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ANNO LXXVn
Torre Pellice/lO Òìtiobre 1941-XIX
N. 41
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L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Rig^uardafe alla roccia onde foste tagliati !
(Isaia LI, Í)
ite» «Bilica Cki
Vaici«
Nulla eia più forte delia
vostra fede !
. Oianavello)
y ABBONAMENTI
Italia e Impero . . . . Anno L
Parrocchie del Primo Distretto . .
Estero . . - . ,
Dlr«ltor«i Prof. QINO COSTAML
AMMINISTRAZIONE:
REDAZIONE:
Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
Via Arnaud, 27 - ToiiiiE Peluce
Ogni cambiamento'd’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
« ...e lo trattenevano perchè non si partisse da loro ».
S. Luca 4: 42b.
Gesù è ancora al princìpio del Suo ministero, ma già la Sua gloria è apparsa
agli uomini quando, nel Battesimo, una
voce da alto ha chiamato puhhlicamente
Ch’Egli è il « Figliolo diletto »; già la
Sua potenza sovrumana si è palesata con
due guarigioni operate in Capernaum.
quella di un indemoniato, e quella della
suocera di Simon Pietro. Ed ecco le folle meravigliate da tanta potenza e desiderose di vedere altri miracoli, che
pregano con insistenza il Maestro onde Egli voglia fermarsi ancora in quella
terra e dimorare con loro. Ma la missione di Gesù non deve limitarsi, a quelle
poche borgate della Galilea; per compiere quel che il Padre Gli ha ordinato.
Gesù sente la necessità di percorre ancora altre contrade e portare il Suo divino messaggio ad altre anime.
I Spesso, nei nostri pensieri e nelle nostre, conversazioni, consideriamo i contemporanei palestinesi di Gesù come
^ persone particolarmente privilegiate: e,
senza dubbio, lo furono, avendo esse
^ 1 opportunità di vedere il Maestro, d’in_ • contrare il Suo sguardo cosi pieno d’amore, dì udire dalla Sua stessa voce il
; messaggio di Vita... Ma possiamo oggi
T ripetere con S. Paolo che ora noi non conosciamo più il Cristo secondo la carne
g, (2 Cor. 5: 16); e se è vero che i contemì poranci di Gesù furono beati neU’aver
?, la possibilità d’incontrare a faccia a fac^ eia il Salvatore, non meno beati possiamo essere noi pure ! Sappiamo che
■. ciò che ha maggior valore non è di ver
I' dere Gesù « secondo la carne », nello
stesso modo in cui possiamo vedere un
qualunque uomo; beati saremo se pop tremo ottenere ciò che, più vale, e cioè
■■■■■ vedere Gesù « secondo lo spirito », e
“ ciò che costituisce per noi un privilegio
I? di gran lunga maggiore di quello di cui
I' godettero i Suoi contemporanei, è di poter gustare la Sua presenza in ogni moli' mento della nostra vita.. Ciò adunque
I che Gesù, durante il Suo ministero terreno, dovette negare ai Galilei che insi^stavano per trattenerLo, è per noi oggi
I una realtà accessibile e benedetta: il
. Cristo glorificato, nella pienezza di quelli la vita divina che Gli rende possibile, ogni cosa, adempie per noi la Sua pro%. messa: « Io sono con voi tutti i giorni si^ no alla fine dell’età presente ».
1 La presenza di Cristo è per noi anzi^ tutto - dicevo dianzi- un privilegio. Sappiamo che, uomini di peccato, non possiamo fare nulla da noi stessi. Molti uomini s illudono di poter muovere da soé li dei passi sulla via dello spirito; s’illur dono di poter progredire a base di opere:
r? ma, come può « l’albero cattivo far frutti
buoni ?... » «Senza di Me non potete far
^nulla...»; e se vogliamo realmente che la
nostra vita sia improntata a principi
^-^jCristiani, se vogliamo che la nostra fede
la nostra carità non siano un « rame
risonante», bensì delle realtà fattive, è
^. necessario che la presenza spirituale di
-T Cristo rimuova gli ostacoli che da noi
stessi non potremmo affrontare. Come
morire al peccato se non interviene decisamente un’energia santa, estranea al
peccato? Come poter attuare in noi, nella nostra vita, le idealità cristiane di amore, di pace, di rinunzia, di umiltà, se
non spinti dallo spirito di Colui che è
Amore, Pace, e che si abbassò sino a sacrificarsi per noi sulla croce? Come potremo altrimenti se - mentre dimora in
noi « l’uomo vecchio » - il cuore è
pieno di odio, di vendetta, dì egoismo, di
orgoglio ?
Comprensione e sottomissione alla Parola di Dio, accettazione della divina volontà eternamente buona, speranza nei
« nuovi cieli » e « nuova terra », fede
trionfante nelle avversità, riconoscenza
e amore verso Colui che tutto ha fatto
per noi, per la nostra salvezza: ecco il
frutto della speranza spirituale dì Cristo in noi !
Nel mondo si contano a migliaia ì
privilegi di cui possono godere gli uomini, e di cui essi vaimo fieri allorquando
li ottengono. Si considera privilegiato
colui il quale riceve un dono; privilegiato colui al quale tocca una vistosa,
eredità e che così diventa ricco; privL
legiato il nobile che discende da antica
ed illustre famiglia; e così vìa. Ma dì
quanto superiori sono i valori eterni dello spirito sui valori contingenti di quaggiù ! E, perciò, di quanto superiori sono
i privilegi del cristiano su quelli che
aspirano e cui si limitano gli uomini del
mondo ! Il credente ha ricevuto un dono: la fede; Cristo gli ha concesso un’eredità; la vita eterna; lo ha fatto ricco
delle ineffabili ricchezze dello spirito;
gli ha conferito una nobiltà, ammettendolo fra la « gente santa », cioè appartata per il servizio e per la gloria di Dio!
E mentre il credente, con lo sguardo,
rivolto aH’avvenire, là dove si compirà
la sua salvezza, cammina quaggiù lottando come soldato di Cristo e testimone
male, spesso ostacolato o incompreso da
della verità, angustiato dalla visione del
coloro che sono estranei alle cose dello
spirito, lo conforta, lo sostiene, lo spinge verso l’alto, e gli rende possibile ciò
che a lui solo sarebbe impossibile, la
presenza di Cristo. Il cristiano, pur essendo nel mondo, non è più del mondo:
lo spirito di Cristo lo rigenera e fa vivere la sua anima in una sfera superiore.
