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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 40
Una copia L. 30
aDDonamenti l I 1 G™PP»
/ 1^* l*wO per 1 estero | L. 2.500 per 1 estero [ Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELUCE - 10 Ottobre 1958
Ammin. Claudiana Torre Pdlice - C.C-P. 2*17557
Protestanti per ripicco
i cattolici di Bosco ?
A San Nicola Bosco, fraaàòne di
circa 3.000 abitanti in provfecia di
Salerno, sono giorni agitatL^nfatti,
poichè il loro curato. Don pwìlcesco
Saverio Losardo, è stato trasferito di
ufficio senza ragioni plausibüi, i 650
abitanti della borgata hanno minacciato di convertirsi al protestantesimo (la
propaganda pentecostale è assai attiva nella zona).
« Gli abitanti di Bosco, una borgata nascosta fra le macchie, sono noti
per il loro singolare temperamento.
Nel 1828 si ribellarono all’oppressione dei Borboni. Il re di Napoli inviò
a Bosco il generale Roberto Del Carretto che fece incendiare il villaggio
e massacrare gli abitanti. I pochi superstiti si rifiutarono di chiedere perdono al re e si rifugiarono sulle montagne. I contadini che oggi protestano
per l’allontanamento del parroco sono appunto i loro discendenti. Ciò
può spiegare forse la loro inflessibile
decisione nella ribellione al vescovo
di Policastro Bussentino, monsignor
Federico Pizzullo, che li ha privati
del loro parroco senza un motivo
plausibile ». Così L’Espresso.
La frazione è quindi in fermento;
il nuovo parroco ha potuto insediarsi
nella parrocchia solo scortato dai ca
latniiicri, xua" i
no la loro chiesa : per matrimoni, battesimi e funerali si recano talvolta
nelle chiese vicine, anche distanti,
mentre alcuni di loro, con ogni probabilità già toccati dalla predicazione
pentecostale, provvedono essi stessi,
ad esempio, ai battesimi.
« Siamo quasi decisi a diventare
protestanti — ha dichiarato la moglie di un notabile —. Sta al vescovo
della nostra diocesi di prendere una
decisione. Se Don Francesco toma,
resteremo cattolici. Se non ritorna ci
faremo protestanti ». Così riferisce
Réforme.
C’è da rimanere im po’ perplessi di
fronte a questa fronda ecclesiastica;
c’è da chiedersi come doveva essere
debole e vaga e senza fondamenti
profondi una fede che può essere abiurata con indignazione per il fatto molto esteriore e banale di un trasferimento pastorale: e c’è da domandarsi
con preoccupazione quale garanzia di
speranza possa offrire una « conversione » operantesi su queste basi...
Qual’è la responsabilità della gerarchia cattolica, che talvolta sembra
non offrire altro solido fondamento,
al gregge che le è affidato, che la propria « divina » autorità, invece di edificare la Chiesa sul fondamento incrollabile della Parola di Dio! Poiché
quando questa « autorità » presenta
una crepa — ed è così facile che ciò
si verifichi! — ecco che tutto l’edificio
vacilla e talvolta crolla. Un fatto come quello che riferiamo non può avvenire che in una chiesa costruita sull’uomo, sia pure l’uomo ecclesiastico
e sacerdotale; in una chiesa che forma una mentalità qual’è quella che
si esprime nei propositi ribelli suriportati.
Però noi rifiutiamo di guardare all’episodio di Bosco con lo sguardo
distaccato — e lievemente divertito? —
del reporter dell’Espresso. Poiché ci
pare che dietro l’apparenza forse un
po’ buffa di folklore locale si nasconda — o si manifesti ima volta di più
la distretta del nostro popolo che se
ne va spesso errando come un gregge senza Pastore; al di là della questione di puntiglio, l’attaccamento
umano al buon parroco *fcosì viene
descritto e ricordato il « trasferito »)
è un evidente anche se inconscio surrogato alla conoscenza intima e pro
fonda, alla comunione col Padre offerta e donata nell’Evangelo agli uomini assetati di certezza.
E noi rifiutiamo di guardare con
smagato scetticismo all’episodio di
Bosco, perchè, a quanto ci si riferisce, la Bibbia è aperta fra quei contadini, e l’Evangelo è potenza di Dio
per ognuno che creda. I contadini che
ora disertano la loro chiesa, forse oer
spirito di fronda, possono, illuminati
da questa Parola, superare la ventata
di anticlericalismo e scoprire la vera
chiesa, la comunione dei santi. Dobbiamo aiutarli a questo, noi che sappiamo che l’unico fondamento della
fede è la Scrittura ma che d’altra parte esso non può essere posto e riconosciuto in tutta la sua portata se non
nella vivente comunione di fede di
tutta la chiesa, secondo la ricchezza
dei doni che lo Spirito dà ad ognuno.
Gino Conte.
VALLI NOSTRE
1959
Il calendario Valli nostre uscirà
tra poco in un formato e con una presentazione assai migliorata rispetto
agli anni precedenti. Come al solito
comprenderà gli indirizzi delle prin
«Jtptar CiitirasK-TiauiTMyi aai.i%
vendita al prezzo di L. 400,'ma chi
si prenoterà entro la fine di Settembre
lo avrà per sole L. 280, oltre L. 20 la
copia per le spese postali.
Ordinazioni alla Libreria Claudiana — Torre Pellice.
NEÜMUNSTER 1858 - 1958
Un centenario da non dimenlicare
I cento anni della Casa delle Diaconesse di jNeumünster ei ripropongono
il problema del Diaconato nella Chiesa
Domenica 28 Settembre a Zurigo
si è celebrato il centesimo anno di
vita della Casa delle Diaconesse di
Neumiinster, la più importante delle diverse Case di Diaconesse della
Svizzera Tedesca. Non vogliamo tediare i gentili lettori rifacendo una
sommaria e scialba storia di questi
c ento anni di vita di ima Casa delle
Diaconesse asai lontana da noi, ma
vorremmo piuttosto riportarvi alcune
impressioni ricevute dalla piccola
delegazione italiana invitata per 1:
occasione.
Giunti un po’ in anticipo, il sabato sera, dopo un’accoglienza calorosa e fraterna siamo stati invitati
a partecipare al culto di preparazione
per la celebrazione del giorno seguente, nella cappflia della Casa.
Lina cappella assai vasta dalle linee
semplici e severe. Qui si sono raccolte oltre 200 diaconesse ed abbiamo
provato una gran gioia nel vedere,
sotto la caratteristica cuffia una
quantità di volti giovani, pieni di vitalità e di allegria. Qui, mi sono detto, la vocazione al diaconato non de
credono di non sciupare la loro vita
impegnandosi nel diaconato. Ho lasciato aperto questo problema sperando di poterlo penetrare meglio
nel corso della giornata successiva.
Al centro della celebrazione centenaria v’è stalo un culto nella cattedrale di Zurigo, presieduto dal Direttore della Casa delle Diaconesse.
Secondo una bella tradizione, a Zurigo, un quarto d’ora prima dell’inizio dei culti domenicali, tutte le
campane della città suonano a distesa per 15 minuti. Mentre le campane suonavano gioiosamente le Diaconesse di Neumiinster entravano in
corteo nel duomo alla presenza di
una gran folla convenuta da tutte le
parti della città. Il corteo è state
lungo, interminabile, credo che era
composto da circa 500 diaconesse!
Duraqte il culto oltre al Direttor
della Casa hanno parlato il Presidente del Concistoro di tutte le
Chiese di Zurigo e il Rappresentante delle Chiese del Cantone di Zurigo. Dalle loro parole mi sono reso
conto in quanto onore e stima l’opera delle Diaconesse è tenuta nel sano della Chiesa di Zurigo e con una
certa malinconia ho pensato alle nostre diaconesse spesso pressoché dimenticate nella vita della nostra
_____
La stessa stima l’abbiamo sentita
nelle parole pronunciate durante il
pranzo dal Sindaco della grande città. Sorvoliamo sopra l’interessante
programma svoltosi sotto una enor
Non saprei dire precisamente come è nato il mito oggi di moda della cosidetta « belle epoque ». Sarebbe questa un periodo indeterminato
tra gli ultimi anni del secolo scorso e i primi di questo sècolo, e si
pretende che quella fosse un’epoca
it>. cui regnavano la spensieratezza
o l’abbondanza. Sono diffusori e cultori del mito certi giovani poco documentati e qualche vecchio nostalgico dotato di poca memoria... E’
certo che per alcuni ceti sociali fu
quello un periodo di maggior larghezza che non oggi, con tavola più
ricca, dimore più spaziose, servitù
numerosa e sottomessa, copia di divertimenti proporzionalmente a miglior mercato di oggi, è certo d’altra
parte che anche in quei ceti le esigenze erano molto minori di oggi. E’
parimenti innegabile che per tutti
erano assenti molte delle preoccupazioni e cause d’infelicità che oggi ci affliggono; l’Europa era in pace, non vi giungeva che l’eco affievolita di lontane e non molto cruenti guerre coloniali.
