali il Cristo è una personalità vivente. La loro fede è fatta di speranza e di amore. Come S. Paolo,
essi hanno preso per motto della loro
esperienza religiosa e della loro esistenza d’ogni giorno il « Per me,
vivere è Cristo » e il « Non sono più
io che vivo, è il Cristo che vivo in
E’ dunque lecito, nevvero, concludere che non tutti i membri di
chiesa sono per questo semplice
ed unico fatto — dei cristiani e che
molti sono ì cristimi che non appartengono a nessuna dhiesa. ApfHmto per q^sto il mondo si regge
ancora in piedi — a motivo del «sale della terra» — mentre tutte le
chiese, oggi, non sono'definitiv-imente orientate verso le vie nuove
dell’Unità spirituale, della Giustizia sociale e della Pace, sulle quali
torneranno liti giorno a rifiorire perchè la Sposa di Cristo è la C3iiesa.
Ancora, allraicrso i secoli, giunge fino a noi la parola e rìsuona la
voce stessa del Maestro :
— I pubblicani e le meretrici vi
precedono nel Regno di Dio!
^ Non chi mi dice: « Signore,
Signore » entrerà nel Regno dei
Cieli; tna chi fa la volmità del Padre mio che è nei Cieli!
GIOVANNI E. MSiíJÜE
Tu mi domanderai: « Ma il Cristo — proprio LUI — a quale di
queste due categorie appartiene Egli? In quale schiera si è Egli arruolato? Con ehi vuole Egli lottare e
vincere ? Qual’è — in altri termini
I nostri corrispondenti non sono,
in realtà, su posizioni totalmente
opposte l’una alVaitra. Si tratta, in
fondo, di precisare alcuna affermadoni. Li invitiamo perciò, a voler
esprimere ulteriormente le loro convinzioni, in urta frtaernai ed umile
ricerca della Verità, imrso cui tutti
ci dobbiamo protendere.
In questo spirilo, ogni dibattito
contribuisce alla edificazione ed alla //(o.’ii. (Ri;d.)
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Valdesi ohe hanno letto con cóm-**
mozione il racconto del tragico rogo
dì Chateau d’Oex,
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pagine di sforia
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DA CARLO EMANUELE / OSSO)
ALLA CADUTA DI PINBRÓLO (1630)
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Il Duca di Savoia avendo occupato nel 1588 il Matvhesato di Saluzzo,
feudo francese, il Re di Francia dichiarò guerra ed inviò in Piemonte
il governatore del Delfìnato Lesdiguières, il quale si impadronì di Perosa, di Bricherasio e quindi della
Val Luserna, per cui gli abitanti furono sottomessi per circa due anni
al dominio irancese ed al governo
del Lesdiguières, che era ugonotto.
Ma nel 1594 le sorti si volsero favorevoli alle armi del duca di Savoia, che rioccupò Bricherasio e
quindi la Val ILuserna.
Lo spirito fanatico ed intransigente che dominava alla corte di Carlo
Emanuele I si propose allora di
prendere l’occasione per dare una
pbnizione ai Valdesi e, se possibile,
di sterminarli.
11 21 novembre 1594 gli abitanti
della Val Perosa, Luserna, Angrogna, Roccapiatta, San Bartolomeo e
Prarostino dirigono una supplica al
duca chiedendo perdono dell’aiuto
prestato ai francesi. « Vengono con
ogni riverenza » essi dicono, « umiliarsi olii piedi di V. A. S. tutti, e
chiedergli perdono col laccio al collo, supplicandola a tfoler usare del
la solita benignità e clemenza sua,
non riguardar ai gran falli e mancamenti no.stri, in non aver osservato
quella fedeltà che gli dovevano come umilissimi sudditi e servitori
suoi, poiché questo non è venuto per
nostra colpa, ma per violenza e forza del nemico ». Il duca « inclinando sempre alla clemenza e misericordia, più che al rigor della giustizia »
perdonava ai supplicanti, « con questo però, che si metta la religione
cattolica ed apostolica romana in
tutte quelle valli, rimettino li beni
e redditi che sono della chiesa e paghino le decime ed altri soliti diritti ti a quelli che ne sono e saranno
provvisti e die faccino due forti, come gli saranno designati ». Chiedeva però che fino a quando i forti non
fossero finiti venissero lasciati alcuni ostaggi.
Per sradicare l’eresia
Evidentemente la rivincita non era del partito militare, ma del partito clericale, che non poteva perdonare all’ugonotto Lesdiguières di
aver occupato le valli valdesi senza
trovar resistenza. Dopo di che viene
iniziata una vasta campagna di propaganda « per purgare le valli di
Lucerna, Angrogna, S. Martino e
altre dull’heresia, nella quale si trovano infettate, e venghino al pristino stato del riconoscimento della
santa ed inviolabile fede cattolica apostolirM, romana » affidandone l’esecuzione ai padri gesuiti e cappuccini. Si diffidano quindi, « sottc pena
della vita e confiscazione dei loro
beni, di dissuadere^ ritirare. Trinar
dare pubblicamente nè privaramonte, nè sotto qualsiasi pretesto disturbare o impedire tutti quelli e ciascheduno in particolare della pretesa religione di andare alle prediche
delli reverendi padri giesuiti cappuccini ed altri che sono e. si manderanno per questo, sentire loro ragionamenti, trattar con loro, andarli visitare e a riconjeiliard per mezzo loro con S. Chiesa cattolica apostolica romana».
L’Il agosto 1596 Garlo Emanuele
dava istruzioni al sen. Rubino per
quanto doveva fare nelle valli di Lucerna, Perosa e San Martino. « Vi
trasferirete in dette valli ed ivi costringerete quelli della pretesa religione a rimettere e restituire olii
cattolici e curati le chiese, i cimiteri, le spoglie di cose ecclesiastiche e
i beni alla diiesa pertinenti. Proibirete olii della religione di predicare
fuori dei limiti contenuti nella capitolazione. Farete sapere da parte
nostra a quei ministri capitani, anziani e uomini di,detta religione che
si astenghino dalle minaccie, ed altri modi, quali tengono per impedirsi buona e santa opera della catolizzazione e procederete in ogni
cosa Con quella desterità che in vuoi
confidiamo, assistendo alli Padri da
noi mandati per questo servizio di
Dio ».
Dalia Val Luserna
alla Val Perosa
Nel 1597 si erige un forte in Val
San Maiiino, chiamato di Frali, affidandolo ad una guarnigione per
tener d’occhio ed infrenare gli abitanti valdesi, ritenuti infidi per il
loro appoggio dato prima ai francesi.
Nel 1599 si verificàno nelle valli
vari ammutinamenti, provocati dalla resistenza a pagare le decime, ed
il 5 febbraio C. Emanuele dirige lina lettera agli abitanti delie valli a
favore dei padri capuccini : «Li RR.
PP. Capuccini ci hanno fatto intendere con quanto amore e carità dbbracciate la dottrina loro ,che è pure la vera e quella che tutti li veri e
fedeli sudditi nostri e noi con loro
abbiamo tenuta, c speriamo che terrete ancor voi, che desideriamo perciò che gli siate favorevoli, poiché
si tratta della salute delle animé
vostre solamente, soccorrendo detti
padri di legna, e stanze comode per*
loro abitazione, acciocché possano
attendere alla edificazione vostra,
che in ciò ci farete servizio e del
quale sempre a beneficio vostro terremo memoria. E Dio di mal vi
guardi.».
