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Anno V
numero 11
del 21 marzo 1997
Spedizione in a. p, comma
art. 2 legge 549/95 nr, 11/97
In ca$o di mancato recapìt
si prega restituire al mitte
presso l'Ufficio PT Torino C
»19
Bibbia e attualità
LA PAROLA NUOVA
«...Edetto questo, spirò»
Luca 23, 46
Gli Evangeli non sono concordi nel
riferire le ultime parole di Gesù
prima di spirare sulla croce. Nell’
Evangelo di Marco e in quello di Matteo, le sue ultime parole sono la preghiera della disperazione, il Salmo 22:
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Gesù sulla croce partecipa fino in fondo alla tragedia della
morte e non la maschera pietosamente
{o piamente?). Sa che di fronte all’esalazione dell’ultimo respiro una pietà
troppo formale che volesse vedere in
questo malgrado tutto un’espressione
della volontà di Dio, sarebbe, in fondo,
una pietà che scivola nell’empietà,
perché Dio non è l’Iddio dei morti, ma
dei viventi. L’Evangelo di Luca, invece,
mette in bocca a Gesù la preghiera della fede e dell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio: «Padre, nelle tue mani
rimetto il mio spirito». Anche questa è
preghiera di Israele. Si tratta del Salmo
31, 5. Non è una preghiera da agonizzante: «...affrettati a liberarmi; sii per
me una forte rocca, una fortezza dove
tu mi porti in salvo» (v. 2) «...non mi
hai dato in mano del nemico; tu m’hai
messo i piedi in luogo favorevole» (v.
8). Gesù coi piedi inchiodati alla croce
osa far sua la preghiera di un antico
credente fiducioso nella vittoria di Dio.
Lf EVANGELO di Giovanni, invece,
mette in bocca a Gesù una parola
nuova, non ricalcata sulla preghiera di
Israele. «È compiutol». Sulla croce Gesù fa parte del suo popolo, ne condivide la disperazione e la speranza, ma
compie anche qualcosa di nuovo, di
inaudito. Mentre prima di lui nulla è
stato mai compiuto nel senso del raggiungimento dello scopo, Gesù sulla
croce raggiunge il suo scopo. «E compiuto» non significa tanto «Tutto è finito», quanto piuttosto: «Ogni cosa è
andata buon fine». Nello stesso Evangelo di Giovanni la vita e la morte di
Gesù mandano a buon fine essenzialmente tre cose: 1) le opere di Dio (Giova. 4. 34: 5, 36; 17, 4). Mentre prima di
Gesù nemmeno le opere di Dio sono
andare a buon fine, perché il creato ha
pmdoUo spine ed erbacce; l’umanità si
è ribellala al Creatore; il popolo di Dio
è sialo infedele; le liturgie solenni e i
sacrifici sono diventati spesso dei puri
formalismi rituali usati anche per mascherare le ingiustizie sociali di cui le
classi al potere si rendono responsabili;
in Gesù, finalmente, le opere di Dio si
compiono; anzi, Gesù le compie, 2) le
Scritture (Giov. 19, 28). Magari certi
particolari possono sembrare insignificanti, come pura espressione di un bisogno fisiologico. Ma quando Gesù ha
sete, la sua sete non è un fatto banale;
è, invece, un segnale di una realizzazione ben più vasta. Gesù dà alle scritture la loro pienezza; le trasforma da
complesso di parole e di frasi in evento
che mette in movimento la vita. 3)
l’amore (Giov. 13,1). Gesù ama i suoi
fino al compimento. Non li ama solo a
metà. Questo compimento non avviene nella lavanda dei piedi, ma nella
croce. Lì è raggiunto il «télos» (come è
detto in greco), cioè lo scopo, la pienezza, la riuscita. Gesù muore. La sua vita
è stata un nuovo modo di vivere. La
sua morte è anche un nuovo modo di
morire. Gesù muore come tutti noi, col
senso delTahbandono da parte di Dio;
al tempo stesso muore in un modo totalmente diverso, non con un’interruzione irrimediabile della sua vita, ma
col raggiungimento dello scopo di questa stessa sua vita. Purtroppo nella storia della chiesa questa novità è stata
ben presto dimenticata. Gesù è ridiventato un morto che i credenti stessi
hanno messo tra i «loro» morti, come
dicevamo la scorsa settimana. Ma di
questo riparleremo.
Claudio Tron
SETTIMANAI.E DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Contro la disoccupazione si propongono riduzioni di orario e contratti flessibili
L'Unione del «non lavoro»
NelIVnione europea i disoccupati sono più di 25 milioni, in Italia sono 3 milioni, il 12% della
popolazione in età di lavoro. E l'innovazione tecnologica richiederà sempre meno occupazione
GIORGIO GARDIOL
Le cifre sono impressionanti. Nei
paesi deirUnione europea i disoccupati sono più di 25 milioni. In
Italia 3 milioni, il 12% della popolazione in età di lavoro. Nei paesi industrializzati la disoccupazione
cresce. La riduzione dei posti di lavoro riguarda tutti i settori: l’agricoltùra, l’industria e gli stessi servizi. Jean-Claude Paye, segretario
deirOcse (l'Organizzazione di cooperazione e sviluppo economico
che comprende i 25 paesi più industrializzati del mondo) ha previsto
che nel 2015 appena il 2% della forza lavoro dei paesi appartenenti
all’Organizzazione sarà impegnato
nell’industria (contro il 20% di oggi), l’l% in agricoltura, il 97% dovrebbe essere occupato nei servizi,
ma l’economia non potrà sopportare un tale carico di persone nei servizi. Quindi dovremo far fronte a un
drastico calo dell’occupazione.
I governi sono preoccupati e cercano azioni di tamponamento della situazione che sta sfuggendo dal
controllo. Aumentano l’età scolare,
prepensionano gruppi di lavoratori. Tutto questo finisce per aggravare drammaticamente i costi del sistema di sicurezza sociale, che non
ha più finanziamenti e perciò viene
esso stesso messo in discussione. Si
adottano politiche di bassi salari
(per lavori di media e bassa qualifica) e di riduzione di salario per gli
occupati, si diminuiscono i livelli di
assistenza sanitaria e delle pensioni. È una politica che crea forme
gravi di emarginazione.
Esiste un’alternativa alla disoccupazione che sia diversa da quella di
diventare più poveri o più disegnali? L’innalzamento dell’efficienza
del sistema produttivo contraddice
ogni sforzo per creare posti di lavoro mediante l’espansione dell’economia. Fino a 10 anni fa gli economisti del lavoro pensavano che
l’aumento di un punto del Pii (prodotto interno lordo) significasse un
amento di 300.000 posti di lavoro.
Poi l’equazione si è modificata in 3
punti uguale 100.000 posti in più.
Il problema lavoro coinvolge i giovani in maniera particolarmente grave
Adesso nessuno osa proporla.
Infatti l’aumento della produttività
dovuta all’innovazione tecnologica
non porta all’aumento dell’occupazione rna a una sua drastica riduzione. È questa la contraddizione principale della «terza rivoluzione industriale», che sembra caratterizzarsi su una precarietà di vita
per un numero sempre maggiore
di persone e su una scandalosa ricchezza per un numero ristretto di
persone. C’è il rischio dell’implosione sociale. Di questo si preoccupano i politici che hanno a cuore la
coesione della società. Così, ad
esempio, il protestante Michel Rocard, ex primo ministro francese,
ha presentato al Parlamento europeo una proposta di direttiva che
prevede la settimana lavorativa di
32 ore, 8 ore per 4 giorni. I sindacati in Italia propongono di lavorare
35 ore la settimana. In Germania
alla Volkswagen si lavorano 28 ore
la settimana. All’Edf francese (l’equivalente dell’Enel) l’orario è già
di 32 ore. I fautori di questa proposta sostengono che per ridistribuire
il lavoro è importante agire sulla
variabile tempo. Solo gestendo il
tempo di lavoro in relazione al più
generale tempo di vita si potranno
trovare nuovi posti: anni sabbatici,
nuova articolazione degli orari; dal
tempo si liberano nuove opportunità di lavoro e di impegno volontario nella società. Si costruisce
una nuova società.
Secondo altri, tra cui il ministro
del Lavoro Tiziano Treu e la Confindustria, per creare nuovi posti di
lavoro occorrono strumenti contrattuali flessibili (part-time, contratti d’ingresso, contratti di area,
tirocinio, stage, lavoro «in affitto».
(foto Pietro Romeo)
apprendistato lungo) e agevolazioni per gli imprenditori. Tutti questi
strumenti però non potranno che
ridurre la disoccupazione al massimo del 2-3%, ammesso che si trovino le risorse per finanziare la
nuova imprenditoria. Probabilmente la soluzione andrà trovata,
almeno per il breve periodo, in misure che riguardino sia il tempo di
lavoro che la flessibilità.
La prospettiva è però quella di
un futuro in cui il lavoro non sarà
più l’elemento centrale della coesione sociale. Sarà perciò importante imparare a vivere bene non
solo il tempo di lavoro, ma anche il
tempo libero. Domani il tempo libero sarà preponderante nella nostra vita. I protestanti hanno riflettuto a lungo sull’etica del lavoro,
ma quale sarà l’etica in una società
del tempo libero (liberato)?
Testimonianze dall'Albania, un paese in via di estinzione
In salvo i missionari battisti: «Ritorneremo presto»
MARTIN IBARRA
SONO stati portati in
salvo gli ultimi missionari battisti che operano in Albania. Fra giovedì 13 e sabato 15 i militari italiani hanno effettuato cinque missioni
per recuperare più di
mille persone da Durazzo, Tirana e Valona. In
una di queste operazioni
drammatiche sono stati
tratti in salvo anche il
pastore Saverio Guarna
e la moglie Betsy Moore;
i missionari battisti hanno atteso per dodici ore
a Durazzo l’arrivo dei
mezzi anfibi della nave
della Marina militare
«San Giusto».
Le testimonianze che
abbiamo raccolto fra i
diversi missionari sono
sconvolgenti: «L’Albania
è un paese in estinzione,
un paese che si è suicidato, in balia delle bande armate che hanno
devastato e razziato praticamente tutto». «Anche i ragazzini vanno in
giro con dei kalashnikov, sparano in aria, li
barattano per delle sigarette o della farina. Le
persone sono affamate e
disperate, occorrono urgentemente aiuti umanitari». Notiamo la paura e la tensione fra gli
italiani, i cittadini comunitari e albanesi sbarcati
dalla «San Giusto» a
Brindisi. Un aereo noleggiato dalla Baptist
Missionary Society ha
portato poi i missionari
battisti in Inghilterra per
i controlli sanitari e per
pianificare il ritorno e il
sostegno all’opera iniziata in Albania.
Tutti i missionari affermano: «Non volevamo lasciare l’Albania, i
nostri amici e fratelli, c’è
tanto bisogno di lavorare
per ricostruire il paese».
Le domande sono d’obbligo: «Ritornerete quando sarà passato il pericolo?». «Certamente, tutti
ritorneremo». «Quali sono le prospettive delle
chiese e gruppi battisti
albanesi che sono sorti
negli ultimi anni?». La risposta è rassicurante:
«Abbiamo puntato dall’inizio sulla formazione
di una leadership locale.
Prima di partire abbia
mo organizzato gli anziani e responsabili delle
chiese. Per il momento e
finché ci sarà il coprifuoco è pericoloso circolare
e dunque le riunioni si
terranno nelle case e saranno gli anziani e i responsabili a curare queste riunioni e a visitare le
famiglie. Saremo in contatto con loro per dare il
nostro aiuto». In alcuni
casi mi pare di percepire
come un senso di colpa
per il rientro. La frase
che più mi ha colpito è
questa: «Siamo partiti
perché nessuno poteva
garantire la nostra incolumità, ma ritorneremo
con l’aiuto di Dio e daremo il nostro piccolo
contributo per la ricostruzione dell’Albania».
LA TOMBA DI ANTONIO GRAMSCI.
Una plumbea coltre di silenzio incombe sul nostro '900, e se un ministro in
carica chiede aila scuola pubblica di ricordare Antonio Gramsci, non può che
essere sommerso dalle critiche. Così di
Gramsci, sepolto nel cimitero protestante di Roma, si continuerà a negare
ii ruolo tra i grandi intellettuali italiani del '900 come Benedetto Croce e
Piero Gobetti. (pag. 6)
LE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA.
Continua ii dibattito suila situazione, i
probiemi e le prospettive delie chiese
evangeiiche nel nostro paese, (pag. 6)
DIALOGO ANGLICANI-METODISTI. Pubblichiamo il rapporto della Commissione internazionale anglicana-metodista dal titolo «Condividere la comunione apostolica». (Testi a Documenti)
CULTO DI PASQUA SU RAIDUE IN EUROVISIONE. Domenica 30 marzo,
dalle ore 9 alle 10, i<Speciale protestantesimo» dalla chiesa valdese di piazza Cavour di Roma. Partecipano gli evangelici romani, la
corale dei giovani della comunità
francofona e la corale della Chiesa
metodista coreana di Roma.
2
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PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della
VENERDÌ 21 MARZO 199? VEf
«Il primo giorno
degli Azzimi,
quando si
sacrificava la
Pasqua, i suoi
discepoli gli
dissero: “Dove
vuoi che andiamo
a prepararti la
cena pasquale?”...
I discepoli
prepararono per la
Pasqua. Quando
fu sera, giunse
Gesù con i dodici.
Mentre erano
a tavola e
mangiavano, Gesù
disse: “In verità io
vi dico che uno
di voi, che mangia
con me, mi
tradirà”. Essi
comincmrono
a rattristarsi e a
dirgli uno dopo
Valtro: “Sono
forse io?”. Egli
disse loro: “E uno
dei dodici che
intinge con me
nel piatto. Certo
il Figlio delV
uomo se ne va,
com’è scritto di
lui, ma guai a
quell’uomo dal
quale il Figlio
dell’uomo
è tradito! Meglio
sarebbe per
quell’uomo
se non fosse
mai nato!”.
Mentre
mangiavano,
Gesù prese del
pane; detta la
benedizione,
lo spezzò, lo diede
loro e disse:
“Prendete, questo
è il mio corpo”.
Poi, preso un
calice e rese
grazie, lo diede
loro, e tutti ne
bevvero.
Poi Gesù disse:
“Questo è il mio
sangue, il sangue
del patto, che è
sparso per molti.
In verità vi dico
che non berrò
più del frutto
della vigna fino
al giorno che lo
berrò nuovo nel
regno di Dio”»
UN SEGNO DATO Al DISCEPOLI
«Uultima cena» nasce come una risposta carica di amore per i discepoli
Essa diventerà un gesto che farà sentire il Signore vicino come fonte di vita
SALVATORE RAPISARDA
Lf ULTIMA cena di Gesù con i
I suoi discepoli si svolge nel
quadro della Pasqua ebraica,
che è anche detta festa degli Azzimi. Questa festa durava sette
giorni ed era celebrata alTinsegna del ricordo della liberazione
dalla schiavitù d’Egitto. Era
dunque una grande festa ricca
di contenuto teologico e di momenti liturgici. Un rituale ben
articolato accompagnava la cerimonia del sacrificio dell’agnello pasquale nel tempio;
altrettanto ricco era il rituale del
pasto pasquale nelle case: si
cantavano inni, si recitavano
preghiere, si ricordava la storia
del popolo e si ripetevano i comandamenti del Signore. Intanto si mangiava e si beveva. La
cena pasquale assumeva i caratteri dell’attualizzazione della
storia passata, e diventava un’
occasione di ammaestramento
per le nuove generazioni. Al
tempo di Gesù migliaia di pellegrini, forse anche diecimila,
affollavano Gerusalemme per la
grande festa. Ogni pellegrino,
guardandosi attorno, avrà detto: «Che bello, siamo in tanti!»;
ognuno, ricordando il significato della festa, avrà esclamato:
«Siamo il popolo di Dio!».
L'annuncio del dramma
(Marco 14, 12-25)
. .A T ENTRE mangiavano»
>AÌVX Gesù disse: «In verità vi
dico che uno di voi, il quale
mangia con me, mi tradirà».
Con queste parole il clima della
festa è rovinato. È rovinata anche l’illusione della solidarietà
Preghiamo
Signore, nostro Dio, di fronte agli elementi che ci ricordano la tua ultima cena, noi confessiamo il nostro
peccato, che spesso assume caratteri di infedeltà alla
tua chiamata, di tradimento del tuo progetto e di divisione nella tua chiesa. Comprendiamo che non possiamo confidare su di noi stessi, perché il nostro numero
è scarso, le nostre forze sono esigue e i nostri progetti
sono inaffidabili. Mentre confessiamo i nostri limiti, ti
rendiamo grazie, o Signore, perché tu non ci hai lasciati nella disperazione e nella solitudine. Tu ci hai dato il
pane e il vino per farci ricordare del tuo amore per noi,
per dirci che tu sei con noi, e per insegnarci a guardare
a te che vieni a noi. Nel mangiare il pane e nel bere il
vino sentiamo che tu ci hai ristabiliti nella comunione
col nostro prossimo e che questa è caparra della comunione piena e completa che conosceremo nel regno
del Padre. Aiutaci, o Signore, ad allargare questa comunione, ad abbattere i muri dì separazione, ad avere occhi per tutto ciò che tu fai per la nostra salvezza e per la
salvezza del mondo. Per Cristo, Signore nostro. Amen.
tra figli dello stesso popolo. Gesù lo aveva già detto: «Il fratello
darà il fratello alla morte» (Me.
13, 12); ecco un segno del tempo della tribolazione. Nel bel
mezzo della cena pasquale dunque Gesù ha pronunciato una
parola dura, una parola dalla
quale non è possibile prescindere perché non sarà smentita.
La sua è una parola di condanna, che colpisce immediatamente, e con estrema durezza:
«Meglio sarebbe per quell’uomo
se non fosse mai nato!».
Il dramma si infittisce. C’è un
dramma nel dramma. L’uomo,
in questo caso uno dei discepoli, commette il grave peccato del
tradimento, ma non desiste
nemmeno quando è scoperto,
non conosce la via del pentimento, del ravvedimento. Gli
altri non conoscono nemmeno
se stessi, non conoscono nemmeno i loro pensieri. Per conoscersi hanno bisogno di chiedere: «Sono forse io?». Nessuno
riesce ad eliminare il peccato, si
rimane in condizione di tristezza, sofferenza e impotenza.
Quella sera i discepoli di Gesù sono piombati in una condizione di tristezza che può essere apprezzata in tutta la sua
profondità soltanto se la si mette in relazione alla gioia perduta
della festa che veniva celebrata.
Quella sera i discepoli appresero ebe Gesù sarebbe stato ucciso per il tradimento di uno di
loro; realizzarono tutta la loro
impotenza e rimasero come impietriti. Gesù, da parte sua,
comprese che quella sua parola,
e i fatti che da lì a poco si sarebbero succeduti, avrebbero segnato la fine per i suoi discepoli,
il loro abbandono alla disperazione più nera. Doveva, dunque,
fare qualcosa per loro. Sapeva
però che non esiste una consolazione a poco prezzo per una
disperazione profonda. Lì non
sarebbero bastate parole consolatorie. Ci volevano gesti nuovi,
gesti significativi che avrebbero
potuto lasciare ai discepoli un
segno a cui aggrapparsi, una
realtà a cui in seguito tornare
per combattere la disperazione
e vivere la speranza. È a questo
punto che Gesù trasforma la cena pasquale ebraica in una cena
che rimarrà come segno della
sua opera per i discepoli. Quella
che viene definita come «l’ultima cena» non nasce dunque come un rito predefinito, ma come una risposta carica di amore
per i discepoli. Essa diventerà
un segno che darà risposta alle
loro domande; rimarrà un evento a cui si potrà tornare per
combattere il dolore e la disperazione; diventerà un gesto che
farà sentire il Signore vicino come fonte di vita e di speranza.
Il passaggio da un tipo di cena
all’altra inizia in modo quasi
impercettibile. «Mentre mangiavano», Gesù prese il pane e,
àia maniera del capotavola, benedisse Dio con una preghiera
come questa: «Sii lodato. Signore nostro Dio, re dell’universo,
che dalla terra ci procuri il pane». Quindi Gesù spezzò il pane
e lo diede ai suoi discepoli. Ora
però avviene la svolta; egli aggiunge qualcosa di insolito,
qualcosa di mai udito prima;
nel dare il pane egli dice: «Questo è il mio corpo».
il corpo del sacrificio, e così come non c’è sacrificio senza spargimento di sangue, ecco che il
vino viene offerto come il sangue, il sangue del patto, sparso
per molti. Nelle parole di Gesù è
chiarissimo il senso vicario della
sua morte imminente.
Una realtà del tutto nuova
L'agnello di Dio
Lf ESPRESSIONE era nuova,
I ma non era incomprensibile per i discepoli. Essi conoscevano il significato del sacrificio.
Sapevano che ogni volta che si
mangia la carne di un animale
sacrificato si stabilisce una nuova comunione con Dio. Gesù,
varie volte, si era presentato a
loro come uno che sarebbe stato
ucciso per compiere il volere di
Dio. Aveva appena detto: «Certo
il Figlio dell’uomo se ne va,
com’è scritto di lui». Comprenderlo, dunque, come «l’agnello
condotto al mattatoio» di cui
parlò Isaia (53, 7), cioè come
l’agnello che verrà sacrificato
per la salvezza, è stata cosa automatica per i discepoli. Ora essi
comprendono che da lì a poco
Gesù morirà, come ha loro detto, ma si rendono conto che con
quella morte sacrificale egli stabilisce un nuovo rapporto tra loro e Dio. Mangiare quel pane,
alla presenza del Maestro e nella
prospettiva della nuova realtà,
per i discepoli significa avviarsi
sin da subito in una nuova dimensione. Il sacrificio che darà
loro il nuovo rapporto con Dio,
che li farà entrare in un nuovo
patto, non è più quello dell’animale, ma quello di Cristo. La sua
morte è vista già nella dimensione del nuovo rapporto con Dio:
essa non è più morte, ma è la
porta della nuova vita.
Dopo il pane Gesù diede il calice, accompagnandolo con una
preghiera di ringraziamento.
Tutti ne bevvero. Anche a proposito del calice Gesù dice cose
assolutamente nuove e ancora
una volta legate alla sua persona
e alla sua opera. Quel calice è il
suo sangue. Così come il pane è
CHI ha compreso le parole e i
gesti di Gesù sa di essere entrato in una realtà assolutamente nuova. Durante quelTultima
cena, ma forse potremmo chiamarla anche «la prima cena» per
la chiesa, i discepoli compresero
di essere stati protagonisti di
una realtà nuova. Nella prospettiva della morte di Cristo, erano
appena entrati nel clima del
nuovo patto con Dio, mediante
il sangue di Gesù che si trasformava da Maestro in Mediatore,
quindi in Salvatore. Ora la tristezza della morte di Gesù è
scacciata, quel vuoto è riempito
perché una nuova luce illumina
il tradimento. La tristezza e la
disperazione vengono spazzate
via dal sacrificio portatore di salvezza e di nuovi rapporti. È così
che la vita vince la morte, perché la morte di Cristo è la porta
che immette nel regno di Dio.
