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Anno 128 - n. 6
7 febbraio 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ROMA: SEMINARIO SULL'ECUMENISMO
Seguire verità
in carità
Parlare di ecumenismo significa affrontare il problema della
verità; o meglio, di come la mia
verità e la verità dell’altro possono essere enunciate in un discorso solo, senza che esse siano
semplicemente giustapposte, perché è chiaro che non possono
esistere due o più verità, e senza essere contrapposte, perché
altrimenti si escludono, e senza,
infine, che si giunga a una sintesi, perché non esiste una verità parziale: essa è, o non è.
Questo, in breve, il nocciolo
del problema affrontato il 1 “ e
il 2 febbraio in un seminario dal
titolo; ’’Fede evangelica ed ecumenismo”, svoltosi presso la Facoltà valdese di teologia di Roma, al quale ha preso parte una
settantina di persone, in grande
prevalenza evangeliche, impegnate a vario titolo nel dialogo ecumenico.
Promossa dalla Commissione
consultiva per le relazioni ecumeniche (CCRE), un organismo
BMV, la consultazione si è articolata in tre gruppi di lavoro
(rapporti col cattolicesimo, con
l’ebraismo, dialogo con le fedi
viventi), ha visto una tavola rotonda sul tema ’’Dove va l’ecumenismo?”, e ha prodotto alcuni documenti che saranno inviati alle chiese perché ne facciano
oggetto di studio, in vista di un
loro pronunciamento sulla questione ecumenica.
Questa consultazione cade in
Un momento particolarmente significativo e grave del movimento ecumenico. Da un lato, sul
piano internazionale, il Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC)
sta attraversando un periodo di
crisi dovuto sia alla sua espansione e sia alla necessità di trovare una sua identità. Dall’altro,
sul piano in un certo senso nazionale, il dialogo con il cattolicesimo (ma forse sarebbe meglio dire con i cattolicesimi) ha
mostrato, anche recentemente,
segni di stanchezza e di disagio.
In questi ultimi anni, poi, sono
emersi nuovi soggetti del dialogo ecumenico: Tebraismo e le
fedi viventi.
Infine non è da dimenticare
il contesto storico travagliato nel
quale viviamo: in un momento
di così profonde trasformazioni
economiche, politiche, culturali
sempre più avvertiamo la necessità che i credenti diano una testimonianza unitaria della speranza che è in loro.
L’incontro di Roma non ha
elaborato risposte alle complesse questioni in gioco; tuttavia
propone alle chiese alcune piste
di riflessione. Così, per quanto
riguarda i rapporti con il cattolicesimo, pur individuando nella
’’asimmetria” sussistente tra l’eo
clesiologia della Chiesa cattolica
romana e quella delle altre chiese un ostacolo finora insormontabile in vista della riconciliazione delle diversità, ritiene
che una possibile espressione visibile dell’unità della chiesa potrebbe trovare spazio nel quadro
di una ’’comunità conciliare”.
Riprende dunque vigore un’ipo
Servizio a pagina 3
tesi, lasciata un po’ in disparte
ultimamente, che è quella del
conciliarismo.
Di ’’asimmetrie” s’è anche parlato per quanto riguarda i rapporti con l’ebraismo, resi ancora più difficili dal fatto che questi non sembra interessato a
stabilire con noi un dialogo. Il
punto cruciale non è rappresentato dall’ecclesiologia, ma dalla
cristologia; è il Cristo che al
tempo stesso unisce e separa
ebrei e cristiani. Eppure abbiamo radici in comune, e in comune abbiamo l’Antico Testamento oltre, naturalmente, la fede in un unico Dio. Ma sostanzialmente conosciamo poco e
male l’ebraismo. Da qui dunque
la proposta di accostarsi con attenzione a questo mondo vicino
ma sconosciuto e tentare di comprenderlo nella sua complessità,
prima ancora di andare ad im
confronto con lui sul piano dottrinale.
Il dialogo con le altre fedi si
scontra subito col grosso problema della ’’religione” e della
critica illuministica e di quella
teologica che ne è stata fatta
e che noi condividiamo. Eppure la diversità degli ambiti
e la varietà delle espressioni di
fede ci ricordano la complessità dell’animo umano e la dimensione di mistero da cui siamo
circondati; quindi la difficoltà
di trovare una via unitaria a
Dio. Entrano qui in gioco vari
elementi: da un lato la fede cri
Luciano Deodato
(continua a pag. 4)
VISITA ALLE CHIESE DELLA EX JUGOSLAVIA
Debolezza e speranza
La fede comune può lasciar intravedere un futuro dove per ora ce
violenza e lutto: un viaggio che è stato espressione di fraternità
Il tempo, che era stato bello
a Monaco e a Vienna, si guasta
appena l’aereo attraversa il confine tra l’Ungheria e l’ex Jugoslavia. Il Pokker 50 delle linee
aeree austriache è uno dei pochi mezzi con i quali si può raggiungere in relativa tranquillità
Belgrado e la Serbia e tutto il
sud della defunta Repubblica
popolare federativa. La mano sicura del comandante e del suo
secondo ci conducono a terra
mentre una tormenta di fitto nevischio rende ancora più pesante, cupo e oppressivo il clima
dell’aeroporto di Belgrado semideserto e buio. L’aereo comunque è pieno, nessun posto
libero. E mi assicurano che è
così ogni giorno da quando le
maggiori compagnie hanno disertato i cieli jugoslavi e da
quando i corridoi aerei con l’Italia e la Germania sono stati
chiusi.
Lungo la superstrada tra Belgrado e Novi Sad, in Vojvodina, 115 chilometri nella tormenta; ogni tanto, come scuri fantasmi nella neve, posti di blocco militari ci ricordano che questo paese è ormai in guerra da
più di sei mesi. Piccole colonne di camionette Fiat e di autocarri militari carichi vanno a
nord, autobus militari vuoti
scendono a sud. A gruppi di
quattro o cinque, pesanti Tir
bulgari collegano l’ex capitale
con il resto del mondo assicurandone il cordone ombelicale
che alimenta quotidianamente la
popolazione e l’armata. Attorno,
Il centro storico
di Novi Sad,
capoluogo
della Vojvodina
nella neve, un paesaggio da favola, una sterminata pianura dove scorre scuro e gonfio il Danubio, lontane e dolci le colline. Il traffico privato è quasi
inesistente e lunghe sono le code ai distributori.
Zelimir Srnec, segretario dell’Unione delle chiese battiste della Jugoslavia che è venuto a
LIBERTA’ - 4
Liberi da ogni affanno
« Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo... Io ho riconosciuto che tutto quello che fa Dio è per sempre,
niente v’è da aggiungervi, niente da togliervi »
(Ecclesiaste 3; 1, 14).
Il tempo, grande idolo, tiranno e compagno
dei giorni che viviamo, non possiamo sfuggirvi,
non possiamo farne a meno, non possiamo ignorarlo. Come credenti, e come uomini e donne di oggi, ci sentiamo spesso frustrati: il tempo ci manca, quando stiamo bene e costruiamo la nostra vita^
oppure non passa mai, quando siamo in ansia o
nella sofferenza.
Ecclesiaste ci rassicura e ci esorta: nel tempo
che Dio ci ha dato vi è spazio per tutto e niente
è lontano da Dio. Siamo invitati ad avere fiducia
nell'opera del Signore, anche quando le circostanze
sembrano allontanarci da lui, anche quando è
venuto il tempo del pianto. Ecclesiaste ci ricorda
che la vita è un susseguirsi di istanti diversi, ma
tutti egualmente importanti perché posti sotto lo
sguardo dell’Eterno.
Un messaggio forte, forse inaccettabile in questa nostra epoca che è abituata a guardare allo
scorrere del tempo in vari modi, spesso contrapposti e schizofrenici.
Vi è innanzitutto chi ha fiducia nei grandi progetti. Da quelli per il « bene dell’umanità » a quelli
che facciamo più semplicemente per aumentare i
nostri beni. Quasi mai ci ricordiamo nel formulare questi progetti che la vita è fragile, può
interrompersi momentaneamente (la malattia) o
definitivamente (la morte). E noi proseguiamo illudendoci di essere onnipotenti od eterni, non con
siderando la vita per quanto essa è.
All’altro lato vi è chi vive alla giornata, spesso
prendendo tutta la vita per una grande maledizione, dalla quale non ci dobbiamo attendere nulla.
Allora vi è chi trova illusorie soddisfazioni in brevi attimi di follia: negli stadi trasformati in campi
di battaglia, in un’auto lanciata a velocità pazzesca
nella notte, o nella droga, falsa consolatrice di
una esistenza che rifiuta la vita come progetto e
come benedizione.
Oppure ancora vi è chi vive in un perenne rifiuto del presente, illudendosi che solo il domani potrà essere migliore. Da coloro, e sono sempre di meno, che si illudono che la scienza, o un progetto politico, risolveranno tutti i problemi dell’uomo, a
quelli, e purtroppo sono sempre di più, che si rivolgono a maghi, indovini, oroscopi per scoprire il
proprio futuro, nell’illusoria speranza che se conosci ciò che ti aspetta potrai vivere meglio.
Dio, nelle parole di Ecclesiaste, ci invita ad avere fiducia non nei nostri, ma nel suo progetto, sapendo che egli, e non altri, conosce il nostro futuro e invitandoci a vivere non alla giornata, ma
nella consapevolezza che « basta a ciascun giorno
il suo affanno ». Siamo così sfidati ad accettare il
tempo che ci è dato da Dio, e le cose che in questo
tempo troviamo, non però con fatalistica rassegnazione, ma con fiducia ogni giorno rinnovata.
Lodiamo Dio perché assumendosi, lui, la responsabilità del nostro tempo ci libera da ogni angoscia, ci fa scoprire sempre e di nuovo che non
sta a noi « togliere o aggiungere » alcunché al
progetto che ha realizzato, e porta avanti, per noi.
Claudio Pasque!
(ultima di una serie di quattro meditazioni)
prendermi all’aeroporto, mi dice che la benzina è razionata
e che il gasolio è tutto requisito dai militari. Per fare un pieno bisogna andare fino in Ungheria, 100 chilometri a nord
ovest, e non sempre lo si può
fare. Mi indica poi con discrezione le luci dell’aeroporto militare dal quale fino a pochi
giorni fa si sono levati in volo
i vetusti Mig, anche quelli che
hanno sparato sugli inermi elicotteri degli osservatori europei
uccidendo quattro italiani e un
francese. « Li abbiamo sentiti
tante volte sulle nostre teste, all’alba. Sapevamo dove erano diretti col loro carico di morte ».
Novi Sad ci accoglie alle prime luci della sera. Una città praticamente nuova, pianificata da
un architetto che ha studiato e
lavorato per lunghi anni negli
USA: larghi boulevard di circonvallazione dai quali si dipartono a raggiera le strade che
dividono ordinatamente gli isolati e i blocchi di palazzi dove
vivono 250.000 abitanti.
Sulla sponda del Danubio, alta davanti alla città, si erge la
massiccia fortezza che Maria Teresa fece erigere in fronte ai turchi. Qui, sul Danubio, per secoli due mondi si sono contrapposti, fino alle soglie del nostro
secolo.
Ed ora il fantasma di ciò che
sembrava passato per sempre
ritorna. Novi Sad non ha evidenti tracce di guerra. Non militari
in giro, non scritte di propaganda. I bambini escono dalle scuole e giocano con la neve fresca.
Dalla macchina chiusa non posso sentire le loro voci, la loro
lingua. Non importa se parlano
serbo o ungherese, potrebbero
parlare tedesco, inglese, russo o
italiano. Sono bambini, in tutto
e per tutto eguali ai loro coetanei in ogni parte della terra. Anche la neve è la stessa e i giochi.
Il traffico è rado nei larghi viaClaudio H. Martelli
(continua a pag 8)
2
7
fede e cultura
7 febbraio 1992
UNA RISTAMPA ANASTATICA DEL PREZIOSO VOLUME
La prima traduzione
ungherese della Bibbia
Nel 1990 sono stati ricordati i quattrocento anni dalla pubblicazione - Gaspare Caroli fu traduttore e organizzatore della stampa
In Italia è già terminata la
straordinaria stagione umanistico-culturale del Rinascimento ed
in Europa si è già compiuto il
dirompente scisma politico-religioso, la Riforma, allorché sulle onde di propagazione di questo travolgente rivolgimento continentale compare nelle retrovie
orientali la prima traduzione integrale della Bibbia in lingua ungherese.
E’ chiamata la Bibbia di Vizsoly (piccolo paese alle propaggini nord orientali dei Carpazi,
luogo della storica stamperia,
pronunciato alla francese VijoD.
La data è il 1590; siamo dunque in ritardo per ricordare il
quarto centenario di questo Testamento protestante.
Date le condizioni deU’Ungheria a quel tempo si tratta di
un’opera letteraria, culturale,
linguistica e anche politica di notevole importanza locale.
La traduzione vede la luce notevolmente in ritardo rispetto al
movimento di rinnovamento religioso occidentale, ma aveva le
sue ragioni.
Il paese era dilaniato e suddiviso dalle guerre, i turchi avanzavano dai Balcani occupando la
parte sud orientale; gli Asburgo annettevano la parte nord occidentale; la rimanente fetta
nord orientale era amministrata
tra discordie e feroci lotte intestine da oligarchi feudali magiari.
Pur tuttavia su quest’ultimo
lembo trova propagatori e terreno fertile il pensiero del ritorno alle origini bibliche del cristianesimo, proposto dalla Riforma. I giovani che sentono di
dover partecipare a questo rinnovamento religioso e morale,
dopo qualche anno di studio e
di tirocinio all’estero, tornano
in patria in qualità di predicatori evangelici, per diffondere
dal pulpito il Verbo nella lingua materna della gente: sorge
quindi la necessità di offrire al
popolo l’accesso ai sacri testi
nel proprio idioma.
Parziali traduzioni sono già
comparse qua e là ma, a parte
l’ostilità della Chiesa cattolica a
dare la Bibbia in pasto al popolo, « l’inopportunità di darla
in mano ad impreparati, che devono essere guidati dalle gerarchie ecclesiastiche », il ritardo
nell’avere un’opera di maggior
respiro è motivato in particolare dall’instabilità politica e dal
depauperamento generale del
paese, impegnato sovente a lottare per la sola sopravvivenza.
Il traduttore ed organizzatore
della stampa, Gaspare Caroli
(1529-1591) già nella maturità fa
la propria scelta: nel 1556 lo troviamo all’Università di Lutero e
Melantone a Wittenberg, iscritto — secondo le consuetudini
dell’epoca — nel « coetus », confraternita, degli studenti ungheresi; in seguito, forse, frequentò anche l’Università di Strasburgo e soggiornò in Svizzera.
Rientrando nel suo paese Caroli trova nell’Ungheria nord
orientale la nuova chiesa riformata già abbastanza organizzata: le circoscrizioni pastorali
erano suddivise, con un predicatore evangelico a capo della
regione, con il titolo di « senior », corrispondente al ruolo
coordinatore di vescovo.
Caroli stesso raggiunge la carica di « senior » in un periodo
burrascoso: la regione era zona di attrito non solo tra eserciti, ma anche tra diverse tendenze religiose, tra cui i bellicosi antitrinitari.
Ma nei periodi armistiziali,
fatto curioso da notare, i battaglieri oligarchi, ricchi signorotti locali timorati di Dio ed al
cune delle loro famiglie protagoniste nei secoli successivi della storia politica dell’Europa
orientale, come i Bàthory ed i
Ràkóczi, avevano delle velleità
umanistico-letterarie: leggevano i
classici e componevano poesie.
E’ tra questi castellani che
Caroli riesce a trovare mecenati, protettori, il generoso prestito pecuniario e l’ediflcio per organizzare l’onerosa opera della
traduzione biblica; egli ha dovuto superare difficoltà non comuni, se si considera l’importazione della carta necessaria dalla
Polonia, i caratteri di stampa
che corrisponderebbero ai tipi
della tipograffa di Gabriele Giolito de’ Ferrari da Venezia, ed infine l’allestimento dell’officina con
macchinari e personale specializzato offerti da uno dei « patroni ». Caroli si è messo al lavoro, secondo gli esperti, con almeno tre collaboratori e la traduzione viene completata nell’arco di 5 anni; vengono stampati
circa 800 esemplari della Bibbia,
in due volumi, che per mole e
qualità ci stupiscono ancora oggi
me della lettura biblica.
Neppure vent’anni dopo troviamo due edizioni rivedute in
cui scompaiono gli apocrifi, non
riconosciuti dal canone protestante, ed in seguito sono innumerevoli le ristampe, progressivamente migliorate, adattate alla lingua viva, per lo più stampate all’estero con migliori attrezzature.
Poco dopo, nel 1591, Caroli
muore; viene a mancare anche
il capo tipografo, e qualche anno più tardi anche Vizsoly rimane semidistrutta in seguito ad
un’incursione turca: così la tipografìa è sparita, ma non la fa
II nostro giudizio sulla Bibbia
di Vizsoly è facilitato dal fatto
che recentemente, in occasione
del quarto centenario, l’editoria
ungherese, oggi assai sviluppata
dal punto di vista artistico, ha
curato un’edizione anastatica, in
cui persino la composizione della carta è identica all’originale.
Questo facsimile, stampato in
28.000 esemplari (in due volumi
di 2.412 pagine, nel formato classico dell’epoca, 30x20, di peso
superiore a 6 kg) è andato esaurito in pochissimo tempo.
Questa prima Bibbia ungherese del 1590 è da un lato una
dimostrazione della forza del
pensiero protestante, che diffonde il Verbo in tutti gli strati
della società, e d’altro canto
rappresenta un vanto letterario
della lingua viva ed insieme uno
straordinario contributo alla sua
stessa sopravvivenza attraverso
secoli bui sotto il giogo straniero.
Giuseppe Weisz
UNO STRUMENTO
Il Dio che
ci rende umani
Un piccolo catechismo per giovani e meno giovani - I concetti chiave per vivere la fede
Gilles Castelnau, pastore della
Chiesa riformata di Francia a
Parigi, ha pubblicato recentemente un libretto intitolato: Le
Dieu qui rend humain — Reflexión pour notre temps L’autore ce ne ha mandato una copia.
E’ un libro stimolante, che si
legge con molto interesse e partecipazione. Si tratta di un piccolo catechismo per giovani e adulti del nostro tempo secolarizzato. Ma, secondo l’intenzione
esplicita dell’autore, non vuole
essere un catechismo ’’religioso”,
riservato agli iniziati.
Partendo dalle interrogazioni
del nostro tempo e dalla ricerca
di senso che oggi si esprime in
mille modi (il ritorno del religioso), Gilles Castelnau presenta la
fede cristiana nella sua versione
protestante. Non lo fa in modo
dogmatico e perentorio ma in un
dialogo aperto con le culture e
le sensibilità del nostro tempo.
L’impostazione è del resto chiaramente ’’tillichiana”, a cominciare dalla premessa, intitolata
appunto La preoccupazione ultima.
I concetti chiave che ritornano come un leitmotiv lungo tutte le 90 pagine del testo sono:
Dio come fondamento dell’essere, Cristo come presenza visibile
di Dio, lo Spirito Santo come
creatore del nuovo essere. Al1’« angoscia » esistenziale possiamo e dobbiamo rispondere con
il « coraggio di vivere », reso possibile dall’« energia vitale » dataci dallo Spirito.
La struttura del libro è trinitaria ma cristocentrica, secondo lo
spirito protestante.
I tre capitoli si susseguono in
questo ordine: / — Gesù Cristo;
II — Dio; III — Lo Spirito Santo. In appendice tre paragrafi su
La Bibbia, Il principio protestante e Caratteristiche della Chiesa.
Inoltre una ventina di preghiere,
redatte dall’autore, danno al libretto il suo ritmo spirituale e
la sua traduzione poetica.
