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SliTUMANALE DELLP: CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 4 MARZO 1994
ANNO 2 - NUMERO 9
LA LETTERA DEL PAPA
LA FAMIGLIA
LUCIANO DEODATO
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Il 2 febbraio il papa, cogliendo l’occasione della
proclamazione da parte delle
Nazioni Unite del ’94 come
«Anno internazionale della
famiglia», ha reso nota una
lettera a tutte le famiglie; non
solo a quelle cattoliche, ma
anche a quelle delle altre
chiese cristiane, agli ebrei, ai
musulmani, e «ad ogni uomo
e donna di buona volontà».
Lodevole mi pare la volontà che il papa esprime, a
nome della Chiesa cattolica,
di essere presente con una
propria riflessione a un appuntamento di questa importanza. Il suo esempio sarà seguito da altre chiese? Non c’è
dubbio che la lettera del papa
costituisce in un certo senso
una sfida perché anche le nostre chiese dicano qualcosa. Il
che non è facile perché, almeno per quanto ci riguarda - a
prescindere dal documento
del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste sul matrimonio
- manca una elaborazione organica su tutta quest’ampia
materia. Il papa coglie l’occasione per denunciare la situazione grave nella quale si trovano le famiglie, travolte da
una «civiltà consumistica ed
edonistica», che ha «rinunciato in tanti casi ad essere una
“civiltà dell’amore’’». L’essere umano - afferma il papa è progredito nella «conoscenza del mondo materiale e anche della psicologia umana,
ma quanto alla dimensione
sua più intima, la dimensione
metafisica, l’uomo rimane in
gran parte un essere sconosciuto a se stesso». Dove
dunque una denuncia di un
male sottile che pervade la
nostra società si associa a un
timore nei confronti del mondo moderno.
Così la Chiesa cattolica si
erge quale baluardo della santità della famiglia, gelosa e
tenace custode delle tradizioni e soprattutto della tutela
della vita fin dal suo primo
apparire. No quindi a una legislazione che regolamenti la
questione dell’aborto; no alla
contraccezione, perché le
«due dimensioni dell’unione
coniugale, quella unitiva e
quella procreativa non possono essere separate artificialmente senza intaccare la verità intima deH’atto coniugale
stesso»; no quindi alle «unioni interpersonali che non rispondono» alla procreazione
della prole. L’elenco si potrebbe allungare; ma il grosso
della lettera è dato da una
lunga istruzione sul matrimonio e la famiglia, che il papa
colloca «al centro della Nuova Alleanza».
E questo che dà da pensare;
si può essere infatti più o meno d’accordo con quanto dice
il papa; si può condividere o
meno la lettura che fa dei
molti passi biblici che cita e
spiega. Ma che al centro della
nuova alleanza ci sia la famiglia, questo mi risulta proprio
nuovo. Io ho sempre pensato
che al centro ci fosse Gesù
Cristo, la sua croce e la sua
resurrezione. D’altra parte è
quanto anche la conferenza
episcopale italiana ha affermato nel suo recente «Direttorio per la pastorale familiare».
La famiglia è un’immagine
della Trinità; non può essere
altro che «santa», «sacra».
«Come non pensare - scrive il
papa - alle moltitudini di pellegrini, anziani e giovani, che
accorrono nei santuari mariani e fissano lo sguardo nel
volto della Madre di Dio, sul
volto dei membri della Santa
Famiglia, sui quali si riflette
tutta la bellezza dell’amore
donato da Dio all’uomo?».
Davanti a tutta questa poesia e davanti a questa metafisica della famiglia, io vorrei
che r«Anno della famiglia»
proclamato dalle Nazioni
Unite fosse, molto più terra a
terra, l’anno in cui gli orfani
di guerra ritrovino una famiglia; i bambini abbandonati e
venduti trovino dei genitori; i
profughi con i loro neonati
avvolti in stracci raggiungano
un rifugio sicuro; i genitori
che non sanno come dar da
mangiare alle proprie creature, come nutrirle, vestirle, curarle, educarle, abbiano i mezzi sufficienti e necessari; gli
anziani soli e abbandonati trovino il calore di una presenza
umana e non (quando va bene!) il freddo di un ospizio.
Poi, dopo aver realizzato queste e mille altre cose ancora,
se ci avanza tempo, andremo
a contemplare in pellegrinaggio i volti della «Santa Famiglia»; ma forse non ne sentiremo più il bisogno.
Le nostre vite possono spegnersi se non sono alimentate dalla Parola di Dio
La lampada che fa rìsplendere la fede
Medio Oriente
Figli di Abramo
per la pace
Non c’è alcun dubbio che la
nostra coscienza si rivolta
contro la strage perpretata a
Hebron, presso la tomba di
Abramo, e contro l’altra, gemella e speculare, della chiesa
cristiana maronita di Beirut.
Si rivolta per l’efferatezza del
crimine compiuto contro persone, per di più inermi, per gli
effetti devastanti sul fragilissimo processo di pace in atto tra
israeliani e palestinese. Ma in
questi due atti c’è qualcosa di
più: si è voluto non solo assassinare delle persone ma anche
colpire due simboli: Hebron è,
secondo la tradizione, il luogo
della sepoltura di Abramo e
Sara e di altri patriarchi. Da
un po’ di tempo a questa parte
si è soliti indicare ebraismo,
cristianesimo e islamismo come le «religioni abramitiche».
Abramo cioè è la figura unificante nella quale si scoprono
le comuni origini; colpire questo simbolo vuol dire negare
la comunione e ristabilire la
divisione.
L’altare sotto il quale è stata
fatta esplodere la bomba di
Beirut ha anche un significato
simbolico: è collegato al sacrificio di Gesù Cristo, alla sua
morte in croce. L’autore agli
Efesini scrive: «Ma ora, in
Cristo Gesù, voi che già eravate lontani, siete stati avvicinati
mediante il sangue di Cristo;
(...) lui è la nostra pace: lui che
dei due popoli ne ha fatto uno
solo...» (Ef. 2, 13 ss).
Hebron e Beirut: ripresa
della guerra di religione? Forse. Ricordiamoci però, e mettiamocelo bene in testa: le religioni «abramitiche» non sono per la divisione ma per
l’unità. È, caso mai, il «diavolo» che lavora per la divisione: Hebron e Beirut sono
opera sua. I figli di Abramo
(tra i quali ci sono anche i discepoli di Gesù Cristo) lavorano per la pace, la riconciliazione, la giustizia.
______________CARLO CAY______________
«Poi diceva ancora: Si reca forse la
lampada per metterla sotto il moggio o
sotto il letto? Non è ella recata per essere messa sul candeliere? Poiché non v’è
nulla che sia nascosto se non in vista di
essere manifestato e nulla è stato tenuto
segreto, se non per essere messo in luce.
Se uno ha orecchi da udire, oda»
(Marco 4, 21-23)
Il problema della conservazione del
patrimonio artistico è stato messo in
rilievo dal ministro Alberto Ronchey;
mesi or sono egli ha additato come problemi a rischio le chiese, i monumenti, i
musei. Sicilia, Toscana, Veneto: regioni
a rischio, terre di tombaroli! Riemerge
quella figura malfida che striscia lungo
le mura di qualche monumento, di qualche chiesa o mercato in rovina. Una terra
piena di tesori nascosti, come nelle parabole. E fra gli oggetti antichi, la piccola
lampada.
Ricordo di aver visitato prima della
guerra Selinunte, presso Castelvetrano.
Città fondata dai greci nel 650 a.C., distrutta dai Cartaginesi nel 250 a.C., ricca
di templi, fori, teatri. I porti erano stati
da poco scavati, riscoprendo navi colate
a picco, piene di anfore, brocche, cimeli
di bronzo, armi. E in mezzo a tutto questo, moltissime lucerne, sbrecciate, frantumate, ricordi di antiche vicende familiari, di vecchie guerre, segni della vita e
del tramonto di dei e civiltà, indici muti
della vita dei campi, della partenza e del
ritorno di pescatori, marinai, soldati di
tutte le terre del Mediterraneo. Ma alcune lampade portavano i segni delle loro
origini: la conchiglia marina.
Allora credo di aver capito la loro voce antica. Se uno ha orecchi da udire,
oda. Generazioni e generazioni vi hanno
udito le voci degli dei del mare e della
terra. Poi siamo airivati noi, generazioni
cristiane, a volte attente, a volte sonnacchiose, a volte sorde. Sarà la nostra generazione una generazione attenta al
messaggio della lampada antica? Sapremo rispondere alla domanda del Signore:
«Si reca forse la lampada sotto il moggio o sotto il letto? Non è ella recata per
essere messa sul candeliere?» (In altra
traduzione: «in alto?»). È un richiamo a
una lampada posta in una nicchia, dalla
quale la donna prendeva il fuoco o la
fiamma per illuminare la camera del
convito dei familiari e degli amici o dove
si raccoglievano accanto all’amico defunto! Ognuno tragga le proprie considerazioni: vorrei proporne alcune.
1) Siamo invitati a fare in modo che la
lampada, immagine della parola di Dio,
diffonda la sua luce nel modo più esteso
possibile. Parola di fede, di speranza, di
amore. Risplende nella nostra vita interiore, dove si annidano la superstizione,
la paura, l’ignoranza; nella nostra vita familiare, privata, nella nostra vita pubblica; nel tempo di elezioni, non necessariamente tempo di inganni; nel campo culturale ed economico, non necessariamente tempo di egoismi e di avarizia. Perché
dobbiamo giudicare mitiche le stagioni
di una terra più libera, più pulita?
2) La storia della chiesa non è una storia tutta buia, fatta di uomini oscuri. Vi
sono stati, vi saranno ancora degli uomini
luminosi, di ogni nazione e di ogni colore. Fra i tanti «grandi» vi ricordo Guglielmo Farei. La sua divisa era una sfida:
«Che voglio, se non che arda?». Una fede
ardente non è una cosa ovvia, naturale.
Il Sinodo di Chanforan nel 1532 poteva essere il ricordo pio di una protesta
medioevale. Ma fu quel piccolo, grande
Farei a «costringere» con il suo entusiasmo i barba provenienti dalla Provenza,
dalle valli valdesi, dalla Calabria, dalla
Boemia, a diventare dei banditori della
libertà dell’Evangelo, con l’ascolto della
giustificazione per sola grazia. Uomo
SEGUE A PAGINA 3
All’Ascolto
Della Parola
La reazione
di Caino
pagina 6
Attualità
Il neoconcordato
compie 10 anni
pagina 7
Villaggio
Globale
Vivere oggi
in Honduras
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
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Ecumene
venerdì 4 MARZO
Jean Kahn, presidente del «Conseil représentatif des institutions juives de France»
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VENERI
Dopo secoli di incomprensione è cambiata
la strategia vaticana nei confronti di Israele
ERIC DENIMAL*
Perché il processo di riavvicinamento tra il Vaticano e Israele è stato così lungo
e quali sono gli ostacoli più
difficili da sormontare?
«Prima di tutto va ricordato
che ci sono stati quasi 2.000
anni di incomprensione. Per
tutto quel tempo c’è stata la
messa al bando del popolo
ebraico che, come ha detto
Jules Isaac, è diventato il
“popolo del disprezzo”. Tale
disprezzo veniva insegnato
nel catechismo, nelle scuole,
e perfino nelle chiese. Il popolo ebraico veniva chiamato
“deicida” ed era ritenuto perfido. Ci volle il Vaticano II e
un’enciclica di Giovanni
XXIII per riconoscere che il
popolo ebraico non era deicida e che occorrevano riguardi
particolari nei confronti di
questo popolo per cercare di
cancellare secoli di persecuzioni.
Da notare inoltre che quando Theodor Herzl, il padre
del sionismo, si recò in visita
da Pio X per chiedergli come
il Vaticano avrebbe visto l’installazione degli ebrei a Gerusalemme, il papa gli rispose
che era una impossibilità totale. Al che Theodor Herzl rispose: “Andremo comunque
a Gerusalemme”. Pio X gli ribattè: “Se ci andrete, noi
manderemo abbastanza preti
da convertire tutti gli ebrei
che saranno a Gerusalemme!”. Le cose sono cambiate
molto da allora ed è proprio a
partire dal Concilio Vaticano
II che progressi significativi
sono stati registrati».
- Lei vi ha giocato una certa parte...
«Sono stato coinvolto nelle
discussioni, dato che facevo
parte della commissione ufficiale sui rapporti tra cattolici
ed ebrei. In quella commissione, di origine americana,
io rappresentavo gli ebrei
d’Europa».
- Ha parlato spesso di cinque punti essenziali da risolvere perché potesse stabilirsi
un vero dialogo. Ce li può ricordare?
«Il primo punto era il problema dell’antisemitismo
che, da allora, è stato oggetto
di una dichiarazione del gruppo ebraico-cattolico in cui lavoravo. Era a Praga, nel settembre 1990. Più tardi, durante un’udienza al Vaticano,
il papa ci ha detto che avrebbe dato il suo appoggio alla
nostra dichiarazione che conteneva una ferma condanna
nei confronti di ogni antisemitismo. In quell’occasione
avevo anche attirato l’attenzione sul fatto che alcuni responsabili di chiese dell’Europa dell’Est non avevano ancora integrato il progresso
realizzato durante il Concilio
Vaticano II e che mons.
Glemp continuava a usare
termini per lo meno scandalo■ si nei confronti degli ebrei».
- A proposito di Europa
dell 'Est, si pensa alla questione del convento carmelitano
di Au.schwitz, che era il secondo punto da sormontare.
«Una soluzione riguardante
questo convento è stata quasi
trovata, nel senso che le suore
carmelitane si sono spostate
nel nuovo convento che è stato creato non lontano dal campo di concentramento. La situazione attuale non è del tutto soddisfacente: (...) la suora
superiore, prima di lasciare il
convento, ha subaffittato il
posto a un’organizzazione nazionalista polacca di estrema
Jean Kahn, presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia)
destra che diffonde tesi che
non sono affatto di nostro gradimento. Il governo polacco e
la Chiesa cattolica polacca
hanno preso iniziative davanti
ai tribunali per far annullare
questo subaffitto, ma per ora
le cose stanno così».
- Ha anche protestato contro una definizione troppo restrittiva della cultura europea.
«Si tratta del terzo punto:
troppo spesso vengono fatte
dichiarazioni, anche da parte
di Giovanni Paolo II, che
pretendono che la cultura europea è stata forgiata solo
dalla cultura cristiana. Per
noi, tale riduzione è inaccettabile, in quanto pensiamo di
aver portato all’Europa una
parte della nostra cultura. In
un documento che abbiamo
inviato al Sinodo europeo
della Chiesa cattolica, abbiamo espresso il nostro augurio
che anche la cultura ebraica
venga presa in considerazione. Siamo stati gradevolmente sorpresi di constatare che il
Sinodo ha tenuto conto della
nostra richiesta e ha adottato
una disposizione di riconoscimento nei confronti della
nostra cultura».
- Il quarto punto tocca lo
stato ebraico...
«Il problema del riconoscimento dello Stato di Israele da
parte del Vaticano non è solo
un problema politico. Noi desideriamo un diverso tipo di ri
conoscimento. Tale riconoscimento va ben al di là in quanto ha anche un significato teologico. Si tratta di riconoscere
gli ebrei e una terra che la Torah prometteva loro; si tratta
di accettare uno stato ebraico
con tutto quello che implica.
Questa verità è stata appoggiata da una dichiarazione
dell’Arcivescovo di Gerusalemme al momento della doppia firma, a Roma e a Gerusalemme: “Non è solo la Santa
Sede, ma sono 940 milioni di
cattolici che hanno riconosciuto lo Stato d’Israele”».
- Rimane ancora un punto,
non del tutto risolto...
«È un problema che non
posso accettare di vedere non
risolto, anche se capisco che
sia difficile per la Chiesa cattolica. Sto parlando di quella
volontà di non volere o non
potere dare una definizione di
ciò che è lo Shoah. Aspettiamo da parte della Chiesa cattolica una dichiarazione che
riconosca il carattere specificamente ebraico dello Shoah;
e cioè che gli ebrei sono stati
perseguitati secondo un programma scientificamente stabilito, proprio perché erano
ebrei. E in quanto ebrei che
sono stati sterminati, e non
per nessun’altea ragione.
(...) Giovanni Paolo II, nel
1974, ad Auschwitz, (non era
ancora papa, ma vescovo di
Cracovia) ha detto: “Sono
venuti a sacrificarsi per farsi
perdonare la morte di Gesù!”.
Per noi, questa era l’interpretazione più provocatrice che
ci fosse. Nessun ebreo si è
sacrificato spontaneamente e
nessuno ha mai avuto l’idea
che andava là per farsi perdonare alcunché. Da allora, il
papa ha adottato una posizione molto diversa, ma durante
incontri che abbiamo avuto
con le delegazioni cattoliche,
abbiamo ancora sentito un
certo numero di versioni
inaccettabili. (...)
Insomma, c’è sempre la
volontà di dare un’interpretazione cristiana dello Shoah.
Credo che potremo risolvere
meglio il contenzioso che
esiste tra la Chiesa cattolica e
gli ebrei quando avremo una
dichiarazione netta, senza
ambiguità, che riconosca che
lo Shoah è stata specificamente ebraica». (...)
- Come vede il futuro
d’Israele? Saranno anni euforici o ci saranno ancora crisi
dolorose ?
«Ci saranno ancora molte
crisi, è ovvio! Con l’evento
del 13 settembre sj è avviato
un dialogo tra il popolo ebraico e l’Islam. Per lungo tempo
i paesi arabi hanno detto che
l’unico problema importante
era il problema palestinese.
Questa stretta di mano ha
aperto una via nuova di comprensione tra ebrei e musulmani. Qualche mese dopo c’è
stato l’accordo tra ebrei e cattolici, che è altrettanto significati vo. Contemporaneamente
noto un nuovo pericolo. Vedo
la Chiesa ortodossa iniziare a
fare fronte, dalla Chiesa ortodossa di Russia (Dio non voglia che Vladimir Zhirinovskij
prenda il potere!) alla Chiesa
ortodossa di Serbia, senza dimenticare la Chiesa ortodossa
greca. Vedo disegnarsi un
fronte di queste chiese ortodosse dei Balcani, della Russia, della Grecia; il tutto sembra essere di natura a mettere
in pericolo la Chiesa cattolica
e il mondo occidentale quale
lo concepiamo. In questo quadro, esiste una visione strategica, da parte del Vaticano e
della Santa Sede, che fa sì che
si voglia instaurare rapporti
pacifici con l’Islam ma anche
con gli ebrei?... Il futuro ce lo
dirà!».
* Direttore del settimanale
francese «Le Christianisme au
XX siècle». Intervista pubblicata
sul numero del 6 febbraio 1994
Una (dichiarazione di 65 pastori e diaconi protestanti italiani
Sì ai diritti civili degli omosessuali
Un gruppo di 65 pastori e
diaconi delle chiese evangeliche battiste, luterane, metodiste e valdesi ha sottoscritto il
24 febbraio la seguente dichiarazione:
«Apprezziamo ed accogliamo con interesse la raccomandazione del Parlamento di
Strasburgo di riconoscere nelle legislazioni nazionali i diritti delle convivenze stabili fra
cittadini omosessuali, assimilandole alla convivenze stabili
fra eterosessuali, al fine di assicurare alle une e alle altre
parità di doveri e di diritti;
- invitiamo la nostra società a confrontarsi con tale
proposta con serenità e spirito
di equità, sviluppando una riflessione etica che prenda at
to dell’evoluzione del costume in corso nell’ambito delle
persone coinvolte nella loro
specificità umana e nelle loro
scelte di vita, e salvaguardando insieme i tempi necessari
per una evoluzione e maturazione delle coscienze di fronte ai mutamenti in corso;
- auspichiamo che su tale
questione non si creino fronti
rigidi e condanne preconcette, anche in nome di un’etica
cristiana che è stata vissuta
storicamente in forme diverse, restando al suo centro il
rispetto della persona umana,
creata a immagine di Dio,
amata e riscattata da Dio;
- proponiamo infine di la■sciar cadere, in questo contesto, l’uso del termine “matri
monio” (che ha creato il senso di una non necessaria provocazione), a favore dei termini più adeguati di “convivenza stabile” o di “unione
civile”».
La dichiarazione è stata
sottoscritta, tra gli altri, dal
valdese Giorgio Bouchard,
presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia; dal metodista Sergio
Aquilante, vicepresidente della stessa Fcei; dal presidente
battista Franco Scaramuccia;
dal decano luterano Hans G.
Philipp!; dal decano della Facoltà valdese di teologia Paolo Ricca con i docenti Bruno
Corsani, Daniele Garrone, Ermanno Genre e Giorgio Girardet. (Nev)
Dal Mondo Cristiani prima
Madagascar: solidarietà coni Lei
le vittime del ciclone Geralda_
PARIGI — Mercoledì 2 febbraio il ciclone Geralda haj
pito la costa Est del Madagascar con una violenza eccea^
A Toamasina, porto principale in cui transita la maggiori
degli approvvigionamenti del paese, il 90% delle abita^
distrutto, le infrastrutture portuali e stradali sono fuori
il ciclone ha attraversato il paese provocando importanti d«
anche a Antananarivo, la capitale. Decine di migliaia di
ne hanno perso tutto, il numero delle vittime non è anco:^
ma sarà sicuramente molto elevato; dappertutto, i venti vii
e le piogge torrenziali hanno saccheggiato le colture e le ijj
strutture; questa catastrofe giunge in un momento in cui ili
polo malgascio si trova già in una situazione molto criticjj
Federazione protestante di Francia, il Defap, «l’Entraide
stante», «l’Appel», la «Cimade» e le chiese protestanti
sce in Francia rivolgono un appello urgente alla solidari!
aiutare gli amici malgasci nella ricostruzione. I fondi
saranno inoltrati tramite le chiese locali. I doni vengono
ti dalla Cimade, 176 rue de Grenelle, 75007, Paris - Ccp
4088 87 Y, con la menzione «Ciclone Madagascar».
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Romania: progetto controversi „Hi
lo, ossi:
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( me? Indi
di legislazione religiosa
BUCAREST — La Chiesa ortodossa romena è contrai contemp
progetto del direttore dell’Ufficio degli Affari religiosi, g*"“!
ge Vladutescu, di creare scuole private a carattere confessi Pensato
le, cattoliche e protestanti. La Chiesa ortodossa ritiene chii
scuole, che usufruirebbero di cospicui finanziamenti occid| duttiva,
li, attirerebbero bambini ortodossi per convertirli. I respon|
ortodossi ritengono che l’istruzione religiosa approvata! *
stato dovrebbe essere limitata alle lezioni di religione! sistemai;
scuole pubbliche. Per la prima volta, all’inizio dell’anno^ “ mtrod
stico ’93-94, i programmi delle scuole romene hanno pro| discussi
un corso di religione svolto da membri del clero pagati!
stato. Secondo Vladutescu, tutte le confessioni possono!
gnare insegnanti di religione nelle scuole pubbliche, fflj donna,
però una mancanza di zelo da parte delle religioni minoi
nel ricercare i propri insegnanti. D’altra parte il numero di| '
disponibili per i corsi di religione ortodossa è insufficientej
rispondere alla domanda di studenti in maggioranza orto| '
Gli ortodossi romeni, che rappresentano l’87% della popoli » ^ ^ ^
ne, hanno chiesto che la legge li riconosca come «Chiosai
zinnale» di Romania. Tutte le altre religioni, eccetto due, Ili ®
protestato contro tale richiesta di status privilegiato. Circa i:
nanziamenti pubblici, alcune chiese protestanti temono che ^ '
legge favorisca la Chiesa ortodossa a scapito delle confèssi i ;
minoritarie. I battisti e gli avventisti hanno rifiutato che il jy ; '
pastori siano pagati dallo stato ma tutte le altre denomini
hanno accettato. Il progetto di legge di Vladutescu, chetj
delle sovvenzioni per i culti e prevede esenzioni di tasse J <<jjessun
culti «dissidenti», dovrebbe essere presentato prossimameiS co^tribi
Parlamento.
Croazia: prima celebrazione
ortodossa dooo due anni
1
dibattiti
del nost:
tro dune
problen
glio faci
contro,
' to i noe
ZAGABRIA — Il responsabile della diocesi ortodossa si sulla cri:
di Croazia e Slovenia ha celebrato il primo servizio religi q qjj,;
ortodosso nella capitale croata dopo due anni. Secondo il «S si è infa
vice orthodoxe de presse» di Sceaux, in Francia, il servizi
stato presieduto il 27 gennaio scorso dal metropolita dovi
Zagabria e Lubiana, nella chiesa della Trasfigurazione. Eli
presenti membri del Parlamento croato e un rappresentantei DALLA
la Chiesa cattolica romana. Il metropolita Jovan, che avevai
vuto lasciare Zagabria nel settembre 1991 durante la guerrai
viata dalla Croazia per ottenere la propria indipendenza, hai
gi acquisito la cittadinanza croata. Secondo l’agenzia di stai
ortodossa, il servizio «rispecchia la progressione del riavvic*
mento tra la Croazia e ciò che rimane della Jugoslavia, fon® «luminc
copo Lo
Inveci
gli altri
se, ricor
venne c
pellano)
nelle or
LONDRA — Nel 1993 le Scritture sono state tradotte ihÌ ^inmo c
nuove lingue, il che porta a 2.062 il numero di lingue nelle! .*^^1
li almeno un libro della Bibbia può essere letto. La Bibbia" di
parti di essa - può essere letta ormai in 587 lingue africa* sacconi
513 lingue asiatiche, 358 lingue dell’America Latina e CeJf cf
le, 341 lingue del Pacifico, 189 lingue europee e 71 lingueand
damericane. Parti della Bibbia sono altresì disponibili i®'
«lingue artificiali». Tuttavia, secondo l’Alleanza biblica a* del
versale (Abu), rimane ancora molto da fare visto che esisti*
nel mondo 6.000 lingue parlate. La Bibbia completa è disp<*
bile in 337 lingue. Le librerie dell’Abu a New York u jj, *
bridge (Regno Unito) ricevono nuove traduzioni e registrali®
versioni disponibili.
dalla Serbia e dal Montenegro».
La Bibbia tradotta nel mondo
in 2.062 lingue
Germania: premio al teologo
svizzero Hans Kiìng
Uomi
Uità luti
BADEN-WURTTENBERG — Il 2 marzo scorso, il P^,
ministro del governo del Baden-Wurttenberg, Erwin TeufeM
consegnato al teologo svizzero Hans Kiìng la «Croce fe^
del merito» per «servizi resi» e per il suo «impegno cc'***^
co». A motivo delle sue differenze di opinione sulla cristoW
e sull’infallibilità del papa, ad Hans Kiìng è stato vietato,,
1979, l’insegnamento della teologia cattolica. Attualmente®
rettore dell’Istituto di ricerche ecumeniche a Tübingen.
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V/ENERDÌ 4 MARZO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Prima esperienza di aggiornamento pastorale per battisti, luterani, metodisti e valdesi
La cristologia si deve declinare al plurale
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________ANNA MAFFEI_________
Un fitto e fecondo intreccio fra relazioni, domande, discussioni in gruppo e
dialoghi interpersonali ha caratterizzato rincontro di formazione pastorale comune fra
battisti, luterani, metodisti e
valdesi svoltosi a Roma, presso la Facoltà valdese di teologia, dal 20 al 23 febbraio
scorsi. Esperienza, la prima
del genere, molto ben riuscita
stando alla partecipazione nutrita (una cinquantina fra pastori e pastore) e alle valutazioni finali quasi unanimemente positive. L’argomento
era di quelli che appassionano visceralmente tutti coloro
che hanno ricevuto il compito
e la responsabilità ogni settimana di predicare l’Evangelo, ossia la cristologia, e in
particolare: «Nessun altro nome? Indirizzi della cristologia
contemporanea».
Il gruppo organizzatore ha
pensato di suddividere i lavori, dopo una relazione introduttiva, nei classici campi
della teologia e per ciascun
campo (Nuovo Testamento,
sistematica e teologia pratica)
di introdurre volta per volta la
discussione per gruppi con
due relazioni, tenute rispettivamente da un uomo e da una
donna. Forse una comunicazione aggiuntiva sul messianismo veterotestamentario
non avrebbe guastato. La relazione introduttiva è stata affidata a un «esterno», il professor Andrea Milano, cattohco, dell’Università di Napoli. Nonostante la dotta e appassionata dissertazione incentrata soprattutto sulla teologia giovannea, come i successivi interventi di risposta
sull’irrinunciabilità a partire
dal nuovo testamento del
«nessun altro nome», abbiano
contribuito notevolmente al
dibattito, forse una persona
del nostro ambito, più addentro dunque alle nostre attuali
problematiche, avrebbe meglio facilitato l’avvio dell’incontro, focalizzando da subito i nodi della discussione
sulla cristologia in corso.
Il dibattito sulla cristologia
si è infatti reso indispensabile
Roma: la Facoltà valdese di teologia
a partire sia da alcune istanze
evidenziate dalla ricerca teologica femminista, sia dalla
problematica complessa del
rapporto del cristianesimo con
le altre fedi viventi. Si trattava
dunque per prima cosa di
informare sullo stato della ricerca in campo cristologico da
parte delle teologhe, discutere
nel merito di questi nuovi approcci alla cristologia e infine
porre sul tappeto la questione
della esclusività di Cristo, sia
nei termini soteriologici, «nessun altro nome per il quale
possiamo essere salvati», appunto, sia nei termini della rivelazione (Cristo, rivelazione
o una rivelazione di Dio?).
Il prof. Bruno Corsani ha
messo in evidenza come sia
sostanzialmente azzardato
parlare di «cristologia» del
Nuovo Testamento, e come
invece quest’ultimo sia espressione di una pluralità di
«cristologie». In questo senso
anche l’uso dei vari titoli cristologici presenti nel nuovo
testamento (Cristo, Figlio di
Dio, Signore, Figlio dell’uomo, Figlio di Davide, Maestro, ecc.) possono ben venire
intesi non in senso ontologico
quanto in senso metaforico.
