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Siff.a
[.ONfìO SELMA
Casa Valdese
70RHE PELLICB
DELLE miil mrasi
Settimanale
della Chiesa Taldese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „
Anno LXXXIX - N. 39
Una copia C i re !t0
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.200 per rintemo
L. 1.600 per l’estero
Eco e La Luce: L. 1.^ per l’interno j Spediz. abb. postale • tl Gmppo
L. 2.500 per.l’estero I Cambio d’indirizzo Lire 5 0
TORRE PELLICE - 2 ottobre 1959
Ammin. Claudiana Torre Pollice - C.C.P. 2-17S57
Alla scoperta dei Riformati
della Francia meridionale
Al termine della « Pastorale » avvenuta l’anno scorso a Torre Pellice,
tra 1 pastori irancesi delia XI regione ed 1 pastori delle Valli, si era auspicato che incontri del genere potessero aver luogo anche in avvenire
onde permettere una conoscenza reciproca sempre più profonda. Questo
augurio tormulato, sia da parte italiana che da parte francese, ha avuto quest’anno piena realizzazione.
Nel corso della settimana scorsa infatti una quindicina di pastori delle
Valli alcuni dei quali accompagnati
dalle loro gentili signore hanno visitato le comunità della XI regione
che comprende la costa fino a Marsiglia ed una parte della Provenza
(ci riserviamo di presentare questa
regione in uno dei prossimi numeri
in modo dettagliato).
Questo viaggio aveva neirintenzione degli organizzatori un duplice scopo': in primo luogo' realizzare un incontro pastorale con i colleghi francesi sul tipo di quello avuto a Torre,
in secondo luogo prendere visione
delle comunità riformate della regione stessa conoscendone direttamente
la situazione. A questi due motivi si
aggiungeva naturalmente il desidfr
rio di incontrare i Valdesi disseminati nelle zone meridionali rendendo
più vivi con la nostra presenza i legami tra le Valli e quei Valdesi stessi. Tutti questi scopi sono stati rea
lizzati in modo veramente soddisfacente ed in molte occasioni durante
quelle giornate si è ribadito il concetto della unità profonda delle nostre due chiese e dei ru>stri due corpi pastorali e gli incoiitri futuri che
si prevedono saranno certo di inte
gno anche se abbiamo ammirato come tutti i turisti la discesa sul mare
dal celle di Tenda, là costa da Ventimiglia a Nizza, anche se abbiamo co
me tutti i turisti della riviera co'mprate e spedite cartoline nei brevi i
stanti ccncessi lungo il percorso dalTimplacabile servitù degli orari .A Nizza non ci è stato possibile dare che un
fuggevole sguardo alla città affollata, insufficiente per vedere il nostro antico tempio venduto al tempo della guerra, ultimo segno di una
nostra efficace e preziosa presenza
sin dai tempi del primo risorgimento
Prima tappa del viaggio: Cannes.
Fraternamente accolti dal past. Monod che molti conoscono per averlo
incontrato al colle della Croce al
rincontro di luglio, visitiamo i locali
delle attività in particolare le scuok- evangeliche che da più di mezzo
secolo svolgono una efficace opera e
che hanno ottenuto meritato riconoscimento della loro attività ncnp solo
nell’ambiente evangelico ma in tutta
la città. Dopo la cena presa in co- •
mune con alcuni colleghi francesi
giunti in serata, inizia alle 8,30 la
riunione fraterna con la comunità di
Cannes presieduta dal past. Monod.
li benvenuto ci viene dato dal past.
Marchand di Marsiglia, a nome della Chiesa Riformata della Regione,
per parte italiana il past. Ribet ohe
sostituisce il Moderatore dopo un
saluto agli ospiti francesi, tratteggia
brevemente i problemi affrontati dal
nostro Sinodo e fa il punto sulla situazione della nostra chiesa in alcuni settori della sua attività. Nei
Còrso di quésto incontro abbiamo ófo
Pastori rilormati francesi e valdesi davanti al tempio di Sanary, (foto R. Jahier)
lesse ancor maggiore data la conoscenza reciproca.
Moltissime sono le impressioni che
ognuno di noi ha avuto, impressioni
quasi cinematc^raflche data Iq, rapidità del viaggio e come tutte le impressioni affrettate im po’ superficiali e generiche. Ci viene da pensare
agli scritti apparsi sul numero scorso del nostro giornale a proposito di
Fra del Torno o ove il past. Costabel cercava di rettificare l’impressione immediata avuta dalla sig.ra Ri
bet. Hanno probabilmente ragione
entrambi, ma spesso quello che rimane è precisamente una impressione
e sarebbe interessante pensare alla
impressione ohe facciamo a coloro
che dall’estero vengono a renderci visita. , . . ,
Il viaggio dunQU© si iniziò lunedi
in mattinata da Pinerolo. Nella discesa verso il mare il pastore Bouchard rievocava le sue esperienze di
colportcre in quelle valli un tempo
valdesi: la Val Po, la Val Varaita ecc.
e questo rievocare tempi e fatti del
passato, di un passato _ spiritualmente ricco di insegnaménti e di incoraggiamenti rendeva il nostro viaggio
diverso da un qualsiasi viaggio turistico: gli conferiva un certo sapore
di pellegrinaggio. Ed in im certo sraso molto del nostro ragionare e discorrere è stato detto e ragionato in
questa atmosfera e sotto questo se
do di rivedere alcune famiglie di origine valdese che sorlo membri attivi
della comunità: le fàm. Bounous di
origine pramollina rappresentata dalle tre generazioni: il sig. Barthélémi
Bounous, i figli, ed il nipotino Jacques ora studente in teologia alla facoltà di Montpellier; la fam. della signora Pons Peyronel decana della
comunità, la sig.ra Ribet Scoccimarro
di origine di Pomaretto e le sue sorelle, altri ancora che sbadatamente
non abbiamo annotato e che ci sfuggono. La serata deve purtroppo chiudersi mentre molti si scambiano saluti ed auguri. Ancora un’ora di viaggio e nella notte siamo a St. Raphael
gentilmente ospitati presso le famiglie della comunità.
La giornata di martedì è interamente consacrata alla « pastora,le »
all’incontro con i colleghi francesi di
tutta la regione. Dopo un breve culto celebrato nella chiesetta dal past.
Ribet ci si raccoglie nella sala delle
attività per gli studi. Il primo pre
sentalo dal past. A. Comba è il frutto degli incontri pastorali dell’inver
no scorso avuti tra i colleghi delle
Valli sul problema della guerra. Per
parte francese è invece il prof. Benoit di Strasburgo che presenta con
la competenza che gli viene da decenni di insegnamento il difficile e grave
problema della vita spirituale del pastore. La discussione che segue dimo
stra l’alto interesse-dei due studi e
ci fa perfin dimenticare che siamo
in riva al mare con una bellissima
giornata d’autunno e. la possibilità
di godere del privilegio di fare qualche tuffo. Si approfitta è vero di ima
piccola pausa pef visitare a pochi
Km. l’antica chiesa di Fréjus ed il
suo battistero opere dei primi secoli
della chiesa, prove significative del
primo cristianesimo- in quelle terre
meridionali. La glofiiata si chiude
con una serata nel tempio con conferenza e proiezioni luminose del past.
Marchand sulla conferenza di San
Paolo. A questa vivace evocazione del
protestantesimo Brasiliano e Sud
americano e delle sue immense responsabilità nell’ora attuale fa seguito una serie di altre diapositive del
nostro dinamico past. Jahier. A St.
Raphael troviamo custodi del tempio
la fam. Bertinat di origine valdese.
La giornata di ¡Miuaiglia: Dopo la
sosta a St. Raphaël il nostro viaggio
riprende e diretto questa volta a Marsiglia. La costa è però troppo lunga
e troppo bella perché sia possibile
sfuggire alla tentazione di fare qua
e là una sosta. A Toulon per visitare
il Foyer Protesiaut. a St. Tropez per
visitare il vecchio porto e permettere
al past. Jahier di scattare quelle
splendide fotoginne-a colon che ve
dremo presto sui nostri schermi vai
ligiani, a Sanary jier visitare la nuo
va cappella. Aboiamo il piacere di
incontrare nei piccolo giardino attorno alla cappella una. persona a tutti
nota e molto vie na a noi anche se
non valdese: io .sgAttore Beinjqtriin .
Valloton piu cho'^tàntenne raé ci
intrattiene .suiia stona della piccola
comunità di Sanary nata or son pochi decenni e che vede ora accrescer
si il numero dei suoi membri in modo
considerevole. Noli si finirebbe di rac
contare come non si finirebbe di ascoltare: alle 5 secondo l’orario previsto
facciamo il nostro ingresso in Marsi
glia. Poche ore di soggiorno ma piene di incontri e di visite. Abbiamo
ancora il tempo di prendere un caf- [
fé sul lungo mare, il caffè è l’unica
occasione per godere un po’ quietamente del paesaggio!, di scattare una
foto ed eccoci al consolato d’Italia
accolti da un gruppo di valdesi e dai
signori Poet. Il Console Generale dot
tor Martina aveva precedentemente
espresso il desiderio di incontrare la
nostra comitiva. Accoltici nella sede
del consolato rivolse un saluto affettuoso ai presenti esprimendo il suo
compiacimento per questa visita ed
il giudizio elogiativo per i membri
valdesi delia colonia italiana. Questi
visita e le parole del nostro rappresentante in Marsiglia dimostrano una
volta di più il peso ed il significato
della nostra presenza nella città e le
responsabilità che pesano sui valdesi di Marsiglia. Dopo la cena offerta
nel recinto della « Poire de Marseil
le » ha luogo li’ncontro al tempio del
la rue Grignan, incontro con un gruppo di evangelici delle comunità ri
formate e con i valdesi. I messaggi
dei past. Deedato e G. Tron inquadrano bene la nostra opera di evan
gelizzazione dall’Italia al Rio delia
Piata. La giornata già cosi piena non
può però concludersi senza una doverosa visita alla Maison Vaudoise
Qui ci si sente veramente a casa e
lo dimostra ampiamente l’atmosfera
fraterna che regna nella sala ed i
discorsi della sig.a Poet, dei past. Ri
bert e Marchand e si vorrebbe avere
veramente più tempo per rivedere
vecchie conoscenze e scambiare noti,
zie, il nostro modesto taccuino si
riempie a tal punto di nomi e di frec
ce e di segni che rinunciamo a far
menzione di tutti i valdesi incontrati
e salutati, per ordinati che si voglia
essere certamente si finirebbe per di
menticare qualcuno. E’ dunque solo
un saluto collettivo che rechiamo da
parte dei valdesi di Marsiglia ai vaidesi delle Valli ed un ricordo pieno
di affettuosa nostalgia.
