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LA BUONA NOVELLA
Scguendn la verità iii'lla ( «l ità
EfEs. IV. ir,.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per caduu Numero centesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 2(1.
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SOTTOSCRIZIONI
A PKO
DELLA FAMIGUA CECHETTI DI FIRENZE.
(Vedi Buofia Novella n° 14^.
PRIMO ELENCO DI OBLATORI.
Sig. G. P. M.....■ . . . . L. 5
» G. Trenca ........ » 5
» N. N..........» 3
Signora Raadall BalJantyne ...» 4
Totale a questo giorno L. 17
AL DlREnORE DELLA RAGIONE
('Conlin. e finej.
III.
li sigaor Franchi {Ragione num. 22) degli
argomenti, che io arrecava a favore della nostra dottrina, ne riporla due soli, e saporitamente se ne ride. Ridere di chi con calma scrive
non a sfidare altrui, ma per esporre la propria
credenza,può indicare, come nel nostro caso,
una sentita superiorità d’ingegno, ma non svela
per fermo quel rispetto che così agevolmente
si serba per ogni disinteressata convinzione;
chi con ingegno pur misero adempie ad un dovere, non è mai risibile. Aggiungerò dippiìi,
che, parlando in generale, un dovere il quale
si salvi dalle beffe degli avversari, è sempre
un piccolo dovere e passa inosservato, I grandi
doveri non si eseguono giammai senza cho promuovano qualche irrisore, giacché, o son piìi
grandi che noi (6 il mio caso) e la nostra fiacchezza ci espone al ridicolo, o son piìi grandi
che gl’irrisori stessi, ed è facile intendere il
perchò del lor riso. — Non mi lagno che il
signor Franchi non abbia fatto menzione degli
altri argomenti cho io adduceva ne’ miei articoli : è scusabile un giornalista che non riporta
tutto ciò che ò stato detto daH’awersario :
avrei però desiderato ch’ei riferisse qualcuno
di quegli argomenti ch’io toglieva dal campo
morale, di cui non mancavo di accennare l’altissima importanza e la superiorità. Riferire
ciò che io dava come di men potente nella mia
esposizione può essere una bella tattica, onorevole non mai.
Il ch. scrittore riporla queste mie parole:
« Mettano pure innanzi [irazionalisti) l’impos€ sibilità a farsi un’idea dell’assoluto, a cono€ scerne la volontà, a determinarne gli atti ;
« noi troviamo incomparabilmente pili impos« sibilo il persuadersi, che quest’universo fosse
< un vascello lanciato nell’oceano dolio spazio,
« seaza che alcuno lo abbia fatto, scu(.a che
« alcuno lo diriga, senza che ’abbia una via
« determinata ». Il signor Franchi si pone
in serietà, piglia la metafora sul sodo, invece di filosofìa vi trova un’intera nautica o
si sganascia dalle risa. Non me ne stupisco,
anzi gli do ragione per un aspetto. La metafora è di cattivo gusto e inopportuna ; valgo
bon poco in fatto di retorica. E questa polemica non mi sarebbe riuscita inutile, quand’anche avessi imparato solamente questo ; chò in
un soggetto cosi alto o co.sl sostanzioso come
il cristianesimo, è cosa veramente balorda il
volere adornare gli argomenti con metafore. No
ringrazio il signor Franchi, rida o pianga,
quando avrò torlo glielo confesserò francamente, poiché non penso la cau.sa clic io difendo aver bisogno de’miei orgogli.
Però sotto quella metafora v'era una pruova,
quella conosciuta col nome di cosmologica.
Tutti sanno i tre argomenti che vi sono in metafisica per provare l’esistenza di üio, quello a
priori, il comotogico, e il cosi detto sperimentale: si sa ancora che dopo Kant ognuno riconosce l’insulBcienza di essi soli, e como pigliano forza ineluttabile congiungendosi alle
pruove morali, di cui parlavo ne’miei articoli.
Il signor Franchi isola il mio argomento c
dice : c Questo ragionamento in verità ci stupisce. Egli sa bene che disputa con avversari
scettici.... >. Di quale specie son coslorO? Ausonio fa molto caso ed a ragione dell’opera
testò pubblicata da Carlo Renouvier, della
quale fa estratti nella Ragione. Ivi si legge
(pag. ix) : c Les sceptiques doutent de tout,
« et essentiellement d’eux-mêmes, et ainsi
« ouvrent la carrière au mysticisme, fût-ce le
c plus irrationnel et le plus arbitraire». Il nostro ch. scrittore appartiene a questo numero ?
