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ECO
DELLE VALLI VALDESI
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nnm. 27
Una copia Lire 80
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TORRE PELLICE - 2 Luglio 1971
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
Il limite di ogni sistema La revisione del Concordato
Qui, a Riesi, dove, come in molti paesi del Sud, i braccianti si ritrovano la
mattina di buon’ora in piazza o nei
crocicchi per esser assunti ai lavori
dei campi, la Parabola dei « servitori
delle diverse ore » (Matteo 20: 1 - 16)
torna spesso alla mente con la sua
strana problematica che esce da ogni
logica cui siamo abituati.
Ognuno la ricorda: il padrone va in
piazza alle sei del mattino ed assume
degli operai per la sua azienda, poi vi
ritorna alle nove, vede dei disoccupati
e manda anche loro ai campi, così ancora a mezzogiorno e, infine, ad un’ora
prima della fine della giornata lavorativa. Chiama tutti i disoccupati oziosi e senza speranza, e li manda al lavoro. Poi, a sera, al momento della paga, dà un ugual salario a chi ha lavorato tutto il giorno come a chi ha lavorato poche ore o un’ora sola.
Il « padrone » della parabola è Dio:
senza Lui come soggetto è impossibile
interpretarla, per mille ed una ragione
che per ora lasciamo da parte. Però
anche con Lui come soggetto vogliamo vederla in chiave economica poiché siamo convinti che quel che è vero in teologia dev’essere vero anche in
economia e vice-versa.
E qui delle osservazioni preliminari.
Prima di tutto il « padrone » non fa
il suo interesse poiché chi può reggere pagando il salario di una giornata
per poche ore di lavoro e persino per
un’ora sola?
Poi, la narrativa della parabola sfugge ad una qualsiasi giustizia retributiva, poiché non tiene conto della fatica
dei lavoratori e neppure del reddito
del lavoro.
Infine non corrisponde ad un’etica
di uguaglianza, poiché v’è questa disparità di situazione fra gli stessi operai.
Di più nessuna azienda potrebbe
reggere con una simile contabilità. Da
questo modo di fare esula ogni calcolo. Ogni forma organizzativa è impossibile su questo esempio. Anzi se si
tentasse di farne una legge, questa, codificando tale modo di agire, non corrisponderebbe per nulla a quel che è
il movente dell’azione del « padrone ».
La parabola comincia: « Il Regno dei
cieli è simile... » cioè il « nuovo mondo » che Cristo ci annuncia è simile...
a quel che fa questo « padrone ». E’
però dissimile da tutto il nostro modo
di concepire la vita, di organizzarla in
sistemi diversi. Il nuovo mondo è dissimile da tutto quel che pensiamo, facciamo, organizziamo, anche con le rnigliori intenzioni, anche con la più
grande abnegazione o con lo spirito
più rivoluzionario che si possa immaginare!
Dicevamo che la parabola può avere
una interpretazione teologica ed anche
economica solo se si tien conto che il
« padrone » in essa è Dio. « Dio è agape » (1 Giovanni 4: 16). Intanto si comincia col dover dire che il « salario »
10 ha pagato Lui, com’è chiaro in Cristo. Egli si è dato per gli ultimi, per
tutti. Ha dato la sua vita. Prima di sé
ha considerato gli altri. Egli ha guardato l’uomo con amore, non con calcolo. E l’amore non ha legge, non lo si
rinchiude in sistemi, non lo si organizza. Anche il migliore dei sistemi che
voglia diritto ed uguaglianza, che distribuisca i beni secondo il bisogno di
ciascuno, se non ha come fondamento
consideri l’uomo prima di tutto, che
un simile « amore », l’agape di Dio,
non regge, ma frana alla prima difficoltà.
E’ questo « sguardo d’amore » del
« padrone » che dà senso alla parabola.
L’uomo sotto quello sguardo non è
strumento di produzione ma creatura
di Dio ed è del tutto non anonimo ed
inclassificabile tanto che l’ultimo può
essere primo, il dimenticato oggetto di
maggior attenzione e cura. Solo un tale « sguardo » può inserirlo in un mondo nuovo, nel « Regno » di cui si parla
nel racconto. E d’altra parte un mondo veramente nuovo sorge laddove si
è liberati dal calcolo, dalla ricerca di
noi stessi, dal mettere in primo piano
11 nostro « io ». Sorge solo se consideriamo gli altri, romanità tutta, con
quello stesso « sguardo » con cui Cristo ci vede.
Non vi sarebbe maggior distorsione
a questo discorso che concludendo:
« allora tutti i sistemi sono uguali » o
peggio « è inutile lottare per una umanità nuova » No, vogliamo ricordare
solo il limite che ogni nostro sistema
ha. Il limite siamo noi col nostro
sguardo, con la nostra scarsezza di
amore. Per altro si potrebbe aggiungere a conclusione della parabola quel
che è detto al termine della parabola
del Buon Samaritano: « Va e fa tu il
simigliante », cioè impegnati a fondo,
con tutti, credenti e non credenti, perché gli ultimi non siano dimenticati,
perché il pane quotidiano sia equa
mente diviso, perché l’uomo sia liberato da ogni tirannia e da ogni oppressione, perché non sia considerato strumento ma libera creatura di Dio. Però
la nostra tensione di credenti va al di
là di ogni sistema, anche di quello per
il quale lottiamo, per una società di
uomini liberi e senza classi, e deve esser proprio questa tensione verso «Poltre » che caratterizza i credenti nel Cristo crocifisso e risorto. In Lui solo, infatti, vi è quello « sguardo » d’amore,
quell’agape, per la quale ogni legge
umana, ogni regolamento meglio concepito son superati nella loro stessa sostanza e mezzi in crisi.
Anche impegnando senza riserve la
nostra vita, anche cercando, com’è necessario per una testimonianza valida,
di dare tutto quel che siamo e tutto
quel che abbiamo per un mondo nuovo, questo limite va ricordato. Non solo teoricamente. Così non ci facciamo
pericolose illusioni e non innalziamo
altri idoli nella foresta di divinità che
gh uomini si son f.itte, in ogni epoca,
come nella nostra,
« 11 Regno dei cieli è simile... » Questa è una promessa: una società nuova, veramente nuota, la si avrà quando gli uomini saranno fatti « nuovi ».
Per ora di nuovo ce n’è solo uno, Colui che ha detto questo racconto umanamente così assurdo. Sarà attuata solo quando Egli tornerà per far nuovo
questo nostro mondo e noi con esso.
Per ora non c’c che il desiderio di esser guidati dal Suo Spirito, dalla Sua
agape, anche se ciò ci presenta come
« pazzi » e conlraddicenti tutto e tutti.
Essere guidati non per fermarci a delle astrazioni o a pure dottrine ma per
raccattare gli «ultimi», quelli di cui
Egli si è preso cura poiché questi, come i poveri, li abbiamo sempre con
noi.
Tullio Vinay
com’è voluta dal Vaticano
Allorché il Parlamento — al termine
del dibattito alla Camera {ott. 1967) —
impegnò il Governo a iniziare le trattative con il Vaticano per la revisione
dei Patti Lateranensi e istituì a tal fine
la Commissione presieduta dal democristiano Gonella, la Santa Sede incaricò un gruppo di ecclesiastici di studiare il problema di tale revisione.
Il gruppo, di cui facevano parte
mons. Agostino Casaroli e il gesuita
Salvatore Lener, prese in esame gli articoli del Concordato contestati dalla
Camera dei Deputati e questi altri articoli che mortificherebbero l'autonomia della Chiesa, essendo stati il frutto di un compromesso tra Chiesa e fascismo nel 1929 con reciproche concessioni.
Lo studio preliminare, condotto dal
iiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiMiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiii iiiiiiiiiiiiiiiiiimii
In seguito all’intervento del primo ministro Vorster
Rimandata a tempo imieterminatfi la riunione progettata in Sud Africa
fra i rappresentanti di quelle Cliese e del CEC per discutere il senso
e i modi dei programma di lotta contro il razzismo
Ginevra (soepi) - La riunione che doveva aver luogo tra il Consiglio ecumenico delle Chiese e le Chiese sudafricane a proposito del discusso Programma che il C.E.C. ha lasciato per lottacontro il razzismo, è stata rinviata a
tempo indeterminato in seguito alle
reazioni inaccettabili imposte dal primo ministro sudafricano, J. Vorster.
Nel corso di una conferenza stampa,
a Ginevra, il segretario generale del
C.E.C., past. E. C. Blake, ha dichiarato
che, in seguito alla dichiarazione del
premier sudafricano, che non autorizzerebbe la delegazione del C.E.C. ad
« allontanarsi dall’albergo internazionale dell’aeroporto Jan Smuts, né a
prolungare il suo soggiorno oltre la durata elettiva del "confronto” », il dr.
Vorster ha pure dichiarato che non vedeva perché il C.E.C. inviasse una delegazione di 15 persone per « discutere
una questione così chiara ». La delegazione sudafricana, che doveva essere
diretta dal vescovo Zulu, uno dei sei
presidenti del C.E.C., era composta di
30 persone rappresentanti le varie Chiese del Sud Africa.
Il past. Blake ha reso di pubblica ragione la lettera inviata ad Alex Boraine, incaricato di convocare i rappresentanti sudafricani; in essa egli dichiara che siccome il sig. Vorster « non
può manipolare la riunione secondo i
propri obiettivi, è evidentemente deciso a impedirla ». Si allude al tentativo
compiuto da J. Vorster di fissare egli
stesso l’ordine del giorno della riunione riducendola a una discussione su « i
doni accordati dal Consiglio ecumenico delle Chiese ai terroristi dell’Africa
australe e le risoluzioni delle Chiese
membro dell’Africa del Sud contro-questa decisione indegna ».
Queste restrizioni che il dr. Vorster
ha cercato di imporre, continuava Blake, sono « assolutamente inaccettabili »
per il C.E.C. e lo costringono ad aggiornare la riunione sine die. Nella sua lettera ad A. Boraine il segretario generale del C.E.C. dichiara che è pronto a dedicare molto « tei , : e denaro » affinché una delegazione multirazziale, composta di membri eminenti, possa incontrare i rappresentanti delle Chiese
membro sudafricane, perché « i dirigenti del Consiglio ecumenico prendono molto sul serio le preoccupazioni
reali delle Chiese membro ».
La riunione, prevista per l’ultima settimana di luglio, era in discussione dall’inizio deH’anno. In occasione della sua
riunione ad Addis Abeba il Comitato
centrale, l’organo direttivo del C.E.C.,
composto di 120 membri, aveva accolto
con soddisfazione il desiderio espresso
dalle Chiese sudafricane di incontrare
una delegazione del Consiglio.
Il past. Blake, rendendo pubblica la
corrispondenza intercorsa, ha dichiarato che si era svolta una discussione dettagliata riguardo all’ordine del giorno
della riunione. Da tale corrispondenza
risulta pure che il premier sudafricano
aveva dato alle chiese del suo paese la
assicurazione « che permetterebbe a
una delegazione del C.E.C. di recarsi
nell’Africadel Sud per una riunione ».
L’arcivescovo Selby Taylor, di Città
del Capo, presidente del Consiglio delle Chiese dell’Africa del Sud, ha ritenuto ragionevole che i membri della delegazione del C.E.C. « possano incontrare
altre persone e visitare altri luoghi ».
La lettera del dr. Boraine non espone
le ragioni del cambiamento d’opinione
del primo ministro, ma è evidente che
l’ordine del giorno ha causato molte
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiMiimiiiiiLiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi iiiiiiiiiiiiimimmii
Per un'interpretazione dei dati della società socialista
Una teologia specifica
per la Repubblica Democratica Tedesca
Le Sezioni teologiche delle Università nella Repubblica Democratica Tedesca (RDT) devono preoccuparsi in primo luogo di sviluppare una « teologia
specifica per questo Stato »: ecco ciò
che chiede il dr. H. H. Jenssen, professore di teologia a Berlino-Est, in due
articoli comparsi contemporaneamente in due diversi giornali: la «Neue
Zeit », organo centrale dell’Unione democristiana (CDU orientale) e 1’« Evangelisches Pfarrerblatt », organo della
Federazione dei pastori nella RDT. I
dati della società socialista e certe conoscenze del marxismo devono essere
interpretate da questa teologia in modo da permettere ai cristiani di assumerli nella fede.
Il prof. Jenssen è membro del comitato direttivo della CDU orientale ed
ex-decano della Facoltà di teologia dell’Università di Berlino-Est. Egli pensa
che questo compito rappresenta « un
problema teologico e politico-ideologico di tale difficoltà » che a tale scopo
le Sezioni teologiche dovrebbero sviluppare un nuovo stile di lavoro col
lettivo. La teologia specifica per la
RDT deve esprimere l’apporto efficace
che le Sezioni teologiche danno allo
« sviluppo di un profilo originale » per
la Federazione delle Chiese Evangeliche della RDT. Il prof. Jenssen si riferisce direttamente alle esigenze formulate dal dr. Paul Werner, membro
del Politbüro del Partito socialista
{continua a pag. 2)
miiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimi
A VVtSO
Avvertiamo lettori e collaboratori
che, come di consueto, il nostro giornale uscirà quindicinalmente, nel corso dei mesi di luglio e di agosto.
I prossimi numeri recheranno dunque
le date seguenti: 16 e 30 luglio; le date di agosto saranno ulteriormente
comunicate. Intanto facciamo ai nostri lettori l’augurio più cordiale di
buone ferie, via via che potranno goderne.
red.
discussioni.
In una lettera al Consiglio ecumenico datata 9 marzo, il segretario generale del Consiglio delle Chiese sudafricane, John Rees, suggeriva che i partecipanti discutessero « le ragioni e la teologia che sono alla base dei doni concessi dal C.E.C. ad alcune organizxazioni operanti nell’Africa australe », e che
si offrisse alla delegazione del C.E.C.
la possibilità « di essere informata direttamente dalle Chiese membro dell’Africa del Sud sul loro parere in merito a questa decisione ».
Il Consiglio ecumenico si è dichiarato d’accordo su questo punto di vista,
a condizione che le conversazioni concernessero l’insieme del Programma di
lotta contro il razzismo definito nella
decisione del Comitato centrale del
gennaio 1971.
Ricordiamo che con questa decisione
il Comitato pregava vivamente le Chiese membro di prendere queste iniziative:
1) « studiare e analizzare i sistemi mu
litari, politici, industriali e finanziari
delle loro nazioni; scoprire e individuare l’impegno e l’appoggio di questi sistemi a favore del perpetuarsi del razzismo e della discriminazione razziale
nella politica interna ed estera della loro nazione, e coordinare le loro conclusione tramite il Programma di lotta
cotro il razzismo;
2) sviluppare, da sé o in collaborazione con altre Chiese, strategie e programmi d’azione destinati a dare un
orientamento nuovo a questi sistemi,
al fine di contribuire all’eliminazione
del razzismo e della discriminazione
razziale e di promuovere la giustizia
razziale;
3) sviluppare, in collaborazione con
il Programma di lotta contro il razzismo e con altre Chiese membro, una
strategia e progetti comuni tendenti a
garantire e a conservare una collaborazione e un appoggio scambievoli profondi per tutto ciò che concerne gli
sforzi per eliminare il razzismo e la discriminazione razziale dalla Chiesa e
dalla società.
A tale scopo il Comitato centrale accoglie favorevolmente l’invito delle
Chiese dell’Africa del Sud a un colloquio sulla strategia e sull’azione comuni. . .
Nel corso di una riunione tenuta al
principio di maggio, però, le Chiese sudafricane hanno limitato l’ordine del
giorno a una discussione su « t doni
fatti dal C.E.C. a gruppi di guerriglieri nell’Africa australe e le risoluzioni
prese dalle Chiese membro dell’Africa
del Sud in funzione di come concepiscono la loro responsabilità nell’Africa del Sud ». Allora il dr.Vorster è intervenuto suggerendo alle Chiese sudafricane di adottare l’ordine del giorno
summenzionato.
Il dr. Boraine ha riconosciuto che le
restrizioni imposte dal governo erano
inaccettabili pure per le Chiese sudafricane e che esse avevano indirizzato
una protesta al primo ministro. Il past.
Blake ha assicurato che l’aggiornamento sine die della riunione non voleva
dire che la riunione era annullata; ha
anzi espresso, a nome del C.E.C., la
speranza che essa possa tenersi quanto
più presto possibile.
gruppo degli ecclesiastici, riguarda i seguenti articoli del Concordato esaminati dalla Commissione Gonella-.
Art. 1 - Carattere sacro di Roma.
Art. 3 - Esenzione dei chierici dal servizio militare.
Art. 5 - Nulla osta deH’Ordinario per
impieghi di ecclesiastici e divieto d’insegnamento, di assunzione negli uffici
e negli impieghi di sacerdoti apostati o
irretiti da censura.
Art. 8 - Arresto e condanna di ecclesiastici.
Art. 19 - Nomina dei vescovi.
Art. 20 - Giuramento di fedeltà dei
vescovi.
Art. 34 - Matrimonio.
Art. 36 - Insegnamento religioso nelle
scuole.
Art. 42 - Riconoscimento italiano a titoli nobiliari pontifici.
Art. 43 - Limiti dell’attività politica
del clero.
