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LE NOSTRE PAURE
«Così presentarono ai figli d’Israele un
cattivo resoconto del paese che avevano
esplorato dicendo: il paese che abbiamo
attraversato per esplorarlo è un paese
che divora i suoi abitanti; e tutta la gente che in esso abbiamo visto è gente di
alta statura. Inoltre là abbiamo visto i
giganti... di fronte ai quali ci sembrava
di essere delle cavallette, e così dovevamo sembrare a loro»
Numeri 14, 32-33
CI sono momenti in cui ci è richiesto di fare un passo difficile e la
difficoltà davanti a noi ci minaccia come un esercito di giganti. Chi ci chiede
di andare avanti è Dio che ci vuole liberi, che vuole darci una «terra promessa» interiore, di libertà e responsabilità, e anche sociale, di pace e giustizia. Ma il possesso di questa terra richiede da parte nostra una lotta, è un
dono di Dio da conquistare. L’atteggiamento degli esploratori descrive bene la paura che deforma la realtà, che
fa vedere dei giganti dove non ci sono,
che trasforma il paese dove scorrono il
latte e il miele in un paese che divora i
suoi abitanti. È la nostra stessa paura
verso chi è diverso da noi perché appartiene a un altro popolo, a un’altra
fede, a un’altra cultura. Incontrare un
altro essere umano è un po’ come entrare in un paese straniero: è un’avventura che può dare insicurezza.
Ma anche accettare di incontrare
se stessi può fare paura, perché
vuol dire non nascondersi dietro a certezze rassicuranti e guardarsi come si
è, con i nostri difetti e debolezze. Le
due cose sono collegate: più temiamo
di guardarci dentro, più l’altro ci mette in crisi e ci sembra nostro nemico.
Per entrare nella terra promessa occorre vincere la paura dei giganti, soprattutto quelli che ci portiamo dentro, e
per fare questo abbiamo bisogno di accogliere il dono di Dio: qualcosa che
non viene da noi, la nostra vita e questo prossimo con cui crescere e la terra
nella quale vivere. Il racconto biblico
ci parla di una conquista da fare e di
nemici da combattere, ma il suo significato si allarga ad altre battaglie, contro lo scoraggiamento e la sfiducia di
chi dubita che la giustizia possa vincere sui soprusi e il perdono possa prendere il posto della vendetta.
Anche in questo racconto Dio perdona. Dio perdona un popolo che
vuole ritornare nella schiavitù d’Egitto, ma ciò nonostante le conseguenze
ci saranno: il popolo dovrà camminare nel deserto per quarant’anni finché
non ci sarà una generazione completamente nuova (14, 34). In ogni caso
Dio non ci abbandona, non per sempre. Se non siamo in grado di fare il
passo adesso, forse sarà necessario tornare indietro e cercare ancora, ma la
promessa di Dio rimane stabile. Così
può essere anche per noi: ci sentiamo
più sicuri nel nostro deserto conosciuto che nel nuovo paese che Dio ci vuole
dare e rimpiangiamo la sicurezza delia dipendenza e del disimpegno. È
cjuesta la nostra condizione di oggi?
/T deserto è però anche il luogo simbolico dell’incontro con Dio. Così
inizia il ministero di Gesù con quaranta giorni nel deserto dove lo Spirito lo
aveva condotto per essere tentato dal
diavolo (Matteo 4, 1). È un luogo di
Pteparazione e di raccoglimento pritfta di affrontare la lotta che sta per
iniziare. E proprio in questo deserto,
insieme al tentatore, ci è dato anche
iaiuto di Dio. L’essersi ritirato di Dio,
^^condo le parole di Numeri 14, 34
non è abbandono ma è una distanza
permette di affrontare le nostre
difficoltà e le nostre paure per fare il
nella terra della promessa, che
abbiamo già tante volte rimandato.
Francesca Cozzi
SETTIMANALE DELLE C HIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Nascerà un nuovo sistema istituzionale triangolare tra Belfast, Londra e Dublino
Accordo di pace per Urlanda del Nord
Lo storico risultato di Stormont è stato raggiunto anche grazie alla collaborazione ecumenica
Garantite culturalmente e politicamente sia la comunità unionista sia quella nazionalista
PAOLO NASO
PER l’Irlanda del Nord è stata
una Pasqua di pace, la prima
dopo quasi trent’anni di conflitto
paramilitare, la prima dopo secoli
di tensione, odio e guerra alimentati, se non generati, nel nome dell’identità religiosa. La situazione si
è sbloccata solo venerdì 10 aprile,
il venerdì della settimana della
Passione, e ha condotto a un accordo di portata storica. Le firme
all’accordo di pace raggiunto nel
castello di Stormont aprono una
nuova fase della storia irlandese e
offrono più di qualche spunto di riflessione. Iniziamo dalla domanda
centrale: che cosa c’è dietro il miracolo di Stormont?
11 metodo Blair, il premier inglese che più ha creduto in questo miracolo, si è basato soprattutto sulla
determinazione politica. Per il giovane premier britannico, la questione nordirlandese è divenuta in
brevissimo tempo un punto cruciale della sua agenda politica al
punto che egli ha rischiato tutta la
sua autorevolezza per far ripartire
una trattativa che rischiava di morire sul nascere: senza precondizioni ha incontrato Gerry Adams e,
consapevole che la pace richiede
gesti coraggiosi, ha accettato il dialogo con le formazioni paramilitari. E ancora sul Alo di lana del traguardo, quando la trattativa stava
per impantanarsi nei ricatti e nei
veti incrociati, egli non ha esitato a
intervenire personalmente e a enfatizzare la volontà di pace della
comunità internazionale, e in particolare degli Stati Uniti dell’amministrazione Clinton.
Il secondo fattore è quello che
potremmo definire «politico»: Raccordo di Stormont si fonda su un
sistema istituzionale «triangolare»
tra Belfast, Londra e Dublino che
garantisce culturalmente e politicamente sia la comunità unionista
che quella nazionalista, sia i protestanti che i cattolici. In breve, si
tratta di un sistema istituzionale bilanciato che prevede tre strutture:
un’assemblea legislativa dell’Ulster
«Cogliere una nuova opportunità per la pace», «Non sprecare un’altra possibilità»
eletta con sistema proporzionàle
nella quale varrà, per questioni di
grande rilevanza, il diritto di veto
da parte della minoranza; un Consiglio panirlandese teso a favorire il
dialogo e la cooperazione tra Nord
e Sud e quindi tale da soddisfare le
esigenze dei nazionalisti moderati:
un Consiglio delle isole allargato a
Scozia e Galles che, sia pure senza
potere legislativo, sulle questioni
più generali manterrà vivi i rapporti tra le sei contee e il Regno Unito.
Con ogni evidenza si tratta di un
«unicum» istituzionale che dimostra che la pace, oltre che determinazione, richiede fantasia.
Il terzo fattore, forse quello decisivo, non dipende direttamente da
Blair né è suo merito esclusivo ma
certo egli ha saputo riconoscerlo:
l’ecumenismo. L’angolo d’Europa
in cui sopravvivevano le guerre di
religione è divenuto anche quello
in cui si è sperimentato con corag
gio il potenziale del dialogo e della
collaborazione ecumenica. Già nel
1986 i leader cattolici e protestanti
approvarono un documento «Una
dichiarazione di fede e di impegno» che finalmente delegittimava
l’uso del nome di Dio e delle tradizioni religiose a sostegno di un
progetto politico o peggio ancora
di strategie di violènza e di terrore.
«Noi crediamo che tutta la nostra
terra appartiene a Dio - si affermava -. Non agli unionisti o ai nazionalisti. Tutti noi dobbiamo vivere
in essa e condividerla insieme [...].
Noi crediamo che ognuno di noi,
senza eccezioni, cond^ivide la colpa
dei nostri attuali disordini o attentati e del fallimento delle nostre comunità a vivere insieme nella pace
e nel reciproco rispetto».
Era una confessione di peccato e,
soprattutto, una confessione di fede «contestuale» che poneva le
premesse per una testimonianza
ecumenica a favore della pace. Le
affermazioni dei leader trovarono
rispondenza alla base: del resto già
da anni nelTUlster fiorivano esperienze come Corrymeela, un centro di incontri per i giovani protestanti e cattolici; la comunità ecumenica di Cornerstone, posta sulla
cosiddetta «peace line» di Belfast,
la linea del terrore che separa i
quartieri unionisti da quelli nazionalisti; la Fitzroy-Clonard Fellowship che da anni raccoglie cattolici
e protestanti attorno alla lettura
della Bibbia e alla testimonianza
per la pace. E potremmo proseguire con il sostegno ecumenico alle
scuole integrate (in un paese in cui
il 90% del sistema è confessionale)
o con l’impegno di sacerdoti cattolici e pastori protestanti che, in
qualità di cappellani nelle carceri,
nel 1994 spinsero i paramilitari ad
accettare il cessate il fuoco che ha
consentito l’avvio del negoziato.
Il Venerdì Santo del 1998 la tecnica della politica e della diplomazia si è presa la sua rivincita, ma
non sarebbe stato possibile senza
che le chiese e i credenti avessero
risposto alla loro vocazione alla
pace: una analogia, tutta da studiare, con la caduta del sistema
dell’apartheid sudafricano; una
speranza, forse, per il futuro della
pace in Medio Oriente. Il 22 maggio gli irlandesi potranno dire la
loro e i sondaggi prevedono che
sosterranno l’accordo nella misura
del 75%. Sarà la risposta ai moniti
lugubri del reverendo Paisley e al
suo virulento settarismo: sarà la
replica ai falchi del movimento repubblicano che respinge ogni soluzione negoziata del conflitto che
non coincida con l’unificazione
deU’Irlanda sotto le bandiere
delTEire. Ma soprattutto sarà la risposta alle centinaia di bambini
che nelle ore più difficili della trattativa si erano assiepati attorno al
castello di Stormont alzando i cartelli che avevano preparato nei
mesi precedenti: «go on», «andate
avanti», gridavano ai negoziatori.
La firma del Venerdì Santo è stata
la sola risposta che meritavano.
Dichiarazioni soddisfatte dei presbiteriani e degli anglicani
Le chiese protestanti d'Irlanda e l'accordo di pace
Il moderatore della
Chiesa presbiteriana in
Irlanda, pastore Sam
Hutehinson, e il primate
della Chiesa anglicana
in Irlanda, l’arcivescovo
di Armagh Robert Eames, hanno espresso la
loro soddisfazione per
l’accordo di pace raggiunto a Belfast il 10
aprile, e hanno invitato
a moltiplicare gli sforzi
per giungere a una pace
durevole.
Predicando nella cattedrale di Armagh, l’arcivescovo Barnes ha affermato che rirlanda
del Nord ha davanti a sé
«un’occasione che tutti
dovrebbero accogliere
di tutto cuore». «Abbiamo un grande senso di
speranza - ha detto Ba
rnes -: Pasqua dopo Pasqua abbiamo chiesto a
Dio di darci la pace, e gli
avvenimenti degli ultimi
giorni ci hanno dato di
che ringraziare Dio in
questa mattina di Pasqua. Noi meritiamo la
pace e ci dobbiamo aggrappare ad essa».
In un comunicato del
10 aprile, il moderatore
della Chiesa presbiteriana (la più importante
chiesa protestante dell’irlanda del Nord), Sam
Hutehinson, ha affermato che la Chiesa presbiteriana «incoraggia tutti
a leggere attentamente
l’accordo, ad ascoltare e
partecipare a discussioni informate e a considerare i problemi in preghiera davanti a Dio che
ama tutti i popoli di
queste isole. La violenza
o la sua minaccia o l’insorgere di timori e ansietà non devono poter
influenzare la valutazione di queste proposte di
accordo. L’opera di pacificazione per costruire
relazioni di fiducia e
comprensione deve continuare con immutato
impegno. Come cristiani
continueremo a pregare
Dio che la pace venga
fermamente stabilita e
che si ponga fine ai lunghi giorni di conflitto e
divisione. I nostri sforzi
ora devono essere raddoppiati. Le buone relazioni che abbiamo sviluppato nel corso di
molti anni a vari livelli
devono essere potenzia
te, e in quelle comunità
che sono ancora divise
deve essere compiuto
ogni sforzo per creare
atteggiamenti di fiducia
e di buon vicinato. Dobbiamo tutti lavorare sodo per dar vita a una società in cui non ci sia
posto per la violenza o la
sua minaccia e per il settarismo». L’arcivescovo
cattolico di Armagh e
primate cattolico di tutta l’Irlanda, Sean Brady,
ha invitato il popolo a
considerare le proposte
dell’accordo con attenzione: «Noi chiederemo
alla gente di vedere ciò
vi è di positivo». Giudizio positivo anche del
primate della Chiesa d’
Inghilterra, l’arcivescovo
George Carey.
INTRANSIGENZE E INDULGENZE
In occasione dell'ostensione della Sindone, il cardinale Saldarini ha esteso a
tutti i sacerdoti presenti a Torino la facoltà di rimettere, nell'atto della confessione sacramentale, la scomunica automatica relativa all'aborto «senza l'onere
del ricorso», cioè senza richiedere, entro
un mese, al vescovo o a un sacerdote appositamente delegato quali «opere riparatrici» debba compiere il penitente per
vedere confermata tale assoluzione.
Il cardinale ha voluto sveltire o facilitare le procedure perché «questo evento è
un tempo di grazia» che richiede segnali
che mostrino «concretamente la misericordia del Padre».
Questo «decreto» ci sconforta perché
conferma la tradizionale pretesa cattolica
di gestione del sacro, di contrapposizione
di «tempi sacri» (con relative concessioni,
deroghe e indulgenze) e «tempi profani»
(con relative durezze, intransigenze e inderogabilità), di sostegno della mentalità
da «premio speciale» che promuove i pellegrinaggi, di svalorizzazione di fatto del
doloroso processo quotidiano di pentimento e conversione. Insomma, un segnale che non ci pare affatto evangelico, (eb)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 24 APRILE
«Chiamata a sé
la folla con i suoi
discepoli, disse
loro: “Se uno vuol
venire dietro a
me, rmunzi a se
stesso, prenda la
sua croce e mi
segua. Perché chi
vorrà salvare la
sua vita la
perderà; ma chi
perderà la sua
vita per amor
mio e del
vangelo, la
salverà. E che
giova all’uomo
se guadagna
tutto il mondo
e perde l’anima
sua? Infatti che
darebbe l’uomo
in cambio della
sua anima?
Perché se uno si
sarà vergognato
di me e delle mie
parole in questa
generazione
adultera e
peccatrice,
anche il Figlio
dell’uomo si
vergognerà di
lui quando verrà
nella gloria del
Padre suo con
i santi angeli”»
(Marco 8, 34-38)
«Gesù allora
disse a quei
giudei che
avevano creduto
in lui: “Se
perseverate
nella mia parola,
siete veramente
miei discepoli;
conoscerete la
verità e la verità
vi farà liberi”»
(Giovanni 8,31-32)
«Allora Pilato
gli disse: “Ma
dunque, sei tu
re?” Gesù rispose:
“Tu lo dici; sono
re; io sono nato
per questo, e per
questo sono
venuto nel
mondo: per
testimoniare
della verità.
Chiunque è dalla
verità ascolta la
mia voce”. Pilato
gli disse: “Che
cos’è verità?”»
LA VERITÀ VI FARA LIBERI
Gesù ci chiede di vivere l'estrema libertà che proviene dalla passione per la
verità e dall'ostinazione a dirla e viverla fino in fondo con le sue conseguenze
ANNA MAFFEI
HI perde si impoverisce.
Speculari al verbo perdere
ci sono alcuni altri verbi: trovare, ritrovare, guadagnare, ma
anche vincere, acquistare, salvare. E se perdita sa di povertà, sacrificio, rinuncia, se implica
sempre un segno meno davanti
alla vita, acquisto, vincita, guadagno sono sinonimi di nuova
ricchezza. Ma perché mai Gesù
inverte i termini e inaugura una
logica rovesciata? Perché perdere significa, a suo dire, in ultima
analisi vincere, e vincere significa perdere? La fede cristiana è la
fede dei perdenti che si illudono
di essere dei vincenti? Insomma
una sorta di religione masochista che gode del sacrificio e si
compiace della rinuncia?
(Giovanni 18, 37-38)
ON è una novità che nel
passato si è identificata la
Una fede perdente?
N
fede cristiana in una religione
triste e grigia interessata solo
all’aldilà e perfino l’architettura
lo ha spesso confermato. Le
chiese infatti sono in molti casi
state concepite e sperimentate
come luoghi tristi, bui e impolverati, pieni di marmi, freddi come i cimiteri, frequentati da
persone rassegnate tese a spostare ogni consolazione nel futuro indefinito di Dio e a fondare le proprie sicurezze nell’ossessiva ripetizione dei riti.
A questa tendenza molti hanno reagito. Alcuni movimenti
religiosi lo hanno fatto a tal
punto da eliminare del tutto la
croce dal loro orizzonte. La cosiddetta setta di Moon, per esempio, molto seguita in Corea
e anche negli Stati Uniti, considera che la croce di Cristo sia
stata un errore, un incidente
della storia, e che il novello Cristo, il reverendo Moon, appunto, con il successo di massa, le
ricchezze e gli onori incarna il
vero carattere dell’essenza divina, quello vincente.
Ma anche molti predicatori
cristiani hanno voluto reagire a
questo tradizionale atteggiamento rinunciatario e perdente
con un messaggio incentrato totalmente sulla risurrezione, relegando la croce sullo sfondo e
trasformandola in un atto necessario ma fuori dal tempo, passaggio indispensabile ma superato dalla vittoria del mattino di
Pasqua. Esistenzialmente rimane necessario credere nel carattere salvifico e sacrificale della
croce, questa è la conversione,
ma poi la vita spirituale che da
quel momento comincia non è
che la celebrazione della vittoria
di Cristo sul mondo. Dunque, se
da una parte si accentua la perdita e si rimanda la vittoria,
dall’altra si guarda solo alla vittoria e si mette tra parentesi la
perdita. Ma torniamo alla fonte.
quarto evangelista va, nel suo
complesso, in questa direzione.
Gesù dice: «Vi ho detto la verità
che ho udita da Dio» (8, 40). Gesù stesso è «la via, la verità e la
vita» (14, 6). Di più, dire la verità
è la base della libertà: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (8,32). Verità è conoscenza
di Dio, della sua volontà, del suo
regno, del suo progetto per l’umanità. Dunque conoscere e poi
dire la verità di Dio significa essere veramente liberi.
Dire la verità
INSOMMA se lo scopo fonda
1 ----
Una vita spesa a salvare
J N primo luogo la sua vita Gesù
Preghiamo
Signore, mio Dio,
adesso io so,
con la morte non è tutto finito,
nessuno muore per sempre,
nessun pensiero è pensato invano,
nessuna parola pronunciata invano,
nessun canto cantato invano:
nessuna impotenza invano sentita,
nessuna vita invano vissuta;
nessuno vive inutilmente
anche se l’arbitrio decreta la morte.
Tu hai superato la morte
e ci hai donato la pace
con tutta la tua vita.
Uwe Seidel
(tratto da: Osare la pace per fede ¡2. Preghiere
Edizioni La meridiana, Molfetta, 1991)
, l’ha spesa per trovare, salvare,
acquistare e non per perdere. A
Gesù non piaceva perdere: «Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto» (Luca 19, 10). Alcune parabole fanno riferimento esplicito al
cercare incessante come una caratteristica fondamentale del
suo ministero. Trovare è sempre
una gioia, in cielo (Luca 15, 10) e
in terra (Luca 15, 32). In secondo
luogo Gesù non fu mal un asceta: la rinuncia, il digiuno, il sacrificio non erano caratteristiche
del suo stile di vita. Anzi, veniva
accusato di essere un mangione
e un beone (Luca 11, 19). Evidentemente dava segni di amare
la vita e la compagnia. Il suo era
il tempo dello sposo, il tempo
della festa (Marco 2,19).
D’altra parte Gesù aveva una
smisurata passione per la verità
e dovunque rivendicava la libertà di dirla. Senza compromessi e senza mediazioni. Perfino i suoi avversari glielo riconoscevano, pur nell’intento di incastrarlo per questo: «Maestro,
noi sappiamo che tu sei sincero,
e che non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni
la via di Dio secondo verità»
(Marco 12, 14). La riflessione del
. mentale di Gesù, la sua stessa
missione era che nessuno si perdesse (Giovanni 6, 39 e 18, 9) Gesù doveva, per andare fino in
fondo, non sconfessare la verità,
ma affermarla fino alle estreme
conseguenze, piegarsi al regno
della menzogna, diventare cosi
servo dei potenti, tacere la verità
per paura; tutto questo equivaleva a perdersi, a perdere la vita, a
perdere tutto. Davanti a Pilato
c’è la manifestazione di questa
suprema alternativa: salvarsi o
perdersi, dire la verità o tacerla. E
Gesù sceglie, dice: «Io sono nato
per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla
verità ascolta la mia voce» (Giovanni 18, 37). E fu conseguenza
inevitabile che Gesù, testimone
di verità, perdesse la vita.
Ma quella perdita implicò salvezza, quella morte preluse alla
risurrezione, quell’estrema testimonianza di verità equivalse al
trionfo di tale verità. Tutti i termini si capovolgono: c’è una
perdita che è acquisto e c’è un
guadagno che diventa perdita, ci
può essere vita che è solo sopravvivenza, e vita, anzi Vita,
che si afferma morendo. E c’è la
croce, estrema, totale perdita,
che è in realtà vittoria. Tutto
questo è solo la risurrezione che
lo rivela: la Vita che si afferma
sulla morte, quella Vita che viene da Dio, proprio come la Verità e la Libertà.
Ritornando al nostro testo iniziale però, dobbiamo dire che
Gesù il discorso del perdere e
del salvare formalmente non lo
applica a se stesso. Queste cose
Gesù le dice ai suoi discepoli. E
questo è il problema. Fin quando dicesse quelle parole per
spiegarci cosa avviene a lui, tutto sarebbe più semplice, ma noi
cos’è che dobbiamo perdere? E
per acquistare (o salvare) che
cosa? Per la seconda parte (la
salvezza, l’acquisto) siamo sem
pre proiettati nell’aldilà? Si parla
di una perdita compensata nel
futuro del regno di Dio? Ritornano le domande di prima: chiesa
che considera il presente solo
l’ombra di ciò che sarà? O chiesa
trionfante contenta che la croce
sia per sempre alle proprie spalle? La rassegnazione, il rassegnarsi a perdere, è figlia legittima della proposta di Gesù? O tale proposta non va più presa sul
serio? 0 c’è una terza via?
Se quello che abbiamo detto
dell’atteggiamento di Gesù è
realtà, dobbiamo dire che figlia
legittima della sua visione delle
cose non è la rassegnazione, né
tanto meno dovremmo considerare le sue parole superate alla
luce di Pasqua. No! Figlia legittima della sua visione delle cose è
la libertà. Libertà dalla paura,
anche da quella estrema della
morte. La proposta che Gesù ci
fa è di non temere quelli «che
possono uccidere il corpo, ma
non possono uccidere l’anima»
(Matteo 10, 28). Non si tratta di
trasformarsi in eroi e di andarsi
a cercare a tutti i costi il martirio. Gesù la croce non se l’è cercata! Gesù ci chiede di vivere
l’estrema libertà cbe proviene
dalla coscienza della verità, dalla passione per la verità e dall’ostinazione a dirla, a viverla, fino in fondo con le sue conseguenze. Questo è in realtà «trovare» la vita anche perdendola,
trovarne il senso vero, il valore
profondo e non lasciarselo sfuggire più.
Una richiesta di fedeltà
Gesù cominciò a parlare ai
:
' suoi apertamente di queste
cose quando la sua croce cominciava a profilarsi all’orizzonte. Forse, anzi certamente,
c’era nelle sue parole il respiro
dell’eternità, che poi espliciterà
Giovanni (12, 25), ma quello che
sicuramente era centrale era
una richiesta di fedeltà, fedeltà
a lui, fedeltà alla verità. E questo, tutto può essere, tranne che
rassegnazione o fuga dal reale!
In un’epoca, la nostra, che
oscilla fra tiepidi relativismi teologici e miopi fondamentalismi
viene dalle labbra di Gesù una
proposta esigente che i suoi discepoli, se tali vogliono rimanere, devono imparare a prendere
sul serio. Solo la verità ci rende
liberi. Anche se per questo
umanamente ci perdiamo, in
Cristo non è così. Non solo domani. Oggi.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Sulla I
le eoe
fj
Esiste
propi
Qual
è il
Come nel numero sco,.
so anche per questa seti;
mana il tema è quello ¡j!
discepolato visto al di qu
della Pasqua di risurre^
ne. L'accostamento chi
può apparire arbitrari
fra il testo di Marcoi
quelli di Giovanni èi|
reaità giustificato dai coir
testo che, in tutti e tre|
testi citati, è queiio delta
stimoniare in pubblicod
Cristo e della verità. N(|
testo di Marco 8 a ta|( dell’esp^
contesto si allude al ver Che la in
setto 38, in cui si profila essenza ii
no situazioni in cui il 4 ^jiesiapi
scepolo è chiamato a noi ai ogni al
«vergognarsi di Gesù»,! T,tato gii
in questo senso utile! Levolezi
confronto con Marco Ij ,
9-13. Giovanni 8 (dal vei „«pi
setto 12 in poi) è tutto io efllosoik
centrato sul tema della
testimonianza alla venti campo de
e Giovanni 18, 28-38 noi Ernst Bloc
è che la conseguenza e- tosto tate
strema di tale testiino- glionolegi
nianza alla verità, che èlo ficaie al t
scopo stesso della venuta della sper
del Cristo: il tribunale immagini
umano giudica e condar- ¿alla tra
na Gesù, reo di testimo- ghraico-c
niare della verità davanti
all'autorità umana, quella „ ‘pHel
stessa autorità che si corfonde e vacilla davanti
all'affermazione inequi- dell «atei!
di quarai
Moltman:
profetica
Bloch con
àone dell
nostra vi
nella luce
Lanette a
non vede
scomparsi
che nei sei
ta, Senza!
nelle tene
di senso r
trascende]
Gesù po
tee conti
senàbilità
vocabile della «verità», mo», di
Cristo è colui che perde ia teologo (
vita per dire ia verità. Ma delle disc
tale perdita è vivere la vita fino in fondo, è ritrovarla in vita eterna.
Il perdere e il trovare
dunque sono letti in que
sta chiave: perdere la vita
è perdere la libertà interiore di dire la verità, trovare la vita è al contrario
contare fino in fondo so
quella verità, qualsiasi ne
siano le conseguenze. Il ribaltamento riceve il sm
senso pieno solo alla te
della croce di Cristo e della sua risurrezione. Ma se
questo è vero, è d'altro
canto respinta una lettura
che sia meramente escatologica. Non nell'aldilà solamente si verifica il rito/tamento, ma già qui, W
to ciò può non esserevisibile a occhio umano, tosi
sperimenta per la fede.
In ambito di approfondimento e ampliamento
della riflessione può essere utile operare un confronto con il testo di FiUP'
pesi 3, 7-11 in cui ritorna,
ma questa volta nel contesto della disputa fta
giustizia derivante dalla
legge o per la fede, il concetto di perdita e guadagno, l'idea di esser disposti a «perdere per trovare». Ariche qui l'accostìmento non è arbitrario.
intelletti
esperienze
vuoto di E
pur nella ]
visibili na!
rov^getiz
sibile ma
consolazit
lina chiare
thio, noi
chiaroveg]
colarmeni
non elim
come può appancn
ad
Upi
Nelle let
una lettura superficialePer Paolo l'amore per a ,
verità di Cristo, cioè la sai; f^Pyon
vezza per la fede ¡n
perdita di tutto testarne 2
prima costituiva per Pad
stesso motivo di A volte
tratta di un esempio vii riportati pt
suto dopo la Pasqua di ci ¿¡- meiodig
che Cristo chiede ai suo sìmesperie
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editrice, Brescia, 1971- arò prgg
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1973. 5®Hsierl,
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i 24 APRILE 1998
PAG. 3 RIFORMA
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FABRIZIO OPPO
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SdeÌfe rjSISTE una temporalità
pubbli 0 bpropria della musica?
verità. N nual è il senso del tempo
8 a tal dell’esperienza musicale?
ode al Ver. Che la musica abbia la sua
'' profila essenza interiore nel tempo,
'e cui il di jjje sia profondamente e più
nato a noi di Ogni altra, arte del tempo,
di Gesù»,i ^g(ato già affermato con auiso utile il tnrevolezza, nel nostro secoMarco 13 ^ • ' ---
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I, da ricerche musicologiche
efflosofiche.
ema riJi Le riflessioni in questo
alla ve iÌ campo del filosofo e musicista
, 28-38 no Ernst Bloch sono ancora piutsguenza e- tosto interessanti perche voe testimo- gliono legare 1 esperienza muità, cheèlo sicale al tempo dell’utopia e
ella venuti della speranza facendo uso di
tribunale immagini simboliche riprese
1 e condar- ¿aPa tradizione teologica
di testimo- ebraico-cristiana. Chi ha più
rità davanti quarant’anni ricorderà il
lana, quelli ¿gj filosofo dell’utopia.
Ila dalami del «principio-speranza»,
me ineflii dell’«ateismo nel cristianesia «verità, mo», di «Thomas Müntzer
:he perde la teologo della rivoluzione»,
3 verità. Ma
vivere la vide, è ritroerna.
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letti in que
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ibertà inteI verità, troal contrario
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Cristo e delione. Ma se
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una lettura
ente escatoall'aldilà soifica il ritelqià qui, W
1 esserevisijmano,lo»
r la fede.
11 approfonnpliamento
ie può esseare un conesto di FiliP'
cui ritorna.
Prosegue la riflessione sul nostro rapporto con il tempo
Il tempo e la musica
joaidiqij ^ulla base delle riflessioni del filosofo Ernst Bloch scopriamo
TrbiS coordinate del rapporto fra le sette note e la trascendenza
i Marco'J
trascendenza sono sentiti irrompere qui e ora.
La dimensione spirituale di
questa temporalità, anzi il
suo aspetto teologico, sta nel
rimando all’esperienza cristiana grazie alla quale la trascendenza, come si è già detto, non è puro concetto ma
presenza percepibile. Ciò accade oggi nel dono della musica, oggi che Dio ha perduto
ogni oggettività e non ha più
la forza di giungere e agire in
piena luce. Avvertire ciò che
è lontano come vicino, come
sensibile, e la speranza come
un denso canto; questa è la
tensione che apre il tempo
musicale secondo Bloch.
Perciò se la musica dice in
un modo che è solo suo il nome di Dio, la salvezza è sperimentabile, anche se, a causa della sua opacità e del suo
mistero è indisponibile. Rimane lontananza, oscura e
sperata.
È chiaro che, a parte le riserve che qualsiasi musicologo potrebbe sollevare sul fatto
che nella musica non si dia un
tempo articolato e razionale,
ci sono altri elementi che potrebbero suscitare perplessità
nella nostra coscienza contemporanea e evangelica leggendo queste pagine di Bloch.