In un linguaggio chiaro, non
ecclesiastico, l’autore riesce a dare uno sguardo teologico convincente su tutte le grandi-questioni che l’uomo contemporaneo
continua a porsi: Dio, l’uomo, il
mondo, la vita, il male, la morte,
la risurrezione, ecc. e a relativizzare le questioni secondarie
che non meritano la nostra
’’preoccupazione ultima”. Lo fa
cercando di attualizzare, per
l’uomo d’oggi, le grandi intuizioni del pensiero della Riforma.
Quest’opuscolo, nato dalle preoccupazioni pastorali dell'autore,
risponde in modo stimolante a
molte domande che assillano pastori, catechisti, animatori giovanili, ma anche semplici credenti
e persone in ricerca.
Jean-Jacques Peyronel
Che cosa rappresenta la
Bibbia per noi e per gli
ebrei? 'Un confronto su questo tema ci è stato offerto
da "Protestantesimo in TV"
domenica 26 gennaio (e lunedì 3 febbraio).
Dopo la nuova sigla di
apertura (inaugurata già nella scorsa trasmissione) che è
senz’altro gradevole ma — direi — meno "significante" della precedente. Renato Malocchi ha esordito ricordando
che la Riforma ha restituito
la Bibbia alla gente comune
sottraendola al monopolio delle autorità ecclesiastiche.
Sono poi andate in onda
le immagini di una mostra
organizzata a Firenze da
Biblia, un’associazione laica
— A quale di queste definizioni essa risponde: Parola
di Dio, libro di pietà, predicazione, codice di leggi, documento storico?
Diamo conto di alcune delle risposte più significative.
Da parte ebraica: la Bibbia è la "patria portatile"; un
testo da interpretare e discutere continuamente; un oggetto di incontro e di scontro;
essa risponde a tutte le definizioni di cui sopra; è l’essenza stessa dell’ebraismo
senza cui la comunità non è
pensabile perché la sua vita
sta nell’applicazione della
Torah; è (felice espressione)
"teologia narrativa".
Da parte protestante: la
Bibbia è la testimonianza
Patria portatile
e testimonianza
in cui collaborano ebrei, cattolici e protestanti, dal titolo
« La Bibbia da Gutenberg a
Bodoni ». Vi trovano posto il
primo libro a stampa risalente al 1454, una Bibbia — appunto — di Gutenberg, un
commento al Pentateuco del
1469, il Nuovo Testamento
tradotto da Lutero nel 1584,
un quadro di Dürer sull’apertura del V e VI sigillo, Bibbie in caratteri di ogni tipo,
Bibbie poliglotte ecc.
Dopo questa prima parte
"figurativa”, si è passati alle
interviste in studio dove erano presenti il rabbino della
comunità ebraica di Roma,
una studiosa di ebraismo,
Giacoma Limentani, il professor Garrone della nostra Facoltà di teologia e Maria Bonafede, pastore valdese a Roma.
Le domande rivolte agli
ospiti possono essere cosi sintetizzate:
— Che cos’è la Bibbia per
gli ebrei e per i protestanti?
— Quale funzione essa assolve per i singoli e per la
comunità?
autorevole dell’incontro di Dio
con il popolo di Israele e, attraverso Gesù, con tutta
l’umanità; è la traccia di questo passaggio di Dio e quindi
il luogo della nostra ricerca;
in essa troviamo il messaggio,
l’appello, l’orientamento per
la nostra vita.
Da queste risposte risulta
difficile ad un osservatore
esterno percepire delle sostanziali differenze nella concezione del "Libro”, così totalizzante per le due confessioni religiose. Rimane naturalmente determinante V "interruzione” della Bibbia ebraica là dove per noi inizia la
seconda parte ( inscindibile
comunque dalla prima) di
cui — come ricordato dal
prof. Garrone — essa rappresenta « non il superamento
ma l’adempimento », attraverso l’opera di Gesù Cristo. Tuttavia è importante il riconoscimento delle comuni radici
attraverso cui possiamo continuare il dialogo e — perché
no? — anche confrontarci
su ciò che ci divide.
Mirella Bein Argentieri
' GILLES CASTELNAU, Le Dieu qui
rend humain. Si può acquistare direttamente presso l’autore, 79 rue de
Rome - 75017 - Paris (40 FF -f spese postali).
Venerdì 7 febbraio — ASTI: Per la
serie di iezioni introduttive ail'Antico
Testamento, alle ore 21, presso la
Scuola biblica ecumenica, Paolo De
Benedetti parla sul tema Giosia, la riforma religiosa in Israele.
Venerdì 7 febbraio — VENEZIA: A
palazzo Cavagnis, alle ore 17,30, si
tiene un incontro-dibattito sul tema
Movimento ecumenico e dialoghi interconfessionali, con II past. Salvatore
Ricciardi, il teologo luterano Fritjof
Roch e Tede Vetrali, preside dell'istituto ecumenico S. Bernardino. Presiede il past. Eugenio Stretti.
Sabato 8 febbraio — SAVONA: Alle ore 15 la Chiesa metodista ospita
in piazza Diaz la libreria S. Paolo per
la presentazione del libro Introduzione
alla teologia evangelica di Karl Barth.
Con l’autore, Giampiero Bof, partecipa
il past. Fulvio Ferrarlo.
Domenica 9 febbraio — CINISELLO
BALSAMO: Inizia alle ore 19 una serie di studi bìblici presso il Centro
« Lombardini » sul tema La conoscenza di Dio.
Domenica 9 febbraio — ROMA: Alle ore 16, in via Giusti 12, il SAE
organizza una tavola rotonda sul tema: Le religioni e la convivenza tra
I popoli: nodo problematico o compito comune. Partecipano Daniele Garrone, Lisa Palmieri. Coordina Giovanni
Cereti,
Domenica 9 febbraio — LA SPEZIA:
Le chiese evangeliche organizzano un
incontro che prevede alle ore 10, presso la Chiesa battista (via Milano, 40)
>■ Notizie sulla scuola del Sabato ”, a
cura del past. Paolo Tramuto; a seguire, il culto e l'agape. Nel pomeriggio, alle 14,30, presso la Chiesa avventista (salita Fossati, 10) si tiene
una tavola rotonda sul tema: Le chiese evangeliche di fronte allo stato,
con relazioni dei pastori Franco Scaramuccia, Ignazio Barbuscia, Franco Becchino. Il termine dei lavori è previsto
per le ore 17.
Giovedì 13 febbraio — ALESSANDRIA: Alle 21,15, presso l'Università
(via Cavour), il prof, don Maurilio Guasco parlerà sul tema: Chenu, Congar
e gli altri; la « Nouvelle théologie »,
nel quadro del ciclo « Invito alle teologìe del '900 » organizzato dal Centro culturale protestante, dall'Ufficio
relazioni ecumeniche della diocesi e
dal Centro ricerche e documentazione
sociale.
Venerdì 14 febbraio — ROMA: Alle
ore 18, presso l'Aula magna della Facoltà di teologia, si tiene una conferenza di Piera Egidi sul tema: 1
protestanti e la stampa italiana.
Sabato 15 febbraio — MILANO: Dalle ore 15 alle 17, nella sala al primo
piano di via Sforza, si tiene il primo
incontro del corso di formazione biblìco-teologica per adulti, sul tema
Approccio alla Bibbia.
Lunedì 17 febbraio — BASSIGNANA (Al): Il Centro culturale protestante di Alessandria organizza per le ore
21,15, presso il Centro comunale di
cultura, una conferenza pubblica con
diapositive del past. Giuseppe Platone
sul tema L'utopia di Riesi tra storia
e futuro.
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7 febbraio 1992
attualità
ROMA, 1-2 FEBBRAIO: SEMINARIO SU ’’FEDE EVANGELICA E MOVIMENTO ECUMENICO”
Unità nella diversità
Il gruppo di lavoro sui rapporti con il cattolicesimo ha individuato non solo difficoltà ma anche indicazioni costruttive per il dialogo
Dove va il
movimento ecumenico?
Molte prospettive future nella tavola rotonda
Il gruppo di lavoro sui rapporti col cattolicesimo romano
è stato posto dai coordinatori,
Anna Maffei e Sergio Ribet, di
fronte alla domanda, apparentemente superata ma in realtà opportunamente provocatoria: riconosciamo nella chiesa di Roma una chiesa cristiana? E, più
in generale: quali sono i criteri
che ci permettono un sì o un
no, e quali esiti danno se applicati a noi stessi? Di qui è
partito ir dibattito, attraverso un
giro di reazioni e testimonianze. La prassi delle comunità
rappresentate, chs conosce rapporti anche intensi con persone
e gruppi della chiesa di Roma,
mostra che, certo, ci si riconosce come cristiani e si è disposti a camminare insieme: tuttavia, molti rilevano come una lacerazione (qualcuno ha parlato
di « schizofrenia ») nelle nostre
può esserci, in alcuni casi, comunione nella fede e dissenso
nella dottrina, cioè nel modo di
esprimere la fede. Occorre fare
uno sforzo per distinguere i due
piani senza separarli e per individuare quali dissensi appartengono a un livello e quali all’altro. Un compito lungo e delicato, ma affascinante. Decisivo è
che si arrivi al reciproco riconoscimento del comune fondamento (Cristo), della comune
apostolicità e della comune vocazione (la testimonianza del regno di Dio che viene, e che in
Cristo è già stato inaugurato).
Esiste tuttavia uno scoglio
contro cui rischiano di infrangersi i tentativi di dare visibilità all’unità cristiana: è stata
chiamata asimmetria tra l’ecclesiologia della chiesa di Roma e
quella delle altre chiese cristiane. Roma considera se stessa e
Un’immagine relativa ai lavori del gruppo che ha studiato i rapporti
con il cattolicesimo.
chiese e in molti di noi: da un
lato, impegno e passione ecumenica; dall’altro, e nello stesso
tempo, scoraggiamento e a volte reazioni brusche di fronte a
comportamenti di una struttura
che non riusciamo a capire. Le
soluzioni più semplici per sciogliere la contraddizione (del tipo: separare il vertice cattolico
« cattivo » dalla base « buona » e,
all’interno del vertice, gli « illuminati » dai « reazionari », o anche: separare il momento «strutturale » o « gerarchico » dalla
« vita concreta delle comunità »,
e così via) sono evidentemente
impraticabili, pur contenendo
una partícula veri; il cattolicesimo romano è oggi una realtà
variegata, multiforme, e di questo va tenuto conto; in questa
varietà c’è un forte momento di
unità (che noi, spesso, avvertiamo in modo più netto di quanto non facciano gli stessi fratelli cattolico-romani).
Quale modello
di unità?
In questa situazione, quale modello di unità della chiesa può
favorire il cammino ecumenico?
Qui l’accordo, nel gruppo, è stato unanime: può trattarsi solo
del modello dell’unità nella diversità o, in altri termini, delle
diversità riconciliate.
Come nel Nuovo Testamento
le chiese, ad esempio, di Gerusalemme e di Corinto mantengono la loro rispettiva identità,
rimanendo vincolate nella comunione e nella solidarietà, così
si potrebbe cercare di fare oggi:
la varietà delle tradizioni può
essere una benedizione, se appunto è ri-conciliata, se cioè si
esplica aU’interno della comunione di fede, e non nella separazione. Questo non richiede necessariamente il superamento di
tutte le divergenze dottrinali:
le proprie strutture come il luogo in cui sussiste l’unità della
chiesa: papato, episcopato, sacerdozio (maschile) non sono, nell’autocoscienza romana, ministeri di una chiesa tra le altre, ma
i ministeri della chiesa universale voluta da Cristo. Le altre
chiese, invece, si comprendono
come confessioni, il che oggi indica la consapevolezza della propria parzialità e provvisorietà.
Questa asimmetria non è una
« differenza » dottrinale tra le altre, ma è un po’ « la madre di
tutte le divisioni », che impedisce la reciprocità del riconoscimento e rischia a tratti di bloccare il cammino ecumenico. Tra
le conseguenze problematiche
del modo di comprendersi della
chiesa cattolica è stata evidenziata l’esclusione delle donne dal
ministero ordinato: essa costituisce un serio ostacolo ecumenico, soprattutto per le sue motivazioni « ontologiche » (inerenti cioè la « natura » di Dio, di
Cristo, del ministero e della donna).
Uno stile di dialogo
’’nonviolento”
Il superamento di questa
« asimmetria » non è in vista.
Che fare nel frattempo? Più
d’uno ha sottolineato l’esigenza
di uno stile di dialogo « nonviolento », basato sul primato dell’ascolto dell’altro, oltre che, naturalmente, di Dio; troppo spesso cediamo alla tentazione di
farci un’immagine di comodo
dell’interlocutore, trasformandolo in « nemico » onde rafforzare
la nostra identità. Dal punto di
vista dei contenuti, alcuni risultati raggiunti (incontri biblici,
collaborazioni su tematiche sociali) vanno consolidati; altri temi (questioni etiche di fondo e
loro conseguenze sul terreno politico) devono essere rilanciati
senza complessi, pur nella consapevolezza della loro difficoltà;
infine bisogna affrontare insieme
l’argomento della « nuova evangelizzazione » dell’Europa, chiarendo fin dall’inizio che essa non
può consistere in una riconquista di spazi di potere da parte
delle chiese. Chi, in questa e
nelle prossime generazioni, vorrà dedicarsi all’ecumenismo, difficilmente rimarrà disoccupato.
F. F.
La tavola^ rotonda, di cui riteriremo sul prossimo numero, ha visto
la parteapazione di Renzo Bertalot (Roma e/o Ginevra), Paolo Spanti (la KEK v^so tassemblea di Praga), Aldo Comba (crisi e pròspettive del CEC), nella foto insieme a Daniele Garrone, e di Debora Spini che ha parlato sulla sfida del processo «JPIC».
LE FEDI VIVENTI
La via del dialogo
Il tema era decisamente nuovo ed il gruppo di lavoro sul
dialogo con le « altre religioni »
ha incontrato qualche difficoltà
nell’avviare la propria riflessione.
Che cos’è fede e cos’è religione? E’ possibile distinguere nettamente tra la prima e la seconda, come una certa consolidata
lettura della teologia di Barth
sembra suggerire? Ed ancora,
perché il dialogo? E’ possibile
concepire il dialogo con le altre fedi senza rinunciare alla specifica vocazione alla testimonianza evangelica? Questi i principali interrogativi a cui il gruppo
di studio ha cercato di rispondere redigendo un documento che,
approvato dal seminario nel suo
complesso, sarà sottoposto allo
I RAPPORTI CON L’EBRAISMO
Un confronto “asimmetrico”
Come mai Paolo, dopo aver
descritto nei primi otto capitoli
dell’apistola ai Romani il problema della salvezza, si trova
come costretto ad affrontare la
grossa questione dell’incredulità
di Israele e scrive i ben noti
capp. 9-11, tra i più complessi
del suo epistolario? Ancora oggi
quello dì Israele e dei rapporti
chiesa-sinagoga rimane uno dei
problemi più complessi. Anzi,
secondo la nota ossei'vazione di
Barth, è il vero problema dell’ecumenismo.
Accostarsi oggi all’ebraismo significa prendere coscienza di questi ultimi duemila anni di storia, in cui il cristianesimo ne
ha dato una valutazione sostanzialmente negativa, responsabile
in buona parte delle tragedie
che hanno colpito questo popolo. « I cristiani — forse — contro nessun popolo hanno peccato
tanto quanto contro gli ebrei »
(Sinodo valdese e metodista ’82).
Da alcuni decenni è in corso
in i^arie chiese una revisione
dell’atteggiamento nei confronti
dell’ebraismo, ed anche nell’ambito delle chiese evangeliche in
Italia qualcosa si sta muovendo.
.Ma nel dialogo con gli ebrei
vanno tenute in debito conto alcune ’’asimmetrie”: chiesa ed
Israele non sono due grandezze
comparabili. Esemplifichiamo alcune di queste asimmetrie: il
cristianesimo è una fede, l’ebraismo anche, ma non solo. La fede per un cristiano è costitutiva; per gli ebrei no perché, oltre
a Dio, è costitutiva anche l’appartenenza al popolo e la terra.
Allora, quando si parla di incontro con gli ebrei, a che cosa
ci si riferisce? Agli ebrei osservanti o ai cittadini dello stato
d’Israele? Li si vuole incontrare
come minoranza, affine alle minoranze evangeliche, o come?
Insomma, i problemi da chiarire sono tanti, prima ancora di
entrare in un dialogo vero e
proprio, ammesso (e non concesso) che loro abbiano desiderio di dialogare con noi.
Pur prendendo atto di questi
ed altri problemi preliminari, il
gruppo ha ritenuto di dover comunque stabilire alcuni punti
fermi. Anzitutto è necessario approfondire la riflessione teologica sulle nostre radici: siamo
stati innestati, secondo l’immagine paolinica, sul tronco di
Israele; ed è la radice che porta noi, e non viceversa. In secondo luogo è necessario confrontarsi con l’apporto del pen
siero ebraico, non solo dal punto di vista della ricerca teologica, ma anche da quello più complessivo della ricerca di senso
nella crisi d’identità che caratterizza il nostro tempo. In terzo
luogo, e pensando alla situazione italiana, una comune condizione di minoranz.a e, nel passato più o meno recente, di discriminazione (se non di persecuzione) avvicina protestanti ed ebrei.
Sul piano teologico il gruppo
ha indicato, fra gli altri, alcuni
ambiti nei quali andrebbe avviato il confronto: che cosa vuol
dire, per ebrei e cristiani, la nostra confessione di fede in Gesù,
il Messia venuto, che però deve
ancora venire? Che rapporto
c’è tra elezione di Israele e universalismo cristiano della salvezza?
Per le chiese è stato suggerito di studiare, in modo non episodico, il complesso mondo dell’ebraismo, dedicando eventualmente a questo scopo una domenica precisa nel corso dell’anno, e di studiare inoltre i numerosi documenti già esistenti,
frutto di ricerche da parte cristiana o risultato dei dialoghi
già avviati.
L. D.
studio ed al giudizio delle comunità locali.
La distinzione tra fede e religione — netta sul piano teologico — sfugge invece nell’esperienza umana, dove questa e quella
necessariamente si intrecciano.
Ne consegue una doverosa attenzione alla « critica delle religioni », a quanto di precario, parziale ed umano è necessariamente insito in ogni ricerca di fede.
Quanto al « perché » del dialogo esso deriva — queste le
conclusioni di massima del gruppo — dal riconoscimento che
anche le « fedi viventi » costituiscono Un asipetto della creazione di Dio e che nessuna teologia può condizionare la libertà dello Spirito. In questo senso, pur nella coscienza della rivelazione di Dio che a dei credenti evangelici giunge nella
persona di Gesù Cristo, il « dialogo con le fedi viventi » si propone come la faticosa ricerca di
chi riconosce la totale « alterità di Dio » e la piena, comune
« finalità » di quanti si richiamano al suo nome. Insomma, si
dialoga nel nome del comune riconoscimento dell’assoluta paternità di Dio e della comunione
tra i figli che lo invocano. Ulteriori stimoli in questa direzione
giungono dall'idea di un « Cristo
più grande » della tradizione cristiana, del riconoscimento che
« frammenti » della « rivelazione » sono « seminati » e percepiti anche in altre esperienze di
fede.
Infine il problema del rapporto tra dialogo ed evangelizzazione: i due termini non vanno
visti in contrapposizione perché
dialogo non è piatto consenso,
ed evangelizzazione non è invadenza proselitistica.
La strada del dialogo non ha
corsie preferenziali — si è ancora detto — ma nel percorrerla
non può sfuggire la « prossimità » tra le fedi che si richiamano ad Abramo e quindi alle grandi correnti di spiritualità e fede
dell’Qriente nelle quali è possibile riconoscere la salde7j::a di
Una tradizione storica, culturale
e spirituale attestata da millenni.
La strada del dibattito è appena individuata: come si è detto nel gruppo, dobbiamo ancora
predisporre i presupposti del
dialogo.