Inoltre lo studio riguarda questi altri articoli che la S. Sede vorrebbe fossero eliminati dal Concordato:
Art. 2 - comma 3: Limitazioni al diritto della Santa Sede e ai vescovi di pubblicare e affiggere gli atti relativi al governo spirituale dei fedeli.
Art. 19 - Nomina dei vescovi.
Art. 20 - Giuramento di fedeltà dei vescovi.
Art. 22 - Qbbligo all’Azione Cattolica
di svolgere attività al di fuori dei Partiti politici e divieto per gli ecclesiastici
di iscriversi e militare nei Partiti Politici.
Il testo redatto dagli ecclesiastici
non esclude l’accoglimento di talune
richieste del Parlamento italiano, ad
esempio la modifica e l’abrogazione di
quella parte dell’art. 1 sul « carattere
sacro » di Roma e suU’obbligo per lo
Stato di impedire ogni evento in contrasto con esso (non si dimentichi l’intervento della Polizia per impedire la
rappresentazione teatrale a Roma de
« Il vicario » di Hochuth che accusava
Pio XII di aver taciuto durante la guerra i crimini nazisti).
Parimenti, è accettata l’abolizione
dell infame art. 5 («i sacerdoti apostati o irretiti da censura non potranno
essere assunti né conservati in un insegnamento, in un ufficio o in un impiego nei quali siano a contatto immediato col pubblico ») che nel 1929 fece perdere la cattedra universitaria all’ex
prete Ernesto Bonaiuti e dopo la Liberazione ne impedì la reintegrazione nell insegnamento pubblico.
Non costituiscono un problema per
lei ChiBscL l esenzione dal servizio militare dei chierici e dei religiosi (art. 3)
e il trattamento particolare (art. 8) in
caso di arresto e di condanna di ecclesiastici, norme che il Parlamento italiano vuole abolire per gli inammissibili privilegi riservati agli ecclesiastici
Il contrasto fra la Chiesa e lo Stato
itcìliano^ riguarda invece il regime matrimoniale (art. 34) e l’insegnamento
religioso nelle scuole (art. 36).
La chiesa non intende assolutamente
rinuticiare all’« educazione della gioventù » considerata da Pio XI di maggiore importanza della « questione romana »; non accetterebbe mai una revisione che togliesse il diritto di impartire l’istruzione religiosa nelle scuole.
Secondo l’art. 36 del Concordato la
dottrina cristiana è « fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica ».
Il Vaticano accetterebbe una diversa
formulazione dell’articolo, forse attribuendo ai giovani di età superiore a 16
anni la facoltà di chiedere l’esenzione
dalle lezioni di religione (oggi tale permesso deve essere richiesto dai gettitori).
Infine la S. Sede rivendica la revisione degli articoli che limiterebbero la
sua autonomia e cioè: il comma 3 del
l’art. 2 che restringe la pubblicazione e
l’affissione degli atti riguardanti il governo dei fedeli all’interno e alle porte
esterne degli uffici destinati al ctdto o
ad uffici del loro ministero; le norme
che impongono di sottoporre la nomina dei vescovi al gradimento del governo e il giuramento di fedeltà dei presuli dinnanzi al Capo dello Stato (art. 19
e 20); l’obbligo (art. 22) per i titolari
delle diocesi e delle parrocchie di parlare italiano; l’obbligo per le organizzazioni dell’Azione cattolica di svolgere
la loro attività « al di fuori di ogni Partito politico » e per i sacerdoti di iscriversi e militare in qualsiasi Partito politico (art. 43).
(da « L’incontro »)
iiiiiiiiiimMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La festività del 29 giugno ci ha costretti ad anticipare la stampa del
giornale; ci scusiamo con quei collaboratori di cui dobbiamo rinviare gli scritti al prossimo numero.
2
pag. ¿
N. 27 — 2 luglio 1971
LA PRIMA BEATITUDINE
Beati voi, poveri
Be(¿ti voi che siete poveri, perché il Regno di Dio è vostro
(Luca 6; 20)
La prima beatitudine si presenta con due versioni differenziate. Luca
dice in modo incisivo: « Beati voi che siete poveri »; Matteo approfondisce
il concetto di povertà e si esprime così: « Beati i poveri in spirito, perché
di loro è il regno dei cieli ».
Qual'è la beatitudine vera e propria pronunziata dal Cristo nel sermone
sul monte? Non lo si può dire con esattezza. Siamo di fronte a due testi
che non si escludono, anzi, si completano l’un l’altro per dare maggior rilievo alle parole di Gesù. I « poveri » del Vangelo di Luca sono veramente
poveri, vivono nell’indigenza, simili ai mendicanti; non hanno sicurezza
terrena, non posseggono tesori né proprietà, vivono ai margmi della società, sono disprezzati e abbandonati dai ricchi. La classe possidente li
considera mano d’opera da sfruttare. La formula di Matteo, invece, sottolinea un aspetto molto rilevante nella Parola di Dio, cioè l’umiltà.
I « poveri in spirito » sono quelli che si sentono spiritualmente poveri
e fragili di fronte a Dio; sono gli « umili » di spirito, i quali non confidano
in se stessi e nei loro beni, ma prima di tutto nella grazia di Dio. Secondo
la sua promessa, Dio è colui « che è contrito ed umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore dei contriti » (Is. 57: 15).
Certo, non si può affermare che la povertà materiale sia sempre accompagnata dall’umiltà e dalla fiducia in Dio. I « poveri » rion sono sempre e
necessariamente « umili e contriti », perciò anche « beati » secondo la beatitudine evangelica. Tuttavia le due versioni di Luca e di Matteo non si possono scindere radicalmente; bisogna riceverle come ci sono pervenute,
cercando di comprenderne tutto il significato.
La vera difficoltà consiste nel rispondere a queste domande: « Perche
quei poveri Gesù li chiama beati? Qual’è la vera ragione della loro beatitudine? » E se è difficile rispondere in modo esauriente nella cornunità
dei credenti, tanto più lo sarà in altri ambienti dove l’esistenza quotidiana
è fatta di fatiche e di lotte. Con quale animo oseremo chiamare « beati »
i poveri, i baraccati, gli affamati, i piccoli di questo mondo, quelli che proprio non contano nulla nella società?
Per procedere innanzi nel nostro studio, dobbiamo innanzi tutto scartare l’idea che la povertà sia una virtù umana e cristiana, come se la mancanza del minimo vitale oggi dovesse costituire un merito per la vita futura, quella celeste. Troppe volte i cristiani possidenti hanno adoperato
questo argomento, non tanto per amore dei poveri quanto per conservare
le loro ricchezze. La povertà, là dove essa esiste veramente e concretamente, produce tormenti e dolori. Soltanto Gesù Cristo, e certamente non in
tono paternalistico, dall’alto in basso, ha potuto pronunziare le parole
sconvolgenti della prima beatitudine.
Dobbiamo allora pensare che la povertà sia oggetto di beatitudine perché essa crea condizioni favorevoli alla ricezione dell Evangelo del Regno.
In linea di massima si potrebbe anche accettare questa tesi perché i poveri attendono un mondo migliore, mentre i ricchi, avendo già tutti i loro
beni, si preoccupano unicamente di conservarli. Tuttavia, se e vero che
l’Evangelo è stato preferibilmente accolto dagli umili e dai poveri e pero
anche vero che non si può incasellare l’Evangelo in categorie e classi sociali, offuscandone il carattere universale. Soprattutto dobbiamo evitare
la tentazione della demagogia nella predica sulla povertà. E possibile
cadere in quella tentazione con il pretesto dell’attualità come se 1 attualità
del messaggio cristiano dovesse necessariamente conformarsi al linguaggio e alla mentalità del mondo. Ci sono delle ragioni « evangeliche » che
ci fanno dne « Beati i poveri o beati i poveri in spinto ». Dithdo invece üi
quanti sfruttano la povertà degli altri per fini loro propri o si fanno apostoli della povertà e della « chiesa dei poveri », ma intanto non cornpiono
un solo passo innanzi sulla via dell’impoverimento e della rinunzia alla
comoda vita borghese. ,
La prima beatitudine deve essere considerata nel suo contesto, cioè
quello del sermone sul monte. Quel sermone non e la carta costituzionale dell’umanità tecnologicamente progredita; è invece il lieto annuncio del Regno di Dio, la cui presenza e la cui venuta capovolgono Impostazione della nostra vita e, per conseguenza anche
sociali. Non viviamo ancora nella pienezza del Regno di Dio, tutt altro. Ma
possiamo già rivelarne alcuni segni con la nostra testimonianza cristiana
Tumana. « Cristo solo ha veramente attuato il Sermone », scriveva Giovanni Miegge, « e ne era capace. Ma egli lo ha fatto per noi. non P^r evi
tarci di. ubbidire, ma per aiutarci a farlo, infondendo in noi le energie della
Il discorso sulla beatitudine dei poveri ha dunque il suo significato in
un contesto evangelico; fuori di quell’anribiente pochi lo intenderebbero
molti lo rifiuterebbero, denunziando l’indifferenza, gli egoismi, gli inganni di una cristianità che si limita a ripetere; « Beati voi che siete poveri » e non fa nulla per debellare la povertà. Bisogna ascoltare la prima beatitudine nella prospettiva del Regno di Dio per riconoscere che sono « be
ti » i poveri, gli umili, i deboli, i piccoli, perche non confidano in se stessi,
non cercano la potenza e la gloria terrena, non si afferrano come i Potanti ad un ordine di cose terrene destinate a perire; invece confidando in Dio,
attendono nuovi cieli e una nuova terra, avvertono il valore delle Sue pr
messe possono essere « contristati, eppur sempre allegri, come scriveva
l’apostolo Paolo, « poveri, eppur arricchenti molti; non avendo nulla, eppur
ed agli umili, non ai grandi di
onesto mondo orgogliosi e sicuri di sé. Non bisogna assolutamente sotto
Sa In tare la versione di Matteo che ha una risonanza profonda nella Bibbia,
piché nm cT som soltanto i poveri di denaro, ci sono pure i « poveri m
svirito » coloro i quali potrebbero essere definiti secondo alcuni esegeti,
f/ novii irsonoTa/i di cuore » e non soltanto nella borsa. Ad ogni modo
^ • nrin snno beati « ipso facto » perche sono poveri, come se la
rima parte della beatitudine non può essere staccata dalla seconda. a meno diloier far dire a Gesù ciò che Gesù ,n ™ita non ha deno.
V - Le Valli Valdesi cinquant’anni fa
Piccolo mondo antico
i Piccolo mondo antico sono ancora
I nel 1921 le Valli Valdesi. Ai piedi del
= Vandalino, a Tprre Pellice, si respira
= l’aria pesante e sonnolenta della Roc= ca di Cavour, più che il vento freddo
= che, dai monti che la circondano, non
i riesce a dare un brivido nuovo.
I II fermento di nuove esigenze spiri= tuali e politiche è sempre, o quasi, tra= scritto in chiave moralistica.
= La stessa irruzione brutale del faS seismo viene giudicata come una po.s= sibilità che si offre per compiere quel= la rivoluzione sociale senza la quale
E non vi è possibilità di redenzione.
E L’eco del cristianesimo sociale si fa
= sentire molto attutito, e viene accolto
= con riserva. Se le Chiese cristiane, o
E « la maggior parte dei membri di esse
E non avessero tradito il Cristo, a loro
H spetterebbe questo compito sovruma
= no, e forse, dopo 19 secoli di cristiane
= simo la rivoluzione non sarebbe più
E da fare ».
F In questo piccolo mondò, ancora
È tanto chiuso, — L'Echo des Vallées
= non accenna neppure alla « conversio
E Hi Papini né alla sua « Vita di Cristo »,
E ignora praticamente le rivendicazioni
E temporalistiche deWOsservatore Ro
i mano, non ha alcun interesse per i
= problemi della cultura contemporanea
E — ma si interessa vivamente con l’Av
= visatore al problema morale del vizio
E (gli Italiani hanno speso nel 1920 11
= miliardi per il vino, e 2 miliardi em
E mezzo per il fumo ed osano protestare
E perché si vuole abolire il prezzo politi
E co del pane [L. 0,85] e portarlo a L. 2)
E — in questo piccolo mondo che cosa
= f'i la Chiesa?
E La Chiesa, istituzione ufficiale, col
E suo Sinodo, Conferenza distrettuale,
E Concistori, Assemblee di Chiesa, ecc.?
= Non è facile dare un giudizio, poiE ché i documenti ufficiali (Relazione delE la Tavola al Sinodo - Relazioni delle
E Chie.se) sono straordinariamente par
E chi su certi argomenti. E possibile peE rò avere uno sguardo d’assieme suffiE cientemente chiaro.
i STAMPA E PQLITICA
Il Sinodo si occupa del problema. I
resoconti ufficiali sono... ufficiali: dicono poco! Bisogna leggere tra le righe
e prendere atto dei resoconti dell’Echo
che è il più esplicito. Si scontrano tre
tendenze. Banchetti (socialismo romantico) ed E. T. j., sono d’avviso che
i nostri due settimanali debbano astenersi dal trattare argomenti politici (o
per lo meno non possano portare giudizi politici).
Falchi rivendica il diritto e dovere,
come direttore di La Luce, di trattare
problemi politici, perché questo fa parte dell’impegno morale e religioso; La
Luce non può disinteressarsi di problemi che hanno attinenza con la verità e la giustizia. Janni, il pancristiano ilalico, considera inevitabile la presentazione dei problemi politici sui no•stri giornali, ma la considera inopportuna quando sia in funzione di un ideologia di partito. Per j. c. si tratta di
un’informazione politica in senso lato, necessaria alle Valli dove la stampa (s minuscola) ha scarsa diffusione.
Ma qui sta il busillis. Dove finisce
1’« informazione » -e comincia il « giudizio politico», quando L’Echo riferisce sullo sciopero « bianco » degli statali, al quale si associano gli insegnanti, e lo condanna severamente in nome del mincipio dell’autorità dello
Stato? Non c’è forse un giudizio politico quando L’Echo piange lacrime
sincere sulle dimissioni di Giolitti e
definisce il governo Bonomi « democratico di sinistra con una maggioranza di destra? ».
Il Sinodo non delibera; ai posteri,
fra ,50 anni, nel 1971, l’ardua sentenza.
Per ora urgono altri problemi; il
catecumenato.
PARLIAMQ DEI CATECUMENI
La relazione della Conferenza Distrettuale delle Valli è pessimista. 1
valori tradizionali sono messi in discussione: si deve prender atto di
« une sorte d'affaiblissement du sentiment du devoir ». del principio di autorità e dello stesso rispetto delle cose sante. Si reclama maggior serietà e
impegno nella preparazione dei catecumeni;, si pubblica una ponderata relazione .di' un ' pastore qualificato; le
I due settimanali della Chiesa (L’Echo e La Luce) hanno il diritto di « fare della politica »?
iiiiiiiimiiiiMi'Miiiiiimimiiimiiiiiiiiii ............................
Nota
sulle rimesse
degli emigranti
Contro
le false
illusioni
nunztato
trarvi. L
„„,uiMnnuiu,iii.inimi,.ii.i.ii.ni..ii.iiii-inii.iii-n.i.ii!m!i!U.i^ ..
Una teologia specifica dalla R. D. F.
(sgue da pag. 1)
unificato tedesco (SED) per « un nuovo orientamento dei problemi^ fondamentali posti dall’esistenza sociale delle Chiese ». Le Sezioni teologiche offrono condizioni favorevoli allo sviluppo
di un simile progetto. Così la struttura e la realtà di un’università sociahsta possono dare ai teologi « idee chiare e conoscenze precise circa il ruolo
direttivo del Partito della classe operaia ». . . , 1 *
Il prof. Jenssen ritiene che la trasformazione, in parte già attuata, delle sei Facoltà di teologia della RDT in
Sezioni non è soltanto un atto di organizzazione, ma anche un passo verlo lo sviluppo di « linee nuove nella
formazione e nell'istruzione teologica,
che daranno finalmente i natali a una
letteratura teologica specifica per la
RDT ». Il prof. Jenssen respinge pero
l’idea che si tratti di una sorta di spiegazione teologica del socialismo, perché in tal caso la teologia permetterebbe lo sbocciare di un certo revisionismo. D’altro lato, se da un punto di
vista teologico si possono porre m relazione certe situazioni e il messaggio
evangelico, non bisogna però feimarsi
a problemi che sono comuni al capitalismo e al socialismo; ciò rischierebbe di favorire le tendenze verso « forme di pensiero di teoria convergente ».
Il prof. Jenssen scrive; « Sono del parere che una teologia specifica per la
RDT non soccomberà al pericolo revisionista, se rinuncia coscientemente a
voler contribuire scientificamente allo
sviluppo di una teoria socialista, cioè
marxista-leninista, e individua invece
il proprio compito nell’interpretazione
teologica di certi dati di una società
socialista e di certe conoscenze del
marxismo, affili di assumerli nella fede e di evitare che diventino schizofrenici quei cristiani che partecipano
attivamente alla costruzione del socialismo ». È indispensabile elaborare
questa teologia per « fortificare l’unità
politico-morale della popolazione e l unità personale dei cristiani progressisti ».
mmi|||||IIIIIIMIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIMMIIIIMIII»lllllll"lll"
L'attualità della Bibbia
C. H. Domi. L'nutorità della Bibbia. Paideia.
Brescia 1970. p. 304. L. 2.500.