Ogni privilegio comporta una responsabilità: « a chi molto è stato dato, molto sarà ridomandato » (Luca 12: 48). Badiamo di non allontanare da noi la presenza di Cristo: Egli « picchia alla porta » : apriamogli il nostro cuore, sede di
peccato, onde Egli vi porti tutti i germi
della santità e dell’amore; non facciamo
come i Gadareni i quali non sentendo il
bisogno del perdono e desiderosi di perseverare nel male, congedarono Gesù
dalla loro contrada.
Riteniamo in noi lo spirito di Cristo
con la fede e l’amore, con la perseveranza .della preghiera, con la prontezza dell’ubbidienza: la fede, Farpore, la preghiera, l’ubbidienza nostre sararmo da
Cristo stesso vieppiù purificate e fortificate.
Riteniamo quella presenza di Cristo
in noi come mezzo di elevazione e di
consacrazione sempre maggiore delle
nostre anime; riteniamola nelle nostre
famiglie che tanto ne hanno bisogno per
un senso più profondo di responsabilità
e per meglio essere un centro vivente di
energie spirituali e di educazione cristiana; e riteniamola nelle nostre Chiese
i cui membri si accontentano spesso di
una fede troppo tradizionale e fiacca invéce di quella fede vìva che è necessaria al cristiano! E, come testimoni, non
danentichiamo di portare al mondo i
frutti benedetti, il « lievito » che la presenza spirituale e continua di Cristo
produce nel cuore e nella vita di coloro
che appartengono a Dio.
P. Maroiuda.
Il moniimento ad Enrico Arnaud
nel tricentenario della nascita
Martedì 30 settembre scorso si compiva il 300° anno dal giorno della nascita di Enrico Arnaud. E’ giusto, in que' sto terzo centenario, ricordare la nobile figura del Pastore Condottiero, che
sta al centro della Storia Valdese, in
quanto ne conclude il periodo più tragico per iniziare quello più tranquillo
della vita moderna, ed in quanto è di
gran lunga il più importante attore nella ricostruzione del popolo e della Chiesa Valdese, dopo lo stermìnio del 1686.
Chè altri certamente portarono a quest’opera il loro efficare contributo; egli
ne fu l’organizzatore ed il capo. E’ quindi giusto ed opportuno, in questa memorabile occasione, mettere di nuovo in evidenza il valore di quella personalità
veramente straordinaria, vigorosa ed agile, prudente e risoluta, pratica ed insieme profondamente spirituale, là quale, in un momento ih cui il popolo valdese era sterminato, ed i resti miseramente dispersi nell’esilio, seppe, con l’aiuto dì Dio e con l’energia della fede e
della volontà, rendergli il senso della
propria unità, la coscienza del proprio
valore; seppe riacquistargli la patria,
riavviarlo all’organizzazione civile ed
ecclesiastica, riottenere per lui la libertà
religiosa.
I Valdesi, specialmente nei tempi recenti, riconobbero pienamente queste
sue singolari benemerenze; ne onorarono in particolar modo la memoria nelle
due grandi celebrazioni del 1889 e del
1939. Ma il monumento che gli eressero nel 1926 ha un carattere specialissimo, chè è l’unico che essi mai abbiano
innalzato ad un uomo. I pochi altri monumenti costruiti dai Valdesi si riferiscono non ad uomini singoli nè ad atti
individuali, ma ad azioni generali del
popolo tutto, e consacrano i grandi principi da cui quelle azioni furono promosse. Gli individui sono,, per così dire, assorbiti dal popolo. Per Enrico Arnaud
il caso è diverso: come la sua personalità
storica è forse l’unica, a parte quella di
Giosuè Gianavello che si stacchi con caratteri propri ben marcati sul fondo delle vicende del suo popolo, cosi sì è sentita la necessità logica di celebrarne con
un monumento individuale il valore e
l’importanza.
La statua di Enrico Arnaud, opera assai pregevole dello scultore piemontese
Davide Calandra, è posta in Torre Pellicè, in un breve recinto, sull’angolo orientale del giardino della Casa Valdese.
Sta su un robusto basamento in pietra,
disegnato con sobria eleganza dall’architetto Carlo Charbonnet, e costituito
nella parte superiore da due roccioni
sovrapposti. Sul roccione più alto poggia solidamente la figura del Condottiero; la quale riproduce ì veridici tratti di
lui, come ci sono riferiti da testimoni
contemporanei: volto fortemente segnato, incorniciato da folta capigliatura castana, naso leggermente aquilino, espressione virile e risoluta. La persona,
di media statura, forte, e robusta, è resa agile dall’uniforme alla moschettiera:
iungo giustacuore chiuso ed attillato sul
petto, traversato dal cinturone, calzoni
corti e sbuffanti, calzettoni, scarpe basse
e solide. Così effettivamente vestivano
gli ufficiali della truppa valdese. Un
ampio mantello svolazzante, gettato sulle spalle, dà ampiezza e movimento a
tutta la persona. Con la mano sinistra
tiene teso il largo cappello piumato, in
atto di cordiale saluto; con la destra
stringe nervosamente l’elsa della spada
sguainata, come a comandare l’assalto.
La funzione pastorale è accennata in
modo alquanto formale, col volume della
Bibbia infilato nella larga cintura, col
collare a forma di cravatta ecclesiastica.
Ma prevale nella figura il carattere del
condottiero, vigoroso ed impetuoso, rappresentato in piena azione.
Enrico Arnaud è raffigurato durante
la spedizione del Rimpatrio, nel momento in cui varca il colle di Costapiana ed
affacciandosi sul Pragelato scorge le
montagne delle Valli finalmente raggiunte. Durante nove giorni dì fatiche e
di sforzi indicibili, ha condotti i suoi attraverso le Alpi della Savoia, verso la
patria, superando la dura resistenza del
nemico, le aspre difficoltà del terreno e
del tempo avverso; ora, giunto sull’alto
del colle, pone saldamente il piede sulla roccia della vetta e guarda le sue Valli; con l’ampio gesto della sinistra saluta
la terra patria appassionatamente amata; con l’energico movimento della de-
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stra accenna alla risoluta azione della
riconquista.
La statua, come giustamente osserva
l’articolo deirEnciclopedia Treccani, è
una delle notevoli opere del miglior periodo artistico di Davide Calandra (1856
-1915), quand’egli, giovandosi d’una felice padronanza tecnica e d’una profonda cultura storica, acquistate con una
lunga e paziente preparazione, ispirandosi ad uno stile vigoroso, vivace, appassionato, si diede a creare personalità
forti e semplici di soldati, di grandi capitani, che con l’energia dell’atteggiamento e la veemenza del movimento esprimono la travolgente audacia del
combattente ed insieme, la forte autorità del capo. Tale è il suo capolavoro,
l’.i4medeo di Savoia, di Torino; tali il Garibaldi di Parma, il Conquistatore, e
specialmente quei caratteristici Dragoni
Piemontesi) del 1693 e del 1706, che pur
nella diversità deU’ìspirazione e dell’espressione, hanno tanti punti di contatto col nostro Arnaud.