Che la morte di uno possa essere accolta con gioia appare
come un’assurdità inspiegabile.
Infatti qui sta lo scandalo per i
giudei (1 Cor 1, 23), e non solo
per loro. Anche noi forse avremmo preferito un’altra via, meno
cruenta, per la salvezza. Tuttavia, Cristo che muore in croce rimane per noi pietra di scandalo
e pietra angolare, che frantuma
il nostro peccato e che fonda la
nostra salvezza. Con questa pietra e i suoi aspetti ci confrontiamo ogni volta che mangiamo
quel pane e beviamo quel vino.
1 discepoli che mangiano il
pane e bevono il vino alla presenza di Gesù hanno ancora un
motivo per rallegrarsi: Gesù sarà
loro tolto (ciò è indispensabile,
lo hanno capito) ma sarà per un
tempo, per un breve tempo. 11
banchetto messianico nel regno
di Dio è alle porte. Gesù berrà
ancora del vino nel regno di Dio
e lo farà circondato dai suoi discepoli, da uomini e donne venuti da ogni angolo della terra;
tutti coloro per i quali egli ha dato la sua vita.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Nella foto la Santa Cena valdese con pane, vino e pesce (duomo
di Naumburg, sec. XIII)
Note
omiletiche
Il nostro brano verte
fondamentalmente
sull'ultima cena. Trattare
questo tema in sé signifi.
ca inevitabilmente trattarlo dal punto di vista
storico-dogmatico. Si dovrà così entrare nelle questioni che hanno diviso ¡|
cattolicesimo dal protestantesimo e i riformati
dai luterani. A questo riguardo diventa indispensabile tenere presenti
questioni quali transustanziazione, consustanziazione, simbolo, segno,
sigillo, sacramento, istituzione, memoriale, precetto (in inglese ordinance)
Da un punto dì vista omiletico ciò rende la predica
molto pesante e la fa apparire piuttosto come una
conferenza. Nulla vieta
che ciò venga fatto una
domenica durante il culto, ma bisogna adeguare
la predica alla comunità.
Il brano può essere affrontato anche dal punto
di vista sinottico (non dimenticando 1 Corinzi 11,
23ss). Si noterebbe un
processo di stereopatizzazione dovuto all'uso liturgico, ma anche un processo di adattamenti ed
esplicitazìoni dovuti ai
contesti sempre nuovi.!/
confronto tra Marco e
Matteo evidenzierebbe
alcune integrazioni di
Matteo su Marco, mentre;
il confronto con Luca suggerirebbe un clima esca-j
tologico diverso. Paolo,
invece, risulterebbe alquanto primitivo, nel sen-i
so che appare in possesso]
di una tradizione esclusiva. Il silenzio di Giovanni,
poi, potrebbe gettare una]
luce particolare sugli usi,
e gli abusi, legati al pasto
col pane e il vino.
Con l'approccio che à
biamo seguito abbia»
voluto leggere il bram
dell'ultima cena coma
ben inserito nel suo duplice contesto della Pasqua
ebraica e della storia della Passione (si noti il duplice «mentre mangiavano»). Ci è stato così possibile vedere la cena sotto
una pluralità di aspetti:
come elemento di continuità e discontinuità con
la cena pasquale, come risposta alla crisi della comunità nascente, come
strettamente ancorata
all'imminente morte salvifica di Cristo, come rimando al nuovo patto, come
finestra verso il compimento nel regno di Dio.
Poiché la cena del Sl-^
gnore rimane un fortej
elemento di divisione tra'
cattolicesimo e protestantesimo, e poiché sono diversi gli accenti che la Cena riceve nelle comunità
evangeliche, il predicatore non dovrebbe perdere
di vista di rispondere implicitamente alle domande: «Perché continuiamo
a celebrare la Cena?»![
«Ha senso celebrarla come abbiamo fatto fin qui,
quanto a forma, cadenza,
partecipazione ?»; «Quali
significati sono stati trascurati e quali debbono
essere abbandonati?».
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tivc
partii
cale
ben I
re, ni
amb
man(
fettiv
tore I
prop
resse
Per
approfondire)
- Per l'approccio stori-j
co-dogmatico: I
- A. E. Mcgrath, Il pen-\
siero della Riforma, Cla'J't
diana, 1991; (
- H. M. Kuitert, La fedÒ
cristiana per chi dubitài'
Claudiana, 1994; ,(
Per l'approccio esegeti'(
co: t
- E. Schweizer, Il Val’)]
gelo secondo Marco, Pai'j
deia, 1971; j
- Commentari ai Sinot'j
tici e a 1 Corinzi; !
- M. Barth, Riscopriamo^
la cena del Signore, CIaU',
diana, 1990; ■
- Aa.vv., La scuola dO'
men/ca/e, n. 3, 1995. |
Fin
nega
quesi
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getto
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; I problemi aperti nella «Comunità evangelica di azione apostolica»
Il nostro impegno all'interno della Cevaa
Ì3 partecipazione finanziaria alla Cevaa è uno dei pochissimi mezzi che le nostre
chiese hanno a disposizione per essere presenti nel cosiddetto Terzo Mondo
FRANCO TAGLIERÒ
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NO degli aspetti della vita della Comunità evangelica di azione apostolica
(Cevaa) che si fa sempre più
sentito, e soprattutto nelle
chiese europee, è quello della
visibilità e della trasparenza
nei progetti comuni e, di riflesso, in materia finanziaria.
Le chiese, i membri delle comunità, vogliono sapere come sono impiegati i fondi inviati alla cassa centrale. Domanda legittima, che è centrale anche nell’ambito delle
finanze interne a ogni chiesa,
in ogni paese: i credenti che
esprimono la loro solidarietà
mediante offerte volontarie
vogliono giustamente sapere
dove vanno a finire i loro soldi. Però quando sono le chiese del Sud del mondo, le più
povere, a rivolgere appelli per
la raccolta di fondi che permetta loro di continuare l’opera di testimonianza nel loro paese, il mondo occidentale reagisce con tutta una
serie di dubbi, di sospetti e di
atteggiamenti paternalistici.
Non sarebbe meglio controllare direttamente come vengono impiegati i soldi? Siamo
. sicuri che ciò che inviamo
f viene utilizzato per lo scopo
per il quale è stato richiesto?
Insomma il desiderio di trasparenza diventa facoltà di
giudizio e di scelta. La richiesta della visibilità dei conti diventa anche interferenza
nell’indipendenza della chiesa, talvolta venata da una sfiducia neanche troppo nascosta. Normalmente dietro a
ogni richiesta di denaro c’è
un progetto; quello di una
chiesa va dal puro e semplice
funzionamento (assegni agli
operai/e, rimborsi spese, materiale per uffici, ecc.), alla
diaconia (ospedali, opere per
anziani e giovani), alla formazione (scuole, facoltà di
teologia, seminari di formazione per laici), alla cultura
(giornali, libri, circolari, biblioteche), ma succede sempre più che i donatori vogliano contribuire non tanto per
il progetto generale e costitutive ,pi,auto per il progetto
particoiare, per l’iniziativa locale iìiiiata a uno scopo
ben pn-ciso. In questo settore, neli:' Cevaa come in altri
ambiti, II' possibilità non
mancano e ognuno può effettivamente scegliere un settore di iiìierveiito secondo il
proprio gusto, il proprio interesse e la propria sensibilità.
Rischio di paralisi
Fin qui nulla di strano né di
negativo. La conseguenza di
questa scelta però è, in prospettiva, la paralisi del progetto generale. La Cevaa rischia, a medio termine, di
non poter più funzionare
perché le chiese, soprattutto
quelle più ricche, quelle che
contribuiscono in maggior
misura alla costituzione del
fondo comune, stanno progressivamente riducendo il
loro impegno finanziario, anziché aumentarlo, perché i
membri di chiesa preferiscono contribuire per iniziative
più dirette e esplicite.
La Chiesa evangelica valdese si trova in questa situazione. Per il secondo anno consecutivo l’impegno contribufivo per la cassa centrale di
Parigi non è stato raggiunto.
Questo contributo è stabilito
ual Sinodo tramite la Tavola
valdese ed è la forma di partecipazione alla «Missione»
nella chiesa.
Nel 1971 il Sinodo decise
ell’unanimità che la Chiesa
Valdese entrasse a far parte
nella Cevaa, più recentemen
II corteo dei delegati deile chiese deiia Cevaa ii giorno deii’apertura deiie Assise a Torre Peiiice
te le chiese metodiste in Italia
hanno fortemente voluto entrare anch’esse nella famiglia
evangelica che ha le sue radici nella Missione evangelica
di Parigi. Con questi atti la
nostra chiesa ha assunto l’impegno di contribuire anche finanziariamente alla vita della
Comunità. Sono passati 25
anni e ora lo sforzo si sta attenuando, ma naturalmente la
Tavola valdese ha mantenuto
l'impegno preso (39 milioni
per il 1996) anche se le contribuzioni e le collette delle
chiese non sono bastate (la lista delle chiese sia valdesi che
metodiste che non inviano
neppure la colletta della Domenica della Cevaa è lunga!).
Che cos'è la Cevaa?
Questo fenomeno ha certamente la sua origine nella difficoltà di capire che cos’è la
Cevaa: gli sforzi ultraventennali del Comitato italiano,
che agisce in grande economia, sembrano poco incisivi e
l’informazione non è certamente sufficiente, malgrado
l’impegno del settimanale
Riforma.
C’è però da chiedersi se la
situazione non rispecchi una
nuova volontà contributiva
dei membri delle nostre chiese anche per quanto riguarda
la Cevaa, ma forse non solo
per questo settore di impegno. Infatti, per esempio, la
sottoscrizione del Fondo di
solidarietà del nostro settimanale pone spesso alTattenzione dei lettori i «progetti Cevaa» o sottoscrizioni urgenti
in caso di cataclismi naturali
che colpiscono paesi in cui
sono presenti chiese della Cevaa, e la risposta è sempre
molto buona; inoltre il Comitato per la Cevaa riceve sempre più frequentemente richieste di indirizzi o illustrazioni di progetti particolari, in
vista dell’invio di offerte.
Va però ribadito che la partecipazione finanziaria alla
Cevaa è uno dei pochissimi
mezzi che le nostre chiese
hanno a disposizione per essere presenti anche nel cosiddetto Terzo Mondo e partecipare così a progetti che
vanno nel senso della pace,
della giustizia e dei diritti
umani. Inviare le contribuzioni alla Tavola perché mantenga l’impegno con la Comunità è doveroso: non solo
perché il senso della solidarietà e della condivisione nei
progetti di evangelizzazione
sono fondamentali per l’esistenza della Cevaa, ma anche
perché soltanto attraverso
questo mezzo si ha anche la
possibilità di avere i riscontri
dell’impegno della chiesa.
Aiuto diretto
0 attraverso la Cevaa?
L’alternativa tra l’aiuto diretto, cioè il finanziamento
di una opera particolare,
sponsorizzata dalla chiesa
che ha più mezzi, più potere
e più relazioni ecumeniche,
e l’aiuto alle chiese del Sud
del mondo attraverso la Cevaa è fortemente a favore di
quest’ultima. I progetti delle
chiese della Cevaa sono vagliati e giudicati su principi
di priorità prima di essere
lanciati e tra non molto, utilizzando una congrua parte
dei proventi dell’8%o, anche
le chiese valdesi e metodiste
parteciperanno alla realizzazione di programmi di sviluppo nel Sud, senza rischiare di cadere in scelte dettate
dal sentimentalismo, talvolta
quasi folcloristiche e comunque poco incisive sul
piano generale.
Ma, al di là di ogni forma di
intervento finanziario possibile, la contribuzione al fondo comune della Cevaa è una
priorità assoluta a cui le nostre chiese devono continuare ad essere sensibili
(1 - continua)
• •Basilea: i risultati di un questionario distribuito nel 1995
Il 90% dei genitori vuole la re|pione a scuola
Alla fine dell’anno scolastico 1994-95 la Commissione
ecumenica per l’istruzione
del cantone svizzero di Basilea città consegnò ai genitori
degli scolari della città un
questionario per sapere se ritenevano utile l’inserimento
nella scuola dell’insegnamento della religione.
In un recente convegno
delle chiese di Basilea sono
stati dati i risultati del referendum da cui risulta che la
grande maggioranza dei genitori chiede l’insegnamento
della religione a scuola. Nonostante solo il 70% dei 2.000
circa che avevano risposto si
professasse cristiano, quasi il
90% ha affermato di ritenere
positivo che la religione sia
insegnata a scuola.
I rappresentanti ecclesiastici al convegno hanno insistito sul fatto che per molti
bambini la lezione di religione è Tunica possibilità «di conoscere Dio come fattore rilevante nella loro vita». Il 60%
dei genitori che hanno risposto sono favorevoli a un insegnamento ecumenico o a un
insegnamento misto o cooperativo della religione. Un
ulteriore 30% è disposto ad
accettarlo con qualche riserva. Solo il 10% si è espresso
contro una tale idea.
Per quanto riguarda Tappartenenza religiosa di scolari e studenti, un terzo abbondante è cattolico o riformato,
quasi un quinto di altre confessioni, mentre sempre più
grande è il numero di coloro
che non fanno più parte di
nessuna chiesa. Eppure la
percentuale di coloro che vedono di buon occhio la religione fra le materie scolastiche curricolari è ben più alta
rispetto al numero di quanti
si riconoscono nelle due
chiese. Nel cantone di Basilea
città, dove chiesa e stato sono separati, in conformità
con la legge scolastica cittadina vengono offerte alle due
chiese due ore la settimana e
appositi spazi nella scuola
per l’insegnamento della religione. I costi sono a carico
delle chiese.
Secondo Peter Gräber, responsabile delTinsegnamento della religione per la chiesa evangelica riformata, non
si tratta solo di garantire un
servizio ai propri membri ma
di portare a tutti «l’annuncio
dell’amore di Dio per l’umanità». Verena Jegher, del
Consiglio della Chiea evangelica riformata, ha postulato
un «diritto dei bambini» di
conoscere la storia biblica,
elemento formativo che è alla
base della cultura europea.
Anche nelle classi dove i
bambini «cristiani» sono minoranza le chiese devono essere presenti con il loro insegnamento. La lezione di religione deve fornire risposte
alle domande su Dio e sui
comportamenti dell’essere
umano traendole dalla tradizione ebraico-cristiana e stimolare la responsabilità personale degli alunni.
Inoltre l’assistenza psicologica pastorale degli allievi dovrebbe essere affidata ad insegnanti che facciano parte
di una chiesa. Il prodecano
Xavier Pfister si è espresso
tuttavia contro un insegnamento che tocchi gli aspetti
sacramentali e contro ogni
manifestazione di tipo cultuale che dovrebbe svolgersi
nelle comunità ecclesiali e
nelle parrocchie.
(Reformierte Presse)
Note sull'ecumene
Buon compleanno
Paolo Ricca
L’anno prossimo il Consiglio ecumenico delle chiese
compirà 50 anni. Fu fondato nel 1948. Il mondo era allora
spaccato in due e la guerra fredda stava iniziando. Mentre
uno dei suoi protagonisti, il Vaticano, era in procinto di
ianciare la scomtmica ai comunisti, il Consiglio ecumenico
sorgeva come luogo di ascolto paziente, di dialogo diffìcile
e di confronto leale, e così costruiva ponti anziché muri (a
cominciare da quelli che non si vedono), non solo tra le
chiese ma tra due universi politici e culturali contrapposti.
È passato mezzo secoio, la situazione del mondo è
profondamente cambiata (è anche migliorata? difficile
dirlo) e il Consiglio ecumenico (che nel frattempo ha visto
raddoppiare il numero delle chiese membro, i 2/3 delle
quali vivono oggi nel cosiddetto Terzo Mondo mentre cinquant’anni fa due chiese su tre appartenevano all’Europa
e al Nord America) si prepara a celebrare il suo 50° compleanno a Harare (Zimbawe, Africa), dove avrà luogo, nel
settembre del prossimo anno, T8° Assemblea mondiale
del Cec. Per l’occasione è stata avviata sin dal 1989
un’ampia riflessione e discussione fra tutte le chiese
membro per ridefinire, nel modo più corale possibile, la
natura e la struttura, le procedure e gli obiettivi intermedi del Consiglio a cinquant’anni dalla sua fondazione. Un
organismo vivo dev’essere capace di cambiare, quando lo
esigono nuove condizioni in cui operare, nuove sfide da
fronteggiare, nuovi compagni di viaggio con cui avanzare.
Un organismo vivo è flessibile se vuole seguire le movenze della storia e quelle dello Spirito. Un’istituzione, se non
vuole condannarsi alla paralisi, deve per prima cosa evitare di innamorarsi della propria immagine, come fece
Narciso, che poi cadde nell’acqua che la rifletteva e annegò. L’identità delle istituzioni, come quella delle persone, è fatta di continuità e cambiamento. Ma cambiare è
un processo faticoso.
Una «tappa importante» (così viene considerata) in
questo processo è costituita da un documento intitolato
«Verso una comprensione e visione comune del Cec»,
messo a punto nel novembre 1996 («Riforma» Tha già segnalato, n. 49/1996) e ora sottoposto all’esame delle chiese. «11 Cec non vuole essere paralizzato dell’istituzionalismo» (5.1), perciò prende l’iniziativa di proporre modifiche strutturali che lo rendano idoneo a «rispondere ai bisogni cui chiesa e mondo devono far fronte all’alba del
21“ secolo» (5.2). «La disponibilità a adattare continuamente la sua attività... è una dimensione essenziale
dell’autocomprensione del Consiglio» (5.3.9).
Due sono le preoccupazioni di fondo che animano il
progetto. La prima è di impedire lo scollamento tra Cec e
chiese (di cui esistono sintomi inequivocabili). 11 documento ricorda che protagoniste della vita del Consiglio
non è il Consiglio stesso ma le chiese. Il Cec non è un condominio ma una «comunione di chiese»; non è fine a se
stesso ma al servizio delle chiese, di cui intende accrescere
la comunione (5.3.2). La seconda preoccupazione è di allargare gli spazi d’incontro e condivisione a disposizione
delle chiese, in modo che anche quelle che attualmente
non appartengono al Cec (in particolare la Chiesa cattolica romana e molte chiese pentecostali) partecipino davvero, insieme alle altre, all’unico movimento ecumenico.
Come fa fronte il documento a queste due preoccupazioni? Alla prima (possibile scollamento delle chiese dal
Cec) fa fronte in due modi: anzitutto con un nuovo sistema di elezione del Comitato centrale, ora affidato alle
chiese (6.17); in secondo luogo collegando strettamente
l’agenda del Cec con quella delle chiese mediante incontri
periodici con i responsabili delle chiese. Alla seconda
preoccupazione (più vasti spazi di incontro) il documento
risponde creando, al posto delle grandi assemblee mondiali (che non verrebbero più convocate), un «fonun del
movimento ecumenico» al quale tutte le chiese potrebbero partecipare, indipendentemente dalla loro appartenenza, o meno, al Cec (6.10,6.13).
Si tratta di proposte coraggiose. Da dove viene, al Cec,
questo coraggio? Dalla consapevolezza che «per le istituzioni come per le persone. Tatto di un auto-svuotamento
dischiude uno spazio per Dio che ci svela nuove idee»
(5.3.9). La meta finale del movimento, comunque, non è
il Consiglio in qualche modo ristrutturato ma «un Concilio davvero universale che possa di nuovo parlare per tutti i cristiani» (7.2.). Questa è, in sostanza, la prospettiva
del documento: passare dal Consiglio ecumenico a un
Concilio ecumenico «dell’intera chiesa di Gesù Cristo»
(7.3). Come nei primi secoli, l’unità della chiesa sarà conciliare, cioè sinodale, oppure non sarà.
Dal Mondo Cristiano
té Polonia: incontro dei luterani d'Europa
VARSAVIA — Dal 13 al 18 febbraio rappresentanti delle diverse chiese luterane presenti in Europa si sono trovati a Varsavia in una conferenza di preparazione in vista della nona Assemblea generale della Federazione luterana mondiale, che si
terrà ad Hong-Kong nella prossima primavera, a cui parteciperanno 160 delegati europei. Due gli inviati a Varsavia dalla
Chiesa luterana in Italia (Celi): la dottssa Christiane Groeben,
di Napoli, che sarà anche delegata a Hong-Kong e Bärbel Naeve, di Roma, vicepresidente del Kalme, commissione per le comunicazioni delle chiese luterane di minoranza. Fra i temi affrontati a Varsavia la necessità di essere attivi nel processo di
integrazione europea ad evitare che l’Europa si rinchiuda in sé
come una fortezza, il rafforzamento per contribuire al superamento delle divisioni e delle contrapposizioni nel mondo e per
dare una risposta adeguata alla sfida carismatica, il pieno inserimento delle donne nella chiesa e nella società, la conservazione della dimensione umana e comunitaria in una chiesa
che pur deve essere presente nel mondo dei media e saperne
usare le tecniche sempre più sofisticate. (elki-celi info)
4
RIFORMA
VENERDÌ 21 MARZO 1997
Concerti «tematici» a Milano
Etica e estetica
// rigore di Haydn a confronto
con le atmosfere di Kreisler
Il teatro Filodrammatici ha
organizzato quest’anno una
serie di concerti la domenica
mattina: i concerti del «gruppo Duomo». Il direttore artistico, Roberto Porroni, ha
scelto come criterio generale
la presentazione di musiche
di rara esecuzione. Si tratta
apparentemente di una scelta indirizzata ai soli specialisti, ma in realtà il buon gusto
dei responsabili ha prodotto
programmi di grande interesse, come dimostra lo straordinario apprezzamento del
pubblico.
Ogni concerto ha inoltre
un suo titolo, che diventa un
tema stimolante da svolgere.
II 2 marzo si poneva a confronto l’etica di Haydn con 1’
estetica di Kreisler, per l’esecuzione del Quartetto David
(Mauro Loguercio e Gabriele
Baffero violini; Antonello
Leoffredi viola; Sandro Laffranchini violoncello). Di
Haydn è stato eseguito l’ultimo Quartetto, incompiuto e
scritto quando il grande musicista era tanto proteso verso la propria interiorità che il
dialogo ostinato dei due violini sembra quasi implodere
verso un più profondo strato
di valori sostenuti da viola e
violoncello. Il riferimento
all’etica protestante, ma anche alla profonda tensione
escatologica del compositore
austriaco viene spontaneo e
sfocia naturalmente nell’edificazione dell’anima, certamente voluta e cercata dall’autore. L’interpretazione rigorosa ma passionale ha
conferito particolare spessore al brano già di per sé tanto
significativo.