Il cristianesimo, che non ha cominciato da
ieri la sua lotta immortale, non ha certo una
brutta causa con gli scettici. Alcuni Padri col
mostrare le contraddizioni de’ filosofi e l'inevitabilità dello scetticismo, parecchi teologi cattolici col presentarlo como l’unico sistema in
filosofia, e Pascal con alcuni tocchi degni di
lui, han fatto vedere che esso, riducendo la ragione a dichiararsi impotente in quistioni importantissime, rende necessario il ricorso alla
fede! Contrariamente a ciò che pensavano i
gonfi dogmatici, il razionalismo ha mostrato
legittimo ed inevitabile quel metodo; chò so
Cristo dice Credi in me, i razionalisti debbono
concedere almeno che la ragione ò impotente
per sò, e che la vita doll’anima ò in una fede.
Si vode adunque che se ò quistione non di fede
cieca imposta da uomini, ma di una fede voluta, persuasiva, disinteressata, il cristianesimo
ha dirilto a presentare lo suo legittimo proten
sioni : il razionalismo ha improntato da quello
il metodo, ed ò così poco atto a distruggerlo,
che sposso gli dà la sua forza. Pascal cavava
dal razionalismo armi a favore del cristianesimo : l’apologia moderna spesso lo imita.
Il nostro Ausonio pretende al titolo di scettico. Di scettici die vogliono esserlo da vero,
non a pompa, nè per esercitare un metodo roso
menzognero da’ proprii sistemi, io non conosco
che quelli, i quali con quel robusto ingegno di
Giuseppe Ferrari giungono airinevitabilo conchiusiono della logica che logicamente distrugge
se stessa. È in tale stalo Ausonio, o lent<;nna
fra la logica che si contraddice, ola logica che
afferma? Si esamini il suo sistema ne’suoi
stessi libri che desidero sieno letti e meditati ;
0 chiaramente si vedrà che so meglio fosso stato
elaboralo e non si fosse impiccialo nella confutazione principalmente di due autoji di poco
valoro filosofico, il suo sistema lo avrebbe legato strettamente a Kant, e l’opera di Renouvier
sarebbe riescila inutile. Or v’ ha nemico piti
dichiarato contro gli scettici che Kant? Egli
non contro il dogmatismo solamente, ma pur
contro le scetticismo volle trovare una via; dimostrò l’impotenza della metafisica, e ricorso
alla morale. Cosi Socrate proclamava il principio della virtù ed abbatteva i sofisti. Kant
mostrava impossibile il poter decidere con la
metafisica lo quistioni su Dio, sulla vita avvenire ecc., ma risolvendole poi nella Ragion
pratica , mostrava sovrabbondantemente col
fatto che il suo sistema non era scetticismo, ma
criticismo. A questo può ridursi quello che il
signor Franchi ha abbozzalo ne’ suoi quattro
volumi ; e in effetti ha manifestato volervi appartenere con lo stampare un volume sul sentimento. A cho dunque far pompa del nomedi
scettico, se si vuol ritenere il senso annesso
alla parola? Nelle sue prime opere io non vedo
che lavoro critico, non scettico ; poscia ò giunto
al sentimento che è l'anello per cui l’uomo
tocca alla natura di Dio (pag. 104). Cerchi di
costruire ora l’edifizio morale, che ne’suoi libri
(cosa mirabile in un seguace della scuola kantiana) ò tocco appena o avvolto in frasi talvolta
declamatorie — mentre a’ filosofi, camjK) vasto
di potenti ragionari ò il sentimento della libertà che s'intreccia con quello del dovere,
dello scopo dell’uomo e dell’uinanità, siccome
' han mostro Kant e Fichle per non citar altri—
e allora vedrà che il nomo di scettico gli sla
co.sì male, come male starebbe quello di seguaci del criticismo a Sesto Empirico, a Ilume
0 a Ferrari. Scettico chi apre la via al sentimento,
il quale, se la storia della filosofia non falla.
2
può menare sino al misticismo o peggio ancora ? — Io dunque, so i mici argomenti si ritengono per diretti ad Ausonio , non ragionava con uno scettico, ma con un filosofo critico
sentimentale.
Vediamo, so quel poco di metodo che traluce
dal mio argomento sopra riportato, poteva essere condannato da lui. Io difendeva, non attaccava, espóneva, non confutava; ò questa
una posizione di cui bisogna toner conto. Or
diceva , più impossibile il persuadersi ecc. ;
persuadersi ò del sentimento, como il convincersi è della ragione. Ausonio fortunatamente
ammette questa distinzione nel suo scetticismo.