P. N.
4
4 vita delle chiese
7 febbraio 1992
TORRE RELUCE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una settimana verso ¡l XVII febbraio
di iode
e di riflessione
Rappresentanti delle varie denominazioni si
sono ritrovati fraternamente nella preghiera
La settimana di preghiera delle chiese evangeliche di Torre
Pellice, dal 27 al 31 gennaio
1992, è stata vissuta da un buon
numero di credenti di Torre Pellice e dintorni con gioia ed intensa partecipazione interiore.
L’invito rivolto in precedenza ai
membri delle varie denominazioni evangeliche della cittadina ha
trovato una pronta risposta e,
giorno dopo giorno, le diverse
chiese e sale di adimanza si
sono successivamente riempite
di anime spinte dalTamore di
Cristo a ricercare una più viva
comunione, tramite lo Spirito
Santo, col loro divino Salvatore
ed una maggior conoscenza personale ed intesa spirituale con i
’vari fratelli e sorelle altrettanto impegnati nella ricerca della
volontà di Dio e nel suo servizio che, per scelta deliberata o
per tradizione familiare, sono
membri di altre comunità di
credenti.
Non sono mai venute meno
l’attenta partecipazione dei pr^
senti ai vari momenti delle diverse riunioni, fossero essi il
canto di tanti begli inni d’invocazione o di lode, o l’ascolto della Parola di Dio sempre così
nuova e pertinente alle situazioni di ognuno.
Le diverse successive meditazioni hanno fatto seriamente ri
Ciovedì 6 febbraio
flettere sulle esortazioni di Gesù ai suoi discepoli come sono
contenute nell’Evangelo di Giovanni ai capitoli dal 13 al 16,
indicando nel « servire », nel1’« amarsi gli uni gli altri », nel
« preparare - prepararsi », nel
« partecipare alla sofferenza »
e nel « partecipare alla gioia »
lo scopo del loro cammino terrestre quali testimoni del Cristo
Salvatore morto e risorto.
Intensamente sentito e partecipato il tempo dedicato alla
preghiera, espressione di reale
familiarità e comunione col Padre Celeste. Molte le lodi all’Altissimo e le parole di gratitudine e di fiducia nei suoi confronti, tante le richieste di ulteriori
grazie e benedizioni per ottenere l’aiuto necessario per vivere
la testimonianza cristiana in modo coerente, ed ancora numerose
suppliche per la salvezza di chi
vive ancora lontano da Dio.
Molte voci si sono alzate per
esprimere i profondi sentimenti
di tante anime credenti, ma certamente lo Spirito di Dio ha altresì raccolto i sospiri e le sup' pliche espressi in silenzio dal
cuore dei molti altri partecipanti.
Alla conclusione della benedetta ’’Settimana di preghiera” si
può realmente dire di aver sperimentato insieme cosa vuol dire la parola di Gesù: « Voi siete
miei amici ».
Le offerte raccolte alla fine
di ogni riunione (quasi un milione di lire in totale) sono state interamente devolute a favore delle vittime della guerra in
Croazia. _
G. R.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Il gruppo si ritrova alle 21 presso il Centro d’incontro, per proseguire lo studio del libro
di M. Barth Riscopriamo la Cena del
Signore.
Lunedì 10 febbraio
□ CONVEGNO
PASTORALE
1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 9,15
alla Casa unionista, si svolge l'incon
tro dei pastori delle valli: la medita
zione è curata da Donato Mazzarella
Il tema della giornata, introdotto dai
pastori G. Tourn e B. Rostagno, è
« L'organizzazione della chiesa nella
Riforma e oggi ».
Mercoledì 12 febbraio
n STUDIO BIBLICO
ANTICO TESTAMENTO
TORRE PELLICE — Su iniziativa del
1" circuito, presso la Comunità alloggio di via Angrogna, alle ore 20,30
inizia uno studio biblico sul libro di
Giona e sulla Genesi, curato dal past.
Marchetti.
Giovedì 13 febbraio
□ INCONTRO SU
GIUSTIZIA, PACE
ED ECOLOGIA
PINEROLO — Presso il convento dei
Cappuccini in via De Amicis 2 il Collegamento permanente « Pace, giustizia
e salvaguardia del creato » propone un
incontro su problemi ed iniziative su
giustizia, pace ed ecologia; oltre a ciò
si propone la discussione sull’ecumenismo a livello -locale e su indirizzi
ed iniziative concrete da assumere.
Inizio ore 20,30.
Seguire
verità
(segue da pag. I)
stiana che confessa Gesù di
Nazareth come il Salvatore del
mondo, dall’altro l’orizzonte escatologico, il Regno, verso il
quale siamo tutti in cammino,
ed infine lo Spirito, che « soffia dove vuole » (Giov. 3: 8).
Nel convegno sono state fatte alcune precisazioni importanti sul dialogo. Esso è anzitutto,
o semplicemente, un metodo di
lavoro; non si contrappone alla
testimonianza che vuole essere
resa al Cristo. Anzi, testimonianza e dialogo vanno insieme, perché il vero dialogo avviene solo
là dove le diverse posizioni sono
chiaramente espresse. La testimonianza o l’evangelizzazione
possono passare solo attraverso
l’ascolto, il confronto e la traduzione dei linguaggi. Il dialogo richiede uno sforzo profondo
per entrare in una relazione profonda di comunicazione, in cui
si riesca a comprendersi pur
attraverso linguaggi diversi.
Come a dire, in altre parole,
che la mia verità, come anche
la mia identità, nascono dal confronto con la verità e l’identità
altrui, e la metodologia del dialogo, che abbandona il terreno
dell’affermazione imperialistica
di sé per seguire la via dell’amore, la via per eccellenza (I
Corinzi 13: 13), è la più alta^
testimonianza che può essere resa a Dio.
Luciano Deodato
PERRERO-MANIGLIA e MASSELLO — La festa del 17 febbraio si svolgerà quest’anno nel
modo seguente: domenica 16,
ore 20, accensione dei falò.
Il culto di domenica 16 a Massello è sospeso.
Il 17 febbraio ci sarà, alle ore
11, il culto della chiesa di Massello nella sala del Reynaud.
Per quanto riguarda la comunità di Perrero-Maniglia, il culto del 17 sarà a Perrero alle ore
10.30 nel tempio. Seguirà alle ore
12.30 il pranzo comunitario nella sala delle attività: costo sulle 15.000 lire a testa per gli adulti; prenotarsi entro domenica 9
febbraio presso il pastore o gli
anziani. Ospite della comunità
sarà il prof. Franco Calvetti, che
parlerà del Centro culturale di
Torre Pellice.
SAN SECONDO — Il programma del XVII febbraio prevede:
culto con Santa Cena (ore 10)
presieduto dal pastore Salvatore
Ricciardi della Chiesa valdese di
Milano; pranzo comunitario (ore
12,30) nella sala; prenotarsi entro il 9 febbraio.
• Ringraziamo il fratello Attilio Fornerone che ha presieduto
il culto di domenica 26 gennaio.
• Il Signore ha chiamato a sé
Livio Rostan; ai familiari in lutto giunga l’espressione della nostra simpatia cristiana.
Riunioni quartierali
ANGROGNA — Nel prossimo
ciclo di riunioni quartierali si
affronteranno argomenti diversi
in base alle proposte presentate
da ciascun grpppo di quartiere.
Ecco alcuni appuntamenti: lunedì 10, Capoluogo: « L’Islam »
(ore 20); martedì 11, Martel:
« La ’’crudeltà” del Dio delTAT »
(20); giovedì 13, Odin Bertot:
« Proiezione di diapositive su
un’antichissima chiesa di Roma »
(20); martedì 18, Buonanotte:
« L’evoluzione degli Istituti vaidesi nelle Valli » (20); giovedì
20, Prassuit Verné: « Vita della
chiesa di Angrogna » (20,30); lunedì 24, Serre: « Attualità dei
Dieci Comandamenti » (20).
• Questo il programma del
XVII febbraio: domenica 16:
ore 20, accensione dei falò; lunedì 17: ore 9,30, corteo dalla
piazza del capoluogo e dal Serre sino al Vengie. Canto del Giuro di Sibaud e ritorno al capoluogo; ore 10,30, culto nel tempio del capoluogo, con la partecipazione della corale e del coretto della scuola domenicale.
La predicazione sarà tenuta dall’ospite della giornata, pastore
Cesare Milaneschi; ore 12,30,
agape nella Sala unionista del
capoluogo, a cura deH’Unione
femminile. Faranno seguito vari
interventi, tra cui quello del pastore Milaneschi che curerà la
proiezione di un « video » su « I
valdesi di Calabria ».
I biglietti per l’agape hanno
quest’anno il costo di L. 18.000
(la metà per i bambini sino a
7 anni). Si possono acquistare
presso il proprio anziano di
chiesa entro T8 febbraio. Dopo
questa data, e sino al termine
ultimo di giovedì 13 febbraio, i
biglietti si potranno acquistare
solo presso il pastore.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 9 FEBBRAIO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 17 FEBBRAIO
ore 10 - RAIDUE
PER UN NUOVO
SOCIALISMO CRISTIANO
Presentazione dei libri di
Sergio Aquilante Per un socialismo cristiano e di Giorgio Bouchard Spirito protestante, etica del socialismo.
Dibattito in studio con gli
autori e con i professori Mario Miegge e Luigi Salvadori.
Concluderà la trasmissione
Giancarlo Rinaldi con una
breve riflessione biblica.
Monitrici e genitori
TORRE PELLICE — Venerdì
7 febbraio, alle ore 20,45 alla Casa unionista, avrà luogo un incontro fra le monitrici ed i genitori dei bambini che frequentano la scuola domenicale. Il tema dell’incontro sarà: « Come
parlare di Dio ai bambini ».
• Domenica 9 febbraio, nel
corso del culto nel tempio del
centro, assemblea di chiesa. All’odg reiezione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo, la relazione finanziaria e
l’approvazione del preventivo ’92.
• Nella certezza della resurrezione la comunità è vicina con
simpatia alle famiglie di Margherita Eynard ved. Costantino,
di Alino Rivoira e di Aldo Malan che ci hanno lasciato in questa settimana.
Diapositive
PRAMOLLO — Ringraziamo di
cuore Marianne e Sergio Ribet
che, nel corso di una simpatica
ed interessante serata preceduta da una cena in comune, ci
hanno mostrato delle bellissime
diapositive sul Sud America,
aiutandoci a riflettere sul vero
significato della scoperta di quel
continente, avvenuta 500 anni fa.
• Il culto del 17 febbraio sarà presieduto da Daniele Garrone, professore della Facoltà dì
teologia. Il pranzo comunitario
si svolgerà come sempre nella
sala delle attività e il costo sarà dì L. 18.000; le prenotazioni
vanno fatte entro il 12 febbraio
presso Rina Ferrerò (tei. 58425)
o presso il pastore (58020).
Alle ore 20,30 la filodrammatica presenterà la commedia
brillante di F. Roberto « Il tempo non è galantuomo », che verrà replicata il 22 e il 29 febbraio, sempre alle 20,30.
• Ci hanno lasciati Carlo Baimas e Ferdinando Jahier, da
tanti anni ospite dell’Asilo di
S. Germano. Ai familiari in lutto vadano la simpatia e la solidarietà cristiana di tutta la comunità.
Auguri
• Nella ricorrenza del 17 febbraio la sera del 16, alle ore 20,
avrà luogo l’accensione del falò
comunitario al Besucco e contemporaneamente una riunione
nella sala di via dei Mille; il
17 alle ore 10 culto con Santa
Cena e partecipazione della corale; alle ore 19.30 cena con la
partecipazione di un membro di
Amnesty International. (Iscrizioni per la cena entro il 12.2 da
Vera Long, tei. 71597).
PINEROLO — L’Unione femminile, che ha l’abitudine di festeggiare le sorelle al compimento degli 80 anni, questa volta
ha invitato un novantenne: il
rag. Beniamino Grill che il 23
gennaio celebrava il suo compleanno. In quella occasione egli
ha raccontato degli episodi della sua lunga vita tutta trascorsa nella nostra comunità, per
lunghi anni anziano (quando non
c’era il limite di 15 anni), sempre valido collaboratore di tutti i pastori che si sono succeduti, e ci ha offerto una raccolta di sue poesie in francese
scritte negli ultimi anni.
• Nell’incontro precedente
l’Unione femminile aveva ascoltato con vivo interesse la presentazione del libro: « L’aquilone sull’armadio » fatta dall’autrice, Elena Ravazzini Corsani, che
ancora ringraziamo.
• E’ stato battezzato Thomas
Hole Baldi. I genitori Stefano
e Sissel Hole, pur non essendo
membri della nostra comunità,
hanno deciso di chiedere il battesimo del loro figlio nella nostra chiesa, più vicina alla tradizione luterana della mamma.
• Esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie di Elvy Simondetto di 56 anni (Cavour)
e di Carolina Costantino ved.
Long (Abbadia Alpina), deceduti negli ultimi giorni.
Preventivo ’92
PRALI — L’assemblea di chiesa per esaminare la relazione finanziaria, il preventivo per il
1992 e per decidere il nostro impegno per l’anno corrente è
convocata per sabato 8 febbraio,
alle ore 20,30.
• Domenica 9 febbraio il culto sarà con S. Cena.
• Il calendario delle riupioni
di febbraio è il seguente: 11 ùrgere; 12 Pomieri/Giordano; 13
Malzat; 19 Indiritti e Cugno; 20
Ghigo; 27 Rodoretto/Fontane
(nb: la riunione di Ghigo è spostata dal 26 al 20).
• Congratulazioni a Livio e
Carla Martinat, alla sorellina
Stefania, ai nonni e alla zia, per
la nascita del piccolo Roberto.
Assemblea di chiesa
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa ha riconfermato quali
anziani Ebe Balma, Luigi Marchetti, Arturo Pons, Osvaldo Richard, Mauro Talmon, Silvio
Jahier, Silvana Marchetti, Nelia
Massel, Daniela Ribet, Luciano
Ribet; è stato eletto anche quale nuovo anziano dei Pons Otto
Peyronel. Un vivo ringraziamento è stato espresso ad Elsa Lageard Rostan e Valdo Pons che
hanno concluso il loro mandato.
• E’ deceduto Marcello Rostan
all’età di anni 63; il funerale ha
avuto luogo il 31 gennaio. Alle
figlie, al fratello e ai parenti la
simpatia cristiana della comunità.
Lutti
VILLAR PELLICE — Nel voi
gere di pochi giorni ci hanno lasciato le sorelle Alma Pascal, deceduta a 68 anni presso l’ospedale «Molinette» di Torino; Maddalena Lidia Cairus ved. Catalin e
Maria Charlin, entrambe all’età
di 88 anni ed ospiti della Casa'
Miramonti. Ai familiari di queste sorelle, nonché ai familiari
di Anna Bertinat ved. Rostagnol
di Bobbio Pellice, mancata pure presso la Casa Miramonti,
rinnoviamo la nostra fraterna
solidarietà nella certezza della
risurrezione alla vita eterna in
Gesù Cristo, nostro Signore.
XVII febbraio
La colletta del 17 febbraio
continua ad essere un importante mezzo di sostegno per
aiutare i nostri fratelli del
Rio de la Piata a realizzare
progetti particolari. Quest’anno — nell’anno del 500" anniversario della conquista dell’America — la colletta è destinata a sostenere il lavoro
tra gli aborigeni nella regione
del Chaco (Argentina) condotto dalla Junta Unida de
Missiones, un’ organizzazione
evangelica interdenominazionale di cui è parte attiva la
Chiesa valdese del Rio de la
Piata.
Fin d’ora ci rallegriamo per
la breve visita che il moderador Malan ci farà in marzo,
parlando su questi ed altri temi concernenti il Sud America, il 25 a Roma, il 26 a Torre
Pellice e il 27 a Torino.
5
7 febbraio 1992
vita delle chiese 5
LA CASA PER FERIE DI RIO MARINA
CORRISPONDENZE
Verso una nuova estate valorizzare ¡ doni
della comunità
La struttura è ormai avviata al proprio ruolo peculiare: fornire
occasioni di incontro e di scambio e promuovere la testimonianza
A diversi mesi di distanza dalla prossima riapertura dell’attività di accoglienza estiva, la Casa valdese sembra essersi avviata verso quel ruolo che le era
congeniale: offrire occasione di
incontro alla gente in un’atmosfera serena, cordiale, fraterna
e distensiva, con possibilità di
scambio di esperienze ed incontri fra membri della chiesa valdese locale, per la continuità di
una testimonianza evangelica.
La lunga chiusura, nel tempo,
della Casa ha influito nella
scorsa stagione estiva sull’intensità delle presenze, che però
sono state valutate buone ed incoraggianti a proseguire nell’opera se solo si saprà razionalizzare l’offerta ed i servizi. Non è
facile confrontarsi con i sistemi e mezzi usati dagli operatori economici del settore turistico mediante la semplice buona
disponibilità e col lavoro volontario e diaconale. Ben lo ha potuto sperimentare la direttrice
della Casa Ornella Rovelli Grein
che, aiutata saltuariamente dalla
propria famiglia, ha dovuto far
"quadrare” il bilancio confrontandosi con le aspettative contrattuali del personale dipendente: aspettative solo in parte soddisfatte anche con lavoro volontario di qualche membro laico
della comunità valdese locale.
Per la prossima stagione estiva viene previsto un potenziamento e perfezionamento del si
La casa per ferie di Rio Marina: all'amenità del luogo si uniscono
l'ambiente fraterno e la dimensione comunitaria.
sterna organizzativo, e verrà fatta interpellanza dalla Tavola
valdese per verificare disponibilità — fra il corpo pastorale — ad effettuare turni di presenze per un’attività di cura pastorale, mediante un soggiorno
agevolato, tra gli ospiti della Casa ed anche sul territorio dell’isola.
E’ ancora grande l’aspettativa
della piccola comimità evangelica di Rio Marina. Dopo tanti
anni intanto, i frequentatori del
culto quindicinale nel locale tempio valdese hanno potuto vedere esposti alle pareti — quale
piccolo segno di una ripresa di
attività proprie della chiesa — disegni infantili dai temi natalizi
a firma di Lisanna, Lorenzo, Susanna, Laura, Micky: tutti ragazzi della ’’scuola domenicale”'
guidati in modo timido, ma con
intenso calore, dalla neocandidata a predicatore locale Eliana
Forma.
Per quanti vogliano conciliare l’esigenza primaria di un
tranquillo riposo con la libertà
di una presenza in un ambiente
rinnovato, suggeriamo di prendere immediati contatti con
la direzione della Casa valdese — piazza Mazzini 1 — 57038
Rio Marina (Livorno), telefono
abitazione direttrice 0565/96.26.56
fax: 0565/96.27.70.
Leonardo Casorio
LA FONDAZIONE ’’JOHN BOST”
Una proposta di volontariato
Una proposta per trascorrere
un mese d’estate a contatto con
una situazione particolare, in un
ambiente molto distensivo, viene
dalla Fondazione John Bost.
La Fondazione opera in Francia presso la cittadina di Bergerac, nell’entroterra di Bordeaux,
su un territorio di quasi 200 etta.ri dove sono sorti nel corso di
un secolo una ventina di padiglioni con annesse attrezzature ed
irnpianti, ed ospita più di mille
handicappati di vario tipo.
L’istituzione è di tipo aperto,
non esistono recinzioni ed all’intemo dell’area in cui sono sorti
i padiglioni c’è un intero paese
con le sue normali attività commerciali e di relazione.
La Fondazione John Bost dà
l’opportunità ogni estate ad oltre
un centinaio di giovani, suddivisi
in turni di un mese, di vivere
una relazione di rapporto con gli
ospiti in uno dei venti padiglioni.
« Queste relazioni le ho trovate
molto stimolanti — ci dice Pier
Paolo Long, universitario di Pinerolo — in un ambiente coinvolgente e particolarmente bello.
Per i volontari vi sono anche specifici momenti di informazione
sulle attività del centro, o proposte di organizzazione del tempo
libero.
E’ possibile per chi lo desidera
protrarre il soggiorno, ma per il
tipo di inserimento proposto si
viene destinati ad un altro padiglione dove si può fare im diverso tipo di esperienza ». Ai volontari viene garantito vitto, alloggio ed il rimborso del viaggio in
treno dalla frontiera francese.