Il bozzetto di quest’ultima statua fu eseguito ad ordinazione del deputato valdese on. Giulio Peyrot, il quale discendeva per parte femminile da Enrico Arnaud, in quanto sua madre Carolina nata Arnaud, era l’unica figlia vivente di
queiraltro Enrico Arnaud, di professione geometra, che fu l’ultimo discendente diretto del Capo del Rimpatrio, e che
morì il 9 giugno 1869. L’pn. Peyrot intendeva onorare la m,emoria del grande
avo, promuovendo l’erezione della statua per la solenne commemorazione del
secondo centenario del Rimpatrio, che
appunto nell’estate di quell’anno si doveva celebrare. Ma per ragioni imprecisate l’ordinazione venne sospesa; onde
l’opera d’arte rimase allo stato di bozzetto e, come tale, esposta nel successivo autunno in Torino, nel Salone del
Circolo degli Artisti, suscitò vivi e lusinghieri consensi.
Il bozzetto rimase nello studio del Calandra fino alla sua morte; passò poi in
possesso dello scultore Rubino. II Museo Valdese lo ricorda ai visitatori con
una riproduzione fotografica. Fu soltanto nell’estate del 1924 che fra un gruppo
di dirigenti della Colonia Pinerolese a
Torino, - ricordiamo specialmente il
presidente, comm. avv. Cesare Armandis
ed il rimpianto Enrico Peyrot - sorse la
generosa idea di tradurlo in statua di
bronzo da erigersi in Torre Pellice, patria di E. Arnaud, centro della gente
Valdese. L’idea si concretò in preciso
progetto, che ottenne la pronta e generosa adesione dì tutta la popolazione
delle Valli. L’opera di scultura fu affidata ad Emilio Musso, dell’Accademia
Albertina, uno dei più fedeli discepoli
del Calandra, il quale fece rivivere nel
bronzo, con geniale intuito e con affettuosa cura, l’arte nobilissima del Maestro.
Torre Pellice si ricorda ancora della
solenne inaugurazione, avvenuta il 5 settembre 1926, che fu una magnifica celebrazione dell’eroe valdese: migliaia di
persone accorse da ogni angolo delle
Valli; intorno al monumento tutto un
palpitare di bandiere nel sole; culto di
consacrazione pronunciato dal Moderatore Bartolomeo Léger; indicazioni e
chiarimenti dell’aw. Armandis e del
prof. G. Jalla; commovente scoprimento
del monumento, mentre la vigorosa melodia del Giuro di Sibaud vibrava nell’aria limpida, cantata dalla folta Corale Valdese, ch’era tutto un palpito di
cuffie bianche, un fremito di nastri azzurri. Indi il senatore valdese Davide
Giordano celebrò il Pastore, Condottiero con un mirabile discorso, inquadrando la figura di luì nell’impresa del Rimpatrio ed indicandone con forte eloquenza l’incalcolabile valore patriottico, e
spirituale.
La personalità che il Calandra ha raffigurata nella statua è quella dell’Arnaud condottiero del Rimpatrio, impetuoso combattente ed autorevole capitano. Ma se pur essa potè cosi manife
starsi in alcuni momenti culminanti della grande impresa, v’è un’altra personalità di lui ch’è più costante ed essenziale e più profondamente vera, ed è
quella del credente, del ministro dell’Evangelo, quale egli praticamente, fu per
cinquant’anni di vita, lieto d’annunziare di giorno in giorno l’Evangelo e di
consacrarsi al bene spirituale dei convalligiani; ed è quella del cristiano mistico, idoneo piuttosto ad essere il condottiero saggio e risoluto d’un popolo
di credenti, il quale, nei passi più aspri,
e nei pericoli più minacciosi, ed anche
sul campo di battaglia, preferiva ad ogni
altro mezzo dì lotta la preghiera; eci, otteneva la vittoria perchè rimetteva l’esito dell’impresa, qualunque essa fosse, nelle mani dì Dio. Si leggano i suoi
scritti, le sue lettere, la sua « Glorieuse
Rentrée » : la premessa e la conclusione
d’ogni suo atto piccolo o grande sono
sempre quelle ch’egli scriveva ai suoi amici, subito dopo il Rimpatrio: «Dio presiede a tutti gli avvenimenti, perchè noi
possiamo vedere la sua mano lavorare
pel bene nostro ... abbiamo visto che
Dio ha fatto tutto per noi ... a Lui solo
sia per sempre tutta la gloria ».
Attilio Jalla.
£a storia si ripeto
•••
Ci è capitato, per caso, fra le mani, un
volume di novelle scritte nel 1896 da
un uomo che consideriamo eccezionalmente dotato. Egli descrive sè stessa come un vecchio Pastore in pensione,, il
quale s’è ritirato a terminare la vita in
un villaggio delle sue montagne: ed ha
occupato le sue giornate a rievocare episodi della vita dei montanari che lo ■
circondano. Tutto il libro è soffuso di
un « pathos » delicatissim,o e commovente non disgiunto da fine umorismo, e ^
porta l’impronta di una mente equili- j
brata e superiore. La popolazione ch’e- "
gli descrive è protestante e. le osservazioni che accompagnano le descrizioni
toccano del continuo la vita religiosa ed
ecclesiastica di quella popolazione di rito presbiteriano.
Fra le pagine più belle e piene di osservazioni che sono frutto dell’esperienza di un uomo saggio il quale, nel contatto con gli uomini, ha imparato molte
cose che nessun libro può insegnare, vi
sono quelle relative ai Ministri del Vangefo che dirigono le Chiese della valle
dove si svolge l’azione. V’è il giovane
Pastore entusiasta e ricco di doni intellettuali, il quale urta, senza volferlo^ i
vecchi austeri Anziani della sua Chiesa, con il suo spirito un po’ rivoluzjqi^ario ed insofferente di certe antiche tradizioni: ma che è amato malgrado tutto,
perchè è pervaso dall’amore di Cristo e
sta imparando a misura che invecchia
che « l’essenziale è di amare il prossimo anche se poco intelligente e brontolone e di carattere poco simpatico e talvolta perfino malvagio ».
C’è il vecchio Pastore distratto, che
vive immerso nei suoi libri acquistando
una coltura sempre più profonda, anche
se non sempre utüe per ü suo Ministerio; le cui originalità corrono sulla bocca di tutti, nella valle, destando ilarità;
pur senza nuocere affatto al rispetto dovuto all’uomo retto e sincero e buono
che tutti stimano e amano per la sua
consacrazione alla Comunità.