Anzitutto rinsistenza sull’utopia, tema oggi non proprio
così urgente come in un recente passato (e forse per non
disprezzabili ragioni): poi la
sottolineatura del momento
estetico come rivelativo e segno di salvezza. Eppure forse
in questo elemento sensibile e
estetico, spesso frainteso nelle discussioni teologiche, c’è
qualcosa da rimeditare.
La nostra sensibilità ci rende creature di questa terra, è
il segno del nostro essere
consegnati a questo mondo.
Se la redenzione è salvezza di
ciò che è più caduco e umano, non sarà giusto pensare,
al di là dei nostri tentativi di
autoperfezionamento spirituale, alla riconciliazione con
la sensibilità del mondo cui
apparteniamo?
delle discussioni con Jurgen
Moltmann. La musica è arte
profetica e utopica; perché?
Bloch comincia con la descrizione dello stato attuale della
nostra vita che non scorre
nella luce ma nelle tenebre.
Lanette avanza, i nostri sensi
non vedono più nulla ed è
scomparsa l’alta luce cristiana
che nei sensi si era manifestata, Senza Gesù, luce che brilla
nelle tenebre, i nostri organi
di senso non scorgono più la
«ascendenza.
Gesù portava il trascendeniea contatto con la nostra
sensibilità; l’ultraterreno non
b in lui oggetto di una visione
intellettuale, ma concreta
esperienza sentita. Se ora, nel
vuoto di Dio, la notte avanza,
pur nella povertà di immagini
visibili nasce una nuova chiaroveggenza. Una luce non visibOe ma udibile: il canto di
consolazione della musica. È
wachiaroveggenza dell’orecchio, non dell’occhio, una
chiaroveggenza - e ciò è partiTj importante - che
j non elimina il mistero anzi
vante dalia
fede, il conta e guada- ; p.
esser dispo I Lc ritlessioni
a per trovaui l'accostoI arbitrario,
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uperficiale.
more per 1^ kttere scritte durante la
), cioè la sai- ^prigionia Dietrich Bonhoeffer
fede in luU cena spesso riferimento alla
orto, vale la ^^*caea/canfo, particolarmenitto ciò cht inni della tradizione prozia ner Paola ,L“eome preziosi veicoli di
di vanto, ii ^ cir- speran
acomnio vii- ® sue lettere sono
>asfiiia di cid pentagrammi con brani
Tfseé da%i conosciute. La
lede ai suo ^esperienza del tempo, tempo
iempo interminabile,
j.i.^®'”certo di attesa, tempo di
'■¡ceoeoa dalla musica
'^nche dalla sua sem
fondll'i
conserva la tenebra dell’attimo vissuto in tutto il suo
splendore sonoro.
Eccoci dunque al problema:
la musica è una luce che non
si vede, si sente, brilla nelle
tenebre ma non le dissolve,
l’attimo vissuto è da essa reso
splendido ma rimane tuttavia
opaco. Come spiegare queste
apparenti contraddizioni? Innanzitutto riconoscendo che
l’oscurità, l’opacità, non sono
solo segni di negatività perché
solo in queste tenebre può
sorgere la speranza; è infatti
l’oscurità che fa nascere il
tempo dell’attesa, quelle notti
dell’avvento che sono i luoghi
natali della musica. La musica
nasce nelle tenebre dove si fa
viva l’attesa. Il suo tempo è il
tempo utopico.
Accade, nella musica, che il
futuro venga concretamente
sentito, non intellettualmente
progettato ma avvertito intensamente qui e ora; è il futuro
che entra nel «nunc», nella
percezione del suono, nella
sua oscurità. La temporalità
che avvertiamo nei suoni non
è descrivibile con chiarezza
perché il tempo musicale non
è disteso e articolato, non è
dispiegato in chiare partizioni, in scansioni logicamente
definibili («questo è il passato,
a cui segue questo presente, a
cui seguirà presumibilmente
questo futuro»), ma è un tempo in cui, in un modo quasi
collassato, il futuro e la sua
Il potere di un linguaggio non concettuale
Il tempo della musica
Nelle sale da concerto forse una possibilità di sfuggire
alla «monetizzazione» della nostra vita quotidiana
HARTMUT DIEKMANN
1 puristi tra gli ammiratori
della Passione secondo
Matteo si sono molto allarrnati quando Gùnther Jena,
cultore della musica di Bach
e maestro del coro a Amburgo, insieme con il coreografo
John Neumeier hanno portato sul palcoscenico la Passione di Bach in forma di balletto: per di più non a teatro ma
in ambienti ecclesiastici come ad esempio il duomo di
Milano. Fino al punto di sollevare l’accusa di bestemmia
sono giunti i commenti che
cercavano di difendersi da
questa nuova esperienza.
A Milano si poteva vedere
inoltre una croce costruita
da grandi blocchi di ghiaccio, la quale nel corso della
rappresentazione si scioglieva lentamente. Un contenitore delle ore in forma di acqua, simbolo, nello stesso
momento, del tempo e dell’eternità. Essa, insieme con
il movimento dei ballerini,
voleva portare concretamente davanti agli occhi degli
spettatori la dimensione del
tempo nella musica. La resistenza è stata massiccia e la
legittima critica di una dubbiosa scelta estetica come la
croce di ghiaccio, ribadiva
che questa avrebbe impedito
un profondo avvicinamento
alla musica stessa.
Gùnther Jena ha ricondotto
questo conflitto al contrasto
tra amore e comprensione.
Nell’introduzione al suo libro
sulla Passione secondo Matteo «Das geht meiner Seele
nah» (Ciò che si avvicina alla
mia anima) Jena riporta un’
osservazione: «Più spesso dopo un concerto un ascoltatore mi dice: “Non capisco
niente della musica però
l’amo’^ tanto più volentieri
rispondo: “Per lei che cosa è
più importante, amare qualcuno o capirlo?’’». Amiamo la
sensazione di dimenticare il
tempo, immergendoci nella
musica, lasciandoci trasportare dai toni come da una
del teologo Dietrich
U prima volta che ascoltai la
Bonhoeffer sulla potenza della musica
«Messa in si minore»
Johann Sebastian Bach
te la notte, durante la notte,
giungono gioia e dolore, e
prima che tu vi pensi, t’hanno lasciato ambedue, per andare a dire al Signore come li
hai sopportati”. Tutto dipende da questo “come"; è più
importante di ogni esito
esterno, placa del tutto i pensieri sul futuro che spesso
t’affliggono. Ancora molte
grazie dunque per quanto
ogni giorno pensate, fate e
sopportate per me; salutate i
fratelli e gli amici. Renate
Bethge deve celebrare un
matrimonio veramente sereno, lieto, e credere che io anche qui posso veramente essere felice con lei».
17-11-43
«Mentre scrivo questa lettera, gli Schleicher ascoltano
tutti insieme, in questo giorno di penitenza, la Messa in
si minore. Da anni essa è parte integrante per me del giorno della penitenza, come la
Passione secondo Matteo del
Venerdì Santo.
Ricordo perfettamente la
sera in cui l’ascoltai per la
prima volta.
Avevo 18 anni, uscivo da
un seminario di Harnack,
dov’egli aveva discusso molto
benevolmente la mia prima
esercitazione, e aveva buttato
là l’osservazione che, lui sperava, mi sarei laureato in storia della Chiesa, un giorno;
ero ancora tutto sotto questa
impressione, quando giunsi
alla Filarmonica: attaccò il
grande "Kyrie eleison” e tutto
il resto scomparve. Fu un’impressione indescrivibile. Oggi
la ripercorro nella memoria,
pezzo per pezzo, e gioisco
all’idea che gli Schleicher
possano ascoltare questa,
che per me è la più bella musica di Bach... Ora, verso sera, si fa silenzio nella casa, e
io posso correre dietro ai
miei pensieri indisturbato.
Durante il giorno mi vien fatto di constatare con quali diverse intensità di tono gli uomini compiano il loro lavoro;
certo la natura li ha così predisposti.
Un fortissimo davanti alla
porta della cella non si addice certo molto al tranquillo
lavoro scientifico».
(da; Dietrich Bonhoeffer,
Resistenza e resa, Bompiani,
Milano, 1969,
pp. 80-81, pp. 115-116)
corrente, ma capiamo anche
che cosa amiamo in questa
sensazione?
Alcuni non vogliono capire
e con questo ottengono
l’esperienza imperturbata
della musica. Altri, al contrario, evitano la musica perché
hanno paura delle esperienze non concettuali. Gùnther
Jena racconta che Bertold
Brecht, ancora giovane, fu
impressionato così fortemente dalla prima rappresentazione della Passione secondo Matteo, che si ricordava di questo durante il suo
esilio americano scrivendo;
«Già da giovane, quando ho
sentito la Passione secondo
Matteo nella Barfiisserkirche
(una delle chiese di Augusta,
ndt), ho deciso di non andare mai più a una cosa simile
perché detestavo lo stupore
nel quale si cadeva, questo
selvaggio coma, e poi credevo che questo poteva nuocere al mio cuore...». Brecht
aveva paura di ciò che si
chiama «l’effetto Don Giovanni» della musica, della
sua arte di seduzione e si è
ritirato sulla posizione di appianare l’arte attraverso lo
straniamento e incanalarla
verso un’unica visione. Lo
straniamento come tecnica
contro «il canto delle sirene».
Le espressioni di Brecht
non assomigliano forse alla
storia di Ulisse e del canto
delle sirene? È un ascoltare
privilegiato, i compagni di
viaggio hanno le orecchie otturate con la cera, lui invece
si lascia entusiasmare dal
canto perché le catene lo
tengono legato all’albero della sua nave. Esse hanno la
stessa funzione dello straniamento di Brecht, proteggono
dal risucchio generato dal
canto. Dopo tutto, le catene
costringono a prendere tempo per ascoltare il canto fino
alla fine. Le sue mani sono
legate, non le può muovere e
non può afferrare niente.
Proprio per questo però può
prendere tempo per ascoltare. I suoi compagni non han
no tempo perché devono remare. Ulisse, contrariamente, prende ciò che prima non
può afferrare: il tempo per la
musica. Le sale concertistiche sono edifici costruiti apposta per questo. Sono ambienti che proteggono il tempo vissuto consapevolmente.
Come Ulisse all’albero della
sua nave, gli ascoltatori sono
legati alle poltrone, interiormente però liberi da ogni
vincolo, e si lasciano trasportare dal seducente suono
della musica. Essi hanno
tempo di sperimentare la vera dimensione del tempo
stesso in questi luoghi come
in nessun altro: focose, velocissime sequenze e poi le frasi lente, simili ai tappeti tessuti dalle tonalità che si
estendono infinitamente, le
pause, tutti questi elementi
diventano delle impensabili
composizioni del tempo.
Forse la musica rimane ancora l’ultimo rifugio del tempo nella sua fuga dal suo
inarrestabile sfruttamento e
dalla trasformazione in danaro. Bruciamo il nostro
tempo, ci riscaldiamo per
qualche attimo con la sua
brillante fiamma e poi rimaniamo con un pugno di cenere, che è il nostro denaro.
«Ah, “spremere il tempo”, così lo intende anche chi deve
riscuotere gli interessi», dice
l’abbate nel romanzo «L’eletto» di Thomas Mann e ricorda con questo detto il divieto
di prestito con interesse, ribadito nell’Antico Testamento, secondo cui nessuno può
«spremere il tempo» perché
esso appartiene a Dio.
La resurrezione del tempo
di Dio in una rappresentazione musicale sarebbe una bella, sognante riflessione teologica se nel frattempo non ci
suonasse puntualmente con
il suo «andante con moto» il
cellulare del nostro vicino, ricordandoci che il tempo nella sua fuga specialmente nelle sale concertistiche deve essere protetto con amore, intelligenza e fermezza.
Un lied di Schubert
«Alla musica»
Lied di Franz Schober,
musicato da Franz Schubert (1797-1828)
O nobile arte, in quante ore grigie
quando mi soffocava la vicenda della vita
hai acceso il mio cuore a caldo amore
m'hai rapito in un mondo migliore!
Spesso un sospiro, sfuggito alla tua arpa
un tuo dolce santo accordo
mi ha schiuso un cielo di tempi migliori
0 nobile arte, te ne ringrazio.
(trad. it. 0. Cescatti)
Si raccomanda vivamente, anche per comprendere sensibilmente le considerazioni espresse nell’articolo, l’ascolto
di questo mirabile lied schubertiano in una qualunque delle sue più grandi interpretazioni (Elisabeth Schumann,
Emi; Elisabeth Schwarzkop, Emi; Dietrich Fischer-Dieskau,
Deutsche Grammophon).
Franz Schubert
4
PAG. 4 RIFORMA
CUMENE
VENERDÌ 24 APRILE ig^ CENERE
Un bilancio dei confronti bilaterali tra le diverse chiese cristiane
I dialoghi: Sinodi^ vescovi e primati
La questione del primato del pontefice rimane lo scoglio principale, soprattutto
per le chiese ortodosse. Ruolo dei vescovi e dei Sinodi nelle diverse tradizioni
RENZO BERTALOT
Quali sono le questioni
aperte nell'ambito del vari dialoghi Interconfessionali?
La Chiesa d'Inghilterra
La Chiesa anglicana risponderà all’enciclica papale «Ut
unum sint» nel corso dell’Assemblea di Lambeth che si
terrà quest’anno. Intanto la
Chiesa d’Inghilterra, una delle
diverse comunioni anglicane,
ha dato una sua risposta ufficiale che tuttavia esige ulteriori chiarimenti. A proposito
del primato del papa e della
relativa proposta di offrirsi
come primato universale di
tutto il cristianesimo, i punti
che esigono ulteriori approfondimenti e studi sono:
1) l’infallibilità, che costituisce seri ostacoli e una minaccia al collegio episcopale.
Durante il secondo millennio
la Chiesa romana non ha assicurato sempre la comunione visibile e l’unità della
chiesa: si è dimostrata «incapace» di gestire il patrimonio
comune (il Sinodo valdese
aveva parlato di papato «inidoneo»). La Chiesa d’Inghilterra è «riluttante» nel considerare i vescovi come «garanzia» di continuità: sarebbe
meglio parlare di segno o di
simbolo della fedeltà di Cristo alla chiesa e quindi di fiducia nella continuità che ci
collega agli apostoli.
2) Occorre lavorare ecumenicamente per trovare un
giusto equilibrio tra primato
e concilio così come esiste tra
vescovi e sinodi nell’anglicanesimo. Per questo si tratta
di insistere sulla necessaria
unità nella diversità legittima
abbandonando tentativi impropri di uniformità. Distinguendo la verità dalla formulazione della verità, come insegnava papa Giovanni XXIII,
non dovrebbe essere difficile
stabilire la fiducia reciproca
nel professare la stessa fede
nonostante le diversità e,
quindi, nel ritrovarsi «chiese
sorelle» come aveva suggerito
papa Paolo VI.
3) Visto che esiste una comunione tra i battezzati si
rende auspicabile estendere
la comunione anche all’eucaristia in modo che la Chiesa
di Roma permetta ai suoi di
partecipare ai sacramenti
della chiesa anglicana.
4) Sulla figura di Maria gli
anglicani esprimono soprattutto riserve sulle pratiche
devozionali in quanto la Sacra Scrittura non le esige.
5) Tra i suggerimenti vi è
quello di passare dal riconoscimento delle altre realtà ecclesiali allo studio del rapporto tra papa e vescovi in
modo che si possa riconoscere reciprocamente legittime
le due forme di cristianesimo
occidentale e orientale.
6) Vi è quindi la necessità
di crescere «per gradi» verso
l’unità. Si ricorda che il Concilio Vaticano II ha stabilito
che la Chiesa di Cristo «sussiste» nella chiesa romana. Se
l’affermazione viene intesa in
senso «inclusivo» ed è adoperata reciprocamente da tutte
le chiese, si può essere d’accordo. Nel caso in cui si legga
l’indicazione conciliare come
«esclusiva», cioè riservata alla
sola Chiesa romana, allora ci
troviamo di fronte ad un
ostacolo e a un «rifiuto».
Nel contesto di queste riserve e suggerimenti in vista di
ulteriori studi, il documento
anglicano si rallegra dell’iniziativa del papa e del suo
desiderio di richiamare, senza
necessariamente ripeterle, le
esperienze unitarie del primo
millennio del cristianesimo.
Una processione ortodossa a Mosca
Gli anglicani
e i luterani del Baltico
Tra questi due settori del
cristianesimo europeo è stato
possibile raggiungere un accordo nel reciproco riconoscimento e nell’attuazione
dell’unità nella diversità. Entrambe le chiese condividono
il richiamo alla successione
episcopale e quindi il loro
cammino unitario ne rimane
facilitato. Nel dialogo cattolico-luterano si era precisato
che la figura del vescovo è
«indispensabile» e «necessaria» per i cattolici.
I luterani in genere, e non
solo quelli del Baltico, la ritenevano «desiderabile», «importante» e «significativa».
Negli accordi tra anglicani e
luterani del Baltico si è voluto
precisare insieme che la figura del vescovo non ha il carattere di necessità, ma non è
neppure «opzionale». È un
segno della continuità sulla
linea degli apostoli. In quanto segno di continuità è complementare al Sinodo e alla
dinamicità delle sue decisioni. Si tratta di un segno che è
bene non perdere. L’accordo
vuole anche essere un suggerimento per la ricerca ecumenica del nostro tempo.
Gli ortodossi
Il metropolita Giovanni Zizioulas di Pergamo ultimamente ha rilasciato una dichiarazione sulla questione
della successione apostolica e
del primato papale. Il primato
del pontefice è sicuramente il
problema più importante e
un ostacolo all’incontro tra le
chiese. Innanzitutto non si
può essere soddisfatti storicamente del ponte stabilito da
Roma tra Pietro e il pontefice
romano. Teologicamente si
può partire dalla dottrina trinitaria (Dio, Uno e Trino) per
riflettere sull’ecclesiologia in
rapporto a Cristo. Non c’è capo senza corpo né Cristo senza Spirito. V’è quindi un’interdipendenza tra chiesa universale e chiesa locale. Per
l’ortodossia orientale si potrebbe anche dire che la chiesa locale è primaria rispetto a
quella universale. A questo
punto entra in gioco la regola
del «primus inter pares». Il ve
scovo è il «primus» tra i pari (i
molti) della comunità locale;
è il portavoce del consenso
dei fedeli perché non c’è chiesa senza Sinodo.
I vescovi sono sottoposti
alla stessa legge; si trovano
ad essere «pares» rispetto al
«primus» che è il metropolita.
In seguito il patriarca si trova
ad essere il «primus» tra i metropoliti dell’area. Vi sono
quindi i patriarchi dell’antica
pentarchia (Gerusalemme,
Antiochia, Costantinopoli,
Roma e Alessandria) ai quali
vanno aggiunti ora i patriarchi delle nuove chiese ortodosse autocefale.
Un primato universale non
è quindi «accettabile» senza
ulteriori precisazioni. Non
dovrebbe avere poteri di giurisdizione. Dovrebbe essere
esercitato nel contesto sinodale e sarebbe il presidente
di tutti i responsabili di tutte
le chiese per essere il portavoce del loro consenso. Un
primato universale non può
essere concepito al di fuori di
una ecclesiologia di comunione (primus inter pares)
che va quindi approfondita.
Svizzera: consultazione internazionale tra le due fedi
Protestanti e ortodossi: ecumenismo difficile
ANDREAS HOSTETTLER
T fattori culturali nell’in
_____contro tra il protestantesimo occidentale e l’ortodossia orientale». Questo tema è stato affrontato a Dulliken, in Svizzera, da rappresentanti della Federazione
delle chiese evangeliche svizzere e dall’Istituto «Fede nel
secondo mondo», che si sono incontrati dal 13 al 15 febbraio scorso in una consultazione a livello internazionale.
Si tratta del secondo incontro promosso da questi due
organismi. Il primo si era
svolto l’anno scorso sul tema; «Questioni di base della
comprensione».
C’è un dato di fatto innegabile: nell’ortodossia orientale i problemi con l’ecumenismo sono sempre più gravi, soprattutto nei confronti
del protestantesimo progressista occidentale. Su tutte le
questioni fondamentali del
cristianesimo vi sono differenze teologiche notevoli (la
comprensione della Scrittura, l’ecclesiologia, la dottrina
dei sacramenti), ma ci sono
anche molte divergenze di
carattere non dogmatico che
dipendono da differenze linguistiche, di pensiero, di
mentalità, dal diverso sviluppo politico, sociale ed economico. Gli ortodossi sono disturbati fortemente da questioni come l’ordinazione
delle donne e i nuovi atteggiamenti nei confronti dell’omosessualità.
Richard Friedli, che insegna
a Friburgo scienza delle religioni ed è uno studioso degli
aspetti conflittuali nel cristianesimo, ha dimostrato che
culture differenziate possono
orientarsi verso valori comuni anche se vivono secondo
usi, rituali, dottrine e strutture ecclesiastiche diverse. In
questo caso, dietro a posizioni diverse (per esempio sull’omosessualità e sull’ordinazione delle donne) sussistono
comunque delle verità, delle
realtà rivelate, dei valori che
sono comuni. Sarebbe quindi
pensabile e attuabile una comunione ecumenica basata
sulle realtà di fede fondamentali, nonostante le diverse interpretazioni e applicazioni.
A Dulliken è risultato però
evidente che il protestantesi
mo liberale dell’Occidente e
l’ortodossia tradizionale
dell’Oriente si fronteggiano
come due sistemi relativamente chiusi.
Solo se si accantonasse la
«questione della verità» e si
cercassero una comunione di
vita e una collaborazione nel
segno dell’amore, come ha
sottolineato un partecipante,
le due confessioni potrebbero avvicinarsi. Ma per superare i timori, le immagini negative, i pregiudizi, tutte cose
radicate profondamente, occorre avviare, secondo il prof.
Friedli, dei processi affettivi
piuttosto che non razionali:
agire e fare esperienze in comune. In questa direzione si
muovono anche le relazioni
portate dal preti ortodossi
greci e serbi che vivono in
Svizzera e anche dal professore di teologia Martin Hauser, riformato svizzero, che
insegna alla Facoltà ortodossa romena a Bucarest. È stato
detto anche con chiarezza
che per la comprensione ecumenica è molto importante saper confessare le proprie
debolezze.
(Reformlerte Presse)
Russia: nel 2000 usciranno i primi volumi
di un'enciclopedia sull'ortodossia
MOSCA — La Chiesa ortodossa russa ha appena approv,, Uno
-I immcmcn nrnapttn’ la niihhlirazinne di una enriHny^.J. _//
--------- JL i
un immenso progetto; la pubblicazione di una encicloprt
in 25 volumi sulla fede ortodossa. La realizzazione dell’«- ^
opej
XXX “ ----------------- -----------------------
dovrebbe richiedere un quarto di secolo. Nel febbraio scorsoi
V.4W , ------—-----------1
patriarca Alessio II, primate della Chiesa ortodossa russa,
___ 1 o y-» o i1-* in y-l/al r* rv m 11 CI t r» Hi
presieduto la prima sessione del comitato di redazion
dell’enciclopedia. Secondo il patriarca il primo volume, no(
UNA
quei
pio
raro
ché un fascicolo speciale sulla Chiesa ortodossa russa, us,j
ranno nell’anno 2000 in occasione del secondo millennio d,
cristianesimo in Russia. Dopodiché un nuovo volume veni confessio
pubblicato ogni 12 mesi per 24 anni. Quando sarà ultimati *evole a
l’enciclopedia dovrebbe comprendere 70.000 articoli e SO.oJ -„((o tee
illustrazioni, di cui molte a colori, e coprirà un vastissimo m appassioi
mero di temi: studi biblici, storia della chiesa, ecclesiologi cizia fra
teologia, agiografia, ascetismo, dogma, liturgia, cristianesin d’unpez5
non ortodosso, altre religioni, sette, filosofia, cultura laica, tutto d’)
molte altre rubriche. Il presidente russo Boris Eltsin ha accei Bnmero
tato di patrocinare l’iniziativa come contributo del gover« emerito
nell’ambito delle celebrazioni del millennio, con un sommaj ecumeni
tre milioni di rubli (circa 500.000 dollari). Il costo globalepj pniversit
la pubblicazione di 50.000 enciclopedie dovrebbe aggirarsi sa teologi c£
140 milioni di rubli (circa 23 milioni di dollari). (<
■
Bosnia: consacrato un pastore battista
SARAJEVO — Recentemente è stato creato a Sarajevo il Con
sigilo della Comunione battista della Bosnia-Herzegovina.c»
me primo passo verso la costituzione di un’Unione battista!*
paese. Mentre le comunità esistenti in Bosnia si vanno riotga
nizzando, il Consiglio avrà come scopo principale il coordina
mento delle attività umanitarie e degli sforzi missionaria
paese. Al culto che è seguito alla creazione del Consiglio c'era
che ha p
dimestici
protestai
particola!
te pubbli
no. Air US
cattolicc
giustifico
sione dei
della giu
dopo lu!
X XX V-.AVW ....XX’X. W '-—Q--------------- 1993
no rappresentanti delle chiese battiste della Bosnia- Herzego ¡(aiiana
inno Hijll’iTninno hattietp Hplla rrnazia. deirinternatinnal Mit .-i _
vina, dell’Unione battista della Croazia, dell’InternationalMis
sion Board della Convenzione battista del Sud degli Stati Unii
e dell’organizzazione umanitaria «Hleb zivota» di Belgradi
Nello stesso week-end è stata posta un’altra pietra miliare nella vita dei battisti bosniaci con la consacrazione di Tomisli
Dobutovia, la prima avvenuta dopo la guerra, come pastori
della chiesa battista «Dom molitve za sve narode» (Casa dip
ghiera per tutte le nazioni). Tomislav e la moglie Lidija veniva
no dalla Croazia dove avevano portato a termine gli studi pres
so il seminario teologico evangelico di Osijek. (ebpiì
Soccorso alimentare alla Corea del Nord
1994, il p
l’idea di
mani su c
gibile il p
reundoc
colta teol
si se non
data, Vitt
1976 ave
pregevoli
giustifica
deia, Bri
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lardini n
originali
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a «far par
logare se
valendos
di sue 0]
appunto,
eral’altr
anche
cesimo (
1962). Iir
ché impli
za assoli
scritti st
PYONYANG — Più di 5 milioni di piccole barrette enei^tìebe e 35.000 chili di semi di radish sono stati inviati aliatepubblica democratica della Corea (Dprk) nel primo week-enl
di marzo. Questi aiuti alimentari fanno parte di un contirao
servizio umanitario in favore del popolo della Corea del Nord,
colpito dalla carestia. Nel mese di febbraio, il governo core®
ba ridotto la razione alimentare giornaliera da 10,5 a 7 onceal
giorno a persona. Le barrette energetiche offriranno unimportante supplemento alimentare ai bambini nei pastiscolastici e i semi di radish serviranno a integrare la dietiii
680.000 famiglie per due settimane. Questi alimenti sonostt
donati da industrie americane, e saranno consegnati alWoiW
Food Program (Wfp) per la distribuzione. 11 Sanitarium Healtn
Food Company in Australia ha invece donato un ingente
quantitativo di cereali per la colazione. Finora Tagenzin®;
ventista di aiuti umanitari Adra ha inviato più di 4,3 miliom»
dollari in aiuti alimentari alla Corea del Nord. W genere è
tentazior
Cuba: maggiore libertà religiosa |
L’AVANA — Nel corso di una trasmissione televisiva via saj toto di
tellite prodotta dalTAdventist Communicatlon Network (Acni '
vari responsabili della Chiesa awentista cubana hanno ricc ^ noe
nosciuto il nuovo clima di libertà religiosa in atto oggi a citarp"r°
«La libertà che abbiamo oggi rispetto al passato è come la® ”
fetenza tra il giorno e la notte», ha detto José Diaz, ■'uspo® jeennin
bile della casa editrice awentista a Cuba. «Abbiamo problen ^
di spazio nelle nostre chiese, e le 156 chiese nuove o di rece i
te ristrutturazione sono state dawero importanti per allew
il problema», dice Daniel Fomtaine, presidente della chic p
awentista cubana. «Abbiamo inoltre 2.000 chiese-casa op P
tanti nell’isola. Prima del 1984 eravamo costretti a svolger® ^
nostre attività esclusivamente all’interno degli edifici di cu»
Ora possiamo operare molto più liberamente. Nel 1994 ave« ^
mo 10.000 membri, oggi ne abbiamo più di 21.000». ™ veradel
Portogallo: séttimana dì teologia
al Centro ecumenico dì Figueìra da Foz
-C
Questi
sarà un ¡
confro
uo e più
protesta
FIGUEÌRA DA FOZ — Il Centro ecumenico ReconcihaiJ taipostaz
organizza, in collaborazione con il Seminàrio evangelic qone il «
teologia di Lisbona, una settimana di teologia
stori e ai predicatori laici. Il prof. Paolo Ricca, della Facol pprezza
dese di teologia di Roma, autore di uno studio sulla pte sto dà
zione, tradotto in portoghese, è stato invitato ad animar so: il c
contri sulla proclamazione delTEvangelo oggi. (ProHisp «ancia
® sostan
con le fo
tilio di 1
ucidame
ieisachecèunwy,g^^^^^^
-------------------------fi 37%‘i'' ^""*®tar
dall’Istituto Gallup per il giornale Daily Telegraph. 113/ critico di
persone interrogate ha risposto di ignorare * legge
commemorazioni previste per il Millennio. Il 18% ha ai Qherardi
to che le celebrazioni avrebbero salutato l’arrivo di uri che qng,
secolo e il 17% l’awento dell’anno 2000. Soltanto il 19 » ^ ‘Uterano
conosciuto il nesso tra Tanno 2000 ° nasnta del Cris J
I
Gran Bretagna: solo una persona su sei
stabilisce un nesso tra il 2000 e il Cristo
LONDRA — Soltanto un britannico su sei sa che c’è un
tra Tanno 2000 e il Cristo. Lo rivela un
_________________ e la nascita del ‘ámente
vin Reid, vescovo anglicano di Maidstone e p «ilute
vm Keid, vescovo anglicano ai Maiasione e , ^ailm
gruppo consultivo dell’arcivescovado sul Millennio, i
______j:__________..r\« cn rhp V1V13^‘ .. bni ^
gruppo consultivo aeii arcivescovauu tiui iviuicn*** ; .
meraviglia di queste risposte. «Da tempo so che ‘ «¡4 Poi
una società che ha perso la propria memoria culmrale
tuale. Spetta alle chiese restaurare questa memoria»
.. così I
mi
5
^?FNERDÌ 24 APRILE 1998
PAG. 5 RIFORMA
La dottrina della giustificazione in un confronto cattolico-luterano
Dal peccato alla grazia
approvai
iciclopedj;
■ dell’opej
no scorsoi
Un originale confronto interconfessionale di Brunero Gherardinf «cattolico tutto
dun pezzo», con l'opera di Vittorio Subilia, «protestante tutto d'un pezzo»
a russa,,
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confessionale schietto e amichevole al contempo, soprattutto teologicamente serio,
appassionato: frutto dell’amicizia fra «un cattolico tutto
d’un pezzo» e «un protestante
tutto d’un pezzo». Il prof.