Va dello subito che non .si Iralla di un libro apologetico. Il Dodd, con lo stile semplice
e chiaro che ormai pii conosciamo, affronta la
problematica che il lettore della Bibbia si pone di fronte alla rivelazione, divina. Quale valore attribuire a questi scritti, ai loro autori?
Come dobbiamo valutare il fenomeno della
profezia dell'A. T.? Donde la sua ispirazione?
Perché la necessità di un canone? 11 legame
tra Antico c Nuovo Testamento: Cristo, la parola incarnata; i racconti degli evangeli come
documenti storici: il progresso nella religione
e nella rivelazione; la riconciliazione come
strumento della rivelazione di Dio in Cristo:
ecco alcuni temi di questo attraente volume.
« Le valige degli emigranti non contengono stracci, ma speranza ». Così
scrive in un recente articolo il presidente del Diakonisches Werk della
Chiesa Evangelica Tedesca (EKD).
Questa frase è profondamente vera,
come dimostra una bella raccolta di
lettere di emigrati Lettere di emigranti
ai compagni del Mezzogiorno d’Italia,
Milano, Feltrinelli 1969, ma è assai
equivoca se non si chiarisce « che cosa » si spera. E vero: qual’è l’emigrante che in cuor suo non coltiva la speranza di avere il « suo » campicello o
il suo « negozietto » che gli permettano di sfuggire allo sfruttamento del
padrone? E qual è l’emigrante che non
spera di trovare un giorno al suo paese d'origine un lavoro stabile e sicuro? Ma che queste giuste e sacrosante
aspirazioni (rivendicazioni sarebbe più
esatto chiamarle) siano strettamente
legate alle condizioni economiche sono
in pochi a dirlo. Eppure su questo
punto bisogna essere estremamente al
chiaro se non si vuole correre il rischio
di restare con delle pie illusioni e con
speranze irrealizzate.
E necessario quindi affrontare il problema in una prospettiva più ampia
di quella strettamente personale con
cui si è soliti discutere di queste cose. In effetti molti di coloro che nutrono speranze di rimpatrio hanno
idee molto vaghe sulle condizioni strutturali che potrebbero permetterlo; nella maggioranza dei casi immaginano
di poter intraprendere una nuova attività mediante il piccolo capitale accumulato durante il soggiorno all’estero. E su questo tema delle rimesse e
del loro uso che vorremmo soffermarci brevemente, credendo che sia nostro compito dare alcune spiegazioni
su questa assai diffusa « speranza » che
si incontra tra gli emigrati.
Che cosa sono le « rimesse », i soldi
che con gioia e speranza si spediscono
mensilmente a casa? Sono il risultato
dei sacrifici e del superlavoro deH’emigrante: rinuncia a tutto ciò che va al
di là delle elementari necessità di vita. unita ad una maggiore quantità di
lavoro (Ueberstunde e Schwarz - Arbeit). Le rimesse non sono dunque denaro caduto dal cielo, rappresentano
soltanto la differenza tra le spese medie che un lavoratore del posto sostiene per poter vivere e le spese ridotte
che sostengono invece i lavoratori stranieri rinunziando ad una vita sociale
normale. (Se l’operaio tedesco spenderà per il suo alloggio 250 DM mensili
il « Gastarbeiter » si adatterà in un alloggio di fortuna a 93 DM etc.).
Chi si sottopone a questo doloroso
tirocinio lo fa ovviamente nella speranza di assicurarsi una base economica minima che gli permetterà il ritorno in « patria ». Ma proprio qui e
necessario dire con tutta chiarezza
che questa speranza del « ritorno » è
troppo debole se è fondata unicamente sulle proprie rimesse e non è accompagnata a rivendicazioni precise
di cambiamenti strutturali delle zone
di emigrazione. Infatti, come fa osservare Giovanni Blumer, dal punto di vista dello sviluppo economico le rimesse nel paese di origine dell’emigrato
hanno un valore relativo, perché:
— Se si deposita il denaro in banca
questo verrà inevitabilmente investito
in zone già sviluppate, dove l’investimento è più redditizio. Le zone sottosviluppate non ne traggono alcun beneficio;
— se si investe il denaro delle nmesse per costruirsi una casa si creeranno solo dei posti-lavoro per alcuni
muratori locali. La casa sarà abitata
dai parenti dell’emigrato oppure affittata, ma con questo non si eliminano
le cause dell’emigrazione;
____ se si investe il denaro nell’agricoltura con l’acquisto di piccoli o medi appezzamenti di terreno, è dubbio
che tale tipo di investimento sia redditizio considerata l’attuale situazione
di arretratezza dell’agricoltura meridionale, da dove proviene la maggior
parte degli emigrati;
— se si investe il denaro nelTacquisto di un negozio non si crea con questo nessuna struttura produttiva che
(continua a pag. 6)
parrocchie (il vocabolo rivoluzionario
comunità non è ancora conosciuto)
sono invitate a studiarla. Poi si vota
un o.d.g. in cui si raccomanda l’istituzione di un « esame serio » per il passaggio dei catecumeni al II anno, e si
invitano i genitori ad assistere all’inizio dei corsi di catechismo.
Il Sinodo fa sue le proposte contenute nell’o.d.g. della Conferenza.
QMBRE E LUCI
Sarebbe forse più esatto parlare di
^penombra. La morte del Moderatore
Ernesto Giampiccoli è sentita come
perdita gravissima da tutta la Chiesa,
che ci appare disorientata.
I culti, e soprattutto le riunioni
quartierali, sono ben frequentati, ma
la lettura della Bibbia è in decadenza;
si segnalano due fatti eccezionali: a
Bobbio Pellice tutte le « madri » dell’Unione hanno aderito alla Lega per
la lettura quotidiana della Bibbia, ed
a S. Giovanni si è nominato una « lettrice della Bibbia ». A S. Germano funziona un Asilo infantile con ben 15
bambini; a Rodoretto un Pronto Soccorso interconfessionale. A Torre Pellice la collaborazione laica ha permesso al pastore di visitare tutte le famiglie della parrocchia! Conferenze culturali dei professori del Collegio e concerti di musica classica (pianoforte c
violino) sono frequenti.
ECUMENISMQ
Parola ancora sconosciuta nel primo
distretto, dove solo gli iniziati parlano del pancristianesimo di Ugo Janni.
Si parla di interdenominazionalismo
con riferimento alle A.C.D.G.; ma Paolo Bosio si limita ancora soltanto a
deplorare l’eccessivo attaccamento al
francese e l’isolazionismo del primo
distretto.
Dei coesistenti cattolici non si parla
ancora come di fratelli; li si ignora
ufficialmente.
È un aspetto interessante di questa
vita nel piccolo mondo antico delle
Valli. L’Echo non si occupa mai dell’attività cattolica nel Pinerolese; si potrebbe parlare di una tipica manifestazione di quella pace confessionale ufficialmente proclamata altrove, e che
se è comoda per il quieto vivere dei
benpensanti sembra esercitare un’influenza nefasta sulla chiarezza delle reciproche prese di posizione.
Così avviene che i grossi problemi
delle rivendicazioni pre-concordatarie
vengano abbandonati alla polemica anticlericale, virulenta e non sempre sostanziosa, della Lanterna Pinerolese.
Non si può non notare un certo isolamento del I distretto (complesso di
inferiorità? razzismo valligiano? preclusione spirituale? o un po’ tutti questi elementi?) più preoccupato di conservare, che di conquistare. E su questo piano la linea della Luce è indubbi-amente più progressista di quella
dell’Echo.
Ed i cattolici? La loro posizione ufficialmente non è molto diversa, se si
deve giudicare dalla prosa del loro
settimanale. Tranne gli strali e le punzecchiature del ben noto (allora) Giuseppe Sallen, che non perde l’occasione per ricordare il non casto, anche
Se cauto, connubio valdese-massonico,
il livello spirituale e culturale non c
molto diverso da quello dell'Echo. La
sua polemica ricalca temi ben noti:
antibolscevismo, antidivorzismo, antisocialismo, con in più un deciso antifascismo. (Non è qui il caso di esaminare se questo antifascismo sia di pura ispirazione cristiana, o non collegato prevalentemente alla fedeltà al Partito Popolare, Comunque occorre dare
atto all’Eco del Chisone di aver ancora saputo scrivere nel novembre 1921
queste pai'ole: « Il fascismo mentre si
accinge a diventare un partito nazionale si manifesta sempre più chiaramente un pericolo nazionale... Le grosse parole del manifesto fascista non
hanno neppure il pregio della originalità. Esse tradotte in una frase celebre
dicono, come diceva il Re Sole: "L’Etat
c’est moi” .» Peccato che questa chiarezza di formulazione non abbia poi
retto alle lusinghe di Roma imperiale
e cristiana nelle velleità concordatarie).
Si ha l’impressione di una posizione
in genere unti, cui non corrisponde
l’elemento positivo.
Anche nella polemica con i valdesi a
proposito di due pretese abiure più o
meno spontanee di un malato e di una
ragazzina valdesi il tono non si solleva. Se i fatti sono veri, dice g. s., i vaidesi dovrebbero ricordare quante donne cattoliche sono state costrette a
« passare » dall’ altra parte, cedendo
alle pressioni del marito e parenti, ecc.
CQNCLUSIQNE
Sarebbe comunque ingiustificato, ci
sembra, un giudizio severo o negativo,
senza le attenuanti generiche!
Il richiamo all’ordine non è fatto in
vista di un « ordine » fine a se stesso,
nel 1921; l’ordine è considerato dai vaidesi in questo periodo come Tambientc naturale ed indispensabile per il fiorire di un sistema democratico e liberale. Che ci fosse molta illusione ed
una forte dose di ingenuità nei Icaders
valdesi di allora è certo; ma si deve
prender atto della loro buona fede in
questa illusione cd ingenuità.
L. A. V.MM.M,
N. d. r.: Peccato che finisca!!
3
2 luglio 1971 — N. 27
pag. 3
_Nuove prese di posizione suH’evenfuale ammissione della Chiesa di Roma nel C. E, C.
E’ difficile dire sì, lo è altrettanto dire no
Il parere di una chiesa:
sì con riserva
L’assemblea della chiesa valdese di Torino, riunita il 14 e 22 giugno
1971, ha discusso il problema dell'eventuale ingresso della chiesa cattolica romana nel Consiglio ecumenico delle chiese.; I principali temi sui quali ha portato la sua riflessione sono i seguenti:
1) L’ecumenismo è un movimento di confronto interconfessionale
con l’Evangelo di Gesù Cristo in vista di una più grande fedeltà ad esso;
tutte le chiese sono chiamate a parteciparvi.
2) Mentre l’ingresso della chiesa di Roma nel C.E.C. non implica il
riconoscimento di alcuna delle dottrine e delle strutture cattoliche-romane, si riconosce che esiste, nel cattolicesimo odierno, un reale (seppur
ambiguo) movimento di rinnovamento che denota la sua esigenza di maggiore autenticità cristiana.
3) È convinzione di molti che qualora la chiesa cattolica chiedesse
di essere ammessa nel C.E.C., esso non potrebbe rifiutare senza venir meno alla sua vocazione fondamentale; d’altro lato tale ingresso potrebbe
rafforzare un tipo di cristianesimo pesantemente istituzionale e gerarchico, e portare ad una assimilazione del C.E.C. da parte della chiesa cattolica stessa.
4) Bisogna prendere atto che accettare la chiesa di Roma nel C.E.C.
comporta inevitabilmente l’accettazione della potenza economica, politica
e diplomatica del Vaticano, e questo fatto turba profondamente la coscienza evangelica; è indubljio, d’altra parte, che la chiesa cattolica non
s’identifica, né può essere identificata, con il Vaticano.
5) Il problema fondamentale non è tanto l’idoneità della chiesa di
Roma ad entrare nel C.E.C., quanto la fedeltà all’Evangelo, nella linea
della Riforma, da parte delle chiese evangeliche; tale fedeltà è condizione
e norma di una presa di posizione nei confronti dlla chiesa di Roma che
non sia né sospettosa, né superficiale, ma coraggiosa, cioè fondata sulla
speranza e sulla certezza dell’azione di Dio nel nostro tempo.
6) Alla domanda: « Qualora la chiesa cattolica romana chiedesse
di essere ammessa nel Consiglio ecumenico delle chiese, accettereste di
riconoscerla quale membro effettivo del C.E.C.? » l’assemblea della chiesa
valdese di Torino risponde:
favorevoli: 16 — favorevoli con riserva: 24 — contrari: 5
Assemblea della chiesa valdese di Torino
Due lettere, molti no
Comunità valdese di Torino via Nomaglio
Candidatura non proponibile
La comunità valdese di Via Nomaglio, a
Torino, ha discusso nel corso del culto del
20 giugno l’eventualità dell’ingresso della
Chiesa cattolica nel C.E.C. e al termine ha
votato, quasi all’unanimità, il seguente o.d.g.
presentato dall’Anziano Luigi Gamarra ;
La comunità valdese di Via Nomaglio, pur sensibile, nell’accezione forte
del termine, a quanto contenuto in
Giovanni cap. 17 vv. 20-23, non ritiene
proponibile che la Chiesa di Roma, og
gi, così come essa appare, sia nelle sue
strutture esteriori che la configurano
come una grande potenza del mondo e
punta di diamante nello schieramento
del conservatorismo sociale, sia nelle
sue strutture interne ecclesiastiche che
la configurano come forza repressiva di
ogni tentativo di rinnovamento spirituale sgorgante dal suo seno, possa entrare a far parte di un organismo alla
base del quale vi è la libertà in Cristo.
iiiiimimiiiimmiii MiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiM iimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiimmiiiniii.
Colombe e serpenti
La decisione del Sinodo scorso di
consultare le chiese circa una eventuale futura domanda di ammissione della Chiesa cattolica romana nel Consiglio ecumenico si è rivelata alquanto
opportuna sia perché il Sinodo prossimo, in caso voglia pronunciarsi, disporrà di una serie già cospicua di pareri
motivati delle chiese, cui potrà rifarsi
o ispirarsi, siaperché le chiese sono
state sollecitate a riflettere di nuovo (o
per la prima volta?) sulla loro reale
volontà ecumenica e sulla consistenza
del loro impegno o disimpegno tanto
nei confronti del C.E.C. (ora lodato ora
denigrato nei nostri ambienti, ma in
fondo assai poco conosciuto) quanto
nei confronti della Chiesa di Roma, la
storica avversaria del Protestantesimo
e, in Italia, da otto secoli, della irriducibile eresìa valdese.
L’esito della consultazione è tutt’altro
che unanime. Pareri favorevoli sì alternano a prese di posizione negative,
sembrerebbe con una leggera prevalenza di queste ultime. Si può dire che nel
« valdese medio » o se si vuole nel1’« evangelico italiano medio » l’ipotesi
di una presenza cattolica a tutti gli effetti nel Consiglio ecumenico desta più
perplessità che consensi. La minoranza
protestante italiana sembra dire: Ci si
chiede un atteggiamento di fiducia e
speranza, ma quando ci si trova di fronte a Roma cosa vuol dire « sperare »?
Bisogna sperare, d’accordo, ma sperare cosa?
Qualcuno ha osservato: E più facile
dire no alla Chiesa cattolica che dirle
sì. E davvero più facile? A pensarci bene può essere altrettanto arduo dire no,
in un tempo come quello odierno in
cui i più sono inclini a dire sì. D’altra
parte occorre tener presente che dire
di sì all’eventuale ammissione di Roma nel C.E.C. non significa dire di sì
alla Chiesa di Roma. L’assemblea di
chiesa di Torino ha ben chiarito questo
punto, alTermando che « l’ingresso della chiesa di Roma nel C.E.C. non implica il riconoscimento di alcuna delle
dottrine e delle strutture cattoliche-romane ».
Il timore maggiore è che, con Roma
nel C.E.C., il movimento ecumenico si
cattolicizzi. Non sarà Roma a diventar.: ecumenica ma l’ecumenismo a diventare romano. Il rischio esiste, anche indipendentemente dalla presenza cattolica negli organismi ecumenici. Esso
può essere ovvialo se le chiese protc
Forse qualcuno ricorderà che in un numero del mese di
gennaio questo giornale pubblicò un articolo intitolato Un
parere favorevole in cui, pur riconoscendo i jorti rischi
connessi con l’eventuale ammissione della Chiesa cattolica
nel Consiglio ecumenico — qualora fosse richiesta e concessa: al momento attuale Roma non ha avanzato alcuna domanda né sembra sul punto di farlo — formulavo un giudizio sostanzialmente positivo suU’eventualità di una piena
partecipazione cattolica nel C.E.C.
QuedVarticolo stupì diversi lettori, ne deluse altri, ne irritò alcuni e ne convinse — si direbbe — pochi. Ricevetti, allora, da due amici e fratelli m fede un paio di lettere che,
per quanto personali, mi pare ora utile pubblicare (col consenso degli autori) sia perché la posizione in esse descritta
è largamente condivisa in seno alle nostre chiese sia, e più
ancora, perché gli argomenti addotti contro il ventilato ingresso della Chiesa di Roma nel C.E.C. sono consistenti e
da tenere in debita considerazione.
Può darsi che il Sinodo del prossimo agosto si pronunci
sulla questione. Quanto più numerose saranno state le prese di posizione delle chiese e anche di singoli credenti, tanto
più l’assemblea sinodale sarà documentata e orientata per
un suo eventuale pronunciamento.
