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Anno 115 - N. 36
7 settembre 1979 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
ARClìIVro TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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ORGANIZZATO DAL CONSIGLIO ECUMENICO A BOSTON, USA
Fede scienza e futuro,
dibattito fondamentaie
Il Convegno di quest’estate, punto di arrivo di 2 anni di preparazione,
potrà essere il punto di partenza di una nuova spinta ecumenica
I Chiese ha organizzato un Il complesso di fronte alla scienza
e i'urgente necessità di superario
I CULTI DEL MATTINO AL SINODO
Un ordine preciso
a cui rispondere
L Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha organizzato un
convegno sul tema « Fede,
Scienza e Futuro », che si è svolto dal 12 al 24 luglio. Significativa la sede del convegno: il Massachusetts Institute of Technology, che oltre a rappresentare
un punto di riferimento in molti
campi deUa ricerca scientifica,
ha svolto un ruolo originale nell’awiare il dibattito globale su
ambiente, risorse e energia, all’inizio degli anni ’70. Il convegno rappresenta il punto d’arrivo di circa due anni di lavoro
della sezione « Scienza e Società» del Consiglio Ecumenico, e
al tempo stesso il punto di partenza per un lavoro che le chiese svolgeranno nei prossimi anni. I problemi posti alla società
dallo sviluppo scientifico e tecnologico sono infatti tali da richiedere, oltre ad un approccio
tecnico, un più generale approccio etico e politico; tali problemi investono tutte le società,
sia pure in modo diversificato,
a seconda del modello di sviluppo intrapreso da ognuna. La
preparazione del convegno ha
comportato la scelta di una serie di temi da trattare e la messa a punto di un linguaggio comune, che permetta a tecnici di
diverse discipline di comunicare
fra loro e con i non specialisti,
ai delegati delle chiese e ai teologi di proporre una lettura
evangelica della realtà, di cercare nell’Antico e nel Nuovo Testamento le basi per una rifiessione cristiana sulle questioni
legate allo sviluppo e ai limiti
dello sviluppo. Il convegno ha
riunito tecnici ed esperti di varie discipline, e rappresentanti
delle chiese, e munerosi studenti di materie scientifiche, che
hanno avuto un pre-congresso
di 5 giorni, equilibrati in base
ai paesi di provenienza.
Nell’attesa di una raccolta organica dei materiali presentati
al convegno, che sarà curata dal
Consiglio Ecumenico nell’immediato futuro, Pietro Comba, che
ha rappresentato la Chiesa valdese al convegno, ricostruisce per
i lettori dell’Eco-Luce le grandi
linee del dibattito avvenuto a
Boston. A p. 4 il teologo JeanLuc Blondel, rappresentante delle Chiese riformate svizzere,
traccia una valutazione del con
vegno.
Abbonamenti 1980
A partire da questo numero
l'abbonamento all’Eco-Luce, rimasto invariato per due anni,
è stato ritoccato nella misura
più contenuta possibile.
Poiché i nostri abbonamenti
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non alla data di versamento)
i nuovi prezzi si riferiscono all’anno 1980. Ai nuovi abbonati
che sottoècrivono ora un abbonamento per il 1980 invieremo
il giornale a partire dal loro
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eventuale « arrotondamento »
da parte loro per i mesi del
19791).
ANNUO L. 9.000
SEMESTRALE » 5.000
SOSTENITORE » 20.000
ESTERO » «.OOOi
L’interesse principale delle
chiese nei riguardi della società è stato fino ad ora relativo
ai problemi politici ed economici, mentre i problemi sollevati dallo sviluppo scientifico e
tecnologico sono stati considerati meno approfonditamente.
Ciò può essere spiegato in parte come un atteggiamento di
« prudenza »: le chiese in passato ostacolarono in molti modi il progresso scientifico, a causa di una serie di distorsioni
nell’interpretazione di brani biblici o della Bibbia nel suo insieme, e pagarono questo atteggiamento con una sorta di isolamento. La scienza si sviluppò
al di fuori dell’influenza del
pensiero cristiano, e la filosofia
della scienza è tuttora prevalentemente agnostica, o apertamente atea. È stato invece mantenuto dalle chiese un atteggiamento attivo nei confronti di
alcuni problemi, che implicavano una minaccia diretta alla vita o alla sicurezza umana, come
ad es. l’uso pacifico o bellico
dell’energia nucleare. Obiettivo
del Convegno al MIT — secondo Philip Potter, segretario generale del Consiglio Ecumenico
— è superare quest’atteggiamento puramente difensivo e « risvegliare la coscienza delle chiese e dei cristiani, con grande
chiarezza, rispetto ai temi della
fede, della scienza e del futuro ».
L'oikoumerie è infatti, letteralmente, il mondo degli esseri
umani, e ci si deve domandare
che tipo di mondo sia compatibile con la predicazione dell’Evangelo.
A questo punto ci si può chiedere quali siano le caratteristiche principali dell’attuale sviluppo scientifico. Secondo l’astronomo Robert Hambury Brown
« ...L’attività principale della
scienza non è più la ricerca disinteressata di conoscenze, ma
la ricerca di conoscenze per l’industria e per altri obiettivi sociali, come la difesa, l’agricoltura, la salute ecc... Meno del
5% delle spese per la scienza, a
livello mondiale, è dedicato alla ricerca di base... Buona parte delle ricérche vengono svolte
da équipes che usano strumenti
complessi e costosi; in conseguenza la ricerca tende a concentrarsi nei paesi altamente
sviluppati. Si ritiene che solo il
4% della ricerca mondiale venga svolto in aree del mondo in
cui vive il 70% della popolazione umana ».
È dunque con questo tipo di
sviluppo che è necessario misurarsi, confrontarsi, tenendo presente che, in ogni caso, « È uno
dei pilastri fondamentali su cui
poggiano la nostra civiltà e le
nostre speranze per il futuro ».
Un contributo molto rilevante all’impostazione del convegno viene dato da Charles Birch,
genetista ed ecologo. La sua
analisi parte da un’osservazione: l’attuale concezione tecnicoscientifica del mondo si basa su
di un rapporto di dominio dell’uomo verso la natura, che viene percepita come una sorta di
grande fabbrica, nella quale una
parte dell’umanità utilizza le risorse esistenti a suo profitto. La
crisi ecologica ha messo in discussione questa immagine, non
solo percjié lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, e la
loro ingiusta distribuzione, non
saranno più a lungo praticabili,
ma anche perché non è più valido il modello teorico sottostante, e cioè la scomposizione
del mondo naturale (vivente e
non vivente) in sistemi autonomi, da studiare indipendentemente l’uno dalTaltho. L’approccio ecologico consiste invece nel
vedere innanzitutto l’unità dei
fenomeni naturali, le interazioni fra di loro, resistenza di un
equilibrio globale che può sussistere a certe condizioni, sfruttamento delle risorse in termiPietro Gomha
(continua a pag. 5)
L'immagine della pesca usata
dall'Evangelo di Giovanni può
essere letta in due modi diversi
ma non contrastanti, due letture
non separabili che s’intrecciano,
si accavallano senza mai riuscire a dividersi completamente.
Sulle rive del Mare di Tiberiade, rientrati alle originarie occupazioni, si ritrovano quegli uomini che avevano accettato di seguire Gesù; la parentesi sembra
definitivamente chiusa, rientrano ordinatamente nel mondo dal
quale erano usciti con una forte
sensazione di delusione per l’irreparabile perdita del loro Maestro.
Oppure, se cambiamo angolo
visuale, noi possiamo cogliere
nella pesca di Tiberiade l’evangelizzazione della prima ora: tutta la notte pescano, ma non
prendono nulla. C’è un gran daffare, un frenetico attivismo che
non porta a risultati concreti:
le due letture dell’immagine si
intrecciano nei significati e nella
amara conclusione. Ed è proprio
quando su tutta l’immagine grava il grigiore della sconfìtta,
quando la prospettiva della croce sembra l’ultima ed unica possibilità rimasta che, sulla riva,
appare Gesù Cristo, il Risorto.
Subito non lo riconoscono perché non ci pensano, si sono già
abituati — come del resto anche
noi — alla sua assenza. Si vive
lo stesso, magari con la morte
nel cuore. Per loro il Signore
è definitivamente scomparso.
schiacciato dalle autorità e dalla
ragion di stato. Perciò l’incontro
con Gesù è una sorpresa: un incontro inatteso, non previsto,
che dà però gioia, sicurezza e
speranza. Lo sottolinea Pietro
che, pur avendolo rinnegato appena le cose si erano messe male, salta giù dalla barca e, sguazzando a gran forza, gli corre incontro: lo può fare perché sa
che sarà accettato, non gli verrà rinfacciato il suo passato di
uomo emotivo, incoerente e debole. Lo può fare perché sa che
il suo Signore è venuto anche
per quelli come lui appartenenti alla categoria degli insicuri e
poco amanti del rischio.
In questo quadro Gesù parla:
richiede — come dire — un bilancio della giornata, anzi della
nottata. I suoi uomini, i suoi discepoli, ormai soli, liberi di organizzarsi come volevano a che
risultati sono pervenuti? Dov’è
e in che cosa consiste il frutto
del loro lavoro? Purtroppo non
ci sono risultati, c’è stato solo
un gran agitarsi di braccia e di
idee, ma sul piano concreto i
risultati sono nulli. Quando, alle prime luci dell’alba, il fallimento del loro lavoro è chiaro
e assoluto, Gesù offre una indicazione chiara: « Gettate le reti
dal lato destro della barca». Se
volete è solo un particolare ma
Giuseppe Platone
(continua a pug. 8)
INTERVISTA AL MODERATORE BOUCHARD
Il primato della chiesa locale
Il Moderatore Giorgio Bom
chard mi riceve nel suo studio
di Torre Pedice, per l’intervista
che gli ho proposto, dopo i primi
giorni indaffaratissimi in cui ha
preso contatto con il suo nuovo
lavoro. Sono le 18 di un pomeriggio ancora assolato ed ha
appena portato a termine la sua
prima fatica di moderatore, e
cioè di presidente dell’organo
esecutivo del Sinodo: la stesura
della circolare in cui viene condensato — per l’informazione di
circa 1200 responsabili delle chiese valdesi e metodiste ai vari livelli delTorganizzazione ecclesiastica — l’essenziale del lavoro
che la Tavola ha svolto per una
settimana immediatamente dopo
il Sinodo dello scorso agosto e
che darà alle chiese indicazioni,
suggerimenti e scadenze p>er Timpostazione di un anno di lavoro.
Partendo da questa circolare, la
conversazione risale quindi subito al lavoro della Tavola.
— Di quali temi si è occupata
la Tavola in queste prime sedute
dopo il Sinodo?
— La Tavolila anzitutto studiato gli atti dei Sinodo, im Sinodo molto intenso che ha preso molte decisioni. Da questo insieme di decisioni la Tavola ha
estratto le più urgenti, quelle
cioè che sono legate a scadenze
ravvicinate o la cui attuazione
richiede più lavoro. Per esempio:
l’evangelizzazione, la realtà delle
chiese metodiste e valdesi che
ora vivono insieme nella compiuta integrazione, le decisioni
riguardanti i rapporti con le altre
chiese evangeliche, i problemi
connessi ai rapporti con lo stato, alcime questioni solo apparentemente interne, come lo sviluppo dell’attività dei predicatori laici e la svolta che sta per
compiere il nostro giornale
TEco-Luce.
— Anche se non è possibile
parlare di tutti questi temi, tocchiamone alcuni. Per esempio
l’evangelizzazione.
— L’ordine del giorno sulla
evangelizzazione è certamente il
documento centrale del nostro
Sinodo, anche e forse proprio
perché è un documento modesto, non pretenzioso. Penso che
il Sinodo non abbia avuto l’illusione di rilanciare l’evangelizzazione dall’oggi all’indomani e
con un pezzo di carta. Tuttavia,
mi pare, il Sinodo non ha voluto neppure aprire un’epoca di
« studio » sull’evangelizzazione.
Ha voluto indicare alle chiese
che esse possono e devono raccogliere le richieste di testimonianza che emergono dal mondo esterno e le spinte verso la
evangelizzazione che riemergono
alTinterno delle chiese. La Tavola ha ritenuto di dover contribuire a questo impegno e invia con la circolare im suo documento che non ha nessuna
pretesa ma sul quale chiede una
risposta da parte dei circuiti.
Questo per due motivi. Da una
parte è necessario raccogliere la
documentazione che permetta al
Sinodo del 1980 — così come è
stato deciso — di tracciare una
strategia per la nostra opera evangelistica in Italia. DaH’altra,
proprio i circuiti, questo raggruppamento di chiese viciniori,
caratteristico delTintegrazione
valdese-metodista, hanno un posto centrale in una strategia evangelistica. Se nei primi anni
dell 'integrazione ' abbiamo infatti
valorizzato i circuiti come uno
strumento di cura pastorale, nei
prossimi anni è probabile che i
circuiti, e non soltanto quelli
della diaspora, debbano diventare il fulcro della iniziativa evangelistica delle nostre chiese.
— Hai menzionato i circuiti
come elemento caratteristico dell’integnrazione. In effetti la Tavola si trova ora ad avere la
cura integrata di chiese valdesi
e metodiste. Cosa implica questo?
— L’integrazione si è maturata
via via in questi anni: e tuttavia non è senza novità il fatto
che per esempio per la prima
volta le chiese metodiste vedano
arrivare una circolare della Tavola e non del Comitato permanente metodista... Le chiese metodiste e valdesi di cui la Tavola ha ora la cura sono in tutto
129. Occorre provvedere seriamente alle une e alle altre e rispettare la specificità delle une
e delle altre. Direi così che il
fatto delTintegrazione ha messo
in evidenza, per il lavoro della
Tavola, il primato della chiesa
a cura di F. Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
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7 settembre 1979
-v.nOí
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INTERVISTA AL MODERATORE BOUCHARD
Primato della chiesa locale
20.000 lire. Non sarà un’opera
meritoria, perché la nostra teologia lo proibisce, ma è un’opera meritevole...
esegue da pag. 1)
locale, il rispetto delle sue caratteristiche, dei suoi doni, la necessità di assicurare ad ogni chiesa la cura pastorale di cui ha
diritto. È chiaro però che cura
pastorale non significa cura parrocchiale, perché in realtà quest’ultima oggi non riesce neppure a salvare la parrocchia. Un
vecchio proverbio dice: nessun
attacco, nessuna possibilità di
difesa! Fortunatamente, devo dire — e questo è un aspetto rallegrante in mezzo a tante preoccupazioni che pesano sulla Tavola — che ci sono degli uomini, giovani e adulti, che si offrono per il servizio nelle chiese,
appunto, non per un lavoro parrocchiale, bensì in una prospettiva pastorale.
— Nell’ambito di questa cura
pastorale, immagino che un posto rilevante abbiano i contatti
tra i membri della Tavola (e in
particolare D moderatore) e le
chiese iocali. C’è già un piano
in questo senso?
— Un piano non c’è ancora,
tuttavia qualche contatto c’è già.
Faccio un esempio; il XVI circuito, Sicilia, ha mosso delle critiche all’operato della Tavola in
fatto di cura pastorale. È stato
quindi deciso che il delegato della Tavola per il distretto, il pastore Salvatore Ricciardi, e il
moderatore, nel prossimo novembre visiteranno alcune di quelle
chiese, quelle più « colpite », sia
valdesi che metodiste, in modo
da avere un dialogò diretto. Ritengo infatti che questa sia una
linea di importanza fondamentale per ciò che riguarda i contatti tra la Tavola e le chiese. Il
detto popolare dice « carta canta », ma spesso la carta, quella
della corrispondenza, rimane
muta. Malgrado il problema delle distanze è necessario stabilire dei contatti personali perché
la fraternità nasce dall’incontro
faccia a faccia.
— Per tornare ai temi sinodali di cui si è occupata la Tavola;
hai accennato ai rapporti con le
altre chiese evangeliche.
— Il Sinodo ha impostato questi rapporti a un livello che nella circolare chiamiamo di « Fraternità evangelica » e questi rapporti toccano settori molto diversi. Le Assemblee dei Fratelli,
la Chiesa Apostolica, e altre. Poiché però la Tavola ha dovuto
affrontare i problemi più urgenti, non c’è dubbio che l’argomento più urgente è quello del proseguimento della ricerca di una
azione cernirne tra metodisti, vaidesi e battisti. Tra le nostre chiese si è avviato un dialogo della
massima importanza. Il Comitato Esecutivo Battista, il Comitato Permanente Metodista e la
Tavola hanno mandato alle chiese locali un documento assai
ampio che dovrà essere studiato
adesso, in autunno. È sintomatico che questo documento abbia la sua parte più bella dedicata, guarda caso, al problema
dell’evangelismo: le nostre tre
denominazioni hanno infatti in
comune questo problema e sono convinto che riusciranno a
risolverlo soltanto insieme, non
certo isolatamente. Le altre parti del documento riguardano invece altri problemi, teorici ma
anche pratici. Se infatti si discute sull’eventuale riconoscimento
reciproco del ministero pastorale, questo significa anche prospettare la possibilità di abbinare delle comunità locali vicine
nella cura pastorale, dando a
quei fratelli la cura che spetta
loro e liberando energie per le
iniziative di testimonianza comune.