Brunero Gherardini, docente
emerito di Ecclesiologia e
ecumenismo alla Pontificia
Università lateranense, è fra i
teologi cattolici italiani quello
che ha più lunga e profonda
dimestichezza con il pensiero
protestante e con Lutero in
particolare, come le sue molte pubblicazioni documentano. All’uscita del documento
cattolico-luterano Chiesa e
giustificazione. La comprensione della Chiesa alla luce
della giustificazione, firmato
dopo lunga gestazione nel
1993, pubblicato in versione
italiana da «Il regno» nel
1994, il prof. Gherardini ebbe
l’idea di un confronto a due
mani su di esso. Risultato inagibile il progetto di coinvolgere un docente della nostra Facoltà teologica, a chi rivolgersi se non all’amico di lunga
data, Vittorio Subilia, che nel
1976 aveva pubblicato «un
pregevolissimo studio» su La
giustificazione per fede (Paideia, Brescia)? Subilia era
scomparso da alcuni anni,
noni suoi libri; ed ecco Gheraidini misurarsi con molta
originalità con un’impresa
Mede e rischiosa, riuscendo
a «far parlare» Subilia e a dialogare serratamente con lui
valendosi di continui stralci
disue opere: quella citata,
appunto, e poiché la Chiesa
eral’altro polo d’interesse,
anche II problema del Cattolicesimo (Claudiana, Torino
1962). Impresa difficile, perché implicava una padronanzaassoluta, capillare degli
scritti subiliani; rischiosa,
perché in un’operazione del
genere è facile scivolare nella
tentazione di «aggiustare» il
Itersaglio alle proprie risposte, Il prof. Gherardini ha mostrato di muoversi del tutto a
twork (Acni *tto agio negli scritti subiliani,
hanno rico togliendone i punti nevralgioggi a Cubi et, con onestà esemplare nel
come la di l’interlocutore, anche
iz, responsi iuando il suo pensiero è di
no probleB hiTOnciliabile. Esempio
e o di rece» ttumenico raro, schietto, che
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tiera del dissenso.
Questo libro a due voci
I tin apporto importante
cattolico-luterae piti latamente cattolicoiliaci i °^®®tante. Nel valutare T
econc 2 mpostazione della Dichmra
filiti Subilia è più
ità V» ann ° tiepido e riservato
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Gherardini. Non a
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- ,‘nuzialmente consono
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to unuiente visto e protestaliiiio *ì°utinciare da Eberhard
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tam nuo possa rifarsi corrette ai ^ Lutero; ma, dice,
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tinutr,^^ ‘^•rforme dal Tridenuialgrado certe riserve.
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. ■ ... ......... .
Lutero ordina due pastori neila chiesa di Sant’Andrea a Eisleben pochi giorni prima di morire
non sta a me cattolico dolermene...
Chiesa e giustificazione: nel
considerarne il rapporto si
precisa il consenso nel dissenso degli interlocutori, concordi nel descrivere, discordi
ovviamente nel valutare la
complessa sintesi cattolica
che abbina l’indiscusso primato della grazia e l’altrettanto importante cooperazione umana. Abbinamento che
vale non solo per il conseguimento personale della salvezza (fede e opere, il «merito»),
ma anche e anzitutto per la
chiesa che coopera alla salvezza amministrando i sacramenti. È la questione dei solus, sola della Riforma. «La
chiesa come prolungamento
storico di Cristo»; così fin dal
1962 Subilia aveva lucidamente individuato, indicandone le radici patristiche, il
dogma fondamentale e il problema del cattolicesimo. Gherardini dichiara ripetutamente che le cose in sede cattolica
stanno proprio così (anche se
le valuta diversamente); Subilia ha colto perfettamente il
fondo della questione e lì sta
la radice del divergere e dissentire. Per il cattolico è diritto, anzi vocazione divina ciò
che a un protestante appare
pretesa inaccettabile, da sfiorare l’idolatria; Tagire della
Chiesa in persona Christi nel
triplice ufficio, magisteriale,
sacerdotale e giurisdizionale,
di governo. Naturalmente anche per il cattolico ci sono
tanti aspetti contingenti e
riformabili della Chiesa,
Trento ne aveva individuati e
riformati diversi, il Vaticano II
ne ha individuati e riformati
altri; ma il «dogma fondamentale» sussiste e Gherardini ribadisce affermazioni
estremamente recise, come lo
sono i richiami e i «non possumus» di Subilia
Eppure, anche in tali termini drastici, questo non è
un dialogo fra sordi né uno
scontro fra nemici. Si ha vo
glia di citare pagine e pagine
del colloquio serrato e appassionato di due irriducibili e
schietti amici, animati da
quella medesima franchezza
nella testimonianza [parrhesìà), che senza riserve e certo
con stupore si riconoscono
reciprocamente. E tuttavia,
senza cedimenti, non eludono né minimizzano portata
e profondità del dissenso.
Da un lato c’è la chiesa che
annuncia e testimonia, dall’altro una chiesa che annuncia e media con la sua realtà
e opera sacramentale, una
chiesa che indica la salvezza
e una chiesa che si ritiene investita del mandato di esserne mediatrice. Forse, esaminando «gli ambiti controversi», sarebbe stato utile e necessario esemplificare ulteriormente le conseguenze: è
indiscutibile l’intima coerenza del sistema dogmatico cattolico e, fissato il punto di
partenza, il resto segue. Lo si
osserva non per il gusto di rivangare polemiche dozzinali.
Un libro utile, chiarificatore, schietto e vivo. Chiudendolo, il prof. Gherardini dice
di avere ritrovato Subilia, «la
limpidezza delle sue posizioni, la semplicità insieme e la
forza del suo argomentare, la
freschezza della sua confessione priva di infingimenti e
di quelle riserve con le quali
la sapienza e la prudenza
dell’uomo minacciano di destituire la Croce di Cristo del
suo significato soteriologico
(cfr. I Cor. 1, 17). Fummo in
costante amicizia, l’amicizia
che dura, più forte della morte. Demmo vita a un rapporto sereno e franco, come si
addice a due così diversi e
così uguali. Grazie, o Signore,
per averlo posto sul mio
cammino!». Per il frutto di
questa amicizia, per il dono
di questo libro dico a mia
volta «grazie!».
(*) Dal peccato alla grazia. La
dottrina della giustificazione in
un confronto cattoiico-luterano. A cura di Brunero Gherardini. Firenze, Le Lettere,
1997, pp 131, £20.000.
TEATRO L'ultimo spettacolo dell'inglese Harold Pinter
Le ceneri di un secolo senza utopie
PAOLO FABBRI
SI fa più esplicita la metafora nell’ultimo spetta
colo di Harold Pinter, il più
noto dei drammaturghi inglesi d’oggi. È sempre la coppia l’oggetto della sua indagine, una coppia, in questo caso, di cui di primo acchito
colpisce la normalità, la vita
un po’ banale di tutti i giorni,
con i suoi riti che scandiscono la giornata e la vita stessa.
Poi, man mano che la vicenda comincia a delinearsi, si fa
strada un vago senso di minaccia, qualcosa di oscuro
che potrebbe succedere o
che è già successo e resta sepolto nel ricordi rimossi,
quasi a metà strada fra il conscio e l’inconscio. La vicenda
stessa allora fornisce spunti
per definire in qualche modo
ciò che era più che altro sensazione.
In Ashes to ashes (ceneri alle ceneri) una coppia di intellettuali (lui professore universitario, lei donna colta)
conversa tranquillamente nel
salotto di casa, arredato con
sobrio lusso, con un grande
caminetto neoclassico e
grandi librerie. La conversazione tocca i temi usuali: la
famiglia, la sorella di lei, il la
voro; poi improvvisamente,
senza nessuna apparente
motivazione, come si trattasse di un qualcosa troppo a
lungo tenuto nascosto, come
se un rancore insopprimibile
la spingesse a ferire il compagno, lei comincia a parlare di
un tradimento avvenuto molto tempo prima. Dapprima la
vicenda suscita le emozioni
tipiche dei rapporti interpersonali, la gelosia trattenuta,
l’orgoglio ferito che vuole sapere, fra dettagli e confronti;
poi, sotto rincalzare delle domande, si disegna la figura di
un amante che muta da guida turistica a aguzzino con
una facilità che è più propria
dei sogni che della realtà, sia
pure avvolta nei fumi del ricordo. Un amante che, credo
volutamente, è lontanissimo
dalla consistenza della quotidianità e infatti diventa burocrate riverito in una fabbrica,
poi personaggio che, insieme
con altri compagni, strappa
bambini alle loro madri.
Sempre più si fa chiaro che
questo misterioso amante è
la metafora della fossa comune in cui sono finite, alla fine
di questo secolo, le utopie di
destra e di sinistra, una fossa
comune da cui risuonano laceranti i lamenti dei prigio
nieri nel gulag e nei lager, le
urla dei desaparecidos sudamericani e degli studenti di
Tien an Men, ma anche quelle delle donne violentate e
uccise nell’ex Jugoslavia o altrove. Lo spettacolo si chiude
con la coppia che prosegue il
suo cammino nonostante
tutto, così come prosegue il
suo cammino il mondo, che
chiude il secolo orfano di
utopia, mentre gli ideali e lo
stesso messaggio di speranza
e amore lanciato da Gesù Cristo non riescono a perforare
la corazza in cui ognuno si è
chiuso nel suo privato.
L’interpretazione di Adriana Asti e Jerzy Stuhr è stata
eccellente per senso della misura e controllo, che hanno
impresso alla voce il tono
volta a volta pacato o acceso,
richiesto dalla direzione di
Pinter che, in questo lavoro
più espressamente impegnato in senso civile, ha orientato la recitazione su un tono di
«normalità» quotidiana, a
tratti quasi salottiera, che fa
maggiormente risaltare gli
spezzoni della lacerante confessione, che pare chiamare
in causa non solo il marito
ma tutti noi.
■1 L'attualità della pubblicazione
Subilia precursore fin dal '62
di molti dibattiti successivi
L’opera è articolata in 5 capitoli, preceduti da un’introduzione in cui Gherardini presenta il documento in
questione, il processo che a
esso ha portato e che situa
nell’ottica cattolica e in quella protestante la questione
teologica della giustificazione
e della giustizia di Dio, poi
così svolta: I) Giustificati per
la grazia di lui (Rom. 3,24);
II) La giustificazione di Dio-,
III) La chiesa e la giustificazione per fede-, IV) Gli ambiti
controversi-, V) Missione e
compimento della chiesa.
Una sobria conclusione cerca
di tirare le file del confronto.
Il libro è importante per
l’attualità, mentre si discute
la Dichiarazione (anche se rischia di arrivare «a giochi fatti», almeno in campo luterano: non però nel confronto
fra protestanti, nel contesto
della Concordia di Leuenberg; e in casa cattolica?), ma
lo è altrettanto se non più a
livello del confronto cattolico-protestante in senso lato.
Nel discutere la Dichiarazione, Gherardini potrebbe ovviamente apparire più puntuale, disponendo di un testo
che Subilia non conosceva se
non in qualche suo lontano
prodromo, come il «Documento di Malta»; in realtà è
straordinario constatare come il nostro teologo non solo
nel 1976, ma già nel 1962
centrasse il cuore delle questioni, sì che gli stralci dei
suoi libri si integrano perfettamente nel dialogo d’attualità con l’interlocutore cattolico, il discorso fila...
Non si sa se meravigliarsi
di più della penetrazione selettiva e onesta del cattolico
o della lucidità anticipatrice
del protestante, accomunati,
con amicizia, nel «tentativo
di ricondurre il dialogo sui
binari giusti». E giusti sono
quelli che prendono decisamente l’avvio dal dissenso
per arrivare almeno a capirne le ragioni (storiche, culturali ma soprattutto dogmatiche, teologiche, bibliche)
nella convinzione che ciò è
già un bel passo avanti verso
il traguardo del consenso.
Non mi sembrano binari giusti quelli che, ignorando per
principio il dissenso, si fermano a «ciò che unisce», come se il cammino ecumenico
fosse finito ancor prima di
cominciare. Non c’è nulla di
più pigro della pigrizia confessionale (p. 18). Impegnati
fra i primi, da decenni, nel
dialogo, i due interlocutori
consentono nel dissentire da
ogni facile irenismo, romantico (riflesso ecclesiastico del
«buonismo») o anche sociologico (per esempio centrato
sulla triade giustizia-paceecologia): per essere serio e
fecondo il confronto deve essere teologico o comunque
da lì cominciare, senza comode pigrizie, vie traverse o
scorciatoie. (g.c.)
1 materiali ora disponibili
Gli studi di Sara Valentini
sul metodismo in Italia
FRANCO CHIARINI
(Milano, Piccolo Teatro)
Nel marzo 1996 scompariva prematuramente
Sara Valentini. Membro della
chiesa metodista di Bologna,
Sara Valentini si era laureata
nel 1991 presso la facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di quella città con una
tesi su II metodismo episcopale in Italia dalle origini alla
fine del secolo XIX e il suo
giornale «L’Evangelista» negli
anni dal 1892 al 1900. «Riunire in un unico ambito la mia
passione per la storia con la
mia cultura e la mia matrice
religiosa evangelica: ecco
quale è stato lo scopo di questo lavoro». Così scriveva nel
presentare la sua tesi di laurea, una ricerca incentrata
sui dibattiti religiosi, politici
e sociali presenti in seno a
L'Evangelista, esaminati con
approfondita cura e esposti
con altrettanta precisione.
Successivamente, nel quadro delle ricerche per il dottorato in Storia del cristianesimo la sua indagine si era
spostata al secolo XX e in
particolare allo studio del
protestantesimo italiano negli anni dell’affermazione del
fascismo con una specifica
attenzione alla rivista Conscientia diretta da Giuseppe
Gangale. L’interesse di Sara
Valentini era quello di indagare il dibattito culturale che
a partire dagli Anni Venti iniziò tra le chiese evangeliche
italiane e in particolare sulla
rivista Conscientia nelle cui
pagine apparvero, accanto ad
articoli di carattere teologico,
anche contributi significativi
di esponenti del laicismo e
dell’antifascismo italiani. Il
settimanale ospitò infatti
scritti di Piero Gobetti e di altri laici non insensibili all’esperienza religiosa così come di socialisti e repubblicani di ampie vedute quali Feli
ce Momigliano, Vittorio Macchioro, Lelio Basso, Tommaso Fiore, Nicola Chiaromonte
e molti altri.
Tramite l’apertura a contributi di esperienze diverse la
rivista Conscientia di Gangale
rese possibile al protestantesimo italiano il progressivo
superamento sul piano teologico e culturale delle proprie
posizioni risorgimentali oramai logore, operando una riflessione e un dialogo con la
cultura laica negli anni in cui
si andava affermando il totalitarismo fascista.
Sara Valentini non ha potuto portare a compimento il
lavoro iniziato. In suo ricordo la famiglia Valentini ha
donato alla Biblioteca della
Facoltà valdese di teologia di
Roma il materiale raccolto da
Sara, nella speranza che altri
studiosi potranno avvalersene. Si tratta, oltre che di appunti e tracce metodologiche
per lo svolgimento della sua
ricerca, della schedatura
completa di tutti i 2.300 articoli apparsi su Conscientia
dal 1922 al 1927, e suddiviso
in due elenchi, per autore e
per annata, corredati dal titolo e dal numero della rivista a cui ogni articolo fa riferimento. È giusto segnalare
la disponibilità di questo importante materiale, utile a
future ricerche più esaustive,
così come Sara Valentini aveva in animo.
Errata corrige
Due errori compaiono nell’intervista a Harry Rosenthal
[Riforma n. 14, pag. 4). La famiglia dell’artista riparò a Parigi da Vienna nel 1938 (anziché 1939), e l’azienda di cui
egli è titolare conta 250 (e
non 29) dipendenti. Ce ne
scusiamo con gli interessati.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 24 APRILE ]%
L»Ri Un'agile collana delle Edizioni San Paolo
Per conoscere il Vangelo di Matteo
Un posto particolare è riservato agli insegnamenti di Gesù
Il testo è stato affidato a uno studioso e esegeta protestante
SERGIO RONCHI
..T A Bibbia nelle nostre
\\ J_imani» è una collana di
alta divulgazione, tesa alla
preparazione del laicato, a
cui collaborano specialisti
cattolici e protestanti, articolata in tre sezioni (Antico Testamento, Nuovo Testamento, Strumenti e sussidi) per le
Edizioni San Paolo. Il settimo
volume è una guida alla lettura di Matteo*, autore Bruno
Corsani. Questa ultima fatica
esegetica di uno studioso
evangelico, capace di tradurre e divulgare rifuggendo da
ogni sorta di banalizzazione,
è un’indagine piena e coinvolgente che mette a nudo
l’architettura del Vangelo del
Regno. Le dense 48 pagine ne
analizzano la struttura per
poi passare a una lettura dei
suoi temi chiave e delle sue
peculiarità.
Al pari degli altri evangelisti, anche Matteo si propone
di trasmettere il maggior numero di informazioni su Gesù, privilegiandone l’insegnamento che viene a emergere
dai cinque grandi «discorsi»
(il sermone della montagna,
le istruzioni ai discepoli per
la missione, le parabole del
regno dei cieli, il discorso
sulla vita comunitaria e quello sugli avvenimenti finali
con altre tre parabole). Il raggruppamento del suo insegnamento in tali lunghe raccolte di parole del Signore
(più che discorsi, di cui non
presentano le caratteristiche)
costituiscono l’ossatura del
secondo evangelista (il primo è cronologicamente Marco). Il «rabbi» di Nazaret,
quale viene a emergere dalle
pagine di Matteo, è il Messia
(Cristo, Figlio di Davide, Figlio dell’uomo), colui che
porta a compimento profezie
e Legge, il proclamatore del
regno dei cieli attraverso un
dire in parabole. E i suoi discepoli «hanno lo straordinario privilegio di conoscere
Gesù e il suo messaggio che
trasforma completamente la
loro idea di Dio e dei rapporti con Dio: Gesù, banditore
deila grazia di Dio e del primato dell’amore su riti e sacrifici, è U fedele interprete e
l’esecutore della volontà di
salvezza di Dio. In lui il Regno di Dio si fa incontro agli
uomini che ricevono la sua
parola con fede e impegno».
TV Visto in televisione
I solleciti testimoni
della «Dieta mistica»
RENZO TURINETTO
IL vostro carnet è già pieno
di diete dimagranti? Non
hanno funzionato? I chili continuano a straripare? Tranquilli, dall’America arriva un
soccorso inedito. Se volete
provarci, si chiama «Dieta
mistica», il suo guru è Gwen
Shamblin, donna fascinosa e
naturalmente magra, eloquio
stordente, e per essere americana veste in modo accettabile (almeno nell’intervista
televisiva). In che cosa consiste la novità? Fa scendere in
campo nientemeno che Dio,
insegna a dimagrire con la
preghiera. I convertiti al divino verbo dietetico non hanno una chiesa, almeno finora, si radunano in un teatro
per dare la loro «testimonianza»: pregate e dimagrirete, io ho perso 15 chili, io 50.
Sul palco troneggia il logo
delTeccentrica confraternita,
una croce sormontata dal
motto «Dio è un Genio» e affiancata dall’imperativo «Giù
il peso». Dietro, un pannello
con le piramidi egiziane, a
supportare un tassativo «Il
popolo dei grassi deve partire per un nuovo esodo, correte verso Dio che rende più
felici di un gelato».
Ora, in tempi ordinari pro
babilmente le nostre preghiere non fanno ressa all’uscio di Dio, ma in giorni
calamitosi magari sì, per
cause quasi esclusivamente
personali, alte o disperanti,
oppure futiii, là dove basta
applicazione o fatica o il caso
(lotto e lotterie).
Direte: la solita americanata, non vale la pena tener dietro a siffatte bizzarrie. D’accordo. Ma intanto è un business da 3.000 miliardi l’anno;
e poi, sotto quel cielo ma non
soltanto, certe stranezze fanno mucchio con altre svariate
pretese di religiosità quando
non di fede e, nei casi limite,
di evangelicità. L’apostolo
Paolo stima la disciplina del
corpo (I Corinzi 9, 27) per
tutt’altre motivazioni; e non
sembra mettere in mezzo Dio
e la preghiera ma semplicemente il cervello.
Allora, stretti e ormai preoccupati fra anoressia, bulimia, obesità e silhouette, il
sorriso divertito che solitamente accompagna qualche
buffonata, ogni tanto abbandona l’indulgenza bonaria e
superficiale e si asciuga in un
impasto di sobrietà e rigore.
(«Passioni - In America si dimagrisce pregando», in onda il
15 aprile su Raidue, ore 23)
RiroRMA abbonamenti 1998
ITALIA
ESTERO
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestrale
105.000
85.000
200.000
55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
- cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo Italia)
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
Per abbonarsi; versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
E a proposito dei suoi, come
si configura il ruolo di Pietro?
La comunità di Matteo deve
aver visto in lui il «testimone
oculare della vita e delle parole di Gesù».
Solo un’osservazione non
formale; il testo di quarta di
copertina di un libro ne rispecchia sempre, sommariamente, il contenuto. Non è
però il nostro caso: l’analisi
dell’autore andava rispettata.
Da una lettura anche frettolosa e superficiale non emerge affatto che «Matteo ha avvertito più degli altri che il
Regno di Dio che si incarna
nella Chiesa, pur senza esaurirsi in essa, ha bisogno di
una sua organizzazione e ha
colto nell’insegnamento di
Gesù gli elementi indicativi».
(*) Bruno Corsani: Matteo. Il
Vangelo del Regno. CiniseUo Balsamo, Edizioni San Paolo, 1998,
£ 7.000.
LIBRI
Due nuovi «pocket» del l'Editrice Claudiana
Materiali storici per i non specialisti
EMMANUELE PASCHETTO
Due nuovi volumetti, il
quinto e il sesto, si sono
aggiunti nella collana «Cinquantapagine» lanciata recentemente dall’Editrice
Claudiana*. Si tratta di una
serie di agili presentazioni di
alcuni aspetti storici e dottrinali del protestantesimo,
non dirette agli studiosi e agli
specialisti ma indirizzate al
pubblico più vasto non solo
delle nostre chiese. Per questo il linguaggio è semplice e
chiaro, mentre le informazioni fornite sono precise e
documentate.
Il primo dei due libri, redatto dai pastori Paolo Spanu
e Franco Scaramuccia, intitolato I battisti. Libertà, tolleranza, democrazia, è diviso
in due parti. Nella prima si
parla delle origini di questa
denominazione evangelica,
nell’Inghilterra post-elisabettiana degli inizi del XVII secolo. Dal crogiuolo del non
conformismo religioso di
matrice puritana che rifiuta
sia la Chiesa cattolica, sia la
Chiesa anglicana, considerata troppo autoritaria e ancora
inquinata da elementi di «papismo», emergono diverse
tendenze libertarie. Il battismo nasce spontaneamente,
non come riforma dall’alto
ma come esigenza della «base». Alcuni elementi caratteristici della protesta puritana
vengono evidenziati e attorno ad essi si costituiscono
comunità locali che sottolineano soprattutto ii separatismo nei confronti dello stato,
il carattere congregazionalista e democratico della comunità locale, alla cui orga
LIBRI Un testo breve ma fondamentale
Una nuova edizione per
«L'umanità di Dio» di Barth
FULVIO FERRARIO
IN occasione del 30° anniversario della morte di Karl
Barth (1968-1998), la Claudiana ripubblica la breve ma
fondamentale conferenza
barthiana del 1956 suW Umanità di Dio*. A partire dal
1919 Barth aveva sottolineato, con accenti profetici, che
Dio è il totalmente Altro, la
Realtà prima e ultima assolutamente non coordinabile
con l’umano, la storia, la natura, la cultura. L’aveva fatto
in polemica con la teologia
detta «liberale», che invece rischiava, secondo Barth, di ridurre il Dio biblico alla proiezione in cielo della dimensione religiosa dell’essere umano, finendo così per dare ragione alla critica anticristiana
di Feuerbach, Marx, Nietzsche. Questa teologia della
«divinità di Dio» ha dato frutti
molto importanti: tra l’altro è
stata la bussola teologica che
ha permesso alla parte più lucida del protestantesimo tedesco di opporsi all’omologazione della chiesa da parte
del regime nazista.
Con il passare dei decenni
Barth avverte in misura crescente che quella proclamazione, per quanto necessaria,
deve essere integrata. Il Dio
totalmente altro si manifesta
in Gesù Cristo, e nella persona di Gesù Cristo l’umanità
dell’uomo diviene umanità di
Dio. Tutto quanto si dice di
Dio, ma anche dell’essere
umano e del mondo umano,
deve essere dunque formulato a partire da questo evento.
Il dogma cristologico ha per
Barth conseguenze molto dirette, che possono essere riassunte così: la chiesa cristiana
non può che guardare le varie
dimensioni del mondo umano (la politica, i’arte, la cultura ma anche lo sport e il gioco) con la viva, partecipe simpatia che deriva dall’accoglimento nella fede dell’evento
di Cristo. Basta, dunque, con
l’atteggiamento risentito, arcigno, tipicamente bigotto,
che guarda il mondo dall’alto
in basso, salvo poi clericalizzarlo indebitamente con l’intenzione di «redimerlo». Se
Dio si è comportato diversamente, altrettanto deve fare la
chiesa. Le pagine barthiane
sono affascinanti anche dal
punto di vista letterario.
Il volume presenta altri due
brevi testi di Barth, in qualche modo paralleli. L’ampia
introduzione di Sergio Rostagno, poi, è in realtà un piccolo trattato di cristologia, in
cui sono presentati i lineamenti essenziali dello sviluppo del dogma e del suo significato, evidenziando le caratteristiche della rilettura barthiana. Sono pagine molto
dense, che forniscono una
griglia concettuale estremamente utile per inquadrare il
testo di Barth sullo sfondo
della grande vicenda della
cristologia classica e della sua
messa in questione da parte
della modernità.
Si tratta insomma di un volumetto prezioso: L’umanità
di Dio è sicuramente uno dei
testi più importanti del XX
secolo, anche al di là dell’ambito teologico. Probabilmente ha ragione chi dice che il
cristianesimo del Duemila
non può limitarsi a ripetere
Barth: farebbe però assai male a non leggerlo.
(*) Karl Barth: L’umanità di
Dio. introduzione di Sergio Rostagno. Torino, Claudiana, 1997,
pp 134, £ 20.000.
nizzazione partecipano tutti i
membri esprimendo un’esigenza evangelica alimentata
dalla fede nel sacerdozio universale dei credenti, la libertà
di coscienza, come diritto che
tutti devono poter esercitare
senza costrizioni.
Dagli anabattisti del secolo
precedente viene mediato il
concetto che il battesimo non
può che essere amministrato
a credenti adulti sulla base
della loro confessione di peccato e di fede ed è quindi segno di ravvedimento e di
nuova nascita. La chiesa dunque è composta dai «nati di
nuovo» che si impegnano
personalmente nella predicazione dell’Evangelo, nella
realizzazione della fraternità,
nella lotta contro le ingiustizie e le storture della società.
Questi principi hanno avuto
una notevole influenza nella
storia delle colonie inglesi in
Nord America è sono stati recepiti nella Costituzione degli
Stati Uniti e nella coscienza
del popolo americano.
Nella seconda parte c’è
una rapida panoramica della
storia della presenza battista
in Italia, che risale al 1863.
L’azione delle diverse missioni inglesi e americane
portò alla lenta formazione
di una rete di comunità sparse in tutto il paese, fino alla
completa autonomia del battismo italiano raggiunta nel
1978.. I battisti nel nostro
paese sono una piccola minoranza anche all’interno
dell’evangelismo italiano, ma
hanno conservato una ragione d’essere e una peculiarità
che non ha impedito loro di
stringere ottimi rapporti con
le altre chiese «storiche»
all’interno della Federazion,
delle chiese evangeliche co.
stituitasi nel 1967 e di avviai,
una stretta collaborazioìi,
con le chiese valdesi e mete,
diste.
Il secondo volume, del pj,
store Giorgio Girardet, Cesi
nella storia, propone un,
specie di viaggio alla risco.
perta di Gesù attraverso!,
diverse interpretazioni dell,
sua immagine e della sua vi.
cenda storica che sono stai,
date di generazione in gene,
razione. Dopo un breve esa.
me delle fonti storiche, apa,.
tire ovviamente dai quattri
Vangeli, l’attenzione si con.
centra soprattutto sugli ulti,
mi due secoli, da quandi
cioè diversi studiosi, credenti
e non credenti, si proposero
di delineare la figura del «Ge.
sù storico». Da questa ricerca, che riflette ovviamente in
modo impietoso i limiti ei
pregiudizi delle diverse ideologie e filosofie che animavano i diversi ricercatori, emerge comunque ia realtà e la rilevanza di Gesù come personaggio storico indipendentemente dal peso che egli ha
assunto in seguito perle
chiese cristiane. Nel Gesù
storico Dio ha parlato all’umanità e oggi più che mai
l’invito che possiamo accogliere e rivolgere ai nostri
contemporanei è quello di
leggere o rileggere i Vangeli
nella loro nuda semplicità
per incontrare il Gesù uomo,
il Gesù vivo e il suo messaggio rivoluzionario.
(*) Paolo Spanu-Franco Scarìiuuccia: I battisti. Torino, Claudiana, 1998.
Giorgio Girardet: Gesù nella
storia. Torino, Claudiana, 1998.
MUSICA Organo al tempio di Torino
Il sacro e il tempo
nella sintesi della musica
MARCO DI PASQUALE
IL concerto tenuto l’8 aprile
nel tempio valdese di Torino da Jean-Claude Zehnder
ha visto coincidere due rassegne musicali indipendenti fra
loro ma profondamente affini. Esso era infatti il secondo
della stagione organistica organizzata dalla Chiesa valdese, e insieme il quarto del ciclo «Tempus Paschale» proposto dall’assessorato alla
Cultura cittadino (Settembre
musica), in occasione della
settimana della passione. Gli
organizzatori di Tempus Paschale, Enzo Restagno e Roman Vlad, scrivono di aver
inteso «coniugare l’idea del
sacro e quella del tempo». È
questa una formula che si addice bene anche alla stagione
concertistica del tempio valdese, dove l’organo in stile
barocco tedesco funge quale
strumento concreto della sintesi di tempo e sacro, che in
certo modo è la musica.
Il maestro Zehnder, organista titolare del Duomo di Arlesheim (Basilea) e studioso
del giovane Bach, ha proposto una scelta di brani di
compositori vissuti fra il Sei e
il Settecento, per la maggior
parte di area protestante tedesca, offrendo così al nutrito pubblico un saggio esauriente dell’arte organistica
dell’epoca. Il ruolo di traitd’union in questa scelta di
composizioni è stato svolto
dalle due forme musicali del
Corale e della Passacaglia o
Ciaccona (variazioni su un
lento basso ostinato). Zehnder ha presentato tre esempio di corale: Ein' feste Burg
ist unser Gott (Forte rocca è il
nostro Dio), Ach Gott von
Himmel sieh darein (Dio del
cielo volgi qui il tuo sguardo).