V’è il giovane Pastore mite e timido
che non dimentica mai dì condire i suoi
sermoni con alquante affermazioni sulla
assoluta « sovranità » di Dio e sulla sua
« severità » non meno assoluta verso i
peccatori, sapendo che ciò fa piacere
ai membri di Chiesa più rigidi i quali si
dilettano nel pensare che pochi possano
sfuggire all’ira di Dio.
V’è il Pastore gentiluomo dalla m,ente larga e un tantino mondana, ma uomo d’onore e dal contegno irreprensìbile, il quale esercita, in tutta la valle, una
influenza importantissima nel mantene
re la buona armonia e nel risolvere i
litigi così dannosi alle famiglie.
V’è infine il Pastore rigido e un tantino fanatico - pur nella sua assoluta
sincerità - il quale non esita, pur soffrendone atrocemente, a denunciare al
Presbiterio, per eresia, un collega suo
buon amico, il quale ha accentuato, in
un sermone, l’amore di Dio e la sua paternità a detrimento delle dottrine più
estreme e più dure del calvinismo. Il
Presbiterio voterà poi un ord. del giorno in cui riaffermando che la Parola di
Dio è la sola base di ogni dottrina evangelica, non si pronuncierà nè per la tesi Arminiana nè per quella Calvinista
che esprimono due aspetti della verità
ambedue insegnati dalla Parola di Dio
e che il cristiano equilibrato sa conciliare praticamente senza pretendere di
comprendere appieno ciò che è per ora
incomprensibile alla piccola m.ente umana.
La lettura di questo volume è quanto
mai istruttiva. Esso riflette la vita ecclesiastica e teologica di un’ottantina di
anni or sono in una regione montagnosa
che rassomiglia per certi aspetti alle
Valli Valdesi: e attraverso all’esame
sereno ed equilibrato del vecchio Ministro pieno di esperienza, uno impara a
considerare la storia delle varie gene'razioni che si susseguono, con uno
sguardo più avveduto.
Gli stessi fenomeni si ripetono in ogni
epoca ed in ogni campo: anchei in quello teologico ed ecclesiastico. La vita è
come un pendolo che va prima a destra
eppoi a sinistra per tornare poi a destra
e così via. Ogni periodo di storia è
contrassegnato da certe caratteristiche
che il periodo successivo annulla per
reazione, assumendo caratteristiche
spesso opposte. Anche nelle cose teologiche: ad un periodo dì pietismo sentimentale ed illuministico, succede un
periodo di freddo intellettualismo: ad
un periodo di demolizione critica dei testi sacri, succede un periodo oli valorizzazione degli stessi testi: ad un periodo di eccessivo individualismo succede
un periodo in cui il concetto della
.«Chiesa » viene rimesso in onore col
pericolo di dannose esagerazioni: ad un
periodo di liberalismo teologico succede un periodo in cui la tendenza conservatrice ortodossa riprende quota.
Il pendolo continua nel suo moto e.
attraverso ai secoli, le alternative estremiste servono a mantenere la Chiesa,
nel suo insieme, in quel giusto mezzo
che le permette di compiere la sua missione: e le azioni e le reazioni sono utili
per mantenere vivo lo studio della verità impedendole di fossilizzarsi o di
sviarsi permanentemente: a patto però
che sì comprenda che lo studio della
dommatica non è scopo a sè stesso e non
deve far trascurare gli scopi pratici per
i quali la Rivelazione ci è stata data e
che si riassumono in una parola: la salvezza !
Chi ha capito questo, pur lottando
per ciò che crede esser vero, non si lascierà mai trasportare agli eccessi del
fanatismo religioso che tanto male fecero anche nei secoli a noi vicini, suscitando odii e persecuzioni: ma pur sostenendo ciò che crede, giusto e portando così il suo doveroso contributo alla
Causa, saprà lasciarsi guidare da quello
spirito di tolleranza e di rispetto per le
opinioni del prossimo che porta l’impronta dello Spirito di Cristo. P. B.
♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
[onniioni! di .Eiiito Aiaiil
Cnp-veiiillta ti iti teiiop
— Vorrei comprare il Commentario^
di Calvino sulla Genesi; dove sì può tro- ’
vare? L’edizione è esaurita e in questi
anni non si fanno ristampe, non so _ai
chi rivolgermi.
— E’ deceduto il pastore X. Y. I suoi'^
eredi non s’interessano di teologia: hanno venduto in blocco la sua biblioteca ■
come carta da macero. Forse c’era...
— Peccato! Ma effettivamente, non 1
abbiamo un centro per la raccolta e, la g
vendita delle opere teologiche d’occasione; e ci vorrebbe. Anche se non può
trattarsi di molti libri, e se il mercato,
diciamo così,, è’molto limitato.
— Ebbene, il centro librario ci sarà,|
anzi, c’è. La Libreria Editrice Claudiana ha deciso di assumersi quel servizio.
Avvisiamo dunque: i pastori che a«,i
vesserò opere da vendere, prima di de-i
cidersi per il macero, favoriscano comu-'C
nicare alla Claudiana le loro offerte e
le loro pretese. E i Pastori, che cercano
libri d’occasione, rivolgano alla Claudiana i loro desiderata.
La Librerìa cercherà di venire incontro agli uni e agli altri, pubblicando periodicamente elenchi delle opere offerte e richieste, ed eventualmente raccogliendo presso la sua sede un deposito J
di opere, che a suo giudizio meritino di
essere rimesse in circolazione.
Naturalmente, ogni ricerca di lucrol
esula da questo servizio, che intende,
soltanto servire la scienza teologica; e ;
che non è limitato, non occorre dirlo, ail
soli Pastori. La Claudiana.
ZKOMZA V/ILOESE
BOBBIO PELLICE. La settimana,
scorsa abbiamo preso due volte la via
del Cimitero per accompagnarvi le salme di Giuditta Bertinat (Ciastel) e di
Giovanni Bertinat (Ferrera). Ai congiunti, fra i quali il diacono Daniele Puy,
rinnoviamo l’espressicne della nostra
simpatia cristiana. R
LUSERNA SAN GIOVANNI. Il 30
settembre un mesto corteo accompagnava al campo del riposo la spoglia
mortale, della nostra sorella sig.ra Giacomina Bounous ved. Peyronel deceduta
al Rifugio in età di anni 83. A tutti i
parenti afflitti ed in modo speciale ai
nipoti provati da questo nuovo lutto
rinnoviamo l’espressione della nostra
viva simpatia.
Per commemorare il terzo centenario
della nascita di Enrico Arnaud, una rievocazione storica sul Pastore Condottiero dei Valdesi sarà tenuta dal prof.