Questo documento è stato mandato alle chiese locali (in questo
caso non ai circuiti) perché in
questo dialogo noi ci presentiamo quali siamo; una unione di
chiese (vedi il 1° articolo della
Disciplina Generale delle Chiese
valdesi e metodiste) che dialoga
con un’altra unione di chiese,
quella battista. Non esito a dire
che la risposta delle chiese lo
cali a questo documento è una
questione vitale per le nostre
chiese. Solo se le chiese risponderanno alle domande che concludono i vari capitoli del documento il lavoro potrà proseguire. A tal fine le chiese locali a
cui il documento è indirizzato
si serviranno degli strumenti
per loro più adeguati: l’assemblea di chiesa, un gruppo di studio, riunioni di zona, riunioni
quartierali.
Devo dire che vedo una felice
coincidenza non casuale tra la necessità di affrontare il tema dell’impegno evangelistico e l’urgenza di rispondere entro il 31
dicembre alle domande di questo documento.
— Un tema che naturalmente
mi sta molto a cuore è l’EcoLuce e sento che la Tavola se
ne è occupata.
possiamo imparare dal «mondo».
Io non penso che il « mondo »
abbia granché da insegnarci sul
contenuto della nostra testimonianza, ma su altre cose, sì. E
qui è proprio il caso di citare il
detto di Luca 16: i figlioli di questo mondo sono più accorti dei
«figlioli della luce »! Nel mondo
si vede che organizzazioni che
hanno il proprio giornale impegnano tutti i loro iscritti a
diffonderlo e a sostenerlo e magari organizzano un bazar —
loro lo chiamano festival — per
sostenere la loro stampa. Ritengo che sia necessario entrare in quest’ordine di idee perché la diffusione del giornale è
uno dei compiti primari per aumentare l’azione evangelistica,
la compattezza delle nostre chiese e il dialogo — che potrà anche essere vivace e serrato — al
loro interno.
— Ci hai parlato dei risultati
di queste prime riunioni della
Tavola. Potresti dirci qualcosa
delle particolarità, del metodo di
lavoro, della «linea » di questa
nuova Tavola?
— La Tavola ha preso atto
che con la decisione assunta dal
Sinodo di aumentare da 8 a 10
pagine il giornale si trova davanti ad una svolta che non
sarà una «curva pericolosa» solo se si affronteranno con decisione i rischi e gli impegni che
tale svolta comporta.
Oltre ad un impegno nel far
affluire notizie, segnalazioni, critiche, interventi, le chiese dovrebbero sviluppare un impegno per quanto concerne la diffusione del giornale. In questo
Il giornale costerà ora più caro, 9.000 lire annue. In alcime
zone d’Italia questo sarà un
problema. Nessuno però ne sia
scoraggiato. Penso che si dovrà trovare il modo di sostenere chi non può pagare l’intero
abbonamento, in modo che nessuno non abbia il giornale per
motivo di denaro. Naturalmente
c’è anche il rovescio: accanto
alle persone che non possono
pagare le 9.000 lire, ci sono tra
noi — ne sono sicuro — almeno
500 persone che possono pagare
l’abbonamento sostenitore di
RIO MARINA
Lunedì 13/8 ha avuto luogo
ii funerale del maestro Lìbero
Banchetti.
Figlio del Pastore Qiuseppe
Banchetti aveva seguito la sua
famiglia a Rio Marina in giovane età; aveva poi seguito i suoi
studi alla Scuola Normale di
Torre Pellice e, ottenuto il diploma, aveva cominciato la sua
carriera di insegnante nelle
Scuole Valdesi di Rio Marina.
Dopo la chiusura delle Scuole
Valdesi, nel 1931, passò alla scuola statale e per quaranta anni
era stato apprezzato insegnante
in quelle scuole elementari. Lo
ricordano come un maestro severo con gli alunni come era se
vero con se stesso: non mancò
mai una sola giornata da scuola.
Profondamente attaccato alla
Chiesa, era stato per molti anni
Anziano di Chiesa e per lunghi
anni presiedette i culti domeni.cali in assenza del Pastore che
risiedeva a Livorno.
A lui molto deve la comunità
di Rio Marina, non solo, ma la
sua dirittura morale e la passione per l’insegnamento hanno avuto una influenza benefica su generazioni intere che lo hanno
avuto come maestro.
Appassionato di musica, per
molti anni fu l’organista della
Chiesa.
La folla che si accalcava nel
tempio per i suoi funerali è stata una prova della stima con
cui era circondato in paese.
— Anzitutto c’è una particolarità, diciamo cosi, formale. La
Tavola per la prima volta non
solo ha due componenti metodisti — e di valore — ma anche
una maggioranza di membri (tre
laici e un pastore locale) che
lavorano dal lunedì al venerdì,
chi in im ufficio, chi in un tribunale, chi in una università.
Questo ci obbliga a cambiare
metodo di lavoro per cui dovremo fare delle sedute frequenti
e brevi intorno ai fine settimana.
D’altra parte la Tavola è determinata a lavorare come gruppo
di fratelli: tenterà cioè di non
affrontare mai argomenti importanti se non si è presenti tutti
quanti.
C’è poi un aspetto più sostanziale che riguarda il rapporto
con la realtà delle nostre chiese
e per questo vorrei fare un esempio. Subito dopo il Sinodo
c’è stato un incontro molto bello tra le Commissioni distrettuali, i sovrintendenti di circuito e la Tavola. Ne abbiamo avuto una sensazione estremamente
incoraggiante: è stata una folata
di idee, di proposte, di suggerimenti, e credo di poter dire che
buona parte delle idee su cui la
Tavola ha poi lavorato per una
settimana sono emerse da quell’incontro a cui, per la prima
volta, sono stati invitati anche
rappresentanti delle Commissioni sinodali (OPCEMI, Facoltà di
teologia, CIOV). Ecco quindi, in
questo esempio, la chance della
Tavola: coordinare ciò che altri
pensano e sperimentano, non certo dirigere, né tantomeno dare
direttive in base a ciò che essa
pensa.
— Potremo contare su una
continuazione di questo tipo di
informazione dell’attività dèlia
Tavola ai membri di chiesa tramite il giornale?
— Ben volentieri. La Tavola
continuerà a mandare una circolare a tutti i responsabili valdesi
e metodisti per comunicare gli
atti della Tavola e le informazioni del caso. Però ho il sospetto che in genere i ciclostilati siano poco letti. Personalmente
mi auguro perciò che l’ihformazione attraverso l’Eco-Luce diventi prevalente.
(a cura di F. Giampiccoli)
In questi giorni un gruppo di
attori e di operatori della Rai-TV
di Cosenza si sono dati appuntamento a Guardia Piemontese
per una registrazione di uno
spettacolo teatrale che andrà in
onda sul 3" programma televisivo regionale nel prossimo autunno.
La recitazione ha avuto un carattere popolare che ha coinvolto il pubblico presente.
All’inizio dello spettacolo nei
pressi della « Porta del Sangue »
un Giullare danzando invitava
il pubblico a seguirlo. La prima
scena svoltasi in Piazza Castello
ha visto la rappresentazione di
alcuni quadri storici: rincontro
di Spinelli con il prete Anania, e
ancora Spinelli con il vicario del
Vescovo di Cosenza.
tro i Valdesi durata più di mezzo secolo; uno degli interventi è
stato in lingua occitana.
Qualcuno poi ha parlato dei
giorni nostri, raccontando òei
primi venuti dopo 400 anni, « I
Metodisti », a Cosenza e a Dipignano, il cui pastore è stato diffidato e cacciato via con foglio
obbligatorio dalla polizia fascista.
A sostituire i Metodisti 40 anni
fa sono ritornati i Valdesi a riprendere contatto con la loro storia e con il resto di quel popolo
di martiri.
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel Franco Davite - Dino Gardiol - Thom Noffke - Guido
Ribet - Aldo Rutigliano Vincenzo Sciclone - Claudio
Tron.
Un’altra scena si è svolta sulla
Via dei Martiri. Davanti ad una
casa diroccata, il Giullare parlava della strage e della fine dei
Valdesi. Protagonisti di questa
scena sono stati due attori, che
rappresentavano una giovane
coppia. La sposa spaventata con
uno sguardo smarrito per l’uccisione di un figlioletto, protende le braccia come per riprendere il proprio figlio ormai scomparso. Anche in questa scena
sono intervenute quattro o cinque persone del pubblico per
parlare non solo della strage,
ma ancora della repressione con
La terza ed ultima scena della
giornata è stata davanti ad un
gruppo di case storiche dalle cui
scale è apparso un attore, che
rapresentava G.L. Pascale, al
quale una donna si rivolgeva
chiedendogli cosa bisognava fare dinanzi alla persecuzione. La
recitazione si è conclusa con il
canto di un gruppo di bambini
accompagnati da una fisarmonica, che raccontava della strage
dei Valdesi. Due insegnanti infine hanno affermato che tramite
la Comunità Montana si aprirà
una sala a Guardia per fare delle ricerche sulla storia dei Vaidesi in Calabria. Il pastore valdese di Cosenza si è espresso
positivamente per l’iniziativa e
ha promesso di dare tutto il suo
appoggio e la sua collaborazione, aggiungendo la proposta di
a colloquio
con i lettori
SILENZI SINODALI
Trasmissione sui valdesi in TV
Ho letto suM'Eco-Luce n. 29-30 del
luglio scorso la lettera della signora
Perla de Rosa.
La lettera solleva un problema e pone degli interrogativi che molti altri
credenti si pongono senza, per altro,
sapere come renderli pubblici.
Si può abbinare, in parte, tale problerria al silenzio dei deputati lamentato dal pastore Bruno Rostagno sull'Eco-Luce n. 32 del 10 agosto scorso.
Da anni seguo, dalla galleria, i lavori sinodali e sono io pure d’accordo
che quest’anno il silenzio dei deputati
si è fortemente accentuato. Ha parlato il vertice. La base ha taciuto.
Il Sinodo deve prendere a cuore il
problema sollevato: si tratta di un tema di fondo della vita ecclesiastica.
La mancanza di chiarezza e soprattutto
la mancanza di - certezze » sul piano
della fede non fanno che accrescere
il disorientamento delle comunità.
Nelly Rostan, S. Germano Chis.
IL SUBSTRATO
SPIRITUALE
I
Egregio Direttore,
Mi riferisco alla Luce del 27.7 (La
nostra Fede si è inaridita?) per dirti
che anch’io ritengo, come la sorella de
Rosa, che spesso noi tendiamo a
porre in secondo piano il substrato
spirituale » della Bibbia.
E colgo l’occasione per accennare
anche a « Protestantesimo », dove di
tutto si parla fuorché dell’Evangelo. In
tutta sincerità, non riesco a capire
come si possa riuscire ad evangelizzare il non credente che fosse spettatore del menzionato programma.
Fraternamente,
Stefano Sodano, Roma
RIFORMARE
LA RIFORMA
GUARDIA PIEMONTESE
fare un gemellaggio tra Guardia
Piemontese e un paese delle Valli Valdesi.
Non è la prima volta che la
RAI-TV si occupa di Guardia
Piemontese. C’è nel mondo culturale un grande interesse per
la nostra storia, che non ci conviene trascurare, ci vorrà tempo e pazienza, perché si possa
vedere qualche risultato.
Qualche mese fa c’è stato un
rifiuto da parte delle autorità
locali nei confronti di una recitazione sulla storia dei Valdesi di
Calabria che si voleva rappresentare nelle Scuole Elementari
organizzata dalle Scuole Domenicali di Cosenza e Dipignano insieme agli alunni delle Scuola di
Guardia P. Dopo questa ripresa
televisiva c’è stato assicurato che
l’incontro si potrà fare nel prossimo autunno.
Da anni vostro fedele abbonato, ho
notato che affiorano sulle vostre pagine (e soprattutto in lettere di lettori) timidi segni di ravvedimento.
Non sono valdese, ma evangelico,
forse tendenzialmente Quacchero.
Il problema è di riformare la Riforma, ritornando al cristianesimo antimilitarista, anticapitalista e nonvioiento. Ante 312 d. C.
Nell’opera di Adolf von Harnack
« Missione e propagazione del cristianesimo nei primi tre secoli » (Ed. Bocca, Milano 1945), in «Jesus Christ et
la non violence », di André Troemé
(ed. Labor et Fides, Genève), e in
« The Church thè Gospel Andwar » di
VV.AA., (ed. Harper and Brothers, New
York, 1948, da me tradotto), emerge
inequivocabilmente che il cristianesimo
non ammette ia doppia scelta: « o in
divisa 0 obiettori, tanto per la chiesa
e per Cristo va sempre bene », infatti per ben 171 anni dopo la morte di
Cristo i cristiani rifiutarono l’arruolamento e le guerre. Solo dal 171 nella legione tuonante di Marc’Aurelio si
hanno i primi arruolamenti, nei vigiles,
che divengono definitivi e accettati dal
312 (editto di Costantino) e 314 (Concilio di Arles).
Per molti anni gli stessi valdesi
hanno rifiutato di arruolarsi, facendo
del rifiuto un principio base della loro confessione.
Ora io dico: se noi obiettori di coscienza abbiamo rischiato e riempito
le galere, che sforzo farebbero gli
evangelici a riscoprire l’amore di Gesù non solo a parole, ma nei fatti
mediante il rifiuto collettivo dell'arruolamento e delle guerre?
Il valore delle opere (Già. 2: 14-26
e cap. 3, 4, 5; Mat. 25: 31 sgg.; ecc.)
sta nell’eseguire fedelmente lo spirito
della Bibbia e della tradizione orale e
scritta ante 312 che non sia in evidente contrasto con la Bibbia, tutto
qui. Il resto Sono adulterazioni della
Parola di Dio, tradizioni degli uomini.
Grazie per i'attenzione.
Osvaldo Lasagna,
Castel'lamare di Stabia
Forse l’opinione pubblica comincia a cambiare e a capire anche se vive in mezzo alla diffidenza e alla paura nei riguardi
nostri e della nostra storia. Del
resto noi riteniamo importante
essere presenti in tutte le iniziative che si vanno svolgendo e
cercare cosi di esprimere la nostra testimonianza cristiana. Il
Signore poi farà il resto e in ciò
abbiamo molta fiducia.
Errata corrige
Egregio Direttore,
La prego voler pubblicare l’errata
corrige inerente al participio addottati
(invece di addotti), , errore apparso nel
numero della Luce del 27 luglio u.s. in
una mia lettera pubblicata sotto il titolo « Un po’ fiacchi ».
Ringraziando, La saluto cordialmente.
Vittoria Stocchetti, Genova
V. s.
Il numero però era del 3 agosto.
(F. G.)
3
7 settembre 1979
IL CAMPO BIBLICO AD AGAPE
Ricordo della vigilia della guerra nel ’39
Come si è formata la Bibbia? Caos in tutto il mondo
Vediamo per esempio la Genesi
Non tutti la pensano allo stesso modo sulla Bibbia (si vorrebbe quasi dire « ci mancherebbe! »), ma cosa pensa essa di se
medesima? L’incontro dell’anno
scorso aveva discusso la giustificazione per fede e al riguardo si
era avuta qualche lotta fratricida (normale...); così alla fine
s’era deciso che alla prossima
occasione si sarebbero affrontati i problemi del nostro criterio
di leggere la Scrittura.
Questa volta il campo ha quindi indagato un po’ su come si
è venuta fumando la Bibbia. Chi
l’ha scritta? E come? E come
è stata letta? Che posto ha occupato nella vita dei contemporanei, in mezzo a un popolo di
credenti a cominciare dall’antico Israele giù giù attraverso tutti coloro che nei secoli si sono
richiamati ad essa? E, naturalmente, come leggerla e capirla
noi oggi?
Si è scelta la Genesi perché lì
c’è già materiale abbastanza da
stordire, fra creazione, diluvio,
sacrificio di Isacco, Abramo che
per via di Sara mette Abimelec
nei pasticci con Dio, e avanti.
Inoltre essa è il primo libro che
troviamo quando si apre una
nostra Bibbia; s’è dunque preso a scrivere le Scritture con le
fatidiche parole di Genesi 1: 1?
Qualche incursione in altri libri
biblici ha poi corredato l’approccio alla Genesi.
Tre tappe
Il campo si è incamminato
sulla strada della storia d’Israele quale si può ricavare dai documenti extra-biblici, e ha fatto
tre tappe:
— le religioni delle popolazioni del Medio Oriente antico (Babilonia, Egitto, Canaan), vale a
dire il quadro culturale nel quale si mosse Israele;
— le confessioni di fede, la pista su cui marcia la storia di
Israele raccontata dalla Bibbia.