A che stupirvi dunque del mio argomento? Il
nostro sentimento è fatto a quel modo : rispettiamo il vostro, e' voi rispettate il nostro ; ci
troviamo nello stesso metodo e voi non potete
sconoscere la vostra logica. Se ci parlate di
scetticismo, non v’accorgete che non noi, ma
combattete un vostro volume di circa 500 pagine, e almeno per amor proprio dovreste smettere. Che pretendere di piü quando gli avversarii si mettono sul vostro terreno, accettano i
vostri metodi e vi mostrano che da questi per
loro conto sgorgano pruove, impulsi, tendenze,
persuasioni o sentimenti, como vogliate chiamarli, inverso l’iddio de’ cristiani? Mostrale
che il nostro sentimento è falso, pregiudicato,
impossibile, e la quistione finirà ; ma dirci
nono scettico, mentre proclamate base d’ogni
cognizione il sentimentalismo, ò negare se
stesso, se è vero (e in gran parte lo è) che
ogni sistema sta nel metodo. — Ma continuerete a fermarvi sul vascello e sull’oceano : lasciamo un po’ la nautica e veniamo all’importante. La ragione è impotente per sè, e non ha
assunto finora (fuori del dogmatismo ormai
caduto) che formo negative : quindi, secondo
voi e vari altri filosofi, vi ha necessità del sentimento. Però non si può concedere cho questo
cammini sciolto da sò, poiché si cadrebbe nelle
esagerazioni, o ad esso si deve intrecciare la
ragione. Or questa, quanto alla pruova cosmologica per l’esistenza di Dio, non ci dà nelle
suo antinomie nò un pro, nè un contra deciso ;
dee diro: la pruova non basta, ma non posso
distruggerla; o si resta nell’incognita. Il sentimento allora ci spinge al s\, non trova dalla
parte della ragiono un no assoluto, s’impadronisce dell’argomento che fa porsi, lo ronde per
la sua propria virtù più potente deH’allro, e
allora sì dice : Noi siamo persuasi. Mi pare
chiaro che questo e non altro era l’andamentoi
della mia argomentazione; il signor Franchi
col combatterla ha dimenticato se sles.so, e io
non mi rifiuto a dimostrarglielo più ampiameule e con citazioni delio sue opere, se lo
desidera.
Ad un altro argomento il signor Franchi oppone il Dio della Scolastica, della Teologia
romana e de’ Seminarii. Con questo bel Dio
non è da maravigliarsi, se Io si vede così fiducio.so lottare contro ciò ch’egli chfania Cristianesimo. La sua viva ed acuta intelligenza non
lia compreso ancora l’iddio deli’Evangelo. «Je
« l’ai souvent dit, —esclamava il celebre Nie« buhr, — jo ne sais que faire d’un Dieu mé« tnphy.'iique. Jo ne veux d’autre Dieu que
< celui delà Bible, qui est ca-ur pour le cœur».
Lo stesso può dirsi per riguardo al Dio teologico e da seminario.
Alle parole poi, con le quali il ch. scrittore
chiude il suo articolo, noi non sappiamo far di
meglio che presentargli parole scritte non ha
guari da due uomini che il mondo cristiano
non solo, ma che le scienze e le lettere ancor
piangono. Possano esse fargli vedere come per
lottare contro il cristianesimo, ha bisogno di
studiarlo un po’ meglio e fuori la cerchia dello
idee appreso nella teologia cattolica: ei troverà
così un nuovo mondo, e vedrà, se non altro,
che non ò lotta piccola quella che s’ingaggia
contro la religione del povero di Nazareth. « Il
« so pourrait, — dice Vinet, — que le dernier
< vestigade l’instinct religieux s’effaçât de l’ûme
« humaine, que l’homme tombât à I’.état de brute
« intelligente, d’organisme pbnsanl, ainsi bien
< plus bas que la brute en qui, du moins, tout
t est harmonie. Cela se pourrait (però mai in
« un sentimentalista] ; mais co qu’on ne verra
« jamais, c’est que, le sentiment religieux per
< sistant, l’homme conçoive la religion sous un
* autre caractère que celui de l’incarnation et
« s’apaise avec une religion qui no renferme
c pas cette idée ».
L’altra citazione ô presa dal Neander [Vita
di Gesù Cristo), da quel Neander pel quale
Strauss si piegò a modificare la propria opinione a favore deH’Evangelo di Giovanni : non
è dunque uomo, in faccia a cui sorriderebbero
i più notili studenti, e nemmeno il ch. nostro
direttore della Ragione. « Col rivendicare i
t dritti della coscienza cristiana Schleiemacher
« ha esercitato uns pt^ente influenza sullo svi« luppamento della teologia. In un secolo inc credulo, senza intuizione istorica o dominato
€ da una ragione astratta, ei si diede a rilevare
« il valor reale e speciale del cristianesimo.
« Mostrò che la vita cristiana ò una potenza
« spirituale cho agisco manifestamente nella
« storia, e che senza questo nuovo elemento
« la vita umana sarebbe inesplicabile. Tale il
€ senso^ell’espressione cosciensa cristiana, ed
t ecco perchò questa parola dee restare e re« sterà con la cosa cho esprime. Essa resterà
« a malgrado il formalismo del pensiero che
« mette dappertutto vuote astrazioni nel posto
< delle forze vive che animano l’umanità; re« sterà a malgrado del triviale e sfrontato mate
< rialismo, che non conosce potenza superiore
« a quella cho eseguisce le strade di ferro, o
« pone in moto le macchine a vapore. Del pari
« cho la coscienza di Dio testimonia dell’esi •
« stenza, dell’onnipresenza, e della rivelazione
« del Dio personale, del pari la coscienza cri« stiana testimonia che G. C. ha esistilo e che
« egli continua ad agire neH’umanità col suo
« spirito. E come colui cho non ha Dio in se
« stesso noi troverà nella creazione , così non
< v’ha cho la coscienza cristiana che possa comt prenderò la storia di Cristo e della sua Chiesa.