Da Jesus an dem Kreuze stuné
(Quando Gesù fu sulla croce)
nelle versioni di Hanff, PS'
chelbel e Bach; espediente
questo molto efficace che ha
permesso di cogliere Io svi
luppo di questo tipo di coni
posizione nel diverso tratta
mento delle medesime mele
die tradizionali. In particeli
re, per il secondo dei coral
era notevole l’estrema diversità di stili tra la versione di
Hanff, raccolta e meditativa,
con lente discese cromatici
di terze paralleie (quasi a m
figurare la richiesta a Dio di
far discendere il suo sguardo verso il mondo), e quelli
splendida di Pachelbel, severa, rigorosamente modale
senza alcuna concession
all’intimismo.
Il medesimo discorso vai*
per la Ciaccona, di cui son
stati offerti esempi fra i P
alti (è da menzionare Lou ;
Couperin, unico francese ;
programma, che con amp'
fioriture conserva a tale to
ma musicale il carattere
danza che essa aveva in ori|j
ne), fino a giungere al'^ S
nitiva sintesi bachiana o
Passacaglia in do mino _
L’esecuzione è stata P^o
espressiva e ben curata, s
pre molto atterita al
dei registri nei due man
dello strumento. Un non
insomma, a cui raram
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si ha la fortuna di assistere
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notizie evangeliche
abbonamento annuo L.
da versare sul ccp 8244100'
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Fondato nel 1848
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Sabato 25 aprile, alle 17, verrà inaugurata, alla galleria
d’arte contemporanea di via D’Azeglio, la terza mostra fotografica promossa dal Comune di Torre Pellice e dalla Provincia di Torino sul tema «Valli e valdesi». È la volta di Lina Gavina che da anni, dopo aver lasciato la città, ha scoperto l’ambiente e l’umanità della vai Pellice, il suo territorio e le attività degli abitanti. Ci sono dei luoghi dove si può
vivere e lavorare e dove le auto sono tenute lontane dall’avventurosità delle strade; quei luoghi in particolare descrive
Lina Gavina, capace anche di scoprire le «trame nel cielo»
di un albero, dei suoi rami spogli ma ornati di neve.
ora
venerdì 24 APRILE 1998
T a radio libera la menxvX-4 te»: così lo slogan di
una vecchia canzone; vero, se
libertà significa nuove possibilità di comunicare; vero, se
libertà significa arrivare a
nuova gente rispettando i modi di pensare e comunicare;
vero, se la radio è sentita e
partecipata. C’è da chiedersi,
quindi, il perché la nostra
chiesa, i nostri pastori ma anche tutti i membri delle nostre
comunità percepiscano così
poco Radio Beckwith evangelica come una propria radio, come un mezzo di comunicazione importante ed efficace, come una via fondamentale per uscire dai confini
delle Valli, per osare e mettersi finalmente in gioco.
Non basta che le nostre co
ANNO 134-N. 17
LE CHIESE E RADIO BECKWITH
OCCUPIAMO!
MASSIMO GNOME
munità contribuiscano economicamente alla gestione di essa, occorre che lo sforzo bilaterale di collaborazione sia
duraturo e affermato; la radio
è fonte di testimonianza fondamentale e soprattutto immediata, è parte integrante del
mondo giovanile, soprattutto
è un’occasione per scollarsi
dalla dissertazione teologica
esasperata e lontana, abitudine ancora purtroppo abusata
da tanti pulpiti... Testimoniare
non vuol dire tradire i propri
fondamenti protestanti, anzi:
significa avvicinarsi al mondo
che, intanto, là fuori scorre e
si muove e sembra lasciare la
chiesa impotente, incapace,
muta, ferma. Bisogna imparare a, comunicare: questo l’appello da lanciare forte alla nostra chiesa, pena la sconfitta
per esclusione; comunicare
non significa semplicemente
LIRE 2000
diffondere il culto nell’etere,
ma inventare insieme nuove
occasioni di contatto, rifiutando il proselitismo.
La radio va quindi sentita,
vissuta e creduta. Va mantenuta con quell’entusiasmo
che sempre più manca nella
nostra chiesa; gli stessi pastori sembrano rassegnati, invasi
da una tristezza che non mi
pare si possa definire evangelica. Un appello, allora: diventiamo «squatter» (non come parolaccia abusata dai
giornali in queste ultime settimane), «occupiamo» le frequenze della nostra radio per
scoprire nuova libertà, preoccupiamoci del futuro della
nostra chiesa, per dare il via a
una «militanza» aperta, giusta e giustificata.
Contrappunto
Celebrazione
in suffragio
¡125 aprile?
Entrando nell’atrio del municipio di Luserna salta agli
occhi il manifesto con il programma del 24 e 25 aprile dove è annunciata una celebrazione in suffragio dei caduti.
Non si possono tacere, pur
senza polemica, due cose: primo, sarebbe ora che gli enti
pubblici, e perciò laici, si
astenessero dall’inserire nelle
manifestazioni pubbliche,
quindi per tutti, atei compresi,
dei momenti più o meno religiosi. Secondo: quella parola,
^‘iffragio, ha indubbiamente
una valenza confessionale e
risulta significativa soltanto
per la teologia cattolica. Spiega infatti il dizionario Devoto-Oli della lingua italiana
che, in tale teologia, suffragio
significa «soccorso spirituale
come espressione di solidarietà fra membri della stessa
chiesa; in particolare applicazione di preghiere, indulgenze, opere buone alle anime del
Purgatorio per ottenere loro
da Dio la remissione della pena temporale dovuta in sconto
dei peccati da loro commessi
durante la vita terrena».
Più chiaro di così! Dunque,
1 idea di una messa o di una
eelebrazione in suffragio offende la spiritualità protestante e anche la fede che ha ani• mato molti partigiani valdesi
che su queste montagne combatterono e morirono per la
patria, contro il fascismo e il
nazismo. Non sappiamo se
anche altri Comuni delle nostre Valli hanno l’abitudine di
nte questo tipo di celebrazione e in che modo; sappiamo
j c in altre occasioni c’è stac 1 invito da parte cattolica ai
pastori di intervenire, ma in
nn contesto spesso confuso,
nrebbe importante, sia per i
tnpporti fra popolazione válese e cattolica, sia per affertnare il carattere aconfessioale degli enti pubblici, che
n tuturo non si ripetessero ta* Spiacevoli equivoci.
La Comunità montana Chisone e Germanasca prosegue un'attività di informazione soprattutto per i giovani
Non dimenticare il passato e combattere l'intolleranza
CLARA BOUNOUS
Le valli Chisone e Germanasca hanno avuto durante la guerra di Liberazione un
importante ruolo strategico in
quanto vie di comunicazione
con la Francia occupata, e
hanno dato il loro contributo
alla causa della libertà in modo rilevante. Fu una lotta contro un sistema di vita, contro
una concezione incivile e oppressiva dei diritti degli uomini, che ha segnato un’epoca e
i cui valori non possono essere dimenticati. Partendo da
questi presupposti la Comunità montana da parecchi anni
si è posta quale soggetto propositivo, coordinatore e unificante delle iniziative sul territorio con un progetto che ha
per titolo «Per non dimenticare», nel quale sono coinvolti i
Comuni, la popolazione e le
scuole locali. Poiché crediamo fermamente che gli ideali,
i valori di ieri siano e debbano essere punto di riferimento
insostituibile nella vita di oggi, si è cercato di proporre alcune iniziative atte a sensibilizzare maggiormente i cittadini, e i giovani in particolare,
sui valori connessi ai diritti
dell’uomo in una società civile, con particolare riferimento
all’ambiente montano, culla
della Resistenza italiana.
L’intento è quello di contribuire alla diffusione della conoscenza di uno fra i momenti più importanti della nostra
storia, per far emergere i legami profondi fra la realtà di
ieri e quella di oggi: ieri la
lotta contro la dittatura fascista e l’occupazione nazifascista, oggi la lotta contro l’intolleranza, la guerra, lo sviluppo non compatibile con
l’ambiente. Poiché la scuola è
e rimane un insostituibile
centro di formazione democratica dell’uomo, va sostenuta e incentivata nelle sue
iniziative legate alle problematiche storiche, sociali e
economiche presenti sul territorio. Le iniziative intraprese
da un lato hanno puntato su
forme di aggregazione più
sentite e coinvolgenti e dall’altro sul sostegno alle scuole, che possono e devono riaffermare la loro autonomia, diventando un forte elemento di
garanzie per il mantenimento
e il consolidamento del sistema democratico. Si sono pertanto realizzate varie iniziati
Torre Pellice: una manifestazione in ricordo dei 25 aprile
ve sparse sul territorio, che
hanno messo in luce la vivacità e le molte potenzialità
delle associazioni presenti,
nonché la fattiva collaborazione delle amministrazioni
locali e delle scuole.
«Per non dimenticare» è diventato un appuntamento fisso assai seguito e apprezzato
che si articola sostanzialmente in due momenti: un incontro pubblico (conferenza, mostra tematica, presentazione
di un libro locale, dibattito
pubblico, proiezione di un
documentario) e una manifestazione popolare programmata in un Comune e con la
partecipazione delle scuole
locali. Si tratta di una fiaccolata guidata da una banda musicale, che ha visto nelle edizioni precedenti un grande
concorso di pubblico: si segue un percorso cittadino o si
raggiunge una località significativa della guerra partigiana.
Segue un momento di riflessione e quindi i ragazzi delle
scuole presentano un programma di loro ideazione.
Non tutte le mamme che usano il talco per i loro lattanti o quanti ne godono la freschezza nel dopobagno sanno
di usare una pietra macinata che proviene dalla vai Germanasca. Infatti praticamente tutto il talco impiegato per uso
cosmetico, quanto quello che compare
come sostanza inerte nelle compresse
farmaceutiche, proviene dalle miniere di
questa valle dove si trova in ammassi a
forma lenticolare nella profondità della
montagna.
Il talco (localmente chiamato peiro
doufo, pietra dolce, morbida) è un silicato di alluminio, chimicamente molto
inerte e perciò usato come sostanza che
non reagisce con altri prodotti chimici,
da cui il suo uso in farmacia, nelle vernici marine, neH’industria della gomma e
così via. Inoltre la purezza ineguagliata
del talco della vai Germanasca lo consiglia per l’uso cosmetico e gli permette di
reggere la concorrenza con il talco di al
IL FILO DEI GIORNI
IL TALCO
____________FRANCO PAVITE___________
tri paesi (Francia o Cina, per esempio),
che viene estratto a cielo aperto, costa
molto meno ma è meno puro.
Il talco della vai Germanasca, che anticamente affiorava a quote intorno ai
2.0(X) metri di altitudine, cominciò a essere usato alla fine del ’700 con il curioso nome di «Gesso di Venezia», e serviva (ancora adesso, d’altronde) ai sarti
per tracciare i segni sulle stoffe senza
macchiarle. Localmente, in una zona
dove mancano minerali ferrosi, venne
usato anticamente soprattutto nella sua
varietà più compatta (steatite) per fame
oggetti di uso domestico sfruttando la
sua caratteristica di mantenere a lungo il
calore e ricavando ferri da stiro, quella
specie di padelle col manico ad ansa in
cui qualcuno fa anche oggi cuocere
quelle frittatine dolci chiamate «tourtei», o più semplicemente pietre da far
scaldare sulla brace e mettere nel letto
nelle gelide nottate invernali. Oggi qualcuno ne ricava degli ineguagliabili recipienti per la bagna caoda.
Per molti anni l’estrazione del talco
ha causato una grave malattia professionale, oggi sotto controllo: la silicosi,
spesso complicata dalla tubercolosi, che
portava molti minatori alla morte. Non è
il talco ad essere la causa della malattia,
ma le rocce ricche di quarzo (un ossido
di silicio simile al vetro), fra le quali si
trovano i filoni di questo minerale e da
cui si solleva una polvere che penetra
nei polmoni causando delle gravissime
reazioni allergiche.
Nel 1996 gli alunni della
scuola media di Perosa Argentina hanno realizzato un pieghevole che illustra un percorso della Resistenza all’interno
dei Comuni di Pomaretto e
Perosa; nel 1997 le scuole elementari di Inverso e Pinasca
sono state protagoniste di due
atti scenici, che mettevano in
luce alcuni aspetti della guerra
attraverso la testimonianza di
partigiani e civili del luogo.
Quest’anno l’appuntamento è
il 24 aprile a Porte con un ricco programma per le vie del
paese, preparato in collaborazione con le scuole elementari, che presentano 5 quadri
scenici intitolati «I bambini di
Porte e il loro messaggio di
pace». Ricordiamo inoltre il
video «La Resistenza vista
con gli occhi dei ragazzi»,
realizzato da una classe della
scuola media di Perosa e presentato nei giorni scorsi.
Data l’importanza e il successo di tutte queste iniziative, la Comunità intende proseguire su questa linea e su
due fronti: la creazione all’interno del Centro di documentazione di valle di una sezione specifica sulla Resistenza,
la deportazione e l’internamento, affinché questo ricchissimo patrimonio di memorie non vada perduto per
sempre; la ricerca, rivolta alle
scuole, sul ruolo dei Gin, una
pagina importante della nostra storia, delicata e ingiustamente trascurata. 1 due momenti sono collegati e unificanti e saranno attuati in
stretta collaborazione con le
Anpi e il Comitato per la Resistenza del Colle del Lys.
FGEI NORD ITALIA
Da venerdì 24 a domenica 26 aprile si tiene presso
il Convitto di Villar Perosa
il precongresso Fgei del
Nord Italia (Venezia, Milano, Torino e Valli). Per
informazioni tei. a Stefano
D’Amore, della giunta
Fgei Valli, al 598194.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yaui moEsi
VENERDÌ 24 APRILE
ULTIMA NEVE DI UNO STRANO INVERNO — La neve
si è fatta attendere per diversi mesi nelle stazioni invernali;
alcune non hanno potuto quasi mai far girare gli impianti,
anche Frali ha avuto momenti di difficoltà. Poi, appena passata la Pasqua, ecco una copiosa nevicata capace di imbiancare le valli fino ai 400 metri di altezza; e oltre i 1.000 metri la coltre si è fatta davvero consistente.
DUE PUNISTE PER L’UNITRÈ — Nel concerto per i «Pomeriggi musicali» dell’Unitrè di Torre Pellice del 26 marzo
la giovane pianista Elena Bossina, che l’anno passato aveva
suonato con il Trio Glinka, si è presentata in duo con
Alexia Dino con un programma tutto di autori fra loro contemporanei: G. Fauré («Suite di Dolly»), C. Debussy («Petite Suite»), A. Casella («Pagine di guerra»), Rachmaninoff
(«Six Morceaux op. 11») e infine tre «Danze ungheresi» di
J. Brahms, ancora nell’Ottocento. La bravura e la notevole
maturità artistica delle due affiatate pianiste ha permesso
loro di superare le difficoltà di un programma assai impegnativo e di ben meritare l’apprezzamento del pubblico.
L’ON. VIOLANTE IL 27 APRILE A SAN GERMANO —
Doveva essere a San Germano il 25 aprile; a causa di sòpraggiunti impegni, il presidente della Camera dei deputati,
on. Luciano Violante arriverà invece in vai Chisone lunedì
27 alle 16 per visitare la mostra a Porosa «Per non dimenticare», viaggio nella memoria
ARCHITORTI IN CONCERTO — Per il terzo anno consecutivo il tempio valdese di Pinerolo ospita il quintetto Architorti; questa volta il gruppo, formato da Daniele Griot e Piermichele Longhin (violino). Guido Neri (viola). Marco Robino
(violoncello), Ciro Cirri (contrabbasso) presenta il suo nuovo
repertorio. Negli oltre cento concerti tenuti in quattro anni di
attività, il gruppo ha saputo arricchire il carattere degli spettacoli creando presupposti per affiancare al repertorio attuale
(musica viennese, ragtime, tango e trascrizioni di musiche da
film, pezzi brillanti e standard jazz) brani di autori classici
eseguiti con rigore musicale senza tuttavia rinunciare alla
spontanea comunicatività tipica del gruppo. L’appuntamento
con gli Architorti è per martedì 28 aprile, alle 21, nel tempio
valdese di Pinerolo; ingresso lire 10.000.
CAMBIANO GLI ORARI ALLA BIBLIOTECA VALDESE — A partire dal 12 maggio la biblioteca valdese di Torre Pellice avrà nuovi orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato 9-12 e 14-18; domenica, lunedì e giovedì, chiuso.
NUOVO TELEFONO ALLA CASA DELLE DIACONESSE — Dopo il trasloco dalla sistemazione provvisoria
dell’Hòtel du Pare alla rinnovata sede di viale Gilly a Torre
Pellice, la Casa delle diaconesse ha cambiato il numero di
telefono che ora è: 0121-952811.
BANCA DEL TEMPO — Per affrontare meglio la lotta quotidiana contro la mancanza di tempo e la fretta che spesso
ci attanagliano, il gruppo promotore della «Banca del tempo» di Pinerolo ha proposto due serate di riflessione presso il Centro sociale di via Lequio. Giovedì 23 aprile, alle
ore 21, si discuterà insieme su «I tempi e la città. Confronto tra associazioni e cittadini».
PINEROLO RIPENSA IL SUO CENTRO URBANO — Un
nuovo piano particolareggiato del centro urbano di Pinerolo
verrà redatto nei prossimi mesi dall’associazione «Avventura urbana» di Torino a cui la giunta ha affidato il compito.
Si tratterà di ripensare al quadrilatero delle scuole superiori,
compresa l’Università e la ex caserma Fenulli. Annunciata
anche una consultazione pubblica della popolazione.
Una serie di incontri per scongiurare il taglio di posti di lavoro
Beloìt Italia^ settimana decisiva
DAVIDE ROSSO
AIUTI ALLE IMPRESE PER SALVAGUARDARE
L’AMBIENTE — Finanziamenti a tasso zero per metà
della spesa di investimento: questa è l’offerta che la Regione Piemonte, grazie ai fondi europei, fa alle piccole e medie
imprese industriali e artigianali che intendono acquistare
macchinari e attrezzature innovative o introdurre tecniche e
sistemi volti a ridurre l’impatto ambientale dei cicli di produzione e a limitare i cicli energetici. L’iniziativa è stata
presentata il 1° aprile a Torino dall’assessorato regionale
all’Industria e da Finpiemonte, che provvederà all’erogazione dei finanziamenti, a cui potranno accedere le aziende
con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo inferiore
agli 80 miliardi di lire che siano collocate nelle aree dette
«a declino industriale», tra cui la provincia di Torino. L’importo massimo di spesa è di 2 miliardi per ogni intervento;
si prevede una di.sponibilità complessiva di 54 miliardi a carico di Unione europea. Stato e Regione.
E questa una settimana intensa per i lavoratori della Beloit Italia di Pinerolo:
sono infatti previsti un incontro con la direzione della
azienda all’Unione industriale di Torino, un secondo in
Regione con l’assessore al
Commercio e all’Industria,
Gilberto Pichetto, un’assemblea di fabbrica e martedì 28
aprile le elezioni delle rappresentanze sindacali (Rsu)
all’intemo dell’azienda.
Il tema degli incontri ovviamente è il progetto di ristrutturazione portato avanti
dalla direzione, che dovrebbe
comportare il taglio di 130
posti di lavoro in alternativa
alle proposte, che arrivano
daH’Àmerica, di chiusura degli impianti. Il piano preoccupa non poco i lavoratori che
sabato 18 si sono incontrati in
Comune con il sindaco, Alberto Barbero, i parlamentari
Giorgio Merlo e Bivio Passone, oltre che con il consigliere regionale Marco Bellion.
Dalla riunione, a cui hanno
partecipato anche rappresentanti dei sindacati Fiom e
Alp, è emersa l’importanza di
individuare un tavolo per le
trattative ma anche la necessità di ottenere un documento
dall’azienda in cui questa
spieghi quali sono le sue vere
intenzioni. Occorre insomma
che la Beloit metta in chiaro i
suoi propositi per poter cominciare una trattativa. Ora
l’intenzione sembra essere
quella di una riduzione dei
costi di produzione alla Beloit Italia e la via seguita
sembrerebbe quella dei tagli
sui posti di lavoro, ma c’è anche chi pensa, come Bnrico
Lanza di Alp, che ci sia una
vera e propria volontà di
smantellare. «Penso - ha detto Lanza - che sia importante
il coinvolgimento delle istituzioni. Per far cambiare idea
ad una multinazionale occorre proporre soluzioni alternative. Se da un lato si dovrebbe puntare sulla rivalorizzazione delle esperienze tecniche e a un rinnovo tecnologico dell’azienda chiedendo
che vengano fatti investimenti, dall’altro bisogna che il
Comune di Pinerolo, di fronte
a un disimpegno dell’azienda,
ridiscuta la convenzione che
ha stipulato con la direzione
per il recupero dell’area ex
fonderie Beloit, e che costerebbe circa 7 miliardi. Altro
punto importante è l’elezione
delle Rsu perché la questione
va discussa dai lavoratori e
sul territorio». Dello stesso
parere anche i rappresentanti
della Fiom che si augurano
che nessuno presenti ricorso
per fermare le elezioni, e che
hanno dichiarato di volersi
fare carico in questo senso
dell’onere di avviare un dialogo con le altre forze sindacali. «L’azienda - ha detto
Marco Selvaggini, della Fiom
- dice di voler investire miliardi nella ristrutturazione.
Alla Crocera di Barge dal 23 al 27 aprile
Seconda fiera del riso
MODIFICHE ALLA ZONA BLU — Da lunedì 20 aprile sono
entrate in vigore alcune modifiche al progetto «Nel blu» sui
parcheggi a pagamento a Pinerolo. In particolare sono stati
introdotti: il frazionamento delle ore di parcheggio (20 minuti, 500 lire); gli abbonamenti mensili a 60.000 lire (con possibilità di abbonamenti frazionati o solo mattino o solo pomeriggio); il parcheggio gratuito dalle ore 12,30 alle 14,30;
un blocchetto di 10 voucher a 14.000 lire; parcheggi riservati
ai motocicli; parcheggio libero in via Clemente Lequio nei
giorni di fiera e di occupazione di piazza Terzo Alpini.
Cinque giorni all’insegna
della promozione, ma anche
del divertimento e della festa:
questo, in sintesi, lo spunto
della Fiera del riso, giunta ormai alla seconda edizione,
con il proposito di superare le
30.000 e oltre presenze dell’anno passato. La fiera, che
si terrà alla Crocera di Barge
da giovedì 23 a lunedì 27
aprile, propone un programma ricco di attività, che comprende le abituali serate danzanti e una serie di iniziative
decisamente originali, quali
le dimostrazioni intorno alla
semina e al trapianto del riso.
Oltre a ciò, è da segnalare la
possibilità di dare spazio
all’appetito, fermandosi alle
cene e ai pranzi a base di riso, che saranno serviti ogni
giorno. Simpatica è l’idea del
«ponte tibetano», allestito dal
Cai di Cavour che vedrà i più
temerari cimentarsi nell’attraversamento dell’acqua delle
risaie. Un programma ricco,
quindi, e che permetterà di
entrare in contatto diretto con
questa coltivazione; 20.000 i
metri quadrati messi a disposizione per lo svolgimento
della manifestazione e ingresso gratuito agli stand con
la presenza dei tradizionali
gruppi folcloristici.
«Si tratta di una fiera in
campo - dice Blio Rivoira,
segretario del comitato orga
noi chiediamo che vengano
investiti per l’occupazione e
non per licenziare».
Da parte loro i parlamentari
presenti hanno dimostrato la
volontà di interessare il ministro dell’Industria Bersani
(Fon. Merlo peraltro ha già
presentato sull’argomento
un’interrogazione in Parlamento) e hanno chiesto che i
sindacalisti locali cerchino di
mobilitare anche le loro organizzazioni a livello nazionale.
Dalla riunione di sabato, oltre
alla necessità di ottenere maggiori informazioni dalla dirigenza della Beloit e alla opportunità dell’unità sindacale
in questo momento, è emersa
in sostanza anche la necessità
di agire a diversi livelli (locale, regionale, governativo) per
cercare una soluzione positiva
alla questione tenendo presente che si è di fronte ad una
multinazionale.
aizzatore - che si svolge
quindi nei locali stessi di
un’azienda agricola moderna,
con la possibilità di conoscere alcune macchine operatrici
per la produzione del riso.
Più di 60 saranno gli stand
presenti, molti legati al settore agricolo». Un possibile
sviluppo della coltivazione
del riso nel Bargese è la costruzione di una riseria. Spiega ancora Rivoira: «Dopo la
trebbiatura e l’essiccazione, il
riso deve essere decorticato:
con la trasformazione diretta
del riso si potranno creare
nuovi posti di lavoro e soprattutto la creazione di un
marchio di qualità del riso
prodotto a Barge, libero da
tutti quegli agenti inquinanti
presenti, ad esempio, nel Vercellese. Il riso rappresenterebbe una discreta occasione
di sviluppo turistico intelligente, tenuto conto della fauna presente nelle risaie e della possibile visita della futura
riseria: sempre che Comune,
Provincia e Regione mostrino
un interesse maggiore per iniziative come queste». La coltivazione occupa attualmente
nel territorio di Barge 120130 ettari, quindi diecimila
quintali di riso prodotti ogni
anno: una produzione che
viene destinata al consumo
immediato oppure all’utilizzo
come riso da seme.
Posta
Il lupo nei parchi
L’assemblea dei guardaparco e dei dipendenti dei parchi
regionali vai Troncea, Granbosco di Salbertrand e Orsiera Rocciavré, riuniti il giorno
7 aprile ’98, preso atto della
diffusione di notizie, anche
tramite organi di informazione, riguardanti la presenza del
lupo nelle aree interessate e
deH’allarmismo creatosi al riguardo in alcuni ambiti locali,
che comportano la continua
richiesta di informazioni da
parte di turisti, abitanti, operatori e altre realtà locali, ritiene che sia necessario che
gli organi e i dirigenti responsabili ai vari livelli (amministrazioni dei Parchi, Provincia, Regione, ecc.) forniscano
tutte le informazioni e precisazioni necessarie, facendo
cessare l’attuale situazione
perlomeno poco chiara e confusa che ha escluso finora
dalla sua corretta gestione gli
operatori dei parchi, che più
di altri sono in grado di supportare questo tipo di attività.
Va precisato che finora in
queste aree, per quanto si è a
conoscenza, non vi sono dati
accertati scientificamente della presenza di lupi, se non
quelli dovuti alle riprese di un
cineoperatore locale che si riferiscono esclusivamente a
una zona limitata dello spartiacque vai Susa vai Chisone
per un numero esiguo di
esemplari (4). Pertanto, non
condividendo per nulla l’opinione secondo la quale «l’unico lupo certo è quello morto», ed essendo invece il problema di grande interesse
scientifico e naturale, è neces.sario che siano smentite le
notizie infondate finora trapelate e invece siano fornite
informazioni corrette e circostanziate e che i parchi interessati si attivino in modo
corretto, eventualmente con
la partecipazione di altri enti
Occupazione
«Airone» per
l'inserimento
dei giovani
Sta per essere attivato nel
Pinerolese il progetto Airón
che si pone come scopo quei,
lo di facilitare l’inserimento
socio-lavorativo dei soggetj
appartenenti alle fasce più dj,
boli e svantaggiate della po.
polazione giovanile. L’inizio,
tiva, che è promossa dal Cn
mune di Pinerolo all’interno
dell’iniziativa comunitario
«youthstart» ed è portati
avanti dal «Consorzio perii
formazione l’innovazione e¿
qualità», si rivolge a 100 gin
vani di età compresa tra i 14 ¡
i 19 anni con limitate possibilità di inserimento nel mondo
del lavoro a causa della scarsa spendibilità del loro titolo
di studio.
Nel progetto verranno collegati in rete diversi operatoti
sia di enti pubblici che di enti
privati al fine di costituire ui
gruppo di lavoro che possi
garantire un supporto alle iniziative locali nei confronti dei
giovani. L’obiettivo è quello
di individuare un modo nuovo
di avvicinarsi alle politiche
occupazionali, formative e di
orientamento, sulla base tri
l’altro di uno studio che verá
portato avanti utilizzando ui
«target group» individuato dal
Consorzio e coinvolgendole
competenze e l’esperienza di
soggetti con conoscenze del
territorio sia dal punto di vista
sociale che economico.
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mirati di ricerca, coinvolgendo il personale altamente
qualificato già oggi in servizio, evitando lo sperpeioi'
risorse o l’utilizzo impropiio
di consulenze e incarichi vari,
Nella stessa sede sono stati
sollevati anche i gravi problemi riguardanti le funzioni
d’istituto dell’area di vigilati;
za e i rapporti fra i dipendenti
e alcuni dirigenti e amministratori dei parchi. Viene denunciato che non sempre'|
compiti di vigilanza sono
considerati per la loro rilevanza nelle attività di tutela,
conservazione e fruizione del
patrimonio naturale e non si
tiene conto della sua autonomia funzionale neH’ambiW
dei compiti di istituto previsti
dalle leggi. In alcune occasioni sono emersi dissidi e contrasti nella gestione di ques®
delicato compito tra gli o|^
ratori e gli organi di direzio
ne, che hanno anche portato
situazioni di grave disagi
culminate di recente con 1 ^
viarsi di procedimenti disc
pi inari. Tale atteggiamento
che prescinde dal prendere n
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doveri d’ufficio specifict, ” fa che accrescere i probiem
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qualunquismo
MARCO ROSTAN________
Non ci sono mal piaciuti i
giornali che stampano
un sacco di copie distribuite
gratis nei negozi o addirittura
„elle buche delle lettere. Generalmente dietro questi giornali c’è qualcuno che ha dei
soldi e che vuol fare una certa
propaganda. È stata un’abitudine negativa dei maggiori
partiti, specialmente in periodi elettorali: ora, da un po’ di
tempo, circola nel Pinerolese
uno di questi giornali. Il piccolo, direttore responsabile
Dario Mongiello, 50.000 copie di 28 pagine distribuito
^atis ovunque. Chi lo paga?
Come molti suoi simili. Il
piccolo ha la cattiva abitudine di non firmare gli articoli
più velenosi e di esprimere,
nel complesso, un diffuso
qualunquismo: il che significa fare appello ai peggiori
sentimenti che ogni tanto
spuntano dentro ciascuno di
noi per esaltarli e farne una
filosofia: razzismo, volgarità,
giudizi sommari costruiti su
un particolare, ecc. Da un po’
di tempo quelli del Piccolo
sembrano aver deciso di infangare i valdesi: così, nel
numero di marzo un’intera
pagina è dedicata alla visita
del presidente della Repubblica, e su quello di aprile si
fa della bassa ironia sul «rito
delle confermazioni».