Si è visto che questa storia può
venire raccontata in modi diversi. Per esempio Deuteronomio
26: 5-9 e Giosuè 24: 1-28 sono
due versioni differenti di fatti simili. Per la stessa ragione si è
messo a confronto Genesi 12 con
20 (appunto Abramo e Abimelec), 16 con 21 (Agar) e 12 con
20 (il patto Dio-Abramo). L’analisi di questi sei testi denuncia
resistenza di tre fonti principali, che sono state rintracciate
lungo tutta la Genesi;
— infine si è dato tempo e attenzione notevoli alla dottrina
della creazione nell’Antico Testamento.
La conclusione — un po’ ovvia a cose fatte — è che la Bibbia non è stata scritta di getto,
ma è andata via via costruendosi, un tassello dopo l’altro,
nella fede e nella conoscenza,
nella maturazione e nella testimonianza delle moltitudini che
hanno assistito e partecipato
alla sua formazione. Ora il mosaico è completo, ma esso non
ha mummificato la Bibbia in un
relitto del passato che ha finito
di dirci la sua storia. Al contrario è un mosaico fervido, folto
di sorprese, proiettato con audacia nel futuro. Sapere come si
è composto nel tempo non guasta la nostra fiducia, perché essa riposa sulla predicazione di
questo libro, sul suo messaggio
per noi — sullo spirito e non
sulla lettera.
Chi c’era
Al campo ha partecipato gente riconducibile a quattro categorie:
— gli « assidui al tempio che
non abbandonano la comune
radunanza », tenaci e fedeli;
— i « ti vedo e non ti vedo », come il sole d’agosto a Frali;
— le « stelle filanti », non fai in
tempo a vederle e sono già
ripartite;
— i « trùcidi », scarno ma implacabile manipolo di figli
variamente urlanti come si
può fare dai tre mesi ai dieci anni.
È stata ima settimana di viva
cordialità e anche divertente, sia
negli studi, quando veniva fuori
l’umanità dei personaggi biblici,
sia nelle ore di relax, quando
veniva fuori l’umanità dei campisti. Adriana (Firenze) ha scatenato piccoli e grandi in una
serata di giochi (quando non si
scatenava lei a giocare a carte).
Lino e Lina (Catania e Torino)
in continua guerra perché lui
«suona troppo alto » e lei « canta. troppo basso »; Luigi (Pisa)
detto L’Ecumenico perché nei
suoi interventi veniva scambiato per pentecostale o cattolico;
Manfredi (Genova) detto Freud
perché lo tirava sempre in
ballo con altre citazioni a migliaia; Bruna (Milano) detta
Occhio di Lince per l’abilità di
pizzicare le contraddizioni dei
brani biblici; Maurizio e Giuseppe (Torino e Roma) detti I Prontuari perché si avventavano come rapaci sui brani da leggere;
Graziella (Ivrea), «vado poco
in chiesa ma mi dichiaro battista ».
Il « breve corso accelerato » è
stato svolto da Salvo Rapisarda,
pastore battista di Catania. Informato che non si trattava di
un campo per esperti, ha diluito
(non annacquato) le sue conoscenze specifiche porgendo la
materia in modo familiare. Molto bene e giustamente apprezzato. Era spalleggiato dal direttore di Agape, Eugenio Rivoir;
che sarà magari un po’ striminzito, ma ha fatto da spalla in ma
niera possente! (Chi è stato menzionato non si offenda, gli altri
neppure...).
Domani
Il campo ha deciso per un
breve culto ogni mattina, e alla
fine dì avere quello di chiusura
con la Cena del Signore e un
periodo aperto alla preghiera
spontanea. Le impressioni raccolte dicono di un’ora felice e
commovente. Rivoir ha spiegato
come e perché può realizzarsi il
Salmo 133 («È buono e piacevole che i fratelli dimorino insieme»); le preghiere libere sono finite a catena e senza impaccio.
Uno dei migliori campi biblici di Agape. Perciò tanto più dispiace che sia scarsamente frequentato, pur tenendo conto che
camere e servizi offrono una sistemazione approssimativa. (Nelle conclusioni si è parlato anche
di questo e di altre questioni più
direttamente connesse con Agape). Ma se fosse più accogliente, le folle accorrerebbero? Tutti lamentano che temi e linguaggio « religiosi » oggi sono troppo tecnici. Perché non provare
un campo così? Ricordatevelo
l’anno prossimo, quando si parlerà (ecco le proposte del campo ’79) o dei tre vangeli sinottici,
o del Deuteronomio, o del vangelo di Giovanni. Se lo ricordino
anche il comitato di Agape, per
valorizzarlo, e coloro che saranno invitati a condurlo.
Renzo Turinetto
La nostra stampa ricorda in
questi giorni l’agosto di 40 anni
fa, triste vigilia della seconda
guerra mondiale, ed alcuni giornalisti hanno ricordato le ore
drammatiche della pazzia hitleriana, a cui sembrava impossibile poter credere.
Il ricordo di quel periodo è
legato per me anche al grande
« pellegrinaggio » valdese alle colonie di Germania, svoltosi tra
il 19 e il 29 luglio. Organizzatore
al solito l’infaticabile prof. Attilio Jalla: tra i partecipanti, il
moderatore Ernesto Comba, ben
cinque altri pastori, molti professori, e gente soprattutto delle Valli.
Era davvero un’occasione straordinaria, perché i contatti della
Chiesa valdese con gli antichi
fratelli in fede erano piuttosto
tenui: dopo le celebrazioni del
bicentenario di quelle colonie
nel 1889, solo il prof. Alessandro
Vinay aveva mantenuto contatti
culturali di carattere storico con
i Valdesi di Germania.
Ora, in occasione del 250° anniversario della fondazione delle
colonie, ci sarebbe stato un vero e proprio impatto, a livello
popolare; e dobbiamo forse dire
che proprio dopo l’incontro di
quell’anno, alla fine della guerra
si potè poi sviluppare quella
fitta rete di rapporti tra valdesi
italiani e discendenti dei valdesi
di Germania che tutti conoscono.
Ma non è per raccontare di
questo viaggio che mi sono accinto a scrivere queste due righe: quello che desidero ricordare è la grande impressione
che mi fecero i tedeschi in quei
pochi giorni, non li conoscevo
prima e non ero prevenuto: ma
non ho potuto dimenticare a
lungo il senso di peso e di fasti
dio che lasciavano i discorsi
senza fine (ce ne sorbimmo in
otto giorni ben 123, di cui 93
seguiti dalla traduzione dell’infaticabile Arnaldo Comba!), ascoltati dai tedeschi senza battere ciglio, salutati alla &ie da
applausi, e dagli Heil Hitler, in
piedi, braccio teso; e l’impressione che tutto il militarismo
e il nazionalismo che sprizzavano da ogni parte erano davvero
vissuti, e non solo ostentati.
Agli italiani, com’è noto, non
erano mancati in quegli anm il
bombardamento retorico, le divise, le sfilate: ma, si sa, gli italiani le cose le pigliavano sotto
gamba, come sempre: quelli invece, ci credevano e facevano
sul serio.
E la Hitlerjugend, la gioventù hitleriana? Di un efiìcientissmo che avrebbe fatto rimanere di stucco i nostri balilla o
avanguardisti.
Cosa sarebbe successo?
L’avremmo saputo tutti non
molte settimane più tardi e negli anni successivi.
Mi ricordo che pensando a
queste cose — e tanto più che
qualche settimana più tardi avrei anch’io dovuto partire militare — ne parlavo con un anziano tedesco all’ombra del maestoso chiostro di Maulbroun: e
siccome il mio tedesco serviva
poco più che per le questioni
logistiche, ripiegammo sul latino. Alla fine di questa singolare
conversazione, il vecchio mi lasciò dicendo: In toto mundo est
caos.
Un’espressione che sottolineava bene nel suo pensiero, l’eterna insufficienza e debolezza del
cristiano di fronte ai grandi e
quotidiani drammi della storia.
Augusto Armand Hugon
SULLA FALSARIGA DEGLI ATTI SINODALI Ufficio stampa
Raccontando il Sinodo
Claudiana
Da alcuni anni si cerca di riassestare il lavoro della nostra casa editrice e delle librerie:- ma
qualsiasi soluzione si prospetti
il risultato è sempre univoco;
finanze in deficit. Certo non è
la sola opera deficitaria, ma parlare di Claudiana significa fare
un discorso del tutto particolare perché ormai tutti hanno capito che l’evangelizzazione oggi
passa non solo attraverso la televisione, il culto radio, i giornali, ma anche e talvolta innanzitutto attraverso il libro. Ma qui
bisognerebbe subito fare una triste osservazione: cioè che le nostre chiese non utilizzano se non
in maniera ridotta le pubblicazioni Claudiana. Perché? Non
certo perché l’editrice non metta a disposizione delle chiese del
materiale significativo e valido;
per sfatare questo giudizio basterebbe ricordare che nei magazzini dell’editrice sono spesso
i testi di cui i critici rilevano
l’importanza a giacere invenduti. La risposta a questo interrogativo va ricercata a partire da
ogni singola comunità e dagli
sforzi che si fanno per la diffusione dei nostri libri.
Una seconda questione concerne la disponibilità delle persone
che si dedichino al lavoro editoriale: chi scrive? Non basta certo tradurre opere straniere anche se è giusto che lo si faccia.
Succede che chi ha particolari
doni per l’elaborazione e la mediazione biblica e teologica sia.
ingolfato nel lavoro interno ad
una chiesa; dove rubare il tempo per studiare e per scrivere?
Indicare delle priorità di intervento è relativamente semplice,
le difficoltà nascono quando viene il momento di applicarle. Il
discorso dunque resta aperto,
nonostante alcune precise indicazioni date dal Sinodo.
Il Sinodo, dopo aver discusso il
progetto di ristrutturazione deila Claudiana, ne approva le linee generaii
e le motivazioni, in particolare per
quanto riguarda il coinvolgimento delle
chiese locali e la diffusione .del pensiero protestante in Italia. Dà incarico
alla Tavola di nominare; un comitato
per le librerie, in cui sia dato spazio
alla rappresentanza del personale delie
librerie stesse; un comitato di consulenza per l'attività editrice, in cui siano rappresentati gli orientamenti culturalmente più significativi presenti
nelle chiese evangeliche; un comitato
editoriale che provveda alla gestione
dell'attività di ricerca, scelta, pubblicazione e diffusione dei libri. Il Sinodo
invita altresì le chiese a servirsi sempre dì più delle pubblicazioni della
Claudiana ed impegna la Tavola a
prendere in positiva considerazione la
necessità di fornire adeguata collaborazione pastorale e laica per il programma editoriale. (18/SI/79).
Facoltà di teologia
Per alcuni anni si è discusso
sulla ristrutturazione degli studi, l’introduzione di nuovi metodi di approccio didattico nell’insegnamento come nell’apprendimento, sull’utilità dei seminari
interdisciplinari, ecc. Quest’anno si è sottolineato, e giustamente, la formidabile disponibilità
di tre professori (il Sinodo ha
accolto con riconoscenza il passaggio dei proli. Paolo Ricca e
Sergio Rostagno da « straordinari » ad « ordinari ») nel rispondere agli inviti delle chiese (ma
si è anche detto che le comunità non ne debbono abusare!),
con sensibilità ai problemi dell’ora attuale che vive la chiesa.
I punti critici sembrano venire
invece dagli studenti. Difficoltà
di stabilire una reale comunità
di lavoro e di vita, difficoltà di
ordine psicologico, di rapporti
ecc. Tutte cose normali e che un
tempo forse non sarebbero neppure state rilevate; ma oggi non
possono più passare sotto silenzio. Perché lo studio della teologia non lo si può più disgiungere
dai problemi di etica personale,
di inquadramento generale ‘ della vita, dalla soddisfazione del
lavoro, e via di questo passo. Il
« personale » è « politico » si dice
oggi, ed è vero; ma sappiamo bene quanto sia difficile vivere nella realtà questo nesso essenziale.
Voglio dire che sarebbe sbagliato
da parte delle chiese pensare
che basta avere una certa percentuale di studenti in via Pie
tro Cossa per essere garantiti
per il futuro. I giovani che partono per entrare in Facoltà ci
vanno con tutti i condizionamenti, le speranze e i timori che sono quelli di tutti. Ma spesso
l’impatto di questa « normalità » con la vita comunitaria e lo
studio teologico crea dei grossi problemi che non trovano
sempre imo sbocco facile e positivo. Il Sinodo non poteva certo proporre un ricettario per
questi problemi così delicati. La
indicazione che ha dato al Collegio accademico non è però, mi
sembra, un’indicazione unicamente di ordine pedagogico-didattico, ma rientra in un più
ampio orizzonte che concerne
da un lato il luogo reale della
predicazione e dall’altro può costituire un primo (anche se parziale) tentativo di risposta ad
una serie di problemi oggi come ieri fortemente sentiti dagli
studenti e che si possono riassumere con l’espressione «scollamento » tra realtà e studio teorico della teologia.
Il Sinodo, considerando la necessità che la predicazione sia il più possibile concreta ed inserita nella situazione in cui viene rivolta, suggerisce al
Collegio accademico della Facoltà valdese di teologia di organizzare le esercitazioni omiletiche degli studenti per
quanto possibile nel quadro delle attività normali delle Chiese del Lazio.
(46/SI/79).
Educazione e fede
Dalle relazioni delle chiese siè notato come il tema « educazione e fede » sia proseguito ovunque e resti tuttora uno dei
punti essenziali della riflessione
delle chiese;
Il Sinodo, discussa la relazione della commissione « Educazione e fede »
nominata dalla Tavola e dal Comitato
permanente rfietodista, delibera che si
prosegua lo studio e il coordinamento
delia ricerca su tale tema; invita pertanto la-Tavola a prendere gii opportuni accordi con la FCEI perché il SIE e
il Servizio studi siano incaricati di
proseguire il lavoro già iniziato tenendo
in debito conto le indicazioni di lavoro contenute nel rapporto a stampa,
p. 230, par. 1-2-3. (66/SI/79).
Momenti molto vivaci fra i sinodali ha destato la notizia che
la Tavola non aveva applicato
Todg votato dal sinodo scorso
(art. 32 SI), che apriva le porte
ai giornalisti accreditati dal Seggio, limitandosi a riorganizzare,
potenziandolo, l’ufficio stampa
del Sinodo. Si è poi capito che
bene aveva fatto la Tavola a non
attuare l’atto sinodale, in quanto
non spettava al Sinodo valdese
prendere tale decisione che coinvolgeva lo svolgimento dei lavori del Sinodo unico. Ciononostante resta viva la volontà di trovare una formula che permetta
ai giornalisti di poter seguire il
Sinodo anche nei momenti di
dibattito, consapevoli che le deturpazioni di notizie possono
sempre avvenire, in un modo o
nell’altro.
__ Il Sinodo, considerato opportuno
un rapporto con la stampa non limitato allo svolgimento delle se^te sinodali, ma in linea con l’art, 9 RG sul
funzionamento del Sinodo, approva la
costituzione deH’Ufficio Stampa predisposto dalla Tavola e la invita a continuarne l'istituzione nei prossimi anm".
(11/SI/79).
E. G.
(2 — continua)
____________________ATENE
Congresso YUICA
Le delegate delle Y.W.C.A. di
circa 80 paesi si incontreranno
ad Atene, Grecia, dall’S al 21
settembre, per il Consiglio Mondiale che ogni quattro anni si
riunisce per discutere l’orientamento e le priorità dell'azione
deU’Associazione.
La sessione, che terrà le sue
sedute presso la Facoltà di Teologia dell’Università, sarà presieduta dalla Presidente Mondiale, sig.ra Nita Barrow, delle
Barbados. Tra i principali argomenti che saranno trattati: la
lotta delle Donne per l’u^aglianza dei diritti; la questione
del disarmo e del militarismo;
la salute del fanciullo e della
famiglia.
L’Y.W.C.A. italiana, sarà rappresentata ad Atene dalla Presidente Nazionale, Gabriella Titta, e dalle socie Frida Malan ed
Elena Pontet.
t
4
7 settembre 1979
L’OPERA DI UNO PSICHIATRA CATTOLICO INGLESE PUBBLICATA DALLA CLAUDIANA
Per una nuova etica sessuale
Parlare di « nuova etica sessuale » è interessante e molto
conforme alla moda attuale, ma
dovremmo prima domandarci se
c’è mai stata un’« etica sessuale ». Può apparire strano, ma si
deve pur constatare che, mentre
la sessualità ha avuto sempre
una grande parte nella vita del
singolo e della società, oserei
dire che non c’è stato un discorso etico sulla sessualità, fino ai
tempi nostri, quando il« sesso »
ha cessato di essere tabù e ha
cominciato a diventare oggetto
di riflessione. NeU’antichità —
incluso il mondo biblico — non
esisteva un’etica sessuale, come
non esisteva un’etica della persona: l’individuo era totalmente assorbito dalle esigenze della
struttura sociale e il sesso era
visto soltanto sotto l’ottica della sopravvivenza e delPespansione della tribù o, eorftunque, della struttura della società costituita. Nelle società che conosciamo dominava anzitutto la legge
del maschio e i tabù sessuali erano fissati in base all’esigenza del
maschio, dell’accertamento della
paternità e del mantenimento
dèlie strutture dominanti, affinché l’istinto sessuale, lasciato libero a se stesso, non sconvolgesse l’equilibrio dei rapporti sui
quali la società era stabilita. La
"donna era collocata nella posizione di moglie e di genitrice
(quando non nel ruolo della orostituzione sacra) e contro di lei
spesso si scatenava violentemente l’istinto represso del maschio:
dove maggiori erano i tabù sessuali, più violenta e crudele èstata la repressione esercitata
contro la donna.