Ma, e su questo voglio richiamare
l’attenzione dei nostri giovani, per
la gran massa della popolazione era
quella veramente una « belle épo
que »? Mi ha fatto riproporre que
ta domanda il gustoso « croquis » d
L. M- « écoliers du temps passé »
(Eco delle Valli Valdesi del 26 Ot
tobre 1958).
Posso garantire ai giovani lettor
che quanto ci racconta in esso l’au
tore nel quale credo di ravvisare un
mio carissimo condiscepolo ed ami
co è perfettamente esatto. Non sor
ridano i giovani alle pensioni, che
a loro possono sembrare inverosimili, di 11-12 lire mensili. Tale cifra
corrisponde su per giù a quattromila delle nostre lire odierne ed era
molto più difficile da mettere insieme per la maggior parte delle famiglie interessate, che non le 4.000
odierne, specie quando i figli (ed
allora era la regola) erano più di
uno. Buon numero dei nostri pastori oggi emeriti è passato per quelle
esperienze. Le condizioni delle classi lavoratrici erano allora tristissime
e la « belle epoque » coincide tragicamente con sanguinosi conflitti sociali e con crudeli repressioni. I nostri montanari si nutrivano di polenta, calzavano i « socc » ed i loro
figli, nella calda stagione, come il
Valenjino pascoliano, « la pelle dei
loro piedini ». Molte frazioni di
montagna mancavano di acqua potabile, l’elettricità faceva la sua prima apparizione sola nei centri vallivi; in compenso le nostre scuole
quartierali assicuravano un minimo
di cultura. La loro soppressione
produsse gli effetti che furono riscontrati dall’inchiesta sulla montagna promossa dal governo fascista,
che, una ventina d’anni or sono, notava che alle Valli Valdesi, il livello
medio culturale era molto scaduto
in confronto all’inizio del secolo.
Nè si creda che le condizioni delle
Valli fossero peggiori di quelle delle
zone viciniori; invece erano lieve
PERSONAUA
Al Prof. Giovanni Miegge ed al
Past. Guido Miegge, che hanno avuto il dolore di perdere la Mamma, Signora Rachele Miegge nata CoTsson,
dopo dura malattia, esprimiamo la
nostra più viva simpatia nel dolore
e nella certa speranza della Vita.
mente migliori. Parlare di quel tempo come di « belle epoque » costituisce uno di quegli apprezzamenti
superficiali della storia del costume,
molto diffusi, come quello di ritenere che gli antichi romani vivessero tutti in sontuose dimore col triclinio ecc.
Fu poi quella ima tthelle époque»
per la vita religiosa della nostra
chiesa? Apparentemente forse i culti riunivano uditori più numerosi,
ma forse più distratti degli attuali,
il materialismo più grossolano, ammantato di pseudoscienza, infieriva
anche tra noi, quanto e forse più di
oggi; se pure la pratica esteriore era
più evidente, in forza di una tradizione più viva. Ho l’impressione,
che auguro non errata, che la nostra
pietà, se ha perso in estensione, ha
guadagnato in profondità, di modo
che la Fede dei pochi di oggi dà
una somma non inferiore a quella
de! molti di ieri. Si era molto più
superficiali; si avevano meno ostacoli da vincere, ed ogni lotta rafforza la fede.
Certo per noi che abbiamo raggiunto quel traguardo della tarda
età che allora ci sembrava tanto remota, quella appare nel ricordo come una «bella époque» ma solo perchè allora eravamo giovani e ci sembrava che il mondo si offrisse alla
nostra conquista. Cari giovani Vaidesi, oggi avete la vostra « belle
époque »; non sciupatela come purtroppo parecchi tra noi hanno fallo;
vi esorto con l’Ecclesiaste : « Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza »! E aRora potrete
più tardi ricordarla come una veramente « belle époque ».
M. Eynard
me tenda nel corso del pomeriggio
dove musica, canti, recitazione si
sono alternati a messaggi e testimonianze, e veniamo a considerare le
linee essenziali su cui si muove la
vita della Casa delle Diaconesse.
La Casa fa corpo unico con un
grande ed attrezzatissimo ospedale.
Le Diaconesse in generale sono impegnate per il lavoro coi malati, coi
vecchi, con gli incurabili. Ad esse
viene offerta mia preparazione tecnica di primissimo piano accompagnata ad una preparazione spirituale accuratissima. La Casa continua,
dopo il periodo di preparazione, ad
essere il centro di vita spirituale dove tutte le diaconesse di tempo in
tempo tornano per riposarsi fisicamente e ritemprarsi spiritualmente.
La intensità di questa vita spirituale è stata manifesta anzitutto nei
culto del sabato sera; poi nella semplice ma vivissima parola che nel
corso del programma pomeridiano
abbiamo udito dalla bocca di una
diaconessa anziana e di una giovane
ed infine nella conversazione privata che ho avuto il privilegio dì ave
ìlicsufiiBate
di settori particolarmente delicati
come la direzione delle novizie
Intensità di vita spirituale e di serenità gioiosa. Questa è l’impressione che si riceve a contatto con le
diaconesse di Neumiinster.
Il problema vocazionale si fa chi a
ro: servizio totale e solidale nel no
me di Cristo con la sofferenza.
Oggi forse più che mai questa vo
razione ha bisogno di manifestars
nella vita della chiesa, come fuori d
essa perchè la società, pur preoccu
pandosi più che per il passato del
le previdenze sociali ignora total
mente il problema spirituale che sta
al di sotto di ogni malattia e di ogni
sofferenza.
In mezzo a tante parole che si odono e che si dicono queste sorelle
impegnano concretamente la loro
vita e divengono un segno cotidiano, anche se limitatissimo, della Carità di Cristo.
Sembra che la Chiesa zurigliese
abbia capito l’apporto particolare
che le diaconesse dànno alla vita della
Chiesa nel suo insieme e perciò sostiene l’opera delle Diaconesse con
decisione e chiarezza di vedute.
C’è da domandarsi se il problema
del diaconato non dovrebbe essere
riproposto nella nostra chiesa in termini un po’ più seri di quanto non
si sia fatto in alcuni Sinodi del tempo passato. F, S.
In questi giorni il Moderatore,
guidando il pellegrinaggio valdese nel distretto rioplatense, visita
le Chiese sorelle d'oltre oceano,
portando il saluto augurale della
Chiesa Valdese in Italia in occasione del loro Centenario.
DOMENICA 12 OTTOBRE
per decisione sinodale in tutte le
Chiese Valdesi si terranno presenti, in fraterna ' solidarietà, le celebrazioni di questo centenario ;
verrà letto da tutti i pulpiti il messaggio sinodale alle Chiese Valdesi del Rio de la Piata, e la colletta
sarà loro offerta come contributo
fraterno per la costruzione del
Tempio di Montevideo.
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L'ECO DELLE VALU VALDESI
AMEN
Il s’en est trouvé qui, un jour,
ont pris une grande •feuille à écrire,
une grande page blanche, et qui, en
bas de la page, en guise de signature, n’ont tracé qu’un seul mot:
Amen. Et puis, ils ont passé leur
existence à Dieu, et Sa Providence
s’est mise à écrire au-dessus de cet
Amen préalable, la longue et douloureuse histoire d’une vie humaine.
Et les deuils se sont alignés, chacun
à sa date sombre, et VAmen les avait déjà tous acceptés, leur enlevant
leur poison d’amertume. Et les joies
saines et fortes. Dieu les a écrites sur
le vélin, chacune à son heure, comme des relais dans un voyage. Et au
lieu de se détourner et d’oublier, au
lieu de s’endormir, l’âme docile,
ayant déjà prononcé le mot libérateur, se réjouissait avec Dieu et pour
Lui.
Amen d’avance à tout l’ordre divin, Amen aux échecs imprévus, aux
longues calamités, aux mécomptes
énervants de chaque jour...
Et quand la prière me deviendra
difficile, quand je n’aurai plus de
formules inédites dans mon trésor,
et que tout se fera morne, sans inspiration, au lieu d’aller chercher
bien loin, des théories exaltantes et
des recettes hizarres, je prendrai ma
tête dans mes deux mains et je tâcherai du fond du coeur, de dire un simple: Amen: c’est bien!
(Le Relèvement) Pierre Charles
Favole vecchie, morale nuova
La cicala C la formica
La cicala cantò tutta l'estate
sulla cima del pioppo;
intanto la formica
insonne s'affatica,
chè mai le sembra troppo
ripieno il suo granaio,
contro alla spensierata
cicala blaterando, assai irritata
da quel perpetuo canto. -, ,
Ma poi viene Gennaio
e rovaio,
e un'alluvione
devasta il formicaio
con le provviste
che a sì grande fatica
la formica
nelle belle giornate
vi aveva accumulate.
Misera ed affamata,
la bestiola ricorre alla cicala
già tanto disprezzata,
cui frattanto
era stata assegnata una pensione
da un gruppo d'amatori del bel canto.
La nostra canterina,
c'ha da vivere, sì, ma non isciala
accoglie e dà ristoro alla meschina,
le offese perdonando,
e nulla reclamando,
allora che al tornare
della bella stagione
la formica riprende a lavorare.
La morale è molteplice;
la prima che gli artisti
sono sovente gente generosa
e punto permalosa ;
poi che talvolta i tristi
avari, ognor pensosi del futuro
si sbagliano nei calcoli.