La metafora, diversamente dal
DALLA PRIMA PAGINA
La lampada che...
ecufli^
: ri stolli
ietatO;
dentei
«luminoso». Ricordiamo Jacopo Lombardini.
Invece di misurarci gli uni
gli altri in polemiche polverose, ricordiamo la luce che provenne da Lombardini «cappellano» dei nostri partigiani
nelle ore della guerra. Ricordiamo quello che i pochi reduci dal campo di concentranienti di Mauthausen ci hanno
raccontato: un Lombardini
laico che parla di speranza a
chi andrà a morire nei forni
cremator)/. Ne parla con le parole del sermone sul monte e
con quelle della Divina Commedia, conosciute a memoria
da lui toscano, maestro elementare.
Uomini luminosi e comunità luminose Senza dimenticarne nessuna, ricordo la comunità di Tulsa in Oklahoma.
Eravamo invitati in America a
partecipare a un convegno
pentecostale, diretto dall’e''angelista Orai Roberts. Una
sera il pastore Pietro Valdo
anascia ed io ci avviammo
verso il «quartiere nero». Era
1 anno 1963.
Ovunque, passata la linea di
demarcazione del ghetto.
Scritte luminose indicavano
alla gente «Baptist Hospital»,
«Baptist Church».
Entrammo in una di queste
piccole chiese: piene di fedeli
attenti, cantavano i loro «spirituals», la liberazione dall’
Egitto e da tutti gli Egitti che
la storia rammenta. Canto
pieno di allegrezza. Incominciavano le marce dei diritti
umani. Panasela parlò dell’
Italia e della Sicilia: scoppio
di applausi e di abbracci, poi
scambio di opuscoli su Alabama, applausi a M. L. King
che stava preparando le famose marce. Comunità luminosa, accogliente, serena!
Ma le lampade non sono
sempre sorgenti di luce. Possono spegnersi come quelle
delle vergini stolte. Può accadere che si spengano fra i
protestanti, i cattolici, gli ortodossi.
Le lampade non potevano
reggere se non erano alimentate dall’olio. Così le nostre
vite possono cedere all’indifferenza, alla paura, all’imbecillità. Ma allora la parola di
Dio, dell’Antico e del Nuovo
Testamento, può riaccendere
in noi la speranza, il coraggio, la perseveranza.
paragone, mette insieme cose
incongruenti fra loro. Perciò
chiamare Gesù come Messia
non costringe Gesù nella gabbia di ciò che era considerato
messianico al suo tempo ma è
Gesù, la sua persona, la sua
opera che ridefinisce il titolo
che gli viene attribuito, e così
via. L’uso dei titoli diviene
così espressione di coloro che
li usano per parlare della loro
fede in Gesù in un tempo e in
un luogo specifico. In questo
senso, ha evidenziato la pastora Erika Tomassone, può essere compresa anche la riscoperta e l’uso attuale di titoli neotestamentari trascurati come
quello di Cristo-sofia, ossia
Cristo come personificazione
della sapienza di Dio. La rilettura di alcuni testi evangelici
in parallelo con alcune pagine
della letteratura sapienziale
giudaica ci ha fatto scoprire
come alcuni aspetti della vita
e della missione di Gesù possono apparire in una nuova luce. Il riferimento ai testi giudaici, in cui mai è messo in discussione il monoteismo, contribuisce poi a respingere i
fantasmi che l’uso eventuale
di un linguaggio teologico al
femminile potesse far sorgere
nella mente di alcuni.
Comunque, secondo il prof.
Sergio Rostagno, né l’uso di
titoli cristologici né qualsiasi
cristologia, pur elaborata, possono condurci al nucleo della
persona di Cristo. Possono offrirci qualche comprensione
ma non più di questo. Comunque con l’avvento di Cristo ci
è negato qualsiasi incontro diretto mistico con Dio. In Cristo si dice Dio, si dice Dio per
me, non incontriamo Dio se
non attraverso Cristo, il quale
è colui per mezzo del quale le
barriere che dividono l’umanità vengono abbattute.
La relazione della past. Elizabeth Green ha fornito ai
partecipanti un’ampia panoramica sulla ricerca cristologica
da parte delle teologhe femministe su alcuni temi in particolare, quello della signoria del
Cristo, del sacrificio, la questione della mascolinità di Gesù, e il problema dell’esclusività. La ricerca, le cui linee
portanti non sono comunque
qui riassumibili, è essa stessa
ricca di dibattito interno e parte dalla necessità evidenziata
da alcuni nuovi soggetti che
fanno teologia, le teologhe appunto, di superare in questo
campo il patriarcato come
prospettiva dominante della
teologia e cristologia. «Oggi è
indispensabile - ha sostenuto
la past. Green - iscrivere il
femminile nell’ordine simbolico della teologia cristiana».
Le relazioni sulla teologia
pratica tenute dal past. JUrg
Kleemann e dalla past. Anna
Maffei hanno entrambe sottolineato l’importanza di comprendere l’annuncio dell’Evangelo durante il culto comunitario come comunicazione
complessa in cui i fattori non
verbali assumano finalmente
quell’importanza che finora la
teologia e pratica protestante,
a partire dalla forte accentuazione sulla «parola», hanno
nei fatti negato.
L’incontro, specialmente
nelle parti destinate alla discussione in gruppo, è da valutare complessivamente come molto positivo anche per
l’aspetto umano, quello della
condivisione e, perché no, anche di mensa e di mutuo incoraggiamento.
Ricor(Jo deir¡ndipen(Jent¡sta Kossuth
DalKUnghería
a Torino
Domenica 20 marzo il tempio valdese di corso Vittorio
sarà al centro delle celebrazioni che il Parlamento ungherese ha organizzato a Torino per ricordare il centenario della morte dell’eroe della
rivoluzione di Budapest del
1848, Lajos Kossuth.
Kossuth, esule a Torino e
poi a Collegno per molti anni, essendo luterano, ricevette
solenni funerali nel tempio
valdese di corso Vittorio (la
liturgia fu presieduta dal pastore David Peyrot, il sermone tenuto in lingua francese
dal pastore Enrico Appia e in
ungherese dal pastore luterano Veres) e ancor più solenni
a Budapest, dove fu trasportato immediatamente (vedi
articolo a pag. 10).
Alle celebrazioni parteciperanno il ministro degli
Esteri ungherese (che è un luterano impegnato nella sua
chiesa), l’ambasciatore ungherese in Italia, varie autorità italiane a livello govema
Trombettieri valdesi
Emil Stober
Il suo motto era «servire
Dio, glorificando il suo nome
per mezzo delle trombe». Piccolo di statura, aveva un’energia concentrata: che avesse davanti un piccolo gruppo
0 le migliaia di strumentisti
che si riunivano a Karlsruhe
per il Landesposaunentag, la
«giornata dei Trombettieri del
Baden», il suo gesto sapeva
comunicare entusiasmo per la
musica, come mezzo per dare
gloria al Signore.
Emil Stober, per molti anni
responsabile delle fanfare
evangeliche del Baden, ci ha
lasciati il 19 febbraio; da noi,
tutti coloro che hanno fatto
parte di un gruppo di trombettieri valdesi lo ricorderanno con affetto. Era venuto in
visita a Villar Pellice nel
1956 e il suo incontro con il
pastore Enrico Geymet aveva
fatto nascere un progetto: formare anche in Italia dei gruppi di trombettieri.
Nel 1957 a Villar Pellice
veniva costituito il primo
gruppo, e negli anni seguenti
ne nacquero altri a Angrogna,
San Giovanni, Prarostino,
Villar Perosa, Pomaretto. Stober li seguiva con amorevole
cura; si svilupparono così le
visite regolari dei Trombettieri del Baden, i concerti, i corsi di formazione. L’attività
non si limitò alle Valli. Nel
1961 una colonna di dodici
automobili cariche di strumenti e suonatori attraversò
la penisola fino in Sicilia per
dare una testimonianza pubblica in molte località dove
esisteva una nostra chiesa.
Perché la musica, per Emil
Stober, non poteva restare
nell’ambito chiuso del gruppo
ma doveva essere uno strumento di evangelizzazione.
Chiese dì Milano
Invio di aiuti
umanitari alla
ex Jugoslavia
Da due mesi si è costituito
un gruppo di persone, su mandato del Concistoro, che si occupa della raccolta e dell’invio di aiuti alle popolazioni
della ex Jugoslavia. Il nostro
modo di operare è semplice:
in accordo con il Circolo culturale Jacopo Lombardini di
Cinisello Balsamo, responsabile del coordinamento delle
varie iniziative a livello regionale, e con i corrispondenti gruppi sorti all’interno delle chiese battiste (di Milano e
di Bollate) e metodista di Milano, organizziamo la raccolta del materiale, il suo inscatolamento e il trasporto a Pota. Giovedì 10 febbraio è partito il primo furgone con
quindici quintali di aiuti, alimentari e non solo, destinati a
Pola (Croazia). Tutto il materiale è destinato a sostenere
quattro iniziative gestite dalla
Società per gli aiuti umanitari
«Ihthus» di Pola, che fa riferimento al pastore evangelico
della stessa località:
1) Assistenza a più di trecento famiglie bisognose anche a causa del fatto che ospitano profughi di guerra.
2) Assistenza alla casa per
anziani «Za Odrasle Osobe» a
cui è cessato ogni contributo
governativo ormai da due anni
e dove le condizioni igieniche
e sanitarie sono precarie, e sono scarsi viveri e indumenti.
3) Sostegno a un orfanotrofio dove sono alloggiati circa
novanta bambini che necessitano di ogni aiuto materiale e
morale, di cibo e indumenti
ma anche di giochi e quaderni.
4) Gestione diretta di una
casa di accoglienza per bambini che la guerra ha voluto figli indesiderati o abbandonati.
Abbiamo bisogno dell’impegno di ogni membro di
chiesa: se ognuno si impegna
mensilmente a contribuire con
un «pacco famiglia» composto da un chilo di pasta, due
scatole di pelati, una lattina di
olio di semi e una scatola di
tonno, questo ci consente di
raccogliere circa quindici
quintali di aiuti al mese.
tivo, regionale, provinciale e
cittadino. Il tutto sotto l’occhio attento della Rai di Torino che preparerà un programma che sarà trasmesso sulle
reti nazionali.
Il programma, non ancora
definitivo, della domenica 20
marzo nel tempio di corso
Vittorio sarà il seguente:
- ore 9,30: inaugurazione
da parte del ministro degli
Esteri ungherese della mostra
nell’atrio del tempio predisposta dal Comitato ungherese per le celebrazioni (la mostra sarà visitabile fino al 4
aprile tutti i giorni dalle 16
alle 19,30);
- ore 10: culto presieduto
dal pastore Alberto Taccia in
cui prenderà la parola il ministro degli Esteri ungherese.
- ore 16,30: manifestazione
culturale con interventi di
Giorgio Toum, di uno storico
ungherese e concerto corale
dei Piccoli cantori di Torino
con la scuola di musica
«Kodàly Zoltàn» di Budapest.
Annullato l'incontro di Pentecoste '94
Rinviato all'anno prossimo
il raduno previsto a Firenze
D Comitato organizzatore di Pentecoste ’94 nel corso
della sua ultima riunione ha esaminato attentamente lo
stato di avanzamento, della preparazione, rilevando:
a) il peso delle difficoltà economiche generali (la
quòta di partecipazione a molti è parsa eccessiva in
questo momento di crisi occupazionale) e tecniche;
b) qualche ritardo nell’avvio della macchina organizzativa, dovuto alla necessità di raccogliere intorno a
una comune iniziativa forze evangeliche caratterizzate
da esperienze e sensibilità diverse fra loro;
c) la fondatezza di alcuni rilievi che sono stati mossi
al progetto e che richiedono di modificarne in parte
r impostazione.
Il Comitato ha quindi deciso di spostare rincontro
degli evangelici itdiani al febbraio 1995, in occasione
della settimana delia libertà, ferma restando l’indicazione di Firenze. Si avrà così anche più tempo a disposizione per coinvolgere maggiormente le chiese e i loro
esecutivi in questa importante iniziativa di presenza e
di testimonianza, di correggere alcune impostazioni e
di allargare a una cerchia più ampia l’impegno e l’entusiasmo che da molte parti sono stati manifestati verso
questa iniziativa.
n Comitato ha espresso la sua profonda gratitudine
per il lavoro del fratello Eliseo Longo che ha posto le
premesse organizzative sulle quali potrà marciare l’ulteriore fase dì preparazione e di riflessione, e ha deciso
di riconvocarsi per precisare tempestivamente i nuovi
tempi e modi di questo auspicato inconttO degli evangelici italiani. ,
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 4 MARZñüVENER
Intervista a Adriano Longo, presidente dell'Associazione evangelica di volontariato
In dieci anni mille volontari hanno prestato
il loro servizio in una trentina di «cantieri»
PAOLO GAY
L? Associazione evangelica di volontariato
(Aev) ha terminato il primo
decennio di attività. Con il
presidente, Adriano Longo,
tracciamo un quadro di questo percorso.
- Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto,
dieci anni fa, a fondare /’
Aev?
«Due motivi anzitutto, uno
che aveva origini dall’interno
delle nostre opere, il secondo
che proveniva da una richiesta dell’ente pubblico. Nel
primo caso, le nostre strutture diaconali avevano da sempre usufruito di un apporto
volontario in appoggio alle
attività del personale. Era la
diaconia della chiesa legata
all’annunzio della «buona
novella». Questo servizio si è
espresso nel tempo in tanti
modi, dalle diaconesse che lo
espletarono a tempo pieno, ai
membri di comunità che in
varie forme erano presenti
all’interno della vita delle
opere; dai servizi più semplici, ma per questo non meno
utili e importanti, sino al partecipare come membri attivi
alla vita dei comitati.
A questa diaconia legata
alla comunità locale si aggiungeva poi di tanto in tanto
l’apporto di persone che venivano espressamente da situazioni lontane e diverse per
condividere questi progetti di
servizio (ricordiamo quante
infermiere svizzere e tedesche sono passate nei nostri
ospedali). Quindi possiamo
dire che l’espressione di servizio volontario era presente,
ancora prima che lo stato e
gli enti pubblici prendessero
conoscenza dell’esistenza di
questo fenomeno.
La seconda spinta è venuta
dall’ente pubblico: molti di
noi ricorderanno le polemiche che spuntavano ogni
qual volta succedeva qualche
calamità naturale. I volontari
più agili nell’organizzazione
giungevano sempre prima
dei contingenti dell’esercito
nelle zone disastrate, ma avevano poi dei problemi di tenuta alla distanza. Lo stato e
le Regioni hanno quindi recepito questa volontà emergente, ma a patto che il volontariato si organizzasse e si
sapesse a chi fare riferimento
stabilmente. A queste condizioni lo stato era anche disposto a contribuire per dotare delle attrezzature necessarie le associazioni e si accollava anche degli oneri per la
formazione dei volontari.
Nel 1982, quando è iniziato
il nostro confronto, erano già
56 le leggi nazionali e regionali che recepivano le possibilità di collaborazione fra
gli enti pubblici e le associazioni di volontariato».
- Quali sono state le prime
considerazioni quando vi siete incontrati?
«Anzitutto abbiamo cercato di capire come si esprimeva e che cosa faceva il volontario all’interno delle nostre
strutture, e qui abbiamo scoperto i cento volti della sua
azione; una ricchezza davvero importante e allora nello
statuto abbiamo cercato di ricomprendere queste diverse
possibilità, aggiungendone
ancora altre possibili. Così,
dopo un anno di dibattito,
nell’ottobre 1993 a Firenze,
di fronte a un notaio, davamo
l’avvio a questa esperienza di
diaconia leggera».
- Come funziona la vostra
associazione?
Le opere o gli enti che vogliono disporre di un servizio
volontario fanno una convenzione con l’Aev in cui viene
precisato quanti volontari si
richiede e a quali compiti
verranno essi adibiti. L’Aev,
qualora l’ente non avesse
una propria assicurazione,
provvede ad assicurare i suoi
soci per infortuni malattie e
Il XVII Febbraio a Trieste
Il dramma è appena
fuori le frontiere
RENATO COiSSON
A Trieste la «festa valdese» è stata l’occasione
per un incontro fraterno fra le
chiese protestanti storiche
nella città; i luterani, i metodisti e i riformati elvetici e
valdesi. La basilica di San
Silvestro si è riempita per il
culto, mentre le scuole domenicali si riunivano nei locali
cp^unitari. Collegandoci alla
difficile storia della chiesa
nei secoli (Daniela Macchierò ha cantato l’inno della resistenza dei valdesi e degli
ugonotti davanti all’assalto
dei soldati), abbiamo cercato
di vedere quella tensione verso il regno di Dio che è la nostra ragion d’essere in ogni
generazione. La Cena del Signore ha sottolineato la motivazione profonda del nostro
incontrarci in Cristo.
Dopo il culto il nostro organista, maestro Zudini, ci ha
regalato un breve concerto di
musiche per organo accolta
con gioia e riconoscenza. Il
gruppo delle signore è riuscito ancora una volta a organiz
zare un’agape al limitare della capienza dei nostri piccoli
locali, che è stata un momento di gioia e di scambio.
Non potevamo però vivere
la nostra festa estraniandoci
dal dramma che si svolge al
di là delle nostre frontiere.
Sono stati Gianfranco Schiavone del Consorzio italiano
di solidarietà e Elena Benvenuto, nostra rappresentante
in quell’associazione, a nome del Servizio rifugiati e
migranti della Fcei, a portarci molte testimonianze di
quanto cerchiamo di fare in
segno di solidarietà e di aiuto
umanitario. Ci siamo quindi
recati in gmppo a visitare la
mostra fotografica di Mario
Boccia e Tiziano Nappi
«Slavi del Sud: due anni nella ex Jugoslavia», dove abbiamo visto la voglia di vivere, malgrado gli orrori della
guerra, di bambini, giovani e
vecchi.
Abbiamo vissuto così una
giornata piena di gioia e di
stimoli perché la nostra vita
possa esprimersi oggi ancora
nella fede e nella speranza.
responsabilità civile, presso
il Servizio civile intemazionale. L’Aev. di norma riconosce un «argent de poche»
che attualmente è di lire
210.000 mensili nette, mentre a parte paga TIrpef per
conto dei volontari. Vi sono
anche cantieri in cui il servizio è ridotto a poche ore
giornaliere o a qualche giorno la settimana, in quel caso
non vi è compenso, oppure si
tratta di compenso ridotto».
- Chi sono i volontari che
chiedono di aderire all’Aev?
«La maggior parte sono
giovani, che avendo terminato un ciclo di studi e in attesa
di iniziarne un altro o una attività lavorativa, si mettono a
disposizione per alcuni mesi,
o un anno o anche più. Essendo per lo più dei giovani
in formazione, chiediamo alle strutture di seguirli con attenzione affinché l’esperienza acquisita sia poi loro utile
nelle scelte che faranno in
seguito. Abbiamo avuto diversi casi in cui, dopo un servizio volontario, i nostri soci
si sono iscritti a scuote per
infermieri o operatori sociali,
confermando così la loro
scelta iniziale. Abbiamo poi
un 40% di volontari che vengono dall’estero, normalmente non sono alla loro prima esperienza, per cui sono
spesso più maturi e propositivi e incidono positivamente
nel gruppo di servizio».
- E adesso un po ' di cifre.
Quanti volontari si sono fin
qui iscritti e quanti cantieri
sono attualmente in funzione
e come sono dislocati?
«Alla fine del ’93 si erano
iscritti alla nostra associazione ben 905 volontari: negli
ultimi anni erano mediamente in servizio dai 125 ai 135
ogni anno. Per quanto riguarda i cantieri (28 in tutto) ve
ne sono alcuni che sono sempre in funzione, presso le case di riposo, le case per minori, gli ospedali, i centri di
incontro o per esempio Agape e Riesi, altri hanno un
funzionamento stagionale legato alle attività estive. La
maggior concentrazione dei
cantieri è nelle valli valdesi
(dove gli istituti sono più
raggruppati); abbiamo però
presenze significative in Firenze e dintorni, a Roma con
l’Esercito della Salvezza e
poi al Sud, a Monteforte, con
la Fcei, e infine a Palermo a
Riesi».
-Nel 1991 è stata promulgata una legge quadro sul
volontariato. Che risvolti ha
avuto per l’Aev?
«La nuova legge sul volontariato parte da un concetto
di servizio reso da persone
che risiedono stabilmente
nella zona in cui operano e si
presume che dispongano di
una attività che dia loro un
mezzo di sussistenza, per cui
il loro servizio è reso nel loro
tempo libero; la legge prevede poi delle facilitazioni per
chi necessita di tempo per
curare le pratiche delle associazioni. Nel nostro caso il
servizio a tempo di giovani
assomiglia di più all’anno
dell’obbiettore di coscienza,
e di norma ha un termine.
La legge poi prevede l’iscrizione ai registri regionali
di quelle associazioni che
hanno delle unità periferiche
autonome, per esempio le varie sezioni della Croce Rossa, che hanno in ogni sede un
direttivo e un proprio bilancio autonomo, cosa che non
è il caso nostro dove il Consiglio gestisce i cantieri sparsi in tutta Italia. L’iscrizione
ai registri regionali dà poi diritto ad ottenere donazioni e
altre facilitazioni di tipo fiscale. Nel nostro caso, non
rientrando in quelle categorie, valgono gli articoli del
codice civile per l’associazione in generale».
— Quali sbocchi si possono
prevedere nel futuro?
«Finora sono state le opere
che, in convenzione con l’associazione, hanno potuto beneficiare di una continuità di
servizio; si può sicuramente
ipotizzare che a fronte di progetti di diaconia leggera esse
sentano la necessità di associarsi all’ Aev; attualmente
le convenzioni hanno un costo, ma se i progetti vengono
presentati e approvati da
un’assemblea si possono trovare i modi per esprimere
una solidarietà fattiva».
Conferenza del pastore Claudio Marte|Alla I:
La pace non si basaliI r
solo sugli ultimatunjil \
Il presidente deU’Opcemi,
pastore Claudio H. Martelli, è
venuto il 18 febbraio a Omegna per parlare del ruolo delle
chiese cristiane di fronte
all’Europa che cambia. Martelli ci ha aiutati a capire tutto
ciò che la nostra disinformazione e i media confondono e
mistificano a proposito di
quanto sta accadendo nella
vicinissima e sconosciuta ex
Jugoslavia. I nostri concetti di
storia e geografia discendono
sempre dalle banali nozioni
scolastiche e non c’è da stupirsi che poi si finisca per accettare le «spiegazioni» e le
soluzioni che ci provengono
da chi usa il potere economico (e spesso anche militare)
per manipolare e suddividersi
intere popolazioni che vengono indotte anche alle guerre
fratricide, come sta avvenendo in quei territori di cui
Martelli ci ha fatto ripercorrere la storia antica e moderna.
Dalle sue parole si è avvertito come, a dispetto di ogni
forzatura, la gente tenda a
confrontarsi e a comunicare
con profitto, al di sopra delle
strumentali divisioni in religioni o etnie, se non viene
istigata alla contrapposizione
e alla violenza. Ma ci sono
state e ci sono le mire di potere e di interesse straniere, che
lacerano le coscienze, che
contrappongono le persone,
che giocano sul bisogno di
benessere e di consumismo,
che prosperano sulla totale
mancanza di una cultura di
pace di cui le chiese stesse
sono colpevoli per insensibilità e gravi ritardi.
Le diverse religioni hanno
convissuto sin qui «tollerandosi» reciprocamente ma, ha
detto Martelli, la tolleranza è
una brutta parola, che esclude
la reciproca conoscenza, il
confronto, il rispetto a pari
dignità e la valorizzazione
delle proprie differenze. Il
volto di Gesù risplende di luce proprio quando è raffigurato da minutissimi tas,selli di
mosaico, di diversi colori e
riflessi... La guerra nei territori dell’ex Jugoslavia non è
una guerra fra religioni o etnie, ma semmai è una guerra
che utilizza le diverse storie
■1
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Cavour
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del muro di Berlino, qui fnnHn A
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l’indipendenza croata,
accorti in ritardo di
«polizia» della Croi
si stava organizzam
mando. Si è poi voli
care la Serbia come
sponsabile, c’è stato
se della nostra Europa
merciare armi e a far
marco, si è stati indottila freqm
teggiare per l’uno o pei c’era lu:
tro dei contendenti sena eia in u
voler capire come e pai bri; e in
fanno nascere le guerretìcorridoi
li sono gli interessi eifmia età
che vi stanno dietro. Ito con
Ora il mondo occidei^ sue figl
vergogna dei massacri® stessa
gono lanciati ultimatunii aniavo.
nacce che per l’ennesini È coi
ta servono a ingannare! rapporti
vi possono essere né pai tanto a
riconciliazione se noi! lava di
l’assunzione di una respi sopratti
bilità morale di tipoffil vita. Qi
che possa vanificare i| ciato ac
mi ha d
verso; n
Però se
prossim
il perchi
La sei
data a c
volta e,
da quell
chiesta i
di potere e di forza ai (pj la domi
i.spirano i governanti.Diche vo
delle chiese è quindi qtltij spesso
esprimere il più alto sfi c’era l’i
«davvero» ecumenico nà
mune messaggio di ài
che sta in ogni religioni ^
figli di Abramo. ^
Il «Circuit rider» metodista organizza per fine giugno un viaggio in Turchia
Alla scoperta dei luoghi delle prime chiese
Er(
Nel mese di giugno - a partire dal 22 e fino al 5 luglio il Methodist Club organizza
un viaggio in Turchia in aereo
da Roma. Lo scopo di questo
viaggio, quarto della serie
ideata e condotta dal pastore
Claudio H. Martelli dopo
quelli già realizzati in Gran
■ Bretagna, Stati Uniti e Grecia,
è di dare uno sguardo a un
paese che ha ricoperto un ruolo di straordinaria importanza
nella storia religiosa e nella
civiltà del mondo.
Per forza di cose il viaggio
si limiterà alla costa egea della Turchia e a Istanbul e tuttavia sarà sufficiente a svelare il
fantastico intrecciarsi e sovrapporsi di tante culture e civiltà differenti che hanno fatto
di questa terra una vera e propria cerniera fra l’Oriente e
l’Occidente. Le famose città
greche, patria di filosofi, artisti e scienziati, la Troia cantata da Omero, le Sette chiese
dell’Apocalisse, le città romane i cui imponenti resti sono
tra i meglio conservati del bacino mediterraneo, i caravanserragli, i bazar, le moschee e
un paesaggio stupendo di coste, isole e montagne saranno
la cornice di questo viaggio.
Ma lo scopo sarà anche quello
di approfondire lo studio del
Nuovo Testamento e della
storia della chiesa primitiva e
antica e di riflettere sulla fede
per un’esperienza che arricchisca interiormente tutti i
partecipanti.
In questa parte della Turchia infatti nacquero fin dal
primo secolo numerose comunità cristiane, vi predicarono
Paolo, Giovanni e altri discepoli di Gesù. Ad alcune di
queste chiese fanno direttamente riferimento l’Apocalisse, le Lettere di Paolo, brani
del libro degli Atti degli apostoli, l’Evangelo di Giovanni.
Laodicea, Filadelfia, Sardi,
Efeso, Smime, Pergamo, Tiatiri sono città il cui nome è conosciuto a tutti i lettori del
Nuovo Testamento, ma accan
to a queste altre saranno le località di interesse storico, paesaggistico, turistico che verranno visitate: Panukkale con
le sue cascate di pietra. Hierapolis, Denizli, Kusadashi, Mileto, Priene, Didimo, Magnesia, Ackay, Assos, Troia, Erdek, Nuicea, Nicomedia e, ovviamente, Istanbul. La visita
di questi luoghi darà tra l’altro
occasione, come già per il
viaggio in Grecia nel 1993, di
partecipare a una serie di studi
biblici, di culti, di momenti di
spiritualità.
Ulteriore scopo del viaggio
sarà quello di avere un periodo di autentica vacanza assieme a un gruppo di persone capace di diventare una «comunità viaggiante», animate dagli stessi interessi, in un clima
di amicizia e cordialità, senza
i ritmi stressanti imposti dalle
agenzie di viaggio ai forzati
delle vacanze. E naturalmente
ci sarà tutto il tempo per i bagni in un mare incredibile
(tutte le sistemazioni in loca
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<\R7r>|\/F.NERDÌ 4 MARZO 1994
larteljAlla base di un itinerario di fede
sajll mio incontro con
unjil pastore Carlo Gay
FRANCESCA SPANO
h;
o incontrato per la prima
_ volta Carlo Gay alla fine
di una domenica di settembre,
nel 1966; passavo per piazza
Cavour a Roma, verso le sette
di sera, e per la prima volta
trovavo la porta di quella
strana chiesa aperta. In cima
ai tre gradini c’erano diverse
persone che chiacchieravano
con un uomo che mi sembrò
insieme solenne e sorridente,
intabarrato in una tonaca nera
con un colletto bianco. Mi sono fermata: era l’occasione
buona per soddisfare finalmente la curiosità che già da
qualche mese mi faceva osversi gervare quella chiesa, sempre
‘^rtatan^j.jyjjga, all’angolo della piazloro paj^a. Quando tutti se ne sono
andati, mi sono avvicinata a
queir uomo vestito di nero e
osnia,Jgjj ho chiesto a bruciapelo:
religiaj «È il parroco di questa parivevanaìj-occhia?». E lui mi ha risposonoiii sto: «No, io sono il pastore di
la croa6 questa comunità». «Beh - ho
opo il s reagito io un po’ risentita - in
no, qual fondo è la stessa cosa». E lui
I riconiji mi ha detto «No, è tutto diroata, ci verso; ma è una storia lunga.