Il 25 febbraio 1602 il finca proibisce con editto l’esercizio della religione riformata oltre le valli di
S. Martino, Perosa e Luserna, ed invia altri missionari capuccini. Proibisce inoltre «ad ogni herético della prelenduta religione» di tener
scuola pubblien nè privata, sotto pena della vita, «di maritarsi con donne cattoliche sotto pena della confiscazione dei beni, salvo che precedesse autentica promessa all'heretico di cattolizzarsi e che ne segua
fra breve termine Veffeuo. Nissitn
forestiero vada ad abitare nelle valli senza licenza di S. A., proibiamo
che alcun herético e della detta religione pretendiita possi haver uf
fici pubblici in alcuna comunità
terra o luogo del dominio nostro,,
proibiamo e diffendiamo alli ministri e herelid che ñon ardiscano nè
presumano di prdHcasre, far congregationi, ed altri ministerii d’heretici in qual si voglia, città- terre e luoghi del dominio nostro fuori dei limiti gratiosamente tollerati .... Diffendiamo a tutti a cattolici di vendere nè affittare beni, possessioni
proprietà nè altra cosa stabile alli
heretici...».
Il 28 maggio 1602 un altro editto
del duca dice; «Essendo informati
che nella valle della Perosa restano
sparsi molti detta pretesa religione,
li quali oltre che sono in scandalo
dei buoni cattolici non è servitio nostro .che vi habitino, massime neiluoghi esistenti su la strada dritta...
comandiamo a tutti quelli della detta
pretesa religione di qualsivoglia stato
grado e conditione si sia, tanto nativa
che habitante delli luoghi delle Porte, Ditbione, Pinada e Perosa che'.
habbino da cattolizzarsi fra quindici
giorni dal dopo la publicatione delle presenti, ovvero non volendo cattolizzarsi, habbino fra detto termine
retirarsi nelle parti di là del Chisone, sotto pena del bando perpetuo».
Avendo i valdesi costruito sei templi e «fabbricato Un campanile a Pimachia» ove tenevano anche un maestro di scuola, il 25 gennaio 1603 il
duca ordina «comandargli di dover
fra tre giorni mettere a basso e così
demolire i suddetti sei templi in S.
Germano, Pramolln, Villar, Pinachiu. Albana e Puy nel Dublone, e
insieme mandar fuori dei stati nostri
il predetto maestro di scuola, dandone immediato avviso al veador ¿enerale conte Tassino, che si ritroverà in Pinerolo».
Il 14 agosto 1603, a seguito delle
rappresentanze fatte dall’arcivescovo,
il parlamento di Grenoble rende obbligatorio il collocamento di un curato cattolico ]ji ciascuna part'Pcchia
protestante di Pragelato. Da questo
anno in poi si succedono vari editti
tendenti a diminuire l’influenza dei
valdesi e della riforma in Piemonte
e particolarmaite nelle valli, fino
al 1630, in cui a Carlo Emanuele I
succede Vittorio Amedeo I, sotto la
reggenzo di Maria Crisiina.
Vigilie ejfeste
I! 18 dicembre 1622 Carlo Emanuele 1 emanava un editto particolare sull’osservanza delle vigilie e
delle feste, «Essendo certificati che
molti, se ben catolizati, quanto alli
costumi però vivono come heretici,
trascurando di udir le messe, eliandio nei giorni di festa violandole
con lauoritio manuale e profanandole con i giuochi, altri non facendo differenza del venerdì, sabbato,
vigilie e quaresima dalli altri giorni ordinari, Tnangiando in ogni tempo carne, altri non stimando puruo
nè la propria salute nè quella dei loro
figliuoli, trascurando di mandarli
alla dottrina cristiana, altri via più
si danno con pubblico scandalo a
vita infame, e altri non temono di
dogmatizzare e insegnare segreta
II Tempio di Pra
roslino restauralo
inquesiiultimimesi
menili, persmdgndo a molte persone li loro errori e false dottrine ....
ordiniamo e comandiamo tanto alli
cattolici che alli catolizati che siano habitanti nelle valli,.,, che ogn’un
d’essi debba rispettivamente tanto
nei giorni di domenica che nelle feste comandate, sentire la santa messa e la predica, proibendo espressamente ogni sorta di giuoco, si in
pubblico che in privato..; inibiamo
alli macellari dei luoghi di distribuire carne netti giorni di venere,
sabbato, tempore di quadragesima e
vigilie comandate, più, chi sarà trovato convinto di aver dogmatizzato
o affermato alcun errore dannato
da Santa Chiesa sia incarcerato, acciò ne segua il dovuto castigo».
In conformità del breve pubblicato dal Papa Gregorio XV il 2 luglio 1622 vien fatta proibizione agli
eretici di abitare e commerciare
fuori dei limiti tollerati, salvo nelle
fiere e solamente il tempo delle dette fiere.
Il 31 marzo 1629 le truppe del re
di Francia occupano la città di Pinerolo dopo un breve assedio. Il
cardinale Richelieu comanda le truppe. Sta quindi per inaugurarsi nella regione un nuovo regime, che
desta non poche preoccupazioni ai
valdesi data la presenza in Pinerolo del cardinale onnipotente, primo ministro di S. M. Cristianissima,
interno a distruggere la potenza polii ica del protestantesimo in Francia. I Cattolici, con alla testa Marco
Aurelio Rorengo, e quindi i valdesi
coi loro rappresentanti si presentano il 5 aprile al eardinale Richelieu in Pinerolo. Il Cardinale, sentite le doglianze e i timori dei vaidesi riguardo alla possibilità di esercizio del loro culto, stabilisce che
si attengano ai precedenti decreti
ducali; -confermandoli con apposito
rescritto in data 30 aprile 1630, riservandosi di fare un’inchiesta sulle suppliche presentate e vietando
frattanto di nulla innovare dalle
condizioni in cui si trovavano.
(continua)
Avnatdo Pilisvino
atf èr«>
■ '"’èf.-. .. ■
à réflexion,
Deux, femmes de pasteurs assises
dans la véranda d’une maison Ca-%
nadienne conversaient ensemble tout^
en raccommodant les pantalons ciel
leurs, maris,. . ‘
«Je ne peux comprendre» dit i’uiï
ne d’entre elles «ppurquoi votre église est en pleine prospérité tandis^
que la nôtre ne l’est pas».
«Eh bien!» répondit l’autre «si
vous étiez quelque peu observatri-t^
ce, vous auriez remarqué que je raocommode les pantalons aux genoux^ §
tandis que vous en changez le fond»,%
La leçon fut comprise.
(Cliristian Digest)
COMUNICATO
La presidenza della Commis- ^
missione per la Libreria Evau.,
gelica di Torino (Via Pio V, 15)'
comunica, a coloro che possa-i
no avervi interesse, che, fino a|
nuovo ordine, la Libreria stessa]
NON DISIMPEGNA il servizio!
dell’Ufficio Recite della Federa»
sione per la Libreria Evan»
sunto dal signor Sani, testé partito per l’estero.
Tultè te rìcKìfeste di infierii
le dell’ U. R. della F. U.
vanno pertanto rivolto diretta-'^Vj
mente alla Segreteria generale" J
della F. U. V. od a qucll’inearicalo che la F. U. V. rresignerà.
T, Raima, pres. ?
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C O R R I E R E
TORINESE
Ha muto luogo, recentemente, utui riunione di cattolici per la
preparazione detta settimana per l’unità detta Chiesa, la quale, coni è noto si stmige in gennaio. Nel corso di questa riunione, alla quale aveva partecipato anche il pastore doti. Eynard (c il giornale deinodi istiano «Il Popolo» lo ha notato), ha parlato a lungo mons. Brunello, che un volantino chiamava l’apostolo detta unità della Chiesa.
La riunione è stata buona, e non possiamo non esprimere il rammarico che lo spirito che l’ha animata non si manifesti più spesso
nella Chiesa romana : spirito di comprensione fraterna, di illuminatá
simpatia verso i «fratelli separati», di ricerca onesta delle proprie
responsabilità nel grande scandalo dello scisma della Chiesa, Le quali
- ovviamente - non sono solo dei «separati», ma anche degli altri. Con
tali sentimenti, indubbiamente la cMisa dell’unità farà molti e notevoli fHissi in avanti.