Chi desiderasse iscriversi lo
può fare direttamente al seguente indirizzo: Fondazione John
Bost - Service du personnel 24130 La Force (Francia).
Per chi abita nel Pinerolese e
desidera ricevere ulteriori informazioni o incontrare chi ha già
fatto l’esperienza, è possibile rivolgersi all’Associazione evangelica di volontariato, presso Adriano Longo, via Arnaud 34, Torre
Penice, tei. 0121/91801.
RIESI — Il pastore era seduto
ad ascoltare la predicazione di
un predicatore laico locale. Per
alcuni è stato, però, un fatto
scioccante. L’occasione, comunque, è stata preziosa perché ha
permesso, sia pure dopo tanti
anni di predicazione di predicatori locali, di avere un ulteriore
riscontro e, quindi, la « misurazione » di un certo modo di
« percepire » e « valorizzare » i
doni esistenti all’interno della
comunità. Unitamente all’analisi
del consuntivo '91 e del preventivo ’92, questo è stato uno dei
punti dell’odg dell’Assemblea di
chiesa del 19 gennaio scorso della comunità valdese di Riesi,
presieduta dal predicatore laico
Sergio Borroni. Sul piano finanziario, la situazione è in notevole
evoluzione, considerato che, rispetto al 1990, nel ’91 si è registrato un incremento contributivo del 19,26%, con una contribuzione personale di ben 61
membri su 72, pari all’85% dell'intera comunità.
Consideriamo questo un segno
positivo di cui siamo riconoscenti al comune Signore. L’Assemblea ha « rivisitato » il concetto di « sacerdozio universale»; elemento teologico, questo,
assai importante, ma non facilmente « accettabile » da tutti, pur
considerando la predicazione come « responsabilità » della comunità, ma anche come dono e
ricchezza di quanti il Signore ha
chiamato a tale servizio. Riesi
può dirsi soddisfatta, perché ha
in sé una ricchezza di doni rivelanti un maggiore impegno nell’approfondire la Scrittura, proprio in vista della predicazione,
anche se la figura del pastore,
in ogni caso, rimane sempre più
gradita. Le 30 persone presenti hanno poi discusso il tema delTecumenismo, in relazione anche alla settimana per l’unità dei
cristiani, ritenendo che non ci si
può limitare solo ad un ecumenismo « cosmetico » di facciata,
bensì ricercare delle comuni linee di testimonianza nella vita
di ogni giorno.
Iniziative di studio
TORINO — Segretariato attività ecumeniche. Nel quadro del
tema generale di quest’anno,
« Ecumenismo e identità confessionale », sabato 15 febbraio alle ore 15,30 presso la chiesa di
Gesù Nazzareno in p.za Benefica (via Duchessa Jolanda), il pastore Paolo Spanu della Chiesa
battista e il fratello Cesare Sgrò
della Chiesa dei fratelli presenteranno la posizione delle loro
rispettive comunità nei confronti di questo tema.
• Nella Chiesa valdese di Torino la ricorrenza del XVII febbraio sarà ricordata domenica
16 con un culto unificato, con
Santa Cena, alle 10,30 a cui seguirà l’agape fraterna; nel pomeriggio Marianne e Sergio Ribet, con diapositive, ci parleranno della situazione delle nostre
comunità valdesi nel Sud America in riferimento al discusso
anniversario della scoperta. In
serata viene organizzato un pullman per partecipare ai falò nella comunità di Luserna San Giovanni. Per ulteriori informazioni o prenotazioni telefonare in
segreteria: 011/669.28.38 in ore
d’ufficio.
Studi biblici
AOSTA — Il secondo e il quarto mercoledì del mese proseguono gli incontri di studio biblico
del collettivo biblico ecumenico,
curati alternativamente dal prof,
don Paolo Papone, del seminario
diocesano, e dal pastore Roberto
Romussi.
Incontri ecumenici
FELONICA — Continuano gli
incontri tra le comunità valdese
e cattolica in occasione della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani. Il 23 gennaio scorso cattolici ed evangelici valdesi
e metodisti si sono ritrovati ancora una volta nella chiesa cattolica per pregare e cantare insieme. Momenti culminanti dell’incontro sono stati i messaggi che
’■ pastori Carera e Sbaffi ed il
vescovo di Mantova, mons, Caporello, hanno rivolto alle persone che gremivano la chiesa: pur
diverso per tono ed impostazione, il senso delle loro parole
coincideva nell’esortazione alla
pace e alla testimonianza attiva
di ogni cristiano nel nome di Gesù Cristo nostro Signore.
Si va così consolidando la tradizione di riunire almeno una
volta l’anno le due comunità presenti a Felónica, con tutti i vantaggi e i rischi che ciò comporta: infatti, potrebbe essere Finizio di una fattiva collaborazione
dopo anni di non comunicazione,
ma potrebbe anche scadere in
una piacevole abitudine ed offuscare il vero significato di questi
incontri.
FACOLTA’ VALDESE
d\ TEOLOGIA
VIA PIETRO COSSA, 42 - 00193 ROMA
A
COMUNICATO
Il Consiglio di Facoltà, sentito il parere della Tavola
valdese, a norma dell’art. 28/b del Regolamento (Sinodo 1991)
proclama la vacanza della cattedra di Nuovo Testamento a
far tempo dal 1<> ottobre 1994. L’elezione del nuovo docente
deve aver luogo nella sessione sinodale dell’agosto 1992
(art. 28/a).
Poiché al Consiglio di Facoltà incombe l’obbligo di ricevere le candidature e di trasmetterle al corpo pastorale insieme Fd una valutazione dei titoli, delle pubblicazioni e del
curriculum dei candidati (art. 28/d), si invitano quanti intendono presentare la loro candidatura oppure proporre altri come candidati a comimicarlo per iscritto al decano della
Facoltà, prof. Bruno Corsani, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma, entro e non oltre il 30 marzo 1992.
Roma, 30 gennaio 1992
per il Consiglio
Bruno Corsani, decano
NAPOLI
Evangelicali su stato e chiesa
Un incontro incentrato sul tema della libertà religiosa, a cui hanno
partecipato anche i rappresentanti di chiese carismatiche e libere
S’è svolto a Napoli, presso la
sede dell’ISVBIMER, il 30 gennaio, un incontro di evangelici
dell’area campana sul problema
della libertà religiosa.
Nell’incontro, al quale hanno
preso parte rappresentanze di
molte comunità di tipo pentecostale che non aderiscono alle
ADI, battisti che non si riconoscono nell’UCEBI, gruppi carismatici e chiese libere sono stati
discussi i problemi delle minoranze religiose i cui rapporti con
lo stato sono tuttora regolati dalle leggi del '29-30. E’ stata messa
in evidenza la situazione di discriminazione in cui si trovano
queste comunità, che reclamano
un riconoscimento della propria
identità da parte dello stato e degli spazi in una società che si
vuole pluralista sotto il profilo
religioso.
All’incontro ha portato un saluto il sindaco di Napoli, Nello
Polese (PSI), ed ha partecipato
anche il sottosegretario agli Interni, on. Valdo Spini. Questi si è
impegnato a portare nella prossima legislatura il problema delle
minoranze religiose affinché nell’elaborazione della legge sulla libertà religiosa, che dovrebbe regolare il rapporto tra lo stato e
le chiese che non hanno stipulato
delle Intese, sia eliminato ogni
aspetto discriminatorio.
All’incontro erano rappresentate circa una quarantina di co
munità diverse, che raggruppano circa 20 mila membri, ma si
calcola che nella sola area compresa tra Napoli, Caserta e Avellino siano almeno 140 le comunità evangeliche, per un totale di
30 mila fedeli.
E’ da notare che è la prima
volta che gruppi « evangelicali »
si mobilitano in massa per discutere un problema di ordine
politico.
E’ probabile che, a seguito di
questo incontro che ha visto una
grande partecipazione, si formi
un movimento tendente a dare
una certa unità di azione a chiese fortemente gelose della propria indipendenza ed autonomia.
L. D.
6
6 prospettive bibliche
7 febbraio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA FEDE E IL DENARO i
L'uso del nostro denaro, o comunque di quello che possediamo, è
strettamente legato alla prospettiva
che diamo alla nostra vita. Pensandoci sopra scopriamo che spesso non
si può parlare deH’uso che l’uomo
fa del denaro, ma del denaro che determina la vita dell'uomo: infatti la
prospettiva della vita di molti è proprio il denaro (in senso lato) che diventa scopo e fine, per non dire speranza. Sì, speranza perché si ritiene
che è col denaro che si acquista la
felicità: con i soldi puoi fare tutto.
Si vive per il denaro sia che lo possediamo (Paperon dei Paperoni) sia che
non lo possediamo (consideriamo il
successo di lotterie, totocalcio, scommesse, gioco del lotto e chi più ne ha
più ne metta!).
Domanda: fino a che punto anche
noi credenti siamo soggiogati e coinvolti in questa visione della vita?
Conviene ricordare l'esortazione
dell’apostolo Paolo: « Non vi conformate al presente secolo » (Romani
12: 1).
Infatti:
« Abbiam posta la nostra speranza
in Dio » (I Tim. 4: 10).
« Cristo Gesù è la nostra speranza » (I Tim. 1:1).
« Siete stati chiamati ad un’unica
speranza, quella della vostra vocazione » (Ef. 4: 4).
« Non essendo smossi dalla speranza del Vangelo » (Col. 1: 23).
Questo messaggio evangelico che
parte ha nella nostra vita? ed in particolare nei riguardi del problema
del denaro?
« Nessuno può servire a due padroni... Voi non potete servire a Dio
ed a Mammona » (Mt. 6: 24).
Il problema non è certo di oggi,
ma ha accompagnato l'uomo in tutti
i tempi. Ricordiamo a questo proposito due belle massime del libro dei
Proverbi:
« Signore, non mi dare né povertà
né ricchezza » (Prov. 30: 7).
« Quel che fa ricchi è la benedizione deH’Eterno » (Prov. 10: 22).
Le indicazioni
dell’Antico Testamento
Il messaggio deU'Antico Testamento è molto ricco su questo tema,
anche se esso si esprime in un quadro tanto diverso dal nostro sul piano culturale e sociologico.
In una società agreste, legata a
fattori meteorologici (siccità, piogge,
gelate, ecc.) possiamo pensare fosse
relativamente facile percepire la dipendenza da fattori esterni alla propria volontà ed alla propria capacità
lavorativa: il frutto del lavoro era il
risultato del proprio lavoro, ma anche di qualche altra cosa che non
dipendeva dall’uomo. Per questo i
popoli antichi chiedevano l’aiuto di
divinità varie preposte a questo o a
quel fattore di prosperità (la pioggia nella stagione giusta, la fertilità
delle mandrie e delle greggi, o delle
mogli, ecc.).
Israele ha avuto spesso la tenta
li tema delle finanze è sempre all’ordine del giorno nella nostra
chiesa. Ma, generalmente, viene considerato come una questione di tipo
amministrativo che non tocca direttamente la nostra vita di fede. Per cui
viene spesso affrontato con imbarazzo o con eccessivo pudore. In realtà,
tale imbarazzo non ha motivo di esistere. Lo studio che presentiamo,
scritto dal pastore Sommani per le chiese dell’XI circuito, ci mostra
chiaramente come, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, « il tema
del denaro è legato proprio alla risposta gioiosa della tede, alla comunione fraterna, alla responsabilità delle scelte, all’umana solidarietà: si
tratta dunque di un tema che ha essenzialmente una valenza spirituale » (dalla circolare della chiesa di Roma piazza Cavour, che ha presentato lo studio nel novembre scorso). Riteniamo utile porre questa riflessione all’attenzione di tutte le nostre chiese, alla vigilia della « settimana della rinuncia», (red.)
zione di seguire gli altri popoli ricercando sicurezza e prosperità mediante l’aiuto di queste divinità e sappiamo come i profeti hanno combattuto vigorosamente contro questa tentazione di idolatria.
L’annunzio della Parola di Dio è
questo: tutto appartiene a Dio e noi
siamo, per così dire, usufruttuari,
ma anche custodi (cfr. Genesi 2: 15):
« La terra è deH’Eterno e tutto
quello che essa contiene, il mondo
ed i suoi abitanti » (Salmo 24: 1).
Il re Davide pregò così: « Benedetto sii tu, o Eterno, Dio del nostro
padre Israele, di secolo in secolo! A
te, o Eterno, la grandezza, la potenza,
la gloria, lo splendore, la maestà,
poiché tutto quello che sta in cielo e
sulla terra è tuo! A te, o Eterno, il
regno, a te che t’innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose! Da te
vengono la ricchezza e la gloria...
Qr dunque, Dio nostro, noi ti rendiamo grazie e celebriamo il tuo nome glorioso. Perché chi son io e chi
è il mio popolo, che siamo in grado
di offrirti volontariamente tanto?
Giacché tutto viene da te; e noi t abbiam dato quello che dalla tua mano
abbiam ricevuto » (I Cronache 29:
11-14).
Una preghiera
di glorificazione
Il rapporto fra il credente e Dio è
molto chiaro in questa preghiera piena di glorificazione di Dio e di riconoscenza per tutto quello che da lui
riceviamo: non c’è timore, non c è
ansia perché il nostro oggi ed il nostro domani non sono lasciati a se
stessi, ma sono nelle mani del Signore.
L’istituzione della decima, per la
quale ogni israelita era tenuto a dare la decima parte di quello che ricavava dal suo lavoro (oggi diremmo
dal suo reddito), è stata spesso vista
unicamente come una dura legge a
cui doversi sottoporre. Ma il senso di
questa legge sembra animato da uno
spirito ben diverso; ecco come se ne
parla nel capitolo 14 del Deuteronomio:
« Avrete cura di prelevare la decima da tutto quello che produrrà la
tua semenza, da quello che ti frutterà il campo ogni anno. Mangerai, nel
cospetto dell’Eterno, del tuo Dio, nel
luogo che egli avrà scelto per dimora del suo nome, la decima del tuo
olio, del tuo frumento, del tuo mo
sto, e i primi parti dei tuoi armenti
e dei tuoi greggi, affinché tu impari a
temere sempre l’Eterno, l’Iddio tuo.
Ma se il cammino è troppo lungo per
te, sì che tu non possa portar colà
quelle decime ...allora le convertirai
in danaro, terrai stretto in mano
questo danaro, andrai al luogo che
l’Eterno, il tuo Dio, avrà scelto, e impiegherai quel denaro a comprarti
tutto quello che il cuor tuo desidererà: buoi, pecore, vino, bevande alcooliche, o qualunque cosa possa piacerti; e quivi mangerai nel cospetto
dell’Eterno, del tuo Dio, e ti rallegrerai: tu con la tua famiglia. E il levita
che abita dentro le tue porte non lo
abbandonerai perché non ha parte
né eredità con te. Alla fine di ogni
triennio metterai da parte tutte le
decime delle tue entrate del terzo
anno e le riporrai dentro le tue porte; ed il levita, che non ha parte né
eredità con te, lo straniero, l’orfano
e la vedova che saranno entro le tue
porte, verranno, mungeranno e si
sazieranno, affinché l’Eterno, il tuo
Dio, ti benedica in ogni opera a cui
porrai mano ».
E’ un passo pieno di gioia, di riconoscenza, di solidarietà. La decima
ci appare come un momento di gioia,
di libertà: comprati tutto quello che
il tuo cuore desidera!
La riconoscenza
e la liberazione
La decima, nella prospettiva della
Parola, è un momento di riconoscenza al Signore per quanto ci ha
dato, nella consapevolezza che tutto
gli appartiene e che tutto viene da
lui.
La decima è un momento di liberazione dall’ansia del domani: l’apparente spreco a cui il Signore invita
il credente israelita è uno spreco
educativo: il Signore ha donato e
donerà ancora, non si deve essere
ansiosi del domani come se tutto dipendesse da noi e non si deve essere
schiavi del proprio lavoro.
La decima è un momento di solidarietà: col levita, anzitutto, il quale
non ha ricevuto come gli altri appartenenti alle altre tribù una terra da
lavorare, ma è chiamato a vivere di
ciò che gli sarà dato dai fratelli delle
altre tribù.
Solidarietà con tutti quelli che sono in bisogno e nella necessità dell’aiuto degli altri.
Riflettendo su tutto questo possiamo fare alcune osservazioni.
Anzitutto ci domandiamo se non
abbiamo bisogno di ritrovare il nostro autentico rapporto col Signore:
dobbiamo renderci conto che ogni
cosa appartiene al Signore ed anche
noi ,gli apparteniamo; la nostra vita,
la nostra salute, la nostra capacità
lavorativa, il nostro stipendio (se lo
abbiamo), la nostra rendita (se l'abbiamo), la nostra pensione (se l’abbiamo) sono tutte cose che noi riteniamo nostre per nostro diritto e per
nostra capacità; in realtà ci sono date giorno per giorno dalla grazia del
Signore.
Un Signore pieno
di misericordia
Se ritroviamo questo rapporto di
dipendenza da un Signore pieno di
misericordia e di amore la nostra
vita si farà ricca di riconoscenza, di
gioia, di glorificazione del Signore,
così come il re Davide esprimeva
nella sua preghiera.
Il nostro rapporto col lavoro rimarrà certo un rapporto di responsabilità, ma non di schiavitù, o
di ansia.
Il nostro rapporto col denaro non
sarà più di dipendenza, ma di uso savio e libero: sapremo anche noi fare
degli ’’sprechi” per noi, ma soprattutto per gli altri, secondo le indicazioni del passo del Deuteronomio.
Per l’israelita il punto di riferimento per esprimere con la decima
la sua fiducia nel Signore, la sua riconoscenza e la sua libertà erano il
tempio e il proprio villaggio, i proventi del lavoro il mezzo (la decima
appunto). E per noi? Anche noi possiamo avere per punto di riferimento
la nostra chiesa, con le sue necessità
finanziarie, e il paese o la città dove
vivono quelli che hanno bisogno della nostra concreta solidarietà.
Franco Sommani
NOI NON PARLIAMO
DI ECUMENISMO.
LO FACCIAMO
(*
onfixxììi
il mensile dove si incontrano
cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei, musulmani, credenti
senza chiesa, non credenti.
ABBONAMENTI; un anno (11 numeri) lire 50.000
- sostenitore lire 100.000 - una copia lire 5.000.
Versamenti sul c.c.p. 61288007 intestato alla
coop. Com Nuovi Tempi, via del Banco di S. Spirito 3, 00186 Roma • tei. 06/686.47.33 - 689.30.63.
7
7 febbraio 1992
obiettivo aperto
SALERNO: LA CITTA’, LA PROVINCIA
INDAGINE DEL ’’SOLE-24 ORE’
Manca il "governo”
Le grandi contraddizioni in cui è costretta a vivere la popolazione - Una situazione che rispecchia quella di tutto il Mezzogiorno
Al penultimo posto
« Al primo posto per quel che
concerne la superficie, al secondo posto, dopo quella di Napoli, per popolazione, la provincia
di Salerno occupa la sezione sud
orientale della Campania. Si affaccia sul mar Tirreno con un
articolato tratto costiero di 210
chilometri, in cui si aprono i
golfi di Salerno e di Policastro »
(Tutto Città 1991 della SIP). In
questa regione incontriamo i
posti più belli della penisola:
Amalfi e la sua costiera. Agropoli e Paestum con musei di
altissimo livello scientifico.
Nel capoluogo vivono circa
200.000 abitanti con una percentuale del 32% di persone dai 25
ai 49 anni. L’occupazione è prevalentemente nei servizi (61%),
ma con quote del 27% neH’industria e del 2,7% nell’agricoltura. Un dato significativo è
quello della popolazione costituita da casalinghe, studenti, minori e pensionati: il 63,33%.
A Salerno vi è una delle più
importanti università del nostro
Mezzogiorno con tutte le facoltà, ad esclusione di quella di medicina, e nell’anno ’90/’91 si sono iscritti circa 22.000 giovani.