Attilio Jalla domenica 12 corr. alle ore
15 nel Tempio dei Coppieri, ove lo stesso
Arnaud ha predicato come pastore, come Moderatore, come partedj^nte ad
alcuni celebri Sinodi; e successivamente
alla sua Casa presso i Fassiotti ove egli
e la sua famiglia hanno, passato gli anni
migliori. Tutto il pubblico valdese vi è
cordialmente invitato.
POMARETTO. Il culto di domenica
prossima alle ore 10,30 nel tem,pio sarà
dedicato alla inaugurazione dei corsi di
istruzione religiosa. Tutti i bambini
della parrocchia sono invitati a trovarsi
presenti con idoro parenti e genitoriDopo il culto saranno distribuiti i premi
di profitto ai bambini meritevoli della.
Scuola domenicale di Pomaretto.
— I catecumeni del primo, secondo
terzo e quarto anno sono pregati di trovarsi domenica prossima alle ore 15 alla
Scuola Latina per l’inizio in comune de.
corso di catechismo.
PRAMOLLO. Atti liturgici. Emilio eoi
Enrichetta Plavan del quartiere dì Po-*j
meano hanno presentato al S. Battesimo
il loro bambino Franco. Il Signore aiuti questo bambino a crescere in sa-;
pienza ed in grazia, ed aiuti ì suoi geni-s
tori ad educarlo cristianamente. Í
Sabato scorso, 4 ottobre, è stato ce
lebrato il matrimonio di Jahier Enricó
(Bosi) con Sappè Ilda Luigia (Ruata).
Rinnoviamo agli sposi i nostri più sin-;
ceri auguri di benedizione e di felicità^
— Il Signore ha richiamato a Sè i»
questi ultimi mesi, alcuni m.embri dell^
nostra Chiesa: Long Alberto (Ciotti) ch^
ha sopportato con fede un lungo perioda
di prova; Reynaud Bartolomeo (Pom,eano) e la di lui moglie Reynaud Maddal^
na nata Plavan, deceduta all’Asilo di
3
y yÁiiieÉ*
Germano dopo lunga infermità; Pla,.van Bartolomeo (Pomeano); ed infine la
nostra sorella Long Giacomina ved.
Beux deceduta improvvisamente.
«Benedetto sia Iddio, Padre del nostro
•Signore Gesù Cristo, il padre delle misericordie e l’Iddio ¿’ogni consolazione,
il quale ci consola in ogni nostra afflizione » (2 Cor. 1: 3).
— Culti. Durante i mesi estivi alcuni nostri fratelli in fede hanno portato
il loro messaggio cristiano alla nostra
comunità; pastore R. Nisbet che ha parlato in modo particolare dell’opera delle
Diaconesse; pastore E. Rostan, in occasione della terza giornata della Gioventù Valdese; pastori E. Corsani e P. Bosio e prof. S. Pons che hanno trascorso un periodo di villeggiatura quassù; e
lo studente in teologia C. Tourn. Esprimiamo loro, qui ancora, la nostra riconoscenza.
— Ripresa delle attività. Ricordiamo
ai nostri membri di Chiesa che: il Concistoro è convocato in seduta straordi^
naria per la domenica 12 ottobre, alle ore 15; che in quel giorno dovranno presentarsi quei catecumeni che non hanno
sostenuto il loro esame di conoscenze re,ligiose nello scorso aprile. Tutti i catecumeni che intendono frequentare i tre
corsi, nonché i catecumeni che hanno
terminato il terzo anno di studio la primavera scorsa, dovranno trovarsi alla
scuola della Ruata la domenica 26 ottobre, alle ore 9 precise.
— L’assemblea di chiesa è convocata
per la domenica 2 novembre, al termine
del culto.
— La biblioteca parrocchiale, interamente riordinata e notevolmente arricchita, ha ripreso a funzionare in modo
regolare; abbiamo fiducia che molti
membri della nostra comunità si varranno di questo privilegio dì sane ed utili letture che, la Chiesa offre loro.
P. M.
PRAROSTINO. Il 26 u. s. si è spento,
alla Ruata, Paschetto Lorenzo Daniele
in età di anni 76. Colpito da grave infermità, egli stava migliorando rapidamente, quando il Signore lo chiamò a Sé.
Ai parenti ed in modo speciale al figlio residente in America esprimiamo la
nostra simpatia.
Nello stesso giorno, decedeva, ai Giacotin, poche ore dopo aver dato alla luce
una tenera creatura, Roman Yvonne
nata Plavan di anni 32. Vivamente addolorati per una morte così inaspettata,
• diciamo ai parenti; « il vostro cuore non
sia turbato; abbiate fede in Dio... » con
la certezza che Lui provvederà per i 4
orfani, il maggiore dei quali non conta
che 5 anni.
Il P ottobre decedeva, ai Gay, Oliva
Marianna Severina nata Poet, di anni
72. Essa si è spenta dopo essere stata
lungamente provata dalla malattia.
Il Signore spanda le sue consolazioni
sopra tutti coloro che sono nell’afflizìone.
TORRE PELLICE. Dopo pochi giorni
di malattia Dio chiamò a Sé il sig. Davide Gaydou, dei Chabrìols. Egli era nel
suo 50° anno di età. Nell’ora dolorosa
della separazione esprimiamo alla m,oglie ed ai figli, al venerando padre, alle
sorelle ed a tutti i congiunti, la nostra
simpatia cristiana.
— Tre nostre benemerite maestre
nelle scuole elementari del capoluogo
hanno lasciato rinsegnamento: esse sono: le sig.ne Paolina Peyrot, Italia Malan e Alice Jahier, dopo un ministerio di
quarantaquattro anni le due prime e di
quarantatre anni la terza. Che esse abbiano sentito il bisogno di cedere ad altre colleghe più giovani un posto così
grande di responsabilità tenuto con fedeltà, zelo, amore e rara competenza durante tanti anni,: lo comprendiamo, ed
auguriamo loro di godere un lungo e ben
% meritato riposo.
In una riunione col Concistoro, il Pastore ed il vice-presidente sig. Coisson,
espressero loro i sentimenti di viva riconoscenza per il lavoro spirituale e religioso compiuto nel campo della scuola
come insegnanti dì religione. Esse furono preziose collaboratrici nell’opera del
Signore, dando, oltre al cibo per Fintel, letto, il pane per ranima, educando ai
,sani principi dell’Evangelo la coscienza
•ed il cuore di tanti alunni. Esse sono
ben meritevoli della riconoscenza dei
, .genitori: è questo il pensiero espresso
Pastore domenica mattina nel culto
‘^^ÌPapertura (dell’anno /scolastico alla
'S’ P^^senza della scolaresca e dei genitori
her tempio.