Forse sarebbe meglio non
raccogliere le provocazioni,
ma qualche risposta va comunque data. Su Scalfaro, accanto a una cronaca tutto
sommato veritiera, e non a
casofirmata, vengono pubblicate improbabili interviste alia«gente comune», fra le
quali quella di un muratore
quarantenne che affermerebte «mi pare assurdo che una
minoranza religiosa come
quella valdese, pronta a condonare tramite i suoi organi
di stampa l’innocua ora di religione nelle scuole e l’ostensione della Sindone, riceva
poi in pompa magna uno dei
politici italiani più cattolici,
ufficialmente devoto alla
Vergine. È una mancanza di
coerenza. Una chiesa deve riconoscere come autorità Dio,
non coloro che rappresentano
0 potere terreno. In un’ottica
pcumenica era meglio forse
invitare il papa».
l^isposta: primo, nessuna
Ponipa magna, tant’è che il
residente lo ha sottolineato,
osservando che raramente
uiieva trovato un’atmosfera
oosì poco ufficiale e così fra.orna; secondo, non abbiamo
'U''itato la persona Scalfaro
® '1 Capo dello stato, perché
partecipasse a un evento-riordo rilevante non solo per
a storia valdese ma per quela dell’Italia che egli rappreSappiamo bene che, su
^®sti inviti, non mancano
^ cmiche anche tra i valdesi,
Potutesi quest’anno per i
1^. amenti subiti all’ultimo
muto dal programma: ma
apno perché protestanti dis"3"iamo tra le persone e il
izio che svolgono, com
iguarda
ponsabilP^
) confusi^
rsizioni/*^'
ottoutilij^
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VALPELLICE i
^a Roma 45 - Luserna S. f
'Giovanni-0121/900245 |
. informazioni su ^
pari» scuola, lavoro, musical
''rnggi, tempo libero 1
Lunedì e venerdì ore 14' 171
preso quello di ricoprire funzioni autorevoli; pensiamo
che, se anche i nostri ministri
rubassero tutti, non per questo saremmo autorizzati a rubare anche noi, nel nostro
piccolo. Lasciamo da parte la
religione a scuola che non è
affatto innocua, ma è un fondamentale problema culturale, così come le polemiche
sulla Sindone. Queste profonde divisioni non ci impediscono certo di vivere la piena fraternità con molti cattolici, nei
quali riconosciamo dei fratelli
e delle sorelle nella comune
fede in Gesù Cristo. Oscar
Luigi Scalfaro è certamente
uno di questi fratelli; non c’è
dubbio che sia devoto alla
Vergine e in questo ci distinguiamo da lui, ma è un uomo
di fede e lo ha dimostrato con
sue parole durante il culto, riferite alla Bibbia e al sermone. Per questo siamo contenti
di averlo ospitato durante le
celebrazioni del 150° anniversario del 1848: e lo ringraziamo di aver rappresentato l’Italia a Torre Pellice.
Tralasciamo altre volgarità
e veniamo alle confermazioni. Qui l’articolo è firmato da
Marilena Falco e mi auguro
che qualche confermato o catecumeno valdese risponda.
So bene che, anche nelle nostre chiese, ci si interroga seriamente sul senso di questo
atto, che non è un rito, e soprattutto sul perché, nonostante le promesse pronunciate quel giorno molti giovani
(e adulti) non le mantengono
in seguito. Ma l’articolo di
Marilena Falco, oltre a fare
confusione tra battesimo e
confermazione, presenta il
«rito» come pura apparenza,
dettato dal conformismo. Per
qualcuno ci sarà anche quello, ma come si fa ad affermare che «la confermazione è
una penosa formalità, soprattutto quando papà e mamma
sono divorziati e uno solo
partecipa alla cerimonia...Per
non parlare di coloro che hanno negato ai propri rampolli
l’iscrizione a una palestra, e
la necessità di portarli dal
dentista, salvo poi recarsi al
Tempio per il gran giorno,
vestiti da nababbi, accanto al
figlio con i denti storti...»?
Si rassicuri Marilena Falco;
anche se non ci avvaliamo
dell’ora di religione cattolica
a scuola, non diventiamo razzisti verso quelli che la frequentano; i nostri figli vanno
dal dentista quando serve e
anche in palestra, il catechismo lo frequentano, sia pure
con qualche comprensibile
sforzo, e se decidono di confermarsi in genere ci hanno
riflettuto abbastanza. Anche
se dovremmo ben sapere, da
adulti, che la fede non è una
decisione che si prende una
volta per sempre ma un rapporto con il Signore al quale
chiediamo di rinnovarlo ogni
giorno: sul fatto che la giornata della confermazione rischi di essere vissuta come
una sorta di «cerimonia di
uscita dall’adolescenza» possiamo concordare e riflettere
nelle famiglie perché sia
qualcosa di più profondo.
Infine sarà bene che quelli
del Piccolo pinerolese sappiano che i valdesi non vivono più nelle grotte e non hanno un occhio solo in mezzo
alla fronte: ne hanno due come tutti, ci vedono bene, e
perciò sanno distinguere tra
le critiche serie che vai la pena di prendere in considerazione e il fango gettato addosso, non si sa bene perché.
Il 24 maggio si voterà per le comunali a Angrogna
Tre liste... salvo sorprese
_______PIERVALDO ROSTAW
Venerdì 24 aprile scadranno i termini per presentare le liste di candidati in
vista delle elezioni comunali
indette per domenica 24
maggio; come è noto si vota
anche in due Comuni delle
valli; Angrogna e Fenestrelle
ma è soprattutto il primo caso ad attirare l’attenzione
dell’opinione pubblica. La
precedente amministrazione
guidata dal sindaco JeanLouis Sappé era stata fatta
«saltare» con le contemporanee dimissioni di tre consiglieri di maggioranza e dei
quattro della minoranza.
Al momento di andare in
macchina si hanno, rispetto
alle possibili liste in campo,
alcune certezze e alcuni dubbi. Dovrebbero sostanzialmente essere tre le coalizioni
i cui simboli saranno stampati
sulle schede elettorali: quella
del sindaco uscente, quella
promossa dall’ex vicesindaco
Davide Simond, ma con capolista Giovanni Battista Zunino, pensionato nativo di
Genova e residente alla Ciava
in Angrogna, e infine la lista
guidata dal capogruppo di
minoranza uscente Michele
Benedetto. Si è a lungo vociferato di una possibile lista
della Lega Nord ma il segretario di zona, Ercole Danna,
già consigliere negli Anni 80,
ha nettamente smentito un
suo qualsiasi intento elettorale: «Come Lega Nord abbiamo ottenuto un importante risultato alle ultime politiche,
ma a livello comunale credo
contino i problemi amministrativi del paese o i singoli
candidati piuttosto che non la
politica; smentisco pertanto
ogni ipotesi di mia candidatura». Sgombrato così il campo
dalle illazioni (ma chiunque,
se ha il numero minimo di
candidati potrà presentare una
propria lista fino allo scadere
dei termini di venerdì 24), re
Luserna S. Giovanni
Allevamento
bovino
e ovicaprino
L’allevamento bovino e
ovicaprino in montagna è destinato a subire un’ulteriore e
profonda modifica in conseguenza dell’entrata in vigore
di leggi italiane che recepiscono direttive europee in materia di laboratori per la vendita diretta e di stabilimenti di
produzione di prodotti a base
di latte. Se si aggiunge che da
quest’anno tutti gli allevatori
devono eseguire di persona la
marcatura auricolare degli
animali allevati, si può percepire che si tratta di novità non
secondarie. Su proposta del
consigliere regionale Bellion
la scorsa settimana si è svolto
a Luserna un incontro sul tema con la partecipazione dei
funzionari regionali e dei veterinari dell’Ausl 10.
Notevole la presenza di
agricoltori, malgrado la serata
fredda e nevosa, a significare
l’interesse per le nuove normative. Del resto a breve scadranno i termini per la presentazione delle domande di contributo secondo quanto determinato dalla Regione a favore
delle aziende che intendono
rinnovare i propri spazi lavorativi. Già diversi allevatori
hanno deciso di presentare richiesta di aiuto in Regione.
La piazza di San Lorenzo a Angrogna
stano i tre candidati quasi ufficiali. La lista del sindaco
uscente Sappé è ultimata: ci
sono cinque membri dell’ex
amministrazione, compreso
Ezio Borgarello nominato assessore esterno nell’ultimo
anno. Ci saranno anche Albino Bertin, Paola Grand e
Marco Rostan; ad essi si aggiungerà Paolo Adorno, già
consigliere di minoranza che
negò di aver voluto presentare le proprie dimissioni nello
scorso febbraio. Quattro saranno le donne in lista, la più
giovane delle quali è la 1 Senne Chantal Rivoira; nella
compagine anche Cesare Rivoira, già messo comunale fino a pochi anni fa.
Ormai quasi definita anche
la lista che^ propone Zunino a
sindaco: «E una lista tendenzialmente composta da giovani - dice Davide Simond - e
con tre candidati non residenti ad Angrogna». Sarà della
partita anche Frida Simond,
zia di Davide, che contribuì,
con le sue dimissioni, alla caduta della giunta Sappé.
Quasi certa la lista di Michele Benedetto: «Mi mancano ancora un paio di nomi,
visto che per ovvie ragioni di
coerenza non abbiamo coinvolto Adorno e la Cotterchio
che si erano dissociati dalle
famose dimissioni; non ho
poi accettato le proposte
avanzatemi da esponenti della
Lega Nord». L’ex capogruppo di minoranza conferma la
presenza nella sua lista di un
altro cavallo di ritorno, quel
Giampiero Saccaggi che ingaggiò furenti duelli politici
con l’amministrazione Coisson negli Anni 80.
È ancora presto per entrare
nei programmi; Simond parla
di «agevolazioni per dii ristrutturi le case mantenendo
le caratteristiche della zona»
e poi di fognature, servizi,
viabilità, scuola. Sappé annuncia l’intento di valutare le
possibili risorse per il Comune, dalle centraline idroelettriche ad una riserva di pesca
o all’azienda faunistica. E poi
«la revisione del piano regolatore per individuare aree artigianali e per il campeggio,
senza dimenticare le fognature, la rete viaria, la possibile
metanizzazione di una parte
del paese». Benedetto preannuncia di voler puntare «più
ai servizi primari per la gente
piuttosto che a mettere in
campo politica e ideologia».
Saranno queste tre liste a confrontarsi nella prossima competizione elettorale o gli angrognini dovranno fare i conti
con qualche sorpresa dell’ultima ora? Solo venerdì 24 vi
sarà l’assoluta certezza.
Pinerolo, si pattina sui «roller»
Aperto il palaghìaccìo
Il palazzo del ghiaccio di
Pinerolo è una realtà; manca
ancora il ghiaccio ma sabato
scorso, durante la giornata
inaugurale, si sono finalmente visti pattinare (sui roller) i
primi atleti, dalle esponenti
della velocità a quelli dei
Draghi di hockey. L’opera,
costata intorno agli 8 miliardi, ha avuto delle vicende
complesse: «Abbiamo ereditato un cantiere e una situazione non semplice anche sul
piano burocratico - ha detto il
sindaco, Alberto Barbero -;
la capacità di spesa era ridotta
e i rapporti con le imprese ingarbugliati: grazie a un notevole impegno della giunta
siamo riusciti a sbloccare le
risorse raggiungendo un’importante tappa. Si tenga conto
che sono già state deliberati
gli impegni di spesa per il
completamento». Nel complesso l’impianto risulta abbastanza «leggero», funzionale, anche se per ora la mancata chiusura su due lati lo rende assai freddo; inoltre manca
ancora una parte delle tribune, la sala stampa, un bar, e
tutta l’area esterna deve essere sistemata. Tutto questo potrebbe servire come biglietto
da visita in vista delle visite
che il Coni e il Comitato
olimpico intemazionale effettueranno nei prossimi mesi
prima di aggiudicare le olim
Le pattinatrici di velocità il giorno dell’inaugurazione
piadi invernali del 2006 a Torino piuttosto che altrove.
L’impianto è stato affidato
per una gestione provvisoria
alla Polisportiva ghiaccio Pinerolo: sono previsti incontri
sportivi, manifestazioni culturali, concerti. Ma l’apertura
del palaghiaccio non è la sola
buona notizia per gli sportivi
pinerolesi: «Dall’impresario
incaricato - aggiunge il sindaco - ho ricevuto l’impegno
a riprendere nei prossimi
giorni i lavori per il completamento della piscina; abbiamo dovuto cambiare il progetto che prevedeva una piscina scoperta poco consona
al nostro clima e all’esigenza
di utilizzarla tutto l’anno».
MONITORI 3° CIRCUITO — Domenica 26 aprile,
al teatro di Pomaretto, alle
ore 10, incontro di animazione per i monitori con JeanDaniel Coisson.
INCONTRI PASTORALI I DISTRETTO — Si
svolgerà a San Secondo martedì 5 maggio dalle 9,15 l’ultimo incontro dei pastori del
I distretto per l’anno in corso. La meditazione sarà a cura di Anita Tron, l’introduzione sarà di Daniele Garrone su «Le frontiere attuali
dello studio dell’Antico Testamento». L’incontro terminerà alle 16.
RACCOLTA STRACCI
3° CIRCUITO — Si svolgerà dal 28 aprile al 15 maggio la raccolta di stracci, vestiti usati, scarpe, borse, materassi e trapunte presso il
garage piccolo della casa pastorale di Chiotti. Queste le
regole da osservare: i materassi devono essere di lanetta, non a molle o in cotone; i
capi dovrebbero essere confezionati separatamente se
possono essere ancora utili e
dovrebbero essere già stati
lavati; si raccolgono anche
scarpe di plastica da sci; la
raccolta non proseguirà oltre
le date indicate poiché il garage è umido.
ANGROGNA — Domenica 26 aprile giornata comunitaria dei bambini della
scuola domenicale con i propri genitori; dopo il culto al
capoluogo, passeggiata fino
a Giacupunt dove verrà consumato un picnic e ci sarà
una caccia al tesoro. Dall’8
al 10 maggio la comunità
ospiterà una corale francese
proveniente dal Pays de
Montbéliard; tutte le famiglie che possono mettere a
disposizione dei posti letto
per le notti dell’8 e del 9
maggio sono pregate di darne comunicazione al pastore.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 26 aprile assem
bica di chiesa con elezione di
tre deputati alla Conferenza
distrettuale e di un deputato
al Sinodo. Sempre domenica
26, bazar organizzato dal
l’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 26
aprile, durante il culto nel
tempio, assemblea di chiesa
sull’Asilo dei vecchi. Riunioni quartierali: lunedì 27
aprile a Bricherasio, martedì
28 ai Gonin e alle Vigne.
PERRERO-MANIGLIA
— Domenica 26 aprile, du
rante l’assemblea di chiesa,
verranno eletti i deputati al
Sinodo e alla Conferenza di
strettuale
POMARETTO — La
prossima riunione quartierale
sarà mercoledì 29 alle 20,30
ai Maurini. Domenica 26
aprile culto all’Inverso Clot.
Ultimo incontro dell’anno
per il gruppo visitatóri martedì 28 aprile. Culto al Centro anziani di Penosa Argentina venerdì 24 aprile.
PRAROSTINO — Do
menica 26 alle 9 culto al Roc,
alle 10,30 a Roccapiatta.
TORRE PELLICE —
Domenica 2, nel prato e nei
locali del Collegio valdese
giornata comunitaria, con
pranzo al sacco alle 12,30,
con la partecipazione della
scuola domenicale e del pre
catechismo; nel pomeriggio
giochi. Studio biblico lunedì
27 aprile alle 20,45 al presbi
terio sul tema «Entrare nel
regno di Dio», Me 10, 13-31
VILLAR PELLICE Venerdì 1° maggio, nel prato
del presbiterio, è in programma un’agape comunitaria preparata dal Gruppo
giovani e dalla Commissione accoglienza; costo del bi
ghetto, in vendita nei negozi
del paese, è di lire 15.000.
10
PAG.
IV
E E(X) Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 24 APRILE 1998
VENERE
Angrogna
Campi
per ragazzi
al Bagnòou
Si svolgeranno a partire dal
prossimo mese di luglio i
campi estivi per bambini e ragazzi al Bagnòou di Angrogna. I campi, che rappresentano ormai un appuntamento
consolidato per molti bambini
delle scuole domenicali del
territorio valligiano, ai quali
sono principalmente rivolti,
prevedono soggiorni di quattro-sei giorni, durante i quali
oltre a svolgere attività su tema i giovani partecipanti
compiono escursioni, passeggiate, aiutano nella gestione
domestica del campo secondo
turni prestabiliti, il tutto sotto
la guida di monitori. Il primo
campo si svolgerà dal 19 al
23 luglio e si rivolge ai ragazzi che hanno frequentato le
ultime tre classi delle elementari; il tema conduttore sarà
«C’era una casa...», un viaggio immaginario dalla caverna al grattacielo. Il costo è di
lire 110.000, per prenotarsi ci
si può rivolgere a Marinella
Lausarot, tei. 0121-932969.
Dal 24 al 29 luglio sarà il turno dei più grandi, i ragazzi
che hanno frequentato le medie. Il tema sarà «Davide,
Maria, Valdo, Hamid, ci siete tutti?», alla ricerca di risposte alle domande e alle
curiosità dei ragazzi/e sulle
fedi viventi. Il costo sarà di
lire 130.000, per prenotarsi
rivolgersi a Franco Taglierò
tei.0121-944182. Infine il
campo piccoli, fino alla seconda elementare, si svolgerà
dal 30 luglio al 2 agosto e il
tema sarà «Con una piuma,
un velo e una bacchetta...»,
per inventare, giocare e divertirsi in un mondo favoloso.
Costo del campo lire 90.000,
prenotazioni presso Maura
Bertin, tei. 0121-953026.
Inverso Rinasca
Musica
scozzese
a «Cantavalli»
Cantavalli approda sabato
25 aprile a Inverso Pinasca
con un duo fra i più interessanti nel repertorio della musica scozzese, «Rory Campbell & Malcolm Stitt». Rory
Campbell ha iniziato a suonare le «pipers» scozzesi fin da
giovanissimo a 9 anni; è il
leader del gruppo Deaf Shepherd ma in vai Germanasca
arriva con Malcolm Stitt che
suona a sua volta la cornamusa, oltre alla chitarra e al bouzouki. Con questa formazione
Cantavalli propone la musica
di un’area scozzese fin qui
mai presentata in rassegna.
Rory Campbell ha al suo attivo diversi dischi e Cd l’ultimo dei quali, «Magaid a Phipr», inciso da solo e subito
accolto con grande favore di
critica e pubblico. In questo
album Rory suona cornamuse, flauti, e canta con ottimi
risultati molte delle sue composizioni con melodie tradizionali scozzesi ma anche
delle Asturie e della Bretagna. Il duo suona insieme da
oltre quattro anni; si esibisce
regolarmente in Scozia, ma
anche in numerosi paesi
d’Europa. Il tour che li porta
questa settimana a Inverso Pinasca sarà anche l’occasione
per registrare un album nel
corso dell’estate ’98. Si può
ben dire che i due rappresentino quella nouvelle vague di
giovani talenti che hanno rinvigorito la musica scozzese e
ne hanno rilanciato l’immagine a livello internazionale.
L’appuntamento con Cantavalli è presso gli impianti della Pro Loco a Fleccia, come
di consueto alle 21,15. A questo concerto seguirà un ballo
con musiche tradizionali eseguite dal gruppo «Triolet».
Mostra al Centro culturale valdese
Mantovani artista
HUNCO CALVETTI
Pino Mantovani è conosciuto in valle come attento critico d’arte e come sagace organizzatore di eventi
artistici. Di lui come artista
«m propno» si conosceva poco; i responsabili della Sala
Paschetto hanno pensato di
rendere giustizia a questo suo
talento misconosciuto invitandolo a una personale, e ancora una volta il Centro culturale valdese di Torre Pellice
ha fatto centro, visto il livello
dell’esposizione. Appena si
entra nello spazio espositivo
veniamo colpiti dai due autoritratti dell’artista a grandezza
naturale. Due autoritratti assai diversi come atmosfere
(qualcuno parlerebbe di alone) ma collegati fra loro da
una profonda, travagliata ricerca di identità; più formale
e intellettuale l’una, più familiare e quotidiana l’altra. 11
presentarsi agli altri con un
autoritratto è sempre un atto
coraggioso e generoso e per
L’Eco Deue Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidì
Stampa: La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2.000
questo ringraziamo l’artista.
Fanno da cornice ai due autoritratti una dozzina di incisioni e otto schizzi assemblati
in due quadri. Impressionante
è il tratto, per essenzialità e
intelligenza compositiva: siamo ammirati dal fatto che tutti quei tratti «significanti»
riescano con un andamento a
caduta libera, a manifestare
un significato che evoca con
compiutezza e immediatezza
poetica particolari della natura (Pino, Alberi piegati. Vegetazione, Venti di mare) o
scorci di paesaggi (Stazione,
Valle di Langa, Langa d’autunno, Dalle parti di Ravenna, Paesaggio fluviale). Questa produzione, che raggiunge
momenti di indiscusso lirismo, risveglia in noi i momenti magici che si sperimentano in una passeggiata
nostran. Gli elementi della
natura subiscono una trasformazione simbolica ma sono
perfettamente leggibili da
chiunque, suscitando in chi li
osserva e medita su di essi
un’ammirazione per il creato.
Gli otto schizzi di donna
realizzati in parte a ghirigoro
ci fanno toccare non con mano ma con occhio la bravura
dell’artista, giunto a maturità
artistica indiscussa. Lasciando la mostra nasce spontaneo
l’augurarsi che Pino Mantovani non ci faccia attendere
per troppo tempo la visibilità
della continuazione del suo
percorso artistico
PORTE APERTE
ALLO SPORT
È stata una giornata di festa, a Pinerolo e Torre Pellice,
l’iniziativa di domenica 19
aprile denominata «Porte
aperte allo sport per tutti» su
invito della ^ovincia di Torino. Diverse centinaia di persone si sono cimentate con
varie discipline sportive, a
volte mai praticate in precedenza; tanti, soprattutto, i giovanissimi.
PALLAVOLO
Giornata positiva per le formazioni pinerolesi; il Magic
Traco in B1 femminile ha
compiuto un passo forse decisivo verso la salvezza andando a vincere al tie break a
Cantù contro una diretta rivale. Anche il Body Cisco ha
probabilmente confermato la
sua presenza anche il prossimo anno in B2 maschile battendo il Lido per 3-0. Vince
anche la Cerutti in B2 femminile, per 3-0 sul Missaglia.
Nei campionati minori da
segnalare la vittoria, con una
settimana di anticipo, della
formazione del 3S di Mario
Picotto nel campionato di 2“
categoria femminile; il 3-0 sul
Volverá è solo l’ultimo di una
serie importante della giovane
formazione lusernese. La
prossima settimana la squadra
maschile allievi inizierà il suo
cammino nei play off provinciali; in terza categoria il 3S
Pinerolo ha superato il Con
voi volley per 3-1. Il 3S e il
San Secondo continuano a
guidare (alla pari con 10 punti) la classifica del torneo femminile «Stefania Terrazza».
CALCIO
Il Pinerolo ormai abbondantemente retrocesso in Eccellenza, espugna il campo di
Ivrea grazie a due rigori realizzati da Nastasi e Mollica; a
sua volta gli eporediesi, andati in vantaggio dopo appena
2’ con Bonomo, hanno fallito
XXV Aprile
Iniziative
celebrative
Il Comune di Luserna San
Giovanni organizza una serata podistica, alla sua IX edizione, per venerdì 24 aprile
con inizio alle ore 19 in via
Roma; alle ore 21 fiaccolata,
con partenza in piazza Partigiani e arrivo presso il monumento ai caduti. Il 25 aprile è
organizzato il corteo con la
deposizione delle corone ai
monumenti: il ritrovo è alle
ore 9,45 in piazza Partigiani
dove, alle ore 10,30 ci sarà il
saluto delle autorità e l’orazione ufficiale del sen. Elvio
Passone. Chi volesse prenotare il «pranzo di valle» all’hòtel Gilly (33.000 lire) può telefonare ai numeri 932491,
932881,901340.
A Pinerolo invece, il corteo
per la commemorazione celebrativa del 25 aprile partirà
alle ore 10,15 dal municipio.
Alle 13 è previsto un pranzo
all’hòtel Valentino di Perosa
Argentina (40.000 lire); prenotazioni al ristorante Piazza
III Alpini di Perosa (tei.
803781). Inoltre, giovedì 23.
alle ore 17,30 presso il museo
della Diocesi di Pinerolo in
via del Pino 49 si tiene un incontro sul tema «La Chiesa
pinerolese durante la Resistenza. Carteggio e testimonianze» e venerdì 24 aprile
alle ore 17,30 in municipio, il
prof. Gianni Oliva parlerà su
«Dallo Statuto Albertino alla
Costituzione italiana,vecchi e
nuovi diritti».
Il minigolf ha raccolto le preferenze dei bambini
un tiro dagli 11 metri con De
Paola. La Fossanese, grazie a
un successo ottenuto a Casale
al 90’, allontana i rischi di retrocessione. In prima categoria il Cavour si allontana dalla
vetta perdendo a Dogliani per
2-1 ; 0-0 fra Barge e Luserna e
successo del San Secondo per
2-0 sul Salsasio.
TENNIS TAVOLO
Ottimo risultato per la giovane formazione della Polisportiva Valpellice in D2 provinciale; sabato scorso i valligiani hanno battuto il Crescentino per 5-2 ottenendo così la promozione nella categoria superiore cioè la DI regionale. Influenzato Belloni,
hanno giocato Peracchione (3
punti), Girardon (2) e Cesano.
GEMELLAGGIO
3S - PRIEVIDZA
Si è svolto a Prievidza il
consueto gemellaggio tra la
città slovacca e una delegazione del Comune di Luserna
San Giovanni guidata dal consigliere Ernesto Rivoira. Sessantacinque atleti delle varie
discipline si sono confrontati
con i coetanei slovacchi in gare di pallanuoto, pallamano e
pallavolo durante tre intense
giornate. Il prossimo appuntamento sarà in maggio a Lusema per la Festa dello Sport.
Torre Pellice
Panino, luoghi
e figure
Nella sala Paschetto del
Centro culturale valdese di
Torre Pellice, in via Beckwith
3, il 25 aprile viene inaugurata
la mostra del pittore Antonio
Panino, dal titolo «Luoghi
probabili, figure possibili».
Come scrive l’artista Pino
Mantovani nella presentazione, Panino oscilla nelle sue
opere tra i modelli dell’informale e dell’astrazione in un
complesso equilibrio; grande
importanza ha la scelta della
carta come supporto, che si fa
tutt’uno con la pittura, sia che
si tratti di carta preziosa per
l’acquarello o di carta di recupero, per la pittura a olio.
Antonio Panino è nato a
Vinchiaturo (Cb) il 29 febbraio 1955 e vive e lavora a
Piscina; ha già partecipato a
numerose mostre collettive in
tutto il Piemonte e ha proposto delle personali a Milano,
Torino, Sanremo oltre che a
Pinerolo (a Palazzo Vittone
nel 1988) e a Piscina (sala comunale, 1990). Nel 1991 ha
fondato a Piscina la manifestazione d’arte contemporanea «Piscina arte aperta» e nel
1995 è stato incaricato dalla
Fiat auto di Rivalta della progettazione e realizzazione degli impianti scenografici per
la presentazione dei modelli
Brava e Bravo. L’esposizione
sarà aperta fino al 10 maggio
il giovedì, sabato e domenica
dalle ore 15 alle 18 e gli altri
giorni dalle ore 14 alle 17.
23 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle
15,30, per l’Unitrè, il professor Giuseppe Ellena terrà una
conferenza sul tema «L’astronomia nella Divina Commedia».
23 aprile, giovedì — TORINO: Al «Centro Salsara»,
via P. Tommaso 55, ore 17,30,
Franca Incaminato parlerà su
«Aromaterapia sottile».
24 aprile, venerdì — SAN
SECONDO: Alle 21, nella
sala della biblioteca, «La beidana» presenta l’ultimo numero dedicato al ricordo del
1848 e alla concessione delle
Lettere Patenti ai valdesi e
propone un dibattito su
«L’eco delle valli valdesi».
24 aprile, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di S.
Giuseppe, alle 21, concerto di
quintetto per pianoforte e archi con il Trio Debussy, B.
Sartorio e R. Bracci.
24 aprile, venerdì —
TORRE PELLICE: Alla
«Bottega del possibile», ore 912 e 13-16, incontro sul tema
«L’anziano oggi; il punto di
vista di un geriatra», con il
dottor Danilo Mourglia.
24- 26 aprile — TORINO;
Al Teatro di Torino, alle 21, la
compagnia «Dependence contemporanea» presenta «Belshazzar».
25 aprile, sabato — PINA
SCA: Alle 21, nel salone parrocchiale del Dubbione, spettacolo teatrale della compagnia «Renato Clot».
25 aprile, sabato — SALUZZO: Per tutta la giornata
Mercantico, mostra mercato
dell’antiquariato minore e
dell’oggetto usato.
25 aprile, sabato — BAGNOLO; Al teatro «Silvio
Pellico» alle 21 «Il palcoscenico» presenta «Vuoti a rendere» di Maurizio Costanzo.
25- 26 aprile — VILLAR
PELLICE: Al «Castagneto»,
a partire dalle 14,15 di sabato
25, inizio del corso musicale
con il maestro Sebastian
Kom. Prenotazioni presso Gisela Laziertel. 0121-930779.
27 aprile, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella
sede di via Roma 7, è convocata l’assemblea dei soci della
Cooperativa operaia di consumo per esaminare l’andamento dell’attività annuale.
27 aprile, lunedì — PINEROLO: Fiera di primavera
nel centro storico.
28 aprile, martedì — TORRE PELLICE; Al Centro culturale valdese, fino al 30 maggio, «Una finestra aperta su “I
toponimi di Massello”».
28 aprile, martedì — TORINO: Alla libreria «Verde
Libri», via Nizza 133, il Centro «Samsara» propone alle
17,30 un incontro con Bruna
Peyrot che presenta il suo libro «Prigioniere della Torre».
30 aprile, giovedì — TORRE PELLICE; Alle 15,30,
nella biblioteca della Casa
valdese, per l’Unitrè, concerto
di Sandra Landini, pianoforte,
musiche di Beethoven, Chopin, Listz.
VALLI
CHtSONE > GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica;
SABATO 25 APRiLE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6
tei. 81261.
DOMENiCA 26 APRILE
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904.
VENERDÌ MAGGIO
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, tei.
848827.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
SABATO 25 APRILE
DOMENICA 26 APRILE
San Secondo: Farmacia Mellano - via Rol 16, tei. 500112.
VENERDÌ MAGGIO
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE —11
cinema Trento ha in programma, giovedì 23 e venerdì
24 (ore 21,15) Harry a pezzi
di Woody Alien; sabato, ore
16, 18, 20 e 22,10 e domenica
ore 16 e 18, Un topolino sotto sfratto (comico); domenica ore 20 e 22,10 e lunedì ore
21,15, Il collezionista, con
Morgan Freeman.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 24, lunedì 27, martedì
28 e mercoledì 29, ore 21 e
sabato 25 e domenica 26, ore
14, 17,30e21,Titanic.