Certamente diverso il caso
del Quartetto di Kreisler, musicista del primo ’900, che
esprime un delicato contatto
con la natura, con una serena
pacatezza che, se non lo accomuna, non è in contrasto
con il brano precedente. Si
tratta di suoni che esprimono
un afflato intenso verso il creato senza andare oltre, verso
le origini del creato stesso. In
tutti i quattro tempi, ma particolarmente nel terzo, emergono echi e atmosfere di Debussy e di Mahler, che contribuiscono a arricchire l’incanto e l’eleganza dell’intera
composizione, indubbiamente da risentire. L’esecuzione
intensa ha reso lo spettacolo
gradevole. (p.f.)
Cinema, teatro e comportamenti giovanili in scena
Jean-Luc Godard tra realtà e finzione
PAOLO FABBRI
UNA delle forme di speri
]
Joseph Haydn (1732-1809)
mentazione del teatro
odierno è l’applicazione di
una sorta di «variazione sul
tema», in uso nella musica, a
testi di spettacolo significativi. È il caso di Leo De Berardinis con il suo King Lear n. 1,
del teatro Invito con II partigiano Johnny da Fenoglio, e
altri. I film di Jean-Luc Godard, dalla commedia irriverente Anni ’60, ai road-movies
Anni ’70, al genere pulp (che
Quentin Tarantino esalterà in
Pulp Fiction), hanno ispirato
un lavoro di Antonio Syxty
dal titolo Nouvelle Vague, con
la drammaturgia curata da
Roberto Traverso, messo in
scena al teatro Out off con la
recitazione di Nicoletta Mardelli e Paolo Scheriani.
La varietà degli spunti che
si intersecano nei vari quadri
che compongono lo spettacolo trova un suo elemento
unificante nel continuo sovrapporsi di realtà e finzione,
verità e menzogna. Ne emerge un lavoro che, pur chiaramente legato al teatro, saggia
continuamente il film, in una
interessante dialettica tra il
linguaggio più immaginifico
della pellicola e quello più
dialogico del teatro. Si tratta
dell’avventura dell’amore nato nella periferia di Parigi.
Jean è un bulletto che vive di
espedienti poco puliti, ma in
fondo non è cattivo. Anna è
una giovane sognatrice, che
vorrebbe vivere la vita come
in un romanzo. Un caffè è il
luogo naturale dove si incontrano; lui si spaccia per uomo
d’affari che può portarla a
Roma e introdurla nel mondo del cinema; lei si spaccia
per una donna sposata con
un americano e già madre. La
finzione si tradurrà in una serie di telefonate di lei in inglese con un non ben identificato Frank, che rappresentano Tirrompere del mistero
e del dubbio nella storia.
Anna e Jean sono alla ricer
Un fotogramma del film di Godard «Pierrot le fou» che ribadisce la
passione di un’intera generazione per il cinema
ca di qualcosa di nuovo, di
bello, che li faccia uscire dal
grigiore della vita. Dopo aver
trascorso la notte insieme decidono di andare a Roma.
Come commenta la voce fuori campo, sarà nella stanza di
uno squallido motel che capiscono di amarsi, pur non
smettendo di mentirsi. La
realtà però supera la finzione
in un momento di intensa
poesia. Il viaggio prosegue
nella grande e vecchia spider
americana che domina la
scena e costituisce, nella felice scelta scenografica, un costante riferimento alla finzione. I due finiscono per rifugiarsi nel garage di un amico
di Jean, da cui dovrebbero
venire i soldi di un fantomatico credito, soldi che non arrivano, il che li mette in crisi.
Dopo aver inseguito ancora i loro sogni in un alternarsi di scene come se entrassero e uscissero da un film (lei
Che cosa d dicono i testi del Nuovo Testamento? - 4
Il ritardo della fine e la figura di Paolo
BRUNO CORSANI
UNA delle conseguenze
più spiacevoli del prolungarsi dell’attesa escatologica, cioè del ritardo del ritorno del Signore, fu il progressivo crollo dell’immagine dell’apostolo Paolo e del
suo pensiero. Se leggiamo
l’Apocalisse, un libro nato in
Asia Minore, cioè in una delle aree geografiche del lavoro
apostolico di Paolo, vediamo
con stupore che non è mai
menzionata la sua attività e
non si fa alcuna allusione alle sue lettere e al suo pensiero. In 21, 14 le dodici porte
della nuova Gerusalemme
portano i nomi dei dodici
apostoli, ma per quello di
Paolo non c’è posto. Qualcuno ha voluto vedere Pietro e
Paolo nei due testimoni del
capitolo 11, ma è un’ipotesi
avventurosa senza molto
fondamento.
Se l’Apocalisse lo ignora, la
lettera di Giacomo lo fraintende (2, 14-26). Altri testi
della fine del secolo (gli Atti
degli Apostoli) lo idealizzano, facendone il massimo
protagonista della missione
cristiana nel mondo; ma il
Paolo degli Atti è un Paolo
molto diverso da quello delle
sue lettere. I discorsi attribuiti a Paolo esprimono un
pensiero che difficilmente il
vero Paolo avrebbe condiviso. Confrontiamo per esempio Atti 13, 27-29 {discorso a
Antiochia di Pisidia) con
quello che Paolo scrive nelle
sue lettere a proposito della
morte di Cristo! La croce ha
solo più un valore storico, è
un incidente che si cerca in
qualche modo di spiegare
(come fa anche Pietro in Atti
3, 17). Lo stesso si potrebbe
dire della convinzione paolina che tutti gli uomini sono
peccatori e privi della grazia
di Dio: nel discorso agli ateniesi (Atti 17) Paolo sostiene
apparentemente la tesi opposta. La religiosità dei greci
e usata come propedeutica
per l’insegnamento cristiano
(in Romani 1 invece la conoscenza innata dei valori morali è usata per inchiodare i
pagani alla loro responsabilità come peccatori).
Nel Paolo degli Atti non si
trova la tensione fra peccato
e giustificazione, e nemmeno quella fra il tempo presente e gli ultimi giorni che
sono alle porte e che qualificano le decisioni e l’agire del
cristiano nella vita d’ogni
giorno («E questo tanto più
dovete fare, conoscendo il
tempo nel quale siamo; poiché è ora ormai che vi svegliate dal sonno. La notte è
avanzata, il giorno è vicino:
gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce». Romani 13,11-12).
In un articolo precedente
ho segnalato che in Efesini,
nota epistola post paolina, la
morte e il sangue di Cristo
sono citati a supporto della
dottrina della chiesa e dell’unificazione fra il ramo giudaico e quello ex pagano della cristianità. Potremmo ag
giungere un’altra osservazione: che Gesù Cristo abbia
«dato se stesso per noi» serve
solo come spunto per le esortazioni all’amore fraterno
(Efesini 5, 2) e all’amore coniugale (5, 25), ma non come
fondamento della salvezza
personale e della riconciliazione con Dio.
Una cristianità che dà così
che caratterizza il culto protestante diventa confessione
di asservimento a questa potenza ostile, dalla quale chiediamo a Dio di essere liberati. Dopo la morte di Paolo,
questo concetto è stato svilito e ridotto al rango delle
piccole trasgressioni che
amareggiano la vita quotidiana, ma che con un po’ di
poco peso alla tragicità della |i|attenzlone potrebbero essere
morte di Cristo («per noi») è
chiaramente una chiesa che
non ha il senso tragico dell’esistenza umana e del peccato, come lo viveva Paolo.
L’epistola agli Efesini contiene solo due volte la parola
«peccato», sempre al plurale
(1, 7 e 2, 1). C’è anche una
volta la menzione dei «nostri
falli» (2, 5) e delle «concupiscenze della nostra carne» (2,
3), anche queste al plurale. In
tutti questi passi si allude a
peccati spiccioli e numerabili
(lo dimostrano anche le lunghe liste di colpe e depravazioni dei pagani che i credenti in Cristo non devono imitare: 4, 17-31 e 5, 3-7; 11).
Nelle epistole sicuramente
scritte da Paolo la parola
«peccato» è usata quasi sempre al singolare (51 volte,
contro 9 al plurale, ma queste sono quasi sempre in citazioni delle Scritture di
Israele o di formule liturgiche antiche}. In pratica, per
Paolo «il peccato» è una forza che allontana l’uomo da
Dio e lo spinge all’ostilità
contro di lui. Usando la parola «peccato» in questo senso, la confessione di peccato
evitate. La stessa concezione
dei peccati si ritrova nelle
epistole pastorali (I-II Timoteo, Tito).
È interessante osservare
che questa riduzione dello
spessore teologico di Paolo
continua anche negli scritti
successivi a quelli del Nuovo
Testamento. La I epistola di
Clemente Romano ai Corinzi
elogia Paolo per la sua coraggiosa testimonianza, ma la
dialettica tragica del pensiero di Paolo non si è trasfusa
in Clemente: il suo cristianesimo è di tipo sapienziale e
moralistico, e ha qualche affinità con quello della lettera
di Giacomo.
Chi combatterà per salvare l’eredità teologica di Paolo sarà Marcione. È significativo che questo pensatore
sia stato emarginato come
eretico: la cristianità ufficiale, la cosiddetta grande chiesa, aveva imboccato un’altra
strada. Ci vorranno Agostino, Lutero, e poi Karl Barth
per ripescare Paolo e il suo
pensiero e contrapporlo alle
platitudes del moralismo
post-paolino.
Fine
dice a lui di essere incinta,
lui vagheggia di andare in
America alla ricerca di una
nuova vita) progettano una
rapina a un benzinaio. Jean
esce e torna insanguinato,
dicendo che è andato tutto
storto e che è stato costretto
a uccidere due persone. Lei è
frastornata, lui esce un momento e al suo ritorno lei gli
dice di aver chiamato la polizia, lui non ci crede. Suonano le sirene, lampeggia il blu
dei fari rotanti, Jean esce con
la pistola, si sentono colpi,
lui rientra coperto di sangue,
morente. Siamo in piena
pulp fiction. La realtà poi emerge di nuovo per un attimo: non era vero niente, lei
non aspetta un bambino e
non ha chiamato la polizia,
lui non ha fatto nessuna rapina, l’arrivo della polizia era
stata un’abile simulazione.
L’epilogo della storia è di
nuovo aperto nella dialettica
tra realtà e finzione: si gioca
con la rivoltella che, nel bailamme di colpi di scena inventati, è diventata un giocattolo. Lei gli spara e lo uccide: la realtà uccide la finzione. Come precisa la voce fuori campo «la colt era Tunica
cosa vera della storia».
Una telefonata di Anna al
misterioso Frank e il suo atteggiamento tranquillo, come se nulla fosse accaduto,
fanno rientrare l’atmosfera
rarefatta di Godard in cui si
chiude la vicenda. I due protagonisti sembrano davvero
usciti da un film di Godard,
più anni ’60 che pulp, ma lo
spettacolo finisce con l’avere
una connotazione propria,
risultando gradevole, stimolante senza essere pretenzioso, delicatamente poetico in
alcuni momenti. La recitazione dei due giovani attori è
briosa, vivace, brillante, particolarmente efficace nelle
scene in cui si dichiarano il
loro amore.
Percorsi e persone
Buon
compleanno
a Frida Malan
PIERA ECIDI
U NA festa affettuosa.
quella del pomeriggio
del 10 marzo nella sede torinese delTYwca, per l’ottantesimo compleanno di
Frida Malan. Una festa di
donne, variopinta, con le
mimose e i fiori primaverili, alla presenza delle più
anziane come delle più
giovani, le studentesse e le
lavoratrici del «Foyer», con
i brindisi e i pasticcini, e
con tante, spontanee testimonianze che venivano
dal cuore.
Insieme a Frida c’è stato
il ricordo della mamma di
lei, moglie di un pastore
valdese, attivissima nella
chiesa e poi nella Resistenza al nazifascismo, come
tutti e tre i suoi figli: la famiglia Malan come i fratelli
Cervi, solo che qui vi erano
due maschi, una figlia e
una mamma. Le donne
delle varie associazioni
femminili, tra cui la Dei per
le ebree, il Cif per le cattoliche oltre alle valdesi e
TYwca di Torre Pellice e del
Comitato nazionale, hanno
rievocato ed espresso la loro amicizia e riconoscenza
per le instancabili battaglie
di Frida «che non aveva
mai paura». La militanza
nelle file di G.L., il lavcao di
collegamento clandestino
nella Resistenza, il salvataggio di numerosi ebrei,
l’opera di reclutamento tra
gli operai, l’incessante adoperarsi per trovare dei nascondigli o per procurare
documenti falsi. E poi /j'
suo denso impegno nell
battaglie femminili, che
dura ancora oggi.
Una festa semplice e intima, come bene sanno fare le donne. Ma già in precedenza Frida era stata festeggiata: il venerdì dalla
Fnism, con i discorsi e il ricordo del suo impegno per
la scuola e per la laicità e,
nello stesso 10 marzo, in
maniera molto più «istituzionale» dal Consiglio regionale del Piemonte che
ha voluto premiare la sua
opera politica. Consigiiera
comunale dal 1960 al 1975,
assessore della città di forino dal 1966 al 1972 alTI
giene e Sanità e dal 1973 al
’75 al Patrimonio e Lavori
pubblici, tra le fondatrici
della Consulta regionale
femminile: per 5 anni è stata membro della Commissione pari opportunità della Regione Piemonte, di cui
è stata anche presidente.
Un bello scritto di Alessandro Galante Garrone su
di lei le è stato donato: e
questo, insieme alle tante
voci di riconoscenza e di
affetto, è il segno più vero
che chi tanto ha dato e fatto non si dimentica.
in vendita nelle librerie e nelle edicole
ANCIAMO un appello alle librerie, cartolibreie e edicole che ac
cetterarìo un deposito di 2 copie dei settimanale. Come rinigraziamento del servizio reso, oltre allo sconto del 207o sul
prezzo del giornale, ci impegniamo a pubblicare ogni mese la llsW
dei negozi ed edicole che hanno accettato il nostro Invito.
Amici lettori e amiche lettrici, se quest’idea vi piace diventatene i
promotori, parlatene con il vostro libraio, il vostro cartolalo o II vostro edicolante e se è d'accordo inviateci I suoi dati.
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Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 11/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Si scava e si costruisce sul versante esposto a sud di Pomaretto; dopo diversi anni in cui si era discusso del progetto, si sta costruendo una complessa rete idrica destinata a
consentire l’irrigazione delle terre del Ramìe, il vino che si
produce in questa valle. Quasi dimenticato per anni questo
vino è stato gradualmente riscoperto negli ultimi dieci anni
e nuovi piantamenti sono stati fatti. Hanno o meno bisogno
d’acqua le piantine di vite? La discussione è sempre in corso, ma se le annate sono troppo secche i ripidi ed esposti
versanti non sembrano in grado di garantire un minimo di
umidità alle piante. Così, grazie a un contributo di 220 milioni dalla Regione e a un aiuto dalla Comunità montana, si
sta realizzando 1’«acquedotto del Ramìe».
)
V <1
VENERDÌ 21 MARZO 1997 ANNO 133-N. 11 LIRE 2000
Ricorrendo l’anno prossimo il 150° anniversario
delle Lettere Patenti con le
quali il re Carlo Alberto concedeva le libertà civili ai vaidesi, è necessario capire quale lettura vogliamo fare di
quell ’ avvenimento.
Le novità della visita del
presidente della Camera Luciano Violante a Torre Pellice e la partecipazione del vescovo di Pinerolo, mons.
Giachetti, al culto presso il
tempio di San Germano vengono a sottolineare quanto il
17 febbraio non sia più la
«festa» soltanto dei valdesi.
Intendiamoci bene: continua
certamente ad esserlo, nel
senso che è strettamente connessa con la loro vicenda storica e di fede. Ma già da tem
UNA PROPOSTA PER IL XVII FEBBRAIO
FESTA CIVILE
LUCIANO DEODATO
po si è dilatata, intanto a
coinvolgere altre denominazioni evangeliche, in primo
luogo le chiese metodiste
che, con il Patto d’integrazione del ’75 si sono associate
alla storia valdese, come i
valdesi a quella metodista, e
dopo con r «invenzione» della Settimana della libertà anche le chiese che fanno parte
della Federazione italiana.
Da tempo molti fratelli e so
relle cattolici si sono di fatto
uniti ai valdesi nei vari momenti celebrativi, dal falò al
pranzo, al corteo, al culto...
Ignorare questa realtà sarebbe miope e sciocco: esiste e
dunque ne va preso atto.
Perché il «17» dovrebbe essere solo la festa dei valdesi?
La libertà civile ottenuta nel
1848 segna da un lato la fine
dell’assolutismo di stato. Non
per nulla il re Carlo Alberto e
Pinerolo
Un fermo no
alla chiusura
del carcere
La Casa circondariale di Pinerolo in questi giorni è deserta: i detenuti sono stati trasferiti per motivi di ristrutturazione. 11 sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, in questi
giorni ha nuovamente espresso il suo parere negativo a un
eventuale chiusura della casa
circondariale, inviando anche
una lettera al ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, in cui espone alcune
riflessioni in merito. «La casa
circondariale di Pinerolo - di(.c Barbero - costituisce un
cscinj.iio di corretto legame
tia il carcere e il territorio.
Trainile il Cilo e in collaborazione con la Regione Piemonte sono state avviate iniziative mirate all’inserimento
lavorativo degli ex detenuti.
La scuola interna della Casa
ha avviato da tempo azioni di
sensibilizzazione e collaborazione con le scuole superiori
e le associazioni di volontariato del Pinerolese. Inoltre,
l’eventuale chiusura del carcere creerebbe disagi alle circa 30 persone che attualmente vi lavorano». In un momento in cui si ridiscute dei
regimi di carcerazione sarebbe triste veder chiudere un’esperienza del genere.
Intanto ci sono problemi
anche per la Casa di reclusione di Saluzzo, la «Felicina»,
(tra l’altro i detenuti di Pinerolo potrebbero essere trasferiti lì?). I detenuti hanno divulgato recentemente un esposto, firmato da 223 detenuti (dei circa 260 presenti
nella piccola struttura) in cui
denunciano alcune situazioni
«gravi» a loro parere, che
vanno da problemi relativi
all’amministrazione, al servizio sanitario, dalle attività lavorative e ricreative alle condizioni igieniche. Dall’organizzazione carceraria e dagli
operatori sociali per ora nessun commento su quanto affermato dai detenuti.
1 minatori della vai Germanasca manifestano a Torino alla presenza del sottosegretario
Quale futuro per le miniere di talco?
PIERVALDO ROSTAN
Nonostante «Linea verde», la storia del talco
della vai Germanasca non vive un momento particolarmente felice. I minatori sono
in fermento e la ditta Luzenac, multinazionale con sedi
in varie parti del mondo, non
sembra dare le risposte attese
dalle maestranze. Difficoltà
di mercato, necessità di ridurre al massimo i costi di produzione aumentando i turni di
lavoro a quattro: queste sembrano essere le ipotesi su cui
si muove l’azienda.
I minatori devono fare i
conti con le novità circa i
tempi delle pensioni per chi
ha lavorato almeno 15 anni
nel sottosuolo, una realtà diffusa in poche situazioni, una
delle quali proprio alle miniere della vai Germanasca. Il
mancato riconoscimento di
un lavoro particolarmente
usurante come quello in miniera è stato oggetto di una
manifestazione, venerdì scorso in piazza Castello a Torino. Una delegazione è stata
ricevuta dal sottosegretario al
Lavoro, on. Antonio Pizzina
I lavoratori Lusenac davanti alla sede della giunta regionale
to, che è parso aver colto
l’importanza delle richieste
dei minatori, auspicando che i
parlamentari piemontesi si
facciano portavoce della richiesta di un decreto specifico in materia. «Staremo a vedere - commenta Fedele
Mandarano, della Cgil, che
ha seguito la trattativa col
rappresentante del governo
abbiamo subito cercato i contatti con gli eletti della zona».
La realtà della miniera è in
difficoltà per diverse ragioni;
basti pensare che nel 1990 in
valle lavoravano 292 persone
e oggi appena 137 (meno della metà), di cui circa 80 sono
minatori. «Dovessimo scendere sotto questi numeri - aggiunge Mandarano - si rischia la smobilitazione». Gli
attuali giacimenti dovrebbero
durare ancora un paio di anni
e poi dovrebbe entrare in funzione il nuovo sito di Rodoretto; «Ci sono già stati investimenti per 9 miliardi - precisa il rappresentante sindacale - ma sembra che la realtà
si stia dimostrando meno ottimistica delle previsioni. Dalla
nuova miniera dovrebbe arri
vare talco per circa 20 anni
di lavoro ( 1 milione di tonnellate) ma la qualità sembra
meno buona delle aspettative.
Entro aprile comunque la ditta dovrebbe presentare il piano di utilizzo della cava di
Rodoretto».
Nel frattempo, minacce di
cassa integrazione allo stabilimento di Malanaggio, revisione delle modalità di lavoro, richiesta di introduzione
di un quarto turno di lavoro
mediante riduzione dell’intervallo fra i turni hanno portato ad uno sciopero di una
settimana a seguito del quale
le parti dovranno incontrarsi
per una mediazione. «Si può
discutere della necessità di
realizzare delle economie aggiunge Mandarano ricordiamoci però che non è
possibile realizzare dei turni
che consentano di lavorare
24 ore su 24: esiste un problema di .scarico di fumi che
va garantito. E poi, se dobbiamo fare economia, perché
non rinunciare alla sede di
Pinerolo trasferendo tutti gli
uffici a Malanaggio risparmiando ogni anno 150 milioni di affitto?».
A ttendu que plusieurs commettent
des abus extrêmes à l’égard des
fe.stins fréquents, l'Assemblée. (..) défend
à toute sorte de personnes, de quelque
condition qu ’elle puis.se être de faire des
frais mal à propos, tant à l’égard de la
grande quantité de personnes qu ’on a accoutumé de demander à de tels festins,
que par rapport à leur fréquence, sous
peine de cen.sures ecclésiastiques».
Con questo suo atto n. 9 il Sinodo del
1707 interviene riguardo ai «banchetti
frequenti» che costituiscono «intollerabili
abusi» nella misura in cui vi si «fanno
spese a sproposito» invitando un «numero eccessivo di persone», ripetendoli con
eccessiva frequenza. Il Sinodo minaccia
censure ai banchettanti, «qualunque sia la
loro condizione», la censura potrebbe implicare la sospensione dalla Santa Cena.