Chè una rivoluzione
o la svalutazione
fanno piazza pulita in un momento
di quanto fu da lor messo al sicuro
con tanto accanimento ;
e si è voluto infin significare:
la previdenza è saggia certamente,
ma bisogna por mente
a non esagerare,
chè la fiducia nella Provvidenza
è assai miglior sapienza.
Luglio 1946.
M. Eynard
IN BREVE
Il presidente Eisenhower ha proclamato che il lo ottobre fosse per
gli U. S. A. il « giorno della preghiera», e ha esortato gli Americani 9
pregare per ima pace giusta e durevole. Questa proclamazione attua
una decisione del Congresso, del 1952
che invitava il presidente degli U. S.
A. a designare ogni anno una giornata di preghiera nazionale.
Il 12 ottobre avrà luogo la posa della prima pietra di un centro interecclesiastico a New York; il vasto edificio che si prevede ultimato nel 1959
sarà la sede di numerosi attività ed
uflìci confessionali e interconfessionali.
Un seminario panafricano di teo
logia è stato inaugurato il 1« settembre. I corsi avranno lo scopo di offrire una formazione teologica qualificata alla nuova generazione africana,
su basi interamente indigene.
A metà settembre si è tenuto a
Lourdes il Congresso mariano internazionale, inaugurato dal legato pontificio, card. Tisserant. Durante cinque giorni quattrocento teologi hanno studiato i diversi aspetti del posto della Vergine Maria nella fede e
nella Chiesa. Nessuna conclusione
formale è stata elaborata, ma alcuni
teologi sudamericani sperano di vedere la Chiesa Cattolica proclamare
il dogma della «mediazione universale della Vergine Maria».
Secondo un’informazione di Radio
Mosca, le Chiese Ortodosse in Russia
sarebbero attualmente 22.000, mentre
quelle delle altre denominazioni cristiane assommerebbero a 18.000.
/ LETTORI CI SCRIVONO...
Della Cina, e della Provvidenza
Spoleto 22 Settembre 1958
Caro Sig. Gino Conte,
il Suo « I nodi al pettine » apparso sn
l’Eco del 19 c. m. mi conferma nell’opinione già da me espressa nel relativo
« referendum » che i nostri giornali non
dovrebbero mai occuparsi di politica. Tra
1 altro il Suo articolo, come i precedenti,
denunzia l’unilateralità dell’informazione. -Ammiro poi il Suo coraggio nell’esprimere giudizi su ciò che accade in Cina: le confesso che, malgrado una conoscenza ed un’esperienza, non certo profonda, ma in ogni caso maggiore di quella che può averne Lei e che è di seconda o terza mano, non mi sentirei di farlo. Siamo così lontani dal nostro modo
di giudicare- occidentale, ed è perciò che
la maggior parte dei nostri giornalisti, e
anche parecchi corrispondenti speciali,
pescano granchi colossali. Ad ogni modo
in certe cose son con Lei. Nel fatto territoriale, per esempio. Che direbbe il
Governo degli S. U. se un’altra nazione,
fosse pure il Canadá, occupasse l’isola di
Nantucket? Con molto maggior realismo il Governo inglese propone di consegnare le isole costiere a Pechino dietro alcuni impegni. Ma quando è in giuoco il « prestigio » ossia la vanità, i governi come gli nomini non sono più capaci di ragionare. Per quanto Lei non
sia, a giudicare dal nome, di ascendenza valdese pure, vivendo in mezzo a noi
non può sfuggire a subire l’influenza del
nostro tradizionale candore, che è in fondo una gran bella qualità che non si riesce facilmente a perdere, per quanto ci
si sforzi. Ma non è una qualità adatta a
chi si occupa di politica. Crede Lei che
tutti i meriti stiano a Pechino e i torti
a Formosa? A sentire Malaparte si direbbe, a sentire i missionari rimpatriati
si direbbe il contrario. Chi sa per esperienza quanto sia facile prendere lucciole per lanterne in quei paesi, anche dopo lunghi soggiorni (esempio Lafcadio
Hearn per il Giappone) esita a pronunciarsi. Neppure esatto, sebbene più appropriato sarebbe il giudizio di molti che
colà hanno vissuto : gli uni e gli altri
coltivano il vecchio humbug orientale e
giustificano la frase di Tartarin « l’orient
c’est une fumisterie » che, se è normalmente piacevole, può diventare tragica.
La definizione è pittoresca e sbrigativa,
ma abbastanza esatta!
Pienamente d’accordo invece sul « complesso della Provvidenza ». Or sono alcuni anni l’Eco pubblicò alcune mie osservazioni sulla Chiesa capitalista, la
Chiesa tassante e quella mendicante. Non
escludo che la chiesa mendicante possa
essere ricca di redditi; non è il caso per
la nostra. Ma io mi chiedo, se i nostri
amici esterni fossero stati meno generosi,
non ci saremmo forse sforzati un poco di
più, spremuti con maggiore liberalità permettendo con le nostre sole risorse una
vita meno grama alla Chiesa nostra? D’altra parte la fiducia nella Provvidenza se
è virtù poco realista, non è dessa comandata al Cristiano? Le unisco un mio
scherzo poetico compilato parecchi anni
fa ove è espresso questo concetto. Ciò
non toglie che se è lecito sperare con
fiducia, nell’aiuto di fuori, sarebbe anche nostro dovere ecclesiastico fare in
modo che questo aiuto non sia indispensabile! Per altro, alle volte certe collette
mi fanno un po’ l’effetto che provo quando alcuni miei abbonati cercano di carpirmi qualche lira con storie pietose
mentre poi se ne servono per pagarsi quel
litro di vino che io non posso o non vo
glio pagarmi. Non per questo respingo
la stoccata, perchè penso che per loro
quel vino ha un valore diverso da quello che ha per me. Ora qualcosa di simile
avviene per la chiesa quando dal «dogma
della stamberga » si passa a quello della
« cattedrale ».
A questo Lei ha giustamente accennato.
Scusi la severità del giudizio. Mi metto nei suoi panni perchè troppo ..spesso
ho pestato i calli a qualcuno. So che non
si può piacere a tutti, ma cercare di dispiacere al minor numero possibile è anche una prova di carità. Mi permetta intanto di complimentarla per la sua attività di pubblicista che è tanto più degna
di elogio che si tratta di attività complementare.
Mi creda, fraternamente, suo
Max Eynard
Certo, i giudizi che avevo formulati possono parere assai gratuiti da parte di chi,
come me, non ha della situazione che una
conoscenza di seconda e terza mano. D’altra parte se questa considerazione dovesse
bloccare ogni espressione, non si direbbe,
e forse non si penserebbe più niente. Non
mi pare di aver mancato in modo cosi grave alla relativa obiettività che ci è possibile, e del resto ho espresso delle opinioni personali per altro non così spinte!
Non credo, certo, su un piano strettamente morale, ’’che i meriti stiano tutti a Pechino e i torti a Formosa”. Ma non credo
che si possa liquidare la ’’nuova” Cina con
l’epiteto di ’’fumisterie”. Non credo che
si possa oggettivamente negare una profonda rivoluzione nel mondo (è un mondo da sola!) della Cina sterminata. C’è
tutta una letteratura che lo documenta, e
non soltanto di brillanti réportages su settimanali ad alta tiratura. Questo giudizio,
che non è per nulla ’’candido” ma vorrebbe rispondere alla realtà, non impedisce affatto che si facciano ampie riserve
sui metodi che il potere comunista impiega per dare questo impulso grandioso ad
un popolo di 650 milioni. Anche sull’ultimo numero di Reforme (n. 707), che non
può davvero essere accusata di filocomunismo, un reportage diretto esprime questa
ammirazione e queste riserve. Non possiamo in questo momento diffonderci oltre.
Ma potrebbe essere interessante riprendere
più ampiamente .il tema, anche sulla base
di un’interessante ed acuta rassegna comparsa sul re. 3/1956 di Protestantesimo
(« Pianificazione economica e politica liberale »), la quale parte da uno studio
comparso sul re. 5-6/1956 del Christianisme
Social, scritto dal Prpf. Paul Ricoeur della Facoltà di Teologia dell’Università di
Strasburgo, al ritornp da un suo viaggio
in Cina.
La rivoluzione di Mao Tse Tung vi viene presentata come « un avvenimento storico irreversibile », condotto dal socialismo
cinese con. una pedagogia tutta particolare
« che aiuta una rivoluzione autoritaria a
passare nella realtà ijon i tratti di una rivoluzione volontaria Questo riconoscimento dei risultati sociali pfcicTude tuttavia dalla considerazione dei mezzi politici usati per raggiungerli: l’opera di
« rifusione del pensiero », soprattutto nei
riguardi di quelli che non si vogliono lasciar convincere e resistono, si traduce in
sistemi barbarici intollerabili dal punto
di vista morale e civile (.....) « La vera
questione che ci pone il socialismo di tipo sovietico e cinese non è il problema
del kliolkhoz, della cooperativa, che
mi pare la sola soluzione d’avvenire per
rinsieme dei paesi ad aree depresse, ma
il problema del potere in regime socialista. Il socialismo implica la dittatura del
proletariato con la stessa necessità con cui
l’economia dei paesi a aree depresse implica il socialismo? La persecuzione dei
cristiani e l’epurazione degli intellettuali
non sono che i sintomi più gravi di una
sit-aazione generale, che può essere caratterizzata da una prosa di possesso totale
dello Stato sulla vita, di tutti gl’individui»
{Protestantesimo, 3/Ì956, pp. 115 s.).