Tuttavia, voglia^ sottolineare alcuni particolari aspetti della
riunione stessa. Anzitutto, quello della partecipazione cattolica, vale
a dire - in sostanza - dell’interessamento cattolico al problema dell’umta. Ci è stato detto che inviti erano stati diramati a tuui gli zelatori
ed alle zelatrici, laici e religiosi, della Diocesi di Torino; tìhe una
vasta propaganda era stata fatta in occasione della veruita a Torino
di mons. Brunello.... E all’atto detta conferenza, gli uditori erano
poco più di una cinquantina, e fra quei cinquanta v’era una ventina
di sacerdoti e di monache. Il resto, laici, t/n pò pochini, davvero, !se
si vuole che il problema sia agitato e comprese dal popolo; e ben scarso l’interesse delia massa cattolica. Colpa di ehi? Non ci promineiamo.
Mons. Brunello era presente ad Amsterdam, in qualità di osservatore (così ha dicihiarato). In realtà, nello spiegare ciò che è successo ad Amsterdam (e in genere abbiamo apprezzato lo spirito irenicri
del sacerdote), il titolo «Disegno divino e disordine umano» è stalo
totalmente frainteso, poich’egli, ha attribuito a questo disordine un
significato esclusivamente eccle,siastico. come un alto di sfiducia verso le organizzazioni religiose cristiane. Ma il disordine mnano. invece, concerneva tutto l’uomo! Così il mameato accordo sulla celebrazione della Santa Cena è stato interpretato da mons. Brunello come una non avvenuta celebrazione - mentre è noto che la mancata unificazione dei riti eucaristici non ha impedito che la
Santa Cena fo.s.se celebrala ad Amsterdam, sia pure in diversi modU
Comunque, lo ripetiamo: lo spirito della riunione era ottimo
(prescindendo dalla inopinata vendita di immagini di una sonta cara
al cuore di mons. Brunello, che. ha chiuso l’adunanza!) e ne siamo
lieti.
Una settimana prima, nel Salone Valdese di corso Vittorio aveva luogo una conferenza di Alberto Finet, il direttore della bella
«Reforme», .ni un argomento di estrema attualità: il Federalismo
Europeo. La presa di contatto del pubblico evangelico di Torino cori
il distinto pastore e pubblicista francese non sarà dimenticala.
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In un altro numero abbiamo dato
notizia della laurea Dr. TheoL h. ù.
conferita al prof. V. Vinay dàlia V.nivàrsità di Basilea. Trascriviamo
là Laudatio, tradotta dal tedesco.
Valdo Vinay ha promosso, con la
parola e con gli scritti, lo studio
della Teolàgia fra gli studenti ed i
Pastori della Chiesa Valdese e per
mezzo dei suoi lavori scientifici ha
accresciuto la considerazione per
l’indagine prcftestante in altri ambienti d’Italia e specialmente di
Roma ».
Il prof. O. Cullmann, notificando
questa laudatio iti lettori del Basler
Nachrichten (28-29 nov. 1948), così
commenta : <t Daruio quest’alto riconoscimento al prof. Valdo Vinay la
Facoltà Teologica di Basilea rende
omaggio a un eminente rappresentante della coraggiosa Chiesa Valdese e alla sua Facoltà di Teologia.
Questa Facoltà, fondata nel 1855 a
Torre Pellice, si trasferì a Firenze
■nel 1861 e successivamente a Roma
■nel 1922, dove svolse un’attività
fruttuosissima non solo per quanto
riguarda la formazione degli studenti ma bensì diventando anche un
centro del Valdismo di cui tutto il
mondo romano tiene alto conto. Il
nuovo dottore honoris causa —* insieme con i suoi colleghi — perse
gpe erzergicamente questo duplice
scopo... ».
Questa onorificenza è un segno di
amicizia che la Helvetia Christiana
evangelica rirUwva alla Chiesa Veddese. La coraggiosa chiesa alpina ha
sempre trovato amicizia sincera nei
cuori dei fratelli svizzeri. Questa amicizitt dura da secoli; ma dopo
questa guerra — rtelle circostanze
che tutti ricordiamo — essa ha avuto una singolare reviviscenza, I vecchi ma sani rosai rifioriscono anche
tra le macerie.
Oggi come nel passato l’amicizia
elvetica per la Chiesa FolWcse Ho
due manifestazioni ugualmente spirituali e sane: la simpatia delle comunità e delle varie organizzazioni
ecclesiastiche; la cordiale solidarietà
degli istituti universitari. Gli studenti valdesi, per secoli hanno frequentato e frequentano le Università di Ginevra, Losanna, Neuchâtel,
Basilea e Zurigo, L’anno scorso il
prof. Cullmann ha trascorso un periodo nella nostra Facoltà di Roma
dove ha tenuto un corso di esegesi
greca molto apprezzato.
Attualmente pastori valdesi lavorano a Zurigo, Lugano e Basilea.
Pastori e bambini delle nostre comunità sono stati invitati a soggiornare in Isvizzera. Contro la rovina
della guerra lo spirito cristiano ha
risuscitato le sante energie della
fratellanza. iLaiis Deo.
Helvetia christiana docet.
VALDESI
. ; «cl ’Ir.' ’
vr
Dalle Chiese dell’Uruguay
leni
riportato^da "La Luce,,
Filadelfo
Il callidio ■rairfco dell Nord di sabato
faceva prevedere anche agli ottimisti
una brutta domcniiiai., sononclhè come
spesso accade qiù, improvvisamente
alla sera nna fresca ondata del Sud
spazeava via i nuvoloni e al mattino
■dtel 19 dicembre il sole inondava di
luce 'l’immensa piaMura disseminata
di covoni di grapo,
, Alfe quattro del pomeriggio, quasi
al fondo 'della Aven'ida Airtigae dove
sorgerà il nuovo Tempio Valdese, coinven ivano e stazionavano .le auto dei
molti Valdesd di Tarariras, RiadhueIb, San Pedro e da diverse strade
giungevano quelli Che abitano in Colonia, vecchia- e ridente cittadina posta sulle-rive 'del Rio della Piata. Poco più in là della pietra fondamentale, sostenuta da caten© fisse a pali di legno, sotto grandi om.buas ebbe
inizio la cerimonia egregiamiento preÌenziiata dal Pastone !S|iilvio Long,
preaiden'te della Commissione Esecutiva del V'I Distretto.
Dopo Sa lettura di alcuni versetti
della Parola di Dio fatta .da due giovan'i studenti valdesi 'della Facoltà
Evangelica 'di Teol'Ogia 'di Buenos
Aires, i iSig'g. Mario Bertinat © Daly
'Perrachon^ si udirono vibranti messaggi, intercalati da canti d’ansieme
e da un coro della corale di Tarariras, 'dei Sigg. Oarlos Negri.n .pastore
di Colonia Migueilete, Humberto Per
cCeffera aperta
%/ I a! direHore del giornale
cosa. Ed alludo al fenomeno meraviglioso dei lavoraitori volontari.
Non le pare sconvolgente^ anche per
una ben equitibrata coscienza giorTvalistica, il fatto che da ogni parte
del mondo, letteralmente,'.¿al nord
America al Camerum si siano trovati dei gio'vani disposti a dare il loro
tempo, il loro denaro, le loro ferie
per andare a lavorare lassù? Pronti
a sottomettersi ad una fatica per
molti inaudita, ad utui esperienza
talvolta brutale, quale può essere
quella di dieci ore di lavoro al giorno sul cantiere, tra gente che non
si conosce, contentandosi di un’assistenza rudimentale: e tutto questo
perchè? E’ qui, mi pare, che il cronista non hki capito, ed è passato oltre. Perchè infatti vogliamo costruire Agàpe?