Chi si attenesse a questo solo atto e lo
prendesse alla lettera ricaverebbe l’idea
di una popolazione festaiola che passa il
suo tempo a banchettare. L’atto n. 17 del
IL FILO DEI GIORNI
BANCHEni
GIORGIO TOURN
lo stesso Sinodo completa e corregge
però la nostra visione dei fatti: «Il est ordonné à tous les Consistoires. (...) d’examiner le besoin des particuliers pour la
distribution des pains que S.A.R. a la
bonté de faire distribuer, afin de le donner aux plus misérables...».
Se il Concistoro deve vigilare sulla distribuzione del pane per i poveri fornito
dal re significa che c’è gente che patisce
la fame e non ha nemmeno il pane. Siamo a pochi anni dalla fine delle guerre, in
un paese devastato dagli eserciti, fra una
popolazione in miseria a cui manca tutto.
eppure sembra vi siano buoni valdesi dediti ai banchetti mentre ai loro fratelli poveri. il re deve provvedere il pane? Dove
mai questa gente, sufficientemente benestante da poter fare pranzi invitando amici e conoscenti, aveva preso le sue ricchezze? O il Sinodo esagera e vede oltre
la realtà, anche quello che non c’è, e i
banchetti sono pranzetti di due portate, o
giustamente, dal suo punto di vista, intende condannare la diseguaglianza delle
condizioni fra benestanti e poveri.
Questi due atti messi a confronto rivelano la difficoltà di interpretare i documenti, anche quelle scritti, ufficiali. Se
infatti chi scrive la storia non procede
con prudenza e si affida ciecamente a un
documento, a una testimonianza, rischia
di dare una visione unilaterale dei fatti e
perciò di travisarli. Parlare di storia, raccontare le cose di ieri significa in primo
luogo imparare a leggere la complessità
della vita e lasciare dei punti interrogativi
come su quei valdesi del 1700.
con lui la parte conservatrice
del clero cattolico e della corte hanno cercato di opporsi
alle idee liberali. Per nostra
fortuna, ma non solo, hanno
perso quella battaglia. La loro
sconfitta infatti, d’altro lato, è
stato il punto di partenza per
la nascita di una nuova concezione dello stato in cui si
affermerà, e per noi la cosa
avverrà solo con la Costituzione, uno dei principi fondamentali per la democrazia
moderna, quello cioè della libertà di coscienza.
Questo grande principio,
importantissimo per una società multirazziale, multiculturale, multireligiosa come è
divenuta ormai la nostra oggi,
vale per tutti, evangelici e
cattolici, credenti e atei.
In Questo
Numero
Riscaldamento
Dal prossimo anno scolastico le scuole di Torre
Pellice potrebbero essere
riscaldate con il cippato di
legna. Il progetto, approvato dal Consiglio comunale, prevede un bando di
concorso per proposte di
realizzazione dell’impianto. Oltre al recupero del legname abbandonato, il Comune si troverebbe anche
ad avere un rinnovamento
delle caldaie.
Pagina II
PONTEVECCHIO
Il 21 marzo ricorre Tanniversario della battaglia
che vide opposte le forze
nazifascisite alle formazioni partigiane presso Pontevecchio, a Lusema. Anche
quest’anno è indetta una
manifestazione commemorativa deli’avvenimento.
Pagina II
La nuova scuola
Esigenze di razionalizzazione (cioè spesso accorpamenti) da un lato e
progetti di riforma daU’altro caratterizzano il prossimo futuro della scuola: ma
più di tutti i provvedimenti
sarà la legge Bassanini
sulTautonomia scolastica a
orientare l’organizzazione
degli istituti. Ne parliamo
con Marco Armand Hugon, direttore didattico di
Lusema San Giovanni.
Pagina III
Maratona
Si allena e ormai vive
stabilmente in vai Chisone
Maria Curatolo, torinese di
nascita, vincitrice di vari
titoli italiani nella disciplina della maratona. A colloquio con lei affrontiamo
gli argomenti degli allenamenti, della preparazione e
di una certa «etica» che si
può imparare con lo sport.
Pagina IV
6
PAG. Il
E Eco Delle "^lli "^àldesi
venerdì 21 MARZO 199?
SAN SECONDO: RIMPASTO IN GIUNTA? — È prossimo
un rimpasto nella giunta comunale guidata dal sindaco Luciano Martinat; a seguito delle dimissioni dell’assessore
Giancarlo Alliaudi dovrà essere individuato un nuovo membro di giunta. Fra i nomi possibili quello di Adriana Sadone, già in giunta in passate tornate amministrative e quello
di Claudio Rivoira, attuale assessore all’Agricoltura della
Comunità montana Pedemontana.
FALSO ISPETTORE RAI — I carabinieri di Luserna San
Giovanni, guidati dal maresciallo Medda, hanno la scorsa
settimana arrestato a tradotto al carcere di Saluzzo un giovane 31 enne Marco Dovio che si era spacciato per presunto
ispettore Rai incaricato di verificare l’avvenuto pagamento
del canone di abbonamento. La tmffa architettata era abbastanza semplice; con look inappuntabile, valigetta ventiquattr’ore e tanto di finto tesserino di riconoscimento, Dovio si receva nella abitazioni di Luserna chiedendo venisse
esibita la ricevuta del pagamento del canone. Nel caso in cui
il pagamento non fosse avvenuto il cittadino veniva invitato
a regolarizzare la situazione pagando sul momento con rilascio di relativa ricevuta. In cambio del pagamento immediato non venivano richiesti interessi di mora: una prima vittima è caduta nella truffa ma altri cittadini invece, fiutando
l’inganno, hanno avvisato i carabinieri. Di fronte ai militi il
giovane che con questo mezzo cercava di recuperare il fabbisogno quotidiano di denaro, ha ammesso la propria colpa.
Sono in corso le indagini; i carabinieri vogliono verificare
se altre persone sono state vittima dell’originale raggiro e
aspettano dalla cittadinanza eventuali segnalazioni.
INCENDI BOSCHIVI — L’intervento dei vigili del fuoco di
Torre Pellice ha evitato, nel primo pomeriggio di domenica,
il diffondersi delle fiamme in un bosco di Angrogna poco a
monte della località Bruere. È la seconda volta in poche settimane che i vigili sono chiamati nella zona; chiara l’origine
dolosa dell’incendio non essendo le fiamme riconducibli a
pratiche agricole ma a precisa volontà di qualcuno immediatamente fuggito in moto. Nella stessa zona in passato sono stati incendiati anche i cassonetti dei rifiuti e della carta.
CORSO DI ORGANETTO — Giovedì 3 aprile alle ore 21
comincia presso la sala delle associazioni del municipio di
Angrogna un corso di organetto, diretto in particolare ai
principianti. Il corso si articolerà in 12 lezioni di due ore
ciascuna (terminerà il 26 giugno) e sarà tenuto da Gigi Sapone, del gruppo «Los Aborselhs». Può partecipare anche
chi non possiede lo strumento; durante le lezioni saranno
infatti disponibili tre organetti. Per ulteriori informazioni è
possibile telefonare a Gigi Sapone, 0121-91076.
INCONTRI PER APICOLTORI — L’associazione Apicoltori vai Pellice organizza tre .serate sulle malattie delle api;
il relatore sarà il dott. Enrico Cucco, tecnico apistico regionale dell’Agripiemonte miele. Gli incontri si terranno presso la sala consigliare della Comunità montana vai Pellice in
corso Lombardini 2 nei giorni di venerdì 21 marzo («Trattamenti nell’apiario» con il dottor Enrico Cucco, tecnico apistico regionale Agripiemonte miele) e venerdì 4 aprile.
SCOPRIMINIERA: RICERCA DI MATERIALE — Sono
in corso lavori per la ristrutturazione di tre edifici e di un
tratto di galleria della miniera Paola (Prali) in vista di un utilizzo turistico-culturale della miniera e deH’allestimento di
un centro museale e di documentazione. Per gli allestimenti
museali che dovranno documentare il lavoro dei minatori
nel tempo occorre poter disporre di materiali, attrezzature e
vestiario. Per questo la Comunità montana sta cercando collaborazione nella popolazione; chi è disponibile può telefonare all’ufficio cultura, 0121-81497 e 81190.
SAPAV: BIGLIETTERIA A TERRA — Dal 1° aprile la
vendita dei biglietti per le corse Sapav si effettuerà esclusivamente a terra, negli appositi punti vendita; gli autobus saranno dotati di macchinette obliteratrici per la vidimazione
dei biglietti di viaggio. Chi usa saltuariamente il bus potrà
acquistare il biglietto «Open» valido per una corsa, che potrà essere utilizzato entro sei mesi dalla data di emissione.
LIMITAZIONE ALL’ATTIVITÀ EDILIZIA DEI COMUNI — Per aumentare la sicurezza degli in.sediamenti abitativi e produttivi, la giunta regionale ha deliberato di limitare
temporaneamente l’attività edilizia nelle zone interessate da
fenomeni alluvionali o da disse.sto idrogeologico. 1 provvedimenti riguardano i Comuni delle provinole di Alessandria,
Asti, Cuneo, Vercelli e Torino colpiti dall’alluvione del novembre 1994 che non hanno ancora avviato o conclu.so la revisione dei piani regolatori generali, prevista dall’art. 9bis
della legge regionale n. 56 con lo scopo di individuare le
aree dove è opportuno contenere gli interventi urbanistici
che potrebbero essere oggetto di nuove frane o esondazioni.
Consiglio comunale a Torre Pellice
La legna per
scaldare le scuole?
TENTATO FURTO ALL’UFFICIO POSTALE — Nella
notte tra lunedì 10 e martedì 11 marzo, dei ladri hanno divelto Tinferriata di una finestra dell’ufficio postale di Inverso Pinasca (foto). Muniti di lancia termica hanno cercato di
aprire la cassaforte ma non ci sono riusciti; fortunatamente
nulla è stato rubato, è rimasto solo sporco e disordine.
Il Consiglio comunale di
Torre Pellice si è aperto martedì 11 marzo con l’approvazione del progetto preliminare
di riconversione degli impianti di riscaldamento attualmente a gasolio delle scuole di
viale Dante a cippato di legna.
In sostanza il Comune bandisce un appalto-concorso secondo il quale le ditte interessate dovranno presentare una
proposta di costruzione e di
gestione secondo le regole individuate dal Consiglio comunale. Se tutto filerà liscio i
lavori dovrebbero essere conclusi entro il prossimo anno
scolastico. Il progetto prevede la costruzione di un silo
interrato nel cortile delle
scuole dove andrà collocato il
legno cippato cioè ridotto e
pezzettini di pochi centimetri;
da lì un apposito nastro trasportatore porterà alla caldaia la legna da combustione.
Ogni operazione è coordinata
da un sistema computerizzato: «Non ci saranno problemi
né per i fumi, né per lo smaltimento delle ceneri», hanno
assicurato i tecnici.
In compenso si avrà una
temperatura costante sui 20
gradi (il calore continuerà ad
essere distribuito mediante
l’acqua calda con la differenza del combustibile non più
fossile) e soprattutto si recupererà del materiale di scarto
legnoso che oggi viene abbandonato, dalle ramaglie
delle potature alla vegetazione che cresce nei corsi d’acqua. I due terzi della legna
utilizzata dovrà provenire dal
territorio della Comunità
montana, ciò anche per incentivare un intervento quanto
mai necessario sulla forestazione. I costi non dovrebbero
essere molto lontani dagli attuali, semmai leggermente ridotti, ma a vantaggio del Comune ci sarà anche il rifacimento degli impianti caldaie,
oggi in buona parte «decotti».
L’argomento è stato approvato all’unanimità, dopo un appassionato confronto, così come è stata votata la convenzione con la Polisportiva Valpellice per le gestione degli
impianti sportivi di viale Dante (tennis, bocce, calcio) che
dovranno essere maggiormente valorizzati e resi disponibili ai cittadini. Il Consiglio ha
anche approvato i progetti
preliminari per la costruzione
di un parafulmine all’alpeggio
Vandalino e per la fognatura
alla località Mûris.
Sono intanto in corso di distribuzione presso l’ufficio
vigili le schede per la denuncia delle superfici utilizzate
nelle civili abitazioni e nelle
attività. «Siccome il contribuente può aver commesso
errori, omissioni, mancati aggiornamenti - spiega il sindaco, Marco Armand Hugon viene inviata una scheda ai fini della determinazione della
tassa raccolta rifiuti e delrici». I modelli , compilati,
andranno restituiti al Comune
entro il 10 maggio; un impiegato sarà disponibile per
chiarimenti nei giorni di mercoledì dalle 14 alle 17,30 e
sabato dalle 9 alle 12.
Pontevecchio
Celebrazioni
in ricordo
della battaglia
All’alba del 21 marzo 1944
truppe tedesche e fasciste attaccavano le formazioni partigiane che occupavano la vai
Luserna: in località Pontevecchio. Per ricordare il 53“ anniversario della battaglia di
Pontevecchio, l’amministrazione comunale di Luserna
San Giovanni e l’Anpi indicono una manifestazione
commemorativa che ha inizio
alle ore 20 di venerdì 21 marzo con la fiaccolata che parte
da piazza Cañavero verso
Pontevecchio, dove sarà acceso un tripode in onore dei
caduti partigiani. La manifestazione prosegue sabato, alle
ore 14, presso il circolo ricreativo Paolo Vasario con
una gara bocciofila per il XII
trofeo Staffette partigiane; alle 17 a Torre Pellice omaggio
ai monumenti dei caduti partigiani e internati; alle 17,30 a
Luserna San Giovanni omaggio ai monumenti dei caduti
della II guerra mondiale; alle
20,30, nella palestra comunale di Luserna San Giovanni il
Gruppo teatro Angrogna presenta lo spettacolo a ingresso
libero «Café liberté». Domenica alle ore 10 ritrovo a Lusema San Giovanni in piazza
Partigiani e partenza per Pontevecchio; alle 10,30 cerimonia con deposizione della corona d’alloro e discorso delle
autorità; segue il pranzo presso il ristorante Centrale e nel
pomeriggio continua la gara
bocciofila. Per il pranzo è
possibile prenotare telefonando ai numeri 0121- 901340;
900176; 900985.
Superphénix
Di nuovo
bloccato
il reattore
Un’importante vittoria per
gli oppositori del Superphénix: il 28 febbraio scorso il
Consiglio di Stato francese, la
più alta giurisdizione amministrativa della Francia, ha
dato ragione a chi contestava
il surgeneratore di CreysMalville, annullando il decreto dell’11 luglio 1994 che autorizzava il riavviamento di
Superphénix.
Gli argomenti avanzati dal ,
Consiglio di Stato mettono in
causa sul piano della legalità
le modalità dell’inchiesta
pubblica della primavera ’93
e la conseguente creazione
dell’installazione nucleare;
per questo, il gestore di Superphénix dovrà cominciare
da capo una nuova procedura
di autorizzazione e una nuova
inchiesta pubblica se von à rimettere in funzione l’installazione. L’inchiesta del ’93, infatti, non considerava la trasformazione in installazione
sperimentale (sottogeneratore, ovvero «inceneritore di
scorie radioattive») autorizzata dal decreto di riavviamento
oggi annullato, ma propagandava un reattore nucleare atto
a produrre elettricità. i
Non solo Superphénix è il ‘
più costoso (60 miliardi di
franchi, un terzo dei quali
speso dai contribuenti italiani!) e colossale fallimento tee-1
nologico italo-francese (9 me-1
si di funzionamento in 11 an- [
ni), ma ha quindi, secondo la '
sentenza, funzionato illegalmente dall’ 11 luglio ’94 al 24
dicembre ’96, data di un arr^
sto programmato di 6 mesi.
La ritrosia
dei valdesi
Ho letto sullo scorso numero de L’eco delle valli la lettera di Nicola Avanzini riguardante l’accoglienza ricevuta a Agape nel mese di febbraio. Vorrei ringraziarlo sia
per gli apprezzamenti sulla
gentilezza e l’efficienza del
servizio sia per la critica di
non aver ricevuto spiegazioni
sull’identità del Centro.
Mentre nel corso dei campi
organizzati da noi è sempre
prevista una serata di presentazione di Agape, nel caso dei
gruppi con programma proprio, che ospitiamo specialmente durante l’inverno, lasciamo che siano gli organizzatori del gruppo a decidere
se e quali momenti organizzare su Agape, sulla Chiesa
valdese o sugli altri argomenti su cui possiamo avere qualcosa da dire. Gli organizzatori del gruppo con cui il sig.
Avanzini è venuto ad Agape
non avevano ritenuto di prevedere un momento del genere. il che peraltro non ha impedito il formarsi di un gruppo spontaneo che ha fatto
molte domande su Agape a
uno dei nostri residenti.
È però vero che noi valdesi,
se siamo molto pronti a ri
spondere a domande su noi
stessi, siamo assai esitanti a
parlare della nostra identità e
della nostra fede di nostra iniziativa. Per questo dobbiamo
ringraziare chi ci fa notare
quanto sia eccessivo questo
nostro ritegno. Non posso che
augurarmi che il sig. Avanzini torni a trovarci, dandoci la
possibilità di recuperare l’occasione perduta.
Daniele Bouchard
direttore di Agape
Discutendo
di federalismo
e secessione
Rispondo alle osservazioni
di Gustavo Malan al mio articolo sulla «Padania».
1) La secessione e la federazione sono due concetti autonomi, ma se si parla di «federazione» la secessione è
uno dei diritti degli stati
membri; non è un fine del federalismo, è soltanto il rico.noscimento di un diritto di
uno stato membro che non intende più fare parte delle federazione.
2) Al di là delle origini gallo-celtiche (non per i veneti) i
dialetti piemontesi lombardi e
TRASPORTI
E ONORANZE FUNEBRI
VAL PELLICE
di Giachero & Giacotto s.n.c.
Funerali ovunque
Via 1' Maggio 8,10062 Luserna San Giovanni (To)
tei. e fax 0121f954340 (notturno e festivo)
veneti sono molto diversi al
punto che un piemontese legge senza vere difficoltà di
comprensione la poesia dei
romaneschi Belli e Pascarella
mentre legge con difficoltà il
milanese Carlo Porta, e pertanto è bene evitare mistificazioni a livello storico e culturale. Detto questo sono d’accordo che conta di più la volontà dei cittadini e infatti mi
sono augurato che la Bicamerale, malgrado la Costituzione non lo preveda, consenta
un referendum e sono sicuro
che la maggioranza dei «padani» voterà contro la secessione riconducendo la Lega a
battaglie federaliste più costruttive.
3) Nessun diaframma fra
federalismo interno ed esterno, constato semplicemente
che la Lega ha abbandonato
la battaglia per la riforma dello stato italiano in chiave federale, e parlando di secessione e di sciopero fiscale indebolisce la possibilità per l’Italia di entrare nell’Unione europea, senza che se ne avvantaggi il regionalismo secessionista perché tale Unione
sarà composta dagli stati nazionali attuali e non da regioni, per altro già interlocutrici
privilegiate della Comunità
europea.
Alberto Cabella
Torre Pellice
«Amici del
Collegio»
Poiché, a seguito di una mia
ricerca (mi occupo di bibliografia di Francesco Lo Bue)
presso la Biblioteca valdese,
il Collegio valdese, l’associazione Amici del Collegio e
presso la mia biblioteca personale, ho notato la mancanza
di molti numeri del Bollettino
dell’associazione Amici del j
Collegio valdese, vorrei pregare tramite il giornale di far
pervenire, qualora qualcuno li
avesse, o l’originale o la fotocopia 0 l’originale in prestito
per essere fotocopiato, dei numeri mancanti, cioè: 9, 13,
25, da 36 a 41, 42, 45, 57 (ed
eventuali supplementi), direttamente a me o a qualcuno
degli enti sopra citati. Logicamente previo rimborso delle
spese sostenute. Ringrazio anticipatamente.
Ferruccio Malanot
via Paschetto 9, Torre Pellice
RADIO BECKWITH
propone, domenica 23 marzo (domenica delle Palme), alle ore 10, il culto in diretta dal
tempio di Torre Pellice
domenica 30 marzo (Pasqua), ore 10, culto in diretta
dal tempio di San Giovanni
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - "b 0121/201712
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fnuna città il cui territorio è
[diventato un grosso tappe, da sollevare per ramazzarci
otto rimmondizia, perché
tupirci se gli alberi sono di
(lastica 0 di metallo, o i se i
atti sono diventati «Kittegat» dalle unghie ad apriscato5 il topo di fogna è ormai
Sinico provetto e il gabbiajO da discarica un turborano,
oine nei racconti di Stefano
tenni? Queste sono solo alcue delle suggestioni che proione la bellissima mostra or■anizzata da Radio Torino
»opolare, «R come... conoleere e giocare con i rifiuti»,
m’esposizione interattiva e
Bultimediale ospitata al Muleo dell’Automobile di Torijo fino al 30 aprile. Costruita
tome un percorso di guerra
ja i rifiuti in cui si può tocca■e, provare gli esperimenti
proposti, partecipare in prima
persona portando materiali di
scarto riciclabili, è certamente
una mostra particolare, pensata per istruire i bambini divertendoli e coinvolgere gli adultìcuriosi sulla serissima realtà
jei rifiuti nelle nostre città,
jella speranza che imparino
^cosa anche loro.
jFra gli impianti di smaltiamo e riciclaggio riprodotti
scala, si può vedere una sedine di discarica controllata
|eirimpianto Amiat di via
rermagnano a Torino, il pii!
jande d’Italia; di fronte un
aodellino di gommapiuma
lermette a tutti di costruirsi la
^TOpiia discarica personale.
Un modello funzionante di 5
metri riproduce perfettamente
l’impianto di riciclaggio dei
vontenitori di plastica per lijuidi del consorzio Replastic
teello
Mlly Micol
incora sindaco?