E’ in questo quadro che affermavo, tuttavia, che la vera Cina, la Cina che ha
sulla scena del mondo un peso politico e
sociale, è quella di Pechino e non quella
di Taipeh. Anche se forse .sarebbe più giusto parlare del contadino delle pianure cinesi e dell’operaio dèlia giovane industria,
le braccia insostituibili e umane del forse
burocratico cervello di Pechino.
Quanto alla Provvidenza, è chiaro che
essa è posta di fronte al cristiano come
oggetto (o soggetto?) di fede; mai però
di calcolo interessato.
Quanto alla severità del giudizio del
nostro valido collaboratore non c’è davvero nulla da scu.sare. Ogni giudizio è sempre una rallegrante prova d’interesse! Nè
creda il Sig. Eynard che io aspiri in alcun
modo a far mio il fatidico (e dalle note
conseguenze!) ’’molti nemici, molto onore”!
Gino Conte.
proposito
a
di storia
rovescio
valdese
Nel lontano settembre 1942 il tema delle
giornate teologiche del Ciabas fu il seguente.: « Umanismo e antiumanismo cristiano ». La nostra ricerca intendeva analizzare i moventi e le correnti spirituali,
valide in campo cristiano per una sincera
Il oicosii iicii-uoia» H m rronie arra allora
imperante brutalità della guerra e dei
canipi di concentramento.
Il nostro studio si svolse su un piano di
analisi delle posizioni classiche del cattolicesimo romano e del protestantesimo,
prolungando le linee verso un’etica cristiana, nella quale la prospettiva del Regno
di Dio illuminasse la vita della chiesa e
del mondo per una più costruttiva e libera
società umana.
Il gruppo degli organizzatori mi assegno il compito di studiare i fondamenti
antropologici delle encicliche papali dell’ultimo cinquantennio. Esaminai allora le
varie encicliche: « Libertas » (1888) «Rerum novarum » ( 1891) « Quadragesimo anno » (1931) ecc. Notai che esse si appellavano tutte al passato, come prova di una
continuità nella difesa dell’uomo. Rilevai : « In quasi tutte le encicliche Roma
si appella alla gloriosa tradizione: altra
verso i secoli la chiesa non ha mai ade
rito spiritualmente alla oppressione del
l uomo... la chie.sa è stata nella notte osca
ra dei tempi premedioevali il grande fo
colare e la grande fiamma coltivatrice del
l educazione, dei costumi... ha nutrito e
vestito i poveri... riconciliato i nemici... ».
Parafrasavo cioè il contenuto delle encicliche e le loro tesi. Ad esempio nella
« Rerum novarum » troviamo : « La chiesa
infatti con la dottrina e l’azione sua affrancò l umanità dal peso della schiavitù,
annunziando la gran legge dell’uguaglianza e della fraternità umana; in ogni età
assunse il patrocinio dei deboli e degli
oppressi^ contro la prepotenza dei forti;
rivendicò col sangue dei martiri la libertà
della coscienza cristiana, restituì al fanciullo ed alla donna la dignità della loro
nobile natura e là partecipazione agli stessi diritti di rispetto e giustizia, concorrendo grandemente ad introdurre e mantenere la civile e politica libertà dei popoli ».
Cosi nella enciclica « Libertas » la chiesa
è celebrala quale « fautrice di giuste franchigie civili » nei confronti dei comuni
E fautrice di ogni libertà sarebbe stata
Abuso storico cattolico e loquacità sinodale
Dal Pastore Carlo Gay, sollecitato da
una noterella redazionale in calce ad un
articolo del Pastore Nisbet, riceviamo una
lettera in cui ci dice fra l’altro:
« Tra gl’inconvenienti del fatto che abbiamo due giornali vi è anche quello che
il redattore e l’amministratore dell’wEco »
non leggano « La Luce ». Altrimenti, come i cattolici si ricordano di un articolo
del 1942 — nel quale, presentando il pensiero delle encicliche papali, presentavo
il quadro storico glorioso che viene fatto
della vita della Chiesa, che va da sè è soggetto alla critica storica oggettiva — anche voi vi sareste ricordati della precisazione fatta nei confronti di questa frase
nella LUCE del '21 febbraio 1958 dal sottoscritto ».
Toccati! Riportiamo qui accanto in buona parte l’articolo del Past. Gay, perfettamente illuminante — come volevasi ottenere. Nella .sua lettera il nostro corrispondente continua :
Sulla loquacità del Sinodo, , può darsi
che alcuni siano troppo loquaci (non escluso il sottoscritto) ma altri sono troppo silenziosi e non so che cosa scegliere fra il
silenzio degli uni e la loquacità degli altri. Può anche darsi che ci incamminiamo
verso un Sinodo più muto ancora, perchè
il mutismo è sempre un’ottima politica
ecclesiastica: non ci si fa nessuno nemico, tutti pensano ai misteri di sapienza
che stanno dietro a chi tace, si è molto
comprensivi per tutti e la noia finisce per
regnare sovrana. E il Sinodo perde del
suo valore principale di urto, incontro, ricerca comuni: piccoli panegirici vicende
voli e si riparte... Concordo invece con
Musacchio sulla necessità di un riordinamento dei lavori sinodali: 2 relazioni su
ogni argomento, esaminato e studiato in
commissione separata, rapporti riveduti ed
approvati dalle assemblee plenarie. Ne abbiamo ancora -avuto un’ottima prova alla
Conferenza del Chambon.
Carlo Gay.
Pos.siamo pur sempre cercare una via
media fra la loquacità e il mutismo.
Ospedale Evangelico Valdese
Torino
Si cerca ima infermiera abilitata.
Rivolgersi alla Direttrice — Via Berthollet, 36 — Torino.
la chiesa di Roma in ogni tempo, compresi gli ultimi quattro secoli, dalla Riforma
ad oggi, di fronte alla disgregazione del
mondo e deiruomo moderni.
Tutte queste dichiarazioni, e se ne potrebbero citare molte altre, fanno parte di
--• -,1-1 ^TTOHtn « tf«»
dizione gloriosa », o retorica, delle eneidiche e devono essere giudicate in quel
clima, nel quale tutto il passato diventa
glorioso e le ombre vengono lasciate da
parte.
Questa citazione indiretta (sarebbe stato meglio che io avessi fatto le citazioni
dirette delle encicliche, onde evitare ogni
equivoco) ha fatto credere che io concordi
pienamente con queste tesi. In verità sono
tesi, che vanno vagliate di caso in caso,
trattandosi di affermazioni storiche. Inoltre esse presuppongono che il patrimonio
spirituale della chiesa, precedente la Riforma sia monopolio esclusivo della chiesa di Roma, mentre è patrimonio comune
di tutte le chiese cristiane.
Sono dolente di questo malinteso. Come
nel 1942, cosi oggi io credo che il continuo e polemico raffronto fra la bontà o
la malvagità dei Valdesi e la bontà o la
malvagità dei Cattolici (raffronto, nel quale il riferimento all’Evangelo è troppe volte assente) non sia, nè spiritualmente, nè
moralmente efficace: non è bene anticipare il giudizio di Dio. Credo oggi, come
allora, che i rapporti fra confessioni cristiane diverse debbano essere improntati
a lealtà e al rispetto assoluto degli altri,
senza venire meno ai motivi di coscienza.
Ogni luce di fede e vita cristiana in un
cattolico o in un valdese è per me motivo
di profonda gratitudine verso la grazia dì
Dio, che non è mai nè sarà mai il monopolio di alcuna chiesa storica.
Ma da posizione ecumenica arrivare alla
accettazione di una visione cosi gloriosa
del passato della chiesa romana, come la
presentano le encicliche papali, corre veramente troppa distanza. Sono convinto
che qualsiasi storico, cattolico-romano o
protestante, debba con oggettività e documentazione molto precisa esaminare gli
eventi della storia della chiesa (sia nel
patrimonio comune, sia in quello che comporla la responsabilità specifica delle varie
confessioni cristiane) in modo da chiamare luce la luce e tenebre le tenebre. Se ci
sono pagine gloriose, nelle quali la difesa
deH’uomo da parte della chiesa appare
chiara, ci sono purtroppo pagine di triste
oppressione, dalle quali non fu assente la
stessa Autorità della chiesa. Forse l’unica
maniera di fare dimenticare svariate tragedie spirituali e fratricide del passato
non consiste nell’affermare una purezza
contestabile, ma nella ferma volontà di
camminare oggi nel rispetto autentico della altrui e deUe altrui libertà di fede, di
culto, di parola, di diffusione delle proprie idee, senza invocare vecchi o nuovi
bracci secolari. Carlo Gay.
