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Anno III.
Venerili *# dleembr* IS53.
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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
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[A domieilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » i.OO >< i,50
Per ie provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)r,Biiovrti Sè ìvàyiiri^
Seguendo la verità nella carità
Epes. IV. Ì5.
L’Ufficio della BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
diGLVCOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dli'impellu al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
slesso Ufficio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
siisamiiiiii!®
I Valdesi in Calabria. III. — Missioni Evangeliche. — Lettere intorno allo Spirito
religioso in Italia. XIV. Neoguelfismo. — Il Tempio valdese ed i Clericali. —
Notizie religiose. —• Cronachetta politica.
1 VALDESI
Ma mentre tale era la condotla
degl'inquisitori, quale era la condotta
dei martiri? Il tema è delicato, e perciò rinunciamo anche alle citazioni dei
nostri storici, affinchè non si dica che
noi per ¡spirito di parte abbiamo esagerato; citiamo autori cattolici e testimonii di vista.
In una lettera scritta da un cattolico testimonio oculare di alcune di
quelle carnlQcine, scritta da Montalto
li 11 giugno 1560, e riportata da
Pantaleon {Rerum in eccl. gestar. hist.
m CALABRIA
III.
p. o37-5o8), dal De Porta, da Macerie e da altri si danno i seguenti
dettagli: « Dopo avervi scritto di
tempo in tempo per tenervi informato
di tutto quello che qui si è fatto in
punto di eresia, ora debbo informarvi
della terribile giustizia che ha principiato ad eseguirsi questa mattina di
buonissima ora sopra i luterani. Per
dire la verità non saprei meglio paragonarla che ad un macello di pecore.
Questi disgraziati erano stati chiusi
dentro di una casa come in un ovile'
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Arrivato ¡1 boia, ha cominciato per
estrarne uno; gli ha coperto la faccia
con una benda, e lo ha menato in un
campo contiguo alla casa; quindi lo ha
fatto mettere in ginocchio, e con un
coltello gli ha tagliato la gola. Ciò
fatto, ha preso la benda insanguinata
dello scannato, ed è andato a cavarne
un altro, cui la ha adattata e lo ha
messo a morte nella stessa maniera;
e così ha continuato fino a che ne
ha scannali ottantotto (1). Potete
immaginarvi fino a che il coltello
fosse entrato. Che orribile spettacolo sia mai stato questo! Posso appena frenar le lacrime mentre scrivo.
Non vi è stato neppure uno che dopo
aver veduto il primo, sia restato per
vedere il secondo. L'umiltà, la rassegnazione, la pazienza con cui andavano al martirio è incredibile... tutti
i vecchi andavano a morire in aria
(1) Il maBOScritto di Scipione Lenlulo
da noi citato, al foglio 280, narra questo
fatto, ed aggiunge due circostanze che
non sono menzionate in questa lettera,
e sono : la prima, che il coltello del carjieGce divenne ottuso e non tagliava piii,
e non avendone un altro era obbligato di
fare stendere in terra il paziente, posare
il coltello sulla nuca e poscia percuotere
con un martello. La seconda che, venula
la sera e non avendo fatto in tempo ad
ucciderli tutti, furono messi vivi e morti
sui carri, e cammin faceado si uccidevano i vivi sui morti.
lieta e coraggiosa; ma i giovani mostravano qualche segno di tiiiiore.
Sento ghiacciarmi il sangue ripensando al carnefice col coltello grondante di sangue fra i denti, con la
benda gocciolante fra le mani, con
le braccia brutte di sangue congelato,
andando alla mandra a tirar fuori
quelle vittime una dopo l’altra come
appunto fa il beccaio su quelle pecore
che si propone di uccidere. Erano stati
dati degli ordini per dei carretti che
sono venuti per trasportar via i cadaveri , i quali debbono essere squartati e appesi sulle pubbliche strade da
un punto all’altro della Calabria .. .
Anche oggi è uscito un decreto che
più di cento donne saranno messe alla
tortura e poi a morte 1 »
Passa quindi a dire che alle 8 della
sera, essendosi poi informato esattamente su queste donne, ha saputo :
« che alcune hanno mostrato tale avversione ed ostinazione a non voler
baciare un crocifisso, o confessarsi da
un prete che saranno bruciate vive n.
La stessa lettera dà dei dettagli sul
numero dei martiri: fino agli 11 giugno 1560 giorno in cui fu scritta, vi
erano nelle prigioni 1,600 Valdesi.
Un altro testimonio oculare, un
zelante cattolico che apparteneva al
seguito deli’Inquisitore, completa orribilmente la narrazione della tragedia
in una lettera scritta da »lontalto il
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27 giugno 1561 ». Prima dell’arrivo di
monsignore l’Iaquisilore slraordioario
a Montallo (dice la lettera della quale
per amore di brevità diamo un estratto)
ottantaeei eretici ostinati furono tutti
scorticati vivi, e poscia squartati furono attaccate le loro membra a delle
pertiche piantate a tale effetto sulla
pubblica via per la lunghezza di 06
miglia, e cosi si vide un tale spettacolo spaventevole per gli erelici, ma
di grande consolazione per i buoni
cattolici : attualmente ne abbiamo
1,400 nelle prigioni. Alcuni fuggono
per i monti, ma sono inseguiti dai soldati cattolici, ai quali è promesso un
premio di dieci scudi per ogni eretico
che conducono 0 vivo 0 morto, ed in
questa guisa ne abbiamo ogni giorno.
11 numero dei prigionieri è divenuto
così grande che monsignore d’accordo
col vicario generale di Cosenza ba stabilito di sottomettere la più gran parte
di loro alla penitenza, e ihr morire
solamente gli ostinati. Quanto ai ministri essi saranno bruciati vivi. Già
cinque ne sono stati mandati a Cosenza, aOinchè fossero unti con resina
e bruciati, in guisa che il loro supplizio durasse molto per correzione di
loro empietà. Molte donne sono altresì
nelle prigioni, le quali tutte saranno
bruciate vive: domani se ne brucieranno cinque delle principali. — Firmato Loigi d’Appiano.
La lettera finisce con un cinico
disonesto insulto sullo stato di gravidanza di quaicnna di quelle infelici.
Porremo termine alle nostre citazioni con un passo tolto da un ¡storico napolitano cattolico zelante, che
si fa lecito d’insultare anche la cristiana rassegnazione dei martiri Vaidesi, chiamandola seduzione diabo»lica. Questo storico è Tommaso Costo
nella seconda parte del compendio
dell’ istoria di Napoli alla pag. 257.