Il fatto che non vi sia a Salerno una facoltà di medicina
è una grave contraddizione se
pensiamo che proprio in Salerno sorse nel 985 la prima università europea di medicina:
l’antica Scuola medica salernitana. La fama di detta Scuola medica crebbe nel sec. XI, e nella prima metà del sec. XII è
collegata agli studi di filosofia
e di grammatica. Nel dicembre
1811, con un decreto di Gioachino Murat, la Scuola medica
venne chiusa.
Un quadro generale della vita
della provincia può essere osservato considerando l’attività di
un settore deH’amministrazione pubblica: i servizi sociali. Qui
incontriamo la prima contraddizione: la Provincia non ha un
proprio assessorato per i servizi sociali, mentre fornisce
sussidi finanziari nei confronti
di soggetti privati i quali svolgono sul territorio importanti
servizi per le fasce emarginate
della società. A livello del comune di Salerno vi è invece un
programma articolato di interventi nel sociale: per ragazze
madri, portatori di handicap,
migranti, devianza minorile, anziani, sofferenti psichici. Ma anche qui non mancano le contraddizioni. Nonostante le buone intenzioni dell’assessorato e resistenza di buone leggi regionali
ben poco viene realizzato, soprattutto per le fasce più deboli come sofferenti psichici e devianza minorile (assenza di comunità di accoglienza o case protette).
Un importante impegno è rivolto invece ai migranti: due
centri di accoglienza e un centro incontri (gestiti da associazioni private), un centro di servizi, diverse attività culturali e
corsi di alfabetizzazione con l’intervento del Provveditorato agli
studi. Certo molto spazio è occupato da associazioni di volontariato e questo per motivi molto concreti, come ci dice una
funzionaria dell’assessopto salernitano: « L’emarginazione e il
disagio sociale non sono considerati terreno fecondo per i fini
elettorali. Così abbiamo pochi
progetti, scarsi finanziamenti e
molto è demandato al volontariato il quale, pur operando al
meglio, non è inquadrato in una
reale politica di governo ».
Un altro settore importante
per conoscere la nostra provincia è lo sviluppo industriale. Da
una parte abbiamo dei dati con
Una veduta della città.
te, secondo le organizzazioni dei
lavoratori, occorre tener presente che la nostra provincia non
è tutta uguale. Così abbiamo il
territorio verso la provincia di
Napoli (Nocera, Pagani, Sarno)
e il territorio verso la provincia
di Potenza (l’Alto Cilento) ove
esiste un’economia agricola povera e con situazioni di reale degrado sociale. Qui non vi è alcuno sviluppo economico e quello avvenuto nel cosiddetto « cratere » del terremoto 1980 è oggi in profonda crisi. Solo Salerno città e zone vicine vedono in questi anni un reale sviluppo, ma in settori non fondamentali.
Possiamo così affermare che
viviamo in una provincia la qua
le rispecchia in pieno tutte le
contraddizioni del nostro Mezzogiorno: fasce di sviluppo sociale ed economico insieme a fasce di grave degrado (vedi lo
sviluppo del consumo di droga
e della criminalità organizzata).
In particolare Salerno, pur avendo delle buone possibilità per
un decollo e per una vivibilità
di alto livello (la sua antica cultura, il porto e la zona industriale, l’università, ecc.) risente
della mancanza di un « governo » della città. Lo stato è presente, ma o come fornitore di
sussidi o come apparato burocratico. Il « governo » è sempre
più legato ad interessi elettorali e non alla costruzione di politiche di rinnovamento.
La provincia di Salerno è al
penultimo posto nella graduatoria del Sole-24 Ore per la qualità della vita. Quale valutazione?
Vivendo in Salerno non ci si
accorge di vivere "male". Vi è
uh traffico automobilistico non
esasperato, non vi è smog, buoni i negozi, discreti i servizi pubblici e la città appare "ricca"
osservando il "look" dei suoi
abitanti. Così la città sembra
manifestare una certa agiatezza
e il suo "salotto buono", cioè
il corso Vittorio Emanuele, è
sempre animato alla sera da giovani e da professionisti. Ma questa è una immagine reale?
E' sufficiente allontanarsi dal
centro della città per imbattersi nelle contraddizioni più vistose e in un livello di vita abbastanza precario. La periferia della città è di fatto separata dal
suo centro per l'assenza dei mèzzi pubblici e ogni giorno è possibile toccare con mano il degrado del territorio. La zona di
Nocera e di Sarno ha uno sviluppo urbano non controllato e
vi è un tasso di criminaUtà
preoccupante. La zona del Cilento, con la sua agricoltura non
sempre competitiva, presenta una
sacca di disoccupazione giovanile che fa saltare le percentuali
della provincia. Certo vi sono
zone floride, la costiera amalfitana e la piana di Paestum, isole in mezzo al degrado.
Sul versante dell'industrializzazione ricordiamo una conclusione di alcuni anni fa della Camera di commercio: se gli anni '80
erano quelli del mercato, gE anni '90 saranno quelli delle istituzioni. Ma di fatto lo stato è "lontano".
Eppure in questi anni non sono mancati coloro i quali sono
stati attenti nel segnalare il continuo deterioramento della qua
lità della vita, e questo già quando nel 1990 la graduatoria del
Sole-24 Ore poneva Salerno in
una posizione meno negativa. Ricordiamo, ad es., le osservazioni
di un rapporto di Franco Calvanese, sociologo dell'università di
Salerno, il quale notava che
«... gli stessi riscontri relativi
alla qualità della vita confermano una situazione preoccupante
quando fanno risaltare la contraddizione tra il livello piuttosto alto dei consumi nella provincia e le sue effettive capacità produttive ». Si consuma di
più del prodotto economico.
Come invertire la tendenza?
Il prof. Calvanese si domandava
quali fossero i soggetti e concludeva in modo pessimista: «... va
tenuto presente che forse i soggetti sociali disposti ad impegnarsi su questo terreno da soli, probabilmente, non esistono
o perlomeno sono difficilmente
individuabili ».
Salerno è una provincia ove
si registra, forse più di altrove,
l'assenza della "responsabilità"
sia in campo politico che in
quello economico. Dalle politiche della pura emergenza agli
scollamenti tra enti locali, da una
imprenditoria polverizzata ad
una classe dirigente affarista.^
Certo in città si "pensa" e si
"parla" e forse qualcuno anche
"costruisce", ma con quale progetto? Con quali fini? Nel frattempo la vivibilità è sempre segnata al negativo e questo in
particolare per le fasce più deboli della nostra popolazione.
SCHEDA
I metodisti
PREDICAZIONE E IMPEGNO SOCIALE
La vita della comunità
La comunità metodista di Salerno è di fatto una ’’diaspora’’,
almeno come fatto geografico.
Infatti membri di chiesa abitano sia nella costiera amalfitana
sia nel Cilento, mentre in città
vive circa il 50% delle famiglie
evangeliche. Tale fatto ha conseguenze negative riguardo alla
coesione della vita comunitaria,
ma anche conseguenze positive
per la possibilità di "presenza”
in quasi tutta la provincia.
La vita comunitaria è scandita dalle attività proprie di ogni
chiesa evangelica: dal culto domenicale allo studio biblico settimanale, dal catechismo all’attività femminile e a momenti di
incontro comunitario particolari.
Un aspetto della nostra comunità è l’attenzione che si ha per
la testimonianza evangelica in
città. Ecco che cosa dicono alcuni
membri del Consiglio di chiesa.
« Per quanto riguarda la nostra comunità dobbiamo far conoscere l'Evangelo attraverso
un'azione diffusa e continuativa » (Mario). « Un modo per vivere la fede in Gesù Cristo all'interno della città è senza dubbio quello di unirla ad iniziative sociali; in tale modo la predicazione non deve mai perdere
di vista il lavoro concreto a favore dei più deboli e degli emarginati » (Michele).
Un gruppo della comunità. La chiesa metodista di Salerno si trova in
via Manzella, 21 (tei. del pastore: 0891125481).
dicazione alla città? « Bisogna
lanciare messaggi forti e chiari
sottolineando il fatto che la fede è una forza dirompente e conduce la società ad avere speranza» (Andrea). Ma altri sono di
diverso avviso: « Bisogna riscoprire una predicazione non come risposta ai bisogni sociali
della gente, ma una predicazione centrata sulla grazia di Dio
in Gesù Cristo» (Nicola).
La nostra comunità si è data
uno strumento per il servizio
alla città: il Centro comunitario
'Aurelio Cappello", inaugurato
Alcuni giovani sono da tempo ..... w..„ —. -- -
impegnati nella riflessione sui te- nel 1989. Con questo strumento
mi del servizio e neH’accoglienza si vuole rispondere a due esi
oUHiamn ftpi fiati con- 3Ì lavoratori extracomunitari. Ta- genze particolari: i migranti e i
una parte ahbianao dei dati con hanno, alcuni anni or malati. Soprattutto si intende
fortanti ^ soL presentato alla città un operare per la costruzione di una
poluogo, lattm^ P___________^ loro documento che metteva in "nuova cittadinanza", cioè conrisalto la necessità dell’amore tribuire alla formazione di
per lo straniero che è dentro le persone che abbiano la ^paci
nostre porte. Che cosa pensano i tà di assumersi doveri e difende
giovani della comunità della pre- re i propri diritti.
aumentata del 5% circa negli ultimi due anni; da un’altra par
Pagina a cura di Giovanni Anziani
e un gruppo della comunità
Per i migranti un gruppo della comunità fa parte del Forum
antirazzista ed ha poi un suo impegno specifico con il programma di incontro con giovani senegalesi.
Per i maiali da diversi anni
la chiesa opera con il Tribunale
per i diritti dei malati per risolvere i problemi del disservizio
sanitario. Si è formato da poco
tempo un piccolo "centro stampa” che diffonde comunicati alle televisioni locali e notizie dal
mondo evangelico.
La comunità ospita nel proprio locale un gruppo della Chiesa awentista il cui pastore, Giuseppe Butera, cosi si è espresso
nei riguardi di tale ospitalità:
« Per noi è un segno dell'amore di Dio. Grazie ai fratelli metodisti possiamo avere un luogo
nel quale testimoniare il Signore Gesù ».
La Chiesa evangelica metodista di
Salerno si costituisce tra il 1863 e il
1867, anche se non sappiamo con precisione quando e da chi fu fondata.
Nella sua storia sono stati pastori figure importanti deH’evangelismo italiano: Giuseppe Carile, Francesco Sciarelli, Cesare De Michelis, Gaspare Gavazzuti, segnalando solo alcuni tra i
molti.
Il primo pastore fu Giuseppe Antonio Spaziante, nato in provincia di Potenza nel 1818. Sacerdote cattolico,
iscritto alla Giovane Italia, nel 1860
aderì al movimento insurrezionale e
abiurò la religione cattolica, e a Genova con A. Gavazzi e B. Mazzarella
studiò la Bibbia. Pastore a Nizza e in
Savoia fu pastore della Chiesa metodista wesleyana a S. Maria Capua Vetere e Caserta, Salerno (che con molta probabilità fondò), Messina, L'Aquila e Potenza. Morì II 28 febbraio 1880.
La storia di questa chiesa può essere descritta attraverso alcuni momenti significativi. Innanzitutto una
chiesa con un forte impegno evangelistico e sociale. Il pastore Sciarelli
fondò una scuola materna, e il pastore Giovanni Battista De Sanctis nel
1874 fondò una scuola serale per operai nella quale si insegnava anche il
francese. In secondo luogo un deciso
impegno per il « bene della città »,
sentendosi parte della società civile
e non « setta » religiosa. Da questo
fatto deriva la decisione di aprire un
proprio locale di culto con annessi locali sociali. Ma quando il progetto
sembrava potersi realizzare (slamo nel
ventennio fascista) l’intolleranza religiosa del tempo ebbe la sua vittoria
e il tempio non venne mai costruito.
In terzo luogo, superati i tempi dell’intolleranza e vivendo come componente della società civile, abbiamo
una chiesa numericamente piccola ma
impegnata.
E’ dunque una chiesa con radici antiche e fondata da persone legate al
movimento garibaldino anticlericale.
Ricordiamo, tra i molti, la figura del
pastore Giuseppe Carile che fece parte delle « camicie rosse » e combattè
nelle campagne del 1860 e 1861 conseguendo il grado di maggiore. Certo
oggi quest’« anima » garibaldina si è
spenta, ma rimane una forte sensibilità per una predicazione evangelica
avente come meta la completa riforma delle persone e la loro liberazione anche sociale.
8
8
ecumenismo
7 febbraio 1992
Debolezza e speranza
(segue da pag. 1)
li illuminati a giorno, pochi passanti si muovono imbacuccati
nel vecchio centro storico dove
tutto è silente, bianco, spazzato
dal freddo vento che cala dalle
martoriate zone di guerra, da
Osijek, Vukovar, Slavonski
Brod, da quel triangolo della
Croazia che si incunea tra la
Vojvodina e la Bosnia, dove vivono, gomito a gomito, da cinquecento anni, a volte in pace
a volte in guerra croati e serbi,
cattolici e ortodossi.
Sono qui per incarico della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Dobbiamo capire
la situazione, capire come aiutare, come muoverci in un mosaico complessissimo, leggere
tra notizie e dati che si contraddicono e modificano continuamente. Ci sono voluti quasi venti giorni per riuscire ad organizzare questo incontro con i leader delle chiese evangeliche jugoslave.
L’incontro ha luogo a Novi
Sad appunto, dove la maggior
parte delle chiese ha il proprio
centro operativo, a 50 chilometri dal fronte, nella città che
forse più di tutte ha un passato di civile tolleranza e di convivenza pacifica tra etnie e religioni diverse. L’impronta dell’Austria imperiale, dell’Austria
felix, è ancora ben presente dappertutto. Ne è testimone il fatto che non ci sono stati incidenti tra croati, serbi, ungheresi. La
grande sinagoga, oggi museo do
regime aveva operato per distruggere ogni identità, ogni spiritualità ed ogni etica che non
fosse quella conforme alle direttive impartite. La situazione si
è ulteriormente complicata con
raggravarsi della crisi economica, con l’incertezza sul futuro assetto del paese, con il trasformismo dei vecchi dirigenti capaci
di tutto pur di restare al potere.
Una minoranza
fra le minoranze
In un mondo così complesso,
in così delicato equilibrio, in un
intreccio così stretto di nazionalità, religioni, minoranze, è stato facile e rapido far prevalere
l’ottica miope del mio, tutto e
subito, anziché quella della solidarietà e della gradualità nella ridivisione dei compiti e dei
diritti. I protestanti sono una
minoranza tra le minoranze,
compressi dai due giganti confessionali ortodosso e cattolico,
sospinti al margine dai musulmani, ancora oggi guardati con
sospetto da quei politici e da
quei quadri che hanno cambiato partito ma non mentalità.
La Jugoslavia del resto, mi
fanno notare, non è certo la sola che paga un così duro prezzo, anche in Unione Sovietica
stanno accadendo le stesse cose.
« Le nostre chiese si sono mosse, hanno cercato di ottenere un
documento comune contro la follia delle scelte militari. Tra pro
/ leader delle chiese evangeliche jugoslave che hanno preso parte
all'incontro: da sin. il segretario dell'Unione delle chiese battiste,
Zelimir Srnec; il segretario amministrativo Sime Orde; il sovrintendente delle Chiese metodiste unite, Martin Hovan; il vescovo luterano Andrej Beredi e quello riformato Imre Hodosi.
po l’olocausto degli ebrei di Vojvodina, la cattedrale cattolica, le
chiese serbo-ortodosse e greche,
il tempio luterano e quello metodista rappresentano al meglio
la situazione.
Ad ospitarci è la Facoltà teologica della Chiesa battista, una
bella costruzione moderna nella
quale una ventina di studenti si
preparano a diventare pastori
con un corso di quattro anni.
Attorno al tavolo ci sono, oltre al
rappresentante battista Srnec e
al suo collega Orde, il vescovo
della Chiesa luterana slovacca
Andrej Beredi, il vescovo della
Chiesa riformata di Jugoslavia
Imre Hodosi, il sovrintendente
della Chiesa metodista unita pastore Martin Hovan. Chiedo che
mi traccino dal loro punto di
vista un quadro della situazione. Dichiarano con fermezza che
la divisione non passa nelle chiese evangeliche.
Ricordano di aver ricevuto tramite la Conferenza delle chiese
europee l’ordine del giorno votato lo scorso agosto dal nostro
Sinodo e ci ringraziano perché
capiscono come il nostro interessamento e la nostra solidarietà non sono improvvisati. La
guerra è l’ultimo atto di un deterioramento dei rapporti interetnici che è cominciato subito
dopo la morte di Tito. Il crollo
del comuniSmo ha fatto rinascere il nazionalismo esasperato
che cerca di riempire il vuoto
creatosi nella gente e nella politica dopo che per decenni il
testanti eravamo tutti d’accordo,
i cattolici hanno tergiversato, gli
ortodossi hanno trovato mille
scuse. In questo paese il rapporto ecumenico è ancora tutto da
creare perfino nei momenti di
emergenza. Per capire ciò che
sta succedendo qui bisogna rendersi conto che ogni parte in
conflitto è allo stesso tempo oppressa e oppressore. Chi di più
in una zona, chi di più in un’altra. Non è un problema di quantità o di estensione, è un problema di mentalità.
Noi preghiamo e aspettiamo.
Aspettiamo che tornì il tempo
del dialogo. Allora pensiamo di
aver qualcosa da dire, qualcosa
da fare per aiutare le nostre
genti a imboccare le vie del perdono, della riconciliazione. Anche se non saremo più insieme,
il futuro ci farà comunque essere vicini. Non è pensabile che
la conflittualità rimanga accesa
in campo economico, politico,
culturale, religioso. Quello che ci
par giusto farvi anche capire è
che questa non è una guerra religiosa, questa è una guerra di
disfacimento ».
Chiedo notizie sulle chiese, la
loro vita, le ripercussioni nelle
comunità locali e nel corpo pastorale, i danni alle strutture e
alle famiglie.
« Nelle chiese non c’è divisione. Per misura di prudenza abbiamo spostato dalle zone calde qualche pastore di nazionalità diversa dalla popolazione del
luogo, ma non certo per proble
mi sorti nelle comunità. Semmai le comunità si sono preoccupate che i loro conduttori non
subissero danni da parte dei fanatici. Durante questi mesi abbiamo potuto trovarci a volte
in Ungheria, ma non con tutti.
E’ difficile comunicare, impossibile accedere alle zone di guerra. Dobbiamo noi stessi stare a
vedere come finirà, come ci organizzeremo a guerra finita. Ma
per noi sarà un fatto di diversa organizzazione, non certo di
divisione ».
I riformati hanno avuto due
chiese e due case pastorali distrutte e molte famiglie senza
tetto e sfollate nella zona di
Vihkolce.
I metodisti una chiesa gravemente bombardata a Sid. I battisti hanno subito le maggiori
distruzioni a Vinkolce, a Osijek,
a Petrinia, a Moscenica. Altre
chiese e case sono state abbandonate nei villaggi. Meglio sono
andate le cose per ì luterani che
al momento non hanno subito
danni agli edifici. Molte famiglie riformate sono fuggite in
Ungheria, famiglie battiste serbe hanno dovuto abbandonare
casa e lavoro in Croazia e sfollare a Novi Sad, Subotica, Sarajevo. I luterani vivono una difficile situazione ad Hiloc, una
sacca chiusa da tempo, ma ricevono qualche aiuto da fratelli cecoslovacchi.
Continuare
il nostro aiuto
Come possiamo aiutare? « E’
difficile. Le autorità non ci considerano partner in campo umanitario e perciò non possiamo
ricevere materiali direttamente.
Anche con la Croce Rossa il rapporto non è semplice. Bisognerà trovare strade diverse ». Ci
incoraggiano a continuare il nostro aiuto ai fratelli croati, anzi ci forniscono dati e indirizzi
dei vari responsabili nelle zone
più colpite. Aggiungono che al
sud, per il momento, si può comprare di tutto, anche se i prezzi cambiano da un giorno all’altro. Ciò che manca è il denaro.