La « cristianità » non fa eccezióne a questo. Il fenomeno monastico e, neH’occidente, il celibato coatto del clero chiudono
la sessualità nella forma peggiore del tabù e comportano lo scatenarsi più duro della violenza
contro la dònna: il fenomeno
delle « murate » da una parte, e
le crudeltà deH’inquisizione dall’altra sono le punte salienti di
questa reale assenza di un’etica
sessuale. Se ne cerca la giustificazione teorica e, quando la stabilità del tabù traballa, si ricorre alla metafisica e al nresunto
« diritto naturale » per dimostrare che il sesso ha un unico significato: la procreazione nel matrimoniò.
alle persone sposate (p. 15) ed è
questo il limite maggiore del libro. Anche con questo limite,
tuttavia, il libro offre riflessioni
di grande interesse per la generalità del problema, in particolare nell’ultimo capitolo: Amore
e atteggiamento di disponibilità
alla vita.
Se fosse dipeso dalle chiese,
non si sarebbe andati oltre, ma
la storia deH’uomo va oltre ai
dogmi e il problema della sessualità si è ripresentato con tutta
la forza esplosiva della ribellione. Anche le chiese sono costrette a interessarsi del « sesso »,
non più entro te strettoie del
tabù, ma sotto la pressione della
realtà. La reazione delle chiese
è stata ed è diversa, secondo la
loro diversa struttura. Mentre la
gerarchia cattolica ribadisce imperterrita la sua posizione di tabù, le chiese protestanti e i cattolici non conformisti si interrogano lealmente sul problema
con maggiore o minore coraggio.
E interessante che un cattolico abbia avanzato proposte tra
le più aperte per la formulazione di un’etica sessuale ohe non
sia più tabù, ma seria riflessione
sulla realtà profonda della sessualità.
Oltre il tabù
Jack Dominian è un cattolico
e come tale ossequiente al magistero gerarchico della chiesa cattolica, ma è un cattolico che non
accetta l’indiscutibilità delle decisioni della gerarchia. Come
molti cattolici, specialmente dopo il Concilio Vaticano II, non
intende il magistero ecclesiastico come arbitrio, ma come Servizio e non è disposto a ridurre
la realtà della chiesa alla sola
gerarchia. Per questo egli ritiene di' poter e dover richiamare
la gerarchia stessa alla riflessione sulle sue stesse dichiarazioni
ufficiali. Il suo discorso nasce
dalla delusione che gran parte
del mondo cattolico ha provato
dinanzi rEnciclica di Paolo VI
Humanae vitae e dalla successiva « Dichiarazione sull’etica .sessuale » nelle quali non soltanto
i tradizionali tabù sono ribaditi,
ma è condannata anche la contraccezione. (Introduzione: Il
cattolicesimo romano. Autorità
e obbedienzal.
Dominian non è un « teologo »
ufficiale, ma uno psichiatra e anche questo ha importanza, perché i « teologi » ufficiali (non soltanto cattolici!) peccano molto
spesso di una terribile presunzione, cioè pretendono di parlare
per concetti universali, esponen
do « verità assolute » e non hanno molta umiltà e pazienza per
studiare la realtà sia storica che
scientifica. Proprio in quanto
psichiatra il Dominian si oppone
alla presunzione di definire ciò
che è « naturale » nell’uomo, senza prendere in considerazione la
realtà umana. La « sessualità »
cessa di essere tabù ed è esaminata nella sua realtà, nelle sue
fasi di sviluppo, nella sua funzionalità fisica, psichica e sociale.
La sessualità non va repressa,
ma va accolta come uno degli
aspetti della realtà umana; perciò come un valore positivo.
Considerare la sessualità (e la
attività sessualé) come un valore positivo è già proporne una
visione etica. Quali sono i principi sui quali può essere proposta un’etica sessuale? Oltre ai
principi generali dell’etica, in
forza dei quali l’agire -umano va
misurato sulla vocazione della
persona quale l’Evangelo l’annuncia, nella sessualità va tenuto presente il suo carattere interpersonale: la norma dell’etica
è l’amore. Dominian esplicita il
significato deU’amore con tre
« parole chiave: sostegno, cura,
crescita » (p, 40).
Lo sviluppo etico
deiia sessuaiità
Dominian affronta con semplicità e chiarezza le varie forme
dell’incontro tra uomo e donna,
prima d?l„ matrimonio e nel matrimonio collocandole %ella prospettiva dell’amore quale egli
l’ha definito. Non possiamo qui
riassumere il libro che va letto
tutto e attentamente, ma ci sembrano riassuntive queste parole:
« Anzitutto, il cristiano deve ricevere un’informazione completa sulla sessualità umana ed essere educato, a
casa e a scuola, ad essere capace di rallegrarsene e di goderne. In secondo
luogo, la gioia e il piacere sessuale
possono essere sperimentati in un isolamento solitario, ma si può raggiungere la loro pienezza soltanto in un
rapporto orientato verso un’altra persona. In terzo luogo, questi rapporti
sono, in modo del tutto preponderante. rapporti tra maschio e femmina.
(I problemi dell’omosessualità e di altre alternative sessuali non sono qui
presi in considerazione). In quarto
luogo, il rapporto sessuale uomo-donna
FEDE, SCIENZA E FUTURO: UNA PRIMA VALUTAZIONE
Boston; “provocazioni positive
f9
Per la prima volta scienza etica e politica a confronto in una conferenza che ha messo in luce timori, conflitti ma anche stimoli fecondi
Durante la conferenza molti
si sono lamentati per Tinfìazioue di parole, di discorsi e di
documenti messi a nostra disposizione. La reazione è comprensibile, ma bisogna anche
chiedersi come fare altrimenti.
Una prima riunione mondiale
di questo calibro sui rapporti
tra la scienza, l’etica e la politica doveva prima di tutto descrivere ciò che avviene, i problemi vissuti e i timori prospettati. Può tuttavia rincrescere che si sia speso tanto tempo
in sessioni plenarie ad ascoltare le presentazioni degli «esperti » mentre il lavoro nei gruppi, che si è rivelato più creativo e... democratico, è stato troppo compresso. È certo che abbiamo bisogno di specialisti e
consiglieri ma se questa riunione ha avuto luogo è proprio
perché questi specialisti sono
incapaci, o per lo meno divisi
quanto alle scelte politiche da
compiere. Ci sembra che il compito degli esperti non sia tanto
quello di formulare le loro domande (tecniche) quanto quello
di rispondere a quelle che la
partecipazione democratica fa
sorgere.
Le questioni morali nascono
dai conflitti, non dalle certezze.
Questi conflitti, ben presenti alla conferenza, avrebbero dovuto
essere meglio percepiti, non co
me elementi negativi ma, al
contrario, come delle provocazioni positive: vedi la denuncia
dii rappresentanti del Terzo
Mondo dell’oppressione tecnologica ; delle donne, vittime di continue discriminazioni (molto
marcate nel campo del sapere
scientifico); dei giovani, che non
capiscono le teorie violente,
« esplicative » dello sfruttamento e della miseria, queste « mostruose ragioni che vi vengono
opposte per rinchiudervi in una
prigione» (Aragon).
Sono state votate molte risoluzioni. Una di queste, adottata all’unanimità, lancia un appello al disarmo e all’uso della
scienza per la pace. La tendenza di tutto il convegno andava
del resto in una stessa direzione ; società decentralizzata, lavoro per la pace, un altro modello di sviluppo e di cooperazione economica, una più larga
partecipazione ai processi decisionali politici, un’attenzione accresciuta per il rispetto della
natura. La risoluzione che domanda una moratoria di cinque
anni per i programmi di costruzione delle centrali nucleari ne
è un altro segno.
La conferenza è stata un successo? Sì:. Senza dubbio non
esattamente nel senso previsto
dagli organizzatori (che si aspettavano più programmi precisi)
ma nel senso dello scambio, della ricerca in comune e della
emergenza di nuove priorità. È
una buona cosa l’aver seriamente intaccato il mito della neutralità deila scienza o piuttosto degli scienziati. La libertà della
ricerca deve e può essere rispettata ma questa non può in alcun modo svilupparsi al di fuori di una riflessione etica e di
una attenzione alle conseguenze
politiche ed ecologiche delle decisioni e opzioni tecnologiche
(in particolare nel campo delle
applicazioni militari delle scoperte scientifiche).
Ciò che importa ora è la volontà di continuare il lavoro cominciato. È questo il compito
particolare delle chiese aderenti al CEC, dei gruppi « ufficiali »
0 marginali. Senza dimenticare
la dimensione internazionale
delle questioni abbordate, che
deve spezzare i particolarismi e
1 nazionalismi, questi gruppi
devono lottare per « smuovere »
non solo le comunità cristiane
ma le istituzioni politiche, economiche e scientifiche dei loro
paesi. Gli artigiani della. pace
(shalom, che include la pace
della e con la natura) e di una
umanità più giusta devono essere profeti nella loro patria!
Jean-Luc Blondel
(da Réforme)
è principalmente volto alla costituzione di una comunità di vita che è permanente ed esclusiva ». (p. 88).
Da questa citazione appare
chiaramente la linea di sviluppo
del pensiero dell’Autore. Anzitutto raccettazione delle fasi evolutive della sessualità e delle loro
manifestazioni: esse vanno trattate con criteri psicologici e pedagogici e non turbate con un
oscuro sentimento di colpevolizzazione. È anche chiaro che —
per l’Autore — lo sviluppo etico
della sessualità trova la sua piena realizzazione nel matrimonio.
Il Dominian non rifiuta di considerare anche la « promiscuità
sessuale » (l’incontro al solo fine
del piacere, pp. 60 ss.), e neppure
i « rapporti transitori » (gli incontri legati all’amicizia, ma senza riferimento al matrimonio,
pp. 62 ss.), ma —pur lasciando
il problema aperto senza pronunciare condanne, presenta serie riserve, proprio sul principio
che i rapporti interpersonali
(non solo sessuali) devono essere fondati sul principio dell’amore (da non confondersi con l’eros), il quale, come si è visto,
si concreta — per il Dominian
— nel trinomio: sostegno, cura,
crescita.
Maggiore sviluppo è dato al
tema della « vita sessuale nel
matrimonio » perché l’Autore dedica il suo lavoro specificamente
« Proposte »
Il Dominian presenta il suo libro come « Proposte », cioè come un invito e uno stimolo alla
riflessione ben sapendo che molti problemi sono solo abbozzati.
Egli si propone inoltre di dedicare un suo scritto anche alle persone non sposate e sarebbe veramente interessante che realizzasse questo suo proposito in
particolare per quanto riguarda
la sessualità al di fuori del matrimonio che costituisce il punto acuto del problema e sul quale si evita una autentica riflessione, lasciandolo in balìa della
pornografia e del falso moralismo sul quale fondano i lauti
guadagni i boss della prostituzione. Superare i tabù' e fare un
discorso etico richiede che anche questo problema venga affrontato con lucidità, chiarezza,
lealtà e senza ipocrisie.
Concludendo, ritengo di grande importanza la diffusione di
questo libro, specialmente nelle
famiglie e tra i giovani come
utilissimo strumento per un discorso sereno su un argomento
che tocca direttamente tutti.
Alfredo Sonelli
Jack Dominian : Proposte per una
nuova etica sessuale, Claudiana 1979,
pp. 107, L. 2.500.
Da « Amicizia Ebraico-Cristiana »
Per chi non si vuole
limitare a ‘Olocausto’
La trasmissione del film « Olocausto » ha riportato all’attenzione di un gran numero d’italiani il problema dell’antisemitismo, sfociato nelle leggi razziali e nell’orrore dei campi di concentramento nazisti.
Sarà il film sufiìciente a far
conoscere i fatti come sono realmente accaduti? Abbiamo sentito più d’una persona rifiutarsi
di vedere il film e spesso per opposti motivi, o perché ricostruzione insufficiente, o perché troppo pieno di orrori. Sarà uno stimolo a meditare con obiettività
e con impegno su questi tragici
eventi? Osiamo sperarlo.
In altri paesi, come la Germania e gli Stati Uniti, si stanno
preparando convegni di studio
sull’argomento. Ci auguriamo che
anche da noi sia possibile organizzare con persone esperte incontri e discussioni, soprattutto
per le generazioni giovani, sempre insufficientemente informate. Ne abbiamo avuto una riprova recente da una « inchiesta
minima » lanciata in varie regioni d’Italia attraverso amici nostri. Erano tre domande soltanto: « Sa che cosa significa la
notte dei cristalli? Sa che cosa
sono le Tesi di Seelis-berg? Sa
che cosa sono i pogrom, perché,
dove e quando sono awenuti? ».
Le risposte sono state in massima parte negative, anche da parte di studenti e professori, e alcune anche strabilianti.
Per ovviare all’ignoranza ancora diffusa su questi problemi
sentiamo il dovere di ricordare
ancora tutta l’opera di Jules
Isaac, ed in particolare il suo
volume Gesù e Israele, del quale
abbiamo curato la pubblicazione nel giugno ’76. Il libro ha
avuto larga diffusione in tutta
Italia ed ha ricevuto recensioni
sommamente favorevoli; è una
indagine sulle radici lontane dell’antisemitismo, condotta da uno
storico coscienzioso i cui libri
sono tuttora usati nelle scuole
francesi e del quale, nel ’77, la
città natale di Rennes ha celebrato il centenario della nascita
con un importante convegno durato due giorni.
Il volume Gesù e Israele è una
pietra miliare nella valutazione
dell’antisemitismo. Presenta al
lettore notizie e testi assai poco
conosciuti e invita a meditare
sugli errori e le incomprensioni
del passato per preparare un avvenire più sereno. Se possiamo
rallegrarci dei documenti ufficiali nati dal Concilio Vaticano II,
se sono sorti in 14 paesi gruppi
di studio e di dialogo fra Ebrei
e Cristiani, questo è dovuto allo
sforzo perseverante di Jules
Isaac, che continuò il suo lavoro nonostante la salute malferma, nonostante il dolore per i
familiari scomparsi nei Lager
nazisti.
L’edizione italiana ha una presentazione del P.P.M. de Contenson (già Segretario della Commissione Vaticana per i rapporti
con l’Ebraismo, stroncato da una fine improvvisa nel luglio
’76); ha un’introduzione del prof.
A. Soggin, della Facoltà Valdese
di Teologia e deH’Università di
Roma; infine reca in appendice
i 10 Punti di Seelisberg, la Dichiarazione conciliare Nostra
Aetate del 1965 e la Dichiarazione della Commissione suddetta
del dicembre 1974.
Nella presentazione il P. de
Contenson definisce Jules Isaac
« un profeta, un apostolo contemporaneo della riconciliazione
attraverso la verità ». Egli scrive: « Un vero profeta-combattente, umile e ostinato, che ha votato la sua esistenza terrena sino alla fine ad una causa allora
rnisconosciuta, oggi accolta, in
linea di massima quasi universalrriente. ma forse non ancora
sufficientemente capita e sposata con troppo poco entusiasmo ».
Appunto perché questa causa,
delle origini lontane dell’antisemitismo, sia meglio capita, sia
accolta con tutta la serietà che
essa merita, noi ricordiamo ancora una volta l’opera di Jules
Isaac. Concludiamo citando ancora una frase del P. de Contenson, che acquieta oggi un rilievo
particolare: « Questa è anche
un’occasione unica ver impegnarsi in uno sforzo di ascolto reciproco, di mutua testimonianza,
di collaborazione al servizio dell’uomo ».
Ines Zilli-Gay, presidente
Aldo Neppi-Modona, vicepres.
Dino Pieraccioni, vicepres.
Jules Isaac, Gesù e Israele - pp.
462 - L. 7.500. Traduzione di Ébe
Pinzi Castelfranchi. A cura deU’Amicizia Ebraico-Cristiana di Firenze Nardini Editore - Centro Internazionale del Libro - Firenze. In vendita in
tutte le principali librerie oppure direttamente presso i’Amicizia EbraicoCristiana - C. P. 282 - 50100 Firenze
- c.c.p. 5/31328.