Pellegrini a Mérindol: La giornata
di Giovedì segue lo .schema della precedente: una parte di viaggio ed una
visita. Non è più lungo la Costa azzurra ed il mare che si snoda la no
stia strada ma nella terra di Provenza in una giornata afosa e la meta
non è più una metropoli piena di vita e di vita anche dal punto di vista
della chiesa, è invece una terra del
passato simboleggiata dal solo nome d'
Mérindol, nel massiccio del Lubéron
Il Past. Jequier al secolare organo dell
(Foto R.
Sono qui le comunità valdesi distrutte nel XVI secolo, che rinate nel XVII
secolo furono nuovamente annientate
cc-n l’editto di Nantes (nella sola regione furono distrutti 40 templi) e
riordinate agli inizi del sec. scorso si
vanno ora lentamente spopolando e
vedono diminuire i pastori ed i fedeli: simbolo di questa crisi può essere il grande tempio di Lourmarin
che costruito nel 1804 per centinaia di
persone é ora deserto e così pure molti dei santuari della valle d’Aigues.
Ma più che questa dolorosa vicenda
storica e la visita al ricchissimo casteiio di Lourmarin, quello che direttartwtitr
che rovine della vecschia Mérindol sulla collina ricordo diretto della nostra
storia valdese. E sia la riunione serale nel tempio presieduta dai past.
Bouchard e Tourn, sia l’incontro con
qualche valdese giunto da lontano a
darci fraterno saluto, le fam. Ribet
di Pomaretto, Bertinat, Cardon sia
anche l’affettuosa accoglienza della
comunità di Mérindol, spontanea co
^antico tempio valdese di Lourmarin.
Jahitr;
me si può fare da noi in campagna
tutto sembrava sovrastato dal pensiero che in quella terra avevano vissuto e sofferto uomini del nostro piccolo popolo.
Venerdì: il ritorno; lungo la valle
della Durance attraverso Cabriéres
dove il past. Jequier di Lourmarin
ci accompagna a visitare la chiesetta restaurata da poco. Gap, Embrun.
L’ultima sosta fu a Gap ove ricevemmo festosa accoglienza nei locali della chiesa. Erano presenti alcuni vaidesi: CJaydou, Godino, Bertalot, Catalìn rappresentanti delle molte famiglie disperse nella regione. Al colle
ì,T ùàr ,<4. •
giorni di sole e (fi azzurro il grigiore
della nebbia ohe diventava pr^to
pioggia, ma nemmeno quelle ultime
ore di oscurità e di stanchezza ormai
accumulata poterono cancellare il luminoso ricordo di questo pellegrinàggio in terra di Francia così ricco ed
auguriamolo fecondo per tutte le nostre comunità.
Giorgio Tourn
Disgelo d'autunno
Già, a primavera avevamo avuto un’ondat.a di gelo, qaando l’URSS aveva lancialo il suo ultimatum a proposito di Berlino... Ed ora che l’autunno è alle porte,
ec.('0 un soffio di disgelo che pars essere il
timido e fragile ma effettivo frutto della
visita di Kruscev negli Stali Uniti: egli
lia ritirato, a nome del governo sovietico,
queirulliraatum ; e se rimane remota la
soluzione del problema di Berlino, uno
dei punti cruciali del dissenso Est-Ovest e
deU’incerta .situazione internazionale, ci si
può comunque incondizionatamenlè rallegrare di questo gesto, qualunque intenzione politica vi si voglia e possa scorgere
dietro. Un giornalista ha scritto che Kruscev non sembra aver « scelto la libertà »,
co.sa ovvia, percliò per lui il regime so
ìgapk ■ BOMBsits 11 ornimi w
Giornata drlli nontini dolio falli
Cari amici,
secondo il desiderio espresso dai
presenti alla riunione dello scorso ottobre, rinnoviamo l’incontro degli uomini delle Valli per la domenica 11
ottobre. Ecco il programma della
giornata con l’augurio vivissimo di
ritrovarci numerosi per una giornata
serena e di fraterna discussione di
problemi che son di comune interesse.
Al mattino quando arrivate troverete pronta una tazza di thè.
Alle 10,30 avremo il culto nella
chiesa di Frali, insieme alla parroc
; hia locale.
Alle 12,30 pranzo, dopo il quale vi
sarà un intervallo in cui si potrà
prendere il caffè e stare insieme.
Alle 14,30: conversazione del dr.
Emanuele Bosio su « Possibilità dei
l’economia montana» e del prof. Ernesto Tron su « Istruzione professionale e sviluppo economico delle ValM » e discussione.
Alle 16,30: thè. La banda di Frali
offrirà un piccolo concerto all’aperto.
Alle 17,30: partenza.
Quota unica per la giornata (esclu
so il viaggio) : lire 5(K).
In attesa di vedervi, vi saluto tutti
anche a nome dei collaboratori di
Agape. TullioVinay
vielico non è una prigione; è comunque
possibile e sperabile che una piu diretta
conoscenza della vita della nazione rivale
permetta ¡’.avvio di rapporti più amichevoli su tant' aspetti secondari e pur importanti della convivenza internazionale. Questo pur rimanendo chiaro che il dissenso
ideologico, anzi spirituale fra i due regimi, malgrado le sfumature-che ognuno racchiude, rimane radicale, e a viste umane
:lifficilmente sanabile. Osiamo dire qui, pur
coscienti di lutti i compromessi e i tradimenti che la Chies.a ita. accettali e commessi in Occidente come in Oriente, che solo
in lei la speranza del mondo è viva, oggi ; o, più rettamente, in Cristo che la
unisce al di là di ogni cortina, nell’Evangelo die è Tamiunzio di grazia e di speranza per tutta la terra.
Quanto mai insulsa, ed equivoca, quindi,
la dichiarazione di un giornalista americano, Bill Bearsi, figlio di un magnate della stampa statunitense: « Dopo tutto, solo
il riconoscimento dell’esistenza di Dio oi
divide dai Russi ». Evidentemente, egli intendeva « dai sovietici » che non certo lutti
i Russi negano l’esistenza di Dio (nè lutti
gli Occidenlali che la riconoscono, la prendono sul serioi. Ma proprio per questo il
problema è poslo l’O.sì in modo totalmente
falso.
Infine grottesco — almeno in base alle
informazioni che la stampa ce ne ha date
— il tentativo di « convertire » Krnscev.
Prohahilniento i giornalisti si sono sbizzarriti — coinè avviene troppo spesso —
nel colorare la cosa, ma qualcosa c'è certo
stalo, se Vittorio Gorresio, invialo speciale
della n Stampa », ha potuto scrivere su
« Stampa Sera » del 28 seti., riferendo sui
tentativi di portare Kruscev in diiesa: « Il
pastore Toye.r, della Chiesa di Thnrmond
(vicina a Camp David, luogo degli incontri con Eisenhower) aveva annuncialo
di prepararsi a convertirlo, il vescovo Graham aveva esortalo Eisenhower a condurlo
in cliies.a, approfittando della propria qualità di padrone di casa. Da diversi giorni
i quotidiani pubblicavano l’elenco delle
citazioni evangeliche e bildiche di Kriiscev, quasi volessero dare ad intendere
che egli sia -prossimo alla conversione ». ■
Un modo davvero ciirio.so di pressione morale, nel paese, della libertà. E soprattutto
un modo davvero equivoco di testimonianza cristiana, che fa dell’Evangelo del Signor Gesù Cristo un'esca: ma il pesce non
ha abboccato.
2
2 —
L'ECO DELLE Vittll VALDESI
2 ottobre 1959 — N. 39
Istituti Ospitalieri Valdesi
ji:; .r) i
II. servizio fratetiii?'è alla periferia dei nostri interessi e della nostra vita écclesiastira ?
Per generale consenso, la seduta sinodale dedicata quest'anno all’esame
dell’operato della C.I.O.V. ha registra,
to un interesse del Sinodo e del pubblico particolarmente sentito. Forse
a poco a poco ci è dato di assistere
ad una ripresa di interesse della
Chiesa per queste sue opere. Già l’anno scorso la controrelazione aveva suscitato un senso di... malessere e sollecitato un maggiore impegrio di chiese e singoli membri; difficile è dire
in che misura si era trattato di momentanea impressione o di un serio
impegno.
In generale, la psicosi di tale seduta rischia di esser quella di una specie di processo alla CIOV, e non da
quest’anno (il che talvolta è vero anche per l’esame dell’operato della Tar
vola). Però si comprende presto che
se di un processo si tratta, è un processo allo scarso senso di solidarietà,
all’impegno quanto mai prudente del
la Chiesa tutta in quest’opera inso
stituibile e necessaria di testimonianza cristiana.
Si è, anche quest’anno, discusso di
problemi pratici: della fimzione dei
membri della Tavola ex-officio membri della CIOV, accanto ai cinque elet
ti dal Sinodo; della utilità e possibilità di un abbinamento dell’Orfanotrofio e del Convitto di Pomaretto,
auspicato da molti; degli ade^amenti, in atto e da compiere, dei nostri
vari Istituti alle necessità moderne;
del punto oscuro rappresentato dal
fatto che diversi ammalati valdesi sono avviati altrove che negli Ospedali di Torre e di Pomaretto (nonché di
Torino) (e a questo proposito i lettori ricorderanno uno scambio di lettere sulle nostre colonne); non si è
discusso, invece, ed era urgente, del
necessario coordinamento dei vari
istituti ospitalieri valdesi, e ha dovuto purtroppo essere rimandata al
l’esame del prossimo Sinodo la relazione che una Commissione sinodale
aveva preparata al riguardo.