« Senza la coscienza cristiana non s’arriva a n ulla.
t Con tutta l’erudiziono possibile non si giu« gnerà mai a spiegare Ja vita con ciò cho è
« morto. Tutti gli sforzi non condurranno cho
« ad abbas.saro il divino al livello delle conce
< zioni d’uno spirito volgare.... ».
Voi dito che la scienza non può dar Dio.
Mosè lo sapeva trentatre secoli fa, e Gesù |o
sapeva ancora. Il Dio della Bibbia nulla domanda ad una scienza che voi trovate impotente a risolvere la quistione più importante :
esso si posa nella coscienza o si manifesta al
cuore. Un filosofo sentimentale può lagnarsi
di questo metodo?
B. Mazzarella.
ORIGINE
DELLA CHIESA CRISTL4NA L\ ROMA.
IV.
(Vedi il N» 9).
Se come abbiamo osservato Paolo e non Pietro,
secondo la storia del Vangelo, è venuto a Roma,
se la tradizione su cui è appoggiato il governo
di quella Chiesa esercitato da Pietro per venticinque anni, risulta evidentemente falsa per le
Sante Scritture , come mai si potè introdurre
l’erronea idea da tanti secoli consacrata?
Non havvi fatto o verità che non possa travisarsi quando dipende dalla bocca degli uomini,
cioè dalle tradizioni orali. 11 libro di Dio ci fa
conoscere il principio di questo universale errore, e la storia lo sviluppo ed il suo compimento.
I discepoli del Salvatore nel di della Pentecoste prima degli apostoli in Gerusalemme annunziarono in diversi linguaggi le meraviglie di Dio
operate in Gesù Cristo. Eranvi presenti stranieri
di molte nazioni, fra cui molti avveniticci romani,
parte de’quali derideva gli Evangelisti, cdme se
questi fossero stati ebbri di vino. Fu allora, dice
la storia degli Atti (II, 14), che Pietro cogli undici levò la sua voce e ragionò, che per virtù
dello Spirito Santo avveniva ciò che dai Giudei
e dai forestieri era veduto ed udito. Da tale occasione presé con tanta efficacia a parlare di ■
Gesù risuscitato da morte, che tremila ne converti in quel giorno.
Cornelio, centurione della schiera detta italica,
secondo la visione dell’angiolo mandò in loppe
a chiamar Pietro per conoscere jla verità del
Vangelo, e Pietro andò in Cesarea per ammaestrarlo con alcuni di lui parenti ed amici, i quali
tutti furono per l’opera di questo apostolo battezzati e divenuti seguaci del Nazareno. Da questi
fatti rileviamo che i primi cristiani d'Italia e di
Roma furono evangelizzati da Pietro nelle contrade della Giudea.
Gli avveniticci romani, il centurione co’ suoi
amici e parenti, convertiti da Pietro, in Italia e
in Roma narrarono di aver ricevuto da questo
apostolo il Vangelo di Cristo ; ed eccovi la tradizione che Pietro ha convertito i Romani. Ma
questo principio, vero in sè, doveva essere[di appiglio all’uomo del peccato e al figliuolo della
perdizione per operare il mistero della iniquità,
e con esso lui far perire tutti coloro che non
hanno dato e non danno luogo alla verità per
essere salvati (2 Tesi., II, 1-11).
Questa tradizione col progredire dei secoli andò
alterandosi di bocca in bocca come ci suggerisco
la testimonianza dei Padri.