« Altri, egli dice , furono scannati,
altri segati [ler mezzo, altri gettati
dalla sommità di un’ alta rupe, tutti
crudelmente e immeritamente messi a
morte. Era veramente una cosa niaravigliosa il sentir parlare della loro
ostinazione ; poiché mentre il padre
vedeva morire il figlio, e il figlio il
padre, non solamente non davano il
minimo indiz¡o di dolore, ma con
tutta l’ilarità di un’ anima tranquilla
dicevano che andavano a diventare
angeli di Dio ».
Nella lettera sopra citata del d’Appiano abbiamo veduto che era intenzione di S. H. r Inquisitore di sottomettere alla penitenza i meno ostinati;
ma non credano già i nostri lettori
che quei Valdesi sottomessi alla penitenza , avessero poi in premio di
quella viltà riacquistata la loro libertà. Quelli die non furono uccisi,
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dicono gli storici Perrin e Crespln, se
uomini, furono mandati sulle galere di
Spagna, se donne o fanciulli furono
venduti come schiavi. Così in due anni
di persecuzione da degradarne i cannibali, rinquisizione giunse a distruggere in Calabria ia fiorente colonia
Valdese che per lo spazio dì 220 anni
vi aveva pacificamente abitato, aveva
dissodati i terreni, fabbricate ie città ,
introdotta la civilizzazione , e beneficato in ogni maniera il paese.
Non però riuscirono gl’ Inquisitori
a distruggere interamente tutti i Vaidesi della Calabria, siccome eransi
proposto: imperocché a molti di essi
riuscì di fuggire e ritirarsi nelle antiche loro valli, ove accolti dai loro
confratelli poterono trovare consolazione in tanto disastro. Ma i frati inquisitori prevedendo la fuga di molti,
non è possibile immaginare quanto
facessero per impedirla. Ogni individuo che gli fuggiva era tanto sangue
tolto alla sete di quelle iene. Per andare dalla Calabria alle valli bisogna
passare su quel di Napoli, poscia traversare gli stati papali; or questi passi
erano i più difficili, edimpossibili senza
miracolo ad essere passati dai Vaidesi. Ordini severissimi erano stati dati
a tutte le città, villaggi, guardie, vetturini, guardaponti, albergatori, barcaiuoli di non lasciar passare, alloggiare, 0 prestare il menomo soccorso
a verun forestiero se non mostrava
un biglietto autentico del suo parroco,
nel quale si dicesse che il viaggiatore
era buon cattolico ; il quale biglietto
doveva essere firmato da tanti parroci
quante erano le parrocchie nelle quali
il viaggiatore era passato. Le guardie
avevano ordine tanto negli Stati napolitani, quanto negli Stati pontificii
di fermare tutti quelli che incontravano, e ricercare il biglietto parrocchiale di buon cattolico, in mancanza
del quale dovevano arrestare i viaggiatori e consegnarli all’Inquisizione,
perchè si accertasse se fossero stati
Valdesi.
In conseguenza di tali ordini eseguiti con tutto il rigore, i poveri Vaidesi fuggitivi erano costretti viaggiare
di notte per non essere incontrati, e
di giorno starsene nascosti siccome
animali notturni : i fiumi li dovevan
passare a nuoto o a guado, non potendo passare nè barche, nè ponti.
Per i viveri erano costretti a cibarsi
di ghiande , di radici selvatiche e
di erbe crude ; e Dio solo sa quanti
consumarono il loro martirio per la
fame e per i disagi. Alcuni finalmente
di loro giunsero a rientrare nel suolo
abitato dai loro antenati ; altri vi
giunsero piii tardi; e finalmente ve ne
giunsero alcuni fuggiti o dalle galere
0 dalla schiavitù. I loro confratelli
facevano a gara a ricevere i generosi
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confessori della fede, i quali dopo
tanti travagli trovavano ai piedi delle
Alpi quella libertà di coscienza che è
tanto più preziosa, quanto più è frutto
di lunghi e perseveranti combattinienti.
Ma perchè l’Inquisizione perseguitava in tal guisa quei pacifici abitanti
della Calabria? Quei buoni Valdesi di
Calabria addetti ai loro lavori campestri vivevano nella religione evangelica che era quella dei loro padri,
senza attaccare punto gli errori dei
preli: anzi pagavano loro le decime ,
perchè così avevano stipulato: non facevan controversia, non attaccavano
i soprusi del clero; in una parola erano
pacifici cittadini che, a parte le loro
convinzioni religiose, erano migliori
di ogni altro. Ed appunto perciò dovevano essere distrutti barbaramente.
I clericali vogliono far credere al popolo che coloro che essi chiamano
eretici, perchè seguono il Vangelo,
sono anime perdute, sono venduti al
demonio, sono i più scellerati uomini
del mondo. Ma quando il popolo vede
che questi pretesi figli del demonio,
sono assai più caritatevoli dei loro
preti, più sobrii, più casti, più morigerali , più religiosi: quando li vede
oliimi padri di famiglia, buoni mariti,
eccellenti cittadini, allora non può
fare a meno di non dichiarare meutitori i loro preti ; e questi a prevenire
l’accusa imprigionavano, bruciavano,
e squartavano coloro che con una condotta veramente evangelica rimproveravano la loro condotta farisaica.
E quando i tempi non gli permettono più di bruciare, scorticare,
squartare, perseguitano sordamente, e
calunniano nei loro libri, sui pulpiti, nei confessionali. Tale era la condotta degli antichi farisei verso Gesù
Cristo e gli Apostoli, e lale sarà sempre quella dei farisei moderni verso i
veri cristiani: Gesù Cristo lo ha predetto , e non può essere altrimenti :
» se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi ».
MISSIONI EVANGELICHE
India occidentale. — Perchè i missionari evangelici non hanno messo a soqquadro il paese, non hanno eccitato la
guerra civile e la ribellioDe, non si sono
resi padroni dei popoli e dei paesi, ma
hanno fatto l'opera evangelica siccome la
facevano gli apostoli senza mescolarsi di
politica, perciò i giornali clericali hanno
detto che i missionari evangelici non facevano nulla. Noi aspettavamo cbe i giornali delle missioni evangeliche parlassero
delle Indie onde poter dare ai noslri lettori alcune notizie che facessero interamente conoscere la menzogna dei clericali : ora che le abbiamo avute, ci affrettiamo a parlarne.