■ Dopo la funzione religiosa ebbe luogo
nei locali delle scuole VìUa una cerimonia civile, durante la quale la gratitudine fu la nota dominante, il pensiero che riempiva il cuore di tutti,"pic
coli e grandi, e che ispirò le allocuzioni
rivolte alle buone e distinte insegnanti
che terminavano la loro carriera.
Pochi giorni prima era pervenuto alla
sig.na Peyrot il seguente telegramma
dell’Eccellenza Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale; «La Maestà del Re
Imperatore si è compiaciuta conferirvi
su mia proposta diploma di benemerenza di prima classe con facoltà di fregiarvi di medaglia d’oro per aver compiuto quarant’anni di buon servizio nelle
scuole elementari. Nel comunicarv] notizia mi è gradito esprimervi mio vivo
compiacimento per alto riconoscimento
lunga e proficua attività vantaggio
scuola ».
Nell’atto della consegna del Diploma,
la Direttrice Didattica disse alla sig.na
Peyrot, con commosse parole, la sua sincera soddisfazione, per il ben meritato
premio. Parlarono ancora, ispirandosi
alla circostanza, il Vice Commissario
prefettizio, il Segretario del Fascio ed il
Pastore.
— Le scuole domenicali dell’Asilo, di
Via Oliva e degli Appiatti si riapriranno
domenica, 12 corrente alle ore, nove.
Quella dei Coppieri, il 19 corrente, alle
13.30.
— All’inizio delle attività giovanili e
nell’intento di implorare assieme la luce
e la forza divina, il culto di domenica
prossima sarà consacrato alla gioventù.
Vi aspettiam.0, o giovani, numerosi!
Collegio. L’inaugurazione dell’anno
scolastico, secondo le disposizioni ministeriali, nel nostro Ginnasio Liceo e
Scuola media, ha avuto luogo domenica
5 corr., alle ore 9. Le non favorevoli
condizioni atmosferiche e l’ora insolita
non hanno concorso a favorire l’affluenza degli amici del nostro Istituto,, nè
quella dei parenti degli alunni. Questi
ultimi per contro erano al gran com,pleto, in perfetta divisa, inquadrati agli ordini della prof. Monti, nella Sala della
Casa Valdese, dove, in piedi accoglievano il gruppo delle autorità e degli insegnanti. Una massa di circa 170. giovani
che ascolta con grande attenzione e, speriamo con profitto la lettura della Sacra
scrittura fatta dal Moderatore signor V.
Sommani il quale presiede la cerimonia
e rivolge quindi, brevi, nobilissime parole alla Scolaresca: Dio ha dato all’uomo la conoscenza, rintelligenza, la sapienza; conoscenza, intelligenza, sapienza senza Dìo, che da Dio non ripetano la
loro origine, sono soffio di vento, tormento dell’anima, sforzo titanico contro
Dio. Savia disposizione pertanto quella
di cominciare l’anno scolastico sotto lo
sguardo di Dio, al quale la vita dell’homunculus è tanto preziosa che su di essa
Egli pone del continuo il suo sguardo;
questo anno, accentua il Moderatore;
anno che veáe tutta la Patria diletta tesa
in un potente sforzo di superam,ento;
anno che ha visto il sacrificio dei giovani, a cui va la memore riconoscenza, e
che attende dai giovani la dimostrazione
che essi sono degni dei sacrifizi dei loro
magiori.
La parte religiosa si chiude con l’invocazione delle Benedizioni divine sulla
Patria, sulle Autorità che ci governano,
sul nostro diletto Istituto.
Il prof. A. Jalla, prendendo le mosse
dal 300 anniversario della nascita di E.
Arnaud, ne delinea la figura di condottiero delle genti valdesi alla conquista
della patria perduta.
Il preside, prof. A. Tron, illustra concisamente, con forza e praticità, quali
siano le direttive dell’Educazione Fascista e quali i doveri che incombono alla
Gioventù studiosa del Littorio nel grande quadro dell’azione di Rinnovamento
e di Ricostruzione che sono l’-espressione
più giusta di questa nostra guerra vittoriosa.
Segue la tradizionale lettura dei nomi dei tre migliori alunni di ogni classe, seguita con la tradizionale curiosità
dai compagni.
La cerirnonia si conclude con il Saluto al Re e il Saluto al Duce ordinati dal
camerata Isidoro More, che rappresentava il Fascio.
SAN G-ERMANO CHISONE. Il culto
di domenica 5 corr. è stato presieduto
dal cand. theol.'sig. Gustavo Bouchard^
della nostra parrocchia, il quale ci ha rivolto un efficace ed edificante m,essaggio, per cui lo ringraziamo vivamente.
— Dopo lunghe sofferenze si è addormentato nel Signore il 5 corr., in età di
anni 65, Bqunous Giovanni Enrico, già
esercente l’albergo dell’Orso. Egli sapeva di essere colpito da grave malattia
e, sentendo prossima la sua fine, lo si
sentì provar di cantare: « Ho un buon
Padre che m’invita in ciel...»
' Alla vedova, ai figli e a tutta la famìglia esprimiamo la nostra cristiana sim
patia, invocando le consolazioni dello
Spirito Santo.
— Ricordiamo ancora il culto di domenica prossima 12 corr. al quale interverrarmo tutti gli alunni della scuola
domenicale ed i catecumeni accompagnati dai loro genitori.
Ci permettiamo d’insistere sull’importanza della partecipazione delle famiglie
'dei nostri fanciulli poiché questo culto
di ripresa dell’anno dì istruzione
religiosa non è una formalità, ma
ha per ìscopo di chiedere a Dìo dì
benedire il nostro lavoro e di farci riflettere sui principi della educazione
cristiana.
VILLAR PELLICE. Visite. La Chiesa è stata .edificata e rallegrata in questi ultimi mesi dalle visite e dalla predicazione di alcuni cari amici: il pastore
Ernesto Ayassot dì Venezia, l’evangelista emerito Enrico Corsani, i pastori
Virgilio Sommani di Roma, Giovanni
Bonnet di San Remo e Giulio Tron di
Torre Pellice, che tutti ringraziamo per
la, loro preziosa collaborazione.
—- Battesimi. Giuliana Giovenale, ài
Giacomo e Donnetta Anna al culto del
27 luglio; Rexi Ernesto Demaria di Luipi ed Ernestina Charbonnier; Giovanna,
Luigia ed Elena Ferrario di Carlo e
Berton Margherita, il 31 agosto alla riunione del Teynaud; Riccardo Bionjour^i
Stefano e M. Catalìn il 7 settembre;
Charbonnier Lidia Maria di Paolo e
Caìrus Maria, il 10 settembre; Pier
Carlo Geymonat di Maroello Carlo e
Charbonnier Margherita al culto del 14
settem,bre; Gigliola Clara Gay di Enrico e Belloni Giuseppina del Teynaud,
al culto del 21 settembre; Irma ed Ellena Charlin di Pfetro e Dalmas Luigia
di Praferrero, al culto del 28 settembre.