Redattcre: Gino Conte
Coppieri - Torre Penice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pelllce • c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre PelUce ( Torino )
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
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Una veduta generale delle Gevenne
pi les fit vivre...
Il Deserto delle Cevenne... Questa pare l’espressione più adatta per
definire il selvaggio paese che si incontra dopo aver lasciato la zona
mineraria intorno ad Alès, con il
suo traffico ed il rumore delle officir
ne. Infatti non si vedono che boschi,
mentre il paesaggio si fa più montuoso, con qualche raro viUaggetto
addormentato e molte case grige isolate in rovina.
Ma chi vuole rendersi conto veramente di quello che è l’autentico
Deserto delle Cevenne, deve arrampicarsi (in automobile, possibilmente) per i molti chilometri di rapida
salita che lo porteranno in cima ai
Causses. Si tratta di vastissimi altipiani, quasi completamente aridi e
desolati, il cui colore dominante è
il grigio della pietra calcarea, tanto
Conferenza delle Chiese Evangeliche
dei Paesi latini d’Europa
Dal 20 al 28 settembre ha avuto luogo al
Chanibon-sur-Lignon nella Haute Loire, la
conferenza delle chiese evangeliche dei
paesi latini d’Europa.
Il villaggio del Chambon è situato a
1000 metri di altitudine, in un vasto altopiano di bellissimi pascoli e di foreste di
pini, che si estende in grandiose linee ondulate fino alle ultime propaggini della
catena delle Cevenne.
Un paesaggio che non ha somiglianza
con quelli a noi noti in Italia; un cielo
immenso come un mare, senza limite alcuno, luminoso di un azzurro meridionale; ancora più grande, quando è costellalo di stelle.
Prati verdissimi, soffici e morbidi come
tappeti, sui quali è bello camminare, affondando il piede, e lasciare errare lo
sguardo per ristorarlo, proprio come dice
la canzone :
« plongés dans le vert
,, , . Lavons-iiqus le^ vfìux _______
^ IVIai'i'nii» J-HS01»»*« foiroa-tcj -n perdita
di vista; rade case solitarie, di pietra grigia; piccoli villaggi, disseminati qua e là;
e li Lignon che scorre misterioso nel profondo, dei valloncelli; e le Cevenne laggiù, lontano, lontano. Su tutto questo una
brezza leggera e tonificante, che fa tremare del continuo le foglie degli alberi.
Un paesaggio di serena dolcezza, soffusa
di malinconia: «la douce terre de Franco ».
In questa cornice è situato il villaggio
del Chambon, con una popolazione fondamentalmente protestante, discendente degli Ugonotti, attaccata alla Bibbia ed alla
vita semplice: 3300 abitanti circa, dei quali 3000 sono protestanti di tutte le denominazioni.
11^ Chambon aderì alla Riforma sin
dall inizio; nel 1563 il culto protestante
vi era esercitato, malgrado la persecuzione religiosa.
L Edìito di Nantes del 1598 permise
agli Ugonolli di avere due templi nella
regione, uno al Chambon e uno a Saint
Voy. Ma, quando infierirono le « Dragonnades », il tempio del Chambon venne distrutlo.
La Revocazione deH’Editto di Nantes
(1685), quella medesima che mandò in
<;osi doloroso esilio i nostri padri vaidesi, obbligò anche molti fedeli Ugonotti di queste località ad espatriare. Un
pict^olo nucleo, però, rimase e, malgrado
1 Editto, riprese il culto all’aria aperta,
nelle loreste, al margine dei boschi, nei
prati più nascosti dei sinuosi declivi: era
il famoso culto della chiesa Ugonotta
« au desert », al quale partecipavano fedeli giunti da ogni parte di tutta l’immensa regione, a volte dopo giorni e
notti intere di cammino. Si radunavano
in tal modo fino a tremila persone, fra
uomini, donne, bambini, vecchi; alcuni
dei più robusti trasportavano il pulpito,
sezionato nelle sue varie parti, per maggior comodità; poi lo ricostruivano sul
posto della riunione; il pastore vi saliva, e questo pulpito così ricostruito voleva significare che era proprio la chiesa
come tale che usciva « nel deserto », perchè perseguitata, e non solo un’adunanza qualsiasi di persone; aveva inizio la
predicazione della Parola, che si alternava alla preghiera ed alla spiegazione
del Vangelo per tutta la giornata presso
quella gente assetata di verità.
Se erano sorpresi dalle autorità, i pastori venivano impiccati, o inviati alle
galere, le donne nella torre di Costanza;
altri dovevano pagare forti multe, il cui
ammontare, trasformato in moneta d’oggi raggiunge cifre colossali.
Ma i pastori Ugonotti, noli diversamente dai nostri antichi barba Valdesi, erano
eroi della fede, non si lasciavano abbattere: aprirono scuole nei boschi per istruire i fanciulli, li fra gli aghi di pino
ed i cespugli di agrifoglio; le storiche
« écoles buissonnières », donde il termine in uso ancora oggi, ma con diverso
significato.
L’Editto di Tolleranza del 1787 riconosce infine la libertà di culto per i protestanti di Francia: sessant’anni prima della nostra Emancipazione dei Valdesi.
Durante l’ultima guerra il Chambon è
stato un rifugio per gli ebrei perseguitati; un centro notevole della guerra del
«maquis»; un luogo di sfollamento e di
asilo per i bimbi. La chiesa riformata
del Chambon ha attualmente due pastori; scuole domenicali numerose; gruppi
giovanili viventi; ed inoltre parecchie altre opere, parallele a quelle ecclesiastiche, ma sempre ispirate dalla chiesa, come, per esempio : un Diaconato per i
bisognosi; un Asilo dei vecchi; un’Associazione delle famiglie protestanti, la quale ha costruito un cinematografo suo proprio, per proiettare tutti i buoni film
adatti all’ambiente; un piccolo Villaggio
dei Castori (ricordando l’attività infaticabile di codesti animali), il quale ammucchia una casetta dopo l’altra, in positi saluberrimi, una simile all’altra e
tutte graziosissime, adibite a diversi scopi: abitazione di insegnanti, di operai,
Ai di villfiEfiLianiti- nidi.di bini:
hi ecc. Ed infine ronnai famoso « Collège Cévenol », con un grande edificio
centrale sul limitare della foresta; i dorriiitori sparsi nella foresta medesima, simili a capannoni di boscaioli, attraentissimi per i ragazzi, forniti di ogni comodità moderna; il refettorio, costruito in
un’antica fattoria.
Questo Collegio, iniziato nel 1946 grazie al lavoro ed ai doni di un grande
numero di amici, principalmente delle
Chiese congregazionaliste d’America, è con.sacrato all’educazione cristiana internazionale per la pace. Esso accoglie ogni
anno più di 300 studenti, senza alcuna
distinzione religiosa, di tutte le parti del
mondo; organizza d’estate corsi di vacan
gio, secondo il gusto dell’epoca; un bell’organo, una piccola cantorìa; un pulpito sul quale il pastore si inerpica per
una scaletta ripidissima. In alto la scritta: «Le Maitre est ici. et il t’appelle».
In questo tempio sabato sera 20 settembre alle ore 20,30, in una grande assemblea, si sono ritrovati tutti i delegali delle chiese evangeliche dei paesi
latini insieme con i fedeli del Chambon,
per udire la conferenza del signor Visser’t Hooft, segretario generale del Consiglio ecumenico, intitolata: « Una unica
testimonianza cristiana in un mondo diviso ».
Erano presenti circa 76 pastori, tra
i quali: presidenti di Consigli Federali
di chiese, professori di teologia, missionari; e una cinquantina di laici: docen
-ti iinlveraltari,-.. ginAAiil, tww. guanti., ALele
gate di federazioni femminili, direttori e
segretari di centri sociali protestanti, militanti deU’Esercito della Salvezza, diaconesse. Un totale di circa 150 persone
venute da ogni parte dell’Europa latina,
cioè dal: Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Svizzera, Spagna; daU’America del
sud e dall’Africa del nord (TAfrica bianca) ; più i « delegati fraterni », vale a dire con voce consultiva, dell’Inghilterra,
Danimarca, Austria, Olanda, Irlanda, Svezia, Scòzia.
Tutti costoro si ritrovavano insieme al
fine di testimoniare appunto che, malgrado la grande varietà delle chiese e
dei movimenti evangelici sparsi in ognuno dei paesi d’Europa, pure vi è un
Il « Collège Cévenol », collegio internazionale costruito
al Cltainbon dalla Chiesa Riformata di Francia con Valuto di Chiese sorelle e del Consìglio Ecumenico delle
Chiese.
ze per stranieri e campi internazionali
per giovani e giovanetle dai 12 ai 20
anni.
Numerose ca.se per l’infanzia, nidi, e
collegi femminili, che sorgono a destra
e a sinistra, nei più svariali punti, tra un
prato ed un bosco, completano il quadro di Chambon, quale importante centro pedagogico cristiano internazionale.