5
7 settembre 1979
V
C-:
MV.
IL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL C.E.C. AL MASSACHUSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY DI BOSTON
Fede scienza e futuro, un dibattito fondamentaie
La sofferenza della creazione di cui parla l’apostolo Paolo deriva oggi da un conflitto che divide l’uomo dall’uomo e
l’uomo dalla natura - Ai cristiani è richiesta una solidarietà attiva verso uomini e natura che rifletta l’amore di Dio
(segue da pag. 1)
ni non distruttivi e loro distribuzione equa fra le varie popolazioni, che possono realizzarsi
solo accettando un’etica diversa
da quella attualmente prevalente.
Alla ricerca delle basi bibliche di questa nuova etica è dedicato lo studio del teologo tedesco Gerard Liedke, che pone
come considerazione iniziale la
stessa introdotta da Birch: la
relazione fra uomo e natura,
nel nostro tempo, è caratterizzata dal dominio (dominio sulla terra, dominio sugli esseri viventi) a un punto tale da rischiarne la distruzione. Il mondo nel quale viviamo è il mondo
successivo alla caduta, successivo al fratricidio, al diluvio e alla dispersione dei popoli. Per il
narratore della Genesi, la sua
caratteristica essenziale è la violenza. In particolare, il racconto del diluvio illustra che la
creazione, in conseguenza della
violenza, può essere per così dire revocata; tuttavia viene anche riaffermato che volontà di
Dio è che l’uomo, e il mondo
nel suo insieme, siano tratti in
salvo. A questa speranza si riferisce anche Isaia, nel suo prevedere uno stato di cose basato
sull’amore e non più sulla sopraffazione. La realtà attuale
della creazione è . tuttavia ancora quella caratterizzata dalla
sofferenza, di cui parla Paolo
nella lettera ai Romani. Questa
sofferenza deriva dall’esistenza
di un conflitto, sia inteso come
conflitto fra uomini (quindi sociale), sia come conflitto fra uomo e natura (quindi ecologico).
Ai cristiani è richiesta una solidarietà particolarmente attiva,
verso gli altri uomini e verso la
natura, in mezzo ai crescenti
conflitti, che rifletta la solidarietà di Dio verso l’uomo.
Solidarietà può significare
molte cose, dall’azione concreta
alla individuazione di valori
realmente umani. La necessità
che le chiese si impegnino nello studio e nella proposta di
questi valori è sottolineata da
Jerome Ravetz, filosofo della
scienza, secondo il quale « Il
peggioramento della crisi (ecologica) è del tutto naturale... Abbiamo di fronte l’oscenità cosmica di armi capaci di annientarci... Gravi difficoltà derivano
dalla ignoranza nella ricerca
scientifica, dalla incompetenza
nella tecnologia e dalla corruzione nella politica scientifica...
La scienza non è, e non può essere autosuffìciente nel determinare le priorità e nel distribuire equamente i rischi ».
Da un lato le chiese si interrogano su quale contributo possono dare, dall’altro una parte
della comunità scientifica richiede una parola cui fare riferimento per impostare le fondamenta del proprio lavoro. A
questo punto un primo passo è
compiuto.
Società a sviluppo avanzato
e società in via di sviiuppo
La diversa natura dei problemi che interessano le società a
diversi livelli di sviluppo tecnologico va considerata attentamente, e al tempo stesso è necessario tenere presenti alcuni
problemi comuni, e l’interdipendenza fra stati industrializzati e terzo mondo.
La discussione sulle modalità
dello sviluppo nell’ambito delle
società tecnologiche è centrata
sulle scelte da effettuare per
raggiungere la condizione definita « sustainable », cioè ecologicamente accettabile e praticabile. Il primo punto è lo sfruttamento delle risorse naturali;
secondo l’economista Herman
E. Daly « Si parla molto oggi
dell’esaurimento delle risorse
non rinnovabili... ma... ciò è inevitabile nel lungo periodo. Una
riduzione della produttività e
della disponibilità di un sistema di risorse rinnovabili (foreste, patrimonio ittico, pascoli,
campi) è un problema molto
più grave... perché implica una
riduzione del numero e della
qualità delle vite che potranno
essere vissute in futuro ». Si
possono ipotizzare due atteggiamenti: definire la produzione
in rapporto alle esigenze ecologiche, o ignorare i limiti imposti dal nostro « bilancio biofisico » e incrementare al massimo
la produzione totale. La prima
strada porta all’imposizione di
limiti alla crescita produttiva e
all’incremento demografico. Intorno a queste scelte si sviluppa sia una filosofia generale (in
cui si sottolinea la centralità
dell’equilibrio ecologico, il valore intrinseco e non strumentale del mondo naturale nelle
sue varie componenti, le strette relazioni che legano tutti i
fenomeni che avvengono sul1’« astronave Terra »), sia una
regola di comportamento individuale, basata sulla scissione
fra necessario e superfluo, il rifiuto dei bisogni indotti, la lotta agli sprechi ecc.
Secondo John Francis, esperto per i problemi ambientali
del governo inglese, si tratta di
stabilire: a) ciò che si sa fare,
b) ciò che ci si può permettere
di fare, c) ciò che si sceglie di
non fare. Qui si situa la scelta
delle tecnologie appropriate, la
pianificazione economica su base centralizzata o decentrata, la
á
;
La signora Enilo Ajakaiye (Nigeria), uno dei sei presidenti della conferenza e il prof. Carlos Chagas (Brasile). In piedi Paul
Abrecht, organizzatore della conferenza e direttore della commissione « Chiesa e Società » del CEC.
definizione dei bisogni. Anche
Francis sottolinea la necessità
di respingere sistemi di produzione che distorcono la domanda e stimolano il consumismo.
Questo approccio è condiviso
dal mondo scientifico giapponese, che per molti punti di vista
è vicino alle posizioni, degli europei e dei nordamericani. Così
ad es. il fisico Yoshinobu Kakiuchi afferma: « Si va verso un
esaurimento delle risorse disponibili. Speriamo di risolvere il
problema usando la nostra intelligenza e controllando i nostri desideri egoisti, per conservare le nostre risorse e spartirle con gli altri popoli della terra ».
Esponenti del mondo scientifico ed economico dei paesi in
via di sviluppo danno una serie
di valutazioni diverse, sia in relazione al tipo di tecnologia che
ritengono importante sviluppare, sia rispetto alla generale crisi ecologica. Emergono dai loro
interventi dure critiche al modello di sviluppo intrapreso dagli occidentali, al tentativo degli occidentali di imporre tale
modello agli altri paesi, ed ora
al tentativo di far pagare la crisi ai più deboli, proponendo un
rallentamento dello sviluppo a
stati che non hanno ancora risolto il problema delTalimentazione o della mortalità infantile.
Secondo Thomas R. Odhiambo, esperto di problemi agricoli ed entomologici per il Kenia,
« Il mondo industrializzato ha
profondamente influenzato lo
sviluppo dell’Africa, in primo
luogo perché gli stessi Africani
non sono riusciti a opporre a
questo tipo di sviluppo un modello alternativo basato sulle loro proprie tradizioni ». Egli illustra questo concetto con esempi tratti daH’agricoltura e dalla
medicina, concludendo che « Parte della strategia per una nuova
rivoluzione tecnologica in Africa
consiste nella modernizzazione,
razionalizzazione e messa in opera delle tecnologie indigene ».
O. A. El Kholy, egiziano, dell’Istituto per la Scienza e la Tecnologia di Alecso, considerando i
problemi dello sviluppo nei paesi arabi, osserva con amarezza
che nonostante l’enorme ricchezza del petrolio, la vita media è
tuttora di 52.5 anni, e « La regio
ne importa il 50% del cibo che
consuma, a un costo quasi uguale a quello degli armamenti ».
Una minoranza gestisce la maggior parte delle risorse, proponendo alle masse uno stile di
vita basato sull’importazione di
beni e di tecnologie, e trascurando l’individuazione e il soddisfacimento dei bisogni reali.
Mannel Sadosky, matematico
dell’Università Centrale del Venezuela, aggredisce il problema
del sottosviluppo alle sue radici: « Non crediamo che il sottosviluppo sia uno stadio che precede lo sviluppo, come l’infanzia che porta alla vita adulta,
ma si tratta invece del risultato
di una scorretta divisione dei
ruoli, nel processo produttivo,
fra le nazioni. Alcuni popoli sono condannati a fornire materie prime e manodopera a basso costo ad altri che, possedendo le conoscenze scientifiche,
tecnologiche e industriali, ed il.
commercio intemazionale, vendono il loro 'know-how' e i loro
prodotti finiti a prezzi che essi
stessi fissano ». Analizzando Turgente necessità di un nuovo ordine economico internazionale,
che ponga le premesse per la
lotta alla miseria, all'ignoranza
e alle malattie, Sadosky lancia
anch’egli una denuncia alla corsa agli armamenti: « La verità
è che non c’è sufficiente ricchezza, non solo per gli sprechi dei
ricchi, ma soprattutto per le
spese smisurate per la preparazione delle guerre... Inoltre nessun’altra attività assorbe una
maggior proporzione degli investimenti totali per la ricerca di
quanti ne assorba il progresso
scientifico e tecnologico applicato a scopi bellici ».
Sulla base di q[ues_ti tipi di osservazioni, si comprende come i
tecnici e i politici dei paesi in
via di sviluppo affrontino il problema dei limiti dello sviluppo
in modo non compatibile (per
ora) con l’approccio occidentale. Per C. T. Kurien, direttore
dell’Istituto di Studi sullo Sviluppo di Madras (India) « La
maggior parte dell’umanità è disperatamente povera... La sola
risorsa rara non rinnovabile da
cui dipende la sua sopravvivenza è la terra coltivabile. Ciò significa che se anche il petrolio
si esaurisse, se le risorse di carbone e rame terminassero, e anche Se venisse a mancare l’energia, i poveri sopravviverebbero...
La grande maggioranza degli
esseri umani è lontana dalle angosce dei limiti dello sviluppo ».
Si tratta evidentemente di
una affermazione paradossale,
tuttavia il dibattito sullo sviluppo e i suoi limiti deve evidentemente tenere conto di tutti gli
approcci ed i contributi, e anche in questo dibattito i cristiani dovranno svolgere in futuro
un ruolo più attivo e costruttivo.
Un tema di importanza capitale;
il moderno problema energetico
Le risorse energetiche tradizionali, soprattutto petrolio e
gas naturale, vanno verso l’esaurimento, e quelle che sono ancora disponibili diventano sempre più costose. Rimangono ancora notevoli scorte di combustibili fossili, soprattutto carbone, il cui uso non potrà però
essere incrementato, perché si
avrebbero nel giro di alcuni anni o decenni alterazioni gravi a
carico dell’ambiente e del clima, in seguito alla produzione
di grandi quantità di anidride
carbonica.
Nel lungo periodo, le scelte
energetiche che potranno essere compiute saranno o la via
nucleare, oppure le vie « dolci »,
in particolare l’energia solare.
Parallelamente è necessario
cambiare le strutture del consumo di energia, cioè usare l’energia disponibile in modo più
razionale e più efficace, soprattutto nei paesi industrializzati
(in cui avviene la maggior parte degli sprechi), ma anche nei
paesi in via di sviluppo. I risultati di una scelta ’conservativa’
dell’energia potranno essere apprezzati nel lungo periodo.
Secondo David Rose, professore di ingegneria nucleare al
MIT, l’energia solare è particolarmente promettente. Al momento attuale si tratta soprattutto di imparare a costruire gli
edifici per collaborare col sole
e non per combatterlo, e di sviluppare lo studio delle biomasse e dei rifiuti. In un secondo
tempo si potranno avere grossi
vantaggi dall’energia del vento.
Rose tuttavia non ritiene che
l’uso diffuso dell’energia solare
escluda il ricorso al nucleare, e
propone un uso del nucleare limitato alle situazioni in cui le
altre scelte non siano possibili,
non ci sia un rischio di incremento degli armamenti, non ci
sia la probabilità di un’involuzione della società in senso centralizzato e autoritario. Egli insiste comunque soprattutto sull’importanza di limitare e razionalizzare i consumi.
Un’opposizione radicale alla
scelta nucleare è formulata dal
fisico svizzero Jean Rossel: « Problemi tecnici inizialmente con_siderati solubili, per esempio
una perfetta sicurezza nel funzionamento dei reattori, o il
trattamento e l’eliminazione dei
residui radioattivi, non hanno
trovato soluzioni soddisfacenti
e definitive, e nuovi problemi
economici, sociali e politici appaiono in maniera crescente ».
Rossel ritiene che i movimenti
antinucleari siano giustificati, in
quanto « L’industria nucleare
produce concentrazioni di radioattività artificiale molte decine
di milioni di volte superiori a
quelle che si trovano in natura.
Nonostante tutte le precauzioni,
nonostante le leggi più restrittive, e anche un funzionamento
senza incidenti delle centrali
atomiche, un lento ma certo inquinamento della biosfera è inevitabile quando si genera energia nucleare ». Anche Rossel
contesta le modalità dell’attuale
impiego di energia, ed è convinto che il massiccio ricorsoc al
nucleare sia spesso teorizzato
utilizzando stime dei futuri bisogni di energia che non tengono conto di un decremento dei
consumi, di una loro razionalizzazione e della lotta agli sprechi.
Una posizione simile, per
quanto riguarda la conservazione dell’energia, è espressa da
S. Arungu-Olende, esperto ONU
per i problemi dell’energia, che
afferma: « La conservazione può
rendere meno dipendenti dall’energia, specialmente dalTenerr
già importata, migliorando così
la bilancia dei pagamenti di un
dato paese. Ma soprattutto accresce la disponibilità delle riserve e quindi concede più tempo per sviluppare risorse alternative ».
Anche in questo campo, dunque, il dibattito è aperto e i pareri sono molteplici; l’indicazione emergente è comunque di
puntare soprattutto sulla razionalizzazione dei consumi energetici e sullo sviluppo delle « vie
dolci ». Non è solo il problema
della sicurezza a influire nel rifiuto della scelta nucleare come
strada principale, ma anche la
crescente convinzione che le
centrali nucleari (grandi e concentrate) siano un vincolo per
lo sviluppo socioeconomico,
mentre la comparsa di un gran
numero di impianti per l’utilizzazione dell’energia solare porterebbe a una sviluppo più agile e articolato, e sicuramente
più democratico.
Spunti per una discussione
Si sono discussi molto sommariamente alcuni degli argomenti trattati durante il convegno, soprattutto per avviare una
fase di studio e riflessione su
questi temi: a questo fine, la
pubblicazione degli atti del convegno, fra qualche mese, fornirà uno strumento molto prezioso.
Questo convegno è stato importante, sia perché le chiese
hanno affrontato in modo ampio e rigoroso i problemi connessi allo sviluppo scientifico e
tecnologico, sia perché si è diffusa la certezza di aver qualcosa da dire, non solo su alcuni
aspetti estremi di questo sviluppo (àd es. la corsa agli armamenti), ma sul ruolo liberatorio che scienza e tecnologia
possono svolgere nella storia
dell’uomo. In altre parole, dalle
relazioni e dalle discussioni è
emersa una volontà di parteci
pare attivamente al lavoro e alle lotte che si possono svolgere
con strumenti tecnici, traendo
dalla fede cristiana indicazioni
per scegliere le opzioni da effettuare di volta in volta.
La distribuzione equa delle risorse naturali, lo sviluppo di
fonti di energia compatibili con
l’ambiente, la tutela delle prossime generazioni mediante la rimozione degli agenti che danneggiano il patrimonio genetico,
la lotta alla fame, la tutela della salute fisica e psichica nelle
fabbriche e nelle città, sono
campi in cui si richiede l’impegno non solo dei singoli tecnici
che vi operano, ma delie comunità, che siano presenti con una
riflessione teologica puntuale e
un contributo propositivo più
ricco che in passato. È questa
forse l’indicazione chiave del
convegno.
Pietro Comba
6
7 settembre 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
UN INCONTRO A FREISSINIERES NEL 150® ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI F. NEFF
Contro Valdesi di qua e di là del confine
I mortai
Irt questi giorni i mortai ricominciano a tuonare nell’alta
Val Luserna. Le postazioni militari situate nel comune di Bagnolo sparano sul monte Cavallo dove è situato l’obiettivo da
colpire.
Anno di grazia potrebbe essere questo ’79: infatti i militari
non si sono fatti vedere a giugno (grazie alle elezioni anticipale?) e a seguito delle proteste per lo scempio continuo della nostra montagna il Comando
niilitare ha fatto sapere che la
richiesta di non utilizzare il poligono di tiro « sarà tenuta nel
debito conto» (vedi la notizia
più dettagliata in questa pagina, n.d.r.). Ma quali garanzie ci
sono che il « conto » in cui t milìtari tengono le proteste dei civili sia più che zero e che il
« debito » non equivalga a nulla?