) di coij Però se mi vieni a trovare la
roazia| prossima settimana, ti spiego
zandot il perché».
voluto] La settimana dopo sono anme uffli data a casa sua per la prima
ato rii» volta e, per niente convinta
iropa a|{ da quella sua battuta, mi sono
1 far ^ chiesta come mai mi mettevo
ndottì^a frequentare i preti. In casa
0 0 pai c’era lui, in maniche di camiti senza! eia in una stanza piena di li
1 e parli bri; e in fondo al lunghissimo
;ueireefcorridoio, delle ragazze della
ssi ei^mia età (solo dopo ho scoperto. to con stupore che erano le
ccidenllsue figlie) che ascoltavano la
¡sacrieistessa musica che anch’io
natumt amavo.
inesiw E cominciato così il mio
annate^ rapporto con lui: andavo ogni
; né pai tanto a casa sua e lui mi parse noli lava di Lutero e Calvino, ma
ia respH soprattutto della fede e della
tipo IB vita. Quasi subito ho comin;are i ^ ciato ad andare ad ascoltarlo,
la ai qai la domenica, in chiesa; qualmti. lis che volta la mattina e più
idi qui spesso la sera (a quel tempo
alto sii c’era l’usanza, nella chiesa di
nico nel'
0 di tì
eligione
piazza Cavour, di tenere due
culti al giorno). Bevevo le
sue parole e mi sforzavo di
capire.
Nella primavera successiva
(ero già stata a Natale a Agape, dove avevo incontrato «i
valdesi»), una mattina mi sono ritrovata il tavolo in fondo
alla chiesa coperto da una tovaglia bianca; ho capito che
dovevo decidere qualcosa di
importante, ma non sapevo
come muovermi e mi sono
sentita persa. L’ho fermato,
mentre si dirigeva verso il
pulpito, e gli ho chiesto se lui
mi autorizzava a prendere la
Santa Cena insieme al resto
della comunità: il mio problema era che non ero neanche battezzata. Mi ha risposto: «Quella che stiamo per
fare non è la cena del pastore
Gay, ma la Cena del Signore
Gesù Cristo; e dunque perché
chiedi a me che cosa fare?
Chiedilo a lui». Mi sono seduta sull’ultima panca, ho
provato a chiedere (era la prima volta nella mi vita che
pregavo sapendo di pregare)
e mi è sembrato di ricevere
risposta. Quando venti minuti
dopo mi sono presentata davanti a lui, Carlo Gay non ha
battuto ciglio, continuando
tranquillamente a distribuire i
pezzetti di pane. Non ho più
potuto dimenticare quel momento.
In seguito mi ha messo in
contatto con i giovani del
Movimento cristiano, studenti
che si riunivano nei locali
della sua chiesa; e quella che
fino ad allora era stata un’avventura solitaria si è trasformata in una ricerca di fede
vissuta in modo comunitario.
Devo a Carlo Gay moltissimo, certamente molto più di
quanto le mie parole riescono
a trasmettere: e pur sapendo
bene quanto fosse rigorosa
l’impostazione barthiana della
sua fede, e dunque intuendo
che forse non avrebbe del tutto apprezzato questa espressione di riconoscenza, non
posso che ribadirla; e ringraziare il Signore di avermi concesso di poterlo incontrare.
Vita Delle Chiese =5
Dalla Chiesa evangelica di Fiume (Rijeka)
Un grazie a tutti
gli evangelici italiani
PAG. 5 RIFORMA
Nella lettera di accompagnamento al rapporto del
1993 relativo all’impegno
umanitario della Chiesa
evangelica di Fiume, il pastore Lino Lubiana così scrive:
«Vogliamo ringraziare la
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia e la Società missionaria norvegese
per l’aiuto che ci hanno dato
nella nostra opera di servizio
umanitario in Croazia. Grazie
al vostro aiuto la nostra Chiesa evangelica riformata-iuterana in Rijeka ha potuto cercare di assumere le proprie
responsabilità di credenti in
Cristo. Siamo così riusciti a
distribuire circa 1.550 kg di
viveri ogni mese, e ci siamo
impegnati a continuare queste distribuzioni almeno fino
al mese di luglio 1994.
Oltre alla grave situazione
in cui si trovano i numerosi
rifugiati, la povertà fra la popolazione locale è in grave
aumento. Sembra essere mol
to peggiore quest’anno dell’anno scorso: c’è un numero
sempre maggiore di persone
fino a ieri senza problemi
economici che oggi hanno
grande bisogno di aiuto. Molti cercano di vendere qualsiasi cosa possono; oggetti in
oro, automobile, biancheria,
ecc. per comprare cibo, per
pagare il riscaldamento, l’affitto o per le medicine. Ogni
giorno vengono al nostro ufficio con ogni genere di problemi. È impressionante vedere crescere il numero di
uomini e donne che piangono, mentre raccontano dei debiti che li schiacciano, e dei
problemi della famiglia. Non
possiamo aiutarli tutti, ma
abbiamo bisogno che ci aiutiate ancora per portare un
po’ di conforto in questi
drammi».
Seguono poi delle indicazioni pratiche sul lavoro
svolto e su come viene organizzato.
Federazione delle chiese evangeliche
Contrastare razzismo
e neonazismo
Di fronte ai ripetuti episodi
di violenza xenofoba, il Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Negli ultimi giorni si sono
moltiplicati gli attentati e le
violenze contro i cittadini extracomunitari presenti nel nostro paese. Queste aggressioni, che sempre meno possiamo definire sporadiche, ci
danno la misura della grave
crisi della nostra politica e
della nostra cultura dell’accoglienza. I recenti attentati
contro gli immigrati hanno
una matrice ideologica evi
È deceduto a Strasburgo dove viveva da alcuni anni
Eros Vicari, protestante convinto
r^i\ ^ febbraio è mancato a
Se * ^^''^sburgo Eros Vicari, all’età di 81 anni; il funerale è
.] stato celebrato a Roma il 7.
n albfl| Membro della Chiesa valdenente^ se di Roma via IV Novem■ a du4 Vicari risiedeva orlata e w molti anni in Alsazia,
pensili alla quale era assai affebazafi lionato. Una lunga malattia
lizzatoli ^®lto all’affetto dei suoi,
editefli Noi pensiamo con ricono3riente. ®oenza alla viva parte che ha
lili soi#l preso alla vita della nostra
itazionoi comunità finché è vissuto a
li nass^ l^oma e al fatto che egli ha
al pul® saputo svolgere la
rondià attività con vivo spirito
à i pé ^''^ngelico.
) di I®^ Lasciamo la parola a chi,
chep»’ ,
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fino ili’
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lieratii'
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come il prof. Giovanni Gönnet, ha avuto occasione di dividere con lui vari momenti
della sua esistenza.
«È mancato all’affetto dei
figli e dei suoi numerosi amici ed estimatori il fratello in
fede Eros Vicari, ministro
plenipotenziario di prima
classe e Accademico d’Alsazia. Nato a Roma da genitori
siciliani e laureatosi in scienze politiche, si era avvicinato
al protestantesimo fin da
quando iniziò la sua carriera
diplomatica presso il ministero dell’Africa italiana, dove pubblicò un primo saggio
sull’emigrazione.
Passato al ministero degli
Affari esteri e inviato in missione, successivamente, a Parigi, a Mulhouse, La Piata e
Metz, proseguì la sua opera
di scrittore con altri due saggi significativi su “Il silenzio
e la solitudine” e su “La tortura ieri e oggi”: quest’ultimo, uscito nel 1980, metteva
in evidenza il fenomeno inquietante di un ritorno alle
forme più assurde dell’Inquisizione e dei processi alle
streghe. Trasferitosi a Colmar dopo la morte dell’amatissima consorte Maria Tiné,
si dedicò a tempo pieno alla
redazione di “Histoire de la
littérature en Alsace”, il cui
primo abbozzo era apparso
cinque anni prima a Roma
col titolo “L’Alsazia nella
storia della sua letteratura”.
Effettivamente quel paese
era diventato la sua seconda
patria, e ricordiamo ancora
con commozione le ore liete
trascorse con lui e la sua famiglia non solo a Mulhouse
e a Metz, ma anche a Roma,
a Rorà, a Parigi, a Strasburgo
e a Colmar».
Assieme aH’amico Gönnet,
che ringraziamo per il suo
scritto, e a quanti hanno conosciuto e apprezzato Eros
Vicari, vogliamo dire ai figli
Egle e Carlo con i'rispettivi
figli, al genero Vittorio Pes
di San Vittorio, alla consuocera Vittoria Fichtner, alla
cugina Nina che lo ha curato
amorevolmente durante la
lunga malattia, il nostro sincero affetto e la nostra solidarietà fraterna.
dente e rivendicata, e si iscrivono in un clima culturale
che rilegittima alcune delle
pagine più nere della storia di
questo secolo. Per questo, nel
rinnovare il proprio impegno
all’accoglienza e alla solidarietà, il Servizio rifugiati e
migranti della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia fa appello ai valori della
memoria, perché il ricordo
delle tragedie di ieri ci aiuti a
combattere le violenze e le
intolleranze di oggi. Un particolare appello va inoltre ai
candidati alle prossime elezioni politiche perché dicano
con chiarezza se e con quali
strumenti intendono affrontare il problema della violenza
contro gli immigrati e degli
insistenti richiami di alcuni
gruppi all’ideologia nazifascista».
Il Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
coordina il lavoro delle chiese evangeliche italiane nel
campo dell’immigrazione; insieme con altri organismi
evangelici e cattolici (tra cui
la Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, la Caritas nazionale e
la Comunità di S. Egidio) ha
partecipato alla redazione
del recente «Messaggio ecumenico» delle chiese italiane
sull ’immigrazione.
\CHE
Per le vie di Parigi
TARANTO — 11 22 gennaio il dott. Marco Fiorio e sua moglie
Alba Nini hanno illustrato alla comunità l’opera di testimonianza e di diaconia della missione evangelica nel Carnemn. Essi hanno descritto alla comunità la vita della popolazione e le condizioni precarie in cui il personale medico e
infermieristico degli ospedali è costretto a svolgere la professione per mancanza di attrezzature adeguate. Ancora una
volta si è potuto constatare il divario esistente fra il primo e
il Terzo Mondo. . , . . . .
• Il 17 febbraio la chiesa di Taranto si è riunita per ncordare
gli avvenimenti del 1689 e precisamente di alcuni valdesi
catturati e condannati alle galere in quell’anno. Alcuni
membri della comunità hanno presentato una drammatizzazione dell’episodio scritta dal pastore Odoardo Lupi. Ha
fatto seguito una partecipata e gioiosa agape fraterna. E stata molto gradita la rappresentanza della Chiesa battista di
Mottola.
• Proseguono i lavori di ristrutturazione del locale adiacente
la sala delle attività. L’assemblea di chiesa ha deciso a rnaggioranza la costruzione di un soppalco che doterà la chiesa
di un locale in più. Fra l’altro, il locale sarà destinato alle
attività della Egei locale e regionale.
VITTORIA — Il 15 febbraio 1994 è stata organizzata alla Casa di riposo di Vittoria una festa per gli anziani ospiti, animata da parenti e amici del Centro anziani di Vittoria e
coordinata dal Servizio di animazione del Comune e
dall’assistente sociale Francesca, che svolge il proprio lavoro presso la Casa. L’incontro, organizzato nel periodo di
Carnevale, ha dato lo spunto per una festa in maschera, alla
quale hanno partecipato anziani, parenti degli ospiti e amici
di ogni età. Ha attirato particolare attenzione l’animazione
dell’infermiera Tania che, vestita da Paperina, personaggio
di Walt Disney, andava cercando tra gli ospiti della festa il
suo cavaliere Paperino e i suoi nipotini Qui, Quo, Qua, ai
quali concedeva un ballo. Tutti i partecipanti, anche novantenni, hanno contribuito con i loro sorrisi, i loro canti e i loro balli, alla buona riuscita della festa.
• Il 20 febbraio la Chiesa evangelica valdese di Vittoria ha
organizzato un’agape in occasione della ricorrenza del 17
febbraio. La giornata ha avuto inizio con il culto presieduto
dal pastore Enrico Trobia, che ha predicato su Romani 8,
37; «Noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha
amati». Il pastore Trobia ha ricordato la necessità di continuare ad impegnarci nel nostro «buon combattimento della
fede», come in quel lontano 17 febbraio ma ancora di più
oggi, in mezzo agli intrighi che la vita ci riserva. Dopo il
culto la comunità, con alcuni ospiti della Casa di riposo, si è
trasferita nei locali del futuro Centro diurno, dove è stato
consumato un pranzo comunitario, con la celebrazione della
Santa Cena. Il resto della giornata è trascorso con lo scambio di impressioni e pensieri circa l’organizzazione dell’incontro e la preparazione al canto del Giuro di Sibaud (eb).
RIESI — Il 18 febbraio si è svolta un’interessante tavola rotonda promossa dall’11° distretto scolastico, sul tema «Pluralismo, laicità, interculturalità oggi». Erano presenti i presidi Sergio Mangiavillano e Francesco Capodanno e il pastore Franco Giampiccoli. I tre relatori hanno affrontato il
tema proposto con riferimento particolare alla situazione
odierna della scuola; le questioni del pluralismo e dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola sono state al
centro degli interventi, e hanno lasciato emergere posizioni
differenziate sul senso dell’ora di religione, sul modo di affrontare nella scuola (come in tutte le istituzioni statali) il
problema della laicità, sulla necessità di abbandonare ogni
forma di «confessionalismo» e indottrinamento a favore del
dialogo e del confronto.
Dopo le esposizioni dei relatori ha avuto luogo un dibattito
partecipato, a cui hanno preso parte persone di estrazione
diversa. La serata ha visto assieme ben centocinquanta persone, un fatto rilevante in una realtà come quella di Riesi, in
cui non sempre è possibile avere simili momenti di crescita
culturale.
SAN GIULIO — Per la prima volta in questa località della
cintura torinese si è tenuta, il 23 febbraio, una conferenza
pubblica di un evangelico: Davide Valente, della chiesa dei
Fratelli, ha parlato sul tema «Archeologia e Bibbia». L’apprezzamento è stato tale che il pubblico ha chiesto un secondo incontro di approfondimento che verterà su «Archeologia e Nuovo Testamento».
ANGROGNA — L’Assemblea di chiesa di domenica 13 febbraio ha approvato la relazione finanziaria per l’anno 1993
e un preventivo di contribuzioni alla Tavola valdese per
l’anno in corso di £ 38.000.000. Sono stati poi eletti come
deputati della nostra chiesa Franca Coisson (supplente Valeria Fusetti) al Sinodo; Elio Meggiolaro, Remo Gaydou e
Isabella Bertalot (supplenti Fernanda Monnet e Giovanna
Goss) alla prossima Conferenza distrettuale.
• Nonostante l’abbondante manto nevoso che ricopriva tutta
la vai d’Angrogna e il tempo non certo bello, la giornata del
XVII Febbraio è stata un bel momento di partecipazione e
di fraternità: numerosa la partecipazione al corteo e al culto,
davvero «fraterna» l’agape, per la quale dobbiamo ringraziare Bianche Bertin e Marina Zoppi che si sono sobbarcate
uno straordinario lavoro di preparazione. Molto interessanti
sono stati gli interventi dell’ospite Andrea Ribet e della nostra sorella di chiesa Arlette Ricca, che ci hanno consentito
di allargare i nostri orizzonti alla vita, ai problemi, alla sfida
rappresentata per le chiese dalle nostre opere. Un grazie anche a Silvio Bertin per a sua ormai tradizionale e sempre
molto applaudita poesia del XVII. Da sottolineare infine,
anche per la dimensione di fraternità e di attaccamento alla
chiesa di cui è stata un chiaro indice, che la colletta organizzata al termine dell’agape per completare i lavori
dell’impianto di riscaldamento della Sala unionista ha fruttato la bella somma di £ 822.000.
SAN SECONDO — Il XVII Febbraio è stato nostro ospite
Sauro Gottardi, della comunità di Savona, che durante il
culto del mattino ci ha rivolto la predicazione e ci ha poi
presentato l’opuscolo da lui scritto «L’Evangelo fra le frontiere». Lo ringraziamo vivamente per i suoi messaggi.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 4
I
marzo Jj
LA
«REAZIONE DI CAINO
»
STEFANO SICARDI
Come l’episodio del
«frutto proibito» non
spiega, ma rappresenta la condizione di caduta dell’uomo,
l’episodio di Caino e Abele
non spiega, ma rappresenta
l’odio fratricida (qui nella sua
manifestazione estrema e terribile) che alligna, che prende
dimora nel mondo ( e nel
cuore dell’uomo). Con questo
episodio, dopo la caduta
dall’Eden, l’odio fratricida
«entra» nel mondo, diventa la
«grande tentazione» del genere umano.
La storia
di Caino e Abele
Caino e Abele come personificazione di «fasce»
di umanità (d’altronde anche
Adamo ed Èva simboleggiano «r» uomo e «la» donna).
che stiamo considerando, che
intendo parlare. Voglio subito andare al momento centrale, io credo, di questi passi:
Caino, che oltretutto è il primogenito (ricordiamo quanto
conti ciò nelle società primitive), vede la sua offerta non
gradita da Dio, a differenza
di quella portata da Abele,
suo fratello.
Perché? Non ci viene spiegato. Qui, vorrei dire che
quel che conta non è il «prima» (il perché), ma il dopo
(l’atteggiamento di Caino).
Caino, di fronte a quello che
percepisce come offesa, affronto, smacco, apre il suo
cuore - umanissimamente all’invidia, al risentimento,
alla vendetta. Certo, noi qui
ci troviamo di fronte al caso
limite ed estremo che sfocia
nell’omicidio; ma quante vol
«Or Adamo conobbe Èva sua moglie, la quale
concepì e partorì Caino, e disse: “Ho acquistato un
uomo, con l’aiuto dell’Eterno”. Poi partorì ancora
Abele, fratello di lui. E Abele fu pastore di pecore;
e Caino, lavoratore della terra.
E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino fece
un’offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele
offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e
del loro grasso. E l’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta ma non guardò con favore Caino
^ P offerta sua. E Caino ne fu molto irritato, e il suo
viso ne fu abbattuto. E l’Eterno disse a Caino:
“Perché sei tu irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il volto? ma, se
fai male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi
desideri son volti a te: ma tu lo devi dominare!”.
E Caino disse ad Abele suo fratello: “Usciamo
fuori ai campi!” E avvenne che, quando furono nei
campi, Caino si levò contro Abele suo fratello, e
l’uccise. E l’Eterno disse a Caino: “Dov’è Abele
tuo fratello?” Ed egli rispose: “Non lo so, sono io
forse il guardiano di mio fratello?” E l’Eterno disse: “Che hai tu fatto? la voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. E ora tu sarai maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra che ha
aperto la sua bocca per ricevere il sangue del tuo
fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il suolo,
esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra”. E Caino disse
all’Eterno: “Il mio castigo è troppo grande perché
io lo possa sopportare. Ecco tu mi cacci oggi dalla
faccia di questo suolo, ed io sarò nascosto dal tuo
cospetto, e sarò vagabondo e fuggiasco per la terra;
e avverrà che chiunque mi troverà mi ucciderà”. E
l’Eterno gli disse: “Perciò, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte più di lui”. E l’Eterno
mise un segno su Caino, affinché nessuno, trovandolo, l’uccidesse.
E Caino si partì dal cospetto dell’Eterno e dimorò
nel paese di Nod, ad oriente di Eden»
(Genesi 4, 1-16)
Caino e Abele - è stato ancora frequentemente sottolineato - come personificazioni di
gruppi dediti ad attività potenzialmente in conflitto: gli
allevatori e i coltivatori (ricordate il Far West, nel quale
la grande frattura sociale ed
economica dell’Ottocento fu
appunto anche qui, guarda
caso, in una terra da popolare
e colonizzare; frattura tra
agricoltori e allevatori dove
però, stavolta, erano i primi,
di regola, a far la parte delle
vittime?). Ma non è di questi
aspetti sociologici, anche se
collegati con i passi biblici
te, ieri come oggi, il confronto con gli altri non innesca, in
piccolo, negli esseri umani
«la reazione di Caino»; «Ecco! Lui sì e io no! Ma cosa si
crede quello lì! E tutti a fargliele buone! E io?».
Dio si rivolge a Caino
Dio sa cosa macina il
cuore dell’uomo e la
sua immediata parola è per
Caino. Dio qui non parla ad
Abele, parla a Caino: «Esci
dal tuo risentimento, la serenità proviene dal tuo agire
bene, guarda al domani,
niente per te è potenzialmen
te perduto nel domani; non
lasciarti travolgere dalle tue
passioni, dal tuo peccato, che
è in agguato, ma può essere
dominato». Quel peccato che
«sta accovacciato alla tua
porta», come una brutta bestia suadente. Caino, simboleggi un singolo essere umano oppure un gruppo di persone implacabilmente, freddamente rivolte a reagire, è
però ormai lanciato; non
vuol più sentire; non guarda
più dentro di sé, ma solo fuori di sé, egli ormai non ama
più il fratello, «ama il suo
odio», si è innamorato del
suo odio. E così strano, è un
caso così «limite»?
Il peccato
sempre in agguato
Ma quante volte nel cuore dell’uomo, magari
non l’odio feroce e per fortuna di rado l’omicidio, si installano, innescati dall’invidia, la durezza, l’egoismo, la
chiusura verso gli altri, sentimenti coltivati, ben innaffiati
e concimati che diventano
compagni della vita, senza i
quali - e non senza il fratello
- ci si sentirebbe «orfani»?
Quante volte si distilla odio e
invidia, per mille (magari
«buone») ragioni, contro il
collega di lavoro, il compagno di scuola, il vicino di casa, ravversario politico, la
persona di diverso colore o
nazionalità e via dicendo, e
si vuole «vivere tra le braccia» di questo sentimento?
Caino con determinazione,
freddamente («Usciamo fuori ai campi») porta a termine
la sua vendetta. E qui ricompare Dio che cerca un Caino
ormai indurito, sarcastico
(«Sono forse io il guardiano
di mio fratello?»), Dio che
maledice un Caino che ci appare annichilito più dalla pena che dalla colpa («11 mio
castigo è troppo grande perché io lo possa sopportare...
tu mi scacci... e sarò vagabondo e fuggiasco e avverrà
che chiunque mi troverà mi
ucciderà»).
Una prospettiva
radicalmente diversa
Caino si sente annientato.
Ma Dio non risponde
quel che Caino ormai si
aspetta; il Dio della Genesi,
che a noi può apparire talora
«terribile», apre una prospettiva radicalmente diversa.
Non annienta chi ha ceduto
all’odio, non liquida brutalmente la faccenda con «l’occhio per occhio, dente per
dente» non dice, come talora
si sente dire dalle mie parti,
«Cui cu masa, venta ca sia
masà» (chi ammazza va ammazzato).
Dio, gratuitamente, spezza
qui la catena della morte,
quella catena che l’uomo sta
srotolando e di cui sta sperimentando la schiavitù. Caino
non morrà, vivrà protetto dal
segno di Dio, un «misterioso
segno», è stato detto «della
grazia di Dio che, nonostante
tutto, protegge il peccatore e
ha cura della sua vita, contrariamente a quello che pensava Caino»'.
Dio non sentenzia la pena
di morte, anzi vieta agli altri
uomini di ricorrervi e Caino
vivrà, l’uomo che è stato aggressivo e peccatore vivrà,
portandosi dentro il suo fardello, la sua pena, portandosi
dentro il suo lutto (che lo pu
nirà e, c’è da sperare, lo maturerà); ma comunque Dio
gli darà un futuro, certo di
tribolazione (l’esilio e la sua
dura fatica del lavoro dei
campi), ma anche di realizzazioni («si mise a edificare
una città») ma pure, addirittura, il futuro per antonomasia, la perpetuazione della vita, quella vita contro la quale
si era a suo tempo scagliato
(«conobbe la propria moglie,
la quale concepì e partorì
Enoc»).
Certo l’odio fratricida resta
nel mondo, ricorrente tentazione nel cuore degli uomini,
ieri come oggi, (l’aggressività della stirpe umana è simboleggiata nella «stirpe di
Caino», «artefice d’ogni sorta di strumenti di rame e di
ferro», e dal lamento di Carnee, discendente di Caino,
che esclama; «Sì, io ho ucciso un uomo perché m’ha ferito, e un giovane perché
m’ha contuso»).
Ma troviamo anche la linea
della speranza: «L’origine
dei mali del mondo non ha
nessun senso se non porta ad
indicare la via della salvezza»A Ebbene, tanto i discendenti di Seth, quanto quelli
di Caino discendono dalla
stessa matrice, risalgono cioè
ad Adamo. E alla nascita del
figliolo di Seth «si cominciò
ad invocare il nome dell’Etemo» (Gen. 4, 26).
Una parola
di speranza
Noi subiamo
la stessa tentazione
Anche noi oggi viviamo
la costante tentazione
della «reazione di Caino»,
nella vita quotidiana come
nella vita sociale, nella vita
individuale come nella vita
delle nazioni e dei popoli.
Anche a noi si rivolge fortissima, tanto più forte quanto
meno la vogliamo sentire, la
parola di Dio e pure la parola
di Gesù Cristo che, come è
stato detto, «alla possibilità
permanente della vendetta
opporrà la possibilità permanente del perdono» (Matteo
18, 22)\
Anche a noi Dio dice; se
in voi monta l’odio e
l’invidia, rifuggite la bestia
accovacciata fuori dalla porta, alzate gli occhi da voi
stessi, apritevi al vostro cambiamento; anche a noi Dio
dice: non gettatevi, come aggressori o come carnefici degli aggressori, nella catena
delle vendette.
Una parola non di rinuncia,
non di debolezza, ma di ricerca faticosa dell’apertura
fraterna e del recupero di chi
è caduto nel male. «Se fai il
bene non rialzerai tu il volto?» (Gen 4, 7), dice Dio,
non certo solo a Caino ma al
genere umano.
Che sia allora questi
rola da non scordare )
la bestia accovacciai!^
verà a insinuarsi nell^
in cui viviamo, nelle!
nità di cui facciamol
nel nostro cuore.
possiamo non esserei
bondi e fuggiaschi peri
ra», ma almeno tentai
me si fece alla nascita«
gli o di Seth, di «inv®
nome dell’Eterno».
(1) Così G. Carrari, ®
bliche sull’episodio di ffl
Abele, in La scuola dom^
1993/1, p. 63. ri
(2) Vedi in proposito^
gaglia. Antico Testamenti
rino, Claudiana-Scuola d®
cale, 1980, p. 37. 1
(3) Così M. Sinigagft'
cit., p. 37. 't
*. ■ "1
... Mi prostrerò davanti al tuo cospetto, .
e farò la mia offerta.
Ma che Ti offrirò, o mio Signore?
Sono flebole e stanco:
Tonda del male è passata su di me
con mille tempeste,
mille catene mi hanno avvinto,
mille nemici han predato
Tantmà mia.
Che lì offrirò, o mio Signore?
Strapperò il mio cuore,
il mio cuore pieno di amarezza,
di pianto e di fiele,
e con le mani tremanti
lo leverò verso di Te.
Non posso fare altro. Signore,
che levare il mio cuore
con mani tremanti:
avvolgilo Tu con la tua luce,
purificalo Tu con il tuo amore,
o Signore, Signore!
Jacopoi
(Da II libro delle benedizioni, Firenzeifr
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Spedizione in abb. postaie/50
In caso di mancato recapito rispedire a:
Caseiia postale 10066 - Torre Pellice
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa
Fondato nel 1848
Il costo delle affissioni
Parte il «caro-manifesti»
Costerà decisamente più caro affiggere manifesti negli
spazi predisposti dai Comuni; non ci riferiamo ai manifesti
per la campagna elettorale, ma a quelli utilizzati dalle associazioni culturali, sportive, dai circoli e naturalmente anche
dai privati che fanno pubblicità commerciale. Una legge di
fine ’93 ha considerevolmente mutato i meccanismi che regolamentano il settore lasciando poi ai singoli Comuni di
definire le tariffe entro la fine di febbraio; per la verità i costi di affissione sono direttamente derivanti dalla dimensione del Comune e quindi la discrezionalità è in pratica venuta meno.
Il Comune di Pinerolo conta di incassare dall’imposta sulla pubblicità circa il 50% in più e dalle affissioni un aumento considerevole. Anche nei Comuni minori si stanno rivendendo le tabelle; tra l’altro spariscono anche le tariffe del tipo «locandine». Un brutto colpo per chi vuole pubblicizzare
la propria attività, spésso anche priva di lucro!
VENERDÌ 4 MARZO 1994 ANNO 130 - N. 9 LIRE 1300
Un lavoro sicuro è oggi
un privilegio. Se pensiamo ai tanti giovani alla ricerca di una prima occupazione
e ai tanti meno giovani che
hanno perso, o rischiano di
perdere il posto di lavoro,
questo è il grande problema
che travaglia il nostri paese.
La Scrittura dedica al tema
del lavoro molte importanti
affermazioni.Già all’inizio
della Bibbia il lavoro è la
consegna che Dio affida
all’umanità. Nelle pagine immediatamente successive poi,
è ancora il lavoro che dischiude aU’umanità la possibilità di essere collaboratrice
di Dio nella cura del mondo
affidato alle sue mani e alla
sua intelligenza. Ma il lavoro
è così intimamente legato
IL LAVORO E LA BIBBIA
UNO STRUMENTO
DI DIO
RUGGERO MARCHETTI
nella Bibbia alla creatura
umana, e alla sua dignità, che
non soltanto esso ci appare il
motore della storia, ma anche
nel futuro regno di Dio.
Il celebre «Oracolo della
pace», comune a Isaia e a
Michea, dice infatti che «alla
fine dei giorni» i, popoli della
terra «muteranno le loro spade in vomeri e le loro lance
in falci»; la pace di Dio si
avrà là dove la guerra sarà dimenticata e le armi diventeranno strumenti di lavoro.