1127 aprile si voterà anche
due Comuni del Pinerolei Cumiana e Massello. Già
rttro anni la a Massello si
riusciti a mala pena a predare una lista di candidati
nolti dei quali per ragioni di
avoro risultavano residenti in
3assa valle. .Sindaco venne
rietto Willy Micol, il quale ha
fonfermato anche per questa
»roata amministrativa la propria disponibilità. Dopo alcune riunioni, e tenendo conto
®Ila rappresentatività dei
“artieri, la lista dell’attuale
indaco dovrebbe presentarsi
®n lo stesso simbolo di alloDMontagne con quadrifolio), ma con molti cambiamenti rispetto a quattro anni
j; Confermata è Annalisa
fieoi, attualmente assessore
1 Servizi socio-assistenziali
^|a Comunità montana valli
•nisone e Germanasca; con
;i restano Enrico Pons, Ugo
ron e Valdo Tron. Alla pri““ esperienza invece gli altri
“ndidati: Enrico Boetto,
^“rco Laggiard, Erica Micol,
■mEi Rostan, Gualtiero SanJnnino, Cenzo Tratzi, Gino
l'on e Stefano Tron. 11 termiI per la presentazione delle
rie è fissato nei giorni 28 e
' marzo e dunque qualche
■presa è sempre possibile,
pare assai probabile che
I elettori di Massello trovenno sulla scheda, anche
I està volta, un solo candidarla carica di sindaco.
di Nóvate Milanese: i visitatori possono introdurre una
bottiglia nel marchingegno e
verificare così i vari stadi del
riutilizzo della plastica. Più
avanti, con un normale carrellino per la spesa, si entra in
un piccolo supermercato ricostruito per l’occasione e si fa
una spesa virtuale, dove alla
cassa invece di pagare si sottopone la merce a un controllo della riciclabilità degli imballaggi e della non nocività
ambientale dei prodotti scelti
(con tanto di voto). Lungo il
percorso sono anche collocati
dei computer, che propongono storie animate e giochi;
per i bambini appassionati
dell’archeologia, un apposito
spazio invita allo scavo per
rinvenire oggetti buttati negli
Anni ’20 e ’50; e ancora si
può costruire un quadro di
lattine, camminare in una fogna ricostruita, entrare in un
finto camion dell’Amiat a
grandezza naturale in cui riecheggiano i rumori della discarica, aprire cassetti e scoprire rifiuti non biodegradabili che giacciono nella terra
anche per millenni. Un tempo
l’uomo costruiva imponenti
monumenti a testimonianza
della sua civiltà nei secoli,
adesso basta che butti in un
prato una forchetta di plastica. Miracoli di fine millennio.
I bambini possono anche
costruire giocattoli con i rifiuti e partecipare ai numerosi
laboratori di animazione proposti durante i due mesi di
apertura della mostra. L’orario di visita è previsto dalle
ore 10 alle 18 (chiuso il lunedì); per le scuole è preferibile la prenotazione (011677666). Il costo del biglietto
è di 10.000 lire, ridotto 7.000.
Provincia di Torino
Cultura
materiale
Nei giorni scorsi la Provincia di Torino ha presentato ufficialmente il progetto di cultura materiale proposto in specifico dall’assessore alle Risorse culturali, Walter Giuliano. «Si tratta di uno dei nostri
progetti di legislatura - ha
detto la presidente, Mercedes
Bresso -; al centro c’è il territorio come elemento che determina l’insieme delle tecnologie industriali e agricole che
formano il paesaggio, con il
sistema delle infrastrutture
che rende possibile il lavoro,
la distribuzione della popolazione, gli insediamenti, i segni
urbanistici ed architettonici».
«Il progetto - afferma l’assessore Giuliano - seguirà tre
filoni di ricerca: la cultura
contadina e montanara (con
l’apertura di musei e le raccolte già esistenti), la prima
industria con la trasformazione di prodotti agricoli, il laboratorio del futuro (ricerca
scientifica e tecnologica di
avanguardia e sua documentazione). Successivamente si
provvederà a selezionare del
materiale da inserire nella rete
provinciale attraverso lo strumento dell’ecomuseo».
Anche il Pinerolese e le sue
valli sono compresi nel progetto: i musei e soprattutto
quello che è stato definito il
«sentiero dei partigiani», da
Angrogna a Torre Pellice e
Rorà, saranno un elemento
importante dell’iniziativa.
Intervista al direttore didattico di Luserna San Giovanni
L^autonomia conta più
della riforma scolastica
MARCO ROSTAN
Mentre si svolge a Roma
un’importante consultazione di insegnanti evangelici
sui temi della riforma scolastica e sulla proposta di un diverso, migliore e più plurale
studio dei fatti religiosi, proseguiamo su L’eco delle valli
il colloquio su questi temi con
alcuni capi d’istituto. Dopo
l’intervista con il preside del
Collegio valdese, ne discutiamo qui con Marco Armand
‘Hugon, direttore didattico a
Luserna San Giovanni e anche sindaco di Torre Pellice.
- Considerando da un lato
le esigenze della «razionalizzazione scolastica» e dall’altro il riordino della scuola
proposto dal ministro Berlinguer, quali possono essere le
conseguenze per le scuole
della vai Pellice ?
«L’inizio a cinque anni delr obbligo scolastico non comporta alcun problema per le
scuole della valle. Infatti la
quasi totalità dei bambini di
cinque anni è iscritta e frequenta l’ultimo anno della
scuola materna statale e non
statale. Condivido la proposta
delTobbligo di frequenza dell’ultimo anno della scuola materna, ribadendo comunque
che per nessun motivo tale anno si dovrà trasformare in un
anticipo degli apprendimenti
della scuola elementare. Prevedo una diminuzione sensibile della popolazione scolastica
della valle per effetto della denatalità ed è quindi possibile
che spariscano ancora delle
classi senza però comportare
chiusura di scuole di montagna. L’imminente approvazione della legge Bassanini, che
introduce l’autonomia delle
istituzioni scolastiche, comporterà entro il 2000 una riorganizzazione complessiva del
servizio scolastico con una diversa gestione delle risorse
economiche e professionali.
L’autonomia ridurrà a poche
unità le dirigenze scolastiche e
le segreterie. Della legge sulle
autonomie si parla troppo poco, forse perché le attenzioni
sono polarizzate dalla riforma
della scuola presentata dal ministro Berlinguer».
- Che cosa pensa dell’impostazione generale della
riforma scolastica?
«Sono sostanzialmente d’
Marco Armand Hugon
accordo con le “idee guida”
della proposta di riforma della
scuola. Ritengo per esempio
importante l’innalzamento
dell’obbligo a 15 anni e il termine degli studi superiori a
18 anni. Mi pare di fondamentale importanza la riorganizzazione della scuola in una
“scuola di base” e in una
“scuola superiore”. In particolare, proprio partendo dalla
recente riforma della scuola
elementare, è necessario creare una scuola di base unica
superando le attuali dicotomie
elementare-media. Sono però
contrario a ridurre a sei anni
la “scuola di base”, soprattutto quando le motivazioni sono
interamente riconducibili alla
creazione di un triennio di
orientamento di scuola superiore. Molti sono convinti che
un biennio di orientamento
sarebbe più che sufficiente.
Per questo motivo la scuola di
base, se l’obiettivo rimane il
compimento degli studi a 18
anni, potrebbe essere settennale. E facilmente intuibile
che se così fosse non si porrebbero i problemi complessi
di gestione del personale e di
utilizzazione-riutilizzazione
delle strutture edilizie».
- In vai Pellice come altrove si è spesso lamentato l’assenza di una valida formazione professionale e si richiede
maggior rapporto fra studio e
inserimento lavorativo. Cosa
pensa in proposito come dirigente scolastico?
«La proposta di riforma del
ministro è in realtà molto
stringata e schematica. Sulla
formazione professionale poco è detto, forse per lasciare
spazio alla discussione... Sono
personalmente dell’avviso che
la scuola delTobbligo, così
come verrà ridisegnata, debba
offrire una buona cultura di
base da migliorare nel triennio successivo della superiore. Credo che sia importante
far avvicinare i giovani alle
nuove tecnologie e offrire loro anche brevi ma qualificate
esperienze scuola-lavoro. Temo però le “specializzazioni”
precoci e rigide. Il mondo del
lavoro richiede sempre più
giovani con una buona cultura
di base, una disponibilità ad
apprendere, a sapersi adattare
rapidamente alle nuove necessità... La scuola non deve
ignorare queste necessità».
- Venendo a una questione
che ci riguarda come protestanti, che cosa pensa della
proposta di studiare meglio e
in modo diverso le differenti
realtà religiose? Ci sono
esperienze valide in questa direzione? Come promuoverle?
«Vi sono state e vi sono nelle scuole che dirigo interessanti iniziative di riflessione
di studio da parte degli alunni
sulle religioni, partendo proprio dalle realtà locali. Non è
infrequente infatti che nelle
classi vi siano, oltre ai bambini valdesi e cattolici, bambini
buddisti, musulmani, ebrei e,
sempre nell’ambito del cristianesimo, avventisti, pentecostali, ecc. Non è infrequente
imbattersi in bambini che hanno famiglie dichiaratamente
non credenti. È anche partendo da queste situazioni che si
può avviare uno studio e una
riflessione in classe su realtà
religiose presenti, vivaci, culturalmente significative. Una
scuola laica deve affrontare le
tematiche del “fatto religioso”
sia dal punto di vista storico
che dal punto di vista dei “valori”, naturalmente tenendo
conto dell’età degli alunni. Vi
sono percorsi molto interessanti che potrebbero essere
progettati, in realtà tutto è lasciato alla buona volontà di
qualche docente che senza
clamori si documenta, progetta e realizza iniziative che, nel
migliore dei casi, rimangono
patrimonio della scuola in cui
si trova. Sono persuaso che si
potrebbe fare molto di più di
quanto viene attuato ma prima
di tutto bisognerebbe capire
se le famiglie, la scuola, le
chiese sono interessate a una
iniziativa in gran parte da inventare e progettare».
Reazioni alle proposte di razionalizzazione
Problemi delle scuole montane
Mentre si avvicina la data
del 21 marzo, giorno in cui il
Consiglio scolastico provinciale darà un parere, certo
non vincolante ma comunque
assai importante, al Provveditorato agli studi di Torino sulle proposte di razionalizzazione scolastica avanzate dal
provveditore dott. Marina
Bertiglia, i collegi docenti, e
talvolta anche le amministrazione locali, fanno sentire una
volta ancora la loro voce. Così in vai Pellice il Consiglio
di istituto dell’Istituto tecnico
Alberti (a rischio, seppure
non troppo elevato, di accorpamento con un’analoga
scuola di Nichelino, attualmente diretta dall’ex preside
delTAlberti, prof.ssa Mavilla)
ha chiesto il mantenimento
della propria autonomia. Alla
base della richiesta la volontà
espressa dagli enti locali la
distanza, trovandosi in zona
montana, da tutti gli altri istituti superiori, presenti nel Pinerolese, la pluralità di indirizzi (geometri, ragionieri, ma
anche operatori turistici), la
validità dei laboratori e dei
locali scolastici in genere, i
buoni rapporti con le realtà
locali volti all’inserimento lavorativo degli studenti.
Diversa la situazione che
potrebbe venirsi a creare in
alta vai Chisone dove la proposta del Provveditorato prevede la trasformazione in pluriclasse della scuola media
del Comune di Fenestrelle,
sezione staccata dell’Istituto
Gouthier di Perosa Argentina.
Gli insegnanti hanno preso
posizione in modo critico nei
confronti della proposta. A
preoccupare è soprattutto la
caratteristica di una zona
montana che fa interamente
riferimento alla scuola di Perosa. «Attualmente le piccole
comunità alpine - dice il documento del collegio docenti
- stanno faticosamente tentando di ricostruire un senso
di identità. La scuola di Fenestrelle ha, in questi anni, attuato una didattica improntata
alla valorizzazione di quegli
aspetti fondativi dell’identità
sociale e umana degli alunni».
Insomma si è lavorato cercando di ridurre la distanza fra gli
alunni di Fenestrelle e quelli
della bassa valle.
Una distanza che si accentuerà al momento di entrare nel mondo delle scuole superiori di cui l’intera valle
è sprovvista. Chiedendo di
mantenere la scuola di Fenestrelle sulle tre classi gli insegnanti temono, in caso contrario, un ulteriore depauperamento delle zone montane.
Nelle
Chiese
Valdesi
I CIRCUITO — Sabato
22 marzo alle 21, nel tempio di Torre Pellice, i bambini delle scuole domenicali del circuito presentano
delle scene sulla Passione e
Resurrezione di Gesù.
AGAPE — Dal 27 marzo al 1° aprile campo interculturale «Le città colorate» dedicato a quanti, tra
insegnanti, operatori e amministratori che nei Comuni e nelle associazioni si
occupano di infanzia, sono
interessati ad approfondire
i temi legati alla società
multiculturale. Dal 27 marzo fino al 1“ aprile campo
Pasqua donne sul tema
«Dar corpo alle emozioni»
sulla diffìcile ricerca di dare forma alle emozioni con
parole, gesti, azioni.
CORETTO — Domenica 23 marzo il coretto di
Torre Pellice sarà ospite
della comunità per riproporre lo spettacolo «L’anima della libertà».
BOBBIO PELLICE —
Domenica 23 marzo, alle
10, culto nel tempio con la
partecipazione della corale.
Riunione quartierale nella
borgata Campi alle 20 di
martedì 25 marzo.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico,
a cura del pastore Claudio
Pasquet, mercoledì 26 marzo alle 20,45, al presbiterio: il tema di questo incontro sarà «Nuovi cieli e
nuova terra» sui capitoli 21
e 22,5 del Libro dell’Apocalisse. Riunioni quartiera
11, ore 20,30: giovedì 20 ai
Peyrot, venerdì 21 agli Airali e a Boer Priorato, lunedì 24 marzo a Bricherasio, martedì 25 alle Vigne.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’
Unione femminile martedì
25 marzo alle 14,30.
POMARETTO — Riunioni quartierali, ore 20,30:
venerdì 21 a Perosa, mercoledì 26 borgata Maurin.
L’Unione femminile si incontra venerdì 21 marzo
all’Inverso Clot.
PRALI — Riunione
quartierale venerdì 21 marzo alle 19,30 alla borgata
Villa. L’Unione femminile
si ritrova il 20 marzo alle
14,30, al presbiterio, per lo
studio sul libro di Daniele.
SAN GERMANO —
Giovedì 20, ore 14,30, riunione ai Ciampetti; venerdì
21, alle 20,30, riunione
quartierale ai Chiabrandi.
TORRE PELLICE —
Domenica 23 marzo alle 10
culto nel tempio del centro
con la partecipazione della
corale e del coretto. Riunione quartierale martedì
25 marzo alle 20 ai Simound. Studio biblico a cura di Davide Ollearo: lunedì 24 marzo, alle 20,45 al
presbiterio, ultimo appuntamento sul tema «Il giudizio
finale» Matteo 25, 31-46.
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale lunedì
24 marzo alla Piantà. Giovedì 27, ore 20,30, culto
con cena del Signore.
VILLASECCA — Riunione quartierale giovedì
20 marzo, alle 20, a frazione Roccia.
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i giorni dalle 17 alle 19
Tel. 954401
16
PAG. IV
E Eco Delle ^lli Aàldesi
_____________________VENERDÌ 21 MARZO 1
Intervista a Maria Curatolo
1ER
Una vita di corsa
in valle è meglio
MILEWA MARTINAT
Molti l’avranno vista di
sfuggita, ma certo non
tutti l’avranno osservata con
attenzione. Qualcuno dice:
«Guarda quella come corre
veloce e per così tanto tempo;
l’abbiamo vista a San Germano, poco dopo a Inverso e
sempre con la stessa andatura
prosegue per l’alta valle. Eppure è lei, c’è lo stesso ragazzo biondo vicino a lei che
l’accompagna con il rampichino...». Si tratta della maratoneta Maria Curatolo e il ragazzo biondo è il suo compagno nella vita. Piccolina, minuta («Ma non sono più una
ragazzina, ormai ho superato
la trentina», dice Maria), torinese di nascita, da ormai tre
anni vive in una borgata di
Villar Perosa e si allena in
valle. Una dozzina di titoli
italiani fra maratone e piazzamenti di tutto rispetto a livello internazionale, in uno sport
che non segue le roboanti e
esasperate «mode» in auge
fra le grandi tifoserie.
L’abbiamo vista nella 5
Mulini (corsa campestre intemazionale) quindici giorni
fa a Torino giungere quinta e
il prossimo 23, sempre a Torino, si svolgeranno i campionati mondiali di corsa campestre al parco del Valentino,
una manifestazione che nella
città ha destato discussioni a
causa della necessità di «stravolgere» con riporti di terra il
parco stesso. «Sono molto
contenta del mio buon piazzamento alla 5 Mulini e dopo
questo risultato spero di fare
bene ai campionati mondiali
che si disputeranno dove mi
sono sempre allenata - racconta ancora Maria Curatolo
- ma sarà molto difficile battere le ragazze di origine africana. Loro hanno una marcia
in più, ritengo che abbiano
una stmttura muscolare diversa: pare che a loro correre
venga più naturale che a noi e
quando scattano più nessuno
i»
Torre Pel lice
Pianoforte
e clarinetto
per l'Unitrè
Silvia Fantoli e Davide Argentiero, duo di pianoforte e
clarinetto con un lungo curriculum di studi brillanti, corsi
di perfezionamento, recital,
concerti, una carriera assai
promettente ha offerto alT
Unitrè, giovedì 6 marzo, un’
ottima interpretazione di tre
composizioni dell’SOO, assai
complesse e impegnative: una
sonata di P. Hindemith, quattro brani di R. Schumann op.
73 e la sonata op. 120 di J.
Brahms. Le notevoli difficoltà
sono .state affrontate e superate con straordinaria determinazione e perfetto affiatamento. Applausi calorosi e meritati ai giovani e bravi interpreti.
riesce a stare loro dietro». E
dopo i mondiali di Torino?
«Sto terminando il Gran Prix
nazionale di campestre e preparando la maratona di Torino per il mese di maggio: non
so ancora se, in più, parteciperò alla maratona dei campionati mondiali di atletica ad
Atene a agosto».
Circa 200 chilometri a settimana con due allenamenti
giornalieri, allenarsi in vai
Chisone è meglio? «Allenarsi
a Torino è più noioso, corri in
mezzo allo smog prima di arrivare nel verde del Valentino. Qui sono in mezzo al verde, gli ambienti cambiano,
tutto è più vario e non rischio
di annoiarmi durante gli allenamenti: allenarsi qui è anche
più faticoso perché è un continuo saliscendi, ma sono
contenta eosì - continua Maria -. Dallo sport ho anche
imparato a non arrabbiarmi
troppo quando le cose non
vanno. Per le olimpiadi di
Atlanta lo scorso anno avevamo fatto una preparazione
che tenesse conto del gran
caldo e dell’alta percentuale
di umidità prevista, abbiamo
quindi bevuto molto e fatto
andature lente, poi il giorno
della gara pioggia e freddo e
tu non ci sei come preparazione: un anno da buttare». E
Maria parte sorridente per un
altro allenamento.
PALLAVOLO: VINCE IL BODY CISCO — La giornata
della pallavolo pinerolese è stata illuminata dal brillante successo del Body Ciseo in B2 maschile sul Piacenza. Il 3-1 ottenuto dai pinerolesi rilancia le loro ambizioni di salvezza. In B1
femminile il Magic Traco perde a Crema per 3-2 mentre in B2
il Gold Gallery perde 0-3 in casa con la Pro Patria.
La settimana è stata densa di soddisfazioni per le squadre del
3S Libertas. Nel campionato Allievi entrambe le formazioni
del 3S hanno guadagnato la qualificazione ai play off; scontata
la qualificazione nel girone di eccellenza da parte della formazione,guidata da Gardiol (3-0 sul Nichelino), più difficile appariva l’impegno della squadra B allenata da Liccione; con una
prova di orgoglio a Pianezza il 3S ha battuto il Club Musiné
per 3-0 lottando su ogni palla e vincendo nettamente. In terza
divisione vincono entrambe le formazioni femminili: il 3S Bar
dei tigli regola il Villar Perosa mentre il 3S Nova Siria batte
agevolmente la Piscinese. Nel der^ maschile difficile successo
del 3S A sul Trisfera Rivalla per 3-à e sconfitta per la squadra
B in casa con TAllotreb Torino (1-3).
PALLAMANO: VINCE IL 3S FEMMINILE — Sul campo di Luserna il 3S Pinerolo ha avuto ragione del Bordighera in
una p^ita intensa e interessante; il punteggio finale di 20-14
dice di una squadra pinerolese capace di affrontare le avversarie con la giusta concentrazione. Le ospiti si sono presentate
con formazione decisamente rinnovata e con in panchina un allenatore francese capace di rendere le sue atlete assai grintose.
Sostanzialmente equilibrato il primo tempo, chiuso sull’8-7 per
il 3S; nel secondo tempo Andrea Comoglio prendeva le sue
contromisure in fase di impostazione tattica e la partita cambiava volto. Le pinerolesi prendevano il largo ma rincontro si faceva più duro, al limite del regolamento, al punto che gli arbitri
cacciavano entrambi gli allenatori. Finiva con la vittoria (reti di
Salaris 6, Garretino 1, Rinaldi 1, Gaydou 6, Ratalino 1, Bianchi
1, Cavallaro 3, Gaia 1) del 3S; prossimo impegno domenica a
Canegrate con il Rescaldina.
Nel campionato under 15 maschile il 3S si è presentato sul
campo di Torino per affrontare il Regio Parco e il Città Giardino in formazione assai ridotta e con molti giovanissimi. L’incontro ha rappresentato un’occasione per fare esperienza e come momento di formazione che il prossimo anno potrebbe ben
figurare a livello regionale. Il punteggio si è chiuso sul 1-16 con
il Regio Parco e sul 2-5 col Città Giardino; si replica mercoledì
26. Il 3S under 15 ha poi affrontato a Lusema anche la neo costituita squadra del Pinasca subendo un punteggio di 18-26.
HOCKEY PRATO: PRIMA SCONFITTA PER IL VILLAR — Prima sconfitta stagionale per il Villar Perosa nel campionato di A2 di hockey prato sul campo del Cus Padova; la
partita non è stata entusiasmante e il primo tempo si è concluso
a reti inviolate. Il Villar Perosa si è schierato con una formazione abbastanza guardinga nel tentativo di colpire in contropiede
e a pochi minuti dal termine Marco Frecci ha fallito una facile
occasione; il Padova ha a lungo attaccato ma senza avere grosse
occasioni. Nella ripresa si sblocca il risultato; al 22’, su errore
della difesa villarese il Padova segna e dopo 3 minuti raddoppia
su rigore. A quel punto il Villar va all’attacco e nel finale realizza la sua unica rete con Dell’Anno. Vani gli ultimi attacchi che
non portano al pareggio; gli errori difensivi dei valligiani hanno
condizionato l’andamento dell’incontro di fatto regalando la vittoria ai veneti. Il prossimo turno vedrà il Villar in casa alle
11,30 con il Brajda Bra. Questi i risultati dell’ultinTo turno: Torino-Team 89 4-2; Villafranca-Mori 1-1; Liguria-Moncalvese 02; Bra- Genova 5-1; Padova-Villar Perosa 2-1.
CAMPIONATO DI PESCA IN VAL PELLICE — Domenica 23 marzo a Bobbio Pellice e a Villar Pellice, nelle acque
del torrente Pellice, si svolgerà il campionato provinciale per
società di pesca alla trota. Inizio della gara ore 8,30.