Paolo Ricca
stanti sapranno vivere e irradiare intorno a sé, nel confronto interconfessionale e nel confronto col mondo, le
esigenze e il messaggio (non necessariamente le formule) della Riforma.
Tanto più se Roma dovesse entrare nel
C.E.C., l’impegno protestante in sede
ecumenica sarà di non tornare indietro
dalle posizioni acquisite con la Riforma
del XVI secolo, ma di andare avanti a
partire da quelle posizioni (s’intende
con quelle rettifiche che una maggiore
fedeltà alla S. Scrittura dovesse imporre e con tutte le trasposizioni rese necessarie dal fatto che viviamo nel XX
secolo, non nel XVI). In altre parole:
non è la Rifornm che bisogna riformare, ma le chiese!
Due altre osservazioni sono opportune. L’eventuale ammissione della Chiesa cattolica nel C.E.C. potrebbe essere
intesa come un passo compiuto nella
direzione del modello cattolico di unità
cristiana. Questa interpretazione è da
scartare. Nessuno, fuori della Chiesa
di Roma, ha nostalgia dell’unità cattolico-romana. Piuttosto che quell’unità è
mille volte preferibile la nostra (relativa) dispersione. C'è poi il Dissenso cattolico, che conduce la sua battaglia all’interno o sulla frontiera della confessione cattolica e col quale ci sentiamo
largamente solidali. L’ipotesi di una
ammissione cattolica nel C.E.C. può essere accettabile solo se non implica
una sconfessione (implicita) del Dissenso. Se invece accettare la candidatura
di Roma significa allentare la nostra
solidarietà col Dissenso, è assai meglio
perdere la prima che il secondo. Se
l’alternativa dovesse essere: o Roma o
il Dissenso, non avremo esitazioni e
opteremo per il Dissenso.
Infine: noi protestanti italiani siamo
sospetti di anticattolicesimo. Anche se
il sospetto è giustificato, si potrà osservare che nessuno nasce anticattolico.
Piuttosto un’altra considerazione va
fatta: noi ci vantiamo di conoscere il
cattolicesimo (o una sua componente
fondamentale) meglio degli altri protestanti. Ma fino a che punto questa
conoscenza è veramente aggiornata?
Per concludere leggiamo Matteo 10:
16: « Siate dunque prudenti come i
serpenti e semplici come le colombe ».
Gesù non auspica quello che noi in
fondo vorremmo: avere la prudenza
dei serpenti, ma non la semplicità delle colombe.
Paolo Ricca
Contrario
per tre motivi
Caro Paolo,
ho letto con attenzione l'articolo Un parere favorevole e dapprima mi sono indignato per le conclusioni, poi sono tornato a rileggerlo con maggior distacco e sono
rimasto interdetto. Ho atteso due
altri numeri deila « Luce » per saggiare le reazioni, e sono rimasto
sconcertato.
Io non ho la pretesa di insegnarti nulla del tuo lavoro anche perché per lungo tempo non ho frequentato la chiesa e mi sentivo
avulso da certi problemi comunitari. Aggiungo che non so entrare
in Lina tematica dottrinale e teologica perché mi c estranea come
abito mentale. Tuttavia credo di
dover dire che certi problemi grossi e gravidi di conseguenze per tutti non possono farmi tacere.
Io sono contrario all’entrata della Chiesa cattolica nel Consiglio
ecumenico per tre motivi:
1) Alla consueta dialettica dei
contrari si risponde con l'integrazione nel sistema, e il sistema è la
Chiesa cattolica — sistema che hnirebbe per fagocitare la nostra
presenza in Italia col paravento
del C.E.C.
Come mai voi siete diventati
tanti discepoli di Erasmo anziché
di Lutero? Io ho sempre creduto
che l’Evangelo dovesse essere predicato e creduto e che la predicazione dell’Evangelo vi avrebbe costituiti in negatori del sistema. Ma
devo ricredermi: invece che apocalittici vi scopro integrati. Quali
regole del gioco sono cambiate?
Quali dei due modi di intendere il
cristianesimo è variato: il loro o
il nostro?
La nostra minoranza è troppo
importante perché si impoverisca
e scompaia in un movimento di
restaurazione che sarà inevitabile.
E con l'etichetta del C.E.C., stavolta per rifarsi una verginità, la
Chiesa cattolica avrà di che giubilare. La nostra, proprio perché minoranza, è importante, è vitale che
permanga, come quella dei fratelli
avventisti, metodisti, pentecostali,
ecc. ecc.
In tutta l’operazione non vedo
se non iniziative di vertici, utili
forse ma premature e che comunque ci trovano estranei. La nostra
libertà è troppo recente perché già
dimentichiamo il vecchio e nuovo
Inquisitore, che mutate spoglie è
tuttora presente in mezzo a noi.
L’Inquisitore ha raffinato i suoi
metodi: oggi non chiede più l’abiura di Galileo, ma nel '64 a Roma
la chiesero a mia sorella.
2) Il secondo motivo per cui
sono contrario è ben illustrato da
Franco Corderò nella sua Lettera
a Monsignore, là dove dice che la
Chies'a cattolica possiede intatti i
meccanismi di distruzione e le forme abnormi di un sistema che rifiuta in egual misura l’intelligenza
e il sentimento religioso: Luna
perché lo smaschera, l’altro perché rompe la tela delle mediazioni
magico-sacramentali.
3) Il terzo motivo è di natura
politica. Più che mai andiamo incontro, nel nostro paese, al connubio tra clericalismi di segno opposto: varrebbe la pena analizzarne i motivi di fondo. Il risultato
potrebbe essere tale da giustifica
re una forte dose di inquietudine.
Sta forse tramontando lo spirito
« laico », nel senso che per noi ha
questo termine? Non ci basta di
assistere passivi a questo declino?
Vogliamo anche contribuirvi favorendo l’incontro Roma-Ginevra?
Quando si ha a che fare con Roma, una coscienza critica (se ancora l’abbiamo!) non può essere annessionistica! Forse abbiamo dimenticatao la lezione della Riforma, se pure l’abbiamo mai imparata?
Corrado Baret
(Messina)
Il C. E. C.
nella Chiesa
Cattalica
Caro Paolo,
il problema dell’ingresso della
Chiesa Cattolica nel Consiglio Ecumenico per me si pone coi termini invertiti: il Consiglio Ecumenico nella Chiesa Cattolica. Mi dirai
che questa inversione dei termini
è malevola. Lo ammetto; nelle riunioni quartierali in cui ho dovuto
parlare del pro.blema non l’ho mai
usata, anche se, forse, ho usato
altri argomenti non molto più raccomandabili. Il fatto è che il discredito gettato sulla contestazione negli anni passati rende abbastanza difficile far presa su argomenti solidi, decisamente scartati
dalla predicazione fondamentalpietista a cui sono attaccate le comunità (almeno adesso che non
c’è più; a loro tempo anche i pastori fondamental-pietisti hanno
avuto le loro grane). Oggi l’urgenza della predicazione anticattolica
non può prescindere da argomenti
accettati anche se solo in parte
validi, come l’anticlericalismo tipo 800. Per fortuna c’è ancora
ogni tanto un don Bessone che
scrive una storia che non rende
del tutto ingiustificato l’uso di
questi argomenti.
Venendo al nocciolo della questione, mi pare che non dobbiamo
mai dare per scontata la spaccatura fra istituzione e evento. In altre
parole, se il C.E.C. dev’essere lo
strumento per l’unità della chiesa,
ma per l’unità in Cristo, cioè, prima ancora che per l’imità, per la
riforma, non è essenziale che ci
siano dentro tutte le confessioni.
Anche la riforma, poi, bisogna vedere qual’è. Ma l’arena interconfessionale credo che sia il mondo,
non il C.E.C.. Il C.E.C. è già una
scelta. Se non c’è dentro la Chiesa
Cattolica, la scelta è per la Parola
e per tutte le chiese che vogliono
fondarvisi, secondo la « base » del
C.E.C., ivi comprese le « sette »
fondamentaliste. Se c’è dentro la
Chiesa cattolica si sceglie un'ecclesiologia diversa e ognuno ha il
diritto di farlo ma anche il dovere
di dire che quella è una scelta
ecclesiologica che non include tutti, ma accoglie alcuni a scapito di
altri.
Io non ti sospetto di andare a
braccetto con Roma. Da armi, però, ho paura che la fedeltà alla
Riforma (quella con la R maiuscola, e l’unica, fino a oggi, con la R
Maiuscola: sono d’accordo: il ciré
non vuol dire che sia definitiva, rré
completa, né univoca), diventi fedeltà alla tradizione rifornmta; e
poi, fedeltà alla tradizione. Ti pre
go di non accusarmi, qui, di essere malevolo. Questo è vero. Noi
viviamo alle Valli in una chiesa,
dove gli elementi chiave del cattolicesimo si fanno sentire a tutti i
livelli: tradizionalismo, clericalismo, culto dei morti, conservatorismo politico, costantiuianesimo.
Se non ci credi, vieni a fare il pastore alle Valli.
A questa gente, istitivamente avversa alla « contestazione », — ma
poi, che cos’è — « L’Eco » ha dato
buona coscienza da anni, pur con
qualche eccezione. Oggi ho paura
che dia buona coscienza a quelli
che, sotto le specie del « parere favorevole » (è il titolo del tuo articolo) all’entrata della Chiesa Cattolica nel C.E.C., si ritengono autorizzati a contrarre matrimoni misti con la dispensa e a fare funerali concelebrati. So bene che non è
su queste cose che hai espresso
parere favorevole ma, se c’è un appiglio, la gente capisce quel che
vuole.
Claudio Tron
(Perrero)
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIMIIIIIIIIIimillllllllllllllllMIIIIIIMI
Cattolici indiani vogliono
un vescovo della casta
degli intoccabili
Nuova Delhi (Relazioni Religiose) - In seguilo alla nomina di monsignor Miithu, come
vescovo della diocesi di Vellore, alcuni cattolici appartenenti alla casta degli intoccabili
hanno cominciato lo sciopera della fame. Il
95% dei cattolici della diocesi di Vellore provengono dalla casta degli intoccabili, e con
10 sciopero della fame hanno voluto protestare per la nomina di un vescovo che proviene
da una casta superiore. Numerosi preti che
sono stati nominati, provengono dalla casta
dei paria. Lo sciopero della fame è stato sospeso non appena Monsignor Rayappa. arcivescovo di Madras, ha inoltrato la richiesta
dei cattolici della diocesi di Vellore al papa.
illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll)llllllllll
Cile: un socialismo in tonaca?
Santiago del Cile (Relazioni Religiose) - Secondo un sondaggio eÌfetluato, il 52,8% del
clero cileno è favorevole alla collaborazione
con i marxisti, pur segnalando le differenze •
ideologiche, in un dialogo fraterno e amichevole. 11 36.8% degli interrogati ritiene che
11 marxismo deve essere respinto. ])ur mantenendo il dialogo con i marxisti.
« Chi mi seguita non camminerà
nelle tenebre, ma avrà la luce
della vita ».
(Giovanni 8: 12)
Il 26 giugno 1971 ha chiuso la sua
giornata terrena la Signora
Clotilde Pons ved. Errerà
Ora riposa nel camposanto della stia
Angrogna.
Lo annunciano con affettuoso rimpianto ;
le figlie Gabriella, col marito Com.te
Renato Scandola;
Giovanna, col marito prof. Carlo
Trevissoi ;
la nuora Lina Podetti ved. Errerà;
i nipoti dott. Gianni Scandola, con
la moglie Ada e i piccoli Nicola e
Piero ;
prof. Franco Scandola, con la moglie Marianita e la piccola Maddalena;
Stella Scandola, col marito ing. Neri e la piccola Chiara;
Andrea Scandola ; Francesca, Alberto e Elena Trevissoi;
Elena Pons ved. Bernard e figli.
Bologna, via Mezzofanti 29.
30 giugno 1971
4
pag. 4
N. 27 — 2 luglio 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Inaugurata a Malnate, presso Varese
Casa di riposo evangelica
Il 5 giugno, con ampia partecipazione di « amici » e di « autorità », con discorsi, con « taglio di nastro » nonché
con pranzo d’impronta cordialmente elvetica si è inaugurata a Malnate presso
Varese la casa di riposo « La Residenza » dovuta, come già informò la nostra
stampa mentre si era in fase di progettazione e di costruzione, all’iniziativa
e al finanziamento della Fondazione
Asilo Evangelico. Quest’ente svizzero
deriva dall’Asilo Evangelico ricordato
con affetto da molti di noi e fondato
nel 1875 a Milano dove prese sede, come riferiscono gli atti costitutivi, « fuori Porta Magenta » in quella che divenne poi l’attuale via Monterosa. Il nome del piccolo ospedale, che fu attivo
poi per quasi novant’anni, si allaccia,
sempre attingendo ai vecchi documenti, ad un « ricovero per evangelici sorto
in modestissime condizioni con tre piccole stanze, fuori Porta Genova che allora era ancora un misero sobborgo
della città...». Sfogliando l’archivio si risale a fatti e persone riguardanti la vita protestante della Milano di allora
ed anche a nonni e bisnonni di membri
attuali della nostra comunità. Divenne
poi tradizione che nel consiglio, composto da esponenti della colonia svizzera di Milano, vi fossero anche membri
della chiesa valdese: ora esso sono 4
sul totale di 12 consiglieri eletti statutariamente sia dalle chiese, sia dagli
« Amici della Fondazione ».
Si sente dire talvolta che non sempre
è chiaro il carattere protestante della
casa di riposo ed è naturale che anche
il consiglio attuale abbia ripetutamente
discusso come meglio si esprima la posizione religiosa di un’opera del genere,
che svolge la propria attività in paese
cattolico e non può logicamente essere
a servizio solo di evangelici. E’ ovvio
che le cose non vanno viste in base alle percentuali comparative delle confessioni degli ospiti od alla frequenza
del culto o degli atti liturgici: si tratta
invece di creare un’atmosfera, di dare
un tono d’insieme all’ambiente da cui
nasca quella testimonianza indiretta
difficile da definire già diffusa nella
nuovissima casa e ad essa quasi congenita. Lo constatavano con gioia anche suor Emma e suor Emilia le quali,
avendo svolto per lunghi anni la loro
attività presso il vecchio Asilo, non vollero mancare all’incontro e vennero a
Malnate dalla casa madre delle diaconesse di Neumùnster, dove ora risiedono.
La Residenza si va riempiendo rapidamente e per l'estate è già raggiunto
il numero massimo di prenotazioni
corrispondente a circa 45 presenze: tra
queste aumenterà gradatamente il numero di persone che pensano di stabilirvisi stabilmente e che possono trovarsi ad una svolta talvolta dolorosa
dell’esistenza e a decisioni che vanno
meditate a lungo. Pur non essendo affatto retribuito l’ingente capitale investito dalla Fondazione (la quale
prende pure a suo carico gli oneri fiscali, l’ammortamento, le riparazioni)
ed essendo le rette devolute quindi solo
al pareggio delle spese di vitto e di personale, è evidente che si pongono spesso grossi problemi economici ad eventuali ospiti ritirati dalla vita di lavoro
ed ai membri delle loro famiglie ancora « in servizio attivo ».
Si spera che il gruppo « Amici della
Fondazione » costituito quattro anni or
sono possa essere di aiuto nell’appianare in parte questi problemi. Occorre,
tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
ora, uno sforzo di buona volontà e di
generosità per aumentare la consistenza del gruppo e dei contributi che raccoglie: in determinati casi, con i maggiori proventi derivati dal fondo degli
« Amici », si potrà vieppiù spesso integrare utilmente le quote, specie di
ospiti evangelici. E’ questa la via da
seguire affinché molti anziani che ci
stanno a cuore possano essi pure trovare in una campagna ridente non distante da Milano un ambiente familiare, comprensivo e, ciò che più conta,
spiritualmente affine a loro nella bella
casa sorta •— o meglio risorta — a Malnate. R. J.
iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii
Risultati delle collette a favore
dell’Ospedale Evangelico di Napoli
Giornata Mondiale di Preghiera
delle donne - S marzo 1071
Elenco in (ordine alfabetico) delle offerte
pervenute fino al 9 giugno a favore dell'Ospedale Evangelico di Ponticelli (Napoli):
Aviano L, 13.130 (Doli. 25,15); Ariccia L
5.000; Bari L. 15.000; Bergamo (due versa
menti) L. 40.000; Bologna L. 15.000; Cagliar
L. 10.000; Camp Darby (Tirrenia) L. 33.975
Campobasso L. 9.300; Cerignola L. 10.000
Civitavecchia L. 15.000; Como L. 20.000; Cu
neo L. 5.000; Esercito della Salvezza L
53.000; Firenze L. 22.500; Forano Sabino L
6.000; Genova Sestri L. 22.000; Isola del Li
ri L. 10.000; Ivrea L. 20.000; Matera L. 2.001
Messina L. 10.000; Milano L. 52.000; Napol
L. 26.370; Padova L. 20.000; Palermo L
5.000; Parma L. 10.000; Piacenza L. 10.000
Prali L. 30.000; Pordenone L. 10.000; Ries
L. 6.500; Roma L. 46.545; Salerno L. 35.000
Savona L. 11.000; Torino (Dorcas) L. 10.000
Torino (Lucento) L. 15.000; Torre Pellice L
66.850; Trieste ( 2 vers.) L. 34.850; Verona
L. 10.000; Vicenza L. 9.500; Villa S. Seba
stiano L. 13.400.