Ai tempi in cui scrisse l’autore delle cosi detto
Costituzioni Apostoliche, le quali benché antichissime non devonsi attribuire a s, Clemente
che viveva sul terminare del primo secolo, si
credeva ancora secondo il Vangelo, cioè che
Pietro nella Giudea avesse convertito i primi
cristiani d'Italia e di Roma: ma che Paolo fosse
colui che venne ad evangelizzarli stabilendovi
Lino per vescovo nell’organizzare ia Chiesa di
Roma. Tra la fine del secondo secolo ed il principio del terzo pare che la tradizione incomincja$se ad alterarsi confondendo il luogo della
3
conversione dei primi Romani, poiché s.'Ireneo
dice che la Chiesa di Roma fu organizzata dagli
apostoli, parlando in genere senza nominare chi
sieno questi apostoli. La tradizione dicendo che
i romani erano stati convertiti da Pietro, e la
storia evangelica descrivendo il viaggio di Paolo
in quella grande città diede luogo a credere che
entrambi gli apostoli fossero venuti in Roma per
evangelizzarla; però in quel secolo si teneva
che da essi fosse costituito Lino per vescovo a
dirigere quella Chiesa,
Nel quarto secolo pare che l’idea di Pietro in
Roma fosse abbastanza radicata perchè Tertulliand l'ammetta, però non ve lo ammette come
pastore, ma sibbene come organizzatore, convenendo che Lino ne fosse il primo vescovo da lui
e non più da Paolo stabilitovi, come credevasi
nel primo secolo. Nel quinto secolo la tradizione
aumentò, e disse, come insegna Gerolamo ed Agostino, che Pietro fu in Roma come primo pastore, e che la governò per venticinque anni.
Nel sesto secolo cosi ancora si credeva, perchè
Gregorio Magno scrivendo al suo emulò Giovanni
di Costantinopoli, che per la prima volta trasse
fuori il titolo di vescovo universale , dice che
Pietro, quantunque nominato il primo tra gli
apostoli, non era capo universale, ma membro
della Chiesa cattolica e capo di una chiesa particolare come Paolo, Andrea e Giovanni.
Non si tardò di togliere a Pieiro il titolo di
capo di una chiesa particolare, e di farlo invece
capo della Chiesa universale, ed ecco per
qual modo. L’imperatore Foca, sdegnatosi
contro il patriarca di Costantinopoli, emanò un
decreto per cui il vescovo di Roma vaniva costituito vescovo universale. A tal fine, mentre dai
governi si fabbricavano leggi e si riducevano
coll’armi i popoli all’ubbidienza del papa, i preti
predicavano Pietro non solo il primo degli apostoli, ma capo della Chiesa di Cristo. Si dispe di
lui esclusivo vicario, e òggi giorno non solo si
insinua che Pietro fosse successore del Nazareno, ma si sta per definire come dogma di fede
che queil’apostolo fosse infallibile, per poter stabilire che i papi sono,infallibili.
Eccovi adunque lo sviluppo della tradizione
orale. Pietro converti i Romani nella Giudea; poi
si confusero le iÌee per unire la conversione col
luogo, e finalmente si stabili che venisse in Roma.
Si disse prima che Lino fosse costituito primo
vescovo di quella Chiesa da Paolo, poscia che vi
fosse posto dagli apostoli, e finalmente solo da
Pietro. Si disse pure prima che Pietro venisse in
Roma come semplice organizzatore, poi come
pastore, poi come primo vescovo di quella chiesa
particolare che resse per venticinque anni, e finalmente che la resse per tutto quel tempo come
capo della Chiesa universale.
I nostri avversari, invece di confessare questa
verità, si contentano di gettare il dubbio dove
non possono nascondere il vero. Laonde noi leggiamo nelle loro enciclopedie popolari che gli
Annali del pontificato romano sono incerti sino
a Fabiano ohe visse nel 250 {vedi nell’EncJc/op.
popol. la parola Chiesa], Accettando anche questa
loro confessione diciamo: se gli Annali del Pontificato romano sono incerti fino alla metà dui terzo
secolo, com’è che si ammette verità di fede, su
cui tutto è fondato l’edifizio papale, che Pietro
sia venuto in Roma, ch’egli per venticinque anni
abbia diretto quella Chiesa e con essa governasse
l’orbe cattolico, quando di tutto ciò non parlano
le Scritture?
Devesi piuttosto confessare che l’autorità ponficia non sia da Pietro, ma dalla sfacciataggine
di Vittore, di cui fu rimproverato da Ireneo e
dalla Cbiesa, dalla falsità di Celestino e Boni*
facio, smascherati dal Concilio di Cartagine :
dalla ipocrisia di Gregorio Magno, che accettò
il titolo di vescovo universale, mentro che dichiarava anticristo chi l’avesse accettato ; dalla
inaudita superbia d'Idelbrando, dalla dabbenaggine dei principi, i quali con leggi e colle armi
immolarono i popoli al furore papale, e dalla superstiziosa credulità dei popoli, i quali guidati
dai papi detronizzavano e trucidavano i loro sovrani. Per questo modo ebbe compimento il mistero della iniquità.
KOTIZIE RELIGIOSE.
Valli Valdbsi. — L’apertura del Sinodo della
Chiesa Valdese, è stata dalla V. Tavola fissata
pel di 15 del mese venturo. Precipuo argomento
alle deliberazioni dell’Assemblea sarà la revisione
della costituzione della Chiesa, revisione che le
nuove condizioni fatte a questa, dagli avvenimenti politici, che da qualche anno a questa
parte si sono succeduti infra di noi, rendono
assolutamente indispensabile.
Francia. — La Vergine della Salette.