Non è il caso di diffondersi qui sui
particolari della vita e dei lavori in
corso o urgenti nei nostri vari Istituti; sia detto soltanto che, compatibilmente con i mezzi a sua disposizione — assai ridotti — la CIOV ha
intrapreso opere anche di mole, come rimpianto del riscaldamento centrale al Rifugio di S. Giovanni, che
verrà a costare 4 milioni, ed opere
varie qua e là. I nostri Istituti si presentano al visitatore, se non certo
lussuosi, in ordine; con qualche eccezione, segnatamente per certi servizi igienici per le camere dell’Ospedale
di Pomaretto, che però sono legati al
piano di rinnovamento di tutto l’Ospedale; questo piano è ora a Roma
per la necessaria approvazione in vista di ima sovvenzione statale.
Ma il problema di gran lunga più
urgente, e più angoscioso è il problema del personale. Al riguardo così
si esprimeva, associandosi al grido di
allarme della CIOV, la controrelazione: «Si tratta anzitutto di una crisi
di vocazione, quale si fa sentire pure
in altri campi della vita della Chiesa: è difficile trovare uomini e donne disposti ad impegnarsi in questa
spesso dura, comunque non facile via
di servizio. (E su questo punto altre
voci si sono levate, in Sinodo, a deplorare la scarsezza di senso vocazionale). Questo va ripetuto chiaramente ma ci sembra che detto questo non
si sia esaurito il problema spirituale
della mancanza di personale... Da un
lato si fa appello, forse senza una
convinzione assoluta, al diaconato
tradizionale, dall’altro non si fa nulla per offrire una adeguata possibilità di servizio a chi sente tale vocazione al di fuori del diaconato tra
CRISTO
questo sconosciuto
Alcimi anni fa venne scritto un
libro su Cristo portante il titolo;
a L’uomo che nessuno conosce ».
Forse questo titolo è un po’ esagerato, ma risponde al vero quando
viene riferito a molti strati delle
popolazioni cosidette cristiane per
cui il Cristo è veramente uno sconosciuto. Recentemente su un giornaleinglese si leggeva quanto segue: « Il
nuovo cappellano in una miniera di
carbone faceva la sua prima visita
ai minatori nelle gallerie sotterranee. Era munito di tutto quello che
è prescritto dal regolamento, compreso il casco e la lampada di sicurezza e in mano portava la sua grossa Bibbia avvolta in una busta. Lentamente si fece strada verso il gruppo di minatori intenti al loro lavoro
di scavo e, avvicinatosi al primo, gli
domandò: cc Conosci Gesù Cristo? »
Al disopra del frastuono il minatore
replicò: « No, ma forse il mio compagno lo conosce ». E la domanda
fu ripetuta da lui al compagno:
« Conosci Gesù Cristo? » La risposta fu: « No, non è di questo turno
(dii lo vuole? » Ed il primo minatore gli urlò: «Ma, c’è qui un individuo che lo cerca ed ha la sua
colazione avvolta in un sacchetto di
carta ». Tutto ciò può sembrare fantastico ma non lo è. Vi sono molte
zone della vita umana su cui Gesù
Cristo fa poca impressione perchè
non è conosciuto. Non potrebbe ciò
dipendere dal fatto che la Chiesa
ha cosi avvolto la Bibbia che il grande messaggio dell’Evangelo e il Cristo vivente sono estranei per molti?
E rimarranno estranei a meno che
il Cristo non venga fotografato nel
la vita dei suoi seguaci ed il messaggio dell’Evangelo non venga dichiarato dalle loro azioni.
Accanto al sucitato episodio si
potrebbero rilevare le giuste osser
Vazioni fatte da Carlo Bo nel suo
articolo su « Fine dei preti operai »
(v. La Stampa del 24 Sett.). Commentando i provvedimenti del Santo Uffizio in proposito egli scrive:
« Ad ogni modo, se non sta a noi
giudicare i provvedimenti romani,
non riusciamo però a non dar peso
a una delle ragioni portate per suffragare le decisioni del Santo Uffizio. Quando si legge che « è assai difflcile considerare come scristianizzate masse di uomini, di cui un grandissimo numero ha ricevuto il carattere sacro e indelebile del Batte
simo”, vien da chiedersi se tali parole sono dettate da una conoscenza piena della realtà o suggerite
piuttosto da un pericoloso atto di fede, o peggio da una grossa volontà
di illusione. I caratteri cristiani del
nostro mondo sono cosi ridotti ai
minimi termini, dico nella pratica
della vita quotidiana, da non lasciare più margine alla fantasia, a meno
che non si voglia credere in un cristianesimo a buon mercato, quale
salta fuori dalle manifestazioni di
piazza, dalle feste per le immagini
sacre volanti, da quel tanto di spettacolo che confonde assai male l’ansia spirituale e il veleno della superstizione. Questo per quanto avviene
nell’ambito di un mondo che pur
si dice cattolico... Bastano i segni
del Battesimo, bastano le altre tappe della vita di un cristiano per dare un senso al mondo, per riscattarlo?... Bisogna stare attenti a non
ridurre il termine cristianesimo a
una parola vuota, a un’immagine
mitica ».
Se quanto e stato riferito significa qualcosa, significa appunto questo: che, se il Cristo è sconosciuto
o male conosciuto da tanta gente,
gran colpa di questo stato di cose
è proprio della Chiesa o delle gerarchie ecclesiastiche, qualunque
esse sieno, che hanno velato la ]>ersona del Redentore in guisa che è
difficile scorgere o riconoscere in lui
il Figlio di Dio, il Salvatore del
mondo. Sia che lo si nasconda sotto formule inintelligibili alle menti
.semplici, sia che lo si renda evanescente in elucubrazioni mitiche, sia
che lo si allontani nel dominio delia divinità inaccessibile per cui è
necessario di ricorrere, a tutta una
schiera di mediatori, il Cristo presentato agli uomini non è più il Cristo dell’Evangelo. Lo si riprescjiti
quale egli è veramente, quale risalta nella semplicità commovente del
Vangelo, l’amico dei peccatori, l’essere pieno di compassione e di simpatia, colui che è venuto a cercare
(- salvare chi era perduto, colui che
sulla croce eretta dai suoi nemici
pregò per loro... ed allora più spesso si tornerà a sentire l’espressione
così patetica e piena di fede dell’apostolo Pietro: « Signore, tu sei il
Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente. A chi ce ne andremmo noi? Tu
hai parole di vita eterna ».
Emilio Corsani
dizionale... Non vogliamo certo dire
con questo alle nostre Diaconesse :
«Avete fatto il vostro tempo»! Il loro servizio permane valido, come espressione insostituibile d’un impegno
totale di solidarietà con i poveri e i
sofferenti, e la Chiesa non sarà mai
a.bbastanza riconoscente al Signore
che le ha chiamate e mandate fra
noi. Ma d’altra parte la Chiesa deve
assolutamente saper trovare ed offrire delle forme di servizio che per essere « laiche » non sono per questo
meno dei ministeri, degli aspetti del
l’unico servizio reso dalla Chiesa al
mondo». Ci si riallacciava, quindi, all’appello per una rivalutazione di tutto il senso del ministero anche laico,
che ha costituito una nota tematica
oeirultimo Sinodo.,.
Legato strettamente a questa necessità di rivalutare la dignità della
diaconia verso gli ammalati, è il problema del trattamento del personale:
per quel che riguarda gli stipendi, e
per quel che riguarda gli orari di lavoro.
Co.sì si esprimeva la controrelazione : « La nostra precisa impressione,
a proposito di questi Istituti che in
modo piuttosto paternalistico chiamiamo spesso Istituti « di beneficenza », è che non la Chiesa porta il peso e la responsabilità dì questa carità espressa fattivamente, ma la CIOV
nelle sue spesso angosciose preoccupazioni amministrative, e soprattutto
Il personuie. In qualche modo noi, la
Chiesa, li lasciamo troppo tranquillamente fare da soli quello di cui dovremmo anche noi portare, con allegrezza, il peso ».
E’ evidente che la scarsità dei mezzi a disposizione limita sla la forza
numerica del ijersonale, sia la sua retribuzione; ed essendo il personale
scarso, l orario di lavoro che gli è richiesto supera spesso di molto quello normale. Ora, — per riprendere le
espressioni della controrelazione — «se
non crediamo che questo lato materiale sia abbastanza forte da ostacolare e frenare una profonda vocazione, crediamo però che esso possa
lentamente logorarla». Proprio perchè il lavoro, specie in taluni Istituti
(negli Ospedali, in periodi di gran affluenza, e soprattutto negli Asili e
Rifugi per vecchi e incurabili) è fisicamente e spiritualmente logorante,
è indispensabile che sia inquadrato
da momenti di quiete e di riposo fisico e spirituale; che la cura d’anime
si eserciti maggiormente non solo
verso i ricoverati, i®a anche verso il
personale, che si trova spesso nella
dura situazione di dover sempre da.
re — e dare molto, anche spiritualmente, perchè qui è la nota distintiva e necessaria dei nostri Istituti —
senza poi ricevere; è necessario che
il personale .si senta maggiormente
liircondato dalla simpatia di tutta la
Chiesa: non in modo sentimentale,
ma nel senso che la Chiesa riconosce che essi svolgono a nome di tutti
un servizio e una testimonianza che
sono compito di tutta la Chiesa
Qualcosa è stato fatto, quest’anno,
dalla CIOV — e con l’intenzione di
procedere oltre — nell’adeguamento
(continua in 4“ pag.)
Costruire la pace
Béati quelli che si adoperano alla pace, perchè saranno chiamati figlioli di Dio. (Matteo 5:9).
I due « grandissimi » si sono incontrati negli Stati Uniti e hanno
cercato ancora la difficile via della pace. Noi, nel succedersi di congressi, proclami, conferenze della pace che si trascinano per settimane e
terminano nel nulla, siamo educati a una scuola di smagato scetticismo.