Totale L. 769.040.
Gabriella Titta
lllllllilllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllll
CAMBIO DTNDIRIZZO
Giusepe e Lidia Anziani pregano voler prendere nota delle seguenti variazioni del loro indirizzo di abitazione;
Dal 24 giugno al 29 agosto :
14050 S. Marziano Olivete (Tel. 86.030).
Dal 30 agosto in poi :
Piazza Vida, 12 26100 Cremona.
Illllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllimilllllll
CONCORSO
La G. U. n. 156 del 22.6.1971, ha pubblicato il D. M. 20.3.1971, con il quale è stato indetto pubblico concorso per titoli ad un posto
di sanitario incaricato presso le Carceri giudiziarie di Pinerolo.
Le domande, in carta da bollo, indirizzate
al Procuratore Generale della Repubblica di
Torino, dovranno essere presentate o fatte pervenire a queirUfficio, entro e non oltre i
trenta giorni successivi a quello della pubblicazione della G. U. (e cioè il 22.7.71.)
Convegno a San Marzano
Giovedì 10 giugno, con una eccezionale giornata di sole, ha avuto luogo,
presso la Casa Evangelica in San Marziano Olivete, il li Convegno delle Comunità metodiste liguri e piemontesi
promosso dal Consiglio del 2« Circuito.
Ancora una volta, come lo scorso anno, rincontro ha avuto esito positivo
con un elevato numero di partecipanti
(oltre 80) venuti da Genova, Savona, S.
Remo, Albenga, Torino, Alessandria,
ecc. con autopullman ed auto private.
Vivace ed interessante è stato il dibattito sul tema: « La nostra posizione
di fronte alle nuove disposizioni della
gerarchia cattolica in materia dei matrimoni misti ».
L’argomento è stato presentato e
condotto egregiamente dal Sovrintendente pastore Alfredo Scorsonelli, ed è
stato preceduto da un breve Culto in
cui il pastore Siro Cantoni ha predicato un chiaro e forte messaggio evangelico.
Come sempre in queste occasioni,
non è mancato anzi è abbondante quel
sentimento di fraternità che rende piacevole e sereno lo « stare insieme » sia
nelle ore di libera fraternizzazione che
durante il pasto consumato tutti insieme nella sala da pranzo della « Casa ».
Il « gruppo di servizio » della Casa
Evangelica ha dato ancora prova di capacità e di zelo nell’assolvere i suoi
compiti a favore dei numerosi convenuti e per la buona riuscita, quindi,
del fraterno incontro divenuto ormai
di tradizione annuale.
G. A.
1 CAMPI
F.G.E.L 1971
Invito ad Adelfia
Durante il mese di luglio si svolgeranno ad
Adelfia tre campi organizzati dal Comitato
della Federazione Regionale Sieilia-Calabria.
Il primo (1-10 luglio) sarà dedicato ai cadetti, sul tema : « Che cos’è la disobbedienza
civile ». Tema di scottante attualità nei tempi che viviamo. Si studierà Targomento in
campo cristiano (Martin Luther King), in
campo non cristiano (Gandhi), si esaminerà un
esempio vicino e concreto (Valle del Belice)
e, alla luce dell’Evangelo, si cercherà di arrivare a conclusioni coerenti ed impegnative rispetto alla specifica situazione politica italiana.
In un momento in cui molti giovani del Nord
sono impegnati in una dura lotta per il ricono.scimento non mistificante deH’obiezione
di coscienza, sarà estremamente utile per tutti
i giovani meridionali che ancora non sono
sensibilizzati a questo problema di partecipare
al campo. Responsabile del campo : Sergio
Ribel.
Il secondo campo (14-22 luglio), campo teologico, tratterà di « vera e falsa profezia nelVAntico Testamento » (e conseguenze etiche e
teologiche oggi). Il termine « teologico » va
inteso nel senso di serio esame « biblico ». Non
si tratterà quindi di escogitare qualche nuova
linea teologica, bensì di vedere seriamente
come, in determinate situazioni storiche, uomini credenti hanno testimoniato al Dio del
Patto. Questo campo vuole essere un corso di
aggiornamento biblico, e, conseguentemente,
una ricerca comune per testimoniare fedelmente, oggi, per cui raccomandiamo vivamente ai
pastori, laici impegnati, monitori, studenti ed
altri di essere presenti. Nella situazione moribonda in cui si trovano oggi le nostre chiese,
tutti siamo chiamati a confrontarci radicalmente con la Parola, cioè con l’azione di Dìo
nella storia. Responsabile del campo: Jean
Jacques Peyronel.
Il terzo campo infine (24-31 luglio), campo
politico, cercherà di analizzare le lotte che si
sono svolte nel Mezzogiorno negli ultimi anni
(da Avola a Reggio) e di tirarne le somme
per permettere Pelaborazione di una stategia
chiara. Le masse meridionali si stanno muovendo, anche se confusamente, e dobbiamo
evitare di ritrovarci, come spesso nel passato,
impreparati dinnanzi ai moti che avvengono.
Se la nostra vocazione è quella dì testimoniare, questa deve avvenire alPinterno dei fatti
storici (cioè politici) e non fuori di essi. In
questo senso, c’è uno stretto legame tra il
secondo ed il terzo campo, per cui raccomandiamo a tutti di partecipare a tutt’e due. Responsabile del campo : Luciano Griso.
d tre campi saranno un test per verificare
se la nuova federazione regionale F.G.E.L Sicilia-Calabria risponde agli obiettivi desiderati,
cioè riunire organicamente la gioventù evangelica (e altra) per tentare di rispondere con
chiarezza, serietà e coerenza alla vocazione
specifica che ci è rivolta qui ed ora. 11 tempo
dì Dio è sempre il presente, un presente in
cui penetra la tensione del futuro che viene,
e non possiamo starcene ad aspettare una chiamata futura ed improbabile dal momento che
ci confessiamo, adesso, sicuramente cristiani.
La partecipazione ai campi estivi di Adelfia
dimostrerà se questo impegno vocazionale è
effettivo o meno.
Jean-Jacques Peyronel
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiinMiiiiniiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiii
Ricami e mercato nero
Attraverso l’attività de « La Spingala », la cooperativa di ricamo a mano nel quadro del
Servizio Cristiano a Riesi, una presa di coscienza dello sfruttamento del lavoro artigianale
Il bilancio della « Spingala », la cooperativa di ricamo a mano, si è chiuso in leggero attivo. Ciò è dovuto all’interessamento ed alla collaborazione
di molti amici, però la situazione della cooperativa merita un non affrettato chiarimento.
Le ricamatrici lavorano ora con notevole velocità ed il ricamo in se è apprezzato, pure sarebbe impossibile col
costo di produzione vendere la merce
attraverso i noimali canali del commercio a ditte e negozi e non direttamente al consumatore. E perché questo?
Prima di tutto il mercato del ricamo
a mano è molto ridotto, ora che le
macchine fanno altrettanto bene e con
spesa infinitamente minore. Questo però è normale. La macchina ha ucciso
l’artigianato non solo in questo campo. L’artigianato artistico ha sempre
vita difficile. Questo fa parte del progresso tecnico contro cui non c’è da
lottare. La nostra è una società diversa da quella dei secoli andati.
V’è però un altro fattore per cui il
mercato è difficile e questo invece va
combattuto. La gran i^arte della produzione, anzi quasi tutta, è affidata alle
casalinghe che lavorano fra un impe
gno e l’altro senza calcolare le ore impegnate e senza, e questo è ancor più
grave, percepire alcuna previdenza sociale (cassa malattie, pensione, incidenti, vacanze pagate, festività pagate
ecc.) Queste previdenze hanno una percentuale del 60% circa rispetto al salario. Ora se per un ricamo non si calcola il tempo impiegato e non si pagano le previdenze il suo costo di produzione è enormemente più basso. Ecco
perché le ditte in quasi tutti i paesi
non impegnano direttamente le donne
nelle loro fabbriche ma preferiscono
dare il lavoro a casa. Mercato nero,
dunque.
Noi vediamo le cose diversamente.
Non si può col mercato nero sviluppare una coscienza sociale, né facendolo
combattere per un sistema più giusto.
Paghiamo dunque tutto ma il costo di
produzione diviene altissimo nel confronto dei concorrenti.
Poi c’è l’Estremo Qriente. Tutti sanno che i ricami di Hong-Kong invadono l’Europa, a prezzo bassissimo. Una
tovaglia tutta piena di ricamo ha prezzi assolutamente modesti. Lo si può
vedere nei negozi di ogni paese. Ma
quanto vien pagata la giornata delle
ricamatrici di Hong-Kong? Se se ne fa
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiim!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiniii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii
Cronaca delle Valli
La Chiesa di Cristo
in Vicenza presenta
Campo Koinonia
L’opera dei campeggi estivi, iniziata
dalla Chiesa di Cristo nel 1968, ha dato
buoni frutti. La Chiesa desidera estenderla ad altre chiese affinché partecipi
ii maggior numero possibile di credenti.
Chi desidera iscriversi ne faccia domanda immediata rivolgendosi alla
Chiesa di Cristo, Via Levà degli Angeli
10, 36100 Vicenza. Ecco il calendario
dei campi e il loro prezzo, che comprende vitto e alloggio sotto tenda.
25/7 — 31/7 importo L. 9.000
1/8 — 7/8 importo L. 9.000
8/8 — 14/8 importo L. 9.000
Per tutto il periodo 25/7 — 14/8 importo L. 27.000.
I bambini fino ai tre anni sono ospitati gratuitamente, dai 4 ai 10 anni, metà quota.
1 campi Koinonia si propongono di
dare un riposo spirituale oltre che fisico, di offrire una vita comunitaria
per realizzare un più sentito amore
fraterno, di dare l’opportunità di leggere insieme la Bibbia e parlare dei
problemi che essa pone davanti a noi.
Purtroppo non ci è detto dove si
svolgono i campeggi, comunque nelle
Alpi.
Inda Ade
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiiii 111111111*1*"*''*'*'*'"
DONO « PRO ULIVETO »
Giorgina Giacone (S. Germano Chisone) L. 5.000.
Anche a Pinerolo si raccolgono firme
per il referendnm abrogativo dei reati di opinione
Come in tutta Italia, anche a Pinerolo si è
costituito un comitato che cura la raccolta delle firme per un referendum abrogativo dei
reati di opinione e sindacali. Segretario ne è
l'avv. Mario Grosso.
Il Comitato comunica che la raccolta delle
firme ha avuto inizio, ed avrà luogo per tutti
i mesi di giugno e luglio.
Oltre che in occasione di conferenze e di
assemblee di fabbrica, le firme possono essere
apposte:
— nella Cancelleria della Pretura di Pinerolo (sig.na Loredana Scorrano) ogni sabato mattina dalle ore 9 alle ore 12;
— nella cancelleria del Tribunale di Pinerolo
ogni giorno in orario d'ufjicio (dalle ore
8,30 alle 13);
— presso il notaio dr. Carlo Alberto Migliardi, corso Porporato 9, il mercoledì e il sabato, dalle ore 11 alle ore 13;
— presso il giudice conciliatore di Pinerolo
dr. Renato Storero.
Egregio direttore,
desideriamo informare Lei ed i suoi lettori
— se ancora non ne fossero a conoscenza —
che il 29 aprile 1971 n. s. il Comitato Nazionale per le Libertà Politiche e Sindacali
(costituito e con .sede in Roma, Via di Torre Argentina n. 18, e presieduto dal magistrato Doti. Mario Barone, Con.sigliere della Corto di Appello) ha depositato presso la Cancelleria della Corte di Ca.ssazione il progetto di
referendum popolare abrogativo delle norme
del codice penale incriminatrici di reati politici d’opinione e di reati sindacali e ha già
avuto inizio, in tutta Italia, la raccolta delle
500.000 firme di cittadini elettori, cioè maggiori degli anni 21, neces.sarie per la richiesta del referendum.
Per tale fine anche in Pinerolo .si è costitui
to un Comitato locale sia per divulgare e sostenere la iniziativa del referendum abrogativo
e promuovere l’adesione ad essa di tutta la popolazione, sia per raccogliere le firme necessarie alla presentazione del progetto.
I motivi che hanno determinato tale iniziativa — e che devono indurre tutti coloro ai
quali stanno a cuore le libertà politiche e sindacali a dare il loro appoggio e la loro adesione — trovano preciso riscontro nella carta
costituzionale.
La Costituzione — all’art. 21 — proclama
che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo
.scritto e con ogni altro mezzo di diffusione;
ciò nonostante — a distanza di oltre vent anni dalla sua promulgazione — ancor oggi accade che non si possano esprimere valutazioni,
critiche ed opinioni su persone ed istituzioni di
rilevanza pubblica senza incorrere nel rischio
di essere incriminati per vilipendio o di cadere sotto il rigore repressivo di numerose altre norme del codice penale che — nonostante tutti, gli impegni riformistici jtresi dai
vari governi che si sono succeduti dal 1947
sino ad oggi — continua a rimanere in vigore
nella sua originaria e quasi integrale formulazione in quanto c ben noto che ben poco è
stato fatto al riguardo e che — quel poco —
è il risultato non già di iniziative parlamentari o di governo, bensì dell’opera riformatrice
della Corte Costituzionale.
Ciò si è verificato e continua a verificarsi
perché il nostro ordinamento si fonda su una
sconcertante e stridente contraddizione che è
assolutamente inammissibile e che non può,
pertanto, essere ulteriormente tollerata. Da un
lato abbiamo una Costituzione — nata dalla
lotta di resistenza al fascismo — che proclama come fondamentali, nel nuovo stato democratico, le libertà politiche e sindacali, di
opinione, di associazione, di riunione e di
sciopero; dall’altro abbiamo un codice penale
di inequivocabile ispirazione fascista — voluto, formato ed approvato dal fascismo per la
tutela del vecchio stato autoritario, dittatoriale e poliziesco — che configura come delitti
contro la personalità dello stato reati politici e
sindacali, di opinione, di associazione, di riunione e di sciopero, e che continua a rimanere in vigore come strumento di repressione
e di intimidazione e come mezzo impositivo
di composizioni autoritarie di conflitti sociali.
È quindi evidente la necessità e la urgenza
di mobilitare, in un comune impegno civile e
politico, tutte le forze autenticamente democratiche del nostro Paese perché si ponga fine
a tale inammissibile contrasto ed a tale intollerabile contraddizione : né l’abrogazione delle
norme fasciste del codice penale determinerà
la impunità per coloro che — nel manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola,
con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione — si rendessero responsabili di reali
comuni (anche nell’esercizio delle libertà politiche e sindacali, di opinione, di associazione,
di riunione e di sciopero) in quanto gli stessi ricadrebbero sotto il rigore e .sotto le .sanzioni previste per tali reati comuni dulie norme che rimarranno in vigore. Con ciò si attuerà altresì una uguaglianza e parità di trattamento fra tutti i cittadini in conformità di
un altro fondamentale principio sancito dalla
Costituzione che — all’art. 3 — sancisce che
tutti i cittadini hanno pari dignità .sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.
Il Comitato Pinerolese
per il Referendum
il calcolo, non più di 350 lire. Lavorano
per sopravvivere. Lo sfruttamento è
più che mai evidente.
A noi una giornata lavorativa di 8
ore costa 1.550 lire, previdenze comprese e si che le donne hanno ancora un
bassissimo salario. Eppure molte di
esse vivono con questo. Ma in tal modo
è impossibile spedire la merce ai negozi che la pagherebbero a meno de!
50% del costo di produzione. Ed allora
perché continuare?
E’ chiaro da quando detto prima.
Potremo riassumere le ragioni così:
a) L’atelier di ricamo ha un valore di formazione sociale evidente. Le
donne che qui non uscirebbero di casa
se non sposate o in lutto, per ragioni
di lavoro escono ed anzi vengono fuori città, al « Monte degli Ulivi » e godono della loro reciproca compagnia, oltre ad avere una giornata impiegata e
non oziosa.
b) La cooperativa rappresenta una
lotta, sia pur disperata, contro una ingiusta situazione di sfruttamento di
cui le sfruttate stesse (eccetto quelle
di Hong-Kong) lavorando a casa non
si rendono conto.
c) La cooperativa anche in queste
difficoltà di natura commerciale permette a non poche donne di avere un
minimo necessario e ad altre di arrotondare i salari dei mariti.
Si portà ad un certo punto pensare
che quanto si fa rientra non nella categoria dello sviluppo, ma in quella
dell’assistenza. Per quel che riguarda
le ricamatrici, questo non è vero. Esse
sono coscienti dei loro diritti che sanno anche far valere se alle volte se ne
presenta il caso. Potrebbe esser opera
di « beneficenza » da parte degli acquirenti i quali posson trovare gli stessi oggetti a prezzo migliore nei negozi,
ma anche questi posson sapere che lo
amore con cui essi acquistano la merce venduta può esser più simile ad un
appoggio ad una lotta di giustizia sociale che non ad un « dono » con cui ci
si mette a posto la coscienza.