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Vita Delle Chiese
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px Un viaggio di tre giorni organizzato dalla Chiesa valdese di Torino
Nella Ginevra riformata di oggi
L'incontro con i protestanti di lingua italiana e la visita ai diversi organismi
dell'ecumene mondiale hanno caratterizzato un'esperienza coinvolgente
PRAKCO PICCOTTI
A fine marzo un gruppo
della comunità valdese di
Torino ha partecipato a una
„tre giorni» a Ginevra organizzata da Aldo e Fernanda
Comba e Giuseppe Platone,
fre giorni splendidi, senza
una nuvola. Il primo impatto,
dopo l’incantevole scenario
delle Alpi innevate, è stato il
„Muro della Riforma», con i
suoi austeri testimoni, e affascinante è stata anche la città
vecchia che circonda il parco
del famoso muro. Nel cuore
dell’antica Ginevra abbiamo
visitato la chiesa romano-gotica di Saint-Pierre, dove predicò e insegnò Calvino. E
proprio nel famoso «auditoire» in cui il riformatore teneva le sue lezioni abbiamo
partecipato a un culto, presieduto dal pastore Comba e
con la predicazione del pastore Platone sulla conversione dell’etiope, insieme alla
comunità italiana ginevrina.
La giornata si è conclusa con
una riuscita agape fraterna
organizzata con amore dai
fratelli e dalle sorelle della
piccola ma attiva chiesa di
lingua italiana intrecciando
ricordi e approfondendo la
conoscenza di questo sorridente nucleo riformato.
Dopo questo felice incontro con la comunità di connazionali protestanti abbiamo visitato, in modo approfondito, la grande sede
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) di cui tanto si
sente parlare ma che poi di
fatto pochi direttamente conoscono. Tra le impressioni
più vive, quella della grande
cappella dove ogni mattina si
svolge il culto. Un luogo pieno di luce. Si ha la sensazione di essere in un’immensa
capanna con alcuni simboli
come per esempio una croce
costruita con schegge di
bombe tedesche e inglesi.
Tutte le chiese aderenti al
Consiglio ecumenico hanno
contribuito alla costruzione
di questa semplice cappella
suggestiva. A introdurci nell’organizzazione vera e propria del Cec ha pensato la signora Margot Wahl, che ha
risposto anche alle nostre
domande. Abbiamo inoltre
incontrato il pastore John
Taylor della Conferenza delle
chiese europee (Kek) e il segretario dell’Alleanza riformata mondiale (Arm), il pastore Milan Opocenskij.
IONI
532»
3roio
572
131
ron il patrocinio
Città di Torino
Il fuo contributo ci aiuterà a realizzare il secondo lotto del
pnde progetto di ristrutturazione dello storico Ospedale
^angelico Valdese di Torino in un Centro Sanitario moderno,
ove efficienza del servizio, dotazione tecnologica e nuovi si1611)1 organizzativi siano coniugati can una particolare attenj°oe al rapporto umano con il malato. Per continuare la tradiche, da più di 150 anni, contraddistingue la presenza
9oesto Ospedale nel quartiere San Salvario.
|, I contributi a favore del Comitato per la Ristrutturazione e
^oipliamento dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino
P°«ono essere effettuati:
Bonifico bancario sul c/c n. 10/500 ABI 01025 1077 - Istituto Bancario San Paolo di Torino - ag. 40;
sto) versamento in c/c postale n. 36294106 - Torino itite~ ° ^Comitato Promotore per la Ristrutturazione e I Amplia,^J^_^ell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino.
Il gruppo ai piedi del Muro della Riforma
Con quest’ultimo è emerso
il problema della giustizia
economica in un mondo
sempre più spaccato tra ricchi e poveri: il tema della responsabilità dei paesi protestanti estremamente attivi
sul piano produttivistico ma
sino a che punto capqci di
aprirsi ai temi della redistribuzione mondiale delle risorse? Insomma, il giubileo biblico, visto come riparazione
concreta dell’ingiustizia del
mondo, diventerà realtà? Lasceremo spazio solo all’evangelizzazione da parte del papa, che in definitiva è un tentativo di ricattolicizzazione?
Molti sono stati gli interrogativi, ma sempre inquadrati
in un dibattito sincero, teso a
collocare il primato della Parola di Dio al centro dell’attenzione. La nostra visita ginevrina è continuata, questa
volta in chiave più politica,
quando ci siamo addentrati
con una guida attraverso il
grande complesso delle Nazioni Unite e varie agenzie
internazionali. Infine abbiamo trascorso una bella serata al centro ecumenico di
Bossey, situato in un posto
splendido immerso nel verde. La direttrice del Centro,
Heidi Hadsell, ci ha illustrato
le finalità del lavoro ecumenico del Centro, che ha carattere sia universitario sia di ri
cerca sul tema del confronto
delle fedi diverse.
Il resto del viaggio è stato
una libera scoperta della città
lemana, dalla Maison Tavelle, dimora caratteristica del
Settecento ginevrino, alla
mostra del pittore valdese
Charles Rollier nel trentesimo della sua morte. Concludo dicendo che è stato un vero viaggio formativo dove vari
aspetti (culturali, di fede, religiosi e storici, grazie al contributo dei due pastori che ci
accompagnavano e alle guide
incontrate sul posto) ci hanno interpellato con chiarezza
e profondità. Evidentemente
i libri, le fotografie, la televisione, l’enciclopedia non bastano. Bisogna muoversi, conoscere direttamente, interpellare, dare e quindi ricevere. A poche ore da Torino, Ginevra rappresenta un mondo
protestante che sta lentamente perdendo alcune sue
antiche caratteristiche. Esso è
in piena trasformazione, chi
ha una visione statica o dogmatica del protestantesimo
può restarne deluso. Il futuro
sta per incontrarsi a Harare,
nello Zimbabwe per la prossima Assemblea del Consiglio
ecumenico: si incontrerà là
dove, come del resto in Asia,
il cristianesimo cresce mentre la vecchia Europa resta a
guardare.
Una nuova esperienza a Matera
L'ecumenismo vissuto come
educazione alla diversità
ELIZABETH GREEN
Era da dieci anni che di
ecumenico a Matera non
si faceva più niente. La diocesi era anche rimasta senza un
delegato all’ecumenismo.
Tuttavia una serie di eventi
ha fatto sì'che quest’anno si
sia riusciti a celebrare sia la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani sia la
Giornata mondiale di preghiera insieme alla parrocchia più vicina alla Chiesa
evangelica battista. Il tutto è
cominciato con una visita
fatta dalla pastora e dall’anziana della chiesa all’arcivescovo nel ’96. Scopo della visita non era solo di portare i
saluti della nostra chiesa ma
di sollecitare, in vista dell’Assemblea ecumenica di Graz,
un’apertura in campo ecumenico con la nomina di un
delegato diocesano e l’avvio
di qualche iniziativa in zona.
Il nostro appello sembrava
essere caduto nel vuoto. Solo
alla fine dell’anno scorso infatti l’arcivescovo mons. Ciliberti, in visita pastorale alla
zona in cui sorge il nostro locale di culto, ha avuto un
lungo colloquio con il Consiglio di chiesa, colloquio che
rischiava però di saltare a
causa delle visite pastorali
che l’arcivescovo stava facendo nelle scuole pubbliche.
Durante il nostro incontro
abbiamo sollevato due questioni che, come evangelici, ci
premono in modo particolare. La prima riguardava proprio le visite dell’arcivescovo
nelle scuole pubbliche durante l’orario delle lezioni, visite
che riteniamo discriminatorie
nei confronti dei bambini di
altre confessioni o fedi. Il secondo invece sollevava l’annosa questione dell’ora di religione cattolica e la pressione di cui sono oggetto i bambini e le bambine, i ragazzi e
le ragazze evangelici. Nonostante l’apparente apertura e
il rispetto per la diversità religiosa e culturale a cui ha dato
voce l’arcivescovo, continuiamo a constatare nella pratica
una sensibilità diversa. Mons.
Ciliherti infatti continua a recarsi in visita nelle scuole e
persino negli uffici pubblici.
Cogliendo questa occasio
ne, anche la Chiesa battista
ha voluto affrontare al suo interno la questione dell’ora di
religione cattolica. Aiutati dal
prof. Nicola Pantaleo, coordinatore della Commissione
chiesa e stato della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania, sia i
ragazzi della scuola domenicale sia la chiesa tutta hanno
potuto dibattere la questione.
Non sempre infatti i ragazzi e
le ragazze evangelici non si
avvalgono dell’ora di religione cattolica. Mentre i ragazzi
grandi erano in grado di seguire e apprezzare il ragionamento del prof. Pantaleo,
nonché dei loro compagni
più decisi (infatti quest’anno
alcuni hanno deciso di non
avvalersi più dell’Irc), i più
piccoli rimangono oggetto di
pressioni socio-culturali fortissime, che non sono affatto
facili da gestire.
Ecumenismo, quindi, come un’educazione alla diversità, a viverla noi stessi e a
farla rispettare dagli altri, in
un ambiente, come quello
materano, dove se le diversità esistono, rimangono tuttora sommerse. La consapevolezza delle diversità, però,
ci ha aiutato a celebrare con
più forza la Settimana di preghiera per l’unità dei credenti. Grazie alTenmsiasmo e alla disponibilità di don Gino
Galante abbiamo avuto due
incontri in cui i rispettivi locali di culto erano gremiti di
persone. L’esperienza giudicata positiva da tutti è stata
ripetuta in chiave leggermente minore in occasione
della recente Giornata mondiale di preghiera.
Graz '97. Lo stand di Agape
Un incontro a Cosenza organizzato dal Segretariato attività ecumeniche
La difficile discussione su Maria nel dialogo ecumenico
DINO MAGRI
SABATO 4 aprile si è svolto
a Cosenza, nei locali della
Chiesa awentista, un incontro organizzato dal Segretariato delle attività ecumeniche (Sae) sul tema: «Maria
nel dialogo ecumenico». Dopo dodici anni di attività i responsabili locali del Sae hanno, infatti, pensato che i tempi fossero ormai maturi per
poter affrontare un argomento spinoso come quello proposto. In programma erano
previsti tre interventi: quello
del past. valdese Leonardo
Magri, di Serafino Roberto,
anziano della Chiesa awentista, e del gesuita Pino Stancari che dovevano presentare,
in modo sintetico, le posizioni delle rispettive chiese su
Maria.
Magri, partendo dal Magnificat, ha messo in evidenza la comprensione che Maria aveva di se stessa, strumento nelle mani di Dio, e la
fede che la animava. Attraverso un’analisi degli altri
passi, in particolare sinottici,
dove si parla della madre di
Gesù, Magri ha evidenziato
anche l’incomprensione di
Maria, che diventerà discepola di Cristo solo dopo la
Pasqua, passando anche lei
attraverso una conversione,
per cui è possibile riconoscere in Maria non una madre,
ma una sorella nella fede. Serafino Roberto ha posto l’accento su altri punti di dissenso tra cattolici e protestanti,
in particolare per quanto riguarda il dogma dell’assunzione. Citando il passo di I
Timoteo 2, 5-6 che presenta
Cristo come unico mediatore
tra l’uomo e Dio, ha respinto
l’immagine di Maria che intercede per l’umanità.
Il gesuita Pino Stancari, attraverso il cantico di Maria e i
due passi del Vangelo di Giovanni (le nozze di Cana e la
crocifissione) ha esposto il
suo rapporto, come cattolico,
con la madre del Signore.
Partendo dalla frase di Maria
«lo spirito mio esulta in Dio
mio Salvatore», ha evidenziato come il verbo tradotto con
«esultare» non esprima soltanto un sentimento di gioia,
ma anche la luminosità che
appare sul volto, e ha posto
in relazione il sorriso di Maria col sorriso di Dio. «Da
Maria - ha affermato Stancari
- ricevo questo sorriso che si
presenta come specchio della
bellezza del Signore». Per
quanto riguarda il dialogo
ecumenico «il rapporto con
Maria è segno e garanzia di
carità ecumenica. In quanto
cattolico - ha concluso Stancari - ritrovo il motivo decisivo e consolante per fare ecumenismo».
Il dibattito che ha fatto seguito alle relazioni è stato
animato, come era prevedibile. Purtroppo il poco tempo a
disposizione non ha permesso poi ai relatori di fornire risposte esaurienti alle domande che sono emerse, mentre
altri dubbi non hanno avuto
la possibilità di essere esposti. Ma, senza dubbio, è posi
tivo che in ambiti ecumenici
si parli anche di queste problematiche che ci vedono su
posizioni opposte. Il cammino ecumenico deve avere il
coraggio di affrontare il rischio dello «scontro», ma è
attraverso questo dialogo che
è possibile conoscere l’altro/a. Il Sae di Cosenza ha accettato la sfida e nei prossimi
mesi organizzerà altri incontri su argomenti cruciali come: il primato di Pietro e
l’eucarestia. Saranno occasioni utili per valutare la maturità ecumenica raggiunta
ma ritengo che, visto l’esito
di questo primo incontro, anche quelli successivi aiuteranno a rafforzare la volontà
di camminare insieme.
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 24 APRILE^ ^^ERI
Ebrei e evangelici a Bologna
Libertà religiosa
Una testimonianza a 150 anni
dalle Patenti di Grazia di Carlo Alberto
GIOVANNI ORTOLANI
IL Centro culturale «A. Gavazzi» della Chiesa evangelica metodista, diretto dal
presidente Vittorio Valentini,
e la Comunità ebraica di Bologna hanno indetto con una
discreta ma efficiente pubblicità, lunedì 6 aprile, un pubblico dibattito nella sala del
Centro sociale della Comunità ebraica sul tema: «Libertà religiosa: una testimonianza ebraica protestante a
150 anni dalle Patenti di Grazia di Carlo Alberto». Relatori
erano il pastore Giovanni Anziani e il rabbino Sermoneta,
moderatore l’aw. Francesco
Berti Arnoaldi Veli. La chiesa
evangelica e la sinagoga appartengono topograficamente a Bologna al medesimo sito, in centro, divise solo dal
pur lungo portico di via Portanuova, e la scelta del luogo
per l’evento, oltre la comunione del tema nel rilievo
storico, contribuiva a innescare anche il sottile senso di
complicità dei «vicini di casa»
e forse gli ospiti, quelli più
romanticamente creativi, potevano fantasticare di ritrovarsi nella coreografica atmosfera dell’attore e del cantante Moni Ovadia.
La presidente della Comunità ebraica. Bianca Pinzi
Coibi, ha presentato i relatori,
cedendo la parola al moderatore. Questi, coinvolto dal tema, ha svolto un’accorata
prolusione evidenziando l’aspetto legale del problema e
ponendo l’accento sull’ambiguo tasto che di fatto fu concessa allora non una libertà
religiosa ma soltanto una libertà civile; ciò nondimeno
l’avvenimento fu salutato con
felicità, tanto che per tutta le
valli valdesi, brillarono i falò
accesi per la gioia.
L’argomento è stato vivacemente ripreso dal pastore
Giovanni Anziani, che ha evidenziato altresì il percorso
della nascita dell’attività di
predicazione evangelica e la
fondazione delle importanti
opere in Italia. Nel 1849 gli
evangelici erano a Torino, nel
1850 erano a Genova, nel
1856 si fondava la Facoltà
valdese di teologia: nel 1859
erano a Milano, nel 1860 nasceva la casa editrice Claudiana ed erano presenti a Palermo e infine nel 1870 entrarono per Porta Pia trascinando, entusiasti, un carretto
pieno di Bibbie tradotte in
italiano. È seguita una citazione da uno scritto di Alessandro Galante Garrone sulla
problematica della libertà religiosa in Italia; poi Anziani
concludeva affermando che
«la libertà religiosa non è mai
tale se non è diritto alla libertà religiosa degli altri».
Il rabbino Alberto Sermoneta ha iniziato il proprio intervento citando la Torà con
la creazione di Adamo, uomo
unico senza diversità, e la
«via» della halakha (norma
legale di comportamento)
che Israele doveva percorrere
per realizzare la volontà divina. Le sue parole hanno di
fatto rievocato l’emarginazione nei ghetti, le condizioni di
vita colma di disagi di una
minoranza religiosa sino alle
Patenti di Grazia che furono
il riconoscimento dei «diritti
dei diseredati». Lo status di
cittadini riconosciuti uguali
nei diritti civili fu inizialmente un faticoso salto da intraprendere, che portò a una dicotomia: si visse una condizione di «ebrei in casa», in un
rallentamento delle pratiche
della tradizione nelle comunità che gli eventi avevano
integrato nel connettivo urbano delle varie città. L’intervento di Sermoneta si concludeva con il motto «ricordare significa rivivere».
Molti sono stati gli interventi dei partecipanti alla serata, e il dialogo ha allargato
gli argini del tema, spesso con
interessanti contributi di conoscenze e esperienze di vita
personali, sempre soddisfatti
dalle repliche dei relatori.
Centro diaconale «La Noce»
Istituto valdese - Palermo
- Bando per borsa di studio
Il Centro diaconale «Lo Noce» Istituto valdese, in occasione del
suo quarantennale, offre una borsa di studio di lire 2.000.000
(duemilioni)* da assegnare alla migliore tesi di laurea su temi relativi alla sua storia, alle sue attività educative e sociali, al contributo dato in questo senso alla città di Palermo.
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La borsa è destinata a studenti laureandi in Filosofia, Lettere,
Scienze deH’educazione, Scienze politiche o sociali. Storia.
Il Centro Diaconale, a richiesta e con modalità da convenire,
rende disponibile il proprio archivio per le ricerche.
Il presente bando scade il 30 aprile 2000. Gli/le
interessati/e, entro la data di scadenza, devono far pervenire
domanda corredata di:
A - copia della tesi di laurea con allegato abstract di dieci cartelle;
B - curriculum vitae;
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date e votazioni;
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delTavvenuta consegna della lesi alla segreteria della Facoltà;
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E-Mail: c.d.lanoce@mclink.it
La borsa sarà assegnala, ad insindacabile giudizio, da una
commissione giudicatrice mista composta da docenti universitari
e rappresentanti del Centro diaconale.
I testi consegnati non verranno restituiti. Il Centro diacoriale si riserva la facoltà di pubblicare, a sue spese, i contenuti della tesi
vincitrice; si riserva altresì la facoltà di richiedere copia degli elaborati a coloro che utilizzeranno il suo archivio per le ricerche.
importo al lordo delle rifenu/e di legge
Pasqua ecumenica a Torino
Insieme intorno alle
«sette parole della croce»
Da circa due anni opera a
Torino un comitato spontaneo formato da cattolici ed
evangelici che si è autonominato «Insieme per Graz» e
che ha dato vita a diverse iniziative ecumeniche appoggiate informalmente dalle
due commissioni per l’ecumenismo (quella diocesana
cattolica e quella evangelica),
da altri gruppi interessati
all’attività interconfessionale, dalla Chiesa ortodossa romena e da quella copta egiziana. Così è nata la preghiera ecumenica del primo sabato di ogni mese, lanciata nel luglio del 1996 e proseguita ininterrottamente
(tranne nel mese di agosto),
che vede cristiani di diverse
confessioni riuniti ogni volta
in una sede diversa, cattolica, evangelica, ortodossa per
pregare, cantare, leggere e
commentare la Scrittura.
In vista del Natale dell’anno scorso il Comitato per
Graz organizzò presso il tempio vald^ese di Torino un incontro di canto a cui presero
parte corali e gruppi musicali
delle tre confessioni, che eseguirono canti natalizi delle
diverse tradizioni. La partecipazione di circa 500 persone
fu la dimostrazione che l’iniziativa era stata ben accolta
dai cristiani torinesi. In vista
della Pasqua ancora gli stessi
infaticabili promotori hanno
invitato i credenti della città
a un incontro ecumenico di
preghiera e digiuno che si è
svolto presso la chiesa di
Santa Teresina, alla presenza
di oltre 400 persone. Al centro dell’incontro la riflessione sulle frasi che Gesù pronunciò sulla croce, riportateci dai quattro evangelisti e
che una tradizione antichissima indica come «Le sette
parole dalla croce».
Ogni frase è stata affidata
al breve commento di un
gruppo diverso: ai francescani, alla parrocchia ospitante,
alle suore torinesi, ai valdesi,
ai battisti, agli apostolici della comunità Kerygma, agli
ortodossi romeni. Il ritornello <<0 lord, listen to me» e un
momento di silenzio segnavano gli intervalli tra una
meditazione e l’altra. La corale battista delle chiese di
Lucente e Venaria ha contribuito alla riflessione e al raccoglimento con alcuni canti
sulla Passione.
È stata una serata inconsueta, intensa nella sua semplicità, che ancora una volta
ci ha fatto comprendere che
l’unità la si può trovare solo
attorno al Cristo e all’ascolto
della Parola. L’invito alla
preghiera e al digiuno si è
concretizzato in una raccolta
di offerte (era stato proposto
l’equivalente in denaro del
pasto non consumato) in favore degli immigrati romeni
assistiti dalla Chiesa ortodossa. La benedizione finale
tratta dal libro dei Numeri,
invocata coralmente da coloro che avevano letto le meditazioni e un rametto di ulivo, segno di pace, hanno
riaccompagnato i convenuti
alle loro case.
Graz ’97; un incontro di donne credenti
SIRACUSA — La domenica di Pasqua è stata una giornata speciale per la chiesa battista. La celebrazione della resurrezione di Cristo è stata l’evento gioioso che ha visto uniti piccoli
e grandi e, per l’occasione, numerosi visitatori provenienti
da altre città italiane e persino dalla Germania e dal Giappone. Oltre che per la chiesa tutta, è stata una giornata particolare specialmente per Maria Luisa Napolitano e Dino
Mazzotta, membri valdesi della chiesa battista; allietati dalla recente nascita del piccolo Angelo, hanno deciso di presentarsi davanti alla chiesa per dichiarare il loro impegno,
per chiedere l’aiuto della comunità e per invocare assieme
l’aiuto del Signore per l’educazione alla fede del neonato.
Ciò perché hanno deciso di lasciare al loro figlio la responsabilità di scegliere il battesimo come testimonianza, una
volta giunto a una fede matura e responsabile. La comunità,
che già conosce l’impegno e la dedizione dei Mazzotta, con
gioia ha ricordato il brano di Marco 10, 13-16 in cui si legge
di quanto i bambini siano ben accetti al Signore. Con altrettanta gioia ha pregato perché il piccolo Angelo, protetto e
guidato dal Signore, risponda alla sua vocazione, (s.r.)
TORINO — Il culto del Venerdì Santo è stato tenuto in comune
nella chiesa battista di via Viterbo la sera del 10 aprile. Circa 120 i presenti, in maggior parte valdesi e battisti. Il culto
con cena del Signore si è svolto con una liturgia sobria e essenziale imperniata su letture di brani dal cap. 19 del Vangelo di Giovanni e canti dell’assemblea e della corale battista locale. Ha predicato il pastore Mauro Pons.
ANGROGNA — È deceduta nei giorni scorsi, all’Asilo valdese di
San Giovanni, la sorella Irene Malan. La comunità tutta
esprime ai familiari la propria simpatia cristiana.
i Alessandria-Bassignana
Una stagione fitta
di incontri ecumenici
et-"
GIANLUCA NIGRO
INCONTRI solenni ai massimi livelli, documenti teologici congiunti ponderosi,
quanto sconosciuti al popolo
cristiano; per molti cristiani
l’ecumenismo, se ne hanno
sentito parlare, è solamente
questo. Mentre, nella vita di
tutti i giorni, ciò che informa
i rapporti con i cristiani delle
altre confessioni, quando ve
ne sono, sono i pregiudizi
nati nel corso di secoli di lot
te e persecuzioni, in cui si è
stati a volte vittime, a volte
carnefici. Le chiese metodiste
di Alessandria e Bassignana,
sotto la guida del candidato
pastore Maurizio Abbà, hanno voluto superare questi cliché e hanno iniziato un percorso mirante a rendere l’ecumenismo una realtà quotidiana e concreta. Consci del
fatto che la maggior parte dei
problemi con le altre chiese
nasce dalla scarsa, se non
nulla conoscenza reciproca,
come ha dimostrato un recente sondaggio pubblicato
su «Jesus», i cui risultati sono
stati ripresi da «Riforma», le
due comunità hanno organizzato una serie di incontri
destinati a superare i pregiudizi di ogni chiesa nei confronti delle altre mediante la
conoscenza diretta.
Il nostro cammino è iniziato il 28 dicembre 1997 quando una rappresentanza delle
nostre chiese ha partecipato
al culto domenicale della
Chiesa pentecostale libera di
Alessandria. Il 26 gennaio,
nell’ambito della Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani, nel duomo di Alessandria il vescovo Fernando
Charrier e Maurizio Abbà
hanno presieduto un incon
tro di preghiera con la conu.
nità cattolica e le cornuniii
metodiste. La sera del 16
braio, invece, si sono riun|
per la celebrazione deU’anji,
versano delle Lettere PateM
intorno al tradizionale f
valdesi, metodisti, penteco!
stali e cattolici. Nelle settima,
ne successive sono stati invj.
tati a predicare nelle chiesi
metodiste il pastore delli
Chiesa pentecostale libera,!
pastore della Chiesa penteco.
stale appartenente alle Adj
un esponente della Chiesi
dei Fratelli e due sacerdof
cattolici.
Il 1° aprile, quale ideali
continuazione deH’incontn
del 26 gennaio, Charrieri
Abbà hanno invece guidati
la comunità cattolica e quell
metodista in un secondo incontro nella chiesa di Bassignana. È necessario, a questo
punto, ricordare il grande
contributo dato dai bambini
di tutte le comunità al successo di questi incontri. Èssi
che non sono prigionieri delle etichette che hanno tanti
importanza per noi adulti, ci
hanno mostrato che Tecumenismo non può limitarsi alle
discussioni teologiche, mi
che deve essere, soprattutto,
un incontro tra cristiani che
vogliono mettere in comune
i doni ricevuti da Dio. Certo
il cammino, che è ai suoi primi timidi passi, non è facfle;
nelle varie comunità coesistono posizioni più aperteli
dialogo e posizioni più attente alle differenze teologiche,
che rimangono e sono gradi. Tuttavia è un camma»
che non possiamo non intraprendere, consci del fatto
che le divisioni tra cristiàii
sono frutto della nostra infedeltà alla Parola di Dio.
Al Centro sociale evangelico
Un'attività che si apre
al territorio fiorentino
VIOLETTA SORELLI
A
L Centro sociale evangelico di Firenze affrontia
NAPOLI — A causa delle limitazioni al traffico domenicale cittadino decise dal sindaco per 11 domeniche consecutive, a
partire dal 26 aprile fino a tutto il mese di giugno il culto
doemnicale a via dei Cimbri si terrà alle ore 18.
MARCHERÀ— Nonostante il cattivo tempo venerdì 10 aprile
si è tenuta la riunione di preghiera e meditazione presso la
comunità battista, con la partecipazione di valdesi, metodisti, avventisti del 7° giorno. La colletta è stata devoluta alla Casa per malati^di Aids «Eben-Ezer» di Mestre, a sostegno della campagna di raccolta di fondi per le ristrutturazioni previste dalla legge e il pagamento del mutuo.
mo giorno per giorno i problemi che ci si presentano;
continua la nostra disponibilità per il Servizio socio-assistenziale in favore dei più
emarginati, sotto forma di
buoni mensa, ricerca di attività lavorative, aiuto nel pagamento di tasse scolastiche,
medicine, interventi terapeutici, ecc. A fianco del Servizio
socio-assistenziale c’è l’impegno del Centro diurno di
riabilitazione psico-sociale
che necessita sempre di nuovi servizi da offrire all’utenza
per l’acquisizione di maggiori
abilità, autonomie e sensibilità nei confronti dei componenti il gruppo e dei problemi della realtà esterna.
L’anno appena trascorso è
stato ricco di questi segni: il
mantenimento di alcune cooperative per disabili e emarginati in India, l’adozione a
distanza di un bimbo indiano, la messa in opera di un
pozzo, l'intervento per la realizzazione di un Centro di
tessitura di stuoie che dia lavoro ad alcune donne di un
villaggio che nel 1968 era stato messo a fuoco da un grosso proprietario terriero. La
proposta di una struttura per
Ìa tessitura è stata presentata
da Krishnammal, discepola
di Gandhi, che è venuta a testimoniarci della sua lotta
nonviolenta insieme a suo
marito, in difesa degli «intoccabili», casta di emarginati di
cui aveva fatto parte anche
Un¿
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SABA"!
le del
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giustizia
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reciproci
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lei fin dall’infanzia. C’è stato
poi l’aiuto ai bimbi di Cernobil, affinché potessero trarrei
beneficio dal soggiorno diuB|
mese in una delle nostre
strutture in Italia. Questa è la
solidarietà espressa dal gmppo nei confronti del mondo
esterno, ma segni di solidarietà e di crescita si sono manifestati all’interno del gruppo stesso. I ragazzi si sono
organizzati nel visitare i malati, ma anche per andare a
cinema, al teatro, in pizzeni
e in casa di due sorelle perb
nire l’anno insieme. Son
conquiste che ci sorprende
no, ma sono il risultato dr®
lavoro quotidiano, di una vi
vissuta in modo comunità^
in tutti i suoi vari aspetti.
Nel corso dell’anno abbi
mo avuto varie occasioiii
incontro: insegnanti e mHa
di scuole di servizi sociali i
liani e stranieri, tirocinan,
della facoltà di Scienze d i
l’educazione, visite dei s
del Centro sociale evangeli
e di amici delle chiese eva
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Siracusa è ricca di iniziative a ricordo di Martin Luther King
Una città per la pace e i diritti umani
Una presenza assidua e capillare nelle diverse scuole per sottolineare Fattualità
dell'opera del pastore battista assassinato trentanni fa negli Usa, a Memphis
ENRICO MALTESE
Sabato 4 aprile, nei cortile dell’arcivescovado, una
folta delegazione di studenti
e studentesse accompagnati
da presidi e docenti ha dato
vita alla cerimonia di consegna degli attestati e dei premi
che il Centro culturale «Martin Luther King» aveva messo
in palio. Tra gli ospiti il sindaco prof. Fatuzzo, che ha ricordato che Siracusa è città
«per la pace e i diritti umani»,
sottolineando quel «per», che
sta a significare un cammino,
una meta verso cui tendere,
visto che Siracusa non è esente da problemi che meritano particolare attenzione.
Mons. Greco, in rappresentanza dell’arcivescovo
mons. Costanzo, ha enucleato il fondamento della pace
in tre parole chiave: verità,
giustizia, dialogo. Don Carlo
D’Antoni, parroco della parrocchia di Bosco Minniti e vicepresidente del Centro culturale nonché organizzatore
della manifestazione, ha invitato tutti in modo brioso
all'ascolto e all’attenzione
reciproca. Il past. Rapisarda,
della Chiesa battista di via
l’arresto di una militante per i
diritti civili dei neri d’America
y
Agatocle, ha evidenziato come M. L. King (e la stessa nostra celebrazione) siano riusciti a far convergere sforzi
comuni (Chiesa cattolica.