Verrà il regno di Dio e gli
eiìZ
Elezioni politiche
Tutti i
candidati
del Pinerolese
Sulle schede delle prossime
elezioni politiche, le prime
che si svolgeranno con il sistema uninominale, i pinerolesi troveranno otto possibilità di scelta per il Senato e
soltanto cinque per la Camera
dei deputati.
Per la Camera potremo scegliere fra Giorgio Bouchard
(Progressisti), Bernardino
Ambrosio (Partito popolare.
Patto Segni), Lucio Malan
(Lega Nord, Forza Italia,
Centro cristiano democratico.
Unione di centro), Antonio
Forchino (Alleanza nazionale) Giorgio Gay (Lega del
Piemonte).
Per il Senato la scelta sarà
fra Franca CoTsson (Progressisti), Claudio Bonansea (Lega Nord, Forza Italia, Centro
cristiano democratico. Unione di Centro), Luciana Borello (Partito popolare. Patto Segni), Aldo Checchi (Alleanza
nazionale), Attilio Sibille
(Riformatori), Ezio Perino
(Lega del Piemonte), Giancarla Zemè (Verdi verdi). Donato Ruggeri (Pensionati).
In tutto 13 nomi, nessuno
proveniente da Pinerolo città
e ben sei riconducibili alle
Valli; di essi quattro sono
valdesi (Coisson, Malan,
Bouchard e Sibille).
Soltanto due forze hanno
saputo candidare, sul maggioritario, una donna per uno
dei due rami del Parlamento,
i Popolari e i Progressisti.
Per il 25% della quota proporzionale della Camera gli
elettori del Pinerolese si troveranno nella circoscrizione
Piemonte 1 (Torino e provincia) e potranno scegliere fra
14 liste: Pds, Partito popolare, Lega Nord, Rete, Verdi,
Rifondazione comunista, Psi,
Lega del Piemonte, Alleanza
democratica. Forza Italia e
Unione di centro, Alleanza
nazionale. Lista Pannella,
Rinnovamento e Verdi verdi.
Come funziona il sistema bibliotecario che fa capo alla struttura di Pinerolo
I libri sono per tutti^ ma poi chi li vuole?
MARCO ROSTAN
In questi giorni, su tutto il
territorio nazionale, sta
partendo una forte campagna
per incentivare la lettura dei
libri; i dati fomiti dalle case
editrici sono sconfortanti: oltre 37 milioni di italiani non
leggerebbe neppure un libro
l’anno. E da noi? Le librerie
non sono troppo frequentate
se non nel momento di pensare a un regalo e tuttavia c’è
una struttura regionale che
vale la pena di far conoscere,
anche perché si stanno compiendo sforzi per rilanciarla:
è il Centro rete che, con la
nuova convenzione siglata
con la regione Piemonte, si
chiama dall’inizio dell’anno
Servizio bibliotecario territoriale di Pinerolo.
Prima, con il sistema intercomprensoriale Pinerolo-Torino, il Centro rete era collegato a ben 86 biblioteche e
posti prestito per l’area torinese e a 51 per quella di Pinerolo. Ma come funziona questo servizio? C’è una struttura
centrale a Pinerolo che aiuta
le varie biblioteche dei Comuni che si vogliono associa
La biblioteca comunale di Pinerolo
re, pagando annualmente una
quota, nella maggioranza dei
casi sul mezzo milione. La
struttura centrale provvede
agli acquisti dei libri e all’alimentazione periferica con
attualmente due pacchi l’anno, circa 400 libri: la scelta
dei testi viene effettuata al
Centro, ma sono possibili
segnalazioni da parte delle
singole biblioteche.
«Su un totale di circa 7.000
libri dati in prestito nel 1993
- dice la responsabile del
Centro rete, Isa Demaria circa 2.700 sono libri per ragazzi, una buona quota
(2.158) letteratura classica e
non, circa 280 sono libri di
storia e geografia. Fanalino di
coda la religione, con soli 28
prestiti». Questi pacchi si affiancano al cambio di libri effettuato dalle biblioteche; nel
’93 ce ne sono stati 71, per un
totale di 17.000 libri mesi in
circuito.
Sempre come servizio centrale vi è la schedatura e la
classificazione che, per la verità, richiederebbe più personale; nel ’93, 44 biblioteche si sono avvalse di tale
servizio per un totale di libri
schedati o classificati che ha
superato i 10.000 esemplari.
Inoltre, se un cittadino desidera un libro che nella biblioteca del suo Comune non esiste, può riceverlo in tempi ragionevoli da Pinerolo.
I fondi a disposizione del
servizio non sono comunque
mai sufficienti: l’anno scorso
il Centro rete ha acquistato
2.377 nuovi libri arrivando a
una dotazione complessiva di
poco più di 100.000 libri
(sempre pochi se si pensa alla
popolazione del comprensorio), a cui vanno aggiunti circa 2.500 musicassette e audiolibri; 900 film e 70 videocassette.
II servizio di Pinerolo ha anche collaborato al riassetto fisico di alcune biblioteche decentrate, tra cui quella di Torre Pellice, a tutt’oggi chiusa
per un cambio di locali; la primavera dovrebbe portare finalmente alla sua riapertura.
«■ÌBIIii
Cade quest’anno il centesimo anniversario dell’Asilo valdese di Lusema San Giovanni. È infatti nel novembre di cento anni fa che viene acquistata
una casa sulla piazza del borgo, oggi
piazza XVII Febbraio a San Giovanni,
per poter accogliere persone anziane e
bisognose. L’Asilo valdese comincerà a
funzionare circa un anno più tardi.
Le prime notizie ufficiali che abbiamo
sull’idea di creare una «maison de refuge» per soccorrere «les viellards pauvres
de cene paroisse» risalgono al 1884,
quando in una seduta del Concistoro si
registra l’offerta di alcuni amici destinata
a questo scopo. Credo si sia trattato di un
progetto a lungo accarezzato, che non è
esploso all’improvviso ma che ha richiesto una lunga maturazione e anche non
poche energie da parte di alcuni animatori fortemente entusiasti di questo progetto.
Tra questi vi era certamente il pastore
Antonio Gay, pastore a San Giovanni dal
IL FILO DEI GIORNI
L'ASILO
_____________BRUNO BELLION____________
1865. Gay aveva sposato Elisa Blanc, figlia di Antonio. Quest’ultimo era stato
fortemente influenzato dalla visita di un
predicatore svizzero, Félix Neff, che
aveva visitato San Giovanni nel 1925,
predicando nel tempio. Blanc e alcuni altri amici sono all’origine di quel movimento di «risveglio» della chiesa che
all’inizio fu fortemente contrastato.
La predicazione del «risveglio» (chi
vuole approfondire l’argomento può
legge il libro di W. Meille: Il risveglio
del 1825) era centrata sul tema del peccato e del valore unico e assoluto della
salvezza in Cristo. Il «risveglio» tra
sformò le chiese valdesi allora fortemente introverse in chiese capaci di
aprirsi all’evangelizzazione dell’Italia
subito dopo il 1848.
L’Asilo valdese si trasferirà poi dalla
piazza all’attuale sede nel 1929, e negli
anni ’70 sarà al centro dell’attenzione
delle chiese e della società civile per una
nuova impostazione della sua attività che
si «aprirà al territorio», come dicono gli
assistenti sociali. Con la costruzione di
una nuova ala di fabbricato e successivamente con la radicale ristrutturazione
delle parti «vecchie», con la costruzione
di otto piccoli alloggi nei locali delle
vecchie scuole, si propone di offrire
un’assistenza qualificata alle persone anziane, nel totale superamento dei concetti di «assistenza ai poveri e di beneficenza» privilegiando il rispetto della dignità
della persona e inserendo l’Asilo stesso
in una rete di servizi che siano di sostegno e di appoggio a chi si trova in situazione di necessità.
uomini e le donne della terra
potranno dedicarsi nella pace
al lavoro, realizzando se stessi e trasformando anche la
nuova creazione... Così la
Bibbia celebra la dignità del
lavoro; così vede in esso la
strumento voluto da Dio per
creare «dei veri uomini e delle vere donne».
Quando allora una persona
è senza lavoro, dobbiamo levare la nostra voce per ricordare che non è soltanto in
ballo per lei la possibilità,
pure fondamentale, di procurarsi il cibo quotidiano, ma
sono la sua dignità e la sua
stessa umanità ad essere attentate e che, allora, una società e un’economia che portano a questa situazione sono
contrarie alla volontà di Dio.
In Questo
Numero
Scuola
In questi giorni stanno
per chiudersi le preiscrizioni alle scuole secondarie superiori. In un periodo
di crisi occupazionale
sembra che lo studio scientifico al liceo (è cònseguéntemenle all’Università) abbia sempre un certo
successo.
Pagina II
Impiani sportivi
Il Consiglio comunale di
Pinerolo ha approvato un
bilancio che prevede una
grande serie di opere da
realizzare soprattutto in
ambito sportivo e per il
teatro sociale. Fra le scelte
della giunta anche la «misura» dell’lei.
Pagina II
Rilancio
L’amministrazione di
Villar Perosa si trova di
fronte ad alcune scelte per
il futuro della cittadina: lo
sport e l’individuazione di
nuove aree industriali
sembrano avere un ruolo
centrale nel progetto di
sviluppo.
Pagina III
Anziani
La popolazione della vai
Pellice è in misura rilevante costituita da anziani:
l’ente pubblico ha individuato 140 posti nelle case
di riposo presenti sul territorio, e con queste ultime
ha proceduto al rinnovo
delle relative convenzioni.
Di questo problema e del
bilancio ha discusso l’ultima seduta del Consiglio.
Pagina III
Antichi mestieri
Uno sguardo attento sulle attività del passato ser
ve anche per capire l’oggi.
Una mostra a cura del
Centro culturale valdese.
Pagina III.
8
PAG. Il
L“ Eco Delle ¥vlli ¥vldesi
VENERDÌ 4 MARZO
L'ospedale Cottolengo di Pinerolo
UN NO ALLA CHIUSURA DEL COTTOLENGO — Il
Centro studi del Pinerolese ha presentato, in un incontro
tenutosi a Pinerolo, i risultati della raccolta delle firme per
il mantenimento delle divisioni chirurgiche all’ospedale
Cottolengo di Pinerolo. Le firme raccolte, con l’aiuto della
Lega Nord e di alcuni cittadini e destinate ad essere poste
all’attenzione dell’assessorato alla Sanità della Regione e
aH’amministrazione del Cottolengo, sono 12.593. All’incontro sono state ripercorse le tappe della vicenda Cottolengo ed è stato fatto notare (fra le altre cose) come un così alto numero di sottoscrittori debba indurre alla riflessione e come da parte delle amministrazioni locali ci siano
stati immobilismo e leggerezza. Sono intervenuti al dibattito, fra gli altri. Massimo Depetris per la Lega Nord, il
sindaco di Prarostino, Mario Mauro e il candidato per la
Camera della Lega Nord, Lucio Malan.
LA PRO TOR^ HA UN NUOVO DIRETTIVO — Rin
viata una prima volta, l’elezione del nuovo direttivo della
Pro Loco di Torre Pellice si è concretizzata giovedì 24
febbraio scorso. Presenti una trentina di persone, dopo
un’ampia discussione sul ruolo della Pro Loco è stato eletto il nuovo direttivo, in buona parte rinnovato rispetto al
recente passato, nelle persone di Maurizio Burrato, Renato
Pizzardi, Attilio Sibille, Gastone Segatei, Alma Charbonnier, Monica Martina, Marco Fraschia, Elena Sibille, Roberta Avondetto, Sergio Caglierò e Giampiero Dal Pozzo.
Al nuovo Consiglio toccherà ora di progettare l’attività per
l’anno in corso e suddividere gli incarichi.
INVERSO CONFERMA L’ICI AL 6 PER MILLE — Un
rapido Consiglio comunale ha approvato giovedì scorso la
relazione programmatica per il prossimo triennio e il bilancio preventivo ’94. L’Ici, la tassa comunale sugli immobili, è stata confermata al 6 per mille e alcuni lavori sono stati messi in cantiere. Mentre dovrebbe ripartire il progetto di metanizzazione che per Inverso comporterà una
spesa di 125 milioni, è in previsione il rifacimento di buona parte dell’acquedotto ormai vecchio; l’importo dell’intervento, 250 milioni, non è indifferente per un Comune
come Inverso. Altri progetti di un certo interesse pubblico
riguardano la casa comunale: è prevista l’installazione dell’ascensore contro le barriere architettoniche (60 milioni) e
la sistemazione di un’area adiacente il municipio per utilizzarla come discarica controllata di materiali ingombranti.
QUALE INFORMAZIONE RELIGIOSA? — Si svolgerà
dal 7 all’ 11 marzo a Torre Pellice, presso la Foresteria valdese, un seminario intemazionale di radio evangeliche dei
paesi dell’Europa latina. Tema dell’incontro «raccontare
una storia alla radio»; nell’ambito del seminario è prevista
anche una serata pubblica, martedì 8 marzo, ore 21, sul tema «L’informazione religiosa nelle radio e televisioni».
Interverranno Piero Damosso, giornalista della sede Rai di
Torino, Pietro Buttitta, vaticanista e vicedirettore del Grl,
esponenti di radio evangeliche europee.
CORSO DI LINGUE STRANIERE — Il Collegio valdese
di Torre Pellice organizza un corso di lingue straniere e
metodologia volto al perfezionamento e alla preparazione
al concorso magistrale. Il corso (francese e inglese) è rivolto a docenti di ruolo e non di ruolo della scuola elementare e materna in possesso di una conoscenza di base
della lingua: della durata di 180 ore, sarà suddiviso in due
parti, una da aprile a giugno e l’altra da ottobre ad aprile
’95. Iscrizioni e informazioni presso il Collegio valdese a
Torre Pellice, telefono e fax 0121-91260.
RAYNERI; SOSPESA L’OCCUPAZIONE NOTTURNA
— Gli studenti dell’istituto magistrale Rayneri di Pinerolo
hanno deciso di sospendere l’occupazione della scuola.
«Da parte del Comune - dicono - non sono mancate le
inesattezze e anche le scorrettezze (come convocare rincontro più importante del periodo di occupazione il 17
febbraio, anniversario dell’emancipazione valdese e ben
sapendo che vi è un valdese nel collettivo degli studenti).
Tuttavia abbiamo deciso di dare fiducia agli amministratori attendendo l’inizio dei lavori fra circa 40 giorni. Nel
frattempo abbiamo consegnato al sindaco 2.050 firme raccolte, e organizzato altri momenti pubblici di confronto
sulla scuola partendo dall’esperienza del Rayneri».
FAVORE DEGLI ISTITUTI — Come di consueto le
maestranze della Skf di Villar Porosa hanno effettuato, in
occasione del XVII Febbraio, una sottoscrizione a favore
degli istituti assistenziali valdesi; sono stati raccolti oltre 3
milioni e 500.000 lire distribuiti all’Asilo dei vecchi di
San Germano, all’Ospedale valdese di Pomaretto, all’Uliveto di Luserna San Giovanni e alla Comunità alloggio di
Torre Pellice.
ERE
Le preiscrizioni scolastiche a Pinerolo
Sempre «gettonato»
il liceo scientifico
CARMELINA MAURIZIO
Si Stanno concludendo in
queste settimane le operazioni di preiscrizione alla
scuola secondaria. Le varie
segreterie stanno tirando le
somme per poter sin d’ora
avere un quadro della situazione scolastica del prossimo
anno il più possibile simile a
quello reale.
Come sono andate le preiscrizioni a Pinerolo, dove si
trovano tutti gli istituti e i licei della zona? Per saperlo
abbiamo rivolto una serie di
domande alle segreterie delle
scuole di istruzione secondaria del Pinerolese anche per
individuare le linee di tendenza rispetto alla scelta del
tipo di scuola e per verificare
l’andamento numerico delle
preiscrizioni. Il dato che
emerge subito: la stabilità o
in alcuni casi l’aumento del
numero dei ragazzi e delle
ragazze che l’anno prossimo
frequenteranno la scuola secondaria. Infatti in nessuno
degli istituti e licei di Pinerolo ci sono stati cali notevoli e
in alcuni casi il numero dei
preiscritti alle prime è aumentato. Ancora una volta la
scuola secondaria più «gettonata» è stata il liceo scientifico, che vede un aumento di
quasi cinquanta alunni rispetto all’anno scorso (le previsioni dovrebbero portare a
circa 250 gli iscritti definitivi); stazionaria la situazione
degli istituti tecnici, con
qualche lieve variazione al
rialzo dove sono stati presentati corsi e specializzazioni
nuove. Buone le notizie anche dal fronte linguistico, che
vede circa cinquanta preiscrizioni all’Istituto magistrale
con indirizzo linguistico e
una buona situazione al Liceo valdese pareggiato di
Torre Pellice, che vede i primi risultati di un vasto impegno a favore dei progetto del
liceo europeo.
Varrebbe la pena soffer
marsi su questi dati e chiedersi per esempio come mai
in un momento così particolare rispetto ai problemi
dell’occupazione molti ragazzi e quindi molte famiglie
decidano per il liceo scientifico, che di fatto dopo i cinque anni prevede quasi obbligatoriamente la scelta universitaria. Si comincia forse a
pensare che vale la pena puntare direttamente su una laurea investendo quindi sin da
ora i prossimi dieci anni della
propria vita nello studio. E in
questo senso c’è da registrare
anche la situazione stazionaria dei ginnasi e dell’Istituto
magistrale, che nel corso del
prossimo anno scolastico potranno contare rispettivamente su circa 70-80 iscritti alle
prime classi.
Un altro dato da registrare
è il numero di alunni per
classe che, se le preiscrizioni
verranno confermate, anche
per l’anno scolastico ’94-95
saranno mediamente di 25-30
ragazzi. Se il numero delle
sezioni nelle scuole di Pinerolo rimarrà quasi ovunque
invariato questa è sicuramente una nota positiva per quel
che riguarda il corpo docente, che almeno a livello di
scuole secondarie non dovrebbe subire «tagli» o spostamenti.
Non da ultimo infine vale
la pena ricordare che più di
un terzo degli studenti che
frequentano (e frequenteranno) una scuola secondaria a
Pinerolo proviene dalle valli
circostanti e in molti casi
compie un tragitto che tra andata e ritorno mediamente
dura 40-50 minuti. Nonostante questo, nonostante i
costi sempre più elevati dei
libri di testo e dei materiali
scolastici il proseguimento
degli studi, stando ai dati che
abbiamo rilevato nel corso di
questa indagine sommaria
sulle preiscrizioni, rappresenta una scelta importante e ormai quasi irrinunciabile.
Consiglio comunale di Torre Pellice
Approvato il bilancili in
per il 1994
ADRIANO LONGO
per
Una densa relazione previsionale per il triennio
1994-96 ha fatto da prologo,
lo scorso 25 febbraio, all’approvazione, da parte del Consiglio comunale di Torre Pellice, del bilancio ’94. La relazione evidenzia che il Comune avrà dallo stato un contributo ordinario di circa 689
milioni a cui si dovranno aggiungere il rimborso dei mutui contratti fino al 1993 e alcuni contributi minori; non è
chiaro ancora quanto potrà
arrivare dalla Regione e la cifra è stata confermata uguale
al 1993. Sempre sul fronte
delle entrate è di questi anni
l’adozione di nuove forme di
tassazione, come Pici sugli
immobili o l’Iciap sulle attività produttive, i cui importi
vanno ora in gran parte ai Comuni. L’Ici, che può essere
stabilita in quota variabile dal
4 al 6 per mille, con punte del
7 per Comuni particolarmente
dissestati, sarà quest’anno al
5 per mille con la diminuzione, per i proprietari di case
di prima abitazione, di una
somma pari a 200.000 lire;
dall’lei dovrebbero arrivare al
bilancio oltre 710 milioni.
Niente ritocchi invece per
rieiap, la tassa raccolta rifiuti
e depurazione acque; ritocchi
significativi invece, ma è una
nuova legge dello stato a definirli, per le imposte sulla
pubblicità, pubbliche affissioni e sull’occupazione degli
spazi pubblici. Il bilancio prevede ancora entrate per 160
milioni derivanti dalla vendita di parte dei nuovi loculi e
150 dalle concessioni edilizie. Nel complesso le entrate
per il 1994 saranno di 3 miliardi e 800 milioni di cui 353
come ammortamento mutui;
3.485 milioni andranno invece in spese correnti.
Proprio sul fronte delle spese, le restrizioni economiche
hanno prodotto un loro contenimento: non si è ad esempio
provveduto alla sostituì i
di tutto il personale che^-----
cessato l’attività e in i
casi la strada scelta è
quella dell’affidamento
lavori ^ vr
versi lavori a cooperf^'“”" '
operanti in zona. Nel
servizi il Comune intené
^nnzio.
«Le azi
itorio di
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luova are
lei paese
lomica. i
munque proseguire sulk|“'ÌJ"Ì
da da tempo intrapresa; „
venzione con Luser„a|. ^
1 asilo nido, gestione i
Comunità montana dei i
socio-assistenziali, coni
al Comune di Luserna
collegamento di autobusi
Chabriols, utilizzo in
coordinato delle struti
pubblico interesse quali |
nema Trento o il padig]
di piazza Muston.
Di un certo interesse
interventi di investi:
dovrebbero partire entro
st’anno i lavori, già rii
di ristrutturazione dello |
le comunale di via Filati
cui dovranno sorgere di%viluppar
alloggi econpmico-poptia con ur
la risistemazione degli eiegione
scolastici di viale Dante^o anche
palazzo comunale, la ctiregionale
zione della prima pjjdicaratte
dell’acquedotto dell’Invj Quand
Rolandi. jnel ’90, (
Più in prospettiva, majehiaro e
preciso intento di risponÌstione m
ad esigenze assai sentiteasforzi e
paese, l’amministrazionefmiranti ;
vede di attivare mutui pe:
creazione della galleria d# '
contemporanea (e questoi
derebbe finalmente possipinppf
valorizzare un patrimonial
tistico di rilevanza assoli
che ben poche realtà ci
li di dimensioni analó)
Torre Pellice possono vi
re) e di una palestra dalli!
mensioni idonee ad osÉlYl ^
le attività sportive che 11^
no in Torre Pellice ma^
altri momenti di intratia
mento e di aggregazione jvanile.E infatti sempre!
------- -----
Cile, se non impossibile| \ . '
meno nella stagione invàl-^^”* '
le) organizzare, per eseuji
concerti di musica destini
pubblico fra i 15-25 anni. '
accomu
tjfp dei citte
circoli d
Il Consiglio comunale di Pinerolo ha approvato una serie di opere di investimento
Sei miliardi e mezzo per gli impianti sportiv;
Convocato la scorsa settimana, il Consiglio comunale
di Pinerolo ha discusso la
proposta di bilancio per il
1994 e il programma di opere che r amministrazione intende realizzare. L’elenco
delle opere di investimento è
lungo e ambizioso; il totale è
di oltre 29 miliardi di cui più
di 18 dovranno arrivare da
mutui. Solo il settore sportivo (.secondo lotto della piscina, scuola di equitazione,
circolo tennis, tre nuovi campi di calcio ad Abbadia, Baudenasca e nell’area F3 dove
sorgeranno anche palazzo
del ghiaccio, piscina e bocciodromo) impegna oltre 6
miliardi e mezzo; altri 2 miliardi sono previsti per il teatro sociale, due e mezzo per
l’ottavo ampliamento del cimitero comunale. Queste sono solo alcune delle ipotesi
di intervento dell’amministrazione di Pinerolo. Di minore impatto economico ma
interessanti i 50 milioni per
la pedonalizzazione del centro storico e la stessa cifra
impegnata per un campo nomadi.
Al di là delle possibilità di
contrarre mutui, il bilancio fa
Pinerolo: il mercato, come al solito affollato
i conti con alcune scelte della
giunta; Pici ad esempio sarà
nella misura del 5,2 per mille; ci sarà comunque l’aumento della detrazione sulla
prima casa e, per venire incontro alle famiglie maggiormente in difficoltà che potrebbero trovarsi con gli affitti maggiorati dai proprietari è stato istituito un
fondo sociale di 150 milioni,
fondo che verrà gestito dai
servizi sociali. Dall’lei il Comune prevede comunque di
introitare oltre 9 miliardi; cir
ca un miliardo dovrebbe arrivare dall’occupazione del
suolo pubblico, 1.745 milioni
dall’Iciap.
Il bilancio ha avuto i voti
favorevoli della maggioranza
mentre le opposizioni, ad eccezione del Pri che ha votato
contro, si sono astenute. Fra
le critiche presentate dalle
opposizioni l’elevato costo
dell’informatizzazione, la
esagerata scelta di avvalersi
di onerose cooperative esterne per molti servizi, l’elevato
introito ipotizzato dagli oneri
di urbanizzazione, frutto' j
una scelta precisa dell’®
ministrazione. Non è pai® '
invece l’aumento dei get®.
di presenza agli amminisH •
tori; la maggioranza ave** ^
quel punto solo 19 consi# '
e dunque non è stata in 0* '
di votare l’aumento.
Poca discussione infine*
gli spostamenti aH’inteij ¡
dei gruppi consiliari; l’ex
fa gruppo compatto, Tex®
si è divisa equamente fraP*
tito popolare e Centro®
stiano democratico ma q#
ultimi (fra cui il sinda®
Trombetto) hanno comu#
to di aderire tecnicamente'
gruppo consigliare dei I^f|
lari: per adesso gli equiW
non vanno toccati, si ve®
dopo le elezioni...
________________________
INFORMAGIOVl^
VAL PELLICE
VtaRonia45 - Lusema|'
Giovanni - 0121/90024?
informazioni su
sport, scuola, lavoro, mu^
viaggi, tempo libero
Lunedì e venerdì ore 14'
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9
\RZOi
SebS/en:
lERDÌ 4 MARZO 1994
PAG. Ili
Intervista a Roberto Prinzio, sindaco di Villar Perosa, sui più importanti progetti
^ciiUna nuova area industriale e lo sport
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DAVIDE ROSSO
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illar Perosa è uno dei
centri industriali delle
ostre valli ed è, come altri
•entri, colpito dalla crisi ecoamica. Per chiarirci le idee
ulla realtà di questa cittadina
su come il Comune ha intenone di muoversi siamo andaa sentire il sindaco, Roberto
'rinzio.
«Le aziende presenti sul terL ‘'®*W|itorio di Villar Perosa hanno
•sema jijggjjfjto della crisi generale
lUtopusM conseguente ridimenzo in Iftjonamento occupazionale; si
strutMgnde necessaria quindi, da
f 'l^^liarte nostra, la ricerca di un
1 Padi^ jualcosa di alternativo, bisogna difendere resistente ma
-resse ai ;ontemporaneamente favorire
■'estimi l’insediamento di nuove aziene entro, ie. Già da alcuni anni si sta lagià rii arando all’attivazione della
dello i nuova area industriale al fondo
a FilatWel paese. 11 progetto iniziò a
gere difcvilupparsi una decina di anni
-O'POpifa con un finanziamento della
degli e^Regione e i primi lavori furo0 anche fatti, poi un ufficio
egionale li bloccò per motivi
,i carattere idro-geologico.
Quando noi subentrammo,
id ’90, cercammo di vederci
iva, malchiaro e di risolvere la quei risponi stione ma nonostante i nostri
sentitesforzi e alcuni nostri lavori
razionejmiranti a superare i vincoli
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J®^°|®Pinerolo: alla ricerca di spazi culturali
sa assoli
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analèf
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tra da
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che e
e mai
posti dall’ufficio regionale la
situazione continua a essere
bloccata per motivi indipendenti dalla nostra volontà; noi
comunque speriamo che si arrivi presto alla creazione di
quest’area industriale. Siamo
per difendere quello che c’è
già sul territorio ma voghamo
puntare anche sulla piccola e
media azienda. Ora stiamo pagando la monocultura industriale che ha caratterizzato la
nostra cittadina: c’è bisogno
di diversificare, di creare
qualcosa di nuovo».
- Ma oltre al settore industriale ci sono nuove strade
che pensate di percorrere per
dare nuova spinta all’economia villarese ?
«Certo, Villar Perosa ha vocazione sportiva conosciuta in
tutta Italia. La nostra cittadina
possiede un patrimonio di
esperienze e di attrezzature
che non va sprecato. Bisogna
mettere le nostre attrezzature
sportive in condizione di poter
lavorare al meglio mirando a
fare dello sport nei prossimi
anni un volano di sviluppo
economico capace di portare
nel paese nuovo lavoro. Per
fare questo si pensa all’investimento di capitali finanziari
provenienti dall’istituto del
Credito sportivo volti a dare
completa agibilità e utilizza
port; pittura; poesia
mostre; fotO; astri...