Sevi è qualche cosa che deve persuaderci
dell’ eiRcacia dei travagli dei missionari
evangelici in un paese, ciò sono senza
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dubbio gli sforzi disperati cbe fanno gli
avversari del Vangelo onde screditare e
paralizzare l’opera missionaria. I preti
dell’antica religione delle Indie hanno
spiegalo tale un zelo contro il Vangelo,
che si sono perfino alleati cogl’iDcreduli
per arrestare i progressi del cristianesimo
evangelino. I missionari hanno stabilito
una società per propagare a buca prezzo
libri religiosi, ed i preti indiani hanno
stabilito altresì una società per propagare
ibri anticristiani. Il programma di una
tale società contiene questa preziosa confessione che dimostra cbe i missionari non
travagliano inutiliiiente ; « Lo zelo e gli
sforzi dei missionari hanno sparso per le
Indie talmente la conoscenza della religione crisliana, che a malapena si troverebbe un indiano alquanto istruito che non
la conoscesse •>. Ma quali sono le armi
che impiega questa società onde impugnare il cristianesimo ? Incapaci i preti
indiani di produrre qualche cosa di nuovo
e di leggibile, hanno raccolto e tradotto
tutto quanto di più empio hanno scritto
iiontro il cristianesimo gl’increduli d’Europa da un secolo a questa parte. I preti
indiani sono così scellerati, che amano
assai meglio l’incredulità, l’ateismo che
il Vangelo, imperocché il Vangelo distruggerebbe immediatamente i loro traffichi.
Un vecchio prele indiano che gode nel
paese grau fama di santità, pubblicava
ultimamente in un giornale le seguenti
parole di lamento : « In questo secolo di
empietà tutto minaccia rovina. Non si
parla che di ferrovie; di vapori, di stamperie e di Kiacchìne. Anche le persone del
più basso popolo le vedi col loro libro alla
mano come se fossero dei sapienti. Fui
ultimamente invitato ad un convito in una
distinta società, ed in luogo di trovare
l’.aggradevole passatempo come ne’ bei
tempi passati, non sentiva che ripetere
fino alla nausea che tutti gli uomini sono
fratelli, e che come tali dovrebbero vivere
senza distinzioni di caste....... che bisognava abbandonare tutti gli Dei dell’ludia
per non adorare che l’Eterno ed invisibile
Creatore di tutte le cose....... che il nostro proprio merito non valeva nulla per
la nostra salvezza....... che dovevamo
mettere la noslra fiducia soltanto in Gesù
Cristo....... certo che tanta empietà trascinerà neH’abisso questo infelice mondo».
Mentre i preti indiani gridano tanto, è segno evidente cbe i missionari fanno il loro
dovere e gli turbano i sonni.
« In tutta la estensione delle Indie, dice
La FeuiUe Beligieuse, dal nord al sud il
Bramino vede tremando come la sua influenza ed il presligio delle antiche superstizioni vadano a sparire inieramente
dinnanzi alla irresistibile azione dell’opera
delle missioni evangeliche. Un tratto che
fra molti altri caratterizza lo stato degli
spiriti nelle Indie è il seguente. Sono ora
venti anni dacché il missionario Leupolt
giungeva a Benares. Questa immensa città
era il centro e l’emporio del paganesimo
indiano. Si chiamava Rasi (città santa), e
chiunque aveva la fortuna di morire in
essa era certo di essere salvato. Un solo
bagno nelle acque del Gange bastava, non
solamente a cancellare tutti i peccati dell’individuo che si bagnava, ma cancellava
altresì quelli rii tutta la sua famiglia purché fosse preso nelle forme indicate dal
Bramino al quale si pagava per ciò un
diritto Uno dei principali bramini di Benares diceva un giorno con ironia compassionevole al missionario: « Quanto siete
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sciocchi voi altri evangelici ! credete voi
colle vostre predicazioni di rovesciare il
sistema religioso delle Indie e mettere al
suo luogo il cristianesimo? Ciò sarebbe
come se una mosca pretendesse trasportare tutta la immensa massa dell’ Himalaya ». Difatti tale era in allora la convinzione generale, ed i bramini sicuri del
fatto loro credevano non valesse la pena
di fare opposizione al Vangelo.
Dodici aani etano passati, e lo stesso
missionario che non si era mai stancato
di predicare in Benares, era una matliua
sulle sponde del Gange, e considerava le
rovine che un terremoto avea cagionate
nella notte precedente. Una quantità di
piccoli templi costruiti lungo le sponde
del sacro fiume ne aveano sofferto jtarticolarmente. Mentre il raissionario era assorto in tale considerazione sente percuotersi leggiermente sopra una spalla: si
volge e vede uno dei principali bramini
che gli dice : n Cristiano, io so quello che
tu pensi. — Non è così facile, risponde il
missionario.—Ehhene vediamolo, riprese
il bramino ; lu dicevi teco stesso come le
ruine di questi templi ricoprono ora le
sponde del sacro fiume, così fra poco la
religione delle Indie cadrà in rovina: non
è forse questo quello che tu pensavi ? e
veramente tu non sei nell’errore, imperciocché voi altri missionari non fate come
avrebbero fatto degli altri, voi non cominciate dal tetto per demolire il nostro
edificio religioso: voi sapete che ci basterebbe una notte per ricostruire quello che
avreste potuto distruggere in dieci giorni;
voi lo attaccate nelle fondamenta, e predicando Gesù Cristo, sempre lui, niente
altro cbe lui, turbate gli spiriti e corrompete I cuori, e forse non siamo lungi da
quel giorno uel quale tutto il nostro edifizio religioso, che sembra ancora intatto,
cadrà ia un istante, come per un terremoto, e la religione di Gesù Cristo prenderà il suo posto ».