La Chiesa guarda a questi teneri jignelli del Signore in preghiera e con
molta speranza.
— Nuovo focolare. Abbiamo avuto la
gioia di celebrare il 16 agosto il matrimonio di due cari giovani; Vittorio Armand-Ugon fu Carlo e Dalmas Enrichetta fu Enrico che sì sono stabiliti vicino a noi.
Agli sposi ed alle loro famiglie rinnoviamo l’augurio di una vita veram,ente felice sotto lo sguardo di Dio.
— Dipartenze. Due lutti hanno ultimamente visitato la nostra comunità
con la dipartenza di Davit Anna Margherita vedova Puy fu Davide, del Bessè, il 26 agosto, in età di 80 anni, e
Charbonnier Lidia Maria di Paolo e di
Cairus Maria, deceduta alla Basana il
14 settembre, in età di 2 mesi.
Mentre ringraziamo i pastori sigg.
Giulio Tron di Torre Pellice ed Alberto
Ricca che hanno, in nostra assenza presieduto questi funerali, .invochiamo il
prezioso conforto dello Spirito Consolatore sulle famiglie visitate dalla prova.
i
31 «:uU€» di ^aanS^lia
(leditaskuii pre^mrate sui testi del (kki^àrio Biblìeo della CSiiéBa Meraira)
Lunodi Lettura ; Salmo 8.
13 OHobr« « Benedetto sia Iddio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il
Padre delle misericordie e l’Iddio di
ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra afflizione, affinché, mediante
la consolazione onde noi siam da Dio
consolati, possiam consolaré quelli che
si trovano in qualunque afflizione », ,
(2 Corinzi 1: 3-4).
Lo scopo precipuo della preghiera non
è quello di chiedere, ma di ringraziare
Dio per tutto ciò che Egli fa per noi. E
quanti argomenti dì ringraziamento possiamo trovare nella nostra vita, se, come dice il Salmista - contiamo i benefici deU’Eterno!
S. Paolo ci addita due motivi di gratitudine a Dio:
1) La consolazione divina. Gesù ha
consolato con l’annunzio della vita eterna un’umanità che non sperava in un’esistenza futura; con la Sua opera miracolosa ha consolato ed alleviato sofferenti; col dolce invito ad andare a Lui
ed a scaricarsi- di ogni peso su di Lui,,
ha consolato le anime affaticate dall’oppressione del peccato.
2) Dobbiamo ringraziare Dio, non solo
perchè Egli ci consola, ma perchè si vuol
servire di noi come strumenti per portare ad altri la consolazione che già abbiamo sperimentato. L’ordine è di
« piangere con quelli che piangono »
(Romani 12) ; possiamo noi portare la
nostra testim,onianza anche nel campo
della consolazione; portare un raggio di
luce là dove è tenebre, non con la nostra
parola, ma con la parola della misej-icordia e della longanimità di Dio verso di noi peccatori immeritevoli!
compimento dell’opera iniziata in noi.
Sorgeranno delle gravi difficoltà che
tenteranno di sbarrare la via al cristiano; ma egli è persuaso che nulla al mondo finirà col prevalere: la fede lo tiene
unito a Dio che lo ha preso per mano
e che lo custodisce attraverso alle insidie del male, in vista della vita eterna
che gli verrà donata a suo tempo.
Lettura: 2 Corinzi 7: 8-16.
14 Ottobre « La potenza di Dio, mediante la fede, vi custodisce per la salvazione che ha da essere rivelata negli ultimi tempi» (1 Pietro 1: 5),
Il credente è stato chiamato da Dio
alla salvezza; Dio ha iniziato in lui
un’opera buona; ma egli, lottando quaggiù come soldato di Cristo, aspetta fiducioso il compimento che Dio stesso
porterà alla sua salvezza. (Filip. 1: 6). Il
cristiano non si deve preoccupare per
Sapere quando sarà il tempo in cui Dio
renderà -perfetta la sua salvezza, o in
qual modo Dio agirà: ciò appartiene
unicamente all’imperscrutabile volere
divino, ed ogni sforzo da parte dell’uomo per indagare il tempo o il modo si
riduce ad un atto di sterile curiosità. Ciò
che basta al cristiano di sapere, per il
momento, è che Dio è fedele: le Sue
promesse di salvezza saranno compiute « negli ultimi tempi », quando a Lui
piacérà. Inoltre Dio è potente: la Sua
potenza è garanzia assoluta pier il mantenimento delle Sue promesse e per il
Mereoledì Lettura.' 2 Corinzi 8: 1-6.
15 Ottobre « Chi crede nel Figliolo ha
vita eterna». (S. Giovanni 3: 36).
Come poter pervenire alla salvezza,
vale a dire alla riconciliazione completa con Dio dal quale ci separa il nostro
peccato ? Per salvare l’umanità peccaminosa Dio non ha solo dato una legge
la quale, anzi, serve a darci una maggiore convinzione della nostra assoluta
inadempienza a ciò che Dio esige da noi.
Dio non ha dato neppure un semplice
insegnamento dottrinale, o un sistema
0 una casistica da osserare... Dio ha dato all’uomo qualcosa di più; il Suo Figliolo Gesù Cristo !
Le nostre opere sono cattive, e non
possiamo quinèi sperare in esse in vista
della nostra salvezza; grande è là nostra debolezza: non basta additare al
naufrago la riva ove troverà la salvezza,
ma è anche necessario l’intervento di
chi, senza temere l’insidia dell’onda, gli
porga una mano amica.
Cristo ha compiuto sulla croce ciò
che non era possibile all’uomo di compiere: là Egli ha cancellato il nostro peccato; là EgH ha pagato il nostro debito con Dio. Tutto egli ha fatto per la
salvezza umana; e Dìo ha fatto sì che
quella salvezza diventi realmente nostra
mediante la fede: fede che non è semplice credenza mentale, ma fede che è
abbandono fiducioso della nostra debolezza nella potenza divina; fede che è
sottomissione, ubbidienza, vita.
Giovedì Lettura: 2 Corinzi 8: |-15.
16 Ottobre « Son ripieno di consolazione, io trabocco d’allegrezza in tutta la
nostra afflizione» (2 Corinzi 7: 4).