Luserna San Giovanni
Mercanti e musicanti
Il Comune di Luserna San
Giovanni e l’associazione
culturale Kalendamaia, in
collaborazione con la Pro Loco e gli Amici di Luserna, organizzano a Lusema Alta una
giornata dedicata a «Mercanti
e musicanti», domenica 23
marzo. La manifestazione,
che ha come sottotitolo «Qui
vènd e qui sona», prevede un
ricco programma di incontri
di varia natura; la ospiterà la
cornice medievale della piazza della Loggia dei Mercanti
del eentro storico di Luserna.
Sotto la Loggia e i portici trecenteschi e lungo via Tolosano fino sulla piazzetta di santa Croce, è previ.sta un’esposizione-mercato della Chambra d’Oc, un’associazione
che promuove i prodotti delle
valli eccitane, e un’esposi
V TENDE
Tel. 0121-59.690 BRICHERASIO via Torre Pellice, 57
zione di bancarelle di oggetti
artigianali di produzione hobbistica; tutti potranno presentare i propri oggetti e lavori
per realizzare qualche soldo
o per scambiare pezzi da collezionare. Per poter esporre,
si invita gli interessati a rivolgersi direttamente alla Pro
Loco lusernese (tei. 902441)
oppure all’associazione Kalendamaia (901397). Per la
sistemazione delle bancarelle
per il mercatino presentarsi
alle ore 11,30 presso la Loggia comunale; il mercatino
«La Chambra d’Oc» avrà inizio alle ore 12.
La giornata sarà animata da
suonatori e danzatori: alle ore
16, sotto la Loggia dei Mercanrti i bambini e i ragazzi di
Luserna San Giovanni e Torre Pellice presentano alcune
danze eccitane con i suonatori dell’associazione Kalendamaia; alle ore 17, sempre sotto la Loggia, spettacolo del
gmppo folcloristico delle valli Chisone e Germana.sca «La
teto aut», che presenta le
danze e i costumi delle valli;
alle ore 21, nella palestra comunale, ancora danze popolari e musica con i suonatori
della vai Pellice.
Regione Piemonte
Assistenza
finanziamenti
in arrivo
Il mutuo ventennale di 134
miliardi e 188 milioni che la
Giunta regionale ha contratto
con la Cassa depositi e prestiti, ai sensi dell’art. 20 della
legge n. 67/88, servirà a finanziare, tra gli altri, una serie
di ospedali e Case di riposo;
la ristrutturazione e l’ampliamento dell’Oftalmico di Torino (5 miliardi e 415 milioni),
la messa a norma dell’antica
sede dell’ospedale San Giovanni sempre a Torino (4 miliardi); il completamento del
poliambulatorio di Grugliasco
(3 miliardi 373 milioni) e la
Residenza sanitaria assistenziale di Avigliana (4 miliardi
e mezzo); l’ampliamento e la
ristrutturazione dell’ospedale
Santa Croce di Moncalieri (oltre 5 miliardi); la residenza
assistenziale per anziani e disabili di Cumiana (oltre 5 miliardi); il Ctp di Racconigi (I
miliardo e mezzo ) e la Rsa
sempre di Racconigi (3 miliardi); la ristrutturazione e
l’ampliamento del Sant’Anna
e del Regina Margherita di
Torino (11 miliardi).
Appuntamenti
16-23 marzo — SAN SECONDO: Nella sala del municipio gli allievi dell’Accademia albertina delle Belle arti di Torino
e le scuole di scenografia e corsi
di costume per lo spettacolo presentano la mostra «Dietro il sipario», bozzetti e maquettes. L’inaugurazione avverrà domenica
16 marzo alle 11,30, l’orario di
visita è il seguente: feriali 15-19,
sabato e festivi 10-12 e 15-19.
21 marzo, venerdì — PINEROLO: Presso la chiesa Madonna di Fatima, alle 20,45, incontro
sul tema «Giovani e lavoro: quale speranza?» con il professor
Angelo Detragiache, docente di
sociologia urbana al Politecnico
di Torino.
21 marzo, venerdì — ANGROGNA: Alla biblioteca comunale, alle 21, incontro sul tema «Il tempo: orologi solari e
meridiane», conferenza e diapositive con il dr. Gianni Mattana.
21 marzo, venerdì — TORINO: Il coordinamento attività
musicali del Pinerolese propone
il concerto dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai all’auditorium del Lingotto, musiche di
Cahusson e Schubert. Partenza in
pullman da Perosa (18,45), Pinasca (18,50), Villar Perosa (18,55)
e Pinerolo (19,10).
22 marzo, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle 16,30
nella sala consiliare della Comunità montana si terrà rincontro
sul tema «Le fortificazioni delle
valli Chisone e Germanasca» con
Mauro Minóla.
22 marzo, sabato — PINEROLO: Presso la sede dell’associazione «En plein air», str. Baudenasca 118, alle 18 si inaugura
la mostra di Are e Zorio «Dalla A
alla Z», aperta fino al 31 aprile.
22 marzo, sabato — SALUZ
ZO: All’ex Refettorio di San
Giovanni, alle 15, si svolgerà il
convegno sul tema «Giuseppe
Dossetti; un uomo tra fede e politica, la Costituzione italiana e la
sua attualità».
22 marzo, sabato — PINEROLO: AH’Auditorium «Vittime della mafia», via dei Rochis,
nell’ambito della seconda edizione di «Cantincoro, concerti di
primavera» si svolgerà il concerto del coro «La gerla» di Torino,
del coro alpino «La rotonda» di
Agliè e della corale di Pinerolo
«F. Prompicai». Ingresso libero.
23 marzo, domenica —
PRAGELATO: Passeggiata con
sci di fondo in vai Troncea, gara
aperta a tutti senza classifiche.
Per informazioni rivolgersi ai numero telefonico 0122-78844.
24 marzo, lunedì — PINEROLO: Alla scuola media San
Lazzaro alle 17 incontro in lingua inglese sul tema «How to
teach “civiltà” to children and
teenagers» con la prof.ssa E.
Cowling della British School per
il corso di aggiornamento proposta dal gruppo Lend pinerolese.
24 marzo, lunedì — PINEROLO: Nella chiesa Madonna
di Fatima, alle 20,45, concerto di
musica sacra.
25 marzo, martedì — PINEROLO; Al cinema Ritz, alle
20,45, si conclude la rassegna
«Cinefórum» con il film «liona
arriva con la pioggia».
25 marzo, martedì — TORRE PELLICE: Alle 21, al cinema Trento, il gruppo cinofilo volontari di Protezione civile «Val
Pellice» presenta la conferenza
del professor Giorgio Celli
deirUniversità di Bologna, conduttore della trasmissione di Rai
3 «Nel repo degli animali», sul
tema «L’intqlligenza del cane»;
interverranno la dott.ssa Daniela
Santus dell’Università di Torino
e il veterinario Mario Marino.
25 marzo, martedì — TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Comunità montana,
alle 20,45, la .sezione «Lo Bue»
del Mfe organizza un dibattito
sul tema «Immigrazione: una
questione europea» con il vicesegretario della .sezione di Torino,
Davide Donati.
26 marzo, mercoledì — POMARETTO: Alle 20,30, nella
sala consigliare del municipio, si
conclude il ciclo di incontri
«Contio m’nen uno» promosso
dalla Biblioteca comunale. Interviene il Gruppo teatro Angrogna.
lo
26 marzo, mercoledì —
LUZZO: Al civico teatro Politj,
ma, alle 21, va in scena «Cyrjj|
di Bergerac» con Pino Micol?
la regia di Maurizio Scaparro.
27 marzo, giovedì — TOlj| :
NO: Presso l’auditorium Agne|
del Lingotto, per la rassegn
«Torino in musica, note in via.
gio» concerto diretto da Erni^-—--
nuel Krivine, al violino Gii Sh
ham, musiche di Dukas, ProkJ^®”
ev e Cajkovskij. Partenze daPpA^^
rosa Argentina (18,45), Pinas(jll''^°
(18,50), Villar Perosa Ó8,55)?alazZO
Pinerolo (19,10). m
29 marzo, .sabato — TORrf^^ 9?
PELLICE: Presso il Centro ,i
Ito dell
turale valdese, alle 17, si inau
ra la mostra di sculture di
briele Garbolino Rù, che reste|s'^'^^'’
aperta fino al 19 aprile (giovWazzc
sab, dom. ore 15-18; altri gionj^todi
dalle ore 14 alle 17). totan
_____________________^lalutan
' ~lorità c
Servizi Si”
ìiOdo :
Itàav
VALLI ;|Éezza
CHISONE - GERMANAS®atari{
Guardia medica:
Frezza
notturna, prefestiva, festiva^eila
Ospedale di Pomarefto, tei. 8115ipfogri
Guardia farmaceutica; neziai
DOMENICA 23 MARZO
Pinasca: Farmacia Bertorellsoprat
- V. Nazionale 22, tei. 800707i£Witi
Ambulanze: »hopc
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201451 , ®
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivailg
Ï es]
IO di
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 23 MARZO
Torre Pellice: Farmacia Mi
ston - via Repubblica 22,/ì
lefono 91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879Ì
tei e
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Cspedale civile, tei. 2331
i-vUlHI
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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CINEM.A N’
•jal 18
Ore
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in program
ma, giovedì 20 e venerdì 21
ore 21,15, Hotel paura: sabati
22, ore 20 e 22,10, domenici
23, ore 16, 18, 20 e 22.10, la
nedì 24, ore 21,15, La tregua.
BARGE — Il cinema CO'
munale ha in programma, ve
nerdì 21, ore 21, Fratelli; sabato 22 marzo, ore 2 i, MarianiM
Ucraia; da domenica 23 (1
17, 19, 21) a giovedì 27 Jeri
Maguire; feriali spettacoli oH
21 ; chiuso il mercoledì.
PINEROLO — La multisi
la Italia propone alla sali
«2cento» Creature selvaggi
feriali 20,20 e 22,20, prefestivi
20,20 e 22,30, festivi 14,30j
16,30, 18,20, 20,20 e 22,20.
Costi
Ileos
iaitài
Economici
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vatitei 0121-40181.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
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redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
17
^^2Ì.^mfrDÌ 21 MARZO 1997
Vita Delle Chiese
Venezia: conferenza stampa per l'inizio dei lavori di ristrutturazione
Palazzo Cavagnis guarda al futuro
PAG. 5 RIFORMA
uno spazio per occasioni culturali e per una maggiore apertura alla città
ledi — Si
atro Polite,
;na «Cyra,,
c“aS* Lo stabile settecentesco che ospita la foresteria e i locali della chiesa diventerà
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ERCOLEDI 26 febbraio
un folto e attento pubha affollato il salone di
) della Foresteria in occaI dell’inizio dei lavori di
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che resSstrutturazione del prezioso
rile (gio?jalazzo settecentesco acquialtri BiorÌato dalla Chiesa valdese nel
totano 1868. Paolo Bensì,
ialutando i giornalisti e le auTorità cittadine presenti, ha
aibito dichiarato la volontà
iella chiesa di mantenere «in
jodo adeguato questa ereità avuta dai padri». La ferIbezza della dichiarazione è
ANA<tlétata ripresa dal dr. Giovan-ni
brezza che a nome del sindaco, oltre a portare il saluto
I, festivayella città, ha sostenuto il
, tei. 8li5progtamtna del Comune ve¡ca- neziano nel collaborare con
„ le diverse realtà culturali e relARZO jjgjQjg presenti sul territorio,
Bertorellisoprattutto in virtù delle speI. 800707icificità veneziane: città cosmopolita e prestigioso polo
ei.81000*^Ì”^®- ,
I 201451 II moderatore, Gianni Roha innanzitutto traccia
§ brevemente la storia della
esenza valdese a Venezia,
B volontà di testimoniare la
j .. »ola del Signore, volontà
, Testiva.Jg tempo, oltre al culto,
tè espressa anche nel sosteca: fto dei minimi e dei disere
lARZO L’azione sociale della
iomunità negli ultimi anni
lacia Mii jgi secolo scorso attivava
;a 22,/s
Paolo Bensì apre la conferenza stampa
scuole di alfabetizzazione per
oltre 100 bambini proprio nei
locali di Palazzo Cavagnis.
Il moderatore ha anche
sottolineato la volontà della
chiesa di offrire alla città
nuovi spazi per occasioni di
incontri culturali: «Venezia
non deve essere solo un luogo di commercio, deve invece potenziare la sua natura di
città al centro del dialogo tra
culture, religioni e identità
diverse». Tra il pubblico erano infatti presenti numerosi
funzionari pubblici veneziani
ai quali per ben quattro anni
erano stati illustrati i nostri
regolamenti, la ferma intenzione della chiesa nazionale a
ristrutturare il palazzo per
continuare lo scopo per il
quale era stato acquistato: testimoniare l’Evangelo e essere presenti sul territorio cittadino secondo le specificità
>53355
II. 598791
festiva;
11
:664
3^SEMINARIO PER PREDICATORI
E MINISTRI LOCALI
Cosa Cares
Il terzo appuntamento, organizzato dal 10® circuito delle chiese vaidesi e metodiste e dall’Associazione delle chiese battiste della Toscana, si svolgerà a Casa Cares, che si trova vicino a Firenze, nel
Comune di Reggello, nei pressi di Pietrapiana, il 5 e 6 aprile.
Programma
- Il ci
I grani'
dì 21
sabati
,™jato 5 aprile
pe 15: «11 messaggio dell’apostolo Paolo» a cura del pastore Gi
no Conte;
18, K’. 'Come parlare ai giovani» a cura della dott.sa Jolanda
Marsiglia;
21: 'K-arl Barth e le sue battaglie» a cura del pastore Piero
Borisi.
lenici
IO, la
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Ore 9:
sali
12;
15:
Costo:
II
«1,'animazione biblica: teoria e prassi» a cura del pastore
Carmine Bianchi;
Ciilio;
«Come si costruisce un sermone: esercitazioni pratiche»
a cura del pastore Piero Bensi.
costo per la partecipazione, vista la rilevanza che assume la prepat'azione per i predicatori e i vari ministri locali per le nostre comunità (insegnanti di scuole domenicali, catechisti e responsabili gruppi giovanili) è eccezionalmente fissato in £ 50.000 e comprende ceto, pernottamento, colazione e pranzo (sono escluse le bevande alcoliche).
^f^Ìwmazioni:
4,30i Gli interessati, i pastori e i responsabili delle Comunità possono ri*^olgersi direttamente per maggiori informazioni relative ai contenu^ pdel corso al coordinatore, pastore Piero Bensi (Tel. 055-294902).
Prenotazioni;
partecipazione al seminario a Casa Cares dovrà avvenire previa
Prenotazione al direttore della Casa, Paul Krieg (tei. 055-8652001,
«5-8652305; ore 18-19) o a David Buttitta (tei. 055-41 5621 ore
ferali) entro il 2 aprile.__________________________________________
.DESI
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ITALIA
ABBONAMENT11997
ESTERO
■wdinario £ 105.000 -ordinario £ 145.000
■ridotto £ 85.000 -viaaerea £ 190.000
■sostenitore £ 200.000 -sostenitore £ 250.000
■semestraie £ 55.000 -semestraie £ 75.000
■cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (soio Itaiia)
t^^bbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Pro«»»nti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
proprie di una comunità
evangelica. In molte occasioni, in numerosi uffici ci siamo resi conto di non essere
compresi, anzi erano tangibili la diffidenza e il sospetto di
speculazione edilizia.
Il progetto di ristrutturazione nelle sue parti più tecniche è stato illustrato dall’ing. Romeo Scarpa che oltre
alla competenza ha dimostrato sensibilità e «sintonia»
nella trattazione del nostro
essere chiesa in rapporto a
una struttura ricettiva qual è
e sarà la Foresteria, che infatti dovrà diventare il supporto
logistico di tutte le iniziative
di testimonianza evangelica e
culturali che troveranno cornice nei nuovi spazi di Palazzo Cavagnis. Scarpa ha anche
fatto notare che per una non
certo cercata coincidenza la
conferenza stampa si articola
proprio nella ricorrenza di
una grave lesione strutturale
occorsa allo stabile, il 26 febbraio 1917, quando un bomba austriaca colpiva il palazzo provocando notevoli danni. E stata anche ricordata la
fraterna disponibilità della
comunità locale a rinunciare
per un certo tempo ai propri
locali sociali così da permettere Pampliamento della superficie ricettiva della Foresteria e un più celere finanziamento dell’intervento ristrutturati vo. La solidarietà
delle sorelle e dei fratelli, ha
ricordato Bensi, è tangibile:
comunica ai presenti che
presto il salone del palazzo
potrà ospitare anche concerti. A ricordo di Angelo Mario
Busetto la famiglia ha donato
un pianoforte proprio per stimolare e offrire nuove occasioni di incontro.
Il momento del buffet non
è stato solo conviviale ma ricco di opportunità per illustrare, spiegare e delineare
nuove possibilità di rapporti.
La stampa cittadina ha dato
notevole risalto alla manifestazione con diversi articoli
per più giorni; un servizio televisivo ha invece mandato in
onda notizie e riprese sulla
mostra che per più di una
settimana si è articolata nella
sala di culto e nel salone al
primo piano. Argomento della mostra era la storia valdese
e la presenza evangelica a 'Venezia e nel Nord-Est. Il Comune di Venezia ha patrocinato tutte le iniziative.
RONACHE
MILANO — L’assemblea della Chiesa valdese riunita domenica 9 marzo, dopo aver ascoltato la relazione finanziaria, ha
approvato il consuntivo 1996 e il conto preventivo 1997 che
prevede un impegno verso la cassa centrale di 248 milioni.
L’assemblea ha inoltre proceduto all’elezione dei propri
deputati alla Conferenza distrettuale (Orietta Cerrina Peroni, Franco Sala e Gabriele Vola) e al Sinodo (Achille Carminati e Paolo Bogo). Il Concistoro, il 4 marzo, aveva nominato Achille Carminati nuovo cassiere della chiesa.
PISA — Il 10 febbraio si è svolto il funerale del nostro anziano
fratello Ferruccio Giovannini. Nato nel 1895, entrò a far
parte della comunità nel dopoguerra. Giocatore della squadra di calcio del Pisa, giornalista sportivo per 60 anni, ha
scritto una storia dello sport cittadino dal 1800 al 1900, un
libro sul vernacolo pisano e ha prodotto opere di pittura.
Ma è stato soprattutto un credente fedele che fino alla vigilia della morte ha quotidianamente svolto in casa il suo culto fatto di lettura biblica, meditazione, canto e preghiera.
TERNI — «Non foglie, no, che il vento invola ma fiori e frutti
io ti darò». È uno degli inni che i fratelli Nilo e Beatrice Castagna hanno scelto per celebrare il 9 marzo nella chiesa
metodista il loro 50° anniversario di matrimonio. Tutta la
comunità, stretta attorno ai coniugi insieme a tanti amici e
parenti, ha riconosciuto in queste parole di promessa al
Signore una realtà di vita che è propria di Nilo e Beatrice.
Sono dei fiori la loro squisita cortesia, il loro amore, dimostrato in tante occasioni, la loro disponibilità, la loro presenza assidua a attività in tutti 1 momenti più tristi e più
lieti, sia nella chiesa che nelle famiglie e fra i numerosi
amici e conoscenti. Sono frutti i tanti anni spesi per testimoniare la parola del Signore, per collaborare alle tante
iniziative di evangelizzazione della comunità, per partecipare alle molte attività della chiesa, dalle più umili alle più
impegnative, e per dare coerenza al loro essere evangelici.
Non sono mancati momenti di commozione, sia per il bellissimo sermone del pastore Bertolino sia per le parole di
ringraziamento del fratello Nilo e per la rievocazione di 50
anni di vita coniugale e di servizio al Signore. «Sia benedetta la tua fonte, e vivi lieto con la sposa della tua gioventù» (Proverbi 5, 18): è l’augurio che tutta la comunità
rivolge a Beatrice e Nilo, (f.r.)
VILLAR PELLICE — Per il XVII Febbraio abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita di un gruppo della chiesa di Roma
(piazza Cavour) con la pastora Maria Bonafede, che ha tenuto la predicazione al culto. Questi fratelli e sorelle sono
stati con noi al falò e all’agape che ha raccolto più di 200
persone. Li ringraziamo insieme a quelli che hanno contribuito alla buona riuscita della giornata.
• Ringraziamo 1 pastori Mario Berutti e Alberto Lazier per le
loro predicazioni.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Paolina Bertin, da alcuni anni ospite
della Casa Miramonti.
TORRE PELLICE — La comunità è vicina alle famiglie di Luigi
Rivoira, Michele Frache, Alma Long, Piero Amberti che ci
hanno lasciato.
Agenda
LECCE — Presso il centro culturale «Scipione Ammirato» in via Pettorano alle ore 18, il
prof. Giovanni Invitto, vicesindaco di Lecce,
presenta il libro di Paolo Naso «Il verde e
l’arancio. Storia politica e religione nel conflitto in Irlanda del Nord». L’autore del libro
e direttore di Confronti, mensile di fede, politica, vita quotidiana interviene all’incontro.
FIRENZE — Alle ore 17, nei locali della chiesa valdese in
via Manzoni 21, lo storico Giorgio Spini tiene una conferenza sul tema «Storia degli evangelici italiani dall’unità
d’Italia». Per informazioni tei. 055-2477800.
TORINO — Alle ore 20,30, presso la Galleria Arx in piazza
Savoia 4 si tiene un’asta benefica delle opere di Natale Passio in favore dell’Ospedale evangelico valdese. La mostra
retrospettiva delle opere di Passio è aperta da martedì a sabato dalle ore 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 19,30; per informazioni tei. 011-4369700.
GENOVA — «Parole e gesti nella liturgia di
Santa Cena» è il titolo dell’incontro condotto da Sergio Manna nella chiesa battista di
via Ettore Vernazza 14 alle ore 15,30. L’incontro fa parte della riflessione sulla liturgia
proposta dalla commissione Bmv. Per ulteriori informazioni telefonare allo 010-6451312.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri sul tema «Protestanti perché?» proposto dalla Federazione
delle chiese evangeliche della Liguria e Piemonte meridionale con il patrocinio del Comune, alle ore 16,30, presso la Biblioteca civica Amalia Vago in via Cervetti Vignolo 25, Mirella Camagna Corsani conduce «Leggere insieme la Bibbia: lettera di
Paolo ai Calati».
UDINE — In occasione del ciclo di conversazioni bibliche
sul libro dell’Esodo proposte dal Circolo culturale evangelico «Guido Gandolfo», alle ore 18 nella sala della Chiesa
evangelica metodista in piazzale D’Annunzio 9 il pastore
Claudio H. Martelli parlerà su «Dio libera un popolo». Per
ulteriori informazioni telefonare allo 0432-522434.