Allorché fu pubblicata nelle Indie la
legge che autorizzava la libertà religiosa
e che aboliva le barbare leggi d’intolleranza, i Bramini ed i bigotti predicavano
il finimondo, dicevano che quel giorno
ERA SCRITTO IKA I CIORÌll 1 Pili’ KEFASTl
BELLE Indie. Attivarono associazioni ,
sollecitarono collette per comprare gli
uomini i più abili, onde redigessero un
reclamo al Governo Inglese, acciò ritirasse la legge di tolleranza. Si voleva
che tutti iveri Indiani prendessero parte
alla colletta. « Ora vedremo, dicevano i
Bramini , quali sono i veri Indiani. Gli
adoratori di Vishnou e di Siwa non possono ricusarsi da un’opera così santa:
chi vi concorre sarà un vero Indiano,
chi non vi concorre sarà slimmatizzato
come un’apostata ». In altri tempi neppure un Indiano si sarebbe ricusato dal
concorrere alla colletta. Ma quale ne fu
l’esito? Un giornale diretto dai Bramini
si esprimeva cosi : «Quando nel 1827 furono vietati dal governatore lord Benlink i sacrificii delle vedove, vi furono
perfino molte donne poverissime che vennero ad oHrire quel poco che avevano ,
onde inviare in Inghilterra una petizione
per reclamare contro questa misura. Ciò
accadeva perchè in quel tempo la grande
maggiorità degli lodiani era restata fedele alla religione de’ loro padri. Ma ora
questo zelo è cessato, e noi dobbiamo
espimere il nostro profondo dolore nel
vedere quanto sia diminuito il numero
degli Indiani veracemente religiosi ».
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Dopo la legge della libertà di coscienza
il Crislianesimo evangelico ha fatto immense conquiste. Nella stessa Calcutta
molte persone di alto rango abbracciarono il Cristianesimo evangelico ed il Governo avendole mantenute nei loro drilli
civili, e represso lo zelo smodalo dei Brainini e dei bigotti, quesii vedendosi perduti si attaccarono ad un partilo estremo:
intimarono un’ assemblea, ovvero una
specie di concilio generale in Calcutta per
deliberare intorno ai mezzi, onde porre
un argine ai progressi incessanti del Cri«tianesimo evangelico nelle Indie. L’assemblea ebbe luogo ; lo zelo dei Bramini
e del devoti si sfogò nei discorsi i più
calorosi, ma la legge che proteggeva la
libertà di coscienza era sopra di loro siccome un incubo. Finalmente dovettero
scendere a Iransaziooi ed accordarono una
assoluzione generale, e il riacqui.sto di
tutti i privilegi religiosi in favore degli
Indiani apostati che fossero ritornati alla
religione dei padri loro. Furono consultati i libri sacri, e furono trovati, siccome
era da presumere, favorevoli. In conseguenza di una tale determinazione nell’agosto del 1852 si formò in Calcutta ima
società diretta dai Bramini per soccorrere
iossia per comprare) gli apostati che ritornavano al gentilesimo.
Il risultato di tanti sforzi non è stato
altro se non che un amore per la discussione religiosa, ed in conseguenza un aumento di conversioni al Vangelo in guisa
cbe rindla Occidentale fra pochi anni addiverrà interamente Evangelica.
LETTERE
iSTOBSO ALIO SPIRITO RELIGIOSO
IN ITALIA.
LETTERA XIV.
Neoguelfismo.
Il movimento religioso di questo secolo
nou è uno degli aspetti meno interessanti
sotto cui esso meriterà di essere dai futuri
spiegato. Nè sfuggirà allo sguardo di quei
lontani osservatori, come lo sviluppo dell’idea religiosa siasi presso i varii popoli
compiuto in una maniera vieppiù dalla sociale separata, quanto più quella s’approssimava all’integrità originaria dell’evangelica dottrina. Il contrario avviene fra
que’ popoli che da quel fonte si sono più
largamente discostali, come puossi osservare in Italia, dove la religione è il
nodo del problema sociale, è simbolo di
insurrezione, di guerra e di nazionale riscatto. Da tale rovescio della dottrina ne
uscì quella religione spoglia d’ogni spiritualilà, ridotta ad ufflìcio meccanico, e
senza impulso espansivo che qui veggiamo signoreggiare.
La religione in Italia, lo ripelo, nou è
cosa che riscaldi ed elevi, ma è pratica
che agghiaccia e che si risolve in alti ai
quali lo spirito mai non partecipa. Essa
è dunque in ultima analisi il meccanismo
del papato e dell’ordiDe gerarchico che
funziona sulla cattolicità; essa è il principio religioso applicato a reggere ed informare l’aggregalo sociale.
Questa funesta estensione che il romanesimo diede alla dottrina individuale del
Cristo, giunse ad identificare l’idea religiosa colla necessilà politica, ed a creare
quella mostruosa ed inestricabile complicazione, intorno a cui vanamente si lo-
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garono gli italiani intelletti rivolti a far
uscire dalla Chiesa la salvezza della patria , e dalla grandezza della patria lo
splendore e la sommessione universale
dei popoli alla Chiesa.
Supponete invece per poco la religione
disvincolala dalle esterioriià e dal congegno della gerarchia, reslitiiita alla fede
libera ed al cuore dell’individuo, non vedete che essa diventa cosa sacra ed inaccessibile all'umano fermento? e di rincontro quanta vita, quale aniniata prosperità ne deriva agli stessi interessi
materiali non più attraversati da interessi
di un’altrd natura, e che loro contendono
un lit)ero svolgimento?
Dall’assetto esterno della dottrina romana ne provengono due inevitahili ruine. Questa condizioue che pesa sull’Italia
con tutta la gravezza del falò, vi mantiene viva da secoli l’opposizione al papato, il quale si sente ed è da tutti riconosciuto come cagione della ruina .materiale e civile dello sfortunato paese. Questo
pensiero si tramandò da Dante e da Macchiavelli a tutte le intelligenze che meditarono e si preoccuparono de’patrii destini. Sono conosciute le querele di quei
grandi intelletti, e come essi ne’diversi
tempi esprimessero e si provassero a far
sentire il bisogno di una riforma della
Chiesa romana. Divisamento imitile, poiché essi non concepirono che il bisogno
di una riforma che toccasse la disciplina
ed il costume, a cui col Concilio di Trento
la Chiesa ha (ino ad un punto soddisfatto.