L’intera zona è cosparsa di insegne di
pensioni, di collegi, di scuole, di giardini d’infanzia, dai nomi quanto mai
pittoreschi e significativi:
« La Ruchée — La Joyeuse Nichée —
Citante alouette —- Vert bois — Tante
Soly — Les Pins — Clos gentil — Le Chaperon Rouge — Les heures claires — Bon
abri ». Infine vi è pure un « Accueil
fraternel » (anche questo è un bel nome,
che mi piacerebbe saper rendere bene
in lingua italiana, perchè forse si adatterebbe meglio del nome di « Foresteria »
al nostro nuovo stabile di Torre Pellice),
il quale è dovuto in buona parte di nuovo alla generosità americana.
L’« Accueil fraternel », è facile comprenderlo, è un centro di ospitalità per
i visitatori, i congressi, le riunioni ecc.
Ed infine, ecco il tempio, in un dolce
pendìo in fondo al paese, fra gli alberi,
con un minuscolo campanile sulla facciata. Fu costruito nel 1828. L’interno è vasto a tre mandate, con colonne fatte di
enormi tronchi di pino verniciate di gri
unloo Signore, un unico battesimo, una
unica salvezza, un’unica fede ed un unico messaggio cristiano nel mondo, cosi
dilaniato da ogni sorta di divisioni e di
inimicizie.
In un prossimo articolo vedremo quali furono i temi di studio proposti alla
conferenza e daremo un breve resoconto
delle imnclusioni.
Per ora rimane una cosa da dire: già
fin dalla sera dell’apertura della conferenza, trovandoci tutti insieme a pregare nel grande e disadorno tempio del
Chambon, a cantare di un cuore solo,
se pure con gli accenti più svariati, gli
antichi vigorosi trionfanti salmi del poeta ugonotto Clément Marot, abbiamo tutti immediatamente conosciuto, come una
esperienza profonda della vita interiofe,
la realtà di questa unità, che si manifesta attraverso la straordinaria ricchezza
dei doni più diversi che la Grazia di Dio
riserva alla Sna Chiesa.
E questa esperienza benedetta si andò
ogni giorno più approfondendo e completando nell’udire il pensiero degli altri; nelle discussioni dei gruppi; nelle
conversazioni a tu per tu che ci rivelavano più da vicino il ¡rateilo che avevamo incontrato nella grande famìglia
dei credenti.
« Vi è un solo gregge ed un solo Pastore ».
Edina Ribet
negati alla coltivazione quanto potrebbe esserlo la distesa del Sahara.
E’ uno stranissimo ed affascinante
paese fatto di coni tronchi, che attira molti timisti, ma non li trattiene
a lungo; dopo essersi estasiati per
qualche istante, essi corrono alla ricerca di luoghi meno malinconici.
Eppure vi fu un tempo in cui H
Deserto si rivelò ima benedizione
per gli Ugonotti perseguitati, che
con pochi uomini riuscivano a tenere a bada le milizie del Re Sole; i
boschi erano un sicuro rifugio per
radunarsi a cantare i Salmi e a leggere la Bibbia. Aiutati dalla natura
inospitale dei luoghi, quei montanari, chiamati con disprezzo «c Camisards », resistettero ad una delle
persecuzioni più crudeli che la storio ricorda e ancora oggi la popolazione di questa parte del dipartimento della Lozère è in maggioranza protestante.
Le tracce del passato si ritrovano
nella tranquilla dignità della gente,
nei tre « Camirial » le strade reali,
fatte tracciare da Luigi XIV dopo il
1686 per poter far sorvegliare l’infida zona, nella « Cévenole », cantata nelle occasione solenni, oppure
ancora nella consuetudine, tuttora
valida, di seppellire i morti nel prato o nel campo davanti a casa.
Ma le case in rovina e i castagneti
che rinselvatichiscono sono il segno
di una dura realtà ; lo spopolamento
delle Cevenne, così simile a quello
di tante altre zone montane, ma qui
ancora più amaro per il confronto
diretto con il passato. Ritrovata la
libertà religiosa, i giovani hanno cominciato ad andarsene e lentamente
il paese ha perduto ogni vitalità,
chiuso in una situazione che pare
senza rimedio. Vi sono cornimi con
meno di 100 abitanti, altri che in 12
anni non hanno visto ima famiglia
di giovani stabilirsi sul loro territorio; villaggi intèii^^si sono vuotati
in brevissimo tempo e in altri rimangono poche famiglie di vecc'A
che vegetano in silenziosa miseria.
R terreno delle Cevenne è duro,
l’acqua manca e il lavoro dei campi
diventa sempre più difficile. Perciò
i contadini preferiscono lavorare
nelle miniere di carbone intorno
Alès, piuttosto che sfruttare le ma
gre risorse date dai castagneti e dall’allevamento dei bachi da seta. Le
case vuote vengono occupate da immigrati spagnoli, italiani o nordafricani, i soli che stiano ancora peggio
in patria.
Naturalmente questa situazione si
ripercuote sfavorevolmente nella vita delle comunità. Le parrocchie si
spopolano e si ingrandiscono (1 ’
Km. di raggio), non sono possibili
attività collettive, mancano i moviTneiiti giovanili e a poco a poco la
vita delle chiese si insabbia in ui!
vero deserto, spirituale, stavolta. I
pa.stori hanno un lavoro ingrato e
difficile, sia perchè sono costretti a
spostar.si continuamente per mantenere il contatto con i loro parrocchiani, sia per le possibilità limitate di cui dispongono per dare Uii
aiuto effettivo.
E’ tutto qui? Evidentemente no.
Liti ama il proprio paese non si rassegna alla sua rovina, ma si m.ettal lavoro per renderlo ancora piace
vale ad abitarsi. Non è tuttavia sol
tanto per ragioni sentimentali eh
un’azione positiva viene svolta nei
le Cevenne a favore deiragricoLu
c che anche il Governo toglie tasse
e concede aiuti finanziari. La Francia è un paese ricco di miniere e di
industrie, ma nessimo mangia limatura di ferro o polvere di carbone,
e poiché è indispensabile coltivare
la terra per vivere, è ancora più indispensabile che tutti i contadini
non diventino operai o minatori.
Per di più, le zone collinari e di media montagna hanno i loro prodotti
caratteristici, frutta e ortaggi, che
diventano sempre più preziosi, come
ben sanno i cittadini.
Inoltre, la vita nelle città non è
poi così meravigliosa come si potrebbe credere e si può essere soli,
disperati e affamati in mezzo a migliaia di indifferenti, assai più che
in uno sperduto villaggio.
Per queste ragioni e molte altre
ancora, si lavora neUe Cevenne, studiando le possibilità della zona
istituendo corsi di agricoltura locale, chiedendo sussidi, incoraggiando
il turismo, fondando cooperative
agrìcole.
Una associazione recente « Le
C.A.P. » (Centre d’Accueil Populaire) è stata fondata col compito di
trasformare un vecchio presbiterio
del XII secolo in una casa per le vacanze, che servirà a molti importanti scopi.
Questa è la situazione attuale nelle Cevenne, tanto simile a quella
delle Valli Valdesi, che sembra perfino inutile rilevarne il parallelo.
Ma i problemi economici, sociali,
sentimentali o estetici non sono che
la cornice del quadro e nel quadro
Nel prossimo numero il seguito
del resoconto della Conferenza
del Chambon-sur-Lignon.
hanno il loro posto le antiche Chiese fedeli, scampate per grazia di Dio
alla persecuzione e per la stessa gra
zia ancora viventi ai nostri giorni.
Sempre meno fedeli, purtroppo, e
sempre meno viventi. I lunghi anni
di tranquillità sono stati più mici
diali dei cannoni del Re di Francia
e del Duca di Savoia, il problemi
del jiane quotidiano più persuasivo
della Santa Inquisizione. Le Chiese
della Parola stanno forse diventa qdo le Chiese del Silenzio?
Riscoprire con urgenza la propria
vocazione attuale, non fosse che
quella di piantar cavoli nella terra
dei padri, è la necessità che si impone ai discendenti degli antichi
martiri, perchè si tratta di una vocazione che comporta un’immensa
lespoiisahilità e un immenso privilegio e chi rifiuta l’una perde anche
l’sltro. Nessun antenato salverà le
no.stre Chiese dall’essere cancellate
dalla faccia della terra, quando saranno definitivamente scivolate nella categoria dei servitori inutili.
Per questo, nella grande riunione
tradizionale dei protestanti delle
Cevenne in luglio, a due passi dalla
lapide che ricorda il motto scelto
nel 1689 dagli Ugonotti: «Resister»,
non si parlò del passato, ma delle
Chiese evangeliche nell’ Estremo
Oriente. Non ne parlano i quotidiani politici, eppure esistono e si impongono, questi cristiani nati ieri,
lavoratori dell’undicesima ora. Fame, miseria, carestia, guerra, epidemie, razzismo, odio politico, idolatria contro le promesse del vecchio Libro. Ma se quelle promesse
sono buone per loro, devono esserlo
anche per noi, che in fondo viviamo
molto più tranquilli di tanti nostri
fratelli sparpagliati nel mondo.
Chiese di oggi. Chiese di ieri:
un’unica fede in un unico Signore.
L. V.
I BOVERNI
della libertà
Il governo di Mosca ha vietato la distribuzione della stampa jugoslava nell’URSS.