Spesso ingiusto, però. Ci sono nel mondo — anche se forse pochi
uomini che sinceramente e con perseveranza ricercano la pace fra i popoli. E poi ignoriamo troppo superficialmente le difficoltà effettive che
si frappongono allo stabilimento della pace; è cosa corrente sentir dire:
« Ci fossimo noi, lì, a decidere... fosse la gente del popolo, quella che
soffre veramente della guerra...» ; e magari : « Se la cosa dipendesse dalle donne, si risolverebbe più facilmente»; anche Madama
Kruscev, in una conferenza stampa, l'ha detto. Mah, non credo molto
a questa saggezza spicciola; che evita di applicarsi davvero, silenziosamente ma con fervore, a tutte le piccole grandi cose della nostra vita
quotidiana. Poiché è facile che la signora che così sentenzia non sappia
poi sempre vivere veramente in pace con la vicina, con la domestica,
magari con quelli della sua stessa famiglia; e che il savio che discute
i fatti del giorno intorno a un tavolino di caffè sia poi dispostissimo a
fare lo sgambetto al collega; e che il contadino che scuote il capo sulla
mala volontà dei « grandi » non sia poi altrettanto pieno di buona volontà nei suoi rapporti col vicino con cui ha in comune la fontana...
Parliamo parecchio di pace; ma ognuno cerca la propria pace,
cioè la pace che sancisca i propri diritti, le proprie rivendicazioni, il proprio modo di vedere : una pace che — dato che non possiamo vivere
senza l'altro nè ignorando l'altro — si realizza in fondo con la capitolazione dell'altro: «pace vittoriosa», nella lotta delle nazioni e delle
ideologie, ma anche fra uomo e uomo. Una pace di concorrenza. Beata
la generazione in cui il relativo equilibrio di questa « pace » si mantiene; ma è un equilibrio quanto mai instabile, e lo sappiamo per esperienza.
Perchè è così? La Bibbia ci risponde nettamente: perchè l'uomo
non è in pace con Dio, ribelle o indifferente. Rileggiamo ad es. Romani 1, specie i vv. 28-31. E quando si parla di PACE, nella Scrittura,
si parla anzitutto della pace fra Dio e l'uomo, quella pace a cui Gesù
Cristo soltanto si è adoperato, che ha veramente creato o ricostituito
fra Dio e l'uomo (Rom. 5: 1); a Natale: «Pace in terra agli uomini
che Dio gradisce! », e dopo Pasqua: « Pace a voi! » — è i! saluto del
Risorto; e gli apostoli salutano: «Grazia a voi e pace da Dio nostro
Padre e dal Signor Gesù Cristo»! Ecco la grande pace universale: il
Figliolo ci ha dato di diventare figlioli di Dio (Giov. 1 : 12), nella fede.
Ma questa PACE non è un fatto puramente interiore di pietà privata; è, come ogni aspetto dell'Evangelo, una forza vitale; e sulla base
della riconciliazione con Dio, c'è una pace per cui siamo chiamati ad
adoperarci, adempiendo il «ministero della riconciliazione» (2 Cor. 5).
E' la lotta delle Missioni e delle giovani chiese in mezzo alle tensioni
razziali ; sono gli sforzi sociali di movimenti ecclesiastici e di singoli
credenti. AAa lotta e sforzi di troppo pochi, ancora.
Nella sua predicazione, Gesù proclama « beati quelli che si adoperano alla pace, perchè saranno chiamati figlioli di Dio ». Beati, perchè
la loro vocazione non è vuota forma esteriore, perchè la loro fede di
essere, per amor di Cristo, figlioli di Dio è qualcosa di vivo nella loro
vita quotidiana : essi guardano il mondo cercando di seguire lo sguardo
del Padre che è Signore e del Figlio che è Salvatore di ogni creatura ;
essi vivono cercando di inscrivere, nei loro rapporti con l'altro, qualcosa
della pace che hanno ricevuto, lottando contro l'orgoglio, l'interesse,
l'egoismo cieco, per la comprensione, la giustizia, l'amore che sa vedere, per quanto ciò possa costare (cfr. le altre beatitudini!).
Quando Dio instaurerà il suo Regno, che è giustizia e pace (l'una
e l'altra insieme!) (Rom. 14: 17), i popoli «delle loro spade fabbricheranno vomeri d'aratro» (Is. 2: 4): in quel giorno, giorno di Dio,
coloro che in silenzio, in umiltà e nella riconoscenza si saranno adoperati affinchè la pace di Cristo fosse intelleggibile agli uomini, saranno
accolti — figlioli di Dio — nella casa del Padre, quella casa che sprezziamo ogni volta che trascuriamo la pace, la pace vera che comincia da
casa nostra ed è per tutta la terra. Gino Conte.
NELLA VALLE DI PAESANA
L' Evangelo a Sopenè
Un mereiaio valdese .s’inoltra con
la sua mercanzia nella terra per lungo tempo valdese, in prossimità delle sorgenti del fiume Po. Lungo la
strada, prima di inerpicarsi lungo
il vallone, sosta in una bettola per
rifocillarsi; tra il solitario avventore
e l’oste si tesse rapidamente un dialogo, su di un tema insolito ed in
un luogo dove non sempre salgono
le lodi di gloria al Signore. A suggello dell’incontro un Nuovo 'Testamento scivola quasi furtivamente
nelle mani tleU’albergalore che ha
raccolto nel frattempo la sua famigliola per conoscere lo strano ospite e udire con lieto animo il messaggio della Speranza.
L’ambulante riprende il cammino, poi ad un tratto abbandona la
valle che porta ad Oncino e Crissolo; volta a sinistra, attraversa il
fiume e poi, nella fitta boscaglia si
avventura su per l’erta scoscesa verso i villaggi della terra vahlese; la
stradicciola è tutto un aceiotolato
a tratti ripidissima, mentre lungi
le falde del monte si scorge la bo
scaglia ricca di querceti, faggi e ca
stagni. Un ragazzetto di dodici an
ni, con una gran gerla e gli attrez
zi di campagna guida il forestiero
su per il pendio : per un lungo trai
to non si scorge nulla, poi d’im
prowiso ecco la cappella dove ogni
anno si celebra la messa e tutt in
torno, a mo’ d’anfiteatro i villaggi
valdesi, Biètoné da Val, in basso
col cimitero valdese, ridotto a prato e più in alto Erveuira, Empuoira,
Sapené ed altri ancora. Il viandante
attraversa, in alto, il primo villag
gio totalmente deserto, dai caratteristici muri a secco o fatti di malta,
retaggio delToperosità dei Valdesi;
ceco più avanti le case ili Empuoira
dove un giovane affila la falce tutto
solo, nel mezzo dell’aia ed accoglie,
il forestiero con affetto, come se da
lungo tempo si fossero incontrati;
neH’ordinata casetta alpestre si parla del tempo presente, poi si spazia
nella storia singolare di quella valle e infine si parla del Vangelo; un
segno della fede dei padri rimane
nelle mani del valoroso contadino
rimasto lassù a continuare la vita
amara dei superstiti della montagna.
A Sapené, dopo distante da Empouira, un vegliardo accoglie il colportore e racconta la storia dei villaggi tramandata dai suoi antenati:
episodi, leggende d’una storia lontana sono rapidamente, direi, sciorinate davanti all’ambulante che ascolta estasiato e commosso. Un figlio del vecchio contadino è felice
di far da guida nei villaggi: si scoprono scritte illeggibili, poi su di
una grossa pietra che fa corpo col
muro d’un pollaio una data: 1594;
— fu scritta dai Valdesi, esclama
contento l’accompagnatore —! di
fatti qualche decennio più tardi
quelle terre recavano i segni della
desolazione e della morte dopo la
emanazione dell’editto del 23 Settembre 1623 : una parte dei profughi si rifugiarono nel Delfinato, altri si sottomisero poi ai persecutori,
ridotti nella più cupa miseria, mentre altri più valorosi s’erano rifugiati sui monti; di lì vagarono in
terre più ospitali mentre i loro beni furono confiscati ed il bestiame
venduto a beneficio del vescovo, dei
monaci e del fisco.
Il mereiaio incontra di quando
in quando qualche bambino o qual¡■lie donna ai quali reca il messaggio della rinascita del Signore Gesù
Cristo: Nuovi Testamenti ed « Amici dei Fanciulli » sono accolti con
esultanza mentre nel saluto di congedo ripetono: « tornate ancora ».
Il mereiaio ambulante.
PERSONALIA
Il Doti. Marco Gay e la Signorina Ellen
Koch sì sono sposati, nella Cappella della
Missione norvegese a Genova. Agli sposi,
che si stabiliscono a Pinerolo, il nostro
augurio più, vivo e cordiale.
La casa del Doti. Emanuele Bosio è stata allietata dalla nascita della terzogenita,
la piccola Annalisa. Ai genitori auguriamo
di 'tutto cuore ogni bene per questa piccola
che il Signore ha donata.
3
N. 39 — 2 ottobre 1959
L'ECO DELLE VAUi VALDESI
— 3
MENTRE. SI RIAPRONO I ®ATTENTI DELLE SCUOLE
Per la vita o
per Tesame?
Come sempre, anche quest’anno
siamo giunti alla ripresa dell’attività scolastica; una ripresa che avviene in un clima non precisamente sereno. Vaste categorie di insegnanti,
scontente del loro stato giuridico, minacciano azioni di protesta. La riforma della Scuola Elementare è almeno parzialmente, in atto con lo
scopo di eliminare alcuni inconvenienti segnalati nel passato, per cui
è forse opportuno di aspettare i risultati, prima di formulare giudizi
avventati. Per la Scuola Media tutto
è ancora in alto mare. Ogni ministro ha il suo progetto e cerca affannosamente le centinaia di miliardi
liecessari per risolvere il complesso
problema.
Ma la «tifa» nun cambia
C’è però qualcosa che è rimasto immutato dai tempi della mia remota
infanzia: quello che, con scientiflco
linguaggio, gli psicologi germanici,
dopo ponderosi studi, hanno battezzato col nome di Prüfungsangst ; malattia volgarmente chiamata, in gergo scolastico: fifa; più elegantemente si potrebbe forse chiamare: psifusi degli esami.