Ma intanto i danni si perpetuano , nè la
fede nè la nazione da quella riforma ritrassero vantaggio, se pure il male per essere più velato non diveiine più grave e
profondo. Divisamento inutile, perchè
Roma griderà sempre all’eresia ogni qual
volta si tentasse di introdurre un’innoTazione, sia pure leggera ed estranea al
dogma, la quale non solo si proponesse
senza il suo assenso, ma non fosse da
essa spontaneamente divisala e posta in
effetto. Questa gelosia d’autorità, quest'arroganza che Homa fonda sui pretesi
suoi dritti ad escludere ognuno (ino dal
pensare ai miglioramenti di quanto ha
un’attinenza colla religione, pone il pensatore italiano neiralternativa o di accettare la supremazia papale fiduciosamente
con tutti i mali ed ahusi che la couseguono, ovvero di concepire sinceramente
e schiettamente lo scisma. Un tale disegno fu appena formulalo da qualche
mente isolata, mentre 1 più continuarono a riguardare la religione quale affare politico, aborrenti da un ritorno al
Vangelo, c limitando i voli ed i tentativi
ad ottenere che la Chiesa si purgasse dei
vecchi abusi ; quasiché la sua esistenza
non s’iippoggi tutta ad un abuso radicale
ed alla spogliazione dei diritti della coscienza individuale.
Questo antico errore nel suo perpetuo
ricorso, ebbe parte grandissima nelle
cose italiane del presente secolo. È necessario il seguire questi sviluppi, poiché essi pongono nel più evidente risalto
fino a qual puulo lo spirito religioso di
Italia sia dalla dottrina romana falsato e
guasto. Un lale esame ci rende pure aocorli della ragione segreta per cui in tanto
rimescolarsi di passioni e di selte, non
abbia potuto nelle nienti germogliare il
dubbio, che le facesse riferire a codesta
dottrina la serie funesta dei mali italiani.
Ma di tali elletti è opportuno ricercare
alquanto al di fuori le cause.
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- m
La rivoluzioDe francese avvenuta nell’ultimo scorcio del passato secolo, scosse
e miDacciò di ruina l’edificio cattolico ;
e se la religione romana non fu perduta,
lo si deve attribuire a quella stessa rivoluzione, la quale essendo atea si metteva
da sè in condizione di essere vinta da
Uoma. Quel trionfo cattolico però non si
deve attribuire nè ai concordati del BoDaparte, nè alle virtiì passive de’ papi di
quell’epoca, ma bensì a quella riazione
mistica che si operò negli spirili desolati
dal dubbio.
L’autore del Genio del Cristianesimo
diede primo il segnale, ed in pochi lustri la controrivoluzione era compiuta non
solo sul terreno politico, ma nelle lettere,
nell’arte, nelle speculazioni della filosofia
e nelle credenze.
Quanto vi abbiano perduto la fede e la
ragione lo diranno i posteri imparziali ed
esenti dalla corruzione cbe avvilendoci
ne divora.
L’Italia dovea segnalarsi in quest’opera
retriva. I letterati furono i primi che,
seguendo il cieco impulso, fecero prova
di rimettere in lustro le miscredute dottrine, tentando di ravvivare il sentimento
religioso afifalto spento in ogni classe di
individui.
La letteratura classica invero, oltreché
non presentasse che forme morte e sterili per il cuore de’ contemporanei, era
venuta giustamente in sospetto come
quella che s’ era associata alla fantasmagoria rivoluzionaria e le aveva prestato
le foggie, e le orgie ed il pugnale vendicatore di Bruto. Inoltre le epoche percorse dal Crislianesimo, associalo ne’suoi
Mitici trasmutainenti alle avventure brillanti e fantastiche della feudalità, pre
sentavano un tesoro ancora intatto di
poetici elementi, da cui si potevano trarre
le più svariate creazioni, le forme più
splendide ed abbaglianti per novità, ricche di senlimento, di passione e d’effetto.
Le immaginative ne furono sedotte, e
fra i canti dell’epopea novella si potè
mescere il misticismo religioso che fece
illusione agli spiriti più illuminati ed
amanti del vero. Si usò pertinacia di
sforzi, si mise in opera una vera propaganda, onde ridurre i volteriaui alla vecchia fede, ossia alPubbidienza di Roma.
Tania fu la tenacità di questo antico e
putrido elemento guelfo, che le stesse
sette, le quali vennero portate iu Italia
dalla conquista straniera, ivi radicale si
modificarono nello spirito, e per quella
che ha spettanza alla religione lutto al
più idearono de’ cambiamenti non decisivi di forma. Eretici DeU’apparenza, rimanevano papisti nella essenza, poiché
la religione continuavano a riguardare
coll'occhio di politici riformatori.
Ma gli uomini puramente formalisti furono soperchiati e lasciali indietro dai
filcsofi, i quali vennero ultimi per dare
coi loro sofismi brillantemente architettati, e colle piaggerie tessute all’amor
proprio nazionale, la aspettata soluzione
dd problema contenente i due dati della
ristorazione del papato in Italia.
Il movimento insurrezionale e guerresco del i848 e le sventure da cui quel
nobile tentativo fu seguitalo, erano preparate, conviene notarlo, da trenta e più
anni di religiosa riazione. Si volle anco
un’ultima volta far servire la religione
alla patria j ma la fede non ha che un’unica patria, e questa é collocata fuori
della terra; e fino a lauto che, disvinco-
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landola dai legami terreni, Don la si avrà
per il solo nodo dell’elevazione dell’uomo
a Dio liberala da questo basso servaggio,
ossa sarà lo suoglio perpetuo contro cui
si frangeraDDO gli stessi inleressi della
terra.
IL TEMPIO VALDESE ED 1 CLERICALI
Bisogna dire che la inaugurazione del
Terapie Valdese in Torino sia un ayvenimento che porti grandissime conseguenze, imperciocché i clericali ne
menano tale rumore da predire imminente la ruina del Piemonte, in seguito
aH’apertura di un tale Temi>io. La questione d'Oriente, l'apertura del nuovo
Parlamento, la dismissione di lord Palmerston sono cose da nulla per i nostri
giornali pretini: tutta la loro attenzione
è volta in questi giorni sull’apertura
del nuovo Tempio siccome di una cosa
che più d'ogni altro turba i sonni clericali.
11 Cattolico incomincia a parlare di
questo grande avvenimento nel suo numero del 13 dicembre pubblicando una
lettera che sembra scritta da un energurtleno, sebbene sia firmata da uno che
si dice teologo ed avvocato Faraut e parroco di Ross in Inghilterra.
La lettera del Faraut è un programma
1 ncendiario ai Cattolici Genovesi. Il teologo avvocato, prendendo la divisa del
Don Chisciotte, eccita i Genovesi alla
guerra contro i Protestanti non solo in
casa lero, ma vuole che vadano a distruggere la micidiale eresia nella eretica
Inghilterra dove, secondo lui, Enrico vin
gettò il guanto della sfida ai Genovesi, i
quali devono raccoglierlo dopo tre secoli con sentimento di santa vendetta. Ma
poscia da buon clericale riduce tutta la
questione a danaro, e nell uflìcio del Cattolico è aperta una sottoscrizione, aflinchè il teologo »d avvocato Faraut puissu
guerreggiare in Inghilterra.