Finora i principali giornali jugoslavi, quali
« Sorba » e « Politika » nonché la rivista
« Politica Mondiale » venivano distribuiti
nell’Unione Sovietica in oltre tremila copie. Questa decisione del governo sovietico
rappresenta una violazione dell’accordo
culturale firmato nel gennaio scorso fra
il governo di Belgrado e quello di Mosca.
Nel territorio jugoslavo continuerà ad
essere distribuita la stampa sovietica come
la « Pravda », « Izvestia » e « Nove Vremja ».
Il governo italiano ha proibito l’ingresso in Italia alla Compagnia del Teatro del1 Opera di Pechino e al coro e al balletto
dell Opera di Praga, che hanno effettuato
una serie di rappresentazioni trionfali a
Parigi, in Inghilterra, nel Lussemburgo,
ecc.
In Francia le Autorità hanno espulso
^nza motivazione il giornalista Angusto
Pancaldi, corrispondente da Parigi de
L’Unità (quotidiano di cui è proibita la
diffusione nel territorio francese).
In Algeria il Comitato di salute pubbli
ca ha proibito qualsiasi propaganda con
traria al referendum del 28 settembre, negando rautprizzazione ai raggruppamenti
politici (persino al partito radicale) ' ostili
alla Costituzione De Gaulle il diritto di
partecipare alla campagna elettorale.
da L’incontro,
4
Ci sono molti disegni nel
cuor dell'uomo, ma il piano dell'Eterno è quello che sussiste.
Dai Proverbi.
L'Eco delle Valli Valdesi
Non c'è sapienza, non intelligenza, non consiglio che valga contro l'Eterno.
Dai Proverbi.
Recensione
JOSEPH CHAMBON — Le Protestantisme français jusqu’à la révolution française — Labor et Pides
— pag. 149 — presso Claudiana.
L’autore di questo volume è un tedesco; il suo nome, però, dal suono
così francese, lo fa conoscere come
discendente di quegli Ugonotti che a
diecine e centinaia di migliaia lasciar
rono la Francia sotto le persecuzioni
religiose per cercare asilo im po’ in
tutti i paesi d’Europa e perfino in
America.
Il libro, scritto nel 1937 e pubblicar
to in Isvizzera, ha avuto un notevole
successo e parecchie edizioni successive; e^o è stato recentemente tradotto in francese. L’autore vi dimostra una profonda conoscenza della
materia e una notevole capacità di
sintesi che gli permette di riassumere in meno di 150 pagine quasi tre
secoli di storia pur essendo sempre
semplice e chiaro e disegnando con
esattezza, spesso in poche righe, il
carattere dei personaggi principali
di quella complessa storia.
Egli ama intensamente l’oggetto
del suo studio, ma con una imparzialità che gli permette di indicare con
uguale forza le glorie e gli errori dei
protestanti. La gloria consiste nel
coraggio e nella serenità con cui centinaia -e centinaia di loro accettarono il martirio per la loro fede, e non
soltanto quello relativamente rapido
della forca o del rogo, ma i tormenti
giornalieri di limghi anni di vita nelle galere o nelle prigioni,, da cui una
vaga adesione al cattolicesimo sarebbe stata sufflciente a liberarli. Ma ben
pochi cedettero: la grande maggioranza avrebbe potuto rispondere come il Palissy a Enrico III : « Ni vous,
ni ceux qui sont sous votre contrainte ne peuvent rien contre moi, car
je sais mourir».
Ma non sempre gli Ugonotti si so
no limitati a sopportare con fierezza
e fermezza il martìrio; ad un certo
momento hanno essi stessi impugna
to la spada per difendersi, dando ori
gine alle guerre di religione ed alla
terribile guerra delle Cevenne. Questo, secondo l’Autore, è il loro pili
grande errore, anche se umanemente
giustificabile e storicamente comprensibile: quello cioè di non essersi
contentati delle armi dello spirito
per difendere un’idea, ma di aver afferrato le armi del mondo. Ed il libro
vuol dimostrare come la rovina e la
distruzione quasi totale del protestantesimo francese sotto la monan
chia siano dipese appunto da questo
ricorso alle armi che fece di loro, agli
occhi deU’opinione pubblica, non solo degli eretici ma del ribelli, e che
allontanò dal protestantesimo tante
persone che videro le dottrine riformate solo più alla luce dei sinistri
bagliori delle guerre di religione.
Certo non è pensabile che nel mondo d’oggi si possa difendere una fede religiosa con le armi, ma la Chiesa ha sempre la tentazione di servirsi, per la sua opera, di strumenti
non spirituali quali, per es., la politica o il potere economico. Deve la
Chiesa astenersi del tutto dall’usare
le forze di questo mondo? Certo gli
Ugonotti (ed i Valdesi) avrebbero potuto seguire l’esempio del pacifismo
e della non-violenza dei Mennoniti,
i quali, però, hanno praticamente potuto vivere soltanto come comunità
chiuse in sè, ai margini del mondo
civile. Può la Chiesa ritirarsi dal
mondo? Può essa, per rimanere nel
mondo, adottarne i mezzi? La parola
di Gesù sull’essere nel mondo senza
essere del mondo è una lama di coltello su cui è estremamente difficile
camminare perchè, per evitare di cadere da un lato, si rischia sempre di
cadere da quello opposto.
Il libro del Chambón non discutí
questi problemi, ma lo studio della
storia del protestantesimo francese
obbliga il lettore a riflettere su di essi. E’ una riflessione buona anche per
noi che siamo discendenti di gente
che a un certo momento ha usato
le armi per difendere la propria, fe
de.
Sorvoliamo, per brevità, su altri
spunti di riflessione che non manca
no nel libro e terminiamo raccoman
dandolo vivamente a quanti possono,
leggere il francese, per la maniera
semplice, chiara, vivace e profonda
con cui è presentata la storia di una
Chiesa a cui ci legano tante affinità.
A. C.
Prof. Dr. Â. Boniscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
Pinerolo - Via Palestre, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
Luserng San Giovanni
Domenica 12 ottobre
dalle ore 15 alle 18, nella Sala Albarin, la Comunità Valdese di Luserna S. Giovanni celebrerà la sua
5» Festa del Raccolto
e della Riconoscenza
con esposizione e vendita ( a benefìcio dei nostri Istituti Assistenziali ) di prodotti scelti del lavoro
agricolo, artigiano, artistico, casalingo ecc.
Ci rallegriamo di avere con noi
il past. E. Ganz che ricorderà l'origine valdese-sudamericana della
festa.
A rallegrare il fraterno incontro
e a favorire amichevoli scambi di
impressioni e di esperienze e una
maggiore solidarietà nelle nostre
fatiche e nelle nostre legittime
soddisfazioni, sarà in funzione un
assortito « Buffet », generoso prodotto delle nostre massaie.
Dàlie nostre comunità
P R A LI
Il V settembre dopo alcuni giorni
di malattìa è deceduto all’Ospedale
di Pomaretto Giovanni Stefano Peylot in età di 86' anni. Stabilito alla
borgata di Indiiitti da alcuni anni
soleva trascorrer^ l’invemo nel clima
un po’ meno rigido della Parrocchia
di Riclaretto, ma l’estate lo vedeva
tornare tra noi e compiere lunghe escursioni in alta montagna, veramente notevoli per la sua età. I suoi resti sono stati tumulati il giorno 18
nel Cimitero della Villa di Prali con
l’accompagnamento di un gran numero di parenti ed amici a cui il Pastore A. Comba ha annunziato la Risurrezione di Gesù Cristo che è pegno e speranza della risurrezione di
chi crede in Lui. Rinnoviamo le nostre condoglianze aiUa famiglia afflitta.
Aldo Maggiorino Griot di Pragelato e Nida Adele Peyrot di Indiritti sì
sono uniti in matrimonio nel nostro
Tempio il 27 settembre. I nostri mi
gliori auguri di una vita coniugale
benedetta dal Signore accompagnano
questi sposi che hanno fissato la loro residenza alla Ruà di Pragelato.
RODORETTO
Sabato, 27 Settembre, sono stati
uniti in matrimonio Barus Aldo e
Pascal Renata Giovanna, entrambi
del quartiere delle Fontane. La Comunità si rallegra per la creazione
di questo nuovo nucleo familiare
Tra le riparazioni più urgenti ai
nostri stabili che il Concistoro aveva
in progetto da diversi anni c’era la
ripulitura interna ed esterna del nostro Tempio, ohe aveva sempre dovuto essere differita per mancanza di
fondi necessari. Finalmente, in queste uliime settimane, questo lavoro
ha potuto essere compiutoi grazie alla fattiva collaborazione di buona
parte delle famiglie della nostra co
munità, che hanno risposto generosamente all’appello che il Concistcro rivolse loro fin dalla scorsa primavera.
A tutti coloro che, con la loro offerta, hanno reso possibile l’attuazione
di questi lavori giunga la viva gratitudine del Concistoro, il quale continua ancora a confidare nel sostegno
di tutti i nostri membri di Chiesa per
portare a termine altre riparazioni
non meno necessarie ed urgenti.