Anche qui, come in Croazia, gli
sfollati presso le famiglie e presso le strutture pubbliche faticano a tirare avanti con il sussidio governativo. E l’inverno è
duro. Basti pensare che il salario medio in Serbia era, prima
della guerra, di 205.000 lire, in
Vojvodina di 217.000 lire e, nella ricca Croazia, di 250.000 lire,
per scendere in Bosnia a 193.000
lire e nel Kosovo e in Macedonia a poco più di 150.000 lire.
Al mese! I fratelli battisti ci
fanno presente il caso grave dell’orfanotrofio di Novi Sad dove
incontrano difficoltà per far
fronte ai crescenti costi degli approvvigionamenti .
Nel lungo viaggio di ritorno,
mentre riordino gli appunti, penso come faremo a far giungere
qualche segno della nostra solidarietà anche qui. Se per l’invio
di materiale, viveri e medicinali in Croazia abbiamo già potuto iniziare l’opera e potremo
ora, in base alle nuove notizie,
ampliarla, quali saranno le vie
per aiutare questa gente del sud,
quali i canali ufficiali o ufficiosi
che il Consiglio ecumenico e,
nel nostro piccolo, anche noi potremo aprire, proprio non so.
So che il Signore ci chiama
però alla testimonianza, che non
può essere una generica e parolaia solidarietà. So anche che
nel nostro desiderio di servizio
egli troverà per noi le vie e saprà trasformare la nostra debolezza in segno di speranza per
tutte le vittime di questa guerra, sporca come tutte le guerre,
disumana, laida e bugiarda, senza onore. Ce lo diranno tra qualche anno le vedove, gli orfani,
i mutilati. Tutti coloro che
l’ignoranza e la propaganda non
avrà trasformato in bestie per
sempre. Ce lo dice la nostra speranza in Cristo Gesù che non
distinse tra croati e serbi, tra
cattolico-romani, ortodossi o
protestanti.
Claudio H. Martelli
EX JUGOSLAVIA
Interventi
di solidarietà
Posti di blocco militari sull'autostrada Belgrado-Zagabria
Forniamo un elenco dei generi di prima necessità che si
possono raccogliere e inviare
per esprimere la nostra solidarietà.
Pasta, riso, zucchero, olio di semi, caffè, tè, legumi secchi o in
scatola, farina, farina di mais, pomodoro in scatola, cioccolato, biscotti, alimenti per bambini, pannolini, assorbenti igienici, carta
igienica, antibiotici, febbrifughi,
saccarina, aspirina, vitamine, insulina, detersivo per bucato a mano
e in lavatrice, disinfettanti per pidocchi, disinfettanti per ambienti,
fazzoletti di carta, ovatta in pacchi, biancheria di cotone misure
grandi per donne anziane, fazzoletti da testa, maglie e mutande lunghe di lana per uomo, calze di
lana per uomo e per donna.
Le chiese che desiderano raccogliere anche materiale oltre che denaro devono spedire o portare il
materiale a Trieste previo contatto telefonico o via fax con la Chie
sa metodista di Trieste / Radio
Trieste evangelica, 040/630892.
Il materiale deve essere in scatoloni chiusi; ogni scatolone deve
portare all’esterno un foglio con
descritto il contenuto in qualità e
quantità.
Ricordate che inviando denaro si
può acquistare nella zona di confine ciò che serve evitando grossi
costi per le spedizioni. I medicinali che sono costosissimi vai comunque la pena di raccoglierli, facendo bene attenzione che si tratti di confezioni chiuse e non in
scadenza.
Evitare di raccogliere vestiario
che non sia perfetto, cioè in condizioni di essere messo addosso
da voi domattina quando uscite di
casa. Ciò vale anche per le scarpe (solo da uomo e da lavoro).
Se qualche volontario fosse disponibile per dare un'eventuale mano nella preparazione e nella consegna di materiale prenda contatto con i medesimi numeri.
UDINE: SETTIMANA PER L’UNITA'
Una bella serie
di iniziative
Le iniziative per la « Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani ’92 » a Udine hanno visto
una vasta gamma di proposte,
che hanno suscitato sollecita e
sentita partecipazione nella cittadinanza.
Promosso dalla Commissione
diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo, in collaborazione con
l’Istituto superiore di studi religiosi (ISSR) e con la scuola diocesana di formazione teologica,
si è tenuto un seminario ecumenico con la partecipazione di p.
Tede Vetrali, del « S. Bernardino » di Venezia, e del prof, dpn
Aniceto Molinaro di Roma. Dai
lavori sono emersi la necessità
del dialogo, di una solida spiritualità ecumenica, l'impegno comune per « giustizia, pace, salvaguardia del creato »; su un altro
versante l’arcivescovo mons. Alfredo Battisti sottolineava lo specifico del dialogo con l’ebraismo.
Il Centro ricerche e attività
ecumenica (CRAE) ha proposto
sette riflessioni sul tema della
« Settimana », con attenzione anche ai brani della liturgia domenicale, nelle varie parrocchie cittadine. Successivamente ha tenuto due incontri con delle comunità evangeliche locali (Chiesa cristiana biblica e Chiesa evangelica
pentecostale) e conversazioni con
i rispettivi pastori.
In tre conversazioni radiofoniche sul tema Credenti nello stesso Signore e cittadini della stessa
città sono state presentate le comunità evangeliche e sono stati
presi in considerazione anche i
nodi del dialogo interreligioso,
sipecialmente con l’IsIam (questa
materia sarà oggetto di un ciclo
di conferenze nei mesi di febbraio e di marzo).
11 19 gennaio, presso la Chiesa
evangelica metodista di Udine, si
è tenuto un incontro di preghiera guidato dal pastore Arrigo
Bonnes, con la riflessione ecumenica proposta dal vescovo ausiliare mons. Pietro Brollo. La tradizionale colletta, raccolta nell’occasione, è stata devoluta al
Progetto Ruanda e verrà inoltrata dalla comunità metodista.
Mercoledì 22, presso la sede
deiriSSR, si è tenuta una conferenza-dibattito sul documento
Verso una comprensione comune della Chiesa, frutto dei dialoghi bilaterali tra Alleanza riformata mondiale e Chiesa cattolica romana. Relatori sono stati il prof. mons. Ermanno Lizzi,
della Commissione diocesana
ecumenismo e dialogo, e il pastore Arrigo Bonnes.
La Scuola cattolica di cultura,
in uno dei suoi giovedì, ha preso in considerazione il dialogo
con l'Islam, con il prof. Crespi
della ’’Cattolica” di Milano.
9
7 febbraio 1992
ralli valdesi
Alle valli
AA oggi
TORRE PELLICE: DIBATTITO SUL FUTURO DELLA FERROVIA
Sesso
a scuola
Un titolo sulla Stampa di domenica 2 febbraio scorso sembra gridare allo scandalo: « Tema
in prima media: "Le prostitute" ». Leggendo poi il testo la
prima impressione si attenua e
ne emerge una seconda. Sì, sembra proprio che qualcuno sì sia
scandalizzato non per il soggetto indicato nel tìtolo ma per
l’argomento che c'è dietro: il
sesso a scuola!
Ecco, dopo decenni di discussioni senza conseguenze, a causa dì una cieca opposizione della "coscienza" cattolica del paese, qualcosa si muove nella scuola italiana anche se per vie traverse; urge affrontare il tema
AIDS/contagio e il ministero invita i docenti a parlarne, ma
per forza si finisce per parlare
anche di sesso. L'aspetto scabroso che il professore di lettere
non ha potuto evitare, perché
associato sia all’AIDS che alla
droga, è il sesso a pagamento.
Come si è mosso? Ha discusso con i suoi allievi per un’ora
e mezza e per non lasciare cadere nel vuoto quanto detto ha
chiesto una riflessione scritta,
utilizzando uno strumento criticato e obsoleto che in questa
circostanza si prestava egregiamente: il tema in classe. « Ai
bordi delle strade di Torino si
vedono donne in abiti succinti,
riflessioni e sensazoni ». Effettivamente la traccia è troppo sintetica ed equivoca (donne in abiti succinti? Senza distinguere
tra una minigonna, un pantaloncino, un abitino estivo e i "costumi" delle prostitute?); è vero anche che malgrado la discussione di un’ora e mezza Jarse è ancora presto per chiedere a degli undicenni di argomentare su un fenomeno così complesso; però, a quanto si capisce dalle parole riportate ddla
presidente del Consiglio d’istituto e dal commento di "Il conte verde", quel che turba ^ è
l’aver affrontato a « quell’età »
l’argomento sesso e dintorni! "Il
conte verde" parla di « idee poco chiare », l’articolista cita dalla circolare ministeriale che gli
interventi « devono essere rapportati all’età, sensibilità, _ livello e scolarità degli alunni », la
presidente del Cdi dice « I nostri ragazzi... sono privi di quelle basi necessarie per affrontare
Un argomento così importante ».
Eccoli, il problema irrisolto e
il inerito del prof. Lombardi. I
bambini, che lo si voglia o no,
cominciano molto presto a interessarsi alle differenze sessuali, quindi del funzionamento degli organi sessuali, poi della procreazione. Con chi ne parlano?
Con i coetanei. Salvo che genitori avveduti non facciano prima passare scampoli di informazioni con le favole o con le risposte infinite della fanciullezza.
E chi ha genitori impacciati o
distratti? Allora accumula informazioni approssimative o pericolose. Ben pensa il professore
di San Secondo che è meglio affrontare l’argomento con franchezza, in un « ambiente protetto com’è la scuola », cioè con
un docente pronto a raddrizzare le distorte informazioni (chissà quante ne avrà negli scritti
da correggere), in una conversazione in cui i ragazzi si sono
sentiti protetti dal gruppo dei
propri compagni/e, ^ per lo stesso motivo, chiamati a controllare eventuali considerazioni deviami in un ambiente solidale.
Elio Canale
Sembrava che fosse un «ramo secco»: ora per la Pinerolo-Torre
Penice si prospetta un servizio più moderno e funzionale.
Dal 19 marzo torna il treno
Eseguita la maggior parte dei lavori necessari a ’’riclassificare” la
tratta - La necessità di rilanciare le ferrovie a livello generale
La ferrovia Pinerolo-Torre Pellice riprenderà a funzionare dal
19 marzo; con quali prospettive,
quali caratteristiche?
Opportunamente la Comunità
montana ha organizzato per sabato scorso un momento di confronto fra cittadinanza, cioè utenti attuali o potenziali, e responsabili del compartimento ferroviario di Torino nonché amministratori regionali e provinciali.
La popolazione ha dimostrato
ancora una volta la sua sensibilità sull’argomento; più di 200
persone hanno udito le relazioni
degli intervenuti, alcuni hanno
chiesto ulteriori chiarimenti.
Franca Coisson, presidente del
comitato di difesa della ferrovia
nate nel 1985 quando si parlava
di soppressione di quelli che allora erano dehniti « rami secchi », ha voluto rifare la storia di
questi anni, una storia che, nata da evidenti preoccupazioni, è
diventata nel tempo ricerca di
collaborazione e confronto con le
FS, mano a mano che da esse
emergeva una volontà non di tagliare ma di rilanciare, « riclassifìcare », secondo i termini usati
dal direttore compartimentale
Luca Barbera.
Il progetto
Questo progetto prese l’avvio
alcuni anni or sono, sotto la direzione dell’allora direttore Luigi De Giovanni, con un impegno
di molti miliardi su 14 linee in
Piemonte (4 nella provincia di
Torino) per un complesso di 600
chilometri.
« 7 lavori si stanno concludendo su tutti i tratti secondo i
tempi previsti — ha detto Barbera — tant’è che è già stata inaugurata la Susa-Bussoleno ed anche sulla Pinerolo-Torre Pellice
siamo ormai aU’80% delle opere
eseguite ».
Sempre il direttore compartimentale ha fatto un’analisi di
quella che è oggi la situazione
delle ferrovie italiane: 16.000 chilometri di cui soltanto 5.000 a
valenza definita dalle FS « economica » e 2.500 a scarso traffico. Ogni anno si spendono 1.600
miliardi a fronte di entrate di
’Expovacanze’
appena 35 miliardi; in 2.000 stazioni su 3.000 transitano meno
di sessanta viaggiatori al giorno.
Cifre spaventose se lette senza
ulteriori analisi, soprattutto se si
tiene conto che entro 3 anni le
FS dovrebbero, secondo quanto
stabilito dal governo, essere autosufficienti, cioè non ricevere più
contributi statali.
Gli interventi per superare
questo disavanzo stanno nella riduzione di costi (e la razionalizzazione che deriva da questi interventi va in questo senso), nell’aumento delle tariffe (oggi ancora basse rispetto alla media europea) e nell’aumento dell’utenza, ottenibile solo con un miglioramento del servizio.
Lo sganciamento delle FS dallo
stato, se da un lato dovrà portare ad una razionalizzazione, va
però valutato attentamente, così come i costi reali della mobilità.
Non si può infatti comparare
il costo di un viaggio su rotaia
col solo costo di gestione derivante ad una famiglia dall’uso
dell’auto (benzina, assicurazione,
ammortamento dell’auto stessa).
Chi paga in realtà la manutenzione delle strade ,e delle autostrade, i costi derivanti dalle migliaia di incidenti automobilisti
LUSERNETTA
Storie
di licenziamento
La caduta di occupazione nel
Pinerolese passa attraverso crisi come quelle dell’Indesit (nel
recente passato) o della SKP
(oggi), ma non solo. Ci sono casi più modesti ma altrettanto
emblematici di decadenza di piccole industrie le cui storie finiscono con una lenta diminuzione di addetti fino alla chiusura:
spesso queste cose accadono nel
più totale silenzio. E’ il caso dell’ex stamperia di tessuti di Lusernetta che fino a qualche anno or sono era di proprietà di
Giandomenico Gamba, allora anche sindaco del Comune, esponente di spicco del PLI in Comunità montana e trasferitosi
rapidamente alle isole Mauritius
nelle stesse settimane in cui, nella tarda primavera dell’87, scoppiava « Taffaire Candellero ».
Fino ad allora alla stamperia
lavoravano da 15 a 20 operai
poi, con il cambio di proprietà,
cominciò la riduzione del personale.
« Eravamo rimasti in quattro
— racconta uno degli operai —
e da un paio di mesi non percepivamo lo stipendio; poi improvvisamente, nei primi giorni
di gennaio, sono arrivate le lettere di licenziamento, senza ulteriori spiegazioni ».
Sono stati interessati i sindacati, al massimo sarà possibile
recuperare il dovuto per il lavoro svolto, ma sulla produzione cala il sipario.
Voci raccolte fra gli operai
parlano di gravi difficoltà della
proprietà, per altro con sede a
Torino, e di un trasferimento
all’Est della produzione; le condizioni ed i costi del lavoro sono sicuramente più tranquilli e
agevolati.
Intanto sono quattro posti di
lavoro in meno, scomparsi nel
silenzio da quasi un mese: fra
gli ex operai c’è chi è arrivato
alla soglia della pensione, chi
non è ancora ventenne, chi dovrebbe lavorare ancora 5 anni
per arrivare alla pensione. Trovare una soluzione, in questi casi, è tutt’altro che semplice...
P. V. R.
ci, i costi sociali delle cure, le
migliaia di morti che un paese
come l’Italia registra ogni anno?
Di questo la gestione economica delle FS non potrà tener conto, ma uno stato che analizzi il
complesso fenomeno della mobilità sul proprio territorio dovrebbe farsene carico. E che la ferrovia vada considerata come un
elemento essenziale della rete del
trasporto è sembrato lo abbiano
capito i politici presenti, l’assessore provinciale ai Trasporti,
Principe, e quello alle grandi infrastrutture della città di Torino, Lerro.
Per un vero sistema
integrato
I loro interventi sono partiti
dalla considerazione che ormai
la città « non può più permettersi il lusso di far penetrare al
suo interno altri mezzi privati »
(Lerro) e che « occorre predisporre un sistema di trasporti realmente integrato che elimini i
doppioni tra treno ed autolinee
e preveda dei nodi di interscambio ira rotaia e gomma in punti
come None, Airasca, Pinerolo o
Torre Pellice rispetto alla pianura, le valli Chisone e Germanasca e l’alta vai Pellice, di fatto riportando alla rotaia un’ampia fascia di utenza » (Principe).
« Sarà estremamente importante — ha aggiunto a questo proposito Barbera — instaurare un
tavolo di discussione fra gli enti territoriali e le ferrovie; i doppioni costano moltissimo alla collettività. Entro il 1992 dovremo
arrivare ad un accordo di massima con la Regione Piemonte ».
Un accordo che, almeno a parole, tutti vogliono.
La creazione del passante ferroviario di Torino (finanziato già
all’80% dallo stato, secondo Lerro) ne potrà essere un fulcro;
la creazione di una vera e propria metropolitana regionale,
che alleggerirà anche il traffico
in Torino, pure.
Non aspettiamoci però grandi
novità nel breve periodo; avremo il treno, ci saranno 32 corse
al giorno fino a Pinerolo e 27
per Torre Pellice; le FS risparmieranno un bel po’ sui costi di
gestione vista la riduzione di personale, ma su ulteriori (necessari) passi nessuno ha dato garanzie: né per la possibilità o meno
di acquistare i biglietti nelle stazioni di valle, né per l’eliminazione dell’avanti-indietro afia stazione di Pinerolo che fa perdere
tempo a tutti ed annulla una possibile comodità per i numerosi
studenti che utilizzano il treno.
Il dialogo però resta aperto e
questo — hanno detto i rappresentanti dei viaggiatori — è già
un buon segno.
Piervaldo Rostan
TORINO — Il turismo ha registrato lo scorso anno un fatturato lordo complessivo di 90.000
miliardi, con un saldo attivo di
7.000 miliardi.
Pai 14 al 23 febbraio, a Torino Esposizioni, sarà « Expovacanze » ad aprire la serie di rassegne in programma; oltre ad
essere presenti agenzie di viaggio, molti enti turistici di regioni italiane, di paesi europei e dell’area mediterranea si registra
una novità costituita dalla presenza della Slovenia.
Expovacanze presenterà naturalmente anche un’ampia panoramica di settori strettamente
collegati alle vacanze, dalla riscoperta della bicicletta ai fuoristrada, dal caravan al camper.
La rassegna resterà aperta con
orario dalle 15 alle 23 nei giorni
feriali e dalle 10 alle 23 il sabato e nei giorni festivi.
Serata di incontro
PINEROLO — La direzione didattica del 3° circolo organizza
per lunedi 10 febbraio una serata con gli studenti del corso
di alfabetizzazione per cittadini
extracomunitari: alle ore 19,30
apertura della serata, alle 20,30
proiezione dei video « Ali, Kamis
e gli altri » e « Il gelo in testa »,
realizzati dall’Associazione pace
vai Pellice e dall’Associazione
per la partecipazione e lo sviluppo.
Dalle ore 21 inizierà una parte musicale con musiche tipiche
del Maghreb e dell’Argentina.
Nel corso della serata sarà
possibile visitare una prima
esposizione di prodotti artigianali dei paesi di origine degli allievi. Sede deH’iniziativa v. Marre 4.
Mostra fotografica
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’assessorato per la Cultura propone dall’S al 23 febbraio 1992,
presso la Saletta d’arte in via ex
Deportati e Internati 24, la seconda rassegna denominata « Artisti visivi di Luserna San Giovanni », comprendente una cinquantina di immagini fotografiche scattate ed elaborate da operatori residenti nel comune.
La mostra di fotografia fa seguito all’analoga iniziativa pittorica allestita nel dicembre-gennaio scorsi ed è destinata a proseguire nel tempo, nell’ambito
dello spazio espositivo appositamente attrezzato riservato a pittori, scultori, ceramisti, grafici,
fotografi (ed a cultori d’attività
affini) operanti nel territorio della vai Pellice, dei quali è in fase
di compilazione il censimento.