Non è questa la prima volta che il
Faraut vien fuori con simili scempiaggini, 8 Doi non le avremmo rilevate se il
Cattolico non le avesse prese sul serio, e
non avesse dedicato due lunghe colonne
di commenti al proclama del Faraut.
In uu articolo del 13 dicembre lo stesso
Cattolico consacra cin()ue colonne contro
la inaugurazione del Tempio Valdese a
Torino, e con lunghissime citazioni di
autori cattolici nemici dei Valdesi protende di provare che i Valdesi sono stati
sempre nemici dei Templi. Noi siamo
stati sempre nemici dei Templi siccome
lo siamo tutl’ora quando si vuol dare al
temi>io materiale una tale importanza
che si faccia consistere in esso la Religione, quando si voglia considerare colle
idee giudaiche o pagane del tera|>io di
Gerusalemme o dei templi di Roma antica, ma i Valdesi non hanno mai dispregiato, nè mai dispregeranno i luoghi di
riunione religiosa ove il popolosi raduna
per ascoltare la parola di Lio, e dove si
amministrano i Sacramenti istituiti da
Gesù Cristo.
Mentisce poi il Cattolico allorché dico
che noi abbiamo rubato alla liturgia cattolica la consecrazione del Tempio. Noi
non abbiamo usato nè sale, nè olio, nè
cenere per consecrare il nostro Tempio,
non abbiamo fatto esorcismi, non vi abbiamo poste reliquie, ma solamente colla
preghiera abbiamo ¡avocato su di esso il
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Nome di Dio. 11 Cattolico vorrà ascrivercelo a peccato ?
L’Armonia esordisce così in un articolo sulla inaugurazione del Tempio Valdese. n 11 giorno 15 dicembre sarà scritto
tra i giorni più nefasti del Piemonte ».
E tutto ciò perchè? Perchè i Valdesi
avevano appostato appunto il giorno in
cui correva l'ottava della Concezione per
consecrare il loro Tempio. L'Armonia
qui pretende di vedere nn insulto alla
Ueligione Cattolica : sappia adunque il
pio giornale che noi avremmo potuto
scegliere il giorno 8 per la nostra funzione, e qualcuno ne aveva espresso il desiderio, ma due riflessioni ci trattennero
dal farlo; la prima, perchè facendo la
consecrazione del nostro Tempio in giorno festivo sarebbe stata tale la calca del
popolo da potere cagionare un qualche
disordine. La seconda perchè non si voleva dare pretesto ai clericali di dire cbe
noi sceglievamo un giorno di una loro
festività per insultarli.
A sentire l’^moma soltanto pochi monelli stavano intorno al Tempio, ed i
buoni Torinesi che vi dovevano passare
vicino chinavano gli occhi. Mille e cinquecento persone che entrarono nella
inattirta, altrettante che entrarono al dopo
pranzo per assistere alla funzione, con
altrettante almeno che non potendo entrare si contentarono di contemplare il
Tempio all'esterno, risponderanno alla
sfacciata menzogna deir^rmom'a. E dopo
che Ì’Armonia di sabato ebbe tanto gridato contro questo nuovo Tempio, la domenica tanto al servizio francese come
all’italiano era così gremito di popolo,
che i mille e quattrocento posti da sedere
non solo erano tutti pieni, ma i passaggi
fino alle porte erano così accalcati che
molti non poterono neppure entrare.
Noi leggendo l’articolo dell’
non potevamo credere a noi stessi, tanto
è stato forte il colpo che hanno ricevuto i
clericali da questo nuovo Tempio, che i
suoi organi ufficiali sono usciti di senno.
Dopo tali menzogne giungono ad esaltare
la felicità della Spagna cattolica: quasiché noi fossimo nel mondo della luna e
non sapessimo le infelici condizioni della
penisola dominata dai preti. Richiamano
il secolo decimo sesto quando il Piemonte era occupato dallo straniero, e
quando Papa Pio IV scriveva lettere
gratulatorie ai decurioni di Torino perchè facevano bruciare gli eretici, e
quando questi stessi decurioni supplicavano Carlo IX a fare un secondo san
Bartolomeo in Piemonte. 0 bisogna dunque dire che gli scrittori AeW'Armenia
sono fuori di senno, o che sono i più
crudeli nemici della Patria e dell’Umanità.
A convincersi maggiormente dello stato
anormale del cerebro di quei reverendi
basterebbero le seguenti parole: « 11 Protestantismo è quello che ha prodotto la
guerra dei trent'anni, la guerra dei
campagnuoli, le guerre civili di Francia, d'Alemagna, d’Inghiltera, di Fiandra, l’assassinio di Enrico 111, di Enrico IV, di Maria Stuarda, del principe
d’Orange, di Carlo I ; la strage di Merindol, la strage di san Bartolomeo, e
la rivoluzione francese 11. Mentre deploriamo tali aberrazioni non possiamo a
meno di credere che l'apertura del nuovo
Tempio che le ha cagionate sia un colpo
fatale al clericalismo.
11 Protestantismo, dice l'^lrrnonia porta
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con sè l’assolutismo. Se ciò è vero bisognerà dire che protestante è il Governo
Austriaco, protestante il Russo, protestante il Governo Toscano, il Napoletano,
e soprattutto il Romano, mentre saranno
Governi Cattolici il Governo Inglese,
rolandese, quello degli Stati-Uniti ecc.
Se tali sono le abberazioni dell’j4rmonia in fatto di storia, non sono minori
quelle in fatto di logica.
Quando si erige un nuovo Tempio a
grandi spese, e si consacra solennemente
al culto, chi non ha interamente perduto
l’uso della ragione, pensa che coloro che
ciò fanno lo fanno per manifestare la loro
credenza. Ma Ì’Armonia nella sua logica
particolare dice, che noi abbiamo fabbricato un Tempio e lo abbiamo consacrato perchè non crediamo nulla.