Chiesa evangelica, sindaco,
imprenditoria, scuola, ecc.)
per affrontare i problemi della città e della società di oggi.
La manifestazione è stata il
punto di approdo del lavoro
che le scuole avevano fatto
per ricordare e attualizzare il
messaggio di King, profeta
della nonviolenza, lottatore
per i diritti civili, premio Nobel per la pace, pastore battista e testimone del messaggio
di Cristo. Proprio nelle scuole
vari relatori (don D’Antoni,
Silvia Rapisarda e il past. Rapisarda, coordinati da Antonio Cavarra, presidente del
Centro culturale) avevano te
nuto delle conferenze e dei
dibattiti, aiutati anche dalla
proiezione di un documentario sulla figura di King. Grazie
alla collaborazione dell’assessore ai Servizi culturali, Ortisi,
dell’Ufficio catechistico diocesano e della AtiCas, nonché
di numerosi volontari e del
complesso musicale «Moonlighters», la manifestazione è
stata un momento intenso e
pieno di significato ma anche
gioioso e felice. I presidi e i
docenti delle scuole che hanno aderito all’iniziativa (ben
nove istituti superiori e licei),
nei loro brevi interventi, hanno voluto sottolineare la validità della celebrazione e del
suo contenuto altamente formativo. Una rievocazione
Tanno prossimo è stata sollecitata da più parti.
Il ciclo di attività che il
Centro culturale ha condotto
con la collaborazione della
Chiesa battista, per celebrare
e attualizzare la figura e il
messaggio di King, è stato
ricco e fecondo. Particolarmente positivo il contatto
con le scuole, con le istituzioni cittadine e con la città tutta. Infatti la mostra su King,
esposta all’aperto nelle domeniche di marzo, ci ha dato
modo di incontrare migliaia
di persone e di avviare contatti con scuole, centri culturali e singole persone. La fecondità sta proprio nel fatto
che sono diventate numerose
le richieste di approfondimento, di replica e di sensibilizzazione nei contesti più diversi, a cominciare persino
dalla scuola elementare.
Una marcia commemorativa si è svolta a Trieste
Attualità della lotta nonviolenta
MARIE-FBANCE MAURIN
ITE che io tentai di
spendere la mia vita
per vestire gli ignudi e nutrire gli affamati» era il titolo
del volantino su Martin Luther King distribuito a Trieste
il 4 aprile durante la XI marcia della pace cittadina, che
di solito ha luogo in gennaio
ma che quest’anno è stata
fatta coincidere con l’anniversario dell’uccisione di
King. Una trentina di gruppi
e associazioni italiane e slovene, sindacati, comunità religiose hanno aderito con il
patrocinio del Comune, senza però riuscire a coinvolgere
più di 200 persone, «in un
momento - proseguiva il testo - in cui si stanno perdendo quei valori di pace e di
giustizia che sembravano di
ventati patrimonio comune e
irrinunciabile delle democrazie del dopoguerra, in un
momento in cui i giovani rischiano di crescere senza
guide coerenti e credibili da
seguire, senza risposte ai loro
perché...».
Un video su King, del Servizio audiovisivi dell’Unione
battista, un coro cittadino di
giovani e una solista che
hanno cantato vari «gospel»
hanno fatto seguito a una
presentazione da parte di
don P. L. Piazza, che, citando
le baraccopoli africane e le
stragi del Chiapas, dell’Algeria e del Kosovo, vedeva il
fatto di marciare per la pace
come un frammento di quel
fiume della profezia l^ico-religiosa in cui donne e uomini
si sono impegnati nella storia, anche dando la propria
vita. Quando la fede in Dio è
autentica non divide, ma
porta aperture contro gli integralismi, e denuncia senza
cadere nella violenza.
Il commercio delle armi e le
basi militari, come la vicina
Aviano, ci pongono l’interrogativo se sia una struttura di
aerei a risolvere i conflitti tra
etnie, anziché il dialogo e la
trattativa: così si continua a
svestire le persone, i due terzi
dell’umanità resi poveri, anziché vestirli. Quel pomeriggio è stato l’occasione, volendo scendere nel concreto, per
chiedere alTamministrazione
comunale di supplire per
esempio alla mancanza di referenze e di fondi per la caparra per chi vorrebbe affittare una casa, e alla mancanza
di luoghi dove dormire e scaldarsi per i senzatetto.
Chiesa battista di Genova
Una giornata comunitaria
delle scuole domenicali
ERMINIO PODESTÀ
Qualche domenica fa si
e svolto nella chiesa battista di via Dattilo un interessante incontro dei giovani e
nni bambini delle scuole do®^cali di Genova. Assieme
bambini e ai giovani delle
^niese barriste di Genova e
t>ainpierdarena erano presenti anche rappresentanti di
"he chiese evangeliche genvesi. Lo scopo delTinconto era di preparazione alla
3squa e era impostato su un
dialogato al mattino,
Unzione al sacco e pome^to di socializzazione,
sn .®tUe il culto i bambini
tto intervenuti nella precinta comunitaria, chieden, ™^'8nore la capacità di esVj ® ,t°tti per lottare contro
uE“"ferenza e la pigrizia e
chi ° pregato per tutte le
s-iperché annuncino la
azi parola e con le
pomenico Piccolo,
oj ® *^hiesa valdese di Saml’i °®rena’ ha cantato il bel'^°lto insanguinato»,
nazTT corale di via Ver„„ ® presentato due inni
chit?®'” accompagnati dalla
Perìf^'^u un fratello del
Der il trovava a Genova
Clar ’^^Uimonio della sorella
chi. ’ ’> fratello della
sa battista di Chiavari
Carlo Lucarini, ha vivacizzato
il culto offrendo due inni in
spagnolo, molto belli. I giovani, dal canto loro, hanno impersonato i dodici apostoli attorno al tavolo dell’ultima cena e ognuno ha ricordato i
momenti trascorsi con Gesù
in un miscuglio di entusiasmo, di stupore e anche di
grande perplessità. Nella seconda parte è stato ricordato
quanto è avvenuto ai piedi
della croce. A conclusione di
tutto ciò è stato detto che la
croce di Cristo è un segno della presenza di Dio su tutti i
sentieri dove impariamo sia a
diventare adulti, sia a serbare
un’anima infantile che a scoprire negli altri fratelli e sorelle da amare. La croce di Cristo
è come due braccia aperte al
di sopra di ogni frontiera. Due
braccia aperte agli uomini, alle donne, ai vecchi, ai bambini, ovunque siamo, come un
sorriso offerto a tutti, come
un invito gioioso e permanente lanciato in tutti i linguaggi
della terra.
Dopo il pranzo e un momento di scambio di esperienze alcuni giovani hanno
partecipato all’incontro bmv
dei predicatori locali in via
Vernazza dove Antonella Novellini ha tenuto una dotta
conferenza sul tema: «La teologia cristiana dopo la Shoah».
Chiese battiste in Piemonte
Martin Luther King
e la realtà dei neri d'America
Organizzato dal Centro studi «Sereno Regis» e dall’Associazione delle chiese battiste
in Piemonte si è svolto a Torino, sabato 4 aprile, un incontro sulla figura del pastore
battista Martin Luther King,
di cui cadevano esattamente i
trent’anni delTassassinio.
Il pomeriggio alle 16, nella
saletta adiacente la chiesa
battista di via Passalacqua,
sulla vita del grande predicatore nero è stata inaugurata
una mostra fotografica che
ne seguiva passo passo l’attività, fino al giorno dei suoi
funerali. Il pubblico, abbastanza numeroso, è poi passato nella chiesa, dove dopo
il benvenuto del pastore della
prima chiesa battista torinese, Francesco Casanova, sono
stati ascoltati due interventi,
del pastore Mauro Pons e di
Nanni Salio, direttore del
Centro «Sereno Regis» (che
coordina attività varie nel
settore della nonviolenza, del
volontariato, di intervento a
favore del Terzo Mondo, di
azione nel campo dell’ecologia, ecc.). Pons ha delineato
la figura di M. L. King come
pastore, non solo in relazione
alla comunità nera di cui aveva cura, seguendo lo sviluppo
del suo pensiero teologico ed
evidenziando il suo impegno
costante per la giustizia e la
pace. Salio ha sottolineato
l’aspetto teorico e operativo
del pastore afroamericano
come guida del movimento
nonviolento degli Anni Sessanta negli Stati Uniti e come
campione dei diritti civili.
Una videocassetta di una
ventina di minuti edita dalla
Società produzione audiovisivi delTUcebi ha riproposto i
momenti essenziali della vicenda di King, suscitando
forte emozione nei presenti.
Il pomeriggio si è concluso
all’ascolto di alcuni canti spiritual proposti da un giovane
complesso, i «Brother Sun»,
guidato dal frate francescano
Claudio Passavanti: un modo
evocativo e coinvolgente per
ribadire ancora una volta il
messaggio di fede e libertà
scaturito dalle sofferenze dei
neri d’America. In occasione
di questa importante iniziativa ecumenica il pacifista storico Enrico Peyretti ha lanciato un’appello per la costituzione a Torino di una scuola
di nonviolenza: ci auguriamo
che la proposta non cada nel
dimenticatoio, ma venga raccolta dagli ambienti religiosi
e laici più attenti dellacittà.
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax Oli-6504394
Agenda
MONDOVt — Alle ore 21, nella sala della «Famlja Munregaleisa», il pastore Giorgio Tourn tiene una conferenza sul
tema: «150 anni di libertà. 1848-1998».
25 aprile
BUSSOLENO —.Alle ore 10, nella chiesa battista di via Torino, si tiene un incontro con agape fraterna organizzato
dall’Associazione delle chiese battiste in Piemonte, dal titolo: «Dal Piemonte all’Europa: quale testimonianza evangelica?». Dopo il culto, il presidente dell’Unione battista.
Renato Malocchi, parlerà sul tema: «I problemi al centro
della prossima Assemblea dell’Unione».
LA SPEZIA — Alle ore 10,30, presso la Chiesa battista (via
Milano 40), inizia con il culto l’incontro di popolo delle
chiese liguri. Alle 15,45, presso il centro «Allende» (viale
Mazzini), conferenza sul tema: «1848-1998, il faticoso cammino della libertà». Intervengono Giorgio Bouchard, Felice
Israel e Marco Sciaccaluga.
26 aprile
TORINO — Alle ore 17, presso il tempio valdese di corso
Vittorio Emanuele 23, la corale evangelica di Torino partecipa al penultimo incontro della serie «Musica e preghiera».
27 aprile
TRIESTE — Alle ore 18,30, presso la sede del Gruppo ecumenico (via Tigor 24), il rabbino Ariel Ytschak Haddad parla sul tema: «Le altre religioni nella visione ebraica».
28 aprile
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, l’organista Massimo Nosetti esegue musiche
di Weckmann, Pachelbel, Bach, Kellner, Kuchar, Wesley,
Beethoven, Planyavsky nell’ambito della seconda stagione
organistica. Ingresso lire 15.000.
SONDRIO — Alle ore 20,45 nella sala Botterini (via Piazzi
2), il prof. Saverio Xeres tiene una conferenza sul tema: «Il
Giubileo nella Bibbia e nel cristianesimo». Introduzione
della prof. Bianca Ceresara Declich.
r
maggio
BETHEL — Alle ore 10 inizia la tradizionale giornata comunitaria presso il Centro evangelico. Il prof. Paolo Ricca
terrà una conferenza dal titolo: «Il movimento ecumenico
oggi: sfide e strategie», in apertura della Sessione intensiva
1998 per il Sud del Corso di formazione a distanza della Fa
cotà valdese di teologia (Bethel, l°-3 mapio). La giornata
si conclùderà alle ore 16 circa. Quota per il pranzo £ 20.000
a persona; pernottamento e prima colazione £ 15.000; cena
£ 15.000. Per informazioni e iscrizioni; past. Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro (tei. fax 0961728045). Per informazioni sul corso Simonpietro Marchese, via G. Messina 71, 74100 Taranto (tei. 099-4774680).
r-3 maggio
MEZZANO INFERIORE — Con arrivo il 1° sera e inizio dei
lavori alle 10 del 2 maggio, presso il Centro studi per il cristianesimo sociale si tiene l’incontro annuale dedicato quest’anno al tema: «Molti, diversi, ma non troppi. Immigrazioni nelle società italiane di fine millennio». Intervengono
tra gli altri Giovanni Mottura, Domenico Maselli, Sergio Rostagno, don Giovanni Gullino, Anne Marie Dupré, Bruno
Tron, Danilo Amadei, Hamid Bichri, Franco Valenti, Alfonso Manocchio, Giorgio Bouchard. Domenica 3 culto conclusivo con predicazioni di Vivian Wiwoloku e Bruno Tron.
Quota rimboroso spese per tutto il convegno £ 25.000; un
pasto £ 15.000. Iscrizioni entro il 27 aprile presso Massimo
Aquilante, borgo Riccio 13,43100 Parma (tei. 0521-238551).
SAN DONATO MILANESE — Presso Fort Crest si tiene il
XVI Congresso cristiano del movimento «Uomini nuovi»
sul tema: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno».
5 maggio
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa evangelica
metodista (piazzale D’Annunzio 9), il pastore Giovanni
Carrari presenta il libro a cura di Franco Chiarini «Il metodismo italiano (1861-1991)» (ediz. Claudiana).
6 maggio
ROMA — Alle ore 18, nell’Aula magna della Chiesa metodista (via Firenze 38), nell’ambito della serie di incontri «Come eravamo, come siamo» organizzato da «L’Altraitalia»,
Omar Calabrese e Claudio Fracassi affrontano il tema: «L’
Italia degli Anni 80. L’era della comunicazione».
NAPOLI — Tra le ore 16 e le 20, nella sala della comunità
luterana (via Fontano 1), per il ciclo di incontri su «La li
bertà-Dio e l’uomo», Bettina König conduce un laboratorio
di danza dal titolo: «Passi regolanti e liberanti». Per infor
mazioni rivolgersi a Ilka Sobottke (tei. 081-7430386).
Radio e teleoislone
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appunta
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente. Domenica 3 maggio an
drà in onda «Otto per mille: le scelte dei protestanti; Fami
glie curde a Monteforte Irpino; Donne: oltre il silenzio
Chiaro scuro: un commento a un’attualità». La replica sarà
trasmessa lunedì 11 maggio alle ore 9 circa.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 24 APRILE^, ^p^£RDÌ
Riforma
n nostro
ecumenismo
Emmanuele Paschetto
Non si può negare che nei rapporti con il cattolicesimo
noi evangelici it^iani siamo sempre un po’ sospettosi. Tuttavia abbiamo almeno tre buoni motivi per esserlo: la presenza in Italia della sede centrale della Chiesa cattolica,
l’enorme sproporzione numerica fra le due confessioni e i
sette secoli di persecuzioni, sino alla soglia del genocidio,
subite dai valdesi. A qualunque denominazione apparteniamo, sentiamo i valdesi come nostri antenati spirituali e
conserviamo il ricordo delle loro vicende. È passata una
sola generazione da che la Chiesa di Roma ha cominciato a
mutare atteggiamento verso gli ex eretici e le ragioni storiche, geografiche e numeriche conservano fi loro peso.
Ma un’ulteriore perplessità nasce di fronte aU’ambiguità con cui le autorità ecclesiastiche si muovono nel
settore della «religiosità popolare». Da una parte paiono
volerla frenare, rendendosi conto che rischia di sconfinare nella superstizione e nel paganesimo, dall’altra la sostengono più o meno apertamente. Da una parte si dispiacciono perché luoghi e iniziative che dovrebbero
portare alla meditazione e alla preghiera vengono sfruttati come attrazioni turistiche e fonti di guadagno,
dall’altra sollecitano stato, enti locali, media, eccetera a
fiancheggiare, sostenere, pubblicizzare, finanziare i luoghi «sacri» e le manifestazioni religiose.
La questione della Sindone è sintomatica. La presenza
plurisecolare a Torino del «sacro lino» non ha mai coinvolto più di tanto i torinesi: niente di paragonabile a
quello che avviene a Napoli per fi sangue di San Gennaro.
Ora, improvvisamente, si vuol suscitare un entusiasmo
artificiale con un martellamento di giornali e riviste, di
libri, trasmissioni televisive e radiofoniche, di dichiarazioni di scienziati e non, un vero e proprio lavaggio del
cervello perché la gente si convinca che quel panno ha
avvolto fi corpo di Gesù. È sempre più labile fi diaframma
che ancora pongono alcuni responsabili della Chiesa cattolica quando affermano che si tratta di un segno «povero», e che al di là dell’immagine occorre vedere fi Cristo
nella sua sofferenza, meditare sulla sua partecipazione
alla nostra dolorosa umanità che lo rende nostro perfetto
sommo sacerdote e Salvatore. 11 messaggio è troppo flebile, la folla non vuole riflettere ma vedere, consumare,
autoconvincersi di essere passata per un momento accanto al mistero. Le interessa di più osservare l’oggetto
presumibilmente appartenuto a Cristo che incontrarlo
personalmente nella propria vita.
Forse la cosa è sfuggita di mano alla Chiesa cattolica
torinese: noi non ci rallegriamo che la Sindone sia divenuta spettacolo e mercato, ma purtroppo non è la prima
volta che ciò avviene nel cattolicesimo e, a conti fatti, abbiamo la sensazione che le gerarchie non se ne dispiacciano più di tanto. Molti ci accusano di essere poco ecumenici perché diciamo queste cose, di essere inguaribilmente anticattolici perché ribadiamo fi nostro dissenso
verso queste forme di religiosità.
Noi invece riteniamo che essere ecumenici non significhi accettare acriticamente tutto quello che altri cristiani
dicono e fanno. Siamo profondamente grati al Signore per
aver risvegliato le coscienze e i cuori e fatto comprendere
agli uni e agli altri che la denigrazione, l’odio, i roghi in
nome di Cristo sono una bestemmia, ma riteniamo che
proprio la ritrovata fraternità ci permetta di dire con franchezza le cose che non condividiamo. In trent’anni abbiamo rivisitato insieme le cose che ci uniscono, raschiando
il fondo del barile delle cose comuni: la solidità della nostra fraternità deve essere ora messa alla prova con fi confronto sulle cose che ci dividono, confronto franco, senza
falsi irenismi. È una prova d’amore: se siamo fratelli e sorelle l’amore ritrovato reggerà anche davanti alle divisioni
che permangono. Accettiamo cristianamente la riprensione fraterna reciproca senza scomuniche. Se qualcuno si
scandalizza di tutto ciò, pazienza. «Oportet ut scandalo
eveniant» (bisogna che gli scandali accadano).
RllFDB
A
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmellna Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE. Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
PomstoÈm unmda con L'Eoo tfálü» nOU vMotí:
nonf^
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1= gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 16 del 17 aprile 1998 è stato consegnato per l’inoltro postale airUfficio CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledi 15 aprile 1998, ____________________
Le celebrazioni del 150° dell'Emancipazione •
il senso della nostra presenza
Nelle molte manifestazioni del febbraio scorso non siamo
riusciti a esplicitare che cosa vorremmo essere e dire oggi
GIORGIO TOURN
Guardando a distanza
di alcune settimane le
manifestazioni del febbraio
scorso e passando in rassegna le molte occasioni che ci
sono state offerte in tutte le
aree del nostro paese per riflettere sul problema della libertà di coscienza saremmo
tentati di fare sinteticamente
un primo bilancio in questi
termini: stando la situazione
italiana quella che è, essendo
i media quello che sono, abbiamo condotto una dignitosa operazione, ma forse persa
un’occasione di presenza.
Forse dovevamo mirare molto più in alto, e impegnare
molto di più le nostre energie, scommettere di più.
Rispetto alla grande pagina
epica del 1689 che abbiamo
ricordato anni or sono con
una mobilitazione intensa, il
1848 era molto più difficile
da gestire perché molto meno «scenografico», ricco di
immagine e di narrazione.
Una situazione analoga di disparità nell’impatto si era
avuta nelle celebrazioni del
1948 rispetto a quelle che
erano state quelle del 1939;
incomparabili sotto il profilo
della mobilitazione e dell’immagine, e pensare che il 1948
non fu anno banale nella nostra storia recente.
Anche quest’anno risultava
più difficile cogliere un’immagine forte, un simbolo, un
motto: la libertà, l’Italia, la
patria? Tutto è più vago e indefinito. Il dibattito fra noi
non c’è ancora stato, probabilmente le nostre attese sono altrove ed è giusto che sia
così, ma perché non cercare
di ricollegarle unitariamente
al senso della nostra presenza nei 150 anni della storia
recente? Potremmo usare la
grande idea che la libertà religiosa è là cartina di tornasole della società moderna e del
liberalismo moderno. Questo
ci fornirebbe per esempio un
approccio originale alla storia risorgimentale: nel 1848
noi e i cattolici liberali eravamo sullo stesso fronte con
un’ipotesi comune: realizzare il rinnovamento dell’Italia
patria di tutti. Siamo rimasti
solo noi; i cattolici liberali Pio
IX li ha distrutti (come poi i
successori fecero con i modernisti) ma la scelta del potere temporale e dell’infallibilità non era scritta nel destino, fu una scelta. Se la
Chiesa cattolica ha da chiedere perdono a qualcuno
non è a noi per le guerre di
religione, quelle le abbiamo
combattute tutti da uomini
Torino. La giornata ceiebrativa dei 22 febbraio
liberi; deve chiedere perdono
all’Italia di cui ha distrutto le
speranze di rinnovamento
con quelle scelte.
Forse il nucleo di riflessione potrebbe essere dato dall’ipotesi che per 150 ani abbiamo rappresentato non solo una realtà religiosa e culturale alternativa, ma abbiamo
mantenuto vivo un percorso
alternativo (di libertà) a quello che va da Gioberti alla De
di Andreotti. Puntare all’alto
significa certo prendere coscienza del fatto che siamo
quello che siamo e non giocare ai primi della classe o alle mosche cocchiere, ma anche essere consapevoli di
quello che rappresentiamo,
osare farsi avanti, insomma,
osare uscire a rivendicare
non dei meriti ma delle affermazioni.
Il percorso della libertà?
Certo ma nelle nostre chiese
non abbiamo ancora chiaro
che cosa sia libertà nel contesto di un mondo moderno e
che cosa del moderno meriti
essere salvaguardato; non
abbiamo ancora esplicitato
chiaramente che cosa vorremmo essere e dire in questo paese.
A Torino il 22 febbraio è
stata per noi una bella giornata, un’occasione di incontro e di riflessione che ci ha
anche fornito l’occasione di
vedere dal vivo quello che il
1848 rappresenta per la città
della Fiat del giornale «La
Stampa» e della Sindone! La
visita del presidente a Torre
Pellice era un tassello della
nostra proposta, ma avrebbe
avuto forse senso se l’avessimo legata più strettamente
alla nostra cultura triangolando la visita fra tempio-Casa valdese-Centro culturale.
La nostra cultura, cioè la nostra alternativa, non è una
messa evangelica e il Cottolengo valdese è l’Aula sinodale. Quella è l’altra Italia che
avremmo dovuto passare in
televisione.
L’insieme del nostro febbraio ha avuto forse un tono
dimesso e una scarsa eco da
parte della stampa e dei media. Qualcuno ipotizza un
black out dell’informazione;
è sostenibile. E qualora lo sia,
di chi la colpa? Nostra per
non aver puntato al massimo
delle nostre possibilità e giocato le nostre carte con la
convinzione necessaria? Per
non avere saputo utilizzare i
canali necessari? Ciò detto
due fatti mi sembrano da
prendere in considerazione.
Alcune uscite degli ultimi
mesi su media: «Linea Verde», il culto del 15 febbraio
con la presenza del presidente Scalfaro, lo sceneggiato tele’visivo della ragazza che cerca casa sua alle Valli, il Venerdì di «Repubblica» hanno
lasciato tracce maggiori di
quanto pensiamo nella media del pubblico italiano. Un
po’ ovunque ci è dato riscontrare tracce di questi messaggi, effimere, e fugaci, come
tutto ciò che passa in tv, ma
in questo caso più importante del messaggio stesso è il
fatto in sé, come un’apertura
nel muro di Berlino; non è
l’esplorazione della Ddr che
conta ma il fatto che ci si accorga che c’è, anzi, c’era, ma
non lo si sapeva. È possibile
che questo accada ancora in
futuro 0 che spetti a noi provocare altri varchi nel muro.
In secondo luogo il 1998
non è ancora finito, questo
significa che la partita non è
chiusa, c’è ancora da giocare,
e ne abbiamo la possibilità
nelle scadenze che ci stanno
davanti. Darsi dunque da fare
perché è evidente che il Sinodo è ormai un grande momento di dialogo, nell’immaginario collettivo nazionale
costituisce un appuntamento
chiave. Sta a noi immaginare
qualcosa di degno dell’anno.
Ha avuto inizio sabato 18,
nel Duomo di Torino,
l’ostensione della Sindone,
che durerà 58 giorni, fino al
14 giugno. Sono previsti milioni di visitatori con tutto
quello che un tale movimento comporterà. La Sindone è
un telo lungo quattro metri e
36 centimetri, largo un metro
e dieci. Vi sono impresse
tracce di sangue e l’impronta
di un uomo morto per crocifissione. il telo è stato scoperto verso la metà del XIV secolo e ben presto è diventato
oggetto di venerazione in
quanto considerato, da qualcuno, il sudario che avvolse il
corpo di Gesù morto (quando venne deposto nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea).
Fin dall’inizio, però, sono
sorti molti dubbi circa la sua
autenticità, dubbi che nel
nostro secolo sono sfociati in
una vera e propria polemica.
A onor del vero dobbiamo
-ulfù ycCùidù I
i Jà
PIERO bensì
dire che, fra i vescovi di Torino, il cardinale Pellegrino si
è sempre rifiutato di pronunciarsi sull’autenticità della
Sindone e il cardinale Ballestrero ha pubblicamente dichiarato che la Sindone è
medievale.
Miliardi e miliardi di denaro pubblico sono stati spesi
per studiare, analizzare, valutare questo telo di lino e la
polemica infuria più che
mai. Polemica che a noi credenti interessa ben poco
perché quand’anche, per
eORRIEBE DELLA SEii
Pasqua e Natale
Perché, perfino fra i credenti, Pasqua non sembra potei
competere neppure alla lontana con il Natale per quantità di auguri, doni, addobbi e
spot pubblicitari? Se lo chiede
il noto intellettuale cattolico
Vittorio Messori sul numero
del 9 aprile. Risposta: «Non
sarà perché il Natale, cosi
com’è ridotto, può trovare faCile accoglienza anche nella
società post-cristiana, come
luogo dei “valori comuni”, di
quei “sentimenti” tanto nobOi
quanto innocui con i quali, almeno per un giorno, ci si pud
illudere di essere tutti d’accordo? Una certa idea zuccherosa di famiglia, il giocattolo
al figlio, il calore e la luce della casa, qualche struggente ricordo d’infanzia... Che cos’è,
alla fine, il Natale se non la
storia, semplice ed eterna, di
un bambino che nasce? Certo:
la luce della fede scorge l’Abisso dietro la culla di Betlemme. Ma, anche chi fede non
ha, può vedervi un simbolo
consolante, una leggenda piena di significato. La Pasqua,
no. Se Natale può far sembrare uniti, la Pasqua divide. Se
Natale è, in qualche modo,
valore comune, Pasqua è
scandalo e follia. Natale è un
uomo che nasce; e che c’è di
più consueto? Pasqua è®
uomo che risorge: e che c’è fi
più inconsueto, anzi di incredibile?». Ci troviamo spesso in
polemica aperta con Messori,
ma questa volta condividiamo
pienamente la sua risposta.
P. G. Lh
del 12 apri
le dichiari
sugUinsep
non hanm
probabiln
l’intervent
Corrà, ves
e Concord
di sabato
che sostiei
tarnente o
ta di esser
sessualità
ducatore»
l'episodio
donata d:
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monio. 1
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che tutto
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Cristo eh
terra affir
in lui noi
vitaetern;
nulo per !
elevarlo ir
ma sopra
dallo sten
Gesù e i pregiudizi
Prendendo spunto dall’infelice sortita di Gianfranco
Fini sugli omosessuali, Eugenio Scalfari attribuisce, nel
giorno di Pasqua, a Gesù il
merito storico di aver capovolto dei valori acquisitiNell’articolo esamina comesi
formi il pregiudizio e come
esso conduca al razzismoPoi l’ex direttore, in riferimento al plauso mostrato pet
esempio da Bottiglione, conclude: «È preoccupante constatare che la predicazinnn
dei diritti dell’uomo sia interpretata soltanto quando 1
cattolici sono la minoranza
oppressa e non anche per difendere il diritto di tutte le
minoranze a non essere prevaricate. Eppure questo, le
credo, fu l’insegnamento de
Gesù di Nazareth».
pensanti
vorrebbe
dello ster
di Dio è c
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àonari di
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lano a nc
altrove: i
nelle loro
Gì
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Chiedia
vere! le
datti
ipotesi, la Sindone fosse realmente il telo in cui è stato
deposto il corpo di Gesù: che
importanza ha per la nostra
fede? Noi non crediamo, né
veneriamo, dei pezzi della
croce (ce ne sono mille nel
mondo), del chiodi, delle tuniche 0 dei sudari: noi crediamo nel Cristo risorto, vivente nei cieli e nel nostro
cuore e lui solo adoriamo.
L’apostolo Paolo esclama;
«Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne ora però non lo conoscia
mo più così». E gli angeli de
la mattina di Pasqua
alle donne stupite di '^®°er
il sepolcro vuoto; «Pere
cercate il vivente fra i mot
ti?». La chiesa primitiva, p
oltre tre secoli, non si è m ^
interessata di reliquie; a
nunziava Gesù Cristo Sign
re. Con questa ostensione
la venerazione dei fedeli
un pezzo di lino, o
cattolica fa un passo indie
nel cammino ecumenicoecumenismo significa prue
dere insieme verso il Gti
vivente, non si può j
alla religiosità popolari
reperto da cimitero. Noi c'
diamo alla morte di Cris '
ma non in un Cristo mor
(Rubrica «Un fatto, un
cottt
mento» della trasmissione di^
dioìino «Culto evangelico”
ta dalla Federazione delle
evangeliche in Italia anda
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PAG. 1 1 RIFORMA
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hpI 12 aprile afferma che sulfp dichiarazioni dell’on. Fini
Lu insegnanti gay i vescovi
non hanno aperto bocca, ma
nrobabilmente non ha letto
Vintervento di mons. Sennen
rorrà vescovo di Pordenone
p Concordia, su II Gazzettino
di sabato 11 aprile, a pag. 5,
“he sostiene: «Chi e dichiaratamente omosessuale, si vanta di esserlo e coltiva l’omosessualità, non può fare l’educatore» e prosegue citando
l'episodio dell’adultera per, • donata da Gesù e invitata a
t numero .¡spettare il patto del matrida: «Non „¿^nio. Un accostamento
anacronistico che dimostra,
rovare fa- JJJa¡ ye ne fosse ancora biche nella che troppi ministri di
nU’ come „^1,0 cattolici ignorano lo
niuni”, di ^^hio della Bibbia, che è Panto nobUi di Dio, e ripetono pedisi quali, al- jgquamente quanto è stato
. ci si puii |gjQ inculcato senza discuterutti d’ac- lo Gesù Cristo ha parlato poa zucche- ghissimo di sessualità, che
pure era praticata anche nel
suo tempo. Per i maestri omosessuali mons. Corrà propone «una cura» evitando accuratamente di dirci se debba essere medica, farmacologica, psicologica, psichiatrica
corge l’A- 0 a base di digiuni, preghiere
li Betlem- e offerte alla Chiesa e fa, pubblicamente, sul quotidiano,
la sua «iscrizione ad An» con
parole elogiative.