TRIESTE — «La Riconciliazione tra uomo e donna» è il tema dell’incontro proposto dal Gruppo ecumenico di Trieste che avrà luogo presso la sede in via Tigor 24 alle ore
18,30. Relatrice prof. M.-France Coìsson. Tel. 040-303715.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa; conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore
17,30 nella chiesa valdese di via Spezio 43,
Mario Miegge, professore di Filosofia morale
e preside della facoltà di Filosofia all’Università di Ferrara,
parlerà su «Persona, popolo, nazione». Tel. 091-580153.
MONTESPERTOLI — Per il ciclo di conferenze sul tema «Le confessioni cristiane presenti in Europa» organizzato dal Comune in
collaborazione con l’associazione Auser
Verdeargento, alle ore 17,30, nella saletta
Machiavelli in piazza Machiavelli 13 don
Adriano Moro, dei Salesiani di Firenze, parlerà sul tema
«DaUa storia alla vita: il cattolico oggi».
UDINE — In occasione del ciclo di conversazioni bibliche sul libro dell’Esodo proposte dal Circolo culturale evangelico «Guido
Gandolfo», alle ore 18 nella sala della chiesa
evangelica metodista in piazzale D’Annunzio 9, il pastore Claudio H. Martelli parlerà
su «La generazione nel deserto». Tel. 0432-522434.
MONTESPERTOLI — Per il ciclo di conferenze sul tema «Le confessioni cristiane presenti
in Europa» organizzato dal Comune in collaborazione con l’associazione Auser Verdeargento, alle ore 17,30 nella saletta Machiavelli
in piazza Machiavelli 13 l’arciprete Petre Coman, parroco della Comunità ortodossa romena di Firenze,
parlerà sul tema «La spiritualità dell’ortodossia».
BARI — Si svolgerà presso il Liceo scientifico
«Scacchi» dalle ore 16 alle 20 il terzo incontro
del corso di aggiornamento per insegnanti
organizzato fra gli altri dalla Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania sul
tema generale «Emigrare, immigrare, convivere: viaggio verso la multietnicità». All’incontro intitolato
«Viaggio contro...integralismi, fondamentalismi e convivenza» interverranno il pastore battista Massimo Aprile, la
mediatrice culturale senegalese Bintu Lo, la sociolinguista
Patrizia Calafato e il magistrato Nicola Colaianni.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche, trasmessa a domeniche alterne
alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica 23
marzo (replica lunedì 31) andrà in onda: «Etica protestante ed etica laica a confronto sui temi della
scienza»; «L’impegno sociale delle chiese: l’ospedale evangelico di Torino»; incontro con: «Protestanti nel mondo».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Per la pubblicità
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tei. 011-655278, fax 011-657542
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PAG. 6
RIFORMA
venerdì 21 MARZO lt
Riforma
La tomba di Gramsci
Piera Egidi
Antonio Gramsci, chi era costui? Scommetto che se si facesse una statistica ai mercati o all’uscita delle scuole italiane ben pochi oggi saprebbero rispondere collocandolo
nelle giuste coordinate culturali, storiche, politiche. Perché di questo si tratta. Una plumbea coltre di silenzio incombe sul nostro ’900: la coscienza collettiva della storia si
ferma a malapena alla 1 guerra mondiale: e poi? Poi si sa,
quelle cose orribili che furono fascismo e nazismo, la
mancanza di libertà, quei poveri ebrei gasati, e i gulag di
Stalin dall’altra parte: ma evviva, c’è invece oggi la democrazia! E giù tutti a parlar male dell’attualità politica: sicuro segno di solido senso civico. E il resto, concetti appesi a
un chiodo, senza nessuna idea del prima e dei dopo, delle
cause, dei nessi e delle conseguenze. E con un rifiuto ormai evidente, oggi, nel cittadino medio omologato al «centro» della cultura del maggioritario, di creare delle contrapposizioni frontali con il suo interlocutore. La reazione
emotiva, silenziosa della gente agli ultimi anni di scandali
e di tensioni, ai rischi di lacerazione, alle risse scatenate, al
riemerpre inconscio delle faide storiche dei guelfi e dei
ghibellini, all’incubo della vicina ex Jugoslavia, è il sorriso
di comprensione reciproca, il rifiuto della discussione, la
tendenza al «volemose bene» che tutto accomuna ma anche confonde.
Certamente la democrazia italiana ha corso in tempi recenti molti rischi, e questa reazione emotiva è il segno positivo di un’umtà profonda del nostro popolo: ormai litigano solo più le «vedette» televisive, come in uno sfavillante
torear puramente virtuale. 11 pubblico sta a guardare, facendo zapping di qua e di là, confondendo dibattiti con
frammenti di pubblicità, polizieschi e soubrettine in un perenne Blob in gigantografìa, e intanto inzuppa i suoi proverbiaU tarallucci nell’altrettanto proverbiale vino.
Sì, il paese è stanco di contrapposizioni ideologiche
astratte, dei Peppone e Don Camillo comunque reiterati: è
preoccupato delle difficoltà quotidiane, vuole che si affrontino finalmente con sano pragmatismo le cose come
staimo i problemi vecchi e nuovi, che si sanùto le antiche
ferite. Ma ecco la daimazione italica: dalla rissa alla pacca
sulla spalla, dall’anatema all’autocensura; la discussione,
quella leale, quella robustamente radicata, quella vera,
che deve formare la libertà di critica e allenare il cervello
la discussione no, fa paura, va evitata, e soprattutto non si
sa neanche da che parte cominciare ad attuarla. Non sappiamo discutere: sappiamo solo strillare e aggredirci, o tacere rassegnati, o chi e è capace (ma bisogna imparare da
bambini) fare i furbi.
E così, mentre la scuola che dovrebbe essere palestra di
libertà e luogo privilegiato di formazione della coscienza
critica, decennio dietro decennio ha celebrato ogni genere
di ricorrenza spesso nell’insulsaggine generale, se capita
che il ministro in carica ricordi che è esistito un Gramsci
morto sessant’anni fa, apriti cielo! Si riaccendono le risse e
si oppongono i muro contro muro. E siccome si è stanchi
di tutto ciò, l’alternativa è la pietra tombale del silenzio.
Gramsci, come Croce, come Gobetti sono stati grandi
pensatori italiani del nostro secolo, ormai peraltro alla fine, tra loro legati da colloqui ideali molto intensi. Per
orientarci, consentire o dissentire, formare i cittadini bisogna conoscere, e questo è compito prioritario della
scuola. Gramsci è sepolto a Roma nel cimitero protestante, il Cimitero degli inglesi. Forse perché non era credente
(ma bisognerebbe intendersi a fondo, oggi, su questo termine), forse perché oppositore politico del fascismo in anni di religione di stato. Ci sono molte tombe fastose, piene
di iscrizioni e di busti di sir in quel cimitero, ma il povero
Gramsci, come se ben ricordo Shelley e Keats, un pensatore politico e due poeti, gente che è vissuta secondo il proprio interiore, hanno soltanto una semplice pietra e una
francescana nudità. Questo può far molto riflettere nei
nostri rutilanti tempi di consumistici videogame.
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Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE.Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Piefro Romeo
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rton può MSM» vpoduta a«panlatmnt$
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000 Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1 000.
Riforma è il nuovo fifolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1- gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 10 del 14 marzo 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale aH'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 12 marzo 1997.
La situazione delle chiese evangeliche in Italia
Essere «folli», non essere «saggi»
La nostra voce si è fatta flebile, abbiamo paura di
annunciare la «follia» della croce, preferiamo la razionalità
DORIANA GIUDICI
Lf ANALISI di Giorgio GiI rardet sull’attuale secolo
va condivisa, ma solo in parte: anch’io ritengo che il XX
secolo sia stato un secolo
«positivo» (crescita delle istanze democratiche, valorizzazione delle diversità, ecc.)
in quanto cristiana. So per fede che Gesù Cristo, lasciando
i suoi discepoli, ha promesso
la costante presenza dello
Spirito; lo Spirito quindi agisce nel mondo. Ma so anche,
per fede, che siamo «in cammino» e che attendiamo il ritorno di Gesù Cristo. Proprio
le tre denominazioni, a cui si
riferisce Girardet (battisti,
metodisti, valdesi) hanno in
parte perso (per stanchezza?
per eccesso di razionalità?
per secolarizzazione?) il senso della vita di un credente,
che deve collocarsi in una
continua «tensione escatologica». La vita di ciascuno di
noi è brevissima, rispetto
aH’eternità di Dio, ma per fede sappiamo che si colloca
all’interno di due momenti
fondamentali per la storia
dell’umanità: la venuta di
Cristo e il suo ritorno al
«compimento del tempo» deciso da Dio.
Oggi, proprio il progresso o
lo «stordimento» dovuto alle
molteplici «provocazioni» del
mondo (televisione, viaggi,
stress da lavoro o da ansie legate al bisogno di «status» sociale) ci fanno credere di essere, o voler essere eterni,
onnipresenti, autosufficienti
(chi non si sente così... va
dall’analista o entra in crisi
depressive o si accanisce
contro il proprio corpo con
bulimia o anoressia).
La voce nostra si è fatta flebile, abbiamo paura di an
nunciare cose che fin dall’inizio (ricordiamo Paolo che
usa una parola «forte» cioè
«la follia» della croce) erano
incredibili... già allora, quando neanche un decimo della
popolazione sapeva leggere o
scrivere. Già allora annunciare la Buona Novella era pazzia! Figuriamoci oggi che la
scienza ci ha svelato tanto e
la televisione porta in tutte le
case ogni evento.
Abbiamo paura di annunciare che tutti ì potenti della
terra passeranno (e così sono
passati Stalin e Mao, Peron e
Hitler), che le loro opere svaniranno, che i loro denari
non li seguiranno! Eppure,
solo per parlare dell’Italia,
possiamo testimoniare ai
nostri figli la velleità e la fragilità di personaggi «roboanti» come Craxi o furbi come Andreotti. Come sono finiti! Nelle loro stesse trappole, nelle loro stesse reti di piccoli uomini. Ma abbiamo
paura di dire che un uomo,
uno solo, è risorto. Abbiamo
paura, perché siamo acculturati e «di sinistra», di confessare che crediamo anche in
ciò che «non vediamo». L’Il
luminismo, il razionalismo, a
cui dobbiamo molto, ci tarpano le ali. Non siamo più
«innocenti» e liberi di credere
all’incredibile: che un uomo
è nato da Dio, per salvare tutti gli altri uomini.
In verità, anche noi evangelici siamo non solo figli del
nostro tempo, della nostra
cultura, ma... vecchi; non abbiamo più gli occhi, sgombri
dcdle travi della storia umana,
per leggere e comprendere la
Parola con purezza di intenti.
Chi di noi oserebbe, come
Giacobbe, lottare con Dio?
Chi di noi, nel proprio cuore,
riconoscendolo come proprio Signore, vuole però anche interrogarlo e contestarlo
come Giobbe?
La nostra testimonianza
oscilla fra un ripiegarsi su noi
stessi (soddisfatti di essere
degli evangelici, pensando di
non dover nulla a nessuno) e
un atteggiamento «snobistico», alla rincorsa di ciò che è
più «alla moda» (il partito, la
contestazione totale, la smitizzazione, ecc.): ci manca la
carità! Non riusciamo più a
farci «piccoli» perché... «venga il suo Regno». In fondo,
caro Girardet, c’è una sola,
grande strada maestra per
l’etica di un evangelico: amare Dio e la sua volontà sopra
ogni cosa e amare il nostro
prossimo come noi stessi. Ma
chi ce la fa a seguire questo
comandamento?
Ma anche questa è «follia»!
Noi e le nostre chiese vogliamo, invece, essere «saggi»,
essere razionali e ragionevoli;
usare la lingua e la moda degli uomini del nostro tempo,
perché vogliamo essere accettati. È duro e difficile lasciare che Dio agisca e quindi
anche, per noi, seguire solo la
sua parola.
Il dialogo tra chiese evangeliche storiche e pentecostali
Ricercare linguaggi e temi più «evangelici»
GIANCARLO RINALDI
CON due opportuni e ben
ponderati interventi il
prof. Paolo Ricca ha informato i lettori di Riforma tanto
del «Manifesto di Manila»
quanto della pubblicazione di
questo testo nell’ambito delle
attività della «Consultazione
ministeriale evangelica». È
ormai noto che quest’ultima
iniziativa costituisce un tavolo di confronto, sinergia, crescita e partecipazione di ministri evangelici i quali intendono operare in Italia nello
«spirito» degli incontri di Losanna e di Manila. Dopo rincontro di Contursi del 1996,
che ha dato luogo a queste attività, c’è stato un successivo
incontro nella stessa località
a distanza di un anno. Il numero delle presenze e delle
adesioni, almeno triplicato,
ha dimostrato che l’iniziativa
si configura come una risposta a esigenze effettivamente
avvertite.
Dalla lettura degli articoli
di Ricca si evince, tuttavia,
l’impressione che i componenti di questi incontri (Losanna ’74 e a Manila ’89) siano appartenenti esclusivamente, o almeno prioritariamente, all’area pentecostale
e che, di conseguenza, i testi
prodotti in tali occasioni «costituiscono la base teologica
di ampi settori evangelici
pentecostali». Questa impressione deriva, probabilmente, da una proiezione sul
livello internazionale della situazione italiana dove (alme
no attualmente) la componente pentecostale è maggioritaria nella Consultazione
che pienamente rappresenta
nel nostro paese il «Movimento» di Losanna-Manila.
Un’analisi approfondita
del quadro generale, tuttavia,
ci consente precisazioni interessanti e sulle quali sarebbe
opportuno riflettere. In merito all’appartenenza denominazionale, infatti, consta che
i partecipanti al Congresso di
Manila appartenevano soltanto per il 5% all’area pentecostale, mentre il 25% militava nelle chiese battiste, il 20%
in quelle anglicane, il 15% in
quelle presbiteriane, il 10% in
quelle luterane e il 5% nelle
chiese metodiste.
Questi dati statistici offrono
una conferma alla seguente
interpretazione di fondo delle
origini e delle motivazioni del
Movimento di cui parliamo:
Losanna-Manila nasce proprio nell’ambito delle chiese
«storiche» e si incontra, sui
contenuti e sulle strategie,
con le componenti pentecostali. È infatti proprio tra i
credenti appartenenti alle
chiese «storiche» che si è diffuso in questi anni un senso
di profondo disagio verso un
processo di secolarizzazione
0, peggio ancora, verso innaturali connubi tra professione
di fede evangelica e militanza
in partiti e movimenti di (remota o prossima) ispirazione
marxista. Ecco anche perché i
temi promossi dal Consiglio
ecumenico delle chiese appaiono accettabili e buoni.
certo, ma anche parziali e
non sempre peculiari al mandato evangelico.
La situazione del protestantesimo italiano oggi, specie in un quadro di «internazionalizzazione» delle esperienze, potrebbe, a mio avviso, presentare elementi di affinità a quella diagnosticata a
livello mondiale. Tuttavia, e
questo è un dato estremamente interessante, la Consultazione attinge a un ulteriore serbatoio di sensibilità e
di risorse: è il mondo (variegato e frastagliato) delle libere comunità evangeliche,
certamente caratterizzato da
una filigrana pentecostale,
ma certamente anche maggioritario nell’economia della
nostra minoranza protestante italiana, che avverte la necessità di una specifica definizione di identità, di una
coordinata metodologia di
interventi, di una sensibilità
verso il sociale compatibile
con il mandato e lo spirito
del Vangelo.
In questa ottica, e alla luce
delle precedenti considerazioni, ci auguriamo che la
conclusione di Ricca possa
avere una valenza profetica:
«...il documento [di Manila]
nel suo insieme costituisce
una buona piattaforma di
dialogo e incontro. Perché
non cominciare?». Mi piace
condividere l’auspicio di Ricca forse perché anche io (che
sono metodista) osservo questo panorama e mi ci avvicino provenendo da una chiesa
«storica».
la Repubblica deim«'
del 28 f
Posizioni diverse Ì”Ì
n. 2
In merito alla questigulVaiB
della personalità giuriijniai eh
dell’embrione Stefanojneltepi
dotà (a cui va riconosciu|uttora
aver parlato per primo,pantie
insistenza di questo ameldiff
mento) osserva (5 marzojpo. Per
non tutti i cristiani la peijfizzo pe
no allo stesso modo e faij 1) Mi
rimento al testo pubbli«cose d
da Riforma il 14 febbr|iere «p
«Non è vero che le reMaia a ]
riconoscano l’embrionepo sole
me persona: se si dà un'jl’arrivo
chiata ai lavori della Cjstinel
missione ecumenica eurojMaastr
per la chiesa e la società|del pre
raccoglie le chiese protes|stigli «
ti, anglicane e ortodoss^guarda
scopre un arco di posizidel vivi
estremamente differenzibenessi
che va da chi considera l'( 2) So
brione una persona a chi) cordo
de in esso solo un insiem quandi
tessuti. In Italia, esponi niadei
della Tavola valdese [no, relazio:
nati in realtà da quest’uUjAbenv
nel «Gruppo di studio» si some
bioetica, ndr] hanmj ricoi;ptoprit
to come l’antropologiaihapisce
stiana avesse legato bioityvendi
e biografia». ‘una mi
prattu
Quali cristiani?
Nella pagina specificali
te dedicata alle questioniilfaldesi
giose, che dal 6 marzo cddel 2 fe
pare quotidianamente nn/sSecond
condo dorso del gioriife, M dovi
alternano recensioni liìs»
(fra cui quella del)'ultimi! dante.)
voto di Giorgio Tourn, Ita parla d
ni e protestantesimo, Gli di Pale
diana), cronache di conv^ della di
illustrazione di «simboi Molti
Proprio a un convegno sitlvani del
risce Emanuela Garampito e sei
li 11 marzo, quello che Mcostrett
l’ambito della rassegna del^e di na
bro religioso a Milano ha tanno c
nito attorno al tema «Armati
nerdì. Sabato, Domenicapatter
giorno del Signore. Le tre!
ligioni monoteiste confti
to sul ritmo della vita el
giorno del riposo iiella|
cietà contemporanea» il i
bino Laras, lo psieanali|
islamico Mandel, il card.f
nini e il monaco Enzo Bif
chi. L’autrice si chiede: '
ché poi non invitare an|
protestanti e ortodossi?».
z%venire
Dio sui giornali
Proprio in conseguei
dello spazio che un po’ tui
giornali stanno dedicandj
pluralismo delle religioni
Manifesto ha una rubricai
rimanale, che occupa un’®
ra pagina da un paio d’a»
per L’Unità vedi sopra)I
berto Beretta interpellai
marzo) alcuni intellettuali'
possibili rischi di tale op®
zione. Per don Baget Bd
«...non si tratta di un ritoi
della fede, ma solo della’
mersione del trascende’
come problema culturale*
il pericolo è che in questa’•
denza «gnostica», per
«tutte le religioni sono ui
li», Dio diventi «un mito se*
verità, come appare evide’
dagli scritti di parecchi fd®
fi “laici”». Per Goffredo“
«occorre dar spazio ai dise®
del papa come a quell’‘
Dalai Lama, far parlare il
logo cattolico e il pastore?
testante». 11 rischio è q”,®
della superficialità e dell* |
piattimento: «Se si parla dd
ero in modo generico, si ®
sce per forza con Resse e**
le mode tipo New Age».
C
Vi
In
v:
19
f
IKRDÌ 21 MARZO 1997
lins
Il dono
della
diaconia
Caro direttore,
accolgo volentieri l’invito
jel moderatore (Riforma n. 8
del 28 febbraio in risposta al
Jiversp mio intervento presente sul
jivcisc ^ 2 del 17 gennaio) e ritorno
a questiBull’argomento della diaco
tà giurMa, che tanto mi ha preso
Stefanoinelte passata vita pastorale e
:onosciupttora da volontario mi
■ primo mantiene vivo e passionale
uesto àmel difficile paesaggio itaiia5 marzo)|o. Per essere breve schemami la peijtizzo per punti,
odo e fai 1) Mi si dice di mescolare
> pubblMOse diverse» e di sottinten4 febbriere «più di quanto non ap; le religiaia a prima vista». In verità
mbrion^o solo ricordato due fatti:
si dà un’jl’arrivo al governo dei socialidella Casti nel 1961 e i parametri di
fica eurojMaastricht, come parabola
sodetàlfel prevalere dell’economia
:e protesisugli «assetti ideali», che
rtodossjguardano alla complessità
di posizldel vivere associato e al suo
Hani?
ifferenzii benessere.
isideral’i 2) Sono pienamente d’acma achiicordo con il moderatore
n insiem quando afferma che la diaco. esponi nia deve operare «in stretta
dese [no relazione con le comunità»,
quest’uli A ben vedere h mio scritto ha
itudio» SI come assunto principale
ino ricoil pK>prio questa necessità. Si
pologia jcapisce benissimo che la sua
at(j hinuàvendicazione ha le radici in
!^a mia convinzione, ma soprattutto nella riflessione
|L I Ma Chiesa metodista di Paì|rmo, di cui sono membro,
fifatti nella relazione del prefidente del Consiglio di chie|a (approvata poi dall’assemecificanplea di chiesa della comunità
restioniiiraldese metodista della Noce
narzo coidel 2 febbraio) viene detto: «Il
leiuenfi/sfsecondo dono a cui crediamo
gioraà, idi dover dare tanta imporioni li\w tamas^che perché è abbonii ultimai danteJella nostra chiesa (si
lurn. Ita parla della chiesa metodista
;imo, Cli diPalermo-Noce), è quello
di convej della diaconia...
«simbo! Molti giovani e meno gioegno silvani della chiesa hanno serviGai ampitD e servono quelli che sono
Ilo che iKCOstretti a lasciare il loro paeieg’ia dellse di nascita. Al riguardo non
lano haitenno dimenticate, anzi riaftema «fcmate con decisione due
3nìenica«ratteristiche: a) il dono delle trepdiaconia è dato per la chieconftife..; b) la chiesa locale ne è
ita e|feponsabiIe da tutti i punti
Vista... Non bisogna perdedi vista le ragioni del dono
temiamo che le preoccupaioni burocratiche e i meccaismi orgaiii:':7,ativo-finanziai. giusti e. legittimi, forse
anno prevalendo sullo slandoafare.... così la comunità
^manifesta solferenza e disagio nel vedere una ridotta
1C
a '
0 nella
m.'a» il
•il canali
il card.
Hnzo Bil
linde: «1
tare ani
lossl?».
considerazione della “anima
della diaconia’’».
3) Conti. Sulia loro importanza si sfonda una porta
aperta. Il punto di discrimine
e di preoccupazione non è il
«riordino delle carte e delle
casse», cioè l’adeguamento
alle normative fiscali, contributive ecc., ma la poca considerazione del «male antico
(rapporto non sempre idilliaco tra diaconia e cWesa locale) che potrebbe subire allargamenti e accellerazioni in
un momento in cui si attivano al di fuori e dentro la diaconia meccanismi di allontanamento e di non controllo
delle chiese locali...».