Si scandolezza Ì'Armonia perchè abbiamo chiamato Tempio l'edificio consecrato a Dio, e ci accusa per ciò di Paganesimo. Noi torneremo altra volta su
questo proposito, e dimostreremo se
siamo noi i Pagani nei nostri Templi
ovvero coloro che tutto hanno preso alla
lettera dal Paganesimo. Vorrebbe cbe il
nostro Tempio fosse sempre aperto come
lo era il Tempio di Gerusalemme, ma
cosa abbiamo a far noi con i Giudei ? Si
lagna finalmente che nel Tempio Protestante non vi è la aiagnificenza dei
Templi Cattolici, e conchiude il suo articolo col « fatto di uno sventurato il
quale restò apostata per un mese, ed entrato apostata nel Tempio dei Protestanti
ne usci Cattolico ». A proposito di questo
sventurato, signori redattori dell’emonia rammentatevi di rispondere alle nostre interpellanze; Frate Corrado da Cas
tclspina di cui voi pubblicaste la ritratta'
zione, è vivo0 è morto?
In un altro articolo del 20 dicembre
Ì'Armonia si scaglia contro la Guardia
Nazionale perchè intervenne alla consecrazione del Tempio Valdese. Noi lasciamo a chi tocca di rrspoitderc alle ingiurie ed alle goffaggini di quell'articolo:
la Guardia Nazionale se vorrà scendere a
ri.spondere aU’^rmonta saprà farlo assai
bene. Noi per quello che ci appartiene,
prendiamo da ciò occasione per rinnovare i nostri sinceri ringraziamenti alla
benemerita Guardia, e dall'ira che si
scorge neir.4rmonta ci confermiamo sempre più nel pensiero che i clericali avessero per quel giorno tramato di fare accadere un qualche disordine che la presenza della Milizia Cittadina impedì. Tanta
ira non si può spiegare senza un pro getto andato a vuoto.
IVOTiZIE REIiimOSE
Sardegna. Oristano. Il Magistrato di
appello ha condannato il P. D. Tommaso
Urrù domenicano a due anni di carcere
ed a lire 500 di multa. Il reverendo è
stato convinto di truffa per aver carpito
delle somme di danaro con far credere
ch'egli avesse il potere di far comparire
il diavolo, e renderlo obbediente ai suoi
ordini : di liberare gli ossessi, guarire gli
ammalati, e fare ammalare i sani : scuoprire i ladri, e far ritrovare gli oggetti
derubati, ammaliare le donne..... avere
risposte in iscritto dal diavolo, ed -altri
portenti di simile natura. Per tali cose
il reverendo si faceva ben pagare ed anche
anticipatamente. Quello però che in questo fatto deplorabile è, secondo noi, il
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più da compiangersi, sono le difese del l’avvocato le quali dimostrano quale sia
lo stalo di superstizione in cui è sepolta
la misera Sardegna. L'avvocato difensore,
dice la Gazzetta popolare di Cagliari, pretendeva escludete il reato sostenendo la
virtù miracolosa del P. Urrù non essere
un potere immaginario, ma sì un potere
reale a cui i sacerdoti tutti hanno partecipato succedendo agli apostoli.
Frangi*. I giornali clericali hanno
menato rumore per una pretesa ritrattazione dell'abate Prompsault. La ritrattazione è falsa, ed ecco come sta il fatto.
L’ abate Prompsault ha pubblicato un
opuscolo, nel quale prova nettamente,
prima colla S^crittura, poscia colla tradizione , che san Pietro non aveva nei
tempi apostolici quel primato che poscia
gli è stato attribuiio. Un tale opuscolo
è scritto contro i principii oltramontani
e gesuitici. Il cardinale Bonald, arcivescovo di Lione, ha creduto necessario
di fulminare l’opuscolo in data degli
iì 9.bre. Ha scritto perciò una lunga
pastorale contro il detto opuscolo, che
condanna in questi termini:
« Dopo di avere esaminato noi stessi
10 scritto intitolato Della sede del potere
ecclesiastico nella chiesa di Gesù Cristo :
*
Lettere al sig. marchese de Begnon, fondatore e redattore [¡eii’Unione Cattolica
per l’abate 0. 1. H. R. Prompsault. Parigi 1853».
« invocato il Nome Santissimo di Dio :
« Abbiamo condannato e condanniamo
11 suddetto scritto come contenente proposizioni rispettivamente false, erronee,
capziose, pericolose, temerarie, sospette
di eresia ed ingiuriose alla santa Sede
apoatoUea.
«Noi proibiamo a tutti gli ecclesiastici secolari e regolari ed anche a tutti
i fedeli della nostra diocesi di leggere
e ritenere un tale scritto ».
L’abate Prompsault anziché ritrattarsi,
ha diretto a varii giornali la lettera seguente per essere pubblicata.
« Signor Redattore,
Il Ho inviata aW'Univers la mia risposta alla pastorale di monsignor de Bonald. Se voi non credete opportuno di
riprodurla, abbiate almeno la bontà di
far conoscere ai vostri lettori quale è
stata la procedura di Sita Eminenza per
distruggere le cattive impressioni che
fossero potute sorgere nell' animo loro
alla lettura della mia condanna. Sai>piano che Sua Eminenza era assolutamente incompetente per condannarmi,
non essendo il mio libro stato stampato
nella sua diocesi, sebbene Sua Eminenza
falsamente lo asserisca. La mia condanna
non è stala preceduta da alcuna regolare procedura, non mi è stata comunicata, è motivata sopra asserzioni false, è
stata sottoposta al giudizio della Santa
Sede nello scopo di togliermi ai miei
giudici naturali, e privarmi in tal guisa
delle garanzie della legge che mi assicurano i concordati ed il codice. Di più
le proposizioni incriminate sembrano riprensibili solo perchè è piaciuto a Sua
Eminenza di alterarne il senso e le espressioni. Per la qual cosa non avendo per
ora nulla a ritrattare, non ho ritrattato
e non ritratto nnlla.
a Ho l’onore di essere, ecc.
L’abate G. /. H. R. Prompsault
Cappellano di S. E,
il Ministro deU’lnterno ».
Questo documento prova due com,
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primo la buona fede dei clericali; secondo la grande unità della Chiesa cattolica.
Ginevra. Leggiamo nella Semaine religieuse :
0 Giovedì scorso, in occasione della
inaugurazione del Tempio protestante di
Torino, che aveva luogo in quel giorno,
nei templi dell’uditorio, o della Fusteria
sono state fatte preghiere di ringraziamento a Dio dai pastori incaricati del servizio divino».