ERICA BONANSEA
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mpredll ^ .
issibileJ A Pinerolo negli ultimi an' r\i
nto,
ne invai-^ sono nate e si sono
r eseMparecchie assodestM^iazioni; se le attività sono
5 ani^ spesso diverse uno scopo le
accomuna: l’aggregazione
jgl dei cittadini. Fra i più noti
circoli del Pinerolese troviamo il «Fabio Neruda», affiliato all’Arci, che ha un’attività ormai ventennale prendendo il nome dal poeta cileno morto nel 1974. Molte le
attività promosse dal Fabio
Neruda, dai corsi di pallavolo
> frullìi amatoriale e di ginnastica ala dell’ii ™stre di pittura e ai con1 è corsi di poesia per dilettanti,
dei gei «Attualmente siamo circa
mminiiH ^00 soci - spiega il presiavèVl “®*tte, Antonio Destino - e
nsiS® le attività proprio
Ita in ^ tille tessere; abbiamo a
^ disposizione un locale in cor. • fine* Torino e quattro palestre
IF ntefl affitto dal Comune
* •. ì’exl vengono organizzate le
1.»,! attività sportive»,
f ft 11 «Circolo pinerolese
? ® astrofili polaris» e il «Club
nii Etnografico Pipino» si rivolI invece a chi coltiva una
** „„ili passione per l’osservazione
mUr Hptri; ____
za
co
gjiel tEcgli astri e per la fotografia,
"h^ì do|< . poco conosciuto grupp
,. ^|| “egli astrofili è animato d;
.' “na ventina di persone, sud
I, SI divise in piccoli gruppi che s
dedicano allo studio di galas
sie, nebulose, pianeti e meteoriti usando, come punto privilegiato di osservazione, il
colle della Vaccera nei primi
giorni di novilunio, perché la
luce della luna impedirebbe
di vedere i corpi stellari più
lontani. L’astrofilo Camillo
Odetto sottolinea di «non
avere la pretesa di scoprire
nulla, ma di osservare, fotografare, confrontare esperienze. L’attrezzatura non è inaccessibile: basta una macchina
fotografica manuale da applicare a un telescopio da 200
mm e un inseguimento equatoriale che permette di fare
delle foto a fuoco nonostante
la rotazione terrestre. Purtroppo il circolo non è molto
seguito e sarebbe estremamente importante poter disporre di uno spazio lontano
da fonti di inquinamento luminoso dove montare una
specola».
Più conosciuto il Club Pipino, nato nel 1972. Le mostre non competitive che organizza in autunno e in primavera sotto i «portici blu»
di via Buniva, e altre esposizioni in sedi di altri fotoclub o nelle città gemellate
con Pinerolo, sono solitamente molto seguite. Anche
questo circolo lamenta per altro una certa carenza di spazi
e di attenzione da parte del
Comune.
OV^
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/90024?
VISUS
di Luca Regoli & C. s.n.c.
OTTICA - via Amaud 5
I
l(X)66 TORRE RELUCE (TO)
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L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s.n,c,
via Roma, 42
^10062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
Il busto di Giovanni Agneili
zione all’impianto per il calcio
e l’atletica e al campo di
hockey prato. La gestione dei
campi verrà affidata alle società sportive arrivando così
alla gestione a “costo zero’’
per il Comune.
Le società sportive dovranno ragionare come società
imprenditoriali mirando a far
lavorare i campi perché più
essi lavorano più c’è un ritorno economico per le società e
più c’è un ritorno di immagine e di movimento per il Comune nel suo complesso.
Questo discorso però, per essere completo, ha bisogno anche di un riferimento alla
ricettività alberghiera. Villar
Perosa possiede già un albergo che offre 50 posti letto e
l’ostello valdese che ne offre
altrettanti speriamo che que
sta operazione sugli impianti
sportivi abbia un ritorno economico anche in questo settore. Impegno nello sport,
quindi, come preciso progetto
di sviluppo economico».
- Una vecchia questione è
quella del parcheggio che doveva sorgere nell’area dell’ex
casa operaia di fronte alla
Skf: cosa ci dice al riguardo?
«La vecchia amministrazione aveva fatto con l’Skf una
convenzione che prevedeva la
costruzione di 94 box in quest’area e al Comune rimaneva,
una volta completata questa
costruzione, l’uso pubblico
del piazzale sovrastante. La
convenzione però prevedeva
anche che la manutenzione del
piazzale fosse per 99 anni di
competenza del Comune, cosa
che noi riteniamo troppo onerosa. Abbiamo proposto alla
Gest Immobiliare (che nel
frattempo ha acquisito i diritti
dalla Skf) tramite un piano di
edilizia convenzionata, di costruire un piccolo fabbricato
(4 alloggi con area sottostante
di 4 negozi) e in cambio la società ci realizza la restante
parte del piazzale e si prende
carico degli oneri di manutenzione. La cosa sta andando
avanti. Riteniamo che solo in
questo modo l’interesse pubblico sia tutelato».
Comunità montana vai Pellice
140 posti per anziani
nelle convenzioni
LFn Consiglio quasi lampo
quello della Comunità montana vai Pellice svoltosi lo scorso 24 febbraio; non che mancassero gli argomenti da affrontare (c’erano il bilancio,
le convenzioni con le case per
anziani, la relazione programmatica per il prossimo triennio). Sono mancate proprio le
persone, in particolare il capogruppo della De o di quel
che diventerà, Claudio Bonansea, impegnato nella campagna elettorale, e l’esponente della Lega Nord, Hertel,
che molto male avrebbe digerito l’abbinamento elettorale
proprio con l’attuale vicepresidente della Provincia.
Così in poco più di un’ora
tutto è stato approvato.
La relazione programmatica dice di un impegno dell’ente su una serie di linee
non nuove ma che in alcuni
casi paiono in fase di rilancio;
le politiche giovanili, l’attenzione al mondo dell’agricoltura, lo sviluppo della valle legato all’ambiente, la cultura e un elemento di novità: i
cittadini extracomunitari. Oltre 100 persone sono iscritte
alle anagrafi dei Comuni, ultimamente anche daH’America Latina, ma vi sono pure innumerevoli casi di persone
che dimorano in valle senza
permessi di soggiorno e in
condizioni di vita ai limiti
Consiglio comunale cii San Germano
Verso un rilancio
delle licenze edilizie
della sopravvivenza. Notevole attenzione la Comunità
montana continua a dedicare
ad altri soggetti in difficoltà;
per quanto riguarda i minori
non vi sono più ragazzi in
Comunità, anche se non sempre gli affidamenti possono
realizzarsi a causa della carenza di famiglie disponibili.
Molte risorse continuano ovviamente ad essere dedicate
al pianeta anziani in una valle
che ha una popolazione in costante invecchiamento.
La Comunità montana-Ussl
gestisce direttamente due case (Casa Barbero a Bibiana,
18 posti per autosufficienti, e
il foyer di Angrogna, 12 posti
per autosufficienti) e ha rinnovato le convenzioni con le
altre case private della valle.
Il rapporto con la Pro Senectute, il Rifugio Carlo Alberto
e l’Asilo valdese di Luserna
san Giovanni e il San Giuseppe di Torre Pellice garantisce
alla valle come minimo 142
posti per anziani. Le rette, fra
quota sanitaria e quota alberghiera, variano anche sensibilmente ma devono tener
conto degli standard di servizi offerti; così al San Giuseppe di Torre la retta è di
70.000 lire al giorno, a Luserna al Rifugio si passa a
88.000, alla Pro Senectute a
85.662 lire e all’Asilo valdese a 84.755 lire.
ARREDAMENTI PER NEGOZI - BILANCE
REGISTRATORI DI CASSA - AFFETTATRICI
via Ribet, 10 - Luserna S- Giovanni
Tel. e fax (0121) 90.18.24
Con una spesa media di
circa 610.000 lire pro capite
per ognuno dei suoi 1.710
abitanti, il Comune di San
Germano ha chiuso in pareggio il bilancio del 1993, anzi,
ha potuto far registrare addirittura, un residuo di 231 mit
lioni. Nella medesima seduta
il Consiglio comunale del 25
febbraio ha anche approvato,
sempre all’unanimità, la previsione per il 1994.
In base al bilancio approvato si potrà contare su 2,7
miliardi in entrata (mentre infatti diminuiscono del 10% i
trasferimenti dallo stato. Pici
rimane al 5,5 per mille con
un gettito presunto di 90 milioni, e non aumentano le altre tasse, si potrà curare meglio la riscossione, ad esempio di quella sulla raccolta rifiuti, e la Regione per parte
sua contribuirà per 18 milioni
sulle scuole); ci saranno minori spese di manutenzione
ordinaria, in particolare per
l’acquedotto che è stato ben
risistemato negli ultimi anni;
si faranno piccole, ma utili,
economie.
Il sindaco, Bergeretti, ha
anche comunicato che tutti i
mutui richiesti in passato,
soprattutto per gli impianti
sportivi, sono arrivati molto
tempestivamente e si è potuto
sfruttare al massimo previsto
il contributo statale: questo
perché ci si è mossi per tempo e bene.
Per quanto riguarda le licenze edilizie è probabile ci
possa essere un rilancio verso la fine dell’anno; potrebbe
infatti per quel periodo essere approvata la variante al
piano regolatore. Nella previsione per l’anno 1994 c’è
anche una spesa di 53 milioni per risistemare la piazzetta
della frazione Turina, demolendo un vecchio edificio comunale, allargando lo spazio
con un giardinetto e costruendo un muro di sostegfio del terreno con pietra a
vista; inoltre è prevista la ristrutturazione degli uffici comunali e il rifacimento del
tetto della Villa.
Per gli spettacoli e le manifestazioni sarà in vigore una
convenzione con l’Unione
sportiva sangermanese; la
consigliera Beux ha infine illustrato il buon funzionamento dell’associazione del
Parco, che oltre alla manutenzione e alla messa a dimora di numerose piante, prevede l’acquisizione di una stazione meteorologica, conferenze sui giardini e viaggivisita ad alcune famose ville
italiane con parco.
Una mostra sugli antichi mestieri
La cultura non vive
di soli libri
MILEMA MARTINAT
Al primo piano dell’ex
convitto di Pomaretto
spicca, sulle pareti appena dipinte di bianco, un quadretto
con scritto «Centro culturale
valdese», perché il Centro
culturale non è solo a Torre
Pellice ma in diversi punti
delle nostre valli e non solo.
Quando si pensa al Centro
culturale si pensa subito ai libri ma «la cultura non è soltanto libri - ha detto il pastore Giorgio Tourn il 17 febbraio, giorno dell’inaugurazione - ma la capacità di
esprimere ciò che si ha dentro in modo che un altro possa capire. Il lavoro di miniatura in legno di modellini che
rappresentano antichi mestieri delle nostre valli esposti
nel nuovo Centro sono un lavoro di alta cultura; i nostri
figli forse non capiranno ma
avranno la percezione di come era il mondo».
Oltre l’insegna si apre una
luminosa e ampia stanza, con
esposti i numerosissimi modellini della collezione Carlo
ed Enrichetta Ferrerò. Miniature di uomini e donne intenti
a svolgere un antico mestiere
delle nostre valli. Oltre
all’esposizione delle miniature vi sono anche chiari pannelli esplicativi con delle foto
inerenti le varie attività. Anche i bambini delle scuole di
Pomaretto e Riclaretto hanno
voluto essere presenti a questa iniziativa offrendo dei loro disegni.
«Un’esposizione permanente di antichi mestieri precisa Franco Calvetti, presidente del Centro culturale non è un museo, non è solo
passato, ciò che era e non è
più, si vuole creare una me
moria per chi non ha visto:
una documentazione che deve far pensare le persone di
oggi, una strada su cui camminare. Durante l’inaugurazione è intervenuto anche il
moderatore, Gianni Rostan,
che ha sottolineato l’importanza dell’apertura di un
Centro culturale in vai Germanasca e ha evidenziato
l’importanza dell’attenzione
al lavoro. Ricordare che cosa
è stato fatto è una parte importante della nostra esistenza, soprattutto in questo momento nel quale il lavoro desta enormi problemi. Un saluto anche dal presidente della Fcei, pastore Giorgio Bouchard.
Sarà costituito un gruppo
«amici degli antichi mestieri», per il momento tutti coloro che desiderano visitare
l’esposizione possono concordare un appuntamento rivolgendosi a Carlo Ferrerò
(tei. 0121-81018), Franco
Calvetti (82308), Milena
Martinat (800167).
10
PAG. IV
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Le torte salate, cotte al
forno, sono originate
dalla necessità di insaporire
e trasformare il pane, l’alimento più semplice ed essenziale. Gli ingredienti
che le costituiscono, precedentemente cucinati o anche crudi, vengono distribuiti su una base di pasta (o
sfoglia) e poi cotti al forno.
La vivanda ottenuta è quasi
sempre così sostanziosa da
costituire un piatto unico,
completo sotto il profilo
nutrizionale, che consiglio
di accompagnare con un’
abbondante insalata di stagione: in questo periodo
l’ideale è un’insalata verde
di finocchi tagliati fini.
Quiche Lorraine
Poiché il procedimento
della pasta sfoglia è lungo
e alquanto difficile vi consiglio di comprare una scatola di pasta sfoglia surgelata già stesa. Con il secondo rotolo potrete fare un
ottimo strudel (oppure tenerlo nel congelatore).
Mentre la vostra pasta sfoglia si scongela, preparate
gli altri ingredienti per la
Quiche Lorraine di porri:
2-3 porri piuttosto grossi,
una besciamella liquida a
base di brodo vegetale (1
tazza da tè), tre uova, sale,
pepe o, se preferite, un pizzico di peperoncino rosso
in polvere.
Tagliate a rondelle sottili
il bianco dei porri e metteteli in una padella antiaderente precedentemente
spennellata d’olio. Salate,
coprite e fate cuocere a
fuoco basso. Se i porri tendono ad abbassarsi aggiungete 2-3 cucchiaiate d’acqua. A cottura ultimata
mescolate la besciamella
piuttosto liquida ai porri e
aggiungete il peperoncino
(o il pepe, ma con i porri io
preferisco il peperoncino).
Foderate una padella antiaderente da forno con la pasta sfoglia e riempite con il
composto di porri e besciamella, battete bene le uova,
insaporite con un pizzico
di sale e, se potete permettervela, una cucchiaiata di
panna da cucina, che verserete sul composto.
Mettete il tutto in forno
ben caldo; quando la pasta
sfoglia comincia a colorire
potete abbassare il calore a
180°. Lasciate cuocere sinché si sarà formata una
crosta dorata in superficie.
Accompagnatela con un’
insalata di cuori di finocchi
tagliati a fettine sottilissime. Con le foglie più esterne dei finocchi potrete preparare una deliziosa zuppa
invernale.
Zuppa di finocchi
Ingredienti per 4 persone:
6 foglie esterne, litri 1,200
d’acqua, 1 dado vegetale, 2
cucchiai di farina d’avena,
sale e pepe, 8 fettine di pane vecchio seccato nel forno, una spolverizzata di
parmigiano.
Fate cuocere le foglie del
finocchio tagliate a fettine
sottilissime nell’acqua insaporita con il dado. Quando
tendono a disfarsi aggiungete, mescolando con una
frusta, la farina d’avena.
Lasciate cuocere per altri 510 minuti mescolando perché non si formino grumi.
Mettete le fette di pane in
una pirofila da forno, spolverizzatelo con il formaggio grana e versatevi sopra
la zuppa di finocchi. Lasciate gratinare nel forno
già caldo per 10-15 minuti.
Buon appetito!
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
L-A PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
E Eco Delle ¥ìlli Iàldes:
CALCIO — Dopo un paio di turni non troppo brillanti il Pinerolo
torna alla vittoria nel campionato nazionale dilettanti e riguadagna così il quarto posto in classifica. Una bella rete di Fabbrini, dopo pochi
minuti dal fischio di inizio, ha dato la vittoria ai biancoblù domenica
al Barbieri sul Grosseto. I toscani hanno cercato ripetutamente il pareggio, ma sono stati ancora i locali a sfiorare il raddoppio su contropiede. Nella giornata in cui la Pro Vercelli aggancia la vetta della classifica, il Pinerolo si conferma dunque una brillante realtà del campionato; domenica trasferta con la Migliarinese, terzultima in classifica.
BOCCE — Le formazioni pinerolesi escono male dall’ultimo turno
del campionato di Al; chiamate a confrontarsi con le prime due in
classifica in lotta per lo scudetto, il Veloce e la Valpellice hanno subito due sconfitte ad opera della Chiavarese e del Tubosider. I liguri si
sono aggiudicati lo scudetto per il quinto anno consecutivo, anche se
con un solo punto di vantaggio sul Tubosider Asti; per il Veloce un
quarto posto da non disprezzare mentre per la Valpellice c’è l’amarezza della retrocessione in A2.
VOLLEY — Un grande Pinerolo femminile si aggiudica il confronto al vertice della B1 superando per 3 a 1 il Santa Croce e ritorna
dunque al comando, in compagnia, oltre che delle toscane, del Castellanza. Le pinerolesi si sono aggiudicate brillantemente i primi due set,
subendo poi il ritorno del Santa Croce nella terza frazione. Netto il
successo (15 a 1) per le ragazze di Mina nel quarto e decisivo set. Nel
campionato maschile di B1 il Pinerolo ha messo in difficoltà la capolista Lecce Pen sul parquet di Torino; addirittura i pinerolesi si sono aggiudicati a 1 il terzo set, ma alla fine ha prevalso la capolista per 3 a 1.
Nel campionato di CI femminile, prosegue la marcia dell’Antares di
Pinerolo, sempre seconda; sabato le giovani pinerolesi sono andate a
vincere per 3 a 0 a Carmagnola.
PALLAMANO — Si sono disputate durante la settimana, presso la
palestra «Torrazza» di Torino le fasi conclusive del campionato valido
per l’assegnazione del titolo provinciale studentesco di pallamano
femminile. L’Istituto alberghiero di Pinerolo ha battuto nettamente per
10 a 6 la formazione torinese dell’Istituto Aldo Moro. Nella finale per
11 terzo posto successo per 9 a 6 del Liceo classico Porporato di Pinerolo sul magistrale Regina Margherita di Torino.
CORSA CAMPESTRE — Si è svolta domenica 27 scorsa a Grugliasco la terza prova Uisp per l’assegnazione del titolo individuale
per categoria in prova unica. Oltre 470 i partecipanti. Nelle categorie
giovanili il G. S. Pomaretto si è imposto con 242 punti davanti allo
Scalenghe (201) e al Piossasco (118). I migliori piazzamenti fra i valligiani: pulcini femm.: Cinzia Baret 2^ Luana Breuza 4“ e Lara Ribet 5“;
ragazze: Susi Pascal U, Manuela Barus 2“, Ivana Roberto 5“; allievi:
Manuel Griot 2°, Cristiano Micol 3”, Simone Bertalotto 5°; allieve: Katia Pons 4“; junior femm.: Monica Ghigo 4\ Maura Pegoraro 5^ junior
masc.: Marco Gastaut 2°, Patrick Pons 3°; senior 20: Federico Clement
4°; senior 30: Paolo Canino 4°; senior 55: Alfredo Benedetto 6°.
SCI — Sulle nevi di Ceresole Reale, nel cuore del parco del Gran
Paradiso, si sono svolte domenica 27 febbraio le gare della coppa
«Venerino», valevole per i campionati provinciali. Nella categoria veterani il migliore dei pinerolesi è stato Alfredo Bertin di Angrogna.
Fra i pionieri successo di Giulio Chauvie (Frali); 5“ un altro atleta di
Frali, Giulio Laurenti; doppietta delle ragazze della vai Germanasca
nella categoria baby, con Ketty Pascal prima davanti a Stefania Bonino. Successo anche fra i cuccioli femminile grazie a Monica Magnarini del Passet Pragelato. Nella categoria ragazze vero e proprio dominio dei giovani locali: ha vinto Serena Peyrot (Frali), davanti nell’ordine a Stefania Ghiri (Passet), Stefania Bonansea (Passet), Francesca
Bonino (Frali), Giulia Magnarini (Passet), Erika Breuza (IVali). Ottimo anche il risultato per i ragazzi: primo è giunto Marco Gribaudo
(Passet) davanti a Paolo Nota (Passet), Diego Lageard (Frali), Luca
Gay (Angrogna) e Mario Pe.rro (Frali). Fra le allieve podio valligiano
con il successo di Francesco Albarello (Passet) davanti a Antonella
Chiavia (Angrogna) e Elisabetta Ferro (Frali). Quattro delle valli anche ai primi posti fra gli allievi; successo di Daniele Breuza (Frali) davanti a Alessandro Sappè, Patrick Bonansea e Robert Degano, tutti del
Passet. Successo per il Passet negli aspiranti: Chiara e Elena Groppo si
sono classificate rispettivamente prima e seconda.Sara Valsania è
giunta seconda nella categoria junior, mentre Cristiano Rostan è giunto 6° nella categoria senior.
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì.
Occhi di serpente; sabato. Nata
ieri; da domenica a giovedì, Mrs
Doubtfire. Feriali ore 21, domenica 15, 17, 19,21.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21,15, Giona che
visse nella balena; sabato, ore
20 e 22,10, Piccolo, grande
amore; domenica, ore 16, 18, 20
e 22,10 e lunedì, ore 21,15, Senti
chi parla adesso.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200
FM 96.500
tei. 0121/91.507
Lucio Malan, candidato alla Camera per la Lega Nord,
Forza Italia, il Centro cristiano democratico e l’Unione di
Centro, incontrerà la popolazione giovedì 3 marzo al bocciodromo di Luserna San
Giovanni, venerdì 4 al municipio di Perosa Argentina,
lunedì 7 marzo al ristorante
Americano di Bibiana; gli incontri iniziano alle 20,45.
Bernardino Ambrosio
(Partito popolare), Giorgio
Bouchard (Progressisti), Lucio Malan (Lega Nord, Forza
Italia, Centro cristiano democratico, Unione di Centro) e
Attilio Sibille (Riformatori),
parteciperanno a un dibattito
organizzato dalla Chiesa valdese di San Germano Cbisone, pres.so la sala valdese alle
20,45 di martedì 8 marzo.
Torre Pellice
CONTAHO TELEFONICO
Il Club alcolisti in trattamento, in coiiaborazione
con Radio Beckwith evangelica, offre un servizio di contatto teiefonico ogni martedì
sera, dalie 20,30 alle 22 al
numero 0121-91507.
VENERDÌ 4 MARZO II
4 marzo, venerdì — TORRE
PELLICE: Presso la sede del
Cai in piazza Gianavello, alle 21,
si svolgerà una proiezione di diapositive, a cura di Erich Charbonnier, sulla fauna alpina.
4 marzo, venerdì — PINEROLO: Il Museo d’arte preistorica e il Centro studi organizzano
un ciclo di incontri suH’archeologia e l’antropologia. Il primo si
svolge alle 21, presso la sala del
comprensorio in via S. Giuseppe:
il doti. E. Comba, dell’Università
di Torino parlerà su «Antropologia culturale, etnologia e musei».
4 marzo, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 21, nel salone
Opera gioventù, si svolgerà una
serata di promozione del volontariato. E previsto un concerto
del coro Bric Boucie, diretto dal
maestro Piergiorgio Bonino e la
partecipazione di esponenti di associazioni operanti in zona quali
Fidas, Avis, Admo e di medici
ospedalieri.
6 marzo, domenica — SAN
SECONDO: Alle ore 21, nel
tempio valdese, si svolgerà un
concerto del quintetto a fiato
dell’Insieme cameristico di Torino; Flavio Cappello, flauto, Massimiliano Salmi, oboe. Angelo
■Vinay, clarinetto, Mary Knepper,
corno, Alberto Brondello, fagotto, eseguiranno brani di Danzi,
Taffanel, Milhaud, Hindemith.
8 marzo, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI; Il
sindacato pensionati della Cgil,
in collaborazione con le associazioni Auser del Pinerolese, organizzano una giornata di dibattito e riflessione per affermare i
valori della donna nella società.
Presso la sala Albarin, dopo il
pranzo al ristorante Centrale,
Bmna Peyrot parlerà su «Essere
donna nella storia»; a seguire
canti e balli tradizionali col grappo folcloristico della vai Chisone
«La teto aut».
8 marzo, martedì — TORRE
PELLICE: Alle ore 21, presso il
cinema Trento, il grappo Valpellice dell'Associazione per la pace
e il gruppo Italia 90 di Amnesty
International organizzano, in occasione della festa della donna,
una proiezione del film «Il lungo
silenzio», della regista tedesca
Margarethe von Trotta.
Sabato 5 marzo — TORRE
PELLICE: Prende il via la terza
edizione della rassegna teatrale
in dialetto piemontese in vai Pellice; il ricavato delle serate andrà
ancora una volta a favore della
ristrutturazione della Casa per
anziani San Giuseppe. Alle 21 il
primo spettacolo; la filodrammatica Sancarlese presenterà la
commedia in tre atti di Dino Beimondo ’L re del petrolio.
Sabato 5 marzo — VILLASECCA: Alle 20,30 la Filodrammatica replica il suo spettacolo
teatrale.
Domenica 6 marzo — ANGROGNA: La «Compagnia degli erranti» presenterà, alle 21
presso la sala unionista, lo spettacolo C’è una spia russa in
mezzo a noi. Il problema di cercare una comunicazione autentica e un dialogo spontaneo al di
là degli schemi e delle «maschere» morali e sociali è il tema della serata.
Sabato 12 marzo — SAN
SECONDO: L’Unione giovanile
valdese presenta, alle 20,30 presso la saia valdese, la commedia
in tre atti di Franco Roberto Non
c’è posto per gli angeli. Repliche previste domenica 13 e sabato 19. Stante la capienza della sala è opportuno prenotare i posti
telefonando allo 0121-500435.
Sabato 12 marzo — PINEROLO: Prende il via la seconda
rassegna primaverile di spettacoli
teatrali organizzata dalla scuola
di teatro «Il cantiere» in
collaborazione con il Comune.
Alle 21, nell’auditorium del Liceo scientifico in via dei Rochis,
verrà presentata La storia di Angelica e Orlando, liberamente
tratta da L’Orlando furioso di L.
Ariosto rivisto in chiave ironica.
Nelle Dieci
Chiese II in
valdesiU n
PINEROLO - SaW-------------^
5 marzo, alle 17, nei loj
della chiesa valdese di >
dei Mille proseguono j.
incontri teologici «GiovaV”'"'^
ni Miegge»; il temal>“\^“
giustificazione medianffitl°’^“^^°r
fede, capitolo XI deSS™'’
libro dell’Istituzione
stiana di Giovanni Calv¿Qirfi|
PRAMOLLO - Concordi
prossime riunioni quai^nancio
rah SI svolgeranno vene^romoss
4 marzo, ore 20 ai Clotfi|,ese per
giovedì 10, alle 20, ai l|[a, dal (
lechi. fccuola e
TORRE PELLICE > ovimei
Ospite dell’Unione feinn|svolto il
nile, domenica 13 maiAella sai
ore 15, sarà il pastore Cltfiitaudi.
dio Pasquet. Nella sté^ Già nc
seduta saranno elette le ^uttiva i
legate al congresso nádente de
naie della Ffevm in p^direttor
gramma a Ecumene jipità», h:
aprile e il 1 ° maggio. ,'le la pj
RORÀ — Domenica;
marzo, alle 10, nella
Morel, culto con assemM
di chiesa.
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PRALI — Le prossaidel disc
riunioni quartierali Ij^a^arn
svolgeranno a Villa, ©1
19,30 di martedì 8 marzo^jg pres
Indiritti (pomeriggio) e|«Carta
Cupo, ore 19,30 di mer«jparticol
ledi 9 marzo. , ìfruiscoi
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Servizi
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CHISONE - GERMAI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, f(
Ospedale valdese, Poma«
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Guardia medica: .braio, i
notturna, prefestiva, festivi sessua
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mente
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
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11
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
lÈi^Dieci anni dopo un convegno fa il punto sui problemi aperti per la società italiana
SUn bilancio laico del neoconcordato
FEDERICA TOURN
rutto di insipienza
giuridica, o forse di
Toppa sapienza». Soggetto
ella questione il «neoconordato» firmato da Craxi e
asaroli il 18 febbraio del
984, e definito così al conegno nazionale «Febbraio
984-febbraio 1994. Il neo:oncordato ha dieci anni: un
Quai^ilancio laico». L’incontro,
^ veneilbromosso dal Comitato torii Clotg|)ese per la laicità della scuo0. ai dal Comitato nazionale
cuoia e Costituzione e dal
lovimento «Carta ’89», si è
volto il 18 febbraio a Torino
ella sala della Fondazione
inaudi.
Già nella relazione introduttiva Carlo Ottino, presidei Comitato torinese e
lirettore della rivista «Lai:ità», ha criticato radicalmen:e la prassi concordataria, inompatibile con i principi di
ovranità e di laicità dello sta:o. È toccato poi agli interenti successivi spiegare più
|a fondo ambiguità e difetti
prossn|jgj discusso accordo di Villa
stali iMadama.
illa, Mario Alighiero Manacorrnarzog|(ja^ presidente del movimento
;gio) e|«carta ’89», ha parlato in
li ineicipajTjgolare dei vantaggi di cui
‘ ¡fruiscono le scuole cattoliche
_____4in forza dell’articolo 9 del
_____l^lConcordato, che va ben al di
|là dell’articolo 33 della Coistituzione laddove garantisce
J i«alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente
Il cardinale Casaroli con Bettino Craxi alla firma del nuovo Concordato
scuole di ogni ordine e grado
e istituti di educazione»,
mentre la norma costituzionale non menziona quel
«di ogni ordine e grado», coda significativa che ha permesso di istituire, per esempio, un gran numero di scuole
materne cattoliche. Con lo
stesso espediente si è ottenuto
che l’insegnamento della religione cattolica continui ad essere assicurato in tutte le
scuole pubbliche non universitarie. Nel Protocollo addizionale, all’articolo 5, lettera
''•“Convegno a Venezia dell'Arci-gay
ìncere le ragioni
deiripocrisia
RITA GAY
ica:
ARZO
Farmi
erto 1,1
Bl. 81000
I. 201461
i è svolto a Venezia, nel
pomeriggio del 19 febbraio, il convegno sull’omo, festiW sessualità dal titolo Le ra\gioni dell’ipocrisia, di cui
i «Riforma» aveva tempestivaI mente dato notizia. Nel suo
ìf
ca:
ARZO
eia FeiiP''™® progetto il convegno,
^eie 3^ oj’g^nizzato dall’Arci-gay di
^ Venezia, avrebbe dovuto
91996 U''®^g^rsi nei giorni di sabato
,regio I® domenica, con l’attiva colI laborazione della locale Chiesa valdese. Per difficoltà successivamente insorte questa
collaborazione non si è potuta
1 attuare (ma si spera di realiz, festivi^ zarla un seguito), cosicché i
Brolo, 1^ sette interventi previsti per le
( due giornate sono stati «stipa( I ti» nel solo pomeriggio di sardo, tsli^^to. Di conseguenza non c’è
: stato dibattito, benché il salone S. Leonardo fosse pieno di
gente.