Agape non ha da essere e non sarà un campo di riposo estivo, non
c’era bisogno per questo di tanto :
bastavano delle baracche o alcuni
chàlets e invece sarà una cosa magnifica, in pietra grigia, costruita
sulla roccia, E crede anche che tanta gente si sarebbe interessata da
tanto lontano, se non si fosse tratta
Curo Direttore,
mentre sono grato dell’interesse
del ((L’Ecori all’opera di Agàpe, della quale ormai giornali di ogni paese hanno scritto e scrivono, vorrei
dare, qualche precisazione su quanto è eletto in cOggi» citato da «L’Eco».
I giornali italiani, purtroppo, vanno a delle esàgerazioni che, ancho
se fuwrevoli, niiociono a quello
che è il senso vero delie cose. Così
ognuno ha potuto notarlo in quel
clic fu detto nella «Stampa Seray» e
nel citato «Oggi». Ognuno sa che la
stampa è sempre in cerca di cose
sensazionali e se le realtà non lo sono abbastanza, le presentano in tale
maniera. Ma i lettori dei nostri piccoli fogli devono essere rettamente
informati.
Ecco che, per esempio, il cantiere
di Agàpe viene presentato con teleferiche, ponti, strade, cavi, e via
dicendo come se si trattasse di costruire Torino, ed ecco che a dire
della «Stampa Sero» erano centinaia di migliaia di metri cubi di
terra spostata e foreste abbattute
come se fosse stata cambiata la stessa con figurazione del luogo.
Niente di tutto questo, anche se
la cosa è grande, sopratutto per le
nostre forze e se supera l’aspettativu di ogni visitatore.
Poi sono le idee che vengono falsate. lo non ho detto: «il comunismo
non è altro che un fantoccio meccanico senz’anima : la nostra idea è
hen viva e vitale invece. Mettete Agàpe al centro di Mosca e il comunismo si sgonfierà», ma bensì, ed è
ben diverso: «che il conmnismo ottenuto per coercizione non può reggere di fronte a quello libero dell’amore; e che se vi fosse in mezzo a
Mosca una comunità come quella aposlolica di Gerusalemme, alla prima aurora del cristianesimo, il comunismo di Mosca al confronto non
sarebbe che un pugno di foglie secche»... E di ciò chi ne dubita? Del
resto ho avuto sempre rispetto per
le rivemUccÈzioni del popolo che soffre anche se .son costretto a scoprire
la vanità di sforzi mal diretti.
Ma (pii occorre! dire altro e lo dico con le parole di un lavoratore
stesso che rispose all’«Oggi», Enea
Balmas: «In realtà la novità di Agàpe non si esaurisce nel fatto di
cronaca : si tratta di qualche cosa di
più alto, anche da, un punto di vista puramente umano, lasciando da
parte il significato teologico della
lo che di regalare alla gioventù valdese un campo estiva permanente?
Invece Agàpe truci essere il monumento all’amore di Cristo: il dono che la gioventù di tutto il mondo
fa agli uomini di tutto il mondo. Ed
acquista, in un mondo, che non crede più, un iralore di testimonianza
e di memoriale. Agàpe ha una parola da dire al mondo: una parola
tanto vecchia da riscoprirsi per noi
nuovissima ed inusitata: Agàpe vuol
dire che la comunità, il principio
associativo, cioè la nostra vita non
hanno altro «mòdo» di esistere che
l’amore. Quando lo .si dimentica il
mondo va in rovina, com’è giusto:
noi vogliamo ritrovare questa parola
e ri proporla a chi la vuole udire.
«Agàpe — dice l’inno dei lavoratori volontari — è costruita nell’amore» e sono parole finché noi
non le coloriamo di un significato.
Significato che non possiamo trovare che in un senso di commossa simpatia umana.
Si. da uomo a uomo possiamo dire che l’opera intrapresa lassù è
un'opera grande, da uomo a tiomo
possiamo chinarci in silenzio di fronte al sacrificio di questi giovani 'l;enuti da tanto lontano».
Grazie per l’ospitalità.
Tullio Vinay
raohoin memibro della Oatmmiseioiae
iOtwKpit&va e<'dteU'’avv.’ eteyim<r ,^
nat del iCbnciatoro dj Ooliaiia. Non
erano i oasbagni che oi offrivano
l’ombra deili iraoooglimento, erano gii
'ombuee; non sì udiva la lìngua itaiiana o franoese ma quella spagnola,
non vi erano 1© montagne intorno a
noi mia vi era io stesso spirito di oonsaorazìone, .. Vi era lo stesso entusdasmo di una grand© assemblea valídese
delle Valli. Terminata la prima pa«:te vi fu la posa della pietra; essa
venne colìocata nel àiogo appositar
mente pT6paa*ato dal più vecchio membro del Conoistoro di Colonia Sig. Esteban Ghigou aiutato dal sig. Diego
Nimmo e dalla sua vecchia sorella.
Cbn gli altri docu'menti vi era rac'ohiuso nella pietra un numero dell’Eoo 'delle Valli. Intorno centiinaia di
Vai-desi guardavano in -riverente silenizio, e non saprei dir-e se dai Itwo
occhi traspariva più commozione che
gioia ; guardavano quella nuova opera
che stava sorg-endo sotto il anedesimo
iimipulso oh© aveva spinto altri Vaidesi -alla creazione di tante opere,
guardavano ' quel -nuovo tempio che
sorgeva a migliaia 'di killbmetri dalle
Valli 'donde erano partiti i primi coloni portando con le loro zappe e i
loro badili l’Evangelo di Oristo e i
Ibro oan.tioi. Il tempio potrà contenere alcune centinaia 'di persone © nel
cantinato vi sarà una grand© e morfema palestra per le attività sportive dell’üniion© Giovainile. La somma
stanziata è favolosa, epecialm.ente se
tradotta in lire, ma non sono le cifre
eh© spaventano quelli ohe sono animati dalla Fede, essi -pongono m-ano
al laAPro e vanno a.vanti con coraggio 'fidenti nell’aiuto- del Signore.
A -Oolo-nia, me! centro della città, si
sta realizzando oggi un’opera progettata sin dàl lontano 1892; anno
•dopo anno, domenica dopo -domenica
i culti ai sono tenuti in una chiesetta
che ora non poteva più contenere
l’ormai numerosa congregazione. In
silenzio e con 'tenacia i figli hanno lavorato animati dalla fiamma ohe i
Padri avevano trasmesso con ili loro
amor© per la C'hiesa del loro unico
ISIignoT© o Colonia avrà cosi, oom©
altre cento città, il suo grand© Tempio. Loris Bein
In questa ^ua prima eé interessante
cronaca, il caro armeo Bein non dice
quanto invece scrive a parte e cAe è
invece -molto importante di far conoscere.
Egli fiarla dell’‘importarma e della
grandiosità di, tma costruzione che sarà eretta con mezzi unicamente Vaidesi, sema l’intervento dei vari Bec]s.u>ith o amici deU’estero ai quali siamo troppo spes.so pronti a pensare.
L’amiro Bein dice anche che neppure in America nem bisogna credere cha -il demaro lo ri t-rovi per la strada ed, afferma che lo spettacolo dei
nostri fratelli Valdesi di laggim, intenti a ¡(Mare con sacrifizi per costrnirsi un tempio, farébhe del bene
a molti valligiani deUe Valli Valdesi.
Crediamo che egli abbia ragiona.
Intanto gli facciamo pervenire il -nostro fraterno saluto con l'augurio dù,
avere presto altre notizie. (Red.)
MaììiiiiiÉìiiiÉiii^^
La Société d’Histoire Vaudoi'se,
qu’on noua permette encor© d© l’appeler ainsi, a voulu contribuer aux
-oâleh'r-aJtions -diu oentenaire, Ipar ' la
'publication d.es Actes des Synodes
des Eglises Vn,ucl.aises, 1092 - 1854.