La Chiesa romana raccoglie dalla soperchieria
della Salette frutti meritati di onta e di scandalo
religioso: ecco i titoli di due scritti che uscirono
a Grenoble intorno a questo affare troppo famoso;
La Salette dinanzi al papa, o Razionalismo ed
Eresia derivante d^l fatto della Salettc, seguito
da un memoriale al papa di molti membri del
clero diocesano. In-8®.
La Salette Fallataux (Falsa Vallis), o la Valle
della Menzogna, di Donnadieu; 2 voi. iu-12.
Spagna. — Un giornale inglese , Netcs of thè
Churches, contiene nell’ultimo suo fascicolo sullo
stato religioso della Spagna «io articolo interessante dal quale ricaviamo i seguenti particolari:
« Di conserva a questo movimento pieno di
speranze devesi collocare un fatto, che fra il
popolo delle Spagne si è sviluppato rapidamente
un sentimento di ricerca. I scritti dei Riforma-tori spagnuoli ed alemanni del decimosesto secolo sono ora su larga scala studiati e letti con
avidità dagli Spagnuoli, e specialmente da taluni
appartenenti alla classe clericale. opportunità
per la circolazione della Bibbia e di trattati e libri
religiosi si presentano in molte importanti città ed
estesi distretti, e sono state abbracciate con grande
successo da varii zelanti evangelisti. Taluni amici
della Spagna nella Gran Bretagna hanno dato
principio alla pubblicazione di un religioso periodico spagnuolo, chiamato El Alba (L’Alba), come
una specie di pioniere della Bibbia e deiravangelista: e l'arrivo del primo numero sembra che è
riuscito sommamente aggradito. Il secondo numero è oraalla vigilia dellasuapubblicazione. E lo
stesso non è meramente diretto a circolare nella
sola Spagna, ma ancora fra i marinai spagnuoli
approdando ai nostri porti, tanto più come nelle
nostre colonie, dacché il loro numero è considerevolissimo ».
« Sotto la sopraintendenza del Dr. Thomson,
e di altri zelanti amici del Vangelo, nella Spagna
si sono effettuati considerevoli progressi per la
circolazione delle Bibbie e di altri trattati religiosi,
specialmente nella provincia dell’Andalusia. La
prudenza domanda di non manifestare i particolari canali per i quali questa preparazione é condotta, onde incoraggianti risultati si son già ricavati. E che tali risultati siano considerevolissimi,
può essere chiaramente rilevato dai seguenti
ragguagli, contenuti nel rapporto dell’assemblea
della Società scozzese dell’evangelizzazione spagni4ola fccentementc tenuta in Edimburgo.
« In questo momento, e possiamo dirlo di sicuro, vi sono iu una sola città della Spagna circa
quattro mila persone che hanno abbandonato ij
culto papale, e che leggono e studiano la Sacra
Scrittura, come loro sola regola e drappello. In
altre città ancora sonvi molto persono, compresi
molti preti, ohe protestano contro la tirannia e lo
superstizione della Corte romana, e si dichiarano
desiderosi di acquistare ulteriori lumi e conoscenze. Vi sono oltreacciò molti signori in quei
stessi luoghi , sorvegliando, pregando, travagliando ed attendendo alla conculcazione dei
romani errori, ed all’avanzamento de’ frutti del
Vangelo. In Turchia i recenti risultati di oltre
aventi anni di infaticabili sforzi da parte de’ missionarii hanno manifestato la mano dell’Altissimo
prodigando abbondanti benedizioni ed incoraggiamenti. L’incoraggiamento ora fornito da corrispondenti sforzi nella Spagna è ancora più
grande. In venti mesi probabilmente sarà compito
qui, colla divina benedizione, altrettanto che in
Turchia è stato fatto durante il corso di 30 anni. »
Madaoascar. — Una visita recente ai cristiani
di quest'isola.
Allorquando il missionario M. Ellis giunse a
Tamatave, ricevette la visita di alcuni cristiani
di Foule-Pointe; andò poscia egli stesso da loro
e fu assai contento di vedere che sono in gran
numero, zelanti, mutuamente affezionati estimati dal resto della popolazione : da poco tempo
eransi organizzati in Chiesa e avevano insieme
partecipato alla Santa Cena. Il signor Ellis parla
in questi termini : — c Non potrei abbastanza
esprimere in quanto pregio questi discepoli del
Signore tengano le Santo Scritture : sono convinto che le preferiscono a tutti i tesori del
mondo. Un d’essi mi scrisse che da molti anni
la sola sua occupazione'ù di copiar parti della
Parola di Dio per quei fratèlli sprovveduti del
santo libro. Tutti i volumi che io aveva portato
nell’isola furono ricevuti con una riconoscenza,
premura e gioia che inutilmente mi proverei a
descrivere. Il bisogno che le classi elevate e lo
medie provano di più si è quello dell’istruzione:
tutti i capi e gli ufficiali che sanno leggere e scrivere insegnano, il meglio che possono ai loro
figli; naturalmente i cristiani vi attaccano maggior pregio, ed è una delle principali cure degli
evangelisti nativi, e lo reiterate istanze loro per
ottenere libri, carta, ed altri oggetti di simil genere , mostrano abbastanza a qual punto sia
giunta la sete d’instruirsi ».