4) Non sono d’accordo con
l’ultimo periodo dello scritto
del moderatore, dove è condensato l’intero suo messaggio: la giusta priorità ai problemi finanziari. In verità si
confonde la sostanza dei problemi finanziari (è suicida chi
li sottovaluta) e una certa
«forma»: centralizzazioni varie (commissioni e servizi),
che sembrerebbero «il riflesso automatico della vivacità o
sonnolenza della nostra fede». Forse anche per questo
«molti nostri istituti si sono
avviati, in modo autonomo e
per propria iniziativa su questa strada [la ricerca di finanziamenti autonomi, ndr]. Alcuni non hanno neppure avvertito la Tavola...» (circolare
n. 3 della Tavola valdese, Roma 3 febbraio 1997)1
Alfonso Manocchio
Palermo
Il vescovo
di Pinerolo
e il Giuro
Il fatto che in un tempio
valdese delle Valli un insigne
prelato abbia cantato con
l’assemblea dei fedeli durante il culto del 17 febbraio
nientemeno che il Giuro di
Sibaud ha suscitato in me un
senso di sbalordimento e anche uno choc emotivo. Ancora più sbalordita sono rimasta nell’apprendere che ciò
aveva suscitato applausi da
parte dell’assemblea dei fedeli. Evidentemente detta assemblea aveva interpretato
quanto sopra in modo molto
positivo.
Io non saprei che significato dare né al canto del prelato
né all’entusiasmo dell’assemblea. Dico solo che sono contenta di non essere stata presente in quell’assemblea in
quella circostanza. In quanto
al perdono che è stato chiesto
recentemente alla Chiesa valdese da numerose personalità della Chiesa cattolica, la
mia reazione è stata immediata: meglio tardi che mai.
Silvana Tron - Torre Pellice
mali
iseguel
n po’ tu
idi candì
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rubricai
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aio d’ai
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MARZO 1997
Religioni a scuola?
Verso un insegnamento aconfessionale.
Se ne discute
Destra
Esiste una cultura di destra?
Memoria
In viaggio verso Dachau con un gruppo di studenti
Medio Oriente
Un ex ministro di Rabin sul processo di pace
r ■ Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
™®tenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
s^J, J»te8tato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
0 nietlete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
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Pagina
I Coppie
omosessuali
Com’era prevedibile, è arrivata anche la notizia della
«benedizione» di coppie omosessuali. Prevedibili erano
anche i commenti dell’articolista Giuseppe Platone: il problema esiste; bisogna guardare in faccia la realtà; si deve
andare nella direzione dell’amore e non della paura; non
si deve sbattere la porta in
faccia a nessuno; si deve
ascoltare, dialogare, offrire
soluzioni; non si devono
emettere giudizi tranciami e
irrevocabili; la morale borghese non è l’Evangelo; il
peccato sessuale non è l’unico aspetto della nostra distanza da Dio; dobbiamo allargare la comunione fraterna
senza scomunicare nessuno.
Non è il caso di aggiungere
altre parole a quelle già dette
su questo argomento: possono bastare quelle ben note e
molto chiare della Bibbia.
Tanto più che chi continua a
parlare di dialogo arriva sempre, dialogando dialogando,
a quello che aveva in mente
fin dall’inizio di fare. Come
dice Giuseppe Platone, chi ha
pronunciato quelle parole di
«benedizione» ha fatto una
scelta responsabile. E infatti
ne risponderà. Ne risponderà
davanti a Dio, il cui nome ha
invocato nella sua «benedizione». E ne risponderanno
anche coloro che in un modo
o nell’altro hanno detto il loro «amen».
Non credo che sia giusto
tentare di ostacolare con
umane pressioni o resistenze
il corso di certi eventi. Esempio biblici come quelli del
Faraone o del re Saul fanno
capire che quando si è incamminati su certe strade
non solo si può, ma si deve
andare avanti.
Si vada avanti, dunque. Fino in fondo. Anche la Bibbia
lo raccomanda (Apocalisse
22, 11).
Cordiali saluti
Marcello Cicchese-Parma
La Bibbia
sola autorità
Siamo alle solite: ogni tanto, a scadenza più o meno
regolare, torna sulle pagine
di Riforma (n. 8 del 28 febbraio) un articolo sugli omosessuali, manco a dirlo venato di simpatia e di indulgenza nei confronti dei «credenti» omosessuali.
Delle due Tuna: o la Bibbia
è ancora la sola autorità in
materia di fede e di etica, oppure per molti protestanti
d’oggi (pastore Platone compreso), l’omosessuale è uno
che «vive una situazione par
Lettori
PAG. 7 RIFORMA
ticolare ma non ha per questo
abdicato alla propria fede in
Cristo». Se vale ancora (per
quanto tempo? Poco, credo) il
primo assunto, nessuno potrà
negare che il progetto di Dio
per l’umanità è rincontro e
l’unione tra uomo e donna,
ribadito da Gesù in Matteo
19, 4-6. Conseguentemente
tutto ciò che va contro la norma divina è ribellione e quindi peccato: di qui le durissime
prese di posizione della Scrittura in Levitico 18, 22 e 20, 13,
per non parlare del notissimo
passo di Romani 1, 26-27.
Vorrei citare ancora I Corinzi 6, 9-10 in cui è detto che
i sodomiti «non erediteranno il regno di Dio»; non mi si
venga a dire, con capziosa
sottigliezza, che i sodomiti
sono qualcosa di diverso dagli omosessuali: infatti la parola greca «arsenocoitai» significa letteralmente «quelli
che si congiungono con i maschi». Certo, come per tutti i
peccatori, anche per gli omosessuali l’Evangelo è messaggio di liberazione e salvezza.
Ma l’Evangelo è un energico
richiamo al ravvedimento e
all’abbandono del peccato,
una strada non facile da percorrere perché bisogna «far
morire ciò che in noi è terreno: fornicazione, impurità,
passioni, desideri cattivi...»
(Colossesi 3, 5), un impegno
che riguarda tutti. La parola
di Dio non si limita a un discorso che potrebbe sembrare soltanto moralistico: l’Evangelo è «potenza di Dio»!
La condizione omosessuale non è immodificabile; e
in Cristo si può essere «una
nuova creatura» (II Corinzi 517). E si può comunque sperimentare una ricchezza di
rapporti con gli altri credenti,
al di fuori di quelli sessuali.
Se la deplorevole tendenza,
rafforzatasi in questi ultimi
anni, a una non biblica indulgenza verso il peccato di
omosessualità non troverà
una decisa correzione di rotta, penso che mi vedrò costretto, dopo 45 anni {La luce
prima e Riforma poi) a disdire l’abbonamento al settimanale, in cui non riconosco
più una linea di fedeltà alla
voce di Dio.
Beniamino Calvi
Pietragravina
4 Eiena Vigliano
e il «prossimo»
È T8 marzo: nel salone vicino al tempio di corso Vittorio
l’atmosfera dell’incontro non
è lieta e la riflessione che
emerge dalle parole è appannata dalla tristezza: una di
noi manca e da ora in poi
mancherà sempre, una che
c’era sempre. Ma io non sono
tanto sicura che manchi, an
OSPEDALE EVANGELICO
INTERNAZIONALE
Salita superiore S. Rocchino 31 a
tei. 010-55221 - 16122 Genova
Sulla Gazzetta Ufficiale del 4.3.1997 è stato pubblicato
l’avviso pubblico per la predisposizione della terna di
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di II livello a tempo pieno di Medicina Generale.
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valdese» - 20159 Milano - via Porro Lambertenghi 28
che se a darmi questa impressione è un senso acuto di
sofferenza per questa notizia
così inaspettata e la consapevolezza che i miei pensieri, in
questo momento, sono gli
stessi di molte persone che
mi siedono accanto.
Cerco, senza riuscirci, di
concentrarmi sulle argomentazioni che si dipanano
nei discorsi, mentre i ricordi
si affollano alla mente. Credo che ognuno di noi ne abbia moltissimi e tutti sereni,
anche quelli dei momenti
più tristi: la nostra Mary
Poppins, come la chiamavamo scherzosamente, ha saputo trovare sempre nel suo
cuore e nella sua inseparabile borsa una soluzione, un
aiuto, una parola affettuosa
e solidale. La ritrovavo, anche dopo lunghi intervalli
nella mia vita monotonamente nomade, come se
l’avessi lasciata da poco, disponibile e attenta. La ricordo vicino a me il giorno della
morte di mia madre, con la
presenza discreta di chi lascia alla Parola più che alle
proprie parole il ruolo fondamentale. Ripensando ai nostri rapporti durante più di
35 anni, dai convegni Fuv
all’esperienza di Agape, alla
nostra vita di giovani donne
attive e impegnate, anche se
in ambiti diversi, le cui strade si incrociavano ogni tanto, mi rendo conto che ho
più ricevuto che dato, che mi
sono preoccupata poco concretamente di quelle che potevano essere la sua solitudine, la sua fatica e forse le sue
sofferenze.
Di fronte al suo sorriso non
ho riflettuto abbastanza a
quello di cui lei avrebbe potuto avere bisogno, perché
non ha mai chiesto nulla per
sé, si è sempre occupata solamente del proprio interlocutore, quel «prossimo» di cui
tanto si parla e per il quale si
fa così poco. È molto triste e
assai duro, quando non si è
più giovani e ci viene a mancare una persona cara (e non
solo a causa della morte) riflettere su come avremmo
potuto usare meglio il tempo
che ci era stato dato, alle cose
non fatte, ai sentimenti a cui
non abbiamo permesso di
emergere, allo stare insieme
trascurato o negato, alle parole non dette e non scritte.
Durante una delle nostre
brevi ma intense conversazioni, a proposito della moglie di un amico a entrambe
molto caro, avevamo riflettuto insieme sul fatto che per i
credenti la certezza della resurrezione deve essere più
forte del dolore della separazione. Credo che Elena vorrebbe che tutti noi fossimo
confortati da questa certa
speranza, ma penso anche
che capirebbe il nostro diritto a soffrire.
Marvi Revelli - Torino
^ Eiena Vigliano
e il Rifugio
A nome del comitato «Amici del Rifugio» di cui Eiena Vigliano faceva parte come verbalista, desidero far giungere
alle sorelle e alla famiglia,
nonché alla comunità tutta
della Chiesa valdese di Torino, la nostra solidarietà e il
nostro affetto in questa tristissima circostanza.
È una grandissima perdita
per moltissimi di noi, soprattutto per la chiesa di Torino
dove Eiena operava con impegno in diversi campi. Noi
rimpiangiamo l’amica, la
consigliera, la segretaria del
gruppo a cui si era unita fra i
primi, e che svolgeva con impegno, sobbarcandosi trasferte a Luserna San Giovanni in treno e, quando non eravamo avvisati, a piedi dalla
stazione all’istituto, perché
non voleva disturbare.
Una persona così disponibile verso il prossimo si trova
raramente. Ci colpiva la sua
grande serenità, il suo modo
pacato di porre e risolvere i
problemi con sincerità: una
credente vera con la «C»
maiuscola, che tutti noi avremmo dovuto prendere a
esempio per il suo modo discreto di vivere la fede, ma
nello stesso tempo reale e
concreto in tutto ciò a cui lei
si dedicava.
Ci mancherai, Eiena, continua a aiutarci da lassù, noi
non ti dimenticheremo mai.
Nini Boer Jouvenal
Luserna San Giovanni
Partecipazione
dei pastori
a «Linea verde»
I nostri pastori si lamentano di non avere tempo per le
visite, e poi dedicano una,
due, tre giornate del loro
tempo così prezioso per una
trasmissione televisiva. Mi riferisco alla puntata di Linea
verde andata in onda in «diretta» (sic!) il 16 febbraio
scorso.
Si fa tanto parlare di coinvolgimento dei laici, ma sembra che l’ipotesi di apparire
sul piccolo schermo per dire
poi, come giustamente scrive
Piervaldo Rostan, «c’ero anch’io», eserciti un fascino irrefrenabile specie sui nostri
giovani pastori, che sembra
vogliano dimostrare di potere
e sapere fare di tutto.
Ma facciano più visite, catechismi e scuola domenicale, e lascino ai laici, che ci sono e ci sanno fare, vedi la
dott. Grand, quello che i laici
possono fare. Risparmieremo, oltre tutto, brutte figure
anche alla nostra chiesa. Eraterni saluti.
Laura Rivoira - Angrogna
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Datevi da fare... con grande
umiltà, perché è Dio
che opera in voi;
nella sua bontà vi rende capaci
non soltanto di volere
ma anche di agire»
Filippesi 2,13
Le sorelle e i familiari di
Eiena Vigliano
ringraziano tutte ie comunità reiigiose, i pastori, la Tavola valdese,
le associazioni e i singoli che in
più modi hanno voiuto esprimere
la loro solidarietà per ia perdita di
Eiena.
Torino, 7 marzo 1997
La comunità vaidese di Prarostino, nella condivisione deila speranza della risurrezione in Cristo,
esprime la sua fraterna simpatia
e il suo affetto a Paola Vigliano
Montalbano e alla sua famiglia
per l’improvvisa scomparsa della
sorella
Eiena Vigliano
Prarostino, 21 marzo 1997
RINGRAZIAMENTO
«Il seminatore
semina la Parola»
Marco 4, 14
I familiari del compianto pastore
Carmelo Inguanti
vivamente commossi per la dimostrazione di affetto tributata al loro
caro, sono grati a tutti coloro che
in vario modo hanno fraternamente partecipato al loro dolore.
Uno speciale ringraziamento a
quanti si sono fattivamente adoperati per alleviare le sue sofferenze, con la loro presenza e collaborazione, in particolare il past.
Paolo Spanu e le comunità battiate di Milano e Casorate Primo.
Si ringraziano inoltre quanti sono convenuti in occasione del funerale, anche da lontano come il
presidente dell’Ucebi, dott. Renato Malocchi, il pastore Piero Bensì, il presidente del collegio pastorale battista. Bruno Colombo, e
numerosi fratelli appartenenti a
varie chiese evangeliche.
Milano, 21 marzo 1997
20
PAG. 8 RIFORMA
Dopo il massacro dei 19 contadini avvenuto nell'aprile 1996
Brasile^ continua l^assassinio dei «senzaterra»
All Inizio di gennslo i poliziotti piiv3ti dssoldsti dsi proprietdri terrieri tì3nno
UCCISO dimeno cinque persone. Il governo non vuole trattsre con I senzaterra
MARTIN MERZ
IN gennaio si sono avuti almeno sette morti in Brasile
in conflitti legati alla questione della terra e ciò ha suscitato aspre controversie politiche sulla riforma agraria. Le
organizzazioni dei braccianti,
i «senzaterra» e il governo si
accusano a vicenda di fomentare scontri che provocano vittime. I grossi proprietari terrieri affermano il loro
«diritto» di difendere la terra
con le armi. La Chiesa cattolica, per contro, rimprovera
al governo una «indulgenza
totale» verso la violenza contro i braccianti.
Al Nord del paese, nello
stato federale del Farà, poliziotti privati assoldati dai
proprietari terrieri hanno ucciso all’inizio di gennaio alrneno 5 persone. E in un paio
di casi i colpi dei «pistoleiros»
sono stati sparati a meno di
mezzo metro di distanza. Le
vittime erano piccoli contadini e «senzaterra» che avevano
occupato vasti appezzamenti
incolti. La polizia privata di
un grosso impresario del legno ha assassinato nel Paraná, nel Sud del Brasile, due
uomini alla metà di gennaio:
lo confermano diversi testimoni oculari. Ma l’impresa
smentisce: «Probabilmente si
è trattato di un incidente di
caccia». La commissione per
la terra della Chiesa cattolica
ritiene il governo responsabile della san^inosa escalation
dei conflitti in questo inizio
di anno. Il governo, afferma
Brasile: accampamento di senzaterra nel Rio Grande do Sul
la commissione, procede nella riforma agraria con troppa
esitazione e non vuole trattare con i senzaterra che occupano le zone incolte e premono perché vengano loro
assegnate. La Chiesa cattolica
accusa anche il ministro della
giustizia di non aver fatto
nulla contro quei proprietari
terrieri che si sono «armati
apertamente». Quelli che
commettono violenze restano sempre impuniti.
E in effetti, per fare un
esempio, i poliziotti che nelEaprUe del 1996 hanno massacrato 19 senzaterra sono
ancora in servizio e non si
sono cercati i responsabili
della carneficina. Sempre secondo la Chiesa cattolica
brasiliana, l’anno scorso sono morte 49 persone in conflitti legati alla terra. E il movimento dei «senzaterra» insiste perché il governo distirmi le milizie private dei pro
prietari terrieri. Il ministro
per la questione agraria, Raul
Jungmann, ha recentemente
dichiarato che «esaminerà la
possibilità di un’azione coordinata fra polizia ed esercito
contro i pistoleiros» e ha ordinato l’esproprio della grossa proprietà «Sao Francisco»
nella regione «Eldorado do
Carajas», 3.600 ettari improduttivi sui quali si sono già
stanziate 70 famiglie ma da
parte sua il presidente Fernando Henrique Cardoso è
impegnato ad ottenere una
modifica della Costituzione
che gli permetta di essere
rieletto e per questo ha bisogno dei voti di quei 120 deputati che fiancheggiano i
proprietari terrieri.
Secondo la Conferenza dei
vescovi brasiliani la ridistribuzione delle terre è il problema più urgente per il paese. Circa 5 milioni di famiglie
aspettano di avere delle terre.
Secondo stime ufficiali oltre
cento milioni di ettari (una
superficie grande oltre tre
volte l’Italia) sono incolti.
Quando fu eletto. Cardoso
promise che entro il 1999
280.000 famiglie di senzaterra avrebbero ricevuto terreno
da coltivare. Il governo dichiara che 100.000 famiglie
hanno già avuto questa terra,
e promette entro la fine
dell’anno la distribuzione di
terre ad altre 80.000 famiglie,
ma sia la Chiesa cattolica sia
il movimento dei «senzaterra» contestano queste cifre: le
famiglie che avrebbero beneficiato dell’assegnazione sarebbero finora solo 30.000. I
«senzaterra» annunciano che
intensificheranno l’azione di
occupazione dei terreni incolti. Nel Farà, dove i conflitti
sono molto diffusi, programmano lo stanziamento di
3.000 famiglie su 11 grossi
appezzamenti incolti. Verso
la fine di gennaio i rappresentanti dei «senzaterra»
hanno occupato in diverse
città gli uffici dell’Istituto nazionale per la riforma agraria.
Migliaia di braccianti hanno
bloccato le strade per dar forza alle loro rivendicazioni.
Il ministro ha accusato i
«senzaterra» di alimentare
con il loro atteggiamento gli
scontri sanguinosi. Ma questi
respingono le accuse facendo
ricadere la colpa sul presidente Cardoso, e si propongono di portare la protesta
nelle città mettendo alla berlina Cardoso, come «presidente dei massacri». (epd)
E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno,
a Ponticelli, nella perifieria
di Napoli, così come nel
quartiere San Saivario
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto
in cui si riafferma la dignità
della persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno deciso
di investire una quota
dell’otto per mille, a loro
esplicitamente destinato
dai contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati
al sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo,
di accoglienza,
orientamento e formazione
degli immigrati
extracomunitari.
■»Í
Un appello del Premio Nobel
Per la libertà di Timor Est
Il premio Nobel per la pace
José Ramos-Horta, di Timor,
si è rivolto recentemente al
governo della Repubblica federale tedesca chiedendogli
di impegnarsi maggiormente
per i diritti umani nella regione orientale di Timor, occupata dall’Indonesia. RamosHorta, come portavoce in esilio del Consiglio nazionale
della resistenza di Timor-Est,
ha sollecitato la Germania a
fare pressioni, insieme al
Portogallo, sul regime di Giacarta perché cessino le violenze, le torture, le esecuzioni sommarie, le evacuazioni
forzate dei villaggi nella zona
orientale dell’isola. L’intervento di Ramos-Horta è stato
condotto insieme al vescovo
cattolico di Timor-Est, Carlos
Ximenes Belo, anch’egli insignito del premio Nobel.
Secondo Ramos-Horta la
Germania può assumersi
questa iniziativa, sia per il
ruolo che svolge alTinterno
dell’Unione europea, sia perle strette relazioni commerciali che ha con l’Indonesia.
L’esponente politico di Timor ha anche rinnovato al
governo di Bonn la richiesta
che cessi Tesportazioni di armi verso l’arcipelago della
Sonda. Dall'invasione indonesiana della parte orientale
di Timor, quando si era ap
pena liberata dalla domin,
zinne portoghese, sono stai
uccise dalle truppe indonj
siane circa 200.000 persont
un quarto della popolazione
Anche il direttore dell’ot
ganizzazione evangelica te
desca «Pane per il monda
Hans-Otto Hahn, ha chiesti
la cessazione delle fornituii
di armi all’Indonesia. «Il con
mercio delle armi pregiudij
ogni tipo di azione diplomati.ca per giungere alla pace» Ij
detto Hahn, che è anche vice
presidente del «Diakonischet
Werk». Dopo i disordini dellj
scorsa estate l’Indonesia dev(
essere considerata un paest
a rischio. Il «Diakonisches
Werk» appoggia Ramos-Horta anche attraverso un’opera
di formazione diplomatica
dei rappresentanti delle minoranze asiatiche che baia
sua base in Australia.
Ramos-Horta ha chiesto
ancora una volta al governo
indonesiano di iniziare un
dialogo nuovo, onesto esperto sul conflitto nella parte
orientale di Timor, conia
mediazione delTOnu. «Non
vogliamo lo scontro», ha detto, aggiungendo che il punì
di partenza per un «vero dàlogo» che porti a una soluzione pacifica, deve essere il rispetto dei diritti umani nella
ex colonia portoghese.
José Ramos-Horta ha preannunciato ulteriori iiiiziaiive presso le Nazioni Unite.D
Portogallo chiederà al Consi-1
glio di Sicurezza e al Segreta-1
rio generale dell’Ona di occuparsi della questione di Timor-est. Sinora i colloqui ti
i ministri degli Esteri deU’Iiidonesia e del Portogallo, condotti con la mediazione del,
TOnu, non hanno sortito nes '
sun risultato.
Tutti i fondi
deii’8 per miiie
destinati aiie
chiese vaidesi e
metodiste
saranno
investiti
esciusivamente
in progetti
sociaii,
assistenziaii,
umanitari e
cuituraii in italia
e annesterò.
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324
il
ve
su
to
m
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es
Le
pe
è,
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ne
pa
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Li
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di
La
pr,
eh
an
de.
il I
fiat
du
mi
sta
do
Eg
ini
PO
chi
me
lui
se
po
blc
po.
pu
qu
me
col
re
eh,
zai