Le prof. Th, J. Pons a donné à cette
édition toute sa patience de chercheur
avisé, i,>e qui nous a valu un travail
qu’-il est j'Uste -de signaler à .tous les
lecteurs de l’Echo. Cette publication
n’est -pas de 1’'histoire romanesque, de
■la -philosophie d© 1’'histoire, de ces
livres, légers ou profo'nds qui ont tous
((leurs» lecteurs; elle appartient au
domaine plus réservé des sources -de
l’histoire; ©Ile met sous n«3 yeux les
docum-ents dont les historiens s© servent. Et pourtant, c’est un livre que
nous nous permettons de signaler à
tous les m-embres cl© l’Eglise- Va-udois©; à tous ceux qui aiment h s© rendre compte évènement».
C’-ost U3ie ' fur© intéressant© et-,
somme 'touie, bicnifaisante, Qu’on
nous pormette de le répéter: bienfaisante, eai elle ouvre les yeux.
Qu’i'l nous est agréable de parler d©
la gloire ©t de la fi-déliibé -de nos pères !
Qu’il est 'bon d’apprendre, de source certaine, c© qu’ont été nos père«.
Et ces dcics des Synodes noua penmetbent de suivre leur vie; un© vie plei
n© de mitere, dans des temps troublés, victimes d’un jeu politique qui
les 'dépasse, auquel ils me veulent pas
Se prêter, et qui pourtant les emporte dans la -tourmente,
Un© pau.vre vie ceW© que réfléchissent ces Actes ‘des -Synodes, Le-s questions matérielles s’imiposent avec une
brutalité qui nous révolte: voici une
veuve qui attend sa pension depuis
des années; voici un© paroisse, et une
autre encore qui -no paient pas leur
pasteur depuis des années.
Et 'dans touib© cette misère matérielle le lecteur voit avec surprise les- Egli'Sie» devenir l’E'glise, Il y a quelq.ue
chose d© merveilleux, qui ahim© ces
pages arides; on se rend compte que
1’'Esprit souffle.
Les juriste© trouvent dans œ volume un© riche moisson 'd© faits qui leur
permettra de noua donner une histoire d© la (.(discipline» ¡des Eglises VaMdoises. Les historiene pourront v
puiser avec une grande utilité; le cliché braiditionnel de Ÿhomo Veddensis
devra- .probablement êtr© légèrement
retouché. L’exaltation d© l’homme
pourra en souffrir, mais la gloire de
0 ei pronto a chiudere il libro
delle tue lamentazioni e
ad aprire quello della lode?
A non più ricercate soltanto
l’amicizia altrui, ma ad essere
tu stesso amabile?
Ad essere contento di ciò ohe
possiedi ed a cessar di gemere
per ciò che non possiedi ?
A consacrare la tua vita al
servizio di una chiesa imperfetta, ricordandoti che Crisio scelse per discepoli dodici uomini
imperfetti?
Ad accettare Gesù per tuo
Salvatore e ad adoprarti affinchè la tua vita sia l’espressione
della Sua gioia, del Suo amore, della Sua pace?
DEUX SIECLES D*HISTOIRE
Dieu y brouveTa son compte: ce qui
ne serait qu© justice, après bout.
Et les curieux, qui sont légion et
n’oint souci ni du droit ni d© l’histoire, liront avec intérêt ce beau volume d© plus de 300 pages. Us y trouveront foT'oe 'détails qui leur prouveront qu© peuple Vaudois'et Eglise
Vauddise sont urne seule réalité. Les
Synodes .des Eglises Vaudoises s’occupaient de la médisamoe qui avait
hléssé Françoise 'MaJanot, de ladem.ande de sépiaration d’avec sa femme, de
Bart. Berru, du jour des fiançailles,
des jurements, des legs testamentaires, des écoles, eob. ect., pare© que l’Eglie© était encore le peuple Vaudois.
C’est pourquoi si 1© style de.s Actes
n’offre pas un grand intérêt à nos
littérateurs, Oin pourra remarquer
l'effet que produit cett© simpl© itnvoentiOn gravée au commencement de
tou® les Acte«: «Au nom de Dieu.
Amen».
iLe prof, Pcens a enridhi le Volume
d’un© intéressant© noiivell© sur les
pasteurs qui ont exercé leur miinistèr© aux Vallées de 1692 à 1854.
Une table des matière» analytique
facilite au lecteur la recherche ©t la
lecture. Cl.
Origini e sviluppo
del papato
RODOLFO HARDMEYER r Libreria
Editrice Claudiana, Torre Pellice /
pag. 30 / Preexo L. 70.
Questo nuovo, opuscolo, .di© si z%giuinge alla nostra seri© polemica,
merita 'di esser© letto attentamente *
l'argameinite diffuso. Opuscolo, a dire
il vero, non è parola esatta : 1© pubbl'icazio'ni .dellà Claudiana hanno sovente un difetto di inodestìa, per cui
si danno per meno di quello òhe sono;
àW’oppostq di tante puibblioaiiioni di
altre case editrici ; ma dèpotuttoj Fq■mìltà è una vixtù óiìstìàinÀ. Non dubqu© opuscolo, dicevo, ma una brev© e
succosa 'monografia, alla base della
qual© stanno studi seri e prolungati
sulla evoluzione del papato, come risulta fra l’altro dalle aWbondanti e
prede© citazioni patristiehe. Il -cap.
I, ad ©sempio, è una esposizione vivace e ben documentata dielle interpretazioni del famoso «Tu es PetruB»,
in tre dei più gran'® interpreti del
terzo secolo ; Tertulliano, Origene, Cipriano. Ma i capitoli più nuovi sono
indubbiamente quelli a p.artir© dal
quinto, i cui tltO'lS riassumono di per
sè 1© tesi sostenute nel libro.
Al prindpio 'dei terzo secolo tutti i
vescovi, compreso quèllo di Roma,
hanno la stessa autorità e non esiste
alcun potere centrale. Quando questo
si forma, nel quarto secolo, è rappresentato da.1 lOondlii e dall’Imperatore. Nel peri'Odo successivo 'la supremazia del vescovo di Roma si stabilisce
salile provi nei© occidentali deirim i>ero, ma non senza proteste sopratutto
in Af rica, ov© un Sinodo tenuto a
Cartagine nel 418 si oppone al diritto
dei presbiteri e dei 'diaconi di rioorrer© al vescovo di Roma contro il giudizio del proprio vescovo. Nello stesso periodo il vescovo di Roma riesce
ad avere nell’Occiden te un pote r© ùguale a queMo dei patriarohi deUe
grandi sedi orientali. Non siamo ancora al papato, siamo ancora soltanto
all’autorità patriarcale del vescovo di
Roma. 'Oi vorranno ancora alcuni secoli, ci vorranno le i-nvasio-ni barbariche, il crollo 'dell’Impero d'Oocidente, la oonvei’siotn© dèlie ganti germaniche, 'Io scisma con la Chiesa di Oriente, perchè il Vescovo di Roma pos- '
sa sentirsi veramente il signore dell*
Oristianità, ignorando quella parte
di essa che non gli è mai stata sottoposta. E ci vorranno 1© lott© medioevali per la supremazìa,, la Riforma e
.la Obntroriforma, il Cbnoilio di Trento e finalmente il Concilio Vaticano
del 1870, perchè la dottrina papale,
cu'lmjnànte nel dogma della infallibilità, sia tutta oompl'eta. Di queste
processo 'molte volte secolare, il n'ostro
opu8C(>lo illustra soltanto la fase iniziale; quetlla dèi primi, fatali bcìtolamenti. Il tema era meritevole di
essere trattato, ed è stato trattato i»
modo meritevole di encomio.