Libero di ritornare come «ai
bei tempi»: trono e altare,
crocefisso e gagliardetto, adunate oceaniche di cappellani militari avanti Palazzo
Venezia con braccio destro
alzato ecc., purché ammetta
che tutto ciò non ha nulla a
che vedere con il Vangelo di
Cristo che è venuto su questa
terra affinché chiunque crede
in lui non perisca ma abbia
vitaeterna. Infatti Cristo è venuto per liberare l’uomo, per
elevarlo in tutto il suo essere,
IÌC2 ™ soprattutto per sollevare
dallo sterco «i diversi» di ogni
genere che le società dei benpensanti di allora e di oggi
vorrebbero sempre al di là
dello steccato! Ma lo Spirito
di Dio è oltre lo steccato: nella cattedrali vi sono solo «funzionari del sacro» che a braccetto dei politici di turno parlano a nome di un Dio che è
altrove: oltre il muro e non
nelle loro affermazioni.
giocattolo
I luce delggenteriIhe cos’è,
se non la
eterna, di
ce? Certo:
fede non
i simbolo
;enda piea Pasqua,
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Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di scriverci lettere di 15-20 righe
dattiloscritte. Grazie
Giovanni Luigi Giudici
Mestre
Lettera aperta
ai giovani
Miei cari giovani e care giovani, vi ringrazio di cuore per
ciò che mi avete dato questa
mattina a Pramollo nell’ora
del culto di Pasqua. Erano
tanti anni che non vedevo un
tempio così gremito, che non
sentivo cantare come ho sentito cantare questa mattina
gli inni del nostro Innario dal
226 al 231, che non vedevo
uscire dalle tasche (comprese
le mie) e dalle borsette femminili i fazzoletti per asciugare le lacrime che gli occhi non
riuscivano a trattenere quando alle nostre orecchie scendeva dall’alto del pulpito il
messaggio che il nostro giovane pastore, guardandovi
con tanto affetto, vi rivolgeva
illustrandovi, con le parole
del versetto 3 del capitolo 24
dell’Evangelo di Luca «Il Signore è veramente risuscitato», il significato dell’augurio
di Buona Pasqua!
Quanto tempo era, quanti
anni erano trascorsi da quando non vedevo al tempio tanti
giovani! Continuavamo a dirvi: ma è mai possibile che dopo la confermazione non sentiate più la necessità (oserei
dire il dovere) di venire al culto? Le vostre giovani voci elevano al Signore il loro canto.
È questo ciò che voglio dirvi
con questo scritto! Vi rendete
conto di ciò che significa la
vostra presenza al culto? E sono certo, perché i vostri visi
esprimevano la gioia di essere
lì presenti con noi, che avete
sentito in voi la presenza del
Padre celeste e la presenza
del Risorto.
Grazie, cara gioventù, che
avete saputo, con la vostra
presenza, rendere così vive le
parole che scendevano dal
pulpito! Grazie perché le vostre voci giovanili hanno saputo rendere così vivi i canti
che tutti, giovani e non più
giovani, uomini e donne, elevavano al nostro comune Signore, lì in quel così grande
tempio che, sovente, ci sembra così vuoto! E grazie a
quella giovane sorella che,
unica, era tra noi con quella
cuffia valdese, così spesso dimenticata da voi, giovani e
non più giovani sorelle, e che
tanto ci ricorda la storia del
nostro popolo, la storia della
nostra chiesa.
Grazie a voi e al Signore per
questa domenica di Pasqua! Il
Signore vi benedica e benedica la nostra chiesa per aver
saputo dare al suo popolo lì
presente quell’augurio di
Buona Pasqua che abbiamo
sentito scendere in noi! Grazie ancora, cara gioventù, per
tutto questo! E, se possibile,
ricordate ciò che rappresenta
tra noi la vostra presenza.
Ugo Zeni - Pramollo
confho
APRILE 1998
NordISud
Quando il debito divora lo sviluppo
Memorìa
Lo scambio politico tra foibe e Shoah
Russia
La legge sui culti e il proselitismo selvaggio
Islam
Famiglia musulmana e sfide della modernità
Sindone
Un ostacolo all’ecumensimo?
( ilonfronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
'«»stenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma,
chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet; Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)_
Una testimonianza «costosa» è anche credibile e coinvolgente
Dalla domenica delle palme a quella dei mantelli
SALVATORE RAPISARDA
IN riferimento alla «Domenica delle
palme» si possono fare alcune considerazioni su questa domenica che viene
celebrata in maniera così vistosa dai
cattolici in molte città italiane. La prima
è di carattere esegetico. Soltanto Giovanni parla di palme, mentre Marco e
Matteo parlano di rami d’albero, e Luca
non parla né di palme né di fronde. È indubbio che celebrare questa domenica
in maniera appariscente può presentare
più di una connotazione positiva. Vanno comunque scartati gli aspetti, sebbene modesti, di speculazione economica
legati al commercio dei rametti da benedire, e gli aspetti di feticismo legati alla benedizione-sacralizzazione di quegli
oggetti. Positivo è l’aspetto deU’«animazione» e del coinvolgimento dei sensi (la
vista) e di tutte le persone (dai più piccoli ai più grandi). Il protestantesimo si
perde molto nel non valorizzare simili
aspetti di visibilità, di comunicazione e
di coinvolgimento a diversi livelli.
Tuttavia parlare solo di palme significa cogliere soltanto l’aspetto più superficiale e meno coinvolgente dell’evento
biblico a cui ci si vuole riferire e che in
qualche modo si vuole attualizzare. Infatti i sinottici, in modo concorde, ci
parlano di mantelli stesi sulTasinello che
farà da cavalcatura a Gesù, e stesi persino lungo la via. I mantelli, quelli sì, sono
un elemento di sostanza, ma forse proprio per questo vengono dimenticati
nella «Domenica delle palme». Il mantello, secondo la legislazione veterotestamentaria (Deuteronomio 24, 10), è
un bene che non può essere trattenuto
in pegno e che per il povero è fonte di riparo come coperta per la notte. Il mantello dunque è un oggetto di valore perché essenziale. I discepoli che seguivano
Gesù, che «non aveva dove posare il capo» (Mat. 8, 20), molto probabilmente
avevano il mantello come coperta, come
bene di riparo. Tuttavia essi sanno stendere i propri mantelli per indicare il
Messia. La loro testimonianza «costosa»,
che li tocca nelle loro proprietà, diventa
ben presto una testimonianza credibile
e coinvolgente, tanto che altri stendono
i loro mantelli lungo la via per la quale
passerà Gesù.
Il discorso sul mantello ci porta ad alcune applicazioni. In primo luogo dare
il proprio mantello, cioè qualcosa che ci
costa e che ha valore per noi, oggi può
diventare una testimonianza forte e efficace, sia che lo diamo per indicare chi
è il Messia che viene in mezzo a noi
(kerygma), sia che lo cediamo a chi ce
lo chiede (Mat. 5, 40) (diakonia, non
violenza). In secondo luogo, è necessario rinunciare a ogni mantello che comporti uccisione. Va denunciato l’uso
delle pellicce che fanno vittime causano sofferenza a piccoli animaletti inermi. Non si può non condividere la battaglia che animalisti e ecologisti portano avanti in difesa della natura. In terzo
luogo bisogna riflettere sul mantello
che il ricco trattiene come pegno per i
debiti del povero.
Oggi i paesi poveri sono senza mantello, senza coperta, senza difesa dalle
intemperie, dalle malattie, dalla fame,
perché vengono strangolati dai paesi
ricchi che hanno in mano il pegno degli
interessi dei loro debiti. Sono debiti che
crescono e non potranno mai essere
saldati da quelle economie povere, che
non garantiscono la minima sussistenza. La legge del Deuteronomio impone
di non trattenere il mantello in pegno.
Oggi si tratta di richiedere a gran voce
che quel mantello, preso in pegno, venga restituito senza porre più tempo in
mezzo. Tenere presenti questi aspetti e
trasformare la «Domenica delle palme»
in «Domenica dei mantelli» è certamente un modo efficace, e non festaiolo, di
celebrare Tingresso del Cristo nella Gerusalemme del mondo.
Una rete sulla
nonviolenza
Le sottoscritte sono state
impegnate in quest’ultimo
decennio in iniziative di collegamento tra le nostre chiese evangeliche e organismi
ecumenici (Mir-Movimento
internazionale della riconciliazione, Decennio ecumenico «Chiese solidali con le
donne», Graz) e sono preoccupate in questo periodo
perché l’argomento «cultura
della pace e della nonviolenza» non sembra più portato
avanti dalle nostre chiese,
mentre pochi anni fa si parlava di «status ponfessionis».
Nel lontano passato (la nonviolenza dei primi valdesi) o
più recentemente (pochi anni fa esistevano due commissioni della Tavola valdese,
«Solidarietà con gli obiettori
di coscienza» e «Pace») le nostre chiese erano «sentinelle»
attente nel nostro paese, in
collegamento con l’estero.
Attualmente si tratterebbe di
riflettere sulla trasformazione
in corso degli eserciti in Europa, sul disarmo nel mondo
(armi nucleari che nessuno
ha negato che a Aviano, in
Friuli, ci siano, chimiche,
batteriologiche, mine...), e
ancora sulle obiezioni di coscienza in campo militare, la
produzione e il commercio
delle armi, ma soprattutto la
lotta nonviolenta contro la
crescente povertà di cui le
multinazionali e la finanza
internazionale hanno le maggiori responsabilità; le violenze mafiose e la devastazione dell’ambiente.
A Pasqua scadeva la fine
del Decennio di solidarietà
delle chiese con le donne,
che fin dall’inizio (1988) aveva tra i suoi scopi «rendere
visibili i pensieri e gli impegni delle donne nella lotta
per la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato», e
ora ci sentiamo spronate a
fare alcune proposte. La lotta
delle donne con e per altre
donne è una lotta per la giustizia, accanto a tante altre
lotte che mirano alla giustizia
sociale o individuale. Nel settore della pace, le donne
evangeliche del Friuli avevano tentato l’anno scorso di
rendere attenta la conferenza
del II distretto delle chiese
valdesi a queste problematiche, e una corrispondenza è
intercorsa in seguito con la
Tavola valdese.
Vorremmo chiedere alle
persone che sono state impegnate nel campo della pace o hanno scritto libri a riguardo (come Bruno Gabrielli, Paolo Ricca, Giorgio
Girardet, Eugenio Rivoir) e a
tanti altri, in particolare ai
numerosi obiettori di coscienza al servizio militare, di
impegnarsi per cercare di costituire una rete di gruppi o
persone sensibili a questi
problemi (disarmo progressivo, spese militari, educazione alla soluzione nonviolenta dei conflitti e alla mondialità, impegni dei migranti
insieme con noi, ecc.).
Come donne, desideriamo
porre le basi per un nuovo
millennio con altre prospettive, diverse da quelle che la
storia ci ha fatto conoscere o
vivere nella tragicità più brutale, con altri stili di vita, altri
tipi di istituzioni più democratiche, altri modi di prepararci alla sicurezza e alla pace. Il Consiglio ecumenico
delle chiese sta chiedendo di
dedicare i primi 10 anni del
2000 alla ricerca della nonviolenza, e ci piacerebbe che le
nostre chiese lo incoraggiassero in questo senso, facendosi promotrici di iniziative.
La ricerca di una cultura della
pace e della nonviolenza do
Ospedale evangelico internazionale
di Genova
Concorso per l'assunzione a tempo indeterminato
di un dirigente amministrativo
In esecuzione del Decreto presidenziale n. 5 del 19 febbraio
1998 è indetto concorso pubblico per titoli ed esami per
assunzione, a tempo Indeterminato, di un dirigente
amministrativo.
Il termine di presentazione delle domande di partecipazione scade alle ore 12 del giorno 14 maggio 1998.
Il testo integrale del Bando di concorso può essere richiesto al servizio personale dell'Ospedale Evangelico Internazionale, Salita Superiore San Rocchino, 31 A - 16122 Genova, tei. 010-5522301 e
5522301233 - fax 010-5522200.
Requisiti specifici di amministrazione:
a) diploma di laurea in giurisprudenza, o in scienze politiche o in
economia e commercio o altra laurea equipollente;
b) anzianità di servizio effettivo di almeno cinque anni corrispondente alla medesima professionalità prestato in enti del Servizio sanitario nazionale nella posizione funzionale di settimo livello, ottavo e ottavo bis, ovvero qualifiche funzionali di settimo, ottavo e nono livello di altre pubbliche amministrazioni.
vrebbe essere permanente
finché: le spese degli stati per
la difesa armata saranno fra
quelle più alte; la popolazione sarà disinformata e non
potrà prendere decisioni in
tema di difesa; non ci sarà un
ministero della Pace o della
difesa popolare nonviolenta,
accanto a quello della difesa
armata; saremo tutti obbligati
a pagare per la difesa armata,
senza poter scegliere di finanziare un altro tipo di difesa
(come caschi bianchi, difesa
popolare nonviolenta, polizia
antiterrorista).
Ci sembra che la richiesta
di Helmut Gollwitzer di «vivere in quanto chiese senza
la protezione delle armi» sia
sempre attuale. Per adesioni
rivolgersi a: Antonella Visintin (011-6693723), MarieFrance Maurin (040-829234),
Hedi Vaccaro (06-86217257).
Inseriti nella
società italiana?
Finalmente possiamo verificare con mano 1 positivi effetti delle numerose manifestazioni per celebrazione le
Lettere Patenti del 1848 per
valdesi e ebrei. Due segnalazioni al proposito: domenica
5 aprile, ore 20,30, telegiornale di Rai2. L’annunciatrice comunica che quella appena
trascorsa «è stata una domenica importante per i cattolici: è stata la Domenica delle
palme». Evidentemente, tanto
per cambiare, la cosa non riguarda nessun altro cristiano
al di fuori del cattolicesimo.
Passano solo pochi minuti
e inizia una puntata del «Maresciallo Rocca», riciclata dalla prima serie. Nella parte finale del racconto un personaggio, nel corso di una telefonata, si riferisce a un altro
personaggio apostrofandolo
pesantemente come ebreo in
quanto tale. Si tratta della
medesima frase che già lo
scorso anno aveva suscitato
un vespaio di proteste quando era stata trasmessa. Evidentemente i vertici della Rai
sono stati tanto colpiti e tanto sensibili da pensare che
non fosse neanche opportuno modificarla quando hanno ritrasmesso l’episodio.
Tutto questo con buona
pace sia di ebrei sia dei vaidesi (ed evangelici in genere)
e delle manifestazioni per il
loro inserimento nella società italiana.
Davide Csermely-Parma
RINGRAZIAMENTO
«Ma se speriamo ciò che
non vediamo, noi
¡’aspettiamo con pazienza»
Romani 8, 25
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Giulia Marauda ved. Balmas
di anni 99
Lo annunciano: la figlia Liliana
con il marito Dario Varese e i nipoti Paolo con Miriam, Martino e
Simone, Daniele con Sheila, la
nuora Odette Eynard con la sorella Flora, nipoti, pronipoti, cugini e
parenti tutti.
Si ringrazia il personale dell’Asilo valdese di San Giovanni
per l’assistenza prestata.
Non fiori ma offerte all’Asilo
valdese di San Giovanni.
Luserna San Giovanni
11 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo so in chi ho creduto»
Il Timoteo 1,12
È mancata all’affetto dei suoi
cari la signorina
Irene Malan
di anni 80
Lo annunciano i fratelli: Ernesto
con la moglie Giovanna Bertin, Alice ved. Richard, Susanna ved. Rivoira col figlio Valter, Beniamino
con la moglie Rita Bertalot e la figlia Donatella, il figlioccio Piero
Chauvie; i nipoti, pronipoti e parenti tutti. Si ringraziano tutti coloro che con scritti e parole di conforto si sono uniti al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla dott. Michelin-Salomon, al direttore dell’Asilo valdese di Luserna San Giovanni, Tuliio Parise,
ail’ex direttore Livio Gobello e a
tutto il personale medico e paramedico dell’istituto, al pastore Taglierò e al sig. Adriano Chauvie.
Un ringraziamento molto particolare dai fratelli Maian a Piero
Chauvie per l’assidua assistenza
nella malattia che ha prestato alla
sua madrina.
Angrogna, 14 aprile 1998
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
Il 2 aprile è mancato
Vittorio Travers
La figlia Lilia con Nanni e Enrico e familiari ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore con presenza, scritti e parole di conforto.
Inverso Rinasca, 16 aprile 1998
Per la pubblicità
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 24 APRILE 19Q8
La «pagella di Maastricht» secondo i rapporti della Commissione europea e dell'Istituto monetario europeo
Gli undici paesi delPUnione monetaria europea a confronto
L'Italia ha uno dei più bassi tassi di natalità e uno dei più alti tassi di longevità. L'unico settore in cui primeggia è quello del
turismo. Brutti voti invece nel campo dell'istruzione e della lettura di libri e giornali. Scarso l'investimento nella ricerca
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Lf ITALIA è stata ammessa
I a salire sul primo treno
per l’euro, dopo aver superato brillantemente gli esami di
Maastricht sul tasso di inflazione e sul deficit. In compenso, com’è noto, è stata severamente richiamata all’ordine per quanto riguarda
il debito pubblico accumulato negli ultimi decenni. Tale
debito non dovrebbe superare il 60% del prodotto interno
lordo (Pii) annuo, invece ammonta a più del doppio
(121,6%). Ci vorranno quindi
ancora molti anni di rigore e
di sacrifici, oltre che di crescita, perché l’Italia riesca ad
allinearsi agli altri paesi europei. Ma a prescindere da questi famosi criteri di convergenza del Trattato di Maastricht, come si presenta la situazione italiana in altri ambiti socio-economici rispetto
agli altri paesi?
Dalle tabelle qui indicate
(che abbiamo ripreso da «La
pagella di Maastricht» del Sole-24 Ore) emerge un quadro
molto diversificato e talvolta
sorprendente, a cominciare
dal tasso di natalità che situa
l’Italia e la Spagna agli ultimi
posti mentre Tlrlanda, altro
paese massicciamente cattolico, risulta al primo posto. In
compenso, Italia e Spagna
sono ai primi posti per quanto riguarda la speranza di vita
alla nascita, mentre l’Irlanda
si trova al penultimo. Il raffronto tra queste due tabelle
indica chiaramente che nel
giro di pochi anni l’Italia sarà
un paese con un forte tasso
di persone anziane, il che ripropone con forza il «nodo»
del sistema di finanziamento
delle pensioni.
Per quanto riguarda la ricchezza prodotta (Pii per abitante), l’Italia guida la classifica dei quattro paesi ancora
nettamente al di sotto dei
20.000 ecu. Invece è ai primi
posti (4°) per l’indice della
produzione industriale (non
indicato in queste tabelle)
mentre Francia e Germania si
trovano agli ultimi.
La questione del costo del
lavoro, spesso evocata dalla Confindustria, non trova
conferma: solo la Spagna e
Tasse e contributi
Contributi Imposte
Dati in % del Pii Dati in % del Pii
(dati 1996) (dati 1996)
1 Irlemda 4,9 1 Spagna 22,4
2 Lussemburgo 11,3 2 Germania 23,3
3 Spagna 12,8 3 Francia 26,0
4 Finlandia 14,3 4 Paesi Bassi 27,1
5 ITALIA 14,8 5 ITALIA 28,1
6 Belgio 15,4 6 Irlanda 29,7
7 Austria 16,0 Austria 29,7
8 Paesi Bassi 18,1 8 Belgio 31,6
9 Germania 18,7 9 Lussemburgo 31,7
10 Francia 19,5 10 Finlandia 34,6
Portogallo n.d. Portogallo n.d.
Fonte: Eurostat Fonte: Eurostat
Spesa
Istruzione
Diplomati
Totale spesa pubblica
e privata per istituti scolastici
in % del Pii (1996)
% della popolaz. tra i 25 e i 59
anni che ha conseguito almeno
un diploma di scuola sup.
1 Finlandia
2 Francia
3 Germania
4 Irlanda
5 Austria
Portogallo
7 Spagna
8 ITALIA
9 Paesi Bassi
Belgio
Lussemburgo
7.3
6,1
5,9
5,8
5.4
5.4
5,3
5,1
5,0
n.d.
n.d.
1 Germania
2 Austria
Finlandia
Paesi Bassi
Francia
Belgio
Irlanda
8 Lussemburgo
9 ITALIA
10 Spagna
11 Portogallo
80
73
71
65
62
60
52
47
40
34
24
Fonte: Ocse
Fonte: Eurostat
l’Irlanda hanno un costo orario del lavoro inferiore a
quello dell’Italia (poco più di
18 dollari) mentre tutta l’Europa centrale e settentrionale
supera ampiamente i 20 dollari e la Germania i 30 dollari.
Invece, il nostro paese ri
sulta ancora abbastanza debole in uno dei settori chiave
della crescita e dello sviluppo, quello della ricerca; mentre Francia, Germania e Finlandia investono il 2,3% del
Pii in questo settore, l’Italia vi
impegna poco più dell’1%.
Popolazione
Nascite
Numero nati vivi
ogni mille abitanti (dati 1996)
Longevità
Speranza di vita alla nascita
nel 1996 (anni)*
1 Irlanda 13,9
2 Lussemburgo 13,7
3 Francia 12,6
4 Paesi Bassi 12,2
5 Finlandia 11,8
6 Belgio 11,4
7 Portogallo 11,1
8 Austria 11,0
9 Germania 9,7
10 ITALIA 9,4
11 Spagna 9,0
Fonte: Eurostat
Uomini Donne
Francia
Spagna
ITALIA
Finlandia
PaesTBassi
Austria
Belgio
8 Lussemburgo 73,0
9 Germania 73,3
10 Irlanda 73,2
Portogallo 71,0
74.0
74.4
74.9
73.0
74,7
73.9
73.5
81,9
81,6
81.3
80.5
80.3
80,2
80,2
80,0
79,8
78.5
78.5
*La graduatoria è riferita al datofemminile Fonte: Eurostat
Indicatori economici
Ricchezza
Ricerca
Prodotto nazionale lordo 1997
per abitante (Ecu)
Spese per ricerca e sviluppo
in % del Pii (dati 1995)
1 Lussemburgo
2 Germania
3 Austria
4 Francia
5 Belgio
6 Paesi Bassi
7 Finlandia
8 ITALIA
9 Irlanda
10 Spagna
11 Portogallo
34,405
23,339
22,099
21,611
21,171
20,767
20,310
17,701
16,854
12,230
8,814
I Francia
Finlandia
Germania
4 Paesi Bassi
5 Belgio*
6 Austria
Irlanda
8 ITALIA
9 Spagna
Portogallo
Lussemburgo
2.3
2.3
2.3
2,1
1,6
1.5
1.5
1,1
0,8
n.d.
n.d.
Fonte: Eurostat
*Dato '93
Fonte: Ocse
Cultura e tempo libero
Giornali
Lettori
Libri
Spesa
Numero di copie vendute
ogni mille abitanti (dati 1995)
Percentuale di lettori
di almeno un libro
Titoli di libri pubblicati
ogni mille abitanti (dati 1995)
Spesa in cultura e tempo libero
per famiglia nel 1995 (Ecu)
1 Finlandia 464 1 Paesi Bassi 76 1 Spagna 1,31 1 Paesi Bassi 986
2 Lussemburgo 3 Germania 338 314 2 Germania 3 Francia 72 69 2 Paesi Bassi 3 Lussemburgo 1,07 0,99 2 Germania 3 Finlandia 906 889
4 Paesi Bassi 310 4 Irlanda 67 4 Belgio 0,96 4 Francia 825
5 Belgio 167 5 Spagna 45 5 Finlandia 0,89 5 Irlanda 790
6 Francia* 156 6 Portogallo 44 6 Austria 0,88 6 Belgio 665
7 Spagna 109 7 ITALIA 42 7 Germania 0,87 7 Austria 640
8 ITALIA 105 Lussemburgo n.d. 8 ITALIA 0,82 8 ITALIA 635
9 Portogallo 61 Finlandia n.d. 9 Francia 0,74 9 Spagna 496
Austria n.d. Belgio n.d. IO Portogallo 0,60 10 Lussemburgo 493
Irlanda n.d. Austria n.d. 11 Irlanda 0,22 11 Portogallo 308
Dato 1994 Fonte: Fieg Fonte: Euromonitor Fonte: Aie su dati Euromonitor Fonte: Aie su dati Euromonitor
Turismo
Alberghi Presenze
Numero alberghi Numero dei pernottamenti
(dati 1994) nel 1994 (in milioni)
1 Germania 37.307 1 Germania 314
2 ITALIA 34.547 2 ITALIA 275
3 Francia 20.057 3 Francia 252
4 Austria 18.402 4 Spagna 175
5 Spagna 10.063 5 Austria 92
6 Belgio 1.980 6 Paesi Bassi 56
7 Portogallo 1.728 7 Portogallo 34
8 Paesi Bassi 1.726 8 Belgio 28
9 Irlanda 977 9 Finlandia 14
10 Finlandia 951 10 Lussemburgo 3
11 Lussemburgo 373 Irlanda n.d.
Fonte: Parlamento europeo Fonte: Parlamento europeo
I dati sul mercato del lavoro confermano che l’Italia è
uno dei paesi con il più alto
tasso di disoccupazione (oltre il 12 per cento, ma Francia, Finlandia e Spagna stanno ancora peggio) mentre
l’orario settimanale di lavoro
è uno dei più bassi (38,6). In
un tempo in cui si parla molto delle 35 ore, notiamo che
in maggioranza i paesi europei osservano ancora un orario settimanale molto vicino
quando non addirittura superiore alle 40 ore.
Anche per quanto riguarda
il settore «tasse e contributi»
(la famosa «pressione fiscale»), non si può dire che il nostro paese sia uno dei più tartassati: l’Italia si trova esattamente nella media; paga meno contributi di Francia e
Germania, ma più imposte.
Sulla tanto dibattuta questione della sanità, l’Italia occupa i posti di coda sia rispetto alla spesa totale sia rispetto alla spesa prò capite.
In questo settore, Germania,
Francia e Paesi Bassi hanno
un livello di «welfare» nettamente superiore.
L’Italia è fra gli ultimi anche nel campo dell’istruzione, ma questo lo si sapeva
La spesa totale fra pubblico è
privato supera appena il 5%
del Pii mentre la Finlandia vi
dedica il 7,3%. Anche la percentuale di diplomati è molto bassa (40%), la metà esatta
di quella tedesca.
Questo quadro viene confermato dalle tabelle sulla
cultura e il tempo libero:
l’Italia è uno dei paesi in cui
si vendono meno giornali e
dove si legge di meno (sia
giornali che libri). Anche il
numero di libri pubblicati
annualmente è fra i più bassi. Tali dati sono confermati
dalla spesa totale in cultura e
tempo libero per ogni famiglia: le famiglie irlandesi
spendono molto di più di
quelle italiane.
Dulcís in fundo. C’è almeno un settore in cui l’Italia
primeggia, ed è ovviamente
quello del turismo. Nell’Europa degli Undici, solo la
grande Germania supera il
nostro paese per numero di
alberghi e per numero di
pernottamenti.
Mercato del lavoro
Disoccupati Tasso di attività
Tasso di disoccupazione 1997
(dati %)
1 Lussemburgo
2 Austria
3 Paesi Bassi
4 Portogallo
5 Belgio
6 Germania
7 Irlanda
8 ITALIA
9 Francia
10 Finlandia
11 Spagna
3.7
4,4
5.3
6.4
9.5
9.7
10,2
12,1
12,5
14,0
20,9
Tasso di attività nel 1996
(dati %)*
Uomini Donne
70.4 49 3
69,8 48,8
68.5 41,6
68,2 47,8
67,1 49,3
1 Paesi Bassi
2 Portogallo
3 Irlanda
4 Germania
5 Austria
6 Lussemburgo 65,4 37,0
7 Finlandia
8 Francia
9 Spagna
10 ITALIA
11 Belgio
64,5 54,6
63,7 48,6
62,3 36,2
61.9 34,6
60.9 40,6
Fonte: Eurostat
* Riferiti al tasso di attività degli
uomini Fonte: Eurostat
Costo del lavoro Orario di lavoro
Costo orario del lavoro
nell’industria (in dollari 1996)
Ore di lavoro settimanali degli
occupati a tempo pieno nel 96
1 Spagna
2 Irlanda
ITALIA
Francia
Lussemburgo*
Paesi Bassi
Finlandia
8 Austria
9 Belgio
10 Germania
Portogallo
13,29
14.12
18,08
19,34
23.12
23,33
24,45
24,95
26,07
31,87
n.d.
1 Portogallo
2 Spagna
3 Irlanda
4 Germania
Austria
6 Francia
7 Lussemburgo
8 Paesi Bassi
9 Finlandia
10 ITALIA
11 Belgio
41.2
40.6
40.4
40.0
40.0
39,8
39.5
39,4
38.7
38.6
38.3
*Dato '95
Fonte: Morgan S.Dean Witter
Fonte: Eurostat
Sanità
Spesa totale Spesa pro capite
Spesa sanitaria
in % del Pii (dati 1995)
In migliaia di lire a parità di
potere d'acquisto (dati 1995)
Germania
Francia
Paesi Bassi
Portogallo
Austria
Belgio
7 Spagna
8 ITALIA
9 Finlandia
0 Lussemburgo
1 Irlanda
10,5
9.6
8.6
8,2
7.9
7.9
7,7
7,6
7,5
7.0
6.0
Fonte: Ocse Health Data 1997
Germania
Francia
Paesi Bassi
Belgio
Austria
ITALIA
Finlandia
8 Irlanda
9 Spagna
10 Portogallo
11 Lussemburgo
Fonte: Ocse Health Data 1997
3.601
3.206
2.846
2.744
2.725
2.464
2.251
1.853
1.834
1.745
n.d.
mt
coi
im
as.
qu
la
sto
set
pn
eh
ha
le
gli
gii
do
gei
ne
SOI
vo
mi
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eh
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lo
ce
al
dt
di
di
at
Cl
he
op
th
qi
ra
ui
ge
re
SÛ
be
fa
pi
tu