Da relazioni che il sig. Ellis crede preciso vi
sarebbero ai presente nella cristianità di Madagascar tredici pastori e circa settanta evangelisti
indigeni.
Stati Uniti d’America. — Al principio dell’anno scorso un religioso risvegliamento rimarchevole s’è operato in mezzo alla tribù degli Indiani Senecas, stabiliti, se non erriamo, sulle
frontiere dello Stato di Nuova Yort. Questo moto
si deve in principalità agli sforzi del loro missionario, il reverendo Gleason (del Consiglio
Americano) e d’un predicatore indigeno chiamato
Smith.
Alla comunione di febbraio si poterono ammettere diecisette nuovi professanti, capi di famiglia , e quindici de’ loro figli ricevettero il
battesimo. Dopo questa giornata in ognuna dello
solite riunioni giungono domando d’ammissione:
Polinesia. — Uno dei veterani della causa
evangelica, il rev. Buzacott, già compagno d’opera del celebro martire .John Williams, ebbe,
nel dicembre 18.53 , la gioia di dedicare al Signore, nella sua stazione d’Avarna, una nuova
cappella.
4
China. — I missionarii della Società di Londra, stabiliti ad Amoy, annunziano ohe il 1“ ottobre ultimo hanno ministrato il santo battesimo
a diecisette neofiti chinesi, cioè undici uomini
e sei donne. Già nell’antecedeute mese di marzo
avovano potuto ammettere nella Chiesa diecisette persone, e in maggio dieciotto.
L’abitudine costante dei missionari è di non
accordare il battesimo che agli individui che
danno serii saggi di dirittura e di sincerità, per
cui nel suddetto ottobre aggiornarono l’ammissione di altri dieci candidati, i quali non erano
abbastanza instruiti o di cui la condotta non corrispondeva alla vocazione del cristiano.
Africa Occidentalb. — Il vescovo anglicano
di Sierra-Leone installato da due anni appena e
sul fiore dell’età fu tolto per la morte alle sue
fatiche evangeliche. È una grave perdita per la
colonia: molti cristiani inglesi esprimono il desiderio di veder collocato alla testa di questa
diocesi il rev. Samuele Crowther, missionario
negro, la di cui intelligenza e zelo, posti al servigio della Società delle missioni episcopali,
hanno potentemente contribuito al buon successo della bella missione d’Abbékuta. Simile
nomina, se avesse luogo, sarebbe un vero avvenimento nella storia religiosa delle popolazioni
africane.
Il rev. S. Crowther fece testò, nell’interno del
continente africano, rimontando il fiume Niger,
un viaggio di esplorazione che durò quattro mesi
e raccolse moltissimi interessanti particolari sullo
stato del paese , la situazione delle città, e i costumi degli abitanti. Il risultamento positivo e
prossimo dell’intrapresa compiuta non senza pericolo e gran3e fatica, sarà l’impianto di una
missione presso la tribù degli Jbos stabiliti sulle
rive stesse del Niger.
Africa MBRiniONAtE. — I missionari qui stanziati annunziano che gli indigeni fanno rallegranti progressi nella civilizzazione e nella pietà.
Oceania. — Il Vangelo ha testé riportato nelle
isole Vidi e Fidji una vittoria che i missionari
desideravano o ricercavano da lungo tempo. Uno
dei capi più influenti, anzi il capo principale o
re del gruppo intiero, chiamato T^ui-Viti o Thakombau ha pubblicamente abbracciata la fede
cristiana, rinunziando all’idolatria e alle sue abbominazioni ; dopo di lui si dichiararono pure
alcune centinaia de’ suoi sudditi, già convinti,
ma che il timore di cadere in disgrazia del capo
aveva tenuti fino allora nei legami del paganesimo. Si narra che il primo missionario che si
presentò dinanzi a questo principe polinese, or
fanno quindici o venti anni, lo trovò in mezzo a
tre cadaveri, di cui no divorava uno e faceva
cuocere gli altri due, perchè gli fossero offerti
ai pasti dei giorni seguenti. Si narra pure che
alla morte del padre suo, circa tre anni fa, un certo
numero di donne del defunto dovevano, per gli
usi del paese, essere strangolate sulla di lui
tomba, e che non fu se non dopo molti sforzi e
supplicazioni che i missionarii ottennero da Thakombau la sospensione di simile atrocità; cinque
donne però soccombettero. Accadde eziandio alcuni mesi più tardi che 18 prigionieri fatti in un
combattimento, furono di nuovo uccisi e mangiati a Bau, ad onta delle preghiere dei missionari dirette onde ottenere che il re si opponesse
a tanta barbarie. Ebbene, odasi ora con quali
parole ir missionario Calvert descrive il servizio
nel quale ebbe luogo la commovente cerimonia:
« Il 30 maggio, egli dice, io fui invitato a recarmi a Bau : un’assemblea fu convocata al suono
del tamburo dei morti, chiamato in lingua del
paese rogorongoi calu, cioè l’araldo di guerra. Il
capo arrivò seguitando ii suo prete, i di cui ca
pelli imbianchivano, e la barba era assai lunga.