&. Mitgge
4
La. serata idi ílnt^^^íiiur ^ itra
E«^.
fí‘
POMARETTO
;'^ATTI LITUB/G-IOI - BMimimi, Soto «o sta4i pcrepeiatíMfci al Sanito Batitesi^mo: Ja%ier S'Uvio di Elvio o di BouSnous Enrica>etta (Poiai.p,r«tto), Paoiflmfo Alia di Aido e '(ü Boobon Ctlllbersta (Viviau); Coucourdg Andró,di Jla’ tío e di Barai Alma (CSot); Postre
Iva. di Gáov. Aiigpustp e di Poyret
Paicdiiia (Blegióri); % doi© gemelline
Mwrghñrv^ e >Lv>igia Bernard di Giovanru «di ;B>ibet Erminiia i(Poinvarett>o).
Au0U];!í di Ixmedlúáone davina a
■qaje^i 'bambiind od aWe loro famiglie.
P •Mmiymori'i - Lageard Luciano Alfoiì4io (Perofia. %Ro»tam> Eisa (Poiiiairet_
to) ; Pcyrot Bomildn (Paure) e Baret
Elisa (Pomaretto) ; Barad Adolfo e
‘iCastoffna Alda X’Cllot Invei^eo).
.!f, ha vera felioità per <jU68ti apoed : il
Signore sia 'l’ospite gradito e costante
dei loro focolari domestici !
Funerali - CuUet Pietro (Oombavilla), 'di anini 78, già da tempo infermo,
ha chiuso gli occhi alla luce 'terrena
con la oerteiza che nella sua estrema
dobolcBa Gristo soltanto è la vera e
perenme forza. — lìrogUa Alfretlo di
anni 13, da Perrevo^ deoed’ut« alIGapeckkle, è stato immaturamente
strappai alla vita di questo mondo
da grave mialaittia laopportata oon
rassegnazione. — Rostan Edmondo,
(frazione della Rivoira ■di Pinaeca),
mem'bro attivo e zelante delia 'nostra
Comunità, si è spento serenamente
dopo breve malattia per raggiungere
ir Buo Salvatore nel quale aveva ripoato tutta la sua fiducia. -- Tron
Giovatun-i (Brancate di P.'»vosa, di
anni 71, amato « stimato da tutti per
la sua Ibontà e rettitudine, conseguenze dirette di una profonda e cosciente fede cristiana. Ha lasciato la
terra per .la Patria Celeste 'repeutinamente iLn seguito a tragico incidemte; ma egli era pi-eparato aìl’iuoontro óol suo iMo e Salvatore. —
Fdlal Susanna (Perosa), di anni 76,
<d lasciati .per una vita più alta,^ ricordiamo oon vìvo affetto.
^iOesideriamo ripetere alla famiglie
ool(p!Ìte <da questi 'hiitti PeqpreBRio-ne
4aHa aociì«. «inoM'a e fraterna sìm'* "pàtia e rìoordàre che la nostra vera
consoTazìone ed unica speranza sono
in Gristo n‘<la risurrezione e la vita •).
.W, ,
na vivji giOJA Btfi nvedere m mezzo
a noi la ¿aira Suor Mari^erita die si
!S^, immettendo bene dopo la difficile
J,0'^?5Wij(iin« chirurgica subita in di_ pemhsre- Non piotendolo fare s ingoi a rWOOte, essa ringrazia per mizzo del
gioma'le lè numerose perefmo , c^ le
h^no manifestato simpatia esi ^Otto dairante la sua malattia. ,1« auguriamo di poter presto poTOpletaitc la
sua convalescenza, r a Dio 'piacenido,
t rimanere anQorà.^.luQgbi anni nel
nostro OspedaJe, »iqitàta dalie sue ottime 'OoMaboratriici Siuor Voi'.a e Suor
Enmellina.
H®. caldo bónvenu'to alla signora
Mairgherita Willtsoh,. muova direttrice del nostro Orfanotrofio, dhe si è
^ subito, accinta al suo compito con
competenza, serietà ,«1 amore.
Feste cnstiane • Nel culto di Natale, a cui ha assistito un’imponente
a'ssemblea, la Oorale ha cantato du-?
cori di circostanza «otto la direzione
esperta del maestro sig. Bazzetta che
r ingrazii amo. Molto hon ifsequen ta.«!
lu Santa 'Gena che abbiamo oelebrato
una seconda volta la sera de] 31 idicemtxre. Siolenni il culto di Capodanno od il culto liturgico della domeni
ca 2 Gennaio.
Il giorno di Natale abbiamo riceva
to oon gioia un messaggio dj auguri
del pastai'« sig. Mathiew : li contraecambiamo di tutto ouoi’e 'per lui e hi
sua famiglia, .per il suo lavoro c l'i
sua (ouiova Chieea.
•Le oioique feste dsU’albero di Natale (nal 'tempio per 1« scuo.le dome nicali di Pomaietto e dell’Inverso, dei
Ceriaieri per la scuola doanenicali' lei
Pod'io, delle Scuola Latina, <leirC>spedale e dell’Orfanotroh'i) hanno avuto buon suooeeeo. Siamo veramente
grati a qu'aaiti ¡hanno ooUabar.at-a con
buona volontà, alla preparazione di
queste feste, ed a tutti coloro che con
•doni hanno reso possiliiL la distribuzione di ¡regali al liamb ni de !:i
[• arrocchia.
scorsa nella sala d^^^ jg^ventù, con
canti, recito e lotterie. Un gruppo .di
. in -flN!ute^io.’hsàicxxigll
I culti del Natale}',
di' 'Oaipod’.anno ci
portunità di rìvolgerset
; gl ai fedeli delle
jU-'jLt’-Unione giovanile
sue sedute verso la novembre
ed ha nominato il <, #iie->8e!gigio e le
oommissioni per la'itìÉWipa, vÌBÌ.te,
studi, filodrammatica. -Bd spera di avere cosi una .oollabo(Pai|BÌi«ie di giovani seri, equihbnati ed .entusiasti.
.Il 2 gennaio è stato 'celebrato nel
nostro Tempio il-v''.in!atrimonio di
Toum Ermanno e Toum Ijetizia che
fisseranno la loro ilimora nel quartiere 'dei Rumé ; un diBcreto stuolo di
amici e di pai-enti era presante alla
oerimonia, in. occasione dfella quale
abbiamo po-tuto richmmane i presenti
ai doveri ¡fon'daanental'i dieMa vita famigliare. Il 'Signore spanda sul capo
dei n'uovi sposi la saà,’benedizione.
Inviamo un. salutò midlto' affettuoso
a tutti i rorenghi lontaill ed a tutti
gli amici della parrocofeìa, in mod.)
particolare al Pastore Geymct ed al ■
la su.a famiglia. Gustavo Bouehard
ÌK
LETT 0,;ß I
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Vogliate cortesemente inviare
l’ammontare dell’abbonamento
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, per t’interno L 500
per l’esterno U. 900
servendovi del c. p.,p. 2-17557
delia Libreria Claudiana - Torre Penice.
Scuola JCctHna
RORÀ
Condstoro - L’Assemblea dà Chiesa ha nominato due nuovi mebri del
Ooncietoro : l’anziano sig. Federico
Baret per il quartiere dei Oerisieri,
ed il diacono sig. Elvio Jahier per il
quartiere di Pomaretto. Mentre r»iigp-azìamo i membri uscenti signori
BXbet e Grill, au^guriamo ai neo eletti un buon lavoro nellx Olitisa al serviaóo del nostro .'ornane Signt'rc
PredieAiione ■ La GooiuuiUì à iiconogoeute a> signiori Roberto Ccisson e
maestro Enrico Balma per i loro buoni messaggi in culti domenicali tenuti io lingua francicse.