Partecipano a questa seconda
mostra i fotografi Mario Benna,
Ivana Cogno, Anna Correnti, Michele Malan, Daniele Paire, Gian
Franco Parise, Guido Girardon,
Luca Girardon, Eraldo Isaia,
Franco Peracchione, Marco Rovara.
La mostra resterà aperta fino
al 23 febbraio 1992. Orario: venerdì ore 20-22; sabato e domenica ore 10-12 e 16-18.
Raccolte di sangue
TORINO — Con una sola
astensione, il Consiglio regionale ha approvato una deliberazione che fissa i criteri per la raccolta di sangue in Piemonte da
parte delle associazioni e federazioni di donatori volontari.
Direttore tecnico dovrà sempre essere un medico specialista in immunoematologia o con
un servizio di almeno cinque
anni presso un centro trasfusionale.
I prelievi potranno avvenire
presso i punti di raccolta, anche
in locali usati in modo « saltuario » purché dotati di settori per
l’attesa, il ristoro ed i servizi
igienici, oltre che naturalmente
di una zona-prelievi.
10
IO valli valdesi
7 febbraio 1992
PINEROLO: LE PROSPETTIVE DEL LICEO ’’PORPORATO”
Il futuro è nell’arte
Il Provveditore chiede l’aggregazione al ’’Rayneri”, ma una maxi
sperimentazione ad indirizzo artistico potrebbe rilanciare il liceo
Il liceo classico statale « Por- ,
porato » di Pinerolo, in funzione da 130 anni, unico nel suo
genere non solo per le valli ma
anche per buona parte della pianura pinerolese (13 classi per
una popolazione stimata in 150
mila persone) potrebbe, secondo la richiesta presentata dal
Provveditore agli studi di Torino
al ministero della Pubblica Istruzione, essere aggregato all’istituto magistrale « Rayneri ».
Contro questa ipotesi vi sono
state ormai molte prese di posizione, tra cui quella del consiglio di istituto.
Il documento evidenzia anzitutto un forte aumento degli
iscritti alle prime classi negli ultimi due anni, dai 40 deH’89 ai
90 del ’91 (-1-125%). Una ripresa probabilmente legata all’avvio
di alcune sperimentazioni, tra
cui il proseguimento dello studio della lingua straniera.
USSL 43
La qualità del
comincia dalle
AU'istuuto magistrale "Rayneri” sarà accorpato il liceo classico?
Tutte le scuole
della città
In città esistono i licei classico e scientifico, l’istituto magistrale (con maxisperimentazione
linguistica), gli istituti tecnici
commerciali (con corso di periti programmatori), per geometri, industriale, gli istituti professionali alberghiero, per l’industria e l’artigianato, nonché nel
comprensorio gli istituti professionali agrario e per il commercio. Questo sistema fornisce il
servizio scolastico pubblico ad
oltre 5.000 studenti.
E’ inoltre in previsione il decentramento di corsi universitari, soprattutto nella prospettiva
del diploma.
Già funziona un’unità didattica e di ricerca nell’ambito del
corso di progettazione architettonica della Facoltà di architettura del Politecnico di Torino.
« In questo quadro — aggiunge il consiglio di istituto del
’’Porporato” — è completamente
assente l’istruzione superiore artistica e ciò obbliga l’utenza ad
un faticoso pendolarismo oppure a scelte di ripiego.
Per questo gli organi collegiali del liceo hanno ripresentato
al ministero richiesta di autorizzazione di una maxisperimentazione ad indirizzo artistico, secondo le linee del ’’Progetto Leonardo”.
I vantaggi della
sperimentazione
L’accoglimento della richiesta
colmerebbe una lacuna nel panorama del sistema formativo
del comprensorio, permetterebbe un raccordo con istituzioni
di tipo universitario già funzionanti, produrrebbe in prospettiva una diversificazione delle professionalità con impatto positivo
sul mercato del lavoro. Sulla base di indagini svolte negli ultimi due anni, si ritiene probabile l’attivazione di due corsi ».
Il consiglio di istituto « ribadisce perciò le richieste di mantenimento dell’autonomia e di
autorizzazione della sperimentazione ad indirizzo artistico.
Ciò anzitutto risponderebbe ad
un’esigenza dei cittadini del
comprensorio; inoltre porterebbe nel medio periodo ad un totale di classi di circa 25, come
previsto dalla legge n. 426/88.
Non è da sottovalutare infine
l’esigenza di fornire un quadro
di certezza istituzionale ai fruitori del servizio scolastico, agli
operatori ed alle amministrazioni locali per i servizi di loro
competenza. Il fatto di riproporre ogni anno Taccorpamento di
due istituti che stanno lavorando per la diversificazione ed il
rinnovamento dell’offerta cultu
rale e didattica crea disorientamento e si riflette negativamente sull’impegno dei docenti e degli altri operatòri ».
Anche gli studenti si stanno
mobilitando, promuovendo una
raccolta di firme a sostegno del
documento approvato dal consiglio di istituto.
O. N.
COOPERATIVA ’’MOUNT SERVIN’
Chiusura in pareggio
Dovrebbe essere il primo passo per assorbire
i deficit dovuti alle spese di investimento
Il consiglio di amministrazione della Cooperativa turistica
Mount Servin, tramite il suo presidente, ha. presentato recentemente ai soci la relazione e il
bilancio per il periodo 1990-91,
chiuso al 30 settembre 1991.
E’ il primo esercizio che si
chiude in pareggio, dovrebbe
quindi essere il primo passo per
poter gradualmente assorbire i
deficit degli anni precedenti, legati alle notevoli spese di investimento sostenute sia per le
strutture che per gli impianti.
Come si ricorderà, la Cooperativa aveva preso le mosse dalla
creazione di un punto ristoro al
colle Vaccera, sulle piste di fondo per le quali si era dotata di
un potente battipista. Successivamente i soci avevano deciso
l’acquisto di un secondo chalet
adibito a dormitorio con una
ventina di posti letto, mentre
durante l’estate, in collaborazione con gli amici della Róstanla,
veniva ripulito il giardino botanico e rifatte parzialmente le
aiuole con il trapianto di nuovi
fiori.
latte
stalle
Anche nel corso del ’91 sono
stati fatti diversi lavori: il rifacimento del pavimento del locale bar e una pavimentazione
esterna che scende fino alla strada, mentre nel ’92 si prevede di
realizzare un ulteriore servizio
con docce allo chalet rifugio e,
compatibilmente con la disponibilità di cassa, un investimento
in nuove attrezzature da affittare ai turisti (scarpette, sci da
fondo, bastoncini).
Altro aspetto positivo, rilevato
dalla relazione, è l’impegno profuso dalla coppia dei nuovi gestori a cui è stata affidata la gestione per un certo numero di
anni, per garantire cosi la continuità del lavoro e del rapporto con la clientela e il consolidamento dell’attività.
Sempre nel ’92 dovrà essere
affrontato il problema del rilancio del giardino botanico, che
per sua natura necessita di un
continuo impegno di manutenzione e di mantenimento contro
l’avanzare delle erbe infestanti.
A. L.
Una folta rappresentanza di
allevatori della vai Pellice ha
partecipato ad un incontro con
i responsabili del servizio veterinario deirUSSL 43 e della Regione Piemonte; oggetto della
riunione due decreti emessi nella scorsa primavera da parte
del ministero della Sanità circa
le condizioni di produzione di
latte alimentare trattato termicamente o pastorizzato.
Come spesso accade, di fronte a nuove normative, c’era negli agricoltori un certo timore
di trovarsi di fronte a nuove
penalizzazioni o comunque ad
indicazioni difficilmente rispettabili. Analoghe preoccupazioni
erano state espresse alcuni anni
or sono quando, allora a livello
regionale, erano state presentate le indicazioni di legge per la
produzione di carne negli allevamenti. « Oggi le norme introdotte a livello regionale — dice il
responsabile dei veterinari della Regione Piemonte, Valpreda — stanno per essere estese
a tutto il territorio nazionale, segno che si trattava di misure
valide per qualificare il prodotto
carne ».
Analogarhente, si può dire, avviene oggi per il latte.
A prescindere dal fatto che la
stragrande maggioranza dei produttori della vai Pellice conferisce il latte a caseifici e dunque
non rientra in questi provvedimenti, « i due decreti — ci dice
il doti. Ghisolfi, responsabile del
servizio veterinario dell’USSL
43 — introducono norme che per
certi versi dovrebbero già essere dettate dal semplice buon senso. Si chiede ad esempio che le
aziende abbiano a disposizione
dei locali che garantiscano l’isolamento degli animali infetti,
ma questo rientra pienamente
nell’interesse dell’allevatore che
in caso contrario rischia di vedersi contaminata tutta la mandria.
■ Si chiede che i locali dove
vivono gli animali siano adeguatamente aerati e puliti, ed anche questo va a tutto vantaggio
dell’azienda. A tutela anche del
consumatore sono state introdotte le norme sulla mungitura, sulla conservazione del latte: si
tratta sostanzialmente di norme
igieniche e di adeguata refrigerazione ».
In certi casi si tratterà naturalmente di effettuare anche degli
investimenti; specialmente nel
caso di produttori giovani e dunque di aziende con prospettive
per il futuro, ciò dovrà assolutamente essere fatto, anche se
i veterinari — lo hanno ribadito — non partono con Tintento di ’’punire” ma di costruire,
con gli allevatori, un futuro di
qualità per quei prodotti altrimenti destinati a subire una concorrenza sempre più forte.
P. V. R.
Segnalazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI — La sede della « Lega bassa vai Pellice » del
Sindacato pensionati italiani CGIL e
del patronato INCA (a cui devono far
riferimento gli abitanti dei Comuni di
Bibiana, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà), nonché delle Associazioni AUSER già in Luserna
San Giovanni, via 1® Maggio 142, è
trasferita in via Ribet 7 (locali ex
esattoria comunale) sempre in Luserna San Giovanni.
La nuova sede sarà inaugurata venerdì 14 febbraio alle ore 15.
Concerti _____________
IL DIBATTITO SUL FUTURO DEL OUEYRAS
Uno sviluppo “autoprodotto”
Se le prospettive della zona alpina vanno considerate nell’insieme dei due versanti, tant’è che
sovente si parla di integrazione
o complementarità con il parco
regionale del Queyras, di collegamenti stradali e ferroviari,
si parla di una provincia
alpina che comprenda le due
aree, può essere interessante riprendere quanto ha recentemente scritto il periodico ’’Courrier
du Queyras” a proposito di un
convegno sul futuro della regione.
L’incontro è stato organizzato
dagli « Amici del parco naturale
regionale del Queyras » ed ha visto la partecipazione dei sindaci
dei Comuni, amministratori regionali e rappresentanti di associazioni operanti sul territorio.
« L’area conosce notevoli difficoltà — ha esordito il sindaco di
Ristolas, André Buxès —: abbandono della montagna, servizi lontani, difficoltà a giovarsi della
cultura e del proprio patrimonio ». Jean Lepas, presidente del
comitato di studio di fattibilità
del tunnel sotto il Colle della
Croce ha riproposto questa ipotesi come possibile soluzione. Gli
ha risposto Philippe Lamour, presidente del parco regionale del
Queyras (un parco che alcuni
ambienti governativi parigini
vorrebbero abolire) ricordando
quanto già espresso in precedenti assemblee : « Questo progetto
va in opposizione all’esistenza
del parco, creando un sistema di
inquinamento permanente. Sono
invece favorevole alla soluzione
europea: la via più corta e meno
dannosa è quella del Monginevro
che si colloca sull’asse Centro
Atlantico-Mar Nero ».
Lamour ha poi ribadito « la necessità di impostare uno sviluppo ’’autoprodotto”, rilanciando
un’ipotesi che ha oltre trent’anni: quella di coinvolgere tutte le
forze, la volontà delle famiglie
presenti nell’area, riuscendo a selezionare le azioni da intraprendere ».
ANGROGNA — Sabato 15 febbraio,
alle ore 20,45 nel tempio valdese del
Serre, il Coro "la draia” presenterà
una serata di canti popolari e di montagna.
Il ricavato andrà a favore del Foyer
per anziani del Serre.
TORRE PELLICE — Organizzato dall'Università della terza età lunedì 10
febbraio, alle ore 15,30, presso il salone della scuola Mauriziana in via al
Forte, si svolgerà un concerto di Siena Marzetta (flauto) e Laura Clerici
(pianoforte) che eseguiranno musiche
di Debussy, Roussel, Chaminade, Gaubert.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 7 febbraio 1992, alle ore 17, avrà luogo
presso la sede di via Repubblica 3,
secondo piano, la consueta riunione
quindicinale.
Nel mese di febbraio la sede sarà
aperta quindicinalmente nei giorni di
mercoledì 12 e 26 dalle ore 20,30
alle 22,30.
______________Cinema_________________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: venerdì 7, ore 21,15,
a Una storia semplice »; sabato, ore
20,30 « Bianca e Bornie nella' terra dei
canguri », ore 22,10, .« La riffa »; domenica, ore 16 e 18, « Bianca e Bernie nella terra dei canguri », 20 e
22,10, « La riffa ».
BARGE — Per la rassegna dei venerdì d'essai, venerdì 7, ore 21, al
cinema comunale, sarà posto in visione il film » In compagnia di signore
perbene ».
Mostre
TORINO — Da lunedì 3 febbraio
al 16 dello stesso mese, presso la
sala espositiva « Antichi chiostri » di
via Garibaldi 25 l'Associazione fotografi naturalisti italiani propone una
mostra fotografica sul tema « Impressioni di bosco ».
PINEROLO — Sabato 22 febbraio,
alle ore 17,30, la galleria d'arte ES
presenterà una mostra personale di
Hossein Golba dal titolo « Il luogo del
bacio ». Golba, scultore, pittore e poeta, è nato in Iran ma opera da 10
anni a Milano. La mostra resterà aperta fino al 15 aprile.
Dibattito
PINEROLO — Martedì 11 febbraio,
alle ore 20,30, presso il Centro sociale di via C. Lequio, promossa dalle riviste « Collegamenti-Wobbly » e
« Collegamenti-Scuola », si terrà un'assemblea dibattito sul tema "il sindacalismo alternativo e l'alternativa sindacale". Introdurranno Piergiorgio Tiboni,
della Federazione lavoratori metalmeccanici uniti (FLMU) e Cosimo Scarinzi, della Fed. lavoratori della scuola
uniti (FLSU).
11
7 febbraio 1992
lettere
11
SOLIDARIETÀ’
NELLA CHIAREZZA
Cari fratelli,
sono rimasto un po’ sconcertato nel
leggere l'articolo di presentazione del
libro Ragazzi che amano ragazzi di
P. G. Paterlini da parte del past. Bruno Costabel. Sconcertato non tanto per
il contenuto di questo articolo, quanto per la mancanza di adeguato commento, che implica così l'adesione e
la tolleranza totale ad una tale « diversificazione amorosa ».
L’omosessualità è un problema individuale, sociale ed etico che va affrontato con coraggio e senza ipocrisie di sorta.
Premetto che non sono un « integralista » che vuole escludere gli omosessuali dalle comunità o dalla chiesa, ma non sono d’accordo su questo pronunciamento dell’Organizzazione
mondiale della sanità che nega il contenuto patologico di questa diversità,
mentre personalità competenti ohe
hanno studiato a fondo il problema
come S. Freud (Tre saggi sulla sessualità e altre opere) non esitano a
parlare di « inversione » come di
qualcosa di anormale, le cui cause
possono essere addebitate a traumi
o atteggiamenti maturati nell’età preadolescenziale. Questo non vuol dire
emarginare e classificare chi ne è affetto, ma prendersi cura, cercare di
comprendere le ragioni di questa diversità con atteggiamento sinceramente cristiano ma con fermezza, senza
atteggiamenti di conformismo alle affermazioni, spesso ipocrite, di una società che di facciata accetta diverse
posizioni o ideologie, purché queste
non sovvertano le basi sulle quali essa si fonda.
In Romani 1: 26-28 e Levitico 18:
22 si condanna senza titubanze il peccato dell’omosessualità come peccato
abominevole che devia dal principio
di relazione sessuale come è stato
voluto da Dio, e in particolare in Romani si fa riferimento alla retribuzione divina (v. 27) per la deviazione
da tale principio. In tal senso verrebbe da pensare che fra le cause di
trasmissione dell’AIDS c’è la questione dei rapporti « illeciti ». Bisogna comunque stare attenti a non ergerci
noi a giudici quando la causa di tante deviazioni proviene da noi stessi,
dalla società per questi motivi:
a) mancanza di interesse sociale e
forse anche comunitario sulle problematiche affettive individuali in una società essenzialmente materialistica;
b) certi movimenti spinti all'eccesso, come il femminismo, possono avere » disumanizzato » la donna con assurde pretese di « uguaglianza totale »
con gli uomini, dimenticando il ruolo
femminile e il dono femminile di
comprensione, dolcezza, affettività e
sessualità o, all'opposto, il considerare la donna come ■■ macchina per
far figli », creando così indirettamente una misoginia e una androginia che
possono aver favorito l'omosessualità,
e aver potenziato la stessa;
c) bisognerebbe considerare che tutta la società è malata, quindi l'omosessualità non è altro che una malattia sociale, come la droga, la criminalità e la schizofrenia. La società quindi non può scaricare le sue
colpe più o meno inconsce su chi
è diverso, come invece constatiamo
in assurdi episodi di razzismo contro
i più deboli (economicamente e socialmente) ma accogliere con doverosa attenzione coloro che come gli
omosessuali sono afflitti da problemi
di incomprensione, emarginazione, isolamento, e che però hanno dentro di
loro una sensibilità e una affettività
ormai sconosciuta a molti uomini e
donne inariditi da un’inutile quanto
bramosa « corsa al successo ».
Ricordiamoci infine una famosa frase di Gesù; ■■ Non sono i sani che
hanno bisogno del medico, ma i malati », riferita a quei farisei che si
scandalizzavano dell’accoglienza ohe
Gesù dava a tutti i sofferenti per
l’emarginazione.
Mario Alberione, Luserna S. Giovanni
A RiESI
NEGLI ANNI ’30
Sul numero del 17 gennaio 1992 è
apparso un articolo a firma di Francesco Fiumara, riguardante Ernesto
Pozzanghera, poeta evangelico.
Trovo difficoltoso scrivere di lui, nato come me a Riesi, senza cadere nell’agiografia campanilistica o di accordare « di mille voci al sonito » anche
la mia modestissima voce.
Credo tuttavia opportuno accennare
ai tempi remoti quando egli, giovinetto, lavorava nell'edilizia con lo zio Stefano e il cerebrale ed estroso fratello Pietro, chiamato poi dal pastore Arturo Mingardi a decorare il tempio
valdese di Riesi. Gli anni '30 sono
per me memorabili perché nelle tarde ore pomeridiane ci si trovava nel
negozio di calzature di Peppe Turco,
in quattro o cinque, a discutere sui
fatti del giorno.
Ernesto, quasi sempre presente, teneva lieta la compagnia anche quan
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
via Arnaud, 23
10066 Torra
Stampa; Coop. Tipografica Eubaloina
Pellice • telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino ■ telefona
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Registro nazionale della stampa; n 00961 voi. 10 foglio 481
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Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
ABBONAMENTI 1992
Italia
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Semestrale
Costo reale
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INSERZIONI
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Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis. Renato Coisson, Roberto Peyrot
do la sera si spostava a casa mia.
Sempre argute e facete le sue storielle, che più volte fu chiamato a
ripetere... Ma quella più richiesta era
quella riguardante Mastro Liberto. Occorre precisare che nella Riesi di allora scarseggiava l’acqua potabile che
arrivava in determinate ore del mattino, nelle zone pianeggianti. Via Farad, dove sorge la Chiesa valdese,
era in una di quelle zone privilegiate. ‘Mastro Liberto, ohe non aveva acqua, voleva in modo surrettizio attingerne alla cannella del cortile della
chiesa, approfittando del fatto che il
portone principale dell’edificio era sempre aperto. Scoperto in flagrante dal
pastore, il divieto fu assoluto e a nulla valsero le sue insistenti preghiere.