Si tratta di un vecchio malanno,
che, nella patria nostra, ispira «pezzi giornalistici » d’occasione, pieni di
retorica o di suggerimenti miracolistici, pubblicati nel periodo degli
esami e che, pur dettati dalle migliori intenzioni, contribuiscono a creare
propria quella « gran fifa » o « grande angoscia » o « psicosi degli esami» che vorrebbero combattere. Perchè si tratta di una vera e propria
malattia che sarebbe (ed è) grave errore sottovalutare o addirittura ignorare.
Cose più grandi di loro
Ed eccovi un ragazzo che, improvvisamente, fa « scena muta », che si
ostina nel suo silenzio, che vi guarda
come per dirvi: «Adesso che mi avete al mattatoio, scannatemi pure! ».
E forse un mulo? un bue? un ribel
le? Sappiamo che non è nulla di tutto ciò; e allora?
E badate: non si tratta di un caso
limite; anzi si ripete di frequente,
e nelle scuole di ogni ordine e gra
do! E allora? Non c’è niente da fare
per la giustizia scolastica: una bocciatura, e non se ne parli più; se
tutto va bene, ritornerà a ottobre;
(! così ha tempo di metter giudizio »
La giustizia scolastica è salda: tan
te risposte sbagliate, tanti errori = x
( dove X può esser sostituito da im numerale tra 1 e 10).
I miei dotti medici germanici ps
rò acconsentono solo con delle riserve; disertano, a questo proposito, sul
le cause; si soffermano su di un sin
tomo pericolosissimo della psiche
giovanile: il Gefühl der Ohnmacht
(senso di impotenza), in cui vedono
un riflesso della struttura patriarca
le della primitiva società in cui il
padre era il capo famiglia indlscus
so, con pieni poteri disciplinari. L’argomentazione è ponderosa, ma qualcosa di utile possiamo trarne.
L’
ora
«X»
Ecco dunque il nostro ragazzino
undicenne che s’incammina per sostenere i suoi esami di ammissione
alla Scuola Media: a Torre Penice o
a Torino, la scena non cambia. E’
giunta per lui l’ora x. Per lui è veramente l’ora fatale! E’ stato deciso
che egli deve affrontare questo esame, deve esser promosso con una
buona classificazione. Sono in gioco,
in questa decisione, interessi familiari, prestigio familiare ed anche (’interesse del fanciullo; ma si tratta
pur ,sempre di una decisione che vie
ne imposta.
Che il fanciullo possa anche non
essere adatto al nuovo corso della
sua vita, che vi debba esser prepa
rato, sono problemi che, da noi, non
si pongono. Accade ancora si>esso da
noi che si senta ripetere con sacrosanta convinzione : « Deve studiare
perchè non è abbastanza forte per
lavorare! ».
IN MEMORIA DELLA INSEGNANTE
IRMA EORNERIINE DON
Per Orfanotrofio Valdese di
Torre Pellice:
I compag. dì classe di Alberto L. 2.750
Edilio e Alberto Fomeron L. 2.750
Per Orfanotrofio Valdese di
Pomaretto:
I compag. di classe di Alberto L. 2.750
Edilio e Alberto Fomeron L. 2.750
Per il Giardino d’infanzia di
San Giovanni:
Amici e colleghi di Irma Fonnerone L. 6fi00
Del resto, se qualcuno volesse un
consiglio, a chi e dove potrebbe ri
volgersi? E se riuscisse ad ottenere
questo consiglio, come metterlo in
pratica? Quanti ragazzi harmo la loro esistenza rovinata (dopo aver sen
za colpa reso diflOcile il lavoro dell’insegnante ed appesantito una classe) perchè hanno dovuto seguire un
nuovo corso al quale le loro forze non
erano sufficienti?
E così il nostro ragazzo inizia il
suo nuovo cammino con il sentimento che si dispone di lui: egli deve
ubbidire; ed ubbidisce!
Ed ha paura!
Hanno panca tatti
Ho accennato all’esame, di ammissione alla Scuola Media in modo specifico perchè è quello che interessa
più direttamente xm maggior mxmero
di famiglie; ma anche in tutti gli
altri esami, su su, fino alla « Maturità », lo stesso fenomeno si ripresenta, con le stesse caratteristiche, con
le stesse ripercussioni sulla vita degli studenti e delle famiglie, per non
parlare degli insegnanti.
Generalmente si dice: «E’ l’effetto dei suoi nervi»; per gl’insegnanti interviene la stanchezza; i genitori sono sotto pressione!
In questo clima dimque il ragazzo
viene aH’esame, che gli appare co
me qualche cosa di molto simile a
un crudele gioco di prestigio. Di fronte a lui due o tre giudici che detengono le chiavi del Potere e del Sapere: sanno per esempio quanti sono
i laghi della Valle di (àlendalough
(lui, povero diavolo, noii sa neppure
che esista questa valle in Irlanda).
Lui (l’esaminando) è lì che deve
cercar di capire la domanda, la quale, spesso, è facile, ma spesso, pur essendo facile, è formulata in un modo che gli è inconsueto; talora, purtroppo, è un tranello. E lui (l’esaminando) ha pochi secondi a disposizione per risolvere i suoi dubbi. E
nessuno lo aiuta; del resto egli dif
fida dell’aiuto. E così insegue la sua
risposta alla prima domanda, quando l’esaminatore è già passato alla
seconda. E così nasce quell’atmosfera
pesante di reciproca diffidenza che
avvelena l’esame ed è causa di tanti risultati sconcertanti.
Il peso del patere
« Ma come? Non sai questo? Eppure è facilissimo». E giù una dotta
spiegazione. «Ecco quello che avresti
dovuto dirmi».
Ricordo ancora oggi, e son passati
più di 40 anni, il giorno del mio esame di maturità e la dotta lezione con
la quale quasi mi schiacciò il mio
dotto esaminatore per insegnarmi
cosa avrei dovuto' rispondere per di
mostrare che avevo capito perchè un
certo sistema filosofico si definisce
panlogismo. E più terribili di queste
mazzate, certi silenzi! Loro hanno
fatto la domanda; a bruciapelo hanno sparato: «Quando avvenne la
battaglia di S. Quintino?»; poi si sono chiusi, in uno sdegnoso silenzio;
eppure basterebbe un nome una pa
rolina per mettere sulla buona strada... Ma cos’è Tesarne?
Scontro di dne generazioni
Sembra quasi che sia l’incontro di
due generazioni; che gli anziani che
detengono le chiavi del potere e dei
sapere guardino con sospetto queste
nuove leve, dalle quali saranno un
giorno inesorabilmente soppiantati,
e vogliamo render difficile questa avanzata massiccia. A fin di bene, perchè bisogna far le cose seriamente,
e i diritti della coscienza vanno sempre salvaguardati, come ben sanno
gli anziani.
E così, senza colpa di nessuno, in
vece di incontro bisogna spesso parlare di scontro perchè il rendimento
dei nostri ragazzi agli esami è regolarmente inferiore del 50% al rendimento normale, in un ordinamento
scolastico che è tutto fondato sull’esame. Fondato sull’esame e dall’esame viziato!
Prescindiamo, come già detto, dalla
Scuola Elementare. Cominciamo con
l’esame di ammissione alla ¡Scuoia
Media, poi continuiamo con l’esame
di Licenza Media (dopo tre anni);
si entra così nel ginnasio e dopo due
anni, eccoci all’esame di ammissione
al Liceo con i suoi tre armi, dopo i
quali si arriva alla Maturità. In tutto otto anni; in tutto quattro volte
i ragazzi sono chiamati a sostenere
esamU e dal punto di vista fisiologico e psicologico in armi che sono
spesso gli anni critici). Quattro volte,
se tutto va bene; se no..., ci sono gli
esami di promozione (e magari di riparazione) anno dopo anno. Ci sono
dei ragazzi che ne hanno collezionato una bella serie!
E’ lecito quindi domandarsi: qual’è
il fine della scuola? Insegnare per la
vita, o preparare per l’esame? Forse
qualche anziano insegnante insorgerà ed obietterà che è scandaloso il
solo fatto di porre quest'interrogativo. Ma anch’io ho ormai dietro di
me 30 anni di insegnamento; e so
che si studia la pecÈigogia e che ci
sono alti-tonanti circolari ministeriali all’inizio di ogni anno scolastico.
Ma l’esame è lì: il reale.
E finché c’è, tutto il nostro insegnamento ne è deformato. Ci dobbiamo rassegnare a imbottire i crani di date; a rimpinzare i cervelli dì
km. di superficie e idi milioni di abi
tanti; a letificare cuori e menti con
elenchi di nomi di città, di prodotti
ecc. ecc.
Dobbiamo rassegnarci a veder circolare tavole e quadri riassuntivi; e
famigerati manualetti appositamente preparati «in vista dell’esame».
Perciò rimane la grande paura e
con essa il nostro interrogativo: Per
la vita o per l’esame?
Ai posteri l’ardua sentenza; ad un
prossimo articolo (se L’Eco lo crederà
opportuno) un tentativo di approfondimento Gl.
Lettera da Corato
Caro Direttore,
il nostro Doposcuola Evangelico di Corato, inizierà col l» Ottobre p. v. il suo
settimo anno di vita. Ti invio la Relazio
ne del decorso anno, affinchè come hai
latto nel passato, ne stralci quelle notizie
che potranno interessare i lettori nostri
fratelli die ci seguono da anni in questa
bella iniziativa.
Dico bella perchè come è noto essa nasce senza piani o programmi prestabiliti,
ma come gesto di solidarietà e di amore.
iNasce cioè sul terreno della fede e dello
spirito di servizio.
Un’equipe di giovani della nostra Unione Giovanile Mista decide di rinunziare
alla propria Sala di Attività, per mettere
al posto del tavolo di ping pong dei banchi di scuola costruiti in modo approssimativo, nel desiderio di rendere un servizio alle famiglie, il solo possibile: dando quel che si può dare, istruzione e amore a bambini che altrimenti dedicherebbero le ore libere al giuoco... o abbandonerebbero del tutto la Scuola per diventare servitorelli... di qualche famiglia patrizia.
Durante ii recente nostro Sinodo si è
insistito sulla necessità di inserirsi, là dove è possibile, in quelli che sono i reali
bisogni della popolazione che ci circonda.