Molto interessanle una riuniore
n«l tempio con film mie-sionano, wl
corso della quale la signorina Anita
Gay ed il signor Ooiseon hanno parlato idei loro campi di niissions in Afriea.
Ringraziamo sin d’ora i’ prof. Ernesto Tron che presiederà. D. v., il
culto nel temipio la domenica 23 gennaio, mentre il pastore terra uu
culto nella cappella dei! dot, a Inverso Pinasoa.
Ai primi di dioemibrc l’Unione deJle Madri offriva un thè guarnito iai
onore del nuovo conduttore della parrocchia. iLa signorina Albina Toum
eletta pr«|!!^jd|fein,to delll’Uinione, esprimeva la gioia di averlo ¡oome guida
della Parrocchia e presentava il programma per .l’anno in corso.
Sotto gli auspici dell’Unione Gio
vanite sì organizzava una .’»orata a base di recito, lotterie, bazar di i»encli
oemza con un lusinghiero introito a
favore della 'Sala unionista.
Dom ticevuti dalla Direzione dal
•15 Luglvì al 31 Dicembre 1948.
Eilisabetta e Ferruccio Avondetto 1000
— S. J. Z. iSan Germaaio Ohisone 1(XX>
— A mezzo 'S'ig. Clementina Gay, To
rioj'o 2000 — Tron Michele 200 — Prof
Frida Girdiol 1000 — Gianfranco
Quattrini 5000 — Rons Ezio 2000 —
M. Luisa Pons in mem. di G. e R.
Pone Karrer 200 — Prof. Luisa Marauda 500 — In occasione festa di
Natale: Maasel Pierino 500 — Emilia, Ermanno e Marisa Griot 500 —
Adir i an a Clapiier 100.
A tutti i benefattori del nostro Istituto vada la nostra profonda rioonosoenza. 1m Direzione.
esercito ddU SaWuza
TORRE PELLICE
Istiiwbi, - Abbiamo tutti provato u
Ringraziamento. L’Esercito della
Salvezza è lieto di informare i lettori di questo giornale che la Marmitta
Benefica ha fruttato Lire 22478; d’altra parte, le spese per la Festa dei
Bambini sono state di Lire 26109.
Con questa somma, l’Esercito della
Salvezza ha potuto offrire a seicento
bambini un’ora lieta, 'divertente, islteiiittiya ed edificaato. Giunga da
queste colonne il nostro cordiate ringraziamento ai seguenti Enti e P’crBone : al Sig. Questore di Torino per
il permesso datoci dì esporre in pubblico la Marmitta; ai giornali di To.rre Pellice per te gratuite iioaerzioni ;
ai Signori Grìbaudo ohe gratuitamente prestarono il Teatro Trento ed
airOperatore oinematografico per la
sua gratuita prestazione; al ramaio
Sig. PeTucca che prestò la Marmitta
ed al Sig. Avalle che prestò il cam>panello .... d’allanme, inon per fermare
il treno ma i passautà; al Sig. Pagliai
l>er il generoso dono della carta con
cui furono fatte le centinaia di pacchi por i .bambini'; alla Chiesa Valdeae iper i'I bell’Allbero di Natale; all’Or
fauotrofio Valdese per la attiva e
molto riuscita partecipazione delle
Orfanelle ohe sotto Tabile direzione
della Signorina Dora Revel, cantarono impeccabilmente due bei cantici. Grazie, prùfessoressa ! Un cordiale ringraziamento a tutti gli anonimi amici ohe hanno gettato nella benefica marmitta il loro dono.
On>«daif Vatd«M
d’aimio e
¿idiato d’o'pi messagcristi ano.
•¡¡'iniziato l.e
!fia fli imia rayfiii
ROMA / Via IV Novembre, 107
PROBLEMI ATTUALI
G. Gönnet : Crìslìanesimo e ComuniSmo L. 100
V. ViNay: La vocazione polìtica
della Cliiesa L. 110
D. Bosio : La giusliiicazionc per
sola fede- L. 90
SERIE ESEGETICA
O. CULLMANN: Le prime confessioni di fede, cristiane L. SOO
O. CULLMANN: Il culto nella Qiiesa primitiva L. 200
O. CuLLMAN: Il ritorno di Crìslo
speranza della Chiesa L. 160
NOVITÀ’
O. CULLMANN: Il Natale nella Chie.sa antica L. 140
C. Gay ; l^a Bibbia e il suo messaggio L. 250
PROSSlMziMEÌ\TEj_^
Theo Preiss : La lestinioniauza interiore dello Spirito Santo (versione di M. Sbalfi)
S- Mastro Giovanni : Contributo alla
Storia dell’intolleranza religiosa
Per il centenario della Repubblica
Romana (1849-194^): Lutei Santini: Alessandro Gavazzi — Cappellano di Garibaldi - L. 750 circa — Ai prenotali sconto del 10%
Doni ricevati dal Presidente doRa
C‘I'0^1^I dal 1 fìllio al 30 novembre ,
.Da New ForJc. Gostahel .Sandrine su
. mem. du Pasteur P. Griglio 'doli 10 —
,Laaront et Madolcine Bibet en mem
de leur belte soour Marie Grill Giacomino 5 — Tron Geline ,10 ~ Bounou» Cesar 5 — Jourdan Giovanni li
. re 1000. i ..
Dalla Svizzera. Hodel L. 100 — Lips
L. 100 (in visit-a a Zurigo).
Rifugio “Cario Atbarto,,
Alice Monmet in mem. maanima ,500
— Goss Vittorio per liquid. Soc. Mu'tua Fucine 2000 — Balma Ausonia
250 — Selma Ijongo 500— Si.g.a Noelie Malan WOO — Ga ridiioli Eraid’io
200 — N N Torino' 500 — Consiglio
Ecumenico 20000 — Visite Svizzere
1323 — Altre visite 894 -- iSig. Maspero 500 — Consiglio Ecumenico 10000
— Gruppo Evangeliico di Noceto
(Parma) 300 — N N Torino 500 —
Visite Svizzere 1025 — Visite Milaitiesi .500 — Oommiissiion© diesarne 200
— Maestro di Paoli 500 — Peyran
Augusto in mem. della moglie 10000
— Bensì Arnal'dio 1000 — Aw. Cericola 500 — 'Carolina Girando 200 —
N N in mem. maa'iito 10(K) — Zaccaro
Santi 1000 — N N 500 — Consiglio
Ecum'eniico 13500 — Ing. Girardet
Giorgio 800 — Mori 'Olementina 500
■ — Maria Luisa 3000 — Bertalot G.ina
ed Ida in mem. loro cari 600 — G.
Vicino in incm. .della soiella Elisa
4000 - - Alfredo Peyrofc per riscaldame.nto 10000 — .Tom Scotta Giulio e
Laura in mem. del balbbo 5(XX) — Rosetta, Enrico Pierino Gay in mem.
zia Goss Ricca Amalia 1000 — Al'liaud Emina e Elisa ricordando i genitori e sorelle 500 — Alcu'ni amici
di Vil'lar Pellice 1000 — Milca Prochet 4000 — Adolfo e Maria Rivoir
1000.
Doni ricevuti dall’estero-.
Pons Maria C'hicago doli. 5 — Mrs
Elisabeth Poet in mem. dello 'oo Gio
vanni 1-2386 (New York) - M.lJle
Norette Geisenidorf, Genèv,: 715
jl'^fPirttOionsf! Via •dei Miltei 1 •
Telefono 409
Amministrazione: Via Carlo
l bis I» Torre Peiliee %
C. C. Postale 2-17557 della Libre]
Clandiana - Torre Peiliee
Dir, Besp. Ermanno Rostan
ARTI GRAFICHE "L'ALPINA,,
, Jorre Peiliee . ..■■¿fái*
AFFITTAjSiI cascina ,Ubera subito,
frazione Pans - rivolgersi Bertalot
Alberito (Odiin) Luserna iS. Giovanni.