Sono intervenuti come relatori esterni Paola Dall’Orto,
fondatrice dell’Associazione
dei genitori di figli omosessuali (Agedo), la psicoioga
Rita Gay e il prof. Ermanno
,Genre (sui fondamenti teologici dell’atteggiamento prote, stante rispetto al problema).
Successivamente hanno parla_i ^9 '^dalP interno» della condi5*s**«^ rione omosessuale Giovanni
^I^^R’Orto, che ha vigorosaÀ’’J^^nte affermato l’urgenza
etti V che gli omosessuali stessi asn fumano una più decisa voprud^ lontà di visibilità e di presenC’ attiva senza più cercare di
?^***«r li,®*®9iidersi nell’anonimato;
lina p , Graziella Bertozzo, segretaria
dell’Arci-gay-don1*^’ saputo ripercorrere
d. F'^, storia del movimento anlatico, ' dando ben oltre la pura crona
ca e aprendo squarci di vissuto omosessuale femminile nel
segno della differenza di genere; Massimo Mariotti della
Cgil, che ha puntualizzato la
situazione degli omosessuali
sul posto di lavoro in base alle
leggi vigenti; e infine Mario
Stefani, poeta e scrittore, che
ha brevemente concluso la serie degli interventi. Al termine hanno trovato posto alcune
brevissime testimonianze provenienti da gruppi di credenti
omosessuali, tra cui quella del
nostro Giovanni falla.
Devo dire che, nei colloqui
e nei contatti avvenuti tra le
quinte, prima e dopo il convegno, ho raccolto varie osservazioni critiche a proposito di
noi valdesi perché, salvo rarissime eccezioni come quella
citata, i credenti omosessuali
valdesi sembrano altrettanto
preoccupati di non rivelarsi
quanto quelli cattolici. Può
darsi che ciò sia dovuto proprio al fatto che all’interno
della Chiesa valdese non c’è
un problema di «trasgressione», non essendovi un magistero che detta regole di condotta; ma in tal caso si mancherebbe di solidarietà e fraternità nei confronti degli
omosessuali di altre confessioni religiose, soprattutto cattolici. Riferisco queste critiche perché ne ho rilevato
un’ampia diffusione, che non
mi aspettavo di trovare.
Pur nei suoi limiti organizzativi, il convegno è stato
un’esperienza interessante
per le voci diverse che si sono sentite e per quello che si
può considerare l’inizio di
una vera e propria battaglia
per la visibilità delle persone
omosessuali.
a), infatti si afferma che l’insegnamento della religione
cattolica è impartito «in
conformità alla dottrina della
chiesa» e «nel rispetto della
libertà di coscienza degli
alunni», due principi in palese contraddizione fra di loro.
Con tutte le complicazioni
del caso: come è noto, quella
che dovrebbe essere una libera scelta di avvalersi o no
dell’ora di religione diventa
spesso una restrittiva opzione
tra l’insegnamento della religione cattolica e una fantomatica «ora alternativa».
Questo nonostante nelle Intese stipulate dalla Repubblica
italiana con gli altri culti venga dichiarato più volte che
«l’insegnamento religioso
non abbia luogo secondo orari che abbiano per gli alunni
effetti comunque discriminanti».
Il prof. Piero Bellini, dell’
Università La sapienza di
Roma, ha invece sottolineato
la possibilità di contrasto tra
una sentenza civile di divorzio e una canonica di nullità
matrimoniale. Anche senza
voler parlare deH’ipocrisia di
questo secondo tipo di pronuncia, che con il suo effetto
retroattivo cancella il matrimonio come se non fosse
mai avvenuto, non si deve
dimenticare che gli effetti
patrimoniali sono diversi nei
due casi: mentre con il divorzio il coniuge deve pagare un
assegno vitalizio a titolo di
alimenti, nel caso della nullità non è previsto alcun obbligo economico, o tutt’al
più soltanto nei primi tre mesi. Per la mancanza di una
norma che almeno equipari
negli effetti patrimoniali il
divorzio alla nullità, sono
numerosissimi i casi di coniugi che si sono rivolti alla
chiesa per esimersi da ogni
responsabilità.
Per quanto riguarda invece
i beni culturali, oggetto
dell’intervento di Sergio Lariccia anche lui professore alla Sapienza, si è detto che lo
stato si accinge a regalare alle
parrocchie costituite come
persone giuridiche le chiese
in cui esse hanno sede. Verrebbero così ceduti alla Chiesa cattolica monumenti di
grande valore, in virtù di una
contestata sentenza del Consiglio di Stato secondo cui il
passaggio di proprietà sarebbe automatico dopo il riconoscimento della personalità giuridica di un ente. In
contrasto, però, non solo con
gli articoli 822 e 823 del codice civile, che assegnano al
demanio pubblico tutti i beni
immobili di interesse stori-.
,co e artistico, ma anche con
l’articolo 9 della Costituzio
L'attività del Ceiam a Milano
Gli stranieri hanno
diritto alla casa?
ne che conferisce alla Repubblica la tutela di questo
patrimonio.
E, infine, i costi per lo stato: Ì’8 per mille Irpef (oltretutto di difficilissimo calcolo), che secondo la propaganda della Chiesa cattolica dovrebbe essere destinato
alle attività di culto e alle
opere caritative, in realtà serve al sostentamento del clero,
perché le offerte deducibili
fatte dai fedeli hanno superato di poco i 40 miliardi rispetto ai 1.000 previsti. In
più, a coloro che decidono
spontaneamente di assegnare
la quota alla Chiesa, va aggiunta la ripartizione proporzionale in base alle scelte
espresse dei contribuenti che
non hanno indicato nessuna
preferenza, cosicché il 45%
del ’90 è diventato il 76%
dell’importo da spartire.
Sommando le altre spese, insegnanti di religione, cappellani, contributi per gli edifici
di culto e opere di urbanizzazione connesse Marcello Vigli, delle Comunità cristiane
di base, ha stimato in circa
2.000 miliardi i costi complessivi. Ma le conseguenze
più gravi sono sul piano politico-sociale, perché questo
denaro accresce il potere delle gerarchie cattoliche, soprattutto di una struttura autoritaria come la Cei.
La tavola rotonda del pomeriggio, a cui hanno partecipato anche Gustavo Zagrebelsky, Aldo Ribet, Bianca Guidetti Serra e Guido Fubini, ha
sostanzialmente ribadito la
condanna di un concordato
che, a quanto ha riportato
Manacorda, non convince più
neanche lo stesso Casaroli.
Solo Fubini, della comunità
ebraica, preferirebbe invece
dell’abrogazione invocata da
tutti gli altri, un’ulteriore revisione del Concordato, che
annulli i privilegi alla Chiesa
cattolica e regoli nello stesso
modo i rapporti dello stato
con tutte le confessioni. Ma
la convinzione generale è che
la legge comune dovrebbe
bastare a regolare questo tipo
di rapporti. «Il pluralismo
non deve esere pluralità di
monismi, o si rischia la ghettizzazione - ha concluso Piero Bellini -. Non devono esistere scuole cattoliche o piscine cattoliche, perché questi
servizi devono essere di tutti
e senza connotazione confessionale. Non si può accettare
che lo stato aiuti il credente a
essere credente, perché non
aiuta il laico a essere tale: bisogna lasciare che il cittadino, se vuole, aderisca alla fede che preferisce, ma senza
ostacolarlo né sorreggerlo in
alcun modo».
MAURIZIO SENS
L9 attenzione che i mezzi
di comunicazione dedicano ai vari problemi sociali
ne amplifica o ne attenua
Timpatto sull’opinione pubblica cosicché, a seconda che
vi siano episodi di cronaca
che spingono un certo problema sociale sulle prime pagine
dei giornali o nelle prime edizioni dei Tg, cresce o diminuisce la percezione del problema stesso da parte della popolazione.
Ultimamente gli episodi di
cronaca legati agli immigrati
hanno perso la peculiarità di
far notizia, schiacciati dai
maxiproblemi nazionali: così
può sembrare che il problema
dell’accoglienza ai migranti
sia diventato meno rilevante.
In realtà il problema dei cittadini cosiddetti extracomunitari
è.ben lungi dall’essere risolto.
La regolamentazione dei flussi migratori sembra essere rimasta soltanto un’enunciazione di buone intenzioni, l’equiparazione dei cittadini extracomunitari muniti di regolare
permesso di soggiorno e più o
meno regolarmente occupati è
limitata anch’essa a semplici
enunciazioni di principio.
La presenza di cittadini
stranieri, è vissuta con disagio
da una buona parte della popolazione delle grandi città,
ed è significativo il consenso
ottenuto nelle ultime elezioni
amministrative da quei gruppi
e da quei candidati che hanno
fatto della «bonifica» delle
città il proprio cavallo di battaglia. È di questi giorni la
notizia che il Comune di Milano intende contestare i criteri di formazione delle graduatorie di assegnazione delle case popolari in quanto hanno
consentito l’inserimento di un
numero giudicato eccessivo di
cittadini stranieri (è stato poi
precisato che è solo il 20%).
In questo quadro rimane
quindi di fondamentale importanza l’opera svolta dalle associazioni volontarie, la maggior parte delle quali sono di
ispirazione religiosa, che garantiscono la prima e la seconda accoglienza, l’assistenza
sanitaria, l’aiuto per la ricerca
del posto di lavoro, l’educazione e l’assistenza dei minori. In questo settore molto variegato e disorganico si inserisce il modesto ma deciso impegno della Ceiam che, dopo
un anno di attività dedicato
aU’allestimento del Centro di
seconda accoglienza di via
Ampola a Milano può oggi,
con un’organizzazione già avviata, un coordinatore (il pastore emerito Salvatore Briante) e gli otto posti letto tutti
occupati, guardare con maggiore lucidità ai problemi che
sono strettamente connessi
all’accoglienza.
Ritenere infatti che offrire
un posto letto per un certo
tempo (6-12 mesi) in una
struttura adeguatamente ricettiva significhi aver risolto il
problema dell’alloggio è illusorio; infatti al termine del periodo di soggiorno l’ospite, se
non ha trovato una sistemazione più stabile (altri centri di
accoglienza, camera ammobiliata, appartamento in affitto,
casa popolare), vede prospettarsi il pericolo di dover tornare a forme di vita precarie e
talvolta degradanti. E chiunque si sentirebbe a disagio se
dovesse lasciare un alloggio
dignitoso e igienico per tornare a vivere alla giornata.
Poiché le remore alla locazione di alloggi da parte di
piccoli proprietari sono ancora
assai forti (e in parte comprensibili per via di una normativa assai precaria e di difficile attuazione) l’impegno
della Ceiam è quindi rivolto
oggi in particolare ad aiutare e
incoraggiare gli ospiti a trovare soluzioni abitative più stabili. Si presta loro assistenza
nelle trattative con agenzie
immobiliari o proprietari di
appartamenti in affitto e si offre a quanti trovano un alloggio l’arredamento essenziale
per renderlo abitabile, grazie
alla continua raccolta di mobili ed elettrodomestici usati.
Dall’inizio dell’attività a
oggi diversi ospiti hanno lasciato via Ampola per una sistemazione abitativa propria,
magari riunendo le proprie
forze finanziarie, grazie a un
sodalizio nato durante il soggiorno nel Centro, per poter
fronteggiare l’impegno gravoso di un affitto «libero». Oggi
il consolidarsi dell’attività
della Ceiam, che opera su base interdenominazionale, sta
inoltre spingendo a dar corso
alla creazione di un’associazione di volontariato che possa agire nel quadro e con gli
eventuali benefici delle norme
tradizionali e regionali vigenti
in materia di volontariato.
Alle prossime elezioni politiche
Sono una decina
i candidati evangelici
Numerosi evangelici sono
candidati, in varie liste, alle
elezioni politiche di fine
marzo. Nel Pinerolese, alla
Camera lo sfidante del pastore Giorgio Bouchard (Progressisti) è il valdese Lucio
Malan, candidato della Lega
Nord; al Senato sono candidati Franca Coi'sson (Progressisti) e Attilio Sibille
(Lista Pannella). Giorgio
Gardiol, direttore di Riforma,
è il candidato dei progressisti
nel collegio Venaria-Ciriè
(Torino), presentato dai verdi. A Lucca si presenta il
prof. Domenico Maselli, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Firen
ze, pastore delle Chiese libere e conduttore della comunità valdese di Lucca; la sua
candidatura è stata sostenuta
da un appello di oltre 50 cattolici lucchesi.
A Milano, l’avvocato Franca Angiolillo, valdese, è candidata al Senato per la Lista
Pannella. Infine si ripresentano i tre parlamentari evangelici dell’uscente legislatura:
Fon. Valdo Spini, ministro
deir Ambiente, è candidato a
Firenze (Progressisti-socialisti), Fon. Lino De Benetti a
Genova (Progressisti-Verdi)
e Fon. Rosario Olivo a Isola
Capo Pizzuto (Progressistisocialisti).
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 4
■■ '
marzo j
eneri
Milano, 1992 - Sgombero forzato di un insediamento di immigrati
Una conferenza organizzata a Grosseto
Razzismo e identità
CLAUDIA ANGELETTI
Giovedì 10 febbraio la sala della Provincia di
Grosseto era affollata da un
pubblico numeroso, interessato e composito per ascoltare
una conferenza sul tema «Le
radici del razzismo». È stata
questa la prima di una serie di
conferenze che l’Associazione
delle chiese evangeliche battiste della Toscana (Acebt) ha
deciso di promuovere sul problema dell’insorgere e risorgere nella società italiana di
atteggiamenti di discriminazione, intolleranza e difficoltà
di accettazione dell’altro.
Purtroppo questo primo incontro ha dovuto subire una
rilevante variazione a causa
dei seri problemi di salute sopravvenuti a uno dei due relatori, past. Sergio Tattoli, che
avrebbe dovuto analizzare le
motivazioni psicologiche che
possono suscitare comportamenti di tipo razzistico. Così
è toccato a Annemarie Dupré,
responsabile del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il compito di introdurre brevemente il problema anche da questo punto
di vista, prima di sviluppare
l’aspetto socio-politico dell’
argomento.
Piuttosto provocatoriamente l’esordio della relatrice ha
bollato come ingiusta e dannosa qualsiasi condanna generica del razzismo, «perché
le cause spesso non sono legate alle persone che esprimono idee discriminatorie».
anzi queste stesse persone appartengono a quelle fasce sociali deboli condizionate dalla
propria insicurezza, dalla
mancanza di un’informazione
corretta e da una crisi della
propria identità, di cui sono
responsabili rispettivamente
il sistema economico, il sistema politico e i mass media,
l’assenza di sicuri punti di riferimento. Pertanto, anche se
non si può affermare che le
strutture socio-politico-economiche europee siano razziste in sé {de iure), bisogna dire che de facto esse costituiscono una causa di razzismo,
dal momento che discriminano ed escludono.
Questa affermazione iniziale è stata poi accuratamente
dimostrata con la presentazione e l’analisi di una serie di
dati, molto significativi anche
perché raccolti spesso sul
campo durante il servizio ormai decennale svolto in difesa dei diritti degli immigrati
nei loro difficoltosi rapporti
con le varie strutture pubbliche, dall’anagrafe, alla questura, alle Ussl, ai datori di
lavoro, alla scuola. Infine Annemarie Dupré ha indicato
come via privilegiata per raggiungere un livello accettabile di convivenza sociale tra
diversi quella della presa di
coscienza della propria identità, attraverso un’educazione
che, analizzando e non condannando, possa sviluppare il
senso della solidarietà umana.
Numerosi interventi del
pubblico hanno poi permesso
di approfondire il problema
della discriminazione soprattutto in campo religioso, permettendo di ribadire la posizione di tolleranza e la prospettiva ecumenica in cui
r Acebt intende muoversi nel
proclamare il messaggio di
Cristo.
Appuntamenti
Mercoledì 9 marzo — GENOVA; Alle ore 17,30, presso la sala
convegni della Banca di Genova e San Giorgio (via Ceccardi 1 ), si tiene un incontro promosso dal Sae sul tema: «La successione, vista da
parte islamica, Torah, Vangelo, Corano». Interviene il prof. Farouk
Mohammed Hanimanì dell’Università di Firenze.
Venerdì 11 marzo — MILANO: Alle ore 15,30, presso il Centro
culturale protestante (via Sforza 12/a), nell’ambito del corso di aggiornamento per insegnanti, il prof. Emidio Campi parla sul tema: «La
Riforma e le città. Origini e sviluppi del protestantesimo riformato».
Venerdì 11 marzo — ASTI: Alle 21, all’Archivio storico del Comune (v. Massaia 15), il pastore Holger Banse parla sul tema: «“Sia
che mangiate, sia che beviate” (I Corinzi 10, 31) - L’etica in Paolo».
Sabato 12 marzo — TORINO: Alle ore 15, nel salone valdese di
corso Vittorio Emanuele II 23, la teologa e antropoioga Caterina
Jacobelli, la giornalista Lidia Menapace e Debora Spini, vicepresidente della Federazione mondiale studenti cristiani, parlano sul tema: «Valori e vissuti delle donne».
Sabato 12-domenica 13 marzo — MOTTOLA: «Comunione o
conflitto» è il titolo del convegno Fgei della Puglia e Lucania che viene organizzato in collaborazione con il gruppo Capemaum.
Domenica 13 marzo — ROMA: Alle 16, presso le suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il Sae organizza un incontro sul tema: «La mistica nell’Islam». Interviene il dr. Momadou
Touré.
Domenica 13 marzo — BARI: Alle 17, nel salone del Portico dei
pellegrini (S. Nicola), il Gruppo ecumenico di Bari organizza un incontro sul tema: «Le due Pasque». Interviene il prof. Bruno Di Porto.
Riuniti in volume gli atti di un convegno svoltosi a Firenze
Riunii
La Gloriosa Rivoluzione e le sue conseguen^pg
per l'Europa e per la storia moderna yj
6INO CONTE
el 1988 si era, ignari? al
la vigilia del terremoto
che ha mutato l’Europa; ricorreva il terzo centenario
della «Gloriosa Rivoluzione»
inglese: nel novembre 1688
un esercito olandese al comando del principe Guglielmo d’Grange, nel quale militavano molti inglesi e ugonotti francesi esuli nei Paesi Bassi, sbarcò nell’Inghilterra meridionale. L’invasione ebbe
successo perché, caso strano,
era stata... richiesta e risultò
ai più gradita: il re Giacomo
II Stuart, infatti, stava tentando di procedere a una ripresa
di egemonia cattolica nel paese, suscitando molte resistenze; abbandonato dai più dovette fuggirsene in Francia
all’ombra del Re Sole e l’Orange fu accolto senza quasi
colpo ferire. Poco dopo la corona passò congiuntamente a
lui, Guglielmo III, e alla moglie Maria Stuart.
Su queste vicende, sbocco
di tortuosi processi storici
precedenti e avvio di nuovi,
ricchi di conseguenze ben oltre l’isola, si erano riuniti a
convegno a Firenze numerosi
studiosi inglesi, tedeschi e
italiani. Gli atti di questo convegno sono ora riuniti in un
bel volume, a cura di Giorgio Vola*.
Il curatore, oltre a un utile
apparato cronologico e bibliografico, ha scritto l’introduzione: «1688-1988 e dintorni», acuta e ricca di spunti,
nella quale esamina criticamente i concetti stessi: «gloriosa» e soprattutto «rivoluzione», e ne mette in luce
l’ambiguità. Quando si cominciò a parlare di rivoluzione ci si servì di un termine
tecnico astronomico; sottolineando dunque, sì, il mutamento, ma inserito nella continuità di un processo.
In questo senso... poco rivoluzionario, il termine si attaglia perfettamente alla Gloriosa Rivoluzione che, come
osserva Giorgio Spini nella
sua relazione, fu quanto di
meno violento e eroico, quanto di più moderato e prosaico
si può immaginare. Senza
contestare il valore di certi
sommovimenti tellurici della
storia umana e la necessità,
che talvolta sembra imporsi,
di rotture violente, forse è
proprio alle rivoluzioni più
pacate - come fu quella inglese di cui ci occupiamo che si devono i mutamenti
più profondi e durevoli.
Naturalmente, sempre nel
fluire di un processo ininterrotto: per esempio, non si
persero certo molti frutti di
una rivoluzione ben altrimenti «rivoluzionaria», quale
quella puritana del 16401660, così come la «Gloriosa» è anello di una catena che
condurrà alla rivoluzione
americana e a quella francese.
Giorgio Vola, non senza dare
uno sguardo attento alla situazione attuale, rivaluta insomma il valore della Gloriosa Rivoluzione di fronte
all’indifferenza della storiografia marxista e all’utilizzo
interessato della storiografia
moderata.
Il corpo del volume di apre
con un saggio, affascinante
come sempre, di Giorgio Spini, su «Il significato della
Gloriosa Rivoluzione nella
storia europea». Relativamente poche pagine, ma è tutta
un’epoca che viene evocata,
sullo sfondo dello scontro
epocale fra la piccola Olanda
e la monarchia solare di Versailles, che Spini non esita a
definire «un modello di totalitarismo altrettanto soffocante e tirannico di quello dei
Mussolini e degli Hitler dei
nostri tempi». Modello che
aveva non solo terrorizzato
militarmente l’Europa, ma
l’aveva anche affascinata culturalmente. Ora «la partenza
di Guglielmo d’Orange per
rInghilterra fu il segnale della rivolta europea contro la
monarchia totalitaria e solare: un segno di rivolta che si
ripercosse in una quantità di
paesi, dalla Germania del
Grande elettore Guglielmo di
Hohenzollem fino al Piemonte, dove i montanari valdesi
rientrarono con la spada in
pugno sotto le bandiere di
Orange» (p. 21).
Il contesto e le ricadute di
questo segno di resistenza sono esaminati con vividi cenni: il «duello memorabile» fra
Pierre Bayle e il teologo riformato Jurieu, entrambi rifugiati in Olanda dopo la revoca dell’Editto di Nantes e favorevoli il primo a uno sforzo
irenico di appeasement con il
Re Sole e il secondo a una
lotta a fondo caldeggiata in
termini apocalittici; l’avvio di
una tolleranza simboleggiata
dall’apertura della sinagoga
sefardita di Londra; il maturare di un pensiero e di una
sensibilità che proprio al culmine della guerra della Lega
di Augusta, nel 1693, fece
pubblicare da William Penn
il suo «Saggio in vista della
pace presente e futura in Europa, attraverso la costituzione di un Parlamento europeo», che inaugurò «quel dibattito settecentesco sulla pace e l’organizzazione internazionale, che ebbe i suoi mo
tral
zioni
menti più alti con gni
venti di Rousseau e di gf
costituì la premessa di «
to il nostro .secolo ha •
in materia di Onu e di ^
pa unita» (p. 24). Wnzo
Possiamo solo acceijuniveri
agli altri saggi, peraltajqqi-g
interessanti e leggibil^j992_93
modello di studiosi chejdel sagj
no non fra loro, ma ¿ffranca
capire da tutti. Robin ^giuridic
descrive la variegata Äente d
sizione ingle.se a GiacoiJstato) d;
e le sue motivazioni; |chiesa fi
Cristoph Schröder esajsecolaris
criticamente «L’interjjdema. È
zione marxista del seciibreve stc
voluzionario inglese»,;]ne del c
Roots tratta delle «Cpd oggi
guenze e implicazioni ((«medita:
tuzionali della rivoluziajca-filosc
glese del 1688», consinjjma il pi
prolungamenti fino allijneo nell
tica di Margareth Thftroviamc
Peter Wende di inteqpe del \
«Continuità o rivolu^senso, il
Alcune riflessioni suiiaiun po’ (
ri generali del XVII seejmantiem
Günther Lottes poneiè semp
fronte «La Gloriosa Rjjqualche
zione e la storia socialeijlatente:
se»: l’aspetto forse piùicentralii
tibile di questa rivoWrebbe; è
che, a differenza di queflega il di
ritana delle «teste rotoifsostanzt
fu medio e alto-borgb|™^>
perfino aristocraticaji Bertal
spia la riaffermazione jjuna galli
ta, con pesanti risvolti fjsonaggi
del diritto di proprietà,iprofilo,
peraltro non più divinfofferto c
durezza delle leggi iäe diritto
surrogare la certezza igieni ci
gica perduta» (p. 87). tìscnziale
ombre di un evento chepe indivi
munque grande, di rfo appro
profonda e durevole.
(*) Il potere e la gloCue°le c
Gloriosa Rivoluzione delP-j- •
a cura di Giorgio Vola.lSU|,
stri-Lischi, 1993, pp 1(1. . ,
25.000.
,(däl Välu
'■■"i:.. .-i^BKlsando pi
ifacio VI
Solo nell'assiduità con la Bibbia si concretizza l'identità degli eredi della Riforma vana
Non credenti, eppure protestanti convinti!
i scritto,
due «c>
PAOLO T. ANGELERI
Secondo Jean Boussinesq
(Réligion d’aujourd’hui:
situation du protestantisme) i
protestanti di Francia sono più
numerosi di quanto si immagini: se i membri registrati
non superano le 900.000
unità, circa due milioni di
francesi si riconoscono nel
protestantesimo. II cantante
Renaud non ha esitato a dichiarare: «Sono non credente,
ma protestante e sono fiero di
esserlo». E in Italia? Difficile
un’indagine statistica del genere, ma suppongo che, fatte
le debite proporzioni, vi possano essere risultati analoghi.
Si può pensare, dunque, a una
«forbice» tra l’identità paradossale di chi pur rifiutando
la fede resiste alla tentazione
del rinnegamento totale e
un’identità più coerente e
profonda. Che cosa voglia dire essere protestanti in senso
rigoroso può sembrare facile a
dirsi; più difficile è stabilire il
senso del dichiararsi «increduli ma fieri del proprio protestantesimo».
Un tempo l’identità del protestante era legata alla Bibbia,
al punto che in Brasile sinonimo di protestante nel linguaggio popolare è ancora «o Biblia» (il Bibbia), colui che ha
sempre in mano la Bibbia'.
Oggi non è più co.sì: sempre
meno i protestanti consultano
la Bibbia e senza dubbio il
protestante incredulo non la
considera un suo referente né
mediato né immediato: privilegia del protestantesimo il
valore dato alla coscienza,
l’insofferenza per ogni etica
impositiva, il desiderio del
confronto dialettico, il rispetto
per la libertà dell’altro, il ribelle anticonformistico «etsi
omnes, non ego», oltre al senso forte di appartenenza a una
«gens» che per la propria fede
ha lottato e sofferto.
Ma l’identità protestante
non è solo questo. Libertà responsabile protestante si trova
solo nel confronto tra quattro
referenti; l’io, Dio, l’altro, la
Scrittura. Si tratta del quadrangolo fondante di ciò che
intendiamo per chiesa antistituzionale, in perenne stato nascente. Bastano due o tre per
costituire una radunanza (ecclesia); occorre però l’invocazione del Cristo attraverso la
Scrittura e dunque il ritorno
alla Bibbia.
Certo, ci si può accostare
alla Bibbia, come Voltaire,
per farne scempio, per concludere che è un libraccio impudico, storia di un popolo
rozzo e barbaro. E su questo
scempio si può costruire la
presuntuo.sa certezza di una
nostra superiorità antiebraica,
come se Cristo fosse venuto
per cancellare l’Antico Testamento e come se il Dio di
Abramo non fosse anche il
nostro. O come se «liberté.
égalité, fraternité» fossero
funghi laici, nati sotto una
pioggerellina d’autunno e non
invece recupero delle stesse
radici bibliche.
I protestanti Locke, Kant,
Rousseau erano figli della
Bibbia così come i puritani, i
battisti, i congregazionalisti, i
presbiteriani, i Padri pellegrini; e Benjamin Franklin e
George Washington. Sulle antiche basi ebraico-bibliche è
stata fondata la democrazia
degli Stati Uniti. E il non credente Guido Calogero poteva
in anni recenti sostenere che il
fondamento di ogni costituzione democratica sta nella
«massima aurea» ebraico-cristiana: «Tutte le cose che volete che gli uomini facciano a
voi, fatele a loro» (Matteo 7,
12; Luca 6, 31; Proverbi 24,
29), che andrebbe aggiornata
così: «Lascia agli altri la stessa libertà di pensare e di agire
che esigi per te e per le tue
idee».