« Da questo conosceranno che siete miei
discepoli, se vi amale gli uni gli altri ».
11 Maestro che ci ha dato questo preciso
e perentorio ordine vede nel servizio fraterno una possibilità illuminante e più
sicura di tanti altri metodi, che forse raggiungono la mente ma non abbastanza il
cuore, e bisogna parlare al cuore dei piccoli e al cuore dei grandi con questo intallibile linguaggio dell’amore.
Lo abbiamo potuto sperimentare sia dii
scrive, sia i collaboratori e le collaboratrici, in questi sei anni di gioioso servizio. tatuante madri un tempo prevenute e
lontane se non del tutto estranee alla fede
cristiana ci hanno chiesto consiglio e maggiore luce ai loro problemi.
E per tìnire... una notizia che rallegrerà
il cuore di tanti nostri amici: col 1“ ottoore la sala unionista, die era del tutto
insutUcente, sarà lasciata ai giovani, percae il Doposcuola si trasferisce al primo
piano dello Stabile nell’ampio appartamento ove potremo organizzare meglio e
il lavoro e l'assistenza. Questo potremo
tarlo se troveremo anche i mezzi che ci
consentano di assumere una seconda Insegnante. Lo speriamo molto nel Signore,
li ringrazio per l'ospitalità che vorrai dare nell'Eco delle Valli, al Doposcuola
r.vangelico di Corato, te ne ringrazio anclie sia a nome del Consiglio di Cliiesa
che dell’équipe dei miei collaboratori,
mentre att'etluosamenle li saluto.
Tuo in Cristo G. E. Castiglione
Quando, il 1 ottobre 1959 il Doposcuola Evangelico riaprirà le sue por
te ai suoi sessanta bambini, avrà
inizio il suo settimo anno di vita.
Il suo sesto anno, per il quale fummo in trepidazione, dato il cambio
della Insegnante, va annoverato come un anno pieno di benedizioni.
Non sono mancate le difficoltà che
la nuova Insegnante ha dovuto superare nel primo periodo di adattamento, tutta presa dal timore di non
riuscire. Nessun compito è più com
plesso e più delicato: spiegare il tema o aiutare a risolvere il problema
ad una trentina di alunni, provenienti dalle cinque classi elementari
e farli lavorare in im sola aula... e
mantenere la disciplina. E tutto questo due volte al ^omo, giacché v’è il
turno del pomeriggio.
E’ una missione che va svolta in uno
spirito di abnegazione. E’ un servizio reso a genitori e bambini. La nostra Evangelina Scivales, ohe ha pienamente corrisposto alla nostra aspettativa, è stata coadiuvata per il
secondo turno dalla Signorina Maria Tarricone e saltuariamente d^l
Signor Nicola LoiodieeJ Le famìglij
degli alunni hanno avvertito il be
neflcio che ricev'evano ed hamio cin
condato di affetto e di premure i nostri responsabili.
Abbiamo potuto offrire ai piccoli
alunni una merenda costituita da un
grosso panino di duecento grammi (il
lettore non si spaventi) ben imbottito di marmellata, di formaggio o di
cioccolata. Dalla relazione dell’Insegnante rileviamo queste parole:
« Erano bimbi quasi tutti di umili
condizioni sociali. Spesso privi del necessario e per la maggior parte ap
Totale L. 17.500
Accanto al mio magnetofono
Non posso non ricordare con profondo commozione il tempo in cui
procedevo con la folla... tra i canti di
giubilo € di lode di una moltitudine
in festa. (.Salmo 42: 4-5).
Sono seduto al mio tavolino ed ho di
nanzi a me un muccliio di corrisponden
za da evadere. Come faci-io qualclie volta
per « darmi una spinta », giro la chiavet
ta del mio magnetofono e disira'tamen’lascio svolgersi il nastro magnetico. Pur
scrivendo però gli presto qualclie attenzio
ne... C’è qui una registrazione fatta pochi
giorni or sono ne! tempio di Torino quan
do la fanfara Evangelica del Baden par
tecipò al culto pre.siedulo dal Pastore Ayas
sot. Riodo gli accordi armoniosi delle
trombe scintillanti e mi sembra di rivedere
schierali dinanzi a me quei cari giovani
che nel recente soggiorno alle Valli mi
hanno fallo una cosi profonda impressio
ne. Giovani operai, impiegali, studenti
professionisti venuti a trascorrere qui le
loro ferie con la speranza di recarci un
servizio fraterno col suono delle loro troni
he. Giovani credenti dal contegno irre
prensibile che senza dare il minimo segno
di stanchezza si sono sorbiti i numerosi
culli in lingua italiana ai quali hanno par
tecipato e di cui non capivano nulPaltro
che il fatto che eran dei culli. Giovani
pieni di un meraviglioso senso di respon
sabilità ma anche semplici e buoni come
de. fanciulloni.
Eàl ora, qui, il mio magnetofono mi rievoca quel che udimmo da loro. Suono di
trombe, trombe come tante altre, ma suono che mi sembra contenere qualche cosa
di diverso, un messaggio che io sento venire dalT.àlto come afferma quel mio giovane amico il quale sostiene che anche
la musica quando è opera di un credente,
contiene un messaggio di fede e di pietà
ispirato da Dio.
E il nastro del mio apparecchio si svolge rapidamente. Ai brani di sole trombe
si alternano quelli nei quali la fanfara accompagnava gli inni cantati dalla comunità e qui quello che io odo si fa maestoso
e grande. Odo, come quella sera, il canto
della bella assemblea che intona e segue
con forza il canto delle varie strofe. Il
tempo non è sempre concorde in maniera
perfetta ma queste imprecisioni non tolgono nulla al palpito di vita meraviglioso
che giunge al mio orecchio e soprattutto
al mio cuore. Li riodo tutti quegli inni :
Scrivi tu di propria mano. Sorse Cristo dalla morte. Forte rocca è il nostro Dio...
Li conosco dalla mia infanzia, li ho cantati mille volte, ma (Jui essi hanno qualche cosa di diverso. Di solito furon per
me come un messaggio che io cercavo di
dare, qui, nel silenzio del mio studiolo,
sono un messaggio elle io ricevo.
Io non conoscevo’tjna.sl nessuno in quell’assemblea, ma le suè voci mi eccheggiano ora attorno come qualche cosa di familiare, le distinguo ad una ad una e mi
sembra di riconoscerle tutte e attorno ad
esse mi pare di udire altre voci ancora ormai lontane nel tempo, voci amate ch’io
credevo spente per sempre e che qui semhran tornare in vita per dire: «Siam presenti anche noi e cantiamo ancora la gloria di Dio! ».
Ma non è questa un’eco di canti più
lontani e sublimi, quei canti di cui ha
una sete insaziabile l’anima mia?
E mentre il magnetofono continua, a
cantare, io provo qualcosa che non so descrivere, ma che è bello, troppo bello,
che vorrei non dovesse allontanarsi mai
dal mio orecchio, qualcosa che mi fa battere il cuore, che mi stringe la gola, che
mi sale su su fìtto agli occhi i quali non
possono più trattenere le lacrime... e quasi piango nella soUtndine del mio studioio, di fronte al magnetofono che canta. .
Sono un stupido! Dovrei ricordarmi meglio che la emotività è segno di debolezza
o di senilità precoce, che gli uomini forti
non debbono lasciar .trapelare neppure un
palpilo di commozione, che il sentimentalismo oggi è bandito anche dai pxdpiti
e che se un predicatore aspira ad essere
apprezzalo deve guardarsi bene dal ricorrere agli schemi abusati del sentimento.
Però, non posso tacere un interrogativo
che mi tormenta da molti anni: — E’ pro
prio vero che il sentimento debba esser
considerato come debolezza nella nostra
società di credenti, ed è anche vero che
la lode di Dio per mezzo del canto e della musica debba avere un posto di cenerentola nella nostra vita religiosa?
E’ proprio pazzo chi pensa che una attività di primo piano per tutta la nostra
gioventù valdese dovrebbe essere quella di
intonare la sua voce e di dare fiato alle
sue trombe per riempire dei suoi canti
e delle sue musiche l’Italia intera e cercar di vincerne l’apatia religiosa col canto della gloria di Dio?...
La nostra povera Italia ha fatto molte
tristi esperienze religiose attraverso ai secoli ed ha indurito il suo orecchio anche
di fronte alla eloquenza dei migliori predicatoti; ma qualche volta è ancora sensibile alla musica e al canto, che celebrano la gloria di Dio. La forza di testimonianza di una assemblea che canta con
fervore supera di gran lunga quella di
qualunque pulpito e questa forza deve
competere specialmente alla gioventù...
Probabilmente ho scritto cose che non
avranno alcuna risonanza e resterà vano
per ora ogni appello alTaspetto sentimentale della fede ed al .servizio di Dio per
mezzo del canto e della musica, ma non
sarà sempre così. La passione delle sante
assemblee dei credenti che celebrano col
canto la gloria di Dio è cosa profondamente biblica. E se questa cosa è biblica
non può cadere! Ed è pure la Bibbia che
ci descrive colui che sapeva fremere nel
suo spirito e piangere dinanzi alla folla
per l’emozione.
Nell’attesa, mentre mi sforzerò di essere di fronte al pubblico come mi si vuole,
tornerò qualche volta a rifugiarmi accanto al mio piccolo magnetofono, nel segreto del mio studiolo, per dire al Signore l’ardente nostalgia che sempre più
mi prende il cuore di udire i cauti della
sua Chiesa che celebrano la gloria di Dio.
E lo farò confortato dal pensiero che anche altri nella Chiesa Valdese fanno così.
Non osano ancora alzar la voce, ma ne
aspettano l’ora con fervida nostalgia.
Enrico Geymet.
partenenti a famiglie numerose con
genitori analfabeti o quasi.
«Essi attendevano sempre con ansia lora in cui veniva distribuita la
merenda efie... divoravano. Non mancava qualche scena commovente, come quella di qualche bimbo o bimba cne rinunciava alla propria merenda per portarla a casa ad un fraleiiino o sorellina».