(BALIA cercasi bambina .da 'due anni
avanti : rivolgersi giornate.
CUOCA e OAMERIERE. posslbilinente coniugi, da-i trenta ai quarant’anini 'finiti, cerca per 'Suliito la
s.gnora Mornielli, pi'csso Alliergo
Fioi'ina. Tonno, pe.i- la sua residenza di Pistoia, per famiglia signoril>3, composta d'j sol' marito e moglie, di media età. Rivolgersi alla
Ciommissicoxe di La'voro presso la
GJhiesa Valdese di Torino.
Le famigli.e Pia,vati , Bounnus e Viale rtiu/raziano sentitamente tutti coloro che SI sono wniti al- loro ddo/r^
■i,n occasione d-eUa dipartenza de9la loro cara
SUSANiM SeULIBR
vadova Ptawafi
Un ringraziamento particolare al
dottor Gonc.otM-df Alberto, ai Pastore Bertin ed a tutti i vicini che si stìr
no prestati durante la hitigo mdlotfia- deir E stinta.
S. G'erniano (Fcrrieri) 31 dicem. 1948
La famiglia ed i -¡yarcnti del cow.pianto
OlOVANNI TRON
neWimpossibilità di ringraziare singolarmente quanti hemnn voluto testimoniare la loro simpatia^ nella liirtt.uosa circostanza, esprimono la loro romniossa. e grata riconoscenza al .ngn-oi
Pastore, alla Società Operaia di Perosa Argentina alla, quale d oarce
Scomparso era affezionato .come, ad lina seconda fami gita, alla Banda musicale di Poma retto f.d a tutte le persane cA-e hanno partecipato i.n qualsiasi modo al loro dolore.
B rancato, gennaio 1949 (iPerosaA. >
SARTORIA
Mro (alna
TORINO
Via Berthollet n. 13 (1 piano) - T«l. ÓO 45.5
iimm-im-iim
Il dr. OANICLE ROCHAT
visiia a TORRE PELLICE
lutti i venerdì dalle
10 alle 12 presso il
dr. Gardiol Tel. 77
a TORINO gli altri giorni
dalle 14,30 alle 16,30,
presso l'ospedale valdese - via ÈerihoUet 36
ORARIO FERROVIA R I O - T R A M V I A R I O - A U T O M O B 1 L 1 S T I C O PEL PINEROLESE
TORINO'PINeilOLO-TORRe PCLUCe c viceversa
Torino
Airntu
Pincrolo
Brlcbernsio
Torre Penice
5 I
5,«|
6,381
6,981
«,2SI 7,551
7,131 8,461
7.3» 1 9d«l
8,651 9J»|
8,251 j
I
1 12,28 I 13,05 I 17,05 ! I 18,20 | 18,30 | 21,35
I I 13,82 I 17,51 I I 18,4« | 19,16 i 22,14
1 1 l3,0f I 14.» I 18,17 I ! 19,01 I 19,43 | 22,25
9,SS 112,48 I 13,24 ] 14,42 I 18,46 | 18,52 I 19,18 I 20,02 | 22,56
9,50 I 13,02 I 14,02 ] 15,03 1 1 I9,07 ) 19,35 1 20,24 | 23,13
Torre Pellice
Brieheratio
Piaerolo
Aiteece
Torino
4,20
5,25
4,35 1
4,50 I
S,i8|
5,431
6,30 I
1
6,13 1
6,45
5,581
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6,2T|
6,521
7,»l
6,10 1 7,05 1 9,05 112,201 -8,30 1 7,20 I 9,19112,34 112,40
6^111 7,361 I 113,04
7,16)7,551 1 113,32
«.KJI 8,301 I 114,20
I 13,13 I 16.30 119,42 I
13,96 I 16,46 I 19,5B |
13,40 I 17,07 I 20,22 |
I 117,33 1 20,451
14,30) 18,20 ) 21,35)
EMIICHERASIO-’BAROE « vlceverea
Bricber. 5,161 9,30 ) 13,35 ) 14,551 18,50 | 20,15 Berfe 4,25 ) 6,08112,22)14,08)16,20)19,32
Bnrce ?,38 ! « ?6! 13,54 I 15,14 I 19,10 » 20,il Bricher. 4,47) 6,30 | 12,40 | 1438 ) 16,40 | 19,52
TRAMVIA pineRÖLO-VI LLAR'»PEROSA ARGENTINA e viceversa
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6 i 6,45 t 735 ) •> I 10.« I 1*331 «4.15 I W 1 »*.35 I 1*.4® I
Auioservizio e tramvla
PINEROLO-ORßASSANO TORINOcvicev.
(I) (21 CO (2) (1) (1) (2)
Piaerolo 6,15 I 8,20 | 11,251 12,50 I 13,36 | 18,10 | 18,45
Orbiet. 7 I 9 I 12,05 | 1330 | 14,15 ) 18,50 | 19.30
Torino 7,40 | 9,38 | 12,43 | 14,08 | 14,51 | 19,37 ) 20,08
Autoservizio' Sapav-Satti
PEROSA AHOENTINA-PINEHOLO-AIHASCA-TORINO e viceversa
Orario gflorni feriali Sapav-Saltl
Pineroto
AIraeca
Torino
Sapav Satlt Sapav Satit
7,40! 11,40 1 13,451 18,35
7,54 I 11,54 I 13,59) 18,49
8,25 I 12,25 I 14,30 | 19,20
Torino
Airatce
Pincrolo
StttU Sapav Satti Sapav
7,20 1 11,501 17 118,40
7,51 I 12,21 I 17,31 1 19.11
8.05 I 12,35 I 17,45 | 19,25
Torino 6,20 ) 8,25 | 11,30 | 14,25 | 14,45 | 18,15 | 18,55
Orbai. 7,03 | 9,04 | 12,08 | 15.01 I 15,33 I 18.59 | 19,35
Pincrolo 7,43 I 9,14 | 12,tt j 15,41 | 16,13 I 19,39 | 20.15
(1) Feriale — (2) Festivo
Ptnerolo
ASmscr
Torino
Linea Automobilistica
TORRE-BOSBIO PELLICE e viceversa
(0
Torre Pellice 8,35 I 1130 I 15,15 I 19,45
Bobbio Pellice 9,05 i 12 I 15,45 i 20,15
Perora
Feneetrelle
Praselato
Setlrierc
Orario giorni festivi Satti
7,40 1 8,30 I 13,10 I 19,50 Torino
8,44 I 13,24 I 20,04 Airasca
8,25 19,15 I 1A55 | 20,35 Pinerolo
Auto PEROSA ALTE VALLI
(1)
9,25 I 20,20 I Seatriere
10,15 I 21,10 I PrageUto
10,55 I 21,50 I Feneetrelle
11,45 I I Perota
7,20 I 12,15
7,51 I 12,46
8,05 I 13
18.25
18,56
19,10
(2)
.5,50
6,10
6,50
(SS
14,10
14,35
15
15,45
(4)
16,50
17,15
17,40
18.25
(1)
Bobbio Pellice 635 ) 7 I 12,20 I 18,30
Torre Pellice 635 l 73o I 12,50 I 19
(1) Sala II Venerdì
(I) Da Penestrelle a Pragelato solo II venerdì e sabato — (2) Da Pragelato a Fenestretle
solo al sabato 'i domenica — (3) Feriale — C4) Festivo — N. B. Fra Pragelato e Sestriere il
servizio si tffetitta soltanto al martedì, giovedì e fetllvi.
Parola
Parrar»
9,20 I 20,20
9,50 I 20,50
Perrero
Perora
6.20
6,45
15,20
16,45
.•a
•a