Ma la Bibbia va letta senza
pregiudizi. È necessario sradicare tutte le incrostazioni secolari di incomprensione, di
feroci repressioni nei suoi
confronti: ed è importante trovare una guida demistificatoria. Il libro di Giorgio Girardet Bibbia perché^ rappresenta appunto un prezioso aiuto
in questo senso. Nell’incerto
crepuscolo di questo fine secolo, nulla di meglio di un libro che solleciti ad accostarsi
al «Libro dei libri»: ufloi In edi
mento semplice quantoli
per essere compreso ài 11
complesso quanto utà II |
servire a chi voglia ve» * * ^
te addentrarsi nel meravi
so giardino della pitti________
Dio: sia che si entri daW
porta cerimoniale deld
sia che si preferisca f|i ^
più modesta del bota^ Bosnia»
dell’erborista, in cerca® ti di og
curative; o dell’esteta,<i® hanno r
roso di bellezza. ■ storia c
Questo gran libro, 1® paese, a
bia, ha saputo propo^ fatti già
umanità intera il sugg^Ì scrivevi
modello dell’Esodo » iveg//o
cammino faticoso versoj pu^
beltà; ha aiutato gli schif oscurit
affrancarsi, gli oppresSlJ ¡neiora
beliarsi. E aiuta ancot^^sulla a
noi (dall’identità itmdue dof
protestanti «credenti ^
credenti» o «miscrede» a/Zora .
o meno fieri») a cattttl^suono f.
verso la liberazione, P l'orolog
r*r\nniiicf5i Hiffllità ** bev. rh,
conquista della dignità ** bey, chi
dotale in Cristo e per ® dici ore
lizzazione di un’«ed” base
cammino» fianco a *v® di me
dello Spirito, che fa udi^ ri. f..j
ve, quando e a chi vu mentre
suo «mormorio dolce e to delle
mes.so» (I Re 19,12). teglia l
(1) Aurelio ^^¿^da^d^si
Hollanda: Nóvo c*
Aurélio; voce: protestafli^ n
1149. Sinonimi: (brasiliai^ . a qu,
polare) crente. evangelì^^^' * ostili
setta, missa-seca, bibli<i' j °
GlRARDEdl^fMOC
lingu
(2) Giorgio Girarde'- -a
perché. Torino, Claudiana- i
13
IAR20|
ERDÌ 4 MARZO 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
■Riunite in volume le lezioni di Renzo Bertalot a Sassari e a Milano
^'^Dalla teocrazia al laicismo: un
di pluralismo nella filosofia del
PAOLO RICCA
I i tratta di un corso di letenute dal pastore
con sHif
2« e di
fessa di lì
o/o ha (¡1
e dìij zioni"
^nzo Bertalot presso le
lo accenjujjiversità di Sassari nel
peraltM|99i-92 e di Milano nal
pggibil^j992-93. 11 tema del corso e
losi che|(jel saggio è il progressivo
, ma pmaffrancamento del pensiero
Robin ^giuridico europeo (specialogata «finente di quello relativo allo
ì Giacoastato) dalla teologia e dalla
azioni; Ichiesa fino alla sua completa
àder esfsecolarizzazione nell’età moL’inteÉjdema. È, in altre parole, una
del secibreve storia della laicizzazioiglese»|ne del diritto dal Medioevo
elle «Sad oggi. Certo, in questa
cazioni ¿«meditazione storico-teologiivoluzifflca-filosofica» (come la chia, con si^ma il prof. Mario A. Cattafino allìjneo nella sua Presentazione)
etti ThKtroviamo soltanto alcune tapdi inteÉpe del processo. In questo
rivoluienso, il titolo promette forse
ni sui c»un po’ di più di quello che
XVII seejmantiene. Il tema del diritto
; ponesfè sempre presente ma in
riosa j^qualche pagina un po’ troppo
socialeijlatente: non ha sempre la
irse più:(jcentralità che ci si aspetteì rivolffijrebbe; è il filo rosso che colì di qucfllega il discorso più che la sua
ste rotcilsostanza. II teologo, insomo-borgl^ma, fa la parte del leone.
cratica| Bertalot presenta, come in
azione iuna galleria, una serie di perisvoltifiisonaggi visti di profilo (il
aprietà,ìprofilo, ovviamente, è quello
ù divii|offerto dal nesso tra teologia
leggi diritto, tra chiesa e istituriczzflijzioni civili), offrendo l’esp. 87), ijsenziale (talvolta chiaramennto cIb'ÌIc individuato, altre volte soe, di prfo approssimativamente indivole. #^ato) delle loro posizioni reUligiose e laiche privilegiando
®7^quelle dei «dissidenti» - le
'vT innovative nel succedersi
! concezioni teologiche e
’ PP ndei modelli politico-sociali 'jdai valdesi a Karl Barth, passando per Francesco e Bonifacio Vili, Alberto Magno e
I Marsilio da Padova, Lorenzo
)rm3i Valla e Machiavelli (sempre
I scritto, inspiegabilmente, con
^¡^idue «c»!), Marsilio Ficino e
Calvino in una pittura anonima del XVI secolo
Pico della Mirandola, Erasmo e Lutero, Calvino e
Zwingli (ma sarebbe stato
meglio invertire l’ordine di
questi due capitoli). Gentile
Alberigo e Ugo Grozio.
La lettura dell’opera è purtroppo sovente inceppata da
inesattezze, errori o sviste
che nessuna pubblicazione
dovrebbe contenere, tanto
meno un testo universitario.
Lutero s’è sposato nel 1525,
non nel 1527 (p. 54), ed è nato il 10, non rii novembre
(p. 53) 1483. Il discepolo di
Giovanni Hus, martire anch’
egli a Costanza come il suo
maestro, è chiamato una volta, erroneamente, Giovanni
da Praga (p. 52). Il tribunale
creato da Zwingli a Zurigo
non venne istituito «per sbrigare i problemi amministrativi e politici» (p. 70) ma per
riformare il diritto matrimoniale e, in questo modo, la vita e i costumi dei cittadini.
Excuse à Messeiurs les
Nicodémites Calvino non «ritorna sulla sua intransigenza»
(p. 81) ma la ribadisce. Alcuni giudizi, forse per la necessità di essere allo stesso tempo panoramici e concisi, sono
affrettati o approssimativi.
percorso
diritto
Questi limiti, però, nulla
tolgono ai pregi dell’opera,
che sono questi. Anzitutto la
scelta stessa del tema e il suo
svolgimento: si tratta di una
questione poco esplorata (almeno nel nostro piccolo protestantesimo italiano), pur
essendo di grande interesse e
rilievo per la genesi dell’Europa moderna. In secondo
luogo c’è Io sforzo riuscito di
mettere in luce il contributo
positivo del protestantesimo
al processo descritto da primo titolo: «Dalla teocrazia al
laicismo», specialmente sotto
il profilo della teoria dello
stato. Infine, ci si imbatte in
una serie di osservazioni pertinenti e illuminanti. Ad esempio, l’autore esprime un
giudizio positivo sul principio del cuius regio eius religio (i sudditi devono professare la stessa religione del
principe) considerandolo
giustamente, pur con tutti i
suoi limiti fin troppo evidenti, «un passo avanti enorme»
(p. 82) in quanto si vengono
così a creare delle «isole di
libertà» in cui i dissidenti dei
diversi fronti possono trovare
rifugio e sopravvivere: l’Europa diventa religiosamente
pluralista!
Suggestiva l’interpretazione del contratto sociale visto
come trasposizione sul terreno laico della nozione biblica
e calvinista di patto (p. 87).
Bella anche l’idea conclusiva
secondo cui la libertà di cui
oggi godiamo è il dono delle
vittime dell’intolleranza europea: «Riceverlo e goderne
impegna innanzitutto la nostra umiltà e la confessione
coraggiosa del nostro demerito» (p. 91).
(*) Renzo Bertalot, Dalla
teocrazia al laicismo. Propedeutica alla fìlosofla del diritto, (Studi e ricerche del Seminario di Filosofia del Diritto e di
storia delle dottrine politiche Università di Sassari, 7), Stampacolor, Sassari, 1993, pp 97.
ri»:uii»iln edizione tascabile una raccolta di racconti dei Nobel Ivo Andric
quanto)
reso ài
Ito utà
;lia vd*
meratÌ
Il conto delle ore vuote, la notte, a Sarajevo
Ila paro) marco fratini
ntri dalli|
li yy C* 9 ì-0 Bosnia è la terra
Si ’odio. Questa è la
' Sono i tragici even
sono fatti che
csteta, hanno radici profonde nella
I storia di questo martoriato
paese, a noi tanto vicino. Infatti già nel 1946 Ivo Andric
il * scriveva: «Chi passa la notte
Esodo sveglio nel letto, a Sarajevo,
!0 yeriOjpaò udire le voci della sua
gli seta® oicurrià. Pesantemente e
inesorabilmente batte l'ora
I ancofl sulla cattedrale cattolica:
:tà frW due dopo mezzanotte. Passa
edentlrpiù di un minuto (...) e solo
allora si annuncia, con un
a ^^ono più debole ma acuto,
siotie, r I orologio della moschea del
dignità bey, che batte le undici, une p®’’ ! '/ici ore degli spiriti turchi,
tn’«od in ba.se ad uno .strano calco^ondi lontani e stranieì fa '"f (:.) Così anche di notte,
chi nientre tutto dorme, nel con
dola ^ ^o delle ore vuote del tempo
12). . ^^glia la differenza che divi
BuARd4 ? gente assopita che
o dici®! ? destra gioisce e soffre,
otestant^ ^ne si nutre o digiuna in babrasili*®" ^ quattro diversi calendangelisi^^ ostili fra loro, e che rivoltiblio- j ^ntte le sue preghiere allo
ardET- ^ ^f^sso cielo in quattro diveraudian*«^ lingue ecclesiali. E questa
Un triste gioco a Sarajevo
differenza, talvolta visibilmente, talvolta in maniera
sotterranea e subdola, è sempre simile all’odio, col quale
spesso si identifica».
Lette oggi queste parole
assumono un tono profetico,
tuttavia il motivo del conflitto è antico. Di questo scrittore jugoslavo. Premio Nobel
per la letteratura nel 1961,
viene ora proposta una serie
di racconti scritti fra il 1946
e il 1976*. Ciò che li accomuna è il luogo, la città bosniaca. Una città che ha visto
conflitti di diverse religioni
ma anche invasioni turche e
austriache («Il tappeto», «Le
fascine», «Una giornata di
luglio»).
La riflessione sulle cause
dell’odio, che sembra connaturato con la terra stessa, costituisce il tema di altri due
racconti: «Lettera del 1920»
(da cui è tratto il passo iniziale) e «Parole verso sera».
Ma se l’odio fra le diverse
etnie è il tema conduttore, la
città ha anche una sua vita
più nascosta, fra le maglie
della rete di viuzze del borgo
vecchio: la storia di un impiegatuccio che il giorno del
suo onomastico cerca nel vino una serata di evasione
dalla monotonia della vita familiare e lavorativa («La festa»), oppure la giornata di
lavoro degli artigiani, in cui
si respira l’atmosfera vivace
del grande bazar («I sellai»).
Una città dai tanti volti, ma
sempre contrastata, turbata
dall’odio. In questo «montuoso e arido pezzo di terra»
il cuore del problema è sempre lo stesso: «tutti vivono
sotto lo stesso cielo e si nutrono della stessa terra ma
ognuno di questi quattro
gruppi ha il centro della sua
vita spirituale lontano, in
terre straniere, a Roma, Mosca, Costantinopoli, La Mecca, Gerusalemme o Dio solo
sa dove, solo non qui dove
nascono e muoiono».
(*) Ivo Andric: Racconti di
Sarajevo, a cura di Dunja
Badnjevic Grazi. Roma, Newton
Compton, 1993, pp 1(X), £ 1.0(X).
Libri
Per un mondo solidale
Un nutrito gmppo di associazioni e comunità («Educazione
solidarietà Terzo Mondo», «Voci di pace», comunità Emmaus,
frati minori cappuccini di Torino, comitato «Oscar Romero» di
Torino) e la rivista Qol hanno dato vita a una pubblicazione dal
titolo Solidarietà con* pensata, si dice nella presentazione,
«per chi percepisce, nel rumore del vivere quotidiano, l’angustia dei personali interessi afronte di un più generale interesse
per un mondo sempre più finito, in risposta a problemi oggettivi di ingiustizia, prevaricazione, emarginazione», e frutto del
corso di formazione su «La solidarietà con il Sud del mondo»,
tenutosi nel 1992 presso il centro «Pace e solidarietà» di Pino
d’Asti. Così, attraverso gli scritti di esperti di vari campi, si affrontano le tematiche storiche, economiche, ambientali e sociali che disegnano il quadro dei rapporti Nord-Sud a livello mondiale, in una visione che tende a fare educazione alla solidarietà; per far questo si cerca di leggere le contraddizioni dei
rapporti basati sul potere dell’economia, sull’imposizione di
modelli di sviluppo non compatibili con le realtà ambientali locali, sulla gestione della sanità: così compongono la prima
unità, fra gli altri, («Economia come paradigma del dominio»),
oltre allo scritto omonimo di Alberto Tridente, quelli di Alberto
Castagnola («Semi, pesticidi, biotecnologie...»), di Giorgio
Nebbia («Lo sviluppo sostenibile»); la seconda parte entra invece nel vivo della didattica della solidarietà, non dimenticando di affrontare il ruolo dei mass media. L’ultima sezione riflette invece sul corso, nell’esperienza dei partecipanti.
L’interdipendenza, concetto ineludibile nel «villaggio globale» odierno, è raffigurata da un’efficace copertina, in cui un
ponte si stende al di sopra del planisfero (proiezione di Peters,
naturalmente), a indicare che le ragioni del «campanile» (molte volte non disprezzabili) sono ormai quelle dell’umanità intera. E tutto il libro ci ricorda come una parte sofferente di essa
sia una sconfitta per tutto il genere umano. L’opera di additare
una prospettiva diversa è dunque alla base della pubblicazione,
e fu impegno costante di Elio Taretto, cappuccino, scomparso
prematuramente lo scorso dicembre, ricordato affettuosamente
dagli altri autori.
(*) P. Bavazzano, a. Cammelli, G. Ricciarelli, E. Taretto (a c. di):
Solidarietà con, Torino, ed. Tempi di fraternità, 1994, pp 203, £
20.000.
Ecumenismo in famiglia .
«Il fatto di essere cattolica mi permette di mantenere una distanza di fronte alla professione di mio marito (...). Nella sua
chiesa mi sento "invitata” piuttosto che “responsabile”. Penso
che se fossi della stessa confessione, per forza di cose al corrente dei piccoli problemi della parrocchia, mi chiederei sempre qual è il mio posto, quali i miei doveri, ecc.». È una delle
risposte più interessanti di un’indagine contenuta nell’ultimo
numero di Foyers mixtes, la rivista che si occupa delle coppie
interconfessionali in Francia e Svizzera *.
Titolo: «Uno di noi è pastore, diacono...», dove si sottintende
che il o la partner appartiene all’altra confessione. Si tratta quindi di pastori riformati con moglie cattolica ma anche, per esempio, di diaconi cattolici con moglie protestante. Le risposte a 12
domande sono anonime: come risulta dal breve testo riportato
sopra, appare chiaro che esse sono uno stimolo alla riflessione
non solo nel campo ecumenico e dei matrimoni interconfessionali, ma per la riflessione interna alle chiese in generale.
(*) Foyers mixtes. Informations et réflexions pour un œcuménisme vécu. n. 102, ott.-dic. 1993. 2, place Gailletton - 69002 Lyon.
PROTESTANTESIMO IN TV
Replica: lunedì 7 marzo
ore 8 circa - Raidue
Attualità evangelica
in questo numero:
* «Essere chiesa insieme»
* Protagonisti della Riforma: un incontro con Giovanni Calvino
* «l+i»: Giorgio Girardet risponde ai telespettatori
14
PAG. 10 RIFORMA
«1»
VENERDÌ 4 MAR?nj
Cento anni fa moriva a Torino Luigi Kossuth, luterano, eroe nazionale ungherese
Alle radici delhndipendenza di un popolo
GIUSEPPE WEISZ
Agitazione e torbidi a Budapest, riferiscono i dispacci dell’inviato della Gazzetta piemontese. Irruzione
dei dimostranti nell’Opera,
nel Teatro nazionale, che obbligano a sospendere gli spettacoli. Volano sassi contro la
polizia a cavallo; vetrine e fanali infranti. Le truppe comandate attaccano la folla,
sbarrano le vie principali; numerosi sono i feriti e bandiere nere vengono issate in tutta la capitale.
È il 20 marzo 1894. Non è
un’insurrezione ma la spontanea clamorosa reazione espressa da un popolo in lutto.
A Torino è morto Luigi Kossuth, portabandiera del pensiero di indipendenza del popolo ungherese. Sconfitto
nella ormai lontana guerra di
indipendenza del 1848-49
contro la dominazione austro-asburgica, ha scelto il
lungo esilio, ma è rimasto
sempre il simbolo della viva
coscienza del suo popolo. Era
l’ultimo superstite dei grandi
protagonisti dei moti di indipendenza europei del XIX
secolo.
Il sollevamento riferito dai
giornali di cento anni fa è
provocato dall’ambiguo atteggiamento del governo ungherese che non sa come destreggiarsi tra la lealtà da
buoni sudditi verso la monarchia asburgica e il sincero
cordoglio popolare, che esige
il lutto nazionale. Il grande
vecchio è spirato all’età di 92
anni; la sua lunga vita fu interamente dedicata a un solo
pensiero, come quella di Giuseppe Mazzini, alla lotta per
la libertà e per l’indipendenza della sua patria.
Kossuth già da giovane è
sceso nell’arena politica; prima giornalista, poi deputato,
ministro, infine capo del governo. Non era un rivoluzionario: perorava la causa di
rinnovamento del suo paese,
che da 300 anni ha perso la
propria indipendenza ed è rimasto una vasta provincia
dell’impero austriaco, basata
su una primitiva agricoltura
retta da un regime istituzionale latifondista medievale.
Il risveglio della coscienza
nazionale, le rivolte per l’indipendenza in tutta l’Europa
nel 1848, la miopia politica
della classe dirigente, vera
oligarchia feudale, finiscono
per coinvolgere l’Ungheria in
un’insurrezione armata, capeggiata da Kossuth, eletto
governatore.
La guerra di indipendenza
tra entusiasmi, speranze, tradimenti e defezioni, era condannata all’insuccesso, perché non era sostenuta da una
vera maggioranza politica; la
popolazione era poco informata, l’esercito era improvvisato e male armato. L’Austria, con il richiesto aiuto
dell’esercito russo, schiaccia
la rivolta e, nel quadro di una
resa incondizionata, 28.000
combattenti magiari depongono le armi.
La vendetta è implacabile:
migliaia di capestri, lunghi
anni di galera, degradazioni
con l’inquadramento nell’esercito di stanza all’estero.
Per i più fortunati l’espatrio
fortuito è l’unica possibilità
di sopravvivenza. Tra questi
è Kossuth (impiccato in effigie), che ripara in Turchia,
dove viene internato. Con interventi diplomatici angloamericani gli fu possibile, due
anni più tardi, trasferirsi con
la famiglia in Inghilterra. Di
là tesse rapporti con i grandi
cospiratori socialrivoluzionari dell’epoca: Mazzini, Le
dru-Rolli, Herzen. La loro attività febbrile si collega al
fatto che il soffocamento delle insurrezioni del 1848 ha
messo sul tappeto il problema dei moti nazionali europei insoluti; l’indipendenza
italiana e ungherese, la questione polacca, l’unione degli
stati tedeschi. L’incertezza
delle future frontiere pone
anche in evidenza l’ipotesi di
confederazioni regionali.
Kossuth instancabilmente
si prepara per una guerra
congiunta dei popoli oppressi: non appena è a conoscenza dell’alleanza francoitaliana di Plombières, del 1858, si
fa ricevere da Napoleone III,
poi da Cavour; avverte che
questa alleanza potrebbe essere determinante anche per
il suo futuro. Le promesse
fattegli sono piuttosto vaghe,
ma Kossuth si butta nella mischia, forma un Direttorio nazionale ungherese, quindi
con un manifesto istiga i soldati ungheresi del LombardoVeneto alla diserzione collettiva. Scoppiata la II guerra di
indipendenza italiana, affluiscono esuli del ’48 e i disertori della Legione ungherese,
con l’approvazione di Cavour; Kossuth, a suo agio,
viaggia e tiene discorsi infuocati a italiani e ungheresi fino
all’inatteso armistizio di Villafranca, che rappresenta un
brusco e triste risveglio dal
sogno che prevedeva, dopo la
vittoria italiana, anche la liberazione .dell’Ungheria con
l’aiuto degli eserciti francoitaliani.
Colpito duramente dal fallimento delle sue speranze, si
ritira per qualche tempo in
Svizzera, per ritrovare il proprio equilibrio fisico e psichico. La sua Legione appena
costituita è rimasta inattiva e
verrà più tardi impiegata dal
governo italiano nelle battute
negli Appennini contro il brigantaggio; poi sarà sciolta.
Si può dire che con Villafranca termina la vita politica
attiva di Kossuth, anche se in
seguito egli cerca di inserirsi
in qualche piano di complotto balcanico in chiave antiaustriaca e nella III guerra di
indipendenza italiana; ormai i
punti gravitazionali della politica europea si sono spostati
altrove. Kossuth decide di
trasferirsi definitivamente in
Italia e, tra lutti familiari
(muoiono la figlia e la moglie), si stabilisce per qualche
anno nella villa «Baraccone»,
nella campagna torinese di
Collegno, ma poi la sua ultima dimora, a partire dal
1874, è a Torino, di fronte al
vecchio nosocomio S. Giovanni Battista con l’antistante
giardino in via dei Mille 22.
Resta in corrispondenza con
antichi amici della sua patria,
delegazioni patriottiche ungheresi vengono a trovarlo, è
persino eletto deputato, ma
sempre fermo nei suoi principi antiaustriaci, alieno da
ogni ombra di compromesso,
anche se nel suo paese lentamente si realizzano in parte
le riforme per le quali si è cosi generosamente battuto.
La sua attività si volge altrove: si occupa di botanica,
percorrendo le campagne e le
Alpi piemontesi, lascia un erbario di 8.000 esemplari.
Legge, si tiene aggiornato, la
sua biblioteca conta 2.800
volumi. Giunto agli 80 anni e
trovandosi in gravi difficoltà
economiche, sollecitato da
una casa editrice di Budapest,
scrive le sue memorie, tra
scrupolose ricerche e, mentre
è ancora in vita, ne vengono
pubblicati 5 volumi. Queste
stesse memorie vengono tradotte anche in francese, in
ifkhirfl Iti
Budapest: lo storico palazzo del Parlamento
glese e tedesco, ma con suo
grande rammarico non in italiano.
Nella sua lunga vecchiaia
resta sempre più solo: muore
il fido segretario e amico, già
comandante della Legione; i
suoi due figli, cittadini italiani, impiegati altrove, gli fanno visita di rado; sua sorella
toma dall’America per stargli
vicina negli ultimi anni. Da
anni l’assiste il giovane dottor Basso-Arnoux, medico
omeopatico, sostenitore della
«vis medicatrix» della natura:
gli consiglia esercizi ginnici
e respiratori, lunghe passeggiate, cure termali. Sembra
con successo, perché il vegliardo è soddisfatto e il medico curante diventa affezionato amico. L’accompagna
sovente nelle sue passeggiate
e qualche volta anche alle
stazioni termali a Monsummano. Acqui, Valdieri.
Al suo 90° compleanno
migliaia di conterranei si
proponevano di venire a Torino per festeggiarlo. La famiglia prega il comitato organizzatore, in considerazione della fragile salute di Kossuth, di ridurre l’ossequio al
minimo possibile. Così arriva solo una ristretta delegazione composta da deputati,
scrittori, giornalisti, ricevuti
dal sindaco Salvatore Voli, e
rende omaggio alla città davanti ai monumenti di Cavour e Garibaldi, con i quali
Kossuth ebbe stretti rapporti
d’ufficio e di amicizia. Dopo, un banchetto con i relativi brindisi d’auguri si svolge
al ristorante «Sogno» al parco del Valentino. In quei
giorni il gran vecchio è anche bombardato da numerosi
dispacci che lo informano
della sua nomina a cittadino
onorario da parte di dozzine
di città ungheresi.
Continua con sempre maggior difficoltà la compilazione delle memorie, con mano
tremante e vista ridotta al lumicino, finché poi a 92 anni
le gambe non lo reggono più:
si manifestano disturbi circolatori e arteriosclerotici, sofferenze prostatiche e poi sopravviene la fatale broncopolmonite.
Alla notizia della grave infermità si precipitano a Torino corrispondenti della stampa internazionale, i suoi seguaci nell’emigrazione: amici, scrittori, deputati del suo
paese. L’agonia è lunga. Tutti
i giorni si attende il bollettino
medico controfirmato dai luminari della scienza medica
torinese, i professori Camillo
Bozzolo e Antonio Carle che
lo seguono da vicino negli ul
timi giorni. La questura di;
spensa persino il vicino caffè
Balbo dalla chiusura notturna
per permettervi la veglia ai
giornalisti in attesa.
Kossuth si spegne la sera
del 20 marzo. La notizia percorre tutta l’Europa e cominciano i preparativi per l’ultimo saluto. Guardie d’onore
municipali al portone della
casa, arriva il fotografo; è
preparata la maschera; disegnano il volto, poi l’imbalsamazione viene eseguita dal
prof. Giacomini, titolare della
cattedra di anatomia all’Università, che usa una nuova
tecnica conservativa. La salma poi, in triplice bara piombata, viene trasportata nella
chiesa valdese di corso Vittorio Emanuele II e esposta sul
catafalco già allestito. Le
onoranze funebri si svolgeranno il 28 marzo in presenza
di numerosissime rappresentanze italiane, ungheresi e di
altri delegati stranieri. Una
parte del riverente pubblico
resta fuori daH’affollato tempio, dove il feretro scompare
sotto più di 100 corone, tra
cui quelle del governo ungherese, della città di Torino,
della famiglia e della chiesa
luterana del piccolo villaggio
di Tàllya, dove Kossuth era
stato battezzato.
La funzione solenne secondo la liturgia valdese fu presieduta dal pastore David
Peyrot, l’orazione funebre fu
svolta in francese dal pastore
Enrico Appia e in ungherese
dal pastore luterano Veres.
Alla solennità partecipa anche la Società corale protestante, che inizia con C’est
un rempart, que nôtre
Dieu..., il «Forte rocca», il
corale di Lutero, per poi eseguire un’orazione di Palestrina. Negli intervalli l’organo
suona brani funebri di Chopin e di Cherubini. Vicino al
feretro si nota anche la deferente presenza di Edmondo
De Amicis.
Dal tempio il corteo funebre prosegue per Porta Nuova, dove attende un treno addobbato a lutto. Nel frattempo le salme della moglie e
della figlia, sepolte a Genova, sono state riesumate e trasportate a Torino. Così la famiglia Kossuth, in tre bare,
dopo un ultimo saluto delle
autorità, parte per riposare in
patria.
Accenniamo solo ai funerali solenni a Budapest, dove la
bara di Luigi Kossuth fu seguita da 46 carri con 2.646
corone e un corteo del popolo
lungo 7 km. La nazione intera rendeva omaggio alle sue
virtù civili e patriottiche.
é
AMNESTY INTERNATIONALpO
NOSTRI APPELlLli
Nel numero di gennaio
del Notiziario mensile della sezione italiana di Amnesty International sono
presentati tre casi di violazione dei diritti umani. Vi
si descrivono fatti avvenuti
in Asia e in Africa, e precisamente in Iraq, Myanmar
e Togo.
Gli abitanti delle paludi
-IRAQ
Negli ultimi due anni
centinaia di civili inermi
sono stati uccisi durante gli
attacchi delle forze governative nelle zone paludose
che si trovano tra Basra, al’Amara e al-Nasiriyya. Migliaia di uomini, donne e
bambini sono fuggiti dalla
regione, in seguito al prosciugamento delle paludi
ordinato dal governo, per
impedire agli oppositori e
ai disertori di nascondersi
in quelle zone. Attacchi
violenti contro la popolazione civile da parte delle
forze governative hanno
causato centinaia di vittime, come il bombardamento delle paludi di Abu Zargi e di Elwi. Nel maggio
’92 il villaggio di al-’Agir
è statp assalito da elicotteri
militari, mentre si svolgeva
un rito nuziale. È morto lo
sposo e con lui diversi
bambini che partecipavano
alla cerimonia con le loro
famiglie. Oltre 6.000 civili
sono fuggiti dalle loro case
nello scorso ottobre e hanno trovato rifugio nell’Iran
meridionale. Ma molte altre persone sono state arrestate e torturate prima della
fuga e, in seguito, alcune di
loro sono scomparse, forse
giustiziate.
Amnesty International si
è rivolta con un appello a
favore dei diritti umani in
Iraq al segretario generale
delle Nazioni Unite nel
marzo 1993 e nel novembre dello stesso anno ha
sollecitato l’Assemblea generale dell’Onu affinché
dedicasse a questa operazione le risorse necessarie.
Si invitano i lettori ad
appellarsi al governo iracheno affinché ponga fine
alle persecuzioni nei confronti delle popolazioni
delle paludi meridionali.
Indirizzo per gli appelli:
Ambasciata dell’Iraq via della Camilluccia, 355
— 00135 Roma.
Ma Thida - MYANMAR
27 anni. È nota come
esponente dell’opposizione
politica ed ex collaboratrice del premio Nobel Aung
San Suu Kyi. È medico e
scrittrice. È stata arrestata
il 7 agosto scorso con altre
10 persone. È stata accusata di «aver messo in pericolo la pubblica tranquillità», di «aver avuto contatti con associazioni illegali»
e di «aver diffuso pubblicazioni illegali». Con queste accuse e in base alla legislazione usata dalle autorità governative per reprimere l’opposizione. Ma
Thida e gli altri 10 arrestati
Com
ipparte
con lei sono stati cond#I
nati, il 15 ottobre looiuession
on______; ________ . psi
esj
20 anni di carcere.
sty International ritien^**^^*^^®'
T'v.;ao ..io ofofo ________'vria. V
Thida sia stata arrestaù)^^'^’
condannata solamente^''^’^
le sue pacifiche
nell’ambito della Lega» ^
zinnale ner la dpmno««.^iol®^^
The rie
na vio
Siami
diamo (
■ apro I
zionale per la democri
il partito fondato da Ai
San Suu Kyi.