Una tale notizia ci ha colmati di gioia,
e ne rendiamo affettuose grazie a quei
pa.stori, ed alla Chiesa di Ginevra che si
unisce con noi innanzi al Trono di grazia
nella preghiera.
Danimarca. Si prepara in questo regno
una costituzione nella quale la libertà
religiosa sarà nettamente accordata. Ecco
gli articoli che garantiscano questa preziosa libertà.
«S 49. 1 cittadini hanno il piniTTO di
riunirsi in associazioni i>er adorare Dio
secondo le loro convinzioni, a condizione
però che nulla sia fatto nè contro i buoni
costumi, nè contro l’ordine pubblico.
<1 §. 50. Nessuno sarà tenuto a concorrere al mantenimento di altro culto diverso dal suo : ciononostante coloro che
non potranno provare di appartenere ad
una società religiosa, riconosciuta nel
paese saranno tenuti di pagare le imposte
della legge ia favore del culto danese,
solamente però per quello che riguarda
la pubblica tsirwiione.
« §. 51. Nessuno potrà essere privato
del pieno godimento dei suoi diritti civili e politici a cagione della sua credenza
religiosa ; nè potrà a cagione della mede
sima essere esentato daH'adempiraento di
alcuno dei doveri del cittadino.
« SS. I cittadini hanno il diritto di
associarsi con fine legale, e senza previa autorizzazione. Niuna associazione
potrà essere sciolta per misura governamentale : potranno però essere sospese
provvisoriamente, ed inqnestocaso l’associazione sospesa sarà immediatamente
citata in tribunale per ottenere lo scio*
glimento legale n.
Adrianopoh. In una corrispondenza
del Christian Times in data del 24 novembre (Costantinopoli) leggiamo il fatto
seguente :
Un giovane maomettano nel villaggio
di Eski-Zaghara vicino ad Adrianopoli è
divenuto cristiano. Immediatamente è
stato carcerato, e posto alla tortura acciò rinegasse : ma riuscendo tutto ciò
inutile, fu condotto ad Adrianopoli per
essere giudicato dal Pascià. Subi ancora la tortura, ed esortato in essa a
ricorrere al Profeta, rispondeva: "fino a
cbe avrò Cristo non ho alcun bisogno
di Maometto». Fu condannato ad essere
decapitato, e le ultime parole che disse
prima di morire furono queste: «Io credo
in Gesù Cristo, e muoio per lui ».
CROXACnETTA POLITICA
Piemonte. Lunedi 19 il Parlamento subalpino è stato solennemente aperto dal
Re io persona. Grande era la calca degli accorrenti ; numerosi e cordiali gli
evviva che nella piazza e nell’aula del
Senato echeggiarono al Re leale mantenitore della fede giurata. Ecco i brani
più rilevanti del discorso della Corona :
« In questa unione della nazione e del
16
« Re, il mio governo trovò forza ba<1 stante per mantenere inrolumeio circo« stanze dolorose e diffìcili la dignilà na« zionale, |)er preservare da ogni insulto
Il il nobile principio d’indipeDdenza che
« sta in cima de’ miei e de’vostri affelli.
(Applausi prolunijali con grida di Viva
IL Re !)
II Recato a compimenlo l’edifinio della
<t quasi ristorata finanza, procederà (il
« PtirlamenioJ alacremente nella via delle
Il riforme economiche, fatte ormai più
« sicure dai lumi di non dubbia espe« rieoza; ed estendendo ai prodotti del
(I suolo i principii fecondi del libero
Il cambio procurerà ni proprietarii largo
« compenso, colla riforma del cadastro,
ic e con istituzioni di credilo , innanzi
0 alle quali verrà a dileguarsi l’usura.
II Assicurala l’indipendenza del potere
« civile, esso proseguirà nella sfera di
« azione che gli compete l’opera delle
Il intraprese riforme, intese queste ad
II accrescere , non a menomare l’afTelto
B e la riverenza de’ popoli per la religio« ne degli avi nostri, a rendere più effi« cace, non ad infievolire la sua salutare
« influenza.
II D'ivrà provvedere perchè meglio si
Il conformino ai nuovi ordini il reggili mento e l’amministrazione de’ Comuni
« e delle Provincie, perchè si compia la
Il riforma de’codici, si tuteli la pubblica
II sicurezza, si costituisca la magistrali tura, si rifiirmino le varie parli del pubII blico insegnamento.
II Signori Senatori, signori Deputati !
II Nel compiere questa missione io conK fido in Dio, nella saviezza e concordia
II de’ grandi poteri dello Stalo, nel buon
" senso e patriottismo di cui la nazione
« ha dato si nobili e si recenti prove.
Il Fidate voi in me, ed uniti coroneremo
II il grande edilizio cbe la mano di mio
II Padre innalzava, e cbe la mia saprà di« fendere e conservare ». (Applausi vivissimi con ripetute grida di Viva il Re!J
Roma. — Scrivono da Roma in data
8 dicembre alla Gazzetta d' Augusta-.
Il Egli è un fatto molto notabile nello
stato morale di Roma , che malgrado
l’esistenza di un grande Orfanotrofio in
cui si trovano piìi di 000 fanciulli, e che
ne potrebbe ospitare ben mille, gli infanticidii succedono oltremodo numerosi
e frequenti. I poveri bambini sono ge
neralmente gettati nelle cloache. La
scorsa settimana se ne trovarono di
nuovo due nella chiavica, non lungi da
S. Celso in Panico ».
Lxghiltehka. — La gran preoccupazione del momento è il ritiro oi lord Palmerston dal ministero ; e malgrado la
pena che si danno alcuni giornali amici
del ministero , per attribuire questa ritirata esclusivamente ad una scissione
nel progetto di legge relativo alla forma
parlamentare proposta da lord John Russel, la pubblica opinione crede che la
causa di questo ritiro è una quistione
di politica estera. — Un avviso telegrafico indica lord John Russel, che come
è noto fa parte dell’attuale gab netto,
senza però aver portafoglio, come successore di lord Palmerston aH’interno.
At FAKi D’OiiiENTE. — È Ormai indubitata la vittoria riportata dai Russi a
danno dei Turchi nel porto di Sinope.
Altra sconfìtta patirono questi ultimi ad
Aliaizik. Ad Andrianopoli il generale
BabilolT s’impadronì delle posizioni nemiche , prendendo ai Turchi 14 cannoni. Vi ebbero 1500 feriti.
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