Puzzanghera, per imitare la voce di
Mastro Liberto, miagolava stridulo: « Si
negà e si negà », intendendo con quelle vernacole parole esprimere l’irrefutabile veto del pastore.
Ernesto Puzzanghera ha poi percorso altre vie, lasciando la Sicilia per
Reggio Calabria, sua seconda patria,
dove ha composto le sue poesie e i
suoi acuti saggi critici di cui nell’articolo suddetto parla autorevolmente
Francesco Fiumara. Mi duole che con
l’amico fraterno si siano quasi interrotti i contatti, presi, come siamo, ad
occuparci quasi esclusivamente della
materia che più ci interessa: lui della letteratura, io della pittura.
Filippo Scroppo, Torre Pellice
UN INVITO A
LAVORARE INSIEME
Nel suo articolo ■■ Il dialogo » a pagina 9 del numero del 24 gennaio,
Claudio Tron esprime delle forti riserve sulla scelta fatta da qualche Consiglio di circuito di mettere in « moratoria » gli incontri ecumenici in occasione della Settimana di preghiera
per l’unità. Le sue osservazioni nascono chiaramente dalla lettura del mio
articolo « Quale unità », apparso sul
numero precedente del nostro settimanale.
Sento innanzitutto il bisogno di chiedere scusa a Claudio Tron e a tutti
i lettori per un errore, in verità abbastanza grossolano, nel quale sono
incorso quando, sulla base anche del
fatto che quest’anno per la prima volta la CED ha ritenuto di non dover
aver parte nella loro organizzazione, ho
generalizzato a tutti i circuiti del I
distretto la decisione di non prender
parte agli incontri per la Settimana
dell’unità. Le mie « fonti di informazione » non mi hanno reso un buon
servizio e, comunque, stava certo a
me informarmi meglio prima di scrivere.
Detto questo, non comprendo però
come Claudio Tron possa parlare, riferendosi al mio articolo in particolare
e alla decisione del Consiglio del I
circuito più in generale, di « muso duro contro gli incontri ecumenici » e di
- rigidezza adottata nel rifiuto del dialogo nella settimana ecumenica ».
Chiedo scusa se mi autocito e ri
schio così di annoiare chi ha già letto il mio articolo ma, facendo chiaramente riferimento al Consiglio di circuito di cui faccio parte, ho scritto
che « una pausa di riflessione ci è
parsa necessaria nella speranza che
l’interruzione forse un po’ traumatica
degli incontri della Settimana per l'unità stimoli l’impegno di tutti verso un
nuovo modo, più coinvolgente anche
per la base delle nostre chiese, di
vivere l'ecumenismo ». Non mi sembra che questo sia antiecumenico, né
tanto meno « fare il muso duro »...
E mi sembra anche di aver spiegato quale è il fine che ci siamo
proposti con la nostra decisione là
dove concludevo il mio scritto dicendo: ■■ Spero che il nostro sofferto "no"
sia da loro (dai fratelli e dalle sorelle cattolici del Pinerolese) compreso non come un "no" all’ecumenismo,
ma come un invito a pregare e a lavorare tutti insieme per ritrovare le
ragioni della "speranza che è in noi” ».
Se poi l’analisi in termini di « stanchezza » che io ho fatto degli incontri della Settimana per l'unità vale solo per il nostro circuito e non per
il Jll, nel quale invece le cose sembrano andar meglio, ne sono felice per
questi nostri fratelli e sorelle, ma noi
abbiamo ritenuto di dover prendere
questa decisione (sofferta e non certo facile) proprio per dare una scossa che speriamo salutare alla ■ stanchezza ecumenica » che invece è presente nel nostro circuito.
Mi auguro di aver così chiarito il
mio pensiero e quello del Consiglio
del I circuito: nessuno di noi — stia
tranquillo Claudio Tron — ha pensato
di « rifarsi una verginità spirituale »
prendendosela con l'ecumenismo...
Ruggero Marchetti, Angrogna
CINISMO DI FRONTE
ALL’EX JUGOSLAVIA
Come giustamente denuncia Reto Bonifazi sul numero del 20 dicembre
scorso, nazioni e capi di stato finora
si sono limitati a guardare, da sotto
le persiane, il massacro della guerra
fraticida che insanguina la Jugoslavia
da un anno. E i movimenti pacifisti
hanno perduto le penne per spaziare
nel cielo dei creduloni?
Ma ora, dopo che questo massacro
ha ridotto quel paese ad un cumulo
di macerie e molte regioni a veri cimiteri, pare che qualcosa si muova.
E’ forse la solita stretta di mano al
vincitore di turno? Oppure è la compiacente soddisfazione verso un paese ridotto a brandelli e disseminato
di cadaveri, mentre tanti staterelli, ivi,
sorgono come i funghi, quali fantasmi
creati dalla distruzione e dalla morte?
Perché l’ONU, nello scorso anno,
frettolosamente si prestò al gioco degli appetiti petroliferi, seminando in
breve tempo tanta morte nell’Iraq? E
tutto sempre con la bandiera dei soliti « liberatori! ».
Ora perché, nella tragedia che ha
sconvolto il suolo jugoslavo e terrorizzato il mondo intero, nessuno si è
mosso per impedire tanto male? Tut
Claudiana editrice
Nella collana « Riforma protestante nei secoli » è uscito :
GERRARD WINSTANLEY
Il piano della legge
della libertà
(1652)
L’utopia sociale degù zappatori
a cura di Daniela Bianchi
pp. 262, L. 33.(K)0
Durante il governo di Cromwell l’Inghilterra fu caratterizzata dal ribollire di movimenti rivoluzionari per rifondare la
società a partire dalle richieste delle classi sociali più umili.
Winstanley, la maggior personalità del movimento degli "zappatori”, propone un lucido progetto sociale in cui il denaro è
abolito e l’individuo s’inserisce armoniosamente in una realtà
di lavoro trovando una risposta alle sue esigenze più profonde. Dopo il crollo del « comunismo reale » ed il preteso « trionfo » del capitalismo, la rilettura di questo progetto sociale alternativo è di estremo interesse anche oggi.
FONDATA NEL 1855 ,
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00661900012
to questo ha attirato lo sdegno mondiale!
Ma questa QNU esercita ancora una
funzione, oppure sta facendo la fine
della Società delle Nazioni? Perché è
troppo comodo per chi pretende di stabilire !a sorte dei popoli facendo i
« grandi »! E troppo grottesco per le
nazióni che arbitrariamente si definiscono cristiane, siano queste cattoliche, protestanti od ortodosse, limitandosi (a cose fatte) al riconoscimento
di certi staterelli sorti con la prepotenza e con la morte. Mentre quando era tempo d’intervenire per impedire tanti massacri e tante rovine tutti guardavano da lontano, ora sembrano intervenire, proprio come coloro
che accorrono a spegnere il fuoco dopo che l’incendio è stato domato.
Infatti, ora che tanto massacro ha
seminato mali diremo irreparabili, ci
si limita ad inviare i « caschi blu »
in quel territorio dove il dissanguamento generale preannuncia il silenzio della morte!
Sono tutte responsabilità che gridano vendetta in cospetto di Dio, dell’umanità e di noi stessi. Sono responsabilità che compariranno dinanzi
al giorno del giudizio universale, come leggiamo nella sacra Bibbia!
Elio Giacomelli, Livorno
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non
morrà mai »
(Giov. 11: 25-26)
I figli della cara
Elvira Avondet ved. Beux
di anni 82
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata alla loro cara, nell’impossibilità
di farlo singolarmente, ringraziano di
euore quanti con la loro presenza, scritti, fiori, opere di bene e preghiere sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al dott.
Della Penna, al pastore Paolo Ribet,
ai medici e personale dell’Ospedale valdese di Pòmaretto, ai personale medico
e paramedico dell’ospedale Agnelli di
Pinerolo, al primario di ohirurgia dott.
Cardino, a suor Carmen, alle signore
Ina e Ada, a tutti i parenti e gli amici che si sono prestati.
Inverso Porte, 27 gennaio 1992.
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Pellice. Tel. 0121/91918, ore pasti.
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Laki 3 m. 25 - Warszawa - Polonia), catechista polacca, corrisponderebbe volentieri in lingua inglese
con valdesi e metodisti.
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Notturna, prefestiva, festiva; pres
so Ospedale Valdese di Pomaret
to - Tel. 81154.
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Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 ■ VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 9 FEBBRAIO 1992
Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598796
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, •llco^
tero; tel. 116.
12
12 villaggio globale
7 febbraio 1992
EL SALVADOR
CONFERENZA ECCLESIALE
Accordi di pace:
una speranza per ii futuro
Una svolta storica in un paese centroamericano che è stato per anni
emblema di guerriglia e repressione militare: cosa succederà ora?
ne agraria a partire da una riforma che garantisca il polo economico popolare già esistente.
Come si vede da questo sommario elenco, nell’intesa vi sono
molte cose da costruire ed è
quindi estremamente importante quello che succederà in questo periodo di transizione. Dovrà passare ancora un anno, infatti, prima che l’FMLN deponga definitivamente le armi e ciò
avverrà solo dopo la verifica
dell’applicazione degli impegni.
Vi sono nel paese settori dell’esercito che si oppongono a
quanto stabilito e diventa quindi ancora tma volta una qu^
stione di rapporti di forza l’esito di un processo che appare
comunque irreversibile. E' per
questo che oggi è ancora estremamente valida la necessità di
una solidarietà e la disponibilità a denunciare costantemente
ogni violazione. Occorre anche
avere la consapevolezza che è
necessario un lavoro comune di
tutti coloro che operano nell’area centroamericana perché le
condizioni di un paese sono
strettamente collegate a quelle
di tutti gli altri.
Fermiamo l'incendio
dei boschi amazzonici
Un appello dal Brasile: occorre invertire la
rotta, per evitare conseguenze irreversibili
In America Latina spesso i corpi
coinvolti in azioni di morte:
« Il 1991 è stato per molti un
anno duro, un anno di bandiere
ammainate, di rinuncia alle idee
ed è proprio concludendo l’anno e iniziando il 1992 che le
bandiere del popolo salvadoregno e del Fronte ’’Farabundo
Marti" per la liberazione nazionale (FMLN) ondeggiano orgogliosamente in alto alla vista di
tutto il mondo ».
Con queste parole piene di
legittima soddisfazione Juan
Carlos Fuentes, rappresentante
in Italia dell’FMLN, inizia un
articolo di commento ai recentissimi accordi di pace. Questo
avvenimento è considerato come
una vera svolta storica dopo più
di vent’anni di lotta armata e
decine di migliaia di morti. Grande merito di questa vittoria va
sicuramente alla lotta di liberazione salvadoregna, ma anche a
tutti coloro che hanno continuamorte pochi anni dopo. Tutti
chiedendo pace e giustizia sociale e rischiando di essere uccisi
o di scomparire: gruppi ecclesiali, strutture sindacali, comitati
per il rispetto dei diritti umani.
Un grande prezzo
di sacrifici
Molti sono i martiri noti e
meno noti di questa causa e
sarebbe troppo lungo ricordarli
tutti; io vorrei soltanto citare
una persona: un’insegnante, Cristina Gómez, da me conosciuta
a San Salvador nel 1986 per il
suo lavoro nel sindacato ANDES
e uccisa dagli squadroni della
morte pochi anni dopo. Tutti
questi sacrifici hanno però ottenuto un risultato per cui valeva la pena di combattere. Infatti nel settembre scorso, con
gli accordi di New York, si era
arrivati alla creazione della
"Commissione nazionale per
il consolidamento della pace"
(COPAZ) di cui fanno parte anche membri dell’opposizione.
Questa commissione ha ora il
compito di costituire la nuova
polizia nazionale civile che prenderà il posto delle varie sigle
paramilitari e in cui è prevista
la partecipazione di combattenti dell’FMLN, previa preparazione, E’ stata inoltre affidata ad
un’apposita commissione la verifica dell’epurazione e della riduzione delle forze armate con
la dissoluzione dei corpi di sicurezza, mentre la "Commissione della verità" dovrà giudicare le responsabilità dei capi militari e porre fine all’impunità.
Infine viene istituita una "Procura per i diritti umani”. Dal
punto di vista economico e so
di polizia e l'esercito sono stati
ora si cerca di ricostruire.
ciale, nelle zone di conflitto è
stato garantito il rispetto dell’attuale forma di possesso delle
terre ed è stato comunque posto un limite al latifondo, pr&
vedendo la distribuzione delle
terre in tutto il paese nelle proprietà al di sopra dei 245 ettari. In prospettiva si dovrà arrivare ad una nuova legislazio
E’ necessario che negli stati industriali si effettuino dei « concreti passi per un boicottaggio
dei legni e minerali tropicali delle zone dell'Amazzonia », affinché si fermi il disboscamento
delle foreste tropicali. Quest’appello è stato indirizzato alle chiese del nord il 12 settembre, da
75 delegati delle chiese e dei movimenti cristiani di base del Brasile, degli USA, del Giappone e
dell’Europa, al termine di una
"Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia" che ha avuto luogo nella
città di Belem nel Brasile del
nord. Il tema era Creazione e liberazione — La sfida dell’Amazzonia.
Nella "lettera di Belem", inoltre, si indica un nuovo modello
di sviluppo che protegga le popolazioni indie, i piccoli contadini, i seringueiros e i ricercatori
d’oro.
« Siamo stati testimoni di incredibili violenze contro i poveri », viene detto nella dichiarazione.
Le responsabilità
nella distruzione
Giancarlo Bussone
TESTIMONI DI GEOVA
Il movimento
continua a crescere
Sono quattro milioni i « proclamatori » - L’Italia mantiene il primato europeo di aderenti
L’Annuario dei Testimoni di
Geova del 1992 pubblica il rapporto mondiale dell’attività 1991.
Il quarto milione di proclamatori raggiunto nel 1990 si è
consolidato nel 1991 con un aumento del 6%. Intorno a questo nucleo centrale, che rappresenta gli attivisti del movimento religioso, una presenza di altri 6 milioni di sostenitori si è
registrata in occasione del più
importante raduno annuale dei
Testimoni, la commemorazione
della morte di Gesù Cristo.
In senso assoluto la presenza
più consistente dei Testimoni di
Geova si rileva in Messico, l’unico paese, esclusione fatta per gli
Stati Uniti per ovvie ragioni territoriali, ad aver registrato oltre un milione di presenze all’avvenimento succitato (un Testimone ogni 245 abitanti).
In Europa la liberalizzazione
delle attività dei Testimoni nei
paesi dell’Est ha aperto uno
sconfinato campo per l’evangelizzazione. La Polonia ha già superato le 200.000 presenze, di cui
la metà attivisti (un Testimone
ogni 386 abitanti). Per la prima
volta nel rapporto compare l’ex
URSS, con oltre 100.000 presenze e 49.000 predicatori.
L’Italia continua a mantenere
il primato in Europa, anche se
con aumenti più contenuti: 3%
nel 1991, che significa oltre 362
mila presenze e 187.000 proclamatori. La stabilizzazione dell’opera in Italia ha consentito
alla filiale italiana di offrire un
certo sostegno ai paesi dell’Est
europeo, come la Romania e la
vicina Jugoslavia.
Più localmente, i Testimoni di
Geova in Piemonte e Valle d’Aosta superano le 22.000 unità, distribuiti in oltre 220 congregazioni, di cui oltre 13.000 a Torino e provincia.
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La conferenza deH’Amazzonia
ha criticato l’ingiusta distribuzione delle terre e le violazioni
dei diritti umani ed ha denunciato anche le corresponsabilità del
Nord nella distruzione ambientale e nella crescente miseria sociale della regione dell’Amazzonia.
Il sociologo Lucio Flavio Finto
ha descritto l'interesse crescente, a partire dalla crisi del petrolio del 1973, dei paesi industrializzati per l’energia a basso
cosilo. Dato che l’Amazzonia possiede enormi potenzialità di
energia per le sue acque, alcuni
lavori industriali, come la lavorazione deU’alluminio o dell’acciaio, che richiedono l’impiego di
molta energia e causano il disboscamento di larghe zone, veng(>
no trasferiti nei suoi territori.
Così ad esempio il Giappone ricava un quinto del suo fabbisogno di alluminio da un unico
stabilimento di Belem.
Orlandino Bare, del Centro di
coordinamento dei popoli indios, ha dichiarato come in nome del progresso si sta svolgendo un genocidio. Anche alcuni
portavoce dei seringueiros hanno riferito di omicidi e di minacce di morte attuate verso i loro
leader.
L’agronomo Francisco Costa
ha detto che in nome della modernizzazione un’enorme concentrazione di potere si è creata in
mano ad una piccola élite in
Amazzonia. Secondo i dati del
deputato del Partito dei lavoratori, Vladimir Ganzer, nella regione deH’Amazzonia sono stati
disboscati 40 milioni di ettari,
dei quali 30 milioni per l’allevamento di bovini (carne in scatola). Ma questa attività procura
solo l’l% di posti di lavoro e i
pascoli creati dal disboscamento
col fuoco non rendono più.
L’ecologo statunitense Philip
Fearnside ha riferito come 400.000
ettari di superficie forestale siano stati distrutti da incendi soltanto durante l’ultimo anno. Intanto il recentissimo rallentamento del disboscamento non è
dovuto, secondo il governo brasiliano, ad una migliore politica
ecologica, ma è il risultato della
recessione economica che non
permette investimenti.
Il sociologo losé Tavares ha
parlato della violenza che i latifondisti, e la polizia da loro controllata, scatenano sulla popolazione rurale. Quotidianamente
avvengono duri scontri nelle
campagne ed ogni quattro giorni muore qualcuno in questi
scontri. Ma solo una ridicola minoranza dei responsabili viene
arrestata e condannata.
Isabel Cunha, legale in difesa
delle donne, è impegnata in particolare in favore delle lavoratrici delle fabbriche e dei 400.000
abitanti delle favelas di Belem,
città che conta un milione e mezzo di abitanti. Ha chiesto una
maggiore pressione internazionale sul Brasile per la protezione
dell’Amazzonia e per la difesa dei
diritti dei suoi cittadini.
I partecipanti alla conferenza
ecclesiale si sono essi stessi documentati prima dell’inizio dei
lavori, con alcuni viaggi nelle diverse parti del paese, in merito
all’entità della distruzione anibientale e della violazione dei diritti umani. Gli aeroporti delle
capitali di tre stati federali brasiliani hanno dovuto chiudere
temporaneamente per l’intensità
del fumo degli incendi di disboscamento. Vicino alla città di
Maraba sono morti tre bambini
per avvelenamento da fumo. Un
prete, che doveva tenere una r^
fazione durante l’assemblea, è
dovuto fuo'o’ire a causa delle minacce di morte ricevute e di sei
spari che hanno colpito la sua
abitazione.
(da lunge Kirche, ott-nov 1991)
MOSCA
Il McDonald
picchettato
Per molti anni piazza Puskin,
a Mosca, ha ospitato uno dei ristoranti McDonald più grandi e
più frequentati del mondo. Il 16
ottobre alcuni contestatori del
McDonald si sono radunati sul
marciapiede davanti al ristorante in una piccola, ma eloquente
dimostrazione.
« Ci troviamo qui innanzitutto per i problemi ecologici —
ha spiegato uno degli organizzatori, Vadim Damier della Lega
dei partiti verdi —. I contenitori di plastica degli hamburger
non possono essere riciclati e
le foreste amazzoniche vengono
distrutte per fare pascolare il
bestiame che finisce nelle specialità Mac... Inoltre la McDonald è
una delle corporazioni transnazionali che sottraggono i beni
dai paesi del Terzo Mondo per
venderli all’Occidente. Qui a Mosca comprano all’incirca due milioni di tonnellate di patate per
rivenderle a prezzi gonfiati, fuori dalla portata delle tasche della maggior parte della gente.
Contemporaneamente la popolazione di Mosca muore di fame
perche non ha patate ».
(da Peace Media Service, nov.’91)
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