E che dire della gioia di queste
creature, abituate a vivere in ima
atmosfera pesante di preoccupazioni materiali, quando a Natale abbiamo dato loro un indumento nuovo.,
u un bel paio di scarpe, o una cartella, o un giocattolo.
A tale proposito ringraziamo la cara Signora Edina Ribet e l’associazione del « Bicchiere d’acqua » delia
Chiesa di Torino che ogni anno ci
aiuta a procurare tanta gioia.
Anche quest’anno le soddisfazioni
morali non sono mancate: la ricoconoscenza dei genitori, la stima e la
fiducia di alcuni Insegnanti delle
Scuole di Stato che indirizzano negli
ultimi mesi al nostro Dop^cuola
Evangelico i loro alunni zoppicanti...
Ma v’è un consuntivo di natura spi
rituale che più conta: ed è il convincimento che in questi sei anni si
è vieppiù approfondito e generalizzato nella Comunità, come di una scoperta, ohe non c’è un modo migliore
per parlare della nostra lede, del nostro Vangelo, del nostro Salvatore.
Si è capito che per essere Suoi testimoni si deve parlare un linguaggio reale e comprensibile; alle madri e ai padri — che anche se volessero non saprebbero aiutare i loro
piccoli, perchè a mala pena sanno
fare la firma e vivono sotto l’assillo
dei bisogni materiali — dobbiamo
continuare a dire: eccoci al vostro
fianco, questo vostro piccalo problema vogliamo aiutarvi a risolverlo.
E sopratutto ai bambini, abituati
ad accettare e a subire ogni specie
di ingiustizie e che ti guardano la
prima volta con occhioni melanconici e sospettosi, disabituati come sono a ricevere gentilezze da persone
estranee, dobbiamo parlare l’infallibile lin^aggio dell’amore: restituire
a quegli occhi e a quei cuori la gioia e la speranza della vita.
Cari Amici, siamo sicuri ci sarete
vicini, come lo foste quando si mise
mano all’aratro, come lo siete stati
sempre. Non immaginate quale forza spirituale ci dà, in questa nostra
modesta opera, il saperci sediti da
ciascuno di voi, e a cominciare da
questo decorso anno da alcune Unioni Femminili delle nostre più forti
Chiese Valdesi. E’ per noi un’ispirazione e un incoraggiamento.
CI SCRIVONO...
Caro .signor Coslahel.
Le riconfermo, in tutta sincerità, che la
mia sola intenzione nello scrivere Tarti< olo « E Pradeltorno? » era di cercare di
suscitare amici per Pradeltorno: vi sono
gli amici di Rorà, di Prali, di Villar Pellice, e sarebbe molto desiderabile vi fos•sero anche numerosi amici di Pradeltorno.
Se m’interesso a questa località, è anche
perchè discendo, per parte di madre, da
una famiglia di Pradeltorno, ed è naturale che io sia affezionata al posto.
Il mio articolo aveva il tono della descrizione, appunto perchè non intendevo
rivolgere critiche a nessuno, ma soltanto
presentare una situazione: non ho il minimo dubbio che voi facciate tutto quello
che potete; ma là dove non potete, mi
sono permessa di dire a tutti noi che non
dobbiamo dimenticarvi.
Auguriamoci che i nostri due articoli
su Pradeltorno, il suo ed il mio, possano
raggiungere lo scopo.
Cordiali saluti. Edina Ribet.
Abbùimo ricevMo — e lra.sme.s.so — dalla Sig.a Renata JaJla L 1.000 "per tagliare le ortiche a Pradeltorrw”. E’ rallegrante di vedere che il proverbio vale pure a
rovescio e che non c’è spina {anche d’ortica) senza fiori. n.d.r.
4
GIOVANNI MIEGGE
LA VERGINE MARIA
2« ediz. — L. 750
Claudiana - Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad. G. Oostabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Notiziario delle nostre Coiminità
aNGROeiVa (Serre)
Domenica 20 Settembre nella Chiesa di
Pradellorno si sono uniti in matrimonio
Pons Italo ed Agli Viola Clara. A questo
nuovo focolare che si è stabilito nella
parrocchia del Capoluogo rinnoviamo gli
auguri di una vita coniugale benedetta dal
Signore.
TORRE PELLICE
Siamo vivamente grati al Prof. EnuaUiele Tron e al Past. Paolo Marauda che hanno presieduto i culti rispettivamente domenica 2o ai Coppieri (in francese) e domenica 27 al Centro.
Ci avviciniamo alla ripresa delle attività
di Chiesa, ed è con gioia che pensiamo ai
più stretti contatti che esse ci permetteranno di riavere, dopo il periodo estivo.
Domenica 4 ottobre i bambini delle varie Scuole Domenicali sono convocati alle
ore 9 nelle loro rispettive sedi, per riprendere contatto e formare i gruppi; la
domenica seguente, alle 19,30 si avrà nel
Tempio del Centro il culto d’inaugurazione, insieme a tutta la Chiesa.
Pure i catecumeni inizieranno tutti insieme il loro nuovo anno di preparazione
con un culto, domenica 11 ottobre alle
ore 9.
Nel pomeriggio di domenica 4, alle ore
14,30, nella Sala delle attività (Asilo) le
tre Società Missionarie avranno insieme la
loro seduta plenaria Iniziale.
E" stato celebrato il matrimonio di Domenico Giuseppe Mollard e di Elma Armand Pilon.
Si è svolto il servizio funebre di, Anna
Maria Marauda ved. Jourdan (Pian dei
Boula) di 91 anni; il Maggiore Calzi dell’Esercito della Salvezza Ita pure rivolto
un fraterno messaggio di simpatia.
La Chiesa è nella gioia con coloro che
sono nella gioia e piange con coloro che
piangono, ma con speranza.
Si sono stabiliti a Torre Pellice il Pastore Paolo Bosio e la Signora: molto lieti
di averli con noi rivolgiamo loro l’augurio di un sereno soggiorno a Torre.
VILFASECCA
Sabato, 26 settembre, nel tempio dei
Chiotti, è stato celebrato il matrimonio
di Ermida Clpt (Peyroneo) con Aldo Beux
dei Bosi di Pramollo.
L’augurio fraterno della Comunità segua questi sposi che hanno stabilito il loro
focolare a Pramollo.
Dalle righe di questo giornale desideriamo ringraziare ancora il Past. Jacques
Pons della Chiesa Riformata di Francia
pér il culto presieduto nel nostro tempio.
Il Pastore Pons, la cui famiglia proviene
dal quartiere di Villasecca, si sta preparando per servire il Signore nelle file della Società Missionaria di Parigi.
Il Concistoro è convocato per domenica
4 Ottobre, al Presbiterio, subito dopo il
culto, in vista della ripresa autunnale.
R Ü R A’
Si ricorda che domenica prossima, 4 ottobre, avrà luogo 1 Assemblea di Chiesa
della ripresa, nel corso della quale sarà
fatta una relazione .dei lavori sinodali.
Domenica II ottobre culto di inaugurazione della Scuola Domenicale, con partecipazione dei bambini.
A partire da domeni'Ca 25 ottobre e ogni
ultima domenica del mese, il culto sarà
tenuto in francese.
Nel corso dei culti del 29 e 27 settembre sono stati battezzati i piccoli Dino di
Kitty Giusiano e Rosetta Tourn e Ugo d
Maurizio Tourn e Edi Benecchio. Il Signore benedica questi fanciulli e le lc.ro
famigRe.
Sono stati ricoverati all’ospedale di Lu
serpa Giovanni Motel (Giuanin) e Erne
stina Tourn in Rivoira. Auguriamo ad en
trambi una pronU e conipleta guarigione
Tutti coloro che intendessero partecipa
rn aUa giornata degli uomini delle Valli
sono pregati di farlo sapere non oltre domenica 4 ottobre al pastore.
VERCELLI
Il Pastore che va
e quello che viene
Domenica 13 Settembre il Pastore
Maggi P., da circa sei lustri residente a Vercelli, davanti ad un folto
uditorio di amici e fratelli, venuti
anche da lontano e precisamente da
Novara, Vintebbio, Ivrea ed Alessandria, ha predicato il suo sermone di
addio prendendo come testo, per questa particolare circostanza. Atti 20:
32. Con slancio giovanile, con spirito
ardente, che non tradiscono l’età
matura, incatena l’attenzioiie del numeroso uditorio destando, in ultimo
la commozione generale. Segue la pre.
sentazione, all’Assemblea, del sostituto Evangelista Niccolini di Novara.
Quindi il fratello Tazzolino di Vintebbio ricorda, conunosso, nel Pastore Maggi il padre affettuoso e sempre presente della Comunità Vintebbiese ed il Dott. E. Tron, non meno
commosso, quanto il medesimo ha
fatto per la Comunità di Vercelli. L’uno e l’altro, per le rispettive Comunità, offrono poi ciascimo un dono
ricordo.
Molto conosciuto e stimato dalla
popolazione per il suo coscienzioso e
fattivo lavoro di evangelizzazione, il
Pastore P. Maggi — emeritato dopo
un limgo ministerio di 58 anni —
lascia dietro di sè largo rimpianto.
Alla sua strumentalità nel Signore a
al suo dinamismo si deve se le Co
munità di Novara, Vercelli e di Vintebbio sono nate e si sono sviluppate
alla gloria di Dio. G. M.
SM SECONDO
Nel solenne raccogiimento di un Culto
di circostanza, alla presenza di un pubbl co numeroso che gremiva il Tempio, il
pastore Arnaldo Gente è stato insediato
domenica scorsa quale Conduttore titolare
della nostra comunità.
Ha diretto la cerimonia il Sovrintendente al I® Distretto, dott. Rihet, con un
messaggio di fraternità cristiana tratto dal
capitolo 19 delTEvangelo di San Luca al
versetto 6 : « Pace a ‘ questa casa ». Collegando questo concetto a quanto espresso
nella nostra liturgia sulle responsabilità e
sui doveri del Pastore e dei parrocchiani,
ha esortato la comunità tutta a vigilare e
pregare affinchè la pace, questo sublime
dono di Dio, possa del continuo essere
presente nella volontà e nel desiderio di
ognuno. Pastore e fedeli, quale forza vitale e necessaria péi^ una comunità attiva
al servizio di Cristo ‘e della Sua Chiesa.