Con un pessimismo non certo
infondato rispetto all’esperienza, ritengo che l’unica vera garanzia possa essere data solo da
-m’azione di protesta che sia articolata e collettiva. Se infatti
’ là protesta finora è stata debofe- e inefficace, ciò è dovuto a
'.-précise ragioni.
In primo luogo, vale anche
qui l’antico detto latino « divide et impera », cioè: dividi e così potrai comandare. Infatti nella zona non tutti sono «scontenti » della presenza dell’esercito. I cavatori di pietra per
esempio non subiscono alcun
durino, anzi: giornata pagata e
tressette all'osteria dopo l’atto
di presenza. I pochi a protestare sono quindi i contadini: qui
siamo veramente nella terra dei
vinti. Mentre i cavatori ricevono dei significativi compensi, i
contadini si mettono in tasca le
briciole cadute dal tavolo. Una
vera e propria presa in giro. Prima conclusione: per organizzare una protesta significativa occorre dunque creare una solidarietà tra cavatori e contadini.
Per questo occorrono anche dei
dibattiti pubblici che ogni comune è in grado, se lo vuole, di
organizzare.
In secondo luogo: la debolezza e relativo disinteresse dei comuni è cosa ben amara. Non mi
risulta (sarei ben lieto di essere smentito) che i consigli comunali abbiano mai approvato
delibere di protesta o cercato di
responsabilizzare le popolazioni
su questo problema che è di
tutti perché concerne la difesa
del territorio, l'equilibrio ecologico, problemi di cui è così facile parlare ma sui quali sembra essere meno facile trovare
la volontà d’intervento. Seconda
conclusione: perché i comuni interessati (Bagnolo, Bobbio, Luserna S. Giovanni, Rorà, Villar
Pellice) non votano subito un
ordine del giorno di protesta
verso l’autorità militare e la Regione? Perché non esigono che
la Regione Piemonte prima di venire ad un accordo con l’autorità militare nella sede in cui si
decidono le operazioni militari
da effettuarsi nella regione, richieda il parere dei comuni?
Terza osservazione: la politica della montagna è contradditoria. Ovvero: da una parte
ci si sforza di costruire, investendo grandi somme per il riassetto del territorio, si bonificano gli alpeggi, si danno compensi agli allevatori per sostenere il patrimonio zootecnico
che è fra i più miserabili d’Europa. Dall’altra si dà via libera
ai mortai dell’esercito per poi
lamentarsi della 'sparizione della fauna, della distruzione della flora e così via. Occorre dunque che al più presto il piano
di sviluppo varato dalla Comunità Montana si accordi con le
indicazioni regionali cercando
una unità di programmazione e,
se necessario, una unità di lotta contro i difensori del mortaio.
In occasione del 150° anniversario della morte di Felix Neff
la. Société- d’Etudes des Hautes
Alpes, in collaborazione col Siri- j
daco e U Çonsiglio Municipale
di Freissinieres - ha%rio j>fbmosso una serie di màiiifestazioni,
fra cui , la posa jdi una., lapide
commemorativa. nel tempio dei
Viòllin "(ùria delle frazioni di
Freissinieres),,sabato 25,' àgosfo; '
'' Alla, consacrazione di’-questo
tempio, il 29 ■ agosto 1824* presenziava, in rappresentanza dei
Valdesi 'delle Valli, il {Astore
Mondpn , pi S. Giovanni, che a
quebti^po si fece, malgrado i
SÜ01 Yl’-'anni, due giorni di marcia .per raggiungere Freissinières. Delegato dal Moderatore a
rappresentare la Tavola Valdese e intervenendo anche in qualità di membro del Seggio della Società di Studi Valdesi, non
mi sono sentito di seguire l’esempio del Mondon e, più comodamente e rapidamente in
automobile, via Sestrières, Monginevro, Briançon, l’Argentière,
ho raggiunto quella bellissima e
selvaggia valle, ancora quasi
ignorata e perciò non troppo
contaminata dal turismo di
massa.
Il tempio di Viollin era gremito di partecipanti, venuti dalle vicine cittadine della valle
della Durance (fra cui ricorderò il nostro amico Paul Pons di
Gap), e di numerosi valligiani
sia valdesi che cattolici. Il Sindaco di Freissinières, Dr. R.
Dorr, dopo aver dato il benvenuto ai partecipanti, in un breve discorso ha accennato al
problema dello spopolarriento di
questa valle, dove sussiste solo
un’economia agricola e un modestissimo arti^anato; spopolamento già cominciato nel secolo scorso e che si sta aggravando sempre più tanto che, se non
si riuscirà ad arrestarlo, fra pochi anni diverse frazioni saranno completamente disabitate.
Egli è alla ricerca di iniziative
che possano assicurare un avvenire ai suoi amministrati salvaguardando l’integrità della
valle non ancora profanata dalla speculazione edilizia e turistica. Suggerisce anche la creazione in Freissinières di un centro di studi sul Valdismo e il
Scuola Latina
Il 18 settembre, alle ore
15, nel salone del Convitto, avrà luogo l’inaugurazione ‘ dell’anno scolastico
1979-80 della Scuola Latina
di Pomaretto. Tutti sono
cordialmente invitati.
La Direzione
Tiri militari
Protestantesimo nelle Hautes
Alpes ed eventualmente anche
riti- museo del Profèstàritesimo
-alpino.? ;-V>, ■ s
Dopo un intervento del Pastore- di Freissinières, sig. Pivot,
Maitre Escallier, presidente della Société d’Études des Haùtes
.Alpes, procède, assieme al.Dr.
Baridon, allo scoprimento ¿fella
lapide che reca:
FELIX NEFF
(1797 - 1829)
Qui annonça TEvangile .
Dans la Vallée de Freissinières
Prononça la dédicace "
de ce Tempie t
le 29„ août 1824
Mi vien data la parola e porto i saluti del Moderatore e* l’adesione della Tavqla Valdese e
della Società di Studi Valdesi
a questa mariifestazione, ricordando come la predicazione di
Neff, nel suo pur breve soggiorno nelle - nostre Valli abbia lasciato tracce profonde che hanno influito sulla evoluzione storica della Chiesa Valdese dal
secolo scorso ad oggi. Ho accennato ai legami storici e di fede
comune che affratellano le nostre Valli alla loro, ed illustrato il significato del recente Sinodo valdo-metodista.
Il sig. P. Bres presenta un
documentato studio sulla storia
del Protestantesimo nelle Hautes Alpes nel primo quarto del
XIX secolo, seguito da un interessante studio psicosomatico
della malattia, ora curabile, che
ha causato la morte di Felix
Neff (ulcera allo stomaco seguita da stenosi dell’aorta) da parte del Dr. S. Baridon, nativo di
Freissinières, deputato del Rhône, il cui nonno è stato catecumeno di Neff. (È significativo
che molti cognomi delle nostre
Valli si ritrovino fra gli abitanti di Freissinière).
La mattinata termina con un
pranzo in comune al « Relais
des Vaudois », piccolo ristorante caratteristico, aperto solo da
un paio di anni in una vecchia
« bergerie ».
A Dormillouse
Il pomeriggio è consacrato a
una visita-escursione a Dormillouse, il piccolo villaggio a 1780
metri di altezza, dimora preferita dal Neff che vi aveva aperto la sua prima scuola impartendo lezioni ai bambini durante il giorno e agli adulti la sera
e dove aveva anche fondato una
scuola normale per la prepara
zione di insegnanti e predicatori.
Le automobili ci portano fino
alla testata della valle e di qui,
per una ripida mulattiera si
raggiunge Dormillouse in circa
un’ora di cammino. Nella chiesa locale è stata allestita una
mostra di incisioni ottocentesche e di documenti illustranti
Titinerario di Felix Neff nelle
visite alla sua vasta diaspora
delle Hautes Alpes e attestanti
la sua attività, oltre che di ardente predicatore, anche di educatore e operatore sociale al fine di migliorare il duro tenore
di vita dei suoi parrocchiani.
La giornata ha avuto termine
con la proiezione, nella chiesa
di Viollin, di im montaggio audiovisivo su Felix Neff e di un
film sulla valle di Freissinières.
È stata per me un’occasione
di contatti interessanti con i
nostri fratelli valdesi d’oltralpe,
così vicini a noi per la loro fede, la loro storia, tradizioni e
lingua. (I nostri patois entrambi occitani sono molto simili;
peccato che lo si senta ancor
meno parlare da loro che nelle
nostre valli! Il fatto però che
possiamo esprimerci anche in
francese ci facilita i contatti).
Dispiace che la conoscenza reciproca sia assai scarsa. Sarebbe molto utile uno scambio più
frequente di visite fra gruppi di
valdesi delle nostre e loro valli
per conoscerci meglio.
Osvaldo Coìsson
LUSERNA S. GIOVANNI
Cío *d Mai
oggi e domani
Ermanno Genre
Abbiamo riferito recentemente che la « Pro Natura » di Torino aveva ripreso il nostro articolo « Si smetta di distruggere la montagna che ci dà il pane, la civile protesta dei rorenghi contro i tiri militari » indirizzando una pressante richiesta alla Regione Militare Nord
Ovest. La « Pro Natura Torino »
ci ha trasmesso la risposta del
Capo di Stato Maggiore Gen.
B. Dario Visintin in cui si afferma che « è stato concordato con
la Regione Piemonte il calendario delle più importanti esercitazioni militari per Tanno 1979
ed il poligono in oggetto verrà
impegnato esclusivamente nei
giorni 7-10-14-17 settembre ».
D’altra parte si annuncia cautamente e vagamente che « la
richiesta formulata da Codesta
Associazione tendente alla non
utilizzazione del poligono sarà
tenuta nel debito conto in sede
di programmazione dell’attività
addestrativa degli anni futuri ».
Avremmo preferito un impegno più preciso. Confidiamo comunque che la Regione Piemonte tutelerà l’interesse dei cittadini della Val Pellice quando
Tanno prossimo vorrà concordare con la Regione Militare
Nord-Ovest non solo « le più importanti » ma tutte le esercitazioni militari aventi luogo sul
suo territorio non dando il suo
benestare per alcuna esercitazione di tiro.
Una discreta partecipazione di
pubblico e di interesse ha caratterizzato la seconda edizione
di « Ciò ’d Mai », manifestazione culturale di base svoltasi sulla collina di Luserna S. Giovanni sabato T' e domenica 2 settembre.
Lo spettacolo è stato organizzato dal gruppo FGEI e dal
Gruppo filodrammatico valdese
di Luserna S. Giovanni, con la
collaborazione della Comunità
montana Val Pellice. L’iniziativa
mira alla ricerca di un contatto
con la realtà contadina della zona, un tempo parte attiva della
vita anche culturale della Valle,
ed oggi per ragioni diverse tagliata fuori da molte attività.
Da questo lato la manifestazione è riuscita solo in parte, in
quanto, tra la predominante presenza giovanile si sono viste non
molte persone rappresentanti la
realtà contadina del luogo, persone che è difficile vedere al di
fuori dei campi e del lavoro.
Hanno partecipato alla festa
il gruppo musicale « Astrolabio» di Torino, con un repertorio di musica occitana e di origine padana; i francesi « Lyonesse », con musica bretone; il
« Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri » che hanno raccolto
musica e canti popolari delle
Langhe; il « Collettivo teatro
Roletto » con la commedia
« Mort e vita d’un povre diav ».
Il pubblico ha apprezzato soprattutto lo spettacolo del gruppo maglianese, domenica pomeriggio, e la recita degli attori
di Roletto, domenica sera; l’esibizione del « Lyonesse » ha avuto meno seguito, anche per il
« forfait » dato dai francesi per
problemi tecnici e per una certa loro incomprensione delle
difficoltà di organizzazione. Durante l’esibizione dell’« Astrolabio », quando erano eseguite
danze popolari locali, si è vista
la poca conoscenza di questo
patrimonio culturale da parte
dei giovani. Nonostante i ripetuti inviti a ballare, pochi se la
sono sentita, ancor meno sapevano da che parte incominciare.
Di qui si vede l’importanza di
manifestazioni di questo genere, volte a rivalutare tradizioni
vive un tempo in queste valli ed
ancora vive in valli limitrofe,
soprattutto in Francia e nel Cuneese.
Per quanto numerose le difficoltà di organizzazione (finanziarie essenzialmente), ci auguriamo che la manifestazione
possa ripetersi Tanno prossimo,
facendo tesoro di quanto si è
appreso quest’anno soprattutto,
cercando forse di coinvolgere
più direttamente gli abitanti della zona, i quali sicuramente sono i maggiori rappresentanti
della cultura popolare che si
vuole riportare alla conoscenza
di tutti, imparando anche da essi una tradizione di vita di comunità e di reciproco aiuto che
oggi viene in parte dimenticato.
Paolo Gay
# ANGfiOGNA; sabato 8 settembre
TA.N.P.I. Valpellice organizza una
manifestazione in ricordo deli'inizio
della Resistenza.
Ore 10 scoprimento delia lapide in
memoria del partigiano Gian Paolo
Meneghetti alla Rognosa deiia Vaccera.
Ore 11 commemorazione al Bagnau
presso la lapide in memoria di Jacopo
Lombardini. Ore 12 pranzo al sacco.
# TORRE PELLICE: lunedi 17 settembre, ore 20.30 al Cinema Trento la
Cooperativa Operaia di Consumo organizza la « Festa del ritorno a scuola »
con consegna di quaderni ed oggetti
di cancelleria ai figli dei soci e spettacolo cinematografico.
CED I: nuovo c.c.p.
In conseguenza della automazione dei servizi dei conti correnti postali, il vecchio numero
2/25167 è stato sostituito.
Il nuovo numero è: 22168106
sempre intestato a Commissione
Distrettuale delle Valli Valdesi
10066 Torre Pellice.
Si pregano i cassieri del Distretto di prenderne buona nota. Grazie.
La Comm. finanze
1° Distretto.
del
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Strade e scuole
PINEROLO
La comunità
delle donne
e degli uomini
nella chiesa
Come richiesto dagli interessati in giugno, lo studio sulla copiLunità delle
' donne e degli uomini nella chiesa inizierà
Mercoledì 12 settembre
ore 20.30
nei locali della chiesa valdese - Pinerolo.
Invito cordiale a chiunque.
Informazioni :
Marie France Coisson Pomaretto - tei. 81.288.
Bovile è una delle zone più
soleggiate della Val Germanasca. Vi si accede salendo, oltre
Perrero, per la strada di Maniglia e deviando sulla destra, prima di arrivare a Chiabrano, per
S. Martino. Oltre quest’ultima
frazione, fino a quest’estate, la
passeggiata non era più molto
attraente per il pessimo fondo
stradale. Ora la strada è asfaltata fin sopra la prima borgata
di Bovile: i Vrocchi. Anche
questa zoma vede, quindi, con
molta soddisfazione, migliorata
la sua viabilità. Anche chi vorrà passare una bella giornata
al sole e in tranquillità si sentirà, d’ora innanzi, più attratto.
Abbiamo dato a suo tempo
notizia della ripresa dei lavori
al nuovo edificio destinato alla
Scuola Media di Perosa. Si
stanno, ora, dando gli ultimi
ritocchi; i bidelli sono già impegnati nelle pulizie e sono iniziate le operazioni di trasloco.
Così le lezioni inizieranno nella
nuova sede. Edificio nuovo, programmi nuovi, tutto nuovo. Solo il sistema del reclutamento e
delle nomine degli insegnanti
resta quello vecchio, per cui
avremo, ancora quest’anno, dei
paurosi ritardi nell’inizio del
lavoro al-suo ritmo normale.
Sarà cértarriente meglio il
prossimo anno, ma finché non
si cambia il sistema del reclutamento e ci si rassegna all’uso
su larga scala di personale precario, resta il sospetto che ci
sia a livello ministeriale e parlamentare la volontà politica di
sabotaggio della scuola di stato a favore di quella privata.
C. T.
7
7 settembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
Pensando a tutte le famiglie valdesi sparpagliate in Italia
Doni per la Gianavella
■'iV:.
•4^'
Una visita nelia diaspora
delia chiesa di Pomaretto
Anche chi conosce solo superficialmente la storia locale sa
che tra tutte le Valli valdesi la
vai Pragelato (la parte più alta
della vai Chisone, che va da Perosa a Sestriere) fu nel 16(X) la
più colpita dalla dura repressione della Controriforma.
Mentre nelle altre valli la popolazione valdese ritrovò i suoi
campi e ricostruì i villaggi, in
questa zona non vi fu ritorno e
oggi i valdesi che vi abitano si
contano sulle dita di una mano
o poco più.
L’alta vai Chisone appartiene
ecclesiasticamente alla chiesa di
Pomaretto e ne costituisce la
vasta diaspora. I membri di
chiesa che vengono visitati dal
pastore o dagli anziani sono per
10 più la componente femminile
delle famiglie miste, cioè donne
che vi si sono trasferite dopo
11 matrimonio.