Accompagnavanlo i di lui figli, le donne, le sorelle e molto seguito, e tutti con proprietà vestiti coi panni del paese : erano in numero di
circaSOO, Qual scena commovente! Noi crediamo
sognare, perchè questa conversione è il colpo
di morte dato ad abbominazioni e superstizioni
secolari. Sono appena dieci giorni che tre uomini furono uccisi , restiti e mangiati a Bau. ad
onta di tutti i nostri sforzi per impedire questo
orrendopasto.Maorail Signore vi ha messo egli
medesimo la mano, e il più bel giorno delle isole
Fidji è aitine giunto ». Il missionario aggiunge
ch’egli non dubita punto della sincerità del capo,
che ha già stabilito presso di lui il culto di famiglia, al quale chiama i suoi in numero di circa
seicento, al suono d’una campana ch’ei si è preparato a quest’oggetto.
Canada’ — Leggesi negli Archivii metodisti:
La nostra opera prende nel Canadá un grado
straordinario di sviluppo. Templi, scuole, collegi, lavori Hbrarii, tutto cammina a passi di gigante. Ma ciò che fa in ispecie la gloria, dirò
cosi, di tale opera, sono le sue vaste intraprese di
evangelizzazione. — Le stazioni dei nostri fratelli canadesi estendonsi dalla baia d’Hadson fino
alle rive del fiume Laurento e dell’Atlantico.
BOLLETTINO POLITICO.
Nella Camera dei Senatori si sta per cominciare
la discussione del progetto di legge per la soppressione dei conventi. — I deputati che dovevano riprendere le loro sedute lunedì venturo, saranno
un’altra volta prorogati fino alla fine del presente
mese.
— L’imbarco delle truppe che doveva succedere
martedì 17 fu sospeso per alcuni giorni, il che diede
luogo a molte voci, attribuendo alcuni questa sospensione a contro ordini venuti dal governo inglese ,
altri a nuove istruzioni del governo francese dietro
l’andamento delle cose a Vienna. Sembra che il ritardo non sia stato cagionato che dalle difficoltà
stesse deU’imbarco.
— I giornali di Roma riportano con ogni maniera di commentarii il fatto seguente :
Il giorno 12 del cori.. Pio IX si era recato a pranzo
nel convento diS. Agnese fuori delle mura di Roma,
in compagnia del cardinale Antonelli, card. Patriri,^
generale Monreal ed altri cospicui personaggi. '
Dopo il pranzo, il papa ammise al bacio del piede
alcuni allievi della Propaganda, ma questi giovani
s’inchinarono per baciare.... quando crollò il pavimento della Camera, e papa e cardinali e allievi
tutti discesero nel piano inferiore. 11 cardinale .\ntonelli ed il generale Monreal riportarono alcune
contusioni, gli altri non ebbero altro malanno fuorché lo spavento.
—Il vento a quel che pare soffia poco favorevole
ai Gesuiti in Napoli. Oltre il P. Curci due altri han
dovuto uscire dallo Stato.
— Sempre la stessa incertezza intorno le conferenze di Vienna: sebbene tutti concordino nel dire
le notizie che giungono da questa capitale ognor
meno inclinevoli alla pace.
—L’imperatore e l’imperatrice dei Francesi sono
tuttora in Inghilterra ove sono oggetto di grandi
ovazioni.
— I fondi inglesi hanno provalo un gran ribasso
dietro la notizia d’un nuovo imprestito di 500,000,000,
e di nuovi balzelli per altri 400,000,000, all’efretto
di colmare il deficit di 900,000,000 che è stato constatato nel bilancio della guerra.
— È stato da qualche giorno ripreso con molta
energia il bombardamento di Sebastopoli ; ma finora senza risultamento alquanto decisivo.
— ACronstad tutti i fabbricati sono stati distrutti,
ad eccezione degli stabilimenti pubblici, delle
chiese, caserme, fonderie, ospedali e prigioni. Il
litorale del Baltico è irto di cannoni.
Tutti i ponti che cavalcano la New» inferiore ,
sebbene costrutti di granito e costosissimi, furono
spezzati e gittati nel fiume onde impedire alle navi
grosse di risalirlo.
GroAHO Domenico gerente.
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