Dopo questo messàggio augurale e fraterno, il dott. Ribet’ha lasciato la parola
al pastore Genre die, visibilmente commosso, ha stretto la mano al suo collega
ed ha preso possesso del pulpito.
Con un sermone vibrante di fede, messaggio convincente dì un’anima che sa in
Chi crede, il nuovo Pastore ha parlato alla
assemblea affermand.4 un programma d’azione che sarà sempre e solamente basato
sulla pura Parola di Dio, attraverso uno
spirito di umiltà, di abnegazione, di amore e di adorazion * di Cristo. Le sue esortazioni ai fed.tìi con saranno mai un derivato di sperienze umane, bensì una
conseguenza della grazia di Colui che ha
detto a San Paola : « La mia grazia ti basta » (2 Corinti - cap. XII - vers. 9).
Dopo il Culto il pastore Genre e la Sua
Signora sono stati - attorniati sulla porta
del Tempio dai presenti che hanno loro
stretto la mano in segno di cordiale benvenuto.
Nel pomeriggio la comunità ha offerto,
nei locali della Scuola Umberto I, un ricevimento di commiato al pastore Cipriano
Tourn in segno di ringraziameqtd per il
lavoro da lui svolto in questa parrocchia
durante i mesi in cui l’ha diretta interinalmente. Il festeggiato ha ringraziato^ il
Concistoro, l’Unione! delle Madri e l’Unione Giovanile per Ta collaborazione che
gli hanno dato durante il suo ministero
a S. Secondo ed ha’espresso l’augurio di
ogni bene per il futuro della nostra comunità. (I
Mentre rinnoviamo ancora da queste colonne al Pastore Tourn la nostra riconoscenza, diamo al Pastore Genre ed alla
sua famiglia il più- Affettuoso benvenuto e
chiediamo al Signore di elargire su di
loro il Suo àiutov'le Sue benedizioni, le
Sue grazie preziose.. “ d. g.
POMARETTO
Il culto di domenica, alle ore 10, sara
presieduto al Centro dal Past. Paolo Marauda e all’Inverso (Cappella del Gioii da.
Pastore titolare.
IN MEMORIA
Elisa Lantaret-Gay
Il 26 M. s., nella sua villa di Mon
Repos, è serenamente spirata la Signora Elisa Gay vedova Ldntaret. Da
molti anni era afflitta da una grave
infermità; sostenuta da una fede profonda, appariva a quanti si recavano
da lei tranquilla e serena, conservando la vivacità che le era propria.
Quanti l’hartno conosciuta conserveranno il caro ricordo del suo sorriso e
della sua parola fiduciosa-, anche nella
prova della sofferenza.
Essa era andata sposa giovanetto al
Pastore di Pomaretto Paolo Lantaret, figlio e successore di quel Pietro
Lantaret che per 45 anni fu pastore di
quella comunità, e per quasi due decenni Moderatore della Chiesa Valde
Prof. Rr. Franco Uperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Rottoressa
Iolanda De Carli l/a!crio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdgse di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Direttore: Prof. Gino Costabel_
^bblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
se. Ma già nel 1894 essa partiva col
marito da Pomaretto per raggiungere
nel lontano Uruguay le colonie recentemente formate dagli emigranti vaidesi. Quivi il Past. Lantaret diresse
prima la chiesa di Ombues de la Valle, poi divenne agente della Società
Biblica per' la Regione Rioplatense.
Furono per la giovane moglie quattro
anni di attiva ed efficace collaborazione col lavoro del marito. Purtroppo già nel 1898 un’inesorabile malattia falciava il Past. Lantaret nel pieno vigore degli anni. Vedova a 22 anni, la Signora Lantaret, sopportando
con ammirevole coraggio la dura prova, se ne toPnò alla casa paterna a Perosa, con i figlioli Enrico e Emilia.
Ma un altro grande dolore l’attendeva: la morte immatura del figlio, caduto al fronte nel 1917.
Morti i genitori, si ritirò con la figlia nella quiete della villa di Mon
Repos, fatta costruire per la famiglia
dal Moderatore Lantaret.
Il servizio funebre si è svolto nel
pomeriggio di domenica 27, nel Tempio di Pomaretto, presieduto dal Past.
Gustavo Bouchard. che ha condotto
nella meditazione del Salmo 62, uno
dei Salmi che la nostra Sorella aveva
particolarmente cari. Il Past. Giovanni Trdn di Montevideo ha poi recato
un caldo messaggio di simpatia e una
serena e grata testimonianza di memore affetto, a nome delle Chiese Valdesi
del Rio de la Piata. Molti sono stati
colori» che con la loro presenza hanno
voluto testimoniare con affettuosa
simpatia, la stima ed il rimpianto.
Ai familiari della Scomparsa, ed in
modo tutto particolare alla figlia Emilia esprimiamo la nostra fraterna simpatia nella dura prova e nella salda
speranza in Cristo.
Comitato Sazioaale Stuoie Domeuicali d’Italia Os m •
Comunicato
Approssimandosi la ripresa dei corsi nelle Scuole Domenicali delle
Chie.se Evangeliche, il Comitato Nazionale mette a disposizione delle SS.
DD. e delle Chiese i materiali relativi : tanto quelli che si riferiscono agli
argomenti programmati per Timminente anno scolastico, quanto quelli
degli anni passati, nella misura delII programma nazionale per il 1959le disponibilità, e quelli permanenti.
1960 prevede due parti, o corsi:
I® — Antico Testamento: da Giosuè a Davide;
Ilo — Nuovo Testamento: Il «Padre Nostro ».
Il primo corso segue le tappe delTinsediamento del popolo^ eletto in
Palestina, e la sua conquista del paese, fino alla monarchia e all’ascesa
di Davide al trono.
Il secondo corso, dopo una lezione
sulla perseveranza nella preghiera,
segue Torazione dominicale frase pei
frase, illustrandola • con parabole o
episodi tratti dai Vangeli. Alla fine
del Padfe Nostro seguono alcune lezioni per le domeniche intorno alla
Pasqua.
Questo programma è svolto nel quaderno biblico illustrato «Celebriamo
il Signore », con figurine adesive
svizzere, e nel quaderno per i picco
li, « Allegramente », preparato dalla
Scuola Domenicale di Bologna.
Materiali permanenti sono i 4 yo
lumi del « Sentiero », corso biblico
completo, particolarmente adatto per
gli isolati e gli autodidatti; le carte
geografiche a colori del « Centro Biblico », le pageUine, i registri-calendario per i monitori, il fascicolo pedagogico: «L’insegnamento nella Scuola
Domenicale ».
Per richieste di materiale, o per
maggiori dettagli, rivolgersi al segretario del Comitato, pastore Bruno
Corsani, Piazza Statuto 26, Torino.
Si invitano i Signori Pastori a voler segnalare i ciechi della propria
zona alla Biblioteca Circolante Evangelica Braille. Torino - Cavoretto.
Domenica 4 ottobre, alle ore 15, avrà
luogo ai Monnet- dii-S. Qiovanni la
cerimonia di chiusura dell’anno 19581959 della Scuola Valdese di Economia
Domestica, con apertura della Mostra
dei lavori delle allieve (che rimarrà
aperta fino all’ll ottobre). Cordiale
invito a tutti.
AVVISI ECONOMICI
Istituii Ospitalieri
Valdesi
(segue dalla 2" pag.)
degli stipendi; ma la scarsità finanziaria, e soprattutto la mancanza del
personale sono sempre lì, problemi
aperti e più urgenti che mai: doman
de di ricovero al Rifugio sono iri attesa per questa ragione, e la situazione dell’Asilo di S. Germano si farà critica nelle prossime settimane ’
cinque delle otto persone che ne costituiscono il personale, compresa la
direttrice, lasceranno il lavoro nel
corso delTautunnOl E’ chiaro che la
CIOV può amministrare solo quello
che riceve.
E’ dunque necessario che le Chiese
riprendano a sentire come opera loro
que.sti Istituti che talvolta sembrano
essere proprio alla periferia dei loro
interessi e della loro vita. Biscia
che non solo affluiscano più soldi, e
qualche quintale di più di mele e di
patate — cose necessarie e preziose,
— ma che si preghi per l’opera di
questi Istituti, per chi vi è ospitato
e per il personale che vi lavora e affinchè vi testimoni; che insomma gli
anziani invecchino e i giovani crescano in una chiesa in cui questo lavoro
sia sentito profóndamente, come qualcosa di essenziale.
La CIOV è stata'riconfermata, con
l’espressione della riconoscenza della
chi6S& *
« Il Sinodo esprime la sua
conoscenza ai membri della (HO y
per l’opera svolta per gli Istituti Ospidalieri Valdesi » ed il ringraziamento
è stato pure rivolto a tutti coloro che
sono impegnati nel servizio del proy
simo solo o sofferente, nei nostri Istituti :
« Il Sinodo ringrazia le Diaconesse
e il personale tutto per il lavoro svolto con amore e dedizione, _ nonché i
numerosi Enti e benefattori che hanno generosamente sostenuto _ 1 opera
dei nostri Istituti OspidaUeri ».
A tutti noi, ora, di far sì che non
tocchi attendere la prossima « dom,®
nica della solidarietà », o la prossima
sessione sinodale, per rispolverare,
per un momento, gli stessi pensieri
e sentimenti.
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gentina. Rivolgersi: Ferrerò E., Corso Porporato 7 - Pinerolo.
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La famiglia del compianto
BOUNOUS LAMY
dì anni 83
esprime la sua profonda riconoscenza a quanti hanno partecipato, di
presenza o con scritti, al suo dolore.
Un ringraziamento particolare ai
dott De Clementi ed al past. Bert.
S. Germano (Savoia) 11 - 9 - 1959
« ...io stimo che le sofferenze
del tempo presente non siano
punto da paragonare con 1'
gloria che ha da essere mani
testata a nostro riguardo ».
(Romani 8: 18)
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2 TTSl?
Tipografia Subalpina - s. p a
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