Indirizzo per gli ap- J)iscono
in italiano o inglese:
Senior General
Shwe, Chairman, S/ZTfnrt
Law and Order I?«ia£uisti
tion Council, c/o MinisHx i
of Defence, Signal
Road, Yangon - t/ni,,.
del Myanmar - Asia. jLgnsi
Attiogbé Stéphai
Koudossou e Gérail
Akoumey - TOGO
Sono stati arrestati il:
luglio 1993 e condottiL
comando della Gendanijl P f
ria nazionale, dove si T
stati torturati. Qui, davi
alle telecamere, si sono
toaccusati di aver compii
to a Lomé degli attenti,
dinamitardi. Nel procet®™^^
di agosto sono stati acir'^^?i
sati di «associazione
SOS*" r
diell
Il lin
naie», «distmzione di pÌ*?."?
prietà pubblica» e «disr°,
zione di immobili». lnlr° °’
se alle loro confessò
entor:
sotto tortura sono
considerati militanti deF* ^
Convenzione democraij^
dei popoli africani e incii.
di lung
cati dell’attentato delf^™^^
Tatto p
io di 1
luglio contro il quartier#|^^^°
nerale del Comitato\,,„„„„
azione per il rinnovarne., jto, un partito d’opposMÌ
ne. La Corte, nel prWsf^Uean
ha respinto l’istanza di pi
rizia medica, presenta^jgjjj g,
dagli avvocati della dil6|^jg ^ ,
e ha ritenuto valide le (Atorica
fessioni estorte sotto toily^gg ^
ra. Per questo motivo
avvocati difensori si sos^^siajjj,rifiutati di partecipare
udienze del processo. Koi^igg p(
dossou e Akoumey soiigQjjjg
stati condannati a tre ajrespon
di prigione. .quanti.
Negli appelli si chieJfa, si f
una revisione del proceS
e un’inchiesta indipendei®
Indirizzo per gli appai
in italiano o francese:
Son Excel lene e MonsiM
le Général Gnassins^
Eyadéma, Président dei
République, Palais Ptéi
dentiel, Avenue de laMit
na - Lamé/ Togo -Africa
Affrancatura delle le®
re via aerea per l’Asia:
1.250; per rAfrica:!
1.200. Aerogrammi:
(validi per tutti i paesi»
mondo).
Buone notizie
Nel periodo novembd'
dicembre si sono positi''^
mente risolti i casi di®
vittime di detenzione ^
tica e di sparizione (W
pia, Sudan, Azerbaigie*'
Siria).
acuta
Anna Marnilo
Amnesty International'
,sez. italiana. Viale Ma^
146 - 00195 Roma. T®
06-37513860. Fax:
37515406.
E
uscito
in questi giorni Pensieri di fede, di.l
ranza e di amore^ raccolta di riflessi
del pastore metodista Giuseppe Anzi
ni. L’editore è Silver Press (Geno’
pp 102, £ 10.000.
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ELL^lidarietà
^ Come donne protestanti,
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3re lOQ^essione teologico di Cassioerp A^^’bea esprimiamo la nostra soI ritienJJidàrietà a Gianfranco Maarresa^cia, vittima di stupro per
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lo d richiama così da vicino
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)nfessiJt"‘°" «Vinceremo!» o
sono stC^P““™ le rem!» di neitanti memoria, alle non meno
___‘^categoriche «Lotte continue»,
di lunga durata, piu o meno
ilfini^ietà. È inaccettabile che, in
ino stato di diritto, non ci sia
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Cassiopea
HLe parole
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ato^dell™^^^’ ternpi dei «nessun
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atto possibile con l’avversa0 di lista» (di volta in volta
ianco, nero e rosso) fino alle
ittuali, più blande espressioni
opposfflhj «compromessi storici» o
pro^ss^alleanze programmatiche»,
anza dip abbiamo sentite di citaÌ’‘^^?*®!i,%oni come «trovarsi a un bi.^lla ™*Vio, a una svolta» (decisiva,
'u^ 1® %orica, epocale), «la strada è
sotto toi|mjg^ g faticosa» (magari in
motivoIgjjg notte buia e tempestosa),
ori SI sM«sjjjjio alle strette!», «attraulp^® ^versiamo il guado!». Non vi
esso. M(Jico poi gli sprechi di frasi
mey sojeome «Assumeremo le nostre
a tre alli-esponsabilità», o a sentire
, ^quanti, fino a qualche anno
si chielfa, si fregiavano dell’epiteto
COMUNICAZIONE Al LEHORI
Siamo ormai in campagna elettorale.
Alcuni lettori ci hanno scritto raccomandandoci il pluralismo, altri hanno
mmiifestato riserve o opposizioni su alcune candidature di evangelici.
Si rassicurino i nostri lettori. Non faremo pubblicità elettorale per alcun
candidato, per alcun raggruppamento
politico. Non solo prché lo impone la
legge sulla pubblicità elettorale ma per
una decisione in tal senso del comitato
di redazione che ha ritenuto improponibile non solo la «pubblicità elettorale» ma anche la «propaganda elettorale», così come definita dal «garante
dell’editoria» che ha ritenuto di vietare
esclusivamente «le pubblicazioni di
slogan positivi 0 negativi, di foto o disegnii di inviti al voto non accompa
gnati da un’adeguata, ancorché succinta, presentazione politica di candidati e
o ^ profanimi e o di linee ovvero da
una critica motivata nei confronti dei
competitorì»
, Non pubblicheremo perciò né appelli
al voto, né prese di posizioni dirette o
indirette a favore o contro un candidato
o una forza politica, siano esse inviateci da singoli lettori che da gruppi di
persone, associazioni, ecc.
Pubblicheremo come doverosa notizia solo le prese di posizioni politiche
assunte dagli organismi istituzionali
delle chiese, se questi riterranno opportuno assumerle. Non ospiteremo inoltre
articoli, né fotografie di persone che
sono candidate alle elezioni in qualunque collegio 0 circoscrizione.
Ne L’eco delle valli valdesi - dato il
carattere locale delle pagine - daremo
invece un’informazione imparziale sui
programmi di tutti i candidati e delle
forze politiche partecipanti alla competizione nel coltegio 19 dei Piemonte 1
per la Camera e nel collegio 9 per il
Senato, e annuncetemo imparzialmente
tutte le iniziative assunte dai candidati
e dalle forze politiche nei Comuni del
collegio 19 per la Camera.
Terminata la campagna elettorale valuteremo criticamente Tesito del voto e
pubblicheremo le lettere, giunte nel
frattempo, che sollevino problemi generali. i
Il comitato di redazione
L’editore
«Siamo gente pulita!» ora,
francamente, buono solo a suscitare un profondo sarcasmo.
Quanti i «ponti» che separavano uno schieramento politico dalla «meta ambita», dal
«sol dell’avvenire», dalla realizzazione della «pace perpetua», in una parola, dalla agognata, raggiante «felicità sociale»? E l’uomo, il cittadino
fiducioso seguiva, ammaliato,
le inesauribili correnti percorse da indomiti «spiriti frangiflutti». Quante volte, però,
queste esortazioni di capi
carismatici erano insincere,
miravano a una costruzione
sì, ma del potere personale;
quante volte tutto era in funzione degli interessi di clan
politici o di corporazioni
economiche, e quante volte la
logica era fondata sul «do ut
des», sul mero profitto.
Quante volte, insomma, è stata l’ipocrisia a farla da padrona, per nascondere appunto
altre oscure strategie, Éiltri loschi fini.
«È ora di cambiare!», detto
ripetutamente da altri mediatori di ideologie, ha ora un
significato quasi grottesco.
Cambiare, «metanoèo», il
verbo greco per significare:
mutar parere, proposito, direzione, attuare ripensamento,
accezione poco cara (chiara)
ai politicanti.
Jipendenl
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cese:
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Fax: Di’
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278- fax 011/657542
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ITALIA
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Psr abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
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Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
^ 'tella testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
'I gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
ordinanza in data 5 marzo 1993.
Numero 8 del 25 febbraioi 994 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMC Nord,
a neiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 23febbraio1994.
Ce lo siamo chiesti tantissime volte, nei nostri momenti
di crisi, allorquando non si
riesce a scoprire alternativa
alcuna a delle situazioni insostenibili. Dove andremo a parare? Ci scopriamo a dire delle volte, sconfortati, eternamente indecisi sulle nostre
scelte. A chi ce ne andremmo
noi?... La fidente proposta-risposta di quei discepoli che,
pur nella loro umana fragilità,
avevano fatto l’unica e inequivocabile scelta.
Franco Campanelli
Cerignola
Le ie^i
cattoliche
I cattolici dovrebbero organizzarsi in forza politica per
varare leggi dello stato secondo i dettati del papa. Il Parlamento europeo dovrebbe modificare il suo operato seguendo gli insegnamenti di
santa romana Chiesa. Siamo
nel 2000 e le leggi della
Chiesa non sono rispettate in
Italia e in Europa.
Le donne possono interrompere volontariamente la
gravidanza in ospedale, le
coppie (eterosessuali) possono divorziare, possono utilizzare gli anticoncezionali, gli
studenti possono essere esonerati dall’insegnamento della religione cattolica, le donne vorrebbero essere elevate
al rango degli uomini sacerdoti della Chiesa, il Parlamento europeo' legalizza le
unioni dei gay (esclusi i preti)
e alcuni Comuni permettono
l’apertura dei negozi nella sacra giornata della domenica.
Tutto questo è il risultato
dei cattolici che non hanno
saputo impegnarsi politicamente, malgrado le indicazioni del papa. 1 cattolici dovranno unirsi e combattere
per cambiare questa società,
fatte nuove leggi e imposte
con il severo controllo dello
stato potremo diventare una
nazione di veri cristiani.
Roberto Mollica
San Mauro Torinese
lidie
di prima pagina
Migliaia di persone in
attesa delle gare olimpiche
di sci alpino. Il pubblico
di Lillehammer, che ha
pernottato sotto le tende a
-23° C, ha dato un'immagine non retorica né fanatica della passione e dell’entusiasmo per lo sport.
Gesù è il
fondamento
Leggo sul n. 5 di «Riforma» (4 febbraio) la lettera di
Salvatore Tonti che a un certo punto, mediante un interrogativo, sembra ventilare un
dubbio di fede, sia pure accennato tra parentesi: «...la
salvezza passa per Cristo
(ma passa solo tramite lui, è
il suo l’unico nome della salvezza?)».
Se per un evangelico Gesù
Cristo è il fondamento della
fede cristiana, e la Bibbia
unica fonte della verità, un
dubbio del genere non ha ragion d’essere; basta aprire la
Parola di Dio nel libro degli
Atti degli Apostoli, cap. 4
vers. 12 (versione Riveduta):
«E in nessun altro è la salvezza: poiché non v’è sotto il
cielo alcun altro nome che sia
stato dato agli uomini, per il
quale noi abbiamo ad esser
salvati». Parole che inequivocabilmente si riferiscono a
Gesù Cristo, menzionato ai
versetti precedenti (10 e 11).
Più chiaro di così! Fraternamente
Beniamino Calvi
Pietragravina (Pv)
Il confronto
con Cristo
Il parere di Letizia Tomassone sul caso della pastora
Voss (n. 7 del giornale) è di
stimolo per alcuni interrogativi anche in riferimento
all’attuale dibattito sulla cristologia.
1 ) Ha senso la contrapposizione tra il sangue versato
sulla croce (evento storico legato alla persona di Gesù) e
il sangue del ciclo fisiologico
femminile (realtà naturale,
astorica, impersonale)? Tenendo conto delle radici arcaiche della fede di Israele
possiamo comprendere l’importanza data dai testimoni
biblici al sangue versato e
quindi a quello versato da
Cristo; ma possiamo oggi assumere il sangue del ciclo
femminile come immagine
che «offre nuovi argomenti
per una teologia al cui centro
sta la vita e non la morte, la
nascita e non l’uccisione»!
Quale teologia può nascere
dal ridare significato «al mistero della nascita da un corpo di donna»! Forse una
nuova sacralizzazione della
natura?
E che cosa trova di liberante in tutto questo la teologia
femminista? Forse che la meraviglia di fronte alla vita nascente e la sacralità della fertilità nelle società arcaiche
garantiva alle donne un maggior prestigio? Non la legava
piuttosto a una funzione puramente riproduttiva?
2) Veramente il Dio di Gesù Cristo «favorisce la creazione di vittime della violenza», alimenta l’idea che la
passività dei martiri sia positiva? Nella croce non abbiamo «l’immagine cruenta» di
un Dio che «ha bisogno di
sangue versato nella violenza» ma al contrario scopriamo un Dio che resiste alla
violenza con un amore che in
Gesù Cristo lo conduce a
condividere la nostra morte, e
non certo per affermarla ma
per vincerla. E come vincere
la violenza di cui è intessuta
la vita degli uomini e delle
donne se non negandola con
la nonviolenza? E quale forma più estrema di lotta possiamo immaginare di quella
del martire che resiste fino
alla morte? Questa sarebbe
passività?
3) C’è bisogno di una teologia che riporti a valore «il
significato del sangue versato dal corpo femminile» per
ridare significato alla corporeità della nostra vita? Cristo
dà significato alla mia corporeità e non solo alla mia, perché lui l’ha condivisa. Per
questo amo non soltanto la
mia corporeità femminile ma
soprattutto la corporeità di
chi è diverso (o diversa) da
me e che forse, con la sua
differenza, è per me un problema; e per differenza non
intendo differenza sessuale
ma differenza e basta.
Certo la nostra corporeità
ha «a che fare con Dio». Ma
credo che compito delle teologhe e dei teologi non sia
tanto il porre in rilievo i valori puramente corporei della
nostra esistenza ma piuttosto
il confrontarsi con quel Dio
che si è mostrato a noi in Gesù Cristo, non come osserva
la Tomassone «in modo virile
attraverso la violenza e la
morte» ma al contrario nella
condivisione della nostra vita
e della nostra morte. Proprio
perché Gesù Cristo, l’icona
di Dio (Colossesi 1, 15) è uomo, il Vangelo appare a me
donna estremamente liberante perché quell’uomo, nel
quale riconosco l’immagine
di Dio, si è spogliato di ogni
potere a suo vantaggio e ha
assunto la condizione di servo (Filippesi 2, 7). Certo noi
lo chiamiamo Signore: ma
quale Signore? Anche nel
Regno egli ci farà sedere alla
sua tavola e passerà egli stes
PAG. 1 1 RIFORMA
so a servirci (Luca 12, 37).
Dov’è questo «Dio che si
manifesta in modo virile attraverso la violenza-e la morte»! Stiamo parlando dello
stesso Dio?
Detto questo, evitiamo processi, scomuniche e accuse di
eresia. Il Signore stesso veglia sulla sua chiesa e le pecore conoscono la voce.
Mirella Camagna
Genova
Chi mi vuole
scrivere?
Mi piacerebbe che qualcuno
della vostra chiesa corrispondesse con me per uno scambio
di idee e soprattutto nell’eventualità di uno scambio di visite nei nostri rispettivi paesi.
Ho 47 anni e sono sposata,
madre di quattro bambini, sono funzionaria in uno dei Comuni che formano la capitale.
Isabelle Nayete Amsatou
02 BP 5186
Ouagadougou 02
Burkina Faso
RINGRAZIAMENTO
«Dimorate in me e
io dimorerò in voi»
Giovanni 15, 4
1 figli e i familiari della cara
Luigia Enrichetta Tron
ved. Giors
sentitamente ringraziano tutte
le persone che con affetto sì sono
strette attorno a loro in questo triste momento.
Un grazie di cuore a tutti coloro
che l’hanno assistita e curata negli ultimi anni. Un sentito ringraziamento è dovuto alla Casa alloggio di Ferrerò e a tutto il personale dell’Ospedale valdese di
Pomaretto e al pastore Donato
Mazzarella per il confortante
messaggio.
Villa di Frali, 22 febbraio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Il suo sole tramonta
mentre è giorno ancora»
Geremia 15, 9
La moglie, i figli e la mamma
del caro
Ugo Ribet
ricordandolo con tanto amore,
sentitamente ringraziano tutte le
gentili persone che con presenza,
parole di conforto, scritti e fiori
hanno preso parte al loro grande
dolore.
Un grazie particolare alle famiglie Giacomino e Morero, a Elvìna
GardioI, a Marina, ai pastori Franco Davite e Gabriella Costabel.
Si ringraziano inoltre Mario Casca e i dipendenti della Motorauto
e L’Automobile, le colleghe e i
colleghi di lavoro di Fiorella, gli
amici dì Cristina e Christian.
San Secondo, 24 febbraio 1994
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà i'aiuto?
li mio aiuto viene dali'Eterno
che ha fatto ii cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
I familiari del compianto
Guido Simond
riconoscenti per le dimostrazioni di affetto tributate al loro caro
ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicino in questa triste circostanza. Un grazie particolare ai
pastori Pasquet, Tourn e Marchetti. *
Torre Pellice, 26 febbraio 1994
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
1, primo trimestre 1994 - voi. XLIX
B. Corsani, Messaggio e coscienza profetica P, Ricoeur, L'economia
del dono E. Cenre, L'unità della teologia pratica L. Marinelli, Venenum iri ecclesia - Rassegne: C. Conte, Gli ebrei americani M.
Rubboli, Le chiese negli Stati Uniti - Cronache: R. Ciappa, Filosofia e
teologia A. Cassano, Filosofia ed esperienza religiosa - L. Pareyson
Recensioni
16
PAG. 12 RIFORMA
Globale
VENERDÌ 4 MARZO ■
Interviste-testimonianze di due madri di «desaparecidos» dell'Honduras
«Noi diciamo sempre che se non parlano
le persone parleranno le pietre...»
MARIA TERESA MESSIDORO
SAVERIO MERLO
lyyl' i chiamo Liduvina
XV IVA Hernandez e sono
rappresentante del Comitato
dei familiari dei desaparecidos in Honduras. Ho un figlio
che è scomparso nel 1982, in
gennaio, e da quel momento
insieme ad altre madri ho incominciato a bussare a mille
porte; abbiamo iniziato l’attività di questo comitato quando abbiamo capito che da sole non saremmo mai riuscite a
trovare i nostri figli e abbiamo pensato che fosse invece
necessario unirsi per compiere insieme questa ricerca.
È da quel momento che abbiamo iniziato questa lotta
per ritrovare in vita i nostri
familiari scomparsi. Abbiamo
lavorato in questi undici anni
unendo i nostri sforzi. Ma ormai, dopo tutto questo lavoro,
ci siamo convinte che non potremo mai più ritrovarli vivi,
perché conosciamo molto bene di che tipo sono le persone
che li hanno sequestrati e perché abbiamo potuto ascoltare
le testimonianze di persone
che miracolosamente sono
sfuggite. Nonostante tutto
questo continuiamo ad avere
l’obiettivo di ritrovare i nostri
figli ma soprattutto di individuare quali sono i colpevoli,
e abbiamo anche fiducia in
Dio che non ci lasci morire
prima di vedere i responsabili
condannati per questi fatti.
Qual è stato il delitto commesso dai nostri figli? Semplicemente quello di avere
come ideale, come aspirazione, una condizione di vita diversa in un paese dove ai
bambini manca il diritto
all’educazione, il diritto alla
salute, anche semplicemente
il diritto all’alimentazione.
La situazione che era stata
denunciata all’inizio degli
anni ’80 si presenta allo stesso modo ancora adesso: la
maggior parte della gente è
senza lavoro, e quelli che vivono nelle strade non possono sicuramente andare a
scuola; molti non hanno
niente da mangiare nemmeno
una volta al giorno. Il nostro
lavoro, oltre a quello che ho
già detto, è stato anche quello
di dare un’educazione al nostro popolo, per permettere
che anche i contadini, anche
le persone più semplici possano conoscere i propri diritti
e i propri doveri, possano arrivare a vedere realizzati quei
diritti all’educazione e alla
salute e alla casa che rnigliaia
di onduregni ancora non possiedono. Una piccola, piccolissima soddisfazione che abbiamo ottenuto è il fatto che
in tutti questi anni di lotta siamo riuscite a fare in modo
che alcune persone fatte prigioniere o fatte temporaneamente sparire abbiano potuto
ritornare in libertà e adesso
possano vivere e godere in
pace dei propri diritti con la
propria famiglia.
Un altro risultato positivo
che abbiamo ottenuto è che
nel 1985 la Corte interamericana di giustizia ha condannato il governo onduregno
per la sparizione di due persone in seguito alle testimonianze che si sono raccolte.
Un altro degli impegni che
abbiamo assunto in questi anni è che sempre, il primo venerdì di ogni mese, ci riuniamo e facciamo un presidio
per due ore nel parco della
Mercede, nella capitale, dove
manifestiamo con i nostri
cartelloni e striscioni e con il
In un campo profughi del Centro America
nostro fazzoletto bianco in
segno di pace, in modo da ripetere al governo e, perché
no? anche al popolo onduregno queste nostre richieste e
per ricordare qual è il problema dei desaparecidos e quindi per chiedere che si faccia
giustizia.
La mia esperienza, come
quella delle altre persone del
comitato, è un’esperienza dolorosa e crudele. Io come madre non soltanto ho un figlio
scomparso, ma anche un altro
figlio. Marco Tulio Lopez,
che per le stesse ragioni aveva dovuto abbandonare il
paese ed era stato in Italia per
sei mesi. Ringrazio tutti quelli che gli hanno manifestato
affetto in quel periodo. Sfortunatamente, quando è ritornato in Honduras, dopo un
mese e pochi giorni è stato
assassinato. Questo dolore è
molto grande, per una madre
aver perso un figlio, aver visto un figlio scomparso e un
figlio assassinato.e cionono
stante c’è l’idea di continuare
questo stesso impegno e di
sapere che in fondo i miei figli avevano raccolto anche
questo messaggio di Dio: di
condividere le cose che si
possiedono e di cercare insieme la realizzazione di un
mondo più giusto. E ho la
convinzione che i miei figli
saranno tra i figli prediletti
del Signore.
La situazione generale
dell’Honduras è persino peggiore di quella degli anni passati. Il presidente uscente ha
ceduto il passo al nuovo presidente alla fine di gennaio; si
può dire che con le ultime
misure economiche ha lasciato il suo popolo in condizioni
peggiori di quanto non si trovasse prima, perché si è rivelato buono e fedele soltanto
verso le grandi istituzioni
economiche intemazionali lasciando un popolo compietamente sottomesso, in condizioni disagiate, senza la possibilità di realizzare il diritto
al lavoro, alla casa e alla salute; il livello della vita è carissimo. C’è questa situazione di
violenza continua che fa sì
che la gente abbia paura ad
uscire di casa non soltanto di
sera ma anche di giorno...
Abbiamo delle aspettative
per il 1994 dal governo che
ha preso il potere a fine gennaio, perché alla fine di dicembre una commissione per
i diritti umani che è stata nominata dal precedente governo ha finalmente decretato la
fine dell’utilizzo del problema dei desaparecidos in campagna elettorale o per altri
motivi politici raccogliendo
alcune delle idee e delle proposte che noi avevamo portato avanti in questi anni. Quindi c’è la speranza che finalmente si possa risolvere questo problema anche se sappiamo che è molto delicato perché alcune delle persone più
potenti e alti responsabili delle forze armate sono i responsabili di queste azioni».
9^Sm
-Ir'
Testimonia la madre di un giovane sparito il 24 gennaio 1982
Fidelina Borjas lotta da 11 anni
Fidelina Borjas è la madre
di un giovane sparito il 24
gennaio 1982, mentre rientrava da una visita in Nicaragua. a una zia.
«In quel momento era
molto difficile uscire o rientrare in Honduras perché
molte delle persone che se
ne allontanavano erano accusate di essere guerriglieri. Lo
sa solo Iddio che queste persone non erano guerriglieri,
in ogni caso qualunque scelta una persona abbia fatto
deve sempre avere il diritto
alla vita.
Da 1 I anni ho deciso di
partecipare a questa lotta,
bussando a tutte le porte
compresi i poteri dello stato,
il Congresso, la Corte, le autorità, per ottenere giustizia.
Il presidente uscente, come
tutte le altre autorità del paese, è sicuramente tra i responsabili o per lo meno tra
coloro che non hanno impedito ciò che è successo.
Quando sparì mio figlio anche mia madre fu colpita da
uno shock e dopo due mesi è
morta.
Le altre madri non le conoscevo, non conoscevo Dona
Liduvina, ma da quel mo
mento abbiamo cominciato
insieme questo lavoro. Abbiamo mangiato insieme,
dormito insieme, pianto insieme. Ancora adesso cerchiamo di arrivare a far gridare questa voce, che riveli
quello che è successo. Alcune delle madri che inizialmente erano con noi si sono
allontanate, sono scomparse.
Ma noi diciamo sempre che
se non parlano le persone
parleranno le pietre...».
Con altre donne ha fondato il «Cofadeli,
Dona Liduvina^ una
madre in Honduras
L’Honduras, paese centroamericano che non fa notizia, è
il paese più povero del Centro
America. La sua economia è
controllata esclusivamente
dalle grandi multinazionali.
Dal 1980 il potere militare ha
utilizzato la tortura, la sparizione forzata, l’uccisione premeditata e mascherata come
delinquenza comune per eliminare chi cerca di opporsi.
Così la famiglia Lopez
Hernandez, come molte altre
in Honduras, venne coinvolta: Enrique Lopez, figlio primogenito di Liduvina, attivista nel campo dei diritti umani, fu fatto sparire undici anni
fa, e di lui non si avranno più
notizie. Liduvina Hernandez,
contadina del nord dell’Honduras, pianse tutto il suo dolore ma si accorse ben presto
che piangere non era sufficiente: insieme ad altre donne
fece sorgere «Cofadeh», il
Comitato dei familiari degli
scomparsi e dei prigionieri
dell’Honduras.
Il Cofadeh inizia la sua attività reclamando giustizia nei
casi di sparizioni forzate e per
le continue violazioni dei diritti umani, lavorando direttamente nel campo dell’educazione e della salute. In dieci
anni di attività, il Cofadeh è
praticamente l’unica organizzazione in Honduras che gode di credibilità e rispetto. È
la voce di chi non vuole tacere e dimenticare le ingiustizie: Liduvina Hernandez è
presidente del Cofadeh ed è
diventata quasi un simbolo
della lotta nel suo paese.
Quest’anno è stato pubblicato
un libro. Donne contro la
morte, che raccoglie la sua testimonianza.
Da quando ha fondato il
Comitato, Liduvina non è mai
stata attaccata direttamente,
ma ancora una volta è stato
colpito un suo figlio: Marco
Tulio, che aveva deciso di seguire il cammino intrapreso
dal fratello, impegnandosi
nell’educazione dei coni
e della gente più umile, S
va partecipato di nascosi*
un convegno sui diritti mjJ
in Cile, ma la sua attività^
stata individuata e Mju
aveva subito frequenti min
ce di morte. Per questa raà
ne nel dicembre 1990 unaj
legazione italiana e nordam
ricana, che partecipava an
missione umanitaria inCj,
tro America, lo accompan
fuori dal paese, fino in Ita|
Dal 14 gennaio 1991, petj
mesi. Marco fu ospite delj
periodo collaborò alle aditi
della Coop. il Ponte. Avei
deciso di non svolgere alci*
attività pubblica, perji
compromettere ulteriomieil
la famiglia e salvaguardasi
moglie e i figli. '
Tuttavia, il 14 giugno!
decide ugualmente di toni
in Honduras, consapevolei
rischi a cui andava incoalii
per organizzare un incoak
sui diritti umani a S. Pei
Sula, a cui doveva partecip
re anche una delegazioneil
liana. Il 22 luglio venne ai
mazzato per strada, condì
colpi di pistola, mentre a
compagnava a scuola ili
glio. Il responsabile materii
dell’assassinio è stato sii
individuato ma non cosi
mandanti, nonostante i tei
grammi di protesta e lei
chieste di chiarimenti, avi
zate dall’Italia e dai rap,
sentanti di organizzazin
umanitarie di tutto il mmà
A distanza di due anm,gi
zie a una campagna promo!
in Italia dalla Coop. il Poi
è stato possibile pubblici
un «Campo pagado» suii
principali quotidianidd
Honduras: il testo è unal®
ra di Liduvina al figlio m®
una dimostrazione della f®
e della volontà di una d#
che lotta e grida contr»!
morte, perché in Honduft'
sia giustizia e possibilit|
una vita degna deiruomo..
iSSHmiliSlB
^0'
Fonte: Banca mondiale
L’intera economia dell'Honduras è in mano alle multinazionali Usa
Il paese più povero del Centro Amerio
Honduras
Partiamo dal 1981: l’Honduras non era coinvolto
mente nelle lotte civili dei paesi vicini (E1 Salvador e ffej
ragua) ma il numero di sparizioni, i casi di torture, gli ^:
sodi di coercizione denunciati da associazioni come Ai#
sty International è stato altissimo. Ricordiamoci che, co0
sempre, il numero delle denunce è minore di quello dei®'
mini realmente commessi.
L’Honduras è il paese più povero del Centro America)
popolazione locale praticamente non ha accesso ai centi«]
potere. I tribunali civili non hanno possibilità reali di in#]
vento rispetto ai crimini commessi da membri dell’eserciti
L’esercito, a sua volta, è strettamente legato agli int®#|
degli Stati Uniti, che addestrano le truppe scelte e gH #*|
dall di grado più elevato. Da più di vent’anni, infaltì» l’|
basi militari statunitensi sono installate nel paese, aicW'*
dichiarate, altre clandestine.
L’economia del paese è nelle mani delle multinazio#
Usa: compagnie come la United Fruit Company (quella#
le banane Chiquita), sfruttano la manodopera locale,#
pongono salari da fame ma non forniscono alcun tipo 4,#
sistenza ai braccianti.
Esistono sindacati, esistono associazioni studentesca
federazioni di contadini, ma vengono sistematicamente^
presse ogni volta che cercano di spingere verso
cambiamento. Di tutto questo, in campo intemazionale*''
si sente parlare. , :
Negli ultimi anni i casi di violazioni dei diritti umani ^
no apparentemente diminuiti: questo vuol dire solo che*;i
no stati commessi in modo più sottile e più mascherato.
' Dopo anni di proteste intemazionali il governo ha ''
tuito una commissione che deve occuparsi di questi pi
mi: non risulta che sia stata condotta a termine alcuna i*^
gine completa su tutti i casi denunciati in passato, né c^,
violazioni commesse negli anni passati siano state inj^
modo riconosciute.
Spedizi
In caso
si pmg
via Pio
L’Editoi
corrispc
minario di Giaveno, e itiqn
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