Molte volte le lotte sociali hanno
due fronti: quello di chi vi è impegnato direttamente e quello di chi, fornendone i mezzi, vi collabora da lontano. E’ per questo che agli amici che ci
appoggiano esprimiamo la nostra riconoscenza. Li sentiamo al nostro fianco o meglio sentiamo che yoglion esser vicini a queste donne di Riesi per
i loro giusti diritti.
TUI.LIO ViNAY
(« Notizie da Riesi »)
NOVITÀ CLAUDIANA
ALBRECHT GQES
Il cuccllìamo
e altri scritti
presentazione di Enea Balmas
(pp. 112, cop. illustr., L. 1.000)
Un racconto poetico, sobrio e
semplice come la morte — la
morte dell’innocente — che illumina la personalità di A Goes,
pastore e scrittore coinvolto
nella tragica guerra nazista.
5
2 luglio 1971 — N. 27
pag. »
Vira, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Ivrea
Catania
Vita comunitaria e problemi generali
Attività nelle Valli
Un gruppo dì membri della Chiesa Valdt
se dì Ivrea ha proceduto all’esame delle norme contenute nel « MOTU PROPRIO » del
Papa (31 marzo 1970) e delle disposizioni
prese dalla Conferenza Episcopale Italiana relative ai (( MATRIMONIA MIXTA ».
L'esame di quei testi ci ha portato a formulare il nostro parere nelle seguenti dichiarazioni :
1) Il matrimonio misto fra evangelici e
cattolici romani è una realtà di cui dobbiamo
prendere atto come minoranza religiosa in Italia. Esso crea delle situazioni delicate, talvolta angosciose, che necessitano comprensione
cristiana più che severo giudizio. Una unione
matrimoniale fra persone di confessione religiosa diversa richiede dai coniugi un profondo senso di rispetto reciproco oltre che di amore; malgrado le difficoltà che si incontrano,
essa })uò anche diventare il luogo dove si
rende testimonianza a Colui che è più grande
dei nostri templi e delle nostre denominazioni.
2) Per quanto riguarda il « MOTU PROPRIO » modifichi formalmente ed in parte
soltanto la disciplina relativa ai matrimoni
misti, pure la realtà non è sostanzialmente
mutata nel senso di una maggiore apertura
verso la fede del coniuge non cattolico. In effetti, le norme papali e le disposizioni della
Commissione Episcopale non si discostano dai
cardini tradizionali della dottrina cattolica e
del diritto canonico concernenti i matrimoni
misti. Questa intransigenza dottrinale e giuridica non favorisce Tunìone coniugale fra
credenti e continua ad essere un ostacolo sulla via delTécumenismo.
3) Il matrimonio misto celebrato in una
chiesa evangelica è un matrimonio vero e proprio, non una unione incompleta che dovrà
essere perfezionata altrove. Attendiamo che la
Chiesa romana compia un passo decisivo, .anche se in contrasto con le norme del diritto
canonico vigente: cioè che essa riconosca senza condizioni la piena validità del matrimonio
misto celebrato nella Chiesa evangelica. Si
tratta di un atto di giustizia e di rispetto per
la libertà dei coniugi e nei riguardi di una
confessione cristiana, anche se diversa da quella della maggioranza degli Italiani.
4) L'obbligo, da parte cattolica, di formulare di fronte al sacerdote la sincera promessa
di battezzare ed educare là prole nella fede
cattolica, informandone chiaramente il coniuge evangelico, conferma Tintransigenza del
magistero romano e la sua autorità nella formazione, prima, e poi nello sviluppo del nucleo familiare. Noi crediamo invece che, nel
matrimonio misto e tanto più se si tratta di
credenti in Gesù Cristo, la responsabilità della
formazione cristiana dei figli debba essere
bensì in piena libertà di coscienza, in virtù di
un mutuo accordo e di una volenterosa cooperazione.
5) Tanto nell’una quanto nell’altra confessione cristiana la celebrazione del matrimonio
misto dev’essere unica e sufficiente. Non approviamo una doppia celebrazione religiosa
del matrimonio, neppure una celebrazione alla presenza del sacerdote e del pastore; e ciò
per motivi di coerenza e di chiarezza nella
professione della nostra fede.
6) Malgrado le difficoltà che possono sorgere ovvero proprio a motivo di quelle difficoltà. riteniamo che, da parte nostra, sia opportuna una preparazione spirituale alla celebrazione dì un matrimonio misto ed alla vita coniugale di coloro che lo contraggono. Indipendentemente dal rito con cui le nozze .sono contratte, non Insogna dimenticare che un matrimonio misto è prima di tutto un matrimonio con tutto ciò che questo fatto comporta.
Non siamo indifferenti dì fronte al problema
della fede evangelica, anzi crediamo che di essa si debba testimoniare con fermezza; ma bisognerà pur parlare, in sede di cura pastorale
e fraterna del matrimonio in sé, della vita
coniugale con le sue promesse e le sue esigenze. del modo in cui. pure appartenendo a chie,«e divpr.se, i due coniugi dovranno sforzarsi di
servire il Signore, rispondendo alla loro vocazione dì sposi e di genitori credenti.
7) Infine, riteniamo che il problema dei
matrimoni misti' abbia diversi aspetti e rifletta situazioni differenti Luna dall altra. Auspi
I lettori ci scrivono
Caro Direttore.
Sento il dovere di dichiarare, a fîeguilo della lettera di Berta Subilia. in
cui è ricordato il libro del pastore
Charles Wagner « L’Ami », che esso
se anche « aborrito dai barthiani » ha
fatto molto bene a moltissime anime
in cerea di guida. Per me è stalo veramente un compagno di strada nei lontani anni giovanili, non sdolcinato, ma
vivamente stimolante: «non piangere
sulle tue catene, ma forgiale al fuoco
vivo dell araore » « Ose être » ecc. e so
che lo fu per molti altri, anche se poi
tralascialo nella maturità.
Ogni epoca teologica ha i suoi pregi c i suoi difetti, come ogni umana
cosa e subisce un'inevitabile ondata di
flusso e riflusso. Perciò credo non si
debba « aborrire » nessun libro scritto non per gloria personale, ma per
aiutare il prossimo e in obbedienza a
Dio: se non serve a me. .servirà a una
altra anima. Siamo certi che alcuni libri « barthiani » non suscitino avversione in menti di diversa impostazione? E che una nuova teologìa (speculazione e interpretazione pur sempre
umana) non travolga quella che a noi
appare la migliore? Credo che .si debba
davvero molto amare per mollo comprendere e molto comprendere per molto amare. K Comba Mustoii
chiamo la nomina di una Commissione sinodale di studio e di lavoro, capace di produrre
un documento che rifletta l’opinione della nostra Chiesa sui « Matrimoni misti » e sia utile tanto alPinterno quanto aH’esterno delle nostre comunità.
Il mese di maggio non ci ha portato il bel
tempo, tuttavia non ci ha neppure impedito
di svolgere il nostro programma di culti e di
incontri fraterni.
Domenica 9 maggio, in una giornata eccezionalmente limpida, abbiamo avuto la gioia
di accogliere VUnione femminile e i bambini
della Scuola domenicale di Pramollo. Gli amici pramollini hanno partecipato al culto con
una parte della comunità di Ivrea; il Past.
Teofilo Pons ci ha presentato un quadro informativo della situazione di Pramollo, specialmente sotto il profilo storico ed ecclesiastico mentre i due gruppi della Scuola domenicale hanno cantato un inno. Il pranzo al
sacco è stato consumeto nelle vicinanze del
lago Sirio; poi. attraversando la Serra, i Pramolini si sono inoltrati nelle verdi campagne
del Biellese, ammirandone il ricco panorama.
Al ritorno ad Ivrea, alcune sorelle in fede
della comunità Igeale hanno servito il tradizionale tè con rinfreschi; poi, dopo il canto di
alcuni inni della Scuola domenicale di Pramollo, diretti dalla Signora Pons, il saluto
fraterno e un « arrivederci » a Pramollo.
Vassemblea di chiesa è stata convocata Domenica 16 maggio, subito dopo un breve culto
liturgico, alla presenza dì un disceto numero
di persone, fra le quali alcuni amici pinerolesi che abbiamo rivisto con piacere. L’assemblea ha ascoltato la lettura della relazione
annua, ha nominato delegata alla Conferenza
Distrettuale la Sig.ra Bianca Micheimi, ed ha
esaminato alcuni aspetti della situazione finanziaria, particolarmente la richiesta di un aumento di contribuzioni nell’anno ecclesiastico
che viene.
Il giorno deirAscensiorac, mentre vari membri di chiesa ed i bambini della Scuola domenicale erano a Viering per rincontro annuale
delle comunità viciniore, ad Ivrea il Pastore
accoglieva un gruppo di 72 svizzeri, provenienti da Morges e diretti a Torre Pellice.
Il culto in lingua francese è stato presieduto
dal Pastore di Morges, la Santa Cena è stata
distribuita dai due Pastori con la collaborazione di alcuni fratelli in fede. Purtroppo il
soggiorno degli svizzeri alle Valli Valdesi dev’essere stato piuttosto « umido » con la pioggia di quei giorni: siamo tuttavia lieti di avere potuto accoglierli nei nostri locali finalmente adatti a incontri di questo genere.
Anche a Viering il pomeriggio è stato segnato dalla pioggia, con grande disappunto
dei bambini e dei loro genitori. Ma la riunione pomeridiana (il culto del mattino era
stato presieduto dal Past. Giovanni Peyrot) è
stata buona e ben frequentata.
Il tema del convegno era ed è di attualità :
« L’educazione religiosa dei giovani ». È stato
presentato da una « tavola rotonda » affidata a
tre sorelle in fede della comunità di Ivrea:
Maria Pia Cuerrini. Bianca Michelini, Elsa
Rostan, sotto la presidenza del Pastore di
Ivrea. Pubblico attento ed interessato, atmosfera di collaborazione e di riflessione su di un
problema che riguarda ed impegna la famiglia, la Scuola domenicale e la Chiesa nel suo
insieme. Malgrado la pioggia, una giornata
utile a quanti l’hanno vissuta insieme.
Domenica 23 maggio, durante il culto di
Pentecoste, sono stati ammessi in chiesa tre
catecumeni: Renza Perini. Paolo Ollearo. Gian
Paolo Pongo, la prima mediante la confermazione, gli altri due con il battesimo. Un gruppetto di cadetti cantò, prima della celebrazione
della Santa Cena, Tinno: «Spezziamo il pane
insieme ».
Giovedì 27 maggio, VUnione femminile di
Ivrea ha ricevuto la gradita vìsita del gruppo
torinese che si occupa di visitare gli evangelici
degenti negli ospedali psichiatrici. La Sig.ra
Marcella Bertole ha introdotto una conversazione che si è rivelata nutrita ed interessante
sul lavoro del gruppo, in un campo molto delicato, dove una presenza cristiana e fraterna
si rivela estremamente opportuna. Siamo grati alle sorelle in fede di Torino della loro
visita e di quanto ci hanno detto iti quell’occasione.
Infine. Domenica 6 giugno, cullo di chiusura dei corsi della Scuola domenicale con la
partecipazione dei bambini e predicazione sul
testo della II Epistola di Paolo ai Corinzi
cap. 12/14: « Non .sono i figliuoli che debbono lar tesoro per i genitori, ma i genitori per
i figliuoli ». Il giorno precedente era stato indelTo un incontro dei genitori dei bambini che
frequentano la Scuola domenicale con le monitrlci ed il Pastore. Un nutrito scambio di
informazioni e di idee per il futuro ha efficacemente concluso in tal modo 1 anno di attività ecclesiastica. Ne siamo grati al Signore
dal quale invochiamo per noi e per tutta la
nostra chiesa il dono continuamente rinnovato dello Spirito Santo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiffiffi iiiiiiiiiiiiiffiffifliffi
PERSONALIA
Ci felicitiamo col giovane Renalo Battaglia,
ex-allievo del Collegio Valdese, il quale si ò
brillantemente laureato in legge presso 1 Università di Torino sostenendo una tesi su Torre Pellice.
TORRE PELLICE
Dal 1 luglio al 15 settembre
sarà aperto
L’ASILO INFANTILE VALDESE
ESTIVO
che riceverà anche i bambini
dei villeggianti
Per le iscrizioni rivolgersi presso
la Direzione - Via Beckwith, 5
La comunità cataiiese ha esaminalo il problema deirevenlualilà di un ingresso della
Chiesa di Roma nel CEC sulla base di una
relazione presentata da una commissione nominata in precedenza e composta da E. Panasela, S. Aloisi, D. Giacinto e S. Giambarresi;
dopo discussione è stalo votalo questo ordine
del giorno :
L’Assemblea della Chiesa Evangelica Valdese di Catania, riunita il 23-5-1971, esaminata Tipotesi di un’eventuale domanda di adesione della Chiesa cattolica romana al Consiglio Ecumenico delle Chiese e le conseguenze
che ne deriverebbero
chiede
che il Sinodo, nelle .sue decisioni, tenga presenti i seguenti punti :
а) non è opportuno pronunziarsi su di
una domanda che è solo ipotetica;
б) è opportuno che le comunità evangeliche sviluppino 1 contatti a tutti i livelli e in
ogni zona con quanti nella Chiesa cattolica
romana credono nell azione rinnovatrice dello
Spirito Santo e pregano e lavorano in vista
del ravvedimento della loro Chiesa;
c) è opportuno che le comunità evangeliche intendano Tecumcnismo come occasione
di ravvedimento concessa da Dio e preghino e
lavorino in vista di questo ravvedimento;
d) indipendentemente dal fatto che la
Chiesa di Roma entri o non entri nel Consiglio Ecumenico delle Chiese, è urgente che
si faccia ogni sforzo tendente a coinvolgere
tutte le comunità nel discorso ecumenico, evitando le decisioni di vertice, le trattative segrete e quant’altro può contribuire al consolidamento di strutture ecclesiastiche oppressive della libertà dei credenti e condizionanti
l’opera rigeneratrice dello Spirito Santo.
.......................
Scuola Latina Pomaretto
Gli alunni che desiderano iscriversi alla I
media per l’anno scolastico 1971-72 devono
presentare entro il 25 luglio, i seguenti documenti :
1) domanda di iscrizione in carta libera
controfirmata dal padre:
2) certificato di nascita in carta libera;
3) certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Diploma di licenza elementare.
I documenti possono anche essere inviati
per posta alla Direzione della Scuola.
Pomaretto
Domenica 20 la Comunità ha eletto un
gruppo di venti anziani e responsabili designati dai quartieri : domenica prossima 4 Luglio il gruppo sarà presentato alla comunità
per un reciproco impegno degli uni verso gli
altri ed in un clima di collaborazione che liquida gli spettatori in vista d’un servizio totale della chiesa.
I quartieri sono così rappresentati: per la
Paiola : Attilio Ribet; per il Oot e Fleccia :
Long Renato, Costabel Lisa, Cocourde Ilario,
Ugo Coucourde Per Perosa : Rostan Viola,
TronRino, Laestch Giovanni, Giorgio Baret,
Clot Levi, Chambón Lina, Charrier Elvina,
Lauretta Micol.
Per Pomaretto : Ribet Giosuè senior, Tron
Attilio, Garrou Silvio, Ribet Remo, Jahier Vitale, Grill Onorato, Previati Rita, Bleynat
Bruno e Micol Flavio.
Al gruppo s’aggiunge una delegazione delTunione giovanile formata da tre membri,
nonché i responsabili delle opere locali ed un
esperto in materia tecnica designato dal Concistoro.
Preghiamo il Signore perché questa schiera
di fratelli e sorelle possa compiere la sua missione con i doni che Dio ha loro dato in uno
spirito di gioioso servizio per la causa del Signore.
Gruppo salutista a Pomaretto : nella linea
di una collaborazione preziosa il gruppo di
Torre Pellice guidato dal maggiore Longo, la
famiglia del prof. Donìni ed un gruppo di ragazze ha recato uii contributo apprezzato sia
al culto del mattino sia alla riunione all’aperto al Clot nonché all’Ospedale. Messaggi, canti testimonianze sono stati molto apprezzati
dala comunità. Al gruppo un grazie molto riconoscente.
La predica del Ciabattino : quarta elementare, risuolatore di scarpe, il fratello Grua Pietro è venuto da Torino a Pomaretto con «: un
macinino » a due ruote per annunciare l’evangelo. Giovani ed anziani hanno molto apprezzato il messaggio del calzolaio che ha spiegato con profonda conoscenza biblica la Parola
di Dio. Egli spende le sue domeniche predicando nelle chiese evangeliche e si spinge fino
a Verona e Brescia, sempre con lo stesso mezzo per rafforzare la fede dei gruppi nascenti.
Anche al fratello Grua un pensiero di viva
riconoscenza.