S. Paolo allude, nel versetto seguente, alle afflizioni di cui aveva sofferto:
« di fuori combattimenti, timori di deaitro ». Strenua lotta egli aveva dovuto
sostenere contro i nemici di Cristo che
tentavano di rendere infruttuosa la sua
Opera evangelizzatrice; ed a queste lotte s’aggiungevano per l’apostolo infinite
appreàjioni "rliguardo ajla stabilità incerta delle prime comunità cristiane.
Malgrado tutti questi motivi di tristezza, S. Paolo si sente nel cuore una dolce e forte consolazione...
E, come un giorno il grande apostolo,
cosi oggi ancora il credente, anche se
attristato da mille pensieri e ostacolato da mille difficoltà, sperimenta consolazione e gioia. Consolazione e giòia poi-
4
L'ECO DÜÍL2 VALU VALDESI
— f
mm '
chè egli Sa ehe Dio potrà far coopteràre tutte le cose, anche le meno piacevoli, per ü suo bene; sa che l’afflizione
è voluta da Dio come' mezzo per saggiare la profondità della sua fede; sa
che malgrado le più vive difflcoltà che
gli uomini possono far sorgere per intralciare la vita del figliolo di Dio, se
un’opera è stata divinamente decretata,
finirà sempre con l’avere un lieto esito; e sa ancora che se, con l’aiuto misericordioso di Dio, egli avrà perseverato
sino aUa fine, sarà salvato ed otterrà
dall’Eterno il premio della sua fedeltà.
(Confronta S. Matteo 10: 22 e Apoc, 2:
10).
essa eì rivela il nostro stato di debolezza
e di miseria spirituale, e ci fa vedere
la mèta suprema cui è chiamata la noI stra anima, rischiara i nostri passi incerti, ci attira, quale faro, verso il porto deH’eternità, e non verrà mai meno !
Paolo Marauda.
Venerdì Lettura: 2 Corinzi 8: 16-24.
17 Ottobre «La parola di Cristo abiti
doviziosamente in voi ». (Colos. 3:16).
Il dovere del cristiano è di non essere
uditore passivo deUà Parola di Dio:,
quella parola ci parla della nostra salvezza; essa è la rivelazione luminosa
della misericordia di Dio: essa quindi
non ci deve lasciare indifferenti.
Nello stesso modo in cui l’annunzio
della liberazione produce nel prigioniero gioia e riconoscenza, cosi dev’essere, esultante l’uomo di fronte all’annunzio dell’amore di Dio che lo vuol liberare
dal peccato e farlo erede della vita eterm. Ma quella parola salvatrice di Dio,
portata sulla terra da Cristo, non dev’essere accolta nel nostro cuore soltanto in un momento di entusiasmo passeggierò, ma deve «abitare» in noi senza intermittenze; e deve « abbondare »,
vale a dire, là parte, maggiore, migliore
e più importante della nostra vita. Questa parola dev’essere « in noi » : non può
andar confusa con le ricchezze esteriori del mondo e che poca cosa sono in
confronto del nostro bene supremo. Dev’essere, invece, interiore, deve costituire la ricchezza per eccellenza della nostra anima. Quella parola accolta da noi
non solo come una cosa accessoria della nostra vita, ma come il più pregevole
dei talenti, andrà fatta fruttificare con
l’aiuto di Dio e non con quello delle nostre deboli forze; essa ci renderà « ricchi
in vista di Dio».(S. Luca 12: 21).
Sabato Lettura: 2 Corinzi 9: 1-5.
18 Óttobre « Nella Parola era la vita; e
la vita era la luce degli uomini »
(S. Giovanni 1: 4).
Il nostro Salvatore, pur essendo stato vero uomo, non è stato soltanto uomo:
l’apostolo Giovanni nel principio del suo
Evangelo rivendica con energia la Sua
divinità: Egli è la Parola che « era presso Dio » e che « è Dio » S. Giov. 1: 1.
In un certo momento della storia (« nella pienezza dei tempi ») la Parola si è
incarnata per recare agli uomini perduti nel peccato il messaggio della divina
salvezza; la Sua opera è stata vita e luce.
1) Vita. All’umanità spiritualmente
morta a causa del suo peccato il Cristo
ha offerto un soffio della Sua vera vita.
Quel soffio è passato suUa umanità simile - secondo la visione del profeta
Ezechiele - ad ossa secche, e le ha fatte
risorgere, piene di vita. Con la sua predicazione, coU’esempio della Sua vita
santa, colla Sua morte e la sua risurrezione, Egli ha posto in evidenza la vera vita, e ne rende partecipi coloro che
credono in Lui.
2) Lucè. In mezzo alle tenebre del male, Cristo ha portato la Sua divina luce;
Il 4 esttembre 1941-XIX, il Signore
ha chiamato a sè l’anima buona di
MARGHERITA MENUSAN
NATA REYNAUD
Angosciati ne danno la triste notizia:
il marito Enrico e parenti a Nuova
York; le sorelle Francesca, Giovanna,
Elena e congiunti a Ginevra; i fratelli
Francesco a Leumann e Giovanni h
Montevideo con le loro famiglie; le famiglie Menusan o Perrero e Grill a Pomaretto e nipoti e parenti tutti.
Riposa in pace, le tue sofferenze sono finite.
Il tuo ricordo rimarrà imperituro nei nostri cuoriT
(Ritardata).
Le famiglie Monnet, Brice, Bleynat e
Tron ringraziano vivamente tutti coloro
che vollero esprimere la loro simpatia
nella dolorosa circostanza della dipartenza della cara moglie e mamma
MONNET MARTA
NATA BOUNOUS
In particolar moda esprimono la loro
gratitudine ai sigg. Pastori Marauda e
Ribet che presiedettero il funerale in
assenza del pastore locale.
San Germano Chisorie (Chiabrandi),
19 settembre 1941-XIX.
Æ
La famiglia Stallò, riconoscente per
le testimonianze di simpatia ricevute in
occasione della dipartenza della sua
cara
BOUNOUS GIACOMINA
VEDOVA PEYRONEL
ringrazia, tutti coloro che, nel luttuoso
evento, la circondarono di tante premurose cure, dimostrando quale fosse il rispettoso affetto per la cara Estinta.
Luserna S. Giovanni,
30 settembre 1941-XIX.
La famiglia Bouissa-Geymet profondamente commossa, ringrazia tutte le
persone che con fiori, parole e soritti,
haìfno preso parte al loro grande dglore, nella tragica dipartenza del loro piccolo
Fra»«
"Villar Pellice (Ciarm'is),
30 settembre 1941-XIX.
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Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
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Riclaretto — Pastore : Alfredo JanaveL”
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Genre.
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Bergamo — Chiesa : Viale Vittorio
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Biella — Chiesa : Piazza Funicolare'"*
Culto la 1®, 3®, 5® Domenica del me
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