Ma quaii sono i problemi e le
difficoltà di una madre di famiglia valdese abitante in vai
Chisone? Per scoprirlo abbiamo visitato la famiglia Clapier,
di Mentouiles, che tra tutte le
altre ha una caratteristica particolàre: il signor Clapier è cattolico, anche se non praticante,
la signora Clapier è valdese, di
Inverso Pinasca e i due ragazzi,
Paolo e Danilo, sono anche loro
valdesi, unici e soli da Meano
a Pragelato.
Per prima cosa chiediamo appunto alla signora i motivi di
questa situazione, che contrasta un po’ con la legge non scritta ma abbastanza seguita che
vuoie i figli ossequenti alla confessione del padre. Ci risponde
che questa scelta era già stata
stabiiita prima del matrimonio
e che il marito è sempre stato
del tutto favorevole ad educare
nella fede evangelica i propri figli. Ma è stato facile frequentare la scuola domenicale a Perosa o andare in chiesa a Pomaretto a quasi venti chilometri di distanza? Evidentemente
no, ci spiega la signora Ciapier,
bisogna partire alle otto del
mattino con l’autobus, ma poi
manca una corsa per il ritorno.
Soprattutto d’inverno era duro
aspettare finché il marito poteva venire a prenderli. Adesso la
scuola domenicale e il catechismo per il figlio maggiore si
tengono il sabato pomeriggio e
ci sono più comodità di trasporto.
Un altro problema è stata la
difficoltà per i ragazzi di fare
amicizia con i compagni che
provenivano tutti da uno stesso ambiente e che avevano frequentato la stessa scuola. Certamente si trovano più a loro
agio con i loro amici di Mentouiles.
Chiediamo se hanno avuto
delle incomprensioni come unici valdesi sia alle elementari di
Mentouiles sia alle medie di Fenestrelle. Per nulla, si sono
sempre trovati benissimo, sono
stati trattati da tutti gli insegnanti esattamente come gli al
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA’
Dall'8 al 14 settembre
Dott. SALVATORE PRAVATA'
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Luserna S.G. Tel. 90.884 - 90.205
tri. La famiglia ha sempre chiesto per loro l’esonero dalle lezioni di religione, ma nessuno
l’ha considerato un motivo di
discriminazione.
Ora naturalmente vogliamo
sapere come sono i rapporti
con i vicini cattolici. La signora è molto decisa su questo argomento; i rapporti sono ottimi, lei non ha mai nascosto di
essere valdese, ma questa «diversità » è stata perfettamente
accettata. Fa il nome di alcuni
parroci, dice che ora sono tutti
molto aperti e per niente seccatori. Ha partecipato qualche
volta ai funerali nella chiesa,
trova la liturgia abbastanza
comprensibile, ma piuttosto ’recitata’ e le pare anche che non
si approfondisca molto la riflessione sul testo biblico.
È una critica che rivolge anche alla trasmissione televisiva
« Protestantesimo » che segue
con assiduità. A suo parere ci
vorrebbe ogni volta una breve
riflessione biblica perché « parliamo troppo di noi stessi e non
abbastanza dell’Evangelo ». Fedele abbonata all’« Eco delle
Valli » apprezza la meditazione
e la cronaca che la mantiene in
contattò con il mondo evangelico. Scopriamo che è anche abbonata alla rivista « La Scuola
domenicale », che le permette
di sapere che cosa imparano i
figli. Trova però il nuovo programma più difficile da seguire.
La visita è terminata, la signora Clapier ci ha chiesto di
non lodarla troppo nell’articolo
perché le sue azioni non hanno
nulla di eccezionale. E noi pensiamo a tutte le famiglie valdesi sparpagliate sul territorio italiano, che non si nascondono,
che chiedono l’esonero, che si
abbonano alla stampa evangelica, che mandano i figli alla
scuola domenicale e al catechismo. Se l’ecumenismo è oggi
una parola che ha un senso, se
c’è una maggior comprensione
sul piano confessionale, il merito è anche di chi ha saputo,
nella semplicità dell’esistenza
quotidiana, ottenere il rispetto
delle proprie convinzioni, sola
base di un rapporto ecumenico
veramente efficace.
Liliana Viglielmo
Renato Coisson
GUARDO E RIFLETTO
Un fatterello da nulla
Oggi nella solita panetteria
ho visto una ragazzina che insieme al pane e ad altre cose si
è fatta dare una merendina al
cioccolato, che ha mangiato subito; poi si è fatta prestare dai
panettiere la biro con cui lui
aveva fatto ii conto sulla busta
del pane e gli ha spiegato: « Se
non cancello il prezzo della merendina, la mamma mi sgrida ».
E l’uomo, premuroso: « Ma no,
dille invece che si tratta del
conto di un altro cliente, che
era già scritto sulla busta; altrimenti la mamma si accorge lo
stesso che la somma non torna! ».
Tutto qui: si tratta davvero
di una sciocchezza, tanto più se
pensiamo al mondo caotico, di
violenze e di imbrogli, in cui
stiamo vivendo. Eppure mi ha
lasciato lo stesso la bocca amara, per la ragazzina (chiaramente non pativa la fame), che ha
imparato così presto e disinvoltamente ad arrangiarsi per procurarsi il superfluo senza pagarlo con una sgridata, per il panettiere così pronto a consigliare il modo più furbo di dire bugie senza farsi pescare (certo,
più clienti si faceva, anche vendendo dolciumi dozzinali ai ragazzini, e più guadagnava, tanto
più che lavora non lontano da
una scuola), per me stessa, che,
come facciamo quasi sempre, sono rimasta li a guardare in silenzio. Non credo di essere stata zitta solo per evitare di ficcare il naso nei fatti altrui; ho
paura di essere stata guidata anche dal timore di essere giudicata una vecchia pettegola e una
noiosa moralista da strapazzo,
e forse anche dal desiderio egoistico di non urtarmi col panettiere, con cui ho a che fare ogni
giorno e che avrebbe avuto mil
PR AMOLLO
La comunità ringrazia vivamente i pastori Liborio Naso, Roberto Comba, Paolo Ricca e
Bruno Costabel per i messaggi
rivoltici nel corso dei culti da
loro presieduti rispettivamente
il 5, 12, 19 e 26 agosto e spera
di poterli ascoltare ancora qui
a Ruata.
• Domenica 26 agosto abbiamo
accompagnato al riposo estremo
la sorella Susanna Long ved. Peyronel (Pellenchi) deceduta all’ospedale civile di Pinerolo; ai
familiari colpiti da questo lutto improvviso esprimiamo la
nostra profonda e sincera solidarietà cristiana.
le possibilità di rifarsi della mia
intrusione. Si sa che le persone
antipatiche sono sempre trattate peggio di quelle che non fanno mai storie. O forse sono solo una piemontese lenta a reagire e ho cominciato a domandarmi quale sarebbe stata la reazione giusta quando ormai ero fuori dal negozio. Mi chiedo comunque se sono una stupida rovinata. dai raccontini alla De Amicis
che leggevo nella mia infanzia,
per aver dato tanta importanza
ad un fatterello da nulla.
M. G.
SAN SECONDO
Dopo meno di una settimana
di malattia è deceduta il 24 agosto ai Meme Susanna Codino v.
Avondet, di 75 anni. Il funerale
ha avuto luogo il giorno seguente, presieduto dal past. Teofllo
Pons che ringraziamo.
Giunga ancora alla famiglia il
nostro affetto e la nostra solidarietà.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• L’Unione Femminile organizza per domenica 23 settembre ima gita in pullman a Como. Le iscrizioni sono aperte a
tutti i membri della comunità
che desiderano intervenire.
• Durante il mese di settembre il pastore Taccia terrà, durante il culto domenicale, un
ciclo di predicazioni sull’Epistola di Giacomo con il seguente
programma; 2 sett., Giac. 1; La
Parola piantata in voi; 9 sett.,
Giac. 1; 9-11; 2: 1-13; 5; 1-6: Poveri e ricchi; 16 sett., Giac. 2;
14-26: Fede ed opere; 23 sett.,
Giac. 3:1-12 : Tènere a freno la
lingua.
• In queste ultime settimane
la speranza dell’Evangelo è stata annunciata in occasione dei
funerali di: Varese Vera, di anni 84, da Milano, ospite dell’Asilo; Michelin Salomon Davide Enrico, di anni 71, dei Monnets; Charbonnier Giuseppe, di
anni 81, ospite dell’Asilo; Guido
Bounous, di anni 80, da Torino,
pure ospite dell’Asilo; Stefano
Bonjour, di anni 66, dei Boèr;
Roberto Bonnet, di anni 78, dei
Ricca.
Ai familiari nel lutto rinnoviamo l’espressione della nostra
solidarietà cristiana.
Nel pubblicare il 5” elenco dei
donatori il Comitato per i Luoghi Storici delle Valli Valdesi è
lieto di poter comunicare che i
lavori alla Gianavella sono stati iniziati e proseguono regolarmente, tanto da poter ipotizzare la chiusura del cantiere edile
per la fine di settembre. In particolare è stato aperto un tronco di strada in terra battuta
che consente di poter raggiungere agevolmente la Gianavella
in auto. La casa storica è stata
sostanzialmente riparata nelle
sue strutture essenziali e devono solo più essere tinteggiati i
locali superiori, mentre i lavori
in muratura e in legno dello
stabile aggiunto sono in via di
ultimazione. Per quanto ha riferimento alle opere ausiliarie
è stata parzialmente sistemata
in loco la conduttura di adduzione dell’acqua. Si prevede per
la primavera l’allacciamento
elettrico.
Il Comitato ringrazia tutti i
generosi donatori che hanno
permesso di porre mano all’opera: tuttavia la raccolta dei
fondi non può essere chiusa e
viene quindi rivolto un caldo invito a vecchi e nuovi sostenitori perché affluiscano ancora
somme che consentano di non
dover dilazionare, in un periodo di inflazione dei costi, quanto è jstato previsto. Un invito
particolare viene rivolto alle organizzazioni giovanili per « roide» per la pulizia e il riordino
del terreno circostante la Gianavella, da troppo tempo abbandonato ad una vegetazione
spontanea.
Infine vien fatto un caldo invito ai valdesi di visitare la Gianavella! Il Comitato è pronto
a ricevere e a vagliare i suggerimenti per il completamento
dell’operazione e i visitatori possono trovare l’ispirazione ad
utilizzare il c/c intestato al Comitato per i Luoghi Storici Vaidesi presso l’Istituto Bancario
Italiano - Torre Pellice - numero 34.750. I doni possono essere
anche inviati direttamente al
Comitato - Casa Valdese - Via
Beckwith 2 - Torre Pellice.
Grazie !
Il Comitato per i Luoghi
Storici Valdesi
L. 500.000; Tavola Valdese; Chiesa
valdese di Luserna S. Giovanni.
L. 108.0CO: Chiesa Valdese di Susa.
L. 100.000; In memoria della Signora
Enrichetta Geymonat Janavei: Daniele
Geymonat; Gli amici fraterni di Dani.
L. 64.961; Pastore R. Bundschuh.
L. 30.000; Guido Pasquet; Franco Pasquet; Bruno Pasquet; Chiesa Ev. Metodista di Savona; Enrico e Èva Rostain.
L. 15.000; Franco Falchi.
L. 10.000; Roberto Jouvenal (2° ver
ANGROGNA
• Sabato 25 agosto la comunità si è raccolta per ascoltare
il messaggio della risurrezione
intorno alla bara di Alessio
Gaydou, deceduto a S. Remo,
all’età di 90 anni, dove viveva
presso la figlia Germana che lo
ha amorevolmente assistito sino alla fine. Ai familiari esprimiamo la nostra solidarietà in
Colui che ha vinto la morte.
• Si son conclusi tra sabato
e domenica due campi di giovani evangelici tedeschi; il primo (formato da 40 ragazzi e ragazze) ha alternato, nel campeggio della ’Barbota’, studi biblici a gite in montagna. Il secondo, che ha compiuto alcuni
lavori di manutenzione presso
la ’Casa Pons’, ha approfondito
la storia valdese. E domenica 2
entrara,bi i gruppi.» erano presenti ai culti del Serre e del Capoluogo per salutare, con i loro canti, la nostra comunità.
VILLASECCA
L’Evangelo della Resurrezione
è stato anmmciato in occasione
della morte di Anna Peyronel v.
Guglielmet.
A tutti i suoi congiunti vada
l’espressione di simpatia cristiana di tutta la comunità.
• La comunità ringrazia i giovani Emilio Peyronel, Elio Peyronel e Silvia Rutigliano per la
loro predicazione nei culti domenicali del mese di agosto.
samento); Pia Falchi; Ernestlna Malanot Pellegrin in memoria marito e fratelli; Guido Bert; Rinaldo e Margherita Malanot; L. S.; Guido e Ester Coisson: Gino Conte: Lalla Conte; Giorgio
Bouchard: Mariuccia Rivoira; Ferruccio Pasquet.
L. 5.060; Luigi Castagna: Lina Paschetto; Renato e Alice Breda.
D.M. 100; Johannes Allié; Heinrich
Vinçon; Pastore Bundschuh; Familiari Past. Bundschuh.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
pervenuti nel mese di luglio
L. 500.000; fida Rivoir, in mem. della cara amica Ivonne Allio (osp. Asilo).
L. 493.924; Arthur Andersenfonndalian a mezzo di Bruno Ricca.
L. 72.000; I compagni e coscritti, in
mem. di Mattalia Attilio.
L. 50.000: Faletti Vacchetta Teresa:
Ines Malanot-Riva, In mem. della
mamma nel 20° anniv. della sua dipartita.
L. 30.000: In mem. di Gianni Morel,
gli amici di Remo (Torre Pellice); En
souvenir de leur tante Ida Tron Jourdan, les nièces Reganey (Lausanne).
L. 25.0(10: Cocorda Niny (Torre Peli.).
L. 20.000: Anna Malanot, in mem.
suoi cari; Yofer e Laura Lodi, in mem.
Ivonne Allio.
L. 10.500; N. N. e N. N. (Torre P.).
L. 10.000: Pons Alma e Nida, in mem.
di Pons Remigio (S. Secondo di Pin.);
In mem. del cav. Villa Francesco; Rostagno Laura, in mem. del fratello
Ferruccio Avondetto (Torre Pellice);
Lea Reynaud (osp. Asilo); Itala e Ettore Beux, in mem. di Margherita_ Balmas^Beux (Torino); Itala e Ettore Bètik,
in mem. di Ivonne Allio (Torino); Danna Botta Elda; In mem. dei loro cari,
GardioI Alberto e Albertina (Torre Pellice); Ines Malanot-Riva, in mem. della sorella Mina Nicolai.
L. 5.000: Unione Femminile di S.
Giovanni, in mem. di Ivonne Allio: In
mem. del marito Bertalot Giovanni,
Benech Emilia (Torre Pellice); In
mem. dei genitori e fratello, Eynard
Franca e Mario (Torre Pellice); Giulio
e Giovanna Laplsa, in mem. dei loro
cari.
AVVISI ECONOMICI
L’ISTITUTO GOULD, via Serragli, 49
50124 Firenze, per accrescimento
attività assume giovane con preparazione pedagogica-educativa, disponibile lavoro convitto in contesto
comunitario. Stipendio, vitto, alloggio ed assicurazioni di legge.
FAMIGLIA evangelica di tre persone
anziane cerca in affitto appartamento di 4 locali più servizi, in località
riviera ligure. Scrivere a Maria Paganini - Vicolo Polluce, 2 - 26100
Cremona.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
« Dieu est pour nous un réfuge et un appui, un secours qui
ne manque jamais dans la détresse ». (Psaume 46).
I familiari della compianta
Susanna Codino v. Avondet
commossi e riconoscenti ringrazifino
tutte le gentili persone ohe hanno pre*
so parte al loro dolore. Un grazie particolare al medico curante Dott. Francesco Ghigo, ai pastori Franco Davite
e TeofUo Pons, ai parenti e vicini di
casa che si sono prodigati in questa
triste circostanza.
S. Secondo di Pinerolo,'3 sett. ’79.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Alessio Gaydou
»ingraziano tutte le gentili persone «be
presero parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano il
Pastore Edoardo Micol per le parole
di conforto ed il sig. Guido Michialino .per il saluto dei Cavalieri di Vittorio Veneto.
« Dieu de grâce, que ta face
luise en mon chemin. Père tendre vien me prendre par ta
forte main »,
(Psaumes et Cani. 182).
Angrogna, 31 agosto 1979.
I familiari di
Stefano Bonjour
ringraziano sentitamente tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno voluto
essere loro vicini nella triste circostanza della sua dipartita.
Un particolare ringraziamento al
Prof. Gay, all’équipe di medici ed infermieri dell’Ospedale di Pomaretto
ed ai pastori Taccia e Adamo.