Promesse : i genitori di Bertetto Mauro, dì
Peyrot Roberto e di Riceli Sergio hanno promesso di collaborare concretamente nella lìnea delTeducazione dei loro figlioli perché
possano, nel clima della famiglia conoscere
Cristo il Salvatore. Che il Signore dia loro la
Doni pervenuti dall’Ilalia nel periodo II
Marzo 1971 - SlMaggio 1971
DA AMICI
In memoria del pastore .Alberto Ricca:
I figli. nelPanniversario del distacco del loro padre L. 150.000: Paola. « en souvenir de
grand papa » 5.000: Guigou John e Louise
valdese - U.S.A. 6.210. In memoriam del Pastore Elio Eynard: Castagnerì Virginia, Torino 5.000: Scuola « P. V. Vermigli », Zurìgo
14.000. In memoriam del Doti. Ernesto Geymonat: Le famiglie Tourn. Quattrini, Torre
Pellice 6.000; « In memoriam » del pastore
Guglielmo Del Pesco: Giovanna del Pesco
Torre Pellice 30.000. In memoriam dei miei
cari: W. Z., Vlllar Péllicè 10.000. In inemoriam del Cappellano militare Valdese Alfredo
Rostain : La sorella Edina Rostain Ribet, Torino 200.000.
Decima su borsa di studio erogata al figlio
Vincenzo: Magg. Longo Antonio, Torre Pellice 34.000.
Sig.ra Aime Cougn Maria, Torre Pellice 5.000: Albarin Durand Emilia, Roma
10.000; Angiolitto Dott. Guglielmo. Roma (2
versamenti) 24.000; Rabbonì Revel Emilia,
id. 10.000: Baret Guido. Pomaretto 10.000;
Bianconi Irma e Mario, Roma 5.000; Bongardo Tabita, Como 3.000: Breda Elena ed Eugenia, Foma 10.000; Breda Renato, Roma
5.000; Chambon Viotti Vittorina, Inverso Rinasca 10.000; Cigna Dante, Roma 5.000; Cignoni Mario, id. 10.000; Cogno Rinaldo, Torre Pellice 10.000; Gay Ribet Prof.ssa, Gisella, Luserna S. Giovanni 100.000; Griset Prof.
Emanuele, Torino 10.000; Guarnera Iolanda. Roma 20.000; Hugon Italo, Torre Pellice
20.000: Introna Ida, Roma 5.000; Long Marey Nydia, id. 1.000; Conti Giovanni, id.
10.000; Lumachi Riccardo, id .20.000; Mattel Emma. id. 1.000: Melila Simone, id.
3.000: Mendola Francesco, id. 5.000: Pastore
Bertot Irene, id. 10.000: Ponzo Ezio. id.
5.000: Ricci Dott. Vittorio, id. 10.000; Rivoir Emma, id. 10.000: Scatamacchia Irene,
Velletri 3.000; Rocchi Biagio. Roma 10.000;
Soggin Aja, id. 10.000: Tourn Ada e Alberto,
id. 2.000: Valeri Federica, id. 20.000: Villa
Giovanni, id. 10.000: Vinay Prof. Valdo, id.
10.000: Vola Dott. Renato e Fiorella. Pinerolo 10.000; Zeni Dott. Ugo, Roma 5.000; Zenone Doti. Alfonso, Torino 15.000.
DA STUDENTI DEL COLLEGIO
Avondet Rita Laura. Praroslino 5.000: Bertìnat Grazia. Villar Pellice 2.000: Michelin
Mauro. Luserna S. Giovanni 4.000; Paschetto
Mauro. Prarostino 10.000: Ricca Walter, Bxbiana 10.000; Savio Maurizio. Bricherasio
10.000.
DA CHIESE VALDESI
Angrogna Serre 10.000: Cainpobasso 25.000
Como 131.535; Chivasso 30.000; Napoli, via
Cimbri (due versamenti) 160.000: Palermo
50.000: Ferrerò Maniglia 131.250; Pomaretto
150.000: Pinerolo (due versamenti) 660.000;
Pramollo (secondo versamento) 25.000: Prarostino 250.000: Rorà (secondo versamento)
10.000: Roma. Piazza ("-avour 150.000: San
Giovanni 250.000: San Germano Chisone (se
Luce e la Forza di serbare fedeltà alla promessa.
La Risurrezione: In occasione della dipartenza di Costabel Adelina in Coucourde, Cristo risorto è stato ancora annunziato: ultimo
desiderio della sorella in un momento in cui
la parola stava per mancare la richiesta di leggere la Parola della Vita; che questa Parola
possa essere dì conforto alla famiglia e nel
contempo di indicazione per tutti di meditarla di più e ascoltarla di più nella comunità
dei Credenti.
iiiiiiinniiiiiiiiniiiniiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiniiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiitiiitiiiiimiiiimimiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiHiMinm
Collegio valdese
Pramollo
condo versamento) 200.000; Torre Pellice (terzo versamento) 250..000; Torino (2 elenco, 6
versamenti) 379.000; Trieste 70.000; Villar
Perosa 200.000.
COLLETTE ESEGUITE PRESSO
FORESTERIA VALDESE
Di TORRE PELLICE
Conferenza del Doti. Bertalol Renzo, Pastore Valdese 34.000; Conferenza del Prof. Vinay Valdo, Pastore Valdese 29.000.
DA ASSOCIAZIONI, ENTI ISTITUTI
Associazione Amici del Collegio (terzo Versamento) 2.000.000; Ass. Amici del Collegio
(quarto versamento) 359.209; Direzione Generale RIV SKF Spa, Torino 200.000; Convitto
Valdese dì Pinerolo 150.000.
Totale di présente elenco . . ,L. 6i963.695.
Totale degli elenchi precedentemente pubblicati (1/6/70-10/3/71) 9.153.415.
Totale dei Doni e delle Offerte pervenute nel
Perìodo
I Giugno 1970 - 31 Maggio 1971. . ..
L. 16.117.110.
Errata corrige — Nel numero 15 dell’« Eco
delle Valli Valdesi - La Luce-», in data 9-4-71,
elenco dei doni pervenuti al Comitato del Collegio Valdese - è stato pubblicato erroneamente « Elena Ippolito Ayassot, Lire 500 » anziché « Elena Ippolito Ayassot, Roma Lire
5.000. Ce ne scusiamo.
Col 31 Maggio 1971 si è chiusa la gestione
finanziaria deH’esercizio 1970/71, Collegio
Valdese di Torre Pellice. L’interesse, l’appoggio e la fraterna solidarietà degli amici italiani ed esteri, hanno permesso al Comitato
sinodale responsabile delle sorti del Collegio,
di poter far fronte con regolarità a tutti i
gravosi impegni di natura economica’ assunti
nel suo bilancio di previsione, ed a realizzare
inoltre, parallelamente al normale e regolare
ciclo didattico, rimpianto e lo svolgimento di
servìzi di trasporto, mensa e doposcuola a favóre della popolazione scolastica del Collegio
stesso. Gli studenti, i docenti ed il Comitato
esprimono a tutti i benefattori il loro commosso grazie, e confidano che nel futuro, non
solo non verrà a mancare Tappoggio morale
c materiale degli amici dì sempre, ma diventino sostenitori del Collegio Valdese di Torre
Pellice anche coloro che, considerando necessari ed indispensabili la presenza, il servizio
e la testimonianza evangelici in Italia, ne vedano anche uno strumento valido nelTunica
scuola media superiore di impronta protestante esistente nel nostro paese.
Sì ricorda infine che i doni e le offerte per
il Collegio Valdese possono essere trasmessi
nei seguenti modi :
direttamente al Comitato Collegio Valdese,
via Beckwith n. 1 10064. Torre Pellice.
o effettuando il versamento sul conto corrente postale n. 2/32709. intestalo al Comitato Collegio Valdese. Torre Pellice;
od appoggiandosi a qualsiasi Banca esistente in Italia, ordinando di bonificare il dono
sul conto corrente di corrispondenza n. 56.760
presso ITstìtuto Bancario Italiano. Torre Pclli
Nel pomeriggio di Domenica 30 maggio s*è
svolto l’annuale bazar organizzato daU’Unione
Femminile con la collaborazione delle famiglie
della chiesa e di amici, viva gratitudine a tutti coloro che con doni e con prestazione di
mano d’opera hanno contribuito in un modo
o nell’altro al buon risultato che si è potuto
ottenere.
Nel corso di questa ultima settimana ci
hanno lasciato : Long Alessandrina ved. Long
(Ciotti) deceduta il 29 maggio aU’età di 85 anni e Travers Davide (Bosi) spentosi alle Grisse
di S. Germano Chisone il 10 giugno a 66 anni di età. Alle famiglie colpite dal lutto rinnoviamo la nostra solidarietà nel dolore della separazione e nella speranza nel Signore Gesù
Cristo.
Un cordiale benvenuto a Roberta primogenita di Marco e Franca Long (Pellenchi) con
l’augurio di ogni benedizione del Signore su
lei e sui suoi familiari.
Domenica 6 giugno abbiamo avuto in mezzo a noi ì bambini delle Scuola Domenicale
della chiesa di San Secondo accompagnati dal
Pastore Arnaldo Genre, dalle loro monitrici "
da alcune madri; il tempo piovoso li ha costretti a fermarsi a Ruata dove abbiamo trascorso insieme il pomeriggio.
Donìenìca 20 giugno siamo stati lieti di accogliere l’Unione Femminile della Chiesa dì
Villasecca insieme ad un gruppo di bambini
di quella Scuola Domenicale ed alcuni membri di chiesa che con la Signora ed il Pastore
Cipriano Tourn hanno partecipato al culto e
poi nel pomeriggio, favoriti da un tempo
splendido, i più coraggiosi sono saliti verso
la montagna in cerca di rododendri. Ringraziamo sentitamente il Pastore Tourn per il
forte ed attuale messaggio rivoltoci nel culto
da lui presieduto ed il gruppo dei bambini
della Scuola Domenicale che ha dato la sua
collaborazione nel canto di un inno.' Con la
speranza di poter rispondere aU’invito fattoci
di questa sorella e da questi fratelli, diciamo
loro arrivederci ed intanto siamo loro grati
per la visita così fraterna.
Colloquio pastoralè
L’ultimo colloquio avutosi lunedì 14
giugno a Torre Pellice ha proseguito
la discussione sul tema precedentemente iniziato alla luce della Conferenza distrettuale. Su proposta del
past. Bruno Rostagno si è sollevato il
tema della catechesi dell’Antico Testamento tenendo conto delle risultanze
del Campo della Federazione di Ecumene. Il problema è parso di grande
attualità e si è deciso di proseguirne
l’esame prima dell’autunno. Molto con
cretamente si tratta di redigere alcune lezioni esemplificative su temi delTA.T. e sperimentarle nel corso dell’anno.
Il prossimo incontro è fissato martedì 13 luglio ore 9,30 ad Agape. Il programma sarà la redazione di un piano
di lezioni bibliche per il prossimo anno sulla traccia della teologia dell’A.T.
di A. von Rad.
immiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiimiiiiiimmiiiiiimiiiiiiiiiii
Scuola Media Valdese
Iscrizioni per Vanno scolastico 1971-72.
Sì comunica che le iscrizioni alla I Media
si apriranno il 1 luglio 1971.
Documenti necessari :
Domanda su modulo fornito dalla Scuola
con Tindicazione della lingua scelta (Francese o Inglese).
Diploma di licenza elementare
Pagella di V elementare
Certificato di nascita
Certificato di vaccinazione e rivaccinazione
antivaiolosa. La Presidenza
Vacanze al mare
Pensioni familiari e
alberghi confortevoli
Bassa stagione da L. 1.800-2.000
Alta stagione da L. 2.300-2.900
Informazioni: Revel Egidio
Hôtel Elite
47045 Miramare di Rimini
AVVISI ECONOMICI
GIOVANE coppia cerca allog{i;io in affitto Piiierolo o dintorni libero entro settembre.
Telefonare Pinerolo 70718, doi>o ore 21.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Baridon e Valente ringraziano tutti quanti hanno preso
parte al loro dolore per la dipartita
della cara zia
Berthe Jeanneret
Un ringraziamento particolare al
Dott. De Bettini.
Torre Pellice, 28 giugno 1971.
6
pag. 6
N. 27 — 2 luglio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
La conferenza dell’OUA
Si è tenuta nei giorni scorsi a Addis
Abeba la nona Conferenza dell'Organizzazione dell’Unità Africana (OUA)
di cui fanno parte 41 Stati. Mancava
la rappresentanza di due membri:
rUganda e la rep. Centroafricana.
L’assenza dell’Uganda era particolarmente prevista. Il vertice dell’OUA
avrebbe infatti dovuto tenersi in questo stato, a Rampala, ma, dopo il
« colpo » con cui Amin defenestrò il
legittimo presidente Obote, esso avrebbe costituito una specie di avallo ai
fatti compiuti: si è preferito così cambiar sede, sfidando le reazioni del nuovo regime.
I lavori si sono rivolti in tre direzioni: la questione arabo-israeliana,
quella sudafricana e quella portoghese.
Circa la prima, i capi di Stato hanno rinnovato la loro solidarietà alla
Rau e pienamente condiviso la risposta che essa ha dato ai rappresentanti
deirONU nello scorso febbraio, colla
quale è stata dimostrata la volontà di
voler ristabilire « una pace giusta e
durevole » in Medio Oriente. Contemporaneamente è stato deplorato l’atteggiamento di Israele nei confronti
di questa iniziativa. Su proposta del
Senegai, è stata richiesta all’unanimità l’applicazione integrale del Consiglio di sicurezza dell’ONU nel novembre 1967, comprendente fra l’altro il
ritiro immediato delle forze israeliane
da tutti i territori arabi occupati.
Per quanto invece riguarda la questione della vendita di armi alla rep.
del Sudafrica è stata decisa la prosecuzione della « missione Kaunda (presidente dello Zambia) » allo scopo di
convincere i paesi occidentali a rivedere la loro politica nei riguardi di
Pretoria: verranno visitati gli Stati
Uniti, vari paesi della NATO ed altri
ancora.
II presidente Kaunda, nel fare la sua
relazione sulla missione da lui svolta
in Europa, ha espresso un giudizio
positivo sugli incontri di Roma, collegato ad alcune considerazioni, fra cui
il ritiro italiano dalla partecipazione
al progetto della diga di Cabora Bassa
(nella colonia portoghese del Mozambico) e l’ospitalità offerta alla Conferenza degli esponenti dei movimenti
di liberazione contro i colonialisti portoghesi. Per contro, Kaunda ha soggiunto di sperare che l’Italia neghi
l'aiuto militare al Portogallo e ripudi
gli accordi commerciali, oltre che con
questa nazione (cosa assai improbabile), anche col Sudafrica e colla Rhodesia’ (cosa altrettanto improbabile).
La Conferenza ha nettamente respinto il dialogo coi razzisti sudafricani;
28 voti contrari contro 6 favorevoli
(Costa d’Avorio, Lesotho, Malawi, Madagascar, Swaziland e Mauritius) e 5
astenuti (Niger, Togo, Dahomey, Alto
Volta, Gabon).
Circa il colonialismo portoghese, e
stata votata « una energica condanna »
a tutti quegli Stati (e vengono chati
particolarmente gli USA, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania occidentale) per l’assistenza che essi danno al Portogallo « nella sua guerra criminale di repressione e di conquista
coloniale ».
Come in tutte le Conferenze a largo
raggio internazionale, si sono avuti
scontri e vivaci contrasti: si può però
constatare che l’unità africana ne è
uscita maggiormente rafforzata, specie nei confronti del vecchio e del
nuovo colonialismo con cui la « civiltà » bianca continua a sfruttare, più
o meno scopertamente, questo continente che ha pagato, nel corso di secoli, un immenso tributo di sangue e
di ricchezze.
“Terzo grado,, in Italia
Dopo sette anni di indagini e sei
mesi di dibattimenti in aula, il tribm
naie di Roma ha condannato diversi
carabinieri a varie pene, per avere
estorto colla violenza le « confessioni »
ad alcuni arrestati; un maggiore e un
tenente a 3 anni e 6 mesi; un capitano
e un maresciallo a 1 anno e 1 mese;
un brigadiere e un milite a 9 mesi,
mentre altri tre sono stati assolti.
La cosa è partita da Torino: nel
marzo 1964 vennero affidate al giudice
istruttore venti persone che avevano
confessato varie rapine (che fu poi appurato essere state commesse dalla
banda Cavaliere).
Di fronte al magistrato, gli arrestati
si proclamarono innocenti, sostenendo che le confessioni erano state loro
estorte mediante sevizie e torture. Il
giudice si convinse che effettivamente
essi erano del tutto innocenti e che,
di conseguenza, i colpevoli erano i carabinieri: da qui la denuncia.
Le tecniche per ottenere le « confessioni » sono state quanto mai varie:
pugni nello stomaco, sbattimenti di
teste contro il muro, costretti a stare
per ore ed ore in piedi, a stare sei
giorni senza mangiare e senza bere fino ad avere delle allucinazioni, sevizie
varie a mezzo di bastoni, schiacciamenti di nervi, ecc.
Veniamo ora alla sentenza, che è veramente sconcertante: tutti hanno beneficiato del condono per cui la pena
rimane puramente teorica, non solo,
ma è stata condonata anche la pena
accessoria — e cioè l’interdizione dai
pubblici uffici per un periodo pari a
quello della detenzione — per cui non
solo non pagheranno per le violenze
commesse, ma continueranno a svolgere le loro funzioni come se nulla
fosse successo: sarebbe interessante
venire a sapere che questi individui
sono stati successivamente radiati dai
carabinieri, ma ne dubitiamo.