A VALLECROSIA DAL 9 AL 20 SETTEMBRE
Monitori italiani e francesi
ripensano insieme il loro servizio
Ho avuto il piacere di partecipare
dal 9 al 20 Settembre al primo campo per Monitori tenutosi a Vallecrosia, a cui avrebbero dovuto partecipare in egual munero italiani e francesi; ma così non è stato: molti erano
i francesi, quasi tutti Alsaziani e pochissimi invece gli italiani, la maggior parte dei quali delle Valli Vaidesi. Ci è spiaciuto assai che altri
monitori italiani non abbiano potuto
unirsi a noi in questo gioioso incontro.
La giornata incominciava con nn
momento di raccoglimento nella Cappella annessa alla Casa Valdese, dove nella preghiera chiedevano a Dio
di guidare la nostra giornata, affinchè potesstmoi tornare alle noì^le
Scuole Domenicali con maggior impegno e nuova esperienza. Seguiva
un’ora di canto, diretto dal Mo Blumenroeder, di cui abbiamo ammirato le doti e la pazienza.
Lo studio biblico ci portava a meditare i primi capitoli della Genesi e
dell’Evangelo di S. Luca. Riunendofti
in gruppi dovevamo studiare ciascuù
versetto e dire il nostro punto di vista sui modo di esporre il passo biblico al bambino. Così abbiamo potuto
avere uno scambio di opinioni, che
sarà certamente molto utile per il nostro futuro compito.
Nel pomeriggio qualche volta ci sono stati affidati i bambini della Colonia, ai quali abbiamo spiegato quanto avevano prima studiato insieme;
a turno un monitore francese con un
italiano aveva questo compito presso
uno dei gruppi costituiti secondo l’età
Prima di cena avevamo uno studio
tecnico, il cui scopo era di compren
dere come dobbiamo insegnare la Sacra Scrittura, secondo quanto ci vien
detto del metodo psicologico di Gesù
nella Bibbia. In “breve s’è detto questo: il monitore deve conoscere bene
ciò che insegna èd averlo prima meditato e creduto per poterlo trasmettere al bambino, che, specialmente se
molto piccolo, "'crederà facilmente
quanto gli vien detto. Bisogna pure
avere conoscenza del carattere del
bambino. Si deve sapere interessare
il bambino, non bisogna temere di ri
Piviere pUx Io. eoecu, \yi~
sogna appagare ia curiosità del piccolo ascoltatore, essere semplici e precisi, insegnare positivamente ed infine con autorità. Questi sono gli elementi necessari all’insegnamento dei
Monitori. Si possono inserire nella
Scuola Domenicale le proiezioni luminose preferibilmente fisse, perchè
essendo spiegate dal presentatore
possono essere molto efficaci ; ma non
potranno mai sostituire la parola e
quindi debbono soltanto essere un
complemento. S’è pure parlato dei
concorsi e siamo stati d’accordo nell’affermare che debbono essere ridotti al massimo, perchè il bambino che
non ha molta capacità non venga a
trovarsi inferiore agli altri, mentre
una fede uguale p maggiore può animarlo. ’
Dopo lo studiò tecnico c’era ancora un’ora di canto, prima di riunirci
nella Cappella per ringraziare il Signore di averci concesso di conoscere nuove Cose e presentare a Lui nella preghiera i bambini delle nostre
Scuole Domenicali.
Tutti quesri studi sono stati fatti
dal Pastore R. Cook, Direttore della
a® saipQiDiaM 9
Poiché uno dell recenti esperimenti atomici poteva cSlsere osservato nelle isole Hawai, persone dallo spiccato senso degli affari hanno organizzato sulle spiagge di Honolulu serate di danza chiamate
« Bomb parties ». Rumor o incoscienza?
A Colombey-les-Deux-Eglise, residenza di De Gaulle, in occasione
del recente referendum: su 216 iscritti, 196 votanti, di cui 195 « sì »
e 1 « no ».
I sei paesi della Comunità europea hanno emesso in settembre
una serie filatelica « Europa 1958 ».
Si tratta di francobolli dallo stesso disegno : una « E » stilizzata,
sormontata da una colomba.
Sono 140.000 i rifugiati che dai
principio dell’anno hanno lasciato
la Germania orientale per quella
occidentale.
Un gruppo di ufficiali della Gei>
mania occidentale offre parecchi
giorni di vacanza a cinque bambini berlinesi. Essi hanno escogitato
Questo sistema: al prezzo di circa
5C0 lire i semplici soldati possono
comprare un « buono », presentando il quale l’ufliciale si incarica
lui stesso di compiere la corvéi
che ha appena ordinato.
Ha luogo in Cina una campagna
per l’utilizzazione dell’alfabeto latino. Cento milioni di cinesi sono
iscritti in centri pedagogici per familiarizzarvisi con i caratteri lati
ni.
San Benedetto, «protettore della
civiltà cristiana», è stato solennemente proclamato padre dell’Europa e patrono dell’Occidente da una
recente bolla pontificale.
Una ditta, che aveva ricevuto in
appalto il taglio degli alberi secchi, in una zona della provincia di
Napoli, insoddisfatta del numero
delle piante seccate naturalmente
ha spedito un’équipe di lavoranti
che con iniezioni velenose ha fatto seccare artificialmente centinaia di piante. Non pare che una
interpellanza avrà un qualche risultato...
Una compagnia inglese d’assicurazioni di recente costituzione accorda condizioni di favore ai guidatori che prendono impegno sulla Bibbia di non bere alcool prima
di mettersi al volante e mentre
guidano.
Società delle Scuole Domenicali di
Francia e Direttore del nostro campo, dairinsegnante sig. E. Wagner
che fa parte della suddetta Società
e dai Pastori italiani sigg. S. Carile e
L. Santini,
Le serate sono state varie: abbiamo ascoltato il Pastore B. Corsani
che ci parlava delle Scuole Domenicali d’Italia ed ^nche della nostra si
(nazione, data la debole minoranza
protestante ed il Pastore Cook ed il
sig. Wagner, che ci hanno a loro volta illtlstratii , la larrv sitnasdfynp- .in
Francia. Abbiamo pure udito con piacere dai Pastori Cook e Corsani, che
entrambi hanno partecipato alla XIV.
Ccmenzione delle Scuole UoniCnica11 in Giappone, delle interessanti notizie su quanto in essa s’è fatto. Una
serata è stata dedicata alla spiegazione fatta dal Pastore Carile di disegni ispirati da testi biblici dei bambini delle S. Domenicali di Bologna.
I bambini harmo qualcosa da dirci
attraverso il disegno e l’esperienza
fatta a Bologna ce lo può dimostrare.
Devo aggiungere che tra uno studio e Taltro è stato possibile fare qualche bagno e prendere un po’ di sole.
Si sono pure fatte due gite : una la cui
meta era la Casa Valdese di Borgio
Verezzi, e l’altra Cannes. La Dome
nica ci siamo avviati verso Bordighera per partecipare al Culto della comunità e nel pomeriggio abbiamo fatto una gita sulle vicine colline.
Alla fine del Campo abbiamo espresso la nostra opinione su di esso e notato le modifiche che ci son sembrate
necessarie Unanimi siamo stati nell’affermare l’efficacia di questo Campo e nell’approvare il desiderio di
rinnovarlo l’anno prossimo, non più
a Vallecrosia, ma forse in Francia.
Nel frattempo già si sentiva parlare di partenza e risuonavano alte le
note nostalgiche! dell’« au revoir ».
_____________________Franca Coìsson
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
MASSELLO
t
Il Concistoro e tutta la Chiesa di
Massello rattristati per il lutto che
ha colpito il prof. Giovanni Miegge
con la scomparsa della Mamma, ^
esprimono la loro fratenjp. simpatia
in quest’ora dolorosa, confidando nella consolazione del Signore. ■
AVVISI ECONOMICI
CERCASI tutto fare, conoscenza
francese, amante bambini, buon
stipendio, disposta trasferirsi presso famiglia italiana a Ginevra.
Scrivere Balzanelli — Via Pamparato, 2 — Torino.
CASCINA affitto o mezzadria. Rivolgersi proprietario: Roman Oreste,
Cappella Moreri, Bricherasio.
VEDOVA evangelica affitta 1 camera
Torino, Via Ormea, 14
La moglie e la figlia del compianto
Luigi Gönnet
commosse ringraziano: i dirigenti e
le maestranze della S.P.A. E. Crumiere; l’Assoc. C.C. in congedo; l’Assoc.
Ex Internati; l’Unione Cacciatori;
i colleghi del caro scomparso e tutte
le persone che con scritti, fiori, o di
presenza, hanno preso parte al loro
grande lutto.
Villar Penice, il 4 Ottobre 1958
Unite nel medesimo lutto per la
perdita di
RACHELE MIEGGE
naia CoYsson
entrata nel Celeste Riposo la notte
dal 3 al 4 Ottobre, all’Ospedale Valdese di Torino, a 83 anni di età, le
famiglie Miegge, Coìsson e Silenzi
esprimono la loro riconoscenza ai Pa
stori Valdesi che l’hanno assistita, ai
Medici e agli Infermieri che l’hanno
curata, e a tutti gli amici e conoscenti che l’hanno accompagnata dal luogo delle sue ultime sofferenze fino a
quello della sua ultima dimora.
da
Clotilde Codino
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Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
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