8
8
7 settembre 1979
L’ULTIMO LIBRO DI JEAN ZIEGLER
"Le mani sull'Africa”
La realtà del continente più saccheggiato del mondo nell’analisi del
noto studioso autore di « Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto »
Un ordine preciso
a cui rispondere
Jean Ziegler, docente di sociologia all’Università di Ginevra e
deputato socialista è un esperto
africanista. La conoscenza su
tale argomento gli è data, oltre
che dagli studi, da limghi soggiorni in Africa. Già noto per le
sue pubblicazioni sul «continente nero » e per il suo libro « Una
Svizzera al di sopra di ogni sospetto» (già qui recensito) ha
ora dato alle stampe un suo
nuovo studio dal titolo « Le mani sull’Africa» (ed. Mondadori,
p. 297, L. 5.00D). Questo libro,
partendo dalla constatazione che
oggi l’Africa è ovunque in lotta
per strappare a chi la domina
le condizioni indispensabili per
la costruzione di una società più
umana e giusta, si pone come
un documento importante (assieme alla ricca bibliografìa ivi
citata) per im dibattito sul continente più saccheggiato del
mondo.
I dati del
neocolonialismo
Ecco alcuni dati che colpiscono
subito il lettore: con la sua superfìcie di 30 milioni di km. quadrati, l’Africa è il secondo continente, dopo l’Asia. La sua popolazione si aggira oggi sul mezzo
miliardo di abitanti. Questi uomini e queste donne hanno la
più debole speranza di vivere al
mondo: 42 anni in media. Il suo
tassa di mortalità è il più alto
che ci sia: 137 su mille abitanti.
II prodotto nazionale lordo corrisponde al 2,7 per cento di quello mondiale ed il reddito annuo
per abitante è il più basso conosciuto: 365 dollari, pari a circa
L. 300 mila (negli Stati Uniti il
reddito prò capite è di 6625 dollari mentre quello dell’Europa
è di 3180 dollari).
Nello stesso tempo — precisa
Ziegler — l’Africa è il continente più frantumato: esso attualmente conta non meno di 55
Stati in maggioranza deboli, malfermi, soggetti a colpi di Stato
0 a conflitti etnici. Per contro,
esso racchiude immense ricchezze (oro, argento, diamanti) e le
riserve più estese di minerali
cosiddetti « strategici » (uranio,
cobalto, mangEinese, ecc.). Nel
concludere questa presentazione
l’autore commenta: « è ovvio che
1 Signori del capitale finanziario
multinazionale tentino con tutti
i mezzi di assicurarsi il controllo
di questo continenti favoloso ».
Questo controllo avviene tramite lo sfruttamento delle risorse da parte delle società multinazionali, bancarie, industriali e
minerarie che « organizzando la
massa di riserva dei disoccupati,
fissando il livello di vita infraumano della popolazione della periferia attraverso le dittature ed
i governi locali, si garantiscono
un dominio sempre più solido ».
È ciò che viene comunemente
definito « neocolonialismo », una
forma assai più raffinata ed efficace del vecchio colonialismo
che sfruttava direttamente, con
l’occupazione militare, le terre
di conquista.
Di fronte a questo stato di cose le popolazioni africaiie hanno
reagito e stanno reagendo con i
movimenti di Liberazione nazionale e Ziegler ricorda il « coraggioso » aiuto fornito ai movimenti dell’Africa australe dal
Consiglio ecumenico delle Chiese.
Due ampi capitoli sono dedicati
a queste lotte.
« Gli antenati
dell’avvenire »
Un’intera parte del libro è dedicata ai tre personaggi storici
(vengono definiti « gli antenati
dell’avvenire che secondo Ta^jtore hanno avviato la rottura
radicale contro l’imperialismo
intemazionale: Kwameh N’Krumah, Patrice Lumumba e Gamal
Abder Nasser. Sono numerosi e
nel contempo drammatici i punti
di contatto che accomunano l’operato di questi tre personaggi, che si sono battuti per l’indipendenza dei loro paesi, rispetti
vamente il Ghana, il Congo e
l’Egitto. Tutti e tre assimilati in
un primo tempo alla cultura
« superiore » delle potenze occupanti, se ne sono poi staccati
con tre visioni diverse. Quella di
N’Kruma (il Ghana è il primo
territorio liberato dell’Africa nera nel 1957) è centrata su un
governo continentale, il progetto
panafricano; quella di Lumumba
sullo Stato plurietnico unitario,
mentre la visione di Nasser è
centrata sulla rinascita della comunità storica pre-coloniale.
L’autore commenta: « Questi
tre uomini hanno assistito alla
distruzione della loro opera. Oggi sono calunniati da quegli stessi che hanno preso il loro posto
al potere. Ma senza di loro non
ci sarebbe stata decolonizzazione ».
Acuta ed obiettiva l’analisi
delle odierne società politiche
oggi esistenti in Africa. Secondo
Ziegler sono tre:
La nazione, quando il paese è
Tunica origine delle sue decisioni, delle sue scelte, del suo destino e quando il capitale straniero non ha più presa su di
esso;
L’apparato di costrizione che
è l’esatto opposto e cioè pura
creazione dell’imperialismo e con
l’identità delle popolazioni locali
spezzata;
La protonazione (dal greco:
rudimentale, primitivo), in cui
il potere politico è continuamente oggetto di lotte e trattative.
Sul territorio regna formalmente un governo «indipendente »,
mentre la popolazione è ridotta
al rango di ima pura funzionalità mercantile a seconda degli
interessi del capitale ivi impiegato dalle multinazionali. Si
tratta della forma di società oggi più diffusa in Africa, che non
ha « né la forza né la volontà
né soprattutto i mezzi di scegliersi un destino storico autonomo ».
L’avvenire
dell’Africa
Nell’ultima parte, dedicata al
«fronte del rifiuto», vengono
esaminate alcune prospettive
suU’avvenire dell’Africa. La lotta armata per la liberazione è
un processo dall’esito precario:
a nulla vale se i liberatori soccombono a loro volta alla perversione del potere o ad altre
potenze che li abbiano aiutati.
Né va molto meglio se si instaura la cosiddetta «ragion di Stato », una ragione che sostituisce
gradualmente la volontà di liberazione mediante patti ed alleanze anche innaturali (l’autore fa
degli esempi ricordando fra gli
altri i rapporti della Cina col
Cile di Pinochet o — alTinterno
di uno stesso sistema — l’aggressione delTURSS alla Cecoslovacchia). Altra prospettiva negativa
è l’alleanza della classe operaia
e lavoratrice in generale col capitale multinazionale, per cui
parte dei profitti realizzati col
supersfruttamento delle materie
prime e degli uomini del Terzo
mondo si riversano sui lavoratori delle nazioni industrializzate,
e che certi sindacati hanno definito « giustificabili ».
Ma, allora, ogni speranza è
vana? L’autore conclude con una
nota, certo non ottimistica, ma
di speranza. L’uomo vuole vivere, proteggersi dall’angoscia e
dalla solitucfine. Il fronte invisibile del rifiuto dell’ingiustizia e
della discriminazione lentamente
ma inesorabilmente avanza: sarà
questo fronte del rifiuto, l’insurrezione delle coscienze a livello
planetario — e non il cambiamento di qualche governo da
qualche parte del mondo — a
imporre il passaggio da un ordine sociale fondato sulla penuria
organizzata ,ad un ordine basato
sulla reciprocità, sulTinternazionalismo.
Roberto Peyrot
(segue da pag. 1)
l'attenzione nel sottolineare cosi precisamente un’azione, mi
sembra voler significare che Gesù non chiama a fare scelte generiche, ma precise. Egli esige
un’azione delimitata nel tempo
e nello spazio che produca dei
frutti: in quest’ordine di Gesù,
traspare un’esigenza di precisione contro ogni genericità;
contro ogni massimalismo per
cui basta esser cristiani pur che
sia. Gesù insomma chiama ad
una scelta precisa e questo è
l’importante. Risultato: la rete
trabocca, il numéro 153 ( una
espressione dell’A.T.) è segno di
gran numero ma anche di incompletezza; la rete che è l’unità della Chiesa non si spezza e
se la pesca è stàta eccezionalmente fruttuosa non è per merito degli uomini ma di Cristo.
Tutta la scena è dunque una
parabola per affermare una cosa che Gesù aveva già rivelato
ai suoi: « Senza di me non potete far nulla ». Questa affermazione, nella vicenda di Tiberiade, diviene realtà sperimentale
e visibile. L’arrivo e la presenza di Cristo, il riconoscerlo come Signore della situazione capovolge le sorti di una pesca destinata al completo insuccesso:
ma affinché la situazione si capovolga è necessario riconoscere ed eseguire l’ordine di Cristo.
Ubbidire cioè ad una scelta precisa a cui Cristo chiama. Noi
potremo chiederci qual è stata
e qual è la nostra scelta oggi;
qual è la nostra linea, cosa “peschiamo” oggi dopo 8 secoli di
storia del mo\timento valdese?
Quello che rimane nella rete non
rischia forse di essere puro attivismo che maschera un vuoto
di interesse e di partecipazione?
Una mancanza di prospettiva?
Sappiamo di vivere in un paese in cui la Riforma protestante non ha attecchito; in cui tutto l’evangelismo anche quello
più frizzante ed audace, dei “fratelli’’ e dei pentecostali è destina
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola J
Andrew Young uomo d’onore
Già rappresentante USA nel
Consiglio di Sicure.zza delTONU.
ma' dimessosi vòlontariàmerite
essendo stato censurato dal suo
governo per aver avuto un incontro e colloquio non autorizzato con un alto personaggio
delTOLP ( = Organizzazione per
la Liberazione della Palestina),
Young ha tenuto in quel Consiglio, venerdì 24 agosto, il suo
ultimo discorso.
Discepolo ed amico di Martin
Luther King, del quale raccolse
l’ultimo respiro sostenendolo fra
le braccia dopo il fatale attentato, Young è apparso a tutti
come T« Uomo del dialogo », e
s'è imposto alla stima ed al rispetto di tutti. Ha detto:
« Non parlo ora a questo consesso come rappresentante del
mio governo, ma copie amico e
collega di tutti i presenti. Non
ho rimpianto alcuno per ciò ch’è
accaduto. Non ho nulla da rimproverare personalmente al mio
governo, del quale anzi mi sento ben fiero, né ho motivo di polemizzare con la Casa Bianca: né
col Presidente, né col Segretario
di Stato...
Non ritengo di esser caduto
in qualche tranello tesomi dai
miei amici arabi o israeliani. Anzi io stesso sono andato incontro, gli occhi ben aperti, all’incidente conclusosi con le mie dimissioni, la causa del quale non
è da ricercarsi in qualche litigio
con persone od istituzioni. Essaè da ricercarsi invece in un disaccordo fondamentale con una
politica: un disaccordo al quale
avevo cercato, per ben due anni
e mezzo, di sottrarmi (...).
Quando mi sona trovato alla
presidenza del Consiglio di Sicurezza e mi è toccato prender posizione di fronte a un problema
che esigeva un certo genere di
comunicazione e di comprensione, ho pensato non esservi alcun
rischio nel promuovere una tale
comunicazione, se non quello di
perdere il mio posto.
Ma il mio ufficio non mi è mai
sembrato particolarmente importante. Io ho sempre ritenuto
importanti le mie responsabilità
verso il mio paese e verso gli
ideali e i principi ai quali credo.
È per questo che non è stata,
per me, una grande decisione,
quella di far visita a un amico
per incontrarvi un altro amico.
Io spero che quanto è accaduto porrà, in certa misura, un
problema al popolo americano,
attirando l’attenzione di qualcuno sulla storia del nostro paese,
storia che si è rivelata tragica
ogni volta che questo ha rifiutato H dialogo. Esso lo rifiutò dapprirha con la Repubblica popolare cinese, negando il riconoscimento dell’esistenza di 800 milioni di persone per una durata
Attenzione!
È cambiato il numero ed
è cambiata l’intestazione
del
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Vi preghiamo di non usare più il vecchio numero del conto intestato a
Roberto Peyrot, ma di
servirsi del ccp n. 11234101
intestato a' « La Luce: fondo di sblidariétà ». Tale
conto corrente, che va usato SOLO per versamenti
relativi al fondo di solidarietà, continuerà ad essere
amministrato da Roberto
Peyrot che ringraziamo
per questo servizio preciso
e puntuale.
di quasi 20 anni: ciò aggravò
progressivamente la situazione e
condusse alla guerra in Corea.
Ciò condusse anche alla guerra
del Vietnam, che infatti non riuscimmo a concludere se non dopo aver aperto i contatti e il dialogo con la Repubblica popolare
cinese... E forse 100 mila americani (e forse più ancora!) avrebbero salvato la propria vita, se
noi avessimo aperto il dialogo
con la Cina fra il 1951 e il 1952.
La stessa cosa si può dire della
situazione nel M. Qriente. Io penso che l’assenza del dialogo contribuiva a incrementare la violenza e lo spargimento di sangue: è per questo che non ho tenuto in alcun conto i rischi d’un
dialogo con l’OLP, al confronto
coi rischi del ^sangue e delta violenza... Ho detto esser ridicolo
di non voler parlare con l’QLP,
e penso tuttora che una simile
politica è ridicola. Ma, se è ridicolo da parte degli Stati Uniti
e dello Stato d’Israele di non
parlare con l’QLP, altrettanto ridicolo è, da parte di molti di voi
che siete ora seduti intorno a
questa tavola, di non aver buone relazioni con lo Stato d’Israele. Perché, in ultima analisi, se
noi vogliamo aver la pace in
quella parte del mondo, sarà pur
necessario che i popoli si ravvicinino come dei fratelli e degli
amici, non come dei nemici sanguinari che non aspirino ad altro ché’ a distruggersi scdtftbievolmente (...). Io ho persino dei
dubbi sulla questione di sapere
chi abbia vinto la seconda guerra mondiale, almeno a giudicare
lo stato attuale dell’economia
dei diversi paesi che la combatterono. Analoga è oggi la auestione del M. Qriente ». (Citazioni da « Le Monde » del 26-27.8.
1979).
to a restare una voce di minoranza: ma se questo è il nostro destino italiano, non certo quello
europeo, guardiamo con preoccupazione al progressivo impoverirsi delle nostre fila. Venuto
meno lo slancio missionario che
ha caratterizzato il valdismo del
XIX secolo, il puro lavoro di
conservazione delle strutture
spesso non convince i più giovani che cercano, altrove, nuovi spazi per esprimere la loro
libertà e la sete di giustizia. E
allora qui, tutti insieme, come
quei discepoli sul mare di Tiberiade, ci chiediamo se abbiamo
ascoltato e realizzato la volontà
del nostro Signore. Forse no,
forse gli abbiamo voltato le
spalle, forse abbiamo ascoltato
solo noi stessi, i nostri timori,
i nostri interrogativi e abbiamo trascurato l'essenziale: non
ci siamo posti — come comunità — all’ascolto di quella Parola che trasforma le nostre vite
e ci impegna nei confronti del
nostro prossimo. Il nostro limite sta proprio in questo: nei
continuare a lavorare come se
Dio in Gesù Cristo non ci aves
se detto cosa dobbiamo fare oggi. Tutto sommato, per alcuni,
Cristo fa parte di una vicenda
che non si ripeterà più; un po'
come quei discepoli di Tiberiade che, dopo la crocifissione del
loro Maestro, avevano ripreso a
lavorare basandosi esclusivamente sulle proprie forze. Questo è umano, sarebbe sciocco
non riconoscerlo ma sarebbe un
peccato se, come cristiani, guardassimo solo al Cristo della croce dimenticando il Cristo della
resurrezione. £ il Risorto che
suggerisce agli uomini di Tiberiade cosa debbono fare, è lui
che li invita al pasto comune.
E qui non deve sfuggirci un
altro insegnamento: solo dopo
la pesca, solo dopo avere ubbidito all’ordine del Maestro si celebra il pasto comune. La Santa Cena è dunque questo raccogliersi, questo appuntamento di
una umanità impegnata nella
comune testimonianza: è l’incontro di uomini e donne che si
salutano come fratelli e sorelle
in una ricerca che non divide
gli animi ma li sostiene nel cammino della vita. Dopo aver riscoperto la presenza del Signore Risorto egli stesso ci invita
alla sua mensa ma prima è necessario ascoltare la sua voce.
In mezzo a noi il Cristo che Dio
ha risuscitato dai morti parla,
si tfàtta di ascoltarlo e di accettare le conseguenze di questodiscepolato. E come i discepoli
nella barca, nella notte palestinese, così noi cristiani in una
Chiesa assimilata alla società
contemporanea siamo invitati
all’ascolto comunitario. Non solo oggi, in questo Sinodo del
1979, ma ogni volta che apriamola Parola « unica speranza in vita e in morte ».
G. Platone
Comitato di Redazione: Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De MIchelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella - Gay,
Ermanno'Genre, Giuseppe Platone,
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FRANCO GIAMPiCCOLI
Redazione e Amministrazione : Via
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Fondo di solidarietà ; ccp 11234101
intestato a « La luce ; fondo di solidarietà ».
La Luce; Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunaie di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)