Sarebbe troppo facile denunciare ai
lettori questo infame abuso di potere,
tanto più che si fa scudo di una divisa stimata da tanta gente; sappiamo
benissimo che sotto tutti i cieli gli apparati di polizia, ossessionati di trovare il « colpevole » al più presto e ad
ogni costo (quando poi addirittura
non intervengano determinati fattori
politici), non vanno tanto per il sottile: è comunque chiaro che la cosa
non costituisce un’« attenuante » e che
dimostra, al contrario, che anche in
questo settore vi è la necessità e l’urgenza di profondi riforme.
Preferiamo soffermarci un attimo
su un altro grave aspetto della questione: e se i sospettati-innocenti non
avessero più avuto la forza e il coraggio di denunciare il grave abuso commesso nei loro riguardi? Avrebbero
potuto correre il rischio di marcire
per anni e anni in galera pur essendo
del tutto estranei alle azioni da loro
fatte confessare con metodi degni dei
seviziatori fascisti.
É morto il
“Gandhi francese,.
Mercoledì 23 giugno, all’età di 83
anni è morto Louis Lecoin.
Questo nome probabilmente dirà assai poco al lettore, dato che questa
notizia non ci risulta sia stata ripresa dai giornali italiani. In un suo libro di memorie, Lecoin ha detto: « La
mia esistenza è stata molto piena e
non ho veramente motivo di esserne
scontento ». Diceva queste cose dopo
aver passato dodici anni della sua vita in prigione per difendere delle cause considerate perse e che poi hanno
finito per imporsi al mondo.
Affiliato nell’ambiente anarchico, durante il servizio militare si rifiuta di
partecipare alla repressione contro i
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Contro le false illusioni
ferrovieri in sciopero nel 1910 e viene
condannato dal consiglio di guerra.
Viene nuovamente arrestato due anni
dopo per propaganda contro la guerra
e condannato con particolare riferimento al suo opuscolo; « Imponiamo
la pace ».
Nel 1927, è uno dei principali promotori della campagna di protesta in
favore di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani poi « giustiziati » negli
Stati Uniti senza colpa.
Successivamente, nel 1939 un altro
suo famoso manifesto, dal titolo: « Pace immediata » costa a Lecoin, abbandonato dagli altri firmatari, altri due
anni di galera; verrà liberato nel settembre 1941.
A guerra finita, nel 1948, crea una
rivista mensile: « Difesa deU’uomo »,
nella quale egli reclama la libertà, la
amnistia per tutti, anche per i « collaborazionisti ».
Dopo, la sua attenzione si rivolge al
problema degli obiettori di coscienza.
Egli viene ancora adesso ricordato in
Francia per il suo sciopero della fame
del giugno 1962, sciopero che durò per
ben 22 giorni, dapprima nei locali degli obiettori stessi e poi all’ospedale,
dove viene trasportato quasi morente.
Egli, che da allora verrà chiamato il
« Gandhi francese » non accetta di
prender cibo finché non gli viene formalmente promesso che verrà presentata una legge a favore degli obiettori
di coscienza.
Proposto come premio Nobel per la
pace ritira la sua candidatura a favore di M. L. King. Nel novembre dello
stesso anno, dopo un mucchio di difficoltà e... sei interventi censori, tre
emissioni vengono diffuse sulla vita e
sulla personalità di Louis Lecoin dalla
radio francese.
Nominato nel 1967 segretario del Comitato per l’estinzione delle guerre,
ha ancora inviato pochi mesi fa, in tale qualifica, un messaggio al gen. Franco protestando contro il processo di
Burgos.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
{segue da pag. 4)
assicuri ima reale garanzia economica.
Non di rado tali tentativi si concludono con una delusione; il negozio non
rende come si prevedeva e si è costretti nuovamente ad emigrare.
Fin’ora nessuno ha ancora dimostrato che le rimesse degli emigranti nelle
zone di emigrazione possono cambiare le condizioni strutturali al punto da
assicurare un ritorno sicuro. E questo
è evidente: le rimesse non creano una
struttura produttiva ma contribuiscono unicamente alla crescita dei consumi privati locali (cresce solo il numero dei televisori, radio, frigoriferi). Per
contro ciò che si può dimostrare è che
le rimesse servono assai più all’interesse delle grandi concentrazioni pro
Manodopera straniera maschile
secondo qualilica e impiego
duttive in quanto collegano l’economia
locale al capitale monopolistico attraverso il consumo.
Con questo non si intende disilludere le speranze di coloro che puntano
sul rimpatrio. Ci preme piuttosto sottolineare che queste speranze possono
avverarsi solo attraverso uno sforzo
collettivo che incida decisamente sulle
strutture, e anche se al livello personale una speranza di ritorno con una
sicura base economica si avvera per
alcuni, questi rimaiu:ono eccezioni senza significato per la massa che continua ad avere le valigie piene molto
spesso solo di speranze irrealizzabili.
Emidio Campi
{da «Un saluto dall’Italia •»)
Manodopera straniera presentee
nella RFT (1966-1969) secondo
la nazionalità ^ ig'a
impiegato
manovale
operaio
Manodopera straniera maschile
secondo la condizione familiare
celibe
sposato, con moglie
non residente nella RFT
sposato con moglie
(osidente nella RFT
che esercita attività
:avorativa
sposato con moglie
residente nella RFT.
ma che non esercita
attività lavorativa
ICO 1»
Fonte. Bundesanstalt tur Arbeit Statistik
nun it3siutjM‘i= iiw'ití • >1 ' —-- —
GIOVANI BRASILIANI A ROMA
Roma (adista). - « All’inizio del mese di
giugno, la società italiana dell’Aermacchi insieme ad altre consorelle francesi e belghe,
forniranno al governo fascista brasiliano forniture di aerei e di armamenti moderni, per
soffocare nel sangue il crescente movimento rivoluzionario che nel paese si va creando ».
Questa grave aceusa ai paesi europei ed in
modo particolare al governo italiano, è stata
lanciata da Jean Marc von Der Weid, presidente deirU.N.E. (Uniao Nacional Estudantes), durante una conferenza stampa organizzata dal Comitato Italiano Europa-America
Latina, tenuta insieme ad altri tre compagni,
Gilda Paula Xavier, Rene Louis de Carvalho c
Roberto Da Fortini, tutti recentemente scarcerati in cambio deU’ambasciatore svizzero a
Rio, Bucher.
Ancora una volta, agghiaccianti sono state
le testimonianze sui crimini di torture adottati nelle prigioni brasiliane, dove a tutt’oggi
sono « ospitati » 22 mila democratici, le cui
vere colpe sono quelle di non condividere ed
accettare gli ignobili sistemi del governo attuale.
I giovani compagni brasiliani più di una
volta hanno tenuto a sottolineare le pesanti responsabilità dell’imperialismo americano, che
non solo si rende complice di crimini politici,
ma soprattutto condiziona in modo esasperante lo sviluppo economico e sociale del paese.
A tal proposito è stato fatto notare come 1 industria meccanica, il settore petrolifero e tutti
i centri di ricerca scientifica, dopo esser stati
per lungo tempo fonte di rilevante investimento per le economie nazionali, oggi sono « fertili terreni » per l’investimento di capitali
esteri: tedeschi, francesi, italiani e, soprattutto. americani.
Di fronte a questa situazione anomala, il
comportamento del governo italiano, se non si
traduce in aperta responsabilità, risulta per lo
meno ambiguo e contraddittorio e per questo
l’on. Fracanzani faceva notare, che si rende
necessaria una più ampia pubblicità delle denunce rese note nel corso dell incontro con ^i
quattro rappresentanti della resistenza brasiliana, al fine di creare una maggiore solidarietà per coloro che lottano contro i regimi fascisti italo-americani.
«NON CREDETE
AGLI OCCIDENTALI...
...capaci soltanto di vendere o
comprare ». Sono parole di lord Byron, rivolte ai greci 150 anni fa, quando scoppiò la gloriosa Rivoluzione nazionale greca. La rivista « Grecia »
(dell’aprile c. a.) le ha estratte da alcuni versi del celebre poeta inglese,
indirizzati all’eroico popolo che oggi
attraversa nuovamente un periodo storico d’immensa sofferenza.
Se Byron risorgesse dalla tomba,
modificherebbe certamente il suo avvertimento nell’altro, più tragico e più
attuale: «Non-credete a nessuna potenza di questo mondo, tutte le potenze essendo capaci soltanto di vendere
o comprare ». Si assiste infatti a una
vera e propria gara fra le nazioni cosiddette civili d’ogni continente nel
far denari coi colonnelli, come si rileva dalla rivista citata e dai « Quaderni della resistenza greca » (del marzo
c. a.).
« Nel periodo 1960-69 gli scambi
commerciali greco-inglesi sono raddoppiati. Così nel 1969 le importazioni dall’Inghilterra hanno raggiunto la somma di circa 130 milioni di dollari, mentre le esportazioni greche verso l’Inghilterra, anche se aumentate, tuttavia non hanno superato i 30 milioni di
dollari.
Il gruppo francese Peugeot-Renault
ha firmato recentemente ad Atene un
accordo col governo dei colonnelli per
la costruzione di una fabbrica di automobili in Grecia. Tale accordo è avvenuto dopo il fallimento delle proposte del gruppo italiano Conti-VenturiKarakosta. La produzione iniziale della fabbrica sarà di 15.000 vetture all’anno, per raggiungere le 75.000 vetture successivamente. Nel frattempo anche la Volkswagen tedesca sembra essere in trattative con i colonnelli, per
la costruzione di una propria filiale in
Grecia.
E intanto il gruppo L. B. di Berlino
(gruppo dell’edilizia) costruirà ad Atene una fabbrica per la produzione di
cemento espanso (schaum-beton). A
tale scopo la casa madre ha costruito
ad Atene una filiale, la L. B. Atene.
La Amincor-Bank svizzera e la inglese Bankers Trust hanno concesso
prestiti, la prima per 4.000.000 e la seconda per 3.000.000 di dollari, ad una
società greca per portare a termine
una rete d’irrigazione in Macedonia e
una rete viaria nella Grecia Centrale.
Il suddetto finanziamento fa parte di
un piano di prestiti di 40.800.000 dollari per investimenti pubblici.
È stato prorogato d’un altro anno
l’accordo commerciale greco-jugoslavo.
Il nuovo accordo è stato firmato a
Belgrado. Si prevede un ulteriore ampiamento degli scambi nel quadro del
Clering vigente fra i due Paesi. La Grecia esporta in Jugoslavia, in genere,
prodotti industriali e la Jugoslavia
prodotti zootecnici.
In base all’accordo, a livello di Camere di Commercio della Grecia e dell’Albania, firmato a Parigi nel gennaio 1969, una delegazione greca ha
visitato l’Albania per discutere gli
eventuali scambi da sviluppare. Nel
frattempo la squadra di pallacanestro
“Dinamo” di Tirana si è incontrata ad
Atene con Panathinaikos. È la prima
volta dopo 30 anni, che una squadra
sportiva albanese ha visitato la Grecia. Inoltre sono state instaurate comuncazioni telefoniche fra i due Paesi
(via Belgrado).
La Società anonima di acciaio greca
di Salonicco, del noto industriale americano Tom Papas (uomo vicino al
Pentagono ed alla CIA) ha concluso
un accordo di collaborazione con la
più grande acciaieria del Giappone, la
Nippon Kohan K.K. e la C. iteh Company Ltd. In base a quest’accordo, la
acciaieria di Tom Papas sarà ampliata e dovrà raggiungere un’ulteriore
produzione di 1.500.000 tonnellate di
acciaio prodotto a caldo e di 2.000.000
di tonnellate di acciaio prodotto a
freddo. Le industrie giapponesi forniranno, oltre ai capitali, anche i macchinari e le attrezzature necessarie e,
per un certo periodo di tempo, le materie prime.
Secondo il giornale “Financial Times”, il governo dei colonnelli sta trattando con la Cina Popolare l’esportazione di 20.000 tonnellate di tabacchi.
La Grecia in cambio ùnporterebbe dalla Repubblica popolare Cinese carne
ed altri prodotti ».
L’elenco continua a lungo (si vedano le due riviste citate). Qui interessa
avvertire che anche TURSS, se pur
non ha avviato fin ora trattative economiche coi colonnelli, tuttavia le favorisce negli stati satelliti. Il citato
« Quaderno della resistenza greca » riporta in proposito un’intervista con
A. Papandreus al settimanale svizzero
« Sonntag Journal », nella quale è inclusa la seguente dichiarazione.
« L’URSS e i suoi alleati non hanno
accettato solo il regime che è stato instaurato con l’aiuto degli americani:
lo hanno invece aiutato in ogni maniera. I nuovi accordi commerciali
consolidano i rapporti politici e, in base alla clausola dello Stato favorito,
offrono enormi vantaggi al mercato
estero dell’URSS e rafforzano la sua
posizione. La ragione di questa politi
ca di Mosca nei riguardi della Grecia
è semplice. Il Cremlino cerca di ottenere la divisione dell’Europa in due
zone di influenza. Così accetta la presenza degli USA in Grecia, assicurandosi nello stesso tempo la tolleranza
degli USA nei riguardi del suo intervento in Cecoslovacchia. Secondo, si
offre così al Cremlino la possibilità di
ricordare ai suoi satelliti nei Balcani
l’esistenza delle basi militari in Grecia, sottolineando di conseguenza che
ogni tentativo di emancipazione nei riguardi di Mosca significa pericoli che
possono provenire da Atene per la loro stessa sovranità nazionale. E terzo,
un esperimento fascista in seno all’alleanza occidentale serve al Cremlino
perché la questione morale che ne deriva mina il prestigio e la credibilità
del mondo occidentale all’opinione
pubblica. E questo costituisce un vecchio obiettivo di Mosca ».
PAZIENZA E MISTERO
Sotto questo titolo, il « Journal
de Genève» del 21.6.'71 pubblica un
lungo articolo dedicato alla penetrazione della Cina Popolare nell’Africa
centromeridionale e nel Madagascar.
Ne riportiamo alcuni passi salienti.
Dopo il periodo di sosta quasi completa, durante la rivoluzione culturale
U966-68), l’azione diplomatica cinese
ha ripreso vigore « nella forma classica dell’assistenza tecnica e finanziaria,
di cui gli Stati sottosviluppati hanno
il più grande bisogno. Quest’assistenza tecnica, i Cinesi la dispensano in
modo discreto ed efficace. Vivono fra
di loro, misteriosamente, dando lo
spettacolo d’una vita degna, laboriosa
e tranquilla, interessando le popolazioni con le loro realizzazioni sia nell’agricoltura che nell’industria. Non
fanno chiasso con la propaganda, ma
preparano l’avvenire. (...)
A poco a poco, la Cina riesce a sedurre e a convincere. Attualmente essa è riconosciuta da diciassette Stati
africani. Prosegue metodicamente la.
sua opera di persuasione; riceve regolarmente le delegazioni africane a Pechino, riempiendole d’attenzioni squisite; e senza dubbio ha saputo collocare, silenziosamente e misteriosamente, una serie di pezzi strategici sullo
scacchiere africano ».
L’articolo continua a lungo con innumerevoli precisazioni. Se non fosse
per alcune lontane dichiarazioni cui
l’articolo si riferisce, fatte da ChouEn-lai durante un suo viaggio in Africa {«L’Africa è in -un’eccellente situazione rivoluzionaria », inverno 1963-64),
e dalla signora Kuo Tchen capo della
delegazione cinese alla 6’^ sessione del
Consiglio di solidarietà afro-asiatica
(« dichiarazione violenta contro l’idea,
della coesistenza pacifica », Algeri
marzo 1962), noi non vedremmo, in tali interessanti notizie, nulla di strano
né d’allarmante. Fino a prova contraria, anzi, consideriamo con ammirazione quest’attività dei cinesi, così intensa, modesta e silenziosa. _________
Tariffe postali
Avremo la «busta di Stato»
Roma. La pubblicazione alla vigilia
delle amministrative del 13 giugno della notizia sul progetto di aumento delle
tariffe postali e telegrafiche (L’Espresso n. 24) ha provocato da parte del ministero delle Poste una "smentita ufficiosa” a quanti chiedevano maggiori
particolari.
In realtà, il progetto di aumento delle tariffe è pronto per il varo e rientra
nel quadro di una "piccola riforma :
sarà effettuato eontestualmente^^ all’emissione di una busta di Stato già
affrancata. La busta di Stato, sulla quale verranno indicati i nomi delle regioni, costerà 50 lire. L’affrancatura
ordinaria per buste "proprie” passerà
invece da 50 a 75 lire.
Le tariffe per la spedizione di stampe propagandistiche saranno aumentate mediamente, seeondo il progetto, del
50 per cento, con chiaro intento disincentivante per questo mare di carta
che soffoca gli uffici postali. Analogo
l’aumento per i pacchi postali.
Rimarrà invece invariata a 0,30 lire
la tariffa per la spedizione di quotidiani, della quale riescono tuttavia a beneficiare le pobblicazioni postulatorie,
cioè i cosiddetti « santini », che sono
quotidiani fittizi e contribuiscono a
mantenere il sistema postale italiano in
continuo stato di anormalità.
Infine, il progetto del ministero delle Poste prevede una razionalizzazione
dei messaggi telegrafici, con l’adozione
di « frasi tipo » e un aumento delle
tariffe: attualmente, ogni telegramma
costerebbe aU’amministrazione postale
circa il doppio di quanto viene pagato
dall’utente.
(da « L’Espresso »)
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice i Torino^
^